Melbourne

di BecomeWhoYouAre
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'arrivo ***
Capitolo 2: *** Acquamarina ***
Capitolo 3: *** Tra libri,foto e metallo. ***
Capitolo 4: *** Gli amanti scomparsi ***
Capitolo 5: *** L'agente segreto del Victoria ***
Capitolo 6: *** Simonel e Lionel ***



Capitolo 1
*** L'arrivo ***


Questa è la storia di Leila, diciotto anni, Roma. Vive con una madre allegra e intraprendente, e suo fratello. Ha un padre freddo, distaccato e lontano da lei chilometri: vive a Vienna. Tutto cambia quando il fratello tramite un’agenzia di Scambi Interculturali va in Australia e al suo posto, a casa di Leila, arriva Andyun bellissimo ragazzo australiano di origini italiane. Non fatevi sconvolgere: sembra l'inizio di una storia d'amore infelice, ma è tutt'altro. Andy non è il ragazzo che sembra, e dopo il suo arrivo niente per lui e Leila sarà come prima, proprio perché Andy conosce il resto di una verità che Leila non ha mai potuto conoscere.
-L'autrice

Leila

Aspetto sul divano blu del salotto, fisso un punto preciso nel vuoto. La televisione parla, sento suoni confusi e astratti ma io non ci bado per niente. Afferro un cuscino viola a fiorellini e inizio a torturarlo fra le mani, è la prima volta che riceviamo una persona da lontano, dobbiamo fare per forza una buona impressione. Mia madre è presa dall'agitazione, l’ospite tra poco sarà qui e ci rimarrà per due mesi, sistema i cuscini del divano, vede polvere che non esiste, pulisce sul pulito e guarda dalla finestra ripetutamente. "Mammati prego sta calma, arriverà presto" le dico cercando si sembrare calma "Ma è in ritardo, doveva arrivare per le 7" dice lei agitandosi "Ma sono solamente le sette e cinque, vieni qua, siediti è tutto apposto”. Non lo conosciamo, sappiamo solo che si chiama Andy, è australiano, vuole imparare l'italiano e verrà qua a Roma ospite da noi. Verrà nella stessa scuola, dove andiamo io e mio fratello, quindi con me, ma in un’altra classe dove imparerà l'italiano con professori madrelingua e con altri ragazzi come lui. Si chiama "Scambio Inter-culturale" mio fratello è partito per l'Australia e lui verrà qua Danilo propone varie agenzie a scuola e mio fratello ha aderito, ed è partito. Che fortuna! All’inizio mia madre era scettica ma poi l'ha convinta a lasciarlo partire, mio padre è indifferente. Io no. Io sono molto eccitata e non vedo l'ora di conoscerlo e praticare con lui un po’ d'inglese, mentre mio fratello se la spassa in Australia. Ho bisogno di compagnia ora più che mai, non ho molti amici, ne ho pochi e non proprio buoni, ma fa niente questa è un'altra storia. Sto pensando a tutto quello che ha fatto mio fratello per convincere mia madre quando sento un suono, è il citofono. Mamma si precipita: "Chi è?" dice con voce squillante, preme un pulsante e apre il portone, sento i loro passi per le scale. Mamma dice "è loro Leila!" Alzati! “Mi precipito alla porta d'ingresso,dilndlon,è il campanello,stavolta,della porta d'ingresso.

