Le Cronache di Hogwarts: The Big Four_ecco come nacque la loro leggenda -

di _Ash
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In viaggio verso Hogwarts ***
Capitolo 2: *** L'Arrivo! ***
Capitolo 3: *** Questa sarà la tua casa... ***
Capitolo 4: *** Il primo giorno di lezioni! ***



Capitolo 1
*** In viaggio verso Hogwarts ***


Snowflakes! La vostra (ex) Kaity non solo ha cambiato nik, ma anche finalmente deciso quale Ff postare riguardanti i Big Four!! *applauso d’incoraggiamento* grazie Jack xD
Ordunque…ho scritto solo i primi due capitoli (e metà del 3)
Per le pubblicazioni dei capitoli potrei pubblicarli ogni mese (lo so, è un tempo lungo, ma urge lavoro, e ispirazione – e questa ultimamente non mi fa visita spesso)
Non so ancora come si svilupperà la storia. L’inizio sarà simila ad HP, ma poi ho intenzione di creare qualcosa di mio. Come viene viene =)
Spero che ci sia almeno una buon anima che abbia voglia di seguirmi e, perché no, di recensire? XD
Detto questo (credo sia tutto) vi lascio al primo capitolo!
Scusate per gli errori che so già ci saranno >.<
-Ash-







IN VIAGGIO VERSO HOGWARTS














Il treno era fermo al binario 9 ¾ e tutti gli studenti accompagnati dai loro familiari, stavano ammassati davanti alla locomotiva che presto li avrebbero portati verso la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

C’era un tale caos solo per prendere un treno, che non gli sembrava possibile!
Ovunque si girasse vedeva sguardi fieri nei genitori dei ragazzi e anche lacrime di tristezza mista a gioia, poiché i loro figli sarebbero stati via mesi e mesi e avrebbero iniziato un nuovo viaggio della loro vita; in tutti i sensi.
Chi era stato “scelto” per frequentare quella scuola, poteva ritenersi molto fortunato e fiero di sé.
Infatti, non capita mica tutti i giorni di ricevere al proprio decimo compleanno una lettera da un gufo e scoprire così di essere dotati di poteri magici.
Eh si, perché fino ad allora, tu non puoi sapere con esattezza se sei un mago oppure no, anche se hai un solo genitore mago.
Sarà la fortuna. Sarà il destino.Saranno le leggi di Mendel, della genetica. Sarà qualche Dio lassù che si diverte a giocare alla roulette e così sceglie i bambini prodigio.

Lui non seppe spiegarsi questa cosa e di certo non avrebbe mai avuto una risposta concreta, perciò meglio non affannarsi troppo.
Piuttosto, farsi lagro tra la folla ripetendo «permesso, scusi, grazie, devo passare.»
 Senza guardare negli occhi nessuno, ma bensì uno sportello aperto da cui entrare e sistemarsi nel treno.
Faceva male vedere tutti quegli sguardi fieri negli occhi dei grandi, nei genitori, che piangevano e abbracciavano i loro figli ripetendo continuamente «siamo fieri di te, mir’accomando studia bene, diventerai un mago coi fiocchi» o frasi strappalacrime così.
‘Non ho certo bisogno di tutte queste moine' si ritrovò a pensare.
Ma forse stava solo ingannando se stesso.
Deciso a scacciar via quel nodo allo stomaco e alla gola, si concentrò nel non ascoltare e non vedere le altre persone, spintonando a destra e a manca.
Quando finalmente, a suon di spintoni riuscì ad entrare, cominciò a passare tutte le carrozze per trovarne una abbastanza vuota da potersi mettere tranquillo per qualche minuto, fino a quando il treno non si fosse riempito del tutto.
Ovunque andasse, gli sembrava che tutti cominciassero a deriderlo alle spalle o a guardarlo in modo strano.
‘Non farci caso, è solo una tua impressione’
Continuò ad avanzare nella terza carrozza, aprì la porta scorrevole e iniziò, a grandi falcate,a percorrere la quarta, accelerando e sentendosi osservato, fino a chè arrivò in fondo al treno e vi trovò una carrozza vuota.
Completamente vuota.
«Evvai, tutta per me!»
Entrò chiuse la porta e si tuffò nel sedile stendendosi per bene, occupando tutto il posto.
Rimase lì per qualche minuto, le voci delle altre carrozze giungevano come un ronzio lontano e confidò che il treno partisse al più presto.
Per fortuna da dov’era lui non c’erano molte persone, così potè guardare fuori dal finestrino e si perse a fantasticare su come sarebbero stati quei mesi ad Hogwarts.
Dopo un minuto buono, il treno partì, così prese dalla tasca della felpa blu il suo Ipod, si mise le cuffie nelle orecchie e ascoltò la musica, mentre il paesaggio si trasformava, da città caotica, a campi di avena, per poi diventare intere boscaglie verdeggianti, pianure e montagne maestose.
«Wow…» gli sfuggì un suono di ammirazione e per la prima volta in quella giornata, sorrise.

