We need to talk about Castiel

di reby
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bachelor party ***
Capitolo 2: *** We need to talk about Castiel ***



Capitolo 1
*** Bachelor party ***


L’aveva conosciuto nel modo più banale e antico di tutti: una festa.
Non una normale festa poi, ma un addio al celibato.
Lui ed il barista si erano accordati prima dell’arrivo del festeggiato: ogni cosa ordinata da Sam Winchester quella sera andava raddoppiata, in fatto di alcool.
Lui, invece, si era ripromesso di non esagerare per una volta perché ehi, è l’addio alle armi del mio fratellino Sammy!, ma le cose cominciarono a precipitare dall’arrivo di Mr Trenchcoat.

Il locale era un pub rinomato che Dean stesso aveva scelto, uno di quelli con tanto di privè e spogliarelliste di ogni sorta. Quando Sam l’aveva visto era impallidito e gli aveva scoccato un’occhiata così… così da Sammy che lui non aveva potuto far altro che passargli il braccio attorno alle spalle e ridacchiare scomposto.


Non sapeva quasi niente di quel tizio col trench.
Qualche tempo prima suo fratello gli aveva comunicato del nuovo acquisto dello studio legale in cui stava facendo gavetta, un tipo che aveva preso il suo posto nella consegna di caffè e scartoffie di poco conto.
La cosa che aveva attirato l’attenzione e la simpatia di Sam era la stoicità del tipo, che eseguiva tutti gli ordini senza mai lamentarsi, anzi si proponeva sempre per quelle incombenze che tutti rifuggivano come la peste. Era abbastanza riservato ma non si sottraeva mai ad una parola durante la pausa pranzo ed aveva un modo tutto suo di capire le battute e l’ironia dei colleghi.

Si chiama Castiel, gli aveva detto, ed indossa un trench praticamente ogni giorno.
Dean aveva annuito, un po’ incuriosito certo ma aveva subito relegato l’informazione in un angolo del suo cervello e lì era rimasta.
Fino a quella sera.


Dean Winchester non era famoso per la capacità di venire a patti con sé stesso. Anzi, la sua fama di testardo incallito era talmente radicata in lui che ormai il nome Dean poteva benissimo essere considerato un sinonimo di testardaggine. Bobby l’aveva ripetuto fino alla nausea.
Perciò non fu affatto facile per lui ammettere di essere, come dire, attratto anche da individui maschili.
Ovviamente non l’aveva detto a nessuno. Ci aveva provato un paio di volte a dirlo a sé stesso, le mani artigliate ai bordi del lavandino e i suoi due occhi verdi che lo guardavano di rimando di fronte allo specchio. Aveva ispirato ed espirato un paio di volte e poi mandandosi a ‘fanculo era uscito dal bagno borbottando.

Aveva baciato un uomo un mesetto prima della festa, per la prima volta.
Era brillo, ma non dava più la colpa all’alcool perché il suo fedele amico stretto nei pantaloni era decisamente sobrio e ugualmente allegro.
In verità non l’aveva solo baciato: aveva azzardato anche un tour nelle parti basse e non era stato così traumatico. Non aveva avuto nemmeno la tentazione di sparargli quando l’altro aveva fatto lo stesso con lui.
Era un bel passo avanti.
Perciò, nonostante l’impossibilità cronica di ammetterlo a qualsiasi essere pensante, il maggiore dei Winchester era bisessuale.
Non era effettivamente la cosa al centro dei suoi pensieri, visto che solo il weekend precedente alla suddetta festa aveva rimorchiato senza sforzo alcuno un’avvenente ragazza bionda con un seno così generoso che difficilmente avrebbe potuto essere confusa con un uomo.

I suoi problemi si ripresentarono prepotentemente quella sera.
Non ebbe alcun dubbio sull’identità dell’uomo appena entrato nel privè, considerato il vistoso trench beige che indossava nel modo più naturale possibile anche con il freddo pungente della serata.
Dean aveva il secondo bicchiere di tequila liscia in mano quando Castiel si avvicinò a Sam e gli strinse la mano con un sorriso un po’ stralunato, tanto che Dean considerò l’ipotesi che l’altro fosse già reduce da un paio di bicchieri.
Continuò a fissarlo spudoratamente e nemmeno ci faceva realmente caso, almeno fin quando Castiel si girò di scatto nella sua direzione e ricambiò il suo sguardo senza alcun tipo d'imbarazzo.
Dean sputacchiò fuori un po’ di tequila e si passò il dorso della mano sulle labbra.
Quando rialzò lo sguardo, Castiel era sparito.

