Under the rain.

di Lady Atena
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Maglione. ***
Capitolo 2: *** Occasione. ***
Capitolo 3: *** Ricordi troppo passati. ***
Capitolo 4: *** Consigli medici. ***
Capitolo 5: *** Un nuovo agente. ***
Capitolo 6: *** Domande senza (troppe) risposte. ***
Capitolo 7: *** Informazioni negate. ***
Capitolo 8: *** Tasto dolente. ***
Capitolo 9: *** Straordinariamente folle. ***
Capitolo 10: *** Attimi di tregua. ***
Capitolo 11: *** Umani. ***
Capitolo 12: *** Rimpianti d'amore passati. ***
Capitolo 13: *** Nessuna parola esatta. ***
Capitolo 14: *** Scelte di solitudine. ***
Capitolo 15: *** Segreti taciuti. ***
Capitolo 16: *** Il concetto di famiglia. ***
Capitolo 17: *** Viaggio aereo. ***
Capitolo 18: *** Amore bugiardo. ***
Capitolo 19: *** Riunione. ***
Capitolo 20: *** Il bene di una nazione. ***
Capitolo 21: *** Un nuovo viaggio. ***
Capitolo 22: *** Nascondino. ***
Capitolo 23: *** Atterraggio di fortuna. ***
Capitolo 24: *** Ricerche mortali. ***
Capitolo 25: *** Soluzione (?). ***
Capitolo 26: *** Compagnia. ***
Capitolo 27: *** Incubo custode. ***
Capitolo 28: *** Scomode verità. ***



Capitolo 1
*** Maglione. ***


Personaggi: Tony, Loki.
Prompt: Magliome.
Lanciato da: Claudia De Sessa.

Tony guardò Loki seduto a gambe incrociate sul letto, strinse le labbra passandosi la mano tra i capelli scompigliati e sospirò avanzando. 
“Si può sapere che facevi in quel posto?” chiese.
Loki si tirò su le maniche del maglione, facendo strofinare contro la pelle candida la lana verdastra.

Strinse le gambe al petto, la pioggia gli picchiettava tra i capelli neri facendoli aderire al volto pallido; tremò battendo i denti e incassò il capo tra le spalle accucciandosi maggiormente tra due sacchi d'immondizia; l'odore di rancido misto a quello della pioggia gli pizzicava le narici. 
< Non tornerò a casa, a costo di gelare > pensò.

Sobbalzò al suono di una macchina, indietreggiò maggiormente; un sacco nero gli scivolò addosso e lui saltò di lato aderendo con la schiena al muro, guardò i bicchieri di plastica sporca e le bustine di carta impregnata d'acqua in terra ed espirò. Deglutì, si accucciò maggiormente.

Loki strinse le labbra, le maniche ricaddero coprendogli le mani, facendo fuoriuscire solo la punta delle lunghe dita affusolate.
“No” disse.
Tony inarcò un sopracciglio, si sedette ai piedi del letto sul bordo del materasso e piegò il capo si lato socchiudendo gli occhi.
“Andiamo. Va bene che il mistero rende sexy, ma quel maglione rovina abbastanza la tua aria tenebrosa da permetterti di parlare”.
Loki strinse le gambe incrociate, le portò sotto di sé sedendosi sui talloni; il maglione gli coprì le ginocchia ondeggiando attorno ai fianchi.
“La tua principale preoccupazione non dovrebbero essere le mie vesti”.
Tony sbuffò, roteò gli occhi allargando le braccia; voltò il busto verso il ragazzo e sogghignò.
“No, la mia principale preoccupazione è che quell'orribile maglione verde muschio taglia XXL si trovava nel mio guardaroba!”.
Loki poggiò le mani sul materasso, si sporse in avanti con il capo e socchiuse gli occhi verdi; le ciocche di capelli neri ondeggiavano attorno al volto candido e alcuni ciuffi sfioravano il colletto del maglione.
“Perché mi hai preso con te?” domandò.
Tony poggiò una gamba sul letto, piegò il capo di lato arricciando le sopracciglia verso l'alto e rizzò la testa alzando le spalle.
“Sono un filantropo”.
Loki socchiuse gli occhi, schioccò la lingua sul palato e gattonò in avanti.
“Allora non chiedermi più di quanto tu non sappia già”.
Tony si morse il labbro, abbassò la testa poggiando una mano sul materasso e sogghignò.
“Hai il nome di un Dio nordico e pessimo gusto nella scelta dei vestiti?”.
Loki sogghignò, le iridi verdi brillarono e sporse il capo verso l'alto avvicinando il proprio naso a quello di Tony; piegò la testa facendo ondeggiare i capelli neri.
“Resterò qui. Fin tanto che mi andrà di farlo, resterò qui”.
Tony roteò gli occhi, si alzò e fece due passi indietro, incrociò le braccia al petto.
“Puoi restare quanto ti pare, ad una condizione” disse.
Loki si sedette, il maglione gli ricadde sulle ginocchia e sorrise leccandosi le labbra.
“Parla”.
Tony lo indicò, mosse la mano in tondo e scosse il capo.
“Togli quel maglione. È ridicolo”.

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Capitolo 2
*** Occasione. ***


Personaggi: Thor, Loki.
Prompt: “Mi serviva solo un'occasione”.
Lanciata da: Claudia De Sessa.

Loki si tirò su il bordo del maglione coprendosi il mento, strinse le gambe al petto e sollevò il bordo del maglione coprendosi fino alle caviglie; guardò verso il basso e mosse le dita dei piedi nudi ticchettandoli sulla coperta.

Si sentì strattonare, si voltò pestando il piede all'altro e tirò il braccio indietreggiando.
Non ho intenzione di restare, Thor” sibilò.
Thor sfregò i denti tra loro, gli afferrò il lato del collo tirandolo verso di sé e abbassò il capo socchiudendo gli occhi azzurri.

Sei rimasto al mio fianco fin'ora, perché proprio adesso vuoi lasciarmi?” domandò.
Loki indurì lo sguardo, strinse le labbra fino a farle sbiancare e rizzò la testa alzando il mento verso l'alto con la schiena tesa.

Perché ora nessuno controllerà se scappo” disse, duro.
Sogghignò lievemente, le iridi verdi brillarono e carezzò il palmo caldo di Thor con le dita dalla pelle candida, sporse il capo in avanti.

E, se sarò fortunato, nessuno lo farà mai più” sussurrò.
Thor abbassò la mano lasciando ricadere il bracco, aprì la bocca scuotendo il capo; i capelli biondi gli strofinavano sul volto abbronzato.

Se desideravi così tanto abbandonare la tua casa perché hai aspettato così a lungo? Perché ci hai illuso di aver dimenticato, di aver perdonato?”.
Fece un passo avanti, allargò le braccia lasciate scoperte dalla maglia; poggiò le mani sulle spalle di Loki e le strinse sporgendo il capo verso il basso.

Tu sei parte di questa casa e di questa famiglia, fratello. Non andartene proprio ora che dobbiamo rimanere uniti per affrontare i mali della vita”.
Loki abbassò lo sguardo socchiudendo gli occhi, scosse lentamente la testa sospirando appena e alzò il capo; prese i polsi di Thor tra le mani e li strinse, li allontanò dal proprio viso e sorrise appena.

Mi serviva solo un'occasione. Un'occasione per fuggire e non essere cercato, né trovato. Un'occasione per dimenticare, per ricominciare”.
Fece due passi indietro.

Odino ti ha sempre amato, ma io sono solo l'orfano raccolto per pulirsi la coscienza”.
Si voltò per metà, osservò la porta e indietreggiò maggiormente.

E ora mi sono stancato di esserlo” disse.
Raggiunse la porta, abbassò la maniglia.

Aspetta, Loki!” urlò Thor.
Lui aprì la porta e la richiuse alle sue spalle, sentì Thor colpirla con due pugni e si morse il labbro.
Corse via, i raggi del sole gli colpivano gli occhi socchiusi; sentì le lacrime pizzicargli le guance e si passò il braccio sul viso; deglutì correndo più velocemente.
< Non mi permetterò di perdere un'altra occasione. Nemmeno per te, stupido fratello mio > pensò.

Sospirò, si tolse delle ciocche nere da davanti il volto candido e le portò dietro le orecchie. Sentì la porta aprirsi, alzò il capo e osservò Tony. Tony strinse il vassoio con una mano e chiuse la porta con l'altra, avanzò e si sedette sul bordo del letto.
“Sai, ti servirebbe mettere su qualche chilo” disse.
Poggiò il vassoio sul materasso, il caffè nella tazzina ondeggiò e qualche goccia cadde sopra il cornetto avvolto per metà da un tovagliolo. Tony afferrò una ciambella, la sventolò in aria e sogghignò.
“Sempre che tu non aspiri all'anoressia, oltre che all'essere un vagabondo con pessimi gusti”.
Loki allungò le gambe facendo ondeggiare il bordo del maglione, si sporse in avanti e afferrò la tazzina del caffè.
“Sembrava l'unico capo pulito” disse, atono.
Tony roteò gli occhi sbuffando, diede un morso alla ciambella facendo cadere lo zucchero sui jeans e sul bordo della maglietta nera; masticò ingoiando e socchiuse gli occhi.
“Dì piuttosto che ti piace il verde” disse.
Loki bevve due sorsi di caffè, fece una smorfia arricciando il labbro e corrugò la fronte; si sporse poggiando la tazzina sul comodino accanto al letto.
“Il caffè è amaro”.
Tony aggrottò le sopracciglia, socchiuse un occhio sgranando l'altro e si alzò; raggiunse la tazza e bevve il contenuto fino a svuotarla. Sogghignò, piegò il capo di lato poggiando la tazzina e arricciò il naso.
“Uh, sì. Infatti era mio. Accontentati del cornetto, Oliver1”.
Loki soffiò aria dal naso, afferrò il cornetto tenendolo per il tovagliolo e se lo avvicinò alle labbra; ne fissò la punta e assottigliò lo sguardo.
“Mi pareva di essermi presentato” ribatté.
Tony mosse il capo a destra e sinistra, ondeggiò la mano libera tenendo ferma quella con la ciambella; si sedette nuovamente e sogghignò.
“Sì, beh, hai detto circa solo il tuo nome. E che non si può sapere che ci facevi in un vicolo di New York a fine Gennaio con un tempo da Polo Sud”.
Diede un secondo morso al dolce finendone metà, lo zucchero gli sporcò il pizzetto accennato e lui si leccò le labbra aggrottando le sopracciglia.
“Tutto sommato, non molte informazioni”.
Loki premette le dita sul cornetto affondandovele, inspirò e alzò il capo; le iridi verdi brillarono.
“Sappi solo che ho approfittato di un'occasione. E che sfrutterò tutte quelle necessarie”.
Tony inarcò un sopracciglio, sogghignò piegando il capo di lato con espressione beffarda.
“Suppongo di essere una di quelle”.
Loki sorrise, piegò il capo verso il basso e lo rialzò lentamente battendo le lunghe ciglia nere.
“Proprio così” soffiò.


1 Oliver è il nome del gatto randagio protagonista del cartone d'animazione Oliver e company. Il gatto viene adottato da una ricca famiglia, dopo varie vicissitudini.

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Capitolo 3
*** Ricordi troppo passati. ***


Promot: Morte.
Suggerito da: Sillvia Patané.
NdA: Il prompt è presente solo nel flash.

Tony poggiò i piatti sul tavolino, si rizzò e morse il panino facendo cadere delle briciole in terra; avanzò girando attorno al tavolo e superò il frigorifero. Aggrottò le sopracciglia, indietreggiò osservando il foglietto appeso sul congelatore, lo strappò portandolo davanti gli occhi.
– Ricordati di venire a New York per il week-end. Pepper – lesse.
Sorrise, accartocciò il foglietto e lo infilò nella tasca dei pantaloni camminando verso la porta; diede un altro morso al panino varcandola e superò il salone.
< Mi sa che avevo di nuovo dimenticato la conferenza, il consiglio d'amministrazione, il ritiro di un premio, o qualsiasi altra cosa ci sia questo week-end > pensò.
Si voltò dando le spalle alla vetrata, camminò fino ad una porta e toccò il pannello sulla destra; che brillò di verde facendo aprire l'uscio con un lieve sibilo che risuonò nella stanza. Tony lo varcò, percorse un corridoio con due porte al lato destro e scese degli scalini tenendosi al corrimano.
“Signore, devo informare l'ospite che è assente?” chiese Jarvis, la voce robotica risuonò nel corridoio.
Tony sogghignò, inarcò un sopracciglio e si voltò; digitò un codice sulla pulsantiera facendo aprire la porta di vetro ed entrò sentendola chiudersi alle sue spalle.
“Oh, J. Ti eri dato per morto? Cos'è, Oliver non ti piace?” domandò.
Afferrò una tazza vuota dall'angolo del tavolo, passò dietro la sedia della scrivania e scavalcò dei pezzi di metallo in terra; si spostò di lato accostandosi ad un secondo tavolo e lo superò passando davanti alle macchine parcheggiate in fila, raggiunse il bancone del bar e afferrò la caraffa di caffè sentendola fredda.
“Posso chiederle il motivo della permanenza del signor Loki qui?” chiese Jarvis.
Tony scrollò le spalle, si versò il caffè nella tazza e si voltò poggiandosi con il fianco al bancone; osservò FerroVecchio all'angolo sollevare alcune casse spostandole seguito da Dita di Burro. Si leccò le labbra, aggrottò le sopracciglia e poggiò la caffettiera accanto a sé.
“Un filantropo non può voler fare una buona azione?” domandò di rimando.
Mise la mano sul bancone, bevve altri due sorsi di caffè e si diede la spinta avanzando verso il tavolo; due schermi olografici grandi quanto il suo petto apparvero sopra la superficie ricoperta di pezzi di metallo e fili.
“Ha accettato la proposta del Capitano di pensare meno a se stesso?” chiese Jarvis.
Tony rise, poggiò la tazza sul tavolino e si sedette; fece ruotare la sedia su se stessa fino a farla arrivare davanti agli schermi, alzò il capo guardando la figura di un missile lunga quanto due sue dita accanto a quella dell'interno dell'arma, i parametri lampeggiavano di rosso sul secondo schermo.
“Sì, giusto. Resti tra noi, J. Non voglio che Cap pensi mi sia dato al volontariato o Pep creda mi piacciano i gatti”.
Fece voltare la sedia mettendola davanti al tavolo, si sporse allungando il braccio e afferrò un paio di occhiali da saldatore; li mise e li sollevò portandoli tra i capelli castano scuro scompigliati. Prese tre placche metalliche alla sua destra portandole davanti a sé, si voltò osservando il grafico sugli schermi e strinse le labbra.
“La pressione del metallo è insufficiente per generare un'esplosione controllata” si lamentò.
Sollevò una delle placche metalliche afferrando un cacciavite con due punte, ticchettò con quella inferiore sul tavolo e scosse il capo.
“Aumentando la pressione del metallo si otterrebbe una maggior sicurezza, ma la riduzione della potenza dell'esplosione sarebbe del 27%, signore” ribatté Jarvis.
Tony sollevò il cacciavite, lo fece roteare tra indice e medio tre volte; lo lanciò afferrandolo con pollice e indice, lo guardò ondeggiare socchiudendo gli occhi.
“Se dimezzo il peso dei meccanismi di mira guidata in modo da poter introdurre una carica esplosiva secondaria, potrei anche aumentare la pressione fino al 14%” ragionò.
Avvicinò il cacciavite agli occhi, lo fissò osservando le due punte ondeggiare e sbuffò girandosi.
“FerroVecchio, prendi dei nuovi cacciaviti numero sette e numero quindici; questo è scheggiato” si lamentò.
Osservò il robottino tirare su il braccio meccanico, rizzarlo e fare ruotare la mano a tre dita su se stessa con un cigolio.
“Signore, se il sistema di mira non regge all'impatto con l'aria, la simulazione potrebbe condurla ad una fine indesiderata” disse Jarvis.
Tony s'irrigidì, strinse i braccioli della sedia; il respiro si mozzò e gli occhi divennero bianchi.

Questi suoi esperimenti la condurranno alla morte” ringhiò l'uomo.
Si chinò in avanti poggiandosi con una mano sul bastone, sporse in avanti l'altra mano facendo oscillare tra pollice e indice una boccetta, due pillole azzurre batterono contro il vetro.

Questi sono barbiturici”.
Lui inarcò le sopracciglia, sorrise piegando il capo in avanti e allungò la mano verso la boccetta.

La sua perspicacia alle volte mi sorprende”.
L'altro ritirò la mano portandola al fianco, arricciò il naso indurendo lo sguardo e scosse il capo facendo tre passi di lato sul tappeto.

Ha idea di quanto siano pericolosi?”.
Lui sporse le labbra, mosse la testa a destra e sinistra spostandosi a sua volta di lato con le mani intrecciate dietro la schiena.

Sa che tengo troppo a me stesso per fare qualcosa di davvero mortale”.
L'altro uomo si voltò, sollevò il braccio indicandolo con il dito e aprì la bocca. Sospirò, la richiuse e abbassò il braccio.

Se non fossi sicuro che lei si considera troppo importante per desiderare la morte, potrei pensare che è un bugiardo” si lamentò.
Lui sorrise, tirò su con il naso ed avanzò.

Purtroppo è tutto vero, amico mio”.
Allungò la mano in avanti, sporse il capo alzando il mento. L'altro sospirò, gli poggiò la boccetta sul palmo e sollevò il bastone.

Se muore, non osi accusarmi di incompetenza professionale” disse.
Gli girò intorno, lui si voltò e sorrise infilando la boccetta in tasca.

E come potrei mai” rispose.
L'altro si voltò, socchiuse gli occhi e espirò aria dal naso. Prese il cappello da sopra al tavolo, lo infilò calandolo sul capo.

Si riguardi” ordinò.

Tony sobbalzò, vide FerroVecchio porgere una cassetta degli attrezzi aperta; alcuni cacciaviti erano appesi a testa in giù e ondeggiavano verso il basso mentre altri erano a terra. Tony deglutì, batté le palpebre e inspirò a fondo. Espirò, sbuffò scuotendo il capo e si chinò afferrando i cacciaviti.
“Sei proprio un disastro. Mettila sul tavolo, e non farne cadere altri” ordinò.
Vide le ruote del robot spostarsi all'indietro, un cacciavite gli cadde in testa e rimbalzò cadendo in terra. Lui sbuffò, lo raccolse e si rizzò.
“Signore?” chiamò Jarvis.
Tony annuì, affondò nella sedia stringendo i cacciaviti al petto e chiuse gli occhi rilassando le spalle. Riaprì gli occhi, poggiò i cacciaviti nella cassetta aperta sul tavolo e guardò FerroVecchio che ruotava la mano accanto a lui. Tony sbuffò, mosse le mani in aria.
“Va via, prima che io ti trasformi in un tostapane”.
Il robot chinò il braccio meccanico, indietreggiò battendo contro il bordo del tavolo; gli schermi olografici sospesi tremarono e FerroVecchio si voltò avanzando con suono stridente. Tony sospirò, si poggiò allo schienale della sedia e alzò il capo.
“Cos'hai per me, J?” chiese.
“Il Capitano è alla porta, signore. Lo faccio entrare?” domandò Jarvis.
Tony sgranò gli occhi, si alzò e schioccò le dita.
“Ecco che ci faceva un maglione degli anni trenta nel mio armadio!” esclamò.
Indicò verso l'alto con l'indice, piegò il capo socchiudendo gli occhi.
“Non osare farlo entrare finché non l'ho tolto dal gatto!”.

 

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Capitolo 4
*** Consigli medici. ***


Tony spalancò la porta della camera, Loki sobbalzò tirando oltre il collo la coperta sgranando gli occhi verdi. Tony avanzò, porse la mano in avanti; la mosse su e già piegandosi con la schiena in avanti e aggrottò le sopracciglia.
“Dammi il maglione” ordinò.
Loki espirò lasciando la presa sulla coperta che gli ricadde sulle gambe, piegò il capo di lato; intrecciò le mani dalle lunghe dita sottili sul bordo del maglione largo.
“E cosa dovrei indossare?”.
Tony si avvicinò a lato del letto, si piegò in avanti socchiudendo gli occhi castano scuro con sguardo duro; la mascella contratta e i pugni chiusi con le labbra sottili.
“Ascolta, Cap è fuori quella porta e quello è il suo maglione”.
Indicò Loki con l'indice, poggiò l'altra mano sul letto facendo affondare lievemente il materasso, si sporse con la schiena in avanti.
“E se lo vede addosso a te, inizierà a parlare di cose che qui nessuno sente il bisogno di ascoltare”.
Dilatò gli occhi leggermente liquidi, piegò la testa in avanti sporgendo le labbra in avanti.
“Sul serio, ti prego, ho bisogno di quel vecchio maglione anni trenta”.
Loki strisciò indietro sul letto, si strinse il maglione con la punta delle dita; le mani coperte dalle maniche lunghe e larghe.
“Avevamo detto che era mio”.
Tony sbiancò, affondò le unghie nel materasso tirando il copri-letto verso di sé.

Quel gilè è mio” disse l'uomo.
Lui arricciò il labbro, aggrottò le sopracciglia, si sporse in avanti con la schiena.

Avevamo detto che non le stava”.
L'uomo afferrò la giacchetta, la strinse a sé.

E io adesso lo rivoglio” rispose.
Lui afferrò un bordo del gilè, lo tirò verso di sé.

Avevamo detto che non le stava” ripeté, con tono cantilenante.
L'uomo e lui tirarono l'uno verso l'altro, l'uomo gli strappò il gilè di mano e lo gettò fuori dal finestrino della carrozza. Lui sgranò gli occhi, si poggiò contro il sedile e l'uomo davanti a lui sogghigno. Ridacchiarono insieme, i suoni del cocchio coprì la loro risata.

