Sotto lo stesso tetto - Convivenze moleste

di thyandra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pranzo ***
Capitolo 2: *** Afa ***
Capitolo 3: *** Dilemmi e consigli spassionati ***
Capitolo 4: *** Cenone ***
Capitolo 5: *** Coinquilini scomodi ***
Capitolo 6: *** Asilo politico ***
Capitolo 7: *** Appuntamento ***
Capitolo 8: *** Romeo & Juliet ***
Capitolo 9: *** Dichiarazione di guerra ***
Capitolo 10: *** Materie difficili ***
Capitolo 11: *** Tutti insieme appassionatamente ***



Capitolo 1
*** Pranzo ***


.:. Sotto lo stesso tetto – Convivenze moleste .:.

 
 

1# Pranzo

 

Hashirama Senju si frugò nelle tasche, esplorando attentamente ogni piega del tessuto. Aveva ancora quell’espressione di disagio.
Madara Uchiha lo squadrò con severità. Nei suoi occhi c’era solo un secco rifiuto.
Tornò ad esplorare le tasche dei pantaloni, sperando in una svista. Il suo volto si illuminò di felicità quando sentì al tocco un frammento di carta. Lo tirò fuori, entusiasta. Non riuscì, come al solito, a trattenere la sua delusione quando scoprì che era solo uno scontrino della lavanderia.
L’Uchiha continuò a osservarlo spazientito. Più tempo passava con l’amico, più non riusciva a capacitarsi di come non l’avesse ancora sgozzato nel sonno.
Hashirama abbandonò il suo quotidiano rituale e optò per una poco dignitosa supplica. Congiunse le mani e chinò il capo: “Ti prego, Maddy…”
“Chiamami ancora così e giuro che butto nella differenziata tutte le tue riviste con quelle insulse statistiche d’ippica.”
Il postulante fu scosso da un tremito. Sapeva che ne era capace.
“Ok, ok, scusa, Madara…” ritornò all’attacco. “E’ l’ultima volta, te lo prometto!” Si azzardò a guardarlo in faccia.
Ma quello adesso lo stava ignorando, servendosi un’insalata mista sul vassoio della mensa.
“Eddai, non vorrai lasciarmi morto di fame… Sono solo pochi spiccioli!”
Madara lo fulminò con lo sguardo.
“Ti permetterò di farmi lezioni su come gestire il mio denaro solo quando smetterai di spendere i soldi che ti mandano i tuoi genitori per quelle insulse corse di asini.”
“Sono cavalli…”
“E’ lo stesso. Fossi in tuo padre, ti diserederei. Lui si spacca la schiena per permetterti di studiare all’università, e tu vanifichi i suoi sforzi così. Che figlio ingrato.”
Ogni parola proferita dall’amico aveva fatto curvare Hashirama di 2 centimetri, col peso della sua schiacciante verità. Lo studente sciolse le mani, assumendo un’espressione depressa.
Madara gli lanciò un panino confezionato. “Se non mangi, non avrai forze per studiare e non voglio vanificare gli sforzi di tuo padre.” Si giustificò.
Il depresso ritrovò il sorriso. Abbracciò con slancio il compagno di stanza.
“Grazie Maddy. Sapevo che in fondo eri un tipo a posto!”
L’Uchiha gli mollò una gomitata nello stomaco. “Non farmene pentire subito, Senju…”





Angolo dell'autrice: E finalmente mi sono decisa a postare questa roba. Spero di non aver calcato troppo la mano con la caratterizzazione dei personaggi. In quel caso, l'avvertimento ooc sarà la mia ancora di salvezza.
Beh che dire, spero sia di vostro gradimento. Avevo in mente da un po' di scrivere di sti due in vesti universitarie e finalmente ho concluso qualcosa. Nei prossimi capitoli avrete modo di vedere gli altri personaggi di cui ho parlato nella descrizione. Come inizio è un po' moscio, lo so. Sperando che non faccia troppo schifo. Una recensione è sempre gradita >.<

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Capitolo 2
*** Afa ***


.:. Sotto lo stesso tetto – Convivenze moleste .:.
 

2# Afa
 

 
Quella notte la temperatura si era alzata drasticamente. Hashirama si girava e rigirava nel letto, cercando una posizione che non lo facesse morire di combustione interna. Senza successo. I lunghi capelli neri erano sparsi sul cuscino e la frangia fuori moda gli si era incollata alla fronte, facendolo sembrare una timida liceale che nascondeva gli occhi sotto la chioma.
Si alzò. “E’ inutile.” Pensò. Decise di prendersi un bicchiere d’acqua fresca. Anche se in quel momento neanche il disgelo del polo lo avrebbe rinfrescato.
Avanzò a tentoni, cauto, cercando di non far rumore per non svegliare il compagno di stanza. Madara sapeva essere davvero irritabile, se veniva svegliato fuori dalle sue rigorose fasce di sonno. Doveva dormire a cicli di 3 ore, diceva, o la sua concentrazione scolastica ne risentiva. Hashirama, da pigro frequentatore saltuario di lezioni qual era, non riusciva a capirne la logica.
Un passo per volta, il minuscolo frigobar della stanza si avvicinava. Il suo piede inciampò in una pila di libri che non avrebbe dovuto trovarsi lì. Cadde in avanti, atterrando sulla sudicia moquette del dormitorio. Imprecò silenziosamente. Il suo viso assunse un’espressione spaventata.
“Magari non mi ha sentito” si illuse. “Quella peperonata che ha mangiato stasera dovrebbe averlo messo k.o…” Alzò il capo lentamente, in ascolto. Un cuscino lo centrò in piena faccia, con la precisione di un cecchino.
“Senju, non potevi scegliere un momento migliore per riarredare la stanza?” sbottò Madara.
Speranza vana.
“Volevo solo prendere un bicchiere d’acqua… Fa caldo!” si giustificò l’altro, mettendo il cuscino davanti alla faccia come scudo per ulteriori attacchi.
“Ora che mi hai svegliato, portalo anche a me, idiota.” Si distese di nuovo su un fianco. Poi, sentendosi scomodo, prese il cuscino dal letto del coinquilino e se lo mise sotto la testa.
L’altro nel frattempo aveva raggiunto il frigo e lo aveva spalancato, assetato. Capì che qualcosa non andava quando la lucetta non si accese automaticamente.
“Ma che…”
Cercò l’interruttore della corrente e accese la luce, provocando un lamento da parte del compagno di stanza, che ficcò la testa sotto al cuscino, e tornò a guardare il cubo di metallo. “Maddy, penso che il frigo sia di nuovo guasto”  disse, senza celare la sua delusione.
Madara si alzò. “Dannato rottame. Farò causa all’azienda che li produce per aver usato scarti della seconda guerra mondiale.” Si diresse verso il telefono.
“Vuoi fargli causa alle 3 di notte?” domandò pacatamente l’altro.
Madara si bloccò col ricevitore a mezz’aria. “Anche se se lo meriterebbero, c’è la possibilità che di notte stacchino il centralino d’assistenza” rifletté, aggrottando le sopracciglia. La sua vendetta avrebbe dovuto aspettare.
Si rivolse all’amico: “Almeno dammi qualcosa da bere, anche se sarà brodo ormai”
Hashirama guardò dentro al frigo. C’erano solo integratori all’arancia e tè verde. Li odiava entrambi.
“Maddy, dove sono i miei succhi di frutta?” chiese, lamentoso.
“Li ho buttati. Non ti vergogni di bere ancora quelle porcherie? A 40 anni mi ringrazierai, se non sarai sovrappeso.” Disse, in tono saccente.
Con la stessa espressione di un disperso nel deserto a cui venga negata dell’acqua, il Senju prese un brick di tè verde e lo servì per due. “Sempre meglio di quella volta che mi fece bere succo di pomodoro per un mese di seguito…” pensò, per consolarsi.





Angolo dell'autrice: Eccomi dunque al secondo capitolo di questa raccolta. Ringrazio tutti quelli che l'hanno inserita nelle seguite, anche se non hanno commentato. Spero che anche questa shot sia di vostro gradimento. 
Onestamente, questo Madara pignolo, salutista e secchione è uscito fuori un po' a caso, ma devo dire che non mi dispiace. Ma l'ultima parola va sempre al lettore.
Chiunque volesse, può recensire, anche negativamente. Accetto ogni critica, purché costruttiva. E' la prima volta che mi avventuro a trattare questi personaggi e non sono sicura di averli resi come vorrei. Ogni commento che possa aiutarmi a renderli più ic è ben accetto e accolto con gratitudine.
Al prossimo aggiornamento!

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Capitolo 3
*** Dilemmi e consigli spassionati ***


.:. Sotto lo stesso tetto – Convivenze moleste .:.
 

3#  Dilemmi e consigli spassionati
 

Hashirama teneva lo sguardo basso. "Quindi, c'è questa ragazza che mi piace e..." Si interruppe, non sapendo come proseguire. Per un ragazzo, confessare a qualcuno le proprie pene amorose era davvero imbarazzante. Per un ragazzo di 26 anni ancora casto, era anche peggio. E se l’interlocutore era un annoiatissimo Madara, l’impresa diventava titanica.
Questi stava infatti sfogliando, con aria completamente disinteressata ai crucci del compagno di stanza, un massiccio libro di giurisprudenza. Sembrava non aver ascoltato una parola.
Hashirama si accasciò sulla scrivania.
“Maddy, ma almeno mi stai ascoltando?” si lamentò.
“Per me una norma, grazie.” Rispose quello.
Sospirò, portandosi le mani ai capelli. “Sono senza speranze!” esclamò.
Madara si voltò infine a guardarlo.
“Finalmente ci sei arrivato anche tu?” disse, sarcastico.
“Allora fingevi di non sentirmi!” si offese l’afflitto.
L’Uchiha chiuse il libro con un rumore secco. Si alzò e andò a servirsi un bicchiere di tè verde, preparandosi psicologicamente alle sciocchezze che avrebbe dovuto sentire.
“Come si chiama, la ragazza?” chiese, privo di interesse.
Hashirama era tornato in posa eretta, felice che l’amico lo stesse incoraggiando a parlare.
“Mito. Mito Uzumaki.” Disse, con aria sognante.
Il confidente si mise una mano tra i capelli. Se il solo pronunciarne il nome provocava quei sospiri, il suo unico neurone doveva essere andato irrimediabilmente perso.
“Il nome non mi è nuovo. La conosco?” domandò.
“Si è trasferita in questo college l’anno scorso. Ci siamo usciti insieme, una volta, ricordi? Quando siamo andati in quella discoteca… come si chiamava? Ah, sì, La tana della volpe.
Madara ricordò.
Hashirama soffocò una risata. “Le hai vomitato la Vodka sulle scarpe…”
Madara avrebbe preferito non ricordare.
L’innamorato tornò serio. La rapidità con cui cambiava umore era pari solo a quella di una donna durante i suoi giorni. “Maddy, penso di amarla” confidò.
L’interpellato si fece attento, alzando un sopracciglio. ”Che interessante caso umano. Dunque i Senju possono diventare più stupidi di quanto già non siano. Dimmi, cosa ti fa credere che sia amore?"
Hashirama fece finta di non sentire la prima parte del discorso. Un po' se li meritava, quegli insulti, per aver parlato proprio con lui di quella storia.
“Penso sempre a lei" rispose solo.
“Baggianate. E’ solo che riesci a pensare a una sola cosa per volta.” Ribatté l'altro, secco. Il romanticismo e Madara Uchiha non andavano di pari passo. Aveva spezzato un’ala a Cupido parecchio tempo prima. Così impari a prendermi di mira con le tue frecce, stupido pennuto.
“Tu non capisci. E’ una cosa seria. Ne sono sicuro. E se penso a lei anche durante i test, come stamattina, mi butteranno a calci in culo fuori di qui! E non potrò più vederla! Maddy, che cosa devo fare? ”
“Ho un'idea che potrebbe funzionare.”
Hashirama si voltò a guardarlo, riconoscente.
“Devi solo tenere quel tuo brutto muso sui libri fino a quando recupererai il test.” Gli porse una pila di volumi. L’innamorato era sbiancato e aveva assunto la sua solita aria depressa.
“Se resti chiuso qui dentro abbastanza, e ci vorrà tempo prima che tu finisca quei libri, lei ti sarà già uscita fuori dalla testa” spiegò.
Il coinquilino si stava grattando la testa. “Sai, Maddy… Non credo che questo sia il metodo giusto per affrontare la situazione...”
“Hai un’idea migliore?” chiese questi, punto nel vivo. Lui non sbagliava mai.
“No, ma… Io volevo un consiglio d’amore.” Chiarì.
Madara lo guardò in cagnesco. “Ti sembro una femmina, Senju?”
Hashirama batté il pugno sul palmo aperto. “Ma certo! Mi serve una ragazza, per questo genere di cose. Tu non sei… ecco… beh tu hai più esperienza in altri campi!”
Si alzò e in un lampo corse al cellulare.
“Nee-chan, sì, ciao, sono Hashirama…” disse nell’apparecchio.
“Sua sorella? Ha più fegato di quanto pensassi” pensò Madara.
“Sì, sì, certo che mi è piaciuto il polpettone, ma…”
L’Uchiha guardò la pattumiera. Gli era piaciuto così tanto che gli aveva regalato un viaggio di sola andata per la spazzatura. Mentiva con audacia, dunque. Lo avrebbe tenuto a mente, quando gli avrebbe dovuto chiedere un parere su come curare i suoi capelli.
“…Ecco, potresti passarmi Tsunade-chan? Devo parlarle di qualcosa di piuttosto urgente.”
Madara si coprì il volto con entrambe le mani. Con la mocciosa. Ovviamente.
Si sentì stupido ad aver pensato che Senju potesse realmente avere un’amica.







