Il Piano Di Hanamichi

di slanif
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1° - La Telefonata ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2° - Il Piano Di Hanamichi ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3° - Il Terrazzo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1° - La Telefonata ***


Il Piano Di Hanamichi
di slanif



*



Capitolo 1°
La Telefonata



**



Ammetterlo con me stesso non è stato affatto facile.

Avanti, diciamocelo!: Kaede Rukawa non è esattamente il soggetto più facile da amare! Ma che volete? Non si comanda il cuore… e il mio, evidentemente, ha deciso di giocarmi un brutto tiro…

Sì, perché lo stupido cuore del Tensai(*01) (che sarei io), ha deciso che Harukina cara non solo non significa niente, ma al suo posto è entrato qualcun altro, qualcuno che è riuscito a scatenare in me sentimenti maturi, profondi, seri. Non come quelli che provavo per le cinquanta ragazze che mi hanno rifiutato, no! E nemmeno come quelli per Haruko!

Sarò sempre grato alla Akagi per avermi fatto scoprire il Basket, ma all’infuori di questo, direi che non ho nessun altro sentimento nei suoi confronti! Mi sono anche reso conto che è alquanto stupida e alla fine mi sta pure un po’ antipatica(*02)…

Ma, come dicevo, c’è stato qualcun altro a riempire il mio cuore, stavolta seriamente. Sì, proprio lui: il volpino narcolettico per eccellenza, Rukawa!

Ma dico io… si può essere più sfigati di me? Non solo mi becco cinquanta rifiuti in tre anni (cinquantuno se contiamo anche Haruko), ma adesso che finalmente ho capito che comportarsi in quel modo e correre dietro a qualunque gonnella che incontro è inutile (che poi non erano neanche tutte carine… alcune, ancora mi stupisco a ripensarci, erano proprio bruttine!), il mio stupido, stupidissimo cuore decide che è ora di fare sul serio e chi va a beccare? L’unica persona che ovviamente non mi considera neanche di striscio… anzi, diciamocelo! Non mi sopporta proprio! Non ve le devo ricordare io le sue occhiatacce gelide, vero?

Perciò mi trovo davanti a un dilemma: che fare?

Soffrire in eterno in silenzio o rischiare?

C’ho pensato a lungo e alla fine mi sono detto che il Tensai non è uno che si tira indietro, perciò perché farlo stavolta? Certo, sarà un’impresa tutt’altro che facile, ma la Kitsune(*03) non è uno che sparla ai quattro venti, perciò anche se dovesse venire a conoscenza dei miei sentimenti e non li ricambiasse, so che non sarebbe così sleale da andarlo a raccontare a tutti! Perciò, a parte perdere la faccia con lui, direi che per il resto sono okay! Certo, questo pensiero è tutto fuorché consolante, ma meglio di niente…

Però questa mia consapevolezza non basta.

Devo trovare un sistema per avvicinarmi alla volpe senza che lui pensi che voglio giocargli qualche scherzo… come fare?

Fino ad ora, l’unico nostro modo di comunicare è stato a suon di pugni. Ben assestati, cruenti, spesso non necessari, ma chiari e significativi per noi. Sono stati conditi da parole d’offesa, spesso pesanti, soprattutto da parte mia (perché lui non parla!). Il nostro rapporto è stato condito di occhiate gelide da parte sua e grandi urli frustrati da parte mia. Da sbuffi spazientiti suoi a palloni tirati addosso miei. A cui seguivano a cannonata quelli che dopo mi tirava lui, ovviamente… quante botte in faccia! Maledetta Kitsune…

Ma… chi voglio prendere in giro?

Se all’inizio era davvero rancore verso quel compagno di squadra così algido e taciturno, sempre in cima al suo piedistallo a guardare tutti dall’alto in basso, così bravo nel Basket che sembrava non fare nemmeno fatica, col tempo ho capito che non aveva senso. Non aveva senso avercela con lui perché era il soggetto dell’innamoramento di Haruko, perché a me di Haruko non importa un accidente. Non ha senso avercela con lui perché è un grande giocatore, perché anche il Tensai lo è (okay, okay, non ai suoi livelli, ma ci arriverò presto, oh!). Non ha senso urlargli contro e scuoterlo alla ricerca di una qualunque reazione da parte sua, perché tanto lui non mi darà mai la soddisfazione di cambiare espressione di fronte a me.

Kaede Rukawa è così, prendere o lasciare.

All’inizio mi sono detto: lasciare, accidenti! Ma poi? Chi lo sentiva il mio stupido cuore? Chi li fermava i sogni bollenti che colorano di rosso tutte le mie notti? Nessuno, ahimè… perciò l’unica cosa intelligente da fare è farci i conti e imparare a conviverci, magari agire in qualche modo.

Che dite? Che sembro fin troppo maturo? E infatti sono maturato, altroché! Il fatto è che io non sono il completo imbecille che tutti credono, quello capace solo di far casino e di dire battute idiote. Che c’entra, mi piace ancora divertirmi e fare casino, ma ho capito che posso essere simpatico senza per forza risultare grottesco. Ho scoperto che se faccio una battuta senza fare l’esaltato, la gente ride e si diverte, cosa che invece non faceva prima e mi biasimava e basta! Ho capito che bisogna crescere, prima o poi (cosa che il volpino non faceva altro che ripetermi, tra l’altro…), che devo cominciare ad impegnarmi a fondo con il Basket, perché il Basket ormai è parte integrante della mia vita e non posso più farne a meno! Dopo la partita col Sannoh e il periodo forzato di riposo in riabilitazione, ho capito davvero di voler giocare a Basket. Prima lo dicevo perché volevo fare l’esaltato, ma adesso se lo dico sono serio, serissimo. Il Basket è essenziale. E’ parte di me. E’ grazie al Basket che sono migliorato come persona, che ho capito che nella vita è stupendo impegnarsi in qualcosa e metterci tutto se stesso, passando tutti i pomeriggi a sudare come un matto in palestra invece di andare in giro a perder tempo senza concludere nulla. E’ grazie al Basket che ho conosciuto persone straordinarie, amici di squadra che sono diventati anche amici e che sì, sono dei gran bastardi che si divertono a prendermi in giro ogni cinque minuti, ma mi ci faccio certe grasse risate che non saprei fare a meno di loro! E’ grazie al Basket che ho conosciuto Ayako, l’unica donna intelligente che sta simpatica alla Kitsune! … ecco. Già. La Kitsune… grazie al Basket, soprattutto, ho conosciuto Rukawa.

