CROCE E DELIZIA

di gio_dy
(/viewuser.php?uid=79463)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** IL SOGNO DEL GRIFONE ***
Capitolo 2: *** LA MUSICA E IL SERPENTE ***
Capitolo 3: *** LA SOLITUDINE DI UNA CASA VUOTA ***
Capitolo 4: *** CRACKERS E CIOCCOLATA ***
Capitolo 5: *** MERAVIGLIOSA, MALEDETTA SERATA ***
Capitolo 6: *** INSONNIA ***
Capitolo 7: *** SUCCURSALE SERPEVERDE ***
Capitolo 8: *** ODDIO! ***
Capitolo 9: *** IL CORSO DEI PENSIERI ***
Capitolo 10: *** PARDON ***
Capitolo 11: *** AFFINI E COMPLEMENTARI ***
Capitolo 12: *** BAGLIORI E SCINTILLE ***
Capitolo 13: *** ANIME NUDE ***
Capitolo 14: *** RACCOMANDAZIONI ***



Capitolo 1
*** IL SOGNO DEL GRIFONE ***


IL SOGNO DEL GRIFONE

Camminava per le strade trafficate di Parigi Hermione Jane Granger o Jane Dubois come si chiamava ora, diretta a Montmartre … e ripensava, ripensava agli ultimi anni con sentimenti contrastanti che si succedevano nel suo animo; nostalgia, per Harry, per Ron, per quel passato così difficile che l’aveva tanto cambiata… erano passati sei anni da quando si erano diplomati con un anno di ritardo a causa della guerra, e tutto quello che aveva pensato per il suo futuro era scomparso, la realtà l’aveva travolta in maniera talmente violenta, a partire dalla morte di sua madre da non rendersi nemmeno lei conto di come da un giorno all’altro si fosse ritrovata a Parigi con un nome nuovo, una speranza nuova, una vita nuova assolutamente incerta, cosa non da lei, eppure con una speranza nuova nel cuore… Ripensava alle facce di Harry e Ron quando otto mesi prima aveva dato le dimissioni da Auror, per scegliere di cambiare città, aria e cosa più folle stravolgere completamente la propria vita inseguendo quel sogno folle che la perseguitava da quando era bambina, quel sogno magico che aveva ereditato da sua madre e che suo padre aveva cercato di spezzare in lei insieme al suo carattere, alla sua dignità, come già aveva fatto con la moglie… ma Hermione era forte, Hermione era orgogliosa e soprattutto, si diceva a volte, era completamente pazza: aveva lasciato la carriera da Auror al ministero della magia per inseguire il suo babbanissimo sogno di cantare nei teatri lirici…. Una vera follia!
Eppure, la sua presenza in quella città meravigliosa poteva ricondursi a quello, quello che inconsapevolmente era stato l'inizio di tutto e la sua salvezza.
Cantava da che era bambina, quell’amore lo aveva ereditato da sua madre che anni prima aveva tentato la carriera artistica cominciando anche ad avere un certo successo, ma si era dovuta ritirare per amore: il suo gelosissimo e possessivo marito non avrebbe mai accettato che sua moglie gli stesse lontana per il suo lavoro, e l’aveva rinchiusa nel suo studio dentistico assieme a lui; ma la donna non si era arresa e aveva trasmesso quell’amore per la musica che la animava a sua figlia, facendole studiare canto, e la passione di sua madre era diventata anche la sua. Hermione aveva continuato a coltivare questo suo amore anche negli anni di Hogwarts studiando, senza che nessuno dei suoi amici ne fosse al corrente, col direttore del coro della scuola, era il suo piccolo prezioso segreto quello. Aveva una bellissima voce, anche se quasi nessuno l’aveva mai sentita cantare… o meglio nessuno l’aveva vista cantare, perché udita sì, l’avevano udita tutti in occasione del funerale di Silente e quando Fanny si era unita al suo canto e aveva sorvolato la folla presente, avevano tutti pensato che quella voce melodiosa appartenesse solo alla meravigliosa fenice.
Dopo la guerra magica aveva frequentato l’ultimo anno a Hogwarts, e aveva conseguito i M.A.G.O. con ottimi voti, più una menzione speciale per il canto, poi aveva iniziato l’addestramento e la carriera di Auror, ed era tornata a casa a vivere con i suoi, anche se spesso desiderava andarsene a causa di suo padre dispotico e autoritario e sarebbe stato anche violento se non avesse temuto la magia della propria figlia e quindi era rimasta in quella casa per sua madre, per proteggerla.
Ma sua madre era morta improvvisamente per una malattia fulminante che se l’era portata via in poco più di un mese. Tre giorni dopo il funerale suo padre abbruttito ulteriormente dal dolore, si era dato all’alcol e al gioco d’azzardo e una sera si era giocato casa, e tutti i risparmi in una partita a poker, aveva perso e per non restare senza casa l’aveva barattata con la figlia. Tornato in quella che era ancora casa sua nel cuore della notte, l’aveva svegliata bruscamente dicendole di alzarsi perché si sarebbe dovuta trasferire immediatamente da un suo compagno di bisca perché ora lui la possedeva, l’aveva vinta a carte; ancora seduta sul letto Hermione l’aveva guardato stranita, incredula, ma lui senza vergogna, senza pietà le aveva detto di muoversi perché l’uomo la stava aspettando; ancora sgomenta gli aveva chiesto che cosa sarebbe accaduto se lei non avesse accettato e dopo una risata beffarda si era sentita rispondere che non poteva non accettare, perché lei era sua figlia, gli apparteneva e doveva obbedirgli, e che lui non poteva rischiare che l’uomo che aspettava di sotto gli portasse via la casa e gli spezzasse le gambe per quell’ulteriore cambio di programma solo perché lei faceva i capricci e l’aveva strattonata bruscamente per farla alzare. Hermione veloce come solo un auror poteva essere aveva estratto la bacchetta da sotto il cuscino e lo aveva schiantato, non troppo forte però, perché l’uomo anche se intontito dalla botta potesse ancora capire che cosa stava accadendo poi come niente fosse aveva fatto apparire per magia un paio di stampelle e le aveva adagiate sul letto - Credo che queste ti serviranno! – erano state le ultime parole che gli aveva rivolto schifata, prima di smaterializzarsi alla Tana dove sapeva di potersi sempre rifugiare in caso di bisogno.
Da quel momento in poi era stata una corsa precipitosa di eventi, dopo giorni di apatia, confusione e dolore per la morte di sua madre e per l’orrore di quello che era stato capace farle suo padre si era resa conto che non riusciva più a vivere a Londra, non sapeva nemmeno più lei che cosa volesse, e così aveva deciso di partire, aveva adottato il cognome di sua madre e sempre in suo onore aveva scelto come meta Parigi che la donna le aveva sempre descritto come una città dall’atmosfera magica, dove forse un sogno poteva ancora essere inseguito e afferrato.
Forse…


Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** LA MUSICA E IL SERPENTE ***


Dedicato ad Alaide:
grazie Lenora per l’aiuto e la disponibilità
verso una perfetta sconosciuta.
Spero di non aver scritto troppe stupidaggini.
D.

LA MUSICA E IL SERPENTE

- Desidera ancora qualcosa da bere Maestro? –
- No Grazie, va bene così –

L’hostess sorrise affabile al giovane uomo, ritirò il bicchiere ormai vuoto che lui le porgeva e si allontanò col suo carrello ancheggiando leggermente. Draco Lucius Malfoy si stiracchiò sul sedile cercando di rilassare i muscoli intorpiditi dal lungo viaggio… per fortuna non aveva nessuno seduto accanto a sé e ciò gli permetteva di godere di una certa libertà di movimento. Si sistemò più comodamente sul sedile e volse lo sguardo pensieroso fuori dal finestrino. Albeggiava, e il cielo si tingeva di rosa innondandolo di una luce rilassante e languida come i suoi pensieri. Gli piaceva volare, anche su quegli aggeggi babbani, certo non era come quando era ragazzino sulla sua scopa, con il soffio del vento a scompigliargli i capelli, ma era certamente più comodo e in inverno, anche più caldo e confortevole. Non aveva chiuso occhio durante quel lungo viaggio, non gli riusciva quasi mai di dormire quando viaggiava, quasi come fosse ancora un ragazzino, all’andata era troppo eccitato per ciò che lo aspettava, e al ritorno si ritrovava a provare la stessa emozione pensando alle persone che di lì a poco avrebbe nuovamente visto; certo non lo avrebbe mai dato a vedere, sotto sotto restava sempre un Malfoy dopotutto, ma almeno aveva imparato a non nascondersi più a se stesso, e questo grazie a lei, la sua parte mancante, come la chiamava scherzosamente lui.
Parigi si avvicinava e lui non vedeva l’ora di riabbracciare i vecchi amici, Theo, Blaise, Pansy e soprattutto non vedeva l’ora di rivedere lei, Antlia, di farsi soffocare dal suo abbraccio di benvenuto che, ne era certo, lo avrebbe fatto cadere a terra per la sua veemenza, di sentirla ridere in quel suo modo buffo che contagiava chiunque la ascoltasse, di bearsi, dopo tutti quei mesi in cui erano stati lontani, dei suoi silenzi che gli scavavano dentro comprendendolo più di mille parole, di specchiarsi in quegli occhi che gli rimandavano la parte migliore di sé, quella che per anni aveva celato talmente in profondità da cominciare quasi a credere di non possederla, ma con lei era diverso, con lei poteva essere se stesso, anche perché nascondersi, con lei, non sarebbe valso a nulla, quello che li legava era qualcosa che andava al di la del normale sentimento che univa quelli come loro, era qualcosa che apparteneva al loro stesso essere, alla loro stessa esistenza. Ripensando al passato si era reso conto di quante volte si fosse stupito del fatto che i suoi genitori o meglio suo padre, sostenitore acceso dell’importanza della purezza del sangue e anti babbano per eccellenza, non avesse mai ostacolato l’amicizia, che nel tempo era cresciuta solida, tra lui e Antlia che col mondo della magia aveva ben poco a che fare poiché era una maganò figlia di una babbana e del giardiniere magonò che si occupava del parco che circondava Malfoy Manor; certo i suoi avevano sempre fatto in modo che la loro frequentazione non fosse notata da nessuno, anzi in realtà, avevano fatto in modo che l’esistenza stessa del giardiniere e della sua famiglia, non saltasse mai troppo all’occhio di eventuali ospiti, arrivando addirittura al punto di nasconderli e proteggerli durante la permanenza di quel folle del Signore Oscuro all’interno del Manor nel corso della seconda guerra magica… Si rendeva conto, col senno di poi, che i periodi di vacanza a casa durante i quali suo padre non faceva altro che tentare di plagiarlo e piegarlo alla sua follia, destinandolo con le sue parole e, soprattutto, con le sue azioni a un futuro che lui non solo non desiderava, ma temeva e aborriva e al quale, però, non riusciva a ribellarsi per il desiderio folle di compiacere e rendere orgoglioso quel padre così freddo, distante e severo che lo prendeva in considerazione solo nella sua opera di disumanizzazione, erano resi sopportabili unicamente dall’amore vigile e discreto di sua madre e dall’allegria di Antlia che, nonostante tutto, riusciva a trovare qualcosa di buono anche nell’arido Lucius, lei che riusciva a farlo sorridere anche nei momenti più duri e con la quale si rendeva conto di avere un intero universo in comune.
Draco sorrise fra sé al ricordo della felicità che aveva provato quando, finalmente libero dal giogo di suo padre, aveva scoperto cosa fosse davvero quel sentimento che lo legava ad Antlia, quel legame così profondo che lo aveva spinto a seguirla nella sua vita babbana.
-Maestro, mancano ancora circa tre ore all’atterraggio, ha bisogno di qualcosa? –

la voce dell’hostess lo distrasse per un attimo dal corso dei suoi pensieri
– No, va bene così, grazie –
la stessa risposta di prima, certo nonostante gli anni continuava a non essere un gran conversatore pensò ghignando tra sé e sé, l’hostess gli sorrise e si allontanò sempre con il suo lieve ancheggiare, lui chiuse gli occhi e mentre si perdeva nuovamente nelle sue riflessioni, un altro piccolo ghigno affiorò sulle sue labbra: Maestro! Ancora gli suonava strano quell’appellativo così formale, rivoltogli da chiunque col massimo rispetto e ammirazione, e non perché fosse un Malfoy, nemmeno ne conoscevano l’esistenza del casato dei Malfoy quei babbani, ma solo per merito di quella straordinaria passione e abilità che aveva scoperto in sé quando, non appena era terminata la guerra, aveva deciso di seguire Antlia in quell’avventura al di fuori del mondo magico, quella folle avventura che, inconsapevolmente aveva le sue radici ai tempi della loro infanzia, quando i suoi genitori gli avevano fatto studiare pianoforte come si addiceva a ogni rampollo di stirpe nobile, e, cosa allora inspiegabile, avevano permesso anche a lei di studiarlo, ma quando Antlia si era seduta al piano era stata una vera tragedia, al contrario di quanto accadeva a lui, non c’era alcun amore in lei per quel nobile strumento; l’amore l’aveva folgorata inaspettatamente il giorno in cui nella soffitta della vecchia rimessa di suo padre lei aveva scovato un vecchio violino, e senza alcuna nozione di come questo potesse essere usato, così, solo a orecchio, dopo qualche tentativo per capirne il suono era stata musica. Negli anni quello strumento era diventato la sua vita e quando Antlia aveva deciso di uscire da quel limbo sospeso tra mondo magico e mondo babbano in cui era costretta a vivere a causa del suo status, per trasferirsi a Parigi aveva scelto di studiare musica in conservatorio e lui poiché ormai nulla lo tratteneva più a Malfoy Manor dopo la morte di sua madre, nemmeno quel nome che ormai aveva da tempo rinnegato in cuor suo e che ora si accingeva a cancellare per sempre dalla sua vita, aveva deciso di seguirla. Quando si era ritrovato ad affrontare quella nuova realtà, la musica era stata ciò che gli aveva permesso di crearsi uno spazio in quella dimensione per lui sconosciuta. Antlia conosceva i babbani, aveva frequentato le loro scuole a causa della sua condizione di maganò, ma lui non aveva nulla in mano, non era nemmeno tornato a Hogwarts per sostenere i M.A.G.O., non aveva un titolo di studio che, magari, sostenendo un esame di equiparazione presso il ministero della magia, potesse fargli trovare un lavoro che non fosse di manovalanza o poco più. Ricordava ancora la paura dei primi tempi di non riuscire a concludere nulla in quella nuova vita quando, un po’ per distrarlo un po’ perché davvero ne aveva bisogno, Antlia gli aveva chiesto di accompagnarla al suo esame di ammissione al conservatorio e lui per la prima volta aveva udito quella musica prettamente babbana a lui sconosciuta che loro chiamavano classica, era stata come una folgorazione, una scossa l’aveva percorso facendolo innamorare perdutamente di quei suoni che nessun musimago era mai stato in grado di produrre. Aveva deciso in quell’istante che avrebbe seguito la giovane donna anche in quell’esperienza, a ulteriore dimostrazione di quanto indissolubilmente fossero legati; tre mesi dopo poi c’era stata la grande svolta della sua vita: si stava preparando a sostenere alcuni esami da privatista per poter iniziare a seguire i corsi da un livello più avanzato possibile quando, dopo settimane di vita ritirata a causa dei suoi studi, Antlia lo aveva trascinato a un concerto e lui aveva scoperto la direzione d’orchestra: da allora si era votato a quello studio anima e corpo, con amore, con bramosia, perché era quello che aveva provato quella prima volta nel vedere il maestro dare il tempo agli orchestrali, amalgamare con i suoi movimenti fluidi e imperiosi le melodie provenienti dai diversi strumenti rendendoli un armonia corale che arrivava dritta al cuore, ed era quello che provava ogni volta che prendeva la bacchetta in mano e si accingeva a dirigere… sentiva l’idea stessa del suono pervaderlo, fluire intensa nelle sue vene e invadergli la mente, incendiargli il cuore di una passione cieca; era come fare l’amore con l’essenza stessa della musica, fare l’amore con l’essenza di quella passione che lo ottenebrava e lo trasfigurava nel volto e nell’anima per tutta la durata dell’esecuzione. Da quel momento aveva bruciato le tappe ed era molto fiero di sé, in soli quattro anni si era diplomato e grazie a quella passione che lo animava era diventato ben presto assistente di un famoso direttore d’orchestra che lo aveva preso sotto la sua ala protettrice, trattandolo quasi come un figlio e di questo lui, che aveva sempre sofferto per la mancanza di una figura paterna che lo guidasse assecondando le sue passioni, e non piegandolo alle proprie, gli sarebbe stato eternamente grato. L’anziano Maestro gli aveva insegnato i trucchi del mestiere con pazienza e con complicità, come solo un padre avrebbe potuto fare e poi un giorno a solo un anno dall’inizio di quella collaborazione alla vigilia di un importante concerto lo aveva lasciato solo, folgorato da un infarto. Draco sospirò al ricordo doloroso del suo mentore e un piccolo groppo gli chiuse la gola… com’era cambiato! Da ragazzo educato a escludere le emozioni dalla sua vita ora si ritrovava a essere un giovane uomo che viveva di queste, le assaporava fino in fondo trattenendole dentro di sé per poi lasciarle fluire liberamente quando si accingeva a dirigere. Proprio come era accaduto la sera della morte del suo mentore, era salito sul podio di direzione attanagliato dalla morsa del dolore per quella perdita, rabbioso per aver perso quello che, anche se per poco, era stato per lui come un padre e solo in quel momento si era reso conto che il teatro era gremito di persone che erano andate lì per ascoltare un concerto diretto non da lui, ma da qualcun altro, quel qualcuno per il quale in quel momento il suo cuore piangeva, la delusione lo circondava e avvolgeva rendendo ancora più difficile il suo compito e lui aveva accettato la sfida: aveva levato la bacchetta
– per te vecchio –
aveva sussurrato…Poi era stata solo musica.
La mattina dopo i giornali parlavano di un “astro nascente nel firmamento della musica”: il Maestro Mycoal Luc Draifous elogiandolo con una prosa sterile e pomposa che però aveva posto una parola come un marchio sul suo futuro. Fama!
E ora a un solo anno da quell’evento quella parola così potente e così effimera ancora lo circondava come un’aurea.
- I signori passeggeri sono pregati di allacc…. –

la voce metallica dell’interfono lo distrasse definitivamente dai suoi pensieri… ancora pochi minuti e poi sarebbe stato finalmente a casa, dai suoi amici e da Antlia: la sua famiglia. Allacciò le cinture di sicurezza e si preparò all’atterraggio.
Il mago spocchioso e viziato che era sempre andato avanti grazie alle aderenze di suo padre… non esisteva più, aveva cambiato strada e quella nuova via la stava percorrendo a testa alta e con la dignità di un giovane uomo che va avanti grazie a se stesso e non al nome ormai rifiutato di un simulacro di figura paterna.
Quello che ancora non sapeva Draco Lucius Malfoy ora Mycoal Luc Draifous era che il destino aveva ancora in serbo qualcosa per lui.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** LA SOLITUDINE DI UNA CASA VUOTA ***


LA SOLITUDINE DI UNA CASA VUOTA

Hermione giunse di fronte all’edificio costruito in pietra antica coi bowindow di legno e dal tipico tetto spiovente senza quasi rendersene conto, aveva fatto il tragitto da casa fino a Montmartre persa nei suoi ricordi e nelle sue speranze,

– Ecco, ci sono –
si disse sentendosi terribilmente nervosa e mentre si accingeva a suonare il campanello indicato dall’annuncio il suono delle campane di una Chiesa vicina la fece desistere, rintoccavano le 10.00 e il suo appuntamento era previsto mezz’ora dopo; non volendo sembrare invadente arrivando a casa di estranei con così largo anticipo decise di concedersi un caffè in un bistrot sito di fronte alla bella palazzina che era la sua meta. Si sedette in un piccolo tavolino esterno al locale guardandosi intorno con curiosità e ordinò la bevanda alla giovane cameriera che l’aveva subito raggiunta, mentre aspettava la sua consumazione si guardò intorno quasi meravigliata, sembrava di stare a una piccola fiera, la piazza era affollata da turisti incuriositi che si soffermavano lungo le bancarelle degli artisti di strada che esponevano i loro quadri e cercavano di vendere le loro opere ricorrendo, a volte, a trucchetti che se non si potevano definire disonesti erano di sicuro poco leali; i negozi che si affacciavano sulla piazza avevano un non so che di caratteristico tipicamente bohemien che ti faceva quasi pensare di essere stato catapultato in una cartolina dei primi del 900 e il tutto era permeato da quell’atmosfera leggera e allegra che deriva direttamente dalla predisposizione d’animo rilassata e momentaneamente lontana dai problemi che risplende sui volti delle persone che si trovano in vacanza. Hermione sorseggiò il suo caffè, beandosi del calore del sole di fine giugno, rapita da quell’atmosfera così viva e in quel momento si rese conto per la prima volta di desiderare con tutto il cuore che l’incontro che stava per avere luogo andasse bene.
Le piaceva quel posto e viverci sarebbe davvero stato un sogno. Il caffè la stava lentamente risvegliando dallo stato di torpore in cui l’avevano gettata i pensieri che l’avevano accompagnata durante tutto il percorso, d’altronde ne aveva davvero bisogno, quella mattina era uscita presto e aveva saltato di fare colazione per paura di fare tardi a causa di un qualsiasi contrattempo nell’attraversare quasi l’intera città e fare così una cattiva impressione a quelli che sperava sarebbero diventati i suoi coinquilini.
Si era arresa a dividere l’appartamento con qualcuno perché era stufa della solitudine di un appartamento vuoto, da quando era arrivata a Parigi aveva avuto difficoltà a stringere rapporti con le persone che la circondavano, i colleghi di lavoro erano simpatici, ma la sera al ristorante finivano talmente tardi ed erano talmente stanchi che difficilmente si riusciva a scambiare più di qualche parola, oltretutto durante il giorno era quasi sempre stata presa a studiare per gli esami in conservatorio, prima per poter parificare quelli già sostenuti in Inghilterra alle leggi francesi e poi per quei due esami che le mancavano per il diploma, insomma aveva la vita sociale di un orso delle nevi, paragonabile soltanto al suo primo periodo a Hogwarts, ma almeno quando era a scuola divideva la stanza con delle altre persone, ed era stato proprio questo pensiero a frullarle per la testa quando aveva cominciato ad accarezzare l’idea di smettere di vivere da sola per andare in un appartamento in condivisione. Poi c’era anche la questione economica, nonostante fosse partita dall’Inghilterra con un bel po’ di risparmi, questi si andavano via via assottigliando poiché mantenersi con il suo stipendio da cameriera, nell’attesa che prima o poi sarebbe riuscita a vivere solo del proprio talento, stava diventando davvero troppo oneroso; così il giorno prima mentre era in conservatorio dopo aver sostenuto l’ultimo esame da privatista per il diploma in canto lirico, si era fermata davanti alla bacheca e aveva notato un messaggio in cui si faceva sapere che si cercava una persona, possibilmente una ragazza, per la condivisione di un appartamento in Place du Tertre;

- questo è un segno del destino –
la voce di Sibilla Cooman le aveva gracchiato nella testa facendola rabbrividire e così, spinta dalla preoccupazione datale dal fatto di udire la voce della stramba prof. di divinazione nel suo cervello e nel tentativo di zittirla per non sentirla mai più, aveva staccato il piccolo biglietto con il numero di telefono dalla frangia di carta che coronava la parte bassa del foglio e appena uscita dall’edificio aveva composto il numero fissando un appuntamento per la mattina seguente.
Il rintocco singolo della campana le comunicò che era arrivata l’ora dell’incontro, si alzò e dopo aver pagato si diresse verso la palazzina che le stava di fronte. Suonò il campanello ma nessuno rispose, attese un po’ e suonò di nuovo ma inutilmente, stava già cominciando a perdere le speranze quando il portone si aprì e fu travolta da una persona che, evidentemente di corsa, la urtò gettandola in terra. Alzò il viso per capire cosa fosse successo e incontrò due occhi di ghiaccio che la fissavano perplessi.
- Oh, scusa, mi dispiace non ti avevo vista ! –
Una ragazza le tese la mano per aiutarla ad alzarsi.
- E’ tutto ok? Non ti ho rotto qualche osso vero? -
La sconosciuta le sorrise e le rivolse uno sguardo mortificato. Era una bellissima ragazza, circa della sua stessa età, portava i lunghi capelli biondi legati in una treccia bassa, i lineamenti del viso erano fini e delicati e sfoggiava un sorriso aperto e solare che si rifletteva in quegli occhi incredibilmente chiari, così nonostante l’irritazione per essere finita a gambe all’aria come un sacco di patate in una piazza gremita di gente, invogliata da quel sorriso birichino, Hermione accettò l’aiuto e si rialzò sorridendo di rimando.
- No, stai tranquilla è tutto ok! Hai solo ammaccato un po’ la mia dignità. –
La sconosciuta sorrise ancor di più, divertita dalla battuta.
- Scusa è che quando ho fretta tendo a non prestare molta attenzione a ciò che mi circonda, e siccome sono quasi sempre in ritardo ho quasi sempre fretta! Se non ti sei fatta niente io andrei –
- Ok, tranquilla sto bene –
La ragazza fece per lanciarsi nuovamente nella sua folle corsa quando Hermione la fermò.
- Però... potrei chiederti un’informazione? –
- Si, ok. –
Nonostante la fretta dimostrata poco prima la ragazza si predispose ad ascoltarla con calma e Hermione cominciò a intuire il perché fosse quasi sempre in ritardo.
- Avevo un appuntamento alle 10.30 con Marcus Herbell, ho provato a suonare ma non risponde, sai dove abita così eventualmente gli lascio un messaggio. –
- Oh, tu devi essere Jane la ragazza che è venuta per la stanza! Marcus sta ancora dormendo e siccome ha il sonno di un orso in letargo non deve aver sentito il campanello, aspetta ci penso io. –
Si attaccò al pulsante del campanello premendolo senza sosta e senza pietà finché una voce assonnata e piuttosto irritata non rispose al citofono.
- MA CHI DIAVOLO E’? –
- Sono io, è arrivata la ragazza per vedere la stanza apri e vedi di renderti presentabile!-
- CAZZO!!! MA E’ IL CASO DI SUONARE COSI’??? MI E’ VENUTO UN INFARTO!! –
- Tu non rispondevi e mi sono dovuta arrangiare, ho fretta, l’aereo arriva tra meno di un’ora ed io sono ancora qui! Te la mando su e lavati almeno i denti! Ciao Ciao! –
Poi ridacchiando si rivolse a Hermione
Entra nel cortile, sulla sinistra c’è un cancelletto aperto che porta all’atrio entra lì e vai all’ultimo piano. Stai tranquilla, Marcus non morde, abbaia solo! Comunque è con lui che devi parlare perché a me va bene chiunque è lui il sofistico!-
A questo punto l’abbracciò augurandole buona fortuna e auspicando di rivederla presto riprese a correre verso la sua meta. Hermione piacevolmente frastornata da quell’uragano la osservò allontanarsi chiedendosi se all’aeroporto ci sarebbe andata correndo o se avesse una vettura da qualche parte; entrò nel portone seguendo le indicazioni della ragazza, era molto simpatica pensò, le sarebbe piaciuto averla come coinquilina, dava l’idea di una di quelle persone con le quali è difficile annoiarsi, e Dio solo sapeva quanto avesse desiderio di stare in compagnia, soprattutto in quell’ultimo periodo in cui sentiva più che mai la mancanza di Harry, Ron e Ginny, del calore della loro amicizia, delle loro chiacchiere allegre, dei loro sorrisi confortanti; attraversò il cancelletto nell’interno cortile e si ritrovò in un atrio dall’aspetto elegante, salì sull’ascensore pigiando il pulsante del 4° piano diretta verso quella che sperava, ora ancora di più, diventasse la sua nuova casa.

Quando arrivò al piano un ragazzo che poteva avere circa la sua età la stava aspettando sorridente sullo stipite dell’unica porta del pianerottolo.
- Ciao, io sono Marcus e la pazza che hai incrociato sul portone è Antlia la mia coinquilina pazza, accomodati prego –
- Piacere io sono Jane –
Hermione strinse la mano che il ragazzo le porgeva, senza riuscire a trattenere un sorriso di fronte alla definizione che il ragazzo aveva dato della coinquilina.
- Non sei francese, di dove sei? –
- Inglese, di Londra per l’esattezza! –

- Bene, io invece sono tedesco, di Berlino ad essere precisi -
Hermione sorrise nuovamente al ragazzo studiandone di sottecchi l’aspetto. Non era più alto di un metro e ottanta, forse anche qualcosa di meno, aveva un fisico esile, anche se muscoloso, il bel viso dai tratti mediterranei portava le tracce di una leggera barba ancora da radere, ed era illuminato da un paio di grandi occhi verdi i capelli erano neri e mossi, nell’insieme davvero un bel ragazzo si disse.
- Beh, forse è meglio se ti faccio entrare, non credo che tu sia venuta qui per vedere il pianerottolo-

Così dicendo si fece da parte per farla accomodare.
Hermione si guardò intorno ammirata e desiderò ancora una volta più che mai poter vivere in quella casa, la porta dava direttamente in una grande sala-soggiorno arredata con gusto, sulla parete di sinistra in una grande nicchia stava la cucina separata dal resto della stanza da una penisola a ferro di cavallo circondata da alti sgabelli sul tipo di quelli da bar. La parete di fronte era composta di una grande vetrata che dava su un enorme terrazzo, sulla parete a fianco all’ingresso, invece stava una grande scala a chiocciola.
Marcus colse lo sguardo ammirato della ragazza mentre vagava sulla stanza per poi soffermarsi sulla scala.
- Quella porta alle camere da letto, mentre la porta che c’è di fianco alla vetrata da sul bagno ti va di finire di visitare la casa così poi chiacchieriamo un po’? –
In tutta risposta Hermione sorrise annuendo con il capo al ragazzo che si avviò facendole segno di seguirlo.
Due ore dopo erano seduti sugli alti sgabelli del soggiorno davanti a due tazze di caffè e alle briciole di alcuni biscotti chiacchierando come due vecchi amici, parlando di sogni e di speranze, Marcus le aveva raccontato di essere il primo ballerino al Petit Opera, un teatro che ultimamente era molto apprezzato dagli amanti della musica lirica e classica, mentre Hermione gli aveva raccontato del suo sogno di poter cantare nei teatri come quello in cui lui danzava.
- E’ quasi l’una, ti va di mangiare un’omelette al volo?-
Hermione rimase titubante davanti a questa proposta
- Guarda che non ti avveleno mica, sono un ottimo cuoco –
- Resterei volentieri, ma non vorrei sembrare invadente… –
- Invadente? A casa tua?-
La ragazza che stava bevendo l’ultimo sorso del suo terzo caffè quasi si strozzò per la sorpresa

- Come scusa?-
- Hai capito bene, quando conti di trasferirti?-
- Oggi è il giorno di chiusura del ristorante, sarebbe troppo presto se cominciassimo da stasera? –
Marcus sorrise annuendo e lei ringraziò mentalmente Sibilla Cooman.



 
 
 
************************





 
Ecco un nuovo capitolo, spero vi piaccia, perché per me è stato molto faticoso da scrivere, ma almeno cominciamo a entrare nella storia dopo le brevi parentesi sugli ultimi anni dei protagonisti nei capitoli precedenti.

Ora nella miglior tradizione teatrale mi inchino e ringrazio:

Alaide: (ti rispondo a due recensioni in una) Ti ho già spiegato in privato le ragioni per cui nel primo capitolo ero stata un po’ schematica, però ho fatto tesoro della tua critica e credo che il secondo sia andato un po’ meglio. Ora vediamo cosa mi dirai su questo, anche se tremo un po’, visto che ho paura che risulti freddino. Comunque ancora grazie per l’aiuto che mi hai dato. Spero di non aver scritto qualche cavolata in merito agli esami di Hermione. Ti abbraccio.

For ever cullen: Grazie per le tue parole, non sai quanto mi abbiano fatto piacere.

barbarak: Grazie per quello che mi scrivi, beh, Draco non parla di Amore per descrivere Antlia per una ragione precisa che spiegherò più avanti… sai com’è ci sono tanti tipi di amore!

silvia90: Grazie per il complimento, non sai quanto sia importante per me quello che mi scrivi alla fine della tua recensione. Spero che anche questo capitolo ti piaccia.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** CRACKERS E CIOCCOLATA ***


CRACKERS E CIOCCOLATA
 
Antlia, tanto per cambiare arrivò in ritardo all’aeroporto, lasciando Draco e gli altri che erano andati ad accoglierlo ad aspettare nell’atrio arrivi almeno quindici minuti, cosa che di per sé fece innervosire il ragazzo che era un maniaco della puntualità, una volta che la vide arrivare però, la gioia di riabbracciarla cancellò il fastidio dovuto al ritardo e la strinse a sé come desiderava fare da mesi sollevandola e facendola girare sul posto come si fa con i bambini
– Mi sei mancata –
le disse abbracciandola stretta e specchiandosi in quegli occhi chiari così simili ai suoi; la ragazza ricambiò la stretta e la vista di quello sguardo colmo d’affetto le riscaldò il cuore, risvegliando in lei il senso di colpa per non avergli parlato prima di ciò che aveva fatto mentre lui era assente e capì che non poteva nascondergli ulteriormente la decisione che aveva preso e messo in atto durante quei mesi di lontananza
- ehm, Draco – iniziò titubante  - … c’è qualcosa che non ti ho detto quando ci siamo sentiti in questi.. ehm.. mesi che sei stato via, sai non mi sembrava il caso si parlarne al telefono –
Ed abbozzò un mezzo sorriso, Draco vide i suoi amici irrigidirsi e Blaise passarsi una mano sugli occhi sussurrando a Pansy
– ma non poteva aspettare?? –
A quelle parole sentì una strana inquietudine crescergli dentro, cosa poteva essere successo si chiese, mille opzioni una più tragica dell’altra gli attraversarono il cervello, poi impallidì quando una strana comprensione si fece strada nella sua mente causandogli istinti omicidi… Oddio… forse era incinta… ma come poteva essere?? Lei vista l’espressione dei suoi occhi capì subito cosa gli frullasse nel cervello
– Non sono incinta, come vedi dopo tutti questi mesi non sono assolutamente ingrassata quindi non fare quella faccia da imbecille!!! –
i loro amici a sentire le parole di Antlia sogghignarono, ma non osarono ridere, ben sapendo che Draco infastidito dall’appellativo poco gentile avrebbe accolto ancora peggio la notizia che la giovane donna stava per dargli
– Allora dimmi, cosa c’è che non so di così urgente da non poter aspettare di arrivare a casa nostra per parlarmene –

chiese leggermente offeso
- beh, ecco…vedi… Riguarda proprio casa nostra – aveva calcato in particolare l’accento su quel nostra - ho riflettuto molto sulla ehm… nostra convivenza…e .. visto quello che è accaduto con Alain la settimana prima che tu partissi, ho pensato fosse meglio che ognuno di noi due avesse il proprio appartamento, beh, te lo avevo anche accennato mi sembra… e si, insomma… poiché Marcus cercava una coinquilina, e tu sai quanto noi siamo amici… beh, ne ho approfittato e mi sono trasferita, adesso divido l’appartamento con lui ed un’altra persona! -
- COOOSAAA?? Te ne sei andata di casa? Ti avevo detto che ne avremmo parlato al mio ritorno, se non sbaglio! Pensavo di essere stato chiaro! E poi con chi sei andata a vivere?? Con un UOMOO?!?! Un bell’imbusto che.. che … che non perderà di certo l’occasione per provarci, lo vedo come si comporta quando siamo in teatro e pensa che io non vi guardi!!!-
- Ma non era gay?? –

sussurrò Pansy a Theo e Blaise, e questi in tutta risposta alzarono le spalle in sincrono come a dire che non ne sapevano nulla. Draco sentì e vide la scena ma in quel momento non gli interessavano le teorie sulle tendenze sessuali di Marcus Herbell, sapeva solo che Antlia aveva lasciato la loro casa, aveva preferito dividere la casa con degli sconosciuti piuttosto che con lui: si sentiva tradito e abbandonato.
– Ma per favore, non dire stupidaggini, Marcus è solo un amico! Senti, mi dispiace, io ho cercato di parlartene prima che tu partissi, ma hai preferito fare finta di niente; “poi ne parliamo” non è una risposta quando qualcuno cerca di farti capire che c’è qualcosa che non va!-
- COSA VORRESTI DIRE CON QUESTO??? –
- VOGLIO DIRE CHE TI VOGLIO BENE MA VIVERE CON TE NON E’ FACILE, E CHE NON ERA PIU’ POSSIBILE CONTINUARE COSI’! SEI DISPOTICO, AUTORITARIO E MI CONTROLLI PEGGIO DI UN CANE DA GUARDIA… –
- FORSE PERCHE’ CERCO DI PROTEGGERTI, NON MI SEMBRA SIA QUALCOSA PER CUI ESSERE CONDANNATI!!! –
- PORCA MISERIA ABBIAMO LA STESSA ETA’, NON SONO UNA BAMBINA E NON HO BISOGNO DI ESSERE TRATTATA COME TALE! –
Stavano alzando la voce e la gente cominciava a guardarli incuriosita, vista la situazione Theo propose di uscire e magari andare a casa di Draco per finire di discutere senza dare troppo spettacolo, ma lui, a quel punto, si era già lasciato trascinare dall’ira e come sempre quando gli accadeva aveva esagerato
–Si, hai ragione Theo –

disse in risposta al ragazzo abbassando la voce, poi si rivolse ad Antlia con tono glaciale.
- Poiché sono dispotico, autoritario e che sopportarmi è così difficile, potevi anche risparmiarti di venire, anzi senza bisogno di discutere oltre, puoi anche andartene a casa tua
aveva sottolineato con disprezzo le ultime due parole e l’aveva guardata con quello sguardo freddo che un tempo era riservato solo a Potter & Co.
– Dovevo immaginarlo che non avresti capito –

aveva sussurrato Antlia a capo chino poi aveva raddrizzato le spalle e gli aveva rivolto uno sguardo gemello del suo.  – Beh, io vado, felice di averla rivista Maestro! –
aveva messo nella parola “felice” tutta l’amarezza che provava in quel momento, aveva salutato gli altri e si era avviata all’uscita.
Draco le aveva girato le spalle e si era rivolto agli altri tre.
– qualcuno mi accompagna a casa? –
aveva chiesto in tono indifferente, al che Pansy era sbottata incredula.
– Ma è possibile che tu debba essere così stupidamente orgoglioso? –
- Pansy lasciami stare… non ora. –
- Ok, lascio stare… però ne parliamo domani, e adesso scusa ma vado da lei, non la lascio sola dopo quello che hai avuto il coraggio di dire! Spero che quando ti sarà sbollita ti renderai conto della crudeltà delle tue parole. –

e salutando velocemente corse dietro alla ragazza che intanto aveva quasi raggiunto l’uscita. I tre ragazzi rimasti soli si avviarono alla macchina di Theo; quando la vettura attraversò il piazzale dell’aeroporto, dal finestrino Draco poté scorgere una giovane donna dai capelli così biondi da sembrare quasi bianchi, abbracciare piangendo una ragazza bruna e sentì una morsa stringergli il cuore.
 
Pansy aveva raggiunto Antlia nel piazzale antistante l’ingresso dell’aeroporto l’aveva fermata poggiandole una mano sulla spalla e chiamandola piano, la giovane si era voltata e l’aveva abbracciata scoppiando a piangere.
– Perché non capisce? –
- Non è che non capisca, tesoro, ma ha paura di perderti, e di restare solo; ti vuole bene e sei tutto ciò che gli rimane. –
La ragazza sollevò il viso e si scostò dall’amica.
- Anche io gli voglio bene, è tutta la mia famiglia, ma deve imparare a rispettarmi; ti rendi conto che ha quasi preso a pugni Alain perché gli stavo offrendo un caffè alle otto di mattina nella cucina di casa, era solo passato a prendermi e lui invece ha pensato che avesse trascorso la notte con me… e poi anche fosse stato, non si deve permettere di gestire la mia vita e deve capirlo! E il tono che ha usato adesso, e quelle parole – la giovane trasse un sospiro addolorato - Pansy, questa volta ha esagerato, non sarò io a cercarlo dopo quello che ha detto, questa volta mi deve delle scuse. –
la determinazione che si poteva leggere nello sguardo della ragazza e che traspariva dal suo tono di voce era pari solo a quella che aveva animato gli occhi di Draco quando aveva preso quelle decisioni irreversibili che avevano così cambiato la sua vita, e questo fece capire a Pansy che avrebbe dovuto far ragionare il suo amico affinché non perdesse l’affetto di quella ragazza che era così inscindibilmente parte di lui.
– Tesoro, questa sera lo chiamo e cerco di parlargli, lo sai com’è, gli ci vuole tempo per accettare il fatto di avere sbagliato, ma lo farà… ti assicuro che lo farà… non gli darò tregua finché non ti avrà chiesto scusa! E sai quanto posso essere implacabile! –
– Si, lo so. – rispose asciugandosi le lacrime col dorso della mano e tirando su col naso - Quasi mi fa pena, povero Draco. – inaspettatamente il suo bel viso s’illuminò di un sorriso - No, non è vero, nessuna pietà! Asfissialo, schiaccialo, tormentalo finché non verrà da me a scusarsi strisciando, solo allora sarò contenta! – a queste parole scoppiarono entrambe a ridere.
– Grazie Pansy, sei davvero un’amica.. riesci sempre a farmi sorridere! –
- Bene, però adesso tu per sdebitarti mi accompagni a casa, sono rimasta a piedi! –

 
Erano ormai le sette di sera quando Hermione con due valigie debitamente incantate al seguito, ricolme di tutte le cose che le appartenevano arrivò di fronte al portone della sua nuova casa.
Marcus le aveva consegnato le chiavi subito dopo pranzo, poi l’aveva salutata dicendole che doveva correre in teatro per una prova e si era raccomandato di non fare tardi quella sera così avrebbero potuto festeggiare il suo arrivo anche con Antlia.
Hermione, confortata dal calore dimostratole dal ragazzo, era corsa al residence in cui era situato il suo vecchio appartamento e si era affrettata a fare i bagagli e a riconsegnare le chiavi, e adesso era lì, pronta a dare una nuova piccola svolta alla sua vita, non sapeva nemmeno lei perché, ma si sentiva quasi euforica e carica di nuove aspettative.
Una volta giunta sul pianerottolo la melodia struggente suonata da un violino proveniva dall’interno dell’appartamento, la ragazza aprì la porta e si trovò di fronte la giovane donna che l’aveva travolta quella mattina intenta a suonare e si sentì avvolgere da una musica così dolce e così triste che le riportò alla mente il viso sorridente di sua madre e una piccola lacrima fece capolino tra le sue ciglia. Improvvisamente la musica cessò bruscamente l’altra ragazza si era accorta di lei, e la guardava con quello sguardo trasparente dal quale in quel momento affiorava una grande tristezza.
– Ciao… - Hermione la salutò timidamente - Mi dispiace, non volevo disturbarti… -
- Nessun disturbo – esordì l’altra, che pur avendo notato gli occhi lucidi della sua interlocutrice, fece finta di niente - vedo che finalmente Marcus ha trovato qualcuno che gli ha ispirato fiducia… benvenuta, io sono Antlia, stamattina non abbiamo avuto il tempo per le presentazioni. –
Finalmente il suo volto si aprì in un sorriso che però raggiunse gli occhi solo in parte, Hermione sorrise di rimando.
– Vado a sistemare le mie cose, Marcus ha detto che stasera voleva festeggiare la nostra nuova convivenza e che anche tu avresti avuto qualcosa da festeggiare. –
- Cielo, quel ragazzo non cambierà mai… per lui ogni occasione è buona per alcolizzarsi, ma sinceramente non sono molto dell’umore! –
- Va bene ugualmente, per me d’altra parte è prematuro festeggiare la prima sera… chi vi dice che tra una settimana non desidererete già cacciarmi via!? –
- Spero di no, sono stufa di sopportare Marcus da sola, ho bisogno di un sostegno! Vuoi una mano a disfare i bagagli? Anche se vedo che non hai tantissima roba. –
- No – mentì Hermione che usava due valigie solo grazie alla magia - sono a Parigi solo da otto mesi –
- Wow, parli bene però! –
- Mia madre era Parigina, mi ha insegnato lei il francese –
- Avrei detto che fosse tuo padre il francese visto il tuo cognome Dubois –
- Dubois era il cognome di mia madre, preferisco così. –
- Scusa, non volevo essere indiscreta –
- Figurati, non potevi saperlo… -
L’atmosfera si era fatta imbarazzante soprattutto perché le ragazze si erano accorte l’una della tristezza dell’altra
– Senti, allora facciamo così, tu vai a disfare i bagagli, io intanto preparo una cioccolata calda, così magari dopo riusciremo ad essere un po’ meno tristi ed anche meno imbarazzate. –
Antlia aveva colto nel segno ed Hermione nonostante si fosse sentita arrossire davanti a quell’evidenza non poté non apprezzare la sincerità della ragazza.
Quando la strega ridiscese un’ora dopo, Antlia che la stava aspettando in cucina mise sul fornello la cioccolata e dopo qualche minuto ne versò un’abbondante tazza per ognuna di loro poi sollevò la tazza mimando un brindisi.
–Alla faccia della cellulite e di chi ci vuol male!!! Cin cin. –
- Cin cin - rispose lei facendo tintinnare la sua tazza con quella della ragazza poi dopo averne bevuto un sorso, prese un biscotto e lo inzuppò
- dovresti provare con questi –

le disse la bionda mostrandole il cracker che aveva in mano
– I crackers salati nella cioccolata?? Mi fa un po’ impressione! –
- Prova e poi mi dirai –

al che, non senza qualche esitazione, la nuova inquilina prese una metà del cracker dal pacchetto e con una faccia perplessa provò ad assaggiarlo, mentre l’altra alla vista della sua espressione tra il curioso e lo schifato alla sola idea di quel connubio bizzarro, scoppiò a ridere
– Mon Dieu, dovresti vedere che faccia schifata che hai!!! Ahahahahahah, dai chiudi gli occhi ed assaggialo –

la ragazza ubbidì.
- Ma è BUONISSIMO!! –
- certo, mica ti voglio avvelenare il primo giorno! Aspettiamo almeno la famosa settimana di cui parlavi prima –

e le strizzò l’occhio, Hermione sogghignò in risposta. Inaspettatamente l’imbarazzo di poco prima si era sciolto come neve al sole e le due ragazze incominciarono a chiacchierare tranquillamente nel tentativo di conoscersi.
- Cosa studi al conservatorio? –

chiese Antlia
- Come sai che frequento il conservatorio? –
- Il biglietto per l’appartamento lo avevamo messo solo li! –
-Ah, capisco. Comunque studio, anzi studiavo canto lirico, ma non ho mai frequentato, ho dato l’ultimo esame ieri da privatista, ed è stato proprio lì che ho visto il vostro biglietto per la stanza. –
- Quindi fai la cantante –
- Veramente faccio la cameriera, in attesa della grande occasione! –
- ok, allora diciamo che sei una cantameriera.. che ne dici?? –
- Cantameriera… è un nomignolo veramente idiota! Mi piace! – e scoppiarono entrambe a ridere
– Hai già fatto dei provini? –
- No, volevo prima il diploma, adesso però mi piacerebbe provare a realizzare il mio sogno di riuscire a vivere facendo solo quello.-
- Ma non hai mai partecipato a nessuna produzione? –
- Si, mi sono già esibita per un pubblico che non fossero amici e parenti quando ero in Inghilterra, però da quando sono qui non ci ho ancora provato. –
- Da noi in teatro tra due settimane iniziano i provini per la prossima stagione lirica, perché non ci provi? –
- Mi piacerebbe… però –

Hermione era titubante, spaventata dalla paura di fallire, da quel famoso “le faremo sapere” che di per sé corrisponde ad un gentile rifiuto
- Però cosa?? Permettimi Jane e non ti offendere, se vuoi fare questo lavoro ti devi buttare, altrimenti fai prima ad appendere l’ugola al chiodo e continuare di buon grado a fare la cameriera… sinceramente non vale la pena di farsi fottere i propri sogni dalla paura. Io ce l’ho fatta, perché non dovresti riuscirci anche tu? –
- Hai ragione… ok, ci sarò! Però giusto per sapere, di quale teatro stiamo parlando? -
- Non te l’ho detto? Del Petit Opera –
- Oh mamma, al Petit Opera?!! Tu lavori al Petit Opera con Marcus? –
- Beh si, è li che ci siamo conosciuti e siamo diventati amici, io violento il violino e lui fa la danza del ventre… davvero una bella coppia di scemi –

risero ancora, soprattutto all’immagine del bel moretto vestito di veli
- Beh, Marcus non l’ho mai visto ballare giacché lo conosco da nemmeno dodici ore, ma di te non si può certo dire che il violino lo violenti… prima quando sono entrata in casa quel poco che ho sentito della tua interpretazione mi ha fatta commuovere –
La violinista sorrise lusingata
– Grazie, non sai quanto sia bello sentirsi dire certe cose –
- Non lo so, ma lo immagino-
- Chissà, magari un giorno io suonerò e tu canterai sulla mia musica –
- Magari al Petit Opera… mi sembra incredibile avere un’occasione del genere. Senti, ma è vero che quest’anno a dirigere l’orchestra per l’intera stagione ci sarà il Maestro Draifous?-
Antlia si limitò ad annuire con un cenno del capo, al solo sentirlo nominare le ribolliva ancora il sangue nelle vene al pensiero delle sue parole di quella mattina.
- Ho letto da qualche parte che sia piuttosto giovane, se non sbaglio ha circa la mia età, ma dicono anche che sia bravissimo –
- Si ma è anche un grandissimo stronzo! –

La bionda non era proprio riuscita a trattenersi.
– Tu lo conosci già? – chiese Hermione
- Si, è uno dei fondatori della Petit Opera, ed io lavoro li grazie a lui… diciamo che siamo, o meglio eravamo molto legati. –

caricò quell’eravamo di tutta la delusione, l’amarezza e la paura di perdere Draco che aveva dentro.
- Mi dispiace, non volevo rattristarti. –
- Lascia stare, non sei tu, è lui che è uno stronzo! –
In quel momento rientrò Marcus a spezzare quel momento di tristezza, vedendo Antlia con quell’espressione capì subito che l’incontro all’aeroporto non doveva essere stato dei migliori e che Draifous probabilmente non era stato per niente comprensivo, quindi non volle sentire ragioni e con la scusa di festeggiare la nuova inquilina trascinò le “sue due donne” in giro per locali per tutta la notte.
Nessuno di loro poteva immaginarlo ma quel giorno il destino aveva scoperto la prima delle sue carte.

 
 
 
 
 
 
************************************
 
 
 
 
 
Buona Sera, anche se, data l’ora sarebbe meglio un bel Sogni d’Oro. Innanzi tutto vorrei ringraziare le persone che leggono questa storia, quelle che l’hanno messa tra i preferiti e tra le seguite. Lo so che procede un po’ a rilento, ma ho un sacco di idee, e buttarle tutte subito in un capitolo mi parrebbe sprecato ai fini di una narrazione, per cui preferisco assecondare la mia vena prolissa, pero tanto non vi dispiaccia e non vi annoi. So di non essere molto puntuale negli aggiornamenti, ma vi assicuro che cercherò di restare sempre più o meno nella volta a settimana. Stasera sono molto felice, perché ho scoperto che mio marito mi porterà a Parigi questo week end, mi aveva detto che avremmo fatto un viaggio per festeggiare il nostro S. Valentino, ma mi ha fatto credere fino ad oggi che saremmo andati a Kopenhagen, per carità, non che mi dispiacesse, ma finalmente il mio sogno si avvera, sperando che la mia sfiga antiparigina non colpisca ancora (ho già rimandato tre volte nella mia vita ogni volta per un contrattempo: professori in sciopero al liceo per ben due volte –in seconda ed in quinta - e febbre a quaranta dopo che non mi veniva da almeno quindici e dico q.u.i.n.d.i.c.i. anni!!!) Insomma speriamo che fussa ca fussa la vota bbona!! Di sicuro andrò a Montmartre così poi potrò descrivere meglio luoghi e situazioni.

Ora mi inchino e ringrazio:


For ever cullen: Marcus è il connubio di tre dei miei amici più cari, e secondo me tutte abbiamo bisogno di un Marcus nella vita, io non ne posso fare a meno.


barbarak: Grazie per le tue parole d’incitamento, mi fanno davvero un grande piacere; rispondo alla tua domanda sulla falsariga di un gioco per bambini: fuochino fuochino… fuoco, fuocone…. Per l’incendio devi capire tu che cosa li lega! Herm si sente sola perché effettivamente in questo momento lo è, ed è anche intimidita dalle scelte che ha fatto che l’hanno portata su una strada completamente diversa da quella che le si era prospettata negli anni di Hogwarts, inoltre è delusa come dici tu, ma chi non lo sarebbe dopo lo scherzetto che le ha giocato suo padre. Ma presto il suo caratterino ricomincerà ad emergere, soprattutto grazie ad una certa persona… credo proprio che dal prossimo capitolo prenderò il via con un paio delle idee che mi frullano in testa da quando ho incominciato a scrivere.


anna96: Grazie, grazie, grazie… che altro dire se non un milione di grazie!!! Spero davvero che continuerai a leggere.


silvia90: Grazie, questo è un altro capitolo di passaggio spero che non ti annoi e che continuerai a seguirmi.


Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** MERAVIGLIOSA, MALEDETTA SERATA ***


MERAVIGLIOSA, MALEDETTA SERATA

Erano le sei di un pomeriggio qualsiasi dei primi giorni di luglio, il cielo merlettato di nuvole soffici come spuma si tingeva di rosso mentre il sole pian piano calava per lasciare spazio alla sera, l’aria calda tipica della stagione era rinfrescata dalla brezza leggera che spirava sulla collina. Una ragazza seduta sulla gradinata di fronte alla chiesa del Sacré-Coeur fumava una sigaretta aromatica assorta nei suoi pensieri facendosi cullare dalla musica Jazz suonata da un complessino di strada poco distante. Un giovane dalla folta capigliatura nera come la notte la raggiunse alle spalle e le si sedette affianco.
- Ciao Piccola, non lo sai che fa male fumare? –
Le prese la sigaretta dalle mani e se la portò alle labbra.
- Ciao Blaise – l’espressione assorta della ragazza si distese in un sorriso luminoso
- Come stai? – le chiese scrutandola con i suoi occhi color cobalto.
- Ce l’hai la domanda di riserva? –
- Ok, ho capito… Non ti ha chiamata vero? –
- No. – Antlia sospirò con tristezza.
- Mi spiace, lo sai com’è, gli serve tempo –
- Si lo so com’è, ma non è una questione di tempo, si tratta solo di egoismo e stupido orgoglio ferito! –
Blaise tacque, sapeva che la ragazza aveva ragione, ma sapeva anche che il suo migliore amico, pur non dandolo a vedere, in quel momento stava soffrendo tanto quanto lei.

- Pansy è riuscita a parlargli? – chiese la giovane donna
- Ha tentato, l’ha chiamato il giorno dopo, ma non appena è entrata in argomento, lui ha chiuso la conversazione, e così ha fatto anche con me e Theo quando ci abbiamo provato, non lo sentiamo da almeno dieci giorni –
- Tra due giorni iniziano i provini, lo scorso anno ha voluto che fossi presente, e sinceramente questa volta non so che cosa fare! Non ho voglia di venire in teatro e ritrovarmelo davanti, sono ancora troppo arrabbiata! Pensare che anche la mia nuova coinquilina vi prenderà parte, avrei voluto essere lì per tranquillizzarla… –
- Antlia, non sarà un’altra sciacquetta che vuole approfittarsi di te per arrivare a Draco? –
- No Blaise, questa ragazza sono certa che non sia così…-
- Nemmeno Marie lo sembrava, poi, però hai visto come si è comportata dopo che è riuscita a infilarsi nel suo letto –
- Hai ragione, ma oltre al fatto di essere quasi certa di non sbagliarmi, questa volta ho preso le mie precauzioni. –
- Cioè? –
- Sa che conosco il Maestro Draifous perché ci ho lavorato insieme e che eravamo amici, ma pensa che ora lo detesti. Nemmeno Marcus le ha detto nulla, d’accordo con me. –
- Le hai detto che lo detesti e che siete, cioè eravate, semplici amici? E come farai poi a spiegarle che … -
Non ebbe il tempo di terminare perché lei lo interruppe.
- Si è appena trasferita da noi, ed è arrivata proprio il giorno in cui io e Draco abbiamo litigato, per cui mi è scappato di definirlo uno stronzo! –
Blaise rise, quella ragazza era davvero incorreggibile, tanto era bravo a dissimulare e celare i propri sentimenti Draco, quanto lei era trasparente e cristallina, le potevi leggere il cuore attraverso gli occhi quando non ti rendeva direttamente partecipe delle sue emozioni attraverso le parole.
- Mi manca quel dannato imbecille orgoglioso! –
- Lo so piccola, ma vedrai che si farà sentire presto, prima dei provini di sicuro – le passò un braccio intorno alle spalle e la strinse a se con affetto, lei si girò a guardarlo e lui le fece l’occhiolino
- Spero che tu abbia ragione perché ho voglia di vederlo di parlargli, ma questa volta non posso cedere, o sarà sempre così e lui potrà continuare a sbagliare imperterrito tanto saprà che io farò sempre la prima mossa –
- Sono certo di quello che ti ho detto! Potrei metterlo per iscritto –
- Come fai a dirlo? –
- Io so una cosa che tu non sai... – E le sorrise dolcemente
- Cosa?-
- Stasera Panzer-Pansy ha deciso di entrare in azione! –
Antlia rise di gusto a quel nomignolo e si strinse di più al ragazzo appoggiando il capo sulla sua spalla. Un piccolo brivido gli attraversò la schiena a quel contatto inaspettato e, senza quasi rendersene conto, iniziò ad accarezzarle i capelli con dolcezza; il cuore di lei accelerò i battiti e la sua mente desiderò che quel momento durasse all’infinito. Dopo alcuni minuti, però, si decise a parlare per spezzare quel silenzio denso che si era creato, non voleva che Blaise si accorgesse dell’emozione che l’aveva invasa a quello che, probabilmente, per lui era solo un gesto di affetto fraterno.
- Grazie Blaise, non so come farei a volte senza di te… …e gli altri –
- Probabilmente marciresti in una prigione babbana accusata di drachicidio! –
Scherzò lui spezzando definitivamente l’incanto e, scostandosi leggermente da lei, ringraziò tra sé e sé il cielo per quelle parole che lo avevano risvegliato dal languore che lo aveva invaso al contatto con il calore di quell’esile corpo prima che facesse qualche stupidaggine, geloso com’era Draco non gliel’avrebbe mai perdonato.
- Probabilmente! – celiò lei sorridendogli di rimando e abbassando lo sguardo per nascondere il senso di vuoto che l’aveva invasa allo sciogliersi di quell’abbraccio.
Blaise si alzò

- Ti va una pizza da Mario? –
Lei annuì e afferrò la mano che le porgeva per aiutarla ad alzarsi, lui iniziò a scendere la scalinata destreggiandosi tra la folla dei turisti senza mollare la presa delicata eppur sicura sulla mano della ragazza; il cuore di Antlia aveva ricominciato a impennarsi e non certo a causa dei gradini. Doveva smetterla si disse, lui era il migliore amico di Draco e non l’avrebbe mai vista sotto un’ottica diversa da quella della semplice amicizia, era inutile continuare a sospirare per quell’amore impossibile che le teneva compagnia fin da quando, bambini, giocavano insieme sulle rive del laghetto di Malfoy Manor. La scalinata finì e la ragazza persa tra le sue elucubrazioni e il suo batticuore non vide l’ultimo gradino inciampando, lui la sorresse un attimo prima che cadesse tenendola per la vita, poi senza lasciarla andare la guardò negli occhi e sorrise.
- Ehi, piano, altrimenti chi lo sente Draco se ti fai male! –
- Scusa, sono proprio senza speranza! –
Sussurrò, rossa per l’imbarazzo di quel nuovo abbraccio.
- Non è vero, sei semplicemente Antlia! – le disse con la voce arrochita dalle emozioni intense che quel nuovo contatto con il corpo della ragazza gli provocava, poi prima di perdere del tutto il controllo della situazione aggiunse con indifferenza scostandosi e allontanandola da sé.
- ci conviene sbrigarci altrimenti rischiamo di non trovare più posto. –
Si incamminò nuovamente per le stradine affollate continuando però a tenerla per mano; non ce l’aveva fatta a interrompere del tutto quel contatto fisico lasciandole andare anche la mano. Si chiese quando avesse cominciato a sentirsi così con lei. Non lo sapeva, l’unica cosa di cui era cosciente era la sensazione di benessere che lo starle accanto gli procurava. Doveva darci un taglio si disse, Draco a parte, era sicuro che lei non lo considerasse altro che un amico. Sì, ci avrebbe dato un taglio… domani però! Ora voleva godersi quella che si prospettava una meravigliosa serata da soli loro due.
Antlia era senza parole, lo seguiva per quel dedalo di vie gremite di turisti emozionata come una scolaretta, con il cuore che minacciava di esploderle in petto, confusa dal tono di voce con cui Blaise aveva pronunciato il suo nome poco prima. Avrebbe voluto fermarsi, sganciare la mano dalla sua solo per tornare a ragionare lucidamente, ma non ne aveva la forza. Si disse che quel tono non era stato reale, era solo frutto della sua fantasia malata…malata di lui! Doveva darci un taglio, e al più presto per non rischiare di ritrovarsi un giorno col cuore a pezzi. Sì, ci avrebbe dato un taglio… domani però! Ora voleva godersi quella che si prospettava una meravigliosa serata da soli loro due.