«Già, è magnifico non trovi? Ovviamente da dove vengo io paesaggi così ne trovi a bizzeffe!»
Il ragazzo fece un salto sul sedile, non accorgendosi minimamente della presenza alle sue spalle, seduta lì da chissà quanto tempo.
«E tu chi diavolo sei? Da quanto sei seduta li!?»
«Oh, ma che modi! Non mi sembrava di aver letto alcun cartello “Prenotato” alla porta della carrozza. Comunque mi chiamo Merida Dunbrock, piacere. Tu sei…?»
La ragazza era seduto sul sedile accanto alla porta, con indosso già la tunica nera della scuola, che faceva un netto contrasto con la folta chioma riccioluta e rossa della ragazza.
‘Oh perfetto, la classica “so tutto io” ‘
«Mi chiamo Jack. » rispose secco, ma alla riccia non bastò quella risposta.
«Jack e…?»
Lui sbuffò.
«Frost. »
«Ecco, ora il nome è completo. Ci voleva tanto?»
‘Se conoscessi un incantesimo per dileguarla, giuro che lo userei all’istante.’
Ad interrompere quella “conversazione” ci pensò una donna energumena, che bussò alla porta, portando un carrello pieno zeppo di dolci di ogni genere, sconosciuti al povero Jack che sentì improvvisamente il suo stomaco brontolare dalla fame.
La ragazza di nome Merida si alzò dal suo posto e iniziò ad ispezionare ogni singolo dolcetto, mentre la donna la guardava felice, e Jack cercò di avvicinarsi per vedere quali prelibatezze si stesse perdendo.
‘Ma si, facciamoci del male.’
Jack si avvicinò al carrello e vide tantissimi dolci di ogni forma e dimensione; più che i dolci, poté vedere le confezioni, colorate, allungate, romboidali  sacchetti contenenti carammelline e dolci.
«Ok, allora…vorrei delle gelatine tutti i gusti+1, cioccorane, mente piperite, api frizzole, bacchette dolci, un succo di zucca e…» Merida non smetteva di nominare un sacco di dolci dai nomi insoliti e bizzarri, e lui la stette ad ascoltare a bocca spalancata.
‘Dio, come vorrei mangiarne anche io!’
Dopo che la hostess ebbe finito con la ragazza, spostò il suo sguardo vero Jack «Qualcosa dal carrello, caro?» chiese gentilmente e lui arrossì lievemente.
«No, grazie mille…»
la donna si allontanò e Jack si sedette con sguardo amareggiato vicino al finestrino, guardando fuori e cercando di dimenticarsi tutte quelle squisitezze.
Pof.
Sentì qualcosa cadere sulle sue gambe e con stupore, vide due confezioni di…dolci?
Spostò il suo sguardo sulla riccia, la quale la guardò a bocca piena di dolci e a quella vista scoppiò a ridere e lei dapprima imbarazzata e infuriata, si mise a ridere anche lei.
«Ok, non hai tutti i torti.» disse lei.
«Puoi rifarlo così ti fotografo?» scherzò Jack e lei per tutta risposta gli tirò una caramella che prese con la bocca al volo.
«Wow, bravo. Vediamo se riesci a prendere questa! »
Merida gli lanciò un'altra caramella e lui prese anche quella.
«Bleah! Ma…che roba è!? » chiese cercando di sputare fuori quella schifezza.
Be, lo sai, tutti i gusti+1. Sei piuttosto delicato….»
«Ma sa di pesce, verdura e…» Frost continuava a pasticciare con la lingua.
«Mangia una cioccorana.»
Lui la guardò come gli avesse chiesto di cavalcare un drago (creature piuttosto pericolosette, i draghi, quanto affascinanti)
«Be, perché quella faccia? » chiese mentre apriva un'altra confezione di dolci a lui sconosciuti.
«Niente, non ho fame. »
Non è vero, aveva una fame bestia, e per giunta quel saporaccio amaro non voleva andarsene.
«Be, mi passeresti una ciocco…rana?» chiese, sperando che il nome fosse giusto.
«Ce l’hai li.»disse indicando i due pacchettini che aveva sulle gambe.
«Oh, certo…»
Lei lo guardò, mentre lui scartava affascinato quella scatoletta da cui uscì saltellando una rana fatta di cioccolato.
«Huo! E questa!?» Era sorpreso, non si era certo aspettato che una rana vera potesse saltar fuori dalla scatola.
«E io dovrei mangiare quella…cosa!?» chiese sconvolto
Merida era a bocca spalancata.
‘Perfetto.’
«Mi stai prendendo in giro? Tu non conosci…cioè…»
Lui si batté una mano sulla faccia.
«Sicuro di essere un mago?» chiese lei con sospetto.
«No! Guarda, sono un babbano che nonsisacome, ha trapassato la barriera del binario - un blocco di cemento armato se non l’avessi notato - e si è intrufolato sul treno…»
«…Capirai che la mia domanda è più che lecita…»
‘In effetti il suo ragionamento non fa una piega’ pensò la ragazza.
Lui si mise a guardare fuori dal finestrino con sguardo triste e perso mentre lei lo guardava attentamente, chiedendosi da dove provenisse e chi fosse quel ragazzo…
«Sai, avresti dovuto mangiarla subito quella rana; Si dice che facciano solo un salto, uno, e dev’essere fatto bene. Tu te la sei lasciata scappare.»
«Grazie eh? »
«…Vorrà dire che la prossima sarà meglio. »
così dicendo si avvicinò a Jack, prese la scatola della cioccorana che aveva sulle gambe e gliela porse delicatamente tra le mani, aprendole a mò di coppa, e lui sorpreso non trovò la forze per cacciarla via, ma anzi, rimase colpito da quel suo gesto così…gentile.
Si voltò guardandola e solo allora si accorse che anche lei aveva gli occhi azzurri, ma un azzurro mare, più intensi dei suoi e il suo sorriso in quel momento, gli parve sincero e comprensivo, senza un briciolo di bugia.
Allora capì che poteva fidarsi.
La sua reazione era dunque comprensibile in fondo.
Lui ricambiò il sorriso, prese in mano la scatoletta e chiese:
«Ok, dimmi cosa dovrei fare.»
«Aprila, molto molto lentamente…»
Lui allora eseguì. Con cautela aprì piano la scatola, attento a non fare movimenti bruschi. Mentre eseguiva quell’operazione Merida guardava la scena trattenendo il fiato, come se lui fosse un artificiere che deve disattivare una bomba, lo sguardo attento, le mani ferme.
Quando la scatola fu aperta del tutto, la rana saltò fuori e i due ragazzi balzarono leggermente all’indietro, e la piccola creatura saltò, dalla scatola andò a finire sul sedile di fronte, vicino a Merida.
«Grande!»
Jack rise.
«E ora?»
Come a voler rispondere, la rana s’irrigidì.
«Prendila, forza.»
Jack allungò la mano, afferrò la rana e con certo disgusto se la mise in bocca, masticando dapprima facendo smorfie, pronto a sentire un saporaccio di carne morta, per poi tramutare la sua espressione in meraviglia e stupore.
«Hm…che buona!»
«Allora scettico dei miei stivali…sà per caso di rana morta?»
«No!» rise lui.
In effetti no, sapeva di cioccolato al latte, un gusto ben bilanciato e dolce al punto giusto.
«Mi faresti una piccola lezione di vari dolci esistenti?»
«Hm…non lo so, quanti Galeoni sei disposto a darmi?»
Lui la fissò senza dire niente.
«Scherzavo! Allora…» E per tutto il viaggio, i due non fecero altro che parlare dei vari dolci e cose varie nel mondo dei maghi, perché il povero Jack non conosceva niente e Merida si stupiva ogni volta che pronunciava un nome di qualche oggetto magico e Jack la fissava con una faccia incuriosita.
Ci sarebbe stato da lavorare…oh, altroché!

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Capitolo 2
*** L'Arrivo! ***


BFH Snowflakes! ecco a voi il secondo capitolo e scusate il ritardo >.< Voglio ringraziare tantissimo chi ha letto e recensito il primo capitolo, ovvero _AnneMary_,Sayuri74 e Spirit734 <3 grazie davvero, ne sono felicissima e terrorizzata...spero di fare un buon lavoro e di non deludervi! ovviamente ringrazio anche chi mi legge senza scrivere, chi ha messo le storie tra le preferite: alinasasusa02 e Emma Hannowver; ricordate da Aprile12 e seguita da: Artemisia246, elanorstark17,Shin92 e ancora Spirit734^^
Ok, vi dirò che all'interno della storia ho usato altri personaggi legati ai nostri Big four, vediamo se indovinate di volta in volta di chi si tratta =P e poi...ho apportato alcune modifiche ad alcune case ^^ ma non voglio svelarvi altri particolari della storia *cheoranonricordo* xD
Buona lettura e ditemi se la storia vi piace >.< lo spero!!!

