Look after you.

di Irish_Superman
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


16.Settembre.2003
“Buongiorno ragazzi, spero abbiate passato una buona estate!” disse contenta la nostra professoressa di matematica
“Siii!” rispondiamo tutti insieme “e voi?” replicò una voce a me nuova. Mi voltai nella direzione da cui è provenuta quella voce così chiara.

“Anche io..” fece una breve pausa e poi “Vi presento il vostro nuovo compagno: Louis Tomlinson, sarà con noi quest’anno e speriamo anche i prossimi!” disse entusiasta la prof con un enorme sorriso stampato in faccia.
**
“Ehi Louis, io sono Charlotte, per gli amici Charlie” gli tesi la mia mano e lui la strinse mostrandomi uno dei suoi sorrisi più belli.
Nessuno dei due sapeva cosa sarebbe successo da quel giorno in poi.

 
13.Luglio.2006
Il compleanno più noioso di sempre. Ero sola a casa, mamma era uscita chissà con chi e chissà dove era andata, ma sinceramente non mi interessava più di tanto.
Louis era sparito, non lo sentivo dalla sera precedente.
Era un pomeriggio molto caldo ed io non sapevo più in che modo tenere la mia stanza fresca, era diventata un’impresa impossibile, da un momento all’altro sarei potuta entrare nel frigorifero.

Un messaggio mi distrasse dai miei stupidi pensieri: Louis.
*Preparati, sto arrivando*


Fu uno dei pomeriggi più belli di sempre. Ci divertimmo e ridemmo come non mai.
21.Maggio.2009
“Ehi Charlie..” richiamò la mia attenzione il mio migliore amico. “Si Lou?”
Era esitante.
“Ti devo dire una cosa, ma promettimi che non ti arrabbierai con me.” Aveva paura… ed anche io.
“Lo prometto!”
“Mio papà ha ricevuto una proposta… Ha detto che è una cosa troppo importante per rinunciare, una di quelle occasioni che non ti ricapitano più nella vita!” aveva un tono pacato, triste.
“Quindi… “ non riuscivo a crederci.. “mi stai dicendo che te ne vai?”
“Si Charlie, purtroppo si..”
“Non ti dimenticherai di me, vero?”
“Te l’ho promesso. Non lo farò mai.”
Il giorno più brutto della mia vita.

Ma tutte le cose belle sono destinate a scomparire.. o almeno a dissolversi con il passare del tempo.

28.Giugno.2013
Quei ricordi erano impressi nella mia mente come se fossero accaduti solo qualche giorno prima, invece erano passati ben cinque anni. Ed ora, io, Charlie Cooper, stavo per raggiungere il mio migliore amico, Louis Tomlinson, nella sua casa a Manchester. Finalmente avremmo potuto recuperare quegli anni persi. Finalmente avrei potuto condividere qualsiasi momento, bello o brutto, della mia vita con lui.
Presi la foto che ci ritraeva il giorno del mio quindicesimo compleanno dal comodino, la fissai per un po’, una lacrima mi rigò il volto, sorrisi a quei ricordi felici, poi la misi nella valigia e la chiusi.
Ero pronta per incontrare il mio migliore amico.




 

Writer's corner

Buonasera a tutti :D
Sono tornata con una nuova fanfiction. Spero vi piaccia.
Non ho molto da dire in realtà..
Quindi ci sentiamo appena aggiorno!
Fatemi sapere cosa ne pensate :)

Un bacio, Mika .xx

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***



Quando trovate il - mettete when you're gone di Avril Lavigne.


Ero in viaggio da più di un’ora, mi sentivo sollevata, felice, libera, ed era una sensazione bellissima.
Come se in quel paese così grande, ma anche così piccolo avessi perso gran parte della mia vita. Avevo perso tempo a recuperare un rapporto ormai andato in frantumi con mia madre, avevo perso tempo ad aspettare autobus che a volte facevano ore di ritardo, avevo perso tempo a credere in qualcosa che non sarebbe mai più tornato, avevo perso gran parte della mia adolescenza in qualcosa di non reale.


Alla fine, da quando Louis si era trasferito tutto era diventato un incubo, un incubo durato ben quattro lunghi anni. Anni che sembrava non passassero mai.. come se il tempo si fosse fermato al giorno della sua partenza. È vero che ci sentivamo spesso, appena potevamo ci chiamavamo, o parlavamo su skype, ma nonostante ciò la sua assenza fisica era incolmabile. Nessuno mai mi aveva capita come mi capiva e capisce tutt’ora il mio migliore amico. Nessuno mai aveva una parola pronta per ogni situazione, se non lui. Bastava un semplice sguardo e ci eravamo detti tutto. Lui era il mio punto di stabilità, la quiete in mezzo al caos, l’acqua tra due fuochi. Quando ero con lui ero calma, mai nervosa, era l’unico in grado di calmarmi soprattutto dopo i litigi con mia madre.

Lui era il mio porto sicuro dove attraccare in caso di tempesta, e nonostante fossero passati così tanti anni, lui lo è ancora.


-Bastava la canzone giusta e i ricordi iniziavano a riaffiorare come quando una rondine prende il volo, così quei ricordi che mi avevano accompagnato per ben quattro anni stavano iniziando il loro volo: dalla mia mente si spostavano cautamente fino al mio cuore.

Di ricordi con Louis ne avevo davvero tanti e non ne avevo dimenticato nemmeno uno. Erano lì, impressi nella mia mente e nel mio cuore. Di tempo ne era passato, ma quei ricordi erano così tanto vivi dentro me che era come se non fosse passato tutto quel tempo, ma solo qualche giorno, o meglio ancora, qualche ora. Tutto ciò che riguardava Louis era così.
Ma il mio preferito in assoluto era quando mi promise che non mi avrebbe lasciato mai.
 
** Era un freddo pomeriggio di febbraio e la neve copriva la maggior parte della terra intorno a noi. Eravamo nel parco giochi del nostro paese, era tipo il nostro rifugio, eravamo sicuri che in una giornata del genere nessuno ci avrebbe messo piede, se non noi, due ragazzi pazzi in cerca di un po’ di tranquillità per parlare senza essere disturbati.
Eravamo seduti sulla parte alta dello scivolo, riparati da un misero tetto di plastica che impediva alla neve di bagnarci. Faceva freddo, sì, ma noi riuscivamo a riscaldarci a vicenda tenendoci abbracciati. Eravamo in silenzio, forse uno di quei silenzi pesanti, in cui si ci può sentire in imbarazzo, ma era ovvio visto che ero in lacrime, se pur silenziose, sempre lacrime erano. Molto probabilmente, Louis si era accorto del mio pianto dal mio respiro irregolare e trattenuto per non fare alcun tipo di rumore, ma per come era silenzioso il parco in quel momento, si sentiva anche il rumore dello sbattere delle ciglia.
“Ehi piccola, che succede?” la voce calma e pacata di Louis ruppe quel silenzio, era sempre così con me, non alzava mai la voce, sapeva quanto mi dava fastidio.
Rimasi in silenzio cercando di tranquillizzarmi ma “Ho paura” risposi tra i singhiozzi.
“Di cosa?” era dolce, sempre comprensivo, tranquillo, io invece ero il suo esatto opposto, sempre nervosa, incazzata con il mondo intero e spesso acida e sgorbutica, ma solo con lui tutti questi aspetti negativi del mio carattere sparivano, mostrando la ragazza dolce che ero sempre stata.
Ci fu un breve silenzio poi “Ho paura che anche tu ti dimenticherai di me…” ed era vero, avevo tanta paura, di essere dimenticata, di essere abbandonata, di restare sola… ma alla fine tutti si dimenticavano di me, tutti tranne il mio migliore amico.
“Sai che non lo farò, perché lo pensi?” ci fu un altro silenzio, ma per nulla imbarazzante, anzi, era uno di quei silenzi dove si ci dicono tante cose, uno di quei silenzi rumorosi, poi continuò “Facciamoci una promessa allora!” annui contro il suo petto consapevole che avesse sentito il movimento della mia testa “Facciamo che se tra dieci anni non vivremo insieme e non avremo girato almeno un quarto della Terra potrai darmi un morso in testa!” rise di gusto, ma sul fatto di andare a vivere insieme non scherzava per niente, risi anche io “Affare fatto, Boo!” dopodiché facemmo una lista dei luoghi che ci sarebbe piaciuto visitare di più.**


A quel ricordo feci un sorriso davvero felice constatando che, Louis quella promessa l’aveva mantenuta davvero.
Gli mandai un messaggio dicendogli che mi trovavo a Liverpool così che si fosse trovato in stazione in tempo per il mio arrivo.

Ero felice come non mai.
 
#Pov. Louis.

*Sono a Liverpool* lessi quel messaggio e sorrisi, ero davvero felice di rivedere la mia piccola Charlie, ma ero ancora più felice nel sapere che avremmo visuto insieme da lì a poco per chi sa quanto tempo; la cosa migliore era che ero riuscito a mantenere parte della mia promessa.
Presi le chiavi della mia macchina e mi diressi alla stazione.

$$

Si avvisano i signori viaggiatori che il treno 256 delle ore 16:00 è in arrivo sul binario 11

Fu la voce meccanica ad accogliermi non appena misi piede in stazione, ce l’avevo fatta giusto in tempo.
A breve, avrei rivisto la mia Charlie.
Dopo pochi minuti il treno entrò in stazione.
La vidi scendere dalla sua carrozza, era così bella. Non era cambiata di una virgola: era sempre la solita ragazza sorridente che amava la vita, nonostante tutto.
Mi vide e sorrise anche lei, poi mi corse in contro e mi saltò in braccio, persi l’equilibrio e cademmo entrambi ridendo come non mai.
Era passato un bel po’ di tempo, ma la sua risata, i suoi movimenti, non erano cambiati per niente.
Quella ragazza era una forza della natura; lei era la mia forza.

Ed io, non potevo essere più felice di così.


Writer's corner

Parto ringraziando per le 300+ visite al prologo, le quattro recensioni che mi hanno resa veramente felice.
Ringrazio Ste ed Alex che mi sostengono con tanto entusiasmo.

Poi, è un capitolo introduttivo quindi nulla di che.. mai come sta volta, mi piace tanto ciò che ho scritto, spero piaccia anche a voi! 
Mi raccomando, fatemi sapere :D



Un bacio, Mika .xx

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***


Quando trovate i titoli delle canzoni, leggete ascoltando quelle canzoni(?)





Ci alzammo da terra e ci abbracciamo come si deve, come fanno due amici che non si vedono da tanto tempo. Ed era vero. Io e Louis non ci vedevamo da troppo tempo.
Era anche vero che ci sentivamo spesso tra whatsapp, skype e qualsiasi altro mezzo di comunicazione presente sulla faccia della terra, ma non era la stessa cosa, Louis mi capiva soltanto guardandomi negli occhi perché ero più che sicura che non esistesse nessuna intimità che potesse competere con due sguardi che si incontrano con fermezza e decisione e che semplicemente rifiutano di lasciare la presa. Non esiste nessun mezzo di comunicazione migliore di due sguardi che si incontrano dopo essersi a lungo cercati e bramati. Nulla di più bello di uno sguardo che cerca e trova conforto in un altro sguardo.

“Mi sei mancata, Boo!” gli sussurrai appena, così che solo lui potesse sentirmi, mentre mi stritolava tra le sue braccia.
“Anche tu, Charlie, ma ora non devi preoccuparti più di nulla. Sarò sempre con te. Non ti lascio più!” era convinto di ciò che diceva, ed io gli credevo.
Ormai non eravamo più dei bambini che dipendevano dai genitori, eravamo grandi abbastanza da scegliere dove vivere, con chi vivere e quando.
Io forse avevo preso un po’ tardi le redini della mia vita, ma alla fine ci ero riuscita. Mi ero convinta ad andare via da Worcester.
“Dai, andiamo.. Altrimenti si fa tardi.” Interruppe quell’abbraccio, presi la mia valigia non troppo leggera e ci dirigemmo  verso il parcheggio della stazione.

Rimasi basita quando mi resi conto che la macchina di Lou era la macchina che avrei tanto voluto io: la Suzuki S Cross Nera. Era davvero una bella macchina, abbastanza sportiva, ma il nero le dava quell’eleganza che meritava.

“Me la farai guidare un giorno, vero?” scherzai.
“Calmati piccola!” mentre scoppiava in una fragorosa risata.
“Heyy, non ti fidi?” misi il broncio, ma scherzavo e Lou lo sapeva bene.
“Domanda di riserva?” chiese retorico. Scoppiamo a ridere. Non era cambiato per niente ed io ero felice di questo. Era sempre lui. Il mio Louis, quello a cui avevo detto ‘arrivederci’ quel pomeriggio di metà primavera.
“Dai sali su.” Mi riprese dai miei ricordi.
 
L’abitacolo della macchina fu invaso dalla calda voce di James Blunt che cantava heart to heart.

“Quanto ci vuole per arrivare a casa?” chiesi impaziente osservando il paesaggio che mi circondava.
“Una mezz’ora, circa. Perché? Sei stanca?” era diventato anche apprensivo ora.
“No, sono solo curiosa di sapere dove vivi e se ho immaginato bene la tua casa!” sorrisi e anche lui.
“Che mi racconti di bello Charlie?” speravo con tutto il cuore che aveva buttato quella frase giusto per tenere su una conversazione, anche se futile, senza importanza, a volte bastava solo parlare. Cosa mi succedeva di bello? Beh, credo proprio niente. La cosa migliore nell’ultimo era stato proprio trasferirmi a Manchester.
“Che ti devo raccontare Lou?” gli chiedo non sapendo cosa rispondere.
“In primis, perché sei voluta venire qui?” con quella domanda mi spiazza. Non pensavo continuava a pensarci, nonostante gli avessi detto di non farlo perché non gliel’avrei detto così per sviare il discorso
“Per mantenere la nostra promessa, lo sai.” Sorrise, sembrava divertito.
“Non sono nato ieri, lo sai questo, vero?” purtroppo era vero. Mi era risultava difficile ingannare Louis Tomlinson, soprattutto quando si parlava della sottoscritta.
“E va bene, te lo dirò.. Porca miseria, non ti si può nascondere niente!” dissi tra lo scocciato e il divertito. Lui rise, sapeva benissimo che era così e non ci metteva molto a farmi parlare.
Per fortuna il suo cellulare mi aveva salvato in calcio d’angolo. Iniziò a squillare insistentemente, Louis da buon autista attaccò la chiamata e mi passò il cellulare.
“Vai nei messaggi e scrivi un messaggio ad Eleanor!” istruì lui mentre aveva lo sguardo fisso davanti a sé.
“Cosa le devo scrivere?” chiesi. Chi era ora questa Eleanor? Ero gelosa? Si un po’. Non potevo negarlo.
“Sono andato a prendere Charlie in stazione, sto tornando.” 
“Solo questo?” chiesi ancora, lui annuì.
Dopo qualche istante passato a osservare insistentemente le strade di Manchester sommersa nei miei pensieri chiesi “Chi è Eleanor?”
Lui rise. “Sapevo che questo tuo silenzio era motivato!” abbozzai un piccolo sorriso, forzato.
“Allora?” lo incentivai a rispondere a quella domanda.
“Eleanor, beh, Eleanor è la mia ragazza.” Rimasi spiazzata da quella risposta, anche se me lo aspettavo, ma non so perché ebbi quella reazione così strana anche per me.
Annuii e ripresi la mia esplorazione della città rannicchiata sul sediolino anteriore del passeggero.

Perché non me l’aveva detto? Perché me l’aveva tenuto nascosto? Perché l’aveva fatto se ero la sua migliore amica? Non mi aveva detto nemmeno che si sentiva con qualcuno. Mentre io gli avevo raccontato tutto, per filo e per segno, della mia relazione andata a puttane con Lucas. Non sapevo cosa pensare. Ero delusa? Si lo ero e nemmeno così poco. Ci ero rimasta male. Ma alla fine, lui non era nemmeno obbligato a dirmi tutto se non voleva, ma almeno che si sentiva con qualcuna, ma niente di niente.

“Siamo arrivati, Charlie!” mi distrasse di nuovo dai miei pensieri girando le chiavi nell’accensione e sfilandole.
Aprii la porta, scesi e la richiusi sbattendola, giusto per fargli capire che ero un po’ nervosa, e come lui ben sapeva era meglio starmi alla larga. Non volevo litigare con lui, non proprio oggi, non proprio mai in realtà, ma era anche un po’ colpa sua e lui lo sapeva benissimo.
Aspettai Louis per entrare nel palazzo, salimmo al terzo piano senza dire una parola.
Era un bell’ambiente, caldo, accogliente e molto moderno, il palazzo era di costruzione recente e si notava ed io non vedevo l’ora di vedere la casa del mio migliore amico.
 
*Leggete ascoltando My immortal degli Evanescence*
 
Ero molto emozionata, era così dannatamente strano, eppure era reale.
Io e Louis avevamo mantenuto la nostra promessa.

Louis mise le chiavi nella toppa, un primo giro, poi un altro e un altro ancora, infine la porta marrone scuro blindata si aprì mostrando un enorme salotto molto caldo, accogliente, luminoso grazie all’enorme finestra che dava sulla città e ben arredato.
Proprio di fronte la porta d’ingresso c’era un bellissimo pianoforte bianco. Fu la prima cosa che mi colpì di quel bellissimo salotto molto moderno. Louis sapeva suonare il pianoforte fin da piccolo, per un periodo smise, ma a quanto pare aveva ripreso.
Poco distante dal pianoforte c’era un divano a ‘L’ blu, che aveva davvero un’aria comoda, presto l’avrei provato; di fronte al divano c’era un enorme tv al plasma di almeno 40” davvero bello e vicino a quest’ultimo erano collegati una grande quantità di console, partendo dalla playstation fino ad arrivare alla wii.
Sulla parete dietro al pianoforte c’erano tante foto, forse fin troppe. Lui da piccolo, lui insieme le sorelle, lui e i suoi genitori, lui e una ragazza a me sconosciuta, probabilmente Eleanor, lui e i nonni e alla fine, una in un formato un po’ più grande, che ritraeva me e lui al parco, la scattammo lo giorno in cui ci facemmo la promessa. I ricordi invasero di nuovo la mia mente, mi iniziarono a pizzicare gli occhi fin quando non iniziai a piangere, anche se silenziosamente Louis se ne accorse e mi abbracciò tranquillizzandomi, come solo lui sapeva e riusciva a fare. Mi diede un lieve bacio sulla fronte e poi facemmo il tour della casa.
Al lato opposto del salotto, si trovava la cucina, anch’essa molto moderna, pareti verde pastello, mobili di un bianco sporco con dei riflessi e richiami in un verde molto chiaro.
Osservavo tutto molto attentamente, come se da un momento all’altro tutto questo fosse scomparso, ancora non avevo realizzato che in quella casa ci avrei vissuto per chi sa per quanto tempo.


Louis mi destò dai miei pensieri indicandomi la mia nuova camera.
Aveva un gusto molto lineare, era fresca, moderna, accogliente, e anche questa molto luminosa.
Il pavimento era ricoperto di una moquette bianco sporco, le pareti erano alternate in bianco e viola melenzana, il letto era posizionato al centro della stanza, ai due lati erano presenti due comodini abbinati al letto e all’armadio. Era molto semplice, ma molto bello e ben abbinato.
La casa è molto meglio di come l’avevo immaginata, ma non avevo nemmeno sbagliato di molto.
“Grazie Lou!” gli sussurrai abbracciandolo.
“Di niente piccola, ti voglio bene.”
“Anche io, tanto!” 







