I'm just a teenage dirtbag

di ChiaStyles97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 ***
Capitolo 5: *** Chapter 5 ***
Capitolo 6: *** Chapter 6 ***
Capitolo 7: *** Chapter 7 ***
Capitolo 8: *** Chapter 8 ***
Capitolo 9: *** Chapter 9 ***
Capitolo 10: *** Chapter 10 ***
Capitolo 11: *** Chapter 11 ***
Capitolo 12: *** Chapter 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Chapter 16 ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***


"Even though it hurts I can't slow down,
walls are closing in and I hit the ground,
with "there's no tomorrow" whisper in my mind"

David Guetta - Just one last time



“Svegliati, Jane” sentii mia madre sussurrare, mentre mi scuoteva dolcemente la spalla.
Sollevai le palpebre ancora pesanti e allungai le braccia quanto più potei per stiracchiarmi. Tutta intorpidita, con le gambe addormentate e la schiena dolorante per colpa della scomoda posizione in cui ero stata costretta a dormire, mi guardai intorno. La macchina era parcheggiata accanto al marciapiede, fuori era buio, ormai doveva essere notte inoltrata. Mi voltai e vidi Jake accanto a me, accasciato sul sedile, ancora profondamente addormentato.
“Jake, siamo arrivati a Bradford” cercai di svegliarlo, scuotendogli il braccio.
Lo vidi divincolarsi contrariato e voltarsi dall’altra parte, con gli occhi ancora chiusi, quindi decisi di lasciar perdere e scendere dall’auto.
Sulla strada erano affacciate decine di villette quasi identiche a quella davanti a cui ci trovavamo. Abbassai lo sguardo, sbuffando, afferrai i miei bagagli ed entrai nella nuova casa.
Senza soffermarmi sui mobili in disordine e sugli scatoloni ancora da svuotare, mi diressi al piano di sopra, cercando di ricordare dove fosse quella che sarebbe diventata la mia nuova camera, e non appena la trovai mi gettai sul letto senza neanche cambiarmi, esausta.
Ma, prima di riaddormentarmi, rivolsi i miei ultimi pensieri a Torquay; alla vita che avevo appena lasciato; a Francis, a Lily, a Kyle; alla nuova vita che avrei dovuto costruire; a Bradford; ai nuovi volti che avrei incontrato; alla fretta con cui tutto era cambiato nell’arco di soli tre mesi, in cui non avevo nemmeno avuto il tempo di realizzare cosa stesse succedendo; a Nick.
Mi coprii il volto con il cuscino, ricacciando indietro le lacrime, serrai le labbra, chiusi gli occhi e cercai di svuotare la mente e dormire.



C’erano ancora mille cose da fare in casa, scatoloni da svuotare, oggetti da sistemare, mobili da spostare; per cui la prima settimana a Bradford passarono senza che io e Jake uscissimo quasi mai, impegnati come eravamo ad aiutare mamma e papà.
Meglio così, non avevo alcuna voglia di vedere nuovi volti o conoscere nuova gente, per cui mi limitavo a trascorrere le serate al telefono con Francis, manifestando apertamente la mia convinzione secondo cui non sarei riuscita ad ambientarmi nella nuova città. Ricevevo in cambio mille incoraggiamenti e rassicurazioni su come in poco tempo sarei riuscita a farmi dei nuovi amici; io, però, non ne ero troppo convinta. Essere insicura era ormai diventata un’abitudine negli ultimi tempi, ma la consapevolezza che la mia amica mi sarebbe rimasta accanto in ogni caso, mi dava la marcia in più di cui avevo bisogno.
Ma lei mi mancava, mi mancava terribilmente.




“Jane, hanno bussato! Vai tu!” mi urlò Jake dal piano superiore. Sbuffai, abbandonando il mio libro sul divano per correre alla porta.
“Ciao” una ragazza, poco più bassa di me e all’incirca della mia stessa età, mi sorrideva con timidezza mentre si torturava i capelli castani lunghi fino alla vita.
Le sorrisi educatamente di rimando, senza nascondere la mia sorpresa, in attesa di scoprire il motivo della sua visita.
“Io sono Rebecca” proseguì, allungando un braccio verso di me.
“Jane” dissi io stringendole la mano “Posso fare qualcosa per te?”
“Oh, ecco” si riscosse “Io abito qui accanto e dato che so che vi siete trasferiti da poco volevo dirti che stasera ci sarà una festa a casa mia, se ti va di venire sei la benvenuta” mi spiegò d’un fiato, senza riuscire a trattenere una punta di entusiasmo.
“Ci sarò” le risposi semplicemente, senza quasi pensarci, decidendo sul posto che era arrivato il momento di fare qualche nuova conoscenza, almeno prima dell’inizio del nuovo anno scolastico.
“Perfetto!” sembrava più entusiasta di prima “Allora a stasera!” e senza nemmeno attendere una mia risposta trotterellò verso la strada.


Nonostante Rebecca non mi avesse dato il suo indirizzo, non fu difficile trovare la casa, essendo l’unica villa di tutto il vicinato il cui giardino era gremito di persone.
Jane!” vidi Rebecca corrermi incontro allegramente non appena misi piede nella casa.
La salutai con la mano “Ho portato anche Jake, spero non sia un problema” lo indicai al mio fianco, sorridendole imbarazzata.
“Certo che no! Siete fratelli?” chiese curiosa mentre gli stringeva la mano.
Gemelli” confermò lui.
La curiosità sul volto di Rebecca venne rimpiazzata da un’espressione sorpresa, mentre probabilmente si chiedeva come io, lisci capelli scuri e grandi occhi blu, e Jake, occhi verde scuro e morbidi boccoli biondi, potessimo avere un legame di parentela così stretto.
“Vi presento i miei amici!” riuscì a riscuotersi Rebecca, accorgendosi imbarazzata del modo in cui ci stava fissando.
Ci fece strada fino alla cucina, in cui due ragazzi erano appoggiati al tavolo intenti a chiacchierare accanto ad una ragazza che lanciava loro occhiate seccate mentre sciacquava alcuni bicchieri nel lavandino.
“Lascia stare Claire, faccio io più tardi” le venne in aiuto Rebecca.
“Grazie Bec, ‘sti due sono troppo occupati a parlare della partita di ieri per darmi una mano” indicò i ragazzi al suo fianco, alzando gli occhi al cielo.
I due le lanciarono un’occhiata che lasciava ben intendere come Claire non potesse minimamente comprendere l’enorme importanza del loro discorso.
“Cooomunque” riprese Rebecca “Loro sono i miei nuovi vicini, Jane e Jake” ci indicò, sorridendo radiosa “Lei è Claire, loro sono Liam” e accennò al ragazzo castano che ci strinse calorosamente la mano “e Niall” accennò al biondo che imitò Liam, guardandoci incuriosito.
E io sono Harry” parlò una voce rauca spaventosamente vicina al mio orecchio.
Un ragazzo alto e dai folti ricci castani era scivolato accanto a me senza che me ne accorgessi e mi aveva cinto le spalle con il suo braccio ricoperto di tatuaggi.
“E sei ubriaco” osservai io, inspirando l’odore di Vodka che aveva riempito la stanza e liberandomi dalla sua presa.
“Scusatelo, è un idiota” Bec alzò gli occhi al cielo.
“Non si può neanche più bere un po’ per il proprio compleanno? Andiamo Bec, ho diciotto anni ormai, non lo dirai mica a mamma e papà?” i suoi occhi verdi indugiarono qualche istante prima di diventare imploranti “Vero?
“Vedremo” rispose vaga quella che avevo ormai capito essere la sorella di Harry.
“Piacere comunque” distolse lo sguardo da Bec per rivolgersi a me “Tu sei…?"
“Jane” gli sorrisi timidamente, sicura di essere arrossita di fronte a quegli occhi smeraldini.
“Bene, Jane” mi rivolse uno sguardo vagamente malizioso, facendo bene attenzione a sottolineare il mio nome “che ne diresti di fare il giro della casa con me?” e prima che potessi replicare mi avvolse di nuovo le spalle con il suo braccio e mi trascinò con lui fuori dalla stanza.
Quel giro turistico impiegò un tempo lunghissimo, viste le dimensioni della villa.
“Questo è il salotto… La sala da pranzo…” mi spiegava, ogni volta avvicinando eccessivamente la sua bocca al mio orecchio “E da quella parte la mia camera da letto” mi rivolse un’occhiata d’intesa che non trovò risposta mentre mi spostava la mano sulla vita.
“Ehm” indugiai non sapendo bene come liberarmi da quella situazione “Mio fratello mi starà cercando, quindi… E’ stato un piacere, ma ora...” cercai di liberarmi inutilmente, mentre lui tentava invece di spingermi contro il muro.
“Harry” mi divincolai infastidita per come stava precipitando la situazione “Harry, ora lasciami per favore” lo supplicai, sentendo sempre più vicino il suo respiro appesantito dall’alcol.
Oppose ancora resistenza, facendo scendere entrambe le mani sui miei fianchi e avvicinando il suo bacino al mio.
Ero ormai arrivata a pensare di tirargli uno schiaffo per liberarmi di lui, quando una mano si posò sulla sua schiena e senza dargli il tempo di realizzare cosa stesse succedendo lo spinse dall’altra parte della stanza.
“Harry, vai a sederti e stai tranquillo, per questa sera direi che hai bevuto troppo” un paio di occhi scuri lo guardavano seccati.
“Suvvia Zayn, come se tu non bevessi mai” rispose il riccio barcollando verso il moro.
“Io almeno sono abbastanza furbo da non farlo davanti a mia sorella” fu la risposta di Zayn che lo cinse per le spalle, invitandolo a sedersi sul divano accanto a noi.
Il riccio vi si gettò sbuffando e occupandolo interamente, coprendosi la testa con un grosso cuscino.
“Scusalo” il moro mi rivolse un sorriso imbarazzato “Di solito non si comporta così, ma questa sera ha voluto esagerare un po’ per festeggiare il suo diciottesimo” mi spiegò pratico, quasi a voler difendere l’amico.
Il suo volto aveva un’espressione di rimprovero e allo stesso tempo comprensiva mentre guardava di sfuggita Harry, che sembrava essersi già addormentato sul divano.
“Non importa” scrollai le spalle, costringendomi a distogliere lo sguardo dalle sue braccia ricoperte da tatuaggi e sollevarlo sul suo viso.
Gli zigomi alti, la carnagione olivastra, i capelli scuri leggermente scompigliati e gli occhi castani incorniciati da lunghe ciglia gli fornivano un fascino misterioso che non avevo mai visto prima.
Sollevò lo sguardo dall’amico e lo fissò nel mio. Ero così imbarazzata da non riuscire nemmeno a guardare altrove. Sicura che le mie guance fossero arrossite furiosamente gli rivolsi un timido sorriso e Zayn sollevò un angolo della bocca mentre continuavamo a fissarci rimanendo in silenzio e io continuavo a non capire cosa stesse succedendo.
“Io comunque sono Zayn” mi sorrise.
Successe tutto nell’arco di pochi secondi: una ragazza entrò nella stanza, urlò con voce stridula “Zayn, tesoro! E’ un’ora che ti cerco, ma dove ti eri cacciato?” lo afferrò per le spalle e lo trascinò via, facendolo scomparire dietro la porta, ma solo dopo che lui potesse lanciarmi un ultimo sguardo che nascondeva, e speravo di non sbagliarmi, una punta di dispiacere.
E io comunque sono Jane” sospirai a bassa voce.


Jake! Jake! Jake! Jake!” urlavano tutti in salotto, acclamando mio fratello che aveva appena stracciato Liam, Niall e Bec a Just Dance.
Anche qui Jake, dopo solo un’ora passata ballando, sorseggiando alcolici o chiacchierando semplicemente di calcio, sembrava essersi già conquistato una certa fama, grazie al suo fascino e alla sua capacità di ipnotizzare la gente con i suoi discorsi.
In questo eravamo molto diversi: nonostante entrambi avessimo un carattere molto solare e fossimo capaci di divertirci come si deve, io ero molto più timida, mentre il suo atteggiamento era aperto fin da subito e la gente o adorava dal primo istante in cui apriva bocca.
“Non hai ancora sfidato la sottoscritta” urlai io, sovrastando le altre grida, e mi alzai in piedi, posando il mio drink a terra.
Lui mi guardò con divertita aria di sfida che nascondeva però un certo timore: Jake non aveva mai vinto una partita a Just Dance contro di me.
“Ci andrò piano, sorellina” mi rassicurò lui, suscitando altre grida.
E fu così che dopo cinque minuti lo abbracciai ridendo per averlo stracciato con il massimo del punteggio, mentre la gente ora non urlava più il suo nome ma solo “Jane! Jane! Jane! Jane!
Lasciai il posto ad un’altra ragazza che da più di mezz’ora lanciava sguardi pieni di ammirazione a Jake e mi diressi verso il giardino, per rinfrescarmi e prendermi una boccata d’aria. Mi sedetti su una panchina vuota che si trovava sulla veranda e mi presi la testa fra le mani, chiudendo gli occhi per poi legarmi i lunghi capelli in una coda.
“Sei brava a ballare” una voce molto vicina a me mi fece sussultare.
Zayn, il ragazzo dalla carnagione olivastra, era in piedi di fronte a me e mi guardava con un sorriso incuriosito.
“Grazie” gli sorrisi imbarazzata. Mi si sedette accanto.
“E così vi siete appena trasferiti?” mi chiese.
Annuii e, sentendo i suoi occhi ancora puntati su di me, mi decisi a voltarmi e ricambiare il suo sguardo. Mi sorrise e io feci lo stesso per poi abbassare gli occhi sulle sue braccia e sulle sue mani.
“Mi piacciono i tuoi tatuaggi” osservai con sincera ammirazione, ripensando alle mille discussioni avute con mia madre, che mi proibiva di tatuarmi anche un solo puntino.
“Li ho designati tutti io” abbassò anche lui lo sguardo e si accarezzò il braccio sinistro.
Mi prese la mano e la portò sulla sua e io sussultai ancora una volta, imbarazzata e sorpresa da quel gesto.
Questo” e guidò il mio indice ad accarezzare una piccola rondine che puntava verso il pollice “rappresenta la famiglia”. Era bellissima.
Questo” e guidò la mia mano lungo il suo braccio per arrivare ad un altro disegno “Speranza” disse con voce appena udibile, alzando nuovamente lo sguardo su di me.
“Sono bellissimi” osservai, facendolo sorridere della mia ingenua sincerità.
Fece per dire qualcosa ma si bloccò, limitandosi a fissarmi. ll suo respiro sapeva di Vodka.
Mi alzai e vidi la sua espressione confusa e stupita.
“Ci si vede, Zayn” e senza aggiungere altro me ne tornai in salotto, stufa di fare colpo soltanto sugli ubriachi.


“Harry, sei una testa di cazzo!” urlò Bec appena entrata nella stanza, vedendo il fratello ancora accasciato sul divano e che non dava alcun segno di essersi ripreso. Claire entrò subito dopo di lei, seguita a ruota da un sorridente e brillo Jake che chiacchierava tranquillamente con Liam e Niall come se li conoscesse da una vita.
“Presto Liam, aiutami a portarlo in camera sua e Niall, per favore, cerca di mandare via tutti gli altri” sospirò Bec mentre cercava inutilmente di tirare in piedi Harry “Speravo che mi aiutasse a rimettere la casa in ordine prima dell’arrivo dei nostri genitori, ma a quanto pare diciotto anni sono ancora troppo pochi perché possa essere considerato responsabile” continuò seccata.
“Tranquilla Bec, posso rimanere a darti una mano io” le sorrise Liam mentre la aiutava.
“Anche io, no problem” si offrì Claire.
“Be’, anche noi” sollevai le spalle ammiccando a Jake.
“Oh, grazie ragazzi, siete davvero gentilissimi” ci sorrise Bec radiosa e allo stesso tempo sollevata dal fatto che qualcuno sarebbe rimasto ad aiutarla, dato che suo fratello non riusciva neanche a reggersi in piedi.
“Ecco, appoggialo sul letto”
“Liam, sii più delicato!”
“Non si merita tutta ‘sta delicatezza! Quanto cazzo pesi, Harry?!” sbuffò lui gettandolo esausto sul suo letto.
Mi venne da ridere paragonando la situazione di quel momento -Harry, a braccia spalancate, sdraiato sul letto, mentre russava sonoramente- con l’audacia che il riccio aveva mostrato con me soltanto un’oretta prima.
“Conoscendolo si sveglierà domani sera” osservò Bec sospirando seccata.
“È bellissimo anche quando russa” lo contemplò Claire, sospirando sognante e tormentandosi una ciocca dei lisci capelli corvini.
Vidi Bec e Liam alzare gli occhi al cielo “Non ti capirò mai Claire!"
“Effettivamente mi chiedo anche io come una ragazza intelligente come te possa essere innamorata di un cazzone come lui” continuò Bec, con finta aria pensosa.
Sssh!” li zittì Claire preoccupata “Potrebbe sentirvi!”
Ridacchiai, osservando Bec e Liam alzare nuovamente gli occhi al cielo.



Il salotto era ormai quasi vuoto, Niall si era dato da fare e, insieme a Jake, era riuscito a mandare via la maggior parte degli invitati, scusandosi e spiegandosi in modo pratico e con poche parole (“Il proprietario di casa è sbronzo”).
Ci dividemmo i compiti, in modo da organizzarci meglio per pulire quel disastro. A me toccarono i bagni, che, come Harry mi aveva mostrato prima crollare sul divano, erano in tutto quattro, tutti molto grandi e tutti molto pieni di vomito e sigarette.
Per mia fortuna venni aiutata da Liam e riuscimmo addirittura a rendere la cosa divertente; nonostante lo conoscessi da appena un paio d’ore, quel ragazzo mi stava davvero simpatico, e il suo carattere pacato mi ispirava molta fiducia.
Dopo circa un’oretta avevamo quasi finito, e io mi offrii di ripulire l’ultimo bagno rimanente, mentre Liam si sarebbe dedicato alla cucina.
Aprii convinta la porta della stanza e, con altrettanta convinzione, la richiusi in mezzo secondo.
Certo non era la scena che mi ero aspettata di vedere e, sperando che Zayn e la ragazza bionda dalla voce stridula che in quel momento si trovava a cavalcioni su di lui sul pavimento del bagno non mi avessero vista, mi allontanai il più velocemente possibile.
“Già finito, Jane?"
“Uhm” non sapevo bene come spiegare “in realtà il bagno è occupato da..."
“Zayn e qualche ragazza?” chiese Niall in tono indifferente, come se fosse abituato alla cosa.
Annuii, un po’ delusa da quella rivelazione.
Straaano” osservò Claire ironicamente.


Avevamo finalmente finito di riordinare tutte le stanze, ma per quanto riguardava l’ultimo bagno feci finta di niente. Non osavo neanche avvicinarmi, per paura che i due uscissero, mentre si scambiavano ancora sorrisini e si allacciavano i pantaloni.
“Grazie di tutto ragazzi, davvero” ci abbracciò forte Bec, mentre ci accompagnava fuori “Non so come avrei fatto senza di voi! Vi chiedo ancora scusa per Harry, solitamente non è così…” sembrò cercare la parola adatta.
“Sbronzo?” le giunse in soccorso Jake, ridacchiando e facendo ridere anche noi.
“Comunque domani sera andiamo tutti alle giostre che hanno allestito in centro, se vi va potete venire con noi” ci sorrise Bec.
“Certo che ci va!” le rispose Jake senza neanche consultarmi, essendosi illuminato non appena aveva sentito la parola ‘giostre’.
Annuii, sorridendo del suo entusiasmo. Bec sembrava anche più entusiasta di lui.
Stava per salutarci, quando un ragazzo dalla pelle olivastra e dall’aria alquanto stanca comparve dietro di lei e le scoccò un bacio sulla guancia, facendola girare sorpresa.
Zayn!” quasi urlò “Finalmente! Dove l’hai lasciata quella tipa? Non vorrei trovarmela ancora per casa questa notte” continuò con tono di rimprovero.
Lui alzò le spalle noncurante e si rivolse a Jake, presentandosi, senza quasi degnarmi di uno sguardo.
“Bè, ci vediamo domani Bec, e dì tuo fratello di riprendersi” si avviò fuori dalla porta per poi girarsi, rivolgermi un rapido sorriso e uno sguardo che mi sembrò durare secoli, e voltarsi nuovamente con un “Ci si vede, Jane
Lo osservai fino a che non scomparve dietro il cancello, per poi tornare a rivolgermi verso Bec, che di rimando mi lanciò uno sguardo malizioso che mi fece arrossire.
“A domani, allora” ci salutò un’ultima volta, sempre sorridendo e lanciandomi occhiatine indagatorie.
Leggermente imbarazzata, la salutai e insieme a Jake mi avviai verso casa.
Quando finalmente potei sdraiarmi sul mio letto chiusi gli occhi, felice della serata trascorsa, nonostante un ubriaco ci avesse provato con me, e nonostante il vomito che mi era toccato pulire.
E pensai a Bec, a Liam, a Claire e a Niall e a come fossero simpatici, e a come mi sembravano felici tutti insieme; e a Harry, che probabilmente da sobrio non aveva istinti maniaci, ma doveva essere altrettanto simpatico; e al ragazzo dalla carnagione olivastra e al suo sguardo così intenso che mi aveva subito incuriosita, ma che poi si era rivelato diverso, diverso da come me lo ero immaginato in quei pochi secondi in cui miei occhi erano rimasti agganciati ai suoi, e uguale alla maggior parte degli altri ragazzi, se non peggio.
E pensai a come mi aveva salutata chiamandomi per nome, nonostante io non glielo avessi detto.
Infine pensai a Nick, e mi costrinsi a svuotare la mente e dormire.





"But lately her face seems slowly sinking, wasting
crumbling like pastries and they scream
the worst things in life come free to us"

Ed Sheeran - The A team





* * * * * * * * * * * * * * * *

Buonasera! Come va?
Allora, questo è il primo capitolo di una storia non mia, o meglio: è di una mia amica che scrive la storia e mi ha chiesto di pubblicarla dato che io ho un profilo su Efp! Ha già scritto alcuni capitoli e io la adoro! Come si può capire da questo prima parte i protagonisti saranno essenzialmente Jane e Zayn, ma all’interno della storia verrà dedicato molto spazio anche a tutti gli altri ragazzi, ognuno dei quali vivrà vicende specifiche. Spero vi piaccia, io come ho già detto la amo! Ci saranno diversi colpi di scena, come in tutte le storie d’amore! Si tratta di una vicenda molto dinamica, in cui la situazione cambierà di continuo, non solo per i protagonisti principali, ma anche per tutti gli altri! Ma non vi dirò altro, il resto lo scopritìrete da voi :)
Recensite per farci sapere cosa ne pensate, ci farebbe piacere, soprattutto alla scrittrice, io farò da intermediario tra voi e lei!

Al prossimo capitolo!
Chia J


Aggiunta del 20/03/14: Ciao a tutte, sono Giulia, autrice della storia! Faccio questa piccola premessa perché, ora che sono più avanti con i capitoli, ho capito di dover specificare alcune cose. Questa FF, all'inizio, è incentrata essenzialmente su "problemi di cuore", chiamiamoli così. Nel corso di questi primi capitoli si accenna solo qualche volta al passato di Jane, che, in realtà, diventerà essenziale per il vero cuore della trama. Voglio anticiparvi qualcosa, perché credo sia giusto sapere di cosa parla realmente questa FF, prima che la gettiate nel dimenticatoio: Jane è una ragazza che, a causa di ciò che le è successo qualche mese prima, ha lasciato la sua città insieme alla famiglia. Si atteggia normalmente, cercando sempre di dimenticare 'il passato', finché non so accorgerà che questo è inevitabile. Zayn è essenziale, perché la aiuterà ad affrontare tutto ciò, facendole riscoprire la sua passione, che lei stessa ha abbandonato a causa di ciò che le è successo. Anche tutti gli altri personaggi sono essenziali, ed ognuno di loro avrà il proprio spazio e affronterà problemi diversi. (Sì, mi piacciono i drammi)
Scusate il poema, ma ci tenevo davvero a specificare quanto la storia cambierà (anche lo stile è un po' cambiato nel corso dei capitoli, lo devo ammettere). Ora mi dileguo, spero continuerete a leggere!

Giulia

I CONTATTI DELL'AUTRICE:
- Mariagiulia Lorenzini (Facebook)
- @giulilorenzini / @zjmhems (Twitter)
- giulilorenzini (Instagram)

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Capitolo 2
*** Chapter 2 ***


"I stole a key,
took a car downtown where the lost boys meet,
I took a car downtown and took what they offered me
to set me free"

Coldplay - Charlie Brown



 
 
Jane! Jake! Siamo qui!” vidi Bec sbracciarsi in mezzo alla gente.
Ci abbracciò entrambi, scoccandoci un rapido bacio sulle guance per poi rivolgerci un sorriso allegro.
“Siamo solo io e Harry, per ora” e indicò il fratello al suo fianco che si guardava intorno con l’aria vagamente persa di chi non si è ancora ripreso del tutto dalla sera prima “gli altri dovrebbero arrivare a momenti”
“Piacere” vidi il riccio sorridere e allungare una mano verso di noi e la sorella lanciarci un’occhiata rassegnata per poi rivolgersi a lui.
Idiota, loro sanno chi sei” lo rimproverò con un pugno sulla spalla "È anche grazie a loro se questa mattina ti sei svegliato nel tuo letto e non sul pavimento del salotto” e gli sganciò un secondo pugno.
“Oh, ehm” ora sembrava vagamente imbarazzato “Bè, grazie davvero e… Sappiate che solitamente non sono sempre così…”
Sbronzo?” concludemmo io e Jake all’unisono.
“Esatto” confermò Harry senza riuscire a trattenere una risatina che rivelò due adorabili fossette, seguita a ruota da un profondo sbadiglio che fece alzare gli occhi della sorella al cielo.
“Eccoci” Liam comparve al fianco di Bec, seguito da Niall e Claire che salutò tutti con un sorriso e avvampando quando si rivolse a Harry.
“Perfetto! Siamo tutti?” chiese Bec, ansiosa di iniziare il giro sulle giostre.
"Mmm, più tardi dovrebbero arrivare anche gli altri” osservò Niall guardandosi intorno “Ma tanto sono sempre in ritardo, quindi… Iniziamo senza di loro!” e con un sorriso che gli illuminava il volto prese Liam e Bec per un braccio e li trascinò verso la prima delle innumerevoli attrazioni urlando “Auto scontrooo!”



“Claire, stai tranquilla, non può succederti niente!” cercò di calmarla Liam mentre eravamo in coda aspettando di salire sulle montagne russe.
“Be’, un sacco di volte la gente è volata via perché la barriera si era staccata, però tranquilla, noi non saremo così sfigati”
Niall, così non aiuti” lo rimproverò Bec mentre lo sguardo di Claire si faceva ancora più terrorizzato.
“Don’t worry! Be happy!” canticchiò beatamente Harry cingendo le spalle di Claire e scompigliandole i capelli sul volto che si era tinto di un rosso accesso a quel gesto.
“Liam, devo confessarti che Claire non è la sola ad essere terrorizzata dalle montagne russe” dissi d’un fiato non appena la barriera si fu abbassata davanti a me.
“Già, Harry fa tanto il duro ma sarà il primo ad urlare” mi fece l’occhiolino il castano, strappandomi un sorriso.
In effetti Liam aveva ragione e Harry, che si trovava seduto dietro di me, contribuì più di tutti alla perforazione dei miei timpani, senza smettere un attimo di gridare.
Dopo le montagne russe decidemmo che per quella sera non avremmo più messo piede su nessuna attrazione che superasse i tre chilometri orari, ma nonostante la nausea e il giramento di testa decidemmo comunque di mettere qualcosa sotto i denti prima di terminare il nostro giro, perciò ci dirigemmo verso il bar più vicino e ci mettemmo in coda.
“Oh, merda” sentii Bec imprecare mentre cercava di nascondersi il volto con le mani; le lanciai uno sguardo interrogativo e per rispondermi lei accennò al tavolo che erano andati ad occupare i ragazzi.
Altri due ragazzi e una ragazza stavano salutando Harry, Liam, Niall e Claire e un secondo dopo avevano preso posto accanto a loro.
Le mie guance si colorarono di una tinta vagamente rosea quando mi accorsi che uno dei nuovi arrivati era Zayn, ma distolsi lo sguardo prima che potesse accorgersene.
“Zayn?” mi rivolsi nuovamente a Bec con aria interrogativa, chiedendomi sorpresa se fosse lui il motivo della sua imprecazione. In risposta alla mia domanda la vidi scuotere la testa e cercare di coprirsi ancora di più il volto con le mani.
Ti pare?!” mi ammonì come se avessi appena detto la cosa più sciocca di questo mondo
“L’altro ragazzo” aggiunse poi sussurrando, come se avesse il timore di essere sentita anche a una decina di metri di distanza.
Mi voltai nuovamente e questa volta rivolsi la mia attenzione al ragazzo che aveva preso posto accanto a Claire e Harry: sorrideva allegramente mostrando i denti bianchissimi, alcuni ciuffi di capelli castani gli ricadevano sulla fronte ma lasciavano ben intravedere i vivaci occhi di un azzurro mozzafiato.
“Merda, merda, merda” continuò Bec nelle sue imprecazioni.
“Chi è?” le domandai continuando a fissare curiosa il ragazzo.
“Bè…” vidi Bec indugiare qualche secondo come se dovesse prendere una decisione importante “Louis” sospirò con aria rassegnata rivolgendogli un rapido sguardo che sembrava carico di rammarico “Diciamo che tra noi c’è stata una specie di storia durata... , ecco... Un po’ di tempo, insomma” si morse il labbro inferiore.
“Un po’ quanto?” la incoraggiai a continuare senza riuscire a trattenere la mia solita curiosità per quel genere di cose.
“Bè, ehm” indugiò per poi assumere una finta aria pensosa “Circa… Un annetto di tira e molla” sospirò di nuovo, probabilmente ripensando a quel periodo, per poi rivolgersi a me con occhi supplicanti “Ti prego Jane, ti scongiuro, non dirlo a Harry, Louis è il suo migliore amico e anche se tra noi non c’è più niente sarebbe una tragedia se mio fratello lo venisse a sapere”
Annuii appoggiando la mano sul petto e alzando la destra come se dovessi pronunciare un giuramento di estrema importanza
“Hai la mia parola, Bec”
“Ne avete ancora per molto o avete intenzione di ordinare?” la coda al bar era ormai terminata e ci accorgemmo solo in quel momento che la donna dietro il bancone ci guardava con aria seccata.
Bec mi rivolse un ultimo sguardo fiducioso e colmo di gratitudine per poi voltarsi verso la donna che continuava a fissarla sbuffando, mentre io mi chiedevo come diavolo avesse fatto Harry a non accorgersi che sua sorella se la faceva con il suo migliore amico.



Dopo aver ordinato ciò che volevamo, portando un vassoio carico di roba da mangiare per tutti, feci per dirigermi verso il tavolo quando Bec mi bloccò.
“Non lo vedo da quando abbiamo litigato” mi rivolse uno sguardo carico di preoccupazione “Lui voleva dire tutto a Harry ma io mi sono rifiutata, ci avrebbe ammazzati entrambi” spiegò rapida in risposta alla mia espressione interrogativa “E non mi va di parlarci” concluse risoluta, ma non meno proccupata.
Sorrisi di fronte alla sua espressione “Bec, stai tranquilla, se non vuoi parlarci ignoralo e fai finta che lui non ci sia” cercai di rassicurarla. Lei mi annuì, fece per voltarsi e dirigersi al tavolo, ma qualcosa la bloccò nuovamente.
Il ragazzo che tanto aveva temuto era a un passo da lei e la guardava con sguardo profondo e carico dello stesso rammarico che mi aveva mostrato lei solo pochi minuti prima.
Bec sembrava spiazzata, le ginocchia quasi le tremavano ma riuscì a riscuotersi.
Louuuis, ma che piacere!” simulò un sorriso “Non sapevo ci fossi anche tu!” aggiunse con un tono innaturalmente cordiale che non riuscì 'però a coprire una certa inclinazione della sua voce.
“Dobbiamo parlare” aggiunse lui senza nemmeno saluatarla, spiazzandola ancora di più.
“Non ora”
“Sì, ora”
No
” ribatté deciso per poi accorgersi solo in quel momento della mia presenza e lanciarmi uno sguardo che sembrava dire ‘E tu chi sei?’ e invitarmi ad andarmene per lasciarlo solo con Bec. Non servì che parlasse, capii le sue intenzioni e, rivolgendo un’occhiata di scuse alla mia amica che mi guardava supplicante, mi diressi al tavolo lasciandoli soli.
“Finalmente!” gli occhi di Niall si illuminarono non appena posai il vassoio carico di patatine, hamburgers e quant’altro sul tavolo. Gli sorrisi per poi rivolgermi educatamente ai due che erano arrivati da poco.
“Jane” allungai una mano verso la ragazza che non avevo mai visto prima.
“Sam” la strinse sorridendo e spostandosi una ciocca di capelli scuri dagli occhi castani.
Mi accorsi poi che Zayn mi stava guardando e, sperando che le mie guance fossero tornate del loro solito colore, gli rivolsi un rapido sorriso educato e senza dargli il tempo di ricambiarlo decisi di concentrare la mia attenzione sulle patatine che mi stavano davanti.
“Ma dove sono finiti quei due?” sentii la voce di Harry che alzò lo sguardo, probabilmente per cercare tra la folla la sorella e il suo migliore amico che non erano ancora tornati.
Notai Claire, Zayn, Liam, Niall e Sam guardarsi tutti preoccupati e capii che per loro la storia tra Bec e Louis non doveva essere un segreto e l’unico a non esserne consapevole era Harry, che continuava a cercarli con lo sguardo. Vidi Liam scrollare le spalle con finta indifferenza e, come a rispondere alla preoccupazione di Harry, una sedia si spostò accanto a me e Bec vi ci sedette mentre Louis rioccupava il suo posto accanto all’amico.
“Eccovi, finalmente” Harry scoccò loro un’occhiata che non aveva più nulla di preoccupato “Vi eravate persi?” chiese ridacchiando e addentando un panino.
I due sembrarono accorgersi solo in quel momento che il riccio si stava rivolgendo a loro e con fare indifferente Louis scrollò le spalle “Bec mi ha aiutato a trovare il bagno” le rivolse un rapido sorriso che la fece arrossire e riprese con il suo tono che lasciava intendere ben poco di ciò che fosse realmente successo (“Qualcuno ha visto la partita dell’altra sera?”), dando inizio ad un’animata discussione su quale squadra avrebbe vinto il campionato di quell’anno.
In realtà soltanto Harry sembrava realmente interessato al discorso, mentre gli sguardi degli altri saettavano divertiti da Louis a Bec, le cui guance erano ormai bordeaux.
“Meno male che non volevi parlargli” le sussurrai divertita così che solo lei potesse sentirmi.
“Infatti non abbiamo parlato molto” mi rispose Bec mentre abbassava timidamente il volto e arrossiva ancora di più, senza però riuscire a nascondere un ampio sorriso.



“Per favore ragazzi, solo più la ruota panoramica e poi torniamo a casa!” scongiurò Sam, aggrappandosi implorante a Liam e Zayn che tentavano di non lasciarsi convincere.
“Sam, sono quasi le undici, tra poco le giostre chiudono” cercò di spiegargli pacato Niall.
Per favooore!
Niall sospirò, intenerito da quello sguardo da cane bastonato.
“E va bene” e, dopo aver lanciato un urletto di gioia, Sam lo trascinò verso l’attrazione.
Come le aveva fatto osservare Niall le giostre stavano per chiudere, per cui era poca la gente in coda oltre a noi e in poco meno di cinque minuti l’addetto alla ruota panoramica ci invitò a salire sulle cabine da due posti ciascuna.
ro in fila accanto a Bec e aspettai pazientemente il nostro turno ma, quando lei si sedette su uno dei seggiolini e io feci per seguirla, venni superata da un sorridente Louis che mi lanciò un rapido sguardo di scuse, per poi rivolgersi a Bec, prenderle il viso tra le mani e scoccarle un tenero bacio sulle labbra, senza preoccuparsi di Harry che non poteva vederli, quattro cabine più in su.
“Oh, perfetto” li guardai allontanarsi mentre prendevo posto sulla cabina che non avrei condiviso con nessuno perché Bec mi aveva, anche se involontariamente, abbandonata.
Chiusi gli occhi, presi qualche profondo respiro aspettando che la cabina si muovesse verso l’alto e quando li riaprii sussultai vedendo un paio di occhi scuri puntati su di me.
Zayn mi guardava con le sopracciglia inarcate, un sorriso divertito stampato sul viso.
“Cosa stavi facendo?” mi chiese incuriosito.
Fui io ad alzare le sopracciglia questa volta, rivolgendogli uno sguardo interrogativo e non avendo capito a cosa si riferisse.
Lui chiuse gli occhi e iniziò a respirare profondamente in una buffa imitazione di quella che dovevo essere io qualche secondo prima.
Per niente divertita scrollai le spalle, distogliendo lo sguardo da lui.
“Allora, cosa stavi facendo?” insistette.
“Mi preparavo mentalmente” sbuffai.
Un'aria di sfida gli attraversò il volto
Paura, eh?”
Lo ignorai. Dio Santo se era invadente.
Guardai altrove, cercando di concentrare la mia attenzione su qualcos’altro, mentre la ruota cominciava a muoversi.
Non avevo nulla contro il ragazzo che mi stava davanti insomma, non mi aveva fatto niente e avevamo a malapena scambiato qualche parola (sempre se lui se lo ricordava), ma il suo atteggiamento così sicuro di se mi dava sui nervi e in più non sopportavo i ragazzi che, come lui aveva dimostrato la sera prima, usavano le ragazze solamente per divertirsi.
La cabina saliva a poco a poco e mi concentrai sulle luci della città che animavano quel panorama sempre più vasto, mentre potevo sentire le risatine di Bec e Louis provenire dalla cabina sopra la nostra.
Notai che anche Zayn contemplava ammirato il paesaggio e con noncuranza allungò le gambe costringendomi a restringermi ancora di più in quello spazio già estremamente piccolo. Inarcai un sopracciglio e lo guardai seccata.
“Ti dispiace?” ammiccai alle sue gambe.
Facendo finta di non avermi sentita continuò ad ammirare il panorama e quasi a farlo apposta si allungò più che poté. Tossicchiai per richiamare la sua attenzione e finalmente sembrò accorgersi di me, rivolgendomi uno sguardo fintamente sorpreso.
"Ti dispiace?” ripetei io, accennando ancora una volta alle sue gambe con un sorriso forzatamente educato ma che lasciava trapelare tutta la mia seccatura.
Di rimando lui mi lanciò un’occhiata di sfida ma, capendo che io non sarei stata al gioco, ritrasse bruscamente le gambe e si voltò sbuffando verso il vetro oltre cui potevamo ormai ammirare tutta la città dal punto più alto della ruota panoramica.
“Sei davvero antipatica” lo sentii osservare con indifferenza.
PStrabuzzai gli occhi e le mie sopracciglia si inarcarono più che mai. Come si permetteva quel ragazzo così arrogante, maleducato e strafottente a dire una cosa simile su di me?
“Oh, solo con gli ipocriti” scrollai le spalle, decisa a non dargliela vinta.
Un sorriso divertito gli illuminò il volto.
“Non sembravi pensarla così quando accarezzavi i miei tatuaggi ieri sera” aggiunse con indifferenza.
Arrossii violentemente, sperando che non se ne accorgesse, e non trattenni un sorriso di fronte alla sua sfacciataggine, capendo che, nonostante l’alcol, si ricordava della sera precedente.
“Be’ e se io sono davvero antipatica come dici, la prossima volta che ti becco in bagno con una ragazza vi caccio via a calci anziché lasciarvi continuare a fare quello che state facendo” non riuscii a trattenermi.
Mi pentii subito di aver detto una cosa simile, ricordando improvvisamente che lui la sera prima non si era accorto della mia entrata nel bagno in cui, a mia insaputa, si trovavano lui e la biondina dalla voce stridula. Avvampai, imbarazzata dalle mie stesse parole e dallo sguardo sorpreso che lui mi rivolse realizzando ciò che avevo potuto vedere, ma con mia grande fortuna la ruota si fermò prima che lui potesse aprire bocca e io mi liberai rapidamente della cintura che mi tratteneva raggiungendo Harry e gli altri che ci stavano aspettando. “Scusa, Jane” mi venne incontro Bec con aria imbarazzata per avermi abbandonata con Zayn.
Feci spallucce e le sorrisi per rassicurarla.
“Allora, com’è?” mi rivolse uno sguardo vagamente malizioso, ammiccando al ragazzo che stava ancora scendendo dall’attrazione.
“Perfetto!” le risposi con un’ironia che non colse così che il suo volto si illuminò ancora di più.
“Perfettamente arrogante e maleducato” mi affrettai ad aggiungere spegnendo il suo sorriso raggiante in mezzo secondo.
“Oh” sembrava quasi delusa “Be’, fa solo finta” scrollò le spalle “quando lo conoscerai meglio capirai” aggiunse in risposta al mio sguardo interrogativo mentre ci avviavamo fuori dal parco. Le sorrisi con poca convinzione, sapendo che non avrei cambiato la mia opinione tanto facilmente.



“Allora, come li trovi?” mi chiese Jake mentre si toglieva la t-shirt per mettersi il pigiama.
Ci pensai un po’ alla ricerca delle parole più adatte mentre riponevo lo spazzolino al suo posto.
“Sono tutti molto allegri… Simpatici… Solari… Un bel gruppo” affermai con decisione ripensando alla serata appena trascorsa. Jake annuì, confermando le mie parole.
“Liam è molto educato e gentile” proseguii io pettinandomi i capelli “Niall è un ragazzo molto simpatico e divertente… Louis ha un sorriso contagioso… Bec e Claire mi ricordano molto Jess e Lily…” un sorriso malinconico mi sfuggì ripensando alle mie amiche di Torquay.
“Sam è davvero molto carina” mi interruppe lui con falsa indifferenza.
Uuuh” lo presi in giro con un affettuoso pugno sulla spalla “Effettivamente ho notato come lo guardavi” gli feci l’occhiolino mentre in risposta lui alzava gli occhi al cielo.
“Comunque venerdì sera Liam darà una festa a casa sua… Claire mi ha detto che ha una casa enorme” gli si illuminarono gli occhi “Del tipo che ha la piscina” aggiunse notando che non sembravo interessata quanto lui
“Ma qui danno una festa dopo l’altra?” mi limitai ad osservare.
“Meglio così” un vago sorriso gli attraversò il volto.
Giuuusto, così potrai provarci con Sam” finsi di essere entusiasta per lui “Da quanto sei in astinenza dopotutto? Due settimane?” continuai, questa volta con finta preoccupazione. Jake mi guardò come se avessi detto una cosa spaventosamente stupida e strabuzzò gli occhi.
Sei pazza?! Due settimane senza sesso sarebbero troppe” scosse la testa con serietà.
Anche in questo io e lui eravamo molto diversi: Jake, brillante e precoce, faceva subito colpo su qualsiasi ragazza con cui ci volesse provare e, senza darle nemmeno il tempo di illudersi, riusciva a portarsela a letto suscitando l’invidia e l’ammirazione di tutti i suoi amici; io ero invece completamente diversa. Connor Lynch mi aveva spezzato il cuore in prima superiore e da quel momento liquidavo qualsiasi ragazzo mi dimostrasse di avere intenzioni che andavano al di là della semplice amicizia e mi ero limitata a tutto ciò che non andasse oltre un semplice bacio ad una festa.
Cooomunque” proseguì lanciandomi un’occhiata maliziosa che mi ricordò spaventosamente Bec e distogliendo i miei pensieri da Connor Lynch e la sua chioma perfetta
“Tu non hai visto come Zayn guardava te”
Sbuffai, senza però non stupirmi delle parole di mio fratello
“E’ solo un ragazzo pieno di sé che pensa di essere chissà chi”
“Sarà” rispose lui vago scompigliandomi i capelli che avevo appena finito di pettinare e uscendo dalla stanza.
Rimasi sola davanti allo specchio e inarcai involontariamente le sopracciglia.

