We need to talk about Castiel di reby (/viewuser.php?uid=4071)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bachelor party ***
Capitolo 2: *** We need to talk about Castiel ***
Capitolo 1 *** Bachelor party ***
L’aveva
conosciuto nel modo più banale e antico di tutti: una festa.
Non una normale festa poi, ma un addio al celibato.
Lui
ed il barista si erano accordati prima dell’arrivo del
festeggiato: ogni cosa
ordinata da Sam Winchester quella sera andava raddoppiata, in fatto di
alcool.
Lui, invece,
si era ripromesso di non esagerare per una volta perché ehi, è
l’addio alle armi del
mio fratellino Sammy!, ma
le cose
cominciarono a precipitare dall’arrivo di Mr Trenchcoat.
Il
locale era un pub rinomato che Dean stesso aveva scelto, uno di quelli
con tanto
di privè e spogliarelliste di ogni sorta.
Quando
Sam l’aveva visto era impallidito e gli aveva scoccato
un’occhiata così… così da
Sammy che lui non aveva potuto far altro che passargli il braccio
attorno alle
spalle e ridacchiare scomposto.
Non
sapeva quasi niente di quel tizio col trench.
Qualche
tempo prima suo fratello gli aveva comunicato del nuovo acquisto dello
studio
legale in cui stava facendo gavetta, un tipo che aveva preso il suo
posto nella
consegna di caffè e scartoffie di poco conto.
La
cosa che aveva attirato l’attenzione e la simpatia di Sam era
la stoicità del
tipo, che eseguiva tutti gli ordini senza mai lamentarsi, anzi si
proponeva
sempre per quelle incombenze che tutti rifuggivano come la peste. Era
abbastanza riservato ma non si sottraeva mai ad una parola durante la
pausa
pranzo ed aveva un modo tutto suo di capire le battute e
l’ironia dei colleghi.
Si
chiama Castiel, gli
aveva detto, ed indossa un trench
praticamente ogni giorno.
Dean
aveva annuito, un po’ incuriosito certo ma aveva subito
relegato l’informazione
in un angolo del suo cervello e lì era rimasta.
Fino
a quella sera.
Dean
Winchester non era famoso per la capacità di venire a patti
con sé stesso.
Anzi, la sua fama di testardo incallito era talmente radicata in lui
che ormai
il nome Dean poteva benissimo essere considerato un sinonimo di
testardaggine.
Bobby l’aveva ripetuto fino alla nausea.
Perciò
non fu affatto facile per lui ammettere di essere, come dire, attratto anche da individui maschili.
Ovviamente
non l’aveva detto a nessuno. Ci aveva provato un paio di
volte a dirlo a sé
stesso, le mani artigliate ai bordi del lavandino e i suoi due occhi
verdi che
lo guardavano di rimando di fronte allo specchio. Aveva ispirato ed
espirato un
paio di volte e poi mandandosi a ‘fanculo era uscito dal
bagno borbottando.
Aveva
baciato un uomo un mesetto prima della festa, per la prima volta.
Era
brillo, ma non dava più la colpa all’alcool
perché il suo fedele amico stretto
nei pantaloni era
decisamente sobrio e ugualmente allegro.
In
verità non l’aveva solo baciato: aveva azzardato
anche un tour nelle parti
basse e non era stato così traumatico. Non aveva avuto
nemmeno la tentazione di
sparargli quando l’altro aveva fatto lo stesso con lui.
Era
un bel passo avanti.
Perciò,
nonostante l’impossibilità cronica di ammetterlo a
qualsiasi essere pensante,
il maggiore dei Winchester era bisessuale.
Non
era effettivamente la cosa al centro dei suoi pensieri, visto che solo
il
weekend precedente alla suddetta festa aveva rimorchiato senza sforzo
alcuno
un’avvenente ragazza bionda con un seno così
generoso che difficilmente avrebbe
potuto essere confusa con un uomo.
I
suoi problemi si ripresentarono prepotentemente quella sera.
Non
ebbe alcun dubbio sull’identità
dell’uomo appena entrato nel privè, considerato
il vistoso trench beige che indossava nel modo più naturale
possibile anche con
il freddo pungente della serata.
Dean
aveva il secondo bicchiere di
tequila
liscia in mano quando Castiel si avvicinò a Sam e gli
strinse la mano con un
sorriso un po’ stralunato, tanto che Dean
considerò l’ipotesi che l’altro fosse
già reduce da un paio di bicchieri.