Writer's Corner
Here I am. 
Sono tornata con il secondo capitolo, è stato tipo un parto. Comunque sia, è andata.. 
Spero vi piaccia e boh, I wanna say a massive thank you to all my reader (?) .... mi dileguo, è meglio hahaha


un bacio, Mika .xx

vi lascio la foto della stanza di Charlie uu
Charlie's bedroom

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. ***





#Pov. Louis

Avevo lasciato del tempo a Charlie così che potesse sistemare tutte le sue cose nella sua nuova stanza. Le avevo voluto lasciare un po’ di tempo per se stessa, soprattutto dopo aver scoperto di Eleanor in quel modo, senza preavviso, senza preparazione.
Ero stato un grande coglione per non averle detto niente, ma stavamo insieme da poco e quando avevo deciso di dirglielo  lei mi aveva scongiurato di ospitarla, ma come potevo passare da una cosa così importante ad una cosa così stupida? Cioè, almeno per me era abbastanza stupida e comunque non potevo.
“Ehi Charlie..” bussai aprendo poi piano la porta. La stanza era avvolta dalla penombra e la finestra era aperta a ribalta.
Si trovava da quella stanza da poco più di un’ora e già profumava così tanto di lei, di quel suo immancabile profumo di lavanda, che la caratterizzava fin da quando era piccola.
“Ehi Lou, dimmi.” Sussurrò appena senza alzare lo sguardo da ciò che stava facendo.
“Senti.. –ero imbarazzato e anche un po’ agitato- tra un po’ arriva Eleanor, cenerà con noi..” annuì senza dire nulla.
“Va bene per te? Altrimenti le dico di non venire.” Dissi ancora più agitato di prima.
“No, va bene. Voglio conoscerla.”
Era troppo silenziosa, aveva qualcosa che non andava.
“Va tutto bene piccola?” annuì anceh stavolta senza dire nulla.
In realtà da quando ero entrato in camera sua non aveva spiccicato una sola parola: ed anche questo era strano, Charlie era logorroica, quando iniziava a parlare non la smetteva più.
“Ti voglio bene, ok?”
“Anche io Lou, molto più di quanto puoi immaginare!” disse abbozzando un lieve sorriso, mentre io uscivo dalla stanza sorridendo per davvero.


$$$


Il rapporto con Charlie non era cambiato per niente. Eravamo sempre noi, quei due bambini sempre pronti ad aiutarsi in ogni circostanza. Sempre lì, l’uno per l’altra.
Probabilmente Charlie era silenziosa perché era delusa, ma da cosa? Possibile solo perché non le avevo detto di Eleanor? Non credo, non era possibile. È vero che Charlie era una ragazza alquanto suscettibile, ma non se la prendeva mai così tanto per una cosa del genere. Era anche gelosa, cercava di non darlo a vedere, ma alla fine sapeva che niente e nessuno ci avrebbe mai separato. Non ci era riuscita la distanza, chi altri avrebbe potuto distruggere la nostra amicizia?
Le avrei parlato di questo suo strano silenzio, anche se le avrei dato un tempo massimo di due giorni e sarebbe venuta lei da me per sfogarsi. Stasera non era la serata adatta: era appena arrivata e a momenti sarebbe arrivata anche Eleanor per la nostra cena. Era così entusiasta di conoscere Charlie, quella ragazza che spesso era stata soggetto delle nostre infinite conversazioni.
Il campanello suonò ed io mi alzai dal divano bianco su cui ero comodamente steso. Alzai un po’ i pantaloni della tuta ed abbassai la maglia avviandomi verso la porta passando la mano tra i miei troppo lunghi capelli castano chiaro. Quando aprii la porta mi ritrovai la mia bellissima fidanzata con un sorriso molto più che smagliante, accompagnata dal suo odioso fratello biondo.
“Ciao amore!” disse avvicinandosi a me e baciandomi sulle labbra, mentre Niall faceva una smorfia di disgusto.
“Ciao El! –ricambiai il bacio- ciao Niall!” dissi leggermente infastidito dalla sua presenza.
“Spero non ti dispiaccia che abbia portato anche lui!”
“Ciao Louis!” mi salutò il biondino.
“accomodatevi, vado a chiamare Charlotte!” mi sorrisero e andarono a sedersi dove poco prima ero steso io.
Andai in camera di Charlie, bussai ma non rispose così entrai senza permesso.
La stanza era avvolta dall’oscurità, il silenzio regnava sovrano. Quella camera in quello stato mi diffondeva tranquillità. Oppure era quel corpo così familiare, così vicino a me a rassicurarmi?
Charlie era stesa sul letto tutta rannicchiata su di un fianco con le cuffie nelle orecchie e la musica accesa abbastanza alta.
Le sfilai una cuffia, provai a chiamarla dolcemente, ma niente, il silenzio.

Svegliare Charlie? Un’impresa impossibile.

Pensavo mi stesse facendo uno scherzo, ma effettivamente dopo il viaggio che aveva affrontato la sua stanchezza era normale.
La chiamai ancora e scossi con delicatezza il suo corpo immobile che iniziò a muoversi poco e molto lentamente. Riprovai ed ebbi in risposta un lieve mugolio.
“hey piccola, c’è Eleanor di là..” sussurrai dandole un bacio sulla tempia.
“Si.. –si stiracchiò- due minuti e vengo!”
Mi alzai e lei si alzò poco dopo di me.
“Mi cambio e sono da voi!” annuii e poi “c’è anche il fratello di Eleanor.. –la guardai- non sapevo che venisse anche lui.. scusa!” un po’ ero dispiaciuto, non volevo che lo conoscesse, ma ormai non potevo più evitarlo. L’unico da evitare qui era proprio Niall. Quel ragazzo non mi era mai piaciuto.
 

#Pov. Charlie.

Raggiunsi Lou, Eleanor e il fratello nel salotto, ero un po’ agitata.
“Buonasera” dissi sorridendo. Gli ospiti si girarono verso di me salutandomi e presentandosi.
La prima ad avvicinarsi fu proprio Eleanor. Era una ragazza davvero bella: alta quanto basta, magra giusto l’essenziale, lunghi boccoli castani, viso estremamente dolce.
“Piacere Eleanor!” mi sorrise e mi abbracciò.
“Charlie” ricambiai il sorriso e l’abbracciò, sembrava davvero una ragazza simpatica. Almeno la prima impressione era stata positiva.
“Lui è mio fratello Niall!” disse indicando un ragazzo biondo dietro di lei.
“Piacere!” dissi sorridendo ancora leggermente in imbarazzo.
Erano fratelli eppure non si assomigliavano per niente. Niall era l’opposto di Eleanor: biondo, occhi azzurri, pelle chiara. L’unica cosa che aveva in comune con Eleanor era la dolcezza.
Era davvero un bel ragazzo, uno di quei ragazzi aventi una bellezza particolare.
“Pizza per tutte?” Louis urlò interrompendo i miei pensieri.
“Si, Lou!” gli risposi sorridendo e anche gli altri annuirono contenti.
Mentre aspettavamo il ragazzo della pizzeria ci sedemmo tutti su quel divanno dall’aria così comoda. Ero più che sicura che avrei passato gran parte del mio tempo libero su quel divano e la cosa mi allietava tantissimo.
Mi sedetti sul lato sinistro del divano, Louis al centro ed Eleanor a destra e Niall sulla poltrona affianco a me mentre smanettava fastidiosamente con il suo cellulare di ultima generazione.
“Quanti anni hai, Charlie?” mi chiese curiosa Eleanor.
“22, tra un po’ 23!” sorrisi cordiale, lei annuì alla mia risposta.
“Come mai ti sei voluta trasferire qui?”
Merda. Non mi aspettavo mi facesse quella domanda, per un attimo rimasi in silenzio, alla fine decisi di rispondere proprio come avevo risposto a Louis qualche ora prima.
“Per mantenere una promessa tra me e Louis!” sorrisi ancora a quel ricordo ed anche Eleanor sorrise. Stavo sorridendo troppo, dovevo sembrare una stupida, ma ero davvero felice, finalmente io e Louis eravamo di nuovo uniti. Guardai Louis ed anche lui mi sorrise come per dire è vero ma non è solo questo.
“Ed ora? Cosa hai intenzione di fare?” chiese ancora.
“In realtà non lo so ancora, proverò a cercare un lavoro..” lei annuì.
“E il tuo fidanzato? L’hai lasciato a casa?” esitai. Speravo in qualche intervento di Louis in mia difesa, ma nulla.
Porca puttana. Ma la gente i fatti suoi, no, eh?!
“Uhm.. non ho un fidanzato…” la mia espressione si rattristò. Mentre Niall mi guaradava con un’espressione indecifrabile, mista tra compassione, felicità e menefreghismo.
“Come? Una bella ragazza come te, single? Non ci credo!” sembrava mi stesse prendendo in giro.
“Meglio soli, che male accompagnati!” il campanello mi salvò da quella tortura.
 


Writer's corner

CHIEDO SCUSA.
quindici giorni di cacca proprio. non avevo nemmeno il tempo di guardarmi allo specchio, niente di niente. 
il capitolo non è che mi entusiasma più di tanto, spero però, che a voi piaccia.. aspetto i vostri pareri. :)


un bacio, Mika .xx

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4. ***






 
Questa volta niente canzone, oppure scelta random di mtv haha


Avevamo da poco finito di cenare ed eravamo seduti a tavola sorseggiando le nostre birre e chiacchierando di come io e Louis ci eravamo conosciuti e delle nostre avventure memorabili.
All’arrivo delle pizza Niall aveva completamente abbandonato il cellulare entrando così anche lui nella conversazione, Eleanor aveva smesso di farmi domande scomode, ma ero comunque preoccupata o meglio spaventata dal fatto che ne avrebbe potuto farmene altre giusto per il gusto di vedermi in difficoltà.
“Mia madre ti adorava!” sentenziò felice Louis sorridendo, sorridemmo anche io e Niall. Aveva proprio un bel sorriso quel biondino. Mentre Eleanor mi guardava con disprezzo.
“Eri la figlia che non aveva mai avuto.” Continuò ancora.
“È vero, e tu il figlio che non aveva mai avuto, anche per papà era così..” sorrisi amaramente, mentre Louis mi stringeva con un braccio intorno le spalle e mi lasciava un lieve bacio tra i capelli.
I ricordi di Louis e mio padre che scherzavano si facevano sempre più spazio nella mia mente anche se, con fatica, cercavo di tenerli lontani, ma senza alcun reale risultato. 
Ad interrompere quel silenzio così pesante fu Niall che avvisò Eleanor dell’arrivo del padre a casa con una lieve nota di disprezzo nella voce, mi staccai da Louis per osservare le loro facce, ed erano scocciate al massimo.
Se solo io fossi stata a casa di qualcuno e mia madre mi avesse mandato un sms avvisandomi dell’arrivo di mio padre sarei corsa immediatamente a casa, senza pensarci due volte, ma ormai questo non accadeva più da tempo e la cosa mi faceva profondamente male.
“Dai, El, dobbiamo andare..” disse scocciato. Eleanor alzò gli occhi al cielo.
Io mi alzai e andai verso la mia camera alquanto irritata dal loro comportamento verso il padre, non sapevo il motivo per cui parlavano così, ma mi dava enormemente fastidio.
Mi sedetti sul bordo del letto respirando profondamente per calmarmi, presi il mio cellulare per controllare qualche messaggio o chiamata, ma niente, dopodiché sentii bussare lievemente vicino la porta accostata della mia nuova camera.
“Avanti.” Dissi con un filo di voce. E da dietro la porta fece capolinea la testa bionda di Niall che mi sorrideva.
“Posso?” chiese gentile.
“Si, vieni.” Gli sorrisi e lui si sedette vicino a me.
Ero sempre stata un po’ restia nei confronti dei ragazzi, ma proprio come con Louis, sapevo che di Niall mi potevo fidare. Una sorta di sesto senso femminile e quello di solito non sbaglia mai.
“Tutto bene?” mi chiese ed io annuii, mentendo.
Stavo bene fisicamente, esteriormente, ma non mentalmente. I miei pensieri non stavano bene, nemmeno i miei ricordi, né le mie idee. Avevo un enorme casino in testa.
“Sicura?” annuii di nuovo. Sembrò convinto questa volta tanto che lasciò perdere.
“comunque… -mi girai verso di lui- se ti va, qualche volta possiamo uscire, caso mai ti faccio fare un giro della città!” mi sorrise ancora.
“Oh si, ne sarei davvero contenta!” sorrisi anche io.
“Ci scambiamo i numeri di cellulare?”
“Certo!” dissi sorridendo per poi dettargli il mio che lui salvò, dopodiché mi fece uno squillo ed io salvai il suo.
“Ora scusami Charlie, ma devo andare!” disse alzando gli occhi al cielo, io sorrisi ancora.
“Va bene, ciao Niall!” sorrise e mi diede un bacio sulla guancia.
 

 

#Pov. Louis.

Charlie era uscita dalla cucina e Niall senza pensarci due volte l’aveva seguita.
Non volevo che avesse a che fare con Charlie, ma ormai il danno era fatto ed io non potevo fare più niente, o quasi.
Sapevo che potevo fidarmi di Charlie, era una ragazza prudente, ma molto debole. Così appena qualcuno mostrava interesse nei suoi confronti ed iniziava a dirle qualcosa di più dolce, romantico lei si lasciava abbindolare. Questo era il suo unico difetto, oltre ad essere una gran rompipalle, ma le volevo bene proprio per questo.
Una volta soli in cucina Eleanor si avvicinò a me che ero ancora seduto al mio posto, fece per baciarmi ma io la evitai. Sapeva che con Charlie non doveva comportarsi male, non doveva essere dura con lei, ed era proprio quello che aveva fatto. Tutte quelle domande che le aveva posto le avevano dato fastidio e me n’ero reso conto dal modo in cui rispondeva e dal suo sguardo.
“Che succede? Me lo chiedi anche?” sbottai, lei sembrò pensarci su qualche secondo.
“Dai Lou, erano solo delle domande…” si giustificò.
“Si delle domande che le hanno dato fastidio.”
“Scusa, non l’ho fatto di proposito…” il suo viso prese un’espressione dispiaciuta, così l’attirai tra le mie braccia e la strinsi forte. Non ero ancora riuscito a capire come faceva a sopportare i miei sbalzi d’umore.
“Non dovresti scusarti con me, ma con lei.” Continuai io più dolcemente e lei annuii.
Dopo qualche secondo che parve eterno “Quanto tempo rimarrà qui?” ops. Non le avevo detto che sarebbe stata qui fin quando le avesse fatto piacere.
“Fin quando vuole.” Dissi piano senza far trapelare il mio lieve nervosismo. No che mi interessasse molto del parere di Eleanor nonostante fosse la mia ragazza, ma Charlie era pur sempre la mia migliore amica, l’unica persona che c’era stata per me, ed ora che lei aveva bisogno io avrei potuto ricambiare. Ce l’eravamo promesso.
“Cosa?” chiese come se non avesse capito.
“Hai capito bene.” Risposi ancora con tono freddo.
“Lei si ed io no. Mi sembra giusto.” Stava iniziando a sclerare e quando iniziava era la fine.
“Amore…” provai a fermarla.
“Niente amore, Lou. Quando te l’ho chiesto io mi hai detto di no. Poi ti chiama la prima sconosciuta, te lo chiede e tu dici di si, è normale, ovvio.” Adesso stava esagerando.
“Stai sbagliando di gran lunga. –cercavo di mantenere un tono calmo- Charlie non è una sconosciuta, Charlie è come la sorella che non ho mai avuto, quella che mia madre perse in quel fottuto incidente del 2003. L’anno in cui conobbi Charlie.” Il mio tono si alzò leggermente.
Eleanor mi guardò quasi incredula, senza parole, gli occhi leggermente lucidi, indietreggiò fin quando non si girò, prese la sua borsa, chiamò Niall che subito arrivò guardandoci con aria smarrita. El uscì dalla porta, Niall mi guardò come per dire ‘ti capisco, a volte è insopportabile’ ma anche ‘se la fai soffrire ti ammazzo’, poi dopo un sono “Ciao Lou!” uscì sbattendo la porta.
“Sono un coglione!” esclamai quasi urlando, tanto che Charlie mi rispose con un forte “Si, lo sei!” dalla sua stanza.
Bene, facevo davvero dei grandi progressi.
Mi diressi in camera di Charlie per darle la buona notte. Bussai leggermente e notai che era intenta chi sa a fare cosa con il suo cellulare, alzò lo sguardo verso di me.
“Si, Lou?” chiese.
“Niente, volevo solo darti la buona notte.” Mi avvicinai a lei, posò il cellulare sul letto e si avvicinò a me.
L’abbracciai e le diedi un bacio sulla sua morbidissima guancia.
“Buona notte piccola.”
“Notte Lou.”
“Se qualcosa non va vieni da me. C’è sempre posto per te nel mio letto!” sorrisi.
“Non me lo farò ripetere la seconda volta.” Rise ed io con lei.
Ero così felice che fosse qui con me tanto da dimenticare l’inconveniente con Eleanor.
Diedi di nuovo la buona notte a Charlie e andai in camera mia.
‘Domani la richiamerò’ pensai guardando la foto appesa sul comodino che ritraeva me ed Eleanor ad una delle nostre prime uscite.
Era una bella ragazza, intelligente, capace. Aveva tutte buone qualità, ma a volte il suo carattere un po’ possessivo era un vero e proprio problema soprattutto per me che odiavo quando qualcuno mi stava troppo a dosso.
Mi sentivo oppresso.
Mi girai sul fianco, ripensai all’abbraccio che si erano scambiate El e Charlie appena si erano incontrate e potetti addormentarmi felice.



Writer's corner.
chiedo scusa per il ritardo con cui ho messo questo capitolo, ma sono stati venti giorni un po' così... Prima la scuola.. poi la febbre.. (ho la febbre da 13 giorni circa).
ecco, voi pensereste "hai avuto la febbre, potevi benissimo scrivere!", si potevo ma non avevo la testa. lol 
Guardavo il quadernino sul comodino, lo prendevo, lo aprivo e lo chiudevo di nuovo .-.
Comunque, spero vi piaccia!
Visto? Ho fatto fare anche il banner. vi piace? io sono incapace, anche se ci ho provato ahah
mi dileguo lol 
Fatemi sapere cosa pensate del capitolo...

un bacio, la vostra Mika malata .xx


 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5. ***







 
leggete ascoltando All of the stars di Ed Sheeran, buona lettura :)


 
‘Charlie svegliati’ un mugolio esce dalla mia bocca. ‘papà sta per addormentarsi’ un altro mugolio.
‘Charlie… papà sta andando via..’ scatto di corsa dal letto e corro nella camera da letto dei miei genitori, abbraccio mio padre, provo a farmi dare un bacio ma non risponde alla mia richiesta. Guardo speranzosa mia madre, ma anche lei ha lo sguardo morto, vuoto, rassegnato.
Lo abbraccio forte mentre lui perde i sensi. È finita.

Sobbalzai. Mi ritrovai al centro del letto tutta sudata e in lacrime.
Dalle persiane filtravano dei raggi di sole che illuminavano a stento la stanza. Mi alzai un po’ troppo velocemente tanto che dovetti restare seduta se non sarei voluta cadere, alzai i miei lunghi capelli in una crocchia disordinata e mi diressi abbastanza lentamente verso la cucina. La casa era troppo silenziosa. Il silenzio mi mette ansia, così come il buio. Trovai un post-it con una scrittura davvero molto disordinata ed incomprensibile, non che la mia sia ordinata ma qui si capiva davvero poco.
 ‘Sono a lavoro, chiamami appena torni tra i viventi.’
Dopo aver interpretato ciò che c’era scritto sul post-it, andai a recuperare il cellulare dalla mia camera, controllai se c’erano nuovi messaggi, ma niente. Rimasi un po’ delusa, speravo almeno in un messaggio da parte di mia madre, ma avrei dovuto aspettarmelo, faceva sul serio quando abbiamo litigato.
Composi meccanicamente quel numero che ormai conoscevo a memoria da così tanto tempo; dopo un paio di squilli mi rispose.
“Buongiorno bella addormentata”
“Giorno Lou” dissi dopo aver sbadigliato.
“Dormito bene?”
“Mmmh.. non male.. dimmi tutto mi amor!” rise.
“Allooora, non vorresti mica fare colazione a quest’ora?” guardai l’orologio-sveglia posato sul mio comodino. Merda. Erano già le due. Quanto caspita avevo dormito?
“Mmm.. non penso proprio!” sorrisi al pensiero di me che faccio colazione ad ora di pranzo, era una cosa alquanto banale ma anche molto buffa. Nel frattempo mi recai di nuovo in cucina.
“Allora, nel mobiletto accanto il frigorifero trovi pasta, pane, biscotti e schifezze varie –aprii il mobile che Louis mi indiava per controllare- poi sotto ai fornelli ci sono tutti i tipi di pentole di cui potresti avere bisogno, sono impilate dalla più grande alla più piccola, va be’ si vede e infine i piatti penso che li vedi, stanno nella cristalliera sopra il lavello. Credo di averti detto tutto, se non trovi qualcosa mi chiami o mi mandi un messaggio.” Dsse abbastanza di fretta tanto che non ricordavo già niente più.
“Okay Lou stai tranquillo, ci vediamo dopo!”
“Okay.. ah vedi che i giornali che mi hai chiesto stanno sul tavolino del salotto.” Sorrisi, pensavo se ne fosse dimenticato.
“Grazie, sei un tesoro.” Sono sicura che aveva sorriso.
“Ti voglio bene Charlie, a dopo.” E attaccò senza nemmeno darmi il tempo di rispondergli.
Guardai in frigo cosa c’era, presi del prosciutto, della panna e della pasta dalla credenza che Louis mi aveva indicato, un pentolino da sotto i fornelli e molto velocemente preparai il mio piatto preferito. Cioè, pensai di preparare il mio piatto preferito.
È abbastanza malinconico mangiare da soli, nessuno con cui parlare, nessuno che ti racconta la propria giornata, niente risate o litigate, è brutto pranzare in solitudine, ma ci sono abituata. A casa con mia madre mangiavo sempre da sola, lei non c’era mai.
Per ammazzare il tempo andai a prendere uno di quei giornali che avevo chiesto a Lou e mi misi alla ricerca di un lavoro, ero talmente concentrata a leggere quegli annunci che non mi accorsi che l’acqua nella pentola bolliva finchè non uscì fuori sporcando tutto il piano cottura.