Angolo dell'autrice: Mi dispiace aver deluso tutti coloro che si aspettavano dello yaoi da questa raccolta (?) Probabilmente non scriverò mai su quel genere (o forse sì, ma non qui)
Sfrutto questo angolino anche per precisare che sono consapevole che Hashirama non abbia sorelle. Però qui è troppo giovane per avere figli (e quindi essere il nonno di Tsunade). Spero che me la perdoniate, questa *si mette in ginocchio*
Ebbene, nei capitoli precedenti avevo detto di essere aperta a critiche costruttive e ne ho anche ricevuta una. Ho cercato di fare del mio meglio per rendere meno tonto Hashirama, ma il risultato ottenuto non si discosta molto dall'idea originale. E' pur sempre una raccolta comica, ho le mani legate. Gomen!
Vi anticipo che dal prossimo capitolo compariranno anche Tobirama (yatta!) e Tsunade.
Quindi se state pensando di abbandonare quel seguita -di cui vi ringrazio umilmente-, beh, ripensateci u.u almeno per il quarto capitolo u.u

Bon, mi dileguo. Ma prima voglio ringraziare tutti quelli che mi leggono e soprattutto quelli che mi fanno sapere la loro opinione. Vvb!
Alla prossima!

 

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Capitolo 4
*** Cenone ***


.:. Sotto lo stesso tetto – Convivenze moleste .:.
 

4#  Cenone

 
Madara inspirò a pieni polmoni la fredda aria di dicembre, tentando di ritrovare la pazienza che non aveva. Hashirama lo raggiunse sul balcone e gli diede una pacca sulla spalla, con fare fin troppo gioviale.
“Eddai, Maddy, non fare l’asociale! Torna dentro che ci divertiamo!” lo esortò, brillo.
L’Uchiha aspettò di espirare l’aria che aveva inalato prima di rispondere un secco: “Passo, grazie.”
L’altro fece una faccia delusa. Era la sua specialità. “Ma non puoi! E’ la vigilia di Natale, non puoi fare la parte del vecchio Scrooge!”
Già, era il 24 dicembre. Il suo compleanno. Madara si chiese, e non per la prima volta quella sera, come avesse potuto farsi convincere a passare proprio quel giorno con Senju. Con un’intera famiglia di Senju. Il che includeva, ovviamente…
“Maddy-san, vieni a giocare ancora con me! Voglio la rivincita!” disse Tsunade, tirandolo per una manica per costringerlo a seguirla dentro. Quel piccolo mostro aveva una presa d’acciaio.
Sospirò pesantemente. “L’omicidio è reato” si ricordò, amaramente.
Si ritrovò nuovamente seduto a tavola, ormai sgombra dell’abbondante cenone e riadattata a tavolo da gioco: un po’ dovunque erano sparse carte di vario tipo, schedine della tombola, salatini, bottiglie piene di saké e denaro in pegno.
“Voglio tornare a casa.” Pensò l’Uchiha. “Izuna, vile codardo… mi hai abbandonato in campo nemico inventandoti un’uscita con gli amici. Piccolo traditore. Come se non sapessi che in questo momento sei stravaccato sul mio letto a giocare con la mia play. Dove dovrei essere anche io, d’altronde…” sospirò, assumendo un’espressione contrita.
Tobirama, che gli sedeva di fronte, gli lanciò una nocciolina in faccia. “Ti è andato di traverso il tacchino, Uchiha?” lo canzonò, alludendo al fatto che era vegetariano.
Questi gli lanciò un’occhiata piena di risentimento. Se esisteva un Senju che avrebbe desiderato uccidere più di Tsunade, era proprio il fratello minore di Hashirama. Lui sapeva della sua antipatia –reciproca, tra l’altro- e si divertiva a provocarlo.
All’improvviso però divenne mortalmente serio e lanciò all’ospite un’occhiata glaciale. Sussurrò, per non farsi sentire dall’interessata: “Guai a te se non fai vincere –di nuovo- Tsunade-chan.”
Madara soppresse un ghigno. Se la metteva così, come faceva a trattenersi?
Tobirama intuì i suoi pensieri e scalciò pesantemente, mozzandogli il respiro. Poi chiuse gli occhi a fessura. “Provaci e le conseguenze per te saranno peggiori di quanto pensi, Uchiha” sibilò.
“Adesso mi ha praticamente obbligato a stracciarla” pensò Madara, pregustando già l’attimo del trionfo.
Tsunade si rivolse a lui. “Quanto vuoi puntare, Maddy-jiisan?”
Jiisan. “Te la farò pagare anche per questa, mocciosa” pensò. Dopo un rapido controllo al portafoglio, prese tutte le banconote che conteneva e le sventolò sotto al naso della bambina. “Tutti questi” le rispose.
Tsunade e Hashirama sbiancarono nello stesso istante, di fronte all’allettante proposta. Tobirama incrociò le braccia. “Bene, punterò la stessa somma anch’io, allora” affermò, combattivo.
Madara si sentì strattonare la manica dal coinquilino, che gli sussurrò in un orecchio: “Ma ne sei sicuro? Forse sei ubriaco…” Gli mise una mano sulla fronte a misurargli la temperatura, come se avesse la febbre. Questi lo allontanò con un gesto di stizza. “Da che pulpito…” si lamentò, facendo segnale con la mano al compagno come a dire: è tutto a posto.
Tobirama divise le carte, non mancando di scoccare occhiate di fuoco ogni volta che incrociava lo sguardo dell’ospite di fronte a lui.
 
Dieci minuti dopo, la piccola giocatrice d’azzardo guardava corrucciata il piatto della vincita che veniva arraffato da un ghignante Madara.
Quest’ultimo si rivolse all’amico: “Impara, Hashirama. Questo si chiama investimento sicuro.”
Il bruno lo stava ancora guardando ad occhi sgranati. “Neanche in tutta la mia vita ho mai vinto una somma simile” disse, incredulo.
“Tobirama-ojisan, come siamo messi coi fondi?” Chiese Tsunade, interpellando la sua banca personale. Che volse uno sguardo di puro odio verso il vincitore, rispondendo contemporaneamente alla bambina con cui faceva squadra: “Siamo in bancarotta.”
Madara prese alcune banconote e sistemandole a ventaglio cominciò a farsi aria. “Certo, se avessi avuto avversari degni di questo termine, forse non avrei stravinto…” disse con sufficienza.
“Avrai presto mie notizie, sporco Uchiha” scandì con enfasi la minaccia il minore dei Senju.
Il vincitore non sapeva ancora in che guaio si era appena cacciato.









Angolo dell'autrice: Donne, donne! E' arrivato Tobirama! Arrota forbici e coltelli, armi da taglio e oggetti contundenti. 
Ehm... vabbè. Penso ormai si sia capito che adoro anche questo personaggio. E mi scuso in anticipo se nella shot doveste trovare valanghe di ooc. C'è anche un riferimento a Izuna, che ritroverete qualche capitolo più in là, se avrete il coraggio di continuare a seguirmi xD
PS: so che in Giappone il Natale (Kurisumasu!) non è visto né tantomeno festeggiato alla maniera occidentale (Non penso conoscano neanche Scrooge, ma il riferimento calzava a pennello! >.<), però in qualche anime ho visto che i giovani si riuniscono comunque per scambiarsi regali (?) e ho deciso di approfittarne per scriverci una shot che è sclero puro. 
Bon, fatemi sapere che ne pensate! 
 

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Capitolo 5
*** Coinquilini scomodi ***


.:. Sotto lo stesso tetto - Convivenze moleste .:.
 
5# Coinquilini scomodi

 
Reggendo una chitarra di plastica, Hashirama si dimenava di fronte al televisore, cantando –o meglio, stonando- sulle note dei Rolling stones.
Love is strong
And you're so sweet
You make me hard
You make me weak
...”
Le note correvano rapide sullo schermo e lui riusciva a beccarne davvero poche, tutto preso dalle parole della canzone.
Le sopracciglia di Madara erano pericolosamente incurvate verso il basso, al limite di una crisi di nervi.
Love is strong
And you're so sweet
And some day, babe
We got to meet
” continuò il molesto coinquilino.
“Magari prima che ti uccida, Senju...” pensò, cercando di concentrarsi sul paragrafo che stava finendo di evidenziare.
Hashirama cantava con trasporto, muovendosi a tempo e agitando la lunga chioma bruna di tanto in tanto.
“Che orrenda visione” pensò Madara.
A glimpse of you
Was all it took
A stranger's glance
It got me hooked
And I followed you
Across the stars
I looked for you
In seedy bars

Non si faceva scoraggiare dal numero di accordi che mancava, accumulando un magro punteggio.
Madara si alzò, chiudendo il libro. “Quante baggianate in una sola canzone” commentò mentalmente, ripromettendosi di nascondere il gioco non appena Hashirama fosse andato a lezione.
What are you scared of, baby
E se lo chiedeva, anche? Quale donna poteva non essere ragionevolmente spaventata da un tipo come Senju?
Sì, l’ossessione per Mito Uzumaki durava ancora. Non sapeva se essere stupito, spaventato o felice per l’amico.
Inspiegabilmente, Hashirama arrivò alla fine della canzone, nonostante gli errori:
It's more than just a dream
I need some time
We make a beautiful team
A beautiful team

Solo allora si rese conto del punteggio da fame e parve leggermente abbattuto.
Madara andò a posare un volume nella libreria vicino all’ingresso della stanza. Solo allora si accorse delle numerose scatole di cartone che ne ingombravano il già limitato spazio. Con disappunto si avvicinò, per osservarle meglio.
“E queste da dove spuntano?” si chiese.
Hashirama nel frattempo aveva attaccato un’altra canzone.
I was made for loving you baby…
L’Uchiha lesse i caratteri stampati col pennarello: “Senju”
“Hashirama! Che è sta roba?”
Quello era concentrato su un passo difficile e non rispose.
“HASHIRAMA!”
Balzò in aria. “Che c’è?” chiese, candido.
“Non ti bastavano le cianfrusaglie che già avevi?” lo rimproverò.
“Non ti seguo.”
“Che sono sti pacchi che hai lasciato qua?”
“Quali pacchi?”
Madara aveva una vena pulsante sulla fronte.
“Quelli all’ingresso, con su scritto il tuo cognome” scandì.
And I can’t get enough of you baby…” lo interruppe l’altro, riprendendo a cantare in falsetto. “Oh, ma quelli non sono miei” rispose poi, prima che la sua attenzione fosse nuovamente rapita dal videogioco.
“Adesso lo ammazzo” pensò Madara.
Udì un rumore di chiavi nella toppa. La porta si aprì e ne emerse un gaio Tobirama.
“’Sera. Oh, ciao, Uchiha.” Lo salutò, con falsa affabilità.
Questi prese a boccheggiare, cercando un insulto appropriato per quella inaspettata intrusione.
“Chi ti ha dato le chiavi di questa stanza, imbecille d’un Senju? Vuoi che ti denunci per violazione di domicilio?” chiese, con quanta più ostilità potesse.
Tobirama si esibì in un sorriso sadico. “Non puoi. Sono il tuo nuovo coinquilino, adesso.”