Tony espirò, sogghignò e le iridi brillarono.
“No, avevo detto che puoi restare solo se lo togli” disse.
Loki assottigliò le labbra, sollevò il bordo del maglione fino a sfiorarsi con il bordo delle dita i fianchi pallidi.
“Vuoi che mi spogli?” scandì.
Tony tirò indietro il capo, scattò in piedi e fece un passo indietro.
“Ehi! Non pensarci nemmeno!”.
Loki inarcò un sopracciglio, tese le gambe sotto la coperta facendola frusciare.
“Signore, il Capitano Rogers richiede la sua presenza nell'atrio” annunciò Jarvis.
Tony deglutì, si morse il labbro e inspirò; allungò la mano con l'indice teso, oscillando il dito.
“Non … non muoverti. Okay? Sta fermo lì”.
Loki sogghignò divertito, annuì socchiudendo le iridi verdi.
“Rimarrò esattamente dove mi lascerai” disse, con tono divertito.
Tony annuì due volte, abbassò la mano e si voltò. Uscì dalla camera, chiuse la porta e sospirò pesantemente portandosi le mani tra i capelli scuri; li lisciò tirandoli all'indietro socchiudendo gli occhi e avanzò sogghignando con aria beffarda. Intravide la sagoma di Steve, era in piedi davanti alla finestra che dava sul mare; teneva le mani dietro la schiena e fissava fuori con le gambe leggermente allargate. Tony superò la porta e si sporse.
“Ehilà, Cap!” chiamò, con tono alto.
Steve si voltò, irrigidì le labbra socchiudendo gli occhi azzurri e fece tre passi avanti, tolse le mani da dietro la schiena.
“Sei arrivato” disse.
Tony scrollò le spalle, accentuò il sogghigno allargando le braccia con i palmi rivolti verso l'esterno.
“Non sei l'unico che mi cerca” rispose, il tono provocatorio.
Steve inspirò rizzando la schiena, chinò il capo di lato piegandolo alla sua altezza e strinse le labbra.
“Hai il mio maglione” disse.
Tony spalancò gli occhi, abbassò le braccia e scosse il capo camminando in avanti, girò attorno al Capitano fino al tavolinetto tra il divano e la poltrona; afferrò una bottiglia sul bordo passandosela da una mano all'altra, puntò il collo della bottiglia contro Steve e sogghignò inarcando un sopracciglio.
“Non pensavo di poterti mancare così tanto” ribatté, con tono sarcastico.
Steve strinse un pugno, si girò per metà sfregando i denti tra loro; la schiena contratta e le punte delle orecchie lievemente arrossate.
“Ho una missione tra una settimana e devo preparare le valigie. Quello è il maglione più pesante che ho”.
Tony rizzò la bottiglia, tolse il tappo poggiandolo sul tavolinetto; si sedette sul divano con le gambe aperte e la schiena piegata in avanti, alzò il capo.
“Se devi andare da qualche parte molto fredda ti conviene un giro al centro”.
Bevve tre sorsi dalla bottiglia, Steve strinse le labbra e camminò in avanti; gli strappò la bottiglia di mano facendo gocciolare il liquido ambrato sui jeans di Tony e sul bordo del divano. Tony tese la mano, strinse le labbra e la poggiò sul proprio ginocchio.
“Sul serio, devi sempre farti gli affari miei?” domandò, con tono acido.
Steve roteò gli occhi, poggiò la bottiglia sul tavolo e piegò le ginocchia chinandosi in avanti.
“Hai avuto di nuovo quel problema?” chiese, il tono tremolante.
Tony si morse il labbro, allungò un braccio poggiando la mano sulla guancia di Steve; la fece scendere fino al collo e lo strinse, lo attirò a sé fino a far combaciare le proprie labbra con quelle dell'altro; che spalancò gli occhi poggiando un ginocchio sul bordo del divano, tra le gambe di Tony. Tony strinse le palpebre, premette le labbra contro quelle di Steve stringendo la presa sul retro del collo del soldato; trattenne il fiato fino a sentire gli occhi chiusi pizzicare.

Quando succede, devi sfogarti” gli disse il medico.
Steve fece un passo avanti, arricciò il labbro socchiudendo gli occhi.

Come posso aiutarlo, dottore?” chiese.
Il medico si voltò, strinse la cartellina.

Lei è il soldato che deve sorvegliarlo?” domandò.
Tony ghignò, accavallò le caviglie sul lettino e piegò il capo di lato accentuando l'espressione.

Ho una super baby-sitter privata” rispose.
Steve inspirò pesantemente, strusciò i denti tra loro.

Mi è stato affidato” disse, duro.
Il medico si tirò su gli occhiali, annuì porgendo la cartellina in avanti.

Qui ci sono tutti i dati” spiegò.
Accennò un sorriso.

Comunque, l'importante è che faccia tutto ciò di cui sente il bisogno”.
Tony rise, scosse il capo e si rizzò seduto.

Ehi! Questo lo faccio già!”.
Steve roteò gli occhi.

Lo lascerò fare, dottore”.

Tony scostò il capo, espirò e sorrise lievemente.
“Scusa” sussurrò.
Steve si morse il labbro, si rizzò e tossicchiò.
“Rivoglio il mio maglione. Al più presto, mr. Stark”.
Tony si alzò facendo indietreggiare l'altro, rizzò la schiena e unì i talloni. Si portò una mano alla tempia con le dita unite, imitando il saluto militare. Sogghignò sarcastico, le iridi brillarono di riflessi color cioccolata.
“Sì, mio Capitano” rispose, con tono ironico.

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Capitolo 5
*** Un nuovo agente. ***


Steve camminò avanti e indietro davanti al divano; si fermò portando le mani dietro la schiena, osservò fuori chinando il capo verso il basso, l'oceano batteva contro la scogliera con un fruscio che arrivava ovattato dietro il vetro leggermente appannato. Steve unì i talloni, rizzò il capo guardando il cielo azzurro contornato da alcune nuvole bianco sporco; sospirò socchiudendo gli occhi e spostò il capo di lato facendo ricadere il ciuffo biondo cenere davanti la fronte corrucciata.

Un incendio al 10880 Malibu Point; 90256” disse la voce alla radio.
Clint sbuffò, si sporse dal sedile posteriore della macchina poggiando le mani sulla spalliera di quello anteriore.

Siamo diventati dei pompieri?” chiese.
Steve sorrise, staccò la radio e l'avvicinò alla bocca.

Agente Rogers a rapporto, mi trovo nei pressi della zona” rispose.
Natasha accanto a lui roteò gli occhi, accavallò le gambe incrociando le braccia sotto i seni sodi coperti dalla tutina nera.

Qualsiasi cosa facciate voi soldati, vi ricordo che io sono una spia” affermò, gelida.
Si sentirono dei fruscii dalla radio, Steve inarcò un sopracciglio udendo un rantolo soffocato.

Capitano, sono il direttore Fury” disse una voce dura.
Clint mise i piedi sul sedile, sporse la schiena in avanti e poggiò il mento sulla spalliera del sedile di Natasha; che si sporse di lato facendo oscillare le ciocche rosso sangue contro le spalle. Steve irrigidì la schiena, strinse le labbra accentuando la presa sulla radio.

Signore?” chiese.
Ci furono un paio di fruscii sovrastati da suoni di clacson dietro di loro.

Muovete il culo, tu e i tuoi uomini. Quella è la casa di Mr Stark, e se esplode l'America esploderà con lui” ordinò Fury.
Si sentì un click, Steve corrugò la fronte e attaccò la radio.

Mr Stark?” domandò.
Natasha scrollò le spalle, aprì lo sportellino dell'auto davanti a lei e afferrò due pistole; le infilò nella scollatura dei seni sodi, di cui s'intravedeva la pelle candida attraverso la tuta.

È il figlio di Howard Stark, il creatore del suo scudo. Controlla l'esercito, lo S.H.I.E.L.D., l'economia del paese ed è completamente pazzo” rispose.
Steve mise in moto, uscì dal parcheggio e s'infilò nella strada; accese la sirena che risuonò nella macchina e accelerò passando nella corsia preferenziale.

Pazzo?” domandò.
Clint ghignò, tirò indietro il mento rimanendo accucciato sul sedile.

Ha le visioni. Possiede soldi, persone, case, aziende, potere ed è un genio di prim'ordine. Ma soffre di allucinazioni” rispose.

Steve sospirò, sentì la porta aprirsi alla sua destra e si girò osservando Tony uscirne con in mano una bottiglia e due bicchieri. Tony ghignò, poggiò i bicchieri sul tavolinetto e stappò la bottiglia.
“Mi 'spiace, il tuo maglione era nella spazzatura quindi ora è in lavanderia. L'avrai tra qualche giorno”.
Steve storse la bocca, assottigliò gli occhi e si sedette con la schiena ritta sulla poltrona.
“Spero prima della mia partenza, è il mio unico maglione pesante”.
Tony roteò gli occhi, riempì i due bicchieri e poggiò la bottiglia; porse un bicchiere a Steve sorridendo con le sopracciglia aggrottate e le iridi brillanti di riflessi cioccolata.
“Ma come, soffri il freddo, Capiscle?”.
Steve gli tolse il bicchiere di mano, bevve il liquido d'un sorso trattenendo il fiato ed espirò battendo il contenitore sul tavolinetto. Tony sogghignò, prese il proprio bicchiere bevendo due sorsi, si sedette sul divano poggiando le spalle contro lo schienale che si piegò leggermente sotto il suo peso. Abbassò il bicchiere, inarcò un sopracciglio.
“Non dirmi che ti sei offeso, soldatino”.
Steve strofinò le labbra tra loro, inspirò ingrossando il petto che aderì alla tuta blu facendo risaltare i pettorali.
“Ha preso le sue medicine, per oggi?”.
Tony sogghignò, bevve il contenuto del bicchiere e si sporse in avanti prendendo la bottiglia, riempì nuovamente il contenitore di vetro scrollando le spalle; si rizzò piegando il capo di lato.
“Sai, mi fa piacere che tu non mi faccia stare agli arresti domiciliari, ma venire ogni giorno per controllare se mi sono auto-sedato non è simpatico” si lamentò.
Steve si alzò, strinse le labbra girando intorno al tavolo e abbassò il capo piegando la schiena.
“I medicinali ti causano problemi?” chiese.
Tony alzò il capo, sorrise scuotendo il capo e finì il liquido nel bicchiere; lo passò nell'altra mano, allungò il braccio poggiando il contenitore sul tavolo e piegò la testa di lato.
“Piuttosto, chi mi farà da balia sta volta mentre non ci sei?” domandò.
Spalancò gli occhi, si alzò e si mosse di lato continuando a guardare l'altro con le iridi castane dilatate.
“Ti prego, dimmi non Coulson. E soprattutto non la Romanoff” disse.
Scosse la testa, si passò la mano tra i capelli e gemette.
“Oh, Dio, non so chi sarebbe peggio” si lamentò con tono drammatico.
Steve sorrise, socchiuse gli occhi che brillarono di divertimento; si voltò piegando il capo in avanti.
“No. Ho saputo che deve vedere la signorina Potts, nel week-end, quindi l'accompagnerà un agente speciale” disse.
Tony aggrottò le sopracciglia, si voltò e inarcò un sopracciglio.
“Cosa? Uno di quelli che mi trattano come un povero cretino ma non sanno nemmeno se la loro pistola è calibro trentasette o quarantacinque?”.
Steve scosse il capo, fece un passo avanti e si chinò in avanti.
“È nuovo, ma dicono sia un esperto di fenomeni paranormali. Proprio come …”.
Tony roteò gli occhi, lo spintonò di lato passando tra lui e il divano, afferrò la bottiglia mezza vuota dal tavolo; inarcò un sopracciglio e si voltò.
“Vuoi dirmi che affidate un pazzo ad uno più pazzo?”.
Steve si girò, strinse le labbra indurendo lo sguardo.
“Nessuno dei due è pazzo”.
Aggrottò le sopracciglia, tirò su con il naso spostando il peso da un piede all'altro; arricciò il labbro di lato.
“Lei non lo è, per lo meno. Non conosco l'altro”.
Tony sbuffò sonoramente, si passò la mano tra i capelli bevendo tre sorsi dalla bottiglia con gli occhi chiusi, l'abbassò e abbassò il capo socchiudendo le palpebre.
“E come si chiamerebbe questo esperto di cose inesistenti?” domandò.
Steve scrollò le spalle.
“So solo che si chiama Thor” disse.
Strinse le labbra, aggrottò la fronte e inspirò.
“È entrato nello S.H.I.E.L.D. per trovare un certo mago. Pare si chiami Loki”.
Tony sgranò gli occhi, la mano gli tremò e lui deglutì stringendo la presa sulla bottiglia; scrollò le spalle ghignando.
“Che vuoi farci. Andranno di moda gli dèi nordici, ultimamente”.
Poggiò la bottiglia sul tavolo, batté le mani tra loro e allargò le braccia, il ghigno tremò e le iridi brillarono.
“Beh, scusa Cap, ma ora ho da fare. Ci vediamo dopdomani con il tuo maglione, eh?” salutò.
Si voltò, uscì dalla stanza e Steve ne guardò la schiena. Sospirò, si toccò le labbra e abbassò il capo.
< Come sempre, non si può mai sapere niente da lui > pensò.

 

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Capitolo 6
*** Domande senza (troppe) risposte. ***


Loki poggiò la mano sullo stipite della porta, sporse il capo osservando il salotto e guardò l'uomo su una poltrona accanto al divano. Tony si voltò, accennò un sogghigno sollevando gli occhiali da sole sul capo portandoli tra i capelli castano scuro scompigliati; inarcò un sopracciglio socchiudendo gli occhi leggermente liquidi.
“Ben svegliato, Oliver. Mi pareva dovessi togliertelo, quel maglione”.
Loki avanzò, si tirò il maglione fino alle ginocchia e abbassò le braccia facendo ricadere le maniche, strinse le labbra socchiudendo gli occhi verde smeraldo. Si sedette sul tavolo, accavallò le lunghe gambe piegandosi in avanti con la schiena.
“Dopo l'annuncio che richiedeva la tua presenza, sei sparito. Ho atteso fino al mattino”.
Tony sbuffò, arricciò il naso storcendo la bocca e si tirò su mettendosi seduto.
“Ho fatto un salto in laboratorio e al night. La principessa ha paura di stare da sola?”.
Si sporse, afferrò un pacco dal divano e lo lanciò contro Loki, si sfilò gli occhiali da sole appendendoli al taschino.
“Ci sono dei vestiti, così puoi ridare quell'orribile maglione a Cap”.
Loki strinse il pacchetto, lo aprì osservando dei pantaloni di pelle nera, una maglia verde scuro a maniche corte accanto ad una verde più chiaro a maniche lunghe poste sopra un gilè nero. Poggiò il pacchetto sul tavolino, piegò il capo di lato.
“Perché hai in casa le vesti di un altro uomo?”.
Tony aggrottò le sopracciglia socchiudendo gli occhi, si passò due dita sulle palpebre sfregandole e sospirò alzando la testa.
“Perché ti trovavi in un vicolo nel mezzo di un temporale? Perché parli come un abitante del pleistocene? Perché c'è un tale di nome Thor che dichiara di cercare uno stregone che guarda caso ha il tuo nome?” chiese.
Si passò la mano tra i capelli, scosse il capo alzandosi e girò attorno al tavolo. Afferrò un sigaro spento poggiato sul posacenere a lato della superficie di vetro, lo portò alle labbra e si sedette sul divano.
“Se vogliamo giocare al twenty question, io ho la precedenza”.
Loki assottigliò le labbra fino a farle sbiancare, scese dal tavolo e si mise di fronte al divano. Poggiò un ginocchio tra le gambe aperte di Tony, mise una mano sullo schienale e si sporse in avanti; socchiuse gli occhi che brillarono di rosso, sibilò mostrando i denti.
“Non mettere alla prova la mia pazienza” ringhiò.
Tony inarcò un sopracciglio, accentuò il sogghigno piegando il capo all'indietro.
“Sennò mi Cruci, Bellatrix?”.
Loki aggrottò le sopracciglia sporgendo le labbra, poggiò anche l'altro ginocchio sul divano e si accucciò portando il peso sui talloni.
“Loki è il mio nome e la mia natura. Thor è mio fratello, mio amante, mio rivale e mio compagno”.
Socchiuse gli occhi leggermente liquidi, abbassò il capo facendo ricadere le ciocche di capelli nere sulle spalle pallide lasciate scoperte dal maglione verde.
“Ma soprattutto, è la persona da cui non voglio né posso tornare”.
Tony si umettò le labbra, poggiò le mani sul divano spingendosi indietro fino ad aderire allo schienale; sentì delle fitte alle tempie che pulsavano rimbombandogli nelle orecchie. 
“Situazione impicciata” ribatté.
Piegò il capo di lato, lo rizzò e socchiuse gli occhi.
“Potresti ... prendere le distanze? Giuro che risponderò, se ti siedi normalmente”.
Loki si sedette accanto a lui, portò le gambe sul divano stringendole tra loro e sporse il capo.
“Dimmi chi è l'uomo a cui appartiene questo capo” ordinò.
Tony si poggiò contro il bracciolo del divano, strinse il sigaro e lo agitò davanti a sé.
“Si chiama Steve. È un Capitano di una sezione speciale dello S.H.I.E.L.D., una specie di agenzia super-segreta che si occupa degli eventi strani del pianeta. Cap comanda una squadra di sei persone più due membri esterni, di cui uno sono io. Quando non è impegnato a salvare il mondo o in guerre lontane, mi fa da baby-sitter”.
Loki si sedette sulle proprie gambe, poggiò le mani sul bordo del maglione che gli copriva le ginocchia e sorrise malizioso.
“Questo non spiega le sue vesti nella tua casa”.
Tony roteò gli occhi, si sporse di lato poggiando il sigaro sul tavolinetto, incrociò le braccia al petto sogghignando.
“Sarebbe una risposta dirti che ogni tanto per caso gli si sfilano di dosso i vestiti?” chiese, con tono sarcastico.
Loki ridacchiò, si passò le mani sui fianchi facendo aderire il maglione alla pelle; le iridi erano languide e lo sguardo malizioso.
“E accetteresti le mie grazie in cambio di non rivelare che sono qui a Thor?” domandò, con tono seducente.
Tony deglutì, si sporse in avanti e baciò le labbra di Loki sentendole morbide e dolci. Le leccò, morse quello inferiore e tirò indietro il capo avvicinandolo all'orecchio dell'altro, sogghignò socchiudendo gli occhi.
“Non sono quel tipo di persona, Oliver” sussurrò.
Si alzò, si voltò e fece l'occhiolino.
“Non dirò niente al tuo ragazzo. Ma dovrai dirmi chi sei, tesoro, perché questi giochi si fanno in due”.
Loki batté le palpebre, si sedette e strinse le labbra. Annuì, si tolse una ciocca nera da davanti al volto spigoloso e alzò la testa.
“Le informazioni che ci scambieremo rimarranno tra noi” disse, duro.
Tony piegò il capo di lato, lo rizzò e porse la mano.
“Affare fatto, Psycho”.
Loki gli strinse la mano, sorrise e stese le gambe.
“Affare fatto”.

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Capitolo 7
*** Informazioni negate. ***


Personaggi: Tony, Loki
Prompt: Se avessi una vita breve come quella dei mortali impiegherei il mio tempo in modo più prolifico.
Lanciata da: Claudia De Sessa.

Tony infilò la mano nel sacchettino argentato, ne prese una manciata di more e le portò alla bocca; aderì allo schienale della sedia e inarcò un sopracciglio allargando le gambe.
“Sicuro di non volerne?”.
Loki assottigliò le labbra fino a farle sbiancare, socchiuse gli occhi e afferrò la sedia facendola spostare di lato con un fruscio che risuonò nella stanza. Tony sogghignò arricciando le sopracciglia, poggiò il capo contro lo schienale voltandolo e infilò nuovamente la mano nel sacchettino.
“Essere rimasto a casa a bighellonare tutto il pomeriggio mentre io facevo lavare quell'orrendo maglione non ti autorizza a diventare anoressico”.
Mise le more in bocca, mugugnò masticandole e deglutì scrollando le spalle.
“Suppongo non sarà un problema per te giocare a nascondino, domani. Cap tornerà per il suo maglione”.
Sbuffò, fece ondeggiare il sacchettino e socchiuse gli occhi.
“Probabilmente partirà subito dopo, o non arriverà tra una settimana in qualsiasi zona di guerra iper-pericolosa debba andare”.
Loki gli tolse il sacchettino di mano, lo poggiò sul tavolino e si girò sedendosi di lato; stese le gambe tenendole incrociate, i pantaloni di pelle nera le fasciavano contrastando con la pelle candida dei piedi nudi.
“Che informazioni desideri da me, per darmene così tante?”.
Tony roteò gli occhi, allargò le braccia e si alzò girando intorno alla sedia; si chinò in avanti abbassando il capo, schioccò la lingua e sogghignò.
“Non si può abbassare la guardia, eh?”.
Scrollò le spalle rizzandosi, raggiunse la poltrona e si sedette sprofondando nel cuscino; allargò le gambe poggiando le mani sui braccioli lisci.
“Cosa significa essere uno stregone?”.
Loki mise le mani sullo schienale della sedia, voltò il busto piegando il mento in avanti e sogghignò scoprendo i denti leggermente appuntiti, le iridi verdi brillarono.
“Credi io sia un mago?” sussurrò con tono mellifluo.
Tony scosse una mano in aria, se la portò tra i capelli castano scuro scompigliandoli ed espirò rumorosamente scivolando più in basso nella poltrona.
“Credimi tu, un mago non sarebbe la visione più strana della mia vita”.
Loki ridacchiò, fece leva con le mani sporgendosi in avanti con il busto; il tessuto della maglia verde chiaro che indossava strofinò contro lo schienale della sedia.
“Non sei vecchio e non hai una lunga vita, come puoi aver visto cose più bizzarre della magia?”.
Tony piegò il capo di lato sogghignando, socchiuse gli occhi e le iridi castano scuro brillarono.
“A voi fattucchieri non viene insegnato a non giudicare dalle apparenze?”.
Loki si alzò, girò attorno alla sedia e avanzò ancheggiando; si sporse in avanti, le iridi verde smeraldo brillarono di riflessi acquamarina e socchiuse le labbra.
“Ci viene insegnato a riconoscere i nostri simili e i nostri nemici. Tu non sei né l'uno, né l'altro”.
Poggiò la mano candida dalle dita sottili sul gomito di Tony, si sporse maggiormente piegando il capo; i propri capelli neri ricaddero in avanti circondandogli il volto leggermente spigoloso.
“Sei solo un essere inferiore che nella sua corta esistenza si vanta di aver visto cose che nessuno conosce” sibilò.
Tony deglutì, sentì la gola secca e si leccò le labbra screpolate; aderì con la schiena alla poltrona affondandovi le spalle. Loki sogghignò mostrando i denti leggermente appuntiti, le ciocche nere incorniciavano il volto pallido e le iridi verdi brillarono di cremisi.
“Se avessi una vita breve come quella dei mortali impiegherei il mio tempo in modo più prolifico” sussurrò malizioso.
Tony inspirò, arricciò le sopracciglia verso l'alto aggrottando la fronte.
“Tipo giocando all'Uomo Nero?”.
Alzò il braccio libero portandolo tra sé e Loki, allungò l'indice indicando il volto dell'altro e mosse il dito in tondo.
“Tra l'altro, credo tu soffra di congiuntivite, tesoro, hai gli occhi rossi”.
Loki spalancò gli occhi, si rizzò lasciando il gomito dell'uomo e indietreggiò di due passi. Guardò a destra e sinistra, si toccò il volto e corse via. Tony batté le palpebre, aprì la bocca e si mise seduto sporgendo il capo; intravide Loki superare l'angolo del corridoio e sentì una porta sbattere. Tony scosse il capo, sbuffò e si alzò.
“E ora che ho detto?” borbottò.
Raggiunse il tavolo, prese il sacchettino di more e si versò il contenuto nel palmo di una mano. Guardò i frutti, scrollò le spalle e le mise in bocca.
< Affari suoi > pensò.
Ingoiò, batté le palpebre e sgranò gli occhi.
“Quel bastardo” borbottò.
Ghignò, le iridi gli brillarono.
“Non mi ha risposto”.

