Cento giorni per stravolgermi la vita

di altraprospettiva
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 2: *** Vecchi amici ***
Capitolo 3: *** Home alone ***
Capitolo 4: *** Nuovi amici ***
Capitolo 5: *** Piccole aragoste crescono ***
Capitolo 6: *** La scommessa ***
Capitolo 7: *** Donne da marito ***
Capitolo 8: *** Una donna in più ***
Capitolo 9: *** Licenza di uccidere ***
Capitolo 10: *** Un errore ***
Capitolo 11: *** The Desiderio show ***
Capitolo 12: *** Amici? ***
Capitolo 13: *** Il matrimonio di Giacomo ***
Capitolo 14: *** Il prete ***
Capitolo 15: *** Il gigante buono ***
Capitolo 16: *** Colazione a letto ***
Capitolo 17: *** Il catorcio ***
Capitolo 18: *** Pranzi ***
Capitolo 19: *** Il compleanno di Roberto ***
Capitolo 20: *** Programmi e chiarimenti ***
Capitolo 21: *** Tutta colpa di Harry Potter ***
Capitolo 22: *** Una matassa di pensieri ***
Capitolo 23: *** Battiato e Saint Honoré ***
Capitolo 24: *** Ritardi ***
Capitolo 25: *** Guai in vista ***
Capitolo 26: *** “Traveling Riverside Blues” ***
Capitolo 27: *** Chi è senza peccato scagli la prima pietra ***
Capitolo 28: *** Una bella famiglia ***
Capitolo 29: *** Nonni ***
Capitolo 30: *** Dichiarazioni ***
Capitolo 31: *** Qualche anno prima ***
Capitolo 32: *** Ancora qualche anno prima ***



Capitolo 1
*** Ritorno a casa ***


Masticava la gomma, tamburellava le dita sul tetto della macchina e muoveva i piedi poggiati sul cruscotto il tutto a suon di musica.
«Tesoro quante volte ti ho detto di non mettere i piedi sul cruscotto, cortesemente li tiri giù?» chiese l’uomo alla guida.
Lara, la ragazza con i piedi sul cruscotto, sbuffò «E io quante volte ti ho detto che dobbiamo smetterla di cambiare città altrimenti non riesco a fare amicizia?»
«Beh stavolta è anche colpa tua, sai che se vieni bocciata due volte nella stessa scuola non puoi più frequentarla» rispose l’uomo alla guida, nonché padre di Lara.
«Sai che cambiare scuola quindici volte in sei anni non agevola lo studio» rispose la ragazza

Non era del tutto vero, a lei non piaceva studiare, ecco tutto. Ma questo suo padre non lo sapeva e quindi, mentre guidava, sentì una punta di senso di colpo, come al solito. «Lo sai che cambiamo città perché vado dove mi porta il lavoro. Tesoro, la scuola ti serve. Siamo in un Paese dove con la laurea hai difficoltà a trovare lavoro figurati che potresti fare solo con la terza media. È proprio perché voglio evitarti di trasferirti migliaia di volte come facciamo noi che insisto che tu finisca la scuola. Lo so che ti viene difficile, ma è importante» rispose l’uomo alla guida il cui nome era Roberto. Stavolta fu Lara a sentirsi un po’ in colpa. Ritirò la mano, alzò il finestrino, ci poggiò la testa e appannò il vetro con il fiato.
Roberto guardò verso sua figlia «Tesoro, i piedi e porta avanti il sedile»
Lara li tirò giù con enfasi, aumentò il volume della radio e Lana Del Rey inondò la macchina.
Roberto non parlò, anche se pensava che quella musica era una lagna. Tamburellò le dita sul volante, era in viaggio da cinque ore, gli faceva male la caviglia, aveva bisogno di una pausa, aveva bisogno che sua figlia prendesse la patente e gli desse il cambio. In fondo ormai aveva diciannove anni, avrebbe potuto avere la licenza di guida già da un anno. Ma si erano trasferiti quattro volte in quei due anni, come avrebbe fatto ad iscriverla a scuola guida o a insegnarle a guidare? Adesso sarebbe stato tutto più facile.
«Al primo autogrill ci fermiamo» disse attirando l’attenzione della figlia che annuì pigramente.
Lara aveva i capelli neri, gli occhi azzurri che ormai erano sempre circondati dalla matita nera, carnagione pallida e piccole efelidi che le riempivano il naso. Era alta e aveva da poco metabolizzato di essere diventata una “donna” e non essere più una bambina. Senza madre e con un padre che amava tutte le donne ma non riusciva a sostituire stabilmente una figura femminile, era stato facile pensare di non essere cresciuti.
 
Mentre teneva la testa ancora appoggiata al finestrino e guardava il paesaggio scorrere, Lara realizzò che aveva paura di tornare a casa. C’erano troppi ricordi, troppe persone. Ma soprattutto c’era lui: Tony Desiderio, che, come diceva scherzando lui, aveva un cognome che gli calzava a pennello. Tony, quello per cui aveva avuto una cotta sin da bambina, quello a cui aveva “strappato un bacio a stampo” dopo aver visto Titanic. Tony, quello che l’aveva guardata diversamente due anni prima, quando l’aveva incontrata a mare.
 
Non si vedevano da quando aveva tredici anni, quando era iniziata l’odissea che aveva portato lei e suo padre a viaggiare in lungo e in largo per l’Italia. Tony le aveva guardato prima le gambe e poi gli occhi.
«Sei cresciuta!» esclamò lui sorridendo
«Capita a tutti prima o poi» disse lei godendosi quello sguardo. Lara aveva sempre sbavato per quell’uomo che, ovviamente, l’aveva vista sempre come una bambina. Ma adesso lei era cresciuta, sapeva di essere diventata una donna e sapeva che lui la stava guardando in maniera diversa.
«Vado a prendere un gelato» disse la ragazza allontanandosi e lasciando il padre e il suo amico a parlare.
Dopo una lunga riflessione su che gusti prendere, Lara reggeva fiera un cono con stracciatella e Nutella e lo stava mangiando avidamente, quando Tony le si parò davanti.
«Mi saluti così? Non ci vediamo da tantissimo tempo» disse lui
«Non ci vediamo da tantissimo tempo anche perché TU non sei mai venuto a trovarci» ribatté lei
«Hai ragione» Tony si avvicinò tantissimo al viso di lei «Sei diventata bellissima» le soffiò sul viso.
«E tu sei il solito ruffiano» disse Lara interponendo il cono tra le loro labbra che erano diventate troppo vicine.
«Non mi dai un baciotto in onore dei vecchi tempi?»
Lara sorrise e morse il gelato. Il baciotto. Lo aveva inventato lei a tre anni, quando aveva scoperto le fossette ai lati della bocca di Tony e ne era rimasta affascinata. Lara poggiava entrambi i pollici sulle fossette e stampava un bacio sulle labbra di lui. Avevano smesso quando lei compì sei anni e Tony aveva asserito che lei era diventata troppo grande.
«Lo sai che ora ho quasi tre volte sei anni vero?»
Tony scoppiò a ridere allontanandosi del tutto della ragazza che divorò con gli occhi il corpo scolpito dell’uomo. «Torno da tuo padre, fai la brava» disse alla fine lui facendole l’occhiolino e guardandole nuovamente le gambe.
Lara rimase immobile mentre la stracciatella le colava sulle mani. Da un lato si era sentita lusingata, dall’altro aveva paura, quello sguardo aveva provocato tra le sue gambe un leggero formicolio e le era piaciuto. Ma sapeva che era sbagliato, sapeva che non poteva, non doveva desiderare lui. Era un campo vietato, proibito e pericoloso. Tony era un donnaiolo, era molto più grande di lei ed era il migliore amico di suo padre.
 
«Avrò sbagliato in qualcosa, gli altri mi aiuteranno a crescerti meglio» disse la voce di Roberto riportandola alla realtà.
«Papà, non hai bisogno di nessuno che ti aiuti, non sono una bambina, ho diciannove anni, so badare a me stessa»
«Sì, ma l’avere diciannove anni non ti ha impedito di esser bocciata due volte. Ti ho beccata a fumare spinelli e ti hanno riportata a casa i poliziotti per i più svariati motivi»
«Erano motivi stupidi, altrimenti sarei finita in galera»
«Rissa, atti osceni in luogo pubblico, non sono proprio stupidi e non è molto bello per un padre sapere certe cose sulla figlia. Anche se ci raccontiamo tutto e so che hai una certa età, preferirei non sapere cosa sei in grado di fare.»
«E secondo te Tony sarebbe un buon esempio da seguire?»
Roberto rimase in silenzio. Poi, sbuffando, esclamò: «Tony è un caso a parte, ci sono gli altri però.» C’erano Giacomo che da giovane era una testa calda ma che da circa tre anni aveva messo la testa a posto e si stava pure sposando. C’era Marco che la testa a posto l’aveva sempre avuta tanto che aveva già una famiglia con tre figli. C’era Tony…
 
Quando Tony aveva otto anni era deboluccio, un po’ mammone e sempre vestito troppo elegante per la sua età, proprio per questo motivo era spesso deriso e picchiato dai ragazzini più grandi. Era il figlio più piccolo, dopo tre sorelle, di una ricca famiglia del luogo, sorelle che non lo ascoltavano quando il bimbo si lamentava con loro perché qualcuno lo aveva spinto e fatto cadere.
Quel giorno Roberto, quattordicenne, stava andando con lo skateboard a comprare un cd dei Queen con i suoi risparmi quando sentì dei pianti provenire da una traversa. Indirizzò lo skateboard in quella direzione e trovò un ragazzino che si asciugava le lacrime mentre raccoglieva tutti i suoi quaderni sparsi per terra. Quando il ragazzino lo vide sgranò gli occhi «Pe-per favore, non mi picchiare, non ho più nulla» balbettò.
Roberto tirò fuori dalla tasca un fazzoletto e glielo porse. «Perché dovrei picchiarti?»
«Gli altri ragazzi lo hanno fatto, mi hanno pure rubato i soldi e la merenda.» spiegò il bambino tirando su con il naso e non sapendo se prendere o meno il fazzoletto.
«Come ti chiami?»
«Antonio»
«Antonio, ti prometto che da oggi nessuno ti farà più del male e pure che verrai chiamato Tony, mi piace di più»
 
Roberto mantenne la sua promessa. Da quel giorno ogni ragazzino che provava a far del male a Tony veniva minacciato da Roberto e dopo un po’ nessuno si avvicinò più al suo protetto.
Tony trovò in Roberto una sorta di fratello maggiore che non si poteva, però, proprio definire un bel modello da seguire. Cambiava continuamente ragazza, fumava occasionalmente, faceva le ore piccole, saltava la scuola e spesso si ubriacava. Roberto, figlio unico, con tre matrigne e un padre malato di SLA trovò in Tony tutto quello che poteva definirsi una famiglia. Era spesso ospite dei Desiderio e voleva un bene sviscerato a Tony.
A diciotto anni Tony era un’altra persona. Era proprietario di una palestra e divenne forte, muscoloso e cintura nera in più discipline. Era del tutto astemio e aveva smesso di fumare qualsiasi cosa. Tony era diventato veramente bello e moltissime ragazze desideravano essere almeno osservate da lui tanto quanto quelli che prima l’avevano picchiato adesso desideravano ardentemente essere suo amico. Era sarcastico, colto, cambiava spesso macchine e donne, organizzava sempre feste di cui si parlava per settimane ed era legato a Roberto talmente tanto da aiutarlo a crescere la figlia. Quando Lara nacque Tony aveva quasi dodici anni. Era la bambina più piccola che avesse mai visto. Roberto fu aiutato dal padre a tirar su quella pargoletta che, nonostante amasse con tutto il cuore, non era un buon motivo per smettere di condurre la bella vita che aveva sempre vissuto.
Quando Lara compì tredici anni, il nonno della ragazzina esalò l’ultimo respiro e Roberto decise di andare via, per trovare un lavoro, per cercare di mettere la testa a posto, per provare a dare una vita migliore alla figlia.
Lara amava stare con gli amici del padre. Era coccolata, vezzeggiata, viziata e riceveva sempre le attenzioni di tutti. Per S. Valentino veniva riempita di dolci e di fiori, per il compleanno era sommersa dai regali. Dover andare via le era pesato parecchio. Avrebbe dovuto farsi dei nuovi amici e si sarebbe allontanata dalla banda mattacchiona dei suoi zii. Li chiamava zii, perché per lei erano la sua famiglia.
 
Lara dormì per tutto il resto del viaggio e venne svegliata verso le tre del pomeriggio, erano arrivati. Roberto, che nel frattempo aveva cambiato stazione radio, le posò la mano sulla spalla. «Tesoro, siamo a casa»
Tony aveva già portato a casa gli scatoloni arrivati con il camion, aveva fatto allacciare luce, gas, acqua e aveva fatto pulire casa. Quando Lara salì le scale non si meravigliò quindi di trovare l’amico del padre che girava per casa.
«Ciao bellezza, non mi vieni a salutare?»
Indossava una t-shirt verde militare che lasciava vedere le braccia muscolose tese verso Lara. Aspettava un abbraccio, forse, come quando lei era piccola e correva verso di lui, gli buttava le braccia al collo e lo stringeva forte.
Se avessero chiesto a Lara di definire Tony lei avrebbe risposto: playboy con la sindrome da Peter Pan, molto attento al suo aspetto fisico, ricco ma generoso e, doveva ammetterlo anche ora, paurosamente sexy. Con i suoi occhi grigioverdi magnetici, i capelli castano biondi e i tratti delicati ma mascolini.
La ragazza si avvicinò a lui evitando l’abbraccio e gli diede un bacio sulla guancia. «Ciao»
«Ma guardati! Sei diventata una signorinella, sei più alta…forse sei un po’ troppo magra però. Perché hai i capelli rosa?»
«Sono fuxia, sono extension e sono solo quattro ciuffi»
«Vabbè qualsiasi colore sia, perché ce li hai? E poi come sei vestita?»
Si riferiva alla maglietta nera, le marea di collane e braccialetti, i pantaloncini di jeans inguinali, i collant strappati e le converse.
«Lo sai che già non ti sopporto più?» domandò Lara
«Ma siamo ancora fidanzati noi due? Perché avrei un po’ di voce in capitolo riguardo a quell’ abbigliamento»
Quando Lara aveva dieci anni chiese a Tony di essere il suo fidanzato e lui aveva accettato. Non facevano niente di più rispetto a prima, infatti continuavano ad andare al cinema, lui se la portava in palestra, ogni tanto l’andava a prendere a scuola. Solo che lei ogni tanto lo chiamava “fidanzaaato” quando era in un’altra stanza e lui, quando le offriva qualcosa o le regalava qualcosa, diceva “per la mia fidanzatina”.
«No, non credo che valga ancora, ci siamo lasciati quando avevo tredici anni» disse Lara
«Ma non siete un po’ troppo cresciuti per questa storia? Lara adesso sa cosa significa essere fidanzati» intervenne Roberto.
«Ma tu ancora no, quante donne hai cambiato questo mese?» chiese Tony sorridendo.
«Dobbiamo parlarne davanti a Lara?» Roberto aveva un’espressione tra il seccato e l’imbarazzato.
«Quattro» rispose Lara pacatamente. Roberto sgranò gli occhi. «Ma secondo te io non me ne accorgo? Mi pigli per scema?» chiese Lara alla faccia meravigliata del padre.
«Ahahah non sei cambiato vecchio mio, mi fa tanto piacere» disse Tony.
«Voglio vedere quando crescerete tutt’e due» sbuffò Lara.
«Signorina stai parlando con tuo padre»
«Sì sì» disse lei infilandosi nella camera spoglia. Fortunatamente Tony aveva fatto pulire la casa e aveva fatto posare gli scatoloni recanti la scritta “Lara” nella sua stanza. Non fu difficile individuare quello contenenti le lenzuola. Mentre faceva il letto e pensava che tutti i suoi diciannove anni di vita erano racchiusi dentro ventisette scatoloni, sentì le voci provenienti dalla stanza adiacente.
«Ma come la fai vestire?»
«Perché?»
«E poi che cos’è questa storia dei capelli colorati?»
«Le è venuta da un paio di anni, spero che in altrettanti le passi. Riesce a cambiare colore anche quattro volte al mese»
“Così come tu cambi donna anche quattro volte al mese” pensò Lara.
«Allora, stasera si esce per far baldoria e ricordare i vecchi  tempi?» chiese Tony
«Sono reduce di dieci ore di viaggio durante le quali ho dovuto sorbirmi sia la musica di Lara sia lei che cantava sopra»
«Che padre amorevole che sei»
«Dico la verità. È bella, intelligente…ma di sicuro non posso affermare che sappia cantare»
«Ahaha, dai usciamo»
«Sono stanco»
«Sei vecchio»
«Hey, ho trentasette anni! E tu sei quasi mio coetaneo»
«Hai detto bene, quasi. Il quasi che rende me giovane e te vecchio. E poi dico che sei vecchio dentro, dimostrami che non è così ed esci»
«Ti prego, sono pure incazzato nero. Mentre ero in autogrill mi ha chiamato il mio capo, non potranno accettare il mio trasferimento fino a Settembre»
«Oh cazzo e quindi come farai?»
«Mah ancora non lo so, il problema è che non mi possono accettare il trasferimento per qui, ma me lo daranno da qui fino a Settembre in un’altra città. Non l’ho ancora detto a Lara, ma suppongo che non abbia voglia di trasferirsi per tre mesi in un’altra città e poi venire qui dopo altri tre mesi. E non posso neppure biasimarla.»
«Falla stare qui»
«E lasciarla sola?»
«Non è sola, ci sono io, ci sono Marco e Giacomo. E poi ha diciannove anni, anche se vivesse un po’ da sola non le farebbe male. Per quel che mi riguarda può venire a stare a casa mia…o meglio, devo decidere questa cosa perché vorrà dire che avrò problemi ad invitare delle ragazze la sera da me» fece l’occhiolino
«Ma tu crescere mai vero?»
«Ma se anche Lara ha confermato che pure tu non rinunci ad alzar gonne! Dai dico sul serio, falla stare qui, non si annoierà e avrà il tempo di andare a mare e farsi degli amici»
Roberto sospirò «Vuol dire che accumulerò miglia ogni due settimane venendola a trovare e poi ci faremo un viaggetto alle Hawaii. Le farà bene stare da sola, si responsabilizzerà, imparerà a fare la spesa, a lavare la casa… non fa nulla di tutto ciò sai?»
Lara si buttò sul letto. Sola, di male in peggio. Chiuse gli occhi e sperò fermamente che quei mesi passassero velocemente.

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Capitolo 2
*** Vecchi amici ***


Lara venne svegliata da un bacio sulla fronte. Aprì gli occhi e si trovò di fronte un paio di occhi grigio-azzurri. «Buongiorno amore» disse l’uomo «Buongiorno papà» farfugliò la ragazza. «Su, andiamo a fare colazione al bar, non ho ancora fatto la spesa» disse Roberto uscendo dalla stanza. «Che ore sono?» chiese Lara alzandosi dal letto
«Le nove» rispose suo padre «Ma perché mi svegli alle nove per fare colazione?» chiese Lara prendendo i vestiti da uno scatolone e uscendo dalla stanza «È troppo tardi?» «Semmai è troppo presto! Sono in vacanza!» Roberto guardò la figlia «Ragazza vedi che non sei del tutto in vacanza, hai dei debiti da recuperare!» disse con tono serio.
Lara sbuffò ed entrò in bagno. «E comunque che tu ci creda o meno Tony ti può aiutare a studiare» gridò Roberto.
Lara aveva aperto il rubinetto e non sentì bene cosa disse il padre. «Come?» chiese la ragazza
«Era veramente bravo a scuola, ti può dare una mano per recuperare i debiti.»
«Non ne ho di bisogno, ho i debiti solo in fisica, latino, storia e chimica. Tony è laureato in lingue ma non sa il latino, sa solo il tedesco, il francese, lo spagnolo, l’inglese e parlucchia il coreano e il giapponese»
«Dovresti rivedere il tuo concetto della parola solo, mia cara»
Lara si lavò mani, faccia, ascelle e prese a pettinarsi i capelli. Pensò al discorso che aveva origliato il pomeriggio precedente. Sarebbe rimasta sola e la prospettiva non le piaceva per niente. Era sempre stata molto legata a suo padre, ma negli ultimi sei anni per lei era divenuto quasi indispensabile. Era il suo migliore amico, il suo confidente e, soprattutto all’inizio quando non aveva ancora fatto amicizia, era la persona con cui usciva la sera per andare a prendere una pizza o a vedere un film al cinema. Come avrebbe fatto senza di lui? Tirò i capelli all’indietro per farsi una coda e mostrò un ciuffo colorato. E come avrebbe tenuto sotto controllo le donne che volevano portarglielo via? E come avrebbe convinto papà a rimanere con la donna giusta?

«Voglio una brioche e una granita alle more con tantissima panna sopra» disse Lara al cameriere. «Un caffè espresso e un cornetto alla marmellata» ordinò Roberto. Il cameriere si allontanò e Roberto si rivolse alla figlia «Mi sta scoppiando la testa, ho dormito pochissimo» Lara gli sorrise «Non c’era bisogno che ti alzassi all’alba allora»
«Le otto del mattino non è l’alba, cerca di non tirar fuori la storia che è estate, Lara devi studiare, devi recuperare i debiti, non puoi stare tutto i tempo a dormire» Il cameriere portò le ordinazioni. Lara addentò la brioche
«Sì papà studierò non ti preoccupare, il tempo che tiro fuori i libri dagli scatoloni»
Roberto bevve un sorso caffè. «C’è una cosa che ti devo dire» disse lentamente come se stesse cercando le parole giuste. Anche se lei sapeva già di che si trattava fece finta di non saper nulla. «Dimmi» disse con il cibo ancora in bocca.
«Ecco…mi sa che gli scatoloni è meglio che non li apra, ci trasferiamo di nuovo» Lara smise di masticare. Sarebbe andata con lui? Meglio del previsto. «Ah…» si limitò a dire, in fondo doveva far finta che quella fosse la prima volta che veniva a conoscenza di quella notizia.
«Forse è meglio che io dica che io mi trasferisco nuovamente, credo che sia meglio che tu rimanga qui»
Lara deglutì «Cosa? Come? Perché?» chiese d’un fiato la ragazza
«Ti dispiace del fatto che io me ne vada e non sei contenta di abitare sola? Piccola mi rendi felice - Roberto sorrise - Ci sono ragazzi che farebbero carte false pur di abitare da soli alla tua età. Ma è meglio che tu rimanga qui, anche se è la tua città natale è giusto che ti ambienti, che ti faccia degli amici, a Settembre tornerò e tu non avrai più scuse che non studi perché non hai compagni di classe con cui farlo»
Lara sospirò. «Ok» disse infilando il cucchiaino dentro il bicchiere con la granita. «Quando vai via?» chiese lei «Dopodomani. Ora andiamo a fare una spesa copiosa, sono sicuro che tu sei in grado di rimanere con il frigo vuoto»

 
***
«Cavoli quanto ti sei fatta alta!» fu la prima esclamazione di Giacomo. Una montagna di capelli ricci biondi e degli occhi nocciola nei quali si poteva annegare. Lara lo abbracciò. Le erano mancati parecchio i suoi “zii”, tutti diversi tra loro ma tutti molto affiatati. Giacomo era l’artista del gruppo, quello che conquistava le ragazze a recitando versi poetici, che suonava la batteria in più di una band. Non si poteva definire bello, ma, grazie al suo modo di fare, al suo sguardo magnetico e al suo animo musicale, riusciva pure a fregare qualche ragazza a Tony. «Su entra, papà è al telefono»
Lara si mise di lato per far passare l’amico. «Come va? Tutto pronto per il matrimonio?» chiese la ragazza aprendo il frigo e prendendo del succo di frutta e del the «Credo che organizzare un matrimonio sia la cosa più stressante del mondo, ma non dirlo a Laura cortesemente» rispose l’uomo.
Uno dei motivi per cui Lara e il padre erano arrivati in città molto tempo prima dell’inizio della scuola era anche il matrimonio di Giacomo a fine Giugno. Dopo tre anni di fidanzamento, Giacomo e Laura, la sua donna, avevano deciso che volevano metter su famiglia e dichiarare il loro amore davanti agli amici. Roberto sarebbe stato uno dei testimoni e quindi non potevano assolutamente mancare all’evento.
«Brò» disse Roberto entrando in stanza e salutando con un abbraccio l’amico. “Brò era la parola con cui si chiamavano gli amici tra di loro. Non sapevano di preciso il discorso filosofico che stava dietro l’origine di quella parola nata durante una discussione sotto gli effetti dell’alcool, si sapeva solo che sicuramente deriva da “brother” fratello, perché si consideravano tutti come fratelli. «Il ragazzo che finalmente ha messo la testa a posto» disse Roberto staccandosi dall’amico «Voglio vedere quando la metterai tu la testa a posto» ribatté Giacomo. «Devo fare una telefonata di lavoro» rispose Roberto forse per cambiare discorso, così, tirando fuori il cellulare dalla tasca, si allontanò dalla stanza.
«Non metterà mai la testa a posto» disse Lara sconsolata. «Non ci perdere le speranze, guarda me, ti giuro che quattro anni fa non avrei mai pensato di sposarmi e invece…Perché ti trucchi gli occhi anche a casa?»
«Ormai lo faccio d’abitudine appena mi alzo mi lavo la faccia e contorno gli occhi di nero»
«Hai degli occhi azzurri bellissimi… più o meno come quelli di tua madre» disse Giacomo facendo comparire un triste sorriso sul volto di Lara.

Della madre sapeva che si chiamava Elizabeth Hastings, che veniva da Chicago e a quindici anni era venuta in Italia per imparare l’italiano. Dopo che era rimasta incinta i genitori della ragazza erano andati a trovarla per due mesi e avevano provato a convincerla a tornare negli Stati Uniti, ma data l’impossibilità di Roberto di seguirla, Elizabeth aveva preferito rimanere in Italia. Dopo qualche settimana dalla nascita di Lara, Elizabeth morì per complicanze dovute al parto e da quell’anno, ogni Natale, Lara riceveva una cartolina (indirizzata unicamente a lei e senza il minimo accenno a Roberto) che le augurava delle feste felici e la invitava ad andare a trovare i nonni.
«Devo andare a mandare una raccomandata, scappo prima che chiudano la posta» disse Roberto entrando nella stanza. «Vado via pure io» rispose Giacomo «Lara, perché non esci con me e Laura una di queste sere? Così te la presento prima del matrimonio. In fondo tuo padre la conosce già, erano compagni di classe» «Certo, con piacere» rispose la ragazza. Non sapeva se fosse proprio un piacere, non era abituata a vedere donne nel gruppo a parte la moglie di Marco, ma sul momento non aveva alternative più entusiasmanti. Si scambiarono i numeri di telefono, si misero d’accordo per l’indomani sera sia Giacomo che Roberto uscirono lasciando Lara sola. La ragazza guardò la casa ancora piena di scatoloni e nonostante tutto piuttosto sgombra. Avrebbe avuto la casa libera e non ne avrebbe neppure potuto godersela perché non aveva amici con cui fare un festino e approfittare della cosa. Sbuffò. Prese il cellulare e pensò che poteva contattare qualche sua amica di infanzia. Ma come? Aprì Facebook e inserì il nome della sua migliore amica dei tredici anni. Elena. Si sentì immensamente ipocrita, le stava chiedendo l’amicizia solamente in quel momento perché ne aveva bisogno. Lara non usciva molto con le amiche quando era piccola, preferiva di gran lunga stare con gli amici del padre.
***
Lara e Roberto bussarono alla porta. Roberto reggeva in mano una bottiglia di vino mentre la figlia aveva un vassoio di dolci. Ad aprire fu un uomo con i capelli ricci e la montatura vistosa. A Lara venne in mente Giovanni Allevi.
«Marco!» esclamò Lara contemporaneamente al padre che invece disse: «Brò!». Marco abbracciò i due e chiuse il portone dietro di loro. Subito dopo un bambino con i capelli scuri corse verso di loro e mostrò un sorriso a cui mancava qualche dente. «Mi sono caduti i dentii! Due in una volta!» disse tutt’in un fiato e molto eccitato. «Lui è mio figlio Paolo, ha sei anni» «È venuta la fatina dei denti?» chiese Roberto al bambino. Lara venne rapita qualche secondo dopo da una bambina bionda che teneva in braccio un bambolotto e indicava di fare silenzio. «Non dorme sennò» ripeteva. «E lei è la piccola Elisabetta di tre anni» spiegò Marco. Elisabetta prese per mano Lara e la portò in una stanza piena di giocattoli e con della gommapiuma che ricopriva il pavimento. La bimba buttò il bamboloccio per terra e cominciò ad elencare i nomi di tutti i suoi giocattoli e di quelli che glieli avevano regalati. Lara si chiese per un momento se fosse un messaggio implicito della bimba per chiedere se le avessero portato un giocattolo, ma poi pensò che era un po’ troppo piccola per poter fare quei ragionamenti, forse. Quando entrarono in cucina videro una donna con i capelli biondi e lisci che si muoveva avanti e indietro tra i fornelli e il piano cottura. Quando vide Lara lasciò perdere tutto per andarla ad abbracciare. Francesca era sempre stata l’unica presenza femminile fissa nella vita di Lara. Quella che più poteva considerare come una mamma.

Una notte, quando Lara aveva dieci anni, si girava nel letto in preda a forti dolori addominali. Non riusciva a prendere sonno e piangeva, ma non voleva disturbare il padre. Verso le tre di notte andò in bagno e rimase scioccata. Correndo si diresse nella stanza del padre che dormiva beatamente. «Papà papà sanguino» Roberto si svegliò di soprassalto «Piccola che succede? Hai avuto un incubo?» chiese con voce impastata «Papà sanguino ma non ho sbattuto. Non vuole finire, ho sporcato pure il letto» Roberto si alzò dal letto e, preoccupato, prese la figlia tra le braccia. «Dov’è la ferita amore? Ti fa male?» Lara si imbarazzò e infine sussurrò un “mi fa male la pancia” che lasciò Roberto di stucco. Come aveva potuto? Sua figlia era diventata una donna e aveva dimenticato di spiegarglielo. Nel mezzo della notte andarono a casa di Marco e Francesca. Quest’ultima abbracciò la ragazzina, le preparò una camomilla calda, le insegnò a mettersi l’assorbente e le spiegò come il suo corpo era cambiato.

In cucina entrò un ragazzino alto, smilzo, con i capelli scuri e la montatura a giorno. «Non so se ricordate Giuseppe, ora ha dieci anni. Giuseppe loro sono Roberto e Lara, sono degli amici»
«Perché a me non li hai presentati?» intervenne Paolo.
«Perché…perché…cara vuoi una mano in cucina?» Marco si avvicinò alla moglie mormorando che i suoi figli crescevano troppo velocemente. La cena era ottima, quando arrivarono alla seconda portata Paolo iniziò a fare i capricci perché non voleva gli spinaci e non appena venne accontentato anche Giuseppe iniziò a dire che anche lui non ne voleva. Elisabetta giocava con il semolino, prendeva un cucchiaio, lo immergeva nel piatto e poi lo tirava fuori ridendo.
«Allora lascerai Lara sola soletta?» chiese Marco «Purtroppo sì, il mio capo mi ha detto che non mi può più dare il trasferimento perché un mio collega mi ha preceduto» spiegò Roberto «Tesoro sai che puoi venire qui tutte le volte che vuoi, ti chiedo solo di chiamare perché ogni tanto lascio i bambini dai miei genitori per prendermi un po’ di pausa e trascorro tutta la giornata fuori casa» disse Francesca «Tony si è offerto di ospitarla, non sarebbe una cattiva idea» li informò Roberto «Beh c’è da dire che quando era piccola stava quasi sempre da lui» confermò Marco
«Appunto, quando era piccola, ora è una donna e Tony è un uomo. Non è una cattiva idea è proprio pessima» affermò Francesca Lara stava per dire: “Sono qui e sono abbastanza grande per prendere la mia decisione” quando Elisabetta esclamo: «Lara mi imbocchi?» Lara si girò verso la bambina e sorrise. Adorava i bambini. Prese il cucchiaio, lo riempì per metà di semolino e lo infilò nella bocca della bambina.
Quando Francesca e Marco si erano conosciuti Lara aveva la stessa età di Elisabetta. A dire il vero era stato grazie a lei, che correndo sulla spiaggia e finendo addosso a Francesca, fu l’artefice dell’incontro tra Marco e la consorte.
Poco prima di andare via Francesca andò incontro a Lara con una busta. «Ci sono sei porzioni di pasta a forno da surgelare. Sono messe nelle vaschette di alluminio, quando hai fame le tiri fuori dal freezer e le infili nel forno.» Lara l’abbracciò forte «Grazie» se la ragazza avesse dovuto descrivere come avrebbe voluto che fosse sua madre, Francesca sarebbe stata il modello ideale. «Non andare da Tony per favore» sussurrò Francesca per non farsi sentire dagli altri «Non ti preoccupare non lo farò». Ma non sapeva di stare mentendo.

Note dell’autrice E iniziamo a conoscere gli amici del padre Spero che la storia vi stia piacendo

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Capitolo 3
*** Home alone ***


Lara venne svegliata da un insistente scampanellio. Guardò l’orario e notò che erano le dieci e mezza, fortunatamente era quasi nel suo standard d’orario. Si alzò di malavoglia e andò ad aprire il portone.
«Ben svegliata principessa!» Tony, il suo sorriso con le fossette, un vassoio di dolci e due caffè. L’uomo entrò a casa, posò le cose sul tavolo e si girò verso la ragazza. «Roberto è andato via da quasi una settimana, tu non rispondi al telefono e ho pensato di venirti a fare visita…avresti preferito che aprissi con le chiavi?»
Lara si strofinò gli occhi con i polsi. «Mi avresti comunque svegliato, perlomeno così sono stata costretta ad alzarmi» stiracchiò il collo, sbadigliò e si infilò nel bagno.
Quando uscì trovò Tony che apriva e chiudeva gli sportelli notando, con disappunto, che i mobili erano vuoti.
«Perché non ti trasferisci da me?» chiese l’uomo
«Sì come no, poi dove porteresti le tue amichette?»
«Ahaha, non ti preoccupare per quello, il mio appartamento è abbastanza grande. Dico sul serio, perché no?»
“Perché ho paura di abitare sotto lo stesso tetto con te”, pensò la ragazza che si limitò semplicemente a scrollare le spalle e a dire: «Perché devo responsabilizzarmi»
«Sì sì, sei proprio sulla buona strada. Hai il frigo vuoto, non hai disfatto del tutto le scatole, non stai studiando. Io ho la donna che mi fa la spesa, cucina e fa le pulizie» disse quest’ultima frase passando il dito sul tavolo e lasciando una scia sulla polvere.
«Allora hai bisogno pure tu di responsabilizzarti visto che non sai fare nulla da solo»
«Non è che non so fare nulla, semplicemente preferisco che li faccia qualcun altro al posto mio.»
Lara si prese un cornetto dal vassoio e lo morse voracemente. Tony aveva ragione, aveva il frigo vuoto da troppo tempo e mangiava cibo in scatola a colazione.
«Hai programmi per oggi?» chiese l’uomo servendosi pure lui.
«No, niente in particolare…hai qualcosa da proporre?»
«Ti va di venire in palestra? Insegno io oggi difesa personale che il maestro è malato»
Lara passò la lingua tra i denti per levare i rimasugli di cibo mentre pensava alla proposta. «Ok» disse alla fine.


Tony era maestro in cinque discipline. All’età di nove anni, sotto suggerimento di Roberto, Tony si iscrisse a Taekwondo. Sarebbe servito a dargli fiducia, a renderlo meno debole e a sapersi difendere. Vedendo di essere portato per queste discipline, conseguendo la cintura nera dopo soli tre anni e mezzo, Tony iniziò a praticare tutte le arti marziali e simili che offriva la sua città. Capoeira, street fighter, difesa personale e thai box. Quando Tony compì diciotto anni, la palestra dove aveva imparato il taekwondo stava per chiudere e Tony la rilevò grazie ai soldi ricevuti per il compleanno dai suoi genitori. La palestra fece affari e lui aggiunse pure Krav Maga e kick box.

Tony indossava una canottiera nera, un paio di pantaloni da tuta nera ed era scalzo. Lara pensò che non potesse essere più sexy di così. Erano tutti scalzi, per abituarsi a combattere per le gare e per terra il pavimento era ricoperto di un sottile strato di gommapiuma, come quello che Lara aveva visto nella stanza dei giochi dei figli di Marco. Dopo il saluto tutto il gruppo, una ventina di partecipanti, iniziò il riscaldamento.
«Appena ti stanchi fermati, non affaticarti se sei fuori allenamento» disse Tony affiancandosi a Lara.
«Andavo a correre con papà, dovrei riuscire a tenere il passo» rispose lei.
E dopo lo stretching Tony spiegò qualche tecnica.
«Mettete le braccia così- poggiò il gomito sul fianco e con il braccio formò un angolo acuto- con il palmo delle mani aperte. Se state con i pugni chiusi l’avversario sa già che volete attaccar briga. Ricordate che le arti marziali si usano al di fuori della palestra solo ed esclusivamente in caso di necessità. Non usatele mai per dar spettacolo e far vedere quando siete forti, che oltre a beccarvi una denuncia venite cancellati dalla federazione. Quindi non usatele assolutamente per fare del male» Tony contò mentalmente il numero delle persone «Perfetto, siamo pari, mettiamoci in coppie e proviamo i calci. Io vado con la pivellina» disse poi battendo due volte le mani.
L’insegnante si avvicinò a Lara che non sapeva se fare l’offesa per essere stata definita “pivellina” e quindi era più agguerrita che mai. Ma quando si trovò di fronte a lui, le venne improvvisamente voglia di prendere quelle labbra tra le sue e di sapere che gusto avessero. Se non fossero stati in palestra probabilmente l’avrebbe fatto.
«Devi sempre coprirti il viso» stava spiegando l’uomo indifferente alla carica ormonale che aveva scaricato nel corpo della ragazza «Se ricevi un calcio nella pancia fa male ma hai ricevuto solo un calcio nella pancia. Se ricevi un pugno nel naso hai ricevuto calci in tutto il corpo, perché sarai impegnata a cercare di respirare e a non far lacrimare gli occhi piuttosto che a pararti dagli altri colpi che ti arriveranno subito dopo a raffica» 
Lara tirò un pugno, tanto per fare qualcosa, tanto per zittire il suo corpo, per distrarsi. Tony si allontanò di scatto, meravigliato.
«Piccola, piano, non abbiamo ancora iniziato, sei troppo violenta»
«Non chiamarmi piccola!» rispose Lara dando un altro pugno e venendo prontamente bloccata dall’avversario.
«Come dice Roberto: “Picchiare non è mai giusto. Ma se devo scegliere tra dover essere picchiato e dover picchiare preferisco di gran lunga la seconda opzione”. Quindi stai attenta che fra poco ti picchio» disse Tony scherzando. Aveva gli occhi di lei puntati addosso, udiva il suo fiato pesante e percepiva il fatto che non era dovuto alla stanchezza. Tony lasciò andare il braccio di Lara, aveva capito che era meglio smettere di continuare ad avere quei contatti. Era cambiato tutto. Per Tony era impensabile ricevere un tenero bacio da lei come facevano quando era una bambina, se avesse immaginato un bacio avrebbe voluto un bacio vorace, che lo lasciasse senza fiato. Si rese conto che adesso doveva stare attento a dove posava le mani sul suo corpo e il suo sguardo si soffermò sulle nuove curve. Anche lei lo guardava con sguardo diverso, non era più indifferente al fisico asciutto e muscoloso e provava miste sensazioni quando lui la guardava.

In macchina non parlarono, guardavano ognuno di fronte a sé fin quando Lara portò indietro il sedile per poggiare i piedi sul cruscotto, non senza difficoltà.
«Da quando hai questa brutta abitudine? Tira giù i piedi da lì» borbottò seccatamente Tony. Era infastidito da chi gli sporcava la macchina ma era maggiormente infastidito con sé stesso del fatto che aveva voglia di accarezzare quelle gambe stese accanto a lui.
Lara mise giù i piedi sbuffando «Sei palloso» sbottò
«E tu sembri sempre in fase premestruale, non devi essere acida a quest’età, altrimenti va a finire che rimani zitella e non oso immaginare quanto sarai acida quando ti troverai a sessant’anni a dare le caramelle ai bambini e ad avere come compagnia una decina di gatti.» ribatté Tony 
«Mica mi comporto così con tutti»
«Ah, sei acida solo con me?»
«Sì»
«Perché?»
«Perché non sei mai venuto a trovarmi. Capisco Marco che ha tre bambini e famiglia. Capisco Giacomo che una volta tanto si era fidanzato seriamente e ha trovato lavoro. Di Enzo e Domenico poco me ne frega. Ma tu che scusa hai? Eri il mio zio preferito e sei scomparso completamente dalla mia vita per sei anni!»
«Hai ragione, il problema è che lo sai, ora ho nove palestre da gestire, ho aperto pure tre negozi di articoli sportivi, non è una cosa facile»
«Una settimana di ferie l’anno ti avrebbe mandato in rovina?»
«Ci siamo visti due anni fa! Ed eri tu quella che non voleva parlare con me su Skype. Con tuo padre ci sentivamo sempre senza problemi»
«Ci siamo visti tre secondi due anni fa a mare e non volevo parlare con te perché ero arrabbiata»
«Perdonami, hai ragione, ma ora recupereremo tutto il tempo. Piccola mi sei mancata, non fare così, torna ad essere la coccolona di un tempo»
Lara sorrise.
A dire il vero non era solo per quel motivo che era particolarmente scontrosa con Tony. Due anni prima, quando lui l’aveva congedata con quello sguardo, Lara lo aveva sognato per tre settimane. Aveva sognato cose che era meglio non sognare di fare con il migliore amico del padre. Quando suo padre le aveva annunciato che sarebbero tornati in città, Lara aveva ripreso a sognarlo intensamente. Ecco perché non voleva vederlo neppure via Skype ed essere antipatica nei suoi confronti era un modo per provare a renderlo antipatico nella sua mente, per smettere di sognarlo.
La sera passò a prenderla Giacomo con la fidanzata. Laura aveva i capelli lunghi ricci e neri, dei grandi occhi scuri e un sorriso irregolare. Era gentile, con la parlantina e fece immediatamente simpatia a Lara. Andarono “Al galeone”, il pub che, a detta di tutti, offriva i migliori drink a base di rum della città. Gli amici della coppia erano già seduti a mangiare patatine e quando si alzarono per presentarsi alla ragazza, Lara si accorse che era l’unica persona senza partner e neppure l’essersi seduta tra Giacomo e la sua futura sposa riuscì a metterla a proprio agio.
Mentre Laura parlava con gli amici Lara guardò il locale. Doveva rappresentare l’interno di una nave pirata e per questo oltre alle tradizionali panche da pub era possibile notare tavoli a forma di botte e sedie a forma di secchi rovesciati. L’atmosfera era illuminata da grandi lampadari con candele elettriche al posto delle lampadine. Agli angoli della stanza era possibile osservare cannoni, mentre alle pareti stavano appese spade, vessilli con teschi e catene con tanto di palla. Anche il personale era vestito in maniera piratesca, come il “mozzo” che stava al di là del bancone e serviva birra alla spina e noccioline. Indossava un bandana rosso che copriva tutti i capelli, aveva gli orecchini in entrambe le orecchie e la maglietta a righe rosse e bianche sotto un gilet nero. Con gli occhi truccati di nero stava guardando Lara e, non appena la ragazza se ne accorse, distolse lo sguardo. Lara tornò ad ascoltare la conversazione. Laura stava illustrando quando fosse stato difficile scegliere tra venticinque tipi di primi i due che sarebbero finiti sul suo menù di nozze. Lara sbuffò fra sé e sé non voleva sembrare scortese, ma in quell’ora aveva sentito parlare della scelta difficile del vestito, del ristorante, dei fiori e dell’antipasto. Prese una birra chiara e cominciò a sorseggiarla lentamente.
«Devi vedere assolutamente la casa, l’ho disegnata io» disse Giacomo vendendola distratta. «Certo che vengo a vederla e so che sei un architetto straordinario. Hai intenzione di cantarle la serenata?» chiese Lara
«No, anche se io amo suonare e lo sai, preferisco evitare la serenata, non sono bravo con le manifestazioni d’amore in pubblico, figurati che ho paura di mettermi a piangere dall’emozione mentre pronuncio il sì»
«Ahaha non ti immagino piangente»
Giacomo ritornò a parlare con il gruppo di “adulti” che aveva spostato la conversazione sul mutuo da pagare e Lara pensò che sarebbe stata una luuunga serata.



Note dell’autrice
Ciao a chi mi sta leggendo :)

Grazie a chi ha già inserito la storia tra le preferite e a chi l’ha messa tra le seguite. 
Grazie pure a SlimShady per aver commentato.
Un bacio e alla prossima :*

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Capitolo 4
*** Nuovi amici ***


Lara venne svegliata dal cellulare che suonava, aveva dormito per due ore, una lunga pennichella. Aprì gli occhi e prese lo smartphone accanto a lei. Facebook la informava che Elena Chillemi aveva accettato la sua richiesta di amicizia e le aveva inviato pure un messaggio.
 
Laraaa, ma sei proprio tu? È una vita che non ti sento, in quale parte d’Italia sei dispersa? Come stai?
 
Lara andò in bagno, si sciacquò e rispose all’amica.
 
Bellezza, sì sono io :p a dire il vero sono tornata alla base, sono a Mentirosa* ti va se qualche sera ci vediamo?
 
Qualche minuto dopo arrivò la risposta
 
Sul serio? Sei qui? Io starò a Menti solamente stasera perché ho un compleanno : ( poi torno a Carsina** perché son carica di esami. Perché non vieni al compleanno con me stasera?
 
Al compleanno? Non so neppure chi festeggi
 
Non ti preoccupare per quello. Dove abiti? Passo da te alle nove
 
Vecchia casa
 
Un bacio cara
 
Lara fece colazione e poi chiamò al padre
< Amore come stai? > rispose l’uomo
< Bene, tu come stai? >
< Ho finito di mangiare un piatto di lasagne dal gusto orribile, se non dovessi più avere mie notizie sarò morto avvelenato. >
< Pa’, non scherzare con queste cose…sai stasera ho un          compleanno >
< Sul serio? Hai già fatto amicizia? Mi fa molto piacere >
< Ahaha no papà, ho ricontattato Elena te la ricordi? Mi fa imbucare al compleanno >
< Sempre meglio che stare a casa >
< Pa'…cosa metto? >
< Direi il vestito arancione, quello che abbiamo comprato a Roma >
< Ma è primaverile! Ha le maniche lunghe ed è tutto coperto, così sentirò caldo >
< Per questo ti dico di mettere quello, così starò tranquillo dato che non ci sono per controllarti >
< Papà! Ma dai! >
Roberto scoppiò a ridere < Sei piena di vestiti…che ti posso dire, metti quello azzurro che abbiamo preso a Firenze >
< Vuoi dire quello verde acqua >
< Che sei pignola, sì quello lì insieme alle scarpe del colore che sicuramente mi correggerai se provo a dirlo io >
< Papà sai che ti voglio tantissimo bene? >
< Anche io te ne voglio tesoro >
< Mi manchi >
< Anche tu, ma ci rivedremo presto. Devo tornare a lavorare, un bacione >
< Ciao >
 
Il vestito verde acqua, bella scelta, il problema era sapere in quale scatola era rimasto rinchiuso. Maledisse se stessa e la sua poca voglia di scrivere sugli scatoloni i loro contenuti.
 
Alle nove passò Elena. Alta, con i capelli biondi, lisci e lunghissimi, gli occhi celesti e un vestito color ambra. Si erano lasciate poco più che bambine e si ritrovarono poco meno che donne, sui loro tacchi alti, il trucco pesante e il vestito striminzito.
Si abbracciarono calorosamente e Elena presentò a Lara il suo ragazzo, Giancarlo, capelli ricci, un accenno di baffi e ciglia lunghe.
«Su, avrai novità su novità da raccontarmi» disse Elena una volta che si erano accomodati tutti in macchina.
«Non c’è niente da raccontare, se non che sono ancora al terzo liceo perché sono stata bocciata»
«Sul serio? Mi spiace così tanto, anche perché speravo che venissi con me a Carsina all’università, invece starai ancora in questa cittadina del cavolo»
«Già. Ma dimmi del compleanno, giusto per sapere chi festeggia»
Elena scoppiò a ridere «È un amico di Giancarlo, non lo conosco bene neppure io. Si chiama…Alex, abita in Svizzera, ma in estate scende per godersi la sua villa a mare. È ricco sfondato.»
Quando arrivarono Lara rimase stupefatta. La villa era enorme e piena di persone. Se fosse rimasta a casa sarebbe stata l’unica ragazza della sua età a non essere presente in quella festa o, più precisamente, l’unica persona tra i diciotto e i ventiquattro anni a non essere presente in quella festa. Luci stroboscopiche, musica a palla e fiumi di birra.
C’erano ragazzi in piscina con tutti i vestiti, persone che saltavano sull’enorme tappeto elastico, chi giocava con le freccette, chi pomiciava e chi ballava con una bottiglia di birra in mano.
«Mentirei se ti dicessi che riuscirei a distinguere chi è il festeggiato tra questi. Posso solo dirti che fa vent’anni» sussurrò Elena all’amica. Lara fu contenta della confusione, così nessuno avrebbe notato lei. «Ti presento le altre» le disse Elena prendendola per mano e tirandola con sé.
In un divanetto non troppo lontano dal dj, stavano sedute tre ragazze. Melania, dai capelli stupendi che facevano venir voglia di stare ore ad accarezzarli, Camilla con gli occhi a mandola e Annalisa con gli zigomi particolarmente pronunciati.
«Lei è Lara, è una mia amica d’infanzia» si scambiarono dei baci sulle guance e la neo arrivata prese posto insieme alle altre tre mentre Elena si allontanava con il ragazzo per andare a fare gli auguri al festeggiato.
«Sei qui in vacanza?» chiese Melania
«No, mi sono trasferita qui.» rispose Lara
«Allora benvenuta a Mentirosa! Sei all’università?» chiese Camilla
«No, sono al liceo, al terzo, mi hanno bocciata»
«Vuol dire che sarai all’università fra qualche anno» sorrise Camilla
Seguirono dei minuti di silenzio imbarazzante. Nonostante Lara fosse abituata a conoscere sempre gente nuova, non riusciva mai a sciogliere il ghiaccio dell’inizio. Quando era più piccola era tutto più semplice, poi ci aveva perso le speranze, perché dopo essersi impegnata a fare amicizia puntualmente lei e suo padre si trasferivano e lei era ricostretta a ripartire da capo e così ci aveva rinunciato. In fondo di che avrebbe dovuto parlare? Di quanto strana fosse la sua vita? Lei che aveva imparato a truccarsi grazie ai video di Youtube, che si era bruciata con la ceretta quattro volte e con la piastra tre, che aveva comprato il suo primo paio di scarpe con il tacco insieme ad una donna che dopo due settimane dall’acquisto non rivide più? Lei che aveva passato la maggior parte della sua infanzia insieme a uomini che fumavano e bevevano che invece con bambine della sua età.
Lara si accorse che, come al solito, stava divagando con la mente mentre le ragazze che erano con lei stavano discutendo su questo 0 quell’altro ragazzo.
«Abbiamo pensato di iscriverci in palestra, kickboxing, ti va di unirti a noi?» chiese ad un certo punto Annalisa riportando Lara alla realtà. «Elena va a pilates ma a noi non piace» aggiunse Camilla.
«Sì, volentieri, quando avreste voglia di andare?» a dire il vero non le andava proprio, ma non voleva essere scorbutica e, stando a quello che aveva detto Roberto, dovevano abitare a Mentirosa a lungo, quindi era meglio farsi subito delle amiche.
«Domani mattina, verso le dieci, pensavamo di andare in palestra. Hai presente la sede Desiderio in via Ruggero?»
Lara sgranò gli occhi «Desiderio?» una delle palestre di Tony.
«Sì, così magari becchiamo pure il proprietario, è un certo figo! Ma anche Stefano, l’istruttore, è messo veramente bene. Mi sono già informata, mio padre è medico, può farci il certificato di sana e robusta costituzione senza problemi. Portiamo i soldi e domani alle undici e mezza c’è lezione.» disse Melania.
«Ma tuo padre non dovrebbe vedermi per scrivermi il certificato? E poi perché alle dieci? Ci vuole tutto questo tempo per l’iscrizione?» non aveva proprio voglia di svegliarsi così presto.
«Così possiamo passare dal negozio di sport e comprare i guantini» spiegò Camilla.
«Ok, allora ci vediamo domani mattina alle dieci davanti la palestra»
 
                                                      ***
< Si papà non ho idea di chi fosse il festeggiato, ma è stato piacevole. Ho conosciuto tre ragazze, adesso sono davanti la palestra ad aspettarle, dovrebbero arrivare da un momento all’altro. Ah, eccole qui. Un bacio, ci sentiamo presto >
Lara staccò la chiamata e lasciò un bacio sulla guancia a ciascuna delle ragazze. Rimase un po’ di stucco per il trucco e parrucco che sfoggiavano le tre, da fare invidia a quello che avevano la sera precedente per il compleanno. Lei non si era truccata e aveva raccolto svogliatamente i capelli in una coda. Non stavano andando a fare sport? Ci si doveva truccare?
Melania distribuì a ciascuna i certificati medici e porse una penna a Lara. «Devi scrivere i tuoi dati anagrafici, purtroppo non li sapevo. Se devo essere sincera ho preso il blocchetto, il timbro e ho falsificato la firma. Mio padre non ne sa nulla di questa faccenda»
«Ma non si accorgeranno che la scrittura è diversa?»
«Hai ragione, voltami le spalle devo continuare a scrivere io, dimmi tutto»
Dopo aver compilato il certificato medico scesero all’interno della palestra, dove una donna affascinante le accolse immediatamente con un sorriso. «Salve ragazze, in cosa posso esservi utile?»
«Volevamo iscriverci al corso di kickboxing»
La donna tirò fuori dal cassetto quattro fogli e ne porse uno a ciascuna ragazza. «Dovrete portare il certificato medico entro dieci giorni. Se farete l’abbonamento trimestrale anziché mensile avrete un risparmio del venti percento, se invece fate semestrale avrete un risparmio del trentacinque.» spiegò la donna della reception.
«Purtroppo io non so se a Luglio potrò frequentare, sono impegnatissima con gli esami universitari» spiegò Camilla. Anche Melania e Annalisa erano nella stessa situazione, così decisero di iscriversi soltanto per un mese.
Finite le pratiche burocratiche risalirono per l’uscita quando si trovarono di fronte un uomo con gli occhi grigioverdi.
«Lara tu che fai qui?» chiese Tony lasciando le altre tre ragazze di stucco. «Mi sono iscritta a kickboxing» rispose la ragazza.
«Perché non mi hai detto nulla?»
«Loro sono Melania, Annalisa e Camilla» disse Lara cercando di cambiare discorso.
«Ci sarai tu a insegnare alle undici e mezza?» chiese Camilla
Tony sorrise «Beh, perché no? Se Stefano non è ancora arrivato glielo dico. Dove andate?»
«A comprare i guantini. Vieni con noi per consigliarci?» chiese Annalisa.
«Purtroppo sono impegnato, ero venuto per sbrigare un paio di pratiche. Però ci vedremo penso alle undici e mezza»
«E hai qualche consiglio da darci?»
«No…solo che dovete sentirlo aderire bene perché sia che sia troppo grande sia che sia troppo piccolo vi farà male. Comunque al negozio sapranno aiutarvi. Anzi- tirò fuori dalla tasca il portafoglio e da quest’ultimo una piccola carta rigida e la porse a Lara - date al commesso questa, così non pagherete e vi tratteranno meglio. Poi me la riportate però» sorrise.
«Tony lascia stare» disse Lara senza prendere la carta.
«Grazie sei gentilissimo» Melania acchiappò la carta dalle mani dell’uomo e fece un largo sorriso
«Ci vediamo dopo»
«Ma come lo conosci?» sussurrò Camilla non appena Tony fu abbastanza lontano.
«È l’amico di mio padre»
«Davvero? Che culo. Mio padre ha amici tutti cinquantenni, il più attraente è stempiato e con la panza»
«E poi hai visto quanto è generoso?»
 
 
                                                      
Qualche ora dopo Lara era sotto la doccia e sentì dei rumori provenire dalla stanza accanto. Chiuse l’acqua e stette ad ascoltare. Sì, c’era proprio qualcuno, non era una semplice impressione. Il cuore della ragazza cominciò a battere forsennatamente. Non sapeva se sperare che fosse un topo o un ladro. La scena di Psyco le passò davanti al viso. Era sola, nuda, bagnata e indifesa dentro la doccia. Non poteva succedere almeno dopo qualche lezione di kickboxing così si sarebbe sentita almeno più sicura? Che doveva fare? Doveva far finta di non essere in casa? Il cellulare era nella sua stanza. Si attorcigliò l’asciugamano attorno al corpo e sperò fermamente che fosse Tony e le stava facendo uno scherzo. Inspirò profondamente quando sentì bussare alla porta «Amore per favore devi stare lì dentro ancora per molto? Dovrei andare in bagno»
Lara uscì di corsa dal bagno «Papà!» esclamò. Ma Roberto schivò l’abbraccio per infilarsi di corsa nella stanza dalla quale era uscita la figlia.
«Papà che fai qui?» urlò la ragazza attraverso la porta
«Volevo farti una sorpresa» rispose qualche minuto dopo Roberto uscendo dal bagno e stampando un bacio sulla fronte della figlia «Sul contratto di lavoro c’è scritto che devo fare settanta ore settimanali ma non c’è scritto né in quanti giorni né quante ore al giorno posso lavorare al massimo, per questa settimana ho sgobbato un po’ e così sono venuto a trovarti»
Lara lo abbracciò forte. «Mi sei mancato» «Anche tu piccola e vedo che hai trattato benissimo la casa, talmente bene che per non sciupare i pavimenti non hai passato neppure la scopa»
«Forse ti sto bagnando con l’asciugamano, vado in bagno a sistemarmi e ad asciugare i capelli»
«Lo so che stai cambiando discorso, prendiamo una pizza per pranzo? Vuoi una margherita con salsiccia e funghi?» «Sì grazie»
Lara si infilò in bagno saltellando, entusiasta della sorpresa. Indossò un paio di pantaloncini e una canotta, mise il deodorante, la matita intorno agli occhi e si spazzolò. Prese il phon e cominciò a frizionare i capelli mentre pensava che in quel momento non sapeva se il padre avesse una fidanzata e che la prospettiva non le piaceva. Quando era piccola non sopportava che le donne ronzassero intorno a suo padre, perché aveva paura che glielo potessero portare via. Da qualche anno, da quando si colorava i capelli ogni volta che il padre cambiava una donna, aveva capito che desiderava ardentemente che il padre avesse una compagna fissa al suo fianco. Voleva una madre ma, non solo non poteva chiederlo esplicitamente al padre, ma non era neppure così semplice.
Uscì dal bagno e oltre alle pizze trovò pure Tony. «Bellezza, tiri i pugni veramente bene» Lara prese la borsa che aveva portato in palestra e tirò fuori la scheda che le aveva dato Tony la mattina. «Grazie» disse porgendogliela.
Tony prese il portafoglio posò la carta e tirò fuori una banconota da cinquanta euro «Tieni e che non ti venga più in mente di pagare per andare in palestra. Ho già detto a Celeste, la donna che si occupa delle iscrizioni, che tu entri gratuitamente a qualsiasi corso.»
«Grazie ma non c’è  bisogno» rispose la ragazza.
Tony si voltò verso Roberto «Brò ti sto lasciando i soldi sul tavolino» «Sentite sto morendo di fame, di qualsiasi cosa stiate parlando per cortesia venite a mangiare?»
Mangiarono la pizza, Roberto parlò del suo lavoro, Tony si vantò del fatto che le ragazze andavano in palestra solo per lui e Lara non poté dargli torto. A fine pranzo si buttarono tutti sul divano per fare una partita con la playstation. Lara sorrise, ok, forse non aveva una famiglia “normale” ma non poteva considerarsi più fortunata di così.
 
