Per l'onore questo e altro

di Berry Depp
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In partenza per la patria ***
Capitolo 2: *** Telecinesi ***
Capitolo 3: *** In trincea nemica ***
Capitolo 4: *** Armature! ***
Capitolo 5: *** Jet ***
Capitolo 6: *** Manic the Hedgehog ***
Capitolo 7: *** Nuove conoscenze ***
Capitolo 8: *** Abbiamo un piano! ***
Capitolo 9: *** Missione armature ***
Capitolo 10: *** Espio ***
Capitolo 11: *** Mercenari ***
Capitolo 12: *** Promesse (nella storia e non :') ) ***
Capitolo 13: *** Fuoco amico ***
Capitolo 14: *** Manic's Anatomy ***
Capitolo 15: *** Sonic ***
Capitolo 16: *** Femminuccia! ***
Capitolo 17: *** Fuggire ***
Capitolo 18: *** Nel frattempo... ***
Capitolo 19: *** Il piano di Mephiles ***
Capitolo 20: *** Tails e Charmy in missione ***
Capitolo 21: *** Bombe ***
Capitolo 22: *** Correre ***
Capitolo 23: *** Interferenze ***



Capitolo 1
*** In partenza per la patria ***


La piccola valigia di cartone fu lasciata cadere davanti la carrozza verde scuro. Sotto gli occhi degli altri mobiani, scomodi sulla carrozza, il riccio bianco si girò per dare l’ultimo saluto alla gatta.
  -Devi andare per forza?- chiese lei, con voce ferma. Il suo tono, però, era ingannato dagli occhi pieni di lacrime. E non lo erano per il freddo, questo Silver lo sapeva bene.
  -Si, Blaze, e lo sai- disse lui, la tenerezza nella voce e nello sguardo. Sapeva che per andare a combattere quella guerra stava abbandonando la sua casa, la sua città, la donna che amava. Ma non poteva dire di no all’onore, alla patria. Per quanto gli risultasse difficile.
  -Silver the Hedgehog- lo chiamò con forza un lupo in divisa militare, seduto accanto alla volpe grigia che guidava la carrozza.
  -È ora, Blaze- fece lui, sorridendo mesto.
  -No, non ancora! Rimani un altro po’!- esclamò Blaze gettandogli le braccia al collo.
  -Non posso, tesoro, Mobius mi chiama- detto questo afferrò la valigia di cartone, la guardò e le diede un tenero bacio sulle labbra. –Ti amo- sussurrò. Poi si tirò su lo scalda collo e le sorrise, da come lei poté vedere dagli occhi color ambra, ridenti, per poi dirigersi alla carrozza e venire aiutato dai compagni militari a salire su.
  -Ti amo anch’io Silver the Hedgehog. Torna vincitore- mormorò la gatta, stringendosi nella sciarpa continuando a guardare la carrozza allontanarsi, da dove si potevano ben notare i suoi cinque ciuffi sparati all’insù.
 
Quella sera la carrozza arrivò al campo dove altri soldati stavano già aspettando i rinforzi. La guerra era iniziata da sei mesi e non c’era ancora stato bisogno di nuovi militari, ma ormai gli avversari si erano aggiudicati una trincea e non si era potuto fare altro, se non chiamarne altri.
Questi scesero dalla carrozza e furono portati nella trincea più distante dal campo di battaglia, dove generalmente si dormiva. I giacigli erano piccoli e freddi, sulle pareti formate dalla trincea stessa erano appese alcune foto, sicuramente di familiari dei militari. Silver si sistemò in un angolino e aprì la sua valigia. Ne uscì una foto di lui e Blaze scattata mentre erano in vacanza al mare, ai tempi in cui Mobius era in pace e nessuno era intenzionato a conquistare lo Smeraldo Gigante. Appese la foto sulla parete e uscì anche una collanina di caucciù, regalatagli da lei lo stesso giorno in cui fu scattata la foto al mare, che presentava, in cubetti di plastica, le loro sigle unite da un cuoricino. Sospirò alla vista di quegli oggetti, quando sentì la voce del generale chiamare i nuovi uomini.
Indossò in fretta e furia la collanina e corse dove gli fu indicato. Si mise sull’attenti come gli fu ordinato insieme ai suoi compagni. Davanti a loro c’era un’altra fila di mobiani, forse facevano già parte delle squadre inviate all’inizio della guerra.
  -Loro sono qui da sei mesi- sbraitò il generale, riferendosi, appunto, alla fila di militari davanti quella di Silver –Ciascuno di loro si prenderà cura, per così dire, di uno di voi, in modo che possiate capire come funziona la vita qui e, soprattutto, la guerra. Io formerò le coppie.
Cominciò a dire diversi nomi, alcuni che aveva già sentito per la loro fama in guerra, altri sentiti sulla carrozza. Ad un certo punto sentì il suo nome: -Silver the Hedgehog farà coppia con Sonic the Hedgehog. Andate.
Quello che doveva essere Sonic si fece avanti sorridente e gli diede una forte pacca sulle spalle.
  -Vieni con me, novellino- disse, mantenendo il sorriso -Come avrai sentito, io mi chiamo Sonic. Tu invece sei Silver, giusto?
Silver annuì, scosso dal comportamento giulivo del compagno. Come faceva ad essere così allegro? Erano in guerra, cribbio!
  -Ti sei già sistemato?- chiese Sonic.Vedendo che Silver si limitava a fare cenno di sì con la testa, lo prese per le spalle con fare violento, ma mantenendo lo sguardo scherzoso. A quella vicinanza, tanta da poter sentire il respiro di lui sulla pelle, notò che i suoi occhi erano di un color verde prato così bello, da non voler più staccare lo sguardo. –Che succede, Silvy? Non stai mica andando a morire!- poi si rese conto della cavolata appena detta e scoppiò in una fragorosa risata –Okay, scusa, mi sa che puoi considerare la probabilità della tua morte imminente. Ma se parti depresso, allora stai tranquillo che ti fanno fuori quando meno te l’aspetti. È così che funziona, pensi alla morosa, alla casa, eccetera, e sei morto. Quindi dammi retta, mister, pensa solo a ciò che vuoi veramente: farla finita con quei bastardi che stanno nascosti là dietro come conigli eunuchi per poter tornare a casuccia. Semplice, non trovi?
  -Già...- mormorò Silver, per niente convinto.
Sonic roteò gli occhi e portò una mano alla fronte.
  -Con te è partita persa, ho capito- sospirò. Poi gli ordinò di andare a prendere la sua roba e farsi trovare nella terza trincea, dove stava lui.
Silver non era tanto sicuro di volersi avvicinare così tanto al campo di battaglia, ma qualcosa dentro di lui gli diceva che era bene fidarsi di quello strano riccio blu così vitale.
Sperava tanto che quel presentimento fosse fondato.
 
Arrivò dove gli fu detto di andare proprio quando servivano la cena. Tutti i compagni di squadrone di Sonic erano accucciati tra di loro a mangiare fagioli freddi in scatola.
Quando Sonic lo vide sorrise e lo presentò a tutti: -Ragazzi? Ragazzi!- nessuno gli dava retta, intento a mandare giù quella terribile cena così importante per gli stomaci che chiedevano qualcosa in più. Così il riccio blu fece un profondo respiro e urlò con voce più potente di quella del generale di quella sera: -Ehi, razza di maiali dementi, parlo con voi!
  -Vacci piano, Son, abbiamo fame, ti ascoltiamo!- disse un echidna rosso mandando giù a forza una cucchiaiata di brodaglia.
  -Sarà meglio per voi.- Sonic tornò al suo tono normale, anche se mantenne lo sguardo serio. Certo che era strano quel riccio! -Perché voglio presentarvi un novellino arrivato oggi pomeriggio. Lui è Silver. Non gli piace parlare molto, quindi tenete a freno la lingua quando le vedete passare e usate quelle inutili bocche per fare altro quando non mangiate. Ci siamo intesi?
  -Si, Sonic, si- sospirò di nuovo l’echidna.
  -Ti ho detto di startene zitto quando lo vedi, cretino!- sbraitò Sonic. Ma che problemi aveva?
L’echidna roteò gli occhi e Silver si trattenne dal fare lo stesso. Con che razza di pazzo maniaco lo avevano messo in coppia?
Sonic gli presentò i suoi compagni di squadrone, gli unici che conosceva tra tutti i soldati.
  -Il deficiente che non obbedisce agli ordini è Knuckles the Echidna, quel riccio rosso e nero che vedi là in fondo è Shadow the Hedgehog e se te lo stai chiedendo non è una donnicciola che preferisce starsene per i fatti suoi perché non gli piace fare baldoria con i veri uomini. In effetti non gli piace proprio far baldoria, ma non per questo è una donnicciola, dovresti vedere come combatte. L’altro giorno l’ho visto massacrare un nemico in maniera così violenta e terrificante che l’ho sognata per giorni, per quanto poco abbia dormito. L’altro solitario è Espio the Chameleon e... sì, lui è abbastanza donnicciola per me, ma anche lui combatte che è un drago. Vediamo, chi altri c’è? Ehi, non avvicinarti a quel falco verde, è più pericoloso di quanto non sembri. Si chiama Jet the Hawk ed è una vera e propria macchina da guerra poco oliata, spara a tutti, nemici e amici. Si narra che abbia vinto lui e solo lui la leggendaria guerra della palude fangosa. Uccidendo tutti. Ma proprio tutti tutti. Con una forcina e una coca-cola. È tornato a casa a cavallo di un asino a due teste (ciascuna delle quali fumava uno spinello) dicendo di ricordare solo di aver visto una ballerina del cancan in mezzo al campo di battaglia.- mentre gli spiegava questo, Silver era sempre più convinto che i due spinelli che Sonic aveva visto fumare all’asino se li era fumati lui, ma fece finta di seguire come se fosse tutto normalissimo. Sonic continuò: - L’unico suo amico è quel tipo grande e grosso, Storm the Albatros. Sembra sia l’unico che non voglia far saltare in aria.
Mentre Sonic parlava una piccola volpe si avvicinò di corsa e si fermò davanti a loro due col fiatone.
  -Tails? Che succede?- chiese Sonic. Gli altri si avvicinarono preoccupati.
  -Credo vogliano attaccare questa trincea stanotte, capitano!- disse Tails con gli occhi sbarrati –La notizia ci è arrivata poco fa, Ray stava sorvolando le trincee nemiche e si è infilato in un cunicolo dove nessuno lo ha visto.
  -Questa trincea? Ma come è possibile? Hanno conquistato solo la prima e vogliono spingersi fino a quaggiù?- chiese Shadow incredulo.
Silver parve pensieroso.
  -Lo so io, perché- disse -Hanno scoperto la vostra strategia. Avete mandato i soldati più forti i primi sei mesi e adesso che siamo arrivati noi, un po’ meno forti, ci vogliono fare fuori il prima possibile.
  -Il ragazzo ha ragione- disse Storm.
Sentirono l’allarme che indicava l’inizio di una battaglia e tutti si prepararono per attaccare. Tutti meno Silver.
  -Che diavolo fai lì impalato?- sbraitò Sonic, lanciandogli una baionetta.
Silver l’afferrò al volo rischiando però di farla cadere.
  -Ascoltami bene, rincretinito, ora tu ti sistemi in ultima fila e se vedi che qualcuno vuole ammazzarti gli spari. Hai ricevuto?
Silver era immobilizzato dal terrore.
  -Ehi! Ehi! Silver, sveglia! Siamo in guerra, cazzo!- Sonic lo scrollò per una spalla.
  -Si, si, ci sono- disse lui sbattendo più volte le palpebre.
  -Meglio così. Silver. Stai attento. Non voglio che tu muoia, ragazzo. Ora andiamo- e lo tirò verso il campo afferrandolo per un braccio.
Sul campo non si vedeva molto bene. Solo le divise verdi degli squadroni di cui faceva parti Silver e quelle blu degli avversari.
Sonic gli urlava qualcosa, ma Silver aveva le orecchie come ovattate e sentiva gli spari e le urla come suoni lontani e indistinti.
Vedeva Jet che faceva una strage attorno a lui con un enorme bazooka che teneva poggiato sulla spalla destra, un sorriso maniaco sul volto. Shadow, alla velocità della luce, sgozzava gli avversari, Knuckles li stendeva coi suoi pugni e li apriva letteralmente quando erano svenuti con un coltello, Storm usava una baionetta tecnologica illuminata da tante lucine colorate, Espio non si vedeva nemmeno, ma Silver riusciva a capire dov’era vedendo i corpi dei soldati avversari accasciarsi a terra senza un motivo.
  -...E ora fa come ti ho detto!- Sonic finì il suo discorso e corse ad una velocità disarmante contro i nemici. Silver si ritrovò spiazzato, senza sapere cosa fare esattamente. Cosa gli aveva detto il riccio blu, prima? L’asino a due teste tutto fatto? No, l’altra cosa... Pensare solo a far fuori quei bastardi conigli eunuchi. Giusto.
E l’avrebbe fatto.

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Cabina del Capitano:
Salve, popolo di EFP!
Come premessa voglio dire di sentirmi una vera idiota. Perchè? Perchè con due fanfiction ancora in corso io mi metto a fare queste stupire sfide contro me stessa e roba del genere. Il punto è che ci ho pensato e ho voluto farlo. Perchè sono una sadica. Come vi ho già detto nell'introduzione voglio che venga fuori qualcosa di veramente lungo e mi impegnerò affinchè questo possa accadere. Si perchè voglio massacrarvi! MUAHAHAHAHAH!!!
Ahem... Infine vorrei ringraziare di cuore brother, un mio carissimissimissimo amico, che mi ha aiutato nelle parti un po' più comiche (specialmente nella dettagliata descrizione di Jet xD ) 
Credo di aver detto tutto, vi saluto e corro a continuare il secondo capitolo già iniziato. Mi sto divertendo un mondo a scriverlaaaaa!!!
Bye!
BD
 
 

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Capitolo 2
*** Telecinesi ***


Shadow si divertiva come un matto a sgozzare la gente, a torcergli il collo, a gambizzarla e farla morire nel dolore. Gli piaceva vedere come la vita abbandonava gli occhi di tutti quei soldati, come si contorcevano per il dolore, come soffrivano. Sapeva che tutto quello che stavano facendo, che stava facendo, era giusto. Perché quei poveracci avevano deciso di impadronirsi di Mobius e lui non lo avrebbe mai permesso. Per questo dovevano soffrire.
E poi pensava a Maria, che lo aspettava a casa. Una volta gli aveva detto che non era giusto fare la guerra, che quei soldati erano lì per lo stesso motivo per cui anche lui era lì. Avevano uno scopo, così come lo aveva lui e potevano ucciderlo così come lui uccideva loro. Non avevano il diritto di morire con tutta quella sofferenza, perché stavano solo compiendo il loro lavoro. Che anche loro avevano una famiglia che li aspettava a casa, qualcuno che li amava, degli amici.
Siccome, però, Shadow odiava litigare con Maria, preferiva stroncare lì la discussione e mangiare l’arrosto che lei aveva preparato.
E ora non riusciva a descrivere la sensazione che sentiva. Semplicemente si sentiva lui. Non vedeva suoi compagni in giro, ma non gliene importava poi così tanto, quella era una faccenda tra lui e chiunque gli si parasse davanti.
Fu mentre infilzava un soldato con la punta della baionetta che notò una luce verdognola con la coda dell’occhio. Si voltò di colpo e vide il novellino (non ricordava il suo nome, visto che non aveva dato molta retta alle parole del suo capitano) sollevato a mezz’aria e circondato da quella luce. La stessa luce che circondava un enorme carro distrutto mentre veniva abbattuto su un gruppo di soldati nemici sgomenti.
Shadow sbarrò gli occhi. Non credeva a quello che stava vedendo. Poi realizzò. Il riccio riusciva a usare la telecinesi. Grazie a quella sollevava oggetti da terra, li scaraventava addosso ai soldati, sollevava i soldati stessi per farli poi volare via, sollevava se stesso!
Dopo il primo momento di sgomento, sorrise alla vista di quel potenziale asso nella manica. Poi, però capì che quel loro potenziale asso nella manica, poteva anche essere la loro rovina.
Cominciò a correre verso di lui, per fermarlo, e spiccò un enorme balzo per raggiungerlo: stava a circa tre metri e mezzo da terra.
Lo afferrò per una caviglia e rimase appeso, cercando di avvertirlo, di dirgli di smetterla.
  -Novellino! Ehi, ragazzo! Smettila! Mi senti? Spegniti!- urlava in tutte le lingue che conosceva (una, compresa la sua), ma Silver non sembrava fare caso a lui, mentre faceva una strage.
Allora Shadow decise di arrampicarsi letteralmente sul corpo del ragazzo. Notò che i suoi occhi erano completamente assenti, anche loro colorati di quella luce verde acqua.
Visto che non rispondeva nemmeno se gli faceva le smorfie più brutte che gli venivano, gli diede un forte pugno e fu allora che Silver fu abbandonato dalla luce verde che riempiva i suoi occhi e che lo circondava. I due precipitarono da quell’altezza proprio mentre l’allarme di prima annunciava la ritirata. Shadow si riprese più in fretta del compagno, così lo afferrò per un braccio e lo trascinò in trincea, lui correndo spedito, Silver incespicando ad ogni passo.
  -State tutti bene? Abbiamo avuto vittime?- Sonic girava allarmato tra le trincee. Finalmente tornò nella sua, dove i suoi compagni cercavano di dare un senso alle parole di Shadow. Il blu si accorse di quanto Silver fosse scosso e del brutto segno sul suo zigomo sinistro. Gli si avvicinò e prese il suo mento tra le dita.
  -Tutto apposto, Silv?- chiese, tamponandogli lo zigomo con un panno imbevuto.
  -S... si...- balbettò lui.
  -Abbiamo avuto morti?- si informò allora il capitano senza dare retta a Shadow che cercava di farsi ascoltare.
  -Sei, per l’esattezza- disse Tails, seduto accanto a Charmy –tre dal primo squadrone, due dal quinto e uno dal sesto. Uno del primo e quello del sesto morti per fuoco amico.
  -Cazzo- esclamò Sonic –cazzocazzocazzo! Sei stato tu, Jet?
Jet si voltò guardandolo storto, poi tornò a pulirsi le penne.
  -No, Sonic- fece Silver, guardando per terra -sono stato io.
Sonic corrugò la fronte, poi Shadow si fece avanti.
  -Mi degnereste di uno sguardo?- domandò corrucciato –Il tuo amato novellino, caro il mio capitano, è in grado di usare la telecinesi.
A quel punto Sonic guardò meravigliato il riccio argentato, poi tornò a fissare Shadow contento.
  -E non è fantastico?- chiese sorridendo.
Shadow roteò gli occhi: -No, che non lo è, troglodita! Per prima cosa perché diventa una macchina da guerra che distrugge anche i nostri compagni senza nemmeno accorgersene (ci pensa già Jet a questo ed è anche troppo). Secondo, perché gli avversari l’hanno visto e possono utilizzarlo a loro vantaggio, catturandolo.
Shadow aveva ragione, lo sapevano tutti. Sonic sospirò e Silver fece lo stesso.
  -Sarà meglio riposare, prima che ci chiamino di nuovo- disse il riccio blu, alzandosi e dirigendosi al suo giaciglio.
Silver era ancora troppo scosso per riposare e decise di sistemarsi accanto a Tails. 
Guardò per un po’ il capitano. Era sdraiato a pancia sopra con le braccia incrociate dietro la schiena e le gambe accavallate. In quella posizione sembrava la persona più tranquilla del mondo, così indifferente e distaccato. Sembrava sopportare la puzza che aleggiava laggiù, tanto spessa che poteva essere tagliata con un coltello. I suoi occhi scivolarono su due fotografie appese sul suo giaciglio. In una era ritratta una riccia rosa con gli occhi verdi e dal faccino simpatico. Nell’altra c’era un riccetto identico a Sonic, solo di un blu più chiaro. Constatò che dovesse essere la sua famiglia e sospirò girando gli occhi verso la foto di Blaze attaccata nel suo angolino.
  -Quella lì è Amy, la compagna di Sonic. E il bambino è Jackie, ha sei anni. Sonic e Amy avrebbero voluto sposarsi, ma sei anni fa hanno avuto Jackie e da allora non c’è più stato modo di organizzare il matrimonio- Tails spiegò tutto come se avesse letto nel pensiero di Silver, il che era strano, visto che di solito era lui ad entrare nelle menti delle persone.
  -Tu sei uno di quei bambini mandati nelle trincee nemiche per ottenere informazioni?- chiese Silver.
  -Già, io e Charmy Bee facciamo parte di questo squadrone. Scelgono noi bambini perché siamo piccoli e possiamo infilarci anche nei nascondigli più piccoli senza essere visti. Inoltre possiamo anche sorvolare le trincee senza che i nemici se ne accorgano.
  -Che schifo!- sbottò Silver a bassa voce –Mandare anche i bambini in guerra!
Tails sorrise mesto e decise di cambiare discorso: -Tu ce l’hai una famiglia?- chiese.
  -Non esattamente. C’è la mia fidanzata a casa che mi aspetta- rispose il riccio -Tu, invece?
  -Io no. Non avevo un posto dove stare, per questo mi hanno trovato subito e mi hanno mandato qui.
Fu in quel momento che Silver sentì tutta la stanchezza della giornata. Si guardò intorno. Shadow dormicchiava, accanto a lui c’era la foto di una ragazza umana bionda. Knuckles era assorto in chissà quali pensieri, a occhi chiusi. Sul suo giaciglio stava appesa una foto di una pipistrella dal seno poderoso. Fu colpito nel vedere che Jet, quando dormiva, sembrava quasi un bambino accoccolato tra le braccia della mamma e, soprattutto, che anche lui aveva una foto accanto a sé. Presentava una rondine viola dallo sguardo magnetico.
Silver era lì solo da quella sera e si sentiva già stanco. Mentre si appisolava nel suo giaciglio, pensò che doveva resistere fino alla fine, perché voleva tornare a casa dalla sua Blaze e niente gli avrebbe impedito di farlo.
 
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Cabina del Capitano:
FATTOOOOO!!!! YEEEEEE!!!! ok, basta, è solo che aspettare un'intera settimana con il capitolo già pronto è davvero terribile e questa settimana per me è stata lunghissima, con tutto che mercoledì non ho avuo scuola per la festa di sant'Agata!
Bene, non ho nulla da dirvi sul qui presente capitolo, ringrazio Alecraft Mounts e shinichi e ran amore per aver recensito e Andreathehedgehog e Dany x per avere inserito la storia tra le preferite!
Sciau!
BD

P.S.: se riesco a farlo vi posto un disegno fatto da me di Sonic e Amy versione famigliola felice

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Capitolo 3
*** In trincea nemica ***


Sonic si svegliò di soprassalto, quella mattina. Come sempre, dopotutto. Il sole stava per sorgere e il silenzio era quasi surreale. Dopo tutto quel tempo passato tra spari, bombe e morti, qualsiasi momento di calma gli sembrava finto. Gli dolevano le ossa per la scomoda posizione che aveva adottato per dormire quella notte. Sentiva il bisogno di fare due passi e soddisfò il suo desiderio tranquillamente: con la sua velocità poteva farlo senza essere acciuffato da nessuno. Cominciò a correre e riuscì finalmente a sentire l’aria fresca e pulita scompigliargli gli aculei e inondargli il naso, la gola, i polmoni. Sorrise e pensò ad Amy, che lo aspettava a casa fiduciosa nel suo ritorno e al suo piccolo Jackie, che piangeva ogni sera se lui non era a casa. Ed erano sei mesi e quattro giorni che piangeva. Non poteva pensarci, non poteva pensare a quegli occhioni verdi pieni di lacrime, alla sua vocina che chiedeva implorante il suo caro papà, a quelle braccine protese verso l’alto desiderose di venire sollevate da terra per vedere meglio il mondo. Anche Sonic avrebbe tanto voluto piangere, sfogarsi in qualche modo. Perché aveva visto troppi morti, troppo sangue. E poi perché aveva paura. Aveva paura di non farcela, di non poter tornare a casa perché sarebbe morto. E Amy non avrebbe avuto nessun corpo da seppellire, il campo di battaglia sarebbe stato  la sua tomba. Ma quello che lo terrorizzava di più era il fatto che la guerra, dai campi di battaglia, sarebbe potuta estendersi fino alle città. Se si fosse spostata anche a Green Hill, Amy e Jackie sarebbero stati spacciati. Si, aveva tanta di quella voglia di piangere! Ma non poteva. Era il capitano di uno squadrone, doveva arrivare fino alla fine, senza arrendersi. Ma forse non era così forte come pensava. Probabilmente era più debole di quanto potesse immaginare. Forte o meno, però, era orgoglioso. E non si sarebbe mai lasciato cadere una lacrima.
Mentre correva i suoi occhi scivolarono verso il suo polso destro, quello dove teneva il braccialetto di conchiglie che gli aveva fabbricato Amy anni prima. Lo teneva da allora e non aveva alcuna intenzione di liberarsene.
Quando tornò alle trincee, tutti erano già in piedi. C’era chi correva di qua, chi correva di là, chi scriveva lettere ai familiari, chi mangiava avido la brodaglia per colazione e chi cercava di riscaldarsi con un fuocherello.
Tutti i suoi compagni si facevano i fatti loro.
  -Compagni!- li chiamò a gran voce. Tutti si voltarono per ascoltarlo –Statemi a sentire. Shadow ieri aveva ragione, non possiamo permettere che prendano Silver perché, oltre all’essere un potenziale prigioniero di guerra per gli avversari, è anche un nostro compagno, amico, fratello. È per questo che... Knuckles, merda, cosa ti ho detto riguardo le sigarette?- si interruppe fissando l’echidna in cagnesco.
  -Che c’è? Sono sotto stress, ok? È da troppo che non fumo un po’, così rischio di rimanerci secco!- si giustificò l’altro incassando la testa fra le spalle.
  -Ti faccio secco io se non la spegni subito, imbecille. L’aria qui dentro è già abbastanza viziata, non so se mi spiego.
  -Okay, okay... Certo che sei un vero rompiballe, eh?
Sonic sospirò esasperato, ma non poté continuare il suo discorso perché un alto coccodrillo con l’uniforme da generale si fece avanti.
  -Salve, caproni!- disse sorridente.
  -Generale Vector!- esclamarono tutti in coro, Silver.
  -Silver, lui è Vector the Crocodile, un eroe per tutti noi!- lo presentò Sonic.
  -Non eravate stato catturato?- chiese Knuckles, che aveva prontamente gettato via la sigaretta.
  -Si, ma una squadra speciale è riuscita a liberarmi. Ne abbiamo persi due, ma noi ne abbiamo fatti fuori nove, compreso un colonnello- spiegò il coccodrillo –Allora, di che parlavate?
Espio si alzò e si rivolse a Vector: -Generale, non è meglio che si riposi? Da tre settimane era intrappolato là, chissà cosa ha passato!
Vector corrugò le sopracciglia: -Già, grazie per avermelo ricordato, soldato Espio. Non immaginate come questi giorni siano stati orribili. Ora andrò a riposare. Tornate a fare quello che stavate facendo e tenetevi pronti ad attaccare, questa volta saremo noi i primi a scovarli- andò via e tutti rivolsero lo sguardo a Sonic, che seguiva con gli occhi il coccodrillo che se ne andava. Passarono così alcuni secondi, Sonic che non degnava i compagni di uno sguardo e loro che aspettavano che lui continuasse il suo discorso.
  -Sonic- lo chiamò Tails esitante.
  -Che? Che c’è?- fece lui cadendo dalle nubi.
  -Stavi... stavi parlando di come proteggere Silver, credo.
Sonic rivolse lo sguardo al riccio argentato che sorrise innocente, poi parlò: -Oh, giusto, è vero. Cacchio, stavo per dimenticarlo! Si, allora, dicevo... Silver. Prigioniero di guerra, no. Compagno amico, fratello, si. Tutto chiaro? Bene, ora andiamo a fare fuori quegli eunuchi- andò via e lasciò i compagni di squadrone interdetti.
  -Quello è andato- sussurrò Knuckles accendendosi un’altra sigaretta e andandosi a sedere.
Shadow si avvicinò a Silver e gli porse un berretto verde scuro con visiera.
  -Indossalo- gli ordinò –se qualcuno oggi ti ha visto ed è rimasto vivo per raccontarlo, sarà meglio nascondere quegli aculei, darebbero troppo nell’occhio.
Silver sorrise riconoscente e indossò il berretto tenendo la visiera dietro la testa.
  -Grazie, Shadow, sei un vero am...- ma non riuscì a terminare la frase che la sirena suonò ad indicare che dovevano essere pronti per attaccare.
 
La strategia era semplice: il primo squadrone andava avanti e cominciava l’attacco. Dopo qualche minuto sarebbe arrivato il secondo squadrone, in modo da dare il tempo agli avversari di prepararsi, ma subito dopo sarebbe entrato in scena anche il terzo, quello di Sonic, così da fare in modo che gli avversari si trovassero in minoranza e non avessero il tempo di prepararsi.
I primi si misero in posizione e furono mandati avanti.
Sonic si trovava in prima fila nel terzo squadrone e attendeva che gli venisse dato l’ordine di partire. Impugnava una sorta di mitragliatrice più piccola e maneggevole che presentava uno schermo digitale sul quale si potevano vedere i bersagli da colpire più facilmente. Le sue orecchie di rizzarono non appena sentì le prime urla e i primi spari.
Dopo cinque minuti partì il secondo squadrone e in quel momento sentì i muscoli contrarsi, le orecchie vibrare, il corpo venire invaso di adrenalina. Partirono. Marciarono e attraversarono l’intero campo, dove si stava spostando la battaglia. Anche se erano ormai sei mesi che faceva sempre la stessa cosa, uccidere gli avversari gli risultava comunque difficile. Con una stretta al cuore sparava a chiunque gli si parasse davanti purché avesse la divisa blu di Spagonia.
Erano quasi entrati in trincea, ormai il cuore di Sonic batteva a mille ed era sicuro che aggiudicarsela sarebbe stato difficile, per questo si preparava psicologicamente a quello che sarebbe potuto succedere, anche se non ne aveva idea.
Il cuore, però, quasi gli si fermò quando, entrati nella trincea, la trovarono deserta.

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Cabina del Capitano:
Muahahahahah! Lo so, sono sadica a lasciarvi per un'intera settimana con questo capitolo che, oltre all'essere corto (sorratemi!) finisce in questo modo! >:D
Pubblico a quest'ora perchè oggi è San Valentino e sono stata... fuori... chi ha orecchie per intendere intenda u.u 
Ora vado perchè casco dal sonno!
Sciau!
KNUCKOUGE IS THE WAY! (ho trovato la mia frase! ^-^)
BD

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Capitolo 4
*** Armature! ***


  -Che succede?- Sonic sentì urlare da qualcuno verso le ultime file. Si guardò intorno. Non c’era davvero nessuno, solo i suoi compagni in divisa verde, mentre  il primo e il secondo squadrone combattevano contro l’esercito di Spagonia sul campo di battaglia.
Osservò dietro di lui. Knuckles, Shadow, Espio, Storm e Silver, che stava in ultima fila, avevano la sua stessa espressione sgomenta, quella di tutti gli altri soldati che si trovavano laggiù. Al solito, solo Jet sembrava preso da altri folli pensieri sconosciuti.
Nessuno osava aprire bocca, come se avessero paura di rompere il silenzio di quell’atmosfera surreale.
Poi però Sonic spalancò gli occhi, quando realizzò cosa stesse succedendo. I suoi pensieri furono esposti da Big, un grosso gatto viola scuro, che urlò agli altri: -È una trappola!- proprio quando lo disse, però, un cecchino uscì fuori la testa da un qualche nascondiglio e sparò al gatto, che cadde a terra con un tonfo, morto.
  -Via! Via!- sbraitò Knuckles con quanto fiato aveva in corpo.
Erano riusciti a scoprire la loro strategia, sapevano come si sarebbero mossi. E gli avevano teso una trappola. Gli altri squadroni sarebbero arrivati con i rinforzi, ma fino a quel momento avrebbero dovuto cavarsela da soli. Erano spacciati, lo capirono tutti quando innumerevoli soldati cominciarono ad uscire da ogni nascondiglio.
  -Escono dalle fottute pareti!- strillò Jet col suo sorriso da maniaco.
Silver si tenne stretto il berretto e afferrò la tecnologica baionetta luminosa. Un vecchio ornitorinco con la divisa blu cercò di affondare la punta della sua baionetta nella carne di Silver, ma lui riuscì a schivare l’attacco e sparare. Con sua grande sorpresa, però, la pallottola non penetrò nel suo corpo e l’ornitorinco sorrise sadico.
  -Merda!- sussurrò Silver allibito, poi si rivolse urlando ai suoi compagni: -Hanno delle armature! Scappate!
Fu quello che fecero. Corsero in ritirata abbandonando la trincea.
Silver si voltò più volte mentre correva a più non posso al riparo per essere sicuro che ci fossero tutti i suoi amici. Li notò tutti quanti: Shadow, velocissimo come sempre, schivava con facilità i nemici; Espio, mimetizzandosi, non aveva problemi; Knuckles correva accanto a lui e Storm si tirava dietro Jet che cercava di staccarsi per combattere un po’.
Si accorse troppo tardi che mancava qualcuno di importante. Arrivato in trincea, si rese conto che Sonic non era tornato e fece per girare i tacchi per andarlo a prendere dimenticandosi anche di riprendere fiato, ma Knuckles lo afferrò per le spalle tenendolo fermo.
  -Ehi, dove hai intenzione di andare, razza di idiota?- gli chiese col fiato corto per la corsa.
  -Sonic!- sbraitò Silver, anch’egli col fiatone –Lui è rimasto là, lui... è... è in pericolo! Lui...
  -Lui è andato!- fece energico l’echidna –Non possiamo tornare indietro. Se è fortunato è stato ucciso in fretta, altrimenti è stato catturato. E in questo caso è spacciato.
  -Spacciato? Almeno sarebbe vivo!- strillò Silver con un cenno di speranza nella voce.
Knuckles lo fece voltare e gli indicò Jet che cantava come il cantante degli AC/DC maneggiando un orologio da taschino come se fosse stato una mazza ferrata.
  -Ti sei mai chiesto veramente perché quel poveraccio è ridotto a quel modo?- gli fece l’echidna. Jet si girò e fece loro la linguaccia facendo segno che li avrebbe sgozzati portando un pollice alla gola. –Anche lui è stato catturato nella guerra della palude fangosa.
  -Ma... ma Sonic aveva detto che...- balbettò Silver.
  -Che era stato lui ad uccidere ogni singolo soldato? Sè, come no? È stato catturato all’inizio della guerra ed è rimasto prigioniero e schiavo per quattro anni, finché la guerra non è finita e lui è stato liberato. È uscito pazzo per questo, non si è mai ripreso e ora guardalo. Davvero vorresti che Sonic soffra in quella maniera? Tanto vale che sia morto in fretta e senza subire dolore.
Silver abbassò la testa. No, non voleva. Ma non riusciva comunque a credere che i compagni di Sonic l’avrebbero lasciato perdere così il loro capitano. Doveva ammettere che era strano e spesso insopportabile, ma era pur sempre il loro capitano!
Knuckles lo mollò e andò ad accucciarsi nel suo giaciglio addormentandosi. Silver, però, non poteva ancora capacitarsi all’idea che quello che era stato forse il suo migliore amico lì (ed era arrivato solo il giorno prima) avesse potuto fare quella fine. Certo, non poteva fare nulla, ma qualcosa doveva pur inventarsi. Così prese carta e penna e cominciò a scrivere:
                                                                                                                                                                                            “12 Giugno.
 
