Everybody wants to rule the world

di Marlene_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vado a fare la spesa con Steve ***
Capitolo 2: *** Il mio migliore amico è un satiro ***



Capitolo 1
*** Vado a fare la spesa con Steve ***


EVERYBODY WANTS TO RULE THE WORLD


Sinceramente non ho la più pallida idea di come cominciare questa storia, per questo mi limiterò a riportarvi tutti i fatti di cui sono a conoscenza, senza tralasciare niente.
Beh almeno ci proverò.
C’era questa ragazza. Aveva i capelli biondi, quasi bianchi, lunghi e lisci come la linea dell’orizzonte. Aveva gli occhi azzurri, ma verso il confine con la pupilla diventavano gialli, e splendevano pure. Una caratteristica che gli causò non pochi problemi nel corso della sua vita.
Viveva in un piccolo paese del Canada con suo padre Will, la matrigna Gerr e la piccola sorellastra Emmaline.
Il suo nome era Hybris.
 
                                                                                                     
-Papà ti prego dì a Emmaline di lasciarmi in pace, sto cercando di studiare!-
Era ormai mezz’ora che Hybris chiedeva aiuto al padre che, come al solito, non stava facendo niente.
-Non puoi studiare anche se c’è lei?- domandò lui ingenuamente, mentre cerchiava con un pennarello giallo le ultime partite di football giocate nella zona.
-Diciamo solo che Emma+dislessia non sono proprio una combinazione adatta allo studio.- era inutile insistere con suo padre, da qualche anno ormai aveva perso totalmente interesse per lei, come se tutto quello che faceva non avesse importanza.
La richiesta d’aiuto venne colta da Gerr, come ogni volta. –Emmaline tesoro scendi, lascia studiare tua sorella per favore.- la piccola peste alzò la testa di scatto e si rivolse alla madre
 –cuciniamo i bisotti?-
Ci furono dei momenti d’attesa. Poi –si certo, ma tu non disturbare più Hiby-
Emma scese le scale con la stessa velocità in cui Will stappò di nuovo il pennarello.

Hiby era il soprannome che aveva da quando era nata Emmaline, che non riuscendo a pronunciare bene il suo nome, nei suoi primi anni di vita la chiamava così.
Emmaline aveva 5 anni, capelli rossi, occhi verdi e un’ossessione per i biscotti. Era nata circa tre anni dopo che Gerr e il padre di Hybris si erano sposati. Lei e la sorella avevano 12 anni di distanza. Andavano d’accordo, Emma era letteralmente ossessionata dalla sorella maggiore, la seguiva dappertutto. Non che a Hybris dispiacesse, non aveva mai molta compagnia.
Gerr invece era la matrigna di Hybris, moglie di Will e madre di Emmaline. Aveva i capelli neri come la pece e gli occhi altrettanto scuri. Tutti si erano sempre chiesti da dove spuntassero fuori i capelli rossi e gli occhi verdi di Emma (visto che Will era biondo e con gli occhi chiari) ma i tratti erano quelli del padre, non era servita conferma.
 
Gerr dopo un po’ salì in camera di Hybris per controllare il suo lavoro –come procede il progetto di scienze?-
La ragazza alzò gli occhi dal tavolo –non molto bene…ogni volta che tento di incastrare una vite da qualche parte ne spunta una identica vicino. Ma io non ce le metto, e questo è abbastanza strano.-
Gerr impallidì di colpo –forse dovresti lasciar perdere e andare a farti un giro- le suggerì –servono proprio alcune cose dal supermercato.-
 
La matrigna era sempre molto gentile con lei. Hiby lo ricordava bene il loro primo incontro, Will un soleggiato giorno di Novembre si era presentato a casa con una completa sconosciuta e aveva annunciato il loro matrimonio. Hybris era rimasta sconvolta da quella notizia e ogni volta che provava a chiedere spiegazioni al padre, lui cambiava versione
“L’ho incontrata in un bar e ci siamo subito innamorati, volevo assolutamente sposarla”
“Ci siamo conosciuti in aeroporto, ci siamo frequentati per molto tempo e abbiamo deciso di sposarci”
“Portava sempre il cane a correre con  lei al parco, ci siamo scontrati casualmente”

A volte proprio non se lo ricordava.
La figlia non aveva mai creduto a nessuna delle sue versioni ma quando aveva scoperto che Gerr era una persona gentile, disponibile e soprattutto un’ottima cuoca, non si era fatta più molti problemi.
Erano diventate subito amiche e la matrigna la difendeva sempre, anche quando non aveva ragione.
A volte Hybris pensava che Gerr fosse spuntata dal nulla solo per proteggerla, e in effetti ci riusciva abbastanza bene.
 