Come mi guardava Zayn?






"Under a pale blue sky, 
you never felt so cold,
another sleepless night, 
how could you ever let go?"

Youngblood Hawke - We come running







 
* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *


Buon pomeriggio!

Allora, come va?
Abbiamo deciso di inserire il secondo capitolo oggi, così che si potesse capire qualcosina in più iguardo la trama della storia!
Qui si potrebbe cominciare ad intuire che il rapporto tra Zayn e Jane non sarà tutto rosa e fiori, anzi! Ci vorrà un po' di tempo prima che i due riescano ad andare d'accordo, anche se le loro frecciatine avranno alcuni momenti di "tregua", non so se mi spiego ;)

In questo capitolo entrano in scena Louis e Sam, e il rapporto segreto (soltanto ad Harry!) tra Louis e Rebecca creerà un po' di scompiglio, più avanti! Harry infatti si mostrerà parecchio protettivo nei confronti della sorella.
I prossimi capitoli saranno un po' più movimentati, per ora bisgona soltanto capire la dinamic della storia!


Bom, spero vi piaccia il capitolo e scusate se mi sono dilungata ma volevo riassumere un po' ciò che sta succedendo :)


Recensite, ci farebbe piacere, e soprattutto spronerebbe la mia amica (autrice della storia) ad andare avanti!
Accettiamo ovviamente anche critiche e consigli di qualsiasi tipo, lìimportante è che ci facciate sapere cosa ne pensate!

A presto <3


Chia

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Capitolo 3
*** Chapter 3 ***


"But we are gonna stop
by drinking all cheap bottles of wine,
sit talking up all night,
saying things we haven’t for a while"

The Script - For the forse time


 
“Mmm questo non mi convince, devo prendere qualcosa di più corto se voglio fare colpo su Louis” Bec si osservava allo specchio di quello che era probabilmente il decimo negozio in cui aveva voluto ‘fare un salto’.
“Come se ne avessi bisogno” le urlai io dal camerino mentre mi tiravo su la zip di un vestitino nero eccessivamente attillato.
Ero quasi stata costretta da Bec, Claire e Sam a recarmi con loro in giro per negozi per comprare tutte insieme un vestito da mettere alla festa di fine estate di Liam, che sarebbe stata la sera dopo.
Neanche Claire in realtà sembrava molto entusiasta della cosa, ma Sam e Bec ci facevano provare vestiti su vestiti e i loro sguardi, al contrario dei nostri, si illuminavano ogni volta che entravamo in un nuovo negozio.
“Hai intenzione di imboscarti con Louis nonostante ci sarà anche tuo fratello?” le chiese Sam mentre usciva da uno dei camerini con indosso un vestito troppo grande per lei.
Bec scrollò le spalle “Tanto sarà ubriaco come al solito”
“Non dovresti dire così, Bec” la rimproverò Claire che stava tentando di rimanere in equilibrio sui 12 centimetri di tacco che Sam l’aveva costretta a provare “Sei molto fortunata ad avere un fratello del genere” proseguì sospirando con sguardo perso.
Ovviamente Bec non riuscì a trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo.
“Jane, come sta andando lì dentro?” mi chiese Sam.
“Non mi sento molto a mio agio a dir la verità” mi studiai allo specchio soffermandomi sull’eccessiva scollatura del vestito, ma non feci in tempo a togliermelo che Bec aprì di scatto la tendina, facendomi sussultare.
Stai benissimo!” mi sorrise radiosa.
“L’hai detto anche per gli ultimi dieci che ho provato” inarcai un sopracciglio mentre cercavo di coprirmi le gambe nude facendo scendere il vestito più che potevo.
“Bè, perché stai bene con ogni cosa che provi” mi sorrise “Comunque se fossi in te prenderei quello grigio che hai provato prima, era perfetto!”
“Ma sembravo una zoccola” ribattei contrariata.
Bec mi guardò quasi scioccata “Non è assolutamente vero!” ma senza ascoltarla rientrai nel camerino, rimisi addosso i miei jeans e afferrai l’unico vestito –bianco e semplice, lungo fino al ginocchio- che mi aveva fatta sentire un minimo a mio agio tra tutti quelli che avevo provato quel pomeriggio e mi misi a sedere accanto a Claire, in attesa che anche Sam e Bec decidessero cosa comprare.
“Alla fine tu quale prendi, Sam?” le chiesi mentre mi rimettevo le scarpe.
“Uhm” sembrò combattuta, come se dovesse prendere una decisione estremamente importante “Credo il primo che ho provato” decise infine.
“Oh” le sorrise Claire annuendo con approvazione “Piacerà moltissimo a...-” ma si bloccò, accorgendosi dello sguardo di ammonizione di Sam.
A…?” la incoraggiai io, indifferente ma allo stesso tempo leggermente curiosa di scoprire il nome che stava per pronunciare.
Jake” completò Bec sovrappensiero mentre raccoglieva da terra i vestiti che aveva seminato, ma subito si mise una mano sulla bocca e il suo sguardo saettò preoccupato da me a Sam.
Jake?” sorrisi a Bec che si era lasciata sfuggire il nome di mio fratello.
Bec!” la rimproverò Sam.
Sam!” lo sguardo di Bec implorava le sue scuse
Mi dispiace, mi è scappato!"
Sam indugiò qualche istante su di lei per poi rivolgersi a me, incapace di nascondere il suo imbarazzo.
“Jake ha una cotta per te” non riuscii a trattenermi con un sorriso raggiante, ripensando a come mio fratello mi aveva più volte parlato di Sam fingendo indifferenza ma senza riuscire a coprire una punta di interesse.
Il volto di Sam si illuminò “Davvero? Te l’ha detto lui?” non riuscì a mascherare la sua curiosità con un sorriso.
“Mi ha detto più volte quanto ti trovi carina e simpatica e credimi, per uno come lui questo è un bel passo avanti” le annuii sorridendo, ma il volto di Sam non era più raggiante.
“Uno come lui…?” mi chiese con una nota di preoccupazione.
“Bè, diciamo che non è un tipo da storie serie” le spiegai pratica “ma solitamente non mi parla mai di ragazze, quindi vuol dire che deve essere davvero interessato” mi affrettai ad aggiungere notando che l’espressione di Sam si era fatta più preoccupata.
“Tu dici?” mi chiese mentre un timido sorriso riaffiorava sulle sue labbra. Annuii rassicurante, alzandomi e dirigendomi insieme a lei, Claire e Bec verso la cassa.
“E tu invece, Jane?” Bec mi mise un braccio intorno alle spalle con la sua solita occhiata maliziosa “Che ne dici di… Liam?”
“Molto simpatico” ci pensai un po’ su “ma non è il mio tipo”
“E Niall?” insistette lei quando ci mettemmo in coda per pagare.
“Non fa per me” dissi semplicemente scrollando le spalle e sorridendo alla vista di Bec che alzava gli occhi al cielo e emetteva uno sbuffo sonoro, senza però perdere del tutto le speranze e cimentandosi in un ultimo disperato tentativo.
“E…” mi guardò più maliziosa che mai “Zayn?”
“Ti ho già detto come la penso su di lui” sbuffai liberandomi del suo braccio “E’ troppo arrogante e ipocrita e a quanto ho capito tratta le ragazze come se fossero degli oggetti” conclusi seccata ripensando all’atteggiamento del moro.
“Su questo non hai tutti i torti” osservò Claire che aveva ascoltato il nostro discorso “Ma non lo si può biasimare”
Le lanciai un’occhiata interrogativa.
“Non ha avuto un’infanzia troppo felice” mi spiegò abbassando la voce.
“In che senso?” non riuscii a nascondere la mia curiosità.
“Sua madre se ne è andata di casa quando aveva solo nove anni e per suo padre è stato molto difficile, da quel momento in poi ha iniziato a tornare a casa sempre ubriaco e a sfogarsi su Zayn e i suoi fratelli e soltanto dopo cinque anni è stato rinchiuso in prigione dopo una denuncia dei suoi vicini di casa… I suoi figli sono stati dati in affidamento agli zii ma Zayn, essendo il maggiore, ha sempre cercato di prendersi cura dei fratelli più piccoli e ha sempre fatto di tutto per loro… A quanto mi ha detto Liam, che lo conosce da una vita, quando suo padre è stato sbattuto in prigione Zayn ha deciso che non si sarebbe mai legato sentimentalmente ad alcuna ragazza, per paura di finire come i suoi genitori” concluse, con una punta di amarezza.
“Mi... Mi dispiace” sussurrai con sincerità senza riuscire a dire altro.
Claire scrollò le spalle “E’ un bravo ragazzo e un ottimo amico comunque, sempre disposto ad aiutarti quando ne hai bisogno” aggiunse “quando lo conoscerai meglio ti piacerà” mi rivolse un ultimo sorriso e si voltò per pagare scarpe e vestito, lasciandomi immaginare la difficile situazione in cui Zayn era stato costretto a crescere.



“Wow sorellina, sei uno schianto” mi fischiò Jake mentre mi vide scendere le scale.
“Quasi quanto te” lo raggiunsi e gli tirai un affettuoso schiaffetto sulla guancia, accennando alla t-shirt quasi trasparente che lasciava intravedere i suoi addominali.
“Siete tutti e due splendidi” entrò mamma sorridendo e abbracciandoci entrambi.
“Come sempre” aggiunse Jake come se lei avesse detto qualcosa di scontato e, dopo averle lasciato un rapido bacio sulla guancia, mi trascinò con sé fuori casa, dandomi il tempo per dire solo
“A dopo, ma’!” prima che la porta si chiudesse alle nostre spalle.
Così mi diressi con lui verso casa di Liam, che avevamo scoperto trovarsi a pochi minuti dalla nostra.
La casa era davvero enorme come ci era stato detto e alla festa c’erano così tante persone che fummo costretti a vagare per parecchi minuti prima di trovare i nostri amici.
“Jake! Jane!” ci venne incontro Claire sorridendo, seguita a ruota da Sam che ci salutò con la mano e arrossì quando si accorse dello sguardo di Jake puntato su di lei.
“Venite, gli altri sono nel giardino sul retro” ci trascinarono tra la gente attraverso alcune stanze di straordinarie dimensioni per poi portarci in un enorme giardino dotato di una piscina altrettanto enorme e colma di persone che facevano il bagno, incuranti dell’aria non più calda tipica dei primi giorni di settembre.
Liam, Louis, Harry, Bec e Niall ci stavano aspettando presso un tavolo ricoperto da bevande alcoliche di qualsiasi genere.
Jaaake!”un sorridente Niall, nelle cui vene scorreva probabilmente più alcol che sangue, abbracciò mio fratello come se non lo vedesse da una vita, per poi fare lo stesso rivolgendosi a me (“Jaaane!”).
Sorrisi, notando dagli schiamazzi e dalle risate che nessuno dei nostri amici era più del tutto sobrio. Liam rivolgeva sorrisi beati a chiunque gli capitasse a tiro, Bec e Louis si tenevano per mano continuando a scambiarsi rapide occhiate e teneri sorrisi nonostante la presenza di Harry che, effettivamente, sembrava troppo concentrato su Claire, le cui guance avevano assunto un innaturale colorito rosso vivo in quanto il riccio non aveva distolto lo sguardo da lei neanche per un secondo da quando era arrivata. Tutto sommato era un quadretto divertente.
“Ma guarda un po' chi c’è” una voce parlò facendomi sussultare: Zayn era comparso al mio fianco senza che io me ne accorgessi e ora mi guardava con un volto divertito, i capelli scuri gli ricadevano morbidi sulla fronte.
“Meno male che è arrivata l’anima della festa” aggiunse con un sorriso ironico appoggiando un gomito sulla mia spalla. Non potei fare a meno di alzare gli occhi al cielo e lui si cimentò subito in un’altra mia buffa imitazione.
“Tanto a te che importa? Non ti interesserà molto della festa quando sarai chiuso con qualche ragazza nel bagno” sbottai ancora una volta senza riuscire a trattenermi, per poi rivolgergli lo stesso sorriso ironico che mi aveva serbato lui.
Un’espressione spiazzata si spianò sul suo volto, ma fu rapidamente sostituita da un sorriso di sfida. Si chinò verso di me e sfiorò il mio orecchio con le sue labbra –e a quel contatto il mio corpo venne percorso da un leggero brivido- cosicché soltanto io potessi sentire le sue parole.
“Se vuoi questa volta ti avverto prima, così potrai venire di nuovo a spiarmi” e senza aggiungere altro si allontanò, mentre io sentivo le guance avvampare e afferravo un drink che sarebbe stato solo il primo di una lunga serie.



Vieni a ballare con me” mi sussurrò Liam, il respiro appesantito dall’alcol, prendendomi per i fianchi e costringendomi a lasciare contrariata il mio ennesimo drink. La testa mi girava e la musica alta mi ostruiva le orecchie, ma nonostante questo mi aggrappai al braccio del castano decidendo di accettare il suo invito e dirigendomi con lui verso il centro dell’enorme giardino dove la gente ballava, sebbene in pochi –e io non ero una di quelli- riuscissero a stare in piedi come si deve.
Liam mi afferrò nuovamente per i fianchi e cominciò a muoversi a ritmo stringendomi sempre di più a sé mentre io non mi opponevo, limitandomi a guardarmi intorno come se sperassi che tutto smettesse di girare.
Il castano mi afferrò il viso e lo diresse verso il suo, ma senza neanche dargli il tempo di replicare scivolai verso il basso liberandomi delle sue braccia che si erano fatte sempre più strette intorno alla mia vita e, con l’improvviso bisogno di sedermi, lo seminai per raggiungere il lato più esterno del giardino.
L’unica panchina era occupata da una coppietta che si stava dando da fare per cui, sbuffando, mi gettai a sedere sul prato a solo pochi metri da loro. Il ragazzo che fino a quel momento era stato troppo impegnato a esplorare la cavità orale della ragazza al suo fianco con la propria lingua, si girò accorgendosi della mia presenza.
“Jane! Tutto ok?” Harry mi fissava con i suoi profondi occhi verdi e un sorriso ebete tipico di chi ha bevuto troppo, i morbidi ricci appiccicati alla fronte. Non mi stupii di vederlo e gli rivolsi un sorriso quasi ebete quanto il suo, sollevando i pollici e incoraggiandolo con un gesto a continuare a fare ciò che stava facendo senza badare alla mia presenza.
Jane!” mi accorsi solo ora della ragazza al suo fianco che non avevo visto bene. Claire era arrossita furiosamente notando come i miei occhi saettavano dalle sue gambe intrecciate alla vita del riccio alle mani di quest’ultimo tra i capelli di lei.
Claire!” le sorrisi raggiante, non riuscendo ad immaginare quanto potesse essere felice in quel momento, ma nonostante ciò chiedendomi quanto potesse aver bevuto Harry per avere quell’espressione. Ma prima che lei potesse aggiungere altro, il riccio le sussurrò con un cenno verso la casa qualcosa che la fece arrossire ancora di più e che probabilmente riguardava una qualche camera da letto. Così Harry, senza aspettare risposta, la prese per mano e la trascinò con sé, mentre lei mi rivolse un ultimo sguardo imbarazzato, senza però nascondere un sorriso felice e colpevole.
Ormai rimasta sola, senza nemmeno la forza di spostarmi sulla panchina, chiusi gli occhi e mi sdraia a terra, felice di rimanere per un attimo lontana da tutta quella confusione. Ma la mia solitudine non durò a lungo.
Ehilà
Aprii gli occhi, un ragazzo grande e grosso che non avevo mai visto prima mi osservava dall’alto con sguardo vuoto.
Abbassai nuovamente le palpebre per qualche secondo ignorandolo e sperando che se ne andasse, ma quando li riaprii questo si era seduto accanto a me e continuava a guardarmi con espressione indecifrabile.
“Come ti chiami?” insistette.
Richiusi gli occhi e sperai che se avessi continuato ad ignorarlo si sarebbe alzato e se ne sarebbe andato. La sua mano si appoggiò sulla mia gamba scoperta dal corto vestito, spalancai gli occhi, mi alzai di scatto per tornare verso la casa, ma prima che potessi muovere un solo passo la mano del ragazzo mi afferrò di nuovo, questa volta per un braccio, tirandomi verso di sé.
“Dove credi di andare?” mi rivolse un sorriso che rivelò i suoi denti ingialliti dal fumo. Cercai di divincolarmi ma la sua mano destra si stringeva sempre di più sul braccio, mentre la sinistra cercava di infilarsi sotto il mio vestito. Smisi di pensare, ormai completamente terrorizzata iniziai a urlare e lasciai che il mio piede colpisse il più forte possibile la sua caviglia, facendolo cadere a terra.
Iniziai a correre più veloce che potevo, le gambe si facevano sempre più deboli e il battito del cuore sempre più accelerato. Raggiunsi la piscina, la gente mi passava accanto senza accorgersi della mia presenza e io mi fermai, guardandomi intorno disperata e in lacrime alla ricerca di un volto famigliare che appartenesse a Bec, Sam, Jake o Louis non mi importava. Ma di nuovo tutto successe troppo in fretta. Un’imprecazione rabbiosa mi fece voltare e feci appena in tempo a vedere il ragazzo che mi aveva costretta a scappare che questo mi colpì in pieno viso con la sua grande mano aperta. Alcune facce si voltarono a quella scena, le mie gambe cedettero del tutto, la mia vista si annebbiò e caddi, perdendo l’equilibrio.
Un’ondata di gelo mi avvolse, l’acqua della piscina era talmente fredda che mi sembrò come se mille lame tentassero di perforarmi la pelle.
Sentii lo stomaco contrarsi e con un enorme sforzo cercai di risalire in superfice ma inutilmente, dal momento che braccia e gambe sembravano paralizzate.
Chiusi gli occhi e, prima che tutto diventasse buio, vidi Nick.



Un violento colpo di tosse permise all’acqua di riversarsi fuori dei miei polmoni.
Sollevai le palpebre, cercando di capire dove fossi. Un paio di occhi scuri mi fissavano con un’espressione preoccupata che si fece leggermente più sollevata non appena si accorsero che avevo finalmente ripreso conoscenza. Zayn mi aiutò a mettermi a sedere, senza distogliere lo sguardo da me.
“Stai bene?” il suo tono non nascondeva una certa preoccupazione e il suo respiro era affannato.
Mi guardai intorno, la mente ancora annebbiata: varie persone avevano assistito alla scena e ora mi lanciavano sguardi preoccupati, mentre il ragazzo grande e grosso che era stato la causa di tutto ciò era piegato a terra sul pavimento di piastrelle che circondava la piscina, con un occhio gonfio e un labbro sanguinante.
“Sto gelando” sussurrai, non riuscendo a dire altro e cominciando a battere i denti.
A Zayn non servirono altre parole e in meno di un secondo mi sollevò tra le sue braccia e si diresse a passo spedito dentro casa, continuando a lanciarmi rapide occhiate come a voler essere sicuro che non avrei perso di nuovo i sensi. “
Jane, non chiudere gli occhi, continua a guardarmi” mi sussurrò mentre saliva le scale, le braccia ancora saldamente strette intorno a me.
Raggiunse una stanza al piano di sopra e dopo essersi chiuso la porta alle spalle con un calcio mi adagiò sul letto.
Si inginocchiò di fronte a me mentre io, seduta sul bordo del materasso, continuavo a tremare e l’alcol si agitava nel mio stomaco che non smetteva di contrarsi.
“Jane, ti devi coprire con qualcosa di asciutto”
Annuii.
“Ce la fai da sola?” la sua voce indugiò.
Quetsa volta scossi la testa, incapace di muovermi.
“Devo aiutarti?” continuò con un tono incredibilmente serio.
Annuii una seconda volta. Zayn afferrò l’orlo del mio vestito.
“N-non g-guardarmi” gli intimai io, senza smettere di battere i denti.
Lui scosse dolcemente la testa e sollevò gli occhi nei miei. Fece scorrere il vestito lungo le mie gambe e i miei fianchi, facendo sempre attenzione a non sfiorarmi con le sue mani.
“Jane, riesci a sollevare le braccia?” mi chiese, sempre guardandomi negli occhi, con lo stesso tono serio, ma questa volta aggiungendo una nota più dolce. Annuii ancora e sollevai gli arti superiori, permettendo al moro di sfilarmi completamente il vestito mentre il suo sguardo rimaneva fisso nel mio. Si voltò, raggiunse un armadio e ne tirò fuori una coperta. Si girò di nuovo verso di me, senza abbassare lo sguardo al di sotto dei miei occhi, e mi avvolse completamente con il morbido cashmere. Mi prese nuovamente in braccio e mi fece sdraiare del tutto sul letto, la testa appoggiata sul cuscino. Chiusi gli occhi e respirai profondamente, cercando di reprimere il tremito che continuava a percorrere il mio corpo.
Jane” mi sussurrò “Hai ancora freddo?”
Feci sì con la testa, rassegnandomi alla situazione. Risollevai le palpebre e lo osservai togliersi maglietta e pantaloni e rimanere in boxer e soltanto in quel momento mi accorsi che anche lui era del tutto fradicio, i capelli scuri gli ricadevano umidi sul viso e le nocche della mano destra erano leggermente insanguinate. Un brivido lo fece riscuotere mentre si dirigeva nuovamente verso l’armadio e afferrava un’altra coperta con cui si avvolse, tornando accanto al letto. Il materasso si abbassò sotto il suo peso e il moro si sdraiò accanto a me, appoggiando la testa sul cuscino cosicché il suo volto si trovasse di fronte al mio. Un altro brivido lo percosse e io mi avvicinai a lui, facendo in modo che le mie gambe si intrecciassero con le sue, e ricercando il calore di cui entrambi avevamo bisogno.
Il suo sguardo era intenso, la preoccupazione non era ancora svanita del tutto.
“Stai meglio, Jane?” Annuii piano e rimasi in silenzio mentre ripercorrevo mentalmente ciò che era successo.
Ero caduta in acqua, avevo perso i sensi e Zayn, dopo aver dato a quel maniaco ciò che si meritava, mi aveva salvata. Sembrava quasi una cosa stupida, non ero riuscita a risalire in superficie nonostante fosse una semplice piscina. Ma quell’impatto così violento mi aveva terrorizzata, impedendo alla mia mente di ragionare e facendola ritornare agli avvenimenti di soli tre mesi prima.
Ho rivisto mio fratello” mi lasciai sfuggire ricacciando indietro le lacrime, la mente annebbiata da questi pensieri.
“Jake?”
Scossi la testa.
Nick” sentii il mio sguardo svuotarsi “L’alta marea se l’è portato via” la mia voce si inclinò, mentre quelle parole sfuggivano involontariamente e per la prima volta dalla mia bocca.
Zayn non disse niente. Mi rivolse soltanto uno sguardo carico di tutto ciò che le parole non avrebbero potuto esprimere, e gliene fui riconoscente.
Zayn?” sussurrai, con un ennesimo brivido.
“Dimmi, Jane” il mio nome pronunciato in quel modo mi fece uno strano effetto e percepii il mio stomaco cominciare a contorcersi debolmente.
Grazie” gli dissi semplicemente.
E lui, con un ultimo sguardo, mi sorrise e chiuse gli occhi, addormentandosi accanto a me.




"If I had only felt the warmth within your touch,
if I had only seen how you smile when you blush,
or how you curl your lip when you concentrate enough"

Sleeping at last - Turning page








 
* * * * * * * * * * * * * * *



Buonasera!

Ciao ragazze (o ragazzi, anche se non credo) qui è Giulia che parla!
Come avrete letto nei commenti ai primi due capitoli ho chiesto ad una mia amica, Chiara, di pubblicare su Efp questa storia scritta da me, dato che lei ha un profilo e io sono troppo pigra per crearne uno mio.
Innanzitutto ci terrei a precisare che questa è la mia prima fan fiction e non ho sinceramente idea di come stia andando! L'ho scritta essenzialmente per passare il tempo quando non avevo niente da studiare, ma man mano che sono andata avanti ho cominciato a tenerci e ad impegnarmi sempre di più! Quindi, anche se so che è un po' una rottura di scatole, vi chiederei di lasciare soltanto qualche riga di recensione, così da capire se vado bene o faccio schifo! Ahaha, no dai, dite semplicemente quello che pensate di questa storia, qualsiasi commento, critica o apprezzamento che sia, sarà ben accetto e mi farebbe davvero molto piacere e, soprattutto, mi spronerebbe a continuare questa storia! :)


Grazie dell'attenzione, al prossimo capitolo! :)


Giulia

  

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Capitolo 4
*** Chapter 4 ***


"And now I think about what you do,
I think about what they say,
I think about how to think,
pause it play, pause it play, pause it"

The 1975 - Chocolate




 
Sollevai lentamente le palpebre, cercando di abituarmi a poco a poco alla debole luce che filtrava attraverso le tendine.
Provai a mettermi a sedere con estrema calma, dal momento che sentivo la testa pulsare in maniera insopportabile, e mi guardai intorno, ancora leggermente spaesata.
Mi trovavo nella stessa camera in cui ricordavo di essermi addormentata la sera prima, ma mi accorsi quasi subito di essere sola, nessuno occupava il cuscino accanto al mio come invece mi ero aspettata.
Sentii alcune voci provenire dal piano di sotto per cui, con enorme sforzo, decisi di alzarmi, mi infilai il vestito bianco ormai asciutto che avevo indossato alla festa, uscii dalla camera e in punta di piedi scesi le scale.
“I miei mi ammazzeranno”
Liam era seduto sul divano del salotto, la testa fra le mani.
Non capivo con chi stesse parlando fino a che non sentii due sospiri provenire dalla parte opposta della stanza.
“Incivili” Louis e Bec erano seduti l’uno accanto all’altra su di un altro divano e si guardavano intorno scuotendo la testa, l’aria leggermente affranta.
Li imitai e compresi subito a cosa le parole di Liam si riferivano.
La casa era un disastro: alcune sedie erano state capovolte, si notava chiaramente che i mobili non si trovavano nel loro solito ordine, il pavimento era ricoperto di bottiglie, patatine, sigarette e quant’altro. Rimasi a bocca aperta pensando a che razza di gente doveva essersi imbucata alla festa per ridurre la casa in quel modo. Non osavo immaginare in quali condizioni potesse trovarsi il giardino sul retro.
Un moto di compassione mi spinse a sollevare lo sguardo sul povero Liam che non riusciva a fare altro che reggersi il capo fra le mani e pensai che, date le sue condizioni della sera precedente, la sua testa doveva pulsare tanto quanto la mia e questo certamente non lo avrebbe aiutato.
“Jane!” Bec si accorse improvvisamente di me e senza darmi il tempo di dire niente si alzò, mi corse incontro e mi strinse in un abbraccio stritolatore.
“Oh Jane” sembrava quasi sul punto di piangere “Siamo stati così in pensiero per te” allentò la presa facendo in modo di potermi guardare negli occhi, quasi ad assicurarsi del tutto che io stessi bene. Mi limitai a guardarla e, mentre anche Liam e Louis si alzavano per venirmi incontro, le immagini di ieri sera mi ritornarono in mente come dei rapidi flashback.
Le mani di quel ragazzo che cercavano di insinuarsi sotto il mio vestito. Il mio respiro che si accorciava sempre di più mentre scappavo da lui. La sua mano che con uno scatto di rabbia si avventava sul mio viso. L’acqua fredda, ghiacciata, terribile. Due braccia che si avvolgevano intorno a me e mi riportavano in superficie. E l’unica cosa che riuscivo a ricordare da quel momento in avanti erano un paio di occhi scuri e profondi che mi fissavano preoccupati ma riuscivano allo stesso tempo a rassicurarmi.
“Jane, mi dispiace terribilmente” Liam era accanto a me e mi guardava con occhi carichi di quelli che sembravano sensi di colpa
“Zayn ci ha raccontato tutto, non so come quel pazzo sia entrato in casa mia, non lo conosco nemmeno e se avessi saputo che..” disse tutto d’un fiato prima che io lo interrompessi.
“Liam, non è colpa tua, davvero” scossi la testa, per poi sorridergli per incoraggiarlo ad abbandonare i suoi sensi di colpa “Non è successo niente di grave, alla fine è andato tutto bene”
Lui mi sorrise di rimando, probabilmente sollevato di sapere che io non ero affatto arrabbiata con lui.
“Dove sono tutti gli altri?” non potei fare a meno di chiedere.
“Sono andati via da poco, ma torneranno questo pomeriggio per aiutarci a rimettere a posto la casa” spiegò Bec risoluta, senza però abbandonare il suo sguardo preoccupato.
“E... Zayn?” non riuscii di nuovo a trattenermi, curiosa di sapere dove fosse finito “Volevo ringraziarlo per quello che ha fatto” mi affrettai ad aggiungere prima che gli altri potessero fraintendere.
Vidi Bec mordersi il labbro inferiore e rivolgere una rapida occhiata a Louis e Liam.
“Bè…” indugiò qualche secondo prima di continuare “Ieri sera nessuno di noi sapeva ancora cosa fosse successo e quando Jake vi ha visti insieme nel letto all’inizio si è un po’ alterato con lui, e…” si fermò un attimo lanciandomi un’occhiata “Però Niall e Louis son riusciti a fermarlo prima che potesse fare qualcosa, e Zayn gli ha spiegato l’accaduto e alla fine Jake non ha potuto fare altro che ringraziarlo” si affrettò ad aggiungere agitata, notando il mio sguardo preoccupato “Tuo fratello era davvero molto in pensiero per te –e devo ammettere che lo eravamo tutti- e questa notte non ti ha persa di vista un attimo”
Sorrisi di fronte alla rivelazione di un lato iperprotettivo di Jake che ancora non conoscevo e fui sollevata di sapere che nient’altro di grave era successo.
“Grazie di tutto, ragazzi” non sapevo cos’altro dire, mi sentivo quasi in colpa per aver fatto preoccupare tutti inutilmente “Mi dispiace aver creato tutti questi problemi, non volevo…” aggiunsi abbassando lo sguardo con sincero dispiacere.
“Non dirlo neanche per scherzo!” replicò Bec quasi scioccata dalle mie parole “L’importante è che tu ora stia bene” mi sorrise e mi strinse di nuovo tra le sue braccia calde. Nonostante insistetti molto per rimanere con gli altri ad aiutare a rimettere a posto casa di Liam prima dell’arrivo dei suoi genitori, Bec non ne volle sapere e dopo avermi minacciata più volte e fatta pronunciare un solenne giuramento secondo cui quel pomeriggio mi sarei riposata, mi obbligò a tornare a casa. Ovviamente era ancora troppo preoccupata per lasciarmi percorrere quei cento metri che separavano casa mia da casa di Liam, per cui fu lei stessa ad accompagnarmi.
“Allora, come va con Louis?” le chiesi non appena fummo uscite dalla porta di Liam, lontane dalle orecchie dei ragazzi, ricordandomi di come lei e il castano fossero si tenessero teneramente per mano la sera prima, nonostante la presenza di Harry.
Un’espressione di pura felicità le attraversò il volto, ma prima che potesse rispondermi si rabbuiò.
“Vuole dirlo a Harry” sospirò.
“Sarebbe così grave se lo venisse a sapere?” non riuscivo davvero a capire il motivo per cui un ragazzo come Harry, sempre così allegro che sembrava non potersela prendere con nessuno, avrebbe dovuto arrabbiarsi per una cosa simile.
Grave?” mi rispose Bec guardandomi come se avessi appena detto una cosa estremamente stupida “Ci ammazzerebbe!” sospirò nuovamente, rassegnata dalla verità delle sue stesse parole.
“Louis non riesce a capirlo” procedette lei dopo un breve silenzio “e crede che essendo il suo migliore amico Harry non riuscirà ad arrabbiarsi più di tanto. Non capisce che dicendoglielo metterebbe fine alla loro amicizia e alla nostra relazione” il suo sguardo era fisso a terra “E io non voglio”
Le misi un braccio intorno alle spalle “Vedrai che troverete una soluzione” riuscii a dire soltanto, sorpresa dalla scoperta del carattere impulsivo di Harry.
"Siamo arrivate” mi voltai verso Bec, che non aveva ancora alzato gli occhi dalla strada.
“Bec, tu sei una ragazza dalle mille risorse, sempre solare e sorridente” le sollevai il volto e le sorrisi, senza sopportare di vederla così.
“Tutto si sistemerà, Harry capirà e Louis non mi sembra così stupido da lasciarti scappare” continuai, notando soddisfatta che il suo viso riprendeva colore.
“Grazie, Jane” mi sorrise Bec , leggermente incoraggiata dalle mie parole.
“Riposa, mi raccomando” mi abbracciò per poi avvicinarsi al mio orecchio e sussurrami “Comunque tu e Zayn eravate molto carini insieme, ieri sera” per poi allontanarsi trotterellando felice, senza darmi il tempo di replicare.
“Ci vediamo lunedì a scuola!” mi urlò voltandosi nuovamente, con un ultimo gesto della mano, mentre le mie guance si tingevano di rosso.


Fui costretta a vagare per una buona mezz’ora tra i corridoi della nuova scuola per riuscire a trovare la mia classe di storia, fortunatamente qualche istante prima del suono della campanella.
Mi guardai intorno non appena fui entrata, alla disperata ricerca di qualche volto conosciuto, per poi notare con mio grande sollievo che Liam e Harry si stavano sbracciando in mia direzione. Mi sedetti dietro di loro, felice di vederli, e ascoltai attentamente le loro dritte sul professore di storia, talmente basso che si intravedeva appena mentre era occupato a cancellare la lavagna dietro la cattedra.
La campanella suonò e gli ultimi ritardatari si affrettarono a prendere posto.
La lezione si svolse normalmente, tra i buffi commenti di Liam e Harry riguardanti il Professor Bailey e le mie risate represse a fatica a causa dei due ragazzi.
Fu dopo circa un quarto d’ora dal suono della campanella che la porta si aprì, spinta da un ragazzo la cui vista mi fece impercettibilmente sussultare.
Zayn era entrato nell’aula interrompendo il professore come se niente fosse, i capelli leggermente scompigliati, la camicia fuori dai pantaloni, seguito a ruota da una ridacchiante ragazza con lunghi capelli rossi.
“La informo che non tollererò anche quest’anno che le sue sveltine vengano prima della mia lezione, Signor Malik” il Professor Bailey gli lanciò un’occhiata seccata suscitando un’ondata di risatine, probabilmente abituato a quel genere di atteggiamento.
Il moro gli rispose con un cenno, senza neanche alzare gli occhi, e con noncuranza percorse l’aula e si diresse verso Harry e Liam per salutarli con tutta tranquillità, sempre accompagnato dalle risatine di diverse ragazze che bisbigliavano tra loro, scambiandosi occhiatine d’intesa.
“Può sedersi, se non le dispiace?” aggiunse il Professor Bailey ancora più seccato per poi riprendere la sua lezione come se niente fosse.
Zayn si guardò in giro alla ricerca di un banco libero quando i suoi occhi si posarono su di me.
Non ebbi neanche il tempo di accennare l’ombra di un sorriso che il moro mi salutò con lo stesso cenno indifferente che aveva rivolto al professore e con noncuranza spostò la sedia accanto alla mia che, con espressione seccata, realizzò essere l’unica libera in tutta l’aula.
Essendo la prima volta che lo vedevo dopo quello che era successo alla festa di Liam non era certo l’atteggiamento che mi aspettavo da lui ma, facendo finta di niente mentre il professore continuava a spiegare, gli rivolsi un timido sorriso che non venne ricambiato.
Continuò per tutta la lezione ad ignorarmi, quasi come se non ci conoscessimo, ed io non potei fare a meno di chiedermi il motivo del suo comportamento. Il suo atteggiamento di venerdì sera mi aveva fatto cambiare idea su di lui che, da ipocrita e arrogante, era riuscito ad apparire totalmente diverso da come me lo ero immaginato.
Ma, anche se la mia precedente opinione sul moro stava a poco a poco riemergendo, mi decisi a ringraziarlo comunque per come mi aveva aiutata e difesa alla festa. Così, a pochi minuti dal suono della campanella, presi coraggio e mi voltai verso di lui.
“Zayn?” gli sussurrai senza ottenere alcuna risposta.
Zayn?” ripetei, ora leggermente seccata per come continuava ad ignorarmi.
Questa volta non poté più fare finta di non avermi sentito e si voltò verso di me, con espressione indecifrabile.
Gli rivolsi di nuovo un timido sorriso che di nuovo non trovò risposta.
“Volevo solo ringraziarti” gli dissi ora che avevo la sua attenzione “Per quello che hai fatto venerdì, intendo” continuai in un tono del tutto sincero, aspettando una sua qualche reazione.
Ancora una volta come se niente fosse si voltò rivolgendo la sua attenzione verso la cattedra e con un gesto annoiato della mano mi rispose in tono piatto.
“Non c’è di che”
Si può sapere che diavolo hai?!” sbottai, incapace di sopportare oltre quel suo atteggiamento così pieno di strafottenza.
Sembrò indugiare qualche secondo.
“Forse se venerdì avessi bevuto di meno non avresti rischiato di farti stuprare da un maniaco, facendo preoccupare tutti quanti inutilmente” mi rispose in un tono piatto e vagamente stizzito, continuando a non guardarmi.
Ero scioccata.
Era davvero quello il motivo del suo comportamento insopportabile?
“Sei arrabbiato perché ti ho rubato del tempo prezioso che avresti potuto passare con una qualche sgualdrina?” ero nera di rabbia.
Scosse la testa, un sorriso divertito gli increspò le labbra che tornarono a distendersi dopo un istante.
“Se ti scocciava così tanto avresti potuto lasciarmi annegare o, che so io, morire di freddo” La campanella suonò e senza dargli il tempo di ribattere mi alzai di scatto per poi dirigermi a passo spedito verso la lezione successiva.



“Perché deve essere sempre così…” infilzai la forchetta in uno striminzito pezzo di carne che mi aveva generosamente offerto la mensa della scuola.
Così…” non riuscivo a trovare la parola adatta per descrivere Zayn, il cui atteggiamento durante l’ora di storia mi aveva decisamente maldisposta.
“Magari è interessato a te” Sam scrollò le spalle. La guardai come se avessi appena sentito la cosa più stupida del mondo. “Quello mi odia!” infilzai una seconda volta il mio pezzo di carne.
Vidi Claire scuotere il capo mentre addentava la sua insalata appassita.
“Secondo me” deglutì “Ha ragione Sam”
“Anche secondo me” intervenne Bec interessata all’argomento, ma senza comunque rinunciare a mandare occhiatine furtive a Louis che si trovava seduto al tavolo accanto al nostro. 
"E probabilmente non sa come comportarsi”
“Dato che solitamente si limita ad usare le ragazze senza interessarsene veramente” concluse Sam, come se stesse dicendo una cosa ovvia.
“Voi siete pazze” scossi energicamente la testa guardando prima Claire, poi Bec, poi Sam “E lui mi odia… Me ne farò una ragione” aggiunsi scrollando le spalle con finta indifferenza.
“E Matt McHale ti sta fissando” notai Bec non riuscire a trattenere un sorrisetto.
“Chi?” alzai un sopracciglio assumendo un’aria interrogativa.
“Oh, solo il pluripremiato campione e capitano della squadra di calcio della scuola” mi spiegò Claire con l’aria sognante che fino a quel momento le avevo visto assumere solamente quando parlava di Harry.
Alzai lo sguardo incuriosita, puntandolo nella direzione indicatami da Bec. Quello che avrebbe comodamente potuto essere il fratello minore di Zac Efron era seduto ad un tavolo poco distante dal nostro, intento a chiacchierare allegramente con quelli che capii essere i suoi compagni di squadra, dal momento che indossavano tutti la stessa giacca blu elettrico ricamata con scritte gialle e sgargianti.
“Non mi sta fissando” mi morsi il labbro inferiore, un po’ delusa.
Quasi come se mi avesse sentita Matt McHale sollevò i suoi magnifici occhi verde acqua sui miei e mi rivolse un rapido sorriso, per poi concentrare nuovamente l’attenzione sui suoi compagni.
“Ok, forse avevate ragione” non ero ancora riuscita a distogliere lo sguardo da quel ragazzo e dai suoi denti perfettamente dritti e bianchi.
“Sei bordeaux” Sam soffocò una risata accennando alla mia faccia che era effettivamente avvampata senza che io me ne accorgessi.
“Sotterratemi” mi coprii con il tovagliolo mentre sentivo le mie guance scaldarsi sempre di più.
“Sei davvero fortunata, Jane” sospirò Claire con la stessa aria sognante di prima “Io seguo il corso di biologia con lui da ormai due anni e probabilmente non sa neanche ancora come mi ch-“ qualcosa le impedì di continuare.
Sollevai lo sguardo dal mio piatto e vidi Claire, la forchetta sospesa a metà strada tra la sua insalata a e la sua bocca semiaperta, le guance che avevano perso la loro solita tinta rosea e i suoi occhi fissi su di un punto al di là delle mie spalle. Mi voltai preoccupata in direzione del suo sguardo, cercando di capire insieme a Bec e Sam quale fosse il problema.
Non fu difficile individuarlo: dall’altra parte della sala, a una ventina di metri dal nostro tavolo, Harry era appoggiato allo stipite di una porta, intento a chiacchierare amabilmente con una graziosa ragazza castana che faceva scorrere i morbidi boccoli del ragazzo tra le sue dita. Il riccio le si avvicinò sempre di più, con un accenno di sorriso stampato sul volto ormai a pochi centimetri da quello della ragazza.
Non ci servì guardare oltre per capire cosa sarebbe successo di lì a poco e un sonoro rumore metallico ci fece voltare nuovamente e distogliere gli occhi da quella scenetta che di romantico aveva ben poco.
Claire aveva lasciato cadere la forchetta a terra alzandosi improvvisamente e ora si stava dirigendo a passo spedito verso l’uscita della mensa. Io, Bec e Sam ci scambiammo una rapida occhiata preoccupata, per poi alzarci tutte insieme e seguire la nostra amica che nel frattempo si era messa a correre e aveva raggiunto i bagni.
Claire singhiozzava appollaiata sul lavandino, la testa chinata e i lisci capelli corvini che le ricadevano sul viso.
“Lo sapevo” scosse freneticamente la testa “mi sono soltanto illusa” furono le uniche parole che riuscì a pronunciare prima di scoppiare di nuovo in singhiozzi.
Claire..” le sussurrò Sam avvicinandosi a lei e circondandola con le braccia.
“Mio fratello è un completo idiota, un emerito coglione!” Bec sembrava furiosa “Claire, te l’ho sempre detto ed è ora che anche tu lo capisca!”
Le sue parole non servirono a consolarla ma al contrario la fecero singhiozzare ancora di più.
“No, no, no!” scosse nuovamente la testa “Avrei dovuto andare a letto con lui, venerdì sera” sussurrò, pentita per ciò che non aveva fatto e desiderosa di poter tornare indietro nel tempo “E invece mi sono rifiutata, non volevo, aveva bevuto, e…” pianse anche più forte.
“Sei impazzita?!” Bec strabuzzò gli occhi “E’ stata la scelta migliore che potessi fare! Non sarebbe cambiato niente! Quando poi si accorgerà di averti lasciata scappare per dedicarsi a delle stupide sgualdrine sarà lui a pentirsi!” sembrava fuori di sé.
Questa volta le sue parole ebbero l’effetto sperato e Claire la guardò con occhi riconoscenti, mentre cercava di far cessare le lacrime.
Fidati” Bec le si avvicinò prendendola per le spalle e fissando lo sguardo nel suo “Conosco mio fratello e so per certo che anche un cazzone come lui se ne pentirà” sussurrò poi con voce più dolce, rubando a Claire un timido sorriso speranzoso.
Io non dissi niente, mi limitai a stringerla in un forte abbraccio comprensivo e pensai che Harry, purtroppo, non era l’unico ad usare le ragazze e farle soffrire.
Rivolsi un pensiero carico di rabbia al ragazzo moro, al suo odioso sguardo sempre così profondo e indecifrabile, ai suoi insopportabili capelli scompigliati, a come mi aveva trattata quella mattina.
E a quello che era successo venerdì sera.
E ai suoi occhi seri e preoccupati che mi guardavano seduta sul bordo del letto.
E alle sue gambe intrecciate alle mie sotto le coperte.
Scossi la testa, cercando di scacciarlo dalla mia mente.