 
*nome inventato
** nome inventato
grazie a chi ha inserito la storia tra le seguite e tra le preferite, grazie a WhileMyGuitarGentlyWeeps per aver commentato. alla prossima :)

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Capitolo 5
*** Piccole aragoste crescono ***


  Roberto: Amore, non credo di riuscire a tornare per le prossime   due settimane, torno il giorno prima del matrimonio.
 
Tony: Perché mi eviti?
 
Elena: Lara domani vado a Carsina, la prof ha anticipato un esame, non so quando ritorno a Mentirosa. Puoi sentirti con le altre
 
Lara-> Papà: T_T
Lara -> Tony: Non ti sto evitando
 
Roberto: Mi raccomando sii più responsabile, cerca di pulire casa
 
Lara-> Tony: Allora stasera usciamo?
 
O porca, aveva sbagliato destinatario
 
Tony: Sì, bella idea, ti porto a ballare ti va?
 
Lara-> Papà: Non ti preoccupare sarò una brava donnina di casa
Lara-> Elena: Allora stasera usciamo?
 
Tony: Hey, che fine hai fatto?
 
Elena: Mi dispiace mi sento troppo stanca
 
Lara-> Elena:  : ( Ok, fatti sentire quando torni
 
Tony: Laraaa
 
Lara uscì da Whatsapp, a quanto pare se chattava prima delle dieci del mattino riceveva brutte notizie e sbagliava a mandare i messaggi.
Ciabattando andò in cucina alla ricerca di qualcosa da mangiare ma si accorse di avere la dispensa vuota. Doveva fare la spesa. E lavare casa. E studiare. No, non è proprio così che uno si immagina di passare le vacanze estive.
 
Sms da Tony: Una volta ero il tuo zio preferito, mi spieghi cosa è successo?
“È successo che sono cresciuta, comincio ad avere certe necessità e quindi vorrei evitare certe sciocchezze” pensò la ragazza, ma non rispose. A passo cadenzato andò a prendere una borsa che riempì con la crema solare, la stuoia, un libro e una bottiglia d’acqua. Indossò il costume, il pareo e mise un berretto in testa. Direzione mare. Sarebbe dovuta andare da sola perché nonostante la rubrica piena di numeri e facebook pieno di amici, le sue conoscenze erano in un posto sbagliato in quel momento: sparse per l’Italia e le neo “amiche” erano tutte a Carsina per l’università.
La spiaggia era semideserta, forse perché ancora le vacanze scolastiche non erano ancora iniziate. Sistemò la stuoia sulla sabbia, levò il pareo e si stese. Il sole era ancora non troppo caldo e optò per una crema a bassa protezione, voleva dorare un po’ la pelle data l’abbronzatura da far invidia a un vampiro. Prese il libro e iniziò a leggere. Non amava particolarmente la lettura, ma adorava letteralmente l’inglese e quindi, dato che non aveva modo di parlare in inglese, almeno lo leggeva. Il libro del giorno era il secondo volume della saga di Harry Potter. In sottofondo sentiva alcuni bambini piangere e guardò verso il mare, non sapeva se farsi il bagno e pensò che avrebbe deciso non appena si sarebbe stancata di leggere. Era arrivata al punto in cui Hermione incontrava Moaning Myrtle (Mirtilla Malcontenta) quando un pallone le arrivò addosso. Lara si tirò su alla ricerca di chi le aveva appena buttato il pallone e un ragazzo con degli occhi color smeraldo si avvicinò sorridendo. «Scusami» disse lui.
Lara rimase un attimo a guardare quegli occhi fantastici «Fa niente» rispose lei porgendogli il pallone.
«Sei sola?»
«Già»
«Ti va di unirti a noi?»
 Il ragazzo indicò con il mento un paio di altri ragazzi che stavano giocando a beach volley, per quanto fosse tentata Lara declinò l’invito. Non le andava di giocare a pallavolo: preferiva il calcio, forse perché quando era piccola giocava con la squadra degli “zii” amici di suo padre.
«Beh magari dopo, finisco almeno il capitolo ok?» mentì
«Fabriziooo» chiamò uno dei ragazzi e il ragazzo con gli occhi di smeraldo si voltò verso di lui. «Arrivoo» urlò
«Beh allora ti aspetto, sai dove trovarci» disse poi a Lara e corse via, mentre Lara chiudeva il libro e faceva finta di appisolarsi, da principio.
Lara si svegliò a causa di una zanzara che le ronzava attorno all’orecchio. Imprecò e cercò di mandarla via con le mani. Quando aprì del tutto gli occhi si accorse con suo disappunto che era mezzogiorno passato. Aveva recuperato il “sonno perso”. Si tirò su con la schiena e fece per stiracchiarsi quando sentì un bruciore lancinante alla schiena. Lara guardò verso di essa e si accorse che era rossa e completamente bruciata e improvvisamente cominciò a sentire pure il calore insopportabile che emanava la pelle lesa. Si liberò del pareo e si andò a infilare sotto una delle docce nella speranza di alleviare la calura. Quando il signore in fila sbuffò per farle notare che era sotto il getto dell’acqua da troppo tempo, Lara tornò alla sua stuoia e prese il cellulare.
«Tony»
«Piccola come va?»
«Mi vieni a prendere per favore? Sono a mare» E spiegò velocemente quello che le era successo.
Quindici minuti dopo l’Audi a5 era di fronte a lei. Tony aprì lo sportello e gridò: «Salta su piccola aragosta»
«Non fai ridere» gli rispose Lara cercando di sedersi in maniera tale da non avere troppo dolore.
«Spero per te che non mi sporchi la macchina altrimenti ti farò raccogliere i granelli di sabbia ad uno ad uno» disse Tony mettendo in moto.
Arrivarono a casa di Tony e Lara si sfilò il pareo contenta di poter alleviare un po’ il dolore, poi ciabattando si andò a buttare a pancia in giù sul letto del padrone di casa che era andato a prendere una crema doposole. Tony entrò nella stanza e guardò il corpo seminudo di Lara immaginandolo in altre posizioni, poi mandò via quel pensiero. Anche se era difficile farlo dato che la ragazza stava slacciando il costume, sempre a pancia sotto, per liberare la schiena
«Qualsiasi siano i tuoi desideri sappi che lo faccio per dovere, tuo padre mi ha detto di accontentare ogni tuo capriccio» disse cercando di smorzare un po’ la situazione.
«Ti prego mettimi un po’ di crema, sto morendo di dolore»
Tony si avvicinò alla ragazza e cercò di pensare che era quella bambinetta che correva per casa perché non voleva farsi il bagno o che gli rubava il pallone quando giocavano a calcio.
«Ohh sììì» disse Lara quando alcuni spruzzi di crema fredda arrivarono a contatto con la sua pelle.
Tony deglutì e iniziò a spalmare quel fluido sulla schiena della ragazza. Lentamente, cercando di non entrare in contatto con le zone più sensibili come poco sotto le ascelle.
Lara si lasciò cullare dal contatto di quelle mani dal tocco delicato e vigoroso al contempo. Per un attimo immaginò quelle mani darle altri tipi di piacere ma poi pensò a chi appartenevano e mandò via quel pensiero.
«Bene, spero che ti aiuti a rinfrescarti, sei stata una sconsiderata a non metterti la crema con la gradazione più alta, sei troppo bianca» disse Tony alzandosi e Lara notò che lui, nonostante fossero i primi di Giugno, aveva già una leggera abbronzatura che rendeva gli occhi più evidenti e i capelli più chiari e lo trovò particolarmente sexy.
«Tony»
«Sì?»
«Posso venire a stare da te?»
«Certo ora che hai bisogno di qualcuno che si prenda cura di te accetti il mio invito» rispose lui sorridendo.
«No, a dire il vero stavo pensando che hai la piscina, così posso provare a uniformare l’abbronzatura»
Tony scoppiò a ridere «Sei la benvenuta piccola»
 
Tony abitava in un attico lussuoso con piscina. Quando Lara era una bambina, Tony abitava in una piccola villetta a due piani con giardino, dove stava un cane, Spino. Adesso, pur se era su un solo piano, l’appartamento era enorme e arredato in maniera moderna. Un divano a u che poteva ospitare comodamente una decina di persone di fronte a una parete occupata a metà dalla tv, sotto la quale stavano le più svariate consolle. Una cucina con penisola, il parquet, un caminetto elettrico, una terrazza enorme con vista mozzafiato e, da bravo sportivo, una stanza era tutta dedicata a contenere attrezzatura sportiva.
 
 
 
 
Lara si svegliò indolenzita, la sera prima era stata a casa sua con Tony per prendere alcuni oggetti personali e si era trasferita definitivamente da lui. Ora, mentre era a letto, sentiva una voce canticchiare proveniente dalla cucina, ma lei sapeva che Tony non era in casa.
Una donna sulla cinquantina, con i capelli raccolti in uno chignon, stava spolverando per terra e dava le spalle alla ragazza
«Scusi?» disse Lara
La donna sobbalzò «Madre di Cristo» disse voltandosi verso Lara. «Signora Carmela!» esclamò quest’ultima sorridendo. La signora Carmela era sempre stata la signora di servizio di casa dei Desiderio, ma in un certo qual modo era anche la tata di Tony, dato che i coniugi Desiderio erano piuttosto anziani quando ebbero l’ultimogenito. Regalava sempre caramelle alla piccola figlia dell’amico del suo prediletto.
La signora Carmela guardò verso Lara e poco dopo un sorriso a trentadue denti le spuntò in viso. «Lara? La piccola Lara? Ti avevo scambiato per una di quelle donne che Tony porta sempre a casa- fece una smorfia- Come va? Cosa fai qui? Come stai? Ragazzina non ci vediamo da tantissimo tempo, avrai un sacco di cose da raccontarmi» disse la donna.
«Mi sono trasferita qui, papà è fuori per lavoro e quindi ho deciso di stare in compagnia»
«Vuoi qualcosa in particolare per pranzo? »
«Ma cucini pure?»
«Io preparo i pasti, lavo la casa, i panni sporchi e faccio notare a Tony se c’è qualcosa che non funziona, così decide se ripararlo da solo o se devo chiamare uno specialista»
«Si tratta bene»
«Già e forse è anche per questo che non vuole saperne di mettere su famiglia, è poco responsabile, ma dimmi di te»
Lara andò in cucina, si versò un po’ di latte nella tazza e raccontò alla signora Carmela tutto quello che le era successo
 
Quando Tony entrò in casa e sentì odore di pollo arrosto si mise a ridere.
«Hai già capito come funziona vero piccoletta?»
«Sì sì, mi son fatta fare pure il bucato» rispose la ragazza andandogli incontro e dandogli un bacio sulla guancia
«E tra l’altro mi ha pure messo un unguento fatto in casa la cui ricetta è segreta, sulle spalle e devo dire che sto molto meglio» continuò lei.
«Bene, mi fa piacere»
Tony andò in bagno e si lavò le mani, stava morendo di fame. Poi il suo sguardo rimase catturato dai vestiti stesi. “La piccolina indossa quel tipo di lingerie?” Pensò guardando alcuni perizomi appesi ai fili. Sarebbe stata una convivenza davvero difficile. 

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Capitolo 6
*** La scommessa ***


Tony non riusciva a prendere sonno. Quella ragazzina lo aveva scombussolato. All’inizio era facile immaginarla come la solita Lara, la bambinetta goffa che correva per casa e faceva cadere gli oggetti. La piccolina che gli dava piccoli pugni, che si faceva prendere in braccio quando era stanca, che gli chiedeva di comprarle le caramelle, che si addormentava sul divano di casa mentre gli altri giocavano a poker, che gli dava i baciotti.
A poco a poco aveva notato però che la faccia pienotta aveva lasciato spazio a un viso da donna, il petto era ingrossato, il ventre era diventato piatto, i fianchi si erano allargati, le gambe erano allungate e divenute affusolate. Era una donna e a lui le donne piacevano ma lei non doveva piacergli, anche se ne era profondamente affascinato. Era proibito, sbagliato, assurdo.
Forse era meglio che ci flirtasse un po’, giusto per essere respinto e levarla dalla mente. O forse era meglio che ci flirtasse un po’ per calmare il movimento che sentiva tra le gambe. O sarebbe stato controproducente? Non lo sapeva, Tony non si era mai fatto scrupoli in questo campo. Voleva una ragazza e, complice il suo aspetto, con un paio di battute riusciva ad ottenere quello che voleva. Ma lui non poteva volere lei.
«Oggi è Venerdì» disse Lara entrando nella stanza di Tony alle sette del mattino
«Buongiorno pure a te» rispose Tony in dormiveglia
«Giovedì io e papà ci corichiamo assieme e ci raccontiamo tutto ciò che abbiamo fatto durante la settimana, queste settimane è saltato» spiegò la ragazza
«Lo trovo quasi inquietante» rispose l’uomo
«Posso mettermi a letto con te?»
«Certo che puoi solo che sono…come dire…sono nudo in questo momento, dovresti darmi il tempo di prendere un paio di boxer» Tony sporse il braccio e aprì il comodino pensando che solitamente faceva quella mossa per prendere altro.
Lara appoggiò la testa allo stipite della porta, stava morendo di sonno e Tony si fermò un attimo a guardarla.
Era stato una settimana in un perenne stato di semi erezione e pieno di sensi di colpa, nonostante cercasse di ricordare Lara sotto forma di bambina, quando la prendeva in braccio e la faceva dondolare tra le gambe a mo’ di altalena, quando le raccontava le storie della buonanotte e a volte si addormentava nel letto con lei.
Immaginarsi in quel momento a dormire in un letto con lei? Impossibile.
«Ti sbrighi! A che pensi?» mugolò Lara
«A quando ti raccontavo le favole della buonanotte» rispose l’uomo che finalmente riuscì a mettersi i boxer.
«Il più bravo a raccontare storie resterà sempre papà. Prima ci raccontavamo la giornata mentre lui mi pettinava i capelli e mi infilava il pigiama, poi mi raccontava le storie» Lara si infilò sotto le lenzuola.
«Abbiamo capito, ti manca Roberto. Non pensi di essere troppo attaccata a lui?»
«È tutto ciò che ho» disse Lara con la voce un po’ strozzata.
Tony l’abbracciò «No piccola, non hai solo lui, hai me, hai i ragazzi, la mia famiglia» le diede un bacio sulla testa e le carezzò la schiena e, per un attimo, pensò che era tornata ad essere una bambina.
«Quanto mi piacevano i capelli lunghi che avevi da piccola» sussurrò lui.
 
Fino ai 5 anni Lara aveva i capelli corti, indossava tute e jeans e odiava tutto ciò che era femminile, bambole comprese.
Se le si chiedeva cosa volesse diventare da grande rispondeva “Tony Desiderio” e guai a farle notare che non era una professione o che il vestirsi da maschio non la faceva cambiare di sesso. “Sono tutte sceme quelle lì” diceva a proposito delle donne.
A sei anni qualcosa cambiò, nessuno seppe cosa fosse successo, forse una discussione con Lavinia, la sorella di Tony, forse una con Francesca, fatto sta che Lara iniziò a far allungare a poco a poco i capelli e a interessarsi delle gonne e dei peluche, sempre con moderazione intendiamoci. Non dimenticò mai la prima volta che la signora Desiderio la vide con un vestitino ed esclamò: «Ma dunque sei una signorinella!»
 
Lara si svegliò circondata dalle braccia di Tony, sorrise. Lentamente si sciolse dall’abbraccio e si diresse in cucina: aveva voglia di preparare le frittelle, anche se non le aveva mai cucinate. Accese il pc, cercò la ricetta su internet, prese i vari ingredienti notando quanto fosse piena la dispensa di Tony e si versò del latte in una tazza. Prese una forchetta e cercò svogliatamente e con scarsi risultati di levare i grumi dall’impasto, alla fine sconsolata si appoggiò al piano cottura a sorseggiare il latte. Voleva fare colazione a letto soprattutto perché Roberto glielo vietava dato che una volta lei aveva versato un’intera tazza di latte e che faceva un sacco di briciole.
«Stai cercando di far prendere fuoco alla cucina?» disse Tony entrando nella stanza e facendo spaventare Lara che lasciò cadere la tazza per terra. Che fosse per l’apparizione improvvisa dell’uomo o per il fatto che l’uomo indossasse solamente i boxer, la tazza giaceva per terra in piccoli frantumi.
«No e tu girerai sempre in boxer?» chiese Lara cercando di raccogliere i cocci per terra.
«Se devi decimare le mie tazze no, girerò nudo per casa come ho sempre fatto» scherzò lui infilandosi in bagno «Lascia stare tutto così com’è, oggi pomeriggio viene la signora Carmela» aggiunse aumentando il tono della voce.
«Volevo preparare le frittelle, come nei telefilm americani, ci stanno sempre un attimo loro» spiegò Lara sempre intenta a raccogliere i cocci.
«Ti ho detto di lasciar stare, pago la signora Carmela per pulire no? Andiamo a farci un bagno ti va? Che pomeriggio devo andare in palestra»
«Non sopporto l’odore del latte, il tempo che arriva la signora Carmela seccherà e farà puzza»
«Fai come vuoi, io sto andando a farmi un bagno»
Ovviamente in Lara vinse la pigrizia e qualche minuto dopo si stava tuffando in piscina.
 
Tony si passò la lingua sulle labbra accorgendosi di desiderare ardentemente che il costume della ragazza si spostasse rivelando le parti nascoste. Ma non erano a mare, non ci sarebbe stata alcuna onda ad aiutarlo nell’intento. Rassegnato si accorse con piacere che anche Lara non era rimasta indifferente al suo fisico scolpito.
«Non è equo io ho poco da guardare, mentre c’eri potevi mettere su un po’ più di carrozzeria, sei un po’ piatta…» disse Tony
«Oh stronzo» rispose lei spruzzandogli l’acqua sorridendo
«Se vuoi te li lascio toccare» disse lui
«Cosa?»
«Gli addominali»
«Ma sei serio?»
«Puoi toccare tutto quello che vuoi»
«Ah-ah quanto sei spiritoso»
«Sei tu che stai sbavando»
Come una perfetta bambina beccata a compiere una marachella, Lara uscì dalla piscina e con passo deciso si infilò sotto la doccia, nella speranza che la temperatura gelata dell’acqua le facesse passare quel calore che le aveva pervaso il corpo.
Quando uscì dalla doccia sentì Tony che bussava alla porta
«Lara scherzavo, dai, torna a farti il bagno» stava dicendo lui.
Per tutta risposta Lara aprì e chiuse uno sportello a caso. Poi lo riaprì perché ciò che aveva visto le aveva dato fastidio.
«Tony perché hai un beauty case da donna dentro lo sportello?» chiese la ragazza uscendo dal bagno.
«Sì? L’avrà dimenticato qualcuna e dato che non so chi possa essere puoi tranquillamente tenerti tutto ciò che contiene» rispose l’uomo.
Lara sbuffò. In fondo a lei cosa importava? Stava scaricando su Tony le scenate di gelosia che faceva di solito al padre? Qualunque cosa stesse facendo una era certa: stava esaurendo. Forse aveva ragione Tony quando diceva che da vecchia avrebbe avuto solo la compagnia dei gatti.
«Senti devo andare in bagno o esci tu o entro io, non mi scandalizzo» disse Tony dall’altro lato della porta.
«Usa l’altro bagno» rispose Lara.
«È casa mia e voglio essere libero di usare il bagno che mi va» Lara uscì sbuffando.
«Che dici se per pranzo prendiamo cibo cinese e ci facciamo una maratona di NCIS?» chiese Tony che non entrò nel bagno.
«No no, tu e la tua capacità di indovinare ogni volta l’assassino mi rovinerete sicuramente la visione, meglio i film di Bud Spencer e Terence Hill» rispose Lara.
Il cibo arrivò mentre Tony era ancora sotto la doccia, Lara si buttò sul divano e iniziò a mangiare con le mani mentre guardava degli uomini che si prendevano a cazzotti in tv.
«Non mi aspetti?» chiese Tony andandosi a sedere accanto alla ragazza.
«No, così mangio le parti migliori» rispose lei.
Tony scoppiò a ridere. «Buon pranzo» e lasciò un bacio sulla fronte di lei.
 
                                                                            ***
 
Lara uscì dalla stanza sbadigliando, aveva riposato tutto il pomeriggio. Mentre si stava stiracchiando notò Tony o almeno uno che assomigliava a Tony, perché l’uomo che si trovava di fronte a lei aveva tutto l’aspetto di un secchione sfigato. I capelli impomatati con la riga di lato, gli occhiali con la montatura grande e le lenti spesse, una ridicola maglietta con un ridicolo papillon sopra. Il tocco di classe stava però nei calzoncini alla zuava che lasciavano vedere i calzettoni fino alle ginocchia e i sandali. Lara lasciò lo stiracchiamento a metà. «Cavoli, pensavo di essere sveglia» Sussurrò più a se stessa che all’alter ego Tony.
«Come scusa?» Chiese l’uomo
«Si dorme veramente bene nel mio letto, pensavo di essermi alzata dal letto invece sto ancora dormendo profondamente, tanto che sto sognando ancora. Domani mattina mentre faccio colazione ti racconterò in che buffo modo eri vestito, scommetto che ti ammazzerai dalle risate, sei proprio ridicolo.»
«Grazie»
«Sul serio dico...»
«Lara sei sveglia»
Lara sbatté le palpebre e si diede un pizzicotto. Sì, era sveglia.
«Ma perché diavolo sei vestito così? C’è una festa in maschera?»
«No» rispose piuttosto seccato Tony
«Allora per quale assurdo motivo sembri un nerd di ultima categoria?»
Lara nel frattempo si avviava verso il bagno
«Ho fatto una scommessa»
«Che scommessa?»
«Che sarei riuscito a rimorchiare una ragazza a sera indossando i vestiti scelti dall’uomo con cui ho fatto la scommessa»
«Che succede se perdi la scommessa?»
«Devo cedere l’Audi»
«E se la vinci?»
«Non cedo l’Audi»
«Tu sì che sai fare scommesse, complimenti»
«So che potrei comprarmi tranquillamente un’altra macchina, ma che vuoi farci...è anche una sfida con me stesso. Sono sette giorni scelti da quest’uomo. Possono essere consecutivi o possono essere uno al mese o addirittura uno l’anno e poi basta solamente un bacio, non deve essere neppure una scopata»
«Ok, non voglio più dettagli, mi va bene così»
«La signora Carmela ha lasciato dello stufato nel forno, basta solamente che lo riscaldi. Io esco, oggi inizia la scommessa. Buona serata piccola»

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Capitolo 7
*** Donne da marito ***


«Che mi venga un colpo, come sei elegante! Fa sempre parte della scommessa?» domandò Lara guardando Tony uscire dal bagno.
Indossava un vestito di sartoria cucito apposta per lui e per questo capace di mettere in risalto il corpo tonico. Aveva la barba fatta, i capelli rasati e odorava di D&G. «Ho una cena» rispose svogliatamente l’uomo. «Tua madre prova ancora a farti mettere con qualche figlia di amici?» chiese Lara sorridendo.
«È una cena di beneficienza a casa di amici, ma non dubito del fatto che mia madre mi presenterà qualche donna. Mi chiedo come faccia a trovare sempre donne “da marito" –fece il segno delle virgolette con le mani- diverse. Ci vuoi venire?»
«Non credo che funzioni ancora» Lara si riferiva al loro piano. Certe volte, quando Lara era piccola, in cambio di giocattoli e dolci, Tony convinceva Lara ad andare alle cene con lui. Per tutta la sera, se Tony glielo chiedeva, la bambina rompeva le scatole alla coppia. «Però…magari c’è qualche uomo da marito» disse la ragazza tirando fuori la lingua.
Tony rimase un po’ turbato «Vuoi sposarti?»
«Ma scherzi? Pensavo che dato che c’è la crêm de la crêm della società potrei trovare qualcuno che mi riempia di regali per un po’»
Tony la guardò accigliato «Credo che tuo padre non sarebbe molto fiero di ciò che hai appena detto, non si usa così quello che hai tra le gambe»
«Ah no? E perché? Se tu e papà cambiate una donna a sera allora risultate playboy se io dovessi cambiare un uomo a sera risulterei una troia. Non lo trovo equo»
«Funziona così» disse Tony facendo spallucce «E comunque io faccio parte de la crêm de la crêm e non ho nessuna a cui fare regali al momento. Ti basta chiedere e ti comprerò ciò che vuoi, senza nulla in cambio»
«Ti ringrazio, ma l’ho detto solamente per scherzare. Papà non mi fa mancare nulla» “solo una madre” pensò.
Tony le stampò un bacio sulla fronte e per un attimo rimase travolto dal dolce profumo della pelle di lei. «Fai la brava e studia»
«Tu fai il bravo e usa le protezioni»
Tony la guardò con mezzo sorriso.
«Ho sentito che non hai perso la scommessa ieri» disse la ragazza
«Cavoli mi dispiace, l'avevo detto a Natalia, Natascia, Noemi... a quella donna di non gridare troppo»
«Non ricordi neppure il nome?»
«Era con la n»
«Rassicurante, va’ va’ che sei in ritardo»
«Buona giornata» disse lui facendole l’occhiolino e uscendo.
Lara provò a studiare ma non capì nulla e non perché odiava la fisica, ma perché non riusciva a levarsi dalla mente Tony che la guardava con quel mezzo sorriso. Sospirando chiuse il libro, prese il cellulare e fece l’unica cosa sensata.
 
 
Oggetto: Piscinaaa
Destinatario: Annalisa, Camilla, Elena, Melania,
Messaggio: Via Dante Alighieri 24, ultimo piano, campanello Desiderio. Portate il costume, vi aspetto.
 
 
***
 
Tony parcheggiò la macchina nell’apposito spazio, rifiutando di cedere le chiavi al posteggiatore, la sua bambina non la poteva guidare nessuno eccetto lui e Roberto. Scese dall’auto, si sistemò il vestito e fece un profondo respiro. Quelle cene erano sempre un’incognita.
C’erano sere nelle quali più di una donna piacente gli faceva la corte e doveva fare in modo di non urtare la sensibilità di nessuna di esse ma cercando di avere un appuntamento con ciascuna di loro. C’erano sere nelle quali poteva non esserci alcuna donna piacente e sequestrava qualche cameriera. Oppure c’erano sere nelle quali non c’era alcuna donna piacente neppure tra il personale.
Si avviò lungo il vialetto di ghiaia ed entrò nella villa.
«Antonio» una donna con i capelli color argento, gli occhi grigioverdi e le labbra truccate di rosso andò ad abbracciare Tony. La madre era l’unica persona che lo chiamava con il nome da battesimo e l’unica donna di cui Tony aveva soggezione.
«Ciao mamma, sei sempre più bella» Tony si lasciò dare un buffetto dalla madre che gli diceva di essere un ruffiano. «Papà sta conversando con i signori Borromini, lo saluterai più tardi. Lascia che ti presenti nel frattempo qualche ragazza»
Tony alzò gli occhi al cielo, se non avesse avuto quella mania di presentargli sempre donne da marito- le chiamava così- sua madre sarebbe stata una mamma perfetta. «Dorotea, dov’è tua figlia? Lui è mio figlio Antonio» la signora Desiderio si rivolse ad una donna con i capelli colorati di rosso.
«Enchanté» disse Tony facendo il baciamano alla donna.
«Oh, è un galantuomo» la signora Dorotea si portò una mano al petto e gustò gli attimi in cui le labbra del giovane stampavano un bacio sulla pelle incartapecorita delle sue mani. Qualche secondo dopo arrivò una donna che sembrava essere la copia giovane della signora Dorotea.
«Marianna, lui è Antonio, il figlio dei Desiderio» Tony rimase a guardare la donna di fronte a sé. Aveva le ciglia così folte che non avrebbe avuto bisogno del mascara per renderle più scure, il labbro superiore leggermente sporgente che veniva voglia di prenderlo tra le labbra e succhiarlo e un corpo da urlo. Immaginò di portarla nel bagno, sollevare a malapena quel tubino nero e prenderla da dietro e percepì un leggero movimento tra le sue gambe.
«Enchanté» disse Tony prendendole la mano e, per un attimo, fu sicuro che Marianna gli avesse letto nella mente e gradiva quel tipo di intrattenimento.
C’erano sere, come quella, in cui sua madre beccava la donna giusta.
 
***
Lara aveva attivato l’idromassaggio e le ragazze stavano tutte sedute nella piscina a goderselo.
«Quindi questa è casa dell’amico di tuo padre sbarra quel figo di Desiderio» chiese per la terza volta Annalisa.
«Già» rispose per la terza volta Lara e si chiese se la ragazza avesse problemi di apprendimento.
«Quindi oltre ad essere figo è ricco e generoso. Ma poi soprattutto, tu abiti qui! Dovresti veramente vedere gli amici di mio padre, per alcuni di loro dubiteresti del fatto che siano esseri umani» disse Melania.
«Ma tanto non mi cambia nulla, io sto qui perché ho vitto, alloggio e mi piace la sua compagnia» rispose Lara
«Vuoi negare di aver pensato di avere la sua compagnia pure a letto?»
Lara deglutì, beh non poteva negarlo, soprattutto quando gli guardava le spalle muscolose e toniche e aveva vampe di calore.
«Ma è l’amico di suo padre! Ha trentun’anni e da piccola lo chiamava zio» intervenne Elena «Sarebbe quasi un incesto» continuò
«Non è veramente suo zio» precisò Melania.
L’unica che non partecipava alla conversazione era Camilla, che da qualche giorno si vedeva con un ragazzo e non esisteva altro ragazzo al mondo che lui.
«Infatti abbiamo un tacito accordo nel quale lui può portarsi a casa chi vuole e io posso portarmi chi voglio» spiegò Lara
«Nel senso che puoi portarti ragazzi?» chiese Elena
«Sì, ma non ho nessuno da portare al momento» rispose Lara e ridacchiarono.
«Che ne direste di po’ di karaoke? Ho visto che c’è la consolle» chiese Annalisa all’improvviso.
Stanche di stare ammollo e avendo i polpastrelli raggrinziti, le ragazze accettarono la proposta.
 
Tony entrò a casa e trovò Lara che cantava. «Sei meglio di un antifurto, così fai spaventare i ladri» disse spontaneamente. Lara lo fulminò con gli occhi e spense la consolle, provocando un sospiro di sollievo e qualche “grazie al cielo” dalle altre ragazze che erano sedute sul divano. «Che ci fai qui?» chiese Lara al padrone di casa
«Ci vivo. Comunque scusate ragazze se non vi ho ancora salutate» rispose Tony andando loro incontro fece guancia contro guancia con ciascuna. 
«Dico che ci fai a quest’ora, pensavo tornassi più tardi» disse Lara quasi piagnucolando.
«Diciamo che ho pronunciato un nome che non dovevo dire durante un’occasione particolare» si giustificò Tony.
«Fa nulla» esclamò Melania «A proposito, hai un appartamento fantastico» disse poi.
«Grazie. Vado a farmi una doccia e poi mi metto a letto, per favore non fate troppo rumore» disse allentando la cravatta e provocando un abbassamento della mandibola ad Annalisa e Melania. Elena si alzò dal divano
«Forse è meglio che torniamo a casa. È stata una bella serata» “fin quando non ha iniziato a cantare Lara” pensò.
«Sì, andiamo, domani dovrei studiare» disse Camilla. Lara accompagnò le amiche davanti al portone e le salutò tutte con un bacio sulla guancia. «A presto» si dissero.
 
Tony frattanto si era spogliato e, con l’asciugamano attorcigliato alla vita, stava andando in bagno.
«Posso fare prima io la doccia?» chiese Lara
«No»
«Dai, mi devo asciugare i capelli»
«No»
«Daaaai…per favooore»
«Possiamo farla insieme»
«Ti prego Tony»
«Fai come vuoi, ricorda che fino a quando avevi sette anni facevi il bagno nuda con me»
Lara arrossì, era vero, Tony metteva il costume ma lei era nuda e si infilavano nella vasca idromassaggio insieme.
«Non saresti la prima donna che fa la doccia insieme a me. Forse potrei dire che saresti una delle poche che ha fatto la doccia solo con me e non in compagnia mia e di altre donne»
«Mi è venuto il voltastomaco, ma comunque ora si spiega perché hai una doccia grande quanto una stanza. Ad ogni modo fatti questa doccia, veloce» disse fulminandolo con gli occhi e, per un attimo, accarezzò l’idea di infilarsi nel box insieme a lui.

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Capitolo 8
*** Una donna in più ***


«Come procede con la scommessa?» chiese Lara mentre faceva colazione.
«Bene, ma mancano ancora troppi giorni per cantar vittoria» rispose Tony mentre preparava la sacca della palestra.
«Ieri vestito da bimbominkia eri piuttosto sexy, quasi ti avrei baciato io» scherzò la ragazza.
«Non ne parliamo per cortesia, il tipo voleva pure che mi facessi i capelli come li ha combinati Miley Cirus in questo momento, grazie al cielo sono riuscito a fargli cambiare idea»
«Ahahah saresti stato troppo buffo»
«Piccola, io vado, ci vediamo dopo pranzo» disse l’uomo aprendo il portone e, qualche secondo dopo, uscì.
Lara finì di fare colazione e decise di andare in palestra pure lei, in fondo aveva l’abbonamento open, perché non approfittarne? Imprecò per non averci pensato prima perché avrebbe potuto usufruire del passaggio di Tony. Non fece in tempo a pensarlo che quest’ultimo tornò a casa «Ho dimenticato una cosa» disse andando nella sua stanza.
«Tony mi aspetti un attimo che lavo i denti e metto la tuta? Vorrei venire in palestra»
«Ok, ma fai velocemente» rispose lui uscendo dalla stanza «Sai che a quest’ora trovi solo krav-maga oltre alla sala attrezzi, vero?»
«Ok, va bene»
«Ma se vuoi ti porto in un’altra sede… in via Vittorio mi sembra che a quest’ora facciano cardio, ma devi venire con me altrimenti non ti fanno mica entrare gratis»
Lara nel frattempo aveva lavato i denti e, in reggiseno sportivo e mutandine, stava andando nella sua stanza a mettere la tuta.
«No, preferisco la solita sede, così poi posso tornare a piedi appena finiamo, vuol dire che provo krav-maga»
«Ti servono le protezioni integrali allora, appena siamo in palestra te le prendo»
Qualche minuto dopo erano in macchina, Lara tirò indietro il sedile e mise i piedi sul cruscotto.
«Comoda?» chiese Tony
«Non troppo»
«E allora metti giù i piedi»
Lara sbuffò «Tu e papà siete insopportabili quando fate così»
«Levando il fatto che sporchi, mi distrai muovendo i piedi»
Lara gli fece il verso rivolta al finestrino e poi mise giù i piedi.
«Brava ragazza. Appena finisci vieni da me che ti riaccompagno a casa, tanto devo passare dalla sede di via Cutelli e viene quasi di passaggio»
 
A krav-maga c’erano tre femmine e dieci maschi. Tony parlò un attimo con l’insegnante e Lara poté seguire tranquillamente il corso.
 
«Cristo Santo che ti è successo?» chiese Tony allarmato non appena vide Lara entrare nel suo studio.
«Mi hanno quasi spaccato un labbro» biascicò la ragazza.
«Questo lo vedo. Chi è stato? Ma sono matti? Non sapevano che era il tuo primo giorno? Aspetta ti prendo qualcosa»
«Sta tranquillo, non è niente»
«È un labbro spaccato, non è niente» Tony si diresse verso il mini frigo che era nell’angolo della stanza e tirò fuori un pacchetto di ghiaccio.
«Ma è colpa mia, non sono riuscita né a parare né a schivare il colpo» disse Lara mentre l’uomo le passava il sacchetto.
«Lo sapevo che non avresti dovuto fare krav, sei troppo impacciata»
Lara lo fulminò con gli occhi «Grazie eh» disse nonostante fosse doloroso parlare.
«Il krav può risultare un po’ violento, per questo non te lo avevo consigliato» disse dolcemente l’uomo «Dai, ti riaccompagno a casa»
 
***
 
«Dovevi fare pilates con me!» esclamò Elena. Erano “Al galeone” per godersi la serata rum e pera, anche se nessuna di loro, ad eccezione di Melania, avrebbe bevuto.
«Più che altro non doveva andare a krav-maga. A kickboxing non ti può succedere una cosa del genere» disse Annalisa.
«Ho fatto questa esperienza. Su, non parliamone più» disse Lara prendendo un arachide dalla ciotola al centro del tavolino.
«Stasera passano musica pessima, capisco che è la serata rum e pera ma mica possono mettere quattro pirati, una cassa da morto e una bottiglia di rum» sbuffò Camilla.
Lara si versò mezza ciotola di arachidi nella mano e le infilò in bocca in un solo boccone.
«Caspita che eleganza!» esclamò Elena sorridendo.
«Sentite, ho fame o questi si sbrigano a portare i panini o io comincio a mangiare pure il tavolino» sbiascicò Lara con la bocca piena mentre Melania la guardava stupefatta.
«Credo che il tuo cellulare abbia squillato» disse Camilla a Lara.
 
 
Tony era seduto al tavolo con Cesco, l’uomo con cui aveva fatto la scommessa, era agitato e sentiva che il fondotinta si stava sciogliendo.
«Beh, in teoria dovrei dirti io la donna da conquistare, ma stavolta facciamo un’eccezione, trovatela tu, in fondo ti restano solo quaranta minuti» disse Cesco accarezzandosi i baffi e nascondendo un sorriso.
«Hai ragione Cess, vado al cesso a darmi un’incipriata al naso e parto all’attacco» disse Tony alzandosi dal tavolo.
«Attento ad andare al bagno, sei una donna oggi» Cesco rise di gusto.
Tony inspirò profondamente e andò verso la toilette. Non aveva importanza che fosse vestito da donna perché lui doveva fare una chiamata. “Quasi ti avrei baciato io” quella frase gli rimbombava in testa da quando la terza donna, con cui aveva provato a fare conversazione, si era messa a ridere.
Si era pure sentito dire: «Anche se sono lesbica non sei il mio tipo». Tony si passò lo smartphone tra le mani, doveva decidere in fretta, altrimenti Cesco si sarebbe insospettito. In fondo che male ci sarebbe stato? Si domandò.
 
Larà sbuffò. Che voleva Tony?
 
Vieni urgentemente al Jolly bar. Ti prego.
 
Non una parola di più. «Dovrei andare al Jolly bar» disse rivolta alle ragazze. «Perché?» chiese Melania. «Non lo so, ma devo andare, qualcuna di voi sa dov’è?»
«Oh, è vicinissimo, saranno dieci minuti a piedi se prendi da via Sassari, lo trovi sulla destra. Ma è tutto ok?» chiese Camilla.
Lara si alzò. «Sì, penso di tornare fra poco, non mangiatevi il mio panino»
«Vuoi compagnia?» chiese Camilla.
«Certo che vuole compagnia, è quasi mezzanotte, capisco che siamo in un paese piccolo, ma meglio non girare da sole. Vado io con lei.» disse Elena alzandosi.
«Allora a dopo»
Le due ragazze uscirono dal locale mentre Lara brontolava. «Tony mi deve pagare la cena come minimo»
«Ma che ti ha scritto?»
«Vieni al Jolly bar urgentemente ti prego»
«E basta?»
«E basta»
 
Tony strofinò più volte le mani sui jeans. «Sicuro che non vuoi da bere qualcosa di alcolico? Così ti calmi un po’ e forse riesci ad attraccare meglio» disse Cesco ridendo.
«No grazie, sto bene così» Tony bevve un sorso dalla sua birra analcolica e, nonostante tutto, sentiva di avere la bocca secca. Quanto tempo ci stava Lara ad arrivare?
Guardò l’orologio: dieci minuti alla fine della scommessa. Addio Audi, ma, soprattutto addio orgoglio. Poi la vide. Era insieme ad Elena, entrò con l’aria scazzata e lo stava cercando con gli occhi.
«Magari provo con quelle» disse Tony a Cesco, cercando di non essere troppo entusiasta.
«Così forse ti becchi pure una denuncia per pedofilia»
Ma Tony si era già alzato e si stava dirigendo verso le due ragazze.
«Tony? Ma che caz?» Lara guardò stranita la persona che si trovò di fronte.
«Lo so, non sono una donna fantastica?» cercò di sdrammatizzare lui «Elena è piuttosto imbarazzante farmi vedere da te conciato in questo modo e vorrei chiedere scusa ad entrambe per avervi fatto arrivare di corsa» aggiunse poi.
«Tranquillo, non stavamo facendo niente di che, non erano arrivati neppure i panini» rispose la ragazza guardandolo divertita.
«Ma sei conciato così per quella scommessa? Ne ha di fantasia il tipo con cui l’hai fatta» disse Lara.
«È quello seduto al tavolo in fondo sulla destra, quello con i baffi, ma non guardatelo, altrimenti capirà che vi ho fatto venire io. Perché non ci sediamo a un tavolo?» Tony era nervoso, aveva poco tempo.
«Come procede?» chiese Elena che era al corrente della scommessa.
«Male, nonostante sia una donna affascinante e carismatica non sono riuscito a trovare qualcuna da baciare. A proposito, fate finta di ridere, come se avessi detto qualcosa di divertente» disse Tony mentre prendevano posto e le due ragazze si misero a ridere.
«Ma ancora non ho capito, che c’entriamo noi? Non sono brava ad attraccare ragazze mi spiace» disse Lara
«Allora, qui c’è il mio cellulare» disse Tony porgendole lo smartphone.
«Che dovrei farci?» chiese la ragazza
«Fai finta di scrivere il tuo numero, magari vai sorridendo mentre lo fai, dico fai finta perché ovviamente ho già il tuo numero»
«Perché?»
«Quando torno al tavolo lui proverà a chiamarti» rispose Tony «E ora…ecco Lara ti devo chiedere scusa»
«L’ho notato che hai messo il mio ombretto, scommetto che pure il resto è mio»
«Per favore non me ne parlare! Fino a un paio di ore fa neppure sapevo cosa fosse un ombretto, figurati per applicarlo, mi sono dovuto vedere tutti quei video che guardi tu su Youtube. Anche se la parte più difficile è stata andare a comprare vestiti femminili senza suscitare risolini da parte delle commesse.»
«Ti sei truccato da solo? Ma sei un prodigio considerando che è la prima volta! Spero» disse Elena.
«Comunque non era per questo che ti chiedo scusa, ti chiedo scusa perché ti devo baciare e ti chiedo anche di non schiaffeggiarmi dopo» disse Tony tutto d’un fiato e poi, quasi immediatamente dopo, poggiò le labbra su quelle di Lara.
Lara venne presa alla sprovvista. Dapprima era rimasta senza fiato e con gli occhi aperti, poi chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalle labbra di lui. Passò qualche attimo prima che lui si allontanasse.
«Scusami» disse l’uomo guardandola negli occhi.
«Ahi» rispose lei succhiandosi quasi istintivamente il labbro.
Tony fece mezzo sorriso, si alzò dal tavolo, sussurrò: «Ci vediamo più tardi, buona serata ragazze» e andò via.
«Prima che inizi a spiegarmi cosa diavolo è successo, sappi che sei sporca di rossetto sul mento» disse Elena.
Ma Lara era rimasta attonita, immobile. Le sembrava che la spina dorsale le inviasse scosse elettriche, sentiva le gambe vacillare come dopo il sesto bicchiere di vino, il sangue affiorare alle gote. Guardava Tony che, ancheggiando nei suoi jeans attillati, andava a sedersi accanto
all’uomo con i baffi.
 
***
Lara si svegliò presto quella mattina, sempre se si poteva dire che lei avesse dormito quella notte. Aveva pensato a quel bacio ininterrottamente. Sapeva che per Tony quel bacio non significava nulla, ma per un po’ si illuse che non era stata baciata solo per non perdere una scommessa.
Mandò un sms di buongiorno a suo padre, lesse quello che aveva ricevuto da Elena e andò in bagno a lavarsi.
Mentre finiva di vestirsi sentì rumori provenienti dalla cucina e capì che Tony si era alzato. Sapeva che aveva fatto tardi, molto tardi quella notte e si meravigliò che fosse già sveglio a quell’ora.
Lara uscì dal bagno e vide Tony che prendeva roba dagli scaffali e li riponeva sulla penisola.
«Buongiorno» disse la ragazza per attirare l’attenzione.
Tony si voltò verso di lei, era ancora truccato e aveva un’espressione ebete in viso. «Buongiorno bellezza»
«Per quanto riguarda quello che è successo ieri…» iniziò a dire la ragazza.
«Che è successo ieri?» chiese Tony interrompendola.
Lara inarcò le sopracciglia poi a passo veloce andò nella sua stanza e prese la borsa. «Ecco, questo è lo spirito giusto» disse lei uscendo dalla stanza «Non è successo nulla, mettiamoci una pietra sopra. Vado a fare la spesa, ti serve qualcosa?» ma non aspettò risposta perché uscì di casa immediatamente dopo.
Non appena la porta si chiuse Tony si destò leggermente. Aveva un terribile mal di testa e, a passo cadenzato, si diresse in cucina pronto a preparare la sua “pozione” per il dopo sbornia. Non era più il giovincello di una volta, non riusciva più a essere bello pimpante il giorno dopo di una bevuta, anche perché lui ormai non si ubriacava da secoli. La sera precedente aveva dato il meglio di sé però, aveva bevuto…un momento! Con il frullatore ancora in mano Tony si diede del coglione. Ecco a cosa alludeva Lara. Come poteva averlo dimenticato? La morbidezza di quelle labbra, lo sguardo confuso e rilassato… Lara…da quando si era trasferita da lui l’aveva messo sottosopra.
Tony preparò velocemente l’intruglio del dopo sbornia, doveva riprendersi, assolutamente e urgentemente perché forse era ancora ubriaco, dato che stava iniziando a pensare che il bacio della sera prima gli era piaciuto.
Versò il tutto dentro una tazza, si andò a buttare sul divano e maledisse la sua voglia d’azzardo. Perché aveva fatto quella scommessa?
Se non avesse fatto quella scommessa non avrebbe baciato Lara e non baciando Lara non sarebbe stato in quel momento a dimenarsi, a pensare, a torturarsi, a dirsi che era veramente un cattivo amico. Perché se fosse stato un vero amico a quest’ora non sarebbe stato a pensare ossessivamente alla figlia di Roberto.
Prima l’aveva desiderata, ma l’aveva vista sempre come qualcosa di proibito e per quanto il proibito l’avesse sempre attratto c’era un’aura attorno a lei che citava qualcosa del tipo “sono la figlia del tuo migliore amico e sono molto più piccola di te”. Era bastato per non farlo comportare come si sarebbe comportato con un’altra donna, in un certo senso quell’aura la rendeva meno attraente.
In quel momento, sul divano, stava pensando che quell’aura con il bacio si era dileguata. Il modo in cui lei aveva partecipato attivamente all’effusione, il modo in cui gli aveva accarezzato il labbro con la lingua, il modo cui l’aveva guardato dopo che si erano staccati e come gli aveva parlato quella mattina, gli facevano capire che lei era interessata, che sarebbe ceduta facilmente, che era una donna come tutte le altre. Lei era stata recettiva, troppo recettiva. Lara era diventata accessibile e questa cosa, in un certo senso, non gli piaceva proprio.
Prese il cellulare, cercò il numero e chiamò la ragazza. < Lara ti chiedo perdono >
< Come scusa? >
< Ieri sono stato uno stronzo, non dovevo farlo, non dovevo approfittarmi di te e poco fa…beh non ci sono parole per descrivere il modo in cui mi sono comportato >
< Ti sei comportato come ti comporti abitualmente, ovvero dimentichi tutto ciò che hai fatto con una donna >
< Non è proprio questo che faccio ma comunque Lara… >
< Non dire niente. Lo so, lo hai fatto per la scommessa, non ti preoccupare >
< Non dovevo farlo, ma ti ringrazio, perdonami >
< E la prossima volta che fai scommesse comunque cerca di vincere qualcosa di utile non semplicemente di non perderla >









 
 
Note dell’autrice.
E si sono baciati, un po’ prevedibile forse, ma non è tutto semplice come sembra.
Il prossimo capitolo è l’ultimo dei capitoli che avevo scritto un po’ di tempo fa, la storia ovviamente la completo, ma vista la poca partecipazione dei lettori penso completerò senza fretta.
Detto questo, spero che la lettura sia stata di vostro gradimento, non mi dispiacerebbe cosa vi è piaciuto e cosa non vi è piaciuto.
Non ho ancora capito qual è la sezione giusta per questa storia, l’avevo messa nella sezione Generale, devo ancora pensare cosa far accadere (o meglio, lo so già ma ancora ho le idee un po' confuse).
Alla prossima.

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Capitolo 9
*** Licenza di uccidere ***


«Dato che mi stai facendo diventare pantofolaio…» disse Tony mentre Lara entrava a casa appena tornata dalla palestra. Era stata fuori tutta la giornata, voleva evitarlo e aveva scaricato tutta la sua rabbia contro un sacco. Ma non aspettava certo un’accoglienza con quella frase. «Chi?» lo interruppe Lara
«Tu. Non mi sembra giusto uscire e lasciarti sola a casa ma tu non vuoi uscire con me»
«Beh, tecnicamente ieri non siamo usciti insieme ma ci siamo ritrovati nello stesso posto…»
«Ecco, appunto, voglio farmi perdonare e quindi, dato che mi stai facendo diventare pantofolaio, ho pensato di organizzare qualcosa di carino a casa»
«Uhm…un party?»
«Non proprio, non so ancora se fare una festa per i futuri sposi, ma stasera saremo io e te. Ho cucinato io» disse Tony sorridendo
«E hai la licenza di uccidere?»
«Ah ah, quanto sei spiritosa. Comunque ho il porto d’armi, quindi beh… in un certo senso sono autorizzato ad uccidere»
«Vado a farmi una doccia» disse Lara sorridendo e infilandosi dentro il bagno.
Quando uscì dal bagno trovò lo scenario stravolto. Le luci erano soft, c’era un sottofondo di musica jazz, la tavola apparecchiata e Tony indossava un vestito di sartoria bordeaux. “Oddio, solo lui può indossarlo sprizzando comunque mascolinità da tutti i pori” pensò Lara mentre si pettinava i capelli.
«Milady è tutto pronto» disse Tony
«De-devo vestirmi, mi hai preso alla sprovvista» rispose Lara «Ma che musica è?» continuò poi.
«Non voglio rovinare l’atmosfera ma avrei una certa fame» rispose l’uomo.
«Ok, ok» Lara andò nella sua stanza, aprì l’armadio e si mise alla ricerca di un vestito. Voleva che fosse elegante, ma non troppo, voleva essere sexy, voleva…oddio ma sul serio voleva provare a sedurre Tony? Che si era messa in testa? Solo che quel bacio era stato così perfetto.
Tony addentò un pezzo di formaggio alle noci mentre rimuginava tra sé. Gli era sembrata una bella idea quella di cucinare per Lara, passare una serata diversa, divertirsi come ai vecchi tempi ma in quel momento gli sembrava tutto sbagliato. Aveva l’impressione di una serata romantica, con quella luce, quella musica e lui non voleva una serata romantica, soprattutto non dopo quel bacio. Aveva già commesso quella cazzata, bastava e avanzava.
«Mi aiuti con la cerniera?» disse Lara uscendo dalla stanza. Indossava un semplice tubino nero, le scarpe con il tacco alto e si era pure truccata. Tony le si avvicinò. «Certo» disse armeggiando con la cerniera. «Devi tirarla su non abbassarla scemo!»
«Scusa, è la forza dell’abitudine» disse lui ridendo e la tirò su.
«Grazie. Hai cambiato musica.»
«Sì, avevo capito che non ti piacesse»
«No, semplicemente non sono abituata a quel genere di musica e…hai pure acceso le luci»
«Mangiamo?» disse Tony sperando di cambiare discorso, stava indugiando troppo sulla scollatura di lei e la cosa non gli piaceva.
«Certo, ho una fame, Stefano ci ha fatto lavorare tantissimo» disse Lara avvicinandosi al tavolo
«È per questo che lo pago» Tony si era avvicinato alla cantinetta e tirò fuori una bottiglia di vino.
«Ecco qua, per sentito dire è uno dei migliori vini in circolazione, direttamente da “La cantina del Desiderio”» disse lui stappandolo
«Per sentito dire»
«Che vuoi farci? Non mi piace bere, ma sono figlio di uno dei più grandi produttori di vino, quindi devo capirne» Tony prese due calici e li riempì per metà.
«Aspettiamo che prenda aria, nel frattempo perché non mangiamo qualche antipasto?»
Tony prese posto e venne seguito a ruota dalla ragazza.
«Peperoncini ripieni con mollica e acciughe, assaggia» disse l’uomo prendendone uno e portandolo vicino alla bocca di Lara che addentò immediatamente il peperoncino. «Ottimo» disse lei masticando «Sei sicuro che non abbia preparato tutto la signora Carmela e tu stai spacciando tutto per tuo?» continuò nonostante la bocca piena.
«Tutta opera mia» disse Tony servendosi.
Lara prese un pezzo di formaggio e un crostino ricoperto di marmellata. «Non ci credo, anche l’accoppiamento dei gusti è perfetto»
«Vedo che hai molta stima di me! Sono un grande mangiatore quindi so pure accoppiare i gusti, assaggia il vino, ti va?»
Lara mangiò un altro po’ e poi prese il calice.
«Dunque, prima lo agiti un poco, lo odori, poi ne prendi un piccolo sorso e lo lasci in bocca» spiegò Tony che prese il suo calice.
«Lo so che sono tutte cose che hai sentito dire e non sei un sommelier, quindi puoi anche risparmiarti la scena» disse Lara che però, quasi per gioco, decise di seguire le istruzioni dell’uomo. Agitò un poco, odorò, bevve un piccolo sorso e lo sputò.
«Fa schifo» disse posando immediatamente il calice. Tony si mise a ridere e le passò un tovagliolo «Devo ricordare che non è un buon vino per rimorchiare a quanto pare, devo parlare con chi me lo ha consigliato» disse sempre ridendo.
«Stai provando a rimorchiarmi?»
«No, ti uso come cavia» rispose lui tornando serio e senza sarcasmo «Non cucinavo da tanto tempo, volevo vedere se fossi ancora in grado di preparare qualcosa di buono» disse poi alzandosi e andando a prendere un altro vino.
«L’ho detto io che avresti avuto bisogno della licenza di uccidere» rispose Lara pur se delusa dalla risposta.
Tony nel frattempo stava stappando l’altra bottiglia di vino
«Proviamo questo, ma prima aspetta che prenda aria, vuol dire che questo lo finisco io» disse prendendo il calice del vino che non era piaciuto a Lara.
«Ma tu non bevi»
«Di solito no, ma ogni tanto mi fa piacere lasciarmi andare all’alcool. Non bevo perché fa male, ma il vino contiene antiossidanti quindi in questo caso un po’ non mi fa male e poi son settantacinque euro di vino!» Tony nel frattempo aveva preso il calice di Lara, l’aveva svuotato nel lavello e l’aveva riempito con l’altro vino.
«Sul serio?» Si sentì in colpa per avergli fatto aprire l’altra bottiglia
«Ma che vuoi che siano per me? Ne ho a centinaia di bottiglie di vino! Ora su, assaggia quest’altro.»
Lara agitò un po’ il calice, sperava che almeno quello fosse buono. Odorò, bevve un piccolo sorso. «Buono» disse sinceramente.
Tony sorrise «Mi fa piacere, anche perché ho preso la prima bottiglia a portata di mano, non ho idea di che vino tu stia bevendo»
Si misero a ridere e mangiarono velocemente tutti gli antipasti.
«Allora, dimmi come sarebbe la tua giornata ideale» disse Lara mentre mangiavano il primo.
«La mia giornata ideale? Uhm… fammi pensare… Mi sveglio e una bocca gentile pensa al mio alzabandiera. Ehi non guardarmi così, devo essere sincero no? A colazione due uova strapazzate, pancetta, pane e fagioli. All’inglese insomma e mentre mangio annunciano che la mia squadra del cuore ha vinto lo scudetto. Poi guiderei una bella macchina, non so quale…chiamerei gli amici per fare una giocata a poker mentre beviamo birra, mangiamo pizza, facciamo rumore, raccontiamo aneddoti e ci divertiamo. La sera sfilata di Victoria’s Secret e magari poi qualcuna delle modelle torna a casa con me» rispose Tony con la faccia soddisfatta.
«Come sei banale»
«Ah sì? La tua giornata ideale? Shopping, manicure e pettegolezzi?»
«Più o meno. Però quando faccio shopping ci devono essere i saldi e trovo a primo colpo tutto ciò che mi serve, della mia taglia e mi deve stare benissimo. Poi farei un minicorso di cucina»
«Sul serio?»
«Sì, mi sento così inutile a non saper preparare neppure un piatto di pasta» rispose sconsolata lei.
«E poi?»
«Non so» disse lei sorseggiando il vino «Incontro il ragazzo dei miei sogni?» ma lo disse più a se stessa che al Tony che inarcò le sopracciglia.
«Papà trova la ragazza dei suoi sogni» disse Lara rivolta a Tony.
«Beh, non mi aspettavo questo risvolto»
Nel frattempo avevano scolato mezza bottiglia di vino a testa e avevano finito il primo. Tony si alzò per andare a prendere il secondo e Lara si alzò pure «Non so cucinare ma almeno posso posare i piatti nella lavastoviglie» disse la ragazza.
Impilò i piatti e si diresse verso l’elettrodomestico ma non appena ripose i piatti e chiuse la lavastoviglie forse a causa del vino o forse a causa dei tacchi Lara scivolò.
«Ahi» disse prima di scoppiare a ridere «Non sono buona neppure per sparecchiare»
Tony si sbottonò la giacca per essere più libero nei movimenti e le andò incontro «Ti sei fatta male?» chiese aiutandola ad alzarsi.
«No, no ma è meglio che levi i tacchi…ahi» disse non appena fu del tutto in piedi. «Forse la caviglia mi fa un po’ male» ammise.
Tony l’aiutò ad andare sul divano «Mettiti qui, leviamo le scarpe e fammi vedere. Sarà come in palestra, ti faccio un piccolo massaggio e passa tutto»
 «Sembra tu che stia parlando con una bambina» disse Lara ridendo, poi si distese con la testa poggiata su di un cuscino e i piedi sulle gambe di Tony che le levò le scarpe.
Tony prese a massaggiarle i piedi «E dire che avevo accarezzato l’idea di farti ballare»
«Sul serio?»
«Sì, all’inizio avevo pensato di portarti in discoteca ma poi ho pensato che non ho la voglia di allontanarti i ragazzi che ti ronzano attorno…»
«Mica lo devi fare» disse lei interrompendolo
«Va bene, ad ogni modo volevo farti ballare qualche lento dato che ho voglia di portarti con me a qualche serata di beneficienza, puoi tornarmi sempre utile»
Lara scoppiò a ridere «Ok ok, ora ha più senso. Ma sai ballare i lenti?»
«Ogni Desiderio che si rispetti sa ballare» disse lui mentre quasi inavvertitamente l’occhio scivolava tra le gambe di lei.
«Sei bravissimo a fare i massaggi, quasi ti vorrei come personal trainer e massaggiatore. Mi piace tanto il tuo tocco»
«So dare molti tipi di piacere quando mi viene permesso di farlo»
Aveva la voce roca, gli occhi languidi e capendo che la situazione si stava riscaldando, si alzò di colpo lasciando i piedi di lei sopra il divano e diede un colpo di tosse «Vado a prenderti le ballerine» disse.
Ripresero a cenare mentre Tony affermava di non aver mai conversato tanto a lungo con una donna e litigando per i gusti dei cioccolatini.
D’un tratto Lara si alzò e si diresse verso lo stereo. «Bene, allora ora si balla» disse inserendo il suo mp3 nell’apposito spazio e scegliendo una canzone. Qualche secondo dopo Rihanna cantava a squarciagola e Lara saltellava per la stanza.
Tony scoppiò a ridere «Beh, a quanto vedo se ti avessi portato in discoteca non mi sarei dovuto preoccupare dei ragazzi che ti gironzolano attorno, saresti riuscita a farli scappare da te»
Lara era troppo impegnata a saltellare per sentire ciò che le aveva appena detto Tony che si levò la giacca e andò verso lo stereo cambiando totalmente tipo di musica, un lento.
Lara smise di saltare e buttò le braccia al collo di Tony. «Abbiamo capito che per quanto riguarda canto e ballo tu sei una frana» disse l’uomo sorridendo. «Ma è perché sei alto che sto ballando così male! Scusa…» disse la ragazza accorgendosi di avergli pestato un piede.
«Perché ti sei vestito elegante?» chiese poi.
«Perché sono stato un’intera giornata con la tuta e perché quando faccio le cose le faccio per bene…ouch e stai attenta a non pestarmi i piedi» rispose «Magari chiudi gli occhi, forse riesci a farti trasportare meglio dalla musica» continuò.
Ma Lara non chiuse gli occhi, li puntò verso quelli di lui e rimase a guardarlo per qualche secondo, poi lentamente si alzò sulle punte e appoggiò le labbra su quelle di lui.
Fu quasi come il primo bacio, prima titubante, leggero ma stavolta Tony si lasciò coinvolgere, le mise le mani attorno alla vita e l’aiutò a stare sollevata e qualche secondo dopo il bacio divenne corposo. La radio iniziò a suonare un altro lento, le mani di Tony avevano accarezzato tutto il corpo di lei fin quando, con un movimento così fluido che sembrò del tutto naturale, sollevò leggermente il vestito di lei e iniziò ad accarezzarla dentro le mutandine.
Tony perse ogni traccia di lucidità non appena sentì i primi gemiti fuoriuscire dalle labbra di lei e Lara spinse i fianchi contro di lui, nessuna donna in quel momento sarebbe riuscita a fermarsi. Il corpo di Lara si rilassò e, forse perché ritornò ad esserci troppa differenza di altezza, improvvisamente Tony sgranò gli occhi.
«Oddio Lara che stiamo facendo?» chiese Tony spostandosi di botto e, per prendere al massimo le distanze, andò dall’altro lato della stanza mentre si passava le mani fra i capelli e imprecava sottovoce
«Cazzo, sono un fottuto stronzo… la figlia del mio migliore amico. Non dovevo fare quella scommessa…porca…» si girò verso Lara che era rimasta immobile
«Forse è meglio che tu torni a casa, se continui a stare qui potrei non rispondere di me»
«Chi ha detto che voglio che tu risponda di te?»
Tony la guardò per un attimo interdetto «Non dire cazzate, hai diciannove anni!» disse alla fine-
«E con ciò?»
«E con ciò prenditi il pigiama e tutto ciò che ti serve, ti riaccompagno a casa» disse l’uomo andando a prendere le chiavi della macchina.
«Addirittura! Siamo arrivati al fatto che diventi un selvaggio…e poi scusa, prima fai tutte le battutine, mi baci…»
«Ma perché è il mio carattere, faccio battute per rimorchiare ragazze, ma tu non sei una ragazza che posso avere- fece un respiro profondo- certo non ti salto mica addosso se ti corichi nella tua stanza e io non sono in grado di guidare, mi sento leggermente ubriaco. Però la serata finisce qui, mi dispiace, vado a fare una doccia, buonanotte» Tony posò la chiave della macchina e si infilò dentro il bagno.
Lara era arrabbiata e terribilmente eccitata. Se ne andò nella sua stanza, prese il libro di Harry Potter, cercò di concentrarsi sulla lettura ma ottenne scarsi risultati. Sapeva che se erano arrivati a quel punto era perché Tony aveva bevuto, per una persona astemia un paio di bicchieri di vino possono tranquillamente far perdere buona parte delle inibizioni. Lei non si poteva certo considerare alcolista ma sicuramente reggeva l’alcol meglio di Tony quindi che scusa aveva per essere stata ancora meno lucida di lui? E perché invece di leggere stava ascoltando il rumore dell’acqua proveniente dal bagno e fremeva dalla voglia di andare nella stanza da letto dell’uomo?
Tony aveva regolato la doccia con l’acqua gelata eppure si sentiva bollire, quella ragazzina gli aveva fatto perdere la testa.
E adesso? L’aveva toccata, non aveva resistito alla tentazione di sapere quanto morbida fosse la pelle celata dai vestiti, nonostante fosse sotto la doccia continuava ad averlo duro al pensiero di lei che gemeva al tocco delle sue mani e sarebbe stata una pessima idea quella di calmare la tensione quando nella sua testa aveva in mente lei. Ringraziò il cielo di essere riuscito a controllarsi, l’indomani l’avrebbe riaccompagnata a casa e tutto sarebbe ritornato alla normalità.
Sospirando chiuse il getto dell’acqua, prese un asciugamano con cui asciugò i capelli e un altro lo arrotolò attorno alla vita.
Stiracchiò la schiena, pensò che una bella dormita gli avrebbe fatto sicuramente bene e si diresse verso la sua stanza.
Aprì la porta, accese la luce e trovò Lara distesa nel suo letto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice
E cosa farà ora Tony che ha trovato Lara sul suo letto?
Ero affezionata a questa storia, perché avevo scritto la biografia per intero di ogni personaggio e quindi ho voluto riprenderla, anche se l’inizio l’ho trovata un po’ lenta. Dal prossimo capitolo sono o del tutto nuovi o quasi del tutto, spero quindi di renderla un po’ più interessante.
Ringrazio tutti quelli che l’hanno messa tra le preferite, le seguite e da ricordare.
Grazie a chi ha recensito, mi aiuta a scrivere più volentieri.
Alla prossima.

