Avril Forester

di Clacli The Dreamer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incidente (Prima Parte) ***
Capitolo 2: *** L'incidente (Seconda Parte) ***
Capitolo 3: *** 10 anni dopo... ***
Capitolo 4: *** Il trasloco ***
Capitolo 5: *** L'arrivo ***
Capitolo 6: *** Primo Giorno a Yorken ***



Capitolo 1
*** L'incidente (Prima Parte) ***


                                                                             Capitolo uno 

                                                                             L'INCIDENTE 
                                                            
                                                                             (Prima Parte)



America,New York,ore 20.05 

La piccola Avril Forester guardava,con il cuor pieno d'ansia,la bufera di neve che infuriava al di fuori della finestra della sua camera:i suoi genitori,il signor e la signora Forester,le avevano detto che sarebbero usciti per sbrigare alcune commissioni importanti e che sarebbero tornati entro un'ora o due.E invece?Cosa era successo?Semplice,erano passate almeno cinque ore da quando i due erano partiti!
"Sarà per via della bufera"pensò Avril"sicuramente si saranno rifugiati in un posto sicuro e quando questo brutto mal tempo finirà torneranno a casa e insieme prepareremo una bella cioccolata calda e accenderemo il camino.Staranno benone,ne sono certa....torneranno."
La bambina continuava a rassicurarsi inutilmente perché, in cuor suo,aveva la sensazione che fosse successo qualcosa...qualcosa di terribile!
Avril poi si posizionò di fronte allo specchio della sua cameretta e guardò il suo riflesso.La piccola  Forester era una bambina molto graziosa:aveva dei capelli castano scuro legati in una coda e,strano ma vero,alcune ciocche erano di colore biondo platino e rosso fuoco;I suoi occhi erano di un azzurro cristallino ed erano pieni di genuina e snervante preoccupazione ; Le labbra erano rosse e sottili e il naso era piccolo e fine;Indossava una semplice vestaglia rosa scuro dalla quale si intravedevano un paio di pantaloncini  del medesimo colore della veste;Infine ai piedi aveva due graziose pantofoline a forma di coniglietto.
 Avril si chiese da chi avesse preso il suo aspetto fisico,visto che ne sua madre e ne suo padre avevano dei capelli mezzi rossi,mezzi marroni e mezzi biondi!.A scuola le veniva dato il soprannome di "Colorina" e lei lo odiava.
-Avril!La cena è pronta!-una voce femminile proveniente dal piano di sotto interruppe i pensieri della bambina che,chissà come,era riuscita a distrarsi dai brutti presentimenti riguardanti i suoi genitori.
-Arrivo!-rispose la piccola Forester.
Detto questo aprì la porta della sua camera,scese le scale ed arrivò al piano di sotto,ovvero il soggiorno:questo era provvisto di un televisore abbastanza ingombrante,di tre divani in pelle (molto costosi) e di una serie di quadri di autori famosi in tutto il mondo!.Insomma la famiglia Forester era proprio una famiglia benestante!Pensate avevano perfino i domestici! (Che quel giorno non erano venuti a lavoro per via del mal tempo).
Ma ritornando a noi...
Avril iniziò a camminare verso una porta marrone scuro,decorata da fili d'argento.Appena fu arrivata di fronte ad essa l'aprì ed entrò in quella che era  la cucina.
Appena dentro vide la figura di una donna che apparecchiava con gran cura la tavola.Chi era?Beh,lei era sua zia Lucy Forester: ella era molto attraente ed aveva un'età compresa tra i venti e i trent'anni;I suoi capelli erano di colore biondo scuro ed erano legati in una lunga treccia che le arrivava appena sopra il fondoschiena;I suoi occhi erano verdi e profondi come un campo di grano in estate;aveva una bocca rossa e carnosa e dei denti bianchi come perle;Indossava la stessa vestaglia di Avril,solo di colore differente:infatti la sua era viola scuro,dalla quale si intravedevano un paio di pantaloni rosa chiaro.
La piccola Avril aveva sempre provato una sorta di ammirazione verso la zia e secondo lei assomigliava proprio ad una 'principessa'.
-Oh!Ehi tesoro!Finalmente sei venuta,ormai la cena è quasi pronta-la voce cristallina di Lucy fece ripigliare la bambina dai suoi pensieri che,sbattendo per un ultima volta le palpebre,si sedette al suo posto sulla sedia di fronte al tavolo:la stanza era molto ampia per una cucina ed aveva le pareti di un blu scuro con qualche pizzico d'argento per decorazione;Dentro la stanza c'erano tutti i vari attrezzi che servivano per cucinare e sbrigare le faccende di casa:un fornello,un tavolo verde con cinque sedie del medesimo colore ed infine molti mobili in mogano nero.
-Allora...-disse Lucy rompendo il silenzio-...cosa vuoi per cena?C'è l'imbarazzo della scelta oggi:ci sono tre polpette,un po' di polpettone di ieri e le patatine per contorno.Oh!Dimenticavo!E per dessert c'è un bel gelato al cioccolato!.Allora?Cosa preferisci?-
Avril non rispose alla domanda della zia,bensì si limitò a mordersi leggermente il labbro inferiore ed abbassare il capo,visibilmente affranta.
La donna si accorse dello strano comportamento della bambina e lasciò i fornelli per sedersi su una sedia di fronte a lei.
-Ehi...-mormorò  alzandole il mento con il dito indice-...cos'è che ti turba,principessina?-
La nominata alzò gli occhi verso la zia rivelando uno sguardo simile a...paura?
-Zia Lucy...-mormorò con voce flebile-....dove sono mamma e papà?È da tanto tempo che sono partiti e la bufera sembra non aver fine.Ho paura che gli sia capitato qualcosa.-
Era vero...Avril non riusciva più a nascondere quel misto di preoccupazione e terrore nello stomaco che la faceva sentire impotente e....inutile.
-Oh tesoro...-le rispose con voce premurosa Lucy accorgendosi delle lacrime che,piano piano,si stavano formando nei begli occhi della bambina-mamma e papà staranno bene,fidati di me...hanno affrontato cose ben più pericolose di una semplice bufera di neve nella loro lunga vita,non si faranno mica spaventare da così poco,credimi.Io li conosco.-
Alle parole della zia,Avril si era nuovamente ripresa e nel suo cuore si formò una nuova emozione:la speranza.
-Hai ragione,zia-disse-staranno bene a quando la bufera finirà ritorneranno nuovamente a casa.Ora,per cena vorrei un po' di polpettone,due polpette e una bella porzione di patatine e...Oh!e non dimenticare il gelato!-
Lucy sorrise felicemente vedendo la sua amata nipotina così sicura e spensierata tutto d'un tratto.
-Ok,ok.Calma tigre!-disse ridendo-adesso ti preparo quello che hai chiesto.Ma prima...-
La donna si avvicinò alla bambina e,senza un avvertimento,l'afferrò e le grattò la pancia,ricevendo in cambio tantissime risate dalla nipote.
-Solletico!-gridò mentre continuava a grattare la povera Forester.
-No...basta...dai,finiscila!-soffocò tra le risate Avril.-Non riesco..ahah..a respirare..ahaha!-
Sentito questo Lucy si fermò e le baciò la fronte con amore.
-Va bene questa volta ti risparmio-si arrese-ma la prossima volta ti farò ridere così forte,ma così forte che ti sentirà tutto il quartiere-
Con una risatina la bambina si mise e sedere e presto anche Lucy si unì a lei.
Fatto questo le due mangiavano e ridevano,non sapendo che una notizia oscura stava per arrivare.
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ANGOLO AUTRICE:

Salve a tutti!Prima di tutto mi presento:Sono Clacli Frost e questa è la mia prima storia in questo fandom,ho 11 anni e mezzo (visto che 12 li compio a febbraio) ed il mio sogno è diventare una scrittrice famosa ^_^.Già,in pratica è 'il mio sogno nel cassetto'<3
Comunque spero che come prologo vi sia piaciuto,anche se è un tantino corto.Ma vi prometto che dal secondo in poi i capitoli saranno più lunghi.
Detto questo,vi saluto e spero che mi seguirete in tanti ^_^.
Ciao,Ciao!

Vostra Clacli Frost!


 

 

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Capitolo 2
*** L'incidente (Seconda Parte) ***


                                                                 Capitolo due 

                                                                L'INCIDENTE 

                                                               (Seconda Parte)                                                               