Al n° 8 di Rue de Rivoli il campanello squillò improvvisamente facendo sobbalzare il padrone di casa che se ne stava sdraiato sul divano immerso nella lettura di un libro. Draco Malfoy alzò gli occhi sul quadrante della pendola del salotto che segnava le sette e un quarto, e si chiese chi potesse essere. Non aspettava nessuno per quella sera, per cui stabilì che dovesse trattarsi di un seccatore e decise di non rispondere fingendo di non essere in casa.
Pansy Parkinson però non era tipo da arrendersi facilmente, soprattutto quando conosceva i suoi polli, e poteva tranquillamente dire di conoscere fin troppo bene il galletto in questione, per cui senza scomporsi per non aver ricevuto risposta al primo tentativo decise di insistere per almeno altre tre, quattro, cinque, sei o sette volte prima di passare alle maniere forti.
All’interno dell’appartamento il giovane uomo già al secondo trillo proveniente dall’esterno cominciava a perdere la pazienza; chiunque conoscesse il suo indirizzo, di sicuro conosceva bene anche lui, per cui avrebbe dovuto sapere che, a meno che non fosse in casa, se non rispondeva era perché non aveva voglia di vedere nessuno, e avrebbe dovuto smettere di insistere se non avesse voluto correre il rischio di incappare nella sua ira. Inutile dire che al quarto tentativo Fuffy in confronto a lui era come una puffola pigmea paragonata a un ungaro spinato. Sopprimendo il desiderio di lasciarsi andare all’ira e alzare il citofono per insultare l’importuno chiunque egli fosse, anche se qualche sospetto cominciava a farsi largo in lui, palesando però, in questo modo la sua presenza, accese lo stereo, collegò le cuffie, se le cacciò in testa a tutto volume, si sdraiò nuovamente sul divano e chiuse gli occhi. Insistesse pure il seccatore… lui non lo avrebbe sentito!
Pansy poiché Draco non cedeva si ritrovò indecisa tra il metodo Antlia, cioè attaccarsi al campanello senza sosta fino alla capitolazione del galletto, e una sana smaterializzazione a sorpresa in casa del pollo con conseguente rischio di dover poi obliviare una sua eventuale compagnia femminile rendendola irrimediabilmente più intelligente di quanto fosse prima dell’incantesimo, la faccia del “Maestro” in quel caso sarebbe stata impagabile. Per amor di pace (più o meno) decise, anche se a malincuore, per il metodo Antlia che però dopo un quarto d’ora dovette abbandonare! Dannata serpe! Era sicura che fosse in casa. Theo glielo aveva garantito. A quel punto passò al piano B: percorse un centinaio di metri e si diresse ai bagni della metro, da lì si smaterializzò nel salotto del suo di lì a poco ex migliore amico. Nessuna sciacquetta da far gridare di paura come una gallina spiumata, questo le dispiacque un po’ perché toglieva parte del divertimento, solo Draco sul divano… con in testa le cuffie… bastardo! Ecco come era riuscito a ignorarla. Bene, se voleva la guerra Panzer-Pansy non aveva problemi. A causa del volume della musica il giovane non aveva sentito il crack che annunciava una materializzazione e se ne stava beatamente sdraiato a occhi chiusi con un sorrisetto beffardo sulla faccia: si era appisolato. La ragazza ghignò come solo un vero serpeverde sa fare, estrasse la bacchetta e con movimento fluido la puntò contro il divano sussurrando l’incantesimo di levitazione Vingardium Leviosa, immediatamente questo si librò nell’aria guidato con mano delicata dalla mora, quando l’ebbe sollevato di circa un paio di metri da terra pronunciò quello di sospensione Statim Leviosa bloccandolo a quell’altezza. Poi spense lo stereo e contemporaneamente urlò

– AL FUOOCOOO!!! –
Draco svegliato di soprassalto, balzò giù dal divano e precipitò al suolo battendo il suo regale sedere sul pavimento. La ragazza scoppiò a ridere!
- CRETINA! – ruggì quando la vide – MI POTEVI FAR AMMAZZARE! –
- le erbe infestanti non muoiono facilmente! –
- STRONZA! LA VUOI SMETTERE DI RIDERE?!! -
Pansy assunse un’espressione annoiata si sedette sulla poltrona a fianco a dove avrebbe dovuto essere il divano, si accese una sigaretta e poi con un gesto secco della bacchetta fece bruscamente ridiscendere il mobile ancora sospeso a mezz’aria che grattò la schiena del giovane riposizionandosi al suo posto
- MA SEI SCEMA??? VUOI UCCIDERMI DAVVERO!?!? -
- Mi piacerebbe molto, ma non sono qui per questo! -
- Non si direbbe. Mi sono fatto male –

ragazzo si massaggiava il regale fondoschiena con una smorfia di dolore e irritazione sul viso. Se in quel momento avesse avuto la bacchetta a portata di mano avrebbe di sicuro schiantato la sua ex
- Smettila con questa scena, una botta in più non ti renderà più stupido di quello che già sei -
- Ho battuto il sedere, non la testa! -
- E dov’è la differenza? -
Draco sbuffò esasperato, odiava i risvegli da caserma, odiava la calma serafica di Pansy, ed era troppo arrabbiato per riuscire a tenerle testa lucidamente, almeno poteva insultarla si disse, il turpiloquio lo faceva sentire meglio.
- SI PUO’ SAPERE CHE CAZZO VUOI? –
Domanda retorica, sapeva bene perché fosse lì e che cosa volesse, sapeva che lei aveva ragione, anche se non lo avrebbe mai ammesso, e soprattutto sapeva che lo avrebbe convinto perché Antlia gli mancava, ma l’avrebbe fatta sudare, gli sembrava che così la sconfitta bruciasse meno
- Andare a cena e parlare -
Assumendo la sua migliore espressione strafottente il ragazzo rispose
- Non ho fame, so cosa vuoi dirmi e non ho voglia di starti a sentire -
- Io ho fame, Theo è impegnato in una cena con un gruppo di sponsor per la prossima stagione e non voglio cenare da sola.
- Perché non vai a tormentare Blaise! -
- Perché Blaise è con Antlia -
- COOSAAA? -
- Bene! Dalla tua stupida reazione deduco che verrai a cena con me, che parleremo e che, purtroppo, quello che è capitato non ti ha insegnato nulla! Adesso non ti fidi nemmeno più del tuo migliore amico? Il ragazzo con cui tu e Antlia praticamente siete cresciuti? DIO CHE VOGLIA DI SCHIANTARTI CHE HO! –

Era scattata in piedi, aveva alzato leggermente la voce e il suo sguardo si stava oscurando, passando dal verde cupo che lo caratterizzava quasi al nero, come se le pupille avessero inghiottito le iridi, persino Draco in queste occasioni tendeva a essere il più possibile conciliante. E conciliò, a modo suo ovviamente, ma conciliò
- Ok, però offri tu, non ho nessuna intenzione di pagare per una cena che mi resterà sullo stomaco. -
Mentre lui andava in camera a cambiarsi la donna si accese una sigaretta, si risedette sulla poltrona e cercò di prepararsi spiritualmente a quella che sarebbe stata una lunga serata.
Il tragitto dal n°8 di Rue de Rivoli al ristorante si era svolto in un clima semi rilassato, per tacito accordo avevano deciso che avrebbero parlato al ristorante, in modo da non rischiare di azzannarsi come belve vista la presenza di estranei, e per non correre troppi rischi avevano scelto un ristorante del quartiere latino in cui non erano mai stati, ragion per cui se proprio gli fosse scappata la pazienza nessuno li avrebbe riconosciuti o almeno così speravano.
Giunti al locale il maitre, su loro richiesta, li fece accomodare in un piccolo privè.

 
La giovane cameriera rispondente al nome di Jane Dubois aveva un mal di testa che le stava facendo esplodere il cervello, mancavano due giorni al suo provino al Petit Opéra era nervosa e quel giorno non era riuscita a studiare più di un’ora a causa di quel dolore insistente che non le aveva dato tregua fin dal risveglio. Giunta al lavoro, dopo solo un’ora di servizio ai tavoli della sala grande era andata dal maitre e aveva chiesto di poter andare a casa, permesso accordato, naturalmente la serata persa le sarebbe stata decurtata dalla paga aveva specificato l’uomo, così Hermione, ingoiando amaro era rimasta a lavorare nonostante il pulsare alle tempie e la vista leggermente appannata ai quali si aggiungevano la rabbia e la frustrazione verso quell’ometto ridicolo che era il direttore di sala.
A metà serata l’uomo l’aveva chiamata, dovendo tornare nel salone principale le aveva affidato il servizio nel privè e le aveva messo in mano la comanda dell’unico tavolo occupato perché la portasse immediatamente in cucina raccomandandole di restare ad aspettare le ordinazioni in modo che i loro ospiti non dovessero aspettare troppo a lungo.
Una volta che furono pronti, prese i piatti e si diresse nella saletta dove due ragazzi erano seduti all’unico tavolo parlando fittamente ed anche piuttosto concitatamente
- Filetto al pepe verde? –

chiese. La giovane donna fece un cenno con la mano a indicare sé stessa e contemporaneamente alzò il viso verso la cameriera per ringraziare, ma le parole le si gelarono in gola per lo stupore quando la guardò in volto; Hermione incrociò lo sguardo della ragazza e si sentì morire nell’istante stesso in cui la riconobbe e si rese conto che l’altra aveva fatto altrettanto, poteva tollerare tutto, ma non certo di fare la cameriera a Pansy Parkinson e a chiunque fosse il suo accompagnatore; in preda ad un atroce sospetto girò gli occhi verso l’uomo che perso nei suoi pensieri stava giocherellando con il bicchiere e non si era reso conto di nulla, e quando lo riconobbe lo stomaco le si attorcigliò e un senso di nausea la pervase, le sue tempie pulsarono più forte di quanto avessero fatto per tutto il giorno, le mani le tremarono e i due piatti caddero al suolo frantumandosi e schizzando gli abiti dei presenti.
Hermione fece due passi indietro portandosi le mani sulla bocca, stupita, e spaventata per non essersi saputa controllare, il dolore alla testa sempre più forte.
Draco balzò in piedi come una furia guardandosi il pantalone macchiato
- MA CHE DIAVOLO! E FAI ATTENZIONE RAZZA DI IMBECILLE! -
Poi sollevò lo sguardo, la vide e non gli parve vero, avere qualcuno da torturare per sfogare la frustrazione data dalla conversazione con Pansy gli sembrò una manna… soprattutto perché era quel qualcuno. L’altezzosa so-tutto-io, eroina di guerra ora lo serviva al tavolo e gli aveva rovesciato praticamente addosso la cena: una cameriera!
Hermione Granger era una cameriera! Stava di fronte a lui in una posizione di netta inferiorità, e il ragazzo si chiese se per caso non fosse Natale.
Assunse un’espressione schifata e il suo tono più sferzante e ironico
- Granger… qual buon vento! -
Hermione decise di non cedere a nessuna provocazione, o almeno di provarci
- Mi dispiace, provvederemo immediatamente a spostarvi di tavolo e a servire le vostre ordinazioni al più presto –

rispose infastidita dal tono sommesso che era costretta a tenere se non voleva rischiare di perdere il lavoro, nonostante il dolore alle tempie tenne però lo sguardo dritto e fiero dinanzi a sé, la soddisfazione di farsi schiacciare del tutto non gliela avrebbe mai data.
- Non ti affaticare inutilmente, il servizio è troppo scadente per fermarci un momento di più in questa bettola! L’ho sempre detto io che voi mezzosangue siete socialmente inutili, né maghi né babbani, ibridi senza un posto che non sanno fare nulla, lo dimostra il fatto che non sai nemmeno mettere in tavola due piatti -
Hermione a quelle parole impallidì, non poteva non difendersi; ma non fu l’unica a cambiare espressione, Pansy era rimasta sorpresa dal comportamento del suo amico, e le parole che aveva rivolto alla loro ex compagna di scuola l’avevano profondamente delusa, quasi come se le avesse rivolte a lei. Non poteva credere che dopo tutto quello che era cambiato nelle loro vite in quegli anni, dopo le scelte che avevano fatto e la vita che conducevano lui fosse ancora in grado di avere espressioni di quel genere, soprattutto verso una persona che in passato con le sue azioni gli aveva in sostanza salvato la vita. Posò una mano sul braccio di Draco, per fermare quel fiume di cattiveria, ma lui la ignorò, a quel punto pian piano si allontanò dalla sala.

- Sei noioso Malfoy, vedo che col tempo il tuo repertorio non è cambiato, sempre le stesse parole da mangiamorte fallito -
Hermione rispose mantenendo un tono più controllato possibile anche se aveva una voglia terribile di prenderlo a schiaffi.
- Spiritosa Granger, io sarei un fallito! Ah ah ah, se non sbaglio non sono io quello che serve ai tavoli, non sono io a fare la sguattera -
- Sguattera?? SGUATTERA?? MA COME OSI, VIZIATO FIGLIO DI PAPA’, SEI TALMENTE CODARDO CHE NON SEI NEMMENO STATO CAPACE DI TORNARE AD HOGWARTS PER CONSEGUIRE I M.A.G.O. DOPO CHE TUO PADRE E’ STATO ARRESTATO E RINCHIUSO COME MERITAVA E NON POTEVA PIU’ PROTEGGERE QUEL TUO CULETTO D’ORO! DEVI SOLO RINGRAZIARE GENTE COME ME ED HARRY SE PUOI ANCORA VEDERE LA LUCE DEL SOLE, VERME SCHIFOSO CHE NON SEI ALTRO, SEI UGUALE A TUO PADRE, MERITERESTI DI MARCIRE IN UNA CELLA COME LUI -
Il ragazzo a quelle parole perse il controllo, afferrò la ragazza per un polso e glielo piegò dietro la schiena, se ci avesse messo più forza glielo avrebbe potuto spezzare, desiderava farle male, provocarle lo stesso dolore sordo che le sue parole provocavano in lui, lui non era come suo padre! Avvicinò la bocca al suo orecchio e le sibilò nelle orecchie cattivo e pericoloso come un serpente a sonagli
- Fai attenzione a come parli, mezzosangue, tu non sai niente di me, niente! Io non sono come mio padre, se osi ripeterlo potrei non trattenermi e spezzarti il braccio, se non farti di peggio! –

e la spinse brutalmente lontano da sé mandandola a sbattere contro il tavolo. La donna urtò violentemente il mobile facendo pericolosamente ondeggiare le stoviglie che vi erano poggiate sopra, in un impeto d’ira afferrò la caraffa colma d’acqua da bere e ne scaraventò il contenuto in faccia al suo rivale
- Calma i bollenti spiriti Malfoy! E torna in te, sei solo un furetto codardo, i deliri di onnipotenza non ti si addicono! -
E fu su quelle parole che il maitre mise piede nella sala e inorridì di fronte allo spettacolo che gli si parava davanti: il pavimento cosparso di cocci e di cibo, il cliente con il pantalone macchiato dagli schizzi unti del pasto che giaceva a terra con i capelli il viso e la camicia gocciolanti d’acqua e la sua cameriera con una caraffa in mano mentre pronunciava quella frase.
- Mademoiselle, ma che sta succedendo qui? -
- Nulla signore, solo una rimpatriata tra vecchi amici! –

Rispose beffarda, ci mancava solo quello stupido figlio di un lepricano, il mal di testa ormai aveva raggiunto la soglia del non ritorno, la sua pazienza era ai minimi storici e la sua bocca parlava senza che riuscisse più a controllarla.
- Dovreste scegliere meglio il vostro personale –

intervenne Draco assetato di vendetta
- Sono mortificato Monsieur, immagino che questo disastro sia colpa della signorina -
Hermione tacque, mentre il giovane annuiva
- Già! -
- Non è propriamente cos… -
Signorina abbia almeno la decenza di tacere – si infervorò l’ometto poi proseguì rivolgendosi al giovane
– Le assicuro che la signorina riceverà il castigo che merita, tanto per cominciare se vorrà farci recapitare i suoi abiti provvederà lei stessa farglieli pulire a sue spese e a riconsegnarglieli. E per quanto riguarda lei mademoiselle esigo che si scusi subito con il nostro ospite –
Hermione era allibita, era sempre stata irreprensibile sul lavoro, e spesso proprio quell’irritante ometto l’aveva lodata e adesso non si preoccupava nemmeno di sapere come fossero andate le cose e scaricava tutta la responsabilità su di lei senza pensarci due volte, ma le scuse al furetto mai!
- Mi dispiace Monsieur Lessaint ma non ho nessuna intenzione di scusarmi! Ho semplicemente reagito a una provocazione, forse ho esagerato, ma la responsabilità non è solo mia. Se il Signore si scuserà con me io farò altrettanto, altrimenti nulla. -
- Te lo puoi scordare Granger! –
- Allora fottiti furetto! -
- Monsieur, la prego di voler accettare le mie scuse per il comportamento della signorina, per il quale prenderemo i dovuti provvedimenti. Mademoiselle mi faccia il favore di attendermi nel mio ufficio. –

uscì senza salutare e si diresse verso l’ufficio della direzione del personale. Fu raggiunta pochi minuti dopo dal piccolo simil-lepricano.
- Mademoiselle Dubois, alla luce di quanto accaduto questa sera mi vedo costretto a licenziarla con effetto immediato. Non solo ha offeso un cliente, ma con il suo comportamento ha arrecato un grosso danno all’immagine del locale che ci è costata un futuro di cene gratuite alla persona che lei ha insultato, quindi anche un danno economico non indifferente, per questa ragione tratterrò come indennizzo il suo stipendio di questo mese. -
Hermione lo ascoltava a testa bassa mordendosi il labbro inferiore per impedirsi di rispondere, a quel punto era inutile tentare di difendersi, aveva perso il lavoro le avevano trattenuto lo stipendio di quel mese, e si chiedeva come avrebbe fatto a pagare l’affitto. Si girò e si avviò alla porta per andarsene, ma prima che si aprisse l’ometto la fermò
- Ah, ancora una cosa prima che vada, come ho già detto prima, domani mattina provvederò personalmente ad inviare in tintoria gli abiti che lei ha sconsideratamente macchiato, il conto glielo farò recapitare a casa -
A quel punto perse la pazienza, poteva accettare il licenziamento sapeva di non essere completamente innocente, ma quello no! Il conto della tintoria quello stupido ometto poteva anche ficcarselo dove non batte il sole. Basta farsi schiacciare, era dalla morte di sua madre e dallo scherzo che le aveva fatto suo padre che non riusciva a reagire a nulla, era giunto il momento di ritrovare un po’ della sua vecchia personalità, ed il primo passo sarebbe stato dire quello che pensava a quell’insulso imbecille.
- Con tutto il rispetto Monsieur Lessaint, se lo può scordare. –
- Ma come si permette?! -
- Mi permetto perché lei è un’arrogante che non vede nulla al di la del proprio tornaconto, non si è nemmeno premurato di chiedermi se davvero io avessi torto! Lei deve salvaguardare i clienti, ma dovrebbe fare altrettanto anche con i suoi dipendenti, per cui se non vuole una denuncia per come sfrutta il personale, per gli orari ai quali ci costringe a sottometterci, le consiglio di non esagerare con le sue stupide richieste nei miei confronti. E per quanto riguarda il mio stipendio di questo mese, alla luce di quanto le ho appena detto, ci penserei bene prima di rifiutarmelo! E adesso, se non ha altre stupidaggini da dire io me ne andrei, perché la sua presenza non fa altro che aggiungere nausea al mio mal di testa…sa com’è non vorrei vomitarle sulle scarpe! -

con tutto quello che era successo una piccola soddisfazione se l’era tolta, vedere impallidire di paura e poi arrossire di collera Monsieur-Lepricano-Lessaint era stato davvero degno di nota. Restava il fatto che ora si ritrovava con l’orgoglio intatto, ma senza lavoro e con l’affitto da pagare e tutto per colpa di Malfoy!
Maledetto furetto!
Maledetta serata!

 
Draco leggeva stupito il piccolo biglietto che il maitre, dopo le sue interminabili e pompose scuse e promesse, gli aveva consegnato:
 
Non mi sono mai vergognata tanto in vita mia!
Fatti sentire quando avrai deciso di crescere,
Scusarti con Antlia potrebbe essere un buon inizio.
E’ solo un consiglio, ma se fossi in te lo seguirei,
e cambierei atteggiamento verso gli altri, a meno che tu non preferisca
un futuro da misantropo come quello che hai
iniziato a costruirti egregiamente.
Pansy
 
Ecco, ci mancavano anche gli stupidi moralismi di Pansy, che chissà per quanto tempo adesso gliela avrebbe fatta scontare, in più non aveva cenato e la lite con la Granger lo stava facendo sentire da schifo per le parole che erano volate.
Davvero una maledetta serata!
 
 
 
 
 
************************************************
 
 
 
 
 
Buona sera a tutte sono tornata dal mio week-end parigino e sono al settimo cielo! Naturalmente sono stata in place du Tertre, e vi dirò che ho anche trovato una casetta molto simile a quella di Marcus, Antlia e Hermione (Bowwindow esclusi)… se capissi come inserire foto e disegni la posterei.
Questo capitolo è un po’ più lungo degli altri, in realtà la prima parte non era prevista, ma poi non so come Antlia e Blaise hanno preso vita da soli e non ho potuto fare a meno di parlare di loro, e comunque non mi dispiace l’idea di non avere una sola coppia, spero di essere abbastanza brava da riuscire a gestire il tutto. All’inizio volevo tagliare la scena al ristorante e postarla nel prossimo capitolo, ma poi mi spiaceva ritardare ulteriormente l’incontro tra i nostri due, anche se mi sa che ho creato un bel casino e mi chiedo come potranno ricucire certi strappi. Boh, ci penserò in futuro.
Mi scuso per il ritardo di pubblicazione, ma non avendo avuto a disposizione lo scorso week end per ovvie ragioni, il tutto mi è slittato di una settimana (Più un giorno perché con questo dannato portatile è davvero un casino, per cui lo farò domani mattina dall’ufficio).
Vorrei comunque ringraziare coloro che mi hanno inserita tra i preferiti e le storie seguite, e tutti quelli che hanno semplicemente letto questa storia. Grazie, grazie, grazie.
Inutile dire che spero che recensirete per farmi sapere cosa pensate. Davvero non avete idea di quanto le vostre parole facciano bene a chi scrive.
Per finire vi chiedo scura per eventuali errori di battitura, ma il mio portatile ha una tastiera che fa schifo! (oltre che mancargli un paio di tasti che mia figlia ha fatto saltare con i suoi meravigliosi ditini –si scrive così?-!)
Ora mi inchino e ringrazio

flori: Mi fa piacere che i primi capitoli non ti dispiacciano, spero che vorrai continuare a seguirmi. Grazie molte per la dritta sull’impaginazione, ho avuto un problema nel passaggio da word all’html, ma quando ho postato nell’anteprima non l’ho visto subito; meno male che me lo hai fatto notare così ho potuto sistemare la cosa, perché era davvero illeggibile. Spero di sentirti ancora.
 
hermione12 : Troppe Grazie :o)
 
Alaide: Ciao cara, stai tranquilla, la tua correzione mi ha fatto piacere, infatti in questo capitolo ho seguito le tue dritte e in più ho consultato il dizionario, se ci fossero altri errori non ti creare problemi, sinceramente quando leggo oltre al contenuto bado anche alla forma, per cui le correzioni mi fanno piacere e poi ho proprio bisogno di una consulenza sul francese… vedi è destino che ti debba sempre rompere per questa fic. Ti abbraccio.

barbarak: Spero che i cracker con la cioccolata ti siano piaciuti, io li adoro, ma forse ho lo stomaco di amianto. Direi che ci hai azzeccato per quel che riguarda il rapporto tra Draco ed Antlia, ma non sono illegittimi, anzi, tutt’altro (calcola che hanno la stessa età)! Lo spiegherò più avanti.
Baci ed alla prossima.
 
anna96: Ciao, spero che anche a te siano piaciuti i cracker con la cioccolata, io oggi sono piuttosto contrariata perché mio marito me li ha finiti e così stamattina mi sono dovuta accontentare dei biscotti!!La parentela l’hai azzeccata, e vale anche per te il suggerimento che ho dato a Barbarak. Spero che continuerai a seguirmi, un abbraccio.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** INSONNIA ***


INSONNIA
 
Mancava poco a mezzanotte quando Hermione giunse a casa. Era sabato sera e Antlia e Marcus non c’erano. Era sabato rifletté, di sicuro saranno stati da qualche parte a divertirsi, dal giorno dopo avrebbe potuto farlo anche lei, non c’era più nulla a impedirle di uscire il sabato o qualunque altra sera: non aveva più un lavoro! Non aveva più un lavoro. Non aveva più un lavoro. Non aveva più un lavoro… la sua mente continuava a ripeterglielo come un mantra. Sentì le lacrime che fino a quel momento le erano rimaste piantate in gola, come un boccone troppo grosso per essere ingoiato, salirle lentamente agli occhi.
Si diresse speditamente verso la sua camera, si spogliò e si buttò sotto la doccia, aveva bisogno di rilassarsi e di riflettere, in quel momento vedeva solo nero. Il mantra cattivo che le perforava la mente, le faceva battere aritmicamente il cuore e le attorcigliava le budella. Aveva paura! Paura di non trovare altro, paura di dover tornare a casa, paura di dover abbandonare prima ancora di riuscire a muovere il primo passo per la realizzazione di quello che era il suo sogno più grande, il motivo che la aveva condotta in quella città conosciuta solo attraverso le parole di sua madre che vi era nata e che tanto l’aveva amata. Le lacrime scorrevano sul suo viso confondendosi con i rivoli d’acqua della doccia che le solcavano il volto. Finalmente piangeva: non lo aveva più fatto dal giorno dopo il funerale di sua madre, nemmeno quando suo padre l’aveva venduta come un oggetto o qualcosa di peggio. Nemmeno quando aveva salutato i suoi amici senza sapere se e quando li avrebbe rivisti. Nemmeno quando, fino a poche settimane prima, si era sentita tremendamente sola in quella grande città che sentiva di amare, ma nella quale non riusciva a trovare un posto che le appartenesse; piangeva perché ora non era più così, aveva una casa che cominciava a sentire sua, e delle persone che pian piano stava cominciando a reputare amiche e piangeva perché non voleva perdere quel poco che finalmente stava cominciando a ottenere. Chiuse l’acqua e uscì dalla doccia, il suo mal di testa a seguito delle lacrime era ancora aumentato, si mise una vecchia t-shirt XXL di Ron che usava come pigiama, e dopo aver preso un’aspirina, provò a sdraiarsi. Arrovellarsi sulle sue sfighe in quel momento non avrebbe portato nulla di buono per di più quel dolore alle tempie non la aiutava di certo, molto meglio provare a riposare e la mattina seguente a mente lucida avrebbe ragionato sul da farsi, non poteva essere tutto perduto. Era inutile, si rigirava nel letto incapace di dormire ed il dolore e la paura di poco prima lasciarono il posto all’amarezza per quanto accaduto quella sera, ed in particolare per la persona che era stata la causa del casino in cui si trovava in quel momento. Era sconfortante sapere che nonostante gli anni che erano trascorsi Malfoy potesse ancora nutrire un tale odio nei suoi confronti. Nonostante avesse il marchio, ricordava che alla fine lui non si era schierato; che Harry doveva la sua vita proprio a Narcissa Malfoy, e la famiglia Malfoy, la propria libertà alla testimonianza sua, di Ron e dello stesso Harry che li avevano visti non prendere parte attiva alla battaglia di Hogwarts. Padre, madre e figlio stretti in un angolo, il primo, sconvolto da quanto stava avvenendo di fronte ai suoi occhi, schiacciato dal peso dei suoi errori che comprendeva nitidamente solo in quel momento, copriva gli altri due col suo corpo pronto a difenderli da chiunque si fosse avvicinato per far loro del male mangiamorte o auror che fosse, e gli altri due immobili, shockati, soffocati dall’enormità di ciò in cui la follia di quel padre e marito li aveva gettati incurante delle conseguenze di morte che portava con sé. Credeva che Draco avesse capito, non pretendeva un ringraziamento e nemmeno che potesse cancellare sei anni di tormenti, ma quella sera le sarebbe bastata un’educata indifferenza, invece era stata scaraventata nel passato nel giro di due frasi.
Il comportamento della Parkinson, invece l’aveva sorpresa, non aveva letto desiderio di ferirla nel suo sguardo ma solo stupore. Le era quasi sembrato che, prima di allontanarsi, avesse cercato di fermare il ragazzo, chissà, forse lei era davvero cambiata. Le sarebbe piaciuto sapere se era davvero così e conoscere che persona fosse diventata; d'altronde anche lei come Malfoy era parte della fase più importante della sua vita, quella che l’aveva resa la donna che era in quel momento, o almeno che era stata fino a qualche mese prima. Soprattutto che ci facevano a Parigi Chissà forse si erano sposati ed ora vivevano lì, o magari erano in viaggio di nozze. Le sarebbe piaciuto saperlo. Incredibile ma vero era curiosa, curiosa di sapere, ora che li aveva rivisti, che genere di vita facessero i suoi vecchi peggiori nemici.
Tre quarti d’ora dopo scese in cucina il mal di testa si era finalmente attenuato, ma non c’era verso di dormire, accese lo stereo e mise nel cd “Il barbiere di Siviglia”, le ci voleva qualcosa di allegro per smettere di pensare e quella musica leggera ed ammiccante aveva sempre il potere se non di rallegrarla almeno di farla sorridere.

Una voce poco fa
qui nel cor mi risuonò;
Il mio cor ferito è già…
[…]

Giunta all’aria di Rosina si mise a canticchiare a bassa voce la prima parte della romanza, facendo attenzione a non sbagliare gli attacchi ed ai fiati, giacché cantava, tanto valeva farlo bene e che servisse da esercizio per il provino, oltretutto quel giorno aveva studiato poco per colpa del mal di testa; si diresse verso la cucina per prepararsi una cioccolata calda al fine di coccolarsi un poco

Il tutor ricuserà,
Io l'ingegno aguzzerò.
Alla fin s'accheterà
e contenta io resterò
[…]

Mentre cantava mise il latte e la cioccolata nel pentolino ed accese il fuoco cominciando a rimestare il composto. Si ritrovò ad aver dimenticato una parola e perse il tempo, certo senza spartito era difficile, ma doveva essere pronta, al provino non lo avrebbe avuto e passarlo sarebbe stata veramente una porta su quel futuro che aveva tanto sognato ed un’occasione per non dover ritornare a casa, con un fallimento sulle spalle ed il rischio di incontrarsi con suo padre che non sapeva cos’altro avrebbe potuto farle.

Lo giurai, la vincerò.

Continuando a mescolare la cioccolata sorrise, adesso arrivava la parte che preferiva per le parole nelle quali si rispecchiava in gran parte il suo carattere. Per il suo senso del dovere ed il suo rispetto estremo per l’autorità e per le regole: senso del dovere e rispetto che mandava beatamente a farsi friggere se solo ciò cui teneva era messo in pericolo o se qualcuno cercava deliberatamente di schiacciarla o di piegare il suo orgoglio, esattamente come era avvenuto quella sera. La musica era allegra e maliziosa, ma le parole erano una vera e propria dichiarazione di guerra e s’immaginava a cantarla con addosso un costume seicentesco, con sguardo innocente ed un ghigno malandrino sul volto

Io sono docile, son rispettosa,
sono obbediente, dolce, amorosa;
mi lascio reggere, mi lascio reggere
mi fo guidar mi fo guidar.

La cioccolata era pronta, appoggiò la tazza fumante aspettando che raffreddasse un poco continuando a cantare senza rendersi conto che aveva alzato il volume della voce e dalla sordina da cui era partita ora stava cantando a pieni polmoni

Ma…Ma se mi toccano dov'è il mio debole
sarò una vipera sarò e cento trappole
prima di cedere farò giocar farò giocar.

Bevve un sorso di cioccolata ma era ancora troppo calda, la girò con il cucchiaino, per far raffreddare anche l’interno della bevanda e non solo la superficie, mentre si accingeva a cantare l’ultima parte con l’acuto, incredibile, ma davvero cominciava a sentirsi meglio

e cento trappole
prima di cedere farò giocar farò giocar
farò giocar.

Musica. Fiato. Acuto.

Ah ah ha ah gio o o o ca aaaaaaaaa r

Un piccolo applauso la fece voltare spaventata e confusa, sulla porta Antlia e Marcus la guardavano ammirati ed a bocca aperta. Hermione arrossì, nessuna delle persone che la conoscevano l’aveva mai sentita cantare, a parte al funerale di Silente, ma in quell’occasione nessuno sapeva che fosse lei tranne alcuni insegnanti. Era imbarazzata da morire. La prima a riscuotersi fu Antlia che le corse incontro e la abbracciò
- Santo Cielo Jane, sei… sei… mamma mia sono senza parole! -
Hermione arrossì ancora di più
- Antlia ha ragione Jane, appena ti sentiranno ti metteranno un contratto sotto il naso -
- Vi prego ragazzi, non scherzate, mi state facendo morire di vergogna! -
- Vergogna? Tesoro hai una voce come non se ne sono ancora sentite al Petit! Io credo che dovresti avere un po’ più di fiducia in te stessa –
- Marcus ha ragione. Ma ti rendi conto della voce che hai?-
- Basta! Vi prego basta! -
- Dimmi che la tua è tutta scena, che ti stai allenando a fare la finta modesta per quando sarai una diva! Non posso accettare che tutto questo imbarazzo sia sincero, sarebbe contro natura! -
- Non è scena Marcus! Io sono così! Gli estranei non mi imbarazzano, ma gli amici ed il loro giudizio sì! -
- Ok, ma questi amici stanno dando un parere positivo quindi smettila di arrossire come una scolaretta stupida! E’ fastidioso oltre che innaturale. -
- Me ne pentirò, ma devo dire che Marcus ha ragione, insulti a parte. -
- Dove siete stati di bello stasera? -
Hermione provò a cambiare discorso
- Cambia, cambia discorso, ma è la sostanza che non cambia! -
- Smettila Marcus! –
le ragazze lo rimbrottarono contemporaneamente
- Ok, ok, mi arrendo al coro! Ma quello che penso rimane. Dubois, quando fai così sei contro natura! -
Le ragazze alzarono gli occhi al cielo sorrisero.
- beh, se il nostro coinquilino ha finito di borbottare, mi dite dove siete stati di bello? E come mai a casa così presto? È solamente l’una e mezzo… Marcus non è da te! -
- Io ero ad una festa piena di damerini noiosi che si spacciavano per grandi etoile gli mancavano solo i boa e le piume di struzzo sulla testa, perché nel sedere le avevano di sicuro! Ops, scusate madamigelle, così mi sono dileguato appena ho potuto, meglio la noia e la tristezza di un letto vuoto che certa gente! –
sospirò platealmente
- Povero Marcus, sai Jane, ultimamente soffre di solitudine, dice che da quando vive con due donne non batte più un chiodo! -
- Al contrario di te principessa, dal sorriso ebete che hai stampato in faccia non si direbbe proprio che ti senta sola… o almeno non stasera! Con chi eri? -
La ragazza arrossì ma mantenne un certo contegno, Marcus aveva l’occhio lungo e si era già accorto di ciò che provava per Blaise, se gli avesse detto di aver passato la serata con lui le avrebbe dato il tormento per ore.
- Nessuno che ti interessi! -
- Ho capito... fluente chioma nera, occhi blu… e brava la nostra Antlia… finalmente ce l’hai fatta! -
Antlia arrossì ancora di più
- Ti sbagli. -
- Oh, non ce l’hai fatta, peccato! -
- No, sbagli persona! -
mentì la ragazza
- See, see, ceeeerto, io sbaglio sempre, ma ci vedo bene: tu sei arrossita! -
- Smettila! -
Hermione decise di dire qualcosa per salvare la ragazza che sembrava sul punto di andare a fuoco per il rossore che la pervadeva
- Quindi non eravate insieme? -
- No, ma ci siamo incontrati davanti alle porte dell’ascensore, purtroppo! Avrei preferito non dover veder il suo brutto muso fino a domani mattina, mi ha quasi rovinato la serata -
- Tesoro, la serata non te l’ho rovinata io, ma il tuo bello che, all’una e mezza, invece che a casa sua per una folle notte di sesso ti ha riportata a casa tua! Ed è per questo che sei più acida del solito. -
- Marcus! –
Hermione intervenne fintamente scandalizzata
- Zitta tu! Non ci si scandalizza alla tua età! Donna contronatura! A proposito di cose contronatura … –
la mora levò gli occhi al cielo
- Rassegnati Jane, d’ora in poi a sorpresa ti chiamerà così, erano settimane che ti cercava un appellativo poco gentile, era quasi disperato perché tu non porgevi il fianco alla sua stupidità! -
- Zitta acida… fammi finire! Dicevo, a proposito di cose contronatura… come mai mademoiselle Dubois di sabato sera all’alba dell’una e mezza è già a casa in pigiama come una persona quasi normale invece di essere a sgobbare come un mulo al ristorante di quel negriero-nano di Lessaint? -
Il viso della ragazza si scurì, il momento di affrontare la situazione con i suoi coinquilini era arrivato prima di quanto avesse immaginato, si morse il labbro inferiore e gli occhi le si inumidirono, i suoi compagni stupiti da quella reazione smisero di scherzare e si fecero seri
- Che è successo Jane? –
chiese Antlia preoccupata
- Mi hanno licenziata –
sospirò Hermione mentre una piccola lacrima che non era riuscita a trattenere le sfuggì dalle ciglia.
La ragazza l’abbracciò mentre il ragazzo, senza perdere l’espressione seria, si diresse verso il frigo e lo aprì
- Beh, direi che è il caso di festeggiare… Champagne?! -
- Marcus, sii serio, cosa diavolo vuoi che abbia da festeggiare, mi spieghi come farò a pagare la mia quota d’affitto se non trovo un altro lavoro? –
Come se non avesse udito le parole di Hermione il ragazzo stappò la bottiglia, tirò fuori tre bicchieri, li riempì del liquido frizzante e li porse alle ragazze.
- Punto primo, dopodomani hai un provino ed a meno che Draifous non si sia rimbambito ancora di più ultimamente – ignorò un’occhiataccia di Antlia e continuò - lo passerai!
Punto secondo, fino a che non trovi un altro lavoro l’affitto lo pagheremo io e la principessa acida –
Antlia assentì con il capo ma Hermione scattò
- No! Mi dispiace ma questo non ve lo permetto! -
- Frena l’orgoglio donna contronatura, ci restituirai i soldi con i primi stipendi, e poiché ti frigge l’orgoglio, se così vogliamo chiamarlo, ce li restituirai con gli interessi. -
Punto Terzo se non passassi il provino, è pieno di compagnie minori che cercano bravi solisti, e ti assicuro che anche se non sono il Petit per farsi notare bastano anche quelle, per cui, con quella voce, a piedi non resti!
Punto quarto domani tenetevi libere perché andiamo a cena dal nano-malfico e gli facciamo andare di traverso la serata! –
Hermione scoppiò a piangere ed a ridere contemporaneamente. Dietro al cinismo di Marcus, all’allegria di Antlia ed a quel loro continuo beccarsi e punzecchiarsi, si celavano due grandi cuori. Non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito, ed all’offerta che dopo tre scarse settimane di convivenza le era fatta: si sentiva finalmente davvero a casa e per la prima volta dopo tanto tempo non era sola aveva un posto e delle persone che davvero le appartenevano e sulle quali poteva contare
- Se non la smetti di innaffiare la mia amica acida con quel fiume salato che ti esce dagli occhi giuro che mi rimangio tutto e ti butto subito fuori di casa! E poi le lacrime mi rovinano lo champagne e questo non lo posso tollerare davvero! Allora questo brindisi? -
Hermione tirò su col naso commossa e chiese
- A che cosa vuoi brindare? -
- Alla serata d’inferno che aspetta il nano-negriero-malefico e bastardo aggiungerei… cin cin! -
Le ragazze scoppiarono a ridere
- cin cin -
- cin cin -
- Jane, posso chiederti come è successo –
chiese Antlia quando Marcus dopo un baciamano ad entrambe le ragazze ed un inchino seguito da una ciabatta volante della bionda diretta verso la sua testa se n’era andato a dormire con una scusa, capendo che per la loro nuova amica era venuto il momento di sfogarsi, e lui con il suo cinismo non sarebbe stato una buona spalla.
Hermione sospirò
- Se non te la senti non importa. -
- No, anzi, mi fa bene sfogarmi con qualcuno e non continuare a rimuginarci sopra da sola come un martello pneumatico! -
Ed Hermione restando sul vago per evitare domande alle quali non avrebbe saputo come rispondere, cominciò a raccontare la storia dell’incontro-scontro con un vecchio compagno di scuola dal nobile sangue blu, arrogante e borioso, narrandole di vecchi litigi e soprusi, sorvolò sulla guerra adattando la storia ad una persona che lei supponeva non sapesse nulla dell’esistenza del mondo magico.
- Dio che persona orribile, meriterebbe di essere preso a calci nel sedere! Hai fatto bene a reagire facendogli una bella doccia fredda! Avresti dovuto prenderlo a sberle a due a due finché non diventavano dispari! Mamma mia… certa gente mi fa venire da vomitare! -
Fu il commento di Antlia alla fine del racconto, ignara di stare parlando di quella stessa persona che era parte così importante della sua vita.

Pansy Parkinson entrò in casa e sbatté la porta alle sue spalle. Era furibonda, mai, mai, mai e ancora mai aveva desiderato così tanto mettere le mani addosso a quell’idiota del suo migliore amico, mai si era vergognata così tanto a parte quando ripensava a quanto era stata stupida durante gli anni della scuola, ma ora era una persona diversa, era cambiata e mai, mai, mai avrebbe voluto assistere ad una scena come quella di quella sera. Suo marito, sdraiato sul divano, un libro poggiato sulle gambe la guardò stupito
- Tesoro?! Tutto bene? –
La donna si accovacciò accanto a lui posò la testa sul suo petto e lui la circondò con le braccia stringendola dolcemente a sé, lei mosse leggermente la testa e mugugnò qualcosa di incomprensibile
- Raccontami, cos’ha combinato il principe delle serpi per farti infuriare così? -
- Oh, Theo, non puoi nemmeno lontanamente immaginare, abbiamo incontrato la Granger -
- La Granger? -
- Sì, fa la cameriera nel locale in cui siamo andati a cenare -
- wow, incredibile! Ti prego dimmi che non hanno fatto saltare in aria il locale -
- Non lo so, me ne sono andata prima disgustata dal comportamento di Draco -
- Scommetto che è ritornato fuori con quelle cazzate di Lucius sui mezzosangue e cose analoghe -
- Esatto. E solo perché a lei sono caduti i piatti con la nostra cena -
- Reazione esagerata da parte di Draco, ma lei non deve essere gran che come cameriera. -
- Vorrei vedere come avresti reagito tu, se ti fossi ritrovato a dover riempire i piatti di Potter e Weasley dopo che magari questi per sei anni ti avevano insultato gratuitamente -
- E’ vero Pansy, hai ragione, credo che mi sarebbero caduti i piatti -
- E Draco l’ha aggredita con una violenza verbale inaudita, credevo che fosse maturato, che fosse cambiato, invece mi rendo conto che non è così, sono così delusa ed amareggiata. -
- Pansy, tu mi ami? -
- Certo, che domande mi fai? -
- Per quanto tempo mi hai amato in silenzio, da lontano pensando stupidamente di non essere degna di me a causa della reputazione che ti avevano cucito addosso? Anni! Me lo hai detto tu! -
- Sì, ma cosa c’entra ques… -
le posò un dito sulle labbra
- Shh, fammi finire, e se le cose non fossero andate come sono andate tra di noi, ma la vita ci avesse diviso come ti sentiresti se dopo aver creduto finalmente di essere riuscita a dimenticarmi improvvisamente io ti comparissi davanti in modi e vesti inaspettate -
- Beh, sarei sconvolta… -
- Pansy, Draco era sconvolto, lo conosci da anni se analizzi il suo comportamento ti renderai conto che ho ragione -
- Vuoi dire che provava e forse prova qualcosa per la Granger? -
Il marito le sorrise teneramente
- Scusa Theo, ma non posso crederci, l’ha maltrattata per anni, schifandola, umiliandola tentando di schiacciarla -
- Ma lei gli ha sempre tenuto testa egregiamente -
- Alimentando l’odio di Draco nei suoi confronti -
- Tesoro… la conosci la storia della volpe e l’uva? Se vieni di là te la racconto… –

Alle tre del mattino Draco Malfoy sdraiato sul letto, una sigaretta accesa tra le dita rileggeva il biglietto di Pansy ferito da quelle parole.
Ok, aveva esagerato con la mezzosangue, ne era cosciente, ma era esasperato dalla situazione con Antlia e quando se l’era vista davanti il primo istinto era stato di sfogare su di lei la sua frustrazione, come troppo spesso aveva fatto in passato.
Non mi sembra che sia proprio così disse una vocina nella sua testa
Ok, ok… aveva ragione Pansy: era un misantropo e soprattutto un cretino, perché anche se non glielo aveva detto sapeva bene che lo aveva pensato! Ma era stata una reazione dettata dall’abitudine!
Non è nemmeno così infierì la vocina
Si arrese alla battaglia contro se stesso, aveva reagito da idiota perché ritrovarsi davanti la mezzosangue in quel modo lo aveva sconvolto, perché quando l’aveva vista in quelle vesti dimesse si era sentito spiazzato. E perché, a dirla tutta, il fatto che lei avesse finto di non conoscerlo e lo avesse quasi ignorato era stato uno schiaffo per lui. Va bene, non erano mai stati amici, ma un’indifferenza così glaciale lo aveva fatto arrabbiare e soprattutto ferito. Perché era così lontana dalla Londra magica e dagli onori che le spettavano come eroina di guerra, e soprattutto perché faceva la cameriera, lei che avrebbe potuto essere un’auror o a dirigere qualche ufficio importante al ministero, e Weasley, che fine aveva fatto Weasley? Era rimasto sconvolto… sì sconvolto, e non era riuscito a fare di meglio, per mascherare l’effetto che rivederla gli aveva fatto, che gettarsi in un atteggiamento del suo passato che anche se assolutamente infantile e stupido gli aveva dato quella sicurezza che il ritrovarsela davanti all’improvviso gli aveva tolto. La cosa che lo aveva turbato di più era stata il rendersi improvvisamente conto di non essersi ancora del tutto perdonato per non aver saputo mentire a sua zia Bella fingendo di non riconoscerla quando, catturata con Potter e Weasley, era stata portata a casa sua e torturata senza pietà da quella pazza invasata e perché nonostante quello lei lo aveva salvato da Azkaban. Era cosciente del fatto che se adesso era un uomo libero, un uomo nuovo lo doveva anche a lei. Lei che aveva invidiato, odiato, e forse desiderato per anni. Credeva di avere dimenticato, o meglio sotterrato il suo passato e con quello anche la parte di lui che a volte di notte si era ritrovato ad immaginare come sarebbe stato se non fossero stati nemici, se quel giorno Potter avesse stretto la sua mano presentandogli anche gli altri. Evidentemente non era così, non aveva dimenticato, ma solo sopito i ricordi e le persone ed essere messo di fronte alla realtà dei fatti così improvvisamente lo aveva spiazzato facendolo reagire nel solo modo che conosceva per rapportarsi a lei.
Ecco… così va meglio disse la vocina
No! Non andava affatto meglio! Aveva avuto altre donne, ed anche delle relazioni più o meno durature e mai, mai aveva fatto riemergere la figura della mezzosangue da quella tomba in cui aveva rinchiuso il suo passato! Com’era possibile che quella sera, in pochi secondi quelle sensazioni negate ed il rimorso a lungo celato dentro di lui fossero riemersi, o meglio resuscitati così improvvisi e spiazzanti!
L’immagine della mezzosangue che lo affrontava quella sera, il viso arrossato dalla rabbia, i capelli scarmigliati dopo che l’aveva spinta contro il tavolo bellissima come mai l’aveva vista e fiera più di come la ricordasse, lo tormentava. Si alzò deciso a farsi una doccia che lavasse via dalla sua mente quei pensieri in modo da mandare quell’immagine insieme con le altre che conservava del suo passato, lì dove le aveva nascoste per tutti quegli anni. Aprì il rubinetto, stese le braccia dinnanzi a se a toccare le piastrelle del piccolo box e lasciò che il suo peso gravasse su queste mentre l’acqua gli scorreva sulla nuca e sulle spalle rilassandolo. Chiuse gli occhi e alla figura che era emersa prepotente dal suo passato si sovrappose il viso dolce di Antlia. La mancanza ed il senso di solitudine che gravavano su di lui da settimane, si fecero ancora più acuti: avrebbe voluto averla vicino, per poterle raccontare quanto era accaduto, di quanto era stato bastardo in passato, e di quanto lo era stato quella sera; con i suoi motivi e le sue parole, perché con lei non riusciva a non essere sincero e non era capace di nasconderle nulla. Sapeva che lei lo avrebbe ascoltato e capito, capito come solo lei sapeva e poteva fare. Adesso era tardi per cercarla, ma l’indomani, a qualsiasi costo si sarebbe fatto perdonare. Aveva aspettato anche troppo! Pansy, come sempre aveva ragione e chissà forse, ad un suo passo verso Antlia, anche la mora amica di una vita, lo avrebbe perdonato per l’ennesima volta.
Un Malfoy che doveva farsi perdonare! Che voleva farsi perdonare… Incredibile!
Ma, ormai che significato poteva avere quel cognome un tempo ostentato con tanta boria? Quelle donne erano il suo passato ed il suo presente, e da almeno due sarebbe riuscito ad ottenere quel perdono di cui aveva un incredibile bisogno, per la terza sapeva che era pressoché impossibile, difficilmente l’avrebbe rivista! Il coraggio di andarla a cercare in quel ristorante non era sicuro che l’avrebbe trovato.

Era l’alba di una domenica mezzogiorno di metà luglio, assolata ed afosa. Hermione ed Antlia si erano addormentate sul divano solo all’alba; il suono del campanello le svegliò di soprassalto. Hermione ancora assonnata andò a rispondere al citofono.
Alla sua richiesta su chi fosse rispose la voce di un fattorino
- Interno cortile, ultimo piano. – disse la ragazza
-Chi è? –
- E’ il fioraio… per te -
- Per me? -
- Magari è il ragazzo misterioso di cui non ci hai voluto raccontare ieri sera, ma del quale Marcus sembra sapere tutto. -
- Magari! -
Intanto il garzone era arrivato al pianerottolo portando un magnifico mazzo di gigli bianchi e Rose color rosa antico e rosa scuro; le accompagnava un biglietto

 
Mi Manchi
D.

 

- Mamma mia, ma sono bellissime! Da parte di chi sono? E’ Lui? -
Antlia si voltò a guardarla, gli occhi lucidi di gioia
- No, sono di mio fratello. -
- Tuo fratello? Non sapevo avessi un fratello, non me lo avevi ancora detto -
- beh, è una storia lunga, abbiamo litigato qualche settimana fa, e queste sono le sue scuse -
- E’ un bel pensiero -
- Molto -
- Deve essere una bella persona, e deve volerti molto bene -
- Sì. E’ così ed anche io gli voglio molto bene… -
- E’ perché avevate litigato che non l’ho mai visto e nemmeno sentito nominare? -
- Senti Jane- la ragazza fece una pausa imbarazzata, sapeva che Hermione non avrebbe mai approfittato del suo rapporto con Draco o meglio con il “Maestro Draifous”, ma dopo l’esperienza di Marie preferiva essere cauta – Lui è una persona…-
- No, scusami, non volevo essere invadente, è che trovo il suo gesto commovente e mi sono incuriosita -
- Lo so Jane, ma io voglio parlarti di lui, solo che in questo momento non posso farlo. E' una storia lunga, ma ti prometto che domani dopo il provino, quando saremo più rilassate ti racconterò tutto; anzi se sei d’accordo, domani sera vorrei invitare a cena da noi lui e alcuni suoi amici. Vedrai sono persone simpatiche, ti piaceranno, e poi è ora che cominci a conoscere e frequentare un po’ di gente, oltre alla mia splendida persona ed a quel brutto muso di Marcus. -
- Vedi che ho ragione a chiamarti acida? –
una voce assonnata le fece voltare verso la scala a chiocciola
- Ben svegliato scemo addormentato nel bosco! -
- Cara, le tue dolci parole non fanno altro che confermare le mie: sei acida! Buongiorno Jane. -
- Buongiorno a te –
- Stavo giusto dicendo a Jane che domani sera vorrei invitare a cena mio fratello e gli altri così può conoscere un po’ di gente nuova -
- Mmmm, per darmi certe notizie dovresti almeno darmi il tempo di fare colazione -
- Spiritoso, allora ci sei o no? -
- E perdermi una cena col tuo caro fratellino? Mai! Conta pure su di me per fargli sputare bile e fargli venire un ictus. -
E il ragazzo si chiuse in bagno
- Non mi sembra molto felice all’idea – osservò Hermione
- No, tranquilla è che trovano divertente fingere di odiarsi. -
più o meno pensò la bionda, augurandosi che la cena potesse risolversi senza spargimenti di sangue.

 
 
 
 
 
*****************************
 
 
 
 
 
Buon Giorno a tutte, mi scuso nuovamente per non essere riuscita a postare nel we, ma scrivere tra sabato e domenica mano a mano che la bella stagione si avvicina diventerà sempre più difficile, comunque cercherò di fare del mio meglio e di continuare ad aggiornare una volta alla settimana giorno più, giorno meno.
Capitolo di transizione e di riflessione questo per i nostri due protagonisti, in cui conosciamo un po’ meglio Marcus e spiamo come dal buco della serratura la coppia Pansy Theo, che devo dire sono due personaggi che insieme mi sanno di solidità, di quell’amore tenero e forte come le margherite che crescono sulle rocce, insomma li adoro. Spero che i siparietti di Marcus vi divertano nel leggerli quanto ha divertito me scriverli. Ringrazio come sempre tutti coloro che hanno messo la mia storia tra i preferiti, le seguite e quelle da ricordare, ed anche tutte le persone che hanno letto fin’ora. Spero che vorrete lasciare un piccolo segno del vostro passaggio, mi farebbe piacere e mi darebbe ulteriore sprint per continuare questa storia.
Un abbraccio d.

Ed ora mi inchino e ringrazio personalmente:

barbarak: Devo ammettere che la coppia Blaise Antlia ha colto di sorpresa anche me, volevo solo scrivere un piccolo preludio alle situazioni seguenti, e invece quei due si sono impossessati della tastiera e n’è uscito ciò che hai letto… Ah L’amour! Comunque devo dire che mi fanno un sacco di tenerezza. Beh, mi sembra naturale, che tu ci sia arrivata alla parentela di quei due, ho lasciato indizi come pollicino con le molliche di pane. Spero che anche questo capitolo ti piaccia, qui troviamo una piccola giustificazione al comportamento di Draco, gliela dovevo, lo avevo trattato troppo male lo scorso capitolo (mai quanto Pansy però!). A parte la solita difficoltà ad iniziare quando ho davanti il foglio bianco di word, mi sono divertita molto a scrivere questo capitolo, soprattutto i siparietti di Marcus. Fammi sapere. E grazie, perché non mi fai mai mancare il tuo appoggio.

anna96: Sono contenta che ti piaccia la coppia Blaise Antlia, non me l’aspettavo nemmeno, ma si sono impossessati di me, mi hanno immobilizzata alla sedia ed hanno scritto tutto loro: questo è stato il risultato… Spero ti piaccia, altrimenti ti do il loro indirizzo di Parigi e puoi andare a prendertela con loro, hai tutta la mia comprensione!! Certo che le rimpatriate tra vecchi compagni di scuola sono sempre una meraviglia, non trovi!?? Spero che anche questo capitolo ti piaccia, io ho adorato Marcus, che in realtà è la fotocopia di un paio di amici che non ho ancora ucciso anche se non garantisco per il futuro (ci vuole pazienza!). in ogni caso li farò sopravvivere almeno fino alla fine della fic, mi serve la loro ironia come fonte di ispirazione.
Ricambio gli auguri per la festa della donna (che vergogna lunedì l’ho completamente scordata!) e ti ringrazio per i tuoi commenti ad ogni capitolo, non sai quanto questi mi rendano felice e siano di sprone per continuare.

RaccontiNostri: Grazie, mi fa piacere che la trovi un po’ diversa, anche se ho paura che questo capitolo ti deluderà un po’, perché si parla di un abbozzo di sentimento esistente da parte di Draco, spero comunque che vorrai continuare a leggerla. Per quanto riguarda il nuovo nome di Draco, prenditela con quello stupido
gnomo-cambianome del ministero della magia, ha voluto a tutti i costi anagrammare alla lettera Draco Lucius Malfoy e questo è stato il risultato, avrei voluto ammazzarlo (ed anche Draco ed Antlia te lo assicuro) ma non c’è stato verso di farlo ragionare e poi ci ha fatto cacciare in malo modo dalla sicurezza dicendo che lo stavamo minacciando e tutto perché avevo fatto un cappio con la sua cravatta! Che gente!
Spero che continuerai a recensire.