Non lo rivide fino all’entrata in scena delle due spogliarelliste che aveva affittato per quella serata.
- Oh no Dean! - esclamò Sam, guardandolo attraverso gli occhi annebbiati dai numerosi cocktails.
- Dovere Sammy -, si limitò a rispondergli facendo scoppiare un applauso e numerosi fischi nella sua direzione.
Si sistemò meglio sul divano per non perdersi nemmeno un secondo di quel teatrino, quando sentì il posto accanto al suo abbassarsi sotto il peso di un’altra persona.
L’altra persona era Mr Trenchcoat che però non aveva affatto il trench addosso ed adesso mostrava un completo classico blu scuro, camicia bianca e cravatta azzurra lasciata lenta*. Particolare che indusse Dean a mandar già un copioso sorso dell’ennesima tequila, visto che aveva da poco scoperto che gli uomini in giacca e cravatta gli azzeravano la salivazione.
- Ciao Dean - esordì il nuovo arrivato senza guardarlo. – Spettacolo interessante -, aggiunse poi riferito alla ballerina che ondeggiava vestita da cameriera attorno ad un Sam imbarazzatissimo.
- Ci conosciamo? - gli domandò allora Dean, osservandolo di sottecchi.
- No, - rispose semplicemente lui guardandolo finalmente negli occhi. – Ma so che sei il fratello di Sam, e visto che ne ha uno solo ho supposto che fossi Dean -.
Quest ultimo lo guardò inarcando le sopracciglia sorpreso, ma poi alzò le spalle.- Non fa una piega-.
- Un altro giro? - gli domandò ancora Castiel, ammiccando al bicchiere vuoto che l’altro teneva in mano.
E fu l’inizio.
Non successe niente di eclatante in verità, solo che cazzo quel Castiel lo reggeva bene l’alcool e il barista invece conosceva bene Dean e gli stava rifilando cicchetti di tequila e rum uno dietro l’altro senza battere ciglio.
- E quindi non potevo non prendere due cazzo di spogliarelliste per lui, capisci? – stava spiegando ad un Castiel che sembrava realmente interessato a tutte le stronzate che uscivano fuori dalla sua bocca.
Il locale era pienissimo e la musica assordante, per questo Dean giustificò la minacciosa vicinanza dei loro volti, seduti sugli sgabelli del bancone.
A pochi metri da loro ormai Sam si era lasciato andare e ballava con le spogliarelliste ed il resto degli invitati.
Dean lo indicò.- Guardalo, finalmente si diverte un po’ l’avvocato! -
- Non ti vuoi unire? - gli chiese Castiel, scrutandolo per un attimo con la fronte aggrottata.
Il maggiore dei Winchester ci pensò su un attimo, per poi tracannare l’ennesimo shot. – Sto meglio qui, Cass- biascicò, per poi rendersi conto del modo in cui l’aveva chiamato.
- Ehm… -
Castiel a quel punto sorrise. Gli sorrise proprio in faccia, a pochi fottuti centimetri dalla faccia e Dean avrebbe voluto avere la stessa sicurezza che aveva nell’abbordare le ragazze in quel momento perché, cascasse il mondo, non sembrava che Cass gli stesse mandando segnali negativi. E poi quanti altri uomini sorridevano in quel modo così innocente e... paralizzante?
- Cass va bene. Ha un suono particolare - annuì lui.
- Come mai questo nome? -
- Famiglia molto religiosa. E' un nome dell'angelo del giovedì-, gli spiegò brevemente. Di certo aveva ripetuto quella spiegazione così tante volte nella vita da averla imparata a memoria come una poesia.
Dean ridacchiò, beccandosi una lieve occhiata contrariata. - No no, non rido per il nome -, si affrettò a precisare- rido solo perché oggi effettivamente è giovedì-.