Sono un disastro vivente.

Spensi tutto e rimisi in frigo ciò che avevo preso, ripulii il piano cottura dal casino che avevo combinato e decisi di riporre le armi, mi era anche passata la fame.
Mi andai a sedere su quel comodissimo divano che ispirava tanto sonno e continuai la mia ricerca indisturbatamente per almeno due ore.
Controllai il cellulare e vi trovai un messaggio di Lou.

*Fatti trovare pronta per le 17, ti passo a prendere, mi devi aiutare a fare una cosa*

*va bene, a dopo :* * 

                                        
Senza aspettare una sua ulteriore risposta mi andai a preparare, ci dovevo impiegare davvero poco, altrimenti Louis mi avrebbe ammazzata.

#Pov Louis.

Ero in ufficio finendo delle cose che avevo in sospeso da fin troppo tempo.
Pensavo a tutto tranne a quello che realmente stavo facendo. I ricordi della sera precedente mi invasero la testa: il modo in cui avevo risposto ad El, il suo sguardo freddo… sono state le cose più dolorose degli ultimi due mesi inseme. Non l’avevo mai trattata così male, ma lei sapeva che non doveva essere invadente con Charlie. Sapeva anche che la mia rabbia avrebbe preso il sopravvento e non era nemmeno la prima volta che capitava.
La prima volta mi ero contenuto, avevo gestito la rabbia, ma questa volta non era stato possibile, soprattutto perché aveva parlato direttamente con lei, con tutte quelle domande l’aveva ferita, ne ero più che certo, credo che aveva colpito i punti deboli di Charlie.
La mia migliore amica odiava quando si parlava della sua situazione sentimentale, del suo passato e di qualsiasi cosa negativa riguardante i padri di tutto il mondo. E in un certo senso non le davo nemmeno torto…
Scossi la testa per scacciare l’immagine degli occhi pieni di lacrime di Eleanor, mi si spezzava il cuore ogni volta che ci pensavo. Ero stato uno stupido, ma anche lei aveva esagerato.
Presi il cellulare e mandai un messaggio a Charlie *Fatti trovare pronta per le 17, ti passo a prendere, mi devi aiutare a fare una cosa* 
La sua risposta non si fece attendere per molto *va bene, a dopo :* * dopodiché non le risposi più in modo che avesse avuto tutto il tempo per prepararsi; anche se sapevo che ce l’avrebbe fatta e sarebbe stata pronta in largo anticipo.
Guardai l’orologio, erano le 15:30, ancora un’ora e poi sarei potuto tornare a casa, sembrava di essere chiuso in un carcere.
 

#Pov. Charlie.
 

Dopo il mio messaggio Louis non mi aveva risposto più, evidentemente aveva da fare.
Presi tutto ciò che mi sarebbe servito e andai a fare una doccia, ne avevo davvero bisogno.

$$$

*Say Something - A great big world*
L’acqua calda scorreva veloce sul mio corpo proprio come l’acqua di una cascata cade a precipizio portando con sé tutto ciò che raccoglie lungo il percorso, così, lo scorrere dell’acqua portava via da me quei maledetti pensieri che mi tormentavano, quel sogno, il ricordo di quella mattina di metà agosto di ben sei anni prima.
Senza rendermene conto, ero in lacrime. Finalmente dopo tanto tempo ero riuscita a sfogarmi.
Non so da quanto questo non capitava, era stato così dannatamente straziante. Tutto così dannatamente nero.

Say something I’m giving up on you

 

Di' qualcosa, sto cercando di andare avanti… ma da chi? Da cosa?
Da lui.
Sono veramente così sicura di volerlo lasciare andare? Di voler lasciare il mio passato?
Ma se non lo faccio ora non lo farò mai più.
Non posso vivere di ricordi. Non posso farlo per sempre.
Devo andare avanti. Con l’aiuto di Louis ci riuscirò, ne sono sicura.
 
 
La canzone si era ripetuta almeno sei volte visto che era passata circa mezz’ora da quando ero entrata sotto la doccia. Così cronometravo le mie doccie, in base a quante volte avevo sentito una canzone o un intero album. Il genere di musica dipendeva sempre dal mio umore. Questo era ovvio.
In fretta mi asciugai e vestii. Mi truccai in modo molto leggero, ma cercai di nascondere gli occhi rossi a causa del mio precedente pianto disperato.
Non ci ero riuscita tanto bene, ma andava molto meglio.
Mancavano pochi minuti alle cinque, andai in salotto nell’attesa che Louis mi chiamasse, stavo per accendere la tv, quando il suono del campanello rimbombò in tutta la casa. Era lui.
Presi il cellulare e quelle poche cose che mi sarebbero potute servire e scesi dal mio angelo custode.

 

Buooonaaa seraaaa a tutti! 
scusatemi per questi due mesi di silenzio, ma sono stati alquanto pesanti lol quando sono tornata a scuola ho dovuto recuperare un botto di cose.. non avevo nemmeno il tempo di guardarmi allo specchio. -.-

in ogni modo, eccovi questo bel capitolo molto rivelatore sul passato della nostra Charlie. spero piaccia anche a voi quanto piace a me. fino ad ora è il mio capitolo preferito. 
fatemi sapere cosa ne pensate. 
grazie di tutto :)

un bacio, Mika .xx

ps: se volete contattarmi su twitter sono @fifshadesoftrav e su kik @fifshadesiftrav

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6. ***









Appena salii in macchina Louis mi accolse con un caldo sorriso e un dolce “Ciao C.!”.
Lo guardai stranita e poi scoppiai a ridere “C.? Come ti è venuta questa?”
“boh, ma Charlie è troppo lungo!” rise anche lui e mi si riempì il cuore di gioia.
“Che dobbiamo fare?” chiesi curiosa senza avere la minima idea di dove stessimo andando.
“Mi devi aiutare!” lo guardai e un “Allora?” per incitarlo a parlare  uscì dalle mie labbra.
“devo fare pace con El e le voglio fare una sorpresa ma non ho idee su cosa la possa sorprendere…” si strinse le labbra inferiori tra pollice ed indice mentre fissava attentamente la strada davanti a noi.
Quel giorno Manchester era abbastanza affollata, forse perché era buon tempo e tutti avevano deciso di giovare dei raggi solari e approfittarne per fare una bella passeggiata. Guardai attentamente un bambino correre in contro al papà che lo abbracciava stretto e un ricordo sfocato di una piccola bambina bionda che correva verso il suo papà mentre lui si preparava per prenderla e farla volare si fa spazio nella mia mente, trattenni le lacrime a quel ricordo così acceso eppure così lontano.
“Charlie tutto bene?” mi chiese Louis abbastanza confuso.
Lo guardai un po’ stranita per la sua domanda improvvisa e alla fine annuii rendendomi poi conto che evidentemente mi ero incantata e persa nel mio ricordo.
“Scusami, che stavi dicendo?” ritornai al discorso precedente.
“Ho detto che devi aiutarmi..” ripeté e tirò un respiro più profondo del solito.
“come pensi che ti possa aiutare se la conosco da meno di ventiquattro ore?” dissi con fare indisponente. Mi faceva delle proposte veramente assurde!
“Non lo so.. ma sei una ragazza e bene o male voi ragazze siete tutte uguali per quanto riguarda i gusti..” disse pacatamente come se la mia indisponenza non l’avrebbe proprio toccato.
“A meno che ad Eleanor piaccia Mario Kart o il pugilato allora, forse, potremmo assomigliarci.. ma comunque molto vagamente!” l’aria tra di noi era diventata meno tesa, più leggera; fece un piccolo sorriso.
“Touchè!”  e scoppiammo entrambi a ridere.
L’abitacolo della macchina si riempì con il suono delle nostre risate.
Quella di Louis era magnifica.

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Una volta arrivati in centro, Louis cercò un parcheggio libero dover poter lasciare l’auto per qualche ora per poter sbrigare con calma la sua ‘missione’; dopo aver girato un poco, lo trovammo, lasciammo la macchina in custodia del parcheggiatore e scendemmo.
“Hai qualche idea?” gli chiesi nella speranza che abbia davvero qualche idea e non debba fare tutto io, come sempre. In realtà questa cosa non mi stupirebbe affatto, anche quando eravamo piccoli succedeva sempre così: se Louis doveva fare qualcosa e si trovava in difficoltà chiamava sempre me e i suoi problemi erano magicamente risolti.
“Si e no” esclamò confuso, cercando di trovare almeno un po’ di senso a quello che aveva appena detto.
“Spara Bro’” dissi scherzando e guardando attentamente le vetrine dei negozi davanti a cui passavamo.
“Avevo pensato ad un week-end da qualche parte… -sembrò confuso – però non so dove!” continuò ancora più confuso di prima. Bel problema!
La vetrina di un ristorante italiano attirò particolarmente la mia attenzione, entrai lasciando Louis fuori dal locale ancora più confuso di quello che era.
“Buona sera!” dissi per farmi notare dall’anziana signora presente dietro al bancone, che non appena mi vide mi venne in contro e mi salutò cordiale sorridendo.
“Buona sera, posso esserle d’aiuto?” doveva essere proprio una bella donna, di piacevole compagnia.
“Si, il cartello, lì, all’entrata…”  non sapevo come spiegarmi, ma a  quanto pare non ci volle molto a capirmi dato che la signora mi capì al volo.
“Uhm.. si certo, sei interessata?” mi chiese ancora con il sorriso stampato in faccia.
“Si, tanto!” ed io sorrisi di rimando.
“Ok, vieni qui domani mattina verso le undici e vediamo come te la cavi!” le sorrisi davvero molto grata, la ringraziai e uscendo dall’enorme e pesante porta in vetro le augurai una buona serata.
Louis mi guardava ancora perplesso chiedendosi sicuramente perché fossi entrata all’improvviso in quel locale, poi notò che la signora tolse il cartello dove c’era scritto che cercavano un cassiere, mi sorrise quando mi vide, e in quel momento Louis capì il motivo per cui ero entrata.
“Idea!” esclamai entusiasta, Lou mi guardò come se fossi un alieno così gli proposi la mia meta.
“Southport!” lui ci sembrò pensare un po’ su, poi spalancò gli occhi, mi guardò e “Sei un genio!” urlò entusiasta abbracciandomi.
“Ti meriti un gelato!”
Se lui era felice, lo ero anche io.
 
#Louis
“Ma quanto sei scemo Lou!!” disse lei quasi urlando e ridendo ancora per la battuta che avevo appena detto.
“Dai, però era simpatica!” mi giustificai.
“Oh si certo, come un palo in…” le coprii la bocca con la mia mano non facendola finire di parlare dato che proprio vicino a noi c’erano due bambini che anche loro gustavano il loro gelato indisturbatamente.
Lei mi leccò la mano come faceva ogni volta. Era buffissima.
“Charlie fai schifoo!” dissi con la faccia fintamente disgustata. Mi piaceva troppo quando era così spensierata, sembrava una bambina; forse quella bambina che non era mai stata fin in fondo, quella bambina cresciuta troppo in fretta, che aveva dovuto subire cose inusuali per una bambina di nemmeno dieci anni.
Rise, ed io risi con lei. Mi rendeva felice. Non smetterò mai di dire che quella ragazza era una forza della natura.
Un fischio proveniente dalla mia tasca interruppe le nostre risate, era un messaggio, estrassi il cellulare dalla tasca, in un primo momento pensai potesse essere Eleanor, ma orgogliosa com’era non si sarebbe fatta sentire se prima non l’avessi fatto io, nemmeno se stessi per morire!
Era un messaggio di Zayn.
*Non ti dimenticare di stasera!* Cazzo.
“Ma che giorno è oggi?” chiesi perplesso e piuttosto pensieroso.
“È lunedì primo luglio” mi rispose tranquilla Charlie.
“Cazzo!” dissi un po’ preoccupato, tanto che Charlie mi guardò un po’ perplessa.
“Che succede Bo?”
“Ho una cena con degli amici di università..” la sua faccia aveva preso la sagoma di un punto interrogativo.
“E..?”
“e niente.. non fa niente se rimani da sola a casa stasera?” chiesi dubbioso.
“C’è da mangiare?” chiese lei, io annuii tranquillo.
“Allora non devi preoccuparti, starò bene!” e mi diede un bacio sulla guancia.
 
#Charlie
Quando entrai in casa, posai la borsa sul divano e guardai l’orologio a muro posto al lato del pianoforte. Erano già le otto. Tra poco sarebbe iniziato un film davvero bello di cui avevo letto il libro l’estate scorsa. Così in poco tempo mi preparai dei semplici toast per non mandare di nuovo a fuoco la casa, presi una birra dal frigo di Louis e mi diressi verso la penisola che divideva il salotto dalla cucina; poggiai tutto su di essa e mi sedetti.
Stavo per addentare il mio appetitoso toast quando il mio cellulare iniziò a vibrare e squillare insistentemente nella borsa. Mi alzai di scatto, corsi tanto velocemente verso il divano su cui era posata la borsa che stavo per inciampare nei miei stessi piedi e vedere quanto fosse morbido il pavimento di quel meraviglioso appartamento.
Appena mi misi a cercare il cellulare nella borsa, questo smise di squillare. Maledetto! Continuai a cercarlo e dopo aver tirato fuori tutto ciò che c’era nella borsa e dopo un bel po’ di imprecazioni, lo trovai.
Una chiamata persa. Grazie! Credevo fosse stato Louis a chiamarmi per vedere come me la cavavo da sola, ma a quanto pare mi sbagliavo, era Niall. Per mio stupore e immensa gioia, Niall mi aveva chiamato. Così senza pensarci due volte lo richiamai pensando solo dopo cosa dirgli. Nemmeno il tempo di uno squillo che mi rispose.
“Pronto?”
“Ehi Niall, sono Charlie..” dissi un po’ timida.
“Uhm.. ehm.. si ciao Charlie!” anche lui sembrava timido.
“Scusa se non ti ho risposto, ero in cucina e nonostante la mia maratona, sono arrivata tardi!” risi per la mia corsa di poco fa.
Rise anche lui. Il suono della sua risata era meraviglioso. Un qualcosa di mai sentito prima.
“Uhm non ti preoccupare piccola! Comunque, ti volevo chiedere se stavi facendo qualcosa di importante?”
Ci pensai un po’ su involontariamente e poi risposi semplicemente
“No, sono sola a casa, Louis è dovuto uscire..”
“Ah e che ne diresti di vederci?” sorrisi involontariamente a quella domanda.
“Si, mi farebbe proprio piacere!” dissi più tranquilla che mai. Cosa mi prendeva? Era da tanto che non rispondevo positivamente a una domanda del genere. Solitamente cercavo di trovare una scusa o un impegno immaginario o semplicemente evitavo la domanda cambiando discorso.
“Va bene, posso venire da te? Oppure vuoi venire tu da me? Oppure usciamo e andiamo da qualche parte?”
“No, preferirei se venissi tu qui, tra un po’ inizia il mio film preferito!” dissi come se quel film fosse la cosa più importante al mondo. Niall non si oppose alla mia scelta.
“Va bene, allora tra un quarto d’ora al massimo sono da te!” disse e dal suo tono di voce e con l’entusiasmo con cui mi aveva risposto sembrava davvero felice.
“Ok, allora a tra poco!” dissi sorridendo. Anche io ero felice. Niall mi piaceva come tipo, come carattere. Mi piaceva in tutto.. o almeno fino a quel momento!
Attaccai nello stesso momento in cui attaccò Niall, posai il cellulare sul divano e andai a finire i miei adorati toast. Posai il piatto nel lavello e andai in bagno, mi guardai allo specchio e notai che in quei pochi giorni a Manchester il mio aspetto era decisamente migliorato, non avevo più quelle odiose occhiaie e il mio colorito non era più un bianco cadaverico ma quello di una persona normale, in salute e soprattutto, cosa più importante, sorridevo. Mi svegliavo e andavo a dormire con il sorriso stampato in faccia. Ciò non accadeva da quando Louis si era trasferito e la mia vita era caduta in una monotonia disarmante.
Stavo per uscire dal bagno quando suonò il campanello. Corsi alla porta, stavolta senza inciampare da nessuna parte, prima di aprire la porta mi ravvivai i capelli e sorridente l’aprii.
Di fronte mi ritrovai un bellissimo ragazzo, con indosso una polo Ralph Lauren azzurro cielo e dei jeans scuri un po’ troppo stretti per lui, con in mano una semplice margherita bianca e un sorriso da mozzare il fiato. Ma il tutto era perfettamente in sintonia. Forse anche fin troppo. Credo di essermi incantata quando Niall mi chiede gentilmente permesso, scuoto la testa e arrossisco mentre faccio entrare Niall in casa. Si avvicina a me, mi poggia la margherita su un orecchio e mi da un dolce bacio sulla guancia.
Niall è la dolcezza fatta persona.
“Allora, che film guardiamo?” mi chiese curioso.
“Safe Haven è tratto dal libro di Nicholas Sparks.. sono un qualcosa di stupendo sia il libro che il film!” sorrisi e Niall mi sorrise di rimando carezzandomi dolcemente la guancia. Cristo! Quel ragazzo mi avrebbe fatta morire un giorno.
“Va bene! Spero per te che sia davvero un bel film..” lasciò la frase in sospeso e io lo provoco
“Altrimenti cosa?”
“Altrimenti… -sembra pensarci un po’ su- ti do un bacio!” mi sorrise.
“Affare fatto!” dissi sicura di me. Avrei cambiato film, ne avrei scelto uno che avrebbe fatto schifo solo per farmi baciare.
“E se è bello per davvero?” continuai provocante sorridendo mentre cercavo il telecomando.
“E se è bello per davver… ti bacio lo stesso!” sorrise lui convinto più di quanto lo potessi essere io.
Ero sicura di quello che stavo facendo? Davvero mi sarei fatta baciare da un ragazzo che conoscevo a malapena ma che era il ragazzo più bello che avessi mai visto? Credo proprio di si.
Avrei abbattuto i miei muri per lui? Si.



Heilààà!
Due mesi. dico solo questo lol *si nasconde*
Non ho potuto aggiornare prima perchè tra un cosa e l'altra, poi il concerto, poi le mie adorate lezioni di inglese non ho avuto tempo lol

poi vi volevo dire che, Domenica parto per vostra (s)fortuna quindi non aggiornerò prima di 15 giorni ma non ne sono tanto sicura.. forse anche di più... perchè stranamente, quest'estate la mia vita sociale si è risvegliata più del dovuto e n'altro po' non ho nemmeno il tempo di guardarmi allo specchio lol 
ovviamente sto divagando e tutto questo a voi non interessa ma ok. volevo solo avvisarvi che parto haha :')


In ogni modo, spero che per due mesi di attesa ne sia valsa la pena aspettare lol spero vi piaccia almeno la metà di quanto piace a me uu

un bacio, Mika .xx


 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7. ***







Le scene del film continuavano a scorrere indisturbatamente davanti a noi mentre io lo seguivo abbastanza attentamente nonostante l’avessi visto innumerevoli volte.
Niall era intento a guardare il film mentre mi cingeva una spalla con un suo braccio, tenendomi sempre più stretta a lui. Si stava maledettamente bene ed era una sensazione magnifica.
Non ero mai andata così ‘oltre’ con qualcuno che non fosse Louis. Non sapevo perché, forse la paura di fare lo stesso errore, di essere ferita ancora una volta. E se anche Niall mi avesse ferito? Probabilmente non l’avrei superato. Non ero la ragazza forte che dimostravo di essere. Non lo ero affatto.
Solo quando notai che lo sguardo di Niall è fisso su di me mentre mi sorrideva dolcemente mi accorsi che ero intenta a fissarlo. Per quella sera i brutti ricordi sarebbero stati via dalla mia mente.
“Tutto ok piccola?” mi chiese dolcemente, dopo essersi sistemato per guardarmi meglio.
Annuiii sorridente.
Non volevo mostrarmi debole.
 Non volevo scoppiare in lacrime, non davanti a lui, non quella sera, non dopo una giornata del genere.
Niall mi guardò perplesso come se mi avesse voluto chiedere qualcosa, come se mi avesse voluto aiutare ma alla fine non lo fece come se mi avesse letto nel pensiero ed io lo ringraziai silenziosamente per questa sua scelta, mi diede un dolce bacio tra i capelli.
“anche se il film è bello il bacio te lo meriti lo stesso” sussurrò dolcemente tra i miei capelli.
mi girai verso di lui sorridendo e pian piano il suo volto si avvicinava sempre di più al mio; per un momento avevo pensato di girare la faccia, allontanarmi, ma ero arrivata in un punto di non ritorno. Non possedevo né la capacità di agire né di comprendere. Ero fuori controllo. Quasi ipnotizzata. Non mi interessava delle conseguenze, ma solo di quello che a momenti sarebbe accaduto. Non mi interessava di nulla se non di me e Niall, niente più, niente meno.
improvvisamente era diventato la cosa più importante della mia vita.
Mi alzò il mento con un dito mentre io continuavo a fissargli insistentemente le labbra.
Mi guardò premuroso, quasi a chiedere il permesso, ricambiai il suo sguardo e dopo pochissimi, ma interminabili secondi le nostre labbra si unirono in un dolce ed impercettibile bacio.
Ci sorridemmo consapevoli di ciò che era appena successo e poi mi accoccolai meglio tra le sue braccia e lentamente caddi in un sonno profondo ed indisturbato mentre Niall mi stringeva a sé e mi accarezzava i capelli.
 