Avril e Lucy Forester ormai avevano finito la cena da almeno una mezz'oretta e in quel momento si trovavano sul divano davanti alla televisione a vedere il film preferito di Avril 'Ribelle the brave'.La piccola non sapeva perché l'affascinava tanto quel film,le piaceva e basta,in particolare modo la protagonista.
-Quando sarò grande diventerò come lei-disse ad un tratto-si,diventerò forte e coraggiosa come questa ragazza!-
La zia sorrise dolcemente mentre accarezzava i bei capelli della nipotina.
-Oh,su questo non ho dubbi tesoro-concordò-Già,diventerai proprio come la nostra Merida*-
Avril si gonfiò il petto e si alzò dal divano,prendendo la sua spada giocattolo.
-Combatterò contro i cattivoni e salverò il mondo-affermò mentre faceva roteare,in modo abbastanza goffo,il giocattolo-E poi mi sposerò con un bel principe e diventerò principessa!-
La piccola ebbe appena il tempo di finire la frase che,inciampando sui suoi stessi passi,cadde a terra con un piccolo tonfo.
La zia rise mentre si alzava dal divano per aiutare la sfacciata nipotina,che intanto aveva fatto un piccolo broncio ed incrociato le braccia al petto.
-Ne sono certa Vostra Maestà,ma ora è il momento di recarsi nella sua regale camera a fare un bel meritato riposino-ridacchiò Lucy prendendo in braccio la bambina e salendo le scale che portavano alla sua camera.
-Signorina  Lucy,lei non dovrebbe darmi ordini-disse Avril con aria di superiorità-Io dovrei darli a voi-
La zia sorrise dolcemente alla risposta della bambina e,con la mano libera,aprì la porta della sua camera.Appena dentro poggiò con delicatezza Avril sul letto e le rimboccò con cura le coperte.
-Ma io non ho sonno,zia!-si lamentò la bambina-non posso restare sveglia ancora un po'?-
La nominata ridacchiò e diede alla bambina un bacio sulla fronte.
-No,piccola diavoletta.È tardi e tu devi riposare-disse-e poi scommetto che muori dalla voglia di fare bei sogni-
La bambina sbadigliò assonnata e si stropicciò gli occhi con il dorso della mano destra.
-Si,forse hai ragione,zia-affermò-Buona notte,allora-
La donna sorrise ancora una volta e diede un bacio sulla guancia della nipotina.
-Buona notte,tesoro-sussurrò-e sogni d'oro-
Fece per andarsene quando la voce della bambina la fermò:
-Zia..-disse
-Si?-
-Quando mamma e papà tornano....mi potresti svegliare?-domandò la bambina tra uno sbadiglio e l'altro.
Il volto di Lucy si oscurò per un attimo e poi parlò:
-Certo,tesoro.Ora dormi-
Detto questo la donna spense la luce della camera e chiuse la porta dietro di se.Fatto questo scese le scale ed arrivò al piano di sotto.Dopodiché si lasciò cadere sul divano con la testa tra le mani:a dir la verità anche lei si stava preoccupando per sua sorella e suo marito.Sembravano essere scomparsi nel nulla.
Lucy sospirò e si alzò dalla sua posizione seduta per andare davanti alla finestra:fuori era tutto ricoperto di neve,ma ormai la bufera si era calmata.
La donna appoggiò la fronte contro il vetro,quando all'improvviso il campanello della porta suonò,facendola sobbalzare.
"Chi sarà mai a quest'ora?"si chiese tra se.
Il campanello suonò ancora e Lucy fu costretta ad aprire,rivelando un uomo bruno con la barba,che indossava l'abbigliamento di un poliziotto.
La donna si sentì stringere il cuore alla vista,intuendo che qualcosa non andava.
-Cosa...cosa la porta qui,signore?-chiese con voce tremante.
L'uomo si tolse il cappello rivelando una testa pelata.
-Lei è la signorina Lucy Forester,parente di Amanda Forester e William Mc dover?-chiese l'uomo con voce autorevole e calma.
-S-si sono io-rispose con cautela la donna-È successo qualcosa?-
L'uomo la guardò per un lungo attimo e poi parlò:
-Sfortunatamente si,signorina-disse.Lucy si sentì mancare un battito-Vede....è stata trovata l'auto dei signori Forester sul fondo dell'autostrada che conduceva alla piccola cittadina di Manor,ma i loro corpi non sono stati ritrovati.Io e i miei colleghi supponiamo che,per via del ghiaccio sull'asfalto,l'auto sia scivolata ed abbia perso il controllo.Mi dispiace,signorina.-
Il cuore di Lucy saltò un paio di battiti mentre lei si metteva le mani davanti alla bocca,cercando di trattenere i singhiozzi.
-No,n-no.Non-non può essere-mormorò tra le lacrime.
-Lo so,signorina.È una perdita terribile.Non sa quanto io sia dispiaciuto.Riguardo alla bambina,resterà sotto la sua tutela.Ancora una volta mi dispiace e...arrivederla-
Detto questo l'uomo si rimise il cappello,fece un piccolo inchino e se ne andó.
Lucy chiuse la porta dietro di se e si lasciò scivolare fino a terra.Dopodiché avvolse le braccia  intorno a se e il suo corpo fu scosso dai singhiozzi.
Quello che la zia non sapeva però era che Avril Forester aveva assistito a tutta la scena,dietro un muro.
Gli occhi della bambina si riempirono di lacrime,ma se le asciugò con rabbia e corse fino alla sua stanza.
Lucy alzò la testa sentendo dei passi che salivano le scale di fretta e furia.
-Avril...-mormorò-....ha sentito tutto-
Senza perdere tempo la donna si alzò in piedi,corse su per le scale e spalancò la porta della stanza della bambina:questa si trovava sul letto con il viso immerso nei cuscini e il suo corpo era scosso da acuti singhiozzi.
Lucy non perse tempo e prese la bambina in braccio che,con sua immensa sorpresa,si divincolò dal suo abbraccio e si alzò in piedi.Il viso era ricoperto di lacrime e nei suoi occhi si leggeva tristezza,disperazione e rabbia.
-Non mi toccare!-urlò la bambina-hai detto che sarebbe andato tutto bene,hai detto che mamma e papà sarebbero tornati a casa non appena si fosse calmata la bufera.E invece adesso sono morti!Morti zia!Non li rivedrò mai più!Mai più!-
La zia si avvicinò piano alla bambina e l'abbracciò una volta di più.In quel momento però Avril non resistette:immerse il viso nel petto della zia e pianse mentre quella  le accarezzava dolcemente i capelli.
-Shh...shh,tranquilla tesoro,tranquilla-sussurrò-hai ragione,è stato uno shock anche per me.Ma lo sai dove sono adesso mamma e papà?-
La bambina scosse la testa in segno di diniego e la zia sorrise tristemente.
-Allora te lo dico io.Vieni,siediti vicino a me sul letto-le propose sedendosi sopra il materasso 
La bambina fece come le era stato detto e,dopo aver tirato su col naso,si unì alla zia che la tirò a se e le accarezzò i capelli.
-Adesso mamma e papà si trovano in un posto bellissimo,circondati da tanti angioletti-incominciò Lucy-questi angioletti gli stanno donando nuovi abiti tutti colorati!Viola,rossi, rosa ecc.Ma  soprattutto gli stanno donando una nuova vita,un nuovo inizio.E sai cosa vorrebbero mamma e papà in questo momento?Vorrebbero che tu sia felice,Avril e se tu non sei felice loro non lo sono...ma se invece tu credi in loro e rimani così come sei allora riceveranno la libertà eterna.Hai capito adesso?-
La bambina annuì e sbadigliò.
-si zia,ho capito.Ma devo dirti una cosa-disse guardando Lucy negli occhi.
-Si,tesoro.Dimmi tutto-
-Non riuscirò mai più ad essere la stessa-
Lucy sbarrò gli occhi verdi come il prato e,prima che potesse obbiettare,la bambina si era addormentata e russava pesantemente.
Con un sospiro la zia l'appoggiò sul letto e le rimboccò le coperte,dopodiché le diede un bacio sulla fronte.
-Lo so,Avril....neanche io-sussurrò.
Poi,dopo un ultimo sguardo alla bimba addormentata,spense la luce e chiuse la porta dietro di se,non notando però la lacrima silenziosa che scivolò lungo la guancia di Avril Forester.
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Merida=protagonista del film "Ribelle the brave"

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Capitolo 3
*** 10 anni dopo... ***


                                                                            Capitolo tre 

                                           10 ANNI DOPO....

Dolore,angoscia,Tristezza,rimpianto,rabbia.
Erano queste le emozioni che provava la piccola Avril Forester dopo aver guardato quell'uomo vestito da poliziotto parlare con sua zia e dirle che i suoi genitori erano morti.
Morte.La parola aveva un sapore amaro sulla lingua perché essa oltre ad essere un'insieme di lettere aveva rubato ad una bambina i suoi cari.
" Se ne sono andati Avril.... " una voce sussurrò all'orecchio della bambina,aspra e tagliente come una lama d'acciaio "...Ti hanno lasciata da sola perché non ti volevano,non ti amavano! "
- No!Non è vero!Tu menti! - La ragazzina urlò e si lasciò cadere in un oblio fatto interamente di oscurità.
" E vuoi sapere una cosa,piccola? " Le sibilò all'orecchio la voce " Loro ti odiavano!"
Dopo quelle parole fu solo buio...
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- NO! - Avril Forester si mise a sedere sul letto,ansimando:erano passati circa dieci anni dalla scomparsa dei suoi genitori e lei ormai era una sedicenne e tra meno di due settimane sarebbe stato il suo compleanno che, per il suo brutto carattere,non avrebbe festeggiato.Ma non è questo il punto: il punto è che da ben dieci anni faceva sempre lo stesso incubo riguardante i suoi genitori;Da ben 10 anni aveva smesso di vivere veramente:non si divertiva più,non scherzava più e....non sognava da troppo tempo ormai.
Sbuffando rassegnata la ragazza si infilò le sue pantofole,si mise la sua vestaglia viola e si recò in bagno guardandosi allo specchio.Ormai la piccola e innocente bambina che era un tempo era sparita lasciando posto ad un'adolescente dall'animo ribelle e tormentato da una forza sconosciuta:i suoi bei e puri occhi azzurri erano diventati due sfere di cristallo che vedevano la realtà come la cosa peggiore di tutte;il suo fragile corpo da ragazzina si era trasformato in un fisico di una diciassettenne,magro e ben formato;I suoi capelli si erano allungati fino alle scapole ed erano diventati più mossi alle punte,ma avevano mantenuto i loro colori vivaci (che la gente reputava ridicoli). 
" Come odio la mia vita " pensò amaramente tra se la ragazza,sospirando e stropicciandosi gli occhi con una mano.Dopodiché si avvicinò al lavandino del bagno e si lavò la faccia;Fatto ciò prese l'asciugamano che si trovava affianco a se e si asciugò il viso.
Dopo un ennesimo sospiro la ragazza uscì dal bagno e raggiunse l'armadio nella sua stanza,per vedere cosa indossare per andare a scuola.
Dopo circa cinque minuti di ricerca Avril decise di vestirsi con una maglietta rosa a maniche lunghe (visto che era inverno) che portava la scritta in lettere dorate 'Love and Family' e con un paio di jeans blu.
I capelli,invece,li legò in una treccia che le ricadeva dolcemente sulla spalla sinistra;Fatto questo la ragazza mise le sue scarpe da ginnastica,prese il suo zaino a tracolla ed uscì dalla stanza,percorrendo le scale di fretta e furia.
Appena arrivata al piano di sotto Avril corse verso la porta d'ingresso (accortasi di aver fatto tardi a scuola) e stava per girare la maniglia quando....
- Avril?Perché non fai colazione? - la voce di zia Lucy interruppe immediatamente i gesti della ragazza.
- ho fatto tardi a scuola... - rispose rigidamente e con disinvoltura Avril,senza girarsi a guardare la zia -....E poi non ho fame -
Detto questo la giovane aprì la porta ed uscì fuori casa,lasciando dietro di se una Lucy sconvolta ed amareggiata.

