Wind Of Change

di Lau_McKagan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Crollo ***
Capitolo 3: *** Il suono di un'anima sgretolata ***
Capitolo 4: *** Decisione ***
Capitolo 5: *** Sbadato... forse ***
Capitolo 6: *** Arrivo a Positano ***
Capitolo 7: *** Faccia a faccia ***
Capitolo 8: *** Cattiva reazione ***
Capitolo 9: *** Confronto ***
Capitolo 10: *** Ritrovarsi ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Eccomi qui. E' la seconda Farrelleto che scrivo, questa volta sarà una multicapitolo, ma non durerà molto, promesso XD
Sarà che tutte le vicende di questi giorni hanno fatto venire al mio cervellino voglia di partorire qualcosa di sensato, o almeno spero.
Non so di preciso cosa ne verrà fuori, quindi non mi resta che scrivere, e a a voi l'ardua sentenza.
Dedicata ovviamente alla mia musa VickyDepp :')
Buona lettura.



****


15 Gennaio 2014 - Ore 8pm


“Sei sicuro Cole?” la voce della donna risuonò piuttosto preoccupata.
“Si, sicuro”
“Potresti almeno aspettare domani”
“No, prima me ne vado meglio è”
“Ma… davvero, posso venire con te! Ci metto un attimo, il tempo di avvisare Sheila, mettere quattro cose in valigia e…”
“Claudine, no!” affermò deciso l’uomo afferrandole le spalle. L’Irlandese che in poche ore era diventato l’uomo più chiacchierato di tutta Hollywood, scrollò la testa e le accarezzò il viso cercando di tranquillizzare la sorella, guardandola negli occhi identici ai suoi “No… non questa volta tesoro”
“Cole…” sospirò ormai sconfitta. Aveva capito che era inutile insistere oltre, le rimaneva solo sprecarsi in patetiche raccomandazioni “Stai attento, per favore”
“Non farò stronzate, te lo prometto… ho solo bisogno di stare da solo per un po’, lontano da qui, da tutto questo… ho fatto un bel casino”
“E stai scappando dalle conseguenze”
“Si, lo sto facendo”
“Forse non è stata una buona idea”
“Forse avrei dovuto farlo da un pezzo, non credi? Che senso hanno avuto tutti questi anni? Tutta una stupida farsa… E per cosa? Ho perso tutto lo stesso… se avessi avuto il coraggio di farlo anni fa… le cose sarebbero diverse adesso” alzò le spalle scrollandosi di dosso l’amarezza di quella frase “ma quel che fatto è fatto. Non preoccuparti ok?”
“Sono tua sorella e il tuo manager, come posso non preoccuparmi?!”
“L’essere mia sorella e il mio manager non vuol dire che devi starmi attaccata al culo per tutta la vita” ridacchiò.
“Hey!” 
“Non ho detto che mi da fastidio averti attaccata al culo!” si mise sulla difensiva alzando le mani . In fondo, le doveva molto “Ma è una cosa che devo fare da solo… mmm? Farò il bravo, non mi metterò nei guai”
Claudine sospirò. In parte era quello il motivo per cui in tutti quegli anni gli era sempre stata accanto, senza lasciarlo mai, tanto che a volte risultavano persino ridicoli. Lo accompagnava ovunque, anche al supermercato oltre che a tutti gli eventi pubblici, a tutte le interviste e a tutte le apparizioni. C’era persino poche ore prima, in quella che forse era stata l’ultima, per l’ormai ex bad boy di Hollywood.
Molte vicende avevano negli anni cambiato Colin. Non avrebbe saputo dire se in meglio in peggio, in fondo era sempre stato un ragazzo generoso e dal grande cuore, anche se un tempo queste sue qualità erano state oscurate da poco pregevoli vizi. Ma di sicuro, alcune di queste vicende, lo avevano logorato. Distrutto anzi. Ne aveva avuto l’ennesima conferma qualche sera prima, alla cerimonia di consegna dei Golden Globes, dove un inconsueto e fuori luogo Colin spento e apatico, aveva faticato ad inarcare le labbra per più di qualche millimetro se non a tarda sera, quando si era concesso per fotografie a autografi ad un gruppo di fan. Per loro non risparmiava mai sorrise e parole gentili. E sapeva benissimo chi era la causa di questa decadenza, di quell’aria affranta e triste che deturpava il viso di un uomo che mai si sarebbe levato il sorriso dal viso in certe occasioni. Eppure non riusciva a fargliene una colpa, perché altrimenti avrebbe dovuto puntare il dito anche contro lo stesso Colin. Era inutile recriminare ormai. Ognuno aveva distrutto l’altro. Ognuno si poteva definire colpevole. Anche se qualcuno la stava tirando fin troppo lunga, adesso. Qualcuno che ora pareva soddisfatto e felice della propria vita. Claudine non avrebbe saputo dire se fosse vero, o se fosse anche quella una farsa. Fatto stava che Colin non sembrava proprio riuscire ad uscirne. Non si era mai rifatto una vera vita, ed era sempre sul filo del rasoio. Sarebbe bastato pochissimo, una delusione, una giornata più storta del solito, un contratto non andato a buon fine, qualsiasi cosa poteva rompere il sottile filo che lo legava alla vita pulita che conduceva, per farlo ricadere nel baratro dei vizi che un tempo l’avevano portato a mesi di riabilitazione forzata. O peggio. Claudine aveva tutte le ragioni per avere paura di mollarlo anche solo per qualche ora. In un ora poteva scolarsi l’intero frigobar. In un’ora poteva trovare uno spacciatore. In un ora poteva fare tante stronzate, già. Aveva tutte le ragioni per preoccuparsi “Mi chiamerai almeno? Non dovrò mettere i servizi segreti sulle tue tracce?”
Riuscì pesino a strappargli la rsiata “Dio no, nessuna fottuto servizio segreto! Ti chiamerò tutti i giorni”
“Daccordo… se fai anche solo mezzo casino, se… se…” non sapeva nemmeno più cosa immaginarsi, lo vedeva sbronzo in uno squallido motel, o strafatto in una fredda vasca da bagno, magari in overdose, o in prigione per aver cercato rissa per qualche banalità, gli rimaneva solo da puntargli  l indice al petto con fare ammonitorio “se…”
“Se niente! Respira cazzo, dammi tregua, ok? Fai fruttare quelle costosissime lezioni di yoga”
“Accidenti a te! Un giorno o l’altro mi farai venire un colpo, cosa pensi che dovrei fare mentre tu te ne vai a fare l’eremita in Europa?!”
“Non in Europa, suona così… generico… Positano è un posto meraviglioso”
“Quello che è”
“Se ti può consolare sarai impegnatissima, sai quante chiamate riceverai? Tutti i giornalisti e produttori di talk show mi vorranno intervistare, chiederanno tutti di Colin Farrell, il reo confesso”
“Divertente… e io cosa dovrei dirgli?”
“Che sono andato a fare l’eremita” le schioccò un bacio sulla guancia “E’ arrivato il taxi”
“Potevi almeno andare con l’auto e un bodyguard”
“Naaa… non mi farò riconoscere” disse calandosi i Ray-ban e tirando su il cappuccio della felpa che usciva dal giubbotto, nella speranza che gli dessero un’aria anonima “Ti chiamo quando arrivo” prese il trolley e si allontanò.
“Stronzo!” urlò Claudine.
“Che?!”
“Sei uno stronzo… non mi abbracci nemmeno?”
Colin sorrise, mollò il trolley e le andò incontro di nuovo stringendola tra le braccia e posandole un dolce bacio sui capelli “Ti voglio bene… e non piangere, ti sento, lo stai facendo”
“Non sto piangendo… e si, ok, ti voglio bene anche io ragazzaccio” si staccò da lui tirando su col naso e sistemandogli bene la chiusura a zip della giacca “non prendere freddo” Colin rise alzando gli occhi al cielo, lei gli diede uno schiaffo sul braccio “Non alzare gli occhi con me!”
“Si mammina! Devo andare…” si allontanò di nuovo da lei “E non piangere!”
“Non lo sto facendo!”
“Si invece!” le fece segno che l’avrebbe chiamata, e poi uscì, si richiuse la porta alle spalle, e con essa chiuse dietro di se anni e anni della sua vita. Definitivamente.
 
 
 
                                                

