On the third floor in Baker street

di parveth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** the new resident ***
Capitolo 2: *** A lunch for know each other ***
Capitolo 3: *** Take a chance on him ***
Capitolo 4: *** Sagebrush ***
Capitolo 5: *** A Christmas...like a boss. ***
Capitolo 6: *** He was your brother! ***
Capitolo 7: *** The boss is back ***



Capitolo 1
*** the new resident ***


the new resident Era un gelido pomeriggio d'inizio febbraio, Watson seduto in poltrona leggeva il giornale e Holmes dopo aver tentato invano di dedicarsi ad un libro se ne stava mollemente sdraiato sul divano fissando il soffitto tuttavia il modo in cui si tormentava le mani rivelo' a John che quel corpo allampanato  traboccava al solito d'energia repressa ed egli temeva che il suo strambo coinquilino avrebbe potuto fare qualsiasi cosa pur d'impiegarla.

D'un tratto sentirono dei passi su per le scale e la voce di Mrs Hudson dire qualcosa che nessuno dei due riusci' ad afferrare.

"Ma non l'avevamo gia pagato l'affitto?" biascico' Sherlock dando le spalle all'amico.

"Certo, non capisco come mai mrs Hudson stia salendo, specialmente se e' venuta un'amica a trovarla" osservo' John.

Sherlock aggrotto' un  soppracciglio  "troppo giovane per esserlo: dalla voce direi che non ha piu' di trent'anni"

"Sara' la nipote: mi sembra ci abbia parlato di una sorella qualche volta" rispose l'altro alzando le spalle.

Holmes non fece in tempo a replicare che dal pianerottolo si senti' la voce della padrona di casa chiedere "e' permesso?" al solito la porta era socchiusa e pochi secondi dopo era dentro seguita da una ragazza minuta con lunghi capelli biondi e ricci, gli occhi azzurri: indossava una tunica bordeaux dalle maniche larghissime con stivali neri ed una mantella grigia abbottonata sul davanti.

"Scusate se vi disturbo ma visto che siete qui preferisco fare subito le presentazioni: lei e' la signorina Burns e si e' appena trasferita nell'appartamento al piano di sopra" disse la Hudson schioccando uno sguardo di pura disapprovazione ad Holmes che com'era sua abitudine indossava pigiama e vestaglia.

Tuttavia la ragazza non si scompose e stringendo la mano prima a Watson poi ad Holmes disse "piacere, Rachel", John noto' che Sherlock la stava praticamente radiografando dalla testa ai piedi come faceva con tutti quelli che incontrava, eppure a differenza di tanti altri non solo non sembrava minimamente a disagio ma ne sostenne addirittura lo sguardo.

"Accidenti! Deve avere un bel caratterino questa!" pensava il dottore mentre Rachel raccontava qualcosa di se': i suoi genitori gestivano un albergo ad Amesbury e lei lavorava come giornalista free-lance per alcune riviste giovanili in una delle quali curava una rubrica anti-bullismo e addirittura insieme ad alcuni amici aveva fondato un'associazione per combattere quella piaga a suo dire una delle peggiori tra i giovani dopo l'alcool e la droga e per questo lei e i suoi amici dell'associazione d'accordo con il Comune per controllare a turno con la polizia o con l'aiuto di volontari tutta Marylebone e prevenire cosi' atti di violenza nei confronti di minori.

"Questa si che e' un'idea" si complimentarono la Hudson e John mentre Sherlock taceva.

"Beh sara' meglio che vada ora, ho tante cose da sistemare, arrivederci" saluto' la ragazza con un sorriso.

"Potevi evitare di fissarla a quel modo! Uno di questi giorni ti beccherai una denuncia per molestie" commento' John.

"Non era per quello che l'osservavo, certo e' piuttosto graziosa ma qualcosa non mi torna"  rispose Sherlock col solito tono indifferente.

"Ah si? e chi sarebbe sentiamo, una spia russa?" ironizzo' il dottore.

"Non era quello che intendevo"  sospiro' l'altro  "tutta quella storia dell'associazione...non sono cose che si fanno cosi', perche' ci si alza la mattina"

"Magari ha solo voglia di rendersi utile agli altri? Dopotutto anche tu fai la stessa cosa anche se per motivi diversi"

"Esatto Watson! Secondo me lo fa per un motivo in particolare e non solo per bonta' d'animo" rispose Sherlock rimettendosi sul divano.

John sospiro' pensando che anche se era appena arrivata quella ragazza una cosa buona l'aveva fatta: aveva dato ad Holmes qualcosa su cui far lavorare le sue, doveva ammetterlo, straordinarie cellule cerebrali distogliendolo da chissa' quali malsani propositi e togliendolo dalla noia almeno per un po'.

E per quanto riguardava i loro futuri rapporti poteva vedere solo due varianti: una possibile alleanza o la guerra dei cent'anni in chiave moderna.

