Le Cronache di Hogwarts: The Big Four_ecco come nacque la loro leggenda - di _Ash (/viewuser.php?uid=184394)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In viaggio verso Hogwarts ***
Capitolo 2: *** L'Arrivo! ***
Capitolo 3: *** Questa sarà la tua casa... ***
Capitolo 4: *** Il primo giorno di lezioni! ***
Capitolo 1 *** In viaggio verso Hogwarts ***
Snowflakes!
La vostra (ex) Kaity non solo ha cambiato nik, ma anche finalmente
deciso quale Ff postare riguardanti i Big Four!! *applauso
d’incoraggiamento* grazie Jack xD
Ordunque…ho
scritto solo i primi due capitoli (e metà del 3)
Per
le pubblicazioni dei capitoli potrei pubblicarli ogni mese (lo so,
è un tempo lungo, ma urge lavoro, e ispirazione –
e questa ultimamente non mi fa visita spesso)
Non
so ancora come si svilupperà la storia. L’inizio
sarà simila ad HP, ma poi ho intenzione di creare qualcosa
di mio. Come viene viene =)
Spero
che ci sia almeno una buon anima che abbia voglia di seguirmi e,
perché no, di recensire? XD
Detto
questo (credo sia tutto) vi lascio al primo capitolo!
Scusate
per gli errori che so già ci saranno >.<
-Ash-
IN
VIAGGIO VERSO HOGWARTS
Il treno era fermo al
binario 9 ¾ e tutti gli studenti accompagnati dai loro
familiari, stavano ammassati davanti alla locomotiva che presto li
avrebbero portati verso la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
C’era un tale caos solo per prendere un treno, che non gli
sembrava possibile!
Ovunque si girasse vedeva sguardi fieri nei genitori dei ragazzi e
anche lacrime di tristezza mista a gioia, poiché i loro
figli sarebbero stati via mesi e mesi e avrebbero iniziato un nuovo
viaggio della loro vita; in tutti i sensi.
Chi era stato “scelto” per frequentare quella
scuola, poteva ritenersi molto fortunato e fiero di sé.
Infatti, non capita mica tutti i giorni di ricevere al proprio decimo
compleanno una lettera da un gufo e scoprire così di essere
dotati di poteri magici.
Eh si, perché fino ad allora, tu non puoi sapere con
esattezza se sei un mago oppure no, anche se hai un solo genitore mago.
Sarà la fortuna. Sarà il destino.Saranno le leggi
di Mendel, della genetica. Sarà qualche Dio lassù
che si diverte a giocare alla roulette e così sceglie i
bambini prodigio.
Lui non seppe spiegarsi questa cosa e di certo non avrebbe mai avuto
una risposta concreta, perciò meglio non affannarsi troppo.
Piuttosto, farsi lagro tra la folla ripetendo «permesso,
scusi, grazie, devo passare.»
Senza guardare negli occhi nessuno, ma bensì uno
sportello aperto da cui entrare e sistemarsi nel treno.
Faceva male vedere tutti quegli sguardi fieri negli occhi dei grandi,
nei genitori, che piangevano e abbracciavano i loro figli ripetendo
continuamente «siamo fieri di te, mir’accomando
studia bene, diventerai un mago coi fiocchi» o frasi
strappalacrime così.
‘Non ho certo
bisogno di tutte queste moine' si ritrovò a
pensare.
Ma forse stava solo ingannando se stesso.
Deciso a scacciar via quel nodo allo stomaco e alla gola, si
concentrò nel non ascoltare e non vedere le altre persone,
spintonando a destra e a manca.
Quando finalmente, a suon di spintoni riuscì ad entrare,
cominciò a passare tutte le carrozze per trovarne una
abbastanza vuota da potersi mettere tranquillo per qualche minuto, fino
a quando il treno non si fosse riempito del tutto.
Ovunque andasse, gli sembrava che tutti cominciassero a deriderlo alle
spalle o a guardarlo in modo strano.
‘Non farci
caso, è solo una tua impressione’
Continuò ad avanzare nella terza carrozza, aprì
la porta scorrevole e iniziò, a grandi falcate,a percorrere
la quarta, accelerando e sentendosi osservato, fino a chè
arrivò in fondo al treno e vi trovò una carrozza
vuota.
Completamente vuota.
«Evvai, tutta per me!»
Entrò chiuse la porta e si tuffò nel sedile
stendendosi per bene, occupando tutto il posto.
Rimase lì per qualche minuto, le voci delle altre carrozze
giungevano come un ronzio lontano e confidò che il treno
partisse al più presto.
Per fortuna da dov’era lui non c’erano molte
persone, così potè guardare fuori dal finestrino
e si perse a fantasticare su come sarebbero stati quei mesi ad Hogwarts.
Dopo un minuto buono, il treno partì, così prese
dalla tasca della felpa blu il suo Ipod, si mise le cuffie nelle
orecchie e ascoltò la musica, mentre il paesaggio si
trasformava, da città caotica, a campi di avena, per poi
diventare intere boscaglie verdeggianti, pianure e montagne maestose.
«Wow…» gli sfuggì un suono di
ammirazione e per la prima volta in quella giornata, sorrise.
«Già, è magnifico non trovi? Ovviamente
da dove vengo io paesaggi così ne trovi a
bizzeffe!»
Il ragazzo fece un salto sul sedile, non accorgendosi minimamente della
presenza alle sue spalle, seduta lì da chissà
quanto tempo.
«E tu chi diavolo sei? Da quanto sei seduta li!?»
«Oh, ma che modi! Non mi sembrava di aver letto alcun
cartello “Prenotato” alla porta della carrozza.
Comunque mi chiamo Merida Dunbrock, piacere. Tu
sei…?»
La ragazza era seduto sul sedile accanto alla porta, con indosso
già la tunica nera della scuola, che faceva un netto
contrasto con la folta chioma riccioluta e rossa della ragazza.
‘Oh perfetto,
la classica “so tutto io” ‘
«Mi chiamo Jack. » rispose secco, ma alla riccia
non bastò quella risposta.
«Jack e…?»
Lui sbuffò.
«Frost. »
«Ecco, ora il nome è completo. Ci voleva
tanto?»
‘Se conoscessi un incantesimo per dileguarla, giuro che lo
userei all’istante.’
Ad interrompere quella “conversazione” ci
pensò una donna energumena, che bussò alla porta,
portando un carrello pieno zeppo di dolci di ogni genere, sconosciuti
al povero Jack che sentì improvvisamente il suo stomaco
brontolare dalla fame.
La ragazza di nome Merida si alzò dal suo posto e
iniziò ad ispezionare ogni singolo dolcetto, mentre la donna
la guardava felice, e Jack cercò di avvicinarsi per vedere
quali prelibatezze si stesse perdendo.
‘Ma si,
facciamoci del male.’
Jack si avvicinò al carrello e vide tantissimi dolci di ogni
forma e dimensione; più che i dolci, poté vedere
le confezioni, colorate, allungate, romboidali sacchetti
contenenti carammelline e dolci.