Ma perché non ci riuscivo?











"Well, when you go
don't ever think I'll make you try to stay,
and maybe when you get back
I'll be off to find another way"
 
My Chemical Romance - I don't love you







 
* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * 




Buonasera a tutte!

Eccomi qui a pubblicare il quarto capitolo della mia prima fan fiction! 
Vi sarete accorte che la situazione tra i nostri due protagonisti non è delle migliori, anzi! Ma non vi preoccupate, presto le cose cambieranno! 
Inoltre altre situazioni (oltre, per esempio, la relazione segreta tra Bec e Louis, o il rapporto tra Harry e Claire) si aggiungeranno, rendendo la storia ancora più dinamica! 
Non vorrei dilungarmi troppo, come sempre vi chiedo di lasciare una piccola recensione per sapere cosa ne pensate, o se volete darmi consigli e suggerimenti per a storia saranno senz'altro ben accetti! 

Per qualsiasi cosa scrivitemi! 

Alla prossima,
Giulia 

<3

  

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Capitolo 5
*** Chapter 5 ***


"Fate is coming, that I know
time is running, got to go
faith is coming, that I know
let it go"
30 Seconds to Mars - Do or die





 
Le prime due settimane nella nuova scuola erano proseguite senza alcun avvenimento significativo.
Bec e Louis sembravano essersi finalmente dimenticati del problema di dire tutto a Harry in quanto lei era riuscita finalmente a convincere il castano, che alla fine si era rassegnato. Continuavano quindi a mantenere segreta, o almeno agli occhi del fratello di lei e migliore amico di lui, la loro relazione.
Io e Zayn proseguivamo tranquillamente nel nostro ignorarci a vicenda, sebbene ci toccasse essere seduti l’una accanto all’altro durante le lezioni di storia e biologia e sebbene dovessi reprimere con estrema forza di volontà i miei istinti omicidi ogni volta che lo vedevo.
Ma non riuscivo neanche a smettere di pensare al ragazzo che mi aveva salvata, aiutata, al ragazzo che quella sera non si era approfittato di me nonostante avessimo bevuto entrambi, al ragazzo che si era preso cura di me mentre tutti gli altri si stavano divertendo.
E continuavo a non spiegarmi il motivo del suo cambiamento, ma ancora meno capivo il motivo per cui non riuscivo a smettere di chiedermelo.
Claire continuava a trattenere a stento le lacrime a causa della faccenda riguardante Harry.
Io, Sam e Bec cercavamo di consolarla in ogni maniera possibile, ma i nostri tentativi si dimostravano sempre inutili.
Il riccio invece, che sembrava non essersi minimamente accorto del cambiamento di atteggiamento di Claire nei suoi confronti, continuava a comportarsi normalmente, come se tra loro non fosse mai successo nulla.
Bec aveva cercato con tutte le sue forze di mantenere il silenzio con suo fratello riguardo la cotta (e forse cotta era dire poco) che Claire aveva per lui ormai da tempo, ma due venerdì dopo la festa di Liam, durante un giro al centro commerciale, mentre aspettavamo Claire e Sam che si erano messe in coda per ordinare un caffè, mi raccontò della sua discussione con Harry avuta il giorno precedente.
“Non riuscivo più a trattenermi, ecco” mi spiegò Bec continuando a mandare occhiate al bancone del bar, preoccupata che Claire potesse sentirci .
“Ieri è uscito con l’ennesima ragazza e quando è tornato a casa non sono riuscita a stare zitta e l’ho coperto di insulti per il suo atteggiamento da idiota e gli ho detto tutto su Claire e…” sembrò indugiare, ma con un mio cenno di incoraggiamento riprese la parola.
“Il fatto è che sembrava non essersi mai accorto dei sentimenti che Claire prova per lui, non so se stesse fingendo oppure no, ma mi sembrava veramente scioccato quando gliel’ho detto” sospirò “Insomma non è colpa sua se non ha mai notato il modo in cui Claire lo guarda o gli parla, sappiamo tutti che lei è molto timida e siccome mio fratello è un idiota è normale che non sia riuscito a cogliere i segnali… Mi sembrava perfino in colpa e mi dispiaceva per lui, giuro, ma poi…” la sua espressione ora non era più comprensiva, al contrario sembrava piena di rabbia e disgusto.
Ma poi?” la incoraggiai ancora una volta, notando la mano destra stretta saldamente a pugno.
“Ma poi il suo telefono ha squillato!” sbottò per poi abbassare di nuovo la voce, sempre per paura che Claire la potesse sentire.
“E quando ha risposto aveva il suo solito sorriso ebete di quando ci vuole provare con una ragazza! ‘Karen!’ ha detto ‘Scusami, ora non posso parlare, sono a casa tua per le otto’ e ha riattaccato!”
Bec era furiosa anche mentre cercava di imitare la voce rauca del fratello.
“A quel punto non ce l’ho più fatta, gli ho mollato un ceffone e me ne sono andata” scrollò le spalle mentre io cercavo di reprimere una risatina immaginandomi Harry preso a sberle dalla sorella minore.
“I maschi sono davvero tutti dei grandissimi bast-“ ma non potei concludere la mia affermazione; Claire e Sam erano ricomparse con i nostri caffè in mano e si stavano dirigendo verso di noi, per cui io e Bec fummo costrette a rimandare la nostra conversazione.
“Di che stavate parlando?” Sam ci rivolse un sorriso curioso non appena si fu seduta.
“Di quanto siano stronzi i maschi” fu la semplice risposta di Bec che scrollò le spalle con fare indifferente dopo avermi lanciato una rapida occhiata d’intesa.
“Oh, sai che novità” sbottò ironicamente Claire, senza però riuscire a nascondere una nota di tristezza nella sua espressione.
Iniziò così un lungo dibattito sui ragazzi, sui pochi rispettosi nei confronti delle ragazze, sui nostri principi azzurri ideali, su Niall, su Liam, su Harry, su Louis, su Jake e ovviamente, con mia grande seccatura, su Zayn.
Ehm ehm” Bec attirò l’attenzione su di se “A proposito di ragazzi…” un sorrisetto le attraversò il volto mentre sorseggiava il suo caffè e ammiccava ad un punto oltre la spalla di Claire. Sollevai lo sguardo nella direzione indicata e capii all’istante a cosa Bec si stesse riferendo.
Matt McHale e un altro ragazzo, Christopher Hamilton, anche lui un ambito e molto desiderato giocatore della squadra di calcio della scuola, stavano chiacchierando con tranquillità, ma solo dopo mi accorsi di come i loro sguardi si posassero di tanto in tanto su di noi.
Mi voltai nuovamente verso Bec, le guance arrossate per aver appena incrociato lo sguardo del sosia di Zac Efron, ma quella non fece in tempo a rivolgermi un altro dei suoi sorrisi maliziosi che una voce parlò incredibilmente vicina a me.
“Salve ragazze” mi voltai di scatto rischiando di risputare il caffè che avevo appena iniziato a sorseggiare.
Matt McHale, i capelli castani perfettamente sistemati, i grandi e espressivi occhi verde acqua, e Christopher Hamilton, i capelli biondi che gli sfioravano le spalle e gli zigomi alti e pronunciati, erano in piedi accanto al nostro tavolo con i loro perfetti denti bianchi esposti in un ampio sorriso.
“Ciao Matt” Bec gli rivolse un sorriso raggiante quanto il suo, ostentando finta sorpresa “Che fate di bello?” continuò rivolgendosi anche a Christopher e notando che io, Sam e Claire sembravamo quasi paralizzate.
Loro scrollarono le spalle guardandosi intorno.
“Un giro, niente di che”
“Ma che coincidenza! Anche noi stavamo facendo un giro!” le mie guance avvamparono ma non riuscii a trattenere un sorriso di fronte al modo con cui Bec stava cercando di farci conoscere i due ragazzi.
“Bè” Matt sembrò sorpreso ma allo stesso tempo felice per come Bec gli stava facilitando le cose “Se volete potete unirvi a noi” mi rivolse una rapida occhiata che mi fece avvampare ancora di più.
“Ma certo!” Bec non sembrava non aspettare altro e senza nemmeno consultarci si alzò e si rimise addosso la giacchetta, costringendoci ad abbandonare i nostri caffè e fare lo stesso.
Notai che sia le guance di Claire che quelle di Sam avevano assunto una tinta vagamente rosea e pensai che anche le mie dovevano essere uguali alle loro, se non peggio.
“Forse è meglio che vi presenti le mie amiche, non so se le conoscete già” continuò Bec capendo che se non ci fosse stata lei saremmo probabilmente rimaste in silenzio tutto il pomeriggio.
“Io sono Sam” la ragazza ostentò un sorriso estremamente timido dopo che Bec la ebbe spinta in avanti costringendola quasi a scontrarsi contro Christopher.
“Claire” lei sembrava anche più intimidita di Sam mentre stringeva la mano di uno dei ragazzi.
“Jane” mi decisi finalmente costringendomi ad abbandonare la timidezza e fingendo un sorriso indifferente e non imbarazzato.
Il mio sguardo incrociò ancora una volta quello di Matt mentre la sua mano stringeva dolcemente la mia, ma non potei fare a meno di notare il modo in cui anche Christopher (o meglio ‘Chris’) stava guardando Claire mentre i due si stavano presentando.
“Andiamo allora!” disse allegramente Bec una volta terminate le presentazioni e, con una debole spinta, mi costrinse a spostarmi accanto a Matt.


“Matt ha una cotta per te!”
Bec era decisamente entusiasta mentre lo diceva.
Nonostante il suo tono che sembrava non ammettere repliche non potei fare a meno di scuotere la testa per come mi sembrasse esagerata e prematura quell’affermazione.
Stavamo tornando a casa dopo aver trascorso un piacevole pomeriggio al centro commerciale con i due ragazzi che avevamo incontrato per caso e si erano rivelati, oltre che incredibilmente carini, anche molto simpatici, gentili ed educati.
Quella sera andai a dormire felice, ripensando al pomeriggio trascorso.
Io e Matt avevamo riso e scherzato ma soprattutto avevamo parlato del più e del meno, anche grazie a Bec che continuava a fare in modo che io e lui rimanessimo sempre vicini. Ripensai ai suoi sguardi e al suo sorriso contagioso e a come, al momento di tornare a casa, mi aveva presa da parte, chiesto il numero di telefono e invitata ad uscire domenica pomeriggio, questa volta solo io e lui.
Ma quando abbassai le palpebre dopo essermi avvolta con la coperta non vidi i suoi occhi verde-acqua, i suoi capelli o i suoi denti bianchi.
Vidi solamente un paio di occhi scuri incorniciati da lunghe ciglia.


ZAYN


“Sinceramente anche io ti avrei tirato uno schiaffo, Harry” furono le parole di Liam mentre si metteva a sedere e poggiava il vassoio sul tavolo.
Trascorrevamo sempre il dopo mensa sui tavoli del cortile della scuola, così da poterci rilassare fumando una sigaretta lontani dai professori o semplicemente chiacchierando tranquillamente lontani da orecchie indiscrete.
“Concordo con Liam” disse Niall mentre addentava un panino.
“Anche io”
“Idem”
“Uguale a loro”
Lo sguardo di Harry percorse scioccato ciascuno di noi per poi soffermarsi su di me.
“Proprio tu parli?” inarcò un sopracciglio “Tu sei anche peggio di me! Le porti a letto senza nemmeno conoscerle e poi le scarichi subito dopo!” sembrava che Harry sperasse di trovare conforto sapendo che c’era qualcuno che con le ragazze si comportava anche peggio di lui.
“Almeno io…” cercò di continuare ma lo interruppi.
“Almeno tu cosa? Almeno io non le illudo prima di scaricarle come fai tu” le sue parole mi davano sui nervi, anche se sapevo che aveva ragione.
“Claire non mi aveva mai detto che aveva intenzioni serie, non è colpa mia se…”
“Se sei un cazzone?” non riuscì a trattenersi Niall ridacchiando e suscitando le risate di tutti, Harry compreso.
“E va bene, lo ammetto” il riccio alzò le mani in segno di resa “Un giorno troverò quella giusta e cambierò” non sembrava troppo convinto delle sue stesse parole.
“Secondo me Claire poteva essere quella giusta” osservò Louis con indifferenza mentre Harry alzava nuovamente un sopracciglio.
“Insomma è carina, simpatica, fa ridere, è intelligente… Forse tu non lo hai mai notato perché con te è sempre timida” sollevò le spalle.
"E soprattutto ti conosce da tanto tempo e nonostante sappia che sei un emerito coglione gli piaci lo stesso” non riuscii a trattenermi io.
Harry sorrise e il suo sguardo assunse un’espressione seriamente pensosa.
Forse per la prima volta stava pensando a Claire in un rapporto che andasse oltre la semplice amicizia.
“Forse dovrei chiederle di…”
“Ma quella non è mia sorella?” Jake parlò attirando l’attenzione e interrompendo involontariamente Harry.
Spinto da non so quale impulso, non potei fare a meno di guardarmi intorno non appena sentii le parole di Jake.
Jane era seduta sulla scalinata che portava all’entrata principale della scuola, alcune ciocche di capelli castani le coprivano il volto a causa del leggero vento.
Un ragazzo che portava la divisa da calcio della scuola ma che non riuscii a riconoscere le sedeva accanto. Involontariamente strinsi con troppa forza la sigaretta tra le due dita così che, sperando che nessuno lo avesse notato, fui costretto a buttarla e ad accendermene un’altra.
“Con chi è?” chiesi in un tono il più piatto possibile.
“McHale, credo” mi rispose Louis.
“Quell’idiota che segue il corso di musica con noi?” continua con il mio forzato tono indifferente.
“Esattamente” ridacchiò Harry.
Solo in quel momento mi accorsi di essere l’unico con lo sguardo ancora puntato sui due, che non si erano accorti di niente e continuavano a chiacchierare scambiandosi rapide occhiate e sorrisi in un modo estremamente irritante.
“Perché idiota?” Jake non riuscì a nascondere una certa nota di preoccupazione nella sua voce, probabilmente risvegliando il suo lato iperprotettivo di fratello.
“E’ una testa vuota” Louis scrollò le spalle.
“Ha in mente solamente il calcio e le ragazze” continuò Niall.
“E in più sembra che lui e i suoi amici Hamilton e Collins abbiano una lista da completare entro la fine dell’anno” concluse Harry.
“Che genere di lista?”
“In pratica hanno fatto una scommessa secondo cui devono portarsi a letto una ragazza per ogni lettera dell’alfabeto, e pare che McHale sia già a buon punto” gli spiegò Liam con il suo solito tono pacato.
Il volto di Jake assunse un'espressione ancora più preoccupata.
“E inoltre sono dei pivelli: la maggior parte di queste ragazze io me le sono già fatte” sorrise Harry con sguardo fiero per poi affrettarsi ad aggiungere preoccupato “Tranne tua sorella, ovvio”
“Forse è meglio che dica a Jane di questa scommessa…” Jake stava riflettendo con aria preoccupata.
Ancora una volta Louis scrollò le spalle “Se diventa una cosa seria diglielo. Altrimenti non credo che dovresti, Jane non mi sembra il genere di ragazza che va a letto con il primo che le passa davanti”
Niall annuì concordando con le parole di Louis “Non è stupida, non credo si lascerà fregare facilmente”
La campanella suonò e io rivolsi un altro rapido sguardo ai due che ora si erano alzati dalla scalinata e se ne stavano andando.
Niall e Louis avevano ragione, Jane era una ragazza furba e intelligente che non si sarebbe fatta prendere in giro.
E forse era per questo che io non sapevo come comportarmi.
“Comunque Jake, qui abbiamo un’usanza” Harry parlò rivolgendo occhiate maliziose tutte intorno.
Sapevamo tutti a cosa si riferiva.
“Del tipo?” Jake sembrava vagamente curioso.
“Del tipo che devi impuntarti su di una ragazza, non una delle solite sgualdrine da cui si ottiene sempre tutto e subito, e portartela a letto entro un mese” gli spiegò il riccio.
“Se vinci ti pagheremo da bere per tutto l’anno, se perdi decideremo quale sarà la punizione”
“Solo questo?” Jake non riuscì a trattenere un sorriso di fronte all’apparente facilità di quella prova.
“In realtà no, la ragazza dovrà essere scelta da noi” continuò Niall.
“E si da il caso che l’abbiamo già scelta” l’ennesimo sorriso malizioso attraversò il volto di Harry.
"La prescelta è... Rullo di tamburi, prego!” cominciammo a battere mani sul tavolo e piedi a terra.
Sam!” un sorriso raggiante gliuminò il volto.
“Ci sto” Jake non indugiò neanche un secondo, sapevamo tutti che lei aveva una cotta per lui e viceversa.
“Ti è andata bene, comunque” sospirò Harry “Dovevi vedere il cesso che mi sono dovuto portare a letto io due anni fa, per colpa di 'sti bastardi!"


“Non hai niente da dirci, Zayn?” mi chiese Liam mentre stavamo entrando nella classe di storia.
“Del tipo?” inarcai un sopracciglio mentre prendevo posto dietro lui ed Harry.
Il banco accanto al mio era ancora vuoto.
“Tipo su Jane” Harry mi lanciò una delle sue occhiate maliziose che lo rendevano terribilmente simile a sua sorella.
“Non so di cosa state parlando” mi limitai a dire riuscendo a trattenere la sorpresa per quella domanda.
“E dai Zayn!” Harry batté una mano sul mio banco imitando un ispettore di polizia che cerca di far confessare il colpevole di un omicidio.
“Siamo i tuoi migliori amici” continuò Liam come se quello potesse spiegare tutto.
“Abbiamo notato come la guardi”
“E come le parli”
“Fai finta che non ti importi”
“Però ti importa”
Eccome se ti importa”
Quei due mi stavano facendo girare la testa.
“E’ solo una ragazza…” non riuscivo a trovare le parole adatte “Strana e lunatica” conclusi decidendo che quelli erano gli aggettivi in grado di descriverla meglio.
“Ma è proprio questo che ti fa impazzire” Liam e Harry mi fecero l’occhiolino prima di girarsi nuovamente verso la cattedra.
Una sedia si spostò accanto a me facendomi sussultare. Jane era entrata in classe senza che io me ne accorgessi e ora aveva occupato il suo solito posto accanto a me.
“Ciao” sbuffò rivolgendosi a me.
Aveva il fiatone, i capelli leggermente scompigliati e le guance della loro solita tinta rosea.
Le rivolsi solo un rapido sguardo prima di voltarmi di nuovo verso il Professor Bailey.
“A quanto pare non sono l’unico che dovrebbe essere ripreso per le sue sveltine prima della lezione di storia” non riuscii a trattenermi, pensando che probabilmente lei e McHale dovevano essere stati a pomiciare in corridoio fino a che non avevano visto il professore entrare in classe e lei era stata costretta a fuggire.
Con la coda dell’occhio vidi le sue guance avvampare. Lo facevano sempre quando le si diceva qualcosa che nascondeva una punta di verità.
“A quanto pare dovresti imparare a farti i fatti tuoi. Non sono cose che ti interessano” sbottò lei con il suo solito tono irritato, che però non riusciva mai a nascondere il suo imbarazzo.
“A quanto pare McHale non deve baciare così bene, se davvero non sono cose interessanti” le rivolsi un rapido sguardo di sfida, anche se sapevo che lei non lo avrebbe ricambiato. Ma mi piaceva vedere come le sue labbra si trattenevano sempre dall’incresparsi in un sorriso e la sua espressione ritornava forzatamente seria.
“Sei proprio un…” fece lei, ma il Professor Bailey parlò impedendomi di sentire l’aggettivo con cui Jane mi aveva appena insultato.
“Bene ragazzi, come vi avevo spiegato ora dovrete iniziare la vostra relazione su un tema storico a vostra scelta purché sia coerente con il programma previsto quest’anno” spiegò il professore cercando di sovrastare i bisbigli diffusi.
“E, sempre come vi avevo spiegato, la vostra relazione dovrà essere terminata e consegnata entro tre settimane e dovrà avere un minimo di trenta pagine” la maggior parte della classe sbuffò ma il professore riprese.
“Voglio anche che collaboriate gli uni con gli altri, per cui lavorerete in coppie” questa volta in molti cominciarono a bisbigliare per concordarsi subito sul proprio partner, ma il Professor Bailey non aveva finito.
“Non emozionatevi troppo, per evitare troppa confusione ho deciso che ognuno di voi collaborerà con il proprio compagno di banco”
Sbuffai al pensiero di chi sarebbe stato il mio partner e così fece la maggior parte della classe.
Solamente Harry e Liam sembravano felici.
“Cosa?!” Jane non riuscì a trattenere il proprio dissenso facendo voltare molti volti verso di lei.
“Ha capito bene, Signorina Kiley, lei collaborerà con il Signor Malik” il Professor Bailey le rivolse un sorriso fintamente cordiale, prima di rispondere ad altre proteste.
Sentii Jane sbuffare sonoramente e ancora una volta non riuscii a trattenermi.
“Non credere che io sia entusiasta” dissi ostentando un tono annoiato senza nemmeno voltarmi.
“Forse se non fosse stato per l’importanza della tua sveltina il primo giorno di lezione, avresti potuto sceglierti un compagno di banco migliore” mi rivolse un sorriso ironico.
A mia volta non riuscii a trattenere un sorriso.
Quella piccola impertinente mi avrebbe fatto impazzire.
O forse era già successo.






"Seems like these days I watch you from afar,
just trying to make you understand
I'll keep my eyes wide open"

Harry Styles - Don't let me go






 
* * * * * * * * * * * * * * * * * * *





Salve a tutte! 


Come va? :)
Come avrete visto, a quanto pare la nostra cara Jane non è l'unica a non avere le idee chiare!
Ebbene sì, anche l'indifferente e sempre sicuro di se Zayn sta cominciando ad entrare in "crisi" a causa della nostra protagonista! ;) 
Ma a quanto pare le cose non saranno facili, la situazione cmincerà infatti a complicarsi, specialmente per colpa dell'entrata in scena di Chris e Matt che, come avrete capito, sembra avere qualche interesse nei confronti di Jane!
Zayn non riuscirà ad ostentare indifferenza ancora per molto, nei prossimi capitoli vedremo emergere un lato geloso di lui (e, devo ammetterlo, questo Zayn iperprotettivo mi piace parecchio!).
Purtroppo non posso trattenermi ancora per molto, l'ultima cosa che vi chiedo è di lasciare qualche recensione per sapere cosa ne pensate, per me significherebbe davvero moltissimo! Per favoooore! :*



Al prossimo capitolo <3 

Giulia

  

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Capitolo 6
*** Chapter 6 ***


"I'm holding on your rope, 
got me ten feet off the ground 
and I'm hearing what you say 
but I just can't make a sound "

One Republic - Apologize



 
ZAYN




“Allora ragazzi, cosa vi porto?” una ragazza vestita in nero comparve accanto al nostro tavolo con un block notes in mano. 
Mi rivolse un rapido sorriso quando si accorse dei miei occhi sulla sua maglietta attillata. L’abitudine mi fece ricambiare il suo sguardo.
“Facciamo un giro del solito, tesoro” Harry le fece l’occhiolino prima che lei se ne potesse andare, rivolgendomi un’altra rapida occhiata.
“Le ragazze quando arrivano?” chiese Liam.
“Dovrebbero essere qui tra poco” fu la risposta di Jake. 
Non so per quale motivo, ma non potei fare a meno di lanciare un rapido sguardo verso l’entrata del locale, ma Niall parlò di nuovo, costringendomi a distogliere l’attenzione.
“Allora, come vanno le cose con Sam?” 
Un vago sorriso attraversò il volto di Jake, mentre cominciava a sorseggiare uno dei drink appena arrivati al tavolo.
“Direi alla grande, credo che vi toccherà pagarmi da bere per il resto dell’anno” sollevò le spalle, soffocando una risatina.
“Siamo stati bravi ad aver scelto lei pur sapendo che sarebbe stato facile… Cerca solo di non farla star male” Louis rivolse a Jake un rapido sguardo di ammonizione. 
“Non potrei mai” il biondo sembrava quasi offeso “Lei è…” assunse un’espressione che non gli avevo mai visto prima “Semplicemente fantastica”
Tutti quanti non riuscimmo a trattenere un sorriso. 
“Tu invece cos’hai intenzione di fare con Claire, Harry?” mi rivolsi al riccio, curioso di sapere se avesse preso o meno una decisione. 
All’inizio sembrò spiazzato per quella mia improvvisa domanda.
“Bè, devo ammettere che ci ho pensato a lungo” sembrava quasi imbarazzato dalle sue stesse parole “Forse dovrei chiederle di uscire, ma non credo potrebbe funzionare, cioè… Non è il mio tipo” la sua espressione aveva un non so che di strano.
Ero convinto che si vergognasse ad ammettere che la rivelazione sui sentimenti di Claire aveva fatto scattare qualcosa in lui. Ma non feci in tempo a chiederglielo che il riccio parlò di nuovo.
“Quindi Sam è sistemata, io forse chiederò a Claire di uscire, Jane mi sembra passi molto tempo con McHale, e Bec… Bè, lei non ha il ragazzo, altrimenti ammazzerei sia lui che lei” il sorriso di Harry era fintamente minaccioso, ma qualcosa nella sua espressione mi fece capire che non stava del tutto scherzando. 
Nonostante la plastica del mio bicchiere si fosse impercettibilmente deformata tra le mie mani quando Harry aveva accennato a Jane e McHale, la mia attenzione venne attirata da un improvviso rumore al mio fianco: Louis si stava quasi soffocando con il suo drink, che gli era andato di traverso ascoltando le ultime parole del riccio. Fortunatamente Harry non si accorse di niente, ma noi altri riuscimmo a stento a trattenere una risata di fronte a quella scena. 
“Eccole che arrivano” Niall accennò all’ingresso del locale, ancora una volta la mia attenzione venne distratta. 
Claire, Sam, Bec e Jane stavano entrando nel locale… Ma non erano sole
“E quelli chi sono?” le sopracciglia di Harry si erano inarcate e il suo sguardo era fisso su Claire, la cui mano era stretta intorno al braccio del ragazzo al suo fianco.
I miei occhi erano invece involontariamente immobili sul braccio di McHale avvolto intorno alle spalle di Jane. Ancora una volta il bicchiere di plastica si deformò impercettibilmente a causa della mia stretta, ma mi decisi a distogliere subito lo sguardo.
“Uno è quell’idiota di McHale” non riuscii a trattenermi io, rendendomi conto troppo tardi del tono di voce irritato che avevo appena usato. 
Accorgendosene, Liam mi rivolse un rapido sorriso che stava chiaramente a significare ‘A quanto pare qualcuno è geloso’, ma mi costrinsi ad ignorarlo, sapendo di non esserlo affatto… Forse.
“E a quanto pare Claire ha conosciuto Hamilton” osservò Louis, notando lo sguardo di Harry ancora fisso su di lei, nonostante fosse ormai a pochi passi di distanza.
“Ciao a tutti!” Bec si sedette accanto a Louis con il suo solito sorriso radioso e, assicuratasi che Harry non li stesse guardando, stampò sulle labbra del castano un rapidissimo e altrettanto rischioso bacio.
“Loro sono Matt e Chris” Sam ammiccò ai due ragazzi che avevano un sorriso ebete stampato in faccia.
Cosa ci trovavano in quei due idioti? 
Mentre tutti gli altri si presentavano con strette di mano, io mi limitai a fare loro un cenno del capo, per poi concentrare nuovamente la mia attenzione sul bicchiere che avevo di fronte. 
Jane sembrò accorgersene e, quando mi si sedette davanti, mi fulminò con la solita occhiataccia che solitamente riservava soltanto a me. 
Costringendomi con enorme forza di volontà ad ignorarla, notai invece Harry stringere la mano di Hamilton con evidente forza, dal momento che il biondo, ancora a braccetto con Claire, si era leggermente piegato in avanti. Non potei non trattenere un sorriso.
Accorgendosi del l'evidente tensione che aleggiava tra tutti noi, Liam spostò l’attenzione su un argomento di interesse comune.
“Voi ci andate al ballo di Halloween della prossima settimana?” 
Tutti sembrarono annuire.
“Ho sentito che si dovrebbe avere un accompagnatore” osservò Sam con finta indifferenza, ma il suo sguardo si era posato involontariamente su Jake.
“Bè, puoi venirci con me, se ti va” il biondo le sorrise mentre le guance di lei arrossivano furiosamente e Bec, Claire e Jane la guardavano maliziose.
“Certo” fu la semplice risposta di Sam, ancora interdetta per quella proposta improvvisa.
Notai solo in quel momento gli occhi di Bec fissi in una maniera quasi insopportabile in quelli di Louis. Sembravano dire ‘O mi inviti o ti uccido’, e lui sembrava essersene accorto.
“Bec, bè, ehm... Che ne diresti se ci andassimo insieme?” Louis sembrava non sopportare più il suo sguardo “Da amici, ovviamente” si affrettò poi ad aggiungere, rivolgendo una rapida occhiata a Harry. 
“Ma certo, perché no?” un ampio sorriso tornò a ridistendere le labbra di Bec.
“Sempre se tu, Harry, sei d’accordo” aggiunse poi Louis, rivolgendosi al riccio, che sembrava totalmente indifferente alla questione.
“Basta che non te la porti a letto” sollevò le spalle ridacchiando di quella che per lui avrebbe dovuto essere una battuta come un'altra. 
Louis rischiò nuovamente di strozzarsi con il suo drink, e così anche Bec, mentre gli altri cercavano di soffocare una risata generale per ciò che il riccio aveva appena detto come se fosse una cosa assurda.
“Perfetto, così siamo tutte sistemate!” Sam non riuscì a trattenere un gridolino.
“In che senso… Tutte?” Harry sollevò la testa di scatto, mentre il suo sguardo si posava ancora una volta su Claire.
“Bè, io ci andrò con Chris” le guance di Claire, che fino a quel momento si era limitata a rimanere in silenzio, si tinsero vagamente di rosso, mentre il suo sguardo si distoglieva rapidamente da quello quasi sconvolto del riccio.
“E io con Matt”
Questa volta furono i miei occhi ad alzarsi involontariamente su Jane, mentre la mano di McHale si posava sulla sua. 
Fui costretto a distogliere lo sguardo per evitare di vomitare davanti a loro, e in un modo fintamente svogliato, come se niente fosse, mi alzai.
“Vado a recuperare il numero di quella barista carina” dissi semplicemente.
“Vengo anche io” Harry si alzò dalla propria sedia senza prima aver rivolto un’occhiata irritata e fulminante a Claire e Hamilton. 
Così, io e il mio amico ci allontanammo insieme da quel tavolo. Ma non potei trattenere un sorriso vittorioso, sentendo lo sguardo di Jane puntato su di me.


 

“Secondo te fanno sul serio? Hamilton e Claire, intendo” lo sguardo di Harry sembrava assente mentre si accendeva una sigaretta e prendeva distrattamente a calci la panchina su cui ero seduto io.
“Hamilton è un emerito idiota, vorrà solo portarsela a letto per vincere quella scommessa” sollevai le spalle.
"Tu dici?” il riccio sembrò esitante per un attimo.
“Harry, non sarai mica geloso?”
 
Lui sembrò pensarci un attimo, sembrava seriamente in difficoltà mentre cercava una risposta alla mia domanda.
“Non so che mi prende Zayn” si limitò a dire, lo sguardo ancora completamente assente “Non so, non avevo mai pensato a Claire in quel modo e proprio ora che… Davvero, non so che mi prende”
“Siamo in due allora” sospirai, rassegnandomi alle mie stesse parole.


JANE


“Jake sul serio, non posso credere che tu abbia potuto accettare di fare una cosa simile” stavo fissando mio fratello, ero rimasta quasi sconvolta da quello che mi aveva appena confessato.
“Ti prego Jane, non dirle niente della scommessa, ti scongiuro! Sai anche tu che Sam mi piace davvero, per me non è come le altre! Non voglio farla soffrire, non lo farei mai!” mi stava davvero scongiurando con occhi imploranti.
Ci pensai un attimo, chiedendomi combattuta cosa fosse meglio fare: non volevo mantenere un segreto simile ad una delle mie nuove migliori amiche, ma era anche vero che non avrei mai voluto complicare le cose tra lei e Jake che, forse per la prima volta nella sua vita, sembrava tenere davvero ad una ragazza.
“E va bene” mi costrinsi ad alzare le mani in segno di resa “Non dirò niente a Sam, ma tu sei pregato di non fare cazzate con lei” cercai di rivolgergli uno sguardo il più minaccioso possibile mentre mi sedevo sul letto di camera mia.
“Grazie Jane, sei la sorella migliore del mondo!” mi raggiunse di corsa in camera e mi scoccò un sonoro bacio sulla guancia, non senza scompigliarmi come al solito i capelli, per poi appollaiarsi accanto a me sul letto.
“Allora, come va con questo Matt?” cambiò discorso, lanciandomi un’occhiata curiosa e maliziosa allo stesso tempo.
“Direi bene” scrollai semplicemente le spalle, colta alla sprovvista da quell’improvvisa domanda.
“Non mi sembri troppo entusiasta” lo vidi alzare un sopracciglio, l’aria leggermente perplessa. 
“Tu come lo trovi?” mi morsi  il labbro inferiore temendo la risposta che avrei ricevuto, dal momento che i giudizi di mio fratello erano sempre schietti e sinceri.
Lui fece finta di pensarci un attimo per poi sdraiarsi sul letto, stiracchiarsi e dire “Decisamente una testa vuota” 
“Jake!” non mii trattenni dal rimproverarlo con un pugno sulla spalla “Non è assolutamente vero!”
“Ah no?” il suo tono era quasi annoiato.
“No! Ha un sacco di begli interessi, tipo…” indugiai per un secondo.
“Tipo?” 
“Tipo il calcio e… E…” ero imbarazzata per come non riuscisse a venirmi in mente nient'altro. 
"Oh sì, un vero genio" lo sguardo di Jake sembrava vittorioso di fronte a quella situazione.
“Comunque mi trovo bene con lui” mi limitai a dire, cercando di ignorare l’espressione di mio fratello.
Ma…?” 
“’Ma’ cosa?” inarcai un sopracciglio incapace di capire a che cosa si stesse riferendo.
“C’è sempre un ‘ma’ dopo questo genere di frasi” mi spiegò lui con indifferenza.
“Be’, non in questo caso” cercai di spingerlo  giù dal mio letto per riuscire ad infilarmi sotto le coperte, ma non si spostò neanche di un millimetro, probabilmente deciso a continuare il nostro discorso.
“Sei sicura?” insistette.
“Sicura” non sapevo dove volesse andare a parare con quella conversazione, ma quando un secondo dopo lui aprì bocca tutto mi fu chiaro.
“Quindi il fatto che questa sera Zayn  abbia lasciato il locale non c’entra nulla con il fatto che da quel momento in poi tu sembravi completamente assente e disinteressata, vero?”  
Rimasi spiazzata e avvampai di fronte a quelle parole che non mi aspettavo. 
La mia bocca si aprì e si richiuse più volte senza che io sapessi cosa rispondere. 
Jake mi sorrise come se avesse finalmente ottenuto quello che voleva, si alzò e fece per dirigersi verso la porta.
“Ma perché ce l’avete tutti con questa storia di Zayn? Non è mai successo niente tra noi, anzi! Quasi ci odiamo!” sbottai, decisa a mettere le cose in chiaro una volta per tutte e a non dargliela vinta anche in quell’occasione. 
Jake si bloccò non appena ebbe raggiunto la porta della camera e si voltò nuovamente verso di me, questa volta con sguardo serio.
“Forse perché quando un ragazzo odia una ragazza non spacca la faccia del tipo che ha cercato di infilarle le mani sotto il vestito e non si mette sotto le coperte con lei per tenerla al caldo, senza approfittarne minimamente. O forse perché le tue guance sono quasi sempre rosse quando lui si trova nella tua stessa stanza” mi guardò come se fosse stupito dal fatto che io non ci avessi pensato prima “O forse per il modo in cui lui guarda te e tu guardi lui quando non siete impegnati ad insultarvi” e con una scrollata di spalle uscì dalla camera senza aggiungere altre spiegazioni.


“Allora, come vanno le cose tra te e McHale?” il suo tono sembrava totalmente annoiato e indifferente, come al solito, ma non riuscii a trattenermi dall’alzare gli occhi al cielo.
“Sei venuto a casa mia perché dobbiamo fare la relazione di storia, non per parlare del ragazzo con cui esco” gli rivolsi uno sguardo scocciato mentre mi sedevo sul divano del salotto e aprivo uno dei tanti libri che avevo recuperato nella biblioteca della scuola quella stessa mattina.
“Cercavo solo di essere gentile” alzò le mani in segno di scuse, senza però riuscire a nascondere la propria scocciatura, e si appollaiò sul pavimento, il computer aperto di fronte a sé.
“Ti interessa davvero?” gli lanciai un rapido sguardo incuriosito, fingendo di cominciare a cercare una pagina che non riuscivo a trovare.
“No” accompagnò la sua risposta con un gesto annoiato della mano “Volevo solo avvertirti del fatto che McHale è un completo idiota”
Sebbene i miei occhi si fossero fissati su di lui mentre cercavo di costringermi a non alzarmi e tirargli uno dei libri in faccia, lui continuò ad ignorarmi e a concentrarsi invece sullo schermo che aveva davanti, come se ciò che aveva appena detto non fosse poi così degno di importanza.
Come scusa?” scandii bene le due parole in un tono ancora più irritato.
“McHale è un idiota” sollevò per qualche secondo lo sguardo su di me, inarcando un sopracciglio e fissandomi come se mi ritenesse stupida per non aver capito quelle poche e semplici parole. 
Un rapido sorriso gli increspò le labbra, probabilmente dovuto al mio sguardo quasi offeso.
“Sei solo geloso di lui” scrollai le spalle decidendomi di ignorare la sua opinione su Matt e tornando a concentrarmi sui libri.
“Come scusa?” i suoi occhi erano fissi su di me e la sua espressione aveva un che di disgustato. 
Questa volta sembrava lui ad essersi offeso.
“Sei solo geloso di lui” scandii lentamente le parole, rivolgendogli lo stesso sguardo che mi aveva serbato lui poco prima e non riuscendo a trattenere un sorriso di fronte alle sue sopracciglia che si inarcavano ancora di più.
“Non sono geloso di uno che fa delle scommesse del genere con i suoi amici” scosse il capo tornando a fissare lo schermo del computer.
Scommesse?” ora stava davvero cominciando ad irritarmi.
“Be’, sì, tipo quella per cui sta cercando di portarti a letto” il suo tono era tornato piatto e indifferente.
“La devi smettere” sbottai “Io e Matt usciamo insieme da due settimane e lui non ha mai provato a fare niente di simile” il mio tono si era leggermente alzato e continuavo a fissare Zayn. 
La sua espressione seria e tranquilla mi dava sui nervi.
“Be’, se ha un po’ di cervello prima di portarti a letto vorrà uscire un po’ con te per essere sic-“ ma non poté continuare la frase.
“Smettila, Zayn!” lo interruppi. 
Mi rivolse uno sguardo indecifrabile, scosse la testa e abbassò di nuovo gli occhi. 
Nella sua espressione c’era un che di dispiaciuto, ma in quel momento non mi importava. Ero furiosa. 
Come si permetteva di inventarsi una cosa simile? Perché voleva rovinare il mio rapporto con Matt?
Tuttavia il silenzio in cui avevo sperato per continuare la ricerca non durò a lungo. 
“Che mi dici di Claire e Hamilton, invece?” 
“Ti interessa davvero?” il mio tono ora era più che scocciato.
“A me no” sollevò le spalle “A Harry sì” 
Harry?” rimasi un attimo perplessa “Perché mai dovrebbe interessare a Harry?”
“A quanto pare scoprire i sentimenti che Claire ha per lui –o forse è meglio dire ‘aveva’- gli ha fatto aprire gli occhi” sollevò di nuovo le spalle.
“Claire esce con Chris solo perché spera di poter dimenticare Harry” mi sentii subito in colpa per aver rivelato quello che avrebbe dovuto essere un segreto “Ma comunque Chris le piace, Harry non potrebbe mai trattarla come fa lui” mi affrettai ad aggiungere.
“E perché no?” lo sguardo di Zayn si sollevò, sembrava quasi irritato dalle mie ultime parole.
“Perché si sa com'è fatto Harry” lo dissi come se fosse una cosa ovvia “Insomma, con le ragazze è una mina vagante, stando a quanto mi ha detto Bec non ne ha mai avuta una, si è sempre dedicato alla ricerca di nuove tipe da portarsi a letto e a cui non si è mai legato dal punto di vista sentimentale. E’ un bravo ragazzo, per carità, simpatico, solare… Ma se fossi in Claire non so se potrei mai fidarmi di lui” conclusi con una scrollata di spalle.
Lo sguardo del moro di fronte a me sembrava assente, fisso sul pavimento. 
Mi chiedevo a cosa stesse pensando, ma la sua espressione come al solito indecifrabile non lasciava trapelare alcunché.
Rimasi ancora una volta spiazzata quando si alzò, posò il computer portatile sul tavolo e si sedette accanto a me sul divano, estremamente vicino. 
Non potei fare a meno di sollevare gli occhi sui suoi, che mi stavano già fissando. 
Ebbi un flash improvviso di fronte a quello sguardo, così scuro e profondo. 
“Jane, non chiudere gli occhi, continua a guardarmi” lo sguardo del moro era posato su di me, preoccupato e rassicurante al tempo stesso, mentre io tremavo tra le sue braccia. 
Mi riscossi al suono della sua voce, riuscendo a tornare con la testa al salotto di casa mia in cui ci trovavamo.
“Forse anche i ragazzi come Harry possono cambiare quando trovano quella ragazza per cui ne vale la pena” il suo sguardo si abbassò. 
Sembrava quasi stupito per aver appena pronunciato quelle parole. 
Il suo ginocchio sfiorò il mio e un altro rapido flash mi attraversò la mente.
Le nostre gambe intrecciate sotto le coperte, mentre a poco a poco smettevamo entrambi di tremare.
“Forse dovremmo riprendere la nostra ricerca” riuscii a riscuotermi improvvisamente, dicendo la prima cosa che mi venne in mente. 
Ero sicura che le mie guance fossero avvampate, come sempre quando ero in imbarazzo. 
E pensai che la maggior parte delle volte in cui ciò mi capitava era a causa del ragazzo che avevo al mio fianco in quel momento. 