LUCREZIA_KISS: Oh, mamma… che posso rispondere a tutti questi complimenti?!! Cara le lacrime agli occhi le hai fatte venire tu a me con le tue parole. Non sai che piacere queste mi abbiano fatto… (ora sono rossa come i capelli di Ron e sorrido come un’ebete proprio come lui dopo che si è strafogato dei cioccolatini alla pozione d’amore di Harry) Spero davvero che continuerai a seguirmi ed a farmi sapere che cosa pensi e soprattutto mi auguro di non deluderti.
Un abbraccio

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** SUCCURSALE SERPEVERDE ***


SUCCURSALE SERPEVERDE

- E’ inaccettabile! –
Draco si alzò con rabbia dalla sedia e si avvicinò alla finestra che dava sulla piazza antistante all’ingresso principale del Petit Opéra.
- Capisco le tue ragioni Draco, ma se non vogliamo finire sul lastrico nel giro di pochi anni, bisognerà che ci pieghiamo anche noi, e purtroppo è così che vanno le cose. –
Theo si aspettava la reazione del suo amico e soprattutto la capiva e condivideva, ma sapeva anche che c’erano delle priorità, e la priorità era che il Petit potesse andare avanti.
Erano le otto e mezzo di un lunedì mattina piuttosto grigio e fresco sebbene fossero in piena estate e i quattro ex compagni di casata con Antlia si trovavano nella sala riunioni del Petit; Theo aveva convocato tutti per quella mattina alle otto perché doveva comunicare delle notizie importanti e positive a parte una ed era proprio a quella notizia che Draco stava reagendo piuttosto male.
I provini sarebbero iniziati in tarda mattinata e si sarebbero protratti per i due giorni seguenti, ma quello che Theo aveva da dire doveva essere messo in chiaro prima che questi iniziassero.
- Theo, come possiamo accettare un ricatto del genere? Tanto vale annullare i provini ci sono delle persone che si stanno presentando qui nella speranza di lavorare, persone che si sono preparate per mesi a questo giorno, come possiamo prenderle in giro in questo modo? –
- Antlia, capisco il vostro punto di vista, e vi assicuro che lo condivido in parte, ma se non accettiamo quest’offerta, rischiamo di pentircene in futuro. –
- Perché lo comunichi solo oggi a così poche ore dai provini? –
- Te l’ho già detto Draco, perché l’offerta mi è stata fatta all’ultimo minuto telefonicamente. Monsieur Lafouine mi ha telefonato ieri sera alle dieci annunciandomi che la sua e dico SUA banca, che per inciso è una delle più importanti d’Europa, sarebbe disposta a sponsorizzare l’intera stagione; l’unica condizione è che sua figlia sia la primadonna per l’intero corso di questa. Capisco che significhi pilotare il provino per un ruolo, ma è anche vero che ci porterebbe a non dover intaccare ulteriormente i nostri conti in banca; forse non ve ne ricordate, ma mantenere questo posto, da quando abbiamo aperto, ci ha portato via una grossa fetta del nostro patrimonio, e solo lo scorso anno siamo riusciti a chiudere in pari; se non avessimo la fortuna di avere tanti soldi saremmo morti di fame a quest’ora. -
- Ma quest’anno io ci sono e insomma… -
- E’ vero che quest’anno Draco sarai con noi per tutto l’anno e che il nome del Maestro Draifous ci porterà un sacco di pubblico in più, come ci ha già portato molti abbonati in più, ma è ora che questo posto cominci ad andare in attivo altrimenti tanto vale prendere i nostri soldi e andare a fotterceli tutti al casino! E poiché abbiamo un paparino disposto a buttare via qualche centinaio di migliaio di euro perché la sua bambina diventi famosa, perché non sfruttare l’occasione come paparino pensa di sfruttare noi!? –
- Perché la sola idea mi fa schifo! Se cediamo a un ricatto del genere, non sarà né il primo né l’ultimo, non dimenticate che mio padre era un esperto in queste cose! –
- Beh, lo so, ma è così che vanno gli affari! Ed è così che devono andare se non vogliamo ritrovarci sul lastrico in pochi anni… te l’ho già detto!! Cerca di ragionare razza di testone! –
I ragazzi seguivano in silenzio la diatriba tra i due, nessuno provava a parlare poiché non riuscivano a dare torto né all’una né all’altra parte, finché Blaise non provò a far vedere la cosa da un altro punto di vista.
- Dai Draco, può darsi che questa ragazza non sia così pessima e che abbia davvero solo bisogno di un’occasione per farsi notare. -
- Bravo Blaise… hai centrato il punto, se davvero fosse così, tanto di guadagnato per tutti, ma se si rivelasse una frana? Quanta gente pensate sarebbe disponibile a venire ancora qui? Non basto io per far funzionare le cose se poi il resto non funziona a dovere… cazzo! Io non ho imposto Antlia come primo violino quando siamo arrivati qua, sebbene fosse mia sorella, e lei ha accettato tranquillamente il suo ruolo di normale orchestrale senza accampare pretese nonostante ne avesse tutti i diritti e l’abilità; non posso accettare che qualcun altro e per giunta un estraneo possa fare una richiesta del genere quando nemmeno io e tutti noi non ci siamo mai sognati di farla. –
- Draco ti ripeto che hai ragione, ma ci fanno comodo quei soldi, ci serve un’intera stagione senza doverci autotassare, una stagione in cui sia qualcun altro a pagare e… -
- …e a dettar legge! Perché è questo che accadrà Theo e mi stupisce che tu non lo capisca! –
- Lo capisco e lo temo tanto quanto te, ma penso che si debba rischiare! E cercherò di fare in modo che questa sia l’unica pretesa che Monsieur Lafouine possa accampare, te lo prometto! –
- Draco, tesoro, credo che Theo abbia tanta ragione sul piano pratico quanta ne hai tu su quello etico e non credo che lui farebbe qualcosa per nuocerci –
- Non ho detto questo Pansy, e non lo penso, solo mi disgusta l’idea di dover truccare i provini –
- Sarà solo per quest’anno, poi, Salazar volendo, il prossimo faremo le cose per bene e poi se Theo assicura che cercherà di ridurre al minimo le pretese di quell’uomo io gli credo, ho fiducia in mio marito. -
- Anch’io ho fiducia in Theo Draco, e abbassare la testa quest’anno probabilmente ci permetterà di non doverlo più fare in futuro, e di non finire sotto i ponti –
- Antlia, manchi solo tu, la posizione degli altri mi sembra chiara –
- Draco… io la penso come Pansy e Blaise e mi fido di Theo –
- Non ho affermato che non mi fido di te, Theo, ma che la cosa mi fa schifo! Comunque, la maggioranza vince, spero solo che non sia una mediocre incapace, altrimenti le farò sputare sangue su quel palco, parola di Draco Malfoy! –
E uscì sbattendosi la porta alle spalle!
I quattro rimasero a guardarsi l’un l’altro in silenzio.
Antlia si alzò e si diresse alla finestra di fronte alla quale fino a qualche minuto prima stazionava suo fratello. Fuori dell’ingresso del Petit una piccola folla cominciava ad assieparsi e un moto di rabbia colpì anche lei al pensiero di quello cui si stavano piegando. Sospirò sonoramente e si accese una sigaretta, lo sguardo perso nel vuoto. Era triste, non vedeva Draco da circa due settimane e adesso era nuovamente furibondo… si chiedeva quando sarebbero tornati alla consueta pace. Blaise si alzò e si avvicinò a lei; dopo essersi scambiati uno sguardo complice Pansy e Theo si allontanarono con una scusa.
- Ehi, piccola? Che cos’è quella faccina triste? –
Udendo la sua voce così vicina si girò a guardarlo.
- E' che mi dispiace Blaise: mi dispiace per queste ragazze che per i capricci di una bambina viziata stanno per essere defraudate di un loro diritto; mi dispiace per la mia coinquilina che è tra loro e che, ne sono certa, sarebbe stata la nuova voce solista del Petit… dovresti sentirla… una cosa da farti venire la pelle d’oca. E mi dispiace per Draco che si ritrova suo malgrado, a sottostare a un qualcosa che non riesce ad accettare e che gli riporta alla mente il suo passato. Oltretutto adesso è così nervoso che non mi posso nemmeno avvicinare e vorrei tanto parlare con lui, sono due settimane che non ci vediamo, mi è mancato. E ho paura… e se questa fosse davvero un disastro e mandasse in malora l’intera stagione? –
Il ragazzo le cinse la vita con un braccio e la fece voltare verso di sé.
- Andrà tutto bene Antlia… tra poco Draco sarà più calmo e potrai parlare con lui, per quanto riguarda Mademoiselle Lafouine, se sarà così terribile, inviteremo suo padre a una serata in cui metteremo in scena una bella opera dodecafonica e gli faremo sentire come canta la sua bambina, credo che il mix delle due cose potrebbe bastare – 
le sorrise
- Sì, purché non sia sordo! –
- Purché non sia sordo! Giusto. –
Sorrise ancora e poi si perse nello sguardo della ragazza.
Avvicinò la fronte alla sua e sollevò una mano ad accarezzarle dolcemente il viso, Antlia sentì il cuore, che già galoppava impazzito da quando l’aveva abbracciata, accelerare ancora il ritmo e per un attimo le mancò il fiato.
Tremava per l’emozione, non si era mai sentita così fragile e così protetta allo stesso tempo, e lui, ne era certa non l’aveva mai abbracciata, non in quel modo almeno.
Lo squillo del cellulare della ragazza interruppe il momento, Blaise si staccò da quell’abbraccio come se si fosse bruciato e salutandola velocemente corse fuori della stanza, rimasta sola Antlia imprecando come solo un Malfoy maschio, fino a quel giorno, aveva potuto fare rispose alla chiamata.
Fuori da quella stanza un giovane uomo dai capelli scuri e gli occhi blu si appoggiava pesantemente alla porta, incapace di muovere un passo, ancora in balia delle emozioni intense che gli aveva provocato la vicinanza con la donna che fino a poco tempo prima considerava alla stregua di una sorella…
- Cosa mi sta succedendo? Se Draco lo viene a sapere, mi ammazza! –

Alle sei del mattino Hermione stufa di rigirarsi tra le coperte si alzò e s’infilò sotto la doccia, era nervosa e stanca per la notte passata in bianco a causa della tensione per il provino.
Non erano ancora le sette ed era già pronta a uscire quindi, cercando di calmarsi, si era seduta sul letto e presi gli spartiti aveva provato a ripassare sottovoce le tre arie che avrebbe portato al provino.
Alle sette e mezzo aveva sentito Antlia uscire da casa; la sera precedente dopo una telefonata le aveva annunciato che si sarebbero viste direttamente di fronte al Petit intorno alle nove.
Nemmeno ripassare riusciva a tranquillizzarla, per cui decise di uscire e fare colazione al piccolo bistrot in cui si era recata il giorno del suo arrivo in quella casa, d’altronde allora aveva portato bene, chissà che anche questa volta… si diede mentalmente della cretina, non aveva mai creduto o dato importanza ai gesti scaramantici e adesso si stava addirittura sedendo intenzionalmente allo stesso tavolino di quel giorno di qualche settimana prima. Alle otto e un quarto, con il cuore in gola, finalmente si decise a muoversi verso il teatro e verso quella giornata che, sperava, avrebbe cambiato la sua vita.
Alle nove era di fronte alle porte del Petit da almeno un quarto d’ora, la porzione della piazzetta antistante all’ingresso era affollata di gente che era lì per il suo stesso motivo. I minuti passavano e poiché Antlia non si vedeva, immaginando che come sempre sarebbe stata in ritardo e vista l’affluenza delle persone che continuava ad aumentare Hermione decise che sarebbe entrata per iscriversi al provino e prendere il suo numero per non rischiare di finire troppo tardi o, addirittura, di dover passare il giorno seguente o quello dopo ancora. Non avrebbe retto per altre ventiquattro o peggio quarantotto ore quella tensione. Mezz’ora dopo usciva dalla bolgia che infestava l’atrio del teatro con appiccicato sulla maglia il numero settantaquattro, ma della sua coinquilina non c’era ancora nessuna traccia, così decise di telefonarle.
- PRONTO! -
La voce che le rispose era piuttosto irritata.
- Antlia? Sei tu? -
- Sì, chi cav… o caspita Jane? -
- Si! -
- Sei già arrivata? -
- Antlia sono quasi le dieci! -
- Mon Dieu, scusa ma ho perso la nozione del tempo! Arrivo subito così ti accompagno a iscriverti e a prendere il numero. -
- Stai tranquilla, ho già fatto! -
- Ti prego perdonami, volevo starti vicino e invece ti ho abbandonata! -
Hermione rise
- Sono davanti al teatro, ovunque tu sia raggiungimi così ci beviamo qualcosa, tanto prima che tocchi a me, credo che passerà un bel po’ di tempo. -
- Perché che numero hai? -
- Te lo dico quando arrivi –
e sempre ridendo attaccò il telefono. Due minuti dopo un’Antlia trafelata la travolgeva con un abbraccio e la seppelliva sotto un milione di domande.
- Come ti senti? Sei tranquilla? Che numero hai? Hai fatto colazione? Marcus ti ha detto in bocca al lupo? Quanto è che aspetti? -
- Calma, calma… sì, sto bene; no, non sono tranquilla ma terrorizzata; ho il numero settantaquattro; sì ho fatto colazione; no, Marcus dormiva quando sono uscita; ti aspetto da circa un’ora, ma non c’è problema. -
- Capperi, che memoria che hai! Ehm, che ne dici di andare a prendere un caffè, tanto mi sa che prima di oggi pomeriggio non riuscirai a passare. Accidenti ed io non mi posso nemmeno fermare perché devo andare a preparare la cena per stasera! -
- Stai tranquilla, tanto ti ho detto che non voglio che tu assista altrimenti m’imbarazzo, per cui adesso ci prendiamo un caffè, mi fai un po’ di compagnia e poi te ne vai a cucinare, perché io sarò affamata e poi non vogliamo fare una brutta figura con i nostri ospiti, vero? -
- Vero! Però mi dispiace lasciarti sola! -
- Ti ho già detto di non preoccuparti, mentre aspetterò il mio turno ne approfitterò per studiare ancora un po’ in modo da non sfigurare, e poi lo sai che se tu assistessi di sicuro mi emozionerei e farei una figuraccia! -
- Questa cosa devi proprio fartela passare. E fidati Jane, con quella voce non sfigurerai di certo. -
La giovane bionda prese la sua amica sotto braccio tra una chiacchiera e l’altra raggiunsero un piccolo bar che si trovava alle spalle del teatro.

Alle quattro e mezzo del pomeriggio Draco, Blaise Theo e Pansy cominciavano ad avere un leggero mal di testa. Nel corso di quella giornata avevano sentito di tutto: cantanti sopraffini, mediocri e vere e proprie cornacchie, e cominciavano a domandarsi se certa gente avesse il minimo concetto di “coscienza dei propri limiti”. L’atmosfera tra loro si era decisamente distesa, merito di quelle persone notevolmente stonate o spaventosamente eccentriche che si erano presentate sul palco, le risate che avevano a stento trattenuto tutti quanti e le occhiate d’intesa che si erano ritrovati a scambiarsi avevano contribuito a ristabilire quel clima di complicità che caratterizzava la loro amicizia e ad alleggerire la tensione che aleggiava dalla mattina.
- Numero settantadue –
Un inserviente aprì la porta che dava ai camerini e chiamò il candidato.
Una giovane donna dall’aspetto altero salì sul palco, era bellissima, i capelli rosso fuoco le cadevano in morbide onde sulle spalle, gli occhi verde acqua sapientemente truccati risaltavano su quel viso dai tratti regolari, quasi cesellati. A quella visione i tre ragazzi rimasero a bocca aperta e si augurarono che fosse tanto brava quant’era bella perché avrebbero gradito avere sempre sotto gli occhi (e un paio di loro anche tra le mani) un simile splendore.
- Nome? –
chiese Draco
- Denise Lafouine –
Il tono della ragazza era sicuro e mal celava una sostanziale arroganza.
- Ecco la piccola vipera, almeno ha avuto la dignità di presentarsi al provino - bisbigliò il ragazzo nell’orecchio di Blaise – Sentiamo un po’ quant’è brava – aggiunse con ironia, poi proseguì ad alta voce e in tono notevolmente più freddo – per che ruolo si presenta? –
- Soprano –
- E cosa ci fa ascoltare? –
- “Vissi d’arte” dalla Tosca di Giacomo Puccini -
- Prego proceda pure –
La ragazza porse il suo spartito al pianista che per l’occasione si trovava sul palco e si accinse a cantare.

Vissi d'arte, vissi d'amore
Non feci mai male ad anima viva!

Con man furtiva

- Bene basta così, può andare –
Draco interruppe bruscamente l’esibizione.

- Ma… maestro… -
- Si? –
- Ho appena iniziato, ed io volevo… -
La ragazza presa così in contropiede sembrava aver perso un po’ del suo atteggiamento arrogante.
- Non si preoccupi, mi è sicuramente bastato quanto ho sentito finora. Ci sono altre persone ancora da ascoltare e il tempo stringe, mi dispiacerebbe averle fatte venire qua per niente! –
Il tono del ragazzo era beffardo e palesava un riferimento alla raccomandazione che la ragazza aveva dietro di sé e l’irritazione che questa gli recava.
- Va bene allora, arrivederci
La ragazza pose un accento ironico sul saluto, con gesti stizziti strappò di mano al pianista gli spartiti che questi le stava porgendo e si avviò nervosamente all’uscita, prima che mettesse piede fuori dal palco, la voce di Draco la bloccò nuovamente.
- Ah, mademoiselle Lafouine…. –
La ragazza si voltò nella sua direzione incenerendolo con lo sguardo, ma lui impassibile la fissò con occhi gelidi e proseguì.
- Le faremo sapere! –
e un ghigno si disegnò sulle sue labbra.
La porta dei camerini sbatté violentemente alle spalle della ragazza facendo ondeggiare le quinte.
Gli altri tre a testa bassa e con le mani tra i capelli assistevano alla scena, avevano sperato che non facesse il bastardo, ma invano.
- Aaaah… adesso mi sento meglio! –
Esordì stiracchiandosi sulla poltroncina che occupava tra Blaise e Pansy.
- Non potevi proprio farne a meno, vero? –
Lo rimbrottò Theo con tono di rimprovero, ma i suoi occhi, in contrasto la voce tradivano un certo divertimento e una certa soddisfazione.
- No, non potevo, è una voce mediocre si capisce subito, ma almeno non fa completamente schifo! –
Rispose indifferente.  Pansy scoppiò a ridere.
- Sei una vera serpe! Poveri noi, mi sa che la prossima stagione sarà veramente uno spasso! Non vorrei dire, ma hai sentito quanta minaccia c’era in quell’arrivederci? –
- Sì, e quanto ci scommettete che tra poco il cellulare di Theo squillerà? –
Nemmeno finito di dirlo che il telefono in questione prese vita.
- Appunto, è il paparino! – disse Theo impallidendo – cercherò di calmarlo, spero solo che tu non abbia fatto troppi danni! –
- Se non si calma dagli il mio numero, sarà il Maestro Draifous a spiegarsi di persona. –
- Ok, io esco a rispondere, voi intanto proseguite. –
- Vengo con te, così prendo una boccata d’aria –
Pansy si alzò e la giovane coppia si avviò verso l’atrio del teatro.

La bellissima ragazza dai lunghi capelli rossi che era entrata solo cinque minuti prima era uscita evidentemente arrabbiata dalla porta che dava sul palco facendo girare al suo passaggio ogni ragazzo presente nell’area dei camerini; passandole accanto, questa urtò Hermione che se ne stava appoggiata alla parete del grande stanzone facendole cadere tutti gli spartiti.
- Ehi, attenta. –
Ma la donna era già passata oltre senza scusarsi e senza degnarla di uno sguardo; stava per apostrofarla nuovamente ad alta voce per darle della maleducata quando la voce dell’inserviente la riportò bruscamente alla realtà.
- Il prossimo, numero settantatré –
Sentì il cuore balzarle in gola, ancora poco e sarebbe toccato a lei.
L’attesa durò poco più di un quarto d’ora, anche se a lei sembrarono secoli. Quando finalmente l’inserviente chiamò il suo numero, il cuore le sembrò fermarsi per un istante, respirò a fondo per calmarsi e s’incamminò verso il palco.

Appena la donna mise piede in platea Blaise Zabini spalancò la bocca stupito e si girò a guardare il viso dell’amico che gli sedeva di fianco, ma il biondo in quel momento aveva la testa reclinata all’indietro, gli occhi chiusi in un gesto di stanchezza e non si era ancora accorto di chi fosse la ragazza sul palco; il giovane moro non osò fiatare. La ragazza forse abbagliata dalle luci non li riconobbe subito e stette ferma ad aspettare che qualcuno parlasse, poi non sopportando più quel silenzio che le stava facendo andare la tensione più in alto di quanto già non fosse, si schiarì la voce e si decise a salutare.
- Ehm… buona sera -
Draco Malfoy spalancò gli occhi stupito al suono di quella voce che ben ricordava
-Granger?! –
disse ad alta voce in tono tra lo stupito e il divertito, non poteva credere che il destino lo stesse nuovamente mettendo di fronte a quella ragazza, e di nuovo in una posizione di potere com’era accaduto solo due sere prima, si impose di non fare danni, ma la tentazione di sfotterla fu più forte di lui.
A sentire quella voce le si gelò il sangue nelle vene, perché lui era lì? Perché presiedeva ai provini?
E dov’era il maestro Draifous? Forse era l’uomo che gli sedeva di fianco, però anche quella le sembrava una figura familiare, anche se non riusciva a metterla a fuoco a causa delle luci. Nonostante le mille domande che le affollavano la mente e la certezza in cuor suo che non sarebbe mai riuscita a cantare di fronte al suo vecchio nemico e soprattutto che se anche l’avesse fatto lui l’avrebbe respinta solo perché era lei, si decise a rispondere, ma il suo tono fu un tantino aggressivo.
- Tu?! Che diavolo ci fai tu qui? -
Il pianista vicino a lei la riprese acidamente
- Ehi ragazza, porta un po’ di rispetto al maestro Draifous! -
A Hermione crollò il mondo addosso e il dubbio che fare il provino alla presenza di Malfoy fosse probabilmente tempo sprecato divenne certezza al pensiero che lui fosse lo stesso Draifous.
- Tranquillo Alfred, io e la signorina ci conosciamo. Beh, Granger, come avrai capito io qui sono a casa mia… tu piuttosto cosa ci fai qui? Mi hai per caso riportato i pantaloni puliti? Se è così, puoi lasciarli all’entrata, perché abbiamo da fare. -
Il tono era beffardo, si stava divertendo e litigare con lei lo scaricava, era l’unica persona che riteneva una degna avversaria in un confronto, era sempre stato così. Blaise non parlava curioso di vedere cosa avrebbe fatto Draco, lo conosceva troppo bene per non sapere quanto la presenza di quella ragazza lo turbasse, anche se non aveva ben capito la storia dei pantaloni, ma se la sarebbe fatta raccontare più tardi.
- Per quel che mi riguarda i tuoi stramaledetti pantaloni, te li puoi andare a ritirare al ristorante e portare i miei saluti a Monsieur Lessaint. -
- Quindi deduco che non lavori più lì -
- No, grazie a te -
- Non sono io la cameriera che ha aggredito il cliente -
- Se il cliente non avesse provocato la cameriera, questa non lo avrebbe annaffiato! -
Blaise cominciava a capire… e bravo Draco gli aveva accennato all’accaduto nel ristorante due sere prima durante la cena con Pansy, ma non gli aveva specificato che la cameriera fosse la Granger. Adesso però capiva perché la situazione lo avesse innervosito fino a quel punto.
- Comunque Granger se non mi hai portato i pantaloni perché sei qui? -
Voleva farla soffrire ancora un po’.
- Sono qui per il provino, mi pare ovvio. -
- Oh, oh, oh, bene, sono proprio curioso di sentire se la grande Hermione Granger riuscirà a essere la prima della classe anche questa volta. -
- Immagino che anche se fossi la Callas, nel mio caso a te non basterebbe. -
Rispose con tono acido. A queste parole il ragazzo salì sul palco e si avvicinarono apostrofandola con rabbia, lo sguardo gelido a trapassarla
- Non ti permetto di mettere in dubbio la mia correttezza nella gestione di questi provini, hai capito? Se tu fossi la Callas, sarei io il primo a riconoscere le tue doti! Sono stato chiaro? -
Sapeva benissimo che le cose non stavano proprio così a causa di Lafouine, ma quella situazione non dipendeva certo da lui.
- Bene, vedremo! -
- Non provocarmi Granger, te l’ho già detto l’altra sera. -
Un brivido le percorse la schiena alla vista della rabbia che divorava il suo vecchio compagno di scuola e che ardeva in quegli occhi in genere così freddi e privi di sentimento. Tacque.
Lui proseguì con tono professionale cancellando qualsiasi altra sfumatura dalla sua voce a dimostrarle che stava facendo sul serio e mentre scendeva dal palco le fece le domande di rito
- Per che ruolo ti presenti? -
- Soprano. -
- Che aria ci fai ascoltare? -
Era in dubbio, aveva con sé tre spartiti, escluse a priori il suo amato Rossini con “Una voce poco fa” e si trovò indecisa. Sapeva di avere una voce molto particolare che riusciva a scendere in tonalità molto scure così come riusciva anche a crescere in tonalità leggere e acutissime, e voleva sconvolgerlo, lasciarlo senza parole; la voce dell’uomo interruppe i suoi pensieri.
- Vedo che hai addirittura più di uno spartito Granger, certe cose non cambiano. -
- Sì, volevo essere pronta a qualsiasi evenienza, anche se questa non l’avevo considerata. -
Abbozzò un mezzo sorriso, al quale lui rispose nello stesso modo, questo la rincuorò e decise
- Dalla Norma, Casta Diva -
- Sei coraggiosa -
- Ne dubitavi? -
Porse lo spartito al pianista che stranito aveva assistito a tutta la scena, questo iniziò la breve introduzione, Hermione prese il fiato e il cellulare di Draco squillò, lui cercò di ignorarlo

Casta

La ragazza finse di non sentire, ma data l’insistenza Malfoy rispose al numero sconosciuto che gli compariva sul display
- Pronto –
Il suo tono era notevolmente stizzito
- Il Maestro Draifous? -
- Sono io, ma al momento sono in sede di provini e…. -

Diva che inargenti
queste sacre antiche piante


La voce dall’altra parte lo interruppe
- E’ per questo che la chiamo, sono monsieur Lafuine, telefono a proposito del provino di mia figlia e di come è stata trattata –
- Non ho nulla da dire in proposito. –
- Sono io che ho qualcosa da dire! –
e la voce dall’altro capo dell’etere iniziò a parlare a briglia sciolta sfogandosi per come era stata trattata la sua “bambina”

noi volgi il bel sembiante

Hermione s’interruppe la rabbia che cominciava a farsi sentire, bene, eccola la sua correttezza in sede di provino! Parlava al telefono e non tagliava nemmeno corto, si era allontanato verso il fondo della sala ed era evidente che non aveva ascoltato nemmeno una nota di quelle poche che lei aveva cantato.
Che stronzo! E così com’era venuta, si diresse al pianoforte prese i suoi spartiti dal leggio lasciando basito il pianista che, rapito dal timbro della sua voce, ancora stava suonando l’aria e si diresse all’uscita.
Blaise era stupito, non credeva che la Granger avesse una voce simile, gli ricordava un’altra voce udita tanto tempo prima, ma in quel momento non gli sovveniva dove; quando vide la ragazza prendere gli spartiti e allontanarsi veloce rimase indeciso se farsi i fatti suoi o provare a fermare la vecchia compagna di scuola, quando però si alzò e cercò di raggiungerla era tardi, di Hermione Granger non c’era più alcuna traccia.

Uscì veloce dai camerini, gli occhi che le bruciavano per la rabbia che provava, bastardo, l’aveva umiliata un’altra volta. Avrebbe voluto schiantarlo, o peggio avadakedavrizzarlo. Lurido, falso, bastardo! Aveva anche avuto il coraggio di offendersi quando lei aveva messo in dubbio il fatto che lui potesse accettare di farle passare il provino se lei fosse stata realmente in gamba, aveva persino quasi sorriso, e poi… certo, tanto era solo la mezzosangue, una telefonata era più importante… Bastardo, per la milionesima volta bastardo!
Uscì nel grande atrio della biglietteria, fuori dalle porte poteva vedere che una fitta pioggerellina era incominciata a scendere, non sapeva nemmeno lei cosa volesse fare in quel momento, non se la sentiva di andare a casa, anche se, forse, sfogarsi con Antlia e Marcus le avrebbe fatto bene, però non voleva essere pesante! Camminare, si aveva bisogno di camminare, ancor meglio sotto la pioggia, si sarebbe rinfrescata le idee, poi ovunque fosse arrivata si sarebbe smaterializzata nel piccolo vicolo chiuso dietro casa che era sempre deserto.
Presa dai suoi pensieri urtò una persona, si scusò a mezza voce e proseguì verso le grandi porte a vetri quando si sentì afferrare per un braccio
- Granger?! -
Sollevò lo sguardo e si trovò di fronte gli occhi verde scuro e l’espressione perplessa del viso di Pansy Parkinson
- Parkinson! -
Rispose atona, cercando di ingoiare quel fuoco rabbioso che in quel momento le scorreva prepotente nelle vene.
- Cosa ci fai qua? Ti senti bene? -
Tutto quell’interesse la lasciò perplessa, da quando a Pansy Parkinson importava se lei stesse bene o no. Si costrinse a rispondere il più educatamente possibile per non iniziare a sbraitare contro Malfoy in mezzo al teatro.
- Nulla Parkinson, tutto bene! -
- Non si direbbe, Mi sembri sconvolta. Sei sicura di stare bene? Ti va un tè o un bicchiere d’acqua, per calmarti. Non puoi andare in giro così. -
Hermione la guardò interrogativa.
- Ok Parkinson, sono arrabbiata, furiosa al punto da desiderare di vedere morto quello schifoso maledetto bastardo di Malfoy! Ma per il resto non mi sembra di essere in uno stato così pietoso!-
- Granger… stai piangendo! Hai la faccia sporca dalle lacrime e ti cola il naso, insomma un disastro -
e le sorrise incoraggiante
- Oh! Non me n’ero accorta. -
- Appunto, vieni con me dai, è da quando ci siamo viste l’altra sera che vorrei parlarti, e adesso tu non sei in grado di andare da nessuna parte in questo stato -
La prese sotto braccio e lei la seguì docile, senza nemmeno sapere perché si fidasse a farsi quasi trainare dalla sua ex compagna. Uscirono dal teatro e Pansy la guidò verso quello stesso bar in cui era stata con Antlia quella mattina.
Entrarono e si sedettero a un tavolino appartato. La bruna ex serpeverde prese un pacco di fazzoletti di carta dalla borsa e lo porse alla ragazza che le sedeva di fronte.
- Tieni, ne hai bisogno. -
- Grazie –
prese i fazzoletti e si pulì il viso meglio che poteva.
- Ok, adesso vai meglio –
e sospirò, domandandosi che cos’altro avesse combinato Draco nella sua immensa stupidità.
Una cameriera venne a prendere le ordinazioni e tornò poco dopo con quanto richiesto dalle due ragazze che nel frattempo non avevano aperto bocca. Il silenzio era piuttosto imbarazzato.
- Innanzi tutto volevo scusarmi per sabato sera –
disse Pansy rompendo finalmente quel silenzio
- Tu non hai fatto nulla Parkinson, sono io che devo scusarmi perché sono stata maldestra. -
- Sì, ma le mie scuse sono per la reazione del mio accompagnatore, e mi dispiace di essermene andata in quel modo senza quasi intervenire per calmarlo, ma mi sono vergognata troppo -
Hermione sollevò lo sguardo e fissò l’altra ragazza negli occhi, le sue parole l’avevano stupita; da quando Pansy Parkinson dava contro Draco Malfoy senza difenderlo ad oltranza. Lo sguardo che l’altra le rivolgeva era limpido e sembrava sincero. Forse era davvero cambiata come le era parso di intuire la sera del loro primo incontro in quella città.
- Non importa, da lui non mi potevo aspettare nulla di diverso, anche se forse ci avevo sperato. -
- Spero che non ci siano state conseguenze troppo gravi e che il ristorante dopo un vostro confronto sia ancora in piedi –
E sorrise di nuovo, di un sorriso sincero, che fece sorridere anche lei.
- Gli ho rovesciato una caraffa d’acqua addosso per schiarirgli le idee e … -
La risata dell’ex serpeverde la interruppe
- Davvero gli hai fatto questo? Merlino, come vorrei essere rimasta solo per godermi lo spettacolo -
continuò a ridere contagiando anche l’ex grifondoro.
- Sì, e anche se tu ed io troviamo divertente la cosa, il mio titolare non era della stessa idea e mi ha licenziata. -
- Mi dispiace -
- Anche a me -
- E adesso che cosa pensi di fare -
- Beh, oggi ero qui per il provino. -
- Per il provino? Canti? -
- Sì. -
- Non lo sapevo -
- Non lo sa quasi nessuno, eri in teatro anche tu per quello? -
- Sì, ma non per fare il provino, io ci lavoro, e Theo è il direttore -
- Theo? Intendi Nott? -
- Sì, è mio marito, ci siamo sposati tre anni fa – gli occhi le brillarono di pura gioia.
- Devi amarlo molto, ti brillano gli occhi -
- E’ così! -
- E pensare che vedendoti l’altra sera con Malfoy avevo pensato che fossi sposata o ancora fidanzata con lui. -
- Per la carità Salazar me ne scampi. Siamo solo amici, e già è difficile così, figurati sposarselo uno come lui! -
- Ricordo che a Hogwarts non la pensavi così -
- Le persone crescono Granger, cambiano e maturano, quasi tutte almeno – e sorrise per il palese riferimento al comportamento di Malfoy al ristorante. – E io mi sono resa conto che stavo con Draco solo per l’aura di potere che lui emanava a causa dello stretto rapporto del Signore Oscuro con la sua famiglia, mi faceva sentire importante essere accanto a lui, ma a che prezzo! Forse per un periodo ne sono anche stata innamorata, ma mi sono resa conto che se non volevo ritrovarmi il cuore passato al tritacarne la cosa migliore era staccarmi e ciò che mi stupì di più fu l’estrema facilità con la quale riuscii ad allontanarmi, non soffrivo per amore, ma per la mancanza dell’abitudine a stare con lui, a sentirmi importante; ma quanto lo ero realmente per me stessa e quanto perché appartenevo al suo codazzo? E soprattutto quanto lo ero per lui? E la risposta faceva male, se non al cuore all’orgoglio, perché io non contavo nulla nemmeno per lui che nel giro di pochi giorni nell’estate in cui ci lasciammo, si era già consolato con Astoria Greengrass. -
- Devi aver sofferto molto -
- In realtà no, perché in fondo al mio cuore tutte queste cose le sapevo già, e perché poco tempo dopo ho scoperto l’amore, quello vero, quello che ti toglie il fiato. L’ultimo anno a Hogwarts dopo quell’estate è stato quello che ha cambiato tutto; come sai, Draco dopo la fine della guerra non c’era più aveva scelto di non tornare, ed io mi sono ritrovata persa senza di lui, nonostante avessi capito molte cose e fossi sicura che il nostro non fosse amore. Ero sola, o così credevo, ma c’era Theo, che mi è stato vicino, mi ha aiutata, e non mi ha mai abbandonata, ed è stato quando ho scoperto di amarlo che, probabilmente, ho sofferto davvero. -
- Perché se eri ricambiata? -
- Perché non lo sapevo. Credevo che mi vedesse solo come un’amica, oltretutto con la fama che mi avevano cucita addosso negli anni passati non mi sentivo degna di lui. -
- Ma erano solo le stupide chiacchiere della Brown e della Patìl, vuoi dirmi che qualcuno le ha ascoltate? -
- Granger, ma dove vivevi? Tutti le hanno ascoltate. -
- Ma non erano credibili, tu comunque negli anni che abbiamo frequentato quando c’era anche Malfoy sei sempre stata con lui, quelle chiacchiere erano prive di fondamento. -
- Forse per te, forse è per questo che sei stata definita la migliore studentessa di Hogwarts degli ultimi centocinquanta anni, ma per gli altri non era così, a parte Draco, Blaise e poi ho scoperto anche Theo. -
- Però poi avete capito di amarvi reciprocamente e adesso siete sposati. –
- Ci è voluto qualche anno, ma è andata proprio così -
- E’ una bella storia, nonostante uno dei protagonisti sia Malfoy -
Risero entrambe
- Sai, mi piace parlare con te Parkinson, mi hai quasi fatto passare del tutto il malumore -
Pansy sembrò riprendersi come da un sogno
- Merlino, io ti ho portata qui per consolarti e sono finita a parlare di me, scusa! -
- E di che? Ho appena conosciuto una persona diversa da quella che ricordavo, mi sembra una buona cosa. -
- Strano, anche a me è venuto facile parlare con te, e sapere che, nonostante il mio atteggiamento nei tuoi confronti in passato, non hai mai dato peso alla mia fama non nego che mi abbia fatto piacere –
Hermione sorrise, l’altra abbassò lo sguardo e poi tornò a guardarla negli occhi per farle capire che quanto stava per dirle era sincero
– Mi spiace Granger, per il mio comportamento del passato, vorrei che tu sapessi, che non ne sono fiera, ma era quello che tutti si aspettavano da me. So che non è una giustificazione, perché avrei dovuto avere più carattere, ma non posso tornare indietro. -
- Nessuno può tornare indietro, ma il fatto che siamo qui sedute a parlare dovrebbe farci capire che nonostante tutto si può andare avanti. -
- Amiche? – chiese la mora titubante, non sapeva nemmeno lei perché, ma Hermione Granger le piaceva e desiderava conoscerla, forse era per riscattarsi, o forse perché in fondo al cuore l’aveva sempre stimata per la forza che aveva dimostrato ai tempi della scuola. Le tese la mano destra che la riccia prese e strinse con la sua - Ciao, mi chiamo Pansy Parkinson, lieta di fare la tua conoscenza, puoi chiamarmi Pansy se vuoi -
- Ciao, Mi chiamo Jane Dubois, il piacere è tutto mio. Ma tu puoi chiamarmi Hermione se vuoi-
- Come hai detto? Jane Dubois? -
- Sì, ho cambiato nome, qui a Parigi mi chiamo così. -
- Perché? -
- Scusa, ma è una cosa che mi fa ancora troppo male per riuscire a parlarne, un giorno te la racconterò -
- Scusa tu, non volevo essere indiscreta -
- Non potevi saperlo -
- Adesso però voglio sapere perché eri così arrabbiata e piangevi prima quando ti ho incontrata -
- Era a causa del provino, dopo essere stata licenziata e con la mancanza di posti di lavoro che c’è, ci contavo molto, ma non è andata come pensavo. -
- Non gli sei piaciuta? -
- No, in pratica non ho nemmeno fatto l'audizione. E pensare che ero così emozionata a sostenere un provino con il celebre Draifous e poi mi sono ritrovata davanti il ghigno arrogante di quel, quel... scusami, è un tuo amico, non dovrei parlarne così con te. -
- Figurati! Quindi Draco non ti ha permesso di fare il provino? Per le mutande di Merlino, è per questo motivo che lo volevi vedere morto? Se è così posso ucciderlo con le mie mani!-
- Diciamo che non appena ho iniziato a cantare ha ricevuto una telefonata e si è allontanato continuando a parlare al telefono ignorandomi, per cui capita l’antifona ho fatto che andarmene, inutile perdere tempo con lui. -
- Che idiota! Non crescerà mai. -
- Così pare… forse sei cresciuta tu per tutti e due. –
rispose con amarezza.
- Bene, ma questa volta gliela darò io una bella lezione se non ti vuole tra i piedi dovrà vedersela con me! Hermione, sai cucire e disegnare? -
- So disegnare abbastanza bene, per il cucito invece, a parte piccole riparazioni e attaccare un bottone, devo ricorrere alla magia -
- Bene, avevo giusto bisogno di un aiuto costumista che sapesse anche cucire –
E le strizzò l’occhio.
- Scusa? Non credo di capire. -
- Giusto, non sai tutto. Non sto a spiegarti né perché né per come, ma il Petit è gestito da me, Blaise, Theo, Draco più una ragazza che non conosci, ma della quale non tocca a me parlarti, abbi pazienza. -
- Insomma mi stai dicendo che il Petit è una succursale serpeverde?! -
- In sostanza guardando la cosa dal tuo punto di vista sì! Blaise è il regista ufficiale delle opere, Draco, come avrai capito non è altri che il maestro Draifous e quando non è in giro per il mondo per qualche concerto particolarmente importante è il nostro direttore d’orchestra e nome di richiamo. Theo è il direttore, quello che si occupa della parte economica, dell’amministrazione e poi ci sono io. Io mi occupo della sartoria, disegno i costumi in qualità di costumista e li confeziono con l’aiuto della magia, cosa che ci fa risparmiare non poco sulle sarte, oltretutto quelle specializzate nella confezione di costumi teatrali sono rare e si fanno strapagare. Ma fare tutto da sola è pesante e un aiuto mi servirebbe proprio. Ne avevo già parlato con Theo e gli altri, ma eravamo titubanti, perché con una babbana o un babbano in sartoria le cose sarebbero diventate complicate, ma tu sei la soluzione a tutto! Ed io sono la soluzione alla tua disoccupazione. Che ne dici ti va? -
- Sono senza parole, certo che un lavoro mi va, spero solo di essere all’altezza -
- Sono sicura che lo sarai, e poi avrai me come maestra... che puoi volere di più? -
- Merlino! E chi l’avrebbe mai detto! Ma sei sicura che gli altri non avranno nulla da ridire? -
- A parte Draco dici? No! Sono sicura di no! La sartoria è affar mio e nessuno può e deve metterci becco altrimenti mando tutti in scena in mutande, orchestrali e direttore d’orchestra compreso. E ti assicuro che non si mettono volentieri contro di me, nemmeno Draco. -
Ed un ghigno serpentesco tipico del suo passato affiorò sulle sue labbra!

Quando venti minuti dopo la telefonata di lamentele e minacce di Monsieur Lafuine terminò Draco alzò gli occhi verso il palco e lo trovò vuoto, si guardò intorno ed incrociò lo sguardo di Blaise che poggiato alla balaustra della buca d’orchestra lo guardava scuotendo la testa.
- Mi dispiace Draco, se n’è andata improvvisamente, ho provato a raggiungerla, ma non ho fatto in tempo. -
- Amen, è lei che ha perso un’occasione d’oro! -
Cercò di mantenere il suo solito atteggiamento distaccato ma dentro di sé era furioso; doveva immaginarlo, la mezzosangue se n’era andata, e lui aveva perso l’ennesima occasione.

Un’ora e mezzo dopo le selezioni della giornata erano quasi finite, mancava solo più un candidato quando Pansy fece il suo ingresso in platea e chiese ai ragazzi di parlare un attimo con loro.
- Scusate, ma andrò subito al sodo perché il tempo stringe e siamo tutti stanchi. Se vi ricordate, lo scorso anno è stata molto dura riuscire a fare tutti gli abiti di scena da sola, ed essere puntuale nella consegna per le prove in costume. Quando ne avevamo parlato si era pensato di trovarmi un aiuto, ma ci eravamo resi conto che la presenza di un babbano in sartoria avrebbe creato delle difficoltà e quindi l’idea era stata accantonata. Volevo comunicarvi che finalmente ho trovato l’aiuto che mi serviva, e non ci saranno problemi con la magia perché è una di noi. -
- Per me va bene, visto che abbiamo lo sponsor ricattatore, che paghi anche il personale in più -
Rispose Draco che era ancora irritato dal tono della telefonata ricevuta e per il fatto di aver di nuovo perso le tracce della Granger,
- E poi la sartoria è sempre stato affar tuo Pansy, quindi per me va bene tutto, non sono cose che mi riguardino, e credo che anche Blaise e Theo siano d’accordo con me. -
- Sì! -
- Idem per me, tesoro! -
- Bene, è proprio quello che volevo sentirvi dire. Sai Draco, questa ragazza è appena rimasta senza lavoro a causa di una divergenza di opinione col suo capo e con un cliente ed oggi era qui per il provino, ma… –
proseguì poi guardandolo fisso negli occhi e pian piano a mano a mano che lei parlava un sospetto cominciava a farsi strada nella mente del ragazzo
- Pansy? Mi stai dicendo che… -
- Sì Draco, ho assunto la Granger in sartoria! E visto che mi hai appena detto che per voi non ci sono problemi direi che adesso che vi ho avvisati potete sentire l’ultimo candidato e poi andarvi a preparare per la cena di stasera, Ricordatevi che Antlia ci aspetta per le nove. Io comincio ad andare a prepararmi tesoro, ci vediamo a casa –
E deposto un piccolo bacio sulle labbra di Theo uscì lasciandosi alle spalle le facce sconvolte dei suoi due amici e di suo marito.

Hermione era appena entrata in casa che i suoi coinquilini le corsero in contro per avere notizie
- Allora Dubois, com’è andata? Draifous è caduto ai tuoi piedi? O è stupido come sembra?-
Antlia fulminò Marcus con lo sguardo
- E’ andata male e Draifous è più stupido di quel che sembra! Comunque ho trovato lavoro ugualmente, anche se non sarà mai come cantare mi servirà fino alla prossima occasione –
rispose Hermione acida
La sorella dello stupido, suo malgrado, si sentì chiamata in causa
- Ma perché che cosa ha fatto di stupido? -
- Hai trovato un altro lavoro? Per questo sei arrivata solo adesso? Non vorrai dirmi che giacché è andato male il provino sei andata a fare un colloquio? Te l’ho già detto oggi Dubois che sei contronatura? -
- Taci Herbell, te l’ho già detto oggi che sei indisponente?! Non sono andata ad un colloquio, ma ho incontrato una, diciamo, vecchia amica che saputo della difficoltà in cui mi trovavo mi ha offerto un lavoro! -
- Bene visto che mi tratti così e che tra poco i nostri ospiti saranno qui, vado a farmi quella doccia che avevo rimandato a causa tua! Vipera! -
E con aria fintamente offesa il ragazzo si chiuse in bagno.
- Aspetta andiamo con ordine, come mai il provino non è andato bene? Che cosa è successo? Mon Dieu Jane avevi tutti i numeri per superarlo. -
- Sì Antlia, peccato per un piccolo particolare: ti ricordi quel mio vecchio compagno di scuola di cui ti ho raccontato l’altra sera? Quello che è stato la causa del mio licenziamento? – la sua voce tremava di rabbia - Bene, lui e Draifous sono la stessa persona, solo che io non potevo saperlo perché lo conoscevo con un altro nome! -
Antlia sgranò gli occhi e la voce le uscì in un sussurro
- Tu sei stata a scuola con Draco? Hai studiato a Hogwarts? -
- Come sai di Hogwarts? Come conosci il vero nome di Draifous? -
- Lui è mio fratello! –






******************************************





Eccomi di ritorno! Finalmente direte voi, giustamente. Finalmente! Rispondo io.
Mi scuso per il ritardo nel postare, ma è stata una settimana davvero dura, perché oltre al lavoro ho avuto due spettacoli diversi in ventiquattro ore, e tra generali ed ante generali il tempo che mi è rimasto non è stato molto; in più il capitolo si è rivelato piuttosto articolato da scrivere, e per nulla facile. Spero in ogni caso che vi piaccia quanto piace a me. Aspetto di sapere da voi cosa ne pensiate.
Come sempre ringrazio tutti quelli che leggono, e coloro che mi hanno inserita tra le seguite, le storie da ricordare e le preferite. Mi spiace che due persone mi abbiano tolta dalle preferite, forse a causa del ritardo nell’aggiornare, ma purtroppo ho anche una vita fatta di impegni lavorativi oltre che una famiglia cui stare dietro. Spero per il futuro che avrete pazienza ed io prometto che cercherò sempre di non farmi attendere troppo a lungo.
In attesa di un vostro commento mando un bacio a tutte
d.

Ed ora m’inchino e ringrazio:

lala_nihal: Ciao cara, grazie della recensione, mi fa piacere che la storia ti piaccia e spero che continuerai a seguirla. Inoltre grazie per avermi inserita tra gli autori preferiti, mi hai fatto davvero un bel regalo. Sinceramente credo che il fatto che tu scriva prima a mano e poi ribatta al pc sia un pregio, perché quando riscrivi un capitolo hai l’occasione di rivederlo e correggerlo, è solo un problema di quanta attenzione prestiamo a ciò che stiamo facendo. Ti abbraccio e ci vediamo presto da te o da me.
Un abbraccio d.

_black_sheep_: So che ti ho fatta aspettare un po’ per l’aggiornamento, e spero che tu non sia rimasta delusa, perché cose in questo capitolo ne accadono di certo, però non quelle che forse in molti si sono immaginati, ma altrimenti dov’è il divertimento? Adesso c’è un nuovo “simpatico” personaggio con cui avrà a che fare Hermione e non solo lei. Spero che continuerai a leggere e di sapere ancora che cosa ne pensi.
Un abbraccio d.

anna96: Beh, che dire se non un enorme grazie per tutti i bellissimi complimenti. Sì, anche io adoro Marcus e la sua ironia. Ho sempre immaginato Draco uno da piccoli grandi gesti con le persone cui vuole bene, magari rari, ma proprio per questo ancor più preziosi. Finalmente siamo arrivati al provino!
Spero che anche questo capitolo ti piaccia e che dopo averlo letto non desideri avadakedavrizzarmi… Fammi sapere. Ho inserito una piccola parentesi Blaise Antlia, spero ti piaccia. Un abbraccio d.

barbarak: Beh, meno male che c’è Marcus a stemperare la tensione in certi momenti, le persone come lui sono un vero toccasana per i nervi, quando non li fanno saltare a te! Anche a me piace molto la coppia Theo Pansy, da quando ho letto la bellissima “il pagamento di un debito” ed ho cominciato a vedere sotto una diversa ottica soprattutto Pansy; penso che con Theo a fianco siano semplicemente perfetti, e poi mi fa piacere riscattarla da tutte quelle storie in cui è una vera arpia cattiva e senza un’anima. Per quel che riguarda Draco, beh, Antlia è la sua famiglia, e a causa del rapporto particolare che li lega “sente” il dolore che lei sta provando in quel momento. E' un arrogante, un despota ma non un cretino e già mentre rivolgeva certe parole a sua sorella era conscio di stare sbagliando; non ha potuto frenarsi, che ci vuoi fare è pur sempre Draco Malfoy. Anche Antlia sotto sotto è una Malfoy, quindi stavolta è toccato a lui abbassare la testa. Eccoti qui il provino, spero che ti piaccia… anche se forse è un po’ inaspettato quanto accade.
Un abbraccio. d.

RaccontiNostri: Mi fa molto piacere sapere che anche lo scorso capitolo ti sia piaciuto, spero anche questo, con l’introduzione del nuovo personaggio che dovremo sopportare per tutta la stagione: "Miss Simpatia". Come ho già detto a Barbarak la coppia Theo Pansy nasce dalla lettura di un’altra fic e mi aveva molto colpita, in futuro si vedrà ancora, anche perché questa è sì una Dramione, ma se non ci mettiamo un po’ di contorno perde d’interesse. Mi fa anche piacere che ti piaccia Marcus, lo ripeto per l’ennesima volta. IO L’ADORO e non solo perché sono la sua mamma!
Un abbraccio d.

PaytonSawyer: Ciao cara, noi ci siamo già sentite da te, però ti ringrazio di nuovo per i complimenti. Eccoti svelata l’altra analogia tra le nostre due storie, spero che ti piaccia anche questo capitolo. Io ho letto il tuo aggiornamento di ieri, e non vedo l’ora di leggere il prossimo!
Un abbraccio d.

hunterd: Ciao Laura, va benissimo se mi chiami Dusca, d’altra parte è il mio nome (a proposito di croci!).
Ti ringrazio tanto per i complimenti, mi fa piacere che proprio tu sostenga che i miei personaggi non sono troppo oc, anche se li ho catapultati in un mondo diverso ed in una situazione anomala; insomma, ci provo, e spero sempre di riuscire a non portarli troppo fuori del loro carattere, anche se in alcune situazioni a volte è quasi inevitabile. Soprattutto ti ringrazio per i complimenti sulla stesura del testo, è una cosa che cerco di curare al massimo, perché mi si stringe il cuore a volte a leggere storie che hanno un’idea di base bella ed originale ma che mi ritrovo a lasciare a metà perché deturpate da errori che nemmeno mia figlia di quattro anni farebbe se sapesse scrivere. Sinceramente mi viene il nervoso e vorrei tanto mettere le mani addosso all’insegnante “d’Itagliano” di queste ragazze.
Ora per passare alla storia, all’inizio ero indecisa se descrivere la cena ma credo che mi toccherà, soprattutto per come ho interrotto il capitolo. Non so ancora cosa accadrà, ma qualcosa mi dice che Marcus si divertirà un mondo. La matassa dei ruoli l’ho già dipanata in parte in questo capitolo, mancano ancora un po’ d’informazioni a Dracuccio di zia ma credo che quando entrerà in casa di Antlia un paio di cosette gli saranno subito chiare. Sempre che Herm decida di fermarsi per la cena, per ora non è molto d’accordo, ma stiamo tutti tentando di convincerla.
Per quanto riguarda la famosa croce, che mi dici se (giacché notoriamente una croce è piuttosto pesante da portare) dividiamo il peso magari tra giorni pari e giorni dispari, come già a suo tempo proposi? Ehehehe magari!
Non ti preoccupare per il ritardo, (sono mamma lavoratrice anche io come sai!) le recensioni fanno piacere a chi scrive, me ne sono resa conto quando dopo aver scritto i primi capitoli mi ritrovavo a controllare se qualcuno aveva recensito, fin troppo spesso (da buona attrice ho un ego smisurato! Anche se cerco di tenerlo a bada.) ma mi rendo conto che non sempre è possibile recensire e soprattutto non sempre troviamo qualcosa da dire.
Ti abbraccio e ci vediamo da me o da te. d.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** ODDIO! ***


ODDIO!

- COOOSAA??? COSA VUOL DIRE CHE LUI E’ TUO FRATELLO? -
Quella rivelazione le aveva gelato il sangue nelle vene, ma mai come quella che seguì.
- Gemello! -
- COME SAREBBE A DIRE GEMELLO? E DA QUANDO MALFOY HA UNA GEMELLA? E COME CI SONO FINITA IO A VIVERE CON LA GEMELLA DI MALFOY? ODDIO! AVREI DOVUTO CAPIRLO APPENA TI HO VISTA, VI ASSOMIGLIATE COSI’ TANTO! MA TU NON SEI UNA SERPE INFIDA E SENZA CUORE E… -
Si rendeva conto di straparlare, ma era l’unico modo per arginare l’infarto.
- JANE ORA BASTA! Ti prego calmati… -
- CALMARMI? CALMARMII?? MA TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE MI HAI APPENA DETTO? TI RENDI CONTO CHE STASERA L’HAI INVITATO A CENA? TI RENDI CONTO CHE SALTERA’ IN ARIA IL TETTO DI CASA COME MINIMO! -
Antlia cercò di mantenere la calma davanti a quella reazione che le sembrava davvero spropositata.
-Jane … che ne potevo sapere io che tu e mio fratello vi conoscevate dai tempi della scuola? Non mi ha mai parlato di te, e perché mai dovrebbe saltare in aria il tetto? Siete adulti ormai, anche se effettivamente il precedente del ristorante e del provino fa supporre che non siate cresciuti poi molto! –
- E’ lui che non è cresciuto, e stasera qui ci sarà un cumulo di macerie, scusa Antlia, ma anche se è tuo fratello, non ho nessun’intenzione di farmi ancora insultare quindi reagirò a qualsiasi provocazione. -
- Forse stasera sarà l’occasione buona per provare ad avere un comportamento civile e dimostrare che siete cresciuti -
- E’ impossibile, non accadrà mai tra noi due -
- Non crescerete mai? -
- No, è impossibile che riusciamo ad avere una conversazione civile. -
- Ma perché? -
-Forse perché non mi chiamo Jane! –
Sussurrò appena, calmandosi improvvisamente, stordita da quella situazione paradossale.
- Come scusa? -
- Non – mi –chiamo –Jane -
Scandì sempre in un sussurro
- Continuo a non capire, magari se smettessi di farfugliare e parlassi in modo comprensibile -
- Se sei la sorella di Draco Malfoy, è giusto che tu sappia chiaramente che gran casino sarà questa cena… quindi te lo ripeto: non – mi –chiamo –Jane -
Disse a voce un po’ più alta scandendo nuovamente il concetto finale.
- Che cosa significa che non ti chiami Jane? -
- Ti ricordi che il primo giorno qui ti dissi che Dubois era il cognome di mia madre? Beh, il mio vero nome è Hermione Jane Granger, o meglio Hermione Granger. -
Le parti s’invertirono ora era Antlia ad alzare la voce in preda al panico.
- HERMIONE GRANGER?? QUELL’HERMIONE GRANGER? -
- Sì, quell’Hermione Granger –
- Oddio! – disse Antlia
- Oddio! – rispose Hermione
Crollarono esauste sul divano dal quale si erano alzate per la violenza di quelle rivelazioni, lo sguardo perso davanti a loro a fissare il nulla, le mani incrociate in grembo.
- Che avete ragazze da dire il Rosario? Volete farvi suore? -
Marcus in accappatoio studiava quella strana scenetta.
- Fottiti Marcus -
- Ti offri volontaria Antlia?
- No, ma se vuoi, ti mando mio fratello! -
- No grazie! E’ carino, ma mi basta già sopportarlo a cena! -
La cena.
- Oddio! – disse Hermione
- Oddio! – Rispose Antlia
Marcus le guardò stranito, non aveva mai visto nessuna delle due in quello stato, sembravano assenti, lo sguardo perso nel vuoto solo quel sussurro: oddio! Cominciava seriamente a preoccuparsi quando la bruna si risvegliò da quella sorta di catalessi e si rivolse alla ragazza che le sedeva di fianco.
- Antlia, dobbiamo parlare; non credo di potermi fermare per questa cena -
- Prima o poi dovrai affrontarlo, viviamo insieme. -
- Comincerò domani a cercare un altro appartamento –
- Scusate se m’intrometto, ma se state litigando forse è il caso che ragioniate senza essere così drastiche, nessuno deve andare da nessuna parte -
- Non stiamo litigando Marcus, il problema è Mycoal -
- E’ da quando lo conosco che è un problema, se è per questo! -
- A chi lo dici! – sospirò Hermione
- La finite voi due? E’ pur sempre mio fratello! Anche se ammetto che a volte sia un po’ difficile. -
- Non è difficile, è una serpe fatta e finita -
- Tesoro, non posso che essere d’accordo con Jane, mi dispiace. A parte il carattere di mister simpatia, qual è il problema reale, potete spiegarlo anche a me? -
- In breve: io e suo fratello ci odiamo dai tempi della scuola, abbiamo studiato insieme per diversi anni, in un chiamiamolo college; tanto per darti un’idea di quanto ci amiamo io sono addirittura arrivata a prenderlo a pugni, e lui durante una serie di problemi che si sono verificati nella zona dalla quale proveniamo è quasi riuscito a farmi uccidere, e non sto esagerando! -
- Scusa, ma non sapevi che il fratello di Antlia fosse il tuo vecchio compagno? -
- No, non sapevo che avesse una sorella, e soprattutto che adesso avesse un nome d’arte, quindi oggi al provino ritrovarmelo davanti è già stato uno shock! Puoi immaginare quando sono arrivata qua e lei mi ha detto che Draifous era suo fratello… -
- Capisco che tu non potessi sapere di Draifous, ma nemmeno il cognome di Antlia e la loro indubbia somiglianza ti aveva messa in allarme sul tuo vecchio compagno? -
Antlia sospirò, doveva dire qualcosa, ma nulla che potesse rivelare l’esistenza di quel mondo dal quale lei ed Hermione provenivano; quella sera, per una coincidenza, stavano venendo fuori troppi segreti che lei non aveva rivelato a quello che nonostante le baruffe continue era il suo amico più caro, e cominciava a sentirsi in colpa.
- Marcus, lascia stare. Io e mio fratello non abbiamo lo stesso cognome. -
- Davvero? Io avevo sempre pensato che il tuo… -
L’espressione di Marcus era confusa e forse anche un po’ addolorata, non era facile accettare che le cose che gli aveva raccontato la sua amica più cara, la persona alla quale aveva aperto il suo cuore, fossero solo mezze verità.
- Lascia stare è una storia lunga, ma non è il momento di parlarne e non credo nemmeno di volerlo fare, ci sono troppe cose che non potresti comprendere, perdonami se puoi -
Rispose con sguardo triste.
Doveva essere qualcosa di veramente poco piacevole se la ragazza reagiva in quel modo, e sapere che la sua non confidenza dipendeva da lei stessa e non dal fatto che non si fidasse di lui in qualche modo, anche se egoistico lo consolò. Le sorrise comprensivo e tornò all’argomento principale della loro conversazione.
- Quindi tra te e Draifous o come si chiama non corre buon sangue. -
Disse rivolto a Hermione
- Sbagli, non è che non corra buon sangue. Ci odiamo! -
- Ok, capisco. Direi che la situazione è piuttosto grave, però questa cena potrebbe essere l’occasione per seppellire l’ascia di guerra, e poi ci saranno anche delle altre persone ad impedire colpi di testa, soprattutto a lui. I suoi amici sono piuttosto ragionevoli, in particolar modo Pansy è in grado di gestire qualsiasi emergenza made in Draifous. -
- Oddio! -
-E basta col rosario! –
Marcus sbuffò
- E’ che non credo di essere pronta ad affrontarli tutti assieme questa sera, a parte Pansy, lei oggi mi ha aiutata, ma gli altri… -
- Bene, hai già una persona dalla tua parte, vedi che non è così terribile! Sei troppo pessimista e drastica Dubois.-
- Hai incontrato Pansy? – chiese Antlia incuriosita
- Sì, è lei che dopo aver saputo del provino mi ha offerto il lavoro del quale ho accennato prima. -
- In sartoria? -
Antlia cominciava a capire
- Al Petit? -
Chiese Marcus stupito
- Sì, poiché io e lei abbiamo certe doti in comune – ed ammiccò verso la ragazza – mi ha proposto di aiutarla nella realizzazione dei costumi. -
- Ma allora lo vedi che sei contronatura? Ho ragione io! Scusa sei qui che parli di cambiare casa per non affrontare quel cretino di Draifous stasera… -
- Ehi! –
Marcus ignorò la protesta di Antlia e proseguì
- Quando tra poco ci dovrai lavorare a stretto contatto! Se non è follia questo io sono Margot Fonteyn, e ho detto tutto! -
- Lo so, ma già non andiamo d’accordo, per dirla con leggerezza, e saremo presto costretti a lavorare nello stesso posto, come credi che potrà reagire quando scoprirà che divido pure l’appartamento con sua sorella? -
- Sai cosa penso? Che tu abbia paura Dubois! -
- Non permetterti Herbell! Non ho paura! -
- E allora dimostralo! -
- Scusa Jane ma Marcus ha ragione su tutta la linea. Mio fratello si è sempre comportato male con te a quanto ne so, non credo che sia tu quella che deve nascondersi, ma se la cosa ti intimorisce sei libera di non esserci stasera e, se proprio vuoi, di cercare un altro appartamento. -
- Riuscirai a trasferirti ed a rinunciare alla mia meravigliosa presenza e a quella della mia amica acida? Potrai Dubois? -
E Marcus si mise a sbattere le ciglia come una bambolina. Hermione sorrise ritrovando un po’ del suo vecchio orgoglio
- Forse avete ragione. Non sono io che devo nascondermi o vergognarmi! E soprattutto adesso che vi conosco come potrei rinunciare a voi due!-
- Bene, è deciso, visto che la paura ti è passata, prima che ritorni… -
- Io non avevo paura! -
- Come sia, sia. Signorine, mentre io scaldo la cena voi andate a prepararvi, tra circa un’ora saranno qui e dobbiamo decidere un piano d’azione per contenere Draifous. E comunque Jane, non preoccuparti, qualsiasi cosa accada io sarò dalla tua parte, dare contro a Mycoal è la mia missione. -
Le ragazze si alzarono e si diressero verso la scala a chiocciola, prima di iniziare a salire Antlia si avvicinò a Marcus che le aveva girato le spalle dirigendosi verso la piccola cucina, gli posò una mano sulla spalla facendolo girare e lo abbracciò.
- Ti voglio bene, scemo -
- Anche io, donna acida. E adesso vatti a preparare che altrimenti mi scompensi la glicemia. -

- Hermione, posso chiamarti così? -
- Se non ti incasini con i nomi davanti a Marcus, sì. –
Le sorrise
- Magari spiegheremo qualcosa anche a Marcus più avanti, che ne dici? Gli voglio bene e mi spiace doverlo prendere in giro; già questa cosa dei cognomi diversi tra me e Draco che ha scoperto solo stasera mi fa sentire in colpa. -
-  Non lo sapeva? -
- Gli ho detto che quello di Draco era un nome d’arte e che non voleva che lo sapesse nessuno, ma gli ho lasciato credere che il nostro vero cognome fosse il mio, invece non è così, e mi spiace che l’abbia scoperto in questo modo… sai, è il mio amico più caro. -
- Quindi tu davvero non ti chiami Malfoy; che non hai mai studiato a Hogwarts è palese, se ci fossi stata me ne ricorderei, eppure siete gemelli. -
- Esattamente. Sono una maganò, per questo non ho frequentato Hogwarts, e la storia del mio cognome è piuttosto lunga, magari un giorno ne parleremo -
Il viso della ragazza si imporporò, quasi come se fosse una colpa che dipendesse da lei il fatto di non possedere il dono della magia
- Solo quando saremo pronte entrambe. A volte non è facile parlare della propria famiglia, e tu sai bene che sono io la prima a non riuscire ancora a farlo, quindi te lo ripeto, solo quando saremo pronte entrambe, in modo che nessuna delle due debba sentirsi in debito per le confidenze dell’altra. E per quanto riguarda Marcus alla fine di questa serata gli racconteremo la verità sul mio nome, cosicché non lo venga a sapere in altro modo, sentendosi preso in giro e ferito. Che ne pensi? -
- Che non potevo sperare in coinquilina migliore e che mio fratello è un cretino! -
- Concordo sull’ultima parte. Corro a prepararmi, il tempo stringe ed io ho bisogno di tutta la mia calma per questa sera -
- Aspetta, pensavo, che ne diresti se adesso chiamassi Pansy e le dicessi di cercare di venire subito in modo da cominciare a spiegare a lei la situazione e da avere un’alleata preparata a tenere testa a Draco? -
- Direi che è un’ottima idea ma povera Parkinson, oggi devo proprio essere il suo incubo. –
Nonostante fosse tesa per tutta quella situazione assurda, le venne da ridere. Antlia ne fu contagiata. Era una risata isterica, ma non riuscivano a fermarla, avevano addirittura male i reni, ma continuavano a ridere convulsamente. Era un modo come un altro per scaricare l’eccesso di tensione di quella giornata che era stata fuori dell’ordinario per entrambe e che prometteva di finire non sapevano nemmeno loro come; speravano solo non con un cumulo di macerie al posto di quella casa.

Meno di un quarto d’ora dopo una preoccupata, quanto irritata da tutta quell’urgenza, Pansy Parkinson, accompagnata da suo marito, si smaterializzava nello stretto vicolo di fianco a Place du Tertre e giunta di fronte all’abitazione della sorella del suo migliore amico suonava il campanello.
Una volta entrata in casa non perse tempo in convenevoli ed aggredì la prima persona che si trovò di fronte, cioè Marcus che si stava affaccendando ai fornelli
- Allora si può sapere che cosa è successo da chiamarmi così in anticipo e con tutta questa urgenza? Non ho nemmeno finito di truccarmi talmente mi ha fatta preoccupare la telefonata di Antlia -
Il ragazzo non si scompose
- Cherie, sei deliziosa ugualmente! -
- Grazie Marcus, ma in genere un occhio truccato ed uno no, più che una delizia fanno sembrare strabica!-
- Puoi finire di truccarti in bagno, per ora è ancora libero, ma prima sentirei cos’ha da dirti Antlia, perché la cosa è seria non poco. -
- Cosa vorrebbe dire “seria non poco”? -
Chiese Theodor che cominciava ad essere contagiato dal nervosismo di sua moglie.
- Da quel che ho capito, abbastanza seria da rischiare che questa serata faccia crollare casa nostra. Adesso vi chiamo Antlia, così vi spiega: ANTLIAAAA E’ ARRIVATA PANSYYYYY! -
La ragazza iniziò salire la scala diretta verso le stanze da letto
- Grazie della considerazione -
Sbuffò Theodor
- Scusa, ma le ragazze avevano bisogno di tua moglie, io e te facciamo i bravi ometti e ci beviamo qualcosa in attesa degli altri e dello scoppio della bomba ad orologeria che sarà questa cena. Personalmente credo che mi divertirò un mondo a vedere Mycoal sconvolto. -
Theo gli rivolse uno sguardo esasperato
- Ma si può sapere che cosa sta succedendo o no? -
- Da quel poco che le ragazze mi hanno raccontato pare che la nostra nuova coinquilina, che non avete ancora visto, sia una vostra vecchia compagna di college, che lei e Draifous si odiassero come cane e gatto, che in questi giorni si siano anche incontrati e che non abbiano fatto altro che litigare più o meno violentemente. -
Theo capì al volo di chi stava parlando
- Oddio la Granger abita con voi? Non ci posso credere. -
Quasi gli veniva da ridere
- No, nessuna Granger, parlo di Jane Dubois -
- Guarda che a scuola con noi non c’era nessuna Jane Dubois. –
- Eppure è così che si chiama la nostra amica, e lei dice che conosce Draifous da allora, e quindi, poiché siete andati tutti a scuola assieme, immagino che la conosca anche tu; forse non la rammenti. -
- Improbabile. Come hai detto che si chiama? –
- Jane Dubois -
- Sinceramente Marcus non conosco nessuna Jane Dubois, me la ricorderei. -
- Allora mi devo essere perso qualcosa. -
- Magari è una del periodo del conservatorio, quando non eravamo più a scuola insieme. -
- No, Antlia non la conosceva, e poi lei conosce anche Pansy. -
- Allora non so che dire -
Si guardarono negli occhi perplessi, poi decisero di soprassedere, probabilmente quel mistero sarebbe stato svelato di lì a poco.