-Ash-







CAPITOLO 2: L’ARRIVO!

Il giorno era ormai calato, per far posto alla sera.
Il cielo era blu, ricoperto di piccole stelle luminose e l’espresso per Hogwats era ormai giunto a destinazione dopo ore e ore di viaggio, illuminando con il suo enorme faro, la via davanti a se.
Il treno iniziò a rallentare. Si poteva capire non solo dalla velocità che stava calando, ma dallo stridio dei binari a contatto coi freni ormai molto vecchi della locomotiva.
Nelle carrozze c’era una certa eccitazione che correva tra gli studenti, dei gridolini e un vociare allegro misto a nervosismo.
Eh si, perché finalmente oltre agli studenti più grandi, c’erano anche i novellini del primo anno, impazienti di scendere dal treno, di imparare nuovi incantesimi, ma soprattutto di scoprire in quale casa fossero smistati.
Quello forse era il momento più importante e snervante di tutti.

Il treno si fermò.
Gli studenti divennero un fiume verso le porte, tutti si misero in fila per scendere dal treno, così anche Lui si accodò.
Alcuni studenti iniziarono a spintonare e a dare gomitate per “smuovere la fila”, così iniziarono ad urlare questi, oltrepassando tutti facendosi strada in modo molto maleducato.
«Hey smilzo, facci passare!» chiese prepotentemente un ragazzo alto, dalla corporatura magra ma molto più muscoloso di lui, capelli corvini adornati da un cappello in testa e uno sguardo da duro.
Dietro di lui vi erano quelli che definì “I suoi seguaci”, due gemelli dai lunghi capelli biondi.

‘Ci risiamo. I classici bulli…’

Non riuscì a spiccicare una risposta adeguata che il ragazzino fu spintonato sul sedile di fianco, mentre lui e i suoi amici continuavano la loro opera.
«Hey!» disse il castano massaggiandosi la spalla, ma loro ovviamente non gli diedero retta
«Smilzo…da dove ti è venuto?» chiese un suo amico.
«Forte eh?»
«Io l’avrei chiamato…stuzzicadenti!» disse la ragazza bionda
«Oh, mia sorella ne ha detta una buona!» disse in tono da presa per il culo.
«Come ti permetti, scarafaggio ambulante!?»  si arrabbiò lei prendendolo per i capelli e tra i due scoppiò una lite che non fece che aumentare il malcontento tra i ragazzi che serpeggiava per i loro metodi poco gentili.
«Ma tu guardali…» si disse tra sé il ragazzo castano.
«Hey voi, piantatela subito!» urlò una voce femminile vicino al ragazzo che, il quale sussultò per lo spavento.
I tre allora si fermarono, si girarono pronti evidentemente ad attaccar briga e a larghi passi tornarono indietro, fissando in cagnesco la ragazza bionda con la treccia che aveva appena parlato.
Tutti rimasero a fissare la scena impauriti.
«E tu chi diavolo sei?» chiese in tono cattivo, cercando di incutere il più paura possibile, ma l’espressione di lei era inequivocabile: non aveva affatto paura.
«Quella che ti prenderà a pugni, se non la finisci subito e non chiedi scusa.» rispose in tono altrettanto minaccioso.
«Forse non sai chi hai di fronte e per questo sarai risparmiata, per oggi.»
«Ma fammi il piacere!»
«Hey attenta bambola, o Moccicoso ti ridurrà in poltiglia!» minacciò il suo amico bindo e sua sorella fece cenno col capo come a dire “Gia’”
«Già, anche se sei una ragazza, e molto carina devo dire…» il pugno arrivò come preannunciato, facendolo cadere per terra sotto lo sguardo stupito di tutti.
Silenzio.
«Che succede qui?» chiese una voce di un ragazzo che si fece largo tra la folla e nessuno rispose.
«Questi ragazzi facevano un po’ troppo i superiori, così gli ho dato una lezione.» disse pacatamente la ragazza.
«Capisco la situazione, ma vuoi ritrovarti espulsa già il primo giorno?» chiese sarcasticamente il ragazzo venuto in loro soccorso.
«Si dia il caso che io sia un Prefetto, e non posso certo tollerare simili attegiamenti.»
«Oh, io l ho trovata grandiosa!»
 lo interruppe il castano senza pensarci due volte e quando vide lo sguardo inceneritore del Prefetto, decise di cucirsi la bocca.
«Tuttavia sei del primo anno, non conosci ancora le regole, sei inesperta…sei in piena fase ormonale, e…»
«Come!?» chiese lei diventando adirata
«No. No. Niente.»  disse in modo tranquillo, quasi teatrale.
Astrid e il ragazzo castano si guardarono e lui fece segno come per dire “Non ha tutte le rotelle aposto.”
«Tu sei…?»
«Astrid.»
«Io mi chiamo Flynn Rider e vi pregherei di non combinare altri guai.» aggiunse per poi sparire trascinando Moccicoso ancora svenuto, impartendo l’ordine di rimettersi in fila e di non spintonare nessuno.
«Ah be…grazie Astrid.»
«Guarda che non l ho fatto per te.»
«Oh, certo, lo immagino.»
«Tu sei…?»
«Mi chiamo Hiccup.» felice che qualcuno gli avesse rivolto la parola non per offenderlo o altro.
«Bene Hiccup, ora ti presento due nuovi amici.»
Non ci poteva credere, tre nuovi amici già al primo giorno!
«Ti presento Tuono e Saetta.» disse alzando i pugni.

‘Ah, è questo il suo senso di “amici?”’

«Vedi di chiedere il loro aiuto ogni tanto.» disse passandogli a fianco e sparire tra la folla, mentre lui rimase qualche secondo imbambolato a fissare il punto dove poco prima c’era la ragazza per poi girarsi e notare che la fila era quasi finita, e che doveva darsi una mossa se voleva scendere.