Era una calda mattina di metà estate,dormivo ancora quando mia madre venne a svegliarmi.
“Charlie svegliati!” mi girai dall’altro lato dando le spalle a mia madre cercando di continuare a dormire.

“COSA CAZZO CI FAI IN CASA MIA?” sentii qualcuno urlare.
“STO CON LEI!” una voce poco più leggera e moderata rispose a quella infuriata.

“Charlie svegliati, papà sta per addormentarsi!” quella mattina mia madre era più insistente del solito.

“VA’ VIA! NON TI CI VOGLIO QUI!” ancora quella voce forte e arrabbiata.
“MA LEI SI!” ed ecco l’altra più leggera in risposta.

Charlie svegliati, papà sta andando via..”

“CAZZO. VA’ VIA!”

Mi svegliai di soprassalto e in lacrime. Mi ci volle qualche secondo per distinguere il sogno dalla realtà e rendermi conto di dove mi trovavo e con chi.


 
Louis e Niall erano vicino a me che mi guardavano preoccupati. Li ignorai e mi raggomitolai su me stessa, abbracciandomi le gambe ed iniziai a piangere.
Lo sguardo di Niall era spaventato, mentre io continuavo a piangere disperatamente. Piansi per scacciare via i ricordi, il dolore, tutto. Piansi perché non sopportavo più quell’incubo. Piansi perché non potevo fare altro se non piangere.
Louis corse ad abbracciarmi, cercando di tranquillizzarmi e in quel momento esistevamo solo io, Louis e il mio dannatissimo incubo che continuava a distruggermi.
Si inginocchiò davanti a me, sussurrandomi parole dolci nel tentativo di calmarmi.
“L’ho sognato di nuovo” dissi tra i singhiozzi.
Mi guardò e poi mi abbracciò ancora più forte, come a volermi proteggere da un qualcosa più grande di lui.
Come  a voler scacciare via tutto.
Louis era il mio angelo.
 
 

Dopo poco Niall tornò dalla cucina con un bicchiere d’acqua, non so a cosa potesse servirmi, ma non lo rifiutai, era stato così dolce.
Presi l’oggetto dalle sue mani e sorridendo lo ringraziai, portandomelo alle labbra. Ne bevvi un sorso e notai che l’acqua era zuccherata. Gli rivolsi uno sguardo di gratitudine mentre lui continuava a sorridermi.
Sarei potuta morire di quel sorriso.
Si sedette di nuovo vicino a me mentre Louis si congedò.
“Vado a dormire Charlie, a domani, Notte!” mi diede un rumoroso bacio sulla fronte e andò via senza salutare Niall. Aveva i suoi motivi per non andare d’accordo con lui, ma non poteva costringermi a pensarla alla stessa maniera, in realtà nessuno dei due avrebbe dovuto compromettere i singoli rapporti riguardanti me e loro. Non era una cosa giusta. Ma alla fine niente è giusto in questo mondo di merda.
Niall rimase ancora con me, abbracciandomi.
Nonostante tutto, non era lo stesso abbraccio di Louis, il suo era più freddo.
Ovviamente non sapeva il motivo di quel mio pianto; non sapeva il mio sogno; non sapeva di chi parlavo.
Lui non conosceva i miei mostri, ed io avrei voluto sconfiggerli non presentarglieli.
La vedevo dura, ma mi ero ripromessa di abbattere i miei muri per lui. Volevo davvero andare avanti e ce l’avrei fatta.
Avevo bisogno di dormire, di dimenticare.

“Charlie, scusami, ma sono stanco, ho bisogno di dormire, è tardi e domani mi devo svegliare presto…” disse Niall, per fortuna, interrompendo per la millesima volta in quella dannata serata i miei pensieri.
“Certo, non devi scusarti.. –sospirai non convinta di ciò che volevo dire, ma alla fine..- quella che deve scusarsi sono io, non tu… Non so cosa mi sia preso e cosa sia preso a Lou… Ormai questo sogno mi perseguita da anni e non riesco a dimenticarlo o…” Niall mi interruppe ancora poggiando delicatamente una sua mano sulla mia bocca “Charlie non devi assolutamente scusarti, ognuno di noi ha i propri incubi, cose che non riesce a superare, e tu, piccola mostriciattola –disse scherzando toccandomi il naso con l’indice- non sei l’unica. Anche io ho i miei incubi e i miei scheletri nell’armadio, nonostante provi costantemente a sconfiggerli ancora non ci sono riuscito, ma sappi che se hai bisogno, di qualsiasi cosa, anche di una caramella io ci sono. Puoi chiamarmi a qualsiasi ora del giorno o della notte. Io ci sarò sempre. Capito Charlie?” ed io annuii quasi in lacrime ripensando a tutto ciò che mi era stato detto pochi secondi prima e senza rendermene conto le nostre labbra erano di nuovo insieme. In quel momento mi sentii bene, in pace con me stessa, lontano da quell’incubo, lontano da tutto. In quel momento esistevamo solo io e Niall.
Dopodiché, Niall uscì e mi salutò di nuovo con un gesto della mano e corse verso la sua auto, partì ed io chiusi la porta alle mie spalle.

 Ero di nuovo da sola con i miei mostri ed i miei incubi a farmi compagnia.

 

#Louis

Sentii qualcuno infilarsi silenziosamente nel mio letto e dal profumo scorsi che è Charlie.
Ovviamente chi sarebbe potuto essere se non lei?
Si accoccolò a me ed io l’abbracciai come a dire “Io ci sono, sono qui… per te.”
Dopo pochi minuti la sentii piangere e la strinsi ancora più forte a me. Mi si stringeva il cuore a vederla così e non poter fare nulla. Perché in fondo, oltre a delle belle parole e un abbraccio cosa avrei potuto fare?
Si girò con la faccia verso di me, la sua testa sotto il mio mento, le nostre gambe intrecciate, le mie braccia intorno al suo piccolo e debole corpo, la strinsi sempre di più. Quasi a formare il suo scudo personale. Perché alla fine quello ero, il suo scudo, il suo riparo, la sua ancora. Era sempre stato così, sin da quando eravamo piccoli.
Appena sentii il suo respiro appesantirsi mi tranquillizzai e mi addormentai abbracciato a lei.
Mi sentivo bene.
 


Ehiiilàà!

L'IRLANDA E' BELLISSIMA,CAZZO.
Ci vuole il verde, perchè davvero è tutto verde. davvero tutto. :') anche i pullman ovviamente haha E Lì, sui pullman di linea c'è il wifi... qua dobbiamo ringraziare Dio e tutti i santi se ci sono i pullman lol 
la Guinness è buona, o almeno a me piace haha 
il cibo era decente uu gli irlandesi cucinano con logica non come gli inglesi alla cazzo di cane haha 
i paesaggi sono belli, mozzafiato, magnifici, pittoreschi... ed io mi sentivo sempre più irlandese e poco italiana.


Sono nata nel paese sbagliato T.T


ecco il capitolo, non so come definire ciò che accade a Charlie.

Secondo voi, Niall davvero rimarrà per sempre al suo fianco? Davvero ci sarà sempre, anche la notte per lei? o sono tutte chiacchiere? 
e Louis? cosa ne pensate di questo Louis gelosone e isterico? io l'avrei ammazzato uu ma ok, Charlie non è me ed era fuori di sè... (?) ahah lol

fatevi sentire, ok? ok. mi va bene leggere anche un cazzo di 'fa schifo, fai pena a scrivere, ecc...' ok? ok.
I wanna hear yaaah!!!


Ok, me ne vado a..... scusate per l'immenso uso di colori, ma ci volevano haha soprattutto per la parte dell'Irlanda uu

Poi, vorrei ringraziare tanto tanto Stefania, dovreste farlo anche voi, perchè se non fosse stato per lei, che ieri sera molto gentilmente mi ha aiutata, adesso il capitolo non starebbe qui, ma ancora nel mio bel quadernino di Brontolo ^-^

Un bacio, Mika .xx

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8. ***








Avevo caldo, tremendamente caldo, dovevo fare pipì, e uno strano peso mi teneva bloccata al letto tanto che riuscivo solo a girare la testa, ma ero così pigra tanto che mi annoiavo di aprire gli occhi, figuriamoci se mi sarei alzata per andare in bagno. Aspettai ancora un po’ ma poi presi coraggio e provai ad alzarmi, perché si, alzarsi dal letto ogni mattina è l’atto di coraggio più grande che una persona possa fare, soprattutto se quella persona sono io.
Ovviamente non ci riuscii perché il mio corpo era sovrastato da quello di Louis inerme e ben addormentato a pancia sotto con i suoi leggerissimi arti addosso a me. Così, armata di tanta pazienza e tenerezza, mi alzai molto lentamente, spostando prima cautamente il braccio che intrappolava il mio busto al letto, posizionando al mio posto un cuscino bello caldo, dopodiché meno cautamente spostai la sua gamba e mi precipitai in bagno.
Quando ritornai nella camera del mio migliore amico, lo trovai ancora dormendo. Era la persona più dolce del mondo. Secondo me era un angelo, o qualche altra sorte di creatura magica protettrice. Lui era il mio protettore; si era dimostrato tale in tante occasioni e quella di ieri sera non era da meno.
Guardai l’orologio digitale presente sul comodino di Louis e mi accorsi che erano le 8 in punto.
 Io ero in netto anticipo, Louis in netto ritardo. Cercai di svegliarlo nel modo più delicato possibile, perché sappiamo tutti quanto è importante un buon risveglio, soprattutto quando a svegliarci è qualcun altro.
Gli accarezzai i capelli sussurrando il suo nome e lasciandogli qualche bacio sulla guancia e sulla fronte, ma niente, uscii solo un mugolio e mosse leggermente la gamba tirandola poco più sopra. Riprovai nella stessa maniera ma con un filo di voce in più ma niente di nuovo.
Presi coraggio, andai in cucina, presi una ciotola abbastanza alta e la riempii di acqua gelata, camminavo cautamente, attenta a non far cadere nemmeno un goccio d’acqua mentre andavo in camera di Louis, riflettei ancora un po’ se fare davvero quello che stavo per fare oppure usare un modo più ‘dolce’ per svegliarlo, ma subito decisi che non avrei cambiato niente, sarebbe stato divertente, anche cambiare le lenzuola una volta che Louis si sarebbe alzato.
Versai tutto il contenuto della ciotola su quel suo viso angelico  e scappai mentre lui gridava un

“Charlotte Cooper dichiarati ufficialmente morta.” Cercando di trattenere le risate.
 

#Louis 

Adesso si che riconoscevo la mia Charlie.
Charlie non era mai stata una persona silenziosa o estremamente tranquilla, anzi, con la compagnia giusta poteva essere la ragazza più chiassosa, casinista, allegra, solare, divertente e più scema di tutto il gruppo, ma non in quella settimana a casa mia, nonostante io fossi la persona che la conosceva meglio di tutti, nonostante l’avevo vista nei modi peggiori, quella che aveva sopportato i suoi insopportabili sbalzi d’umore, l’unica che c’era stata alla morte del padre, l’unica persona che c’era stata sempre, che avrebbe sempre saputo riconoscere una sua bugia dalla verità, l’unica che sapeva realmente riconoscere il vero umore di Charlie ero io e sapevo che solo quella mattina Charlie era la ragazza spensierata che avrebbe sempre dovuto essere, ma che non era, o almeno non completamente.
In quella settimana a casa non l’avevo per niente riconosciuta, c’era sempre qualcosa che mi nascondeva, il motivo per cui aveva voluto così ardentemente che la ospitassi, non che mi dispiacesse, ma avrei voluto aiutarla se avessi potuto.
Quando quel pomeriggio mi chiamò in lacrime e mi chiese di ospitarla non le potetti dire di no perché alla fine le avevo sempre detto che ci sarei sempre stato, che l’avrei aiutata nel momento del bisogno, ed io, Louis Tomlinson sono un uomo di parola.
Mi alzai frettolosamente mentre Charlie scappava ridendo dalla mia camera, non sapevo cosa fare precisamente, ma iniziai ad inseguirla per tutta la casa.

“Non avresti dovuto svegliarmi in quel modo!” urlai mentre lei correva nella sua stanza.

“Oh si invece…” rise ancora di più. Andò verso il comodino nella parte ‘senza uscita’ della camera mentre io la raggiungevo. Così sentendosi in pericolo iniziò a gattonare il più veloce possibile sul letto per raggiungere di nuovo la porta mentre io l’avevo quasi raggiunta e praticamente messa in trappola gettandomi sul letto e afferrandola per una caviglia. La bloccai sedendomi a cavalcioni su di lei.

“Chiedi scusa!” dissi con tono autoritario mentre Charlie rideva a crepapelle.
Amavo vederla così.

“Mai!” disse in tono di sfida.

“Non ti conviene fare la dura con me piccola.”

“Davvero?” rise ed io risi con lei. Davvero non le conveniva.

“Eh si…” iniziai a farle il solletico mentre lei urlava e cercava di liberarsi dimenandosi e buttando calci in qualsiasi direzione.

“Shhh!! Non devi urlare” dissi mentre entrambi ridevamo e lei urlava ancora di più.

“Dai Charlie, allora? Me lo chiedi scusa?” le chiesi in un breve momento di pausa per farle riprendere fiato.

“No, manco se mi pagano!” era davvero convinta.

“Allora vuoi la guerra!” presi di nuovo a farle il solletico, ma sta volta sotto al collo, nel suo punto più sensibile in assoluto. 

“Ok, Ok, Ok. Va bene così Lou!” rideva come non mai “AAAAH smettila ti prego!” finalmente si era convinta.

“Allora ripeti dopo di me: Io Charlotte Cooper non oserò mai più pensare di svegliare il mio migliore amico Louis Tomlinson in una maniera così devastante e traumatica. Lo giuro.” Dissi serio mentre continuavo a fissarle le labbra bellissime e sorridenti. Non avevo mai visto delle labbra così belle come quelle di Charlie, mi facevano venir voglia di prenderle a morsi e di baciarle in continuazione, non solo di vederle sorridenti.

“Manco morta. Un semplice ‘scusa Lou’, non va bene?” disse adesso seria mentre cercava di mantenere il contatto visivo, ma io ero davvero molto distratto.

“O questo, o rimaniamo qui tutto il giorno, non fa niente che mi salto un giorno di lavoro… anche perché hai opposto resistenza.” Le sorrisi malvagio.
Alzò gli occhi al cielo.

“Allora? Vuoi davvero rimanere qui tutto il giorno?” sorrisi ancora.

“E va bene… -si arrese- ma posso almeno pensarci? Prometto che non lo farò!” disse lei non troppo convinta.

“Tu inizia a ripetere come ho detto io, poi penseremo a contrattare!”
 

#Charlie

Dopo tre ore di questione con Louis sul decidere cosa dire, finalmente ero riuscita a liberarmi. Mi sentivo le gambe indolenzite, perché ammettiamolo, Louis non era per niente un peso piuma, anzi, era tutt’altro eppure non era grasso o robusto, né aveva la pancia come gli uomini sposati, anzi, aveva un bel fisico tonico e davvero un bel sedere. L’occhio cade sempre.
Mi preparai in fretta e furia, perché dal mio largo anticipo, Louis mi aveva fatto fare tardi solo per vendicarsi. L’avrei ammazzato. Spesso era proprio come un bambino, non immaturo, Louis non era per niente immaturo era solo fin troppo spensierato, con la testa fra le nuvole peggio di un’adolescente innamorata, e amava vivere, gli si leggeva in faccia. Era davvero raro trovare Louis di cattivo umore, ma se ciò capitava era davvero la fine. Ma io avevo visto ogni sfaccettatura del carattere di Louis, dalla solare e spensierata, fino a quella rabbiosa e pessimista e c’ero ancora e ci sarei stata fino alla morte se lui me l’avesse permesso.

Indossai una semplice canotta a righe bianche e blu e il mio shorts preferito con le mie amate converse bianche e niente trucco. Non amavo truccarmi, preferivo apparire al naturale, senza rovinare troppo la mia immagine con del trucco, anche perché non ero proprio brava a truccarmi.

Mentre facevamo colazione mi ero fatta spiegare precisamente come arrivare in centro velocemente, senza perdermi per strada e Louis, molto gentilmente e pazientemente, mi aveva spiegato passo dopo passo cosa fare e quali mezzi prendere, ci mancava solo che mi facesse il disegnino.
Così, senza perdermi arrivai in centro e molto facilmente riuscii ad arrivare al ristorante italiano che avevo visto con Louis il pomeriggio precedente.

“Buongiorno!” dissi entrando.

L’anziana signora dietro alla cassa mi riconobbe e mi venne in contro salutandomi con un caldo abbraccio, uno di quelli che ti migliorano la giornata, proprio come fanno due amiche che si conoscono da tempo, ma che non si vedevano da un bel po’.
 

#Louis

Dopo il dolce risveglio offertomi da Charlie e la nostra lotta che era durata abbastanza tempo per svagarmi e distrarmi dai miei profondi pensieri e dopo accurate riflessioni, era meglio se quello che dovevo fare l’avrei fatto ora prima che fosse stato troppo tardi.
Dopo essermi vestito molto velocemente in modo che non avessi potuto cambiare idea sul da fare, presi la busta da lettere contenente il mio regalo, le chiavi della macchina e di casa e uscii pensando a cosa le avrei detto per farmi perdonare, anche se alla fine, non era del tutto colpa mia.
Accesi la radio dove passava Postcards, di James Blunt. Quella canzone mi piaceva tantissimo, mi dava carica.
Non avevo la minima idea su cosa dire ad Eleanor, come comportarmi, come agire, non sapevo nulla, nemmeno se davvero volevo stare con lei.
Ma cosa dico? Avevo fatto tanto per conquistarla, ed ora?
Eleanor era una ragazza fantastica, bella, affascinante, intelligente, anche un po’ arrogante, ma quella era la parte che subito mi era piaciuta di lei. Non era mai stata una ragazza facile, anche per una semplice uscita da amici mi ci era voluto un bel po’ di tempo per convincerla.

Ma le parole di Zayn mentre lo accompagnavo a casa ieri sera mi hanno martellato la testa per tutta la notte, peggio di un picchio. 

**

“Allora? Cos’è tutta questa allegria?” mi aveva detto con un sorrisetto compiaciuto in faccia, come se sapesse già la mia risposta.

“Niente, mi sento felice.” Avevo risposto io, cercando di sembrare impassibile. Alla fine, l’arrivo di Charlie mi aveva reso felice, molto felice.

“E dimmi… quella tua amica che doveva venire a stare da te per un po’, è già arrivata?” ecco fatto.

“Si qualche giorno fa!” dissi noncurante guardando attentamente la strada di fronte a me mentre mi pizzicavo con il pollice e l’indice il labbro inferiore, in segno di disagio e Zayn mi guardava con quel sorrisetto da chi sa tutto. L’avrei preso a schiaffi.

“Amico, sei andato.” Disse con tono pacato. L’aria in quella fottuta macchina era diventata un po’ troppo calda.

“Si al manicomio tu mi fai andare!” e feci un risolino nervoso. Cosa mi prendeva? Quando parlare di Charlie mi aveva messo così in difficoltà?

“Sei contento che sta qui ora? E la tua ragazza cosa ne pensa?” sorrise. Che pezzo di merda di amico che avevo.

“Uhm, si mi fa piacere –sorrisi al pensiero di Charlie ormai mia coinquilina.- oh.. ad Eleanor non fa per niente piacere..”

“Ci credo! Comunque, se fossi in te, lascerei Eleanor e ci proverei con…” lasciò la frase in sospeso non sapendo il nome della mia migliore amica.

“Charlie. E comunque, no, Charlie è la mia migliore amica, è come una sorella per me,è dolcissima..  Eleanor invece è tipo la ragazza che ho sempre sognato di avere al mio fianco…” dissi un po’ sognante pensando alle due ragazze.

“Si, ma Charlie non è Eleanor.” Disse semplicemente.

“Non capisco..” dissi perplesso ripensando alla sua frase mentre accostavo vicino al vialetto di casa sua.