Quando Pansy scese una luce divertita e pestifera le brillava negli occhi, guardò un istante il marito, sorrise ad entrambi i ragazzi e parlò
- Ho voglia di una sigaretta, vado a fumare in terrazza. Non ti spiace vero Marcus? -
- No, figurati, ma puoi fumare anche qui, tanto Antlia appesta questa casa senza ritegno -
- No, prendo volentieri una boccata d’aria, e poi se ci mettiamo tutti a fumare in casa stasera questo posto si trasformerà in una camera a gas e sinceramente odio mangiare circondata dall’odore del fumo -
- Sante parole Pansy… cerca di farlo capire anche alla tua amica. -
- Mi sa che sarà una causa persa Marcus, ai tempi della scuola anch’io ho provato a dissuadere Mycoal dal fumare in camera, ma con scarsi risultati, e quei due sono più simili di quel che sembra. Dai tesoro, esco con te, così fumo anche io. -
Theo sorrise con noncuranza alla moglie facendole capire che aveva compreso il messaggio nascosto nel suo sguardo.

Uscirono sul terrazzo e girando le spalle alla porta finestra si appoggiarono alla balaustra che dava sulla piazza e sulla sua variopinta folla di turisti ed artisti.
- Allora si può sapere che cosa è successo? Marcus mi ha parlato di una certa Jane Dubois che era a scuola con Draco, ma io non mi ricordo assolutamente di una con un nome simile. -
- E’ la Granger, Theo -
- Allora la mia intuizione era giusta. E si fa chiamare Jane Dubois? -
- Sì, me lo aveva già accennato nel pomeriggio quando l’ho incontrata; deve esserle capitato qualcosa di poco piacevole per spingerla a lasciare Londra ed a cambiare quel nome del quale era così orgogliosa. Ne sono certa Theo, l’ho capito dalle sue parole e dal suo sguardo di oggi, quando mi ha detto che preferiva non parlare della causa che l’aveva spinta a quella decisione. -
- Sono d’accordo con te, deve essere stato davvero qualcosa di grave per farle rinnegare il suo nome. Ma non forzarla se non vorrà parlartene lei. -
- Ma per chi mi hai presa Theo? -
rispose la ragazza risentita
- Esattamente per quello che sei, una gatta curiosa! -
- Theodor Nott, ti proibisco di… -
- E ti amo anche per questo! -
-Stupido, non pensare di cavartela così a buon mercato, se sopravviviamo a stasera te la farò pagare, contaci. –
- Sopravviveremo, tranquilla. Draco, se supererà l’infarto, ci stupirà. –
- Credi? -
- Ti ricordi cosa ti ho detto l’altra sera quando sei tornata? -
- Sì, ma… -
- Niente ma. Vedrai. Piuttosto come pensate di fare per ridurre al minimo qualsiasi sua reazione sconsiderata dovuta al primo impatto? -
- Oltre a rubare un defibrillatore dall’ospedale più vicino per fargli superare l’infarto? -
- Esattamente. -
- Innanzi tutto Marcus non è al corrente del fatto che Jane Dubois in realtà si chiami Hermione Granger, le ragazze pensano di dirglielo, ma di sicuro è meglio che non lo scopra da Draco, per cui abbiamo pensato che con la scusa di comprare le sigarette scenderò ad aspettare Draco e Blaise e raccomanderò loro che chiunque si trovino davanti devono ricordarsi che la coinquilina di Antlia e Marcus si chiama Jane Dubois. Poi per il resto pensavamo che una preghiera ed un paio di ceri a Morgana, Merlino e Silente, siano tutto quello che possiamo fare! -
- Ottima idea! Soprattutto la preghiera ed il cero a Silente, anche se non credo sia molto bendisposto verso Draco. -
- Stupido! E in ogni caso Silente adorava la Granger-
Theo sorrise e baciò delicatamente le labbra di sua moglie.
- Vero. Adesso vai prima che Blaise e Draco arrivino mandando a monte la prima parte del vostro piano, lasciandoci solo le preghiere e i ceri. -
- Hai ragione, corro. -
- Pansy? –
La richiamò. Lei si volse a guardarlo interrogativa
- Prima truccati anche l’altro occhio, sembri davvero strabica! -
- Oddio! -

Prima di entrare in casa Pansy ammonì per l’ennesima volta i due ragazzi che erano con lei
- Mi raccomando, la coinquilina di Antlia si chiama Jane Dubois! -
- Basta Pansy! Ma ci hai presi per scemi? Lo avrai ripetuto almeno cinquanta volte, stai cominciando a diventare inquietante. E poi non capisco la necessità di tutte queste raccomandazioni giacché nemmeno la conosciamo! -
- E se la chiamo in un altro modo che mi fai? -
- Draco non sfidarmi, l’ultimo anno a Hogwarts la Weasley mi ha insegnato a fare delle fatture orcovolanti davvero degne di nota… ho giusto bisogno di fare un po’ di ripasso. -
- Inorridisco ogni giorno di più per la gente che hai frequentato quell’anno Pansy. -
- Non fare il cretino Blaise. Sappiamo bene che prima che tornasse con Potter l’idea di frequentare la Weasley non è stata una cosa così orripilante per te! -
- Appunto per questo! -
- Adesso tacete e mi raccomando… -
- Si chiama Jane Dubois! –
risposero i ragazzi in coro, sfottendola.
Varcarono la soglia e furono accolti da un sorridente Theo e da Marcus, che immediatamente urlò in direzione delle scale
- RAGAZZEEEE, SONO ARRIVATIII! MUOVETEVI A SCENDERE. TANTO IL MAKE UP NON BASTA: IN CERTI CASI CI VUOLE LA PLASTICA! -
Due voci risposero dall’alto
- FOTTITI MARCUS! -
- Bene, cominciare la serata con qualcuno che ti insulta, Herbell, mi riempie di soddisfazione -
Ghignò Draco
- Mai quanto riempirà me di soddisfazione il resto della serata, Draifous! –
Pansy lo fulminò con lo sguardo, il biondo stava per ribattere quando la sua gemella fece la comparsa dalle scale e corse ad abbracciarlo, lui la strinse forte sorridendole con calore, poi alzò gli occhi, vide la donna che era comparsa alle spalle di sua sorella e calò il silenzio.
Improvvisamente pallido fissava la ragazza incredulo: solo quel pomeriggio aveva creduto di aver perso definitivamente le sue tracce; razionalmente ne aveva gioito, felice di poter nuovamente seppellire quella parte di lui, mentre in cuor suo si era sentito deluso e defraudato dal suo diritto di riscattarsi e di poter avere un’altra occasione; e adesso lei era lì, di fronte a lui. Il tempo gli sembrò annullarsi, per la prima volta non trovava le parole: stava avendo la sua seconda, terza, quarta o milionesima occasione forse, e questa volta non l’avrebbe persa. Il resto dei presenti fissava lui aspettando una sua reazione.
- Che dici, tesoro, vado a prendere il defibrillatore? -
Sussurrò Theo nell’orecchio della moglie
- Aspetta ancora un attimo, magari ce la fa! -
- Ma se crolla potrebbe essere tardi -
- Conosco un’ottima impresa funebre! -
- Ok, come vuoi, basta che ci fanno lo sconto! -
- Cinico! -
- Sadica! -
- Cazzo! Grang… - una gomitata nello sterno da Pansy bloccò tempestivamente la pronuncia di quel nome sul nascere – ehm, Du…bois, che sorpresa vederti! -
Blaise aveva spezzato quel silenzio irreale e denso come una cappa che stava pesando sulla stanza e subito l’atmosfera sembrò rianimarsi.
- Eh, sì, è una vera sorpresa giusto Draifous? –
Ghignò Marcus gongolando dispettoso alla vista dello sconvolgimento del biondo.
- Infatti! –
Fu l’unica cosa che riuscì a pronunciare il ragazzo in tono asciutto, riprendendosi da quell’attimo di smarrimento che lo aveva colto e ritornando ad indossare la sua solita maschera mentre si sedeva con finta noncuranza su una delle poltrone del salotto.
Hermione sorrise ai ragazzi, ostentando una sicurezza che in quel momento sapeva di non provare e parlò in tono volutamente leggero.
- Non avete idea di che sorpresa sia stata per me scoprire che eravate amici e che tra voi ci fosse addirittura il fratello di Antlia. -
- Io ed Herbell non siamo amici. -
Puntualizzò il biondo
- Confermo e sottoscrivo. -
Lo sfidò Marcus
- Eh, sì, il mondo è proprio piccolo. –
Buttò lì Pansy, poi prese a braccetto la ragazza stringendola forte, come ad infonderle sicurezza, e si diressero verso il divano che stava di fronte alle poltrone.
Antlia corse verso Marcus e lo trascinò a prendere gli aperitivi
- Ti prego Marcus trattieniti, la situazione è già abbastanza difficile così senza che ti ci metta anche tu con il tuo sarcasmo. -
Gli sussurrò a bassa voce
- Ma allora che gusto c’è ad avere a cena tuo fratello, scusa? -
- Marcus, ti prego! Solo per stasera non stuzzicarlo, piuttosto sfogati su di me. -
- Wow, devi essere proprio preoccupata se arrivi addirittura ad immolarti per la causa. -
- Ti prego! -
- Ok, principessa, lo faccio solo perché ti voglio bene, ma in cambio voglio l’uso del bagno per primo per tutta la settimana -
- Ma non lo facevi perché mi vuoi bene? -
- Sì, infatti! Ma questi sono, diciamo, affari, e siccome devo rinunciare al mio passatempo preferito, ossia accapigliarmi con tuo fratello, almeno lasciami la consolazione di una piccola rivalsa su di te. -
- Sia, ma mantieni la parola, e stai buono per tutta la serata. -
- A patto che lui non mi provochi -
- Ma Marcus… -
- O così o niente, voglio almeno potermi difendere -
- Sia, ma solo per difesa, non attaccherai per primo. -
- Non per primo, ma se mi provoca non mi fermerai ed avrò campo libero -
- No! -
- Si! -
- No! -
- Allora niente, non mi va di subire! -
- Ok, va bene, ma niente diritto sul bagno -
- Ehi! Questo è sleale -
- L’hai detto tu, sono affari! -
- Ehi laggiù, allora arrivano questi aperitivi? -
Blaise li richiamò, gli dava fastidio vedere il ragazzo confabulare così vicino ad Antlia, anche se supponeva fosse gay. Anzi era proprio questo il problema: supponeva, ma non ne era certo, e nessuno pareva sapere quale fosse la verità, comunque gay o non gay, tutta quella intimità gli faceva torcere le budella. Si disse che la sua era semplice solidarietà verso il suo migliore amico, ben sapendo di stare mentendo a se stesso.

- Guarda, guarda… Dubois, non sentivo questo nome da talmente tanto tempo quasi da non sapere che esistesse-
Ironizzò Draco puntando il suo sguardo sulla figura della ragazza dai lunghi capelli ricci che gli sedeva di fronte
- Eh, si… è così che mi chiamo, se vuoi te lo ripeto così non te lo dimentichi -
- No, non corro rischi, direi che chiamarti mezzosangue come ai vecchi tempi mi risolverà qualsiasi problema di memoria. -
- Devo ammettere che hai ragione – rispose la ragazza sorprendendolo, per poi proseguire - i soprannomi, per quanto rimandino la memoria ad episodi disgustosi, in certe occasioni si rivelano di grande aiuto, vero furetto?-
Hermione gli sorrise maligna e Draco impallidì: si era dimenticato che anche la Granger aveva coniato un soprannome per lui. Questa volta giocavano ad armi pari, o almeno così credeva lui.
- E dimmi Draifous… - continuò imperturbabile - chi credi avrà un maggior danno alla propria immagine dall’uso dei reciproci soprannomi, magari questa sera davanti a Marcus o addirittura in teatro? -
Il biondo aprì la bocca per ribattere, ma nessuna risposta sufficientemente sagace gli affiorò alle labbra, per cui sorrise, di uno di quei suoi particolari sorrisi sghembi ed alzò le mani in segno di resa.
- Ok, tregua, che ne dici Dubois se ci limitiamo a contenere il nostro reciproco disprezzo nei limiti dei nostri cognomi? -
- Mi sembra un’ottima idea Draifous. -
Rispose tranquilla Hermione
Theo scoppiò a ridere e rivolse uno sguardo eloquente a sua moglie, poi aggiunse ad alta voce
- Sai Mycoal, Pansy, e non solo lei, era certa che stasera voi due, e soprattutto tu, avreste fatto saltare in aria il tetto di questa casa. Invece, tesoro, come vedi il nostro amico ci ha stupiti come ti avevo detto! -
- Solo perché Jane lo ha minacciato. -
- Non così in fretta Theo, la serata è ancora lunga, e questa casa ha decisamente bisogno di una ristrutturata… perché non approfittarne. -
- Devi solo provarci Draifous. -
Hermione sorrideva, ma la minaccia nel suo sguardo era più che reale.

- Vorrei sapere perché adesso che ha l’occasione per farsi apprezzare da Hermione, Draco continui a perseverare nel suo stupido atteggiamento provocatorio… ma non capisce che così la allontanerà ogni istante di più? -
Erano in terrazza, mentre in sala, tra una battutina e l’altra l’atmosfera si andava alleggerendo senza però mai distendersi del tutto. Avevano appena finito di prendere l’aperitivo e nell’attesa di sedersi a tavola Theo e Pansy erano usciti a fumare l’ennesima sigaretta; a quella domanda l’uomo guardò negli occhi sua moglie ed un sorriso dolce gli increspò le labbra. Era una donna forte, sagace, intelligente che aveva affrontato il dolore e le conseguenze della guerra su lei e la sua famiglia a testa alta, maturando e diventando una persona nuova, che era stata capace di spazzare via la stupida ragazzina dei primi anni della scuola abbattendo i pregiudizi in cui era stata cresciuta: ammettendo i propri errori ed imparando da questi per fare spazio una donna, o meglio Donna migliore. Conservava ancora quella malizia e quel disincanto tipici delle serpi, e li tirava fuori al momento opportuno riuscendo ad imporsi su quel loro strambo gruppo fatto di uomini dai caratteri non certo facili. Eppure si stupiva di come a volte potesse essere così ingenua. Probabilmente era proprio questa la sua vera bellezza, questa coesistenza di opposti che lo aveva fatto innamorare e non gli faceva desiderare nessun’altra donna, perché per quante occasioni avesse avuto di concedersi scappatelle con donne anche molto più affascinanti e belle di lei, sapeva che nessuna gli avrebbe potuto dare quel senso di appartenenza, di calore e di completezza che poteva trovare tra le sue braccia, o perdendosi nel verde rassicurante delle profondità dei suoi occhi.
- Non è facile cambiare da un giorno all’altro, tesoro. Prova ad immaginare se Draco improvvisamente cominciasse a farle complimenti ed a trattarla come se fosse l’unica donna della sua vita. Credo che la Granger ne sarebbe terrorizzata ed anche noi. Convive con quella maschera di freddezza e di cinismo praticamente da quando è nato, credo che sia anche una cosa molto difficile per lui scostarla per far capire che persona sia. Noi lo sappiamo perché lo abbiamo scoperto negli anni, ma se non ci fossero state le difficoltà che ci hanno unito in passato e che ci hanno permesso di vedere il suo vero volto, credo che continueremmo a considerarlo l’algido principe delle serpi che abbiamo conosciuto da bambini. E poi quello delle provocazioni è il modo in cui quei due si sono sempre rapportati l’uno all’altra, l’importante è che capiscano che la cattiveria ed i pregiudizi che avevano permeato il loro rapporto in passato ora non ci sono più. Probabilmente cadranno vittime del loro stesso gioco, e se non si schianteranno, magari tra breve avremo una nuova coppia. -
Pansy sospirò e si strinse a suo marito
- Grazie… -
- Perché? -
- Perché sei capace di ricordarmi ogni giorno perché ti ho sposato. -
- Ed io che credevo fosse per i miei fantastici muscoli! -
- Ultimamente gli unici muscoli che hai sono quelli da sollevatore di forchetta, dovresti prendere esempio da Draco e Blaise e fare un po’ di sport -
- L’unico sport che mi piace sei tu. -
- E allora da oggi ti metto sotto! -
- Sotto, sopra, di fianco come preferisci tu tesoro… mi basta fare sport -
- Depravato! -
Sorrise malizioso alla moglie e prendendola per mano si diresse verso la grande portafinestra che dava sulla sala.

La cena proseguì senza grandi problemi, a parte le battutine tra Draco e Marcus, Hermione seduta tra Blaise e Theo era stupita dall’atmosfera che si era creata. Nessuna tensione eccessiva, a parte il primo impatto, stava turbando la serata ed era stupita dal fatto che Malfoy una volta stabiliti i termini della loro tregua l’avesse quasi lasciata in pace; certo le battutine erano volate, ma stranamente la cattiveria che le aveva caratterizzate in passato era scomparsa per lasciare spazio ad una giocosa ironia. I ragazzi seduti a fianco a lei si comportavano come se in passato non fossero stati altro che amici, esattamente come Pansy quel pomeriggio, sembravano aver completamente sepolto l’astio e il disprezzo che le avevano sempre dimostrato: si sentiva bene. Parevano davvero cambiati tutti. Nessuno escluso, anche Malfoy, nonostante i loro due burrascosi incontri degli ultimi giorni sembrassero smentire quanto stava accadendo quella sera; eppure non aveva potuto fare a meno di notare l’affetto evidente che lo legava ad Antlia e l’espressione colma di dolcezza che gli illuminava lo sguardo quando si rivolgeva alla sorella. Libero, ecco come le sembrava per la prima volta il giovane uomo che le sedeva di fronte, libero dai vincoli della sua educazione, impossibilitato a non dimostrare l’affetto che provava per quella ragazza che sembrava davvero la parte mancante di lui. Sorrideva Draco Malfoy e Hermione si rese conto che era un sorriso bellissimo che illuminava il viso perfetto di quel giovane uomo, un sorriso che non aveva mai visto su quel volto troppo spesso deformato da quel ghigno cattivo che glielo aveva reso odioso in passato. Un sorriso che gli illuminava gli occhi che da fredde lame d’acciaio si trasformavano in una colata d’argento incandescente, perché era questo che trasmetteva: calore. Si ritrovò ad osservarlo incantata da un cambiamento così evidente, e si stupì di quello che per la prima volta era chiaro ai suoi occhi: era bello. Bello da togliere il fiato. Arrossì a quel pensiero e prima che qualcuno potesse accorgersene distolse lo sguardo. Erano al dolce e con la scusa di prendere una boccata d’aria per smaltire un po’ di quella cena prima del dessert si allontanò verso il terrazzo. Si appoggiò alla balaustra guardano la folla brulicante che passeggiava sotto di lei, persa nei suoi pensieri e nelle sue riflessioni su quanto stava accadendo quella sera. Pochi minuti dopo quasi tutti i ragazzi con la scusa di una sigaretta l’avevano raggiunta ed il loro allegro chiacchiericcio si confondeva con il vociare rumoroso proveniente dalla piazza. A mano a mano che finivano le sigarette i ragazzi rientrarono finché non rimasero solo in due. Alzò gli occhi sulla persona che le si era avvicinata e si stupì di trovarsi vicino Malfoy.
Si irrigidì impercettibilmente e lui se ne accorse
- Tranquilla Granger, non voglio buttarti di sotto, mia sorella non me lo perdonerebbe. -
Disse quelle parole con tono leggero ed accennò un sorriso,  che, per quanto appena accennato, era un altro sorriso sincero, di quelli che Hermione non aveva mai visto prima, poi si girò anche lui verso la balaustra e continuò a parlarle
- Antlia ti è molto affezionata -
- Anche io le voglio bene, è una persona meravigliosa… stento a credere che possa essere tua sorella -
Aveva usato lo stesso tono leggero di lui, stuzzicarsi a quel modo le piaceva, in risposta lui sorrise, ma questa volta un ombra di malinconia gli velò lo sguardo
- A volte non ci credo nemmeno io. -
Tacquero qualche minuto ognuno perso nei propri pensieri, poi lei rabbrividì, l’aria umida cominciava a darle fastidio, ma non voleva andarsene, non ancora, almeno non finché lui fosse rimasto lì.
- Hai freddo? -
- Un po’. -
Si tolse la giacca e gliela porse
- Tieni -
Hermione si stupì ed imbarazzò per quel gesto
- Non importa, rientro. -
Le appoggiò delicatamente una mano sul braccio come per fermarla.
- Aspetta, mettiti la giacca, voglio dirti una cosa prima che rientriamo. -
Hermione ubbidì e si dispose ad ascoltarlo in silenzio.
- Riguarda quanto accaduto oggi alle audizioni -
- Non importa Malfoy, oramai è passato -
- Taci e lasciami finire, non credo che ti ripeterò mai quanto sto per dirti, quindi ascoltami.
- Antlia, Blaise, Marcus, persino il pianista di oggi mi hanno detto che hai una voce straordinaria… Non mi fa piacere che il tuo provino sia andato come è andato. Insomma, quanto accaduto non è stato intenzionale, ho cercato di chiudere la telefonata, soprattutto perché ti avevo appena garantito la mia correttezza di giudizio nei tuoi confronti, ma il mio interlocutore mi ha impedito di farlo. Avrei dovuto fermarti e farti cenno di aspettare che finissi la telefonata, ma ero talmente fuori di me che non mi sono nemmeno reso conto di essermi allontanato. -
- Ok, va bene -
- Non ho finito. Quanto sto per dirti Granger è strettamente confidenziale e non deve uscire da qui. Pansy, Theo, Antlia e Blaise ne sono al corrente, ma nessun altra delle persone che lavorano in teatro deve saperlo, compreso Marcus. Confido nella tua lealtà di grifondoro. -
E senza darle il tempo di rispondere come se fosse scontato un assenso da parte della ragazza proseguì.
- Normalmente ti direi di tornare domani a sostenere un nuovo provino, ma non lo farò. Sei troppo intelligente per meritare di essere presa in giro. Il provino oltre che per un certo numero di altre voci era per un solo soprano solista, come saprai, e questa è già stata scelta a monte. Quindi se anche fossi stata davvero la Callas non avresti comunque avuto il ruolo. -
- Quindi mi hai mentito. -
- Non esattamente, io ti avevo detto che se tu fossi stata la Callas sarei stato il primo a riconoscere le tue doti! E lo avrei fatto, se quella telefonata non mi avesse interrotto, ma non avrei potuto comunque darti il posto. Vorrei anche che sapessi che questa decisione non è dipesa unicamente da me, ma è stata dettata da cause di forza maggiore. -
- Non devi giustificarti con me. -
- Non lo sto facendo, o forse sì, hai ragione tu, ma questa cosa non mi piace, a dirla tutta mi fa schifo, e volevo che comunque tu sapessi la verità su quanto accaduto oggi, e sul perché non ti do una seconda possibilità. -
Detto questo il ragazzo si scostò da lei e si diresse verso la sala dove gli altri li stavano aspettando.
Prima che rientrasse la ragazza lo chiamò.
- Malfoy… - si fermò sulla porta e si girò a guardarla - Grazie. –
- Prego… e non sgualcirmi la giacca. -
Sapeva quanto gli era costato farle quel discorso e gliene fu grata. Rimase ancora qualche minuto sul terrazzo, a ripensare a quanto le aveva appena detto ed a domandarsi perché lo avesse fatto, lasciandosi avvolgere dal calore della giacca di lui e dal profumo muschiato emanato da questa.
Inspirò profondamente e quel profumo le riempì le narici: un brivido languido le accarezzò la pelle, spalancò gli occhi stupita dalla sua reazione, quello era il profumo della pelle di Draco Malfoy!
- Oddio! -







*************************************





Eccomi finalmente di ritorno. Non posso che scusarmi per il ritardo ma questo capitolo mi ha creato qualche difficoltà, non sempre quello che ho in testa è facile da mettere per iscritto. Non so se capiti anche a voi, ma per me è così. Spero comunque che lo apprezzerete.
Ho dato particolare risalto alla coppia Pansy Theo ed alla loro complicità, inutile ricordarvi quanto io li adori.
Mi faccio un po’ di pubblicità, ho scritto una piccola shottina senza pretese sempre sulla coppia Draco/Hermione, se non l’avete ancora letta e ne avete voglia, datele un’occhiata e, sempre se ne avete voglia fatemi sapere che cosa ne pensate.
Ringrazio come sempre tutte le persone che mi hanno aggiunta tra i preferiti/seguite/ricordate ed anche chi legge semplicemente.
Un abbraccio a tutte. Ed in particolar modo a

excel sana: Ciao, grazie per i complimenti e inutile dirti che Parigi è anche una delle mie capitali preferite, ti basti sapere che quando finalmente sono riuscita ad andarci (dopo mille peripezie degne della migliore Mariangela Fantozzi!) Il primo posto in cui sono andata è stata proprio Place du Tertre dove ho ambientato la mia storia. Un abbraccio e spero di rivederti da queste parti.

PaytonSawyer: Ciao cara, finalmente ce l’ho fatta! Ho aggiornato! Inutile dire che tu sei molto più precisa di me, e spero che mi perdonerai per il ritardo. Come già sai anche a me la coppia Pansy/Hermione amiche piace molto, trovo che si compensino.
Per quanto riguarda le sensazioni di Blaise mi riferivo a quanto avevo scritto nel primo capitolo sul funerale di Silente, ma forse ti è sfuggito, perché come mi avevano fatto giustamente notare avevo trattato tutta la prima parte su quanto accaduto a Hermione in maniera troppo frettolosa. Eccoti qui la famosa cena, spero che ti piaccia. Un abbraccio. d.

anna96: Come sempre ti ringrazio per i complimenti (mi fai arrossire) eh, sì Hermione sta entrando sempre più nella piccola famiglia degli slitherin. E in questo capitolo abbiamo le presentazioni ufficiali. Spero che ti piaccia, e ti diverta. (Io mi sono divertita un mondo a scriverlo, soprattutto i due siparietti bastardi Theo/Pansy).
Mi fa piacere sapere che questa mia storia ti abbia fatta avvicinare ad un mondo meraviglioso come quello del teatro. Io ci vivo dentro quasi tutti i giorni e per me non c’è cosa più bella. Chissà mai se passassi da Torino quando ho spettacolo, sei ufficialmente invitata a tirarmi pomodori e verdura (possibilmente fresca, in questo periodo di crisi ne approfitto per farmi una bella ratatuille –senza topo, però!-).
Un abbraccio. d.

nihalmalfoy: Ciao grazie del complimento e mi fa piacere che ti piaccia questa versione alternativa di Pansy e Theo. Sappi che l’idea è di un’altra autrice che li aveva messi in coppia e mi avevano davvero colpito.
Un abbraccio. d.

VeraAuxilia 04: Beh, che dire se non grazie, grazie, grazie, sentir definire la propria storia favolosa è una cosa che scalda il cuore e soprattutto mi fanno andare in brodo di giuggiole i complimenti sullo stile di scrittura – lo ammetto è una cosa alla quale tengo molto -. Vedo che anche tu sei una di quelle che leggono fino a notte inoltrata e poi hanno la sveglia presto! Dovremmo fondare un club! (che ne dici di chiamarlo “le rintronate delle 8.00”?). Vedo da quello che mi hai scritto che non siamo simili solo in questo, sarà perché siamo del fa-vo-lo-so segno dei gemelli? Chissà! Di sicuro potresti essere la mia sorellina piccolina… tanto più piccolina sig! vabbè da buona gemella maggiore (e naturalmente rompi balle) ti raccomando di non fare tardi a leggere quando vai a scuola a spero di risentirti presto.
Un abbraccio d.
PS: Ho letto la tua storia ed è molto carina, aspetto l’aggiornamento.

barbarak: Innanzi tutto rispondo ad un tuo appunto sul capitolo “insonnia”, mi scuso per non averlo fatto allora, ma quando ho risposto alle recensioni era tardi e la cosa mi è sfuggita. Ho tenuto Verdi e la mia opera preferita per uno dei capitoli Clou della storia… quel capitolo sarà tutto per te!
Ora torniamo all’ultima recensione: Immaginavo che qualcuno si aspettasse diverso il provino, ma visti i tormenti di Draco non mi pareva verosimile che attaccasse nuovamente ed in maniera violenta Hermione, ho preferito giocare sull’incomprensione e i pregiudizi che animano entrambi (soprattutto Hermione in questo caso). Spero che comunque non ti abbia delusa.
La raccomandata più che altro straccerà i maroni a tutti, e per quanto riguarda Draco… sono ancora indecisa su che cosa accadrà tra loro, sempre che qualcosa accada. Devo confessarti che hai azzeccato in pieno un mio dubbio far restare Hermione a cena o no…. Ho poi deciso per il sì, anche perché se non cominciano ad avvicinarsi 'sti due finiamo alle calende greche! Come sempre ti ringrazio per i complimenti e perché non mi fai mai mancare il tuo appoggio.
Ti abbraccio forte, forte d.

LUCREZIA_KISS: Buona Pasqua anche a te, anche se in ritardo di qualche giorno. Grazie dei complimenti, non hai idea di quanto mi facciano piacere. (Addirittura fantastici i capitoli… io gongolo!). Non so se la faccia di Draco che ho descritto io sia quella che ti immaginavi, spero di si! Ti assicuro che Pansy e Theo a vederlo si sono divertiti un mondo. Ora rispondo alla tua domanda. Draco è gelosissimo di tutto ciò che gli appartiene, per cui prova ad immaginare quanto lo possa essere all’idea che qualcuno sfiori la sua sorellina (che poi tanto –ina non è visto che sono gemelli). Calcola che nel 4° capitolo ho raccontato che una delle ragioni per cui Antlia se n’è andata di casa è perché una mattina che un suo amico era andato a prenderla sul presto per andare da qualche parte e lei gli aveva offerto un caffè, Draco lo aveva preso a pugni perché vedendoli vicini a fare colazione di prima mattina aveva pensato che avessero passato la notte insieme. Quindi Blaise ha paura della reazione del suo amico, e di perdere l’amicizia, però non riesce più a soffocare quel sentimento che lo assale quando è vicino ad Antlia. Direi che è in un bel guaio! Spero di essere stata esauriente e qualsiasi dubbio chiedimi pure.
Un abbraccio. d.


Ora vi saluto e vado a nanna perché sono quasi le due del mattino. Posterò domani (ci metto troppo a fare ancora il controllo della lingua ed a passare il tutto all’html) … abbiate ancora qualche ora di pazienza, poi potrete leggere anche questo mio delirio postumo!
Baci, baci, baci a tutte

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** IL CORSO DEI PENSIERI ***


IL CORSO DEI PENSIERI
 
Hermione non poteva credere a quanto stava accadendo, era seduta in macchina, di fianco a Draco Malfoy che guidava, diretti in Camargue, più precisamente a Saintes Maries de la Mer dove Antlia, Blaise, Theo e Pansy li stavano aspettando; in realtà attendevano solo lui, lei sarebbe stata una sorpresa, anche se era la situazione in sé la cosa più sorprendente, almeno per la ragazza: non solo condivideva l’appartamento con la sorella segreta del principe delle serpi, ma avrebbe lavorato con le stesse persone che così a lungo l’avevano tormentata e adesso ci stava anche andando in vacanza. Per non parlare di quanto accaduto quella mattina: lui si era rifiutato di lasciarla sola a Parigi per quel breve periodo di vacanza; l’insistenza con cui l’aveva obbligata a partire l’aveva stupita, ma non tanto quanto l’aveva sconvolta e stordita la marea soffocante di sensazioni che l’avevano invasa poche ore prima, quando aveva dovuto confessare a se stessa di aver disperatamente desiderato perdersi nell’oblio delle sue labbra sottili e ben disegnate e di quel corpo muscoloso e prestante che possente gravava su di lei. Girò il viso a guardare brevemente il profilo scolpito del giovane sedutole di fianco e si meravigliò, come spesso le era capitato in quei giorni, nel notare quanto fosse cambiato: l’aspetto rilassato che aveva ora quel viso, la curva della mascella distesa e non contratta come troppo spesso l’aveva vista in passato, le labbra piegate inconsapevolmente in un sorriso appena accennato, lo sguardo limpido, attento e concentrato sulla guida, e come quella sera si sorprese nel trovare dolorosamente bello quel ragazzo, ora uomo, che in passato aveva tanto detestato; non avevano parlato molto fino allora, lei teneva il broncio, anche se la sua era più una posa per non dover affrontare gli ultimi eventi, consapevole che non sarebbe riuscita a sostenere nessun tipo di conversazione guardandolo negli occhi senza ritrovarsi nella morsa di un imbarazzo atroce, e di un desiderio che ancora stentava a credere di poter provare, e lui pareva non prestare attenzione alla sua presenza sul sedile di fianco al suo; li avvolgeva uno strano silenzio, quieto, complice e teso contemporaneamente, ma non era quel genere di tensione che aveva pervaso i loro incontri durante tutti gli anni della loro conoscenza, era una tensione diversa, che le prendeva lo stomaco facendolo contrarre spasmodicamente e la lasciava stordita e incredula. Ancora non riusciva a capacitarsi di come le cose fossero ulteriormente cambiate in quella settimana dalla sera della famosa “cena dei cretini” come l’aveva carinamente ribattezzata Marcus.
Chiuse gli occhi, la musica di sottofondo che proveniva dall’autoradio la cullava dolcemente, si appoggiò più comodamente allo schienale del sedile e si perse nei suoi pensieri.
 
La sera precedente aveva faticato a prendere sonno a causa dell’agitazione nella quale versava da ormai quattro giorni, finché stanca per le tre notti insonni che aveva sulle spalle, aveva ceduto alla promessa d’oblio di una piccola boccetta di pastiglie di sonnifero, e finalmente era crollata sul divano trovando un po’ di quiete in un sonno vischioso e senza sogni.
Il suo risveglio era stato quanto di più inaspettato: Draco Malfoy le scuoteva dolcemente la spalla chiamandola con voce calda e pacata. Dopo un attimo d’intontimento si era quasi spaventata per la figura imponente che stava china su di lei, ma lui l’aveva tranquillizzata spiegandole che era passato su richiesta di Antlia per controllare che la casa fosse a posto, e si era preoccupato vedendo la finestra del terrazzo aperta, poiché supponeva l’appartamento fosse vuoto perché tutti immaginavano che lei fosse in Inghilterra da almeno quattro giorni; era stupito di trovarla lì e che non fosse partita ancora. Lei gli aveva raccontato di una missione improvvisa da parte del ministero per Harry e Ron, che li aveva portati lontano, non sapevano nemmeno bene loro per quanto tempo, per questo motivo aveva reputato superfluo partire. Poco più tardi, dopo una lunga doccia ristoratrice che le aveva tolto di dosso gli strascichi fastidiosi del sonno indotto al quale si era costretta quella notte, si erano ritrovati davanti ad una tazza di caffè, che il ragazzo aveva preparato mentre lei si lavava e vestiva.
- Tieni, ti aiuterà a svegliarti. – Le aveva detto porgendole una tazza fumante colma del liquido nero.  - Allora cosa farai in queste due settimane giacché non sei potuta andare dai tuoi amichetti? –
Hermione aveva sbuffato per il tono con cui lui aveva fatto riferimento a Harry e Ron e poi aveva risposto.
- Credo che ne approfitterò per visitare qualche museo; non è che mi sia goduta molto Parigi da quando sono arrivata –
- Nh… Elettrizzante. –
Il commento asciutto del ragazzo l’aveva infastidita.
- Non tutto quello che non piace a te, non deve piacere anche agli altri, dovresti saperlo Malfoy! –
- Non penso questo, dico solo che saranno due settimane in completa solitudine, capisco l’attrazione che possa esercitare un museo, soprattutto su di te Granger, ma avrai tutto il tempo e le occasioni che vorrai in futuro, invece le vacanze arrivano solo una volta l’anno e durano poco; mi sembra solo che potresti trovare un modo migliore per spendere il tuo tempo, magari in compagnia. –
- Il programma era quello, ma come ti ho già spiegato, è saltato, e, comunque, non mi è mai dispiaciuta un po’ di solitudine. –
- Sul piacere che possa derivare dalla solitudine, soprattutto quando si divide l’appartamento con un individuo come Herbell posso anche concordare, ma due settimane intere mi sembrano troppe, si rischia di perdersi in pensieri che rovinano il gusto dell’ozio –
- Può essere, ma non vedo alternative, non ho voglia di andarmi a rintanare in un posto di mare a non fare nulla per giunta da sola. Almeno qui posso dedicarmi a un po’ di cultura. –
- In un luogo di mare potresti conoscere persone interessanti, o magari stare con nuovi amici che conosci da una vita –
- I nuovi amici non si conoscono da una vita –
- Sbagli! – Hermione gli aveva rivolto uno sguardo scettico, ma lui non si era scomposto continuando a parlare - Da quanto tempo conosci Pansy? Circa quattordici anni, se non sbaglio, eppure la potresti definire una nuova o una vecchia amica? –
Sorrideva beffardo, l’aveva fregata! Ma quello che aveva attirato l’attenzione di Hermione era stato ciò che era celato dietro quelle parole.
- Che cosa stai tentando di dirmi Malfoy? –
- L’hai capito benissimo Granger! Ti sto dicendo di partire con me adesso e raggiungere gli altri in Camargue. –
- Non mi sembra il caso. –
- A me sì. Non vedo dove sia il problema. –
- Credo di essermi già intromessa troppo nelle vostre vite, anche se involontariamente –
Lo aveva detto quasi borbottando
- Paura delle serpi, eh! –
-Nessuna paura, semplice buon senso. –
- Allora mettiamola così: se dobbiamo imparare a sopportarci civilmente, tanto vale cominciare da subito. Con un periodo di due settimane di rodaggio avremo meno tensioni quando ci ritroveremo a dover lavorare insieme o a frequentarci per amor di mia sorella, tanto è evidente che il problema più grosso siamo tu ed io e non tu e gli altri. –
Queste considerazioni così esplicite e dirette ma fatte senza alcuna cattiveria l’avevano lasciata senza parole, e non sapeva davvero che cosa ribattere, e soprattutto era tentata di accettare perché non aveva alcuna voglia di restare sola a rimuginare su ciò che era realmente intervenuto a impedire la sua partenza, nell’attesa del ritorno di Antlia e Marcus.
- E poi non dirmi che Antlia non ti ha mai chiesto cosa facessi per le ferie o di andare con lei. –
- Questo è vero, ma… -
Aveva provato a ribattere debolmente, ma lui non le aveva dato modo di terminare.
- Allora è deciso Granger, vai a preparare i bagagli, ti aspetto qui, ti do al massimo mezz’ora, poi salgo a prenderti io. Ti ho già dovuto invitare, non costringermi anche a trasportarti in braccio, non potrei reggere a tanto. –
- Posso sempre non venire, e tu sei libero di andartene, la porta sai dov’è –
- Vero, ma ho deciso altrimenti. MUOVITI! –
- No! –
Quel tono di comando e le ultime parole che lui aveva pronunciato l’avevano fatta imbestialire, e nonostante stesse per accettare, il suo spirito di contraddizione, guidato dal suo orgoglio, l’aveva spinta a rifiutare.
- Granger, non tentarmi! –
Draco sembrava divertirsi un mondo e lei si arrabbiava sempre di più. La ragazza aveva incrociato le braccia al petto e lo aveva sfidato con lo sguardo prima che con le parole.
- Io non mi muovo di qui Malfoy. Grazie del caffè e buone vacanze, ci vediamo tra due settimane. –
Aveva parlato con voce ferma, lui l’aveva guardata  fisso negli occhi.
- Va bene Granger –
Un lampo di soddisfazione le era passato nello sguardo: aveva vinto! Dentro di sé era dispiaciuta per non aver accettato, ma non si sarebbe mai fatta comandare a bacchetta da Draco-sbruffone-Malfoy; lui si era alzato, si era avvicinato alla sua sedia, si era chinato su di lei e le aveva sibilato gelido in un orecchio.
-L’hai voluto tu, piccola testarda!-
Aveva avvertito un piccolo brivido, forse di paura, più probabilmente di qualcos’altro d’indefinibile al calore del suo fiato sul collo poi, prima che potesse rendersene conto, l’aveva repentinamente sollevata, se l’era caricata sulle spalle come fosse un sacco di patate e si era diretto verso la scala. Lei aveva cominciato a scalciare e a battergli i pugni sulla schiena arrabbiatissima per quell’affronto e lui si era messo a ridere.
- Così mi fai il solletico! –
- BRUTTO SCIMMIONE PLATINATO… METTIMI SUBITO GIU’… -
- Non mi sembri nella posizione adatta a dare ordini, mezzosangue –
Più lei si arrabbiava, più lui pareva divertirsi e viceversa…. Appena l’avesse liberata lo avrebbe ucciso, ne era certa!
- GIURO CHE TI CRUCIO! -
Urlava e scalciava per mascherare l’imbarazzo in cui l’aveva gettata quella situazione, sentiva il calore di quelle mani forti sulla pelle dei suoi fianchi lasciati scoperti dalla maglietta che si era sollevata a causa della posizione in cui lui l’aveva costretta. Si era resa conto che qualsiasi cosa lui volesse fare probabilmente non avrebbe avuto né la forza né la volontà di opporsi. Le mancava l’aria e brividi inaspettati le percorrevano la schiena. Si odiava, non poteva provare quelle sensazioni per quello strano Malfoy che aveva di fronte da qualche giorno. Era tutto troppo privo di logica, e lei odiava le cose irrazionali.
Indifferente alle sue urla il ragazzo aveva estratto la bacchetta per appellare la valigia, ma era stata la mossa sbagliata, approfittando dell’allentamento della presa su di sé, con un colpo di reni, lei aveva tentato di raddrizzarsi e gli aveva afferrato i capelli sulla nuca tirandogli indietro la testa…
 
- Sei stanca? -
La voce calda del ragazzo la riportò alla realtà di quel viaggio. Fedele al suo broncio rispose con un monosillabo asciutto.
- No. -
- Beh, io sì. Al prossimo autogrill ci fermiamo, così ci sgranchiamo un po’. -
Lei non rispose
- Eddai Granger, smetti di portarmi il muso. Non vorrai dirmi che avresti davvero preferito stare in casa da sola piuttosto che trascorrere due settimane in compagnia. -
Anche se non lo dava a vedere gli era grata per fatto che lui stesse deliberatamente travisando la sua scarsa loquacità e gli rispose adattandosi a quel gioco che rendeva tutto più semplice.
- Avrei potuto visitare finalmente il Louvre! -
- Sì, dopo ore di coda a causa delle orde di turisti di questa stagione -
- Ne sarebbe valsa la pena. -
- Potrai andarci quando torneremo a Parigi -
- Finirà che non avrò mai il tempo di andarci a causa del lavoro, quando torneremo. Mi hai boicottato le vacanze! -
- Insomma basta! Ti prometto che quando saremo a Parigi ti porterò al Louvre. Lo giuro! Ma adesso smettila con questa lagna e levati dalla faccia quell’espressione funerea! -
- See, già ci vedo tu ed io al Louvre -
Non era riuscita a reprimere un lieve rossore che le era salito alle gote al pensiero di loro due soli da qualche parte per una sorta di appuntamento e lui se n’era accorto.
- Effettivamente potrebbe essere un tantino pericoloso, per quelle opere d’arte intendo, ma la parola di un Malfoy è la parola di un Malfoy! Giuro che ti ci porto! -
Bastardo! La stava prendendo in giro, poteva vederlo ghignare divertito dal suo imbarazzo.
- Ci crederò quando lo vedrò -
Gli occhi di Draco lampeggiarono per un istante.
- Ho detto che hai la parola di un Malfoy, ti porterò a quel dannato museo, non ti permetto di metterlo in dubbio -
Il tono si era fatto tagliente e Hermione si pentì delle sue ultime parole. Aveva rovinato l’atmosfera di tregua che, nonostante tutto, regnava tra loro da qualche giorno. Tacque e abbassò lo sguardo sinceramente dispiaciuta.
- Non volevo offenderti. -
Le bruciava scusarsi, ma sentiva in qualche modo di doverglielo, lui non l’aveva mai né attaccata né offesa quel giorno, anzi… anche quando l’aveva chiamata mezzosangue non c’era stata traccia di cattiveria nella sua voce; a dire la verità non l’aveva più né insultata né provocata da quando quella sera si era avvicinato a lei per parlarle del provino e, a modo suo, si era scusato.
- Non importa, ora scendiamo a sgranchirci e a bere qualcosa. –
Non si era nemmeno accorta che avevano raggiunto l’autogrill.
 
Dopo una breve sosta erano ripartiti, viaggiavano da ormai quattro ore e avevano fatto solo quella piccola pausa di poco prima; avevano continuato a parlare il minimo indispensabile, entrambi consci che quel silenzio era l’unica protezione che avevano dagli ultimi eventi, lei aveva ostentatamente tenuto il broncio per tutta la prima parte del viaggio a causa di quanto accaduto ma Draco avrebbe potuto giurare che lo facesse più per nascondere l’imbarazzo che per una reale rabbia. Girò velocemente lo sguardo a sbirciare l’espressione della ragazza che gli sedeva affianco e si accorse che si era addormentata. Schiacciò un pulsante e fece delicatamente abbassare lo schienale del sedile per permetterle di riposare più comodamente, sorrise brevemente e tornò con la mente a quella mattina, alle domande che gli vorticavano nella mente e che richiedevano una risposta che sperava di poter avere al più presto, alla concomitanza di cose che li avevano portati a quel viaggio insieme, alle due settimane di ferie che li attendevano ed alle emozioni travolgenti che mascherava placidamente ma che non gli davano tregua dalla mattina.
 
Sarebbe dovuto partire quel mattino per raggiungere i suoi amici al mare a godersi finalmente un po’ di meritato riposo. Era passato da casa di sua sorella perché lei l’aveva pregato fino allo sfinimento di controllare che Hermione, che avrebbe dovuto essere l’ultima a partire, avesse chiuso tutto e che l’appartamento fosse ancora a posto. Quando era arrivato di fronte alla piccola palazzina, qualcosa lo aveva immediatamente fatto preoccupare. La finestra che dal terrazzo dava sul salone era aperta, e ciò non era normale. Era certo che la mezzosangue avesse sigillato la casa perfettamente, non sarebbe stato da lei fare altrimenti, quindi quella finestra aperta non poteva significare che qualcosa di poco piacevole; era corso nel vicolo chiuso dietro l’edificio e si era immediatamente smaterializzato in casa con la bacchetta sguainata e quel che aveva visto, lo aveva lasciato sorpreso; Hermione dormiva raggomitolata sul divano, una piccola pergamena stropicciata, che identificò subito come una lettera, stretta in pugno. Il ragazzo si era domandato cosa ci facesse la donna a Parigi quando, da quel che aveva detto la sera della cena, avrebbe dovuto essere in Inghilterra dai suoi amici da almeno quattro giorni. Si era avvicinato a lei molto lentamente e l’aveva guardata dormire. Si era perso in quei lineamenti delicati, indeciso se svegliarla o no, il corpo flessuoso coperto solo da una maglietta di cotone di qualche taglia più grande che lasciava scoperte le gambe affusolate raccolte in posizione fetale, quasi a proteggersi da qualcosa di doloroso. Non l’aveva nemmeno destata il sonoro crack della materializzazione e questo era strano per una persona che come lei era stata abituata a una vigilanza costante; guardandosi intorno comprese ben presto la causa di quel sonno così simile a un oblio: un flaconcino di sonniferi era poggiato aperto sul tavolino e di fianco a questo un bicchiere d’acqua pieno a metà. Cos’era che le impediva di dormire al punto da essere costretta a ricorrere ai barbiturici? E in quel momento aveva deciso di svegliarla, si era chinato di fianco al corpo inerme della ragazza e le aveva accarezzato lievemente il viso sul quale, adesso lo notava, spiccavano in netto contrasto con la pelle chiara due occhiaie violacee, la sua pelle era morbida e calda ma umida: aveva pianto. Adesso voleva sapere, e soprattutto si era reso conto che non poteva ignorare quanto aveva di fronte, non ci sarebbe riuscito. Le aveva spostato una ciocca di capelli che le ricadeva su di una guancia mettendola dietro l’orecchio e poi era sceso con una breve carezza a stringerle una spalla scuotendola leggermente. Due occhi ambrati si erano aperti lentamente e lo avevano fissato con espressione confusa, poi improvvisamente la comprensione era apparsa su quei lineamenti stanchi e la ragazza era balzata a sedere con uno piccolo singulto di spavento ranicchiandosi contro il bracciolo del divano, la pergamena appallottolata ancora stretta in pugno. Si era portata una mano sul cuore, quasi a volerne calmare i battiti e lo aveva guardato stranita.
- Malfoy, che cosa ci fai qui? -
- Niente, ero solo passato a controllare che la casa fosse a posto prima di partire e raggiungere gli altri. Me l’ha chiesto Antlia. E quando ho visto la finestra del terrazzo aperta ho pensato ai ladri -.
Lei aveva annuito e lui aveva deciso di dare sfogo, almeno in parte, alle domande che gli premevano in gola.
- Tu piuttosto che cosa ci fai qui? Non dovresti già essere a Londra da qualche giorno? -
Aveva esitato un attimo prima di rispondergli, e lui aveva immediatamente intuito che c’era qualcosa che non andava.
- Sì, beh… c’è stato un cambio di programma, Harry e Ron sono stati richiamati per una missione importante, lontano dall’Inghilterra e non sapevano nemmeno loro quanto sarebbero dovuti stare fuori, per cui ho deciso, di non partire. -
Stava mentendo, ne era certo.
- Capisco. -
Aveva risposto in tono neutro. Era sicuro che ci fosse qualcosa sotto, quasi quanto era certo che le risposte fossero in quel foglio di pergamena che lei stringeva ancora in pugno.
- Io non ho ancora fatto colazione Granger, che ne dici se mentre tu vai a metterti qualcosa addosso – e le aveva guardato le gambe con uno sguardo eloquente – io metto su un caffè? -
Rendendosi conto di indossare solo una maglietta che le copriva a malapena le cosce era arrossita furiosamente, e lui era scoppiato a ridere.
- Non c’è nulla da ridere Malfoy, e tu sei un porco -
- Sono solo gambe Granger, indubbiamente belle, ma pur sempre gambe… e non sono le prime che vedo! Quindi se abbiamo finito con questi ridicoli pudori, vado a fare il caffè. -
E si era allontanato da lei. Si era finto assorto in quanto stava facendo, ma in realtà non l’aveva persa di vista un solo istante e la sua finta indifferenza era stata premiata: l’aveva guardata raddrizzare la schiena furiosa e fargli un gestaccio alle spalle, ma non aveva reagito, aveva uno scopo e con un po’ di fortuna lo avrebbe raggiunto.
Lei aveva messo le gambe giù dal divano e improvvisamente si era resa conto di che cosa ancora stringeva in mano, sbirciando di sottecchi verso di lui per controllare che non la stesse guardando, con noncuranza aveva fatto scivolare la pergamena nell’incavo tra il bracciolo e il primo cuscino della seduta del divano e l’aveva nascosta; poi si era alzata e si era diretta in bagno.
BINGO!
Aveva terminato velocemente di preparare la caffettiera, poi si era diretto verso il divano e stando attento ai rumori provenienti dal bagno aveva estratto la lettera dal suo nascondiglio.
 
Ciao tesoro, come stai? Mi rendo conto che ti sembrerà strano ricevere questa lettera a sole ventiquattro ore dalla tua partenza, ma ci sono dei problemi, problemi che riguardano te e dei quali preferisco non tenerti all’oscuro.
Tuo padre ti sta cercando, contrariamente a quanto avevamo pensato, non si è arreso di fronte alla tua sparizione, e la cosa più inquietante è che ha sicuramente dei contatti nel mondo magico. Nell’ultimo periodo è riuscito a raggiungere la Londra magica sfruttando il magipass che gli era stato rilasciato dal ministero quando tu sei entrata a Hogwarts. Non sappiamo nemmeno noi bene come abbia fatto, ma è riuscito ad arrivare fino alla Tana a cercarti, fortunatamente lì si è scontrato con Molly che gli ha tenuto testa egregiamente. E’ arrivato anche a casa mia e a casa di Ron e ci ha minacciati di ritorsioni se non gli avessimo detto dove ti trovi.
Ti arrabbi se ti dico che entrambi lo abbiamo schiantato?
Il problema principale però è un altro. In seguito ai suoi atteggiamenti abbiamo fatto rapporto al ministero e questo gli ha annullato il magipass, ma la cosa non è scemata. Da qualche giorno c’è qualcuno nella Londra magica che continua ad indagare su di te e su dove potresti essere. Ron ed io abbiamo fatto qualche domanda in giro e solo oggi abbiamo avuto la conferma che il tuo “compratore” (scusa, lo so che è doloroso) era un mago, anche se non abbiamo ancora capito chi fosse e quali fossero le sue reali intenzioni. Fino a ieri pensavamo che forse potessimo rischiare a farti venire qua, credevamo che una volta annullato il magipass di tuo padre tu saresti stata al sicuro, ma a questo punto la situazione è troppo seria: siamo preoccupati. Per questo ti chiedo, per favore, di rinunciare al tuo viaggio. Potresti davvero ritrovarti nei guai se qualcuno che non è al corrente della situazione ti vedesse e poi senza volere lo riferisse a chi ti sta così accanitamente cercando. Anche se sei lontana, fai attenzione, ti prego, e non tenerti tutto per te, hai bisogno di aiuto nel caso scoprissero dove ti trovi, per cui non fare pazzie, e se dovessi accorgerti di qualcosa di strano parla con le serpi di quanto è accaduto e sta accadendo. Ci hai detto che sono cambiati e che ti hanno accolto con loro senza problemi, soprattutto Pansy: mi fido del tuo giudizio, d’altra parte ci stai vivendo a stretto contatto e nessuno può saperlo meglio di te, credo inoltre che se avessero voluto farti del male lo avrebbero già fatto, e comunque non siamo più dei bambini, siamo cresciuti tutti, loro così come noi, e la guerra non può non averci cambiato; sono certo che non esiteranno ad aiutarti in caso di bisogno come, da quel che mi hai raccontato, non ha esitato ad aiutarti Pansy. Mi raccomando fai attenzione ed io cercherò di farti sapere qualsiasi novità in futuro.
Riguardati e, mi raccomando, lascia stare l’orgoglio e parla con loro.
 
Ti voglio bene
Harry
 
Era rimasto senza parole di fronte alla gravità di quanto aveva appena letto, ed era sicuro che se non avesse fatto qualcosa, la mezzosangue non avrebbe di sicuro chiesto il loro aiuto, lo dimostrava che fosse a casa da sola e che gli avesse mentito. Che cosa significava la frase “Il tuo compratore”? Perché la Granger era fuggita da suo padre? Chi la stava cercando e perché? Mille domande senza risposte si affastellavano nella sua mente. Decise in quel momento che qualsiasi cosa fosse accaduta sarebbe partita con lui quella mattina stessa, non l’avrebbe lasciata sola a Parigi poi, appena ne avesse avuta l’occasione, avrebbe interpellato Potter per sapere bene di che cosa si trattasse, visto che dato il modo in cui aveva saputo, non avrebbe certo potuto affrontare l’argomento con lei.
Dei rumori provenienti dal bagno gli avevano fatto capire che era  prossima a uscire, aveva riappallottolato la pergamena e l’aveva riposta esattamente dove l’aveva trovata poi, per non dare nell’occhio, aveva acceso il televisore e si era fatto trovare seduto scomposto dall’altra parte del divano intento a fissare lo schermo.
- Posso cominciare a mettere il caffè sul fuoco mentre ti vesti? –
Le aveva domandato senza guardarla quando era uscita.
- Credevo fosse già pronto. -
- Lo avresti bevuto freddo -
E si era alzato dirigendosi nuovamente verso la piccola cucina.
Pochi minuti dopo era apparsa vestita di un semplice jeans scolorito e strappato ad arte e una maglia senza spalle, tenuta su solo da un paio di laccetti che si legavano alla base della nuca lasciando la schiena quasi interamente scoperta, era bellissima. Ripresosi da quella visione e dai pensieri poco casti che questa gli aveva suscitato, si era deciso a sondare il terreno per vedere se lei avrebbe seguito il consiglio di Potter e gli avrebbe accennato al suo problema, anche se, vista la bugia con la quale aveva giustificato la sua presenza a casa, nutriva ben poche speranze in proposito. Prendendo il discorso alla lontana aveva indagato sulle sue intenzioni per quelle vacanze giacché, stando alle sue parole, i suoi progetti erano saltati a causa dell’improvviso impegno dei suoi amici, e lei come niente fosse gli aveva risposto che ne avrebbe approfittato per visitare un po’ Parigi e i suoi musei. Con un piccolo giro di parole, era pur sempre un Malfoy e lei la mezzosangue, le aveva proposto di partire con lui quella mattina, dandole così l’occasione di non restare da sola, ma lei testarda e orgogliosa aveva rifiutato, così era stato costretto a ricorrere alle maniere forti. All’inizio si era imposto solo col tono della voce, sperando di essere abbastanza autoritario, ma come sempre quella tattica poteva servire con chiunque tranne che con lei, anzi, l’aveva irritata e lo aveva praticamente invitato a levarsi dai piedi senza tanti preamboli. Al che si era visto costretto a passare all’azione, si era avvicinato e se l’era caricata sulle spalle come fosse un sacco, era stato immediatamente investito dal suo profumo, dalla sensazione bruciante datagli del contatto delle proprie mani con la pelle morbida e vellutata del suo fianco lasciato scoperto dalla maglietta che si era sollevata e per un momento aveva temuto di non riuscire a controllarsi, avrebbe voluto accarezzare quel corpo morbido e affondare in quelle labbra rosse e carnose che in quel momento lo stavano minacciando di morte; e furono proprio quelle urla e i calci e pugni con cui lei lo stava percuotendo che lo avevano riportato alla realtà. Aveva estratto la bacchetta per appellare la valigia della ragazza, ma era stato un errore: con un colpo di reni lei si era raddrizzata e gli aveva preso i capelli sulla nuca tirandogli la testa all’indietro e lui preso in contropiede e sbilanciato dal peso che reggeva con un solo braccio, era rovinato a terra trascinandola con sé. Si era divincolata e aveva cercato di allontanarsi scalciando, ma lui l’aveva fermata afferrandole una caviglia, poi l’aveva immobilizzata con la schiena a terra sovrastandola con il suo corpo, tenendole ben stretti i polsi, che le aveva bloccato dopo aver schivato per un soffio un ceffone.
- Non provarci mai più –
Aveva soffiato con rabbia, gli occhi stretti, grigi come lame taglienti.
- Lasciami Malfoy -
- Calmati e ti lascio -
- Non ho nessuna intenzione di calmarmi -
A ulteriore conferma delle sue parole aveva sollevato il bacino tentando di disarcionarlo per liberarsi, a quel contatto lui si era morso l’interno della bocca per controllarsi.
- Granger se fai così non m’invogli certo a lasciarti andare -
Aveva mascherato la verità contenuta nelle sue parole dietro un sorriso beffardo. Lei si era immobilizzata arrossendo furiosamente, e vedendola così paonazza lui era scoppiato a ridere. L’ira le faceva fremere le narici, e lui smise di ridere fissandola, improvvisamente serio. I suoi occhi le avevano accarezzato i lineamenti delicati del viso soffermandosi su quelle labbra carnose, desiderandole tormentosamente, era sceso con lo sguardo lungo la curva del petto soffermandosi sul solco morbido tra i seni, poi più giù fino alla pelle delicata del ventre lasciata scoperta dalla maglietta leggermente sollevata, aveva trattenuto inconsapevolmente il respiro: gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo, ai giorni in cui la guardava ridere da lontano bramando solo di affondare nella sua bocca, nel suo corpo, giorni in cui aveva mascherato il desiderio con l’odio, giorni in cui la barriera della loro diversità lo aveva messo al sicuro dalla sincerità crudele che si deve a se stessi.
Ora non era più così, era un giovane uomo che conosceva le emozioni, le assaporava a fondo e le viveva, anche se restava comunque un artista della dissimulazione.
Una strana tensione si era impadronita di loro, aveva sentito il corpo di Hermione tendersi dolorosamente sotto il suo, era risalito con lo sguardo perdendosi nella pozza d’oro bruciante che erano le iridi della ragazza e gli era parso di vedervi riflesso il suo medesimo stordimento. Lei non si muoveva più, il suo respiro si era fatto leggermente ansante e con sommo stupore si era reso conto che anche lui faticava a riempire i polmoni, i loro sguardi erano incatenati e nessuno dei due accennava a rompere quel momento, si era avvicinato lentamente a quelle labbra invitanti, ma una voce dentro di lui gli aveva intimato di fermarsi. Non era il momento, forse non lo sarebbe mai stato, ma rovinare quella che supponeva fosse l’ultima possibilità che il destino gli aveva dato per poterla finalmente avere vicina per un solo istante di follia, sarebbe stato da sciocchi, era troppo presto perché lei potesse capire, nonostante tutto non lo conosceva ancora. Con un immenso sforzo di volontà si era allontanato da quella bocca tentatrice, si era repentinamente sollevato e senza degnarla di uno sguardo le aveva dato le spalle allontanandosi verso il terrazzo dove aveva cominciato a chiudere le imposte.
- Ora preparati Granger, se non vuoi che t’impastoi e ti faccia io la valigia con il risultato di farti andare in spiaggia con il maglione di lana. –
Aveva parlato a voce bassa, cercando di controllare la tempesta di emozioni che lo stavano travolgendo.
Non gli aveva risposto, aveva sentito i suoi passi allontanarsi sulla scala e poi l’aveva vista ridiscendere poco dopo con la valigia pronta.
- Sia chiaro che mi stai obbligando Malfoy, e che me la pagherai! –
Parole e atteggiamenti triti e ritriti presi in prestito da un copione stantio, che non era più in grado di celare il turbamento che provavano entrambi: più che una minaccia, la sua frase era suonata come un espediente per cancellare quanto appena accaduto.
 