Castiel sorrise lievemente, continuando a guardarlo in quel modo talmente profondo che alla fine fu Dean a distogliere gli occhi.
Dopo qualche minuto sentì l'altro ordinare un'altra tequila.
- Amico tu si che lo reggi l’alcool. Non ero più abituato a bere così tanto -, ammise il Winchester, reggendosi la testa.
- Vuoi prendere un po’ d’aria? -
Riaprì gli occhi di scatto.
Oh, hai cominciato un brutto gioco tu.

Senza rispondergli cominciò a camminare verso l’uscita secondaria, seguito a ruota da Castiel.


Una volta giunti fuori, una sferzata di aria fredda gli colpì il volto.
Un gruppo di ragazzi, distanti da loro, si stava passando quella che aveva tutta l’aria di essere erba e ridevano apertamente. Erano andati peggio di loro.
Peggio di lui.
- Sei un tipo strano, Cass - disse Dean, dopo un po’ di silenzio.
La strada sembrava oscillare davanti a lui pericolosamente, ma stava facendo di tutto per non darlo a vedere. L’unico problema era la lingua che, oltre ad essere impastata, non voleva star ferma. Un po’ come sempre, insomma.
- Grazie - rispose, poggiato al muro con le mani dietro la schiena.

Chissà se a lui girava, la testa.
Stava per rispondergli che non era esattamente un complimento, ma poi ci ripensò. E non perché la sua lingua aveva improvvisamente deciso di collaborare ma perché, in effetti, aveva formulato la frase proprio come un complimento.
Era strano perché non si sentiva a disagio, anche se entrambi non sapevano quasi niente l’uno dell’altro. Il solo imbarazzo derivava dal fatto che Dean era attratto da quel tipo con gli occhi più azzurri che mai e dall’aspetto misteriosamente strano.
- Io torno dentro Dean, devo salutare Sam- annunciò Castiel e Dean si mosse così velocemente che non si accorse della sua mano che correva ad afferrargli il polso.
Entrambi abbassarono gli occhi su quel gesto, poi sentì nuovamente lo sguardo di Castiel che cercava il suo e si affrettò a ritirarla.- Vai già via?-
L’altro annuì. – Domani devo svegliarmi presto. Apro io lo studio-, spiegò Castiel e il Winchester si limitò a vederlo sparire di nuovo all’interno.
Rimase ad aspettarlo e non si stupì di vederlo uscire poco dopo con indosso il suo benedetto trench.- Dovresti tornare dentro, Sam è… beh, non sembra molto Sam in questo momento-, concluse ridacchiando.
Dean stese le labbra in su. Aveva pensato a tante scuse per poterlo rivedere, ma in quel momento nessuna si decideva ad uscire fuori.
- Beh…- cominciò, ma fu bloccato sul nascere dall’avvicinarsi di Castiel al suo viso.
Si fermò a pochi centimetri, continuando a fissarlo in silenzio. Il fiato caldo gli solleticava i peli della barba di tre giorni e istintivamente si umettò le labbra.
Solo allora Castiel si avvicinò fino a posare le labbra carnose sulle sue.
Dean ispirò così forte che i suoi polmoni quasi chiesero pietà. Stava per sollevare le mani ed afferrarlo per il bavero del trench ma così come si era avvicinato, Castiel si allontanò.
Lo vide pescare un foglietto spiegazzato dalla sua tasca ed infilarla nella sua con calma.
Dopo di che, lasciandolo completamente inebetito come poche volte nella sua vita, lo salutò.
- Ciao Dean-, e con le mani in tasca si allontanò dal locale senza voltarsi, con il passo calmo ma deciso.
In un angolo della sua mente, l’angolo più Winchester di tutti, l’avrebbe rincorso fino e baciato fino a fargli sanguinare quelle fottute labbra.
Ma la tequila era fin troppo vicina al suo esofago e la comparsa di un Sam sorretto da due amici lo fecero completamente desistere.
Mentre con una mano reggeva la testa di suo fratello che continuava a rimettere dietro i cassonetti, con l’altra sfilò il foglietto dalla tasca.
Un numero di telefono.
Ecco cos’aveva alla fine dei giochi: un numero di telefono e la serata più assurda della sua vita.