Continuò
a fissarlo spudoratamente e nemmeno ci faceva realmente caso, almeno
fin quando
Castiel si girò di scatto nella sua direzione e
ricambiò il suo sguardo senza alcun tipo d'imbarazzo.
Dean
sputacchiò fuori un po’ di tequila e si
passò il dorso della mano sulle labbra.
Quando
rialzò lo sguardo, Castiel era sparito.
Non
lo rivide fino all’entrata in scena delle due spogliarelliste
che aveva
affittato per quella serata.
- Oh
no Dean! - esclamò Sam, guardandolo attraverso gli occhi
annebbiati dai numerosi
cocktails.
- Dovere
Sammy -, si limitò a rispondergli facendo scoppiare un
applauso e numerosi
fischi nella sua direzione.
Si
sistemò meglio sul divano per non perdersi nemmeno un
secondo di quel teatrino,
quando sentì il posto accanto al suo abbassarsi sotto il
peso di un’altra
persona.
L’altra
persona era Mr Trenchcoat che però non aveva affatto il
trench addosso ed
adesso mostrava un completo classico blu scuro, camicia
bianca e cravatta azzurra lasciata lenta*.
Particolare
che indusse Dean a mandar già un copioso sorso
dell’ennesima tequila, visto che aveva da poco scoperto che
gli uomini in giacca e cravatta gli azzeravano la salivazione.
- Ciao
Dean - esordì il nuovo arrivato senza guardarlo. –
Spettacolo interessante -,
aggiunse poi riferito alla ballerina che ondeggiava vestita da
cameriera
attorno ad un Sam imbarazzatissimo.
- Ci
conosciamo? - gli domandò allora Dean, osservandolo di
sottecchi.
-
No, - rispose semplicemente lui guardandolo finalmente negli occhi.
– Ma so che
sei il fratello di Sam, e visto che ne ha uno solo ho supposto che
fossi Dean -.
Quest
ultimo lo guardò inarcando le sopracciglia sorpreso, ma poi
alzò le spalle.-
Non fa una piega-.
- Un
altro giro? - gli domandò ancora Castiel, ammiccando al
bicchiere vuoto che
l’altro teneva in mano.
E
fu l’inizio.
Non
successe niente di eclatante in verità, solo che cazzo quel Castiel lo reggeva bene
l’alcool e il barista invece
conosceva bene Dean e gli stava rifilando cicchetti di tequila e rum
uno dietro
l’altro senza battere ciglio.
-
E quindi non potevo non prendere due cazzo di spogliarelliste per lui,
capisci?
– stava spiegando ad un Castiel che sembrava realmente
interessato a tutte le stronzate che uscivano fuori dalla
sua bocca.
Il
locale era pienissimo e la musica assordante, per questo Dean
giustificò la
minacciosa vicinanza dei loro volti, seduti sugli sgabelli del bancone.
A
pochi metri da loro ormai Sam si era lasciato andare e ballava con le
spogliarelliste ed il resto degli invitati.
Dean
lo indicò.- Guardalo, finalmente si diverte un po’
l’avvocato! -
- Non
ti vuoi unire? - gli chiese Castiel, scrutandolo per un attimo con la
fronte
aggrottata.
Il
maggiore dei Winchester ci pensò su un attimo, per poi
tracannare l’ennesimo
shot. – Sto meglio qui, Cass- biascicò, per poi
rendersi conto del modo in cui
l’aveva chiamato.
- Ehm… -
Castiel
a quel punto sorrise. Gli sorrise proprio in faccia, a pochi fottuti
centimetri
dalla faccia e Dean avrebbe voluto avere la stessa sicurezza che aveva
nell’abbordare le ragazze in quel momento perché,
cascasse il mondo, non
sembrava che Cass gli stesse
mandando
segnali negativi. E poi quanti altri uomini sorridevano in quel modo
così innocente e... paralizzante?
- Cass
va bene. Ha un suono particolare - annuì lui.
- Come mai questo nome? -
- Famiglia molto religiosa. E' un nome dell'angelo del
giovedì-, gli spiegò brevemente. Di certo aveva
ripetuto quella spiegazione così tante volte nella vita da
averla imparata a memoria come una poesia.
Dean ridacchiò, beccandosi una lieve occhiata contrariata. -
No no, non rido per il nome -, si affrettò a precisare- rido
solo perché oggi effettivamente è
giovedì-.