Ad essere onesti non sapeva quale delle due fosse l'ipotesi peggiore.


angolo autrice: ho cominciato da pochissimo a vedere questa serie e gia' l'adoro insieme a Benedict Cumberbatch, mi manca solo l'ultimo episodio della 2 stagione che spero di vedere questa sera o comunque a breve.  Spero che la mia Rachel vi piaccia :)

ecco com'e' vestita al suo arrivo:
http://www.polyvore.com/new_girl/set?id=103874161

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Capitolo 2
*** A lunch for know each other ***


A lunch for know each other Fatta eccezione per il giorno in cui era stata presentata da mrs Hudson, John e Sherlock non avevano piu' visto Rachel se si esclude qualche momento in cui entrava o usciva dal suo appartamento al piano di sopra anche se in quelle occasioni la ragazza si era limitata ad un "buongiorno"  o "buonasera" piuttosto formali a dire il vero.

Sapeva tuttavia che attivita' svolgevano i suoi dirimpettai e la cosa non la scalfiva minimamente: era una di quelle persone che applicava alla lettera  il detto "vivi e lascia vivere", non la turbo' nemmeno la spiegazione di John quando un pomeriggio vide la Hudson lasciare il loro appartamento con aria decisamente contrariata e borbottando tra se': a quanto pareva era entrata cercando qualcosa e aprendo il frigorifero si era trovata davanti ad una testa di cadavere messa li' da Sherlock per un esperimento, cosi' dopo averla vista svenuta sul pavimento (John era uscito a fare la spesa mentre Sherlock era andato a fare una passeggiata per riflettere se accettare un caso che gli era stato proposto) e averla fatta rinvenire avevano passato la seguente mezzora a tentare di convincerla che non aveva visto una testa mozzata ma un normalissimo cespo di lattuga.

A quelle parole Rachel rise fino alle lacrime.

"E la testa vera dove l'avevate nascosta?"

"Sulla cima dell'armadio in salotto" era intervenuto a quel punto Sherlock dalla poltrona in tono cosi' serio che la ragazza scoppio' nuovamente a ridere.

"Vuoi fermarti a pranzo?"  chiese John.

"Volentieri, grazie" sorrise lei.

Una volta seduti a tavola il medico si chiese se non fosse stato un errore invitarla a rimanere: a lui era simpatica ma sapeva che per Sherlock non era facile accettare la compagnia delle persone specie se gli era "imposta" anche se era convinto che fosse soddisfatto di averla fatta ridere poc'anzi.

Dato che il suo coinquilino su certe cose non si smentiva mai aveva intavolato un discorso sui serial killer piu' famosi proprio mentre si accingevano a mangiare la bistecca.

"Ed Gein scuoiava meticolosamente le sue vittime pare per conoscere a dovere l'anatomia: quando la polizia perquisi' casa sua trovo' delle lampade col paralume in pelle umana" disse con lo stesso tono in cui un altro avrebbe fatto l'elenco della spesa.

"Pero' la polizia ce ne mise di tempo per arrivare a lui: lo consideravano tutti lo scemo del villaggio e il babysitter ideale per i propri bambini" continuo' Rachel senza rivolgersi a nessuno in particolare suscitando la meraviglia sia di John che di Sherlock il quale pero' si guardo' bene dal farlo notare.

"Comunque anche noi ne abbiamo sfornata di gente perversa: se non sbaglio c'era anche un tizio che si chiamava Holm...ehm volevo dire..." la ragazza si fermo' diventando color porpora per la pessima figura appena fatta.

"Si, si chiamava come me ma il cognome era stato cambiato: quello vero era Mudgett" disse il detective bevendo un sorso d'acqua.

"Gia'...e pensare che era un medico: lo chiamavano "dottor morte""  a quel punto Rachel sarebbe volentieri sprofondata, possibile che non ne azzeccasse una??

"Ehi non guardate me" tento' di scherzare John al quale quella conversazione sembrava sempre piu' surreale.

Man mano che il pranzo procedeva elencavano crimini e killer sempre piu' efferati e disgustosi eppure la ragazza non dava segni di disgusto o disagio: pareva anzi che tutto quel dissertare su tali ignobilita' l'intrigasse non poco e cio' fu fonte di soddisfazione per Sherlock: almeno sarebbero stati in due ad essere considerati fuori di testa.

"La maggior parte dei criminali seriali e' soggetta ad abusi o presenta certi sintomi sin da bambino la quale secondo alcuni psichiatri permette di capire come diventeranno in futuro: piromania precoce, torture agli animali ed enuresi notturna dopo i sei anni e si chiama..."

"Triade di Mcdonald" completo' Rachel vergognandosi un poco di mostrarsi saccente davanti a loro ma non poteva farci niente: quando sapeva qualcosa non poteva esimersi dal dirla ed in fondo il suo interlocutore stava facendo la stessa cosa, poi certo lui faceva il detective e lei era una semplice giornalista di una rivista giovanile...

"Come mai tutto questo interesse?" si decise finalmente ad intervenire John.

"Beh...e' un po' come nel bullismo: spesso le vittime sono anche persecutori" rispose posando la forchetta.

"Come te?"  le chiese Sherlock a bruciapelo.

John lo fulmino' con lo sguardo mentre Rachel gli pianto' addosso uno sguardo glaciale quasi quanto il suo se non di piu'.

"Cosa glielo fa pensare?"