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Capitolo 10
*** Un errore ***


Tony si svegliò con la sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato. C’era: era la mano destra che di solito gli penzolava dal letto, non la sinistra. Stava dormendo nel lato sbagliato del letto. Era supino e girò la testa verso la donna che occupava il suo lato del letto. Sorrise. Adorava svegliarsi ogni mattina con un profumo diverso nel letto e notare un colore differente di capelli sul cuscino accanto al proprio. Come quelli, neri con delle ciocche... «Oh cazzo!» Esclamò non appena si rese conto chi fosse la persona accanto a sé. Lara mugolò nel sonno.
«Cazzocazzocazzocazzo» disse tutto in un fiato Tony.
«Lasciami dormire» disse Lara sommessamente.
«No, non posso lasciarti dormire, non puoi stare qui, non devi stare qui, è sbagliato che tu sia qui»
Lara girò la testa verso di lui e aprì gli occhi. «Tony, anche se mi alzassi non cambierebbe alcunché. Ormai abbiamo fatto quello che abbiamo fatto quindi per cortesia ora posso tornare a dormire?» Chiuse gli occhi.
«Lara, tu non capisci, tu sei la figlia del mio migliore amico, sei la piccola figlia del mio migliore amico»
Lara aprì gli occhi. «Tanto piccola che ieri però te la sei scopata, ma non fa nulla»
«Non fa nulla?»
Lara si mise su con la schiena puntellandosi con i gomiti
«Senti, tu sei adulto e vaccinato. IO per quanto piccola, sono adulta e vaccinata, eravamo entrambi consenzienti, io avevo già avuto le mie esperienze, quindi non hai neppure il rimorso di aver toccato l’illibata figlia del tuo migliore amico. Quindi piantala ok?»
 
Tony guardò quella ragazza di fronte a sé, era bellissima nonostante si fosse appena alzata. Sorrise.
«Che c’è? Vuoi rifarlo?» Chiese ridendo lei
Tony si riprese. «No, non possiamo e non dobbiamo rifarlo più.
Abbiamo calmato i nostri corpi selvaggi e ci siamo levati lo sfizio fin troppe volte...»
«Levati lo sfizio? Ah-ah come sei sicuro di te»
«Fino a prova contraria ti ho trovata distesa sul mio letto»
«Hai ragione, avevo voglia di sapere come fosse scopare con Tony, il Tony per il quale ci sono donne che farebbero carte false per stare nude con lui»
Lara si rimise distesa pensando alla notte intensa appena trascorsa. Tony era stato dieci minuti a baciarle il corpo e altri dieci a toccarla dappertutto. Cercava i punti dove lei era più recettiva, quelli che la facevano stare meglio, quelli che la facevano eccitare.
In venti minuti sapeva perfettamente dove toccare, come toccare, per quanto tempo e con che pressione.
Aveva fatto suo il corpo di Lara e l’aveva soddisfatto completamente
«Oddio!» esclamò di colpo la ragazza
«Che c’è? »
«La signora Carmela»
«Hai ragione, l’avviso» Tony si alzò e andò a prendere il cellulare
«E dimmi chi sono tutte queste donne che farebbero carte false per me?» chiese l’uomo mentre digitava un sms
«Lo so, hai intenzione di andarle ad accontentare»
«Dipende, bisogna vedere se hanno degli argomenti interessanti con cui trattare»
«Mi faccio schifo per essere venuta a letto con te»
«Hai proprio ragione, sei venuta tante volte a letto con me stanotte»
Lara si alzò «Va bene, stiamo toccando il fondo, vado a fare una doccia ed esco a pranzo con le ragazze»
«Lara, tra noi non è successo niente» disse lui serio
«Certo, non dico niente a papà non ti preoccupare»
«Voglio dire non è successo niente, non solo da dire a papà ma pure tra noi, dobbiamo mettere una pietra su ok? Non deve succedere più»
«Cosa non deve succedere più se non è successo niente?»
«Ci siamo capiti»
 
 
«Fammi ricordare che devo dare dieci euro a Melania» disse Elena.
Erano sedute al bar aspettando Annalisa e Melania per pranzare e Lara aveva appena raccontato ciò che era successo all’amica. «Perché?» chiese Lara
«Perché aveva scommesso che sareste andati a letto mentre io ho asserito di no, dato che ti veniva a prendere all’asilo» «Oddio, aveva comprato il seggiolino per la bici appositamente per me – Lara si portò una mano alla bocca- Ad ogni modo mi piacerebbe che non dicessi nulla, non abbiamo più intenzione di rifarlo».
«Ah-ah» rispose Elena scettica. «Un errore di una volta è un bacio, non scopare tutta la notte come ricci, ha dell’incredibile» continuò la bionda.
«Ragaaazze, guardateci sembriamo proprio come Charlotte, Samantha, Carrie e Miranda. Quando Camilla ci degnerà della sua presenza anziché stare tutto il tempo attaccata al ragazzo, dovremmo trovare un nome pure a lei» Melania lasciò baci sulle guance alle ragazze seguita da Annalisa. Quest’ultima vide l’espressione confusa di Lara. «Sai chi sono Charlotte, Carrie, Miranda e Samantha?» chiese alla ragazza.
«A dire il vero no» rispose Lara.
Melania si portò le mani alla bocca e fece un’espressione scandalizzata, come se le avessero annunciato la morte di qualcuno. «Ma come? Sono le protagoniste di Sex and the City. Ok, è un po’ vecchiotta la serie, ma non vuol dire che passa di moda. Le donne emancipate, indipendenti…scusa ma tu che guardi in tv?»
Le ragazze presero posto e cominciarono a guardare il menù. «Non guardo molta tv a dire il vero» rispose Lara «Sapete com’è, trasferendoci sempre non mi andava di perdere puntate. Quando ero più piccola guardavo Buffy ora…beh…da un po’ di tempo guardo con mio padre Il trono di spade» continuò.
«Capito…allora per recuperare, quando torniamo dalle vacanze, ci facciamo una scorpacciata di serie tv. Gossip girl, Pretty little            liar…»
«Quando eri piccola che cartoni animati guardavi?» Melania venne interrotta da Annalisa «Cartoni animati? Di sicuro non la Disney. A Biancaneve muore la madre e la matrigna prova ad ucciderla, a Cenerentola muore la madre e la matrigne con le sorellastre la fanno diventare sguattera, a Simba muore il padre, a Bambi la madre… mi suggestionavo molto, avevo già…beh diciamo che non volevo perdere anche mio padre» disse Lara
«Non l’avevo mai vista sotto questa prospettiva» ammise Annalisa
«In compenso ho bei ricordi di mio padre e i miei zii che piangevano per la partenza di ET» disse Lara ridendo «Ad ogni modo guardavo l’uomo tigre, Ken il guerriero, Batman…me li faceva vedere zio Tony» Lara si morse la lingua, le era scappato “zio” e non aveva proprio voglia di vedere Tony come uno zio.
«Parli del diavolo…» disse Melania.
Lara sgranò gli occhi pur non vedendo chi era entrato. Erano sedute ciascuna ad un lato del tavolo. Lara nel lato che dava le spalle alla porta e Melania di fronte. «C’è Desiderio» spiegò Melania qualora Lara non l’avesse capito
«Con una bella donna con le labbra a canotto» aggiunse Annalisa. Lara represse il desiderio di voltarsi a guardarli. Non doveva e non ne aveva alcun motivo, ma stava provando rabbia nei confronti di Tony. Fino a qualche ora prima erano distesi tra le lenzuola e ora lui era al bar con una donna?
«Ci sta guardando!» civettò Melania «E ci ha riconosciute» Annalisa fece ciao con la mano verso l’uomo «Ma tu non lo saluti?» chiese a Lara.
«Non mi sembra il caso di salutarlo, a quanto pare qualcosa non è stato di suo gradimento e sta uscendo con compagna appresso» disse Elena.
Qualche secondo dopo arrivò il cameriere a prendere le ordinazioni e il cellulare di Lara iniziò a squillare, una videochiamata.
< Ciao Pa’! > disse la ragazza sorridendo rivolta allo smartphone
< Ciao bellezza, che confusione che, c’è dove sei? >
< Sono al bar con le amiche, stiamo pranzando assieme >
< Bene, sono contento che ti stia divertendo, salutami le tue amiche, soprattutto Elena dato che è l’unica che conosco >
< Ma sei dentro un negozio? >
< Sì, è per questo che ti ho chiamata, volevo comprare questo paio di jeans, come mi stanno? > l’uomo attivò la videocamera rivolta verso lo specchio
< Non so, da quello che vedo ti fanno troppe pieghe >
< Lo immaginavo, va bene, pazienza, devo cercarne un altro paio. Ci sentiamo più tardi, buon pranzo >
< Buon pranzo anche a te pa’, ti voglio bene >
< Ti voglio bene anche io > disse Roberto staccando la chiamata
 
«Tuo padre ha le converse! Figo!» esclamò Melania
«Carino tuo padre, meglio di Desiderio» disse Annalisa
«Mio padre è un grande»
«E ha un culo fantastico» disse Annalisa
«Ehi, stai parlando di mio padre! E poi scusa, come hai fatto a vederglielo dal cellulare?»
«È giovanissimo, questo spiega anche perché ha amici come Desiderio, quanti anni ha?» chiese Annalisa surclassando la domanda di Lara.
«Trentasette»
«Wow, ammazza che giovane e tua…» non completò la frase perché ricordò che Lara non aveva mai accennato ad una madre.
Lara fece un sorriso sghembo, fino a quando aveva avuto nove anni scriveva a Francesca le lettere per la festa della mamma, poi quando la donna divenne veramente madre, Lara iniziò ad odiare quella ricorrenza.
«Dunque trentasette, io ne ho venti» disse Melania.
«Ma vuoi provarci con mio padre?» chiese Lara tra lo stupito e il divertito.
«Ahah no no, stavo facendo il conto di quanto matusa sarebbe rispetto a me, sarà figo avere un padre così giovane. No, non potrei provarci, troppo maturo, io parlo parlo ma anche Desiderio sarebbe troppo grande. Li preferisco più…come dire…acerbi» disse Melania e le ragazze si misero a ridere.
«Desiderio quanti anni ha? Trentatré?» chiese Annalisa
«Trent’uno» disse Lara sorridendo «Oddio è un po’ come una donna, se gli dicessi che l’avete preso per più vecchio si offende» continuò.
«Per me undici anni vanno bene, ma solo per una botta e via» disse Annalisa.
«No, non riuscirei a stare tranquilla mentre starei a letto con lui. Chissà quante donne avrà avuto, mi domanderei per tutto il tempo se sono all’altezza» disse Melania.
Lara ebbe un brivido di freddo, forse non era stata all’altezza e lui si stava consolando con quella donna con le labbra a canotto.
«Forse ora te lo posso dire…ecco… quando ero piccola avevo una cotta per tuo padre» confessò tutto in un fiato Elena che fino a quel momento non aveva partecipato alla conversazione, forse per cambiare discorso.
«Ecco perché improvvisamente ammutolivi quando c’era lui!» disse Lara ridendo.
Subito dopo il cameriere portò le ordinazioni e presero a mangiare, mentre Lara raccontava come suo padre le avesse insegnato a fare il gesto dell’ombrello non appena le faceva l’occhiolino quando aveva due anni oppure di come i suoi “zii” la viziassero. E un sorriso le spuntò sul viso al pensiero di suo padre che aveva il cruscotto della macchina pieno di letterine scritte da lei, compreso un cartoncino a forma di cuore con scritto su “Papà ti amo”.
«Sai che pensavo? Che Desiderio assomiglia a Jensen Ackles, forse riesce ad essere ancora più figo però» esclamò d’un tratto Melania.
«Evitiamo di parlare di Desiderio ogni tanto?» chiese Elena
«Bene allora vi racconto quanto poco figo è mio padre» disse Annalisa scoppiando a ridere.
 
***
«Non c’era bisogno che mi aspettassi alzata» disse Tony chiudendo la porta di casa e trovando Lara seduta sul divano a giocare con la playstation. Erano le tre di notte.
«Non stavo aspettando te, sto aspettando che mi cali il sonno» sbottò Lara continuando a guardare lo schermo del televisore. «E poi ho fatto pure io tardi. Ho parlato al telefono con papà, ho fatto il bagno in piscina…dovevo aspettare che mi si asciugassero del tutto i capelli» neppure stavolta guardò verso l’uomo.
Tony, che era rimasto davanti la porta, avanzò verso il divano.
«Lara…» non completò la frase «Che c’è? Mi stavi chiedendo come era andata la giornata e ti sei ricordato che avresti potuto vedere in diretta quanto è stato divertente il pranzo se solo fossi rimasto pure tu nel bar?» chiese Lara tutto in un fiato voltandosi verso l’interlocutore e guardandolo con occhi iniettati di rabbia.
Tony respirò profondamente e sembrò cercare le parole adatte. «Quello che abbiamo fatto…è sbagliato. È stato…fenomenale, ma è stato un errore, un errore che si è ripetuto quattro volte ma un errore. Il miglior modo per metterci una pietra sopra, secondo me, è tornare alle nostre vecchie abitudini, come se nulla fosse stato. Pensavo avessimo chiarito» disse infine.
Lara tornò a guardare lo schermo «Lo so. Non ti sto rimproverando nulla.» deglutì. Sapeva che lui aveva ragione, ma non voleva accettarlo. «Vuoi unirti a me?» chiese alla fine porgendogli un joystick. 

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Capitolo 11
*** The Desiderio show ***


«Ti porto dai miei» disse Tony a Lara che nuotava in piscina.
«Me li presenti ufficialmente?» chiese lei scherzando, aveva passato un terzo della sua infanzia a casa dei genitori di Tony, praticamente fin quando lui non andò a vivere da solo Lara era una presenza stabile a casa dei Desiderio.
«Così forse mia madre smette di chiedermi quando ho intenzione di sposarmi! Su, vestiti, andiamo a pranzo dai miei veramente»
Lara uscì dalla piscina e si infilò sotto la doccia. Adorava la signora Desiderio, l’aveva riempita sempre di giocattoli. Le aveva pure regalato un servizio da tè, perché ogni bimba che si rispetti ha un servizio da tè, una casa delle bambole e un pony.
Ma, per quanto Lara pregò il padre, non riuscì a divenire “una bimba che si rispetti”, poiché non le fu possibile farsi comprare un pony.
Mentre la ragazza si vestiva, si truccava e si pettinava, pensò alla prima volta che aveva usato quel servizio da tè. Roberto era in cucina che guardava un film horror con i suoi amici, avevano messo a letto la bambina da un paio di ore, ma non sapevano che ella non riusciva a dormire perché voleva provare il servizio nuovo. Così, nel bel mezzo della notte, piombò in cucina facendo prendere un colpo alla comitiva del padre.
 
Tony indossava una polo scura, dei pantaloni bianchi, le scarpe scure e si era pure sbarbato. «Profumi da morire, diavolo sembra quasi che tu debba fare colpo su tua madre» disse Lara uscendo dal bagno e notando che non riusciva neppure lontanamente a percepire la propria fragranza di profumo.
«Siamo in ritardo» rispose l’uomo.
«Ma se proprio un rompi quando si parla di tua madre eh? Non ti ricordavo così» Lara sorrise, ma Tony sembrava in un altro mondo. Il viaggio fu veloce nonostante dovettero andare fuori città. I signori Desiderio avevano una tenuta di parecchi ettari ed erano proprietari di uno dei più grandi e pregiati vigneti della regione, nonché proprietari di un ippodromo. (Se vogliamo essere pignoli Lara “possedeva” un pony all’interno dell’ippodromo Desiderio)
All’apertura dei cancelli cinque pastori tedeschi andarono a scodinzolare accanto all’auto, felici di rivedere il loro padrone. «Non è che mi mordono?» chiese Lara preoccupata
«Non ti toccheranno fin quando sei con me, quindi ti consiglio di starmi attaccata» scherzò l’uomo.
Lara rimase aggrappata al braccio di Tony fino a quando non fu sicura di non poter essere presa di mira dai cani mentre una donna sulla quarantina e con i capelli biondi andò loro incontro. «Zia Lavinia!» esclamò la ragazza per poi rendersi conto che forse “zia” non era più opportuno. La donna non fece comunque caso a quella parola di troppo perché andò ad abbracciare Lara «Sei diventata grandissima e bellissima, stai attenta a mio fratello perché potrebbe ragionare con il pisello e iniziare a provarci con te»
«Ma che grande considerazione che avete di me, non uno che non l’abbia messa in guardia! È un piacere pure per me rivederti sorella cara» rispose Tony mentre Lara si sentiva ipocrita.
Lavinia era la più piccola delle sorelle di Tony e, nonostante tutto, era sette anni più grande dell’uomo. Proprio per questo motivo, Tony spesso diveniva il bambolotto preferito della bambina che si divertiva a vestire e truccare il fratellino in tutte le maniere possibili.
«Andiamo a prendere un tè? La mamma arriva a momenti» disse la donna facendo strada verso una stanza alla loro destra.
«Ci sono amiche mie che cominciano a non essere contente del tuo comportamento» disse Lavinia dopo che il fratello e l’ospite si erano accomodati sul divano.
«Nel senso che sono insoddisfatte?» chiese Lara con un certo fastidio.
«Non lascio mai una donna insoddisfatta»
«Nel senso che Tony sta tranquillo perché pensa che tra loro non parlino per non ammettere che vanno a letto con un uomo con cui non sono sposate, ma un giorno si troverà nei guai»
«Davvero? Va a letto pure con le tue amiche?» chiese Lara
«Occasionalmente, con qualcuna di esse» rispose Lavinia
«In mia discolpa posso dire che una delle mie prime donne era amica di Lavinia. Venni circuito all’epoca e adesso non riesco a resistere a certe donne mature, occasionalmente» disse Tony con voce sommessa.
Lara lo guardò stranita.
«Caro hai trentun anni, dovresti imparare a tenere i pantaloni più allacciati anche perché credo che tu stia iniziando a commettere più sciocchezze del solito…» Lavina guardò verso Lara con uno sguardo eloquente che fece imbarazzare la ragazza. Li aveva sgamati o stava cercando qualche indizio?
«Comunque proprio da te non posso ricevere rimproveri. Ti ricordo che ti ho beccata più di una volta a pomiciare con qualche mio amico.» Tony si morse la lingua rendendosi conto dell’espressione di Lara che era mutata di colpo.
«No, Roberto ha tenuto le mani a posto, non si toccano le donne della stessa famiglia» precisò l’uomo e si accorse che aveva trasgredito la regola. Quel giorno si sentiva particolarmente ipocrita.
«Credo che a questo punto mamma accenda i cerini nella speranza che qualcuna ti riesca ad incastrare. E poi c’è papà che continua a sostenere che non morirà fin quando non avrà visto un nipote portare il suo nome e il suo cognome» disse Lavinia
«Vedi? Lo faccio per il bene di papà, per garantirgli una vita molto ma molto lunga»
«Tu ti sei staccato dalla tetta a tre anni e hai preso ad attaccarti ad altre tette a quattordici anni...» Lavinia non riuscì a completare la frase perché Tony la interruppe. «Io conosco quel vestito!» esclamò l’uomo guardando fuori dalla finestra nella direzione del nipote vestito da pallina di Natale.
«L’ha trovato nell’armadio e non c’è stato verso di convincerlo a non metterlo» spiegò Lavinia «Non andare a salutarli, così mi arrivano belli stanchi e non fanno capricci» continuò la donna.
«Ma non starà facendo la sauna? Era un tuo vestito di Natale?» chiese Lara ridendo.
«Sì…beh, ci siamo tutti un po’ sputtanati all’asilo no?» rispose l’uomo con un certo imbarazzo.
«Se la mamma ti sentisse parlare…sai dovevi vedere come era carino prima del cenone, recitava la poesia che aveva imparato a memoria per ricevere il regalo di Natale dalla nonna» Lavinia disse la seconda frase rivolta a Lara che scoppiò a ridere.
«Ha pure seguito un corso di calligrafia sai? Scriveva la lettera a Babbo Natale, alla mamma, ai nonni, tutte con scritture diverse» continuò Lavinia.
«Già, poi si meravigliavano del perché mi infilassero la testa nel cesso»
«Antonio! Non sono termini che devi utilizzare» La signora Desiderio entrò nella stanza piuttosto scioccata e facendo sobbalzare il figlio.
«Scusate, poi si meravigliavano perché mi infilassero la testa nella tazza del water. Va meglio così mamma?» disse l’uomo abbracciando la madre.
La signora scosse la testa «Vorrei capire perché parli in una maniera così scurrile, ora non mi meraviglio della difficoltà di trovare una donna» disse la donna non notando per un certo momento la presenza di Lara poiché era intenta a osservare il figlio.
«Non ti preoccupare mamma, Tony non ha alcuna difficoltà a trovare una donna, la sua difficoltà sta nel voler stare con una donna per più di venti minuti.»
«Ti assicuro che stanno con me per più di venti minuti» disse Tony fulminandola con lo sguardo. Fortunatamente la signora Desiderio non parve capire il messaggio celato sotto quella frase, ma Lara sì e non gradì la cosa.
La signora Desiderio notò finalmente la terza presenza nella stanza oltre ai due figli e rimase interdetta.
«Mamma è Lara, la figlia di Roberto, ti ricordi di lei?»
Il viso della donna si rilassò «Caro, pensavo mi volessi morta prima del tempo, per un attimo avevo creduto che fosse la tua ragazza. Ho pensato: ma non vorrà mica mettersi con una così giovane? Hai intenzione di darmi dei nipoti prima di essere troppo rincitrullita da riconoscerli o no? Cara, scusa se non ti ho riconosciuta, sei diventata una così bella donna, peccato che tu sia troppo giovane per il mio Antonio. Che poi non capisco perché non riesca a trovare una donna. È sempre stato così bello il mio Antonio, figurati che quando era piccolo era stato selezionato come comparsa per una pubblicità, ma lui ha rifiutato e non c’è stato modo di convincerlo» la donna lasciò due baci finti sulle gote di Lara
«Così mi avrebbero infilato la testa nella tazza del water anche perché pubblicizzavo…» Tony venne interrotto dalla madre
«Perché continui ad essere scurrile?» la signora fulminò il figlio con lo sguardo e Tony si sentì come un bambino di sei anni.
«Pensa positivo, perlomeno non ti va correndo dietro ricordandoti che ci sono due bauli pieni di corredo che stanno aspettando che ti sposi. È stato un incubo che mi ha perseguitato per tutta l’adolescenza» cercò di sdrammatizzare Lavinia
 
«I battibecchi di Tony e Lavinia e mia moglie possono andare avanti per ore senza interruzioni pubblicitarie» disse una voce maschile. Il signor Desiderio aveva i capelli completamente bianchi e uno sguardo azzurro e vivace nonostante fosse circondato da tantissime piccole rughe. Aveva l’espressione di uno che da giovane ne aveva combinate di cotte e di crude e ora conservava un certo fascino nonostante l’età. Entrò nella stanza attirando tutta l’attenzione su di sé, si avvicinò al figlio e gli strinse la mano.
«Ciao figliolo, vedo che hai portato con te una bellissima compagnia» l’uomo si voltò verso Lara e le strizzò l’occhio, poi con fare teatrale le prese la mano e gliela baciò.
Lara trattenne una risata, Roberto aveva pure contribuito a far diventare Tony un dongiovanni, ma scommetteva che quell’uomo di fronte a lei era un vecchio volpone che amava saltare la cavallina da giovane. «Ciao Lara, sapevo che saresti diventata splendida» disse l’uomo staccando le labbra dalla mano della ragazza.
«C’è Tony che ribatte con mia moglie, Tony che ribatte con mia figlia…»
«Sostanzialmente il problema è Tony» rise divertita Lara.
«È sempre un piacere rivederti figliolo, se magari passassi più spesso di qua…»
«Papà non ho intenzione di riscuotere l’azienda di famiglia, mi trovo bene con le mie palestre, fai pensare al vigneto e all’ippodromo ai tre generi che ti ritrovi» rispose Tony.
Il signor Desiderio scosse la testa, Tony aveva conseguito la laurea in lingue solo per far contenti i genitori che volevano il figlio laureato, ma poi l’uomo si era dedicato completamente alla sua palestra ottenendo tantissimo successo e aprendone altre. Era un imprenditore nato suo figlio, peccato che fosse interessato a cose diverse rispetto a lui.
«Il tè» disse d’un tratto la signora Desiderio quando vide entrare la cameriera. La signora Desiderio aveva l’abitudine di far riscaldare le tazze nel microonde prima di fare versare la bevanda. Lei affermava che in questa maniera il tè si gustava meglio poiché si manteneva caldo, i familiari la pensavano diversamente.
«Lara quanti anni hai adesso?» chiese la signora Desiderio mentre sorseggiava il tè incurante della calura emanata dalla tazza.
«Diciannove» rispose sapendo dove sarebbe andata a parare la domanda successiva.
«Sei all’università?» chiese la donna confermando le previsioni di Lara.
«Mamma smetti di importunare la ragazza» si intromise Tony sapendo quanto quella domanda desse fastidio a Lara.
«Non sto mica importunandola, erano domande di pura curiosità. Per quanto io sia più giovane di tuo padre di otto anni, reputo dodici anni di differenza un po’ troppi, inoltre Lara ha i fianchi un po’ troppo stretti per darmi tanti nipoti in buona salute…»
«Mamma!» dissero in coro Tony e Lavinia mentre il marito la chiamò per nome e Lara arrossì per l’imbarazzo.
«Mi devi perdonare… è che desidero così tanto che Antonio si sposi e mi faccia dei nipotini» disse la donna rendendosi conto della gaffe.
«Avete tre figlie che vi hanno riempito di nipotini, non siate così…pressanti» disse Tony esasperato
«Lara, perché non fai un giro della casa con Tony? Noi andiamo a controllare che sia tutto pronto per il pranzo» disse Lavinia gentilmente.
«Sì, buona idea!» rispose la ragazza alzandosi di botto, iniziava a trovare la situazione piuttosto imbarazzante.
Conosceva quella tenuta a memoria, compresi gli sgabuzzini e gli angoli remoti di terra non coltivabile.
«Andiamo nella tua stanza» disse Lara a Tony una volta che si trovarono soli sulla rampa di una delle scale.
 
 
 
La stanza di Tony era identica a come la ricordava Lara. Una parete occupata dal giradischi e dal mobile contenente i dischi in vinile, una parete dal letto, comodino e scrivania, una dalla porta che conduceva al terrazzo e dalla panca per gli addominali e una da un grande armadio a muro. «Mia madre non ci fa dormire neppure i miei nipoti, nonostante abbia ceduto loro il mio vecchio letto a forma di macchina da corsa» disse Tony
Lara si avvicinò al grande armadio e fece scorrere il dito sui cassetti fin quando non ne scelse uno, lo aprì e trovò quello che cercava.
Alla rinfusa c’erano foto di Lara e Tony, un braccialetto che gli aveva fatto lei ma che era risultato piccolo e quindi non l’aveva mai potuto indossare, un paio di lettere che gli aveva spedito mentre era al militare, disegni che barattava per avere caramelle in cambio, una cassetta con le canzoni preferite di Lara da bambina.
«Li conservi ancora!» esclamò lei contenta. Tony le si avvicinò e l’abbracciò da dietro «Come potrei sbarazzarmi di una parte così importante della mia vita? Sarebbe come sbarazzarmi di te» le sussurrò tra i capelli.
Lara si girò e si trovò di fronte gli occhi grigio-verdi.
«Abbiamo ancora un po’ di tempo prima che i tuoi ci chiamino, come vuoi trascorrerlo?» sorrise maliziosa.
«Lara no. Ti ho già detto che è stato sbagliato, che non deve più succedere. Te lo giuro, è stato fantastico però non si può ripetere più di una volta lo stesso errore»
Il sorriso di Lara scomparve dal suo volto, ma non disse nulla.
«Lara, non ricordo le cazzate che ho fatto quando mi sono ubriacato, o meglio, le ricordo ma perché me le hanno raccontate. Beh, perdonami, ma quella dell’altra sera è stata la peggiore di tutte» disse Tony rompendo il silenzio.
«Essere venuto a letto con me è stata la cosa peggiore…»
«No, è stata una cazzata. Non fraintendermi, ma lo sai, non ci può essere futuro per noi ed è meglio per noi non crearci situazioni che possono complicare ancora di più il nostro rapporto»
«Non pensi che ormai abbiamo creato queste situazioni?»
Tony respirò profondamente più volte.
«Lo so, infatti mi rimprovero in continuazione, ma quello che è successo ormai è successo, cerchiamo di non…» Tony venne interrotto dalla voce di sua madre che li chiamava per pranzare.
Lara deglutì, sapeva che sarebbe finita così, ma sperava diversamente. «Andiamo, i tuoi ci aspettano» disse poi.



 

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Capitolo 12
*** Amici? ***


Lara si passò la matita attorno agli occhi. Perfetto, ora era pronta per andare fuori. Uscì dalla propria stanza e vide Tony stravaccato sul divano, con i piedi scalzi sul tavolino di vetro, mentre mangiava un panino e imprecava con la bocca piena contro un atleta delle olimpiadi.
Lara sorrise. Pensò a come Tony a casa dei suoi era un’altra persona: mangiava tutto composto, usava la forchetta apposita per ogni pietanza, metteva il tovagliolo sulle gambe, stava ritto con la schiena.
«Vado fuori con le ragazze, dobbiamo comprare il vestito per il matrimonio di Giacomo» disse Lara cercando di attirare l’attenzione.
Tony ingoiò, posò il panino sul tavolo, prese il portafoglio, si alzò e andò verso di lei.
«Tieni» disse Tony porgendole una carta bancomat e un foglietto di carta.
Lara sollevò un sopracciglio «Che ci dovrei fare?»
«Stai andando a fare shopping no?»
«Sì e ho già tutto quello che mi serve»
«Lascia che ti faccia qualche regalo, nel foglietto c’è il codice»
Lara gli allontanò la mano.
«Non voglio regali da te» sbottò
«Ma te l’ho detto, ho un sacco di soldi e non ho nessuna per cui spenderli, lascia che ti faccia qualche regalo, così magari ti compri pure qualcosa che non avresti mai preso»
«Cos’è? Un modo per pulirti la coscienza? Tony ero consapevole di ciò che stavo facendo, non hai nulla da rimproverarti»
Tony fece un’espressione amareggiata «No. Non era per pulirmi la coscienza, so quel che faccio e so perché lo faccio. Era un modo carino per sdebitarmi di tanto in tanto per tutto quello che ha fatto tuo padre per me, ma se la metti su questo piano- posò la carta dentro la tasca- ti posso solamente dire buono shopping» finì la frase strappando il foglio con il codice.
Lara si pentì di avergli detto quella frase, non voleva offenderlo e poi, l’idea di potersi dare allo shopping sfrenato non le dispiaceva per niente. «Magari un giorno andremo io e te a fare shopping di completini intimi» disse lasciando Tony senza fiato e uscendo di casa.
 
 
Tony posò le chiavi di casa sulla mensola e sentì il rumore del phon proveniente dal bagno. Roteò la testa, si spogliò, andò a prepararsi un tramezzino e si stravaccò sul divano guardando il telegiornale.
Qualche minuto dopo Lara uscì dal bagno pettinandosi ancora i capelli con le dita. Rimase un attimo a guardare le spalle possenti e muscolose di Tony che aveva steso le braccia lungo la spalliera. Indossava solo l’intimo, certa che Tony sarebbe tornato molto più tardi dai suoi affari burocratici in palestra e l’uomo stava godendo della leggera visione guardando il riflesso di lei nella parte scura dello schermo. «Hai comprato tutto?» chiese lui senza voltarsi
«Sì, ti va di vederlo? Faccio la prova con pure trucco e parrucco»
«Uh-uh» annuì lui sempre senza voltarsi
 
«Eccomi» disse lei circa venti minuti dopo uscendo dalla stanza.
Tony si voltò e rimase incantato.
Lara indossava un vestito con le spalline larghe, lo scollo a u e lungo fino ai piedi che la faceva sembrare una sorta di statua di una divinità greca. Era in pizzo, color rosa antico, che le dava l’aria di una ragazza pudica e verginale, se non fosse che non appena si muoveva, uno spacco sul lato sinistro del vestito, mostrava per intero la gamba, resa ancora più slanciata dai sandali con il tacco. Aveva raccolto i capelli in una crocchia vaporosa, ma facendo in modo che le ciocche colorate non fossero visibili e aveva lasciato che due ciuffi, uno per lato, le cadessero sul viso quasi ad incorniciarlo. Il trucco era leggero, un ombretto color pesca che metteva in evidenza gli occhi azzurri e abbondante mascara, appena un po’ di blush sugli zigomi e un semplice lucidalabbra. Indossava un paio di orecchini di perla e un girocollo abbinato.
«Che te ne pare?» chiese ad un certo punto lei «Le ragazze mi hanno aiutato tantissimo, soprattutto per quanto riguarda come sistemare i capelli»
«Sei…sei magnifica» disse lui facendo sorridere la ragazza.
«Ok, vado a cambiarmi» disse Lara ritornando dentro la stanza e sentendosi comunque un po’ in imbarazzo.
 
«Hai visto i miei pantaloncini?» gridò ad un certo punto la ragazza ancora dentro la sua stanza.
«No, mi spiace»
Lara uscì dalla stanza, indossava una maglietta che arrivava appena sotto l’inguine. «La signora Carmela me li avrà sicuramente lavati» disse lei.
Tony si voltò verso la ragazza «Stai vestita così, che ti frega, io sono in boxer» non appena vide la ragazza leggermente imbarazzata che provava ad abbassarsi la maglia disse: «Niente che non abbia già visto»
Lara avrebbe voluto qualcosa da lanciargli, ma si accorse di avere accanto solo insulsi soprammobili. «Non è che potresti vedere se sono stesi fuori?» chiese lei
«Sono in boxer, tu sei più vestita di me» disse lui non distogliendo lo sguardo dal tanga che si intravedeva. «Ma anche se siamo in un attico e il palazzo più vicino abbastanza alto da potersi affacciare è a più di un kilometro, preferisco che nessuno veda le tue grazie» Tony si alzò dal divano e si stiracchiò, mettendo ben in evidenza il corpo muscoloso e armonioso.
«Non c’è bisogno, grazie, faccio io» sbottò Lara.
«Perché?»
«Perché le “grazie” sono mie e decido io che cosa farne. Ad ogni modo, ho deciso che prima faccio merenda»
La ragazza si diresse verso la penisola. «Ma tuo padre è disperso? Se lo ricorda che dobbiamo andare a comprare il vestito io lui e Marco?» i testimoni avevano deciso di vestirsi nella stessa maniera. «Non ne ho idea, ho provato a chiamarlo ieri e non ha risposto»
«E non hai chiamato la polizia, i carabinieri e chi l’ha visto? Che cosa ti è successo? In genere non appena non senti tuo padre per più di due ore entri nel panico» chiese sorridendo lui.
Lara gli fece una boccaccia, ma sapeva che in fondo aveva ragione, in genere si preoccupava, ma ora era come se qualcun altro assorbisse buona parte della sua concentrazione.
«Al limite andiamo io e te. Anche perché mi avevi fatto una proposta allettante» Tony era rimasto immobile e guardava la ragazza dargli le spalle che apriva gli sportelli alla ricerca di qualcosa da mangiare. Ogni volta che tirava su le braccia, mostrava completamente il sedere coperto solo dal tanga e, non appena se ne rendeva conto, tirava giù di colpo le braccia. Tony avrebbe giurato che arrossiva ogni volta e sorrise. Lara optò per una mela, la sciacquò, si voltò verso Tony, appoggiò la schiena al piano cottura e lo guardò negli occhi mentre dava un primo morso.
«Qual era la proposta? L’ultima volta che siamo usciti per andare a fare shopping mi hai comprato le Lelli Kelly con le luci che si illuminavano ad ogni passo» disse con la bocca piena e facendo la finta tonta.
Tony guardò la maglia di lei sollevarsi non appena la ragazza portò la mela verso la bocca, guardò quelle labbra piccole e carnose aprirsi per dare un altro morso, guardò gli occhi di lei ancora truccati che lo guardavano con fare lascivo e sentì che non riusciva più a mantenere il controllo. Come un cacciatore si avvicina alla sua preda con poche falcate Tony fu davanti a lei, le tirò dalle mani la mela e premette le sue labbra contro quelle di lei facendole aprire la bocca. Lara si ritrovò a ricambiare quel bacio appassionato, a sentire la lingua di lui esplorarle il cavo orale e le dita esplorarle altri luoghi. Tony la sollevò e la spinse contro il muro costringendola ad avvolgergli le gambe intorno alla vita. Non si spogliò e non spogliò neppure lei, si limitò a spostare gli indumenti e si infilò dentro di lei. Una spinta dolce e decisa che le strappò subito un gemito. Lara si aggrappò alle spalle di Tony, sentiva i muscoli contrarsi nello sforzo di sostenere il suo peso, percorse con i polpastrelli i nervi in rilievo e attirò ancora di più verso di sé il corpo di lui spingendolo con i piedi.
Quando, qualche minuto dopo, Tony lasciò qualche suono soffocato sul collo di lei, Lara si abbandonò a quella sensazione estasiante.
 
«Hai detto che prendi la pillola?» chiese lui mentre si dirigeva verso il bagno per sciacquarsi le mani. «Sì» rispose Lara riprendendo a mangiare la mela.
«E Roberto che dice in proposito?»
«Se n’è fatto una ragione. Uso pure i profilattici in genere, oltre che per ulteriore precauzione è un modo per evitare malattie veneree»
«Non ti preoccupare, faccio gli esami una volta al mese e comunque in genere lo faccio anch’io protetto» Tony uscì dal bagno e si odorò le mani sentendo che c’era ancora un leggero odore degli umori di lei e trovando la cosa piacevole.
«Quando ho scoperto cosa volesse dire vasectomia lì per lì pensai che tu ne avessi fatto una, sai…»
«Naaah, da quella difficilmente si torna indietro, un giorno vorrei un piccolo Tony a cui insegnare come si conquistano le donne»
«Ma davvero?»
«Certo. Non ho specificato quando però»
«E se dovesse nascere una piccola Antonietta?»
«Se ne starà chiusa in casa perché non voglio che incontri tipi come suo fratello»
«O come suo padre…che magnifico ragionamento che fai- disse sarcastica- Ad ogni modo, non deve più succedere quello che è successo»
«Non succederà più»
«È un errore»
«E si sa: errare è umano, perseverare è diabolico»
“E noi diventeremo diabolici” pensarono entrambi.
 
***
«Ehi, dove pensi di andare?» chiese Tony
«Fuori perché?»
«Hai la gonna troppo corta»
Lara lo guardò con cipiglio. «Dici sul serio?»
«Certo»
«E quindi che dovrei fare? Cambiarmi?»
«Sì»
«Ahaha, che spiritoso che sei. Sai che non sei mio padre che, per inciso, c’era quando ho comprato questa gonna, non sei il mio ragazzo, che non avrebbe comunque potuto dirmi come vestirmi e non sei neppure il mio tutore? Non puoi dirmi cosa devo indossare»
«Allora ti chiedo se per favore vai a cambiarti quella gonna.»
A dire il vero non era troppo corta, ma lasciava buona parte delle gambe scoperte e lui non voleva che anche altri uomini avessero il privilegio di guardarle le gambe
«Stiamo insieme?»
«No»
«E allora mi vesto come mi pare. Buona serata» Uscì sbattendo la porta.
 
«Quindi non state insieme?» chiese Elena.
«No» rispose Lara mentre giocava con gli arachidi nella ciotola sopra il tavolino.
«Ma come? Pensavo che...»
«Non stiamo assieme»
«E allora che siete?»
«Non lo so...ci divertiamo…diciamo che siamo amici di letto»
«Ma...»
«Sono in questa cazzo di cittadina dove non conosco nessuno, sono sola, mi annoio, devo studiare durante l’estate. Posso avere del sano e bellissimo sesso senza avere alcuna preoccupazione?»
«Quindi potresti farti qualcun altro»
«Eh? Cosa c’entra?»
«Non so, da come parli sembra che sia solo una storia di sesso»
«Non è proprio quello, voglio dire...c’è molta complicità tra me e Tony. Stiamo bene insieme e il sesso è fenomenale. Non siamo fidanzati ma questo non vuol dire che io vado a farmi un altro»
«E lui lo sa che non deve farsi nessun’altra? Perché non mi è sembrato»
«Non lo so, non ne abbiamo parlato, ma credo fosse implicito. In fondo non è stato più questione di una volta»
«Quindi amici di letto…esclusivi? Sei sicura che non siate fidanzati?»
«Certo che sono sicura, perché fidanzati vuol dire coinvolgimenti emotivi e triccheballacche, cosa che io non voglio assolutamente avere»
«Il barista ti guarda» disse
Lara spostò la sua attenzione verso la cannuccia e i pezzetti di ghiaccio rimasti nel bicchiere.
Lo aveva notato che il barista la guardava, lo aveva notato anche altre sere.
Il ragazzo aveva i capelli rasati, folte sopracciglia, il naso un po’ storto e la barbetta incolta. Come al solito indossava il vestito da pirata. Quando vide che Lara ricambiava lo sguardo, abbassò subito il suo e continuò ad asciugare i bicchieri.
«Se lo vedesse Tony lo prenderebbe a cazzotti» continuò Elena
«Chi?»
«Il barista»
«Sta solo guardando...e comunque Tony non ne avrebbe il diritto, non stiamo insieme»
«Ma se non state insieme tu potresti fare il barista e lui potrebbe farsi qualcun’altra»
«Ok, l’ho capito, quando torno a casa metto in chiaro le cose»
 
 
Note dell'autrice
Grazie a tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate. Ma soprattutto grazie a chi recensisce.
Io non scrivo per le recensioni ovviamente, altrimenti avrei cancellato la storia da un po', ma mi piacerebbe ogni tanto ricevere qualche commento. Per capire cosa è di gradimento, cosa non lo è, se è confusa. 
Anche per farmi notare la differenza tra quando scrivevo la storia nel mio quaderno e ora che la sto pubblicando :*

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Capitolo 13
*** Il matrimonio di Giacomo ***


Roberto spense la macchina, prese la giacca che penzolava dalla gruccia appesa alla maniglia di sicurezza e la indossò. Frattanto Lara si controllò il trucco nello specchietto retrovisore e si infilò le scarpe con il tacco.
«Sei riuscita a farci arrivare dopo gli sposi» disse Roberto scendendo dalla macchina.
«Non è colpa mia se loro non hanno perso due ore a farsi le foto e l’autista degli sposi giuda velocemente» rispose la figlia scendendo anche lei.
«Il fatto che tu abbia preparato solo mezz’ora fa la borsa con il pigiama per portarla a casa non c’entra con il ritardo vero?» chiese Roberto ricevendo come risposta una scrollata di spalle.
Si avviarono verso il ristorante, mentre sentivano le voci festose e la musica provenienti dall’interno.
«Stanno ballando un lento, speriamo di passare inosservati mentre sono tutti intenti a guardare gli sposi» disse Roberto.
La speranza di Roberto fu esaudita, difatti l’unico che notò la loro entrata fu Tony, che li raggiunse in un paio di falcate.
«Finalmente siete arrivati! Il nostro tavolo è quello in fondo a destra, accanto a quello degli sposi. Ho già la glicemia alle stelle senza mangiare, quei due che si sbaciucchiano fanno venire il diabete» disse l’uomo.
«Abbi un po’ di dignità, siamo ad un matrimonio» disse Roberto.
«Come se non avessi notato che stai già cercando la single più carina nella stanza»
«Ok, io vado a sedermi, voi due continuate pure a battibeccare come una coppia di sposi anziani» disse Lara allontanandosi.
La cena fu lenta, rumorosa, tra una portata e un’altra passavano intervalli di tempo interminabili e Lara si sentì sola. Roberto e Tony si alzavano in continuazione per girare i tavoli e fare foto, brindisi, neanche fossero loro gli sposi. Chattò un po’ su Whatsapp fin quando non individuò i figli di Marco tra un gruppo di bambini che giocavano e decise di raggiungerli.
«Come giocate?» chiese Lara a Giuseppe.
«Con le figurine. Guarda, posi la figurina sul mucchio, ci soffi e se cade sulla faccia allora perdi la figurina, se cade sul retro ti tieni la figurina» spiegò il ragazzino.
«Posso provare?»
Giuseppe inarcò le sopracciglia ma alla fine cedette tre figurine alla ragazza.
«Non mi piace che tu mostri le tue mutandine a tutti quanti» disse Tony avvicinandosi a Lara. La ragazza, concentrata a far cadere la figurina sobbalzò e la figurina cadde sulla faccia.
«Hai perso» disse Giuseppe.
Lara si girò verso Tony «Abbassandoti troppo lo spacco mostra tutto» spiegò l’uomo indicando la coscia nuda della ragazza.
«Devo pur passare il tempo in qualche modo» disse Lara.
«Mostrando le mutandine? Non è una cosa buona, quelle le devi mostrare solo a me»
Lara lo fulminò con gli occhi, sapeva che perlomeno Giuseppe li stava ascoltando.
«Facciamo una passeggiata?» chiese lui.
«Solo se camminiamo sul prato, così levo queste scarpe che mi stanno uccidendo i piedi»
Andarono nel giardino, dove l’erba era stata appena innaffiata, Lara si sfilò le scarpe e Tony levò la cravatta.
«Non riesco a guardare in faccia Roberto, mi sento troppo in colpa, è come un fratello per me, non mi piace mentirgli» disse lui.
«Lo so, neanche per me è facile, gli ho sempre raccontato tutto, è il mio migliore amico»
«Ma è anche tuo padre»
«Non possiamo dirgli nulla, non per ora. Secondo te per me è più semplice?»
«Ma prima o poi dobbiamo dirglielo?»
«Le cose sono due: o tronchiamo qualsiasi cosa c’è in questo momento tra di noi o se la cosa va avanti, va avanti per progredire»
«Ovvero?»
«Nulla, sto dicendo sciocchezze»
«Tu vuoi una storia seria?»
«Non ne saresti in grado»
«Perché tu sì? Non sei un po’ troppo piccola?»
«È interessante notare come per te sono troppo piccola per certe cose e abbastanza grande per altre»
«Touché»
«Non dico di volere una storia seria, semplicemente vorrei che non si partisse già con il presupposto che andrà tutto male»
«Noi non partiamo con questo presupposto»
«Sul serio?»
«Certo, però direi che in questo momento sarebbe meglio non forzare troppo le cose. Vediamo semplicemente che succede»
«Cosa vuol dire non forzare la cosa?»
«Non considerarci una coppia, non siamo una coppia giusto?»
«Giusto»
«Sta venendo Roberto»
Roberto si avvicinò a loro sorridendo. «Che fate? La festa è dentro»
«Brò, dovresti limitare l’alcol, Lara non guida, come tornate a casa?»
«Non ho bevuto quasi niente, non ti preoccupare» rispose Roberto. Poi abbracciò la figlia «Tesoro, ti stai sentendo trascurata? Hai ragione, sto tutto il tempo via e un giorno che possiamo stare insieme, me lo passo lontano da te» le disse tra i capelli.
«Non ti preoccupare papà. Ti capisco, hai rivisto i tuoi vecchi amici dopo tanto tempo, mi sembra giusto che loro abbiano la precedenza»
«No amore mio, tu hai la precedenza su tutto, ricordalo sempre»
«Andiamo dentro che c’è l’ultima portata, finalmente» disse Tony.
«Mi sa che mi sono sporcata troppo i piedi per rimettere le scarpe»
Roberto sorrise «Ho io la soluzione» disse prendendola per mano e conducendola verso la piscina «Immergi i piedi con nonchalance, tanto non sta guardando nessuno» disse l’uomo tirando fuori dalla tasca un pacco di fazzoletti.
«Ma papà!»
«Shh, tu fallo»
«E poi dice di aver bevuto poco» disse Tony sorridendo.
 
«Ricapitolando. Enzo si è levato i rasta, si è uniformato a tutti con un pizzetto e una barbetta e fa il fotografo professionista» disse Roberto una volta a tavola.
«Domenico è sposato da un bel po’ di anni, non ci ha invitato al matrimonio e Madre Natura l’ha ricambiato facendogli assumere l’aspetto tipico degli uomini sposati. Non parlo della fede al dito ovviamente» disse Tony.
Lara si mise a ridere.
Domenico era il babysitter dell’ultimo momento. Gestiva un negozio di computer ed elettronica insieme al padre, quando Roberto non sapeva a chi lasciare la figlia, Lara si ritrovava nel retrobottega del negozio di Domenico a giocare a Crash Bandicoot.
Lara lo ricordava con i capelli lunghi tenuti da una coda, magro quasi con le gote infossate. Ora era calvo e con una pancia che rischiava di far saltare i bottoni della camicia, irriconoscibile.
«Brò, mi sa che noi due siamo rimasti gli unici uguali ai vecchi tempi» disse Roberto.
«E quindi sono del parere che visto che tutti si stanno spostando in giardino per prendere bouquet e giarrettiera, noi ce ne stiamo qui un altro po’» disse Tony «Giusto per non rischiare»
«No, non siete una coppia di anziani, siete una coppia di bambini» sussurrò a se stessa Lara che si alzò e andò a raggiungere il gruppo di amici del padre.
 
«Secondo me Tony finirà spolpato vivo dalle sue ex mogli. Ogni volta lascerà una moglie per una più giovane e carina, e nel frattempo pagherà gli alimenti» stava dicendo Marco.
«E ci casca? Le va sposando? Naah non è così stupido» rispondeva Domenico.
«Beh, prima o poi non sarà più così attraente e le donne vorranno almeno una garanzia» faceva notare Francesca.
Lara prese un flûte di champagne dal vassoio di un cameriere di passaggio e si unì silenziosamente al gruppo.
«Tesoro, come va?» chiese Francesca non appena la vide.
«Bene» rispose lei sorridendo.
«Non ci vediamo da tantissimo tempo. Quanto ti sei fatta bella! Mi dicevano che stai dormendo da Tony. Tuo padre ti permette di stare a casa di uno scapolone sciupafemmine?» chiese Domenico.
«Beh anche se Tony fosse così stupido da provarci, Lara è troppo furba per cascarci, quindi non vedo perché la loro convivenza non potrebbe andare» disse Marco
A Lara andò di traverso lo champagne.
«Tony è così stupido, ci prova con tutte le donne che abbiano un bel viso e un bel corpo e Lara ha entrambi i requisiti» fece notare Domenico
«Così mi fate arrossire» disse la ragazza.
«Lara ha pure un cervello»
«Tony pensa solo con l’aggeggio tra le gambe, guardatelo, ci sta provando con la testimone» disse Domenico indicando i due in questione.
Lara si infuriò: e tutto il discorso che avevano fatto prima?
«Non credo ci stia provando lui, sembra più che sia lei che ci stia provando» fece notare Francesca.
«Chiunque dei due ci stia provando, si sa già come andrà a finire. Devo dire che da giovane invidiavo un po’ il savoir-faire di Tony. Ma ora no, sono veramente felice di essere sposato» disse Domenico.
«Di che parlate?» chiese Roberto avvicinandosi al capannello.
«Che adesso tocca a te sposarti» scherzò Marco.
«Prima dovrei trovare il prototipo di donna ideale, ovvero che non parli troppo, che sappia di cosa stia parlando quando dico la parola biella e che sappia quanti goal ha segnato la mia squadra di calcio preferita»
«E soprattutto a cui piaccia tanto fare sesso» aggiunse Tony avvicinandosi.
«C’è Lara» fece notare Marco.
«Lo sa che suo padre scopa» ribatté Tony.
«Preferirei però non pensarci» disse Lara.
«Lei, per esempio, sta venendo su veramente bene. Impreca contro i calciatori che commettono falli, non ha paura di sporcarsi le mani, non è gelosa e…» Tony non riuscì a completare la frase.
«Papà, ma stavo pensando il mio regalo è incluso nel tuo?» lo interruppe Lara cercando di cambiare disperatamente discorso notando lo sguardo indagatore di Francesca.
«Certo tesoro, che domande fai?»
Francesca fece per aprire bocca, ma non poté dire nulla perché un uomo smilzo e con la barba scattò una foto e poi si avvicinò al gruppo «Tu sei la ragazzina che metteva gli scarafaggi nei bicchieri durante il diciottesimo di mia sorella?» chiese rivolto a Lara. Pur se la domanda non era una delle migliori che potesse ricevere, Lara fu grata ad Enzo.
«Quelle tizie ci stavano provando con mio padre» ribatté secca lei suscitando una leggera risata da parte degli altri interlocutori «Sarebbe più corretto dire che era tuo padre che ci stava provando con tutte quelle tizie» puntualizzò Enzo.
«Non potremmo cambiare discorso?» Roberto si sentì un po’ a disagio.
«Mamma mia, vi ricordate come era possessiva? Ogni persona di sesso femminile che si avvicinava a Roberto sentiva dire in continuazione da Lara mio padre è mio» disse Domenico ignorando la richiesta Roberto.
«Povera piccola» sussurrò Francesca.
«E io le dicevo che mio padre è mio è pleonastico» disse Marco.
«Avevo otto anni, sai quanto me ne importasse a me della parola pleonastico» disse sarcastica Lara.
«Non siamo stati tutti fortunati come te. Hai giocato un po’ con Lara e lei poi è corsa via andando a sbattere contro Francesca. Noi ci abbiamo provato ad acchiappare ragazze in questo modo, ma non è stato possibile, perché improvvisamente la bambina aveva trovato attraente costruire castelli di sabbia» disse Enzo rivolto a Marco.
«Io non avevo bisogno di Lara per rimorchiare, infatti me la portavo a pescare. Peccato che parlava in continuazione e faceva spaventare i pesci» Tony sorrise e Lara cominciò ad innervosirsi.
«Ma adesso tuo padre è un po’ più libero di conquistare donne?» chiese con nonchalance Domenico.
«Ma insomma la volete smettere? Per quanto abbiano un rapporto un po’ più insolito del normale, è più sano per Lara non pensare che suo padre non riesca a non infilarsi tra le gambe di una donna diversa ogni settimana» sbottò arrabbiata Francesca.
«E detto questo io vado a prendermi qualcosa da bere» Lara si allontanò alla ricerca di un cameriere che reggeva un vassoio pieno di alcolici.
Non era stata tanto la discussione a farle venire voglia di bere, ma la sensazione di essere guardata sottecchi da Tony che la faceva sentire particolarmente eccitata. Subito dopo però sormontò anche la rabbia di vedere Tony che era tornato a flirtare con la testimone e si rese conto che i discorsi sul padre non l’avevano infastidita. Qualche anno prima sarebbe andata su tutte le furie sentendo che il padre andava a letto con una donna e ora ci avrebbe pure scherzato su. Che le stava succedendo?
 