Dicono che gli angeli amano in silenzio.
Ed io nel tuo mi sono disperatamente perso.

SPAZIO AUTRICE

Conf conf... dunque.
Perché questa cosa? Complice un freddo pomeriggio, una tazza di the nero e una nostalgia del Destiel così forte da doverla sfogare in qualche modo.
E' nata come oneshot, titolo ispirato da "il solito sesso" di Gazzè e dal telefono che suona a vuoto ed invece, ovviamente, sarà una mini ma mini long. Penso circa tre capitoli.
Uhm, credo d’aver fatto un casino con l’IC – cosa che io venero. Ma questa volta penso d’aver toppato alla grande. Spero non in un modo così catastrofico, ma sarete voi a dirmelo.
Tenterò di aggiornare entro venerdì, salvo scleri da sessione invernale.
Che altro dire, alla prossima!
Sabrina

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Capitolo 2
*** We need to talk about Castiel ***


destiel










Il numero da lei chiamato non è esistente.
Il numero da lei chiamato non è esistente.
 
- Ma fanculo!- fu la pacifica risposta che Dean Winchester, due giorni dopo la festa di addio al celibato di suo fratello sentì di dedicare alla voce elettronica della segreteria.
Ricontrollò il numero più volte, ma la situazione non cambiava.
Era, infondo, la storia più antica di tutte: dare il numero sbagliato.
Ma ok, tentò di ragionare Dean mentre si dirigeva all'officina che gestiva con Bobby, un conto era chiedere un numero e dettarlo sbagliato per non essere infastito, un altro paio di maniche era consegnarlo spontaneamente con numeri a caso!
Prima di provare a chiamare era stato vittima di crisi di bipolarità: passava da stati in cui era convinto di imbarcarsi in quella... storia, e altri in cui diceva di non essere pronto per gesti così ehm, definiti?
Alla fine si era deciso, complice una bottiglia di rum invecchiato abbandonata nella credenza.
Quella storia rischiava di farlo diventare scemo.

Ovviamente non poteva chiedere a Sam.
Non che dopo quattro giorni l'idea l'avesse sfiorato, eh.
Era una semplice constatazione.
Che poi, quale coglione lo baciava -bacio? era stato a malapena uno sfiorarsi di labbra, che cazzo- e poi gli rifilava un numero sbagliato?
Quel Castiel di certo non aveva l'aria di essere completamente a posto con sé stesso.
Uhm, pensò Dean, forse con sé stesso stava pure bene, i problemi cominciavano quando doveva relazionarsi con gli altri comuni esseri umani.

Dopo una settimana Dean aveva sognato Castiel due volte e i vestiti dell'altro, nei suoi sogni, andavano scomparendo ogni volta di più.
Quella mattina poi si era risvegliato sudato e con un amico piuttosto su di giri nelle parti basse. E quel giorno non poteva assolutamente permetterselo.
Si voltò verso l'armadio e sospirò vedendo il suo abito da testimone perfettamente stirato che lo guardava di rimando.
Già immaginava gli sguardi comprensivi degli altri, tutti con la stessa frase in mente: "Poverino, è il maggiore ed è ancora scapolo".
- Che vadano al diavolo, - sbottò tra sé e sé mentre scendeva dal letto e cominciava a prepararsi per la grande giornata di Sam.

Si era quasi commosso, durante la cerimonia.
Jessica era radiosa ed elargiva sorrisi a profusione.
L'assenza dei loro genitori in quel giorno più che mai era pressante, era la tacita ombra che tutti tentavano d'ignorare. Erano morti in un incidente, quasi dieci anni prima. Era stata dura, ma come ripeteva sempre loro padre, loro erano i Winchester ed i Winchester superano tutto. Bobby in tutta quella situazione era stata la loro ancora e inconsciamente lo sapevano tutti e tre.
Sam aveva gli occhi lucidi ma Dean fece finta di niente per non metterlo ulteriormente in imbarazzo.
Quando arrivò al ricevimento voleva già ammazzare metà degli invitati. Bobby lo fissava da lontano con uno sguardo sornione e ogni tanto lo vedeva scuotere la testa.
Era seduto al tavolo più vicino a quello degli sposi, ovviamente, con Bobby accanto, Garth - un amico di famiglia, e altri colleghi stretti di suo fratello.
C'era ancora un posto libero al loro tavolo: a riguardo Dean aveva un orrendo presentimento e, solitamente, quando i Winchester avevano brutti presentimenti avevano ragione.