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Capitolo 2
*** Crollo ***


L'entrata in casa di Jared fu a dir poco trionfale. Spalancò la porta saltando come un folletto in preda a chissà quale droga allucinogena, urlando senza fiato che cazzo, era stato nominato ai 'cazzutissimi' Oscar, come li definiva lui. 
Shannon stava leggendo una rivista quando accadde, non aveva fatto caso all'ora, erano solo le otto di mattina, e alle cinque erano state annunciate le Nomination. Era sicuro che il fratello a questo punto avesse passato la notte a dormire anzichè in attesa, o l'avrebbe sicuramente svegliato un pezzo prima. A dire il vero non riuscì  a farsi contagiare da quell'entusiasmo, di norma si sarebbe gettato su di lui e avrebbero finito per rotolare sul pavimento come due discolacci, ma altri pensieri affollavano la sua mente. Primo fra tutti far sparire quella dannata rivista prima che Jared la vedesse. Se la infilò dietro la schiena, non poteva fare altro al momento.
"Mi hai sentito Shan?! I cazzutissimi Oscar! Dio! Ma quando cavolo è successo?!"
"Direi qualche ora fa Jare... non ci posso credere!" disse con quanta più enfasi riuscì. Non molta a dire il vero.
"Oh non ti scomodare troppo eh! Non mi abbracci nemmeno, orrendo plebeo miscredente? Dicevi che forse agli Oscar non ci sarei arrivato! Ahhhhh ti ho fregato Shan!"
Rise, iniziava a contagiarlo inevitabilmente quell'entusiasmo. Smosse leggermente il braccio solo per afferrarlo e tirarselo contro "Vieni qui idiota, lo sai che ho sempre creduto in te, piccolo genio!" lo abbracciò rimanendo seduto, cercando comunque di non muoversi troppo.
Jared rispose al suo abbraccio, ma poi trovò davvero troppo strano quel comportamento, e si staccò da lui guardandolo in cagnesco con le mani puntate sulle proprie anche "E questo cos'era, di grazia? "
"Questo cosa?"
"Quella cosa molliccia e fredda... non era certo un abbraccio alla Shannon! Che cavolo, è ovvio che verrai con me alla serata, mostrami un po' di euforia almeno!"
Doveva farlo se non voleva insospettirlo sul serio, e poi be, era davvero contento e fiero di lui. In poco tempo si era ritagliato uno spazio più che invidiabile nel mondo del cinema, il Golden Globe, adesso una candidatura all'Oscar, che tra l'altro era sicuro avrebbe vinto "Cazzo, hai ragione, scusa! E' che sono frastornato da questo! Accidenti!" disse molto più convinto, alzandosi e ficcando velocemente la rivista sotto al cuscino di seduta del divano, almeno li non l'avrebbe visto "Vieni qui!" urlò prendendolo tra le braccia e sollevandolo di peso, stringendolo in un vero, caldo e stritolante abbraccio alla Shannon. Rise felice, si lo era, lo era tantissimo. E al diavolo tutto il resto, non gli avrebbe rovinato quel giorno.
Jared si attaccò a lui ridendo "Ora si che ti riconosco!"
"Hey, dobbiamo festeggiare! L'hai già detto a mamma?"
"Veramente mi ha tirato giù dal letto lei per dirmelo, credo sia stata sveglia tutta notte per vederle in diretta... dovevi sentirla, urlava così tanto che ho lasciato giù il telefono mentre mi vestivo, tanto la sentivo lo stesso"
"Bè ha un figlio importante adesso, intendo, davvero importante"
"Stupido" disse dandogli un pugno sul braccio "sei importante anche tu"
"Ma tu sei quello che ha vinto un Oscar!"
"Non l'ho ancora vinto Shaaaaan!" disse toccandosi poco elegantemente le palle in un gesto scaramantico.
"Hum fa lo stesso... comunque stasera si festeggia bro, perchè non ti attacchi al tuo Blackberry e chiami diciamo... chi cazzo ti pare? Io esco a fare un po' di rifornimenti"
"Abbiamo fatto una festa l'altra sera"
"E allora?! Ne faremo una anche stasera, avanti! Chiama chi vuoi, davvero, più siamo meglio è" sperò a dire il vero che non invitasse proprio tutti, ecco 'Magari non Terry' pensò, senza dirlo. Tanto sapeva che sarebbe stato il primo che avrebbe chiamato, inutile impedirglielo o farlo ragionare, l'avrebbe solo spinto a frequentarlo ancora più assiduamente di quello che già faceva.
"Ok, mi hai convinto! Prendi i popcorn"
"Si, si te li prendo i tuoi fottuti popcorn! Ci vediamo dopo"

Shannon uscì di corsa, ormai concentrato sulla lieta novella e sulla festa che voleva assolutamente fare per Jared. Avrebbe fatto tutto per Jared. E sapeva che valeva la stessa cosa per lui. Ma in quegli ultimi giorni nonostante la felicità e l'immensa soddisfazione per tutti i riconoscimenti ricevuti, Jared era più pensieroso del solito. Non che incontrare Colin Farrell ad eventi mondani non c'entrasse proprio nulla. Per questo Jared gli aveva chiesto di accompagnarlo ai Golden Globe. Un po' per condividere quella bella serata con lui, certo, ma anche perchè sapeva che lui sarebbe stato li, e da solo proprio non ci voleva andare. Aveva bisogno del suo supporto, come sempre. Nell'eventualità di un crollo, che grazie al cielo non c'era stato.
Si dimenticò persino di quel giornale seppellito tra i cuscini che aveva  furtivamente nascosto alla sua vista, persino quello che c'era scritto era passato in secondo piano. Ma forse era stato un po' troppo superficiale in questo.

Quando rientrò qualche ora più tardi, dopo aver svaligiato il supermercato, sentì fin da fuori la porta le urla isteriche di suo fratello "Ma che cazz..." spalancò la porta facendo cadere quasi tutte le buste che teneva in mano. C'era un tale casino in casa... Jared aveva scaraventato a terra i cuscini e la lampada, anche libri e giornali giacevano disordinati sul pavimento in elegante radica "Jared! cazzo!"
"Stronzo! Fotutto bastardo ubriacone! Idiota!"
"Che diavolo succede per Dio, ti dai una calmata?!" urlò Shannon, ma Jared sembrava proprio non volersi calmare. 
Contraeva istericamente le mani alzando lo sguardo al cielo come a voler maledire qualcuno "Figlio di puttana, lo odioooo! Cazzo lo odio! Adesso poi! Lo fa apposta! Lo sapevo! Razza di bastardo Irlandese succhiacazzi! Vaffanculo!"
Oh, adesso gli era tutto molto più chiaro... "Jared..."
"Tu!" Shannon si ritrasse istintivamente quando Jared furioso puntò il dito accusatore nella sua direzione, sventolando in una mano quella dannata rivista di gossip "Era per questo che non scollavi il culo dal divano?! Era questo che cercavi di nascondermi?!" ora sembrava che tutta la sua rabbia si fosse concentrata su di lui "Perchè?! Mi credi così stupido?! L'avrei scoperto comunque! Ahhhhhhh lo odio!!!" ripetè di nuovo "Proprio oggi! Scommetto che l'ha fatto apposta, tipico di lui, un vero stronzo! Io vengo candidato agli Oscar, e lui che fa?! Decide di costituirsi pubblicamente! Ah!"
"Veramente... credo che ti abbia anticipato di un giorno, quel giornale è di ieri" mormorò Shannon grattandosi la testa, fulminato sul posto da uno sguardo assassino dell'altro "Senti scusa se te l'ho nascosto, Non volevo rovinarti la giornata!"
"Maddai! Be indovina?! La mia giornata è più che rovinata, tutta la mia settimana lo è! E forse tutto il mese, ma che dico, tutto l'anno è rovinato, grazie a questo fottutissimo, stronzo, egocentrico pezzo di merda irlandese!" e detto ciò scagliò il giornale a terra, aprendolo in più fogli. Rimase lì a guardarlo, mentre uno di quei fogli sfuggiti alla rilegatura, quasi a volerlo prendere in giro finì vicino ai suoi piedi, il titolo stampato in lettere grandi ben in evidenza 'Colin Farrell: l'inaspettato Coming out che fa scuotere Hollywood'. Jared respirava affannosamente, per la rabbia, le urla, e tutto il casino che aveva fatto "L'ha fatto sul serio Shan" la sua voce giunse affaticata e sottile alle orecchie del Leto maggiore "L'ha fatto sul serio... senza di me" stava per crollare, lo sentiva, mancava pochissimo e l'ondata più terribile di dolore mai sentita negli ultimi anni l'avrebbe travolto e risucchiato.
Furono le braccia di Shannon a reggerlo, l'ennesima volta, afferrandolo poco prima che si accasciasse "Jare!" lo strinse, sentiva il suo corpo tremare, i suoi occhi blu si erano fatti cupi, le pupille erano innaturalmente dilatate e stava respirando a fatica.
"Shan... devo... ho bisogno... aria..." balbettò sibilando la poca aria che riusciva a far passare dalla gola stretta, che sembrava stritolarlo sempre di più.
Lo portò fuori, sulla terrazza che si affacciava sul bosco dietro casa, lasciando che si appoggiasse con le mani alla spessa staccionata di legno "Respira Jay, sta tranquillo... respira..." Shannon cercò di mantenere la calma, era abituato ai suoi attacchi di panico, ma quello era di gran lunga uno dei peggiori. Lo sentiva ancora cercare disperatamente aria attorno a se. Gli accarezzò la schiena cercando di rilassarlo, standogli accanto e appoggiando le labbra alla sua tempia "va tutto bene Jay.... tutto bene"
Solo dopo parecchi minuti di sofferenza Jared riuscì a recuperare un minimo di controllo. Si era seduto a terra, con la schiena appoggiata al legno, le gambe strette tra le braccia e l'aria distrutta. Silenzio. Stava in silenzio ormai da tropo tempo, e Shannon iniziava a preoccuparsi sul serio "Va meglio?" azzardò.
"Come potrebbe?" rispose con voce flebile e gli occhi puntati indissolubilmente a terra.
"Mi dispiace... ma... sarebbe successo, te l'aveva  detto..."
"Io non... non credevo lo avrebbe fatto sul serio..."
"Lo avrebbe fatto, per te... se solo..."
"Smettila!"
"Ok! Ok... scusa..." era meglio non ritornare sull'argomento, era tabù da circa tre anni, ed era meglio così.
"Puoi chiamare tu le persone che ho invitato e dirgli di non venire?"
"Ma... è la tua festa, sei candidato all'Oscar e..."
"Fanculo la festa, e fanculo gli Oscar!" si alzò, e Shannon allungò prontamente le mani temendo che cadesse, invece barcollò solo un po', e ebbe abbastanza forza per scacciargli via le mani in malo modo "Non voglio vedere nessuno"
"Jay"
"Nessuno!" urlò entrando in casa e salendo al piano di sopra, dove c'era sempre una stanza per lui.
Avrebbe voluto spaccare ogni cosa, ora che la rabbia di nuovo stava tornando. Gli spiaceva essersela presa così con Shannon, ma non aveva saputo fare altrimenti. Non ora che il peso del passato era tornato a soffocare il suo cuore. Si gettò sul letto raggomitolandosi su se stesso. Il Blackberry nella sua tasca continuava a vibrare, messaggi di congratulazioni arrivavano da chiunque, ma a lui non importava. Lo prese e compose un numero, tremando "Terry... si, no, niente festa, non più... puoi venire? Solo tu... e... potresti portarmi qualcosa?" 