Le venne in mente l’estate dei tredici anni, l’ultima estate passata con la combriccola degli “zii”.
Era il terzo anno che indossava la parte superiore del bikini e detestava la cosa. Fino a quando non aveva un accenno di seno era stato facile convincere papà a non mettere quel pezzo di indumento, ora doveva stare attenta ogni secondo che non si spostasse mentre giocava a beach volley o si tuffava dal trampolino della piscina.
Quell’estate, per la prima volta in vita sua, per lei era più importante che Tony stesse senza una ragazza piuttosto che suo padre.
Prima tollerava la presenza di ragazze diverse intorno al migliore amico di suo padre, guai invece a chi le toccava il genitore, si poteva ritrovare tranquillamente la clutch immersa in piscina con tutto il contenuto oppure con dei ciuffi di capelli tagliati magicamente. Quell’estate, invece, provava un odio profondo verso tutte le ragazze che si avvicinavano al suo “fidanzato” e non capiva neppure il perché, sapeva solamente che voleva tutte le attenzioni di lui per sé. Tony non la trascurava, anzi, la prendeva in braccio per non farle scottare i piedi sulla sabbia, le comprava il gelato, le spalmava la crema sulla schiena. Ma ogni tanto scompariva per rispuntare con un sorriso beota in viso e una ragazza diversa accanto.
 
«Dimmi che non è successo quello che penso sia successo» Lara si voltò e vide lo sguardo preoccupato di Francesca di fronte a sé. La ragazza prese un flûte dal vassoio del cameriere di passaggio e buttò giù di un fiato lo champagne sentendo le bollicine farle il solletico lungo l’esofago e sapendo che in poco tempo avrebbe iniziato poco elegantemente a ruttare. Non rispose.
«Oddio, ti avevo detto di non andare a vivere con lui, lo sapevo...» disse Francesca prendendo il silenzio di Lara come risposta eloquente. Lara si morse il labbro non sapendo cosa dire e Francesca l’abbracciò.
«Cara non ti sto rimproverando nulla, sia chiaro. Sono solo preoccupata per te. Sai com’è fatto Tony, non mi meraviglierei di trovarlo in questo momento nel parcheggio e con le braghe abbassate»
Solo in quel momento Lara si accorse che Tony non era più nel suo campo visivo e l’idea che Francesca potesse avere ragione le fece salire la nausea.
«Vorrei proporre un brindisi» Marco era salito sul palco, non appena la band aveva finito di suonare un brano, e si era appropriato del microfono. Gli invitati si zittirono e si voltarono a guardare tutti Marco.
Approfittando della situazione, Lara sgattaiolò via alla ricerca di un posto dove ci fosse silenzio. La sala era ormai vuota, gli invitati e gli sposi erano tutti radunati nel giardino e stavano ascoltando Marco parlare al microfono. Qualche cameriere passava velocemente per prendere gli ultimi piatti rimasti sui tavoli e qualche altro urlava che dovevano prepararsi a prendere la torta nuziale. Le girava la testa, forse per i drink bevuti velocemente o, molto più probabilmente, per tutta la discussione avuta fuori in giardino. Non sopportava l’idea di voler Tony tutto per sé, si era sempre definita una ragazza indipendente, non possessiva e non gelosa, perché non credeva nell’amore. Non che fosse amore quello che provava per Tony, ma di sicuro c’era un moto di gelosia.
Lara entrò nella toilette e trattenne la tentazione di lavarsi il viso per non rovinare il trucco. D’un tratto si accorse che non era sola poiché sentì un piccolo gemito proveniente da una delle cabine.
“Cliché dei cliché, non solo si fa la testimone ma se la scopa in bagno” pensò la ragazza.
Senza fare rumore uscì dal bagno e andò a sbattere contro un corpo muscoloso. «Piccola, finalmente, ti ho cercato per tutto il tempo» disse Tony facendo tirare un sospiro di sollievo a Lara.
«Volevi dirmi qualcosa?» chiese lei quasi urlando dalla gioia
«È solo…volevo chiederti scusa per poco fa. Ho bevuto un po’ troppo e ho lasciato la lingua correre. Lo sai che reggo poco l’alcol e mi piace essere sempre sobrio per essere cosciente di ciò che faccio, ma quella testimone non si voleva proprio staccare di dosso»
«E perché te la volevi levare di dosso? Mi sembra che sia una bella donna»
«Sì senza dubbio, ma non so…sarà quest’alcol o il discorso che abbiamo fatto, ma non mi va molto oggi di…» Tony non completò la frase perché sgranò gli occhi alla vista di qualcuno uscire dalla porta dietro le spalle di Lara. La ragazza si voltò e si trovò di fronte il viso del padre con le labbra arrossate, i capelli spettinati.
Roberto aprì la bocca per dire qualcosa, ma si sentì una voce femminile proveniente dal bagno chiedere se ci fosse qualcuno in vista.
«Dovevi fare uscire prima lei, è il bagno femminile» disse Tony cercando di smorzare la tensione.
Lara sentì che la nausea era diventata insopportabile e qualche secondo dopo vomitò sulle scarpe del padre. Quando si riprese, sollevò il vestito e cominciò a camminare a passo svelto nella direzione opposta al bagno delle donne.
Tony la seguì e la prese per un polso. «Mollami» disse la ragazza cercando di scrollarselo di dosso «Mi fate schifo, siete tutti uguali» disse Lara alzando il tono della voce. Ma Tony non allentò la presa, anzi, come se fosse normale, in un paio di secondi la sollevò da terra e se la mise sulla spalla come un sacco di patate. Lara cominciò a scalciare e a dare pugni sulla schiena dell’uomo. «Cosa pensi di fare? Mollami, mi bastano quattro bicchieri di champagne e torno in me stessa. Ti sembra che non sono abituata a questa situazione? Mollami ti ho detto, altrimenti ti vomito addosso»
Attirando l’attenzione dei camerieri Tony attraversò la sala, uscì e arrivò nel parcheggio. Depositò delicatamente Lara per terra e notò che aveva tutto il trucco sbavato per il pianto.
«Piccola…»
«Non sono più piccola, lo so che mio padre scopa, lo hai detto pure tu. È solo che ogni tanto penso che prima o poi la smetta, che si scelga una donna e rimanga sempre con lei» poi abbracciò forte Tony sporcandogli la camicia di trucco e muco.
Tony poggiò una mano sulla nuca di lei e prese a carezzargli i capelli.
«Shh… stai tranquilla» disse lui
«Posso dormire da te stasera? Possiamo andare via ora per favore?» chiese lei tra un singhiozzo e un altro. «Certo piccola, fammi prendere la macchina e andiamo»
 
Note dell’autrice.
E i due hanno chiarito la faccenda, più o meno. Mettetevi nei panni di entrambi: Tony abituato a cambiare una donna dopo l’altra e Lara cresciuta con un padre come Roberto (amorevole ma che si fa tranquillamente la testimone).
Piccola confessione: a me Roberto fa tanta simpatia, non ci posso far nulla, sarà che mi sono immaginata tutta la sua vita, più in là ho in mente di inserire qualcos’altro su di lui.
Ad ogni modo. Cosa succederà adesso? Tony è già riuscito a resistere alle avances della donna, ma sarà sempre così “fedele”? E Lara?
Scusate se in questo periodo aggiornerò a rilento, sono sotto esami.
Grazie a tutti quelli che hanno inserito la storia tra le preferite, tra le seguite e tra le ricordate.
Ringrazio soprattutto _Marty, katherine90 e mameso per aver recensito. Come ho detto non scrivo per le recensioni, ma mi piace avere qualche feedback di tanto in tanto. (Che possono anche includere eventuali correzioni ad errori, potete farmi notare se qualcosa è poco chiaro, mi potete dire pure cosa non vi piace. Grazie : ) )
Alla prossima :*

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Capitolo 14
*** Il prete ***


Oggetto: Colorazione capelli
Destinatario: Annalisa, Camilla, Elena, Melania
Testo: Salve ragazze, avevo pensato di levare le ciocche fuxia e farmi un ciuffo blu. Chi mi aiuta nell’impresa?
 
Era tornato tutto alla normalità: Roberto aveva parlato per un paio di giorni solamente con la segreteria telefonica di Lara e alla fine lei lo aveva perdonato, come al solito. Ogni tanto desiderava tornare piccola, quando non capiva perché a qualche festa il padre scompariva improvvisamente per poi ritornare con la camicia spiegazzata o la cintura slacciata.
Una volta Marco le aveva detto che fare un figlio non ti porta automaticamente a diventare genitore e le spiegò come Roberto ce la stesse mettendo tutta a comportarsi bene, però, essendo cresciuto senza una vera madre e con un padre malato era quasi senza esempi da seguire. Così Lara lo giustificava sempre, pensando che era da egoisti pensare di non permettere che il padre si divertisse un poco.
In fondo doveva ammettere che suo padre era il miglior padre che potesse volere. Era sempre presente. Ricordava che quando era piccola, ogni volta che lui si concedeva una pausa dallo studio, portava la figlia a giocare al parco giochi e c’era quando aveva un problema di cui parlare da un bambino che le aveva tirato le trecce, a una bambina che non voleva farla giocare a nascondino.
Crescendo avevano istituito i “Giovedì” e parlavano fino a notte fonda. Roberto non le faceva mancare nulla, non una carezza o un abbraccio, non un semplice conforto.
 
«La mia regola è niente storie con i colleghi. Prima di tutto va a finire che invece di studiare assieme si pomicia, poi anche quando si esce la sera va a finire che si parla di università e terzo se la storia dovesse andare a finire male è imbarazzante continuare a vederlo a lezione» Melania stava passando lo smalto sulle unghie di Lara e intanto spiegava la sua teoria alle sue amiche.
Dopo il messaggio Camilla, Annalisa e Melania erano andate a casa di Tony e l’avevano persuasa che un ciuffo blu non le donava e, dato che la ragazza si ostinava a volersi colorare i capelli, le avevano passato la tintura blu su alcuni ciuffi della nuca, in maniera tale che il colore era visibile solamente quando Lara faceva una coda alta. Mentre aspettavano che la tintura prendesse, avevano deciso di dedicarsi un poco alla manicure.
«Non lo so» rispose Camilla mentre si limava le unghie «Non sono del tutto d’accordo io con Fausto mi trovo bene ed Elena e Giancarlo sono colleghi, anche se lui è qualche anno più grande» continuò la ragazza.
«Perché Giancarlo non è di Mentirosa e quindi non si vedono ogni giorno. Perché tra l’altro essere fidanzata con un collega significa vederlo tutto il tempo» ribatté Melania
«E non è una cosa buona? Con il tuo consorte non dovrai stare insieme tutto il tempo?» chiese Lara.
«Tsk… con il lavoro e gli impegni vari non ci stai tutto il tempo» rispose Melania.
«Meno male che non siamo tue colleghe» disse Camilla facendo ridere le altre ragazze.
«Ma tu cosa vuoi fare dopo le superiori?» chiese Melania a Lara. Quest’ultima fece spallucce «Non lo so, di sicuro non l’università. Penso che potrei fare la parrucchiera, mi sta piacendo colorare e decolorare capelli»
«Beh, non potrai fare certo l’estetista visto come tratti le tue unghie» osservò sorridendo Melania.
«Anna, cosa leggi di così interessante da non degnarci della tua parola?» chiese Camilla ad una Annalisa immersa nella lettura di una rivista.
«Stavo vedendo le diete della stagione. C’è quella a base di succo di ananas, quella di succo di carote, quella di latte di mandorla…» rispose la ragazza.
«Ho un brutto rapporto con il latte di mandorla. Quando ero piccola, ogni volta che non volevo andare a scuola, fingevo di avere mal di pancia. Mio padre allora mi prendeva in braccio e mi diceva “Sai cosa fanno i grandi quando si sentono male? Prendono una medicina e guariscono e adesso tu, come una bambina grande, prendi la medicina e stai bene” poi mi rifilava del latte di mandorla dicendomi che era una medicina dolce per i bambini e io dovevo fingere di tornare a stare bene» Lara si guardò le unghie.
«Furbo tuo padre!» esclamò Camilla
«Beh, ha funzionato fin quando un giorno non ho avuto veramente mal di pancia e la “medicina” ovviamente non ha funzionato. Ha dovuto vuotare il sacco. Il bello che si erano messi d’accordo pure tutti gli zii. Poi c’è stata la fase “i grandi quando hanno dolore fanno le iniezioni” se penso quanti giorni di scuola ho dovuto frequentare perché venivo presa in giro!»
«Beh, se l’effetto è stato farti crescere così magra io la provo» disse Melania facendo ridere le ragazze.
«Com’era tua madre?» chiese Annalisa sperando di non essere stata troppo invadente.
Lara era tranquilla. Era abituata a quella domanda e non aveva mai conosciuto sua madre, quindi non era comunque un tasto doloroso.
«Ho qualche foto nel portafogli» disse alzandosi. Fece per dirigersi verso la sua stanza quando virò improvvisamente verso la libreria di Tony.
«Vediamo se Tony ha qualche foto nell’album, saranno sicuramente migliori» disse prendendo un tomo da uno degli scaffali e aprendolo.
C’era una foto di carnevale. Lara vestita da Trilly e Roberto e Tony da Peter Pan. Entrambi. Perché da bravi ragazzoni che non volevano crescere avevano litigato e alla fine avevano deciso che avrebbero indossato lo stesso vestito.
Lara sfogliò un po’ l’album. Era pieno di foto di lei insieme ai suoi zii, feste di compleanno, serate di poker, gite in montagna.
Una foto di Lara abbracciata a Tony la sera che erano andati al cinema a vedere Titanic. La sera che l’aveva supplicato di baciarla. Che lui aveva avvicinato velocemente le labbra alle sue. Tony. Il suo Tony.
Poteva considerarlo suo?
Avevano parlato di nuovo e si erano detti che non sarebbe stata una relazione sentimentale perché nessuno dei due era pronto però sarebbero stati amici di letto e niente più, neppure esclusivi.
 
«Cosa pensi?» le chiese Annalisa.
«Che in un sacco di foto hanno tagliato la testa di qualcuno, per fare in modo che ci fossi io» sorrise «Sediamoci sul divano e ce lo sfogliamo insieme».
 
***
 
 
Tony entrò a casa roteando la testa e sentendo i muscoli rilassarsi. Si sentiva stordito. Non era stato l’alcol, ma quello che era successo al bar che lo rendeva perplesso.
Quella sera la scommessa l’aveva portato a vestirsi da prete e, insieme all’uomo al quale non voleva cedere l’Audi, erano andati in una zona puritana della cittadina.
Nonostante tutto, dopo un’oretta, Tony stava tranquillamente parlando con una brunetta riccia che gli sorrideva maliziosamente. Dopo averla baciata la donna gli chiese se fosse finita all’inferno se fosse andata a letto con un prete.
Se fosse stato del tutto in sé, Tony avrebbe risposto con qualcosa del tipo: “Non ti preoccupare che domani mattina ti assolvo” oppure “Potremmo provare a vedere che succede”. Ma a quanto pare non era del tutto in sé, perché nonostante le continue avances della donna, Tony alla fine le disse che doveva ritirarsi per pregare e riflettere su quel bacio.
L’uomo, ormai nell’appartamento, iniziò a levarsi i vestiti e a lasciarli cadere disordinatamente per la stanza mentre controllava se sulla penisola ci fosse un biglietto di Lara che lo avvisava che si era ritirata, si versava dell’acqua e andava a farsi una doccia con sauna.
Che diavolo gli era successo? Pensò non appena si sedette sulla panca dentro la doccia e il vapore cominciava a circondare l’ambiente.
Al matrimonio aveva trovato una scusa qualunque per staccarsi dalla testimone. Adesso aveva lasciato quella donna al bar insoddisfatta.
Tony appoggiò la testa al muro e si rilassò, fin quando non sentì uno scampanellio che lo fece sussultare.
Il rumore del campanello era incessante e l’uomo uscì dalla doccia mettendosi un asciugamano attorno ai fianchi, lamentandosi del fatto che Lara era un’irresponsabile dimenticando la chiave e sapendo che anche lui era fuori casa.
Senza controllare dallo spioncino, Tony aprì la porta e si trovò di fronte la donna del bar, che, con un movimento veloce, entrò dentro casa. «Ci ho riflettuto, non mi importa di finire all’inferno» disse la brunetta togliendosi il vestito e rimanendo in intimo.
Tony si voltò verso di lei «Che ci fai qui?» chiese.
«Quell’uomo che era con te mi ha dato il tuo indirizzo, prima però ho dovuto fargli un pompino, renditi conto di quanto voglia scopare con te» disse la donna avvicinandosi a Tony. L’uomo era rimasto con la mano sulla maniglia e la brunetta si affrettò a chiudere la porta. «Ti piacerebbe farlo davanti a tutti? Forse è meglio evitare dato che tu sei un prete» disse ridendo la donna.
«Forse è meglio che tu vada via, non è una buona idea» disse Tony trovandosi le braccia della donna attorno ai fianchi e qualche secondo dopo senza più l’asciugamano.
«Ti assicuro che anche se finirai all’inferno, non ti interesserà dopo la notte che passerai con me» la donna aveva preso a baciargli il collo lasciando una scia di rossetto che se non fosse stato con quello strano stato d’animo l’avrebbe mandato sicuramente in estasi.
«No, dico sul serio, è meglio che tu vada via» Tony l’allontanò e la donna levò il reggiseno buttandolo in qualche angolo della stanza.
 
Lara entrò nell’ascensore sorridendo. Era stata una serata piacevole. Era stata al bar con le amiche e avevano spettegolato tutta la sera. Le ragazze stavano tornando a Carsina, perché Camilla avrebbe avuto un esame l’indomani pomeriggio e le altre avevano deciso che per un motivo o per un altro, era meglio se tornavano in città pure loro. Per non lasciare sola Lara senza preavviso, erano uscite pur dovendo mettersi in viaggio quella sera stessa e Lara fu molto grata a loro.
Le facevano male i piedi, nonostante l’avessero accompagnata fino a davanti casa con la macchina, sentiva che le vene dei polpacci le stavano pulsando, non vedeva l’ora di levarsi i tacchi e mettersi a letto con Tony. Le piaceva sentirsi avvolta da quelle braccia forti, appoggiare le spalle su quel petto duro e percepire il respiro regolare di lui soffiarle sulla spalla. Sperò di trovarlo già rincasato e le venne in mente che lui era uscito per la scommessa e che quindi avrebbe baciato una donna. “Sono le ultime sere, è solo un bacio.” Aveva detto lui dopo aver litigato. E alla fine lei, forse stupidamente, aveva detto che non le interessava, che per quel che le riguardava poteva andare pure a letto con quella donna perché si erano già detti che erano solo amici di letto, nulla più.
L’ascensore si aprì con uno scatto e Lara andò verso il portone. Notando una leggera luce proveniente dalla fessura sotto la porta, capì che Tony era rientrato e che non c’era bisogno di levarsi le scarpe per non svegliarlo.
Non appena aprì la porta, però, si trovò di fronte a qualcosa a cui non avrebbe voluto assistere.
I vestiti di Tony erano sparsi per l’appartamento, guardando bene c’erano pure un vestito femminile e un reggiseno. Ma soprattutto, vicino alla penisola, c’era il proprietario di casa nudo e avvolto da delle braccia femminili. «Lara non…» disse Tony non appena la vide e sembrò sbiancare nonostante l’abbronzatura. Ma la ragazza corse via e si infilò nell’ascensore che era rimasto ancora aperto. Le lacrime cominciarono a solcarle il volto. Perché? Non lo aveva capito che lei scherzava quando diceva che poteva andare a letto con un’altra? Come poteva fargli questo quando meno di una settimana prima l’aveva consolata per aver beccato suo padre? Non si erano promessi nulla, non erano veramente una coppia, ma in cuor suo la ragazza sperava in qualcosa di più di semplici momenti passionali.
 
«E quella chi era?» chiese la brunetta guardando Tony con circospezione «Non aveva l’aspetto di una perpetua e, pensandoci bene, non sembra il tipico appartamento di un prete»
Tony si era allontanato da lei e si stava vestendo velocemente. «Sì, sei perspicace, non era una perpetua e io non sono un prete. Ora sei pregata di vestirti e uscire da qui» rispose Tony prendendo il cellulare.
«Lo immaginavo che non fossi un prete, baci troppo bene» disse la donna senza aver alcuna fretta di vestirsi e andarsene «E non mi importa sapere chi era quella, su torna qui» la brunetta si avvicinò a Tony che prese il vestito di lei e glielo porse «Ho detto vestiti e vattene. Non ho intenzione di fare niente con te, perché a me interessa chi era quella. Quella era la mia ragazza» poi rimase un attimo interdetto da quello che aveva appena detto. Era la prima volta che considerava qualcuno la sua ragazza.
 
Lara girovagava per la città senza una meta precisa. Si sentiva stanca, smarrita, sola. Aveva il trucco sbavato, non sapeva dove andare e aveva paura. Forse complice il vestito corto, più di una macchina si era fermata con a bordo un uomo che la invitava a salire. Aveva spento il cellulare, certa che Tony l’avrebbe chiamata e non sapeva dove andare. Le ragazze erano sicuramente in autostrada e sarebbe stato da egoiste chiamarle, ma non aveva neppure le chiavi di casa sua perché le aveva lasciate nell’appartamento di Tony.
Quasi senza accorgersene era arrivata davanti “Al Galeone” e si trovò di fronte il barista che stava buttando la spazzatura. Aprì la bocca per dirgli qualcosa, ma sentiva come se avesse ingoiato un barattolo di miele.
«Posso…posso stare da te stasera? Ti prego» riuscì a sussurrare alla fine.
Luca buttò il sacco della spazzatura e guardò verso Lara.
 
La ragazza aveva avvolto le braccia intorno al suo corpo, come a riscaldarsi da un freddo inesistente. Il trucco le era colato sulle guance formando delle chiazze irregolari, sembrava sconvolta. E chiedeva seriamente di dormire, senza doppi fini.
Perché doveva mettersi in casa una sconosciuta? Per quanto fosse una bella ragazza, ne valeva la pena rischiare? Magari era fatta. Magari scappava da qualcuno che poi si sarebbe presentato in casa sua e l’avrebbe percosso.
Luca guardò quegli occhi resi ancora più azzurri dalle lacrime e annegò in quello sguardo limpidissimo.
«Ok.»
 
 
 
Note dell’autrice
Finalmente ho aggiornato! Scusate il ritardo, spero di farvi aspettare di meno per i prossimi capitoli. Scusate pure se ci sono errori, sono ancora un po’ rincitrullita per gli esami.
Cosa succederà adesso? Abbiamo visto Tony che è riuscito, ancora una volta, a non cedere alle avances di una donna, ma Lara questo non lo sa, e sta per andare a casa di un perfetto sconosciuto.
Mi farebbe piacere ricevere un parere. Grazie a tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite, seguite e ricordate. E soprattutto grazie a chi recensisce, è stato un commento inviatomi via Fb (a proposito aggiungetemi tra gli amici!) che mi ha fatto venire tanta voglia di aggiornare.
Alla prossima :)

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Capitolo 15
*** Il gigante buono ***


Lara seguì silenziosamente Luca nella sua macchina, una vecchia panda scassata rossa.
Luca accese il motore aspettando che si riscaldasse, aprì il cruscotto cercando di non toccare la ragazza, prese un pacco di fazzoletti e lo porse a Lara.
«Grazie.»
Il ragazzo si mise la cintura e mise in moto, mentre Lara notava che lui toccava il tettuccio con la testa.
Luca si chiese se fosse il caso di domandarle il motivo del pianto, alla fine decise di accendere la radio e non parlare.
Lara non pensava a nulla, aveva solo una gran confusione in testa.
 
 
Appena Lara entrò a casa di Luca, sentì odore di calzini sporchi, di sperma e di spinelli. Per un attimo si chiese se fosse stata una scelta saggia infilarsi a casa di un perfetto sconosciuto. L’ingresso era piccolo e vi era semplicemente un attaccapanni. Lungo le pareti del corridoio stavano appesi poster raffiguranti donne nude e si arrivava in un salottino composto da un paio di pouf e un divano scassato messi attorno a un tavolo basso.
La stanza di Luca era pressoché spoglia. Un letto a due piazze al centro, di fronte una piccola tv poggiata sul comodino, una parete occupata dallo stereo e da delle scatole contenenti in maniera ordinata dei cd. In un angolo una sedia piena di vestiti accanto al mobile che molto probabilmente conteneva altri vestiti.
«Ho speso tutti i miei risparmi per comprare l’appartamento, per i mobili mi sto attrezzando. Le stanze dei ragazzi le ho arredate meglio con i mobili dell’IKEA, a me tutto sommato non importa, sto poco nella mia stanza. Loro mi pagano l’affitto è giusto che abbiano qualcosa di più e poi io sono grande e grosso, preferisco non avere troppi mobili intorno, mi fanno sentire soffocato» disse Luca quasi a giustificarsi del fatto di trovarsi dentro una stanza spoglia.
«È bella…nel senso che in un certo qual modo la trovo molto…intima. E poi non devi darmi alcuna spiegazione»
«Come noti non ho divano…ti direi dormo per terra, ma dato che sono distrutto e che domani devo lavorare non ne ho voglia»
«Semmai dovrei essere io a dormire per terra»
«Se vuoi possiamo dormire entrambi nel letto. Ti assicuro che non faccio nulla perché anche volendo non ne ho la forza» si avvicinò all’unico mobile della stanza e tirò fuori una maglia e un paio di pantaloncini. «Tieni, puoi mettere questi per dormire. Se vuoi cambiarti appena esci la prima stanza a destra è un bagno. Anzi no, usa il bagno in fondo al corridoio, in questo qui accanto si è rotta la tavoletta quindi penso non ti possa servire qualora volessi fare anche altro, non fare rumore per cortesia» porse gli indumenti alla ragazza che sorrise debolmente «Grazie»
 
«Posso chiederti una cosa?» Lara ritornò nella stanza indossando i vestiti presi in prestito. La sola maglietta sarebbe stata sufficiente dato che le arrivava quasi al ginocchio, ma aveva preferito mettere anche i calzoncini pur se le stavano larghi. Solo in quel momento la ragazza si rese conto di quanto fosse possente la figura che aveva di fronte. Con il suo metro e novantacinque, Luca era più di venti centimetri più alto di lei, il che la faceva sentire leggermente a disagio. Indossava solo un paio di pantaloni e Lara rimase ad osservare il torace dell’uomo. Le spalle larghe e muscolose, gli avambracci sviluppati e pieni di tatuaggi, l’abbronzatura “da muratore” che stava lasciando spazio ad una più uniforme, il corpo villoso e un accenno di pancia da birra. Quando vide che Lara era rimasta sulla soglia e con lo sguardo leggermente preoccupato le sorrise gentilmente. «Non ti mangio, lo giuro. A meno che tu non lo voglia. Scherzo! Ehi sei stata tua ad autoinvitarti a casa mia lo ricordi?» disse.
Poi, quando Lara entrò dentro la stanza, Luca sistemò una sedia in maniera tale da rendere difficoltosa l’apertura dalla parte del corridoio. «Non ti preoccupare, non ti sto sequestrando, è solo una misura di sicurezza che adotto da un po’. Se uno dei ragazzi rientra ubriaco non è difficile che possa entrare nelle stanze degli altri per sbaglio. Il problema è che può scambiarlo anche per un bagno» spiegò l’uomo.
«Perché vivi con loro? Hai detto che ti pagano un affitto?» chiese timidamente Lara non sapendo se distendersi sul letto e guardando il materasso sprofondare sotto il peso di Luca.
«Sì, è casa mia. Ecco perché non ho una bella macchina. Due anni fa un amico di mio cugino si è trasferito in Brasile e ha messo in vendita l’appartamento. Mi ha fatto un prezzo di favore anche perché voleva sbarazzarsene il prima possibile e io ho svuotato il mio fondo risparmi che ho accumulato da quando avevo quindici anni. Fra dodici anni avrò finito di pagare il mutuo» Lara si avvicinò al letto. Per quanto fosse grande la stazza di quell’uomo, Lara non si sentì minacciata e così si decise a mettersi a letto.
«Quanti anni hai?» chiese sedendosi sul letto e distendendosi poi con movimenti rigidi. «Ventiquattro»
«E…lavori come barista? Voglio dire…non mi è sembrato di vederti sempre al Galeone»
«Lavoro come barista Venerdì, Sabato e Domenica sera. Dal Lunedì al Sabato mattina invece lavoro in un’officina»
«Meccanico?»
«Sì, l’hai capito dalle mani vero? Non riesco a levare del tutto il grasso nonostante tutti i rimedi che leggo su internet»
Erano entrambi distesi sul letto a guardare il soffitto. La luce era ancora accesa e il materasso sbilanciato. Lara si accorse che sentire parlare Luca della sua vita la stava facendo distrarre e Luca, abituato a sentir parlare sempre dei problemi degli altri quando era al di là del bancone, trovò piacevole poter discutere con qualcuno. Anche se sinceramente avrebbe preferito far altro con quella ragazza. Sul momento, però, le sembrava come un uccellino indifeso e non avrebbe alzato un solo dito su di lei.
«Tu studi?» chiese lui rompendo il silenzio che era calato.
«Sono alle superiori» rispose Lara «Sono stata bocciata, ho diciannove anni» aggiunse vedendo lo sguardo preoccupato di lui, non era il massimo portarsi a casa una minorenne, qualsiasi intenzioni avessero.
«Ho lasciato la scuola a sedici anni, appena ho finito la scuola dell’obbligo. Lavoravo già da un anno in nero nell’officina. All’epoca ero a tempo pieno, mattina e pomeriggio. Quando a diciotto anni feci problemi perché volevo essere in regola, il capo mi diede un contratto part-time, e così per racimolare qualche soldo in più, ho iniziato a lavorare al Galeone e ogni tanto faccio il buttafuori»
«Non ti dovrebbe venir difficile mettere paura» disse lei pentendosi subito della frase. Era stato così gentile, poteva farle qualsiasi cosa e invece se ne stava nel suo lato del letto tutto tranquillo. Fortunatamente Luca sembrò non prendersela. «Ah-ah, hai ragione. Sono sempre stato un ragazzone molto più alto dei miei compagni, nessuno voleva fare a botte contro di me. Comunque faccio anche krav-maga, non mi limito a spaventare con il mio aspetto fisico.»
 
***
Tony girava per la città, il telefono di Lara era spento. A chi avrebbe dovuto chiamare? A Roberto? E dirgli cosa? Che aveva perso sua figlia? E poi come faceva a spiegargli il perché?
Guidava, mentre scrutava ogni angolo della strada e il cellulare lo informava che l’utente chiamato non era raggiungibile.
Forse l’essere passato davanti una delle sue palestre gli fece venire in mente un’idea.
Accostò, prese lo smartphone e si collegò al suo account della palestra, quello dal quale poteva accedere a tutti i dati delle persone iscritte in palestra. Come si chiamavano le amiche di Lara? Glielo avevano detto, doveva solo concentrarsi. Poteva riuscire a ricordare i nomi, aveva anni di esperienze a… no, aveva anni di esperienze a ricordare i nomi di quelle che davano il meglio di sé a letto, non di tutte le ragazze presentategli. Eppure…Elena! Ecco.
Non sapeva il cognome, ma poteva comunque riuscire a trovarla. Doveva andare ad esclusione per corso frequentato, poi per data di nascita. Sì, poteva riuscirci.
***
 
 
Lara si svegliò che era l’alba. A dire il vero non aveva proprio dormito, l’immagine di Tony abbracciato alla donna l’aveva perseguitato. Accanto a lei Luca dormiva beatamente, era stato immobile nel suo lato di letto per tutta la notte, russava leggermente, forse a causa del naso un po’ storto. Nonostante la mole, gli orecchini e i tatuaggi, provò un impeto di tenerezza.
Si alzò dal letto, che non parve neppure accorgersi della differenza di peso e, levando la sedia, uscì alla ricerca della cucina.
Mentre si stiracchiava andò a sbattere contro qualcuno. Lara strabuzzò gli occhi cercando di mettere a fuoco.
Il ragazzo aveva i capelli arancioni, il viso coperto di lentiggini, un naso piccolo e l’apparecchio ai denti. Le fece quasi simpatia fin quando non disse:
 
«Era da tanto che Luca non portava una pollastra a casa, per un attimo avevo creduto che fosse diventato improvvisamente finocchio»
Lara rimase un attimo perplessa, riflettendoci non aveva chiesto a quel ragazzo ancora il suo nome. Luca.
«Non ti lamentare poi che non scopi per mesi se hai questo savoir-faire con le ragazze» disse lei alla fine.
«Chi te lo ha detto? Luca? Non pensavo che fosse pettegolo»
«No, non me lo ha detto lui. Era facilmente prevedibile»
Lara scansò il rosso, riprese a camminare, fin quando non trovò la cucina e vi entrò seguita da quel ragazzo «Che ne dici se mi aiuti a non lamentarmi per un po’ e svuotare lo scroto?» chiese lui.
«Dove sono le cose di Luca?» chiese lei nella speranza di cambiare discorso e cercando disperatamente con gli occhi il cassetto delle posate, nel caso avesse avuto bisogno di un coltello.
Fortunatamente il ragazzo prese posto in una delle sedie attorno al tavolo.
«Non abbiamo delle vere e proprie regole, apri gli sportelli e prendi quello che ti serve. Comunque Luca segue una dieta, è quella attaccata al frigo con la calamita della macchina»
Lara si avvicinò al frigo e lesse la lista «Tre uova» disse ad alta voce.
«Luca era grosso qualche tempo fa. Immaginati quanto fosse enorme, mi meraviglio che non abbia soffocato nessuna ragazza mentre scopavano»
«Se non esci da questa stanza e lasci in pace la ragazza ti soffoco» Luca entrò nella stanza e fulminò il rosso con lo sguardo. Il ragazzo si alzò e andò via mentre Luca si avvicinò a Lara, che nel frattempo stava sbattendo le tre uova in una ciotola.
«Scusalo, è il fratello del ragazzo che mi ha venduto casa. Nel contratto c’è scritto che devo ospitarlo fino a quando non si laurea e per mia sfortuna non va neppure bene all’università. Non c’era bisogno che ti scomodassi» disse riferito alla ciotola
«È il minimo che potessi fare, sei stato veramente gentile» disse lei voltandosi verso di lui ma trovandosi dapprima a guardare verso il petto villoso e poi alzando lo sguardo.
«Fa nulla, mi piace aiutare le ragazze che vengono da me, così mi preparano la colazione» disse lui ridendo. Luca prese una padella e la mise sul fornello, accese la fiamma e ci mise dell’olio.
«Inviti spesso ragazze?» chiese Lara versando l’uovo nella padella.
«Per dormirci solamente è la prima volta» Luca aprì il frigo e prese un cartone di latte. «Cosa mangi tu per colazione?» chiese poi rivolto alla ragazza.
«Nulla. O meglio, in genere mangio, ma ora ho lo stomaco chiuso»
«È per lo stesso motivo per cui piangevi ieri?»
Lara stette un attimo in silenzio e mise del sale nell’uovo. «Sì»
«Se vuoi possiamo parlarne» Luca aveva un tono gentile.
Lara fece un profondo respiro e si voltò a guardarlo. Magari le avrebbe fatto bene parlarne, sentire un punto di vista maschile.
«È colpa di Tony. L’ho trovato con un’altra, non pensavo che potesse fare una cosa del genere. Tony è …»
«Lo so chi è Tony, tutti lo conoscono, soprattutto se frequentano una delle palestre Desiderio. Scusa, non volevo interromperti. Ma siete fidanzati?»
«No, però avevamo un certo legame… lascia stare è meglio che non ne parli, mi sento stupida solo a pensare…»
Luca non parlò, aspettava che la ragazza finisse la frase ma lei finì di parlare.
«Mi sa di uno che spezza i cuori» disse Luca.
«Per spezzarmelo dovrei essere innamorata di lui e non lo sono»
«Allora dove sta il problema?» Luca versò il latte in un boccale e prese a sorseggiarlo a piccoli sorsi, come se fosse un alcolico.
«Appunto, mi sento stupida. Lasciamo stare» Lara ritornò a guardare le uova e le girò sull’altro lato.
«Non mi fa tanta simpatia quest’uomo. Frequento la sua palestra perché ha delle ottime attrezzature, dell’ottimo personale e degli ottimi prezzi. Ma lui non mi va giù. Volevo fare taekwondo ma so che lo frequenta di tanto in tanto pure lui, è per questo che faccio krav maga»
Ci fu silenzio. Si sentirono i rumori delle macchine provenienti da fuori, qualcuno che fischiava, un cane che abbaiava.
Luca prese un piatto e Lara vi depositò le uova.
Non parlarono più. Luca mangiava silenziosamente e Lara alla fine bevve un po’ di latte.
 
«Devo chiamare mio padre» disse la ragazza non appena ritornò nella stanza. Prese il cellulare, lo accese e compose il numero del padre.
Roberto rispose dopo il terzo squillo «Tesoro come stai? Stai male? È successo qualcosa?»
«No papà, sto bene» disse Lara.
«Sono le sette del mattino, non sei sveglia a quest’ora neppure durante il periodo scolastico. O ti sei ritirata ora?»
Lara sorrise. «Non riuscivo a prendere sonno»
«Tesoro, scusa, ma fra mezz’ora devo essere a lavoro, ti dispiace se ci sentiamo più tardi?»
«Certo, tranquillo. A dopo papà. Buon lavoro»
«Buona giornata amore»
Lara staccò la chiamata e sentì che Luca era davanti la porta, incerto se entrare o meno.
Il tempo di prendere i vestiti per andarsi a cambiare, il cellulare iniziò a squillare ininterrottamente segnalando la ricezione di messaggi.
Non erano solo Tony, ma anche di Elena.
Elena?
Lara iniziò a leggere quelli di Elena. Era preoccupata, l’aveva chiamata Tony, le aveva detto che non era tornata a casa. Lara rispose a uno dei messaggi tranquillizzandola, stava bene e chiedeva scusa per averla disturbata. Poi andò a cambiarsi.
 
 
Lara ringraziò Luca per l’ennesima volta e poi uscì di casa, rifiutando il passaggio offertole dal ragazzo.
Aveva bisogno di camminare, di pensare.
Si sentiva profondamente stupida, quasi capricciosa. Sapeva che Tony non sarebbe stato tutto suo, lo avevano chiarito e poi, d’un tratto, vedendolo abbracciato ad un’altra, si era sentita tradita.
Che scema che era stata. Anche se, tutto sommato, poteva anche sentirsi arrabbiata con Tony, perlomeno perché non aveva avuto la decenza di ritirarsi in camera sua.
Il cellulare prese a squillarle. Lara lo tirò fuori dalla tasca. Tony.
«Pronto?»
«Lara, grazie al cielo, finalmente hai risposto, non sapevo più a chi contattare»
«Come ti è venuto in mente di contattare Elena? Chi ti ha dato il permesso di farla preoccupare?» era arrabbiata.
«Che avrei dovuto fare? Chiamare direttamente la polizia? Sei completamente scomparsa, non conosci nessuno, eri senza chiavi di casa. Ci sono Giacomo e Marco che stanno girando mezza città» Tony cercava di mantenere il tono della voce tranquillo.
Lara deglutì. Aveva fatto preoccupare tutti. Lei era solo andata via di casa, aveva seguito l’istinto, aveva pensato di farla pagare in qualche modo a Tony e invece?
«Li sto chiamando» disse lei e staccò la chiamata.
Una decina di minuti dopo, l’Alfa Romeo di Giacomo si accostò al marciapiede su cui stava camminando Lara rallentando.
La ragazza salì in macchina e Giacomo riprese velocità.
«Ci hai fatto preoccupare» disse lui poco dopo.
«Mi dispiace, non volevo, non pensavo che…»
«Lara non sei una bambina, dovresti sapere che è pericoloso girare da sole la notte, soprattutto per una bella ragazza e soprattutto se indossa la gonna e i tacchi come te» Giacomo aveva un tono di voce piatto, continuava a guardare la strada, dritto di fronte a sé.
«Io…» non sapeva cosa dire, sapeva che lui aveva perfettamente ragione e sapeva di essere stata semplicemente fortunata.
«Francesca ci ha detto…bè… suppongo che tu abbia capito cosa ci ha detto. Sapevamo della scommessa di Tony, così abbiamo fatto due conti e non gli abbiamo chiesto neppure perché fossi andata via di casa»
«Sono stata una stupida»
«Mi spiace dirtelo, ma sì, non è stata proprio una mossa intelligente ciò che hai fatto. E pure andare via di casa ieri notte è stato stupido. Ma stai bene per fortuna»
Arrivarono davanti casa di Tony e Giacomo parcheggiò.
«Lara, se non vuoi abitare da sola, puoi venire a stare da me e Laura. Abbiamo una stanza vuota per ora, metteremo una branda, non ci sono problemi.» Giacomo si girò finalmente a guardarla.
Lara respirò profondamente.  
«No, non voglio darvi disturbo, grazie veramente, ma va bene così, mi devo assumere le responsabilità di ciò che ho fatto no?» fece un mezzo sorriso forzato. «Grazie di essermi venuto a prendere, grazie per tutto. Mi dispiace di avervi fatto preoccupare»
«Dillo pure a lui» Giacomo indicò Marco, che proprio in quel momento stava aprendo la portiera della macchina.
«Lara, stai bene» disse quasi buttandosi addosso a lei e abbracciandola.
«Scusami, perdonami, non volevo farvi preoccupare, non pensavo che potesse succedere questo, io…» si era detta stupida fin troppe volte quella mattina, bastava pure così.
Marco si distaccò dall’abbraccio e permise alla ragazza di scendere dall’auto.
«Francesca?» chiese Lara.
«Ha fatto la notte in bianco, ma le ho chiamato poco fa, poco dopo che tu mi hai contattato»
«Chiedi scusa pure a lei»
Congedò i suoi zii, dicendo che andava tutto bene e poi finalmente si accorse di Tony.
Era appoggiato alla colonna accanto al portone di casa sua. Giocherellava con le chiavi della macchina, aveva lo sguardo cerchiato, l’aria stanca e la stava guardando.
Lara andò verso di lui. «Scusami» sussurrò non appena fu abbastanza vicino da farsi sentire.
Tony posò le chiavi dentro la tasca dei jeans e qualche secondo dopo l’abbracciò. Le diede un bacio sulla testa. «Lara, mi hai fatto stare in pensiero, non sapevo più cosa fare. Scusami per ieri sera, non è successo niente, te lo giuro. È stato tutto un malinteso, credimi»
Lara si distaccò dall’abbraccio e lo guardò negli occhi.
«Ti credo, ma avevamo un patto e sono io quella che non l’ha rispettato. Non avevo motivo di comportarmi come ho fatto. Tu avevi tutto il diritto ad andare con lei. È solo…che questa cosa del condividerti…mi provoca un po’ di…gelosia»
«Se vuoi possiamo provarci» disse lui.
«A fare cosa?»
Tony non rispose. Si limitò solo a sorriderle, a prenderle il viso tra le mani e a baciarla.
 
 
Note dell’autrice
Lara è andata a casa di Luca ma non è successo niente, per fortuna. Luca mi fa tanta simpatia, nella storia vecchia non ero arrivata ancora a lui, ma lo avevo un po’ delineato ed era uno stronzetto, mentre scrivevo però è venuto fuori questo gigante buono e mi è piaciuto.
Che ne pensate di tutto ciò che è accaduto?
Grazie mille a chi ha messo la storia tra le seguite, le preferite e le ricordate. E soprattutto grazie a chi recensisce.
Un bacio e alla prossima.

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Capitolo 16
*** Colazione a letto ***


Lara fissava il soffitto, mentre Tony ronfava accanto a lei. 
Lei non riusciva a dormire, non così facilmente, perché pensava alla discussione che avevano avuto pochi minuti prima di finire nuovamente a letto.
 
“Cosa volevi dire con ci possiamo provare?” aveva chiesto Lara. Stavano facendo colazione, Tony aveva appena avvisato che quel giorno non sarebbe andato nelle palestre. Tony aveva detto quella frase, l’aveva baciata ed erano saliti nell’attico.
“Possiamo… possiamo provare a vedere che succede a stare insieme. Io e te, senza incomodi di mezzo, né tuoi né miei.” Aveva risposto lui.
“Intendi dire che siamo una coppia ora?”
Tony, che fino a quel momento era stato impegnato a spalmare la marmellata sul pane, guardò verso la ragazza. “Non mettiamo troppe etichette, siamo due che stanno vedendo che succede se stanno insieme”
Non avevano più parlato, avevano finito di fare colazione e si erano messi a letto, all’inizio solo con l’intenzione di dormire.
 
Tony si girò e fece tremare il letto. Lara lo guardò. Era così tranquillo lui, lei si sentiva così confusa. Da un lato contenta e da un lato preoccupata. Non aveva pensato che potessero avere futuro loro due, lei aveva solo pensato di sedurlo, di fargli vedere che non era più la bambina con cui giocava e poi troncare lì. Ma l’essere umano è così strano, se ottiene troppo facilmente ciò che vuole, non è soddisfatto e allora si deve complicare per forza le cose.
E così aveva fatto lei, era diventata gelosa, era scappata di casa. E adesso? L’unica persona con cui avrebbe parlato di quelle cose era suo padre, ma, ovviamente, non poteva dirgli niente. O sì?
Lara si avvicinò all’orecchio dell’uomo. «Tony» sussurrò.
L’interessato mugolò e fece come per schiacciare una mosca.
Lara si rassegnò, ne avrebbero parlato dopo e chiuse gli occhi nella speranza di prendere sonno.
 
 
 
 
«Buongiorno!»
Lara aprì gli occhi, mise a fuoco e notò tre cose. Primo: suo padre seduto sul letto che sorrideva. Secondo: era nel letto della stanza degli ospiti, mentre lei la sera prima si era addormentata abbracciata a Tony. Terzo: di fronte a lei c’era un vassoio da letto con sopra la colazione.
Non appena Lara guardò verso quest’ultimo, suo padre disse: «Tanto anche se versi il latte, il materasso è di Tony. A proposito, ha insistito per preparati i pancakes»
Lara addentò una delle frittelle, dopo averla ricoperta di sciroppo d’acero.
«Stasera siamo a cena da Giacomo» disse Roberto.
Lara si limitò ad annuire, anche perché aveva la bocca piena.
Roberto si alzò dal letto e andò nell’altra stanza, mentre Lara realizzava che, tutto sommato, non gradiva così tanto la colazione a letto. Era scomoda, non poteva muoversi come gradiva. Così prese il vassoio e andò in cucina.
Tony a petto nudo e in jeans, era appoggiato al piano cottura e stava usando il tablet.
«Buongiorno piccola» disse lui alzando lo sguardo.
«Giorno» aveva voglia di avvicinarsi a piccoli passi verso di lui, di baciarlo, come aveva visto in qualche pubblicità o in qualche film.
Roberto era disteso sul divano, stava bevendo un caffè e faceva zapping alla tv.
Tony le sorrise e le inviò un bacio senza schiocco.
«Grazie per i pancakes, mi sto mettendo sul tavolo a mangiare» disse Lara posando il vassoio.
«Tu vuoi fare la colazione a letto solo quando non puoi» disse Roberto.
Tony era ritornato a dedicare la sua attenzione al tablet e Lara si mise a mangiare mentre guardava il corpo tonico del suo amante.
«Che vuoi fare stamattina? Sono tutto a tua disposizione» Roberto aveva spento la tv, si era alzato dal divano, le aveva lasciato un bacio sulla testa ed era andato a posare la tazzina dentro il lavello.
«Lavastoviglie per favore» disse distrattamente Tony.
Lara addentò un'altra frittella. Pensò a quanto amava le Domeniche quando era bambina: Roberto se la metteva sulle spalle, andavano a comprare la Gazzetta dello Sport per lui e un pacco di figurine per lei, passavano dal bar per comprare entrambi un gelato e poi arrivavano gli amici del padre che la coccolavano.
«Ho dimenticato una cosa in macchina, sto scendendo un attimo» chiese Roberto mentre posava la tazzina nella lavastoviglie.
Roberto uscì di casa e Tony posò il tablet ma rimase appoggiato al piano cottura.
«Ti ho spostata appena in tempo nell’altro letto. Roberto mi ha chiamato praticamente quando ormai stava prendendo l’ascensore, ringrazio il palazzo di avere dodici piani»
«Secondo te dovremmo dirlo a papà di noi?»
«A Roberto? Non è che abbia tutta questa voglia»
«È solo che gli ho sempre detto tutto»
«Non mi sembra il caso per ora. Vado a fare una doccia…vuoi farla con me?» Tony fece un sorrisetto malizioso.
«Fra poco sale papà»
«E non può aprirgli nessuno perché…ok, poi è complicato spiegargli perché nessuno è andato ad aprirgli. Va bene, vado» Tony si sollevò dal piano cottura e lasciò un bacio sulle labbra di Lara prima di andare in bagno.
Lara finì la colazione silenziosamente. Cosa poteva fare con suo padre? Andare al cinema? Un’abbuffata al McDonald’s? Una maratona di Supernatural?
Per un attimo Lara si sentì in colpa, perché per la prima volta non aveva voglia di fare tutte quelle cose con suo padre, ma con Tony.
Posò il piatto e la tazza dentro la lavastoviglie ed entrò nel bagno senza bussare.
La doccia era appannata per il troppo vapore e Lara era entrata solo per lavarsi i denti, ma Tony non si lasciò sfuggire l’occasione per fare un commento: «Non potevi resistere all’idea di me nudo, vero?»
Lara sorrise mentre metteva il dentifricio sullo spazzolino e il citofono squillò.
«Suggeriscimi qualcosa da fare con mio padre» disse la ragazza. Poi uscì dal bagno con lo spazzolino in bocca e aprì il portone. Aveva dodici piani di tempo per lavarsi i denti e chiudere la porta del bagno, così da non destare alcun sospetto.
 
***
 
 
Erano seduti sul divano a casa di Giacomo. Avevano finito di mangiare e Laura aveva preso delle foto del matrimonio che le aveva dato Enzo. La padrona di casa voleva un parere su quale sarebbe stata così bella da finire nell’album fotografico ufficiale.
Lara, Francesca e Tony accettarono di buon grado, perché adoravano certe volte mettersi a commentare su questo e quell’altro. Roberto diceva sempre che ogni tanto immaginava Tony come uno shampista dal parrucchiere: massaggiava la cute e spettegolava.
Roberto e Marco si erano seduti di lato, nella speranza di non essere presi in considerazione, ma Giacomo mise loro in mano un gruppetto di foto.
 
«Certo che è bravo Enzo, guardate qui, Giacomo sembra pure bellino» esclamò Roberto ad un certo punto.
«Quasi quasi mi faccio fare un servizio fotografico, magari un calendario! E magari metto l’offerta: ogni abbonamento annuale, un calendario in offerta!» esclamò Tony.
«E perché questo dovrebbe attirare clientela?» chiese Roberto.
«Immagina… me in mezzo alla natura, come Madre Natura mi ha fatto!» Tony sorvolò la domanda di Roberto.
«Tu, come Madre Natura ti ha fatto e l’ausilio di una lente di ingrandimento però» disse Roberto.
«Certo, dal lato in cui rimpicciolisce, altrimenti, quel che intendi tu, uscirebbe fuori dall’inquadratura» precisò Tony.
«Per un attimo, al mio matrimonio, mi sono chiesta come mai due baldi uomini come voi fossero ancora single. Mi avete chiarito ogni dubbio. Roberto, non ti ricordavo così…» disse Laura.
«Infantile? Di solito con l’età si matura, papà invece ringiovanisce» disse Lara.
«Ragazzina! Stai parlando di tuo padre!» l’ammonì Roberto.
«Lo so, purtroppo»
Lara guardò una delle foto che aveva in mano: Giacomo e Laura seduti su di un dondolo in una campagna, che si guardavano teneramente.
Un ricordo di quando aveva poco più di dodici anni le riaffiorò in mente. Erano ad una scampagnata, forse di Enzo.
Tony era seduto sul dondolo in veranda, stava masticando lo stelo di una pianta che rilasciava un gusto aspro simile al limone e, stranamente, non era in compagnia di una donna.
Lara arrivò verso di lui barcollando. Indossava un paio di scarpe con il tacco troppo larghe, un vestito che le stava grande ed quindi era esageratamente scollato. Aveva messo il rossetto e aveva circondato gli occhi di nero.
«Come sto?» chiese Lara
«Come ti sei combinata?»
«Voglio sembrare più grande»
«Perché?»
«Perché voglio piacerti»
Tony sorrise «Piccola, tu mi piaci già»
Lara si andò a sedere sul dondolo, poggiò la testa sul petto di lui e Tony prese a carezzarle il braccio.
«Ma mi chiami piccola»
«Perché sei piccola, ma questo non vuol dire che tu non mi piaccia»
«E siamo ancora fidanzati?»
«Certo»
«E allora perché vai anche con altre donne? Quando si è fidanzati non si sta solo con una donna?»
Tony smise di carezzarle il braccio e inspirò profondamente, facendo sollevare la testa di Lara al ritmo del suo respiro.
«Piccola… hai ragione tu, quando si è fidanzati si deve stare solo con una persona. Ma noi non siamo veramente veramente fidanzati. Il nostro è un fidanzamento d’affetto e non d’amore»
Lara sollevò la testa e lo guardò. «Ma io ti amo!»
Tony represse una risata, scaturita non tanto dall’ingenuità della frase appena udita ma dalla reazione che stava avendo lui. Ogni volta che sentiva quelle due parole entrava in panico, la testa entrava nel pallone e cominciava a trovare delle scuse per scappare da quella situazione. Ma ovviamente in quel caso era diverso, era la piccola Lara.
«No, tu non mi ami, mi vuoi tantissimo bene e te ne voglio pure io. E ti auguro profondamente di non innamorarti mai di uno come me»
«Ma perché? Che cosa stai dicendo?»
«Io sono un irresponsabile, non voglio legami, voglio divertirmi, avere più avventure possibili, non preoccuparmi di ferire i sentimenti di qualcuno in base alle mie azioni. Tu meriti qualcuno che ti tratti bene, che ti faccia sentire al sicuro, protetta, che stia sempre al tuo fianco»
Lara fece una smorfia, annuì e si alzò. Spostò la zanzariera per entrare dentro casa quando udì la voce di suo padre. Roberto era a petto nudo, un braccio poggiato sul muro, un sorriso trentadue denti e una bottiglia di birra in mano. Parlava con una donna che stava appoggiata al muro, poco sotto il braccio di Roberto, che faceva la finta vergognosa.
Lara lasciò andare la zanzariera e tornò a sedere sul dondolo. Tony sputò il filo di erba.
«Mi baci?» chiese la ragazzina.
«Come?»
«Voglio un bacio, di quelli veri, di quelli che si danno i grandi» disse risoluta Lara.
«No, picc…Lara non mi chiedere certe cose. Ho già assecondato una volta questo tuo capriccio e me ne pento ogni giorno»
«Ma quello non era un bacio vero, ti ho detto che ne voglio uno vero, uno di quelli che poggi le labbra sulle mie e poi usi la lingua»
Mentre lo diceva Lara si accorse che poteva vedere suo padre attraverso la zanzariera. Stava baciando la donna.
«Per favore Lara, sai che in genere faccio tutto quello che mi dici, ma questa volta non ti posso aiutare»
Lara annuì energicamente, aveva lo sguardo fisso verso suo padre.
«Un giorno mi bacerai, mi bacerai sul serio. Un giorno vorrai fare tante cose con me»
Si alzò dal dondolo risoluta, entrò dentro casa, sorpassò suo padre senza guardarlo e andò a cambiarsi.
 
«Ti piace quella foto?» Lara venne destata dalla domanda di Laura.
«Sì, mi piace come vi guardate» rispose la ragazza.
Laura prese la foto dalle mani di Lara e la guardò. «Anche a me» disse poi sorridendo.
Lara smise di prendere foto dal mazzetto, il pomeriggio passato a mare con il padre le aveva fatto venire in mente un sacco di ricordi.
Amava suo padre con tutta se stessa, sapeva che anche se a volte andava a scuola con le scarpe una diversa dall’altra o senza merenda, suo padre ce l’aveva messa tutta per crescerla normalmente. Perché badava pure al nonno, studiava per laurearsi e lavorava per aumentare gli introiti scarsi della pensione del padre. Aveva pure comprato dei libri sull’educazione delle figlie femmine.
Eppure, ogni tanto, Lara aveva voglia di rimproverarlo, come in quel momento. Perché guardava Tony e non capiva che cosa volesse da lui. Lo voleva per sé sul serio?
Ne aveva parlato con Francesca, velocemente, a rate, mentre sparecchiavano e gli uomini erano andati a sedersi sul divano, ma Lara non voleva parlarne davanti a Laura, così era stato un via vai di frasi spezzate.
 
«Si stancherà di te, per ora sei come un giocattolo, la novità della ragazza piccola alla quale magari vorrebbe insegnare...ok forse è meglio che certe cose non le penso. Ad ogni modo anche questa cosa della storia fissa gli sembra bella sul momento, ma lui non è così, lo conosco. Capiscimi, voglio solamente che tu non soffra troppo, che sappia già a cosa vai incontro» aveva detto Francesca.
 
«Ci ho riflettuto. Non so se vorrei una storia fissa con lui, vorrei…come dire… stare con lui fino a quando non mi stanco. Essere reciproci ma… non lo so, mi sento confusa» aveva risposto Lara.
 
«Direi che è normale. Sei cresciuta con un padre che passa in continuazione da una donna ad un’altra e, in generale, non è che tu abbia avuto un’infanzia tranquilla. La possibilità che qualcosa ti possa andare normalmente, essere una coppia e roba varia, forse ti spaventa un po’. Roberto sa qualcosa?»
 