"Senno' perche' avresti fondato un'associazione che si occupa di bullismo? Delle due l'una: o sei stata vittima o sei stata persecutrice o entrambe" continuo' lui in tono altrettanto freddo.

La ragazza strinse forte il piatto cercando di non cedere all'impulso di lanciarglielo contro.

"E chi puo' dirlo? In ogni caso non fissi troppo a lungo la gente negli occhi signor Holmes: se e' vero che sono lo specchio dell'anima stia attento perche' a nessuno piace che gli si frughi dentro senza permesso e sopprattutto sono entrambi molto fragili, quando si rompono e' dura riaggiustarli ed uno di questi giorni potrebbe capitare anche a lei! Arrivederci"  ed usci' sbattendo la porta.

Sherlock rimase per un attimo interdetto davanti a quel discorso e sbatte' lievemente le palpebre come per riprendersi.

"Scusa ma stavolta hai esagerato: non potevi farle qualche domanda sull'associazione piuttosto?"  chiese John.

"Ma era tutto chiaro come il sole: ho semplicemente detto la verita'"

"Si, ma c'e' modo e modo per farlo"

"Sai che non mi piace girare troppo intorno al nocciolo della questione" borbotto' Sherlock sdraiandosi sul divano.

John sospiro': possibile che il suo coinquilino non si rendesse conto di quanto potessero ferire le parole?



angolo autrice: so che e' watson a trovare la testa ma ho provato ad immaginare cosa sarebbe potuto accedere se a trovarla fosse stata la hudson, poraccia XD

e non temete, non li lascero' cosi' a lungo ;)

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Capitolo 3
*** Take a chance on him ***


take a chance on him Dopo quel pranzo movimentato Rachel non si era piu' fatta vedere a parte una mattina in cui l'avevano incrociata casualmente sulle scale e lei li aveva salutati certo ma il "buongiorno" rivolto a Watson era stato caloroso tanto quanto il "salve" rivolto a Sherlock era stato freddo anzi a dir poco glaciale ed il medico stesso si era sentito rabbrividire a quello sguardo.

Piu' di una volta aveva tentato di convincere l'amico a chiederle scusa ma lui non voleva sentire ragioni ed ovviamente la ragazza rimaneva sulle sue posizioni: in fondo non era lei ad essere in torto.

Persino mrs Hudson aveva captato qualcosa ma non si era azzardata a chiedere nulla limitandosi a dire in occasione del pagamento dell'affitto "il signor Holmes a volte sa essere estremamente irritante ma e' una brava persona anche se un po' eccentrica" e fu proprio quella frase buttata li' che fece prendere a Rachel una decisione.

Cosi' una sera dopo aver cenato era scesa al piano di sotto ed aveva suonato il campanello.

"Vorrei parlarvi" aveva detto a John che era andato ad aprirle.

Entrando nel salotto e vedendo Sherlock abbandonato sul divano in vestaglia con la solita espressione serafica sul volto si senti' prudere le mani dalla voglia di dargli un bello scrollone ma si trattenne e comincio' a parlare.


"Quando venne il momento d'iscrivermi alle superiori sia io che i miei genitori pensammo subito a Londra, il guaio era che nella mia scuola non era previsto alcun alloggio per gli studenti e cosi' fummo costretti a cercarmi un appartamento altrove...devo dire che fui fortunata: dopo circa tre settimane trovai un avviso in rete di una ragazza, Nancy, studentessa di psicologia di quattro anni piu' di me che proponeva di dividere l'affitto di un piccolo appartamento, un po' come fate voi ora"

Nel frattempo si era accomodata su una sedia e John l'ascoltava con attenzione mentre Sherlock...era difficile dirlo, tuttavia lei continuo'.


"Io e Nancy ci trovammo splendidamente insieme ed io iniziai con serenita' l'anno scolastico...o almeno cosi pareva per i primi due mesi dopodiche' divenni oggetto delle attenzioni dei bulletti della scuola anzi delle bullette perche' li' erano le ragazze ad avere il primato..."

"Ma scusa"  l'interruppe John "se questo gruppetto t'infastidiva non erano certo invisibili, nessuno e' mai intervenuto? E perche' tu non  le hai mai denunciate?"

Rachel si alzo' e ando' verso la finestra tenendo le braccia incrociate "purtroppo erano furbe: agivano sempre quando non c'erano insegnanti nei paraggi o fuori dalla scuola, quanto al resto...non era cosi semplice, io ero molto diversa da come sono oggi, ero ingenua, debole, incapace di difendermi"

Sherlock l'osservava attentamente: la posa delle braccia rivelava chiusura eppure stava raccontando fatti che certamente erano stati molto piu' che spiacevoli per lei...quell'incongruenza lo incuriosi': significava forse che voleva narrargliene solo una parte?

"Un giorno dalle parole passarono alle vie di fatto e tornai a casa piena di lividi e graffi...avevo provato a difendermi ma eravamo cinque contro una...Nancy dopo essersi fatta raccontare tutto mi accompagno' alla polizia per denunciarle e cosi' feci...ma i giorni successivi non furono per niente facili, anche se erano state condannate al riformatorio avevano ancora parecchi amici a scuola ed io temevo per la mia incolumita'"


"Scoprii inoltre che non ero l'unica vittima, ve n'erano molte altre anche tra i maschi e cosi' unendoci riuscimmo a far fronte ai bulli rimasti finche' non c'infastidirono piu'...quando ci diplomammo fondammo la nostra associazione alla quale si uni' anche Nancy la quale fornisce assistenza psicologica  gratuita a chiunque si presenti".