Ma cosa mi stava succedendo?






" I wasn't there to take his place,
I was ten thousand miles away
so when you hear my voice,
when you say my name
may it never give you pain"

The Lumineers - Gale Song





 
* * * * * * * * * * * * * * 




  Ciao a tutte! 
Come state? :)
Ecco il sesto  capitolo della mia FF! Come vedete qualcosa sta cambiando ed il nostro Zayn non sembra più così tanto sicuro di se come all'inizio! ;) 
Inoltre vari colpi di scena nei prossimi capitoli cambieranno ancora di più la situazione, mentre Zayn e Jane... Bè , non posso dirvi altro! ;) 
Continuate a seguire la storia e a recensire (per favooore!), più recensioni avrò e più in fretta andrò a avanti con i capitoli!
Per qualsiasi cosa scrivetemi, sarò felice di leggere e recensire le vostre FF se me lo chiederete.
Quindi ricordatevi di farmi sapere cosa ne pensate ed eventuali consigli, se ne avete, saranno assolutamente accolti! :) 


Alla prossima, un bacio
Giulia <3

  

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Capitolo 7
*** Chapter 7 ***


"I believe in the kingdom come 
then all the colors will bleed into one,
bleed into one 
well, yes I'm still running"

U2 - I still haven't found what I'm looking for






 
“E’ un po’ stretto…” mi lamentai cercando di tirare su la zip del vestito in cui mi ero infilata.
Stai benissimo!” Bec batté le mani in segno di approvazione sorridendomi con la sua solita espressione radiosa stampata in faccia.
Il giorno del ballo era arrivato così velocemente che non mi ero nemmeno preoccupata di cercare qualcosa da mettermi per l’occasione. Per questo Bec si era proposta entusiasta di prestarmi uno dei suoi vestiti. Nonostante fossi convinta che nei corti e attillati abiti della mia amica non mi sarei sentita troppo a mio agio, fui costretta ad accettare la sua proposta, sapendo che Bec non si sarebbe arresa facilmente e che non sarei riuscita a trovare in tempo una soluzione migliore. 
Per cui il venerdì pomeriggio io, Claire e Sam ci eravamo recate a casa di Bec per poterci preparare con calma per la serata ed io ero stata costretta a stringermi in un corto vestitino blu che non sarebbe stato niente male se solo fosse stato di una taglia in più.
“Jane, Bec ha ragione! Stai davvero bene!” Sam mi sorrise incoraggiante mentre indossava le sue alte scarpe col tacco (ovviamente, su minaccia di Bec, avrei dovuto metterle anche io).
A quel punto mi rassegnai, tirai su del tutto la zip e finii di prepararmi per poi gettarmi sul letto ad aspettare che anche le altre terminassero. 
“Cosa credi di fare lì?” Bec mi guardò dall’alto in basso con un sopracciglio alzato e un’aria di rimprovero “Devo ancora truccarti e sistemarti i capelli!”
Cos’ho mai fatto di male?” mi lamentai coprendomi il volto con le mani, ma Bec mi afferrò il polso con uno sguardo che non ammetteva repliche e prima che potessi dire qualcosa mi trascinò davanti allo specchio.




“Andiamo sotto, i ragazzi ci stanno aspettando” Bec ci spinse verso le scale per costringerci a scendere. 
Io e Claire potevamo essere paragonabili a due dinosauri mentre percorrevamo le scale con le altissime scarpe che eravamo state costrette ad indossare da Bec e Sam che, al contrario, si muovevano con incredibile facilità, quasi avessero ai piedi un paio di Converse.
Bec mi spinse verso il salotto e rischiai quasi di inciampare sulla moquette mentre entravo nella stanza. I volti dei ragazzi, che fino a pochi istanti prima erano concentrati sul televisore, si sollevarono verso di noi. Mi sentivo a disagio, stretta in quel vestitino davanti ai miei amici, ma nonostante ciò mi costrinsi a sorridere e il mio sguardo percorse velocemente i volti di Liam, Niall, Matt, Harry, Chris e Louis che avevo davanti. Ma, in maniera del tutto involontaria, i miei occhi indugiarono qualche istante di troppo su Zayn. Sui suoi pantaloni neri in tinta con la giacca, sulla camicia bianca non abbottonata fino in cima che lasciava leggermente intravedere uno dei tatuaggi che aveva sul petto. Era bellissimo. 
Ma solo quando Sam, che si trovava ancora al mio fianco, mi tirò una leggere gomitata mi accorsi che Zayn, non appena avevo messo piede nella stanza, si era alzato in piedi, nonostante tutti gli altri fossero rimasti seduti, e ora anche i suoi occhi erano fissi su di me. Avvampai, imbarazzata da quella situazione, e mi costrinsi a distogliere lo sguardo e rivolgere un rapido sorriso a Matt che lo ricambiò non senza aver prima fulminato Zayn con un’occhiataccia. 
Ma un’altra scena del tutto identica a quella che avevo appena vissuto catturò la mia attenzione. Quando Claire, che era tornata al piano superiore per recuperare la sua borsetta, entrò nella stanza Harry scattò in piedi, quasi involontariamente, al fianco di Zayn. I suoi profondi occhi verdi erano puntati su di lei, che nel frattempo era letteralmente diventata bordeaux. Anche lui era molto affascinante nel suo abito da smoking dotato di un farfallino che chiudeva del tutto la camicia, impedendo di intravedere i tatuaggi che portava sul petto. 
Per alcuni secondi che mi sembrarono secoli la stanza rimase immersa in un silenzio imbarazzante, gli occhi di tutti erano puntati su Zayn e Harry, gli unici ragazzi in piedi nella stanza che però sembravano non preoccuparsi minimamente della presenza di Matt e Chris. 
“Bè” la prima a riscuotersi fu Bec, nonostante il suo sguardo indugiasse ancora sul fratello “Direi che possiamo andare” e con un cenno del capo richiamò Louis, che in pochi secondi la affiancò per poi prenderla per mano.
Qualche istante dopo anche Jake si alzò e si diresse verso Sam, la quale assunse quasi lo stesso colore di Claire dopo che lui le ebbe sussurrato “Sei splendida” e scoccato un rapido bacio sulla guancia.
Matt si diresse verso di me, dopo aver lanciato insieme a Chris un’ultima occhiata fulminante in direzione di Zayn e Harry, che per tutta risposta li ignorarono, e quando mi fu accanto mi sorrise semplicemente.
“Che vuole quello?” accennò al moro tornando serio.
Scrollai le spalle, costringendomi ad assumere un’espressione del tutto indifferente mentre i miei occhi incrociavano per l’ennesima volta quelli di Zayn.
“Niente” sorrisi a Matt per rassicurarlo "Assolutamente niente"
Lui non perse la sua espressione seria e per tutta risposta, mentre ci dirigevamo verso la porta, afferrò tra le mani il mio volto per avvicinarlo al suo. Il mio sguardo saettò un’ultima volta verso Zayn e, non senza una leggera fitta di delusione, notai che non mi stava più guardando, i suoi occhi erano fissi a terra.
Mi costrinsi a voltarmi nuovamente verso di Matt, finsi un sorriso mentre lui posava le labbra sulle mie in un bacio in cui non riuscii a trovare alcun sentimento.



Rimasi a bocca aperta mentre io e Matt entravamo a braccetto nell’enorme palestra della scuola che ospitava la festa. La pista da ballo era enorme, già gremita di studenti e sovrastata da un piccolo palco su cui si stavano esibendo alcuni ragazzi che mi sembrò di aver già visto nei corridoi o in mensa. Le pareti erano addobbate con lunghi striscioni in tema con la festa e numerosi tavoli che ospitavano il buffet circondavano la sala.
Mi lasciai sfuggire un “Wow” di ammirazione mentre io e Matt ci dirigevamo verso uno dei tavoli per sederci. 
Matt!” una ragazza dal lungo abito rosso ci venne incontro e rivolse quello che mi sembrava un falso sorriso al ragazzo al mio fianco, senza minimamente degnarmi di uno sguardo. Lui sembrò per un attimo sorpreso, la sua presa intorno al mio braccio si allentò e si mise entrambe le mani in tasca.
“Ciao, Amanda” lui ricambiò il suo finto sorriso.
“Quindi questa sarebbe la tua... Nuova ragazza?” Amanda assunse un tono sprezzante facendo attenzione a sottolineare la parola ‘nuova’ mentre accennava a me sempre senza degnarmi di uno sguardo. Matt mi lanciò una rapida occhiata e sembrò parecchio incerto su cosa dire.
“Bè, ehm..” i suoi occhi saettavano da me ad Amanda.
Scossi la testa rivolgendogli uno sguardo scocciato mentre mi allontanavo dai due. Mi sentivo quasi offesa per tutta l’incertezza che aveva mostrato Matt, per come aveva lasciato in fretta il mio braccio non appena aveva visto arrivare la ragazza.
“Bè, allora ci vediamo più tardi, come promesso” Amanda non si preoccupò di abbassare il tono della propria voce mentre diceva quelle parole, quasi a volere che anche io le sentissi. E con un ultimo e falso sorriso a Matt e una rapida occhiata sprezzante in mia direzione si allontanò nel suo lungo abito rosso.
Jane” Matt mi venne velocemente incontro.
Mi sedetti su una delle sedie che circondavano la sala e incrociai le braccia, costringendomi a non guardarlo. 
“Chi era quella?” cercai di assumere un tono indifferente e con mia grande sorpresa notai che non mi fu difficile.
“Una mia ex” sospirò lui inginocchiandosi di fronte a me mentre cercava di sciogliere le mie braccia incrociate e intrecciare le sue mani alle mie costringendomi a guardarlo. I suoi occhi verde-acqua puntati nei miei non mi fecero quasi alcun effetto.
“E perché dovreste vedervi più tardi?” inarcai un sopracciglio. Lui sembrò indugiare ancora una volta per poi scrollare le spalle e assumere un tono indifferente. 
“Vorrebbe tornare con me, sai come vanno queste cose, insomma... Ma io le volevo parlarle per farle capire che non è possibile. Io ho te ora” mi rivolse un sorriso che ricambiai quasi forzatamente.
Ancora una volta mi stupii. Perché le mie guance non si erano infiammate a quelle parole? Non mi sforzai nemmeno di credergli, ero quasi certa che non  stesse dicendo la verità. Ma perché non mi importava?
Vieni a ballare” mi scoccò un rapido bacio sul collo e afferrandomi per il polso mi costrinse ad alzarmi e mi trascinò con lui verso la pista da ballo.



Ballammo a lungo e io risi molto, ma non tanto per il ragazzo che avevo al mio fianco quanto più per gli assurdi passi di danza di Harry e Louis che si stavano scatenando al centro della sala. Allo stesso modo anche Bec, Jake e Sam si stavano divertendo.
“Vado a prendere qualcosa da bere, ok?” Matt si rivolse a me staccando le mani dai miei fianchi. Annuii e lui mi scoccò un altro rapido bacio sulle labbra prima di allontanarsi in direzione dei tavoli.
Mi guardai intorno alla ricerca dei miei amici quando un paio di occhi scuri catturarono la mia attenzione. Zayn era seduto ad uno dei tavoli che circondavano la pista da ballo, una ragazza dai lunghi capelli biondi sedeva sulle sue ginocchia e gli accarezzava dolcemente i capelli. Il sorriso di lei era quasi malizioso, mentre l’espressione di lui sembrava completamente indifferente e disinteressata. Sentii una leggera morsa serrarmi lo stomaco quando lei gli sussurrò qualcosa all’orecchio. L’espressione di Zayn invece non cambiò e il moro cominciò a guardarsi intorno annoiato. Sentii le guance avvampare improvvisamente quando i suoi occhi si sollevarono su di me e mi costrinsi subito a distogliere lo sguardo imbarazzata.
Raggiunsi Bec, Sam e Jake tra la folla e ricominciai a ballare, cercando di non pensare a quei due occhi sempre così scuri e profondi. 
Ridemmo come non mai cimentandoci in una gara di ballo che di serio aveva ben poco. Ma quel divertimento non durò a lungo perché la band cominciò a suonare una canzone lenta che fece affiorare sul mio volto un sorriso malinconico: era una delle mie preferite, una di quelle che ascoltavo sempre durante le mie passeggiate serali sulle spiagge di Torquay.
Mi guardai intorno. 
Jake si era avvicinato a Sam, le aveva sorriso teneramente e l’aveva invitata a ballare, così come anche Louis aveva fatto con Bec, quasi incurante della presenza di Harry e soltanto desideroso di passare un po’ di tempo con lei. Il riccio si era infatti allontanato dalla pista da ballo e ora era appoggiato ad una delle pareti, i suoi occhi  sembravano quasi assenti ma in realtà erano puntati su Claire e Chris che, dall’altra parte della sala,  si dondolavano al ritmo della musica, l’uno stretto all’altra. Nonostante il biondo continuasse ad accarezzarle la schiena e sussurrarle all’orecchio, anche lo sguardo di lei sembrava assente. Immaginavo che Claire si fosse accorta di quei due occhi verdi puntati su di lei e stesse richiamando tutta la sua forza di volontà per non incrociare quello sguardo. 
Una risata inconfondibile mi distrasse. Niall e una ragazza dai lunghi capelli castani che riuscii a riconoscere come una delle mie compagne di educazione fisica chiacchieravano amabilmente, le labbra di entrambi increspate in due larghi sorrisi.
I miei occhi vagarono alla ricerca di Matt. Sembrava sparito, nonostante si fosse allontanato per ‘prendere da bere’ da quasi mezz’ora.
Chiusi gli occhi e mi strinsi tra le mie stesse braccia, incurante della gente che mi stava intorno. Mi abbandonai cominciando a dondolarmi al ritmo di quella canzone che richiamava in me i momenti più belli vissuti nella mia vecchia cittadina sul mare. Vidi i volti di Kyle, Jess, Brad, Lily. Di Nick. Sentii un sorriso carico di malinconia affiorarmi sulle labbra prima di sussultare. Due calde mani si erano posate sulle mie braccia, costringendomi a sollevare di scatto le palpebre e facendomi ritornare con la mente alla festa. Il mio cuore perse un battito e le mie guance, per l’ennesima volta, avvamparono. Ma questa volta non dovetti chiedermene il motivo.
Eccolo, ecco quel volto che per settimane avevo cercando di scacciare dalla mia testa.
Ecco quei capelli scuri leggermente scompigliati, ecco quell’accenno di barba sul suo mento e sulle sue guance.
Ecco gli zigomi alti, quella bocca perfetta che non sorrideva quasi mai.
Ecco quei due occhi scuri incorniciati dalle lunghe ciglia.
Con lo sguardo sempre puntato nel mio Zayn mi costrinse con dolcezza ad intrecciare le braccia dietro il suo collo, mentre le sue mani andavano a posarsi leggere sui miei fianchi. 
Cominciammo a dondolarci quasi impercettibilmente e rimanemmo così a lungo, incuranti di chi ci stava intorno. Esistevano solo i suoi occhi. E avrei potuto rimanere così per tutta la notte se solo la canzone non si fosse fermata, il suo sguardo, con mia grandissima delusione, non si fosse alzato al di sopra della mia spalla e se lui, senza dire niente, non si fosse allontanato, lasciandomi di nuovo sola. 
“Eccomi, piccola” un voce estremamente vicina al mio orecchio mi fece sussultare ma il mio sguardo continuò a rimanere fisso su Zayn fino a quando non fu scomparso tra la folla. Mi costrinsi a guardare Matt, che mi si era parato davanti.
“Dov’eri finito?” cercai di assumere un tono naturale, anche se non ci riuscii.
“Oh, ehm” sembrò indugiare “Sono andato in bagno e c’era coda poi quelli della squadra mi hanno trattenuto, e…” non stetti nemmeno ad ascoltare le sue false spiegazioni, non mi importavano, la mia mente era ferma a qualche minuto prima.
“Allora, Jane?” ancora una volta la voce di Matt mi costrinse a tornare alla realtà. Gli rivolsi uno sguardo interrogativo, non sapevo a cosa si stesse riferendo dal momento che avevo smesso di ascoltarlo.
“Dicevo” il suo sorriso era vagamente malizioso mentre la sua bocca si avvicinava al mio orecchio e la sua voce si riduceva ad un sussurro “Che ne diresti di lasciare un attimo la festa con me? Potremmo andare in macchina e poi magari a casa mia, e…” lasciò la frase in sospeso e senza darmi il tempo di dire qualcosa afferrò il mio polso e mi trascinò con sé verso l’uscita.
Matt...” cercai di divincolarmi ma lui sembrava non farci caso “Non credo sia una buona idea” 
Lui allentò la presa e si voltò verso di me. Ormai eravamo a pochi passi dall’uscita. Un ennesimo sorriso gli attraversò il volto e solo in quel momento mi resi conto di quanto il suo sguardo non fosse sincero. Ma prima che potesse dire qualcosa un’altra voce parlò.
Jane!” Claire stava quasi correndo verso di me, un espressione indecifrabile sul volto. Rivolse uno sguardo carico di quello che mi sembrava disgusto a Matt e senza dire niente mi porse un foglio stropicciato che teneva stretto in mano. Notai Matt sgranare gli occhi e assumere un’espressione preoccupata. Abbassai gli occhi sul foglio che ora era stretto tra le mie mani e mi ci volle un po’ per capire.
Tre colonne, in cima ad ognuna di esse un nome scritto in maiuscolo ‘Matt’, ‘Chris’, ‘Charlie’. Ogni colonna conteneva decine di altri nomi e inizialmente non riuscii a trovarne un senso. ‘Amanda’, ‘Beth’, ‘Caroline’, ‘Darcy’, ‘Elisabeth’… Vari nomi di ragazza erano stati messi in ordine alfabetico e alcuni spazi erano vuoti. Scorsi velocemente la colonna di Matt: tutte le lettere erano presenti, tutte. Tratte una. Tra la ‘I’ e la ‘K’ un nome più chiaro, scritto a matita. ‘Jane’
All’improvviso la conversazione avuta soltanto pochi giorni prima con Zayn mi ritornò in mente.
“Non sono geloso di uno che fa delle scommesse del genere con i suoi amici”
“Scommesse?”
“Be’, sì, tipo quella per cui sta cercando di portarti a letto”
Sollevai lo sguardo su Matt, disgustata e allo stesso tempo arrabbiata con me stessa per non avere ascoltato le parole di Zayn e non essermi accorta prima di quell’enorme presa in giro.
“Mi fai schifo” cercai di esprimere tutto il mio disprezzo sapendo di non dover dire altro e feci per voltarmi e allontanarmi insieme a Claire, ma qualcosa ci bloccò.
Lasciami!” sbottò lei. 
Chris era apparso accanto a noi, aveva afferrato il polso di Claire e sembrava non avere alcuna intenzione di lasciarla andare.
“Dove credi di andare, piccola?” le sue labbra sorridevano, ma i suoi occhi erano seri. 
Lasciami andare” Claire scandì bene le due parole, ma una leggera inclinazione nella sua voce tradì la sua paura.
“Non credo proprio” la bocca di Chris non sorrideva più  e notai la sua presa sul polso di Claire farsi più stretta. Nessun’altro nella sala sembrava essersi accorto di niente.
Feci un passo avanti, decisa ad intervenire, ma anche il mio polso venne afferrato saldamente. 
“Suvvia tesoro, ci divertiremo” Matt mi rivolse un sorriso inespressivo.
Non mi toccare” mi divincolai liberandomi della sua presa ma pochi istanti dopo il suo braccio mi circondò la vita, intento a spingermi verso la porta che usciva sul cortile.
Mi voltai per vedere Claire che si divincolava, mentre Chris era riuscito a spingerla fuori dalla palestra, seguito a ruota da me e Matt. Ormai eravamo in cortile e i due sembravano non avere alcuna intenzione di lasciarci andare. 
“Dai Jane, ormai siamo una coppia, devi fidarti di me” Matt mi rivolse uno dei suoi soliti sorrisi e la sua mano scese ancora più giù lungo la mia vita. 
“Matt, non mi devi toccare!” gli urlai strattonandolo e liberandomi delle sue braccia. Claire aveva fatto lo stesso con Chris e ora era al mio fianco. Matt perse definitivamente il suo sorriso sghembo, sbuffò e senza dire niente mosse qualche passo deciso verso di noi, mentre l’amico al suo fianco lo imitava.
Ha detto che non devi toccarla!” una voce rauca parlò, quasi ridotta ad un ringhio.
Harry e Zayn erano comparsi all’improvviso frapponendosi tra noi e gli altri due ragazzi.
“Altrimenti cosa mi fai, ricciolino?” il tono di Matt non era del tutto riuscito a coprire una certa nota sorpresa. Ma non si fermò, continuò ad avanzare per poi alzare entrambe le mani e spingere Harry all’indietro. 
Successe tutto ad una rapidità impressionante. Non appena le mani del ragazzo si erano posate sul petto del riccio, questo aveva alzato un pugno e pochi istanti dopo Matt era a terra; Chris senza pensare si era avventato verso Harry, un altro pugno, questa vota appartenente al moro, e ora si trovavano entrambi inginocchiati a sull’asfalto. Non dissero nient’altro, non cercarono di reagire, semplicemente si affrettarono ad alzarsi e barcollando raggiunsero di corsa l’uscita del cortile per poi sparire dietro i cancelli. 
I due ragazzi si voltarono verso di noi dopo essersi scambiato un sorriso soddisfatto.
Claire stava fissando Harry a bocca aperta ancora dal momento in cui era comparso e senza riuscire a dire niente si gettò tra le sue braccia. L’espressione inizialmente sorpresa del riccio venne subito sostituita da un sorriso mentre ricambiava l’abbraccio.
“Io l’avevo detto che quelli erano due idioti” disse mentre prendeva tra le mani il viso di Claire che era ovviamente arrossita trovandosi davanti i grandi occhi verdi del ragazzo. 
E ora tu vieni a ballare con me” aggiunse Harry e senza dire altro le scoccò un rapido bacio sulle labbra, la prese per mano e scomparve con lei dietro la porta che li avrebbe condotti alla pista da ballo.
Mi voltai verso Zayn, ricordandomi improvvisamente di essere rimasta sola con lui. 
I suoi occhi scuri mi fissavano nella loro solita espressione indecifrabile.
“Grazie” fu la prima cosa che mi venne in mente “Per avermi salvata… Di nuovo” aggiunsi imbarazzata e vidi le sue labbra incresparsi in un lieve sorriso che mi fece involontariamente sorridere a mia volta.
“E... Scusa” aggiunsi “Mi dispiace non averti ascoltato quando hai cercato di avvertirmi” abbassai lo sguardo a terra.
“L’importante è che tu ora stia bene” mi si avvicinò “Ti accompagno a casa, ok?” 
Alzai nuovamente lo sguardo nel suo, sorpresa per un attimo da quella proposta improvvisa. Studiai il suo sorriso così sincero da non poter nemmeno essere messo a confronto con quello di Matt. Annuii senza neanche pensarci e lui afferrò la mia mano che rabbrividì a quel contatto.
Ci avviammo così verso casa e la sua mano intrecciata alla mia mi fece dimenticare completamente tutto il resto, tutto ciò che era appena successo. 
C’eravamo solo io e lui, i nostri sorrisi, le nostre voci e i nostri sguardi. 
E avrei potuto continuare a camminare e a parlare con lui per altri mille chilometri senza nemmeno accorgermene, perché mi sembrava che il tempo passasse ad una velocità impressionante, per cui non riuscii a non perdere il mio sorriso quando mi accorsi di essere arrivata a casa.
Mi accompagnò alla porta e con un leggero bacio sulla guancia e un ennesimo sguardo si voltò.
“A domani, Jane
A domani” 
Lo guardai allontanarsi lungo il vialetto per poi scomparire dietro il cancello.
Mi chiusi la porta alle spalle e sospirai, consapevole di avere il cuore più leggero ma ancora incapace di capire cosa mi stesse succedendo.





"Broken bottles in the hotel lobby,
seems to me like I'm just scared of ever feeling it again,
I know it's crazy to believe in silly things,
it's not that easy"

Kodaline - High Hopes







 
* * * * * * * * * * * *





Buon pomeriggio! 
Ecco qui il settimo capitolo della mia FF! 
Bè... Che ne pensate? Fa schifo? Pena? Va bene? Devo cambiare qualcosa? Aiuuuuto! 
Non pensavo che scrivere una FF fosse così impegnativo, lol. 
Sì, lo so, Jane sembra attirare tutte le sfighe su di se in campo sentimentale (infatti io mi ci rispecchio molto), ma presto non sarà più così! 
A parte questo, personalmente questo capitolo mi piace molto perché finalmente Zayn sembra abbandonare il suo solito comportamento da spaccone! Ma il capitolo 8 sarà ancora più una sorpresa! ;)



Continuate a recensire, dirmi cosa ne pensate, darmi consigli e desideri sulla continuazione! 

Alla prossima, un bacio

Giulia

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Capitolo 8
*** Chapter 8 ***


"Hold me close, we’re losing time
hold me close, we’re falling to the ground
I miss her bad, I lost my head"

The Royal Concept - On our way






 
"Gli piaci” Claire annuì con sicurezza prima di addentare la sua pizza.
Io e le ragazze avevamo deciso di trascorrere tranquillamente il pomeriggio a casa di Sam, parlare di tutto quello che stava succedendo guardandoci "Le pagine della nostra vita", cenare da lei e aspettare poi i ragazzi che sarebbero arrivati più tardi. Dopo che Claire aveva finito di raccontare ciò che era successo la sera precedente con Matt e Chris (storia che si concluse con i commenti scioccati di Bec e Sam che non riuscivano a credere alle proprie orecchie) io avevo preso parola e descritto brevemente tutto ciò che era accaduto tra me e Zayn quella stessa sera, senza riuscire a non arrossire particolarmente mentre parlavo di come io e lui avevamo ballato insieme.
“Sì, senza alcun dubbio, gli piaci” confermò Bec che mi aveva costretta a descrivere ogni minimo dettaglio.
“Non saprei ragazze” scrollai le spalle “Non è successo niente di che alla fine, cioè voi sapete com’è fatto lui… Si comporta così con tutte le ragazze…” cominciai a giocherellare con le croste della mia pizza fingendo che per me non fosse una questione così importante, mentre il mio sguardo rimaneva basso.
Era tutta la mattina che quell’idea mi tormentava, l’idea di essermi solo illusa, di essere stata ad un gioco che lui aveva già fatto con decine di altre ragazze, l’idea di aver visto nei suoi occhi qualcosa che in realtà mi ero solo immaginata.
“E’ proprio perché sappiamo com’è fatto che ti diciamo questo” il mio sguardo si sollevò su Bec, sorrideva ma il suo tono era serio “Zayn non si è mai comportato così con nessuna ragazza, se vedeva qualcuna che gli interessava se la portava a letto quella sera stessa e la mattina dopo aveva già dimenticato il suo nome. So che non dev’essere rassicurante per te sentire certe cose, ma il fatto è che da quanto ci hai raccontato sembra davvero che con te sia una persona completamente diversa che nessuno di noi ha mai conosciuto prima. Fidati di me"
“Ma perché proprio io?” non riuscii a trattenere quella domanda.
“Non scegliamo chi amare, Jane” gli occhi di Bec avevano cominciato a brillare e le altre due fecero un cenno di approvazione alle sue parole che mi costrinsero a riflettere.
“Guarda me” Claire non riuscì a soffocare una risatina “Sono innamorata da cinque anni di un perfetto idiota che sembra essersi accorto di me soltanto l’altro giorno e le cui battute sono una più squallida dell’altra!” sbottò.
“E io del suo migliore amico” aggiunse Bec con il tipico sorriso che le illuminava il volto quando pensava a Louis.
“Grazie ragazze” rivolsi un sorriso sincero a tutte loro, grata per come riuscissero a tirarmi su di morale con poche e semplici parole. Il campanello suonò, distraendoci da quei pensieri.
“Devono essere i ragazzi” Sam si alzò lasciandoci per dirigersi verso la porta di ingresso e quando fu sparita nel corridoio anche Bec si alzò, si diresse verso un armadietto e ne tirò fuori una famigliare bottiglia piena di liquido trasparente che ero certa non essere semplice acqua.
“Questa sera ci divertiamo” ci fece l’occhiolino mostrando tutti i suoi denti in un sorriso entusiasta.




Sette minuti in paradiso!” urlò Harry sovrastando ogni altra voce dopo che parecchie bottiglie di alcolici erano già state svuotate (in modo particolare dallo stesso Harry –stranamente- e dalla innocente Claire).
“Ma è un gioco da bambini!” lo rimproverò Sam parlando come se il riccio avesse sette anni anziché diciotto.
“Io ci sto!” Niall si gettò sul divano con la ragazza castana con cui l’avevo visto la sera prima.
Il suo nome era Allyson (‘Al’) Grogan e, nonostante all’inizio ci fosse sembrata parecchio timida essendo l’unica estranea, non si era tirata indietro di fronte ai vari bicchieri di alcol e ora il suo viso era sorridente così come quello di tutti gli altri.
“Come si gioca?” domandai incuriosita dalla proposta di Harry.
“Non hai mai giocato a ‘Sette minuti in paradiso’?!” Liam si girò verso di me, la bocca spalancata in una buffa espressione fintamente sconvolta.
Risi facendo ‘no’ con la testa.
“Che infanzia triste devi aver avuto” Louis cercò di assumere un tono drammatico mentre scuoteva il capo e mi batteva dolcemente la mano sulla spalla.
Vidi tutti disporsi in cerchio per terra, a eccezione di Niall e Al che sembravano non avere alcuna intenzione di alzarsi dal divano, così li imitai e presi posto sul pavimento tra Harry e Jake. Zayn si trovava dalla parte opposta alla mia, incrociai i suoi occhi ma lui distolse lo sguardo non appena se ne accorse. Quella sera aveva ricominciato ad ignorarmi ma, sebbene la mia convinzione di essermi solo illusa fosse ulteriormente cresciuta, mi decisi che prima di tornare a casa sarei riuscita a parlargli. Anche se non avevo ancora alcuna idea di cosa gli avrei detto.
Un altro particolare mi saltò all’occhio osservando il cerchio disordinato in cui ci eravamo disposti: Bec e Louis erano stati ben attenti a sedersi il più lontano possibile l’uno dall’altra e lo sguardo del castano era basso, in modo da non rischiare di incontrare quello di lei.
Sapevo il perché. Una decina di minuti prima li avevo sorpresi da soli in cucina.
Stavano litigando, sebbene fossero molto attenti a tenere un tono di voce basso, probabilmente per non farsi sentire da Harry.
“Dobbiamo dirglielo, non posso più continuare così! Non voglio più tenere tutto nascosto!” le aveva detto Louis, lo sguardo quasi implorante mentre cercava, probabilmente per la centesima volta, di convincere Bec.
“Scordatelo! Non possiamo! Se glielo dici è finita!” lei sembrava irremovibile. Chissà quante volte avevano fatto quel discorso.
“E allora finisce qui, Bec” gli occhi azzurro mare di lui avevano indugiato qualche istante prima di pronunciare poche altre parole “Basta, non posso più continuare così. Chiudiamola qui”
Per un attimo avevo creduto stesse scherzando ma poi il suo sguardo aveva indugiato ancora qualche istante su Bec. Infine lui si era voltato ed era uscito dalla stanza, ignorandomi mentre mi passava davanti. Ed io ero andata a consolare Bec, dalle cui guance colavano grosse lacrime.
Ora invece, dopo alcuni altri bicchieri di Vodka, Bec sembrava euforica e ansiosa di iniziare il gioco proposto dal fratello. Anche se sapevo che in realtà, se non fosse stato per l'alcol, la sua espressione sarebbe stata tanto piaena di amarezza quanto quella di Louis.
Sette minuti in paradiso” Liam si rivolse a me e con poche parole mi spiegò in che cosa consisteva il gioco “Allora… Girando una bottiglia viene scelta una persona che viene bendata e portata in un’altra camera –e a questo proposito io propongo la camera da letto-" un sorriso decisamente malizioso gli increspò le labbra "Sempre girando la bottiglia viene scelta un’altra persona che dovrà raggiungere quella bendata nella camera. Dal momento in cui si chiude la porta della stanza le due persone hanno sette minuti per fare tutto ciò che vogliono senza che nessuno li disturbi. Al termine dei sette minuti noi altri siamo però autorizzati ad aprire la porta della camera per vedere cosa stiano combinando i due prescelti!” concluse senza nascondere un crescente tono euforico.
Dovetti ammettere che quel gioco non mi dispiaceva afatto.
“Allora, iniziamo!” gridò Harry, che sembrava davvero emozionato come un bambino di sette anni alle giostre, mettendo al centro del cerchio la bottiglia e cominciando a farla girare.
Quando questa si fermò stava chiaramente indicando Liam. Tra risate e grida di incitamento il ragazzo venne bendato e condotto nella camera da letto più vicina al salotto in cui ci trovavamo.
Una volta chiusa la porta Harry tornò a far girare la bottiglia che questa volta si fermò su Bec. Lei sembrò per un attimo confusa su cosa fare. Rivolse una rapida occhiata a Louis,ma lui finse un’espressione totalmente disinteressata per cui lei, nera di rabbia, si alzò come una furia, entrò nella camera e sbatté la porta alle sue spalle.
“Secondo voi che fanno?” chiese soprappensiero Niall dopo qualche minuto.
“Magari si danno da fare” Harry sollevò le spalle indifferente mentre giocherellava con una ciocca dei capelli di Claire.
“Non ti darebbe fastidio?” gli chiesi io, sorpresa da come il suo tono sembrasse totalmente disinteressato.
“Tra qualche mese compirà diciotto anni, può fare quello che vuole” il riccio sollevò una seconda volta le spalle.
Non potei fare a meno di lanciare un’occhiata a Louis, il quale sembrava stupito quanto me da ciò che aveva appena detto Harry.
Vidi il castano alzarsi di scatto e dire “Sette minuti sono passati" (anche se probabilmente non eravamo nemmeno a metà del tempo) "Andiamo a vedere cosa stanno combinando" e senza aspettare alcun consenso Louis, seguito da noi altri che sussurravamo scommesse riguardanti a cosa stessero combinando Liam e Bec, si avvicinò alla camera e aprì la porta di scatto.
Per un attimo sembrò leggermente spiazzato.
Mi sporsi per vedere meglio la scena che, devo ammettere, sorprese un po’ anche me: Bec era seduta sul pavimento, le gambe incrociate, un sorriso furbo stampato in faccia; Liam invece era seduto sul letto, a qualche metro di distanza da lei, la benda ancora sugli occhi, nella stessa posizione in cui l’avevamo lasciato.
Tutti tornammo nel salotto, alcuni delusi dal fatto che non fosse successo niente di emozionante, riprendemmo il nostro posto ed io non potei non sorridere di fronte allo sguardo sollevato di Louis.
“Questa volta magari i due prescelti dovrebbero darsi un po’ da fare!” sbuffò Harry mentre riprendeva a far girare la bottiglia.
Questa si fermò su Claire che, come Liam in precedenza, venne bendata e portata in camera.
“Bè, tu sei tenuta a non darti da fare con nessuno che non sia io eh!” Harry urlò a Claire suscitando le risate di tutti mentre la porta della stanza veniva chiusa.
La bottiglia ricominciò a girare. Il volto di Harry, che fino a quel momento era rimasto a mordersi il labbro con le dita incrociate, si distese in un ampio sorriso quando questa si fermò indicando chiaramente lo stesso riccio. Senza dire niente si alzò all'improvviso, corse verso la camera e con uno scatto di euforia si chiuse la porta alle spalle. Nessuno riuscì di nuovo a trattenere una risata di fronte a quella scena.
Non appena fu del tutto sicuro che Harry non sarebbe improvvisamente sbucato dalla camera, Louis si trascinò sul pavimento fino ad arrivare di fronte a Bec che sembrò costringersi ad assumere un’espressione indifferente davanti a quei due occhi azzurri che la fissavano con grande intensità.
“Bec” le sussurrò lui “Mi dispiace” le prese il volto fra le mani costringendola a guardarlo.
Lei non disse niente, chiuse gli occhi e stampò un leggero bacio sulle labbra del castano prima di alzarsi, prenderlo per mano e trascinarlo con sé al piano superiore. Scossi la testa senza riuscire a trattenere un sorriso, sperando però che Harry avesse bevuto abbastanza da ignorare, una volta tornato in salotto, l’assenza di Bec e Louis.
I sette minuti trascorsero, aprimmo la porta della camera e tutti ridacchiammo di fronte ai due che si tirarono su di scatto dal letto su cui erano avvinghiati pochi istanti prima. I lisci capelli di Claire erano del tutto scompigliati e le sue guance erano in fiamme. Il sorriso di Harry era decisamente soddisfatto mentre riprendeva il proprio posto nel cerchio e si passava una mano tra i capelli per sistemare i suoi ricci sconvolti.
“Di certo voi due vi siete dati da fare anche per Liam e Bec” commentò Jake facendo saettare lo sguardo divertito da Harry a Claire.
Tutti riprendemmo a ridere e i miei occhi si posarono su Zayn che sembrò non accorgersene. Anche lui rideva, mostrando i denti perfettamente bianchi, ma di colpo si interruppe. La bottiglia, che aveva ripreso a girare, si era fermata e ora indicava lui. Il moro si alzò, si legò la benda dietro la nuca e si diresse in camera per poi chiudersi dolcemente la porta alle spalle, sempre senza dire niente. La bottiglia ricominciò per l’ennesima volta a girare. E a girare, girare, girare per quelli che mi sembrarono secoli. Rallentò e si fermò. Il collo della bottiglia era diretto verso uno spazio vuoto tra me e Claire.
“Forse dovremmo farla girare di nuov-“ feci per proporre ma Harry mi interruppe con un tono fintamente autoritario.
“Eh no signorina, ora vai in camera e tu e Zayn fate quello che dovete fare” il suo sorriso tipicamente malizioso gli illuminava il volto.
Mi alzai, sapendo che non avevo altra scelta, e con passo lento e incerto mi diressi verso la camera.
“A proposito, dove sono finiti Bec e Lou?” sentii la voce di Harry chiedere incuriosita prima di aprire la porta e richiudermela alle spalle.
Mi voltai. Lui era lì, seduto per terra, la schiena appoggiata al letto, la benda abbassata in modo da coprire i suoi occhi scuri.
Mi sedetti di fronte a lui e incrociai le gambe. Pensai qualche istante a quello che avrei potuto dire ma, con mia enorme sorpresa, fu lui il primo a parlare.
“Jane?” chiese a voce bassa.
“Come facevi a saperlo?” il mio tono non riuscì a mascherare un certo stupore.
Lo vidi indugiare qualche secondo prima di rispondere “Il tuo profumo”
Fui contenta che lui non potesse vedere le mie guance tingersi di rosso. Di certo non era il genere di conversazione che mi ero aspettata di fare.
“Perché mi ignori?” mi decisi finalmente ad affrontare ciò di cui avevo tanta paura “Perché ieri sera ti sei comportato in quel modo e questa sera hai ripreso a trattarmi come se non ti importasse, come se nemmeno ci conoscessimo?” mi sentivo più leggera ora che ero riuscita a pronunciare quelle parole.
Lui sembrò pensarci un attimo.
“Sono fatto così” sollevò le spalle, ma lo vidi tradire la proprio incertezza mordendosi il labbro inferiore.
“Non è vero” scossi la testa “Tu non sei così, tu fingi e basta. So come sei veramente”
“No Jane, non lo sai” questa volta fu lui a scuotere la testa “Io sono fatto così, mi dispiace. Uso le ragazze, le tratto come oggetti” il suo tono suonava quasi indifferente.
Dunque era quello il vero Zayn Malik? Mi ero davvero illusa, avevo davvero pensato che quel ragazzo avesse potuto cambiare grazie a me? Feci per alzarmi ma qualcosa mi trattenne. Zayn si era tolto la benda, mi aveva afferrato un polso e costretta a sedermi più vicina a lui. Potevo di nuovo vedere quei due occhi scuri posati nei miei.
“Ma non sopporterei mai di far soffrire te” il suo tono non era più indifferente e distaccato ma tradiva invece una certa inclinazione.
Rimasi spiazzata da quelle improvvise parole.
“Per questo mi ignori?” mi sforzai di capire.
Lo vidi indugiare qualche secondo per poi riprendere a parlare.
“Il fatto è che…” sembrò parecchio incerto prima di riuscire a continuare "Lo sto facendo per il tuo bene. Io non sono il ragazzo giusto per te" si morse di nuovo il labbro, tradendo ancora una volta l'incertezza che si nascondeva dietro le sue parole.
"E' un modo carino per dirmi che non ti interesso?" cercai di fingere un tono il più distacco e indifferente possibile, anche se sapevo di non aver ottenuto il risultato che volevo.
"Non ho detto questo" scosse il capo abbassando lo sguardo.
"Ma se davvero ti interesso, perché non hai provato a portarmi a letto come fai con tutte le altre ragazze?" in testa avevo il caos più totale, ancora non riuscivo ad abbandonare l'idea di essere solo stata parte di un suo gioco abituale.
"Vorrei proprio saperlo anche io..." la sua voce era ormai ridotta ad un sussurro mentre continuava a fissare il pavimento di legno.
"Pensavo fossi diverso" scossi la testa senza riuscire a nascondere una punta di delusione nel mio tono.
Entrambi rimanemmo in silenzio per qualche secondo. Mi sembrava che i sette minuti fossero passati già da un pezzo e mi chiesi se gli altri fossero ancora in salotto per consentirci di parlare oppure appostati dietro la porta della camera ad origliare la nostra conversazione.
"Te l'ho detto Jane, non sono il ragazzo giusto per te" il suo sguardo sembrava quasi sinceramente ferito "Pensavi di conoscermi, ma in realtà non è così..." i suoi continuavano a rimanere puntati a terra.
Non riuscii a trattenere una risatina per ciò che aveva appena detto. Mi rivolse uno sguardo interrogativo.
"So più cose su di te di quanto tu non creda" quelle parole mi sfuggirono di bocca.
"Per esempio?" inarcò un sopracciglio assumendo un'espressione vagamente curiosa.
"Per esempio so che ti mordi il labbro ogni volta che dici qualcosa che non pensi davvero" di nuovo la mia bocca sembrò parlare da sola, senza che io lo volessi, ma era troppo tardi "Oppure so che quando ti stai annoiando inizi a picchiettare con le dita sul tavolo; so che il mercoledì arrivi sempre a scuola con la barba mal rasata che ti rende soltanto più bello; so anche che l'orologio che porti sul polso destro nasconde una piccola cicatrice bianca; o che durante le spiegazioni del professore di musica sembri dimenticarti di tutto quello che hai intorno e ascolti attentamente ogni sua parola, mentre tutte le altre lezioni non ti interessano, quindi tiri fuori il tuo blocco da disegno, la tua penna nera ed entri in un mondo tutto tuo; so che ogni volta che litighiamo e io mi volto dall'altra parte non riesci a trattenere un sorriso e per qualche secondo rimani a guardarmi e questo mi rende terribilmente nervosa. E mi chiedo il motivo per cui io sappia tutte queste cose. E mi spaventa il fatto che non riesca a trovare una risposta"
Ci sarebbero state mille altre cose che avrei voluto dirgli, ma mi fermai, sapendo di essermi già resa abbastanza ridicola.
Non sapevo per quale motivo fossi riuscita a dire quelle parole. Forse per l'alcol, forse per l'esasperazione, forse per il bisogno di liberarmi del caos che avevo in testa. Sollevai gli occhi su di lui, sconvolta e allo stesso tempo alleggerita per tutto ciò che avevo appena detto, e vidi che mi stava fissando, il suo sguardo era come sempre profondo e indecifrabile. La sua bocca semiaperta era chiaramente un segno di come fosse rimasto senza parole di fronte a ciò che aveva appena sentito.
Non riuscii a sopportare l'idea di rimanere ancora di fronte a lui continuando a rendermi ridicola mentre aspettavo una risposta che probabilmente non sarebbe arrivata, per cui sospirai, distolsi lo sguardo e mi alzai. Mi diressi verso la porta della camera e abbassai la maniglia ma non riuscii a non sussultare quando sentii una mano calda e leggera stringersi sul mio polso sinistro.
Mi voltai nuovamente e riuscii a vedere solamente quei due occhi scuri che mi perseguitavano da settimane, prima di sentire le labbra del ragazzo posate quasi impercettibilmente sulle mie.
Le mani di Zayn si posarono entrambe sulle mie guance mentre il suo volto si allontanava dal mio e il cuore sembrava aver smesso di battere.
Lui sorrise semplicemente, probabilmente per l'espressione sconvolta che dovevo avere stampata in faccia, e fece per riavvicinare il suo viso al mio.
Ma quel momento per il quale stavo inconsciamente aspettando da settimane venne bruscamente interrotto.
Sentimmo una porta sbattere dall'altra parte della casa e una voce maschile iniziare a gridare parole che non riuscii a distinguere. Una voce femminile cercò inutilmente di sovrastarla.
Io e Zayn ci scambiammo solamente uno sguardo preoccupato prima di fiondarci fuori dalla camera per capire cosa stesse succedendo.
Il salotto era vuoto, le voci provenivano dal piano superiore che raggiungemmo velocemente.
Tutti i nostri amici si trovavano in quella che era probabilmente la camera degli ospiti. Ci fermammo sulla soglia ad osservare la scena, accanto a Jake, Sam ed Allyson.
"Credevo fossi mio amico!" stava urlando Harry dal centro della stanza, il volto contratto dalla rabbia e i pugni serrati mentre Liam e Niall gli stavano accanto probabilmente nel disperato tentativo di calmarlo.
Il mio sguardo si spostò verso l'altro lato della camera. Il braccio di Claire era avvolto intorno alle spalle di Bec, i cui occhi erano lucidi e le guance rigate di lacrime mentre teneva lo sguardo fisso sul pavimento. Louis era in piedi accanto a lei, gli occhi azzurri indecifrabili e la camicia distrattamente abbottonata soltanto fino a metà.
"Ho cercato di dirtelo!" la voce del castano cercò inutilmente di tener testa a quella del riccio "Bec ha 18 anni, lo hai detto anche tu, può fare quello che vuol-" provò a spiegare velocemente prima di essere bruscamente interrotto.
"E secondo te questo può darti il permesso di scoparti mia sorella?! E' ancora una bambina!" Harry parlò ironicamente mentre una risata senza allegria gli attraversava volto.
Per qualche secondo nessuno parlò e il volto del riccio tornò a farsi serio mentre il suo sguardo saettava senza sosta dall'amico alla sorella.
"Da quanto tempo va avanti questa storia?" l'idea che quella non fosse la prima sera che Louis e Bec trascorrevano insieme si fece spazio nella mente di Harry mentre fissava lo sguardo sulla sorella.
Lei rivolse una rapida occhiata a Louis prima di tornare con gli occhi fissi sul pavimento.
"Rebecca, da quanto va avanti questa storia?!" Liam e Niall dovettero stringere la presa intorno alle braccia di Harry mentre la voce del riccio si alzava di nuovo.
"Circa un anno" Louis fece un passo avanti e si mise di fronte a Bec, probabilmente senza riuscire a sopportare oltre il modo in cui suo fratello la stava trattando.
Harry dischiuse la bocca senza riuscire a pronunciare alcuna parola e sul suo volto si fece spazio un'espressione incredula dopo che quella verità gli era piombata addosso. Successe tutto in pochi istanti: Harry fu percorso da un moto di rabbia e fece per fiondarsi sul castano; con altrettanta rapidità Zayn e Jake gli furono di fianco e insieme a Niall e Liam lo trattennero mentre Louis faceva un passo indietro e stringeva a sé Bec, le cui lacrime si erano fatte più evidenti. Harry si fermò con il respiro pesante, consapevole che non sarebbe riuscito a fare niente mentre quelle quattro paia di braccia lo trattenevano. 
Sospirò, rivolse un'ultima occhiata carica di quella che mi sembrò delusione ai due, prima di uscire a passo deciso dalla stanza, seguito a ruota da Liam e Niall. Sentimmo i passi scendere rapidi le scale e la porta d'ingresso sbattere. Bec era crollata sulla poltroncina accanto a sé ed era scoppiata in rumorosi singhiozzi.
"Credo si sia fatto tardi, ehm... Io magari vado" Allyson rivolse un imbarazzato saluto generale ed uscì dalla stanza senza aspettarsi che qualcuno la considerasse.
Louis si inginocchiò di fronte a Bec e le prese il volto fra le mani, costringendo gli occhi verdi di lei a fissarsi in quelli celesti di lui. Le sussurrò qualcosa all'orecchio e poi tornò a guardarla, asciugandole dolcemente le lacrime. Lo sguardo di Bec si era fatto spento, sul suo volto non c'era il minimo segno del sorriso che lo illuminava costantemente quando Louis era nei paraggi. Notai come gli occhi di lui si costrinsero a distogliersi dal volto in lacrime di lei mentre si alzava e rimanendo in silenzio usciva dalla stanza. Jake lo seguì senza dire niente e così fece Zayn che, prima di uscire dalla camera, mi rivolse un rapido sguardo e un sorriso appena abbozzato.
Mi avvicinai a Bec e mi sedetti accanto a lei mentre riprendeva a singhiozzare.
"È tutta colpa mia, avremmo dovuto dirglielo" il volto era nascosto tra le sue stesse mani "E ora ho perso la cosa più bella della mia vita" la sua voce si spezzò mentre diceva quelle parole.
E noi non potemmo fare nient'altro che stringerla ancora più forte e lasciarla sfogare con la consapevolezza che le sue amiche erano lì per lei.
Ma il ragazzo che amava, seppur con tanto dolore quanto il suo, se ne era appena andato.
E forse non sarebbe tornato presto.