Avril passeggiava in una delle immense strade di New York,tenendo lo sguardo basso e le mani dentro le tasche dei pantaloni.
" Forse sono stata troppo dura con la zia " si disse " Dopo tutto non è mica colpa sua se mamma e papà sono morti....giusto? "
Mentre formulava quei pensieri alzò lo sguardo per vedere che era arrivata a scuola.L'edificio non era nulla di speciale ma era molto grande:la facciata era costituita dall'entrata ingombrante e da finestre dalle quali si vedevano le classi che facevano lezione.
Un momento...lezione!La sua lezione!Era in ritardo clamoroso!
Sbarrando gli occhi alla realizzazione Avril corse dentro la scuola,oltrepassando l'ingresso.Dopodiché salì le scale che la conducevano al primo piano e,appena arrivataci,fece un sospiro ansioso.
Con il cuore che le batteva a mille la ragazza si avvicinò alla porta che portava la scritta '3H' e,con mano tremante,bussò ed entrò nell'aula.
- Di nuovo in ritardo,signorina Forester? - le chiese con aria severa il professore di matematica,che al momento si trovava alla lavagna a scrivere le varie formule geometriche.
- Mi dispiace,Prof.Rudolf,non lo farò più - si scusò con la testa bassa Avril andandosi a sedere al suo posto solitario in fondo all'aula.
- Lo spero,signorina.Allora,come stavo dicendo l'area e il perimetro dei poligoni irregolari si calcolano... - Il professore riprese la sua spiegazione,mentre Avril si sedette al suo posto e prese dalla cartella un taccuino ed una penna blu,poi iniziò a scarabocchiare,fingendo di prendere appunti.
La geometria non le era mai piaciuta:tutte quelle formule,quei disegni!Era angosciante per lei!
Tuttavia,se voleva avere un voto alto in matematica,doveva impegnarsi al massimo.Ultimamente,la sua media si era abbassata drasticamente.
- Ehi!Ehi Avril! - un sussurro alla sua destra interruppe la sedicenne dal suo 'lavoro'.
La ragazza sospirò girandosi e vedendo il volto di un suo quasi 'conoscente'.
- Cosa vuoi,Harry? - gli domandò seccata guardandolo:il ragazzo aveva un corpo esile e magrolino;I suoi occhi e capelli erano di un nero pece;Aveva le labbra sottili  e dei denti dritti e bianchissimi.Si chiamava Harry Smith ed era un ragazzo vivace e intelligente (a volte anche un po' distratto),che amava prendere in giro.
- mi chiedevo se dopo la scuola potremmo...si insomma...potremmo passare un po' di tempo io e te,magari  per studiare insieme - le rispose Harry con un leggero rossore sulle gote.
- Perché? - Gli domandò nuovamente Avril alzando un sopracciglio.
- Beh,sai...p-per conoscerci un po' meglio e m-magari diventare..che so io..amici? -   balbettò il ragazzo rifiutando di incontrare gli occhi di Avril.
Lei,d'altro canto,rimase con la bocca socchiusa e gli occhi sbarrati:nessuno le aveva mai chiesto di esserle amico prima,nessuno!La gente la reputava troppo ribelle,capricciosa o eccessivamente menefreghista!
La ragazza fece per rispondere al giovane quando...
- Signorino Smith e signorina Forester!State seguendo la lezione? - Li richiamò a gran voce il professore.
I nominati sbarrarono gli occhi ed abbassarono lo sguardo. 
- Si,signore - mentirono in coro i due.
- Ah,allora non avrete problemi nell'illustrare alla classe cosa ho spiegato fino ad ora,giusto ragazzi? - ribatté il Prof. facendo segno all'aula.
Tutti gli alunni si girarono verso i due che intanto tenevano ancora lo sguardo puntato per terra e gli occhi socchiusi.
- S-si signore - rispose Harry.
- Bene,allora venite alla lavagna signorini -
I ragazzi deglutirono e,alzatisi dai loro posti con passo traballante,si avviarono verso la lavagna,superando i loro compagni che avevano delle smorfie che sembravano dire 'Poverini!' Oppure 'Che sfiga!' E così via.
" Ma perché capitano tutte a me? " pensò Avril arrivata davanti alla lavagna infernale.
- Allora?Signorina,cominci lei.Spieghi alla classe come si calcolano l'area e il perimetro dei poligoni irregolari -
La ragazza deglutì e fissò Harry con sguardo implorante.Lui,d'altro canto,fece spallucce e le passò il gesso.
Avril lo fissò duramente e gli prese il piccolo e ruvido oggetto dalle sue mani,avvicinandolo esitante alla lavagna.
- Hm...allora...l'area e il perimetro  dei poligoni irregolari si    calcolano...Hm..si...insomma...si calcolano.. - La sedicenne continuava a balbettare ininterrottamente.
Si,sarebbe stata una lunga lezione.

La campanella suonò segnando finalmente il termine della prima ora.Tutti gli alunni delle varie classi occuparono i corridoi della scuola,creando un forte trambusto.
Avril Forester posò nella cartella i libri di geometria e matematica:l'interrogazione era stata un vero fiasco!ne lei e ne Harry erano riusciti ad avere un bel voto!
"Mia zia mi ucciderà,questo è poco ma sicuro!"pensò amaramente la ragazza uscendo dall'aula.Che materia aveva in quel momento?...ah,si!Arte!Finalmente una disciplina interessante!
- Ehi!Avril! - la voce di Harry Smith raggiunse le orecchie della giovane che,stringendo i pugni e socchiudendo gli occhi,accellerò il passo.
- Eddai,Avril,rallenta!Aspetta un attimo! - i richiami del ragazzo si fecero più vicini e presto una mano esile era avvolta intorno al suo posto e la fece girare.
- Che cosa vuoi? - domandò Avril fissando rudemente il ragazzo di fronte a lei che ancora le bloccava il polso.
- perché mi stai evitando? - chiese lui.
La ragazza socchiuse gli occhi e liberò il polso dalla stretta non molto forte di Harry.
- Una delle ragioni che mi vengono in mente é questa:mi hai fatto prendere un brutto voto in matematica!Già ero messa male con quella materia!Poi arrivi tu che mi dici "Ehi Avril!Vuoi essere mia amica?" come se niente fosse! beh, ecco la risposta alla tua domanda:no! -
Dette queste parole la giovane girò sui tacchi e si avviò verso l'aula di arte.
- Ecco perché non hai amici! - le urla di Harry le arrivarono alle orecchie ancora una volta e lei cercò di ignorarle,stringendo forte gli occhi e continuando a camminare ininterrottamente - Sei un'egoista! -
La ragazza si fermò di scatto e gli occhi iniziarono improvvisamente a pizzicarle:Harry aveva ragione,ecco il motivo per cui non aveva compagni.....era tremendamente,terribilmente,incredibilmente egoista!Ma questo non l'avrebbe mai ammesso a se stessa.
Scuotendo il capo corse fino alla classe di arte e vi entrò,senza guardare indietro.Ma se l'avesse fatto avrebbe visto il ragazzo toccarsi  il petto con una mano,sopra il cuore ed abbassare il capo.Ma tutto questo Avril non lo vide.

L'ora di arte passò in fretta,insieme a tutte le altre:interrogazioni,spiegazioni, interrogazioni,spiegazioni,interrogazioni e spiegazioni.Era questo il procedimento delle lezioni,niente di più e niente di meno.

La campanella suonò,segnando la fine dell'ultima e fatidica ora.La folla,formata ovviamente da ragazzi impazienti di iniziare il fine settimana,oltrepassò di corsa la porta d'ingresso della scuola,creando un gran vociare.
L'unica che non partecipava a quel trambusto era,ovviamente,Avril Forester che camminava tranquillamente verso l'uscita cercando di evitare,con tutte le sue forse,la folla impazzita.
Dopo quelle che sembravano ore la ragazza riuscì ad oltrepassare la soglia e,appena fu all'aria aperta,non poté trattenere un sospiro di sollievo.
Quindi iniziò a camminare verso casa,felice,solo in parte,che il fine settimana era iniziato.

Arrivò di fronte alla porta della sua abitazione intorno alle due e mezza del pomeriggio
- Zia Lucy dovrebbe dormire a quest'ora,meglio non fare chiasso - si disse a voce alta Avril,spingendo la maniglia della porta lentamente e con delicatezza.
Appena fu dentro la chiuse alle spalle con un leggero cigolio.
Si diresse in punta di piedi verso le scale,scorgendo la testa di sua zia appoggiata allo schienale del divano quando....
- Avril? - La voce di Lucy la fece fermare di scatto e,in seguito,girare verso la donna che intanto si era alzata dal divano e guardava la nipote.
- Si zia? - domandò la ragazza facendo scivolare dal suo braccio e poi sul pavimento la cartella.
- Come è andata a scuola? - chiese la donna incrociando le braccia.
Avril fece una smorfia e poi sospirò.
- Non è stato certo uno dei miei giorni migliori - borbottò.
Lucy aggrottò la fronte.
- Come sarebbe a dire?É successo qualcosa? -
La ragazza si morse il labbro e guardò il pavimento.
- Ho avuto un brutto voto in matematica - ammise stringendo forte gli occhi,non volendo vedere l'espressione delusa o disgustata della zia.
Udì un sospiro ed alzò le palpebre.
La donna si stava strofinando le tempie con due dita.
- Cosa devo fare con te,Avril? - chiese amareggiata.
- Non so,magari potresti buttarmi in una vasca di acqua bollente -rispose sarcasticamente la sedicenne.
- Non fare la spiritosa Avril!È mai possibile che tu sappia solo scherzare e non pensare a quanto la situazione si stia facendo drastica!Sei una bambina!Cresci una volta per tutte! - la rimproverò la zia con aria truce.
Avril aveva gli occhi spalancati e pieni di lacrime,le labbra le tremavano e fissava la zia come se fosse un mostro a due teste.Fu solo allora che Lucy si accorse di aver toccato un tasto dolente e il suo viso si addolcì.
- Oddio,Avril mi dispiace tanto... - la donna allungò un braccio verso la ragazza che si ritrasse e corse su per le scale.
- AVRIL! - urlò Lucy ma era troppo tardi:la ragazza era entrata nella sua stanza,sbattendo forte la porta.
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ANGOLO AUTRICE:

Salve a tutti!Scusate il ritardo,il fatto è che questi sono stati dei mesi molto duri per me e non ho avuto il tempo di aggiornare.
Comunque spero di essere stata perdonata con questo capitolo dove Avril è cresciuta.^_^
Aspetto le vostre opinioni!
Vostra Clacli Frost.