Volpino che, come dicevamo prima, è scontroso, egocentrico, silenzioso e musone. E dette così, sono un eufemismo, credetemi… non saprei nemmeno descrivere a parole quanto sia irrimediabilmente difficile avere a che fare con lui! Le nostre innumerevoli scazzottate lo dimostrano! All’inizio le usavo per fargli davvero male, per vedere se riuscivo a scuoterlo in qualche modo, ma poi ho capito che servivano solo a farmi notare da lui e, ammettiamolo!, a toccarlo! Rukawa non è una persona che si fa avvicinare in qualche modo, perciò quello era l’unico sistema per mettergli le mani addosso! Certo, io vorrei mettergliele molto meglio, le mani addosso, ma insomma…

Tornando a noi (sennò qui il mio corpo non riesco più a controllarlo e non mi pare il caso, visto che sono in classe a seguire la lezione di non so quale materia) io sono sicuro che sotto quella scorsa dura si cela qualcos’altro…

Per il Basket ha una passione incredibile. Ci si dedica anima e corpo, non sente fatica, stanchezza, muscoli indolenziti, ore che passano… niente. Per il Basket, lui tira fuori una passione bruciante che lo coinvolge totalmente, rendendolo il campione che è (anche se mi costa ammetterlo!).

Ma fuori dal campo… perché non è così? Possibile che niente e nessuno riesca a portare fuori quella passione che tiene celata sotto strati e strati di indifferenza e freddezza? Non è possibile che sia così, perciò io voglio diventare quel qualcuno che riesce a farlo sentire vivo anche fuori da un campo da Basket!

Come?

Ancora non lo so… ma il Tensai si inventerà sicuramente qualcosa!



Sono un po’ di giorni che Sakuragi è strano… non fa che girarmi intorno e ha quasi smesso di rompermi le scatole ogni cinque minuti con le sue scemenze!

Intendiamoci: di stupidaggini ne dice ancora molte, però sono più intelligenti di quelle che diceva prima! Adesso non sono da sbruffone (non sempre, almeno… qualche ricaduta ogni tanto ce l’ha!), ma sono simpatiche e se avessi voglia di ridere, penso che qualche volta sorriderei anche io!

Peccato che io non abbia minimamente voglia di ridere.

Ho perso questa capacità anni e anni fa, e ormai mi sono dimenticato come si fa…

Ma non voglio indugiare in certi pensieri, adesso. Mi devo allenare. E visto che stavolta il Do’aho(*04) sembra non voler interrompere l’allenamento ogni cinque minuti per sparare una delle sue frasi da super-Tensai (come dice lui. O super-idiota come dico io), direi che è il caso di approfittarne!

Miyagi deve pensarla come me, perché il nuovo capitano non fa altro che urlare e strepitare a tutti di darsi una mossa, che il tempo è denaro e che non dobbiamo dormire in piedi! Ma quando mai? Cioè, okay, io qualche volta lo faccio, ma non succede mai in un campo da Basket! Quando ho una sfera arancione a righe nere tra le mani, tutti i miei sensi sono ben svegli! E questo lo dimostro ampiamente in tutto l’allenamento, regalando le azioni migliori e il rendimento più producente.

Anche quell’idiota è stato bravo, oggi. Ha fatto dei miglioramenti incredibili, nonostante appena un anno fa non sapesse neanche i fondamentali o le regole più basilari di questo sport, ma ha ancora molta strada da fare.

Ultimamente ho notato che si impegna di più, però. Come dicevo, dice sempre un mare di stupidaggini che inevitabilmente lo distraggono e distraggono anche tutti gli altri, però adesso si vede che si impegna sul serio. Da quando è tornato dalla riabilitazione alla schiena è senz’altro maturato. Evidentemente quella partita col Sannoh deve avergli fatto capire (finalmente!) che il Basket è importante per lui esattamente come lo è per me, Mitsui, Miyagi o Akagi. Ha capito che è una cosa che potrebbe far parte del suo futuro, e si sta impegnando. Gliel’ho sempre detto di chiudere quella fogna e mettersi d’impegno, ed evidentemente alla fine mi ha dato retta!

“Rukawa”. La voce di Miyagi mi sveglia dal mio torpore. Mi giro verso di lui, che si avvicina “Rukawa, per cortesia, fai fare un allenamento supplementare a quell’idiota sui tiri da tre punti, sennò va a finire che perdiamo a causa sua!”.

“CHE COOOSAAA?”. La voce tonante di Sakuragi ci mette mezzo secondo a trapanarmi le orecchie. Lo fisso con la coda dell’occhio e vedo che si sta avvicinando a grandi passi, furente di rabbia che sembrano fumargli le orecchie. La sua faccia si ferma a pochi centimetri da quella del nostro capitano e, sventolandogli un pugno sotto al naso, riprende subito ad urlare: “NANEROTTOLO! Vuoi che il Tensai ti fa fuori? Eh? Eh? EH?”.

“Hanamichi, non è una novità che non sei una cima in quel campo…” gli fa notare Miyagi, per nulla spaventato “Come in molti altri…” conclude, sorridendo malefico. Sakuragi trema di rabbia, minacciandolo di nuovo, ma si vede che non hanno nessuna intenzione di offendersi davvero. Sono amici.

Io non ho mai avuto degli amici, perciò non capisco bene com’è un rapporto simile, ma capisco anche che loro si vogliono bene. Questi deficienti, in un certo qual modo, vogliono bene anche a me perché qualche volta mi ritrovo coinvolto in qualche loro uscita. Intendiamoci, esco pochissimo e raramente, ma ogni volta, nonostante i miei continui rifiuti, tornano a chiedermi se mi va di uscire. Non si arrendono, e questo mi fa capire che nonostante il mio comportamento burbero, tutto sommato anche loro si sono affezionati a me.

Continuano a battibeccare per un altro po’, fino a che io mi stufo. Socchiudo le labbra e per la prima volta da quando è iniziato l’allenamento, finalmente faccio uscire la mia voce profonda: “Do’aho. Smettila e diamoci una mossa”.

Lui si volta subito verso di me, con sguardo carico di sfida.

“Non vedo l’ora, Kitsune…”.