"Yesterday all my troubles seemed so far away
now it look as though they're here to stay"

The Beatles  - Yesterday 






 
* * * * * * * * * * * * * * * *


Buongiorno a tutti!
Ecco qua l'ottavo capitolo!
Come avrete notato il rapporto tra Jane e Zayn continua ad essere incerto, ogni volta che i due sembrano fare un passo avanti ne fanno subito dopo due indietro, ma la nostra bella Jane si è finalmente decisa a prendere in mano la situazione e cercare di capire come stanno le cose tra lei e questo ragazzo perennemente insicuro su cosa fare!
Non illudetevi, lol.
Le cose si ribalteranno ancora una volta (l'ultima, giuro) prima che il loro rapporto inizi a stabilizzarsi.
Però ne varrà la pena, fidatevi! :)
Come avrete visto comunque le cose non ruotano soltanto intorno ai due protagonisti, ma ho deciso di inserire varie "crisi" e colpi di scena anche tra i loro amici, come in questo capitolo tra Bec e Louis. Purtroppo non sono riuscita a dare a tutti lo stesso spazio, non fraintendetemi, amo Niall e Liam con tutto il cuore ma al momento non hanno avuto parti troppo significative, comunque farò di tutto per coinvolgere di più anche loro in futuro! :)
Ringrazio tutti per i vostri commenti stracarini e vi chiedo di continuare a recensire/pubblicizzarmi/seguire la mia FF! :)

Al prossimo capitolo,


Love,
Giulia

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Capitolo 9
*** Chapter 9 ***


"I’ve dreamt about you nearly every night this week
how many secrets can you keep?
cause there’s this tune I found
that makes me think of you somehow
and I play it on repeat until I fall asleep"

Artic Monkeys - Do I wanna know








 
 
"Secondo me è uno schianto assurdo!" decretò Sam mentre ci mettevamo in fila con il nostro vassoio, soltanto pochi minuti dopo essere uscite dagli spogliatoi della palestra. 
"Ma è un professore!" la rimproverai alzando agli occhi al cielo. Era forse la centesima volta che sentivo dire cose simili sul Professor Cooper, il nostro insegnante di ginnastica. Anche se effettivamente non potevo negare che la sua giovane età, il fisico scolpito e i due brillanti occhi blu non rendessero le sue lezioni più interessanti.
"Rimane comunque un figo" Claire appoggiò Sam, mentre riceveva dalla cuoca una porzione striminzita di carote.
"Non è vero, Bec?" si rivolse alla ragazza, che sembrò riscuotersi di colpo e ripiombare improvvisamente tra di noi, abbandonando i suoi pensieri.
Sul volto di Bec apparve solamente l'ombra di un sorriso, che sparì quasi all'istante; una reazione decisamente insolita da parte sua, dato che il volto di Bec si illuminava sempre di una malizia divertita ogni volta che si parlava del Professor Cooper.
Era tutta la settimana che si comportava in modo strano e ovviamente ne conoscevamo il motivo. Lei e Louis non si parlavano dalla sera in cui erano stati sorpresi da Harry. Non si salutavano nemmeno quando si incrociavano per i corridoi, si limitavano solamente a scambiarsi sguardi che venivano sempre distolti rapidamente, consapevoli di dover mantenere il più possibile le distanze se volevano che le acque si placassero.
Il risultato era che Louis sembrava sempre assente, durante le lezioni il suo sguardo rimaneva fisso oltre la finestra per interi minuti e la sua mente era altrove, mentre la solita espressione raggiante e contagiosa di Bec era del tutto scomparsa.
Noi cercavamo di distrarla in tutti i modi possibili, farle tornare il sorriso al posto di quello sguardo sempre così distaccato, qualche volta quasi ci riuscivamo, ma le bastava vedere Louis anche solo di striscio per farci tornare al punto di partenza.
Harry, invece, si limitava a scoccare occhiate fulminanti al castano ogni volta che lo incrociava e non aveva nemmeno ricominciato a parlare con la sorella, ancora probabilmente sconvolto dalla scoperta di ciò che era stato sotto il suo naso per oltre un anno, senza che lui se ne fosse mai accorto.
"Non puoi continuare così Bec, devi fare qualcosa" sospirò Sam mentre prendevamo posto al solito tavolo. Non capii a cosa si stesse riferendo fino a che non mi accorsi dello sguardo di Bec fisso su Louis, seduto poco distante da noi.
"Forse potresti trovarti un altro ragazzo, o che so io..." butto lì Sam tentando di sembrare indifferente. L'espressione di Bec sembrava quasi sconvolta mentre il suo sguardo si posava sul Sam
"Stai scherzando?" sembrava più un'affermazione che una domanda.
"No bè, volevo solo dire che forse..." Sam cercò di spiegarsi frettolosamente, mentre sembrava rendersi conto solo in quel momento dell'assurdità della sua proposta.
"Non è passata nemmeno una settimana e mi manca terribilmente, Sam" scosse la testa mentre i suoi occhi si spostavano nuovamente sul ragazzo "E mi sembra che niente di quello che faccio abbia più un senso" aggiunse con voce rotta prima di alzarsi e allontanarsi oltre la porta che dava sul cortile.



"Sam, ti devo parlare" la bloccai prima che potesse entrare nel laboratorio di chimica.
Tutta quella situazione, quelle bugie, quei sotterfugi, quelle verità venute a galla mi avevano fatta riflettere a lungo e alla fine avevo preso la decisione che mi sembrava più giusta per tutti.
"Dimmi tutto" la sua espressione si fece incuriosita, ma non riuscì a coprire una certa preoccupazione notando la serietà del mio sguardo.
"Jake ha fatto una scommessa per portarti a letto" dissi quelle parole d'un fiato, quasi senza pensarci, sapendo che se non mi fossi liberata ora di quel peso non ci sarei più riuscita. 
Vidi lo sguardo di Sam svuotarsi.
"Gli altri lo hanno costretto, non è stata una sua idea, credimi" mi affrettai a spiegarle "Fosse per lui si ritirerebbe anche subito. Tu gli piaci da impazzire. Ma non potevo nascondertelo" 
"Mi ha presa in giro" la sentii quasi sussurrare mentre appoggiava la schiena contro il muro e abbassava a terra lo sguardo "Per tutto questo tempo... Mi ha solo presa in giro" mi sembrò di vedere i suoi occhi diventare lucidi.
"No, no, assolutamente no, Sam!" mi affrettai a spiegarle alzando leggermente la voce. Alcuni volti si girarono incuriositi verso di noi, costringendomi ad abbassare il tono.
"Tu gli piaci Sam, gli piaci davvero" sapevo che non mi avrebbe creduta, non dopo quello che aveva appena scoperto. Non potevo darle torto.
"Non importa" tentò con scarso successo di simulare un sorriso di fronte ai miei occhi quasi imploranti "Non è colpa tua, Jane" e detto questo si allontanò, per poi scomparire dietro la porta della sua classe; ed io mi maledissi per non aver tenuto la bocca chiusa.



La campanella che segnava la fine di quella settimana era ormai suonata da un pezzo mentre io stavo ancora recuperando alcuni libri dall'armadietto. Mi affrettai verso l'uscita lungo il corridoio deserto, quando una porta si spalancò improvvisamente al mio fianco. 
"Merda!" imprecai, chinandomi seccata a raccogliere i libri che mi erano appena caduti a terra. Qualcuno si inginocchiò accanto a me, facendomi alzare istintivamente lo sguardo. 
"Zayn?"sentii la bocca prosciugarsi e le guance avvampare incrociando quegli occhi "Che ci fai qui?" cercai inutilmente di assumere un tono che suonasse il più naturale possibile, mentre mi sollevavo da terra. 
"Che ci fai qui tu, piuttosto" inarcò un sopracciglio mentre mi porgeva alcuni dei libri che mi aveva aiutata a raccogliere. Lanciai uno sguardo distratto alla porta da cui era sbucato all'improvviso, riconoscendola come quella del bagno dei ragazzi. 
"Non ti sei più fatto vedere alle lezioni biologia" sollevai gli occhi nei suoi "e nemmeno a quelle di storia. Avevamo una ricerca da fare insieme"
"Sì bè... Ho lasciato i corsi" scrollò le spalle "Te la caverai anche senza di me"
"Come mai?" inarcai un sopracciglio.
"Non mi interessavano" si morse il labbro, distogliendo lo sguardo.
"Davvero?"
"Davvero
"Quindi io non c'entro?" mi stupii della mia abilità di fingere un tono così indifferente di fronte a lui, mentre il mio stomaco aveva preso a contorcersi lentamente.
"Perché mai?" 
Avrei dovuto aspettarmi una risposta simile da lui. 
"Hai ragione" scossi la testa e abbassai gli occhi a terra, arrabbiandomi con me stessa per essermi illusa anche per un solo secondo di aver potuto condizionare le sue scelte. 
"D'altronde tra noi non è mai successo niente" cercai di sorridere per poi voltarmi e riprendere la mia strada verso l'uscita. Feci solo pochi passi prima di sentire una mano stringersi intorno al mio polso, facendomi voltare.
"Non puoi fingere che quello che è successo sabato non sia niente" il suo tono di voce, sempre così fermo e sicuro, era ora stato tradito da un'inclinazione appena udibile. Ancora una volta avvampai accorgendomi dei suoi occhi fissi sulle mie labbra.
"Io..." indugiai, sentendo le parole morirmi in gola e notando la distanza che separava i nostri volti ridursi lentamente. Successe tutto nell'arco di pochi secondi.
"Cos'è che è successo sabato, amore?" una voce improvvisa mi fece sussultare. 
Il mio sguardo si alzò sulla ragazza che era appena comparsa dal bagno dei maschi da cui soltanto pochi minuti prima era uscito Zayn. La frangia bionda le ricadeva sul viso, ma lasciava intravedere i due grandi occhi castani pesantemente truccati, che ora mi stavano squadrando da capo a piedi. La mano di Zayn non cingeva più il mio polso, ma era invece intrecciata a quella della ragazza. 
"Niente" scossi la testa, sentendo un nodo cominciare a stringersi nella mia gola. 
Notai Zayn indugiare e la ragazza al suo fianco farsi sempre più vicina a lui.
"Non è successo niente sabato" e senza aggiungere altro mi voltai e mi incamminai verso l'uscita, cercando di ignorare la sgradevole sensazione dello stomaco che mi sprofondava sempre più in basso. 



"Ne sei proprio sicura, Jane?" 
Annuii, continuando a giocherellare con la mia fetta di crostata. Io e le altre avevamo deciso di passarci una serata non troppo movimentata in un bar abbastanza frequentato del centro, mentre i ragazzi ci avrebbero raggiunto più tardi. 
"Magari era solamente una delle solite ochette che usa per passare il tempo" cercò di rassicurarmi Sam per l'ennesima volta.
"Vi dico di no" scossi il capo continuando a tenere gli occhi fissi sul piatto "Si tenevano per mano e oggi li ho visti di nuovo insieme" abbandonai definitivamente la forchetta a quel pensiero, sentendo il nodo in gola farsi sempre più stretto.
"Com'è lei?" mi chiese Claire incuriosita, ma non ancora del tutto convinta.
"Carina" sollevai le spalle, rassegnandomi all'evidenza "Capelli biondi, occhi scuri" 
Notai l'espressione di Claire farsi vagamente sorpresa. 
"Charlotte Evans, ne sono sicura"
"Ma non può essere!" Sam spalancò gli occhi con fare sconvolto.
"Ha la frangia?" 
Annuii.
"Non posso crederci" Sam scosse la testa.
"Chi sarebbe Charlotte Evans?" feci vagare lo sguardo tra le due mie amiche, in cerca di ulteriori spiegazioni.
"La ex di Zayn" Claire si morse il labbro lanciandomi una rapida occhiata.
"Una zoccola! Una grandissima zoccola!" Sam alzò la voce procurandosi uno sguardo di ammonizione dalla ragazza al bancone.
"E-ex?" boccheggiai "Credevo che Zayn non avesse ex, insomma..." non era forse lui quello che non si era mai legato sentimentalmente ad alcuna ragazza? 
"Non è come pensi tu, Jane. Stavano insieme soltanto per... Bè, insomma, hai capito. Il punto è che lei è veramente una zoccola" notai le mani di Claire cominciare a trucidare un tovagliolo "Si è passata anche Harry" per la prima volta vidi le sue guance tingersi di rosso per rabbia e non per imbarazzo.
"Quanto sono stati insieme?" fu l'unica cosa che riuscii a dire.
"Circa qualche mese di tira e molla, finché lui non si è stufato della sua eccessiva troiaggine" Claire scrollò le spalle finendo di fare a pezzi la carta fra le sue mani.
Improvvisamente cominciai a sentirmi ancora più inutile.
"Cosa ci siamo persi?" Liam comparve accanto al nostro tavolo per poi sedersi insieme a noi, seguito a ruota da Bec e Jake, che scivolarono al mio fianco. Quest'ultimo rivolse un ampio sorriso a Sam, la quale si limitò a distogliere lo sguardo senza minimamente degnarlo, lasciandolo chiaramente perplesso. Un senso di colpa non indifferente nei confronti di mio fratello, ancora ignaro di ciò che avevo fatto alle sue spalle, cominciò a farsi strada tra i miei pensieri.
"Zayn e Charlotte-Ladòatutti-Evans" Claire riassunse la sostanza di ciò di cui avevamo parlato fino a poco prima.
"Oh" quasi automaticamente gli occhi castani di Liam si alzarono su di me "Avete saputo" si morse il labbro inferiore.
"Allora è vero? Stanno di nuovo insieme?!" Sam sembrava non poterci ancora credere. 
Liam si limitò ad annuire.
A quella conferma sentii lo stomaco precipitare.
"Charlotte e Zayn?!" Bec spalancò la bocca, assumendo un'espressione stupita quasi quanto quella di Sam "Ma io credevo che... Bè, insomma..." capii a cosa si stava riferendo quando notai i suoi occhi indugiare qualche istante su di me.
"Già" sospirai, scrollando le spalle e fingendo un sorriso indifferente "Lo credevo anche io" e senza aggiungere altro mi alzai e mi diressi verso l'uscita del bar. 
Avevo bisogno di una boccata d'aria, una pausa di riflessione in cui rimettere ordine tra i miei pensieri. Non sopportavo più tutti quei volti dispiaciuti puntati sul mio, che mi facevano sentire ancora di più la vittima della situazione. Non lo ero, non volevo esserlo, non mi interessava.
Zayn era soltanto un ragazzo come gli altri. Sì, come no. L'auto-convincimento non era di certo il mio forte. 
Il leggero vento autunnale mi fece rabbrividire. Mi appoggiai al muro dell'edificio.
"Non puoi fingere che quello che è successo sabato non sia niente" mi tornarono in mente le parole del moro, parole che avevano soltanto contribuito a quella stupida illusione.
"Stupida, stupida, stupida!" imprecai dando un calcio all'aria, mentre cercavo di trovare un modo con cui costringermi a scacciare quei pensieri dalla mia mente.
"Tutto bene, Jane?" una voce improvvisa mi fece sussultare.
"Liam" sollevai gli occhi sul castano, che era scivolato al mio fianco senza che io me ne accorgessi "Mi hai spaventata" 
"Non volevo" mi sorrise, appoggiandosi al muro accanto a me "Allora, sicura di star bene?" il suo sguardo si fece lievemente più serio.
Abbassai gli occhi a terra, scrollando le spalle. 
"Direi di no" dissi semplicemente, decidendo che fingere che le cose stessero andando bene sarebbe stato inutile. 
"Si tratta di Zayn?" Liam mi rivolse quella domanda, anche se sapeva di conoscere già la risposta. 
Non volevo ammetterlo, ma dovetti rassegnarmi all'evidenza di quella situazione.
"Io... Io non lo capisco" era la pura e semplice verità "Non lo capisco proprio"
Quel ragazzo era imprevedibile. Ogni vota che credevo di essermi creata un'opinione su di lui, questo riusciva a farmi ricredere soltanto con poche parole. Non sapevo più cosa pensare.
"Non sei l'unica, so che vuoi dire" il castano mi rivolse un sorriso comprensivo "Zayn è fatto così, ne ha passate tante e questo lo ha reso incapace di riuscire a fidarsi delle persone"
Non riuscii a trattenere un'espressione malinconica mentre mi ricordavo ciò che Claire mi aveva rivelato sul passato del moro. 
"Comunque è sempre stato un ragazzo sicuro di se" riprese Liam "Ma a quanto pare nemmeno lui sa cosa fare, ora"
Gli rivolsi uno sguardo interrogativo, sforzandomi di capire il significato di quelle parole.
"Che vorresti dire?"
Mi sorrise debolmente, ma qualcosa nella sua espressione mi suggerì che non mi avrebbe rivelato nient'altro.
"Che ne dici di fare un giro in centro?" riprese il castano, allontanandosi dal muro in direzione della strada.
"Andiamo" scrollai le spalle e, continuando a percepire quella morsa che mi attanagliava lo stomaco, cercai inutilmente di distogliere i miei pensieri dal moro.



"Non ci credo!" risi, dopo aver ascoltato l'ennesimo aneddoto raccontatomi da Liam sulle varie vicende vissute dal mio nuovo gruppo di amici, quando io e Jake non ci eravamo ancora trasferiti a Bradford. 
Più volte la mia risata, per evitare di cadere dallo sgabello, mi costrinse ad aggrapparmi al bancone del locale in cui ci eravamo recati. 
L'alcol ed il ragazzo seduto al mio fianco avevano sicuramente reso possibile un miglioramento della serata. Liam si era rivelato comprensivo e divertente, quel genere di ragazzo in grado di farti ridere in ogni momento e di ascoltarti attentamente quando ne hai bisogno. 
Ma quella sera non era evidentemente destinata ad essere una delle migliori.
"Credo che sia meglio andare" vidi Liam, seduto sullo sgabello accanto al mio, accennare ad un punto oltre la mia spalla. 
Mi voltai istintivamente in quella direzione e il sorriso che il castano era faticosamente riuscito a far riaffiorare sulle mie labbra, scomparve subito. La porta del locale, poco distante da noi, si era appena richiusa dietro le spalle di Zayn. Il suo sguardo percorse rapidamente la sala per poi soffermarmi sul mio per alcuni istanti che mi sembrarono interminabili. La ragazza al suo fianco, Charlotte Evans, se ne accorse e, dopo avermi scoccato un'occhiata fulminante, si affrettò ad intrecciare la sua mano a quella del moro. 
Distolsi rapidamente lo sguardo, voltandomi di nuovo verso Liam. 
"No" scossi il capo, decisa "Rimaniamo
Dovetti impiegare tutta la mia forza di volontà per non voltarmi ancora verso Zayn. Mi limitai ad ordinare un altro drink, continuando a chiacchierare con Liam come se niente fosse. 
"Ciao ragazzi" sussultai al suono di quella voce. 
Charlotte e Zayn erano improvvisamente comparsi accanto a noi, le loro mani ancora intrecciare l'una all'altra. Mi decisi a continuare il mio tentativo di finta indifferenza, concentrando la mia attenzione sul bicchiere che stringevo tra le dita, mentre il moro si allontanava insieme alla ragazza, soltanto dopo avermi rivolto un rapido sguardo, come sempre indecifrabile. I due si gettarono su un divanetto poco distante da noi, la ragazza si accoccolò sulle gambe di lui, mentre gli circondava il collo con le braccia.
"Jane, sicura di voler rimanere?"
Ignorai la domanda del castano, mantenendo gli occhi fissi sulle mani di Charlotte Evans che scorrevano piano tra i capelli di Zayn. Distolsi rapidamente lo sguardo non appena vidi i loro volti avvicinarsi. In un sorso terminai il contenuto del mio drink, per poi alzarmi di scatto dallo sgabello. Barcollai per quel movimento così improvviso e cominciai a sentire la testa pulsare mentre mi dirigevo verso l'uscita del locale. Tutto il resto accadde incredibilmente in fretta. Liam mi aveva seguito e afferrato un braccio, facendomi voltare verso di lui.
"Jane, dove stai and-"
Non so cosa mi spinse a fare ciò che feci dopo. L'alcol, forse, o molto più probabilmente, la gelosia. Non gli lasciai terminare la frase, presi il suo volto tra le mani e lo avvicinai al mio. Quel bacio non aveva nulla a che vedere con quello di una sola settimana prima, ma mi costrinsi a svuotare la mente e non pensarci. Mi ci vollero parecchi secondi per realizzare ciò che stava accadendo, e, quando finalmente ebbi recuperato un minimo di lucidità, allontanai il mio volto da quello del castano. I suoi occhi mi guardavano confusi, ed ero certa che la mia espressione fosse molto simile.
"Liam" ero stupita tanto quanto lui da ciò che avevo appena fatto "Liam, io... Mi dispiace, non volevo, scusami, non so cosa mi sia preso" dissi d'un fiato, senza però allontanarmi dal ragazzo.
"Jane" mi rivolse il suo solito sorriso comprensivo, afferrò le mie mani ancora appoggiate sul suo viso, intrecciandole alle sue "Tranquilla. So perché lo hai fatto" ammiccò al moro con lo sguardo.
Ora sembrava estremamente calmo, e ciò riuscì a tranquillizzare anche a me, facendomi recuperare il respiro che fino a quel momento era rimasto sospeso.
Mi voltai, in direzione del moro. Avvampai, vedendo la sua bocca dischiusa in un'espressione vagamente incredula e i due occhi scuri che avevano evidentemente assistito alla scena. Il suo sguardo saettò ancora una volta da me a Liam, per poi fissarsi a terra.
Vidi Zayn alzarsi, liberandosi dalla presa della ragazza ancora avvinghiata a lui, passarci di fianco, gli occhi sempre puntati sul pavimento, e uscire dal locale.
"Devi aiutarmi, Liam" la mia voce si ridusse ad un sussurro "Mi sta facendo impazzire"
 








"My mother accused me of losing my mind,
but I swore I was fine,
you paint me a blue sky
and go back and turn it to rain,
and I lived in your chess game,
but you changed the rules every day"

Taylor Swift - Dear John








 
* * * * * * * * * * * * *



Salve a tutte! 
 
Come va la vita? :)
Bè, spero bene e soprattutto spero che non abbiate la prossima settimana piena di verifiche e interrogazioni come me. La terza liceo fa schifo, lol. 
Comunque, tornando alle cose veramente importanti, ecco a voi il nono capitolo! :)
Forse qualcuno inizierà ad odiarmi perché comincia a sembrare che 'sti due non ce la faranno mai haha, ma che vi devo dire, mi piacciono le storie complicate, quelle in cui bisogna faticare un po'! Così il risultato sarà molto più soddisfacente! ;) 
Comunque, che ne pensate di Liam e Jane? Ve lo sareste aspettato proprio da loro due? Avreste scelto qualcun altro per lei? Bè, ovviamente Jane l'ha fatto solo per ripicca, però... Chissà ;) 
Non vorrei dilungarmi troppo, sappiate solo che non dovrete aspettare ancora molto! 
Ultimo, ma non meno importante, vi chiedo come sempre di lasciarmi una recensione per farmi sapere cosa ne pensate, le vostre opinioni o i vostri consigli, qualunque cosa! :*
Continuate quindi a recensire/seguire/pubblicizzare la prima storia di questa autrice ancora alla prime armi, haha :*



A prestissimo!
Love,
Giulia <3



P.S. Ma quanto erano bello i ragazzi ai Brits Awards?! Diiiiio! 

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Capitolo 10
*** Chapter 10 ***


"There are times when I don’t know where I stand,
you make me feel like I’m a boy and not a man,
there are times when you don’t give me a smile,
I lie awake at night and worry for a while"

James Blunt - Heart to heart








 
HARRY



Quella mattina fui bloccato nel corridoio da un rumore sommesso che nell'ultimo periodo mi ero abituato a sentire quasi ogni giorno. Quel rumore proveniva dalla camera di mia sorella.
Mi fermai, lo zaino in spalla, e prestando attenzione a non far scricchiolare le assi di legno sotto le mie scarpe, mi avvicinai alla sua stanza, per poi accostare l'orecchio alla porta.
Tutto quello che riuscii a sentire furono dei singhiozzi sommessi. Probabilmente Bec stava cercando di soffocare il suo pianto premendosi il cuscino sul volto.
Un improvviso senso di colpa, che da giorni stava lentamente ed inconsciamente crescendo dentro di me, mi assalì. Sapevo che le lacrime di Bec erano per la maggior parte causa mia e questa consapevolezza mi fece sentire soltanto peggio. D'istinto appoggiai una mano sulla maniglia.
Ma non riuscii ad aprire la porta.
Cos'avrei dovuto fare? Erano passate più di tre settimane da quell'episodio, dalla scoperta della relazione tra Bec e Louis. Loro due si conoscevano da sempre ed ero sicuro che lui non l'avrebbe mai e poi mai fatta soffrire, ma qualcosa mi spingeva a non accettare quella storia, a non accettare quell'improvviso cambiamento.
Inoltre il fatto di non averne mai sospettato niente e la consapevolezza di essere sempre stato l'unico non al corrente della loro relazione mi faceva sentire terribilmente ridicolo e stupido.
Come avevano fatto i miei amici a tenermi nascosto quel segreto per tutto quel tempo? Ma non riuscivo ad arrabbiarmi anche con loro, provavo troppo rancore nei confronti di Bec e Louis.
Ero stato tradito da mia sorella e, ancora peggio, dal mio migliore amico.
Allentai la presa sulla maniglia, mentre continuavo a sentire quei singhiozzi sommessi, e mi costrinsi ad allontanarmi e scendere al piano di sotto.
"Lui la ama" più volte mi aveva ripetuto Liam.
"Lei lo ama, Harry, lo ama con tutto il cuore" continuava invece Claire.
Quindi, cos'avrei dovuto fare?



"Dunque, se ho ben capito, tu e Jane stareste... Fingendo di uscire insieme?" chiesi, mentre prendevo posto alla lezione di storia.
Liam annuì.
"Ma... Perché?" per quanto mi sforzassi non riuscivo a capire l'assurdità di quella situazione.
"Lei ti piace?"
Questa volta scosse la testa.
"È soltanto un'amica. E comunque è stata più che altro una mia idea" il castano scrollò le spalle e un sorrisetto furbo gli increspò le labbra.
"Lo sai che così facendo Zayn comincerà ad odiarti?"
"Ma è proprio questo il punto, Harry!" sembrò stupito dal fatto che non ci fossi ancora arrivato "Forse in questo modo riuscirà a darsi una mossa, se sai cosa intendo" mi fece l'occhiolino e finalmente compresi.
Liam voleva semplicemente spingere Zayn a capire quello che da solo non avrebbe mai ammesso.
Ma, conoscendolo, non sarebbe stata comunque un'impresa facile.



"Per quanto ancora credi di andare avanti così? No, sai, giusto per sapere" sbuffai.
"Di che stai parlando?" Zayn sollevò un sopracciglio, mentre prendeva posto accanto a me sulla solita panchina che usavamo occupare ogni giorno durante l'ora di pranzo.
Eravamo soltanto io e lui, in realtà. Liam sembrava sparito, Niall era probabilmente con Allyson, Louis... Bè, di lui non mi importava.
"Lo sai bene" continuai io.
"No, Harry, non lo so"
Non ci credevo, lo sapeva eccome.
"Cosa c'è tra te e Charlotte?" lo osservai di sottecchi, mentre mi accendevo una sigaretta.
"Bè..." indugiò palesemente "Io e lei ci... Ci capiamo, ecco" si morse il lavoro inferiore.
"Wow, vero amore insomma" mi limitai ad osservare con evidente ironia "Ma mi sembrava di aver capito che non la sopportavi più, che era solamente un ragazza vuota e senza cervello, correggimi se sbaglio. Mi pare che tu mi abbia detto ciò circa... Uhm, vediamo..." assunsi una finta aria pensosa "Una settimana fa?"
Scrollò semplicemente le spalle, senza però rispondere.
"Sei cambiato, Zayn" gettai il fumo fuori dalla mia bocca.
"Che vorresti dire?"
"Solo che non mi sembri più sicuro di te come lo eri una volta" feci spallucce "Non che questo sia un male, anzi..."
"Non è vero" mi interruppe bruscamente "Non è assolutamente vero"
"Oh, sì invece" continuai con estrema tranquillità "E sai da quando hai cominciato a cambiare? Da quando hai conosciuto Jane"
Sorrisi, consapevole della verità delle mie parole e del fatto che lui non lo avrebbe mai e poi mai ammesso. Il suo volto assunse un'espressione chiaramente stupita da ciò che gli avevo appena detto.
"Io... Cioè, lei..." per un attimo sembrò non avere idea di cosa rispondere.
Mi stupii anche io, visto che di solito sapeva sempre cosa dire.
"È soltanto una ragazzina impertinente. Non mi importa niente di lei"
Come no. Quella storia proprio non me la sarei bevuta.
Feci per dire qualcosa ma notai il suo sguardo fissato su un punto dritto di fronte a lui. Istintivamente sollevai gli occhi nella stessa direzione e capii subito cos'avesse attirato la sua attenzione.
Liam e Jane si accingevamo ad entrare a scuola, chiacchierando amabilmente e stando attendi a camminare l'uno molto vicino all'altra.
Gli occhi blu di lei si posarono solo per qualche istante sul moro accanto a me, per poi distogliersi rapidamente e fissarsi a terra, mentre le sue guance cominciavano a colorarsi di una leggera tinta rosea. Le succedeva sempre, quando Zayn era nei paraggi.
L'espressione di Liam sembrò invece diventare trionfante: dato il modo in cui il moro continuava a fissarli, era quasi sicuro che continuando così avrebbe presto raggiunto il suo obiettivo.
Lo sguardo di Zayn rimase puntato su di loro, finché i due non sparirono oltre la porta d'ingresso. Notai la sigaretta che teneva in mano spezzarsi sotto la pressione esercitata dalle sue dita.
"E così Liam e Jane..." ancora una volta si morse il labbro inferiore, gettando la sua sigaretta a terra "Insomma, Liam e Jane escono insieme?"
"Ma come, Zayn? Non sei un po' troppo contraddittorio?" chiesi "Appena un minuto fa non mi hai forse detto che di lei non ti importa niente?" gli sorrisi soddisfatto, senza aspettare una risposta, per poi alzarmi dalla panchina ed allontanarmi verso la porta d'ingresso, lasciandolo più confuso che mai.



"Sam non vuole più parlare a Jake" Claire sospirò, calciando una pietra sull'asfalto.
"Come mai?" intrecciare le mie dita alle sue mi venne quasi spontaneo.
Riaccompagnarla ogni pomeriggio a casa da scuola era diventata un'abitudine che non mi dispiaceva affatto.
"A quanto pare è venuta a sapere di una certa scommessa" mi rivolse uno sguardo di rimprovero che mi fece sorridere "E a quanto pare non è stata una cosa voluta da lui"
"A lui piace lei, a lei piace lui" scrollai le spalle "Non pensavamo sarebbe stato un problema, anzi"
"Bè, sta di fatto che Sam non vuole più uscirci insieme"
"Ok, forse questo potrebbe essere un problema" ammisi.
"E, a proposito di problemi... Dovresti parlare con Bec"
"Claire, ti ho già detto che non lo farò"
"O con Louis"
"Tantomeno"
"Harold" assunse un'espressione minacciosa.
Mi chiamava sempre così quando fingeva di essere arrabbiata per qualcosa.
"Claire" le sorrisi divertito.
Soltanto quando si fermò mi accorsi che ci trovavamo già di fronte la porta di casa sua. Wow, il tempo sembrava volare con lei.
Si voltò verso di me ed incrociò le braccia, per poi assumere un'espressione più dolce.
"Harry, ti prego" la sua voce si ridusse ad un sussurro.
Come potevo resistere quando i suoi occhi mi guardavano in quel modo?
"E va bene, lo farò... Prima o poi" sospirai rassegnato "E sappi che lo farò solo perché me lo chiedi tu"
Questo sembrò bastare a farle affiorare sulle labbra un sorriso soddisfatto.
"Questa sera vieni a casa mia?" le cinsi i fianchi in modo da avvicinarli ai miei.
Sembrò indugiare qualche istante, ma poi annuì, leggermente imbarazzata.
Le presi il volto fra le mani e le stampai un leggero bacio sulle labbra. Allontanai poi il mio viso dal suo e sorrisi, vedendo le sue guance cominciare a tingersi di rosso.
Le succedeva sempre, quando era con me. E questo mi faceva impazzire.



JANE



Quel weekend mio padre sarebbe dovuto tornare a Torquay per sistemare alcuni conti in sospeso con l'angezia immobiliare che si era occupata della vendita della nostra vecchia casa.
Mia madre si era decisa ad accompagnarlo. Sapevo che per entrambi non doveva essere affatto facile; rivedere quei luoghi così familiari e la possibilità di imbattersi in amici e conoscenti avrebbe risvegliato chiaramente in loro i ricordi di soli sei mesi prima. Lo stesso motivo che mi aveva spinta a non prendere neanche in considerazione l'idea di partire con loro. 
Quei ricordi erano sempre con me.
Ogni mattina appena mi svegliavo, ogni momento della giornata in cui niente riusciva a distrarmi, ogni sera prima di addormentarmi, ogni notte in cui gl'incubi mi costringevano a sudare freddo. 
Non avrei potuto farcela, tornare sarebbe stato davvero troppo. Troppo malinconico, troppo doloroso.
Il sabato sera approfittammo quindi dell'assenza dei nostri genitori per invitare tutti -tutti tranne Zayn e la sua 'ragazza', si intende- a guardare un film da noi.
Nonostante le varie proteste, Niall aveva optato per un horror alquanto disgustoso, una delle solite storie su esorcismi e balle varie.
In realtà l'atmosfera non era delle migliori e la scena che si presentava nel salotto di casa mia era alquanto insolita: io e Liam ci eravamo appostati sullo stesso divano -sebbene ora non dovessimo fingere di uscire insieme-, vicino a noi Niall e Al continuavano a scambiarsi irritanti effusioni; Harry, steso sul pavimento accanto a Claire, si divertiva a coprirle gli occhi durante le scene più terrificanti, ma il suo sguardo saettava di tanto in tanto da Louis a Bec, che erano stati attenti a sedersi l'uno il più lontano possibile dall'altra. Il campanello di casa suonò, facendo cacciare un urlo a Claire che sussultare tutti gli altri.
"Dev'essere Sam, vado io" mi sollevai dal divano e raggiunsi l'ingresso per accogliere la mia amica.
Notai Jake rivolgerle uno sguardo incerto non appena fummo tornate in salotto.
"Ti siedi vicino a me?" le sorrise debolmente, ma lei scosse la testa in modo impercettibile, prendendo posto accanto a Bec senza nemmeno alzare gli occhi da terra.
Ormai lo sguardo di tutti saettava tra i due, nessuno era più concentrato sul film.
"Okay" e, senza dire nient'altro, mio fratello si alzò ed uscì dalla stanza.
Non potevo biasimare il comportamento di Sam, immaginavo ciò che aveva provato quando le avevo rivelato della scommessa, sapevo che stava soltanto cercando di ignorare Jake per ridurre il suo dolore, ma non riuscivo a sopportare oltre quella situazione.
Sospirai, per poi seguire mio fratello in cucina, sempre seguita dagli sguardi preoccupati di tutti e dallo sguardo indecifrabile di Sam.
Trovai Jake appoggiato al bancone della cucina, mi appostai di fronte a lui, aspettando che parlasse.
"Non so cosa le sia preso" disse a voce bassa "Ho fatto di tutto, ho provato a parlarle, le ho scritto messaggi, l'ho chiamata... Ma niente. Continua ad evitarmi"
"Gliel'ho detto" abbassai lo sguardo a terra, mentre quello verde di lui si posava confuso su di me "È colpa mia, le ho detto della scommessa. Non sopportavo il fatto di tenerglielo nascosto e... Mi dispiace, Jake, è colpa mia, tutta colpa mia e... Mi dispiace, Jake" farfugliai, senza riuscire a dire nient'altro.
"Tu... Jane, tu..." si prese la testa fra le mani "Jane, ti rendi conto di quello che hai fatto?" i suoi occhi mi stavano perforando da parte a parte.
Avevo tradito mio fratello, avevo tradito la sua fiducia e ora sentivo lo stomaco appesantito dai sensi di colpa sprofondare sempre più giù.
"Jake, lo so, lo so e mi dispiace... Ma la scommessa, io non..."
"Non esiste più" mi interruppe lui.
"Che?"
"La scommessa. Non esiste più, da settimane ormai"
"Io... Io non sapevo..." lo guardai sorpresa.
"L'ho lasciata settimane fa ormai" abbassò lo sguardo sul pavimento "Fin dal primo giorno in cui ho cominciato ad uscire con lei mi sono accorto che non se lo meritava, che non si meritava una cosa simile, che si meritava di più, perché è la prima, forse l'unica che mi fa sentire così... Così..." la sua voce era ormai ridotta ad un sussurro.
"Hai rovinato tutto, Jane" si voltò e fece per andarsene, ma qualcosa lo bloccò.
Sam era in piedi, appoggiata allo stipite della porta, un sorriso le increspava le labbra e i suoi occhi castani erano velati di lacrime. Si avvicinò a Jake, un passo alla volta, per poi avvolgergli le braccia intorno al collo e stampargli un leggero bacio sulle labbra.
"Non lasciarmi più" le sussurrò lui, il volto finalmente ridisteso nella sua solita espressione felice.
"Non lo farò
Scivolai fuori dalla cucina, senza riuscire a trattenere un larghissimo sorriso, alleggerita da quel peso che per giorni aveva occupato il mio stomaco e consapevole del fatto che quella serata si era conclusa per il meglio.
Ma, in realtà, quella serata non si era affatto conclusa.
"Chi diavolo è adesso?!"
Il campanello era suonato ancora una volta, costringendomi ad abbandonare una seconda volta il mio comodo appostamento sul divano.
Raggiunsi di corsa la porta e la aprii.
Cominciai a trattenere involontariamente il respiro non appena lo vidi.
"Jane" un paio di occhi scuri mi inchiodarono "Ti devo parlare"
Il mio cuore perse un battito.