«Ok, allora…vorrei delle gelatine tutti i gusti+1,
cioccorane, mente piperite, api frizzole, bacchette dolci, un succo di
zucca e…» Merida non smetteva di nominare un sacco
di dolci dai nomi insoliti e bizzarri, e lui la stette ad ascoltare a
bocca spalancata.
‘Dio, come
vorrei mangiarne anche io!’
Dopo che la hostess ebbe finito con la ragazza, spostò il
suo sguardo vero Jack «Qualcosa dal carrello,
caro?» chiese gentilmente e lui arrossì lievemente.
«No, grazie mille…»
la donna si allontanò e Jack si sedette con sguardo
amareggiato vicino al finestrino, guardando fuori e cercando di
dimenticarsi tutte quelle squisitezze.
Pof.
Sentì qualcosa cadere sulle sue gambe e con stupore, vide
due confezioni di…dolci?
Spostò il suo sguardo sulla riccia, la quale la
guardò a bocca piena di dolci e a quella vista
scoppiò a ridere e lei dapprima imbarazzata e infuriata, si
mise a ridere anche lei.
«Ok, non hai tutti i torti.» disse lei.
«Puoi rifarlo così ti fotografo?»
scherzò Jack e lei per tutta risposta gli tirò
una caramella che prese con la bocca al volo.
«Wow, bravo. Vediamo se riesci a prendere questa! »
Merida gli lanciò un'altra caramella e lui prese anche
quella.
«Bleah! Ma…che roba è!? »
chiese cercando di sputare fuori quella schifezza.
Be, lo sai, tutti i gusti+1. Sei piuttosto
delicato….»
«Ma sa di pesce, verdura e…» Frost
continuava a pasticciare con la lingua.
«Mangia una cioccorana.»
Lui la guardò come gli avesse chiesto di cavalcare un drago
(creature piuttosto pericolosette, i draghi, quanto affascinanti)
«Be, perché quella faccia? » chiese
mentre apriva un'altra confezione di dolci a lui sconosciuti.
«Niente, non ho fame. »
Non è vero, aveva una fame bestia, e per giunta quel
saporaccio amaro non voleva andarsene.
«Be, mi passeresti una ciocco…rana?»
chiese, sperando che il nome fosse giusto.
«Ce l’hai li.»disse indicando i due
pacchettini che aveva sulle gambe.
«Oh, certo…»
Lei lo guardò, mentre lui scartava affascinato quella
scatoletta da cui uscì saltellando una rana fatta di
cioccolato.
«Huo! E questa!?» Era sorpreso, non si era certo
aspettato che una rana vera potesse saltar fuori dalla scatola.
«E io dovrei mangiare quella…cosa!?»
chiese sconvolto
Merida era a bocca spalancata.
‘Perfetto.’
«Mi stai prendendo in giro? Tu non
conosci…cioè…»
Lui si batté una mano sulla faccia.
«Sicuro di essere un mago?» chiese lei con sospetto.
«No! Guarda, sono un babbano che nonsisacome, ha trapassato
la barriera del binario - un blocco di cemento armato se non
l’avessi notato - e si è intrufolato sul
treno…»
«…Capirai che la mia domanda è
più che lecita…»
‘In effetti il suo ragionamento non fa una piega’
pensò la ragazza.
Lui si mise a guardare fuori dal finestrino con sguardo triste e perso
mentre lei lo guardava attentamente, chiedendosi da dove provenisse e
chi fosse quel ragazzo…
«Sai, avresti dovuto mangiarla subito quella rana; Si dice
che facciano solo un salto, uno, e dev’essere fatto bene. Tu
te la sei lasciata scappare.»
«Grazie eh? »
«…Vorrà dire che la prossima
sarà meglio. »
così dicendo si avvicinò a Jack, prese la scatola
della cioccorana che aveva sulle gambe e gliela porse delicatamente tra
le mani, aprendole a mò di coppa, e lui sorpreso non
trovò la forze per cacciarla via, ma anzi, rimase colpito da
quel suo gesto così…gentile.
Si voltò guardandola e solo allora si accorse che anche lei
aveva gli occhi azzurri, ma un azzurro mare, più intensi dei
suoi e il suo sorriso in quel momento, gli parve sincero e comprensivo,
senza un briciolo di bugia.
Allora capì che poteva fidarsi.
La sua reazione era dunque comprensibile in fondo.
Lui ricambiò il sorriso, prese in mano la scatoletta e
chiese:
«Ok, dimmi cosa dovrei fare.»
«Aprila, molto molto lentamente…»
Lui allora eseguì. Con cautela aprì piano la
scatola, attento a non fare movimenti bruschi. Mentre eseguiva
quell’operazione Merida guardava la scena trattenendo il
fiato, come se lui fosse un artificiere che deve disattivare una bomba,
lo sguardo attento, le mani ferme.
Quando la scatola fu aperta del tutto, la rana saltò fuori e
i due ragazzi balzarono leggermente all’indietro, e la
piccola creatura saltò, dalla scatola andò a
finire sul sedile di fronte, vicino a Merida.
«Grande!»
Jack rise.
«E ora?»
Come a voler rispondere, la rana s’irrigidì.
«Prendila, forza.»
Jack allungò la mano, afferrò la rana e con certo
disgusto se la mise in bocca, masticando dapprima facendo smorfie,
pronto a sentire un saporaccio di carne morta, per poi tramutare la sua
espressione in meraviglia e stupore.
«Hm…che buona!»
«Allora scettico dei miei stivali…sà
per caso di rana morta?»
«No!» rise lui.
In effetti no, sapeva di cioccolato al latte, un gusto ben bilanciato e
dolce al punto giusto.
«Mi faresti una piccola lezione di vari dolci
esistenti?»
«Hm…non lo so, quanti Galeoni sei disposto a
darmi?»
Lui la fissò senza dire niente.
«Scherzavo! Allora…» E per tutto il
viaggio, i due non fecero altro che parlare dei vari dolci e cose varie
nel mondo dei maghi, perché il povero Jack non conosceva
niente e Merida si stupiva ogni volta che pronunciava un nome di
qualche oggetto magico e Jack la fissava con una faccia incuriosita.
Ci sarebbe stato da lavorare…oh, altroché!
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Capitolo 2 *** L'Arrivo! ***
BFH
Snowflakes!
ecco a voi il secondo capitolo e scusate il ritardo >.<
Voglio ringraziare tantissimo chi ha letto e recensito il primo
capitolo, ovvero _AnneMary_,Sayuri74 e Spirit734 <3 grazie
davvero, ne sono felicissima e terrorizzata...spero di fare un buon
lavoro e di non deludervi! ovviamente ringrazio anche chi mi legge
senza scrivere, chi ha messo le storie tra le preferite: alinasasusa02
e Emma Hannowver; ricordate da Aprile12 e seguita da: Artemisia246,
elanorstark17,Shin92 e ancora Spirit734^^
Ok, vi dirò che all'interno della storia ho usato altri
personaggi legati ai nostri Big four, vediamo se indovinate di volta in
volta di chi si tratta =P e poi...ho apportato alcune modifiche ad
alcune case ^^ ma non voglio svelarvi altri particolari della storia
*cheoranonricordo* xD
Buona lettura e ditemi se la storia vi piace >.< lo
spero!!!