Quando mise i piedi sull’asfalto non ci poteva credere; si sgranchì le braccia, le gambe, e il collo.
«Che fai, streccing?» chiese Merida.
«Non ne potevo più di starmene seduto.»
Ma la ragazza non gli didede retta, troppo presa a guardarsi intorno e a ripetere in tono eccitato «Sono a Hogwarts! Sono a Hogwarts!»
«Si be, è un piacere parlare con te…»
Così spostò lo sguardo attorno a sé e solo allora realizzò che si, era arrivato.
Finalmente era giunto a destinzione.
Si trovava a Hogwarts.
«Primo anno!! Qui!!»giunse una voce alle sue orecchie e vide che molti ragazzi circondavano un umone grasso e alto, capelli biondicci e due baffoni raccolti in due treccie laterali, e notò che faceva piuttosto impressione, infatti al posto della mano sinistra portava una protesi di ferro, stessa cosa per la gamba destra.
«Forza, seguitemi, da questa parte!!»
Molti dei ragazzini attorno a lui lo guardavano con sguardo preoccupato e spaventato, decisi comunque di seguirlo.
Il gruppo arrivò alla sponda del lago dove, ad attenderli, vi erano delle piccole barchette di legno usurate dal tempo.
«E noi dovremo salire li?» chiese Moccicoso ai suoi amici.
«Annegheremo di sicuro.» sentenziò Testabruta.
«Queste barche hanno molti più anni e tempra di voi ragazzini. Su, coraggio salite!» disse l’omone dando una pacca sulla spalla a questi che si ritrovarono col naso dentro la barca.
Jack rise di quello spettacolo, e non fu l’unico; notò un ragazzino gracilino che ridacchiò di quella scena e dopodichè salì anch’esso su una barchetta.
«Secondo te…affonderemo?» chiese Merida seduta accanto a lui e guardando la barchetta
«Oh, spero proprio di no. Sai che freddo nuotare fino al castello?» scherzò lui.
Dopo che tutti furono saliti, le barchette iniziarono a muoversi, molto lentamente, uscendo dalla boscaglia e inoltrandosi verso il centro del lago e via via che si allontavano dalla riva, gli alberi scomparivano, mostrando fette sempre più ampie di cielo stellato e…
«Wow, accidenti che roba!!» esclamò uno dei ragazzini in testa alle barche guardando in alto davanti a se e tutti, un po’ alla volta, restarono a bocca aperta dalla meraviglia che gli si parò davanti:
Il castello era enorme, scintillante di tante piccole luci che dovevano essere le finestre, apoggiato ad una scogliera a strapiombo affacciato sul lago.
Era uno spettacolo affascinante e tenebroso allo stesso tempo, poiché il castello era così immenso, imponente che esprimeva tutta la sua gloria e fama.

«E’ meraviglioso…» disse una ragazza dai lunghissimi capelli biondi nei quali scintillavano i riflessi d’orati delle lucine del castello.
I suoi occhi erano meravigliati da quello spettacolo notturno mai visto prima d’ora.
«Assomigliano molto a…alle lanterne di casa mia..» per un momento gli venne nostalgia di casa, ma se la fece passare subito ripetendosi “Hogwarts, sei a Hogwarts!”

Le barchette arrivarono all’altra riva e gli studenti furono accompagnati dentro il castello.
‘Finalmente, si va in scena’  disse tra se il giovane Jack.

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Capitolo 3
*** Questa sarà la tua casa... ***


BFH Snowflakes! Vedo con piacere che ci sono nuove recensioni e molte persone che mi seguono *s’inchina* GRAZIE! Tutto questo mi rende felice e mi da la forza di pubblicare – davvero! - e mi terrorizza…perché? Be, perché ho paura che la storia vi deluda, che non vi possa piacere con il passare dei capitoli, magari vi aspettate qualcosa di diverso…e ho paura di deludervi…(Visto che sono molto brava in questo -.-)
Jack: E basta con tutta questa lagna!
Io: mi conosci, non posso fare altrimenti ù.ù xD
Jack: forza, tu provaci! Nella vita bisogna pur tentare! Al massimo ti diranno che la storia farà schifo XD
Io: Haha…grazie per questa sintesi illuminante!
Hic: Hey, quella battuta è mia!   
Ok, riprendiamo il controllo; niente, avrete notato che Rapunzel e Merida hanno avuto poche parti (specie Punz) ma non preoccupatevi, arriverà anche il loro momento…;)
Questo capitolo è un po’ più lungo e spero tanto vi possa piacere >.< Cercherò di aggiornare ogni quindici giorni ok?^^
Buona lettura!
-Ash-







CAPITOLO 3: QUESTA SARà LA TUA CASA...

Alla fine della scalinata, ad attendere i nuovi studenti, c’era una professoressa, avvolta in una tunica verde con contorni d’orati, di una stoffa morbida e lucida, i suoi lunghi capelli castani raccolti in due code addobbati da dei cordoncini d’orati intrecciati tra loro a mò di treccia.
Quando tutti i ragazzi raggiunsero il pianerottolo, la professoressa gli diede il benvenuto.
«Benvenuti ad Hogwarts, giovani studenti, io sono la profesoressa Elinor. Dunque, tra non molto entreremo nella sala grande dove ad attendervi ci saranno non solo i miei colleghi professori e i vostri futuri compagni più grandi, ma anche il momento dello smistamento nelle quattro case: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e…Serpeverde.» pronunciò quest’ultima come se fosse qualcosa di indecente, cercando comunque di mantenere un certo contegno.
«Che la cerimonia abbia inizio!» così dicendo si voltò, la porta si spalancò ed iniziarono ad entrare nella grande sala.
Non c’è bisogno di dire che tutti furono ancora più meravigliati nel vedere il soffitto stellato come se fosse vero in cui galleggiavano candele accese.
La sala era immensa e composta da quattro tavolate molto lunghe, in cui vi erano, oltre ai posti vuoti che avrebbero occupato i nuovi studenti, quelli dal secondo al settimo anno, che guardavano incuriositi i nuovi arrivati.
Jack iniziò a sentirsi un po’ a disagio e cercò di guardare avanti -ma non era molto incoraggiante vedere la tavolata dei professori.
‘Mantieni la calma.’ Si disse. Si sentiva nervoso, colpevole di qualcosa che non seppe spiegarsi nemmeno lui, come se già avesse deluso tutti.
«Non voglio finire in Serpeverde!» bisbigliò Merida.
«Perché?» chiese, cercando di tornare calmo e a quella domanda lei lo guardò accigliata.
«Ah, giusto, tu non…Be vedi, a Serpeverde ci finiscono sempre i maghi o le streghe malvagi, e io non voglio assolutissimamente! Capisci!?» disse isterica
«Ok, ok, calmati. Di sicuro non ci finirai, sei troppo ingenua per quello.»
«Grazie! Che bel…Hey, un attimo, ingenua!?»
«Haha,vedi?»
Lei si imbronciò.
«Il mio era un complimento.»
Lei si girò e gli fece la linguaccia.

Più indietro c’era anche qualcun altro nervoso per la scelta della casa. Hic non si aspettava certo di entrare in Grifondoro, idea troppo utopistica. Lì ci vanno il top dei top, i coraggiosi, coloro che sono capaci in tutto. E lui non riteneva di rientrare in nessuna di quelle caratteristiche.
Si sarebbe accontentato di Tassorosso o Corvonero. Ma non Serpeverde. Quello no.
Iniziò a sentire le gambe molli, ma cercò di concentrarsi e stare calmo.