Mamma apre, è lui ed è accompagnato da due persone con una maglietta gialla con il logo dell'agenzia tramite la quale è avvenuta lo scambio. Dietro di lui ci sono le sue valigie, lui ci sorride e dice "Hi!" con un sorriso a trentadue denti, io e mia madre lo salutiamo con la mano e lo invitiamo a entrare. I due tizi spiegano a mia madre alcune cose ma io non ascolto, sono troppo impegnata a fissarlo, è bellissimo. Occhi neri, capelli neri,ondulati,corti e pelle bianca."Where are you from?" gli chiedo, lui mi fa un sorriso e mi risponde "Melbourne, comunque parlo l'italiano discretamente bene, mio nonno è italiano, è lucano!" Sono sbalordita, ha una pronuncia perfetta e lo parla molto bene l'italiano!Sorrido,non so cosa dire. Chissà come se la cava con i congiuntivi,penso.Passano minuti ma a me sembrano secoli, mia madre dice: "Re. Mi hanno detto che parli benino l'italiano,understand?" dice mamma con il suo pessimo inglese, lui scoppia a ridere, appresso anch'io. Mamma ci guarda, poi sorride anche lei. Lui dice "Sì, mio nonno è lucano" mamma lo fissa, poi aggiunge "Lucano?Ah! Anche i miei genitori lo sono!" "Sì, signora ha lo stesso accento di mio nonno" dice lui. E' mia vero padre ha l'accento tipico dell’Italia meridionale e se n’è accorto un australiano. Cominciamo bene! Intuisce subito le cose, il ragazzo! Mamma poi, compiaciuta aggiunge: "Spero non ti dispiaccia condividere la camera con Leila." lui mi fissa un secondo e poi dice "No problem." "Vi siete presentati?" dice mamma "Veramente non si è presentato nessuno qua, mamma!" dico sorridendomi avvicino a lui e gli stringo la mano "Io sono Leila" , lui risponde "Io sono Andy" e mia madre aggiunge "Io sono Rita”, lui ci fissa e ci dice "Ciao,Leila. Ciao, Rita" e scoppiamo a ridere ancora. E' proprio curioso è qui da meno di mezz'ora e già ci strappa tanti sorrisi. Mamma capendo che è stanco per il viaggio lo accompagna in cucina e come al suo solito le magiare a più non posso (così fa sempre con tutti i suoi ospiti). Gli fa assaggiare ogni piatto tipico del Sud lui sembra piacere, a tavola ride e ci parla della sua famiglia, della sua casa, e ahimè anche della sua ragazza. “Quanti anni hai?” gli chiede mamma “Diciannove, primo anno di College” dice lui. Mamma dice “Con Leila siete quasi coetanei. Tra un mese compie diciotto anni” Lui mi guarda. “Si” dico “faccio l'ultimo anno di scuola superiore”, mi sorride ed io ricambio il sorriso. Terminata la cena, mamma gli fa vedere la sua (la mia) cameretta. Un letto a ponte (da cui sotto si tira un altro) semplice e arancione, l’armadio bianco, la scrivania, le mie foto appese al muro, le lucine di Natale attorno alla stanza, i post-it colorati qua e là e per finire la mensola sta-colma di libri: il mio tesoro. Dice di volersi fare una doccia e mentre lui se la fa, mi spoglio, mi metto il pigiama e m’infilo nel lettolo, sento arrivare: quanto profumo si spruzza questo qua? Accende la luce, io apro gli occhi infastidita. "Scusa" dice "No, niente" sussurro. Non ho voglia di parlare. Ma lui sì.Inizia:"Sono molto stanco,il viaggio dura molte ore,sai?" "Si lo so,sai che la scuola è a mezz'ora da casa e che domani dobbiamo prendere la metro?"

Lui è sorpreso,non lo sapeva forse.Mi metto seduta sul letto "Ci dobbiamo alzare presto" gli dico.Lui annuisce,uffa!sembro sempre acida!penso tra me e me.Poi per riparare ai miei danni dico: "Andy,lo dico per te,sarai stanco!" lui sorride "No,è che già mi mancano un pò tutti." rido piano "Dai,un tipo bello e forte come te..." anche lui ride "Sei simpatica,Leila" menomale,pensavo di avergli fatto l'effetto opposto "Anche tu,ora sù! Dormi,che nel sonno non ci pensi!" dico dolcemente e spengo la luce.Lui scende dai lattosi avvicina a me, io mi spavento e cerco di ritrarmi. Lui mi afferra per la nuca, mi sorride nella penombra e dice "Don’t worry!" mi tranquillizza un pò, il suo inglese."Goodnight" dice piano scandendo ogni lettera e mi molla un bacio sulla guancia.

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Capitolo 2
*** Acquamarina ***


