piccoli passi

di Mika91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** caro diario ***
Capitolo 2: *** dieci anni prima ***
Capitolo 3: *** un magico incontro ***



Capitolo 1
*** caro diario ***


 

 

 

Caro Diario,

Mi presento il mio nome è Isabella, ho 17 anni, sono alta, ho dei lunghi capelli neri e lisci, dei profondi occhi grigi con delle piccole sfumature azzurre e frequento l’istituto di belle arti anche se questa non è del tutto la mia aspirazione poiché a me è sempre piaciuto cantare anche se purtroppo non ho mai potuto coltivare questo sogno.
Da sempre sono una ragazza molto timida e chiusa e non ho amici, anzi a dir la verità ho soltanto la mia migliore amica Amy, insieme siamo cresciute nell'orfanotrofio "Il sorriso degli Angeli" a Venezia fino all’età di 6 anni e da quando ho lei accanto non mi sembra di aver bisogno d’altro perché Amy è una ragazza così allegra, gentile, spontanea, insomma con lei ci si diverte tantissimo e soprattutto al contrario di me lei non riesce a nascondere le sue emozioni ma sapeva capire ,nonostante io mi ostinassi a non parlare, le mie emozioni e riusciva a farmi sentire parte di qualcosa e a rendere alcuni attimi della mia vita meravigliosi. Peccato però che la mia vita non è mai stata così.
Eh si, sin da quando ero all’orfanotrofio tutti i ragazzi che c’erano lì mi prendevano in giro per una cosa o per un’altra  e mi rendevano la vita impossibile, per non parlare poi di alcune ragazze un po’ snob e superficiali, profondamente attaccate alle cose materiali e al denaro, che ci sono nella mia scuola. Spesso prendono di mira me ed Amy per la nostra “provenienza” e poi improvvisamente tutti scoppiano a ridere per battute sciocche non rendendosi conto di  non avere nemmeno il minimo tatto. L’unico modo per farli smettere era soltanto starsene zitte senza nemmeno guardarli in faccia, allora la smettevano, peccato però che Amy non ci riusciva perché lei era estremamente sensibile quanto me solo che lei lo dimostrava, io invece no, così dopo tanti dispetti a catena da parte loro Amy scoppiava in lacrime ed io non potevo fare altro che consolarla e cercare di starmene lì zitta e buona a guardarli con un certo rancore poiché non mi piaceva discutere con gente senza cervello come quella, comunque a parte questo sto bene da un po’ di tempo anche con i miei genitori adottivi, Sandra e Nick,  sono delle persone straordinarie che mi hanno accolta benissimo in casa loro e ho già imparato a volergli bene, anche se a volte nonostante pensassi continuamente a chi fossero i miei veri genitori, ripensavo sempre al primo giorno in cui, con la loro infinita dolcezza, vennero ad adottarmi … 
 

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Capitolo 2
*** dieci anni prima ***