***
Bene, eccoci... come vedete continua, e che dire, quello che ha fatto Colin e per cui se ne è andato lo avete capito.
Credo che purtroppo Terry Richardson sia una figura importante nell'attuale vita di Jared, e anche se all'inizio la sua presenza non era prevista, alla fine per questo ho deciso di inserirlo. Dico purtroppo perchè non lo sopporto, ci regalerà anche tanti begli scatti (alcuni un po' dubbi, ma vabè), ma lo reputo piuttosto viscido e non mi piace per nulla, ma proprio per nulla!!!
Ringrazio ovviamente Dora, e Bettajovi per le recensioni :*
E... niente, al prossimo.
Lau

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Capitolo 3
*** Il suono di un'anima sgretolata ***


Comincio prima oggi... Allora, scusate per il titolo, faccio pietà lo so XD di solito metto i numeri e stop, ma vabè, questa volta ho voluto esagerare, no comment. Subito subito ringrazio tantissimo Bettajovi, Swan74 e VickyDepp (<3) grazie fanciulle che vi adoperate a leggere questa... cosa. Questo capitolo comunque non doveva proprio esserci, cioè, come al spolito doveva essere tutto molto più breve, ma poi mi dilungo, e l'orridio zio Terry ha avuto più spazio del previsto. Spero sia finita qui con lui, già mi da fin troppo sui nervi.
Non aggiungo altro, solo buona lettura!
Lau



***

Terry non amava particolarmente andare a prendere Jared a casa del fratello. Non amava le occhiate torve che Shannon gli riservava, non amava le raccomandazioni che rifilava a Jared ogni volta, e non amava nemmeno quell’aria preoccupata che gli si leggeva in faccia. Bè, la cosa era reciproca, nemmeno a lui piaceva Shannon. Troppo rompicoglioni, diceva. In fondo non obbligava di certo Jared a cercare la sua compagnia. Era Jared che lo cercava, e finchè l’avesse fatto lui non si sarebbe tolto di mezzo, come invece era chiaro che il maggiore dei Leto desiderava.
Iniziò a suonare il clacson, prima o poi sarebbe sceso, ma non aveva alcuna intenzione di andare alla porta e imbattersi in quell’animale del fratello.

Shannon guardò fuori dalla finestra “Ancora lui, cazzo!” fece tra sé irrigidendo la presa della mano sulla tenda. Sentì dietro di lui dei passi veloci, e si voltò appena in tempo per vedere Jared che scendeva le scale “Jared!”
“Ci si vede Shan”
“Dove stai andando?”
“Esco”
“Lo vedo! Jared, non…”
“Finiscila! Non sono un bambino ok?! Non ho bisogno delle tue fottute raccomandazioni, e per la cronaca, frequento chi cazzo mi pare, fattene una ragione!” urlò.
Shan scosse la testa guardandolo “Sai, odavo Farrell per come ti faceva stare… ma… odio di più Terry per quello che ti ha fatto diventare” rispose amaramente, ferito da quel comportamento che Jared gli stava riservando, e che no, non si meritava.
Jared rimase a fissarlo dopo quella frase. Era stata una perfetta stilettata dritta la cuore, faceva male, perché era vero. Ma non poteva farci niente “Ciao Shan” ripetè voltandosi, e uscendo dalla sua casa, salendo dritto in macchina di Terry.
A Shannon non rimaneva che sperare, in qualsiasi cosa.

“Tuo fratello ha rotto ancora le palle mmm?”
“Dai, andiamo” rispose semplicemente Jared, con il cappuccio calato in testa, mentre Terry ripartiva, e la sua mano andava lascivamente a posarsi sulla sua gamba “Hai portato qualcosa?”
“Ho tutto a casa. Che succede Jay Jay?”
Anche Colin lo chiamava così, e glie era sempre sembrato il suono più dolce del mondo “Ho bisogno di distrarmi”
“Hai litigato con Shannon? Cazzo, sei stato nominato agli Oscar, dovresti festeggiare, non sballarti con il sottoscritto... non che non mi faccia piacere, sia chiaro”
“Taci Terry, ho mal di testa e non mi va di parlarne…” tagliò corto.
In realtà Terry immaginava il motivo di tanto malumore. Mica era scemo, aveva letto i giornali. E poi a Los Angeles non si parlava d’altro. Jared gli aveva raccontato tutto di loro, o per lo meno le cose importanti. Ma ora nominare Colin era fuori discussione, perciò se ne stette zitto, godendo del fatto che almeno avrebbe passato un pomeriggio interessante.  Jared in quello stato poteva essere uno spasso.

Difatti non passò molto che si trovarono a casa sua. Jared solo con i pantaloni addosso e già piuttosto fatto, continuava a ridere e a mettersi in posa mentre lui scattava foto. Era una meraviglia. Aveva un corpo invidiabile, ed era bello da stare male. Era anche tremendamente sexy, e già pregustava le attenzioni che gli avrebbe riservato in seguito. Ancora una pasticca, e poi sarebbe stato cotto a puntino.
“Bravo, così… che ne dici di levarti anche quelli? Un bel nudo da aggiungere alla collezione privata dello zio Terry”
Jared rise “Il solito porco”
“Avanti, so che ti piace…” Jared si stava sbottonando i pantaloni lentamente, barcollando in modo casualmente sensuale e provocante “Così, si…” e Terry scattava, senza sosta, continuando anche quando i pantaloni di Jared finirono a terra lasciandolo meravigliosamente nudo davanti a lui “Oh si, diamine Jay, ora dovrai succhiarmelo per bene, perché non vieni più vicino?”
Il sesso con Terry non era mai stato un gran che, a volte si chiedeva come cavolo ci si era ritrovato. In un certo senso Terry riusciva a dargli quello che voleva. Compagnia, amicizia, qualche anfetamina di tanto in tanto, e perché no, un po’ di sfogo fisico. Non si era mai fatto scopare però, chissà perché. Terry avrebbe sicuramente voluto, spesso allungava le mani sotto di lui toccandolo molto più intimamente, ma Jared aveva sempre gentilmente schivato quel genere di attenzioni. Però si toccavano, Jared glielo succhiava e accadeva anche che Terry ricambiasse il favore di tanto in tanto, e si lasciava fottere.  Ma quel giorno, Terry sembrava particolarmente su di giri, forse pensava che lo stato di sconforto in cui Jared era caduto, misto alla roba che gli aveva dato, avrebbero giocato a suo favore,  facendolo cedere e concedendogli ciò che ancora non aveva avuto modo di provare.
Ma quando Jared sentì le sue dita cercare di spingersi dentro di lui, si ritrasse, spingendolo via “N… no…”
“Su Jay… so che lo vuoi anche tu…”
“No!” urlò, scostandosi “No… Terry, questo no ok?”
“Andiamo, che stronzata è questa?!” sembrava piuttosto incazzato “Me l’hai appena succhiato, che differenza vuoi che faccia?!”
“Fa differenza invece… per me... mi dispiace, io… io devo andare” Jared iniziò ad avere paura, non di Terry, ma di se stesso. Raccolse i vestiti sparsi in giro e si rivestì “mi dispiace” ripetè di nuovo, mentre Terry, ancora nudo e sdraiato a terra, non cercò nemmeno di fermarlo.
“Chiamami quando sarai di umore migliore!” gli urlò soltanto.


Uscì dal suo appartamento in uno stato pietoso. Era confuso, disorientato, e aveva davvero paura di quello che era diventato. Shannon aveva ragione. Si sentiva una persona schifosa adesso. L’effetto della roba stava passando mentre camminava al freddo per la strada, lasciando posto ad una voragine che lo stava divorando. Pianse, gli occhi appannati faticavano a mettere a fuoco la strada, fu un miracolo che riuscì a tornarsene a casa. Si chiuse la porta alle spalle e crollò a terra singhiozzando, l’unico suono in tutto quel silenzio, oltre a quello della sua anima che lentamente cadeva a pezzi. 

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Capitolo 4
*** Decisione ***


Colin era riuscito a viaggiare nel più totale anonimato. Erano tutti così impegnati a cercare di intercettarlo a Los Angeles, che nessuno aveva pensato che potesse andarsene. Era stata una fortuna. Positano era bellissima, la ricordava perfettamente, nulla era cambiato dall’ultima volta che ci era stato qualche anno prima, con Alicia, prima della nascita di Hanry. Gli era piaciuta così tanto che aveva giurato ci sarebbe tornato, ed ora era li, di nuovo. Da solo. Ironico. Aveva evitato grandi hotel e lussuosi alberghi dove presto la sua presenza sarebbe stata notata. Piuttosto, aveva trovato una piccola pensione sul mare, con poche camere, un giardino di ulivi e magnolie, gestita da una coppia di anziani. Tranquillità, pace, cucina casalinga. Quello di cui aveva bisogno. Pura e semplice normalità. Appena arrivato gli mostrarono la sua stanza. Era piccola ma accogliente ed essenziale. Aveva un bellissimo terrazzino a picco sul mare, con una vista stupenda. Era difficile quanto divertente comunicare con Maria e suo marito Ernesto, non parlavano di certo la sua lingua e lui masticava appena qualche parola di italiano. Ma insomma, riusciva a farsi capire in un modo o nell’altro. Arrivò tardi e nonostante gli avessero offerto una cena di tutto rispetto, non volle nulla se non dell’acqua. Aveva bisogno di una doccia dopo il viaggio. Era gennaio, eppure l’aria era tiepida e satura di salsedine. Dopo essersi messo una tuta uscì fuori sedendosi su una lunga sdraia di vimini. Attorno a lui il totale silenzio, rotto solo dal rumore delle onde che si infrangevano sulla scogliera sotto di lui. Era così rilassante… sospirò e chiuse un attimo gli occhi, riaprendoli qualche istante dopo. Il cielo era di uno scuro blu punteggiato di stelle. Quante cose gli ricordava quel cielo…
 
Dall’altra parte del mondo, qualcun altro stava fissando il cielo sopra di se. Solo era grigio, denso di nuvole umide, ed era piuttosto buio nonostante fossero le due del pomeriggio. Di solito gli piaceva la pioggia, ma in quei giorni la stava odiando.
Jared era appoggiato alla finestra della sua camera, e da minuti interminabili guardava fuori. Sentì a mala pena la voce di Shannon che lo chiamava. Aveva le chiavi, quindi non si stupì di trovarlo li. Non lo vedeva da quel giorno, quando se ne era andato da casa sua con Terry, trattandolo di merda.
“Mi dispiace” stava dicendo, l’aria abbattuta e lo sguardo basso “Non volevo dire quelle cose Jare, mi dispiace tanto… è che sono tremendamente preoccupato per te” disse avvicinandosi di qualche passo al fratello.
Erano passati giorni dalla pubblica confessione di Colin, e attorno a lui non sentiva parlare d’altro. Aveva spento la televisione, ed evitato di uscire “Lo so… non sono arrabbiato con te, anzi, credo di essere io a doverti delle scuse. Sono stato impossibile”
“No, no Jare” Shannon colmò quella distanza stringendogli le braccia attorno alle spalle da dietro, appoggiando il mento sula sua spalla “sai che voglio solo il tuo bene, odio discutere con te”
“Anche io… e so che ti preoccupi per il mio bene, lo apprezzo” voltò appena il viso verso di lui, regalandogli un tiepido sorriso “sono così confuso Shan” confessò poi appoggiando il capo alla spalla del fratello dietro di lui.
Ora che era sicuro che non ce l’avesse con lui, era più tranquillo. Gli accarezzò i capelli tenendolo stretto tra le sue braccia, le uniche in grado di dargli conforto in quel momento  “Lo so… ma devi affrontarlo in qualche modo, non puoi stare così ancora a lungo… Colin ha fatto una scelta, anche senza di te… devi rispettarla, e capire… e andare oltre, come hai fatto fino ad ora”
“Ma io rispetto la sua scelta Shan, solo… solo… avrei voluto… lo sai…”
“Le cose sono andate diversamente… hai fatto una scelta, tanto tempo fa”