-Ash-
CAPITOLO 2:
L’ARRIVO!
Il giorno era ormai calato, per far posto alla sera.
Il cielo era blu, ricoperto di piccole stelle luminose e
l’espresso per Hogwats era ormai giunto a destinazione dopo
ore e
ore di viaggio, illuminando con il suo enorme faro, la via davanti a se.
Il treno iniziò a rallentare. Si poteva capire non solo
dalla
velocità che stava calando, ma dallo stridio dei binari a
contatto coi freni ormai molto vecchi della locomotiva.
Nelle carrozze c’era una certa eccitazione che correva tra
gli
studenti, dei gridolini e un vociare allegro misto a nervosismo.
Eh si, perché finalmente oltre agli studenti più
grandi,
c’erano anche i novellini del primo anno, impazienti di
scendere
dal treno, di imparare nuovi incantesimi, ma soprattutto di scoprire in
quale casa fossero smistati.
Quello forse era il momento più importante e snervante di
tutti.
Il treno si fermò.
Gli studenti divennero un fiume verso le porte, tutti si misero in fila
per scendere dal treno, così anche Lui si accodò.
Alcuni studenti iniziarono a spintonare e a dare gomitate per
“smuovere la fila”, così iniziarono ad
urlare
questi, oltrepassando tutti facendosi strada in modo molto maleducato.
«Hey smilzo, facci passare!» chiese prepotentemente
un
ragazzo alto, dalla corporatura magra ma molto più muscoloso
di
lui, capelli corvini adornati da un cappello in testa e uno sguardo da
duro.
Dietro di lui vi erano quelli che definì “I suoi
seguaci”, due gemelli dai lunghi capelli biondi.
‘Ci risiamo. I
classici bulli…’
Non riuscì a spiccicare una risposta adeguata
che il ragazzino
fu spintonato sul sedile di fianco, mentre lui e i suoi amici
continuavano la loro opera.
«Hey!» disse il castano massaggiandosi la spalla,
ma loro ovviamente non gli diedero retta
«Smilzo…da dove ti è venuto?»
chiese un suo amico.
«Forte eh?»
«Io l’avrei
chiamato…stuzzicadenti!» disse la ragazza bionda
«Oh, mia sorella ne ha detta una buona!» disse in
tono da presa per il culo.
«Come ti permetti, scarafaggio
ambulante!?» si
arrabbiò lei prendendolo per i capelli e tra i due
scoppiò una lite che non fece che aumentare il malcontento
tra i
ragazzi che serpeggiava per i loro metodi poco gentili.
«Ma tu guardali…» si disse tra
sé il ragazzo castano.
«Hey voi, piantatela subito!» urlò una
voce
femminile vicino al ragazzo che, il quale sussultò per lo
spavento.
I tre allora si fermarono, si girarono pronti evidentemente ad attaccar
briga e a larghi passi tornarono indietro, fissando in cagnesco la
ragazza bionda con la treccia che aveva appena parlato.
Tutti rimasero a fissare la scena impauriti.
«E tu chi diavolo sei?» chiese in tono cattivo,
cercando di
incutere il più paura possibile, ma l’espressione
di lei
era inequivocabile: non aveva affatto paura.
«Quella che ti prenderà a pugni, se non la finisci
subito
e non chiedi scusa.» rispose in tono altrettanto minaccioso.
«Forse non sai chi hai di fronte e per questo sarai
risparmiata, per oggi.»
«Ma fammi il piacere!»
«Hey attenta bambola, o Moccicoso ti ridurrà in
poltiglia!» minacciò il suo amico bindo e sua
sorella fece
cenno col capo come a dire “Gia’”
«Già, anche se sei una ragazza, e molto carina
devo
dire…» il pugno arrivò come
preannunciato,
facendolo cadere per terra sotto lo sguardo stupito di tutti.
Silenzio.
«Che succede qui?» chiese una voce di un ragazzo
che si fece largo tra la folla e nessuno rispose.
«Questi ragazzi facevano un po’ troppo i superiori,
così gli ho dato una lezione.» disse pacatamente
la
ragazza.
«Capisco la situazione, ma vuoi ritrovarti espulsa
già il
primo giorno?» chiese sarcasticamente il ragazzo venuto in
loro
soccorso.
«Si dia il caso che io sia un Prefetto, e non posso certo
tollerare simili attegiamenti.»
«Oh, io l ho trovata grandiosa!»
lo interruppe il castano senza pensarci due volte e quando
vide
lo sguardo inceneritore del Prefetto, decise di cucirsi la bocca.
«Tuttavia sei del primo anno, non conosci ancora le regole,
sei
inesperta…sei in piena fase ormonale,
e…»
«Come!?» chiese lei diventando adirata
«No. No. Niente.» disse in modo
tranquillo, quasi teatrale.
Astrid e il ragazzo castano si guardarono e lui fece segno come per
dire “Non ha tutte le rotelle aposto.”
«Tu sei…?»
«Astrid.»
«Io mi chiamo Flynn Rider e vi pregherei di non combinare
altri
guai.» aggiunse per poi sparire trascinando Moccicoso ancora
svenuto, impartendo l’ordine di rimettersi in fila e di non
spintonare nessuno.
«Ah be…grazie Astrid.»
«Guarda che non l ho fatto per te.»
«Oh, certo, lo immagino.»
«Tu sei…?»
«Mi chiamo Hiccup.» felice che qualcuno gli avesse
rivolto la parola non per offenderlo o altro.
«Bene Hiccup, ora ti presento due nuovi amici.»
Non ci poteva credere, tre nuovi amici già al primo giorno!
«Ti presento Tuono e Saetta.» disse alzando i pugni.
‘Ah,
è questo il suo senso di
“amici?”’
«Vedi di chiedere il loro aiuto ogni
tanto.» disse
passandogli a fianco e sparire tra la folla, mentre lui rimase qualche
secondo imbambolato a fissare il punto dove poco prima c’era
la
ragazza per poi girarsi e notare che la fila era quasi finita, e che
doveva darsi una mossa se voleva scendere.
Quando mise i piedi sull’asfalto non ci poteva credere; si
sgranchì le braccia, le gambe, e il collo.
«Che fai, streccing?» chiese Merida.
«Non ne potevo più di starmene seduto.»
Ma la ragazza non gli didede retta, troppo presa a guardarsi intorno e
a ripetere in tono eccitato «Sono a Hogwarts! Sono a
Hogwarts!»
«Si be, è un piacere parlare con
te…»
Così spostò lo sguardo attorno a sé e
solo allora realizzò che si, era arrivato.
Finalmente era giunto a destinzione.
Si trovava a Hogwarts.