Il karma non lo deluse nemmeno quella volta quando, cinque minuti dopo i primi antipasti, il posto libero venne occupato da Castiel.
Venne accolto da saluti e sguardi amichevoli ed anche Bobby lo prese subito in simpatia.
Quanto a lui, appena i loro occhi s'incrociarono, Mr Trenchcoat si aprì in un sorriso innocente ed esordì con il suo "Ciao, Dean" dalla voce profonda. Di rimando lui alzò il calice nella sua direzione e bevve una lunga sorsata di vino.
Storse il naso e nella sua testa ripetè il suo credo nei confronti della birra.

-Allora, come procede la giornata di Sam?- lo sentì chiedergli poco dopo, quando le luci si erano abbassate e gli sposi danzavano per la prima volta al centro della pista.
Dean gli riservò un'occhiata un po' scocciata -ma in realtà era solo orgoglio ferito,- e gli indicò Sammy che sorrideva a sua... cognata.
Oddio, gli faceva decisamente impressione chiamare Jessica in quel modo.
Si sarebbe abituato, prima o poi.
-Sta andando tutto a meraviglia- disse semplicemente, non voltandosi nella sua direzione.
Erano a bordo pista, un po' più indietro rispetto agli altri che stavano immortalando il momento con flash a raffica.
-Antonio Meucci-.
Dean aprì e chiuse le palpebre talmente velocemente da vederci doppio. Si voltò verso Castiel, incredibilmente vicino a lui per giunta, e lo guardò un po' stranito. -Co... cosa scusa?-
Castiel lo stava fissando. - Antonio Meucci,- ripetè convinto.
Dean sospirò. -No, io sono Dean Winchester. Quell'altro chi è, un tuo parente straniero?-
L'altro assottigliò i suoi incredibili occhi azzurri e inclinò lievemente la testa, fissandolo come se si trovasse davanti ad una creatura strana.- Non hai finito i tuoi studi, vero?-
Il maggiore dei Winchester stava per rispondergli che ehi, sei dell'ufficio di collocamento? quando la sua attenzione fu richiamata da Sam e solo allora si accorse che la musica era decisamente cambiata e suo fratello lo invitava in pista insieme agli altri.
Guardò prima Castiel e poi di nuovo Sammy e scuotendo il capo si avviò verso quest'ultimo.

Quando la musica lentamente scemò ed il dj li invitava nuovamente a prendere posto, Sam trascinò Dean in bagno.
Oh Signore, pregò il maggiore, fa che non gli sia venuta la prima crisi matrimoniale.
-
Ti ho visto parlare con Castiel anche oggi Dean- esordì lui, mentre si lavava le mani nel bagno degli uomini.
Lo stava fissando attraverso lo specchio, visto che Dean era alle sue spalle.
Impercettibilmente s'irrigidì. Lui sa? Cosa sa? Non c'è niente da sapere!
La proverbiale calma di Dean infuriò nella sua testa in quegli istanti.
-E allora? Mi hai parlato bene di lui- si difese Dean, incrociando le braccia in una posa istintivamente difensiva.
-Sì infatti, è proprio una brava persona. Ma Dean, forse è meglio che tu lo sappia...- disse lasciando la frase in sospeso e voltandosi a guardarlo direttamente.- Lui è... interessato agli uomini, ecco- sputò fuori non prima d'aver preso un respiro.
Maddai! sentì di voler esclamare l'altro e il nodo sullo stomaco si scioglie.
- Samantha, non devo mica andarci a letto stasera -, gli rispose per poi rendersi conto d'aver aggiunto quel stasera che di certo non era da lui.
Sam infatti lo guardò aggrottando le sopracciglia. - Stasera? - riecheggiò infatti, scrutandolo.
Dean scosse la mano. -Lascia perdere. Anzi, torniamo dentro prima che tua moglie cominci a preoccuparsi- e sgusciò fuori dal bagno non dopo aver visto suo fratello spalancare impercettibilmente la bocca.