Amy Rose, credo sia questo il tuo nome. A scriverti non è Sonic, ma un suo compagno di squadrone, uno nuovo, arrivato ieri sera. Mi permetto di darti del tu perché Sonic, proprio questa mattina, mi ha chiamato fratello e amore fraterno era proprio quello che cominciavo a sentire per lui. Perché dal momento in cui sono arrivato mi ha come preso sotto la sua ala protettiva, trattato come se mi conoscesse da una vita, aiutato tantissimo. Per questo mi sento in dovere di dirti cosa è successo appena pochi minuti fa. Abbiamo attaccato una trincea nemica, ma gli avversari hanno avuto il sopravvento. Molti di noi sono riusciti a scappare, ma troppo tardi mi sono accorto che Sonic non era con noi. Non sappiamo ancora cosa gli sia potuto accadere, può essere morto o stato catturato come prigioniero di guerra e, sinceramente, non so cosa sia la cosa peggiore. È per questo che ti chiedo, cara Amy, di pregare con tuo figlio per il mio capitano, pregare più di quanto abbiate fatto finora, perché sono sicuro che è quello che avete fatto. Sappiate che alle vostre preghiere si uniranno anche le mie e quelle dei miei compagni. E vi chiedo di pensare anche a tutti noi, che quaggiù soffriamo non poco. Spero che Sonic possa tornare ad abbracciare te, Amy, e il vostro Jackie, perché ho capito che vi ama più di qualsiasi altra cosa. È con queste parole che ti saluto, speranzoso nel ricevere notizie dagli inviati in territorio nemico. E ti chiedo scusa se ti ho turbato troppo con questa mia lettera, ma ho pensato che sarebbe stato meglio, per te, di non riceverne nessuna. Se ne avrò, ti renderò presto le notizie.
Silver the Hedgehog”
 
Scrisse anche a Blaze, raccontandole tutto quello che era successo dal suo arrivo fino a quel momento e andò a consegnare agli addetti le lettere per farle recapitare. Quando tornò alla sua postazione, si addormentò subito, pensando ancora a quanto in fretta fosse accaduto tutto.

_______________________

Cabina del Capitano:
Buondìgiornosalve, eccomi qua con un altro capitolo che finisce in sospeso! Esultiamo! Ma anche no, ditelo. Quanto mi sento bene a sapere cosa succederà e lasciarvi sulle spine :3
Chiedo scusa per aver pubblicato oggi, ma ieri sono stata tutto il giorno fuori casa.
Benebene, non ho nulla da dire sul capitolo, quindi passerò subito ai ringraziamenti: 
ringrazio Shinichi e ran amore e AlecraftMounts che continuano a recensirmi, come chanel98;
ringrazio Andreathehedgehog, Dany x, viola teh cat e Super_Steve the Hedgehog (a cui va un ringraziamento speciale <3 ) per avere inserito la storia tra le preferite;
ringrazio Sweet_Truffle per aver inserito la storia tra le seguite.
Infine ringrazio le 107 PERSONE che hanno letto il primo capitolo e continuano a leggere gli altri, siete tutti wow! :D
Credo di aver finito, vi salutizzo!
KNUCKOUGE IS THE WAY!
BD

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Capitolo 5
*** Jet ***


Knuckles sapeva di aver fatto una bestialità urlando in quel modo contro Silver. Ma non poteva permettergli di tornare laggiù. Quei bastardi si erano procurati delle armature. Dove, poi, non si poteva sapere. Eh si, perché in quel periodo l’acciaio era diventato più prezioso anche dell’oro, visto che non se ne trovava più da nessuna parte. Dovevano esser costate loro un occhio della testa ciascuno, quelle armature. E poi, come aveva detto Shadow, avrebbero preso Silver e loro non potevano permettersi di perderlo, sarebbe stato troppo pericoloso, per lui, perché l’avrebbero torturato obbligandolo a distruggere i suoi compagni e per tutto l’esercito di Apotos, se questo fosse accaduto.
Vide il riccio argentato dormire un sonno agitato e pensò bene di andarlo a svegliare per liberarlo da quegli incubi che anche lui conosceva fin troppo bene. Mentre si alzava dal suo giaciglio i suoi occhi caddero sulla foto di Rouge, la sua amata moglie. Gli aveva appena detto di essere incinta quando un inviato dell’esercito aveva bussato alla porta e aveva annunciato che sarebbe dovuto partire la mattina dopo per la guerra. Si era arrabbiato più di quanto facesse di solito per ogni futile motivo, sapendo che non avrebbe potuto vedere suo figlio nascere e Rouge gli aveva detto che magari la guerra sarebbe finita prima del momento del parto, ma ormai Knuckles non ci sperava più.
Scosse Silver per svegliarlo e lui parve riconoscente: -Grazie, Knuckles, stavo avendo un incubo.
Knuckles sospirò e si accese una sigaretta sedendosi accanto al riccio. Gli sarebbe venuta la gobba a furia di stare chinati tra le trincee, ma sicuramente una gobba era meglio di una pallottola in testa.
  -Volevo scusarmi per averti detto di non andare, ma tu capisci che non potevo lasciarti farlo, vero? Sarebbe stato troppo pericoloso- esclamò l’echidna.
Silver annuì: -Si, hai ragione. Scusami tu se ho provato a fare una cosa del genere. Ero preso dal fatto che potesse capitare qualcosa di brutto a Sonic.
  -Sai, ci ho pensato.- disse Knuckles tirando con la sigaretta -Magari non gli è successo niente, è solo riuscito a fuggire e ora non può tornare perché rischierebbe di farsi prendere davvero. E comunque tu hai fatto quello che ritenevi giusto di fare. È stata una cazzata, ma in quel momento ti sembrava la cosa giusta!- rise Knuckles.
Silver non rise con lui, continuava a muovere la gamba destra su e giù, convulsivamente.
  -Mi sembri nervoso, palla di pelo. Vuoi?- Knuckles gli porse la sua sigaretta. Silver la osservò titubante per qualche secondo, poi però l’afferrò e fece una forte tirata riempiendosi i polmoni e ritrovandosi a tossire.
  -Ehi, ehi, con calma, non mi vorrai morire proprio ora!- Knuckles gli levò la sigaretta dalle mani e tornò a fumarla lui, colpendo Silver sulla schiena.
  -Scusa, è che non fumavo più da un bel po’, e...- provò a spiegare Silver, ma ricominciò a tossire e la sua gamba tornò a tremare.
  -Dimmelo subito, allora, non te l’avrei data!- l’echidna incassò la testa tra le spalle, poi guardò la sigaretta. La sua espressione divenne sprezzante e la gettò a terra calpestandola più volte: -Bah, al diavolo!
Silver lo guardò con aria interrogativa.
  -Non guardarmi in quel modo!- esclamò esasperato il rosso -La mia donna partorirà tra pochi mesi e anche se mi trovo qui voglio essere solidale e smettere di fumare come un turco per il bene mio, suo e del bambino.
  -Oh, è la pipistrella con le... si, beh, insomma... quella nella foto?- Silver arrossì rendendosi conto di stare per dire una cosa per nulla educata.
Knuckles rise di gusto: -Si, so scegliermele bene, io, eh? No, credimi, è una donna eccezionale! Ci siamo sposati tre anni fa e non riuscivamo ad avere un bambino e ora che ci riusciamo io mi ritrovo in questo porcile! Che sfiga, ragazzi. Non vedrò mio figlio nascere. Forse morirò e lui o lei non vedrà mai suo padre.
Silver assunse un’espressione pensierosa: -Secondo me dovresti essere più speranzoso, senza rassegnarti al fatto che se sei in guerra allora sei già morto. Pensa all’orgoglio di essere un soldato venuto qui a combattere per la patria.
Knuckles sollevò le sopracciglia: -Però! Sei saggio per essere così giovane!
Silver sorrise: -Anch’io ho una donna eccezionale, non pensare di essere l’unico fortunato!- poi cambiò discorso: -Cribbio non ricordavo che fumare fosse così orribile!... Allora, hanno mandato Tails a controllare se c’è il corpo di Sonic sul campo di battaglia?
  -Si, ma non è ancora tornato- spiegò Knuckles.
Erano già passate cinque ore dalla battaglia, erano le sei del pomeriggio.
  -Caspio- mormorò Silver –ho davvero dormito cinque ore filate?
  -A quanto pare... goditi questi momenti, Silv, non si ripeteranno.
  -Knukcles...
  -Che c’è?
  -Voglio tornare a casa.
Knuckles lo guardò intenerito dal tono del ragazzo, che guardava per terra rigirandosi la collanina tra le dita. In quella posizione sembrava un bimbo che si era perso e voleva tornare dalla sua mamma.
  -Lo so, ragazzo- disse l’echidna avvicinandosi a lui e cingendogli le spalle con un braccio –tutti noi vogliamo tornare a casa.
 
Storm osservava attento Jet. Sembrava più tranquillo del solito. Dopo aver dato sfogo alla sua incomprensibile allegria cantando con quanto fiato aveva in corpo, ora si limitava a passeggiare avanti e indietro con le braccia dietro la schiena, a testa bassa. Solo il tic all’occhio destro non lo abbandonava. Meglio così, Storm iniziava a preoccuparsi. Si avvicinò a lui, cercando di guardarlo negli occhi per quanto gli risultasse difficile.
  -Jet?- fece piano l’albatros.
  -Bum!- esclamò l’altro voltandosi. Al solito.
  -Che ti prende?- continuò Storm –Mi sembri... strano...
Jet lo fissò: -Strano? Strano che tu mi trovi strano. Tutti mi trovano strano e quando non sono strano come sono strano di solito tu mi trovi strano?
Storm aggrottò la fronte: -Okay, ora io sono confuso.
  -Io non sono strano, ma per te sono strano e per questo sei confuso anche se non c’è alcun motivo di esserlo?- era strano anche il tono con cui diceva quella tiritera così velocemente. Sembrava avesse qualcosa in gola che gli impediva di parlare meglio e gli faceva uscire una voce acuta e gracchiante.
Storm sospirò lui voleva un bene dell’anima al suo migliore amico Jet, ma a volte nemmeno lui riusciva a stargli dietro.
  -Tutto ok, Storm?- Jet si fece avanti, spalancando gli occhi verdi.
Storm si voltò e gli sorrise: -Si, Jet tranquillo. Sono solo stanco. Hai sentito Wave di recente?
Jet parve pensieroso, poi fece un sorriso storto: -Wave sta bene. Le ho detto che anche io sto bene. E che tutti stiamo bene. Non trovi che sia un bene stare bene?
  -Si, Jet, è davvero... fantastico...- respirava affannosamente, ma Jet parve non accorgersene perché era rimasto impegnato a cercare qualcosa che probabilmente non esisteva nemmeno negli angoli sporchi della trincea.
Storm provò ad alzarsi, ma sentì una fitta al costato e si sedette di nuovo con una smorfia di dolore sul volto.
Solo Shadow, sdraiato a pochi metri dai due volatili, sembrò accorgersi dell’espressione sofferente del compagno. Si alzò di botto con la fronte aggrottata e si rivolse al falco: -Ehi, Jet- quello si girò verso di lui mostrando una roccia tenuta saldamente nel becco –Che ha Storm?
Il riccio si avvicinò e Jet fece lo stesso. Storm li guardava con un sorriso forzato sul volto: -Che succede, ragazzi? Ci sono delle novità?
  -Sci, ho rovato un sciascio!- esclamò entusiasta il falco verde, ancora col sasso nel becco.
Shadow fece finta di niente e rispose alla domanda dell’albatros: -Non lo so, Storm, dimmelo tu. Ci sono novità?- chiese sollevando un sopracciglio.
  -No, credo niente di nuovo- sorrise lui.
Shadow non era convinto, e annuì scettico: - A-ah... a me, però, quella tua espressione sembra nuovissima.
Storm abbassò lo sguardo, sotto l’espressione interrogativa di Jet, che sputò il sasso gocciolante saliva.
  -Non ti senti bene, Storm?- chiese Jet con il tono di un bambino che fa una domanda innocente al papà.
  -No, sto bene, Jet, non preoccupar...- ma non riuscì a finire la frase che fu colto da un gemito di dolore e si portò automaticamente una mano allo stomaco. Proprio in quel momento, sotto lo sguardo allibito di Shadow e Jet, cadde per terra. Shadow, velocissimo, lo afferrò prima che potesse toccare terra e rompersi il becco. Jet lanciò un urlo e i suoi compagni accorsero, rimanendo impotenti mentre il cuore di Storm cessava di battere.


___________________________________________

Cabina del Capitano:
Tadàààà!!! Questa volta pubblico il giorno giusto, visto? 
Cavolo, quanto sono drammatica: "Il cuore di Strom cessava di battere", buuuu!
Vabbè, non ho nulla da dire, quindi lascio la parola a voi, se vi va ;)
Ringrazio tutti coloro che continuano a seguirmi, a recensire (soprattutto voi, siete fantastici, mi aiutate molto per continuare!) e chi ha inserito la storia tra le preferite. Al solito un ringraziamento speciale al mio "kemosabe" Super_Steve the Hedgehog <3
Ora vado a sistemarmi per la festa di carnevale a scuola :3
Hasta el viernes y, se no es posible, el sabado ;)
KNUCKOUGE IS THE WAY!
BD

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Capitolo 6
*** Manic the Hedgehog ***


  -Ma che caz...?- esclamò Espio, correndo accanto a Shadow per aiutarlo a tirare su Storm.
  -Chiamate qualcuno, presto!- esclamò Knuckles, gli occhi sbarrati. Silver rivolse uno sguardo a Jet, che annuì deciso, lasciando che l’espressione da maniaco abbandonasse la sua faccia. Corsero al capannone dove le crocerossine curavano i feriti e chiamarono un dottore. Questi, un armadillo rosso, corse alla trincea e fece distendere Storm a pancia sopra. Gli controllò il polso e portò due dita sul collo. Schioccò la lingua: -È morto- disse, impotente.
Jet spostò tutti i suoi compagni e si lasciò cadere davanti il corpo dell’amico.
  -Storm?- fece, quasi impercettibilmente.
  -Non c’è niente da fare, Jet. Non si sveglierà mai più- disse Silver.
  -Storm?- ripeté il falco. Non poteva crederci. Non voleva crederci. Era il suo unico amico, la persona a cui teneva di più, insieme alla sua fidanzata Wave –Storm?- ora urlava, con le lacrime agli occhi.
  -Jet, ti abbiamo detto che...- Shadow insistette, ma Jet, con un passo veloce, gli puntò un pugnale alla gola.
  -Zitto! Stai zitto!- sbraitò il falco verde, minacciandolo di premere ancora di più col coltello. Shadow deglutì.
  -Jet, calmati, per piacere! Non possiamo farci nulla!- disse Silver, avvicinandosi, ma Jet, con l’altra mano, quasi gli torse il polso.
  -Jet!- gridò Knuckles, per distrarlo. Il dottore approfittò del fatto che il falco si fosse girato per piantargli una siringa nel braccio. Le pupille di Jet si dilatarono di colpo. Allentò la presa sul braccio di Silver che poté sfilare il polso per massaggiarselo, come Shadow fece col collo, e cadde a terra.
I compagni guardarono Jet steso supino accanto a Storm.
  -Si riprenderà tra un paio d’ore, sarà meglio portarlo in infermeria- li informò il dottore.
  -Che diavolo è quella roba?- domandò Knuckles.
  -Semplice sonnifero. Lo portate voi in infermeria?- chiese allora l’armadillo.
Shadow ed Espio annuirono.
  -Che facciamo con Storm?- chiese Silver allora. Non riusciva a guardare il corpo dell’albatros senza vita.
  -Chiedete a qualche colonnello se lo si può rispedire a casa- disse il dottore –aveva dei parenti?
  -Credo solo Jet. Potremmo spedirlo a Wave- disse Knuckles.
Così fecero. Mentre Jet riposava in infermeria, il corpo di Storm fu rispedito a Green Hill da Wave con una lettera dove le veniva detto tutto quello che c’era da sapere, tranne su come fosse morto.
Era questo il punto. Prima di essere spedito, erano stati fatti degli esami sul corpo per capire il motivo della morte, ma non ci furono risultati. Sembrava semplice infarto, ma i dottori non ne erano così certi.
Mentre aspettavano in infermeria, Silver e Knuckles furono avvicinati da un riccio verde col camice bianco. Aveva tra grossi aculei dietro la testa, diversi ciuffi sparati in aria che gli ricadevano sugli occhi e ai polsi portava dei bracciali con le borchie.
  -Scusate- disse. Quando si avvicinò di più Silver notò che aveva due orecchini all’orecchio sinistro –Per caso ci sono novità sul capitano del terzo squadrone, Sonic the Hedgehog?
Knuckles lo squadrò: -Mhh... no... chi vuole saperlo?
  -Io sono... conosco Sonic, ecco- spiegò il verde. A quel punto anche Silver cominciò a squadrarlo.
  -Siete molto simili lei e Sonic- fece l’argentato –mi dica, com’è che vi conoscete?
Il verde sbuffò: -Beh, ci siamo incontrati per caso nell’utero di nostra madre...
Knuckles e Silver ci misero qualche secondo per dare un senso a quelle parole, poi i loro occhi si illuminarono: -Lei è suo fratello!- esclamò Silver.
  -Risposta da un milione di ring!- fece il verde allargando le braccia –Mi chiamo Manic, Manic the Hedgehog e sono un medico. Sonic non sapeva che fossi qui e quando ho saputo che è sparito mi sono preoccupato.
  -Mi spiace, Manic, ma non si sa ancora nulla- spiegò Knuckles –il nostro bambino non è ancora tornato dal territorio nemico con delle informazioni.
Manic sospirò preoccupato: -Mia sorella mi ucciderà.
Silver e Knuckles si scambiarono un’occhiata sorpresi.
  -Avete anche una sorella?- chiese Silver.
  -Si, si chiama Sonia e mi aveva ordinato di tenere d’occhio nostro fratello, sapendo che testa calda che è, ma non ci sono riuscito, a quanto pare. Ho paura che gli sia successo qualcosa.
Silver sospirò: -Sarà meglio andare, ormai è sera e ho paura che ci chiamino mentre siamo lontani dal campo di battaglia.
Knuckles annuì, salutarono Manic, e si incamminarono.
Strano che Sonic non avesse mai detto di avere un fratello e una sorella, pensava Knuckles, mentre camminava a testa bassa. Era anche vero che non aveva mai parlato ne’ di Amy ne’ di Jackie, ma almeno quello lo aveva detto a Tails. Ora non sapeva se gli aveva anche detto di Sonia e Manic, ma al momento non erano cose a cui pensare, perché in quell’istante suonò l’allarme e, se avesse avuto le orecchie, gli si sarebbero rizzate di colpo.
Corsero a prendere le armi, Silver afferrò il berretto e lo strinse tra le orecchie e si prepararono sul campo.
Ma un colonnello disse a tutti i soldati pronti per la battaglia che non ce ne sarebbe stata nessuna, almeno non una iniziata da loro. Dovevano, infatti, pensare ad un piano per battere gli avversari che si erano procurati quelle armature. Di procurarsi armature a loro volta, non se ne parlava. Era già tanto se quell’unico pasto al giorno che gli veniva distribuito era commestibile, non avevano abbastanza soldi per l’acciaio, lo sapevano bene. Qualunque cosa avrebbero fatto, dovevano pensarci in fretta, perché l’esercito di Spagonia non avrebbe esitato ad attaccare, ora che ne avevano la possibilità senza il rischio di perdere qualcuno.
Furono mandati alle loro trincee. Tutti strascicavano i piedi per la stanchezza e avevano in mente la stessa cosa: se non fossero morti quella sera, sarebbe comunque successo da un momento all’altro.
Era già mezzanotte passata. Silver si accoccolò sul giaciglio e fu sopraffatto dal sonno.
Espio, invece, non ce la faceva proprio a chiudere occhio. Decise di fare quattro passi e di raggiungere Vector. I due si conoscevano da una vita ed erano grandi amici e, per quanto Vector potesse essere un rompiscatole, Espio gli voleva un gran bene.
Quando Espio gli arrivò accanto, il coccodrillo stava finendo di leggere una lettera. Il camaleonte notò che era firmata Vanilla.
  -Novità, Vector?- chiese Espio, sedendosi accanto all’amico.
  -Eh? Oh, nulla di nuovo- disse lui –Vanilla mi ha fatto gli auguri di buon anniversario e mi ha mandato un disegno fatto da Cream- detto questo, gli mostrò l’elaborato della coniglietta. Su un foglio un po’ stropicciato, c’erano disegnati Cream e Cheese, Vector e Vanilla che si tenevano per mano e Charmy.
Si, perché Vector e Vanilla si erano sposati due anni prima. Vanilla aveva già avuto Cream e insieme avevano deciso di adottare Charmy, che non aveva dove andare. Ma quello che colpì di più Espio fu anche una figura viola accanto a Charmy. Era disegnato a trattini, come se si voleva rendere l’idea del fatto che fosse invisibile, e si notava un piccolo corno giallo su quello che doveva essere il muso.
Espio fece un mezzo sorriso: -Quello... quello sono io?
  -Già, amico mio. Vedi, anche Cream ti considera uno della famiglia. Che famiglia, poi!- rise piano il coccodrillo –Credo che andrò a letto, Espio. Tu che fai?
  -Sisì, ora... ora vengo anch’io- affermò lui –Buonanotte, generale. E auguri per l’anniversario di matrimonio.
Vector gli sorrise e andò a dormire. Espio rimase alzato ancora per un po’. In effetti, andava a pranzo e a cena a casa Crocodile cinque giorni su sette e gli ultimi due usciva con loro, quindi gli sembrava ovvio che una bambina di otto anni lo considerasse come uno di famiglia. Sorrise ricordando di una volta in cui si era lasciata sfuggire un piccolo “zio”.
Poi i suoi pensieri andarono a Tails. Non era ancora tornato da quel pomeriggio e cominciava a preoccuparsi. Che l’avessero scoperto e catturato? Anche lui? Era meglio non pensarci, sapeva bene che doveva riposare. L’indomani avrebbe pensato a mente (se non completamente, almeno in parte) lucida ad un piano da applicare contro quelle maledette armature d’acciaio.

____________________________________________

Cabina del Capitano:
Mmmhhh... molto bene: capitolo corto, noioso e inutile... Fantastico...
Diciamo che serviva più che altro a far vedere che anche Manic è presente nella storia e a presentare un nuovo personaggio che arriverà nel prossimo capitolo.
???: Proprio così... Muahahah!
Okay, ora smettila 
???: Ehi! Non mi paghi nemmeno per prendere parte alle tue stoire e ora vuoi anche impedirmi di spaventare i lettori?
Primo: ovvio che non ti pago, sei un mio OC, secondo: le risate malvage non spaventano più nemmeno i sassi.
???: Uh, i sassi! Io adoro i sassi, non trovi che siano divertenti?
E ti chiedi perchè non ti pago? Bah!
Ci sentiamo sabato prossimo, carusanza!
KNUCKOUGE IS THE WAY!
BD
 

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Capitolo 7
*** Nuove conoscenze ***


La mattina dopo Jet si svegliò con calma. La luce che filtrava dalle finestre del capannone gli carezzava dolcemente il becco e non ebbe problemi ad aprire gli occhi, al contrario di quanto succedesse ogni mattina a causa della stanchezza. La tranquillità, però, lo abbandonò di colpo quando pensò a ciò che era successo la sera prima. Sbarrò gli occhi e cominciò a sudare, strinse le coperte con le mani per sollevarsi, ma non mollò la presa quando ci riuscì. Si guardò intorno. Il tendone non era pieno, c’erano pochi feriti, la maggior parte dei quali moribondi, assistiti da tre o quattro crocerossine.
Jet fece per alzarsi, ma una riccia marrone lo afferrò per le spalle e lo stese di nuovo sul lettino.
  -No, no, deve rimanere sdraiato!- gli disse, spalancando due enormi occhioni color nocciola.
  -Tu non capisci!- esclamò il falco –Devo vedere il mio amico!
  -Chi? Oh, parla di Storm- disse lei, abbassando lo sguardo –Signor Hawk, non l’ha saputo? Storm è morto.
Jet ridusse gli occhi a due fessure, strinse ancora di più i pugni, fino a farsi male, poi però lasciò le presa e si rilassò.
  -No...- sussurrò abbattuto.
  -Lo so, mi dispiace tanto- disse la crocerossina sedendosi su una sedia scricchiolante accanto al lettino di Jet. Tornò a sorridere di colpo: -Comunque, io sono Mar Phinn, mi prenderò cura di lei in questi pochi giorni- esclamò contenta tendendogli una mano.
Jet la squadrò da capo a piedi. I lunghi aculei castani erano legati in un’alta coda di cavallo e sulla testa spuntavano due orecchie, quello destro aveva un orecchino e quello sinistro due. Non riusciva a vedere cosa indossasse sotto il camice candido, poteva vedere solo gli stivali verdi lunghi fino alle caviglie.
Titubante, Jet le strinse la mano, anche se fu lei a stringere, visto che lui si limitò a porgergliela.
  -Jet the Hawk- mormorò lui.
  -Oh, questo lo so- sorrise la riccia –come le ho già detto, sarò io a prendermi cura di lei in questi giorni.
Jet continuò a fissarla.
  -Dammi del tu come faccio io con te. Ho vent’anni, mica quaranta!- disse infine.
  -Vent’anni? Davvero? Ne hai solo due più di me!- esclamò Mar, sempre sorridente. Guardò fuori: -Sono le sette di mattina. Il sonnifero doveva durare almeno due ore, ma si vede che avevi bisogno di dormire. Vuoi mangiare qualcosa?
Jet annuì sospirando. Mar si alzò di scatto e andò a prendere qualcosa da mangiare.
Si sentiva diverso. Di colpo gli sembrava di essere più normale del solito, forse perché Mar non era scappata subito dopo averlo visto, come facevano invece altre persone. Tutto quello non gli piaceva.
Mar tornò, sempre sorridente, e gli porse una mela verde e un pezzo di pane non troppo duro.
  -Non ho trovato granché, ma...- cominciò, ma fu interrotta da Jet che spalancò gli occhi alla vista di tutto quel bendiddio e agguantò tutto infilandosi sia la mela che il pane in bocca.
  -Mmmh!- esclamò a bocca piena. Mandò giù un boccone e parlò: -Se avessi saputo che qui si mangia molto meglio che di là mi sarei dato un pugno da solo!
Mar emise una risata cristallina: -Beh, hai ragione!
Quando Jet ebbe finito, si rivolse di nuovo all’infermiera: -Senti, Mar, ma... si sa come è morto Storm? Voglio dire... l’ho visto cadere a terra di botto e poi non ci ho visto più.
Mar sospirò: -Sono stati fatti degli esami sul corpo, ma non si è capito nulla, anche se i medici sono sicuri che non sia stato infarto. Il corpo è stato spedito da una certa... Wave, credo...
  -Oh, Wave... cavolo, quanto mi manca!
Mar sorrise: -È tua moglie?
  -Fidanzata- spiegò Jet –ma quando tornerò dalla guerra le chiederò di sposarmi.
La riccia sorrise di nuovo, sognante.
Jet si chiese il perché di quel comportamento, ma non volle fare domande. Si limitò a farne una che voleva fare da quando si era risvegliato: -Quanto dovrò rimanere qui? Quell’armadillo non mi ha solo somministrato un sonnifero?
  -Ehm...- fece Mar –non esattamente solo il sonnifero... Vedi, Jet, tu eri un po’...
  -Svampito? Fuori di testa? Spossato? Pazzo? Demente? Rincoglionito? Si, lo so, allora?- elencò lui scocciato incrociando le braccia sul petto.
  -Ecco... il dottore ti ha anche dato un calmante.
  -Mh. E poi?- fece lui.
  -Come “e poi”?- domandò Mar.
  -Non può essere stato un semplice calmante- disse Jet con voce ferma –Deve avermi dato qualcos’altro. Credi che dopo tutto questo tempo io possa tornare “normale”, come dite tutti voi, con un semplice calmante? Non sono così ingenuo, Mar. Non quanto io possa sembrare- si faceva paura da solo. Quanto tempo era che non teneva un discorso sensato per più di un secondo e mezzo?
Mar si rassegnò e tornò a sedersi.
  -Ok...- sospirò –Hanno fatto un’operazione. Certo, qui non è stato molto sicuro come invece lo sarebbe stato se ti fossi trovato in ospedale, ma l’hanno fatta. Diciamo che ti hanno rimesso a posto il cervello.
Jet aggrottò le sopracciglia: -Rimesso a posto? Non ti seguo. Credevo avessi bisogno di uno psicologo...
  -Oh, Jet, è troppo difficile da spiegare, anche per me! Sono ancora alle prime armi per quanto riguarda la medicina, la sto ancora studiando, non ho idea di quello che ti abbiano fatto! Non mi hanno nemmeno fatto assistere a questa operazione, sono solo una crocerossina!
Jet sospirò. Si sentiva preso in giro. Non voleva più cambiare, non dopo aver trovato Wave, che lo amava così com’era, non dopo tutto quel tempo. Era finalmente in pace con se stesso, anche se non con il mondo intero.
  -Hai ragione, Mar. Perdonami- disse infine, sdraiandosi di nuovo.
  -Perdonami tu, Jet. Scusa se non posso aiutarti- disse lei con un fil di voce –Mi hanno detto che dovrai rimanere qui almeno altri tre giorni e dopo ogni pasto prendere il calmante.
 
Il piano c’era, ma non era così semplice da mettere in pratica. Espio non aveva dormito tutta la notte, per elaborarlo, ma solo ora si rendeva conto che non era così facile.
Decise comunque di esporlo ai compagni. Si avviò da tutti gli altri, che dormicchiavano ancora.
  -Ragazzi- provò a catturare la loro attenzione, ma fu interrotto da un grido emozionato: -Ragazzi! Ragazzi!- era Tails che tornava dalla sua ispezione sul campo di battaglia.
  -Tails!- esclamò Shadow alzandosi –Ci sono novità?
  -Eccome, Shadow! Durante la fuga sono morti otto di noi, escluso il capitano Sonic- spiegò il volpino senza nemmeno riprendere fiato –Non ho trovato il suo corpo sul campo di battaglia, così ho deciso di entrare nelle trincee per provare a saperne di più e indovinate cosa ho scoperto?
Silver si era avvicinato di colpo,così come tutti gli altri soldati.
  -Cosa, Tails? Diccelo!- lo pregò Espio a mani giunte.
Tails fece un profondo respiro, poi si decise a parlare: -Sonic non è morto. Loro lo hanno catturato.