                     

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Capitolo 4
*** Il trasloco ***


                                                                     Capitolo Quattro 

                                           IL TRASLOCO                    

Avril sbatté con violenza la porta dietro di se, arrabbiatissima e con il cuore spezzato per l'ennesima volta in quella giornata : mai sua zia l'aveva sgridata in quel modo. Mai!
" Forse la gente ha ragione " pensò la ragazza sedendosi sul letto ed avvolgendo le braccia intorno a se " Forse davvero sono egoista e menefreghista : non m'importa di niente e di nessuno, nemmeno di colei che mi ha curato fin da quando avevo sei anni!Non ho speranze... "
Con un sospiro addolorato Avril allungò un braccio verso il comodino, dove vi era posta la foto che rappresentava lei all'età di cinque anni e i suoi genitori. Erano tutti  felici e contenti allora.
Con un sorriso malinconico la ragazza sfiorò con la punta delle dita la foto, quasi preoccupata di danneggiarla.
- Mi mancate, lo sapete? - chiese guardando la foto - se foste qui probabilmente io non sarei così giù : andrei a giocare con dei ragazzi, incomincerei ad uscire e a frequentare gente nuova....invece guardate qua, che fine! - 
Strinse la foto al petto e finalmente, finalmente dopo una giornata di esperienze per niente piacevoli, Avril Forester liberò le lacrime che almeno una volta al giorno le occupavano il viso. Con un ultimo singhiozzo la giovane si stese sul letto,la stanchezza ebbe la meglio su di lei e fu così che si addormentò : con le lacrime che ancora le solcavano il viso e la foto della sua famiglia appoggiata al petto.

Tre ore dopo Avril fu svegliata da un forte trambusto che proveniva dal piano di sotto e si mise a sedere di scatto sul letto, guardandosi intorno e facendo cadere sul pavimento la foto dei suoi genitori.
- Oh no! - affermò con gli occhi sbarrati e raggiungendo l'oggetto per terra con una mano. Lo guardò, lo ispezionò e fece un sospiro di sollievo accorgendosi che non si era danneggiato. Quindi, per non correre più rischi, poggiò la foto sul comodino, dove era al sicuro. Dopodiché si alzò dal letto, uscì dalla camera e percorse le scale, esitante.
- Zia? - domandò, oltrepassando l'ultimo gradino e guardandosi intorno.
Sussultò vedendo che tutta la stanza era ricoperta da....scatoloni?
- Ma che diavolo...? - mormorò la ragazza evitandone uno.
- Avril! - la voce di Lucy le arrivò alle spalle e lei si girò scorgendo la zia con in mano un' altra scatola, dalla quale si intravedevano dei vestiti ed il volto era sorridente e allegro.
La ragazza aggrottò la fronte ed indicò il casino intorno a loro.
- Si può sapere cosa ci fanno qui tutti questi scatoloni? - chiese guardando con aria curiosa Lucy. Quest'ultima sospirò e posò l'oggetto sul pavimento, avvicinandosi alla nipote e mettendole una mano sulla spalla.
- So che quello che sto per dirti ti risulterà difficile da credere, ma è da quasi un mese che sto prendendo in considerazione questa cosa.. - affermò la donna dolcemente.
- Quale cosa? - chiese Avril.
- L'idea del trasloco. Sai, non ho potuto fare a meno di notare che questo posto, questa casa, ti rendono triste e depressa, per questo motivo ho pensato di andare in un ambiente migliore -  
La ragazza guardò profondamente negli occhi della zia e chiese con voce stupefatta:
- traslocare? -
- Già -
La ragazza aggrottò le sopracciglia nel pensiero: non sarebbe stata una cattiva idea, infondo. Sua zia aveva ragione: quella casa e New York le mettevano tristezza e angoscia. Forse se fosse andata in un posto migliore probabilmente qualcosa sarebbe cambiata. C'era solo un problema...
- Dove abbiamo intenzione di andare? - domandò a Lucy.
Questa sembrò cadere dalle nuvole.
- Oh, giusto, giusto, quasi dimenticavo... - disse con una risatina - ....andremo in campagna, più precisamente in una cittadina che si chiama Yorken, si lo so, è un nome strano. Comunque, lì vivono dei parenti miei e di tua madre. Li ho già avvisati del nostro arrivo e loro sembravano impazienti di vederti. Sono molto gentili, e hanno anche un figlio che si chiama Alexander. Sono sicura che  ci  troveremo  bene lì  : la campagna è il posto ideale per iniziare una nuova vita -
Detto questo la donna sorrise e baciò la fronte della nipote, per poi darle le spalle e raccogliere lo scatolone con dentro i suoi vestiti. Fece per andare nell'altra stanza quando si fermò di scatto e si girò verso Avril, con uno sguardo....triste.
- Senti, Avril, riguardo a prima io... - cercò di scusarsi, ma la nipote la interruppe alzando le mani per fermarla:
- No, no va tutto bene, quello che è passato è passato. Ora dobbiamo solo pensare al futuro, giusto? -
Lucy sorrise, annuì ed entrò nella sua camera da letto.
Avril aspettò che la porta si chiudesse per poi sospirare rumorosamente e buttarsi sul divano, osservando il soffitto con un braccio dietro la testa. Ok,quindi stava per andare a vivere in una cittadina di campagna il cui strano nome era 'Yorken' e stava per dividere la casa con  altre tre persone!Si, sarebbe stata dura. Decisamente.
" Meglio se iniziò a sistemare le mie cose  " pensò alzandosi dal divano con un gemito e prendendo con entrambe le mani uno scatolone, avviandosi poi verso la sua stanza.
Appena arrivata di fronte alla porta diede un calcio a questa che si aprì con un cigolio. Quindi iniziò a svuotare la sua stanza : cominciò col piegare i vestiti e a metterli dentro uno scatolone con molta cura, poi passò agli altri oggetti della camera, medi e piccoli, ed infine, sopra una pila di cose, posizionò la foto dei suoi genitori a cui teneva tanto. Dopodiché sigillò gli scatoloni con lo scotch e li portò al piano di sotto.
Fatto questo si recò nella camera da letto della zia trovandola sdraiata sul letto, intenta a guardare il soffitto.
- Zia? - la chiamò con voce gentile.
La nominata si mise a sedere sul letto e guardò la nipote.
- Scusa, ti ho disturbata? - chiese quest'ultima turbata.
- No, no, stavo solo....pensando - ammise la donna fissando la nipote.
- pensando a cosa, esattamente? - domandò lei.
Lucy esitò e Avril si sedette al suo fianco sul letto.
- Stavo pensando alla nostra nuova vita e a come questa potrebbe cambiare - rispose la donna.
Avril emise una risatina e prese la mano della zia nella sua.
- Finché resteremo insieme... - disse con voce sincera - ....ogni vita per me andrà bene : che sia ricca di prosperità oppure carica di miseria, non mi interessa. Basta che restiamo unite e tutto andrà per il meglio....me lo hai detto tu -
Lucy guardava la nipote con gli occhi sbarrati, poi allungò le braccia e la intrappolò in un abbraccio.
- Questa è la mia principessa - mormorò nei capelli dai mille colori di Avril.
Quest'ultima, dal canto suo, era rimasta pietrificata : era passato molto tempo da quando qualcuno l'aveva abbracciata con una simile intensità ed il calore di quel gesto la faceva sentire felice, completa. Quell'abbraccio le ricordava sua madre. 
Dopo circa tre minuti le due si separarono e si guardarono negli occhi.Poi Avril si alzò in piedi.
- Dove vai? - le domandò la zia.
- Dovevo chiederti una cosa... - ammise la ragazza grattandosi la nuca con una mano. Cos'era che doveva domandarle? Ah,si!
- Volevo chiederti a che ora dobbiamo partire - disse la ragazza.
Lucy sbarrò gli occhi, controllò il suo orologio da polso e , sussultando , si alzò in piedi.
- Zia, c'è qualcosa che non va? - domandò Avril uscendo dalla stanza e seguendo Lucy al piano di sotto.
- No, è solo che il camion dei traslochi sarà qui tra meno di mezz'ora ed io devo ancora mettere a posto delle cose e.... - 
- Ehi, ehi tranquilla zia. Ti aiuterò io a riordinare le ultime cose - la rassicurò la ragazza.
La donna si calmò e sorrise.
- Grazie, Avril - 
Detto questo le due si misero a lavoro.

Il camion dei traslochi arrivò intorno alle sette di sera e per caricare tutto i bagagli ci volle più di un'ora. Al termine di questa, finalmente , tutta la casa era svuotata delle cose di Avril e Lucy Forester.
Quest'ultime intanto si misero in macchina dietro al camion che iniziò a camminare, seguito quindi dall'auto delle due Forester.Lucy era al volante e Avril si trovava sul sedile al suo fianco con il mento appoggiato sul palmo della mano e lo sguardo rivolto verso l'esterno.
" Stai iniziando una vita nuova, Avril " si disse " lasciati il passato alle spalle e pensa al futuro che ti attende. Magari le cose cambieranno " 
Ma dentro di se la giovane sapeva che la sua situazione non poteva cambiare : la tristezza c'era sempre, l'agonia e la rabbia col mondo le occupavano ancora il cuore  e il vuoto nel petto era difficile da colmare.
Una cosa però era certa : ci avrebbe provato.
________________________________________

ANGOLO AUTRICE :

Salve a tutti!Come vedete ho fatto presto ad aggiornare ^_^.Spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio tutti coloro che seguono la mia storia, per me significa davvero tanto....grazie mille!D'ora in poi cercherò di aggiornare molto più spesso.Ultimamente sono molto impegnata ed è difficile trovare del tempo libero, ma cercherò di fare del mio meglio per aggiornare presto.
Ancora una volta ringrazio chi mi segue e i lettori silenziosi.
Grazie tante!
Ci vediamo alla prossima!
Adesso vi metto qui il titolo del prossimo capitolo : L'arrivo.
Fatto questo ci risentiamo al prossimo!
Vostra Clacli Frost.