Jared annuì. Se chiudeva gli occhi poteva ancora sentire quelle parole, che lui stesso aveva pronunciato, quando aveva deciso di voltare definitivamente le spalle a tutto ciò che erano stati. Il destino doveva avercela con loro. Proprio quando Colin aveva deciso di uscire allo scoperto, e vivere il suo amore alla luce del sole, era stato lui a fare dietrofront. E dopo quello era stata la fine di tutto.
‘Non posso più stare dietro a tutto questo… devo pensare al mio gruppo, alla mia carriera… non posso più rischiare tutto quanto, devo pensare a me stesso Colin, devo stare bene… ora sono io che mi tiro indietro, mi dispiace’

“E lui ora ha fatto una scelta, senza di me… e ne aveva tutto il diritto” sospirò scuotendo la testa “E allora perché mi sento così?! Ho cercato di ignorarlo, l’ho cacciato fuori dalla mia vita, e cosa ho risolto, cosa?! Sono solo l’mbra di me stesso Shan… hai ragione sai? Cosa diavolo sono diventato?”
“Sei la persona più meravigliosa che conosca Jared… ma credo che non riuscirai mai a vivere davvero, se non risolvi prima le cose con Colin, e chiudere col passato, o scegliere di tornare a viverlo… forse evitarlo di contino non è stata la soluzione migliore”
Sospirò. Aveva davvero fatto di tutto per rendere piena la sua vita, col risultato di trovarla ora ancora più vuota di prima. Aveva fatto tutto, chiunque al posto suo sarebbe stato felice e soddisfatto. Ma a  Jared mancava sempre qualcosa. E quel qualcosa in tutti quegli anni aveva lentamente scavato una voragine nel suo petto, che non riusciva a colmare “Pare sia introvabile”
“mmmm?”
“Colin… è da giorni che non si fa vedere da nessuna arte…. Credo abbia lasciato la città, ma nessuno sa dove sia”
“Qualcuno dovrà pur saperlo”
“mmm si, Claudine… ma non me lo direbbe, lei è troppo fedele, sa mantenere un segreto”
“Non puoi certo andare in giro per il mondo a chiedere di lui… e poi vuoi davvero farlo Jared?”
“E’ l’unico modo per liberarmi di questa cosa… ho bisogno di parlare con lui, devo… devo risolverla, in un modo o nell’altro” e sapeva anche come fare per trovarlo, a dire il vero. Certo non era il massimo della comodità, ma era sicuro che da Eamon Farrell avrebbe cavato ciò che voleva sapere.

“Eamon?!” fece Shannon quando Jared lo informò “Scusa, non puoi semplicemente chiamarlo?!”
“No… devo vederlo, e devo farlo subito”
“Ma è in Irlanda!”
“Esistono gli aerei, sai?”
Era davvero assurdo, da pazzi. Voleva prendere un aereo e andare in Irlanda solo per parlare con il fratello di Colin con la speranza, nemmeno la certezza, di scoprire dove stava e raggiungerlo. Ma da tempo aveva imparato a fare i conti con le follie del suo amato fratellino, e di certo non avrebbe potuto dire o fare nulla per convincerlo a desistere.
“Daccordo Jared… tanto lo farai lo stesso… almeno fatti accompagnare in aeroporto, vuoi?”
“No, daremmo troppo nell’occhio Shan, non voglio tirarmi dietro giornalisti o fotografi”
Shannon sospirò. Non sapeva se quella decisione lo avrebbe portato a qualcosa. Ma come sempre non gli rimaneva che sperare. Se Jared avesse trovato un po’ di pace, forse, sarebbe stato bene sul serio. Nessuna farsa, nessuna bolla di finta felicità “Buona fortuna… e chiamami, ok?” fu l’ultima cosa che gli disse prima di vederlo uscire da casa sua e salire su un taxi, con un assurdo e vecchio trolley azzurro.


***

Eamon Farrel, già... come Jared credo sia molto più corruttibile di Claudine XD 
VickyDepp <3 grazie tesora :3
E grazie ovviamente a chi legge, e ha magari voglia di scrivere due righe, così tanto per tenersi occupata.
A presto! Spero!!!

Lau

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Capitolo 5
*** Sbadato... forse ***


Eamon Farrell era sempre stato una ragazzo carino e spigliato, più tranquillo del fratello Colin, se non quando stava in sua compagnia. Allora si scatenavano, ed erano un vero inferno. Era stato difficile affrontare il mondo vista la sua dichiarata omosessualità, ed era anche grazie a Colin che aveva superato uno dei periodi più neri della sua vita, quando era più giovane e tutti gli avevano dato contro. Non era stato facile però, e il loro rapporto era passato attraverso diverse bufere. Non era facile rivaleggiare con quel fratello bello e sciupafemmine. Lui era sempre la mela marcia. Ma non per Colin. Al contrario per lui era un’ancora di salvezza, un esempio, una guida. Eamon c’era sempre stato, in ogni momento della sua vita, anche quando quella folle storia era iniziata, tanti anni prima nel caldo deserto marocchino, e lui non sapeva come fare. Era sconvolto, lo ricordava ancora quando gli aveva raccontato di quella imprevista forte attrazione verso Jared Leto. Insisteva a dire che era solo per esigenze di copione, che probabilmente si stava impersonificando troppo in Alessandro, che non era nulla. Ed Eamon lo lasciava parlare, pur sapendo già che non era così. Finchè la cosa scoppiò e Colin perse decisamente il controllo. Gli ci volle parecchia fatica per rimetterlo in riga, per fargli capire quanto fossero importanti quei sentimenti, e chi se ne fregava se Jared era un uomo, perché diavolo, era uno degli uomini più belli che avesse mai visto. Non valeva essere gay, se l’uomo da cui ti sentivi attratto era Jared Leto! Aveva assistito alla lotta interiore di Colin, alla sua sofferenza, al suo dolore, così come ad ogni suo singolo sbaglio, che l’avevano portato a volte lontano, a volte ancora più vicino a Jared. Fino alla fine. Aveva collezionato errori su errori, alcuni meno gravi altri più gravi, finchè qualcosa di divino dovette aver deciso che ne aveva abbastanza, e aveva dato uno schiarita alla sua testa e al suo cuore, come diceva lui. Era con Jared che voleva stare, e a discapito di tutto, aveva deciso di dirlo al mondo, di vivere alla luce del sole, e non giocare più a rincorrersi come se fossero due ladri, costretti a ritagliarsi spazio in qualche angolo nascosto del mondo, pochi giorni, a  volte solo una manciata di ore. Non poteva vivere così. Ma allora, era stato Jared a voltargli le spalle. Stufo e stanco degli alti e bassi di quel rapporto, tritato e ritritato, passato attraverso ogni sorta di prova, passato attraverso un periodo di riabilitazione e due figli avuti da donne che Colin nemmeno amava.  Jared non ave va più la forza per lottare e si era concentrato sulla carriera. Eamon non si era mai sentito di dargli del tutto torto. Colin non era un uomo facile da gestire. Ed ora, dopo anni di lotte con se stesso, suo fratello aveva deciso di uscire allo scoperto, da solo, anche senza Jared, e di liberarsi dalla finta maschera di playboy incallito che si era cucito addosso col tempo. Colin aveva bisogno di dire la verità, una volta tanto. Non tutta certo, quel che gli bastava per vivere finalmente in pace e a posto almeno con la sua coscienza. Peccato che quel piccolo tarlo chiamato Jared fosse sempre li, in fondo al suo cuore, a scavare. E questo Eamon lo sapeva benissimo. Era stato dalla sua parte sempre, e lo era tutt’ora.

Quando suonarono alla porta e si trovò davanti Jared, in parte non si stupì di vederlo li. Conservava ancora la sua bellezza, era incredibile come il tempo sembrava non scalfirlo minimamente “Jared?!”
“Ciao…” non sapeva cosa dire, gli sembrava assurdo adesso che ce l’aveva davanti. Era piombato li direttamente dall’aeroporto, se lo avesse cacciato non aveva nemmeno tutti i torti.
“Jared !“ urlò abbracciandolo gioviale, come era sempre stato. Ad Eamon Jared era sempre piaciuto, era quello giusto, lo diceva sempre a Colin, e lo pensava ancora “Oh diavolo, Jared! Ma che ci fai qui?! Avanti, entra, entra! ” disse trascinandolo dentro casa per un braccio.
“Non volevo disturbare”
“Ma quale disturbo! Mi fa cosi piacere vederti, non sai quanto” era sincero, e quel silenzio che calò subito dopo la diceva lunga su tante cose “sei qui per lui, vero?”
“Ti mentirei se dicessi che passavo da queste parti e volevo farti un saluto” era sempre stato dannatamente sincero.
“Lascia giù quella roba e accomodati, pensi di reggerla una Guinness a quest’ora?”
Jared ridacchiò accomodandosi sull’ampio divano di pelle color pesca. Solo Eamon poteva avere un divano di quel colore “Ci provo”
“Hum, guarda che io non mi prendo responsabilità se ti ubriachi! Aspettami, qui torno subito”
Jared annuì guardandosi in giro. Era passato un sacco di tempo dall’ultima vota che era stato li, un Natale di tanti anni prima. Un Natale felice a ripensarci. C’era tutta la famiglia di Colin, persino James e Hanry, e lui per la prima volta si era sentito davvero parte della sua famiglia. Attorno tutto li ricordava Colin. C’erano parecchie sue fotografie e dei poster di alcuni suoi film. E poi, era da pazzi, ma ne sentiva il profumo. Forse perché era sempre casa di un Farrell, forse il maschio irlandese aveva un odore particolare. O forse stava semplicemente dando di matto.