 

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Capitolo 8
*** Tasto dolente. ***


Personaggi: Thor, Loki, Odino
Prompt: Un uomo senza amici è un uomo senza potere.
Lanciata da: Claudia De Sessa.

Tony si poggiò allo stipite della porta, incrociò le braccia e sporse il capo in avanti inarcando un sopracciglio.
“Non hai qualche amico dove nasconderti da tuo fratello?”.
Loki stese le gambe sul letto, poggiò le mani sui pantaloni di pelle nera e sorrise mellifluo socchiudendo gli occhi.
“Hai timore di celargli la verità?”.
Tony roteò gli occhi, scrollò le spalle scostandosi dalla porta; camminò in avanti e allargò le braccia, sogghignò, si sedette sul bordo del letto e batté le mani sul materasso.
“Mah, in realtà dovrà portarmi questo week-ed a New York, e non credo tu possa restare qui da solo”.
Loki strinse un pugno, tese la schiena alzando il mento; le iridi smeraldo scintillarono di riflessi più chiari.
“Non ho amici” disse con tono gelido.
Tony si sporse con la schiena in avanti, fece l'occhiolino accentuando il sogghigno.
“E amiche?”.
Loki socchiuse gli occhi, strinse le labbra ed espirò aria dal naso.

Odino poggiò le mani sui braccioli, si alzò rizzando la schiena, socchiuse l'unico occhio azzurro aggrottando la fronte rugosa.
Perché hai agito così nei confronti della tua amica?”.
Loki assottigliò le labbra, indurì l'espressione tendendo le braccia, alzò il capo sorridendo mellifluo; le iridi verdi brillarono.

Perché non è mia amica, padre” rispose.
Thor lo guardò, gli diede un colpetto al fianco con il gomito; socchiuse gli occhi scuotendo il capo e si rizzò.

Sif ha profondamente offeso mio fratello, padre”.
Odino sospirò, scese i due gradini davanti a sé e addolcì lo sguardo.

Un uomo senza amici è un uomo senza potere. Non dovete mai screditare il loro valore” disse duro.
Loki sporse il capo verso Thor, sorrise avvicinando le labbra all'orecchio del maggiore e arricciò le sopracciglia.

Di certo Sif non ha doti che possono essere associati al valore femminile” sussurrò.
Thor strozzò una risata in gola facendo fremere il pomo d'adamo; Odino schioccò la lingua e i due più giovani si rizzarono guardando davanti a sé. Odino sospirò, scosse il capo voltandosi e salì i due gradini; si sedette adagiandosi con la schiena all'indietro e socchiuse l'occhio sano.

Non dimenticate il valore dei vostri amici e della vostra famiglia. Sono i vostri beni più preziosi”.

Loki mugugnò, si strinse le ginocchia al petto chiudendo gli occhi.
< Altre bugie > pensò.
Tony batté le palpebre, si alzò e camminò fino a Loki; si chinò in avanti.
“Ehi, tasto dolente?”.
Loki scosse il capo, stese le gambe intrecciandole tra loro e alzò il capo; sorrise malizioso socchiudendo gli occhi.
“E qual'è il tuo?” domandò.
Poggiò una mano sul materasso, si sporse in avanti allungando il collo.
“Il tuo uomo? Una donna?” chiese.
Si leccò le labbra rosee, sogghignò mostrando i denti leggermente appuntiti.
“O forse la tua pazzia?” domandò in un sibilo.
Tony tirò indietro il capo, mise la mano sull'angolo del comodino accanto al letto inspirando e trattenne il fiato sgranando gli occhi.

Quel bambino è un mostro, Howard. Un mostro!” urlò sua madre.
Howard le mise una mano sulle labbra, guardò verso destra e verso sinistra. Tony indietreggiò nascondendosi dietro la porta; sporse il capo osservando i genitori e strinse al petto il motore, macchiando la maglia nera di olio e catrame. Howard scostò la mano, scosse il capo.

Sssh, Maria. Se ti sente potrebbe avere un'altra crisi” bisbigliò.
Maria scosse il capo, allargò le braccia camminando di lato e si voltò mettendo le mani sui fianchi stretti dal vestito a fiori.

Passi la genialità fuori dal comune, ma quel piccolo sgorbio parla da solo! Ieri l'ho trovato sul tetto e non sapeva dirmi come ci fosse arrivato! Ha compilato una scheda con elencati tutti i macchinari che avevi costruito nelle ultime dodici ore e quando gli ho chiesto come aveva fatto, mi ha detto che aveva osservato i residui sulla scrivania sta mattina!” urlò.
Tony deglutì, aderì con le spalle al muro e strinse più forte il motore chiudendo gli occhi. Sentì il padre camminare, inspirò e riaprì gli occhi guardando l'uomo. Howard mise le mani sulle spalle di Maria, si chinò in avanti socchiudendo gli occhi.

Sei troppo vecchia per avere altri figli, Maria. Sopportalo solo un altro po', dopo lo manderò in collegio”.
La scosse, sorrise facendo risaltare le rughe agli angoli della bocca.

L'importante è che sia un degno erede della nostra fortuna”.

Tony sfregò i denti tra loro, tirò un colpo al comodino facendolo ondeggiare ed espirò.
“Nessuno dei tre” disse.
Scosse il capo, sogghignò e fece l'occhiolino.
“Ma abbiamo entrambi dei bei problemi di famiglia, mnh?”.
Loki assottigliò le labbra, sospirò scuotendo il capo.
“Verrò con te. Senza farmi notare da Thor”.
Tony inarcò un sopracciglio, ridacchiò arricciando il naso e allargò le braccia.
“Provaci pure”.
Lo indicò, abbassò il capo.
“E domani resta qui”.
Loki piegò la testa, le ciocche corvine gli strofinarono contro la guancia candida e sorrise.
“Naturalmente. Non disturberò te e il tuo amante” disse con tono malizioso.
Tony scosse il capo, gli diede una pacca sul palmo della mano e si voltò.
“Buonanotte, allora”.
Raggiunse la porta e uscì, chiudendola con un cigolio. Loki socchiuse gli occhi, si stese e guardò il palmo della mano e se lo portò alla fronte.
“Buonanotte” sussurrò.

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Capitolo 9
*** Straordinariamente folle. ***


Steve guardò la porta aprirsi con un sibilo, superò l'uscio entrando nell'atrio e sentì un fruscio davanti a sé; alzò il capo guardando Tony attraversare una porta dirimpetto a quella d'entrata. Tony passò le mani su uno strofinaccio sporco d'olio nerastro, sogghignò gettandolo sul tavolo e afferrò un pacco tirandolo.
“Il tuo maglione. Lavato, stirato e piegato; con tante grazie dalla tintoria che non vedeva un capo simile dagli anni trenta”.
Steve strinse il pacco, sospirò assottigliando le labbra e si sfilò lo zaino dalle spalle; lo poggiò in terra piegando le ginocchia, aprì la borsa facendo intravedere i bordi dello scudo e infilò il maglione all'interno, richiuse lo zaino, si rizzò e lo rimise sulle spalle.
“Hai preso le medicine?” chiese.
Tony inarcò un sopracciglio passandosi le mani sulla maglia stropicciata; accentuò il sogghigno girando attorno al tavolo e afferrò un bicchiere vuoto sul bordo, si voltò camminando verso il ripiano in cui stava il televisore a schermo piatto; si alzò sulle punte afferrando una bottiglia dallo scaffale superiore e voltò il capo tirando su con il naso.
“E che ti pagherebbero a fare, allora?” domandò di rimando.
Si voltò camminando in avanti, Steve sbuffò seguendolo con le mani poggiate sopra le bretelle dello zaino. Tony voltò il capo, agitò la mano con la bottiglia muovendola su e giù.
“Forse dovrei fare come tutti i pazzi normali. Mettermi a correre gridando che le voci nella mia testa non vogliono che prenda le medicine, strepitare e fare altre cose da idiota simile” disse con tono sarcastico.
Attraversò una stanzetta che dava sul giardino, superò una seconda porta entrando nella cucina e scrollò le spalle.
“Almeno il tuo lavoro avrebbe un senso”.
Steve avanzò nella cucina, superò il tavolo e camminò davanti al lavandino; superò il piano cottura sorpassando anche il frigorifero, si abbassò aprendo il terzo cassetto di un mobiletto e prese una boccettina con alcune pillole all'interno.
“Non sarebbe nel tuo stile”.
Tony si sedette, poggiò la bottiglia con il bicchiere sul tavolo e allargò le gambe scivolando leggermente in avanti; sbuffò roteando gli occhi.
“Ma sarebbe notevolmente più divertente. Puoi prendere anche la roba nel primo cassetto?”.
Steve aggrottò la fronte, chiuse il terzo cassetto e aprì il primo osservando il pacco a stelle e strisce. Lo tirò fuori, poggiò il tutto sul tavolo e si sedette sulla sedia accanto a quella di Tony.
“Questo per chi sarebbe?” chiese.
Tony socchiuse gli occhi, schioccò la lingua, afferrò il contenitore e lo aprì, versò cinque pillole nel bicchiere vuoto afferrando la bottiglia con l'altra mano.
“Per il mio amante segreto, ma volevo sapere se secondo te poteva andare” rispose, ironico.
Stappò la bottiglia, versò il liquido fino a riempire metà del bicchiere e posò sia il contenitore che la bottiglia.
“Cap, sei serio?”.
Steve ridacchiò, scosse il capo mordendosi il labbro e rizzò la schiena togliendosi un ciuffo biondo cenere da davanti la fronte; le guance erano leggermente arrossate.
“In effetti non sei tipo da amanti segreti”.
Tony inspirò, espirò stringendo il bicchiere e sentì le dita tremare leggermente; si leccò le labbra percependo la gola secca mentre il respiro diventava affannoso.
“Ah sì?” domandò, con tono roco.
Steve sospirò, spostò la sedia di lato avvicinandola all'altro e gli poggiò la mano sulla coscia annuendo con aria scura.
“Sei stato tu a dirlo alla tua ragazza, in fondo” sussurrò.
Tony sogghignò lievemente, bevve il contenuto del bicchiere d'un fiato e ricadde di lato con gli occhi chiusi; abbandonò il braccio lungo il corpo e un rivolo d'acqua misto a saliva scese dalla bocca. Steve strofinò le labbra tra loro, prese il bicchiere e si alzò socchiudendo gli occhi.

Quell'uomo non mi sembrava esattamente un pazzo” si lamentò.
Fury socchiuse l'unico occhio stringendo le mani dietro la schiena, piegò il capo in avanti indurendo l'espressione del volto dalla pelle scura.

Perché non è esattamente un pazzo, Capitano. È un visionario, in ogni senso possibile”.
Lui si sedette sulla sedia imbottita, poggiò il braccio sopra il bracciolo portando uno stivaletto sul ginocchio e inarcò un sopracciglio.

Casa sua ha preso fuoco ed è riuscito a gestire la situazione. Lo definirei straordinario”.
Fury espirò facendo due passi avanti, poggiò una mano sul tavolino trasparente chinandosi.

Quell'uomo è straordinario, Capitano, o non avrebbe in mano buona parte dell'America e il controllo di quasi tutti gli ordinamenti militari; segreti e non”.
Socchiuse maggiormente l'unico occhio fino a ridurlo ad una fessura scura, aggrottò la fronte stringendo i denti.

Ma oltre ad essere straordinario, eccentrico e geniale, è anche un folle”.
Batté la mano sul tavolo, si rizzò e fece tre passi indietro. Girò su se stesso facendo ondeggiare la palandrana nera.

Gran parte delle volte, si limita a rimanere immobile con gli occhi sbarrati. Poi quando si riprende delira per un tempo compreso tra i cinque minuti e le tre ore; ma non si nota molto la differenza rispetto a quello che fa di solito”.
Lui fece ruotare la sedia su se stessa, la trascinò in avanti usando le rotelle e alzò il capo.

Di solito?” chiese.
Fury scrollò le spalle e incrociò le braccia guardandolo.

Beve o si droga fino a svenire in modo da inibire la carica di libido, oppure si dedica ad orge ed attività ad alto rischio che comportano un aumento di adrenalina; così da sfogarla in fretta. Approfittiamo spesso di quei momenti per usarlo come deterrente nucleare”.
Lui strinse le labbra fino a farle sbiancare, rizzò la schiena poggiando entrambi i piedi in terra e strinse i braccioli della sedia.

E per cosa usate la minor parte delle volte?” domandò.
Fury sospirò, sciolse le braccia incrociate aggrottando il sopracciglio e la fronte dalla pelle scura.

In quella minor parte, Mr. Stark compie azioni di cui non ha memoria e potenzialmente pericolose. È così che è riuscito a far prendere fuoco a casa sua”.
Steve si alzò, abbassò il capo socchiudendo gli occhi.

Dovreste assegnargli un tutore. Non può gestire cose importanti come le forze belliche se non è in grado di badare a se stesso”.
Fury emise uno sbuffo divertito, intrecciò le mani dietro la schiena dilatando l'occhio sano; la benda sull'altro si piegò leggermente mostrando una porzione di tre cicatrici.

C'abbiamo provato. Ma Stark è un ottimo avvocato”.
Steve sgranò gli occhi aprendo la bocca.

Avvocato?” chiese.
Fury sogghignò.

Mi creda, Capitano. Ci sono davvero poche cose che Tony Stark non può essere. E l'unica sicura è che non è uno sciocco”.

Steve sospirò, osservò il bicchiere nel lavandino e chiuse il terzo cassetto; si girò guardando Tony mugugnare e lo osservò socchiudere gli occhi. Tony sbadigliò, si massaggiò le palpebre con le dita e scosse il capo.
“Perché cado in coma ogni volta che le prendo?” borbottò con voce strascicata.
Steve gli si avvicinò, Tony si rizzò in piedi e barcollò in avanti; l'altro gli afferrò il braccio portandoselo attorno alle ampie spalle strette nella tutina azzurro scuro. Tony gli poggiò il capo sulla spallina dello zaino, alzò la testa con gli occhi socchiusi, le iridi erano liquide e sogghignò lievemente.
“Ammettilo, ti piace questa parte del lavoro” sussurrò.
Steve roteò gli occhi, sorrise baciandogli le labbra e gli strinse il fianco.
“Alle volte credo ne approfitti, del tuo stato di non coscienza” bisbigliò.
Tony sporse il capo in avanti, arricciò le sopracciglia verso l'alto.
“Soltanto alle volte?” chiese, sarcastico.
Steve scosse la testa, lo strinse maggiormente e si voltò.
“Poi mi ricordo che tu sei tutto tranne che un approfittatore” mormorò.
Tony sorrise, si lasciò trasportare oltre la stanzetta fino alla porta della camera da letto e ridacchiò.
“Così sembro quasi una brava persona” disse, con tono lamentoso.
Steve aprì la porta, entrò e lo poggiò sul letto. Gli baciò la fronte, gli tolse alcune ciocche da essa e sorrise.
“Solo diverso da lui, Stark”.
Si rizzò, tolse lo zaino dalle spalle e raggiunse l'armadio a muro; lo aprì con un fruscio e vi infilo dentro lo zaino. Richiuse l'anta, si sedette sul bordo del letto e sorrise.
“Ora riposa” sussurrò.
Tony allungò la mano, strinse il gomito di Steve e fece leva sul materasso, lo rigirò facendo battere la schiena del capitano sul letto con un sobbalzo; gli si mise sopra e sogghignò.
“A modo mio” rispose, con tono roco.

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Capitolo 10
*** Attimi di tregua. ***


Tony premette le mani sui pettorali di Steve, alzò il capo e le spalle facendo scivolare la coperta lungo la schiena abbronzata, alcune linee più chiare risaltavano sulla pelle dai muscoli tesi.
“Perché ogni volta senti il bisogno di citare mio padre?” si lamentò.
Steve tirò su la testa poggiandola sui cuscini, scivolò indietro con la schiena e puntellò i gomiti di lato.
“Me lo ricordi. Un po'. Ma non così tanto”.
Tony sbuffò, rotolò di lato avvolgendosi nella coperta; se la tolse di dosso scalciando scoprendo il corpo nudo.
“E tu alle volte sembri Pep, ma io non passò le giornate a ricordartelo”.
Si alzò, camminò a piedi nudi sul pavimento fino ad un mobiletto alto fino al suo ombelico, si piegò aprendolo e tirò fuori una bottiglia.
“Tra l'altro, al contrario di mio padre, non mi sono mai fatto la mia segretaria”.
Steve sbuffò, roteò gli occhi osservandolo e avvampò mordendosi il labbro. Si mise seduto facendo ricadere la coperta lungo il petto muscoloso, sorrise appena con le iridi azzurre liquide.
“No, prima l'hai promossa amministratrice delegata”.
Tony tornò indietro, sogghignò e verso il liquore in un bicchiere sul comodino; si sedette poggiando la bottiglia e afferrò il bicchiere sollevandolo.
“Per l'appunto” disse.
Bevve due sorsi, socchiuse gli occhi guardando verso Steve e si leccò le labbra. Steve si sporse, lo baciò sulle labbra e sorrise appena.
“Alle volte lo dimentico che sei un egoista egocentrico” bisbigliò.
Tony strinse le labbra, si morse l'interno guancia sbiancando e la mano gli tremò facendo ondeggiare il bicchiere.

L'uomo lo guardò, socchiuse gli occhi sporgendosi in avanti e strinse le ginocchia al petto.
“Lei deve possedere qualche capacità paranormale” si lamentò.
Lui sogghignò, poggiò una mano in terra sentendo il terreno granuloso e leggermente umido, percepiva la terra strofinare contro le unghie insieme ad alcuni ciuffi d'erba. Ritirò la mano mettendola sul suo ginocchio, si girò piegando il capo in avanti. L'uomo roteò gli occhi chiari, si toccò la pistola e sporse il capo osservando il vicolo buio. Ritirò la testa, si avvicinò di due passi.
“Come fa a farmi dimenticare ogni volta che avrei altro da fare, piuttosto che seguire le sue folli idee?” sibilò.
Lui accentuò il ghigno, piegò il capo di lato aggrottando le sopracciglia.
“Perché le piace, amico mio” rispose.
Si tolse il cappello, lo mise sulle ginocchia dell'altro e si rizzò.
“È meglio sbrigarsi” sussurrò.


Deglutì più volte, singhiozzò e si piegò in avanti. Il bicchiere cadde sul letto bagnando le lenzuola, rotolò battendo contro la testata con un tintinnio. Tony singhiozzò più forte piegandosi in avanti, strinse le gambe al petto e sobbalzò sentendosi abbracciare. Steve gli fece poggiare il capo sul suo petto nudo, gli passò la mano tra i capelli castano scuro scompigliati e gli baciò la fronte. Sospirò, socchiuse gli occhi azzurri.
“Continui a vederli?” sussurrò.
Tony annuì, gli strinse un braccio con due mani ed inspirò chiudendo gli occhi. Sentiva il muscolo di Steve sotto le dita, percepiva il lieve eco del battito cardiaco e il respiro appena affannoso dell'altro, le molle del letto erano contratte sotto i loro pesi e l'aria era lievemente rarefatta. Riaprì gli occhi, alzò il capo e sorrise appena.
“Temo continueranno a farci compagnia” sussurrò.
Steve lo strinse maggiormente, sospirò poggiando il capo tra i capelli dell'altro e chiuse gli occhi sospirando.
“Dovresti tornare dal medico”.
Tony s'irrigidì, lasciò la presa sul braccio di Steve e si alzò. Barcollo, sentì la testa girare e la nausea salire; deglutì più volte allargando le braccia e poggiò una mano sul tavolino. Sogghignò, scosse il capo muovendolo a destra e sinistra.
“Non lo farò” disse.
Lasciò il comodino, girò in tondo e cadde seduto sul bordo del letto; si sdraiò guardando il soffitto, osservò le luci spente e sospirò poggiandosi il bracco sugli occhi.
“La lampadina è fulminata” sussurrò.
Steve si voltò, guardò la lampada e si alzò.
“Funzionava, quando siamo entrati” rispose.
Camminò nudo fino all'interruttore, poggiò l'indice su di esso e sospirò.
“Non dovresti cercare ogni scusa per ...”.
Premette, la luce rimase spenta e lui ripeté il gesto altre tre volte.
“... Distrarmi” bisbigliò.
Abbassò il braccio, raggiunse il letto e si sedette.
“Sta volta come hai fatto?” chiese.
Tony si tolse il braccio da davanti gli occhi, poggiò i gomiti sul materasso e si diede la spinta mettendosi seduto. Sogghignò, sporse il capo.
“Non c'è niente di più sfuggente dell'ovvio” sussurrò.
Steve si girò, arrossì osservando il corpo nudo dell'altro e le iridi azzurre gli divennero liquide, alzò lo sguardo e inarcò un sopracciglio biondo cenere.
“Anche questa viene dai suoi flash?”.
Tony ghignò, arricciò le sopracciglia verso l'alto aggrottando la fronte e salì a cavalcioni sulle gambe di Steve sentendo la virilità del Capitano premere contro il suo petto. Avvicinò il capo, lo bacio e lo tirò indietro.
“Temo di sì” sussurrò.
Gli avvolse le braccia attorno al collo, spinse con le ginocchia sul materasso facendo stendere l'altro e si rizzò seduto.
“Un altro giro, Capitano?”.
Steve deglutì, sentiva l'erezione fremere e si morse il labbro. Afferrò i fianchi di Tony, li carezzò e lo spostò di lato.
“Non sta volta. Devo prepararmi per il viaggio”.
Tony sbuffò, incrociò le gambe.
“L'agente che mi verrà assegnato ti sostituirà solo come baby-sitter o anche come scopa-amico?” chiese, sarcastico.
Steve si piegò, afferrò da terra la propria maglia e tirò un colpo al braccio di Tony, aggrottò le sopracciglia grugnendo e si infilò la maglietta.
“Sta a te vederlo” borbottò. 
Tony rise massaggiandosi il braccio, si alzò e raggiunse la finestra; si abbassò prendendo da terra i propri boxer. Camminò fino all'armadio, si piegò afferrando i pantaloni di Steve e li tirò sul letto.
“Tranquillo, non ti sostituirò come militare preferito”.
Steve sbuffò, si piegò prendendo i propri boxer da dietro la spalliera del letto e se li mise, un ciuffo biondo cenere gli ricadde davanti la fronte tesa.
“Non vedo come, visto che odi tutti gli altri militari”.
Tony roteò gli occhi, si sedette su una poltrona davanti ad una scrivania e infilò i boxer.
“E perché sarei proprietario di tutte le forze belliche del paese, allora?” domandò, con tono divertito.
Schioccò le dita, si sporse afferrando la propria maglia dallo schienale della poltrona e la mise.
“Oh, giusto. Esibizionismo, vero?”.
Steve sospirò, si alzò e avanzò a piedi nudi fino all'uscio; uno dei suoi stivali era davanti la porta mentre l'altro accanto alla gamba della scrivania. Li prese entrambi e si voltò.
“Esatto, Stark”.
Tony ridacchiò, si alzò e fece il giro della poltrona. Prese i pantaloni dalla scrivania, se li gettò su una spalla e alzò il capo inarcando un sopracciglio.
“Mi chiedo sempre perché fuori dalle lenzuola divento improvvisamente 'Stark'”.
Steve assottigliò lo sguardo stringendo le labbra, si sedette sulla poltrona infilando gli stivali e ticchettò in terra con i talloni.
“Uno dei due deve rimanere professionale”.
Tony sbuffò, si sedette sul letto e mise i pantaloni, incrociò le gambe poggiando le mani ai lati delle ginocchia.
“Io non sto lavorando, e tu le medicine me le hai fatte prendere. Direi che puoi anche smettere di essere professionale”.
Steve roteò gli occhi, si alzò e raggiunse l'armadio, lo aprì afferrando il proprio zaino che mise sulle spalle.
“Spero che i metodi del mio sostituto ti piacciano di più”.
Tony ghignò, gli fece l'occhiolino.
“Torna presto, se vuoi trovare casa mia e il tuo collega interi”.
Steve lo guardò, sospirò e scosse il capo.
“A guerra finita, Mr. Stark”.
Tony addolcì lo sguardo, annuì sorridendo.
“Alla prossima tregua, Captain”.