Miyagi… ti amo!

Mi hai fornito la scusa che cercavo per rimanere da solo con la Kitsune! Ma si può avere un amico migliore di te? Ho le lacrime agli occhi dalla felicità…

Ovviamente cerco di non far capire a nessuno la mia profonda felicità, e mi metto a protestare a tutto spiano, continuando una recita a cui non credo più. Miyagi mi ignora (bravo tappetto!) e alla fine mi ritrovo da solo con Rukawa, chiuso in palestra.

Ci fissiamo un attimo. Il suo sguardo è gelido e profondo, oltre che imbronciato. Che lo trovo sexy ve lo devo dire davvero? Non penso…

Cerco di guardarlo a mia volta malamente, ma dubito di riuscirci molto bene. Sulla mia faccia si legge tutto, qualunque sentimento io provi, perciò è probabile che anche adesso io sia davvero poco credibile… anche perché io, lui, la palestra chiusa e vuota… il mio cervello fa pensieri decisamente poco casti! Mi do mentalmente un ceffone, e per togliermi d’impaccio domando: “Allora, stupida Kitsune, iniziamo?”. La tensione che si respirava nell’aria dovuta ai miei occhi incatenati ai suoi stava facendo risvegliare una parte di me che è bene rimanga sopita, soprattutto sotto a pantaloncini bianchi che non nascondono un accidente!

“Nh” è il suo laconico commento. Però lo vedo avvicinarsi al cesto delle palle e ne afferra una, lanciandomela. Quindi ne afferra una a sua volta “Le basi le sai, no?”, mi chiede.

“Con chi credi di parlare?” ringhio. Anche se è bello e sexy e voglio mettergli le mani addosso, odio ancora il fatto che mi sottovaluti…

“Non si sa mai…” sbuffa “Allora iniziamo. Devi fare almeno cinquanta canestri su cento tiri, altrimenti farai dieci giri di campo” mi spiega.

“Sei un vero bastardo, lo sai?” gli chiedo. Lui si limita a sbuffare, lanciando la prima palla. La parabola è alta e perfetta, e ovviamente è centro. Uno a zero per lui. Sbuffo: “Va bene, va bene…” dico, allargando leggermente i piedi, posizionandomi meglio. Respiro, distendendo le spalle, mi piego sulle ginocchia e portandomi la palla sopra la testa, carico il colpo. La parabola è alta, ma un po’ storta. E infatti, va a toccare il ferro del cerchio del canestro e rimbalza fuori.

Mi volto verso di lui, e vedo i suoi occhi gelidi fissarmi.

“Lo so cosa pensi, stupida Kitsune, e non rompere!” sbraito.

Lui fa spallucce, ignorandomi e tirando di nuovo.

Andiamo avanti così fino a che non arriviamo a cento. Lui non ne ha sbagliato nessuno, ovviamente, ve lo devo dire? Io invece sì e alla fine, però, per un soffio, mi sono risparmiato i giri di campo!

“Visto, Kitsune? Sono un Tensai!” proclamo, alzando un braccio al cielo e seguendolo negli spogliatoi, dopo che abbiamo raccolto tutte le palle e rimesse di nuovo nel cesto.



“Ma se ne hai centrati la metà solo per pura fortuna?” è la mia risposta, mentre lo fisso di sottecchi. Adesso si incazza…

E infatti eccolo lì, che sbraita come un ossesso: “KITSUNEEE! COME OOOSI! IL TENSAI HA SBAGLIATO QUEI TIRI SOLO PER NON FARTI FARE BRUTTA FIGURA!”. Sì, sì… come no!

Lo ignoro totalmente e mi infilo sotto la doccia velocemente, ricercando il calore del getto e sentendo subito i muscoli rilassarsi. Appena terminata, esco in accappatoio e mi avvio verso il mio borsone. Il Do’aho è lì vicino, seduto sulla panca che si sta asciugando. Ha solo un asciugamano poggiato sulle cosce, che gli copre la zona da sotto l’ombelico a neanche un quarto di coscia, mentre il sedere nudo poggia direttamente sulle sbarre di legno. Si sta frizionando i capelli rossi che dopo la riabilitazione sono ricresciuti e adesso sono disordinati sulla sua testa, ma gli stanno decisamente meglio di quel ciuffo a forma di banana che portava prima! Ma son sicuro che è talmente idiota che se lo farò ricrescere, come minimo…

“Che guardi, Kitsune?”. La sua voce limpida e tranquilla mi sorprende. Non sobbalzo, anche se il mio cuore l’ha fatto, e continuo a guardarlo rispondendo semplicemente: “Niente”.

Lui, stranamente, non ribatte.

Mi vesto velocemente, e mentre sto per infilarmi la felpa, il mio cellulare squilla. Che scocciatura… lo afferro distrattamente, mentre sento gli occhi di Sakuragi addosso. Che diavolo vuole? Lo so, l’iceberg Rukawa riceve una telefonata… che notizia sensazionale! Pensavi che solo il tuo cellulare potesse squillare ogni cinque secondi? Io sarò anche un asociale, ma sicuramente se ho un cellulare è perché qualcuno ha il mio numero, no? Mi pare logico…

Leggo il nome sul display, e mentre rispondo, con uno sbuffo esalo: “Sendo”.

“Ciao Rukawa!”. La sua voce è squillante e allegra. Per lui è sempre primavera, non c’è che dire…

“Nh” è l’unica cosa che mi viene da dirgli. Che diavolo vuoi?

“Disturbo?” domanda il campione del Ryonan, con lo stesso tono allegro di prima.

“Sì. Che vuoi?” mi decido a chiedergli.

“Volevo chiederti la stessa cosa di sempre…” dice lui, evasivo. Al che io lo interrompo subito: “Allora è la stessa risposta di sempre” e metto giù.

Che strazio!

Butto il cellulare nella borsa e la tiro su, mettendomela in spalla. Mentre mi volto verso la porta, vedo gli occhi di Sakuragi furenti che mi fissano. E adesso quest’altro idiota che diavolo vuole? Ma perché ho sempre a che fare con gli imbecilli?

“Che diavolo voleva Sendo da te?” sibila.

E questa?

“Non credo siano fatti tuoi” rispondo. Ma che diavolo vuoi, Sakuragi?

I suoi occhi sono furenti.

“Col cazzo” risponde, prima di uscire sbattendo la porta.