"Dunque quello che avevo detto era vero...c'era un motivo ben preciso per il tuo impegno sociale"  comincio' Sherlock in tono esultante  ma si zitti' ad un'occhiataccia di John.

"E' vero...e le faccio i miei complimenti: e' il primo ad averlo intuito fino ad ora signor Holmes" rispose Rachel andando verso di lui con un lieve sorriso sulle labbra.

"Chiamami Sherlock e...scusami, non intendevo essere offensivo...quando intuisco qualcosa non posso fare a meno di dirlo"  disse tendendole la mano.


"Sono contenta che ci siamo chiariti" rispose Rachel stringendogliela sotto lo sguardo benevolo di John una volta di piu' orgoglioso del suo amico.


"Anche io sono contento di aver chiarito con lei ma questo non e' un buon motivo per tenere la musica cosi' alta!"  dichiaro' Sherlock il pomeriggio seguente mentre una canzone che nessuno dei due riusci' ad identificare rimbombava dal piano superiore.

"Ehi tu, spice girl!!! Vogliamo abbassare?? Ho bisogno di concentrarmi!!!"  urlo' uscendo  sul pianerottolo.

Poco dopo Rachel si affaccio' alla porta "oh scusa, faccio subito" disse con aria mesta.

"E' proprio vero che alle volte basta parlare e si risolve tutto" dichiaro' Sherlock soddisfatto mentre John gli lancio' un'occhiata come a dire "che ti avevo detto?"

Peccato per il fatto che la musica era stata abbassata ma non tanto da non farla udire anche a loro.

Con un balzo il detective fu di nuovo fuori dalla porta "allora??? vengo li??!" urlo' in tono esasperato mentre John non pote' fare a meno di soffocare una risata.

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Capitolo 4
*** Sagebrush ***


salvia Spesso quando Rachel passava davanti alla porta di Sherlock e John sentiva il suono ora vivace ora malinconico di un violino e pensava che si stessero ascoltando un cd di musica classica.

Immaginatevi la sua sorpresa quando scopri' che invece l'esecutore era proprio l'impassibile detective e cio' gettava una nuova luce sul suo carattere: per quel che ne sapeva lei i musicisti erano per forza di cose persone sensibili e dunque...

Purtroppo per lei nel momento in cui entro' per congratularsi non erano soli: nella stanza era presente anche un uomo alto con un'aria alquanto supponente che stava dicendo "io ora devo andare, pensaci su Sherlock" e le passo' davanti dicendo "buongiorno".

Lei replico' con un "salve" nel tono piu' gelido possibile.

"Mio fratello Mycroft" disse Sherlock in tono noncurante.

La ragazza guardo' prima fuori dalla porta poi torno' a guardare lui.

"Ok sputa il rospo: chi dei due e' stato adottato?"

John e Sherlock si voltarono senza replicare e tentando di reprimere una risata.

Pochi giorni dopo mentre Rachel ancora tentava di capacitarsi di come fosse possibile che quei due condividessero meta' Dna, Watson tornava da una lunga passeggiata e appena entrato nell'ingresso senti' uno strano odore, ma sperava di sbagliarsi anche perche' proveniva dal suo appartamento.

"Ma cosa gli e' saltato in mente...CHE DIAMINE STAI FACENDO??"  urlo' appena aperta la porta ma si accorse non solo che l'odore li' non c'era ma che nemmeno Sherlock era presente.

Istintivamente alzo' la testa e guardo' il soffitto...possibile che...

Non poteva crederci mentre saliva, Rachel sara' anche stata giovane ma non gli sembrava tipo da usare sostanze stupefacenti.

Fece per bussare ma si fermo' quando vide che la porta era socchiusa e una volta entrato strabuzzo' gli occhi: Rachel non stava fumando niente ma, in piedi sul divano agitava un mazzetto di salvia che stava bruciando.

"Che diamine stai facendo??" le chiese stupefatto.

"Oh ciao! L'ho letto su una rivista: cosi facendo si allontanano gli spiriti maligni...il guaio e' che poi mi tocchera' passare l'aspirapolvere"  rispose scendendo dal divano.

"Non ti facevo cosi' superstiziosa! Ho capito subito che non ti piace Mycroft ma non penso che questa sia la maniera adatta per farlo stare lontano da qui"

"Nemmeno io...veramente pensavo di dargli fuoco direttamente"

"Lo so che non e' una persona piacevole ma e' pur sempre il fratello di Sherlock"

"Appunto! E si lamentano del minore...a proposito, che lavoro fa?"

"MI6, in pratica e' il nostro delegato CIA"

"Quello la' delegato CIA?? Non lo farei nemmeno amministratore di condominio!"

"Comunque sia e' meglio aprire la finestra altrimenti se mrs Hudson sente quest'odore pensera' che tu ti sia data allo spaccio di stupefacenti"


Quando quella sera racconto' a Sherlock quello che aveva visto lo vide scoppiare in una delle sue rare risate.