Angolo dell'autrice: Questa shot è un po' fiacca, lo so. Ma è un capitolo di passaggio, abbiate pazienza xD
Finalmente si scopre la vendetta di Tobirama. *effetto soufflé sgonfiato*
Beh, sarà banale forse, ma ce li vedete quei due nella stessa stanza? Ahi, ahi...
Vabbè, dopo questo commento superfluo vi lascio. Come al solito, se voleste lasciarmi un commento ne sarei felicissima ^.^

Ps: inutile dire che adesso ogni volta che sento quella pubblicità con la canzone I was made for lovin' you immagino Hashirama che balla. Non so ancora se sia una cosa positiva o negativa.
Forse dovrei farmi curare.

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Capitolo 6
*** Asilo politico ***



.:. Sotto lo stesso tetto - Convivenze moleste .:.
 
6# Asilo politico 


“Nii-san, stasera posso prendere la tua macchina? Devo portare fuori una ragazza” chiese Izuna, entrando nella camera da poco nuovamente occupata da Madara.
Questi, stravaccato comodamente sul letto, stava godendosi un po' di sano relax. “Basta che me la riporti indietro tutta intera…”
“Promesso.”
Madara era scettico. Il liceale da poco patentato era ancora il pericolo pubblico numero uno dell’asfalto.
“E’ un tipo a posto, questa ragazza?” chiese, vagamente apprensivo.
“Parola di Izuna Uchiha" assicurò. Notando poi che la diffidenza dell'aniki pareva non voler scemare, aggiunse: "Magari un giorno di questi te la farò conoscere.”
“Sarà meglio” rispose il maggiore. Poi incrociò le braccia. “E sarà bene anche che tu non mi faccia trovare un altro reggiseno incastrato nella leva del cambio” minacciò.
Izuna arrossì lievemente. “Ci proverò” promise.
Sul viso di Madara spuntò l’accenno di un sorriso. Il fratello andò a prendere le chiavi sulla scrivania; gli cadde l’occhio sul calendario: un giorno era evidenziato col pennarello. Si voltò a guardare l’aniki.
“Per quanto tempo pensi di restare, ancora?” chiese, cercando di darsi un tono casuale e poco interessato. Durante la permanenza del fratello all’università, aveva preso possesso di quella camera.
Il sorrisetto di Madara scomparve. Al suo posto apparve un’espressione stressata.
“Almeno fino a giovedì” rispose. “Il tempo necessario per preparare come si deve l’esame. In tranquillità.”
L’otouto si incuriosì a quelle parole.
“Perdendoti le lezioni?" Stavolta era lui quello scettico. "E’ successo qualcosa, al dormitorio?” si azzardò a domandare.
Madara chiuse gli occhi. Pareva non voler rispondere.
Izuna stava per desistere, quando l’altro sollevò lentamente le palpebre e rispose, cercando di trattenere la rabbia: “Mi hanno appioppato un altro coinquilino.”
Il minore fece saltellare le chiavi sul palmo, chiedendo cautamente: “E’ così tanto fastidioso, sto tipo?”
“Non immagini neanche quanto” rispose, con una nota d’isterismo. “Non bastava un solo Senju… Adesso ce n’è pure un altro.” Aveva dilatato gli occhi, enfatizzando le parole. Doveva essere stato sull’orlo di una crisi di nervi.
Izuna lo compatì. Il fratello aveva sempre avuto scarsa pazienza e una sottilissima predisposizione all’omicidio. Ma metterlo nella stessa stanza con due idioti era come chiudere un pedofilo in camera con dei bambini e aspettarsi che quello rimanesse a contare le crepe sul soffitto.
Il liceale si sedette sul letto, accanto a lui. “Che ti ha combinato?” chiese, per aiutarlo a sfogarsi. Sapeva per esperienza che se non si fosse sacrificato lui, il fratello sarebbe potuto esplodere col primo che gli capitava sottomano.
Madara sospirò pesantemente. “Se non la pianta con i suoi scherzi idioti, mi sarà difficile trattenermi, la prossima volta.”
Scherzi?” domandò Izuna, ora terribilmente curioso.
“Sì. L’altro ieri ha pensato bene di sostituire il flacone del volumizzante con quello del balsamo. E il giorno prima ha piazzato la sua maledetta sveglia sul mio comodino, puntandola alle 2 di notte. Ah, una volta mi ha anche fatto trovare una sorpresa nella doccia.” Una vena cominciò a pulsare sulla sua fronte.
“L’ha lasciata sporca?” tirò a indovinare il ragazzo.
“No. Ci ha chiuso dentro un gatto rabbioso.”
Izuna si morse il labbro e si voltò velocemente dall’altro lato, nel tentativo di non scoppiare a ridere di fronte al fratello. ‘Doveva avere molto coraggio o essere molto stupido, quel Senju’, pensò.
“Mi si è avvinghiato ai capelli, capisci?” prese in mano una ciocca e la sventolò per aria, allibito. Rendendosi conto di apparire ridicolo, la lasciò poi ricadere sulle spalle, incrociando le braccia.
“Come se non bastasse,” continuò, “lascia sempre le sue mutande in giro, non fa mai il bucato, schifa i miei biscotti, mangiucchiandoli e poi lasciandoli aperti ad ammuffire, contesta sempre il programma che scelgo alla tv, occupa per ore il bagno per poi uscirne con lo stesso aspetto da barbone che aveva quando era entrato. E…”
“Hai reso l’idea” lo interruppe l’altro, bloccando lo sfogo prima che degenerasse in ulteriore stress. “Ma l’altro tipo non gli rimproverava nulla?”
L’altro si mise a ridere. “Chi? Hashirama? Quello non si sa neanche far rispettare.”
Izuna guardò il soffitto, incredulo. Sicuramente il fratello stava esagerando. E non credeva davvero che fosse rimasto a sopportare in silenzio. Ma - ovviamente - si limitò a mostrare solo il suo appoggio morale. “Cose da pazzi. E’  proprio da ricovero, sto Tobirama” commentò, obbedientemente concorde.
“Probabilmente Hashirama l’ha fatto cadere dal seggiolone da piccolo. Io l’avrei gettato dal balcone ancora in fasce, fossi stato in lui” commentò il maggiore, sdraiandosi pesantemente sul letto. Un brivido percorse la schiena del liceale. Meno male che lui da piccolo era tranquillo…
Madara sembrò avergli letto nel pensiero e aggiunse: “Anche tu eri un moccioso fastidioso, ma bastava lanciarti una ciabatta contro e tornavi in riga.”
Izuna sorrise impacciato. Ricordava bene le calzature del fratello lanciategli contro come missili. E soprattutto, ricordava la fottuta paura che gli metteva addosso l’essere mancato a pelo da quelle schegge a motore nucleare.
Suonò il citofono e il ragazzo si alzò per andare a rispondere.
Tornò poco dopo. Aveva un’espressione parecchio preoccupata.
“Nii-san, è per te. E’ quel tuo compagno di stanza” disse, nascondendosi dietro alla porta.
Madara scattò a sedere come una molla. “Ha osato venire fin qui? Allora ci tiene proprio ad anticipare la sua sepoltura” disse, carico d’odio.
“Ha previsto questa tua reazione e mi ha pregato di specificare che è Hashirama.”
Madara rilassò le spalle. “Ah, è l’altro idiota. Che è venuto a fare?”
“Dice di volerti parlare. Io ci andrei.”
Pronunciare l’ultima frase era un azzardo, Izuna ne era consapevole, ma sapeva anche che il fratello necessitava di una piccola spinta.
“E va bene. Altrimenti quello è capace di accamparsi qui sotto” commentò, fingendosi scocciato. In fondo in fondo, gli dispiaceva fare la parte dell’arrabbiato, rifletté il fratello.
Seguì Madara che, ciabattando con ostentata pesantezza, andò al ricevitore.
“Chi è?” disse dentro l'apparecchio.
“Maddy, ti prego, torna! Ci manchi!”
Madara riattaccò.
“Nii-san…” cominciò Izuna, in tono di vago rimprovero. Fece un gesto come a dire “riprendi il ricevitore, su”.
Madara lo guardò in cagnesco. Sbuffò, poi riaccostò l’oggetto all’orecchio. “Solo se Tobirama se ne va” contrattò seccamente.
Silenzio dall’altra parte. Passò qualche secondo, poi si udì un confabulare sommesso, poi di nuovo silenzio.
“C’è anche lui, lì?” chiese, sapendo già la risposta.
“Ehm…”
"Sì, brutto infame, voglio che tu te ne vada" ringhiò.
Sentì uno scalpitare, parole sussurrate che non afferrò, un'imprecazione malcelata e infine un rumore di pacca sulla spalla.
"Maddy, non fare così. Tobirama è venuto per scusarsi spontaneamente e per  convincerti a tornare" disse Hashirama.
Sentì il suono di una gomitata nello stomaco. Non seppe dire a chi fosse stata diretta, ma si augurò al minore dei due. Ancora un borbottio.
"Madara... mi dispiace, ok?" Tobirama sputò quelle parole sui denti.
L'Uchiha aggrottò le sopracciglia, deciso a sfruttare l'occasione. "Accetterò le tue scuse solo quando farai i bagagli per sloggiare dalla mia stanza" si intestardì.
"Brutto bastardo, io non..."
Questo era Tobirama.
"Ne possiamo discutere. Perché non ci fai salire, per il momento?"
Quest’altro era Hashirama.
"Dovrei aprire i battenti ai miei peggiori nemici?" chiese, non troppo sarcastico, Madara.
Izuna allungò il braccio e premette il pulsante che apriva il portoncino. Poi sgusciò lontano dal fratello, andando ad aprire la porta.
"Vedi che sai essere ragionevole, quando ti impegni?" commentò Hashirama, prima che il rumore della chiusura del portone ne coprisse la voce.
"Ma tu da che parte stai, traditore del tuo sangue?" urlò l'Uchiha dietro al fratello, che era andato ad accogliere gli ospiti per lui.
"Andateci piano, è parecchio nervoso, al momento..." sussurrò Izuna, prima che quelli varcassero la soglia. Non mancò di notare che Tobirama aveva un occhio nero e una guancia gonfia.
Madara li aspettava a braccia conserte.
"Sì, discutiamone bene" disse questi con un tono che sottintendeva tutt’altro intento, tirandosi su le maniche. Poi si voltò verso l'otouto. "E tu scordati di usare la mia macchina, stasera."
Il minore sospirò. "Un piccolo sacrificio per la pace. E per la sua play station", pensò.









Angolo dell'autrice: Ok, so che eravate già pronti con le bandierine per vedere Maddy vs Tobirama dentro lo stesso ring e coi guantoni, ma come avete visto, è andata diversamente, lol. Odio essere troppo prevedibile. No, non è vero. E' solo che morivo dalla voglia di inserire Izuna. *stending ovation*
Ehm, comunque: vi ringrazio per essere arrivati a leggere fin quaggiù. Se voleste lasciare un commento, al solito, è sempre ben accetto. 