Castiel
sorrise lievemente, continuando a guardarlo in quel modo talmente
profondo che alla fine fu Dean a distogliere gli occhi.
Dopo qualche minuto sentì l'altro ordinare un'altra
tequila.
- Amico
tu si che lo reggi l’alcool. Non ero più abituato
a bere così tanto -, ammise il
Winchester, reggendosi la testa.
- Vuoi
prendere un po’ d’aria? -
Riaprì
gli occhi di scatto.
Oh, hai cominciato un brutto gioco tu.
Senza
rispondergli cominciò a camminare verso l’uscita
secondaria, seguito a ruota da
Castiel.
Una
volta giunti fuori, una sferzata di aria fredda gli colpì il
volto.
Un
gruppo di ragazzi, distanti da loro, si stava passando quella che aveva
tutta
l’aria di essere erba e ridevano apertamente. Erano andati
peggio di loro.
Peggio
di lui.
- Sei
un tipo strano, Cass - disse Dean, dopo un po’ di silenzio.
La
strada sembrava oscillare davanti a lui pericolosamente, ma stava
facendo di
tutto per non darlo a vedere. L’unico problema era la lingua
che, oltre ad
essere impastata, non voleva star ferma. Un po’ come sempre,
insomma.
- Grazie -
rispose, poggiato al muro con le mani dietro la schiena.
Chissà
se a lui girava, la
testa.
Stava
per rispondergli che non era esattamente un complimento, ma poi ci
ripensò. E
non perché la sua
lingua aveva
improvvisamente deciso di collaborare ma perché, in effetti,
aveva formulato la
frase proprio come un complimento.
Era
strano perché non si sentiva a disagio, anche se entrambi
non sapevano quasi
niente l’uno dell’altro. Il solo imbarazzo derivava
dal fatto che Dean era
attratto da quel tipo con gli occhi più azzurri che mai e
dall’aspetto
misteriosamente strano.
- Io
torno dentro Dean, devo salutare Sam- annunciò Castiel e
Dean si mosse così
velocemente che non si accorse della sua mano che correva ad
afferrargli il
polso.
Entrambi
abbassarono gli occhi su quel gesto, poi sentì nuovamente lo
sguardo di Castiel che cercava il suo e si affrettò a
ritirarla.- Vai già via?-
L’altro
annuì. – Domani devo svegliarmi presto. Apro io lo
studio-, spiegò Castiel e il
Winchester si limitò a vederlo sparire di nuovo
all’interno.
Rimase
ad aspettarlo e non si stupì di vederlo uscire poco dopo con
indosso il suo benedetto trench.- Dovresti tornare dentro, Sam
è… beh, non sembra molto
Sam in questo momento-, concluse ridacchiando.
Dean
stese le labbra in su. Aveva pensato a tante scuse per poterlo
rivedere, ma in
quel momento nessuna si decideva ad uscire fuori.
- Beh…-
cominciò, ma fu bloccato sul nascere
dall’avvicinarsi di Castiel al suo viso.
Si
fermò a pochi centimetri, continuando a fissarlo in
silenzio. Il fiato caldo
gli solleticava i peli della barba di tre giorni e istintivamente si
umettò le
labbra.
Solo
allora Castiel si avvicinò fino a posare le labbra carnose
sulle sue.
Dean
ispirò così forte che i suoi polmoni quasi
chiesero pietà. Stava per sollevare le mani ed afferrarlo
per il bavero del trench ma così come si era
avvicinato, Castiel si allontanò.
Lo
vide pescare un foglietto spiegazzato dalla sua tasca ed infilarla
nella sua
con calma.
Dopo
di che, lasciandolo completamente inebetito come poche volte nella sua
vita, lo
salutò.
- Ciao
Dean-, e con le mani in tasca si allontanò dal locale senza
voltarsi, con il passo calmo ma deciso.
In
un angolo della sua mente, l’angolo più Winchester
di tutti, l’avrebbe rincorso
fino e baciato fino a fargli sanguinare quelle fottute labbra.
Ma
la tequila era fin troppo vicina al suo esofago e la comparsa di un Sam
sorretto da due amici lo fecero completamente desistere.
Mentre
con una mano reggeva la testa di suo fratello che continuava a
rimettere dietro
i cassonetti, con l’altra sfilò il foglietto dalla
tasca.