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Capitolo 11
*** Umani. ***


Personaggi: Tony, Loki.
Prompt: Tutto ciò che è moderno viene, prima o poi, superato.
Lanciato da: Claudia De Sessa.

Tony sbuffò, abbassò la maniglia della porta e sporse il capo stringendo il vassoio nell'altra mano.
“Ehi. Ti ho portato da mangiare”.
Loki alzò il capo, incrociò le gambe sopra le coperte e vi poggiò le mani al centro socchiudendo gli occhi verdi.
“Non aspettare che ti ringrazi. Sei tu che vuoi io rimanga qui rinchiuso”.
Tony entrò, avanzò fino al letto e poggiò il vassoio davanti a Loki. Si sedette, si sfilò le scarpe e salì a sua volta sul materasso; scrollò le spalle poggiando le mani ai suoi fianchi.
“Sì, beh, ehi. Non è colpa mia se devi nasconderti da tuo fratello. O era il tuo amante?”.
Loki espirò aria dal naso assottigliando le labbra, afferrò il toast sul vassoio prendendolo per il tovagliolo e se lo avvicinò alla bocca.
“Entrambi” rispose.
Tony aggrottò le sopracciglia, si portò una gamba al petto lasciando l'altra piegata sul materasso; infilò una mano nella bustina argentata sul vassoio tirandone fuori delle noccioline.
“Sarebbe stato fuori moda essere solo uno dei due” borbottò.
Si portò le noccioline alla bocca ingoiandole, osservò Loki mordere una porzione del toast masticando a bocca chiusa e socchiuse gli occhi dalle iridi castano scuro.
“Sei il trovatello più viziato del mondo. Si può sapere come hai intenzione di non farti notare da tuo fratello? Ti nasconderai nell'armadio?”.
Loki si leccò le labbra, prese un altro tovagliolo tamponandosele e piegò il capo all'indietro esponendo il collo candido.
“Anche quello è un po' superato, non trovi?” domandò, con tono ironico.
Staccò un altro morso dal toast, masticò lentamente ingoiando e sospirò a labbra strette guardandosi le gambe fasciate dai pantaloni verdi.
“Una volta credevo di avere tutto ciò che si potesse desiderare. Poi ho scoperto che era solo una bugia”.
Tony irrigidì le spalle, indurì lo sguardo stringendo un pugno attorno alle coperte e assottigliò le labbra fino a farle sbiancare. Espirò, aggrottò le sopracciglia corrugando la fronte ed inspirò tendendosi in avanti.
“Una persona una volta mi ha detto che esistono semplicemente segreti che non possono essere rivelati”.
Loki posò il toast, portò le gambe dietro di sé sedendosi sui talloni e poggiò le mani sulle ginocchia ticchettando con le lunghe dita sottili su di esse.
“E tu non l'hai trovato meschino?”.
Tony scrollò le spalle, afferrò dal sacchetto un'altra manciata di noccioline e sogghignò.
“In realtà gli ho tirato un pugno e gli ho detto che se voleva giocare alla cortigiana misteriosa, poteva anche tornare sotto ghiaccio fino al prossimo Medioevo”.
Infilò lo sneak in bocca, scrollò le spalle masticando a bocca aperta e lasciò la presa sul lenzuolo.
“Che sia moderno o no, essere diretti rende tutto molto più veloce” disse.
Loki fece una smorfia, si tamponò le labbra con il fazzoletto e soffiò aria dal naso scuotendo il capo.
“Tutto ciò che è moderno viene, prima o poi, superato”.
Sospirò, osservò una serie di toast e scatoline di plastica sul vassoio insieme a due bottiglie d'acqua e un termos di caffè; accennò un sorriso assottigliando lo sguardo, le iridi brillarono di riflessi acquamarina.
“Eppure, ci sono ancora stolti che credono di preferire la verità a dolci illusioni”.
Tony sbuffò, roteò gli occhi e spostò il vassoio di lato; si mise a gattoni sporgendo il capo, prese il mento di Loki con due dita, lo sollevò e lo guardò con aria dura.
“Non m'importa se è moderno o meno. Voglio solo sapere cosa ti hanno fatto per preferire la strada o casa di un perfetto sconosciuto alla tua”.
Loki si morse il labbro, irrigidì le spalle sorridendo con aria felina.
“Pensavo che ti piacessero le cose antiche, più che quelle moderne, visto con chi vai a letto” sibilò malizioso.
Tony gli diede un colpetto sotto il mento con due dita, sogghignò e mosse il capo a destra e sinistra, scrollò le spalle socchiudendo gli occhi.
“Sono quello più avanti nelle tecnologie. Decido io cosa è e cosa non è moderno, tesoro”.
Gattonò in avanti, Loki indietreggiò fino a battere le spalle contro la ringhiera del letto e Tony sporse il capo.
“E i tuoi modi di evadere le domande sono vecchi di almeno un millennio” sussurrò.
Poggiò le labbra su quelle dell'altro, Loki rilassò le spalle chiudendo gli occhi e schiuse la bocca.
< Moderno o antico, nuovo o vecchio, oggi o ieri, i desideri degli umani sono gli stessi > pensò. 
Allungò le braccia in avanti, Tony si scostò e gli fece l'occhiolino.
“No, grazie” disse.
Si alzò, indicò il vassoio.
“Mangia e sparisci. Cap arriverà a momenti in compagnia del tuo amante. Non vogliamo fargli pensare tu fossi qui impegnato a tradirlo, giusto?”.
Loki batté le palpebre, osservò l'altro voltarsi e uscire chiudendosi la porta alle spalle. Loki sospirò, osservò il vassoio e accennò un sorriso.
< O quasi > si disse.

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Capitolo 12
*** Rimpianti d'amore passati. ***


Personaggi: Steve, Thor.
Prompt: I ricordi sono l'ultimo rifugio dei cuori spezzati.
Lanciato da: Claudia De Sessa.

Steve rallentò la macchina facendola entrare nella piazzola davanti la porta d'ingresso della villa di Tony, voltò il capo e fece un sorriso tirato.
“La avverto, Thor. Mr. Stark è un po' strano, ma meno pazzo di quanto si dica”.
Thor si passò il dito nel colletto della giacca nera, lo sentì prudere contro la pelle tesa e si grattò arrossandola; spostò il peso da un piede all'altro sentendo le suole delle scarpe scricchiolare, si strofinò la mano contro il fianco socchiudendo gli occhi azzurri. 
“Niente mi è famigliare come le stranezze”.
Steve parcheggiò davanti ad un muro, spense la macchina e tolse le chiavi dal cruscotto, fece scattare le sicure, aprì lo sportello infilandosi le chiavi in tasca e uscì. Thor fece un passo indietro sul pavimento lastricato della piazzola, chiuse lo sportello abbassando il capo; i capelli biondi strofinarono contro le larghe spalle fasciate dalla giacca nera.
“E conosco bene folli dai pensieri lucidi” aggiunse, con tono roco.
Steve strofinò le labbra tra loro, avanzò fino alla porta trasparente e osservò dentro guardando l'anticamera vuota, socchiuse gli occhi azzurri e piegò le spalle in avanti.
“Se fa cose strane ignoralo. Alle volte, nelle sue visioni, viene proiettato in un mondo passato dal quale fa fatica a riemergere”.
Thor si portò la mano al fianco toccando la cintura di pelle dei pantaloni, strusciò un piede in terra incrociando le braccia e avanzò di un passo.
“Chi vive nel passato è più pericoloso per sé, che per gli altri”.
Steve sospirò, roteò gli occhi e si mise al centro della porta di vetro.
“Jarvis, dì a Mr. Stark che io e l'agente Thor Odinson siamo arrivati” ordinò.
”Subito, Capitano” rispose una voce metallica.
Steve annuì facendo un passo indietro, si voltò mettendo la punta dello stivaletto rosso in terra e alzò il capo aggrottando le sopracciglia biondo cenere.
“Non vive nel passato. Ha solo allucinazioni di un tempo remoto, e che probabilmente non è mai esistito”.
Thor sorrise addolcendo lo sguardo, gli occhi color cielo divennero liquidi e piegò le ginocchia chinandosi in avanti, le ciocche di capelli biondi gli ricaddero sulle spalle larghe insieme a due trecce dello stesso colore tenute ferme da elastici verdi.
“Che sia esistito o no, dev'essere una persona che ha molto sofferto”.
Steve batté le palpebre, deglutì mordendosi il labbro e guardò all'interno. Si girò osservando l'orizzonte, sentiva il fruscio delle onde che battevano contro gli scogli in sottofondo, espirò guardando nuovamente Thor e rizzò la schiena.
“Forse ha sofferto, ma non credo sia per questo che ha visioni di un passato che con lui non c'entra nulla” ribatté, con tono duro.
Thor si rizzò, sospirò indurendo l'espressione.
“Si fidi, prode compagno, i ricordi sono l'ultimo rifugio dei cuori spezzati”.
Steve schioccò la lingua, si voltò e raggiunse nuovamente il centro della porta di vetro trasparente; essa si aprì con un sibilo in contemporanea ad un'altra sulla sinistra. Tony camminò in avanti nel soggiorno, raggiunse l'anticamera e inarcò un sopracciglio.
“Stavate davvero parlando di ricordi e cuori spezzati davanti la porta di casa mia?”.
Steve grugnì, entrò avanzando e passò di fianco a Tony, si voltò stringendo le labbra.
“La prossima volta apri, invece di spiarci”.
Thor batté le palpebre, guardò la telecamera attaccata sul soffitto davanti la porta ed entrò, abbassò il capo guardando Tony e sorrise tristemente con gli occhi azzurri liquidi.
“Solo un cuore spezzato cerca rifugio nei ricordi, futuro amico” disse, roco.
Tony inarcò un sopracciglio, guardò Steve e aggrottò la fronte arricciando il labbro.
“È serio?”.
Steve raggiunse le mensole sopra la televisione, prese una delle bottiglie e la strinse voltandosi.
“Credo di sì. È convinto tu abbia le visioni perché hai avuto una vita difficile”.
Tony sogghignò, diede una pacca sul braccio di Thor e gli fece l'occhiolino.
“Se tutti quelli con un'infanzia traumatica avessero le visioni, vivremo in un enorme manicomio, bestione”.
Thor strinse le labbra facendole sbiancare, si passò la mano sul braccio strofinando il palmo contro la manica della giacca nera.
“Non c'è bisogno di toccarmi” borbottò.
Steve sbuffò, roteò gli occhi e camminò fino alla porta.
“Qualsiasi sia il motivo delle visioni, devo farti vedere dove sono le medicine, Odinson”.
Tony roteò gli occhi, si sporse sulle punte avvicinando il volto all'orecchio di Thor, sogghignò.
“Quello pensa solo al lavoro. Non si può filosofeggiare, con lui” bisbigliò.
Thor sorrise appena, osservò Steve superare la porta e guardò Tony, scosse il capo rizzando le spalle larghe e inspirò.
“Che i ricordi non offuschino l'inizio di questa nostra avventura!” tuonò.
Avanzò a passo di marcia, Tony gli guardò la schiena e sospirò. Si passò la mano tra i capelli castano scuro scompigliati, spostò il palmo sul volto strofinandolo contro il pizzetto e la barba accennata, sentiva gli occhi pulsare incavati nelle occhiaie violacee. Sbuffò, abbassò la mano e scosse il capo.
< Ora capisco perché Loki è scappato da quello. È pazzo come un cavallo > pensò.
Batté le mani tra loro, avanzò verso la cucina a sua volta e osservò Steve aprire il primo cassetto del mobile indicando a Thor il vasetto di medicine. Tony si sedette, allargò le braccia e le gambe e scosse il capo.
< Esattamente quanto me > si disse.
Thor strinse il barattolino, si rizzò e si voltò.
“Di quanti medicamenti necessiti?” chiese.
Tony scosse il capo, aggrottò le sopracciglia spostando lo sguardo verso Steve. Steve si sedette alla sinistra di Tony con la schiena curva, poggiò le mani tra le gambe intrecciando le dita tra loro.
“Cinque la mattina, tre prima di andare a dormire. Mr. Stark dimentica sempre quelle alla mattina, quindi è quelle che deve dargli”.
Thor portò il contenitore sul tavolo, lo spinse fino a Tony e si sedette sulla sedia alla sua destra, la schiena era rigida e lo sguardo fisso sulle pillole.
“Questo rimedio non altera maggiormente le sue facoltà di attaccamento alla realtà?”.
Tony ghignò, afferrò il contenitore togliendo il tappo e si verso cinque pillole in mano.
“La mia realtà oscilla tra questa e una in cui si usavano ancora le candele. Credo sia difficile che questi confettini complichino le cose”.
Steve sospirò, stappò la bottiglia d'acqua e si alzò prendendo un bicchiere da dentro il lavabo. Lo asciugò con il canovaccio appeso sopra di sé, tornò al tavolo e si sedette.
“So che Mr. Stark può non sembrare comune, ma la sua mente non è stabile”.
Tony fece ondeggiare le pillole sul palmo della mano, guardò il bicchiere vuoto e deglutì, si versò l'acqua leccandosi le labbra e deglutì.
“E queste pillole aiutano a troncare ogni qual sorta di pseudo equilibrio”.
Thor osservò le pillole, strinse le labbra fino a farle sbiancare e strinse i pugni strofinandoli sulle gambe dai muscoli tesi.
“Giocare con le menti è il primo passo per falsificare i ricordi e uccidere i sentimenti” borbottò.
Steve lo guardò, chiuse gli occhi abbassando il capo fino a toccare con il mento il suo petto, un ciuffo di capelli biondo cenere gli oscillò sulla fronte rosa aggrottata. Tony si morse il labbro, espirò e mise in bocca i farmaci, bevve dal bicchiere deglutendo e scivolò verso il basso. Thor si alzò, gli afferrò i fianchi sollevandolo e Steve si mise in piedi a sua volta.
“Ti mostro la stanza” disse.
Thor annuì, si mise Tony sulla spalla e avanzò seguendo il soldato, socchiuse gli occhi color del cielo.
“Sono questi gli effetti nocivi che i farmaci hanno su di lui?” chiese.
Steve annuì, aprì la porta della stanza e si sedette sul letto; scostò le coperte scoprendo il materasso.
“Resta con lui. Io devo andare”.
Thor posò Tony sul letto, lo coprì e annuì irrigidendosi.
“Mi occuperò di lui, per quel che vale, prode compagno” disse roco.
Steve guardò il volto contratto di Tony, sospirò, si alzò e annuì.
“Te lo affido” rispose, con tono basso.
Uscì dalla stanza, Thor guardò la porta e sospirò sedendosi.
< Da che ricordo fuggi, se un uomo simile ti ama così tanto? > si chiese.
Osservò l'uomo mugolare, stringere la coperta irrigidendosi ed espirare forte. Thor gli scostò una ciocca di capelli sudata dalla fronte e chiuse gli occhi.

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Capitolo 13
*** Nessuna parola esatta. ***


Personaggi: Tony, Thor.
Prompt: “Loki è fragile, non essere troppo te stesso con lui”.
Lanciata da: Claudia De Sessa.

Tony mugugnò socchiudendo gli occhi, le tempie gli pulsavano e sentiva i muscoli tesi sotto la coperta. Intravide una sagoma dai capelli biondi, batté le palpebre leccandosi le labbra.
“Cap?” mugugnò.
Thor scosse il capo, gli porse un bicchiere pieno d'acqua piegandosi in avanti e socchiuse le iridi azzurro cielo.
“Ritempra la tua mente e il tuo spirito, amico mio”.
Tony sbadigliò premendo i gomiti sul materasso, si rizzò seduto facendo scivolare la coperta sulla maglia nera e afferrò il bicchiere bevendo tre sorsi velocemente, un rivolo della bevanda colò bagnando l'accenno di barba sul mento dell'uomo. Posò il contenitore sul comodino, si strofinò le palpebre chiuse con due dita e sospirò profondamente. Guardò Thor, aggrottò le sopracciglia corrucciando la fronte, grugnì e poggiò il capo contro la parete alle sue spalle.
“Giusto. La sostituzione” biascicò.
Si passò la mano tra i capelli scompigliati, si sedette lateralmente e alzò il capo.
“Puoi anche andare. Mi pare tu stia cercando qualcosa, no?”.
Thor fece tre passi di lato, si passò le mani sulla giacca nera lisciandone i bordi e spostò il peso da un piede all'altro facendo cigolare le suole nere delle scarpe strette.
“Un bene più prezioso di ogni oggetto. Vado alla ricerca di mio fratello minore Loki”.
Sospirò, gli occhi si fecero liquidi e la pelle leggermente tesa; si sedette abbassando il capo, le ciocche di capelli biondi ricaddero davanti al volto mettendolo in ombra.
“Non ho compreso quanto per lui contasse non essere ingannato, nel suo vivere di bugie” sussurrò roco.
Tony si morse il labbro, spostò lo sguardo verso la parete dietro di sé e affondò i denti nella pelle sentendola dolere.

L'uomo si piegò in ginocchio, gli prese un braccio affondandovi le unghie fino a graffiarlo e lo scosse facendolo ondeggiare.
Perché deve sempre tenermi all'oscuro di tutto? Perché?!” domandò, con tono ringhiante.
Lui digrignò i denti strofinando una mano in terra sentendola asciutta e rigida, aveva la vista ovattata e percepiva una serie di suoni in sottofondo; il rumore di grida si fondeva al sibilare del vento che accentuava l'odore di bruciato e di erba bagnata.

Dovrebbe smetterla di lamentarsi dei miei metodi” sussurrò con voce roca.
L'uomo gli tirò il braccio facendolo mettere seduto, si rizzò in ginocchio strattonandolo in piedi e si alzò a sua volta afferrandogli il colletto annerito della maglia.

Deve smetterla di mentirmi!” urlò.
Lui sogghignò, piegò il capo di lato arricciando le sopracciglia e alzò la mano.

Tecnicamente, io ho solo omesso”.

Si tirò un pugno sulla gamba, batté il piede in terra e si piegò in avanti infilando la mano sotto al letto. Thor lo guardò, batté le palpebre e gli poggiò una mano sulla spalla. Tony afferrò una bottiglia da sotto il letto, rizzò la schiena e si tirò indietro scostandosi dall'altro. Inspirò, espirò e stappò il contenitore; ne bevve una decina di sorsi di seguito ad occhi chiusi fino a sentire la testa leggera e gli occhi pesanti. Abbassò la bottiglia, la chiuse e la poggiò in terra; mise le mani sul materasso sogghignando.
“Avete mentito ad un bugiardo e quindi lui vi ha abbandonato?”.
Thor grugnì, si tolse una delle trecce che era finita insieme alle ciocche bionde davanti al visto e voltò il capo indurendo lo sguardo.
“Mio padre e mia madre non hanno avuto mai cuore di dirgli che era adottato, facendolo crescere al mio fianco come mio pari”.
Sospirò, scosse il capo e gli occhi si arrossarono; tese i muscoli di braccia e gambe facendoli sporgere da sotto il tessuto nero dei vestiti.
“Forse non si è mai sentito un mio pari. Era sempre insoddisfatto, infelice, sorrideva sempre di meno e sempre più falsamente” riprese.
Tony batté le palpebre, si leccò le labbra sentendo la gola secca e la bocca asciutta. Chiuse gli occhi, udiva il proprio respiro lievemente affannato sopra quello roco di Thor; il materasso era inclinato sotto il loro peso e il cigolio delle maglie di ferro sottostanti gli rimbombava nelle orecchie insieme al fruscio delle coperte. Riaprì gli occhi, la fronte scura era sudata e il volto teso. Si voltò, sogghignò lievemente; il sopracciglio destro tremava in una serie di tic.
“Nemmeno le prigioni del cielo1 sembrano così spiacevoli, a confronto” disse, con tono sarcastico.
Thor espirò, passò le unghie sul pantalone nero con un suono sordo e socchiuse gli occhi.
“Loki è fragile, non essere troppo te stesso con lui è l'unico modo per allietarlo”.
Tony accentuò il sogghigno, piegò il capo di lato allargando le dita sulle lenzuola e tese le gambe sentendole formicolare.
“Quindi, alla fine vuole che gli si menta”.
Thor rise forte, i bottoni della giacca nera tremarono ondeggiando; gettò il capo all'indietro facendo ondeggiare i capelli attorno al volto leggermente abbronzato. Tony lo osservò inarcando un sopracciglio, incrociò le braccia battendo le palpebre e soffiò.
“Non sapevo di essere un comico, tra le altre cose” disse.
Thor scosse il capo, gli diede una pacca sulla spalla facendolo piegare in avanti e sorrise.
“Hai detto una grande verità, prode amico. Loki odia menzogne e verità con la stessa intensità. Con lui, ogni parola può essere quella sbagliata”.
Si alzò, si slacciò il primo bottone della camicia che penzolò verso il basso; scucito.
“Tornerò domani alla stessa ora per la tua medicina, e che i bagagli per la futura partenza siano già pronti!” disse, con tono alto.
Tony si massaggiò il petto con gli occhi socchiusi, osservò Thor uscire e si stese sul letto guardando il soffitto, poggiò il braccio sulle palpebre.
< Ogni parola con Loki è uno sbaglio > pensò.
Sentì il cigolio di una porta che veniva aperta, un click metallico e si tolse il braccio da sopra il capo voltandosi. Loki era sulla porta, Tony sogghignò e si mise seduto. Loki si avvicinò ancheggiando, gli si sedette sulle ginocchia e piegò il capo in avanti facendo strofinare le ciocche nere contro le guance pallide.
“Cosa gli hai detto?” sussurrò suadente.
Tony gli passò l'indice sulla guancia, inarcò le sopracciglia e le iridi castano scuro brillarono di riflessi cioccolata.
“Nulla che riguardasse te” rispose con tono basso.
Loki si chinò su di lui baciandolo, Tony gli strinse i fianchi e ricambiò il bacio chiudendo gli occhi.
< È una fortuna che lui da me non voglia nessuna parola, né vera né falsa > si disse.
 