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Cabina del Capitano e del suo pseudonimo antipatico:
Mar: Ehi! Io non sono antipatica!
Si che lo sei. Taci.
Mar: Vedi? L'antipatica sei tu. Comunque buondìgiornosalve, amici terrestri! Eccomi, sono apparsa nella storia, come vi sono sembrata? Carina, vero? :3
Diciamo che mi assomigli più per carattere che per aspetto, ma vabbè. Allora, gentaglia bella, che ne pensate del capitolo? Corto vero? Ma il finale vi lascerà sulle spine per un'intera settimana! >:D
Mar: Quanto sei cattiva...
Sono una scrittrice, è mio dovere comportarmi così. 
Mar: stavo pensando... dovresti parlarmi con più rispetto, nella storia ho diciotto anni u.u
Si, ma in realtà ne hai tredici, quindi non fare storie.
Mar: ...quasi quattordici... <:(
L'angolo dell'autore si sta rivelando più lungo del capitolo stesso, quindi è meglio se ora vi lascio alle vostre recensioni, dico bene? Oki, allora passiamo ai ringraziamenti. Come sempre ringrazio il mio kemosabe Super_Steve the Hedgehog per le fantastiche idee che mi sta dando, ringrazio Shinichi e ran amore che continua a recensire, così come Alecraft Mounts. Ringrazio anche Andreathehedgehog, Dany x, i am a funny hedgehog, Pupetta_24, viola the cat e il mio kemosabe per aver inserito la storia tra le preferite, chi tra le ricordate. State crescendo di capitolo in capitolo, mi sento importante! ^.^
Mar: Beh, sappi che non lo sei...
-.- Bene, vi saluto!
Don't touch the cinnamon!
BD & Mar

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Capitolo 8
*** Abbiamo un piano! ***


Shadow quasi svenne alle parole di Tails, Silver dovette mordere la sua mano per trattenersi dall’urlare, mentre tutti gli altri spalancarono gli occhi increduli, come Knuckles che non riuscì a trattenersi come Silver:     
  -Oddio! Non ci credo!- gridò.
  -Ne sei certo?- disse Espio cercando di mantenere la calma.
  -Si, Espio, mentre ero là dentro ho sentito qualcuno dire di portare il rancio al prigioniero- raccontò Tails –ho pensato che avrei potuto seguirlo e così ho fatto. Quando è arrivato davanti ad una grotta chiusa da delle sbarre di ferro ha chiesto “Sei tu Sonic?”. Non ho sentito la risposta, ma il soldato gli ha buttato il pane duro e se ne è andato. Quindi, ragazzi, Sonic è ancora vivo! E non dovrebbe stare poi così male, almeno dal punto di vista del cibo, visto che mangia (se lo mangia) pane duro solo da ieri e che anche quando stava qui non mangiava anche per diversi giorni.
Silver non sapeva se essere rassicurato dalle parole del volpino o meno. Lanciò un’occhiata a Shadow, che lo guardò a sua volta cupo. Ora sapeva che si sarebbe dovuto preoccupare.
Knuckles fu mandato a dare la notizia al generale Vector e agli altri ufficiali, mentre tutti gli altri si radunavano.
  -Allora è un male?- si informò Silver osservando i compagni, seduti in cerchio a gambe incrociate.
  -Eccome- esclamò Espio -Se lo tengono con loro ci sarà un motivo.
  -Già- continuò Shadow -Spagonia è il continente la cui maggior parte delle regioni vende schiavi alle regioni più ricche di Shamar.
  -Si, lo so- ricordò Silver allora -È proprio per questo che è scoppiata quella rivolta, lì a Shamar, a causa degli schiavi che hanno attaccato il palazzo del governo- sospirò –Quindi secondo voi lo venderanno?
  -La guerra è ancora in corso, dovrebbero chiamare dei carri apposta per questo scopo- spiegò Knukles, tornato in quel momento con Vector.
  -Ho saputo che ne hanno catturati almeno altri otto da Holoska, due dei quali sono già morti, e altri sei da Mazuri- disse il coccodrillo -Sonic è l’unico di Apotos. Ancora in vita. Perché gli altri dodici catturati nei sei mesi precedenti sono morti dopo un paio di giorni di torture.
Silver rabbrividì a quelle parole. I suoi compagni mantenevano l’espressione cupa e non poté capire se anche loro in fondo erano terrorizzati come lui.
  -Dobbiamo avere altre notizie, sapere se vogliono mandarlo a Spagonia per venderlo o torturarlo quaggiù ad Angel Island- disse allora Shadow con tono fermo –fino a quel momento, non possiamo agire.
  -Vorresti agire?- ripeté incredulo Espio, alzandosi subito dopo il riccio rosso e nero.
  -Perché, tu non vorresti?- esclamò Shadow –Davvero lo lasceresti là a morire?
  -No, ma non possiamo certo andarlo a prendere così!- continuò il camaleonte -Servirebbe un piano, come quello a cui ho pensato per la prossima battaglia!
Tutti lo fissarono. Lui respirò profondamente.
  -Si, ho pensato ad un piano per provare a sconfiggere Spagonia e le sue armature- disse Espio –Ma non è perfetto. Bisognerebbe lavorarci.
Vector lo incitò a parlare ed esporlo a tutti. Espio tornò a sedersi e cominciò: -Okay, allora... sicuramente non tengono le armature indosso tutto il tempo: è pur sempre acciaio e sarebbe troppo pesante anche solo per andarci in battaglia, figuriamoci per tenerlo tutto il giorno addosso. Ecco, qualcuno, io, per esempio, visto che posso mimetizzarmi, dovrebbe entrare nelle trincee nemiche, trovare i depositi delle armature e rubarle. Mi seguite fino a qui?- tutti annuirono concentrati e lui continuò –Quindi il punto è questo: portare via le armature.
Gli altri continuarono a guardarlo, sembravano aspettare qualcos’altro. Espio guardava loro a sua volta, senza capire cosa volessero.
  -E poi?- chiese Silver sollevando un sopracciglio.
Espio lo squadrò: -E poi cosa?
  -E poi cosa facciamo?- continuò l’altro.
  -E poi basta, è finita, gli abbiamo rubato le armature, ora sono fottuti e noi possiamo batterli. Semplice, no?- il camaleonte alzò le spalle, chiedendosi il perché delle occhiate dei compagni.
  -Ah, okay, va bene- esclamò Shadow con un’espressione fintamente annoiata –Perché ovviamente nessuno si accorgerà delle armature che leviteranno indisturbate per le trincee fino a quelle nemiche.- poi cominciò ad urlare isterico -Hai davvero pensato a questo piano, se si può definire tale, per tutta la notte? Ma sei cretino?
  -Beh, che vuoi? Pensaci tu se ti va! Non sono mica un genio!- esclamò Espio.
  -Infatti ho appena detto che sei un cretino!- ricordò Shadow.
  -No, la tua era una domanda!- ribatté il camaleonte.
  -Si, infatti, una domanda retorica!- fece l’altro.
Vector si alzò e li prese per le spalle: -Soldati, che fine ha fatto il vostro onore, l’avete venduto per del tabacco?- urlò –Quello di Espio è un bel piano, ma anche Shadow ha ragione. Dobbiamo trovare il modo di  portare via quelle stramaledette armature senza farci vedere.
  -Senza contare il fatto che le armature sono pesanti, come ha detto Espio- fece Knuckles –Come faremmo a trascinarle via per tutta la strada?
Sospirarono tutti all’unisono, tornando a sedersi. L’unico a restare alzato fu Silver.
  -Non so, ragazzi, davvero. Credo che andrò a vedere come sta Jet. Vuole venire qualcuno?- chiese.
Shadow si alzò e fece per seguirlo.
 
  -Non la voglio quella roba!- esclamò Jet convinto. Aveva appena finito di mangiare una banana e Mar stava cercando di convincerlo a prendere il calmante.
  -Eddai, Jet, non fare il bambino!- fece lei esasperata –L’hai sentito il dottore poco fa, no? Ha detto che ti serve!
  -Non me ne frega un accidenti di quello che ha detto quell’idiota! Io non metterò mai in bocca quel coso viscido e appiccicoso e verdognolo e molliccio e...
  -Va bene, va bene, va bene! Smettila, ché fai venire il voltastomaco anche a me!- esclamò lei esausta –Allora facciamo così. Ora tu dormi e quando sarai sveglio di nuovo proveremo insieme a fartelo prendere.
  -“Insieme”? Chi intendi con quell’”insieme” oltre te?- domandò Jet –Quell’armadillo spastico che ha tentato di uccidermi?- era solo da qualche ora che non prendeva il suo calmante e gli erano già tornati il tic all’occhio e la voce gracchiante.
Mar roteò gli occhi sospirando: -Non ha tentato di ucciderti, Jet, è la trentottesima volta che te lo ripeto! Ti ha solo dato il sonnifero!
  -Si, si, tutte storie!- esclamò il falco incrociando le braccia sul petto e sbuffando.
Mar lo guardò stremata. Di colpo, però, la sua divenne un’espressione più determinata.
  -Okay, come vuoi- disse con voce fintamente rassegnata. Fece per voltarsi e andare via, ma si girò di nuovo verso il suo paziente e gli saltò addosso urlando: -Banzai!- si sedette sul suo petto, gli spalancò il becco con la mano mentre con l’altra faceva spuntare un piccolo portale collegato ad un altro infondo alla gola di Jet e in quello vicino a lei versò il calmante. Mollò il becco del falco e scese da sopra di lui con un balzo, mentre quello sputacchiava di qua e di là, rendendo il tutto più drammatico con qualche espressione disperata implorando pietà.
  -Oh, ma smettila!- fece lei spolverandosi le braccia con fare indifferente. In quel momento si accorse dei due ricci che la fissavano sconvolti –Ehi, salve- disse sorridendo –posso aiutarvi?
Silver fu il primo ad aprire bocca, mentre Shadow si ricomponeva: -Ma come hai fatto?- balbettò, indicando Jet che continuava a soffocare.
  -Cosa, quello?- chiese lei, lanciando un’occhiata al falco –Non l’ho soffocato veramente, è lui che fa scena. Non l’ho mica voluto uccidere con quella roba che lui sostiene sia una sorta di veleno che gli fa dire cose che non pensa veramente! È solo un calmante, nient’altro.
  -No, lui vuole dire... quello- fece Shadow.
  -Non vi seguo- disse lei aggrottando le sopracciglia.
  -I...insomma, prima il calmante era accanto a te e poi non c’era... più...- continuò Silver a balbettare.
  -Oh, voi dite il portale! Si, beh, diciamo che ho questo piccolo... potere, se lo vogliamo chiamare così. Non ne faccio uso molto spesso, ma... ta-dà!- esclamò Mar agitando le mani con fare allegro.
I ricci continuarono a fissarla. Shadow si girò e fece fare lo stesso a Silver, ancora sconvolto.
  -Pensi quello che penso io?- bisbigliò il nero.
  -Che le infermiere sono sempre così maledettamente sexy?- chiese Silver quasi leccandosi i baffi.
  -No! Cioè, si, è vero, ma... Beh non pensavo a quello!- balbettò Shadow arrossendo -L’infermiera riesce a creare quei portali da un punto all’altro.
  -Fino a quello c’ero arrivato, ce l’ha detto lei e l’abbiamo visto con i nostri occhi.
Shadow si trattenne dall’imprecare a stento, poi tornò a parlare col compagno: -Ma come puoi essere così duro? Lei potrebbe aiutarci con le armature! Se seguisse Espio potrebbe trasportarle dai depositi alle nostre trincee senza farle vedere a nessuno!
Silver rimase in silenzio con la fronte aggrottata per alcuni secondi, poi i suoi occhi si illuminarono: -Oooh!
  -Aaah, ecco, allora non sei così stupido!- lo riprese Shadow. Si voltò di nuovo verso Mar che stava pulendo le coperte di Jet che nel frattempo si era riaddormentato.
  -Seeeenti, cara, come hai detto di chiamarti?- chiese Silver con tono dolce e le mani dietro la schiena.
  -Non l’ho detto- sorrise l’infermiera –comunque mi chiamo Mar.
  -Bene, Mar, ti andrebbe di aiutarci a salvare il mondo?- chiese Shadow.
Mar li guardò piegando la testa di lato: -Che?
Non ebbe il tempo di capire, che i due l’avevano afferrata per un polso ciascuno e l’avevano trascinata fuori dal tendone dell’infermeria per portarla in trincea.
Quando arrivarono Mar aveva perso il cappellino da crocerossina per strada, gli aculei erano tutti scompigliati e cadevano ciuffi di qua e di là dalla coda di cavallo e il camice si era un po’ aperto, lasciando vedere un pezzetto del vestito verde che teneva di sotto.
  -Si può sapere che volete?- sbraitò Mar –Sono un’infermiera, non una baldracca, quindi non aspettatevi nulla da parte mia!
  -No, Mar, non è questo il punto- disse Silver con voce calma per tranquillizzarla –Noi abbiamo bisogno di te, ne và della nostra vittoria.
Mar lo guardò poco convinta. Sbuffò e si sciolse definitivamente la coda, liberando lunghi aculei marrone scuro che le ricadevano sulle spalle in una chioma leonina.
  -Continuo a non capire- disse in un soffio. Si rese conto che tutti la guardavano perplessi.
  -Nemmeno noi, se è per questo- esclamò Knuckles portando le mani ai fianchi –Si può sapere che ci fa una crocerossina qua dentro?
Shadow si fece avanti: -Fatemi spiegare- disse –questa riccia è capace di creare dei portali che possono trasportare oggetti da un punto all’altro.
Mar diede un colpo di tosse: - A-ehm...  “Questa riccia” ha un nome, è Mar- disse indicandosi -e può creare portali anche attraverso dimensioni differenti dove, però, non può trasportare esseri viventi (o almeno senza ucciderli atrocemente), come invece può fare con i portali che non sono ultradimensionali.
Shadow la squadrò: -Si, beh, quello. Insomma, io stavo pensando che magari potrebbe aiutarci a trasportare le armature di Spagonia fino a qua grazie ai suoi portali.
Gli occhi e le bocche dei compagni si spalancarono per la soddisfazione, mentre quelli di Mar per il disaccordo.
  -No, aspè, aspè, aspetta!- esclamò alzando le braccia irritata –Cioè, tu vuoi che io vi aiuti a rubare delle stupide armature a quegli stupidi militari per un vostro stupido piano rischiando la mia vita senza avere il mio consenso?
Silver la guardò speranzoso: -Perché, ce lo daresti?
Mar sorrise di colpo: -E me lo chiedi? Quando mi ricapita una cosa del genere? Ci sto!- disse, stringendogli la mano.

________________________________________________________________

Cabina del Capitano:
Mar: E ciack, azione! Ora entro in scena veramente, bella gente, non vedo l'ora! xD
Si, ma non montarti quella testa aculeosa che ti ritrovi! Bene, sgnore e signori, che ne pensate del capitoletto? Un po' più lungo del precedente, eh, stavolta non potete lamentarvi...
Mar: ma nel precedente non si sono lamentati...
Posso farmi i miei film mentali da sola, per favore?
Mar: se la mettiamo così, io sono frutto di un tuo film mentale.
Già, non sempre mi vengono cose buone in mente, come per i conigli coi mustacchi. Bene, che dire, Sonic è vivo, il gruppo ha un piano e mar li può aiutare, direi che le buone notizie non sono mancate questa volta. Allora direi che possiamo salutarci :)
Alla settimana prossima, ragazzuoli!
Don't touch the cinnamon!
BD & mar

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Capitolo 9
*** Missione armature ***


Il pomeriggio arrivò in fretta. Mentre aspettava che Espio fosse pronto Mar si ritrovò a pensare a casa sua. Amava la sua casa, era davvero enorme. C’era il piano terra con il salotto, la cucina e un bagno, il piano di sotto presentava un salone con un enorme stereo e un garage dove teneva tutte le sue amate moto. Al centro del garage c’era un piccolo podio dove sovrastava la sua Guzzi California coperta da un telone in modo da non farla prendere di polvere e, come diceva lei, di freddo. Al secondo piano c’era la sua camera da letto (enorme), un bagno e una cabina armadio (più grande della camera da letto). Al piano superiore c’era la sala tv dove c’era uno schermo che prendeva tutta la parete e una sala videogiochi e una stanza con le pareti insonorizzate dove teneva il suo pianoforte che chiamava Beethoven e delle chitarre, la sua preferita si chiamava Elvis. Infine sull’attico c’era una grande piscina e un piano bar. Suo zio le aveva regalato quella casa prima di partire e ora ci viveva da sola. Si, le piaceva tantissimo, ma si sentiva sola a vivere in quella reggia gigantesca.
A distoglierla dai suoi pensieri fu la voce di Espio che la fece sussultare: -Mar, sei pronta?
  -Eh? Oh, si, eccomi- disse lei. Si era levata completamente il camice. Ora indossava un corto vestito verde scuro senza spalline, che si chiudeva davanti con una cerniera. In vita aveva una sottile cintura verde chiaro come la fascia sul braccio sinistro appena sotto la spalla.
  -Allora direi di andare- fece Espio. Si girò per partire, ma notò che la riccia non lo seguiva –C’è qualcosa che non va?
Mar alzò lo sguardo fino ad incrociare i suoi occhi gialli.
  -Non lo so...- sussurrò. Espio dovette avvicinarsi per sentirla meglio –è solo che... ho paura.
  -Paura?- Espio rimase sorpreso –Non devi preoccuparti. Nessuno potrà vedermi e tu potrai spostarti indisturbata grazie ai tuoi portali. L’hai detto tu, no?
  -Si, è vero, solo che... ho mal di pancia.
Il camaleonte la squadrò: -Non è che hai...?- chiese arrossendo un poco mentre indicava il basso ventre della ragazza.
Mar lo fulminò con lo sguardo: -No! No, è che quando ho questo mal di pancia è perché ho un cattivo presentimento.
Espio sbuffò divertito: -Non sai quanti brutti presentimenti mi assalgono ogni giorno. Tranquilla, ci sono io per proteggerti- esclamò baldanzoso, porgendole un braccio.
Mar guardò quel braccio viola scuro, poi rivolse di nuovo lo sguardo a quei due occhi gialli così inquietanti e al contempo magnetici e sorrise. Lo prese a braccetto e si incamminò insieme a lui al punto prestabilito.
Quando arrivarono trovarono tutti i compagni di squadrone di Espio che fremevano.
  -Siete pronti?- chiese Shadow, contorcendosi le mani per l’agitazione.
  -La miss è prontissima- assicurò Espio, sorridendo incoraggiante a Mar, che ricambiò il sorriso un po’ meno convinta.
Charmy arrivò in quel momento seguito a ruota da Tails.
  -Il primo deposito è infondo a sinistra della terzultima trincea- spiegò l’ape.
  -Il secondo e il terzo sono rispettivamente nella penultima e nella terzultima trincea, utilizzate apposta per contenerli- continuò il volpino.
  -Bene, allora andate- ordinò Knuckles con tono fermo.
Mar respirò profondamente, scrocchiando le dita preparandosi ad aprire un portale abbastanza grande per lei.
  -Andiamo- esclamò decisa. Spalancò un portale verdeazzurro e rivolse un’occhiata ad Espio, che la ricambiò convinto. Lui avrebbe corso mimetizzato lungo il campo di battaglia.
Partirono.
In pochi istanti Mar si ritrovò in quella che doveva essere la terzultima trincea. O almeno aveva pensato a quella lì per la sua destinazione. Si guardò intorno. L’aria era pesante e puzzava di muffa. Una strana nebbiolina avvolgeva tutto rendendo l’atmosfera ancora più inquietante. Aveva paura di rimanere sola per tutto il tempo in cui avrebbe dovuto aspettare Espio. Lo sapeva, doveva portarlo nel portale con lui. Il fatto era che non era mai riuscita a crearne uno abbastanza grande per due persone. Sentì un rumore e andò a nascondersi dietro una nicchia. A pochi metri da lei si materializzò il camaleonte. Tirò un respiro di sollievo e uscì fuori.
  -Mar, eccoti qui- esclamò lui sospirando a sua volta –le armature sono là. Andiamo forza.
Cominciarono a svuotare la parte sinistra della trincea mettendo le armature nel portale verdeazzurro. Il lavoro era faticoso e cominciarono a sudare dopo poco e l’umidità non era certo d’aiuto. I rumori emessi dai soldati al lavoro nelle trincee più avanti, poi, rendeva il tutto più angosciante. Sapevano di doversi sbrigare e non potevano permettersi di essere visti, perciò facevano il più in fretta possibile. I movimenti erano diventati ormai automatici: Mar teneva il portale aperto ed Espio le passava le armature, una ad una, data la pesantezza. Lei le infilava nel portale e andavano avanti così. Passarono all’incirca venti minuti solo per svuotare quella parte di trincea. Sempre senza farsi vedere, passarono alla trincea successiva e quasi svennero vedendo l’enorme quantità di armature poste là dentro. Col fiatone continuarono ad andare avanti per un'altra mezzora buona, in cui svuotarono poco più di metà della trincea. Era ormai pomeriggio inoltrato, quando stramazzarono a terra esausti.
  -Espio...- lo chiamò Mar con il fiatone.
  -Dimmi, Mar- fece lui con lo stesso tono di voce.
  -È solo poco più di un’ora che andiamo avanti e siamo già stanchi.
  -Hai ragione, Mary, non possiamo permettercelo- esclamò lui deciso –continuiamo, su- si alzò e aiutò anche lei a fare lo stesso.
  -Com’è che mi hai chiamato?- chiese lei corrucciata.
Lui la guardò poco convinto: -Mary? Che c’è, non ti piace?
Mar lo fissò con sguardo omicida, poi sorrise di colpo: -No, è carino! Ora su, al lavoro!
Fecero per iniziare, ma sentirono uno sparo verso di loro. Si voltarono di colpo terrorizzati.
Un cecchino li aveva trovati e ora puntava una fucile verso di loro.
  -Cazzo!- esclamò Espio –Sparisci, Mar!
Il cecchino cominciò a sparare all’impazzata, provando a centrarli.
Mar spalancò un portale, guardando Espio che diventava invisibile, ma rimase senza parole quando vide il cecchino puntare esattamente dove Espio era sparito e sparare.
Il camaleonte tornò visibile. Mar lo fissò sconvolta. Era in una posizione rigida con le braccia alzate e le gambe divaricate, gli occhi sbarrati come se non ci fossero state le palpebre.
Mar sentì la sua stessa voce confusa e lontana quando gridò il nome di lui per poi buttarsi verso il suo corpo che sarebbe caduto a terra se non ci fossero state le sua braccia a sorreggerlo.
  -Espio! Espio ti prego! No!- lacrime. Mar stava piangendo disperata, sentiva il sapore salato delle sue lacrime che le scorrevano copiose sulle guance e che le inondavano la bocca spalancata per il terrore. Il cecchino era andato a cercare qualcuno e ora erano solo loro due, da soli, in mezzo a quelle maledette armature. Le grida dei soldati, come la sua voce prima, le arrivavano alle orecchie che le sembravano ovattate. Non riusciva a sentire niente bene, solo un ronzio fastidioso che le trapanava i timpani.
  -Non morire! Non ora!- si ritrovò ad implorare. Espio aveva un grosso buco che lo trapassava dalla schiena all’addome, da cui usciva sangue scarlatto a non finire.
  -M... Mary...- mormorò Espio.
  -Si, si, Espio, sono qui!- riuscì a sorridere tra le lacrime della disperazione, anche se la sua doveva assomigliare più ad una smorfia da Psycho.
  -Parlami... di te...- continuò il camaleonte. Mar lo guardò turbata. –Mi sarebbe... piaciuto... cono...- qui un colpo di tosse che gli fece sputare sangue -...conoscerti...
Mar annuì convulsivamente, poi parlò: -Sono nata diciotto anni fa a Mazuri e mi sono iscritta a medicina. La sto ancora studiando e sono la studentessa più brava del corso. Vivo da sola nella mia casa da sogno. Il mio colore preferito è il verde e amo la musica heavy metal. So recitare e me la cavo con il canto, ma di ballare non sono cosa. Quando ero piccola ero una scout. Amo leggere soprattutto i libri fantasy e... e non voglio che tu muoia, Espio!- ricominciò a piangere. Era inginocchiata nel bel mezzo della trincea, la testa di Espio sulle gambe.
  -Mar... Mary, ascolta...- Espio continuava a tossire e ogni volta che lo faceva dalla sua bocca usciva sangue a fiotti –Voglio che tu apra un... portale... per tornare... nel nostro campo.
  -No, aspetta, io non ti lascio qui da solo!- obiettò Mar. Le urla dei soldati che li raggiungevano si facevano sempre più vicine.
  -Non riesci ad aprire portali per trasportare più di una persona, no? Usalo per te!- il camaleonte sembrava aver riacquistato la sua fermezza, come se non avesse avuto un buco grande come una mano sul torace che lo attraversava da parte a parte.
I soldati stavano per svoltare l’angolo. Sembravano decine, a giudicare dalle urla. Esagerati, pensò Mar mentre si alzava lasciando la testa di Espio sul terreno. Si concentrò ed aprì un portale. Troppo piccolo. Voleva aprirne uno abbastanza grande per farci passare Espio insieme a lei, non voleva lasciarlo morire lì da solo e sofferente.
Ci riprovò. Troppo piccolo. Un’altra prova. Ancora troppo piccolo.
  -Andiamo, cazzo, andiamo!- esclamò a denti stretti, il sudore che le imperlava la fronte.
Espio sollevò lentamente la testa con grande fatica.
  -Ma che fai?- chiese con voce roca.
  -Zitto!- sbraitò lei guardandolo in cagnesco, pentendosi subito di averlo fatto. Quel movimento che fece con le mani mentre si girava verso di lui fece allargare il portale. Si girò di nuovo di scatto spalancando la bocca. Ce l’aveva fatta!
  -Andiamoandiamoandiamo!- esclamò Mar prendendo Espio da sotto le ascelle e trascinandolo davanti al portale proprio mentre un soldato sbucava dall’angolo seguito da molti altri. Cominciarono a sparare, ma ormai era troppo tardi, Mar ed Espio erano riusciti ad entrare nel grande portale.
  -Finalmente! Dove vi eravate cacciat...?- Knuckles non finì la frase vedendo come era ridotto il compagno. Mar tirava su col naso e implorava gli altri di portare Espio a farlo medicare.
  -Si, subito- obbedì Shadow. Prese Espio per le braccia e Knuckles fece lo stesso con le gambe e si diressero all’infermeria correndo a rotta di collo.
Mar seguì con gli occhi i tre, Espio era pallido in volto e non smetteva di perdere sangue. Sapeva che non ce l’avrebbe fatta.
  -Stai tremando- disse Silver sbucando alle sue spalle.
Lei si girò e lo guardò con gli occhi lucidi.
  -Si, credo... credo di essermene accorta...- fece lei.
Silver prese una leggera coperta dal suo giaciglio e gliela poggiò sulle spalle.
  -Non è molto, ma...- disse, ricevendo uno sguardo pieno di gratitudine –Secondo te si riprenderà?
La riccia lo guardò incredula: -Che razza di domanda è? Hai visto quanto è grosso il buco che ha sul torace? Dai, sai meglio di me che non ce la farà!
Silver abbassò lo sguardo: -Scusa, io... non me ne intendo di tutto questo...
  -Non c’è bisogno di intendersene! Espio morirà, te lo assicuro. Forse in città, in un vero ospedale avrebbe avuto qualche possibilità, ma qui non ci sono gli strumenti adatti.
Il riccio sospirò: -È assurdo come tutti voi siate pessimisti, qui.
Mar lo guardò acida e se gli sguardi avessero potuto uccidere a quel punto Silver sarebbe stato morto e sepolto da un pezzo.
  -Vuoi sapere perché siamo così pessimisti, qui?- domandò Mar irritata -Perché la guerra non può mai portare a niente, perché la violenza non distrugge solo i nemici, ma anche gli amici, i cari, perché stiamo lottando per una semplice pietra luccicante solo per aggiudicarci delle terre che stanno bene così come sono. Perché si muore. Solo per seguire gli ordini di persone che stanno sopra di noi, che a loro volta devono stare a sentire i desideri di persone che non si accontentano di quello che hanno. Tu, invece perché sei così ottimista e convinto che vada tutto bene?
Silver alzò lo sguardo e lo fissò negli occhi di lei, irosi.
  -Oh, credimi, non sono affatto ottimista. E figuriamoci che vada tutto bene. Diciamo che preferisco pensare al mio onore. E se per l’onore bisogna lottare fino alla fine, io, per l’onore, farei questo e altro.

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Cabina del Capitano & della riccia depressa:
Mar: Sei un mostro!
Si, lo so.
Mar: Come puoi uccidere Espio dopo aver fatto capire che anche lui è voluto bene da qualcuno?
Tutti gli scrittori uccidono sempre i personaggi, indipendentemente dal fatto se la morte di questi è importante o meno per la trama. Nella maggior parte dei casi non lo è... sigh... Ma ve bene, in effetti questo  è solo il nono capitolo e io ho già ucciso due soldati e per di più la storia non vede ancora nemmeno lontanamente la fine (credetemi, ho un sacco di idee pazzesche)
Mar: modesta, la ragazza...
Sei tu quella con la casa da sogno! Allora, ringrazio tutti quelli che mi seguono e che lasciano recensioni o hanno inserito la storia tra le preferite: riesco a mandarla avanti soprattutto grazie a voi!
Quindi direi di salutarci, visto che tra un po' devo andare all'uscita con gli scout.
Don't touch the cinnamon!
BD & Mar

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Capitolo 10
*** Espio ***


Quando Mar tornò in infermeria trovò il caos. Quattro crocerossine cercavano di fermare un falco verde che si appendeva ovunque gli capitasse distruggendo tutto quello che aveva intorno, il tutto urlando come un forsennato.
  -Jet! Jet, fermo!- urlò Mar aiutando le altre infermiere a tirarlo giù per la coda da un lembo di tendone dove si era attaccato.
Ci volle un po’ per riuscirci, ma alla fine, nemmeno lei sapeva come, Jet era sdraiato sul suo lettino, anche se non aveva voluto prendere la medicina. La riccia era stanca e scossa dall’accaduto, quindi non insisté tanto per fargliela prendere, dopotutto Jet sembrava essersi calmato un po’ anche da solo.
  -Dove sei stata?- domandò con la sua voce gracchiante il falco.
  -Io... io ho...- ma Mar non riuscì a terminare la frase che cominciò a piangere, nascondendo la faccia tra le braccia poggiate sul lettino.
Jet la guardò colpito, ma si limitò a darle delle leggere pacche tra gli aculei sulla testa, con fare consolatorio.
  -Vuoi... vuoi raccontarmi cosa è successo? Magari ti fa stare meglio- provò allora quando lei si fu calmata.
Mar annuì piano e cominciò a raccontare tutto, per filo e per segno, ritrovandosi di nuovo con le lacrime agli occhi anche se riuscì a reprimerle abbastanza a lungo da poter cambiare discorso: -Scusa se ti ho lasciato qui da solo. Tu come ti senti?
Jet fece spallucce.
  -Come sempre- disse –anche se non so cosa sia questo sempre. Una volta sempre era normale. Poi è diventato pazzo. Adesso è normale e pazzo a tratti e io so solo di essere confuso. Mar- la guardò dritto negli occhi e lei sostenne il suo sguardo –voglio che tu mi faccia un favore.
  -Certo, Jet, tutto quello che vuoi. Sono la tua infermiera, dopotutto- esclamò lei.
  -No, non un favore come infermiera. Ma come amica- fece lui –Devi scoprire cosa mi hanno fatto, cosa hanno fatto al mio cervello per permettermi di tornare lucido come ero una volta.
Lei lo guardò esitante: -Ma Jet... ti ho già detto che non posso fare nulla, devo solo obbedire agli ordini.
  -No, Mar, tu non devi obbedire agli ordini. Noi, che siamo soldati, dobbiamo farlo. Tu studi medicina, è tuo compito scoprire, scoprire le malattie e le cure. E sei l’unica che può aiutarmi. Sei stata così coraggiosa da accettare di aiutare dei militari in una missione pericolosa, da vedere Espio sanguinante tra le tue braccia, sei anche riuscita ad aprire un portale abbastanza grande da trasportare ben due persone. Sei forte, coraggiosa e intelligente. Anche carina, lasciamelo dire- a quelle parole Mar arrossì non poco –E devi aiutarmi. Ti prego.
Con voce tremante, Mar rispose poco convinta: -D’accordo, Jet, io... vedrò cosa posso fare.
  -E io ti aiuterò- sorrise lui incoraggiante.
 