Andy

Ma tu trovala una più strana di questa,le piace il verde acqua.No,non c'è niente di strano,il fatto è che lei è strana:cioè a chi altri potrebbe piacere il verde acqua?Al massimo il verde,ma il verde acqua proprio no.Acqua,cosa le fa pensare?Al mare?Ma di solito chi ama il mare ama l'azzurro,perchè il mare è azzurro. "E' un illusione,a tutti piace l'azzurro perchè è il colore del mare.A me no,a me piace il verde acquamarina.Perchè è il colore dell'acqua del mare,non del mare." mi disse una volta,con la sua vocina squillante "E che differenza c'è?" le chiesi.Lei mi guardò con l'aria di una che ne sà tante "Beh,è troppo complesso da spiegare,Andy." disse,fece spallucce e tornò a fissare le mura della stanza.Acquamarina che stranezze sta'  donna.Pensai.Scesi dal letto e presi la macchienetta fotografica,sorridi le dissi.Amava farsi fotografare.Non era come le altre che badavano al trucco.ai capelli prima di farsi fotografare,lei no.Non le importava,si faceva fotografare sempre anche adesso che erano le sei di mattina e lei era tutta sconvolta con i riccioli spettinati,il trucco sciolto e le bretelle abbassate,era stupenda comunque.Mi sorrise con le labbra rosa e gli occhioni azzurri,lì c'era il mare,anzi no tutto l'oceano del mondo.Altro che acquamarina.Sorridirse con gli occhi oltre che con le labbra.Posai l'obbiettivo sulla sua figura docile e sottile:uno,due,tre,quattro scatti.Lei sorridente posava davanti l'obbiettivo,com'era felice la mia piccola Sol."Sei bellissima" dissi avvicinandomi al lei che stava tutta disordinata tra le lenzuola azzurre,le mi cinse le braccia intorno al collo sorridendo,mi faceva impazzire quando mi rideva in faccia.La strinsi forte e la baciai con passione,poi la feci mia un'altra volta,amavo il fatto di possederla complatamente.La toccavo,la baciavo,la annusavo.Adoravo il suo profumo-acqua di colonia.Nella sua vita non c'era altro che acqua,negli occhi azzurri,il colore delle lenzuola che parevano dipinte,sulle pareti della stanza sulle quali era dipinto,veramente, il mare,nei suoi gusti... in quella sua casa sul mare.Tutto di lei portava all'acqua,anzi no al colore dell'acqua.Quando cademmo stanchi l'uno accanto all'altro lei si fece piccola e mi abbracciò,mi diede un bacio sull'orecchio sussurrandomi dolcemente:"Ti amo,Andy.", "Anch'io" dissi.
"Mi mancherai" sussurrò lei
"Anche tu."
"L'Italia è lontana"
"Lo so,ma lo faccio per.."
"Shh" mi zittì dolcemente"Lo so..non c'è bisogno di..spiegare".
"E invece si."
Lei mi puntò gli occhi addosso,severi.
"Devo sapere la verità su mio padre." dissi.
Lei mi bacio di nuovo,con passione.Ci tuffammo di nuovo tra le lenzuola azzurre,i muri dipinti,fuori il mare che sbatteva contro gli scogli,il suo profumo di acqua di colonia e quegli occhi azzurri che tremavano di piacere.


Partii due settimane dopo.Quello ero io,Andy e quella era Sol la mia fidanzata,la donna della mia vita-questo ricordo mi viene in mente adesso,mentre sono nel letto e guardo quest'estranea dormire a pochi passi da me.Com'è che si chiama?Laila.No.Si chiama Leila.Mi sento un bugiardo,e forse dovrei odiarla perchè suo padre è il probabile mandante dell'omicidio di mio padre.E non è qui,pensavo di trovalo.Non ho nulla da fare qua ormai.Leila si sta girando nel letto e io dovrei odiarla,eppure lei mi sembra così innocente...
Mi alzo in punta di piedi prendo il cellulare e digito velocemente:

 Tutto bene,anzi no.Sono arrivato ma di lui nessuna traccia dicono sia a Vienna.Cosa faccio?

Destinatario:Sol.Devo andarmene di qui,è pericoloso mi dico.Due minuti dopo arriva la risposta di Sol,s'illumina lo schermo:

Devi andartene da li.E' pericoloso.

Spengo il cellulare e sorrido:Siamo proprio telepatici,amore mio.

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Capitolo 3
*** Tra libri,foto e metallo. ***


Leila

La sua polaroid era sul letto insieme al borsone con dentro qualche vestito e pochi libri. 

Libri del tipo:Dieci Piccoli Indiani e Il Ritratto di Dorian Grey che erano tutti rigorosamente scritti in inglese.

Andy si, era un ragazzo simpatico,bello,affascinante ma era anche misterioso e qualcosa nel modo in cui si muoveva, si agitava e alzava gli occhi, in lui, appariva ostile. Erano poche ore che era in casa, era mezzodì ,aveva disfatto il borsone per prendere un cambio pulito ed ora si era chiuso in bagno.