"Vedo che ti sta simpatica" fu il suo commento.

"Si abbastanza...e si stupisce che si lamentino di me? Si vede che ancora non mi conosce bene"

"O forse ti ha inquadrato subito come facesti tu con lei" aggiunse Watson mentre il coinquilino si sdraiava sul divano voltandogli le spalle.

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Capitolo 5
*** A Christmas...like a boss. ***


a christmas...like a boss! Natale si avvicinava e Rachel progettava come al solito di passarlo assieme alla sua famiglia: sarebbe partita l'antivigilia e tornata il 27 per poi trascorrere il capodanno con gli amici dell'associazione.

Aveva anche comprato tutti i regali anzi, tutti tranne due: quelli per Sherlock e John.

Certo, il loro non poteva considerarsi un vero e proprio rapporto d'amicizia: non e' che si frequentassero ma a loro ci teneva, il guaio era che non sapeva proprio cosa regalargli!

Alla fine aveva optato per un portafoglio a John ed una maglia blu a maniche lunghe a Sherlock sperando di aver azzeccato la misura, glieli avrebbe consegnati entrambi il giorno prima di partire.

Era ormai tardo pomeriggio mentre si apprestava a salire le scale del 221b di Baker street dopo averlo passato nella sede dell'associazione con gli altri volontari e noto' che come al solito la porta di John e Sherlock era socchiusa, busso'.

"Avanti"  rispose il medico.

Rachel entro' e non vedendo il detective chiese "e Sherlock?"

"E' a letto"  rispose John in tono piuttosto evasivo.

"Non sta bene?" chiese lei di rimando.

John all'inizio esito' ma poi decise che non c'era motivo per tenerglielo nascosto visto che di li' a poco l'avrebbe anche scritto sul blog, cosi' le racconto' tutto: del loro arrivo a Buckingam Palace dove il suo amico era arrivato solo col lenzuolo indosso ( Rachel rischio' di soffocarsi col the' che le aveva offerto per il gran ridere) all'incontro con Irene Adler, "la Donna" come si faceva chiamare e che alla fine era scappata lasciando entrambi con un palmo di naso dopo aver drogato Sherlock, cosa che indigno' parecchio la ragazza nonostante le rassicurazioni sul fatto che dopo una bella dormita sarebbe stato di nuovo in forma ma mai quanto la frase che la Adler gli aveva detto: "ti prenderei su questa scrivania fino a farti supplicare due volte", sapeva che certa gente godeva del dolore proprio ed altrui ma il suo amico non le sembrava proprio quel tipo di persona e poi lei quasi non osava toccarlo, tanto le sembrava fosse circondato da una sorta di aura d'intoccabilita' figuriamoci cosa poteva pensare di una tizia che oltretutto minacciava di fargli del male.

"Sai, credo che alla fine gli sia piaciuta...non nel senso in cui pensi tu ma come carattere: in fondo sono ben pochi quelli che sono riusciti a fregarlo" concluse John.

"Puo' essere...posso vederlo? Non lo disturbero' troppo te lo prometto"  disse Rachel.

L'altro annui' e la guido' fino alla camera di Sherlock dove entro' in punta di piedi per non disturbarlo, vederlo con gli occhi chiusi sotto le coperte le fece una tenerezza incredibile e le sembro' ancora piu' rivoltante che qualcuno volesse vederlo soffrire solo per piacere personale.

"Ciao...spero tu stia meglio, John mi ha raccontato tutto." snocciolo' tutto d'un fiato.

Il detective mando' una specie di grugnito guardandola con gli occhi mezzo socchiusi.

"E cosi' hai beccato una che ti tiene testa...beh doveva succedere prima o poi, immagino che tu ti senta preso in giro e lusingato allo stesso tempo: dev'essere il gusto della sfida, d'altronde quando due cervelli simili s'incontrano..."  continuo' Rachel.

Sherlock nonostante l'ascoltasse attentamente non riusciva ad afferrare il nocciolo del discorso: gli stava dicendo che era un cretino perche' si era lasciato fregare  o che era Irene intelligente perche' l'aveva fregato? Ma forse era l'effetto della droga...

"Voglio dire che evidentemente anche lei e' molto intelligente, mai quanto te ovvio" e nel dirlo arrossi' lievemente, per fortuna era buio  "e' normale che quando due persone simili per arguzia s'incontrano vi sia della competizione fra loro...ma cio' non toglie che quella sia una stronza!"  sbotto' facendogli fare un mezzo balzo sul letto e costringendolo a nascondersi sotto le coperte per non riderle in faccia.

"Come si fa a volerti fare del male..." disse abbassando la voce e provando l'impulso di carezzargli la guancia trattenendosi pero' dal farlo.

Poco dopo la ragazza lo saluto' ed usci' lasciandolo lievemente perplesso.


Giorni dopo Rachel si ripresento' per consegnargli i regali, per quanto li riguardava erano seriamente indecisi.

"Visto che hai poca esperienza, facciamoci consigliare da Molly" aveva suggerito John.

"No, aspetta! So io cosa regalarle" era saltato su Sherlock.