Il lieve movimento al suo fianco attirò la sua attenzione, si stava agitando nel sonno, una piccola lacrima scivolò lungo la gota della ragazza e un soffio pastoso uscì dalle sue labbra.
- Perché? –
La stessa domanda balenò nella sua mente
- Perché?  Perché piangi nel sonno mezzosangue? –
Istintivamente posò la sua mano su quella sinistra di lei che giaceva abbandonata sul sedile vicino al cambio e la strinse come per calmarla, la cosa funzionò, il respiro della ragazza tornò regolare e i lineamenti del volto si distesero leggermente. Improvvisamente la vettura davanti alla sua frenò bruscamente costringendolo a inchiodare, afferrò il volante con entrambe le mani per aumentare il controllo sul volante, i freni stridettero sull’asfalto e l’auto si fermò a poca distanza da quella che la precedeva; una lunga colonna di automezzi si estendeva a perdita d’occhio davanti a loro. Con il cuore in gola girò lo sguardo per controllare se si fosse svegliata, ma nulla pareva aver turbato il suo sonno, sollevò nuovamente lo sguardo verso la fila di macchine di fronte a lui e senza quasi rendersene conto posò nuovamente la mano su quella di lei, sentì le dita dapprima contratte rilassarsi a quel contatto e sorrise, ma non si voltò né parlò.
 
Un lieve sbalzo e uno stridore di freni la portarono bruscamente alla realtà, il ragazzo di fianco a lei, l’espressione tirata, teneva il volante con entrambe le mani, i muscoli contratti, la gamba tesa a premere con forza il piede sul pedale del freno.
Chiuse di nuovo gli occhi, irrigidì i muscoli del corpo per impedirsi di essere sbalzata in avanti e scivolare giù dal sedile, ma non si mosse. La sua mano si contrasse in una muta protesta per un qualcosa venutole improvvisamente a mancare, poi un calore dolce la avvolse e si rilassò nuovamente. Schiuse leggermente le palpebre e vide la mano diafana di Malfoy poggiare delicatamente sulla sua. Decise di fingere di continuare a dormire, il calore leggero di quella mano la faceva sentire, finalmente dopo giorni, di nuovo al sicuro.
 
 
 
 
 
**************************************************
 
 
 
 
 
Eccomi di ritorno con un nuovo capitolo, chiedo scusa per com’è venuto, ma devo ammettere che non era assolutamente un capitolo previsto, solo che lasciare un buco di venti giorni tra la cena e l’inizio del lavoro in teatro non mi allettava, per cui ho partorito questa specie di abominio. Spero non faccia troppo schifo, e che l’averlo incentrato tutto sui nostri protagonisti v’induca al perdono e soprattutto mi auguro di non aver troppo accelerato i tempi, anche se alla fine non è che succeda molto a parte una crescente presa di coscienza di entrambi dell’attrazione che c’è tra loro (soprattutto fisica dal punto di vista di Hermione, poiché non si può certo parlare ancora di sentimenti, almeno non da parte sua). Fatemi sapere.
Come sempre ringrazio coloro che mi hanno aggiunta ai preferiti/da ricordare e seguiti e ringrazio tutti coloro che leggono semplicemente.
 
Una piccola richiesta, che mi mette in imbarazzo, ma alla quale tengo. Se vi sono piaciuti Antlia, Marcus o per qualche perverso motivo pensate di provare un’istintiva simpatia per mademoiselle Lafouine (in questo caso fatevi curare, ma mentre siete in coda dal dottore, leggete quanto segue) votateli per il concorso di efp “storia con i migliori personaggi originali [nuovi]”, mi rendereste felice.
 
Ora m’inchino e schiocco un super bacio a:
 
PaytonSawyer: Ciao ma tresor… posso esordire chiedendoti fino a che punto arriva il tuo sadismo? Cito letteralmente “Spero che prima o poi Marcus venga a sapere dei "sentimenti" di Draco per Hermione prima della ragazza: lo sa solo Dio quanto potrebbe torturarlo! Haha " ma sei davvero senza cuore!!!! Ahahahah Non so che cosa accadrà, sinceramente a volte i personaggi scrivono la storia da soli, ma comunque non credo che se avrà l’occasione di tormentare Draco Marcus se la lascerà sfuggire… chi lo farebbe, detto sinceramente?! Marcus ti ringrazia molto per i complimenti che gli fai e mi chiede il tuo indirizzo! (E’ proprio senza vergogna!) – scherzo ovviamente, ma la frase che tu hai citato, è piuttosto ricorrente in un mio caro amico quando lui mi aspetta ed io sono in ritardo, non hai idea delle volte che me la sono sentita strillare al telefono o al citofono! (bella gente frequento eh!) Anch’io credo che gran parte del merito della presa di coscienza di Draco sul fatto di possedere un cuore e di poter essere felice dipenda da quella santa pazza di sua sorella. Per la complicità tra Pansy e Theo ti confesso che m’ispiro molto al rapporto bastardo che c’è tra me e mio marito, anche se lui non è profondo come Theo, o almeno finora non ha avuto l’occasione di potermelo dimostrare (ma sì… lasciamogli uno spiraglietto per salvarsi e stupirmi in futuro!).
Spero che anche questo capitolo ti piaccia (temo davvero di aver fatto cilecca questa volta) e che non lo trovi troppo affrettato. Fammi sapere.
Baisers d.
 
 anna96: Buon giorno cara, innanzitutto grazie per i complimenti sei un tesoro, mi fa piacere che apprezzi Pansy e Theo, inutile ripetere quanto io adori la loro complicità e il loro essere in qualche modo complementari.  Mi scuso per Blaise e Antlia, ma in questo capitolo come hai potuto vedere, non c’è spazio per nessuno che non siano Draco e Hermione, ma ti prometto che in futuro compariranno ancora …. anche perché sono troppo teneri. Rinnovo il mio invito nel caso passassi da Torino. (Non sono una grande attrice, magari!!! Se lo fossi, mi manterrei con quello! Però nel mio piccolo me la cavicchio)
Spero che anche questo cap ti piaccia, come avrai letto sopra, è stata una cosa che mi ha colta di sorpresa e non sono molto sicura del risultato. Ti abbraccio e resto in attesa del tuo giudizio.
d.
 
excel sana: Ciao, non è crollata la casa, fortunatamente, anche perché sarebbe stato davvero difficile recuperare un eventuale rapporto tra Draco e Herm se ciò fosse avvenuto, ho preferito un po’ d’ironia tipicamente Malfoyana ma fondamentalmente innocua alla quale Hermione potesse tenere tranquillamente testa senza arrabbiarsi troppo, e poi avevo bisogno che cominciassero ad avvicinarsi. Draco sentirà cantare Hermione, il contesto non partirà come romantico, ma…. Acci… non posso dire altro, non voglio spoilerare! 
Un abbraccio d.
 
barbarak: Ciao Cara, inutile dirti quanto mi faccia piacere sapere che hai trovato bellissimo il capitolo, e il fatto che ti piaccia sempre di più la coppia Theo Pansy (come ho già detto più volte, ho una vera predilezione per loro). Finalmente Draco e Herm sono riusciti a parlarsi in modo civile hai ragione, e ora bisogna che nasca la complicità tra loro, quella che a mio modesto parere al di là dell’attrazione fisica, che è la prima cosa che ci porta verso una persona, è uno dei capisaldi per avere una relazione completa con qualcuno. In realtà uno dei due sa già di provare qualcosa, anche se per un certo periodo aveva fatto in modo di dimenticare, data anche la lontananza e il desiderio di chiudere col passato. Avrai capito di chi parlo. Mi scuso per non riuscire a essere troppo puntuale negli aggiornamenti, ma a parte il poco tempo (riesco a scrivere bene solo se sono sotto pressione, del tipo: ODDIOOOO DEVO POSTARE ! DEVO POSTARE ! DEVO POSTARE ! DEVO POSTARE ! DEVO POSTARE ! Ecco, così riesco a cavare qualcosa da quell’insalata d’idee condita col nulla che è il mio cervello!) A volte mi riesce davvero difficile trovare qualcosa da scrivere, soprattutto nei capitoli di passaggio, in cui non si delinea la trama (come possiamo considerare questo) e che normalmente rappresentano un momento di transizione, di crescita o presa di coscienza in mezzo all’orda di avvenimenti di una storia.
Spero che questo cap, verso il quale nutro qualche dubbio ti piaccia comunque. Attendo tue notizie.
PS: Non avevo preso in considerazione Gilda, ti puoi accontentare di Violetta?
Un abbraccio. D.
 
Sunlight_girl. Buon giorno ragazza solare :) Benvenuta e grazie per le belle parole. Ci hai azzeccato in pieno, Antlia prende il nome dalla costellazione della macchina pneumatica, per tener fede alla tradizione dei Black in cui i figli sono chiamati con il nome delle costellazioni; infatti, Antlia, non è la sorellastra di Draco, ma la sua gemella priva di magia, per cui ha diritto ad avere il nome di una stella. Spiegherò che nessuno ne sapesse nulla più avanti, anche se qualcosa ho già accennato nel secondo capitolo. Scusa se non ho aggiornato prima, ma spero che avrai avuto pazienza e leggerai anche questo cap.
Un abbraccio d.
 
 LUCREZIA_KISS: Buon giorno ragazze, le vostre recensioni sono sempre scritte in modo da portare una ventata di allegria… grazie! Perdonatemi, ma per questa volta ho lasciato tutti da parte a beneficio di Draco e Herm, spero che la cosa vi piaccia comunque. Effettivamente la vita di Blaise e la presa di coscienza di quanto sta accadendo potrebbe complicargli un po’ la vita, ma non dimenticate che sotto gli strati di dolcezza, e svagatezza Antlia resta pur sempre una Malfoy gemella del Malfoy per eccellenza!!
Spero che anche questo cap vi piaccia, fatemi sapere.
Un abbraccio d.
 
 nihalmalfoy: Felice che il capitolo ti sia piaciuto, a fantastico il commento alla serata, degno del miglior Theodore. Fammi sapere cosa pensi di questo nuovo cap che mi lascia un po’ perplessa.
Un abbraccio d.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** PARDON ***


Chiedo scusa per l’imperdonabile ritardo che si sta protraendo da circa due settimane. Ad essere sincera ero già un po’ a corto di idee per quanto riguardava questo capitolo, a questo si è aggiunta una situazione personale piuttosto seria che mi sta impedendo di ragionare lucidamente, almeno finché non avrò una risposta chiara in merito. Non ho nessuna intenzione di lasciare questa storia a metà, vi chiedo solo di pazientare ancora qualche giorno fino a che non riuscirò a  mettere ordine in quanto mi sta accadendo in questi giorni. Spero di farmi risentire entro la prossima settimana data entro la quale tutto dovrebbe essere risolto, in bene o in male. Abbiate pazienza, ma a volte la vita ci prende in giro in un modo che ci lascia confusi e senza parole. Mi scuso anche per aver aspettato così tanto a postare questo avviso.
Non vogliatemene, un abbraccio a tutte
Dusca.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** AFFINI E COMPLEMENTARI ***


Dedicato a PaytonSawyer
che mi ha fatto il regalo più bello:
grazie cherie.

Dedicato ad anna96
cui mancavano Antlia e Blaise.

AFFINI E COMPLEMENTARI

Il sole splendeva vivido sulla spiaggia rendendo incandescente la sabbia e, causa il riverbero, quasi impossibile fissare lo sguardo sul mare che pigramente carezzava il bagnasciuga, lambendolo con piccole onde simili a rapidi e sensuali baci.
Antlia fissava, nascosta dietro un grosso paio d’occhiali scuri, le due figure che poco distante da lei amoreggiavano incuranti di tutto ciò che le circondava. Chiuse gli occhi un istante per fermare il bruciore che le faceva pizzicare gli occhi, e deglutì vistosamente per ricacciare indietro il groppo che le bloccava la respirazione. Una piccola lacrima capricciosa sfuggì alla barriera delle sue palpebre contratte, e lei ringraziò il cielo per quegli enormi occhiali che la proteggevano dalla vergogna di mostrare quanto stesse soffrendo… soffrendo per un cretino!
Sembrava tutto perfetto, almeno fino a due giorni prima, quando quella brunetta vestita in modo da non lasciare nulla all’immaginazione era arrivata a infrangere tutte le aspettative che le si erano formate nel cuore e nella mente dall’inizio di quella vacanza. Maledì in cuor suo la sera in cui avevano deciso di andare a ballare, e distolse lo sguardo prima che la coppia restasse stecchita sotto i suoi occhi a causa di questo.
Stupida! Stupida! Stupida!
Stupida! Per essere partita con tutte quelle aspettative.
Stupida! Per essere ancora irrimediabilmente innamorata di lui dopo tutti quegli anni.
Stupida! Per essersi illusa a causa del suo comportamento delle ultime settimane.
Semplicemente stupida!
Ma quella sarebbe stata l’ultima volta!
Erano anni che era innamorata di lui, anni!
E per tutto quel tempo era vissuta tra gli alti e bassi di speranze che alternativamente si accendevano e spegnevano. All’inizio si era imitata a sognare di lui conscia dell’impossibilità che lui s’innamorasse della figlia del giardiniere del suo migliore amico, i loro status erano troppo diversi, anche se durante i periodi di vacanza che trascorrevano insieme nessuno faceva pesare su di lei quella differenza, nemmeno Lucius Malfoy, e lei passava tutto il suo tempo con i due ragazzi ai quali era molto affezionata nonostante l’apparente palese diversità tra loro e lei. I due uomini più importanti della sua vita: primo Draco, che lei sentiva come il fratello che non aveva mai avuto, senza sapere quanto vicina alla realtà fosse quella sua sensazione, a volte si ritrovavano a pensare e ad agire nello stesso modo senza nemmeno consultarsi, erano così vicini, così simili anche fisicamente eppure così diversi per estrazione sociale, condizione di nascita e educazione. Riusciva a comprenderlo senza che nemmeno ci fosse bisogno di parlare, così come sapeva istintivamente penetrare nelle sue zone d’ombra, quelle che lui non permetteva a nessuno di avvicinare, a nessuno tranne che a lei; inspiegabilmente, almeno così credeva, il sentimento che provava per quel ragazzo all’apparenza algido e schivo era ricambiato, anche se lui non lo avrebbe mai ammesso, almeno allora. E poi lui, Blaise, che le era entrato nel cuore dal primo momento in cui si era incantata a guardarlo negli occhi a soli otto anni, e da quel giorno quel sentimento non l’aveva mai abbandonata. Lui che riusciva a farla sentire importante e speciale solo con un sorriso, lui che con le sue piccole attenzioni la faceva sentire una regina e non la maganò figlia del giardiniere. Lo amava da allora, incondizionatamente. Poi c’era stata quell’assurda rivelazione da parte di Narcissa, poco prima che questa morisse consumata da un’oscura malattia, tanti tasselli erano andati al loro posto e il legame mentale e affettivo tra lei e Draco aveva trovato la sua spiegazione.
Blaise non si era stupito quando aveva saputo della cosa, anzi, ne aveva gioito con loro, con lei.
- Adesso sarò anche libero di corteggiarti e nessuno potrà opporsi –
Aveva esordito scoppiando a ridere davanti al ringhio sordo che aveva ricevuto da Draco subito calatosi nel ruolo di fratello maggiore nonostante fossero gemelli.
Sapeva benissimo che lui stava scherzando, che per lui era solo la sorella del suo migliore amico, ma il suo cuore innamorato aveva ugualmente perso un battito, nella speranza che un giorno potesse vederla con occhi diversi. Poi c’erano stai gli anni del conservatorio e della separazione, anni in cui lei e Draco avevano vissuto a Parigi e Blaise era rimasto a Londra. Anni di amoreggiamenti con altri ragazzi nonostante suo fratello fosse peggio di un mastino, anni in cui credeva di essere riuscita a cancellare definitivamente quel sentimento così profondo verso il ragazzo dagli occhi blu cobalto. Infine c’era stata l’occasione del Petit Opéra, che li aveva portati a ricongiungersi e a rivederlo per scoprire di essere ancora disperatamente innamorata di lui. Anni in cui a tratti si era arresa all’evidenza di essere per lui solo un’amica, anche se conscia che lui le fosse affezionato per ciò che lei era e non di riflesso per l’amicizia con suo fratello, e a tratti si era illusa, proprio per quello stesso motivo, che le cose potessero cambiare. Le cose però restavano immutate, vederlo ogni volta con una ragazza diversa era stata una vera tortura e in lei, ogni volta, cresceva la determinazione a cancellarlo dalla sua mente e dal suo cuore; ma come un folletto dispettoso Blaise faceva la sua comparsa non appena lei trovava un ragazzo del quale si sentiva se non innamorata almeno attratta. Quasi a ricordarle che certi sentimenti non si possono cancellare, se lo ritrovava accanto presente come non mai, pieno di quelle piccole attenzioni che le facevano battere il cuore e inevitabilmente la portavano a cancellare dalla sua mente la persona con la quale aveva pensato di poterlo sostituire; poi così come arrivava scompariva, non fisicamente, certo, ma era come se si allontanasse senza comunque trascurarla, per poi ricomparire con una nuova fiamma al fianco scavando una ferita sempre più profonda nel suo cuore.
Per tutti i mesi in cui Draco era stato lontano Blaise era stato una presenza costante nella sua vita, avevano persino discusso, rasentando la lite quando lei aveva deciso di andare a vivere con Marcus, le era sembrato quasi geloso, anche se sapeva bene che non poteva essere così. Poi Draco era ritornato e aveva litigato con lei, chiudendola fuori dalla sua vita per quasi due settimane, ma Blaise non l’aveva abbandonata, era stato ugualmente presente, e lo aveva sentito vicino come non mai, soprattutto nelle ultime settimane, come la sera davanti al Sacré-Coeur, quando l’aveva presa per mano, e sorretta stringendola a sé, o come il primo giorno dei provini. Non poteva credere di essersi illusa per l’ennesima volta, eppure, lo spettacolino che aveva davanti agli occhi le dimostrava il contrario: era una stupida illusa!
Stupida! Stupida! Stupida!
Era davvero giunto il momento di mettere fine a quella patetica storia.
Blaise sarebbe uscito dalla sua vita, se non fisicamente, non poteva certo ucciderlo, anche se in quel momento la sua mente fantasticava pericolosamente su pistole e pugnali, almeno dal suo cuore.
Fine!
Quella era la sua ultima parola su tutta quella fase della sua vita che era durata anche troppo.
Fine!
Stop!
Basta!
E la soluzione, pensò guardandosi intorno, era più vicina di quanto avesse sperato.
Un bel ragazzo dai capelli biondi e gli occhi color ambra la stava osservando da un po’ riparato, ma non abbastanza perché lei non lo notasse, dalla postazione di bagnino.
Si tolse gli occhiali e si girò a guardarlo, sorridendogli, lui rispose al sorriso con un sorriso.
Era decisamente un bel ragazzo, e soprattutto era la soluzione ai suoi problemi, o almeno all’andamento della sua vacanza.
Sempre sorridendo e senza abbassare lo sguardo si alzò e si spolverò la sabbia dal costume.

- Merlino! Così non risolve nulla. -
- Come scusa? -
Theo sollevò il viso dal libro che stava leggendo per guardare con aria interrogativa su moglie
- Dico che incenerirli con lo sguardo non servirà a nulla, secondo me quello che ci vorrebbe è una bella terapia d’urto. -
- Non capisco di cosa tu stia parlando. -
- Parlo di Antlia, e di una cosa che ai miei occhi è evidente, ma che, a quanto pare, per il diretto interessato è più oscura di una previsione della Cooman. -
Theo dirottò lo sguardo su Blaise e la sua nuova ragazza, poi tornò a rivolgere la sua attenzione alla moglie, si guardarono e scoppiarono a ridere.
- Tesoro… cosa hai in mente? -
- Nulla, semplicemente, di dare un aiutino ad Antlia, se si presenterà l’occasione. -
- Occasione che, se non si presenterà, tu certo non faticherai a creare, suppongo. -
- E’ Blaise che se lo vuole, deve smetterla di giocare con i sentimenti di Antlia; ogni volta che sente che si allontana immediatamente cambia atteggiamento. Adesso si sente nuovamente sicuro, e quella specie di venere dal cervello di un vermicolo è il risultato. -
- Pansy, non è che Blaise giochi con i sentimenti di Antlia, diciamo che ci sono donne che sono impegnative, che non vogliamo perdere, ma che fino a quando non decidiamo di mettere la testa a posto non vanno bene per noi… solo che, se non sono loro a metterci alle strette noi perseveriamo nel nostro atteggiamento sfarfalleggiante -
Pansy lo guardò di traverso
- Tesoro, so che cosa prova Blaise, ti ricordo che io ci sono passato prima di lui. Tu era l’amica di una vita, ed io ero innamorato, ma tergiversavo per paura di impegnarmi... almeno finché non ho avuto paura di perderti definitivamente, è stato in quel momento che tutta la risoluzione di cui avevo bisogno è emersa improvvisamente. -
- Quindi ad ascoltare te la soluzione che ci vuole per Antlia è tutta in quel bel bagnino dagli addominali di marmo! -
- Pansy! -
- Theo, tesoro, ti amo, ma ho gli occhi e questi vedono un bagnino dagli addominali di marmo! E poi servono ad Antlia, non a me, e a quanto pare lo ha capito anche lei, guarda, guarda che cosa sta facendo, direi che non ci sarà bisogno di creare nessuna occasione per aiutare Antlia, questa si presenterà da sola!-
- Allora possiamo tranquillamente farci i fatti nostri. -
- Vorresti togliermi tutto il divertimento? -
- No, vorrei solo fare la cosa giusta -
- E la cosa giusta sarà far notare a Blaise che cosa si sta perdendo -
- Ma lui lo sa benissimo, e per questo si riavvicinerà -
- Ed è qui che entriamo in gioco noi: faremo in modo da non permettere ad Antlia di cedere alle sue moine e lui impazzirà di gelosia e finalmente dovrà fare quel maledetto passo impegnativo che tanto teme -
- Pansy no! -
- Tesoro, non vorrai mica che qualcuno si porti via Antlia su un cavallo bianco lasciando Blaise solo e disperato? Perché prima o poi accadrà e lui la rimpiangerà per il resto della sua vita; in fondo lo facciamo per il suo bene. -
Theo tacque riflettendo sulle parole della moglie poi si voltò verso di lei e sorrise
- Serpe! -
- Ti amo anch’io. -
E strizzandogli l’occhio Pansy lo prese per mano e lo trascinò verso il mare.

La sera tiepida portava con se profumo di fiori che si confondeva con il profumo dolce di Antlia che sorridente scendeva le scale della piccola villetta che i ragazzi avevano affittato.
Pansy fu la prima a notarla quando radiosa in viso uscì in giardino dove lei e suo marito si stavano godendo l’avanzare del crepuscolo prima di decidere che cosa fare quella sera.
- Beh, come sto? -
- Wow, sei bellissima, al nostro amico verrà un colpo. -
- Quale? –
chiese Theo in un sussurro alla moglie mentre la loro amica si avvicinava alle sdraio su cui erano seduti
- Tutti e due, direi! -
Quando la ragazza fu vicina Theo emise un breve fischio a sottolineare le parole della moglie
- Piccola, se non fossi impegnato con la donna migliore del mondo ti corteggerei. -
La bionda sorrise, e Pansy tirò una gomitata scherzosa nel fianco del marito.
In quel momento dall’ingresso emerse la figura di Blaise, che si fermò stupito a guardare Antlia fasciata in un leggero abitino azzurro chiaro che ne faceva risaltare il colore degli occhi e metteva in evidenza il fisico slanciato, le lunghe gambe e l’abbronzatura, era rimasto senza parole, decisamente folgorato; sorrise brevemente alla ragazza e alla coppia che lo guardava sorridente.
Riprendendosi da quell’attimo di incertezza parlò
- Io vado ragazzi, Sandrine mi aspetta, voi che cosa fate stasera? -
- Giacché stasera la casa è libera io e Theo pensavamo di restare qui… nella speranza che voi non rientriate troppo presto. -
E ammiccò in direzione del marito, che rispose con un sorriso soddisfatto e pieno di aspettative.
- E tu piccola? Esci da sola? -
Antlia si voltò sorridendo, ma in realtà avrebbe voluto saltare al collo del ragazzo e addentargli la giugulare per quell’affermazione.
- Blaise, tesoro, non mi vesto certo così per uscire da sola … ho un appuntamento, anzi, sono giusto in ritardo, abbracciò brevemente Pansy e Theo poi si volse verso di lui e lo abbracciò stringendolo con dolcezza, in modo da far aderire leggermente i loro corpi, giusto per fargli capire che cosa si era perso in tutti quegli anni… e per sempre!
- Divertitevi stasera, mi raccomando, almeno quanto ho intenzione di divertirmi io. -
Poi strizzando l’occhio a Blaise diede le spalle ai tre e uscì dal cancello del giardinetto ancheggiando leggermente. Non vedeva l’ora di essere fuori dalla portata degli sguardi dei ragazzi, per potersi riprendere, e per la paura di cadere a camminare a quel modo sui tacchi.
Il moro dagli occhi cobalto rimase a guardarla allontanarsi basito.
- Ma che le è preso? –
Chiese stravolto dal comportamento disinibito e inusuale della ragazza
- Che intendi? –
Pansy sembrava una gatta pronta a gettarsi sul topo
- Hai visto come parla? E come cammina? E poi cosa vuol dire che ha un appuntamento? E con chi? -
Pansy gongolava mentre si accingeva a rispondergli
- Con Ed. -
disse come se la cosa fosse ovvia per tutti
- E chi è Ed? -
- Il bagnino, si frequentano da un paio di giorni, non dirmi che non te ne eri accorto o che lei non te ne ha parlato, vi siete sempre confidati tutto. -
Il tono della mora era decisamente insinuante
- No, non me n’ero accorto e sono almeno due giorni che a malapena ci incrociamo a colazione -
- Beh, effettivamente, Ed ha assorbito molto Antlia in questi giorni, come Sandrine ha assorbito te, del resto. Comunque è un bravo ragazzo e sono molto felice per lei, le ci voleva qualcuno che la facesse stare bene, pensa che anche lui è di Parigi, se non è fortuna questa… -
Blaise strinse i pugni e il suo sguardo s’indurì, mentre una fitta cui si rifiutava di dare il nome giusto gli strizzava la bocca dello stomaco e gli faceva quasi mancare l’aria
- Bisogna vedere che cosa ne penserà Draco, io non mi fiderei molto di uno che fa il bagnino. -
Ribatté con voce tagliente, quasi cattiva
- Draco deve farsi i fatti suoi, Antlia è maggiorenne e vaccinata e sarebbe ora che la smettesse di fare il fratello maggiore, giacché sono gemelli, anzi, scientificamente parlando lui è nato per primo, quindi è il minore! E comunque, conoscendo il caratterino di Antlia, credo proprio che dovrà imparare a digerirsi Ed. -
Il ragazzo era sempre più teso e Pansy si divertiva sempre di più. Ben gli stava!
- Invece di essere così disfattista dovresti essere felice per lei, mentre sembra quasi che la cosa ti dia fastidio. -
- E perché dovrebbe?! -
La domanda suonò falsa alle sue stesse orecchie
- Non ne ho la più pallida idea, se non lo sai tu. -
Blaise sbuffò infastidito, Theo decise che era il momento di intervenire e provare a vedere come reagiva il suo amico a un cambio di rotta
- Ehi, ma tu non hai una fanciulla che ti aspetta per una notte di fuoco? -
Blaise sbuffò e guardò l’ora
- Sì, ma tanto è già tardi, può aspettare ancora un po’ -
Pansy rise
- E’ proprio vero quel detto babbano: la cavalleria è morta nel ’15/’18 -
- E dov’è che andavano? -
Blaise, era deciso a non cambiare discorso.
- Chi? -
Chiese Theo con fare innocente, mentre dentro di sé se la rideva alla grande
- Antlia e il bagnino. -
Calcò sulla parola “bagnino” con fare disgustato
- Non lo so, Pansy a te l’ha detto? -
- Sì. –
La ragazza rispose pigramente senza aggiungere altro
- Pansy! -
Blaise fumava letteralmente dalle orecchie
- Che c’è? -
- Dove sono andati? -
- Che t’importa, saranno fatti suoi! -
- Lo conosce da due giorni, non mi fido -
- Io sì, e comunque che cosa cambia? Anche tu conosci la tua amica da poco più di tre giorni, eppure ci esci da solo, e nessuno di noi ti rompe l’anima -
- E’ diverso! –
- Ah si? E perché? -
- Io sono un uomo e un mago, posso difendermi facilmente, ma lei… -
- Lei si sa difendere benissimo da sola e se sapesse che pensi questo di lei perché non possiede il dono della magia non credo che le farebbe piacere. -
Pansy si stava irritando ai discorsi di Blaise
- Non voglio infastidirla, solo… potrei farmi trovare lì anch’io, e… e controllare che non capiti nulla. -
- Non lo so, non mi sembra una buona idea; non credo che ne sarebbe contenta. -
- Tesoro, forse Blaise ha ragione, d’altra parte andrà lì con la sua ragazza, non romperà certo l’anima ad Antlia, ma almeno sapremo anche noi che qualsiasi cosa accada lei sarà al sicuro -
- Tu credi Theo? -
Pansy sbatté le lunghe ciglia con fare innocente e si rivolse al marito in modo mansueto e quasi sottomesso come se le sue parole per la prima volta la facessero ragionare, a stento lui si trattenne dallo scoppiare a ridere e annuì.
- E va bene Blaise, ma promettimi che non saprà mai che te l’ho detto io. -
- Sulla bacchetta di Merlino! -
- Stasera c’è una festa in spiaggia, mi ha detto che sarebbero andati lì. Aaahh che romantico. -
Pansy sospirò e guardò suo marito con occhi sognanti
- Ok, allora io vado. Ciao ragazzi -
E si diresse veloce al cancello che poco prima aveva varcato la ragazza oggetto della loro conversazione.
Non appena fu scomparso alla loro vista i due scoppiarono a ridere
- Tesoro, forse Blaise ha ragione, d’altra parte andrà lì con la sua ragazza, non romperà certo l’anima ad Antlia, ma almeno sapremo anche noi che qualsiasi cosa accada lei sarà al sicuro - Esordì Pansy facendo il verso al marito – Quasi, quasi ci credevo! -
- E che dire del tuo sguardo sognante, cara, e dei tuoi sospiri alla parola “romantico” ! -
- Che idiota, c’è cascato con tutte le scarpe, e ora speriamo che Antlia riesca a tenergli testa. -
- Povero Blaise, questa vacanza sarà davvero lunga per lui. Non lo invidio. -
- E tu che ne sai? -
- Io ci sono già passato piccola serpe. E adesso, vogliamo approfittare della nostra serata intima? –
Lei sorrise maliziosa in risposta. Theo sfiorò con le mani il viso della moglie in una carezza morbida e avvicinò i loro visi, sfiorandole leggermente le labbra invitanti e carnose con le sue. Sospirò di soddisfazione a quel contatto, perché nulla lo rendeva più felice e lo faceva sentire più completo di quella piccola donna che gli stava affianco. Con la lingua le percorse il labbro inferiore in una leggera carezza alla quale lei rispose schiudendo leggermente la bocca per poi richiuderla delicatamente sulla sua lingua succhiandola dolcemente; le forti braccia di Theo le circondarono la vita e stringendola forte a sé li smaterializzò in camera da letto.
Merlino quanto l’amava!


La musica ad alto volume accoglieva con il suo ritmo allegro e sensuale le persone che si avvicinavano alla festa. Una ridda di asciugamani multicolori giaceva a terra accogliendo coppiette abbracciate e impegnate in tenere effusioni. La luce della luna e alcune torce tiki illuminavano la porzione di spiaggia ove si svolgeva la festa. Un gruppo di ragazzi giocava in acqua mentre altri ballavano al ritmo di salsa e merengue, su un paio di tavolini da campeggio alla modica cifra di cinque euro bicchieri di carta e sangria a volontà davano il benvenuto a chiunque volesse partecipare alla festa.
Poco lontano dalla musica, in riva al mare un ragazzo seguito da una brunetta dall’aria spaventata, si avvicinava a passo di carica a una coppia che ballava eroticamente allacciata, prese la ragazza per un braccio e li separò piuttosto bruscamente. Il giovane biondo si avventò sul tale che li aveva interrotti, ma un gesto della ragazza lo bloccò.
- Lascia stare Ed, è una cosa che posso risolvere da sola, è un mio amico, nulla di cui preoccuparsi. -
Antlia sentiva crescere in sé la rabbia, mentre Blaise la trascinava verso il bagnasciuga tenendola per un braccio.
- Che ti prende a comportarti così? -
- Lasciami brutto idiota. Si può sapere che diavolo ci fai qui? -
- Niente, sono venuto a una festa, mi sembra che non sia privata o sbaglio? -
- Sì, non è privata, ma questo non ti autorizza a venirmi a rompere l’anima -
- Se ti non ti avessi vista agire come una stupida oca non mi sarei avvicinato. Merlino, se ti vedesse tuo fratello non esiterebbe a prenderti a schiaffi -
- Lascia Draco dov’è e impara a pensare ai fatti tuoi. -
- Draco si fida di me, quindi sono anche fatti miei se ti comporti come una sciacquetta da quattro soldi. -
Mentre discutevano furono raggiunti da Ed che nonostante le rassicurazioni della ragazza non si fidava, anche se era deciso a intervenire solo in caso di stretta necessità, e dalla ragazza bruna che fino a poco prima era in compagnia del ragazzo che li aveva interrotti
- Antlia si può sapere che succede? -
- Niente, uno stupido amico di mio fratello vuole giocare al fratello maggiore, e tu, Zabini modera i termini se non vuoi che ti prenda a schiaffi. -
- E tu smettila di comportarti in questo modo, è da almeno mezz’ora che ti guardo strusciarti contro questo individuo come se ci stessi scopando -
- Amico modera i termini, se … -
- Per favore Ed! E tu, brutto vermicolo che non sei altro, non ti riguarda se mi struscio contro qualcuno, dovresti avere di meglio da fare che perdere tempo a guardare me -
e con un cenno del capo indicò Sandrine
- Porco Merlino! Lo conosci da nemmeno due giorni e già ti ci strofini addosso come se fossi in calore, sembri una di quelle oche da discoteca che la danno per una consumazione gratis. -
Lo schiaffo lo colpì in pieno viso, prima ancora che riuscisse a finire la frase e che Ed potesse intervenire per difenderla dall’ennesimo insulto.
- Non ti permettere mai più Blaise Zabini, e non osare mai più avvicinarti a me o rivolgermi la parola! Da stasera io per te non esisto. – sibilò all’indirizzo del moro, il corpo scosso da fremiti incontrollabili di rabbia e umiliazione, poi incurante dell’espressione ferita del ragazzo alle sue ultime parole si rivolse alla ragazza che era con lui – Fossi in te mi sentirei offesa, se non sbaglio vi conoscete da meno di una settimana e la prima sera avete passato la notte insieme, quello che ha appena detto dovrebbero farti capire che cosa pensa di te! Vieni Ed, andiamocene. Ciao Sandrine e scusa. E tu… non provare a seguirmi! -
Ringhiò verso Blaise.
- Non ci penso nemmeno, da questo momento non esisti, l’hai detto tu, sei libera di fare quello che vuoi. -
Le aveva risposto più per ripicca che per rabbia
- Bene! -
- Bene! -
Antlia prese sottobraccio il suo accompagnatore e si allontanò verso la parte più isolata della spiaggia.
Dopo un attimo di incertezza Blaise si girò verso la ragazza che gli era accanto a braccia conserte e che lo scrutava con sguardo divertito. Presagendo che anche su quel fronte avrebbe subito una sfuriata a causa delle sue parole che Antlia aveva abilmente rimarcato, decise di cercare di spiegarsi prima di essere nuovamente preso a schiaffi.
- Sandrine, io non penso che tu… -
la ragazza lo interruppe con un sorriso ironico stampato in faccia
- Lascia stare Blaise, credo che in questo momento qualsiasi cosa tu dicessi si ritorcerebbe contro di te; però una cosa te la voglio dire: sai che cosa c’è di divertente a fare finta di essere un’oca da discoteca? Il fatto che chi ti circonda tende a sottovalutarti. -
- Ma io non penso questo, anzi… -
- Blaise, non devi farti perdonare da me, io e te non siamo null’altro che un’avventura estiva senza alcun valore, da quel che ho visto invece, lei è importante però tu non l’hai ancora capito. O forse lo sai, ma sei semplicemente troppo stupido per ammetterlo con te stesso. -
Colpito da quelle parole, peggio che da uno schiaffo il ragazzo la fissò con sguardo perso, si passò stancamente una mano nei capelli, incapace di rispondere e si lasciò cadere pesantemente sulla sabbia umida. Sandrine gli si sedette accanto e gli posò dolcemente una mano sulla spalla, mentre continuava a parlare
- Dovresti fare chiarezza nei tuoi sentimenti e trovare il modo di farti perdonare da lei, perché credo che con il tuo comportamento tu stia rischiando di perdere qualcuno di davvero prezioso. -
Rimasero in silenzio per un po’ a guardare le increspature della marea giocare con i raggi della luna
- Hai ragione Sandrine, ti avevo sottovalutata, mi dispiace. Non sei un’oca da discoteca, al contrario sei una bellissima persona. -
- Lo so. E questa bella persona per stasera ha avuto abbastanza emozioni, per cui me ne vado a dormire. -
- Ti accompagno. -
- Non ce n’è bisogno, grazie. Trova il modo di farti perdonare dalla tua amica, Blaise, forse non è ancora troppo tardi. Ci vediamo. -
E scompigliandogli i capelli si alzò e si allontanò lasciandolo solo con la luna e i suoi pensieri.

Le labbra del ragazzo divoravano esigenti le sue, mentre la lingua le si insinuava in bocca giocando e lottando con la sua risvegliandole i sensi.
Sentì la mano di Ed salire lenta lungo il suo fianco in una carezza sensuale fino a raggiungerle il petto. Lentamente il giovane scostò la profonda scollatura del vestito liberandole i seni. Si staccò da lei, che prese ad accarezzargli delicatamente una guancia, e si perse nella contemplazione di quel viso dai lineamenti delicati: gli occhi di forma leggermente allungata di un azzurro così chiaro da sembrare quasi trasparente, il naso sottile, le labbra carnose e arrossate dalla foga dei loro baci. Il suo sguardo scese lungo la linea del collo da cigno per giungere alla visione rappresentata dalla pelle candida del seno sulla quale svettavano come timidi boccioli i capezzoli inturgiditi dalla sensualità di quelle carezze. Era bellissima. Le sorrise dolcemente, poi raccolse a coppa un seno nella sua mano e si tuffo su questo imprigionando tra le labbra la corolla vermiglia. La udì ansimare sotto le carezze della sua lingua mentre gli affondava le mani tra i capelli e la sua eccitazione crebbe a dismisura. Incoraggiato dalla risposta della ragazza la sua mano scese ad accarezzarle una coscia dal basso verso l’altro facendo risalire con quella carezza il vestito fino a raggiungere la stoffa delle mutandine.
Al contatto delle dita del ragazzo con il suo centro coperto solo dal leggero pizzo le parole di Blaise esplosero nelle orecchie di Antlia e il suo volto le invase la mente. L’oblio delle carezze e dei baci di Ed si disperse, il suo corpo s’irrigidì consapevole prima ancora della mente, di quanto quelle parole dure risultassero spaventosamente vere in quel momento.
Non era da lei comportarsi così, seppur arrabbiata e ferita non poteva buttarsi via in quel modo, non con una persona che conosceva da due giorni scarsi. Stava dimostrando di avere il cervello di un vermicolo e la cosa le fece provare quasi schifo di sé.
Il Ragazzo avvertì il cambiamento nella compagna un istante prima che questa con un NO! deciso gli allontanasse la mano dalla sua intimità, e capì. Capì che quella a cui aveva assistito era una scenata di gelosia e non solo da parte del ragazzo dai capelli scuri e dagli occhi blu. Capì di essere un ripiego e sebbene tanti al posto suo avrebbero comunque approfittato della situazione lui non era così, non lo era mai stato e mai sarebbe voluto diventarlo. Meglio andare in bianco che dover mettere a tacere la propria coscienza.
Allontanò la mano dal calore dell’intimità della ragazza, le abbassò la gonna e con un gesto delicato risalì a metterle a posto la parte superiore del vestito nascondendo nuovamente alla sua vista i seni candidi; le sorrise guardandola negli occhi e si sollevò allontanandosi da quel corpo morbido e invitante poi le tese la mano per aiutarla ad alzarsi
- Forse è meglio che ti riaccompagni a casa -
Antlia lo guardò con gratitudine mista al timore di averlo offeso, ma non rispose, non se la sentiva di parlare in quel momento, aveva troppa vergogna di se stessa, per come si era comportata quella sera, per come aveva pensato di usare il ragazzo gentile che aveva vicino, si limitò a camminargli affianco a occhi bassi in silenzio per tutto il tragitto fino alla villetta che divideva con gli altri. Giunta davanti al piccolo cancello si girò verso di lui consapevole di dover dire qualcosa
- Mi dispiace… -
- Anche a me, ma meglio così, non mi piace essere il secondo -
La ragazza abbassò lo sguardo colpevole, ma sentì che lui le prendeva delicatamente il mento tra due dita e lo sollevava perché lo guardasse negli occhi
- Sei una ragazza stupenda Antlia, lui lo sa ma non vuole arrendersi, spero solo che non sia così stupido da lasciarti fuggire via -
E dopo averle sfiorato le labbra in un bacio leggero se ne andò salutandola con una mano mentre si allontanava.
- Grazie -
sussurrò alla strada vuota varcando il cancello della villetta mentre un nodo traditore le serrava la gola.
Inspirò profondamente l’aria notturna profumata di glicini, non aveva voglia di mettersi a letto, si avvicinò alle sdraio sulle quali poche ore prima stavano Theo e Pansy e si sedette raccogliendo le gambe al petto quasi a proteggersi dal dolore che le avrebbe arrecato il ritornare col pensiero agli ultimi avvenimenti.
Mentre ricordava tutto ciò che era accaduto parola per parola, immagine per immagine quel nodo che le impediva quasi di respirare si sciolse in un singhiozzo soffocato, chinò il capo sulle ginocchia raggomitolandosi e diede sfogo al pianto che le opprimeva il petto.

Giunse alla villetta che era quasi l’alba, aveva vagato a lungo sulla spiaggia e poi tra le stradine deserte della piccola città cercando di fare chiarezza in se stesso.
Aveva tutte le risposte da lungo tempo, ma aveva preferito ignorarle, e adesso si ritrovava in quella situazione, conscio di quanto fosse stato stupido e soprattutto spaventato dall’idea di perderla.
Quando entrò in giardino la vide addormentata sulla sdraio rannicchiata su se stessa, sembrava una bambina. Avrebbe voluto prenderla in braccio ma temeva che si svegliasse e potesse reagire male a quel gesto, poi decise che non poteva lasciarla lì, l’aria era fresca e lei troppo poco vestita per non risentirne. La prese delicatamente tra le braccia e si diresse verso l’ingresso, lei si mosse appena appoggiandogli il capo contro il petto, e lui sentì mancargli il fiato.
Merlino quanto era stato stupido, ma si sarebbe fatto perdonare, non sapeva ancora come ma ci sarebbe riuscito.
Si diresse verso la camera della ragazza e la depose dolcemente sul letto, poi si chinò a sfiorarle la tempia con le labbra e sussurrò leggero al suo orecchio
- Non posso fingere che tu non esista, non ne sono mai stato capace. -
E silenziosamente uscì dalla stanza.





*********************************************





Eccomi di ritorno con un nuovo capitolo; come promesso, sono riuscita ad aggiornare entro la settimana, anche se mi sono ridotta all’ultimo giorno (non sarebbe stato da me fare altrimenti). L’unico argomento a mia parziale discolpa (a parte i miei problemi che si sono risolti, ma non come avevo sperato, purtroppo) è che questo capitolo, come il precedente (e come probabilmente il prossimo) è frutto del cul de sac nel quale mi sono infilata non volendo lasciare un buco di tre settimane nella narrazione, per cui ho ideato questa parentesi delle ferie che mi crea qualche problema poiché questo periodo non era assolutamente presente nella mia idea iniziale. Ma si sa che le storie a volte nascono dalle nostre idee ma in parte si evolvono per conto loro, per cui vi chiedo ancora un po’ di pazienza se dovessi ritardare anche con il prossimo capitolo, anche se per quello una piccola idea di partenza fortunatamente ce l’ho, il che è già qualcosa.
Forse troverete i personaggi di Sandrine e Ed troppo positivi, posso solo dirvi che non mi piace pensare che una ragazza che sceglie di avere un'avventura estiva e di divertirsi un po’ debba essere per forza stupida, come non voglio pensare che tutti gli uomini siano approfittatori... diciamo che ho voglia di positività.
Innanzi tutto vorrei non solo ringraziare, ma poter abbracciare hunterd, PaytonSawyer e barbarak per essermi state vicine con le loro parole e il loro affetto, non avete idea di quanto la cosa mi abbia consolato, grazie, grazie, grazie; vi si cariano i denti se vi dico che vi voglio bene anche se non vi conosco? Spero di no. Un ringraziamento a parte è per Sana1991, vorrei ringraziarla per il pensiero, anche se non so cosa volesse dirmi perché alla fine la sua recensione è rimasta in bianco, spero solo che non volessi insultarmi ;o), se vorrai mi piacerebbe sapere che cosa avevi scritto.
Ora, dopo la parentesi alla Carramba che sorpresa! E dopo il consiglio di una bella dieta dopo quest’overdose di zuccheri, passo ai ringraziamenti per il capitolo 9 “Il corso dei pensieri”

Sunlight_girl: Vero quello che dici, Herm è una persona e non un oggetto, ma se ci pensi suo padre l’ha barattata con la casa, quindi non la vede molto diversamente da questo, e se pensi a come ha rinchiuso la moglie ti rendi conto a come lui tenda a “possedere” le persone esattamente come oggetti. Mamma mia quanto lo odio! Spiegherò in ogni caso il perché delle sue azioni. Per quanto riguarda il sentimento di Draco, ho parlato di ciò che provava per Hermione nel capitolo “Insonnia” e ho spiegato che è sempre stato combattuto tra l’odio impostogli dalla sua educazione e l’attrazione verso di lei. Non si può parlare di vero e proprio amore, (infatti non dico mai in questo cap che lui la ami) ma di una sorta di sentimento al quale in passato non aveva voluto e potuto cedere, e che adesso a ritrovarsela davanti è scaturito nuovamente facendolo avvicinare a lei. Ne parla anche Theo sempre in quel capitolo, e nel capitolo della cena. Tutti sanno che lui è attratto da Hermione e non in modo superficiale, ma l’amore, quello cosciente e soprattutto accettato, quello del “Ti amo e mi dono a te completamente” deve ancora venire. Spero che questa spiegazione abbia dissipato i tuoi dubbi e ti ringrazio comunque sia per i complimenti sia per la critica.
Un abbraccio d.

nihalmalfoy: Innanzi tutto grazie. Sinceramente il capitolo mi convinceva poco, perché avevo paura di aver corso troppo, e soprattutto perché l’ho creato dal nulla senza idee di base, come ho spiegato nell’introduzione alle recensioni; la sua stesura è stata molto faticosa, e credevo che fosse un capitolo faticoso o noioso anche per chi lo leggeva e non posso che essere felice del riscontro positivo che invece ha avuto. La figura di Potter “maturo”, l’ho preferita a quella del solito dubbioso prevenuto, perché volevo evitare di mettere troppa carne al fuoco (bastano già il filo conduttore della storia, più ciò che ha fatto il padre di Hermione e le sue ripercussioni future per continuare la fic. senza doverci aggiungere uno stress da Potter). Inoltre ho pensato che sebbene lui e Draco non si siano più visti, invece con Blaise e gli altri ha ancora frequentato l’ultimo anno, quindi sa, almeno in parte, come siano cambiati. (Ho anche fatto un piccolo accenno a una Blaise/Ginny, che è un’altra coppia che non mi dispiace, e a un piccolo avvicinamento tra Pansy e Ginny, anche se conditi di ironia serpeverde). Mi dici sempre che le tue recensioni sono confusionarie, cara, a me piacciono un sacco, per cui continua a confondermi così.
Un abbraccio d.

PaytonSawyer: Cherie, oh mamma, come potrò mai ringraziarti per quello che hai scritto della mia storia nella tua fic.! Grazie, Grazie, Grazie! Sei un vero tesoro, e mi hai fatto una sorpresa meravigliosa. Mi hai commossa tantissimo. Ancora mille volte grazie.
Non sai quanto mi faccia piacere sapere che questo capitolo non sia stata una delusione, non lavoro troppo, il problema di questa triade di capitoli (quello cui fa riferimento la tua recensione, questo di oggi e il prossimo) l’ho spiegato nell’introduzione alle recensioni. Sono felice che questo Draco riesca a stupire e non sai come capisco il tuo ormone libero alla ricerca di un Malfoy… potrebbe andare a caccia con il mio e vedere di trovare finalmente questa magnifica preda! Per quanto riguarda il padre e il compratore di Hermione sentiremo ancora parlare di loro, ma per fortuna che c’è Draco! Eheheh Non ti dico nient’altro!
Sì, lo so, sono sadica, ma lo scettro per ora resta sempre tuo dopo quello che auguri faccia Marcus al povero Draco.
Ti abbraccio fortissimissimo
d.

excel sana: E brava… hai colto nel segno, non dimentichiamo il signor Granger e il compratore misterioso perché ne sentiremo ancora parlare… ma non temere Draco non è il tipo che si fa sorprendere facilmente, soprattutto quando a essere in pericolo sono le persone alle quali tiene.
Sinceramente non so ancora quanti capitoli ci saranno, perché ho ancora parecchie idee per il futuro, e poi Hermione deve cantare davanti a Draco e dobbiamo ancora vedere che cosa faranno i cattivi della storia. In realtà ogni capitolo nasce da una piccola idea intorno alla quale si sviluppa il resto della narrazione, e dalla quale nasce lo spunto per il capitolo successivo, per esempio il capitolo del primo incontro tra Draco e Hermione al ristorante è nato intorno all’idea di un loro litigio e della lettera di Pansy, avevo chiari solo quei due momenti e intorno a quelli è nato tutto il resto e lo spunto della notte insonne del capitolo seguente. Mi rendo conto che non è un modo molto ordinato di proseguire, ma a mano a mano che mi vengono le idee la narrazione prende forma e non riesco a farmi una stesura preventiva. Spero di non averti delusa con questa risposta e che continuerai a seguirmi.
Ti abbraccio d.

anna96: Cara amica lontana, sono felice che anche lo scorso capitolo ti sia piaciuto, nonostante i miei dubbi. Diciamo che più che un miglioramento nel loro rapporto, sta subentrando la presa di coscienza dell’attrazione verso Draco per Hermione, anche se la cosa per lei è ancora difficile da accettare; mentre Draco si rende conto che finalmente ha l’occasione di farsi conoscere per quello che è e magari di poter finalmente liberare e veder ricambiato quel sentimento che prova e che finalmente non è più costretto a rinnegare, in più c’è il pericolo subodorato attraverso la lettura della lettera che lo porta a diventare particolarmente protettivo anche se “alla Malfoy”.
Spero che questo capitolo ti abbia fatto passare la mancanza di Blaise e Antlia. Contenta?
Un abbraccione d.

hunterd: Posso esordire col dire che ho le lacrime agli occhi? Solo che non so se queste siano per il gran ridere al tuo riferimento a “gelide manine”, vampiri e sentimenti (Oddio ma come ti è venuta!? E’ stupenda!) o se siano per le bellissime parole che rivolgi alla mia scrittura, soprattutto perché arrivano da te della quale adoro oltre che le storie lo stile con cui sono scritte. Grazie. Ciò che mi hai scritto mi ha profondamente colpita ha donato una gioia che nemmeno puoi immaginare. (Mamma mia che schifo di melensaggine mi pervade in questo periodo, devo assolutamente bermi un infuso di vetriolo e ritornare normale).
Mi fa piacere che la scelta della doppia narrazione dello stesso episodio non sia risultata noiosa, ma, piuttosto, chiarificatrice di quello che sta accadendo tra loro e dentro di loro. Certo il percorso di svestizione per arrivare alla svestizione (alla tua risata diabolica fa eco la mia) sarà ancora lungo, anche perché non è che possono fare sesso… devono fare L’AMMMMORE!
Soprattutto per non deludere i nostri cuoricini trepidanti ed anche un po’ perversi! Che dire, spero che troverai anche questo capitolo “abominevole” come il precedente.
Un abbraccio grandissimo d.

barbarak: Ciao Baby, dico anche a te quanto mi faccia piacere sapere che nonostante i miei dubbi il capitolo ti sia piaciuto. Mi piace questa vena dolce che Draco custodisce in sé rivelandola nei momenti più inaspettati, senza però cadere nel melenso… E’ pur sempre Draco Malfoy. Non ti sbagli in merito al fatto che Draco da questo momento in poi veglierà su Hermione seppur a modo suo. Per quanto riguarda la reazione di Harry alla convivenza di Hermione con le serpi ti ripeto quanto ho scritto in una precedente recensione: ho preferito descrivere un Harry più maturo e aperto al solito dubbioso prevenuto perché volevo evitare di mettere troppa carne al fuoco (bastano già il filo conduttore della storia, più ciò che ha fatto il padre di Hermione e le sue ripercussioni future per continuare la fic. senza doverci aggiungere uno stress da Potter). Inoltre ho pensato che sebbene lui e Draco non si siano più visti, invece con Blaise e gli altri ha ancora frequentato l’ultimo anno, quindi sa, almeno in parte, come siano cambiati. (Ho anche fatto un piccolo accenno a una Blaise/Ginny, che è un’altra coppia che non mi dispiace, e a un piccolo avvicinamento tra Pansy e Ginny nel capitolo della cena, anche se conditi di ironia serpeverde). Sono contenta che questa mia scelta ti sia piaciuta e che non ti sia sembrata troppo facile.
Ti abbraccio forte d.

LUCREZIA_KISS: Ciao ragazze,grazie per i complimenti e state tranquille, la vena non si è esaurita, ma si era solo incagliata in un piccolo ostacolo e in una serie di problemi personali piuttosto seri, fortunatamente tutto si è risolto, anche se non proprio nel migliore dei modi, ed io sono di nuovo qui, con la mia fic. e i miei ritardi. Spero che continuerete a seguirmi e a darmi il vostro supporto.
Un abbraccio per una d.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** BAGLIORI E SCINTILLE ***


BAGLIORI E SCINTILLE

Al tocco rassicurante di quella mano forte si era assopita nuovamente ed era stata colta da un sonno così profondo come, salvo che non s’imbottisse di pillole esattamente come aveva fatto la notte precedente, non le capitava ormai da giorni, precisamente da quando aveva ricevuto quella maledetta lettera.
Aveva dormito per più di due ore, quando aveva riaperto gli occhi, si era accorta che la mano di lui era ancora posata sulla sua, così dolcemente come non si sarebbe mai aspettata da Draco Malfoy. Era rimasta per lungo tempo immobile, gli occhi ancora serrati, a godersi quel contatto rassicurante; che cosa le stava succedendo? Non lo sapeva e, a essere totalmente sincera, poco le importava: si sentiva bene, bene come non le accadeva da tempo, bene come non le accadeva da quando terminati gli studi, aveva lasciato Hogwarts ed era tornata a casa, dalla sua famiglia, da sua madre e da quel padre dispotico che tanto la spaventava in passato e il cui ricordo tanto la disgustava al presente. Non si era più sentita così bene da quando non aveva più potuto condividere tutto il suo tempo con Harry e Ron, sentendosi protetta e felice in loro compagnia.
Si mosse leggermente, per fargli capire che si stava svegliando, sebbene fosse tornata alla realtà ormai da un po’ di tempo, nella speranza che lui allontanasse la mano dalla sua e le risparmiasse l’imbarazzo che sarebbe derivato dal prendere atto delle loro mani che si sfioravano.
Quando sentì che si muoveva Draco allontanò la mano, non voleva rispondere alle domande che sarebbero sorte di fronte a quel gesto, e non voleva, per distogliere la sua attenzione, dover ricorrere al suo vecchio atteggiamento. Hermione sentì quel calore rassicurante allontanarsi da lei e nonostante il sollievo provò un moto di dispiacere, era come se improvvisamente le mancasse qualcosa.
- Granger, sono le 19,30, se devo essere sincero, sono stanco. Direi che alla prima uscita di quest’autostrada la imbocchiamo e al primo albergo, locanda, osteria o stamberga che abbia almeno una stanza, ci fermiamo a dormire e proseguiamo domattina, nella speranza che qualsiasi cosa sia stata a creare questo maledetto ingorgo, sia risolta. -
- Ma… -
All’idea che il tempo che avrebbe dovuto trascorrere sola con lui si sarebbe ulteriormente prolungato si sentì invadere dall’inquietudine. Le sensazioni di quella mattina le ripiombarono addosso come un macigno. Aveva paura, ma di se stessa, di quello che sentiva. Del desiderio che l’aveva colta quando l’aveva presa in braccio, del senso di vuoto che aveva provato quando aveva allontanato la mano dalla sua, e avrebbe avuto ancora troppe ore per restare sola con lui, in balia di quella tensione che le aggrovigliava lo stomaco. Di quel qualcosa d’irrazionale che andava a toccare corde da troppo tempo volontariamente sopite. Decisamente sarebbe stata una lunga serata, sempre che fosse riuscita a dormire non dovendo così vedere protratta quella tortura per tutta la notte.
- Niente ma, siamo in coda da tre ore, non so quanto durerà ancora e poi ci aspettano almeno altre tre ore di viaggio, te lo ripeto sono stanco. –
- Volevo solo dire che forse gli altri non vedendoti arrivare si preoccuperanno. Se non sbaglio ti stavano aspettando. -
- Non importa, avviserò Antlia così nessuno starà in pena. -
La sua constatazione, fatta nella speranza di poter evitare quella situazione non aveva fatto cambiare idea al biondo, e si arrese con un sospiro rassegnato dentro di se.
- Come vuoi. -
Era davvero stanco e voleva riposare. Era stata una giornata pesante, erano in macchina da circa sette ore, esclusa la breve sosta in autogrill, ma la sua stanchezza non era dovuta solo a quello, era stanco anche a causa della mezzosangue e delle domande che si era posto incessantemente riguardo alla sua situazione e alla decisione che aveva preso in merito ad essa. Sentiva davvero il bisogno di rilassarsi e non poteva negare di desiderare prolungare il più possibile il tempo che avrebbe potuto passare da solo con lei.

Quella mattina Antlia si svegliò nel suo letto senza ricordare come vi fosse arrivata, era sicura di essersi addormentata sulla sdraio in giardino. Probabilmente Theo o Blaise l’aveva vista e portata a letto. No! Blaise sicuramente no! Le venne in mente la lite furiosa della sera precedente, e un groppo le strinse la gola. Dopo la scenata che le aveva fatto e le parole che le aveva rivolto era di sicuro l'ultima persona che desiderava incontrare. Si alzò ricacciando indietro le lacrime di delusione e rabbia che le erano salite agli occhi al ricordo della sera precedente e si diresse verso il bagno intenzionata a farsi una doccia prima di scendere a colazione; poi improvvisamente ricordò che quel giorno sarebbe arrivato Draco, e si sentì per un breve istante felice a quel pensiero, anche se probabilmente la sua presenza avrebbe complicato ancora di più la situazione.

Le frittelle di mele, ricetta della balia di Pansy sfrigolavano allegre nella grande padella impregnando la cucina di un dolce profumo d’altri tempi. Amava cucinare, la rilassava e la metteva di buon umore: associava la cucina e soprattutto le frittelle di mele a quella che definiva la sua rinascita. Quando la sua famiglia era stata rinchiusa ad Azkaban, si era sentita sola come non mai; non che avesse mai ricevuto un qualche gesto d’affetto da quelli che erano i suoi genitori. Come la maggior parte dei purosangue nell’allevarla avevano dato più valore e spazio a quelle che erano le regole e le aspettative di una famiglia di stirpe nobile e antica, piuttosto che all’amore del quale hanno bisogno di sentirsi circondati i figli, ma erano pur sempre suo padre e sua madre e senza di loro si era sentita persa. All’inizio delle vacanze del suo ultimo Natale a Hogwarts la mano le era stata tesa inaspettatamente dalla sua vecchia balia, che saputo quello che era accaduto aveva spedito un gufo nel quale le proponeva di trascorrere quel periodo con lei e la sua famiglia, perché il Natale è una festa da trascorrere con chi ci ama, le aveva scritto e, le faceva presente, lei per l’anziana donna era come una figlia. Pansy all’inizio era stata dubbiosa, ma si era infine lasciata convincere dal calore e dall’amore trasmessole dalle parole e dal ricordo, seppur vago, della donna e aveva accettato. Ad accoglierla al suo arrivo nella piccola casa di Mrs Sunheart era stato un enorme piatto di frittelle di mele oltre all’abbraccio caloroso della donna e all’affetto della sua numerosa famiglia che le si era stretta attorno pur conoscendola solo attraverso i racconti dell’anziana balia. Quello era stato indubbiamente il Natale più bello della sua vita almeno fino allora. Da quel momento era iniziata la sua rinascita, e il suo percorso per giungere a essere la donna che adesso era. In quella stessa casa mesi dopo, sempre di fronte ad un piatto di quelle deliziose frittelle per la prima volta aveva aperto il suo cuore a qualcuno disposto ad ascoltarla come una madre avrebbe fatto con la figlia, parlando del dolore per la perdita della sua famiglia, degli errori commessi in passato, delle sue paure per il futuro, delle sue speranze e di quell’amore che nutriva nei confronti di Theo e che reputava non ricambiato. E sempre in quella casa, pochi anni dopo, davanti ad un tavolo sul quale poggiava un piatto di frittelle bruciacchiate, che lei aveva tentato di cucinare seguendo la ricetta della donna, Theo l’aveva baciata la prima volta e le aveva detto di amarla.
Quella mattina si era svegliata con una gran voglia di preparare la colazione per tutti, non sapeva nemmeno lei il perché, anzi lo sapeva benissimo, era curiosissima di sapere che cosa fosse accaduto la sera precedente tra Blaise e Antlia, giacché entrambi quando erano usciti da casa erano sul piede di guerra, e cosa c’era di meglio per invogliare qualcuno a parlare, di un buon piatto di quelle magiche frittelle.
Theo entrò nella piccola cucina e sorrise alla moglie.
- Buon giorno Tesoro -
La salutò con voce allegra
- Buon giorno a te. Dormito bene? -
- Dormito poco, ma non ho rimpianti! -
Strizzò maliziosamente l’occhio a sua moglie che gli mise qualche frittella nel piatto e gli diede un piccolo buffetto sulla nuca.
- Mmmmh le frittelle di mele, tesoro, chi devi far confessare?
- Come dici? -
Pansy assunse l’aria più innocente del suo repertorio pur sapendo quanto fosse inutile.
- Dico che vorrei tanto che le frittelle fossero per me, ma in genere le fai se sei nervosa o se vuoi indurre qualcuno a sbottonarsi, e visto che dopo stanotte non credo tu possa essere nervosa… -
- Sinceramente le tue parole mi colgono di sorpresa. -
Si divertiva troppo per cedere subito di fronte alle supposizioni, pur totalmente fondate di suo marito.
- Devo ricordarti che se oggi sono tuo marito è perché una notte di cinque anni fa mi sono ritrovato solo con te davanti ad un piatto di frittelle bruciate? -
- Erano solo un po’ troppo cotte! E ciò che dici è privo di fondamento -
- Erano carbonizzate, fortunatamente Mrs Sunheart ha avuto pietà del mio stomaco e prima che ti sposassi ti ha insegnato a cucinare. -
Pansy finse di offendersi e fece il gesto di sottrargli il piatto ma lui la bloccò.
- Ehi… -
- Beh, poiché affermi che le frittelle sono un mezzo per far parlare qualcuno, tu non ne hai bisogno, hai già parlato abbastanza. Direi che ti basta un po’ di caffè riscaldato con delle gallette di riso. -
- Ma non ti ho ancora detto che ti amo, e senza l’aiuto delle tue magiche frittelle non so se troverei il coraggio -
- Ne farò a meno -
Rispose la ragazza allontanandosi con fare fintamente imbronciato Theo la strinse tra le braccia e le sfiorò le labbra in un bacio delicato.
- Ti amo, e non è colpa mia se ti conosco bene. -
Poi prese il piatto dalle sue mani e si sedette soddisfatto come un bambino, Pansy gli si accomodò di fianco e iniziarono a fare colazione in silenzio, scambiandosi sguardi di sottecchi e sorrisi complici di tanto in tanto.