Colgo l'occasione per aprire un sondaggio: qual è il personaggio (finora presentato, manca Mito ma lei non è importante) che vi garba di più? *me curiosissima* Il mio non lo dico, sarei di parte. 

Ps: non so a quando destinare il prossimo aggiornamento. Oggi ho cominciato l'uni, che Maddy mi assista e mi vegli xDD
Se avesse il mio prof di Giapponese, probabilmente lo lancerebbe fuori dalla finestra. E io gli batterei le mani, anche. 
Alla prossima, dunque. E commentate, mi raccomando!

Edit: mi è stato fatto notare che è poco chiaro il perché Tobirama sia conciato male, alla fine. Beh, è semplice: Madara non è stato così paziente come aveva voluto far credere al fratello e diciamo che si è preso una piccola vendetta... Se ci dovessero essere altri punti oscuri, qui o avanti, non esitate a segnalarmeli! Cercherò di esser più chiara, d'ora in poi.

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Capitolo 7
*** Appuntamento ***


.:. Sotto lo stesso tetto - Convivenze moleste .:.
 
7# Appuntamento


Col pugno fattosi pesante dall’impazienza, Hashirama bussò con insistenza alla porta del bagno. Lo stava facendo da 40 minuti buoni, ormai.
“Maddy, a che punto sei?” chiese per l’ennesima volta.
Nessuna risposta dall’altra parte, fatto salvo lo scroscio constante dell’acqua. Madara si era barricato lì dentro un’ora e mezza prima. Si stava facendo lo shampoo, diceva. Hashirama pensava piuttosto che si fosse rasato a zero, che poi avesse cominciato il trattamento con Crescina e che adesso stesse aspettando pazientemente la ricrescita dei capelli. Di tutti i capelli. Non riusciva a spiegarsi altrimenti quel prolungato assedio del bagno. Bagno che, nonostante il coinquilino tendesse a dimenticarlo troppo spesso, era anche suo.
Tornò a bussare. “Ti prego, sbrigati o farò tardi!” piagnucolò.
Ancora silenzio.
Si accasciò sul pavimento, con la schiena appoggiata alla porta irrimediabilmente chiusa. Non poté astenersi dall’assumere un’espressione depressa.
Avrebbe sicuramente fatto tardi. E lei non gli avrebbe concesso un’altra opportunità, se lo sentiva.
“Maddy, se resterò scapolo a vita sarà colpa tua” lo accusò, afflitto.
Sì, era riuscito a chiedere un appuntamento alla ragazza di cui era cotto. E non riusciva a non pensare che probabilmente Madara glielo stava facendo apposta. Sospettava che Mito non gli piacesse.
Era così assorto in queste speculazioni che non si accorse che il getto d’acqua si era interrotto. La porta si aprì verso l’interno e il ragazzo cadde all’indietro, privo di appoggio.
L’Uchiha lo guardò dall’alto in basso, con lo sdegno dipinto in viso.
“Non incolpare me per la tua inettitudine nelle relazioni sociali” rimproverò, gelido.
Hashirama scoppiò a ridere. Il coinquilino aveva i capelli stretti in un asciugamano blu che lo faceva terribilmente somigliare a Marge Simpson.
“Ridi? Hai finalmente compreso quanto la tua situazione sentimentale sia  ridicola?” commentò l’altro, inconsapevole, alzando un sopracciglio. Ma vedendo che quello non accennava a smettere, pensò bene di aiutarlo in quella crisi d’ilarità con un altruistico calcio nelle costole.
“Alzati, Senju. Devo passare."
Il ragazzo adesso si stava tenendo lo stomaco. Il calcio gli aveva mozzato il respiro.
Appena riacquistò la facoltà di parola, spostandosi, disse:
“Cortese come al solito. Ma almeno, hai finito, finalmente” enfatizzò l’ultima parola.
Madara si voltò a guardarlo, sollevando le sopracciglia.
“Cosa vorresti insinuare?” chiese, fingendosi innocente.
Che sei più lento di un bradipo morto, pensò il compagno. Ma non lo disse. Non voleva rompersi anche qualche altra costola. Fece un gesto di noncuranza con la mano.
“E comunque, cosa ti fa credere che abbia finito?” domandò sadicamente l'Uchiha. “Ero solo uscito a prendere il phon."
Oh, no.
"Maddy, non è che potresti lasciarmi il bagno? I capelli puoi anche asciugarli fuori..." contrattò, correndo ai ripari.
Nel tempo che gli sarebbe occorso per districare quella matassa informe e acconciarla, si sarebbe potuto fare 3 docce e sì, anche 4 shampoo. E i suoi capelli erano pressappoco della stessa lunghezza di quelli dell'amico.
Il coinquilino gli lanciò un'occhiata di fuoco. Nessuno diceva a Madara Uchiha cosa fare.
"No." rispose infatti. Secco, conciso, stronzo.
"Allora è vero che lo stai facendo apposta! Vuoi che arrivi in ritardo all'appuntamento!" esclamò Hashirama, sentendosi tradito.
Madara alzò le spalle e si richiuse nel bagno.
L'altro si buttò sul letto, abbracciando il cuscino in posizione fetale.
"Resterò single a vita..." borbottò, lugubre.
 
 
Quella che sembrò un'eternità di tempo dopo, Hashirama ebbe finalmente il lasciapassare per il bagno. Si preparò in fretta e quando fu pronto sfilò di fronte al coinquilino, in attesa di un suo parere. Madara lo guardava a braccia conserte.
"Sei sicuro di voler uscire vestito così? E con quei capelli?"
L'amico si guardò allo specchio. "Perché? Cos'ho che non va?" chiese.
Il sistema genetico, pensò l'Uchiha.
"Povera incosciente, non sa a cosa va incontro" commentò il moro con un tono indulgente che rasentava lo scherno, coprendosi il viso col palmo. "E se lo sa, se lo merita."
Hashirama scoccò il suo miglior sguardo sexy allo specchio, esercitardosi. Gli venne fuori una specie di smorfia sofferente, ma non sembrò badarci. Si sistemò meglio il colletto dell'orrenda camicia a righe ormai fuori moda, un po' nervoso.
Poi l'occhio gli cadde sull'orologio e si accorse del mostruoso ritardo.
"Corri, magari ancora non si è resa conto del madornale errore che sta compiendo ed è ancora lì ad aspettarti" suggerì Madara, sarcastico. L'altro prese le chiavi della macchina e si precipitò fuori, urlando un saluto che si perse nelle scale del dormitorio.
 
 
"Pronto, Maddy? Mi servirebbe un favore..." esordì il Senju, esitante, all'altro capo della linea.
"Qualunque cosa purché tu la smetta d'assillarmi." rispose il coinquilino, scocciato.
"Sei un amico. Ho dimenticato in dormitorio il mazzo di fiori che volevo regalare a Mito..." Madara guardò lo squallido omaggio floreale -con accostamenti di colori che avrebbero fatto invidia a un viaggio con l' LSD- e sentì che stava per pentirsi della precedente affermazione.
"Me li porteresti qua? Se dovessi tornare indietro perderei troppo tempo, e..."
"Idiota. Mi chiedo dove fossi quando i Kami spartivano l'intelligenza" rispose,  riagganciando.
Hashirama sorrise. Nonostante gli insulti, sapeva che non lo avrebbe abbandonato. Se avesse voluto rifiutare, non si sarebbe dato la pena di specificare quanto fastidio gli suscitasse essergli amico.












Angolo dell'autrice: Word cospirava contro questo capitolo! Crashava sempre, sistematicamente, ogni volta che lo aprivo. Non so neanche come sono riuscita a postarlo, infatti. Qualche Kami mi sta lanciando un messaggio, è ora che anche questa raccolta giunga a termine...

Anyway, la volta scorsa avevo lanciato un sondaggio, nella remota speranza che anche i lettori "silenziosi" avrebbero commentato, anche solo per farmi un nome. Beh, dunque, con ben due voti, vince Maddy per il girone popolarità! Ok, mi sento stupida a dirlo con cifre così irrisorie, ma è giusto che lo scriva dopo che qualcuno ha perso del tempo per farmi sapere la sua preziosissima opinione ** Che, ci tengo a precisarlo, apprezzo sempre tantissimo!
Su questo capitolo non ho niente da dire, stupido per com'è. Non meno degli altri, del resto. 
Vi ringrazio tutti quanti per essere arrivati a leggere fin qui, vi voglio bene ** 
Come sempre sarei tanto tanto felice se mi comunicaste la vostra opinione (positiva o negativa, non importa), mi serve da stimolo per migliorare!
Al prossimo aggiornamento!

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Capitolo 8
*** Romeo & Juliet ***


.:. Sotto lo stesso tetto - Convivenze moleste .:. 
 