                                                              

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Capitolo 5
*** L'arrivo ***


                                                Capitolo Cinque

                                 L'ARRIVO

Avril e Lucy Forester arrivarono nella piccola città di Yorken intorno alle nove e trenta di sera, sfinite e stanche per il viaggio. Tuttavia sarebbero dovute rimanere sveglie almeno per salutare e conoscere le persone con le quali avrebbero dovuto condividere la casa e dare un'occhiata a quest'ultima.
Il camion dei traslochi oltrepassò un cancello in metallo ; al centro di un giardino completamente decorato e pieno di fiori profumati, si trovava una grossa casa, bellissima ed elegante.
La macchina di Lucy oltrepassò il cancello dopo il camion e Avril rimase incantata a guardare le meraviglie di quel posto : c'erano perfino delle fontane!E i profumi che penetravano nell'auto attraverso il finestrino erano inebrianti. Per non parlare poi della casa!Questa aveva una facciata meravigliosa : al centro vi era una grande porta in legno pregiato ; Sopra questa c'era un grande balcone, coperto di edera ; Inoltre si trovavano anche innumerevoli finestre!Non c'era che dire : quel posto era il paradiso!
- Wow ... - mormorò Avril sorridendo leggermente, mentre la macchina si avvicinava sempre più alla villa - Altro che città!Questo posto sembra una casa per ricconi! - 
- Lo è, in effetti - disse Lucy, ridendo leggermente e facendo girare, verso di se, la nipote che era diventata improvvisamente interessata - Vedi Avril, queste persone io le ho incontrate solo una volta, ma per quel poco tempo che li ho conosciuti, posso dire che sono una delle famiglie più ricche della città. Tuttavia lavorano come contadini... -
- Come è possibile che lavorano come contadini?Sono ricchi! - la interruppe Avril, confusa.
La zia ridacchiò e rispose : 
- Beh, devi sapere che per diventare persone così hanno dovuto lavorare molto e alla fine hanno raggiunto il loro obbiettivo. Ma ahimè, i soldi non durano per sempre, per questo motivo loro devono continuare a sgobbare -
Avril aggrottò la fronte.
- Si, ma io proprio non capisco - ammise - non c'è tipo qualcuno nella famiglia che possiede...che so....un industria o un territorio importante? -
Lucy rise.
- Oh,Avril!le condizioni di vita qui sono molto diverse da quelle di New York o di Londra! - Disse - Qui non c'è nessun industria o territorio particolarmente significativo, a parte questo, s'intende. Quello che sto cercando di dirti è che qui la popolazione, compresi i più ricchi, si guadagnano da vivere con le loro mani e con quelle stesse mani fanno molte altre cose meravigliose, senza aver bisogno di aiuto da parte del governo. Si danno una mano a vicenda. Ma non preoccuparti, tesoro, tutte queste domande potrai porle direttamente a loro. Oh, ecco! Il camion si è fermato! -
Avril guardò davanti a se e vide che in effetti il veicolo si era posizionato davanti alla grande villa, seguito poi dalla sua macchina. Doveva ammetterlo : era eccitata all'idea di vivere in una casa come quella.

Le due Forester scesero dalla macchina, appena questa fu parcheggiata per bene, e raggiunsero la porta della villa.
- Prego, a te l'onore - disse Lucy alla nipote che la guardò con un cipiglio, per poi prendere un respiro profondo e suonare il campanello.
Dovettero aspettare un paio di minuti prima che qualcuno si decidesse ad aprire...quel qualcuno era una donna molto robusta : aveva degli occhietti a mandorla color nocciola ; Il naso era piccolo e la bocca era rossa e carnosa, tirata in un sorriso a trentadue denti ; aveva i capelli rossi e ricci che le ricadevano sulle guance paffute e sulle spalle ; indossava un abito pregiato color rubino ed al collo aveva una sciarpa tigrata ; ai piedi portava dei tacchi che la facevano sembrare molto più alta di quanto non fosse già e sulla testa aveva un cappello nero posizionato alla francese.
- Benvenute! - disse la donna con voce tonante e allegra - Lucy!Da quanto tempo non ci si vede, eh?Questa è la tua nipotina? -
Si avvicinò ad Avril e le strofinò con due mani le gote.
- Hm, si... - rispose Lucy sorridendo - ....lei è mia nipote Avril - 
- è adorabile! - affermò contenta la donna, rilasciando le guance della ragazza che se le strofinò con una mano.
- Piacere di conoscerla signora - rispose Avril, sorridendo in modo un po' forzato.
- Oh cara, per favore non chiamarmi 'signora', è troppo formale - disse la donna ridendo - Chiamami Miriam. Miriam Burton -
- Oh, allora piacere sign- volevo dire....Miriam - balbettò la ragazza strofinandosi le mani l'una con l'altra ed una nuvoletta d'aria le uscì dalle labbra.
- Hai freddo, Avril? - le chiese Lucy, mettendole una mano sulla spalla.
- Un p-po' - balbettò lei stringendosi nel giaccone e tremando leggermente.
Miriam sembrò cadere dalle nuvole.
- Oh mio Dio, hai ragione cara... - disse scostandosi e lasciando libera l'entrata - ....prego entrate, entrate -
Le due Forester sorrisero in direzione della donna ed oltrepassarono la soglia. Avril restò a bocca aperta : un corridoio lunghissimo e illuminato le si parava davanti, lasciandola senza fiato ; un tappeto rosso partiva dalla porta e si tendeva per tutto il corridoio.
- Wow... - disse in un fil di voce, avanzando lentamente - ....questo posto è bellissimo -
- Grazie mille, Avril - disse Miriam con voce allegra - Sono contenta che ti piaccia. Ma prego!Venite a visitare le stanze -
Le due Forester annuirono e, sotto la guida della padrona di casa, cominciarono il tour.
- Dovete sapere mie care... - incominciò Miriam - ....che questa casa ha più di cinquecento  anni! -
- Sul serio? - chiese Avril continuando a camminare.
- Si, si sul serio : è stata a lungo abitata da generazioni in generazioni... - rispose la donna - ....ed è ancora in ottime condizioni.Oh,ecco!Questo è il soggiorno -
Miriam aprì una porta in legno color mogano e Lucy e Avril Forester guardarono dentro la stanza, restando a bocca aperta : dal soffitto pendeva un grosso lampadario di cristallo che luccicava e risplendeva ; poi, girato di spalle, vi era un lungo divano bianco ed avanti a questo una televisione grandissima! ; alle pareti erano appese molte copie di quadri esposti nei musei : la nascita di Afrodite, l'ultima cena, la Gioconda ecc. ; al centro della camera vi era posto un tavolo che poteva essere usato per circa quindici persone, se non di più! ; Ed infine, dietro l'ultimo oggetto c'era un camino con il fuoco che scoppiettava vivamente al suo interno.
- Vi piace? - domandò Miriam entrando nella stanza ed allargano le braccia.
- Se ci piace?! - esclamarono in coro Lucy e Avril - Lo adoriamo! -
- Ne sono felice - disse la donna - È sempre piacevole ricevere complimenti -
- Lucy! - una voce maschile che proveniva alle spalle delle due Forester le fece girare di scatto e la zia di Avril sorrise felicemente, allargando le braccia.
- John! - esclamò stringendo la mano al misterioso uomo (misterioso per Avril) - Da quanto tempo! -
La ragazza non staccava gli occhi da 'John', volendolo esaminare : aveva una corta barba nera e i capelli erano leggermente ricci e del medesimo colore ; gli occhi erano verdi e tondi, coperti da un paio di occhiali da vista con forma circolare che gli scivolavano continuamente sul naso ; era alto e magro ed indossava una giacca con una cravatta rossa, i pantaloni erano anch'essi neri, così come le scarpe.
" A questo John deve piacere tanto il colore nero " pensò Avril ghignando  impercettibilmente.
- Ah!E tu sei Avril Forester, ho indovinato? - le chiese ad un tratto l'uomo.
- Si, sono io e lei è...John, giusto? - domandò la ragazza, esitante.
John allungò la mano verso di lei ed ella la strinse nella sua,scuotendola.
- Jonatan Robin, per essere precisi... - la corresse lui - ...ma tu puoi chiamarmi John, se preferisci -
- Jonatan! - la voce di Miriam ruppe quel momento di conoscenze ed Avril mollò la presa sulla mano del nominato che si mise davanti alla donna. - Perché sei saltato fuori così all'improvviso?!Mi hai spaventata! - 
- Oh, andiamo mogliettina cara, ti sei spaventata per così poco?Mi stupisci - si difese lui, incrociando le braccia.
Ad Avril sfuggì una risatina.
- Si,si qualunque cosa... - si arrese Miriam alzando gli occhi al cielo - ....non ti sei nemmeno degnato di salutare le nostre ospiti quando hanno suonato il campanello! -
- L'ho fatto ora, giusto? - domandò John con fare innocente.
- Ah!Sei insopportabile! - la donna sospirò e riportò l'attenzione su Lucy e Avril che cercavano in tutti i modi di trattenere le risate.
- Scusate per l'interruzione ragazze... - disse - Io... -
- Ehi mamma! - una voce maschile e giovane fece girare Avril e Lucy di scatto e dei passi frettolosi si udirono dal corridoio - Hai visto il caricabatterie del telef..ono.. -
La sedicenne sbarrò gli occhi vedendo chi le si parava di fronte.....un ragazzo, un bellissimo ragazzo la guardava con le pupille dilatate : aveva le iridi bicolore, una era di colore azzurro chiaro e l'altra invece era marrone scuro, un contrasto che Avril trovava affascinante ; il naso era piccolo e fine e la bocca era sottile ; i capelli erano di colore castano scuro, corti e leggermente mossi ; il corpo era magro ed atletico ; indossava una maglietta blu a maniche lunghe che faceva intravedere le curve del torace, dei fianchi e dell'addome ; i pantaloni erano aderenti e marroni e le scarpe invece erano semplici infradito azzurri.
I due ragazzi si fissarono per qualche attimo, quando la voce di Miriam interruppe il loro contatto visivo:
- Ah!Eccolo il mio figlioletto adorato! - disse la donna raggiungendo il giovane e cingendogli le spalle con un braccio - Te la ricordi Lucy? -
Il ragazzo sbatté le palpebre e fissò la nominata, allungando la mano in sua direzione.
- Piacere di rivederla, signorina Forester - disse educatamente lui stringendo la mano della donna nella sua, scuotendola con decisione. 
- Il piacere è tutto mio - rispose Lucy ritirando la mano.
Poi il braccio di Miriam che ancora gli occupava le spalle lo fece girare nuovamente verso Avril.
- Lei invece mio caro... - disse la donna indicando la ragazza che fece un mezzo sorriso - ... É la nipote di Lucy : Avril. Verranno a vivere entrambe nella nostra casa -
La sedicenne allungò il braccio e, con sua grande sorpresa, il giovane le baciò il dorso della mano, facendola sussultare impercettibilmente e arrossire.
- Piacere di conoscerti, Avril... - disse lui socchiudendo gli occhi - .... Io sono Alexander Burton, ma tu puoi chiamarmi solo Alex, se ti è più comodo -
La ragazza restò immobile per un attimo, poi scosse la testa e ritirò la mano verso di se.
- Il piacere é mio Alexander - disse inchinandosi leggermente.
- Alex tesoro, perché non mostri alla nostra Avril il resto della casa, mentre io faccio due chiacchiere con Lucy e con tuo padre? - chiese Miriam al figlio.
La sedicenne sbarrò gli occhi : non voleva restare da sola con quel ragazzo.
" ti prego di' di no, ti prego di' di no, ti prego di' di no " sperò nella sua testa.
- Certo, con piacere, tanto non avevo niente da fare - rispose il giovane con un mezzo sorriso (che secondo Avril aveva lo scopo di essere seducente)
Prima che potesse ribattere Miriam spinse fuori dalla stanza sia lei che Alex, chiudendo la porta con un tonfo.
- Divertitevi! - disse la donna oltre il legno.
" Si certo, come no " pensò la ragazza.
- Allora... - la voce melodiosa del giovane le arrivò all'orecchio destro - ... Ti mostro le altre stanze. Vuoi? -
Avril annuì esitante e presto si ritrovò a camminare nell'immenso corridoio insieme ad un ragazzo di cui sapeva solo il nome!Fantastico.
- Quindi il tuo nome é Alexander giusto? - chiese la ragazza per rompere il ghiaccio.
- Si, esatto - rispose lui guardandola.
- E quanti anni hai? Se posso chiedere - domandò ancora lei.
- Ne ho diciassette e mezzo - rispose Alex - a Luglio sarà il mio compleanno. E tu invece, quanti anni hai? -
- Io ne ho sedici - disse Avril - tra una settimana ne compirò diciassette -
- ancora un piccolo fiorellino... - borbottò il ragazzo, sicuro al cento per cento che la sedicenne non lo avrebbe sentito. Ma per sua sfortuna, la giovane aveva un buon udito.
- Come mi hai chiamata? - chiese questa fermandosi ed incrociando le braccia - 'Piccolo fiorellino' ? -
Il ragazzo sbarrò gli occhi e si grattò la nuca, imbarazzato.
- Che c'è?Non è mica un'offesa! - si difese - È un complimento! -
- Per me era solo uno stupido vezzeggiativo che voleva sottolineare il fatto che io sono più piccola di te! - ribatté lei.
- Ok, adesso non vorrai mica fare storie solo per uno stupido nomignolo?! - chiese Alex alzando gli occhi al cielo. - E poi per me 'fiorellino' aveva un altro significato... -
- E sarebbe? - domandò la ragazza, con voce sospettosa.
All'improvviso una mano le alzò il mento e presto si ritrovò a guardare in due iridi bicolore che le fecero sbarrare gli occhi.
- 'Fiorellino' per me voleva dire che sei bella ed affascinante come un fiore - le sussurrò ad un centimetro dal naso il giovane.
Avril dilatò le pupille e, dopo un attimo di intontimento, scacciò la mano via dal suo mento e respirò profondamente.
- Non cercare di fare il corteggiatore sentimentale con me.. - disse puntandogli il dito indice al petto - ....perché non funzionerà. -
- Mi chiedo seriamente per quanto tempo sarai in grado di resistere al mio fascino.. - rispose a tono Alex, ridacchiando.
- Per sempre, se sarà necessario. - ribatté lei - Adesso facciamo finta che niente di tutto questo sia accaduto e procediamo con il tour -
Il ragazzo ridacchiò e incominciò a camminare, inchinandosi per far passare Avril.
- Se è questo quello che vuole, mi lady - disse imitando la voce di un maggiordomo.
Ad Avril (per quanto detestasse ammetterlo) scappò un sorriso.