Inspiegabilmente, aveva portato così pochi vestiti che sarebbero bastati al massimo per un giorno o due mentre lì ci sarebbe dovuto rimanere ben due mesi. Stavo sulla porta della mia cameretta nella quale avevo dormito con Andy e osservavo da lontano il suo borsone, forse lì dentro c'è la verità che cercavo. So che è una cosa ingiusta da fare ma sono molto curiosa e poi nessuno se ne accorgerà, mi avvicino con cautela al borsone e inizio a curiosare dentro. Avevo ragione, ci sono pochissimi vestiti lì dentro, scavo più a fondo e tocco qualcosa di metallico molto probabilmente avvolto in un panno di velluto, il che mi fa sentire strana. Cos'è?. Cade un libro a terra mentre cerco di capire cos’,è l'oggetto metallico, non fa rumore è caduto sul tappeto arancione. Lo prendo da terra, il libro è “Il ritratto di Dorian Grey-Oscar Wilde.” come al solito quando si tratta di libri non sbaglio mai. Lo rigiro tra le mani come segnalibro c'è una fotografia scattata con una macchinetta fotografica istantanea, lo capisco dalla fattezza della foto, anche in questo campo sono un talento. Quella foto è stata di certo scattata dal proprietario della Polaroid che c'è sul mio letto, quindi Andy. Quella ragazza ritratta nella fotografia chi è? Mi rigiro la foto tra le mani, è piccola ed inizia a scolorirsi come tutte le istantanee, ma non è stata scattata molto tempo fa, roba di un mese o due. La studio al meglio, ritrae una ragazza dai capelli ricciuti e bruni e gli occhi azzurri in costume da bagno rosa a pallini e con una tavola da surf sotto braccio. Quella foto è stata scattata in Australia di certo. Penso subito che sia la sua ragazza ed è anche bellissima. Metto la foto nel libro, e cerco di riordinare il borsone di Andy altrimenti penserà, anzi no, capirà che ci ho frugato dentro. Intanto che riordino il borsone, mi ricordo dell'affare metallico sistemato sul fondo del borsone- cosa sarà mai?-mi ridico. Rimetto le mani sul fondo del borsone, al tatto ho già capito di cosa si tratta ma non voglio crederci, la tiro fuori: è avvolta in un panno di velluto turchese con cura, ma nonostante il panno si riesce a sentire la compattezza del metallo che c'è lì sotto. Non ci posso credere, sono sbalordita e ci metto un po' a capire che ho tra le mani una pistola. Andy è in casa mia con una pistola a portata di mano.





Spero vi sia piaciuta la mia storia!Continuate a leggermi e a recensire!
Vi saluto con affetto,

Iago.

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Capitolo 4
*** Gli amanti scomparsi ***


 Andy

Mi sveglio tardi, sono stanco del viaggio ed ho bisogno di una doccia afferro il borsone appoggiato sul letto di Leila che è già stato fatto. Lei non c'è. Mi dirigo verso la cucina e la trovo mentre sorseggia una tazza di latte in piedi.

“Buongiorno Leila” dico.

“Buongiorno a te? Hai passato bene la notte?” chiede sorridente.

“Sì, mi ci voleva proprio.” ricambio anch'io il sorriso.

Lei mi si avvicina e m’invita a sedermi, mi porta da mangiare per colazione: uova, latte, biscotti, bacon. “Non so come siete abituati a mangiare in Australia, quindi ti ho comprato un po' di tutto.” sorride di nuovo.

“Non dovevi...”

“Non preoccuparti, non vorrai mica arrivare a casa deperito”.

Consumiamo la colazione in silenzio poi le chiedo se posso farmi una doccia “Si vai pure, il bagno è nel corridoio la prima porta a destra” mi dice.

Io mi alzo e mi dirigo verso il bagno, affianco c'è la camera in cui dormo. Ci metto una buona mezz'ora sotto la doccia e tutta quell'acqua mi ricorda di Sol. Ad un tratto sento alcuni rumori provenire dalla cameretta, rumore di cose che cadono e vestiti che vengono mossi. Poi mi ricordo: ho lasciato il borsone aperto in bella vista sul letto, maledizione! Sicuramente quella ficcanaso starà rovistando dentro, spengo l'acqua e mi avvolgo nell'accappatoio. Mi dirigo verso la cameretta mentre penso che scusa inventarmi, ma è troppo tardi: Leila è al centro della stanza con in mano la mia pistola avvolta in un panno di velluto blu. La sta fissando sbalordita e quasi non si accorge della mia presenza. Quando mi vede, sussulta e inizia a balbettare: “Io...non..vo-vv-olevv-o …. ma tu,poi.Ass-petta ma c-che cosa? U-u-u p-p-istola?” dice ed inizia a tremare. Io mi sento perso e non so più cosa fare, anche se mi dispiace, devo farlo, ma prima la devo calmare e magari farla ragionare. Mi sento impacciato e mi avvicino a lei che trema, togliendole la pistola dalle mani.

“Siediti e sta' calma” le dico con dolcezza.

Lei è molto confusa e mi guarda con occhi persi: non sa se fidarsi o no.

“Tu.” dice.

“No, aspetta calmati. Ora ti dirò tutto”.

“Io non..” cerca di dire.

“Shhh,zitta.” dico piano.

“Mi mentirai lo so.” dice cercando di sembrare calma.

“No, non ti mentirò perché da quello che so entrambi vogliamo la stessa cosa.”

“Cosa sai?” dice guardandomi.

“Anche tu vuoi la vendetta” le dico.

Lei piomba in piedi turbata.