«Primo anno!! Qui!!»giunse una voce alle sue
orecchie e
vide che molti ragazzi circondavano un umone grasso e alto, capelli
biondicci e due baffoni raccolti in due treccie laterali, e
notò
che faceva piuttosto impressione, infatti al posto della mano sinistra
portava una protesi di ferro, stessa cosa per la gamba destra.
«Forza, seguitemi, da questa parte!!»
Molti dei ragazzini attorno a lui lo guardavano con sguardo preoccupato
e spaventato, decisi comunque di seguirlo.
Il gruppo arrivò alla sponda del lago dove, ad attenderli,
vi erano delle piccole barchette di legno usurate dal tempo.
«E noi dovremo salire li?» chiese Moccicoso ai suoi
amici.
«Annegheremo di sicuro.» sentenziò
Testabruta.
«Queste barche hanno molti più anni e tempra di
voi
ragazzini. Su, coraggio salite!» disse l’omone
dando una
pacca sulla spalla a questi che si ritrovarono col naso dentro la barca.
Jack rise di quello spettacolo, e non fu l’unico;
notò un
ragazzino gracilino che ridacchiò di quella scena e
dopodichè salì anch’esso su una
barchetta.
«Secondo te…affonderemo?» chiese Merida
seduta accanto a lui e guardando la barchetta
«Oh, spero proprio di no. Sai che freddo nuotare fino al
castello?» scherzò lui.
Dopo che tutti furono saliti, le barchette iniziarono a muoversi, molto
lentamente, uscendo dalla boscaglia e inoltrandosi verso il centro del
lago e via via che si allontavano dalla riva, gli alberi scomparivano,
mostrando fette sempre più ampie di cielo stellato
e…
«Wow, accidenti che roba!!» esclamò uno
dei
ragazzini in testa alle barche guardando in alto davanti a se e tutti,
un po’ alla volta, restarono a bocca aperta dalla meraviglia
che
gli si parò davanti:
Il castello era enorme, scintillante di tante piccole luci che dovevano
essere le finestre, apoggiato ad una scogliera a strapiombo affacciato
sul lago.
Era uno spettacolo affascinante e tenebroso allo stesso tempo,
poiché il castello era così immenso, imponente
che
esprimeva tutta la sua gloria e fama.
«E’ meraviglioso…» disse una
ragazza dai
lunghissimi capelli biondi nei quali scintillavano i riflessi
d’orati delle lucine del castello.
I suoi occhi erano meravigliati da quello spettacolo notturno mai visto
prima d’ora.
«Assomigliano molto a…alle lanterne di casa
mia..»
per un momento gli venne nostalgia di casa, ma se la fece passare
subito ripetendosi “Hogwarts, sei a Hogwarts!”
Le barchette arrivarono all’altra riva e gli studenti furono
accompagnati dentro il castello.
‘Finalmente,
si va in scena’ disse tra se il
giovane Jack.
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Capitolo 3 *** Questa sarà la tua casa... ***
BFH
Snowflakes!
Vedo con piacere che ci sono nuove recensioni e molte persone che mi
seguono *s’inchina* GRAZIE! Tutto questo mi rende felice e mi
da la forza di pubblicare – davvero! - e mi
terrorizza…perché? Be, perché ho paura
che la storia vi deluda, che non vi possa piacere con il passare dei
capitoli, magari vi aspettate qualcosa di diverso…e ho paura
di deludervi…(Visto che sono molto brava in questo -.-)
Jack: E basta con tutta questa lagna!
Io: mi conosci, non posso fare altrimenti ù.ù xD
Jack: forza, tu provaci! Nella vita bisogna pur tentare! Al massimo ti
diranno che la storia farà schifo XD
Io: Haha…grazie per questa sintesi illuminante!
Hic: Hey, quella battuta è
mia!
Ok, riprendiamo il controllo; niente, avrete notato che Rapunzel e
Merida hanno avuto poche parti (specie Punz) ma non preoccupatevi,
arriverà anche il loro momento…;)
Questo capitolo è un po’ più lungo e
spero tanto vi possa piacere >.< Cercherò di
aggiornare ogni quindici giorni ok?^^
Buona lettura!
-Ash-
CAPITOLO 3: QUESTA
SARà LA TUA CASA...
Alla fine della scalinata, ad attendere i nuovi studenti,
c’era una professoressa, avvolta in una tunica verde con
contorni d’orati, di una stoffa morbida e lucida, i suoi
lunghi capelli castani raccolti in due code addobbati da dei cordoncini
d’orati intrecciati tra loro a mò di treccia.
Quando tutti i ragazzi raggiunsero il pianerottolo, la professoressa
gli diede il benvenuto.
«Benvenuti ad Hogwarts, giovani studenti, io sono la
profesoressa Elinor. Dunque, tra non molto entreremo nella sala grande
dove ad attendervi ci saranno non solo i miei colleghi professori e i
vostri futuri compagni più grandi, ma anche il momento dello
smistamento nelle quattro case: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero
e…Serpeverde.» pronunciò
quest’ultima come se fosse qualcosa di indecente, cercando
comunque di mantenere un certo contegno.
«Che la cerimonia abbia inizio!» così
dicendo si voltò, la porta si spalancò ed
iniziarono ad entrare nella grande sala.
Non c’è bisogno di dire che tutti furono ancora
più meravigliati nel vedere il soffitto stellato come se
fosse vero in cui galleggiavano candele accese.
La sala era immensa e composta da quattro tavolate molto lunghe, in cui
vi erano, oltre ai posti vuoti che avrebbero occupato i nuovi studenti,
quelli dal secondo al settimo anno, che guardavano incuriositi i nuovi
arrivati.
Jack iniziò a sentirsi un po’ a disagio e
cercò di guardare avanti -ma non era molto incoraggiante
vedere la tavolata dei professori.
‘Mantieni la
calma.’ Si disse. Si sentiva nervoso, colpevole
di qualcosa che non seppe spiegarsi nemmeno lui, come se già
avesse deluso tutti.
«Non voglio finire in Serpeverde!»
bisbigliò Merida.
«Perché?» chiese, cercando di tornare
calmo e a quella domanda lei lo guardò accigliata.
«Ah, giusto, tu non…Be vedi, a Serpeverde ci
finiscono sempre i maghi o le streghe malvagi, e io non voglio
assolutissimamente! Capisci!?» disse isterica
«Ok, ok, calmati. Di sicuro non ci finirai, sei troppo
ingenua per quello.»
«Grazie! Che bel…Hey, un attimo,
ingenua!?»
«Haha,vedi?»
Lei si imbronciò.
«Il mio era un complimento.»
Lei si girò e gli fece la linguaccia.
Più indietro c’era anche qualcun altro nervoso per
la scelta della casa. Hic non si aspettava certo di entrare in
Grifondoro, idea troppo utopistica. Lì ci vanno il top dei
top, i coraggiosi, coloro che sono capaci in tutto. E lui non riteneva
di rientrare in nessuna di quelle caratteristiche.