- ...E questa infine è la tua stanza - disse Alexander spalancando la porta della camera. Avril restò a bocca aperta per l'ennesima volta in quella giornata : non solo perché c'erano già tutte le sue cose sistemate e ordinate, ma anche e sopratutto per la grandezza e la bellezza della stanza : c'era a destra dell'entrata un grosso armadio bianco ; contro il muro invece si trovava una grande scrivania rosa e dal tetto pendeva un lampadario di cristallo come quello del soggiorno, però era di colore ...... viola!Le sorprese però non erano finite lì : un grande letto fucsia a baldacchino si trovava al centro della stanza ed ai lati vi erano due comodini, su uno dei quali vi era posta la foto dei genitori della ragazza.
- Che meraviglia! - esclamò Avril saltellando per la stanza ed osservando ogni particolare - Sembra di vivere in un castello! - si girò verso Alex e lo vide appoggiato con una spalla allo stipite della porta, con le braccia incrociate, un mezzo sorriso sul volto e gli occhi socchiusi.
Avril lo trovava stranamente affascinante in quella posizione.
Si pentì subito di aver fatto quel pensiero perché un calore sconosciuto le occupò le gote.
- Stai arrossendo - mormorò il ragazzo inclinando la testa di lato - sei adorabile -
- Ma finiscila! - esclamò Avril imbarazzata come non mai - Abbiamo finito? -
- Beh, riguardo al tour credo proprio di si - rispose il giovane ridacchiando - Forse è meglio se riposi un po' : domani sarà un nuovo giorno e.... se nella notte dovessi avere qualche incubo ...... Io sono nella stanza affianco -
Prima che la sedicenne avesse il tempo di obbiettare la porta si chiuse con un tonfo, lasciandola basita.
Quel ragazzo le dava sui nervi e allo stesso tempo l'affascinava : nel corridoio non si era sentita per niente a suo agio con lui, eppure c'era un calore nel suo cuore che non aveva mai provato prima.
" Ah,adesso basta pensare a quel cretino di Alex! " si rimproverò Avril stendendosi sul letto a baldacchino " pensa alla tua nuova casa "
Eh si, perché la ragazza aveva visitato quasi tutta la villa. Tutte le stanze erano simili tra di loro : sfarzose, eleganti e raffinate. Si chiese solo perché Alex non le aveva fatto visitare la soffitta.
- No, lì non si può andare.... - aveva detto - ....sono cose personali -
Anche se avrebbe voluto ribattere la giovane si stette zitta.
Si chiese, mentre era stesa su quel comodo letto, come sarebbe stato il giorno seguente : non vedeva l'ora di scoprirlo.
Ad un tratto la porta si aprì e Lucy entrò nella stanza.
- Ti è piaciuta la tua camera, Avril? - le chiese la donna.
- Moltissimo - rispose lei - Questo posto sembra un castello delle favole -
- Già, è vero - concordò Lucy avvicinandosi al letto sul quale era stesa la nipote. - Sembri stanca... Hai ragione, è stata una giornata pesante. -
- Grazie zia - disse ad un tratto la ragazza.
- E per cosa? -
- Per avermi dato la possibilità di iniziare una nuova vita - rispose la giovane, mentre le palpebre le si fecero improvvisamente pesanti.
Lucy sorrise, le rimboccò le coperte  e le baciò la fronte.
- Di niente tesoro.... È mio dovere. Buona notte -
Detto questo la donna spense la luce e chiuse la porta dietro di se.
Avril Forster scivolò presto in un sonno profondo e... senza incubi.
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ANGOLO AUTRICE:

Salve a tutti!Eccomi qui!Per fortuna sono riuscita ad aggiornare non troppo in ritardo.Avevo paura che non ci sarei riuscita ( perché adesso io sono in Calabria dove non c'è la connessione internet ).Coooooomunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto e come sempre vi aspetto nelle recensioni e al prossimo capitolo.Ciao!
P.s spero che abbiate passato anche voi delle bellissime vacanze di Pasqua! ^_^
 









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Capitolo 6
*** Primo Giorno a Yorken ***