8# Romeo & Juliet


"Maddy-jiisan, dove sono i biscotti?" chiese Tsunade.
"Nel cassetto vicino al lavandino" rispose l'altro, piatto, allontanando il ricevitore dall'orecchio. "Non consumarmeli tutti, tappa" avvertì. Poi tornò alla sua telefonata.
"Dicevo, verrò martedì prossimo e resterò qualche giorno" riprese. "No, non c'è bisogno che tu venga a prendermi in stazione. Ho detto di no. La mia macchina non la guidi, otouto. No, non è per la storia dello specchietto. No, neanche per la fiancata. È solo che non serve" mentì.
"Bleah, ma sono integrali!" si lamentò Tsunade dall'altra parte della stanza. "Speriamo che Hashi-ojisan compri quelli al cioccolato!"
"Non deve neanche provare a far entrare qui dentro quelle porcherie caloriche" abbaiò Madara di rimando. Quella settimana toccava ad Hashirama far la spesa, ma l'Uchiha si era premurato di fornirgli una lista specifica. Un giorno o l'altro avrebbe dovuto impartirgli una lezione di economia domestica. Si ostinava sempre a comprare qualcosa di superfluo cui non aveva saputo resistere, qualcosa che finiva invariabilmente per essere gettato via da Madara.
Rivolse nuovamente la sua attenzione al fratello, accigliandosi in risposta a una domanda sospetta.
"Beh, ieri mi sono dato un esame difficile, quindi posso concedermi qualche giorno di relax. E poi voglio vedervi. Cos'è, ti dispiace che torni? Ho preso 30, ovviamente, ma tu non cambiare discorso." Rimase qualche secondo in ascolto, con espressione sempre più diffidente.
"Non me la dai a bere, otouto. Spegni quella play station e fila nella tua stanza" minacciò, non troppo seccato.
Tsunade, non trovando altro passatempo in assenza dello zio, accese il televisore. Fece zapping, annoiata, prima di sintonizzarsi su un gioco a premi. Il concorrente era un idiota fin troppo fortunato.
"Ma che fai, non devi fidarti del presentatore!" rimproverò la bambina, subito coinvolta nello show.
"Aspetta, non sento niente" disse l'Uchiha nel ricevitore, agguantando il telecomando incustodito e spegnendo il televisore.
Tsunade si accigliò. "Ehi! Lo stavo guardando io!"
"Per questo ho spento" le rispose l'altro, tornando a sdraiarsi sul letto.
"No, otouto. Non è che io sia cafone, è lei che se lo merita" aggiunse poi nell'apparecchio.
Le guance della bambina si imporporarono. "Stai parlando con Izuna-nii?" chiese, con gli occhi che brillavano.
"Scordatelo, mocciosa. Non te lo passerò" le rispose, coprendo l'altoparlante e anticipando la sua prossima domanda. La bionda si ammusonì.
"No, hai sentito male, Izuna. Non ha chiesto di te" mentì all'interlocutore, grattandosi un orecchio con nonchalance.
In quel momento rientrò Hashirama, nelle mani due voluminose buste della spesa.
"Hashi-ojisan, Maddy mi tratta male!" spifferò subito la peste viziata, in tono lamentoso.
"Che cosa ha fatto?" chiese subito l'altro, protettivo.
"Mi lascia morta di fame e non mi fa guardare la tv!" rispose lei, indignata.
Hashirama guardò dubbioso prima l'uno poi l'altra, ben consapevole che la verità doveva essere una via di mezzo. Uscì comunque un pacco di biscotti da una busta. "Vieni, facciamo merenda" propose.
"Sono le otto di sera" obiettò Madara, squadrando malissimo il pacchetto in mano al coinquilino.
"Dove sono le mie gallette di riso?" aggiunse, inquisitorio.
"Erano finite" rispose semplicemente il bruno.
"Dovresti sapere che mi fanno schifo quei cosi saturi di zuccheri" lo rimproverò. Poi si accigliò e ribatté nel ricevitore: "No. Cosa c'entrano i brufoli? Mi fanno schifo e basta, va bene?"
Hashirama sorrise. Non ne era così sicuro.
Madara lanciò un ultimo sguardo indagatore verso quei sacchetti troppo pieni, rimandando l'ispezione a più tardi. La sua attenzione era stata nuovamente catturata da una domanda di troppo del fratello.
"Penso 3 o 4 giorni. Magari 5" rispose, sentendo puzza di bruciato. "Izuna, che hai combinato? Finiscila, tanto non sei capace di mentire. Ti fai sgamare sempre ancora prima di aprire bocca. Anche al telefono, sì. Avanti, sputa l'osso. Tanto lo scoprirei comunque tornando a casa, no? Magari se me lo dici prima ho il tempo di abituarmi all'idea e sarò meno propenso a prendermela con il tuo naso."
Attese.
"Hai la bocca proprio cucita, eh? Non ti facevo così senza palle, otouto."
Tsunade s'indignò terribilmente per quell'insulto, neanche fosse stato rivolto a lei. Portò le mani a coppa ai lati della bocca, inspirò profondamente e urlò a pieni polmoni: "Ciao, Izuna-nii. Non badare a quello che dice quell'imbecille di Maddy-jiisan, sei fantastico!"
Poi corse ad armarsi di ombrello e cuscino, pronta ad affrontarlo. Hashirama scoppiò a ridere.
"Piccola petulante mocciosa malefica..." ringhiò Madara, in un sibilo. "Otouto, ti richiamo dopo. Adesso ho da fare" chiuse la chiamata e si diresse verso l'ospite molesta.
Il coinquilino nel frattempo si era frapposto tra lui e la nipote, facendo da scudo umano.
"Maddy, che c'è che non va?" chiese, pacioso.
In quel momento il suo telefono squillò e si distrasse il tempo necessario all'amico per aggirarlo, eludendo la risposta. Non che l'Uchiha ne avesse una, ovviamente. Non aveva bisogno di una reale motivazione per odiare qualcuno, gli bastava fare appello alla sua infallibile antipatia a prima vista. Tsunade aveva trovato un cappello dello zio e se l'era messo a mo' d'elmetto. Nascose meglio la sua minuta figura dietro al morbido scudo improvvisato, brandendo allo stesso tempo l'ombrello con decisione. Lo avrebbe fatto a fette, così poi non ci sarebbe stato più nessun ostacolo a frapporsi tra lei e il suo amato.
"Vieni, vieni se hai il coraggio! Non ho paura di te!" gli gridò, spavalda.
"Dovresti, invece" minacciò l'opponente. Hashirama corse dietro al coinquilino e lo tirò per la camicia, rispondendo al contempo al telefono. Era Izuna.
"Sì. Già. Ora glielo dico. Ti ringrazio. Ciao." Chiuse la chiamata.
"Maddy, dice Izuna che se fai qualcosa a Tsunade-chan sovrascriverà i tuoi salvataggi a GTA" lo informò.
Madara si bloccò, combattuto. Non voleva dare battaglia persa a quel mostriciattolo viziato.
Patteggiò. "Ok, stavolta niente solletico sotto i piedi. Ma bada bene che se non la pianti con il mio fratellino la prossima volta ci andrà di mezzo tuo zio" avvertì, scuotendo l'indice con fare perentorio e un'espressione mortalmente seria.
La bambina fu soddisfatta che l'Uchiha più giovane l'avesse difesa, ancora una volta, però non voleva che Hashirama passasse dei guai. Non che la ritenesse una minaccia semplice da attuare, ovviamente. Si rendeva perfettamente conto che per quanto Maddy-jiisan fosse grande e grosso, non doveva essere troppo facile anche per lui prendere lo zio in spalla, come un sacco di patate, e avere ancora la forza di fargli il solletico, come faceva senza difficoltà -e con una certa vena sadica- con lei. Lanciò comunque un'occhiata ad Hashirama, come a chiederne il permesso. Questi, dietro le spalle dell'Uchiha, le mostrò un pollice in su.
Tsunade annuì a Madara con espressione da brava bambina.
Non ci sarebbero state vendette, quel giorno. Il suo Izuna era proprio un principe azzurro impavido. Chissà se anche lui faceva il solletico sotto ai piedi a Maddy-jiisan...






Angolo dell'autrice: non aggiorno per un mese e poi me ne esco con un capitolo come questo. Perdonatemi, se potete xD In mia discolpa dico che se aggiornavo l'altra raccolta e non questa, è solo perché quelle erano drabble. E sto postando da cellulare. Chi ci ha mai provato, capirà.
Comunque, parlando della storia... Ma quanto mi diverte sfottere gli Uchiha? muahaaha!
Beh, in realtà non ho niente da commentare. Solo volevo specificare che questo capitolo è dedicato a One Dya. Spero ti piaccia questa "cosa", davvero. E mi dispace di avertela propinata, con la dedica per giunta. Ma almeno è tutta incentrata su Maddy!

Ps: Se qualcuno se lo stesse chiedendo, no, non chiarirò cos'ha combinato Izuna, lascio il resto alla vostra immaginazione u.u (una scusa come un'altra per non dire che non ho fantasia ahah)
A presto, figliuoli!

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Capitolo 9
*** Dichiarazione di guerra ***


.:. Sotto lo stesso tetto - Convivenze moleste .:.

 

Dedicato a thera,
che mi ha pregato di scrivere questa cosa di dubbia utilità,
e che non sa che l'ho scritta davvero, alla fine.
Sorpresa!







 

9# Dichiarazione di guerra

 

(nda: è consigliato l'ascolto di questa ost durante la lettura della prima parte, per fare atmosfera: http://www.youtube.com/watch?v=KYF1lCXNPPM )


 

Gli occhi di Madara lanciarono un bagliore sinistro. Assottigliò le palpebre e aggrottò le sopracciglia in una linea severa, guardando con tacita sfida l’avversario che gli ricambiava lo sguardo, con la medesima espressione, a pochi passi di distanza.
La mascella serrata, i muscoli tesi pronti a scattare, anche il ragazzo dai capelli chiari e gli occhi vermigli non esitava a sostenere il peso dell’aura omicida emanata da ogni singolo poro dell’Uchiha. Era una questione di orgoglio. Una cosa solo tra loro due.
“Ti massacro, Senju” sibilò Madara, pronto a balzare sulla preda, e un luccichio di sadico compiacimento illuminò per un attimo il nero pece dei suoi occhi.
“Non credere di poterne uscire indenne, Uchiha” rimbeccò l’altro, dissotterrando l’ascia di guerra.
Un silenzio carico di tensione, nel quale continuarono a squadrarsi, immobili.
“Ehm, ragazzi, dovreste tirare i dadi, adesso. Dobbiamo stabilire i turni” si intromise timidamente Hashirama con voce tremula. Due paia di occhi lampeggianti conversero su di lui. Uno sbuffò, l’altro prese in mano il dado.
Hashirama-Tobirama-Madara, venne stabilito infine l’ordine.
Presero ciascuno i propri 35 carri armatini e li posizionarono sul campo di gioco, in base ai territori loro spettanti dalle carte pescate dal mazzo.
Madara osservò la posizione delle proprie armate e ghignò soddisfatto. Erano ben distribuite, sarebbe stato facile raggiungere l’obiettivo, qualunque esso fosse. Guardò la Carta Obiettivo e non si scompose: “Conquistare tutti i territori dell’Oceania, dell’Europa e di un terzo continente a scelta”.
Non gli importava la difficoltà, lui avrebbe sicuramente vinto. In un gioco di strategia non poteva di certo perdere contro due Senju imbecilli, no?
Tobirama fece un ghigno fin troppo ampio, guardando la sua Carta. L’Uchiha corrugò la fronte. Lo avrebbe stracciato in ogni caso, si rassicurò mentalmente, in ogni caso. Almeno su quella piattaforma ludica, si sarebbe vendicato per le angherie presenti e passate che aveva subito dal suo trasferimento dentro quella camera. Oh sì, avrebbe goduto di sano piacere nel farlo perire ingloriosamente, accerchiato dalle proprie forze. Avrebbe solo voluto poter guidare personalmente quei carri armati neri al momento del fuoco.


 ***





Durante i primi giri ciascuno degli sfidanti rafforzò i propri punti strategici, o piazzò più armate nei territori dai quali intendeva far partire l’offensiva.
Fu Tobirama il primo ad aprire il fuoco, attaccando il fratello dalla Groenlandia all’Islanda. I dadi gli garantirono una buona tirata e le armate gialle di Hashirama vennero spazzate via facilmente.
“Nii-san, non dovevi lasciar scoperta quella zona” lo rimproverò il conquistatore, con un ghigno malefico. Il Senju n°1 fece una faccia sgomenta per quell'attacco improvviso e si accasciò sul tavolo in posa da martire al supplizio.
Avuto facile accesso in Europa, Tobirama concentrò in quella regione il grosso della sua armata, procedendo a conquistare le zone più interne.
Madara non si scompose. Si era aspettato quella mossa, la Testa di Legno non aveva fortificato abbastanza quella zona e dal momento che la guerra la vince chi non commette errori, doveva pagare per quella disattenzione. Tuttavia, appena oltre la frontiera dell’Ucraina, c’era il grosso delle sue armate. Una difesa insormontabile che si estendeva dall’Europa Occidentale a quella Meridionale e proseguiva fino in Africa.
Un’armata invincibile.
Un dominio ben saldo.
L’Intramontabile Impero Uchiha.
I 12 carri armati di Tobirama non avrebbero mai scalfito la sua Linea Maginot.
“Attacco L’Europa Occidentale dalla Gran Bretagna” disse il minore dei Senju, dedicandogli un’occhiata che non gli piacque per niente. Lanciò i dadi: 6, 6, 5.
Madara imprecò silenziosamente. Anche se avesse perso tre armate, ne restavano altre 17. Quella dello sfidante era una mossa suicida, strategicamente parlando. Voltò tutti i suoi carri armatini in modo che puntassero tutti sull'attaccante – contrattacco psicologico – e lanciò i dadi di difesa: 6, 2, 2.
“Ne perdi uno tu, Tobirama, e due tu, Maddy” sentenziò Hashirama.
“Attacco di nuovo” non demorse quell’altro.
Povero illuso, pensò Madara.
6, 5, 4. Il Senju minore sogghignò.
L'assediato lanciò i dadi di difesa. Merda. 3, 1, 1.
“Maddy perde altre tre armate” dichiarò il bruno.
“So contare anche io, Senju” lo rimbrottò il coinquilino, punto nel vivo da quella superflua precisazione.
Non avrebbe ceduto.
Gli restavano altre 15 armate.
 