“Eccoci qui, io e due Guinnes” Eamon tornò sedendosi al suo fianco e posando le birre sul tavolino di fronte a loro “Allora, spara… sei venuto per mio fratello, non mi sbaglio”
“No Eamon, è così… non ti ho nemmeno chiesto come stai, scusa”
“Non fa niente, abbiamo tempo per questo… perché non ti liberi dal peso che porti e sputi il rospo mmm?”
Adorava Eamon, e ora si ricordava il perché. Sospirò “Devo parlare con lui Eamon… ho un disperato bisogno di vederlo, di parlargli, di… di spiegargli o non so cos’altro… devo sapere dov’è andato”
“Non capisco, io che c’entro?” mentì.
Jared lo percepì subito dal mondo in cui si torturava nervosamente le manI “Tu devi saperlo, sono sicuro che a te lo ha detto… Eamon, ti prego… è l’ultima occasione che ho per… be, non lo so per cosa, ma devo farlo, e solo tu mi puoi aiutare”
Eamon si mordicchiava il labbro. Aveva un debole per quegli occhioni che lo stavano guardando speranzosi, e Dio solo sapeva quanto aveva desiderato che le cose tra lui e Colin funzionassero. Erano una coppia stupenda, la migliore di tutte. E quei due idioti erano stati in grado di rovinare tutto “Cosa hai intenzione di fare con lui?” chiese, questa volta preoccupato “Jared, lo sai quanto io sia sempre stato dalla vostra parte… ho dato tante di quelle tirate di orecchio a Colin per come si comportava con te che non me le ricordo nemmeno più…. E ti giuro, sono stato cosi male quando mi ha detto che era finita, per sempre…” Jared abbassò lo sguardo, e lui gli posò gentilmente le mani sulle sue “Ma se ora ti dico dov’è… e lui soffrisse di nuovo, proprio ora che sta cercando un equilibrio… io non me lo perdonerei”
Jared abbassò lo sguardo sulle loro mani “Ti ha detto di non dirmelo, vero?” forse Colin non lo voleva proprio più vedere.
“Be non è che abbia fatto esplicitamente il tuo nome, ma credo che comprendesse anche a te quando ha detto ‘Eamon, non dire ad anima viva che sto andando a Positano, o ti uccido con le mie mani!’…. Ops!”
“Positano?!” Eamon finse di essere seccato da quella sua sbadataggine, ma Jared sapeva benissimo che lo aveva fatto apposta “E’ andato in Italia?! Cristo! Non gli bastava allontanarsi di qualche miglia?”
“Fa sempre le cose in grande, lo sai… io non ti ho detto niente eh! Quello mi uccide!”
“Eamon… grazie! Grazie!” di slanciò lo abbracciò stringendolo “Ti prometto che farò il possibile per rimediare a questo casino…”
“So che lo farai. Ma non farlo soffrire… ti chiedo solo questo… ha già pagato abbastanza per i suoi errori” mormorò lui ricambiando l’abbraccio.
Jared annuì ”Promesso” si staccò da lui sorridendo come solo lui sapeva fare “Domattina corro in aeroporto a cercare un volo… ora devo trovare un hotel per la notte, scusa se ti ho disturbato così senza preavviso ma…”
“Hotel?! Stai scherzando?! Mi devo offendere?! Tu rimani qui, non si discute!”
“Ma…”
“Niente discussioni! Voglio che consoci Steven, dovrebbe tornare tra poco… abbiamo una stanza per gli ospiti, ti fai una doccia, mangiamo qualcosa e ti riposi… domattina di accompagnamo noi all’aeroporto… sto rischiando la vita per te, non puoi rifiutare!”
Jared rise, Eamon sapeva essere convincente “D’accordo, rimango!”



***
E meno male che Eamon c'è!
che poi sia così o meno chi lo sa, ma a me piacem, a fiuto eh, e credo che starebbe sul serio dalla loro parte, si.
Ringrazio come sempre chi legge, chi mi lascia un commentino, Vicky, Swan74 che hanno commentato questa... cosa!
A presto <3


 

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Capitolo 6
*** Arrivo a Positano ***


Piccola premessa.
Ovviamente Jared parla la sua lingua, e qui in italia la nostra. Per comodità ho scritto tutti i dialoghi in italiano, anche quelli di Jared.
Io non so molto di napoletano, quindi scrivendo ho cercato di dare più o meno il senso dell'accento con cui parlano XD
Chiedo venia se ci sono riuscita pessimamente (Vicky la prossima volta mi farai da interprete)
Già che ci sono ringrazio Swan, Bettajovi e vabè, Vicky, per il loro sostegno :D
Al prossimo!
Lau


***

“Non so dove trovarlo” ragionò Jared a voce alta mentre faceva colazione con Eamon e Steven. Quest’ultimo, il marito di Eamon, era un tipo dolce e tranquillo, era stato gentile con Jared, e discreto nonostante fosse ovvio che sapesse tutto di lui e Colin.
“Ho il numero dell’albergo in cui alloggia, puoi chiamare e farti dare l’indirizzo. Una volta li basta che lo dici al taxista e ti porterà a destinazione… ecco tieni”
Jared annuì prendendo il biglietto tra le mani “Scusate” prese il Blackberry e compose il numero con prefisso internazionale.

“Pronto? Villa Rosa, posso essere d’aiuto?”
Villa Rosa… nome carino per un albergo di mare “Si pronto, parlate inglese?”
“Che?!”
“IN-GLE-SE… Parlate inglese?” ripetè scandendo. Si era scordato della differenza linguistica.
“Ue ma da dove chiamate? Non capisco niente”
“Scusi, non capisco…”
“Ma che sei americano pure tu?”
“America! Si si, sono americano!” ecco una parola l’aveva capita almeno.
“Uhhhh madonna, aspettate! C’è qui un compare vostro che vi capisce di sicuro” Jared era interdetto non sapeva che fare, non capiva nulla se non qualche parola, per di più l’accento del posto di quella persona non lo aiutava di certo “Mister Colin, venga un po’ qua che ci sta un altro americano e non capisco una parola, ci parli lei! Ma che, mo abbiamo tutta l’America che vuole venire qui!” lo sentì urlare. Capì solo due parole ma bastarono… Mister Colin… era li, lui era li. Sentì una lieve sghignazzata e un “Prego” detto con un italiano poco credibile “Pronto?” rispose poi la voce, la sua voce “Pronto? Puoi parlare con me hemmm… qui non parlano molto la nostra lingua, perciò farò da interprete”
Ma Jared non rispose, era pietrificato. La sua voce…. Riattaccò ‘Stupido! Stupido!’ pensò di se stesso, ma non era proprio riuscito a dire nulla, per di più ora che ci pensava avrebbe potuto riconoscerlo… almeno aveva la certezza che era li però. Avrebbe guardato l’indirizzo su internet, non doveva esserci molti posti che si chiamavano Villa Rosa a Positano.
 
Partì quel pomeriggio, Eamon e Steven lo accompagnarono all’aeroporto, dopo saluti e raccomandazioni.
Avrebbe dovuto arrivare fino a Napoli facendo scalo a Milano, poi da li avrebbe preso un taxi. Si era stampato l’indirizzo, aveva guardato le foto del posto, della Villa, una piccola e graziosa pensioncina sul mare, immaginandosi Colin in una di quelle stanze, magari con il balcone che dava sul mare. E poi lui che girava per le strade tranquille e caratteristiche, in spiaggia, in riva al mare. Aveva sempre e solo pensato a lui. Stava diventando un’ossessione considerando che non aveva la più pallida idea ne di cosa avrebbe detto, ne di come l’altro avrebbe reagito.
 
Quando atterrò a Napoli erano ormai le nove di sera. Era tutto incriccato e nonostante il chiodo fisso di Colin non desiderava altro che una doccia calda e un letto in quel momento.
Era gennaio, ma non faceva troppo freddo li, Era abbastanza mite, anche se lui era un freddoloso cronico, e quindi si imbacuccò per bene. Anche per non essere riconosciuto, gli era andata bene fino ad ora, e voleva che continuasse ad essere così. Chiamò un taxi e diede all’uomo il foglio con l’indirizzo. Per fortuna parlava la sua lingua “Con i turisti è meglio saperle le lingue” disse gioviale guardandolo dallo specchietto.
“Si, è una vera fortuna avere a che fare con qualcuno con cui ci si capisce”
“Come mai a Positano? Se posso chiedere”
“E’ un bel posto” rispose semplicemente. Aveva voglia di chiacchierare a quanto pareva, e Jared voleva essere gentile con lui “Diciamo che mi sono preso una pausa dal lavoro”
“Ahhh, quindi una vacanza!”
“Qualcosa del genere… senta, ho l’impressione che i gestori del posto non sappiano una parola di inglese, potrei chiederle di darmi una mano per prendere una stanza?”
“Nessun problema fratello” disse lui, credendo che in america si usasse dire così “Maria e Ernesto, i proprietari, sono gente all’antica, sa, la pensione è piccola, non hanno bisogno di molto personale, e loro non hanno studiato l’inglese”
“Capisco”
“Ma sono brave persone, in qualche modo vi capirete, si sono sempre arrangiati”
Jared sorrise, l’Italia gli metteva il buonumore a priori, specie in quella parte del paese erano tutti affabili e chiacchieroni, lo metevano a suo agio nonostante arrivasse da tutt’altra parte.