Anche se non conosceva bene la strada, Mar riuscì a raggiungere il capannone dove stavano i medici che preparavano le cure per i feriti e gli ammalati nell’altro capannone senza troppi problemi. Levò il cappellino bianco con la crocetta rossa ricamata sopra e si infilò all’interno del tendone verde scuro. L’aria era pesante e il caldo afoso, perciò cominciò subito a sudare. Camminò tra i tavoli pieni di boccette e fogli pasticciati, in mezzo a tante persone in camice bianco che non la notarono.
Si fermò davanti ad un riccio verde che aveva l’aria di essere un esperto, chinato su un tavolo con degli occhiali rettangolari sulla punta del naso mentre prendeva appunti su un taccuino e, col tono più autoritario possibile, gli disse: -Ahem... salve. Sono la dottoressa... Jamie... Si, sono Jamie e mi chiedevo se c’erano novità sul caso Jet the Hawk.
  -Che? Oh!- il dottore si voltò di colpo, mostrando due magnetici occhi color ambra scuro –Salve. Ehm... in realtà non so nulla su quel caso, se ne sta occupando il dottor Mighty the Armadillo. Mi dica, è nuova, di qua?
  -Eh? Oh, ehm... si... sono arrivata questa mattina e volevo sapere cosa c’è da segnalare sul signor Hawk, sa, lo svampito che c’è di là.
  -Si, conosco il signor Hawk- affermò il riccio con diversi ciuffi che gli ricadevano sulla fronte e davanti agli occhi che la guardavano poco convinto –Sicura di essere nuova? Eppure... sono sicuro di averla già vista da qualche parte...
  -Il mall di Apotos, sicuramente, è da lì che viene, no? C’è sempre molta gente lì, incontro tanto persone che conosco- tagliò corto lei.
  -Ehm... si, può essere- ribatté lui titubante –Beh, come ho già detto deve chiedere al dottor Armadillo.
Lei passò lo sguardo su Mighty e fece una smorfia di disapprovazione: -Mh. Non sembra uno molto amichevole, dico bene?
  -Amichevole?- il riccio rise di gusto, buttando la testa all’indietro e portando una mano allo stomaco –Affatto! Quello è tutto tranne che amichevole, simpatico, gentile e tutti gli aggettivi buoni che le vengono in mente, mi creda. Ma se vuole proprio sapere del caso Hawk, allora lui è l’unico che può aiutarla.
Mar sospirò rassegnata: -Va bene, andrò da lui. Grazie.
  -Di nulla, persona che non ho mai visto in vita mia- sorrise lui.
Mar raggiunse Mighty che sorseggiava una brodaglia scura che doveva essere caffè.
  -Salve, sono la dottoressa...- com’è che aveva detto di chiamarsi al riccio verde? –Jennie- tentò –E volevo sapere cosa si sa del caso Hawk.
Il dottore brontolò tra sé e sé, poi parlò: -Non c’è nulla da sapere- e tornò al suo caffè.
  -Dottore, lei non capisce. Io ho bisogno di saperlo perché... perché me l’ha chiesto... quel medico lì!- Mar indicò il riccio verde, nemmeno lei sapeva perché.
  -Hedgehog? Lui non si occupa di quel caso, non c’è bisogno che lo sappia- tagliò corto Mighty.
  -Si, che mi occupo di quel caso- intervenne allora il verde, che si era avvicinato alle spalle di Mar senza che lei se ne accorgesse –Da oggi.
Mighty inarcò le sopracciglia: -Ha il mandato, dottor Hedgehog?
  -Temo di no, dottor Armadillo- fece allora lui –Ma trovo che aspettare due giorni per un pezzo di carta scritto a macchina dove sta scritto che un medico può prendersi cura di un paziente sia una enorme idiozia, con tutto il rispetto. Perciò glielo dirò a voce: io dovrò occuparmi di Jet the Hawk.
Mar non credeva alle sue orecchie. E nemmeno ai suoi occhi: quel riccio era mozzafiato!
  -Mi spiace, ma non posso permetterglielo. Ho bisogno del mandato- insisté Mighty.
Il verde sospirò scocciato: -Okay... Glielo porto subito.
E sparì dietro il tendone. Mar, allibita, lo seguì. Quando lo raggiunse col fiatone, lui era già a pochi passi dagli addetti alle macchine da scrivere.
  -Perché lo sta facendo?- chiese lei col fiato corto.
Lui sorrise: -Non lo so. Non ho nessun paziente di cui occuparmi per il momento e aiutarla sarebbe un piacere.
  -Aiutare me... un piacere?- ripeté Mar incredula.
Lui non ci fece caso e porse ad un battitore un foglietto stropicciato dove aveva scritto alcune parole.
  -Mi batta queste su un foglio, per piacere, ne ho bisogno immediatamente- ordinò al tizio seduto davanti alla sua macchina da scrivere, l’unico libero per il momento, visto che gli altri stavano già battendo.
  -Non so se posso farlo adesso, dottore...- provò quello a ribattere, ma il verde lo interruppe: -Ho detto immediatamente! Siamo in guerra, perdiana, non abbiamo tutto questo tempo!
Il battitore, sconvolto e spaventato, afferrò il foglietto e cominciò a scrivere in fretta e furia, nervosamente.
Quando ebbe finito, il riccio quasi gli strappò il foglio dalle mani e riprese a camminare con passo spedito verso il suo capannone, seguito a ruota da Mar.
  -Ecco a lei- esclamò con tono fermo il verde quando arrivò davanti a Mighty.
Lui lo squadrò e prese il foglietto rigirandoselo tra le mani.
  -Quello che ha fatto non è per nulla...- provò a dire, ma il verde aveva ormai perso la pazienza: -Ho il permesso, ora me lo firmi, così posso andare subito a curare quel poveraccio!
Con una calma che fece venire il latte alle ginocchia a Mar, Mighty sospirò, prese una penna e firmò lentamente il foglietto. Il riccio verde sorrise soddisfatto e si diresse all’altro capannone, sempre seguito da Mar. 
Mentre camminavano, lui si decise a fare la domanda che Mar temeva sarebbe arrivata: -Come mai tiene tanto a cuore il caso Hawk?
Dopo un attimo di esitazione, Mar aprì bocca per parlare, ma un rombo, forse lo sparo di un cannone, fece tremare la terra sul quale camminavano e i due caddero in una buca poco profonda, l’una sopra l’altro.
  -Ops... eheh...- fece lui, arrossendo un poco.
  -Oh, mi... si scusi- disse lei, cercando di alzarsi.
  -Ferma, ferma un attimo- la bloccò lui tenendola per le spalle, i loro visi vicinissimi –Sa che ha degli occhi davvero fantastici?
  -Io? Ehm... g-grazie...- Mar arrossì ancora di più.
  -Mi chiamo Manic the Hedgehog, piacere di conoscerla, dottoressa Jamie- sorrise lui, spostando un ciuffo di capelli verdi dagli occhi con un soffio, cosa che fece sciogliere definitivamente Mar. 
  -Ehm... scusate, interrompo qualcosa?- chiese una voce alle loro spalle. Mar si voltò di colpo, imbarazzata.
  -No, no, generale Vector, si figuri- esclamò Manic alzandosi e aiutando Mar a fare lo stesso –Dica, ci sono problemi?
Vector aveva un’espressione triste e abbattuta in viso: -No, solo che... Espio vuole vederla, signorina- disse, rivolto a Mar. 
A quelle parole lei scattò e cominciò a correre verso il capannone dove era stato portato Espio, dopo essersi scusata con Manic.
Arrivò e trovò il suo amico steso su un lettino, un’espressione sofferente sul volto, il petto che si alzava e abbassava lentamente e con fatica.
  -Mar...-mormorò.
A lei vennero subito le lacrime agli occhi: -Oh, Espio!- esclamò, correndo ad abbracciarlo.
  -Mary, aspetta- disse lui dopo essersi preso l’abbraccio –voglio che tu sappia che sei stata fantastica. Ci hai aiutati e l’hai fatto con coraggio e determinazione. Sai quando ho veramente provato paura mentre eravamo nelle trincee nemiche?- Mar fece di no con la testa –Non quando trasportavamo le armature, non quando mi hanno colpito, ma quando ti sei ostinata per aprire il portale. È stato stupido da parte tua, ma non posso fare a meno di dirti grazie. Sei stata eccezionale. E io ti ho voluto bene.
  -Non dire così, Espio. Ti prego- fece lei.
  -Arrivederci, Mary- furono le sue ultime parole. Chiuse gli occhi e sul suo volto si dipinse un sorriso sereno, mentre le bende insanguinate che gli fasciavano il torace venivano bagnate dalle lacrime di Mar che scendevano copiose sulle sue guance.

______________________________________

Cabina del Capitano e della riccia scettica che si diverte a sotterrare la sua autostima:
Mar: Oh, bene, brava, due pagine e mezzo di capitolo inutile e terribilmente triste. Grazie tante, eh.
Non fare così, Mar, so che non è il massimo come capitolo, ma se serve a presentare il prossimo che sarà una mezza svolta della storia, allora lo pubblico e mi prendo tutte le recensioni neutre o negative che mi merito. Ringrazio i am a funny hedgehog e tutte le sue tastiere inondate xD e Schinran amore per aver recensito l'ultimo capitolo e tutti i lettori silenziosi che potrebbero anche sprecarsi poco poco con recensioni anche piccoline piccine picciò.
Mar: Smettila -.-
Okay, meglio se vado, ho fame. Ciao!
Mar: ehi tuo padre sta parlando dei ricci!
Papà! <3 <3
Don't touch the cinnamon!

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Capitolo 11
*** Mercenari ***


Knuckles era più arrabbiato che sconvolto come tutti gli altri. Non solo erano riusciti a prendere tutte le armature (e per quello era più dispiaciuto che altro, per Espio e per Mar che aveva sofferto tantissimo), per giunta avevano fatto una scoperta a dir poco assurda. Su un angolo interno delle armature stava scritto “Robotnik Industries”. Quindi Ivo Julian Robotnik, dittatore di Eggmanland, aiutava Spagonia. Ad affermare ciò che avevano scoperto poche ore prima, arrivò un messaggero che disse loro proprio che Ivo aveva deciso di allearsi con Spagonia, forse perché, in cambio dell’acciaio, lui ci guadagnava armi. Era risaputo che a Spagonia si producevano armi. Meno risaputo, invece, che si sfruttavano i bambini per costruirle.
L’echidna rosso sospirò. “Che mondo di merda...” pensò e di colpo i suoi pensieri tornarono a Rouge e al bambino. Sorrise per un istante. Gli sarebbe piaciuto se fosse nato un maschietto. Forte, come il suo papà. Rouge aveva detto di non avere preferenze, a lei bastava avere dei figli da crescere e amare col marito, aveva detto. Knuckles non ci avrebbe creduto nemmeno se l’avessero pagato: era ovvio che Rouge volesse una bambina, ma lui fingeva di essere sicuro che sua moglie dicesse la verità.
Quando si girò, vide Silver appoggiato ad un muro con la schiena, una gamba alzata col piede appoggiato al muro stesso e la testa chinata verso un foglio.
Gli si avvicinò e vide che aveva le lacrime agli occhi. Rimase sbalordito.
  -S...Silv, tutto okay?- gli chiese, poggiando una mano sulla sua spalla. L’altro sobbalzò –È successo qualcosa?
Silver si limitò a porgere il foglio all’amico, asciugandosi il naso col braccio.
Knuckles afferrò il foglio e cominciò a leggere: “Sapevo che sarebbe successo, ne ero sicura. Gli avevo detto di non partire, ma lui mi disse solo che per l’onore avrebbe fatto questo e altro o una frase del genere e la conversazione finì lì. Io e Sonic non abbiamo mai avuto un dialogo molto aperto, sin da quando ci siamo conosciuti. Quando la conversazione si faceva più calda e pericolosa, o comunque non gli piaceva, lui prendeva e scappava. Correva alla velocità della luce il più lontano possibile. È scappato quando gli ho detto di aspettare un bambino, quando stavo partorendo, quando gli ho chiesto di cambiare il pannolino a Jackie... Qualsiasi cosa succedesse lui scappava. A volte penso che sia andato in guerra proprio per scappare da me, da suo figlio, dal suo dovere di padre di famiglia. E spero che sia così, perché quando scappa almeno è felice ed è questo quello che io spero che sia, felice. Almeno uno di noi lo è. Spero solo che stia bene. Se dovesse succedergli qualcosa non so cosa farei. Perché io lo amo comunque, anche se ha il difetto di essere debole davanti certe situazioni, lui mi fa sentire amata, capisci, Silver? Ama me e Jackie, che lo adora e spera tanto che noi due ci sposiamo. Anche se non credo che Sonic sopporterebbe un peso sulle spalle come il matrimonio, in realtà.” A tratti Knuckles incontrava strane macchie sul foglio e doveva sforzare la vista per leggere le parole ormai tremanti sul foglio “Scusa, sto bagnando il foglio con le mie lacrime. Sonic  diceva dice sempre che devo essere più forte, perché un giorno potrebbe non esserci più e a quel punto dovrei cavarmela da sola. Credo di averti scocciato troppo con le mie lamentele, vero? Perdonami, è che ho solo paura che possa morire. Ti ringrazio per avermi informato, te ne sono lieta. Spero di sentirti presto, Silver, per avere altre notizie. Arrivederci e grazie ancora.
Amy Rose”
Knuckles alzò lo sguardo dalla lettera e lo fissò su Silver, che si strofinava gli occhi.
  -Bello stronzo, il nostro capitano, eh?- rise. Silver fece lo stesso, ma la sua era più una risatina nervosa. –Anche tu eri convinto di aver trovato un eroe, vero? Qualcuno di veramente forte come punto di riferimento, che ti convincesse che la guerra non per forza è la rassegnazione alla morte in battaglia, ma un modo per darsi da fare per l’onore. Già. È stato così per tutti. Ma Sonic ha solo ventun’anni e non possiamo pretendere da lui la saggezza di un uomo maturo, anche se è  capitano da cinque anni.
  -È diventato capitano a sedici anni?- chiese allibito Silver.
  -Proprio così. Era bravo e lo è ancora. Ma solo sotto certi punti di vista. Hai visto cosa ha scritto Amy, no? È debole.
Silver annuì, prima lentamente, poi sempre con più energia.
  -Si. Si, hai ragione, è debole. E noi dobbiamo salvarlo, perché proprio per questo non può fuggire da là- esclamò convinto, la determinazione negli occhi.
  -Uoh, uoh, uoh, calma, tesorino- fece Knuckles alando le mani –Le paroline tristi di Rose ti hanno dato alla testa?
  -Sai, Knux?- fece Silver –Potrebbe anche darsi ed era quello di cui avevo bisogno, qualcuno che mi desse la giusta carica per farlo. Salviamo Sonic, Knuckles. È il nostro capitano e laggiù starà soffrendo come un cane, a quanto mi avete raccontato voi. Chi potrebbe sopravvivere così a lungo, se davvero è torturato giorno e notte?
Knuckles parve pensieroso. Nemmeno lo schiaffo che si diede da solo sotto lo sguardo allibito di Silver riuscì a convincerlo che quella del compagno era una cattiva idea. Perche, nonostante tutto non lo era, Silver aveva ragione. L’echidna sospirò.
  -D’accordo- disse con tono deciso –salviamo Sonic.
 
 
Mar era riuscita a convincere Jet a prendere la medicina solo ricordandogli come era diventato quando lei era andata via e non l’aveva presa. Quello bastò a fargli ingoiare il contenuto della fialetta senza troppi impicci e poi c’era anche Manic che, al contrario di lei, era un dottore, un uomo, un figo di quelli che non ce n’è! L’ultima affermazione l’avrebbe detta Mar stessa se avesse potuto.
  -E voi volete scoprire cosa hanno fatto al cervello di Jet?- ripeté Manic colpito.
  -Si, ma ti prego, non dirlo a nessuno!- lo implorò Mar –Se è davvero un segreto e qualcuno venisse a sapere che vogliamo scoprirlo mi butterebbero fuori e costringerebbero Jet a prendere il calmante senza dirgli di cosa si tratta.
  -Voglio solo sapere che roba è e cosa mi hanno fatto al cervello. Che io sappia per fare interventi importanti come questo c’è bisogno del consenso del paziente, dico bene?- continuò Jet.
Manic rimase a guardarli, poco convinto.
  -Sei l’unico a sapere tutto questo, Manic. E se non vuoi aiutarci allora saremo costretti a ucciderti!- esclamò la riccia facendo sorridere l’altro.
  -Va bene. D’altronde sono il nuovo dottore di Jet. In questo modo posso sapere cosa vogliono fare e cosa hanno fatto- acconsentì allora il riccio, ricevendo un abbraccio da Mar, che disse entusiasta: -Oh, graziegraziegrazie!
 
 
  -Oh, ma certo- esclamò Shadow –entriamo in trincea nemica tranquillamente, apriamo la cella di Sonic come se niente fosse e andiamo via dopo aver salutato i nemici, mi sembra una buona idea.
Silver lo guardò incuriosito: -Noto un tocco di sarcasmo nella tua voce...
  -Ma che dici? Mi trovi perfettamente d’accordo con te- continuò l’altro –Allora, quando partiamo? Vogliamo portare anche dei dolcetti all’esercito di Spagonia?
  -Sarebbe una buona ide...- esclamò entusiasta l’argentato, ma fu interrotto da Shadow che gli urlò in faccia: -Ma ti sei completamente rincretinito? Kunckles, cosa gli hai dato da fumare?
  -Calma, Shadow, io non gli ho dato proprio niente!- si difese Knuckles facendo un passo indietro per lo spavento –ma il ragazzo ha ragione. Insomma, gente, Sonic è il nostro capitano e lui avrebbe fatto lo stesso per noi se ci fossimo trovati nella sua stessa situazione.
  -Certo, come no?- sbuffò Shadow –Ma comunque non è questo il punto. Avete visto cosa è successo, no? Anche se volessimo farci aiutare di nuovo da Mar potrebbe capitare un’altra disgrazia, sempre se lei volesse fare di nuovo una cosa del genere dopo aver visto Espio morire. Siamo in guerra, non ad un pranzo domenicale in famiglia, dobbiamo eseguire gli ordini.
  -E io vi ordino di andare là e salvare il vostro capitano- si intromise Vector, arrivato in quell’istante senza farsi sentire.
  -Cosa? Ma... generale...- provò a ribattere Shadow.
  -Che c’è, soldato Shadow? Forse ti spaventi? Hai paura di morire? O sono davvero gli ordini il tuo unico problema? Perché se è così, l’ordine ve l’ho dato. Ma se hai paura, allora è un’altra storia.
  -Generale, davvero ci permetterebbe di recuperare il capitano?- chiese Silver felicemente sorpreso.
  -Certamente!- ribatté il coccodrillo –Non avete idea di cosa io abbia passato rinchiuso là dentro. Mi facevano mangiare un pezzo di pane duro e ammuffito e da bere un bicchiere d’acqua al giorno, la notte non riuscivo a dormire per la fame e quando riuscivo a chiudere gli occhi alle prime luci dell’alba venivo svegliato con calci e pugni perché volevano che rivelassi le nostre strategie, cosa che non feci mai. Ho paura che Sonic non possa resistere più di tanto.
  -Allora perché non mandare una delle squadre speciali che ha salvato lei?- tentò Shadow –Se ci andassimo noi potrebbero catturare anche Silver e...
  -Io voglio andare a salvare Sonic- disse Silver con tono fermo –Voglio farlo io. Mi sento in dovere di farlo.
  -Soldato Silver ha ragione- Vector annuì convinto.
Allora anche Knuckles pensò bene di parlare: -Ma è anche vero che da che eravamo in sette abbiamo perso due soldati, uno è in infermeria e l’altro dobbiamo salvarlo. Come facciamo solo in tre?
  -Domanda intelligente, Echidna- fece Vector –è per questo che vi affianco dei soldati reclutati all’ultimo momento.
Sotto lo sguardo sconvolto dei tre, si fecero avanti una donnola viola con un cappello da cowboy, un cinturone in vita, degli stivali e dei quanti marroni e una volpe rossiccia che indossava un top nero come i pantaloni e gli stivali, in vita due cinture di munizioni e dei guanti lunghi fino ai gomiti senza dita, anch’essi neri.
  -Loro sono Fang the Sniper e Fiona Fox. Vi aiuteranno ad introdurvi nelle trincee per portare Sonic in salvo- li presentò il generale.
Knuckles sbuffò contrariato: -Tsk... mercenari.
  -Proprio così, rosso, qualche problema?- si irritò Fiona, che fu fermata da Fang.
  -Si, volpe, qualche problema- fece allora l’echidna –Non mi piacciono i soldati come voi. Lottate solo per i soldi.
  -E tu per l’onore, dico bene?- ribatté l’altra –Ci guadagniamo sempre qualcosa, direi che le nostre idee non sono poi molto diverse.
  -Fang- lo chiamò Vector –Lui dov’è?
La donnola rise piano: -Sta arrivando.

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Cabina del Capitano e della tizia che fa domande in stile narratore di Dragon Ball:
Mar: Riusciranno Silver, Knuckles, Shadow, Fang e Fiona a salvare Sonic, tenuto prigioniero dai nemici? La bellissima e intelligentissima Mar e i compagni Manic e Jet scopriranno cosa si nasconde dietro l'operazione al cervello di quest'ultimo? E chi è il misterioso individuo di cui tutti ignorano l'esistenza a differenza di Vector e Fang? Lo scopriremo nelle prossime puntate!
Hai finido?
Mar:...
Ecco. Ma come ho faddo a non addaccardi l'influenza? Sdo così bale da una seddimana e du sprizzi di energia...
Mar: Prova a porre la stessa domanda al figaccione di Manic, là. Sono sicura che una risposta te la trova, anche senza parlare, magari mostrandoti i suoi occhi o i suoi capelli o i suoi pettorali o...
Ba bede, ba bede, di sei sbiegada. Efpiani, didemi cosa de pensade del cabidolo, non siade dimidi, non mi offendo.
Ora vado a soffiarbi il daso...
Don't touch the cinnamon!
BD & Mar
 

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Capitolo 12
*** Promesse (nella storia e non :') ) ***


Il gruppo sentì come dei passi pesanti venire da dietro. Quando si voltarono, una grande ombra sul terreno si formò ai loro piedi e i due ricci e l’echidna sentirono un brivido percorrere loro la schiena. Cosa si stava avvicinando?
D’un tratto, davanti a loro comparve una ranocchietta verde piccola tanto da poter star bene nel palmo di una mano, dagli occhi sornioni che teneva accanto a sé un  bazooka, enorme anche su Vector.
  -Ahem...- cominciò Knuckles con un colpetto di tosse sarcastico –Quello cos’è?
 La ranocchia sembrò alterarsi alle sue parole e fece un salto in avanti, facendo sobbalzare l’echidna perché il bazooka era puntato verso di lui.
  -Quello ha un nome, emerito idiota!- tuonò una voce profonda. Ci volle qualche secondo perché i tre capissero che era stata proprio la rana a parlare.
  -Ed è Froggy!- continuò l’esserino.
Shadow sporse la testa di lato con espressione incredula.
Knuckles tentò di trattenere una risolino: -Pfffff...
Silver non ci riuscì proprio e scoppiò in una fragorosa risata che avrebbe fatto invidia a Picchiarello il picchio pazzerello. Si buttò per terra tenendosi la pancia per il dolore allo stomaco e dagli occhi cominciarono a sgorgare lacrime di puro divertimento, nella bocca spalancata poteva entrare senza problemi una palla demolitrice con tutta Miley Cyrus.
  -Chiudi quella bocca o ti riduco le tonsille a due colabrodo!- esclamò Froggy ancora più arrabbiato.
In effetti Silver non sapeva se vedere una rana con un bazooka fosse ridicolo o spaventoso, ma decise di asciugarsi una lacrimuccia e trattenne a stento le risate, così, per non causare troppi danni.
  -Bene. Oltre Fiona e me verrà anche Froggy con noi- spiegò Fang, mettendosi davanti alla rana –è un mercenario bravo come pochi e lui può aiutarci nella vostra coraggiosa impresa.
I tre non erano molto convinti, ma dovettero accettare per forza se volevano salvare Sonic.
La strategia era buona: ogni due settimane arrivavano dei carri per prendere i prigionieri di guerra dalle trincee e quel giorno, per un colpo di fortuna, era proprio quello in cui sarebbero arrivati. Si sarebbero nascosti dentro uno di questi e sarebbero entrati senza farsi vedere. Una volta dentro avrebbero seguito le istruzioni che Tails stava dando loro in quel momento per trovare le celle. A quel punto sarebbero tornati indietro. Sembrava facile, ma non doveva esserlo affatto, perciò avevano bisogno di prepararsi adeguatamente.
Ognuno di loro aveva due cinture di munizioni, due spade, un coltello, un fucile, due pistole e una bomba a mano.
Appena videro il primo carro avvicinarsi, Silver lo fermò con al telecinesi e Fang e Fiona entrarono per uccidere l’autista e il suo accompagnatore. Dopo due secondi esatti fecero cenno agli altri di entrare facendo cadere due corpi con le gole squarciate fuori dal posto di guida dove si era accomodato Fang. Gli altri quattro entrarono in fretta nel carro e partirono. Camuffati alla bene e meglio, Fiona e Fang dissero ai soldati che facevano da guardia che erano lì per ritirare i prigionieri e quelli li fecero entrare.
  -È stato facile- disse sorridente Silver ai compagni che sembravano più rilassati –E non si sono nemmeno preoccupati di controllare dentro il tendone.
In quel momento sentirono una voce che diceva loro di fermarsi perché dovevano vedere se la carovana era vuota.
Shadow, Knuckles e Froggy lanciarono un’occhiata a Silver  come se l’avessero voluto trucidare in quel momento e la ranocchia, nel modo più inquietante possibile, gli disse: -Avrei dovuto bucarti le tonsille molto prima.
Sentirono Fiona provare a convincere le guardie che il tendone era vuoto, ma i due soldati insistevano e quando scostarono la pesante tenda bianca, Knuckles diede un pugno in pieno muso a chi l’aveva fatto. Questi si portò le mani al naso sanguinante e cominciò a urlare per far accorrere i compagni. Altri soldati in divisa blu arrivarono e lì cominciò la lotta. Shadow sparò a tutti con le sue pistole, Knuckles usava le spade e Silver il fucile, come Fang che stava accanto a Fiona che utilizzava il coltello e Froggy faceva fuori tutti con il suo bazooka.
Quando Silver ricevette un pugno in pieno stomaco e sputò sangue, gli cadde il berretto e i suoi cinque aculei spuntarono sotto gli occhi di tutti.
  -Fermi!- gridò un voce –È lui! È il tipo della telecinesi!
Silver fece appena in tempo a lanciare un’occhiata ai suoi compagni che lo guardavano allarmati per poi sentire un forte botto alla tempia e vedere che tutto intorno a lui si faceva nero.
 
Quando si riprese lo stavano trascinando tenendolo per le braccia, i piedi che strascicavano per terra alzando polvere.
  -Dove... dove sciamo agnangio?- biascicò con la testa a penzoloni.
I due che lo trasportavano risero e uno di loro disse: -Adesso farai quello che ti diciamo noi.
Il riccio si rese conto in quel momento che era stato catturato e cominciò a scalciare e urlare: -No! Fermi, lasciatemi, razza di mentecatti, figli di vostra sorella, trogloditi e...- in quel momento lo gettarono dentro una cella di faccia e richiusero le sbarre alle sue spalle.
  -...e conigli eunuchi- sentì una voce provenire da un angolino buio della piccola cella.
Sollevò la testa rivelando la faccia sporca di terra e graffiata e guardò verso l’angolino da dove era arrivata la voce.
  -Che... che cosa?- balbettò Silver.
  -Conigli eunuchi- ripeté la voce -Sono solo conigli eunuchi. Non sai cos’è un eunuco? Praticamente è quando uno è senza un...
Silver saltò in piedi con un sorriso a trentadue denti e corse verso la figura poco distinta nell’oscurità, buttandovisi sopra per abbracciarlo.
  -Sonic! Sei tu!- esclamò pieno di gioia. Dopo qualche secondo l’abbraccio fu ricambiato con lo stesso ardore.
  -Silver?- fece il blu –Non ci credo! Che ci fai qui?
  -Oh, Sonic, sapessi! Volevamo liberarti ma hanno preso me e non so che fine abbiano fatto gli altri!- spiegò l’argentato tutto d’un fiato.
Sonic prese il bicchiere d’acqua che teneva accanto a lui e glielo porse: -Calmati e bevi un po’ d’acqua. Ma attento, è l’unico bicchiere che abbiamo e il prossimo me lo daranno domani a mezzogiorno.
Silver bevve a piccoli sorsi il contenuto fresco e dissetante del bicchiere lasciandone un po’ a Sonic e gli raccontò dell’accaduto. Man mano che spiegava l’espressione di Sonic diventava sempre più cupa.
  -Volevano questo- mormorò quando Silver finì di spiegare –Mi hanno catturato per far sì che voi veniste a prendermi, perché il vero obbiettivo sei tu. Vogliono la tua telecinesi e ora l’avranno.
  -No- sussurrò l’altro –non gli permetterò di usarmi!
  -Ti costringeranno, Silv!- esclamò Sonic –Ti tortureranno nelle maniere più inimmaginabili senza lasciarti morire perché tu possa convincerti a collaborare pur di non soffrire più. Non ti feriranno solo fisicamente, ma anche psicologicamente. È questo il loro gioco, è questo il gioco di tutti! Tutti utilizzano questa tecnica, ti fanno soffrire tanto da farti impazzire e pensare che quello che stai facendo è giusto! Ed è questa la cosa peggiore!- Sonic aveva quasi le lacrime agli occhi e Silver lo guardava sconvolto.
  -Sonic tu stai... stai piangendo?- chiese titubante.
  -Mio zio- fece l’altro di colpo, girandosi per non far vedere le lacrime che gli colavano sulle guance –Si chiamava Chuck. Anche lui era un soldato, forse un dei migliori. Amava quello che faceva perché lo faceva per la patria e pensava fosse la cosa giusta. Un giorno dovette partire per la guerra e non tornò più. Mi dissero che era stato catturato durante un’imboscata e lo avevano costretto a rivelare tutte le strategie. All’inizio non voleva, ma poi cedette. E sai perché? Perché cominciarono a staccargli le dita. Una a una. Poi passarono alle mani e ai piedi e poi agli arti. Alla fine impazzì e svelò tutto portando il suo esercito alla sconfitta. Ma lui non serviva più al nemico così fu lasciato lì a morire dissanguato. Avevo solo otto anni e vivevo con lui insieme a mio fratello Manic e mia sorella Sonia. Fu un colpo durissimo per noi. Da quel giorno mi ripromisi che sarei diventato anche io un soldato e che avrei combattuto per vincere. Solo per vincere. Mia sorella invece divenne una cantante e mio fratello un medico.
Silver abbassò lo sguardo: -Mi dispiace tanto, Sonic, non pensavo...
  -Devi promettermi che non cederai alle loro torture- lo interruppe il blu -Proverò a farti uscire di qui, ma tu devi promettermelo.
  -Ma Sonic, come puoi farmi uscir...- tentò Silver.
  -Promettimelo!
Silver lo guardò preoccupato, pensando che dovevano aver torturato anche lui, ma poi annuì piano e disse flebilmente: -Si, Sonic. Te lo prometto- mentre diceva questo, poggiò una mano sulla schiena di Sonic che si lamentò del leggero contatto –Cosa c’è?- gli chiese Silver.
  -No, nulla- tagliò corto lui, allontanandosi.
  -No, tu... ti sei lamentato e ti ho solo sfiorato- fece l’argentato, avvicinandosi di più al compagno –Che cos’hai?
Riluttante, Sonic si girò e gli diede le spalle, mostrandogli la schiena ricoperta di graffi e tagli.
  -Queste sono... frustate?- domandò allibito Silver.
  -Volevano che dicessi loro dove ti nascondevi, chi eri... ma non ho ceduto. Non potevo permettere che ti prendessero, sarebbe stata la fine per te e per il nostro esercito. Ma ormai è troppo tardi, adesso che ti hanno preso...
  -Usciremo di qua, Son- disse Silver con tono fermo –Anche questa è una promessa.
Sonic accennò un sorriso: -Si. Andremo via.
E si addormentarono sdraiati al centro della cella dandosi le spalle, come per proteggersi a vicenda.
 
__________________________________________

Cabina del Capitano e di Mar che piange:
Mar: No! No, ti prego, non puoi lasciarci così!
No, non posso, ma devo.
Mar: Per favore! Solo un altro capitoletto, poi puoi anche andartene a quel paese, ma facci sapere cosa succederà!
Smettila di piagnucolare, fai solo preoccupare i lettori, non è così grave! Ebbene, ragazzi, volevo avvisarvi che non pubblicherò nuovi capitoli almeno fino a giugno. Mi dispiace tantissimo, davvero, sto amando questa storia come non ne ho mai amata nessun'altra, ma a giugno avrò gli esami di terza media e devo concentrarmi sulla tesina, altrimenti mi ritroverò con l'acqua alla gola una settimana prima degli esami e questo non me lo posso permettere, visto che, facendo un rapido calcolo, manca una trentina di giorni alla fine dalla scuola escludendo i vari giorni di vacanza e per di più avrò due ragazze bulgare a casa con me per dieci giorni per un progetto scolastico, quindi ho ancora meno tempo. Vi chiedo umilmente perdono e spero che non dimenticherete la storia, perchè vi prometto che dopo gli esami sarò tutta vostra! Ora passo ai ringraziamenti: ringrazio Andreathehedgehog, Dany x, i am a funny hedgehog, Pupetta_24, Super_Steve the Hedgehog e viola the cat per aver inserito la storia tra le preferite, Shinichi e ran amore, i am a funny hedgehog, Alecraft Mounts, chanel98, Pupetta_24, Dany x e jr24h per aver recensito i capitoli, SuperWiki, Kitsune no Kabu e jr24h per averla inserita tra le seguite.
Spero vivamente di poter tornare ad aggiornare senza problemi, grazie per tutto.
Mar: No... non ce la faccio...
Si, va bene... ciao!
Don't touch the cinnamon!
BD & M... 
Mar: No! Mi rifiuto anche di frimare! Addio!

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Capitolo 13
*** Fuoco amico ***


 
Shadow era stato portato d’urgenza in infermeria insieme agli altri compagni, anche se loro avevano ferite meno gravi della sua: gli avevano sparato a una gamba e avevano paura che potesse morire dissanguato.
  -Non succederà- li rassicurò Manic indossando i guanti –Voi andate a farvi disinfettare quei bernoccoli, qui ci penso io.
Knuckles, Fang, Fiona e Froggy obbedirono e Manic si mise al lavoro sulla gamba di Shadow che cercava di non lamentarsi a denti stretti.
Intanto Mar osservava l’operazione e aiutava il riccio verde.
  -Troppo orgoglio fa male- disse rivolta a Shadow, mentre passava a Manic del disinfettante.
  -Che?- fece il nero trattenendo un urlo non appena sentì il cotone imbevuto sfiorargli la ferita.
  -Lamentati. Urla. Sfogati. Di’ tutte le parolacce che conosci. È il miglior modo per sentire meno dolore- continuò l’altra.
  -Io non sento dolore- esclamò Shadow cocciuto.
  -Allora dovresti operarti seriamente, perché hai qualcosa che non va nel cervello visto che non senti gli impulsi mandati dai sensori situati sotto pelle.
A quelle parole Manic ridacchiò e cominciò a lavorare per fare uscire la pallottola dal muscolo del polpaccio.
Shadow era sempre più alterato: -Senti, piccola scienziata, non ho bisogno dei tuoi consigli, quindi forse è meglio se te ne vai a giocare con le ba...- ma non riuscì a terminare la frase che Mar, con nonchalance gli colpì con forza la testa con un oggetto di legno-...aaaAAAAAGGGHHH!!!! PORCODIUNCANEBASTARDO!!!
Mar fece spallucce: -Ne ho sentite di peggio- disse, mentre il riccio mandava imprecazioni in aramaico antico che sarebbe meglio non riportare per iscritto per non sconvolgere nessuno.
  -Jamie!- la richiamò Manic, che pensava ancora che quello fosse il suo vero nome.
  -Che c’è? Se l’è cercata!- si difese lei incassando la testa fra le spalle –Ecco, riguardo il mio nome...
  -Trovo che sia davvero bellissimo- la interruppe lui guardandola con quegli occhi meravigliosi che la fecero sciogliere per l’ennesima volta senza farle trovare il modo di ribattere, mentre le bestemmie di Shadow facevano da romantico sottofondo.
 