Ero seduta lì, accanto alla finestra e come spesso accadeva guardavo le gocce di pioggia scendere lentamente sul vetro e pensavo e ripensavo a come sarebbe stata la mia vita se avessi avuto dei genitori che mi avessero dato tanto affetto, fiducia e comprensione. Improvvisamente però i miei pensieri furono interrotti dalla suonata di un campanello precisamente quello dell’orfanotrofio, Mary la nostra maestra, buona e gentile, non aveva  sentito il campanello per cui andai io ad aprire.
Ad un tratto vidi una donna, era bellissima, aveva  dei lunghi capelli e dei profondi occhi castani, non c’erano rughe sul suo viso ma ciò nonostante, questo non toglieva il fatto che anche lei ,come me, non avesse sofferto e il suo dolce portamento all’inizio mi fece pensare che fosse una modella, poi però ad un tratto vidi con  lei anche un uomo che probabilmente era suo marito anche lui come lei aveva un aria sicura e seria ma in fondo molto dolce.
Incantata da quelle due persone, mi sbloccai ed improvvisamente dissi:
-Si? Posso aiutarvi? – Dissi io con aria disinvolta e da finta signorinella so tutto io.
Mi guardarono per un attimo divertiti dai miei occhietti grigi, poi accennando un dolce sorriso ,che io non capivo, dissero:
-Ciao piccolina, sai dirci se la direttrice è disponibile al momento? –
-Uhm.. si certo vi faccio strada, seguitemi – 
Li accompagnai al piano di sopra per un breve tratto e giunti lì  mi ringraziarono felicissimi.
Passati  dieci minuti mi chiedevo cosa stessero dicendo quelle persone alla direttrice e presa dalla curiosità, che non riuscivo mai a frenare, mi misi dietro la porta ad ascoltare.
-Ecco.. noi abbiamo sempre desiderato un bambino, ma purtroppo non potendone avere abbiamo deciso di venire qui oggi ad adottarne uno- Disse quella donna quasi come fosse triste e felice allo stesso tempo.
-Capisco signora, e avete già pensato a chi adottare?- Disse la direttrice.
-In verità no ma … quando siamo entrati, ci ha particolarmente colpito una bambina, graziosa e delicata, dagli occhi grigi e penetranti-
-Ah ma certo! Voi parlate di Isabella-
Ad un tratto non sentii più nulla e scappai preoccupata e triste ad avvisare Amy ma allo stesso tempo felice perché sarebbe stato ciò che io ho sempre sognato. Una famiglia. 
Quando arrivai battei un colpo incerto alla porta di Amy ed entrai.
-Devo parlarti- Dissi io molto seriamente con occhi profondamente tristi che non lasciavano trasparire.
-Cos’è successo Isa?- Disse lei, sapendo che non era affatto una cosa da niente.
-Ecco… poco fa è arrivata una coppia di signori che vuole.. adottarmi.
A quelle parole Amy rabbrividì e dopo alcuni attimi di silenziose lacrime corse ad abbracciarmi.
-Isa! C..cosa ne sarà di noi? Della nostra amicizia, di tutto? Perché!? – Disse singhiozzando e piangendo-
-Amy… questo non è un addio, solo un arrivederci e tu sai che io non ti dimenticherò mai – Dissi abbracciandola –
Amy non riuscì a parlare e non fece altro che singhiozzare e piangere ed io l’abbracciai forte …
Passarono i minuti, i secondi, i decimi di secondo eppure quegli attimi sembravano infiniti e ad un tratto però sentii bussare alla mia porta che si trovava proprio di fronte alla camera di Amy, così uscendo dalla sua stanza vidi di nuovo quelle due persone insieme alla direttrice che mi stavano cercando, poi improvvisamente voltandosi, mi guardarono felicissimi e ad un tratto la direttrice disse:
-Oh piccola, ti stavo cercando! Vieni in braccio alla zia Polly … -
Da sempre la direttrice si prendeva cura di me come una zia e per ogni minima cosa mi faceva sorridere e nonostante il suo nome fosse Paola io la chiamavo zia Polly perché mi ricordava vivamente la mia amica immaginaria, che avevo all’età di due anni.
-Piccola, non avevi forse sognato un giorno di avere una famiglia? – Disse lei con un’aria che mi lasciava un po’ perplessa.
-Si, perché zia Polly?- Dissi io.
-Beh vedi.. loro da oggi in poi saranno la tua mamma e il tuo papà-
Quando me lo disse i miei occhi brillavano di gioia, stupore, tristezza, felicità tutte le emozioni possibili per descrivere questo dolce momento e quando zia Polly mi mise giù io corsi ad abbracciare forte quelli che da quel giorno in poi sarebbero stati i miei genitori. 

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Capitolo 3
*** un magico incontro ***