1 Le prigioni del cielo sono particolari celle dal pavimento inclinato che danno sul vuoto, presenti in The game of thrones.

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Capitolo 14
*** Scelte di solitudine. ***


Personaggi: Tony, Loki.
Prompt: "Sono qua e non c'è niente che non va|Non c'è niente da cambiare|col cuore che batte più forte|la vita che va e non va|al diavolo non si vende si regala|con l'anima che si pente metà e metà".
Lanciato da: La Morte Fidanzata.
Personaggi: Thor, Loki.
Prompt: “Non ho mai preteso di avere uno spazio nel tuo cuore”.
Lanciato da: Claudia de Sessa.

Loki gli passò le mani sotto la maglia carezzando i muscoli dei fianchi, scivolò giù dalle gambe dell'altro mettendosi in ginocchio sul pavimento e fece scorrere le dita fino ai pantaloni dell'uomo. Tony gli afferrò i polsi, li strinse e si tirò indietro sul materasso; aveva le guance leggermente arrossate, i pantaloni stringevano attorno al basso ventre.
“Ehi, non esagerare”.
Loki ridacchiò, piegò il capo di lato socchiudendo gli occhi e seguì con il dito il contorno della zip dei pantaloni dell'altro, sporse le labbra.
“Qual'è il punto di non ritorno? Posso baciarti ma non darti piacere?” sussurrò suadente.
Tony gli sollevò i polsi facendogli allungare le braccia, indurì lo sguardo abbassando il capo e chiude le gambe divaricate.
“Mi pareva di ricordare che stessi con tuo fratello”.
Loki aderì con il petto alle gambe di Tony, si sporse con il capo piegandosi in avanti e poggiò il mento vicino al cavallo dei pantaloni dell'uomo, sorrise felino leccandosi le labbra.
“Me ne pentirei forse la metà di quanto lo faresti tu”.
Tony roteò gli occhi, lo lasciò e si alzò camminando di lato al letto, si voltò scuotendo il capo.
“Un pentimento metà e metà” borbottò.
Sentiva l'accenno di erezione premere contro i pantaloni, girò attorno a Loki e prese da terra la bottiglia mezza vuota, la sollevò aprendola con l'altra mano.
“Evita di fare cose del genere”.
Bevve tre sorsi velocemente, Loki si voltò rimanendo seduto sulle ginocchia e si tolse una ciocca nera da davanti al volto, le iridi smeraldo scintillavano di riflessi acquamarina.
“Ogni cosa ha il suo prezzo” disse, seducente.
Gattonò in avanti, Tony indietreggiò abbassando la bottiglia e si spostò nuovamente di lato tornando vicino al letto.
“Sono qua. Non ti caccerò via, non ti farò tornare dove non vuoi andare e non dirò a tuo fratello dove sei. Non c'è niente che non va, quindi non hai bisogno di comprarmi”.
Loki si alzò, si voltò e camminò in avanti; abbassò il capo guardando gli occhi castano scuro dell'altro con i propri socchiusi, si piegò in avanti e le iridi scintillarono di cremisi.
“E come posso sapere che non si arriverà al punto in cui credi che si sta esagerando?” sibilò.
Si sfilò la maglia mostrando il petto candido, i muscoli accennati erano contornati da piccole goccioline di sudore che facevano risaltare il chiarore della cute. Il capo di vestiario cadde tra di loro e Loki sogghignò socchiudendo gli occhi.
“Non voglio venderti il mio corpo. È un regalo per la buona fede” riprese, il tono sarcastico.
Tony si leccò le labbra deglutendo, sentiva la gola secca e il battito leggermente accelerato gli rimbombava nelle orecchie facendogli pulsare le tempie. 
< Pensa a Cap, e a Pep. A quel gigante così innamorato di lui da essere disposto ad entrare nello S.H.I.E.L.D. per ritrovarlo, pronto a dire che Loki aveva ragione anche se ha colpito di nascosto > si disse.
Scosse il capo, chiuse gli occhi contraendo i muscoli fino a sentire le braccia dolere e le gambe formicolare. Inspirò, espirò e raccolse la maglia da terra, la tirò contro il petto di Loki; si sporse poggiando sia il tappo che la bottiglia sul comodino al suo fianco e si voltò. Raggiunse la porta della stanza, sentì un fruscio e si girò. Loki si lisciò i bordi della maglia, teneva il capo basso e le ciocche corvine gli ricadevano davanti al viso. Tony sospirò, lo raggiunse e gli sollevò il mento.
“Non c'è niente da cambiare. Ok?” sussurrò.
Gli diede un bacio a fior di labbra, si scostò e uscì. Loki osservò la porta chiudersi, si sedette sul letto e portò le gambe al petto poggiando la fronte sulle ginocchia.

“Cos'è che ti causa questo dispiacere, fratello?”.
Loki si voltò, osservò Thor avanzare lungo il balcone e poggiare i gomiti accanto a lui. Loki sorrise, fece un passo di lato.
“Non provo alcun dispiacere, fratello mio” rispose.
Thor sorrise, scosse il capo e si piegò in avanti con la schiena; il vento faceva battere i suoi capelli biondi contro il mantello rosso che ondeggiava leggermente.
“Menti. E peggio del solito” rispose, con tono divertito.
Loki roteò gli occhi, osservò il cielo sopra di sé seguendo con gli occhi una nuvola vagare lungo la volta celeste.
“Forse non voglio davvero farlo”.
Thor gli poggiò una mano sulla spalla, addolcì lo sguardo piegandosi in avanti.
“Hai timore di non avere spazio in questo luogo?” chiese, dolcemente.
Loki si girò, mise la propria mano candida su quella abbronzata di Thor e alzò il capo.
“Non sono mai stato davvero tuo fratello. Non potrò mai essere veramente il tuo compagno. Cos'altro mi resta se non bugie fin troppo ovvie da scoprire e inganni da imbastire?”.
Thor intrecciò le dita con quelle dell'altro, si chinò in avanti aderendo con la propria fronte a quella di Loki e sorrise appena.
“Sospettavi di non appartenere alla nostra casa?” domandò.
Loki ricambiò la stretta, ridacchiò e inarcò un sopracciglio.
“Tu no?”.
Thor scosse il capo, si rizzò continuando a stringergli la mano e le iridi azzurro cielo brillarono.
“Non ho mai preteso di avere uno spazio nel tuo cuore. Tu però mi hai concesso di esserti fratello, amante, alleato e confidente” disse.
Gli prese anche l'altra mano, sorrise maggiormente.
“Qualsiasi sia la tua vera casa, non ti permetterò di rimanere da solo”
.

Loki si morse il labbro stringendo gli occhi, chiuse i pugni abbracciandosi le gambe.
< Ma alla fine, sono io ad essere andato via > pensò.
Rilassò i muscoli facendo ricadere le braccia, sospirò strofinando il capo contro le ginocchia.
< Ho scelto di restare solo >.

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Capitolo 15
*** Segreti taciuti. ***


Tony chiuse la valigia, osservò il proprio letto guardando le lenzuola in disordine e assottigliò le labbra socchiudendo gli occhi.
< Quando ieri sera sono rientrato, era già tornato nella sua stanza > pensò.
Sbuffò, roteò gli occhi togliendo la valigia dal letto e la poggiò accanto al comodino.
“Scherziamo? Non è camera sua” borbottò.
“Signore?” chiese Jarvis.
Tony scosse il capo, raggiunse una porta a lato della stanza da letto ed entrò nel bagno, si fermò davanti allo specchio del lavandino guardandosi il volto teso, le occhiaie violacee erano profonde tre dita e leggere rughe gli contornavano le labbra.
“Nulla, J. Sai se ho dimenticato qualcosa?”.
“Non ha ancora chiamato la signorina Potts, signore” rispose Jarvis.
Tony schioccò le dita, si rizzò voltandosi e passò le mani sulla giacca nera lasciata aperta sulla camicia beige.
“Giusto. Chiamala subito”.
Indietreggiò guardando il proprio mezzobusto allo specchio, si fece l'occhiolino e si girò uscendo dal bagno.
“Oh, finalmente. Pensavo avessi dimenticato di leggere il biglietto”. 
La voce di Pepper risuonò nella stanza, Tony sogghignò e raggiunse il proprio comodino prendendo un palmare, guardò la figura olografica bluastra della donna e le sorrise.
“Avrei potuto farlo, ma hai detto anche a Cap che dovevo venire e lui ha provveduto” rispose.
Premette un tasto laterale del cellulare, delle cuffie uscirono dal retro di esso e lo schermo di allargò di due volte, mostrando la donna seduta a braccia incrociate, la maglia rigida le fascia a i seni evidenziandoli e teneva gli occhi socchiusi.
“Il Capitano mi ha detto che non ti accompagnerà lui. Verrà Natalì?”.
Tony socchiuse gli occhi arricciando le labbra, scosse il capo infilandosi le cuffie e udì un click metallico.
“No. E si chiama Natasha, Pep. Molto probabilmente”.
Pepper rise e lui la osservò scuotere il capo facendo ondeggiare le due ciocche che sfuggivano allo chignon, addolcì lo sguardo.
“Mi accompagnerà un nuovo agente al ... Cos'è che succede questo week-end?”.
Pepper piegò il capo in avanti, socchiuse un occhio sgranando l'altro e strinse le labbra fino a farle sbiancare.
“L'hai dimenticato”.
Tony deglutì, si morse il labbro strofinando il piede in terra e strinse il palmare avvicinandoselo.
“Oh, Dio. Dimmi che non era niente che riguardava noi due”.
Pepper lo fissò, Tony osservò l'immagine olografica tremare leggermente e sorrise.
“No, immaginavo. Quando riguarda noi due arricci sempre il labbro. Incontro con i pezzi grossi?”.
Pepper sospirò, si tolse una ciocca da davanti al viso scuotendo il capo.
“Sabato c'è la riunione in cui verranno presentati i membri del team per il progetto X, Tony. Domenica si deciderà chi è approvato e quelli idonei verranno con te per la sperimentazione”.
Tony aggrottò le sopracciglia corrugando la fronte, spalancò gli occhi e si batté una mano sulla gamba.
“Oh! Giusto, impiantare armi di ultima generazione in soldati addestrati e pronti a tutto”.
Pepper dilatò gli occhi, si guardò intorno e avvicinò il cellulare al volto, l'immagine olografica di lei si rimpicciolì in un primo piano degli occhi; si intravedevano una serie di leggere lentiggini sotto di essi.
“Posso rimandare. Scommetto che ancora non le hai progettate”.
Tony sorrise dolcemente, sfiorò l'immagine con un dito socchiudendo gli occhi e scosse il capo.
“Tranquilla, me la caverò comunque. E poi non perderei l'occasione di passare il week-end con te” disse.
Pepper arrossì, tirò indietro il cellulare facendo riprendere nuovamente il mezzobusto e si leccò le labbra.
“Avremo parecchio da fare. E io lunedì devo essere a Berlino, non so se ...”.
Tony sentì una fitta al petto e un sapore acido in bocca, accennò un sorriso storto, piegò il capo di lato.
“Ci godremo il tempo che avremo” le rispose.
Sorrise, soffiò un bacio.
“A sabato” sussurrò.
Chiuse la chiamata, mise il palmare in tasca e sospirò alzandosi. Camminò fuori dalla stanza, percorse il corridoio raggiungendo la stanza davanti alla cucina e si voltò guardando la porta del salotto. Vide Loki avvolto da una coperta, le mani lasciate scoperte stringevano una tazza da latte fumante e sul tavolinetto stava poggiata una caffettiera. Tony batté le palpebre, si poggiò alla porta socchiudendo gli occhi leggermente liquidi.

Steve gli porse la tazza da latte, Tony sfilò le mani da sotto la coperta afferrandola e la sentì calda sotto le dita, guardò il caffè all'interno e strinse le labbra. Steve si rizzò, sorrise dolcemente.
“Non dovrebbe bruciare. E non c'è zucchero. Va bene?” chiese.
Tony annuì lentamente, bevve due sorsi sentendo la gola bruciare e una sensazione di calore allo stomaco e al petto. Si leccò le labbra, deglutì e si rannicchiò sul divano, la coperta lo avvolgeva scivolando ai suoi lati.
“Il soldato dell'incendio. Accogli a casa tua tutti gli straccioni della città?” domandò.
Steve ridacchiò, si voltò superando l'angolo cottura, passò davanti alla finestra, la pioggia scrosciava contro il vetro chiuso. Steve aprì un mobile bianco a lato della finestra, ne prese un asciugamano e tornò indietro.
“So anch'io chi è lei. Non ha una casa per i giorni di pioggia, Mr. Stark?”.
Tony bevve qualche sorso di caffè, poggiò la tazza alla sua destra e afferrò l'asciugamano passandoselo tra i capelli scuri umidi, rabbrividì incassando il capo tra le spalle.
“Se sai chi sono, sai anche perché ero in giro come un barbone anche se sono probabilmente l'uomo più ricco del pianeta” rispose, con tono acido.
Steve riprese l'asciugamano mettendoselo sotto braccio, gli sistemò la coperta e annuì.
“Il Generale Fury mi ha detto che a volte lei ... Non capisce quello che fa” disse.
Tony rise rauco, afferrò nuovamente la tazza stringendola al petto e soffiò.
“Sono un pazzo visionario, per la precisione, Capitano. E a volte, durante le allucinazioni, mi capita di perdermi”.
Ghignò, sporse in avanti la tazza e gli occhi gli brillarono.
“O di farmi esplodere casa”.
Steve si voltò verso l'angolo cottura, prese la caffettiera e gli riempì la tazza semi-vuota fino all'orlo, il caffè fumava diffondendo un odore forte.
“Dovrebbe farsi assegnare un tutore. So che gran parte delle volte è in grado di comprendere, ma quella minoranza è sufficiente a creare problemi a lei e ad altri” disse, duro.
Tony batté le palpebre, i capelli leggermente umidi erano aderito al volto, tremava appena sotto la coperta e sentiva la tazza calda sopra le ginocchia piegate. Sorrise, sbuffò scuotendo il capo.
“Io costruisco, modifico, smonto, progetto e sperimento. Si occupa la mia ragazza delle pratiche amministrative e tutte quelle cose legalmente noiose”.
Scosse il capo, bevve il caffè sentendolo amaro, sospirò e lo finì. Guardò la tazza vuota, si leccò le labbra e la porse in avanti.
“Non ho voglia che qualcuno rubi le mie cose” aggiunse.
Steve prese la tazza, si voltò mettendola nel lavandino insieme alla caffettiera. Tolse l'asciugamano da sotto il braccio, raggiunse il mobile bianco e ripose l'oggetto, chiuse le ante, si rizzò e torno davanti al divano,
“Allora potrebbe trovare qualcuno che si occupi solo di lei e non delle sue aziende. Qualcuno che non ne capisca niente, per essere sicuro” rispose.
Tony lo guardò, ghignò.
“Credo di aver appena trovato un candidato!”.

Sospirò, avanzò e afferrò la caffettiera. Guardò Loki, gli sorrise e gli versò il caffè nella tazza riempendola.
“Cap mi ha trovato sotto la pioggia, un giorno. Mi ha portato a casa sua, anche se non mi conosceva” disse.
Loki batté le palpebre, si spostò di lato e Tony gli si sedette accanto. Sorrise, scrollò le spalle poggiando la testa contro lo schienale del divano.
“Ci sono in tutto tre persone che non mi hanno mai trattato come un pazzo. Cap non è il più bravo dei tre, ma sembra sempre molto rassicurante”.
Loki chiuse gli occhi, sospirò, bevve due sorsi di caffè e riaprì gli occhi assottigliando le labbra.
“Venni adottato dai genitori di Thor senza il consenso dei miei. Un rapimento. Quando le genti fedeli alla mia reale famiglia dissero loro che ero vivo, vollero riprendermi”.
Strinse le ginocchia al petto facendo frusciare le coperte, si morse il labbro rigirandosi tra le mani la tazza fumante.
“Questa storia è molto lunga e molto complicata. Ciò che so è che l'unico a difendermi fu Thor, e io lo baciai. Davanti ai suoi amici, ai suoi guerrieri, ai suoi genitori. Non avevo mai osato farlo”.
Ridacchiò, scosse il capo. Tony sogghignò, inarcò un sopracciglio incrociando le gambe sopra il divano e sbuffò.
“E così il valoroso surfista shakesperiamo se l'è fatta addosso. Tipico”.
Loki annuì, continuò a far girare la tazza di caffè tra le dita pallide. Incassò il capo tra le spalle, le ciocche di capelli neri strofinarono contro la coperta confondendosi con essa.
“Suo padre venne gravemente ferito, così lui dovette prendere il suo posto. Mi disse che una volta finita quella farsa, avrei potuto baciarlo liberamente quando volevo”.
Tony scrollò le spalle, si avvicinò a Loki stendendo le gambe e lo guardò.
“Ma tu non volevi aspettare, mnh?”.
Loki lo guardò, sogghignò e gli occhi brillarono di riflessi acquamarina.
“Non sperare di poter scoprire ogni mio segreto solo da questo, Stark. Ogni frase che ti ho detto ne cela dieci”.
Tony rise, si alzò scuotendo il capo e raggiunse la televisione. Si sporse camminando lateralmente, afferrò un bicchiere, si girò camminando verso il tavolo e si versò i rimasugli di caffè. Li bevve, sospirò e sogghignò.
“Andiamo, e io che mi stavo comportando amichevolmente!” si lamentò.
Scrollò le spalle, tornò seduto sul divano stringendo sia la caffettiera che la tazzina.
“Abbiamo più segreti di quelli che sveliamo, a quanto pare”.
Loki sorrise, si girò lateralmente e la coperta gli scivolò dalle spalle scoprendo la maglia a maniche corte.
“Non sarebbe altrettanto divertente, se così non fosse”.
Tony ridacchiò, si versò le ultime due dita di caffè e alzò la tazzina.
“Alla tua impazienza, e ai segreti taciuti” disse, sarcastico.
Loki batté la propria tazza contro quella dell'altro, sogghignò.
“A quando riuscirò a sedurti e strapparteli tutti, Stark”.

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Capitolo 16
*** Il concetto di famiglia. ***


Personaggi: Thor, Loki.
Prompt: “Cosa della frase ‘fuori dalla mi stanza’ esattamente non capisci?”.
Lanciato da: Claudia de Sessa.

Tony alzò il capo, sogghignò alzando il bicchiere semi-vuoto e arricciò le sopracciglia.
“Ben arrivato! Gradisci un drink?” chiese.
Thor scosse il capo, avanzò nell'atrio trascinando i piedi e si guardò intorno, osservò un pianoforte posto su un piano rialzato vicino alle vetrate che davano sull'oceano; filtrava una luce grigiastra a causa delle nuvole. Thor si voltò osservando una porta metallica accanto a cui erano due valigie, le afferrò sollevandole con una mano e scosse il capo.
“Non vi è lietezza nei miei giorni, men che meno voglia di brindare” disse roco.
Tony strinse le labbra camminando in avanti, lasciò il bicchiere sul pianoforte e raggiunse Thor. 
“Qualche brutta notizia?”.
Socchiuse gli occhi aggrottando la fronte, lanciò un'occhiata alle proprie spalle.
< Anche se non vedo come, visto che due secondi fa era perfettamente in salute > si disse.
Thor sospirò, si voltò.
“Nessuna novella spiacevole, ma nemmeno una lieta”.
Uscì dalla porta di casa, raggiunse la macchina accesa con il bagagliaio aperto e vi mise le valigie.
“Loki non è il mio unico cruccio, ma è il più grave” aggiunse.
Tony chiuse la porta di casa, premette un pulsante attivando il sistema d'allarme e si mise la mano nella tasca toccando il cellulare. Raggiunse l'auto, la guardò e alzò la testa.
“Tuo padre è ancora malato?”.
Thor gli aprì la portiera, fece il giro dell'auto ed entrò a sua volta. Diede gas un paio di volte, strinse il volante assottigliando gli occhi azzurri.
“Il suo tempo si riduce, e senza mia madre al suo fianco i suoi giorni sono cupi”.
Tony osservò le mani di Thor sul volante, arricciò il naso storcendo il labbro e si passò la mano sul mento toccando la rada barba.
“Avevo intenzione di arrivare a New York in macchina, ma temo tu non sappia guidare” disse.
Thor indurì l'espressione, grugnì partendo e uscì dal cortile della casa prendendo la strada che scendeva lungo la scogliera.
“Il prode capitano mi ha fatto assicurare che mi sarei preso cura di te, e questi veicoli sono infidi”.
Tony alzò le mani, socchiuse gli occhi sorridendo sarcastico.
“Ok, ok. Cercavo solo di non continuare a parlare delle tue tragedie sheakspriame, bestione”.
Thor tenne lo sguardo puntato verso la strada che si diramava tra la sabbia, strinse il volante premendo il piede sull'acceleratore; i muscoli erano in tensione sotto lo smoking nero.
“Non tieni forse alla tua famiglia?” domandò, con tono duro.
Tony si poggiò contro lo schienale, sogghignò lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi e allargò le gambe.
“E chi ti dice ne abbia una?” chiese.
Thor gli lanciò uno sguardo, le iridi azzurre erano socchiuse e le labbra strette tra loro.
“Il prode soldato mi ha detto che una compagna valida e forte allieta le tue notti”.
Tony sbuffò roteando gli occhi, guardò fuori dal finestrino osservando il mare, l'odore salmastro gli pizzicava leggermente le narici misto a profumo di pioggia e sabbia.
“Ho una compagna e un amante, forse perfino un paio di amici, ma non sono una famiglia”.
Thor si morse il labbro, tornò a guardare avanti sentendo il battito cardiaco rallentare.

Loki socchiuse gli occhi, strinse i pugni sibilando a denti stretti.
“Una compagna, un amante, degli amici. Cosa me ne faccio se era tutto un inganno?” chiese.
Thor scosse il capo, gli strinse le spalle.
“Non indugiare in simili follie! I nostri sentimenti per te sono veri, fratello”.
Loki gli schiaffeggiò il polso, indietreggiò e ringhiò; le iridi verdi brillarono di riflessi cremisi.
“I tuoi amici erano disposti a vendermi come un cucciolo di cui si è stanchi”.
Thor avanzò, si piegò verso l'altro facendo ondeggiare il mantello rosso e scosse ripetutamente il capo.
“La battaglia aveva instillato la paura nei loro cuori, ma non ti farebbero mai del male!”.
Loki mosse un braccio davanti al volto, la pelle pallida era tirata e gli occhi sgranati.
“Ancora osi difenderli?” urlò.
Thor si morse il labbro.
“Fratello mio, ti prego ...”.
Loki strinse i pugni fino a graffiare i palmi delle mani, si sporse allunando il collo.
“Fuori dalla mia stanza!”.
Thor gli strinse le mani, lo attirò a sé.
“Sigyn e io ti amiamo con tutto il cuore” disse roco.
Loki tirò indietro le mani, sibilò tra i denti leggermente appuntiti con gli occhi totalmente rossi.
“Cosa della frase ‘fuori dalla mia stanza’ esattamente non capisci?” domandò gelido.
Thor deglutì, indietreggiò e scosse il capo.
“Se lo faccio, continuerai a distruggerti” sussurrò.