  -E ora che facciamo?- chiese Knuckles premendosi un impacco di ghiaccio sulla tempia bendata –In tutti gli anni passati da soldato non mi era mai capitato di prendere a far parte di uno squadrone così sfigato! Storm ed Espio morti, Sonic e Silver catturati, Jet in infermeria, Shadow ricoverato d’urgenza... sono rimasto l’unico in grado di combattere?
  -Se continui a lamentarti così fidati che non rimani nemmeno tu- lo minacciò Fiona massaggiandosi la spalla.
Vector li raggiunse col fiatone in quel momento: -Ma cosa è successo?
  -Missione fallita, capo- disse Fang –Hanno preso anche la vostra preziosa posata d’argento Silver.
Vector si massaggiò gli occhi, distrutto: -No, no, no... sta andando tutto a rotoli! I nemici non attaccano da troppo tempo, ormai dobbiamo aspettarci una battaglia e parte del terzo squadrone è completamente a pezzi...
  -È quello che ho detto anch’io, generale- fece Knuckles alzandosi –dobbiamo trovare un modo per...
  -Mar- lo interruppe il coccodrillo.
  -Eh?- esclamò l’altro. Ora anche il generale cominciava a delirare. Non c’erano più speranze.
  -La vostra infermiera con i poteri speciali, si chiama Mar, no? Perché non ci ho pensato prima? Sono stato solo uno stupido! Ci faremo aiutare di nuovo da lei per riportare Sonic e Silver qui grazie ai suoi portali!
Fang, Fiona e Froggy non capivano, ma Knukcles, anche se capiva benissimo, non era affatto convinto: -E se non accattasse? L’ha fatto per le armature e ha visto morire Espio, magari non vorrà nemmeno più avvicinarsi a noi, non possiamo costringerla.
Vector sorrise malizioso: -Noi no... ma conosco qualcuno che potrebbe farlo e ci riuscirebbe pure.
Fang si intromise, fraintendendo: -Io agisco solo se pagato!- esclamò alzando le braccia.
 
Shadow era in piedi dopo poco più di un’ora grazie all’intervento di Manic che si stava pulendo le mani aspettando Mar.
  -Sbaglio o prima l’hai chiamata Jamie?- chiese Shadow con il polpaccio fasciato.
  -Certo. È il suo nome- disse Manic come se la sua fosse l’affermazione più ovvia del mondo. Shadow aggrottò le sopracciglia: -A noi ha detto di chiamarsi Mar.
  -Mar?- ripeté l’altro poco convinto –A voi? Voi chi?
  -Non ti ha proprio detto niente, eh?- fece il nero –Il suo nome è Mar Phin e ci ha aiutati a prendere le armature di Spagonia. Mi chiedo perché non te l’abbia raccontato e perché ti abbia mentito sul suo nome.
Mar arrivò in quel momento con una fialetta vuota, soddisfatta: -Jet ha preso la sua medicina, ora dobbiamo cominciare, Manic- disse riferendosi alla loro segretissima missione sullo scoprire in cosa consistesse quel calmante.
Manic la guardò contrariato: -Certo. Prima però dimmi perché mi hai detto di chiamarti Jamie.
  -Oh, te lo ha detto Shadow?- fece l’altra –Si, beh, te l’avrei detto, ma non me ne hai dato la possibilità.
  -Ah, quindi adesso è colpa mia!- sbottò Manic.
  -Io non ho detto questo!- ribatté Mar. 
Shadow pensò bene di allontanarsi. Forse l’aveva combinata grossa.
  -Me l’ero inventato per poter entrare di nascosto dove voi medici vi scambiate quegli strani segreti col quale avvelenate le persone- continuò la riccia –Non puoi offenderti per questa piccola idiozia!
  -No, infatti non posso offendermi- disse Manic corrucciato dandole le spalle –Sono incazzato nero.
Detto questo si allontanò lasciando Mar interdetta.
Se c’era una cosa che Manic detestava era la gente che mentiva. Davvero, non sopportava l’essere preso in giro senza un apparente motivo. Mentre si dirigeva al famoso posto “dove i medici si scambiano quegli strani segreti col quale avvelenare le persone” venne fermato dal generale Vector.
  -Dottor Hedgehog, abbiamo bisogno del suo aiuto- gli disse il coccodrillo.
  -Che succede, vi manca tanto personale da ingaggiare anche i medici?- chiese Manic con fare ironico.
Vector emise una risatina nerovsa: -Non ci scherzerei troppo, dottor Hedgehog. Volevo chiederle se può convincere Mar ad aiutarci di nuovo.
Manic lo squadrò: -Mar, dice? Sinceramente credo di non volerla vedere per un bel po’.
  -Beh, non ho idea di cosa sia successo, ma credo che lei sia la persona perfetta per convincerla. Ho visto come ti guarda, Manic. Ha occhi solo per te.
  -Ora ci diamo anche del tu?
  -Si, se necessario. Per favore. Dobbiamo salvare Silver e Sonic e abbiamo bisogno di quella riccia.
Manic inarcò le sopracciglia: -Sonic, avete detto?
  -Esattamente.
  -Va bene. Ma solo perché è per mio fratello.
  -Se avessi detto che lo fai solo per la vittoria ti avrei detto che questo è lo spirito giusto- ribatté Vector dandogli una pacca sulla spalla.
 
Mar stava parlando appassionatamente delle sue moto con Shadow che la ascoltava estasiato quando Manic si ripresentò davanti a lei.
  -Cosa vuoi?- gli chiese scontrosa –Credevo che Mar ti stesse antipatica e volessi passare più tempo con Jamie.
Shadow sospirò pesantemente e roteò gli occhi: -Ho capito, vado...
Manic, sfoderando uno dei suoi sguardi più magnetici, si appoggiò al muro con una mano accanto a Mar e si avvicinò pericolosamente al suo viso.
  -Stavo pensando- cominciò –forse è vero, ho sbagliato. Dopotutto anche il nome Mar è bellissimo.
Mar lo guardò scettica: -Sei sicuro di sentirti bene?
  -Mi sento benissimo- disse –Al settimo cielo, anzi, quando sto accanto a te.
  -Dovrò dare il calmante anche a te...
  -Ascoltami molto bene, Mar. Sei fantastica, grande, meravigliosa. Per questo dovresti aiutare il generale Vector a far scappare Sonic e Silver.
Mar si allarmò: -Silver è stato catturato?
  -Purtroppo si. E tu sei la loro unica speranza. Con i tuoi portali puoi aiutarli ad uscire di lì. So che la perdita di Espio ti ha colpito, ma devi farlo per Sonic e Silver, che hanno ancora la speranza di poter tornare vivi.
Mar era già abbastanza convinta da quelle parole e lo sguardo di quel riccio attraente pensò a fare il resto: raggiunse la trincea dove Knuckles la aspettava e accettò di partire.
Tails spiegò a Mar dove si trovava esattamente la cella dove era stato rinchiuso Sonic. Fiona sarebbe voluta partire, ma Vector pensò che sarebbe stato meglio lasciar andare Mar da sola in modo da non perdere troppo tempo con i portali: quello che aveva trasportato sia lei che Espio era stato aperto per puro caso, non c’era la certezza che succedesse la stessa cosa una volta arrivata nella cella.
  -Pronta, miss Phin?- le chiese Vector una volta aperto il portale verdeazzurro.
  -Vorrei poter rispondere di si, generale- confessò lei asciugando le mani all’interno dei guanti sulle gambe scoperte visto che aveva di nuovo levato il camice ed era rimasta col suo corto vestito verde.
  -Felice che sia così convinta- ribatté l’altro –direi che può andare. Stia attenta.
  -Promesso- fece Mar. Nello stesso istante in cui entrò nel portale sentì l’allarme che annunciava l’inizio di una battaglia.
Allarmata per quel suono, inciampò e cadde con la faccia a terra, sentendo una voce rotta poco più avanti di lei: -Non ci riuscite proprio ad... atterrare in... piedi, ve...vero?
Sollevò la testa pulendosi e trovò rannicchiato davanti a lei un riccio blu col viso coperto di lividi.
  -Sonic the Hedgehog?- domandò massaggiandosi un orecchio.
  -Fino a prova contraria...- ribatté l’altro.
  -È iniziata una battaglia, vero?
  -Poco prima che arrivasse lei, signorina...?
  -Mar. Mar Phin. Sono venuta per riportare lei e Silver in trincea. Ma lui dov’è?
Sonic si fece avanti, mostrando le braccia sanguinanti e gonfie, forse anche rotte in più di un punto e disse, con voce sommessa: -Ho provato a difenderlo. Con tutto me stesso. Ma se lo sono portato. Nella battaglia appena iniziata useranno la sua telecinesi contro di noi. A costo di ucciderlo.
_______________________________________

Cabina del Capitano e poi di Mar... .-.

SORPRESA!!! Signore e signori, Marta è tornata, solo per voi!!
(entra la banda e suona la Marcia di Radestzky, gli acrobati del circo saltano, volano e si contorcono ovunque, gli elefanti col tutù ballano su palloni colorati, la regina Elisabetta si inchina davanti a me, gli Iron Maiden suonano “Coming Home”, Obama balla la giga e Johnny Depp mi chiede di sposarlo, il tutto pieno di coriandoli e con una palla da discoteca con gli specchietti che sbrilluccicano perché si!)
Ta-dààà! Volevo fare le cose in grande per il mio fantastico ritorno (certo, con un capitolo abbastanza deprimente, ma che volete? Questa è la storia). Il fatto è che morivo dalla voglia di tornare a pubblicare, anche se è solo una pausa della pausa (?), infatti starò ferma ancora un po’, sempre per il motivo degli esami (aiuto...). Semplicemente volevo farmi sentire per informarvi che non sono morta come qualcuno vorrebbe.
Mar: Perché devi sempre chiamarmi in causa?
Ergo ecco a voi il tredicesimo capitolo prima di un altro periodo di assenza della sottoscritta causa rompimento dei Maroon 5 meglio conosciuto come tesina di terza media.
Ci rivediamo a fine giugno-inizio luglio! (??)
Mar: sempre la complicata devi fare...
Zitta tu, e vai recuperare Johnny... non deve sposare Amber Heard, IO sono la sua anima gemella!
Mar: convinta tu...
Don’t touch the cinnamon!
BD & Mar

 
 




 

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Capitolo 14
*** Manic's Anatomy ***


No, stava andando tutto storto! Shadow correva ovunque purché la luce verdognola non lo prendesse e scaraventasse dal lato opposto del campo di battaglia. Stavano perdendo, vedeva mobiani in divisa verde morti ovunque e solo pochi in divisa blu. Per la prima volta nella sua vita non sapeva cosa fare e aveva paura che quella luce verde fosse quello che pensava che fosse. Raggiunse Knuckles che stava lottando corpo a corpo con un gatto blu scuro che sembrava stesse avendo la meglio e sgozzò quest’ultimo, lasciando respirare l’echidna.
  -Dimmi che non è quello che penso io, Shadz- quasi lo implorò il rosso sparando a vista a un nemico che si avvicinava.
  -Temo che sia quello che entrambi pensiamo, Knuckles. Quello è Silver, l’hanno torturato e lui ha ceduto.- rispose l’altro, accorgendosi all’ultimo momento di una figura che si avvicinava. Puntò la pistola, ma venne bloccato da Knuckles.
Fang si fece avanti posando un’enorme cannone sulla spalla.
  -Silver?- chiese serio.
  -Silver- fecero Knuckles e Shadow all’unisono.
  -Che si fa?- domandò Knuckles. In quel momento Fang gli si buttò addosso con un balzo gettandolo a terra giusto in tempo perché non venisse preso dalla luce verde.
  -Innanzitutto si presta attenzione- esclamò Fang con tono di rimprovero aiutando l’echidna a rialzarsi –seconda cosa... seguiamo questa luce e ci riprendiamo il vostro amico.
Perciò percorsero tutto il campo di battaglia di corsa, evitando la luce verde con non poche difficoltà, finché non si trovarono davanti a una carrozza grigia. Dovevano fare molta attenzione, in quell’angolo di campo c’erano solo uniformi blu e loro rischiavano di farsi vedere. Fecero fuori tre soldati e indossarono in fretta e furia le loro divise in modo da mimetizzarsi ed osservarono dentro la carrozza da cui usciva la luce verde. E rimasero scandalizzati da ciò che videro.
Sangue. La prima cosa che notarono fu il sangue sul pavimento, sulle pareti, in alcuni punti anche sul tetto della carrozza. Schizzi di sangue ancora fresco ovunque. Poi tre soldati. Il primo dava le spalle all’entrata e dava ordini ad un riccio la cui pelliccia non era più argentata ma rossa di sangue e viola per i lividi causati dai colpi inflittigli dagli altri due soldati.
  -Silver!- sussurrò Knuckles muovendosi per entrare nella carrozza, ma fu tenuto per le spalle da Fang, mentre Shadow lo rimproverava: -Ma che, sei scemo? Non puoi entrare là dentro, anche se riuscissi ad ucciderli, sarebbero troppo veloci e manderebbero un qualche segnale ai rinforzi.
  -Ti piace, cinesino?- lo apostrofò il primo soldato, un oritteropo grigio, facendo riferimento alla telecinesi del riccio –Fai del male ai tuoi compagni. Come ci si sente?
  -Smettila... ti prego, smettila...- balbettò il poveretto biascicando le parole per colpa del labbro gonfio. A quelle parole l’oritteropo fece un leggero movimento con la testa e i due diedero un pugno ciascuno allo stomaco di Silver, che sputò sangue.
Knuckles si irrigidì, i muscoli tesi a scattare.
  -Non ci provare, Echidna- lo ammonì Fang.
  -Vuoi lasciarlo lì a morire?- quasi sbraitò quello. I colpi di cannone, però, coprivano la sua voce e i soldati dentro la carrozza non lo sentirono.
  -No, ma dobbiamo stare attenti- continuò l’altro.
  -In culo l’attenzione, io li ammazzo!- esclamò l’altro. Prese la mira con la baionetta, ma una voce lo fece sobbalzare: -Ehi voi!- erano una decina di soldati, che li avevano visti e ora puntavano loro contro le loro armi.
  -Non sparate!- esclamò Shadow.
  -Si, guarda, ora ti danno pure retta- borbottò Knuckles, abbassando la baionetta e deglutendo rumorosamente come gli altri due suoi compagni, mentre gli avversari si preparavano a premere il grilletto.
 
Manic entrò nel grande tendone e, fingendo di controllare il contenuto di una fialetta alzandosi gli occhiali sul naso, fece cadere dei libri dal tavolo, attirando su di sé l’attenzione di due dottori. Mentre quelli si avvicinavano per aiutarlo a rimetterli a posto, prese il libro che aveva adocchiato prima.
  -“Il cervello: Malattie e Cure”... sembra interessante- esclamò leggendo il titolo.
  -Si, lo è- affermò uno di loro –ma non credo che te lo lasceranno portare di là.
Manic si incuriosì: -Ah no? E perché mai?
  -Non ne abbiamo idea- disse l’altro –ma a noi hanno detto che non potevamo leggerlo.
  -Oh... va bene, non farò domande- fece lui, guardandosi intorno per vedere se c’era Mighty nei paraggi –Scusate, devo tornare al lavoro. Arrivederci.
Finse di allontanarsi e, quando fu sicuro che nessuno lo stesse guardando, si avvicinò di nuovo al tavolo, afferrò il libro e lo infilò sotto il camice, dirigendosi a grandi passi verso l’infermeria.
  -Bene, ecco qua- esclamò, raggiunto Jet che riposava sdraiato sul letto. Quando questi si accorse dell’arrivo del dottore si tirò su e allungò il collo per vedere cosa aveva portato.
  -Sul serio credi di poter trovare quello che ci serve lì?- chiese il falco, scettico –In un libro lasciato tranquillamente tra tanti altri, senza nessuno a controllarlo? Se contenesse un segreto così grande come quello che mi riguarda, come minimo me lo sarei immaginato dentro una cassaforte all’interno di una seconda cassaforte chiusa in una terza cassaforte sorvegliata da due casseforti...
Manic lo squadrò: -Delle casseforti... che sorvegliano altre casseforti?
  -Oh, sono molto efficaci, credimi. Una volta ho sognato che una cassaforte mi mangiava... Dovrei smettere di mangiare peperoni prima di andare a letto... Allora, che dice?
Manic aveva deciso di ignorarlo e stava sfogliando il libro già da un po’.
  -Non so... qui parla veramente delle malattie del cervello e delle loro cure, ma... no, aspetta! Questo cos’è?- domandò tirando fuori dalle pagine un biglietto rovinato. Lo osservò facendolo vedere a Jet.
  -C’è scritto un numero- disse Jet.
  -2.1.18.18....- disse l’altro pensieroso.
  -Cos’è, un numero di telefono?
  -Non lo so, ma se è il motivo per cui non dovremmo avere questo libro allora è qualcosa di importante.
Jet tentò: -Aspetta! Voi medici qua non siete segnati da numeri?
A Manic si illuminarono gli occhi: -Si, è vero. A ogni lettera del nostro nome corrisponde un numero. Io sono 13.1.14.9.3., perché la M è la tredicesima lettera dell’alfabeto, la A la prima e così via. Devo scoprire chi è questo 2.1.18.18.
Jet osservò il biglietto e vi scarabocchiò sopra l’alfabeto, contando con le dita e borbottando fra sé e sé: -B... Ba... Bas...
Manic lo batté sul tempo ed esclamò saltando dalla sedia: -Bass! Bass the Hedgefox!- il primo momento di euforia per aver scoperto chi era l’individuo misterioso fu sopraffatto da un secondo momento, in cui Manic preferì sprofondare anziché andare a parlare con quel tipo: -Oh, cavolo.
  -Che c’è?- fece Jet –Sappiamo chi è, ora dobbiamo solo farci dire cosa ne sa di tutta questa storia.
  -Quel tipo non mi piace. Non piace a nessuno. È peggio anche di Mighty. Ti basti sapere che prima di diventare medico era un malvivente, spacciatore, contrabbandiere, di tutto e di più. Avrà anche cambiato vita, ma il carattere è sempre quello. E poi non mi fido di lui. Sono morti due suoi pazienti che avevano problemi al cervello a cui aveva somministrato una specie di...- spalancò gli occhi –Oh, merda!
Jet lo guardava colpito. Cos’erano tutti quegli sbalzi d’umore?
  -Jet, non devi più prendere quella medicina!- lo ammonì.
  -Ah, io l’ho sempre detto- esclamò Jet alzando le mani in segno di difesa –è quella pazza scatenata che sbava quando ti vede che mi costringe a prenderla.
  -Non è colpa di Mar, lei è costretta a... aspetta. Cosa?- fece l’altro, interessandosi all’argomento.
  -Io l’ho sempre detto... non avrei dovuto prendere il calmante...
  -No, no... Quello dopo...
  -Ah! Che quella tipa sbava appena ti vede. Sinceramente non so se è una cosa preoccupante, anche io sbavo, quando non prendo la medicina, forse dovremmo darla anche a lei...
Sul viso di Manic si era formata un’espressione di compiacimento, che fu però subito sostituita da quella allarmata di prima: -Dicevamo. Tu sei stato sottoposto ad un’operazione al cervello, di cui non sai niente. Ti hanno dato un medicina da prendere. Adesso nel libro che parla delle malattie del cervello troviamo il codice di Bass, che dava ai suoi pazienti una medicina dello stesso colore di quella che danno a te. Entrambi i pazienti sono morti per cause sconosciute. Tutto questo mi puzza.
  -Sarà il cibo che servono...
  -Non è il momento di scherzare, Jet, devi assolutamente smettere di prendere quella medicina, ad ogni costo. Potresti morire, capito? Da quanto tempo la prendi?
Jet contò a mente, poi rispose: -Tre, quattro giorni, credo. Ho perso la cognizione del tempo qua dentro.
Manic pensò rapidamente: -Una settimana. Dopo una settimana quelli sono morti. Oddio, se non l’avessimo scoperto, tu... Okay, allora. Dobbiamo avvertire Mar. Intanto vado a cercare Hedgefox. Tu fai attenzione e se viene qualcuno per darti il calmante fai di tutto pur di non prenderlo.
  -Roger, capo!- esclamò il falco, col saluto militare.
Manic si diresse di nuovo al tendone dei medici, questa volta con l’intento di fare quattro chiacchiere con Bass the Hedgefox, cercando di nascondere a se stesso la terribile fifa che gli faceva sudare le mani e tremare le gambe.


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Cabina del Capitano:
Salve, pargoli, sono tornata, e questa volta definitivamente! O almeno fino a settembre, poi si vede.
Bene, che ne pensate del nuovo capitolo? Ad essere sincera mi sono divertita un mondo a scrivere tutti i ragionamenti di Manic, la cosa dei numeri al posto delle lettere, poi, è stato il colpo di grazia.
Mar: Due cose: ti stai adulando da sola. E poi c'era tutto questo bisogno di dire che sbavo vedendo Man...
*mostra una foto di Manic*
Mar: ...asdfghkdkldfrtgfhcvbd
Eheh... Allora, spero di sentirvi, ora che ho passato anche gli orali, starò tutta l'estate a scrivere e pubblicare, ve lo assicuro. 
Pożegnanie!
Don't touch the cinnamon!
BD & Ma...sdfghfldkkfhgrtfdbcvnmd (?)

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Capitolo 15
*** Sonic ***


  -Ahi... Ahi! Mi fai male!- esclamò Sonic, mentre la Mar osservava le sue braccia massacrate.
  -Non ti ho nemmeno toccato!- ribatté quella.
  -E io che ne so come hai fatto? Mi hai fatto male comunque!- si lamentò l’altro.
Gli spari e i botti fuori dalle trincee facevano rabbrividire Mar, mentre cercava di capire come poter sistemare le braccia di Sonic, gonfie e sanguinanti.
  -Senti, dobbiamo andare- disse di colpo –non possiamo restare qui, oltre al fatto che potrebbero scoprire che mi trovo qua dentro, là fuori c’è Silver costretto ad uccidere i vostri compagni.
  -Hai ragione- fece Sonic –Andiamo. Come hai fatto ad arrivare, prima? Un portale o cosa?
  -Si, era un portale. Vediamo se riesco ad aprirne uno come quello che ho usato per Espio...
E, fortunatamente, ce la fece. Si sentiva orgogliosa per aver imparato a farlo, ma ora non c’era il tempo di auto adularsi, dovevano fare in fretta. Si ritrovarono fuori dalla cella ancora chiusa.
  -Adesso andiamo nelle nostre trincee- esclamò Sonic.
  -Si. Entra nel portale- gli disse Mar.
Sonic fece un sorrisetto furbo, per quanto lo potesse sembrare con la faccia piena di lividi e il labbro gonfio: -No, grazie- disse –Preferisco andare a piedi.
Mar lo fissò sconvolta, con la bocca spalancata. Stava per dire qualcosa quando vide il riccio partire ad una velocità disarmante trasformandosi in una scia blu che percorse in mezzo secondo tutto il campo di battaglia, per poi finire nelle trincee amiche.
Ripresasi un momento, aprì il suo portale e vi entrò, ritrovandosi nello stesso punto dove era arrivato Sonic.
  -Ti è piaciuto?- fece lui, col sorrisetto di prima.
  -Io... tu... non... bah, lascia perdere! Sono io quella che viaggia col teletrasporto, non posso dire nulla se vedo qualcuno correre in quel modo...- si rassegnò e si diresse all’infermeria a testa bassa, seguita con lo sguardo da Sonic.
Il riccio, con le braccia penzoloni lungo il corpo, la seguì in infermeria, per farsi curare, mentre i botti dei cannoni facevano vibrare la terra.
 
Bass era un incrocio tra un riccio e una volpe. Aveva il pelo grigio scuro dove sul petto diventava più folto e chiaro, i capelli rosso fiammeggiante con le punte nere sparati in aria all’indietro e i guanti neri e rossi come le scarpe, gli occhi erano viola scuro, quasi nero.
Quando Manic lo raggiunse stava lucidando i suoi tirapugni d’oro con un’aria che dava l’impressione che avrebbe sbudellato senza problemi chiunque gli avrebbe rotto le scatole mentre si dedicava al suo lavoro. Il riccio verde fece un profondo respiro e si avvicinò cercando di fare il meno rumore possibile, quando Bass si voltò di scatto verso di lui, gli occhi che mostravano la sua voglia di uccidere il verde, terrorizzato.
  -Che vuoi?- chiese con voce profonda che fece raggelare il sangue nelle vene a Manic.
  -I...io... Sono Manic the Hedgehog e... si, insomma… mi chiedevo se…- proprio in quel momento si rese conto che non aveva idea di cosa chiedergli esattamente. Non poteva certo chiedergli di raccontargli tutto quello che sapeva sul calmante somministrato a Jet perché aveva trovato un biglietto con su scritto il suo codice che non avrebbe dovuto trovare in un libro che non avrebbe dovuto rubare. Eppure, forse per l’attacco di panico che lo prese, forse per levarselo di torno al più presto, forse perché aveva deciso di porre fine alla sua vita precocemente, fu quello che fece: -Sai dirmi perché c’è il tuo codice all’interno del libro sulle malattie del cervello?- chiese, tutto d’un fiato, ricevendosi un’alzata di sopracciglio dell’altro. Questi, senza dire una parola, afferrò il suo polso e se lo trascinò fuori, in un angolino appartato. Manic pensò avesse scelto quel posto per non far sentire le sue urla di dolore, ma rimase colpito quando Bass cominciò a parlargli sottovoce: -Senti, bello, c’è un piccolo problema- si bloccò un istante, per guardarsi intorno e sospirare. Il suo alito odorava di topi morti e investiva il muso di Manic che cercava di trattenere il respiro.
  -Innanzitutto come hai fatto a sapere che il mio codice è... Hai preso il libro?
Manic deglutì: -S...si... l’ho preso... Ma ti prego non uccidermi!- esclamò serrando gli occhi con voce acuta per il nervosismo.
Bass sbuffò scocciato: -No che non ti uccido, deficiente! Spiegami perché hai il libro!
  -L’ho... preso in prestito...
  -L’hai rubato- lo corresse l’altro con tono ovvio –Perché?
  -Senti, le domande, qui, devo farle io!- ribatté Manic seccato –Dimmi solo cosa sai del caso Hawk.
Bass lo fulminò con lo sguardo. Brutto segno.
 
Jet stava minacciando un’infermiera che tentava di fargli prendere il calmante di spaccarle la testa se non l’avesse lasciato in pace, quando Mar entrò. La riccia sospirò a quella vista e disse all’infermiera di andare a fare il suo lavoro e che a Jet ci avrebbe pensato lei, ma il falco, con lo sguardo più maniaco che potesse mostrare, si rivolse a Mar quando l’infermiera, esausta, se ne fu andata e le disse, con la sua voce gracchiante che non la convinse affatto, facendole credere che quella fosse una delle sue solite scuse per non prendere la medicina: -Mar! Mar, aspetta! C’è una cosa che devi sapere! Io... rischierei di morire, se continuassi a prendere quella sbobba, capito? Capito?
  -Jet, smettila, sappiamo entrambi che non è vero, ora prendila e facciamola finita. Stare dietro alle tue scuse ogni santo giorno è estenuante- si lamentò Mar, che fu raggiunta in quel momento da Sonic.
  -No, Mar, è come ti dico io! Manic...- tentò di nuovo Jet, che si bloccò non appena vide il riccio blu dietro l’infermiera.
  -Manic?- ripeté Sonic –Cosa c’entra Manic? Come fate a conoscerlo?
In quello stesso istante Manic spuntò alle loro spalle lamentandosi, con un occhio nero e un grosso bernoccolo sulla fronte.
  -Manic! Cosa è successo?- si allarmò Mar che gli corse incontro.
  -Nulla, ora ti spiego... Sonic?- fece l’altro sbarrando l’unico occhio in grado di farlo.
Lasciò perdere il dolore e saltò addosso al fratello, abbracciandolo con tutte le sue forze.
  -Sonic! Non posso crederci, sei vivo!- esclamò in preda all’entusiasmo.
  -Manic... Manic, se continui così lo sarò ancora per poco!- disse Sonic senza fiato. Manic si scusò e lo lasciò, guardandolo da capo a piedi: -Beh, nonostante tutto stai bene.
  -Chi non muore si rivede, fratello- disse il blu sorridendo anche se con un tocco malinconico nella voce.
  -Ma che bel quadretto familiare!- s’intromise Jet ironico, alludendo al fatto che entrambi erano conciati piuttosto male.
Mar sbuffò: -Bando alle ciance, dobbiamo curare le braccia di Sonic e noi tre dobbiamo fare una chiacchierata- disse, indicando se stessa, il falco e il riccio verde.
Un medico si occupò delle braccia di Sonic e di tutto il resto, anche se Jet lo guardava storto: non si fidava più dei dottori. Invece Mar, mentre si occupava dell’occhio di Manic, si fece spiegare insieme a Jet cosa era successo con Bass.
  -Si, questi me li ha fatti lui- spiegò indicando i vari bernoccoli –Ma non è questo il punto. Avevo ragione a non far più prendere il calmante a Jet. All’inizio era restio dal raccontarmi cosa gli avessero fatto, ma poi si è convinto, non so per quale Divina Provvidenza. Il fatto è questo: c’è qualcuno che vuole farci fuori tutti. E questo qualcuno, molto probabilmente è quaggiù con noi.
 

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Cabina del Capitano e di chi ne fa uso a suo piacimento:
Mar: non facevi prima a scrivere "Mar"? Sono tre lettere, ti sbrigavi veloce veloce...
Rieccomi qua, amori miei (?) piaciuto il capitoletto? 
Mar: potresti smettere di parlare come una bimba truxettina xd lol?
Forse... Bene, fatevi sentire, ho bisogno di sapere se i capitoli e la storia in sé stanno piacendo, mi piecarebbe sapere se sviluppo il mio stile e se le vostre idee cambiano, in male o in bene (meglio in bene ^^ ), ora che siamo all'incirca a metà della storia.
Bene, vi saluto, spero di sentirvi!
Don't touch the cinnamon!
BD & Mar

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Capitolo 16
*** Femminuccia! ***


I nemici levarono le sicure dai loro fucili con degli scatti. Knucles, Shadow e Fang poterono sentirli perché, dopo gli ultimi tre botti di cannone, sembrava che la battaglia si fosse bloccata, come per scoprire cosa sarebbe successo a quei tre malcapitati. Knuckles stava dicendo le sue ultime preghiere ed era sicuro che Shadow e Fang stessero facendo la stessa cosa, quando un’altra voce, profonda tipo Silvester Stallone, tuonò dietro di loro, che ora davano le spalle alla carovana. Si voltarono di scatto e i nemici alzarono lo sguardo sul tendone della carovana.
  -Sparate e vi faccio il culo a strisce!- esclamò il vocione.
Shadow non avrebbe mai detto di poter sorridere alla vista di Froggy sul tetto della carovana, col suo inseparabile bazooka. Infatti non lo fece. Si limitò a saltare di gioia nel profondo del suo cuore. Profondo profondo.
Inutile dire che quei dieci in divisa blu lasciarono cadere le loro armi, ma vennero sterminati comunque dalla rana senza cuore ne’ scrupoli.
Il botto del bazooka fece sì che i tre che stavano nella carovana con Silver uscissero per vedere cosa stesse succedendo. Cattiva idea. Shadow squarciò la gola a uno, Fang sparò in testa all’altro e, dopo averlo stordito con un pugno sul naso il capo dei tre, Knuckles gli bucò la pancia con dodici spari, facendola somigliare ad uno di quei giochi dello Schiaccia la talpa.
Entrarono nella carovana mentre si sentiva un altro colpo di cannone, segno che la tregua era finita, e trovarono Silver seduto ad una sedia, con i piedi legati come le mani dietro la schiena e la testa abbassata, da cui gocciolava sangue da diversi punti.
Lo slegarono in fretta e furia prima che altri soldati accorressero all’udire l’esplosione causata dal bazooka e Knuckles se lo caricò in spalla, cominciando a correre insieme ai suoi amici che gli coprivano le spalle verso le loro trincee. L’echidna sentiva Shadow e Fang imprecare ogni volta che si trovavano davanti un avversario, il che succedeva ogni due secondi, forse perché vedevano proprio che stavano portando via il “cinesino”.
Shadow vedeva Fang arrabbiato mentre sparava in testa ai nemici, mentre lui aveva un’espressione quasi contenta. Come già detto, non sorrideva mai, ma si sentiva felice a sparare a quei bastardi. Gli piaceva da morire, si sentiva se stesso. Anche se poi tornava l’immagine di Maria a rompergli le scatole. Per quanto la potesse amare, non sopportava quando cominciava a parlare col suo tono da pacifista, dicendo che tutti meritano di vivere eccetera eccetera. Scrollò la testa e fece spallucce, continuando a spegnere quelle vite... ad uccidere... uccidere, era la parola. Massacrare, non spegnere vite. Giusto. Che stupido.
Finalmente arrivarono in trincea e portarono Silver privo di sensi in infermeria, dove lo affidarono ad un medico. Stavano per andare via, quando Shadow vide una figura che conosceva fin troppo bene a pochi metri da loro.
  -Capitano!- esclamò, attirando l’attenzione di Knuckles e Fang.
Sonic era steso su un lettino, entrambe le braccia ingessate e le gambe coperte da una leggera copertina verde. Dormiva. 
Knuckles sorrise a quella vista. Mar era riuscita a salvarlo. Non voleva svegliarlo, perciò pensò di salutarlo non appena si fosse destato da solo, ma Fang lo scosse con un forza tale da ribaltare un camion e lo svegliò con le sue gentili urla: -Sveglia! Appena tornato e non passi nemmeno a salutare?
  -Cos... eh? Mmmh...- farfugliò Sonic, svegliandosi solo a causa del dolore alle braccia procuratogli dallo scuotimento.
  -Fang! Stava dormendo!- lo rimproverò Knuckles.
  -Che vuoi che ti dica?- ribatté la donnola -Non è stato carino da parte sua non venirvi a salutare, è una delle cause per cui il vostro squadrone è nella merda. Con tutto il rispetto.
  -Hai una bella idea di rispetto, mercenario- disse Sonic tornato dal mondo dei sogni –perché è questo che sei, no? Un mercenario.
Fang annuì e lasciò lo spazio a Knuckles e Shadow in modo da farli parlare, congedandosi educatamente come se avesse appena fatto un favore a tutti svegliando in quel modo il povero riccio.
Sonic si sforzò di sorridere incoraggiante notando che i due compagni stavano guardando preoccupati le ingessature.
  -Non preoccupatevi per queste stupidaggini, non sono niente. Il dottore ha detto che in due settimane dovrebbero tornare come nuove- li rassicurò il blu, mostrandosi d’un tratto preoccupato –Silver?
  -L’abbiamo appena lasciato di là per farlo curare- disse Shadow.
Sonic tirò un sospiro di sollievo, prima di tornare agitato: -Sta bene?
Il riccio nero e l’echidna si scambiarono un’occhiata complice facendo preoccupare Sonic.
  -Come sta?- ripeté lui, tirandosi su –Voglio vederlo.
Si alzò e si fece portare dove era stato messo a riposare Silver, scoprendo che lo stavano operando proprio in quel momento.
  -Aspetterò- disse Sonic cocciuto.
  -Ma Sonic, forse è meglio che ti riposi- protestò Shadow.
  -No. Gli avevo promesso che l’avrei portato fuori da quella cella e lui aveva promesso a me che non avrebbe ceduto alle torture. Se questo è successo, vuol dire che l’hanno torturato fino a farlo impazzire davvero. Rimarrò qua e aspetterò che finiscano. Non lo lascio solo. Non questa volta.
 