**CONTINUA**



(*01) Tensai: Genio in giapponese
(*02) Okay, questo è un mio personale pensiero che ho voluto infilarci a tutti i costi, ma concedetemi di poterla maltrattare almeno nelle mie fan fiction, no? Ahahah! XD!
(*03) Kitsune: Volpe in giapponese
(*04) Do’aho: Idiota

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Capitolo 2
*** Capitolo 2° - Il Piano Di Hanamichi ***


Capitolo 2°
Il Piano Di Hanamichi




**



Sendo e Rukawa?

MA STIAMO SCHERZANDOOO?

Sono furioso, furioso, FURIOSO!

Non solo per il fatto che Sendo ha il numero di cellulare della volpe e io non sapevo nemmeno che la volpe avesse un cellulare, no… sono incazzato soprattutto perché quella risposta laconica del mio compagno di squadra nonché oggetto dei miei desideri, mi ha lasciato alquanto nervoso! Sì, perché se ne sono accorti anche i sassi che Sendo ha delle mire sul mio (e sottolineo MIO! Anche se non ancora ufficialmente, ma LO SARA’!) volpino, altroché! Non faccio la benché minima fatica a ricordare tutti gli strusciamenti che quel porcospino maniaco attua continuamente sulla volpe ogni qualvolta le nostre squadre si incontrano e si sfidano, che sia un’amichevole o una partita di campionato! Oltretutto che so (grazie a quella pettegola di Ayako che sa tutto di tutti) che ogni tanto si vedono al campetto vicino al parco comunale per sfidarsi in degli one-on-one.

Mi sento ribollire.

E mi sento così anche per come gli ho risposto, al volpino! Con quel mio “Col cazzo” così stizzito, pure un mattone si sarebbe dato una smossa e si sarebbe domandato che diavolo mi piglia!

Calma! Devo mantenere la calma…

Rukawa mi sembrava infastidito dalla telefonata di Sendo, ma non è facile dirlo visto che è espressivo come una scarpa, perciò non posso saperlo con certezza… però io SO cosa voglio, questo non è cambiato!, e ho tutta l’intenzione di velocizzare il mio piano (che è ancora mezzo campato in aria, ma va bene lo stesso… il Tensai saprà improvvisare!)!

Perciò, chiamo Yohei.

Il telefono squilla un paio di volte, poi la voce calma del mio migliore amico mi risponde: “Pronto?”.

“Yohei, sono Hanamichi…” dico.

“Oh, ciao fratello minore di King Kong(*01)!” mi saluta il mio migliore amico, con uno degli innumerevoli nomignoli che mi ha affibbiato insieme a quegli altri tre deficienti di Noma, Okuso e Takamiya.

“Simpatico…” sbuffo, fingendomi arrabbiato, anche se non lo sono davvero “Senti, mi servirebbe di parlare con calma con te…” dico.

Il mio amico sta un attimo in silenzio, poi la sua voce seria mi dice: “Vengo da te?”. Lo sa che la mia è una richiesta seria, perché lui è il mio migliore amico e sa con assoluta certezza quando faccio l’idiota e quando non lo faccio. E’ la persona che al Mondo mi conosce meglio, che sa con assoluta certezza come mi sento in ogni momento e anche se si diverte un Mondo a prendermi in giro e a farmi sentire un idiota, lui c’è sempre quando io ho bisogno di lui.

Anche adesso, che in meno di venti minuti è qui davanti a me che mi sorride con il suo solito cipiglio che vuol essere severo e misterioso, ma che io so nascondere un cuore buono e partecipe.

Ecco. Mi affido proprio a questo cuore buono per far si che non mi sbatta in faccia la porta dopo che gli avrò confidato il fatto che mi piace Rukawa, e quindi la mia omosessualità. Sono terrorizzato. Lui è il mio migliore amico, e non voglio perderlo per nessuna ragione al Mondo! Però non posso dire con assoluta certezza che per lui non ci saranno problemi! Non abbiamo mai affrontato un argomento simile, e non so bene lui come la pensa… oltretutto che mi sta venendo la sudarella e pensare che non ho neanche riflettuto prima di chiamarlo, preso come ero dal desiderio di conquistare la volpe! Se ci avessi riflettuto bene, probabilmente non lo avrei chiamato…

“Allora, Re dei due di picche(*02), cosa mi ha portato qui?” chiede Yohei sorridendo, avviandosi verso la cucina e cadendo pesantemente su una delle quattro sedie bianche di legno del tavolo piccolo e quadrato.

“Beh…” tentenno “Il fatto che voglio evitare un nuovo due di picche, suppongo…”. Meglio andare dritto al sodo. Più temporeggio, più sto peggio! Anche perché io non sono una persona che è capace di non dire quello che pensa, anche se poi magari mi do la zappa sui piedi da solo!

Yohei alza un sopracciglio: “Harukina cara già ti ha dato un due di picche, mi pare…” mi fa notare lui.

“Haruko non mi interessa più” dico, serissimo.

Yoehi sbarra gli occhi, alza ancora il sopracciglio e con un sorriso sorpreso mi fa: “Ah, no?”.

“No” dico. Sento il cuore a mille nel petto, il sangue che scorre come un pazzo nelle vene scaricandomi un mare di adrenalina addosso e la mia faccia, lo so, è rossa tanto quanto i miei capelli.

“Avevo notato che non facevi più lo scemo con lei, ma pensavo avessi attuato una tattica più matura…” dice Yohei, continuando a sorridere “Allora? Chi è la nuova preda?” ride.

“Beh…”. Possibile che la mia faccia bruci ancora di più e io sia diventato ancora più rosso? Evidentemente sì… “Ecco…”.

“Temporeggi?” domanda Yohei, sbracandosi sulla sedia e poggiando la schiena alle piastrelle bianche, mettendosi di traverso rispetto alla sedia, con un braccio sulla spalliera e l’altro sul tavolo.

“Beh, non è facile…” dico. Cazzo. Cazzo. Cazzo. Cazzo!

“Hanamichi, parla. Lo sai che a me puoi dire tutto” mi dice Yohei, con cipiglio serio, aggrottando un poco le sopracciglia.

Anche questo?

Lo fisso dritto negli occhi, e prendo fiato, socchiudendo la bocca: “Vedi, Yohei, la persona che adesso mi fa battere il cuore, e lo fa seriamente e profondamente, è qualcuno che tu neanche ti potresti mai immaginare… la persona che mi piace è…”.