Un
numero di telefono.
Ecco
cos’aveva alla fine dei giochi: un numero di telefono e la
serata più assurda
della sua vita.
Dicono
che gli angeli amano
in silenzio.
Ed io nel tuo mi sono
disperatamente perso.
SPAZIO
AUTRICE
Conf
conf... dunque.
Perché
questa cosa? Complice un freddo pomeriggio, una tazza di the nero e una
nostalgia del Destiel così forte da doverla sfogare in
qualche modo.
E' nata come oneshot, titolo ispirato da "il solito sesso" di
Gazzè e dal telefono che suona a vuoto ed invece,
ovviamente, sarà una mini ma
mini long. Penso
circa tre capitoli.
Uhm,
credo d’aver fatto un casino con l’IC –
cosa che io venero. Ma questa volta penso d’aver toppato alla
grande. Spero non in un modo così catastrofico, ma
sarete voi a dirmelo.
Tenterò
di aggiornare entro venerdì, salvo scleri da sessione
invernale.
Che
altro dire, alla prossima!
Sabrina
|
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Capitolo 2 *** We need to talk about Castiel ***
destiel
Il numero da
lei chiamato non è esistente.
Il numero da lei chiamato non è esistente.
- Ma fanculo!- fu la pacifica risposta che Dean
Winchester, due giorni dopo la festa di addio al celibato di suo
fratello sentì di dedicare alla voce elettronica della
segreteria.
Ricontrollò il numero più volte, ma la situazione
non cambiava.
Era, infondo, la storia più antica di tutte: dare il numero
sbagliato.
Ma ok, tentò di ragionare Dean mentre si dirigeva
all'officina
che gestiva con Bobby, un conto era chiedere un numero e dettarlo
sbagliato per non essere infastito, un altro paio di maniche era
consegnarlo spontaneamente con numeri a caso!
Prima di provare a chiamare era stato vittima di crisi di
bipolarità: passava da stati in cui era convinto di
imbarcarsi
in quella... storia, e altri in cui diceva di non essere pronto per
gesti così ehm, definiti?
Alla fine si era deciso, complice una bottiglia di rum invecchiato
abbandonata nella credenza.
Quella storia rischiava di farlo diventare scemo.
Ovviamente non poteva chiedere a Sam.
Non che dopo quattro giorni l'idea l'avesse sfiorato, eh.
Era una semplice constatazione.
Che poi, quale coglione lo baciava -bacio? era stato a malapena uno
sfiorarsi di labbra, che cazzo- e poi gli rifilava un numero sbagliato?
Quel Castiel di certo non aveva l'aria di essere completamente a posto
con sé stesso.
Uhm,
pensò Dean, forse
con sé stesso stava pure bene, i problemi cominciavano
quando
doveva relazionarsi con gli altri comuni esseri umani.
Dopo una settimana Dean aveva sognato Castiel due volte e
i
vestiti dell'altro, nei suoi sogni, andavano scomparendo ogni volta di
più.
Quella mattina poi si era risvegliato sudato e con un amico piuttosto su
di giri nelle parti basse. E quel
giorno non
poteva assolutamente permetterselo.
Si voltò verso l'armadio e sospirò vedendo il suo
abito
da testimone perfettamente stirato che lo guardava di rimando.
Già immaginava gli sguardi comprensivi degli altri, tutti
con la
stessa frase in mente: "Poverino, è il maggiore ed
è
ancora scapolo".
- Che vadano al diavolo, - sbottò tra sé e
sé
mentre scendeva dal letto e cominciava a prepararsi per la grande
giornata di Sam.
Si era quasi
commosso, durante la cerimonia.
Jessica era radiosa ed elargiva sorrisi a profusione.
L'assenza dei loro genitori in quel giorno più che mai era
pressante, era la tacita ombra che tutti tentavano d'ignorare. Erano
morti in un incidente, quasi dieci anni prima. Era stata dura,
ma come ripeteva sempre loro padre, loro erano i Winchester ed i
Winchester superano tutto. Bobby in tutta quella
situazione era stata la loro ancora e inconsciamente lo sapevano tutti
e tre.
Sam aveva gli
occhi lucidi ma Dean fece finta di niente per non metterlo
ulteriormente in imbarazzo.
Quando arrivò al ricevimento voleva già ammazzare
metà degli invitati. Bobby lo fissava da lontano con uno
sguardo
sornione e ogni tanto lo vedeva scuotere la testa.