“Fammela conoscere e poi ne riparliamo.. –aprii la portiera della macchina e fece per scendere- grazie per il passaggio e per la serata, ci si sente!”

E mi rimase lì, come uno scemo, perso nei miei pensieri.

**

 
Forse Zayn non aveva tutti i torti, ma Charlie era la mia migliore amica, era più una sorella che un’amica per me e tra di noi non vedevo altro se non una fantastica amicizia, mentre Eleanor era Eleanor. Era anche vero che Eleanor non assomigliava nemmeno un po’ a Charlie.

Charlie era spontanea, fragile ma a suo tempo anche molto forte e combattiva, non seguiva le mode del momento e non si faceva influenzare dalla gente, aveva una piccola cicatrice sulla parte bassa della schiena, amava il tiramisù e la pizza con le patatine e la salsiccia e amava viaggiare; Eleanor invece era un po’ l’opposto di Charlie, era gelosa, a volte un po’ isterica, e seguiva fin troppo la moda, amava qualsiasi tipo di capo, l’importante è che fosse firmato e costoso. Ma io avevo sempre amato Eleanor, dal primo momento che la vidi.

Parcheggiai la mia auto nel parcheggio dello Starbucks dove lavorava Eleanor, presi un bel respiro profondo e scesi dalla macchina avviandomi verso il patibolo.

Entrai nel locale abbastanza affollato. Quasi tutti i tavoli di quella sala erano occupati.
C’erano gruppi di amici che chiacchieravano e ridevano indisturbatamente, ed erano tutti così dannatamente felici; al tavolo a fianco, c’erano un ragazzo e una ragazza, chissà se erano amici o fidanzati o cugini, anche loro erano felici, spensierati. Io ero tutt’un fascio di nervi. Manco se qualcuno avesse dovuto giustiziarmi.

Notai la mia bellissima ragazza dietro al bancone mentre sorrideva amorevolmente ad un bambino dai capelli color rame e gli occhi azzurri in braccio alla mamma, ma appena mi vide mentre la raggiungevo, il suo bellissimo sorriso si rabbuiò a vista d’occhio. Diede un muffin al cioccolato e uno con i mirtilli e un cappucino alla donna al bancone e poi mi guardò freddamente, proprio come quella sera a casa mia.

“Ti posso aiutare?” disse fredda, più del ghiaccio.

“Possiamo parlare?” suonò quasi come una supplica.

“Sto lavorando!” nessuna emozione traspariva dalla sua voce.

“Ok, aspetterò, nel frattempo prendo un muffin al cioccolato e un cappuccino.” Dissi semplicemente.

“Sono 4£. Grazie.” Disse con tono professionale, mentre poggiavo i soldi sul bancone.

“Grazie a te!” Presi la mia ordinazione e mi andai a sedere aspettando che il locale sfollasse un po’.
 

**

 
Era ormai un’ora da quando ero entrato nel bar, avevo praticamente perso tutta la mattinata aspettando Eleanor per chiederle scusa. Per farmi perdonare. Mi sarei messo ad urlare davanti a tutti quanto ci tenevo a lei, e quanto la amavo. Avrei fatto davvero di tutto pur di essere perdonato.
Mi accorsi della presenza di Eleanor di fronte a me non appena si sedette.
Ci guardammo per qualche istante negli occhi. Non avevo mai avuto un contatto visivo così a lungo con qualcuno, tanto meno con Charlie.
Merda.
Quell’istante sembrò eterno, forse erano passati minuti in cui ci eravamo osservati, come se gli occhi avessero parlato, ma alla fine non ci eravamo detti niente. 

“Ti devo parlare” dicemmo all’unisono, con lo stesso tono di voce pacato.

“No prima tu..” dissi io. Avevo una brutta impressione.

“Senti Lou… -iniziò mentre si torturava e guardava le mani, non guardando me- in questi giorni ci ho pensato molto… -la guardavo speranzoso- si beh…” non l’avevo mai vista così in difficoltà come quella volta.

“Vai al punto Eleanor, non girarci intorno!” dissi con tono secco.

“Si, scusa” fece un respiro profondo “ecco.. è meglio se la chiudiamo qui.” Mi si prosciugò la bocca.

“Perché?” La guardai perplesso.

“Perché è meglio così. Soprattutto ora che c’è Charlie.” Disse guardandomi questa volta.

“Cosa c’entra Charlie?” chiesi senza capire.

“Oh beh, io sono gelosa e possessiva ma certe cose le noto..” lasciò la frase in sospeso.

“Tipo? Cosa hai notato?”

“Il modo in cui la guardi Lou, in due anni che ci conosciamo non mi hai mai guardato come ora guardi lei.” Era ferita, e a ferirla ero stato io.
“Si, la guardo come guarderei mia sorella, se ne avessi una.” Mi giustificai.
“No Louis, Charlie per te è più di una sorella.” Mise in evidenza l’ovvio, ma io lo negavo a me stesso. Non era vero. Non lo era per niente.

“Non è vero. Io amo te.” Era così. Io ho sempre amato Eleanor e sempre lo farò.

“No Louis, non mi ami, forse all’inizio credevi di amarmi, ma non adesso, non dopo il suo arrivo.”

“Si invece. Eleanor io ti amo.”

“No, sai cosa? –chiese retoricamente- ormai stare insieme è diventata un’abitudine, non è amore, abbiamo condiviso fin troppe cose insieme e non riesci ad immaginare ad una vita senza di me al tuo fianco, ma non mi ami.” Era vero? La nostra relazione era diventata un’abitudine? Eppure non le avevo fatto mancare niente, ero sempre stato disposto a tutto, avrei fatto qualsiasi cosa per lei, per amore, non perché la dovevo fare e basta.

“C’è un altro?” chiesi mesto, anche se non c’entrava niente con quello che stavamo dicendo.

“No.” Disse solo questo e le credevo. Ero io lo stronzo, non lei. Ero io ad averle fatto del male, non lei.

“Scusa, devo andare adesso..” disse quasi sussurrando indicando dei clienti al bancone. Mi girai per osservarli.
Ci alzammo contemporaneamente e ci abbracciammo, le osservai attentamente le labbra, quasi a volerle assaporare un’ultima volta, ma non lo feci.

La salutai e uscii silenziosamente dal locale.






Eccoomii
Secondo me, non leggete nemmeno quello che scrivo qui sotto ouo è un po' come parlare da sola lol e parlo spesso da sola, almeno ho qualcuno che appoggia le mie idee e dice cose intelligenti uu *si nasconde*
ci ho messo solo 8 giorni per aggiornare *piove, grandina, nevica, tsunami, uragani, maremoti, terremoti* e niente, questo capitolo è decisamente lungo e sono fiera di me anche se mentre lo rileggevo pensavo 'No, è impossibile che l'ho scritto io' e la mia coscienza 'Si, l'hai scritto proprio tu' lol che pazza ouo
Dovrei smetterla con tutte queste faaccine lol ouo uu ... lol

Spero di aggiornare presto, davvero molto presto lol solo che credo che il mare mi ispiri tanto così per due giorni di seguito che sono andata, la sera tornavo a casa e mi mettevo a scrivere e boom, 3 giorni il capitolo era pronto, che mito gente :')

me ne vado hahaah

un bacetto azziccoso azziccoso, Mika .xx

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9. ***





Leggete lo spazio sotto ouo



“Dai Mariooo!” dissi elogiando il mio giocatore mentre, carica di adrenalina sorridevo.

“Cazzo!” imprecò Louis dopo essere andato fuori strada per la centesima volta nell’ultimo percorso del torneo Stella.

“Vai, Vai, Vai!” qualche secondo di silenzio e poi “Grande Mariooo!” mi alzai di scatto dal divano gettando il telecomando in aria, che per fortuna atterrò sul tappeto, mettendo poi in scena qualche strano balletto per festeggiare la mia, ormai scontata, vittoria.

“Ho sbloccato anche un nuovo trofeo! Sono davvero troppo brava!” dissi entusiasta tornando al mio posto mentre Louis giaceva in silenzio accanto a me con i piedi stesi sul tavolino.

“Rivincita?!” chiesi non vedendo segni di vita da parte del mio migliore amico, il quale annuì mesto alla mia domanda.

“Tutto bene Lou?” chiesi mentre guardavo concentrata lo schermo al plasma davanti a me, mentre facevo partire una nuova sfida alla quale molto probabilmente avrei perso a posta solo per far vincere Louis e magari, vederlo sorridere.

“Si, tutto bene piccola!” disse mentre un ‘Go’ e un forte suono di una tromba davano inizio alla nostra forse quinta sfida.

“Che hai fatto oggi al lavoro?” chiese sempre concentrato sullo schermo.

“Uhm, niente, Laura*, la proprietaria del negozio, nonché cassiera e donna più simpatica che abbia mai conosciuto, mi ha fatto vedere un po’ come funzionano le cose.. è un bel posto, pieno di gente simpatica..”

“Colleghi? Maschi o femmine?” chiese curioso, quasi come se fosse geloso.

“Per il momento c’è un ragazzo davvero niente male –mi guardò torvo, evidentemente geloso-  che sostituisce la ragazza che c’è di solito, che ha preso qualche giorno di malattia.” Finii il mio monologo e lo sguardo di Louis si rassenerò.

“Capito!” sorrise.

“e tu?” chiesi curiosa, sapevo che c’era qualcosa che non andava, era troppo silenzioso.. se fosse andato tutto bene, alla mia ennesima vittoria avrebbe fatto trecento mila storie dicendo di aver imbrogliato, cosa totalmente impossibile da fare, soprattutto in questo gioco.

“Niente di entusiasmante.. anzi.. è stata un po’ una merda questa giornata… sono stato a casa, circa un’ora dopo che sei uscita tu, sono andato a fare la spesa e poi sono ritornato, ed ora eccomi qui..” rispose tranquillo.
Ecco. Il sesto senso femminile non sbaglia mai.
Ma l’avrei fatto parlare,  non mi interessava se voleva o no, mi avrebbe detto cosa gli era succesao. Perché si, gli era successo qualcosa e non gliel’avrei fatta passare liscia, non questa volta.
Louis era sempre stato un tipo che aveva sempre messo me al primo posto, spesso dimenticandosi anche di se stesso. Non si era mai aperto più di tanto con me, non mi aveva mai parlato dei suoi problemi pur di non farmeli pesare perché pensava che i miei, in confronto ai suoi erano peggiori. Ma nessun problema era peggiore di un altro. Erano tutti della stessa intensità, dipendeva solo da che punto di vista lo si guardava e chi lo guardava.

“Dai cazzo. Luigiiii!” Louis incitò il suo giocatore, che era all’undicesima posizione, destandomi dai miei pensieri profondi ed altruisti.
A Louis piaceva Luigi perché, oltre a chiamarsi come lui in italiano, in qualche modo gli assomigliava, e poi, aveva una sottospecie di strana fissa per tutto ciò che riguardava quello strano paese a forma di Stivale.

“Tanto vinco di nuovo!” dissi certa schivando l’ennesima buccia di banana presente sul percorso. Quanto le odiavo.

“Non ci spererei troppo!” disse quando gli uscì il missile che lo portò in seconda posizione, proprio dietro di me.

“Il gioco inizia a farsi interessante!” sorrisi.
 
 

#Louis

Ero ormai in seconda posizione, l’avrei superata a breve se quelle fottutissime parole di El, unitesi a quelle di Zayn non facevano eco ai miei pensieri.. ero già abbastanza confuso di mio…
Ci mancavano solo i loro pareri non chiesti.
Mancava ancora poco al traguardo quando raggiunsi Charlie. Una botta, un’altra ancora e la superai del tutto tagliando il traguardo poco dopo.
L’avevo battuta. Si, cazzo!
Mi alzai senza dire una sola parola riguardo la mia strana vittoria. Andai verso la cucina dove presi un bicchiere d’acqua.
Di solito, se la tristezza e quei dannati pensieri non avessero avuto la meglio su di me, avrei esultato iniziando a correre per tutto l’appartamento se non tutto il palazzo. Ma quella non era giornata. Era davvero una giornata di merda per me.
Non riuscivo a non pensarla, a non pensare al motivo… non era vero, non poteva esserlo.

“Stai bene Lou?” Charlie mi destò dai miei pensieri, facendomi quasi spaventare. Non l’avevo sentita entrare in cucina. Ovvio, era scalza e il suo passo era molto delicato.

“Si..” dissi quasi in un sussurro, sospirando.

“Che hai?” continuò. Amavo la sua tenacia e la sua testardaggine.

“Sto bene!” insistetti come se nulla fosse.

“Si e io sono Angelina Jolie!” rise.

“Woow! Abito con quella gran figa di Angelina e non ne son niente?” scherzai nel tentativo di deviare il discorso, ma sapevo benissimo quanto Charlie fosse testarda per poter risparmiarmi il suo interrogatorio e sapevo anche che non mi avrebbe lasciato in pace fin quando non avessi parlato.

“Dai Brad Pitt, cos’è successo?” ecco.

“Sai meglio di me che non smetterò di chiedertelo fin quando non me lo dirai!” constatò la realtà dei fatti bevendo il suo succo di frutta a pesca.

“uhm.. si, lo so.. ma non ne voglio parlare Charlie…” dissi quasi dispiaciuto.
Non è che non volevo dirglielo, anzi mi avrebbe fatto bene parlarne con qualcuno, specialmente se quel qualcuno era Charlie, ma proprio non sapevo cosa dirle… avevo rotto con Eleanor, o meglio, lei aveva deciso di rompere con me, ma perché? Non potevo dirle il  vero motivo. Probabilmente avremmo litigato, avrebbe preso a parole Eleanor o peggio ancora, avrebbe deciso di andare via da me per non continuare ad alimentare false illusioni.. ed io tutto riuscivo a fare tranne che a immaginare una vita senza la mia migliore amica. Perché quello era Charlie: la mia migliore amica, mia sorella. Niente di più, niente di meno.

Non amavo Charlie e non l’avrei mai amata.

“Allora facciamo una cosa!” disse speranzosa Charlie distraendomi dai miei pensieri.

“Cosa?” chiesi curioso. Sapevo che aveva trovato un modo per farmi parlare, lo trovava sempre e l’avrebbe trovato sempre.

“Facciamo che tu mi dici cosa ti è successo oggi da essere così musone –si interruppe ed io la guardai per incitarla a continuare- ed io ti dico perché quel giorno ti chiamai piangendo!” disse quasi insicura.
Non volevo costringerla, ma forse quello era l’unico modo per far parlare lei.
Ricordavo quel giorno come se fosse stato soltanto poche ore fa, non era passato molto tempo, è vero, forse un paio di settimane, massimo tre, ma la sua voce rotta dal pianto e dai singhiozzi era ancora ben impressa nella mia mente. Mi aveva tormentato per tutta la settimana, fin quando non la abbracciai in stazione il giorno del suo arrivo.
Ci pensai un po’ su..

“Okay, però inizi tu!” sorrisi dolce.

“E va bene!” si arrese quasi, ma pur di aiutarmi non si tirò indietro.
 

#Charlie

“Allora…  diciamo che non so da dove cominciare…” iniziai non sapendo davvero da dove cominciare.
Il motivo per cui ero andata via di casa era tutto un insieme di cose.
Cose poco gravi a tanto gravi.

“Dall’inizio?” rise leggermente. Provai a ridere anche io, ma secondo me, uscì più uno strano suono che una vera e propria risatina. Ero abbastanza nervosa e agitata e anche ferita per poter ridere. Non pensavo a quella merda da un bel po’ e pensarci adesso, quando finalmente iniziavo a stare bene era uno schiaffo in pieno viso.

“Con calma piccola, nessuno ci corre dietro.” Disse Louis, con quel suo tono calmo che tanto amavo, quello che mi faceva tranquillizzare in ogni situazione. Mi sistemai su quel divano che amavo tanto mettendo le gambe incrociate a mo’ di indiano.

“Cosa vuoi sapere per prima? Ciò che ha fatto mia madre, Christine o Nicholas?” chiesi senza far trapelare nessuna emozione se non disgusto.

“La meno grave?” chiese riluttante.

“Okay… presumo Christine e Nicholas…” nessuna emozione nella mia voce.

“Mh.. è una cosa positiva questa?” chiese Louis per alleviare la tensione.

“Non saprei, davvero! –risi, ma non di gusto, poi d’un tratto mi feci seria- oddio, non trovo le parole per spiegartelo –risi di nuovo- c’è stato un periodo, poco prima che ti chiamassi ovviamente, che sono stata totalmente sola. Non uscivo, non ridevo, a stento mangiavo e dormivo, facevo fatica perfino a dormire… comunque, sempre il mio sesto senso che non sbaglia mai mi perseguitava da giorni. Nicholas si faceva sentire poco e niente, e sai anche tu quanto poteva essere assillante, Chris lo stesso.. Se le chiedevo di uscire riusciva sempre a trovare una scusa…” mi guardai le dita sudate e intrecciate tra loro.

“Non dirmi che..?” Louis non finì la frase che io annuii, sapevo cosa stava pensando e sapevo anche che aveva capito.

“Quei due non mi sono mai piaciuti Char!” disse sincero.

“Si, adesso me ne rendo conto anche io, e ti chiedo scusa se non ti ho dato ascolto.” Mi sorrise.

“Come li hai scoperti?”

“Uh… le mie abilità da stalker sono ben sviluppate, avevo già i miei dubbi.. –scherzai- così un pomeriggio chiamai Nicholas per chiedergli se la sera aveva impegni e se magari gli andava di vederci, ma lui mi disse che non poteva perché non si sentiva bene.. poi siccome io sono una grande stronza, chiamai anche Chris per chiederle la stessa cosa e lei mi disse che era il compleanno di un cugino e sarebbe dovuta andare alla festa. Così mi appostai fuori casa di Nicholas, manco se lo sapessi poi, dopo nemmeno dieci minuti dal mio arrivo, vidi arrivare Christine che bussò al campanello e dopo pochi istanti Nicholas le aprì la porta e la baciò davvero poco castamente. Ma questo è niente. Rimasi al mio posto, ferma, immobile. Aspettai un quarto d’ora circa, poi entrai dalla porta sul retro, conoscevo quella casa meglio della mia grazie all’enorme quantità di tempo che ci trascorrevo dentro. Regnava un silenzio assoluto interrotto da gemiti e urla sommesse. Non dimenticherò mai quel giorno.” Louis prese una mia mano tra le sue grandi, per consolarmi o proteggermi.

“Rimasi qualche secondo o minuto, non saprei sinceramente, ad ascoltare quei rumori che mi portavano al disgusto, probabilmente avrei vomitato se li avessi ascoltati ancora, pensando che quelli lì dentro erano la mia migliore amica e il mio fidanzato. Le persone più disgustose di sempre. Spalancai la porta semi aperta, li osservai, pensando che solo la settimana prima c’ero io al posto di Chris, loro mi guardarono sbalorditi, stupefatti.. non saprei dirlo sinceramente. So solo che avevano delle facce di cazzo epiche. Entrambi provarono a scusarsi, a spiegarmi.. ma non c’era proprio nulla da spiegare. Lei non poteva essere inciampata accidentalmente sul suo cazzo come se nulla fosse e lui non poteva aver sbagliato buco. Buona si, ma fessa no. Continuarono a chiamarmi, a venire a casa mia per almeno due settimane prima di arrendersi. Ci fu un giorno in cui Nicholas mi chiamò ben 133 volte e mi mandò la bellezza di 217 messaggi. Cosa da denunciarlo, davvero.” Sospirai e fui felice di me stessa quando notai che non avevo versato nemmeno una lacrima. Forse le avevo esaurite tutte.

“Io non ho parole Char.. perché non me ne hai parlato prima?” chiese quasi mortificato.

“Semplicemente perché non era una cosa da dire per messaggio…” gli risposi con nonchalance. “Da quel giorno non l’ho sentito più.. perché ovviamente non ho risposto nemmeno a una delle sue chiamate!” dissi fiera di me.

“Sono fiero di questa tua reazione piccola!” si avvicinò a me per abbracciarmi e mi lasciò un bacio tra i capelli.

“Adesso dimmi la più grave e presumo anche la più dolorosa!” continuò rispettando il mio silenzio, io annuii e presi di nuovo a parlare.

“Era una normale sera come tante altre, ed ero andata al parco a correre per scaricare la tensione di esami, test e merdate varie, si era fatta ora di ritornare a casa, o meglio, ero stanca e avevo bisogno di una doccia e del mio letto.. sai come divento quando sto per troppo tempo lontano da lui –abbozzai un sorriso- comunque, fuori al vialetto di casa mia notai che c’era un’auto che non conoscevo, non era quella di mia madre o la mia, pensavo fosse qualche amica di mia madre… -presi un sospiro profondo e poi continuai- hai presente quella brutta impressione che ti corrode l’anima? Che è capace di non farti dormire o mangiare per giorni? Ecco, fu ciò che sentii prima di aprire la porta e trovare uno sconosciuto, per me ovviamente, tra le gambe di mia madre sul divano del salotto.” Louis non disse niente quando finii di raccontare ma la sua espressione diceva tutto.