Si sarebbe accontentato di Tassorosso o Corvonero. Ma non Serpeverde.
Quello no.
Iniziò a sentire le gambe molli, ma cercò di
concentrarsi e stare calmo.
«Ma è fantastico! Guarda che roba!» la
ragazza dai lunghi capelli biondi continava a guardarsi attorno e ad
indicare qualsiasi cosa per lei meravigliosa vedesse, e gli alti
studenti iniziarono a guardarla male.
Alcuni seduti ai tavoli la notarono e si misero a ridere per la sua
spontaneità; ovviamente quelli di Serpeverde avevano appena
trovato un nuovo giocattolo…
Finalmente giunsero alla fine della sala, davanti al tavolo dei
professori dove c’era uno sgabello con un vecchio cappello a
punta.
«E quello che roba è?» chiese Jack.
«Colui che ci smisterà.»
«Ah…»
«Dunque, ora vi chiamerò uno alla volta, voi
verrete avanti, e indosserete il cappello parlante che vi
smisterà nelle vostre case.»
Il cappello parlante canticchiò una canzoncina, prima di
iniziare:
Se in una casa tu vuoi
andar,
il cappello devi
indossar,
e in un attimo te lo
dirà!
La professoressa tirò fuori un rotolo di pergamena e
iniziò a chiamare i primi studenti. Ogni volta che un
ragazzo si alzava per andare a sedersi, a Jack saltava un battito e
notò che anche Merida era molto nervosa, ma non erano certo
gli unici.
«Moccicoso.» quando chiamò quel nome, si
fece largo spintonando gli altri studenti e il cappello parlante, una
volta messo in testa, non ci mise molto a pronunciare
“Serpeverde!”
La sua casa lo acclamò con entusiasmo e intanto
l’elenco dei ragazzini ancora da smistare, proseguiva.
«Merida Dunbrock» Quando chiamò il suo
nome, lei salì i due gradini, esitante e si mise il cappello
in testa.
Era molto agitata, e sperava davvero di non finire in serpeverde.
‘Ti prego, ti
prego, ti prego!’
«Oh…Si, Tassorosso!» Lei tirò
un sospiro di sollievo e scappò alla tavolata, scambiandosi
un occhiata con Jack, il quale gli fece l’occhiolino come a
dire “cel’hai fatta”
Si sentì improvvisamente solo.
I nomi andarono avanti.
«TestadiTufo» si presentò un ragazzo
biondo che Hic riconobbe subito.
«Serpeverde!» urlò il cappello.
«Chissà perché
mel’aspettavo.» boffonchiò tra se.
«TestaBruta» questa volta fu sua sorella ad
indossare il cappello e anche lei finì in Serpeverde.
«Rapunzel!» ad avvicinarsi quasi titubante fu una
ragazza dai capelli lunghi raccolti in un intricata treccia
d’orata, gli occhi grandi verdi che scrutarono la folla, per
poi sedersi sullo sgabello con indosso il cappello più
grande di lei.
Molti la riconobbero come colei che indicava tutto ciò che
ammirava un attimo prima e si misero a parlottare tra loro, altri a
sorridere, mentre altri, semplicemente, la ignorarono.
«Vediamo…Corvonero!» lei tutta contenta,
come se avesse visto un sacco pieno di caramelle, andò al
suo tavolo, andando ad inciampare distrattamente addosso agli studenti
e ai due gradini.
«Ops, scusate! Scusa!»
Stava quasi per uscire dalla cerchia di studenti, quando
inciampò nei piedi di qualcuno e andò addosso ad
un ragazzo castano.
«…Come dire…Pesi!»
riuscì a dire con l’ultimo respiro.
«Oh, scusami tanto!» disse lei alzandosi in piedi e
tirando per le braccia anche lui, rimettendosi entrambi in piedi.
«Ah, tranquilla…» disse lui cercando di
sistemarsi un attimo, poi alzò gli occhi e si
ritrovò i suoi grandi occhi verdi a fissarlo con
preoccupazione e curiosità.
«…Wow…cioè, vogli dire, ti
sei fatta…male?» balbettò Hic.
«Oh,io? No no! Tu? Scusa, davvero, ora…meglio che
vada!» si sistemò un attimo e
s’incamminò per andare al tavolo, ma si
fermò e urlò ancora:
«Scusa, scusa davvero!» disse e si
dileguò.
«Hiccup Horrendous Haddock III» quando
chiamò il suo nome lo sentì a stento, ancora
stordito dallo scontro con la ragazza bionda.
Quando indossò il cappello, gli coprì gli occhi
da quanto grande gli stava; il cappello ci mise un po’ prima
di prendere la sua decisione:
«Sicuramente…Grifondoro!»
«Cosa?! Davvero?» chiese lui incredulo.
«Vuoi che cambi?»
«No no!» rispose Hic e posandolo delicatamente
sullo sgabello; a quella schermaglia tra il ragazzo e il
cappello, molti si misero a ridere.
‘Sono un
grifondoro!’ Non ci credeva.
Andò a sedersi al tavolo mentre i loro nuovi compagni si
congratularono con lui, senza che lui non se ne rendesse quasi conto.
‘Io…un
Grifondoro?’
Si sedette, guardandosi attorno con più attenzione e
ringraziando chi gli dava il benvenuto.
‘Sono tutti
così gentili.’
Notò che Astrid lo guardava in modo strano, così
si voltò.
«Jack Frost»
Quando sentì il suo nome sentì il cuore battere
più veloce, poi si avviò verso lo sgabello, si
mise il cappello e attese.
«Dunque…»
Dopo quelli che sembrarono minuti interminabili in cui il cappello era
veramente indeciso e fece alcune smorfie indecifrabili, emise il
verdetto:
«…Serpeverde!»
Sperava con tutto se stesso di non sentire pronunciare per lui quel
nome, e invece…
«Cosa?!» urlò arrabbiato.
«Ordine, prego!» ordinò Elinor, e il
pover Jack non potè fare niente di fronte al temperamento e
all’ordine della professoressa, così si tolse il
cappello che cadde a terra e andò a sedersi al tavolo dei
Serpeverde.
Vide con la coda dell’occhio Merida, dispiaciuta, che lo
guardava.
‘Perfetto.’
Giunto al tavolo, molti applaudirono al nuovo arrivato, aspettavano di
poter battere un cinque, ma lui non li degnò di uno sguardo
e si sedette, voltandosi dall’altra parte.
Ora che tutti i ragazzi avevano finito lo smistamento, un umone
piuttosto panciuto e con una folta barba bianca seduto al centro degli
altri professori si alzò e tutti si zittirono di colpo.
«Benvenuti a nuovi studenti e bentornati ai vecchi. Io sono
preside di scuola, Nicholas North. Dunque, ai Prefetti come sempre
miraccomando di dare opportune istruzioni ai nuovi arrivati, Ed
ora…la cena è servita!»
Battè le mani due volte e le tavole, un secondo prima prive
di anche il più piccolo ornamento, ora erano imbandite di
ogni genere di leccornia si possa immaginare.