Mar tamponava l’occhio di Manic con un impacco di ghiaccio con l’aria di una che se ne sta fregando altamente di ciò che sta facendo, anche se nel profondo le dispiaceva un sacco che il suo riccio si fosse lasciato pestare da quell’energumeno per avere alcune informazioni. Ce l’aveva ancora con lui perché se l’era presa per una stupidaggine come quella di aver mentito sul suo vero nome, ma non poteva fare a meno di intenerirsi davanti la vista di Manic conciato a quel modo.
  -Si, avevate già capito che Bass era la causa della morte di quei suoi due pazienti, e allora?- chiese Mar cercando di rivolgersi più a Jet che a Manic, anche se era lui a sapere della storia, infatti fu lui a rispondere: -E allora il punto è questo: quella medicina non è stata somministrata a quei pazienti per volere di Bass, lui l’ha fatto solo per obbedire agli ordini di un suo capo.
Jet osservava tutta la scena incuriosito. Preferiva non parlare per non cominciare a dire cavolate, perciò lasciò fare le domande a Mar.
  -Capo?- ripeté infatti la riccia asciugando la guancia di Manic del ghiaccio sciolto con una pezza accorgendosi dopo pochi secondi che sembrava troppo attenta al lavoro e che lui la stava osservando ammiccante. Spinse più forte l’impacco sull’occhi di lui per causargli più dolore volutamente e quando sentì un suo lamento ghignò soddisfatta.
  -Quando gli ho chiesto chi fosse questo capo la sua risposta è stata questo bernoccolo qua. Credo che lo chiamerò Debby- spiegò Manic indicando il grosso bitorzolo sulla fronte.
  -Manic, concentrati, per piacere!- lo rimproverò Mar –Allora, cos’altro ti ha detto?
Manic ci pensò su, poi rispose: -Che quelli non erano veri pazienti, ma cavie.
A quelle parole la riccia rabbrividì.
  -Venivano da Shamar. Sai che Spagonia procura armi eccetera, no? Ecco, quei due erano stati pagati dal governo perché venissero usati da Bass, ai tempi scienziato sotto il potere di questo suo misterioso capo, perché somministrasse loro quella medicina. In cambio il governo ricevette le armi di cui aveva bisogno, ma questo non c’entra. Bass scoprì che quel calmante dopo una settimana uccideva chi lo prendeva e andò subito a riferirlo al suo capo. Ma mi ha detto che quello sembrava soddisfatto del risultato, non si preoccupò nemmeno per quelle povere persone. Questo insospettì Bass, ma decise di non farci troppo caso e fingere che non fosse successo nulla, seguendo l’esempio del capo.
Mar aveva aggrottato le sopracciglia: -Tutto questo non ha alcuno senso! Cioè, si, ce l’ha, ma fino a un certo punto. Dovremmo studiare il contenuto del calmante e soprattutto scoprire chi è quel bastardo che se ne è fregato della vita di quei due e di altre possibili vittime, se Bass ha continuato a somministrare il calmante a Jet. Significa che vuole che questa medicina venga usata ovunque, per uccidere. La domanda è: perché vorrebbe una cosa del genere?
Manic parve pensieroso. Scrollò la testa nello stesso istante in cui Mar si alzò con uno scatto dalla sua sedia, con espressione convinta: -Ora lo faccio cantare come un canarino, volpe o riccio che sia.
Manic e Jet si scambiarono un’occhiata.
  -Mar, aspetta! Non hai idea di cosa sia capace di fare!- la ammonì Manic alzandosi a sua volta.
  -Nemmeno lui ha idea di cosa io sia capace di fare!- ribatté l’altra, dirigendosi a grandi passi e con aria decisa da Bass.
Lo trovò a sorseggiare un po’ d’acqua seduto ad una scrivania e gli si avvicinò.
  -Ma non lavorate mai, voi dottori?- chiese, cercando di farlo trasalire ma non ottenendo il risultato sperato. L’altro infatti si girò con calma e con sguardo strafottente: -Di là stanno rimettendo in sesto lo stronzo che ci ha ucciso una vagonata di soldati.
Mar si sentì avvampare di rabbia a quelle parole, era ovvio che stesse parlando di Silver.
  -Senti, mister Me-ne-fotto, devi dirmi chi è il tuo capo o ti trancio in due e do i tuoi resti in pasto a Jet- esclamò Mar cercando di apparire il più infuriata possibile, sebbene cominciasse a rendersi conto di quello che era andata a fare. Morire.
Bass la guardò per qualche secondo, poi scoppiò in una grossa risata che fece infuriare ancora di più la ragazza: -Dimmi la verità, bambolina, queste battute te le inventi la notte?- esclamò con le lacrime agli occhi –Sei un’amichetta del curiosone che è venuto a farsi pestare poco fa? Guarda che non mi interessa se sei una femmina, non mi faccio problemi per ridurti come lui o peggio.
Mar sbuffò sorridendo sadica: -Sai, è buffo- disse –Nemmeno io mi faccio problemi a massacrare le femminucce!
A quel punto Bass si alzò di colpo dalla sedia, colpito nell’orgoglio: -Che cos’hai detto? Ripetilo, se ne hai il coraggio!
Ma ormai Mar si era lanciata e non si spaventava più: -Con piacere, femminuccia!
Bass gonfiò il petto e si scagliò con un urlo verso di lei, che prontamente fece apparire un portale davanti una sua mano e un altro davanti all’altra, da dove tirò fuori due strani oggetti circolari che teneva grazie a dei manici al loro interno e che presentavano diverse punte sui bordi che avevano l’impressione di essere molto pericolose.
  -Dimmi chi ti ha ordinato di usare quel calmante!- gli intimò Mar, parando davanti a se le armi.
  -Mai!- sbraitò l’altro dando un pugno ad una di queste.
Mar sorrise decisa: -Bene, se è questo che vuoi...- si mise in posizione d’attacco –Si balla!

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Cabina del Capitano e Mar:

Mar: Muahahahahah, si è messo contro la riccia sbagliata!
Si, si, lo sappiamo, Mar. Chiedo perdono, avrei dovuto aggiornare ieri, ma la connessione mi hal lasciato in tredici e perciò eccomi qui. Se non avete capito come sono fatte le armi di Mar (sicuramente, visto che come li ho descritti non si capisce un'emerita ceppa) vi basti cercare "Axel Kingdom Hearts" su Google immagini, in teoria sarebbero le stesse armi che lui tiene in mano... Mlml Axel *Q* 
Mar: Marta. Basta.
Si, giusto. Ora vi lascio, stasera c'è Elementary e devo passare tutto il pomeriggio a fangirlare fino alle nove in attesa che cominci, non posso essere disturbata.
Fatemi sapere cosa pensate del capitolo, vi saluto affettuossammenntte (?)
Don't touch the cinnamon!
BD & Mar

P.S. Il prossimo capitolo arriverà giovedì 24 e non 17, perchè sarò al campo estivo con gli scout. Scusate per l'inconveniente.  

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Capitolo 17
*** Fuggire ***


Quando Silver aprì gli occhi dovette aspettare qualche secondo prima di mettere a fuoco ciò che gli stava intorno. Si trovava in un semplice tendone dell’infermeria, solo che questo era più piccolo e i letti, in numero minore di quelli negli altri tendoni, erano tutti vuoti. Provò ad alzarsi con fatica sentendo una fitta alle tempie che tentò di ignorare. L’aria era viziata e respirare gli faceva bruciare i polmoni, così allungò una mano verso il bicchiere d’acqua sul comodino di legno grezzo e bevve a piccoli sorsi. Sentì un rumore e constatò che la tenda all’entrata era appena stata scostata, ma fece finta di niente e continuò a bere.
  -Scusa- quella parola lo fece trasalire. Si voltò di scatto e davanti a lui trovò Sonic, entrambe le braccia ingessate, un occhio nero il labbro inferiore spaccato e diversi lividi sulla faccia.
  -Sonic...- esclamò Silver in un soffio, malgrado avesse messo tutto se stesso nel pronunciare quel nome –Come...- diede un colpo di tosse –Come stai?
La bocca del blu si mosse velocemente in una smorfia, per poi ritornare a posto.
  -Io sto bene. Tu, piuttosto, come ti senti? Mi dispiace di non essere riuscito a farti scappare, ho permesso che ti facessero del male. Knuckles, Shadow e Fang, un mercenario, sono riusciti a salvarti, ma non ad impedire che venissi torturato- il riccio blu disse tutto d’un fiato ed ignorò l’argentato quando alzò una mano per farlo smettere.
  -Non è colpa tua, capitano. Ce l’abbiamo fatta, no? Siamo vivi e nonostante tutto stiamo bene, quindi non c’è nulla di cui preoccuparsi- ribatté allora Silver.
Sonic lo guardò per qualche secondo, poi sospirò pesantemente e si fece avanti per abbracciare Silver. O meglio, Silver abbracciò Sonic, visto che lui non poteva muovere le braccia.
In quel momento Vector, Knuckles e Shadow entrarono di corsa seguiti da Tails e Charmy.
  -Capitano, brutte notizie- esclamò Knuckles.
Entrambi i ricci si voltarono con sguardo preoccupato.
  -Che succede?- chiese Sonic.
Charmy si fece avanti e parlò: -Si tratta della guerra, capitano- disse, prima che Tails lo precedesse: -Si è spostata anche nelle città.
 
Bass era inchiodato al muro, tenuto fermo da Mar che gli puntava alla gola uno di quei Tagliagola, come li aveva chiamati lei durante la battaglia. Diverse volte si era chiesto perché nessuno fosse intervenuto vedendo la baraonda creatasi sul retro del tendone ospedaliero. Proprio mentre ci pensava per l’ultima volta, mentre Mar esclamava un’altra delle sue minacce digrignando i denti, arrivarono un falco verde e lo stesso riccio che era andato a chiedergli risposte con le buone pocanzi.
  -Mar!- esclamò il verde con tono di rimprovero. Lei si girò lentamente assicurandosi di mantenere salda la stretta con cui immobilizzava Bass.
  -Che c’è?- sbottò lei –Mi ha provocato!
Manic sospirò e si diresse verso Bass.
  -Allora. Vuoi darci le risposte che vogliamo o dobbiamo trasformarti in omogeneizzato per neonati?- chiese fissando Bass con sguardo sadico.
Mar sorrise: -Bella questa, me la segno! Dicevamo... parla!
Bass increspò le labbra passando lo sguardo da Manic a Mar a Jet.
  -Tanto non puoi uccidermi, cucciolotta- disse infine, facendo arrabbiare Mar ancora di più, che spinse con uno scatto il Tagliagola puntato sulla sua gola in modo da far uscire una gocciolina di liquido scarlatto.
  -Sappi che posso fare meglio di così, quindi ti conviene dirci nome, cognome, indirizzo e codice fiscale del tuo fantomatico capo. Comprendi?- minacciò ancora una volta la riccia furiosa, beccandosi un’occhiata incredula da parte di Manic: mai avrebbe creduto che si sarebbe spinta ad uccidere pur di conoscere la verità.
Bass deglutì rumorosamente e cominciò a sudare.
  -Io non posso dirvelo, capite?- fece d’un tratto, con voce implorante –Se lo faccio quello mi scanna vivo!
  -O lo fa lui dopo o lo faccio io adesso, non hai molta scelta- ribatté Mar.
L’incrocio tra riccio e volpe sospirò.
  -M...- balbettò –M... Mephiles. Mephiles the Dark.
Mar lanciò un’occhiata a Manic, come per ricevere una conferma di quanto detto e, vedendo il verde annuire con espressione seria e braccia conserte, liberò Bass dalla presa con uno strattone, facendolo respirare.
  -È stato un piacere fare affari con te- esclamò la castana, per poi dirigersi al tendone seguendo Manic e Jet, rimasto in silenzio per tutto il tempo.
 
La guerra si era spostata anche in città? Era una tragedia! Questo significava che nemmeno i civili erano più al sicuro. Tutti i civili, anche Rouge.
Knuckles tirò un pugno al muro della trincea ringhiando. Aveva appena ricevuto una lettera della moglie, datata tre giorni prima, quando ancora dovevano essere scoppiate da poco piccole rivolte nelle città, come spiegava Rouge nella lettera. Inoltre diceva che il pancione cresceva sempre di più e chiedeva a Knuckles come gli sarebbe piaciuto che si chiamasse il bimbo, se maschio o femmina.
Knuckles rispose che nella sua famiglia nessuno era mai stato bravo a dare nomi (lui si chiamava “Nocche”!), perciò lasciò fare a Rouge. Dopo aver lasciato la lettera agli addetti alle spedizioni raggiunse Shadow che era rimasto semi sdraiato nel suo angolo in trincea a sorseggiare dell’acqua da una borraccia.
  -Ehi- disse in un fil di voce. Gli bruciava la gola per aver corso e sudato –Volevo andare a lavarmi, ti va di venire con me?- aveva perso il conto dei giorni passati dall’ultima volta che aveva fatto il bagno e si era reso conto di essere ricoperto di sangue, suo e di altri nemici, oltre al fatto che aveva la terra fin dentro le mutande.
Shadow fece spallucce e si alzò per seguirlo. Non dovevano mai uscire dalle trincee da soli, per questo lo facevano sempre in coppia, era pericoloso. Qualche mese prima avevano scoperto un fiumiciattolo dietro alcuni alberi a due chilometri dall’ultima trincea. Mentre camminavano verso il loro “piatto doccia” Shadow era silenzioso. A Knuckles non era mai piaciuto parlare molto, per questo andava d’accordo col nero, ma in quel momento quel silenzio gli metteva addosso ansia, perciò decise di dire qualcosa per smorzare la tensione che li attanagliava a causa della notizia ricevuto poco prima.
  -Sei preoccupato?- chiese.
  -Eh?- fece Shadow.
  -Per Maria. Sei preoccupato?
  -Ah... Beh, chi non lo sarebbe? Se guardi tutti i nostri soldati, nei loro occhi vedi solo ed esclusivamente preoccupazione.
Knuckles sospirò. Aveva ragione, non ci aveva fatto caso, ma ora che glielo faceva notare si rendeva conto di quanto quel fatto fosse vero.
  -Tu sei preoccupato?- chiese allora Shadow e Knuckles capì che anche lui non aveva voglia di restare in silenzio, forse perché temeva che in quel silenzio avrebbe potuto sentire la sirena che annunciava l’inizio di una nuova battaglia, il colpo di un cannone, le urla dei soldati.
  -Chi non lo sarebbe?- ripeté allora Knuckles. Erano quasi arrivati, vedevano il fiume all’orizzonte –Con Rouge a chilometri di lontananza da me rischio di impazzire. Voglio solo che tutto finisca. Più per loro che per me.
  -Loro?
  -Rouge e il bambino.
  -Ah, già. A volte penso che niente di tutto questo finirà mai, che per sfuggire alla guerra bisognerebbe solo morire, perché la guerra continua e continua e continua. Finché ci sono persone da arruolare a random non si smetterà mai di combattere. E allora morire sarebbe l’unica soluzione per fuggire dal massacro. Ma non pensavo che anche le persone che mi stanno più care sarebbero dovute morire, pur di fuggire. Non pensavo che anche Maria sarebbe dovuta morire.
Knuckles non sapeva cosa dire. Non avrebbe mai pensato che Shadow potesse elaborare pensieri del genere, non perché fosse stupido, ma perché sembrava qualcuno a cui cose come la guerra non facevano né caldo e né freddo.
  -Maria non morirà, Shadow- disse infine l’echidna.
Shadow scrollò le spalle.
Erano arrivati al fiume. Knuckles sfilò la camicia verde e cominciò a sciacquarla nella corrente del fiume, bagnandosi ogni tanto il torace, le braccia, le spalle. Shadow gli dava le spalle e restava a fare la guardia, pensando a quello che aveva detto. Ci credeva davvero. Alla morte, lui ci credeva veramente. Come una liberazione, come qualcosa che ti salva da quell’orrore che è la vita. Eppure non poteva dire di non aver avuto soddisfazioni nella sua, di vita. Il suo era un oscuro passato, di cui solo lui e forse solo qualcun altro era a conoscenza, ma quando aveva incontrato Maria, per la prima volta in tutta la sua esistenza si era sentito vivo veramente. Lei lo amava e glielo dimostrava ogni giorno, lui la amava, ma non era sicuro di essere capace di dimostrarglielo. Se era duro con molte persone, lo era anche con lei. Certo, non nella stessa maniera, a volte la trattava come una regina, ma non riusciva a dimostrarle tutto l’amore che provava per lei. Era innamorato follemente, ma era convinto che lei non lo meritasse. Eppure sembrava che capisse la sua difficoltà nell’esprimere i suoi sentimenti e questo pareva farla innamorare ancora di più. Shadow era felice di averla conosciuta, se sentiva fortunato ed in quel momento si ripromise che non avrebbe permesso che Maria venisse uccisa, ne sarebbe dovuto valere della sua stessa vita.
Mentre Knuckles indossava di nuovo i pantaloni bagnati, sentì un fruscio alle sue spalle. Si voltò e vide Shadow con le orecchie tese e la pistola in mano, allarmato.
  -L’hai sentito?- chiese Knuckles alzandosi e prendendo la sua pistola.
  -No, è un nuovo ballo, il mio- ribatté Shadow sarcastico.
In quel momento sbucò da dietro un albero un riccio marrone con la testa coperta da un cappuccio verde che li puntava con una spada.
  -Non sei un soldato- constatò ad alta voce Knuckles.
  -Perspicace, devo ammetterlo- disse l’altro.
  -Cosa vuoi?- ringhiò Shadow –Che ci fai sul campo di battaglia?
  -Tecnicamente non è il campo di battaglia- ribatté il riccio con tono ovvio –E voglio che voi spariate.
Knuckles e Shadow si lanciarono un’occhiata scettica sollevando un sopracciglio ciascuno.
  -Sparisci tu, ragazzino- gli intimò Shadow –È pericoloso qui.
  -Tsk! Pericolo è il mio secondo nome!- esclamò l’altro fiero, per poi dire tra sé e sé: -No, quello è Matthew... Il terzo, terzo nome! Ma solo di battesimo, all’anagrafe non risulto Kem Matthew Pericolo, ma solo Kem Matth...
Una voce lo interruppe: -Devi sempre rovinare tutto, eh?- da dove era sbucato fuori Kem uscì anche una gatta di un colore marrone-rossiccio con un lungo ciuffo nero dai riflessi bianchi che pendeva sul lato sinistro della faccia. Indossava una corta gonnellina nera e una felpa viola.
  -Cos’è, un party?- chiese Knuckles esausto.
  -Beh, se ti piace chiamare party...- cominciò la gatta tirando fuori da sotto la felpa una semplice pistola – Un’arma di distruzione di massa!
Detto questo li puntò con la pistola e premette il grilletto. Dalla canna di questa uscì una raffica di proiettili tutti in una volta. Il riccio nero e l’echidna si scansarono cercando di evitare le pallottole, quando Kem fermò la gatta poggiandole una mano sul braccio.
  -Ma sei fuori?- sbraitò Knuckles preso di collera –Avresti potuto ucciderci!
  -Se il tuo intento era quello dovresti migliorare la mira- fece Shadow serio.
  -Il suo intento non era quello- gli fece presente Kem –E se Torelay vi facesse vedere quanto sia precisa la sua mira vi ritirereste sulle cime del Kilimangiaro a meditare per il resto dei vostri giorni su quanto la vostra vita sia una bugia riguardo ciò che vi hanno mai detto sulle capacità delle donne.
Torelay fece un risolino e colpì affettuosamente Kem sulla spalla: -Adulatore!
  -Quel sarcasmo mi è familiare- disse Shadow con tono indagatore, riferendosi alla frase appena formulata da Kem –Conosci per caso...
  -Will Smith?- lo interruppe Kem –Diciamo che ho i miei attacchi. Riguardo voi due... Via.
  -Tanto avevo finito di lavarmi- fece Knuckles –Andiamo, Shadow.
  -Si... arrivo...- disse Shadow pensoso e rivolgendo un’ultima occhiata a Kem. Quel pelo marrone chiaro, gli aculei scuri e gli occhi color nocciola... Era sicuro di averli già visti.


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Cabina del Capitano ritornata da un estenuante campo estivo:
Esatto, accaniti lettori (ma anche no), sono finalmente tornata dal campo scout e non vedevo l'ora di pubblicare questo capitolo, in cui entrano in scena gli OC di Super_Steve the Hedgehog e Vikyfaro (tanto ammmore per quei due cucciolotti miei)
Mar: Hai finito?
No. Volevo far notare a chi non l'ha fatto che qualche capitolo fa ho aggiunto il genere song-fic perchè... perchè? Perchè lo soprirete, ecco. Ora mi viene pure il dubbio se l'avevo già detto oppure no... Sono andata, sarà stato lo zucchero che ho "sniffato" al campo.
Mar: Tu e i tuoi amici vi sniffate lo zucchero?
Oh, non hai idea di quello che facciamo ai campi...
Mar: o.O
E poi boh, basta, credo di aver detto tutto... 
Ci sentiamo la prossima settimana, vi lovvo tanto!
Mar: Bimbominkiaggine mode on...
Don't touch the cinnamon!
BD & Mar
 
 

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Capitolo 18
*** Nel frattempo... ***


Amy mise la borsa sotto braccio e andò a chiamare Jackie, che giocava nella sua stanza.
  -Jackie, tesoro, sei pronto?- chiese, affacciandosi sullo stipite della porta –La zia ci sta aspettando.
Il bambino si girò e mostrò uno dei suoi migliori sorrisi. Non era mai stato un tipetto molto loquace e preferiva sempre starsene per i fatti suoi (Amy si chiedeva il perché, visto che sia lei che Sonic in quanto a chiacchiere e allegria erano campioni del mondo), ma se si parlava di andare dalla zia Sonia, non si tirava indietro.
Jackie indossò le scarpe e prese la mano della madre e, quando uscirono di casa, la puzza delle bombe scoppiate da poco a una cinquantina di chilometri di distanza li investì. Amy provò a farci caso e si avviò col piccolo verso la periferia, dove abitava la sorella di Sonic che aveva invitato lei, Rouge, Blaze, Maria, Wave e Vanilla  per bere qualcosa e non pensare alla guerra per un po’.
Camminavano già da un po’, quando Amy si sentì chiamare da dietro. Si voltò e vide che Rouge la raggiungeva in volo.
  -Rouge, ma che fai, non dovresti volare nelle tue condizioni!- esclamò Amy con fare preoccupato mentre salutava l’amica con due baci sulle guance. Si avviarono a casa di Sonia insieme continuando a chiacchierare.
La pipistrella sbuffò: -Nah, tranquilla. Il pancione non è ancora tale da impedirmi di spiccare il volo. Quando mister o miss Vattelappesca sarà diventato troppo grande,- disse, indicando la pancia e riferendosi al bambino -prometto che me ne starò tutto il giorno a casa, se è questo che vuoi.
La riccia rise divertita: -Non è quello che voglio io, ma quello che vuole Knuckles sicuramente. E comunque non c’è bisogno di stare giorni e giorni a casa. Sai quante volte uscivo a fare shopping o passeggiate, o prendere il gelato quando aspettavo Jackie?
  -Lo so, lo so, mi chiamavi sempre per uscire con me perché Sonic si annoiava e andava sempre a correre, anche quando io e Knuckles ci chiudevamo in casa per avere un po’ di intimità.
Le donne risero sotto gli occhi di Jackie che non capiva bene di cosa stessero parlando. Pancioni, aspettare bambini, erano cose troppo complicate per un bambino di sei anni.
Quando erano ormai vicine alla grande casa della musicista, incrociarono per strada Vanilla con Cream e Blaze che chiacchieravano.
Si salutarono e decisero di continuare la strada insieme, quando al gruppo si unirono anche Wave e Maria che si erano già incontrate prima.
Blaze non le conosceva bene, si erano viste solo ad alcune cerimonie militari a cui Silver e gli altri avevano partecipato, ma quella era la prima volta che si parlavano veramente, visto che Silver era entrato nello squadrone di Sonic solo in quell’occasione.
Wave aveva un’aria tranquilla, ma Maria riusciva a capire che si sentiva ancora giù per la morte di Storm. Preferiva non parlarne, ma aveva pianto tutto il giorno chiusa in casa, quando le era arrivato il corpo chiuso in una cassa grigia da quattro soldi. L’aveva seppellito a una decina di metri dalla casa e aveva sperato con tutto il cuore che non avesse dovuto fare lo stesso col corpo di Jet.
 
Sonia sbuffò per l’ennesima volta. Era seduta al pianoforte con una matita in mano per scrivere le note di una canzone che non riusciva a completare. Non le venivano in mente le note giuste, anche se aveva provato tutta la mattinata e la cosa la faceva innervosire non poco. Decise di prendere una pausa, visto che da un momento all’altro sarebbero arrivate le sue amiche e si diresse in cucina, dove versò del succo d’arancia in un bicchiere e cominciò a sorseggiarlo provando a rilassarsi.
 
Le donne erano ormai sul vialetto della grande casa di Sonia, quando un acuto fischio attirò l’attenzione di Blaze.
  -Aspettate- disse. Tutte si fermarono e si voltarono.
  -Cosa c’è, Blaze?- chiese Vanilla.
  -Non lo sentite?
Le altre si guardarono in silenzio.
  -Cosa?- chiese Wave.
  -È un fischio...
Tesero le orecchie e Amy spalancò gli occhi, ma fu Maria a dare voce ai suoi pensieri: -È una bomba, state giù!- sbraitò.
Si gettarono a terra.
Amy coprì Jackie e Vanilla fece lo stesso con Cream.
Ci fu un botto.
Poi più niente.
 
Il fischio continuava, nelle orecchie di Balze, quando aprì gli occhi. Dapprima vide tutto bianco e pensò di essere morta, poi le luci blu e rosse dei carri della polizia e delle ambulanze le fecero quasi tirare un sospiro di sollievo. Quasi, prima che si rendesse conto di quanto fosse successo. I corpi delle sue amiche erano a terra, ricoperti di polvere nera e di sangue, ma i medici non li coprivano con i sacchi, quindi, per quanto il fischio causato dalla caduta della bomba la infastidiva e non le permetteva di pensare lucidamente, poté constatare che non erano morte.
Poi il suo sguardo cadde sulla casa di Sonia, mentre dei medici la spostavano su una barella e le mettevano un aggeggio sul muso che le dava ossigeno e la coprivano con una coperta termica dorata. Era completamente distrutta. Rasa al suolo. E temeva che Sonia fosse lì dentro.
Vide dei pompieri che alzavano una trave mezza incenerita e tiravano fuori il corpo esanime della riccia viola. Per quanto lontana potesse essere, poté vedere com’era dilaniato, massacrato dalla bomba. Le sfuggì una lacrima. Anche se non la conosceva, con quella lacrima volle farle capire, lì dove era adesso, che un pensiero per lei c’era stato. Ed era sicura che anche le altre l’avrebbero fatto, quando si sarebbero svegliate.
 
Mar corse in infermeria. Manic l’aveva chiamata e il suo tono di voce, che sembrava quello di un cane ferito, l’aveva fatta preoccupare.
Mentre percorreva di corsa la strada per arrivare in infermeria, passò per la terza trincea, dove Knuckles, Shadow e Silver tirare sospiri di sollievo mentre leggevano delle lettere, probabilmente dai loro cari.
Questa cosa la fece solo preoccupare di più. Se loro erano così sollevati e Manic era sembrato tutt’altro che tranquillo, doveva essere successo qualcosa di importante.
Arrivò in infermeria col fiatone e si accorse che anche l’echidna e i due ricci che aveva incrociato prima l’avevano seguita. Trovò Vector e Charmy che davano le spalle all’entrata. Anche il coccodrillo teneva una lettera in mano, ma lui lasciava le braccia lungo i fianchi.
  -Generale, cosa succede?- chiese Mar. Quando Vector si accorse del suo arrivo  la fece passare avanti.
Sonic era seduto sul suo letto e abbracciava con tutte le sue forze, per quanto le braccia rotte glielo potessero permettere, Manic che singhiozzava ripetutamente senza fermarsi. A quella vista Mar pensò al peggio.
  -Amy?- mormorò preoccupata, vedendo le lacrime rigare copiosamente le guance di Sonic.
Vector scosse la testa.
  -Sonia. Loro sorella- si limitò a rispondere.
Mar abbassò la testa, chiedendosi perché Manic l’avesse chiamata. Manic si girò e la vide, in piedi davanti all’entrata, con sguardo triste e lasciò Sonic per un momento, che mise le mani sulla faccia, forse per non fare vedere quanto stesse piangendo. Vector, Charmy, Shadow, Silver e Knuckles uscirono dal tendone per lasciarli soli.
  -Manic, io...- disse Mar con voce spezzata per il dispiacere, ma il riccio verde non le diede il tempo di terminare la frase, che la abbracciò. Dopo un primo momento di conusione anche lei ricambiò l’abbraccio, stringendolo forte.
  -Era mia... sorella...- disse Manic tra un singhiozzo e l’altro.
  -Lo so, lo so- mormorò Mar carezzandogli la schiena curva, visto che era abbassato per arrivare a lei, la superava di dieci centimetri buoni –Ma sono sicura che ora sta bene, lì dove si trova. E vi guarda e vi protegge.
  -Con zio Chuck- disse Sonic ripresosi un momento.
  -Con zio Chuck, mamma e papà- ripeté Manic annuendo per cercare di convincersi.
 

