C'è sempre un attimo.

di MiyuRawr
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** monotonia. ***
Capitolo 2: *** Sorelle. ***
Capitolo 3: *** come un fiume in piena. ***



Capitolo 1
*** monotonia. ***


Alessia guarda Luca.

Solito bar davanti a scuola, solita colazione, solito tavolino, solita domanda di lui, -che materie hai adesso?-, solito mugugno distratto quando lei gli risponde. Potrebbe anche dirgli che ha un'ora di lap dance e poi un laboratorio di kamasutra, sarebbe lo stesso. Tanto lui non la sente, e quel che è peggio non la vede.
Oggi Alessia ha indossato la sua mini super-aderente, un paio di stivali, ha i collant neri velatissimi e ogni maschio che ha incrociato dal portone di casa fino a questo stupido baretto si è girato, uno ha perfino fatto un fischio. Ma Luca no. È il suo ragazzo ed è come se lei fosse diventata invisibile, da quando si sono messi insieme. Anche prima, a dire la verità. Quando lui si è fatto avanti, Alessia era più sorpresa che lusingata. Il bello e tenebroso della scuola sembrava non vedere che la sua moto, figurarsi se aveva tempo per le ragazze. E invece, alla festa di compleanno di Serena, si era incollato a lei e non l'aveva più lasciata. Ogni giorno la andava a prendere a casa, la portava a scuola (lui stava ripetendo l'ultimo anno) e poi la riaccompagnava. Uscivano insieme nel fine settimana, e proprio quella sera, visto che era venerdì, Luca aveva accettato di portarla a vedere un film romantico, nonostante lui preferisse gli horror. Ma era sempre ombroso e taciturno, discreto, non un'ombra di gelosia, tranquillo e serafico. Ma bello, bello da morire.
Alessia si sentiva sciogliere ogni volta che lui posava anche solo un dito su di lei, e allo stesso tempo avrebbe voluto scuoterlo, anche prenderlo a schiaffi a volte. Aveva provato a fare un po' la troietta con qualcuno, ma lui sembrava non accorgersene neanche. Con il suo sorriso tranquillo, i suoi capelli lunghi e scompigliati, la sua passione per la fotografia, il sogno di viaggiare, di vedere il mondo dal sellino della sua moto. Alessia soffia sul caffelatte bollente, guarda Luca, perso in chissà quali pensieri e azzarda un accavallo di gambe da vertigine, ma niente.

Se solo lui si fosse girato verso di lei, in quell'attimo...

 

Luca guarda Amanda.

È appena entrata e sta ordinando il suo caffè, in cui non metterà lo zucchero, e non si avvicinerà nemmeno al banco dei cornetti. Non le ha mai parlato, eppure sa che ha qualcosa che non va.
È una sua compagna di classe, ma lui non è mai stato un chiacchierone, né uno che attacca discorso così, spontaneamente.
Ma un osservatore sì.
E ha visto la sua compagna deperire giorno dopo giorno. Alle feste non tocca cibo, al massimo beve una bibita light, se si esce tutti insieme dice sempre di aver già mangiato a casa o pilucca qualcosa da un'insalata. Dice di essere allergica alla carne, al pesce, ai condimenti, alla farina. Le ha visto mangiare solo della verdura cruda o frutta, ma sempre in quantità talmente ridotte da non poter sfamare neanche un gatto.
Luca ha già visto tutto questo, e lo sa che ha un nome. Ricorda quando era bambino, e le lotte dei suoi genitori con sua sorella maggiore, che aveva dichiarato guerra, da adolescente, al proprio aspetto fisico e al cibo. Ricorda le braccia di sua sorella che sembravano le zampette di un uccellino, i capelli tagliati cortissimi, i maglioni larghi, già a quattordici anni la poteva sollevare e portare in braccio per la casa senza alcuno sforzo. Ricorda le rughe precoci intorno agli occhi di sua madre, ricorda gli sforzi dei suoi genitori per vedere, per capire. Adesso va meglio, adesso la malattia ha un nome, e quindi una cura, che è difficile ma che loro affrontano tutti insieme. Ma Amanda non lo sa, si capisce che non lo sa, e Luca la guarda impotente.

E spera che qualcuno, prima o poi, guardi nella stessa direzione, almeno per un attimo.  

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Capitolo 2
*** Sorelle. ***


Amanda guarda Serena, e non riesce a credere a quello che vede, e soprattutto a quello che ha appena sentito. Possibile che sua sorella le abbia appena domandato -perché non mangi?-. Che cavolo di domanda è? Lei mangia eccome. Non lo dicono tutti, che bisogna mangiare più frutta e verdura? E lei così fa. -Che dici Sere? Io mangio. Mangio sano. E non rompere di prima mattina-, risponde acida a sua sorella.

Serena deglutisce a vuoto, è tutta rossa in faccia, la voce le trema un po', ma continua. Amanda la guarda come se la vedesse per la prima volta.
Che diavolo le è preso, a sua sorella? La sua sorellina-zerbino, quella sempre pronta ad eseguire ogni suo ordine, quella che da quando è nata le va dietro come un cagnolino fedele, quella che cerca di imitarla in tutto, la asseconda in ogni cosa... ma che le è preso? Che fine ha fatto la ragazzina tranquilla, un po' sfigata, la simpatica rompiscatole che Amanda mette a tacere con una sola occhiata? -Mangi solo due foglie di insalata a pranzo e stai lì a giocherellare con tutto il resto-, continua Serena, e ha nello sguardo una determinazione nuova, che Amanda non le ha mai visto. Se la sta praticamente facendo sotto, però non smette di parlare. -Aspetti il momento buono, quando pensi che nessuno ti guardi, e con la scusa di aiutare mamma e togliere il tuo piatto, butti tutto nella spazzatura. E quando proprio non puoi fare a meno di mangiare, dopo vai in bagno e... dai di stomaco, sì, insomma, vomiti tutto, ti ho sentito, mi sono messa dietro la porta del bagno un paio di volte. Non mi guardare come se fossi matta, Amanda, lo sai che è così. Mamma e papà non se ne sono accorti, ma io sì-. Amanda comincia a sentirsi in trappola. Va bene, sorellina-zerbino. Vuoi la guerra? E guerra sia. Adesso ti faccio vedere io, ti rimetto al tuo posto. Ci vuole un attimo.