E si erano recati ad acquistarlo.

Festeggiarono la vigilia assieme a mrs Hudson, Greg e Molly ma scordarono di aprire i suoi di regali, se ne accorsero solo la mattina seguente vedendo i due pacchetti sotto l'albero.

Si sedettero e li aprirono:  "Grande! Adoro quella ragazza!"  esclamo' John scartando il suo portafoglio.

Quando Sherlock svolse la sua maglietta e gliela mostro' prima fece tanto d'occhi e poi scoppio' in una sonora risata.

Sul davanti c'era stampato in bianco "Like a boss".

"Io non faccio un passo fuori da queste quattro mura con questa addosso"  fu il suo commento.

"Ma dai, guarda che e' un complimento, non e' tipo da deridere qualcuno" ribatte' John.

"Sara', ma non la metto lo stesso"  disse Sherlock una volta che l'ebbe indosso: gli stava a pennello.

"Beh mettila in casa se proprio vuoi, almeno non avrai sempre il pigiama"


Nel frattempo anche Rachel scartava i suoi regali e finalmente trovo' il loro: un libro gigantesco con tutte le biografie dei piu' famosi serial killers con annessa dedica.

"Se fossi nato prima non avrebbero potuto scriverlo. SH"

Per poco non cadde in terra dal gran ridere: forse poteva sembrare una spacconeria ma visto di chi si stava parlando penso' che mai frase era stata piu' vera.


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Capitolo 6
*** He was your brother! ***


He was your brother! "Non ho potuto fare niente...e' successo tutto troppo velocemente..."


Rachel non riusciva a credere alle parole di John...non poteva essere...avrebbe accettato se gli avessero sparato, dopotutto con il mestiere che faceva...ma Sherlock morto suicida?

Certo, anche lei aveva letto quegli assurdi articoli sul giornale senza credere pero' ad una singola parola  "e avrebbe finto sempre? Per un anno?? e' impossibile, neanche il piu' grande attore del mondo ce la farebbe"  commento' rabbiosa.

"Nemmeno io ci credo..."  aveva aggiunto lui poco prima di ritrovarsela piangente tra le braccia: sapeva quanto era affezionata a Sherlock ma non era sicuro che lui lo sapesse.


Quei giorni furono terribili, la ragazza non si dava pace all'idea di averlo perso per sempre.

E fu ancora peggio quando Mycroft venne per recuperare le cose del fratello...purtroppo John le aveva detto anche che era stato lui a tradire Sherlock per riuscire ad arrivare a Moriarty e lei l'aveva presa malissimo com'e' ovvio.

Tanto male che fu costretto a trattenerla per evitare che dopo il primo schiaffo gli facesse qualcosa di peggio.

Perche' era DAVVERO intenzionata a fargli del male, glielo si leggeva negli occhi.

Fargli provare quello che stava patendo lei nello stesso momento.

"MI FAI SCHIFO!!! SEI UN MOSTRO, UNA BESTIA!!!" gli urlo' sputandogli in pieno viso.

"Signorina stia attenta a quello che dice o potrei farla arrestare" replico' Mycroft senza scomporsi ma restando colpito da tutta quella rabbia.

"COME HAI POTUTO FARLO??! ERA TUO FRATELLO MISERABILE VERME!!! ERA TUO FRATELLO!!!!" urlo' Rachel fino a scoppiare in lacrime mentre John la teneva stretta a se'.

"Me ne vado! E fossi in lei non mi farei trovare quando torno o ne avremo un altro di cadavere con la differenza che su questo nessuno piangera'"  disse uscendo e sbattendo la porta.

"E' meglio che le dai retta perche' non restero' qui a trattenerla" disse John con tutta la freddezza di cui era capace.


"Mi manchi. Manchi a tutti noi...e non m'importa di cosa dice la gente: io ti credo, ho sempre avuto fiducia in te e anche John, non abbiamo mai creduto nemmeno per un istante che fingessi...tu eri la persona piu' straordinaria che abbia mai conosciuto...certo, con i tuoi difetti ma chi non ne ha? E' stato un onore averti vicino anche se per poco tempo"  diceva Rachel davanti alla tomba di Sherlock e posandoci sopra un bigliettino.

Poco dopo un uomo alto e magro lo raccoglieva e dopo averlo letto disse ad un vagabondo che era nelle vicinanze  "Se ne vedi altri cosi' tienili da parte, staro' via per un po'...quando tornero' in cambio ti offriro' il pranzo".

L'altro annui' mentre lui svolgeva il biglietto, sopra c'era scritto: "i always believe in you"

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Capitolo 7
*** The boss is back ***


The boss is back Erano passati ormai due anni da quel terribile giorno e a John non sembrava vero di riavere il suo migliore amico di nuovo accanto a lui: certo, ormai viveva con Mary ma non pensava che questo potesse costituire un ostacolo per loro due.

Appena usciti dalla metropolitana Sherlock disse: "vado a casa ora, buonanotte."

"Lo sai da chi devi andare vero?" replico' lui afferrandolo per un braccio.

Sherlock lo guardo' senza capire.