«Ma è fantastico! Guarda che roba!» la ragazza dai lunghi capelli biondi continava a guardarsi attorno e ad indicare qualsiasi cosa per lei meravigliosa vedesse, e gli alti studenti iniziarono a guardarla male.
Alcuni seduti ai tavoli la notarono e si misero a ridere per la sua spontaneità; ovviamente quelli di Serpeverde avevano appena trovato un nuovo giocattolo…
Finalmente giunsero alla fine della sala, davanti al tavolo dei professori dove c’era uno sgabello con un vecchio cappello a punta.
«E quello che roba è?» chiese Jack.
«Colui che ci smisterà.»
«Ah…»
«Dunque, ora vi chiamerò uno alla volta, voi verrete avanti, e indosserete il cappello parlante che vi smisterà nelle vostre case.»
Il cappello parlante canticchiò una canzoncina, prima di iniziare:

Se in una casa tu vuoi andar,
il cappello devi indossar,
e in un attimo te lo dirà!

La professoressa tirò fuori un rotolo di pergamena e iniziò a chiamare i primi studenti. Ogni volta che un ragazzo si alzava per andare a sedersi, a Jack saltava un battito e notò che anche Merida era molto nervosa, ma non erano certo gli unici.
«Moccicoso.» quando chiamò quel nome, si fece largo spintonando gli altri studenti e il cappello parlante, una volta messo in testa, non ci mise molto a pronunciare “Serpeverde!”
La sua casa lo acclamò con entusiasmo e intanto l’elenco dei ragazzini ancora da smistare, proseguiva.
«Merida Dunbrock» Quando chiamò il suo nome, lei salì i due gradini, esitante e si mise il cappello in testa.
Era molto agitata, e sperava davvero di non finire in serpeverde.
‘Ti prego, ti prego, ti prego!’
«Oh…Si, Tassorosso!» Lei tirò un sospiro di sollievo e scappò alla tavolata, scambiandosi un occhiata con Jack, il quale gli fece l’occhiolino come a dire “cel’hai fatta”
Si sentì improvvisamente solo.
I nomi andarono avanti.

«TestadiTufo» si presentò un ragazzo biondo che Hic riconobbe subito.
«Serpeverde!» urlò il cappello.
«Chissà perché mel’aspettavo.» boffonchiò tra se.
«TestaBruta» questa volta fu sua sorella ad indossare il cappello e anche lei finì in Serpeverde.
«Rapunzel!» ad avvicinarsi quasi titubante fu una ragazza dai capelli lunghi raccolti in un intricata treccia d’orata, gli occhi grandi verdi che scrutarono la folla, per poi sedersi sullo sgabello con indosso il cappello più grande di lei.
Molti la riconobbero come colei che indicava tutto ciò che ammirava un attimo prima e si misero a parlottare tra loro, altri a sorridere, mentre altri, semplicemente, la ignorarono.
«Vediamo…Corvonero!» lei tutta contenta, come se avesse visto un sacco pieno di caramelle, andò al suo tavolo, andando ad inciampare distrattamente addosso agli studenti e ai due gradini.
«Ops, scusate! Scusa!»
Stava quasi per uscire dalla cerchia di studenti, quando inciampò nei piedi di qualcuno e andò addosso ad un ragazzo castano.
«…Come dire…Pesi!» riuscì a dire con l’ultimo respiro.
«Oh, scusami tanto!» disse lei alzandosi in piedi e tirando per le braccia anche lui, rimettendosi entrambi in piedi.
«Ah, tranquilla…» disse lui cercando di sistemarsi un attimo, poi alzò gli occhi e si ritrovò i suoi grandi occhi verdi a fissarlo con preoccupazione e curiosità.
«…Wow…cioè, vogli dire, ti sei fatta…male?» balbettò Hic.
«Oh,io? No no! Tu? Scusa, davvero, ora…meglio che vada!» si sistemò un attimo e s’incamminò per andare al tavolo, ma si fermò e urlò ancora:
«Scusa, scusa davvero!» disse e si dileguò.
«Hiccup Horrendous Haddock III» quando chiamò il suo nome lo sentì a stento, ancora stordito dallo scontro con la ragazza bionda.
Quando indossò il cappello, gli coprì gli occhi da quanto grande gli stava; il cappello ci mise un po’ prima di prendere la sua decisione:
«Sicuramente…Grifondoro!»
«Cosa?! Davvero?» chiese lui incredulo.
«Vuoi che cambi?»
«No no!» rispose Hic e posandolo delicatamente sullo sgabello;  a quella schermaglia tra il ragazzo e il cappello, molti si misero a ridere.
‘Sono un grifondoro!’  Non ci credeva.
Andò a sedersi al tavolo mentre i loro nuovi compagni si congratularono con lui, senza che lui non se ne rendesse quasi conto.
‘Io…un Grifondoro?’
Si sedette, guardandosi attorno con più attenzione e ringraziando chi gli dava il benvenuto.
‘Sono tutti così gentili.’
Notò che Astrid lo guardava in modo strano, così si voltò.