“Non sono incazzata con lei per essersi scopata un altro che non fosse papà, cioè forse, perché sono sicura che non accetterò mai l’idea di mia madre con un altro uomo che non sia mio padre, ma più di tutto perché non mi ha detto che si sentiva con questo tipo. E cosa ancora peggiore, stavano scopando sul mio divano. Cazzo che nervi.” dissi quasi in lacrime. Ma non lacrime di tristezza, lacrime di rabbia, perché quando ero troppo arrabbiata o nervosa mi veniva da piangere.
Non prendevo niente a cazzotti, non lanciavo niente a terra, solo mi chiudevo in me e mi autocommiseravo e piangevo.
Louis non disse niente, mi strinse solo più forte.

“Litigammo tanto quella sera. Alzammo la voce, anche io l’alzai, anche fin troppo. Ero spaventata da quello in cui mi ero trasformata a quella scena. Ero tipo un mostro o qualcosa del genere. Ruppi perfino la foto che ritraeva me, mamma e papà allo zoo. Mia madre piangeva, ma io ero una bestia e non ascoltavo ragioni. Quel tipo si sarà anche spaventato, ma poco mi interessa. Così, dopo la mia sfuriata corsi in camera mia e mentre preparavo la valigia e liberavo la mia camera ti chiamai in lacrime… quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.. Ero passata su troppe cose, ma non su quella. Sai anche quanto mia madre è cambiata dopo la morte di papà… ed io non la sopportavo più. Davvero. E non l’ho sentita più da quel giorno. Mi aspettavo qualche chiamata, messaggio, ma nulla. Niente di niente.” Finii il mio monologo. Louis non disse una parola, credo che davvero era rimasto sconvolto da tutte queste cose. Ma sinceramente non mi interessava che dicesse qualcosa, mi bastava già che mi avesse ascoltata.

“Mi dispiace piccola..” sussurrò al mio orecchio.

“Da quando te ne sei andato, è diventato tutto un inferno per me.” La mia voce era spezzata.

“Scusa piccola, davvero!”

“Ok, non deprimiamoci, la vita va avanti, il sole splende alto nel cielo, adesso siamo qui insieme e mi devi dire quale disgrazia si è abbattuta su di te stamattina!” dissi radiosa come non mai. Mi sentivo libera, leggera. Mi ero tolta un grosso peso dallo stomaco.

“Uhm.. si.. speravo te ne fossi dimenticata in realtà!” disse ridendo.

“Come potrei dimenticarmene, amico?” chiesi retorica.

“Okay.. hai vinto Charlie!” rise.

“Dai fai poco lo scemo e inizia!” lo presi in giro.

“Come puoi dire ad uno scemo di non fare lo scemo?” ridemmo e gli diedi uno schiaffo abbastanza pesante sulla spalla ma che per lui risultava una carezza.

“Okay, la smetto!” rise ancora.

“Era una giornata come tante altre a parte per il risveglio traumatico  -ammiccò-  e niente… poco dopo che tu sei andata in centro, io ho preso la mia bella auto, l’ho accesa e sono andato da Eleanor con l’intento di chiarire, ma..” prese un respiro profondo chiudendo gli occhi.

“Ma?” chiesi curiosa.

“Ma niente, Cupido non era dalla mia parte.” Ecco le frasi misteriose di Louis Tomlinson.

“Cioè?” tre ore per dire una cosa stupida.

“Cioè… Eleanor ha pensato che è meglio se la finiamo qui e non ci vediamo più.” Disse tutto d’un fiato.

“Ma cosa le prende? Ma sta scherzando? È impazzita per caso? Ma io la gonfio di botte. La faccio diventare una mongolfiera. Ma che cazzo. Cosa ha in testa quella? Cosa? Porca puttana.” Non mi ero resa conto che avevo iniziato ad urlare fin quando Louis mi aveva messo una mano davanti la bocca per farmi stare zitta.

“Se mi fai parlare, caso mai capisci.” Disse con quel suo tono pacato di sempre. Mi incuteva timore.

“Si, scusa… sai com’è…” cercai di giustificarmi inutilmente.

“Secondo lei, la nostra relazione è diventata abitudinaria. Non stiamo insieme perché ci amiamo, ma perché è diventata un’abitudine. E crede che non la ami.” Finii di parlare.

“Cosa cazzo si è fumata questa? Ma sta bene? Ma io la faccio male. Ma che cazzo.” Partii di quarta con il mio sclero. Louis era un ragazzo meraviglioso, che se si innamorava di qualcuno dava anima e cuore. Ma Louis era davvero innamorato di Eleanor?

“Che coglioni che siamo!” dissi dopo qualche minuto di silenzio e Louis scoppiò a ridere.

“Si, proprio una bella coppia di coglioni siamo!” a quelle parole il mio cuore prese a battere più forte, cercando inutilmente di non dare peso a quelle parole. Sospirai.






HERE I AM! :D
*Dove sta scritto Laura, si, è un nome italiano, ma si legge praticamente Lora in inglese :')
poooi, credo che questo sia un capitolo un pochino pesante, perchè diciamocelo, ci sono tante, forse anche fin troppe rivelazioni riguardo la nostra dolce e amabile Charlie! 
Spero che vi piaccia, perchè personalmente a me piace, e non poco! ^^ 


poi, non è finita qui! lol quest'anno mi giro l'Europa ouo
tra praticamente 10 giorni parto per Parigi, sto via tre settimane perchè ho vinto una specie di concorso con la scuola (stranamente) ed è tutto gratis *suoni dalla regia* e starò via tre settimane. se riuscirò, posterò almeno un altro capitolo prima di partire, male che vada scriverò lì e se ne avrò la possibilità, pubblicherò. Dovrei portarmi il pc a presso insomma lol in tutto ciò dipende da quanto tempo liberò avrò ouo e comunque, con me, avrò il mio fidato quadernetto di Brontolo o uno nuovo dato che quello è quasi finito ^^

tra l'altro ho rotto anche il cellulare, o meglio, si è rotto da solo lol e sto praticamente impazzendo -.- fottuto samsung :@

adesso sparisco che mi sono dilungata fin troppo! 
mi aspetto tante recensioni, più di 3 loool 

un bacio, Mika .xx

Twitter: @fifshadesoftrav oppure @makeusfeeloved
Kik: fifshadesiftrav  (che per il momento è fuori uso dato che non ho il cellulare lol)


ah, e tanti auguri al nostro irlandese biondo che fa impazzire il mondo ^^
Happy Birthday looove ^^

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Capitolo 11
*** Capitolo 10. ***


LookAfterYou







Erano passati circa due mesi e mezzo da quando mi ero trasferita a casa di Louis, e circa due mesi da quando avevo iniziato a lavorare nel ‘Ciao Sorrento’: il migliore ristorante italiano presente a Manchester, o in tutto il Regno Unito.

In realtà il mio commento era un po’ di parte dato che io in quel ristorante ci lavoravo e anche perché non avevo mai mangiato italiano se non lì. Spesso mia mamma aveva provato a cucinare qualche prelibata pietanza italiana ma ovviamente con risultati molto meno che scarsi.

Sappiamo tutti quanto si mangia bene in Italia!

La mia prima impressione non era stata per niente sbagliata. Il personale era sempre stato disponibile nei miei confronti, erano sempre di buon umore e mi fidavo ciecamente di loro; specialmente di Laura ed Hazel.

Hazel aveva circa venticinque anni, capelli neri, occhi azzurri, lineamenti molto delicati, fisico asciutto, sembrava quasi una modella e assomigliava molto vagamente  a Katy Perry. Era la persona più solare che io avessi mai potuto conoscere. In tutto il tempo che avevo lavorato lì, non l’avevo mai vista triste, nonostante tutti i problemi che incombevano minacciosi su di lei. Aveva una bellissima bambina di tre anni, che a volte veniva a farci compagnia nel ristorante quando la mamma di Hazel non poteva tenerla con sé. Si chiamava Anna e assomigliava pochissimo alla sua mamma. Lei aveva i capelli chiari, ma, proprio come la mamma, aveva gli occhi azzurri. Era una bambina davvero molto intelligente per la sua età. Sapeva usare il mio cellulare molto meglio di quanto lo sapessi fare io e scandiva le parole perfettamente e sapeva perfino contare fino a 15. Era adorabile.

Hazel era l’unica amica, mia coetanea, che avevo a Manchester. Parlavamo davvero di tutto, mi aveva aiutato in varie occasioni, e poi, diciamoci la verità, avevo realmente bisogno di un’amica del mio stesso sesso. Non potevo parlare con Louis di assorbenti, cerette e vestiti per tutto il tempo. Mi avrebbe ammazzato appena dopo aver pronunciato la parola assorbenti. Già non mi sopportava quando era quel periodo critico del mese, ma l’unica cosa positiva è che mi andava a comprare gli assorbenti, nonostante fosse timido e molto imbarazzante.

Quel lunedì era una tipica giornata inglese con un bel cielo nuvoloso che minacciava di piovere da un momento all’altro, c’era vento e faceva abbastanza freddo.

Era circa mezzogiorno e il locale era quasi vuoto se non per i soliti clienti abitudinali o quelli occasionali che avevano saltato la scuola o il lavoro, o semplicemente qualcuno che voleva ripararsi dal freddo di quella buffa giornata di un agosto così strano e diverso dagli altri.

Mi avvicinai ad un tavolo di ragazzi, non inglesi, forse tedeschi o francesi, che su per giù avevano la mia età. Presi il blocchetto dalla tasca posteriore dei miei pantaloni neri e li salutai cordiale mentre loro facevano commenti che a malapena capivo e dei sorrisetti fin troppo languidi.

“Siete pronti?” dissi con tono professionale senza far mancare un sorriso piuttosto naturale.

“Oui, Oui!” disse uno di loro guardandomi fin troppo e li incitai a parlare con uno sguardo.

“Tre gnocchi alla sorrentina e due carbonara!” dissero in un misto tra italiano, inglese e francese.

“Da bere?” chiesi cordiale.

“Mmmm coca cola e acqua.”

“Frizzante?” chiesi e loro annuirono alla mia domanda.

Mi allontanai per portare la comanda a Luca, lo chef del locale, nonché figlio secondogenito di Laura. Lui, rispetto la madre, era molto più riservato, timido e anche misterioso, ma se preso nel verso giusto sapeva essere la persona più stupida e simpatica del mondo.

“Mi raccomando, una cosa veloce, che già non li sopporto più!” dissi sommessamente per non farmi sentire.

“E meno male che sono appena arrivati..” disse sogghignando, poi prese la comanda dal bancone ed entrò nei meandri dell’enorme cucina per preparare quelle prelibatezze.

Nel frattempo portai la coca cola e l’acqua al tavolo, dove quei maniaci mi guardavano come se non avessero mai visto una ragazza nella loro vita. Erano odiosi. 

“Que belle fille!” disse uno di loro mentre poggiavo le bottiglie sul tavolo mentre guardava di sottecchi un amico.

“Avete bisogno d’altro?” chiesi ignorandoli e sfoggiando il mio miglior sorriso senza però perdere la mia professionalità.

“Ouui, j’ai besoin de toi!”* disse uno dei cinque ridacchiando un pochino troppo per i miei gusti.

“Alors, je crois que tu restes déçu!”** dissi nel mio non perfetto francese, ma sempre con il mio amabile sorriso mentre loro mi guardavano un misto tra stupiti e delusi e tornai dietro al bancone, al mio posto.

Uno strano rumore proveniente dal mio giubbino appeso all’attaccapanni proprio dietro di me attirò la mia attenzione. Estrassi il cellulare giusto in tempo per rispondere alla chiamata di Niall. Sorrisi all’istante leggendo il suo nome lampeggiare sullo schermo.

‘Ehi piccola’ gracchiò il mio ragazzo dall’altro capo del telefono.

“Ciao amoree!” dissi io sorridendo come una babbea e proprio in quel momento Hazel entrò nel ristorante, avvolta nella sua amata sciarpa grigia, infreddolita, e con Anna in braccio che non appena mi vide sorrise, scendendo dalle braccia della mamma.

“Zia Charlieee!” mi corse incontro e mi abbracciò ed io, ricambiai quel così dolce abbraccio con tanto entusiasmo, strapazzando la bambina di baci.

“Con chi parli zia Charlie?” chiese curiosa Anna mentre cercava di togliersi il giubbino e il cappello.

“Con Niall, piccola!” risposi mentre osservavo attentamente i suoi movimenti.

“Posso parlarci?” le porsi il cellulare che lei prese e subito posizionò vicino l’orecchio.

“Ciao puzzone!” disse ridendo.

“No, tu puzzi!” urlò di nuovo Anna a qualche probabile offesa scherzosa di Niall dall’altro capo del telefono.

“Anna non devi urlare!” intervenne Hazel sgridando quell’angioletto di bambina che ci ritrovavamo.

“Vieni un po’ a giocare con me dopo?” chiese la bambina con un tono più pacato.

“Va bene, non dico niente a zia Charlie..” quasi lo sussurrò per non farsi sentire da me, mentre io mi allontanavo da lei per portare i piatti a quel tavolo di imbecilli.

“Grazie!” risposero tutti, uno alla volta mentre gli porgevo i piatti fumanti.

“Zia Charlie tieni il cellulare… Niall ha detto che doveva andare, ma dopo ti richiama!” mi disse quasi dispiaciuta, io le sorrisi e la ringraziai.
 

*****
 

Io, Anna ed Hazel eravamo sedute al tavolo vicino alla cassa, quello che nessuno prende in considerazione perché si sentirebbero troppo in soggezione così vicino al personale del locale.

Hazel era di spalle alla cassa ma aveva sotto controllo tutto il resto del locale, invece io ero rivolta di spalle alla cassa ma in modo da poter tenere d’occhio la cassa, mentre la piccola Anna, con il suo sguardo vispo e vigile teneva sotto controllo tutto il locale dalla sua posizione tra me e la madre.

“Allora com’è andata ieri sera?” mi rivolsi ad Hazel mentre entrambe osservavamo la piccola che disegnava disegni astratti per noi. Hazel mi rivolse uno sguardo abbastanza afflitto per poi tornare a guardare la piccola che disegnava serena ed indisturbata.

“Oh.. un vero e proprio meraviglioso disastro!” sorrise mesta.

“Perché?” alzai lo sguardo per guardare Hazel che chiuse gli occhi, fece un profondo respiro e quando li riaprì notai che erano rossi e lucidi, stava trattenendo le lacrime.

Ma non per evitare di sembrare debole davanti a me, ma per non far preoccupare la piccola Anna, che proprio in quel momento terminò orgogliosa il suo disegno e corse da Luca che la distrasse per un bel po’ mentre io ‘aiutavo’ Hazel.

“Non ce la faccio Charlie… -prese un respiro- non ce la faccio proprio ad andare avanti!” le sue parole erano quasi un sussurro ma io le riuscii a sentire; ma per me sembravano urla di chi disperatamente cerca aiuto che nessuno era in grado di darle. Le conoscevo benissimo quelle parole sussurrate, mi erano appartenute per fin troppo tempo, ma come io ero riuscita in qualche modo ad andare avanti, anche Hazel, la ragazza forte e solare che avevo conosciuto poco più di due settimane fa, ci sarebbe riuscita, ed io l’avrei aiutata.

L’abbracciai. Senza dire nulla, l’abbracciai.

 In momenti come quelli gli abbracci erano l’unica cosa in grado di aiutarti.. di salvarti. Riuscivano ad arrivare in luoghi sconosciuti dove nemmeno le parole o addirittura gli sguardi potevano arrivare. Era vero che gli abbracci salvano le persone. Io ero stata salvata da un abbraccio.

“Cos’è successo in particolare?” chiesi cauta mentre Hazel scioglieva l’abbraccio.

“Niente di particolare, è stata una serata piuttosto piacevole, abbiamo parlato davvero tanto, di lui, di me, di Anna –disse rivolgendo uno sguardo felice alla piccola- di ciò che ci piace fare, di tutto, davvero.. è anche un bel ragazzo… ”

“Ma..?” la incitai a continuare facendola uscire dai ricordi della sera precedente.

“Ma… quando mi ha riaccompagnata a casa, prima che scendessi dall’auto, mi ha baciata.. lì per lì ho fatto finta di niente, ma quando sono scesa dall’auto, oltre a maledirmi, ho iniziato a piangere… non so il motivo preciso, davvero, ma mi sentivo terribilmente in colpa.. non voglio ferirlo o illuderlo.. non lo merita.. è così dolce con me e lo è anche con Anna… ma non me la sento… sai, da quando il padre di Anna ha saputo di lei e mi ha lasciata non ho avuto più nessun ragazzo. Gli sono sempre stata fedele nonostante lui mi abbia abbandonato e non abbia mai fatto niente per la figlia.” Finì il suo discorso asciugandosi gli occhi pieni di lacrime e sorrise amaramente per tutto ciò che aveva detto.

“Credo che dovresti essere chiara con lui.. caso mai, lo chiami oppure vi vedete, forse è meglio, gli dici che ci hai provato, che è difficile e soprattutto che non vuoi fargli del male e che non vuoi illuderlo… sono certa che accetterà la tua sincerità e capirà!” dissi con calma.

“Si, hai ragione.. lo  farò anche se sarà abbastanza complicato!” rise ed io risi con lei, ma smisi appena due grandi e profumate mani mi coprirono gli occhi.

“Chi sono?” esclamò una voce da checca, ma alquanto familiare. Portai le mie mani sulle sue, le accarezzai dolcemente fino ai polsi dove riconobbi alcuni braccialetti.

“Scommetto che sei un irlandese biondo che fa impazzire il mondo!” dissi ridendo.

“Un qualunque irlandese biondo?!” ancora la voce da checca per poi scoppiare a ridere, ma la sua risata lo ingannò.

“No, il mio irlandese!” tolse le mani, mi alzai e mi fiondai sulle sue labbra. Quelle labbra che non assaporavo da così poco tempo ma che mi mancavano da morire.

Niall fu sorpreso dalla mia reazione, ma senza pensarci due volte ricambiò il bacio. Caspita se mi era mancato.

Appena Anna si accorse della presenza di Niall nel ristorante, abbandonò Luca, ignorando completamente i suoi richiami e corse dal biondo saltandogli in braccio.

“Zio Niall!” esclamò la piccola contenta.

“Ciao Puzzetta!” rispose Niall scherzando.

“Adesso porti via zia Charlie?” chiese la piccola. Io guardai l’orologio, erano solo le due del pomeriggio ed il mio turno sarebbe finito non prima di un’ora e mezza. Niall mi guardò con quel sorriso di chi la sa lunga.

“Vieni con me?” chiese ad Anna.

“Dovee?” chiese lei curiosa.

“Vieni si o no?  Quante domandeee!” rise Niall.

“Si vengo!” e li vidi allontanarsi verso il piccolo ‘ufficio’ di Laura, entrarono chiudendo la porta alle loro spalle. Mi avvicinai e cautamente poggiai l’orecchio vicino la porta cercando di origliare ma senza alcun risultato, parlavano troppo piano. Così mi allontanai dalla porta giusto in tempo per non essere scoperta.

“Dai preparati andiamo a casaa! Disse il biondo sconvolgendo tutti.

“Ma come faccio? Non posso lasciare Hazel da sola..” mi lamentai quasi. Non volevo lasciarla da sola.

“Non ti preoccupare puoi andare. Me la caverò da sola, in fin dei conti, il mio turno è quasi finito e il locale è vuoto.” Mi rispose. Lei finiva circa un’oretta prima di me, sia perché spesso Anna era con noi, sia  perché io mi trattenevo per aiutare a pulire, ma credo che quel pomeriggio Laura e Luca se la sarebbero cavati benissimo da soli.

 

*****

 

Salii nella macchina di Niall e appena lui la mise in moto, io accesi il riscaldamento al massimo. Era agosto, ma si congelava neanche fosse dicembre.

“Dove andiamo?” chiesi curiosa strofinandomi le mani.

“A casa!” rispose semplicemente Niall.

"Dai, davveroo!” mi lagnai proprio come una bambina.

“Sono serio!” esclamò con il tono più serio del mondo mentre osservava attento la strada davanti a noi.

“E che facciamo a casa?” chiesi ancora. A volte Anna era meno curiosa di me.

“Tu cosa vorresti fare?” mi guardò velocemente con quello sguardo che diceva tutto sorridendo maliziosamente.

"Mmm.. non saprei..” gli sussurrai all’orecchio, cercando di tenere un tono abbastanza provocante senza scoppiare a ridere, ma Niall fu impassibile a quella mia piccola prova. Dopo poco notai che eravamo arrivati a casa sua.