Quello fu il giorno  più bello della mia vita, un giorno che non potrò mai dimenticare.
Ed Amy? Ebbene si, anche lei fu adottata da una splendida famiglia che le da tanto amore e per coincidenze della vita abita proprio accanto a noi, così tutte le mattine facciamo la strada insieme per andare a scuola. Beh che dire, per oggi non c’è altro.
-Isabella.
Quando finii di scrivere ,per la prima volta, il mio diario mi accorsi di fare tardi a scuola, così presi il mio diario con fretta e furia, lo riposi nel cassetto del comodino che c’era nella mia stanza e corsi immediatamente al piano di sotto a salutare mamma e papà.
-Ciao mamma, ciao papà- Dissi frettolosamente.
-Ciao tesoro, non fare tardi!!!- Disse mia madre.
-Va bene,ciao!-
Aprii la porta e corsi dall’altra parte della strada dove c’era Amy che mi aspettava spazientita, camminando avanti e indietro e quando finalmente mi vide alzò la mano e fece un cenno di saluto.
-Ma insomma! Ce ne hai messo di tempo!- Disse lei guardandomi in maniera focosamente arrabbiata negli occhi.
-Si.. mi erano rimasti alcuni minuti ,prima di andare a scuola, per poter mettere su carta i miei pensieri- Dissi io altamente indifferente alla sua impazienza.
Mi piaceva farla arrabbiare e questo lei lo sapeva, infatti ogni volta che io lo facevo lei si arrabbiava ancora di più.
-Si si ed io che ti aspetto qui da ore come una stupida!-
-La ramanzina me la fai dopo, adesso corri che è tardi!-
Ci cimentammo a più non posso in quella corsa verso scuola che oltretutto sembrava infinita, quando ad un tratto a metà strada incontrammo quell’antipatico di Alessandro un ragazzo della mia classe che, menefreghista come sempre, se la spassava camminando a zonzo consapevole del fatto di essere in ritardo a scuola.
Insomma non era un tipo particolarmente affidabile e non aveva nemmeno una bella reputazione a scuola, dato che ogni giorno era visto sia da professori che da alunni fumare e bere e con in più una ragazza diversa al giorno, ma questi sono dettagli.
Si divertiva a prendere in giro gli altri e spesso se ne approfittava assieme ai suoi “amici” idioti più lui e purtroppo non si stancava mai di farlo.   
-Ehi bellezza! Cos’è hai fatto tardi oggi?- Mi urlò con un sorrisetto compiaciuto.
-Taci idiota! Non ho tempo di discutere con te adesso- Dissi mentre correvo.
Poco dopo arrivammo a scuola, purtroppo però con dieci minuti di ritardo e sfortunatamente il prof oltre ad urlarci contro ci mise una nota.
-Insomma voi due! Vi sembra questo il momento di arrivare a scuola? Siete completamente irrispettose!- Urlò il prof con sottofondo la nostra classe che ridacchiava.
-Ci scusi prof! Non succederà più- Disse Amy.
-Niente scuse! Forza filate subito al vostro posto! Oggi arriverà un nuovo tirocinante d’Arte e già iniziate a farvi arrecare una brutta reputazione-
Mentre io ed Amy andavamo a sederci al nostro posto, qualcuno bussò alla porta e ad un tratto entrò un uomo. Non sapevo chi fosse, eppure quando lo guardai per la prima volta mi sembrava di conoscerlo da sempre. Era alto, moro, occhi verdi che ti colpivano profondamente e un sorriso alquanto misterioso.
-Oh eccoti Michael! Ragazzi voglio presentarvi il nuovo tirocinante di storia dell’arte, si chiama Michael Grent, ha 23 anni ed è americano, sta imparando pian piano a fare il suo lavoro d’insegnante e ben presto mi auguro riesca ad insegnare in questa scuola- Disse il prof.
Dopo alcuni minuti del suo discorso iniziammo la lezione e come al solito il professore non perdeva tempo ed iniziò ad interrogare quasi la metà della classe.
- Vediamo un po’ chi si offre volontario oggi?- Disse il prof. guardandosi da destra a sinistra mentre nessuno parlava e teneva la testa bassa-  Visto che nessuno si offre volontario chiamerò io! Mhm … Signorina Isabella! Sei d’accordo Michael?-
-Perché no!? Sono curioso di sentirla esporre la sua tesi- Disse quel presuntuoso, come con l’aria di qualcuno che aspetta di sentire in diretta una strabiliante figuraccia. Ma non volevo permettermi di dargli questa soddisfazione eppure …
“Ma guarda quel babbeo … che sbruffone ” – Pensai.
Dopo pochi istanti mi alzai ed andai alla lavagna ad esporre la mia tesi sull’antica arte dell’800, sicura che ce l’avrei fatta.
-Dunque Isabella parlaci un po’ di Van Gogh e delle sue opere- Disse il prof.
Mentre mi accorsi di aver sbagliato il nome di una sua opera, ecco che intervenne quel tirocinante da strapazzo che ,anche se dannatamente bello lo ammetto, non perse tempo a   correggermi o meglio ad umiliarmi con aria divertita visto che io non riuscivo proprio a sopportare chi mi correggesse.
-Isabella sta attenta a non confonderti per favore, il nome delle opere è importante- Disse lui lanciandomi un’occhiata d’umiliazione e un sorrisetto divertito-