Era seduto al tavolo più vicino a quello degli sposi,
ovviamente, con Bobby accanto, Garth - un amico di famiglia, e altri
colleghi stretti di suo fratello.
C'era ancora un posto libero al loro tavolo: a riguardo Dean aveva un
orrendo
presentimento e, solitamente, quando i Winchester avevano brutti
presentimenti avevano ragione.
Il karma non lo deluse nemmeno quella volta quando, cinque minuti dopo
i primi antipasti, il posto libero venne occupato da Castiel.
Venne accolto da saluti e sguardi amichevoli ed anche Bobby lo prese
subito in simpatia.
Quanto a lui, appena i loro occhi s'incrociarono, Mr Trenchcoat si
aprì in un sorriso innocente ed esordì con il suo
"Ciao,
Dean" dalla voce profonda. Di rimando lui alzò il calice
nella sua direzione e bevve una lunga sorsata di vino.
Storse il naso e nella sua testa ripetè il suo credo nei
confronti della birra.
-Allora, come procede la giornata di Sam?- lo sentì
chiedergli
poco dopo, quando le luci si erano abbassate e gli sposi danzavano per
la prima volta al centro della pista.
Dean gli riservò un'occhiata un po' scocciata -ma in
realtà era solo orgoglio ferito,- e gli indicò
Sammy che
sorrideva a sua... cognata.
Oddio, gli faceva decisamente impressione chiamare Jessica in quel
modo.
Si sarebbe abituato, prima o poi.
-Sta andando tutto a meraviglia- disse semplicemente, non voltandosi
nella sua direzione.
Erano a bordo pista, un po' più indietro rispetto agli altri
che stavano immortalando il momento con flash a raffica.
-Antonio Meucci-.
Dean aprì e chiuse le palpebre talmente velocemente da
vederci
doppio. Si voltò verso Castiel, incredibilmente vicino a lui
per
giunta, e lo guardò un po' stranito. -Co... cosa scusa?-
Castiel lo stava fissando. - Antonio Meucci,- ripetè
convinto.
Dean sospirò. -No, io sono Dean Winchester. Quell'altro chi
è, un tuo parente straniero?-
L'altro assottigliò i suoi incredibili occhi azzurri e
inclinò lievemente la testa, fissandolo come se si trovasse
davanti ad una creatura strana.- Non hai finito i tuoi studi, vero?-
Il maggiore dei Winchester stava per rispondergli che ehi, sei dell'ufficio di
collocamento?
quando la sua attenzione fu richiamata da Sam e solo allora si accorse
che la musica era decisamente cambiata e suo fratello lo invitava in
pista insieme agli altri.
Guardò prima Castiel e poi di nuovo Sammy e scuotendo il
capo si avviò verso quest'ultimo.
Quando la musica lentamente scemò ed il dj li
invitava nuovamente a prendere posto, Sam trascinò Dean in
bagno.
Oh Signore,
pregò il maggiore, fa
che non gli sia venuta la prima crisi matrimoniale.
-Ti
ho visto parlare con Castiel anche
oggi Dean- esordì lui, mentre si lavava le mani nel bagno
degli uomini.
Lo stava fissando attraverso lo specchio, visto che Dean era alle sue
spalle.
Impercettibilmente s'irrigidì. Lui sa? Cosa sa? Non
c'è niente da sapere!
La proverbiale calma
di Dean infuriò nella sua testa in quegli
istanti.
-E
allora? Mi hai parlato bene di lui- si difese Dean, incrociando le
braccia in una posa istintivamente difensiva.
-Sì infatti, è proprio una brava persona. Ma
Dean, forse
è meglio che tu lo sappia...- disse lasciando la frase in
sospeso e voltandosi a guardarlo direttamente.- Lui è...
interessato agli uomini, ecco- sputò fuori non prima d'aver
preso un respiro.
Maddai!
sentì di voler esclamare l'altro e il nodo sullo stomaco si
scioglie.
- Samantha, non devo mica andarci a letto stasera -, gli
rispose per poi rendersi conto d'aver aggiunto quel stasera che di certo
non era da lui.
Sam infatti lo guardò aggrottando le sopracciglia. -
Stasera? - riecheggiò infatti, scrutandolo.