Mi ero illuso che sbattendogli il telefono in faccia avrei fatto smettere quell’idiota di Sendo nel tormentarmi, ma ovviamente mi sbagliavo… e infatti eccolo qui, seduto comodamente sul divano di casa mia, nel mio salotto, che mi fissa sorridendo come un ebete, quando nessuno (è chiaro) l’ha invitato!

Quante volte dovrò dirgli le stesse identiche cose?

Ovviamente non apro bocca. Mi limito a fissarlo con sguardo serio, aspettando che sia lui a parlare.

Ma non devo aspettare molto, perché Sendo non è uno che temporeggia troppo. Perciò, alla fine, col suo tono calmo e al contempo malizioso, mi dice semplicemente: “Non è gentile che tu mi riattacchi il telefono in faccia tutte le volte che ti chiamo…”.

“Nh”. Che diavolo vorresti, scusa? Che sto lì le ore a sentire le tue chiacchiere? Scordatelo…

Lui non si perde d’animo di fronte al mio monosillabo, perciò continua: “Anche perché, davvero, io sono serio quando ti dico che mi piaci!”.

Sbuffo. Ancora? Roba da matti… “Ti ho già detto che non mi interessa, Sendo”. E con questo, per me, il discorso è chiuso.

“Sì, sì, lo so…” continua a sorridere lui, mantenendo una stoica calma “Ma… perché?”.

La sua domanda mi lascia sconcertato. Come perché? Perché sì e basta!

Mi limito ad alzare un sopracciglio, senza cambiare la benché minima espressione o proferendo verbo.

“Voglio dire… noi siamo grandi rivali, tra di noi la tensione in campo è evidente…”. Tensione per la sfida, Sendo, non tensione sessuale. Quante volte te lo devo dire? “Eppure tu continui a rifiutare questo sentimento”.

“Il sesso non è un sentimento”. Perché è questo che vuoi da me, Sendo, lo so benissimo, e non sono disposto a darti niente del genere. Io non amo il contatto col prossimo, perciò figuriamoci se riuscirei mai a fare solo del sesso con una persona! Benché nessuno lo direbbe, io sono una persona di sentimenti, che se ama qualcuno lo ama e basta, senza distrazioni. Solo a quel punto mi dedico anima e corpo a quella persona. Così come per il Basket, che cattura tutta la mia forza, la mia volontà, il mio interesse perché lo amo, altrettanto sarei con una persona. Perciò no, Sendo, non posso darti quello che vuoi. Non saprei neanche come fare! Non mi faccio toccare da nessuno, perciò perché dovrei permetterlo a te che sì, sei il mio grande rivale, ma che non susciti in me null’altro che puro spirito agonistico?

“Ma potrebbe essere un inizio!” mi ribatte, impassibile come sempre.

Sendo… se dici una cosa del genere, confermi solo quelle che penso… e cioè che non hai capito un accidenti di me!

“No” è la mia lapidaria risposta.

Discorso chiuso.

Stop.

Esci da questa casa!

Sendo continua a sorridere: “Ma perché?” ripete. La sua voce è seria, il suo sguardo è sempre sereno, ma vi vedo una leggera incrinatura, come se le fondamenta del castello che si è creato avesse perso il primo mattone. Il tuo sorriso è sempre lì, imperturbabile, ma io lo so che adesso non hai tanta voglia di sorridere, Sendo.

“Perché non mi interessi in quel senso” spiego, con tono calmo ma deciso. Voglio che capisca bene il concetto. Che comprenda che non sto affatto scherzando!

Mi dispiace essere così duro con lui, perché è indubbiamente il mio rivale e lo rispetto come giocatore, ma non posso di certo imporre al mio cuore di provare qualcosa per lui quando non è così! Prima farà i conti con la realtà, meglio è…

“C’è un altro?”.

Il castello adesso è crollato, lo vedo nei suoi occhi, e se da una parte mi fa ridere di fronte a questa domanda perché è davvero assurda e lui non è il mio fidanzato, mi sento comunque in dovere di rispondere sinceramente: “No”.

“No perché non è ancora tuo o no perché non c’è proprio?” mi domanda. Lo vedo stringere forte i pugni. Sembra furente.

“Che domanda è?” non posso esimermi dal chiedergli.

Ma che diavolo hanno tutti, oggi? Prima il Do’aho che se ne esce con quelle domande in spogliatoio, e adesso Sendo che sembra intenzionato a seguire il demenziale esempio di quella testa rossa! Ripeto: ma perché tutti io i deficienti?

“Una domanda sensata!” sbotta Sendo, perdendo definitivamente la calma. Il sorriso è sparito dal suo volto e comincia ad agitarsi sul tessuto scuro del divano come se avesse una tarantola sul sedere “Ho visto come vi guardate…”.

Eh?

“Guardiamo? Ma chi?” non posso esimermi dal chiedergli, anche se non vorrei dargli questa soddisfazione. Sono sinceramente sconcertato. Ovviamente dal mio viso non trapela niente, ma io sono davvero curioso di capire che diavolo sta dicendo Sendo…

Lui mi fissa ancor più furente, perché pensa lo stia prendo in giro: “Tu e Sakuragi”.

EEEHHH?

O Kami(*03)…

Ma è del tutto impazzito? Io e Sakuragi? Ma che va farneticando?

La mia faccia totalmente basita penso sia sufficiente per fargli comprendere che non so di cosa stia parlando, o forse lui è partito definitivamente per la tangente e deve riversarmi addosso tutto il suo malcontento e basta, per questo continua a blaterare la sua folle ipotesi: “Massì, tu e quel casinista del cazzo… sempre a lanciarvi quegli sguardi infuocati e a menar le mani! Bella scusa per toccarsi!”.

Okay…

Cerchiamo di riacquistare la calma…

Sguardi infuocati? Facciamo a botte come scusa per toccarci?

“Sendo, hai la febbre?”. No, perché stai decisamente delirando…

“No che non ho la febbre!” sbotta lui, alzandosi in piedi di scatto. I suoi pugni sono ancora stretti, ed è davvero, davvero arrabbiato “Datti una svegliata, Rukawa!” sbraita, prima di prendere la porta e uscire.

Ma stiamo scherzando?