 
[20 minuti dopo]
“Quei fottuti dadi sono truccati! Io vi massacro! Me la pagherete! Vi spazzerò via, vi farò rimpiangere di avermi sfidato!” urlava un isterico Madara.
Non sapeva decisamente perdere.
Osservò accigliato il campo di gioco, riflettendo su che strategia attuare per ripristinare, almeno in parte, il suo dominio sul continente. Strinse le labbra in una piega dura, notando quanto le sue linee di difesa si fossero assottigliate e il suo Impero si fosse drasticamente rimpicciolito, avendo ceduto terreno al minore dei Senju. I suoi occhi si accesero di risentimento, si sarebbe vendicato presto.
“Maddy, non ti arrabbiare, è solo un gioco!” tentò di calmarlo il bruno, senza grande successo. Una volta che l'Uchiha entrava in modalità 'il mondo ce l'ha con me', tentare di farlo ragionare era come gettare acqua sull'olio bollente con lo scopo di raffreddarlo. Stupido, controproducente, pericoloso.
“Vi siete alleati per non farmi giocare, vero? Per bloccare le mie mosse!” continuò infatti quello, imperterrito. Posizionò tutte le sue cinque nuove armate in un unico territorio confinante con entrambi gli avversari.
Tobirama lo stava guardando, serio, un mezzo ghigno a incurvarne gli angoli della bocca, facendo saltellare i dadi di difesa sul palmo nella parodia della calma perfetta.
“Non ho bisogno di allearmi con nessuno per stracciarti, fai schifo in strategia. Sei troppo impulsivo” lo pizzicò.
Madara assottigliò le palpebre e scoprì i denti in un basso ringhio gutturale, come un lupo pronto all'attacco. “Questo è da vedere. Hai solo avuto un culo pazzesco con i dadi, ma prima o poi la tua fortuna dovrà finire” ribatté.
Strategia, si chiama strategia. Conosci questa parola, Uchiha? E' quella che dovresti usare in un gioco come questo” insisté l'altro, allargando il suo ghigno.
Hashirama assisteva al teatrino con una guancia poggiata mollemente sul palmo aperto, trattenendo a stento un sospiro esasperato. La rivalità tra quei due stava cominciando a scatenare una tempesta elettrica dentro la stanza.
“State esagerando” commentò solamente.
“Taci, ribaldo. Tu sei il prossimo” minacciò, prendendo i dadi rossi. “Attacco il Brasile dall'Africa del Nord” disse poi, guardando sadicamente le armatine verde pisello di Tobirama.
“Prevedibile” commentò sarcastico l'altro, giusto per sport, causando al moro un incazzoso aggrottarsi di sopracciglia.
Quella volta, comunque, i dadi furono favorevoli all'Uchiha, che conquistò facilmente il territorio, per poi espandersi rapidamente negli stati adiacenti, più scoperti.
“Avevi previsto anche il tuo annientamento?” lo rimbeccò Madara, ghignando a sua volta. “Tremate, perché non potete pestarmi i piedi e poi pensare di passarla liscia” si vantò.
Tobirama digrignò i denti. Non appena l'Uchiha passò il turno, posizionò i suoi carri armati nei territori in America del Nord, pronto alla vendicativa discesa per il recupero del terreno perso.
Hashirama sospirò.






 ***



“Ho vinto” annunciò una voce con un tono che sottintendeva quanto fosse ovvio quel risultato.
Due paia di occhi lo guardarono, spiazzati.
“Beh, era prevedibile” disse il vincitore, in tono serio e profondamente annoiato.
Gli altri due guardarono il terreno di gioco, notando che effettivamente, tra Asia, Oceania e Europa, aveva conquistato un bel po' di territori. Ma quando...?
“Devo ricordarmi di non giocare mai più a Risiko con voi due, vincere è troppo facile” disse Hashirama, alzandosi per andare in bagno, lasciando i due avversari sconfitti a bocca aperta.
Nella loro vendicativa faida, si erano dimenticati che giocava anche lui.











Angolo di thyandra (che si vergogna per aver pubblicato sta cosa): Salve! C'è ancora qualcuno che mi segue, nonostante ormai aggiorni una volta al mese? xD
Questa shot è un delirio nato dopo maratone di Risiko durate ore e ore. Avrei voluto mettere più dettagli strategici derivati da partite che ho giocato, ma la fic è già abbastanza noiosa così. 
Spero davvero che tra i lettori ci sia qualcuno che conosce le regole del gioco, LOL.

Comunque, spero si sia capito, la storia è ambientata durante la permanenza di Tobirama nell'appartamento diviso tra Maddy e Hashi, prima che fosse sfrattato. Essendo una raccolta, mi sono permessa di rimescolare la linea temporale, dato che a Risiko si gioca almeno in 3 e Tobirama era perfetto per fare il terzo giocatore xD
Per la cronaca, non ho trovato un buco in cui inserirlo nella storia, dato che era raccontata per lo più da Maddy, ma l'obiettivo del Senju numero due era "Distruggere le armate nere" (quelle di Maddy, appunto. LOL is the way).


Al prossimo aggiornamento (se non posto prima di Gennaio, BUON ANNO A TUTTI!)

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Capitolo 10
*** Materie difficili ***


.:. Sotto lo stesso tetto - Convivenze moleste .:.
 
10# Materie difficili


Una matita in equilibrio sull'indice destro, un fermaglio a tener fermi i ciuffi della frangia, un'espressione corrucciata e un quaderno a quadri pieno di numeri e scarabocchi davanti a sé, Madara studiava matematica. O, almeno, quella era la sua intenzione. Le sopracciglia aggrottate non erano dovute tanto alla difficoltà degli esercizi, quanto all'irritante chiasso procurato dal coinquilino.
Ogni mese che passavano insieme lì dentro, l'Uchiha faticava a credere sempre più nella sua presunta virilità, anche se ormai aveva una ragazza. O forse, indirettamente, era proprio colpa di Mito.
Cercò di concentrarsi nuovamente sull'esercizio, guardando con astio quei caratteri stampati sul libro che ai suoi occhi distratti apparivano come parte di codici di spionaggio. La sua concentrazione durò un minuto e mezzo buono. Poi Hashirama si soffiò di nuovo il naso, producendo un rumore simile al suono di una trombetta. La matita cadde dall'indice del moro, rotolando fino a cadere dalla scrivania. Madara soppresse un ringhio, stringendo il pugno, non curandosi di raccoglierla.
L'altro continuava a singhiozzare.
'Ora gli do io un motivo valido per piangere' pensò.
Si voltò con lentezza studiata, assumendo la faccia più infastidita del suo vasto repertorio. "Senju..." chiamò.
Quello alzò il viso dal manga che stava leggendo, sotto agli occhi due pericolosi fiumi in piena. “Sì?” rispose, con voce rotta dall’emozione.
“Piantala con questa lagna.”
Quello si soffiò di nuovo il naso, poi protestò: “Ma tu non capisci… Menma non può andare in Paradiso! Deve prima realizzare il suo desiderio!” spiegò, indicando il fumetto.
Madara raccolse la matita, saggiandone l’affilatezza della punta su un dito.
“Se non fai sparire quella roba, presto andrai a farle compagnia” commentò.
Hashirama obbedì, commentando, però, piano: “Lo farò leggere anche a te… Scommetto che potrebbe piacerti!”
L’altro finse di non averlo sentito e si risedette pesantemente, tentando di raccogliere le idee.
Dopo essersi sciacquato il viso, il bruno aprì una scatola di biscotti per sciogliere il magone che aveva in gola. Il cioccolato era sempre un valido aiuto per le sue crisi più estreme di depressione, anche se purtroppo non era ancora riuscito a convincere l'amico della sua efficacia terapeutica. E poi quella era l'unica confezione che era riuscito a nascondere al check-in post spesa del compagno, dunque un tesoro prezioso.
Si sedette a gambe incrociate accanto al coinquilino. Adesso il silenzio era rotto dal suo masticare.
"Ma dico, me lo stai facendo apposta?" lo rimproverò il moro, sequestrandogli la merenda. Hashirama si accovacciò su se stesso, con un'espressione da bimbo a cui sia appena caduta a terra la pallina di gelato dal cono, incredulo di fronte alla palese insensibilità appena mostrata da quell'altro che adesso, come niente fosse, continuava diligentemente a scribacchiare.
Madara si stava infatti picchiando una tempia con il gommino della matita, esasperato dalla difficoltà dell'esercizio. Gli si accese poi una lampadina e riuscì finalmente a completarlo. Chiuse il libro con un rumore secco, stiracchiandosi i muscoli indolenziti.
Hashirama si decise allora a prendere la parola, senza però guardarlo in faccia.
"Maddy... Ecco..."
Quello si voltò, in attesa. La sua espressione truce non lo rassicurava molto su quanto fosse bendisposto nei propri confronti, ma tentò comunque. Del resto, si disse, le pesanti occhiaie scure erano sempre state un tratto distintivo dell'Uchiha, ancora prima di entrare a far parte dell'agghiacciante look universitario dovuto a notti insonni passate sui libri.
"Mi aiuteresti con economia? Ho un esame, dopodomani..." chiese quindi.
L'interpellato alzò un sopracciglio, colto di sorpresa.
"Tu stai chiedendo a me delle ripetizioni?" parafrasò, allibito, enfatizzando la domanda con un gesto circolare del dito a indicare prima il coinquilino e poi se stesso.
Hashirama si guardò i piedi, chiaramente a disagio. "Beh, sì, se non ti dispiace... Sai che sono negato..."
Madara guardò i resti del salvadanaio a forma di porcellino, ormai macellato e privato del contenuto, e alzò le spalle. "Dire che sei negato è un eufemismo" convenne.
"Allora, mi aiuti?"
"Se l'esame è dopodomani, è impossibile" valutò con ragionevole scetticismo.
Hashirama si accovacciò in una posa da martirio. L'Uchiha si godette quella visuale di disperazione -ben gli stava- per qualche minuto, poi riprese parola:
"Ok, farò quest'opera di carità" accettò, con uno slancio di pietà non dissimile da quello di parabole di cristiana memoria.
Il Senju tornò subito a sorridere, dimentico della mole di nozioni che avrebbe dovuto immagazzinare in così poco tempo.
"Ma..." aggiunse l'Uchiha, "per due settimane dovrai fare tu il bucato" contrattò. "Anche il mio."




"Maddy, non capisco questo concetto" si lagnò Hashirama, chino sull'ordinatissimo blocco per gli appunti dell'amico. "Potresti spiegarmelo?"
Il moro, dall'altro capo della stanza, sbuffò seccamente. Uccise con parecchi -anche troppi- colpi di pistola un ragazzo dai capelli argentei e una bimba dai codini biondi cui aveva appena fregato l'auto, dopo averli massacrati di botte - chissà perché gli ispiravano tanta violenza - e posò il joystick, dirigendosi verso la scrivania.
"Ah, di questo c'è la spiegazione sotto l'asterisco, guarda" indicò un capoverso nella pagina successiva, per poi dirigersi nuovamente verso la console.
Quello era, invero, il modo di dare ripetizioni di Madara Uchiha: il libero accesso ai suoi appunti off-limits.
Hashirama si accasciò pesantemente sulla scrivania, frustrato. "Maddy, è inutile... Non ci capisco nulla comunque. Non potresti spiegarmelo tu con parole semplici?"
Madara incrociò le braccia, squadrandolo con sufficienza, come avesse a che fare con un bambino. Sospirò. Prese un paio di scatole dalla credenza per usarle come esempi tangibili e ritornò alla scrivania.
Hashirama nel frattempo si era legato i capelli in una coda e si era messo una fascia sulla fronte, pronto e combattivo.
"Dunque, questa scatola è il mercato globale, mentre questa caffettiera sono gli investimenti singoli..." incominciò Madara, presagendo una lunga serata e una lunghissima assenza dalle strade di gta.












Angolo dell'autrice: ehm, sì, scusatemi tanto se vi ho propinato un'altra shot ultra-demenziale. Questa in realtà ce l'avevo nel pc da un po' di tempo e dato che è da un un po' *coff... troppo... Coff* che non aggiorno, ho deciso di riempire il buco. Abbiate pietà. Ah, sfrutto lo spazio pure per annunciare che la prossima sarà quella conclusiva! 
Finalmente anche questo sclero giunge alla fine, anche se un po' mi mancherà xD

ps: do un biscottino al cioccol- ehm, integrale, a chi azzecca qual è il manga che sta leggendo Hashi XDD

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Capitolo 11
*** Tutti insieme appassionatamente ***


.:. Sotto lo stesso tetto - Convivenze moleste .:.
 