“Ma che cosa stai dicendo? Chi sei? Cosa vuoi? E perché sei armato?” urla.

Mi alzo, sono furibondo “Senti ragazzina, quello che sto per fare anche per te sarà un favore. Chiaro? Riguarda tuo padre.”

“Chi?...Ma cosa dici, io un padre non ce l'ho più” dice.

“No, io so la tua storia. Se ti parlo di Marianna Alci

Lei si mette le mani sulle orecchie e inizia ad agitarsi ancora di più mentre grida: “Non m'interessa di lui, io l'ho cancellato! Chiaro?”

Le afferro i polsi implorandola di calmarsi. La faccio sedere sul letto e aspetto un po' prima che si calmi. Poi dico “Posso spiegarti, ora?” le fa un cenno di sì con la testa, finalmente è calma.

“Tuo padre,Leila,come entrambi sappiamo vive a Vienna. È' il miliardario Walter Micciardi, proprietario della TYROS. Sposò venticinque anni fa Marianna Alci, tua madre. No? E' giusto?” chiedo per vedere se è attenta. “Sì, è lui. Walter Micciardi”.

“Okay, non mi sbagliavo. So che odi quel bastardo, dopo tutto quello che ha combinato, fai bene. So inoltre che Rita Alci in realtà è la tua mamma adottiva e più precisamente è tua zia. Ti ha adottato insieme a tuo fratello dopo la inspiegabile scomparsa di tua madre Marianna, quando avevi solo tre anni.”

“Sì, sparirono insieme: mio padre all'improvviso non ne volle più sapere di noi e andò a Vienna e mia madre non so dov'è. Tutti dicono se ne sia andata ma nessuno sa dove. Mia madre, cioè mia Zia Rita, dice che papà l'ha uccisa. E io le credo, è successo tipo quindici anni fa, nel gennaio 1998”

“Fai bene, anch’io invece ho motivo di pensare che Paul Crown, mio padre, sia stata anche lui vittima di tuo padre, e io sono pronto a vendicarmi di lui.”

“E come lo fai a dire?”

“Perché Marianna Alci e Paul Crown erano amanti, e di loro si sono perse le tracce guarda caso da gennaio 1998.”

“Ma..?” chiese Leila confusa.

“Sì, Leila. Rita ha ragione.” le dico fissandola.

“Mi stai dicendo la verità Andy? E se sì, io cosa devo fare?” chiede.

“Puoi anche non fare nulla e lasciare tuo padre impunito, e credere che Rita sia tua madre.”

“Oppure?” chiede

“Oppure puoi sempre partire con me per Vienna e vendicarti.” le dico, mentre  mi guarda puntando i suoi occhi sui miei. Le decisioni più importanti si prendono in pochi secondi e pensarci non serve a niente infatti lei si alza e mi risponde piano: “Hai già un piano? Sappi che io lo voglio morto”.



Spero vi sia piaciuta la mia storia!Continuate a leggermi e a recensire!
Vi saluto con affetto,

Iago.

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Capitolo 5
*** L'agente segreto del Victoria ***


Leila

Sono confusa, ma ho accettato di partire. Non ci credo io non posso essere la figlia di quell’uomo. Io Leila, sono Leila e basta. Non voglio il cognome di quell’uomo, ho sempre cercato di rifiutare la verità nelle sue mille forme ogni volta che mi si presentava davanti, ho sempre tentato di trovare una spiegazione diversa, plausibile. Ho sempre evitato di dare ragione a mia zia, mi sono data risposte fasulle creandomi intorno una gabbia di vetro che non lasciava trasparire la verità nonostante la trasparenza. Non c’è niente di meglio da fare se non vendicarmi di lui, il responsabile dell’assassinio di mia madre. Ma ho paura e sono piena di odio. Sto preparando le valigie a mia zia ho deciso di scrivere un semplice biglietto, afferro una penna e scrivo poche parole: Parto con Andy. Avevi ragione e ora devo vendicarmi di mio padre. E di tutti quelli che fin ora hanno taciuto. –Leila. P. S: Non chiamare la polizia e non dirlo a nessuno.Secondo Andy ci sono dei complici. 

Andy bussa alla porta: “Leila, hai fatto? Porta solo il necessario.”

“Si” rispondo sbadatamente afferrando la borsa.

Andy si avvicina e mi spiega gli ultimi dettagli del piano che abbiamo elaborato questa notte.

“Allora, ora ci stiamo recando in aeroporto. Sai benissimo cosa fare no?”. Annuisco e lui lo prende come un sì, in effetti, fin lì ci sapevo arrivare ed era semplice, poi continua, mentre stiamo uscendo di casa e ci stiamo dirigendo verso la metropolitana che ci porterà in aeroporto. “Porca miseria, mi senti?” sbraita Andy vedendomi distratta mentre camminiamo per strada, siamo in Via Imperiale. “Certo, sono diecimila volte che lo ripeti.” E lo guardo con sufficienza.