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Cabina del capitano e di Mar:

Fuori tre! 
Mar: Tre? Davvero ne hai uccisi solo tre? 
Beh, oltre tutti gli altri soldati anonimi e fondamentalmente inutili per la storia credo di averne eliminati solo tre, se la memoria non fa cilecca. Comunque sia, raga, pubblico oggi perchè ieri non ho potuto proprio, ero intenta a giocare con un mio amico lanicandoci palline morbidose a vicenda provando a prenderle al volo.
Mar: comincio a pensare che quello del campo estivo non sia zucchero...
No, vabbè, sul serio, sono stata impegnata tutto il giorno. E poi ho giocato con quel mio amico a tirarci le palline morbidose... Sapete, giusto ieri ho scoperto che quello che ho scritto nello scorso capitolo, il discorso di Shadow sul fatto che solo chi muore può sfuggire alla guerra eccetera, era stato un pensiero di Platone. E io non lo sapevo. Eheh... Questo mi fa pensare di essere una specie di genio filosofo greco... Mh, no, greco no. Però sai che roba, faccio pensieri filosofici senza saperlo! :D
Mi sto dilungando, meglio che vada prima che mi cacciate voi.
Ammmore a tutti quelli che recensiranno! (Chi non recensisce no, ecco ù.ù)
Mar: *rotea gli occhi*
Don't touch the cinnamon!
BD

P.S.: Solo i morti hanno conosciuto la fine della guerra (o qualcosa del genere) -Platone

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Capitolo 19
*** Il piano di Mephiles ***


  -Dici che li abbiamo spaventati?- chiese Kem abbassando il cappuccio e passando una mano tra i capelli. Torelay era appoggiata con la schiena ad un albero, seduta. Aveva l’aria stanca ma cercava di non farlo notare all’amico.
  -Dici che avranno pensato che siamo almeno maggiorenni?- fece allora la gatta –È già qualcosa se se ne sono andati.
Kem andò a sedersi accanto a lei, lasciandosi cadere con un tonfo.
  -Insomma- continuò lei –Chi si farebbe fregare da due sedicenni che girano per bosco alla ricerca di qualcuno senza nemmeno sapere se è dove pensano che sia?- si strofinò gli occhi e li tenne chiusi.
  -Beh, quei due sembravano abbastanza scemi- provò Kem a tirarla su –Ehi. Come va la gamba?
Mentre camminavano per il bosco Torelay aveva sbattuto il ginocchio e aveva una brutta ferita che avevano provato a medicare alla meglio, ma ogni tanto riprendeva a sanguinare e fuoriuscire pus.
  -Bene. Forse. Non lo so. Se riusciamo a trovare tua sorella potrà medicarla?- chiese Torelay.
  -Si, credo. È pur sempre una dottoressa... o qualcosa del genere, credo. Tu non hai fame, Tori?
La gatta fece di sì con la testa e Kem si rialzò per prendere del cibo in scatola del suo zaino. Tornò a sedersi accanto a lei e si rese conto che era più pallida del solito. Le porse la scatoletta di tonno aperta e una mini forchetta.
  -Fammi vedere la gamba- disse allora. Non gli piaceva vedere la sua amica così pallida, così giù, quando la conosceva bene e sapeva che era sempre allegra e sicura di sé. Il pus aveva ricominciato ad uscire. Kem prese della garza e cominciò ad asciugarlo partendo dall’esterno della ferita e avvicinandosi sempre di più al centro. Era ancora aperta nonostante se la fosse procurata tre giorni prima e Kem si chiedeva come facesse a sentirsi così male solo in quel momento.
Torelay guardava Kem mentre le disinfettava la ferita per l’ennesima volta. Con lei era sempre molto premuroso, le faceva piacere e tenerezza che la trattasse come una principessa. Certo, a volte diventava soffocante, ma se glielo diceva lui tornava subito al suo posto. Erano buoni amici, sì, ma ogni tanto pensava che lui volesse essere qualcosa di più. Tentò di scacciare via quei pensieri e di dire qualcosa, per fargli capire che era ancora abbastanza in forze per parlare: -Era figo quello nero, non trovi?
Kem alzò di scatto la testa e le rivolse uno sguardo scandalizzato.
  -Quello con le extencion?- chiese allibito Kem riferendosi alle striature rosse tra gli aculei di Shadow. Torelay rise di gusto prima che una smorfia di dolore le si formasse sul volto facendo preoccupare l’amico.
  -Ascolta- disse allora lui –Appena finisci di mangiare ci rialziamo e continuiamo a cercare Mar, okay? Lei potrà aiutarti e...
  -Non riesci ancora a sentirla, eh?
  -Io... No. Non ci riesco, non ce la faccio. E non capisco perché, l’abbiamo sempre fatto, una volta... una volta mi ha svegliato nel bel mezzo della notte perché le era venuta in mente una delle sue battute idiote. Ma adesso...
  -Ehi. È tutto okay, va bene così. La troveremo, torneremo a casa e mi aiuterà. Andrà tutto bene- lo rassicurò lei. Kem annuì e tornò alla ferita.
  -Bah, di medicina non ci capisco una sega!- si arrese il riccio fasciando infine la ferita.
  -Non preoccuparti- fece Torelay –Sto bene. Ora che ho mangiato mi sento meglio. Partiamo?
Un rumore di alberi sradicati li fece sobbalzare. Quando si voltarono si trovarono davanti un enorme robot verde scuro che aveva tutta l’aria di essere estremamente pericoloso.
Si alzarono di scatto e a Kem non sfuggì la smorfia di dolore sul viso di Torelay dopo essersi alzata. La prese per la spalla e la aiutò a correre via. Non avevano idea di cosa fosse quel robot e a chi appartenesse, ma se li stava seguendo puntandoli con enormi armi da fuoco sicuramente non aveva solo voglia di prendere un tè in compagnia.
Mentre correvano Torelay incespicò e fece quasi far cadere anche Kem.
  -Vieni, ti porto imbraccio!- urlò lui sopra il rumore degli alberi che cadevano sotto i giganteschi piedi del robot.
  -No, ti rallento solamente!- ribatté l’altra tentando di riprendere fiato –Tu vai, io... io ti raggiungo.
  -Non se ne parla nemmeno, Torey!- esclamò l’altro. Si avvicinò a lei di corsa e la prese a mo’ di sposa, ricominciando a correre inseguito dal robot. Era lento a causa delle sue dimensioni, ma i piedi così grandi gli permettevano di raggiungere lunghe distanze. Kem si ritrovò a pensare e temere che quella sarebbe potuta essere la fine. Uscirono dal bosco, Torelay si teneva stratta al collo dell’amico mentre vedeva la benda sulla sua gamba che aveva ripreso a sanguinare. Di colpo si sentì debole e cominciò a girarle la testa. Mentre Kem continuava a correre, superando il fiume dove avevano incontrato quei due soldati, sentì il corpo della sua amica farsi più pesante.
  -Torey! Torey, non mollare, ci siamo quasi!- non sapeva bene nemmeno lui dove fosse quel “quasi”, ma se serviva a non farla svenire, allora valeva continuare a parlare –Mi senti, Torelay? Rispondimi!
In risposta otteneva solo mugolii sconsolati, la testa di lei dondolava di qua e di là ad ogni suo passo, l lungo ciuffo nero e bianco svolazzava a causa della velocità che Kem tentava di mantenere costante.
  -Di’ qualcosa, Torelay!- esclamò il riccio. Parlare mentre correva lo faceva solo stancare di più e il peso aggiunto gli faceva bruciare i polpacci, ma non poteva fermarsi ora. Il robot continuava a seguirli imperterrito e aveva anche cominciato a sparare grossi razzi nella loro direzione che si disintegravano in aria facendogli dolere le orecchie per i botti. Pensò di poterlo puntare con il suo arco e le sue frecce, ma a cosa sarebbero servite contro un ammasso di ferraglia? In lontananza vide le trincee della guerra che si stava combattendo là su Angel Island e pensò di andare a chiedere aiuto lì, ma quando fu abbastanza vicino sentì il robot fermarsi di colpo, lanciare un ultimo razzo e fare marcia indietro. Si voltò e quando vide il razzo dirigersi proprio contro di lui gettò un urlo che fece aprire gli occhi per un attimo a Torelay. La mise giù facendo in modo che il razzo non la raggiungesse e fece per allontanarsi, ma il razzo esplose a pochi metri da lui, lanciando scintille che lo raggiunsero. Sentì bruciare dietro il collo e la puzza di bruciato lo fece rabbrividire. Iniziò a urlare per paura di andare a fuoco con tutta la felpa che aveva iniziato a bruciare a causa delle scintille arrivategli sul cappuccio. Si buttò a terra e cominciò a rotolare tentando di spegnere il fuoco che carbonizzava il tessuto della felpa.
L’ultima cosa che vide prima di svenire per il panico furono gli occhi stanchi e terrorizzati di Torelay che cercavano i suoi.
 
  -Mephiles the Dark?- ripeterono in coro i presenti. Sonic, Silver e Jet avevano ottenuto un permesso per tornare in trincea e Manic e Mar avevano deciso di dire a tutti della loro scoperta, magari li avrebbero aiutati.
  -Esatto. È il nome che ci ha detto Bass the Hedgefox, l’ha presentato come il suo capo- continuò Manic. Aveva gli occhi bassi e si massaggiava spesso le tempie. Era ancora sconvolto per la morte di sua sorella.
Sonic si accorse che Shadow sembrava assente.
  -Tutto bene, amico? Sembri pallido- disse.
  -Che? Oh, si. Si, sto... sto bene- fece lui e si allontanò dal suo capitano, che continuò a guardarlo poco convinto per un po’, prima di tornare a prestare attenzione.
  -Quindi state dicendo che questo Mephiles vuole sterminare la popolazione facendo somministrare ai suoi scagnozzi una medicina a chiunque si presenti dal medico con un problema? Che sia emicrania o mal di testa?- domandò Silver tutto d’un fiato.
  -L’hai detto, Silv- annuì Mar.
  -Ma come fate ad esserne certi?- chiese Knuckles.
A quel punto Jet si fece avanti. La lingua gli penzolava da un angolo del becco, aveva le pupille dilatate e un tic all’occhio, un dito infilato nel naso e
  -Ti basta lui come prova?- fece Mar indicandolo –Se è vivo è un miracolo.
Il resto dello squadrone si scambiò occhiate che dall’incerto e lo scettico si trasformavano in complici.
  -Forse avete ragione- disse Vector incrociando le braccia –Effettivamente tutto torna. Un pazzo con una mania morbosa per il potere vuole distruggere la popolazione del pianeta per prenderne il potere.
Mar annuì decisa, Manic fece lo stesso ma più debolmente e lei se ne accorse.
  -E allora... cosa avete intenzione di fare?- chiese Shadow con voce roca. Sonic continuava a fissarlo da dietro le sue spalle, consapevole che ci fosse qualcosa che non andasse.
Mar stava per rispondere, ma la voce di Charmy li fece voltare: -È successo qualcosa, a pochi metri dietro l’ultima trincea, c’è bisogno di soccorsi!
Tutti cominciarono a seguire lui e Tails allarmati. Attraversarono tutte le trincee passando davanti i soldati degli altri squadroni incuriositi dal loro strano comportamento e si ritrovarono davanti la secca steppa che rappresentava l’intero campo di battaglia. Due corpi giacevano accasciati a pochi metri di distanza l’uno dall’altro e tendevano le proprie mani verso di loro, senza però riuscire a toccarsi data la lontananza. Silver, Knuckles, Vector, Jet e Charmy si avvicinarono al primo corpo, il più vicino, quello di una ragazza coi capelli neri e bianchi e la gonna, mentre Sonic, Manic, Shadow, Mar e Tails al secondo, questa volta di un ragazzo, con la felpa mezza abbrustolita.
Shadow lo girò sulla schiena e appena Mar vide il suo volto gettò un urlo agghiacciante, avvicinandosi istintivamente a Manic.
  -Cosa c’è, Mar? Che succede?- chiese quello allarmato stringendole le braccia. Mar teneva gli occhi spalancati e non li staccava dal riccio steso a terra.
  -È mio fratello- disse in un soffio, poi alzò la voce –È mio fratello, è mio fratello, è mio fratello! Kem! Kem!- gridò. Si gettò su di lui e cominciò a scuoterlo sperando di ricevere un qualsiasi segnale che le facesse capire che stava bene. Manic la tirò via mentre lei continuava a urlare isterica e a tirare calci, mentre Shadow portava due dita sotto il collo di Kem e constatava che era vivo.
  -Sta bene- assicurò a Mar, che si calmò tornandogli accanto dopo che Manic l’aveva lasciata.
  -Lei un po’ meno- disse Vector, riferendosi alla gatta –Dobbiamo portarla subito a farle curare la ferita sulla gamba- la prese per le braccia e Knuckles fece lo stesso con le gambe.
Manic prese Kem imbraccio e Mar lo seguì a testa bassa, diretti in infermeria.
  -Conosco anche lei- mormorò Mar, rivolta a Manic che camminava con lo sguardo fisso davanti a sé, senza darle molto conto, anche se lei poteva notare che la stava ascoltando da come le orecchie erano rivolte all’indietro, attente –Si chiama Torelay, è un’amica mia e di mio fratello.
  -Bene- si limitò a ribattere lui.
Quando arrivarono, dei dottori portarono subito via Torelay per curarle la ferita, mentre Kem fu portato a curare le scottature che risultarono di terzo grado. Jet, Sonic e Silver dovettero tornare nei loro letti, mentre gli altri tornarono in trincea. Si diedero tutti appuntamento alla mattina dopo, prima dell’alba. Avrebbero discusso su come agire per fermare Mephiles.
Manic stava seduto a spalle ricurve con le braccia poggiate sulle ginocchia davanti una finestrella nel tendone, la luce del pomeriggio gli illuminava mezza faccia. Mar sospirò guardandolo da lontano e gli si avvicinò.
  -Scusa per prima- disse e lui si voltò con sguardo interrogativo –Per come ho reagito davanti a mio fratello. Io... credevo fosse... fosse morto. Dopo ho pensato che magari a te e Sonic non avrebbe fatto molto... piacere... vedere una scena del genere. È solo che...
Manic si alzò di scatto e portò le sue labbra a quelle di lei per zittirla. All’inizio rimase colpita e spalancò gli occhi, poi si fece trasportare e li chiuse pure lei, baciandolo a sua volta.
Si staccarono dopo alcuni secondi che a Mar parvero interminabili e troppo pochi allo stesso tempo.
  -Perché?- si limitò a chiedere in un soffio. Doveva alzare molto la testa per guardarlo dritto negli occhi, visto che erano così vicini.
  -Perché sei bella, intelligente, affascinante e fantastica- sussurrò lui giocando con un ciuffo di aculei di lei.
  -Ma io stavo parlando!- sbottò Mar allontanandosi e guardandolo arrabbiata –Pensavo fossi triste per Sonia e che ce l’avessi con me per come mi ero comportata, ti stavo facendo le mie scuse, ero addolorata, dispiaciuta e tutto il resto e tu che fai? Mi baci?
  -Stai dicendo che non ti è piaciuto?- chiese lui con sguardo malizioso.
  -Si! Cioè, no... Non dico che non mi è piaciuto, mi è piaciuto, si, ma pensavo che non fosse il momento adatto...
  -Okay- tagliò corto Manic con voce ferma, spostando lo sguardo –Forse non era il momento adatto. Scusa.
Tornò a sedersi e riprese la posa di prima.
Mar gli si avvicinò, dispiaciuta. Non poteva prendersela con lui per un semplice bacio. Forse l’aveva fatto perché aveva bisogno di conforto, cosa che solo lei poteva dargli. Stare con Sonic significava solo altro dolore e lei era l’unica persona che poteva capirlo, visto che anche lei aveva un fratello.
  -Scusa Manic- mormorò, e una lacrima le bagnò la guancia nella penombra del tendone vuoto –Scusa, scusa, scusa- portò un mano alla faccia e lui allungò un braccio verso di lei. La avvicinò a sé e la fece sedere sulle sue gambe.
Si abbracciarono mentre lei piangeva e lui cercava di consolare lei e se stesso con altri baci.

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Cabina del Capitano:
Assfggfscfjdmckedjvormepsdkscm 
Okay, basta ^^" scusate, non vedevo l'ora di scrivere questa scena *^*
Avrete notato l'assenza di Mar nel mio angolino, no? Beh, potete immaginare dove sia .3. 
In quanto alla storia... Posso chiedervi un parere? Secondo voi la sto incentrando troppo sul mio OC? Non so, temo di avere quest'impressione, ma forse quella dei lettori è diversa, quindi apprezzerei che mi diciate cosa ne pensate. 
Riguardo le recensioni, ho notato che c'è stato un calo. Voglio dire, già ricevo poche recensioni a capitolo, adesso mi sembrate tutti meno attivi del solito, forse a causa delle vacanze. Vabbè, dai, divertitevi, voi che potete, io sono sempre chiusa a casa T-T L'importante è che quando tornate vi facciate vivi, ho sempre bisogno di sapere cosa ne pensate della storia, anche perchè se lasciate recensioni ci guadagnate pure punti u.u
Spero di riuscire a terminare il prossimo capitolo prima della settimana prossima, visto che è rimasto in sospeso. Il punto è che speravo di trovare tutto il tempo che volevo durante l'estate, ma sembra che anche la mia ispirazione sia andata in vacanza e lasciare la storia proprio adesso sarebbe come mangiare tutta la copertura di cioccolato del Magnum e lasciare la crema bianca... Le mie metafore farebbero invidia ad Augustus Waters ._.
Beh, spero di sentirvi in molti, come sempre.
Don't touche the cinnamon!
BD
 

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Capitolo 20
*** Tails e Charmy in missione ***


Quella mattina faceva più freddo del solito, nonostante la primavera fosse ormai agli sgoccioli. Mar si svegliò prima di Manic, con cui aveva dormito sotto le stesse coperte, e si diresse nel tendone dove suo fratello era stato portato dopo essere stato curato.
Era seduto sul suo letto con le spalle poggiate al muro e sfogliava un libro tascabile.
  -Ciao, Kemo- lo apostrofò lei a bassa voce per non svegliare il resto degli infortunati.
Lui alzò lo sguardo dal suo libro a fatica, interessato al continuo, e quando la vide sorrise.
  -Mar- mormorò.
  -Come ti senti?
  -Beh, vediamo. Un robot mi ha seguito per tutto il bosco mentre tenevo Torelay imbraccio, un razzo mi è esploso quasi addosso, ho scottature di terzo grado sul collo e sulle spalle e la mia felpa preferita è andata distrutta. Bene, grazie per l’interessamento.
Mar sorrise e gli getto le braccia al collo, stringendolo in un abbraccio spaccaossa.
  -Mar! Mar, brucio!- si lamentò lui.
  -Oh, scusa, hai ragione. Senti, Kem, ora devo andare, ma tornerò appena posso, va bene?
Avevano troppe cosa da dirsi. Perché lui e Torelay erano arrivati fin lì, come mai i due fratelli non erano riusciti a contattarsi telepaticamente come sempre...
Il riccio annuì, ormai persosi nel labirinto di parole del suo libro, e Mar poté andare all’appuntamento.
 
Tutti i componenti del terzo squadrone, compresi Tails e Charmy, si ritrovarono in una trincea abbandonata, per parlare sul da farsi.
  -Bene- iniziò Sonic, le braccia ancora ingessate – Qual è il piano?
Mar aprì la bocca per parlare, ma Manic la precedette: -Ho sentito Bass the Hedgefox e Mighty the Armadillo parlare tra di loro. A quanto pare anche Mighty è uno degli scagnozzi di Mephiles, perché dicevano che a Spagonia stanno molti di loro, di suoi uomini, sotto le falsi vesti di medici pronti a somministrare il liquido X- disse, con voce ferma e fredda –Il nostro compito, per ora, è scoprire ciò che possiamo riguardo i loro piani, come agiscono, di cosa si occupano e soprattutto come funziona il liquido X.
  -E come vuoi che ci riusciamo?- chiese Knuckles con le braccia conserte, lo sguardo serio fisso su di lui. 
  -Questo sarà il lavoro di Tails e Charmy. Dovranno infiltrarsi come sempre nel campo di Spagonia e scoprire quanto più possibile, riportandoci ogni particolare.
Silver si fece avanti. Aveva grosse occhiaie sotto gli occhi, ferite ancora non del tutto cicatrizzate su tutto il corpo e quando una folata di vento lo colpiva tremava come una foglia, stringendosi nel suo maglione azzurro.
  -Di solito proprio i soldati sono coloro che sanno meno- commentò l’argentato –Come pensi che i bambini possano scoprire qualcosa da loro?
  -Le voci girano, Silv- parlò Sonic al posto di Manic –E poi ci saranno spie di Mephiles anche lì da loro. Se ambisce a diventare un dittatore o che so io, ne avrà messe anche sotto i letti, se non nascoste nei bagni pubblici. In amore e in guerra tutto è lecito.
Manic annuì convinto.
  -Quindi, per prima cosa agiremo così- disse –Charmy e Tails si infiltreranno in trincea nemica cercando di carpire informazioni. Quando sapremo quello che ci serve potremo pensare a come comportarci.
  -Dovremo dire a Vector della nostra missione?- chiese Tails per Charmy, che sembrava abbastanza preoccupato, anche se cercava di non darlo a vedere.
  -Meglio di no- rispose Mar –Meno sa, più noi abbiamo libertà di azione. Potrebbe mettersi a fare domande e magari vorrà impedirci di agire raccontando tutto ai governi del mondo eccetera. Si creerebbe solo più casino e Mephiles potrebbe sfuggirci accorgendosi della confusione.
Il resto della squadrone annuì, consapevole del fatto che la riccia avesse ragione. Si salutarono e Manic disse a Tails e Charmy di farsi vedere lì quel pomeriggio, per iniziare la missione.
A dire la verità tutta quella storia preoccupava i bambini, che cercavano di non sembrare spaventati per convincere gli adulti che potevano farcela, ma non potevano di certo mentire a loro stessi.
  -Non devi preoccuparti, Charmy- lo rassicurò Tails quando si furono allontanati –Il nostro compito è solo quello di fare le spie.
  -Non so, Tails...- borbottò l’ape sconsolata –Ho come un cattivo presentimento...
 
Ora che Kem poteva finalmente alzarsi dal suo letto, posò il libro appena finito sul comodino e andò a cercare Torelay. Non l’aveva più vista da quando era svenuto e sperava che quando l’avevano portato in infermeria avessero trovato pure lei. Uscì dal piccolo tendone mezzo vuoto con indosso solo i pantaloni marroni e si diresse al resto dei tendoni. Dopo aver sbirciato in alcuni di questi, trovò finalmente la sua amica. Dormicchiava con un’espressione serena in volto e questo lo rassicurò. Si avvicinò piano per non svegliarla e rimase a guardarla per un po’. Quando avrebbe rivisto sua sorella le avrebbe spiegato perché erano là: la casa di Kem era stata distrutta durante un bombardamento mentre lui era a casa di Torelay e una volta tornato e scoperta la tragedia, decise di andare a cercare sua sorella e la sua amica aveva deciso di accompagnarlo. Non aveva idea del perché non riuscisse a sentire Mar telepaticamente come spesso succedeva, per questo non l’aveva trovata subito come invece sarebbe successo se avesse potuto chiederglielo direttamente. Sapeva che c’era qualcosa che non andava, ultimamente, lo sentiva. Ma ora non gli sembrava il momento di pensarci, anche perché Torelay aveva cominciato ad aprire gli occhi e a sorridergli debolmente.
 
Dal campo nemico si vedevano innalzarsi al cielo densi fumi grigi che, rovinando il paesaggio ancor più di quanto non lo fosse già, rendevano l’atmosfera più pesante.
L’aria puzzava di fumo e il sole non sembrava voler tramontare nonostante fossero le cinque e mezza di un fresco pomeriggio d’autunno.
Tutti i componenti del terzo squadrone, tranne Vector, erano riuniti ad aspettare il momento giusto per mandare nelle trincee di Spagonia Charmy e Tails.
  -Siete proprio sicuri di volerli mandare senza dire niente a nessuno?- Chiese Silver, che durante la giornata era stato in infermeria per le ultime cure. Stava già meglio –Se dovesse accadere qualcosa, come potremmo spiegare che Tails e Charmy non sono...- ma venne interrotto da Shadow che, più cupo del solito, lo precedette: -Tu vedi di non buttarcela, la sfiga.
  -Ragazzi, siete pronti?- chiese Sonic ai due bambini. Questi annuirono poco convinti, anche loro temevano che potesse succedere qualcosa come diceva Silver. Allora Sonic si inginocchiò e mise una mano sulla spalla di ciascuno –Ascoltate. Siete due ragazzini molto coraggiosi, avete già fatto cose del genere milioni, se non miliardi di volte, sapete cosa dovete fare, sapete riuscire a non farvi vedere, siete veloci e intelligenti. Non può succedervi nulla, chiaro?
Allora Tails e Charmy annuirono un tantino più convinti e Sonic sorrise, per quanto la tristezza che gli pervadeva ancora il cuore dopo l’accaduto del giorno prima glielo permettesse.
  -Bravi- disse –Ora state pronti, Mar vi teletrasporterà direttamente sul posto.
Il volpino e l’ape si stavano dirigendo verso Mar, che li aspettava in un angolo di trincea, quando Sonic fermò Tails per la spalla e lo fece tornare indietro.
  -Cosa c’è, ancora, capitano?- chiese il volpino.
  -Ti voglio bene, Tails- disse il blu a bassa voce –Vedrai che ci riuscite. In ogni caso Mar è sempre pronta ad aprire un portale per farvi tornare indietro. Tornerete indietro, non devi preoccuparti. E ti porterò a casa con me. Te lo prometto.
La volpe sorrise leggermente ed annuì, per poi abbracciare Sonic che lo strinse tra le braccia ancora ingessate.
  -Pronti, avventurieri?- chiese Mar mettendo le mani davanti a sé. Quando i bambini annuirono, allargò le braccia con un colpo secco e il portale verdeazzurro si aprì.
  -Andiamo!- esclamò Tails, che entrò nel portale seguito da Charmy.
 

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Cabina del Capitano:
Ma shalve (?), come va, tutto bene? Io per niente, proprio oggi pomeriggio mi sono svegliata dopo un pisolino con la febbre e quindi la notte di Ferragosto me la passo a casuccia invece di fare il bagno di mezzanotte in piscina con tutti i miei amici :'(
Se ci sono errori nel capitolo chiedo venia, ma il mal di testa non mi permette di leggere troppo, già è qualcosa che sto pubblicando, stando davanti al computer. A proposito, visto che ce l'ho fatta? Era da un po' che ero ferma a questo capitolo perchè non mi veniva proprio di continuarlo, ma proprio stamattina mi sono svegliata (alle 11 ù-ù) e ho cominciato a scrivere. Spero sia decente quanto basta. 
Fatevi sentire, mi raccomando!
Don't touch the cinnamon!
BD

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Capitolo 21
*** Bombe ***


  -Ben svegliata, Torey- disse Kem passando all’amica il bicchiere d’acqua poggiato sul comodino in vimini.
  -Kem- disse lei con voce secca. Afferrò il bicchiere e bevve tutta l’acqua in una volta, poi lo passò di nuovo all’amico e si sedette meglio –Stai bene, meno male. Avevo paura che potesse succederti qualcosa.
  -Mi conosci, piccola, non mi faccio mica mettere kappaò da un missile, figuriamoci!- rise lui. Anche lei rise, aprendo la bocca e mostrando i due canini allungati tipici dei gatti, gli occhi resi più piccoli che sembravano ancor più luminosi, come a voler accentuare la sua risata cristallina.
  -Ho avuto paura che fosse la fine- fece allora Kem abbassando gli occhi e il tono di voce –Che quella stupida ferita ti avesse ucciso. E che io non avessi potuto salvarti.
Torelay guardò l’amico con compassione, intenerita dalle sue parole. Allungò una mano e la mise sopra quella di lui, stringendola.
  -Ehi, va tutto bene. È finita, visto? Stiamo bene entrambi, a quanto pare mi hanno medicato a dovere, ovunque noi siamo.
  -Nel bel mezzo della guerra- sorrise lui sarcastico. La gatta aggrottò le sopracciglia, non sicura di credergli o di pensare che fosse un’altra delle sue sparate.
  -Eravamo vicino al campo di battaglia su Angel Island, ricordi?- continuò allora il riccio –Ci hanno trovato dei soldati e ci hanno portato nelle loro infermerie. Ho anche trovato mia sorella.
  -Tua sorella è qui?
  -È un’infermiera, una crocerossina, qualcosa del genere. Non abbiamo avuto modo di parlare, ancora, aveva da fare. Ma appena potrà verrà a trovarci.
Torelay annuì, stanca.
  -Forse è meglio che tu riposi ancora. Mi sembri stanca- fece Kem, alzandosi dalla sua sedia –Io torno nel tendone dove c’è il mio letto.
Fece per avviarsi, ma sentì Torelay tirarlo per il polso.
  -Kem, aspetta!
Lui si fermò e si girò verso di lei, con sguardo interrogativo.
  -Resteresti con me?- gli chiese con due occhi grandi così. Kem vedeva quanto la spaventasse il fatto di trovarsi in mezzo alla guerra.
  -Certo. Quando vuoi, io ci sono- disse lui avvicinandosi mentre Torelay alzava le coperte per farlo sdraiare accanto a lei –E anche quando non vuoi, rassegnati- rise sdraiandosi nel letto della sua amica, che rise a sua volta.
  -Grazie, Kem- sussurrò abbracciandolo –Ti voglio bene.
Kem sentì il tocco delle dita fredde dell’amica sul torace nudo, ma provò a far finta di niente, abbracciandola a sua volta.
  -Te ne voglio anche io, Torelay- e le diede un leggero bacio sulla fronte.
 
I soldati andavano di qua e di là tra le trincee di Spagonia, correvano su e giù tra le scalette e i tunnel, si salutavano velocemente quando si incontravano, diretti alle trincee dove venivano tenute le armi.
L’ape e il volpino, nascosti in una nicchia da dove si vedevano gli scarponi dei soldati alzare polvere e terra, stavano in silenzio, cercando di cogliere alcuni spezzoni delle loro frasi.
 -Tu capisci niente?- chiese a bassa voce Charmy al compagno, accucciato accanto a lui.
Effettivamente la confusione non era molto d’aiuto per i due ragazzini. D’un tratto, però, delle parole giunsero alle loro orecchie chiare e scandite, sovrastanti il resto delle voci: -Dove vai, soldato?- chiese un tizio fermatosi proprio davanti al nascondiglio di Tails e Charmy.
 -Sono stato incaricato di dare un messaggio al comandante da parte dell’Oscuro- rispose l’altro.
I ragazzini si incuriosirono di colpo e rizzarono le orecchie.
 -Sentiamo questo messaggio- lo spronò il primo soldato.
 -Non è possibile- ribatté l’altro –Mi è stato ordinato di mandarlo solo ed esclusivamente al comandante.
I bambini sentirono sbuffare il primo soldato e videro i suoi piedi farsi da parte, per far passare il secondo.
 -D’accordo- concesse –ma sbrigati. Ci è arrivata notizia che Apotos ha un piano per sterminarci durante il prossimo attacco, dobbiamo prepararci.
Tails e Charmy si scambiarono un’occhiata allarmata. Non sapevano di nessun piano segreto. Comunque decisero di seguire il soldato del messaggio fino ad una trincea scavata più infondo delle altre. Lì stava quello che doveva essere il comandante, seduto a lucidare il suo pugnale, che alzò lo sguardo notando il nuovo arrivato.
  -Identificati, soldato- gli ordinò il comandante.
  -Rater the Squirrel, signore- obbedì diligentemente l’altro -Numero matricola 7945. Sono qui per consegnarle un messaggio da parte dell’Oscuro.
Il comandante smise di lucidare il pugnale e gli diede finalmente tutta la sua attenzione.
  -Si fa sentire, finalmente!- esclamò la tigre seduta con le gambe accavallate –Si, Mephiles mi aveva detto che avrebbe mandato un messaggio, ma non pensavo mi avrebbe fatto aspettare tanto. Allora, sentiamo.
Rater annuì e parlò: -È quasi pronto per l’attacco definitivo. Dice che già a molti è stato somministrato il concentrato di Valladio. Sia tra i soldati, in guerra, che nelle città stesse, molti hanno accusati malori, spesso  a causa della guerra stessa e i suoi dottori, sparsi ovunque, hanno prescritto il Valladio a tutti.
  -Quanti sono morti?- chiese il comandante.
  -Tra i civili almeno duemila, ma il numero sarà ormai cresciuto. Mentre tra i soldati... molti di più, tra le quattromila e le cinquemila persone. Infortunandosi finiscono con più probabilità nelle infermerie e lì è pieno di dottori dell’Oscuro.
  -Certo...- mormorò la tigre massaggiandosi il pizzetto –Bene, tutto qua?
  -No, no! Ha dato ordine di attaccare Apotos domani mattina alle cinque, Mazuri penserà ad attaccare Holoska nello stesso momento. In questo momento, se si è ben organizzati, possiamo vincere la guerra.
  -Alle cinque, perfetto. Darò l’ordine. Sei stato molto bravo, Squirrel, grazie.
  -Si figuri, comandante. Arrivederci.
Lo scoiattolo diede le spalle al suo superiore dopo essersi congedato, ma non fece in tempo a fare un solo passo che questo gli puntò una pistola alle spalle e gli sparò in mezzo alle scapole.
Tails e Charmy sbarrarono gli occhi per lo stupore e l’orrore, mentre le orecchie gli fischiavano per il botto risuonato in quello spazio così ristretto.
  -Così stai zitto per un po’...- sogghignò il comandante, riposando la pistola sulla scrivania per poi tornare al suo lavoro.
Ancora un po’ scossi, Tails e Charmy decisero di tornare e raccontare tutto dell’attacco imminente alla loro squadra. Volarono fino al campo di battaglia, quando sentirono l’allarme che annunciava l’inizio di un’altra battaglia. Pensando fosse quella di cui non sapevano niente lanciata da Apotos, accelerarono per raggiungere le loro trincee prima che potesse succedergli qualcosa nel mezzo del campo in cui i soldati cominciavano a correre frenetici.
 