                                                




9# Tutti insieme appassionatamente.








 

"Otouto... passi che mi hai convinto, per non dire costretto, ad andare alla festa di Hashirama..." attaccò Madara, in tono lamentoso.
"Non ricominciare, nii-san, ti prego" supplicò Izuna, tentando di prevenirlo.
"Fammi parlare" gli intimò il fratello. L'altro ammutolì. "Dicevo, al di là di questa follia del compleanno... Che poi dico, quell'idiota di un Senju compie un altro anno di vita su questo pianeta e c'è addirittura chi ha voglia di festeggiare?" continuò il maggiore, senza abbandonare il suo consueto sarcasmo.
Izuna roteò gli occhi, annoiato, ma non ribatté.
"Comunque... Passi questa perdita di tempo... Ma perché stai guidando tu?"
L'altro si voltò un attimo a guardarlo, accennando un sorriso furbo.
"Perché se stessi guidando tu, nii-san, a quest'ora saremmo ancora nel garage di casa. E ci saremmo rimasti per tutta la serata, pur di arrivare il più tardi possibile" rispose il più ragionevole Uchiha, usando un tono che non sembrasse troppo severo.
Madara grugnì una protesta. Il suo otouto aveva centrato nel segno. Era diventato così prevedibile?
"Mh, ancora non capisco perché stai venendo anche tu" ritentò, sempre con quel tono strascicato.
"Perché Hashirama-san è stato abbastanza lungimirante da capire come ragioni. O forse mi ha invitato perché voleva un regalo. Ad ogni modo, a una festa con birra gratis non si dice di no” rispose il ragazzo.
“Conoscendo quell’idiota, ci sarà solo saké” borbottò Madara.
“Va bene lo stesso” assicurò l’altro, beccandosi un’occhiataccia dal fratello.
“Al ritorno guido io.”
“D’accordo” convenne il liceale con un’alzata di spalle.
 
***
 
 
"Ciao, Maddy, Izuna-san! Ben arrivati! Gli altri sono di là" salutò Hashirama, tutto gaio.
Il minore gli fece gli auguri anche per il fratello, che se ne stava in disparte, con le mani sprofondate nelle tasche dei pantaloni e un atteggiamento da martire.
"Oh, sei venuto, allora, Uchiha" salutò, sarcastico, Tobirama, prendendo le giacche degli ospiti e andandole a riporre nell'appendiabiti. "E quest'anno, addirittura in orario!" continuò, gettando un occhio sull'orologio da polso. Madara serrò la mascella.
Da quella volta in cui il più giovane Senju aveva invaso i suoi spazi vitali diventando suo indesiderato coinquilino, e dopo tutta la terza guerra mondiale che ne era scaturita per fargli mollare le zampe dal suo territorio, il loro rapporto, da semplice e puro odio reciproco, si era definitivamente assestato come una tacita, forzata indifferenza reciproca. Del resto, anche se loro stessi non l'avrebbero mai ammesso, erano molto simili. Era troppo faticoso litigare con il doppio di se stessi.
Si guardarono per un po' in cagnesco, l'uno a studiare l'espressione dell'altro, valutando il livello di pericolosità dell'opponente. Tobirama sbuffava di tanto in tanto per marcare il territorio, come a dire qui comando io.
Nel frattempo, il bruno festeggiato e il più piccolo Uchiha passarono nell'altra stanza, chiacchierando del più e del meno. Ringraziandoli tacitamente per aver dato loro modo, seppur inconsapevolmente, di uscire da quello snervante stallo, gli altri due li seguirono. Tobirama si affiancò all'ospite, prendendo nuovamente la parola.
"Ehi, Uchiha... Tregua, per stasera. Fallo almeno per mio fratello" sussurrò, cercando di mantenere un tono ragionevole. Del tutto inutile, del resto, se atto a rivolgersi a Madara Uchiha.
Questi infatti gli pestò un piede, poi annuì. Il giovane Senju soffocò un'imprecazione e diventò rosso in viso, pronto a reagire. Ma il ragazzo dai capelli corvini lo bloccò, facendogli segno di no con il dito. "Eh no. Tregua, Senju."
Quello lo guardò astioso ma rilassò le spalle. "Mpf. Hashirama me la pagherà, domani." Ficcò anche lui le mani nelle tasche, precedendo l'Uchiha nel soggiorno.
Gli altri invitati chiacchieravano allegramente, alcuni indossando cappellini conici di cartone sulla testa. Hashirama stesso se ne mise uno che recava scritto sopra, con un pennarello rosso sgargiante: quello a cui dovete fare i regali.
Madara lo seguì con lo sguardo, trovandolo estremamente ridicolo. Ma sghignazzò quando lo vide artigliare con entusiasmo il fratello minore e trascinarlo verso una console per il karaoke.
‘La serata si anima’, pensò.
Izuna gli si avvicinò, in mano un bicchiere pericolosamente pieno d'alcool. Seguì il suo sguardo, incuriosito dalla scena.
L’apparecchio cominciò a mandare le prime note di una canzone. Tobirama agitò le braccia, cercando di far notare qualcosa all’aniki. Poi si voltò ad abbracciare la sala con lo sguardo, alla ricerca di qualcosa. Piantò gli occhi in quelli di Madara, ghignando. Lo indicò al fratello, che assunse un'espressione dubbiosa. Madara si preoccupò. Che diamine stava architettando quel gaglioffo? Si avvicinò per investigare, seguito a ruota dall'otouto.
“Sarà meglio per te se abbassi quel dito” salutò.
“Oh, Uchiha. Capiti a proposito” fece l’altro in tono casuale.
Il moro borbottò qualcosa d’incomprensibile.
I due Senju si scambiarono una strizzatina d’occhi e Hashirama diede uno spintone al coinquilino, posizionandolo dietro la console che mostrava il testo della canzone. Tobirama gli piantò un microfono tra le mani. Quello lo prese per riflesso condizionato, ancora prima di rendersi conto di cosa stesse accadendo e poter avere il tempo di protestare.
“E’ un duetto” spiegò il bruno, sorridendo compiaciuto. Non si aspettava che avrebbe accettato così di buon grado.
Madara sollevò le sopracciglia per lo sgomento di essere stato messo nel sacco con estrema facilità.
“Scordatevelo. Gli Uchiha non cantano.”
Izuna si lasciò sfuggire una breve risata sotto ai baffi, subito mascherata da un sospetto colpo di tosse, e due paia di occhi curiosi si piantarono all'istante sulla sua figura. Quando li notò questi si grattò la nuca e osservò il bicchiere. Un terzo paio cominciò a lanciar fulmini d'avvertimento, ma il liceale non li notò, dato che stava adesso guardando il liquido chiaro che creava piccole onde al suo movimento leggero della mano.
“Beh, faceva parte del coro della chiesa, da piccolo" spiegò, sovrappensiero, con una inconsueta lingua lunga, prima che il suo istinto di autoconservazione si riattivasse per comunicargli di aver appena fatto un enorme passo falso. Forse aveva bevuto troppo.
Gli sguardi dunque tornarono in sincrono su Madara, pieni di quella che ai suoi occhi apparve come detestabile ilarità.
Il terzo paio di iridi lanciò uno sguardo omicida a quell’inopportuno confessore del fratello, assottigliando le palpebre in una minacciosa promessa di vendetta.
“Bene, mi sembra di capire che le tue proteste non siano più valide, Uchiha” lo riprese però il minore dei Senju, assaporando la sua indiretta vittoria con un sorriso sornione. Madara lo guardò in cagnesco, stringendo meglio il microfono e lampeggiando sfida da quegli occhi nero pece.
Approfittando di quel momento in cui la rabbia del fratello era stata rimpiazzata da una seria competizione, Izuna si defilò silenziosamente.
 
***
 
 
Dopo l’esibizione, che raccolse pochi, pochissimi, irrisori applausi, tra cui –unico entusiasta- quello di Hashirama, i due provetti cantanti si concessero il lusso di un ultimo, folgorante contatto visivo. Le scintille di rivalità che mandavano i loro occhi avrebbero potuto accendere un falò.
Il festeggiato si avvicinò, battendo ancora le mani, entusiasta.
“Siete stati bravissimi. Tobirama un po’ meno, non vai molto forte con l’inglese” giudicò.
Il fratello lo guardò malissimo. “Zitto!” intimò, facendo assumere una faccia sgomenta al maggiore, che non capì cosa aveva detto di male per meritarsi quell'aggressione.
Madara assunse un ghigno così ampio che avrebbe potuto slogarsi la mascella. Gongolava così tanto per quella vittoria –doppia, dal momento che aveva anche umiliato l’avversario- che si era dimenticato del tradimento del fratello di poco prima.
“Sapevo che duettando con te avrei rovinato la mia performance” lamentò, teatrale, pulendosi lo sporco sotto le unghie.
Tobirama digrignò i denti, indeciso se rompere la tregua per una questione d’onore. Guardò un attimo il fratello, si passò una mano tra i capelli, esasperato, e si allontanò senza dire altro, ma neanche provando a scusarsi.
Ma, un attimo dopo, quello era di nuovo deciso a godersi la serata. Andò a servirsi del saké, tornando con due bicchierini. Ne porse uno al coinquilino.
"No, grazie" rifiutò il moro e l'altro si servì anche della sua parte, per non sprecarla, per poi avvinghiarsi a un suo braccio e trascinarselo dietro. "Vieni, ti presento una persona" gli disse.
"No, grazie" ripeté l'Uchiha, ma l'altro lo ignorò. Al moro venne un'irrefrenabile voglia di prenderlo ripetutamente a calci negli stinchi quando scorse la chioma rossa di Mito, voltata di spalle. "Ma cos'hai al posto del cervello, segatura?" incominciò, ma dovette interrompersi quando la ragazza volse lo sguardo verso di loro.
"Mito-chan, Maddy. Maddy, Mito-chan" li presentò Hashirama, indicando prima l'uno poi l'altra con un ampio gesto.
La ragazza sgranò un attimo gli occhi, riconoscendolo.
"Tu sei... Mr Vodka alla fragola, vero?" sorrise, bonaria, alludendo al loro primo incontro in quella orrenda discoteca.
Madara si sentì punto nel vivo.
"Non so di cosa parli. Devi avermi scambiato per qualcun altro" ribatté, secco.
Hashirama stava per intervenire, quando l'Uchiha gli mollò uno strattone poco gentile. Gli era ancora avvinghiato al braccio, per non farlo fuggire.
"Oh, scusami, allora" rispose la ragazza, restando un po' perplessa. "Quindi tu sei il coinquilino di Hashi-kun... Mi ha parlato spesso di te. Sei proprio un tipo a posto."
Il ragazzo dai capelli corvini assottigliò le labbra, infastidito da quella inutile quanto superficiale conversazione. Perché Hashirama ci teneva tanto a fargli avere degli amici? Lui stava bene così. Anzi, senza il Senju, anche meglio.
“Tu non sembri stupida” articolò poi l’Uchiha, in tono perplesso.
Mito e Hashirama assunsero la medesima espressione sorpresa.
“Prego?” disse lei, dilatando leggermente gli occhi.
“Non sembri stupida” ripeté l’altro, scandendo meglio.
“Dovrebbe essere un complimento?” domandò la ragazza, ancora più sgomenta.
Quello sbuffò, quasi pentendosi della precedente affermazione.
“Dovresti esserlo, dato che esci con uno come Hashirama” spiegò in tono strascicato.
Mito lo guardò allibita, non sicura se stesse scherzando o meno. Sembrava una battuta, ma era stata pronunciata in modo serio. Anche la sua espressione sembrava tradire il medesimo concetto.
Il festeggiato fece una faccia abbattuta. “Certo che sei sempre lo stesso, Maddy...” Poi si voltò verso la ragazza, toccandole la spalla e accennando un sorriso. “Non ci fare caso. E’ il suo modo di scherzare” spiegò.
Finalmente libero, Madara fece un’espressione di sufficienza, incrociando le braccia.
“Io ero serio, ma ognuno assimila la dura verità a modo suo.”
Mito lo guardava di sottecchi, adesso non così tanto convinta che fosse un tipo raccomandabile. Ma quando il bruno le passò un braccio sulle spalle, sorridendo rassicurante, si disse che era tutta una sua impressione. Hashirama non avrebbe mai legato con un asociale con una tale faccia tosta, no?
Dato che nessuno dei due accennava a voler proseguire il dialogo, il festeggiato prese la parola: "Sono felice che abbiate fatto amicizia! Sapevo che potevate andare d'accordo!" e scoccò una strizzatina d'occhio al coinquilino.
Questi vagò con lo sguardo sul resto della stanza, per evitare di rifilare un occhio nero al compagno. Amicizia. Che cosa insulsa. Come se gli amici fossero qualcosa che altri potessero scegliere per te.
Scorse poi qualcosa che non gli piacque per niente. Suo fratello stava fraternizzando con il nemico, in fondo alla stanza. E non con uno qualunque, ma con il boss finale.
"Mito-san, Testa di legno... Scusatemi un attimo" si congedò. In un attimo fu di fronte alla scena del crimine.
"Ehi, tappa. Cosa ti avevo detto, riguardo questa storia?" fece un gesto circolare col dito, indicando lei e l'otouto, battendo ritmicamente il piede in una parodia di disappunto.
Tsunade sostenne il suo sguardo accusatore e gli fece una linguaccia. "È stato Izuna-nii a parlarmi per primo" si giustificò.
Madara incrociò le braccia. "Fa conto che ci abbia creduto."
La bambina si accigliò. Izuna corse ai ripari: "Nii-san, che ho fatto di male, stavolta?"
Madara lo trapassò con uno sguardo colmo di delusione.
“E lo chiedi, anche!” pronunciò, esasperato dall’ingenuità del fratello. "È una Senju, per la miseria!" spiegò, come fosse ovvio, muovendo teatralmente una mano a indicarne la figura.
“E’ una bambina, nii-san” lo contraddisse l’altro.
Tsunade mise su un broncio viziato. "Ho otto anni, non sono più una bambina!” si indispettì, facendo sorridere Izuna.
“E’ una mocciosa, appunto” convenne il maggiore, ignorandola. Si sedette poi tra i due, voltandosi verso la bionda.
"Sei troppo piccola per queste cose. Fila a pettinare i my little pony, su" fece un gesto con la mano come a dire via, togliti dai piedi.
Quella, a malincuore, dovette allontanarsi, non mancando però di scoccare un bacio sulla guancia di Izuna in cenno di saluto. Madara le lanciò un ultimo sguardo di fuoco, prima di voltarsi verso il fratello.
"Ha una cotta per te."
"Lo so" sorrise l'otouto.
"E perché la assecondi? Cosa ne pensa, di questo, Kurumi?" rimproverò l'altro.
"Non penso che Kurumi mi mollerà perché evito di spezzare il cuore a una bambina" rispose il più piccolo, enfatizzando nuovamente quel termine.
Madara sbuffò, incrociando le braccia. “Non so se la tua sia ingenuità o indole da Don Giovanni” commentò.
 