Quando tornò al tavolo la sicurezza di Dean vacillò un attimo.
D'accordo che la preferenza di Castiel l'aveva già ampiamente afferrata, ma questa certezza l'aveva un po' spiazzato. Chissà perché, nella sua mente credeva che tutti gli altri gay -gli altri, perché chi altro c'era?- avessero i suoi stessi dubbi. Forse lo faceva per ripararsi da sé stesso.
Bobby lo guardò ma non disse nulla, infondo non avevano bisogno delle parole per spiegarsi e mai come il quel momento Dean ringraziò che fosse così. Non poteva dirgli nulla.
Evitò accuratamente di guardare dalla parte di Mr Trenchcoat - che, per la cronaca, quel giorno indossava un altro completo elegante con tanto di cravatta nera- ma lo sentiva comunque sempre troppo vicino.
Ma che senso ha questa cosa? Ed io che pensavo che gli uomini fossero più facili da capire delle donne!
Avano servito il secondo. Con sommo piacere di Dean si trattava di una bella bistecca e questo servì a distrarlo, almeno per qualche minuto; questo perché sentì Castiel chiedere a Garth di quell'Antonio Minuzzi, Meucci o come diavolo si chiamava lui.
-Ma certo che so chi è, non è mica l'inventore del telefono?- rispose Garth un po' sorpreso ma andandogli dietro.
A Dean andò di traverso il boccone, tanto che dovette prendere un sorso dell'odioso vino per non soffocarsi.
-Tutto bene ragazzo?- gli chiese Bobby e lui fece cenno con la mano che sì, era apposto.
In realtà non era affatto fottutamente apposto.
Era quello che cercava di dirgli? Il telefono?
Scoccò un'occhiata a Cass dalla serie "fai sul serio, amico?" e lo trovò ancora una volta a fissarlo senza tanti fronzoli.
Te lo tiro in testa, il telefono pezzo d'idiota!
Il realtà Bobby non si perse quello scambio d'occhiate, non era mica nato ieri, ma si ripromise di non immischiarsi.
Per il momento.