«Jack Frost»
Quando sentì il suo nome sentì il cuore battere più veloce, poi si avviò verso lo sgabello, si mise il cappello e attese.
«Dunque…»
Dopo quelli che sembrarono minuti interminabili in cui il cappello era veramente indeciso e fece alcune smorfie indecifrabili, emise il verdetto:
«…Serpeverde!»
Sperava con tutto se stesso di non sentire pronunciare per lui quel nome, e invece…
«Cosa?!» urlò arrabbiato.
«Ordine, prego!» ordinò Elinor, e il pover Jack non potè fare niente di fronte al temperamento e all’ordine della professoressa, così si tolse il cappello che cadde a terra e andò a sedersi al tavolo dei Serpeverde.
Vide con la coda dell’occhio Merida, dispiaciuta, che lo guardava.
‘Perfetto.’
Giunto al tavolo, molti applaudirono al nuovo arrivato, aspettavano di poter battere un cinque, ma lui non li degnò di uno sguardo e si sedette, voltandosi dall’altra parte.
Ora che tutti i ragazzi avevano finito lo smistamento, un umone piuttosto panciuto e con una folta barba bianca seduto al centro degli altri professori si alzò e tutti si zittirono di colpo.
«Benvenuti a nuovi studenti e bentornati ai vecchi. Io sono preside di scuola, Nicholas North. Dunque, ai Prefetti come sempre miraccomando di dare opportune istruzioni ai nuovi arrivati, Ed ora…la cena è servita!»
Battè le mani due volte e le tavole, un secondo prima prive di anche il più piccolo ornamento, ora erano imbandite di ogni genere di leccornia si possa immaginare.
A quello spettacolo Jack non potè non meravigliarsi, così iniziò ad assaggiare qualunque cosa gli capitasse a tiro, a cominciare dal pollo in salsa d’arancia, roastbeef tagliato sottile, dolcetti di cioccolata e mandorle, purè di patate, tutto insieme.
«Caspita, sembri un Throll che non mangia da mesi!» sentire quella voce lo fece sobbalzare.
«E’ per soffocare l’amaro. Non dovresti essere con i tassorosso?» chiese addentando una coscia di pollo arrosto senza neanche guardarla.
«…Mi dispiace.» riuscì a dire lei guardandolo dispiaciuta.
Vide la sua mascella masticare con meno foga.
«Ma vedrai che ti troverai bene, non saranno mica tutti cattivi, giusto?»
«Hey tu, tassorosso! Questo non è il tuo posto!» urlò qualcuno
«Io sto dove mi pare e piace!» lo zittì lei.
«Dai, tornatene al tuo posto.» disse gentilmente Jack con un accenno di sorriso.
«Ok, ma se speri di liberarti così facilmente di me, ti sbagli di grosso. Ci vediamo domani!» disse lei.
Quel ragazzo gli faceva tenerezza e gli dispiaceva molto che fosse finito tra i Serpeverde. Parlandogli sul treno aveva capito che non doveva essere un tipo poi così male e si era detta che l’avrebbe aiutato a capire il mondo della magia, poiché sembrava non conoscere niente di niente.
Non voleva certo non rivolgergli più la parola solo perché era finito in Serpeverde, ma sperava che qualcuno non lo inoltrasse nel tunnel dei “cattivi ragazzi”. Aveva sempre guardato male quella casa, ma ora doveva fare un passo avanti e superare quei pregiudizi. Per lui.
«Oh cielo, che fame!» si disse.

Finito di mangiare, tutti gli studenti si alzarono e i Prefetti delle varie case chiamavano quelli del primo anno di seguirli e mantenere il passo in modo da non perdersi.
Hic si fece trascinare dalla folla, pieno come un uovo e stanco.
I prefetti correvano quasi e presto si dimenticò la strada percorsa fino al dormitorio dei grifondoro.
Salirono per rampe di scale, corridoi a destra, a sinistra, fino ad arrivare davanti ad un ritratto di una signora vestita di tutto punto con colori cangianti.
«Parola d’ordine?» chiese lei.
«Scalderonis» il ritratto si aprì e tutti entrarono in una specie di botola buia per poi sbucare in una stanza circolare, grande ed accogliente grazie ai colori vivaci rosso e giallo delle pareti e degli arredi (dei divani e poltrone) e un fuoco scoppiettante acceso nel camino di pietra.
«Wow, che bello!» esclamò il castano guardandosi attorno.
Il prefetto, che Hic riconobbe come Flyn Rider, iniziò a parlare per dar loro istruzioni:
«Bene, questa è la sala comune di noi grifondoro, le stanze dei ragazzi sono a destra, quelle delle ragazze a sinistra. Vi consiglio di andare a letto presto, sapete, i professori non tollerano molto i ritardatari.» disse a mò di confessione.
«Soprattutto alla professoressa Elinor, che è anche il capo della nostra casa.
Bene, troverete tutto nelle vostre stanze, dividetevi i letti senza litigare e…Buonanotte!»

I sotterranei erano bui e freddi.
Le poltrone erano già tutte occupate dai suoi coinquilini (il termine più civile che trovò) e continuava a guardarsi attorno, seduto vicino alla finestra.
Gli sarebbe mai capito qualcosa di bello, un giorno? Pensava che, una volta arrivato a Hogwarts, la sua vita sarebbe cambiata, avrebbe dimostrato a tutti che sapeva fare qualcosa, avrebbe vissuto felice, e invece…
«Hey, tu!» una voce arrogante lo fece tornare alla realtà e si trovò davanti tre bulletti.
«Forza solitario, vieni a festeggiare con i tuoi nuovi amici.» lo invitò Moccicoso.
«Lasciami stare.» rispose seccato.
«Oh, che c’è? Il poverino non si sente a suo agio in questa casa?» iniziò a prenderlo in giro e Jack si sentì prudere le mani.
«Perché non te ne torni a festeggiare e mi lasci in pace?» ringhiò lui
I tre lo guardarono e Jack si voltò dall’altra parte. Era davvero sconfortato.
«Dovrai rassegnarti, ora questa è la tua casa.» gli disse menttendogli una mano sulla spalla, e poi scoppiò a ridere.
Se avesse potuto sarebbe scappato volentieri da quella finestra…peccato che fosse murata e il cielo stellato solo una magia. Se ne andò in camera, sotto le coperte ‘Ora questa è la tua casa.’  Quella frase continuava a tormentarlo, non riusciva a pensare ad altro, mentre un lieve senso di nausea e tristezza lo pervase, facendogli male al petto.
 ‘Ora questa è la tua casa.’
«Ok, pensa a qualcosa di bello.» si impose.
‘Ora questa è la tua casa.’
Cercò di ripassarsi tutti i nomi dei dolcetti che Merida gli aveva insegnato e i nomi di quei tre professori che si ricordava.
Cominciò a funzioare e pian piano si calmò e così cercò di addormentarsi.


Scusa Jack, scusa scusa!! Mi addolora tanto averti messo in serpe…>.< ok, ora molti di voi non saranno d’accordo con la scelta delle case, o come si vede dalle fan art in giro, sono diverse…ma io ho preferito così, e c’è una ragione…(forse XD…)
Avete riconosciuto la nostra professoressa vero? :D spero di si!
Nel prossimo capitolo incontreremo un altro personaggio molto buffo e che, personalmente, mi è venuto da inserirlo all’ultimo, un lampo di genio xD
Ringrazio Kiaretta_scrittrice92 (nonché mia amica-sorellina!), Spirit734 e BeyonBday per la recensione al capitolo precedente e ovviamente, tutti quelli che mi seguono ^o^
A presto <3


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Capitolo 4
*** Il primo giorno di lezioni! ***


BFH Snowflakes! eccomi e scusate il tremendo ritardo >.< ho avuto compleanni, cosplay da preparare e finalmente mi sono comprata un pc tutto mio e quindi ho dovuto studiarlo un pò ^^ Il capitolo lo revisionerò (come gli altri) per correggere errori di ortografia o di verbi.
Buona lettura, ci si sente in fondo! :3

-Ash-








CAPITOLO 4: IL PRIMO GIORNO DI LEZIONI!