                                                      Capitolo Sei

                              PRIMO GIORNO A YORKEN 

Il dolce cinguettio degli uccelli e l'inebriante profumo di fiori, fecero alzare piano le palpebre di Avril Forester che sbadigliò e si mise a sedere sul letto.
" Cavolo! Ho dormito come un sasso! " pensò tra sé e sé stiracchiandosi ed in seguito alzandosi dal letto con un sospiro.
Dopodiché, andò in bagno a lavarsi e poi decise di dare un'occhiata ai vestiti dentro il grosso armadio della sua camera : entrò in quest'ultima ed aprì le ante del mobile, spalancando gli occhi in seguito ed indietreggiando leggermente : davanti a lei c'erano più di trenta abiti! Tutti meravigliosi!
Con la bocca a forma di 'o', la ragazza raggiunse una stampella con sopra un abito a caso e la tirò fuori dall' armadio : il vestito era formato da una lunga gonna che arrivava presumibilmente appena sopra le caviglie ed aveva degli splendidi ricami floreali come decorazioni.
" Beh, è carino... " si disse Avril corrugando le sopracciglia " ...Ma è troppo 'versione hippy'. Non fa per me. Troviamo qualcosa di più sportivo. "
Pensato questo, la ragazza ripose il vestito nell' armadio con delicatezza e ne tirò fuori un altro. Questa volta però sorrise soddisfatta : l'abito era formato da una felpa blu con tanto di cappuccio e da un pantalone di jeans lungo fino alle ginocchia. Ecco quello che cercava : qualcosa di semplice e non troppo appariscente.
Ronzando in approvazione, Avril aprì un cassetto dell'armadio e lì ci trovò calze di ogni colore immaginabile.
Sospirando un piccolo 'wow' tirò fuori dal cassetto un paio di calze nere.
Sorridendo si vestì ed in seguito si guardò allo specchio : non era niente male.
Socchiudendo gli occhi, la giovane raggiunse la sua spazzola rosa sul comodino e si pettinò i capelli, mettendo in risalto alcune ciocche rosso fuoco e biondo platino.
Dopodiché prese un frontino con sopra un fiore blu e se lo infilò nei capelli. Poi si mise le mani sui fianchi.
" Beh... Non male. Prima di partire da New York stavo peggio " pensò scrollando le spalle e uscendo dalla stanza : stava iniziando il primo giorno della sua nuova vita!
Chiudendosi la porta alle spalle, Avril scese le scale e raggiunse la cucina dove vi erano, già seduti a tavola, Jonatan, Miriam e sua zia Lucy.
- Buongiorno! - la salutarono calorosamente.
- Salve - rispose lei cordialmente, per poi accomodarsi su una sedia di fianco alla zia.
- Dormito bene, cara? -  le chiese quest'ultima sorridendo.
- Si... - rispose - ...Non ho avuto incubi -
Gli occhi di Lucy si illuminarono ed il suo sorriso si allargò.
- Ma è una splendida notizia! - esultò.
- Già - concordò Avril.
All'improvviso Miriam tossì e fece girare entrambe le interlocutrici nella sua direzione.
- Ragazze... - incominciò - ...Vi ho preparato delle frittelle. Spero vi piacciano -
Detto questo prese una padella che era posizionata su uno dei fornelli e con un abile movimento del polso fece cadere le frittelle negli appositi piatti di Avril e Lucy Forester.
Queste ultime si fissarono sorridendo e leccandosi le labbra, impugnando con entrambe le mani coltello e forchetta.
- Gnam, gnam... Che bontà! - mugugnò la sedicenne prendendo in bocca un pezzo di quella squisitezza e facendo roteare le palpebre nel piacere.
- Cavolo, Miriam! Queste frittelle sono una cosa sbalorditiva! - commentò Lucy dopo aver deglutito un altro boccone.
- Sono felicissima di sapere che vi piacciono. D'ora in poi cercherò di farle più spesso - rispose Miriam arrossendo leggermente e posizionando, nel suo piatto ed in quello del marito, altre frittelle.
Quindi i quattro si misero a mangiare in silenzio. Senonchè...
- Salve a tutti! -
Nella camera entrò Alexander con fare baldanzoso e giocoso. Sembrava di ottimo umore ed Avril roteò gli occhi al cielo : era finita la pace.
- Ciao mammina! Dormito bene? - chiese il giovane alla madre, stampandole un bacio amorevole sulla guancia.
- Più che bene tesoro e tu? - domandò di rimando la donna al figlio, mentre questo prendeva il suo piatto e si andava a prendere la sua meritata porzione di frittelle.
- Meravigliosamente! - rispose. Quindi prese una sedia lasciata in diparte e si accomodò senza tanti complimenti di fianco ad Avril che continuava a mangiare indisturbata.
- Sembri di ottimo umore oggi, come mai? - chiese quest'ultima con scetticismo finendo di mangiare e pulendosi il viso con un fazzoletto.
- Non so... Magari perché ho due splendide ragazze in casa? -
Dopo la battuta fatta da Alex, tutti non poterono fare a meno di ridere... Tutti eccetto Avril che aveva già intuito le intenzioni del giovane a prima mattina.
" Va bene... Va bene. Devo ignorarlo. È l'unico modo per rimanere tranquilla... Devo ignorare completamente ed assolutamente Alexander Burton! "
Ma nonostante la sua testarda determinazione, Avril Forester faceva una fatica tremenda a non prestare ascolto alle frasi adulatorie del diciassettenne.
- Lei, comunque, ha una splendida figlia, signorina Lucy - disse quest'ultimo ed Avril sbarrò gli occhi.
- Oh, Alex! Grazie mille. È vero, la nostra Avril ha preso proprio dalla madre - rispose zia Lucy sorridendo calorosamente in direzione del giovane - Ed inoltre, neanche tu sei poi così male sai. Tu e lei sareste un ottima coppia, se vuoi il parere di una donna matura -
Avril voleva trattenere un urlo e quindi si morse la lingua.
" Calma, calma, calma, calma... " si diceva ininterrottamente.
Alexander sembrava per un istante sconvolto; ma poi sorrise e socchiuse gli occhi.
La povera Avril incrociava le dita sotto il tavolo.
" Non rispondere, non rispondere, ti prego non rispondere... "
- Beh, lo penso anch'io signorina Lucy e... Grazie per il complimento -
" Ecco, lo sapevo... Ha risposto. Basta, io non ne posso più! "
La ragazza si pulì per un ultima volta la bocca e poi si alzò in piedi, sotto lo sguardo confuso dei presenti.
- Dove vai, Avril? - le chiese zia Lucy.
La sedicenne socchiuse gli occhi e si avviò verso la porta della cucina.
- Via - rispose in tono disinteressato - Vedo che qui non si parla di nient'altro se non di me, quindi... Vi darò altro a cui pensare, andandomene -
Avril non aspettò la risposta o i rimproveri dei familiari ed uscì di corsa dalla camera, sbattendo forte la porta alle spalle.
Subito si precipitò su per le scale e, arrivata nella sua stanza, vi entrò e tirò la porta dietro di sé, per poi scivolare sul pavimento.
" Non so per quanto potrò resistere... " pensò amareggiata " ...Io non sono abituata a tanta gente. Come si può biasimarmi infondo? Ho passato metà della mia vita nascondendomi da quasi tutto il mondo!Cosa faccio?!. "
La ragazza era disperata : non sapeva cosa fare in quella casa, in quella città e con QUELLA gente.
Era tutto così nuovo per lei ed all'improvviso il mondo le sembrò gigantesco. Era rimasta chiusa nella sua camera e lontana da qualsiasi rapporto per tanto tempo che... Non ricordava più nemmeno come parlare a persone diverse da lei.
Era uno spirito drammatico e triste; nessuno voleva starle vicino... Eppure... Che dire di Harry Smith? Quel ragazzo timido e dolce che le era seduto affianco in classe a New York? Solo in quel momento il senso di colpa le invase l'animo : non avrebbe dovuto respingerlo in quel modo, avrebbe dovuto almeno dargli una chance, e invece? Gli aveva voltato le spalle e si era recata frettolosamente verso la classe di Arte.
" Sono una frana " si disse alzandosi dal pavimento ed andandosi a stendere sul suo letto. " L'unica cosa che so fare è disperarmi e non provare mai a fare qualcosa per migliorare "
Eh, si. Era questo quel che pensava di se stessa Avril Forester; Si odiava per come era e niente avrebbe potuto cambiare la situazione.
Ogni giorno per lei era un secolo ed ogni anno era un'eternità sprecata.
Si era resa conto da un po' di  tempo ormai che tutte le persone che avevano perso un parente caro o un fratello, avevano un periodo di lutto, certo, ma poi andavano avanti.
Perché allora lei non ci riusciva?.
Persa in quei ragionamenti e con gli occhi chiusi, quasi non si accorse che avevano bussato alla sua porta.
- Hm... Ma... Ma... Che...? - balbettò confusa alzandosi e fissando quest'ultima.
Sospirando, Avril capì immediatamente chi era che bussava con tanta insistenza : sicuramente sua zia. Si preoccupava sempre per lei; a volte pensava anche che potesse suicidarsi.
Quel pensiero la fece ridacchiare senza umorismo. Ah, le zie!
- Avanti - rispose sedendosi composta e congiungendo le mani in grembo : doveva essere in ottima forma per subire la partaccia oppure far parte ad una conversazione strappalacrime.
Intanto, la porta si spalancò ed Avril guardò la figura sulla soglia, sicura al cento uno per cento che ci fosse colei che si aspettava.
E invece....
- Ciao Avril - 
La nominata sbarrò gli occhi e si alzò di scatto dal letto, fissando la figura che le stava davanti : era Alexander Burton.
La ragazza era senza parole.
- Che... Che ci fai qui? - domandò confusa e agitata, ma anche un po'infastidita.
Il ragazzo si mise le mani nelle tasche del pantalone di jeans e si chiuse la porta alle spalle, facendo un giro disinteressato intorno alla camera.
- È proprio bella questa stanza... Mia mamma ha scelto bene eh? - chiese con una risatina.
Avril gli lanciò contro un'occhiata dubbiosa ed incrociò le braccia al petto.
- Non cambiare discorso. Cosa ci fai qui? -
Alex sembrò cadere dalle nuvole e poi un leggero rossore gli occupò le gote.
Sembrava adorabile.
.Avril cacciò quel pensiero dalla testa e riconquistò la sua espressione indagatrice.
- Beh... Ecco io... - balbettò il ragazzo - ...Vedi... Io volevo chiederti scusa -
Avril alzò un sopracciglio.
- Scusa? - domandò - E Perché ti stai scusando? -
Il giovane si morse il labbro inferiore e poi emise un ringhio infastidito, dando le spalle alla ragazza che intanto lo fissava con sguardo curioso e la bocca socchiusa.
- Sono un disastro, sono un disastro... - continuava a ripetersi lui senza sosta.
Avril era confusa.