«Papà? Per ora no. Non ho idea di come possa prenderla, vorrei prima che noi due ci chiarissimo del tutto le idee e vedere come va. Una volta detto a papà niente sarà più come prima, quindi vorrei evitare di fare casino se non ne vale la pena»
 
E poi non erano riuscite a dirsi più nulla e Lara sentiva, di tanto in tanto, lo sguardo interrogativo e preoccupato di Francesca su di lei.
Lara prese in mano qualche foto ma guardava il tutto distrattamente.
Non era mai stata così confusa in vita sua.
 
 
Note dell’autrice
Per poco non venivano scoperti da Roberto, anche se prima o poi dovranno dirglielo, forse.
Lara ha ottenuto quello che ha sempre desiderato, sin da piccolina, secondo voi ora si stancherà?
E per quanto riguarda Tony, avrà ragione Francesca?
Grazie a tutti quelli che hanno messo la storia tra le seguite, le preferite e le ricordate.
Soprattutto grazie a chi mi fa conoscere il proprio parere.
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento. Baci. Dimenticavo, so che non ve ne frega nulla, ma oggi è il mio compleanno :D
 
 

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Capitolo 17
*** Il catorcio ***


«Ti ho comprato un catorcio» Tony entrò in casa entusiasta e disse la frase a voce alta, cosicché in qualsiasi parte della casa si fosse trovata Lara l’avrebbe potuto sentire.
Lara era sdraiata sul divano e pigiava pigramente i tasti del joystick della Playstation.
«Un che?» chiese la ragazza senza neppure girarsi.
«Non vuoi prendere la patente? Mica ti posso far guidare con la mia macchina! Mai avuto un graffio la mia bambina, la tratto meglio di me fra poco»
Lara pigiò un altro tasto e finalmente capì cosa aveva detto Tony. Si voltò verso di lui e vide una chiave penzolare dalla mano dell’uomo.
«Una macchina?» chiese eccitata mentre faceva cadere il joystick sul divano e si precipitava verso Tony. Era contenta e Tony lo era più di lei nel vedere quel sorriso.
«Sì, ma è di seconda mano, ti ho preso una Golf»
«Come?»
«Pagando»
«Voglio dire... come ti è venuto in mente?»
«Ma... Non vuoi guidare?»
Lara lo abbracciò.
«Certo che voglio, grazie, grazie, grazie»
«Possiamo andare a fare pratica nella tenuta dei miei, c'è abbastanza spazio, poi quando prendi il foglio rosa andiamo in giro»
«Ma tu hai...cavoli hai più di dieci anni di patente! Sei vecchio!» disse Lara staccandosi dall’abbraccio.
«Hai un modo proprio particolare di ringraziare tu» disse Tony. Poi le carezzò la testa spettinandole i capelli e pensò che quel gesto lo faceva sempre quando lei era piccola.
«Vado a cambiarmi, metto le scarpe da tennis no? E poi che dovrei mettere? Devo prendere gli occhiali da sole?» Lara si era infilata nella stanza degli ospiti e sparava domande a raffica.
Tony si andò a sedere sul divano sorridendo. Era strana la sensazione che provava. Aveva voglia di rendere felice Lara.
L’aveva sempre fatto a dire il vero, l’aveva sempre viziata, coccolata, aveva assecondato i suoi capricci, ma stavolta era diverso. Era diverso perché non voleva semplicemente renderla felice, voleva sorprenderla, preoccuparsi per lei, capire cosa veramente le avrebbe fatto piacere. Era stato tutta la notte a pensare ad un regalo che potesse piacerle ed era veramente contento della reazione di Lara.
Certo, c’è da dire che era difficile trovare un poco più che diciottenne non contento di ricevere una macchina tutta per sé.
«Allora, vado bene vestita così?» Lara uscì dalla sua stanza, aveva una t-shirt lunga, i leggings e un paio di scarpette da tennis.
«Non c’è mica un abbigliamento da guida, devi solo metterti comoda» e Tony rimase a guardarla un po’, sapeva da quando era andata a vivere da lui che quella ragazzina l’avrebbe scombussolato, ma non pensava fino a quel punto.
 
«Che significa che non posso guidare?» erano seduti in macchina, Tony al posto guida, Lara accanto.
«Non hai mica il foglio rosa per ora, andiamo prima in campagna dai miei e poi, prima di iniziare a guidare, è giusto che tu impari alcune cose» Tony mise in moto e la macchina partì.
«Del tipo?»
«Del tipo cambiare una ruota, imparare a sapere dove si mette l’acqua, collegare una batteria di una macchina con un’altra. Guidare non significa semplicemente mettersi alla guida e partire, devi essere il più autosufficiente possibile. Se sei in campagna, buchi e non c’è campo che fai?»
Lara sbuffò. «Comincia a piacermi di meno questa storia della guida, non possiamo passare alla parte teorica dopo? Prima guido e poi faccio tutto il resto»
«Usare un crick mica è cosa teorica! O comunque, possiamo provare con lo spray, ma in quel caso devi raggiungere poi un gommista, ad ogni modo sempre qualcosa è»
«Oddio, mi sono già stancata solo a sentirti parlare»
«Lara, sul serio, devi essere…che cosa succede? Che…» non finì la frase che la macchina iniziò a saltellare, dando il tempo a Tony di mettersi di lato prima di spegnersi definitivamente.
«Devo essere cosa? Fa già parte dell’addestramento questo?» ma mentre lo chiedeva si rese conto, dall’espressione dell’uomo, che quello era un vero imprevisto.
Tony diede un colpo sullo sterzo. «Porca puttana mi sono fatto ingannare, lo sapevo io che non dovevo comprare la macchina da quel tipo, è davvero un catorcio questo» era arrabbiato, ma allo stesso tempo si sentiva pure umiliato perché era stato preso in giro come nulla fosse.
«Dai, non è successo niente» disse Lara alla ricerca delle parole giuste «Così imparo no? Vedrò cosa devo fare in queste occasioni, perché tu sai cosa devi fare e prendi in mano la situazione, invece se fosse successo a me mentre ero da sola non avrei saputo affrontarla»
Tony chiuse gli occhi e respirò profondamente. «Il problema è che ho perso la mano con queste cose, sai com’è, la mia bambina è revisionata una volta l’anno, ogni minimo problema la porto al centro autorizzato e fanno tutto loro. Io so solo fare quello che stavo per insegnarti» Aprì gli occhi e si sentì vulnerabile, lui voleva apparire agli occhi di Lara come quello che sapeva fare di tutto, che conosceva tutto e invece eccolo lì, colto in fallo.
«Ma non ti preoccupare, non si chiama un meccanico?»
«Sì, penso di sì, ma il mio meccanico di fiducia tratta solo Audi» tamburellò le dita sul volante «Dovrebbe esserci un’officina non troppo lontano da qui, possiamo andarci a piedi» disse poco dopo.
Uscirono dalla macchina e Lara si mise a camminare accanto a Tony. Avrebbe dovuto prenderlo per mano? Neanche il tempo di pensarci, che Tony le mise un braccio sulle spalle e la strinse a sé. Un gesto che si fa anche tra amici, ma per il momento, con la testa appoggiata sulla maglietta dell’uomo e il naso inebriato del suo profumo, a Lara andò bene.
L’officina era veramente vicino, arrivarono dopo cinque minuti di strada. Tony si sciolse dall’abbraccio, invitò Lara a rimanere fuori dal “covo di uomini” che c’era dentro ed entrò.
Lara tirò fuori il cellulare e chiamò il padre.
< Papà! Non puoi immaginare cosa ha fatto Tony stamattina! > esclamò eccitata.
< Amore, riassumi velocemente che sto lavorando >
< Mi ha comprato una macchina! Mi insegnerà a guidare! >
Roberto rimase un poco in silenzio, tanto che Lara pensò che fosse caduta la linea.
< Ti insegnerà a guidare Tony? È una cosa da padri quella di insegnare a guidare oppure, al limite, una roba da fidanzati > disse poi con la voce un po’ sconsolata.
< Papà, sai com’è Tony, perderà presto la pazienza e mi lascerà perdere > disse Lara cercando di rimediare alla situazione.
< No no, Tony è testardo, lo sai, fino a quando non imparerai come dice lui non mollerà. La cosa non mi dispiace, perché io non ho avuto il tempo fino ad ora ed è giusto che tu impari a guidare. È solo che la cosa mi ha sorpreso un po’, anche perché come regalo è piuttosto costoso, tutto qua. Comunque, ora devo andare, ci sentiamo più tardi va bene? E cerca di non fare incidenti. Ti voglio bene >
< Ti voglio bene anche io > Lara staccò e provò una punta di rimorso. “Roba da padri o da fidanzati” aveva detto suo padre, poi una figura attirò la sua attenzione e si avvicinò ad essa.
«Luca?»
Il ragazzo si girò verso Lara. Luca stava pulendo le mani sporche di grasso in uno straccio e aveva pure una linea nera sulla guancia, forse si era grattato.
«Ciao Lara, che fai… ah sì, ho visto Tony parlare con il mio capo, sarai sicuramente con lui, avete fatto pace»
«Già, la macchina si è fermata e Tony non capisce cosa abbia»
Luca sorrise soddisfatto.
«Scusa, non ti ho più cercato, non riuscirò mai a ringraziarti abbastanza» disse Lara.
«Non ti preoccupare, non ho fatto niente di che, te l’ho detto, mi piace ospitare le ragazze così poi trovo la colazione pronta» disse sorridendo.
«Lara?» Tony arrivò alla loro sinistra. Guardò con aria interrogativa lei e poi rivolse la sua attenzione a Luca «Tu dovresti essere il ragazzo che deve venire con noi fino alla macchina» disse leggermente seccato.
Luca annuì, posò lo straccio sul tavolo e uscì dall’officina.
«Non ti avevo detto di stare fuori? Perché parlavi con quello?» chiese Tony a voce bassa non appena Luca fu abbastanza lontano.
«Lo conosco»
«Lo conosci? Come?»
«Fai il geloso ora? Potrei risponderti che non sono affari tuoi a dire il vero. Comunque… è il barista del Galeone» preferì sorvolare sulla loro conoscenza onde evitare problemi e poi uscirono fuori dove li stava aspettando Luca.
«Non ti facevo tipo da Golf, mi aspettavo di trovare l’Audi» disse Luca non appena si trovarono davanti la macchina.
«Come fai a sapere che tipo sono e che macchina ho? Il servizio stalking è incluso nel prezzo?»
«Calmino. Sono socio in una delle tue palestre e ho un debole per le macchine, mi è capitato di vederti ogni tanto, fine»
Tony annuì, poi, quasi istintivamente, mise un braccio attorno alle spalle di Lara e la tirò a sé, un po’ come aveva fatto precedentemente, ma stavolta con un significato diverso.
Luca sospirò, aprì lo sportello del vano motore e guardò dentro.
«Si deve cambiare il motore, è andato» disse poco dopo.
«Mi spiace Lara, il regalo che ti ho fatto è risultato un po’ difettoso» disse Tony rivolto verso Luca.
«Hai parlato con il mio capo no? La prassi vuole che ci lasci le chiavi, ci pensiamo noi, se avete oggetti nella macchina prendeteveli, non ce ne assumiamo la responsabilità»
«No, non c’è niente dentro» disse Lara.
«Ok, se mi date le chiavi vado»
Tony porse l’utensile al ragazzo e Luca fece un cenno di capo prima di andare via.
«Ciao» disse Lara quando ormai lui voltò le spalle.
Non appena Luca fu non più a portata di vista Lara si levò il braccio di Tony dalle spalle.
«Cosa era tutta quella sceneggiata?» chiese la ragazza.
«Di che parli?»
«Parlo del fatto che mi sono sentita un oggetto, una proprietà. Se vuoi fare il maschio alfa hai sbagliato persona, hai iniziato veramente male»
«Ma cosa dici?»
«Scusami Lara il regalo che ti ho fatto è difettoso» disse Lara con voce scimmiottante. «Per non parlare del fatto che mi hai abbracciato con prepotenza»
«Se tu hai visto le cose sotto questa prospettiva allora mi devo preoccupare seriamente»
«Sotto quale prospettiva? Ce n’era solo una di prospettiva, quella in cui tu volevi segnalare che ti appartenevo. Non funziona così, o mi dai fiducia o la cosa non può andare avanti, non mi puoi proibire di parlare con qualcuno e non siamo neppure fidanzati!»
Tony rimase in silenzio per un attimo. «Hai ragione, scusami. Non sono abituato a tutta questa situazione, è una novità per me, lo sai. Dai, non fare l’offesa, dammi un bacio e andiamo a prendere la mia macchina, ormai i miei ci aspettano per pranzo»
Presero a camminare verso casa di Tony.
«Quanto è durata la tua storia più lunga?» chiese ad un certo punto l’uomo.
«Quattro mesi e mezzo. Ma dovresti pure chiedermi quanto è durata la mia permanenza più lunga in una città»
«Questo è pure vero»
«La tua? Due notti consecutive?»
«No. Ci ho provato una volta a fare un po’ sul serio, anche se non lo sanno tutti perché…preferivo non si spargesse la voce in giro diciamo. Tre anni fa, otto settimane»
Lara fu sorpresa, gelosa e curiosa al contempo. «E perché è finita?»
«Perché lei mi disse che eravamo abbastanza grandi per far progredire le cose e voleva presentarmi ai suoi»
«Ah-ah, beh, allora è un bene che tu conosca già mio padre»
Eppure a Tony questa cosa non piaceva più di tanto.
 
«Come sta tuo padre?» la signora Desiderio guardò interrogativa verso Lara. Aveva cambiato spesso opinione nei confronti di Roberto. All’inizio lo apprezzò per aver aiutato il figlio ad avere una vita sociale, poi non poteva sopportarlo per aver condotto Antonio verso una vita sociale fin troppo sgretolata, infine, da quando si era trasferito e aveva visto che il figlio continuava a mantenere la sua condotta di vita, aveva riacquistato la sua stima.
«Bene» disse Lara cincischiando i cavoletti con la forchetta. Una delle cose che non amava particolarmente dei pasti dai Desiderio, era l’incredibile quantità di verdura servita.
«E tu come stai passando il tempo qui da sola? Sappi che sei sempre la benvenuta a casa nostra, puoi venire a farti il bagno in piscina tutte le volte che vuoi, come facevi da bambina»
«Grazie signora, è veramente gentile, ad ogni modo abitando da Tony posso fare il bagno nella sua piscina»
A tavola calò il silenzio, fin quando la signora Desiderio non chiese con occhi sgranati: «Abiti a casa di mio figlio Antonio?»
Lara deglutì, non pensava di sicuro di ricevere una reazione del genere, da piccola era spesso ospite di Tony o ospite dei Desiderio, non credeva che potesse essere cambiato qualcosa.
«Sì»
«Ma… ma voi due non potete vivere insieme. Siete due persone adulte, di sesso opposto, Antonio non troverà mai moglie se abita con una donna, chi sarebbe interessato a lui se si sa già che convive con qualcuno?»
«Mamma, non è un mio attuale interesse cercare moglie, lo sai già. Lara abitava sola, io abitavo solo e abbiamo deciso di stare in compagnia, tutto qua»
«Non si smette mai di cercare moglie, non sai quando potresti trovare la persona giusta per te, per esempio, tu domani a pranzo verrai con me ad un evento, così potrai conoscere qualche donna» il tono con cui lo disse fece capire che non avrebbe approvato obiezioni.
Dopo pranzo, Lara ringraziò Beatrice, la sorella maggiore di Tony, di essere andata a far visita ai suoi genitori e quindi di non averla lasciata sola con la signora Desiderio.
Tony, dal canto suo, si ritrovò con un sigaro acceso che non aveva intenzione di fumare, a passeggiare verso il maneggio in compagnia del padre.
«Quello costa, goditelo» disse il signor Desiderio accennando con il mento al sigaro in mano al figlio.
«Ti avevo già detto che non fumo»
«Sciocchezze, questo non è una sigaretta, è un sigaro, e tutti gli uomini fumano in sigaro»
«Non io»
«Non fumi, non apprezzi il nostro vino, l’unica cosa che mi consola è che non lo tieni nei pantaloni e le trovi sempre più giovani»
«A cosa stai alludendo?»
Il signor Desiderio fece una risata finta e diede un tiro al suo sigaro.
«Lo sai a cosa mi riferisco figliolo. Amo quella ragazza, la considero quasi una nipote, ma non posso credere che tu l’abbia portata in casa senza un doppio fine»
Tony smise di camminare e guardò verso il padre.
«Scusami? È la figlia di Roberto, è venuta a casa mia perché volevo tenerla d’occhio» eppure non era del tutto vero, lo aveva dimostrato in seguito e quindi non riuscì a sostenere a lungo lo sguardo del padre.
«Va bene, va bene, come dici tu, non pensavo potessi infervorarti tanto. Quindi tra te e Lara non c’è nulla?»
Tony rimase in silenzio, perfettamente colto in fallo, non poteva affermare e non riusciva a negare, così, non sapendo come tirarsi d’impiccio diede un tiro al sigaro e cominciò a tossire pesantemente. Suo padre, dopo essere scoppiato a ridere, avergli detto che era una femminuccia e avergli dato due pacche sulle spalle, fece cadere il discorso precedente, deciso, però a riaprire prima o poi quella discussione.
 
Note dell’autrice.
Rieccomi, meno male che c’è la scrittura che mi mette su di morale in questo periodo di cacca. Chiedo scusa perché mi sa che aggiornerò lentamente le prossime volte, ho avuto alcuni “contrattempi” salutari.
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento, ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite, le ricordate, le seguite e ringrazio soprattutto chi mi fa conoscere il proprio parere.
Un bacio e alla prossima.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 

 

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Capitolo 18
*** Pranzi ***


Lara uscì con Melania e Annalisa. Un pranzo a base di birra e panino al Galeone.
«Una macchina?» Melania ripeté la domanda per la terza volta, stupita più che mai.
«Sì.» rispose Lara mentre guardava verso il bancone del bar. Luca era impegnato e lei aveva voglia di parlarci.
«Ma…cavoli…una macchina. Voglio dire wow! Che regalo costoso! Il regalo più costoso non fattomi dai miei, è stato il biglietto per un concerto.» disse Annalisa.
«Ma sei sicura che tra te e Tony non ci sia niente?» chiese Melania.
«Scusate.» Lara si alzò e andò verso Luca. Lo fece per tanti motivi: per non dare una risposta alle ragazze, perché voleva veramente salutare Luca e ringraziarlo, perché non voleva parlare di Tony sapendolo a pranzo con la madre alla ricerca di una moglie perfetta.
«Ciao.» Lara prese una sedia accanto al bancone.
«Ciao.» rispose Luca.
«Come va?»
«Bene. Se sei venuta a chiedermi della macchina non ti posso dire ancora nulla.»
«Non sono venuta per la macchina e sei scortese.»
«Sono cortese quanto il tuo amico.»
«Lascia perdere lui, ogni tanto fa lo scemo, anzi ti chiedo scusa per il suo comportamento infantile.»
«Ti piace stare con le persone sceme? Perché se è così potresti gradire la mia compagnia.»
«Ah-ah. Sai che mi chiedevo? Ma come fai ad andare in bagno con la tuta da meccanico?»
«In che senso?»
«Ti devi spogliare tutto? Mi è sembrato un unico indumento.»
«No, ha la doppia cerniera, più che altro il vero problema sta nelle mani sempre sporche di grasso. Ma che problemi ti fai?» Luca sorrise.
«Ho sempre trovato eccitanti queste tute da meccanico.»
«Le tute o chi le indossa?»
Lara si trovò a ridere e a giocherellare con i capelli, per un attimo.
Trovava gratificanti le attenzioni di quel ragazzo, era da parecchio tempo che non flirtava con qualcuno. Con Tony era stato diverso, era successo tutto all’improvviso, era mancato il corteggiamento, le battutine, o perlomeno quello che c’era stato era tutto insito nel comportamento solito di Tony. Luca era diverso. Era dolce, gentile, era un bravo ragazzo. Lara scosse la testa, come a dire “no”. Un no che era riferito ai suoi pensieri. Luca era un ragazzo perfetto per qualcun'altra, non per lei. Lei lo avrebbe solo fatto soffrire.
«Quando fai Krav maga? Pensavo che potrei provare a rifrequentarlo.»
«Ri? Vuol dire che hai già fatto Krav?» Luca parve sorpreso.
«Con risultati disastrosi, mi hanno spaccato un labbro.»
I due sorrisero contemporaneamente.
«Sei così magra, non credo che il Krav faccia per te.» Luca stette un attimo in silenzio «Quindi Desiderio ti ha regalato una macchina? O lo ha detto solo per fare lo sbruffone?»
«Sì. Lo ha detto per fare lo sbruffone, ma mi ha veramente regalato la macchina.»
Luca fece un sorriso amaro «Hai già la macchina migliore della mia e neppure guidi. È per questo che hai fatto pace con lui?»
Lara sgranò gli occhi «Scherzi? Pensi che sia una che si faccia comprare con i regali?»
Luca fece spallucce «Era solo per dire, sei venuta a casa mia piangendo e stravolta dal comportamento di Tony. E qualche giorno dopo siete tutt’e due felici e sorridenti insieme, come se nulla fosse successo. Tranne per il fatto che tu hai una macchina regalata da lui.» Non lo disse con cattiveria, solo pura constatazione, ma più che altro amarezza, perché lui non poteva comprare una macchina dal nulla, perché lui non poteva conquistare quella ragazza. Ma forse era meglio così, perché quella ragazza puzzava di guai.
«Non è come pensi e ora scusami ma torno al tavolo. Ero venuta per ringraziarti, non per farmi offendere.» Senza dare il tempo a Luca di ribattere, Lara ritornò dalle ragazze sentendo lo sguardo di lui puntato sulla schiena.
«Ma è possibile che conosci tutti tipi fighi tu?» chiese Melania.
«Come?»
«Desiderio, il barista.»
«Ti piace Luca?»
«Si chiama Luca? Come lo conosci?»
«Una storia lunga.»
«Mi sa di macho con il cuore tenero.» disse Melania guardando verso Luca che aveva ripreso a lavare il bancone.
«A me non piace» disse Annalisa.
«Non ti ho chiesto il tuo parere. Lara me lo presenteresti?»
«Certo. Venite al compleanno di mio padre? Festeggia sabato. Siamo in discoteca.»
«In discoteca? Quanti anni festeggia?»
«Trent’otto, sulla carta.»
«Io non ci sono, mi spiace, festeggia il compleanno pure un mio collega, avevo già detto di sì a lui, abbiamo detto, siamo tutte invitate.»
«Ok.» disse sconsolata. Pur se era fremente all’idea del compleanno, avrebbe gradito una compagnia. «E dire che avrei potuto presentarti Luca.»
«Sarà per un’altra volta, non ti preoccupare che non lo dimentico.» disse Melania facendo l’occhiolino.
 
***
 
Roberto giocherellava con la penna, facendola passare per tutte le dita, era sovrappensiero.
Stiracchiò la testa a destra e a sinistra, sistemò i fogli sulla scrivania, fece le punte alle matite, ma c’era qualcosa che gli teneva sempre impegnata la mente.
Perché Lara indossava la maglia di Tony come pigiama? Perché Tony aveva regalato una macchina alla ragazza?
Forse si faceva troppe paranoie. Anzi, sicuramente si faceva troppe paranoie. Tony era il suo migliore amico da sempre, era ricco di famiglia e guadagnava tanto di suo, comprare una macchina di seconda mano era una spesa quasi irrisoria per lui. In fondo, non lo aveva aiutato a comprare tutti i biglietti aerei per lui e suo padre quando quest’ultimo si era aggravato, e avevano avuto la necessità di viaggiare spesso per Parigi?
Non era lui quello che pagava da bere a tutti, anche se poi beveva un succo di frutta? Non era lui a pagare il cinema, la discoteca e tutte le spese quando erano insieme?
Non da quando Roberto si era sistemato economicamente, certo, ma prima sì.
Eppure c’era qualcosa che non lo convinceva.
«Rob, andiamo a pranzo dal cinese, ti va?»
Camilla, una collega di Roberto, fece capolino nello studio dell’uomo.
«Sì, certo, come posso rifiutare un tuo invito?» disse lui scherzando. Poi prese il portafogli, il cellulare, si levò la cravatta, si allentò i due bottoni superiori e si alzò.
«Come sta il tuo ragazzo?» chiese Roberto poco prima che si incamminassero verso gli altri colleghi.
«Lo sai che non sono fidanzata.»
«Lo so ma non ci voglio credere, perché altrimenti non capisco perché non vuoi uscire con me.»
«Perché esci con fin troppe donne per i miei gusti.»
«Dovrebbe essere una garanzia no? Se tante donne vogliono uscire con me, vuol dire che sono uno che ci sa fare.»
«Sì, certo, come no.» disse lei sorridendo.
I due si incamminarono verso un capannello di uomini e donne ferme davanti l’ingresso dell’ufficio, che accertatisi di essere tutti, si avviarono verso il ristorante.
Roberto prese sotto braccio Camilla.
«Sei veramente bella sai? Che ti costa darmi un’occasione ed uscire con me?»
«Mi stai facendo capire che usciresti con me perché sono bella, trovo la cosa alquanto superficiale.» disse lei con un misto di contentezza e stizza.
«Certo, uscirei con te perché sei bella, ma considera che di te so già che lavori per il mio capo e quindi devi essere pure inevitabilmente intelligente.»
Camilla sorrise mentre arrivarono davanti il ristorante. Dopo che Roberto ebbe chiamato Lara, si andò a sedere accanto a Camilla e passò il cameriere per prendere le ordinazioni.
«Roberto, ci sei per la partita a calcetto?» chiese uno dei suoi colleghi.
«Certo, come fareste senza il vostro formidabile portiere. Camilla, tu vieni a vederci giocare?»
«Guardare un mucchio di uomini sudati che rincorrono una palla? Anche no.»
«Tecnicamente, essendo io il portiere, non sono io che rincorro la palla ma è lei che viene da me» Roberto si avvicinò con le labbra all’orecchio di lei «ricordati che tutto quello che voglio, alla fine, viene tra le mie mani» sussurrò con voce roca.
Camilla abbassò di colpo gli occhi sul piatto, leggermente imbarazzata ma poi trovò il coraggio di parlare.
«Come Sofia delle risorse umane o Jennifer o Loredana…»
Roberto si allontanò mettendosi a ridere «Mi tieni sotto controllo?»
«No, diciamo che si parla di te ogni tanto.»
«E che dicono? Che sono simpatico, intelligente, gentile e bravo a letto? Ti assicuro che è tutto vero.»
Camilla sorrise e prese a giocherellare con la forchetta.
«Non trovi che sia un segno del destino che abbiano trasferito sia me che te qui? Io non avevo neppure chiesto questo posto.» continuò Roberto.
«Non credo.»
«Parliamo di cose ancora più serie ora, tu sei la segretaria del capo, non è che potresti in questi giorni dirmi quando è di buon umore, cortesemente? Vorrei prendere una settimana di ferie.»
«Perché?»
«Vorrei stare un po’ con mia figlia, la sto trascurando in questo periodo. Voglio vedere se sta studiando, voglio passare interi pomeriggi con lei a giocare a calcio come quando era bambina e voglio controllare la sua vita sentimentale.»
«Sei sposato?» Camilla si voltò verso Roberto sgranando gli occhi.
«No mia cara, sono tutto a disposizione tua. Sono del tutto single.» disse facendo l’occhiolino «non sono né sposato né divorziato, è una storia lunga, esci a cena con me e te la racconterò se vuoi»
«Quindi sei un padre single…»
«E sai che si dice dei padri single? Che sono intelligenti, simpatici…»
«E ripetitivi. Quanti anni ha tua figlia? Come si chiama?»
«Lara, ha diciannove anni.» lo disse con un sorriso tenero, sentiva la sua mancanza.
«Sai che mi stai veramente incuriosendo? Hai una figlia di diciannove anni! È praticamente una donna!»
«Per questo voglio andare a controllarla, sai com’è, ha preso tutto da me e non è che la cosa mi faccia tanto piacere.»
«Della serie tu puoi andare a letto con tante donne ed è giusto, lei non può andare a letto con tanti uomini?»
«Non mi fa piacere, ovviamente, sapere che Lara vada a letto con un ragazzo diverso a sera, ma non trovo niente di male nelle donne che lo fanno, perché se io vado a letto con donne diverse devono esserci donne che vanno a letto con uomini diversi ogni sera.
Semplicemente non è quello che vorrei per lei, vorrei che trovasse un ragazzo che la faccia stare bene sempre, che si prenda cura di lei, che la tratti come una principessa. Voglio dire, lei è la mia piccola principessa e dato che non può essere sempre mia, voglio che il suo ragazzo sia degno di lei. Sabato compirò gli anni e mi sono reso conto che non sono del tutto soddisfatto di come abbia condotto la mia vita. Voglio dire, non mi dispiace essermi divertito, aver fatto un sacco di esperienze, però… non lo so…Lara è l’unica cosa veramente bella che ho, vorrei non rovinarla e vorrei che lei, quando avrà la mia età, non si volti indietro a pensare che ha sbagliato tutto nella vita.» Roberto smise di guardare verso Camilla, fissava un punto di fronte a sé, malinconico.
«Sai che ti dico?» disse Camilla destandolo dai suoi pensieri «Voglio conoscere tutta la tua storia. Ti va domani di pranzare noi due da soli?»
 
In un’altra città, Tony era a pranzo con la madre in una villa ottocentesca, insieme a centinaia di persone che facevano a gara a chi offrisse di più per i bambini del Ghana, non tanto per vera beneficienza ma più per mostrare le loro ricchezze.
«Ti vedo distratto.» disse la signora Desiderio notando il figlio cincischiare il cibo.
«Come? No, no.» rispose Tony pur non sollevando gli occhi.
«Ti conosco bene, dopotutto sei mio figlio, quindi dimmi, cosa ti turba?»
«Mamma, sul serio, non ho nulla.»
La signora Desiderio gli diede un piccolo buffetto sulla guancia «Sei sempre il mio piccolo Antonio, non lo dimenticare, la mamma c’è sempre per te.»
«Certo mamma, però… per cortesia…evita certe manifestazioni di affetto.» disse Tony allontanandosi un poco.
«Cosa c’è? Ti vergogni di tua madre?»
«No no, semplicemente… le donne che mi vedono così affiatato con te, rischiano di pensare di non reggere il tuo confronto.» o meglio, rischiano di pensare che sia un mammone.
«Oh, sempre il solito ruffiano, ma hai ragione… comunque, purtroppo non vedo nessuna donna che potrebbe fare al caso tuo.» disse guardandosi intorno «È un peccato, perché ti servirebbe qualcuna che ti faccia desistere dai pensieri stupidi che hai ultimamente.»
«Come scusa?»
«Oh Antonio, quando ti dico che tua madre ti conosce, vuol dire che ti conosce. Con Lara, sei sicuro che non ci sia niente?»
Tony deglutì. Gliene aveva parlato il padre?
«Mamma, cosa vai a pensare?»
«Non so, mi è sembrato di vedere una certa affinità tra voi due, me lo ha fatto notare pure Lavinia.»
“Oh se la farò pagare cara a Lavinia” pensò Tony rimanendo in silenzio.
«Spero solo che non ti metterai nei guai, è molto più giovane di te, non ha fatto molte esperienze e non credo vorrebbe figli a questa età.»
«Mamma, ad ogni modo neppure io voglio figli.»
«Sciocchezze, tuo padre alla tua età aveva già Beatrice e progettavamo di avere Clarissa. Sei un bel ragazzo, hai un’ottima sistemazione economica, non ti manca nulla…tranne una moglie, ma non ti preoccupare, te la troverò io.»
«Mamma, ti giuro, non ne posso più. Sono in grado di badare a me stesso, sono consapevole delle scelte che faccio e soprattutto non voglio che tu mi cerchi una moglie. Ora scusami ma devo andare.» Tony si alzò, causando la meraviglia della madre. Era la prima volta che cercava di ribellarsi alla madre, la prima volta che interrompeva un pranzo prima del previsto, la prima volta che rispondeva in maniera adirata alla madre, la prima volta che era veramente seccato sul fatto che la genitrice volesse cercargli una donna.
Perché stavolta lui aveva già una donna.
 
 
Note dell’autrice.
No, non mi sono rimessa, quindi se ho scritto cretinate dipende dal fatto che sto male XD
Questo capitolo era mezzo pronto, per questo sono riuscita a completarlo, scusate se sarò lenta per i prossimi aggiornamenti.
Dunque, abbiamo Tony che inizia a pensare a qualcosa di serio e Lara che invece è confusa, ma ancora non hanno visto niente, perché per il compleanno di Roberto succederà di tutto e di più.
Roberto inizia a sentire la mancanza della figlia e anche per lui, presto, succederà di tutto e di più.
Detto questo, ringrazio chi ha messo la mia storia tra le preferite, le ricordate e le seguite. Ricordo che leggere i vostri pareri mi rende più che felice.
Spero sul serio di aggiornare presto. Un bacio.

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Capitolo 19
*** Il compleanno di Roberto ***


Per il compleanno del padre, quando era piccolissima, Lara rimaneva a casa con il nonno, prima che lui si aggravasse, crescendo rimaneva a casa dei Desiderio e, a volte, a casa con Francesca, che riguardo al compleanno, diceva sempre: “Non capisco mai se assomiglia di più a un diciottesimo o a un addio al celibato”. Lara, dal canto suo, riceveva pure dei regali da parte del padre e quindi era felice.
Da quando iniziarono i trasferimenti Roberto, festeggiò sempre e solo con Lara. Andavano al ristorante, o al cinema, a dire il vero non facevano niente di particolare rispetto al solito.
 
Roberto aveva preso in affitto un locale, aveva assunto un dj, chiamato delle cubiste e aveva ordinato il catering.
Era la prima volta che Lara partecipava alla festa di compleanno di suo padre in “vecchio stile” e capì perfettamente perché Francesca era solita ripetere quella frase.
Buona parte degli invitati era già ubriaca, perché, a parte Tony e Marco, stavano più o meno bevendo tutti.
Lei stessa era alticcia, perché Tony non smetteva di ballare accanto alle cubiste e il fatto che lui non aveva neppure toccato alcol e quindi era pure pienamente cosciente della cosa, la faceva innervosire parecchio.
Roberto aveva già aperto il regalo di uno degli invitati che era andato via in anticipo, e aveva ricevuto una bambola gonfiabile e un narghilè.
Lara era andata a cercare la fotocamera nella giacca del padre e aveva trovato una scatola di profilattici e ora era seduta in uno dei divanetti appartati, sola, a mangiare tartine, a bere e a maledire il cellulare perché non aveva campo. E dire che quella sera, mentre si truccava, pensava eccitata alla serata che avrebbe passato. Credeva sì che sarebbe stata movimentata, ma non pensava che avrebbe avuto voglia di andare via il prima possibile.
«Piccola» Tony si materializzò davanti a lei. Lara batté un paio di volte le palpebre, perché tra l’alcol che aveva bevuto e il fumo finto che c’era nella sala, non sapeva se fosse semplicemente una visione.
«Ti sei deciso a considerarmi finalmente» disse decidendo che il Tony di fronte a lei era reale.
«Che vuoi dire?» Tony si avvicinò e prese posto in uno dei divanetti, anche perché, pur se appartati, riusciva difficile udirsi con la musica alta di sottofondo.
«Cosa? Che voglio dire? È un’intera serata che tu non fai altro che infilare banconote nei perizomi di quelle tizie, che stai sotto il palco a godere delle loro lap-dance e che commenti insieme a mio padre il culo delle ballerine. Cribbio, a pensarci bene non so chi mi dà più ribrezzo tra te e mio padre» Lara tornò a dedicare la sua attenzione al cellulare.
Tony le posò una mano sulla gamba. «Lara, devi capire che Roberto non sa nulla di noi due, non posso, di colpo, cambiare il mio atteggiamento. Lo sai che sono fatto così, cosa potrebbe pensare tuo padre se improvvisamente me ne sto in disparte quando delle ragazze mezze nude ballano vicino a me?»
Lara allontanò violentemente la mano di lui e lo guardò negli occhi.
«Non lo so che potrebbe pensare, ma tu intanto fallo, poi si vedrà. È pure un po’ ubriaco, forse neppure se ne accorgerà. Levami solo una curiosità, tutti questi tipi che sono con voi sotto il palchetto, sono amici tuoi? Non conosco quasi nessuno»
«Colleghi di lavoro, conoscenti, non proprio amici»
«Appunto, perché tutti gli amici di papà, a parte te, sono diventate persone serie, si sono sistemati, hanno messo su famiglia, non fanno party che sfiorano il limite dell’illegale» disse irritata.
«Lara…»
«Non dire niente, se devi continuare la tua pagliacciata vai pure, non mi interessa» mentì rivolta al cellulare.
Tony sospirò «Mi dispiace» disse poi alzandosi e, dopo aver guardato di nuovo verso la ragazza e non ricevendo indietro lo sguardo, andò via.
Lara pigiava nervosamente lo schermo del cellulare, non stava facendo nulla in particolare, solo cercando di non concentrarsi sugli avvenimenti di quella festa.
Non rimproverava suo padre, ormai c’era abituata e aveva imparato ad amarlo così, perché sapeva che anche lui l’amava tanto. Ma Tony non riusciva a perdonarlo, anche se aveva notato che era l’uomo meno attivo del gruppo sotto al palco delle cubiste. Non chiamava le ballerine, si limitava semplicemente ad infilare i soldi se loro si avvicinavano. Non sembrava sbavare alle loro spaccate, né appariva particolarmente eccitato. Ma no, non poteva comunque comportarsi così.
Pensò alla discussione avuta mentre andavano alla festa, erano lei e Tony in macchina, soli, perché erano andati a prendere la torta gelato.
 
«Non fai mai a pugni?» aveva chiesto lei.
«Io sono una persona civile, non picchio le persone fuori dalla palestra.»
«Mai?»
«Beh se tornassi a casa e ci trovassi un ladro lo prenderei a pugni e poi chiamerei la polizia. Oppure se qualcuno mi picchia io ricambio.
Se trovo qualcuno con te lo picchierei pure, è pur sempre un furto, di ragazza.»
«Quindi sono la tua ragazza?»
«No, hai ragione, ma lo picchierei comunque.»
 
Lara non c’era rimasta male per quella affermazione, sapeva che non erano fidanzati, ma non si aspettava che, qualche ora dopo, lui si sarebbe comportato in quel modo.
Non sapeva che Tony, invece, si era pentito subito di quello che aveva detto, perché sì, come aveva detto alla ragazza della scommessa, lui considerava Lara la sua ragazza, ma non aveva avuto il coraggio di dirlo. Tony c’era rimasto male che Lara non avesse ribattuto, che non avesse detto: “Ah, non sono la tua ragazza?” e si fosse arrabbiata, o avesse messo il broncio. Lara si era limitata a guardare fuori dal finestrino e l’uomo non sapeva come interpretare la cosa. Quindi non erano fidanzati? E dire che aveva pensato che quella sera, quando Roberto era al quinto o sesto bicchiere di un superalcolico, quindi né ubriaco ma neppure in grado di picchiarlo, Tony avrebbe voluto prenderlo di lato e avrebbe iniziato a dire qualcosa del tipo: “Ora che sei abbastanza maturo da accettarlo…”
Oppure
“Cominci ad avere l’età per comprendere che certe cose…”
Non sapeva come continuare, aveva provato allo specchio e aveva intenzione di chiedere a Lara di aiutarlo a cercare le parole, per questo le aveva chiesto di andare insieme a lui a prendere la torta.
Invece lei non aveva battuto ciglio nell’apprendere che non erano fidanzati e Tony si era sentito spaesato. Perché a lui tutta quella situazione metteva paura. Paura dell’impegno, ma, forse, paura più per la reazione che avrebbe potuto avere Roberto. Così, non avendo trovato obiezioni e appoggio da parte di Lara, aveva deciso di comportarsi come si sarebbe comportato di solito, semplicemente partecipando di meno.
 
«Lara, noi andiamo» Francesca si avvicinò al divanetto dove era seduta la ragazza.
Lara si alzò di colpo e si rese conto di avere difficoltà a tenere l’equilibrio. Non appena Tony era andato via, lei aveva bevuto tutto quello che c’era di bevibile sul tavolo.
«Sapete che vi dico? Vado a casa anche io, mi dareste un passaggio?»
Francesca corrugò la fronte. «Ma sei ubriaca? Sento da qui la puzza del tuo fiato»
«No, no, no» disse Lara, non convincendo del tutto la sua interlocutrice.
«Puoi venire con noi, certo, vuoi venire a dormire da noi?»
Lara rimase in silenzio, perché stava elaborando la frase detta da Francesca. Forse sì, era ubriaca.
«No, grazie» disse. Si sedette, si levò le scarpe, si alzò «Mi facevano male i piedi. Ma sai, ora che ci penso posso andare a dormire da un’amica, mi accompagnereste da lei?»
Francesca guardò la ragazza, con i piedi scalzi e le scarpe che pendevano da una mano. «E puoi andarci ora? A tarda notte, senza avvisare e senza altri vestiti?»
Lara annuì energicamente «Vado a dirlo a papà» disse poi e si allontanò prima che Francesca potesse aggiungere altro.
Nel tragitto divanetto-Roberto, Lara bevve altri bicchieri, chiese lo stato di salute di parecchie persone che erano presenti in sala e che non conosceva, fece un paio di giravolte, scansò lo sguardo di Tony e riuscì a salutare il padre.
 
«Lara, vuoi che ti aspettiamo qui sotto qualora la tua amica non ti rispondesse?»
Erano fermi davanti l’indirizzo fornitogli da Lara, Marco era con il motore acceso e Francesca guardava apprensiva verso la ragazza.
«No, tranquilli, sa già tutto, potete andare via. Grazie di tutto, buonanotte.» scese dalla macchina, sbatté quasi lo sportello e andò barcollando verso il portone del condominio.
Come ricordava era sempre aperto, così spinse leggermente la porta e si voltò verso la macchina per fare ciao con la mano e rassicurarli.
Lara entrò, si lasciò il portone alle spalle e cominciò a salire le scale, pensando che era buffo che si ricordasse perfettamente la strada per arrivare da Luca, considerando che era stata lì solo una notte.
 
Lara premette il campanello una volta. Poi un’altra. Alla fine qualcuno venne ad aprire. Il ragazzo dai capelli rossi stropicciò gli occhi e mise a fuoco, ma prima che potesse parlare Lara chiese se Luca fosse in casa.
Il rosso sorrise «Puoi venire nella mia stanza se vuoi»
«Io cerco Luca. C’è Luca?»
«Sì, entra, sai già qual è la stanza di quel fortunato di merda»
Lara sgattaiolò dentro e andò a bussare nella stanza di Luca fin quando il ragazzo non venne ad aprirle.
«Ciao» Lara sorrise al Luca assonnato.
«Lara? Che cosa ci fai qui?» non sembrava arrabbiato, ma forse perché era ancora troppo rimbambito per esserlo.
«Mi fai entrare nella tua stanza? Sono venuta a salutarti, non posso venire a salutarti?»
«Ma sei ubriaca? Che succede? Entra che sennò disturbiamo tutti» Luca si mise di lato per farla passare e qualche secondo dopo Lara era già seduta sul letto che si stava levando le scarpe.
«Finalmente, giuro, non le stavo sopportando più»
Luca chiuse la porta, posizionò la sedia e si voltò verso la ragazza.
«Ma come hai fatto a ridurti così? Stai bene? Vuoi un po’ d’acqua? Ti serve qualc…» Luca non riuscì a completare la frase, perché Lara aveva sfilato via il vestitino ed era rimasta in intimo seduta sul bordo del suo letto.
«Sto bene, sul serio» disse la ragazza alzandosi e, a piccoli passi, arrivò fino di fronte a Luca. «Ti ho mai detto che mi piacciono le tue braccia? Ma i tuoi tatuaggi rappresentano qualcosa in particolare? Mi piacciono i tuoi occhi. Ma il tuo naso è così perché te lo sei rotto? Fai allungare mai i capelli? Mi piacciono le tue labbra sono così invitanti.» Lara parlò a raffica e lasciò Luca attonito per un attimo.
«Diavolo, sei completamente andata.» disse ad un certo punto lui passandosi la mano tra i capelli.
«Ma non sono ubriaca! Sono talmente lucida che ho ricordato il tuo indirizzo di casa, talmente lucida che ho capito che non potevo stare da sola stasera, talmente lucida da chiederti se vuoi fare l’amore con me»
Luca sgranò gli occhi e respirò profondamente. «Cazzo Lara!» disse alzando leggermente il tono della voce «Tu non hai il diritto di venire in piena notte a casa mia. Non puoi permetterti di non farmi dormire, di farmi preoccupare. Io devo lavorare, capisci? La mia vita non è tutta rosa e fiori come quella del tuo amico. Io lavoro, ho un mutuo da pagare, ho i soldi da mandare alla mia famiglia perché ho altri tre fratelli e voglio che mia sorella vada all’università perché è veramente brava negli studi, ho delle responsabilità da padrone di casa… non sono come il tuo amico che nuota nella ricchezza, che ha dei genitori pronti a parargli il culo, a pagargli tutto quello che vuole e che non ti fa capire che la vita non è facile per tutti» disse tutto d’un fiato, aveva lasciato che le parole fluissero così come gli erano venute in mente, anche se non avevano significato, anche se non era proprio ciò che voleva dire, in fondo l’indomani non doveva neppure lavorare. Voleva che Lara dimenticasse l’ultima affermazione che lei aveva fatto, voleva che lui la dimenticasse.
«Se non fossi stato così alto ti avrei baciato per farti stare zitto» Lara era a pochi centimetri da Luca, lo guardava dal basso verso l’alto mentre con le dita giocava con i peli della pancia di lui.
«Lara. Tu stai con quel cazzo di Tony o no?»
«No.»
E fu un attimo. Luca la sollevò per le ascelle, le mise il braccio destro sotto il sedere, come a tenere in braccio un bimbo, la mano sinistra sulla nuca e la baciò, fregandosene del gusto acido della bocca di lei. Poi allentò la presa con il destro e lasciò che lei scivolasse lentamente a terra. Lei sembrava piccola e fragile, la toccava come se avesse paura di romperla e Lara non credeva che da delle mani così grandi potesse scaturire tanta delicatezza.
«Non posso.» disse allontanandosi dalla ragazza e dirigendosi verso il mobile con i vestiti. «Tu sei ubriaca e io, in generale, non voglio incasinarmi la vita e tu sei una ragazza che porta problemi.» nel frattempo prese dal cassetto un paio di pantaloncini e una maglia e, voltandosi, li lanciò a Lara «Tieni, cambiati, fai quello che ti pare, io mi sto rimettendo a dormire.»
 
Alle 5.35 del mattino il campanello si mise a suonare insistentemente. Luca aprì gli occhi e imprecò. A quanto pare quella notte non era destino che dormisse. Dopo averla respinta un altro paio di volte, Lara si era finalmente addormentata, ma russava e aveva preso tutto lo spazio possibile nel letto. Alla fine Luca aveva preso sonno e ora il campanello suonava.
Si alzò, levò la sedia, aprì la porta e sentì il rosso lamentarsi dalla sua stanza, odiava dargli ragione.
Si diresse verso il portone, lo aprì e fece un sorriso amaro alla vista del rompiscatole.
Tony aveva guidato a casa Roberto e aveva insistito per accompagnarlo fino al suo appartamento, non tanto perché pensava che l’amico non fosse abbastanza sobrio da salire le scale solo, ma perché sperava che mentre il padrone di casa era impegnato a darsi una sciacquata, lui sarebbe riuscito a guardare Lara dormire. Quando si era accorto che Lara non era nella sua stanza e lo fece notare al padre della ragazza, Roberto biascicò qualcosa come: “È da una amica”. Un’amica? Lara aveva detto che non sarebbe stata presente nessuna amica di lei al compleanno, perché nessuna amica era in città, come era possibile dunque? Fregandosene dell’orario e della buona educazione, aveva chiamato Francesca e ora era lì, di fronte a quel tipo che indossava solo un paio di boxer. Quel tipo che era il meccanico ma anche il barista del galeone. Quel tipo che Lara conosceva.
«Lei dov’è?»
«Partiamo con le buone educazioni. Buongiorno, scusa per l’orario e bla bla bla.»
«Dov’è Lara?»
«Senti, ti presenti a casa mia, nel bel mezzo della notte o della mattina, che cosa è questo momento? Ad ogni modo, riformula la richiesta e forse possiamo parlare.»
«Buongiorno al cazzo, dove cazzo è Lara e perché cazzo è venuta qui?» Il tono di voce era relativamente basso, ma era evidente che Tony era piuttosto arrabbiato e i due si guardarono in cagnesco. Era difficile riuscire a prevedere chi dei due si sarebbe fatto più male, se avessero iniziato a menarsi. Luca superava Tony di quasi tutta la testa, era grande e solido e almeno una categoria di peso in più, ma Tony era più agile, conosceva molte tecniche di combattimento e aveva più muscoli che grasso.
Il corridoio si cominciò a popolare. A poco a poco uscirono dalle loro stanze il rosso, un altro individuo e Lara.
Luca era davanti il portone e sbarrava completamente l’ingresso all’altro uomo, ma Lara riconobbe la sagoma.
«Tony?» mormorò abbastanza forte da farsi udire dai due uomini all’ingresso. Luca si voltò verso la ragazza e lasciò uno spiraglio di visuale a Tony, che provò istintivamente ad entrare. Luca fu più veloce e lo bloccò con il braccio. «Questa è casa mia, decido io chi entra.» Tony si svincolò dall’ingombro e rimase immobile. Era stanco, con i nervi a pezzi e terribilmente arrabbiato, più con se stesso che con la ragazza di fronte a lui. Non era decisamente il caso di iniziare una rissa.
Lara si avvicinò ai due. «Tony…cosa fai tu qui?»
«Io? Cosa ci faccio io? Cosa fai tu qui? A casa di questo, con questo e… con addosso i suoi vestiti.» pronunciò l’ultima frase addolorato.
«Sentite, io avevo intenzione di dormire, ma visto che non è possibile e che stiamo svegliando tutti i coinquilini, da persone civili, senza alzare il volume della voce, senza aggredirsi a vicenda, andiamo in cucina e ci prendiamo una tazza di qualcosa, non so che si beva a quest’ora. Suppongo un caffè.» e Luca fece accomodare, malvolentieri, Tony a casa sua.
 
 
Note dell’autrice.
Rieccomi! Non ancora del tutto rinsavita, ma abbastanza da riuscire a scrivere qualcosa. Avevo detto che questo capitolo avrebbe portato casini. Tony che vuole fare sul serio ma poi fa arrabbiare Lara, Lara che si comporta di conseguenza ma forse un po’ troppo spinta. E Luca che è un amore.
Come si evolveranno le cose? Ancora c’è qualche altra cosa che deve succedere…Roberto deve sapere prima o poi, no? Ma come?
Spero di aggiornare presto.
Un ringraziamento a chi ha messo la storia tra le preferite, le ricordate e le seguite. Soprattutto un grazie a chi recensisce o mi manda messaggi privati, mi fa piacere conoscere i vostri pareri.
Baci.

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Capitolo 20
*** Programmi e chiarimenti ***


Tony guardava continuamente l’orologio appeso al muro e poi Lara, mentre tamburellava le dita sul tavolo. Erano in cucina da un paio di minuti, non parlava nessuno e Luca era intento a preparare il caffè.
Lara non sapeva cosa dire, cosa fare, così si limitò a tracciare con il dito dei cerchi sulla tovaglia di plastica del tavolo. Non voleva guardare in faccia Tony, percepiva la sua rabbia e aveva un terribile mal di testa post-sbronza.
Luca versò il caffè nelle tazze e ne distribuì una a testa, mettendo a tavola pure lo zucchero.
«Hai retto bene l’ubriacatura, non hai neppure vomitato. Ma vuoi qualcosa? Come stai?» chiese Luca ignorando del tutto Tony.
«Sto bene, grazie, basta che nessuno alzi il volume della voce» disse Lara senza alzare lo sguardo dalla tovaglia.
Tony buttò nervosamente due cucchiaini di zucchero nel caffè e prese a soffiare, mentre Luca prendeva finalmente posto.
«Se volete da mangiare dite pure» disse soffiando sulla sua tazzina.
Rimasero in silenzio per un po’, con la tensione che andava salendo e l’imbarazzo di non sapere cosa dire.
«Non voglio mettere fretta, ma io vorrei poter tornare a letto se è possibile, quindi…direi che è il caso di smuovere un po’ la situazione» disse Luca ad un certo punto.
«Potrei sapere cosa è successo ieri notte qui? Cortesemente e senza omissioni?» la voce di Tony era irritata, l’uomo guardava Lara che continuava a fare cerchi con il dito.
Vedendo che la ragazza non aveva ancora intenzione di parlare, prese parola Luca. «Lara è venuta stanotte completamente ubriaca, le ho prestato dei vestiti perché con il suo vestito era scomoda e ci siamo messi a dormire» nonostante tutto trovò più utile omettere il bacio.
«Lara?» Tony alzò leggermente il tono della voce per attirare l’attenzione della ragazza, che finalmente si decise ad alzare la testa.
Lara annuì e fece spallucce. «Ti ha detto tutto lui»
Tony la guardò profondamente «Tutto? È andato tutto così?»
«Certo, non ti ha detto quanto fossi profondamente incazzata con te, lui mica lo può sapere» poi, quasi per darsi un’aria o anche per cercare di non pensare al bacio, Lara bevve tutto d’un fiato il caffè amaro. Doveva dirglielo del bacio, aveva bisogno di dirglielo, ma non in quel momento, perché ci sarebbe andato di mezzo Luca e non era giusto.
«Dormito» disse Tony a nessuno dei due in particolare.
«Dormito, sì. Senti… io tornavo da una notte come buttafuori, avevo tanta voglia di dormire e poi…non approfitto di ragazze ubriache» Luca si alzò, aprì gli sportelli prendendo da uno di essi del pancarré e ne addentò una fetta.
«Perché vi conoscete? Perché sei venuta a casa sua?»
«Perché ci avevo già passato qui una notte, quella sera che ti ho trovato a casa con quella donna».
Tony sollevò le sopracciglia.
«Sempre e solo dormito» specificò Luca mentre masticava.
«E come mai sei venuta qui la prima sera?» chiese Tony rivolto a Lara.
«Non lo so, l’ho incontrato fuori dal bar, non sapevo dove andare, ero non proprio in me» Lara non ebbe il coraggio di guardare l’uomo negli occhi.
Tony annuì.
«Quindi credo che ti debba ringraziare, per esserti preso cura di lei, per non averne approfittato, per tutta la gentilezza che hai mostrato. E forse dovrei chiederti pure scusa per averti disturbato ed essere stato scortese con te» Tony parlò tutto d’un fiato rivolto a Luca, che parve leggermente sorpreso della cosa.
«Di nulla, mi sono comportato come si sarebbe comportata una qualsiasi persona perbene» disse alla fine il ragazzo.
«Andiamo a casa? Roberto si riprenderà dalla sbronza fra non troppo e lo ricorderà che tu avevi detto che non avevi amiche ieri sera a Mentirosa».
«Sì, dammi il tempo di cambiarmi». Lara si alzò e andò verso la stanza di Luca, notando che tutti i coinquilini della casa erano rimasti sulle soglie delle loro stanze nella speranza di origliare qualcosa.
«Sei un bravo ragazzo» disse Tony a Luca.
«Già».
«Hai detto che frequenti la mia palestra?»
«Sì»
«Ti farò avere un pass per entrare gratuitamente, a qualsiasi orario e in qualsiasi corso»
 
«Non ho bisogno della tua carità»
«Non è carità, è un modo per cercare di ricambiare la tua gentilezza, anche perché sì, mi sono comportato da stronzo con te.»
Luca prese le tazzine dal tavolino e le posò dentro il lavello.
«Capita».
Lara ritornò in cucina indossando il vestitino della sera prima e Tony si alzò. «Ok, forse è meglio che noi andiamo.» disse.
«Grazie Luca, grazie.» disse Lara, aveva quasi voglia di abbracciarlo, solo per cercare di dimostrargli l’affetto e la gratitudine che provava in quel momento.
Luca fece strada verso la porta d’ingresso, Tony e Lara uscirono senza dire una parola e andarono in macchina.
«Prima di salire in macchina…volevo dirti una cosa…ieri… sì abbiamo solo dormito…ma…c’è stato un bacio veloce prima. Niente di significante, non te l’ho detto a casa perché non volevo te la prendessi con Luca, è stata colpa mia, non so che mi è successo, ero arrabbiata con te e… non lo so, mi sembrava un modo per vendicarmi».
Tony rimase con le chiavi penzolanti in mano, poi aprì la portiera.
«Ok, sali dentro, ne riparleremo in un altro momento, sono stanco, ho mal di testa, devo andare in bagno e ho bisogno di dormire. So solo che dobbiamo sistemare tutta la situazione il prima possibile».
Lara entrò in macchina con un senso di colpa, aveva sentito l’amarezza e la delusione nelle parole di Tony, ma era convinta che nonostante tutto si fosse comportata bene. Lui aveva dato conto alle ballerine, aveva guardato tutta la notte quelle donne sculettargli di fronte, spogliarsi, contorcersi in maniera sensuale. In fondo, quel bacio, era nulla in confronto. Forse si sentiva più in colpa nei confronti di Luca.
Il viaggio fu silenzioso, non ci furono neppure contatti. Non appena arrivarono davanti casa di Lara, la ragazza scese dalla macchina dicendo semplicemente “ciao” e nient’altro.
Lara salì le scale fino al suo appartamento e trovò Roberto addormentato sul divano, con addosso ancora i vestiti della notte precedente.
La ragazza andò a fare una doccia e Roberto si svegliò mentre Lara faceva colazione.
«Amore, buongiorno, a che ora ti sei ritirata?» l’uomo posò un bacio sulla fronte della figlia.
«Stamattina presto. Vuoi che prepari qualcosa per colazione?»
Roberto aprì il frigo e tirò fuori un cartone di succo di frutta.
«Gradirei non stare male, ho già un po’ di nausea per l’ubriacatura di ieri sera.» scherzò l’uomo. «Ti sei divertita?»
«Non proprio».
«Immaginavo che non fosse una festa adatta per te. Ma ho deciso di metterci una pietra sopra, è stata l’ultima festa da adolescente, volevo solo richiamare i vecchi tempi, ma mi sono solamente accorto che ormai sono vecchio punto e basta».
«Non sei vecchio!»
«Invece sì. Mi sento tutto acciaccato. I ronzii per la musica forte di ieri non mi sono ancora passati. E poi, se devo essere sincero, non mi appagano più le feste come quella di ieri».
«La cosa mi fa piacere» disse Lara sinceramente.
Roberto finì di bere il succo di frutta e poi andò ad abbracciare Lara. La strinse forte a sé e inspirò l’odore dei suoi capelli. «Ti voglio veramente bene amore mio, scusami se non sono stato un buon padre».
«Papà, ma che ti prende? Sei un padre fantastico» farfugliò la ragazza tra le pieghe della camicia dell’uomo. Poi si godette l’abbraccio, pieno di tutta la tenerezza e l’amore che poteva trasmettere.
 