“Ragazzina, se non te la senti lo sai che... io non ci metto nulla a rispedirti al mitten…” s’interrompe perché io non lo sto ascoltando e sono impegnata a stampare i biglietti per la metro. “Sì, okay.” dico poi sempre con aria stressata. “Allora,ci fingeremo Sam ed Alicia Scarlett una coppia di giovani sposi che cercano lavoro presso Palazzo Wachowski, casa di tuo padre. Lì ci assumeranno di certo secondo le mie fonti, ovviamente tu dovrai camuffarti  per bene e dovrai evitare di stare a contatto molto tempo con tuo padre. Chiaro?” mi dice e poi sorride un po’. “Si Andy, è chiaro. Nella valigia ho già tutto l’occorrente per camuffarmi. E tu hai abbastanza soldi? E soprattutto le tue fonti sono attendibili?” gli chiedo.

“Certo, ti ho già detto che Sol, la mia ragazza è anche lei un agente segreto del Victoria*.” Arrossisce pensando a Sol. La amerà molto a quanto pare. Sorrido per alleviare la tensione e aggiungo: “Giusto. E, non hai messo in conto la possibilità che ci scoprano?” lui mi si avvicina e mi cinge la spalla con il braccio, siamo sulla metro circondati da extracomunitari e sussurra pianissimo “Quante volte devo spiegati, che sono un’agente con licenza di uccidere?” mi dice pianissimo, io sbianco. “Sì. Ma mio padre è un nostro nemico non un nemico del Victoria, quindi…” dico con aria da persona intelligente. Scendiamo cinque minuti dopo, dalla metro e siamo quasi dentro  all’aeroporto di Roma. “Ma te sei proprio cretina” mi dice dopo un po’. “Ma tu sei tutto matto e adesso come ti viene?” sono molto irritata.

“Senti, sono circa sessantacinque volte che te lo ripeto, è tutta la notte, ma a te nel cervello proprio non ti entra?” si sta riferendo alla cosa che mia ha ripetuto prima sulla metro “che sono un’agente con licenza di uccidere” c’era troppa gente attorno e non poteva parlare. Poi rispondo “Sì, lo so. Ma come ti ho già detto: è un nostro nemico non un nemico del Victoria”. Lui mi sorride: “Sai, ho modo di pensare che lo sia.” Io lo guardo con aria interrogativa mentre siamo in fila per i biglietti per Vienna. “Si, hai capito bene” dice.

“Cioè? Spiegati meglio dannazione. E’ in ballo il mio futuro.”

“Sì che è un nemico del Victoria. Ha avuto diversi problemi qualche anno fa con il Victoria e hanno intenzione di farlo fuori, sono stati loro a convincermi a partire: avrei sia vendicato mio padre sia fatto un favore a loro” dice sempre con calma.

“Ah, quindi per te è anche lavoro.” Dico.

“E’ indispensabile che sia lavoro, cara. Altrimenti se lo uccido in condizioni normali potrebbero incolparmi . Invece se commetto un omicidio mentre sono in missione, non succede nulla.”.

“Ed io?” dico preoccupata. Lui ha la licenza io no.

“Tu non eri prevista nei miei piani e il Victoria non ammette mai complici che non siano altri agenti oppure...”.

Lo guardo sbalordita,senza dargli il tempo di parlare: “Ma tu sei completamente fuori senno? DICO IO ADESSO TI VIENE IN MENTE?RAZZA DI IDIOTA!” non mi sono resa conto di aver urlato. Lui mi afferra e mi preme la mano sulle labbra mentre tutti ci guardano poi mi dice nell’orecchio sussurrando: “Smettila,ci ho già pensato.”. Mi trascina verso il metal detector. 

In seguito,dopo mezz’ora ci imbarchiamo senza problemi, l’aereo inizia a decollare, stiamo volando verso Vienna e per la prima volta ho la terribile sensazione di aver fatto una scelta sbagliata, Andy se ne sarà accorto, è seduto accanto a me. L’hostess ci augura buon viaggio dal microfono. Lui mi prende la mano e me la stringe, per tutta la durata del viaggio evitiamo di parlarci e guardarci negli occhi. Lui però mi tiene la mano,e mi sento già più sicura.

*Il Victoria, è un associazione di agenti segreti che lavorano per conto dell’Australia. La sede è a Melbourne, città natale di Andy.