  -Generale, cosa succede?- chiese Sonic a Vector, fermo a braccia incrociate accanto ad alcuni soldati che indossavano speciali occhiali e tenevano delle ricetrasmittenti in mano.
  -Abbiamo ordinato agli squadroni sette, otto e nove di entrare in battaglia- rispose il coccodrillo, serio.
  -Il mio squadrone non ne sapeva niente- ribatté il riccio. Sentito l’allarme era corso a vedere se c’era stato qualche errore.
  -Beh, ora lo sai, non c’era motivo perché lo venissero a sapere tutti, la missione è la loro. Vi conviene andarvi a mettere al riparo, abbiamo un asso nella manica.
  -Sarebbe, se posso?
  -Bombe. Fra qualche minuto il soldato Mouse, qui accanto a me, darà l’ordine agli aerei quassù di lanciarle sul campo.
Sonic sgranò gli occhi: -Come sarebbe a dire? È un suicidio!
  -Lo è. Ma i tre squadroni che abbiamo mandato si sono offerti volontari per questo onorevole lavoro. Se riusciamo a sterminare questi soldati adesso, non avranno il tempo di chiamarne altri, perché abbiamo intenzione di infiltrarci nelle loro trincee e fare fuori gli ultimi rimasti. Vinceremo la guerra.
  -Aspetti! Non sapevo nemmeno che abbiamo delle bombe a disposizione.
Il volto di Vector si incupì.
  -Generale- lo chiamò Sonic.
  -Robotnik- si limitò a dire il generale dopo alcuni secondi di silenzio e Sonic capì tutto. Non poteva pensare che  fossero caduti così in basso da chiedere al dittatore Ivo delle bombe per sterminare l’esercito di Spagonia. Ma ora che ci pensava non era il momento per starci a rimuginare: avevano mandato Tails e Charmy in missione! Se si fossero trovati sul campo di battaglia per tornare mentre le bombe cadevano...
  -Generale!- gridò –Non può lanciare quelle bombe!
  -Come? E perché no?
In quel momento Mouse attirò l’attenzione di Vector: -Signore, quando pensa che...?
  -Non può perché...- lo interruppe Sonic –Ecco... è difficile da spiegare...
  -Hedgehog, mi stai solo facendo perdere tempo!- lo riprese Vector, alterato –Mouse, aspetta ancora qualche secondo...
Sonic lanciò un’occhiata al campo, dove la battaglia stava continuando, poi al topo che teneva il dito pronto sul pulsante della ricetrasmittente per dare l’ordine, poi al suo generale e infine di nuovo alla battaglia.
Battaglia, soldato, generale battaglia.
Battaglia.
Soldato.
Generale.
Battaglia.
Tails.
Aspetta. Pensò. Tails! Aguzzò la vista e accanto al volpino vide anche Charmy. Volavano ad una distanza di sicurezza dalla battaglia, ma a quanto pare era l’unico ad averli visti, perchp Vector non sembrava averli ancora notati.
  -Mouse- lo chiamò Vector –Preparati a dare l’ordine.
  -No!- urlò Sonic.
  -Cosa c’è?- chiese esasperato il generale.
  -Ancora qualche secondo, generale!
  -Si può sapere qual è il problema?
Sonic ci pensò. Non poteva dire di aver mandato due bambini in missione senza dirlo a nessuno. Come minimo l’avrebbero sospeso dal suo incarico a vita, ma non poteva nemmeno permettere che i due ragazzini morissero per colpa sua e della sua squadra.
  -Tra cinque...-cominciò Vector.
  -Aspetti!
Ma Vector aveva deciso di ignorarlo: -...Quattro...
Sonic lanciò un’altra occhiata a Charmy e Tails. Erano ancora troppo lontani, non ce l’avrebbero fatta e non avrebbero nemmeno accelerato, visto che non sapevano cosa stava per accadere.
  -...Tre...
  -Non ancora, la prego!
  -...Due...
  -Generale!- nella sua voce poteva sentire la disperazione, mentre il cuore gli batteva talmente forte nel petto da farglielo bruciare.
  -...Uno!
Il soldato Mouse parlò alla ricetrasmittente: -Sganciare le bombe. Ora!
Orecchie ovattate, occhi che bruciavano, pavimento mancante sotto i piedi, sudore freddo, vertigini. Tutto quello Sonic lo provò allo stesso tempo. Nel medesimo istante in cui diversi fischi vagamente distinguibili si facevano largo tra le urla e le esplosioni, accompagnando numerose bombe grandi come carrozze che si abbattevano in diversi punti e a diverse distanze, mandando in aria corpi e armi.
Era impossibile sentire le urla strazianti dei soldati sotto i botti delle enormi bombe, era impossibile distinguere le sagome per Sonic, stordito dal rumore e dai sensi di colpa.  
Non ricordava quanto tempo fosse passato dal bombardamento, ma si fece largo a tutta velocità tra i soldati che cercavano i resti di alcuni corpi dei propri compagni per spedirli alle famiglie accompagnati da semplici lettere di condoglianze, dove stava scritto che “era stato un bravo soldato e aveva combattuto fino alla fine con gloria e onore”.
Cazzate. Si ritrovò a pensare, mentre sgomitava per passare, quando qualcosa attirò la sua attenzione. Si avvicinò ad un ciuffetto di peli mezzi carbonizzati, biondi e bianchi e sentì un tuffo al cuore. Erano di Tails, non c’erano dubbi. Allungò lo sguardo e vide una gamba brutalmente staccata dal ginocchio, il piede coperto da una scarpina rossa con la punta bianca e più in là ancora un braccino, corto e sottile, incredibile che fosse sopravvissuto all’impatto. Le lacrime spingevano contro le palpebre, volevano uscire e lui non fece molta resistenza. Cominciarono a sgorgare a fiotti, quando dei passi pesanti arrivarono alle sue spalle. La persona che l’aveva raggiunto si lasciò cadere in ginocchio pesantemente, allungò una mano e prese il braccino come se fosse stato una reliquia. E forse era proprio ciò che era diventato. L’ultima cosa che restava di Charmy, insieme agli occhialoni sporchi di terra e dalle lenti piene di crepe.
  -Charmy?- mormorò, lasciandosi scappare un singhiozzo di pianto incredulo.
Sonic serrò gli occhi e annuì, stringendo il ciuffetto di peli in una mano.
  -Oh, Signore...- disse. Si alzò e diede le spalle al riccio, ancora inginocchiato. Fece per allontanarsi con il braccino e gli occhialoni in mano. Cosa avrebbe detto a Vanilla e Cream? Era già morto Espio e sapeva come la coniglietta l’aveva presa. Ora che anche il suo compagno di giochi aveva fatto la stessa fine cosa sarebbe successo?
  -Generale, aspetti- tentò Sonic, allungando una mano verso il suo superiore.
  -Domani mattina. Alle cinque. Devo parlarti- ordinò il coccodrillo e si allontanò, sotto gli occhi mortificati di Sonic, che temeva già un declassamento o un’espulsione.


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Cabina del Capitano e di Mar:
Mar: ç__ç Tu non sei una persona normale, con dei sentimenti... Tu non hai cuore ne' scrupoli, sei una specie di mostro mostruoso!
Ne ho sentite di peggio... Accaniti lettori ma anche no, come va? Chiedo scusa se la settimana scorsa non ho aggiornato, ma il capitolo non era ancora pronto e dovevo partire con gli scout, ergo ho preferito lasciar perdere.
Spero di riuscire a farmi perdonare con questo capitolo di più di tre pagine e ricco di... noia...
Mar: Sei pallosa, quando ti ci metti, è vero.
Grazie, carissima... Morsi della notte?
Mar: Io sono nella tua testa, so che uccidono perchè hai letto Hunger Games...
Io ci ho porvato... Anyway, ho deciso di pubblicare oggi invece che domani, perchè avevo anche pensato di pubblicare domani il capitolo 22, ma non l'ho ancora nemmeno iniziato. Dovremmo essere quasi alla fine, ormai, ma tutte le idee che ho per completare la storia sono per i fatti loro, non trovo collegamenti per mettermi sotto e scrivere. Non so, nella mia testolina riccioluta c'è solo tanta confusione.
Mar: Nonchè poster di Wolverine...
Nonchè poster di Wolverine *^* E boh, vedrò di fare qualcosa, intanto voi pensate alle recensioni e a quanto siano affascinanti quelle bandierine verdi, eh?
Don't touch the cinnamon!
BD & Mar

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Capitolo 22
*** Correre ***


Il giorno dopo Shadow e Sonic furono chiamati nell’ufficio di Vector per un motivo a loro sconosciuto. O almeno, a Shadow: Sonic sapeva cosa lo aspettava.
Arrivarono nell’ufficio e vi trovarono Vector e, con loro grande sorpresa, Fang, il mercenario che li aveva aiutati nella missione per salvare Silver tempo addietro.
  -Salve, colleghi- li salutò la donnola portando due dita alla fronte e allontanandole velocemente.
  -Non siamo tuoi colleghi- quasi grugnì Shadow, ricevendo un’alzata di spalle per tutta risposta.
  -Accomodatevi, soldati- li esortò Vector, mostrandogli delle poltroncine e andando a sedersi alla sua, dietro la scrivania.
Visto che Sonic stava a testa bassa, fu Shadow a parlare: -Ci dispiace per quello che è successo ieri, ma non capisco perché ci avete chiamati entrambi. E perché Fang è qui, pensavo fosse solo un mercenario.
  -Loquace, oggi, eh?- lo schernì Fang con un sorriso beffardo, che mantenne anche quando il nero lo fulminò con lo sguardo.
  -Fang non è un semplice mercenario, Shadow- disse Vector –Ragazzi, vi presento il generale delle forze armate di Mobius.
 Ci furono alcuni secondi di silenzio, in cui Vector aspettava una qualche reazione da parte dei due ricci che invece rimasero immobili cercando di assimilare le parole “Fang” e “generale delle forze armate di Mobius”.
  -Che?- fece di colpo Sonic rivolgendo una smorfia di incomprensione alla donnola, che rimase impassibile.
  -Era sotto copertura, in realtà è un pezzo grosso, di quelli che controllano la situazione nelle guerre, uno dei boss, insomma- spiegò Vector.
  -Oh, mi lusinghi, Vector!- fece allora Fang fintamente imbarazzato –Ma non posso dire che non hai ragione. Per l’esattezza sono dell’associazione militare che parteggia per Apotos. Io e i miei colleghi controlliamo la guerra che combattete voi e decidiamo se inviare rinforzi, che siano altri soldati o medicinali o armi.
  -Devo ammettere che avete proprio un gran bel tempismo!- lo interruppe Shadow con tono ironico.
  Fang lo ignorò e continuò: -Ma oggi non sono qua per spedirvi qualche uomo di riserva. Bensì per levarvelo.
  Sonic sentì un brivido lungo la schiena, come se delle fredde dita appuntite gli avessero percorso tutta la spina dorsale e abbassò la testa.
  Shadow, dal canto suo, non capiva ancora cosa volesse dire Fang e guardò Sonic interrogativo, non trovando il suo sguardo, ma solo le sue orecchie piegate all’indietro, in una posizione di sottomissione.
  -Sono venuto a conoscenza del tragico fatto che ha trovato vittime due bambini a causa delle vostre bombe, delle bombe che noi vi abbiamo mandato dopo aver contrattato con il dittatore Robotnik- spiegò Fang, diventando di colpo serio, il volto cupo, il tono di voce abbassato di almeno un’ottava –Il punto è che il capo dell’operazione, nonché capitano dello squadrone che l’ha messa in atto- si fermò un istante, come per dare più drammaticità alla scena –è Sonic.
 Adesso anche Shadow aveva abbassato lo sguardo.
 Sonic sapeva che non era stato veramente lui il capo dell’operazione, ma suo fratello, ma non poteva certo dire che un dottore, non un militare, era il vero “colpevole”. E poi non avrebbe mai accusato suo fratello, era l’unica persona rimastagli, oltre Amy e Jackie, sempre che la guerra non si fosse portati via anche loro e la notizia non gli era ancora arrivata. Scosse leggermente la testa per scacciare quei pensieri pessimisti.
 -Abbiamo quindi deciso- continuò Fang –non di sollevarlo dall’incarico e rispedirlo a casa con l’ordine di non farsi mai più vedere, ma di declassarlo.
 Un leggero sospiro di sollievo scappò dalla bocca di Sonic, impercettibile. Almeno non avrebbe dovuto dire addio alla vita militare, quella per cui aveva sempre dato tutto sé stesso fin dalla morte di suo zio. Questo non era poi una tragedia.
 -Di conseguenza abbiamo scelto Shadow come capitano dello squadrone- terminò allora Fang.
 Shadow alzò la testa di scatto e sgranò gli occhi.
 -Sei uno dei più competenti, oltre Sonic, per questo abbiamo pensato che sei il più adatto. Certo, non è una cerimonia ufficiale, ma possiamo promuoverti a questo nuovo incarico anche in situazioni di grande bisogno, come questa.
 Una punizione è una situazione di grande bisogno? Si chiese Sonic, pensando che avrebbero potuto fargli almeno finire la guerra da capitano, se non fosse morto prima. Ma ormai era fatta. Shadow era capitano del terzo squadrone e lui un soldato al livello di Knuckles o di Silver. Non che si fosse mai sentito tanto diverso, lui era più quello che faceva da tramite tra i pezzi grossi e lo squadrone e decideva sul da farsi in situazioni critiche, eppure quello che sentiva ora era solo umiliazione. Aveva perso il suo onore. Ciò per cui avrebbe fatto di tutto, nella sua vita da militare.
 Furono congedati e camminarono verso la loro trincea in silenzio, uno di fianco all’altro.
 In quel momento un rimbombo fece tremare il terreno sotto i  loro piedi e quasi persero l’equilibrio.
 -Che succede?- gridò Sonic.
 Shadow si guardò intorno, diversi soldati imbracciarono le loro armi e cominciarono a correre.
 -Non ne ho idea!- fermò un soldato e gli chiese: -Sai cosa sta succedendo?
 Quello scosse la testa: -No, sembrerebbe un attacco, ma non ha suonato nessun allarme.
 I due ricci si scambiarono uno sguardo d’intesa e cominciarono a correre a tutta velocità alla loro trincea, dove trovarono Knuckles, Jet e Silver che imbracciavano i loro fucili per partire.
 A Sonic mancò il respiro, quando vide che ce n’erano così pochi. Erano rimasti solo in cinque. In pochi mesi di guerra.
 Quando si accorsero del loro arrivo, Silver esclamò, rivolto a Sonic: -Capitano, ordini?- ma fu Shadow a rispondere, attirando l’attenzione e la sorpresa su di lui: -Knuckles, Jet, ultima fila, non vogliamo avere altri morti. Sparati a chiunque vi trovate davanti. Se sopraggiungono complicazioni, ritiratevi in trincea. Silver, prime trincee. Fai il cecchino. Caschetto e fucile di precisione sottobraccio. Ecco, prendi il mio- e glielo lanciò –Io e Sonic saremo in prima fila.
 -Non avevi detto che non vogliamo avere altri mor...- fece Knuckles, ma Shadow lo interruppe: -Avete chiesto gli ordini? Li avete avuti. Ora andiamo. Via, via, via!
 E gli ordini li eseguirono. O almeno fu quello che avrebbero fatto, se non si fossero trovati davanti una nube nera e viola che stendeva chiunque toccasse.
 
Scappare.
 Sarebbe stato il primo pensiero di chiunque altro, purché avesse avuto un minimo di buonsenso.
 In quel momento l’unica cosa che mancava a Mar era proprio il buonsenso, oltre Manic, Kem e Torelay.
 Il suo primo pensiero furono loro tre. Suo fratello e la sua migliore amica, feriti e indifesi, avrebbero trovato difficoltà enormi a fuggire. In quanto a Manic, quello nemmeno si trovava.
 Aveva corso ovunque senza nemmeno aprire un portale per non perderselo se si fosse trovato per strada e non in un tendone, ma non riusciva ancora a vederlo da nessuna parte. Finalmente arrivò in quello dove era stato ricoverato suo fratello, ma anche quello era stato evacuato. Allora corse in quello di Torelay, sperando di trovarla e si trovò davanti tre infermiere che non ricordava di aver mai visto che facevano uscire gli infortunati.
 -Scusate, dovrebbe esserci una certa Kitty qui e...- provò, ma quelle le lanciarono un’occhiata di acido disprezzo.
 -Non puoi entrare- la informò una di loro –è vietato ai non addetti.
 Mar aggrottò le sopracciglia.
 -Scusi?- fece –Qui le uniche non addette sono le vostre belle facce di culo!
 Due infermiere le si avvicinarono mentre l’altra continuava il suo lavoro e si misero in posizione d’attacco. Da due portali vicino alle sue mani Mar evocò i suoi Tagliagole.
 -Beh? Vi ho offeso? Eppure al giorno d’oggi gli specchi esistono!- le provocò.
 Le saltarono addosso inferocite, ma prime che potessero toccarla lei mise davanti i Tagliagole e riuscì a squarciare il torace di una. Non era stata sua intenzione, di certo non era arrivata lì con lì intenzione di uccidere qualcuno, ma quelle non erano sembrate affatto intimorite. La seconda, che aveva fatto un balzo all’indietro vedendo la sua compagna venire tagliata in due, saltò sopra il braccio di Mar che si era sporta con l’intenzione di ferirle le gambe, ma non fu abbastanza veloce perché quello che venne tagliato al posto dei piedi fu la testa. Sotto le lame affilate del Tagliagole di Mar si aprì uno squarcio che le bagnò il viso di sangue come in un film di Quentin Tarantino,mentre la testa volava sopra le sue orecchie appuntite. La terza infermiera, rimasta a svolgere il suo lavoro, le si lanciò addosso puntandola con la pianta del piede. Sconvolta com’era per l’accaduto, Mar non se ne accorse in tempo e il calcio le arrivò dritto sullo sterno, levandole il fiato. Riuscì a mantenere l’equilibrio per miracolo mulinando con le braccia, ma i Tagliagole le caddero dalle mani, mentre l’infermiera le andava contro agguerrita.
 Fu allora che vide suo fratello. Era in piedi dietro l’infermiera, ancora dentro il tendone insieme ad alcuni feriti increduli. Mar si concentrò, per quanto le permettesse lo stordimento, e riuscì a intercettare i pensieri di Kem.
 Mar! Riesco a sentirti!
 Kem. Spada o arco?
 Vide il riccio sorridere compiaciuto.
 Spada. Lo sentì rispondere.
 Con un leggero movimento delle dita, aprì un piccolo portale accanto a Kem, che ne estrasse una lunga spada affilata. Con un urlo Kem superò i presenti e si gettò contro l’infermiera ignara del loro discorso che gli dava le spalle e le conficcò la lama tra il collo e la spalla di taglio.
 Altro sangue schizzò addosso a Mar, ma non ci fece nemmeno tanto caso.
 -Cosa succede, Mar?- le chiese passandosi un braccio ancora nudo sulla faccia, sporcandoselo di sangue.
 -Nebbia... nera- rispose Mar col fiato corto, riferendosi a quella partita dal campo di Spagonia e che stava decimando i soldati e che si stava dirigendo anche alle loro trincee –le abbiamo... uccise?
 -Sembrerebbe di sì...- rispose Torelay ora che si era avvicinata –No, aspetta. Guardate!
 Si voltarono e videro i copri squarciati delle tre infermiere dissolversi in una nebbiolina violacea simile a quella di Spagonia.
 -Ma cosa...?- cominciò Mar, ma fu interrotta da Manic, arrivato in quel momento.
 -Che cazzo è successo?- chiese allarmato. Mar lo guardò con gli occhi sbarrati ancora sconvolta e lui la prese tra le braccia e la strinse forte –La tua faccia! Sei ferita?
 -No- rispose lei secca –Sto bene. Dobbiamo scappare.
 Manic annuì, la prese per mano e urlò ai feriti: -Verso la fine delle trincee, raggiungete il fiume e poi il bosco. Correte il più lontano possibile, quella roba li sta uccidendo tutti!
 Mar lanciò un’occhiata a Kem, che prese per mano Torelay e cominciarono tutti e quattro a correre verso quella che sarebbe dovuta essere la loro salvezza, se la nebbia si fosse dissolta.
 Se la nebbia non si fosse dissolta, la soluzione era una sola.
 Continuare a correre.
 

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Cabina del Capitano, Mar e un vecchietto che all'epoca della caccia all'oro fu un baldo giovine (?):
 
LO SO! 
Lo so... Non aggiorno da troppo tempo...
Vecchietto che all'epoca della caccia all'oro fu un baldo giovine: Dalla lontana estate del sessantaquattro!
Che ci fa lui qui?
Mar: Che ci fa lui qui?
Che ci fate voi qui?
Vecchietto che all'epoca del vabbè, avete capito: Che ci faccio io qui?
Mar: Marta, che ci fai tu qui??
Si, avrete perso l'abitudine a trovarmi scorazzare liberamente come un cucciolo di dugongo appena svezzato (?) Eppure non mi sono dimenticata di voi! Ne' tanto meno della storia, sia chiaro u.u è che ho cominciato il primo anno al liceo, ho imparato ad odiare i miei compagni di classe, i professori, il latino e il greco, le macchinette impallate, la sveglia, i cacciatori d'oro...
Vecchietto: Ehi!
Ma sono sempre qui! E per farmi perdonare pubblicherò una one-shot fra poco. Una one-shot triste. E deprimente. Di quelle che mi vengono in mente la notte e che non mi fanno dormire.
Mar: Bel modo che hai di farti perdonare, tu...
Riassunto delle puntate precedenti: Tails e Charmy so' morti e per Sonic so' cazzi. Così, per farla breve.
Vecchietto: Ai miei tempi queste parole nemmeno esistevano!
Mar: Ai miei tempi la gente non si faceva perdonare istigando al suicidio...
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, vedrò di fare prima col prossimo che ho già iniziato, ma non so dirvi quando lo pubblicherò. Ci sentiamo!
Don't touch the...
Vecchietto: ORO!!
No, me l'hai rovinata!! T-T
BD, Mar & Vecchietto (?)

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Capitolo 23
*** Interferenze ***


Sonic aveva visto la nebbia prima di Shadow. Durante tutta la marcia il riccio nero gli era sembrato sovrappensiero e per questo non se ne era accorto prima, ma ora che gliel’aveva fatta notare e che tutto il campo era in subbuglio, sembrava ancora più assente di prima.
 -Porca puttana, Shadow, fai attenzione!- lo ammonì dopo che questi aveva inciampato su un corpo.
 Dal canto suo Shadow non aveva reagito in nessuna maniera apparente. Sonic pensava che se la sarebbe presa con lui per come lo stava trattando, come si fa con un bambino disattento durante una lezione, ma non aprì minimamente bocca, seppure avrebbe dovuto esigere rispetto in quanto capitano del suo squadrone.
 Stavano correndo in direzione opposta, battendo la ritirata come gli era stato ordinato e speravano (o almeno Sonic sperava, visto che Shadow sembrava diventato più apatico del solito) che Knuckles, Silver e Jet si fossero messi in salvo o lo stessero facendo.
 Furono più veloci di molti altri, in quanto la loro natura glielo permetteva, ed entrarono nelle trincee dove trovarono già alcuni soldati. Tutti correvano di qua e di là, chiedendo ordini, urlandone, tremando per la paura di morire, inciampando e chi più ne ha più ne metta.
 Era un putiferio, forse peggio del campo di battaglia stesso, visto che le trincee erano molto più piccole.
 Mentre cercavano Vector, anche loro bisognosi di ordini da eseguire, come giocattoli a molla che senza la giusta carica si ribaltano e continuano a muovere convulsamente le gambe emettendo quel fastidioso rumore, si imbatterono in Jet. In bocca teneva una granata e in mano il laccetto che se staccato dalla bomba la faceva esplodere. Shadow, ovviamente, non se ne curò molto, mentre Sonic sgranò gli occhi allarmato. Afferrò la granata ricoperta di saliva dalla bocca di Jet e la lanciò il più lontano possibile.
 Dopo alcuni secondi si senti il botto che Jet imitò con la voce: -Booom!
 -Jet, dove sono Knux e Silv?- chiese Sonic.
 Il falco si guardò intorno spaesato, poi sembrò ricordare: -Vector, cercavano. Di seguirli, mi avevano detto, ma li ho persi e avevo voglia di mangiare un mango- sorrise innocente.
 Sonic sospirò, rassegnato.
 -Mango- ripetè –Era una bomba Jet!- lo prese per le spalle e cominciò a scuoterlo –Una bomba, cazzo! Avevi in bocca una bomba, non era un mango, era una fottutissima bomba, siamo in una fottutissima situazione e tu mangi delle fottutissime bombe! Vaffanculo, Jet!
 A quel punto Shadow sembrò risvegliarsi e gli puntò il dito contro: -Non voglio sentire parole del genere all’interno del mio squadrone, mi sono spiegato, soldato?
 Sonic lo guardò incredulo, ma non osò ribattere.
 -In mancanza di generali o tenenti o altre figure a cui lecchiamo le chiappette pelose, gli ordini da seguire sono quelli del capitano di squadrone più vicino. Dov’è il capitano più vicino, Hedgehog?
 Il blu continuò a guardarlo confuso e Jet parlò al posto suo: -Uh uh, io lo so, io lo so! George Washington!
 -Il sottoscritto!- lo corresse Shadow esasperato –E il sottoscritto vi ordina di mettere al riparo i vostri miseri aculei e le vostre misere piume in attesa di nuovi ordini. Sono stato chiaro?
 -Sissignore- mormorò Sonic. Al che sparì lasciandosi dietro una scia blu elettrico che andava verso il fiume. Jet lo seguì volando e sbandando un poco, ma anche lui abbastanza veloce perché potesse mettersi al riparo.
 Ora che era certo che fossero al sicuro, almeno per il momento, Shadow poteva pensare a Knuckles e Silver.
 Li trovò che aiutavano alcuni feriti che non potevano proseguire da soli, mentre la maggior parte dei dottori e delle infermiere sembrava sparita. Disse loro la stessa cosa che aveva detto a Sonic e Jet, ma loro decisero di rimanere ancora, mentre la nebbia avanzava.
 Lui rimase con loro.
 
 
Il bosco sembrava così vicino, eppure era irraggiungibile. Così come il fiume, che era ancora più vicino ma ugualmente irraggiungibile.
 Manic guardava confuso il paesaggio, quello che gli stava davanti ma che non poteva nemmeno toccare, respirare. Allungò di nuovo una mano e toccò l’invisibile barriera sul quale Kem pochi secondi aveva sbattuto il naso, che ora gli sanguinava, durante la corsa.
 -Sicuro di non essertelo rotto?- gli aveva chiesto ancora una volta Torelay, apprensiva.
 -No, no, sto bene. Non preoccuparti- aveva allora risposto il riccio castano arrossendo un poco. Effettivamente non era stata tanto la botta a farglielo sanguinare, quanto il fatto che Torelay indossasse solo la felpa di lui che le aveva prestato dopo che gliel’avevano restituita e nient’altro che le mutandine, di sotto.
 Il silenzio era calato una volta che tutti i superstiti erano arrivati al capolinea, come una mai pronunciata ma pesante condanna a morte. Erano tutti sconvolti che fissavano gli alberi, consapevoli che quando la nebbia li avrebbe raggiunti, sarebbe stata la fine.
 Perché quella barriera invisibile impediva loro la fuga? Da dove era spuntata, perché qualcuno avrebbe voluto la loro morte in quel modo?
 Erano i pensieri di Mar, abbracciata a Manic, con la faccia schiacciata contro il suo camice una volta bianco, ora sporco del sangue che le ricopriva le guance.
 Perché quelle infermiere le avevano impedito di passare e si erano dissolte in quella nube viola dopo che lei le aveva uccise? Cosa era effettivamente la nebbia che li stava uccidendo tutti?
 Cosa sarebbe successo ora?
 La morte. Si rispose da sola.
 No. Aveva sentito nella sua testa. Ci mise alcuni secondi per capire che non erano stati i suoi pensieri. Non voglio morire. Kem. Erano i suoi pensieri, l’aveva sentita e ora le stava rispondendo. Non ora che Torelay è mezza nuda accanto a me. Cioè, non avrei dovuto pensarlo a voce alta. No, aspetta... volevo dire che... okay no. Riformulo. Sono troppo giovane per morire! Meglio, molto meglio. E non andare in giro a raccontare quello che hai sentito.
 Mar sorrise leggermente, rincuorata del fatto che almeno suo fratello non aveva perso quella vena comica che, modestamente, gli aveva tramandato lei. Poi il sorriso si spense così come era apparso. A meno che non avesse urlato in quel momento i pensieri poco casti di un sedicenne nel bel mezzo di una crisi di ormoni adolescenziale, non avrebbe mai più potuto farlo a prescindere.
 Sonic arrivò in quel momento, seguito da Jet, che andò a sbattere contro la parete invisibile. Tutti lo ignorarono.
 -Cosa ci fate tutti qui? Correte!- li esortò Sonic.
 -Non si può, Sonic- gli fece notare Manic –Siamo in trappola.
 Il blu aggrottò le sopracciglia, confuso. Dopo aver capito cosa stesse succedendo si lanciò in una corsa sfrenata, lungo il muro invisibile, deciso a scoprire se avesse una fine, andando a sbattere contro un’altra parete. Riprovò dall’altro lato, facendo sempre la stessa figura. Erano bloccati, sembrava che chiunque avesse eretto quelle mura -molto probabilmente lo stesso che aveva mandato quella nebbia- avesse voluto circondare l’intera parte di isola volante dove si svolgevano le battaglie.
 -Jet- lo chiamò Shadow, prendendo in mano la situazione. Il falco si voltò di scatto, rivelando due occhi iniettati di sangue, quasi volessero rispecchiare la sua eccitazione in quel momento. Cosa ci trovasse di eccitante, poi, se la vedeva lui.
 -Voglio che voli fin dove non troverai la fine del muro. Mi hai capito?
 Il falco fece il saluto militare e con voce infantile disse: -Si, signor capitano!- e poi, con voce più profonda: -Non ho sentito bene!- e ripeté: -Si, signor capitano!- e ancora: -Oooooh!
 -Shadow, sai che non servirà a nulla. Chiunque sia il pazzo che ha fatto questo di certo avrà pensato anche ad “incoperchiarci”- fece Sonic.
 -Vale la pena provare- ribatté l’altro, rivolgendosi poi a Mar: -Apri un portale. Dobbiamo mandare fuori tutte queste persone.
 Mar spalancò gli occhi. Non ci aveva pensato e la cosa era strana, visto che usava il suo potere per qualsiasi occasione, come quella volta che aveva il telecomando distante dal divano sul quale era stravaccata e l’aveva preso grazie ad un portale, pur di non alzarsi. Pensò che forse era la paura, che forse era ancora sconvolta per quello che aveva fatto poco prima a quelle infermiere dal sangue viola. Poi non pensò affatto e obbedì agli ordini.
 -Gente, ad uno ad uno, per favore- diceva, mentre le persone si spingevano e sgomitavano per scappare da quell’inferno –Non posso aprire varchi più grandi, mantenete la calma e passate rispettando una fila da brave persone civili che siet... oh, al diavolo!
 In quel momento tornò Jet con un occhio nero, dicendo che il muro stava anche nel cielo e che no, non aveva sbattuto l’occhio su di esso, ma che aveva pensato bene di darsi un pugno da solo perché si era ricordato di aver lasciato il gas acceso prima di partire per la guerra.
 -Shadow, la nebbia si avvicina e qui ci sono ancora centinaia di persone, che facciamo?- esclamò Sonic, terrorizzato.
 -Abbattiamo il muro- fece il nero senza scomporsi. Ordinò a Knuckles di colpire più forte che poteva la parete con i suoi guanti e a Silver di provare a spostarla con la telecinesi, ma ogni tentativo fu inutile e loro sprecavano solo tempo.
 La nebbia viola era sempre più vicina, sempre più vicina.
 -Forza, forza!- ora Manic si era messo ad incitare la gente che passava attraverso il varco di Mar –Non puoi aprirne un altro?
 -Non lo so, non ci ho mai provato!- esclamò lei esausta per lo sforzo di averne tenuto uno già per così tanto tempo.
 -E allora provaci, dai!
 -Io non... non ce la faccio!
 -Dobbiamo fare qualcosa, Kem- disse Torelay, che tirava il più possibile sulle gambe la felpa del suo amico che indossava ancora per coprirsi.
 Kem parve pensare, ma non gli venne nulla in mente. A parte...
 -Scavate! Scavate e fate dei tunnel che passino sotto il muro, forza!- gridò. Tutti lo ascoltarono e fecero come detto. Forse chi li aveva intrappolati aveva pensato anche a quello, ma ormai tanto valeva provare. Chi aspettava di passare per il portale scavava e chi passava per il portale scappava via, in preda al panico, senza pensare a chi ancora era intrappolato e senza chiamare aiuto.
 -Sonic, esci- disse Shadow.
 -Cos... Come?- domandò Sonic, pensando di non aver capito bene.
 -Esci e chiama aiuto, sei veloce, puoi raggiungere un centro abitato in fretta.
 -Anche tu sei veloce!
 -Ma sono il capitano, da adesso. E do gli ordini. Tu devi eseguirli- rispose con voce dura. Il blu continuò a guardarlo alcuni secondi. Non aveva mai provato quella sensazione, sembrava un misto tra umiliazione e disprezzo e non sapeva cos’altro. Decise di obbedire, anche perché sapeva che discutere non avrebbe portato a niente, e si infilò in un buco per terra, uscendo dall’altra parte e cercando una via da seguire per arrivare al centro abitato più vicino, dove avrebbe chiesto aiuto. Anche se, ora che ci pensava, chi avrebbe creduto a quella situazione così strana?
 Doveva pur provare.
 In quel momento Mar sentì una forte fitta alla testa e con un gemito si portò una mano alle tempie, chiudendo di botto i portali e piegandosi su se stessa.
 -Mar, cosa c’è?- si preoccupò Manic, che prontamente la prese per le braccia per non farla cadere. Si avvicinarono Kem e Torelay, anche loro preoccupati per averla vista fare in quel modo.
 -Niente, era solo... niente- balbettò la riccia, che si rialzò brancolando un poco. Riaprì con fatica un piccolo portale e lentamente lo allargò per far passare le altre persone. Erano migliaia, eppure la guerra doveva averne sterminato la maggior parte. Non seppe se sentirsi in colpa per quel pensiero, tentò di scacciarlo via.
 -Non è vero- disse Kem –Hai tenuto troppi portali aperti per troppo tempo. Sarai affaticata, non l’avevi mai fatto.
 -Tuo fratello ha ragione, riposati. Gli altri usciranno dalle fosse- fece Manic.
 -No.- nel pronunciarlo Mar si stupì della fermezza della sua voce –Non è la fatica. È qualcos’altro, non so cosa, ma non è la fatica. Sto bene, è già passa... Dah!- ancora una fitta, più forte, nel momento in cui aprì il secondo portale.
 -Fermati, Mar!- tentò Torelay, ma quasi non fece in tempo a finire la frase, che Mar aveva già ripreso a parlare: -Fermi!- l’aveva urlato ad alcuni che stavano per entrare nell’ultimo portale –Non entrate lì!
 -Qual è il problema, Mar?- chiese Manic in tono apprensivo, per quanto glielo permettesse l’ansia: la nebbia era solo a pochi metri dalla folla, che fortunatamente stava diminuendo perché correva in salvo oltre la cupola.
 -Sembra... un’interferenza...- realizzò Mar, gli occhi che le si illuminavano.
 I tre aggrottarono la fronte, confusi.
 -C’è un passaggio, uno strappo ultradimensionale!- spiegò Mar.
 -Beh, avremo tempo di scoprire quanto mitico possa essere, ora dobbiamo andare via- esclamò Kem.
 -No, Kem, non capisci. L’energia che emana è la stessa dell’aura delle infermiere di poco fa... È la dimensione dove si rifugia Mephiles. Ne sono certa.
 
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Cabina del Capitano:

Ahem...
*cantilenando* Chiedo umilmente perdono per il ritardo, mi dispiace tanto eccetera, eccetera...
Mar: Sai che sei antipatica?
Lasciami in pace, ho appena finito Cercando Alaska e sono un attimino intrattabile. Comunque. Buone feste!! :D
Mar: E pensi che gli auguri bastino a farti perdonare?
Tutti: AWWWW!!
Si. u-u
Vabbè, ehm... ragazzi, chiedo davvero scusa, ma sapete com'è, anche voi avete da fare, no?
Tizio in fondo: No.
Allora sparisci, pidocchio.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, gli ultimi che sto scrivendo sono per me un parto. Ormai la storia è quasi finita ed è prorpio il finale a spaventarmi. Scriverlo è difficile. Può sembrare stupido, ma credetemi, non lo è. 
Confido in commentini che mi aiutino a capire che ci sono ancora dei giovani prodi che non mollano, forse più per apere ormai come andrà a finire, ma che mi facciano comunque sapere cosa ne pensano di... 'sta roba...
Auguri ancora, vi amo tutti! 
No, tizio, tu no.
Don't touch the cinnamon!
BD & Mar
 

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