“RUKAWA?” urla Yohei, ad occhi sbarrati.

“S… sì…” sussurro, ancora bordeaux sulla faccia. Non mi sento neanche più le orecchie… “Ti faccio schifo?” chiedo, anche se ho sinceramente paura della sua risposta. Non voglio perdere il mio migliore amico…

“Ma no, scema di una scimmia!” dice Yohei, scoppiando a ridere “Solo… Rukawa! Cavolo!” esclama, ridendo ancora.

“Che c’è di tanto strano?” mi innervosisco. Ma non troppo, perché sono davvero super felice che lui non mi giudichi. E’ davvero il miglior amico che io potessi mai desiderare…

“Beh, voglio dire…” comincia lui, tornando serio “Rukawa non ha un carattere facile, di più… oltretutto che non devo essere io a ricordarti tutte le botte che vi date ogni giorno, gli insulti, le tue proclamazioni di odio… è un’impresa davvero difficile, amico mio!” mi confessa i suoi timori. Che sono anche i miei, per inciso…

“Non mi aspetto un’impresa facile, ma so che ne vale la pena!”. Ed è quanto di più vero io abbia mai detto.

Sono serissimo, il mio sguardo è deciso, e Yohei sa che non sto scherzando. Perciò mi sorride in quel modo fiducioso che mi fa sempre sentire invincibile e alla fine mi chiede: “Hai un piano?”.

“E’ proprio di questo che volevo parlarti, oltre ovviamente a confidarti tutto…” comincio, passandomi una mano tra i miei incasinatissimi capelli rossi che ormai sono ricresciuti “Mi serve il tuo aiuto”.

“Tutto quello che vuoi!” ride lui “Spara!”.

“Allora… la geniale mente del Tensai ha elaborato un convincente piano di cui tu sarai una parte fondamentale…” comincio, ridacchiando “Rukawa dorme tutti i giorni in terrazzo, no?”.

Yohei annuisce.

“Ecco… stavo pensando, visto che il dannato Sendo si è già fatto avanti…” ringhio, ma a questo punto Yohei mi interrompe: “Dannato Sendo? Cos’è ‘sta storia?”. Già… non gli ho raccontato questa parte… perciò, in poche parole gli spiego quello che è brevemente successo negli spogliatoi.

“Che ne sai che si è fatto avanti?” mi domanda Yohei, piegato in avanti verso di me, gomiti ben piantati sul tavolino.

“Che altro vuole, sennò? Quello lo spoglia con gli occhi!” sbraito, battendo il pugno sul tavolo. Sono divorato dalla gelosia, non c’è neanche bisogno che ve lo dica… se avessi qui davanti il porcospino maniaco penso che lo polverizzerei a suon di testate! Io sono uno passionale, che quando decide che una cosa è sua è sua e basta! E Rukawa è MIO (anche se lui ancora non lo sa…)!

Yohei sorride: “Va bene, va bene… non farti prendere dalla gelosia” ride “Continua a spiegarmi il piano, dobbiamo agire!”.

“Questo è lo spirito giusto!” rido, piegandomi in avanti a mia volta, e con calma comincio a spiegargli il mio piano geniale…



Le parole di Sendo mi hanno lasciato basito.

Sguardi infuocati tra me e quell’idiota? Ma stiamo scherzando?

Okay, lo ammetto anche io che è l’unico, col suo gigantesco casino, a farmi uscire dal torpore in cui mi ritrovo ogni giorno, a meno che non sia su un campo da Basket, ma da qui a dire che ci scambiamo sguardi infuocati… ce ne passa!

Anche perché… chi l’ha mai guardato, Sakuragi? Cioè, lo so com’è fatto, ma non mi sono mai soffermato a guardarlo
per davvero, e questo è evidente del fatto che non lo vedo in nessun altro modo che come compagno di squadra! Un compagno di squadra casinista, attaccabrighe, che non fa altro che menar le mani con me e urlarmi contro che mi odia, tra l’altro…

Già, Sendo ha detto che il menarci è una scusa per toccarci. Ma era serio? Cioè, okay che è vero che Sakuragi è l’unico che mi tocca, ma lo fa per tirarmi dei pugni, perciò è davvero da considerarsi come una cosa positiva? Io direi ovviamente di no…

Eppure Sendo ha parlato al plurale.

Secondo lui, perciò, anche Sakuragi mi guarda con occhi infuocati? Ma sul serio? Mi viene da ridere…

Ecco. Sakuragi forse riesce in questo. Ogni tanto, quando ne spara una delle sue, mi fa venire quasi voglia di sorridere. Ho smesso di farlo tanti anni fa, quando mia madre è morta e ha lasciato da soli me e mio padre. Questo fatto ha inciso molto sul mio carattere che era già chiuso di suo, e ha contribuito solo a farlo sigillare completamente. Non so perché sia successo, ma è successo. Alla fine, ho capito che non avevo voglia di ridere e basta. L’unica con cui ridevo era la mamma. Lei mi abbracciava, mi baciava, mi faceva sentire amato ed aveva un carattere positivo e bello che mi faceva sentire coinvolto nella sua felicità. Mi diceva sempre che ero il suo principe perfetto, che ero la cosa più bella della sua vita e che niente ci avrebbe diviso. Purtroppo però, la malattia lo ha fatto.

Era molto tempo che non pensavo a mia madre, ma a farlo adesso, mi rendo conto che lei rideva sempre. Come il Do’aho.

Anche Sakuragi è positivo e aperto al Mondo, sorridente e allegro. Certo, si perde in delle scemenze, ma non è affatto una persona cattiva. Anzi, è la persona più buona che io abbia mai conosciuto. Se si guarda sotto quegli strati e strati di arroganza e megalomania, si vede subito che è una persona buona. Sincera. Solare.

E’ quel genere di persona che, anche se non vuoi, ti coinvolge nella sua felicità. Come era tanto brava a fare mia madre.

Okay. Calma. Che diavolo sono questi pensieri? Perché sto analizzando il Do’aho così a fondo? In fondo lo so com’è: un idiota! Io non do mai soprannomi a caso, per quelle poche volte che parlo, perciò figuriamoci se dico stupidaggini come fa lui!

Subito mi viene in mente la sua immagine, con quella faccia da idiota patentato, che mi fissa gridando che è un grande Tensai e nessuno può batterlo. Lo vedo che si pavoneggia, super convinto che diventerà il migliore.