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Capitolo 6
*** Simonel e Lionel ***


Leila

Prima di salire sull’aereo mi ha detto che ci aveva già pensato, lo spero per lui. Stiamo quasi per atterrare a Vienna e la sua mano sta stringendo ancora la mia, lui si è addormentato, il volo è durato circa un’ora. Lo sveglio, devo sapere che cosa ha in mente di fare: “Andy” lo chiamo,lo scuoto un poco e lui apre gli occhi: “Siamo arrivati?” chiede stiracchiandosi e mi lascia la mano per stropicciarsi gli occhi.

“Sì, stiamo per decollare” gli dico osservandolo

“Tra quanto?”

“Tra poco”

“Poco quanto?” chiede irritato

“Ah” sussurro; solo adesso ho capito cosa voleva dire.

“Tra quindici minuti, spegni il cellulare” annuncio schiarendomi la voce.

“Bene” mi fa lui.

“Senti, cosa hai intenzione di fare con me?” sparo: devo togliermi questo peso. Ho paura.

“Non ti preoccupare” dice con semplicità.

“Ma…” faccio per controbattere ma lui mi dice di star zitta e che avrei saputo tutto una volta arrivati a Vienna. Io mi sistemo meglio sul sedile e mi preparo ad atterrare.

Rimettiamo i piedi a terra dopo una buona mezz’ora, il tempo necessario per l’atterraggio e la fila per scendere giù di lì. Poso i piedi sulla pista d’atterraggio, dove sono parcheggiati gli aerei, siamo all’aeroporto di Schwechat IATA a pochi chilometri da Vienna. Siamo arrivati finalmente ed io non so cosa fare, Andy mi evita ed evita di rispondermi ma mi tiene sempre per mano: come se avesse paura di perdermi. Mi dice: “Seguimi” e mi porta verso l’entrata dell’aeroporto da dove partono i pullman per raggiungere il centro di Vienna. Raggiungiamo mano nella mano le panchine blu dove i passeggeri si siedono e  aspettano il loro volo, di fronte a noi c’è un bar.

“Hai fame?” mi chiede Andy

“No” dico “Perché non andiamo a prendere i nostri bagagli?” chiedo.

“Non c’è bisogno ci arriveranno direttamente nella camera dell’Hotel”.

“Ah” dico. Mi sono stancata di fare domande e di non ricevere risposte quindi annuisco e basta.

Lui controlla l’orologio e dice fra sé e sé “Dovrebbe essere arrivato già”

“Chi?” faccio io

“Lionel” risponde con semplicità Andy poi aggiunge: “Ti spiegherà tutto lui, Leila”.

 

Sono passati cinque minuti, Lionel è arrivato e si è presentato: “Lionel Floors” mi dice stringendomi la mano “Leila” rispondo. Lui mi guarda in modo strano “Come scusa?”

“Leila” dico scandendo le parole

“Leila? Non è un nome. Nessuno ha un nome così” mi dice

Rispondo scocciata: ”Beh, allora lo hai sentito adesso la prima volta…”

“Scusa non volevo offenderti” si scusa Lionel.

“No. Leila è il diminutivo” dico per argomentare.

“Di?” chiede lui

“Di Simonel.Sono Simonel Micciardi, piacere” dico, vediamo di finirla con questa stupidaggine e fammi vedere che vuole. Penso irritata dalla pagliacciata.

“Simonel? Che nome simpatico.” Controbatte lui.

“Io sono Leila e basta” “Non Simonel” dico stufa.

“Ma perché?” chiede. Che tipo insistente.

“Perché io di mio padre non voglio niente, né il nome che ha scelto per me, né il suo cognome.

Io sono Leila, basta. Leila…Prendilo come vuoi: come nome, soprannome, nome d’arte. BASTA CHE NON MI CHIAMI SIMONEL. Chiaro Lionel?” gli sto sbraitando contro.

“Oh sì, si certo” risponde Lionel “Che caratterino ,Simonel” dice. Gli lancio un’occhiataccia e lui si corregge: “Scusa, Leila”.

Chiedo: “Bene, dimmi cosa devo fare.”

Andy se n’è andato appena è arrivato Lionel “Ti lascio in buone mani” ha detto “Vengo subito”.

Siamo all’aeroporto, difronte al bar. Lui risponde: “Hai tutto?”

“Sì” dico

“Allora vai in quel bagno e camuffati. Fallo per bene”. E m’indica il bagno delle donne.

“Okay” dico. M’incammino verso il bagno, spingo la maniglia di una porta rossa con il cartellino con scritto “Woman” entro in un bagnetto e mi chiudo a chiave. Apro la mia borsa e prendo  il beauty case verde acqua, lo appoggio sul lavandino e cerco il necessario, tinta, forbici, lenti a contatto, trucchi. Ci metto due ore circa, in tutto quel lasso di tempo Lionel non si è fatto proprio sentire, è un tipo che sa aspettare.