Antlia entrò in cucina, il viso pallido nonostante l’abbronzatura, gli occhi arrossati.
- Buon Giorno -
Salutò sforzandosi di sorridere.
I due si guardarono perplessi
- Tesoro va tutto bene? Sei pallida -
- Sì Pansy, va tutto bene, solo che ho dormito poco -
E si allontanò verso il fornello iniziando a prepararsi una cioccolata calda.
- Hai visto che ho fatto bene a fare le frittelle? -
Sussurrò la mora nell’orecchio del marito, Theo roteò gli occhi fintamente disperato poi sorrise alla moglie e le strizzò l’occhio.
- Io esco a comprare le sigarette, avete bisogno di qualcosa ragazze? -
Alla risposta negativa delle due lasciò la stanza per consentire ad Antlia, se avesse voluto, di sfogarsi senza imbarazzo.
La bionda finì di preparare la cioccolata in completo silenzio mentre Pansy la scrutava attentamente, domandandosi che cosa fosse accaduto e se Blaise c’entrasse qualcosa.
- Pansy, ci sono dei crackers? -
- Merlino Antlia, che cosa è successo? -
- Cosa ti fa pensare che sia accaduto qualcosa? -
- Crackers e cioccolata forse? -
- Lo sai che mi piacciono! -
- Sì, quando sei triste. -
- Non ho voglia di parlarne Pansy. -
- Prendi almeno una frittella. -
- Ti ho detto che non ho voglia di parlare, scusa. -
E l’ombra di un pallido sorriso di complicità fece capolino sulle sue labbra e sfiorò velocemente i suoi occhi.
Pansy si alzò e prese i crackers per la ragazza, che lentamente iniziò il suo rito esorcizza-tristezza.
Non aveva ancora finito il primo pacco di crackers nel più completo silenzio, sotto lo sguardo indagatore dell’amica, che Blaise fece la sua comparsa in cucina, subito una morsa le serrò lo stomaco rendendole impossibile continuare a mangiare, come se improvvisamente la cioccolata si fosse tramutata in fango, deglutì a fatica il boccone e si alzò, le mani le tremavano leggermente così come la voce quando parlò.
- Ciao Pansy, io comincio ad andare in spiaggia, a più tardi. -
E senza degnare il ragazzo di uno sguardo si allontanò.
I due ragazzi rimasero soli, alla vista del dolore sordo che era affiorato nello sguardo dell’amica alla comparsa di Blaise, Pansy sentì una piccola puntura di rabbia farsi strada dentro di lei, ma cercò di restare calma.
- Blaise, cos’è successo? -
- Lasciami perdere Pansy, è già abbastanza difficile così –
Era stanco, aveva pensato tutta la notte a quello che era accaduto, ad Antlia, al proprio comportamento, e nonostante desiderasse farsi perdonare, non vedeva futuro per loro, Draco non l’avrebbe mai accettato, forse se lei l’avesse odiato lo avrebbe dimenticato più facilmente, era questa la conclusione geniale alla quale era giunto.
A quella risposta rivoltale in tono secco, ogni proposito di calma abbandonò la mora. Lo sguardo le si assottigliò ferocemente mentre il nero delle pupille dilagava inghiottendo il verde delle iridi, l’ira che stava prendendo possesso di lei le fece sbiancare il colorito dato dal sole al suo viso, portando in superficie piccole vene azzurrognole. Blaise fece un passo indietro, spaventato, sapeva bene che Pansy in quelle condizioni avrebbe potuto schiantarlo senza nemmeno sollevare la bacchetta, e che solo dopo averlo tramortito si sarebbe preoccupata di dargli una spiegazione; quando parlò la voce era un ringhio basso e roco.
- Non so che cosa sia successo, e non voglio saperlo, ma sono certa, che la causa dello stato d’animo di Antlia sia tu, e per questo permettimi di dirti solo una semplice cosa Blaise Zabini, la stai perdendo, e te ne pentirai per tutto il resto della tua vita, ed io ti giuro che ogni qual volta ti vedrò piangere per la tua stupidità, ti crucerò per ricordarti quanto meriti ogni singola lacrima che verserai. Idiota! -
E così dicendo una Pansy insolitamente arrabbiata uscì dalla cucina sbattendosi violentemente la porta alle spalle, lasciandolo solo con se stesso e il tormento che non gli dava tregua dalla sera precedente.
- E oggi arriva pure Draco –
Fu l’ultimo pensiero sconsolato del ragazzo prima di uscire di casa ancora a stomaco vuoto, oramai l’appetito gli era passato del tutto.

Dopo circa altri quaranta minuti di coda erano finalmente giunti a uno svincolo che permise finalmente alla vettura di lasciare l’autostrada e immergersi nella dolce campagna del sud. Il sole tramontava all’orizzonte tingendo di arancione le colline e la porzione di cielo che le sovrastava. Dopo circa un’altra mezz’ora di strada arrivarono a un piccolo villaggio particolarmente in fermento. Raggiunsero finalmente quella che gli era stata indicata come l’unica locanda del paese e Draco parcheggiò l’auto nel piccolo piazzale antistante l’edificio.
- Aspettami qui Granger, vado a vedere se ci sono camere libere. -
Senza nemmeno darle il tempo di rispondere Draco uscì dalla macchina e si avviò all’entrata.
Appena varcata la soglia lo accolse una piacevole frescura e una piccola e accogliente hall arredata in stile provenzale.
Una donna di mezz’età, ancora piacente e dal volto pesantemente truccato gli rivolse un sorriso da dietro il banco di una piccola reception.
- Buona sera, desidera? -
- Vorrei sapere se è disponibile una camera per una notte. -
- Tutte le stanze che vuole -
Rispose la donna sorridendogli ammiccante
- Me ne basta una… -
- Singola? -
- No, matrimoniale-
E dentro di lui prese forma un ghigno appartenente al suo passato, mentre un’idea si faceva strada nella sua testa: aveva l’occasione di trascorrere una notte da solo con Hermione e non se la sarebbe fatta sfuggire. Non pensava al sesso, non gli sarebbe dispiaciuto certo, ma sapeva che quello difficilmente sarebbe venuto e soprattutto non era ancora il momento, così come non lo era stato quella mattina nemmeno per un semplice bacio, quello che desiderava era stare con lei, nello stesso letto, sentirla vicino al suo corpo, e l’avrebbe fatto a qualunque costo. Era pur sempre il principe delle serpi
- E mi dovrebbe fare un favore… -
Disse mentre sfoggiava uno dei suoi sorrisi più seducenti e fingeva un certo imbarazzo.
- Vede… … io e la mia ragazza abbiamo litigato, e adesso lei pretenderebbe di dormire in stanze separate, mentre io invece… vorrei solo potermi riappacificare con lei e farmi perdonare, per questo se fosse possibile… -
- Vorrebbe che dicessi alla signorina che la stanza matrimoniale che le darò è l’unica disponibile e non ce ne sono altre -
- Vedo che capisce i tormenti dell’amore - sussurrò Draco con fare teatrale - Mademoiselle -
E calcò quel mademoiselle come se fosse un complimento fatto a una ventenne, cosa che non mancò di mandarla in estasi.
- Non si preoccupi, non ci sarà problema per così poco, sono stata giovane anch’io. -
Sospirò la donna.
Draco ringraziò, prese la chiave e uscì a chiamare Hermione, la trovò fuori della macchina che lo aspettava appoggiata alla portiera, lo sguardo perso a contemplare il paesaggio e lo spettacolo dell’ultimo spicchio di sole che lentamente moriva sulle colline, mentre le prime ombre della sera si allungavano ai suoi piedi.
- Granger, vieni, ci fermiamo qui. -
La ragazza si girò a guardarlo annuendo leggermente con la testa.
Aprirono il portabagagli, lui prese le valigie di entrambi e si diresse verso l’entrata seguito da lei.
- Dammi la valigia Malfoy -
- Direi che non mi sembra il caso Granger -
- Sono capace di fare da sola, non ho bisogno del cavalier servente -
- Io invece ho un’educazione e questa non mi permette di far portare a te le valigie -
Mentre discutevano passarono davanti alla reception e Draco non mancò di fare un cenno con gli occhi alla donna come a dimostrarle quale fosse la situazione tra lui e la ragazza, al quale lei rispose con un sorriso indulgente.
Li guardò passarle davanti mentre continuavano a litigare e pensò che fossero davvero una bella coppia di innamorati, e che quella tensione tipica di chi si ama era evidente tra loro. Si augurava davvero che quella notte si riappacificassero, grazie un po’ anche a lei.
Giunti di fronte alla stanza Draco aprì la porta ed entrò posando per terra le valigie.
- Eccoci qui, Granger. Se vuoi puoi farti una doccia mentre io chiamo Antlia e l’avviso che arriveremo solo domani, dopo possiamo andare a cena, se hai fame. -
E come se niente fosse si lasciò andare stancamente sul letto. Hermione lo guardò perplessa, e rimase immobile di fianco alla porta, prima di azzardarsi a porre quella domanda che dentro di lei, cominciava a immaginare, sarebbe stata inutile.
- Scusa, ma dov’è la mia stanza. -
- Questa. -
- E la tua? –
Chiese, chiudendo gli occhi in attesa di quella risposta che tanto temeva.
- Questa -
- Stai scherzando vero? -
- Sono serissimo Granger. -
- Non è possibile, io… tu… non possiamo… -
- Non è colpa mia Granger se c’era una sola stanza disponibile. -
- Non ci credo. -
- E perché dovrei mentirti? -
Hermione avvampò alla sottile malizia nascosta nel tono di voce del ragazzo.
- Non lo so, ma… -
- Senti Granger, se non mi credi scendi e se ci riesci fatti dare un’altra stanza, non sai quanto preferirei stare da solo piuttosto che dover dividere il letto con te. -
Alla parola “letto” Hermione avvampò ancora di più, non sapeva nemmeno lei se per l’imbarazzo o per l’ira, si girò di scatto e scese le scale a precipizio.
Draco rimasto solo nella stanza si passò una mano nei capelli, nervoso. Desiderava quella situazione, sperava solo di riuscire a reggerla senza cedere.
La donna al bancone alzò pigramente lo sguardo sulla ragazza che le era piombata di fronte come una furia.
- Mi dica mademoiselle -
- Vorrei un’altra stanza per favore -
- Mi spiace, ma non ce ne sono, come vede la locanda è piccola, solo cinque camere compresa la vostra e sono tutte occupate. -
- Non c’è un altro albergo in cui potrei andare? -
La donna la guardò come se fosse mortificata da quell’affermazione.
- No, mi dispiace, questa è l’unica, ma c’è qualche problema? Forse la stanza non è di suo gusto? Ha trovato qualcosa di sporco o in disordine? -
Hermione si rese conto che le sue parole potevano essere travisate e risultare offensive.
- No... no, mi scusi, non è per la stanza, è che… non importa, mi scusi. -
E sconfitta si riavviò per le scale, verso la camera che avrebbe dovuto dividere con Malfoy, seguita dal sorriso soddisfatto e sornione della locandiera.
- Allora Granger, sei venuta a prendere la tua valigia per andare in un’altra camera? -
- Taci Malfoy! -
Rispose acida, mentre si chiudeva la porta alle spalle.
- Deduco che sia un no. Vuoi farti la doccia per prima o vado io? -
- Vado io, grazie. -
Rispose a denti stretti, più imbarazzata che mai, mentre prelevava dalla valigia un cambio in modo da uscire poi dal bagno già vestita. Quella situazione la stava logorando, si ritrovò quasi a rimpiangere di aver dato retta a quella maledetta lettera, il pericolo rappresentato da suo padre o chi per esso, non l’avrebbe resa così vulnerabile come la rendeva quella situazione.
Non appena sentì lo scroscio del rubinetto della doccia Draco mise in atto ciò che aveva avuto modo di progettare quel pomeriggio, mentre lei dormiva. Prese il cellulare e telefonò a sua sorella.
Il telefono squillò qualche secondo prima che quella voce che tanto amava rispondesse.
- Pronto? -
- Pronto Antlia, sono io -
- Draco ma dove sei? Ti aspettavamo ore fa, stavo iniziando a preoccuparmi. -
Qualcosa nel tono di voce di sua sorella, lo mise in allarme.
- Antlia, va tutto bene? Ti sento strana. -
La ragazza trattenne il fiato, erano troppo simili perché lui non si accorgesse di niente, si morse il labbro e rispose con un tono che sperò lo tranquillizzasse.
- No, stai tranquillo, ho solo dormito poco stanotte e sono stanca. Tra quanto arrivi?-
- Ho avuto un contrattempo, arriverò domani in tarda mattinata o al massimo nel primo pomeriggio.
- Non vedo l’ora di abbracciarti Draco. -
Le sfuggì in un sussurro addolorato
- Anche io, così mi racconti che cosa c’è che non va. -
- Ti ho detto che.. -
- Ed io ti ricordo che sono tuo fratello, gemello per giunta. Non crederai di darla a bere a me, vero? –
- No, non lo pretendo, però… ne parliamo quando arrivi. -
- Ok, piccola. E stai su, vedrai che bella sorpresa che ho qui con me, sono sicuro che ti metterà di buon umore. -
- Non vedo l’ora di vederla. Adesso mi hai messo in curiosità… -
- Non mi chiedere niente, dovrai soffrire fino a domani, altrimenti che sorpresa sarebbe? -
- Ok, a domani allora. -
- No, aspetta, passami Blaise. -
Stavano cenando tutti insieme, in un’atmosfera tesa, la ragazza alzò gli occhi verso il moro dagli occhi cobalto che le sedeva di fronte e il suo sguardo si indurì.
- Non c’è, se vuoi parlargli chiamalo al suo cellulare. -
Blaise, che aveva capito, si alzò di scatto rovesciando un bicchiere e si allontanò dalla tavola senza però lasciare la stanza, voleva sapere che cosa volesse Draco da lui.
Il tono freddo che aveva usato sua sorella fece intuire al biondo che cosa potesse essere accaduto, ma si sarebbe fatto spiegare tutto il giorno seguente, non aveva tempo in quel momento, la Granger poteva uscire dalla doccia in qualsiasi momento, e lui non avrebbe potuto più parlare.
- Allora passami Theo, è urgente. -
Il ragazzo prese il telefono
- Pronto Draco che succede? -
- Theo devi fare una cosa per me, ascoltami in silenzio, non fare domande, domani quando arrivo spiegherò tutto a te e a Blaise. -
- Ok. -
- Devi mandare un gufo a Potter. -
- Cooosa? -
Il ragazzo quasi si strozzò a sentire una cosa del genere dalle labbra di Draco Malfoy, mentre le persone che erano con lui lo guardarono stranite.
- Ti ho detto di ascoltarmi! Gli devi scrivere di stare tranquillo che la Granger è con noi e che la terremo d’occhio. Aggiungi che lei non sa che noi siamo al corrente del perché non sia partita, e di non dirglielo, altrimenti potrebbe decidere di andarsene e di conseguenza restare così da sola; avvisalo che appena torneremo a Parigi mi metterò in contatto con lui via camino, e di tenere aggiornati anche noi su che cosa accade, che noi faremo altrettanto. -
- Ok, ma…-
- Theo, non dire ad Antlia che sto arrivando con Hermione voglio che sia una sorpresa, e non dire nulla di quanto ti ho detto se non a Blaise, non voglio che mia sorella e Pansy si preoccupino. A proposito, Blaise è lì? -
- Sì. –
- Lo immaginavo. Rispondi solo a una domanda, ci sono guai in Paradiso? -
- Decisamente sì. -
- Ok, speriamo solo che non siano irrimediabili. -
- Speriamo. -
Theo rispose poco convinto, quella volta sentiva che la tensione tra Antlia e Blaise era arrivata al limite, e poteva risolversi solo in due modi, o con una rottura definitiva o con un matrimonio, sperava ardentemente nella seconda possibilità, anche se sembrava ogni istante più ardua, questa volta Antlia era davvero furiosa.
- Ok, allora ci vediamo domani -
- A domani. -
Hermione uscì dal bagno mentre Draco si scambiava gli ultimi saluti con Theo. Sentendo il rumore della porta che si apriva si girò verso la ragazza e ne rimase abbagliato una volta di più. Indossava un semplice abito di cotone bianco sopra il ginocchio, un po’ vecchio stile, che ne metteva in risalto il fisico snello accentuando la curva morbida del seno e il ventre piatto; i capelli erano lasciati sciolti sulle spalle in morbide onde che le lambivano la schiena: sembrava uscita da una di quelle vecchie foto che ti incanti a guardare rapito dal profumo d’altri tempi.
- Cos’ho che non va Malfoy? -
Chiese imbarazzata da quello sguardo, non c’era astio nella sua voce, solo perplessità.
- Niente Granger… -
Pausa, lunga, densa, quasi vischiosa, e al contempo dal significato delicato e impalpabile
- …Assolutamente niente. -
Il tono rapito della sua voce fece aumentare l’espressione perplessa della ragazza, mentre avvertiva un calore inaspettato invaderle il petto. Draco si riscosse sentendosi un imbecille e si alzò dirigendosi verso il bagno.
- Posso andare io adesso? -
- Sì, ti aspetto giù. -
- Ok, tra un quarto d’ora ti raggiungo -
Ed entrò chiudendosi la porta alle spalle lasciandola confusa per la strana reazione che aveva avuto alla sua vista.
Chi era questo nuovo Malfoy che si trovava davanti in quei giorni?
Di sicuro al loro primo incontro avrebbe giurato che fosse lo stesso che ricordava, eppure da quando era iniziata questa loro strana e inaspettata frequentazione aveva potuto vedere altre sfaccettature di quell’uomo, sfaccettature che la coglievano di sorpresa, e la lasciavano senza parole, se non peggio, in balia di emozioni contrastanti e inaspettate. La rabbia del loro primo incontro si era tramutata nella delusione del provino, aveva lasciato poi spazio al perdono, no! Non perdono, piuttosto comprensione di fronte a quelle strane scuse che le aveva rivolto la sera stessa a cena, la comprensione si era poi stemperata nel languore e nella tenerezza che la invadevano ogni qualvolta lo vedeva inconsapevolmente felice di fianco a sua sorella. Infine quanto accaduto quella mattina l’aveva decisamente messa di fronte ad un coinvolgimento emotivo che mai avrebbe previsto; quando aveva avuto la sensazione che stesse per baciarla, che la desiderasse, per un breve istante aveva sperato disperatamente che lo facesse e, quando si era bruscamente allontanato da lei, si era sentita defraudata; la conclusione alla quale portava tutto questo la sconvolgeva era attratta da Draco Malfoy, e di sicuro ne sarebbero derivati solo casini. Lei non era il tipo per lui, tanto meno lui era quello per lei, se si fosse lasciata andare le avrebbe solo spezzato il cuore, e questo non poteva permetterselo, non l’avrebbe sopportato. Non di nuovo. Aveva visto morire Fred il suo primo amore, il suo primo uomo, il suo tutto, stroncato dal raggio verde di un’avada kedavra lanciato da quella maledetta di Bellatrix, la sua immagine ancora sorridente, con gli occhi sbarrati, e l’espressione stupita l’aveva perseguitata a lungo e quel dolore sordo le aveva dilaniato l’anima. Quando era finalmente tornata a vivere, a emozionarsi, quando aveva creduto finalmente di essersi risollevata dal baratro della disperazione, la tranquillità era durata poco, un battito di ciglia appena, ed era stata risucchiata nel vortice della malattia di sua madre. Nuovo dolore, nessuna speranza, e anche lei l’aveva lasciata, un altro pezzo della sua anima era volato in quel Paradiso che beffardo sembrava precipitarla all’inferno nutrendosi delle sue lacrime. Quello che le aveva fatto suo padre era stata una goccia nel mare del dolore che provava, e la cosa più assurda era che in fondo non se ne era nemmeno stupita. Non avevano mai avuto un gran rapporto, a dire la verità non avevano mai avuto un rapporto, quello che ricordava di lui fin dalla sua infanzia era la totale apatia nei suoi confronti interrotta soltanto da rari rimproveri e sguardi obliqui. In passato si era detta che se non fosse stato suo padre avrebbe potuto pensare che la odiasse, adesso riteneva che nonostante fosse suo padre poteva giurare che la odiasse. In realtà, dopo tanto tempo passato a essere ignorata non provava nulla nemmeno lei, la prova era stata che di fronte alla cattiveria e alla perversità dell’azione compiuta da quell’uomo lei non aveva pianto, non si era disperata, l’aveva semplicemente schiantato, e in un moto di scherno gli aveva materializzato davanti un paio di stampelle che lo aiutassero a camminare dopo che il suo “amico” gli avesse spezzato le gambe. Quell’uomo schifoso e perverso non poteva essere un padre, suo padre. Non aveva più un padre… forse non l’aveva mai avuto. Si sentiva orribile a pensare una cosa del genere, ma si augurava che le gambe gliele avessero spezzate davvero, e che le stampelle gli cedessero mentre faceva le scale, il trauma cranico voleva fosse opera sua.
Si accorse di avere contratto i pugni a quell’ultimo ricordo con talmente tanta forza che le nocche le dolevano e le unghie si erano conficcate nei palmi fin quasi a ferirli. Rilassò le mani chiuse gli occhi e lentamente li riaprì respirando a fondo per liberarsi da quei pensieri nei quali a stento riconosceva se stessa ed il suo senso di giustizia, talmente erano intrisi di odio, e da quei ricordi che le rendevano il cuore pesante come un macigno. Scosse la testa per allontanare il dolore vecchio e il dolore e l’umiliazione recenti, ormai il passato era passato, si disse lapalissianamente, e doveva andare avanti e ritornare ad essere Hermione Granger, quella forte, quella determinata ed orgogliosa. Quella che si poteva spezzare, ma che non si piegava, non perché non fosse possibile, ma perché non lo voleva e la sua volontà era sempre stato il suo punto forte, la sua fonte di energia. Sì, lei era Hermione Granger! E di tutto aveva bisogno Hermione Granger, fuorché di prendersi una cotta per Draco Malfoy e farsi spezzare il cuore da lui. Forte di questo proposito, non attese un istante di più, e scese le scale quasi scapicollandosi diretta alla piccola hall per non rischiare che, ignaro della sua presenza, il ragazzo uscisse dal bagno in veste adamitica: non avrebbe retto ne era sicura, e con gli anni aveva imparato che in situazioni di emergenza una fuga strategica poteva rappresentare la sopravvivenza fisica o, come in quel caso, preservare la sanità mentale.

Stava parlando con la donna al bancone quando un luccichio ammirato negli occhi di quest’ultima la spinse a voltarsi mentre una mano si posava sulla sua spalla per richiamarne l’attenzione alzò gli occhi e non poté fare a meno di portarsi, con finta noncuranza, una mano all’angolo della bocca per controllare se stesse sbavando. Già normalmente non poteva negare che fosse indiscutibilmente bello, ma in quel momento c’era qualcosa nel suo sguardo, nel suo atteggiamento che unito all’abbigliamento studiatamente bohemien lo rendevano ancora più sexy. Indossava un semplice paio di jeans aderenti chiari fintamente consunti ed una maglia/camicia trapezoidale in lino che ne metteva in risalto il fisico scolpito. Il colletto alla coreana slacciato lasciava intravedere quella porzione di pelle in cui il collo si unisce alle spalle e la piccola conca dalla carnagione diafana ma non per questo slavata, che questa unione va a formare, i capelli ancora umidi una volta tanto chiari da sembrare quasi bianchi si erano scuriti nel tempo assumendo il colore del grano d’estate e ricadevano scomposti sul viso accarezzandogli delicatamente la fronte. Rassegnata sospirò: avrebbe avuto bisogno di tutta la sua forza di volontà per non farsi del male.
- Dove andiamo? -
Chiese Draco, reprimendo un ghigno soddisfatto alla vista dell’espressione della ragazza alla sua comparsa.
- Madame Choux mi stava spiegando che oggi è la festa del paese e c’è una fiera o, in alternativa se sei troppo stanco, possiamo cenare qui così potrai andare a riposare subito. -
Nonostante fosse stanco alla vista del bagliore di entusiasmo che le aveva illuminato lo sguardo alla parola fiera aveva deciso di assecondare la ragazza, voleva che quella serata fosse perfetta, che potesse essere per lei una sera da ricordare, non con Malfoy, ma con Draco. Voleva un punto di partenza per arrivare a lei, e quella sera avrebbe potuto esserlo.
- Mmmmh fiera dici? -
- Sì. -
- E tu cosa preferiresti Granger? -
- Beh… -
Esitò vergognandosi del suo desiderio infantile di vedere la fiera, soprattutto perché immaginava che lui desiderasse riposare e che quelle cose da babbani a malapena non lo irritassero.
- Siccome non rispondi, deciderò io: vada per la fiera. -
Hermione si illuminò in un sorriso
- Ok, vada per la fiera! -
Uscirono affiancati sotto lo sguardo attento e sorridente della locandiera e si diressero verso il centro del piccolo paese.
Si aggiravano per le stradine guardandosi intorno, e non potendo evitare di essere almeno in parte contagiati dall’atmosfera gioiosa che li circondava. Le vie brulicavano di persone allegre, mentre i marciapiedi erano occupati da una moltitudine di bancarelle variopinte. Hermione assaporava rapita la moltitudine di colori e profumi che la circondavano beandosi di quel senso di tranquillità ed allegria che stavano provocando in lei; dal canto suo Draco, sebbene non amasse i bagni di folla non poteva non trovarsi suo malgrado coinvolto da quell’atmosfera frizzante. La cosa che più di tutto lo colpì fu vedere l’espressione di serenità sul viso della sua compagna, la scintilla splendente in quegli occhi dorati che troppo spesso aveva visto cupi e spenti da quando si erano rivisti settimane prima. Un gruppo di persone decisamente un po’ troppo allegre, li travolse non curante di loro e li separò facendoli per un attimo perdere di vista. Quando quella moltitudine chiassosa si fu allontanata la cercò con gli occhi e non vedendola subito un brivido di preoccupazione gli attraverso la schiena. Si rese conto di stare decisamente esagerando, prendendosi mentalmente a schiaffi tornò a rivolgere lo sguardo sulla folla vicino alle bancarelle e la scorse, se ne stava ferma di spalle dall’altro lato della strada e osservava rapita un piccolo gioiello. Si trattava di una catenina in argento con un ciondolo in argento e smalto che raffigurava una fatina dalle ali variopinte nell’atto di spiccare il volo.
- Vuoi fare spese Granger? -
Sobbalzò al suono della voce di lui
- No, nulla che mi interessi -
Mentì. Non sapeva perché l’avesse fatto, dire una bugia per una banalità simile era una cosa davvero stupida, ma per non restare feriti la miglior difesa è la fuga e non permettergli di conoscere nemmeno il suo pensiero più banale le sembrava la soluzione migliore per tenerlo lontano. Lui le regalò un sorriso sardonico a dimostrarle che non le credeva, l’aveva vista benissimo fissare il piccolo ciondolo, ma non commentò. Anche se dentro qualcosa gli si contrasse nel comprendere che la strada che lo attendeva, oltre che non promettergli un finale certo si presentava tutta in salita, una salita più ripida di quanto si fosse aspettato. Perché? Non poteva essere solo il ricordo del loro passato di studenti. Erano dei ragazzini allora, che si erano ritrovati sui fronti opposti di due fazioni in guerra, una guerra più grande di loro che li aveva inghiottiti e gli aveva triturato l’anima perché, ne era certo, nessuno ne era uscito completamente indenne. La vita li aveva messi contro ma era evidente che le cose fossero cambiate; lui viveva addirittura da babbano tra i babbani e questo era chiaro per tutti, lei compresa. Perché se riusciva a fidarsi di Pansy, di Theo di Blaise che in passato erano stati crudeli quanto lui, di Antlia che era addirittura sua sorella, adesso che erano insieme non riusciva a fare altrettanto con lui; non pretendeva certo che gli raccontasse i suoi pensieri più reconditi, ma diamine si trattava solo di uno stupido ciondolo.
Scosse le spalle a scrollarsi di dosso quei pensieri, non voleva amareggiarsi troppo, voleva godersi la serata e al diavolo tutto l’avrebbe fatto e sentimento o non sentimento, prima o poi lei avrebbe capito che si poteva fidare. Per ora si sarebbe limitato a godere di quei momenti in sua compagnia fino in fondo. Era arrivato il momento di tirare fuori il vecchio Draco Malfoy, più maturo ma pur sempre un Malfoy, che si era assopito quella mattina quando l’aveva trovata addormentata e indifesa su quel maledetto divano, quella ragazza con i suoi casini e soprattutto i suoi occhi lo stava rammollendo. Le afferrò la mano senza troppi complimenti e la trascinò con sé verso la piazza centrale del paese.
- Ehi! – si lamentò lei – Lasciami Malfoy -
- Non ci penso nemmeno! Altrimenti con tutta questa gente rischiamo di perderci di vista e non ho voglia di saltare la cena per cercarti. -
- Se dovesse capitare hai solo da non cercarmi e andare a mangiare. Merlino sembri Ronald. -
- E’ un paragone quanto mai inappropriato Granger -
- Ma, in questo caso, perfettamente calzante. -
- Potrei offendermi… -
- Anche lui. -
- Mi sto stancando Granger -
- Allora torna in albergo a dormire -
- Prima voglio mangiare. Ho fame! -
- Sì Ronald. -
- Smettila di paragonarmi a lenticchia -
- Non chiamarlo lenticchia -
- Non chiamarmi Ronald -
Si fermò bruscamente e si girò a guardarla, quello che era iniziato come un gioco cominciava a infastidirlo, e quello che vide lo lasciò di stucco. Stava a stento trattenendo le risa, lo stava prendendo in giro e per giunta le riusciva benissimo, e quando parlò non riuscì più a controllarsi e scoppiò a ridere.
- Dovresti vedere la tua faccia Malfoy! -
- Non c’è nulla da ridere. -
Cercò di recuperare la sua congeniale maschera di freddezza, ma sentire il suono di quella risata gli scaldava l’anima.
- Sei irritante Granger, vedo che certe cose non cambiano mai. -
- Probabile, ma tu sei tremendamente divertente così compreso nel tuo ruolo di Malfoy Purosangue offeso -
- Non sono più quel Malfoy -
Il suo tono neutro non era riuscito a celare il dolore, la rabbia e l’amarezza che il ricordo del Draco Malfoy purosangue del passato gli trasmetteva.
Hermione avvertì quello stridore nelle sue parole e tornò seria, alzò il viso verso di lui e prima di rispondergli fissò lo sguardo nel suo.
- Lo so, lo vedo ogni giorno. -
Voleva capisse che stava solo scherzando e che non c’era stata cattiveria nelle sue parole.
In un attimo ciò che li circondava perse di consistenza, le voci della folla erano solo un’eco lontana: c’erano solo loro due in quella strada, in quel paese, nel mondo; i loro sguardi uniti, gli occhi che esprimevano più di quanto lui potesse dire e lei volesse accettare.
Lo scampanellio dispettoso di una bicicletta che passava accanto a loro li riportò bruscamente alla realtà. Senza parlare le prese nuovamente la mano e continuò a camminare in direzione della piazza, Hermione lo lasciò fare, abbandonando la mano nella presa decisa eppure delicata del ragazzo. D’altra parte era solo per non perdersi. Non ti puoi certo innamorare per una stretta di mano o in una sera, poteva anche abbassare un po’ la guardia. Illusa!

- Come hai potuto? -
- Pansy mi passeresti il sale? -
Non appena Theo ebbe chiuso la telefonata Blaise si rivolse feroce verso Antlia, che come nulla fosse continuava imperterrita a fingere che non ci fosse o peggio, che non esistesse.
- Smettila! -
Pansy ebbe un brivido, poche volte aveva visto la furia montare nel moro che poco lontano dalla tavola guardava con occhi minacciosi la bionda che le sedeva a fianco imperterrita nel suo atteggiamento. La giovane continuò a mangiare come niente fosse, mentre anche Theo si metteva sulla difensiva. La bomba stava per esplodere ed il suo effetto sarebbe stato devastante.
- HO DETTO SMETTILA! -
I pugni del ragazzo si abbatterono violentemente sul tavolo che aveva raggiunto in due brevi falcate.
Theo si alzò e gli posò una mano sulla spalla per indurlo a calmarsi.
Antlia si bloccò, il cuore in gola dalla paura per la violenza di quel gesto, ma questa volta non avrebbe ceduto, l’aveva offesa troppo profondamente, e al diavolo i sentimenti, si fottesse!
Si alzò da tavola e si rivolse esclusivamente alla coppia di amici.
- Scusate io vado, Ed mi aspetta -
Mentì. Uscì nel piccolo corridoio diretta verso il giardino, avrebbe voluto correre a rifugiarsi nella sua stanza a piangere come aveva fatto la sera precedente, ma non gli avrebbe dato questa soddisfazione avrebbe fatto una passeggiata e sarebbe tornata quando tutti fossero stati a dormire, e che quello stronzo bastardo pensasse ciò che voleva.
Non aveva ancora raggiunto l’uscita che una presa ferrea sul braccio la bloccò facendola ruotare violentemente su se stessa.
- Tu non vai da nessuna parte, dobbiamo parlare -
Sollevò le iridi azzurre in attesa restando passiva nella stretta di quella mano forte, non avrebbe parlato per prima, anzi era decisa a non emettere nemmeno un suono, l’aveva detto una volta e non aveva voglia di ripetersi per lui non esisteva più.
Dalla soglia della cucina Theo e Pansy assistevano alla scena pronti ad intervenire se le cose fossero precipitate.
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli nervosamente cercando il modo di calmarsi per non aggravare di più quella situazione già abbastanza tesa.
Dopo alcuni di minuti di silenzio Antlia ruppe la promessa che aveva fatto a se stessa.
- Bene! Se questo è tutto quello che avevi da dirmi, direi che posso andare. -
Lo sbeffeggiò in tono sarcastico, e si divincolò dalla sua presa che si era allentata quando aveva sentito che la ragazza non reagiva.
- Almeno mi hai parlato. -
Le rispose in tono sommesso, afferrandola però di nuovo deciso a non lasciarla andare.
La ragazza si morse il labbro ed abbassò lo sguardo dandosi mentalmente della cretina.
- Almeno ti ricordi che esisto. -
Appena un sussurro che la ferì più di mille insulti, ma non poteva e non voleva cedere, al diavolo i buoni propositi.
- Contento? Mi fa piacere! Adesso però, scusa se mi ripeto, dovrei andare. -
Rispose con affettazione rivolgendogli un sorrisino sardonico, era più che mai simile a suo fratello.
- Non ancora. -
- E allora sbrigati -
- CAZZO VUOI DARMI TREGUA? -
A quelle parole la rabbia le esplose in corpo violenta.
- MA SI PUO’ SAPERE CHE DIAVOLO VUOI DA ME? –
- CHE LA SMETTI DI FINGERE CHE IO NON CI SIA. -
- ALLORA PUOI ANCHE METTERTI L’ANIMO IN PACE ZABINI, TE L’HO GIA’ DETTO IERI SERA, IO PER TE NON DEVO PIU’ ESISTERE, PENSAVO CHE TI FOSSE CHIARO ANCHE IL CONCETTO CONTRARIO -
- OK, HO ESAGERATO, ERO ARRABBIATO -
- ED IO LO SONO ADESSO -
In un attimo di follia l’abbracciò e la strinse a sé, voleva il suo perdono, voleva il suo sorriso, voleva lei, ma non poteva, se le cose non avessero funzionato Draco non l’avrebbe mai perdonato e non voleva rischiare di perdere il suo migliore amico.
Il cuore le balzò in gola, tutto si sarebbe aspettata, ma non quello. Stretta tra le sue braccia, il viso premuto contro la spalla di lui quelle mani forti che le accarezzavano le nuca affondando nei suoi capelli, gli appoggiò le mani sulle spalle per non cadere quando fu travolta dal calore di quel corpo e dal profumo speziato della sua pelle. Un groppo fin troppo conosciuto le serrò la gola e le fece pizzicare gli occhi che serrò per non cedere alle lacrime. Basta lacrime, e soprattutto basta Zabini. Se lo avesse perdonato il giorno dopo sarebbe ricominciato tutto come prima, e non voleva, non più. Non se ne faceva nulla di quell’amicizia a tratti morbosa che le impediva di intrecciare una qualsiasi relazione e di liberare il cuore e la mente dalla sua presenza ingombrante, doveva chiudere. Adesso!
La sentì tremare tra le sue braccia, le prese il viso tra le mani, avvicinò la fronte alla sua e le sussurrò sulle labbra.
- Cosa devo fare con te? -
Avrebbe sofferto, lo sapeva, ma sarebbe stata l’ultima volta, sollevò gli occhi e fissò quello sguardo di un blu intenso trafiggendolo con due lame di ghiaccio la voce ridotta ad un sibilo velenoso.
- Sparire! -
Facendo leva sulle spalle lo spinse lontano da sé con tutte le sue forze, si girò ed uscì senza voltarsi indietro.
Blaise rimase immobile in mezzo al corridoio, finché non si fu chiusa la porta alle spalle, poi in un impeto di rabbia sferrò un pugno rabbioso contro il muro quindi si girò per andare nella sua stanza frantumando ogni oggetto presente lungo il percorso.

Pansy tremava, suo marito la strinse affettuosamente a sé, mentre lei si lasciava andare ad un pianto sommesso, quella situazione la faceva soffrire più di quanto desse a vedere.
- Mi fa male vederli così -
si giustificò quando si calmò
- Lo so tesoro, ma vedrai che passerà. -
- Dici? -
- Sì, Antlia deve avere il tempo di sbollire la rabbia che ha dentro, forse ci vorrà un po’, ma la supererà -
- E domani arriva Draco. -
- Meno male, forse la sua presenza potrà alleggerire un po’ la situazione -
- Dici? A me sembra il contrario. -
- Vedrai -
- Speriamo. -
- Ti fidi di me? -
- Come il giorno in cui ti ho sposato. -
Lui sorrise carezzandole dolcemente la testa mentre le sussurrava dolcemente.
- Ti amo anch’io. -
- Forse dovremmo andare a cercare Antlia, non mi piace l’idea che sia sola. La storia di Ed era una balla. -
- Lo so, tu resta qui, vado io. -
- Vorrei venire con te, per favore. -
-Ok. –
Non appena uscirono in giardino la videro rannicchiata sul bordo della piccola piscina, una gamba piegata, l’altra a mollo nell’acqua. Quando aveva visto che, fortunatamente o purtroppo, lui non l’aveva seguita non se l’era sentita di uscire da sola, era troppo sconvolta, e si era lasciata cadere in quel piccolo spazio riparato da un’alta siepe che isolava la piscina ed i suoi occupanti da occhi indiscreti. Piangeva silenziosamente.
Pansy guardò suo marito, il suo primo impulso era stato quello di correre ad abbracciarla, ma lui l’aveva fermata.
Rimasero fermi un istante a guardare la ragazza in lacrime, mentre dalla camera di Blaise proveniva chiaro il rumore di vetri infranti.
- Theo forse io dovrei andare da lei e tu da Blaise
- Credo che adesso abbiano bisogno di restare soli. -
Pansy non rispose, chinando leggermente il capo.
- Ne sono certo, come sono certo che tutto si risolverà. -
- Mi chiedo come tu faccia ad essere così ottimista dopo tutto questo -
- Perché è evidente che si amano, non vedi come fanno scintille? -
- Sì, ma credo che l’odio superi l’amore in questo momento. -
- Sono solo le due facce della stessa medaglia, nulla di più, e la linea che li separa è talmente sottile che può essere superata in ogni momento -
- Sei incredibile. -
- No tesoro, sono solo saggio. -
E rientrarono in casa continuando a parlare sommessamente.

Raggiunsero la piazza centrale del paese, dove su un piccolo palco un’orchestrina suonava dei brani ballabili di musica folk, un bistrot con dei tavolini all’esterno attirò la loro attenzione.
Lui la guidò verso l’ingresso del piccolo locale dove una lavagna faceva bella mostra dei piatti del giorno.
- Che ne dici Granger ti ispira o vuoi mangiare schifezze alle bancarelle? -
Non c’era ironia nel tono del ragazzo, era una semplice domanda.
- No, va bene qui anche per me, non ho voglia di farmi scoppiare il fegato.
Un cameriere li fece accomodare ad uno dei pochi tavolini ancora liberi e prese le loro ordinazioni.
Draco rivolse lo sguardo verso la piccola orchestra lasciandosi trasportare dalla musica per qualche minuto mentre la ragazza di fronte a lui si guardava intorno affascinata da quell’atmosfera, poi il ragazzo si riscosse rivolgendosi a lei.
- Sai che cosa mi piacerebbe Granger? -
- Cosa? -
Sorrideva. La tensione precedente si era come volatilizzata, portata via dall’aria festosa che li circondava, forse ce l’avrebbe fatta si disse per un istante il giovane perdendosi nuovamente nei suoi pensieri.
- Malfoy? Che cosa? -
- Che cosa, cosa?
- Tu hai detto “sai che cosa mi piacerebbe?”. Cosa? -
- Che tu adesso salissi su quel palco e che mi facessi sentire come canti. -
- Te lo puoi scordare. -
Lui rise
- Perché così categorica? -
- Perché mi vergognerei da morire. -
- E vorresti farne la tua professione? -
Era sinceramente stupito
- E’ che non canto davanti a chi mi conosce -
- Però davanti ad Antlia e Marcus lo hai fatto. -
- Sono arrivati a casa mentre cantavo e mi hanno colta sul fatto. -
Scoppiò a ridere come un pazzo
- Scusa ma non posso crede che la grande Hermione Granger, la so-tutto-io che alzava sempre la mano per rispondere a scuola, adesso abbia paura di fare un qualcosa che, a quanto mi hanno riferito, fa in maniera assolutamente perfetta, tanto per cambiare. -
Lei arrossì.
- Lo so che sembra strano, ma è così. Non mi fanno alcun effetto gli estranei, ma le persone che conosco mi bloccano. -
- Beh, Granger, devi farti passare questa fissazione, perché tra il pubblico che ti ascolta ci potrà sempre essere qualcuno che ti conosce. E poi al provino hai cantato, ed anche bene mi hanno detto Blaise ed il pianista, e conoscevi sia me che Zabini. -
- Ma in quel caso era diverso, ne andava del mio futuro. -
- Ogni volta che ti esibisci ne va del tuo futuro, anche all’apice della carriera. E poi questa sera tra il pubblico potrebbe sempre esserci un direttore d’orchestra piuttosto famoso che potrebbe apprezzare le tue doti, e scritturarti, magari non per questa stagione ma per la prossima. -
- Magari come Draifous? -
- Chissà magari c’è proprio lui e noi non lo sappiamo -
Hermione sospirò, poi alzò lo sguardo e gli sorrise, non sorrideva per la situazione, per l’atmosfera, ma a lui, e qualcosa gli bruciò nel petto.
- Grazie. -
Lui sorrise di rimando, sorrise come ancora non si era abituata a vederlo sorridere, provocandole come sempre una sottile emozione.
- Di niente. -
Un pensiero, o piuttosto un desiderio improvviso lo fulminò.
- Scusa, ti spiace se vado a lavarmi le mani? -
- Prego Malfoy, anzi quando torni vado io. -
Il ragazzo si allontanò velocemente inghiottito dalla folla che stava aumentando sempre di più.
Tornò dopo una decina di minuti sorridente.
- Alla buon ora, credevo te ne fossi andato lasciandomi qui. -
- Cerca di capire Granger, quando un uomo va a lavarsi le mani, è come quando una donna va a incipriarsi il naso. -
Lei scoppiò a ridere.
- Buono a sapersi! Allora vado ad incipriarmi il naso. -
E si allontanò per tornare dopo qualche minuto.
Si era appena seduta quando arrivò il cameriere con le loro ordinazioni. Mangiarono in silenzio, guardandosi di tanto in tanto e sorridendosi. Ognuno perso nei propri pensieri, pensieri diversi ma uguali nel contenuto, anche se non nel fine. Strategie di conquista contro strategie di fuga, cercando di non far trapelare lui e di ignorare lei, le mille emozioni che li trafiggevano ad ogni sguardo, ad ogni sorriso.
Quando finirono di cenare si fermarono ancora qualche tempo seduti a tavola, godendosi la musica e l’allegria che li circondava.
- Che ne dici andiamo? –
Chiese lui, lei annuì con un cenno del capo. Si erano appena alzati per tornare in albergo quando la piccola orchestra attaccò una polca viennese. Draco che nel frattempo l’aveva nuovamente presa per mano, la tirò leggermente a sé e la prese tra le braccia facendola inaspettatamente volteggiare; da principio rimase rigida per quel gesto inaspettato, al suo imbarazzo il ragazzo strizzò l’occhio e le rivolse un breve e giocoso inchino al quale la riccia rispose tendendo la mano divertita e si lasciarono andare alla musica. Danzavano incuranti di ciò che li circondava, sorridendo e ridendo quando lui la faceva girare facendole perdere l’equilibrio per poi riafferrarla e sostenerla. Era bellissima nella sua semplicità, le guance arrossate, gli occhi che brillavano, ed era tra le sue braccia. Desiderava stringerla a sé, baciarla, inebriarsi del profumo della sua pelle, ubriacarsi del sapore delle sue labbra, e ancora di più… era presto lo sapeva e l’attesa lo stava distruggendo, lo consolava il fatto di stare riuscendo finalmente a trovare una strada per arrivare a lei, ed era più semplice e piacevole di quanto immaginasse, nonostante fosse costretto a controllare e reprimere il desiderio che lo divorava.
La musica finì, le rivolse un altro piccolo inchino al quale lei rispose con una riverenza, le prese la mano e la sfiorò con le labbra in un baciamano impeccabile.
- Un altro giro o andiamo a nanna? –
Stava per rispondergli quando una voce squillante, che non sentiva da tanto tempo la congelò sul posto.
- Hermione! Hermioneee… –
La riccia alzò gli occhi oltre le spalle di Draco e ciò che vide le gelò il sangue nelle vene: una sorridente Lavanda Brown camminava verso di lei sventolando una mano in segno di saluto.
Draco la vide impallidire e si maledì per averla trattenuta a ballare, se non l’avesse fatto non avrebbero incontrato la regina delle pettegole, quella vociaccia l’avrebbe riconosciuta tra mille.
- Conosco questa voce, Granger, ti prego, dimmi che non appartiene alla Brown. –
Stava per rispondergli quando furono raggiunti dalla ragazza che superò Draco senza nemmeno vederlo e strinse Hermione in un abbraccio.
- Hermione, allora avevo visto bene, sei proprio tu! Come stai? –
Hermione ricambiò l’abbraccio mentre dentro tremava per le conseguenze nefaste che presagiva sarebbero sorte da quell’incontro, conoscendo la proverbiale attitudine al pettegolezzo della sua ex compagna di scuola in breve tempo mezza Londra, magica e non, sarebbe stata a conoscenza del fatto che lei fosse in Francia e suo padre ci avrebbe messo un attimo a capire che vivesse a Parigi.
Quando Lavanda sciolse l’abbraccio e si girò trovandosi di fronte Draco il suo viso divenne una maschera di pietra.
- Malfoy?!–
Disse titubante, sembrava più una domanda che un’affermazione
- Sì, proprio io. Chi non muore si rivede Brown –
Lavanda lo ignorò e si rivolse ad Hermione
- Herm… Santo cielo è da una vita che non ci vediamo. Come stai? –
- Bene Lavanda e tu? –
- Tutto sommato bene, ma parlami di te, che cosa ci fai qui? –
La curiosità di vedere l’ex grifona con il suo peggiore nemico la stava divorando
- Sono qui solo di passaggio. E tu, cosa ci fai qui? –
Lavanda emise un risolino acuto
- Sono in viaggio di nozze –
E le mostrò la fede che aveva al dito
- Io e Brian, mio marito, stiamo facendo il giro della Provenza e della Camargue in macchina come dei babbani, è così eccitante! E’andato a prendermi da bere, se aspetti un attimo te lo presento –
- Ci piacerebbe molto, ma dobbiamo andare, vero Granger? –
Lavanda lo ignorò avvicinandosi all’orecchio dell’amica, mentre questa fulminava il ragazzo con lo sguardo
- Scusa, ma che ci fai con lui? –
Draco aveva sentito benissimo e alzò gli occhi al cielo in un gesto esasperato, mentre Hermione rifletteva un attimo su che cosa rispondere senza apparire maleducata alla sua amica e soprattutto per evitare, che notando quanto restasse sul vago Malfoy intuisse che c'era qualcosa che non andava.
- E’ una lunga storia Lavanda … -
Non sapeva che cosa inventarsi quando fu salvata da un ragazzo che si avvicinò a loro
- Lav, cavoli, ti ho cercata dappertutto. –
- Scusa amoruccio, ma ho visto una mia vecchia amica e sono corso a salutarla. Brian, ti presento Hermione Granger, ti ho parlato di lei. – disse in tono solenne – E lui è Draco Malfoy – sputò quel nome come se fosse veleno.
- Piacere. Hermione ho sentito tanto parlare di te, e devo ringraziarti per aver salvato Lav durante la grande battaglia. –
La riccia arrossì in imbarazzo, mentre Draco le regalava un’espressione schifata
- Non so che dire. E’ stato un caso –
- Beh, ragazzi, noi stavamo andando a fare una passeggiata, volete unirvi a noi? –
Nella mente di Lavanda turbinavano mille domande e quale migliore occasione di avere più notizie possibile che fare quattro passi insieme.
- Mi dispiace ragazzi, ma davvero, noi domattina dobbiamo partire molto presto e stavamo tornando in albergo. Magari sarà per un’altra volta. Ci vediamo quando tornate a Londra, che ne dite? –
Hermione sperava così di potersi liberare e contemporaneamente di far diffondere da Lavanda la voce che lei stesse ancora in Inghilterra, affatturarli era escluso, avrebbe poi dovuto spiegare tutto a Malfoy.
Prima che la Brown potesse rispondere Draco stufo di quella situazione afferrò la mano della riccia
- Eh, sì, dobbiamo proprio andare, siamo molto stanchi. Ci vediamo Brown. Piacere di averti conosciuto Brian. –
Diede appena il tempo ad Hermione di salutare che la trascinò via senza troppa delicatezza.
- Che strana coppia… -
Disse Brian
- Non sai quanto hai ragione. –
Lavanda non vedeva l’ora di mettersi in contatto con Calì per poterle raccontare tutto: la Granger e Malfoy, questa si che era una notizia.

- Merlino Malfoy, mi hai quasi staccato un braccio! –
- Mi dispiace tanto, ma la Brown non l’ho mai sopportata –
- Mi hai fatto fare la figura della maleducata. –
- Si vedeva lontano un miglio che non vedevi l’ora di scappare. –
- Non è vero! –
Draco si fermò e la guardò in viso alzando un sopracciglio scettico.
- Ok, lo ammetto, ma…-
- Niente ma, non sapevi come levarti di dosso quella patella senza sembrare maleducata e ci ho pensato io. Dovresti ringraziarmi. –
- Dovrei ringraziarti per avermi fatto comportare da maleducata? –
- No, Granger, sarò io ad essere tacciato di maleducazione, tu sarai solo la mia povera vittima, quindi stai tranquilla la tua reputazione è salva! –
Hermione tacque a corto di risposte, ma lui continuò
- A proposito di reputazioni da salvare, lo sai che non si dicono le bugie? –
- Che bugie avrei detto? –
- “Ci vediamo quando tornate a Londra, che ne dite?” – le fece il verso
- Io non parlo così! –
- Probabile, ma non puoi negare che quelle siano state le tue parole. –
Voleva vedere se mettendola alle strette avrebbe saputo qualcosa di più riguardo i riferimenti che ancora gli erano oscuri nella lettera di Potter
- Ok! Lo ammetto. Ma l’ho detto tanto per dire. Giusto per riuscire a togliercela dai piedi con stile, invece che da maleducati come hai fatto tu. –
- Il fine giustifica i mezzi e dove non arriva lo stile arriva la forza, la guerra non ti ha insegnato niente? –
- Cosa ne sai tu Malfoy? –
- Nel caso ti fosse sfuggito, c’ero anch’io. –
- Non hai combattuto. –
- Mi stai dando del codardo? -
Si era improvvisamente arrestato strattonandola con forza,
- Non ho detto questo, solo che… -
Non le permise di finire la frase, gli occhi grigi come nubi cariche di pioggia, pioggia acida che distrugge e brucia: ira che era montata in lui rapida come un'onda gigantesca.
- Tu non sai nulla di me! Hai idea di che cosa significhi portare avanti un ideale nel quale non credi, che disprezzi, ma ti hanno insegnato che il buon nome della tua famiglia dipende da quello e chi ti circonda non si aspetta altro da te? Hai idea del coraggio che ci vuole a sottostare agli ordini di un folle che minaccia la vita di tua madre, fingendo di non desiderare altro che ubbidire ai suoi ordini? Hai idea di cosa si provi a farsi marchiare a fuoco come una bestia, a dover anche ringraziare per questo e fingerti felice ed onorato di essere considerato niente più che uno schiavo? No! Non lo sai. E non ti permetto di giudicarmi. Tu hai combattuto per la libertà, io sono stato costretto a combattere i miei fantasmi e le mie paure per non veder uccidere coloro che amavo. Non giudicarmi Granger. –
Si passò una mano tra i capelli biondi, cercando di recuperare il controllo e lei vide che tremava
- Mi dispiace. Non volevo giudicarti. –
Aveva gli occhi pieni di lacrime di fronte alla rabbia ed al dolore racchiusi in quelle parole.
- Non mentire. -
- Non sto mentendo! Non puoi dirlo. -
Un singhiozzo le sfuggì dalle labbra
- Forse non volevi, ma lo hai fatto, mi hai giudicato come tutti. –
Chinò il capo e le diede le spalle ricominciando a camminare, una mano delicatamente gli afferrò il polso inducendolo a fermarsi e voltarsi, delicatamente lei accarezzo la stoffa della camicia che celava l’infamia di quel marchio di morte.
- Malfoy, non avrei mai potuto immaginare… mi dispiace, sono stata una stupida, adesso capisco molte cose, e come tu sia diverso adesso. -
Il biondo le sorrise amaramente
- Ti sbagli piccola mezzosangue, non sono diverso, sono semplicemente libero.–
Posò la mano su quella che gli stava sfiorando il braccio e la prese ricominciando a camminare tenendola stretta tra le sue.
Giunsero in albergo in silenzio nessuno dei due parlava per paura di spezzare quel fragile equilibrio che si era instaurato tra loro dopo l’esplosione d’ira di Malfoy.

Era notte fonda quando si svegliò. Alla finestra la figura della donna avvolta in una larga tshirt gli dava le spalle. Il braccio leggermente sollevato, la mano che stringeva con forza un lembo della tenda a fiori che riparava gli ospiti da sguardi indiscreti provenienti dall’esterno. I raggi di luna giocavano tra i boccoli lucidi e scomposti che le adornavano la testa e la schiena come la criniera di un leone: il leone emblema del coraggio, animale simbolo di quella casata alla quale lei più di ogni altro meritava di appartenere. Il chiarore albino proveniente dall’esterno lambiva la sua esile figura facendola rilucere di un bagliore opalescente, sembrava quasi una creatura ultraterrena, eterea e inavvicinabile, al di sopra delle passioni e della grettezza proprie delle creature terrene. Ma Draco lo sapeva, la donna che aveva davanti immobile, era carne e sangue, passioni e paure, e soprattutto su quest’ultime si interrogò. Non riusciva a dormire, era evidente. Quando si erano coricati, aveva avvertito il suo disagio, e lui non aveva fatto nulla per incrementare quello stato, si era girato dandole le spalle e le aveva augurato la buonanotte fingendo di addormentarsi quasi subito; l’aveva sentita muoversi piano per non disturbarlo, coprirsi col lenzuolo e scoprirsi subito dopo, girasi e rigirasi inquieta, avrebbe voluto voltarsi ed abbracciarla, per calmarla, come l’aveva calmata il tocco della sua mano in macchina quel pomeriggio, ma non lo fece. L’aveva avvertita alzarsi, poi si era addormentato. Guardò l’ora erano le tre, aveva dormito quasi due ore e lei era ancora in piedi. Guardava fuori immersa in chissà quali pensieri, e improvvisamente gli tornò alla mente il fotogramma di un ricordo, luminoso come un lampo nella notte più buia, la boccetta dei barbiturici sul tavolino del salotto. Da quante notti non dormiva?
- Ehi, non dormi? -
La apostrofò con voce dolce, si girò per guardarlo e se lo trovò di fianco, non l’aveva udito alzarsi e raggiungerla
- Nemmeno tu. –
Rispose in un sussurro come se temesse di svegliare qualcuno.
- Perché non dormi? -
Il tono dolce che aveva usato le procurò un brivido languido. Avrebbe voluto stringersi tra le sue braccia, e farsi tranquillizzare dal suo tocco delicato, delicato come la mano che aveva trattenuto la sua nel pomeriggio.
- Non ho sonno. –
- Ok, allora puoi ascoltarmi. Sai qual è uno dei ricordi più nitidi che ho dei tempi di Hogwarts? –
Non rispose limitandosi a guardarlo, in attesa che continuasse, il ragazzo prese tra le mani un boccolo di quella criniera ribelle, raccolse tutto il suo coraggio e parlò
- Il bagliore nella profondità dei tuoi occhi. Quando ci scontravamo, quando litigavamo, quando mi hai preso a pugni – sorrisero entrambi a quel ricordo lontano - sempre, sempre, sempre, ho visto quel fuoco vivo che ardeva dentro di te. Quando ti ho rivista per la prima volta, in quello stupido ristorante, la cosa che più mi ha sconvolto e, ti sembrerà incredibile, ferito è stato il vedere il tuo sguardo vuoto, rassegnato, privo di quella luce che avevo sempre invidiato, ammirato, e per questi stessi motivi odiato, io il purosangue per eccellenza, non avevo in me quella scintilla di determinazione, forza, orgoglio, e la vedevo in te, una mezzosangue che dovevo odiare.
Ho rivisto quel fuoco quando abbiamo litigato quella prima sera, e, a tratti, è ricomparso ad illuminare il tuo sguardo nei giorni passati fino a stasera –
Spostò la mano e gliela posò sulla guancia accarezzandole dolcemente lo zigomo con il pollice prima di proseguire. Lei immobile lo guardava negli occhi, incantata, schiacciata, soffocata dalla miriade di emozioni che poteva scorgere in quello sguardo in quel momento. Emozioni che le accarezzavano l'anima, come lingue di fuoco si avvolgono intorno ai ciocchi di legno dei camini nelle sere d'inverno, lambendoli, accarezzandoli per poi avvolgerli e bruciarli finché non rimane nient'altro che cenere. Era questo ciò che provava: languore che la accarezzava, la seduceva; calore che sapeva l'avrebbe fatta ardere e paura... paura di vedere restare di lei nient'altro che cenere; avrebbe voluto allontanarsi, interrompere quel contatto visivo che la penetrava così in profondità spogliandola della sua corazza e lasciandola nuda di fronte a se stessa, ma non ne ebbe la forza.
- Troppo spesso, come adesso, non vedo quella luce, quel fuoco, quella scintilla. E questo mi fa paura. Perché è come se qualcuno fosse riuscito a spegnere il sole, lasciando solo una stella brulla ed arida.... Cosa ti è successo Hermione? -
Distolse lo sguardo, senza fiato, senza poter rispondere. Un pugno nello stomaco le avrebbe fatto meno male di quelle parole di una dolcezza struggente: lui aveva ragione si stava spegnendo, vittima di se stessa, crogiolandosi nelle sue paure, nelle sue remore. Ma non era ancora pronta, poteva aiutarsi, ma ancora non se la sentiva di parlare, di farsi aiutare, si sarebbe sentita patetica. Di nuovo vittima di se stessa, del suo orgoglio. Riportò i suoi occhi in quelle pozze d’argento che splendevano come metallo puro e prezioso, sollevò una mano e la posò su quella che le stava sfiorando il volto stringendola in una muta preghiera a non proseguire, a fermarsi alla banalità della risposta che gli avrebbe dato, nello sguardo lucido di emozioni la promessa che un giorno, quando fosse stata pronta, gli avrebbe raccontato tutto
- La vita ci cambia Draco. -
Rimasero così a guardarsi negli occhi, a desiderarsi finché Hermione non allontanò la mano da quella del ragazzo per portarla sul suo viso, a sfiorargli la gota ispida della barba di un giorno
- Torna a dormire. Domani devi guidare, hai bisogno di riposare. -
- Vieni con me. -
- Non ho sonno te l’ho detto. -
- Vieni con me -
Ripeté, guardandola negli occhi, prendendole la mano e dirigendosi verso il letto. La fece sdraiare e si coricò accanto a lei, poi posò un braccio sulla sua vita tirandola a sé. La sentì irrigidirsi, ma non vi badò, prevalse l’istinto, il desiderio impellente di stringerla, di proteggerla.
- Adesso prova a dormire. -
Sussurrò dolcemente vicino al suo orecchio
- Cosa ti fa pensare che ci riuscirò. -
La sentiva pian piano rilassarsi nella sua stretta e il piglio leggermente bellicoso di quella frase ultimo baluardo per mascherare l’imbarazzo lo fece sorridere e resuscitò un po’ del vecchio Draco
- Se ha funzionato oggi pomeriggio per ben due volte, funzionerà anche adesso. -
Lei arrossì. Sapeva che era sveglia quando le aveva preso la mano. Ma era troppo stanca per reagire, e adesso stava bene, si sentiva sicura tra quella braccia forti
- Bastardo -
Mormorò come ultima protesta prima di cadere in un sonno profondo.
Rimase immobile, nel silenzio di quella stanza inspirando il profumo dei suoi capelli, ascoltando il respiro lento e regolare della donna finalmente tra le sue braccia. La strinse più forte al suo petto e si abbandonò all’oblio della notte.