Erano quasi alla torta quando arrivò l'altro, quasi in un battito d'ali.
Lo vide avvicinarsi tutto sorridente a Castiel e scompigliargli i capelli in modo affabile.
Salutò gli altri colleghi seduti al tavolo con loro e poi si diresse a passo spedito verso Sam, stritolandolo in un abbraccio che mise suo fratello abbastanza in imbarazzo, vista l'irruenza, e poi fece altrettanto con Jessica.
In realtà Dean era rimasto fermo alla mano di quel Gabriel sulla testa di Mr Trenchcoat.
Quindi le cose stavano così. Era impegnato, mr-ti-do-il-numero-sbagliato-e-poi-faccio-battute-sul-telefono?
Se lo stava giusto chiedendo quando sentì un picchiettio sulla sua spalla e si trovò proprio Gabriel in piedi di fronte a lui.
Il tavolo era vuoto, ad eccezione di Castiel che era appena tornato da una capatina al bagno.
La pista era decisamente affollata e Dean per un motivo non ben definito in quel momento avrebbe preferito essere tra di loro.
-Dean, vero? Congratulazioni al fratellone dello sposo!- esordì l'altro e si abbassò per abbracciarlo, dandogli delle sonore pacche sulle spalle.
-Ma che diav...- tentò di dire, ma fu fermato nuovamente dal nuovo venuto.
-Io sono Gabriel, sono passato solo per un saluto veloce perché devo tornare a lavoro. Ma è stato un piacere conoscerti, Dean-o, ho sentito parlare di te!- concluse, e Dean vide che alzava gli occhi su Castiel, che invece era rimasto immobile a guardare quel teatrino.
-Gabriel...- sospirò.
L'altro alzò le mani in segno di resa.- Sto andando, sto andando. Alla prossima allora!- e si precipitò fuori, allegro e stralunato così com'era venuto.
In un certo senso, Dean si sentiva stuprato mentalmente.
Sentì Castiel sospirare e poco dopo spostò la sedia vuota accanto a lui e vi si sedette.
Il maggiore dei Winchester lo guardò. -Tipo ehm...- era improvvisamente a corto di parole.
-Mio fratello-, buttò lì Castiel.
-Tu... tuo fratello?-
-Già. Siamo molto diversi-.
Dean ridacchiò. Non si sentiva per niente sollevato da quella notizia. -Amico, l'hai detto-.
Rimasero in silenzio per qualche minuto. Dean si allentò la cravatta e si concesse un'occhiata ravvicinata verso il suo interlocutore.
Decisamente era un bell'uomo. Quella zazzera di capelli ribelli urlava proprio di essere toccata.
Fu proprio guardando quei lineamenti che gli tornò in mente la frase di Gabriel.- Cass, hai parlato di me a tuo fratello?-
L'altro si girò talmente in fretta a guardarlo che per un attimo fu convinto che la sua testa si staccasse.
-Dean-, lo richiamò e lui alzò le sopracciglia. -Cass- rispose sarcastico.
-Perché non mi hai richiamato?-
Ahia. La situazione stava degenerando.
E adesso che gli diceva? Che aveva provato ma il numero era fottutamente inesistente?
-Aspettavo una tua chiamata- continuò l'altro e sotto i suoi occhi blu, Dean si arrese.
Sospirò.- D'accordo. Ti ho chiamato, ma il numero non era corretto- si ritrovò a sibilargli in risposta. Ma come diavolo ci era finito in quella situazione?
Castiel lo guardò aggrottando le sopracciglia. -Oh-. Le sue labbra si erano aperte in un cerchio perfetto per creare quella sillaba.
E Dean non le stava assolutamente fissando.
-Ti chiedo scusa, Dean. Non mi sono accorto dell'errore- cominciò l'altro, abbassando lo sguardo e Dean vide nella sua espressione un vero abbattimento - quella sera non ero molto sobrio-.
Ma davvero? A me sembravi sobrissimo!
-Er... non fa niente Cass, - tentò di rincuorarlo e poggiò una mano sulla sua spalla a mo di conforto. Ma chi voleva prendere in giro, voleva toccarlo e basta.
Subito dopo la mano dell'altro la copriva interamente. Era grande quanto la sua, e la ricopriva interamente. Castiel puntò gli occhi nei suoi e quel qualche momento non riuscì a vedere nient'altro.
Stava per aggiungere qualcosa quando Dean sollevò lo sguardo e vide Sam ergersi in tutta la sua non indifferente altezza proprio davanti a loro.
E le rughe tra i suoi occhi marcate più del solito per quanto la sua fronte fosse aggrottata.
-Io ehm... ero venuto per...- ma non riusciva a staccare gli occhi dalle loro mani.
Dean si affrettò a sfilarla e ad alzarsi subito in piedi. -Stavamo arrivando-.
Non ebbe il coraggio di guardare suo fratello in faccia mentre gli passava accanto, ma non potè impedirsi di sogghignare ricordando la sua espressione stranita.
Aprì e chiuse le dita più volte: la mano di Castiel era dannatamente calda.


Stavano scattando le mille foto dietro la torta quando Sam decise di fare il Sam della situazione.
-Ho visto bene, Dean?- gli chiese mentre Jessica si allontanava per permettere di scattare la foto con lo sposo e il suo testimone.
-Non hai visto niente, Sammy- gli rispose il maggiore, passandogli il braccio intorno alle spalle con più forza del dovuto.
-Questa non me la bevo- mormorò, mentre sorrideva ai flash, il bastardo. - Dobbiamo decisamente parlare di Castiel-.
E per l'ennesima volta quella sera Dean desiderò una bella birra.













SPAZIO AUTRICE.
Sì, sono decisamente passati secoli dall'aggiornamento.
Ciò non vuol dire che il mio amore per questi due sia diminuito, anzi. Solo che il finale di stagione mi ha talmente tanto sgretolato il cuore che non sono riuscita più a mettere insieme parole non angst. Comunque, spero apprezzerete questo abbozzo di ritorno.
Ringrazio chi ha aggiunto la storia tra le preferite/seguite/ricordate e chi più ne ha più ne metta e spero di leggere una recensione anche da voi.
Al prossimo capitolo!

*Il titolo è un chiaro riferimento alla puntata "We need to talk about Kevin" 8x01.








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