Una vota arrivati scaricò il suo trolley ed entrò con il taxista, si chiamava Giuseppe da quel che aveva potuto capire, si guardò in giro furtivo mentre questi salutò calorosamente un altro uomo più anziano, indicandolo e parlando probabilmente della sua situazione. Dio se in quel momento fosse sceso Colin, che avrebbe fatto? Sperò di sbrigare le pratiche in fretta e andare a chiudersi in camera. Ora che era li, così vicino a lui, si rese davvero conto che non aveva la più pallida idea di cosa fare e da dove iniziare. Il panico iniziava a salire, si chiese che diavolo gli fosse venuto in mente. Gli chiese i documenti, e venne registrato, gli chiesero quanto si voleva fermare e Jared disse che non lo sapeva, ma non era un problema quello. Gli fu spiegato dov’erano le varie sale della piccola villa, il ristorantino, la veranda sul mare e l’accesso alla spiaggia. Al piano di sopra c’erano le camera, una decina in tutto. In quel periodo dell’anno non avevano molti turisti, così gli dissero che gli avrebbero dato allo stesso prezzo una delle camere più belle, vista mare.
Ringraziò il taxista e seguì Ernesto fino alla sua porta.
Era buffo mentre cercava di farsi capire scandendo le parole e gesticolando “QUESTA E’ LA TUA CAMERA!” urlò pensando assurdamente che così potesse capirlo meglio “NUMERO 5! Capito? Numero 5!”
Annuì ”Si, grazie” ecco, questo sapeva dirlo.
“Ohhhh allora lo parli un poco di italiano ah?! Prima che te ne vai ti insegno a parlare napoletano, contento?” lo guardò sconsolato “Non hai capito nu cazz mmm? Vabbuò… buonanotte! La colazione è alle 8… EIT! Colazione EIT!” disse indicando l’orologio.
“Ok… grazie” ripetè di nuovo Jared, sorridendo gioviale e divertito, chiudendosi poi nella sua stanza. Rise, quel tipo era davvero assurdo, ma simpatico, e sembrava gentile.
La camera era davvero carina, arredata in modo semplice e sobrio, ma pulita e aveva l’aria confortevole. Aveva anche un balconcino che si affacciava sul mare, era bellissimo! Rimase parecchio tempo davanti al vetro a guardare fuori. Ma la stanchezza l’ebbe vinta, e nonostante il pensiero che Colin forse era li, in qualche camera a poca distanza da lui, dopo una doccia crollò sul letto addormentandosi velocemente e profondamente in pochissimo tempo. L’indomani avrebbe pensato cosa fare, ma adesso era davvero troppo stanco.

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Capitolo 7
*** Faccia a faccia ***


Allora, oggi abbondiamo proprio, due capitoli eh! Poi non dite che sono cattiva perchè vi lascio col fiato sospeso u.u
Comunque, ho postato ora perchè domani non riuscirò ad aggiornare, ecco.
Quindi beccatevi questo e ci risentiamo tra qualche giorno (spero pochi!)
Ah, chiedo sempre umilmente perdono per il finto napoletano XD daltrone oh, che ne so io che vengo dalla parte ooposta dello stivale?
Baci!


***

Al contrario di quel che pensava aveva dormito benissimo e parecchio in quel letto morbido, aveva persino lasciato aperte le imposte perché gli piaceva una volta sveglio guardare il mare. Sorrise mentre si stiracchiava. Solo l’aria di quel posto lo metteva di buon umore. Ma non si era dimenticato del motivo per cui si trovava li.
Si alzò pigramente e si sistemò, mettendosi dei semplici jeans e una felpa. Di solito si specchiava sempre prima di uscire giusto per controllare che tutto fosse a posto. Gli piaceva avere quell’aria disordinata ma curata. E quel giorno ci mise un po’ più del solito. Sciocco voler essere perfetti per una persona che probabilmente l’avrebbe respinto, o chissà cos’altro.
Scese di sotto per la colazione, non faceva che guardarsi in giro, perché se Colin era li, era facile incontrarlo. Era li per quello dopotutto. Il problema era che non riusciva proprio a pensare qualcosa di decente da dire. Pensò che si sarebbe lasciato trasportare dal momento. In fondo era stato anni senza di lui…. Cosa cambiava adesso? Se le cose fossero andate male, sarebbe tornato alla vita di sempre e basta. Una triste vita per la verità, ma almeno andava avanti in qualche modo. E poi, che cosa voleva davvero da quell’incontro? Tornare con Colin? O solo parlare con lui e riuscire a riacquistare per lo meno un rapporto decente? Bella domanda. Non lo sapeva nemmeno lui.

“Weeeee Mister Giaro bensvegliato!”
Ernesto lo accolse con una pacca sulla spalla che quasi lo tramortì “Jared” disse facendogli notare l’ovvia pronuncia sbagliata del suo nome.
“E io che ho detto? Giaro Giaro… io mi chiamo Ernesto, lo sai dire ja?”
Jared rise, aveva capito cosa intendeva, così provò, sorvolando sul fatto che il suo nome non l’avrebbe probabilmente mai detto giusto “Ernesto” pronunciò piano con uno spiccato accento americano.
“Ma bravo! Ernesto, si bravo… sei sceso per riempirti la pancia eh? Mia moglie fa delle sfogliatelle che sono una bomba!” Jared  non aveva capito un’accidente, ma da come gesticolava stava parlando del cibo che vedeva  sulla tavola nella sala da pranzo. E adesso come faceva a dire che preferiva mangiare vegano? Decise che finche fosse stato li avrebbe sorvolato “Vieni vieni” disse prendendolo  per un braccio “Ti presento mia moglie Maria”
“Uhhhh questo è l’altro americano? Piacere, sono Maria” la donna cicciuta gli tese la mano e lui la strinse ripetendo il suo nome “Mamma mia che bello uaglione! Sti americano sono proprio dei babbà! Bello! Si bello!”
Ok, aveva capito anche quello, così rise “Grazie” indicò la tavola giusto per capire che voleva mangiare.
“Prego prego! Marì, a questo qui le femmine nun ce piacciono!” disse alla moglie una volta che Jared si fu allontanato.
“E perché dici così Ernè?”
“Tieni i capelli lunghi!”
“Ma vaffangul” fece dando una spinta al marito.
 
Colin si era svegliato presto, l’aria di mare gli stava davvero facendo bene, e con il fatto che ancora nessuno si era accorto di lui, si stava rilassando parecchio. Aveva staccato il contatto con tutti, se non con Eamon e Claudine. A proposito di Eamon… l’aveva sentito la sera prima e gli era sembrato piuttosto strano… forse aveva litigato con Steven, o chi lo sa. Come tutte le mattine da quando era li era sceso in spiaggia a correre, era un’attività che lo distendeva e allontanava per un po ‘i pensieri. E poi doveva mantenersi in forma, Maria cucinava così bene che se non faceva un po’ di movimento sarebbe uscito da li rotolando. Aveva in poco tempo imparato a comunicare con loro, qualche parola di italiano la sapeva, ed Ernesto gli aveva persino insegnato qualche parola in napoletano. Erano persone semplice e cordiali, e soprattutto, non sapevano chi fosse. Per loro era solo il bell’americano, o mister Colin. Questo giocava a suo vantaggio. Quando rientrò decise di andare subito a fare colazione, perché aveva una fame boia, si sarebbe lavato dopo. Ora si asciugò giusto il sudore con l’asciugamano che teneva in spalla. Si era messo una fascia per tirare indietro i capelli, e portava dei pantaloni di cotone comodi lunghi e una canotta, nonostante il tempo, ma correndo sudava sempre un sacco.
“Mister Colin! Ancora a correre?” Colin diede una pacca ad Ernesto “Venghi venghi, Maria ha fatto le sfogliatelle stamattina, fresche fresche! E ci sta pure un suo compaesano sa?”
Quando entrò in sala non fece subito caso al nuovo arrivato, seduto di spalle che si era irrigidito solo a sentire il suo nome.
Jared sentì il cuore che gli scoppiava nel petto. Era li, e l’avrebbe visto, non poteva più scappare.
“Davvero?” stava dicendo Colin in un pessimo italiano “Allora vado subito a presentarmi”
“Vada vada, anche perché detto tra noi, mica lo capisco troppo a quello li… almeno ci fa da interprete eh?”
“Ok, ok…”
Jared sentiva la sua presenza sempre più vicina, il suo odore, quello del suo dopobarba misto al suo sudore, alla sua pelle. Chiuse gli occhi e la sfogliatella che stava mangiando gli cadde dalle mani quando sentì la sua mano posarsi sulla spalla.
“Salve, posso disturbarti?” Colin doveva essersi chiesto come mai era così rigido e fermo, e quando si mise meglio al suo fianco guardandolo, lo capì. Non poteva crederci. S e quello era uno scherzo del destino, era stato uno scherzo davvero meschino! “E tu che cazzo ci fai qui?!” urlò, tanto da far voltare Ernesto e Maria, che seguivano la scena senza capire, chiedendosi che cavolo stesse succedendo.

***

Ok, forse un po' perfida lo sono :P

 

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Capitolo 8
*** Cattiva reazione ***


L'iniziale blocco di Jared che per qualche secondo non si era voltato e nemmeno aveva risposto di fronte a quella domanda decisamente rancorosa, lasciò il posto ad una maschera di strafottenza e freddezza "Siamo in un luogo pubblico Farrell, o sbaglio? Potrei farti la stessa domanda" disse sulla difensiva, riprendendo la sfogliatella che ormai si era parzialmente sbriciolata nell caduta.
"Stronzate"
"Scusa?" Jared finalmente lo guardò. Tentennò per un attimo mai poi mantenne un certo contegno "Sono in vacanza, ti sembra tanto strano? Vuoi farmene una colpa?!" 
"In vacanza tu? Da solo? E dove sono tutti i leccapiedi che ti porti ditro? Shannon? O Terry, ultimamente vi si vede in giro spesso insieme" la risposta gli uscì più infastidita di quello che voleva. Denotava tra l'altro il fatto che si informasse su quello che stava facendo, e la cosa a Jared non doveva essere sfuggita visto il ghignò sarcastico che apparve sul suo volto.
"Mi segui su twitter per caso?" scherzò sprezzante "E comunque sono da solo... se la cosa ti crea problemi, puoi anche andartene... ci sono tanti altri posti in cui soggiornare" fuori sembrava freddo e distaccato, infastidito anche, in realtà dentro stava ribollendo, e si stava lentamente sgretolando.
"Stai sicuro che lo farò!" sbottò Colin voltandosi e tornando verso l'atrio d'ingresso, dove i due coniugi li avevano guardati interdetti per tutto il tempo. Non avevano capito niente di quello che stavano dicendo, ma era chiaro che stessero litigando "Preparatemi il conto per favore" chiese "Il conto!" ripetè stizzito quando capì che non avevano inteso.
Jared si alzò di colpo guardando nella sua direzione "Colin..." mormorò a bassa voce, vedendo ormai solo le sue spalle mentre si allontanava in tutta fretta. Come al solito non erano stati in grado di parlare civilmente. Era colpa sua, aveva reagito subito a sangue caldo, e aveva fatto un casino. Abbassò lo sguardo e si sedette. Improvvisamente non aveva più fame. Voleva solo piangere, o magari urlare e rompere qualcosa... o forse soltanto andare a letto, e dormire per sempre. Perchè doveva essere così complicato? Perchè non riusciva a contenersi? Perchè non gli aveva impedito di andarsene fermandolo, per spiegargli, per chiedergli scusa, per dirgli che non era li per una fottuta vacanza, ma per lui. Solo per lui. 
"Giovanotto... state bene?"
La voce di Maria lo distrasse. Gli aveva posato la mano sulla spalla, non aveva capito del tutto, ma pareva volersi assicurare che stesse bene. Sorrise gentile accennado un si con il capo, alzandosi subito dopo con un 'Sorry' un po' traballante. 