A quello spettacolo Jack non potè non meravigliarsi,
così iniziò ad assaggiare qualunque cosa gli
capitasse a tiro, a cominciare dal pollo in salsa d’arancia,
roastbeef tagliato sottile, dolcetti di cioccolata e mandorle,
purè di patate, tutto insieme.
«Caspita, sembri un Throll che non mangia da mesi!»
sentire quella voce lo fece sobbalzare.
«E’ per soffocare l’amaro. Non dovresti
essere con i tassorosso?» chiese addentando una coscia di
pollo arrosto senza neanche guardarla.
«…Mi dispiace.» riuscì a dire
lei guardandolo dispiaciuta.
Vide la sua mascella masticare con meno foga.
«Ma vedrai che ti troverai bene, non saranno mica tutti
cattivi, giusto?»
«Hey tu, tassorosso! Questo non è il tuo
posto!» urlò qualcuno
«Io sto dove mi pare e piace!» lo zittì
lei.
«Dai, tornatene al tuo posto.» disse gentilmente
Jack con un accenno di sorriso.
«Ok, ma se speri di liberarti così facilmente di
me, ti sbagli di grosso. Ci vediamo domani!» disse lei.
Quel ragazzo gli faceva tenerezza e gli dispiaceva molto che fosse
finito tra i Serpeverde. Parlandogli sul treno aveva capito che non
doveva essere un tipo poi così male e si era detta che
l’avrebbe aiutato a capire il mondo della magia,
poiché sembrava non conoscere niente di niente.
Non voleva certo non rivolgergli più la parola solo
perché era finito in Serpeverde, ma sperava che qualcuno non
lo inoltrasse nel tunnel dei “cattivi ragazzi”.
Aveva sempre guardato male quella casa, ma ora doveva fare un passo
avanti e superare quei pregiudizi. Per lui.
«Oh cielo, che fame!» si disse.
Finito di mangiare, tutti gli studenti si alzarono e i Prefetti delle
varie case chiamavano quelli del primo anno di seguirli e mantenere il
passo in modo da non perdersi.
Hic si fece trascinare dalla folla, pieno come un uovo e stanco.
I prefetti correvano quasi e presto si dimenticò la strada
percorsa fino al dormitorio dei grifondoro.
Salirono per rampe di scale, corridoi a destra, a sinistra, fino ad
arrivare davanti ad un ritratto di una signora vestita di tutto punto
con colori cangianti.
«Parola d’ordine?» chiese lei.
«Scalderonis» il ritratto si aprì e
tutti entrarono in una specie di botola buia per poi sbucare in una
stanza circolare, grande ed accogliente grazie ai colori vivaci rosso e
giallo delle pareti e degli arredi (dei divani e poltrone) e un fuoco
scoppiettante acceso nel camino di pietra.
«Wow, che bello!» esclamò il castano
guardandosi attorno.
Il prefetto, che Hic riconobbe come Flyn Rider, iniziò a
parlare per dar loro istruzioni:
«Bene, questa è la sala comune di noi grifondoro,
le stanze dei ragazzi sono a destra, quelle delle ragazze a sinistra.
Vi consiglio di andare a letto presto, sapete, i professori non
tollerano molto i ritardatari.» disse a mò di
confessione.
«Soprattutto alla professoressa Elinor, che è
anche il capo della nostra casa.
Bene, troverete tutto nelle vostre stanze, dividetevi i letti senza
litigare e…Buonanotte!»
I sotterranei erano bui e freddi.
Le poltrone erano già tutte occupate dai suoi coinquilini
(il termine più civile che trovò) e continuava a
guardarsi attorno, seduto vicino alla finestra.
Gli sarebbe mai capito qualcosa di bello, un giorno? Pensava che, una
volta arrivato a Hogwarts, la sua vita sarebbe cambiata, avrebbe
dimostrato a tutti che sapeva fare qualcosa, avrebbe vissuto felice, e
invece…
«Hey, tu!» una voce arrogante lo fece tornare alla
realtà e si trovò davanti tre bulletti.
«Forza solitario, vieni a festeggiare con i tuoi nuovi
amici.» lo invitò Moccicoso.
«Lasciami stare.» rispose seccato.
«Oh, che c’è? Il poverino non si sente a
suo agio in questa casa?» iniziò a prenderlo in
giro e Jack si sentì prudere le mani.
«Perché non te ne torni a festeggiare e mi lasci
in pace?» ringhiò lui
I tre lo guardarono e Jack si voltò dall’altra
parte. Era davvero sconfortato.
«Dovrai rassegnarti, ora questa è la tua
casa.» gli disse menttendogli una mano sulla spalla, e poi
scoppiò a ridere.
Se avesse potuto sarebbe scappato volentieri da quella
finestra…peccato che fosse murata e il cielo stellato solo
una magia. Se ne andò in camera, sotto le coperte
‘Ora questa è la tua casa.’
Quella frase continuava a tormentarlo, non riusciva a pensare ad altro,
mentre un lieve senso di nausea e tristezza lo pervase, facendogli male
al petto.
‘Ora
questa è la tua casa.’
«Ok, pensa a qualcosa di bello.» si impose.
‘Ora questa
è la tua casa.’
Cercò di ripassarsi tutti i nomi dei dolcetti che Merida gli
aveva insegnato e i nomi di quei tre professori che si ricordava.
Cominciò a funzioare e pian piano si calmò e
così cercò di addormentarsi.
Scusa
Jack, scusa scusa!! Mi addolora tanto averti messo in
serpe…>.< ok, ora molti di voi non saranno
d’accordo con la scelta delle case, o come si vede dalle fan
art in giro, sono diverse…ma io ho preferito
così, e c’è una
ragione…(forse XD…)
Avete
riconosciuto la nostra professoressa vero? :D spero di si!
Nel
prossimo capitolo incontreremo un altro personaggio molto buffo e che,
personalmente, mi è venuto da inserirlo
all’ultimo, un lampo di genio xD
Ringrazio
Kiaretta_scrittrice92
(nonché mia amica-sorellina!), Spirit734 e BeyonBday
per la recensione al capitolo precedente e ovviamente, tutti quelli che
mi seguono ^o^
A
presto <3
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Capitolo 4 *** Il primo giorno di lezioni! ***
BFH
Snowflakes!
eccomi e scusate il tremendo ritardo >.< ho avuto
compleanni, cosplay da preparare e finalmente mi sono comprata un pc
tutto mio e quindi ho dovuto studiarlo un pò ^^ Il capitolo
lo revisionerò (come gli altri) per correggere errori di
ortografia o di verbi.
Buona lettura, ci si sente in fondo! :3
-Ash-
CAPITOLO 4: IL
PRIMO GIORNO DI LEZIONI!
C’era qualcosa che doveva fare, ma proprio non riusciva a
ricordarsi cosa.
Poi, una luce lo accecò e fu costretto a svegliarsi.
«Ma che…?» Gli occhi facevano fatica ad
abiturarsi alla luce accecante del mattino.