Salimmo nel suo appartamento dove si era trasferito da così poco tempo che c’erano ancora in giro un sacco di scatoloni stracolmi di cose. La casa non era molto grande, ma in compenso era molto luminosa. Si trovava all’ottavo ed ultimo piano di un edificio storico non molto lontano dal centro di Manchester.

Quei pochi mobili presenti al suo interno non stonavano per niente con lo stile della casa, anzi, era tutto davvero molto coordinato, ma l’unica parte che poteva discordare era il salotto dove Niall aveva messo una parete attrezzata dove poi aveva sistemato un enorme televisore al plasma con una grossa quantità di play station e console varie, con i rispettivi videogiochi, ovviamente tutti in ordine e ben curati. Nemmeno fossero persone o animali.

“Ti va di guardare un film?” mi chiese mentre si toglieva la felpa.

“Mmmh, si, che film hai?” gli risposi imitandolo.

“Vedi sulla seconda mensola a destra, dovrebbero essere lì tutti i film!” urlò da non so quale parte dell’appartamento.

Mi avvicinai alla tv e iniziai a leggere i titoli scritti sui dvd.

Paranormal activity, Io sono leggenda, Annabelle, tutta la saga di Saw, The Ring, Resident Evil, The Exorcism, 1408, Silent Hill…

“Ma che roba è questa?” chiesi retorica e un po’ disgustata da tutti quei film di generi così diversi dai miei standard.

“Tutti i miei film preferiti!” rispose Niall con nonchalance dietro di me, mentre mi prendeva i fianchi attirandomi a sé e strofinando delicatamente il suo naso sulla parte più sensibile del mio collo, proprio dietro l’orecchio.

Sospirai, mentre la mia mente viaggiava a trecento all’ora. Niall mi attirò di più a sé, unendo ancora di più i nostri corpi.

Mi voltai verso di lui ritrovandomici più vicina di quanto immaginassi. Prese a baciarmi con vigore con una mano poggiata sulla mia guancia e l’altra che risaliva sotto la mia maglietta preferita.

“Vuoi ancora guardare un film?” mi chiese quasi come se avesse il fiatone e non ce la facesse a respirare.

“Non credo, e tu?” chiesi retorica mentre i suoi baci scendevano sul mio collo, dove, dopo aver scosso la testa, mi lasciò un bel segno rosso, come a marchiarmi, come se volesse segnare il territorio.

Ma io ero sua dal primo momento in cui mi parlò.

L’unico momento in cui si stacco dalle mie labbra fu quando dovette togliermi la maglietta, così ne approfittai e gli sfilai la sua polo nera che lo rendeva ancora più attraente di quanto non fosse in natura.

Non avevo paura, cioè, un po’, ma davvero poca. Non era la mia prima volta.
La mia prima volta era stata uno schifo, questa probabilmente avrebbe potuto rimediare a tutto.

Mentre ci avvicinavamo sempre più al divano, i suoi baci si facevano sempre più avidi ed io non mi facevo scrupoli e non avevo alcun ripensamento.

Mi sbottonò i jeans e si abbassò con la testa all’altezza del mio ventre per abbassarmeli e facilitarmi a toglierli, vi posò un lieve bacio che mi inebriò i sensi più del dovuto. Poi con un’abile mossa sfilò i suoi.

Infilò le dita appena sotto la molla dei miei slip, quasi come a chiedermi il permesso che non gli negai, così li fece scivolare giù, fino al pavimento insieme a tutto il resto dei nostri indumenti. Senza rendermene conto eravamo l’uno sull’altra, stesi sul divano, completamente nudi, pronti ad amarci per la prima volta da quando stavamo insieme.

“Sicura?” mi chiese quasi impaurito.

“Più che sicura!” risposi con più sicurezza di quanta ne mostravo.

Così, lentamente entrò in me, cercando in tutti i modi di non farmi male, ma fu quasi inevitabile, ma subito passò, trasformandosi prima in fastidio e poi, pian piano, in piacere.

Quel piacere che fa bene, che ti depura l’anima e ti fa dimenticare tutto, ogni pensiero triste ed ogni problema. Quel piacere rigenerante e rassicurante. Quel piacere che non smette mai di sorprenderti.

Niall non smetteva mai di sorprendermi.

E si, questa volta aveva rimediato su tutte le altre volte precedenti.

“Ti amo Charlie!” sussurrò Niall quasi come se non volesse farsi sentire ed io lo baciai come se fosse il primo, ma anche l’ultimo bacio di sempre, ma non mi sentivo ancora di dirgli che l’amavo. Era troppo.

Non amavo me stessa, come avrei potuto amare qualcun altro?




 

*“Ho bisogno di te!”

**“Allora credo che rimarrai deluso”




 

Ehilaaa :D 
No, non mi sono dimenticata di voi! Solo che come sapete sono stata a Parigi per ben tre lunghissime settimane.. quando sono tornata ho dovuto recuperare un sacco di cose e ancora non ho finito lol 
In ogni modo, Parigi è davvero una bella città,  fantastica,  enorme ed è meravigliosa. Ma non è per me, le grandi città non sono per me, e poi parliamoci chiaro, i francesi sono brutti e antipatici, con la puzza sotto al naso e fin troppo patriottici lol in compenso abbiamo incontrato Francisco Lachowski  e porca troiaaaaaa *O* e siamo andati anche a Disneylaaaand *----* un paradiso hahaha

Cooomunque,  eccovi il capitoloo, spero sia di vostro gradimento anche perché ho buttato il sangue :') quindi, se non vi piace vi attaccate al tram :'D e niente... mi siete mancate un sacco xx 

E per alcuni motivi ho cambiato anche il titolo della storia :')

i crediti per il banner vanno alla pagine fb: Original Graphic :)  che si è mostrata gentile e disponibile nei miei confronti ^_^


Un bacio, 

Mika e le sue avventure pt. 63920715 xx

Ps: se volete contattarmi
twitter: fifshadesoftrav
Kik: fifshadesiftrav
Vi rispondo sempre ^-^

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Capitolo 12
*** Capitolo 11. ***









POV. CHARLIE

Il mio telefono squillava imperterrito sul comodino affianco al letto di Niall. Lo afferrai cercando di muovermi poco e cautamente in modo da non svegliare il mio uomo che mi dormiva praticamente a dosso. Secondo me, pensavano fossi un letto oppure la mia poca ciccia morbidosa si era rilevata veramente utile tanto da farmi essere comoda.
‘Numero Sconosciuto’.
Mi alzai lentamente mentre il cellulare continuava a vibrare, presi la prima cosa che mi capitò sotto mano, notai poi che era una maglietta di Niall e la indossai. Uscii dalla camera e non appena chiusi la porta dietro di me la chiamata fu terminata.
“Merda!” imprecai più nervosa che mai.
Decisi di controllare le notifiche sul cellulare dato che non sarei stata più capace di prendere sonno così tanto facilmente; trovai cinque messaggi, tre chiamate perse e futili notifiche di giochi.
Aprii la cartella dei messaggi dove vidi quattro messaggi di Louis e uno da un numero sconosciuto.

H 19:00 ‘Torni a cena?’

H 21:54 ‘A che ora torni?

H 23:17 ‘Ma torni?’

H 23:23 ‘Cazzo Charlie rispondi!’

‘Scusa ma avevp cellularei nell altra stanza e non l avevo sentito. Ni disoiace non averti avertito in temoi! Ti voglio bene Lpu’

L’avevo digitato talmente in fretta che era pieno di errori ma in quel momento ero troppo pigra per aggiustarlo così lo inviai senza rendermi conto del livello di difficoltà che contenesse.
Aprii i messaggi anonimi, il cuore mi batteva forte ed avevo paura. Gli anonimi mi avevano sempre messo ansia, anche se spesso non erano che dei stupidi ragazzini che volevano divertirsi prendendo per i fondelli qualcun altro. Ero strana, ma a me queste cose non erano mai piaciute, nemmeno quando a quindici anni le mie compagne di classe si appartavano, magari nel cuore della notte, durante un pigiama party e iniziavano a chiamare gente a caso, anche nostri compagni di classe. Loro ridevano come pazze mentre io non mi divertivo per niente.

H 21:07 ‘Mi manchi scricciolo, ti prego, perdonami.’

Solo una persona mi chiamava così… 
Scaraventai il cellulare per terra senza preoccuparmi di averlo potuto rompere o meno, mi accasciai a terra tirandomi le ginocchia al petto ed abbracciandole. Iniziai a piangere forte che quasi mi facevo male e non riuscivo a respirare.
Poco dopo sentii dei passi e delle braccia calde che mi stringevano forte, cullandomi quasi, per farmi calmare dal mio pianto disperato.
Come aveva potuto dimenticarsi di me? Come aveva fatto a non chiamarmi per così tanto tempo e con quale coraggio mi aveva mandato quel messaggio? Con quale coraggio mi chiedeva scusa?
Tutti i miei dubbi rimasero senza risposta, anche se a dir la verità, non la volevo davvero una risposta.
Niall mise il suo braccio sinistro dietro la mia schiena e il destro sotto le mie gambe sollevandomi, mi accoccolai al suo petto mentre lui mi portava nella sua camera da letto.
Mi adagiò sul letto e poi si stese affianco a me ed io mi accoccolai di nuovo tra le sue braccia, al sicuro.


 
 



POV. LOUIS

“Alla fine l’hai visto quel film ieri sera?” mi chiese Zayn distratto mentre scriveva qualcosa su un blocchetto, mentre io continuavo a compilare dei moduli per le consegne che c’erano state quel giorno. 

“No, ho visto la partita dei Doncaster Rovers.” gli risposi senza farmi troppi scrupoli, mi aveva detto che era un film imperdibile, ma non avrei potuto abbandonare i miei ragazzi così, proprio quando avevano bisogno del mio tifo.

“Come no? Cazzo ti avevo mandato anche il messaggio!!” sembrava alquanto infastidito ma faceva niente.

“Sembri una checca, smettila di lagnarti così! –lo rimproverai ridendo- e poi, non potevo perdermi la partita più importante dell’intero campionato!” mi giustificai come se davvero stessi dalla parte del torto.

“E Charlie ha acconsentito a vedere la partita con te? No, perché se così fosse dovresti sposarla senza pen…” lo interruppi.

“Charlie non c’era!” dissi un po’ infastidito.

“E come mai?” quel fottuto stronzo stava cercando di stuzzicarmi, sapeva quanto mi faceva incazzare quando lo faceva.

“Era da Niall!” cercai di risultare impassibile, Niall non mi era mai piaciuto, ma non per questo potevo rovinare la loro relazione, anche se mi sarebbe piaciuto tantissimo.

“Sento puzza di gelosia!” mi canzonò, non ero riuscito ad essere indifferente a quella situazione anche se ci provassi con tutta la mia volontà. Quando Zayn si comportava così sembrava un fottuto bambino viziato. Per quale motivo poi? Per farmi ammettere una cosa palesemente non vera.

“Mi stai infastidendo!” risultai molto più calmo di quanto ero realmente.

“Ma non sto facendo niente..” si difese.

“Devi smetterla, cazzo!” mi stavo seriamente incazzando. Zayn metteva duramente alla prova i miei nervi.

“Perché? Che ho fatto?” ma lo era o lo faceva?

“Perchè? Ma sei stupido forte allora! Mi sono frantumato i coglioni a sentire ‘ste battutine del cazzo su me e Charlie. Siamo solo amici. Non c’è un bel cazzo di niente tra di noi!” esplosi tutto d’un colpo.

“Si certo… amici… amici che dormono insieme, vivono insieme, giocano insieme, guardano la tv insieme.. magari tra un po’ vi fate pure le docce insieme per risparmiare acqua e corrente… anche Eleanor era solo un’ amica, e poi? –fece una pausa come se mi stesse facendo riflettere- sappiamo tutti che le amicizie tra uomo e donna non durano un cazzo perché prima o poi…” persi l’attenzione al suo discorso quando il mio cellulare prese a squillare facendo apparire una foto di Charlie sullo schermo.
Risposi.





POV.CHARLIE

Ero talmente sconvolta che anche se avessi voluto nasconderlo non ci sarei riuscita, ma il problema in quel momento è che non volevo nasconderlo. Quel messaggio era stato come un fulmine a ciel sereno. Mi aveva spiazzata. E molto probabilmente l’assenza di Louis in quel momento aveva contribuito molto più di quanto pensassi, ma avrebbe potuto anche rafforzare, in qualche modo, il rapporto tra me e Niall, che dicendoci la verità, non sapeva quasi nulla di me forse perché ero proprio io a non volergli far sapere cosa mi tormentasse. Non ero ancora pronta per espormi così tanto con lui anche se forse, dopo l’ultima notte insieme mi ero esposta molto più di quanto pensassi.
Infilai le chiavi nella toppa facendole girare due volte.
Era tutto così dannatamente buio. Quel buio che mette ansia, che spaventa, che io odiavo così tanto.
“Loouu!” urlai per farmi sentire ma non ricevetti alcuna risposta. Ricordai che lui era a lavoro, mentre io no perché era il mio giorno libero. Decisi di chiamarlo.
Rispose dopo più di cinque squilli, non sapevo quanti con precisione perché dopo il quinto avevo iniziato a distrarmi.
‘Uuuh chi non muore si risente!’ esclamò il mio amico dall’altra parte del telefono, sembrava un po’ turbato.
‘scemo!’ risi mesta. Non avevo voglia di fare niente, volevo solo sparire perché ancora una volta quella donna era riuscita a rovinarmi una giornata che sarebbe potuta essere fantastica.
‘dimmi piccola, perché mi hai chiamata?’ ero sicura che stava sorridendo e scarabocchiando qualche strano disegno senza senso contemporaneamente come faceva sempre.
‘niente, solo pensavo di trovarti a casa e niente avevo bisogno di un tuo abbraccio.’ Guardai in basso senza alcun motivo preciso cercando però di trattenere le lacrime.
‘meno di un’ora e sono da te! Ma è successo qualcosa?’ era passato da un tono calmo a rassicurante ad allarmato in meno di dieci secondi. Tutto merito mio.
‘non è successo niente, solo fai presto, ok?’ avevo bisogno di sicurezze e Louis era l’unica cosa sicura e certa della mia vita.
‘va bene piccola, farò il possibile.’ Attaccai senza dire nient’altro.
Mi stesi sul divano ed accesi la tv su un programma di musica, mi accoccolai e caddi in un sonno profondo fatto di dolci, omini di marzapane, cascate di cioccolata e nuvole di e zucchero filat… no, non è vero, il mio passato mi tormentava anche nei sogni che in teoria avrebbero dovuto essere il luogo più sicuro dove rifugiarsi.








Hooola Amiiigooos!
in primis,
BUON ANNO! 
poi, non dico nulla, solo che sono stati i due mesi più pesanti di sempre... soprattutto gli ultimi quindi giorni.... finalmente il quadrimestre si è chiuso e io ho preso un bel sospiro di sollievo.
se sono sparita, forse è perchè ho buone cause, ma solo forse! 
agli inizi di gennaio ho compiuto i tanto (non più tanto) attesi 18 anni, non ho fatto la festa in grande come si porta adesso perchè io on sono una tipa festaiola e perchè due giorni dopo sono partita per Vienna per una specie di progetto con la mia prof di tedesco ouo
Bando alle ciance... o Cianco alle bande!
in questo capitolo abbiamo un bel colpo di scena! aaah quanto è vero che chi non muore si rivede.... 
e poi abbiamo anche un Louis un po' troppo acidello e anche mestruato lol che appena sente la sua Charlie si catapulta in un altro mondo e si tranquillizza all'istante. *si scioglie per la dolcezza*

credo di aver finito con il mio monologo che probabilmente nessuno cagherà. 
vi auguro una buona serata/notte. 

un bacio, Mika .xx


dubbi? domande? perplessità? 
per qualsiasi cosa potete trovarmi al mio account twitter: @fifshadesoftrav




 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12. ***











Era stata una settimana nera, una di quelle da cancellare dal calendario e anche dalla propria vita. Il perché, ovviamente, mi era sconosciuto, e non volevo nemmeno scoprirlo, però avevo due possibili motivi. 
Il primo poteva essere quello strano periodo del mese oppure qualcuno a cui stavo particolarmente antipatica mi stava facendo il malocchio. Solo questo poteva essere, non avevo altre soluzioni.
 Gli ultimi due giorni li avevo passati chiusa in camera mia, con la musica a tutto volume uscendo solo per mangiare, andare in bagno e magari al lavoro. Io e Niall avevamo litigato per un motivo talmente stupido che nemmeno lo ricordavo. Ricordavo solo io che gli urlavo contro cose senza senso e lui che pacatamente mi diceva che appena mi sarebbe passata questa ‘cima di scirocco’ mi sarei fatta di nuovo sentire.
Non lo ritenevo un comportamento normale ma almeno non avrei fatto ulteriori danni. 
A lavoro, invece, filava tutto stranamente liscio. Laura e Luca erano gentili come al solito, forse fin troppo, mentre Hazel era la solita pazza schizzata. Forse vedere questo famoso ‘nuovo ragazzo’, la coinvolgeva veramente troppo sia emotivamente che fisicamente tanto da renderla iperattiva, logorroica e chi più ne ha più ne metta. Ma non potevo essere più felice di così. Finalmente sembrava davvero contenta di questa sua nuova fiamma e a differenza del precedente sembrava davvero presa da lui. 
Ovviamente non aveva voluto anticiparmi nulla se non ‘è un bel ragazzo’. 
Grazie, ma sai, sono davvero troppe informazioni!

“Daii Haze! Dimmi qualcosa in più?” la stavo pregando da non so quanto tempo, ma nulla.

“Non sono fatti tuoi!” mi rispose ridendo, come se avessi fatto una battuta.

“Ma perché no?” chiesi proprio come fanno i bambini.

“Dai Charlie, nemmeno Anna si comporta così quando le dico che devo uscire..” quindi questo voleva dire che Anna ancora non sapeva nulla...

“Ma quindi Anna ancora non lo sa? Sono la prima a sapere questa eccitantissima novità?” chiesi euforica nemmeno mi avesse regalato della cioccolata con le nocciole.

“Esatto, sei la prima, quindi ringrazia che lo sai e per favore, smettila di fare la scema!” mi sorrise ed io l’accontentai, poi continuò

“Stasera mi ha invitata a cena e vuole che porti anche Anna… francamente ho un po’ paura..” adesso non era più così tanto spensierata, ma preoccupata.

“Per cosa? Il giudizio di Anna?” chiesi un po’ intimidita.

“Si.. deve piacere prima a lei e poi magari a me.. e diciamo che non abbiamo proprio gli stessi gusti!” rise un po’ amaramente. 

“Sai che deve piacere soprattutto a te, vero? Anna è una bambina così dolce e gentile e sono sicura che le piacerà… in quanto a me..” feci per pensare teatralmente alla stupidaggine più grande e divertente che potessi dire per farla sorridere e alleggerire l’aria ma lei mi bloccò subito.

“Risparmiati questa sceneggiata tesoro, lo conoscerai molto presto.” Disse anche lei in tono quasi saggio e andò a chiudersi nel bagno del locale. Frequentavo gente davvero molto strana. 
Non feci in tempo a girarmi che la porta si aprì e ne entrò un bel ragazzo alto, capelli neri, giusto qualche centimetro più lunghi rispetto la norma, pelle non troppo chiara, barba leggermente incolta. Davvero un bel pezzo di giovane.

“Salve, sono Zayn, c’è Hazel?” mi chiese gentilmente. 

“Si, due secondi che la vado a chiamare!” gli sorrisi e andai a chiamare quella pazza della mia amica. 

“Haaazeel, c’è qualcuno che ti vuole di là!” canticchiai sorridendo.

“Chi è?” chiese curiosa senza aprire la porta bianca a soffietto.

“Un bel ragazzo moro… mi pare si chiami Zayn..” Quel nome mi era familiare, ma non ricordavo dove lo avessi sentito.

“Si, arrivo!” mi liquidò in fretta mentre io ritornavo al mio posto.

La situazione era alquanto imbarazzante, io silenziosa che fingevo di leggere un messaggio apparentemente inesistente e lui che si guardava intorno con la speranza che Hazel facesse in fretta.

“Comunque, piacere Zayn!” mi allungò la mano sorridente.

“Piacere mio, Charlie!” sorrisi molto più del dovuto. Il suo volto sembrava pensieroso.

“Ehii, ciao, cosa ci fai qui?” intervenne Hazel che era stranamente timida mentre si avvicinò a lui e lo salutò con un bellissimo bacio a stampo.

“Niente, mi trovavo a passare… ed eccomi qui!” sorrise grattandosi dietro la nuca. 

“Beh, Charlie, credo che vi siate già conosciuti.. in ogni modo, lui è Zayn.. il mio…” fece per pensarci su ma lui l’aiutò.