***
Roberto era felice, aveva ottenuto le ferie e poteva stare un’intera settimana con Lara. Avrebbero potuto passare il Giovedì insieme, le avrebbe potuto fare una lezione di guida, avrebbero potuto girare insieme per i negozi. Era entusiasta e stava programmando tutto quello che poteva fare quei pomeriggi con Lara.
Di sicuro le avrebbe fatto una sorpresa, non lo avrebbe detto né a Tony né a Lara.
«Camilla, te ne sono veramente grato, mi sembra il minimo pagare io il pranzo» disse Roberto tirando fuori il portafoglio.
«Perché? Dopo che mi inviti a pranzo eri pronto pure a non pagarmelo?» chiese ironica la donna.
Roberto rise «Diciamo che se la conversazione non fosse stata di mio gradimento avrei potuto anche non pagare, in fondo avete voluto la parità dei diritti, guadagni pure quanto me, perché dovrei essere io a pagare il pranzo?»
«Galanteria?»
«Certo, è proprio per questo che lo faccio» Roberto pagò e uscì dal ristorante insieme a Camilla.
«Non gongolare troppo, ma devo dire che mi ha sorpreso questo pasto con te, pensavo fossi più noioso, o meglio…più sborone»
«Eh, lo so che ho tutte le carte in tavola per potermi vantare»
«Porterai mai Lara qui? Mi hai fatto venire voglia di conoscerla, sembra una ragazza in gamba»
«Certo che lo è. È cresciuta con un padre sbandato come me, o si dava da fare oppure sarebbe stata spacciata»
«Sei troppo cattivo con te stesso, da quello che mi racconti non sei così male come padre»
«Diciamo che cerco di dare il mio meglio il più delle volte. Lei è la mia vita»
Poi presero a passeggiare silenziosamente verso l’ufficio. Roberto giocherellava con le chiavi della macchina e pensava. Rifletteva sul fatto che per la prima volta non aveva voglia di invitare Camilla a vedere il suo appartamento, non subito perlomeno. Quel pranzo, quella chiacchierata, quell’aprirsi, gli avevano fatto bene. Per la prima volta aveva raccontato tutto di sé ad una donna. Dalla malattia del padre, al dover crescere da solo una figlia. Camilla aveva ascoltato, aveva parlato pure lei, per due ore avevano condiviso tutto quello che avevano dentro. Per la prima volta Roberto sentì di avere un’amica.
«Ti va di farlo di nuovo? Di uscire un’altra volta, io e te, da soli. Un pranzo o una cena, quando vuoi» chiese l’uomo.
«Certo, sicuramente, anche stasera»
E Roberto si sentì felice, di una felicità che non aveva mai provato.
 
***
«Dobbiamo parlare non credi?» Tony, con una canotta bianca, un paio di pantaloni da tuta blu e a piedi nudi, era disteso sul divano e guardava il soffitto mentre lanciava in aria una pallina e la riprendeva. Aveva parlato non appena aveva sentito che Lara era uscita dalla sua stanza.
Erano passati due giorni dalla sera in cui Lara aveva dormito da Luca e Tony aveva passato due notti insonni. Roberto era andato via e Lara si era ritrasferita a casa di Tony, come da routine.
 
«Sì, dobbiamo parlare» Lara si andò a sedere sull’altra punta del divano e Tony si tirò su con la schiena.
«Cosa vuoi sapere?»
«Tutto. Come sei finita a casa del meccanico, per ben due notti, se è vero che avete semplicemente dormito, come mai vi siete baciati». Non c’era irritazione nella voce di Tony, solo curiosità e voglia di spiegazioni.
«Te l’ho detto. La sera della scommessa, quando sono tornata a casa e ti ho vista con quella donna, sono uscita di casa e ho vagato per la città. Ero spaventata, non sapevo dove andare e sono finita davanti al Galeone, dove c’era Luca che stava buttando la spazzatura e gli ho chiesto se fossi potuta andare a dormire da lui»
«La prima sera. E non è successo niente» erano affermazioni, ma dette quasi con un tono di domanda.
«Sì. Non è successo niente di niente, non mi ha neppure sfiorata»
«E perché l’altra sera sei tornata da lui?»
«Perché non sapevo dove andare. Mi hai fatto arrabbiare, tu ti sei messo appresso a quelle donne e avevo voglia di prenderti a pugni»
«E ti sei fatta accompagnare a casa di Luca. Poi?»
«Poi…lui era seccato perché l’avevo svegliato e mentre mi cambiavo ci siamo baciati»
Tony fece un sorriso amaro. «Così, è capitato per sbaglio no? Tu ti stavi cambiando nella stessa stanza sua, e poi, sei finita a baciarlo. Tra l’altro siete pure della stessa altezza, quindi mi sembra pure semplice un bacio tra di voi» il suo tono di voce divenne triste.
«Mi stavo cambiando ma non sono rimasta nuda di fronte a lui…» Lara si morse il labbro inferiore. Tony la stava guardando, voleva la verità ma nello stesso tempo ne aveva paura. «È stato uno sbaglio. Ne ho approfittato mentre era abbassato, mi sono avvicinata a lui e l’ho baciato. Ma è stato velocissimo, non ha significato niente» decise di travisare un po’ le cose, più per non fare avere problemi a Luca che per pararsi lei.
«Dimmi solo una cosa, e voglio che tu sia sincera. Se lui ci avesse provato. Se lui ti avesse iniziato a toccare, a spogliare. Tu che avresti fatto?» e di nuovo quello sguardo. La paura, la tristezza, che fecero morire il cuore di Lara. Doveva essere sincera? Doveva mentire per non farlo soffrire? Decise di intraprendere la strada più semplice.
«Non lo so. Non è successo e quindi non mi sono posta il problema» “Sono abbastanza lucida da chiederti se vuoi fare l’amore con me” la frase le rimbombò nella testa, accusandola e mostrandole la sua ipocrisia. Lei, che aveva rimproverato Tony di aver semplicemente guardato delle donne seminude, sarebbe stata pronta a lasciarsi andare con Luca. Si sentiva malissimo.
«Non lo sai» Tony annuì poco convinto. «Sappi che non ti sto rimproverando niente. È una situazione nuova per entrambi e sono stato io, il primo, a dire che non dovevamo mettere un’etichetta al nostro rapporto. Quindi ti sei sentita libera di fare quello che volevi, agendo di conseguenza alle mie azioni»
«Non è colpa tua, è colpa mia»
«È colpa di entrambi. Ma penso che sia arrivato il momento di chiarire per bene le cose. Dobbiamo parlare con Roberto» Tony respirò profondamente. Non aveva idea di come dire la cosa al suo migliore amico, non sapeva neppure cosa doveva dirgli. Anche perché non era neppure sicuro di cosa volesse da Lara. Sapeva solo che voleva Lara solo per sé, e per farlo, doveva iniziare a comportarsi con lei come se fosse sua, anche davanti a suo padre.
Aveva paura. Sapeva che quel discorso avrebbe cambiato tutto. Il rapporto con Roberto, il rapporto con Lara, il rapporto che aveva con le altre donne, con la sua famiglia. Era una svolta radicale, qualunque fosse stato l’esito finale. Eppure sentiva di doverlo fare.
Lara rimase a guardare Tony. Anche lei aveva paura. Aveva diciannove anni e di fronte a lei c’era uno degli uomini con più esperienza che avesse mai conosciuto, come le aveva detto Melania una volta “troppo esperiente”.
In fondo lei, per quanto si fosse divertita, per quanto avesse conosciuto un sacco di ragazzi, rimaneva sempre molto più piccola di Tony. Stavano facendo davvero sul serio? Sarebbe cambiato tutto con Roberto. Chissà cosa avrebbe fatto. Avrebbe preso a pugni Tony? Avrebbe messo in punizione Lara? Avrebbe iniziato a gridare fino a non avere più voce e poi avrebbe detto semplicemente “Ok”. Si sarebbero trasferiti nuovamente? Ma soprattutto, come avrebbero introdotto il discorso? Che parole avrebbero usato?
«Sì, dobbiamo dirlo a papà» disse Lara alla fine.
Poi Tony aprì un braccio e fece segno a Lara di avvicinarsi.
La ragazza si fece coccolare dall’abbraccio e si mise insieme all’uomo a guardare il soffitto.
 
Roberto era a letto con Camilla. Le accarezzava i capelli mentre guardava il soffitto e la donna respirava lentamente, addormentata. Dopo un aperitivo, una cena e tanti discorsi, Roberto e Camilla erano andati a casa di lui.
Roberto era felice. Sarebbe andato a trovare la figlia per una settimana e sapeva che al ritorno avrebbe trovato Camilla. Gli faceva piacere sapere che c’era qualcuno ad aspettarlo, qualcuno che non fosse Lara, che non fosse Tony. Si sentiva fortunato ad avere un amico così. Che si prendeva cura della figlia come se fosse la sua di figlia, che la teneva lontana dai problemi e dagli altri ragazzi. Era fortunato nell’avere una figlia che riusciva, tutto sommato, a non avere guai. Che era piuttosto responsabile, che sapeva badare a sé. E si sentì fortunato, perché sentiva un legame con la donna che in quel momento stava dormendo nel suo letto. In fondo lui aveva sempre desiderato qualcosa di più, ma non l’aveva mai trovato, anche perché non l’aveva mai cercato. Si chiese se quella sarebbe stata la volta buona.
 
 
 
 
Note dell’autrice.
Ciaooo : ) Sono lenta ad aggiornare e purtroppo lo sarò ancora,  diciamo che ho difficoltà a concentrarmi, meno male che di qualche capitolo ho le bozze che mi aiutano a stilare per intero la storia. Volevo solo precisare che non rimarrà incompleta anche se gli aggiornamenti saranno lenti, non vi preoccupate : )
Dunque, direi di fare una statua d’oro a Luca, se la merita vero?
Roberto sta per tornare in città e Lara e Tony finalmente vogliono dirgli della loro storia.
Cosa succederà?
Grazie a tutti quelli che commentano e che inseriscono la storia tra le preferite, le seguite e da ricordare. Se vado scrivendo lo faccio per me, ma voi mi stimolate parecchio perché penso (spero) che volete sapere come procede e mi sforzo a sedermi al pc e scrivere. (in fondo io so come finisce, non avrei premura).
Detto questo vi saluto, grazie per tutto, un bacio.

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Capitolo 21
*** Tutta colpa di Harry Potter ***


Lara era nuda e raccoglieva i vestiti sparsi per la stanza, mentre Tony era disteso sul letto e la guardava.
«Lara tra due ore devo andare in palestra, volevo passare tutto il tempo a letto con te»
«Devo passare da casa, ho finito il secondo volume di Harry Potter, vado a prendere il terzo» disse la ragazza mentre indossava l’intimo.
«Tu non stai studiando vero? Come hai intenzione di recuperare?»
Lara si voltò verso Tony e lo fulminò con lo sguardo.
«Fai concorrenza a papà? Ora ho pure un’arma con cui ricattarti ogni volta che mi fai arrabbiare» sorrise maliziosa.
«Piccola smorfiosa! A proposito, hai sentito tuo padre?»
«No. Gli chiamiamo strada facendo».
«Ah, vuoi che io ti accompagni?»
«Ovvio, su, alza quelle belle chiappe e andiamo a casa mia».
 
Roberto posò i bagagli nella sua stanza e stiracchiò la schiena. Era arrivato in macchina e si sentiva distrutto dalle ore di viaggio. Nonostante tutto, però, aveva voglia di andare a casa di Tony e gridare: “Sorpresa!”. Anche se prima aveva voglia di andare a fare la spesa e comprare gli ingredienti per i pancakes, aveva intuito che Lara aveva provato a prepararli con scarsi risultati e voleva passare un piacevole pomeriggio con la figlia cucinando.
 
«Dobbiamo dirglielo, ma non ho idea di come iniziare» disse Tony accendendo l’aria condizionata della macchina, subito dopo aver messo in moto.
«Lo so, anche io non ho idea di come iniziare il discorso».
«Tu non mi sembri particolarmente interessata alla cosa o sbaglio?» Tony, nonostante guidasse, guardò verso Lara.
«Certo che sono interessata! Il problema è che ho paura. Come reagirà? Si sentirà ferito».
«Perché dovrebbe? Non ti sei messa mica con un avanzo di galera o con un tifoso della squadra avversaria».
Lara sbuffò.
«Più che altro, pensavo che non c’è bisogno che tu ti passi il tempo a fare i bagagli e trasferirti sempre da casa tua a casa mia ogni volta che viene Roberto. Puoi stare da me, sempre».
Lara sgranò gli occhi nella direzione di Tony, che ovviamente stava guardando la strada.
«Vuoi dire convivere?»
«Perché? Non lo stiamo già facendo? Cosa cambia? Solo perché adesso stiamo mettendo un’etichetta più particolare al nostro rapporto, vuol dire che cambia pure la nostra convivenza?»
Lara rimase in silenzio. Era vero, convivevano già, ma era diverso.
Lei sapeva che ogni volta che tornava il padre sarebbe andata a vivere a casa, sapeva che casa di Tony era casa di Tony e non casa loro. In quella maniera cambiava tutto, ma solo mentalmente. Aveva già una copia delle chiavi, aveva già il suo spazio nel bagno, nell’armadio, i suoi yoghurt preferiti nello scaffale del frigo. Nonostante tutto, però, quella nuova etichetta le metteva paura.
«Eccoci qui, neanche ci credo che abbiamo trovato parcheggio proprio sotto casa, secondo me si è appena liberato».
Tony parcheggiò la macchina e salirono insieme nell’appartamento di Lara.
«Strano, ricordavo di aver chiuso le imposte della cucina» disse la ragazza subito dopo essere entrata a casa. Poi posò il portachiavi nella ciotolina all’ingresso e si diresse verso la sua stanza.
«Hai ancora tutto dentro gli scatoloni? Ci metterai secoli a trovare il libro!» sbuffò Tony.
«No, non ti preoccupare, la scelta ricade tra questi quattro» disse Lara indicando gli scatoli.
«Io mi metto disteso a letto e sto a guardarti ok?» e senza aspettare la risposta, si stravaccò sul letto sorridendo.
Lara iniziò ad aprire gli scatoloni e a guardarci dentro. Ogni tanto odiava essere pigra e disordinata. Ma era tutto più semplice.
«Ecco, abitando con me avresti la signora Carmela che ordinerebbe tutto» disse Tony all’improvviso, quasi a leggere i pensieri della ragazza.
«Questa è una delle prospettive più allettanti».
«Ah sì? Non è il vedermi nudo tutte le volte che vuoi?»
Lara rise e passò all’altro scatolone.
«No no, subito dopo c’è la prospettiva che non devo fare la spesa, non devo lavare il bagno e non devo sentirmi i predicozzi di papà che si lamenta del mio disordine».
«Ehi, ma allora vai a vivere con la signora Carmela, non con me!»
Restarono in silenzio, un paio di minuti, fin quando Lara non emise un respiro di sollievo nell’aver trovato il libro.
«Stavo pensando…» disse Tony alzandosi dal letto «Ma quel movimento che fai con i fianchi…ti viene spontaneo oppure…»
«Tony non ti dirò se me lo ha insegnato qualcuno anche perché poi scatterà in automatico la domanda con quanti ragazzi sono stata prima di te».
«Con quanti ragazzi sei stata prima di me?»
«Non ho intenzione di dirtelo, anche perché vedi che tu sei stato con più donne».
«Io sono un uomo».
«Sei un maschilista del cavolo semmai».
«Quando è stata la tua prima volta?»
«Senti, non ho intenzione di dirtelo quindi non c’è bisogno che continui a chiedere. Neppure papà lo sa e io a papà racconto tutto».
«Credo che sia contento di non sapere questo tipo di dettagli. Quanti ragazzi ha picchiato per causa tua?»
«Uhm… uno… avevo diciassette anni e la polizia ci ha beccati a farlo in aperta campagna, dentro la macchina. Ad ogni modo, nonostante non ci fosse anima viva, era atti osceni in luogo pubblico. Dato che ero minorenne mi hanno riaccompagnata a casa e hanno chiesto se volesse sporgere denuncia dato che lui era più grande di sei anni. Papà ha detto di no ma appena i carabinieri sono andati via lui è uscito. È tornato qualche ora dopo con le nocche scorticate e quel ragazzo non l’ho più visto.»
«Roberto è bravo a fare a pugni…non quanto me, ma è bravo. Quindi diciassette anni…»
«Piantala di farti i conti.»
«Però so a che età hai dato il tuo primo bacio.» sorrise
«Sii fiero di aver dato un bacio a una tredicenne.»
«Allora, prima di tutto non era un bacio vero, era senza lingua e poi ci avevi rotto i coglioni per tre sere con quella storia di Jack e Rose. Che poi dico, non potevi scegliere almeno un film dove lui non muore?»
«Ho voglia di un bacio vero con la lingua ora. Mi accontenteresti?»
L’uomo si avvicinò a Lara e la cinse con le braccia.
«Certo. Posso darti pure altro oltre al bacio ti va?»
«Uh-uh.» disse lei assentendo.
 
Roberto entrò a casa e notò il portachiavi di Lara nella ciotolina all’ingresso.
«Amore sei a casa? Ho comprato gli ingredienti per fare i pancakes cosa ne pensi se, come ai vecchi tempi.»
L’uomo si era diretto verso la stanza della figlia, lasciò cadere la busta della spesa e si sentì il rumore di qualcosa di vetro che si rompeva.
Roberto strabuzzò gli occhi un paio di volte cercando di mettere a fuoco ciò che stava vedendo e sperando fermamente di stare fraintendendo. Ma come si poteva fraintendere le intenzioni di una ragazza che copriva le nudità con un lenzuolo e un uomo che si era malamente nascosto dietro la tenda?
«Lara ma mi prendi per scemo? Tu! Esci fuori da lì, tanto ormai ti ho visto.»
Roberto non pensava che la conseguenza di quella frase potesse risultare così dolorosa. Aveva ormai accettato il fatto che sua figlia non fosse più vergine e aveva quasi accettato il fatto che lei continuasse a fare sesso. Questo non voleva dire che fosse contento della cosa, anzi assolutamente il contrario, era pronto ad uccidere quell’uomo che si nascondeva, però di sicuro non immaginava di vedere quel volto nell’amante della figlia e la sua voglia di vedere del sangue scorrere aumentò esponenzialmente.
Il sangue gli si gelò nelle vene, strinse forte i pugni fino a far diventare le nocche bianche e il fiato divenne irregolare.
I due amanti stettero in silenzio senza trovare qualcosa per far calmare Roberto e guardarono il cambiamento nel suo viso. Aveva serrato la mascella, era divenuto paonazzo e una vena cominciò a pulsargli nella tempia. Stava cercando le parole o forse la calma. Fin quando non esplose.
In qualche frazione di secondo Roberto fu addosso a Tony e gli mollò un pugno sul naso, seguito da un gancio che quasi stordì l’uomo.
«Che pezzo di merda che sei, non potevi sopportare di non poter avere una ragazza?» urlò Roberto e fece arrivare un altro pugno sulla mandibola dell’avversario «È mia figlia cazzo, potrebbe venire figlia anche a te!» continuò ad urlare allontanandosi e cercando in tutti i modi di non tornare a picchiare l’uomo di fronte a lui, forse anche perché spaventato dall’urlo gettato dalla figlia.
Poi si voltò verso Lara, che senza volerlo si era ritrovata a piangere e la indicò come a voler sottolineare che si stava rivolgendo proprio a lei «E tu…è inutile che pianga. Tu…tu non sai quanto mi hai deluso. Pensavo fossi più intelligente, capisco che lui ha il suo fascino e le sue tecniche di seduzione, ma in genere sono poche quelle che sanno mettere assieme quattro frasi sensate tra quelle che si porta a letto».
Roberto respirò profondamente, guardò i due amanti con occhi pieni di rancore e tristezza, prese le chiavi di casa e uscì fuori.
Lara e Tony rimasero immobili, in silenzio, anche dopo che si sentì il rimbombo del portone dell’appartamento che veniva sbattuto. Sembrava che la scena si fosse fermata per un attimo, fin quando Tony non cominciò a lamentarsi: «Uhi, uhi. Mi serve del ghiaccio. Lara ti prego.» Tony aveva il labbro rosso, gonfio, pendulo e perdeva sangue dal naso. Lara sgranò gli occhi e acquistò immediatamente la lucidità precipitandosi in cucina. Prese del ghiaccio, lo mise dentro un canovaccio e lo portò in bagno, dove era andato Tony e si stava lavando il viso.
«Oh mio dio come stai? Anzi no, non rispondere, prendi fiato, siediti, ti serve acqua? Che ti porto? Alcol? Per disinfettare dico, ma anche da bere se ne trovo, dimmi qualcosa» Lara parlò rapidamente, mentre Tony si era seduto sul bordo della vasca da bagno e stava tamponando tutto il viso con il ghiaccio non sapendo da che parte cominciare. Non parlò per un po’, si limitò solo a respirare profondamente mentre cercava conforto con il ghiaccio e Lara lo guardava preoccupata.
«Mi si sono attaccate le chiappe e mi si sono pure gelate» disse alla fine rompendo il silenzio, aveva pronunciato le parole malamente, il discorso era quasi appena comprensibile. Provò a sorridere ma il labbro gli doleva e si limitò a prendere una piccola pacca sulla spalla da Lara. «Scemo!» lo disse sorridendo ma era preoccupata. Percepiva il dolore di Tony nonostante lui stesse in tutti i modi cercando di nasconderlo. Era un dolore fisico per i colpi subiti, ma anche un dolore psichico, per aver visto lo sguardo deluso del suo amico.
Nonostante tutto Tony rimase seduto sul bordo della vasca e alla fine Lara si affiancò a lui, posandogli un braccio sulla spalla e restando entrambi in silenzio per un po’ di tempo.
 
 
«Mi poteva andare peggio, è stato un signore, ho lasciato la guardia aperta, nessuno riuscirebbe a darmi un pugno nel naso, ma gli avrei permesso di farmi tutto. Me lo merito.» Tony biascicò le parole.
«Non te lo meriti, non hai fatto niente di male, non mi hai presa contro la mia volontà. Posso fare qualcosa? Prenderti un antidolorifico?»
Tony si alzò. «No, va bene così.» disse. Poi spostò il ghiaccio e si guardò allo specchio.
«E che diavolo! Io rimorchio grazie a questo bel faccino, mai nessuno dopo i miei dieci anni è riuscito più a colpirmi in viso… però mi ha offeso di più dicendomi che posso venirti padre, non sono così vecchio.»
«Ma tu chi dovresti rimorchiare?»
Tony si voltò verso Lara. Aveva un occhio completamente pesto e tutto il lato destro del volto tumefatto. «Combinato così sicuramente nessuno.»
«Pensavo che fossi più abile nell’arte di nasconderti all’improvviso.»
«Perché mai? La mia prima regola è non andare a letto con donne impegnate e non andavo a letto con donne con genitori che potessero irrompere da un momento all’altro dai tempi della terza media.» ripoggiò il ghiaccio sul viso e insieme uscirono dal bagno.
Lara si vestì e aiutò Tony a fare altrettanto.
«Non ho mai avuto un’infermiera così carina.» disse Tony.
«Quella che hai quasi messo incinta era brutta?»
«Ah…quella…ahah»
 
Roberto vagava per la città. Cosa poteva fare? Aveva voglia di prendere a pugni chiunque incontrasse, ma quello a cui voleva veramente fare male era se stesso. Perché era colpa sua se Lara era in quella situazione, era colpa delle sue migliaia di avventure a cui ogni tanto assisteva per sbaglio la figlia che lei era cresciuta senza inibizioni, era colpa del fatto che era assente che aveva sviluppato quella specie di complesso di Elettra che l’aveva portata tra le braccia di Tony. Iniziò a prendere a calci le lattine e la spazzatura che trovava per strada, facendosi prendere pure per ubriaco dai passanti. “Ma pensate pure quello che volete, che me ne frega di voi” pensò Roberto mentre una coppia di anziani lo rimproverava con lo sguardo.
Alla fine entrò dentro un pub che aveva un’insegna a forma di timone. Il locale era poco affollato, c’erano parecchie panche vuote, ma preferì andarsi a sedere direttamente al bancone.
Un ragazzo vestito da mozzo, con le sopracciglia folte si avvicinò per prendere l’ordinazione.
«Un whisky doppio».
Il ragazzo annuì e tornò qualche minuto dopo con il bicchiere in mano. Non appena lo poggiò sul bancone Roberto lo afferrò e lo bevve d’un fiato. «Un altro» disse poggiando il bicchiere vuoto sul bancone. Il barista prese il bicchiere e andò a riempirlo, per poi vedere ripetere nuovamente la scena. «Un altro» stavolta però il bicchiere venne poggiato con meno delicatezza.
Dopo il terzo bicchiere il barista si rifiutò di servirne un quarto
«Signore, senza offesa, siamo abituati a vedere uomini che entrano e bevono a non finire, ognuno per la propria giusta o meno motivazione. Il problema è che una volta ubriachi fanno storie per pagare, il che significa che non posso più darle da…» Roberto gli fece cenno con la mano di fermarsi. Tirò fuori dalla tasca un portafoglio e posò sul bancone una banconota da cento euro. «Ecco qui, pagaci tutti i bicchieri e ora portamene un altro.» aveva la voce cantilenante.  «Quanto vuole che le torni di resto?»
«Niente resto, tutta mancia.»
«Signore, un’ordinazione viene cinque euro, non penso che riesca a raggiungere questa cifra»
Roberto sorrise «Spero di non raggiungerla e ti prendi tutto il resto in mancia ok? E comunque… ho intenzione di offrire da bere a quella rossa seduta sola soletta in quel tavolo, quindi saremo in due a consumare» e detto questo si alzò e andò verso il tavolo dov’era seduta la donna.
 
 
«Come stai?» chiese Lara mentre guardava Tony massaggiare una pomata sulla guancia. Fortunatamente l’uomo aveva sempre un kit di medicazione in macchina.
«Stavo meglio. Devo chiamare in palestra.»
«Ma dovremmo andare all’ospedale?»
«Per chi? Per me? Non ti preoccupare, sto bene piccola.»
Lara sospirò «Devo chiamare papà?»
«No, meglio di no, non servirebbe a nulla in questo momento».
«Ok» disse giocherellando con il cellulare tra le mani «mi dispiace che sia venuto a saperlo in questo modo» continuò.
«Anche a me. Una volta tanto che mi ero deciso a fare le cose sul serio, a parlargli come si deve. E poi…mi sarei risparmiato questo». si accarezzò il volto tumefatto.
«Ma comunque, tu tutto che ti vanti che nessuno può riuscire a picchiarti e poi guardati!»
«Non avrei mai saputo picchiare Roberto, anche perché in un certo qual modo me li meritavo questi pugni da parte sua.»
«Perché mai? È pure colpa sua. Sai come si starà consolando in questo momento? Sarà sbronzo e tra le cosce di qualche donna.»
«A dire il vero quando è giù di morale preferisce la pecor…»
«Che schifo! Tony! Bleah… Cribbio, non voglio i dettagli! Semplicemente dico…che a volte non mi piace come si comporta e …» lasciò la frase in sospeso, ma non sembrava avesse intenzione di completarla.
«Vuoi dire che sei venuta a letto con me per ripicca nei suoi confronti?» chiese Tony meravigliato. Quando Lara non rispose aggiunse «Oh, non mi offendo vedi. Puoi fare la ripicca a tuo padre tutte le volte che vuoi, sono a tua disposizione.»
Lara gli diede una pacca sulla spalla sorridendo «Sciocco, non sono venuta a letto con te per ripicca.» forse.
 
 
Note dell’autrice
Perdonate il mio ritardo. È vero che ho promesso che sarei stata più veloce ad aggiornare perché mi sono venute in mente un sacco di idee, il problema è pure che stavo male e ora sono peggiorata. Chiedo scusa ma capite che non è che dipenda dalla mia volontà il ritardo. Ad ogni modo, ho le bozze degli altri capitoli (non di tutti), di solito dopo aver scritto la bozza ci sto due giorni a farlo diventare “leggibile”, ora dipende da come mi sento.
Torniamo alla storia. Roberto l’ha saputo! E Tony che sembrava quello che dovesse picchiare a destra e a manca, invece le ha prese.
Sarà più semplice la situazione ora che Roberto è conoscenza della cosa?
Ps so che non ve ne frega nulla ma conosco sul serio una persona che fa di cognome Desiderio che è “degno del suo cognome”.
Grazie a tutti quelli che mi sostengono, in questo periodo ho poca voglia di fare tutto, se scrivo è perché voglio che voi sappiate come vada avanti la storia. Quindi GRAZIE sul serio, perché mi spronate, perché mi date qualcosa da fare. :* 

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Capitolo 22
*** Una matassa di pensieri ***


Roberto si ritrovò seduto accanto a quella donna dai capelli rossi che aveva il trucco leggermente sbavato. Aveva pianto.
“Non me ne va bene una, ho l’impressione che finirò per consolare questa donna invece di farmi consolare io da lei” pensò. Ma allo stesso tempo trovò che l’idea di parlare non gli dispiaceva, prima si sarebbero sfogati e poi si sarebbero divertiti. Se funzionava bene il sesso riconciliatore, perché non poteva funzionare il sesso di consolazione?
«Non mi offri da bere?» la donna lo strappò dai suoi pensieri. Aveva una voce roca, forse dipendeva dal pianto, ma lo sguardo diceva che il suo animo si era ripreso.
Roberto chiamò un cameriere e ordinò, si presentò e apprese che la donna si chiamava Giorgia.
«Come mai in pieno pomeriggio ti trovi in un bar a bere superalcolici? Non sembri un alcolizzato».
«Lo stesso motivo per il quale tu ti trovi qui, in pieno pomeriggio a bere superalcolici» rispose Roberto.
«Quindi hai scoperto che il tuo capo in realtà non era divorziato, ma è ancora sposato e quando gli hai detto che l’avevi scoperto ti ha licenziato?»
«Già, non mi ha neppure dato un mese di preavviso. Licenziato di tronco, gli avevo pure detto che l’amavo» Roberto lo disse con un sorriso triste e Giorgia poggiò la mano sulla sua rimanendo in silenzio.
«Ok. Ho beccato il mio migliore amico a letto con mia figlia» disse tutto d’un fiato l’uomo.
«Figlia? Allora sembri più giovane di quanto sei in realtà» poi sgranò gli occhi «O il tuo migliore amico è un pedofilo?»
«Sono diventato padre molto giovane».
Il cameriere portò le ordinazioni e andò via. Roberto non tracannò il drink tutto d’un fiato stavolta, ma prese a sorseggiarlo lentamente mentre osservava la rossa seduta accanto a lui.
«È incredibile come le persone riescano a nascondere le loro relazioni vero? Io non mi sono accorto di quella di mia figlia, tu di quella del tuo capo. O forse ce ne siamo accorti, ma accecati dall’amore non abbiamo voluto crederci fin quando le prove non sono state troppo evidenti».
«È quello che hai bevuto che ti fa sparare tutte queste cazzate filosofiche o sei sempre così?»
«Chi lo sa? Per scoprirlo dovresti uscire con me».
La rossa sorrise «Hai un pessimo modo di abbordare. Comunque no, non uscirò con te anche se mi stai simpatico. Parto, vado via, non voglio più saperne di questa città e dei suoi abitanti, questo è il mio ultimo pomeriggio qua».
«E lo sprechi stando seduta in un bar? Conosco modi più divertenti per passare il tempo».
 
Ma a casa di Giorgia, Roberto non riuscì a far divertire la donna.
Giorgia era tranquilla, mentre con la sola vestaglia preparava una tazza di latte caldo e aggiungeva del caffè.
«Non ti preoccupare, hai bevuto quanto una spugna, è normale quello che ti è successo. E poi hai i tuoi casini» disse Giorgia mentre mesceva il latte in due tazze.
Roberto, in boxer, era seduto sulla sedia della cucina e guardava verso la donna, ma non la vedeva, era immerso nei suoi pensieri. Era come se tutto intorno a lui fosse avvolto dalla nebbia. C’era lui seduto in cucina e i suoi pensieri. No, non era stato di sicuro l’alcol, era abituato a bere anche di più, era uno che di problemi di quel tipo non ne aveva mai avuti. Erano “i casini”.
Perché Lara gli aveva fatto questo? Perché Tony l’aveva tradito?
Era stato poco presente, non in quel periodo, sempre, da quando Lara era nata.
L’aveva considerata sempre come una piccola adulta, l’aveva portata alle feste, l’aveva trattata alla pari ma l’aveva pure viziata, riempita di regali, di coccole. Lui non si era mai comportato veramente da padre, ma da amico e non aveva agito mai da adulto, ma da ragazzino. E ora Lara trovava normale andare a letto con un uomo di parecchi anni più grande.
«Mi stai ascoltando?» Giorgia era di fronte a lui, reggeva una tazza di latte e caffè fumante.
«Latte? Non ho mica otto anni!» esclamò Roberto.
«Vedrai che starai meglio dopo averlo bevuto» Giorgia usò un tono di voce simile a quello che si usa con i figli e Roberto si irritò, ma alla fine decise di prendere la tazza.
«Ok, grazie» poco dopo iniziò a sorseggiarlo. In realtà beveva spesso il latte, nei frullati che preparava Lara, o quando lui preparava il latte con il Nesquik per colazione. Roberto sorrise.
Il latte con il Nesquik, un perfetto bambino. Finì di bere e si alzò dalla sedia. La stanza iniziò a vorticargli intorno. Lara che si copriva con il lenzuolo, Tony che si teneva il naso gocciolante di sangue, Camilla che sorrideva, le cubiste del suo compleanno. Immagini sfocate, risa, voci, rumori, si accavallarono nella sua testa fino a quando non svenne.
 
Roberto si svegliò qualche istante dopo. Giorgia gli aveva tamponato la fronte con una pezza bagnata. «Portentoso quel latte» disse lui a bassa voce e con gli occhi socchiusi.
«Evita di fare il sarcastico perché altrimenti ti prendo a calci. Volevo un pomeriggio tranquillo a sbronzarmi e mi sono ritrovata a fare da crocerossina. Ma se vomiti pulisci tu» nonostante il discorso sembrava più preoccupata che arrabbiata.
Roberto lo notò. «Scusami. Hai ragione. Sono uno stronzo imbecille, come sempre d'altronde. Sei stata gentilissima e non voglio abusare più del tuo tempo».
L’uomo riuscì a tirarsi in piedi e notò che il giramento di testa era del tutto passato.
Giorgia era di fronte a lui, ancora truccata, con i capelli leggermente spettinati e la vestaglia che la copriva a malapena.
Poteva fare qualche battuta, poteva cingerle la vita con le braccia e iniziare a baciarle il corpo, aveva a disposizione migliaia di assi nella manica per poter convincere quella donna a ritornare nella stanza da letto e riprovare a divertirsi.
Ma non lo fece.
Aveva voglia solo di vestirsi e andare a fare una passeggiata, magari in un parco, per schiarirsi le idee, per respirare aria pura.
Magari avrebbe chiamato Camilla e avrebbe parlato un po’ con lei.
Lasciò un bacio sulla fronte su una Giorgia attonita e si diresse nella stanza da letto della donna, alla ricerca dei vestiti.
Infilò la polo, i jeans, le scarpe, si specchiò per sistemare i capelli e notò che Giorgia lo stava guardando, ferma sulla soglia della stanza.
«È meglio che io vada via» e mentre lo disse si rese conto che qualche giorno prima si sarebbe preso a schiaffi per quello che stava facendo, stava rinunciando a un’occasione.
Ma mentre lo pensava si rese conto pure che era la cosa giusta da fare. Era arrivato il momento di comportarsi da adulto, di assumersi le responsabilità. Non poteva rimproverare Lara senza prima rimproverare se stesso.
Giorgia non disse niente. Annuì con la testa e lasciò passare Roberto. Solo poco prima che Roberto chiudesse il portone sussurrò qualcosa come: “Buona fortuna”.
 
Roberto scese le scale di corsa e il cellulare iniziò a squillargli, non aveva intenzione di vedere chi fosse. Non appena uscì di casa, però, notò l’imbrunirsi del cielo e si chiese che ore fossero. Tirò fuori dalla tasca il cellulare e notò che Lara aveva provato a chiamarlo tre volte e gli aveva mandato cinque sms. Di Tony nessuna traccia. Erano le 22.
 
«Chiami tu? Papà non mi risponde» Lara passeggiava nervosamente nella stanza. Era voluta rimanere a casa, Roberto sarebbe tornato prima o poi, sperava. Sapeva che era in grado di mettersi in macchina, guidare per ore e arrivare nella città dove lavorava. Ma non lo avrebbe fatto e non l’aveva fatto, se lo sentiva, per quanto fosse stato ferito non era così immaturo da non affrontare la situazione.
Perché oramai era fatta. Erano stati scoperti. Lara non sapeva se fosse entusiasta della cosa. Si odiava perché aveva pensieri contrastanti, perché non sapeva che cosa voleva.
Voleva Tony ma non voleva che suo padre lo sapesse. Perché?
Ora sarebbe stato tutto diverso. Roberto e Tony non avrebbero avuto più lo stesso rapporto di prima, Lara si sentiva in colpa per tutto ciò, perché era arrivata a quel punto per capriccio, per levarsi uno sfizio.
Giocherellò con il cellulare nella speranza di sentirlo squillare. Anche il suo rapporto con il padre sarebbe cambiato. Qualunque fosse stato l’esito della storia con Tony, Roberto oramai avrebbe guardato la figlia diversamente. Avrebbero avuto sempre i loro Giovedì? Avrebbero sempre passato un pomeriggio intero guardando la tv, commentando tutto e mangiando cibo spazzatura?
Lara si disse che non avrebbe potuto avere padre migliore. Un padre che era riuscito pure a ricoprire il ruolo della madre, dei fratelli e di tutti i parenti che non aveva mai avuto.
«Perché dovrei chiamarlo? Per dirgli che nonostante tutto riesco a parlare e che ho metà viso ancora in condizioni decenti?»   
Lara si voltò verso Tony. L’uomo era disteso sul divano, aveva gli occhi chiusi e teneva del ghiaccio sul viso. Lara aveva voglia di avvicinarsi e riempirgli di baci le parti tumefatte. Per un attimo si chiese cosa provava per Tony. Attrazione? Amore? O semplicemente gli voleva bene?
Sapeva solo che le piaceva stare con lui. La faceva ridere, la coccolava, la faceva sentire protetta ed era un amante perfetto.
Tony si mise su con la schiena. «Non stare in pensiero per lui, è grande e vaccinato. Vieni qui accanto a me» aprì il braccio per invitarla e Lara si andò a sedere vicino a lui, poggiò la testa sul suo petto e sentì il suo cuore battere. Per un attimo si disse che sarebbe potuta rimanere in quella posizione per sempre.
Tony le baciò la testa e la strinse forte a sé. Sospirò. Era la prima volta che provava piacere nello stare semplicemente abbracciato ad una donna e tutto sommato, la cosa, non gli dispiaceva.
 
Roberto stava passeggiando vicino alla riva del fiume del parco. Aveva parlato con Camilla al telefono, non sapeva perché gli era venuta voglia di chiamarla, sapeva che dopo aver preso il cellulare e aver cancellato le chiamate di Lara, aveva cercato il nome della donna e aveva premuto la cornetta.
Erano stati a parlare per un’ora e mezza, nonostante l’orario, e Roberto aveva raccontato tutto. Dei suoi sospetti iniziali, della sua sorpresa, della sua delusione, della sua e della loro reazione.
Aveva svuotato quel fiume di sentimenti, dubbi e problemi che aveva dentro e Camilla aveva ascoltato, aveva espresso i suoi pareri e gli aveva dato consigli.
Non era colpa di nessuno. Né sua, né di Lara e né di Tony. Era colpa della chimica e dell’attrazione che si erano create tra i due.
Quel che c’era da capire, ora, erano le loro intenzioni. Era stato un episodio isolato? Era successo altre volte? Provavano dei sentimenti?
Era normale che non gli avessero detto niente, perché forse era stata una cosa di una volta oppure semplicemente avevano avuto paura, era plausibile.
Magari stavano semplicemente capendo che volevano e gli avrebbero parlato solo se fosse stato qualcosa di serio.
Ma che avrebbero potuto sperare di volere? Tony era uno che non faceva altro che inventarsi modi per portarsi a letto le donne e Lara era ancora una ragazzina.
O forse no?
Lara era una donna, una piccola donna ma pur sempre abbastanza matura da poter volere una relazione e Tony quella sera, per il suo compleanno, non aveva invitato nessuno delle cubiste a fargli compagnia dopo la festa. Ma no, stava solo cercando indizi nascosti ed inesistenti, motivazioni futili.
Lara era una ragazzina e Tony era una brava persona ma non un bravo fidanzato. Punto. Fine della discussione.
E se non avessero voluto una relazione? E se la loro era solo una “scopamicizia”?
Roberto represse un conato di vomito. Sua figlia e il suo migliore amico scopamici? No, no, no.
Roberto diede un calcio a delle pietre che finirono dentro al fiume.
Aveva ragione Camilla, ora sarebbe dovuto andare a casa e avrebbe dovuto chiarire la situazione, qualunque essa fosse.
Ma soprattutto non doveva più lasciarsi andare all’ira, qualunque risposta avrebbe ottenuto, avrebbe dovuto solo parlare.
Erano il suo migliore amico e sua figlia, quelli che conosceva da sempre e non cambiava nulla ora.
Certo, era facile per Camilla dire “non cambia nulla”.
Eppure Roberto si ritrovò a sorridere. Immaginò Camilla distesa sul divano che ascoltava tutti gli sproloqui, che cercava di dare un senso a quella matassa intricata che era il discorso di Roberto e provava a mettere dei punti fermi.
Pensò di darle retta. Non era cambiato nulla, era cambiato qualcosa solo tra Lara e Tony, ma non tanto tra lui e loro due.
Respirò profondamente. Dovevano parlare.
Finì di calciare tutti i sassi che si trovavano a portata di piede e si diresse verso casa. Era l’una di notte ma era sicuro che avrebbe trovato Lara e Tony ancora svegli, a casa sua.
Avanzò a passo incerto perché voleva rimandare il più possibile, qualunque fosse stata la risposta alla domanda “Fate sul serio?” non gli sarebbe piaciuta.
Non gli piaceva l’idea di Lara sedotta facilmente, non gli piaceva l’idea di loro due fidanzati. Ma avrebbe dovuto accettare.
 
Lara si era addormentata abbracciata a Tony, sul divano in cucina.
Roberto entrò a casa, posò le chiavi dentro la ciotolina e accese la luce.
Non c’era alcun rumore.
Forse erano andati via? Per un attimo quell’opzione gli piacque. Procrastinare i problemi, non affrontarli mai.
Poi scosse la testa e si disse che doveva cambiare, per il suo bene e per quello di Lara.
Quando arrivò in cucina vide i due amanti addormentati. Se non fosse successo quel che era successo, Roberto non avrebbe visto malizia nella cosa. Ma dato quello che era successo la cosa lo irritò.
Ora dormivano pure insieme senza pudore? Stava per fare qualche rumore per svegliarli, ma ripensò alle parole di Camilla. Niente rabbia. E poi erano entrambi vestiti e, appunto, qualche giorno prima a quella visione Roberto avrebbe semplicemente sorriso teneramente.
Quanto era stato sciocco! Era stato pure messo in guardia da Francesca. Glielo aveva detto: “Lara è una donna ormai e Tony lo conosci, è uno sciupafemmine, non è buono che abitino sotto lo stesso tetto”.  
Ma lui si era fidato ciecamente di entrambi. Aveva permesso loro di vivere insieme, di potersi conoscere meglio, fin troppo meglio.
Roberto sospirò. Non era colpa di nessuno. Di nessuno. Se lo ripetette un paio di volte, quasi come un mantra, nella speranza di crederci veramente.  
Alla fine, sfinito, avanzò a passi lenti verso la sua stanza e, con tutti i vestiti, si addormentò.
 
 
Note dell’autrice.
Abbiamo visto il punto di vista di Roberto, nel prossimo capitolo le cose si surriscalderanno perché Roberto affronterà i due amanti.
Grazie a tutti per il supporto e scusate la lentezza degli aggiornamenti.
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento.
Baci.

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Capitolo 23
*** Battiato e Saint Honoré ***


Quando Roberto si svegliò aveva un cerchio alla testa e una fame tremenda. Per un attimo dimenticò tutto, pensava solamente a riempire quel buco nello stomaco.
Quando si alzò e notò di essere ancora vestito, gli venne in mente il giorno prima, allora strinse i pugni e respirò profondamente.
L’orologio sul comodino segnava le dodici e un quarto. Anche se era stato a letto per parecchie ore, Roberto si sentiva stanco, perché aveva avuto una notte agitata. Dodici e un quarto. Sicuramente avrebbe trovato Tony e Lara svegli. Per un attimo accarezzò l’idea di chiamare Camilla. Prese il cellulare e notò che gli era arrivato un sms dalla donna. Chiedeva sue notizie e come era andata la discussione.
Come era andata? Non era ancora andata.
Roberto uscì dalla sua stanza, passò dal bagno per lavarsi il viso e andò in cucina, dove trovò la figlia intenta a sfogliare una rivista.
Appena Lara lo vide sorrise. Ma era un sorriso incerto, che celava una certa paura.
«Buongiorno» disse la ragazza.
«Buongiorno» rispose Roberto guardandosi intorno.
«No, Tony non è in casa, è dovuto andare a lavoro» disse Lara immaginando il motivo per il quale Roberto era guardingo.
«Meglio, così posso parlare con ciascuno di voi separatamente. Ho proprio voglia di sentire cosa avete da dirmi» la sua voce era un misto di rabbia, curiosità e rammarico.
Lara chiuse la rivista e iniziò a tracciare dei cerchi sul tavolo. Guardava verso il padre e cercava le parole adatte.
«Vuoi sapere qualcosa in particolare?»
Roberto prese la caffettiera, preparò il caffè, accese il fornello e poi guardò sua figlia.
«Partiamo dall’inizio: da quanto tempo va avanti questa cosa?»
«Circa una settimana dopo che mi sono trasferita da lui».
«Circa…cioè gli è bastato così poco…Francesca aveva ragione» Roberto scosse la testa e respirò profondamente per evitare di mettersi ad urlare.
«Non dare la colpa a lui, è capitato, semmai è colpa di entrambi».
Roberto fece una risata amara «È capitato, questo genere di cose…capita» stette un attimo in silenzio «Ma quindi…quindi al matrimonio di Giacomo voi due già…e anche, Lara, per il mio compleanno! Lara, l’hai visto per il mio compleanno no? Come fai a stare con uno che…» ma non completò la frase. Come può un padre dire alla propria figlia “infilava banconote nei perizomi delle ballerine insieme a me”? Non è una frase da padre, non è una frase che una figlia dovrebbe sentire. Roberto si rimproverò. Come poteva fare quella scenata a sua figlia se era cresciuta con uno come lui? Con uno che aveva spogliarelliste per il suo compleanno?
Lara non parlò, non sapeva che cosa dire e si limitò a guardare la tovaglia. Per un attimo divenne triste. La previsione di Francesca si era avverata, Lara e Tony erano finiti a letto, si sarebbe avverata pure quella che Tony si sarebbe stancata di lei?
«E…state insieme?» chiese alla fine Roberto rompendo il silenzio. Quel dubbio lo attanagliava. Da un lato sperava che la figlia rispondesse negativamente, cosicché quella storia si sarebbe conclusa lì. Dall’altro non sopportava l’idea di Tony che trattasse sua figlia come una qualsiasi altra ragazza.
Lara rimase a pensare. Si sentiva come in un film giallo, dove gli indagati venivano interrogati separatamente per poter confrontare le risposte e trovare eventuali incongruenze. Stavano insieme? Cosa avrebbe risposto Tony?
«Sì». Per qualche strano motivo Lara non ebbe il coraggio di guardare suo padre in faccia.
Roberto non rispose, si limitò a prendere la caffettiera e a versarsi il caffè in una tazza. Sembrava quasi che volesse aumentare la suspense riguardante la sua reazione e Lara si spaventò un poco.
«Io non so che genere di ragazzo tu cerca» disse l’uomo sorseggiando la bevanda «Lasciando perdere gli anni di differenza, mi meraviglio che tu voglia stare con qualcuno che cambia spesso ragazza».
Fu come se Lara avesse ricevuto una stilettata nel cuore. Quello che si era comportato peggio nella coppia non era sicuramente Tony o, al limite, se la battevano.
«Avevate intenzione di dirmelo?» chiese Roberto.
«Sì».
«Mi sarebbe piaciuto sapere come e quando» disse Roberto più a se stesso che alla figlia, poi fece mezzo sorriso che Lara non seppe come interpretare. «Va bene, sei contenta tu, sono contento io, si fa per dire. Però sappi che non ho intenzione di consolarti quando ti spezzerà il cuore, perché sai già in che situazione complicata ti stai andando a cacciare. Ovviamente spero di sbagliarmi e che tutto andrà liscio, se è quello che vuoi». Roberto si sentiva confuso. Per un attimo pensò che non conosceva più sua figlia e si chiese se l’avesse mai conosciuta. Poi subentrò il senso di colpa e pensò che Lara era in quella situazione solo per colpa sua. Per il suo comportamento, per la sua assenza. La sua piccola Lara. Sperava solo che non avrebbe sofferto.
Lara si alzò dal tavolo per prendersi da bere, nonostante non avesse parlato molto sentiva la bocca asciutta e in un attimo si trovò circondata dalle braccia del padre. «Ti voglio bene piccola mia, scusami per la scenata, voglio solo che tu sia felice. Se questo ti rende felice sono felice per te, sul serio. Non dimenticarti che io ci sarò sempre per te, sempre, qualsiasi cosa tu farai». Roberto lo disse tutto d’un fiato, dolcemente e strinse forte la figlia, come se avesse paura di perderla.
Ma poi realizzò che la vera paura che aveva lui, era quella di rimanere solo.
 
***
Non appena Lara uscì per andare con le amiche, Roberto accese lo stereo e “La cura” di Battiato inondò la casa.
Il soggiorno era in penombra, Roberto aveva tirato giù le tende per poter stare tranquillamente in mutande, si era versato del whisky e si era messo a panciolle sul divano.
L’uomo assaporò tutte le parole di quella canzone che era più una poesia.
Quella canzone che per lui era diventata una sorta di mantra che ripeteva ogni volta che litigava con Lara o che lei lo faceva arrabbiare. Respirava profondamente e pensava a lui come padre, a lui che avrebbe avuto sempre cura della figlia, qualsiasi cosa ella avesse fatto. Lui l’avrebbe sempre protetta, da tutto e da tutti, perché lei era il suo essere speciale. Ma le aveva veramente donato la conoscenza delle leggi del mondo? Le aveva veramente fatto capire quanto era importante trovare la persona che completava la sua metà?
Forse no, o forse sì, chissà che Tony non sarebbe risultato un buon fidanzato.
Forse era giunto il momento per tutti quanti di mettersi la testa a posto, di chiudere con i divertimenti giovanili, con le ore piccole e le scorribande. Tutti. Doveva iniziare lui per primo, per non potersi far dire ipocrita dal nuovo ragazzo di sua figlia, per essere d’esempio, per poter provare ad essere tutti quanti felici. Doveva cambiare.
 
Tony arrivò dopo che Roberto aveva ascoltato la canzone per la quattordicesima volta, si era fatto una doccia e si era vestito, e fu una fortuna per lui, perché si era calmato.
Tony entrò titubante dentro casa, sperava ci fosse pure Lara, ma avendo appreso della sua assenza si sentì un po’ come una pecora nella tana del lupo.
Roberto non parlò, stava decidendo se insultarlo, se prenderlo di nuovo a pugni, se stare in silenzio aspettando che se la facesse sotto nell’attesa. Perché Lara aveva detto che la colpa era di entrambi, era vero, ma il vero adulto tra i due era Tony. Era Tony quello che si doveva rendere conto dell’assurdità della situazione.
 
«Fammi pensare…quindi io sarei una sorta di tuo genero adesso?
Devo darti del lei?» Tony decise di rompere il silenzio prendendola a scherzare. Decise pure di mantenere una certa distanza da Roberto per evitare un possibile scontro tra la sua mandibola e il pugno dell’uomo.
«Direi che il voi è più appropriato» disse Roberto non potendo trattenere un sorriso, ma ritornò subito serio. «Tony, ti voglio veramente bene, ma ti giuro, se la fai soffrire, non solo ti castro, ma ti cambio i connotati facciali in maniera permanente» lo disse indicandolo, facendo lo sguardo più cattivo che gli riusciva.
Tony si portò la mano sul livido sulla guancia. «Ti giuro che mi impegnerò al massimo, che non è una cosa da nulla per me, ci tengo sul serio a lei».
«È questo che volevo sentire. Non dico che debba finire per forza bene fra voi due, semplicemente… non fare cazzate».
«Non vuoi che finisca bene tra me e Lara?»
«Io voglio quello che Lara vuole, se lei vuole te ok».
«Tu non sei contento della cosa».
«Non mi puoi biasimare, ti conosco bene, tu hai fatto…diciamo che hai fatto tanti e troppi tipi di esperienze, sapere Lara con te… non mi rende particolarmente tranquillo».
«Ti ringrazio per la fiducia».
«Ti sto dando fiducia. Non ti sto proibendo di uscire con mia figlia, ma permettimi di essere un po’ preoccupato. Lara ha diciannove anni».
«E quindi?»
«Spero che tu sappia cosa fai, l’ultima cosa che vorrei fare nella mia vita è litigare definitivamente con te. E non dimenticarti che conosco abbastanza cose su di te da poterti ricattare».
«Cavoli, credevo che il genitore che potesse fare più resistenze fosse mia madre, non tu».
«Non ti sto facendo resistenze, ma non puoi pretendere che faccia i salti di gioia».
Tony annuì, in un certo senso poteva anche capirlo.
Roberto andò in cucina a prendere il suo bicchiere e uno pulito, mise del ghiaccio in entrambi, versò del whisky per sé e del tè per l’amico, tornò nel soggiorno, diede il bicchiere all’uomo e fece sbattere i due bicchieri.
«Alla salute» disse «Nella speranza che tutto possa andare nella migliore maniera».
Tony fece un sorriso amaro, ancora ferito dalle parole dell’amico ma pur sempre sollevato dall’essere stato graziato.
Stettero in silenzio per un po’, non sapendo trovare le parole adatte da dirsi e chiedendosi entrambi come avrebbe influito quella nuova situazione sul loro rapporto.
Lara entrò a casa una ventina di minuti dopo. Aveva con sé una torta gelato Saint Honoré, la preferita del padre, che lasciò sul tavolo della cucina mentre salutava distrattamente i due.
Si comportava come se nulla fosse successo, come se non ci fossero state discussioni o scazzottate.
Lavò le mani, prese dei piatti, dei cucchiaini, tagliò la torta e ne diede un pezzo agli altri due.
«Si festeggia? Cosa si festeggia?» chiese Roberto confuso.
«Il fatto che siamo divenuti tutti quanti persone mature» rispose Lara. Non sapeva perché le era venuta quella cosa in mente, sapeva che non appena fosse entrata a casa ci sarebbe stata l’atmosfera tesa e sperava di alleviarla in quella maniera. Funzionò, perché per qualche motivo Roberto si mise a ridere e venne seguito a ruota prima da Tony e poi da Lara.
 
La sera presero una pizza. Arrivarono pure Francesca con Marco e Giacomo con Laura per guardare insieme la partita dei mondiali.
Roberto chiese a Tony e Lara di non manifestare il loro status, pur se Lara sapeva che ne erano tutti a conoscenza.
Lara pensò a quando era piccola, quando andava al club del calcio insieme al padre e ai suoi amici, quando veniva vestita con i colori dell’Italia e veniva fatta volteggiare ogni goal che veniva segnato a favore degli italiani.
Rimase un po’ in disparte, a guardare il padre e i suoi amici concentrati sulla palla, che insultavano gli avversari e che tifavano per i propri giocatori.
Pensò a Francesca che era madre di tre figli, a Laura che sperava di avere due gemelli, ai rispettivi mariti che avevano un lavoro.
Pensò a lei che si era messa con un loro coetaneo, lei che doveva finire ancora le superiori e non aveva idea di cosa fare nel futuro e per un attimo ebbe paura.
Giocò un poco con il cellulare, poi sentì che Tony la guardava e che le stava facendo segno di andarsi a sedere accanto a lui. Lara cambiò di posto e si sedette tra Roberto e Tony, e mentre l’Inghilterra pareggiava, Roberto mise un braccio sulle spalle della ragazza, quasi a segnarne la proprietà, ma facendo ridere la ragazza.
Durante l’intervallo ci fu chi andò in bagno, chi si prese ancora da mangiare, chi uscì fuori nel balcone a prendere aria e Lara rimase a panciolle sul divano a guardare la pubblicità.
Francesca si andò a sedere accanto a Lara, le mise un braccio sulle spalle e le baciò la fronte.
«Come va?»
Erano solo loro due su quel divano, coperte dal rumore proveniente dalla televisione.
«Papà l’ha scoperto».
Francesca sgranò gli occhi e poi fece per trattenere una risata «Tony non ha voluto raccontare come si è fatto quel livido, ha detto che era stato a gareggiare per le nazionali di thai box nonostante non si sia mosso da casa. Tu come stai?».
«Bene, mi dispiace di aver fatto arrabbiare papà. Ho visto che è rimasto deluso dalla cosa e mi sento in colpa».
«Non devi» disse la donna accarezzandole i capelli «a quanto vedo è una cosa che sta durando da parecchio tempo ormai, soprattutto se si considerano le tempistiche di Tony, pensi che sia una cosa seria la vostra?»
Lara fece mezzo sorriso, era la seconda volta quel giorno che si sentiva fare quella domanda. Era la seconda volta che tentennava nel dare la risposta.
Il cellulare le tremò tra le mani e Lara si scusò con la donna per leggere l’sms. Sapeva che era poco educato, ma lo fece principalmente per darsi un po’ di tempo.
 
Tony: Vorrei tanto poter essere seduto accanto a te e poterti abbracciare. Vorrei poter dire al mondo che tu sei la mia donna.
 
Lara si portò una mano alla bocca, non sapeva se ridere o piangere, in entrambi i casi però era per la gioia.
Francesca la guardò con aria interrogativa e Lara sorrise.
Forse fu il tempismo perfetto di quell’sms ma finalmente si sentì sicura. Sapeva che aveva scelto la strada giusta, sapeva che aveva scelto la persona giusta.
«Sì, stiamo insieme».