- Scusi, gentile signore, posso sapere perché diavolo si sta scusando e si sta dando del disastro? - domandò con sarcasmo.
Alex si girò verso di lei con un'espressione risoluta in volto ( il che provocò alcuni dubbi in Avril, a proposito della sanità mentale del giovane )
- Senti... - iniziò quest'ultimo - ...Io mi sto scusando per tutto. Sei qui solo da un giorno ed io ho già provato ad infastidirti. Ora chiamami Stalker, pedofilo e tutto quello che vuoi tu... Ma accetta le mie scuse: per ciò che è successo in corridoio, in cucina ecc. Il fatto è questo... -
Prese un respiro profondo - ...Nella mia vita non ho mai trovato una persona che sapesse tenermi testa e poi appari tu : coraggiosa e ribelle. Per me sembravi un angelo e lo sei tutt'ora. Quello che ho detto non è una bugia : per me sei strabiliante, Avril -
Per tutto il racconto del giovane, Avril aveva la bocca spalancata e gli occhi sbarrati : non ci poteva credere.
- Quindi... Se ho capito bene... - incominciò lentamente - Tu ti stai scusando per quel che hai fatto e... Mi stai dicendo che nessuna ragazza o persona in generale... Abbia mai saputo resisterti? -
- In un certo senso è così -
Avril ridacchiò sarcasticamente e diede le spalle al ragazzo scuotendo la testa.
- Oh, Cielo - sospirò - Tu sei strano forte, eh? -
Sentì una risatina alle sue spalle.
- Si, esatto - 
- Be' lo avevo dedotto da un po' di tempo -
- Davvero? -
- Già -
- Allora...? - 
- Allora cosa? -
- Mi perdoni? -
La ragazza si girò verso il giovane ed incrociò le braccia al petto.
- Non sono mai stata una che perdona facilmente... - disse e cercò di reprimere un sorriso che voleva disperatamente incoronarle il volto, vedendo la faccia delusa del ragazzo - ...Ma in questo caso credo di poter fare un'eccezione -
Alex sorrise raggiante e fece un inchino alla giovane che ridacchiò.
- Grazie mi lady, per aver permesso a questo ignobile individuo di starle ancora vicino -
La ragazza rise alla battuta e si avviò verso l'uscita, dando una spallata al compagno.
- Si, si ma mi raccomando... - disse - ...Non troppo vicino -
Senza attendere una risposta, uscì dalla camera con aria trionfante. Poi si ricordò del comportamento avuto con la sua nuova famiglia, e sospirò : doveva scusarsi, assolutamente.
Quindi, respirando profondamente, la ragazza scese le scale e si recò in cucina, dove sua zia e Miriam lavavano i piatti, mentre Jonatan leggeva il giornale.
- Hm... Ciao - balbettò, facendo un paio si passi avanti.
I tre si girarono verso di lei con fare interrogativo e stupito, e, prima che potesse fare alcunchè, sua zia si alzò da tavola, venendole incontro con aria seria e pericolosa.
Avril deglutì quando Lucy la prese per il polso destro con una morsa di ferro.
- Avril Forester! -
Ahi! Quando la zia la chiamava per nome e cognome erano guai seri! - Cosa diavolo ti è preso?! - 
Avril deglutì ancora una volta, fissando il pavimento con aria colpevole.
- Ecco... Io... Beh... Vedi... Mi... Mi dispiace - balbettò. - Io ero... Ero imbarazzata e... E... Non c'è la facevo più a... - 
- Oh, cara, non preoccuparti! - Miriam aveva finito appena di lavare i piatti, e si era avvicinata alle due Forester a grandi falcate, guardano Avril con apprensione. - Ne abbiamo già discusso con Alex, e gli abbiamo fatto promettere che non ti disturberà più! - 
La sedicenne fece per rispondere, ma Lucy la interruppe con aria arrabbiata.
- Si, ma questo non toglie il fatto che la sua reazione è stata alquanto eccessiva - disse infuriata.
Avril a quel punto riuscì a liberarsi dalla presa ferrea della zia. Dopodiché la guardò con aria colpevole.
- Mi dispiace, va bene? - disse - Sono stata una stupida e mi sono pentita di quello che ho fatto. Ho parlato con Alexander ed insieme abbiamo risolto. Ma ti prego... - i suoi occhi si fecero lucidi - ...Non essere arrabbiata con me -
Lo sguardo di Lucy si addolcì immediatamente e si poggiò una mano sul petto.
- Oh, tesoro... - disse, sorridendo alla nipote - Certo che ti perdono. Mi dispiace, anche io ho avuto una reazione un tantino eccessiva - 
Avril a quelle parole sospirò : Meno male... Era andata bene!
Il rumore di qualcuno che tossicchiava interruppe il contatto visivo tra la ragazza e la zia.
Era Jonatan.
- Allora, visto che abbiamo chiarito... - disse, alzandosi da tavola e dirigendosi verso le - ...Direi che possiamo andare - 
Avril a quelle parole sbarrò gli occhi.
- Andare? Andare dove? - chiese smarrita.
Lucy a quel punto sussultò, come se si fosse dimenticata di qualcosa.
- Ah, giusto, giusto, non te ne ho ancora parlato! - disse con una risatina, rivolgendosi alla nipote - Oggi avevamo in programma di andare a visitare Yorken. Tu sei d'accordo, tesoro? - 
Avril ci pensò un attimo su : uscire? In mezzo alla gente? Non le sembrava un'idea tanto brillante. Ma vedendo lo sguardo speranzoso negli occhi della zia, non le veniva proprio di dire di no.
- Certo, per me va bene - mentì quindi con un leggero sorriso.
- Oh, perfetto! - esultò Lucy. Quindi si rivolse a Jonatan e Miriam, che la fissavano sorridendo.
- Chiamiamo Alex e andiamo a Yorken! - 
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- E così è questo il famoso paesino? -  
Avril scese con cautela dalla jeep rossa con la quale erano arrivati a Yorken, fissando la cittadina aldilà di un ponte. 
- Si, esattamente. Bello vero? - Alex scese a sua volta dalla macchina, avvicinandosi piano alla giovane, la quale aveva chiuso gli occhi, lasciandosi cullare dalla dolce carezza del vento. 
Però si sentì osservata, quindi riaprì gli occhi, trovando il diciassettenne che la fissava, per poi distogliere lo sguardo ed arrossire impercettibilmente.
Era così carino quando era imbarazzato!
Decidendo di scacciare via quei pensieri invadenti, Avril scosse violentemente la testa, schiarendosi la gola e rivolgendosi a Miriam, John e sua zia, che intanto guardavano la scena divertiti.
- E smettetela di fissarci! - gridò infastidita la ragazza, arrossendo - Non siete per niente spiritosi! -  
Il trio ridacchiò, per poi avviarsi indisturbato verso il ponte. Ma Avril rimase immobile, con le braccia incrociate e un broncio in volto.
Alex, che era di fianco a lei, rise di gusto.
- E dai, principessa, non ti sarai mica offesa per così poco? - domandò divertito, arruffando i capelli della giovane.
- E piantala! - disse infastidita lei, schiaffando lontano la mano del ragazzo. - Piuttosto, raggiungiamo gli altri -
- Ai suoi ordini... Principessa -
Con lo sguardo che gli lanciò contro la ragazza in quel momento, Alexander Burton non poté fare a meno di ridere 
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Il paesino all'interno era molto grazioso : era pieno di negozi e bancarelle. C'era un piacevole viavai e un buonissimo odore di pane. 
Avril lo inalò tutto, quel profumo; Infondo doveva ammetterlo, non era poi così male.
- Ragazzi? - la voce di Miriam la riportò alla realtà, facendola girare di scatto - Io, John e Lucy andiamo a fare delle commissioni in un negozio vicino. Voi esplorate un po' le bancarelle ma non allontanatevi troppo! - 
Avril sbarrò gli occhi : Come? Di nuovo sola con Alexander? No, non se ne parlava proprio! 
Fece per ribattere, quando lo stesso Alex avvolse un braccio intorno alle sue spalle e sorrise raggiante verso sua madre 
- Si, fidati mamma, ce la caveremo! - disse, per poi voltarle le spalle e trascinare la ragazza con se. Lei, dal canto suo, si divincolò dalla presa non molto forte del giovane e lo guardò con aria più che infastidita.
- Ma che fai?! - gli chiese arrabbiata - Chi ti ha detto che volevo venire con te?! - 
Alex sbatté le palpebre, poi sorrise e le prese la mano. Avril avvampò e cercò di ritirarla ma la presa del ragazzo era forte.
- Calmati - le disse dolcemente - Voglio farti vedere una cosa - 
La ragazza inarcò un sopracciglio, ma poi sospirò e si lasciò trascinare dal ragazzo verso una bancarella.
- Guarda un po' qui - la incitò.
Avril decise di assecondarlo e guardò sul bancone. Dopodiché sbarrò gli occhi.
Su quel bancone c'erano tantissime collane e bracciali bellissimi! Alcuni con ricami floreali, altri un po' più invernali. Era talmente presa ad osservare quelle piccole meraviglie, che non si accorse che Alex aveva pagato il negoziante ed ora si stava dirigendo silenziosamente verso di lei.
Sempre con passo felpato, si posizionò dietro la schiena della ragazza e, con delicatezza, le mise al collo una collana, che al centro aveva una bellissima rosa rossa di cristallo, ricoperta da piccole schegge di ghiaccio. 
Le agganciò la catenella dietro al collo e le sussurrò all'orecchio.
- Ti piace, principessa? - 
La giovane sbarrò gli occhi ed abbassò lo sguardo verso la rosa, prendendola in mano per osservarla meglio.
Era semplicemente... Perfetta.
- È... È bellissima - mormorò, carezzando con delicatezza i petali di cristallo, quasi avesse paura di danneggiarli - Io... Io non so cosa dire -
Si girò per affrontare il ragazzo, e quasi sussultò vedendo il viso di lui a pochi centimetri dal suo.
- Semplice, non dire nulla - le sussurrò, avvicinandosi piano alle sue labbra.
La giovane era come se in trance : si avvicinò anch'ella ad Alex e stava quasi per colmare la distanza tra loro quando...
- Avril? - 
La giovane sbarrò gli occhi azzurri e si allontanò immediatamente dal diciassettenne. Quella voce... No, non era possibile!
- Harry? -
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ANGOLO AUTRICE RITARDATARIA :

Ta daaaaaaaa!!!! Ok, non so minimamente come scusarmi per questo ritardo davvero. Posso solo dirvi che avevo un altra marea di storie da completare ( e che tra l'altro non ho ancora completato ) e quindi ho trascurato un po' questa. Comunque ora sono qui e spero che questo chappy vi sia piaciuto.
Forte eh il colpo finale?
Nel prossimo capitolo si parlerà proprio di questo ^_^ 
Ok, detto questo mi levi dalle scatole e vi assicuro che il prossimo upgrate arriverà al più presto!
Tanti baci,
Vostra Clacli

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