C’era qualcosa che doveva fare, ma proprio non riusciva a ricordarsi cosa.
Poi, una luce lo accecò e fu costretto a svegliarsi.
«Ma che…?» Gli occhi facevano fatica ad abiturarsi alla luce accecante del mattino.
«Dove…?…Oh cielo!» Hic si buttò letteralmente giù dal letto, rendendosi conto che era in stramega ritardo alla sua prima lezione-con la prof. Elinor, che già la sera prima aveva fatto intendere che con lei, non si scherza-si vestì di tutta fretta, prese la borsa e ci buttò dentro i primi rotoli di pergamena, penne ed inchiostro e libri che gli capitavano a tiro e come una furia corse giù per le scale-rotolò per le scale-si alzò e corse per i corridoi.

«Lo apevo, lo sapevo che mi sarei perso!» Jack buttò a terra la cartina della scuola, rendendosi conto che, grazie ad una scala che all’ultimo aveva deciso di spospare pianerottolo, si era perso.
Era in ritardo alla sua prima lezione.
‘Grandioso!'
«Ma che cazzo!»
«Ah, ah! Parolacce! Che maniere poco educate!» esclamò una vocetta.
Jack ne cercò la fonte e vide, appeso ad una trave del soffitto, un piccolo elfo, vestito di rosso con un buffo cappello a punta, sulla quale c’era attaccato un campanellino.
«E tu sei…?»
«Din-don! Haha!» rispose dondolando e ridendo.
« Senti, sapresti indicarmi l’aula di trasfigurazione?» provò a chiedere.
«Dunque…certo, si trova qui, in questa scuola. Hahah!» si mise a ridere come se avesse raccontato una barzelletta divertente e a Jack salì ancora di più il nervosismo.
«Senti, non ho tempo da perdere, campanellino!»
L’elfo, sentendo quell’appellativo si arrabbiò, scese dal suo posto, afferrò la cartina di Jack e iniziò a correre.
«Hey!» il ragazzo si mise a rincorrerlo, mentre la piccola creaturina correva ridendo in modo maligno.


L’insegnante di incantesimi era davvero particolare e a guardarlo, gli veniva sempre più voglia di abbracciarlo come fosse un orsetto di peluches.

Era un omino tutto d’orato, basso, con dei capelli all’insù e il bello era che non parlava, ma mimava, scriveva alla lavagna con la sua bacchetta, e faceva capire perfettamente i gesti dell’incantesimo, e poi sopra la sua testa faceva comparire con della magina sabbia d’orata che riusciva a controllare, delle figure o scritte, in modo da farsi capire meglio.
Un professore un po’ bizzarro.
Rapunzel non gli staccava gli occhi di dosso, mentre il suo piccolo amico camaleonte cercava di riportarla alla realtà e costringerla a stare attenta.
«Si Pascal, ci sono, sono attenta, concentrata e…» ma prima che potesse finire il discorso, Sandy la indicò per eseguire la prima magia e lei si alzò di scatto agitata.
«Who!io? si, ecco, hem…»
‘Qual’era la formula?’
«Wingardium Leviosa» bisbigliò una voce vicina.
La ragazza si ricompose, gesticolò la bacchetta ripetento la formula e…non successe nulla.
Alcuni si misero a ridere, e Sandy gli fece rivedere il movimento giusto della bacchetta per incoraggiarla a provare e lei tentò di nuovo.
«Wingardium Leviosa!» la piuma bianca che stava sul tavolo di fronte a lei iniziò a sollevarsi, timidamente e Rapunzel, eccitata dal successo della sua prima magia, provò a farla volare più in alto.
Tutti applaudirono e lei arrossì dall’imbarazzo e dalla felicità.
«Grazie! Evviva, cel’ho fatta!»
Il professore gli diede l’Ok e fece comparire sulla testa il numero “10” e tutti lo interpretarono come un punteggio alla loro casa e gli applausi da quelli di corvonero aumentarono.
Mentre Sandy incitava tutti a provare, Rapunzel si sedette e cercò chi le aveva dato il suggerimento. Ma chi poteva mai essere?
«Grazie!» disse al suo vicino, beccandosi un occhiata interrogativa.
‘No, direi che non è lui.’
«Grazie!» disse alla sua vicina dall’altra parte, ma ottenne lo stesso risultato.
‘Neanche…’
Pascal si battè una zampa in faccia e cercò di indicare all’amica la ragazza suggeritrice, prima che la prendessero per matta.
«Che c’è? E’ lei?» chiese a bassa voce, poiché era vietato portarsi i propri animaletti in aula.
La ragazza era seduta ad una fila più in alto della sua, aveva dei capelli ricci rossi e un viso gentile e sorridente, concentrato, intenta a far volare la propria piuma.
«Hem…Ciao!» meglio iniziare in modo formale.
«Ciao, scusa ma…sono molto…molto…concentrata…» disse mentre guardava la piuma volare su e giù, indecisa se spiccare il volo, oppure tornare sul tavolo.
«Oh, lo vedo. Niente, volevo solo ringraziarti. Per il suggerimento!»
«Oh, di nulla!» poi emise un “Wuo!” di gioia. La sua piuma stava volteggiando in aria.
«Grande! Cel’ hai fatta!» e si abbracciarono come vecchie amiche.
«Ops, scusa!» disse lei ridendo.
«Ma no, figurati! E’ una vera soddisfazione, la nostra prima magia, la nostra prima lezione!»
«Esatto!» poi le sue di guardarono con sguardo complice. L’una era molto incuriosita dall’altra.
«Mi chiamo Merida.» disse lei.
«Rapunzel.» e si strinsero la mano con molta foga, ridendo.