Si sentì stringere le mani, spalancò gli occhi vedendo una macchina davanti a sé. Tony fece spostare l'automobile di lato, si rizzò e inarcò un sopracciglio.
“Puoi perderti nei ricordi quando arriveremo in aeroporto? Sono sicuro che non mancano più di dieci minuti”.
Thor deglutì, annuì stringendo il volante e rallentò battendo le palpebre.
“Non volevo esporti a rischi, mio protetto. Il prode soldato sarà colto dall'ira per ottime ragioni”.
Tony alzò le spalle, si poggiò contro lo schienale aprendo le gambe e piegò il capo all'indietro.
“Non serve che mamma chioccia lo sappia. Staremo tutti meglio senza le sue raccomandazioni su come si guida”.
Thor si morse il labbro, piegò il capo in avanti facendo ricadere le ciocche bionde e alcune trecce sulle spalle.
“Perché disprezzi chi ti dona il suo affetto, al punto da non volerli considerare famiglia?”.
Tony lo guardò, inarcò un sopracciglio aggrottando la fronte e strofinò le labbra tra loro.
“Amo Pepper. Ed anche Cap, ma preferirei che lui non lo sapesse. Potrebbe montarsi la testa”.
Sogghignò, scrollò le spalle.
“I ragazzi di Cap sono anche la mia squadra ed ho perfino un migliore amico che mi tiene con i piedi per terra”.
Incrociò le braccia, si morse il labbro e alzò il capo osservando il tettuccio della macchina.
“Ma se è la tua famiglia che ti ha tradito, come puoi paragonare persone fantastiche ad essa?” chiese, il tono appena roco.
Thor si voltò, dilatò gli occhi e aprì la bocca. Batté le palpebre, guardò avanti intravedendo l'aeroporto con la scritta ‘Stark’ luminescente che spiccava all'ingresso. Accelerò leggermente, deglutì stringendo le labbra.
“Potrebbe essere forse questo il motivo di Loki per rinnegare ogni legame?” domandò.
Tony fece spallucce, gli indicò il parcheggio con il capo e allargò le braccia; le fece ricadere spostando il peso sul sedile.
“Non sono nella testa di tuo fratello, grazie a Dio. Forse vuole solo che tu sia qualcosa di più che il suo grazioso bestione da guardia e riporto”.
Thor parcheggiò, aprì gli sportello e il bagagliaio, spense la macchina, tolse le chiavi e scese. Girò attorno all'auto, prese le valigie e chiuse il bagagliaio con un tonfo. Tony lo guardò, incrociò le braccia. Thor lo raggiunse, sospirò e annuì.
“Spero che i suoi rancori passino, e che torni a casa” sussurrò.
Tony strinse le labbra, seguì Thor all'interno dell'aeroporto e socchiuse gli occhi mordendosi l'interno guancia.
“E se lui non considerasse più quella casa sua?” domandò.
Thor salì due gradini della scaletta dell'aereo, si voltò e accennò un sorriso.
“Allora andrò con lui, ovunque vorrà”.

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Capitolo 17
*** Viaggio aereo. ***


Tony guardò Thor seduto davanti a lui, sogghignò inarcando un sopracciglio.
“Soffri di vertigini?”.
Thor assottigliò le labbra stringendo la presa sui braccioli del sedile, teneva la schiena rigida e il petto ritirato con gli occhi dilatati.
“Non sono le altezze a incutermi timore, ma i mezzi che usate per raggiungerle”.
Tony afferrò un bicchiere dal tavolinetto davanti a lui, lo fece ondeggiare accentuando il sogghigno.
“Perché, dalle tue parti si vola sul dorso del FortunaDrago?”.
Thor aggrottò le sopracciglia, grugnì sfregando i denti tra loro.
“Tu hai forse una passione per questi mezzi?” chiese.
Tony bevve due sorsi dal bicchiere, si voltò osservando il cielo dal finestrino accanto a lui.

Tirò la mano della madre, sorrise indicando il cielo.
“Guarda!”.
Maria ridacchiò, lo prese in braccio stringendolo al petto e sorrise.
“È un aereo” spiegò.
Tony guardò il cielo, le iridi castano scuro brillarono osservando e la scia bianca. Batté le palpebre osservando l'aereo venire risucchiato dalle nuvole, sporse le labbra mugugnando. Maria gli scompigliò i capelli, gli bacio la fronte.
“Non essere triste. Vanno nei luoghi dei loro sogni” spiegò.
Tony si morse il labbro, le strinse il vestito aderendo con il capo ai seni di lei e scosse la testa.
“No. Allora è brutto” sussurrò.
Maria batté le palpebre, lo sistemò meglio tra le sue braccia.
“E perché, amore mio?” chiese.
Il bambino si morse il labbro, gli occhi erano liquidi.
“Perché i sogni esplodono” sussurrò.
Maria lo mise in terra, si chinò accucciandosi e lo guardò.
“Che stai dicendo, Tony?”

Tony sogghignò, finì il liquido nel bicchiere.
< Dico i miei sono sogni di un pazzo, cara mamma > pensò.
Si voltò, prese la bottiglia dal tavolino e riempì il bicchiere.
“Le cose migliori sono le mie. E sia dia il caso che questo aereo è una di quelle”.
Thor lo osservò svuotare il secondo bicchiere e riempirsene un terzo, assottigliò le labbra.
“I dispiaceri non possono annegare” disse.
Tony ridacchiò, posò la bottiglia e scrollò le spalle.
“Ci hai già provato?”.
Thor afferrò la bottiglia tirandola verso di sé, la mise a lato del suo sedile e sospirò socchiudendo gli occhi. 
“I piaceri dell'alcool non mi renderanno mio fratello, né guariranno mio padre o faranno tornare mia madre”.
Tony si morse il labbro, accavallò le gambe.
“Anche lei scappata di casa?” chiese.
Thor strinse il pugno, lo sbatté sul bracciolo del sedile e l'aereo sobbalzò. Tony strinse il bordo del tavolo con una mano tenendo il bicchiere con l'altra, dilatò gli occhi alzando il capo.
“Ehi, vacci piano, Hercoles!”.
Thor s'irrigidì, rilassò i muscoli chiudendo gli occhi ed espirò. Inspirò, riaprì gli occhi e si chinò in avanti.
“È andata a cercare Loki, così come ha fatto anche Sigyn”.
Tony si rizzò, batté le palpebre e aggrottò le sopracciglia.
“Chi?” chiese.
Udì il suono di tacchi, si voltò osservando l'hostess chinarsi in avanti. Gli sorrise, socchiuse gli occhi verde smeraldo che brillarono di riflessi cremisi.
“Sta bene, Mr. Stark?” domandò, con voce vellutata.
Tony aprì la bocca, guardò la scollatura della giacca della donna e rialzò il capo osservandone i capelli biondi ricadere davanti al volto abbronzato.
< Loki? > si chiese.
Annuì, la donna si rizzò e si voltò. Thor le prese la mano, vi avvicinò le labbra socchiudendo le iridi azzurre.
“Chiedo perdono per la mia mancanza, milady”.
La donna ridacchiò, arrossì e ritirò l'arto.
“Chiamate pure, se vi serve qualcosa” disse, con tono cinguettante.
Si voltò e ancheggiò con il suono di tacchi coperto dal fruscio dell'aereo. Tony si passò la mano tra i capelli castano scuro, scosse il capo sospirando.
“Suppongo non sia importante” borbottò.
Thor si poggiò allo schienale, le iridi si fecero liquide e sospirò abbassando il capo; le ciocche bionde e alcune treccine gli ricaddero sulle spalle curve.
“La promessa sposa che nostro padre gli scelse per chetare il suo animo”.
Tony inarcò un sopracciglio socchiudendo un occhio, sgranò l'altro e batté il bicchiere per tre quarti vuoti sul tavolino bagnato.
“Ma in che epoca storica vivete, tu e Loki?”.
Thor sorrise melanconico, scosse il capo.
“La nostra vera origine potrebbe essere causa di pregiudizio, valoroso compagno”.
Tony sbuffò roteando gli occhi, allargò le braccia appoggiando le spalle allo schienale.
“Sveglia? Io sono pazzo. Ho le visioni e se ti descrivessi alcune cose che ho visto fare alla squadra, riapriresti i manicomi solo per rinchiuderci me”.
Thor annuì, alzò il capo e indurì l'espressione.
“Mio fratello Loki è un Dio e uno stregone, in grado di praticare perfino le magie oscure”.
Tony si morse il labbro, si umettò le labbra allargando le gambe.
“Fammi indovinare. Magie verdi, bene. Magie rosse, male”.
Thor aggrottò le sopracciglia, storse il labbro stringendo i bordi dei braccioli fino a farli scricchiolare.
“Sei forse un perito di magia?”.
Tony sventolò una mano in aria, mosse il capo a destra e sinistra.
“Diciamo che ho studiato. Quindi non vanno di moda i nomi degli Dèi nordici. Siete davvero quelli delle leggende”.
Thor rise, scosse il capo e si diede una pacca sulla gamba. 
“Quanto tu puoi corrispondere all'immagine sui giornali, compagno d'avventura!”.
Tony aggrottò le sopracciglia, corrugò la fronte e scrollò le spalle sogghignando.
“Immagino sia sensato” borbottò.
Thor sorrise ampiamente, annuì.
“Io e Loki eravamo tornati su Asgard dopo molti secoli per la malattia di nostro padre. Ma poi ...”.
“Attenzione: allacciare le cinture di sicurezza. L'atterraggio avverrà tra pochi minuti” cantilenò la voce dell'hostess all'altoparlante.
Tony strinse le labbra, si allacciò la cintura e roteò gli occhi.
< Se anche non fosse davvero Loki, è comunque altrettanto rompipalle > pensò.
Thor allacciò a sua volta la cintura, deglutì stringendo i braccioli e sbiancò chiudendo gli occhi. L'aereo si inclinò in avanti, Thor emise un gemito strozzato e strinse la presa. Tony scosse il capo, sogghignò guardando fuori.
< Ma io ho tutto il week-end, caro il mio stregone dei misteri > pensò.

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Capitolo 18
*** Amore bugiardo. ***


Personaggi: Tony, Pepper.
Prompt: Lies.
Lanciata da: La Morte Fidanzata.

Tony scese la scaletta dell'aereo, si infilò gli occhiali da sole e si voltò osservando Thor guardarsi intorno con i pugni stretti attorno al corrimano, sollevò gli occhiali tra i capelli castano scuro scompigliati e inarcò un sopracciglio.
“Problemi?” domandò.
Thor abbassò il capo, scese tre gradini facendo rimbombare il suono del metallo della scaletta ad ogni passo.
“Non trovo la locazione dei bagagli che ho portato, temo ce li abbiano sottratti con un qualche sortilegio” spiegò.
Tony ridacchiò, indicò con il pollice verso il basso puntando il dito contro una macchina; Pepper stava in piedi con le mani unite davanti alla gonna ed Happy le era accanto tenendo la portiera aperta. Tony si girò, scese i gradini e sorrise.
“Il sortilegio della mia efficientissima amministratrice delegata” disse.
Pepper batté le palpebre, sporse il capo osservando Thor scendere; la scaletta metallica tremava sotto di lui ed Happy strinse la maniglia della portiera.
“Quello non è il solito agente” disse.
Tony fece l'occhiolino, gli diede una pacca sulla spalla e si mise tra i due. Thor scese, guardò Pepper e le prese la mano. La sfiorò con le labbra, si rizzò e gonfiò il petto.
“Io sono Thor, mia lady. Ho condotto a voi il vostro compagno senza che nulla turbasse la sua mente” dichiarò.
Pepper si guardò la mano, mugolò intrecciandola con l'altra e guardò Tony. Tony si sfilò gli occhiali da sole, li infilò nella tasca della giacca.
“Dimentichi il quasi-incidente stradale”.
Thor avvampò, abbassò il capo incassandolo tra le larghe spalle e si chinò in avanti.
“Per questo devo fare ammenda. La memoria di mio fratello ha rischiato di portare a voi ad una perdita altrettanto grave” sussurrò.
Pepper guardò Thor, si voltò verso Tony, sospirò e sorrise.
“L'importante è che voi siate arrivati sani e salvi. Salga pure in macchina”.
Tony storse il labbro, aggrottò le sopracciglia e prese la mano di Pepper.
“Preferirei trascorrere il tempo in macchina con te, tesoro” disse.
La donna corrugò la fronte, inarcò un sopracciglio socchiudendo gli occhi verde acqua e Thor indietreggiò.
“Mi farò condurre da chiunque m'indicherete. Lungo da me interrompere l'idillio di due innamorati”.
Tony annuì, lasciò Pepper e indicò con il capo alle sue spalle.
“Lì dietro stanno prendendo tutte le attrezzature. Vai con loro”.
Thor annuì, si voltò e si allontanò. Pepper incrociò le braccia, spostò il peso su un piede solo e inarcò un sopracciglio.
“Cosa succede?”.
Tony le indicò l'interno della macchina, sogghignò accentuando le rughe d'espressione.
“Salga sulla carrozza, mia lady”.
Pepper sospirò, salì in macchina e Tony guardò Happy fare lo stesso, mettendo in moto. Salì, chiuse la portiera e l'automobile partì. Tony allargò le gambe, abbassò il finestrino e piegò il capo di lato strofinando la guancia contro lo schienale.
“Hai presente quando faccio una di quelle cose che tu preferisci non sapere perché ti sei auto-convinta sia sbagliata?”.
Pepper sospirò piegando la testa verso il basso, tenne le braccia incrociate sotto il seno coperto dalla giacca rigida grigia e l'espressione dura.
“Intendi quelle che si rivelano sistematicamente errori che tu non vuoi ammettere?”.
Tony mosse la mano in aria, roteò gli occhi.
“Punti di vista”.
Pepper espirò aria dal naso, piegò le spalle in avanti arcuandosi con il busto verso il fidanzato.
“Un'altra delle tue storielle da una notte e via?”.
Tony sgranò gli occhi, si sedette ritto e arricciò le sopracciglia verso l'alto.
“Ehi! Quelle sono passate di moda tre anni fa!”.
Happy voltò il capo, strinse il volante e assottigliò le labbra.
“Meno di uno e mezzo, capo. Taglio o faccio la strada lunga?”.
Tony indicò in avanti e sbuffò.
“Lunga. Comunque, ormai non lo faccio più”.
Pepper strinse le gambe, lo sguardo scuro e la mascella rigida.
“Eccetto con il Capitano”.
Tony allargò le braccia, le abbassò e scosse il capo.
“Perché tu avevi detto che andava bene!”.
Pepper strinse le labbra, lasciò ricadere le braccia e si strinse la gonna strofinando le unghie sulla stoffa rigida.
< Perché non posso lasciarti solo. Non dureresti due giorni > pensò.
Sospirò, annuì e una ciocca di capelli oro rosso le ricadde dal chignon sfiorando la spalla.
“Vorrei solo evitare diventasse un'abitudine”.
Tony addolcì lo sguardo, le sollevò il mento e si avvicinò alle labbra di lei socchiudendo gli occhi.
“Abbiamo combattuto tanto per stare insieme, e credi che ti lascerò andare così?”.
Pepper accennò un sorriso, le efelidi risaltavano sulle guance leggermente arrossate e gli occhi erano liquidi.
“Ho l'impressione che tu stia addolcendo la pillola, Tony” sussurrò.
Tony strinse le labbra, sibilò muovendo il capo a destra e sinistra; le lasciò il mento stringendole i fianchi e sogghignò.
“Forse un po'. Ma giuro che non ti ho tradita. Non ancora”.
Pepper gli poggiò le mani sul petto, alzò il capo indurendo lo sguardo.
“Non ... ancora?” chiese.
Tony si passò una mano tra i capelli, rizzò la schiena e schioccò la lingua.
“Non ci crederai, ma un ragazzo dai capelli mori e lo sguardo mozzafiato sta tentando di sedurmi”.
Le tolse le mani dai fianchi, sogghignò piegando la testa in avanti.
“E sta volta io non ho fatto proprio niente”.
Pepper ne guardò il sogghigno, osservò gli occhi castano scuro circondati da occhiaie e sospirò. Gli diede un bacio sulle labbra, leccò quello inferiore e si scostò.
“Non puoi proprio resistere, eh?” si lamentò, con tono dolce.
Tony le carezzò la guancia, le iridi si fecero liquide e abbassò il capo; lo scosse a destra e sinistra negando. Pepper poggiò la propria mano su quella di lui, la strinse.
“Questo fine settimana staremo insieme. Poi fa quello che credi giusto, Tony”.
Tony alzò il capo, le sorrise e le baciò la punta del naso.
“Senza di te sarei perduto”.
Pepper sorrise, roteò gli occhi e si allontanò.
“Il Capitano si occuperebbe di te quanto me” disse.
Tony rise, scosse il capo e allargò le gambe scivolando verso il basso sul sedile dell'auto.
“Non sarebbe la stessa cosa. Lo sai”.
Pepper sorrise, annuì e guardò fuori dal finestrino osservando il paesaggio scorrere, il vento che entrava le faceva arrossare le guance.
< So che resterò con te. Anche quando non mi vorrai più > pensò.
Guardò Tony ticchettare sulla spalla di Happy, ridacchiò e scosse il capo.
< Anche se di bugie, il nostro è pur sempre un amore da difendere >.

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Capitolo 19
*** Riunione. ***


Tony scese dalla macchina, infilò gli occhiali da sole e sorrise. Allargò le braccia, Obadiah fece lo stesso abbracciandolo. Gli diede due pacche dietro la schiena e si staccò, Stane sorrise.
“È bello rivederti” disse.
Tony sogghignò, tirò su gli occhiali da sole mettendoli tra i capelli castano scuro scompigliati.
“Avresti potuto chiamare, ogni tanto”.
Stene ridacchiò, guardò una seconda macchina fermarsi e aggrottò le sopracciglia osservando Thor uscirne. Thor guardò Stane, avanzò mettendosi alle spalle di Tony e abbassò il capo socchiudendo gli occhi.
“Qualcosa turba il nostro arrivo?” chiese.
Tony alzò la mano, la mosse in tondo e sorrise.
“No problem bestione, rilassati”.
Si girò guardando Pepper, le sorrise e si chinò. Happy alzò il capo stringendo il volante della macchina, socchiuse gli occhi assottigliando le labbra.
"Sicuro vada tutto bene, signore?” domandò.
Tony strofinò le labbra tra loro, si sfilò gli occhiali dai capelli e li porse ad Happy; indicò con il capo dietro di sé.
“Non sapevo che Obi venisse. Va a parcheggiare, scarica i bagagli e tutto il resto. Ma tieni d'occhio i dintorni, potrebbero esserci perfino più soldati del previsto” disse.
Si rizzò, si voltò e osservò Pepper guardarlo. La donna incrociò le braccia, inarcò un sopracciglio piegando il capo di lato.
“Tony, è un consiglio d'amministrazione, non il Pentagono”.
Lui sorrise, le fece l'occhiolino.
“Militari vuol dire stress, Pepper. E il mio medico mi ha severamente vietato ogni stress”.
Obadiah si mise tra i due, sorrise passando un braccio attorno alle spalle di Tony e alzò il capo.
“Possibile che voi due complottiate di continuo?”.
Thor osservò le macchine allontanarsi, strinse i pugni guardando il terzetto e sospirò osservando la porta davanti a sé.
< Quale terribile colpa ho compiuto per portare alla distruzione di una famiglia che una volta era unita tanto quanto questa? >pensò.
Tony si scostò da Stane, gli sorrise e avanzò.
“Io vado dentro, allora. Voi due pensate a tutte quelle noiose scartoffie indispensabili per ogni volta che vado fuori di casa, mnh?”.
Pepper batté le palpebre, guardò l'edificio e si morse il labbro.
“È sicuro di voler andare da solo, Mr. Stark?” chiese.
Tony sogghignò, le fece l'occhiolino e raggiunse Thor. Gli diede due colpetti sul braccio, indicò verso di lui e accentuò il sorriso.
“Ho Point Break con me. Tutto regolare, ha l'autorizzazione dello S.H.I.E.L.D., del giudice e perfino del Capitano” rassicurò.
Stane aggrottò la sopracciglia corrucciando la fronte, Pepper lo prese sottobraccio e sorrise addolcendo lo sguardo.
“Allora noi andiamo”.
Thor si chinò in avanti, osservò la donna avanzare tenendo l'uomo più anziano e si voltò verso Tony; piegò il capo facendo oscillare le treccine bionde.
“Perché hai scacciato i tuoi cari?”.
Tony sbuffò, roteò gli occhi e avanzò entrando. Si voltò verso Thor continuando a camminare nell'atrio, la luce bianca li colpiva facendogli socchiudere gli occhi. Tony fece l'occhiolino ad una ragazza, alzò la mano in direzione di un uomo e sorrise ad un ragazzo in divisa.
“Pepper è tra i primi cinque motivi della mia esistenza” disse.
Svoltò infilandosi in un corridoio vuoto, Thor irrigidì la schiena stringendo i pugni e si guardò intorno socchiudendo gli occhi. Tony gli sorrise, scrollò le spalle e allargò le braccia.
“Ma i militari sono tra i primi tre delle mie crisi. E Obi porta sempre un numero di militari compreso tra il troppo e l'infinito”.
Thor gli afferrò una spalla, lo fece girare totalmente e si chinò guardandolo negli occhi; le iridi azzurro cielo erano scure e lo sguardo intenso.
“Non rinunciare mai alla presenza dei tuoi cari, qualsiasi sacrificio comporti. Potresti pentirtene, mio nuovo amico”.
Tony strinse le labbra, poggiò la mano su quella di Thor e indurì lo sguardo.
“So che hai un padre in fin di vita da un secolo e due famigliari dispersi. Ma questo non significa tu abbia l'onniscienza”.
Addolcì l'espressione, fece un passo indietro arricciando le sopracciglia verso l'alto e mosse il capo a destra e sinistra. 
“Tranne che non faccia parte dei tuoi poteri divini. In quel caso, sappi che fanno schifo”.
Thor grugnì, spostò il peso da un piede all'altro ed inspirò sentendo la giacca nera aderire ai muscoli definiti del petto.
“Solo le Norne sanno tutto. Il nostro destino è nelle loro sagge mani”.
Tony roteò gli occhi, fece tre passi indietro e guardò una porta socchiusa. Si morse il labbro, inspirò e mosse le dita delle mani sentendole formicolare.
“Questo mi rassicura. Allora, entriamo?”.
Thor rizzò la schiena e il capo, gonfiò il petto.
“Controllerò che nessuna minaccia disturbi le tue riunioni segrete” sancì.
Tony arricciò il labbro, mugugnò e scosse il capo.
“Uh, ok. Cerca di non aggredire nessuno, se non vogliono spararti; mnh?”.
Thor annuì, si voltò dando le spalle a Tony e camminò lungo il corridoio. Tony inspirò, espirò e aprì del tutto la porta. La richiuse alle sue spalle, vide un uomo alzarsi in piedi mettendosi sull'attenti; i gradi di colonnello scintillavano alla luce delle lampade. Due uomini accanto a lui si rizzarono, si misero sull'attenti facendo battere i talloni. Tony si voltò, vide Rhodey in piedi dal lato opposto. Rhodey annuì, strinse le labbra indicando con gli occhi il posto a capo tavola. Tony sorrise, fece il giro del tavolo e si sedette a gambe aperte, sogghignò alzando il capo.
“Riposo, signori”.
Il colonnello rilassò le spalle, guardò con aria dura Tony e strinse le labbra fino a farle sbiancare.
“Mr. Stark, sono orgoglioso di presentarle due veri patriotti americani. Il Capitano Victor Creed e il Capitano James Logan, del 107 e 108 cavalleggeri”.
Tony sporse le labbra, arricciò le sopracciglia e poggiò le braccia sui braccioli.
“Il 107 era il reparto del migliore amico di Captain America, se non sbaglio”.
L'uomo sulla destra annuì, la mandibola dal taglio duro era coperta di barba castano biondo.
“Il Sergente Maggiore Burns, signore. Abbiamo combattuto insieme tre battaglie prima che venisse catturato dall'Hydra, signore”.
Tony aggrottò le sopracciglia, guardò il Colonnello e lo vide spostare il peso da un piede all'altro grugnendo. L'uomo sulla sinistra accennò un sogghigno, si voltò e annuì.
“Il Capitano Rogers ha fatto parte della mia divisione, durante alcune missioni. Io e il Capitano Creed facciamo guerre per l'America da prima che essa ci fosse, signore”.
Tony strinse le labbra, guardò verso Rhodey e gli indicò il Colonnello. 
“Sono sicuro che il nostro soldato è interessato a vedere il prodotto, mentre io svolgo le domande di routine. Ci pensi tu?”.
Rhodey aggrottò le sopracciglia sgranando gli occhi, grugnì e annuì. Indicò al Colonnello una porta laterale, i due la superarono e Tony roteò gli occhi sbuffando.
“Eureka. Bene, ora potete finirla di ripetere ‘signore’ alla fine di ogni frase. Da quanto combattete per questo burocratico paese?”.
I due si guardarono, quello sulla sinistra scosse il capo negando. Tony ridacchiò, allargò maggiormente le gambe scivolando verso il basso.
“Non è un ordine. Potete dirmi che non sono affari miei. Vada come vada, mi basta consultare il vostro fascicolo”.
Victor assottigliò le iridi dalla pupilla felina, scoprì i denti arcuandosi in avanti; la barba castano-biondo che gli ricopriva il volto fremeva al suo respiro. Logan sospirò, roteò gli occhi scuri e si sedette; tirò fuori un sigaro dalla tasca e se lo mise tra i denti.
“Fine ottocento. Ci siamo arruolati per la guerra tra l'Inghilterra e l'America, ma quando siamo arrivati abbiamo cambiato lato”.
Victor rise con un suono roco, si sedette con un tonfo e piegò il capo all'indietro.
“Solo perché il tabacco è meglio del the” specificò.
Tony si piegò in avanti, intrecciò le mani tra loro e socchiuse gli occhi.
“Bene. Allora, avete sul serio accettato questo progetto?”.
Logan tirò fuori un accendino facendo scattare la fiamma, accese il sigaro ed inspirò una boccata di fumo.
“Non abbiamo mai rifiutato una missione”.
Victor si voltò, sogghignò e socchiuse gli occhi.
“Né fallito” aggiunse, con tono complice.
Logan sogghignò, Tony li guardò e sospirò.
“Ok, fratellini. Chi è Pinco Panco e chi è Panco Pinco?”.
I due lo guardarono, Tony ridacchiò e scosse una mano in aria.
“Niente. Siete approvati. Ma sappiate che si lavora a modo mio. Non dell'esercito”.
Victor scrollò le spalle, prese il sigaro dalle dita dell'altro e inspirò una boccata di fumo espirandola dal naso.
“Si fa a modo degli Stark da prima della guerra civile, infante”.
Logan roteò gli occhi, si riprese il sigaro e schiacciò la punta contro il tavolino.
“Vuol dire sì”.
Tony sorrise, si sporse in avanti e afferrò il sigaro. Lo tirò a sé, lo passò da una mano all'altra e sogghignò.
“L'avevo dedotto. Ora dobbiamo solo superare la fase burocratica”.