Ho finito. Mi guardo allo specchio: niente più ricci castani lunghissimi, niente più occhi color nocciola, niente più pelle olivastra, niente più viso acqua e sapone .Il tutto ha lasciato il posto a un viso che sembra più adulto nonostante i suoi diciott’anni appena compiuti, capelli corti fino alle spalle: li ho tagliati. Ora sono biondi: li ho tinti. Sono lisci: li ho piastrati. I miei occhi sono azzurri, con le lenti a contatto e sono truccati con molto eyeliner e mascara. La pelle è pallida, le mie labbra rosse: niente più labbra rosa pallido. Il mio corpo da donna che è sempre stato nascosto sotto maglioni larghi e felpe enormi con questo travestimento ha riacquistato valore: indosso un jeans aderente e una maglietta scollata, nel complesso non sono molto male: ma dimostro dieci anni in più. Esco dal bagno, Lionel e Andy si sono addormentati sulla sedia nella hall dell’aerostazione. Li scuoto. Si svegliano. Non mi riconoscono nel dormiveglia, si alzano di scatto e mettono la mano alla cintura alla ricerca di una pistola. Fanno questo movimento spesso, perché è tutto molto meccanico. “Fermi sono Leila!” dico “Ah, Leila” dice Andy “Non ti avevamo riconosciuto…Stai bene.” Arrossisco. Lionel aggiunge: “Non stiamo scherzano stai bene bionda e soprattutto sei quasi irriconoscibile”. Non so che dire, mi sento ridicola. Rispondo con un semplice: “Grazie. Ora che devo fare?” Andy sembra ricordarsi di qualcosa: “Ah ecco! Ho chiamato il Victoria per definire le ultime cose, mi ha detto che come libero cittadino non puoi far parte della congiura o aiutarci, devi essere un assistent.” 

“Una cosa?” chiedo

“Per il Victoria, dato che si tratta di tuo padre la tua collaborazione è fondamentale. Perciò ti concede di diventare assistent, in altre parole un agente segreto “apprendista”. L’assistent è il primo grado di livello, ma dato che sei tu ,il procedimento e le pratiche saranno brevi, ma ne devi essere sicura: sarai un’agente segreto nel futuro. Sarà il tuo mestiere e non potrai tornare indietro, è una carriera rischiosa”.

“Lo so, ma che procedimento e pratiche intendi?” chiedo

“Allora le pratiche sono semplici, sono fogli di carta: documenti da compilare. Età, data di nascita ,livello d’istruzione…Poi ci sarà il giuramento, dovrai giurare di non tradire mai il Victoria e una commissione deciderà se farti entrare o no in base a come compilerai le pratiche e in base a come andrà il tuo incontro con i vari medici: psichiatri, oculisti, psicologi. Devi essere un individuo sano. Dopodiché diventerai un assistent e sarai affidata a un agente per il tirocinio, l’addestramento e tutto il resto. Il tirocinio e l’addestramento per te saranno insieme e dureranno complessivamente cinque anni. Tuo padre è molto importante per il Victoria, lo cercano da anni. Ora ce l’hanno in mano e hanno una figlia che lo odia dalla loro parte” mi spiega Lionel

“Quindi?” chiedo, devo sapere.

“T’ho detto che le pratiche, il giuramento e l’incontro con i medici saranno brevi. Come sempre. Per te dureranno cinque giorni, poi sarai affidata a Lionel per tirocinio e addestramento. Tu sei una delle poche eccezioni  che il Victoria compie da anni.”

“Lionel è qui per questo?” dico

“Si te l’ha mandato il Victoria. Sarà il tuo maestro e dovrai chiamarlo maestro”. Finisce Andy esausto e mi chiede: “Quindi? Accetti?”

A questo punto tanto vale accettare. Sarò un agente, vendicherò mia madre. Spero di esserne all’altezza, è solo questa è la mia unica preoccupazione. “Sì” rispondo infine. Andy e Lionel rispondono in coro “Grande!” e mi danno una pacca sulle spalle: “Benvenuta tra noi!” dicono. Mi sono già affezionata un po’ a entrambi

“E scusa se ti ho chiamata Simonel” dice Lionel sorridendomi

“No, non potevi saperlo. Scusami se sono così acida…ma forse ho capito perché ti piaceva il mio nome: perché fa…”

“…perché fa rima con Lionel” continua lui e mi sorride. Io ricambio il sorriso e tutti e tre ci dirigiamo verso l’uscita dello SchwechatIATA .



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#BecomeWhoYouAre (Iago).

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