“Il fidanzato di Hazel!” sorrise stringendole la vita.
Io ero rimasta shockata, ma non era uno shock negativo, anzi, era molto più che positivo.

“Ehm, Zayn, lei è Charlie, mia collega nonché cara amica!” mi sorrise. Io ero ancora senza parole.

“Vado di là, è stato un piacere Zayn!” mi congedai e raggiunsi Luca in cucina che giocava con il suo cellulare.

“Chi è quel bel fusto?” chiese Luca curioso ed io gli feci segno di stare zitto perché dovevo ascoltare la loro conversazione, lui senza dire nulla, si avvicinò e in rispettoso silenzio cercavamo di ascoltare i due piccioncini.

“Allora ci sei stasera?” chiese Zayn teneramente. Non potevo vederli ma ero sicura che sorrideva come un pesce lesso ed Hazel non era da meno.

“Io si, lo sai, ma Anna… sono ancora un po’ titubante!” rispose lei insicura. Si sentivano appena le loro voci.

“Esuberante?” chiese Luca perplesso. 

“Titubante!” affermai forse un po’ troppo ad alta voce, sperando non mi avessero sentito.

“Aaah, dicevo io, non aveva senso!” constatò Luca, ora la sua espressione era normale e non più a forma di un punto interrogativo.

“Ok, allora ci vediamo più tardi!” disse Zayn per sondare il terreno.

“Ecco bravo, mi hai fatto distrarre!” diedi uno schiaffo leggero dietro la testa di Luca sgridandolo, mentre lui cercava di difendersi.

“Si, a dopo!” e ci fu un interminabile silenzio interrotto ogni tanto dallo schiocco di qualche bacio, dopodiché un altro ciao. 

Io e Luca simulammo una finta sconfitta a quell’infame livello di Candy Crush.

“Ma sei tutto scemo! Dovevi scambiare la caramella rossa con la gialla, così avresti fatto il mega bombolone!” urlai quasi tanto che Luca si tappò le orecchie.

“Ma se…” non fece in tempo che Hazel lo interrupe.

“Siete due cretini!” ci liquidò con fin troppa semplicità. Si allontanò mentre io e il mio amico di avventure/spionaggio continuavamo a giocare.




**********




“Charliee ti sta squillando il cellulare!” urlò Louis dal salotto mentre io ero intenta a prepararmi un toast prosciutto e maionese. 
Risposi senza leggere il nome che lampeggiava insistentemente sullo schermo.

“Si?” chiesi al mio sconosciuto interlocutore che si rivelò in una Hazel fin troppo agitata.

“Cristo Charlie, ce n’è voluto per rispondere dov’eri?” era molto agitata

“Ero in cucina stavo preparando un toa…” mi interrupe.

“Ok, non mi interessa. Sto scherzando. È solo che sono così dannatamente agitata e merda... vorrei non essere mai uscita stasera. Preferivo guardare Peppa Pig tutta la serata.” Parlò talmente in fretta che ci misi un po’ per elaborare il tutto.

“Dove sei?” chiesi tranquilla.

“Sono al Mc con Zayn ed Anna, vanno molto più d’accordo di quanto immaginassi, ma sono comunque davvero molto agitata.” Ero così contenta.

“Perché? Se va tutto bene non c’è da preoccuparsi.. a quanto ho capito adesso è da sola con lui, ancora non ti è venuta a cercare quindi meglio di così non potrebbe andare…” la tranquillizzai ancora di più.

“Hai ragione Charlie!” era molto più tranquilla.

“Adesso vai Haze e spacca tutto!” la incitai.

“Si, vado. Grazie Charlie. Ti voglio bene!” ed chiuse la chiamata senza aspettare che le rispondessi; quella ragazza era la dolcezza. 
Gettai nel vero senso della parola il cellulare sul divano che rimbalzò un paio di volte prima di cadere sul tappeto. 

“Chi era piccola?” chiese Louis mentre cambiava canale per la decima volte in due secondi.

“Hazel” risposi sedendomi sul divano affianco a lui.

“Perché ti ha chiamata?” allungò il suo braccio sulle mie spalle attirandomi di più a sé mentre io addentavo beatamente il mio toast.

“Quante domande!” risposi annoiata.

“Tu fai pure peggio!” mi spense.

“Touchè!” 

“Allora? Perché ti ha chiamata? A quest’ora soprattutto..” disse guardando l’orologio in stile moderno appeso proprio vicino ad una foto che ritraeva noi due da piccoli.

 “Perché è uscita con un ragazzo che non mi esprimo che è meglio, con loro c’è anche Anna ed è agitata non ho capito per quale motivo.” Louis mi guardò interdetto, ma non disse nulla sul mio commento.

“Sai anche Zayn, il mio amico di cui ti ho parlato oggi doveva uscire con una ragazza? A quanto pare stanno insieme da poco…” disse ingenuamente Louis. Mi si accese la lampadina.

“Ecco dove avevo sentito questo nome!” dissi entusiasta. Louis mi guardò molto perplesso.

“Anche Zayn doveva uscire con una ragazza stasera, ma non so cosa abbia fatto alla fine..” rispose ignorando la mia affermazione. Che merdina.

“Mi fai vedere una sua foto?” chiesi curiosa ignorando io lui stavolta. Ci comportavamo proprio come dei bambini.

“Ho il telefono a caricare, mi scoccio di andarlo a prendere!” Louis e la pigrizia vivevano in simbiosi.

“La pigrizia andò al mercato ed un cavolo comprò!” esclamai senza un nesso logico con il discorso. Ma quando mai i nostri discorsi avevano senso?

“Sembri mia nonna quando te ne esci con queste cose” ridemmo entrambi. Che bei complimenti, davvero! 

“A proposito di nonni, zii e parenti vari presenti sull’albero genealogico, è arrivata una lettera da parte di tua zia Marie!” mi alzai per prendergliela. Gliela porsi e lui l’aprì.

 
‘Marie Jhonson e Julian Laurence 
sono lieti di invitarVi al loro matrimonio 
che si terrà il giorno 4 ottobre alle ore 18:00 nella villa comunale di Cardiff’ 


L’invito era semplice, bianco con la scrittura blu, non troppo grande, ma elegante. Mi piaceva davvero tanto.

“Woow, zia Marie si risposa!” disse entusiasta il mio amico.

“Scusa… ma chi è zia Marie? Non la ricordo..” dissi un po’ dispiaciuta.

“Come no? È la mamma di mia cugina Sophie, ricordi? Quando eravamo piccoli, il marito si chiamava Joseph..” spiegò il più semplicemente possibile.

“Mmm.. un motivo per cui dovrei ricordarli?” avevo un brutto vuoto di memoria. Che frana!

“Perché ti adoravano, e giocavi spesso con Sophie ogni volta che venivano da noi prima che mi trasferissi.” Siii, ora ricordavo, Sophie! 

“Siii, quella Sophiee!! Adesso ricordo! Come mai non sta più con zio Joseph?” chiesi curiosa, mi dispiaceva tantissimo. Erano delle persone davvero amabili.

“Non so tutti i particolari, so solo che non andavano più tanto d’accordo e hanno agito anche per il bene di Sophie..” mi spiegò dolcemente mentre mi abbracciava. 

“Domani chiamerò zia per dirle che saremo certamente presenti, adesso è tardi!” disse più euforico di quanto mi aspettavo.

“Saremo?” chiesi dubbiosa.

“Si, io e te, sono sicuro le farà piacere rivederti..” mi strinse ancora di più a sé sorprendendomi a tal punto da farmi stare zitta.
Cos’era tutto quell’affetto quella sera?

“Ma…” provai a replicare ma era assolutamente inutile. Quando Louis era convinto di qualcosa difficilmente cambiava idea e alla fine non mi dispiaceva mica rivedere i parenti di Louis. Sophie mi mancava così tanto! 

“Brava piccola, così mi piaci!” mi diede un bacio tra i capelli.

“Lascia qui, mi piace questo film!” nemmeno cinque minuti dopo aver pronunciato quelle parole caddi in un sonno profondo cullata dal respiro pesante del mio migliore amico, accoccolata tra le sue calde braccia.
 







NON E' UN MIRAGGIO!
Ciao  belleeess c:
Niente, sono passati a stento dieci giorni ed eccovi qui il vostro capitolo, di passaggio, estremamente dolce e tra un po' ne succederanno delle belle :') niente spoiler uu

vi lascio...
Buon san Valentino a tutti gli innamorati. Buon San Valentino ai nostri Charlie e Louis e magari anche Niall va' :')

un bacio,  Mika .xx

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Capitolo 14
*** Capitolo 13. ***


look after you




“Perché mi hai chiesto di vederci con così tanta urgenza?” chiese curiosa la mia amica mentre mi abbracciava.

“Perché il mese prossimo devo andare ad un matrimonio e non ho niente da mettere!” dissi la famosa frase che ogni donna con un armadio strapieno di vestiti diceva ad ogni evento importante, e non.

“Uhm.. interessante… hai idee su dove andare? Cosa indossare?” chiese con aria pensierosa mentre io avevo la testa fra le nuvole.

“No, niente di niente.” Dissi scoraggiata.

“Dai non ti abbattere, abbiamo tutto il nostro amato giorno libero in cerca di qualcosa per questo matrimonio!” mi incoraggiò. 
Il mio problema non era cosa avrei indossato al matrimonio, o come avrei sistemato i capelli ma bensì cosa avevo sentito la sera prima tra veglia e sonno, sempre se avevo sentito bene e non avevo sognato nulla…

“Charlie mi stai ascoltando?” Hazel mi portò alla realtà. 

“No, scusa.. ripeti tutto!” mi scusai senza troppe giustificazioni.

“Stavo dicendo che Anna si è divertita un sacco con Zayn ieri sera, avevi ragione!” affermò soddisfatta.

“Vistoo? Sono così felice!” ero felicissima non felice.

“Mi sono divertita tanto anche io.. Anna lo ha trattato come se lo conoscesse da sempre.. e Zayn è stato così dolce… -aveva lo sguardo sognante- pensa, si è addormentata in macchina nel tragitto dal Mc fino a casa e lui si è offerto di salire al quarto piano, senza ascensore, con Anna in braccio… dovrei sposarlo solo per questo!” affermò scherzosa

“Si dovresti!” risi insieme a lei.

“Sai.. però ho paura che le cose potrebbero andare male tra me e Zayn… e ciò potrebbe avere conseguenze su Anna…” ammise amaramente.

“Non devi avere paura.. devi essere fiduciosa ma non devi buttarti nemmeno a capofitto in questa relazione.. –credevo di non essermi spiegata per bene- voglio dire… vacci piano, ma non essere diffidente e chiusa..”

“Grazie piccola Charlie!” disse sincera abbracciandomi.

“Sai che anche Louis ha un amico di nome Zayn?” continuai subito dopo ricordandomi di questa strana coincidenza.

“Charlie sai quanti ragazzi si chiamano Zayn sulla faccia della Terra?” rispose senza dare troppo peso alle mie parole. 

“Touchè!” aveva ragione. 

“Tu che hai fatto ieri sera?” chiese cambiando discorso. Avevo immaginavo la sua serata più movimentata, ma probabilmente non lo era stata per la semplice presenza di Anna. Ma andava bene così. Era già tanto.

“Niente.. io e Louis siamo stati sul divano a guardare la tv finchè non mi sono addormentata a dosso a lui..” nascosi il volto tra le mani come se mi vergognassi.

“Stai arrossendo Charliee!!” mi canzonò la mia amica, sapevo dove voleva andare a parare.

“Non è vero!” negai sentendomi avvampare il viso.

“Si che è verooo!” ancora che insisteva. Quella ragazza era una vera e propria spina nel fianco quando voleva.

“Guarda quel vestito!” indicai un vestito molto semplice ma davvero bello in una vetrina a caso nel centro di Manchester.

“Non la passi liscia con me dolcezza! –mi sorrise- entriamo dai!” ed entrammo nel negozio.

“Buongiorno!” la mia voce sembrò quasi un sussurro mentre chiudevo la porta alle mie spalle.

“Salve, posso esservi d’aiuto?” chiese un commesso in smoking che all’apparenza sembrava un ragazzo normale, ma dal portamento, dal modo in cui si muoveva e parlava doveva essere gay. Io mi guardavo intorno stupita dall’enorme quantità di stupendi vestiti da cerimonia presenti all’interno di quella boutique.

“Uhm si –intervenne Hazel- la mia amica ha visto quei vestiti in vetrina, vorrebbe provarli!” era davvero gentile.

“Si, che taglia porta?” chiese senza nessun tipo di imbarazzo.

“Una 44!” dissi abbastanza sicura della mia taglia.

“Okay, li vado a prendere e sono da voi!” si congedò gentilmente. Non appena il commesso sparì dalla nostra vista, Hazel ed io ci scambiammo un’occhiata complice e scoppiamo a ridere, cercando di ricomporci il più in fretta possibile.
Mentre vagavo per il negozio smuovendo qualche gruccia per vedere meglio il vestito, Hazel sorrideva al suo cellulare proprio come una ragazzina innamorata alle prime armi. Dopo pochi istanti tornò quello strano commesso, che solo più tardi scoprii si chiamasse Thomas, sommerso da almeno sei o sette abiti.

“Alcuni li ho presi doppi solo con taglie differenti perché vestono più piccoli!” spiegò cortese.

“Va bene, grazie!” gli sorrisi.

“Ah, i camerini sono di là!” ci indicò la direzione nonostante ci stesse accompagnando.

“Grazie mille!” sorridemmo io e la mia amica.
Entrai portando con me tutti quei vestiti, ognuno bello e particolare a modo suo. Ma uno solo sarebbe stato il prescelto.
Il primo che provai era color verde bottiglia, lungo, ed aveva un corpetto bello stretto che a dire la verità mi stava bene, senza spalline; sul lato sinistro portava una spaccata davvero molto sexy, con un’ampia gonna. Era semplice, ma nel complesso era molto bello… ma non indosso a me.
Scostai leggermente la tendina del camerino per vedere cosa stesse facendo la mia amica e vidi che era intenta a scrivere qualcosa sul cellulare, così poi aprii lentamente la tendina e cacciai la mia gamba, quella dove c’era la spaccata, e pian piano uscii anche io con fare sexy. Al che la mia amica fece un fischio di apprezzamento, forse solo per la spaccata e per le mie mosse sexy dato che dopo nemmeno due secondi disse pacatamente che non le piaceva come mi stava il colore. Non le davo torto in realtà, si era un bel vestito ma a me non piaceva come mi stava quel verde così carico e in parte scuro. Entrai e lo tolsi, sistemandolo attentamente sulla gruccia dopodiché presi il secondo candidato. 
Questo era un rosso scuro, lungo fino alle ginocchia. Largo che non metteva in risalto il mio fisico e in vita aveva una cinta che dava un po’ di forma al tutto. Era molto semplice anche questo, davvero niente male, solo che non mi piaceva come mi stava il modello.
Aprii la tendina e stavolta vidi Hazel parlare con Thomas che non appena mi videro smisero di parlare e concentrarono la loro attenzione su di me.

“Non mi piace, ti sforma.. anche se mette in risalto le tue coscette di pollastra!” disse pensierosa Hazel sorridendomi.

“No, tesoro, non ti sta bene, come ha detto la tua amica, ti sforma..” anche Thomas espresse il suo parere che accettai molto volentieri.
Entrai di nuovo nel camerino un po’ demoralizzata. Presi il terzo candidato e lo indossai. 
Fu amore a prima vista con quella ragazza bionda con indosso quel bellissimo vestito blu notte in quello specchio di un negozio qualunque nel centro di Manchester. Fu la prima volta che guardandomi allo specchio pensai ‘woow, Charlie sei una strafiga’. 
Anche questo vestito era lungo, con il corpetto a cuore,  e un fiocco in vita da cui scendeva una gonna morbida che mi sfiorava i piedi. Era perfetto.
Aprii la tendina ed uscii piano dal camerino, avevo un po’ paura del loro giudizio e mi sentivo estremamente in imbarazzo. L’avrei preso a prescindere dal loro parere. Me ne ero innamorata.

“Woow Charlie sei uno schianto!” disse la mia amica quasi a bocca aperta. Aspettavo un commento di Thomas che non arrivava ma che mi guardava impietrito quasi.

“Allora?” lo incitai.

“Posso?” chiese timido. Quella sua timidezza non si addiceva proprio al commesso che ci aveva accolte soltanto un’ora prima.

“Certo che puoi!” sorrisi a quel dolce ragazzo gay.

“Sei uno schianto piccola!” disse sincero allungando la sua mano verso di me, che strinsi e mi diede la giusta spinta per farmi fare un giro completo su me stessa facendo aprire la gonna di quel vestito meraviglioso che indossavo.

“Si abbina perfettamente con i tuoi occhi!” disse Hazel.

“Lo prendo!” affermai convinta a Thomas che mi guardava entusiasta.
Entrai di nuovo nel camerino, rimisi la mia amata felpa, il jeans e prima di mettere le scarpe ricordai che non avevo tacchi che si abbinavano al vestito così chiesi a Thomas che molto gentilmente mi prese un semplicissimo paio di decollete blu notte. 
Pagai tutto ed uscimmo dal negozio. 

“Quando Niall ti vedrà con questo indosso impazzirà una volta e per tutte!” disse euforica Hazel.

“Ehm.. –mi sentivo in difficoltà- Niall non mi vedrà con questo vestito..” ero titubante.

“Perché? Non vai con lui al matrimonio?” era perplessa, non stava capendo molto.

“No.. vado con Louis!” ero ancora più insicura.

“Wooow! –ero in grado di shockare le persone- ne hai parlato con Niall?” chiese cautamente.

“Non ancora.. dovrei farlo presto…” dissi più a me stessa che a Hazel.

“Si dovresti..”disse aprendo la porta del primo Starbucks che trovammo sul nostro cammino.


***


“Charlie cosa c’è che ti distrae così tanto oggi?” chiese la mia amica sorseggiando il suo frappuccino al cioccolato.
Avevo davvero la testa tra le nuvole; dire che ero distratta era un eufemismo. Ed ero talmente insicura che nemmeno riuscivo a descriverlo.

“Ough… niente..” dissi girando per la millesima volta l’asticella di legno nel mio cappuccino.

“Dai Charlie smettila! Si vede ad un miglio di distanza che c’è qualcosa che ti turba!” affermò Haz sicura.

“Ti tuuurba –sottolineai- impariamo nuovi termini eh!?” scherzai. Non volevo seriamente dirle cosa mi rendeva così pensierosa. Probabilmente era qualcosa di troppo grande perfino per me.

“Fai poco la stronza bella! –ridemmo insieme- daii sputa il rospo!” esortì lei.

“Ma che schifo! Ma che dici?” stavo cercando di cambiare discorso? Ebbene si. 

“Sto dicendo che sei un’idiota e non ti lascerò stare fin quando non ti sarai liberata di questo peso così grande per te e il tuo sorriso risplenderà di nuovo sul tuo lucente volto, incorniciato da quei capelli colore del sole!” ma quante cazzate che sparava quella ragazza? Troppe.

“Dovresti smetterla di leggere i libri di Anna, ti fanno male!” risi.

“Se tu parli, io la smetto!” mi ricattò.

“Sei una sporca ricattatrice! –ammisi- comunque, ieri sera, ero tra veglia e sonno e ho sentito che Louis mi ha sussurrato una cosa… però non ne sono sicura…” tirai un sospiro fin troppo pronfondo.

“Cosa hai sentito?” chiese un po’ insicura.

“Ti amo…” non poteva essere vero.. ed io ero così fottutamente insicura. Porca miseria, non poteva essere vero.

“Sicura? Non è che era la tv?” ipotizzò Hazel.

“Ma secondo te non la riconosco la voce del mio migliore amico?” la incenerii.

“E che ne so io!? E se eri sotto effetto di stupefacenti?” cercava di sdrammatizzare. Che amore di amica.

“Io sono stupefacente di mio baby!” scherzai non dando peso a quella mia probabile fantasia, per il momento.









Hoooolaaa party peoople!
era mia intenzione aggiornare due settimane fa ma ho avuto moooooolti problemi di connessione e quindi ho dovuto rimandare questo raro evento da segnare sul calendario o:

niente... la nostra Charlie dolcissima chiede aiuto alla nostra ancora più dolce a pazza Hazel :') che coppia quelle due eh ahahah
ma cosa succede qui? Looove is in the aiiir *----* per tutti, non solo per Hazel e Charlie  :')
bando alle ciance.. vorrei postarvi la foto del vestito di Charlie solo che sto dal pc della mia mamma e la foto la tengo sul cellulare lol e sono troppo pigra per passarla sul pc ahah e poi devo cercare di vedere un film in streaming ouo
soooo... non ve ne fotte un cazzo ma son dettagli... mi dileguo! 
spero vi sia piaciuto! altrimenti mentite e ditemi che vi piace anche se non è così uu

un bacio, Mika.xx


 

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