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Capitolo 3
*** come un fiume in piena. ***


Serena guarda il professor Rosati. Per farsi coraggio. Pensa a Darwin, alle alterazioni degli ecosistemi, alla teoria cellulare. Adora le lezioni del suo professore di biologia, e in questo momento le tornano alla mente tutte, e lei le usa per farsi coraggio. Perché non può, non riesce a guardare in faccia sua sorella: parla a voce bassa, ha sempre avuto soggezione di lei, la sua super-sorella maggiore, la prima della classe, la più corteggiata dai ragazzi e la più invidiata dalle ragazze, intelligente, brillante, spiritosa.
Serena non riesce a guardare in faccia sua sorella, e chissà dove ha trovato il coraggio di parlarle in quel modo, di criticare un suo modo di fare, di essere. Mai nella sua vita si è sognata di farlo, mai avrebbe pensato di poterlo fare, eppure... Eppure. -Io ho cercato su internet, e mi ricordo che un po' di tempo fa è venuto anche uno psicologo a scuola per parlarci di queste cose, si chiamano...-, Serena esita, prende fiato, -Amanda, si chiamano disturbi alimentari. Lo so che fa paura, ma è una cosa che...-. Amanda sgrana gli occhi. -Senti Sere, mi sa che ti sei fatta un viaggetto nel mondo della paranoia, io sto una favola, non mi rompere-.
Serena sembrava sempre più spaventata, ma (come sempre) la cocciutaggine non le manca. Sa di giocare sporco, ma non le importa. Al diavolo la correttezza, ci penserà poi a tutte le rappresaglie che dovrà subire da sua sorella. Non le importa di fare la figura della bambinetta che fa la spia, andrà fino in fondo a questa storia, fosse l'ultima cosa che fa. -No, non la smetto di rompere, Amanda. E tu devi starmi a sentire, perché sennò... ne parlo a mamma e papà, e mi staranno a sentire, loro-. Amanda adesso si sta arrabbiando. Ho fatto arrabbiare Amanda, pensa Serena con terrore. Non era mai successo, e ora che m'invento? Dove mi vado a nascondere? -Sere, che fai, mi minacci? Sei un'idiota-, le risponde Amanda, secca, perentoria, come solo lei sa essere.
Serena ci si sente davvero, idiota, si sente piccolissima sotto lo sguardo accigliato di Amanda, e vorrebbe scappare via, o dire a sua sorella che stava scherzando, che è tutto a posto, vorrebbe dimenticarsi quello che ha letto e quello che visto. Vorrebbe convincersi che va tutto bene, che sua sorella è ancora la prima della classe, che sta bene, che non c'è niente di cui preoccuparsi. Ma non può. Deve andare avanti. Un passo per volta. Serena si sente come sull'orlo di un baratro, e si chiede se il prossimo passo le farà cadere a capofitto nel vuoto, o porterà entrambe in salvo. Questione di un attimo.

Serena non riesce a guardare in faccia sua sorella, e chissà dove ha trovato il coraggio di parlarle in quel modo, di criticare un suo modo di fare, di essere. Mai nella sua vita si è sognata di farlo, mai avrebbe pensato di poterlo fare, eppure... Eppure. -Io ho cercato su internet, e mi ricordo che un po' di tempo fa è venuto anche uno psicologo a scuola per parlarci di queste cose, si chiamano...-, Serena esita, prende fiato, -Amanda, si chiamano disturbi alimentari. Lo so che fa paura, ma è una cosa che...-. Amanda sgrana gli occhi. -Senti Sere, mi sa che ti sei fatta un viaggetto nel mondo della paranoia, io sto una favola, non mi rompere-.
Serena sembrava sempre più spaventata, ma (come sempre) la cocciutaggine non le manca. Sa di giocare sporco, ma non le importa. Al diavolo la correttezza, ci penserà poi a tutte le rappresaglie che dovrà subire da sua sorella. Non le importa di fare la figura della bambinetta che fa la spia, andrà fino in fondo a questa storia, fosse l'ultima cosa che fa. -No, non la smetto di rompere, Amanda. E tu devi starmi a sentire, perché sennò... ne parlo a mamma e papà, e mi staranno a sentire, loro-. Amanda adesso si sta arrabbiando. Ho fatto arrabbiare Amanda, pensa Serena con terrore. Non era mai successo, e ora che m'invento? Dove mi vado a nascondere? -Sere, che fai, mi minacci? Sei un'idiota-, le risponde Amanda, secca, perentoria, come solo lei sa essere.
Serena ci si sente davvero, idiota, si sente piccolissima sotto lo sguardo accigliato di Amanda, e vorrebbe scappare via, o dire a sua che stava scherzando, che è tutto a posto, vorrebbe dimenticarsi quello che ha letto e quello che visto. Vorrebbe convincersi che va tutto bene, che sua sorella è ancora la prima della classe, che sta bene, che non c'è niente di cui preoccuparsi. Ma non può. Deve andare avanti. Un passo per volta. Serena si sente come sull'orlo di un baratro, e si chiede se il prossimo passo le farà cadere a capofitto nel vuoto, o porterà entrambe in salvo. Questione di un attimo.

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