«Dove…?…Oh cielo!» Hic si
buttò letteralmente giù dal letto, rendendosi
conto che era in stramega ritardo alla sua prima lezione-con la prof.
Elinor, che già la sera prima aveva fatto intendere che con
lei, non si scherza-si vestì di tutta fretta, prese la borsa
e ci buttò dentro i primi rotoli di pergamena, penne ed
inchiostro e libri che gli capitavano a tiro e come una furia corse
giù per le scale-rotolò per le scale-si
alzò e corse per i corridoi.
«Lo apevo, lo sapevo che mi sarei perso!» Jack
buttò a terra la cartina della scuola, rendendosi conto che,
grazie ad una scala che all’ultimo aveva deciso di spospare
pianerottolo, si era perso.
Era in ritardo alla sua prima lezione.
‘Grandioso!'
«Ma che cazzo!»
«Ah, ah! Parolacce! Che maniere poco educate!»
esclamò una vocetta.
Jack ne cercò la fonte e vide, appeso ad una trave del
soffitto, un piccolo elfo, vestito di rosso con un buffo cappello a
punta, sulla quale c’era attaccato un campanellino.
«E tu sei…?»
«Din-don! Haha!» rispose dondolando e ridendo.
« Senti, sapresti indicarmi l’aula di
trasfigurazione?» provò a chiedere.
«Dunque…certo, si trova qui, in questa scuola.
Hahah!» si mise a ridere come se avesse raccontato una
barzelletta divertente e a Jack salì ancora di
più il nervosismo.
«Senti, non ho tempo da perdere, campanellino!»
L’elfo, sentendo quell’appellativo si
arrabbiò, scese dal suo posto, afferrò la cartina
di Jack e iniziò a correre.
«Hey!» il ragazzo si mise a rincorrerlo, mentre la
piccola creaturina correva ridendo in modo maligno.
L’insegnante di incantesimi era davvero particolare e a
guardarlo, gli veniva sempre più voglia di abbracciarlo come
fosse un orsetto di peluches.
Era un omino tutto d’orato, basso, con dei capelli
all’insù e il bello era che non parlava, ma
mimava, scriveva alla lavagna con la sua bacchetta, e faceva capire
perfettamente i gesti dell’incantesimo, e poi sopra la sua
testa faceva comparire con della magina sabbia d’orata che
riusciva a controllare, delle figure o scritte, in modo da farsi capire
meglio.
Un professore un po’ bizzarro.
Rapunzel non gli staccava gli occhi di dosso, mentre il suo piccolo
amico camaleonte cercava di riportarla alla realtà e
costringerla a stare attenta.
«Si Pascal, ci sono, sono attenta, concentrata
e…» ma prima che potesse finire il discorso, Sandy
la indicò per eseguire la prima magia e lei si
alzò di scatto agitata.
«Who!io? si, ecco, hem…»
‘Qual’era
la formula?’
«Wingardium Leviosa» bisbigliò una voce
vicina.
La ragazza si ricompose, gesticolò la bacchetta ripetento la
formula e…non successe nulla.
Alcuni si misero a ridere, e Sandy gli fece rivedere il movimento
giusto della bacchetta per incoraggiarla a provare e lei
tentò di nuovo.
«Wingardium Leviosa!» la piuma bianca che stava sul
tavolo di fronte a lei iniziò a sollevarsi, timidamente e
Rapunzel, eccitata dal successo della sua prima magia, provò
a farla volare più in alto.
Tutti applaudirono e lei arrossì dall’imbarazzo e
dalla felicità.
«Grazie! Evviva, cel’ho fatta!»
Il professore gli diede l’Ok e fece comparire sulla testa il
numero “10” e tutti lo interpretarono come un
punteggio alla loro casa e gli applausi da quelli di corvonero
aumentarono.
Mentre Sandy incitava tutti a provare, Rapunzel si sedette e
cercò chi le aveva dato il suggerimento. Ma chi poteva mai
essere?
«Grazie!» disse al suo vicino, beccandosi un
occhiata interrogativa.
‘No, direi che
non è lui.’
«Grazie!» disse alla sua vicina
dall’altra parte, ma ottenne lo stesso risultato.
‘Neanche…’
Pascal si battè una zampa in faccia e cercò di
indicare all’amica la ragazza suggeritrice, prima che la
prendessero per matta.
«Che c’è? E’ lei?»
chiese a bassa voce, poiché era vietato portarsi i propri
animaletti in aula.
La ragazza era seduta ad una fila più in alto della sua,
aveva dei capelli ricci rossi e un viso gentile e sorridente,
concentrato, intenta a far volare la propria piuma.
«Hem…Ciao!» meglio iniziare in modo
formale.
«Ciao, scusa ma…sono
molto…molto…concentrata…»
disse mentre guardava la piuma volare su e giù, indecisa se
spiccare il volo, oppure tornare sul tavolo.
«Oh, lo vedo. Niente, volevo solo ringraziarti. Per il
suggerimento!»
«Oh, di nulla!» poi emise un
“Wuo!” di gioia. La sua piuma stava volteggiando in
aria.
«Grande! Cel’ hai fatta!» e si
abbracciarono come vecchie amiche.
«Ops, scusa!» disse lei ridendo.
«Ma no, figurati! E’ una vera soddisfazione, la
nostra prima magia, la nostra prima lezione!»
«Esatto!» poi le sue di guardarono con sguardo
complice. L’una era molto incuriosita dall’altra.
«Mi chiamo Merida.» disse lei.
«Rapunzel.» e si strinsero la mano con molta foga,
ridendo.
Aveva il fiatone, ma doveva continuare a correre se non voleva fare
altro ritardo.
Aveva rischiato di perdersi e si stava preparando psicologicamente ad
una ramanzina sicura della professoressa.
‘Cominciamo
bene…’
Era arrivato ad un bivio, stava per svoltare quando sbattè
contro qualcuno e si ritrovò per terra, la borsa rovesciata
e qualcosa in testa.
«Che botta…»
«Aiaai…» sentì una voce
lamentarsi.
Hic si alzò, prendendo una grossa cartina caduta in testa e
vide il ragazzo con cui si era scontrato e lo riconobbe subito. Era il
serpeverde che per poco non litigava con il cappello parlante e la
professoressa Elinor. Chissà perché…
Da una parte aveva creduto fosse solo in cerca di rogne, ma sembrava
frustrato dalla scelta della casa, troppo…
‘Serpeverde…fantastico…un
drago no, eh?’
«Scusa, mi dispiace…» disse il ragazzo.
«Non importa...» disse sospettoso delle sue scuse.
«Ah, la mia cartina, grazie!» disse Jack, vedendola
nelle mani del ragazzino.
«Hahaha!» si mise a ridere l’elfo
appollaiato su una trave e facendo la linguaccia al ragazzo.
«Questa me la pagherai, ladro di cartine!»
«Tel’ha rubata?» chiese Hic.
«Già. Non fidarti di
quell’essere.» lo avvertì.