In quel momento il mio orgoglio fu pari alla mia testardaggine e alla vergogna che provavo, forse per aver sbagliato o forse perché non riuscivo a sopportare che proprio un tipo come lui potesse correggermi anche una piccolezza apparentemente sciocca ma importante come quella così in quel momento parole di rabbia mi uscirono dalla bocca fluide come una melodia che scorreva su un pentagramma  anche se in questo caso non si potettero proprio definire una melodia, e così con quelle parole segnai l’inizio di un duro semestre che avrebbe compromesso il mio carattere duro e pacato e il mio orgoglio che sapevo si sarebbe prima o poi frantumato.
-Chi ti credi di essere!? Non credere di poterti credere chissà chi solo perché sei arrivato in questa scuola con pieni voti e frequenti l’università. Sappi che la tua presenza m’infastidisce!Non sei altro che un inutile pallone gonfiato!-
Che mi era preso? Continuai a pensare mentre pronunciavo quelle parole a vanvera, comportarmi in quel modo … dopotutto quello è il suo mestiere, correggere chi sbaglia, ma allora perché avevo reagito in quel modo mi chiedevo. Tutti erano estremamente sorpresi e neppure Amy riuscì a crederci e forse più degli altri, probabilmente perché tutti sapevano, compresa Amy, che mi comportavo da dura e anche freddamente e che quel comportamento così aggressivo non era da me.
-Signorina!!! Ma come si permette di rivolgersi così ad un superiore e soprattutto a dargli del tu? Si vergogni, questa non la passa affatto liscia. Per questo suo comportamento riceverà una sanzione disciplinare- Disse il prof. Severamente arrabbiato e purtroppo con uno sguardo che lasciava intendere cattive intenzioni nei miei confronti.
-La prego non è necessario arrivare a tanto professore, dopotutto sono certo che la Signorina Isabella non era davvero intenzionata a dirmi quelle cose, lasciamo stare le cose come stanno per questa volta- Disse Michael
Infastidita dal suo comportamento come fosse un segno di pietà nei miei confronti uscii dalla classe senza dire una parola mentre mi dirigevo verso l’auditorium della scuola,grande e maestoso che mi aveva sin dal primo momento conquistata, che per me era come un rifugio. Nel frattempo intravidi di sfuggita Amy uscire dalla classe che mi seguiva a passi inquieti per poi raggiungermi.
-Isa aspetta! Ma che ti è preso improvvisamente? Non ti avevo mai vista comportarti in quel modo, davanti agli altri poi … - Disse
-Non so darti una spiegazione, perché non lo so nemmeno io- Dissi io sicura che non mi avesse chiesto più nulla in proposito
-Non ci credo minimamente, piuttosto vorrei sapere qual è il tuo problema con quel tipo, dopotutto lo conosciamo da neanche un giorno-
-Non so perché ma ha la capacità di farmi arrabbiare, il suo sguardo, il suo sorrisetto da imbecille, insomma proprio non li tollero!-
-Dai! Proviamo a conoscerlo meglio no? Non puoi giudicare una persona solo per questo, magari è simpatico che ne sai-
-Sarà … Adesso se non ti spiace vorrei rimanere un po’ da sola-
-In auditorium eh? … va bene dai, ma se il prof mi chiede di te che devo dirgli?-
-Di che stavo poco bene tanto le lezioni stanno per finire, io vado ci vediamo dopo-
Con quel poco tempo che mi rimase mi diressi a passi quieti e incerti verso l’auditorium, volevo cantare e sfogare la mia rabbia e i miei pensieri sulle note di una canzone che mi faceva sempre tornare il sorriso “You raise me up”.
Così presa da quell’atmosfera tanto calda e piacevole iniziai a cantare e a sciogliere il mio cuore nelle mie stesse fauci, una cosa che permettevo soltanto a me stessa di poter fare.
Quando poi improvvisamente riaprii gli occhi e mi lasciai alle spalle il dolce mondo della musica, vidi stupefatto e impietrito quel presuntuoso che mi stava osservando.
-Cos’è, è venuto qui per potermi umiliare ancora? Non le è bastato in classe?- Dissi io nervosamente
-N..no hai frainteso, sono venuto qui a porgerti le mie scuse. Non pensavo che prendessi tanto seriamente il mio sorriso di sfida- Disse lui, con un’aria da santarellino che mi faceva innervosire
-Beh … va bene accetto le scuse, piuttosto che ci faceva lei tutto imbambolato a fissarmi appoggiato alla porta?-
-Sono venuto qui apposta. Non è da molto che sono qui in questa scuola ma quando entrai qui per la prima volta ebbi la sensazione di sentirmi al sicuro da ogni cosa, non so se riesci a capire. Poi ho sentito te cantare e il mio mondo è scomparso e c’eri solo tu … sei davvero molto brava lo sai?- Disse lui facendomi l’occhiolino
-Chi l’autorizza a farmi pure gli occhiolini adesso? Lei è proprio presuntuoso!- Dissi io con le guance timidamente arrossite
-Ti prego non darmi del lei, mi sento vecchio sai? Dammi del tu, almeno quando siamo soli o perlomeno all’infuori da scuola, ci stai?-
-Va..va bene-
-Beh ti saluto, si è fatto tardi e devo proprio andare ci vediamo … Isabella-
-Ciao-
Quando tornai a casa pensierosa e con aria molto seria come mio solito del resto, mi stesi sul letto, chiusi gli occhi e iniziai a pensare alla lunga giornata di oggi e senza rendermene conto mi addormentai timidamente con l’aria innocente di una creatura che stava per scoprire nuove emozioni. [...]

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