**************************************





Ce l’ho fattaaaaaaaa. So di essere in ritardissimo, ma spero che la lunghezza di questo capitolo compensi l’attesa. Come state? Io adesso che so che tra poco posterò sono felicissima.
Nonostante le difficoltà sono abbastanza soddisfatta. Spero che vi piaccia e di non aver messo troppa carne al fuoco. Un ringraziamento speciale a Francesca (PaytonSawyer) che si è subita le mie paturnie degli ultimi giorni, (e anche l’anteprima del capitolo a metà!) e soprattutto un grazie per avermi convinta a non fare un capitolo troppo lungo e a decidermi a postare. Vi devo a malincuore avvisare che ci sarà un’ulteriore capitolo sulle vacanze, una specie di bignami dei quindici giorni insieme alle serpi, ma sarà decisamente più breve. Voglio tornare al mio ambiente, il teatro, vero sfondo di questa fic.
Ora vi saluto e vi abbraccio tuttissime, e spero che possiate perdonare una povera scrittrice con un milione di paturnie e mezza idea.


barbarak: Buona sera cara Baby. Grazie per il tuo ulteriore sostegno morale, innanzi tutto devo scusarmi con te perché tutte le volte trascuro sempre una domanda o un osservazione, alla quale rispondo a mente, e poi però non trascrivo. Sono davvero vergognosa. Mi hai chiesto nelle recensioni a “il corso dei pensieri” se accadrà presto che Draco senta cantare Hermione, non prestissimo, ma accadrà, anche perché ho in mente due diversi scenari per la cosa e devo decidere quale sarà quello clou della “prima volta” però un piccolo indizio te lo do, sono indecisa tra Sylva Varescu/Hanna Glavari per uno di questi (indecisione nell’indecisione… bella roba!) e questa è una scena, che ci sarà comunque indipendentemente che Draco senta cantare o no Hermione, o ancora più avanti nei capitoli la mia amata Violetta (che era l’idea originaria). Per quanto riguarda la tua domanda di questa volta, quello che dici è vero per diventare direttori d’orchestra bisogna aver composto qualcosa, e sinceramente non avevo pensato a questa eventualità, grazie per l’idea, non mi dispiace affatto! Eheheh Pensavo piuttosto a lei che lo vede dirigere per la prima volta e …. Beh, basta ho detto troppo!
Per quanto riguarda Blaise, come sempre hai colto l’essenza della cosa, Blaise si nasconde dietro a Draco per non impegnarsi seriamente, ma credo che nel prossimo capitolo cambierà qualcosa.
E’ vero che non si può cancellare qualcuno dalla propria mente, ma a volte fare chiodo schiaccia chiodo sembra una soluzione, che anche se non definitiva può dare la sensazione di stare meglio almeno per poco, sempre che poi non ti venga voglia di prenderti a schiaffi, come nel caso di Antlia. Spero che questo cap ti abbia fatto recuperare l’astinenza da biondino dello scorso! Un bacione grandissimo. d.

LUCREZIA_KISS: Buona sera ragazze, spero che l’attesa non vi abbia deluso al punto da odiarmi. Grazie per il supporto morale. Quello che è accaduto non è riparabile, ma credo che ci saranno altre occasioni, per fortuna, e comunque l’ho superata a meraviglia. Non ho abbandonato, come avete visto, però questi capitoli delle vacanze sono ostici per cui mi richiedono tempo maggiore, spero che continuerete ad aver pazienza.
Un abbraccione d.

anna96: Ciao bellissima, com’è andata la gita? Spero bene anche se ormai è passato quasi un mese. Domandina personale, che scuola frequenti? E 96 è il tuo anno di nascita? Perché se è così, ti faccio i miei complimenti, dalle tue recensioni non avrei mai detto che fossi così giovane, sono sempre ben scritte, e “mature” davvero complimenti. Fortunatamente i ragazzi come Ed esistono, anche se non sono facilissimi da trovare, devo ammettere che non sono nemmeno bestie così rare. (bestie sì, poiché uomini! Ahahahaha scherzo ovviamente.)
Hai dovuto attendere un po’ per leggermi, ma spero che ne sia valsa la pena. Un bacione d.

edwardebella4life: Ciao, benvenuta nuova lettrice, spero che tu non sia già fuggita a causa del ritardo imperdonabile. Comunque grazie tantissime per i complimenti alla storia, non sai quanto mi facciano piacere faccio la ruota come un pavone, spero che continuerai a seguirla.
Un abbraccio d.

Sana1991: Cara Teresa a parte il fatto che la recensione bianca mi ha fatto spanciare dal ridere (è capitato anche a me, ma me ne sono accorta, per fortuna, grazie al vizio di leggere e rileggere ciò che scrivo - e non basta mai, accidenti! -) , la tua reazione mi ha fatta ridere ancora di più – non ti offendi vero? – ma mi immaginavo una ragazza davanti al pc, con la faccia a forma di punto interrogativo, che si agitava e andava a controllare se davvero fosse così! Ahahahah (E’ come avrei reagito io!) Posso dirti che quello che mi hai scritto questa volta mi ha emozionata tantissimo. Il fatto che questa storia non ti ispirasse e che adesso addirittura non riesci a fare a meno di leggerla, mi riempie di gioia e mi fa sorridere come un’ebete davanti allo schermo del pc mentre ti scrivo. Scadere nell’OOC è un attimo, non pretendo di poter definire i miei personaggi IC (infatti tra gli avvertimenti ho messo OOC), ma il fatto che nonostante tutto qualcuno mi dica che riesco a non scostarmi troppo dagli originali, (pur con le dovute differenze, altrimenti addio dramione) mi ricompensa di tutta la fatica. Grazie davvero grazie, grazie, grazie. Ti ringrazio anche per le belle parole recuperate dalla recensione invisibile spero solo di non averti fatto aspettare troppo questo aggiornamento. Non ho sfruttato il tuo contatto di MSN perché non ci entro mai, preferisco le mail. Se posso ti disturberò lì. Infine rispondo alla tua domanda Draco ed Herm sono in viaggio da un giorno, lo scorso capitolo era tornato indietro a qualche giorno prima, pensavo che fosse chiaro, ma evidentemente mi sbagliavo (grazie per avermelo fatto notare) in questo cap come avrai visto ho messo un’indicazione per togliere qualsiasi dubbio, e come vedi è dedicato in gran parte a Draco ed Herm… non resisto nemmeno io senza di loro per più di un cap. Un bacione grandissimo d.

PaytonSawyer: Francesca, tesoro, che posso dirti? Basta un grazie? Mazzo di fiori? Scatola di cioccolatini? Indirizzo Draco Malfoy? Blaise? Marcus? Tutti e tre ? Il dentista ti saluta, e non vede l’ora di rivederti dopo il mio incipit.
Parte del cap lo conoscevi già, ti faccio solo notare che le piccole parentesi Blaise Antlia le ho scritte in veste di erede al trono di sadisticland giusto per restare fedele al ruolo che mi compete. Ahahahah
Mi unisco alla campagna elettorale Pansy for president, credo che sarebbe un mondo migliore se la eleggessimo, e poi con un braccio destro come Theo aaaah che pacchia peace, love e frittelle di mele per tutti!
La pulce nell’orecchio resterà tale, ti consiglio di grattarti il meno possibile in attesa delle rivelazioni.
Per il resto non posso che ringraziarti per la dimostrazione di amicizia di questi giorni, e non sai quanto mi abbia fatto piacere parlare e confrontarmi con te. Anche se non ci conosciamo, mi piace pensare di avere una nuova amica, perché è così che ti "sento" (evvai con la carieeeee).
Un bacione grandissimo d.

hunterd: Cara Laura, che dire, a parte che le tue parole mi emozionano ogni volta. Anche io ho colto uno spirito affine in ciò che mi scrivi, e ti parrà strano, ho desiderato conoscerti dalla prima tua fic che ho letto, non so perché, chiamala alchimia, un’affinità prettamente mentale, e per questo di grande soddisfazione. Ti confesso che quando apro le recensioni la tua è una di quelle che leggo e rileggo e che attendo con più ansia, così come, guidata dal mio fanciullino interiore quando posti, la prima cosa che leggo sono le tue risposte alle recensioni, perché è un filo diretto ed un bel modo di parlarsi e conoscersi. Ora dopo l’iniezione di insulina che ti sarai dovuta fare, passo a commentare la tua recensione. Blaise ha delle fette di mortadella, non di salame davanti agli occhi, ed io sarei felice di togliergliele a morsi (Ahia! Antlia mi ha dato una botta in testa, meglio se cambiamo discorso), ma a sua discolpa è la mortadella col cuore (la ricordi la pubblicità di qualche anno fa?). Sappi che il primo amore di Herm lo devo in parte a te, ed alle tue stupende storie su questo pairing (Tra i due Fred è sempre stato il mio preferito, non so perché, sarà il nome, anche perché per il resto sono pressappoco identici, anche se mi piace come li hai differenziati nel tuo “triangolare”…), ed in parte al fatto che Ron non mi piace proprio. Non mi è mai piaciuto e l’idea che Herm debba passare la sua vita a fare da mamma balia a lui mi disturba profondamente (nel cap "19 anni dopo" di DH è esattamente così che, secondo me, si delinea il loro rapporto) quindi niente bacio, nemmeno per sbaglio. Tiè!
Sono dell’idea che se cerchiamo di descrivere delle persone, dobbiamo trattare i nostri personaggi come tali, e non come caricature stereotipate. (E’ un po’ la differenza che in teatro c’è tra carattere e personaggio) Da quasi quarantenne, so cosa voglia dire vivere una storia senza impegno, e non per questo mi sono mai sentita cretina o di poco conto (spero di non scandalizzarti, ma il mio passato mi rende felice di potermi guardare indietro con nostalgia, ma mai con rimpianto). Spero che questo cap ti faccia passare l’astinenza da Draco/Herm. Con te non mi scuso per l'attesa visto quanto mi fai soffrire con i tuoi aggiornamenti eheheheh.
Un bacione grandissimo d.

nihalmalfoy: Ciao cara, posso confessarti una cosa abbastanza vergognosa? Non mi ero accorta dal nick che tu fossi l’autrice di due shot che mi sono piaciute immensamente, soprattutto “amaro” dalla quale spero vorrai trarre un long sequel…. È veramente bellissima. Quindi sono oltremodo felice che tu segua la mia storia così assiduamente e non posso che sentirmi orgogliosa dei tuoi complimenti. Per quanto riguarda Blaise più che testardo è in un certo modo codardo, come lascia intendere il saggio Theo, ma prima o poi dovrà decidersi, e devo dire che in questo cap la piccola ed apparentemente indifesa Antlia gli da una bella scossa. Non disperare però, a me piace il lieto fine, c’è troppa tristezza nella vita di tutti i giorni per portarla anche nei sogni. Spero che l’attesa non ti abbia smontata mi auguro di poter rileggere presto qualcosa di tuo. Un abbraccione d.

nicky_iron: Ciao e benvenuta. L’hai letta tutta in una sera? Mamma mia che coraggio (vabbè che non è molto lunga) spero che almeno ti abbia conciliato più che il sonno i sogni. Ho continuato a scrivere, come mi hai “ordinato” , ma questa volta ci ho messo un po’ di più. Spero che mi perdonerai. Al massimo un crucio piccolo piccolo, per farne tesoro e non farvi più aspettare così tanto. Un abbraccio e spero continuerai a seguirmi. d.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** ANIME NUDE ***


Dedicato a Liven,
perché guardando indietro
mi sono accorta di una pecca,

non le ho mai detto grazie.
GRAZIE.

ANIME NUDE

Si svegliò presto quella mattina, le braccia ancora strette intorno alla vita di Hermione, che dormiva dandogli le spalle, rannicchiata contro il suo petto nella stessa posizione nella quale si era addormentata. Rimase a lungo immobile, godendosi la sensazione della loro vicinanza, del corpo di lei abbandonato sul suo, con fiducia. Un sorriso gli increspò le labbra, poi le scivolò lontano e si chiuse in bagno per prepararsi. Non voleva che il risveglio portasse nuovi imbarazzi; meglio fare finta di niente, stendere un velo su quella notte almeno finché non fosse stato utile ed opportuno riportarla a galla.
 Non appena pronto la svegliò scuotendole dolcemente una spalla.
- Granger, ehi Granger, svegliati. –
Lei si mosse leggermente infastidita, ma non accennò ad aprire gli occhi.

Insistette fino a  che non la vide sollevare le palpebre, e guardarlo interrogativa.
- Mmmh che ore sono? -
Gli domandò ancora intontita dal sonno
- E’ tardi e dobbiamo partire. Ti aspetto di sotto. -
- Ok. Cinque minuti e mi alzo. -
Si girò chiudendo nuovamente gli occhi, Draco le sedette accanto e la mise a sedere di peso sul letto tirandola per le braccia
- No, no, no, non è così che funziona. Se non vuoi che ti metta io sotto la doccia, adesso ti alzi. -
- Uffah, per cinque minuti -
Si lamentò la ragazza stropicciandosi gli occhi e cercando di sdraiarsi nuovamente, ma lui passò un braccio sotto le sue ginocchia e con l’altro le circondò le spalle sollevandola e si diresse verso il bagno.
- Lasciami, Malfoy, mettimi giù. Santo Godric, ma è possibile che sono due mattine che mi tormenti? -
- Allora vi in bagno con le tue gambe o devo continuare? -
- Vado… vado. Schiavista! -
- Ti aspetto sotto, e sbrigati, altrimenti non ci danno più la colazione. -
Venti minuti dopo una sorridente Hermione entrava nella piccola hall trascinando con sé la sua valigia. Fecero colazione velocemente al bancone del bar e partirono diretti verso la loro meta.
Durante il viaggio parlarono poco, il ricordo della notte appena passata era tornato prepotente nella mente di Hermione, la ragazza era persa nei suoi interrogativi e si sentiva in imbarazzo, mentre lui si fingeva concentrato sulla guida, beandosi, in realtà della presenza al suo fianco e della meravigliosa sensazione di calore che il contatto tra i loro corpi gli aveva lasciato addosso.
 
Arrivarono a destinazione poco prima di pranzo, Draco fece appena in tempo a varcare il piccolo cancello della villetta che Antlia si precipitò  tra le sue braccia stringendolo forte. Rispose all’abbraccio e lei si lasciò coccolare un po’ da quella stretta rassicurante. Stava male, lo sentiva, lo percepiva, come se ciò che lei provava fosse parte di sé. La baciò in fronte e poi le sorrise, mentre una piccola lacrima faceva capolino dalle ciglia della ragazza, lui finse di non vederla, ma le accarezzò dolcemente la testa.
- Ciao sorellina, tutto ok? –
- Adesso si. Sono contenta che tu sia qui. –
- Anch’io. –
- Ehi non mi saluti? –
A quella voce Antlia sollevò gli occhi ed il suo volto si aprì in un bellissimo sorriso
- E tu che ci fai qui? –
- Sono stata gentilmente invitata da tuo fratello. –
- Bhe, posso affermare che dallo scannarvi delle scorse settimane state decisamente migliorando. –
- Il gentilmente era ironico! Mi ha sequestrata –
- Non darle retta, è solo un’ingrata, se non fosse stato per me a quest’ora sarebbe a visitare un noiosissimo museo –
Mentre scherzavano si avviarono verso la porta della villetta, dove li attendevano gli altri. Pansy e Theo gli si fecero incontro per salutarli, mentre Blaise assisteva alla scena di fianco alla porta, discosto dal gruppo, le braccia conserte, una gamba ripiegata appoggiata alla parete, l’altra a sostenere il peso, come in attesa.
- Hermione, ma non dovevi essere a Londra? -
Pansy l’abbracciò felice, ma al contempo perplessa, le sembrava così strano che la ragazza avesse rinunciato ad una vacanza con i suoi amici storici per restare a Parigi come aveva suggerito Draco. Mentre ascoltava la spiegazione della riccia si voltò verso Draco ed intercettò lo sguardo d’intesa che lui e suo marito si scambiarono. Qualcosa non andava. Fece finta di nulla ed entrò in casa con le ragazze lasciando i tre fuori.
Il biondo si avvicinò a Blaise e gli diede una gomitata
- Ehi Blaise, è così che si saluta?  Il tuo entusiasmo mi commuove. -
L’altro sorrise brevemente di un sorriso forzato e abbracciò velocemente l’amico.
- Ciao Draco. Ben arrivato -
quando si scostarono il nuovo arrivato fissò lo sguardo in quello dell’amico, ma questo lo distolse precedendolo in casa.
Theo gli poggiò una mano sulla spalla prima che seguisse il moro
- Ho scritto a Potter come mi avevi chiesto, mi ha risposto stamattina, con un breve messaggio. Dice che ci ringrazia e che ci terrà aggiornati. Il messaggio si è incenerito appena ho finito di leggerlo. -
- Meglio così, non vorrei che la Granger scoprisse che noi sappiamo. –
- Ehm.. tu sai, spero che più tardi spiegherai anche a me. -
- Si, anche se non c’è molto di più da dire, ma forse parlarne servirà a sciogliere qualche dubbio. Hai avvisato Blaise? -
- No, non ce n’è stata  l'occasione, in questi due giorni, qui l’atmosfera è stata piuttosto pesante. -
- Che è successo Theo? Mia sorella è disperata e Blaise è un’ombra. -
- Se ti dicessi che o si uccidono o si sposano tu che faresti? -
- Non lo so, sinceramente. Ma credo che siano fatti loro, ho già interferito troppo nella vita di Antlia e per questo ho rischiato di perderla. Il fatto che se ne sia andata di casa mi ha insegnato qualcosa. Non voglio più immischiarmi. -
- Io invece credo che questa volta dovresti… come dire, “chiarire la tua posizione”, non so se mi spiego. -
Ed ammiccò in direzione dell’amico entrando in casa, Draco sorrise
- Devo proprio essere stato un angioletto nella scorsa vita per meritarmi un amico così saggio in questa. -
- Quello che mi domando io, invece, è che razza di bastardo, devo essere stato per meritarmi te! -
E ridendo raggiunsero la cucina dove trovarono le ragazze che chiacchieravano, mentre di Blaise non c’era traccia.
 
Il moro si era rinchiuso in camera sua. Sdraiato sul letto nella penombra della stanza cercava delle risposte ed una soluzione che vedeva ogni istante più remota. Sapeva che prima o poi il suo amico avrebbe voluto sapere il perché dell’evidente astio che sua sorella gli dimostrava e si domandava cosa avrebbe potuto rispondergli. Che le aveva quasi dato della puttana quando l’aveva vista in compagnia del bagnino? E come avrebbe potuto giustificare la cosa, sempre che Draco non gli spaccasse la faccia prima che potesse anche solamente tentare di farlo? Non vedeva vie d’uscita. Antlia lo odiava, l’aveva persa. Aveva ragione Pansy quando gli aveva detto che meritava di essere cruciato. Idiota! Era solo uno stupido idiota, che aveva mentito a se stesso per anni. Proprio lui che si era sempre vantato di essere quello diverso, la serpe anomala, con Antlia aveva fallito su tutta la linea. Sapeva che la ragazza provava qualcosa per lui, era sempre stato evidente, ma era stato così codardo da non ammettere di ricambiare quel sentimento. Aveva avuto paura: paura di rinunciare alla sua vita da libertino, paura di affrontare i suoi sentimenti, paura della reazione di Draco, l’unica paura che non l’aveva mai sfiorato era stata quella di perdere lei, e adesso quella era la sola realtà con la quale si trovava a doversi confrontare. Un lieve bussare alla porta lo ridestò dai suoi pensieri.
Il viso di Pansy fece capolino sull’uscio
- Ehi, non scendi a pranzo? -
Gli chiese in tono dolce
- No grazie, Pansy, non ho fame. -
La ragazza entrò e si chiuse la porta alle spalle, appoggiandovisi contro
- Blaise… non risolvi nulla a fare così. -
Si sollevò e si mise seduto sulla sponda del letto. Si passò una mano tra i capelli e sorrise amaramente
- Merlino, devo essere proprio patetico se nemmeno mi urli dietro. -
Pansy cercò il suo sguardo e sorrise di sbieco
- Qualcosa del genere, e devo dire che facendo così non migliori di certo la situazione. -
- E cosa dovrei fare? Mi sento esattamente come appaio: uno schifo. Per questa situazione, per Antlia, per come l’ho trattata, perché avevi ragione tu, ed ormai è troppo tardi. Stando alle tue parole di ieri a questo punto dovresti cruciarmi. -
- Ho dimenticato la bacchetta in camera. Ma non temere, entro stasera la recupero, se proprio ci tieni. -
- Avresti dovuto farlo prima, almeno non mi sarei comportato come un idiota! -
- Blaise, non sarebbe cambiato nulla. Non ti sei comportato come un idiota… lo sei. E’ nella tua natura, non puoi farci niente. Ma sei un idiota fortunato. Perché hai me e Theo. Hai Antlia che in questo momento ti odia, ma solo perché ti ama.
- Ah, certo… questo sì che è coerente! -
Rispose il ragazzo con ironia
- Può non sembrarlo, ma lo è! Se n’è reso conto anche Draco. -
- Già… Draco, quando saprà perché sua sorella è così infuriata con me credo che come minimo mi ucciderà a mani nude. -
- Non credo, è troppo preso dalla Granger. E in ogni caso, il fatto che presto ti ucciderà è un motivo di più per scendere a pranzo. – Il ragazzo la guardò perplesso, e lei si strinse nelle spalle - L’ultimo pasto al condannato non si rifiuta mai. -
- Ti si che sai come consolare un uomo sull’orlo del baratro! -
- Un uomo no, ma un idiota sì. -
Il ragazzo sorrise.
- Credo che dovrei andarmene, la mia presenza sta rovinando le ferie a tutti. -
- Bravo Zabini, l’ho sempre detto che sei un genio! Scappare è davvero la soluzione migliore. Sai che ti dico? Quasi, quasi vado a recuperare la bacchetta e ti crucio davvero! Ma ho troppa fame, quindi vado a mangiare, se tu vuoi continuare a fare il codardo resta pure qui o vattene, ma poi non venire a piangere quando davvero non avrai più speranze. -
Aprì la porta e uscì lasciandolo nuovamente solo. Si alzò in piedi, e si accinse a seguire l’amica esattamente come un condannato si dirige verso il suo ultimo pasto.
 
Il pranzo si svolse in una strana atmosfera, Draco, Pansy e Theo chiacchieravano con Hermione ed Antlia cercando di ignorare la tensione palpabile che era piombata in sala da pranzo quando Blaise era entrato nella stanza, la bionda partecipava alla conversazione evitando palesemente di rivolgere la sua attenzione verso il moro che, dal canto suo, non spiccicava parola a meno che non fosse costretto da una domanda diretta.
Erano a metà pranzo quando scoppiò l’ennesima bomba
- Ragazzi allora è deciso, stasera si va tutti a vedere la corrida incruenta -
Disse Pansy
- Io non ci sarò. -
- E dai Blaise non fare il guasta feste. -
- E’ proprio per questo che non ci sarò. -
Il silenzio piombò sulla stanza in risposta al tono amaro con il quale il ragazzo aveva pronunciato quella frase. Draco fu il primo a parlare, presagendo che il fine ultimo di quelle parole non gli sarebbe piaciuto
- Cosa vorresti dire. -
- Mi sembra evidente. -
- A me no, quindi se volessi fare il favore di spiegarmi. –
La voce del biondo trasudava nervosismo trattenuto, il moro lo ignorò, volse gli occhi verso la gemella del suo migliore amico e parlò senza distogliere lo sguardo
- Mi pare evidente che la mia presenza sia di disturbo per qualcuno e questo rende l’atmosfera pesante anche agli altri; quindi ho deciso di tornare a Parigi. Aspettate, fatemi finire, non ho ancora detto tutto. Quando tornerete dalle ferie vi farò anche sapere se mi fermerò al Petit, mi spiace ma non ho nessuna voglia di rovinare a voi e a me un’intera stagione di lavoro. –
Nessuno rispose, Hermione si guardava intorno stupita, aveva notato la strana atmosfera, ma non avrebbe mai pensato che potesse portare a scelte tanto radicali. Seguì la direzione dello sguardo di Zabini e si rese conto che aveva parlato soprattutto alla sua bionda coinquilina: come un’eco lontana le tornarono alla mente le parole che Marcus aveva rivolto ad Antlia la sera in cui era stata licenziata, riferendosi al ragazzo con cui l’amica era uscita “fluente chioma nera, occhi blu” ecco di chi parlava! Ma cos’era successo? Solo poche settimane prima li aveva visti uniti ed affiatati e invece adesso ...
Una forchetta cadde rumorosamente in un piatto, destando tutti da quella parentesi di intorpidimento; il primo a riprendersi fu Theo che parlò nella speranza di far cambiare idea al moro
- Mi sembra che tutta questa situazione vi stia sfuggendo di mano ragazzi. –
- Parla per lui –
Interloquì Antlia sentendosi chiamata in causa, mentre raccoglieva la forchetta
- Parlo per entrambi. –
E per la prima volta il tono di Theo risuonò duro, niente a che fare con la pacatezza che lo contraddistingueva di solito.
- Non sono io quella che se ne vuole andare e mollarci; non parlo solo delle ferie. –
Antlia era ferita, non credeva che sarebbero giunti a tanto, ma non voleva cedere, non voleva stare male di nuovo.
- Ragazzi, non c’ero e non so che cosa sia accaduto, ma è evidente che dovreste parlare. –
Draco cercò di essere il più neutro e neutrale possibile, anche se gli riusciva difficile tollerare una simile tensione tra il suo migliore amico e sua sorella, essendo ben conscio di ciò che entrambi provavano vederli così lo spiazzava.
- Non abbiamo più nulla da dirci…Vero Blaise?
Il moro si alzò con veemenza, strinse con forza la tovaglia, ma quando parlò la sua voce fu poco più di un sussurro
- Sbagli, ci sono ancora milioni di cose da chiarire! -
Antlia si alzò e si avviò verso la porta, fermandoglisi vicino per fronteggiarlo
- Merlino, smettila con quest’atteggiamento da vittima. Sei patetico! -
A quel punto perse la pazienza, avvicinò il viso a quello della ragazza e le soffiò in faccia
- Ringrazia che sei la sorella del mio migliore amico, altrimenti ti avrei presa a schiaffi. –
Draco fece per alzarsi, ma istintivamente Hermione gli pose una mano sulla sua per fermarlo. Il ragazzo si girò a guardarla interrogativo, gli occhi freddi come lastre di ghiaccio, lei abbassò lo sguardo ed arrossì
- Scusa – sussurrò – Non sono fatti miei, ma…. -
Lasciò in sospeso la frase mentre lui restava fermo a guardarla, poi si lasciò andare sullo schienale della sedia, chiuse gli occhi e la sua mano si girò per stringere quella della ragazza che fino a poco prima le stava posata sopra.
-... Grazie –
Le sussurrò restando ad occhi chiusi, ma senza lasciarle la mano
- E adesso scusate, ma ho una valigia da preparare. -
Blaise si girò e lasciò la stanza a grandi falcate, le mani che tremavano di rabbia, il cuore in tumulto per quel dolore sordo che non gli dava tregua e il dubbio che il suo migliore amico non gli avrebbe mai perdonato come aveva trattato sua sorella, una volta che fosse venuto a conoscenza di che cosa le aveva detto, che non gli avrebbe mai perdonato di essere stato geloso, di desiderarla, di …
 
Se ne stava nuovamente sdraiato sul letto a fissare il soffitto le tende tirate per avere un po’ di buio che lo aiutasse a pensare. La risolutezza di poco prima lo aveva abbandonato, lasciandolo in preda ai tormenti dell’orgoglio. Non poteva restare, non più. Ma se andandosene l’avesse persa definitivamente non avrebbe mai potuto perdonarselo. Rise amaramente tra sé e sé chiedendosi che cosa fosse a farlo ancora sperare che non fosse troppo tardi quando tutto gli gridava contro che era l’esatto contrario.
Qualcuno bussò alla porta, ma restò in silenzio, non aveva voglia di rispondere, tanto meno di parlare. La persona dall’altra parte insistette ancora un po’, poi quando Blaise credette che si fosse finalmente arresa l’uscio si spalancò e Draco entrò senza chiedere permesso.
Attraversò la stanza senza parlare guardando il moro negli occhi, si sedette sulla poltrona di fronte al letto, con studiata lentezza accavallò le gambe, poi appoggiò i gomiti ai braccioli, incrociò le mani a mezz’aria, ed inclinò leggermente la testa, come in attesa, sempre senza distogliere lo sguardo. Blaise si issò poggiandosi contro la testiera del letto, guardando tutta quella scena e sbuffò sonoramente.
- Quindi? -
Esordì il biondo, il tono quasi divertito, ma che celava come nota di fondo un serio invito a parlare che il moro finse di non comprendere
- … -
- Rispondi Blaise. -
-  E che cavolo di domanda è “quindi” ? -
- Tutte -
- .?. -
- Tutte le domande in una. Lo sai che non mi piace perdere tempo. -
- Quindi? -
- Che fai mi prendi in giro? -
- Nh… -
-E va bene Blaise! Fa un po’ come cazzo ti pare! Parla, taci, parti, resta, non mi interessa. – lasciò la poltrona per dirigersi verso la porta, ma prima di uscire si fermò e si girò per guardarlo nuovamente negli occhi -  Ti chiedo solo una cosa: qualsiasi sia la decisione che prenderai, qualsiasi cosa sia ciò che provi … smettila di nasconderti dietro di me. Se proprio vuoi continuare a scappare, trova un’altra scusa. –
Stava uscendo quando la voce dell’amico lo riportò indietro
- Non sto fuggendo, non questa volta; ma non è semplice: ho sbagliato io, ho esagerato. -
Ammise nonostante temesse la richiesta di spiegazioni a quell’affermazione, e la relativa reazione che avrebbe portato la risposta che gli avrebbe dovuto dare, ma questa non venne
- Probabilmente è stato così fino ad ora, ma lei sta sbagliando adesso. Vedila così: siete pari. -
Il moro sorrise, si sentiva meno uno schifo di poco prima.
- E’ proprio tua sorella, non c’è dubbio. -
- Già. -
Tre lettere, vibranti di mal celato affetto condite con una punta di orgoglio.
- Come mai non mi chiedi cosa le ho fatto? -
- Perché poi dovrei prenderti a pugni, e non è quello che voglio. Mi servi vivo. Inoltre Antlia, anche se adesso vorrebbe ucciderti, non me lo perdonerebbe mai -
- Beato te che ancora ci credi. -
- Io non ci credo, lo so. -
- Che vorrebbe uccidermi? -
Draco ghignò
- Anche. -
Era la prima volta che parlavano dell’argomento Antlia affrontandolo direttamente anche se a modo loro. Blaise era sorpreso, non si sarebbe mai aspettato nulla del genere da parte di Draco, o forse aveva ragione l’amico, aveva sempre usato la loro amicizia come uno scudo per non doversi esporre, e adesso questo scudo si era trasformato in una gabbia che lo aveva chiuso fuori dal cuore della ragazza che amava, perché nonostante fosse difficile ammetterlo, quello che provava non poteva essere definito in altro modo.
- A cosa devo tutta questa condiscendenza? -
- Antlia se n’è andata di casa, e io imparo dai miei errori. -
- Quindi ho la tua benedizione? -
- Se non ti uccido prima visto il casino che hai combinato. -
- Se non mi uccidi prima… giusto. -
Sorrise. L’amico stava per uscire dalla stanza quando lo richiamò
- Draco?! Per la prima volta in vita mia non so che cosa fare. -
- Se non fosse mia sorella ti direi di chiuderla in questa stanza con te. -
- Ma lo è, quindi non… Giusto? -
- Giusto, non! -
Blaise con un ghigno sulle labbra si ributtò sul letto, e Draco lasciò finalmente la stanza con la medesima espressione dell’amico. La conversazione era finita per entrambi.
I passi del ragazzo risuonarono brevemente per il corridoio lasciando dietro di loro solo una certezza: Blaise non sarebbe partito. 
 
La melodia triste suonata da un violino invase la mura della villetta colmando le stanze con le sue note struggenti, Blaise sdraiato nella penombra della sua camera fu strappato ai suoi pensieri da quella musica e sorrise tra sé, Antlia stava male e in quella sofferenza lui finalmente vide un piccolo spiraglio, forse non tutto era perduto. Si alzò e andò in bagno per sciacquarsi la faccia. Poi prese la bacchetta e senza far rumore si diresse verso il vano dal quale proveniva il suono del violino. Aprì la porta, scivolò nella camera silenziosamente, la sigillò e insonorizzò con un incantesimo non verbale. D’altra parte Draco gli aveva detto che non poteva chiudere la sua gemella nella propria stanza con lui, non di non potersi chiudere con la medesima nella camera di lei. Ghignò a questo pensiero, consapevole che un pugno non glielo avrebbe evitato nemmeno Theo con tutta la sua diplomazia, ma ne valeva la pena.
La ragazza era di spalle, suonava tenendo gli occhi chiusi, seguendo la scia delle note nella sua mente, perdendosi nella dolcezza della melodia nella quale riversava il dolore sordo che le attanagliava le viscere. Era una visione. Blaise si passò nervosamente una mano tra i capelli. Era arrivato fin lì spinto dalla sicurezza che gli avevano dato le parole di Draco, ma adesso questa era svanita e si domandava quale sarebbe stato l'approccio migliore. Per la prima volta in vita sua non sapeva che cosa dire o fare con una ragazza. Forse perché per la prima volta che non poteva permettersi di sbagliare, non più. La posta in gioco era troppo importante.
 
I quattro amici ignari di quanto stava accadendo in casa se ne stavano sdraiati sul bordo della piscina a chiacchierare pigramente, lasciandosi cullare dalle note del violino di Antlia. Improvvisamente la musica cessò in modo inaspettato, come se qualcuno avesse abbassato bruscamente il volume dello stereo a metà di un passaggio, o peggio a metà di una nota. C’era qualcosa di innaturale nel modo in cui la musica aveva smesso di raggiungerli. L’orecchio allenato di Draco ed Hermione colse immediatamente quella lieve sfumatura ed istintivamente si guardarono, come per avere conferma che quella anormalità che avevano percepito in quel silenzio improvviso non fosse solo frutto delle loro menti. Draco come folgorato da un’intuizione balzò in piedi e corse verso la camera di Blaise, il suo scatto fece voltare gli altri che immediatamente lo seguirono senza capire.
Quando trovò la stanza dell’amico vuota, ripensando a quanto si erano detti poco prima il biondo emise un ringhio sordo, poi si girò verso gli altri .
- Per Salazar, Draco si può sapere cosa ti prende? -
- Niente Theo, è solo che questa volta lo prendo a pugni. Non posso ammazzarlo, ma un occhio nero non glielo toglie nessuno! -
- Blaise? E perché? -
- Perché si è chiuso in camera con Antlia. -
I tre lo guardarono basiti.
- Stai scherzando? Non ne uscirà vivo! -
Disse Pansy temendo per le fondamenta della villetta.
- Se esce ci penso io. Non vi preoccupate! -
Scese precipitosamente le scale e si piazzò davanti alla porta della stanza di sua sorella. Non bussò e non fece nulla di avventato, qualsiasi cosa stesse accadendo all’interno non voleva intromettersi, ma non appena Blaise fosse uscito dalla stanza lo avrebbe accolto come meritava.
 
La musica cessò e la ragazza abbassò lo strumento, fissando i suoi occhi fuori dalla finestra. La moto di Blaise era parcheggiata proprio lì sotto, non lo avrebbe salutato, ma almeno lo avrebbe visto andare via da lì, ascoltando il suono del suo cuore che si sarebbe spezzato ulteriormente al rombo del motore che si allontanava. Si sporse leggermente per controllare che non fosse partito senza che lei se ne accorgesse perché troppo presa dalla musica, anche se la cosa sarebbe stata piuttosto improbabile.
- Non sono ancora partito. -
La voce, quella voce alle sue spalle la fece sobbalzare, il cuore le volò in gola, si girò lentamente a guardarlo, sul viso una maschera di ghiaccio, esagerata indifferenza quando rispose.
- Peccato! -
- Bugiarda. -
- Vattene. -
- No! -
La ragazza lo fissò in cagnesco.
- Fuori ho detto. -
- NO, ho detto! -
Lo guardò negli occhi come volerlo incenerire. Come si permetteva! Non bastava tutto quello che le aveva fatto passare fino a quel momento, adesso pretendeva anche di riacquistare un qualsiasi rapporto, di riconquistare quell’amicizia unilaterale con lei, ma non lo capiva che la faceva soffrire, era davvero così stupido?
Si avventò sulla porta e tentò di aprirla, ma questa non si mosse, girare e rigirare la chiave nella toppa era perfettamente inutile.
- Che diavolo…? -
- Magia -
Sorrise Blaise gesticolando come un prestigiatore babbano. Antlia gli si parò di fronte rossa di rabbia.
- Tu… Tu… -
Ma non le diede modo di continuare allungò una mano e le accarezzò dolcemente il viso posandole il pollice sulle labbra, sfiorandole dolcemente nel tentativo di farla tacere,  ma lei lo allontanò bruscamente con una spinta.
Il calore di quella mano sulla sua gota le aveva procurato un brivido, il desiderio di perdonarlo, di stringersi a lui, il miraggio non ancora sopito di poter stare tra le sue braccia per sempre; faceva male, troppo male. Essere messa una volta ancora di fronte alla sua fragilità la mandava in bestia. Doveva evitare qualsiasi tipo di avvicinamento che la facesse cedere. Non voleva assolutamente trovarsi ad inseguire un’altra volta un’illusione beffarda.
Lo scostò da sé e fissò lo sguardo nel suo cercando di trasmettergli tutto l’odio che avrebbe tanto desiderato provare.
Blaise distolse lo sguardo, si scostò dal muro e si diresse verso il letto sedendosi sulla sponda, passò per l’ennesima volta quel giorno la mano tra i capelli, cercando le parole giuste e pensando, in un barlume di ironia, che se avesse continuato così sarebbe rimasto calvo.
Sorrise a quel pensiero e poi sollevò gli occhi cercando quello sguardo che amava per allacciarlo al suo, cielo e mare: la perfezione del colore sulla linea dell’orizzonte.
Voleva che potesse leggergli dentro, che capisse quanto tutto quello che le avrebbe detto fosse sincero. Doveva crederlo, perdonarlo e magari, se fosse stato fortunato, amarlo ancora.
- Mi dispiace piccola -
- Non chiamarmi piccola! -
- Ti chiamo così da quando avevamo otto anni. -
- Hai perso ogni diritto l’altra sera. -
- Sono stato un cretino. -
- Esattamente. -
Gli rispose con freddezza, poi prima di cedere gli diede le spalle e si diresse alla finestra, fissando il giardino di fronte a sé. Non guardarlo, si disse, forse l'avrebbe resa più forte, forse le avrebbe permesso di non cedere, perché quelle scuse le facevano male quanto le parole che le aveva rivolto due sere prima. Bruciavano come sale sulla ferita di quel sentimento che nonostante la rabbia non voleva abbandonarla. Bruciavano perché sapeva che se avesse continuato ad ascoltarlo avrebbe ceduto, l’avrebbe perdonato e l’altro dolore, quell’amore invisibile agli occhi di lui, non l’avrebbe più lasciata e non era sicura di poterlo sopportare ancora a lungo, prima o poi sarebbe dovuta fuggire, lasciare tutto per poter sopravvivere. Un nodo soffocante le chiuse la gola e ringraziò di avergli dato le spalle prima che lui vedesse i suoi occhi lucidi di quelle lacrime che non sapeva ancora per quanto tempo sarebbe riuscita a trattenere.
- Vattene ti prego -
Un sussurro, con il poco fiato rimastole per lo sforzo di controllare quel maledetto groppo che, lo sapeva, le avrebbe spezzato la voce. -
- Va bene, ma voglio che mi ascolti prima. Poi ti giuro che me ne andrò e se non vorrai davvero più vedermi lascerò tutto, il Petit, Parigi, anche la Francia se fosse necessario, ma ti prego adesso ascoltami. -
Tacque, conscia di non avere in quel momento né la forza per continuare a sostenere quella maschera di freddezza che si era imposta, né sufficiente aria nei polmoni per permetterle di parlare senza che la sua voce si incrinasse. Rimase immobile in attesa dell’ultima dose di sale su quella ferita pulsante, nella speranza che poi finalmente sarebbe finita, avrebbe raccolto i cocci e forse un giorno avrebbe avuto il coraggio di ricomporli per poter andare avanti.
- La scorsa notte, dopo che abbiamo litigato, l’ho passata a girovagare per le strade deserte di questo paese, riflettendo sul perché fossimo arrivati a quelle parole, a quella cattiveria, cercando di far chiarezza in me stesso; ho trovato una risposta, ma sono riuscito a capire, o meglio ad accettare definitivamente che fosse quella giusta solo quando sono tornato e ti ho vista in giardino addormentata. -
Antlia ebbe un piccolo sussulto per la spiegazione che era arrivata inaspettata alla domanda che si era posta la mattina precedente, quando si era risvegliata nel suo letto: era stato lui… lui, non Theo.
Vide le esili spalle della ragazza irrigidirsi a quell’ultima frase, fece una piccola pausa cercando ancora le parole e poi continuò
- Dopo che ti ho offesa mi hai intimato di non osare mai più avvicinarmi a te o rivolgerti la parola, “Da stasera io per te non esisto” mi hai detto… ma guardandoti dormire e poi stringendoti a me per portarti in questa stanza mi sono dovuto arrendere al fatto che non posso… non posso fingere che tu non esista, perché non ne sono mai stato capace. -
Alzò gli occhi e vide l’esile corpo vicino alla finestra scosso da piccoli sussulti, piangeva.
Lentamente, si alzò dal letto e si avvicinò, le circondò la vita e la stinse a sé affondando il viso nei suoi capelli, aspirandone la fragranza.
- Mi dispiace, non so in che altro modo chiederti di perdonarmi. Ma ti giuro che nulla in questo momento è più importante per me. -
Non voleva piangere, ma le sue parole avevano risvegliato in lei quella folle speranza, il sale sulla ferita bruciava più che mai, perché non bramava altro che quell’abbraccio che lui in quel momento le stava donando, e quelle parole che sapeva essere solo un balsamo momentaneo su un dolore che non avrebbe mai messo a tacere. No, non doveva, lo desiderava, avrebbe voluto cedere, far tornare tutto come prima, ma non poteva arrendersi e ritrovarsi di nuovo schiava di un sentimento inespresso e non ricambiato. Si girò a fronteggiarlo, allontanandolo nuovamente da sé, le parole le sgorgarono dal cuore, senza il cervello e l'orgoglio a fare da filtro.
- No! Basta! Fa male Blaise, troppo. Fa male ogni giorno di più. Quello che è accaduto è stata solo la più evidente delle mille ferite che mi hai inferto in questi anni. Fa male sapere di essere invisibile, fa male rendersi conto che ogni volta che provo interesse per qualcuno arrivi tu a cancellarlo dai miei pensieri con mille attenzioni che però sono solo momentanee, fa male vederti sparire non appena mi arrendo di nuovo  te, a quello che provo. Fa male vedere che qualunque donna per te è migliore di me. Mi fai male Blaise, ogni giorno, sempre, costantemente. Fanno male le tue parole che in questo momento mi consolano per uccidermi domani. Basta! Basta farmi male, basta. -
Era come un fiume in piena, le lacrime che le solcavano il viso, le parole che si susseguivano senza sosta: si mise per la prima volta a nudo, voleva che sapesse cose significava per lei vivergli accanto ogni giorno, che capisse quanto fosse crudele la sua dolcezza momentanea.
Ogni frase sottolineata da una spinta per allontanarlo, per aggiungere una distanza fisica a quella emotiva che stava cercando di mettere tra loro.
Travolto da quel dolore si ritrovò ad indietreggiare, muto, sconvolto, subissato dai sensi di colpa, desiderando solo poterla stringere, rassicurare, perché non sarebbe più stato così, perché l’idea di perderla lo faceva impazzire, lo aveva sempre fatto impazzire, e il suo comportamento era stato guidato solo dalla paura di doverla vedere un giorno tra le braccia di un altro, ma era stato troppo codardo per dirglielo, per mettersi in gioco, per rinunciare a fare il ragazzino divertendosi con altre donne che non fossero lei, perché lei non avrebbe mai potuto essere un gioco, lei era speciale.
Si ritrovò spalle al muro, il viso di Antlia rivolto verso il basso e vedendo che non indietreggiava più gli artigliò la camicia con le dita affusolate, mormorando esausta un’ultima preghiera.
– Ti prego… vattene. -
- Non posso. -
- Ti prego… -
un singhiozzo disperato.
Le prese il viso tra le mani per costringerla a guardarlo negli occhi, che però lei tenne ostinatamente chiusi.
- Guardami -
- Vattene -
- Merlino guardami, ero geloso, pazzo, cieco, e troppo codardo per ammetterlo, ma sono qui adesso perché non è più quello… -
Lo interruppe con un altro sospiro spezzato, non lo ascoltava più, troppo chiusa in quel dolore che la attanagliava da troppo tempo
- Ti prego…Blaise, basta. -
Avvicinò il viso a quello della ragazza sempre tenendolo tra le mani, con i pollici le accarezzò gli zigomi, ripulendoli dalle lacrime sussurrandole dolcemente sulla bocca
- Sei tu quello che voglio Antlia -
e si chinò a sfiorarle le labbra in un bacio delicato, coprendole con le proprie, cercando di trasmetterle tutto ciò che provava.
Aprì gli occhi di scatto immobilizzandosi, rimanendo a fissarlo incredula. Le sorrise dolcemente e posò nuovamente la bocca sulla sua assaporandone la pienezza delle labbra, le lasciò il viso per cingerle la vita e la schiena in un abbraccio. Affondò una mano nei suoi capelli spingendola per la nuca contro il suo petto e la sentì tremare tra le sue braccia incapace di parlare o di reagire. La strinse più forte poggiando il viso trai i suoi capelli e quello che disse gli nacque dal cuore
- Perdonami. -
Si abbandonò ancora frastornata al calore di quelle braccia forti mentre il corpo era scosso da una nuova ondata di pianto, una gioia troppo grande per poter essere controllata
- Ssshh, basta piccola. Va tutto bene. -
Lei annuì incapace di parlare, e lui sorrise sussurrandole tra i capelli
- Ti amo. -
 
Rimasero abbracciati per un tempo indefinito, in silenzio, godendo di quella nuova vicinanza. Antlia ancora incredula non trovava il coraggio di alzare il viso per guardarlo, si vergognava per quello che gli aveva detto, non per gli insulti, quelli riteneva ancora che se li fosse meritati, ciò che la imbarazzava era l’idea di essersi esposta, mettendo a nudo tutto ciò che provava.
- Piccola… vuoi guardarmi adesso per favore? -
Le sussurrò in un orecchio, lei scosse il capo, sorrise divertito.
- Perché? -
- Perché no! -
- Ti vergogni per come mi hai trattato in questi giorni? -
Dimentica dell’imbarazzo Antlia sollevò il capo indignata
- Per nulla! Te lo sei meritato! -
Blaise rise di gusto
- Bene – disse accarezzandola dolcemente – finalmente sono riuscito a farmi guardare in faccia. -
Antlia sbuffò irritata
- Tu, brutto arrogante, infid… -
Ma non poté continuare, la bocca di Blaise esigente e possessiva si posò sulla sua in un bacio desiderato da entrambi per troppo tempo, le accarezzò dolcemente le labbra succhiandole delicatamente, le lambì con la lingua gustandone il sapore in una muta richiesta di accesso alla sua bocca, lo assecondò timidamente e quando le loro lingue si sfiorarono delicatamente il cuore mancò un battito ad entrambi. Blaise inspirò profondamente dal naso impreparato al brivido profondo che gli aveva attraversato la schiena come una scossa elettrica e la sentì sorridere sulle sue labbra a quell’attimo di smarrimento che lei aveva colto. Le loro lingue si sfioravano, si lambivano dolcemente, in una danza delicata e profonda, i loro corpi aderivano perfettamente, e si muovevano l’uno contro l’altro guidati dal desiderio che cresceva dentro di loro. La sensazione di Antlia abbandonata tra le sue braccia, nella sua bocca lo faceva ardere dal desiderio. Avrebbe voluto spogliarla, baciarle ogni centimetro di pelle, entrare in lei, rubarle l’anima e donarle la propria. Ma decise che non era ancora il momento. Voleva che le fosse chiaro di non essere come le altre. Era sempre andato subito al sodo con tutte, ma loro non erano lei, lei era preziosa, speciale, unica e voleva che lo capisse, che comprendesse a fondo che quel “ti amo” sussurrato sui suoi capelli poco prima non erano solo parole dettate dal momento, ma un pegno, il pegno del suo cuore messo a nudo tra le mani di lei.
Antlia sentiva il cuore batterle in petto all’impazzata, il cervello non era in grado di connettere né di formulare alcun pensiero, una sola parola le rimbombava nelle orecchie. Mio… Mio… Mio. Lo aveva desiderato talmente a lungo che ancora non credeva che le labbra, la lingua che stavano dolcemente torturando la sua bocca fossero le sue. Non poteva ancora credere di essere stretta tra le sue braccia, come una donna e non come l’amica di una vita. E soprattutto temeva che quel “ti amo” che aveva udito pronunciare soffocato fosse solo frutto dello stordimento che l’aveva colta.
Le mani di lui le accarezzavano dolcemente la pelle dei fianchi, insinuandosi sotto la maglietta, ma non si spostavano da lì, quasi timorose di osare. Sentiva l’eccitazione del ragazzo premere sul suo ventre e avrebbe desiderato andare oltre subito, essere sua, sentirlo dentro di lei, godere del calore di quel corpo sul proprio, sentirlo gemere su di lei, baciare, mordere, succhiare quella pelle dorata che tanto amava. Sollevò le braccia a cingergli il collo, per poter aumentare quel contatto che la stava lentamente facendo impazzire, il suo bacino sfregò contro la virilità pulsante ed un gemito sommesso sfuggì dalle loro labbra mentre furono entrambi attraversati da una scossa di piacere, talmente intensa da fargli mancare il fiato.
Si allontanarono l’uno dall’altra, come d’accordo, il respiro affannato, gli occhi socchiusi appannati dal desiderio che li aveva invasi.
Antlia, lo sguardo perso in quello del giovane, gli sfiorò il viso con una mano, accarezzando delicatamente la linea della mascella, sfregò coi polpastrelli quelle labbra carnose, ancora umide del loro bacio. Chiuse gli occhi rapito da quel gesto, le fermò la mano sulle sue labbra, le baciò la punta delle dita succhiandole dolcemente, e sorrise su queste, prima di attirarla nuovamente a sé in un abbraccio stretto che diceva più di mille parole. Poggiò la guancia contro la sua tempia e gliela baciò dolcemente.
- Ti amo – 
sussurrò dolcemente in quel piccolo orecchio e lei temette che il cuore le esplodesse mentre con la voce che le moriva in gola gli rispondeva con le stesse parole.

 
Ci avevano messo più di mezz’ora tutti e tre coalizzati contro il biondo per indurlo a staccarsi dal muro di fronte alla porta della camera dove Antlia e Blaise stavano “appianando” le loro divergenze. A Hermione sembrava di vedere Ron alle prese con Ginny e quel manicomio al quale stava assistendo non poteva fare a meno di divertirla come non le accadeva da tempo.
- Malfoy, mi ricordi sempre di più Ronald. –
Gli aveva detto, sapendo di pungerlo sul vivo
- Ti ho già detto di non paragonarmi a lenticchia –
- Ti ho già detto di non chiamarlo lenticchia –
- E allora non lo nominare –
- E tu allora evita di comportarti come lui! Alzati da questo maledetto pavimento e vieni in piscina insieme a noi! Sembri un maledetto guardone! Vuoi che tua sorella pensi che non ti fidi di lei? Complimenti! Dovresti vergognarti. –
Gli aveva risposto sempre più irritata.
Pansy e Theo si erano guardati senza riuscire a reprimere un sogghigno
- Per Salazar, non ricordavo quanto la Granger fosse brava a tenergli testa, un vero spettacolo –  Commentò Theo, poi proseguì, - vedrai che adesso verrà con noi come un bravo bambino –
- No, secondo me trascenderanno come loro solito –
- Scommettiamo? -
- Quanto? –
- Un caffè? –
- Una cena? -
- andata! –
Intanto i due continuavano a litigare
- Sei irritante Granger –
- E tu stai facendo la figura dell’idiota! –
Si era alzato a fronteggiarla
- Non ti permetto… -
- qui in casa mia e bla bla bla…. Datti una calmata Malfoy! Se pensi che io ti stia mancando di rispetto gratuitamente chiedi ai tuoi amici chi ha ragione! -
Gli disse con tono risoluto, Draco tacque e si rivolse ai due che smisero di confabulare sentendosi chiamati in causa, Theo fece finta di niente e di fronte alla muta domanda negli occhi dell’amico alzò lo sguardo verso il soffitto mettendosi a fischiettare un vecchio successo delle Sorelle Stravagarie, mentre Pansy diede ragione alla riccia.
- Ha ragione Draco, ed è inutile che sbuffi! Adesso alza il sedere da qui, quando usciranno potrai cruciare Blaise a tuo piacimento! –
Sbuffando e grugnendo come un ippogrifo Draco si trascinò sul bordo della piscina insieme agli altri.
- Theo mi devi una cena –
gli disse la moglie passandogli accanto.
- No, è venuto. –
- Ma sono intervenuta anche io, altrimenti si sarebbero schiantati. –
- Ma non lo hanno fatto -
- Ma litigavano… -
- Scommessa nulla, cara –
- Paga o ti crucio! –
- E va bene! Sono ancora troppo passionali per poter scommettere su di loro. La Prossima volta non mi incastri –
Rispose il moro mettendo il broncio.
- Guarda che sei tu che hai voluto scommettere. -
 
Quando li videro apparire tenendosi per mano, tre su quattro dei ragazzi sul bordo della piscina sorrisero felici per i loro amici; Draco fece finta di nulla, mentre un lampo beffardo gli attraversava lo sguardo e i tre alzarono gli occhi al cielo subodorando che cosa si sarebbe scatenato di li a poco. Blaise ed Antlia si avvicinarono agli altri un po’ titubanti, Blaise conscio del fatto che Draco ben presto si sarebbe congratulato “a modo suo” ovviamente, ma era uno scotto che doveva pagare e che aveva messo in conto nell’istante stesso in cui si era alzato dal letto per raggiungere Antlia nella sua camera.
Quando furono vicini a loro il biondo si alzò senza distogliere lo sguardo dall’amico, che con un sospiro si preparò a farsi curare dalla ragazza al suo fianco, si avvicinò alla sorella e distolse lo sguardo dal moro per fissarlo in quello della ragazza
- Tutto bene? –
Le chiese sospettoso, occhieggiando truce in direzione del ragazzo che ora gli stava quasi di fronte
- Mai stata meglio –
Rispose sorridendo radiosa, Draco l’abbracciò brevemente, irrigidendosi vistosamente di fronte ai mille significati di quella frase. A quella vista Theo trattenne a stento una risata al pensiero delle parole che poche ore prima l’amico gli aveva rivolto in merito al farsi i fatti della sorella, e Hermione sbuffò al pensiero che Malfoy davvero le ricordava Ron.
- Sono felice per te, piccola –
poi si girò verso l’amico e gli sorrise sferrandogli subito dopo un pugno in pieno viso che lo mandò dritto a mollo nella piscina che gli stava alle spalle. Theo si passò una mano sulla faccia in un comico gesto di disperazione
- Lo sapevo! – disse lasciandosi andare contro lo schienale della sedia sdraio sulla quale stava seduto. - avrei dovuto scommettere su questo! -
- Non sarei stata così stolta da accettare! -
Ribatté la mora, mentre Hermione roteava nuovamente gli occhi al cielo alla vista della reazione di Draco: si era sbagliata, era decisamente peggio di Ron!
Quando il moro riemerse dall’acqua apostrofò il biondo con tono fintamente offeso
- Ehi avevi detto che ti servivo vivo… -
- Zabini, mi sembrava di essere stato chiaro quando ti ho detto non! –
- Certo – rispose l’altro accennando un sorriso ironico – infatti non l’ho chiusa nella mia stanza, ma mi sono chiuso io nella sua! –
- E che differenza fa? –
- Se non l’avesse fatta, preciso come sei l’avresti specificato! Devo aver frainteso…–
Ghignò l’altro di rimando
- Scusate, fatemi capire… tu gli hai detto di chiudersi in camera con me? –
Chiese Antlia piuttosto irritata
- No, io gli ho detto che se fossi stata un’altra l’avrebbe dovuto fare, ma non con te! -
- E perché non con me? -
chiese mentre il colorito cambiava in una sfumatura rossastra
- Perché sei mia sorella! -
- E questo ti fa credere di poter stabilire che cosa sia meglio per me? -
- Mi pare ovvio! -
- Rinfrescati le idee, fratellino! -
Ed in un moto di rabbia lo spinse in acqua a far compagnia all’amico
I tre rimasti sulle sdraio quasi si misero ad ululare dal ridere.
Blaise scoppiò a ridergli in faccia mentre il biondo gli saltava addosso cercando quasi scherzosamente di affogarlo, quando riemersero si scambiarono un’occhiata complice e con un balzo si issarono sul bordo della piscina, lentamente si alzarono poi con uno scatto Blaise si avventò su Antlia gettandola in acqua, mentre Draco istintivamente si gettava su Hermione che però riuscì ad evitarlo.
- Cosa credi di fare Malfoy. -
Gli ringhiò contro cercando invano di trattenere un sorriso
- Vendicarmi -
Le rispose con gli occhi che gli brillavano di divertimento
- E di cosa? -
- Di avermi paragonato a Lenticchia -
- Si chiama Ronald -
- Non ha importanza. Meriti un bagno per questo -
- E comunque sei anche peggio di lui! -
- Granger, ti affogherò per quello che hai detto. -
Intanto che discutevano col sorriso sulle labbra, giravano intorno alla sdraio che Hermione aveva lasciato vuota, Draco cercava di afferrarla, ma lei gli sfuggiva, fino a che non fece una finta scattando da un lato ed Hermione si lanciò all’opposto, ma lui fu più veloce e scavalcò il lettino con un balzo afferrandola per un polso, poi la attirò a sé cingendole la vita e la sollevò leggermente da terra portandola quasi alla sua altezza .
- Lasciami Malfoy -
La riccia gli tempestava le spalle di pugni, ma il ragazzo non rispose e stringendola per non farsela sfuggire arrivò sul bordo della piscina
Ridevano come due ragazzini, mentre tutto dentro di loro era in tumulto, il cuore batteva talmente forte nei loro petti, non solo per quel piccolo inseguimento, che entrambi temevano che l’altro lo potesse udire, il colorito acceso sulle loro guance, dovuto alla piccola battaglia che avevano in corso, si confondeva con il rossore che provocava in entrambi il contatto tra i loro corpi, i loro visi che si sfioravano pericolosamente, l’odore delle loro pelli, muschio e avena, che si confondevano inebriandogli le narici. Eppure non era una novità, avevano dormito abbracciati la notte precedente… Hermione per un attimo si domandò come avrebbe fatto a dormire quella notte, ma non ebbe tempo di pensarci che vide l’acqua della piscina sotto i suoi piedi,
- Non oserai Malfoy… -
- Credi? –
le ripose beffardo e la ragazza fece appena in tempo ad afferrargli le spalle che questo la lasciò andare e lei rovinò in acqua trascinandolo con sé. Riemersero ridendo come bambini poco distante da Blaise e Antlia
- Ehi… ma qui c’è gente ancora asciutta -
disse la bionda. Theo e Pansy si guardarono, il ragazzo si sollevò di scatto e prima che questa potesse reagire prese la moglie tra le braccia
- Lasciate ci penso io -
disse rivolto i quattro nella piscina
- Theodore Nott, non pensarci nemmeno! -
- O io, o loro Tesoro… e poi mi hai estorto una cena -
- Non te l’ho estorta, l’ho regolarmente vinta. -
- Hai barato! -
E si gettò in acqua tenendola salda tra le sue braccia.
 