"All I want is nothing more
to hear you knocking at my door,
cause if I could see your face once more
I could die as a happy man I'm sure"

Kodaline - All I want







 
* * * * * * * * * * * * * * * * *


Bonjour!

Ok, avete il permesso di odiarmi per aver fatto finire il capitolo in modo simile. Ma giuro che ne varrà la pena! 
Chissà cosa vorrà dire Zayn a Jane... Sembra che ci siamo quasi (forse)! ;) 
Il capitolo 11 è forse quello che mi è piaciuto scrivere di più, lo devo ammettere (ebbene sì, l'ho già scritto ma lo pubblicherò solo se riceverò tante recensioni, quindi siate buone!).
Cooomunque visto che teneri Harry e Claire? Hazza in versione fidanzatino-innamorato mi piace tantissimo, è un amore, ammettiamolo!
E la scena tra Jake e Sam... Bè, sì, non è proprio il mio stile, mi è venuto il diabete mentre la rileggevo, ma con tutte 'ste crisi almeno qualcuno dovrà pur spassarsela! 
Comunque oggi Chiara (fornitrice dell'account EFP con cui scrivo) verrà da me e insieme proveremo a fare il trailer della storia! (Si salvi chi può!)
Vi giuro, non vedo l'oraaa, sono troppo presa beneee! (Poi magari verrà uno schifo, ma vabè, almeno ci avremo provato, lol) 
Ringrazio tutte per avermi lasciato un sacco di recensioni stracarine nell'ultima settimana, davvero, sono troppo contenta che la mia storia vi stia piacendo così tanto. 
Spero che recensirete anche questo capitolo per farmi sapere cosa ne pensate, come sempre significherebbe davvero moltissimo per me ricevere i vostri pareri. 



Vi lascio i miei contatti, sperando che nessuno di voi sia uno stalker maniaco:
-Mariagiulia Lorenzini (Facebook)
-giulilorenzini (Instagram)
-@giulilorenzini (Twitter)
-@zjmhems (account Twitter che uso per stalkerare i One Direction, lol)


Ora vi lascio, domani (spero) pubblicherò il trailer della FF!  

Alla prossima! <3

Giulia


p.s. Me gusta Louis in versione calciatore! 


 

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Capitolo 11
*** Chapter 11 ***


"And I will swallow my pride,
you're the one that I love 
and I'm saying goodbye"

A Great Big World - Say something








 
ZAYN




Quelle parole mi sfuggirono di bocca quasi involontariamente e cominciai a maledirmi mentalmente per essere stato così avventato.
"P-parlare? Parlare di cosa?" balbettò lei senza riuscire a nascondere il proprio stupore. 
"Di noi" mi promisi che più tardi mi sarei preso a calci in faccia per quella scena così patetica. 
Vidi lei dischiudere la bocca in un'espressione ancora più sorpresa e stringere la maniglia che non aveva ancora lasciato andare; non si era mossa d'un passo da quando aveva aperto la porta. Ma i suoi occhi, anche se indecifrabili, brillavano, ne ero sicuro, e di colpo mi fecero dimenticare tutte le parole che avevo più volte ripetuto nella mia testa e mi ero promesso di pronunciare ad alta voce davanti a lei. Mi sentivo terribilmente ridicolo a pensare di essermi preparato un discorso.
"Vedi Jane, il fatto è che..." ostentai senza successo un tono sicuro; ma lei mi interruppe.
"Non c'è nessun noi, Zayn, non c'è mai stato" la sua voce si spezzò "Tu stai con Charlotte" 
"Non più" 
"C-come?" per un attimo sembrò non aver capito le mie parole.
"L'ho lasciata" dissi semplicemente.
Fissai i miei occhi in quelli blu di lei, pensando che quelli castani di Charlotte non avrebbero mai potuto competere; non brillavano neanche lontanamente come quelli di Jane.
"Smettila di mentirmi" la sua voce si ridusse ad un sussurro, mentre il suo sguardo si abbassava a terra "Non ha senso continuare a dirmi bugie quando so già come stanno le cose" 
"Jane, non ti sto mentendo. È la verità, io... Non ti prenderei mai in giro" 
Feci istintivamente un passo in avanti, ma lei indietreggiò, alzando di nuovo gli occhi su di me. Il suo sguardo mi perforava da parte a parte, carico di una rabbia malinconica che mi provocò una fitta allo stomaco a cui non ero abituato. Una seconda fitta mi colpì, al pensiero di essere la causa di quella sua espressione.
"Come puoi dire una cosa simile? Come puoi dirmi che non mi prenderesti mai in giro dopo quello che hai fatto?" la sua voce si spezzò una seconda volta mentre pronunciava quelle parole "Ogni volta che sembravamo fare un passo avanti, alla festa di Liam, o al ballo, o quella sera da Sam, ogni benedetta volta che le cose tra noi sembravano poter cambiare, dimmi, tu che hai fatto?" 
Abbassai lo sguardo, senza riuscire a sostenere quello pieno di dolore di lei e senza riuscire a trovare una risposta.
"Te lo dico io che hai fatto" proseguì, questa volta muovendo un passo verso di me "Mi hai ignorata. Mi hai ignorata come se non mi avessi mai vista prima, come se ti desse fastidio anche solo sapere che io ero nei paraggi, mi hai ignorata facendomi sentire così... Sbagliata. E ho ripercorso mentalmente le nostre conversazioni decine di volte, in cerca di un mio errore, di qualcosa che avesse potuto farti comportare in quel modo... Ma non ho trovato niente. Mi sono sforzata di capire, ho pensato che non fossi abituato ad una situazione simile, che avessi solo bisogno di tempo; ho provato a mettere a posto le cose, a sorriderti anche quando tu non lo facevi, a comportarmi normalmente anche se tu non ti sforzavi nemmeno di guardarmi negli occhi quando ti parlavo. E la ricompensa qual'è stata?" sentii qualcosa sgretolarsi dentro di me mentre osservavo i suoi occhi diventare lucidi "Che da un giorno all'altro mi hai rimpiazzata, ecco la ricompensa, Zayn. E mi sono accorta di essere stata così stupida, così ridicola per aver creduto a tutte quelle bugie che... Mi ero sentita quasi speciale, sai? Dopo quella sera da Sam, intendo. Avevo quasi creduto che le cose sarebbero finalmente andate meglio, che le cose sarebbero finalmente cambiate, e invece... Ora mi sento così... Inutile
Mi ci volle uno sforzo incredibile per rimanere in piedi, sentendo le gambe cedere improvvisamente. 
La consapevolezza della verità delle sue parole mi aveva svuotato del tutto.
I suoi occhi non brillavano più, erano fissi a terra, spenti.
Un'ennesima fitta mi trafisse lo stomaco, che nel frattempo aveva continuato a sprofondare sempre più giù.
Ma doveva sapere la verità, dovevo dirle tutto ciò per cui mi trovavo di fronte a lei in quel momento.
"Jane, tu devi ascoltarmi" non mi sforzai nemmeno di coprire l'inclinazione nella mia voce "Ho sbagliato tutto, ho completamente sbagliato, ma ti devo parlare e tu devi ascoltarmi e..."
"Basta, Zayn" ancora una volta mi impedì di proseguire "Per favore, smetti di comportarti come se andrà tutto bene, come se questa situazione potesse cambiare davvero. Smetti di provare a parlarmi; potrei dire altre cose che mi renderebbero soltanto più ridicola e... E sono davvero stanca di avvicinarmi a persone come te e di guardarle mentre se ne vanno, come se io non fossi niente" una sola lacrima le rigò il volto, mentre indietreggiava di qualche passo.
Non sapevo cosa riuscisse a farmi più male: quella lacrima sulla sua guancia, le sue parole o i suoi occhi spenti fissi nei miei? 
L'unica cosa certa era la consapevolezza di essere la causa di tutto ciò.
La vidi distogliere lo sguardo dal mio e voltarsi, ma feci appena in tempo a bloccare la porta prima che si chiudesse del tutto.
"Rimarrò fuori casa tua finché non ascolterai quello che ho da dirti" pronunciai quelle parole d'un fiato, quasi senza pensarci.
Con un ultimo sguardo mi voltai e raggiunsi l'altro lato della strada, per poi sedermi su un muretto poco distante. 
La porta era ancora aperta e Jane mi guardò incerta ancora per qualche secondo prima di chiudersela alle spalle.
Sapeva che l'avrei fatto.





"Ehilà" 
Una voce incredibilmente vicina a me mi fece sussultare, costringendomi a riaprire gli occhi.
"Louis" sospirai, lanciando un'occhiata di rimprovero al castano che era apparso accanto a me senza che me ne accorgessi "Mi hai spaventato"
Louis ridacchiò, per poi sedermisi accanto. 
"È l'una di notte, Zayn" tirò fuori dalla tasca dei jeans un pacchetto di sigarette e me ne porse una "Hai intenzione di rimanere qui fino a domattina?"
"Anche fino a domani sera, se è necessario" lanciai un rapido sguardo alla casa dall'altra parte della strada. 
Erano solamente due le finestre da cui si intravedeva una luce accesa e mi chiesi oltre quale di quelle si trovasse Jane. 
"Tu piuttosto che ci fai qui? Credevo avreste dormito tutti da Jane questa sera" gettai il fumo fuori dalla mia bocca.
"Meglio di no, anche Harry si è fermato" Louis scosse impercettibilmente la testa "E poi c'è Bec, insomma... È stato già abbastanza difficile rimanere per due ore nella stessa stanza con lei e non poter fare niente, non poterla nemmeno guardare e... Meglio di no" scosse una seconda volta la testa mentre i suoi occhi si fissavano sul marciapiede.
"Perché lo fai?" sollevai lo sguardo su di lui e mi colpì una leggera fitta di compassione mentre osservavo l'espressione malinconica sul volto del mio amico "Insomma, tu... Tu la ami, no?"
"Da morire" mi rispose con voce appena udibile. 
"E allora perché lo fai? Perché non cerchi di mettere a posto le cose, perché non le parli? Perché non parli ad Harry e non gli spieghi ch-"
"Perché non posso, Zayn!" lasciò cadere la sua sigaretta a terra e la calciò verso la strada, per poi prendersi la testa fra le mani "Ho tradito il mio migliore amico, capisci? E ho perso Bec e... Ogni maledetta volta che incrocio il suo sguardo, lei... Lei smette di sorridere e i suoi occhi si spengono e so che è colpa mia e non riesco a sopportarlo, Dio! Sta soffrendo per causa mia, sai? Ed io... Io non riesco a sopportarlo e non sopporterei di farla soffrire ancora e..." le parole gli morirono in gola. 
Odiavo il fatto di non poter fare niente per aiutarlo.
"Così però stai soffrendo anche tu" mi limitai ad osservare a bassa voce.
"Ma lo sto facendo per lei" sollevò di nuovo la testa e riprese a fissare la strada "E per lei farei di tutto" 
Rimasi in silenzio per qualche minuto, riflettendo sulle sue parole. 
Da un lato sapevo quanto Louis stesse soffrendo per quella situazione; ma dall'altro non potevo non rimproverarlo, consapevole del dolore che anche Bec doveva provare.
Pensai a come spesso l'amore spinga la gente a commettere errori, ad agire senza prima pensare alle conseguenze, a come spesso gli innamorati siano spinti a fare cose totalmente stupide e senza senso; e me ne chiesi il motivo. 
E provai una sensazione strana mentre mi rendevo conto che era quasi l'una e mezza di una notte di metà novembre e la temperatura era scesa a due gradi; e nonostante questo io ero lì, seduto su un muretto di una strada di cui non conoscevo nemmeno il nome, davanti ad una casa in cui ero entrato solamente una volta, ad aspettare qualcosa che probabilmente non sarebbe arrivato.
"Io vado" la voce di Louis mi distolse da quei pensieri, facendomi sussultare "Buona fortuna" mi sorrise e lo osservai allontanarsi lungo il marciapiedi, mentre tirava fuori dal suo pacchetto l'ennesima sigaretta.
Ma io decisi di rimane lì, nonostante l'ora, nonostante il freddo, su quel muretto, lungo quella strada, davanti a quella casa. 
E, me ne sarei reso conto più tardi, non avrei potuto fare scelta migliore.



JANE 


"Sono quasi le due, Jane" Bec aveva scostato la tendina della finestra di camera mia, facendo filtrare la debole luce della luna.
Per tutta risposta mi limitai a stringermi ancora di più sotto le coperte, premendomi il cuscino sul viso e cercando di ignorare le sue parole . 
"Hai intenzione di lasciarlo lì tutta la notte?" la sua voce mi raggiunse ovattata. 
"Voglio soltanto dormire, Bec" mugolai.
Ma chi volevo prendere in giro? Erano le tre di notte e per due ore di fila mi ero limitata a a rimanere stesa sul materasso mentre fissavo con occhi sbarrati il soffitto e tendevo l'orecchio ad ogni minimo rumore proveniente dall'esterno. 
Più volte avevo resistito alla tentazione di correre alla finestra e guardare fuori. 
Anche se sarebbe stato inutile; lui era ancora lì, seduto su quel muretto dall'altra parte della strada, ed io lo sapevo.
"Vuoi smetterla?!" 
Il cuscino che mi ricopriva il volto era stato afferrato e scaraventato a terra. 
Bec mi guardava dall'alto, l'espressione vagamente intimidatoria mentre teneva gli occhi fissi nei miei. 
"Di fare che?" finsi un'aria indifferente, tirandomi su a sedere.
"Di fingere che non ti importi" sospirò lei.
Il materasso del letto si abbasso leggermente sotto il suo peso. 
Scrollai le spalle.
"Non sto mica fing-" 
"Oh, per favore!" mi interruppe lei con una risata ironica "Stai solamente cercando di vendicarti di lui e sai cosa? Scommetto che ci stai riuscendo!" la sua voce si era leggermente alzata, costringendomi ad abbassare lo sguardo dal suo. 
"Sono stanca delle sue bugie" mormorai. 
"Jane, ascoltami" sospirò Bec, questa volta abbassando il tono di voce "Sono passate tre ore e quel ragazzo è ancora lì, nonostante sia notte fonda, nonostante fuori ci siano due gradi scarsi, nonostante abbia iniziato a piovere e nonostante tu non gli abbia ancora dato il minimo segno di voler parlare con lui. Devi ascoltare quello che ti vuole dire, perché sono sicura che non sarebbe ancora lì se volesse solo prenderti in giro. Metti da parte l'orgoglio e... Non commettere i miei stessi errori. Se Louis fosse fuori dalla porta di casa mia non esiterei nemmeno un secondo a corrergli incontro" queste ultime parole la costrinsero ad abbassare gli occhi, mentre un sorriso malinconico le increspava le labbra. 
Mi limitai a rimanere in silenzio per qualche istante, riflettendo su ciò che mi aveva appena detto. 
Mi liberai delle coperte, mi sollevai dal letto e a passo incerto mi incamminai verso la finestra. 
Ascoltai attentamente il rumore ovattato della pioggia provenire da fuori, prima di scostare la tendina. 
Un sorriso del tutto involontario sollevò un angolo della mia bocca. 
Lui era lì, i capelli del tutto scompigliati dall'acqua, i gomiti appoggiati sulle sue gambe, lo sguardo a terra. 
Il mio stomaco prese a fremere mentre osservavo le gocce d'acqua scivolare lungo la sua schiena; non dava il minimo segno di volersi muovere.
Mi costrinsi a distogliere lo sguardo e voltarmi verso Bec.
"Dammi cinque minuti, non mi va di uscire in pigiama"






"For you I'd wait 'til kingdom come, 
until my day, my day is done 
and say you'll come and set me free 
just say you'll wait, you'll wait for me"

Coldplay - 'Til kingdom come









 
* * * * * * * * * * * * * * * * * 





Salve a tutte! 
Ok, allora, ho passato una settimana d'inferno con 39 di febbre che mi impediva pure di alzarmi dal divano e... Ok, non vi annoierò con i miei problemi di salute. 
Allora, il capitolo è leggermente più corto del solito e ho deciso di dividerlo dal discorso che farà Zayn, altrimenti veniva fuori una cosa troppo complicata, mentre così mi piaceva molto di più. 
Spero non mi odierete, il Capitolo 12 verrà pubblicato la prossima settimana, o magari anche con qualche giorno di anticipo, vedrò che fare! 
Nel frattempo spero che il Capitolo 11 non vi abbia fatto schifo nonostante sia un po' corto e non ci sia il discorso che forse vi aspettavate! Scusatemi :( 
Cooomunque, come sempre vi chiedo una recensioneee! Io vorrei tanto arrivare a 40, ma non so se ci riuscirò... Giuro che se arrivo a 40 recensioni pubblico subito il Capitolo 12, anche domani se è e necessario! Fatemi questo regalo di buona guarigioneee <3 
Hahaha, ora mi dileguo e vado a studiare per le mille verifiche che mi aspettano questa settimana (uccidetemi)!



Vi lascio i miei contatti, sperando che nessuno di voi sia uno stalker maniaco:
-Mariagiulia Lorenzini (Facebook)
-giulilorenzini (Instagram)
-@giulilorenzini (Twitter)
-@zjmhems (account Twitter che uso per stalkerare i One Direction, lol)



Love,
Giulia 

p.s. Io e Chiara abbiamo provato a fare il trailer della FF! Vi giuro, mi sono messa quasi a piangere quando l'abbiamo finito perché è venuto molto più bello di quanto mi aspettassi! Purtroppo mi sono messa a piangere anche quando ho scoperto di non poterlo caricare perché non riusciamo a convertire il file in video.
Vi giuro che in quel momento mi sarei uccisa.
Comunque, vi dico solo chi avevo scelto come interpreti dei personaggi (dopo taaanta indecisione):
-Melissa Benoist (Jane), ovvero l'attrice che interpreta Marley Rose in Glee (io la adoro)
-Alex Pettyfer (Jake)
-Emma Stone (Bec)
-Nina Dobrev (Sam)
-Ashley Greene (Claire)
Tutti cessi, insomma! Per eventuali consigli scrivetemi ovviamente! :)

p.s.2 IL BANNER! Altra cosa che non sono in grado di fare, lo so, sono un'incapace! Se qualche buon'anima volesse offrirsi di crearlo per me si faccia avanti e mi chieda quello che vuole in cambio! :*



IL NOSTRO ACCOUNT TWITTER: @zjmhems

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Capitolo 12
*** Chapter 12 ***


"Give a little time to me,
we'll burn this out,
we'll play hide and seek
to turn this around,
all I want is the taste of your lips allow"

Ed Sheeran - Give me love 






 
ZAYN



Un rumore poco distante mi fece sollevare istintivamente gli occhi da terra. 
Il brivido che mi percorse subito dopo non fu causato dalle gocce di pioggia che continuavano a scivolare lungo la mia schiena.
Mi sollevai di scatto, mentre la osservavo chiudersi la porta alle spalle e percorrere velocemente il tratto di strada che ancora ci separava. 
Ora si trovava lì, a un passo da me, entrambe le mani affondate nelle tasche della felpa, del tutto incurante della pioggia che continuava a lasciarle piccole chiazze scure sulle spalle. 
Osservai i suoi occhi blu fissi nei miei e coperti soltanto da alcune ciocche di capelli che le ricadevano distrattamente sul viso, mentre iniziavo a frugare nervosamente nella mia testa, alla ricerca delle parole giuste da dire; ma fu lei la prima a parlare.
"Hai cinque minuti esatti per dirmi quello che vuoi dirmi" la sua voce non lasciò trasparire alcuna inclinazione, ma notai il suo sguardo venire tradito da un leggero tremore. 
Ancora una volta tutto il discorso che mi ero preparato mentalmente sembrò scomparire all'istante di fronte a lei, ma ora non m'importava; volevo solo che mi ascoltasse.  E così, incurante del rischio di potermi rendere soltanto assurdamente ridicolo, fissai i miei occhi nei suoi e iniziai a parlare.
"Ti ricordi della sera in cui ci siamo conosciuti, alla festa di Harry?" un angolo della sua bocca si sollevò quasi impercettibilmente, ma le sue labbra tornarono subito a ridistendersi "Bè, io sì, io me lo ricordo. Sembravi così ingenua, così... Così innocente. E la prima cosa che ho pensato quando ti ho vista, lo devo ammettere, era che sarebbe stato fico conquistarti, insomma, eri la nuova arrivata, il nuovo acquisto al centro dell'attenzione di tutti. Ma poi... Poi tu hai ribaltato tutti i miei piani. Forse è stato il modo in cui mi hai letteralmente mandato a quel paese quella sera alle giostre, o forse il tuo fare impertinente e acido che ti impegnavi ad usare ogni volta che ti rivolgevi a me. Poi c'è stata quella sera da Liam, quella sera in cui ti ho vista cadere in acqua; bè, in quel momento io... Io non ho sentito il dovere, ma il bisogno di aiutarti, di farti sentire al sicuro; e mi sei sembrata così fragile quella stessa sera, rannicchiata con le tue gambe fredde intrecciate alle mie sotto le coperte, che sarei rimasto con te tutta la notte se avessi potuto, solo per guardarti dormire, con la consapevolezza che ora stavi bene, che accanto a me avevi smesso di tremare. E i giorni dopo ho cercato di ignorarti, di allontanarmi da te, di dimenticarmi di quella sera, mi sono detto che sarebbe stata la cosa migliore da fare; non credere sia stato facile provare ad evitare di incrociare i tuoi occhi ogni santo giorno, perché è stato... Quasi impossibile. Ma quando ti ho vista con quel McHale mi sono sentito tutto... Strano; non mi era mai successo. Non è una cosa assurdamente stupida? Ero geloso, io che per giorni avevo soltanto cercato di ignorarti il più possibile ero geloso. E la sera del ballo, quella te la ricordi? E quella sera da Sam? Bè, io... Io quella me la ricordo benissimo. Ho ripensato così tante volte a tutto quello che mi avevi detto, che... Ma poi ho ripreso ad ignorarti di nuovo, non chiedermi perché, non lo so nemmeno io; ho addirittura abbandonato i tuoi stessi corsi, ho ripreso ad uscire con Charlotte e quando ci hai visti ho notato il tuo sguardo deluso e mi sono sentito così stupido, così ridicolo. Come avevo potuto fare una cosa simile, come avevo potuto fare a te una cosa simile? E quando ti ho vista con Liam, bè, ti lascio immaginare; per giorni sono rimasto così arrabbiato con me stesso... Ma me lo meritavo, insomma, era solo colpa mia. Ma poi ho capito. Ok, forse non è che l'ho proprio capito da solo, la verità è più che altro che Harry non è molto abile nel mantenere i segreti e... Mi ha raccontato la verità, su te e Liam, intendo. Allora ho capito che dovevo smetterla, smetterla di perdere tempo, smetterla di essere orgoglioso, ho capito che dovevo parlarti, dovevo dirti tutto quello che ti sto dicendo in questo momento, e... E dovevo dirti che mi dispiace; mi dispiace per averti ignorata, evitata, mi dispiace per non averti parlato per giorni e per averti fatta soffrire. È solo che mi piacevi così tanto, l'ho capito solo ora, che ogni volta che incrociavo il tuo sguardo o ti rivolgevo la parola mi sentivo soltanto più... Bè, mi sentivo come non mi ero mai sentito prima e questo mi spaventava, mi spaventava terribilmente. E so che hai paura, ho paura anche io, e so anche che non ti fidi più di me ed io non posso darti torto, perché  ho sbagliato tutto, ho sbagliato completamente tutto, e tu non hai alcuna ragione di restare. Ma ora sono qui, ti ho aspettata tutta la notte e i miei cinque minuti sono scaduti e io credo di non aver mai parlato così a lungo ininterrottamente. E... E so di averti detto io stesso di non essere il ragazzo giusto per te, ma se tu lo vorrai io... Proverò ad esserlo, te lo prometto"
Mi sembrò solo in quel momento di ricominciare a respirare. 
Il silenzio che seguì non fu imbarazzante. Il silenzio che seguì fu solo necessario per far capire ad entrambi molte cose. 
Ad esempio mi rese ancora più chiaro l'effetto che i suoi occhi blu posati su di me avevano sul mio stomaco. E mi rese terribilmente consapevole del mio cambiamento. 
Insomma, voglio dire, soltanto quattro mesi prima avrei riso al pensiero di dire cose simili ad una ragazza. 
Ma era anche vero che quattro mesi prima Jane non c'era ancora. Quattro mesi prima Jane non era ancora entrata nella mia vita. 
Ora, invece, si era letteralmente catapultata dentro, così, all'improvviso, senza nemmeno chiedere il permesso. 
Un giorno non c'era, il giorno dopo sì. 
Un giorno tutto sembrava inutile, il giorno dopo le cose ricominciavano ad avere un senso. 
Era successo senza che io me ne accorgessi, senza che io non sospettassi nulla, finché a poco a poco qualcosa aveva preso a contorcersi in modo quasi impercettibile nel mio stomaco, mentre io tentavo distrattamente di ignorarlo. 
Ma ora non ci riuscivo più. 
Sperai che in quel silenzio Jane si sarebbe soffermata sul tremore delle mie spalle, delle mie gambe, capendo che pensavo sul serio le parole che aveva appena ascoltato, che erano vere, che erano solo per lei. 
Solo in quel momento mi accorsi di aver involontariamente ridotto la distanza che ci separava, mentre lei era rimasta quasi immobile, le mani ancora affondate nelle tasche della felpa, con quello sguardo, così pulito e innocente, fermo nel mio, e le gocce di pioggia che continuavano a scivolare lungo i suoi capelli per poi cadere a terra. 
Avrei aspettato tutto il necessario pur di una sua risposta. 



JANE 



Mi accorsi solo dopo delle mie gambe che cominciavano a cedere e dei miei occhi che avevano iniziato a bruciare fastidiosamente.
In quel momento mi resi conto di quanto quella situazione sembrasse così assurda e surreale. 
A rompere quel silenzio che ci separava c'era solo il chiasso assordante dei miei pensieri.
La mia testa sembrava aver smesso di lavorare, mentre questi continuavano ad accumularsi gli uni sugli altri in modo del tutto casuale. 
Vi è mai capitato di sentire i pensieri e le parole correre così veloci nella vostra mente da non riuscire nemmeno a seguirli? 
Ecco, era così che mi sentivo in quel momento. 
Più volte dischiusi la bocca, incapace di dire alcunché e di distogliere i miei occhi da quelli scuri di lui. 
"Perché?" quella parola scivolò involontaria dalle mie labbra, quasi senza che me ne accorgessi "Perché lo stai facendo?" 
Per parecchi secondi la sua espressione rimase imperscrutabile. Sembrava incerto, ma non come se non sapesse in che modo rispondere; piuttosto sembrava incerto sul dire o meno quello a cui stava pensando.
"Mi manchi, Jane" sospirò, chinando il capo "Mi manca la tua risata ironica ogni volta che cerco di fare una battuta, mi mancano le occhiatacce che mi scocchi quando dico qualcosa che ti mette in imbarazzo e con cui tenti solo di distrarmi perché sai che le tue guance sono arrossite, mi mancano le tue battutine acide su come i miei capelli siano sempre scompigliati e tu non lo sopporti, mi manca strapparti un sorriso per poi vederti mentre cerchi di nasconderlo perché non vuoi darmela vinta, e... E so che sembra strano, è assurdo se ci penso, ma mi manca tutto questo, e... Mi manca davvero, Jane" 
Avrei voluto dirgli che lo odiavo, che lo odiavo con tutto il cuore; ma sarebbe stata una bugia.
Avrei voluto urlargli in faccia e prenderlo a schiaffi; ma allo stesso tempo avrei voluto stringermi tra le sue braccia per sentirmi al sicuro.
Avrei dovuto dirgli di andarsene via, andarsene e non farsi più vedere; ma sapevo che gli sarei corsa dietro.
Avrei dovuto dirgli di non parlarmi più; ma mi sarebbe mancata la sua voce. 
Era strano, assurdo, irrazionale. 
Un minuto mi faceva impazzire, il minuto dopo mi rendeva felice. 
"Mi ero detta che non avrei dovuto fidarmi di te" ero certa che un angolo della mia bocca si fosse sollevato in un mezzo sorriso malinconico "Mi ero detta che più avrei passato tempo con te e più... Mi odio, cazzo, mi odio perché mi ricordo tutto anche io, mi ricordo del nostro primo quasi-bacio, delle tue gambe che scaldavano le mie sotto le coperte, di quanto abbiamo parlato quando mi hai accompagnata a casa dal ballo, e... Dio" mormorai, sbarazzandomi delle lacrime e delle gocce di pioggia che mi rigavano il volto con il polsino della felpa.
Dovevo essere patetica in quello stato, durante quella mezza crisi isterica. 
Lo vidi avvicinarsi a me così lentamente che mi sembrò che il tempo si fosse fermato. 
Sentii le sue mani fredde posarsi sulle mie guance e le sue dita iniziare a disegnare piccoli cerchi per cancellare le poche lacrime rimaste.
"Mi ero promessa che non avrei pianto di nuovo" sussurrai, notando con una fitta allo stomaco il modo in cui la distanza tra le nostre labbra si stesse riducendo lentamente.
"Sei carina quando piangi" 
"Sei carino quando menti" ribattei.
"Ma io non sto mentendo"
Ormai potevo sentire il suo respiro sulla pelle.
"Bè, io sì, io ho mentito" scrollai le spalle "Mi piacciono i tuoi capelli scompigliati"
Chiusi gli occhi e percepii le sue labbra incresparsi in un sorriso. 
Passarono alcuni secondi prima che sentissi la sua fronte appoggiarsi alla mia. 
Alcuni altri interminabili secondi e mi baciò. 
Era come se il mio cuore si fosse fermato, come se tutto intorno a noi si fosse fermato, come se la pioggia fosse improvvisamente scomparsa. 
C'eravamo solo noi, le mie braccia intrecciate intorno al suo collo, le sue mani ancora sul mio volto, le sue labbra sulle mie.
Il momento che avrei voluto non finisse mai. 
Lo odiavo, lo detestavo e non potevo farne a meno



Tremavamo entrambi dal freddo quando eravamo rientrati in casa soltanto poche ore prima, i vestiti fradici di pioggia.
Ogni stanza era immersa nel buio e sembrava che tutti stessero ormai dormendo, o perlomeno fingendo di dormire. 
Ero abbastanza sicura di aver sentito Harry bisbigliare un "Te l'avevo detto, Niall, mi devi venti sterline" mentre passavamo di fronte la camera di mio fratello. 
Ora invece erano le quattro di notte, eppure era forte il desiderio di sentire di nuovo le sue labbra premute sulle mie. 
Le farfalle nel mio stomaco si agitavano mentre lo osservavo accanto a me. Il suo petto che si alzava e abbassava regolarmente, le palpebre abbassate, la bocca schiusa in un lieve sorriso. 
La sua mano era affondata nei miei capelli, mentre l'altra circondava dolcemente il mio polso. Potevo sentire il battito del suo cuore pulsare attraverso le vene, il suo respiro leggero sul mio collo. 
Avrei voluto fosse sveglio. Eppure non avrei avuto niente in particolare da dirgli; volevo solo sentire la sua voce, volevo solo parlare con lui fino a che la gola non avesse cominciato a bruciare. 
Volevo che mi parlasse delle sue paure, dei suoi sogni, delle sue insicurezze, dei suoi obiettivi, delle sue idee. 
Volevo mi raccontasse delle cicatrici sulla sua pelle e di quelle dentro di lui. 
Volevo iniziare a conoscere i suoi vizi, le sue abitudini. 
Volevo imparare a poter dire quando stava mentendo, o quando era stanco, o quando stava fingendo una risata, o quando era nervoso e non aveva voglia di parlare. 
Volevo lui e tutto quello che sarebbe arrivato con lui. 
Ma stava dormendo, e osservarlo dormire era un privilegio che non avrei sprecato. 
Eppure, perché io ero sveglia? 
Era notte fonda, avevo preso sonno da appena un'ora. 
All'improvviso l'incubo che mi aveva costretta a svegliarmi ripiombò nitido nella mia mente. 
Il battito del mio cuore accelerò rapido e iniziai a respirare affannosamente, mentre  mi costringevo a scacciare quelle immagini dalla mia testa. Erano sempre le stesse.
"Nuota, Jane, nuota!" 
L'acqua.
Il mare. 
Le onde.
La costa troppo lontana. 
Le urla.
Il volto di mio fratello Nicholas. 

Mi drizzai a sedere e chiusi gli occhi, cercando di focalizzarmi sul presente e di far ritornare il mio respiro regolare. 
Mesi prima le mie grida svegliavano ogni notte Jake, il quale si catapultava subito nella mia camera, nel tentativo di calmarmi. 
Ora, per fortuna, le grida erano cessate; ma l'incubo no. 
Premetti le dita sui miei occhi, cercando di ricacciare indietro le lacrime. 
"Jane?" sussultai, voltandomi spaventata "Jane, stai bene?" 
Zayn si era alzato a sedere accanto a me e i suoi occhi mi osservavano, scuri e preoccupati. 
"Solo... Solo un incubo" scossi la testa.
Il suo sguardo mi scrutò incerto ancora per qualche secondo.
"Sicura di star bene?" 
Lo osservai mordersi il labbro inferiore e, quasi senza pensarci, avvicinai il mio volto al suo e lo baciai. 
Ennesima fitta allo stomaco, ennesima volta che il mio cuore perdeva un battito, ennesimo brivido che mi percorreva la spina dorsale. Tutto regolare, insomma. 
"Sicura" sussurrai sulle sue labbra, per poi sdraiarmi. 
Mi sorrise, prima di ridistendersi accanto a me e intrecciare la sua mano alla mia. 
Poggiai la testa nell'incavo del suo collo e chiusi gli occhi, assaporando il contatto con la sua pelle. 
Fu inevitabile che le immagini che mi avevano fatta agitare tanto tornassero nella mia mente. Mi servì tutta me stessa per scacciarle via senza un nuovo attacco di panico. 
Mi sentivo vuota, come se la più piccola cosa potesse farmi cadere. 
Mi succedeva ogni notte; mi soffermavo a pensare a qualche mese prima, nonostante facesse male, nonostante fosse terribilmente doloroso.
Erano flashback inevitabili di giorni che non volevo ricordare. Ne bastava uno per far sì che anche gli altri tornassero nella mia testa.
Eppure, alle volte, non mi opponevo nemmeno, come se sperassi che così facendo le cose sarebbero cambiate, tornate com'erano un tempo. 
Era masochismo puro, dal momento che sapevo che ciò non sarebbe mai potuto accadere. 
Mi avevano sempre detto che a tutti noi manca qualcuno. 
Avrei aggiunto che non sempre possiamo sperare che quel qualcuno torni. 






"Heart beats fast,
colors and promises,
how to be brave,
how can I love when I'm afraid to fall?"

Christina Perri - A thousand years




 



* * * * * * * * * * * * * * * 




Bonjour! 
Come state, bellezze? 
Io bene, dai! Dopo una settimana di scienze, latino e filosofia finalmente ho una giornata libera! (Anche se dovrei iniziare a studiare storia, ma vabe) 
Inoltre ho appena ricevuto i moduli da compilare per quando andrò in Inghilterra quattro mesi, sono troppo felice! :)
Allora, bando alle ciance, spero che questo capitolo vi paccia, devo dire che ci ho messo davvero me stessa nello scriverlo, infatti ci tengo molto e credo che finora sia quello che mi fa meno schifo (wow, l'autostima è un optional).
Comunque, proprio per questo spero lascerete una recensione, in questo caso significherebbe particolarmente molto per me, sul serio. :) 
Ringrazio infinitamente tutte voi che avete recensito, messo tra le seguite/preferite/ricordate la mia storia, davvero, è grazie a voi che trovo la spinta necessaria per continuare a scrivere! (Che tenera che sono)
Un grazie in particolare va a Cucciolo_Curioso1D, che si è fatta in quattro per farmi raggiungere le 40 recensioni (obiettivo che non mi porrò mai più, scusate, sono stata un po' troppo esigente lo scorso capitolo!), e La Directioner Senza Nome, che ieri sera è stata così gentile da aiutarmi a provare a fare il banner (anche se poi è venuto uno schifo, quindi la storia rimarrà senza per ora, lol).



Vi lascio i miei contatti, sperando che nessuno di voi sia uno stalker maniaco:
-Mariagiulia Lorenzini (Facebook)
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-@zjmhems (account Twitter che uso per stalkerare i One Direction, lol)


Infine, se state cercando un'altra FF da leggere, vi consiglio di passare qui:
-"Endless." dell'autrice xbreathlessx: Leila si trasferisce in una cittadina inglese, in cui incontrerà un ricciolino che, oltre ad essere sul vicino di casa e compagno di scuola, la farà subito impazzire! 
-"Last kiss." dell'autrice MaryLouisee: Mary stringe amicizia con un gruppetto insolito di ragazzi e, anche se si è promessa che non si sarebbe più innamorata, un biondino irlandese sembrerà farla ricredere! (Fa morire dal ridere!)


Love,
Giulia 



P.s. Su richiesta della mia amica Chiara, ho iniziato a scrivere la mia prima OS! È su Harry, chissà, quando sarà finita magari la pubblicherò :) 

P.s.2 Ricordo che i personaggi scelti per la FF sono:
-Melissa Benoist (Jane)
-Alex Pettyfer (Jake)
-Emma Stone (Bec)
-Nina Dobrev (Sam)
-Ashley Greene (Claire)
Spero vi piacciano!

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


"I think I'll miss you forever 
like the stars miss the sun in the morning sky 
later's better than never 
even if you're gone I'm gonna drive"

Lana Del Rey - Summertime sadness





 
Sbattei lentamente le palpebre e sbadigliai profondamente, stendendo le braccia per stiracchiare i muscoli ancora intirizziti.
Richiudendo gli occhi, mi girai verso il centro del letto a due piazze dei miei genitori. 
Allungai una mano, ma questa si ritrovò ad afferrare il nulla. 
Sollevai le palpebre. Lui non c'era. 
Mi misi a sedere, alzando lo sguardo sul comodino su cui era posata la sveglia. 

08:24 

Quanto avevo dormito? Tre ore, forse?
Dalle imposte ancora chiuse della finestra filtrava solamente una luce ancora troppo debole. 
Tesi l'orecchio, cercando di captare un qualche suono. La casa era immersa in un completo silenzio, interrotto soltanto dal leggero russare dei ragazzi, proveniente dalla camera di mio fratello.
Il bisogno di accertarmi che tutto ciò che ricordavo di quella stessa notte non fosse stato solo frutto della mia immaginazione, mi spinse a liberarmi delle coperte, balzare giù dal letto e dirigermi in punta di piedi al piano di sotto. 
Attraversai il salone, sorridendo alla vista di Claire e Harry accoccolati sul divano, e ancora profondamente immersi nel sonno. 
Dopo aver controllato che la porta d'ingresso fosse chiusa, a conferma del fatto che nessuno era ancora uscito di casa, raggiunsi la cucina. 
Eppure, lui non era nemmeno lì. 
Forse era ancora di sopra, chissà.
Insomma, di sogni parecchio strani ne avevo fatti fino a quel momento, ma ero abbastanza certa di non essermi immaginata tutto. 
Mi avvicinai al lavandino, iniziando a far scorrere l'acqua calda. Una volta raggiunta la giusta temperatura, riempii il bollitore e lo misi sul fornello. 
Nell'attesa, mi appoggiai al bancone di legno, mentre il mio sguardo iniziava a perdersi oltre la finestra. 
Da quella postazione potevo ben osservare il muretto di pietra dall'altra parte della strada. 
Il mio stomaco prese a contorcersi quasi impercettibilmente. 
Ripensare a quanto fossero cambiate le cose nell'arco di una sola notte mi fece un effetto decisamente strano. 
Eppure era come se non fossi ancora riuscita a realizzare del tutto ciò che era accaduto. 
"Ma ora sono qui, ti ho aspettata tutta la notte e i miei cinque minuti sono scaduti e io credo di non aver mai parlato così a lungo ininterrottamente. E... E so di averti detto io stesso di non essere il ragazzo giusto per te, ma se tu lo vorrai, io... Proverò ad esserlo, te lo prometto"
Quelle parole si fecero strada nei miei pensieri, increspando gli angoli della mia bocca in un sorriso incredibilmente spontaneo. 
Sentivo quelle frasi risuonare piano nella mia testa, provocandomi continui brividi che mi percorrevano la spina dorsale.
Quelle sensazioni erano così vere da rendere assurdo il pensiero di essermi soltanto immaginata tutto. 
Il fischiare del bollitore mi distolse improvvisamente da quei pensieri. 
Riempii la mia tazza preferita con l'acqua bollente, per poi riprendere a contemplare l'atmosfera mattutina oltre il vetro della finestra, in attesa che il tè facesse infusione. 
Nella mia mente si fece strada l'intenzione di tornare di sopra. 
Avevo bisogno di vederlo, di sentire la sua voce, di sentire di nuovo il suo calore sulla mia pelle. 
Ma all'improvviso percepii una mano sfiorarmi i capelli, e un braccio circondarmi la vita.
Con un leggero sussulto, mi trattenni dal non voltarmi e, con un sorriso carico di una dolcezza a cui non ero abituata, mi limitai a continuare a mantenere lo sguardo fisso di fronte a me.
Le sue labbra si avvicinarono al mio orecchio, per poi arrivare alla guancia, su cui si posarono leggere.
Chiusi gli occhi, percependo il suo respiro caldo su di me.
Non riuscendo più a trattenermi, mi voltai lentamente verso di lui, sempre stando attenta a tenere le palpebre abbassate. 
Entrambe le sue braccia scesero lungo i miei fianchi, per poi avvolgermi del tutto.
Appoggiai la mia fronte alla sua, facendo sfiorare i nostri nasi.
Rimanemmo qualche istante così, immersi nel silenzio, per poi avvicinarci ancora di più l'uno all'altra, fino a che anche le nostre labbra si incontrarono.
Cercai di assaporare ogni secondo di quel contatto.
Sembravano passati parecchi minuti, mentre i nostri respiri tornavano a sfiorarsi. 
Potevo percepire il mio cuore battere così forte da darmi l'impressione di poter uscire dal petto da un momento all'altro. 
Avrei potuto rimanere così per ore, le sue mani sui miei fianchi, i nostri volti così vicini. Sebbene avessi ancora gli occhi chiusi, percepii le sue labbra incresparsi in un lieve sorriso. 
Immaginai gli angoli della sua bocca sollevati a scoprire quei denti perfettamente bianchi, fino a che non riuscii a trattenermi oltre.
Aprii gli occhi e scrutai, non senza un'ennesima fitta allo stomaco, il suo volto a pochi centimetri dal mio.
Poi il mio sguardo si sollevò, e si posò nei suoi occhi. 
Iniziai a studiare attentamente ogni loro sfumatura, perdendomi in quel colore ambrato che mi aveva fatta impazzire fin dal primo istante. 
Ci stavamo guardando, guardando come non avevamo mai fatto prima. 
Ora lo riconoscevo, riconoscevo il ragazzo che quella sera da Liam era rimasto per ore sotto le coperte, con me, per accertarsi che non mi sarebbe successo niente. 
Riconoscevo il ragazzo con cui avevo trascorso in quella camera i miei primi sette minuti in paradiso. 
Lo stesso ragazzo che, quella notte, aveva messo da parte l'orgoglio, e in una sola volta mi aveva fatta provare un numero di sensazioni che non credevo possibile. 