«Ne terrò conto.» rispose, non sapendo
se credergli o no, ma qualcosa gli diceva che stava dicendo il vero.
«Aspetta, ti aiuto a raccogliere le cose.» disse
prendendo i fogli e i libri e Hic lo imitò.
«Grazie, sei gentile.» lo ringraziò
Hiccup con sospetto, e aJack non sfuggì certo il su tono.
I due si alzarono e Jack vide che indossava la cravatta di grifondoro.
Sicuramente anche lui avrà visto la cravatta di
serpeverde…infatti notò l’occhio di lui
che cadde, per un momento sulla sua.
«Perché sono un serpeverde, giusto?»
disse amaramente.
«Oh, no, non intendevo per quello, ero sincero.» si
affrettò a dire.
Jack fece un cenno di ringraziamento, poi si ricordò
improvvisamente che era in ritardo.
«Cavolo, sono in ritardo!»
«Oh, pure io!» I due si misero a correre nella
stessa direzione, affiancati.
«Sai dov’è l’aula di
trasfigurazione?» chiesero entrambi in coro,
Si fermarono, si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere. Una
sana e volontaria risata di felicità.
«Oddio, ti sei perso!?» chiese Jack divertito.
«Più o meno. Anche tu?»
«Certo che si! Questo posto è immenso!»
«Oh, no guarda…» disse Hic prendendo la
sua cartina dalla borsa e facendogli vedere il percorso.
«Vedi? Se ora svoltiamo a destra, poi a sinistra, dovremmo
esserci.» spiegò lui.
«Ah!andiamo allora!» ripresero a correre e
finalmente giunsero davanti all’aula.
«Dovrebbe essere questa.» disse Hic sbirciando
dentro e vide, stramente, che la professoressa non c’era.
«Non c’è! Forza, entriamo.»
disse Hic sollevato e lui e Jack entrarono, mentre tutti erano intenti
a scrivere e iniziarono a fissarli.
«Oh be, per sta volta ce la siamo cavata!» disse
Jack allegro.
Non l’avesse mai detto…
«Certo! E io sarei così stupida da non accorgermi
di due infiltrati nella mia lezione.» Elinor comparve dietro
di loro e i due spaventati si girarono.
‘Merda’
«Mi scusi, ci siamo persi e…»
cercò di giustificare Hic.
«…E uno stupido elfo mi ha rubato la
cartina.» disse in tono acido Jack.
«Din don? Il poltergeist? E tu come l’hai
offeso?» chiese subito lei e riconobbe subito Jack,
guardandolo in malomodo e lui se ne accorse.
«E’ stato lui a cominciare!»
«…Mi rendo conto che è un elfo troppo
vivace e fastidioso.» cercò di giustificare in
parte.
«Ma questo non giustifica i vostri ritardi. Sedetevi e
riprendiamo la lezione.» I due trovarono due posti davanti e
si sedettero vicini, tirarono fuori i loro rotoli di pergamena e la
prof. Iniziò a spiegare loro cosa dovevano fare.
Jack nel tirar fuori i libri, tirò fuori anche la cartina e
notò che era mezza stracciata.
«E mi ha pure strappato la cartina…»
«Oh, un modo troveremo per ripararla con qualche incantesimo,
non preoccuparti.» lo rassicurò Hic.
Quel ragazzo era davvero…gentile!
«Glie la farò pagare.»
Hic ridacchiò.
«Presentarsi in ritardo alla prima lezione, complimenti
stuzzicadenti!»
Hic alzò gli occhi al cielo e non rispose.
«Cel’ ha con te?» domanda stupida, ovvio
che si, erano gli unici ritardatari.
«Hey, pss, platinato.» Jack capì subito
che stava chiamando lui per via del colore dei capelli e si
girò infastidito.
«Cos’è, fai combriccola con i
grifondoro? Non è tuo amico.» Era Moccicoso.
«Perché, tu si?»
«Chi non vorrebbe essere mio amico? Io sono il migliore, e
faresti bene a passare dalla mia parte…»
«Se, se…» e si girò
continuando i suoi compiti.
«Mi sta ignorando! Mi ha…completamente
ignorato!» disse sconvolto ai suoi due amici che tentarono di
consolarlo.
«Che stupidi...» commentò Hiccup, per
pentirsene subito di aver offeso due compagni davanti a un altro
serpeverde.
«Oh, altrochè!.» concordò
Jack e Hic ne rimase sorpreso. Un serpeverde che odia un altro
serpeverde?
«Ma tu sei un serpeverde sul serio?» la domanda gli
sorse spontanea e il volto di Jack assunse un espressione truce.
«Cioè, voglio dire…» Hic non
sapeva proprio come rimediare, così si diede dello stupido e
riprese a scrivere, lanciando di sott’ecchi delle occhiate al
suo compagno, sperando in parte, che lui se ne accorgesse per fargli
capire che era dispiaciuto.
Finita la lezione, le due ragazze uscirono insieme dall’aula
e la bionda non ci pensò due volte a presentargli il suo
piccolo amico a quattro zampe.
«Questo è Pasqual, lei è
Merida.»
«Ma che carino! È tuo? Dove l hai
trovato?» chiese tutta esuberante la riccia che lo prese tra
le mani.
«Oh, ci siamo incontrati, per caso. Lui è da
sempre il mio grande amico e confidente.» spiegò
lei.
«Fantastico! È davvero simpatico!»
il poverino si lasciò coccolare, infastidito, ma poi ci
prese gusto a essere al centro dell’attenzione delle due.
«Che lezione hai ora?»
«Her…» la riccia lasciò
andare l’animaletto che saltellò sulla spalla di
Rapunzel, prese il suo foglio di pergamena degli orari e lesse:
«Biologia.Tu?» Rapunzel si avvicinò per
leggere la sua.
«Pozioni…con serpeverde…»
«Dai, non sarà tanto male, non
preoccuparti.» disse lei e il suo pesiero andò
subito a Jack.
‘Chissà
come se la starà cavando…’
«Speriamo. Beh meglio che vada, i sotterranei sono piuttosto
lontani.»
«Certo, ci becchiamo dopo se ti va, ok?»
«Ma certo, volentieri! Allora a dopo, buona
lezione!»
«Grazie,anche a te!»
Rapunzel iniziò, con l’aiuto della cartina, a
raggiungere i sotterranei per la sua prossima lezione, entusiasta per
aver incontrato una ragazza così simpatica.
‘Peccato faccia parte di un’altra
casa…’
«Che ne dici Pasqual? E’ molto simpatica, non
credi?»
lui gli fece con il suo piccolo pollice, il segno
dell’”Ok” e lei rise.
Eccoci
qui! Be, come dire...spero di non essere stata troppo banale con gli
eventi e le battute...non è che mi convince
tantissimo...cioè, le descrizioni, rileggendole ora...credo
che lo riscriverò quanto prima! Ringrazio di vero cuore per
le bellissime recensioni e provvederò a rispondervi quanto
prima =) grazie alla nuova lettrice Yasha Taisho!
A presto <3
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