Si chiuse in camera per il resto della giornata. Era sciocco, Positano era probabilmente una vera perla, avrebbe potuto andare in spiaggia, o in paese, e invece niente. Era rimasto seduto a terra tutto il tempo, la schiena appoggiata al letto e le braccia che gli circondavano le ginocchia strette al petto, a pensare quanto stupido fosse stato. Solo il suono del Blackberry di tanto in tanto riecheggiava nella stanza, ma non rispose mai a nessuno, finchè arrivò un messaggio di Eamon... 'Colin ha detto che riparte domani mattina... cos'è successo? Non vuole dirmelo'
La conferma che davero se ne voleva andare per colpa sua lo fece stare ancora più male. Pigiò il bottone della chiamata e attese che rispondesse.
"Jared!"
"Hey..."
"Ma che diavolo sta succedendo, sembrava avesse un crampo al culo quando ha chiamato!"
"E' colpa mia... non si aspettava di vedermi, al solito sono stato un coglione orgoglioso... invece di dirgli il vero motivo per cui sono qui gli ho risposto da stronzo, e ora lui se ne vuole andare"
"Oh tesoro... forse sei ancora in tempo"
Jared tirò su col naso cercando di mantenersi forte almeno con lui, ma la sua voce traballante tradiva l'emozione che stava per defluire "N... non lo so... voglio dire... è così complicato..." singhiozzò incapace di trattenere le lacrime che fino ad ora era riuscito a conservare.
"Jared..." sentì un sospiro dall'altra parte "hai attraversato l'oceano per raggiungerlo... hai messo in gioco tutto, e adesso ti arrendi così? Non farlo ok? Non adesso che sei li ad un paso da lui"
"Non vuole vedermi, mi ha guardato come se volesse che svanissi nel nulla, e la sua voce... sembrava mi disprezzasse Eamon... lui non vuole vedermi!" si sfogò piangendo. Aveva 42 anni ormai, ma in quel momento si sentiva alla stregua di un a dolescente terribilmente innamorato che aveva appena preso la più grande delusione della sua vita "Scusa..."
"E di cosa? So bene che mio fratello non è una persona facile da gestire... ha reagito male, è andato lontano così tanto da qui cercando di lasciarsi tutto alle spalle, rincominciando da capo, e ora ti ritrova li... il suo passato, ciò che ha significato tutto per lui... non fraintendere il suo comportamento Jare... ti prego, provaci, parla con lui... fai un ultimo tentativo... lo farai? mmm?"
Jared sospirò. Lo avrebbe fatto? O meglio, avrebbe avuto la forza per farlo? "Io..."
"Per favore..."
"Ok, ci penserò" cedette.
"Mi basta... sono sicuro che farai la cosa giusta, sei un gravo ragazzo"
Riuscì persino a sorridere "Grazie..."
Riattaccarono. Era stato strano sentirsi far forza proprio dal fratello di Colin. Ma Eamon lo adorava, e forse non se ne doveva nemmeno stupire. Colin era una persona migliore da quando Jared era entrato nella sua vita. Allora, lo avrebbe fatto, avrebbe riprovato a cercare almeno di parlare con lui? O sarebbe rimasto li, lasciando che se ne andasse, e questa volta, per sempre?

***

TADAAAAAAAN!!!
Lo so che mi odiate :3 "Sempre sul più bello!" direte voi, ma oh se no che gusto c'è?
E comunque non dovevo postare nemmeno oggi e invece sono riuscita a ritagliarmi un po' di tempo per scrivere, perciò direi che mi sono fatta perdonare almmeno un po', no?
No eh... vedremo se con i prossimi capitoli andrà meglio allora.
Grazie come sempre alle carissime Bettajovi, Swan e Vicky <3
A presto
Lau

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Capitolo 9
*** Confronto ***


Aveva subito fatto le valige, con stizza e nervosismo. Proprio lui, li a Positano. Quante probabilità c’erano che il caso li avesse fatti incontrare in quel piccolo paese? Era furioso. Con lui, si, furioso perché per quanto si sforzasse di lasciarsi il passato alle spalle, era come se lo tormentasse. Aveva passato notti intere dopo serate come i Golden Globes, a chiedersi perché lo trattava addirittura come un estraneo, perché nemmeno un saluto, un cenno, qualsiasi cosa. Perché quella freddezza, cosa aveva fatto per meritarsela? Certo in passato aveva enormemente sbagliato con lui, ma per quanto ancora doveva pagare? E adesso, che aveva deciso di dare una totale svolta alla sua vita riprendendola in mano, eccolo di nuovo, come la più infida della malattie, quelle di cui prorio non ti riesci a liberare. Quelle che quando credi di essere guarito, ritornano. A volte, più forti di prima. Perché in verità, la prima cosa che aveva provato quando l’aveva visto seduto a quel tavolo non era stata rabbia, no. Il suo cuore aveva preso a galoppare veloce, il suo cuore aveva fatto una capriola. Era bastato rivederlo. Ma poi la rabbia era traboccata spazzando via qualsiasi altro sentimento, una difesa, l’unico modo che aveva per non cadere di nuovo nell’inferno da cui era appena risorto.
L’indomani mattina avrebbe lasciato quel posto. Si era fatto portare qualcosa in camera per cena, Maria era stata molto gentile come sempre. Poi la sera, era sceso guardingo, sperando di non incontrarlo, per godersi per l’ultima volta la tiepida brezza marina sulla terrazza dell’hotel, affacciata sullo splendido mare di Positano. Si appoggiò alla ringhiera sospirando. Chissà se Jared aveva provato qualcosa… chissà se il suo cuore aveva anche lui sobbalzato alla sua vista… eppure era stato così freddo, così atrocemente freddo.

“E’ bello qui” Colin trasalì, e strinse istintivamente la presa sulla fredda ringhiera in ferro battuto, senza muoversi di un centimetro, nemmeno quando lui gli fu a fianco e il suo dolce profumo gli penetrò le narici “avevi ragione… non sono in vacanza”
Deglutì lasciando passare diversi secondi prima di rispondere “Non mi interessa”
 Jared tremò “Domani me ne vado… è giusto, tu sei venuto qui e io… volevo solo…”
“Cosa?!” urlò voltandosi “Volevi cosa?” Jared non rispose, rimanendo con lo sguardo fisso sulle proprie mani “Perchè sei venuto qui, e niente stronzate. Ne ho già sentite abbastanza”
“Volevo parlarti…”
“Chi diavolo…” sospirò “Eamon! Lo ammazzo”
“Glie l’ho chiesto io, non sapevo dove trovarti dopo… dopo tutto quello che è successo…”
“Dopo la mia pubblica confessione dici? E’ questo il tuo problema Jared?! Ti sei sentito offeso? O cosa? Non mi credevi capace di farlo, e invece l’ho fatto! E senza di te… perciò ora di quello che devi dire e poi levati dalle palle” si morse subito il labbro, avrebbe voluto rimangiarsi subito quelle parole dure, che era evidente, avevano ferito Jared più di quel che avrebbe voluto.
“Si è vero, forse mi sono sentito offeso in qualche modo, o non lo so… credevo che l’avremmo fatto insieme, credevo…”
“Devo ricordarti come sono andate le cose per caso? Sei stato tu a non volerlo fare, pensando di andartene in tour per due stramaledettissimi anni e lasciarmi come un coglione a chiedermi perché lo stessi facendo proprio in quel momento, proprio quando io ero pronto a passare tutta la mia vita insieme a te!”
A quel punto lo sguardo di jared si alzò su di lui, i suoi occhi erano di un blu cosi profondo da sembrare quasi neri nella semi oscurità “Credi che sia stato facile per me?! Credi che ti abbia lasciato a cuor leggero Colin?! Tu non sai, tu non sai quanto io ho sofferto a causa tua, quanto male ho dovuto sopportare, quanto io…”
“Ma ti senti?! Io, io, io… sei solo tu al centro del tuo universo! Ti sei mai reso conto di quanto tu sia fottutamente egoista?!  Lo so bene quanto hai sofferto a causa mia, non hai fatto altro che ripetermelo, per quanto ancora devo pagare eh?! Quanto ancora dovrò sentirmelo rinfacciare, quando finirò di espiare le mie colpe Jared?!” urlò, disperato.
Jared abbassò di nuovo lo sguardo “Mi dispiace…” disse con un filo di voce. Forse Colin aveva ragione, forse era davvero egoista. Aveva sofferto si, ma Colin aveva pagato per ciò che aveva fatto, ed era diventato un uomo migliore dopo, un uomo disposto a mandare all’aria tutto, persino a rischiare di perdere i propri figli, pur di stargli accanto alla luce del sole. E lui era scappato. Accampare la scusa del tour era stato fin troppo facile. La carriera, il successo, tutte scuse, un’ottima copertura per voltare le spalle e scappare il più lontano possibile da lui. Perché aveva paura, tantissima paura “mi dispiace per quello che ho fatto, per non aver avuto il coraggio di seguirti… mi dispiace di averti trattato come un estraneo in tutti questi anni, di averti ignorato e… e ferito…”
“Dimmi perché sei venuto fin qui” la voce di Colin ora era calma, allungò una mano e con un tocco lieve gli sollevò il mento con due dita affinchè lo guardasse. I loro occhi riflettevano la stessa emozione.
“Perché… perché ti amo…” la risposta di Jared fu semplice, diretta, pura. Ogni sentimento che provava per quell’uomo lo era. Non poteva nemmeno lui credere di averlo detto, dopo tanto tempo. Ma era la verità, lo amava, lo amava così tanto che senza il suo amore sarebbe morto. Ed era come se lo fosse stato sul serio in tutto quel tempo passato lontano da lui. Morto. Se ne rendeva conto solo ora. Solo ora il suo cuore aveva ripreso a battere. E ora era Colin ad averlo in pugno, e poteva definitivamente disintegrarlo.
La risposta di Colin arrivò dopo attimi di silenzio, in cui nella sua testa riecheggiavano di continuo quelle due parole che dette da lui suonavano dolci come miele. Gli accarezzò il viso con una mano e Jared a quel tocco chiuse gli occhi umidi godendosi di nuovo la sensazione delle loro pelli a contatto “Io non ho mai smesso di farlo Jay” sussurrò l’irlandese vicino alla sua bocca. Così vicino che Jared poteva sentirne il respiro. Aprì gli occhi ora limpidi e blu, ritrovando quelli scuri e profondi dell’altro. Non solo lo amava ma l’aveva chiamato Jay…
“Colin” lo chiamò con calde lacrime che gli rigavano le guance  e che premurosamente le dita di Colin si affrettarono ad asciugare “non farmi andare via… ti prego” lo supplicò con la voce rotta dal pianto ormai traboccato.
“Non ce ne andiamo da nessuna parte” rispose, tirandolo tra e sue braccia. 