Aveva il fiatone, ma doveva continuare a correre se non voleva fare altro ritardo.
Aveva rischiato di perdersi e si stava preparando psicologicamente ad una ramanzina sicura della professoressa.
‘Cominciamo bene…’
Era arrivato ad un bivio, stava per svoltare quando sbattè contro qualcuno e si ritrovò per terra, la borsa rovesciata e qualcosa in testa.
«Che botta…»
«Aiaai…» sentì una voce lamentarsi.
Hic si alzò, prendendo una grossa cartina caduta in testa e vide il ragazzo con cui si era scontrato e lo riconobbe subito. Era il serpeverde che per poco non litigava con il cappello parlante e la professoressa Elinor. Chissà perché…
Da una parte aveva creduto fosse solo in cerca di rogne, ma sembrava frustrato dalla scelta della casa, troppo…
‘Serpeverde…fantastico…un drago no, eh?’
«Scusa, mi dispiace…» disse il ragazzo.
«Non importa...» disse sospettoso delle sue scuse.
«Ah, la mia cartina, grazie!» disse Jack, vedendola nelle mani del ragazzino.
«Hahaha!» si mise a ridere l’elfo appollaiato su una trave e facendo la linguaccia al ragazzo.
«Questa me la pagherai, ladro di cartine!»
«Tel’ha rubata?» chiese Hic.
«Già. Non fidarti di quell’essere.» lo avvertì.
«Ne terrò conto.» rispose, non sapendo se credergli o no, ma qualcosa gli diceva che stava dicendo il vero.
«Aspetta, ti aiuto a raccogliere le cose.» disse prendendo i fogli e i libri e Hic lo imitò.
«Grazie, sei gentile.» lo ringraziò Hiccup con sospetto, e aJack non sfuggì certo il su tono.
I due si alzarono e Jack vide che indossava la cravatta di grifondoro. Sicuramente anche lui avrà visto la cravatta di serpeverde…infatti notò l’occhio di lui che cadde, per un momento sulla sua.
«Perché sono un serpeverde, giusto?» disse amaramente.
«Oh, no, non intendevo per quello, ero sincero.» si affrettò a dire.
Jack fece un cenno di ringraziamento, poi si ricordò improvvisamente che era in ritardo.
«Cavolo, sono in ritardo!»
«Oh, pure io!» I due si misero a correre nella stessa direzione, affiancati.
«Sai dov’è l’aula di trasfigurazione?» chiesero entrambi in coro,
Si fermarono, si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere. Una sana e volontaria risata di felicità.
«Oddio, ti sei perso!?» chiese Jack divertito.
«Più o meno. Anche tu?»
«Certo che si! Questo posto è immenso!»
«Oh, no guarda…» disse Hic prendendo la sua cartina dalla borsa e facendogli vedere il percorso.
«Vedi? Se ora svoltiamo a destra, poi a sinistra, dovremmo esserci.» spiegò lui.
«Ah!andiamo allora!» ripresero a correre e finalmente giunsero davanti all’aula.
«Dovrebbe essere questa.» disse Hic sbirciando dentro e vide, stramente, che la professoressa non c’era.
«Non c’è! Forza, entriamo.» disse Hic sollevato e lui e Jack entrarono, mentre tutti erano intenti a scrivere e iniziarono a fissarli.
«Oh be, per sta volta ce la siamo cavata!» disse Jack allegro.
Non l’avesse mai detto…
«Certo! E io sarei così stupida da non accorgermi di due infiltrati nella mia lezione.» Elinor comparve dietro di loro e i due spaventati si girarono.
‘Merda’
«Mi scusi, ci siamo persi e…» cercò di giustificare Hic.
«…E uno stupido elfo mi ha rubato la cartina.» disse in tono acido Jack.
«Din don? Il poltergeist? E tu come l’hai offeso?» chiese subito lei e riconobbe subito Jack, guardandolo in malomodo e lui se ne accorse.
«E’ stato lui a cominciare!»
«…Mi rendo conto che è un elfo troppo vivace e fastidioso.» cercò di giustificare in parte.
«Ma questo non giustifica i vostri ritardi. Sedetevi e riprendiamo la lezione.» I due trovarono due posti davanti e si sedettero vicini, tirarono fuori i loro rotoli di pergamena e la prof. Iniziò a spiegare loro cosa dovevano fare.
Jack nel tirar fuori i libri, tirò fuori anche la cartina e notò che era mezza stracciata.
«E mi ha pure strappato la cartina…»
«Oh, un modo troveremo per ripararla con qualche incantesimo, non preoccuparti.» lo rassicurò Hic.
Quel ragazzo era davvero…gentile!
«Glie la farò pagare.»
Hic ridacchiò.
«Presentarsi in ritardo alla prima lezione, complimenti stuzzicadenti!»
Hic alzò gli occhi al cielo e non rispose.
«Cel’ ha con te?» domanda stupida, ovvio che si, erano gli unici ritardatari.
«Hey, pss, platinato.» Jack capì subito che stava chiamando lui per via del colore dei capelli e si girò infastidito.
«Cos’è, fai combriccola con i grifondoro? Non è tuo amico.» Era Moccicoso.
«Perché, tu si?»
«Chi non vorrebbe essere mio amico? Io sono il migliore, e faresti bene a passare dalla mia parte…»
«Se, se…» e si girò continuando i suoi compiti.
«Mi sta ignorando! Mi ha…completamente ignorato!» disse sconvolto ai suoi due amici che tentarono di consolarlo.
«Che stupidi...» commentò Hiccup, per pentirsene subito di aver offeso due compagni davanti a un altro serpeverde.
«Oh, altrochè!.» concordò Jack e Hic ne rimase sorpreso. Un serpeverde che odia un altro serpeverde?
«Ma tu sei un serpeverde sul serio?» la domanda gli sorse spontanea e il volto di Jack assunse un espressione truce.
«Cioè, voglio dire…» Hic non sapeva proprio come rimediare, così si diede dello stupido e riprese a scrivere, lanciando di sott’ecchi delle occhiate al suo compagno, sperando in parte, che lui se ne accorgesse per fargli capire che era dispiaciuto.

Finita la lezione, le due ragazze uscirono insieme dall’aula e la bionda non ci pensò due volte a presentargli il suo piccolo amico a quattro zampe.
«Questo è Pasqual, lei è Merida.»
«Ma che carino! È tuo? Dove l hai trovato?» chiese tutta esuberante la riccia che lo prese tra le mani.
«Oh, ci siamo incontrati, per caso. Lui è da sempre il mio grande amico e confidente.» spiegò lei.
«Fantastico! È davvero simpatico!»
il poverino si lasciò coccolare, infastidito, ma poi ci prese gusto a essere al centro dell’attenzione delle due.
«Che lezione hai ora?»
«Her…» la riccia lasciò andare l’animaletto che saltellò sulla spalla di Rapunzel, prese il suo foglio di pergamena degli orari e lesse:
«Biologia.Tu?» Rapunzel si avvicinò per leggere la sua.
«Pozioni…con serpeverde…»
«Dai, non sarà tanto male, non preoccuparti.» disse lei e il suo pesiero andò subito a Jack.
‘Chissà come se la starà cavando…’
«Speriamo. Beh meglio che vada, i sotterranei sono piuttosto lontani.»
«Certo, ci becchiamo dopo se ti va, ok?»
«Ma certo, volentieri! Allora a dopo, buona lezione!»
«Grazie,anche a te!»
Rapunzel iniziò, con l’aiuto della cartina, a raggiungere i sotterranei per la sua prossima lezione, entusiasta per aver incontrato una ragazza così simpatica.
‘Peccato faccia parte di un’altra casa…’
«Che ne dici Pasqual? E’ molto simpatica, non credi?»
lui gli fece con il suo piccolo pollice, il segno dell’”Ok” e lei rise.



Eccoci qui! Be, come dire...spero di non essere stata troppo banale con gli eventi e le battute...non è che mi convince tantissimo...cioè, le descrizioni, rileggendole ora...credo che lo riscriverò quanto prima! Ringrazio di vero cuore per le bellissime recensioni e provvederò a rispondervi quanto prima =) grazie alla nuova lettrice Yasha Taisho!
A presto <3

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