"Per l'amor del cielo Sherlock! E' una ragazza di ventidue anni! E poi prima o poi lo scoprira' no? Credi che sarebbe piu' facile per lei se ti ritrovasse a casa come se nulla fosse? Dopo tutto quello che ha passato il minimo che dovresti fare e' parlarle"  disse il medico esasperato.

Il detective lo guardava con un misto di stupore e di sconcerto cosi' l'altro si ritrovo' a raccontare di quei terribili due mesi: Rachel non riusciva a dormire dallo shock e scendeva da lui per un the', dopodiche' aveva cominciato a darle un leggero calmante...quante volte erano rimasti li a parlare fino ad addormentarsi sul divano, dopo un po' lei stette addirittura una settimana dai suoi per potersi riprendere: ogni cosa in quella casa le ricordava lui.

"Deve averlo fatto per un motivo serio e non intendo quello che dicevano i giornali"  dichiaro' lei dopo che si fu ripresa un po'  "come ti e' sembrato mentre ci parlavi?"

"Beh un po' strano ma d'altronde stava per buttarsi...non so...era come se stesse trattenendo le lacrime".

La ragazza ci penso' su e disse: "L'hanno costretto!"

"Che vuoi dire?"


"Ascolta: e se l'avessero minacciato di far del male a qualcuno? A me o a te per esempio, e lui piuttosto che permetterlo... Questo prova che non era un impostore, se lo fosse stato l'avrebbe fatto molto prima non ti pare?"


"Forse...ma che differenza puo' fare ora?"  diceva lui sconsolato.

Sherlock era sconvolto da quelle parole anche se cercava di non darlo a vedere: gia' lo scoprire che John teneva a lui sul treno era stato uno shock figuriamoci Rachel...

"Va bene ci vado"


"Vengo anche io" dichiaro' John: conoscendo la sua amica e ricordando la reazione che ebbe con Mycroft temeva che se li avesse lasciati soli come minimo sarebbe dovuto andarlo a trovare al pronto soccorso il giorno dopo.

Gli racconto' che anche se ormai si era trasferito si sentivano e si vedevano di tanto in tanto, aveva conosciuto Mary ed approvava in pieno il loro rapporto.

"Rachel?  Sono John"  disse dopo aver suonato.

"Si, dimmi...."  si puo' immaginare la sua faccia nel ritrovarsi davanti il detective, per un attimo John temette che gli svenisse li davanti agli occhi.

"Ciao Rachel"  furono le parole di Sherlock.

Pochi secondi dopo un fortissimo schiaffo lo colpi' alla guancia sinistra lasciando l'impronta delle dita sulla sua pelle di un biancore perlaceo e prima che potesse replicare, la ragazza l'aveva afferrato per la sciarpa trascinandolo dentro casa.

"Io..."  disse quando si fu divincolato lasciandole in mano la sciarpa.

"Due anni...."

"Era per una buona ragione..."

"Neanche un messaggio..."

"Non ho potuto..."

"Oh certo! Perche' tu NON sai come mandare messaggi senza farti scoprire..."  era cosi' furiosa che parlava a scatti.

"Era impossibile farlo..."

"SONO VENUTA AL TUO FUNERALE!!!"  urlo' prima di avventarglisi contro come una belva e ricominciare a colpirlo mentre John cercava di fermarla.

Col senno del poi quella scena sarebbe sembrata parecchio comica visto che tra i due c'erano almeno venti centimetri di differenza ma purtroppo per Sherlock la ragazza in quegli anni aveva seguito parecchi corsi di autodifesa.

"TIENIMI JOHN! TIENIMI O LO MORDO!!!"  urlava mentre il medico cercava di trattenerla.

"Venivo al cimitero. E ti parlavo!"

"Lo so....ti ho sentito"

Ovviamente era la cosa piu' sbagliata che potesse dire in quel momento e mentre, sgusciata via dalla stretta di John gli si avvicinava nuovamente minacciosa le porse un mazzo di foglietti.

I biglietti che lei gli aveva lasciato sulla tomba.

Una volta tornato aveva mantenuto la sua promessa e pagato il pranzo al senzatetto che glieli aveva conservati.

Lei li guardava incredula: erano molto stropicciati e in alcuni punti c'erano delle piccole macchie rotonde molto somiglianti a...

"Lacrime" mormoro' Rachel mentre Sherlock la guardava.

Quando aveva trovato il primo non poteva crederci e le lacrime erano scese prima ancora che potesse provare a trattenerle, cosi' era stato per tutti gli altri.

Poso' i bigliettini sul tavolino del salotto e ando' lentamente verso di lui guardandolo con severita'.

"Mi sei mancato tanto!"  disse scoppiando in lacrime ed abbracciandolo sotto il cappotto aperto.

Lui non sapeva cosa fare, anche se non lo dava a vedere era terrorizzato: non tanto dalla sua reazione quanto dall'ulteriore scoperta di quanto lei ci tenesse a lui, gia' i bigliettini l'avevano lasciato stranito ma tutto il resto...

Dopo qualche minuto Rachel lo lascio' e salutandolo torno' nel suo appartamento facendo i gradini a quattro a quattro dalla contentezza.