***

Io sono perfida, ma poi vedete che sistemo tutto? ;)

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Capitolo 10
*** Ritrovarsi ***


Averlo di nuovo tra le braccia lo fece tremare, e Jared dovette accorgersene perché si strinse ancora di più a lui, passandogli leggermente le mani sulla schiena. Lo sentiva ancora singhiozzare leggermente ma era certo che il peggio fosse passato “Hey… va meglio?” mormorò. Lo vide annuire ma non si staccò da lui e questo lo fece sorridere. Quella specie di vacanza isolamento aveva preso una piega inaspettata. Non aveva idea di cosa avrebbero fatto ora, quel che era certo, era che se Jared si fosse ancora allontanato da lui, non ce l’avrebbe fatta questa volta a sopportarlo. Si amavano ancora, punto. Non c’era molto altro da aggiungere “Rimarresti qui con me Jay? Qualche giorno, o il tempo che vuoi” chiese mordendosi il labbro in attesa di una risposta, sentendo il cuore fermarsi quando l’altro sollevo lo sguardo annacquato sul suo, e vi lesse inquietudine.
“Lo vorrei tanto Colin”
“Ma?”
“Ma…” riabbassò di nuovo lo sguardo e sciolse leggermente quello stretto abbraccio “Cosa ne sarà di noi? Non voglio ricominciare tutto da capo, non ne ho la forza, davvero…”
Era questo dunque il problema. Gli accarezzò di nuovo i capelli, adorava quei capelli, tra l’altro “Ci siamo distrutti così tanto tempo Jared… potremmo iniziare a costruire qualcosa, ad esempio… insieme, io e te… come avrebbe sempre dovuto essere”
Il cuore di Jared sobbalzò. Si sentiva così a posto con lui, tra le sue braccia. Come se quello fosse sempre stato il suo posto, e ora vi aveva fatto ritorno. Tante cose lo spaventavano, ma forse, non era più il momento di tirare fuori paure ed esitazioni. Colin aveva avuto il coraggio di affrontare il mondo, cosa che lui non aveva mai avuto. Scherzava, faceva lo sbruffone, e giocava sul fatto di fare mossettine effemminate e battutine ambigue sulle sue gambe e sull’essere femminile, specie dopo la parte in Dallas Buyer Club. Ma da li a dire la verità la strada era lunga, e lui non l’aveva mai percorsa. Prese un respiro profondo e abbassò le mani cercando quelle di Colin “Si Cole…”
L’irlandese sorrise stringendo la presa e intrecciando le loro dita “Te lo chiedo una volta per tutte allora… come te lo chiesi anni fa… vuoi vivere con me Jared? Alla luce del sole, senza nasconderci dal resto del mondo?” erano quasi le stesse parole che aveva usato una sera di tanti anni prima. E quella sera non era finita molto bene.
“Si Colin, si!”
Lo slancio di Jared lo colse quasi impreparato, tanto che quasi si sbilanciò cadendo a terra quando gli saltò letteralmente al collo. Rise, Dio che bello era ridere con lui, aveva dimenticato il dolce suono della sua risata. Lo strinse e lo sollevò facendogli fare mezzo giro “Cristo santo, quanto pesi adesso?! L’ultima volta eri molto più secco!”
“Sto mettendo su un po’ di massa, non ti pace?”
“Non lo so, dovrei verificare… anche se ho avuto parecchie tue foto mezzo nudo sotto agli occhi, e direi che si, mi piace…”
Jared si morse il labbro. Passato il sentimentalismo e l’emozione iniziale di averlo ritrovato, in lui si stava facendo di nuovo strada il desiderio, la passione che aveva soppresso in tutto quel tempo. Irrefrenabile, caldo, e straripante “Guardavi le mie foto su internet?”
“Jared nel caso non te ne fossi accorto, sei ovunque ultimamente, anche non volendo la tua faccia e il tuo corpo erano spiattellati su tutti i giornali, persino sui cartelloni pubblicitari… un giorno ero in auto e su un cartellone luminoso c’era un articolo con una tuo foto coperto solo da un asciugamano, ed era chiaro che te lo stavi asciugando…  per poco non inculavo quello davanti che si era fermato al semaforo”
Rise “Addirittura?”
“Non esagero… e avrei voluto uccidere Terry per quegli scatti… non sopporto l’idea che qualcun altro ti guardi, non l’ho mai sopportata” in realtà aveva il sospetto che Terry non si era limitato solo a guardarlo, ma non voleva averne conferma. Sapeva che Jared ora era di nuovo suo, di nessun’altro e questo gli bastava.
Al nome di Terry, Jared abbassò lo sguardo. Era palese che Colin non lo sopportasse, a quanto pare nessuno lo sopportava “E’ stata una stupidata sai, tra ragazzi…” in realtà era fatto quel giorno ma non voleva certo dirglielo “niente di che… e non me lo stavo asciugando”
“Come no!” lo strinse di nuovo “Allora… rimani?”
“Certo, non vado da nessuna parte, sto bene esattamente dove sto” le sue mani furbamente trovarono un piccolo accesso sotto al maglione che Colin indossava, e riuscì ad accarezzare leggermente la pelle della bassa schiena. La sua pelle, il suo corpo caldo contro al suo, le sue mani ovunque… in quel momento non riusciva a pensare ad altro “Colin…”
La voce di Jared era suonata come una supplica “Cosa?”
“Mi sei mancato tanto… in tutti i sensi”
“Specifica quali sono questi sensi” lo provocò.
“Andiamo, lo sai…”
“Non lo so!” gli piaceva giocare con lui, Jared ora sembrava tanto timido, ma lui aveva visto e vissuto la sua parte più perversa.
“Mi stai provocando”
“Io? Sei tu che ti stai strusciando su di me” ridacchiò.
“Non mi sto strusciando su nessuno! Io…”
“Jay” lo fermò “Baciami, e sta zitto”
Jared sorrise, ed esaudì la sua richiesta, attaccandosi alle sue labbra con veemenza, esplorando di nuovo il suo corpo con le mani, per quel che portava visto gli abiti che ancora indossavano, ma che presto, era sicuro, sarebbero stati solo un ricordo.
“Non ti ho ancora detto una cosa…” fece Colin mentre le labbra di Jared si stavano adoperando per lasciargli sul collo un segno degno di un marchio di possesso “Congratulazioni”
Jared si staccò un po’ contrariato “Per cosa?”
“Per il Golden Globe… per tutti i premi che hai vinto, e per la tua nomination agli Oscar… sono dannatamente fiero di te” aveva appreso la notizia mentre era in volo, e non ci poteva credere. Aveva pianto. Jared era cresciuto, Jared era un bellissimo uomo, un musicista affermato e una attore sulla cresta dell’onda. Si, era dannatamente fiero di lui.
Jared invece in tutto quel trambusto si era completamente dimenticato della nomination “Oh, quello… grazie… non ci avevo più pensato”
“Non hai idea di quanto avrei voluto abbracciarti quella sera e dirti, hey, sei grande, e…ti amo... te l’avrei detto forse, se avessi avuto le palle per farlo”
“Non te l’avrei permesso”
“Già…”
Era stato difficile rivederlo quella sera, Jared se la ricordava benissimo. Ricordava quello sguardo triste, ma allo stesso tempo orgoglioso e fiero… aveva concluso il discorso in fretta e furia quando aveva sentito che stava per cedere “Colin, pensavo…”
“Cosa?”
“La serata degli Oscar… ” Colin lo guardò senza capire “Vieni con me”
“Cosa?!” quella proprio non se l’aspettava.
“Vieni con me! Non voglio Shannon, o mia madre… cioè, possono venire anche loro se vogliono, ma io… vorrei che ci fossi tu al mio fianco” Colin non rispose subito “hai detto che dovremmo costruire qualcosa… e forse quella è l’occasione giusta per cominciare… non mi importa cosa penseranno, vorrei… vorrei solo averti con me…”
Era la richiesta più bella che potesse fargli. Quella notte sarebbero usciti allo scoperto, e avrebbero festeggiato di fronte al mondo intero la vittoria di Jared. Si perché Colin era certo che avrebbe vinto “Sarò con te Jay… al tuo fianco, sempre” il sorriso che Jared gli regalò lo ripagò di tutto, la sofferenza di quegli anni, il dolore, la solitudine… tutto.
“Sempre Cole?”
“Per sempre…” sussurrò unendo di nuovo le loro labbra, di fronte al mare di Positano, che per giorni e giorni, li vide innamorati e felici senza ombre, senza sotterfugi e bugie. Insieme, alla luce del sole, come sempre avrebbe dovuto essere.


- FINE -


***

Hemmm... ok, finito... che dire, sono riuscita a finire questo capitolo che a dire il vero, mi torturava da un paio di giorni buoni. Non so come sia venuto in realtà, Non ho voluto trascendere, mi piace così da una parte, anche se forse un po' di piccantino non avrebbe guastato. Ma non so, mi è venuto così e basta.
Considerando che doveva essere una roba di 3 o 4 capitoli, è andata fin troppo bene direi!
In conclusione, ringrazio tutte voi che avete letto questa storia, in particolare chi mi ha sempre spinto ad andare avanti anche con modi poco carini (ci tengo a precisare che Vicky mi ha minacciato u.u) e che ha sempre commentato lasciandomi il proprio parere, ma anche alle lettrici silenziose. Grazie mille, grazie di cuore. E niente... magari ci risentiamo non appena l'ispirazione tornerà a trovarmi.
Ciao!
Lau

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