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Capitolo 20
*** Il bene di una nazione. ***


Tony si passò il sigaro da una mano all'altra, scivolò verso il basso sulla poltrona e piegò il capo di lato.
“Una curiosità mia. Oltre che apparentemente immortali, che altro avete di speciale?”.
Victor sogghignò mostrando i denti aguzzi da felino, arricciò le sopracciglia castano biondo verso l'alto assottigliando lo sguardo.
“Questo è top secret, ragazzino”.
Tony ridacchiò, guardò Logan e accentuò il sogghignò socchiudendo gli occhi.
“Tuo fratello è tipo ‘potrei dirtelo, ma poi dovrei ucciderti’, mnh?”.
Logan ghignò, arcuò la schiena in avanti facendo ondeggiare le medaglie appese alla giacca militare.
“È più probabile che prima ti uccida e poi te lo dica” ribatté.
Tony mosse la mano che teneva il sigaro in cerchio, la cenere fredda cadde sul tavolino scivolando sui suoi pantaloni.
“Non voglio dissezionarvi. Non ho mai dissezionato Cap, non vedo perché dovrei farlo con voi”.
Si sporse in avanti, li guardò entrambi con gli occhi socchiusi e le iridi castano scuro scintillanti di riflessi caffè.
“Voglio solo sapere cosa siete”.
Victor accentuò il ghigno, prese dalla tasca della giacca del fratello l'accendino e tese una mano. Accese la fiamma, mise la mano sinistra sopra l'accendino e lasciò che il fuoco l'avvolgesse. Logan arricciò il naso all'onore di bruciato, roteò gli occhi e grugnì.
“Non essere scenografico” borbottò.
Tony dilatò gli occhi, il volto divenne bianco.

Avvicinò il contagocce alle labbra, sporse maggiormente all'indietro il capo intravedendo una goccia trasparente pendere verso il basso. Aprì la bocca, si sentì afferrare per il polso e abbassò il capo di scatto chiudendo le labbra. L'altro uomo gli strappò il contagocce dalle mani, lo sbatté sul tavolo vicino alla lente d'ingrandimento facendo tremare le due siringhe accanto e si piegò in avanti.
“È impazzito?” urlò.
Sollevò il bastone, lo agitò in aria e lo puntò verso un vetrino ricolmo di liquido trasparente.
“Quella roba è potenzialmente mortale!”.
Lui sogghignò, abbassò il capo e si tirò indietro sulla sedia intrecciando le mani tra le gambe.
“O potenzialmente curativa. Non lo saprò mai, senza testarla”.
L'altro si tolse il cappello poggiandolo sopra il vetrino, lasciò il bastone e lo guardò negli occhi socchiudendo i propri chiari; arricciò il labbro stringendo i denti.
“Non. Lo. Faccia” sibilò.

Tony sentì qualcosa premere contro la sua gola, batté le palpebre e abbassò il capo vedendo degli artigli d'osso. Seguì con lo sguardo il braccio fino alla spalla, alzò il capo guardando Logan e deglutì socchiudendo gli occhi.
“Cosa?” domandò con tono roco.
Victor strinse i denti, si teneva il polso con la destra muovendo le dita della sinistra; le scottature si stavano ritirando venendo coperte da pelo giallastri.
“Porca puttana, mi si sono accavallati i nervi!” ringhiò.
Tony lo guardò, aggrottò le sopracciglia e osservò l'accendino in terra. Inspirò, espirò e la porta si spalancò. Tony si girò, sgranò gli occhi vedendo Thor. Thor osservò gli artigli di Logan alla gola di Tony, incassò il capo tra le spalle e corse verso il militare colpendolo con una spallata. I due rotolarono contro la parete, Tony cadde in terra e sentì Victor ringhiare. Thor si alzò, fece due passi indietro.
“Resta alle mie spalle, sarà mio compito tutelarti” disse con tono solenne.
Tony si alzò in piedi, si mise tra Thor e Logan e allargò le braccia.
“Non serve, Point Break. Incidenti di percorso. Potresti, mnh, prendermi del ghiaccio? Da Plutone andrebbe benissimo”.
Thor aggrottò le sopracciglia, grugnì e rilassò le spalle annuendo. Uscì chiudendosi la porta alle spalle, Logan si rimise in piedi e si massaggiò il mento passando le mano tra la barba.
“Era Thor, quello?” chiese.
Victor gli si affiancò, annuì e si girò.
“Qualcuno ha dimenticato di dieci qualcosa di importante sul nostro accordo” ringhiò.
Tony si passò la mano tra i capelli, raccolse l'accendino da terra e se lo infilò in tasca; sentiva il battito cardiaco rimbombare nelle orecchie. Si sedette, deglutì e alzò il capo.
“Soffro di allucinazioni. Di solito non rompo ossa alla gente, ma mi capita di avere reazioni di cui non mi rendo conto” ammise.
Logan guardò il fratello, Victor annuì e il primo camminò in avanti. Dilatò le narici, piegò il capo in avanti socchiudendo gli occhi scuri.
“E queste allucinazioni cosa c'entrano con Thor?” domandò.
Tony si leccò le labbra, sospirò e si passò la mano tra i capelli; sentiva delle fitte continue al petto e la testa gli girava facendogli avvertire un senso di nausea in gola.
“Fa parte di un'agenzia super-segreta che mi tiene d'occhio e di cui sono consulente. Sta cercando il fratello”.
Victor dilatò gli occhi, le pupille si restrinsero diventando feline e arricciò il naso.
“Loki non è con Thor?” chiese.
Tony lo guardò, batté le palpebre e la testa gli ricadde in avanti. Ansimò, si morse il labbro e annuì stringendo i pugni attorno al tessuto dei pantaloni.
“Loki, lui, non vuole tornare a casa. Dice che lì è pieno di bugie e lui, beh, preferisce menzogne che gli piacciano. Questo però la detto Thor, e ...” inizio, con tono strascicato.
Si sentì afferrare la spalla, vedeva nero e ricadde in avanti. Logan lo strinse, lo adagiò contro lo schienale e si girò.
“È svenuto. Buon per lui, o sarebbe andato in iperventilazione” disse.
Victor gli si accostò, strinse le labbra e lo guardò.
“Non possiamo rinunciare al progetto” disse, duro.
Logan assottigliò le labbra fino a farle sbiancare, annuì.
“Non lo faremo. Chiama il Colonnello, gli servirà un'ambulanza”.
Victor rizzò la schiena, annuì e avanzò fino alla porta. Si voltò.
“Ricordati che serviamo una nazione, non un uomo, Jimmy”.
Uscì dalla stanza, Logan sentì la porta chiudersi e guardò Tony con il capo piegato di lato e le labbra schiuse. Assottigliò lo sguardo da lupo, sospirò e si accucciò.
< Ma cosa succede quando la nazione è di un solo uomo? > si chiese.

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Capitolo 21
*** Un nuovo viaggio. ***


Tony socchiuse gli occhi intravedendo il volto di Pepper, mugolò poggiando i gomiti e li sentì affondare in un materasso. Pepper si rizzò, si morse il labbro e si tolse una ciocca di capelli da davanti al volto.
“Si è svegliato” sussurrò.
Tony sollevò la testa, vide Logan avanzare e lo osservò accendere il sigaro. L'uomo se lo portò alle labbra, sbuffò e si chinò socchiudendo gli occhi.
“Hai fatto un bel casino, ragazzino”.
Tony strinse gli occhi, si puntellò vedendo la stanza bianca e si voltò verso Pepper. Lei gli porse un bicchiere d'acqua in cui galleggiavano dei cubetti di ghiaccio.
“Thor ha detto di non aver trovato Plutone, ma che il ghiaccio di Jothuneim ha proprietà che noi nemmeno immaginiamo. Non è tossico, quindi immagino tu possa berlo”.
Tony prese il bicchiere, deglutì un paio di sorsi e scosse il capo sentendo una scarica elettrica. Si leccò le labbra e sogghignò piegando il capo di lato.
“Quel ragazzone è un po' troppo letterale”. 
Logan incrociò le braccia, grugnì sedendosi sulla poltroncina a lato del lettino con le gambe larghe.
“Mio fratello, il tuo amico e Thor stanno parlando con il Colonnello. Vuole che tu ci veda all'opera, per convincerti ad impiantarci armi più potenti di quelle che ha visto”.
Pepper arricciò il labbro, prese il bicchiere d'acqua e lo poggiò sul comodino.
“Posso avere una spiegazione?” chiese.
Tony si mise seduto, alzò le spalle scrollandole.
“Credo che Thor sia un alieno, o qualcosa che c'assomiglia molto, e che quello sia ghiaccio alieno. Probabilmente viene da Everworld, perché non ha mai sentito parlare di cinismo, ironia o sarcasmo”.
Logan sbuffò una nuvoletta di fumo, strinse il sigaro con due dita e grugnì.
“È una divinità asgardiana. Frequentano gli Stark da prima che esistesse la loro fabbrica”.
Pepper sistemò le coperte che avvolgevano Tony, alzò lo sguardo sull'uomo e inarcò un sopracciglio sorridendo.
“Una divinità asgardiana?”.
Tony sogghignò, mostrò i palmi delle mani socchiudendo gli occhi; le iridi castano scuro gli brillarono.
“Che vuoi farci, nemmeno gli dèi mi resistono”.
Logan passò il sigaro da una mano all'altra, scivolò verso il basso sulla poltroncina e grugnì dilatando le narici.
“La domanda è dov'è Loki”.
Tony lo guardò, sorrise e piegò il capo di lato.
“Da me. Che tenta di portarmi a letto”.
Pepper si rizzò, incrociò le braccia sotto i seni e sgranò le iridi acquamarina.
“Che cosa?”.
Tony si girò, strinse le labbra tirando su con il naso e aggrottò la fronte.
“È un po' difficile, Pep. Uno stregone dagli indubbi problemi morali vuole scappare da un biondo troppo palestrato con manie di stalkeraggio perché ... perché non ha avuto il fegato di fotterlo davanti a tutti, principalmente”.
Pepper aprì la bocca piegando il capo in avanti, spostò il peso da un piede all'altro stringendo maggiormente le braccia incrociate.
“E sta cercando di venire a letto con te per ...?”.
Logan inspirò una boccata dal sigaro, poggiò il capo contro lo schienale della poltroncina e sospirò.
“Per vendetta contro Thor, probabilmente. È il tipo di dispetti che farebbe”.
Tony si passò la mano tra i capelli, sbuffò scuotendo il capo e roteò gli occhi.
“Lasciamo perdere. Piuttosto, dov'è che vuole che andiamo il tuo Colonnello?”.
Logan alzò le spalle.
“Nella zona di guerra in cui c'è anche Rogers. A Kunar”.
Pepper sciolse le braccia, sospirò e si chinò in avanti.
“Tony, non puoi farlo davvero. È pericoloso”.
Tony le sorrise, poggiò la fronte contro quella di lei e socchiuse gli occhi.
“Ho un dio, Cap e due mutanti immortali a controllarmi, Pep. Andrà tutto bene” sussurrò.
Le baciò il naso, sogghignò.
“E poi non è la prima volta che andiamo in zone di guerre per le presentazioni d'armi”.
Pepper sospirò, poggiò la mano su quella di lui e strinse le labbra.
“Sono mai stata favorevole?”.
Tony ridacchiò, si tirò indietro e alzò le spalle.
“No. Ma è il tuo lavoro essere responsabile per entrambi”.
Pepper si rizzò, sospirò e sorrise.
“Non so se riesco ad essere responsabile per così tante persone” si lamentò.
Logan si alzò, buttò il sigaro sul pavimento e lo schiacciò con il piede spargendo cenere sulle piastrelle bianche.
“Non si preoccupi. Le riporteremo il capo intero”.
Tony sogghignò, guardò Pepper e allargò le braccia.
“Visto? Nessun problema”.

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Capitolo 22
*** Nascondino. ***


Personaggi: Tony, Loki.
Prompt: Immagino che tuo fratello non fosse bravo a nascondino.
Lanciata da: Claudia De Sessa.

Tony accelerò il passo nel corridoio, sentiva il battito cardiaco rimbombargli nelle orecchie facendogli pulsare le tempie. Lanciò uno sguardo alle sue spalle intravedendo James seguirlo, roteò gli occhi grugnendo e strinse i pugni voltando un angolo. Si sentì tirare, sgranò gli occhi sbattendo la schiena contro il muro e la mano di Loki gli premette la bocca. James superò quel punto, annusò l'aria e grugnì tornando indietro. Tony batté le palpebre, sporse il capo verso l'alto e sgranò gli occhi.
“Come hai fatto?” domandò.
Loki indietreggiò, si poggiò alla parete e sorrise socchiudendo gli occhi.
“Anni di esperienza nel fuggire da Thor mi hanno insegnato ad ingannare anche il fiuto più fine” rispose.
Tony storse il labbro, socchiuse un occhio piegando il capo di lato e mugugnò.
 “Immagino che tuo fratello non fosse bravo a nascondino”.
Loki corrucciò le sopracciglia, intrecciò le caviglie e sorrise mostrando i denti lievemente appuntiti.
“Ci sono ben poche cose in cui Thor eccelle”.
Tony si passò una mano tra i capelli, scosse il capo e fece tre passi avanti allargando le braccia.
“Di certo in pazienza”.
Si voltò, gli puntò l'indice contro e lo ruotò in tondo sogghignando.
“O non passerebbe il suo tempo a cercare uno stregone psicotico”.
Loki si scostò dalla parete, avanzò facendo indietreggiare Tony fino alla parete e aderì al suo petto; si sporse verso il basso socchiudendo le iridi che brillarono di rosso.
“Tu meglio di tutti dovresti sapere che la follia è un concetto relativo” sussurrò.
Tony si leccò le labbra, deglutì portando le mani alla parete e sogghignò.
“Non sarai folle, ma lunatico di sicuro” ribatté.
Loki gli infilò le dita sottili tra i capelli scompigliati, avvicinò le labbra a quelle di lui sorridendo.
“E tu avventato, Stark”.
Tony morse il labbro inferiore di Loki, lo avvolse con la lingua tirandolo verso di sé e succhiò. Si scostò, socchiuse gli occhi che brillarono di riflessi caffè e sogghignò.
“Non credere di poterti nascondere per sempre”.
Loki si leccò le labbra, strofinò il proprio petto contro quello dell'altro e piegò il capo di lato facendo ondeggiare i capelli neri.
“Thor non è riuscito a trovarmi nemmeno quand'ero ancora sotto il suo naso”.
Tony ridacchiò, gli strinse un fianco infilando la mano sotto la maglia verde dell'altro, sentiva la pelle fredda sotto il suo palmo caldo.
“Forse tuo fratello ti lascia fare il bello e il cattivo tempo, ma io voglio le mie risposte”.
Loki inarcò la schiena all'indietro strusciandola contro la mano di Tony, sorrise socchiudendo le iridi smeraldo.
“Un filantropo dovrebbe essere poi generoso di così” sussurrò seducente.
Tony scese con la mano fino al bordo dei pantaloni di Loki, me sfiorò l'estremità e sentì l'altro irrigidirsi. Tony sorrise, scostò le mani e le alzò addolcendo lo sguardo.
“Sono pur sempre un bastardo capitalista”.
Loki batté le palpebre, scosse il capo e soffiò sulle labbra dell'altro.
“Meno di quanto tu creda” sussurrò.
Tony si morse il labbro, batté le palpebre e sgranò gli occhi vedendo il corridoio vuoto. Aggrottò la fronte, intravide James avvicinarsi. Logan allargò le braccia, grugnì e si piegò in avanti incassando il capo tra le spalle massicce.
“Ho promesso alla ragazza che il suo capo non si sarebbe fatto nulla, quindi basta trucchetti” ringhiò.
Tony scosse il capo, sogghignò e alzò le mani.
“Giuro che non dipende da me” rispose.
Logan dilatò le narici espirando, si rizzò e incrociò le braccia.
“Non mi piace giocare a nascondino, ragazzo” borbottò.
Tony guardò alle proprie spalle, sorrise e ridacchiò.
“Già. Acchiapparella è molto più stimolante” disse.
Avanzò, diede una pacca sul gomito di Logan e fece l'occhiolino.
“Andiamo. Tuo fratello e gli altri aspettano solo noi”.