ZAYN 


"Dov'eri finito?" mi sussurrò lei, a un palmo dal viso. 
Percorsi con lo sguardo il suo volto, pensando che, nonostante le leggere occhiaie che le contornavano gli occhi, nonostante fossero le otto del mattino, e nonostante avesse dormito sì e no tre ore, era comunque splendida. 
Con i suoi occhi blu, con quelle poche lentiggini sparse sulle guance, con i capelli castani raccolti in una treccia distratta. 
"Non volevo svegliarti" dissi semplicemente "Per cui mi sono dato ad un'esplorazione della casa. Spero non ti dispiaccia" 
"Affatto" mi sorrise lei, per poi scivolare dalle mie braccia e voltarsi verso la finestra, dandomi le spalle. 
Mi sedetti al tavolo bianco della cucina, guardandola divertito mentre litigava con la bustina di tè. 
"Non sapevo aveste un piscina interna" osservai distrattamente. 
Si voltò così all'improvviso che alcune gocce scivolarono dalla tazza bollente che stringeva tra le mani. 
Le sue nocche stavano diventando rosse, la bocca si era dischiusa senza che ne scivolasse fuori alcun suono, mentre quegli occhi blu inchiodavano i miei. 
"Jane?" mi sollevai dalla sedia, senza riuscire a nascondere una leggera nota di preoccupazione "Jane, che ti prende?" 
Mi avvicinai nuovamente a lei, posando le mani sulle sue guance e rabbrividendo per l'ennesima volta al contatto con la sua pelle.
Lei sembrò riscuotersi improvvisamente. 
"N-niente" simulò un mezzo sorriso, che però non fu in grado di nascondere la lieve inclinazione della sua voce "È solo che non la uso mai. La piscina, intendo. A volte mi dimentico pure di averla in casa" 
Era davvero il motivo di quella sua reazione? 
Non mi stava dicendo tutto, ne ero certo. Mi nascondeva qualcosa, i suoi occhi erano un libro aperto. 
"Non ti piace l'acqua?" insistei, fingendo un tono distratto. 
La vidi scuotere leggermente la testa, tradita soltanto dal tremore del suo sguardo. 
"Jane" feci un piccolo passo avanti, facendo avvicinare il suo bacino così sottile al mio "Sai che puoi dirmi tutto" 
Suonava più come un'affermazione, che come una domanda. Ma era la pura e semplice verità. 
"I-io non..." mormorò in un sussurro, a pochi centimetri dalle mie labbra.
"Voi due, avete finito?" 
Sussultammo entrambi, voltandoci verso quella voce roca arrivata nel momento meno opportuno. 
"Harry, da quanto sei qui?" mi limitai a rivolgergli uno sguardo seccato, osservando il riccio seduto al tavolo della cucina.
"Abbastanza da essere diventato diabetico" fece una smorfia divertita, ma il suo sorriso si spense non appena si posò su Jane. 
"Tutto okay?" i suoi occhi saettarono dal volto di lei al mio. 
Trascorsero alcuni interminabili secondi prima che Jane annuisse piano, sgattaiolasse oltre le mie braccia e si dirigesse di sopra, mormorando parole sommesse a mo' di scusa. 
"Ma che le è preso?" vidi Harry inarcare le sopracciglia. 
"Forse è soltanto stanca" scrollai le spalle, accasciandomi su una sedia di fronte al mio amico. 
"Mmm, notte brava?" sghignazzò quello, allungando una mano verso il barattolo di biscotti al centro del tavolo. 
Ma che diavolo stava dicendo?
"Ti sei bevuto il cervello?" 
Mi resi conto solamente dopo del tono di voce con cui avevo pronunciato quelle parole, a metà tra lo sconvolto e lo sconcertato. In quel momento ciò che aveva appena detto Harry mi sembrava la cosa più assurda del mondo. 
"Scusa, è che sono ancora abituato allo Zayn di qualche mese fa" fece spallucce "E comunque stavo scherzando. Sono contento che finalmente te ne sia accorto anche tu" 
"Accorto?" gli rivolsi uno sguardo interrogativo "Accorto di che?"
"Di averla trovata" addentò un biscotto, come se ciò potesse spiegare tutto.
"Trovata... Cosa?" chiesi io, ancora incapace di capire a cosa si stesse riferendo. 
"La ragazza per cui cambiare" sollevò ancora una volta le spalle con ovvietà. 
Cambiare. Un verbo che fino a quel momento non mi era mai stato troppo simpatico. Insomma, voglio dire, perché avrei dovuto voler cambiare? Non ero mai stato in grado di comprenderne veramente l'utilità. Stavo bene così, con le mie abitudini. Andare ad una qualche festa il sabato sera, rimorchiare una ragazza carina e concludere la serata in bellezza con i suoi gemiti sommessi, a casa sua, o in macchina, o in un qualche stanzino appartato della discoteca.
Era come se, fino a quel momento, quella specie di rituale che accompagnava ogni mio weekend mi avesse fatto daparaocchi, convincendomi di stare realmente bene con quello che facevo. E invece, ora, era come se me ne fossi liberato. 
Era così evidente anche agli occhi degli altri?
"Credi sia un male? Cambiare, intendo" abbassai lo sguardo sulla punta delle mie scarpe. 
Con la coda dell'occhio notai Harry scuotere la testa.
"È divertente vederti mentre cerchi di reprimere un sorriso ebete ogni volta che si parla di Jane" 
Ridacchiai, più che consapevole delle sue parole. Era la verità. Una verità che ora non sentivo più il bisogno di nascondere. 
"Buondì, ragazzi" 
Un Niall ancora mezzo addormentato entrò nella stanza, seguito a ruota da uno sbadigliante Liam e da due affiatati Sam e Jake. Claire arrivò invece trotterellando, per poi appollaiarsi sulle ginocchia del riccio, mentre Bec, il passo strascicato e due profonde occhiaie a contornarle quelle iridi verdi, rivolse solo un fugace sguardo al fratello. 
"Dov'è Jane?"
La sua assenza era un qualcosa che saltava subito all'occhio.
"In camera sua, credo" 
Mi sollevai dalla sedia quasi spontaneamente, ignorai il commento idiota di Harry ("Ricordatevi le precauzioni, mi raccomando!") e mi diressi al piano di sopra, salendo le scale due gradini alla volta. 
Mi fermai sulla soglia di camera sua, appoggiandomi allo stipite della porta aperta.
Lei era lì, accovacciata a gambe incrociate sul suo letto, lo sguardo posato su di un pezzo di carta stropicciato che stringeva tra le dita. 
Mossi un passo verso di lei, e subito i suoi occhi si sollevarono su di me.
"Zayn" 
Ogni volta che quelle labbra si dischiudevano a pronunciare il mio nome, qualcosa in fondo al mio stomaco prendeva a muoversi in un modo stranamente piacevole.
La vidi farsi di lato per lasciare libera parte del letto a una piazza e mezza, come ad invitarmi a prendere posto accanto a lei. 
Mentre il materasso si abbassava sotto il mio peso, non potei fare a meno di posare lo sguardo sul foglio che teneva ancora fra le mani. Me ne accorsi soltanto in quel momento: non era un semplice foglio, ma una fotografia. Non recente, a giudicare dalle condizioni. I suoi angoli erano leggermente smussati e consumati, la pellicola che la rivestiva quasi opaca. Tre piccole figure si stagliavano in primo piano, i loro volti abbronzati in forte contrasto con le onde grigio azzurre che facevano da sfondo. Sulla sinistra un bambino dai lunghi boccoli di un biondo quasi ossigenato strizzava gli occhi, mentre un ampio sorriso rivelava numerosi denti mancanti. Avrà avuto sì e no sette anni. Alla sua sinistra una bambina della stessa altezza, non un centimetro di più e non uno di meno. I capelli castani le ricadevano umidi sulle spalle, un costume a fiori rosa e blu sottolineava la sua ossatura ancora così esile, mentre centinaia di lentiggini spuntate con il sole estivo le cospargevano le guance. Le sottili labbra rosse erano timidamente sollevate a scoprire lo spazio che avrebbe dovuto essere occupato dai due incisivi superiori. La sua piccola mano era intrecciata a quella di un altro ragazzino, parecchio più alto. Avrà avuto due o tre anni in più. Gli angoli della sua bocca erano increspati in un sorriso sereno e spensierato. Alcune ciocche di capelli biondo scuro gli ricadevano disordinate sulla fronte, ma lasciavano ben intravedere i due grandi occhi blu, identici a quelli della bambina che gli stava accanto. 
Sollevai lo sguardo sul volto di Jane. Ancora una volta mi sentii come se mi avessero tirato un pugno nello stomaco. I suoi occhi erano velati, completamente spenti, e ancora fissi su quell'immagine.
Poi si sdraiò sul materasso e le sue dita abbandonarono quella fotografia, lasciandola cadere sul tiepido legno del pavimento. 
Poggiai la testa accanto alla sua, in modo che i nostri volti si trovassero l'uno di fronte all'altro. Affondai una mani tra i suoi capelli, mentre con l'altra la strinsi quanto più vicino a me. La osservai rivolgermi un ultimo sguardo, prima di chiudere gli occhi. 
Presi la decisione di rimanere in silenzio. Non le avrei fatto domande, non le avrei chiesto nulla su ciò che era appena accaduto, sui tre bambini della fotografia, di cui ero riuscito a riconoscerne solamente due. Quando avesse voluto parlarne, lo avrebbe fatto. E quando l'avrebbe fatto io sarei stato pronto ad ascoltarla. In quel momento dovevo soltanto stringerla a me, farle sapere che io ero lì, lì con lei. 
"Devo finire la mia ricerca di geografia" mormorò, sempre mantenendo le palpebre abbassate "Fare i compiti di algebra, riordinare casa prima che arrivino i miei, mettere a posto l'armadio, e poi..." 
"Ti aiuterò io, Jane" le sussurrai "Ci penseremo oggi. Ora devi solo riposare un po'" 
La vidi annuire quasi impercettibilmente, e stringersi ancora più vicina a me. Potevo percepire il calore della sua pelle invadere il mio corpo. 
Le bastarono pochi minuti per addormentarsi. Avrei potuto rimane a guardarla tutta la mattina, facendo scorrere le mie dita su quelle guance sempre così rosse, con la sua testa appoggiata sul mio petto, le sue dita così sottili intrecciate alle mie, in quel silenzio interrotto solamente dal sul respiro leggero e regolare.
Dio, quanto era bella. 



"Coseno di settantanove, tangente di alfa... E se poi sommo l'altezza... Che cavolo, non ci capisco niente!"
Sorrisi, sentendo la sua voce imprecare e vedendola iniziare ad agitarsi sulla sedia della scrivania su cui era accovacciata. 
Avevamo deciso di suddividerci i compiti. Lei si sarebbe dedicata alla scuola, mentre io l'avrei aiutata con le faccende di casa. Cosa che normalmente avrei trovato ridicola anche solo a pensarci. Ma dobbiamo ricordare che di normale, in me, non c'era più un bel niente. 
"Questo dove lo metto?" sollevai uno scatolone che avevo appena trovato sotto il suo letto. 
Era strano. Erano passati ormai parecchi mesi dal suo trasferimento, eppure, osservando la sua camera, sembrava non fosse trascorsa nemmeno una settimana. Scatole delle più diverse dimensioni erano sparpagliate in giro per la stanza, alcune semiaperte, altre ancora sigillate con lo scotch. 
"Nell'armadio, seconda anta in basso a destra" mi fece un cenno, per poi tornare a concentrarsi su uno degli innumerevoli fogli sparpagliati sul piano della scrivania.
Di tanto in tanto mi concedevo il lusso di fermarmi qualche secondo, solo per osservare la sua espressione corrucciata, i suoi occhi socchiusi, la punta della penna che stringeva fra le labbra. Era talmente presa che neppure se ne accorgeva, altrimenti sapevo che sarebbe arrossita e avrebbe cominciato a dondolare nervosamente le gambe. A scuola, durante le lezioni in cui ci trovavamo a condividere lo stesso metro quadrato, succedeva spesso, per lo più dopo che i nostri sguardi si erano incrociati per caso. Ma lei quasi non ci badava, ed io mi limitavo ad osservarla, divertito dalla sua sbadataggine. Eppure, a suo modo, anche quella riusciva ad avere il suo che di curioso ed affascinante. Non ne capivo il motivo. E non ero nemmeno sicuro di volerlo conoscere davvero. 
Aprii l'anta dell'enorme armadio a muro. In punta di piedi infilai la scatola di cartone in uno degli innumerevoli scaffali ancora liberi. Feci per voltarmi, ma un leggero brillio attirò la mia attenzione. 
Il mio sguardo si posò su di un altro scatolone, poggiato maldestramente a terra. Sembrava volontariamente nascosto da alcuni vestiti che gli erano stati gettati sopra. 
"Questi sono... Trofei?" sollevai un sopracciglio, prendendo in mano una piccola coppa ammaccata.
Jane sollevò distrattamente il capo. Il suo sguardo saettò dal mio volto a ciò che stringevi tra le dita. Vidi i suoi occhi svuotarsi e fissarsi sulla parete di fronte a lei.
"Sono tuoi?" non riuscii a trattenermi, subito maledicendomi mentalmente. 
Lei si limitò ad annuire. 
Percepii il suo sguardo posarsi nuovamente su di me ed iniziare a seguire ogni mio movimento. 
"Tu... Nuoti?" lessi perplesso la targhetta su una delle innumerevoli medaglie, uno scintillio unico di oro e argento.
"Non più" mi rispose con voce rotta.
Dischiusi le labbra, incapace di formulare alcuna frase di senso compiuto. 
"Tu..." sillabai, ma lei mi interruppe.
"H-ho ancora un sacco di compiti di algebra" mormorò, incespicando sulle sue stesse parole. 
E, come se niente fosse, chinò nuovamente il capo sui suoi libri, e la sua penna prese a scrivere velocemente su una delle pagine.
Che diavolo voleva dire tutto questo?




"Give me one good reason
why I should never make a change
and baby if you hold me
then all of this will go away"

George Ezra - Budapest




* * * * * * * * * * * * * 


Bonjour!
 
Ciao bellissime ragazze, come state? :) 
Innanzitutto mi scuso per il leggero ritardo, solitamente pubblico i miei capitoli durante il weekend, ma per vari problemi (che magari mi hanno anche impedito di passare dalle vostre storie, ma giuro che lo farò appena posso, probabilmente questo weekend) questa settimana non ho trovato molto tempo da dedicare alla FF! Spero mi scuserete, non ricapiterà! D'ora in poi cercherò di pubblicare ogni settimana! 
Due parole sul capitolo: inizia a cogliersi qualche dettaglio in più riguardante il passato di Jane, cosa che succederà sempre più spesso d'ora in poi! 
Vi piace questa versione di Zayn o lo preferivate quando faceva ancora il ragazzaccio? Hahah! 
Forse il capitolo non è un granché, ma spero mi capiate, ho avuto una settimana movimentata e piena di studio, questa scuola mi sta distruggendo, e vedere una vostra recensione mi farebbe infinitamente piacere, come sempre! È un periodo un po' schifoso, lo devo ammettere, ma non voglio costringervi ad ascoltare le mie lagne, per cui smetto subito di dilungarmi! 

Volevo solo soffermarmi su questa ultima cosa: ho ricevuto due recensioni in cui vengo criticata per l'utilizzo del POV, che è stato definito (testuali parole) "aborto malato nato dalla testa di qualche ragazzina che non legge libri", "ridicolo", "confusionario", "brutto da leggere" e quant'altro. Ora, io ho accettato entrambe le recensioni (sebbene una fosse stata scritta in un modo a dir poco maleducato), ma volevo solamente precisare questo: io ho iniziato a scrivere questa FF essenzialmente per una delle mie migliori amiche, che mi aveva scongiurato di provare a scriverne una. Devo ammettere che, dato che all'inizio la FF era appunto solo per lei, non ho dato molto peso a certe cose. Avevo letto soltanto qualche FF prima di iniziare la mia e, dato che erano molto popolari e mi piacevano un sacco, ho deciso di utilizzare, come avevano fatto queste autrici, il POV. Tutto qui. So benissimo che nei libri i POV non ci sono (anche se vorrei precisare che ho già letto libri in cui il punto di vista dei personaggi cambia), ma non capisco il perché di tanta avversione contro il POV. E inoltre mi spiacerebbe se qualcuno mi ritenesse una "ragazzina che non legge libri" solamente perché faccio utilizzo del POV, perché non è affatto così. 
Scusate il poema ma ci tenevo a precisare! Ci terrei davvero a sapere cosa ne pensate voi. Insomma, fanno così schifo i POV? Sono davvero "confusionari"? Bah, io non trovo che cambiarlo di tanto in tanto sia così un male. Son gusti. 

Scusate ancora il poema, a prestissimo! 
Love,
Giulia

p.s. Se state cercando una bella FF da leggere vi consiglio vivamente:
-"Endless." dell'autrice xbreathlessx 
-"Last kiss." di MaryLouisee 

p.s.2 Ho fatto un sogno bellissimo l'altra notte in cui io e Chiara andavamo ad un meet and greet e incontravo i 1D! La cosa buffa era che potevamo conoscerne solo uno alla volta, allora la mia amica è andata da Harry, mentre Zayn è venuto da me, ci siamo appartati (lol), poi non ricordo, ma era come se fosse passato un po' di tempo e noi stavamo insieme, cioè, ci comportavamo proprio come due fidanzatini innamoratiii! E poi ero sulla sua decappottabile, sale anche Chiara e io le chiedo "Glieli hai visti i tatuaggi, a Harry? E le sue gambe sono davvero magre come dicono?" Hahahahaha, il sogno più bello della mia vita! 

I MIEI CONTATTI (sono una persona molto amichevole, lol):
-Mariagiulia Lorenzini (Facebook)
-giulilorenzini (Instagram)
-@giulilorenzini / @zjmhems (Twitter)

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


"The river was deep but I swam it, Janet
the future is ours so let's plan it, Janet
so please don't tell me to can it, Janet
I've one thing to say and that's

dammit, Janet, I love you"
Damn it, Janet - Barry Bostwick & Susan Sarandon



CLAIRE


"Ok, piccola, ora tocca a me"
Lo vidi sollevarsi in piedi e sovrastarmi dall'alto, mentre io rimanevo accovacciata sulla morbida erba secca del prato.
Era un luogo così tranquillo, quello. Era la nostra collinetta. Non ci andava mai nessuno, eccetto noi. Forse perché, per arrivarci, bisognava prima raggiungere il confine della città, poi scavalcare parecchie staccionate, ed infine oltrepassare svariate proprietà private, sempre prestando attenzione a non farsi vedere da nessuno.
Ma ne valeva la pena.
Una volta lì non riuscivo nemmeno a capacitarmi di trovarmi ancora a Bradford.
Certe volte eravamo in grado di rimanerci per ore, scordandoci di tutto il resto, mentre gli altri magari si chiedevano dove fossimo spariti. Ma a noi non importava. Se il cellulare squillava lo lasciavamo fare, fino a che la suoneria non cessava e lo schermo non tornava a spegnersi. E ci limitavamo a restare lì, appoggiati a quell'albero, stesi su quel prato, circondati dalla campagna. Nonostante il freddo, o l'aria pungente, nonostante fossero le otto del mattino, o le nove di sera. Parlavamo, parlavamo, e parlavamo ancora.
E, se non trovavamo altro da dire, lui si perdeva nel grigio del cielo, ed io, io mi perdevo nel verde del suo sguardo.
"Quattro parole, diciassette lettere" sollevò altrettante dita della mano.
Non riuscii a trattenere un sorriso, mentre lo osservavo cimentarsi in una goffa rappresentazione di ciò che aveva in mente. Sembrava stesse fingendo di nuotare, o qualcosa di simile, e la sua espressione era estremamente seria e concentrata.
"Dai, Harry, sai che non mi piace questo gioco" strattonai un lembo dei suoi jeans laceri verso il basso.
"Soltanto perché perdi sempre" sbuffò lui, accovacciandosi di fronte a me.
"Tre parole, undici lettere" serrai le labbra e socchiusi gli occhi, simulando un’aria di sfida.
Notai il suo sguardo illuminarsi e posarsi su di me, in attesa che iniziassi anche io a lanciarmi in una qualche buffa imitazione. Era incredibile il modo in cui riusciva ad esaltarsi per ogni minima cosa. Incredibilmente adorabile.
"Parla-con-Bec" feci attenzione a scandire al meglio quelle parole.
La sua espressione curiosa venne rimpiazzata da uno sguardo seccato. Roteò gli occhi al cielo, per poi fissarli a terra, mentre le sue dita iniziavano a tormentare alcuni fili d'erba.
"Lo sai che..."
"Harry" lo interruppi con tono di rimprovero, conoscendo già la sua risposta.
"Non posso, Claire. Non ci riesco" scosse la testa, per poi sollevare lo sguardo incerto su di me.
"Me lo avevi promesso" sbuffai, incrociando le braccia ed appoggiando la schiena al tronco dell'albero.
Erano quelli i momenti in cui non lo capivo. Si comportava come un bambino, nonostante fosse consapevole di essere nel torto. Avevamo discusso su quella faccenda decine di volte, ma ero ormai convinta che, quando cercavo anche solo di introdurre l’argomento, smettesse di ascoltarmi.
Lo vidi con la coda dell'occhio trascinarsi sul prato e farsi più vicino a me. Sentii le sue mani posarsi leggere sulle mie ginocchia. Il suo volto era perfettamente allineato al mio, in modo da rendermi costretta a non poter guardare altrove, se non nei suoi occhi.
"Scusa, Claire" sussurrò la sua voce roca "Hai ragione, manterrò la promessa. Te lo giuro"
Annuii piano, cercando di fingere un sorriso e distogliendo lo sguardo dal suo.
Non sapevo se l'avrebbe fatto o meno, ma qualcosa nell'inclinazione della sua voce mi aveva fatto capire che questa volta qualcosa era diverso. Restava comunque il fatto che la sua promessa fosse stata pronunciata da ormai due settimane, e lui non aveva ancora minimamente accennato a voler parlare con Bec, o Louis.
Non so cosa mi aspettassi, ma mi piaceva pensare che, prima o poi, avrebbe risolto quella faccenda grazie a me. Forse avrei dovuto tenere il broncio fino a che non l'avrebbe fatto. Avrei dovuto smettere di parlargli o di vederlo.
Le sue dita presero a scorrere lungo i miei jeans, distogliendomi da quei pensieri.
Perché diamine doveva avere quello stramaledettissimo potere di riuscire a farmi venire i brividi ogni stramaledettissima volta che la sua stramaledettissima pelle mi sfiorava?
Mantenni lo sguardo fisso su di un punto alla mia destra, decisa che, per quella volta, non gliel'avrei data vinta.
"Claire, che c'è?"
Al suono della sua voce mi voltai quasi spontaneamente, mandando in fumo in mezzo secondo ogni mio tentativo di ignorarlo.
Fissai gli occhi nei suoi.
"C'è che non ti sopporto più" avrei dovuto dirgli "Non sopporto più nulla che ti riguardi. Non sopporto che tu debba sempre ridere, anche per la più stupida e squallida delle battute. Non sopporto il modo in cui arricci il naso quando sai di aver ragione. Non sopporto quando litighiamo e tu alzi gli occhi al cielo, perché mi consideri una battaglia persa, e non sopporto quando la domenica pomeriggio ci dobbiamo vedere e io sono sempre in ritardo, e quando arrivo ti vedo picchiettare le dita sul tavolo del bar. Non sopporto il tuo stupido berretto nero, e neanche quello grigio con il pom pom blu. Non sopporto il fatto che ti ostini a mettere gli occhiali da sole in pieno dicembre, perché hanno quelle insopportabili lenti a specchio che non mi permettono nemmeno di capire se mi stai guardando oppure no. Non sopporto che tu debba poggiare la testa sulle mie gambe ogni volta che guardiamo un film sul divano, e non sopporto quando fai finta di essere uno chef, solo perché sei consapevole di essere più bravo di me in cucina. Non sopporto che il venerdì pomeriggio mi addormenti sempre a casa tua perché la settimana è stata stancante, e non sopporto che, quando riapro gli occhi dopo qualche ora, ti sorprenda a guardarmi e ad accarezzarmi i capelli. Più di tutto non sopporto il tuo sguardo geloso ogni volta che mi vedi parlare con un altro ragazzo.
Sul serio, non sopporto più niente di te. Le tue dita intrecciate alle mie. Il modo in cui ti passi una mano tra i ricci quando sei nervoso. I jeans neri che indossi sempre, nonostante siano ormai da buttare. I tuoi stupidi occhi verdi, che contemplano ogni cosa come se fosse la prima volta. Le tue mani così calde. I tuoi baci sulla fronte. Il modo in cui continui a farmi innam...
"
"Ti amo, Claire"
Un momento, come?
Aveva forse detto... No, non era possibile, dovevo aver sentito male.
Sì, sicuramente era stato qualcun altro a parlare. Forse c'era un qualche gnomo del bosco nascosto dentro il tronco di quell'albero. D'altronde gli occupavamo sempre la postazione, era normale che volesse giocarmi qualche scherzo per vendicarsi.
"P-puoi ripetere?"
Lo vidi sorridere, scoprendo le sue due fossette. Giusto, non sopportavo nemmeno quelle, me ne ero dimenticata.
"Ho detto che ti amo, Claire" prestò attenzione a pronunciare chiaramente ogni singola parola.
Notai solo in quel momento come la distanza che separava i nostri volti si fosse notevolmente ridotta senza che io me ne accorgessi.
Mi sembrò quasi come se ogni cosa intorno a noi si fosse fermata, le nuvole, le poche foglie sugli alberi, l'ondeggiare dei fili d'erba.
Avevo smesso di respirare, di muovermi. Non ero nemmeno certa che il mio cuore stesse continuando a battere.
Riuscii soltanto a corrugare la fronte, incapace di pronunciare una qualche frase di senso compiuto.
"Non ti sopporto" fu la prima cosa che uscì dalla mia bocca.
Mi promisi che, più tardi, quando sarei tornata a casa -se ci fossi riuscita, dal momento che le mie gambe sembravano del tutto paralizzate- avrei preso il muro a testate.
"E ti amo”
Diamine, Harry.


ZAYN


“Jake!"
Finalmente. Avevo trascorso tutta la mattinata a cercarlo.
Vidi il biondo voltarsi in mia direzione e fermarsi appena oltre il cancello che recintava il cortile della scuola.
"Ehi, amico" mi fece un cenno "Tutto okay?"
"Ti devo parlare" dissi soltanto.
Non mi sforzai nemmeno di essere paziente. Avevo bisogno di sapere, dovevo sapere.
Lui annuì semplicemente, appoggiando la schiena contro un muretto lì accanto.
"Si tratta di Jane?" il suo sguardo si fece vagamente incuriosito.
Annuii a mia volta.
"È che... Certe volte si comporta in modo un po’ strano" mi sforzai di trovare le parole più adatte, scrollando le spalle con fare falsamente indifferente "Così, di punto in bianco"
"Del tipo?" sollevò un sopracciglio.
"Tipo ieri" sospirai, ripensando a quell'episodio "In camera sua, io... Io ho trovato una scatola. Era piena di medaglie, di trofei... Trofei di nuoto. Eppure dieci minuti prima mi aveva detto che nuotare non le piaceva, che non aveva mai nemmeno fatto un tuffo nella piscina di casa vostra, ma... Perché avrebbe dovuto mentirmi? Insomma, su ognuno di quei cosi c'era inciso il suo nome, io l'ho visto. Ma quando le ho chiesto spiegazioni lei ha soltanto cambiato discorso. È tornata ad immergere il volto nel suo libro, come se niente fosse, anche se si capiva che non era più concentrata, che non stava realmente leggendo le pagine che aveva di fronte, che la sua testa non era più in quella stanza. Sembrava turbata. Anzi, no, sembrava totalmente spenta. Insomma, voglio dire..."
"Lascia perdere, Zayn"
Vidi Jake sollevarsi e muovere un passo avanti, come a volersene andare, mettendo fine sul nascere a quella nostra breve conversazione.
"C-come?" riuscii ad articolare, senza comprendere il motivo delle sue parole.
"Non sforzarti di capire, o di farla parlare" il suo sguardo era fisso su di un punto oltre la strada "Non servirebbe a niente"
"Voglio sapere la verità, Jake. Io... Io voglio aiutarla, di qualunque cosa si tratti. Per questo ho chiesto a te, perché se..."
"Io non sono la persona adatta" la sua voce sembrò alzarsi involontariamente, mentre scuoteva la testa e il suo sguardo si fissava su di me "Dovrà essere lei a parlartene. E, quando lo farà, se lo farà, allora capirai"
E, detto questo, mi lanciò un'ultima occhiata, a metà tra il colpevole e il comprensivo.
Ma, quando fece per allontanarsi, alcune altre parole mi sfuggirono dalle labbra, troppo maldestramente.
"C'entra con Nicholas, non è così?"
Sul suo volto si fece strada un'espressione chiaramente stupita, quasi sconcertata.
"C-come hai detto?"  
Credo non si aspettasse minimamente di sentirmi pronunciare quel nome. E, onestamente, non me lo aspettavo nemmeno io. Pochi secondi prima non lo avevo neppure pianificato.
Nonostante mi fossi subito maledetto mentalmente, mi decisi a stringere i pugni e continuare a parlare.
"Il nuoto, Jane e il suo comportamento strano, quello sguardo sempre più ricorrente che le spegne gli occhi e che non è da lei... Tutto questo ha a che fare con lui, non è vero?"
Notai Jake dischiudere più volte la bocca, incapace di pronunciare parola.
Quando infine ci riuscì, una strana linea gli incurvava le labbra verso il basso.
"Nicholas si è portato via parte di tutti noi" quella voce bassa, atona, sembrava non appartenergli "E di Jane, più di chiunque altro"
Chinai la testa, posando gli occhi sull'asfalto.
Come avevo potuto essere così idiota da rivolgergli una simile domanda? Avrei dovuto porgermi un limite, essere in grado di fermarmi.
"Zayn"
La voce di Jake mi costrinse a sollevare nuovamente lo sguardo da terra.
"Non farla soffrire, e... Non cercare di aiutarla. Sprecheresti solo il tuo tempo"
Scuotendo un’ultima volta il capo, si voltò e si allontanò, per poi scomparire dietro l'angolo.
Fissai lo spazio vuoto rimasto di fronte a me. Mi dava quasi l'impressione che quella conversazione non avesse mai avuto luogo.
Tutto ciò non avrebbe dovuto importarmi, non avrebbe dovuto riguardarmi.
Avrei dovuto ascoltare quelle parole, proseguire facendo finta di niente, aspettare. Le cose, un giorno, sarebbero andate a posto da sole. Io dovevo soltanto ignorare tutta quella storia.
Semplice, no?
Eppure non riuscivo a togliermela dalla testa, non riuscivo a togliermi lei dalla testa.
Sentivo solamente che, per qualche strana ragione, se lei c’era dentro, allora c’ero dentro anch’io.


JANE


“Merda” imprecai, osservandomi al grande specchio a muro del bagno “Sono inguardabile. Merda
Due profonde occhiaie violacee mi circondavano gli occhi, segno di come avessi trascorso anche quella notte insonne.
“Tieni, prova questa”
Bec mi lanciò un piccolo tubetto scuro.
Amore e stress ti assillano? Ecco la soluzione a tutti i tuoi problemi!’ lessi quelle parole stampate a caratteri cubitali sulla targhetta, lanciando alla mia amica uno sguardo perplesso.
“Fa miracoli, fidati” mi rivolse un sorriso stanco.
Era sempre più evidente il modo in cui, ogni volta che Bec tentava di ridere, gli angoli della sua bocca si sollevassero quasi forzatamente. Ogni tentativo, che fosse mio, di Sam, o di Claire, di cercare di far tornare ogni cosa alla normalità risultava inutile in ogni occasione.
Louis sembrava dissolversi ogni volta che si accennava a quell’argomento; Harry si limitava a vaneggiare, senza mai dare una conferma precisa su ciò che avrebbe fatto; Bec, infine, sembrava essersi semplicemente rassegnata.
“Non credo che un miracolo mi basti”
Inizia a sfregare freneticamente una punta del fondotinta sulla pelle del mio volto, nella vana speranza di ottenere un qualche risultato positivo.
“Niente da fare, sono un caso perso” sbuffai, sforzandomi di ignorare la mia immagine riflessa allo specchio “Meglio andare”
Bec mi seguì a passo strascicato fuori dal bagno, per poi affiancarmi nel lungo corridoio principale dell’edificio.
Erano pochi i ragazzi ancora a scuola, e noi dovevamo affrettarci, se non volevamo perdere l’autobus e tornare a casa a piedi.
Inoltre quella mattina, durante la lezione di biologia, Zayn mi aveva sussurrato di dovermi dire qualcosa, più tardi. Il groppo che mi si era subito formato in gola mi aveva impedito di mangiare qualcosa per pranzo. Solitamente adoravo le sorprese, ma con Zayn non potevo mai sapere cosa aspettarmi.
“Guarda un po’ chi c’è” una voce acuta risuonò per il corridoio quasi vuoto.
Non feci in tempo ad alzare lo sguardo che mi sentii cadere a terra con un tonfo. Le mie ginocchia erano riuscite ad evitare di farmi atterrare con la faccia a terra, procurandomi in cambio un dolore lancinante lungo tutte le gambe.
Sollevai lo sguardo imperterrita, iniziando a massaggiarmi le rotule.
Charlotte Evans, affiancata da altre due ragazze, mi squadrava dall’alto in basso, la gamba fasciata da attillati jeans chiari ancora tesa.
“Che brutta cera, Kiley” scoccò la lingua in segno di disapprovazione “Potrei darti il numero del mio estetista, se vuoi”
“Oh, non ti preoccupare, Charlotte. Non vogliamo fargli sprecare altro tempo, dato che sarà probabilmente occupato con te tutto il giorno”
Bec le rivolse un sorriso sprezzante, mentre con una mano mi aiutava a rimettermi in piedi.
Vidi la bocca di Charlotte incurvarsi in una smorfia, ed i suoi occhi cristallini posarsi sulla mia amica.
Ehi, ma c’è anche la piccola Styles” il suo tono così falsamente cordiale faceva venire il voltastomaco “Scusa, non ti avevo notata. Sei diventata alquanto insignificante da quando Tomlinson non ti degna più di uno sguardo. A proposito, gran baciatore il tuo ex” fece attenzione a sottolineare l’ultima parola.
Una delle ragazze al suo fianco ridacchiò.
Soltanto allora mi accorsi che l’altra ragazza, limitatasi a rimanere in completo silenzio, era Allyson Grogan. Non appena il suo sguardo incrociò il mio, la vidi abbassare gli occhi a terra e mordersi un angolo della bocca, mentre un’espressione quasi colpevole si faceva spazio sul suo volto. Cosa ci faceva lei con quella?
Il sorriso sarcastico di Charlotte si spense non appena Bec le si parò a pochi centimetri dal viso.
Ripeti” sibilò Bec tra i denti, puntandole un dito al petto “Ripeti, se ne hai il coraggio”
Notai il volto di Charlotte contrarsi in una smorfia, e la sua bocca aprirsi come per dire qualcosa.
“Andiamo, Bec. Abbiamo perso già abbastanza tempo” afferrai il braccio della mia amica, tirandola verso di me.
Ero seriamente convinta che, se non l’avessi fermata, sarebbe stata in grado di sfigurarle il viso. Anche se non mi sarebbe dispiaciuto.
“So che Zayn è un vero animale a letto” riprese Charlotte non appena si fu assicurata che Bec si trovasse a distanza di sicurezza da lei “Ma dovresti cercare di riposare di più, Kiley. Quelle occhiaie non ti donano. Bè, neanche quel taglio ti dona, a essere sincera…”
Animale?” inarcai le sopracciglia, muovendo un passo verso di lei “Non dovresti definirlo così solo perché tu, Evans, sei una cagna
La osservai sgranare gli occhi e boccheggiare.
E, dopo aver ricambiato la sua falsità con un sorriso, mi allontanai soddisfatta, trotterellando a braccetto con la mia amica verso l’uscita principale.


Vidi Zayn in fondo all’autobus sollevare un braccio per attirare la mia attenzione.
Quando lo raggiunsi mi gettai sul sedile accanto al suo.
“Tutto bene?” mi domandò, dopo avermi scoccato un rapido bacio sulle labbra.
Annuii, cercando di distogliere lo sguardo dal suo.
Decisi di non parlargli dello spiacevole incontro con Charlotte, nonostante le sue parole risuonassero ancora nella mia testa.
“Cosa dovevi dirmi?” non riuscii a trattenermi, rivolgendogli uno sguardo impaziente.
“Soltanto di tenerti libera sabato mattina” mi sorrise, soffermandosi sui miei occhi.
“Cosa ci sarebbe sabato mattina?” finsi un tono disinvolto, sperando che simulare disinteresse lo avrebbe spinto a rivelarmi qualcosa in più.
“Non ci provare, Jane. Con me non attacca” si limitò a ridacchiare, smascherando subito la mia tattica.
“Eh dai. Almeno un minuscolo indizio?” mi feci più vicina a lui, arricciando il labbro in un broncio poco convincente.
“È una sorpresa” scosse lui la testa, con il tono di chi non ammette trattative “Ti piacerà, vedrai”
“Bene” sospirai con rassegnazione, capendo che ogni altro tentativo sarebbe stato inutile “Mi fido”
Mi feci piccola sul sedile dell’autobus, stringendomi le gambe al petto.
Le ginocchia mi facevano ancora male per la caduta di pochi minuti prima.
Poggiai la testa nell’incavo del suo collo, per poi chiudere gli occhi.
Iniziai a riflettere sulle mie ultime parole. In fondo era vero, mi fidavo di lui. Nonostante fosse l’unico in grado di abbattere in mezzo secondo le mie poche sicurezze, anche quando non ne aveva l’intenzione.
Mi resi conto che il suo sguardo non aveva indugiato nemmeno per un istante sulle occhiaie che sapevo essere ancora lì a contornarmi gli occhi. E, in sua presenza, me n’ero completamente scordata anche io.
I continui brividi che mi percorrevano la schiena, il sangue che prendeva a pulsare più rapidamente nelle mie vene, il bruciore che mi si creava in fondo allo stomaco. Accadeva tutto esclusivamente in sua presenza, facendomi dimenticare del resto. Non mi importava più di Charlotte, delle sue storie passate, o di scemenze simili.
Era vero, mi fidavo di lui. Ma non ero ancora pronta a rivelarmi completamente.



 

"Will we ever say the words we’re feeling,
reach down underneath and tear down all the walls?
Will we ever have a happy ending,

or will we forever only be pretending?"
Pretending - Lea Michele & Cory Monteith



* * * * * * * * * * * * * * * * * 

Bonjour! 
Ciaaaao a tutte ragazze, come state?
Bene, allora, non so come abbia fatto a trovare il tempo per scrivere questo capitolo con tutto quelllo che avevo (e ho tuttora) da studiare questa settimana! 
Con un miracolo ci sono riuscita! :)
Allora, purtroppo anche in questo momento dovrei studiare, per cui non posso dilungarmi troppo! Fisica mi attende! Che bello!
Bè, spero tanto che il capitolo vi piaccia, vorrei sapere cosa ne pensate, soprattutto di Claire e Harry! Mmm, troppo teneri forse?
Comunque ho letto in un sacco di recensioni che è molto ambita la coppia Louis-Bec (dovrei trovare un nome di coppia per loro, qualche idea?). Bè, volevo solo dirvi di essere pazienti, le cose tra loro non rimarranno sempre così, tranquille! :)
Spero tanto lascerete una recensione come regalo, visto che l'altro giorno era il mio compleanno (wow, sempre più vicina all'età dei 1D)! <3 



Piccolo angolo pubblicità:
-"Endless." di xbreathlessx (Ciao bellissima!)
-"Last kiss." di MaryLouisee (Ciao anche a te, splendore!<3)
Inoltre vi consiglio di passare anche qua, anche se l'autrice non mi ha richiesto pubblicità: "Horizon" di Cassandra_97. A dir poco stupenda, davvero i miei complimenti.


Ora dovrei proprio andare, pregate per me, così magari domani non mi interroga! 

A prestissimo <3 

Giulia

p.s. Oggi Chiara mi ha regalato una cover stupenda con Zayn per il compleanno, vi giuro, è bellissima! Mi sono messa quasi ad urlare quando l'ho vista! 

p.s.2 Ho iniziato a leggere "Divergent", anche se non ho ancora visto il film (preferisco sempre leggere prima il libro). È davvero bello, mi piace già un sacco! Voi l'avete letto/avete già visto il film? :)


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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


You're my back bone, you're my cornerstone,
you're my crutch when my legs stop moving,
you're my headstart, you're my rugged heart,
you're the pulse that I've always needed,

like a drum baby don't stop beating
Gone, gone, gone - Phillip Phillips

 

 

Cercai di sollevare le palpebre ancora pesanti. La luce filtrava fioca attraverso le imposte ancora chiuse della finestra. La sveglia poggiata sul comodino segnava circa le nove del mattino. 
Sentii un peso abbandonarmi improvvisamente il petto, rendendomi più leggera. Era sabato, niente scuola. Potevo finalmente riposare un po’ più a lungo. 
Mi rigirai tra le coperte, socchiudendo gli occhi e cercando di riprendere sonno. 
Sabato. Sabato mattina.
Merda!” 
Mi sollevai di scatto, scrollandomi le coperte di dosso e poggiando le piante dei piedi sul freddo pavimento di legno.
Zayn mi aveva detto di tenermi libera, me ne ero completamente scordata. Sarebbe passato a prendermi verso le nove e mezzo. Ciò voleva dire che avevo in tutto trenta minuti scarsi per prepararmi.
Mi fiondai in bagno, e di lì in cucina. In un tempo record senza precedenti mi ero spogliata, fatta la doccia, rivestita, truccata, sistemata i capelli e avevo fatto colazione. Feci in tempo a infilare le braccia nel cappotto che sentii il campanello di casa suonare.
Presi un profondo respiro, sistemando le ultime ciocche di capelli che non ne volevano sapere di stare al loro posto, e sollevai la maniglia della porta d’ingresso.
“Ciao” 
Sentii il cuore tuffarsi da un trampolino di trenta metri.
Un accenno di barba, i capelli scuri leggermente scompigliati, la maglietta mal infilata nei jeans chiari.
“Ciao” gli sorrisi “Dove andiamo?”
“Lo scoprirai tra poco” mi sorrise a sua volta, ammiccando alla macchina parcheggiata oltre il vialetto.
Quando fui al suo fianco afferrò la mia mano con un gesto sorprendentemente naturale, intrecciando le sue dita calde alle mie.