Dean scosse la mano. -Lascia perdere. Anzi, torniamo dentro prima che
tua moglie cominci a preoccuparsi- e sgusciò fuori dal bagno
non
dopo aver visto suo fratello spalancare impercettibilmente la bocca.
Quando tornò al tavolo la sicurezza di Dean
vacillò un attimo.
D'accordo che la preferenza di Castiel l'aveva già
ampiamente
afferrata, ma questa certezza l'aveva un po' spiazzato.
Chissà
perché, nella sua mente credeva che tutti gli altri gay -gli altri, perché chi
altro c'era?- avessero
i suoi stessi dubbi. Forse lo faceva per ripararsi da sé
stesso.
Bobby lo guardò ma non disse nulla, infondo non avevano
bisogno
delle parole per spiegarsi e mai come il quel momento Dean
ringraziò che fosse così. Non poteva dirgli nulla.
Evitò accuratamente di guardare dalla parte di Mr Trenchcoat
-
che, per la cronaca, quel giorno indossava un altro completo elegante
con tanto di cravatta nera- ma lo sentiva comunque sempre troppo vicino.
Ma che senso ha questa
cosa? Ed io che pensavo che gli uomini fossero più facili da
capire delle donne!
Avano servito il secondo. Con sommo piacere di Dean si
trattava di una bella bistecca e questo servì a distrarlo,
almeno per qualche minuto; questo perché sentì
Castiel chiedere a Garth di quell'Antonio Minuzzi, Meucci o come
diavolo si chiamava lui.
-Ma certo che so chi è, non è mica l'inventore
del telefono?- rispose Garth un po' sorpreso ma andandogli dietro.
A Dean andò di traverso il boccone, tanto che dovette
prendere un sorso dell'odioso vino per non soffocarsi.
-Tutto bene ragazzo?- gli chiese Bobby e lui fece cenno con la mano che
sì, era apposto.
In realtà non era affatto fottutamente apposto.
Era quello che cercava di dirgli? Il telefono?
Scoccò un'occhiata a Cass dalla serie "fai sul serio, amico?" e
lo trovò ancora una volta a fissarlo senza tanti fronzoli.
Te lo tiro in testa, il
telefono pezzo d'idiota!
Il realtà Bobby non si perse quello scambio
d'occhiate, non era mica nato ieri, ma si ripromise di non
immischiarsi.
Per il momento.
Erano quasi alla torta quando arrivò l'altro, quasi in
un battito d'ali.
Lo vide avvicinarsi tutto sorridente a Castiel e scompigliargli i
capelli in modo affabile.
Salutò gli altri colleghi seduti al tavolo con loro e poi si
diresse a passo spedito verso Sam, stritolandolo in un abbraccio che
mise suo fratello abbastanza in imbarazzo, vista l'irruenza, e poi fece
altrettanto con Jessica.
In realtà Dean era rimasto fermo alla mano di quel Gabriel
sulla testa di Mr Trenchcoat.
Quindi le cose stavano così. Era impegnato,
mr-ti-do-il-numero-sbagliato-e-poi-faccio-battute-sul-telefono?
Se lo stava giusto chiedendo quando sentì un picchiettio
sulla sua spalla e si trovò proprio Gabriel in piedi di
fronte a lui.
Il tavolo era vuoto, ad eccezione di Castiel che era appena tornato da
una capatina al bagno.
La pista era decisamente affollata e Dean per un motivo non ben
definito in quel momento avrebbe preferito essere tra di loro.
-Dean, vero? Congratulazioni al fratellone dello sposo!-
esordì l'altro e si abbassò per abbracciarlo,
dandogli delle sonore pacche sulle spalle.
-Ma che diav...- tentò di dire, ma fu fermato nuovamente dal
nuovo venuto.
-Io sono Gabriel, sono passato solo per un saluto veloce
perché devo tornare a lavoro. Ma è stato un
piacere conoscerti, Dean-o,
ho sentito parlare di te!- concluse, e Dean vide che alzava gli occhi
su Castiel, che invece era rimasto immobile a guardare quel teatrino.
-Gabriel...- sospirò.
L'altro alzò le mani in segno di resa.- Sto andando, sto
andando. Alla prossima allora!- e si precipitò fuori,
allegro e stralunato così com'era venuto.
In un certo senso, Dean si sentiva stuprato mentalmente.
Sentì Castiel sospirare e poco dopo spostò la
sedia vuota accanto a lui e vi si sedette.