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Capitolo 23
*** Atterraggio di fortuna. ***


Tony uscì dall'edificio, guardò la pista d'atterraggio osservando Thor vicino al portellone dell'aereo e abbassò il capo verso Rhodey. Questi lo abbracciò, gli diede un paio di pacche e avvicinò le labbra al suo orecchio aggrottando la fronte dalla pelle scura.
“Il Colonnello è rimasto con Obi e Pepper, ma io non ti lascio andare in Afghanistan da solo” sussurrò.
Tony sogghignò, gli diede una pacca sulla spalla e lanciò un'occhiata a Victor vedendolo andare verso Logan. Sogghignò, fece un passo indietro e scosse il capo.
“Ho tre guardie del corpo, e lì c'è Cap. Non c'è pericolo”.
Rhodey indietreggiò a sua volta, indicò verso l'aereo e indurì l'espressione.
“Vengo comunque con te” disse.
Tony roteò gli occhi, annuì e raggiunse i gradini della scaletta. Si voltò guardando Victor mettere una mano sulla spalla di Logan. Logan annuì e i due lo seguirono superando Rhodey. Salirono tutti sull'aereo, Thor si sedette e strinse la cintura.
“Non pensavo vi avrei rivisti tanto presto, amici miei” disse.
Logan deglutì, arricciò il naso dilatando le narici ; si sedette, allacciò la cintura e strinse le unghie sui bracciolo del sedile.
“Avrei preferito rivederti lontano da un aereo” borbottò.
Victor gli si mise accanto, allargò le gambe aderendo con la schiena alla poltroncina e sogghignò.
“Il tuo gatto è scappato?” domandò.
Rhodey si diresse verso la cabina di pilotaggio, Tony si sedette accanto a Thor e inarcò un sopracciglio.
“Da quanto vi conoscete?” chiese.
Thor sospirò, addolcì lo sguardo.
“Da quando James era ancora un lume di vita nel ventre di sua madre” rispose.
Logan roteò gli occhi, grugnì forte tendendo i muscoli nel sentire i motori rollare. Victor s'infilò la mano in tasca prendendo un sigaro, se lo infilò in bocca e ne sputò la parte finale.
“Tu e Loki siete spariti per parecchio”.
Thor rizzò la schiena, gonfiò il petto facendo tremare la camicia nera e strinse i braccioli del sedile.
“Una guerra incombeva sulla nostra dimora. Sono tornato per cercare Loki”
Tony lanciò uno sguardo al finestrino osservando la pista farsi più lontana, rilassò le spalle e piegò il capo di lato.
“A proposito di questo, perché Loki è scappato, esattamente?”.
Logan graffiò la stoffa dei braccioli stringendoli, la schiena era ritta e gli occhi assottigliati.
“Ha di nuovo ucciso qualcuno di importante?” domandò.
Victor sbuffò, afferrò un accendino e diede fuoco alla punta del sigaro, espirò una boccata scuotendo il capo.
“Le punizioni di Odino non gli hanno mai fatto paura”.
Tony socchiuse un occhio sgranando l'altro, arricciò il naso facendolo sfregare contro il pizzetto.
“Loki è un pluriomicida?” chiese.
Thor sospirò, si piegò in avanti e socchiuse gli occhi liquidi intrecciando le mani tra loro.
“Ahimè, non è questo ad averlo portato lontano da casa, ma un mio sbaglio imperdonabile” disse.
Tony scosse il capo, allargò le braccia aggrottando la fronte.
“Cosa, hai provato a farlo costituire?” domandò.
Logan batté le palpebre, si chinò in avanti e socchiuse gli occhi castani.
“Non mi dirai che è ancora per la storia del matrimonio”.
Victor sbuffò una nuvoletta di fumo, agitò il sigaro in aria e piegò il capo all'indietro.
“Se è di nuovo quella, squarterò Sigyn con le mie mani” si lamentò.
Thor scosse il capo, rizzò la schiena e strinse le labbra.
“Non ho avuto il coraggio di accettare il suo amore, e lui è fuggito credendo lo tacciassi come mostro”.
Tony sospirò, si passò una mano tra i capelli e batté le mani sulle proprie ginocchia.
“Posso avere una spiegazione sensata?” chiese.
L'aereo tremò, Logan sgranò gli occhi tirando fuori gli artigli d'osso; che andarono a conficcarsi nel tessuto della poltroncina. Thor tirò indietro la schiena aderendo al sedile, deglutì sbiancando e strinse i braccioli. Victor grugnì, il sigaro cadde in terra rotolando.
“Che cazzo succede?!” urlò.
Tony si alzò, camminò ondeggiando a destra e sinistra, allargò le braccia andando a sbattere contro il lato dell'aereo.
“Rhodey! Che succede?” gridò.
Rhodey spalancò la porta della cabina di pilotaggio, aveva i capelli neri scompigliati e gli occhi sgranati.
“Ci sparano! Hanno colpito i motori, stiamo precipitando!”.
Tony ricadde di lato, Thor si slacciò la cintura e si sporse afferrandolo; lo strinse al proprio petto premendo un ginocchio in terra.
“Dobbiamo andarcene!”.
Victor strappò le cinture sua e del fratello, afferrò James per un braccio e lo trascinò in piedi.
“Io porto lui. Tu prendi quei due” ordinò.
James sentì la nausea salire, deglutì e strinse il braccio del fratello. Tony spinse le mani sul petto di Thor, si mise in piedi e ricadde addosso a Rhodey. Rhodey lo strinse, socchiuse gli occhi.
“Siamo sopra il deserto. Se saltiamo, finiremo in un oceano di sabbia e fuoco!” urlò.
Thor afferrò un gomito di entrambi, avanzò e sfondò il portellone con un calcio. Il vento gli fece ondeggiare i capelli biondi raccolti in treccine; Tony chiuse gli occhi sentendoli pizzicare, Rhodey annaspò per il contraccolpo. Victor lanciò Logan giù dall'aereo, Tony sgranò gli occhi.
“Ma sei pazzo?!” urlò.
Victor si voltò, ghignò mostrando i canini appuntiti.
“Prega Loki che funzioni!” strillò.
Si gettò, Rhodey inspirò e scosse il capo.
“Non dobbiamo farlo, vero?” domandò con tono alto.
Tony guardò Thor, lui rise e li strinse.
“Andiamo, prodi compagni!” esclamò.
Saltò trascinandoli con sé, Tony urlò insieme all'amico; Thor rise scuotendo il capo. Un'armatura gli aderì al corpo coprendo il completo nero, alzò la mano afferrando un martello e lo roteò in aria facendo rallentare la caduta. Atterrarono in piedi, lasciò la presa e Tony rotolò in avanti sulla sabbia. Rhodey sputacchio, scosse il capo; gli occhi sgranati erano arrossati.
“Spero non si ripeta!” urlò.
Victor si girò, stringeva un gomito di Logan; delle escoriazioni sulla loro pelle stavano venendo riassorbite dal corpo, senza lasciare il segno. Tony si alzò, si guardò intorno e ridacchiò.
“Io sì, invece!” esclamò. 

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Capitolo 24
*** Ricerche mortali. ***


Personaggi: Thor, Tony.
Prompt: Spiegazione.
Lanciata da: La Morte Fidanzata.

Victor scrollò il capo facendo ricadere della sabbia in terra, dilatò le narici incassando il capo tra le spalle.
“Il Captano che stai cercando è l'amico di Burn, vero?” chiese.
Logan annusò l'aria, guardò intorno osservando la sabbia e indicò una serie di dune.
“Tu aspetta lì, ragazzo. Thor, resta con lui. Rhodes, tu recupera dall'aereo viveri e bevande”.
Rhodey si voltò osservando i resti del velivolo sparsi, si leccò le labbra secche e socchiuse gli occhi.
“E voi?” domandò.
Victor ghignò socchiudendo le iridi feline, arcuò le ginocchia in avanti.
“Troviamo il vostro Capitano” disse.
Logan annuì, osservò il fratello balzare superando una duna di sabbia e guardò Thor. Thor strinse il martello, lo agganciò alla cintola e annuì. Logan strinse le labbra e seguì Victor. Rhodey sospirò, scosse il capo e incrociò le braccia.
“Non ci sto capendo niente” si lamentò.
Tony scrollò le spalle, indicò con la mano l'aereo e la oscillò.
“Occupati di quello. Io vedo di scoprire i segreti di Conan il Barbaro”.
Rhodey annuì, si diresse verso i resti dell'aereo. Thor afferrò il gomito di Tony, lo tirò verso le dune e socchiuse gli occhi.
“La ricerca di spiegazioni potrebbe essere la tua rovina, amico mio” disse.
Tony roteò gli occhi, si scostò e si accucciò all'ombra di una delle dune, avvicinò le gambe al ventre e socchiuse gli occhi.
“Una spiegazione è il minimo. Sono andato in molte zone di guerra, e non mi hanno mai dirottato l'aereo”.
Thor si sfilò il mantello rosso, lo avvolse attorno a Tony e lui ci si coprì il capo. Thor scosse la testa, si accovacciò a sua volta e indurì l'espressione.
“Quando si viene coinvolti con Loki, la ricerca della verità diventa desiderio di morte”.
Tony strinse il bordo del mantello, il sudore gli colava sotto i vestiti pizzicandogli la pelle e sentiva la testa scottare.
“Questo non spiega un bel niente” borbottò.
Thor poggiò le ginocchia per terra, i raggi del sole si riflettevano sui cerchi che formavano la parte superiore della sua armatura; i capelli biondi aderivano alla pelle leggermente abbronzata.
“Le spiegazioni degli Dèi non sono mai chiare”.
Tony sporse il capo oltre la duna, intravide la figura di Rhodey china su un pezzo di metallo dalla forma concava e roteò gli occhi accucciandosi nuovamente.
“Vuoi dire che la distruzione del mio aereo è colpa di tuo fratello?” domandò.
Thor sospirò, si voltò e gli strinse una spalla chinandosi in avanti.
“Voglio dire che devi smettere di fare domande, se tieni alla tua sanità”.
Tony lo guardò, inarcò un sopracciglio aggrottando la fronte e tirò il capo all'indietro storcendo il labbro.
“Vuoi dire che dovrei far finta di non aver notato che improvvisamente sei vestito come un cavaliere medievale con un martello che vola?”.
Thor annuì, socchiuse gli occhi fino a ridurli a due fessure e portò il capo ad un palmo da quello di Tony; l'espressione dura e la mascella contratta.
“Faresti meglio a dimenticare tutte le stranezze” ordinò, roco.
Tony lo guardò, batté le palpebre e sentì il sudore diventare freddo all'altezza delle orecchie; strinse i pugni afferrando il mantello e scosse il capo. Sogghignò, piegò la testa di lato e dilato le iridi castano scuro.
“Sono uno scienziato, Point Break. Cercare una spiegazione è il mio istinto primordiale”.
Thor sospirò, fece un passo indietro scuotendo il capo e lo sguardo si fece cupo.
“Ti porterà alla morte, mio protetto” sussurrò con tono cavernoso.
Tony sentì delle fitte alle tempie, strinse il mantello attorno a tutto il proprio corpo e deglutì.
< L'ha già fatto > pensò.
Piegò la testa all'indietro guardando verso l'orizzonte sabbioso, espirò e scosse il capo.
< Anche se non so quando è successo >.

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Capitolo 25
*** Soluzione (?). ***


Personaggi: Thor, Tony.
Prompt: Delicatezza.
Lanciata da: La Morte Fidanzata.

Tony affondò il mento tra le ginocchia, socchiuse gli occhi osservando la luce filtrare attraverso la stoffa rossa del mantello di Thor; gocce di sudore gli imperlavano la pelle scura facendo risaltare le curve dei muscoli tesi. Voltò il capo intravedendo le gambe di Thor, ne seguì la fisionomia fino al martello appeso alla vita. Avvicinò il capo vedendo alcune rune tracciate sul bordo, si leccò le labbra sentendo la testa pulsare e strinse i pugni.

Si fermò, afferrò il martello alto quanto lui e piegò le ginocchia facendo leva; l'oggetto ricadde e lui indietreggiò osservando l'uomo alto due volte lui avanzare. L'uomo afferrò il martello sollevandolo con una mano, sogghignò e lui guardò una botte alla sua destra. Afferrò un martellino, lo tirò contro il petto dell'uomo e osservò l'oggetto rimbalzare. L'uomo ghignò, strinse il martello a due mani; lui si voltò e iniziò a correre.

Si sentì toccare la spalla, sobbalzò cadendo sulla sabbia e indietreggiò; il mantello rosso gli avvolse le gambe e lui deglutì. Thor batté le palpebre, ritirò la mano e socchiuse gli occhi.
“Il mio tocco ti spaventa?”.
Tony deglutì sentendo la gola secca, scosse il capo sentendo le tempie pulsare e si piegò in avanti stringendo il mantello.
“Non sei Mr. Delicatezza, ma non fai paura a nessuno; Point Break”.
Thor sorrise, sfilò il mantello dalle gambe di Tony e si alzò. Si chinò in avanti, lo poggiò sul suo capo avvolgendolo e lo annodò.
“Anche mio fratello era solito lamentarsi per la mia scarsa delicatezza” disse, con tono roco.
Tony sogghignò, afferrò i lembi del cappuccio stringendo le ginocchia al petto.
“Che strano. Pensavo che tuo fratello fosse tipo da sesso violento” rispose, sarcastico.
Thor aggrottò le sopracciglia, si alzò e indicò il deserto.
“Il tuo amico, e nostro compagno, si è inoltrato tra le macerie alla ricerca dei beveraggi; ma ancora non ritorna. Ti ho destato per avvertirti che vado alla sua ricerca”.
Tony storse il labbro, si alzò e barcollò in avanti sentendo la testa girare. Deglutì, batté le palpebre e allargò le braccia scuotendo il capo.
“Pessima idea, pessima idea. Diego e Balto hanno detto di restare qui”.
Thor gli mise le mani sulle spalle stringendo fino a farsi sbiancare le nocche, si chinò e lo guardò negli occhi.
“Ho promesso di tutelarti, e ti è necessario refrigero” disse.
Tony indietreggiò, sfregò i denti tra loro e socchiuse gli occhi facendo risaltare le occhiaie violacee.
“Quello di cui necessito è che tu sia più delicato. Ho delle ossa, sotto la pelle; io”.
Thor spostò il peso da un piede all'altro, le treccine dorate gli aderivano al volto sudato e le iridi azzurre erano striate di rosso.
“Un compito ben più arduo di ritrovare un compagno smarrito” si lamentò.
Tony inarcò un sopracciglio, indicò il martello.
“Sì, beh, con un'arma come quella non mi aspettavo certo che la delicatezza fosse il tuo forte” disse sarcastico.
Thor guardò il martello, sgranò gli occhi e sorrise. 
“Ho la soluzione hai nostri guai!” tuonò.
Afferrò Tony, lo sollevò e lo mise in cima alla duna di sabbia; si allontanò stringendo il manico di mjolnir.
“Usando il mio martello, posso trovare tutti i nostri compagni e procurarti riparo in pochi attimi!” esclamò.
Tony batté le palpebre, la testa gli girava e percepiva la nausea salire; allargò le braccia abbassando il capo.
“Aspetta!” urlò.
Thor rise, afferrò il martello facendolo roteare.
“Abbi fede!” gridò.
Spiccò il volo sparendo oltre l'orizzonte, Tony cadde seduto e la sabbia gli finì sopra infiltrandosi nel mantello. L'uomo osservò il cielo, sospirò e poggiò il capo sulla sabbia.
“Stupidi asgardiani” borbottò.

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Capitolo 26
*** Compagnia. ***


Personaggi: Tony, Loki.
Prompt: Reciproca compagnia.
Lanciata da: La Morte Fidanzata.
NdA: Scritta per il mio compleanno!

Tony sbuffò guardando a destra e sinistra, le dune di sabbia ondeggiavano davanti ai suoi occhi e il cielo era azzurro. Si alzò, strinse il mantello di Thor sul capo.
< Scommetto che si sono tutti persi > si lamentò mentalmente.
Uscì oltre la duna, avanzò nella sabbia puntando verso l'orizzonte e sentì dei sibili sopra di sé. Aggrottò le sopracciglia, alzò il capo e spalancò gli occhi vedendo un'aereo. Alzò il braccio, una serie di colpi gli esplosero intorno e lui cadde all'indietro. Strisciò sulla sabbia, una bomba gli cadde accanto e Tony la guardò, dilatò gli occhi osservando il suo cognome stampato su di essa. Vi si gettò contro, la bomba esplose e lui venne scagliato via.

“Non le permetterò di continuare!” urlò l'uomo.
Sbatté il bastone in terra, socchiuse gli occhi chiari e digrignò i denti.
“L'ha scampata già due volte per miracolo, non può farsi beffe della morte così!”.
Lui si poggiò allo schienale della poltrona, allargò le braccia facendo ondeggiare i bordi della vestaglia rossa.
“Ma è proprio questa la parte divertente” fece notare.
L'altro gli si avvicinò, strinse i pugni.
“Lei ... lei ...” ringhiò.

Sentì qualcosa di freddo investirlo, scattò seduto e ansimò. Loki rise, accavallò le gambe e ritirò la mano dalle dita umide.
“Oh, finalmente. Dobbiamo godere della reciproca compagnia, ma se sei svenuto non è certo possibile”.
Tony si guardò intorno, vide dei pezzi di metallo sparsi su alcuni tavoli; abbassò il capo toccando dei fili collegati al centro del suo petto e annaspò togliendo le bende che lo circondavano. Loki indicò una porta metallica che stava al centro delle pareti di roccia.
“Delle schegge di quella tua bomba puntano verso il tuo cuore. C'è un medico, laggiù, impegnato nel discutere con i tuoi rapitori”.
Tony si leccò le labbra, guardò i fili collegati ad una batteria d'auto ed espirò stringendo l'oggetto al petto.
“Cosa ci fai tu qui?”.
Loki si alzò, tese una mano e sul palmo apparve un bicchiere. Afferrò una caraffa, la riempì e porse l'oggetto a Tony, sogghignò socchiudendo le iridi verdi.
“Te l'ho detto. Faccio in modo di godere della nostra reciproca compagnia”.
Tony scosse il capo, afferrò il bicchiere e bevve sentendo la gola secca e la bocca impastata. Si leccò le labbra, nascose la batteria sotto la maglietta tesa e sudata.
“Là fuori ci sono Mufasa e il suo fratellino Balto, oltre che Point Break e Rhodey. Mi stanno cercando”.
Loki annuì, si chinò in avanti poggiandosi le mani sulle ginocchia e sorrise.
“E ti troveranno” assicurò,e scoprì i denti aguzzi, “ma non prima di molti mesi, Stark”.
Tony osservò le sfumature rosse negli occhi di Loki, sospirò e allargò le braccia.
“Cosa volete tutti da me?” chiese.
Loki ridacchiò, si rizzò e indietreggiò accostandosi ad un tavolo.
“Loro vogliono le tue armi”.
Girò attorno al lettino, si chinò dietro Tony e gli mise le mani sulle spalle avvicinandogli le labbra all'orecchio.
“Io voglio distruggere chi ha osato sfidarmi” sussurrò suadente.
Tony piegò il capo, guardò Loki e sogghignò.
“Allora, che reciproca compagnia sia” approvò.
Voltò il busto, gli portò una mano dietro al collo e lo attirò a sé, lo baciò sentendo le labbra di Loki fredde sulle proprie. Si scostò, socchiuse gli occhi castano scuro e si leccò le labbra.
“Fai molta meno paura della mia follia, piccolo cervo”.

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Capitolo 27
*** Incubo custode. ***


Fandom: The Avengers.
Prompt: Angelo custode? Direi che piuttosto sei un incubo custode!
Lanciato da: Claudia Saini.

Tony girò il cacciavite allentando i fili, alzò il capo osservando Yin Sen lavorare ad un tavolo di distanza da lui e abbassò gli occhi.
“Quindi”, sussurrò, “quei pazzi mi credono una specie di principe della guerra e tu sei qui a farmi compagnia invece di aiutarmi a scappare perché sono collegato ad una stupida batteria?”.
Loki ridacchiò, incrociò le gambe nascondendosi maggiormente sotto il tavolo e socchiuse gli occhi.
“Sei il miglior inventore del pianeta, nonché il più ricco. Possono ottenere ottime armi ed un enorme riscatto, per te”.
Tony roteò gli occhi, sfilò i fili dal congegno metallico e li poggiò di lato.
“I due veterani dell'Ottocento, tuo fratello, il mio migliore amico e Cap mi staranno cercando”.
Loki si leccò le labbra, gli sfiorò le gambe.
“Finché non ti troveranno sarò il tuo angelo custode” sussurrò.
Tony si spostò di lato, si chinò e lo guardò negli occhi.
“Angelo custode? Direi che piuttosto sei un incubo custode!” sibilò.
Raccolse dei pezzi di fogli da terra, si rizzò e li stese sul tavolo accanto ai fili. Loki sporse le labbra, ticchettò con l'indice in terra.
“Chiedi il mio aiuto e risolverò il problema. Tornerai a casa, sano e salvo”.
Tony afferrò una matita, iniziò a scrivere dei calcoli velocemente, scosse il capo.
“Sono già succube delle mie visioni, non voglio essere in debito con una divinità folle che cambia umore a seconda del colore d'occhi” mormorò.
Loki gli afferrò il ginocchio, lo fece cadere con un tonfo. Tony gemette, alzò il capo vedendo Yin Sen voltarsi di scatto e agitò la mano scuotendo il capo.
“Una fitta” disse.
Yin Sen sospirò, si girò tornando al suo tavolo e Tony abbassò lo sguardo. Loki gli afferrò il mento scuro, lo trasse a sé e le iridi verdi brillarono di cremisi.
“Puoi sperare di controllare la tua follia con medicine e amanti, ma non puoi domare una divinità con sarcasmo e trucchi scadenti” minacciò sibilando.
Tony tastò in terra, strinse un cacciavite e boccheggiò inspirando.
“Veramente”, disse, “è quello che intendo fare”.
Piantò il cacciavite nella gamba di Loki, che si scostò svanendo in un brillio verde. Tony si alzò, sospirò e si passò la mano sulla fronte. Yin Sen si avvicinò, gli porse una pezza gocciolante.
“Va meglio?” chiese.
Tony sogghignò, afferrò la pezza e annuì.
“Credo di aver appena dato un bel colpo al mio incubo da guardia” disse.
Guardò i fili ed i fogli, sorrise.
“Ma so cosa fare”.

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Capitolo 28
*** Scomode verità. ***


Tony spiccò il volo, l'esplosione rimbombò sotto di lui e lui dimenò braccia e gambe, precipitando nella sabbia. Oscillò il capo a destra e sinistra, mugugnò.
“Non male” biascicò.
“Non male davvero” disse Loki.
Sorrise, gli porse la mano tirandolo fuori dall'involucro di latta e metallo.
“Peccato per la morte del tuo collaboratore. Una brava persona”.
Tony scosse il capo, aggrottò la fronte e arricciò le labbra; spintonò Loki e ringhiò avanzando.
“Una brava persona che non sarebbe morta se tu mi avessi aiutato!”.
Allargò le braccia, le abbassò e oscillò sul posto barcollando; sentiva i muscoli tremare e le membra indolenzite, gli occhi gli pizzicavano.
“Dove eri finito, eh? Sono passati tre mesi!”.
Loki incrociò le braccia socchiudendo le iridi verdi, sporse le labbra e accennò un inchino.
“Oh, perdonami. Non sapevo di dover rendere conto a te di ciò che faccio”.
Tony gli puntò il dito contro, scosse il capo e sospirò.
“Ah, che importa”, sbottò, “devo ritrovare gli altri. Tornare a casa. Dei terroristi usano le mie armi, devo -”.
Loki sorrise, gli strinse una spalla e lo attirò a sé; socchiuse gli occhi.
“Ti sei chiesto perché quattro soldati, di cui uno tuo amante e l'altro tuo amico, non ti abbiano mai detto la verità?” sussurrò.
Tony sgranò gli occhi, alzò il capo e rilassò le spalle.
“Cosa -” sussurrò.
Loki piegò il capo avvicinando le labbra all'orecchio di Tony, sogghignò.
“Li ho trovati. Li ho seguiti”, sussurrò mellifluo, “il tuo Capitano aveva l'incarico di recuperare un carico d'armi Stark rubato dai terroristi. L'ennesimo carico in un mese”.
Tony dilatò gli occhi, abbandonò le braccia lungo i fianchi sentendo gli occhi pizzicare. Loki accentuò il sogghigno, socchiudendo le iridi sfumate di rosso sangue.
“I tuoi due nuovi amici militari dovevano essere i primi di una lunga catena di armi umane”, continuò, “persone immortali, dotate delle tue armi, che facessero il lavoro sporco al posto dei soldati”.
Tony percepì le gambe tremare, le ginocchia sbattevano tra loro e la pelle sudata era coperta di brividi. Loki accentuò la stretta sulla sua spalla muscolosa, mosse il capo a destra e sinistra.
“Lo SHIELD lo sapeva, e temevano che tu lo scoprissi, e facessi qualcosa di più folle. Qualcosa che non potevano controllare”.
Gli sfiorò la guancia con le labbra, ridacchiò.
“Comprendi la tua situazione, Tony?”.
“Tony!”.
Tony sobbalzò, si voltò di scatto e sgranò gli occhi. Steve lo raggiunse, lo abbracciò e lo strinse al petto.
“Ti ho trovato” mormorò.
Tony abbassò il capo, guardò le proprie mani osservando il riflesso degli occhi di Loki nelle unghie e sospirò.
“No”, mormorò, “mi hai appena perso”.

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