Circa un'ora dopo si senti' chiamare: "dimmi"

"Credo che mrs Hudson abbia fatto un po' troppa spesa per me solo...ti andrebbe di mangiare con me?"  le chiese in tono cosi' serio che la commosse: per troppo tempo era stato solo, poi c'era stato John ma ora le cose dovevano essere molto piu' difficili considerato che ovunque fosse stato non era certo per una vacanza.

Scese in pigiama e mentre cenavano lui le racconto' in maniera piu' particolareggiata di quei due anni pur pentendosene quando le cito' le torture che aveva subito visto che dalla sua faccia era piuttosto probabile che gli tirasse dietro le stoviglie come minimo.

Dopo cena Rachel ando' in bagno e Sherlock in camera sua, quando lei usci' passo' davanti alla sua camera lo vide sdraiato supino con gli occhi socchiusi.

Gli si sedette a fianco e gli passo' lentamente un dito lungo il fianco facendolo sobbalzare.

"Non farlo mai piu'" le disse.

"Soffri il solletico Sherlock?"  chiese lei con aria innocente.

"Assolutamente no, ho il controllo completo del mio corpo" le rispose voltandole le spalle.

Allora Rachel comincio' a pizzicargli gentilmente costole e fianchi, "smettila Rachel, smettila immediatamenthahahahahaaahahah",  che bella risata aveva! Tenera e molto contagiosa, la ragazza continuo' arrivandogli anche alle ascelle pur di non farlo smettere gia' era stupendo riaverlo, farlo ridere poi...

Quanto a Sherlock rideva cosi tanto che quasi non riusciva a pensare anche se in fondo le era grato: in quei due anni il suo corpo era stato talmente maltrattato che quei tocchi per quanto fastidiosi erano come un balsamo.

Poco dopo riusci' a mettersi seduto e afferrandola alla vita comincio' a ricambiarla punzecchiandole la vita " no, Sherlock io nohahahahaahahah" Rachel comincio' a divincolarsi ma non troppo per non fargli male, e si ritrovo' sdraiata con le lacrime agli occhi dal gran ridere,

"No, stai ferma, stai ferma hahahahaah" disse lui mentre la ragazza ricominciava a torturargli i fianchi e per farla smettere la strinse a se',  "ferma!"

"Sono ferma Sherlock"  disse lei mentre il detective abbassava gli occhi: la stava abbracciando ed affondava una mano nei suoi lunghi capelli biondi e ricci.

"Perche' mi abbracci? Io non sono uno da abbracciare, sono freddo, scostante..."

"Strano, io non sento alcuna freddezza, anzi..."

Rimasero per un po' in quella posizione fino a quando Rachel lo guardo' negli occhi e gli disse: "ti voglio bene Sherlock".

Il detective non ebbe il coraggio di ribattere finche' la ragazza non si alzo' e baciandolo sulla guancia gli disse "Buonanotte",   "anche a te" rispose mentre lei se ne andava nella ex camera di John e lui s'infilava sotto le coperte.

Verso le due di notte gli venne sete ed ando' in cucina per bere un po' d'acqua ma prima di ritornare in camera sua passo' accanto a quella dove dormiva la ragazza, un sonno sereno a quanto pareva ben diverso da quello quasi inesistente del periodo immediatamente successivo alla sua "morte".

Le si sedette accanto e le sussurro' "ti voglio bene anche io" in un orecchio per poi baciarla in fronte.

Il pomeriggio del giorno seguente Rachel (che nel frattempo era tornata a casa sua) stava uscendo e passando vicino all'appartamento di Sherlock senti' la voce di Mycroft, in effetti si era chiesta se fosse al corrente di qualcosa oppure no, conoscendo il suo vicino la seconda ipotesi era molto probabile.

Solo che sentendoli parlare capi' che non era cosi'.


S'intrufolo' dentro attraverso la porta socchiusa ed entrando senza salutare nessuno vide che i due fratelli stavano giocando all'Allegro Chirurgo.

Oh quanto le sarebbe piaciuto giocarci con Mycroft ma sul serio! Con tanto di accetta, bisturi e coltello e lui immobile sul tavolo operatorio.

L'uomo la guardo' con la sua solita aria altera e disse: "Spero capira' signorina che tutto quello che abbiamo fatto e' stato non solo per il bene di mio fratello ma anche dell'intero Paese".

Certo, Rachel capiva ma se il tutto fosse stato preceduto da un "mi scusi se non gliel'ho detto" sarebbe stato meglio.

Guardandolo dritto negli occhi lo colpi' con una ginocchiata secca nelle parti intime che gli fece uscire gli occhi dalle orbite e chinarsi in avanti, dopodiche' andandogli dietro gli sferro' un gran calcio nel sedere che lo fece stramazzare al suolo senza fiato e purtroppo per lui indossava anche gli stivali a punta.

Poi sempre senza salutare nessuno dei due usci' sbattendo la porta mentre il piu' giovane lottava con tutto se' stesso per non scoppiare a ridere in faccia all'altro.


angolo autrice: il pigiama di Rachel quando dorme da Sherlock  http://www.dolcecasabiancheria.it/immagini/prodotti/img_minXm3iB4DIBEN%20MAXIMAGLIA%20GABRIELLA.jpg

per lui invece il solito blu ^^

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