 
***
 
 
Hashirama maneggiò goffamente un pacco troppo grosso e morbido. Strappò l'involto colorato, attaccandosi addosso accidentalmente i residui di nastro adesivo trasparente. Un giubbotto. Sorrise, riconoscente, all'autore del dono, poi lo mise da parte e ne scartò un altro, stavolta più piccolo e solido. Lo agitò, cercando di intuirne il contenuto. Quello gli regalò un suono sordo di metallo e plastica. Lo aprì. Un rasoio elettrico per capelli. Ci fu un coro di risate e Hashirama rimase ad osservare l'oggetto con espressione da funerale.
“Grazie Tsuna, nee-chan, Saito-san."
Mise da parte il dono molesto e aprì il pacchetto di Izuna. Questi aveva optato per un classico, quello cui si ricorre quando si è senza fantasia: l'intramontabile portafogli.
"Il denaro di Hashirama non rimane abbastanza tempo nelle sue tasche per poter essere riposto in un portafogli. Anche tu hai sprecato i tuoi soldi, otouto" commentò Madara.
Izuna scrollò le spalle. "Quel che conta è il pensiero, no?"
L'altro soffocò uno sbadiglio. Si riscosse quando il festeggiato prese il suo regalo. Assottigliò gli occhi, pronto a godersi la sua immancabile reazione.
Il pacchetto era piatto, rigido e rettangolare.
Hashirama ebbe un sospetto e accasciò la testa al pensiero che l'amico gli avesse rifilato un libro. Tolse quindi la carta già rassegnato. Ciò che trovò lo lasciò spiazzato; le sue labbra si incurvarono in una o, che divenne presto una D orizzontale.
"Che significa?" chiese al coinquilino, sventolando con la mano il catalogo di un negozio di abbigliamento maschile - all'ultima moda, ovviamente, Madara aveva buon gusto.
Questi alzò le spalle con nonchalance. "Un regalo deve essere utile, no?" rispose, sghignazzando.
Hashirama gettò la rivista dietro le spalle, senza curarsi di dove sarebbe atterrata, già tutto preso dal pacchetto seguente. Madara soffocò un altro sbadiglio.
 
 
***
 
 
Rimettendosi le giacche, i due fratelli Uchiha si prepararono per il ritorno a casa. Madara stava strappando dalle mani di un barcollante Izuna le chiavi dell’auto, scoccandogli uno sguardo di rimprovero, quando Hashirama gli si avvicinò, col viso reso rosso dall’alcool ingurgitato durante la serata. Contrariamente al liceale, lui si reggeva perfettamente in piedi.
“Maddy…” solo nella voce uno strascico di ubriacatura. “L’anno prossimo…” sembrava aver difficoltà a ricollegare i pensieri. Si concentrò, mettendo su un’espressione allampanata. “L’anno prossimo…” ripeté, “Voglio un regalo vero.”
Madara non sembrò badargli e l’altro continuò: “Voglio un regalo per cui tu debba spendere soldi.”
L'Uchiha senior sollevò un sopracciglio. “Siamo già alle pretese, eh?”
“E’ normale convenzione sociale.” Dire quella frase complessa gli costò uno sforzo notevole, che lo costrinse a riposarsi -in silenzio- per qualche intero secondo.
L’altro non sembrò comunque apprezzare la sua fatica; sbuffò, archiviando quella richiesta come irrilevante.
“Noi andiamo” annunciò, sorreggendo il fratello che gli si appoggiava a peso morto su una spalla.
"Hai bisogno d'aiuto, per portarlo in macchina?" si offrì poi Hashirama, tentando di snebbiarsi i pensieri con un rapido massaggio alle tempie. L'amico lo squadrò scettico.
"Ce la faccio da solo" ribatté seccamente, avviandosi con un po' di sforzo verso l'ingresso - ma comunque non così tanto da chiedere aiuto a un uomo brillo.
“Come preferisci. 'Notte, Maddy, Izuna-san” salutò il festeggiato, chiudendo la porta dopo il loro passaggio.
‘Diamine’, pensò l’Uchiha con un sorriso tirato, sulle scale. ‘Dare così per scontato che ci sarà un anno prossimo… Ha proprio deciso lui le mie amicizie, alla fine…’
Izuna sembrò svegliarsi temporaneamente dal suo torpore. "Shembra... hic. Un tipo ganzo... queshto... Hashi- -hic. Hashirama" biascicò, per poi tornare a chiudere gli occhi, prossimo al coma etilico.
Madara lo scusò per quell'affermazione priva di senso solo perché pronunciata mentre le sue facoltà mentali erano completamente stordite dall'alcool, ma non poté vietarsi dal trasformare quel sorriso tirato di poco prima in una sorta di ghigno. In fondo in fondo, così a fondo che neanche lui se ne rendeva conto, non riusciva davvero a dispiacersi per quello strano, assurdo legame che lo legava a quel caso umano di Hashirama Senju.
Perché, alla fin fine, se ancora non l'aveva ucciso nel sonno malgrado gli innumerevoli moventi che gli aveva fornito nel tempo, la loro doveva proprio essere una bella amicizia.










Note e commenti finali: Alla fine ci sono arrivata davvero a concludere questa storia *-* E visto che questo è l'ultimo capitolo, mi sono sentita tanto generosa da farlo più lungo e includendo pure l'immagine nel prezzo *evita di esser colpita dai pomodori piazzandosi dietro Sasuke*
Dunque, su questa shot in effetti non ho nulla da dire, tranne l'augurio che possa piacervi e non deludere le vostre aspettative (sempre che ne abbiate '-'), ma nonostante questo, stavolta  dovrete sorbirvi più sproloqui del solito. 

Scrivere questa raccolta è stata una bella avventura: ho sperimentato per la prima volta il genere comico non sapendo bene dove andare a parare e non essendo sicura che quello che fa ridere me potesse avere lo stesso effetto sui lettori (ho un'ironia particolare, lo so). Beh, devo dire che posso ritenermi soddisfatta perché non mi aspettavo di certo che questo mio angolino di sclero potesse essere seguito da così tante persone. E a voi va quindi il mio ringraziamento, perché avete riso insieme a me, facendomi sembrare tutto più leggero. Grazie. Voi non lo sapete, ma principalmente scrivevo questi capitoli proprio nei momenti di forte stress, per staccare un po' la spina e prendermi il tempo di un sorriso. *lettori finalmente capiscono perché la raccolta non mostra segni di decenza*
Ebbene, anche oggi sarebbe un giorno di quelli, quindi eccomi qui col mio antistress personale targato Uchiha. u_u (tutto, pur di non ripassare a raffica).
Un'altra curiosità che forse qualcuno di voi sa già: per caratterizzare Madara ho preso spunto dai lati più intransigenti e "spigolosi" del mio carattere, parodizzandoli all'estremo (quindi per tutti quelli che ogni volta non si risparmiano di complimenti esagerati verso la sottoscritta, beh, avrete capito cosa c'è davvero dietro al pc u.u ), mentre per Izuna mi sono un po' ispirata all'opportunismo incredibile del mio carissimo otouto, che quando devo uscire non mi chiede mai "quando torni?" ma solo "quando te ne vai?" xD
Sfatato il mito della mia originalità.
Un'ultima cosa, per chi ha ancora il coraggio di leggere queste note. Un ringraziamento dal profondo del cuore ai miei recensori: tre 88, angelyca, Hikari93, A r y a, Alphards, DoubleSkin, Bloody_Panda, OpheliaStillSmiles_Dead, tobiramasenju, thera , Urdi, inkochan e Aidalya. Ad ognuno di voi andrebbe un ringraziamento singolo, perché con i vostri commenti e le vostre impressioni mi avete aiutata a migliorare (e neanche poco) e mi avete sempre dato supporto. Purtroppo non sono brava a ringraziare senza apparire banale e ripetitiva, quindi vi dovrete accontentare di questo. Grazie, davvero.
Grazie anche a chi ha messo questa storia tra le seguite/ricordate/preferite e a chi mi ha aggiunto agli autori preferiti. Siete troppo carini, mi fate sentire più importante di quanto in realtà non sia :')
A tutti coloro che mi hanno letto silenziosamente vorrei chiedere un ultimo, umile favore: potreste farmi sapere cosa avete pensato della storia, anche con un commento di due parole, perfavore perfavore perfavore? Non voglio rubarvi troppo tempo, ma mi fareste felice *-*
Ok, adesso ho davvero finito. Mi mancheranno, queste convivenze moleste... :')

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