Il maggiore dei Winchester lo guardò. -Tipo ehm...- era
improvvisamente a corto di parole.
-Mio fratello-, buttò lì Castiel.
-Tu... tuo fratello?-
-Già. Siamo molto diversi-.
Dean ridacchiò. Non si sentiva per niente
sollevato da quella notizia. -Amico, l'hai detto-.
Rimasero in silenzio per qualche minuto. Dean si allentò la
cravatta e si concesse un'occhiata ravvicinata verso il suo
interlocutore.
Decisamente era un bell'uomo. Quella zazzera di capelli ribelli urlava
proprio di essere toccata.
Fu proprio guardando quei lineamenti che gli tornò in mente
la frase di Gabriel.- Cass, hai parlato di me a tuo fratello?-
L'altro si girò talmente in fretta a guardarlo che per un
attimo fu convinto che la sua testa si staccasse.
-Dean-, lo richiamò e lui alzò le sopracciglia.
-Cass- rispose sarcastico.
-Perché non mi hai richiamato?-
Ahia. La situazione stava degenerando.
E adesso che gli diceva? Che aveva provato ma il numero era
fottutamente inesistente?
-Aspettavo una tua chiamata- continuò l'altro e sotto i suoi
occhi blu, Dean si arrese.
Sospirò.- D'accordo. Ti ho chiamato, ma il numero non era
corretto- si ritrovò a sibilargli in risposta. Ma come
diavolo ci era finito in quella situazione?
Castiel lo guardò aggrottando le sopracciglia. -Oh-. Le sue
labbra si erano aperte in un cerchio perfetto per creare quella sillaba.
E Dean non
le stava assolutamente fissando.
-Ti chiedo scusa, Dean. Non mi sono accorto dell'errore-
cominciò l'altro, abbassando lo sguardo e Dean vide nella
sua espressione un vero abbattimento - quella sera non ero molto
sobrio-.
Ma davvero? A me
sembravi sobrissimo!
-Er... non fa niente Cass, - tentò di rincuorarlo e
poggiò una mano sulla sua spalla a mo di conforto. Ma chi
voleva prendere in giro, voleva toccarlo e basta.
Subito dopo la mano dell'altro la copriva interamente. Era grande
quanto la sua, e la ricopriva interamente. Castiel puntò gli
occhi nei suoi e quel qualche momento non riuscì a vedere
nient'altro.
Stava per aggiungere qualcosa quando Dean sollevò lo sguardo
e vide Sam ergersi in tutta la sua non indifferente altezza proprio
davanti a loro.
E le rughe tra i suoi occhi marcate più del solito per
quanto la sua fronte fosse aggrottata.
-Io ehm... ero venuto per...- ma non riusciva a staccare gli occhi
dalle loro mani.
Dean si affrettò a sfilarla e ad alzarsi subito in piedi.
-Stavamo arrivando-.
Non ebbe il coraggio di guardare suo fratello in faccia mentre gli
passava accanto, ma non potè impedirsi di sogghignare
ricordando la sua espressione stranita.
Aprì e chiuse le dita più volte: la mano di
Castiel era dannatamente calda.
Stavano scattando le mille foto dietro la torta quando Sam decise di
fare il Sam
della situazione.
-Ho visto bene, Dean?- gli chiese mentre Jessica si allontanava per
permettere di scattare la foto con lo sposo e il suo testimone.
-Non hai visto niente, Sammy- gli rispose il maggiore, passandogli il
braccio intorno alle spalle con più forza del dovuto.
-Questa non me la bevo- mormorò, mentre sorrideva ai flash,
il bastardo. - Dobbiamo
decisamente parlare di Castiel-.
E per l'ennesima volta quella sera Dean desiderò una bella
birra.
SPAZIO AUTRICE.
Sì, sono decisamente passati secoli dall'aggiornamento.
Ciò non vuol dire che il mio amore per questi due sia
diminuito, anzi. Solo che il finale di stagione mi ha talmente tanto
sgretolato il cuore che non sono riuscita più a mettere
insieme parole non angst. Comunque, spero apprezzerete questo abbozzo
di ritorno.
Ringrazio chi ha aggiunto la storia tra le preferite/seguite/ricordate
e chi più ne ha più ne metta e spero di leggere
una recensione anche da voi.
Al prossimo capitolo!
*Il titolo è un chiaro riferimento alla puntata "We need to
talk about Kevin" 8x01.
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