Illuso!

Mi vedo davanti agli occhi la sua faccia rilassata in una risata rumorosa e contagiosa, quella che fa sempre quando vuol far ridere tutti. E di solito ci riesce, perché gli allenamenti allo Shohoku sono sempre pieni di risate! E anche se interrompe gli allenamenti, nessuno lo critica, perché porta quella ventata di aria fresca che ogni tanto è bene respirare. E’ il trascinatore morale delle nostre partite, è quello che sa stemperare la tensione con una sola parola. E’ un casinista convinto, e mi fa spesso incazzare per questo, però…

Però, mio malgrado…

Rido.

Come un deficiente, da solo in salotto, attacco a ridere come non mi succedeva da… da… da non so nemmeno più io quanto tempo!

Mi sento un malato di mente, a ridere da solo come un cretino immaginando quell’imbecille dalla zazzera rossa che si pavoneggia per tutta la palestra, saltellando come un canguro. Vedo il suo corpo dalla pelle d’oro e quegli stupidi capelli da esaltato. Vedo le sue gambe lunghe che si muovono rigide come un robot e vedo la sua grinta, la sua tenacia, il suo mai arrendersi, il suo continuo spronarsi ad essere il migliore, anche rompendo i timpani (e non solo quelli!) a tutto il Mondo. Vedo la luce nei suoi occhi, quella che ho sempre notato in lui e che mi ha portato sempre a dirgli: “Impegnati” perché hai un futuro nel Basket, e devi metterci tutto te stesso. Vedo quella luce in quegli occhi cristallini, marroni come il cioccolato, che mi fissano in mille espressioni diverse. Perché il Do’aho è così: cambia espressione ogni mezzo secondo e tutto quello che prova gli si legge sulla faccia. Ma soprattutto, nei suoi occhi vedo tutte le meraviglie del Mondo, perché il Do’aho ha un animo buono e limpido come quello di un bambino…

Riapro i miei occhi, mentre lentamente la risata si spegne, e alla fine, con un soffio, quello che più temevo e che non volevo ammettere, esce dalle mie labbra: “Sono innamorato di Sakuragi…”.




**CONTINUA**



(*01) Fratello Minore Di King Kong: Non me lo sono inventato io. Nella versione non censurata dell’Anime (che si trova solo nei DVD), Hanamichi viene chiamato anche in questo modo (oltre a tutti gli altri stupidi soprannomi) dai suoi amici e compagni di squadra.

(*02) Re Dei Due Di Picche: Leggere la Nota 01.

(*03) Kami: Dio in giapponese

Nota Finale: La reazione di Yohei, così bonaria di fronte alla notizia che il suo migliore amico è omosessuale, per quanto probabilmente ad alcune di voi potrà sembrare inverosimile, io sono dell’idea che, come Yohei ha sostenuto Hanamichi nella sua folle impresa di giocare a Basket, altrettanto lo sostiene in tutti gli altri aspetti della loro vita. E non è facile, intendiamoci, perché se prima erano abituati a bighellonare dalla mattina alla sera insieme condividendo ogni momento, all’improvviso Mito si trova messo da parte per il Basket. Non tutte le persone lo avrebbero accettato, a lungo andare, e invece Yohei non solo lo ha accettato, ma supporta Hanamichi in tutti i modi, andando a vedere le sue partite e facendo il tifo. Lo prende anche in giro, è logico, ma perché si vogliono bene, e non per cattiveria. Perciò ho immaginato che fosse plausibile che, essendo Yohei un amico con la A maiuscola, non facesse particolari storie di fronte all’omosessualità del rossino perché, come ha sempre fatto, lo sosterrà incondizionatamente. Insomma, secondo me Mito è l’amico che tutti noi vorremmo avere, e mi piaceva farlo notare anche a voi lettrici!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3° - Il Terrazzo ***


Capitolo 3°
Il Terrazzo




**



La mattina seguente, per tutte le lezioni, sento che la testa è da un’altra parte. E’ già proiettata all’ora di pranzo, sul terrazzo.

Intendiamoci: me la sto facendo sotto! Eh, sì… anche il Tensai qualche volta ha paura! Ma che volete? Non è mica semplice confidare ad un iceberg come Rukawa che il tenero cuore del Tensai batte per lui!

Quando la campanella suona, sobbalzo come un pazzo e mi giro di scatto verso Yohei, che mi fissa a sua volta. Annuisce brevemente alla mia occhiata e silenziosi ci avviamo per il corridoio, diretti alla terrazza. Giunti al fondo della scalinata, io mi volto verso il mio migliore amico che limpidamente mi fa: “Tranquillo, testa rossa! Ci sarò io a impedire che qualcuno salga, anche a costo di spaccare qualche dente!”.

Sì, perché è questo il ruolo di Yohei in tutto questo: fare in modo che nessuno ci rompa le scatole e mi interrompa in quella che è sicuramente la dichiarazione più difficile della mia vita!

Cazzo…

Annuisco, salendo sconsolato. Non so perché, ma non mi sento più tanto baldanzoso come ieri… improvvisamente è tutto troppo reale, e mi fa paura. E se mi rifiuta? Cosa quasi sicura, tra l’altro… con che faccia lo guarderò dopo? Non solo frequentiamo lo stesso liceo, ma giochiamo nella stessa squadra, siamo due titolari e ci vediamo tutti i giorni, nonché negli spogliatoi dove lui è nudo e sexy!

AAAHHH!

Sto impazzendo!

“Stai tranquillo, Hanamichi. Nessuno resiste al tuo fascino!” mi dice Yohei con un sorriso, avendo evidentemente intuito i miei timori, alzando il pollice nella mia direzione.

Io mi volto e gli sorrido amaro: “Visti i cinquanta rifiuti direi che hai appena detto una cazzata…” gli faccio notare.

“Per forza! All’epoca avevi i capelli a banana!” ride lui.

Anche io rido, divertito dalla battuta del mio amico. Ma qui c’è poco da ridere… bisogna buttarsi, e con un po’ di coraggio in più nel cuore, mi avvio fino alla cima delle scale. La mia mano destra afferra il pomello rotondo della maniglia e in men che non si dica spalanco la porta e la richiudo alle mie spalle. Di fronte a me solo un grande spiazzale dalle mattonelle bianche al cui centro c’è chi ero certo che ci fosse: Kaede Rukawa.