 

La prima cosa che riuscii a percepire, una volta entrati nell’edificio, fu il forte odore del cloro invadere le mie narici.
Attraversammo un corridoio interamente bianco, così perfettamente pulito da farmi pensare che quel palazzo dovesse essere stato costruito di recente. 
Ancora una volta non riuscii a non sorprendermi quando sentii la mano di Zayn cercare la mia. Oltre ai nostri passi, l’unica cosa che riuscivo a captare erano alcune voci arrivare ovattate alle mie orecchie. 
Raggiungemmo la porta blu in fondo al corridoio. Quando Zayn la spinse percepii subito un calore piacevolmente umido avvolgermi da capo a piedi. Ignorai il fatto che le mie ginocchia avessero preso a tremare, e mossi soltanto qualche passo, per poi bloccarmi ad osservare tutto ciò che mi circondava. 
Enormi finestre circolari facevano filtrare una quantità di luce tale da togliere alla stanza la necessità di luci artificiali; il bianco accecante delle pareti, in contrasto soltanto con i sedili blu scuro delle decine di tribune alle nostre spalle; l’acqua cristallina che lasciava perfettamente intravedere le piastrelle azzurre con i loro disegni colorati, sul fondo della piscina. 
Sentii la mano di Zayn trascinarmi verso uno dei seggiolini blu. Mi accorsi di come i suoi occhi mi scrutavano tranquilli, nonostante il mio volto fosse probabilmente sbiancato dal momento in cui avevamo messo piede là dentro. Cos’aveva in mente?
Feci vagare ancora lo sguardo intorno a me, e soltanto in quel momento mi accorsi delle decine di piccole figure agitarsi dall’altro lato della piscina. 
‘Trofeo studentesco - Scuola Elementare Richard Parker’ recitava in lettere colorate un lungo striscione appeso alla parete opposta. 
Bambini di tutte le età correvano da ogni parte, si affrettavano a togliere i propri accappatoi, salutavano con la mano i genitori seduti sulle tribune. Cinque alla volta, ogni dieci minuti circa, prendevano posto saltellando sui trampolini per affrontare la gara. Un uomo di mezza età con un megafono in mano annunciava con voce allegra nome ed età di ogni concorrente. Il mio nervosismo iniziale si trasformò a poco a poco in entusiasmo. Senza nemmeno accorgermene mi ritrovai a saltellare sul mio seggiolino, urlando incitazioni ai ragazzini che, uno alla volta, si preparavano alla competizione. 
“Vai, Sally!” mi sollevai dalla sedia battendo le mani.
Stavo facendo il tifo per una bambina con un costume rosso mai vista prima. Probabilmente i suoi genitori erano da qualche parte a guardarmi e chiedersi chi diavolo fossi. Eppure quella bambina mi ricordava terribilmente me. Aveva 7 anni. La stessa età a cui io avevo messo piede per la prima volta in una piscina. 
Arrossii, notando lo sguardo di Zayn puntato su di me.
“Che c’è?” mormorai, tornandomi a sedere.
“Niente” scosse la testa, trattenendo un sorriso “Quello è mio zio” 
Il suo indice puntò l’uomo con il megafono. 
“É allenatore di nuoto. Io e i miei fratelli viviamo con lui, da quando anche mio padre se n’è andato”
Dischiusi la bocca, incapace di formulare una risposta. Era la prima volta che lo sentivo parlare personalmente di suo padre. Ed ora, invece, qualcosa lo aveva spinto a fidarsi, fidarsi di me. Gli presi la mano, nascondendo a stento un sorriso. 
“Mi piacerebbe conoscerlo” serrai gli occhi per osservare meglio l'uomo con il megafono.
“Sarà fatto” strinse la mia mano ancora più forte.

 


“Ehi, campione” 
Zayn posò una mano sulla testa di un ragazzino poco più basso di lui. Una medaglia argentea gli pendeva da un nastro blu appeso al suo collo sottile. Non appena si accorse di Zayn, gonfiò buffamente il petto ostentando un orgoglio quasi timido, come a voler mostrare il suo premio, senza però vantarsene.
“Questa la appendiamo in cucina” Zayn fece scorrere tra le dita la medaglia “Sono fiero di te, Connor” 
Il ragazzino gli sorrise, mostrando una fila di denti perfettamente dritti e bianchi. Non fece in tempo a dire qualcosa, che Zayn lo afferrò, portandolo sotto il suo braccio, ed iniziando a strofinare le sue nocche sulla testa di Connor. Sorrisi, osservandoli entrambi ridere divertiti. 
Lasciami!” riuscì a dire Connor, tra una risata e l’altra “Lasciami andare, mano di fata!” 
Zayn allentò la presa, permettendo a Connor di liberarsi. 
“Lei è Jane” mi mise un braccio intorno alle spalle “La mia…” lo vidi indugiare, palesemente in imbarazzo.
Ragazza” Connor mi rivolse un altro dei suoi ampi sorrisi, facendomi arrossire per ciò che aveva appena detto “Mica mi scandalizzo. Io sono Connor. Suo fratello”
Soltanto in quel momento feci soffermare lo sguardo sul volto del ragazzino. 
Stessi capelli scuri, stessa carnagione, stessi zigomi alti, stessi occhi con le stesse lunghe ciglia. Soltanto una decina di anni di differenza. 
“È stato un piacere, Jane. Andrew e Phillip mi stanno aspettando. Ci vediamo a casa, Zayn” 
Connor mi strinse la mano, per poi correre verso gli spogliatoi, non prima di aver sganciato un pugno sulla spalla del fratello.
Mano di fata?” inarcai divertita un sopracciglio, osservando Zayn di sottecchi.
“È una lunga storia” liquidò la mia domanda con un gesto della mano “Ecco mio zio”
“Guarda un po’ chi c’è. Non sono abituato a vederti qui” 
L’uomo con il megafono si avvicinò a noi, spalancando le braccia con un espressione sinceramente sorpresa stampata sul volto.
“Lo so, lo so. Diciamo che non è esattamente il mio habitat” rispose Zayn “Ma lei è una nuotatrice”
Mi ci volle un attimo per capire che le sue parole si riferivano a me. 
Cominciai a sentirmi come se qualcosa avesse preso a bollirmi nello stomaco. 
Perché aveva detto una cosa simile?
Io non ero nulla del genere. Non più, almeno.
“Jane, ti presento mio zio Dean”
Dean mi strinse la mano, con un sorriso gentile stampato in volto. Non assomigliava per niente a Zayn. Capelli chiari, occhi grigi, carnagione tipicamente inglese. Soltanto la corporatura, slanciata e muscolosa, era la stessa, nonostante fosse un uomo sulla quarantina. Immagino fosse merito del nuoto, che continuava a mantenerlo in forma con il trascorrere del tempo. “Ehi, c’è Niall” Zayn indicò un punto oltre la spalla di suo zio “Vado a salutarlo, torno subito”
Prima che potessi replicare, il moro era sparito tra la folla lasciandomi sola con Dean. Mi sollevai sulle punte dei piedi per riuscire a trovare la testa bionda di Niall. Nessuna traccia.
“E così sei una nuotatrice” la voce di Dean mi distolse dalla mia ricerca.
Scossi automaticamente la testa.
“Non più” mi affrettai a rispondere “Voglio dire… Ho smesso qualche mese fa”
Mi costrinsi a far comparire un sorriso stiracchiato sul mio volto, tentando di assumere un tono tranquillo.
“È un peccato” la sua espressione aveva un che di comprensivo “Bè, se mai vorrai ricominciare sai dove trovarmi”
Annuii, sorpresa. Non mi aveva rivolto la solita domanda che tutti mi porgevano incuranti: ‘Per quale motivo hai smesso?’. Gliene ero immensamente grata. 
“Sai, Zayn mi ha parlato molto di te” riprese.
“Ah sì?” mi morsi il labbro “E cos’ha detto?” 
Dean strizzò lo sguardo, come a volermi studiare meglio. In quel momento mi accorsi delle lunghe ciglia che gli incorniciavano gli occhi, e che lo rendevano più simile a suo nipote di quanto non mi fossi accorta prima.
“Che sei la ragazza più in gamba che abbia mai conosciuto” sollevò le spalle con finta noncuranza. 
Cominciai a sentire il sangue affluirmi alle guance.
“D-davvero?” sillabai.
Lui per tutta risposta si limitò ad annuire, rivolgendomi un altro dei suoi sorrisi gentili, per poi spostare lo sguardo oltre la mia testa.
“È stato un piacere, Jane. A presto” 
Scomparse ancora prima che potessi accorgermene. 
Un braccio si posò leggero sulle mie spalle. Sussultai, sospirando di sollievo quando incontrai gli occhi di Zayn. 
“Niall?” domandai. 
“Mi sono sbagliato, non era lui” fece spallucce.
Il suo tono non era un granché convincente. Decisi comunque di non indagare oltre.
“Andiamo?” chiese, avvicinando le labbra al mio orecchio. 
Annuii, rabbrividendo. 

 

“Perché hai detto quella cosa a tuo zio?” domandai a bassa voce. 
Calciai distrattamente un sassolino sul marciapiede. Zayn aveva lasciato la macchina nel suo garage, soddisfando la mia richiesta di tornare a casa a piedi. Era un bel po’ di strada, ma mi andava di camminare. Nonostante avessi insistito per tornare da sola, lui si era opposto, ribattendo che non me lo avrebbe permesso visto che avrei dovuto attraversare il parco da sola.
“Quale cosa?” mi guardò di sottecchi. 
Avevo vari dubbi sulla sua espressione confusa.
“Lo sai” mormorai, mantenendo gli occhi fissi sull’asfalto “Quella cosa del nuoto”
Non mi stupii quando lo vidi scrollare le spalle con la coda dell’occhio. Però non mi aveva risposto.
“Non sono una nuotatrice” sentii la mia voce alzarsi e farsi aspra “Che ne sai tu? Soltanto perché hai visto le mie stupide medaglie?” 
Mi costrinsi ad ignorare i sensi di colpa per quel tono così innaturalmente acido.
“Ho visto lo sguardo che cerchi di nascondere ogni volta che si accenna al nuoto. Perso e felice” mi interruppe “Lo stesso che avevi questa mattina. Si tratta di decisioni tue. Ma almeno dimmi qualcosa che sia reale”
Il suo tono non accusatorio mi disorientava. 
Scossi ripetutamente il capo, incapace di rispondere. Il naso cominciò a pungermi, le lacrime ad inumidirmi gli occhi. 
“E se io non volessi essere reale?” ribattei, fermandomi “Quello che voglio è svegliarmi e rivedere Nicholas”
Un sapore salato mi punse la lingua. Stavo piangendo, stavo piangendo come una bambina, stavo piangendo ma non m’importava. 
Mossi qualche passo in avanti, rivolgendo lo sguardo verso il parco che segnalava che avevamo quasi raggiunto casa. 
“Voglio che le cose tornino come prima, come quando la mia vita aveva un senso” la mia voce mi arrivò spezzata alle orecchie “Ma questo non accadrà, ed è tutta colpa mia. Solo colpa mia
Mi morsi il labbro così forte da cominciare a sentire il sapore delle lacrime mescolarsi a quello del mio sangue. Mi fermai ancora una volta, gli occhi fissi in quelli scuri di lui.
“Colpa tua?” distinsi a mala pena la sua voce così fioca.
“Mio fratello” la mia vista si fece annebbiata sotto quel velo trasparente di lacrime “L’incidente, il fatto che è morto”
Mi sembrava impossibile che fossero state davvero le mie labbra a dischiudersi e pronunciare quelle parole. 
La mia mente venne attraversata da rapide immagini degli psicologi che si rimpiazzavano l’un l’altro, occupando la stessa logora poltroncina della mia vecchia camera da letto e cerando di costringermi a parlare, con un tono così artificialmente gentile da farmi venire il voltastomaco.
“È stato raccolto sulla spiaggia per causa mia” mi sembrò come se qualcuno mi avesse imbottito le orecchie di ovatta, come se avessi la testa immersa nell’acqua “Per colpa del mio stupido orgoglio. Mi ero spinta troppo a largo, e lui me lo aveva detto, mi aveva detto di tornare indietro, ed io non l'ho ascoltato, e… È stata colpa mia, tutta colpa mia”
Le parole mi sfuggirono così in fretta da rendermi difficile riuscire a distinguerle. Avevamo ripreso a camminare e raggiunto il parco senza che me ne accorgessi, ed ora mi ero abbandonata a terra, rannicchiata su me stessa, a cercare inutilmente di soffocare i miei singhiozzi. 
“Tre giorni” ripresi fiato, senza riuscire a sollevare la testa “Sono stata in coma tre giorni. E quando mi sono svegliata lui non c’era più”
Mi abbandonai al dolore, lasciandomi andare come non avevo mai fatto. Per settimane non ero uscita di casa, limitandomi a soffocare le lacrime nel cuscino, incapace di affrontare faccia a faccia la verità, di vedere la sua camera svuotarsi, di sostenere gli sguardi carichi di dolore di amici e parenti, al punto da costringere i miei genitori ad abbandonare i ricordi e allontanarsi da loro. 
“Non è colpa tua” 
Riuscii a malapena a distinguere la figura di Zayn inginocchiata di fronte a me. 
“L’ha fatto perché teneva a te, l’ha fatto perché non voleva perderti”
“Ed è questa la cosa peggiore” un singhiozzo mi morì in gola “Lui cercava sempre di proteggermi, di fare ciò che era giusto per me. Mi accompagnava agli allenamenti, alle gare. Anche quando nessun altro c’era, lui era lì. Io volevo solo vincere trofei, diventare una vera nuotatrice, e non mi interessava se ci voleva tutto il suo tempo libero. È stato il mio stupido orgoglio, il mio stupido egoismo, il mio stupido sogno ad averlo ucciso. E lui non voleva altro, solo che si avverasse”
“Scommetto che lo vuole ancora” mi sfiorò le ginocchia con le dita “Non vorrebbe che tu rinunciassi”
Sollevai lo sguardo sul suo. 
“Lo so” mormorai, ricercando il calore del suo corpo accanto al mio “È che non credo di farcela senza di lui”
“E tu cosa vuoi fare?” la sua voce si fece così bassa che mi dovetti fare ancora più vicina “Vuoi rinunciare alla tua vita?”  
Mi portai il dorso della mano ad asciugarmi gli occhi. 
No” scossi il capo dopo parecchi secondi “No, non voglio”
“Allora sta a te” portò entrambe le mani ad incorniciarmi il volto, prendendo a disegnare piccoli cerchi sulle mie guance “Fai avverare quel sogno” 

 

Mi richiusi la porta alle spalle. L’orologio dell’ingresso segnava circa le tre del pomeriggio. Percorsi le scale in punta di piedi, dato il silenzio in cui era immersa la casa. Raggiunsi camera dei miei, appoggiando l’orecchio alla porta per cercare di captare un qualsiasi suono. Niente. Sollevai la maniglia. Il letto era ancora da rifare, le imposte ancora chiuse della finestra lasciano filtrare soltanto una debole luce. Solo dopo distinsi alcune ciocche di capelli biondo scuro sbucare dalle coperte. 
Un rumore alle mie spalle mi fece voltare di scatto.
“Papà” sospirai di sollievo “Perché la mamma è ancora a letto?”
“Non sta molto bene” scosse piano la testa “Ma non preoccuparti” 
Rimasi in silenzio, osservando il suo volto. Due profonde occhiaie violacee gli incorniciavano gli occhi blu che avevo ereditato, le labbra sollevate in un sorriso stanco. Mi resi conto che sia lui che la mamma avevano parlato poco ultimamente. Non solo tra di loro, ma anche con noi. A pranzo, a cena. Avevano accennato solo qualche parola. E, precisamente, dal giorno in cui erano tornati da Torquay. 
“È tutto okay?” richiusi la porta della camera.
“Ti ho detto di non preoccuparti, Jane” rispose con la sua solita voce pacata e tranquilla.
“No, intendo… Tu stai bene, papà?” 
Per un attimo sembrò sorpreso dalla mia domanda. Poi mosse qualche passo verso di me, e quando fu abbastanza vicino mi circondò con le braccia e mi strinse a se, appoggiando il mento sulla mia testa. 
No, pensai. Qualcosa non va.

 

Osservai il mio corpo riflesso allo specchio. Qualche ciocca castana mi ricadeva morbida sulle spalle, mentre una lunga treccia mi sfiorava la schiena. Percorsi con le dita quel tessuto rosso che mi aderiva al corpo e mi copriva appena, facendomi sentire tutt’altro che vulnerabile.
Alcune scie argentee spiccavano appena sopra l’ombelico. 
Le cosce magre e le braccia scheletriche mi ricordavano le settimane seguenti l’incidente, trascorse senza toccare quasi mai cibo.
Chiusi gli occhi, richiamando alla mente alcune delle immagini che avevo cercato a lungo di abbandonare. Un fischio a segnalare l’inizio della competizione, un nastro blu appeso al mio collo e in forte contrasto con il costume rosso. La mia ultima gara. 
Quando risollevai le palpebre mi sorpresi a scoprirmi con un leggero sorriso a sollevarmi le labbra. 
Ho visto lo sguardo che cerchi di nascondere ogni volta che si accenna al nuoto. Perso e felice” mi ritornarono in testa le parole di Zayn.

 

 

And I’m so dizzy, 
don’t know what hit me, but I’ll be alright
my head’s underwater but I’m breathing fine,

you’re crazy and I’m outta my mind
All Of Me - John Legend

 

 

 

* * * * * * * * * * * * * * * * 

 

Bonjour! 

Come avete passato le vacanze? (:

Okay, non uccidetemi. Sì, lo so, non aggiorno da tipo un mese. Colpevole. Capitemi: la scuola, le vacanze, tempo libero in cui finalmente poter leggere qualche libro! Ma, ehi, ce l’ho fatta! Mi piacerebbe dirvi di aver rimediato con un capitolo extramegafantastico, ma ho fatto del mio meglio! 
Ammetto che qui mi sono ispirata molto ad una scena di un film che mi era piaciuto particolarmente -tanto che non ricordo nemmeno il nome, lol- per quanto riguarda la parte in cui Jane confessa tutto sull’incidente di suo fratello. Non è un granché, lo so, ma spero riusciate comunque ad apprezzarlo, perché non è stato facile descrivere una scena così importante. 

 

Comunque, nel caso non lo sapeste, ho anche terminato la mia prima OS, ve la ricordate? Devo ammettere che ne sono abbastanza soddisfatta. Nel caso non lo sapeste è su Harry ed è ambientata nel passato -durante la seconda guerra mondiale-, mentre la narrazione è al tempo presente. Per scriverla mi sono ispirata ad alcuni dei miei film preferiti, come Le pagine della nostra vita, Restless, Dear John, Pearl Harbour, mescolando romanticismo, commedia e dramma. Mi farebbe davvero piacere se passaste a dare un’occhiata, è uno stile un po’ diverso da quello che ho usato per questa FF, per questo mi piacerebbe sapere cosa ne pensate (: 

Ecco il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2577572&i=1


Bè, ora vi devo proprio lasciare, spero lascerete qualche recensione, vi preeego -faccia da Gatto con gli stivali di Shrek-.

A presto, 
Giulia 

 

Pubblicità per due FF meravigliose ed appassionanti:
-“Last Kiss.” di MaryLouisee.
-“Endless.” di xbreathlessx.


P.s. In queste ultime settimane ho letto la trilogia di Divergent. Mi sono appassionata così tanto che ne sono diventata dipendente! Anche il film mi è piaciuto molto, anche se non è niente in confronto al libro (ma c’è da dire che Theo James -Quattro/Tobias- è un figo assurdo). E voi avete letto i libri/visto il film? Ve lo consiglio se non l’avete fatto! Ho anche letto il primo libro di Hunger Games e, prima di continuare con gli altri, finirò Colpa delle stelle di John Green. Poi la scuola mi sommergerà e io non avrò più tempo fino a giugno, lol.

P.s.2 Maaa The Amazing Spider Man 2?! Dio, ma quanto sono belli Dane Dehaan e Andrew Garfield?! Innamorata di un film.

 

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Capitolo 16
*** Chapter 16 ***


"While I was out 
I found myself alone just thinking about
if I showed up with a plane ticket 
and a shiny diamond ring with your name on it,
would you wanna run away too?
'Cause all I really want is you

She looks so perfect - 5 Seconds of Summer






“Come vanno le cose con Sam?”
Per poco non feci cadere il cartone del latte nella tazza, mentre lo versavo sui cereali. Non sarei mai riuscita a fare una normale colazione senza rovesciare qualcosa o fare danni di altro tipo.
Una volta, quando la cucina a cui ero abituata non era ancora quella dalle pareti di piastrelle bianche di Bradford, ma quella dai muri giallo chiaro e il pavimento di legno di Torquay, mi ero scordata le uova sul fornello. Avevano letteralmente preso fuoco. Nicholas aveva afferrato al volo la padella e quasi senza pensarci l’aveva lanciata fuori dalla finestra aperta. Per poco non incendiavamo anche la siepe dei vicini.
“Alla grande” rispose Jake con la solita espressione ingenuamente ebete che gli si stampava in faccia ogni volta che si parlava di Sam “La prossima settimana vogliamo andare al mare con Harry e Claire. Ti va di venire?”

Non so dire chi di noi due rimase più spiazzato per quell’improvvisa proposta. Probabilmente Jake. L’allegria sul suo volto aveva ceduto il posto all’imbarazzo, gli occhi verde scuro si erano fissati su di me, il sangue gli era affluito alle guance con una rapidità impressionante.
Era evidente che la sua bocca avesse avanzato quella proposta ancora prima che il suo cervello potesse metabolizzarla. Sapevamo bene entrambi che erano passati circa sette mesi dall’ultima volta che avevo messo piede su una spiaggia. A Torquay la vista del mare non si poteva evitare neanche volendo, e questo mi faceva rischiare diversi attacchi di panico ogni volta che uscivo di casa.
Jake fece per balbettare qualche parola di scusa ma cercai di precederlo.
“Perché no? Bella idea” gli sorrisi come se niente fosse “Chiederò a Zayn cosa ne pensa”
Il sollievo si fece strada sul suo viso.
Intanto io pensavo che sì, era un’idea niente male. Da qualche parte avrei pur dovuto ricominciare.
In quel momento qualcuno suonò a sorpresa il citofono di casa, facendomi rischiare ancora una volta di rovesciarmi addosso la colazione.
“Vado io” Jake corse alla porta, per poi tornare in cucina una manciata di secondi dopo, seguito a ruota da Ellen.
Ellen era la nuova migliore amica di mamma. Si erano banalmente conosciute per caso al supermercato poche settimane dopo il nostro arrivo a Bradford, e poi era venuto fuori che Ellen aveva alcuni parenti a Torquay e via dicendo.
Mamma era stata fortunata. Ellen aveva reso la sua ambientazione decisamente più facile. Un po’ com’era successo anche a me grazie a Claire, Sam, Bec e ai ragazzi. E a Zayn. Bè sì, soprattuto grazie a Zayn, diciamocelo.
“Ciao El” mandai giù un boccone di cereali “Che ci fai qua così presto?”
“Ciao tesoro” mi sorrise sfilandosi il cappotto “Sono solo di passaggio. Sono venuta a portare alcune cose a vostra madre”
I miei occhi indugiarono qualche istante sul sacchetto di plastica che stringeva tra le mani. Proveniva dalla farmacia.
Non feci in tempo ad aprire bocca che Ellen era ormai sparita in direzione delle scale. Jake mi lanciò uno sguardo preoccupato.
“Mamma non esce di casa da una settimana” mormorò “L’avrò vista sì e no due volte in cinque giorni. Cosa credi che…?”
“Non ne ho idea” scossi la testa “Chiederò a papà”
“Ci ho già provato io” sospirò lui “Per tutta risposta ha fatto un giro di parole assurdo senza però dirmi niente. Non è da lui mantenere segreti”
Papà odiava i segreti.



“Quel Michael Kenning non mi piace per niente” affermò Claire.
Diversi professori erano impegnati in una qualche conferenza importante, per cui noi ci stavamo godendo un po’ di relax in cortile. L’aria dicembrina ci pungeva la pelle, mentre il sole, regolarmente nascosto dietro qualche nuvola, ci scaldava le ossa.
“Per il fatto che ha quasi ucciso mezza scuola?” fece Harry.
Lui e Claire erano sdraiati sul prato, l’uno vicino all’altra, la guancia di lei sul petto del riccio. Zayn si era invece seduto contro al tronco dell’unico albero lì intorno, ed io mi ero accovacciata tra le sue gambe, con il suo mento appoggiato sulla mia testa.
“Michael Kenning ha fatto cosa?” chiesi, sicura di non aver capito bene.
“Ha quasi ucciso mezza scuola” ripeté Harry pratico “Per qualsiasi genere di alcolico bisogna rivolgersi a Michael Kenning. Tu gli dici quello che vuoi e quando lo vuoi, e lui te lo porta a casa senza un minuto di ritardo. Non chiedermi come faccia”
“E il fatto che abbia quasi ucciso mezza scuola cosa c’entra?” ancora non capivo.
“È ovvio” Harry assunse il tono di chi sta spiegando per la trentaquattresima volta le addizioni ad un bambino di prima elementare “La gente fa un sacco di cose stupide in balia dell’alcol, tipo guidare o cose così, e dato che l’alcol lo procura Michael, bè, lui diventa in parte responsabile delle tragiche conseguenze di alcuni di questi casi”
Come ragionamento era abbastanza contorto, ma non feci obiezioni.
Il Discorso-Michael-Kenning era saltato fuori per il fatto che ultimamente lo vedevamo trascorrere un sacco di tempo con Bec. Compreso in quel momento, i due erano seduti insieme su una panchina in lontananza. L’espressione di lei era più spenta del solito.
Ero d’accordo con Claire, neanche a me quel tipo piaceva un granché. Seguiva con me il corso di algebra, ed ero abbastanza sicura di non averlo mai sentito parlare. Aveva sempre uno sguardo vacuo, perso nel vuoto.
Rabbrividii quando le dita di Zayn presero a scorrere avanti e indietro lungo la mia coscia. Chiusi gli occhi, assaporando da sotto le palpebre la temporanea luce arancione del sole.
Nel giro di qualche secondo quella luce era scomparsa. Convinta che fosse un’altra nuvola, riaprii gli occhi soltanto quando un leggero tossicchiare (“Ehm-ehm”) catturò la mia attenzione. Una figura minuta mi fissava dall’alto.
“Hai bisogno di qualcosa, Charlotte?” chiese Zayn.
Mi sorpresi per come la sua voce riuscisse ad essere così piatta.
“La tua ragazza non crede che siamo stati a letto insieme” Charlotte Evans incrociò le braccia, distogliendo lo sguardo da me.
“Questo io non l’ho mai detto” inarcai un sopracciglio, reprimendo a fatica l’impulso di alzarmi e metterle le mani addosso.
“E inoltre mi ha dato della cagna!” sottolineò l’ultima parola con un urletto stridulo.
“Ma questo è comunque risaputo” intervenne Harry senza nemmeno aprire gli occhi.
Claire represse a stento una risata. Charlotte aprì e richiuse la bocca più volte in cerca delle parole. Riabbassai le palpebre, nella speranza che sarebbe magicamente sparita.
“Se questo è tutto sei pregata di andartene, Charlotte” riprese la voce atona di Zayn.
Trascorse qualche secondo prima che la vocetta acuta di Charlotte minacciasse ancora di farmi sanguinare i timpani.
“Soltanto perché lei è ancora una stupida vergine invidiosa non ha alcun diritto di insultarmi!”
Sentii i suoi passi allontanarsi in fretta e il mio viso avvampare. Ringraziai il cielo che Zayn non potesse vedermi in faccia in quel momento. Sulle mie guance si dipinsero rabbia e imbarazzo. Mi costrinsi a tenere gli occhi chiusi, abbandonandomi di nuovo al tocco di Zayn che, come se niente fosse, aveva ripreso a far scorrere le sue dita lungo la mia gamba. Ma quella mattina la pace non era destinata a durare.
Tempo qualche minuto e delle voci in lontananza attirarono l’attenzione di tutti.
“Devi lasciarla in pace”
Bec era ancora seduta sulla stessa panchina di prima, le mani a tormentarsi nervosamente l’orlo della felpa, gli occhi fissi a terra. Michael Kenning si era invece alzato in piedi al suo fianco. Davanti a lui…
“Ti ho detto di andartene, Tomlinson” soffiò tra i denti “Non è più la tua ragazza”
Davanti a lui, Louis stringeva i pugni lungo i fianchi.
“Lasciami parlare con lei”
“Hai dieci secondi per sloggiare” Kenning contrasse la bocca in una smorfia divertita, ma aveva tutta l’aria di non stare affatto scherzando.
Anche Harry e Claire avevano alzato la testa in direzione della scena. Vidi Louis muovere un passo verso Bec, ma fu subito fermato da uno spintone. Sentii Zayn agitarsi dietro di me. In un attimo fummo in piedi e raggiungemmo subito la piccola folla che si stava a poco a poco radunando intorno ai tre.
“Andiamo, Lou” Zayn lo affiancò “Parlerai con lei un’altra volta”
“No” il castano si scrollò di dosso la mano che Zayn aveva appoggiato sulla sua spalla “Devo farlo ora. Bec, ieri sera io…”
“Ieri sera?” Kenning fece saettare lo sguardo da Bec a Louis “Che diavolo è successo ieri sera?”
Bec sollevò finalmente gli occhi dall’asfalto. Ignorò del tutto Michael, puntandoli in quelli cristallini del castano. Ci aspettavamo tutti dicesse qualcosa, invece rimase in silenzio, come in attesa. Il tremore delle sue spalle non passava inosservato.
Louis mosse un altro passo verso di lei, ma, prima che potesse aprire bocca, Michael gli si avventò di nuovo contro, questa volta facendolo cadere a terra. Zayn si affrettò ad aiutarlo a rimettersi in piedi, ma ancora una volta Louis rifiutò la sua mano.
Tu” Kenning si rivolse a Bec, le labbra contratte in maniera sprezzante “Spiegami che cazzo vuol dire tutto questo”
Vedendo che Bec non sembrava avere alcuna intenzione di rispondere, Kenning la afferrò per un braccio, costringendola ad alzarsi con un sussulto. Un palmo di mano soltanto separava i loro volti.
Rebecca” la mano di lui si stava stringendo intorno alla pelle di lei.
Bec serrò le labbra.
“Dimmi che cazzo significa” Kenning scandì lentamente ogni parola.
“Non mi toccare, Michael” ribattè Bec altrettanto lentamente.
Lui si ritrasse di scatto, il viso deformato dalla rabbia. Soltanto dopo capii che Bec gli aveva sputato in faccia.
“Brutta puttana!” urlò Kenning, avventandosi contro di lei.
Non fece neanche in tempo ad avvicinarsi. Una mano gli si era serrata intorno al polso, costringendolo a piegarsi a terra.
“Chiama mia sorella ancora una volta così e giuro che ti ammazzo” Harry lo sovrastava dall’alto, gli occhi verdi e gelidi fissi in quelli vacui di Michael Kenning.
Quest’ultimo si divincolò, rimettendosi in piedi, e senza perdere tempo fece per scagliarsi contro il riccio. Un secondo dopo barcollò all’indietro, le mani chiuse sul naso sanguinante.
“Vattene, Kenning” il pugno di Louis era ancora alzato, le nocche arrossate “O se non lo fa lui, ti ammazzo io”
Kenning non se lo fece ripetere due volte. Recuperò l’equilibrio, cominciando a correre in fretta verso l’uscita esterna del cortile.
“Due contro uno non è leale!” lo sentimmo lamentarsi prima che potesse sparire oltre il muro di pietra.
“Neanche il contrabbando di alcolici è molto leale, Kenning!” gli urlò qualcuno di rimando.
La folla si diradò a poco a poco. Louis e Harry, invece, rimasero ancora qualche istante in piedi l’uno di fronte all’altro. E, prima che Harry riuscisse a dischiudere le labbra per dire qualcosa, il castano si stava ormai allontanando verso la strada.



“Ieri sera ho chiamato Louis” mormorò Bec, le guance umide di lacrime.
Ci trovavamo nei bagni della scuola, entrambe sedute sul lavandino. Era scoppiata in lacrime non appena Louis era sparito alla vista. Non avevo osato fare domande sul motivo di ciò che era successo, sul perché Louis si fosse comportato in quel modo. Claire aveva invece preferito rimanere in cortile. Temeva di riuscire soltanto a peggiorare le cose, convinta che Bec ce l’avesse con lei per non essere ancora stata in grado di convincere Harry a far cambiare idea.
“Non l’ho fatto per un motivo preciso. Volevo soltanto sentire la sua voce, vederlo anche solo per cinque minuti. Ma lui non ha detto niente. Quando ha risposto al telefono e ha capito che ero io, ha trattenuto il fiato per qualche secondo, come se stesse aspettando qualcosa. Poi ha riattaccato. E questa mattina, quando mi ha vista con Michael, è saltato su dicendo che doveva parlarmi, e mi guardava quasi come se non mi riconoscesse più…” un singhiozzo le morì in gola “Ho sentito che ora esce con Isabelle Celeing, ma non sono ancora riuscita a vederli insieme. Anche se non mi dovrebbe interessare. Spero che almeno lei riesca a renderlo felice”
Rimasi in silenzio, circondandola con un braccio cosicché potesse appoggiare la testa sulla mia spalla.
Non riuscivo a dirle che sì, Louis e Isabelle Celeing uscivano insieme, li avevo visti diverse volte in giro, ma non riuscivo neanche a confessarle che no, lei non riusciva a renderlo felice come avrebbe potuto fare Bec, era palese, credo che sia lui che Isabelle lo sapessero bene; lo sapevamo tutti, e forse stava iniziando a capirlo anche Harry.



“Non credo che Bec ce l’abbia con te” dissi soprappensiero.
“Ne dubito” sospirò Claire senza alzare gli occhi dal libro di filosofia.
Eravamo a casa sua per l’ennesima ricerca che il Professor Spacey ci aveva assegnato: ‘Qual’è, a tuo parere, la più importante domanda a cui l’uomo tenta di trovare una risposta durante la propria vita? Motiva la tua risposta comparandola alle dottrine dei filosofi studiati finora’.
“Dico sul serio. Credo non sia nemmeno più arrabbiata con Harry” continuai “Immagino ce l’abbia piuttosto con se stessa…”
“Credi che le cose torneranno mai come prima? Voglio dire… Io ed Harry, Bec e Lou… Niente è più come un tempo” Claire sospirò ancora, questa volta perdendosi con lo sguardo oltre la finestra della camera.
Scrollai le spalle. Speravo soltanto che le cose si sarebbero sistemate una volta per tutte.
Quando la situazione tra me e Zayn sembrava finalmente aver preso la giusta piega, ecco sorgere nuovi problemi. La questione Bec-Louis, il mistero della mamma che non metteva più piede fuori casa, papà che faceva il misterioso, Charlotte Evans che non ne voleva sapere di lasciarmi in pace. Oh, Charlotte Evans. Sentii le punte delle orecchie diventarmi rosse mentre ripensavo alla sua scenetta di quella mattina.
“Jane, ci sei?” Claire mi aveva appena lanciato addosso la sua penna.
Per tutta risposta la guardai confusa.
“Ti ho chiesto che titolo pensi di dare alla tua ricerca” mi lanciò un’occhiata divertita “A che pensavi?”
“Niente di che. A Charlotte. A quello che ha detto stamattina” risposi.
“Al fatto che sia andata a letto con Zayn? Bè, non c’è di che preoccuparsi, ormai è acqua passata, lui ha te e…”
“No” la interruppi, scuotendo la testa “Insomma, voglio dire, ha ragione lei… Lui ha già avuto un sacco di, ehm, esperienze, e invece io sono solo…” non riuscii a ripetere le esatte parole di Charlotte.
“Oh” fece Claire “Bè, sì, ti capisco perfettamente, Jane. Diciamo che ci troviamo entrambe nella stessa situazione” mi rivolse un debole sorriso.
“Tu ed Harry…” non ci avevo mai pensato “Sì, insomma, tu ed Harry non avete mai…”
“Oh, no!” le guance di Claire si tinsero subito di un acceso colore scarlatto “Bè, diciamo che ci siamo fermati soltanto alla terza base… Per ora” si morse il labbro inferiore.
Non capivo il motivo per cui fosse tanto imbarazzata. Insomma, io neanche sapevo cosa fosse la terza base. Avevo una mezza idea di scoprirlo.



BEC



“Passamela, Miles” Afferrai il collo di vetro della bottiglia quasi vuota, per poi finirla in un sorso.
Strizzai gli occhi e arricciai il naso, costringendomi a non rimettere per la seconda volta il pranzo della mensa di qualche ora prima.
Seduti a terra, seminascosti dalle chiazze di cespugli che cospargevano l’erba del parco, io, Miles Grave e Kurt Criss ce ne stavamo ad osservare i passanti, consapevoli del fatto che loro non potessero vederci.
Avevo conosciuto Miles e Kurt davanti ad un minimarket, dopo che mi avevano sbattuto fuori per avermi colto a tentare di rubare una bottiglia di un qualche liquido trasparente vietato ai minorenni. Erano due ragazzi del genere di quelli che passano inosservati, di quelli che non noti a meno che non ti vengano addosso per strada. Né brutti né belli, vestiti né male né bene, capelli né troppo lunghi né troppo corti, sguardi assenti, di poche parole.
Da diverse settimane avevamo appuntamento fisso al parco quasi ogni pomeriggio. Raggiungevamo la nostra solita postazione e cominciavamo a bere quello che Kurt era riuscito a procurarsi sgraffignando nell’armadio di suo padre. Di rado li sentivo mettere insieme qualche frase, ma non m’importava, non era necessario.
Un bambino in lontananza catturò la mia attenzione. Correva da una parte all’altra del sentiero asfaltato del parco, ridendo come un matto ogni volta che i suoi piedi nudi si poggiavano sul prato. I suoi capelli castani e scompigliati mi fecero pensare a Louis. A quando fingeva di strapparseli ogni volta che capiva che tentare di aver ragione con me era una battaglia persa.
Il bambino indossava una felpa rossa di qualche taglia più grande. Un capo identico giaceva seppellito da qualche parte sul fondo del mio armadio. Il vero proprietario me l’aveva offerta una gelida serata primaverile, mille secoli prima.
Mi costrinsi a distogliere lo sguardo, portandomi ancora una volta la bottiglia alle labbra, nel tentativo di non lasciare neanche una goccia del suo liquido chiaro. Il cielo era grigio-azzurro. Gli occhi di Louis.
L’alcol mi stava dando alla testa, che nel frattempo aveva preso a girare e pulsare in maniera insopportabile. Ringraziai comunque mentalmente la bottiglia di Baileys per come mi stesse a poco a poco annebbiando la vista. 
Una follata d’aria mi costrinse a serrare le palpebre. Gelida e calda al tempo stesso. In grado di farti rabbrividire, ma anche di lasciarti un’impronta bollente sulla pelle. I baci, le labbra di Louis. 



 

"I'll put your poison in my veins,
they say the best love is insane, yeah
I'll light your fire till my last day,

I'll let your fields burn around me"
What you wanted - One Republic


 

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B
uongiorno!


 

Da quanto tempo non aggiorno?! Bè, un'infinità direi! 
Vi giuro, la scuola nell'ultimo periodo è stata una cosa veramente impossibile, non avevo tempo per fare niente! Ma... Ehi, è finita! Quasi non ci credo! 

Sta di fatto che sono la ragazza più felice del mondo perchè...
DOPO TRE FOTTUTISSIMI ANNI SONO RIUSCITA A VEDERE I ONE DIRECTION! 
Scusate, ora probabilmente sto dando di matto, ma dovete capire che non sono molte le persone con cui poter condividere questa felicità! 
Sabato 7 giugno, Wembley Stadium, Londra. Probabilmente la serata più bella della mia vita... Ora vi racconto!
Avevamo questi cavolo di biglietti da maggio dell'anno scorso (rendetevi conto!) e nonostante sabato fosse ormai arrivato è stato il giorno più lungo di tutti!
Arriviamo a Wembley alle 10 del mattino circa, ci mettiamo in coda, siamo in tutto cinque ragazze. Dopo neanche mezz'ora inizia a diluviare. Addio capelli lisci! Eravamo completamente FRADICIE, vi giuro! Fortunatamente dopo circa un'oretta ha smesso! 
Finalmente verso le quattro e mezza aprono i cancelli, un casino simile non l'avevo mai visto. Siamo riuscite ad appostarci ad una decina di metri dal palchetto a cui portava la passerella, da lì potevamo vedere bene tutto! Altre due interminabili ore e mezza di attesa e... I 5 Seconds Of Summer! A questo punto sono iniziate a scendere le lacrime a fiumi, non avete idea! Pure Michael aveva le lacrime agli occhi! Io amo Ashton, lo amo, lo amo, lo amo, lo amo, lo amo. (Anche Calum, Luke e Michael, ovvio, ma lui in particolar modo hahah).

L'atmosfera era bollente quando se ne sono andati... Hanno fatto partire anche altre canzoni nell'attesa (soltanto i One Direction posson far precedere un loro concerto con la Macarena, lol). Un'altra infinita mezz'ora prima che partissero luci a intermittenza, urla e delle clip strafighe sui megaschermi... Ed eccoli entrare. Midnight Memories. Little Black Dress. Kiss You. 
Penso di non aver mai pianto e urlato così tanto. Insomma, probabilmente molte di voi hanno già avuto l'occasione di vederli, ma per me era la prima volta e non ci potevo credere, ero lì, dopo mesi e mesi e mesi trascorsi ad ascoltare le loro canzoni, a scaricare le loro foto, a guardare i loro video, ero lì, io che l'anno scorso mi ero presentata al Forum di Assago senza biglietto ed ero tornata a casa in lacrime perchè non ero riuscita ad entrare... Ero lì, sentivo le loro voci dal vivo, Niall, Louis, Liam, Harry, Zayn, erano tutti lì  ed è stato... Non ci sono parole per descriverlo.  Non riuscivo a crederci, li vedevo eppure era come se non fossi ancora in grado di realizzare, forse ancora ora non ci riesco.
Non so che dire, veramente, perchè probabilmente vi sto già annoiando, o ancora più probabilmente avrete già smesso di leggere questo poema da mo'.

Voglio solo dirvi che se non avete ancora avuto l'occasione di vederli dal vivo o se non siete riuscite ad avere il biglietto per il WWA Tour, non scoraggiatevi, non rinunciateci, non smettete di crederci. Perchè quando finalmente sarete sotto quel palco potrete urlare, piangere, cantare con loro quanto volete, e sarà indeminticabile. E in ogni caso loro saranno sempre lì per noi, concerto o non concerto.
Li ringrazio, perchè hanno veramente cambiato la mia vita, anche se può suonare come una cosa stupida, melensa, ridicola.
Grazie, One Direction.  

Giulia

P.s. Sono tutti meravigliosamente belli come in foto, tranne Louis che lo è ancora di più, lol.
P.s.2 Raccontatemi anche voi la vostra esperienza di concerto! 

Per favore, passate a leggere (e magari recensire) la mia OS su Harry! Vi preeego, ci tengo davvero troppo! Mi fareste un favore immenso! 

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