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Capitolo 24
*** Ritardi ***


Lara, Melania, Annalisa, Camilla ed Elena stavano trascorrendo il pomeriggio al Galeone.
«Mi avete dato buca per il compleanno di mio padre, Mercoledì Tony fa una festa, non vi è concesso assentarvi» disse Lara bevendo il suo tè alla pesca.
«Mercoledì?» Annalisa fece il conto mentale dei suoi impegni.
«Possiamo portare i ragazzi?» chiese Camilla.
«Certamente» rispose Lara.
«E inviti pure Luca?» chiese Melania con la voce che sembrava quasi supplicare e guardando verso il bancone del bar dove in quel momento, suo malgrado, non c’era Luca.
«Certo» rispose chiedendosi se Tony avesse gradito o meno quella presenza.
«Posso chiedere che cosa festeggia?» chiese Camilla.
Lara fece un respiro profondo. Ormai era ufficiale no? Ora che lo sapeva Roberto poteva dirlo a tutti, giusto? Non era per questo che stavano festeggiando Mercoledì?
«Sarà una sorpresa» disse sorridendo «Non dimenticatevi di portare i costumi, ovviamente si potrà fare il bagno in piscin…» non completò la frase perché un pensiero le balenò per la testa. Mercoledì. Velocemente estrasse lo smartphone dalla borsa e, dopo un paio di secondi, aprì l’applicazione che cercava.
«Cavoli» disse sottovoce e cercando di mantenere la calma.
«Che succede?» chiesero quasi in coro le altre ragazze.
«Nulla, ho pensato che devo andare a comprare una cosa» cercò di mantenere un tono neutro.
Sei giorni.
Aveva sei giorni di ritardo, una cosa che non le era mai accaduto da quando prendeva la pillola. Se ne doveva accorgere con il blister, ma ogni tanto dimenticava di prendere la pillola e quindi ne rimanevano sempre per qualche giorno in più. Ogni tanto dimenticava di prenderle. E ora aveva un ritardo di sei giorni.
«Tutto bene?» chiese Elena toccandole la mano e facendola quasi sobbalzare.
«Più o meno» ma doveva dirlo, sentiva che aveva bisogno di esprimere la sua preoccupazione, i suoi dubbi. «Ecco...stavo facendo il conto che ho un ritardo si sei giorni del ciclo» lo disse rivolta ai bicchieri poggiati sul tavolo, nella speranza di non mettersi a piangere, perché non c’erano molte opzioni sul perché di quella mancanza.
«Come? Forse il cambiamento della città, il clima estivo, sono fattori che influiscono molto…» disse Melania.
«Sono abituata a spostarmi, a trasferirmi e poi, da quando prendo la pillola, non ho mai ritardi».
«Ma, non capisco, tu ultimamente sei stata con qualcuno? Stata nel senso di…vabbè ci siamo capite» chiese Melania.
«Mercoledì io e Tony volevamo dirvi che ci siamo fidanzati. Ovviamente non fidanzati nel senso che ci sposeremo, fidanzati nel senso che stiamo insieme».
Tutte le ragazze, eccetto Elena, si portarono una mano alla bocca per la meraviglia.
«Sapevo che sarebbe finita così, non sarei mai riuscita a stare a casa con uno così gnocco» disse Annalisa.
«Ma quindi vuoi dire che il tuo ritardo…» Elena non completò la frase e Lara per tutta risposta fece spallucce.
Ripresasi dal gossip appena ricevuto, Melania prese in mano la situazione. «La madrina di mio fratello è una ginecologa, praticamente siamo o sempre noi a pranzo a casa della famiglia di lei o la sua famiglia a pranzo da noi, se vuoi posso fissarti un appuntamento».
Lara sbatté un paio di volte le palpebre, non le sembrava vero.
«Certo, sì, perché no» rispose alla fine.
«Le parlo il prima possibile».
 
 
***
«Una festa?» Roberto lo chiese forse per la decima volta, in un certo senso sperava ancora che si fosse trattato di uno sbaglio, di una cosa di una volta, invece Tony affermava che addirittura voleva festeggiare.
«Ormai è deciso, non mi interessa se ci sei» disse scherzando Tony.
«Figurati, sono in ferie, ma devo dire che non mi sarei mai aspettato di passarle così».
Si andò a sedere sul divano del soggiorno, erano a casa sua, Tony si era presentato all’improvviso ed aveva esordito con quell’idea strampalata. Si erano presi da bere e Roberto stava ancora meravigliandosi per l’iniziativa presa dall’amico.
«E se vuoi puoi invitare pure la tua amica, così me la presenti» Tony sorrise malizioso.
«Che vorresti dire?»
«Che passi taaanto tempo al telefono e considerando che non parli con Lara…non dimenticarti che sono il tuo migliore amico, certe cose le capisco».
«Sei? O forse è meglio dire eri
Per Tony fu una frecciata dolorosa ma si limitò a respirare profondamente e a restare in silenzio. Sapeva di aver ferito l’amico, ma non pensava fino a quel punto.
Roberto dal suo canto si sentì in colpa. Sapeva che quella frase era stata cattiva. Era stata chimica, non era colpa di nessuno, Tony non aveva certo costretto Lara. E poi era vero, erano migliori amici, si conoscevano bene e Roberto sapeva che mai Tony si era comportato così per una ragazza. Ma, nonostante tutto, non riusciva a perdonare nessuno dei due.
«Come volevate dirmelo?» chiese alla fine rompendo il silenzio.
«Cosa? Ah…non lo sapevamo ancora, avevamo solo deciso che era arrivato il momento, che era giusto parlartene. Di sicuro non era mia intenzione farmi picchiare» come d’abitudine degli ultimi giorni, Tony si accarezzò la guancia tumefatta.
Roberto annuì, non sapeva se fosse il caso di scusarsi, ma alla fine decise di lasciare correre.
«Va bene, forse porterò qualcuno» disse alla fine l’uomo.
Tony sembrò dimenticarsi la faccenda dei pugni e sorrise.
«Lo sapevo io! Chi è? Dimmi tutto».
Roberto non poté fare a meno di sorridere preso dall’entusiasmo di Tony. Sembravano due bambini che si raccontavano la loro prima cotta e, in un certo senso, era vero. Era la prima volta che Roberto si sentiva così.
«Una collega di lavoro, si chiama Camilla, siamo usciti un paio di volte, anche se lavorava pure nella mia vecchia sede ed è parecchio che le facevo la corte».
Tony prese posto accanto a lui «Addirittura! Parecchio tempo che le fai la corte! È una che se la tira come si deve allora!» poi restò un attimo in silenzio, chiedendosi se Roberto, dopo quella affermazione, stesse pensando quanto tempo avesse impiegato per corteggiare la figlia. «E dimmi, com’è? Qualche dettaglio? Tette?» Tony continuò a sciorinare un po’ di domande come un adolescente alle prime armi e, chiedendosi ogni tanto, se fossero domande opportune.
Roberto restò in silenzio per un poco, alla fine disse: «È una donna speciale» lasciando di stucco Tony.
«Non hai accennato al suo aspetto fisico» disse meravigliato quest’ultimo «Sei innamorato di lei» disse dandogli una pacca sul braccio.
«Sai, forse è quella giusta, forse le chiederò di sposarmi». Roberto lo disse mestamente, quasi stesse ancora riflettendo su quello che stava affermando.
«L’hai messa incinta? Ma devo dirtelo io, alla tua età, che esistono i contraccettivi? E dopo che hai una figlia per giunta!» esclamò Tony.
«Non l’ho messa incinta» rispose seccato Roberto.
«Allora perché cazzo ti sposi?»
«Perché la amo» disse con tono di ovvietà.
«La ami? Ma se poi la conosci da meno di un mese! Che acrobazie sessuali ti ha promesso dopo il matrimonio… ok, forse è meglio che non ti faccia più questo tipo di battute».
«Decisamente no».
Tony fece un sorriso amaro e si alzò dal divano dirigendosi verso la porta del balcone. Era contento da un lato, deluso dall’altro.
«Tu te ne esci con ‘vorrei chiederle di sposarmi’ ad una tizia che conosci da niente e io non posso cambiare?» chiese rivolto alle macchine che passavano.
Roberto si sentì ferito, l’obiezione era corretta. Sapeva che Tony aveva ragione, poteva dire che forse Lara non era pronta, perché era piccola, ma Tony era tale e quale a lui, aveva il suo stesso passato, addirittura forse più equilibrato dal punto di vista di droghe e alcol, quindi perché non dargli una possibilità?
«Scusa per il pugno» disse alla fine.
 
***
Lara stava tornando a casa, era nervosa, e sapeva che il nervosismo il quella situazione era solo controproducente, un circolo vizioso che peggiorava il tutto. Se era nervosa era più difficile calmarsi e più difficile che le potesse, eventualmente, arrivare il ciclo. Ma più non le arrivava il ciclo e più era nervosa.
Aveva appena parlato con Melania che si era premurata a tornare a casa e, per sua fortuna, aveva trovato gli amici là, pronti a prendere l’appuntamento e a poter, in un certo senso, tranquillizzare Lara.
L’indomani si sarebbero viste poco dopo pranzo e sarebbero andate insieme dalla ginecologa. Avrebbero valutato la situazione e avrebbero preso in considerazione tutte le opzioni possibili.
A Lara tremavano le mani, non c’erano molte opzioni possibili da prendere in considerazione. Portavano tutte ad una conclusione, quindi il suo problema era principalmente cosa fare non appena ottenuta la risposta certa? Come dirlo agli altri?
Nella borsa aveva due test di gravidanza, due tipi diversi, giusto per andare sul sicuro. Ma non sapeva né dove né come né quando farli.
Adesso c’era suo padre che le stava sempre appresso quasi a volerla controllare, ma anche per godersi i momenti con lei, e c’era Tony che cercava sempre un contatto fisico, ora che si sentiva più tranquillo, nonostante Roberto avesse chiesto esplicitamente di non voler vedere effusioni amorose tra i due.
Non appena aprì la porta di casa si trovò davanti Tony. Cosa particolare dato che aveva aperto il portone di casa sua e non dell’attico di Tony.
«Ehi» disse nervosa.
Tony avanzò verso di lei e le lasciò un leggero bacio sulle labbra.
«Mi saluti così? E poi cos’è questa faccia buia?»
«Forse ha litigato con il fidanzato» disse Roberto da un’altra stanza tipo voce fuori coro, poco dopo, però si pentì della battuta fatta. Era giusto posare l’ascia di guerra e fare pace, accettare la situazione e renderla più tranquilla per tutti.
Ma né Lara né Tony fecero tanto caso alla battuta dell’uomo. L’una perché troppo impegnata a pensare a quei due test dentro la borsa, l’altro perché voleva capire cosa passasse per la mente alla ragazza.
Lara si pentì di essere tornata a casa, cosa si aspettava? Era logico che avrebbe trovato perlomeno suo padre dato che era in ferie, sarebbe dovuta andare a casa di qualche sua amica.
«Vuoi qualcosa da bere? Sembri stravolta» chiese Tony.
«Amore mio» Roberto sbucò dall’altra stanza.
Non appena l’uomo proferì queste due parole, Lara e Tony si resero conto che non si erano mai chiamati così. Era amore quello che provavano?
«Come stai? Tutto bene?» chiese Roberto dopo che Lara aveva risposto solamente alzando la mano destra.
«Sì, sì, sono solo stanca» e preoccupata. E pure nervosa.
«E dire che volevo proporti di andare a fare jogging come ai vecchi tempi, tu e il tuo vecchio che correte tra i boschi mentre discutete della vostra vita. La scuola, il lavoro, gli amori» lo disse con un po’ di tristezza nella voce. Quando sua figlia l’avrebbe lasciato solo? Quando avrebbe preferito la compagnia di un altro uomo, del suo uomo, invece di suo padre? Avrebbero passato altri pomeriggi insieme davanti alla tv? Avrebbero corso ancora insieme?
Sapeva che sarebbe arrivato un giorno in cui lei sarebbe andata via e sarebbero arrivati giorni di scelte stupide, ma si augurava che sarebbero venuti il più tardi possibile e possibilmente non sarebbero coincisi.
«Non me la sento, è un intero giorno che sono in giro, sono stanca morta» la verità è che aveva voglia di dirgli tutto quello che era successo, come faceva sempre. Sapeva che arrivava a casa, trovava suo padre e poteva raccontargli ogni cosa che le succedeva. Adesso come poteva fare?
«Io vado, ci…sentiamo» Tony, per qualche strano motivo si sentì in imbarazzo, non abbracciò Roberto con il loro saluto da “Bro”, non salutò Lara in nessun modo.
C’erano silenzio, tensione, paure.
Tony uscì e Lara corse ad abbracciare il padre.
«Ti voglio bene, scusami se ti ho deluso, sei il migliore padre del mondo, io…».
«Shhh» Roberto non la fece completare.
Gli era bastato poco, quella frase, sapeva che sua figlia sarebbe stata sempre con lui, che non l’avrebbe mai messo in disparte, che l’amava come lui amava lei.
Lui era padre, fratello, cugino, amico, ma era arrivato il momento di fare solamente il padre, di darle supporto, di accettare le sue scelte ed aiutarla. Se Lara aveva scelto Tony come suo compagno, anche se momentaneo, allora lui avrebbe accettato quella scelta.
 
Lara si fece una doccia. Sul WC c’era la borsa con i test di gravidanza dentro, ma lei non aveva voglia di pensarci in quel momento.
Sperava che posticipando il problema forse alla fine avrebbe potuto addirittura surclassarlo.
Cantava svogliatamente appresso alla canzone che stava trasmettendo la radio.
Frizionò i capelli, si mise la crema per il corpo e guardò la borsa sul WC.
Si disse che ormai avrebbe aspettato. Che avrebbe trascorso serenamente quella sera cenando con suo padre, anche se sapeva che il suo pensiero sarebbe volato sempre là.
 
Roberto aveva preparato del pollo arrosto con patatine fritte, aveva aperto due birre e sorrise non appena vide la figlia che aveva finito di sistemarsi per cenare con lui.
«Sei bellissima, secondo me sei stata tu a sedurre Tony e non viceversa» disse.
Forse, era meglio provare a scherzarci su.
Lara arrossì e poi andò a sedersi. A dire il vero non avrebbe saputo dire chi aveva sedotto chi. Poteva dire che “era successo”.
L’inizio della cena fu silenzioso, quasi fossero due sconosciuti.
Lara non sapeva di che parlare e pensava al suo ritardo, Roberto non sapeva come non fare il terzo grado alla figlia.
«La prossima volta inviteremo a cena pure Tony, noi due da soli senza il suo autoinvito sì che mi fa sembrare strana la situazione» Roberto addentò il pane e masticò lentamente, fin quando la curiosità non fu troppa «Senti, mi dici come è successo? Facciamo finta che Tony sia uno dei tuoi ragazzi, che ne so, come quando mi hai raccontato di Mario o di Giovanni…ehi ma tu ne hai avuti tanti di ragazzi…ma non divaghiamo, vorrei sapere, se io fossi stato qui, sarebbe successo lo stesso?»
A Lara andò la patatina di traverso.
«È una domanda da un milione di dollari papà. Sul serio, anche volendoti rispondere non lo so. Ha contribuito tantissimo la tua assenza, ma credo sia stato solo il fattore iniziale, nel senso…prima o poi sarebbe successo, hai solo velocizzato il processo, credo».
Roberto annuì silenziosamente. Aveva voglia di fare quella domanda pure a Tony, solo per potere fare un confronto tra le due risposte, per sentirsi meno in colpa. Ma poi in colpa di cosa?
Pensò fra sé e sé mentre sorseggiava la birra.
«Sai? Anche io ho conosciuto una donna» raramente Roberto parlava delle sue donne con Lara. Sapeva che sarebbero state avventure passeggere e quindi non era il caso di discutere di quegli argomenti, soprattutto non appena aveva visto che la ragazza tendeva ad affezionarsi spesso alle donne con cui lui stava per più tempo.
«Come si chiama?» disse Lara cincischiando le patate.
Sapeva che sarebbe stata solo un altro nome da aggiungere alla lista delle donne del padre e che avrebbe cancellato presto, ma le sembrò educato porre quella domanda.
Si chiese se fosse pure lei così per Tony, un nome come tante in una lista di conquiste.
«Camilla, è una mia collega di lavoro».
Ci fu silenzio per un po’ di tempo, Lara con un pensiero fisso, Roberto con un dubbio in più.
«Ma tu colori i capelli ogni volta che cambio donna?» lo chiese quasi di getto, non appena aveva finito di pensare la frase l’aveva già formulata ad alta voce.
«Sì».
Roberto non parlò, ma per la prima volta aveva voglia di dire alla figlia che forse non c’era bisogno di colorarli più.

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Capitolo 25
*** Guai in vista ***


Tony decise di lasciare i bottoni sul collo sbottonati. Si guardò allo specchio e si passò leggermente la mano sulla guancia. Aveva la barba lunga, che era un bene perché copriva buona parte del livido ma che comunque non sarebbe riuscito a rimuovere perché il contatto del rasoio con la pelle era doloroso.
Anche l’alcool del profumo gli bruciò un po’. Finì di sistemarsi i capelli con la cera e uscì dal bagno. Sperava di non incontrare Lara, per non doverla guardare in faccia mentre usciva, per non doverle mentire, e invece era lì, distesa a pancia sotto sul divano che leggeva. Aveva pensato di passare da lui il pomeriggio per farsi qualche bagno, Roberto li avrebbe raggiunti sul tardi, dopo che avrebbe finito di fare alcuni lavori al pc.
Non appena Lara sentì Tony uscire dal bagno deglutì. Non voleva guardarlo negli occhi, non voleva mentirgli, così sobbalzò e fece come a nascondere il libro.
«Che fai? Leggi roba zozza?» chiese Tony sorridendo «Fammi ricordare che a casa dei miei dovrebbero esserci degli scatoloni con Playboy» continuò.
«Non leggo roba zozza, è Harry Potter».
«Ah, il libro galeotto che ci fece sgamare» stette due secondi in silenzio, poi prese i Ray-Ban che lo accompagnavano dal giorno della lite con Roberto e li indossò. «Esco» disse alla fine.
Lara lo guardò. Indossava una camicia di lino bianca a maniche corte, dei jeans chiari e delle scarpe di tela bianca.
«Perché sei vestito così elegante? Dove vai?» gli chiese.
«Elegante? Certo, parla quella che indossa le calze strappate di proposito. Vado in palestra».
La bugia, alla fine, era stata detta.
«Anche io fra poco esco».
«Dove vai?» il tono di voce sembrò allarmato.
«Vado da Melania».
«In che zona abita? Ti serve un passaggio?»
«No, no grazie. Siamo io, Melania ed Annalisa».
«Che zona abita?»
«Non ti viene di passaggio, è in via Garibaldi» bugia, non stava andando a casa di Melania, ma si era trovata con le spalle al muro.
Il viso di Tony sembrò rilassarsi. «Ok, allora vado».
 
Tony arrivò al bar, guardò il cellulare, sospirò e vide Cesco avvicinarsi. Aveva un ghigno stampato in faccia che attirava l’attenzione.
«Vedo che in viso hai sfumature di viola, giallo, verde e nero. Sei combinato peggio di quanto pensassi. Se non trovi una cromofila non riuscirai mai a rimorchiare stavolta» gli diede una pacca sulle spalle, un po’ per salutarlo, un po’ per invitarlo ad entrare nel bar.
«Ciao pure a te eh! Vedo che la mia sofferenza ti fa divertire» disse Tony sconsolato.
Che storia doveva inventarsi per fare colpo? Che aveva salvato una povera fanciulla indifesa?
Si massaggiò la guancia. Era distrutto. Non riusciva a dormire da giorni perché ogni volta che si voltava sul lato sbagliato si svegliava. E si sentiva pure in colpa verso Lara.
Ma poi pensò a qualche giorno prima, a quanto le aveva chiesto se lei stesse con lui per ripicca verso il padre, all’esitazione della risposta, se lei considerava tutta quella storia un gioco allora perché non poteva farlo pure lui?
 
Lara guardò le due scatoline ancora intatte. Per qualche strano motivo non aveva avuto il coraggio di fare quei test.
Finì di vestirsi e sentì il cellulare squillarle.
In realtà sì, stava uscendo con Melania, solo che non stava andando a casa sua. O forse era meglio di sì, all’inizio, prima di passare dalla ginecologa, era meglio sapere la risposta no? Ma non se la sentiva di affrontare quei due bastoncini da sola, così prese il cellulare, che nel frattempo aveva finito di suonare e mandò un sms a Melania chiedendole se potesse andare prima a casa sua.
 
Ok, ma facciamo a casa di Annalisa? Ormai sono uscita di casa, Anna viene di passaggio.
 
 
«Dunque, con oggi siamo al sesto giorno, e penso proprio che sarà pure l’ultimo, per quanto il tuo charmes possa essere potente non credo troverai una donna desiderosa di finire a letto con te».
Cesco sogghignò e bevve un po’ della sua birra.
Erano seduti in un bar del centro, uno di classe, dove già parecchi clienti avevano guardato Tony con espressione schifiltosa.
«Mi sa che tu dai troppa importanza all’aspetto fisico, ti assicuro che non basta solo questo per rimorchiare una ragazza, perlomeno una ragazza con la quale vale la pena passarci anche solo una notte. E, fino a prova contraria, il mio carattere alquanto simpatico non è stato intaccato dai pugni che ho ricevuto».
Tony aveva ordinato seltz con ghiaccio, più per poter passare il bicchiere refrigerato sulla guancia che per bere qualcosa.
Cesco lo guardò con fare superiore.
«E per quel che ti può riguardare, io ho effettivamente qualcuno che viene a letto con me, quindi direi di fare anche piuttosto in fretta».
Cesco fece mezza risata «Tu? Oh senza dubbio avrai qualcuna, ma da come l’hai detto sembra quasi che tu la stia tradendo…è così?»
Tony inspirò profondamente. Se l’era cercata, se solo fosse stato zitto Cesco non avrebbe sicuramente lanciato quella frecciata.
La stava tradendo? Purtroppo la lancetta della sua coscienza virava più verso la risposta positiva.
«Quindi cos’è? La tua fidanzata?» chiese Cesco rincarando la dose.
«Senti, hai intenzione di scegliere qualcuno o no?» quel discorso cominciava a non piacergli.
«Sì, dammi due secondi, devo aspettare che entri la più snob delle donne e poi voglio vedere se il tuo carattere riuscirà a conquistarla».
 
***
 
«Diciamo che non c’era dubbio» disse Lara sconsolata.
Aveva la risposta in due modalità diverse, ma sempre la stessa: era incinta.
«Andiamo dalla madrina di mio fratello ora, è discreta, brava, molto umana, ti dirà qualche consiglio» Melania poggiò una mano sulle spalle di Lara per cercare di darle conforto.
«Ma tu cosa vorresti fare?»
La domanda di Annalisa era spontanea, quasi ovvia. Il problema che non era ovvia la risposta, così Lara si limitò a fare spallucce.
«Siamo in ritardo» disse Melania. E, in silenzio, si sistemarono e uscirono fuori.
***
«Va bene quella laggiù? Quella con la maglia rosa?» chiese Tony. Era nervoso, voleva uscire da quella situazione il prima possibile.
Cesco arricciò il naso, quasi dovesse essere lui quello che doveva “conoscere” quella donna. «No, mi sa di una cresciuta nella bambagia ma che cambia spesso ragazzi come fossero giocattoli e che quindi ti accoglierebbe a braccia aperte».
«Ok».
Tony cominciò a scocciarsi. Aveva voglia di andare via, di mandare al diavolo quella scommessa, quando il cellulare di Cesco squillò.
«Pronto? Come? Sì…sì certo, aspetta che esco» Cesco si alzò e uscì fuori mentre Tony si mise a far roteare gli ultimi cubetti di ghiaccio che erano rimasti sul fondo del bicchiere. Poi alzò gli occhi, aveva la sensazione di essere osservato, ed era così.
Dall’altro lato del vetro Lara lo osservava con aria interrogativa.
Che ci faceva lei là? Non doveva essere nelle zone di via Garibaldi?
Tony si alzò dal tavolino, posò qualche banconota sul tavolo e uscì dal bar.
«Ciao» dissero in coro Annalisa e Melania.
Ma per la prima volta Tony notò che mancava nel loro tono di voce la nota civettuola.
«Ciao» rispose lui.
«Che ci fai con Cesco?» chiese Lara saltando il saluto e accennando all’uomo che a qualche metro da loro parlava al telefono.
«Discutevamo».
«Certo, e di cosa?»
«Ragazze, volete un gelato?»
«Tony, non cambiare discorso».
In quel momento arrivò Cesco che aveva terminato di parlare al telefono.
«Ehi, mi dispiace veramente tanto, non sai quanto, ma purtroppo devo andare, dobbiamo rimandare la faccenda» disse l’uomo, poi guardò verso Lara «MA io ti conosco, eri quella della serata vestito da donna, vi conoscete? Vedi che così la scommessa salta».
«Diciamo che ho iniziato a conoscerlo dopo quella sera» disse Lara seccata.
Il suo sguardo era rivolto verso Tony, il tono di voce piatto e mentalmente si chiedeva perché gli stesse reggendo il gioco.
«Bene, allora io vado, ti richiamo in questi giorni» disse Cesco rivolto a Tony e non considerando le ragazze.
«Ciao» Tony guardava comunque verso Lara, sulla difensiva, pronto a parare qualche eventuale meritato schiaffo.
Non appena Cesco si allontanò Annalisa disse: «Lara, noi abbiamo alcune faccende da sbrigare, ti può accompagnare lui a casa no?»
Mentre erano in sala d’aspetto Lara aveva raccontato tutto. Un po’ per scaricare la tensione, un po’ per placare le loro curiosità.
Aveva parlato della scommessa, del loro primo bacio, della cena e di tutti gli avvenimenti che erano accaduti loro fino a quel giorno.
Aveva risposto anche a molte domande più piccanti, aveva pensato a come lei, abituata a qualche sveltina, a pomiciate fugaci nei vicoli bui o a posizioni scomode in macchina, improvvisamente aveva scoperto veramente le gioie del sesso con Tony.
Lui si era dedicato interamente al corpo di lei, le aveva fatto conoscere cose che non pensava esistessero, aveva fatto vibrare di piacere ogni parte del suo corpo.
Aveva parlato di come erano stati scoperti dal padre, dalla sua reazione e di come avevano già deciso di parlargliene prima, perché pensavano a qualcosa di più serio.
Aveva raccontato pure di Luca, di come l’aveva conosciuto veramente e di come si sentiva in colpa perché sentiva di aver tradito quel qualcosa che era nato tra di loro.
Ora Tony era di fronte a loro, in silenzio, per la prima volta senza una valida scusa da fornire, senza una battutina pronta, indifeso.
«Ci sentiamo».
Lara lasciò due baci sulle guance delle ragazze e poi si voltò verso l’uomo che salutò le due con un cenno della mano.
«Non mi offri un gelato?» chiese Lara non appena rimasero soli.
 
Tony guardava la ragazza mangiare lentamente il pistacchio. Non parlava. Sapeva che stava semplicemente facendo crescere la tensione prima di sganciare la bomba.
Voleva farlo bollire un po’ nella sua vergogna, nel suo senso di colpa e ci stava riuscendo.
In realtà Lara stava semplicemente cercando di mantenere la calma.
Era stata messa troppa carne sul fuoco quel giorno. Troppe notizie scottanti, dolorose.
Poi alla fine decise di parlare.
«Sul serio? La scommessa?» chiese.
«Cesco ne ha approfittato del fatto che abbia un labbro pendulo e un occhio pesto» disse quasi a giustificarsi.
«Non è questo che voglio dire, voglio dire, sul serio? La scommessa?»
«Lo sai che sto facendo questa scommessa, cavoli, sono gli ultimi giorni, è solo un bacio».
«Solo un bacio» mormorò Lara.
«Non sei tu che puoi giudicarmi per un bacio».
«Ma veramente? Il mio è stato una vendetta, ero ubriaca fradicia e poi…che cazzo c’entra?»
«Perché si parla di te non c’entra? Tu sei esente dalla regola di non baciare altri mentre stai con qualcuno?»
«Stavamo insieme?»
«Cosa è cambiato? Il fatto che lo abbia saputo tuo padre?»
«Il fatto che pensavo che tu avessi smesso con le tue cazzate. Ti ricordo che la sera che ho dato quel bacio tu stavi infilando banconote nel perizoma di una donna nuda».
«Tecnicamente se aveva il perizoma non era nuda».
Lara lo fulminò con lo sguardo.
«Vuoi fare questa scommessa? Vai. Tanto lo so, con te si parlerà sempre di ultima volta, di non capiterà più, di non succederà mai più e poi ci ritroveremo sempre punto e d’accapo».
«Non succederà più, sul serio» Tony lo disse con tono dispiaciuto, sembrava sincero.
«Ecco, appunto, come volevasi dimostrare. Adesso non mi va di fare scenate al bar, faccio una passeggiata, tu vai dove devi andare, non mi importa».
«Lara, sul serio, non succederà più, te lo giuro. Per favore, non arrabbiarti».
Lara si alzò «Grazie per il gelato. Vado a casa…casa mia…ma riprenderemo questa discussione».
La ragazza uscì velocemente dal bar, non dando il tempo a Tony di seguirla.
Camminò a passo svelto, sperava che lui non la seguisse, aveva voglia di pensare, di scaricare la rabbia, la tensione, solo con quei passi.
Pensò a quando suo padre, poco prima che lei uscisse, l’aveva messa in guardia, per l’ennesima volta.
 
«Papà a me Tony piace» aveva risposto lei velocemente.
Roberto aveva sospirato «Lo so che ti piace Tony, Tony piace a tutte, è sempre stato così. Il problema è che a Tony piacciono tutte»
«Non ti preoccupare per me».
«Certo che mi preoccupo, so come è Tony, in un certo senso l’ho cresciuto io, tesoro ti farà soffrire».
«Tu hai cresciuto pure me».
 
E pensò pure alla nuova situazione in cui si trovava, alle parole della dottoressa che aveva cercato di rassicurarla, che le aveva detto che aveva ancora un po’ di tempo per poter pensare a più di una alternativa.
Aveva voglia di suo padre, del suo migliore confidente, ma sapeva che non era il momento di parlargliene. Aveva causato fin troppi problemi, aveva visto già come il rapporto tra lui e il suo migliore amico si era leggermente incrinato.
 
Lara arrivò a casa e si raggomitolò sul suo letto. Non aveva controllato che ci fosse qualcuno in casa, non aveva salutato, era andata dritta nella sua stanza e si era messa in posizione fetale a piangere.
Qualche secondo dopo entrò Roberto, delicatamente, per sondare la situazione.
Rassicurato dalle parole che la figlia le aveva rivolto poco prima di uscire di casa, Roberto vagliò qualche opzione.
Così come aveva fatto silenziosamente capolino, altrettanto silenziosamente Roberto uscì dalla stanza per poi tornare, una decina di minuti dopo, con una borsa di acqua calda incastrata sotto il braccio, un pacco di fazzolettini nella mano e una tazza di tè fumante nell’altra mano.
Si avvicinò silenziosamente, poggiò la tazza e i fazzolettini sul comodino e si sedette sul letto mentre cercava un posto dove posare la borsa calda. Poggiò una mano sulla schiena di Lara che si muoveva su e giù per i singhiozzi.
«Ti porto un antispastico?» domandò sommessamente Roberto.
Lara alzò lentamente gli occhi e sorrise sommessamente, com’era dolce suo padre, che pensava che l’unica cosa che potesse ridurre in quelle condizioni la sua bambina fosse il ciclo. A dire il vero era anche una questione di ciclo quella per la quale si ritrovava lì a piangere.
Fece di no con la testa e si lasciò abbracciare dal padre.
«I maschi sono tutti stronzi» disse dopo un poco la ragazza.
«Tesoro, non dire così, ci sono anche maschi…»
«Tony è stronzo».
Roberto stavolta non disse nulla, si limitò solo ad abbracciarla ancora più forte al proprio petto.
«Ma tu, tu non devi litigare con lui per colpa mia, che poi, non abbiamo neppure veramente litigato, è solo che non voglio che tra voi due cambi qualcosa» singhiozzò Lara e prendendo un fazzoletto dal pacchetto.
«Non ho capito, devo pestarlo di botte o no?»
Roberto prese il viso della figlia tra le mani e spostò delicatamente alcuni ciuffi di capelli che le si erano attaccati al viso per colpa delle lacrime.
«No».
L’uomo guardò profondamente negli occhi la figlia. In quello sguardo annacquato vide la confusione più totale, ma, soprattutto vide amore.
«Credo che la situazione sia più grave di quanto pensassi» disse, poi strinse al petto la figlia «Ma non ti preoccupare, si risolverà tutto, non c’è problema che non possa essere affrontato».
 
 
Note dell’autrice
Prima di tutto vorrei scusarmi tantissimo, è vero, è passato tanto tempo dall’ultimo aggiornamento e premetto da ora che potrebbe passare altrettanto tempo per il prossimo.
Non voglio stare a lagnarmi che sto ancora male ed è un periodo no, vorrei solo farvi capire che mi dispiace sul serio non riuscire ad aggiornare frequentemente, ma purtroppo diciamo che non dipende da me. Non posso che chiedervi di essere pazienti e ringraziarvi tantissimo per il sostegno, mi fa veramente bene scrivere e sapere che c’è qualcuno a cui piacciono le mie storie mi fa stare meglio.
Passiamo al capitolo.
Guai in vista! Lara ha avuto il suo verdetto, Tony si è fatto beccare a fare ciò che non doveva fare e Roberto, che forse si era messo il cuore in pace, si ritrova a dover consolare Lara che soffre a causa di Tony (e non solo).
Come si scioglierà questa matassa?
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento e ritorno a rinnovare i miei ringraziamenti e le mie scuse, spero sul serio di riuscire ad aggiornare presto.
Un bacione.

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Capitolo 26
*** “Traveling Riverside Blues” ***


Lara posò le carte della ginecologa dentro uno scatolone, certa che nessuno le avrebbe trovate.
Si fece una doccia, si sistemò i capelli e salutò il padre che era disteso sul letto a discutere al telefono, come al solito.
Lara fece mezzo sorriso, pensando che avrebbe cambiato di nuovo colore dei capelli.
Uscì silenziosamente di casa, con le cuffie nelle orecchie e si diresse verso casa di Tony. Erano le otto del mattino, la città era ancora insonnolita, ma Lara non era riuscita a prendere sonno quella notte e aveva preferito uscire di casa senza prima che la calura fosse divenuta soffocante.
Quando arrivò a casa di Tony era passato un quarto d’ora, ma lei non aveva ancora deciso come introdurre il discorso.
Sostanzialmente perché non sapeva di che cosa parlare per prima.
Tony era sveglio da un pezzo quando le aprì la porta, la fece accomodare, spense il condizionatore e prese lo yoghurt preferito di Lara dal frigo.
Stettero in silenzio, non si salutarono neppure, non un bacio, non un abbraccio, non una pacca.
Lara prese posto sul divano e Tony, qualche secondo dopo, si sedette accanto a lei.
«Tu non sei un uomo...tu, tu sei un animale. Un animale che sente il bisogno di infilare il pisello in qualsiasi cosa di essere femminile. Anzi, peggio di un animale, almeno loro lo fanno con lo scopo di procreare» Lara lo disse tutto d’un fiato, non aveva programmato quelle parole, le uscirono semplicemente di bocca. Il suo tono di voce era atono, non guardava neppure verso Tony e, visto che questo non parlò, decise di continuare a parlare.
«Guardati hai 31 anni e cosa hai nella vita? Solo i soldi e forse qualche amico. Non ti senti vuoto? Non desideri altro? Una famiglia, una moglie? Non puoi perché ti illudi che sei ancora giovane, che puoi spassartela. Ma renditi conto che la vita ti sta passando davanti, che ti sta fottendo come tu fai con le donne che ti spassi. Sei peggio di un adolescente che non ha capito se è un adulto o un bambino. Non puoi comportarti più come un ragazzino lo vuoi capire o no?» si sentì cattiva. Stava riversando su di lui tutta la frustrazione di quei giorni, ma decise che non le importava.
«Lara non ho parole che possano scusarmi, hai perfettamente ragione, sono uno stronzo. Non voglio giustificarmi con la solita solfa sapevi già che sarebbe andata a finire così, perché a dire il vero anche io un po’ speravo che sarebbe andata a finire diversamente. Che vuoi che ti dica? Ho sempre avuto paura ad impegnarmi, per questo non sono mai uscito con ragazze intelligenti, per paura che potessero interessarmi veramente. Sarà perché mio padre nonostante eravamo felici non mancava di andare appresso alle cameriere, sarà che mia madre faceva finta di non sapere niente delle scappatelle di mio padre, sarà perché non sono mai voluto crescere, prendermi responsabilità. Costruire una storia seria è difficile, non è solo essere fedele il problema, è anche avere fiducia nell’altro, donare una parte della propria libertà, preoccuparsi, una storia è piena di aspetti negativi e di aspetti positivi.
Un’avventura di una notte è piena solo di aspetti positivi e quindi è stato facile per me percorrere la strada più semplice.
Però ieri, per la prima volta, mi sono preoccupato. Mi sono preoccupato su che cosa avresti pensato vedendomi con un’altra, mi sono rammaricato del fatto di averti vista soffrire, mi hai fatto capire che il mio comportamento è sbagliato. Mi sono fermato a guardarti negli occhi e ho letto tutto il disprezzo che vi era celato.
Mi piacerebbe poter tornare indietro e risolvere buona parte dei miei casini, ma non si può e quindi adesso posso solamente provare a non farne più».
Tony le aveva preso la mano e Lara si voltò a guardarlo.
Lara non aveva mai visto quello sguardo nell’uomo. Non c’era la tristezza per la morte di Mufasa, non c’era la gioia del giocare con il nipote, non c’era l’orgoglio di aver conquistato l’ennesima donna, né la sfumatura di paura quando era a pranzo dai suoi.
«È vero che io ho sbagliato, ma se dobbiamo costruire un rapporto serio è giusto che ci sia sincerità, fiducia, rispetto. È giusto pure che tu ti prenda la tua parte di responsabilità. Mi dici perché hai esitato quando ti chiesi se fossi andata a letto con me per ripicca nei confronti di Roberto?»
«Perché ho esitato prima di risponderti? Perché sì, è vero, all’inizio l’ho fatto per quello, mi sono detta ‘mi faccio Tony che è un figo’ e questo lo sapevi, ma mi sono detta pure ‘mi faccio Tony che è l’amico di papà, così papà sa cosa significa sapere vedere una persona a cui tieni iniziare una storia senza speranza’».
«Una storia senza speranza?»
«Perché, quanto avresti scommesso all’inizio su di noi? Neppure la ruota dell’Audi. E non dire di no perché risulteresti più che bugiardo».
E infatti Tony rimase in silenzio. Ovvio che non avrebbe scommesso su di loro. Non appena aveva visto Lara nelle sue nuove vesti di donna si era sentito un gatto che osserva un pesce in un acquario.
L’aveva desiderata, l’aveva bramata, ma solo perché la riteneva qualcosa di succulento e l’idea di quel “vetro” che li separava, l’impossibilità del loro rapporto, rendeva il tutto più stuzzicante.
Non avrebbe mai immaginato di trovare il coraggio di infilare la zampa dentro l’acqua e prendere il pesce, non avrebbe mai immaginato che il pesce sarebbe stato così tanto accondiscendente, ma soprattutto non avrebbe mai e poi mai immaginato che dopo aver giocato con la preda, invece di mangiarla scaricandola, si sarebbe innamorato di essa.
«Sai perché ho deciso di stare con te dopo? Perché mi piacevi e mi piaci ancora ora, mi piace stare con te e il tuo modo di fare. Ma ho sempre visto il tutto con un po’ di distacco, perché anche se non volevo ammetterlo sapevo che poteva finire come è finita. Tu non sai resistere alle altre donne, tu non sei il tipo di una storia fissa. E lo hai dimostrato».
«Io? E Luca? Come la mettiamo con il bacio con Luca?» il tono di voce di Tony si alterò un po’.
«Lo so che hai intenzione di rinfacciarmi sempre di Luca e allora te lo dico. Io gli avevo chiesto pure di venire a letto con me, per fare ripicca a te!»
Finalmente si era levata quel peso dalla coscienza, erano un paio di giorni che pensava di dirglielo, perché sì, aveva voglia di essere completamente sincera.
Tony deglutì. «Non mi piace proprio come fai la ripicca tu. Quindi gli hai chiesto…e perché non avete…» disse con fare spaesato e lasciando andare la mano di lei.
«Perché lui è stato più lucido di me».
«Ah quindi è dipeso da lui, da lui che ha ragionato da persona civile».
Tony si alzò di botto dal divano, aveva voglia di prendere tutti i soprammobili e scagliarli per terra.
«Non lo so. Se devo essere sincera non so fino a che punto mi sarei spinta veramente con lui. In questi giorni, tutte queste cose, il vederti con un’altra…mi sono resa conto che tu mi interessi veramente» lo disse sommessamente, quasi fosse stata qualcosa di cui vergognarsi, ma Tony percepì la sincerità in quel tono di voce, in quello sguardo che improvvisamente si era abbassato.
«Anche tu, anche tu mi interessi veramente» disse lui. Ma anche lui non ci tenne a dirlo alla diretta interessata, lo disse all’aria, giusto perché sentiva il bisogno di tirar fuori da sé quelle parole, non perché voleva che arrivassero al mittente.
«E come me lo dimostri? Andando a letto con le altre?» Lara stavolta lo guardò negli occhi e alzò il tono di voce.
«Non ricominciare, abbiamo fatto entrambi degli errori. Tu mi interessi, ma…non so che dirti, forse non siamo pronti per avere una relazione, intendo una seria. Penso che alla base di tutto ci debba essere la sincerità e a quanto pare, noi due, non riusciamo ad essere sinceri l’un l’altro».
Lara deglutì. Una volta, due volte e il labbro inferiore iniziò a tremargli, per la rabbia, per la paura.
«TU non sei sincero! TU sei uscito per andare a risolvere la questione della scommessa senza dire niente. Io ti ho detto tutto, sin dall’inizio» Lara si alzò dal divano, per non guardarlo dal basso verso l’alto, anche se comunque la loro differenza di altezza rimaneva.
«Tu? Tutto? E poi sapevi la storia della scommessa, non c’è bisogno che fai la vittima, sai che mi manca ancora un’ultima sfida per completarla. Non solo e solo ORA mi stai dicendo della richiesta che avevi fatto a Luca, quindi non parlare di sincerità, non c’è da entrambi i lati e non negare».
«Bene, vuoi detto tutto? Eccoti accontentato. Sono incinta» e subito dopo averlo detto si portò una mano alla bocca, tappandola, quasi nella speranza di ricacciare indietro le parole appena proferite.
Tony sollevò le sopracciglia e si portò indietro con il petto.
«Incinta? È mio?»
«Certo che è tuo, di chi altri potrebbe essere?» chiese Lara adirata.
«Non so…uno a caso… il meccanico?»
Lara fece una risata finta. «Bella battuta, fantastico, lo sapevo che non avrei dovuto dirtelo».
«Non avevi intenzione di dirmelo? E che volevi fare? Appena sarebbe cresciuta la pancia avresti detto che stavi ingrassando? Poi dopo nove mesi mi avresti detto: ecco qui tuo figlio!»
«No». Lo disse in maniera secca, abbassò lo sguardo e si morse il labbro. Fece per andare via ma Tony la prese per un polso e la fermò, cercò il suo sguardo che si era riempito di lacrime, cercò una risposta.
«Avresti…» non completò la domanda perché immediatamente seppe la risposta, dal lieve assenso di Lara, dalle lacrime che iniziarono a correrle lungo le guance. Tony tirò la ragazza verso di sé e l’abbracciò forte.
«No, no, no» disse lui tra i capelli di lei.
Lasciò singhiozzare la ragazza, le carezzò la schiena, le sussurrò che sarebbe andato tutto bene.
«Io…» cercava le parole adatte per rassicurarla. «Io… non so, saranno stati tutti i sermoni che mi sono sorbito quando ero piccolo, ma no… io…» io non so che dirti, restò in silenzio e aspettò che Lara si calmasse, poi andò a prenderle un bicchiere di acqua, dei fazzoletti e le si avvicinò.
Mentre le porgeva il bicchiere le carezzò la guancia raccogliendo una lacrima con il pollice e sorrise.
«Lara perché lo faresti?» chiese dolcemente.
Lara bevve, tirò su con il naso, si asciugò il viso e alla fine guardò l’uomo.
«Tu lo vorresti? Tu ti senti pronto? Fino a poco fa mi hai detto che non credi che siamo pronti per avere una relazione, come possiamo essere pronti ad essere genitori?»
Tony respirò profondamente. «Secondo te, Roberto, quando si ritrovò tra le braccia te era pronto per fare il genitore? Non è mai stato pronto a dire il vero, ma guarda come sei cresciuta bene» Tony le poggiò una mano sulla pancia e la guardò negli occhi «È tuo figlio, è mio figlio, è nostro figlio».
Lara sorrise e annuì energicamente. «Lo so, è vero. È solo che…ho paura».
«Non devi avere paura, ci sono io con te. E c’è tuo padre, ci sono Francesca e Marco, Giacomo e Laura, le tue amiche. Andrà tutto bene». 
Il respiro di Lara finalmente si regolarizzò e la ragazza finì di bere l’acqua.
«Però te lo dico, se Roberto prova a picchiarmi stavolta contraccambio». Tony sorrise e portò le mani aperte verso il petto, con il palmo rivolto verso Lara, come sulla difensiva.
«Ok». Non lo aveva ascoltato, stava ancora cercando di calmarsi, stava godendo della sensazione che le aveva provocato la risposta di Tony.
«Ti farai delle tette fantastiche» disse Tony guardando verso le suddette e immaginandole più grosse.
«Ma pensi a questo tu?» Lara si coprì il petto, sorrise, lei pensava a come riuscire a dirlo al padre e Tony tornò a guardarla in viso.
«Be’, considerando che di tette scarseggi sì, penso anche a questo».
E la baciò. Quel bacio sapeva di lacrime, di dubbi, paure, speranze e riconciliazioni.
E dopo quel bacio si amarono, teneramente ma anche con passione. Riacquistarono la piacevole sensazione dei loro corpi uniti, la consapevolezza di essere parte l’uno dell’altro, riassaporarono i loro umori fin quando entrambi non godettero della gioia dell’unione.

«Devo farti vedere una cosa» disse ad un certo punto Tony rompendo l’atmosfera di dolcezza creatasi.
Erano entrambi nudi, abbracciati e si stavano gustando la piacevole sensazione che seguiva l’orgasmo.
«Cosa?»
«Prima ti vesti e prima la vedrai, su, su» e mentre lo disse si alzò dal letto, si infilò i boxer, un paio di bermuda verdi militari e una polo bianca.
«Sei ancora a letto?» chiese infilandosi le infradito.
Lara si alzò, curiosa più che mai, ma anche felice.
Tony la portò nel seminterrato, dove c’erano i garage in comune con tutto il resto del condominio.
«Mi hai comprato un’altra macchina?» chiese lei.
Tony non rispose, semplicemente le chiuse gli occhi con le mani e le fece fare un pezzo di strada in quella maniera.
Non appena levò le mani dagli occhi di Lara di fronte a loro c’era una Mercedes Slk bianca decappottata.
«Tadààà» disse Tony.
«Sul serio? Mi stai regalando questa macchina? Oddio, la preferisco di gran lunga alla Golf» disse Lara trasognata.
«Piccola, non corriamo troppo. Questa è la mia nuova macchina, e valgono le stesse regole per la mia vecchia bimba. Non ci si mangia, non ci si fanno zozzerie, anche se a dire il vero c’è poco spazio, non la guida nessuno ad eccezione di me e Roberto, non…»
Lara lo interruppe «Dov’è l’Audi?»
«Questa non ti piace?»
«Dov’è l’Audi?» ripeté Lara.
«Ce l’ha Cesco».
«Chi è Cesc… quello con cui hai fatto la scommessa?» Lara sgranò gli occhi, tutto si sarebbe aspettato tranne quello.
«Allora? Andiamo a fare un giro o no?»
Tony aprì la macchina con il telecomando e fece il giro per aprire la portiera alla ragazza.
«Non c’è abbastanza spazio da farti mettere le gambe sul cruscotto e mi spiace per tuo padre ma è due posti».
«Hai dato la tua macchina a Cesco?» chiese Lara senza entrare nella macchina.
«Ma ormai il valore di mercato di quella macchina era basso, aveva parecchi anni di vita. Guarda, sedili in pelle, cerchi in lega…» Tony andava indicando tutti gli optional mentre li nominava.
«Non ci posso credere» disse interrompendolo.
«Sembra quasi che ti dispiaccia, se proprio ti piaceva di più l’Audi vado a cambiarla, l’ho presa ieri sera questa qui» disse Tony scherzando.
Presero posto entrambi e Tony partì.
Non parlarono.
Lara si lasciò carezzare dal vento, legò i capelli dietro la nuca e si mise alla ricerca di una stazione radio che le potesse piacere.
«Spiacente cara, in questa macchina c’è pure un’altra regola, la musica la scelgo io e in questo momento ascolteremo i Led Zeppelin» disse Tony dandole un piccolo buffetto sulla mano per fargliela allontanare dalla radio.
Accese l’mp3 e “Traveling Riverside Blues” si diffuse per l’abitacolo.
Lara portò la testa all’indietro e sorrise.
Era felice.
E innamorata.
 
Note dell’autrice.
Penso che le cose siano andate meglio del previsto, no?
Vi è piaciuto il capitolo?
Un abbraccio e alla prossima.
Grazie mille a chi mi sostiene :)
Un ringraziamento particolare va a Sofia Amendola per il nuovo banner <3
 

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Capitolo 27
*** Chi è senza peccato scagli la prima pietra ***



Tony aveva montato il gazebo, aveva sistemato il salottino in vimini, acceso il barbecue e clorato la piscina.
Lara era distesa a pancia in giù sul divano, leggeva e, ogni tanto, quando incontrava una parola nuova in inglese, la pronunciava ad alta voce.
«Emozionata?» chiese Tony entrando a casa.
«Per cosa?» chiese la ragazza.
«Di conoscere la nuova fiamma di tuo padre».
«Sono stufa di conoscere nuove fiamme di papà» disse pensando che non aveva ancora deciso il colore per il capelli.
«A quanto pare potrebbe essere qualcosa di serio. Considera che se lei non fosse riuscita a venire con l’aereo, lui sarebbe stato pronto ad andare a prenderla in macchina».
Tony si andò a sedere sul divano, vicino la testa di Lara, che posò il libro di lato, si mise a pancia in su e poggiò la testa tra le gambe dell’uomo.
«Non ci crederò fino a quando non festeggeranno perlomeno cinque anni di fidanzamento» disse Lara chiudendo gli occhi e lasciandosi carezzare i capelli da Tony.
L’uomo non parlò, non era il caso di dire alla ragazza che il padre aveva intenzione di sposarsi. Non era giusto che fosse lui a dirlo e poi, conoscendo Roberto, sembrava un’opzione veramente assurda.
«Cavoli, ho appena comprato la macchina nuova e ne devo prendere già un’altra, non c’è lo spazio per il seggiolino» disse Tony sovrappensiero.
Lara sorrise, non aveva fatto caso a questo particolare e trovava particolarmente dolce il fatto che Tony ci avesse pensato.
«Che poi…stiamo facendo questa festa per annunciare a tutti il nostro fidanzamento, ma sostanzialmente tutti gli invitati lo sanno già» disse Lara «La vera novità sarebbe quest’altra» continuò poggiando la mano sul grembo.
«In che senso lo sanno tutti?» Tony sembrò sorpreso e cercò di incontrare lo sguardo della ragazza.
«Francesca l’ha scoperto per il matrimonio di Giacomo, poi, quella mattina…quando sono stati in giro a cercarmi…quando tu hai portato a casa quella donna…».
«È stata lei a presentarsi in casa, non l’ho portata io di proposito» disse Tony interrompendola.
«Ad ogni modo, quella mattina Francesca l’ha spiegato a tutti».
«Ma come ha fatto a capirlo?»
«Sesto senso…che ne so… so che è venuta da me e mi ha chiesto se io e te avessimo concluso, e non mi sono sentita di mentirle».
Tony fece un segno di assenso con la testa, sapeva quanto Lara tenesse al rapporto che aveva con Francesca.
«Le mie amiche lo hanno saputo quando ho detto loro del ritardo» continuò la ragazza «E Luca…suppongo che lo abbia capito quando…»
Tony la interruppe di nuovo «Luca? Quel Luca? Spiegami perché è invitato» disse leggermente infervorato.
«Perché piace a Melania».
Tony la guardò in silenzio, cercava di capire se Lara fosse sincera e alla fine se ne convinse.
 
Stranamente fu proprio Luca il primo ad arrivare, il che lo mise leggermente in imbarazzo.
Aveva portato delle birre e poi aiutò Tony a finire di preparare il cibo, mentre Lara stava stravaccata sul divano a leggere, “Che brava padrona di casa che sei!” le aveva detto Tony
“Non è mica casa mia” aveva ribattuto.
Tony e Luca parlarono un po’, di macchine principalmente, poi di palestra, pesi e Krav Maga.
Poco dopo arrivarono le amiche di Lara, alcune in compagnia di un ragazzo e Melania non poté trattenere un risolino di gioia alla vista di Luca.
Mentre gli uomini si presentavano e finivano di alimentare il fuoco della carbonella, le ragazze si sedettero nel divano dentro casa.
«Come stai?» chiese Elena.
«Bene, non ho nausea o quant’altro» rispose Lara.
«Hai deciso che fare?» chiese Melania.
Lara annuì, non diede una risposta vocale, si limitò a portare la mano sul grembo e a sorridere.
«E lui lo sa?» chiese Melania indicando Tony con il mento.
«Sì».
«Come glielo hai detto? Come l’ha presa?» chiese Camilla.
«Molto meglio di quanto immaginassi, almeno per ora è tranquillo» Lara guardò verso di lui e sorrise, vedere Tony tranquillo tranquillizzava lei.
«Questa è un’ottima cosa, se devo essere sincera pensavo…non so…che ti indicasse l’altra strada» Melania lo disse quasi sottovoce, come se si vergognasse.
«Tony ha fatto asilo, elementari e medie in un collegio di suore, è cresciuto con la mentalità cattolica, credo dipenda da questo» rispose Lara.
«Anche se non si può dire che avere rapporti promiscui sia una cosa molto cattolica» puntualizzò Elena.
«Secondo me c’entra pure il fatto che sia tu la ragazza in questione, voglio dire, se fosse stata una donna di una botta e via non credo l’avrebbe presa così» disse Camilla che era la più romantica del gruppo.
Lara fece spallucce, qualsiasi fosse il motivo per il quale Tony si era dimostrato tranquillo non le importava più di tanto.
«E tuo padre lo sa?» chiese Elena.
«Non lo sa nessuno a parte voi e Tony, per ora gradirei che manteneste il segreto. Papà è capace di annegare Tony se lo viene a sapere, si deve preparare per bene il terreno».
Lara respirò profondamente, a saperlo come si preparava il terreno! Aveva una fifa blu, sperava solo che fosse abbastanza tranquillo come Tony.
 
Mentre Tony parlava con quei ragazzi si sentiva un po’ fuori luogo.
Parlavano di università, di macchina presa in prestito ai genitori, di coinquilini e di problemi che lui aveva affrontato parecchio tempo prima.
Per un attimo, per la prima volta in vita sua, si sentì un adulto.
L’unica persona con cui si sentiva più a suo agio era, curiosamente, Luca e forse per questo decise di offrirgli la possibilità di divenire aiuto allenatore di Krav Maga.
In quel ragazzo vedeva sé stesso, con la voglia di cambiare, con la voglia di tagliare il cordone ombelicale, un po’ ambizioso e orgoglioso, anche se, stranamente, Luca sembrava più maturo, più saggio di lui.
Il senso di disagio non mutò neppure con l’arrivo di Marco, Giacomo, Laura e Francesca.
I discorsi virarono su cene con i suoceri e i cognati, bambini da andare a prendere all’asilo e la gravidanza di Laura.
Poi Tony ricordò.
Aveva sentito quella frase e per un attimo l’aveva accettata e accantonata.
“Sono incinta” aveva detto Lara e Tony era rimasto tranquillo.
Ma in quel momento, sentendo Laura che parlava di nausee, Giacomo che parlava di paternità, di Laura che non poteva andare a lavoro, Tony venne assalito dal panico.
Era pronto? Era in grado di affrontare quella situazione? Sarebbe riuscito a far fronte alla montagna di pannolini da cambiare, alle responsabilità da prendersi, a tutto ciò che l’avere un figlio aveva come conseguenza?
Tony respirò profondamente, prese una birra di sua iniziativa e se ne andò lontano da tutti, dall’altro lato della terrazza, si appoggiò al muro, bevve e osservò il panorama nella speranza di riportare la calma dentro di sé.
 