Erano passati alcuni giorni da quel bagno fuori programma, le giornate si trascinavano pigre e rilassanti. Hermione si era integrata bene nel gruppo, come mai avrebbe pensato potesse accadere con i suoi nemici di infanzia. Era notte fonda, spinta dalla noia dell’ennesima notte di veglia era uscita di casa e invece di fermarsi in giardino come faceva di solito aveva deciso di fare una passeggiata e questa l’aveva portata sulla spiaggia ormai deserta; se ne stava seduta in riva al mare con i piedi immersi nell’acqua tiepida della notte, rimirando i riflessi della luna giocare con l’acqua, mentre si lasciava cullare dallo sciabordio pigro delle onde sul bagnasciuga e rifletteva sulla piega anomala che aveva preso la sua vita. Era fuggita da suo padre, colui che avrebbe dovuto proteggerla e adesso scopriva che questo, insieme a qualcun altro di certamente poco raccomandabile la stava cercando per chissà quale oscura ragione e ne aveva paura, paura di cosa potesse volere ancora da lei quel padre che di padre aveva solo il titolo per averla messa al mondo, paura di non riuscire più a liberarsi da quell’incubo di schiavitù nel quale quell’uomo, mesi prima, aveva cercato di precipitarla, incubo che ora tornava più presente e minaccioso che mai e questa cosa le aveva tolto il sonno. Temeva che la trovassero che la portassero via dalla sua nuova vita alla quale si era affezionata a dispetto della sensazione di inadeguatezza che l’aveva pervasa fino a che non aveva incontrato Antlia, Marcus e le vecchie serpi così diverse in quella loro nuova veste. Si era lasciata alle spalle, senza rimpianti, il futuro che aveva sempre sognato dai tempi della scuola per inseguire quel sogno che non era ancora riuscita a realizzare, ma che ancora sperava di raggiungere. Aveva lasciato i suoi migliori amici quelli che le erano sempre stati accanto, ed ora si ritrovava a sentirsi tranquilla e protetta in compagnia dei suoi aguzzini dei tempi della scuola e proprio quello che l’aveva torturata e derisa maggiormente era la persona più di tutte, per non dire la sola,  che adesso riusciva ad infonderle sicurezza e tranquillità. Spesso, nelle lunghe notti  insonni come quella, che trascorreva seduta in giardino per non essere notata se mai qualcuno si fosse svegliato, si ritrovava a riflettere sorridendo su quella strana situazione e soprattutto sullo strano comportamento che Malfoy sembrava riservare solo a lei e a sua sorella. Era un misto di affetto volutamente malcelato e senso di protezione. Sovente l’aveva sorpreso a osservarla con quello sguardo imperscrutabile, e si era domandata il perché. Sapeva che non era uno stupido, e probabilmente si era accorto che c’era qualcosa in lei che non andava, ma ugualmente non riusciva a comprendere cosa pensasse davvero. Indubbiamente era molto protettivo con tutti i suoi amici, e quando giungeva a questa conclusione un milione di nuove domande si affacciavano alla sua mente: davvero era arrivato al punto di considerarla un’amica? Le sembrava impossibile, e ancora più impossibile le sembrava la sottile malinconia che la coglieva nel definirsi tale. Era come un vestito stretto, e questo non era un bene. Come già era stata portata a pensare pochi giorni prima in quella camera d’albergo, aveva la netta sensazione di essere attratta da Draco Malfoy, e come già allora, si era detta che doveva bloccare questa cosa sul nascere, prima che la distruggesse. Stare stretta tra le sue braccia era stato quanto di più piacevole avesse provato da quando Fred l’aveva lasciata e questo la metteva in subbuglio. Non poteva e non voleva dimenticare il rosso che aveva così tanto amato e che tanto l’aveva ricambiata. Non poteva farlo, soprattutto a vantaggio di una storia che, ne era certa, non avrebbe potuto in alcun modo darle nulla se non altra sofferenza; non voleva lasciarsi andare, anche se si rendeva conto che la cosa diveniva ogni giorno più difficile.
Persa nelle sue riflessioni notturne non si era mai resa conto che, a qualcuno, la sua assenza prolungata e ripetuta non era passata inosservata.
 
Antlia per l’ennesima notte di seguito aprì gli occhi e si accorse che Hermione non era in camera con lei. Era decisamente preoccupata. Per tutto il tempo che erano stati a Parigi non le era mai capitato di notare che l’amica soffrisse d’insonnia, o almeno non l’aveva mai trovata a girovagare per casa nelle numerosi notti in cui era tornata tardi. Forse si sbagliava e Hermione restava sveglia  in camera, ma le sembrava strano, si ricordò anche di come erano crollate sul divano la notte in cui la riccia era stata licenziata. Si alzò, per cercarla e provare a parlare con lei, chissà, magari sfogarsi le sarebbe servito almeno un po’, anche se riteneva improbabile che quel qualcosa che le impediva di dormire tutte le notti si potesse risolvere con una semplice chiacchierata. Si affacciò alla finestra sicura di vederla sulla poltrona da giardino che sapeva occupava fino all’alba
quando silenziosa tornava in camera. Notò che non c’era, uscì allora dalla stanza diretta in salone o in cucina, ma dell’amica continuava a non esserci traccia, bussò alla porta del bagno e quando si accorse che era vuoto la preoccupazione cominciò a farsi strada in lei. Scese velocemente in giardino e lo perlustrò a fondo, quando si accorse che non era presente nemmeno nella piccola zona della piscina, più preoccupata che mai, senza vedere alternative si precipitò a svegliare suo fratello.
 
In quegli ultimi giorni Draco Malfoy era stato protagonista di un carteggio via gufo con Potter. Il ragazzo gli aveva scritto preoccupato per comunicargli che ad una festa aveva incontrato alcuni vecchi compagni di scuola e questi, non sapeva come, erano al corrente del fatto Hermione fosse in Francia. Si diceva certo che le persone che la stavano cercando, a quel punto, ci avrebbero messo poco a trarre le dovute conclusioni ed a cercarla a Parigi. Malfoy non ci aveva messo molto a capire come la notizia avesse potuto raggiungere l’Inghilterra dal momento che avevano avuto l’inaspettata fortuna di incontrare la Brown e l’aveva riferito al moro,  poi spinto dalla curiosità si era azzardato a chiedere informazioni sul ruolo del padre di Hermione in tutta quella storia, ma Potter, oltre una serie di imprecazioni nei suoi confronti per essersi fatti beccare dalla lingua più lunga d’Inghilterra gli aveva risposto che questa cosa gliel’avrebbe dovuta dire Hermione, perché troppo personale; si limitava a raccomandargli di tenere d’occhio la ragazza, non tanto nel luogo di villeggiatura in cui si trovavano, quanto una volta arrivati a Parigi, perché temeva che una volta tornati, qualcuno si sarebbe certamente fatto vivo. Il gufo di Draco non si era fatto attendere. Aveva risposto agli insulti di Harry come la loro vecchia inimicizia imponeva e poi lo aveva rassicurato sul fatto che non l’avrebbero persa d’occhio, ben deciso a coinvolgere anche Antlia e Pansy in quella cosa se fosse stato necessario, inoltre, senza voler sembrare troppo coinvolto, aveva accennato al fatto che la ragazza passasse quasi tutte le notti insonni. Con la risposta che ricevette, il bambino-sopravvissuto gli aggiunse preoccupazione a quella che già provava, spiegandogli che Hermione dopo la guerra, a causa della grave perdita che aveva subito, aveva perso il sonno per lungo tempo, ma ultimamente sembrava aver superato le cosa, ragion per cui gli ultimi avvenimenti dovevano averla turbata più di quanto credesse e per questa ragione era preferibile non metterla al corrente delle ultime novità, meglio che restasse all’oscuro e che Malfoy e gli altri cercassero di starle il più vicino possibile…. La grave perdita che aveva subito, quella frase rimbombava nella testa di Draco, e nell’ultima lettera in cui rassicurava Potter che l’avrebbero protetta ad ogni costo, provò a chiedere quale fosse questa perdita, ma non ricevette risposta… Dannato Sfregiato!
Inutile dire che in quel momento il suo nervosismo era alle stelle. Erano le quattro del mattino, camminava per le vie deserte del piccola cittadina, scrutando in ogni angolo nella speranza di trovarla,  e della mezzosangue non c’era traccia, si rendeva conto del fatto che chiunque la stesse cercando non poteva certo immaginare che lei fosse lì, ma ciò non toglieva che fosse preoccupato. Sapeva poco della vita della ragazza dalla fine della guerra, anche perché lei non ne parlava mai, come tutti loro del resto, ma una cosa l’aveva capita, Hermione Granger le cicatrici le aveva dentro, ed erano più profonde di quanto potesse sembrare. La sera stessa del loro arrivo era riuscito a parlare con Blaise e Theo di quella situazione, e dalla loro conversazione era emerso che anche loro si erano accorti del cambiamento di Hermione. Avevano però messo l’accento su una cosa della quale lui era all’oscuro, l’ultimo anno di scuola la ragazza era stata niente più che un’ombra la si vedeva solo a lezione e qualche volta ai pasti, e già allora sembrava aver perso gran parte di quella combattività che l’aveva caratterizzata negli anni precedenti.
Alla luce delle parole di Potter nell’ultima lettera qualche pezzo del puzzle era andato al suo posto: Hermione soffriva di una perdita e si era rinchiusa in se stessa. Ma quale perdita, cos’altro le era accaduto nel frattempo e che ruolo poteva avere quel padre, dal quale stava fuggendo? Le domande che si poneva da giorni sembravano non avere mai fine, e se per puro caso scopriva qualcosa, questo qualcosa le faceva moltiplicare in maniera esponenziale. Era irritato: irritato perché Potter non aveva risposto alle sue domande, irritato perché Hermione, a suo parere, ancora non si fidava di loro, irritato perché era sparita, irritato perché se le fosse accaduto qualcosa non se lo sarebbe perdonato, irritato perché si rendeva conto che ormai ce l’aveva nel sangue. Non era più questione di darsi una possibilità, di farsi perdonare, di farle capire che non era più lo sciocco ragazzino che era stato, di farsi conoscere e magari apprezzare, adesso la questione era farsi ricambiare, perché anche se lo infastidiva, o meglio lo turbava ammetterlo, provava qualcosa per quella dannata ragazza che era più complicata di un rompicapo. Si ritrovò al limitare del paese, nella zona dove iniziava la lunga spiaggia e si fermò a respirare il profumo del mare, nel tentativo di calmare quel nervoso che lo aveva colto, poi iniziò a camminare sulla sabbia fine, lasciandosi le case alle spalle.
 
Camminava da qualche minuto, quando la vide passeggiare distrattamente nella sua direzione, il capo chino a fissare i suoi piedi che ad ogni passo giocavano con le onde del mare che li lambivano. Accelerò il passo e le si piazzò davanti, le braccia conserte, un’espressione imperscrutabile in viso, argento incandescente che ribolliva di rabbia negli occhi; il sollievo per averla trovata offuscato dal nervoso per la preoccupazione che gli aveva fatto provare fino a poco prima.
Persa nei suoi pensieri Hermione non si accorse di lui fino a che non gli andò letteralmente addosso. Spaventata scattò all’indietro perdendo l’equilibrio, un urlo strozzato le fuoriuscì dalla gola, ma due mani forti la strinsero per le spalle sorreggendola.
- Malfoy… mi hai spaventata -
disse la ragazza non appena riconobbe la figura che la stava sorreggendo. A sentirla parlare di spavento la tensione che il ragazzo aveva trattenuto fino ad allora esplose violenta. La lasciò andare e sbottò
- Tu? Tu mi dici che ti sei spaventata? COSA CAZZO HAI NEL CERVELLO,?–
Hermione rimase interdetta di fronte alla violenza con la quale le aveva risposto
- Non avevo sonno e sono uscita a fare due passi! Non mi sembra il caso di scaldarsi tanto Malfoy -
E sputò il suo nome con acredine in risposta alla violenza con la quale le si era rivolto.
E da una stupida banale scintilla dilagò l’incendio

- E ESCI A FARE DUE PASSI ALLE QUATTRO DEL MATTINO? A QUEST’ORA LA GENTE DORME! –
Urlò adirato, bisognoso di sfogare in qualche modo la tensione che, solo in quel momento se ne rendeva conto, fino a poco prima gli aveva quasi impedito di respirare. Ricevette urla in risposta, urla come difesa per un attacco che Hermione non comprendeva, ma orgogliosamente sosteneva.

- E ALLORA TORNATENE A DORMIRE E LASCIAMI IN PACE! –
- NON TI LASCIO QUI DA SOLA A QUEST’ORA, TI SEI BRUCIATA GLI ULTIMI NEURONI DI QUELLO STUPIDO CERVELLO DA BABBANA CHE TI RITROVI? -
Draco era esasperato, non si rendeva conto di quanto lo avesse fatto preoccupare?
-  NON TI PERMETTERE DI PARLARMI CON QUESTO TONO, CHI CAZZO CREDI DI ESSERE? –
- NESSUNO GRANGER, SOLO UN IMBECILLE CHE NEL MEZZO DELLA NOTTE E’ STATO BUTTATO GIÙ’ DAL LETTO DA SUA SORELLA PREOCCUPATA PERCHÉ’ NON TI TROVAVA! -
- BENE, ALLORA VA DA LEI, DILLE CHE MI HAI TROVATA E LEVATI DAI PIEDI! -
- TU VIENI CON ME! –
Le rispose autoritario, afferrandola per un polso ed incominciando a strattonarla verso casa
- NON PRENDO ORDINI DA NESSUNO, TANTO MENO DA TE! –
Lei opponeva resistenza cercando di divincolarsi da quella presa ferrea, improvvisamente il ragazzo si fermò, al colmo dell’ira si lasciò sfuggire parole che mai avrebbe creduto avrebbero potuto di nuovo attraversare la sua bocca
- SI PUÒ’ SAPERE CHE CAZZO TI PRENDE, STUPIDA MEZZOSANGUE? –
Hermione sgranò gli occhi , colpita, basita, delusa, credeva fosse finito il tempo in cui le rivolgeva con tanto disprezzo quell’appellativo che ultimamente le era parso diventare nulla più di un soprannome, che egli usava con parsimonia e sempre velato di dolcezza.
Stupida Mezzosangue, due parole che per anni l’avevano tormentata e ferita, parole che credeva ormai parte di un tempo sepolto, anche da lui, da quell’uomo che credeva cambiato… e per il quale….
No, non poteva essere vero, non potevano essere da capo agli insulti, non poteva essere stato falso il modo in cui l’aveva trattata, guardata, in cui le aveva parlato in quei giorni, non voleva crederci. Si sentì tradita, avvertì gli occhi riempirsi di lacrime ma le ricacciò indietro tramutando il dolore in rabbia.
- CHE CAZZO PRENDE A ME? CHE CAZZO PRENDE A TE PIUTTOSTO! PER SEI ANNI MI INSULTI, POI QUANDO CI RINCONTRIAMO PRIMA MI INSULTI ANCORA, POI MI TRATTI COME SE …..–  

Ma non riuscì a proseguire, conscia che si stava esponendo troppo, conscia delle lacrime che ormai stavano per averla vinta sul suo orgoglio
- Come se… cosa? –
Chiese lui, a voce più bassa, rendendosi conto di aver esagerato, di aver in un attimo distrutto tutto quello per cui  aveva lavorato nelle ultime settimane, pentito, ma ancora troppo adirato per cedere, per scusarsi.
Hermione non rispose, con uno strattone si liberò dalla presa sul suo polso e lo superò senza degnarlo di uno sguardo, camminando velocemente verso casa, troppo ferita, troppo delusa e, suo malgrado, troppo debole per poterlo affrontare.
La seguì a passo svelto voleva sapere quali parole aveva interrotto, che cosa non voleva dirgli,  voleva sapere se magari non tutto sarebbe stato perduto
- FERMATI GRANGER, CAZZO FERMATI ! –
Ma lei non rispondeva continuando a camminare, finché esasperato non l’afferrò per un polso facendola voltare
 - Come se… Cosa? –
Le chiese di nuovo, lei non rispose, tenendo lo sguardo rivolto verso il basso;
- COME SE… COSA? –
Le urlò in faccia  per l’ennesima volta quella domanda nella cui risposta riponeva ogni sua speranza; poi furioso, spaventato all’idea di perderla per la sua stupidità le sollevò il viso a forza.
- CAZZO GRANGER, GUARDAMI E RISPONDI… COME SE… COSA? –
Vedendosi scoperta, il viso rigato di lacrime Hermione lasciò libero sfogo al resto di quella rabbia ce la stava divorando e con essa a quelle parole, alla fine di quella frase che l’orgoglio aveva frenato
- COME SE TI IMPORTASSE QUALCOSA! – Fece una piccola pausa rendendosi conto di quanto appena detto, poi si riprese e proseguì come un fiume in piena, desiderosa di offenderlo, di ferirlo tanto quanto lui l’aveva ferita  - COME SE TU NON FOSSI PIÙ’ LO SCHIFOSO PUROSANGUE RAZZISTA CHE SEI SEMPRE STATO,  MA E’ EVIDENTE CHE MI SB… -
Non le diede modo di finire che si avventò sulle sue labbra in un bacio violento, profondo, agognato da giorni, in cui riversò il sollievo che gli aveva dato quella prima risposta, la paura di perderla a causa del prosequio della medesima, il desiderio di averla e le mille emozioni che da giorni turbinavano in lui.
Un braccio a circondarle la vita, a schiacciarsela addosso,mentre l’altro le poggiava sulla schiena, la mano a stringerle la nuca perché non si staccasse, non lo abbandonasse.

La bocca premeva forte su quella di lei costringendola a schiuderla, la lingua le si intrufolò prepotente tra le labbra morbide e sfiorò delicatamente il palato per poi lambire la sua in una carezza sensuale ed esigente. Sentendola inerte tra le sue braccia si scostò un poco accarezzandole la bocca con la bocca, risalendo con piccoli baci lungo la mascella finché il suo respiro spezzato non le accarezzò il lobo dell’orecchio
- Mi dispiace, non penso quello che ho detto. –
Le sussurrò in tono che sembrava di sollievo ed al contempo disperato, poi ridiscese sulla sua bocca riprendendo a baciarla con lo stesso impeto di prima, come se non potesse farne a meno, le morse il labbro inferiore, tirandolo leggermente e poi succhiandolo ebbro del suo sapore, ebbro di lei .
Una scarica di eccitazione pervase il corpo di Hermione, a quelle parole, a quel contatto delicato e profondo, si strinse a lui, permettendogli di assaggiare le sue labbra, di morderle, di succhiarle, consentendo alla sua lingua di accarezzarla di eccitarla e rispose a quel bacio senza rendersene conto, mettendoci il desiderio che lui le aveva risvegliato dentro, desiderio che da giorni  non la abbandonava, nonostante avesse cercato in qualunque modo di reprimerlo. Chiuse gli occhi lasciandosi andare alla marea di sensazioni che la stavano travolgendo ed un ricordo fece capolino nella confusione che albergava nel suo cervello.
Il viso di Fred.
Bastò questo a farla rinsavire.
- NO! –
Quasi urlò nella notte, e si scostò bruscamente prima di perdere definitivamente la testa.
Stupito da quel rifiuto inaspettato Draco le si avvicinò cauto, senza ben sapere che cosa aspettarsi 
- Hermione io… te l’ho detto non lo penso davvero. –
- Lo so, l’ho capito. Non è quello… è che non posso. –  
Alzò lo sguardo a fissarla, negli occhi una muta domanda: Perché?
- Mi dispiace Draco, ma non posso. Perdonami. –
Non le rispose e la delusione e la tristezza che lei lesse in quegli occhi di solito così imperscrutabili la fece singhiozzare, era come se attraverso il suo sguardo quelle emozioni si radicassero in lei schiantandola. Gli diede le spalle e fuggì via lasciandolo solo sulla spiaggia ad aggiungere domande, alle domande alle quali nessuno sembrava voler rispondere. Si passò nervosamente una mano nei capelli, mentre si incamminava verso casa, in testa un’unica imprecazione: Maledetto Potter!





****************************************** 






Sono tornata, so che mi state odiando, e mi dispiace molto per questo imperdonabile ritardo. Non ho giustificazioni, a parte le solite trite e ritrite. Spero che almeno la lunghezza ed il contenuto del capitolo possano indurvi al perdono.

Sinceramente non so come collocare questo capitolo e tutte le cose che accadono, forse mi sono fatta un po’ prendere la mano. Probabilmente sono stata un po’ ripetitiva nelle due “scene madri” (che in realtà non mi dispiacciono), ma non so che farci, questo è il massimo che il mio povero cervello atrofizzato dal caldo è riuscito a produrre.
In questo momento gioisco perché finalmente questo quadrilatero del terrore sulle vacanze è finita e dal prossimo capitolo ritorneremo in teatro, luogo in cui mi sento più a mio agio. Non prometto nulla in merito ai prossimi aggiornamenti, perché ammetto che ultimamente sono un po’ monella e pigra, e non ci posso fare nulla.
Vorrei ringraziare tutte le persone che leggono e che hanno messo la mia storia tra i preferiti, seguiti, ricordati, ma soprattutto voglio ringraziare anticipatamente tutte coloro che nonostante i miei imperdonabili ritardi continueranno a leggere e se ne hanno voglia a recensire (inutile negare che vedere le vostre recensioni mi riempie di gioia!)…
Grazie per l’immeritata fiducia che ancora mi concedete.
Ora come sempre giù il sipario… su il sipario e ringraziamenti a
 
nicky_iron: Ciao, cara, spero che sarai ancora qui, nonostante questo capitolo sia arrivato con un ritardo vergognoso! So che leggi velocemente Blaise ed Antlia, spero perciò che non me ne vorrai, dal momento che questo capitolo tratta molto di loro, senza però mettere da parte la coppia clou della fic. Spero che quando avrai un po’ di tempo vorrai dare un po’ di spazio anche a questi due personaggi che io amo molto. Un abbraccio grande. d.
 
hunterd: Cara Laura, meno male che almeno tu non mi sgriderai per il ritardo… anima affine anche nella tempistica. Credo che nonostante stesse dormendo tuo marito avrà apprezzato l’effetto che ti fa questo amante virtuale… sarà per questo che ti sprona a scriverne? Ehehehe vecchie volpi questi uomini! Mamma mia vent’anni che state insieme, mi sembra incredibile! Io sono una che ha fatto tutto in pochi mesi, così io e il mio compagno stiamo insieme da nemmeno sei anni ed abbiamo una bimba di quattro anni e mezzo… che se ti fai due conti ti rendi conto della follia… eppure, pare, ci sia andata bene, anche se come te io pure ho bisogno dell’amante virtuale! Eheheheh e davvero chi meglio del vecchio Draco o del caro Blaise!
Per quanto riguarda l’ammmmore tra i due, è evidente che entrambi provano qualcosa, ma come sempre Hermione è un osso duro (mamma mia si sveglierà mai?)… Meno male che Draco è tenace e incazzoso, altrimenti potrei benissimo far calare subito il sipario. Come hai potuto vedere Blaise e Antlia hanno avuto il loro momento, ero indecisa se farli andare avanti a soffrire ancora un po’ (all’inizio avevo pensato davvero di far partire Blaise, volevo mandarlo da Daphne e Neville, che mi sembravano una splendida coppia improbabile, ma poi ci sarebbe stata troppa carne al fuoco) e ho deciso che insomma, la povera Antlia avesse diritto ad un po’ di gioia, almeno finché non dovrà tornare a casa a fasi torturare da quel cinico bastardo di Marcus!
Ti confesso che leggere le parole che hai rivolto al mio Blaise mi ha fatto ballare la conga sul pc… non so perché, ma è un personaggio che mi piace da morire e che rovo terribilmente affascinante, quasi al pari di Draco. Certo facendo quello che io faccio la storia risulta un po’ più dispersiva, ma mi piaceva l’idea. Inutile dire che l’arguzia e il fascino del tuo Blaise sono una roba da sturbo, e spero che un giorno gli regalerai un bel palco tutto per lui. Il paragone Theo/Pansy – Sandra/Raimondo mi è piaciuto un sacco, non ci avevo mai pensato, ma forse un po’ mi hanno influenzata davvero, e se così non fosse non importa, mi piace pensare che possa essere così… perché sono stati due personaggi che insieme hanno davvero fatto la storia dell’intrattenimento, quello D.O.C., senza veline, ma con professionisti seri! (scusa la nota polemica, ma è più forte di me!) Come vedi a recensione fiume corrisponde risposta fiume! Eheheh. Ora ti saluto anche io altrimenti non riuscirò a rispondere anche alle altre e domani mattina voglio assolutamente postare, direi che mi sono fatta attendere anche troppo e poi sono curiosissima di sapere cosa ne pensi tu e le altre persone che ancora mi leggono! (Sempre che ci siano ancora). Un abbraccione e spero di sentirti presto… magari quando sarai meno impegnata e ci regalerai un nuovo capitolo della tua bellissima fic. d.
 
barbarak: Dolce Baby, tesoro, come stai? (scusa, ma nella mia testolina, mi sono fatta l’idea che tu sia una persona estremamente dolce). Spero non mi odierai troppo per l’attesa. E che, delusa, tu non mi abbia abbandonata. Ti confesso che la tua recensione mi ha emozionata in maniera incredibile, sapere che avevi letto il capitolo più di una volta mi ha donato una tale gioia e euforia che ti posso giurare che ho fatto la stessa cosa con la tua recensione, perché ogni volta che l’ho riletta mi sono emozionata come un scolaretta! GRAZIE.
Non ci si scusa per una recensione kilometrica, perché non hai idea di quanto rechino gioia a chi scrive e quanto servano da sprone a cercare di andare avanti quando il foglio bianco resta muto lasciandoti priva di ispirazione, e ti confesso che la tua meravigliosa recensione (e le tue mail) sono state un grande sprone ad andare avanti seppur con difficoltà e postando in ritardo. Non so se potrò regalarti una scena in cui Draco suona per Hermione, ma sappi che sei una bella investigatrice arguta, che non spoilero altro e che però un capitolo solo per te ci sarà, ho deciso quale circa dalla tua terza recensione, però dovrai aspettare ancora un po’…. Pensi di farcela?
Che mi dici questa volta di Blaise e Antlia? Contenta? Spero proprio di si, devo dire che seppur con qualche difficoltà la scena tra loro due mi piace, spero che non sembri troppo affrettata, ma non mi sembrava ci potesse essere altro modo tra loro, a meno di non prolungare questa lite ad oltranza, ma non mi sembrava il caso.
Ancora grazie, grazie, grazie… un abbraccio enormissimo d.
 
PaytonSawyer: Francy, Tresor… ce l’ho fatta a tornare e tu sei sparita… questa volta ci siamo date il cambio, però tu sei comunque più brava! Eccoti qui Blaise e Antlia al peggio ed al meglio di loro, spero che ti piacciano. Non so come mi è venuta la storia della balia, ma mi sembrava una nota delicata, in un passato grigio, insomma mi dispiaceva l’idea di una Pansy che affronta il proprio passato e i propri errori in completa solitudine, era una visione troppo dolorosa, e poi mi piace il profumo delle frittelle di mele, mi fa pensare a notti invernali, a profumi del passato, un qualcosa di piacevolmente e dolorosamente nostalgico.
Come avrai visto da questo capitolo la nuvola di Fantozzi rappresentata da Lavanda ha cominciato a fare i suoi danni…. Ecco da dove mi è uscita… avevo bisogno di un’adorabile pettegola, da non demonizzare, ma che facesse la giusta dose di danni! I confesso che il passaggio finale in cui Draco parla con Hermione della luce negli occhi, aveva emozionato anche me quando l’ho pensato ed in parte anche quando l’ho scritto, anche se ci sono elle piccole cose che non mi hanno completamente convinta. Marcus vorrebbe sapere se hai impegni per domani sera, mentre Blaise e Draco, volevano risponderti, ma sono momentaneamente al San Mungo, con le braccine spezzate, perché Hermione e Antlia li hanno sorpresi mentre cercavano di contattarti.. Sorry, sarà per la prossima volta.
Sinceramente mi piace un sacco l’idea di te e il tuo fidanzato così simili a Pansy e Theo che come ti ho già detto a volte mi sono ispirati dal rapporto tra me ed il mio compagno… come sempre simili noi due eh???
Ora ti abbraccio fortissimissimo come sempre e spero di poterti leggere presto, prima da te e poi da me! d.
 
SenzaFiato: Toc Toc… Anna? Sei tu? O mamma mia, ci ho messo un po’ a capire che cos’era successo… e ad essere sincera l’idea di cambiare nick sorride anche a me.. mi piacerebbe usare il nick che ho in un altro sito… mah, ci penserò!
Come ho già detto a Barbara, sapere che hai letto il capitolo più di una volta e che l’hai voluto fare con attenzione, sapere di essere riuscita a trasmettere delle emozioni, non sai quanto mi faccia felice… e quanto mi abbiano fatta felice le parole con le quali me lo hai fatto sapere. Come vedi alla fine le litigate tra Blaise e Antlia hanno dato i loro frutti, grazie un po’ anche a Draco, che però non è riuscito a restare neutrale più di tanto… possessivo e gelosone! Eheheh
Nonostante la corazza che indossa Draco me lo vedo come un uomo dalle forti passioni e dai sentimenti travolgenti, ai quali cerca di resistere magari, ma una volta che capisce che non può combatterli allora li lascia liberi di fluire e li gode a fondo (soprattutto questo Draco adulto e “libero”), resta comunque una serpe e come tale calcolatore e disposto a tutto pur di arrivare al suo scopo, anche se Hermione nella sua complessa semplicità a volte lo destabilizza. Mi piace immaginarlo in questa alternanza tra burbera dolcezza (ma mai e dico MAI melenso, perché è un personaggio che deve conservare sempre un certo orgoglio ed un certo distacco, altrimenti credo si possa quasi trasformare in una sciocca parodia di un Romeo un po’ psicotico) e divertente cinismo (scoppi d’ira a parte).
Mi fa piacere che apprezzi la coppia Theo Pansy, perché io tengo molto a loro,e  così come Marcus, sono due elementi che a seconda delle volte servono a spezzare o sottolineare il ritmo che è proprio degli equilibri tra i personaggi. (Oddio ma come parlo stasera? Eppure non ho fumato roba strana!!! Forse il condiriso dell’insalata di riso che ho mangiato a cena era scaduto!!)
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e che tu possa perdonare il mio ritardo. Un abbraccione grandissimo anche a te.. a presto spero! d.  

nihalmalfoy:  Buona Sera cara… come vedi sono tornata, e confido che come mi hai scritto la scorsa volta tu sia ancora dell’idea di non abbandonarmi!

Spero che la piega che ha preso la storia tra Blaise e Antlia ti faccia piacere, non ti eri scostata molto dalla realtà come vedi… Draco non se n’è uscito con un “alla buon ora” diretto, ma insomma, direi che è stato abbastanza chiaro con il moro sul suo punto di vista anche se poi alla fine si è rimangiato in parte quello che aveva detto facendogli fare un bagno fuori programma! Spero solo che quello che accade tra Draco e Hermione non ti abbia delusa troppo, ma se non avessi fatto così, parte della storia si sarebbe già conclusa e probabilmente le mie idee si sarebbero sotterrate definitivamente. Direi che la tua fantasia più che correre e navigare troppo, ci azzecca di brutto…. ALLORA LA VUOI SMETTERE DI SPOILERARE PER TENTATIVI??? EHEHEHEHEH
Scherzo naturalmente… anzi, non smettere, perché mi piace leggere e confrontarmi con te.
Un abbraccio grandissimo e a presto. d.
 
Giselle: Cara Giselle, grazie per le belle parole e per la costanza nel recuperare tutti quei brani dai capitoli di questa storia… mi ha fatto molto piacere. Mi è piaciuta molto l’analisi che fai del personaggio di Hermione e mi fa piacere che ti piaccia il modo in cui l’ho reinventata. Devo dire che hai colto nel segno sulla chiusura che lei ha in questo momento verso ciò che la circonda, ha provato troppo dolore per potersi lasciare andare senza remore, e mi piace tantissimo il fatto che tu abbia colto perfettamente il “ruolo” (anche se indiretto) che ha la convivenza con Antlia e Marcus (Bisogna dire che quello che “tira”… che in un certo qual modo scrolla le situazioni è Marcus).
Hai colto perfettamente quello che volevo far trasparire di Draco e ti confesso che il capitolo in cui racconto la sua storia, mi aveva dato una forte emozione quando l’ho scritto, e mi fa piacere vedere che questa emozione è arrivata a chi l’ha letto, e mi ha colpito e (scusa se mi ripeto) emozionato molto anche l’analisi che ne hai fatto.
Grazie davvero per i complimenti e per la bellissima analisi che hai fatto di tutta la storia. Spero che nonostante il mio ritardo nel postare, vorrai ancora seguirmi e regalarmi il tuo parere. Un abbraccio d.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** RACCOMANDAZIONI ***


A MissChanel ed alla sua allegra insistenza
questo capitolo è per te. Grazie.
RACCOMANDAZIONI

BASTA! -
La bacchetta – la SUA BACCHETTA!- volò dalle mani di Draco e con una parabola si infranse ai piedi di Denise che rivolse al maestro uno sguardo oltraggiato prima di tentare di giustificarsi.
- Non è colpa mia, è il primo violino che miagola e mi manda fuori!! -
L'anziano uomo, seduto in prima fila alla sinistra del podio spalancò gli occhi basito ed arrossì di rabbia, non fece nemmeno in tempo ad aprire bocca per difendersi che la voce del giovane direttore invase la sala, il foyer, il teatro e probabilmente mezza Parigi.
- Il primo violino miagola?? MIAGOLAAA?? Il primo violino all'età di 19 anni era già stato scelto da Karajan per fare parte della sua orchestra quando dirigeva all'Operà di Vienna. E tu osi dire che miagola, perché sei così incapace da non riuscire a salire di un semitono ed arrivare ad un mi bemolle pulito?! -
Fece una pausa durante la quale valutò seriamente l'idea di lanciarle un' avada in mezzo agli occhi, poi con voce gelida riprese
- Quindici minuti di pausa. E tu cerca di usare questo tempo per imparare a cantare! -
Denise pestò un piede alle parole dell'uomo, ma non ebbe il tempo di rispondere perché questi le aveva già dato le spalle ed aveva lasciato la sala biascicando improperi a tutt'andare.
TOC…
TOC…
TOC…
Il rumore ritmico della testa di Blaise che sbatteva contro il tavolo della regia riempiva il silenzio denso che era calato in sala.
Gli orchestrali si alzarono per sgranchirsi un po' ed Antlia raggiunse il ragazzo che sedeva al tavolo posto al centro della platea
- Ehi, tutto ok? -
L'uomo sollevò il capo rivolgendole uno sguardo vacuo, poi lo fece ricadere di nuovo ripetutamente sul piano in legno
TOC
TOC
TOC
- È terribile! - Biascicò - Aveva ragione tuo fratello, è solo una mediocre figlia di papà che vuole giocare alla prima donna. Ci sta facendo impazzire. -
- Lo so, sta dando grattacapi a tutti. -
- Se continua così uno di questi giorni Draco la affattura, e se non lo fa lui lo farò io; ieri è di nuovo uscita in prima*, quando le avevo detto di confondersi ai coristi per uscire. Non capisce un cazzo! E ce la dobbiamo anche tenere perché il paparino ha già versato una bella sommetta di sponsorizzazione. -
- Chissà, magari lo ha fatto per tenerci in pugno e non farsela cacciare già alla prima prova. -
- Probabile, in ogni caso mi spaventa questa situazione. Se la critica ci dovesse stroncare la prima a causa sua ho paura che, nonostante il nostro sponsor, presto ci toccherà chiudere bottega. -
- Non ci resta che sperare che vada tutto bene. -
La ragazza sorrideva, mentre cercava di dare un po' di speranza al suo compagno, ma dentro di lei provava una forte angoscia, consapevole che se le critiche fossero state negative riprendersi sarebbe stata molto dura. Con il loro costante lavoro erano riusciti a diventare il teatro più rinomato di Parigi dopo l'Opera, ma una stagione disastrosa la si paga sempre a care cifre, ed essendo Denise – da contratto stilato dal paparino e i suoi squali - la prima donna per quasi tutte le produzioni il disastro non si sarebbe limitato ad un solo titolo, ma all'intera stagione. Antlia sospirò, mentre il ragazzo riprendeva a parlare
- Giuro che se ci fosse una sostituta la affatturerei.
- Cosa vuol dire "se ci fosse"?
Antlia aveva alzato la voce, stranita dalla novità.
- Non lo sai? Miss primadonna non vuole assolutamente una sostituta e si rifiuta di lasciare il palco ad un'altra per i turni di rappresentazione minori. Perché dice che per invidia e per poterla sostituire anche nelle prime l'altra potrebbe farle qualche tiro mancino. Draco ha cercato di opporsi, ma suo padre lo ha fatto mettere per iscritto nel contratto di sponsorizzazione. Non è nemmeno servito dirle che se canta sempre e solo lei in tutte le repliche più le prove dei nuovi allestimenti rischia di rovinarsi la voce... te la immagini peggio di così? Merlino saremmo ancor più rovinati!
- Oddio! E se mai le capitasse qualcosa a dieci minuti dal sipario che facciamo?
- Come dicono i babbani, "ci attacchiamo" o usiamo la magia, sempre che esista un incantesimo del genere, forse dovrei cominciare a cercarlo! Insomma dove la troviamo in 10 minuti una che sappia non solo le arie principali ma tutti i recitativi e conosca la regia . All'inizio avevamo pensato di provare a preparare qualcuna di nascosto, ma mettere dei turni extra agli orchestrali darebbe nell'occhio oltre che essere oltremodo costoso e salterebbe il contratto con il Dio Sponsor! Non c'è che dire, amore mio, siamo nella merda.
- Dillo ancora. -
Blaise la guardò stranito
- Siamo nella merda!? -
La ragazza sbuffò
- No, non quello! -
La guardò negli occhi e sorrise avvicinandosi al suo viso
- Amore mio. - sussurrò prendendole la mano e stringendola - ho voglia di baciarti - aggiunse.
- Anche io, ma lo sai che è meglio evitare pettegolezzi; ci manca solo che tra un mese, quando prenderò il posto di Klaus, dicano che sono diventata primo violino perché me la faccio con te.
- Pensa se sapessero che sei la sorella "del Maestro Draifous"!
Antlia rise
- Mi stupisce come a parte Klaus e Marcus, nessuno se ne sia reso conto. Siamo gemelli, cavolo!
- Misteri della mente babbana!
Antlia gli diede uno scappellotto dietro le orecchie
- Attento a come parli, io sono una magonò, non ho nulla di diverso dai babbani.
- A parte essere figlia di maghi.
Tacque improvvisamente. Fingeva di non farci caso, ma quella differenza che la separava da quel mondo dal quale proveniva, ma al quale non poteva appartenere la feriva. Sapeva che non l'aveva detto con cattiveria, ma faceva male ugualmente. Deglutì le lacrime che le erano salite agli occhi sentendosi sciocca e parlò con voce malferma, rivolgendogli un sorriso di circostanza.
- Vado a... fumarmi una.... - pausa, respiro - sigaretta. Se... Draco ritorna chiamami, per favore.... - altra pausa, altro respiro - a dopo.
Si voltò velocemente pronta a fuggire ma la stretta della mano di lui sul suo polso glielo impedì. Sentì che si alzava e poi la sua voce dura
- Seguimi!
Non aspettò che rispondesse e, incurante che qualcuno li potesse vedere, si avviò a passo deciso verso il foyer sempre tenendole stretto il polso. Salì le scale che portavano alla sala riunioni e giunto davanti a questa aprì deciso la porta. La stanza era deserta. La strattonò dentro e veloce chiuse la porta spingendola poi contro questa e facendo aderire i loro corpi; lei sollevò il viso verso l'alto cercando di nascondere il suo sguardo e le lacrime che minacciavano di scendere da un momento all'altro.
- Guardami.
La sua voce aveva perso la durezza precedente ed ora era un sussurro carezzevole contro il suo orecchio. Finse di non sentirlo e continuò a fissare il soffitto, il respiro sempre più affannoso di chi sta cercando di non piangere.
- Guardami. - ripeté dolcemente.
Antlia non si mosse. Delicatamente il giovane le appoggiò le mani a coppa sul viso, le carezzò le guance e poi le palpebre inferiori che sentì umide.
- Antlia, guardami, ti prego. - con una leggera pressione le fece abbassare il volto, poggiò la fronte contro quella di lei e fissò lo sguardo dentro al suo.
- Ti amo. Ti amo per quello che sei. Per quello che fai. Il resto non ha importanza. La magia non ha importanza. Ti amo perché sei tu, non perché sei la sorella di Draco o una Malfoy. Ti amerei anche se tuo padre fosse un troll, e forse lo è. – Nonostante tutto non riuscì a reprimere un piccolo sorriso a sentir definire tale il suo elegante e spocchioso padre biologico - Ti amo perché ti conosco da tutta la vita e so che se ti avessi incontrata solo ieri mi sarei innamorato di te all'istante, perché tu mi completi.
Non rispose ed affondò il viso contro il suo collo permettendo alle lacrime di uscire. L'aveva capita, aveva compreso il suo dolore, il suo senso di inadeguatezza, la conosceva, era davvero parte di lei.
- Mi dispiace, non volevo... È solo che...
- Shhh, lo so. Ma non devi dimenticare che sei piena di magia, ogni volta che sfiori il tuo violino chi ti ascolta si immobilizza, rapito da ciò che tu riesci a fare. Ed ogni volta che mi guardi e mi sorridi io so di non essere mai stato più felice di quanto lo sia con te, e il mondo si colora di te. Tuo fratello è diventato un altro uomo con te, e questa più che magia è un miracolo - la sentì sorridere nuovamente contro il suo collo e continuò - Riesci ad illuminare la vita di coloro che ti circondano e nemmeno te ne rendi conto. È questa la tua magia, una magia potente, la magia che nasce dalla forza di quello che sei.
Le sollevò il viso e delicatamente le sfiorò le labbra in un bacio delicato e dolce.
- E ti assicuro che senza di te non saprei più vivere nemmeno un minuto. - le sussurrò delicatamente sulle labbra per poi stringerla a sé cullandola dolcemente.


Aveva lasciato la buca d'orchestra furibondo dopo aver scagliato la bacchetta contro quella cretina. Camminando con il passo di un rinoceronte alla carica, si diresse verso l'ufficio di Theo, deciso a dirgliene quattro vista la situazione in cui si trovavano a causa delle sue scelte.
Un mi bemolle…. uno strafottutissimo mi bemolle! Quella stupida babbana non era in grado di salire di un semitono e osava anche incolpare qualcun altro, dopo che a causa sua aveva dovuto interrompere la prova almeno tre volte. Non pretendeva la Callas, ma almeno una che riconoscesse un tono da un cazzo di semitono! E invece quella cretina era peggio di un’oca spennata! Non gli piaceva la sua voce, non gli piaceva il suo modo di fare e non gli piaceva che fosse lì solo perché papino pagava! Era disgustato. Oltretutto non poteva nemmeno preparare la sostituta per farla cantare al suo posto una volta che lui l’avesse confusa e impastoiata in qualche sgabuzzino… magari quello delle scope! Theo questa gliel’avrebbe pagata! Non sapeva ancora come ma di sicuro gliel’avrebbe fatta pagare! Salata! Salatissima!! E con gli interessi!!! Si fermò per accendersi una sigaretta e alzando gli occhi si accorse di essere arrivato ma qualcosa lo bloccò, una discussione piuttosto accesa era in corso all'interno dell’ufficio, udiva la voce di Pansy, alta e stridula come non la sentiva da quando faceva la cretina ad Hogwarts. Stavano litigando. Una cosa davvero rara tra i due che erano per loro il simbolo della coppia perfetta. Neanche a dirlo, dopo due minuti che origliava capì che la causa di tanto scompiglio era nuovamente la cara Denise. Data la comunione d'intenti spalancò la porta senza bussare deciso a dare manforte alla ragazza, ma quello che vide quando entrò lo gelò sul posto. Hermione, il viso accartocciato in una smorfia, se ne stava sdraiata sul divanetto dell'ufficio, gli occhi chiusi, una borsa del ghiaccio sulla testa ed un braccio sul quale spiccava una vistosa fasciatura.
- Cosa cazzo è successo? -
- Nulla, solo un piccolo incidente. - rispose la ragazza, aprendo leggermente gli occhi e cercando di mascherare il dolore.
- Un piccolo incidente un cazzo, Herm, io quella puttana raccomandata la mando in scena nuda, le faccio fare una figura talmente magra che non oserà più uscire di casa e se solo ci prova la aspetto fuori dalla porta e la crucio a morte. -
Draco si girò verso Pansy che vomitava improperi come una forsennata. Non era da lei essere così preda della rabbia, normalmente studiava il nemico e poi agiva da buona serpe qual'era sempre stata.
- Insomma, mi fate capire cosa è successo, si o no?
- Te l'ho già detto Malfoy, niente; Pansy esagera.
- Taci Granger, non voglio spiegazioni da te, il tuo buonismo ti rende poco attendibile. Pansy, Theo.... Allora?!
- Un piccolo incidente.
- Piccolo incidente un corno Theo. Quella cretina di Denise stava provando il costume quando si è accorta di essere in ritardo e che tu e Blaise avevate già iniziato la prova, stava per uscire di corsa con l’abito addosso, Hermione ha cercato di fermarla e lei invece di scusarsi l'ha spinta malamente contro uno degli scaffali; tutto quello che era appoggiato sulle mensole tra cui una serie di scatole piuttosto pesanti, le forbici e la teiera è caduto, è riuscita ad evitare l'acqua bollente, ma non le forbici che le hanno affettato un braccio e le scatole che erano poste più in alto che le sono crollate addosso facendole perdere l'equilibrio e battere la testa contro il tavolo da taglio . Inoltre la cretina, per la fretta ha pestato l'orlo del vestito strappandolo, senza purtroppo cadere spiaccicandosi quel faccino da stronza; e non si è né preoccupata per la salute di Hermione né scusata per aver danneggiato il costume. Io giuro che la mando in scena e poi le faccio evanescere l'abito sul primo acuto che tanto non riuscirà a fare.
Draco rivolse uno sguardo adirato a Theo che a quel punto arrossì rendendosi conto di quanto fossero stupidi i suoi tentativi di minimizzare. Pansy, le mani sui fianchi, il piede che batteva ritmicamente il pavimento attendeva che suo marito dicesse o facesse qualcosa di intelligente da quando aveva portato quell'inetta boriosa in compagnia. Il giovane direttore vedendo che Theo finalmente non aveva più nulla da ribattere rivolse la sua attenzione alla ragazza sdraiata sul divanetto.
- Come ti senti?
- Bene, te l'ho detto. Pansy esagera
Le rivolse uno sguardo scettico al quale lei rispose con uno sbuffo irritato
- E va bene, il braccio mi fa male e la testa pure, ma comunque non sto morendo e posso tornare a lavorare.
Detto questo si alzò a sedere, ma crollò subito dopo nuovamente sdraiata.
- Accidenti!! Gira tutto.
- Idiota, certo che gira tutto, gli scatoloni non erano leggeri ed hai battuto la testa.
Il tono di Pansy era acido
- Pansy, non prendertela con me, ora.
- Certo che me la prendo con te visto che continui a fare l'eroina. Dimmi che senso ha?
- Nessuno, ma non mi piace nemmeno passare per moribonda. - incrociò le braccia al petto infastidita da tutta quell'attenzione. - insomma, non sono di porcellana.
Draco le si sedette accanto sul bordo del divano e parlò con insolita calma.
- Hermione - la chiamò per nome senza nemmeno accorgersene, ma al resto dei presenti quel particolare non era certo sfuggito - lo sappiamo che non sei di porcellana, ma a quanto pare hai preso una bella botta e non succede nulla se per oggi ti fermi.
La ragazza sgranò gli occhi, a sentire pronunciare il suo nome con tanta dolcezza una fitta le aveva fatto annodare lo stomaco, e per un attimo ritornò a quella notte in albergo, quando l'aveva stretta a sé per farla addormentare, sentiva in lui quella stessa dolcezza e di conseguenza un’altra notte fece capolino nella sua memoria, quella sulla spiaggia, quando lui l'aveva baciata e lei era fuggita via. Quanto tempo era passato? Poche settimane, ma erano state molto lunghe, perché da allora le era stato il più lontano possibile e si rese conto di averne sentito la mancanza. Scosse la testa turbata da quel pensiero, ricavandone una nuova fitta che la fece gemere di dolore.
- Preferirei tornare a lavorare.
Almeno non avrebbe pensato, doveva assolutamente tornare a lavorare, per tenere la mente impegnata, per non pensare a ciò che non la faceva dormire, a Fred, a sua madre, a suo padre che la cercava forse per venderla o peggio e adesso anche al dannato Draco Malfoy a quanto pareva.
- Non se ne parla, tu resti qui. - Ecco la pausa dolcezza era già finita, “meglio” si disse, un pensiero in meno. Aprì la bocca per ribattere ma non gliene diede il tempo. - Non dormi la notte, adesso hai anche battuto la testa quindi oggi ti riposi, resti qui e dopo ti riaccompagno a casa io.
- E tu come fai a sapere che non dormo la notte?
Chiese con tono acido
- Hai dimenticato che abbiamo dormito insieme, Granger? O quando ti ho trovata sulla spiaggia dopo che avevi fatto morire mia sorella di paura? – A quel riferimento improvvisamente tacque imbarazzato, ricordandone i particolari come poco prima era accaduto a lei - E poi hai delle occhiaie spaventose, sembri un panda.
Ecco attaccare, era la soluzione migliore per non dare peso a quanto appena detto.
- Grazie tante Malfoy, sempre gentile.
- Io ci provo ad essere gentile, ma tu me lo impedisci.
- Come sarebb....
- Altolà piccioncini.
I due si interruppero di botto girandosi a guardare Pansy ad occhi sgranati, mentre Theo all'uscita della moglie quasi si strozzava per non ridere.
- Allora, Draco ha ragione, tu ora te ne stai qui mentre io vado di sotto a terminare gli abiti dei coristi. E non voglio sentire lamentele.
- Come... Come ci hai chiamati?
Hermione era rimasta ferma ai pennuti, mentre Draco su quelle parole si era repentinamente alzato dal capezzale della ragazza e si era avvicinato ad una finestra fingendo di guardare fuori per mascherare il suo imbarazzo.
Pansy ghignò
- Ho detto piccioncini, perché è quello che sembrate. Non vi rivolgete quasi la parole da settimane e adesso l'unica cosa che riuscite a fare è litigare. Se non è am...
- Theo ferma tua moglie prima che io ti renda vedovo.
Draco fumava come una teiera, e non era il solo. L’amico che si stava sganasciando in un angolo si ricompose, andò alle spalle della sua consorte e l’abbracciò posandole delicatamente una mano sulle labbra.
- Tesoro basta, hai chiarito il concetto.
Pansy sbuffò alzando gli occhi al cielo ma, alle parole del marito, tacque.
Ad Hermione non rimase che nascondere il viso, che le si era fatto paonazzo, girandosi sul divano e dando le spalle a tutti.
- Va bene, farò come volete voi, ma solo per oggi, domani tornò a lavorare.
Arrendersi le era parso meno imbarazzante che continuare a litigare con lui. 
- Bene, allora è deciso. Passo a prenderti a fine prova.
- Non ce n'è bisogno.
- Non mi interessa cosa pensi. È così e basta.
- Fa come credi, ma non è detto che mi trovi.
- Non ci provare Granger.
- Insomma mi fai riposare o no?
Si era voltata di scatto dimentica del rossore e della botta e la testa era tornata a farsi sentire.
Nel vedere la smorfia di dolore che le aveva di nuovo attraversato il volto il ragazzo alzò le braccia in segno di resa, poi si rivolse all'amico.
- Comunque sono trecento euro.
Theo gli rivolse uno sguardo interrogativo
- La multa alla La Fuine per aver danneggiato un costume di scena.
L'altro stava per ribattere quando un borbottio soffocato proveniente dal divano lo bloccò.
- Grazie della considerazione Malfoy.
- Se mi fai finire, sarò io a ringraziare te. - Rispose seccato - Dicevo trecento euro per aver danneggiato un costume più altri trecento ed una lettera di richiamo per l'aver causato danno ad un membro dello staff; e visto che sei il direttore e soprattutto sei tu che ce l'hai imposta - ghignò sadico - sarai tu a comunicarglielo e a spiegarle che senza le sarte lei andrebbe in scena in mutande e quindi deve portare rispetto a tutti, non solo a chi comanda, a partire dai colleghi fino ai macchinisti ed alle donne delle pulizie, che se non ci fossero loro si cambierebbe in mezzo a polvere e pattume. E lo farai tu anche perché con tutto quello che sta combinando, quel poco di pazienza che mi è rimasto sarà meglio che me lo tenga ben stretto per affrontare la fine di questa prova, altrimenti un'avada oggi non glielo leva nessuno visto che già mi prude la bacchetta.
Theo abbassò gli occhi, sapeva che l'amico aveva ragione e non osò ribattere.
-Vado, altrimenti non finiamo più. A dopo Granger, e non cercare di scappare altrimenti botta o non botta ce n'è anche per te.
Senza aspettare risposta uscì dalla stanza per tornare a sbraitare in sala.
Hermione non gli rispose, aveva gli occhi chiusi e sorrideva per le parole pronunciate poco prima dal ragazzo.

Dal momento che l’assenza di Draco si protraeva, cercando di non perdere altro tempo visto che oramai gliene rimaneva davvero poco, Blaise decise di portarsi avanti con la regia nell’attesa che l’amico si calmasse e tornasse a dirigere la prova congiunta prevista per quel giorno.
- Va bene ragazzi! Non perdiamo altro tempo e riprendiamo da quando Des Grieux si avvicina a Manon, Denise, tu qui sei seduta, Juan ti avvicini, dopo che lei ti dice timidamente, mi raccomando Denise timidamente, il suo nome ti siedi discosto e poi ti avvicini piano, a “Oh, come siete bella!” voglio che tu le sia vicino e le carezzi il viso.
Denise, quando tuo fratello ti chiama ti alzi e devi essere impaziente di andare, hai paura, Ok? E poi uscite entrambi da destra facendovi spazio tra gli studenti. Lescaut in seconda e Manon in terza in mezzo ai coristi, devi essere invisibile. Chiaro? Allora seguite Klaus, Musica!

DES GRIEUX     Cortese damigella, il priego mio accettate:
(a Manon)         dican le dolci labbra come vi chiamate...


MANON        Manon Lescaut mi chiamo
                […]

- Ferma, Ferma. Avevo detto timida! Denise, timida, pudica! Ricordati che siamo nel 700!
- Ero timida!
- See, sembravi Madonna! Devi sembrare Madre Teresa non Madonna! Stai per andare in convento!
La rossa alzò lo sguardo al cielo e Blaise desiderò lanciarle il copione in mezzo agli occhi come aveva fatto poco prima Draco con la bacchetta! Si costrinse a restare calmo, strinse con forza la mascella e riprese
- Ok, da qui. Musica!
[…]

DES GRIEUX     Son Renato Des Grieux...


LESCAUT        Manon!


MANON         Lasciarvi debbo.

             Vengo!

            Mio fratello m'ha chiamata.
    
    
DES GRIEUX     Qui tornate?


MANON         No! non posso. Mi lasciate!


DES GRIEUX    O gentile, vi scongiuro...


MANON         Mi vincete! Quando oscuro
             l'aere intorno a noi sarà!...


La musica sfumò lentamente e nel silenzio che seguì la fine dell’aria un rumore
ritmico rieccheggiò nella platea silenziosa.
TOC…
TOC…
TOC…
Denise Lafuine era uscita in prima, unica quinta senza coristi davanti che la potessero coprire.
Come. Volevasi. Dimostrare!


Alle otto di sera un Draco esausto e con i nervi ancor più a fior di pelle di prima era entrato nell’ufficio di Theo e l’aveva trovata ancora addormentata.
- Dorme ancora? –
- Si, da quando sei uscito non si è più mossa... – l’amico sorrise – E meno male che se ne voleva andare.
Draco ghignò, e si avvicinò per svegliarla. La scosse dolcemente, chiamandola piano.
- Ehi, Granger, svegliati, è ora di andare, Antlia è di sotto che ci aspetta.
Schiuse piano gli occhi, ed a fatica mise a fuoco la stanza, poi il viso del giovane seduto accanto a lei. Sorrise.
- Ciao.
- Ciao.
- Quanto ho dormito?
- Abbastanza da recuperare qualche notte di insonnia, non certo tutti i mesi che ti porti dietro
- Che vuoi saperne tu!?
Lo guardò facendo una smorfia infastidita poi si sollevò a sedere, rimase in attesa ma, per fortuna, la stanza non girava più come era accaduto ore prima. Draco si chinò per metterle le scarpe
- Che fai?
- Ti faccio uno Shampoo, non si vede?
- Idiota, me le metto da sola le scarpe, sto bene.
Alzò lo sguardo e lo fissò nel suo
- Dimmi Granger, ma che cosa ti da tanto fastidio? La gentilezza in generale o che sia io in particolare ad essere gentile?
Dall'altra parte della stanza si sentì uno sbuffo evidente di risa trattenute.
Arrossì pentendosi immediatamente della sua reazione abbassò gli occhi a fissare le punte dei propri piedi, uno dei quali ancora scalzo
- Mi dispiace, è che l'idea di qualcuno che mi mette le scarpe mi imbarazza, e poi mi devo ancora abituare - Draco alzò un sopracciglio scettico in attesa che continuasse - insomma... Sí, a vederti gentile. Senza offesa.
A quelle parole il ragazzo sbuffò - lasciamo perdere che è meglio...- lasciò andare la scarpa e si alzò - Sbrigati a mettertela e andiamo, Antlia è sotto che ci aspetta.
- Ecco... Adesso ti riconosco. - rise sommessamente, prendendo la scarpa che l'altro aveva lasciato cadere ed indossandola.


Quando entrarono in casa vennero investiti da un delizioso profumo di cibo
-MARCUS!!
Urlarono in coro le ragazze correndogli incontro. Finalmente era tornato anche lui dalle ferie
-Sorpresaaaa... - Marcus le abbracciò ridendo. - Come stanno le mie donne? Acida, Donna contronatura, tutto ok?
Draco rimasto sulla porta sbuffò, ci mancava solo Herbell a dare il colpo di grazia al mal di testa che già sentiva bussargli alle tempie.
- Vacci piano Herbell, ti ricordo che una è mia sorella e l'altra... -
- L'altra?
Marcus, cogliendo il tono del maestro Draifous, sollevò lo sguardo fissandolo in attesa che continuasse con dipinta in viso l'espressione ironica di chi ha mangiato la foglia e tutto l'albero, radici comprese.
- L'altra oggi si è fatta male.
Borbottò il biondo, facendo finta di non aver notato l'espressione del ballerino.
- Piantala Draifous, sto bene. Mi hai costretta a dormire tutto il pomeriggio.
- Dovresti ringraziarmi!
- Ehi.. Ehi... sono io quello che è tornato, voi due litigate domani, se c'è qualcuno che deve divertirsi stasera sono io! Diglielo Antlia, sono io la stella stasera... e solo io posso maltrattare Draifous, nessuno può allontanarmi dal mio sport preferito.
- Ricordamelo Herbell, come mai non ti ho ancora preso a pugni?
- Perché sotto sotto mi adori.
- Certo, quanto potrei amare avere un cobra nelle mutande!
- Ma dai?! Non l'avrei mai detto, sai!Un vero peccato Drayfous che tu non abbia altro che un misero serpentello, ti posso assicurare che un cobra nelle mutande incrementa la vita sociale e tu ne avresti davvero bisogno.
- Esistono anche i pitoni Herbell,  sono decisamente più grossi di un cobra e non sono velenosi!
- sì.. sì., dicono tutti così, ma sei troppo musone per essere pitonato, sei più il tipo da aspide.
Antlia ed Hermione si guardarono sbuffando
- Beh, quando avrete finito di giocare a chi ce l'ha più lungo avvisateci, io ed Hermione andiamo a farci una doccia.
Antlia prese Hermione per il braccio ferito, facendola mugolare di dolore e ricevendo in cambio uno sguardo esasperato
- Ops, scusa, non volevo.
- E' solo la quarta volta che me lo dici, non ti preoccupare  
rispose sconfortata la riccia avviandosi per le scale
–  Davvero è che mi dimentico. Ah Marcus, Mycoal si ferma a cena  
aggiunse sorridendo.
- E me lo dici così? Senza nemmeno una parola gentile ad indorarmi la pillola?
- Cretino!
Antliascoppiò a ridere e seguì Hermione lasciando i due ai loro battibecchi testosteronici.
- Confermo Herbell, sei un cretino
- Detto da te suona quasi come un complimento, Draifous. Muovi il culo e dammi una mano ad apparecchiare
- Non ci penso proprio, sono un ospite
- Per me puoi anche andartene.
- INSOMMA LA VOLETE PIANTARE? MYCOAL APPARECCHIA!
- MARCUS TACI O GIURO CHE QUANDO SCENDO TI TAGLIO LA LINGUA E LA SERVO IN SALSA AI GATTI DEL QUARTIERE!
L'urlo esasperato delle due donne proveniente dal piano di sopra li ridusse al silenzio, ed obbedienti agli ordini come due soldatini.
La cena era quasi pronta e la tavola apparecchiata di tutto punto quando Hermione ed Antlia scesero dopo essersi cambiate, in cucina regnava il silenzio, Marcus stava leggendo un libro stravaccato sul divano mentre Draco in poltrona faceva zapping col telecomando,
- Vi adoro quando tacete,
li prese in giro Antlia facendoli sbuffare; stavano giusto per sedere a tavola quando il cellulare di Hermione squillò.
-Pronto?
- Medamoiselle Dubois?
- Sono io, chi parla?
- Sono il professor Robert, si ricorda di me?
- Certamente, - Sorrise al ricordo dell'anziano docente di canto lirico- buona sera, professore; Come sta?
- Bene, grazie, mi scusi se la disturbo a quest'ora
- Nessun problema, mi dica
Fece cenno agli altri di iniziare senza di lei, perché non gli si freddasse la cena nei piatti e si allontanò leggermente per continuare a parlare in tranquillità dal momento che le persone a tavola, invece di fare finta di nulla continuavano palesemente ad origliare la sua telefonata; in realtà erano tutti più o meno incuriositi, era raro che ricevesse telefonate, se non da qualcuno di loro o al massimo da Potter e Weasley. Quando tornò poco dopo era visibilmente turbata, in silenzio sedette a tavola senza dire una parola persa nei suoi pensieri, fino a che un poco paziente Draco non la apostrofò seccamente, incuriosito e preoccupato dalla stranezza del suo comportamento, visto quello che era in ballo su di lei dalla passata estate.
- Ebbene? Si può sapere che cosa è successo? Il telefono ti ha bruciato la lingua?
Antlia e Marcus lo guardarono male ma lui li ignorò con una scrollata di spalle mentre Hermione, continuando a fissare il piatto rispose in tono sommesso, ancora incredula per la notizia  
- No, mi hanno offerto una scrittura su raccomandazione del professor Robért, si va in scena tra otto giorni, a Versailles – Sollevò il viso e sorrise illuminandosi – Sarò Hanna Glavari.


 
***********************************************************
Giù il sipario
Sù il sipario
 
Sono passati circa 4 anni dall'ultima volta che ho aggiornato C&D, questo capitolo era pronto da più di un anno, ma mancava del finale, poi per un problema con un aggiornamento credevo di averlo perso ed oggi, per puro caso l'ho ritrovato ancora intonso in una cartella della mail, credo sia stato un segno, in breve il finale mi è apparso davanti agli occhi ed ora eccolo qui. Come ho scritto all'inizio è interamente dedicato a MissChanel, che nonostante il tempo sia passato non ha dimenticato questa storia e in qualsiasi cosa abbia postato non mi ha mai fatto mancare il suo supporto.
A lei in particolare e a tutti voi che avete atteso o che leggerete per la prima volta va il mio grazie.
d.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=463546