Lo osservo: mi da la schiena, ed è sdraiato su un fianco. Il sole d’autunno è caldo sulla pelle, ma lui è un po’ rannicchiato, evidentemente il venticello deve dargli fastidio. La nuca è scoperta e lascia trapelare l’attaccatura dei capelli mori in chiaro contrasto con la sua pelle lunare. Il corpo è magro e alto, atletico e slanciato, con le spalle larghe (ma non quanto quelle del Tensai!).

Mi avvicino piano e quando gli sono sopra, piego appena il busto in avanti, coprendolo con la mia ombra. Affondando maggiormente le mani nelle tasche della divisa, inghiottendo a vuoto. Lui dorme placidamente e non si è accorto di me, perciò recupero un po’ di coraggio e con voce incerta lo chiamo: “Kitsune…”.

Lui socchiude appena gli occhi e coprendoseli con una mano, si volta un poco verso di me: “Do’aho?”. La sua faccia è assonnata e confusa, e la frangetta nera dai riflessi blu gli contorna quegli occhi così magnetici, di un blu profondo come l’oceano…

E’ bellissimo, c’è poco da fare…

Mi riscuoto: “Chi altri vuoi che sia?” domando, tornando col busto dritto. Lo vedo che si tira su a sedere, incrociando le gambe mentre si gratta assonnato il caschetto e quindi (per evitare di fissarmi imbambolato a guardare quant’è tenero in questo momento!) mi siedo vicino a lui, cercando il coraggio che momentaneamente mi manca. Poggio le mani sul pavimento del terrazzo, piego le ginocchia e tirando indietro la testa guardo il cielo e mi godo il calore del sole.

Con la coda dell’occhio noto i suoi occhi blu fissarmi, interrogativi.

Ti stai domandando perché sono qui, eh, Kitsune?

“Oggi c’è un bel sole”. Dico la prima cosa che mi viene in mente, giusto per stemperare la tensione che sento e iniziare in qualche modo il discorso. Discorso che non ho preparato, perché qualunque cosa io abbia pensato non mi sembrava adatta, perciò non so esattamente cosa dire!

“Nh” è il suo laconico commento.

Rimaniamo in silenzio, perché io sto disperatamente cercando il modo giusto per iniziare questa conversazione e lui, ovviamente, non spiccica parola…



Vedere il Do’aho che mi fissava, è stato un po’ uno shock. Dopo le consapevolezze di ieri sera, oggi ero fermamente convinto a rimanere qui tutto il giorno, in modo tale da non rischiare di incontrarlo, e invece chi è che decide di andare in terrazzo rinnegando le sue abitudini al non frequentarlo mai? Ma proprio Hanamichi Sakuragi, la fonte dei miei problemi, che domande!

Si è seduto vicino a me, e dalle sue parole e dal suo sguardo rilassato, mi è sembrato che non abbia voglia attaccar briga. Strano…

Anche se ultimamente ci scazzottiamo molto meno di prima, capita ancora che ci tiriamo qualche convinto ceffone per stabilire chi è che di noi due ha ragione. D’altronde, siamo due persone che vogliono avere ragione per forza, perciò c’è poco da fare…

Lo fisso di sottecchi, e noto che il sole crea riflessi luminosi sui suoi incasinatissimi capelli rossi.

Dopo le consapevolezze di ieri sera, mi rendo conto di dar voce a pensieri che avevo anche prima, a cose che anche prima notavo ma a cui non volevo dare un nome perché avrebbe significato arrivare a conclusioni scomode. Che ho raggiunto lo stesso, ma comunque…

Quanto tempo sprecato!

Torno a guardare la testa rossa, e mi rendo conto che se è qui, seduto vicino a me a fissare il cielo, muovendo appena le gambe qua e la, è perché deve dirmi qualcosa: “Che c’è, Do’aho?” gli chiedo, con tono calmo.

Lo vedo sobbalzare, quindi voltarsi verso di me.

I suoi occhi nocciola sono grandi e spalancati, e le sue labbra sono serrate, tese allo spasmo nell’imbarazzo.

Ma perché?

Attendo con calma che lui decida di parlare. La mia domanda l’ho fatta, non sentirà altro uscire dalle mie labbra, perciò…

“Ecco…” comincia lui, grattandosi la punta del naso in un chiaro segno di imbarazzo.

Che vuoi dirmi, Do’aho?




Porca miseria, ho la tremarella!

“Ecco…” ripeto “Volevo dirti che… sì, insomma… ecco…”. Farfuglio a più non posso, imbranato come sempre, e ovviamente nemmeno io capisco ciò che voglio dire, perciò figuriamoci se può farlo Rukawa! La volpe infatti mi guarda con un sopracciglio alzato, confuso.

Sbuffo.

Con le parole sono un vero disastro!

Perciò…

O la va o la spacca!



La prima cosa che provo, è la sorpresa.

Le sue labbra si posano lievi sulle mie, e io sbarro gli occhi. Il suo tocco è lieve e casto, e io mi sento scuotere dentro.

Hanamichi Sakuragi mi sta baciando.

Sta baciando
me.

Proprio me!

In un bacio dolce e tenero, innocente e buono. Come lui.

Quando le nostre labbra si separano, la sua faccia è praticamente bordeaux. Continua a farfugliare cose senza senso, poi alla fine sbotta: “Mi piaci, Kitsune”. Me lo dice quasi come se fosse colpa mia, ed è terribilmente imbarazzato.

Dire che non sorpreso è riduttivo… dopo che ieri sera ho capito che mi piace il Do’aho, avevo semplicemente deciso che avrei fatto finta di niente, continuando la mia vita come al solito, perché comunque lui non mi sopporta e non potrà mai interessarsi a me! Facevo affidamento sulla mia faccia di bronzo per passare inosservato. Eppure…

Inaspettatamente, incredibilmente, lui è qui, adesso.

Mi ha baciato e mi ha detto che gli piaccio, e dopo il farfugliamento sconnesso delle sue parole e del mio silenzio, mi rendo conto che, come sempre, i nostri gesti hanno parlato per primi e meglio di qualunque parola possibile.

Il mio cuore sorride, e spontanee escono parole che mai avrei creduto di poter pronunciare: “Anche tu mi piace, Do’aho…”.




Sono in Paradiso…



**FINE**

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