Lara evitò di parlare con Francesca, per qualche strano motivo aveva paura che la donna potesse leggere nel suo sguardo il suo dolce stato. Sapeva che era una cosa assurda, ma per lei Francesca aveva una sorta di sesto senso al quale non si poteva nascondere nulla e quindi non voleva rischiare.
Così continuò a parlare con le amiche fino a quando non si sentì fuori luogo.
Loro parlavano di esami, di ragazzi degli altri corsi, della città che lei non conosceva e di tanti altri problemi che lei probabilmente non si sarebbe mai posta.
Si alzò e andò a parlare con Luca, che era rimasto in disparte a cincischiare una porzione di carne.
«Ti annoi?» chiese la ragazza.
«No, anzi va meglio del previsto sai? Pensavo che Tony fosse un po’ testa di cazzo, invece mi sono reso conto che è un brav’uomo. Mi ha proposto di pagarmi il corso per aiuto allenatore di Krav per poi assumermi, ovviamente ho declinato l’offerta del fatto che lui paghi a me il corso, io ho il mio stipendio, però l’idea di insegnare Krav non mi dispiace».
Lara prese posto accanto a lui e lo guardò negli occhi.
Si accorse che Luca non aveva più quella scintilla particolare quando la guardava, si accorse che non era più attratto da lei e la cosa le dispiacque e le diede sollievo al contempo.
Sapeva che così poteva presentarlo a Melania senza alcun problema, ma nello stesso tempo la realtà le si parò davanti.
Le sarebbe mancata l’euforia di flirtare con chiunque? Quella sensazione di sentirsi bella, corteggiata e giovane?
Quanto avrebbe influito quella gravidanza nella sua vita?
Sarebbe riuscita a far nottate per accudire qualcuno?
Di sicuro non sarebbe stato come quando faceva le ore piccole per andare in discoteca o per giocare a Risiko.
«A che pensi?» chiese Luca interrompendo il suo flusso di pensieri.
«A nulla» rispose Lara facendo spallucce.
In quel momento arrivarono Roberto e Camilla e l’attenzione del pubblico venne tutta attirata dai due.
Lara decise di posticipare il loro incontro, di poter salutare il padre il più in là possibile, di evitare di conoscere Camilla. Non voleva, al solito, affezionarsi a qualcuno e poi doverla lasciare andare.
«Quella chi è?» chiese Luca accennando alla compagna di Roberto.
«La sua ragazza, dice».
Luca fece uno sbuffo, infilò un pezzo di carne in bocca e iniziò a masticare energicamente.
«È un vizio di famiglia allora» disse con la bocca ancora piena.
«Che vuoi dire?» chiese Lara spaesata.
«Non sono affari miei…ormai» disse Luca deglutendo.
«No, ormai mi dici che volevi dire con quella frase» disse Lara decidendo di tralasciare “l’ormai”.
«Tuo padre è entrato al Galeone qualche giorno fa, era solo. Quando è uscito era in compagnia di una rossa. Decisamente non quella donna» Luca bevve una birra mentre Lara si fermò a guardare il padre.
Il suo solito comportamento, non doveva mica meravigliarla, eppure ci rimase male. Suo padre era quello che aveva giudicato la relazione tra lei e Tony, che in fondo…no, in fondo anche loro facevano acqua, eppure la loro barca non affondava, veniva riparata amorevolmente e continuava a stare a galla, pronta ad affrontare pure delle tempeste.
Perché sarebbe stato così, no? Sarebbero riusciti a superare ogni tempesta, vero?
«Non so da quanto tempo stiano insieme» disse Lara un mo’ di giustificazione.
Ma immaginava il giorno nel quale suo padre era andato al Galeone e si era ubriacato.
Così come immaginava che la storia con Camilla era iniziata prima di quel giorno, perché lei percepiva quando suo padre frequentava una donna.
Era ancora un adolescente, un quattordicenne alla prima cotta che si emozionava per ogni messaggio ricevuto, che rideva sottecchi leggendo un sms, che rispondeva immaginando la faccia della donna, che la sognava la notte, che desiderava sempre passare del tempo con lei.
Per questo era disillusa. Spesso e volentieri erano donne importanti per suo padre, cotte che sembravano non dovessero finire mai e trasformarsi in amori duraturi.
Eppure era lì, di fronte a lei, con l’ennesima fiamma e con un Luca che confermava di averlo visto già con un’altra donna.
E Tony, sarebbe stato così? Si sarebbe stancato di lei?
E lei? Sarebbe sempre stata innamorata di del suo uomo?
«Camilla lei è mia figlia Lara, Lara lei è Camilla». Roberto si era avvicinato a lei senza che se ne accorgesse, era troppo sovrappensiero.
Lara si alzò per porgere la mano alla donna che prontamente la circondò con un abbraccio.
Lara non ricambiò quel gesto sul momento. Si trovò colta di sorpresa e poi aveva pensato che era meglio non affezionarsi, come al solito.
Poi vide qualcosa nello sguardo di Roberto. C’era una domanda: “Perché non l’abbracci?”
Una domanda piena di preoccupazione, dubbio, dispiacere, una supplica e forse un rimprovero. C’era di tutto in quello sguardo e Lara si ritrovò ad abbracciare la donna.
Non voleva essere scortese, voleva semplicemente prendere le distanze sin dall’inizio, sin quando non avrebbe avuto la conferma che lei sarebbe stata realmente importante per lui.
Quando si sciolsero dall’abbraccio, Camilla aveva un sorriso sincero che non poté non far colpo su Lara.
Luca era in imbarazzo e così Lara lo invitò ad andare a parlare con le sue amiche, giurando che non lo avrebbero mangiato.
«Tuo padre mi ha parlato moltissimo di te» disse Camilla sempre sorridendo.
«Spero abbia detto cose positive» disse Lara, lo disse tanto per parlare, per non sembrare maleducata.
In fondo non le importava il parere di quella donna, era sicura che non l’avrebbe più rivista.
«Mi ha parlato benissimo di te, anche per questo non vedevo l’ora di vederti» disse Camilla.
Lara annuì, penso se per caso Camilla avesse aspettative troppo alte nei suoi confronti e poi pensò nuovamente che non le importava.
Ci fu silenzio, uno di quei silenzi imbarazzanti che non vedi l’ora che finiscano ma non vuoi dire niente per paura di fare la figura dell’idiota.
Con la coda dell’occhio Lara vide Luca parlare con i ragazzi e Melania guardarlo con la coda dell’occhio, sicuramente sarebbe presto partita all’attacco.
Roberto si avvicinò a Camilla e le circondò la vita con le mani e ruppe il silenzio.
«Tesoro» disse rivolto a Lara «Avevamo pensato che Camilla potrebbe venire a vivere con noi a Settembre, quando mi trasferisco» Roberto parlava lentamente, come se stesse pesando le parole che stava pronunciando, curioso e al contempo timoroso della reazione della ragazza.
Lara rimase sbalordita. Quella non era una novità, quella era una super novità. Suo padre non aveva mai portato a casa una donna se non per qualche ora, adesso parlavano di convivenza?
Aprì la bocca ma rimase un attimo in silenzio, pensando a come sarebbe stata diversa la sua vita da Settembre. Lei avrebbe convissuto con Tony e da questo avrebbe avuto un bimbo.
Suo padre sarebbe andato a convivere con una donna.
Erano passati due mesi e mezzo, poco più di settanta giorni, dall’inizio dell’estate, eppure dopo un centinaio di giorni la vita di tutti quanti sarebbe stata cambiata del tutto, sarebbe stata stravolta.
In meglio sperava.
«Sono contenta per voi» disse Lara alla fine, ed era sincera.
Era contenta di non dover lasciare suo padre solo, era contenta che suo padre avesse finalmente, forse, trovato l’amore.
Pensò che la novità di quel giorno fosse quella notizia, non il suo fidanzamento con Tony.
«Vi dispiace se mi allontano per andare in bagno? È stato un lungo viaggio» disse Camilla.
«Appena entri prima porta a destra» disse automaticamente Lara e, in un certo senso, si sentì un po’ come la padrona di casa e la cosa non le dispiacque.
«Come ti sembra?» chiese Roberto a Lara non appena Camilla fu andata via.
«Una per bene, a te come sembra?»
Roberto fece spallucce «Be’, ti ho detto che vorrei andare a vivere con lei, come dovrebbe sembrarmi?» chiese con tono di ovvietà.
«Ma a quanto pare, anche se sei così attratto da lei, non hai rinunciato ad avere altre donne…non so…una donna dai capelli rossi…» Lara lo disse quasi con noncuranza, come se gli avesse chiesto che volesse da bere, ma il suo sguardo era uno sguardo di rimprovero.
Nell’azione del padre vedeva pure ciò che aveva fatto Tony, che si era rifugiato nella scommessa per sfuggire un po’ dalla routine di coppia, ma soprattutto aveva visto se stessa, la sera del compleanno del padre. Per lei era un’azione corretta ciò che aveva fatto, ma adesso, analizzandola dall’esterno, si rese conto quanto aveva messo a rischio il suo rapporto con Tony, quanto poco sarebbe bastato per farle perdere l’uomo che amava.
Roberto sbiancò. «Come lo sai?»
«Il barista ti ha riconosciuto» Lara fu lieta di sentire la risposta del padre, perlomeno non aveva mentito, non cercava di nascondere i fatti.
«È il ragazzo altissimo, ecco perché mi sembrava un viso familiare, ma l’avevo guardato di sfuggita e non è vestito da pirata, quindi non l’avevo riconosciuto. Comunque, non è come pensi tu» disse Roberto.
«Spiegati allora, non so quanto tempo ci voglia prima che torni Camilla e io sto morendo dalla curiosità».
Roberto pensò che lui era il genitore e non doveva dare alcuna spiegazione alla figlia, ma poi pensò pure che lui doveva essere d’esempio, lui doveva cambiare e, soprattutto che era innocente, doveva spiegare come erano andate realmente le cose.
«Non abbiamo fatto nulla, siamo andati a casa di lei, sì, ma ti giuro non è successo nulla, quando l’ho vista nuda ho pensato a Camilla e mi sono sentito un verme. Che tu ci creda o no, è stato a partire da quel giorno che ho pensato alla convivenza con Camilla».
Lara lo guardò negli occhi, era sincero, ed era stato più bravo di lei.
Lei aveva provato a sedurre Luca, era stato lui che l’aveva rifiutato.
Non era nella posizione adatta per fare una predica a suo padre.
Si dice che deve scagliare la prima pietra chi è senza peccato, lei aveva più peccati del padre.
«Ti auguro tutto il meglio» disse Lara.
Gli diede un bacio sulla guancia e godette per qualche secondo dell’abbraccio di lui.
Si chiese quando sarebbe stato il momento di rivelargli la sua dolce attesa, come poterlo fare, se la presenza di Camilla sarebbe servita per calmarlo abbastanza.
Camilla arrivò qualche secondo dopo e Lara si congedò per andare da Tony.
Si mise accanto a lui, ad osservare il panorama. Lasciò che Tony le posasse il braccio sulle spalle e l’attirasse a sé.
Stettero in silenzio, ascoltando la musica e il chiacchiericcio provenienti dalla terrazza.
«Che dici? Anche se praticamente lo sanno tutti, andiamo a brindare?» chiese Lara ad un certo punto.
«Certo, e ricordati di non bere».
 
 
Note dell’autrice.
Siamo quasi alla fine. Mi dispiace che vi faccio aspettare tanto tempo tra un aggiornamento e un altro, ma comunque ormai manca poco.
Vi sta piacendo? Roberto prenderà bene la notizia di dover diventare nonno? E come lo verrà a sapere?
Mi piacerebbe avere qualche vostro parere, mi fa capire se c’è qualcosa che non va, se qualcosa non è di vostro gradimento o anche sapere se ci sono cose che vi piacciono.
Un grande grazie a tutti quelli che mi seguono e alla prossima :*

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Capitolo 28
*** Una bella famiglia ***


Tony giocherellava con il piede del bebè nella culla. Sorrideva sentendo i vagiti e si sentiva felice. Si avvicinò alla culla per guardare suo figlio in viso e improvvisamente si accorse che a ricambiare il suo sguardo c’era il viso di Roberto.
«Va ancora al liceo, sai?» disse Roberto nel corpo del bebè «È una bambina che diverrà mamma di un bambino».
Tony si spaventò ma riuscì a ribadire, pur se con poca fermezza: «Diciannove anni non è una bambina…e poi tu hai messo incinta una quindicenne!»
«Questo non conta, uno sbaglio di una persona non giustifica lo sbaglio di un’altra persona. E poi ero piccolo pure io, tu sei un adulto grande e vaccinato. Ora sai cosa vuol dire avere un figlio? Vuol dire cambiare pannolini, fare le notti in bianco, rinunciare a un sacco di divertimenti…» la voce di Roberto si fece sempre più forte tanto da spaventare leggermente l’interlocutore.
Tony indietreggiò di qualche passo fino a quando non andò a sbattere contro qualcuno, girandosi l’uomo incontrò lo sguardo di suo padre.
«Sai cosa vuol dire divenire papà?» chiese il signor Desiderio «Vuol dire che dovrai impegnarti con la donna che hai messo incinta, perché è così che fa un uomo d’onore. Vuol dire che non potrai vedere altre donne nude oltre la tua. Sai come diviene il corpo di una donna dopo un parto? Spuntano le smagliature, la vagina si slarga…»
«PAPA’ SMETTILA!» urlò Tony interrompendolo.
«Oh, potrai fare come ho sempre fatto io, trovare consolazione in altre donne…» disse facendo l’occhiolino.
«Papà, io non sono come te!» e mentre lo diceva si svegliò.
Tony era madido di sudore, con il respiro affannoso e il lenzuolo tutto attorcigliato alle gambe.
L’uomo, al buio, regolarizzò il respiro e si liberò dalla morsa delle lenzuola, poi guardò Lara che dormiva beatamente accanto a lui, incurante di essere completamente scoperta. Tony sorrise e lasciò un leggero bacio sulla fronte di Lara.
La ragazza mugugnò «Altri cinque minuti».
Tony sorrise ancora di più, poi si riaddormentò beato.
 
Quando Tony si risvegliò, Lara non era più al suo fianco.
La trovò in cucina che faceva colazione e guardava la tv.
«Buongiorno, ti ho preparato il caffè» disse Lara sorridente.
Quel giorno si sentiva felice senza un particolare motivo.
Tony andò in bagno e mentre sfogava i suoi bisogni fisiologici e si lavava, pensò al fatto che in fondo non era male svegliarsi e trovare un viso sorridente che non pensava di andare via di casa il prima possibile. Forse, ma proprio forse, la vita di coppia non gli dispiaceva.
Anche Lara aveva avuto un pensiero simile mentre preparava il caffè, pensò che forse, ma proprio forse, la vita di coppia poteva piacerle.
«Ha chiamato papà» disse la ragazza a Tony mentre stava versando il caffè nella tazzina. «Ha detto che ha intenzione di venire oggi» continuò.
Era seduta, faceva a pezzetti un croissant e guardava Tony appoggiato al piano cottura di fronte a lei. Sembrava leggermente nervosa.
Tony sorseggiò il caffè e annuì.
«Io vorrei dirglielo» disse Lara molto velocemente.
«Come? Cosa?» chiese Tony distratto.
«Il fatto che io…che noi…che sono incinta» Lara si morse il labbro, sapeva di aver sganciato una piccola bomba.
Tony sputò il caffè e il restante gli andò di traverso.
Se il buongiorno si vedeva dal mattino, non era proprio un bel giorno quello. A dire il vero non era stata buona neppure quella notte.
«Ora? Dici che dovremmo dirglielo oggi?» chiese alla fine l’uomo.
«Ecco…mi sono sentita così in colpa per il fatto di non avergli detto di noi due…e poi, non mi è piaciuta proprio come l’ha presa quando l’ha scoperta. Sai com’è…scoprirà anche questa cosa prima o poi, preferirei prima».
Tony posò la tazzina nel lavello voltando le spalle a Lara per un attimo. Un attimo che gli serviva per recuperare un po’ di lucidità, per pensare e per respirare profondamente.
«Non ho idea di come gli si possa introdurre un argomento del genere, e mi fa paura» disse senza voltarsi.
Aprì il rubinetto e si soffermò a guardare l’acqua riempire la tazzina.
Poi chiuse il rubinetto contemporaneamente agli occhi e respirò di nuovo profondamente.
Per qualche oscuro motivo aveva accettato volentieri l’arrivo di quel bebè. Non si spiegava neppure lui bene il perché, forse perché aveva visto che i suoi amici a poco a poco si erano costruiti delle famiglie, forse anche per i discorsi assillanti della madre, forse perché aveva iniziato ad aver paura di invecchiare e quindi prima si era scelto una fidanzata molto più giovane, e poi, l’arrivo del bebè, lo aveva in qualche modo fatto sentire di nuovo un ragazzino, paradossalmente. L’idea di dedicare tante energie a qualcuno, di insegnargli le cose, di seguirlo passo passo, gli stuzzicavano qualcosa dentro che non pensava di avere, ma che fu felice di scoprire.
Ma dire a Roberto di quel bebè lo faceva completamente spaventare.
Aveva già visto la delusione negli occhi del suo migliore amico, aveva visto il modo in cui l’aveva guardato quando aveva scoperto della storia tra lui e Lara, aveva già incrinato il loro rapporto.
Poteva romperlo del tutto?
Lara lo abbracciò da dietro strappandolo ai suoi pensieri.
Lentamente Tony si girò senza far spostare troppo le braccia della ragazza e si trovarono l’uno di fronte all’altra.
Tony strofinò il suo naso contro quello di lei e la guardò profondamente.
Quello sguardo azzurro che l’aveva rapito, quelle piccole efelidi sul naso leggermente all’insù, quel sorriso che sembrava quasi una smorfia maliziosa.
Lasciò un tenero bacio sulle labbra di lei e annuì con la testa.
«Ok, allora oggi glielo diremo» disse alla fine.
Ma come dirglielo? Era una domanda che si ponevano entrambi.
A bruciapelo? Con un sotterfugi? Via lettera? Con un sms? Davanti tante persone, in un ristorante, per evitare scenate?
«Dovremmo dirlo pure a mia madre» disse Tony.
«A tua madre?»
«Hai intenzione di non dirglielo? Vuoi levarle la gioia di sapere che è diventata nonna grazie al suo figliuolo?» ma lo disse quasi amareggiato e Lara si chiese se Tony fosse già pentito del fatto di aver accettato di buon grado quel bambino.
Lara pensava ancora come dirlo al padre, quando quest’ultimo suonò alla porta.
«Ciao a tutti» disse Roberto particolarmente allegro.
Lara non ebbe il tempo di chiedersi perché fosse allegro, non sapeva che Roberto aveva chiesto a Camilla di sposarla, non sapeva che quello era un momento di felicità pura per Roberto e gli si poteva dire di tutto, era il momento adatto per la notizia. Non lo sapeva, ma si torturava le dita e subito dopo aver dato un bacio sulla guancia del padre lo disse.
«Sono incinta». Se ne pentì subito, se ne pentì perché vide Tony sgranare gli occhi e suo padre rimanere attonito per un paio di minuti.
«Che significa incinta?» chiese alla fine Roberto.
«Vuol dire che aspetta un bimbo e che tu che stai per diventare nonno» disse Tony decidendo di andare incontro a Lara.
Roberto fulminò Tony con lo sguardo e poi ritornò a guardare la figlia.
«Perché avete deciso di farmi questo scherzo? Non lo trovo divertente» disse seccato l’uomo.
«Non è uno scherzo» disse Lara abbassando gli occhi, non riusciva a sostenere lo sguardo del padre e sapeva che da un momento all’altro sarebbe potuta scoppiare a piangere.
«Non prendi la pillola tu? Abbiamo discusso giorni interi perché tu volevi prendere la pillola e ora sei rimasta incinta?» chiese Roberto. Pensava ancora che fosse uno scherzo, di cattivo gusto, ma pur sempre ad uno scherzo.
«Ci sono stati giorni…tipo quello del tuo compleanno…ma anche qualcuno prima, che ho dimenticato di prenderla».
«Che significa hai dimenticato di prenderla?» Roberto rimase interdetto, iniziava a capire che forse era tutto vero «Non si dimentica di prendere la pillola!»
«Lo so papà» quella risposta era superflua, ma Lara sentiva di dover dire qualcosa, quasi a giustificarsi, quasi a chiedere scusa.
«Come hai fatto a rimanere incinta?» La domanda di Roberto era retorica, era più rivolta a se stesso, ma Tony trovò opportuno rispondergli.
«Ma hai una figlia, non sai come succedono queste cose? Vuoi la versione dell’ape che va sui fiori o quella per adulti?»
Roberto ritornò a fulminarlo con lo sguardo, uno sguardo che però, stavolta, diceva un sacco di cose. “Ti vorrei prendere a pugni”, “Non fare cazzate”, “Non è il momento per fare il deficiente” e cose di questo tipo.
 
«Tony, devo prendere a pugni qualcuno, qual è la palestra più vicina? Posso farlo da ubriaco? Ho bisogno di bere fino a non pensarci. Oddio, sapete che con Camilla sto frequentando yoga? Non mettetevi a ridere, mi ha cambiato la vita, mi rilassa tantissimo…».
«Oh certo, con tutte le posizioni che potete assumere» disse Tony. Lara rimase sconcertata, come riusciva a scherzare pure in un momento del genere?
Roberto si avvicinò a Tony fino a quando non fu distante da lui poco più di un pelo. Lo guardò dritto negli occhi, furente. «Tony, un’altra parola e ti picchio, sono serio, potrai praticare tutte le arti marziali di questo mondo, ma ti sfido a subire la mia collera».
«Papà, ti prego, non fare così» disse Lara avvicinandosi a lui e toccandogli il braccio.
«Tu sei la mia bambina» disse quasi piagnucolando Roberto.
Poi, sfinito come dopo una lunga corsa, si andò a sedere sul divano.
«I sali da bagno, con mia madre funzionano sempre» disse Tony.
«Te lo giuro, ti picchio, di’ un’altra parola e ti picchio».
Tony stavolta stette in silenzio.
«Incinta…Ora ditemi che è tutto uno scherzo di cattivo gusto, o che sto sognando, o più precisamente sto avendo un incubo» lo ripeté due volte, come per far capire che voleva sentirselo dire sul serio, che lui almeno non scherzava.
«Papà…».
«Ho bisogno di chiamare Camilla».
E Lara si meravigliò, vide come il pensiero della donna calmava il padre.
“Domani mi decoloro i capelli e non li tingo più” pensò.
Roberto si alzò dal divano e si trovò di fronte sua figlia.
Gli tornò in mente cosa era accaduto diciannove anni prima, quando uno sguardo della stessa tonalità, pieno di lacrime, gli annunciava che stava per divenire padre.
Sapeva come si sentiva Lara in quel momento. La paura che l’attanagliava, i dubbi, il non sentirsi all’altezza, il sentirsi ancora troppo giovane, la voglia di poter veramente scegliere senza sensi di colpa.
Sapeva che in quel momento una scenata non sarebbe servita a nulla, non avrebbe risolto la situazione, non avrebbe cambiato gli eventi.
Era successo e, tutto sommato, Lara era stata fortunata, perché era circondata da persone che l’amavano.
Lui per primo.
E quindi, prima di avventarsi contro Tony, prima di dire qualche parola sbagliata, respirò profondamente più volte e si disse che lui era il primo ad amare Lara e quindi il primo a doverne avere cura.
Alla fine si avvicinò alla figlia e l’abbracciò.
«Scusami se sono stato brusco, è che speravo di meglio per te».
«Di meglio in che senso? Questo bimbo non potrebbe avere genitori migliori, sarà stupendo» disse Tony.
«Tony giuro che se non chiudi la bocca te la chiudo io» poi guardò la figlia negli occhi «Mi sarebbe piaciuto che tu ti fossi goduta un po’ di più la tua giovinezza, la spensieratezza, il fatto di non avere responsabilità. Non voglio che tu fraintenda le mie parole, io sono contento di averti come figlia e se mi chiedessero se volessi tornare indietro e poter scegliere se divenire genitore a diciassette anni, io risponderei di sì. Ma per te non sarà difficile come per me, hai me, hai…».
«Hai me! In fondo, sono il padre».
Roberto sospirò, a quanto pare doveva farsene una ragione, il suo amico sarebbe diventato il padre di suo nipote.
«Di quanto sei? Non si vede nulla, porti bene la gravidanza, come tua madre» Roberto si fece cupo, anche se non era innamorato di Elisabeth, il pensiero della sua morte lo rattristò un poco.
«Due settimane e mezzo, circa» rispose la ragazza. Non aveva conosciuto la madre, non poteva mancarle, eppure le piaceva sapere qualcosa in più su di lei ogni tanto.
«Quindi non si sa ancora il sesso, è più piccolo di un mirtillo in questo momento».
Roberto si era calmato, aveva reagito diversamente da quel giorno, il giorno in cui gli era stato annunciato che sarebbe diventato padre.
Quel giorno aveva urlato che non gliene fregava niente, che non era un problema suo, aveva buttato giù qualche mobile e aveva fatto piangere Elisabeth.
Quanto era stato idiota. Quanto aveva fatto soffrire per mesi quella ragazzina.
Elisabeth aveva deciso che, con o senza di lui, avrebbe tenuto la bambina, Roberto aveva continuato a vivere la sua vita di ubriacature e sesso occasionale per un paio di mesi. Poi erano arrivati i sensi di colpa. Era andato da Elisabeth, l’aveva supplicata di perdonarlo, di accettare il suo aiuto ed Elisabeth aveva messo di lato l’orgoglio, più perché era sola che perché tenesse veramente a lui.
Roberto lo sapeva, sapeva che Elisabeth lo guardava come se fosse un buono a nulla, come se fosse l’uomo che non avrebbe mai sperato di avere al suo fianco ma del quale, purtroppo, era pure innamorata e Roberto era scomparso di nuovo e poi era ricomparso, e poi era andato via, per tutti i nove mesi fu una presenza altalenante nella vita della ragazza.
Non aveva voluto decidere neppure il nome all’inizio. Diceva che lui non voleva averne a che fare con quella faccenda, che sarebbe stato un cattivo padre.
Il giorno della nascita di Lara, Roberto voleva ubriacarsi e far finta di niente, ma suo padre l’aveva spronato, gli aveva detto che era un uomo e doveva prendersi le sue responsabilità e alla fine era andato all’ospedale. Ricordava ancora il momento in cui aveva preso in braccio Lara. Era sicuro che gli avesse sorriso, che gli avesse detto in un certo qual modo che da quel giorno la sua vita sarebbe cambiata, ma in meglio.
Che da quel giorno avrebbe saputo cosa era l’amore vero, quello che ti lega ad una persona al punto da sentirti morire se quella persona scompare dalla tua vita, che da quel giorno sarebbe diventato una persona migliore, che avrebbe scoperto che in fondo era un bravo ragazzo, che riusciva a prendersi cura di qualcuno.
Roberto sospirò. Era proprio cambiato da quel giorno. Si accorse che la cosa che l’atterriva di più di quella notizia era il fatto che stesse crescendo. Solo quello.
Perché adesso l’idea di prendersi cura di qualcuno, di mettere il benessere di qualcuno di fronte al suo, non lo spaventava. Sapeva che, invece, era qualcosa che poteva spaventare la figlia, che Tony poteva essere un po’ testa di cazzo e che quindi era lui che doveva essere il pilastro portante, la presenza fissa, l’adulto della situazione.
Lara non sapeva che stava cosa passando per la testa del padre, non sapeva neppure che forse, se sua madre non fosse morta, Roberto non sarebbe stato neppure una presenza fissa nella sua vita.
Roberto riabbracciò la figlia e Tony si unì all’abbraccio.
«Siamo proprio una bella famiglia, eh?» chiese Tony.
«Già, siamo una bella famiglia» disse sinceramente Roberto.


Note dell’autrice.
È andata come vi eravate aspettati?

 

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Capitolo 29
*** Nonni ***


«Dovremmo dirlo pure ai miei» disse Tony.
Stavano cenando a casa di Tony, la signora Carmela aveva lavato casa, cucinato ed era andata via lasciando Tony, Roberto e Lara a gustarsi la cena.
«Tua madre mi fa paura. Te lo ricordi? Ha detto che non ho i fianchi abbastanza larghi per darle un nipote in salute…o qualcosa del genere…» disse Lara masticando.
«Però, di sicuro, non c’è il rischio che mia madre mi tiri dei ganci che mi facciano stare con la faccia tumefatta per settimane» disse Tony guardando Roberto.
«Ma non ho capito, volevi essere abbracciato? Volevi una medaglia ad honorem? Scherza un altro po’ e ti rifaccio gustare qualche altro gancio» chiese Roberto sarcastico. Stava ancora digerendo la notizia della gravidanza e si sentiva acido, arrabbiato, pronto a fare a pugni con il mondo.
Tony portò le mani al petto «Pace, pace…».
«Papà, per favore, non ti devi preoccupare per me».
«Ma io non posso non preoccuparmi per te, tu sei mia figlia, io ti voglio bene» disse Roberto.
«Ma qui non c’è nessuno che vuole fare soffrire tua figlia, per favore, capiscilo» disse Tony.
In tavola calò il silenzio.
«Ti va se domani andiamo dai miei?» chiese Tony dopo un po’.
«È proprio necessaria la mia presenza? Te l’ho detto, magari non picchia, ma ha una lingua biforcuta e sputa acido, non puoi negarlo».
Tony fece spallucce, non proprio offeso. «Lo fa per il mio bene, dice. Non lo fa comunque per cattiveria, è la sua mentalità».
«Per favore, evita di portare pure me domani».
«Ok».
 
 
Tony andò nella dimora dei Desiderio.
Giocò un po’ con i cani e poi rimase fermo sulla soglia della casa.
I suoi genitori erano tipi abitudinari, sapeva che suo padre era sicuramente nel soggiorno a leggere il giornale sprofondato nella poltrona di pelle e a fumare un sigaro, mentre sua madre era sicuramente in cucina a blaterare con le cameriere, e poi sarebbe andata a dare un’occhiata ai fiori nella serra.
Tony scelse suo padre. Era la situazione più semplice da gestire. Suo padre era sempre stato distante da lui e ci voleva ben altro per riuscire a portarlo all’iperventilazione.
Tony girò la chiave nel portone, entrò, serrò i pugni e si diresse verso il soggiorno.
Non voleva girarci troppo attorno. Aveva paura di dirlo a Roberto, ma non di dirlo a suo padre. Non aveva nulla da giustificarsi con lui, nulla di cui sentirsi in colpa, non aveva un rapporto da rompere, non aveva niente di niente con suo padre.
«Papà, stai per diventare nonno» disse una volta entrato nella stanza.
Il signor Desiderio era, come previsto, seduto nella sua poltrona preferita del soggiorno. Non appena Tony era entrato nella stanza e aveva esordito con quella frase, non lo aveva degnato neppure di uno sguardo e aveva continuato a leggere. Poi, mentre girava la pagina, chiese: «Chi delle tre è incinta?»
Il signor Desiderio aveva ricevuto quella notizia già sette volte, pur essendo entusiasta della cosa, si era quasi abituato a sentire quella frase.
Tony rimase un attimo in silenzio osservando il fumo del sigaro salire verso l’alto e sentendo l’odore dolciastro di esso.
«Nessuna di loro».
«Come?» chiese il padre. Rimase in silenzio, poi tirò giù il giornale e, guardando finalmente Tony negli occhi chiese: «Chi è la ragazza?»
Tony non rispose pensando che forse, per suo padre, la risposta fosse ovvia.
Infatti, qualche secondo dopo, suo padre fece mezzo sorriso e disse: «Mi ero accorto da come la guardavi che l’amavi, ma non credevo fino a questo punto» lo disse senza sarcasmo, una frase sbottata dalla meraviglia.
Tony continuò a rimanere in silenzio, pensava alla parola amore associata a Lara, pensava che non aveva mai detto di amarla, ma seppe che era vero.
«Diciamo…che non era del tutto programmato» rispose pur sapendo che quella del padre era, comunque, una frase retorica.
«E Roberto lo sa?» chiese corrugando la fronte.
«Sì».
«Vedo che non ti ha picchiato, non capisco se con l’età sia diventato più maturo o più femminuccia» in fondo al suo cuore, il signor Desiderio provava stima per Roberto, per aver aiutato il figlio a vincere la paura verso i bulletti, ma anche astio per avergli messo il pallino per la palestra e quindi ad averlo portato ad abbandonare la società di famiglia.
«Mi aveva picchiato quando ci aveva scoperti».
L’uomo si mise a ridere «Meno male che fai tutta quella roba lì per imparare a difenderti. Che vuoi che ti dica figlio mio? I figli sono sempre una benedizione, non posso che essere felice e sperare di avere un bell’erede».
«Hai già degli eredi papà» disse Tony seccato il signor desiderio piegò il giornale e si alzò dalla poltrona.
«No che non li ho, a loro voglio un mondo di bene e non sarà minore di quello che proverò per i tuoi figli, ma ho sempre desiderato che la cantina Desiderio fosse gestita da Desiderio» disse avvicinandosi al figlio.
«Tu e la tua stupida cantina, non pensi ad altro» Tony smise di tenere i pugni.
Ecco, perché doveva essere teso? Tanto lui veniva sempre dopo una stupida cantina.
«È la mia stupida cantina che ti ha fatto mangiare, vestire, fare la bella vita e comprare la tua palestra».
A quel punto era di fronte al figlio, con il sigaro che penzolava da un lato della bocca.
«Lo so, lo so e te ne sono grato, ma gestire il vigneto non è quello che voglio fare io nella vita».
L’uomo diede una pacca al figlio, forse il gesto più affettuoso che gli avesse mai dato.
«Lo so, lo so, ormai me ne sono fatto una ragione, e comunque stavo scherzando, anzi quasi spero che ti nasca femmina, perché avevo detto che sarei morto dopo aver visto un nipote con il mio nome e cognome. Andiamo a dirlo a tua madre, ti dirò che non ho proprio idea di come potrebbe prendere la notizia. Di sicuro ci vorranno dei sali da bagno, perché sverrà».
Mentre uscivano insieme dalla stanza per dirigersi verso la cucina, il signor Desiderio spense il sigaro nel posacenere e disse, quasi divertito: «Incredibile, ti sei fatto incastrare da una diciannovenne».
«Non mi sono fatto incastrare, stavamo e stiamo insieme» sbotto Tony.
«Quindi la cosa non ti dispiace?» Chiese suo padre fermandosi e guardandolo quasi meravigliato.
«Cosa? Non era nei programmi, non sono proprio pronto psicologicamente, ma sì, non mi dispiace. In fondo…Lara mi piace parecchio, ho già avuto parecchie esperienze e posso dire di ritenermi soddisfatto, voglio lei».
«Sei proprio cotto a puntino vedo». Lo disse ridendo, ma era una risata un po’ amara, un po’ dispiaciuta. «Ad ogni modo, io ho sempre voluto la vostra felicità, Lara è una brava ragazza, una bella ragazza, se sei contento tu, sono contento io».
Stavolta fu Tony a meravigliarsi. Forse era le parole più affettuose che suo padre gli avesse mai rivolto e, interiormente, sorrise.
 
Dirlo a sua madre era differente. Sua madre aspettava quella notizia da tanto tempo, certo, l’avrebbe immaginata dopo un matrimonio, con una figlia di qualche sua amica magari, o comunque una donna dell’alta società, non una ragazzina, ma sapeva che alla fine sarebbe stata contenta, anche perché sapeva che voleva bene a Lara.
Il problema era trovare le parole adatte, per non farle venire un colpo, per farle gestire meglio il panico e le emozioni che le sarebbero arrivate con quella notizia.
«Dici che la prenderà bene?» chiese Tony un po’ preoccupato al padre. «Come inizio il discorso?»
«Puoi iniziare più o meno come hai iniziato il mio: mamma, stai per diventare nonna» disse scherzando il signor Desiderio.
La signora Desiderio stava innaffiando le orchidee nella sua serra, quando vide il figlio arricciò le labbra a mo’ di sorriso e, dopo aver posato l’innaffiatoio, gli andò incontro.
«Antonio, che piacere vederti!» disse dandogli le guance.
«Volevo giusto dirti che c’è una serata di gala Sabato prossimo, non mi dire che hai impegni» continuò la donna, mentre si levava i guanti da giardinaggio.
«Mamma…che ne dici se ci andiamo a prendere un tè? Ho voglia di sedermi, è tutta la giornata che sono stato in giro per le palestre» mentì, era la scusa più plausibile e a portata di mano per sviare la domanda e portare la donna in un’altra stanza. E farla sedere soprattutto.
La signora Desiderio diede ordine alla cameriera di preparare il tè non appena arrivarono nel salone.
«Ci saranno la signora Miletto con le due figlie» disse la donna non appena presero posto e ammiccò al figlio.
«Mamma, non vengo Sabato». Tony non ebbe tempo di finire la frase che la donna lo interruppe.
«Antonio! Non ti chiedo mai niente se non di accompagnarmi a queste serate, qualsiasi impegno tu abbia ti chiedo di rimandarlo cortesemente!»
Tony non parlò, stava ancora cercando le parole giuste, e la donna ne approfittò per aggiungere, con tono più addolcito: «E poi, lo sai che lo faccio pure per il tuo bene, mi piacerebbe che tu ti sistemassi, che mettessi su famiglia».
«Cara, devi smetterla di preoccuparti, Tony oramai è abbastanza grande, è capace da sé di trovarsi una donna» intervenne il signor Desiderio, aveva capito che il figlio non aveva ancora intenzione di parlare.
«Certo, come no. È abbastanza grande, su questo ti do ragione, ma di sicuro non è in grado di cercarsi una donna, altrimenti mi direbbe: ‘mamma, sono fidanzato’» disse sarcasticamente la donna rivolta al marito.
«Mamma, sono fidanzato» disse Tony sommessamente. Non guardava proprio sua madre negli occhi, era uno sguardo vago, un po’ rivolto alla madre, un po’ rivolto alla vetrinetta contenente le porcellane che si trovava dietro di lei.
Sua madre aprì la bocca per dire qualcosa, ma rimase in silenzio. Non sapeva se avesse sentito bene, non sapeva se fosse una specie di scherzo come quando lui era piccolo e si divertiva a ripetere le frasi.
«Sono fidanzato» disse Tony con più convinzione e guardandola negli occhi.
Che aveva da temere? Lui amava Lara, voleva stare con lei, se sua madre approvasse o meno quel rapporto, non faceva cambiare la situazione.
La signora Desiderio deglutì. Dato che ancora non aveva udito il nome della ragazza, non sapeva se esultare di gioia perché aveva ricevuto finalmente la tanto agognata notizia, o rimproverarlo per la scelta fatta.
Ma poi si disse che bastava che il suo Antonio fosse felice, qualsiasi nome sarebbe andato bene bene.
«E chi è? La conosco?»
«Sappi che io approvo in pieno» disse il padre, forse per andare incontro a Tony.
La donna non ascoltò il parere del marito, lui non guardava l’eleganza e la classe in una donna, per lui andava bene qualsiasi ragazza con un bel viso, magari anche molto più giovane.
Un pensiero balenò per la testa della donna.
«Sì, la conosci pure piuttosto bene».
«Non mi dire che è pure venuta a mangiare da noi parecchie volte» il tono della voce era piatto, ma le mani si stavano aggrappando ai braccioli come se le stesse mancando il pavimento sotto ai piedi.
«Sì» disse Tony ritornando a guardare la vetrinetta.
«Sei sicuro della tua scelta? Non siete mica impegnati seriamente» disse la signora Desiderio.
Che ancora non fosse uscito il nome della ragazza era irrilevante, improvvisamente le era venuto in mente il modo in cui si guardavano l’ultima volta che erano stati a casa loro, come poteva essere stata così sciocca da non accorgersene?
«A dire il vero…siamo più impegnati seriamente di quando tu creda».
«Non mi dire che volete sposarvi» disse la donna sbiancando.
Tony rimase senza parole. Non aveva pensato a quell’opzione. Sposarla? Lui con una fede al dito?
«No, non abbiamo intenzione di sposarci…al momento».
La donna fece un respiro di sollievo che però levò il fiato al figlio. Come dirle, ora, che la ragazza era incinta?
«Cara, finalmente Tony ci darà un nipotino!» esclamò il signor Desiderio.
Quei due la stavano tirando così per le lunghe! Lui doveva andare a finire di leggere il giornale, doveva fare un paio di chiamate di lavoro, non poteva certo perdere tempo lì per baggianate del genere.
«È INCINTA?» la donna sgranò gli occhi e iniziò a iperventilare.
Era contenta? Era delusa? Non lo sapeva neppure lei, troppe emozioni stavano scorrendo dentro di lei.
«Sì, presto diventerò padre».
Per parecchi minuti ci fu silenzio assoluto tranne per il tamburellare delle dita del signor Desiderio sul bracciolo della poltrona.
Il silenzio venne interrotto dalla cameriera che portò il tè e salutò gentilmente Tony, che fu lieto di poter rivolgere lo sguardo non più alla vetrinetta, pur se per qualche secondo.
Non appena la donna uscì, la signora Desiderio parlò.
«Devo dire che sono un po’ delusa» disse con tono un po’ stizzito «Ma sono contenta che tu finalmente abbia deciso di mettere la testa a posto. Forse non hai capito che tutte le volte che ti presentavo una donna, era solo perché volevo vederti felice. Se tu sei felice, per me va bene» continuò senza entusiasmo.
Tony l’abbracciò, sapeva che quello era il massimo che poteva avere da sua madre e ne fu contento.
 
 
Roberto era disteso nel suo letto, un braccio sotto il collo di Camilla che giocherellava con i peli del petto di lui.
«Wow…che notiziona» disse Camilla senza entusiasmo. «Non è certo una cosa da mandar giù facilmente…però…vedila in maniera positiva. Lara è una donna, Tony la ama, in fondo non è successo niente di così disastroso».
«Secondo te Tony la ama?» chiese Roberto sempre guardando il soffitto.
«Certo, perché dovrebbe essere il contrario? Si sta impegnando con lei al punto che l’ha presentata come fidanzata, cosa che, da quello che ho capito, è la prima volta che fa. E poi si vede da come la guarda».
«Credo che non glielo abbia mai detto, sai?»
«Cosa non le ha detto? Ti amo? È più importante agire o parlare secondo te? Forse ha paura dei suoi sentimenti perché è la prima volta che prova una cosa del genere».
«Sei così romantica» disse Roberto a mo’ di sfottò.
«O forse è solo che sto cercando una spiegazione razionale, al fatto che tu mi abbia chiesto di sposarmi ma le volte che mi hai detto che mi ami si possono contare sulla punta delle dita…ovvero, me lo hai detto solo il giorno che mi hai chiesto in sposa». Camilla lo disse senza tono di rabbia. Era una semplice costatazione, in fondo anche lei gli aveva detto ti amo solo quel giorno, eppure si era ritrovata a rispondere sì.
Roberto incurvò le labbra verso il basso, è vero, ma lui amava Camilla, quindi non c’entrava. Ma, effettivamente, cosa poteva sapere di ciò che passava per la testa di Tony?
«Hai ragione, devo dire che con mia meraviglia Tony si sta comportando bene» disse Roberto.
«Perché ce l’hai tanto con lui?»
Roberto rimase in silenzio per un po’. «Non so come spiegarti bene tutti i trascorsi che abbiamo avuto io e Tony. Per me è come un fratello, gli voglio veramente bene, è solo…che ho visto parti di lui che mi fanno pensare che Lara non lo meriti, che lei meriti di più».
«Penso che sia una cosa comune ai padri quella di non essere mai soddisfatti del ragazzo che porta a casa la figlia» disse Camilla «Ti va di farmi qualche esempio di queste ‘parti’?» Camilla mise tra virgolette quest’ultima parola. Si era spostata leggermente su di lui, in maniera tale da non pesargli ma di poterlo guardare negli occhi.
Roberto rimase parecchio a pensare.
«Il problema è che sono cose di cui non vado fiero, perché anche io ero parte di queste parti…» disse Roberto non guardandola negli occhi.
Camilla rimase in silenzio, voleva che lui proseguisse e alla fine Roberto parlò.
«Per esempio abbiamo partecipato a qualche orgia insieme…come dire…gli ho visto fare sesso con più donne contemporaneamente».
Camilla si tirò completamente su con la schiena. «Mentre pure TU facevi sesso con più donne contemporaneamente. Io invece merito di avere te?». Il tono di voce si era alzato un po’, ma non sembrava troppo arrabbiata. Era più seccata per il ragionamento ottuso di Roberto che per il fatto che Roberto avesse avuto un passato promiscuo, ognuno fa le esperienze che vuole, non spettava a lei giudicare.
Roberto la guardò preoccupata. «Non ti merito, è vero, sei troppo per me…era anche per questo che non volevo rivelarti la verità…avevo paura che tu…» Camilla gli aveva messo un dito sulle labbra interrompendolo «Shhh» disse la donna. «Non cominciare a sparare scemenze. Sei perfetto, secondo te direi di al primo passante?»
Roberto spostò il dito e si avvicinò a Camilla tanto da lasciarle un bacio sulle labbra. «Sei tu quella perfetta della coppia, non io. Mi sento così fortunato».
«Lascia che quei due si amino a loro modo. Se tu ami tua figlia lascia che lei ami liberamente Tony e che venga ricambiata. Questo bambino servirà solamente a rafforzare la loro unione» Camilla gli lasciò un bacio a fior di labbra.
«Sei troppo saggia per me, lo sai?» disse Roberto.
«Lo so, ma non importa».
 
 
Note dell’autrice.
Ciaooo : ) Chiedo scusa per l’attesa, ma non vi preoccupate, questo è il penultimo capitolo, quindi non ci sarà più molto da aspettare.
A proposito, ne approfitto per chiedere anche ai lettori solitamente silenziosi di darmi un parere cortesemente.
Grazie a tutti quelli che mi hanno sostenuta, un grazie va a Simona (non so se mi leggi) che è la mia beta, se non ci fosse stata lei a quest’ora avreste letto parecchi strafalcioni.
Credo che fra un po’ tornerò a scrivere qualcosa, ma stavolta vorrei mettere un po’ di capitoli in cantiere prima di pubblicarli, così non vi faccio aspettare troppo tra un capitolo e un altro. Vi ritroverò?
Il discorso finale lo lascio appunto…per la fine. XD
Alla prossima :*

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Capitolo 30
*** Dichiarazioni ***


Roberto era emozionatissimo. Aveva la bocca secca, il cuore a mille, le mani sudate ed era irrequieto.
Lara lo abbracciò facendo attenzione a non sporcargli il vestito con il trucco.
Era arrivato il grande giorno.
Avevano deciso di sposarsi solo al comune e di non fare una cerimonia troppo sfarzosa, solo pochi invitati con cui condividere il lieto giorno.
«Pronta?» chiese Roberto alla figlia, porgendole il braccio.
Lara annuì e si mise a braccetto del padre. Tony era dietro di loro e si stava dando un’ultima occhiata allo specchio.
«Non capisco perché mia madre stia piangendo da stamattina, voglio dire, mica si sta sposando suo figlio!» disse l’uomo sistemando la cravatta.
La sala del comune era già piena di invitati, i testimoni presero posto nelle prime file e Lara lasciò il braccio del padre per sedersi accanto a Tony.
Roberto si fermò accanto alla cattedra e salutò il sindaco. Poi si girò verso l’uscio e vide Camilla avanzare a braccetto con il padre.
 
Era la donna con cui aveva deciso di passare il resto della sua vita e non poteva essere più felice di come era in quel momento. Pur se era leggermente spaventato di poter rovinare tutto. Sarebbe riuscito a non combinare un pasticcio? Sarebbe riuscito a non desiderare nessuna altra donna. Stranamente trovò la risposta, positiva, nel vedere Tony e Lara sorridergli dai primi banchi. Ci sarebbe riuscito, perché lui amava quella donna e non avrebbe mai potuto fare qualcosa che potesse farla soffrire.
 
Lara strinse la mano di Tony, anche lei era emozionata. Finalmente suo padre avrebbe avuto una compagna e lei si sentiva pure meno in colpa perché non lo stava lasciando solo. Ormai era deciso: si sarebbe trasferita definitivamente da Tony.
Quella mattina, mentre Tony si faceva la doccia, Lara si era osservata di profilo allo specchio. La pancia era ancora piccolissima, se non quasi inesistente. Se non avesse saputo il suo stato, non l’avrebbe sicuramente immaginato. Mentre si guardava allo specchio, mentre poggiava le mani sul grembo, era arrivato Tony, ancora gocciolante e con la tovaglia attorno alla vita, ed era andato ad abbracciarla da dietro, poggiando le sue mani su quelle di lei e lasciandole un bacio sul collo. Lara aveva guardato quella scena nello specchio. Loro due abbracciati, con le mani sul grembo di lei. Era stato uno dei momenti più felici della sua vita.
«Ho pensato che invece di comprare i vestiti premaman, potrei usare le tue maglie» aveva detto lei scherzando.
Lo avrebbe fatto principalmente per poter sentire sempre l’odore di Tony mentre lui era al lavoro, per poter sentire la presenza costante di Tony. Lui era diventato il suo universo.
Poi si erano vestiti eleganti per uscire. Avevano iniziato a dire qualche nome a caso per il bebè. Se fosse stato maschio l’avrebbero chiamato Ignazio? Come il signor Desiderio? E così via, nomi dopo nomi, per poi parlare di cosa chiedere alla signora Carmela di cucinare per il giorno dopo, di come Lara avrebbe potuto continuare la scuola nonostante il suo stato, e, nonostante tutto, si erano sentiti come una coppia di adulti.
 
Adesso erano lì, si tenevano per mano e assistevano ad uno degli eventi più importanti della vita di Roberto.
Lara era supereccitata, finalmente avrebbe avuto una sorta di mamma. Le avrebbero dato una sorellina o un fratellino? E mentre lo pensava, ricordò che presto lei sarebbe diventata mamma. Era una situazione così strana, ma, in fondo, così bella.
 
Al ristorante Giacomo fece l’occhiolino a Tony.
«E voi? Vi sposerete?»
«Prima devo avere il consenso del padre» aveva scherzato l’uomo. «Ad ogni modo, un matrimonio alla volta, che sennò mia madre non ha più lacrime da versare, ha pianto all’annuncio del bambino, sta piangendo per qualche motivo ora, piangerà per la nascita, devo aspettare che riacquisti un po’ di liquidi, non posso mica farla prosciugare!»
La verità è che avevano deciso di fare con calma. Si amavano ed erano sicuri che si sarebbero sposati. Tony progettava di avere tanti bambini e, senza saperlo, la sua metà condivideva la stessa idea.
Certo, restava il problema di come infilare un’intera famiglia sulla sua Mercedes, perché non voleva abbandonare mica la sua bambina, ma quelli erano altri problemi che avrebbe affrontato in seguito. Immaginava già le nottate che avrebbe fatto perché la figlia era uscita con il ragazzo. Come avrebbe spiegato al figlio che è bello cambiare donna ogni giorno, ma è ancora più bello trovare la propria compagna di vita. Nel frangente in cui il prete aveva dichiarato Roberto e Camilla sposi, Tony aveva mentalmente sposato Lara, erano andati a vivere insieme, avevano avuto figli ed erano pure diventati nonni.
Anche Lara aveva avuto gli stessi pensieri, per la prima volta in vita sua si era sentita completa, o forse, per meglio dire, per la prima volta si era sentita quasi normale.
Suo padre stava sposando una donna, lei avrebbe presto sposato l’uomo che amava e insieme avrebbero costruito una famiglia insieme. Lei avrebbe insegnato alle bimbe tutto quello che aveva dovuto imparare da sola e avrebbe detto ai maschietti come trattare bene una ragazza.
Lara guardò la tavolata al ristorante come in un fermo immagine.
Tutte le persone a cui voleva più bene erano là. Quel giorno era tutto per Roberto e Camilla, presto Lara avrebbe annunciato la sua gravidanza e sapeva che ci sarebbero stati pure per lei.
Sorridevano tutti. Ognuno aveva la propria famiglia, ma, nel contempo, formavano tutti una grande famiglia unita.
 
«Sono stanco morto, meno male che almeno noi non abbiamo il materasso pieno di riso» disse Tony stravaccandosi sul divano non appena entrarono a casa.
«E abbiamo altri vestiti al di là di quelli della cerimonia» disse Lara ridendo. Poi si infilò in bagno lasciando la porta aperta per poter continuare la conversazione.
«Che ne dici se ci facessimo un viaggio pure noi?» chiese Tony levandosi la giacca.
«Non alle Hawaii con i novelli sposi, un bel posto da visitare insieme. Un viaggio prima dell’arrivo del bebè» continuò l’uomo.
Lara uscì dal bagno e guardò il suo uomo mentre slacciava le scarpe. C’era qualcosa in quella scena che la faceva sentire bene e le trasmetteva tranquillità. Era un senso di intimità che le faceva dire che quello era veramente il suo uomo e che nulla avrebbe cambiato quella situazione.
«Sì, mi piace come idea» rispose la ragazza.
«Stavo notando che devo comprare una camicia nuova, questa qui si è schiarita e non mi piace più come si abbina alla cintura» disse Tony guardando la camicia.
Lara si andò a sedere accanto a lui sul divano. «Ogni tanto, quando spari frasi del genere, ho l’impressione di essermi messa con una ragazza» disse scherzando.
Tony finì di sfilarsi la cintura, la mise attorno ai fianchi della ragazza e la tirò delicatamente a sé.
«Pensi di essere con una ragazza mentre siamo tra le lenzuola?» le soffiò a fior di labbra. Non era offeso, lo dimostrava un sorriso mal celato.
«Certe volte» disse Lara ridendo.
Tony la baciò delicatamente e poi la guardò negli occhi. Avrebbe potuto passare anni a guardare quelle due iridi azzurre e il pensiero che poteva farlo veramente lo rendeva felice.
«Mi sono accorta che c’è una cosa che non ti ho ancora detto» disse Lara rompendo il silenzio. Ma non parlò subito, sembrava quasi cercando le parole, anche se aveva la consapevolezza di quello che stava per dire. «Io ti amo».
Tony aveva sentito quella frase altre volte, donne che lo dicevano troppo velocemente, esclamazioni di ringraziamento per il piacere datole, ma anche qualcuna che lo diceva seriamente perché pensava di essere innamorata di lui. Di solito lui ringraziava o trovava una scusa per andare via o diceva che no, non era una cosa giusta ed era meglio rompere i ponti. Di solito quella frase gli metteva paura.
Quella volta no. Fu una delle frasi più belle che avesse mai sentito e, per la prima volta, sapeva che anche lui provava un qualcosa di diverso dalla mera attrazione sessuale, stavolta anche lui poteva rispondere.
«Ti amo anche io».
 
 
 
Note dell’autrice
               
Chiedo scusa se non ho risposto alle recensioni dei capitoli precedenti, ho problemi con la connessione (un altro motivo per il quale ho ritardato con gli aggiornamenti). Prometto che risponderò nel fine settimana sia ai commenti precedenti che ai commenti di questo ultimo capitolo (che spero siano tanti visto che è il finale).
Vi è piaciuta la storia? Sono riuscita a creare dei personaggi un po’ a tuttotondo?
Devo ringraziarvi tutti quanti, perché non sapete quanto siate stati importanti per me, sul serio. Chi mi segue su Fb sa che non ho attraversato un bellissimo periodo, un periodo dove mi veniva difficile fare tutto, anche ciò che mi piaceva, però voi con i vostri commenti, voti, mi avete spronata e mi avete fatto scrivere, quindi grazie.
Abbiamo avuto il nostro lieto fine. Tony e Lara si sposeranno? Chi lo sa, l’importante è che si amino e finalmente abbiano avuto il coraggio di dirselo.
D’altronde Lara ora ha un buon modello da seguire, visto che Roberto si è sposato e ha messo la testa a posto. (Certe fonti mi hanno detto che daranno a Lara un fratellino).
Tornerò con altre storie, spero di riavervi tra i miei lettori.
Ancora grazie per tutto.
Bacioni e alla prossima.

 

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Capitolo 31
*** Qualche anno prima ***


Tony era appoggiato al muro, sorseggiava del latte direttamente dalla bottiglia, mentre guardava Lara seduta per terra a qualche metro da lui. La ragazzina aveva i capelli a caschetto e aveva fatto da poco i buchi nelle orecchie, quindi doveva avere circa dodici anni. Indossava un reggiseno elastico che faceva intravedere i piccoli capezzoli pizzuti oltre la canotta rossa, e un paio di pantaloncini di jeans sfrangiati fin troppo corti. Lara teneva un piede contro il corpo e si stava passando, con espressione concentrata, lo smalto sulle unghie. L’altra gamba era tesa e muoveva il piede energicamente, forse per fare asciugare lo smalto. Tony guardava la fronte corrugata della ragazzina. Aveva quel non so che che l’affascinava. Come quando arricciava le labbra mentre metteva il broncio per non aver ottenuto qualcosa, o come scuoteva le spalle quando qualcosa non le interessava, o quando si andava a sedere sul piano cottura mentre lui cucinava e lei faceva dondolare la gamba. Lei non sapeva le sensazioni che gli provocava quando si infilava nel suo letto la mattina e lo abbracciava. Quando tutto il corpo di lui era estremamente sensibile e la sua mente ancora troppo addormentata. Quando Tony andava a fare colazione si rimproverava da morire, pur se non aveva alcuna colpa. Lara abbracciava tutti, si sedeva in braccio, lasciava baci. Roberto non capiva che sua figlia stava crescendo e che quando lei si andava a sedere a cavalcioni sulle gambe di qualcuno, quel qualcuno all’inizio immaginava di avere una donna sulle gambe.
Tony glielo ripeteva sempre: “Siediti con le gambe chiuse e messe di lato” e lei replicava: “Ma così non posso guardarti in faccia”. E c’erano certe volte che si avvicinava troppo. Quando, ad esempio, voleva cercare i punti neri da spremere sulla fronte di lui. Tony chiudeva gli occhi, sentiva prima la stoffa attorcigliarsi, poi il morbido peso di lei avvicinarsi, poi respirava profondamente, apriva gli occhi e si trovava il sorrisetto di Lara che si trasformava puntualmente in un broncio di delusione perché non trovava niente di interessante sulla fronte di lui. Quando Tony non riusciva a regolarizzare il respiro e la situazione iniziava a farsi malsana, l’uomo si alzava con Lara in braccio, la buttava sul letto, le sollevava la maglietta e le faceva delle pernacchie sulla pancia, come quando lo faceva solo per divertimento e senza malizia. Lara rideva a crepapelle e Tony poteva godere del contatto delle sue labbra sulla pelle di lei, sulla possibilità di scoprirla un poco senza sentirsi colpevole.

Lara si alzò e andò verso di lui. «Ho finito di mettere lo smalto, ti piace?»
Tony abbassò lo sguardo e vide che lei stava muovendo le dita dei piedi. «Non sei un po’ troppo piccola per quel rosso così forte?»
«No. Mi dai il latte?»
Tony le avvicinò la bottiglia, Lara bevve due sorsi, sputò il latte per terra e allontanò il contenitore disgustata.
«È a temperatura ambiente, non mi piace a temperatura ambiente» e mentre lo diceva, si asciugava la bocca con il dorso della mano. Tony sentì che aveva di nuovo quel desiderio malsano e cercò di mandarlo via spostando lo sguardo verso l’orizzonte.
«Mi compri un gelato?» Tony tornò a guardare la ragazzina.
Lara aveva la testa piegata di lato, muoveva il piede nudo in maniera circolare e stava sfoderando uno sguardo tenero verso l’uomo. E Tony pensò che non aveva bisogno di quello sguardo, lui avrebbe sempre viziato quella ragazzina, anche solo per sentirsi meno in colpa.

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Capitolo 32
*** Ancora qualche anno prima ***


Tony masticava nervosamente la matita, tenendola penzolante di lato. Non riusciva a concentrarsi, il problema era che sapeva pure perché aveva quella mancanza, e sapeva che era sbagliato.
Lara entrò senza bussare nella sua stanza, attirando completamente la sua attenzione.
«Mi annoio» disse lei andandosi a sedere sul davanzale della finestra.
Indossava il costume, era scalza, aveva i capelli crespi, la punta del naso spellata e le guance arrossate.
«Sto studiando» rispose lui, poi si mise a fissare le gambe di Lara che avevano preso nervosamente a dondolare.
Aveva voglia di afferrare uno di quei piedi e lasciare una scia di baci dall’alluce fino al bordo del costume, assaporando il gusto amarognolo della pelle di lei e testandone la morbidezza.
«Non stai mai con me» disse lei ignorando completamente i pensieri dell’uomo.
«Non è vero. Perché non vai all’ippodromo e fai un giro sul pony?»
«Tu vieni con me?»
«Non posso».
Lara mise il broncio e continuava a muovere le gambe. «Papà è più divertente di te».
Tony tirò indietro la sedia. «Ah sì? Roberto più divertente di me?» Parlava sempre con la matita fra le labbra, che faceva su e giù con le parole.
Lara annuì, scese dal davanzale e si avvicinò alla scrivania.
«Non dovresti stare scalza».
Lara fece spallucce e velocemente si andò a sedere sulle gambe di Tony.
«Che studi?»
L’uomo venne preso alla sprovvista. «Letteratura tedesca».
«Ah, be’, non mi interessava a dire il vero».
Però prese a sfogliare distrattamente le pagine del libro.
Tony rimase immobile, non poteva muoversi, non voleva toccarla e contemporaneamente non voleva rischiare di creare una situazione inopportuna.
Lara si stancò di sfogliare il libro e si voltò verso Tony.
Erano vicinissimi. «È noioso e difficile. Perché non vieni con me?»
«Lara ti prego, non posso».
Lara avvicinò il corpo verso Tony, fino a portare il proprio naso a contatto con quello di lui.
«Tu. Fai. Quello. Che. Dico. Io. Quando. Voglio. Io.» aveva l’aria strafottente.
Tony rimase immobile, le parole “tu”, “quello”, “io”, avevano fatto avvicinare le labbra di Lara con quelle sue, per qualche secondo.
«Sei una bambina capricciosa, sai?»
Lara corrugò la fronte e increspò le labbra, cercando di assumere un’espressione seria. «No».
Le loro labbra erano vicinissime e Tony aveva voglia di prendere le labbra di lei tra le proprie. Avrebbero avuto il gusto della fragola come l’odore che emettevano?
Una goccia d’acqua scese lentamente dai capelli di Lara fino alla spalla di Tony, che in un attimo riacquistò la lucidità.
«Cazzo Lara, mi bagni i libri» disse l’uomo alzandosi.
La prese in braccio e si accorse che alcune pagine si erano attaccate sul costume, le levò velocemente, senza fare attenzione a dove posasse le mani e Lara si avvinghiò a lui.
«Ti prego vieni a farti il bagno con me. Ti prego ti prego ti prego ti prego ti prego».
Tony sentì i capezzoli inturgiditi dal freddo pungergli contro il petto. Era sbagliato tutto quello che stava pensando e quella sensazione non andava per niente bene.
Alla fine, quasi sfinito riuscì a levarsela di dosso e a depositarla fuori dalla stanza, chiudendo la porta a chiave.
Sentiva la ragazzina dare pugni alla porta e la ignorò.
Poi si mise le cuffie e riprese a studiare, mentre tutti i pensieri malsani volavano via.

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