-Okay che cosa serve? Se mi fai la lista vado io, mi preparo ed esco.-
-Ti lascio il foglio con le cose da comprare sulla mensola d’entata.- Gerr si stava avviando verso la cucina, quando si fermò e disse a voce abbastanza alta per farsi sentire –e porta Steve con te!-
 
Steve era il migliore amico di Hybris, oltre che l’unico.
Aveva i capelli rossi e gli occhi scuri, e portava le stampelle. Si conoscevano fin da quando erano bambini e Gerr lo adorava. Ovunque andassero erano sempre insieme, la maggior parte delle volte lui dormiva a casa di Hiby, anche se Will non era sempre molto contento.
Tutti trovavano Steve abbastanza strano, rideva in modo strano, parlava in modo strano e si vestiva in modo strano, e a Hybris non poteva andare meglio.
 
Dieci minuti più tardi Steve e lei erano già al supermercato in fondo alla strada che facevano scorta di biscotti per Emmaline.
-Allora, come procede il tuo progetto si scienze?-
-Non molto bene, sempre la storia delle viti che appaiono dal nulla.-
Steve tossì nervoso.
-Vedrai che sarà solo una tua impressione-
La lista della spesa era infinita, c’era ogni cosa si potesse immaginare: caramelle, biscotti, pasta, riso, uova, latte, salse, condimenti, frutta, verdura…
-Okay senti io vado nel reparto della frutta e verdura, tu fai la pasta e il riso- propose Hybris
-Mhh…non sarebbe meglio restare uniti e cercare le cose insieme?- Steve era sempre molto riluttante a separarsi
-Ehy guarda che siamo in un supermercato…il massimo che può succederti è che ti cada sul piede un pacco di biscotti.-
Detto questo, si separarono, con Steve che fiutava l’aria in modo nervoso.

 

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Capitolo 2
*** Il mio migliore amico è un satiro ***


CAPITOLO 2

-Mi scusi signorina, può aiutare una povera vecchietta a prendere le ciambelle?-
Hybris si girò di scatto verso la voce, abbassò la testa e vide una piccola signora dai capelli bianchi che le sorrideva.
-Certo!- si alzò in punta di piedi e provò ad afferrare il pacco che la vecchietta le stava indicando, ma era troppo in alto persino per lei.
-Aspetti qui, vado a chiamare il mio amico. Lui di sicuro ci arriva.- detto questo, si allontanò di qualche passo e sorrise alla signora che ricambiò cortese. Hiby giurò di aver visto dei canini appuntiti nella sua bocca. Scosse la testa e si allontanò alla ricerca di Steve.
Lo trovò nel reparto dei surgelati che parlava al telefono. –Si lo so signore, certo. Sto facendo il mio lavoro. Lo faccio da 16 anni… ho solo l’impressione che qui vicino ci sia…-
-Ehi con chi stai parlando?- la voce di Hybris fece spaventare l’amico, che chiuse il telefono di scatto.
-Ehm nessuno. Che succede? Non trovi qualcosa?- le domandò lui nervoso
-Una vecchietta mi ha chiesto aiuto per prendere una cosa, ma nemmeno io riesco a prenderla, è troppo in alto. Un aiutino?-
-Certo, andiamo.-
 
-Eccola lì, cavoli sembrava meno bassa prima…- la signora era ancora in piedi di fronte allo scaffale dei dolci, che leggeva alcune etichette di confezioni alla sua portata.
Steve stava annusando l’aria in modo sempre più nervoso e impaziente, quando vide la vecchietta per poco non urlò.
-Vai via immediatamente.- disse scandendo bene le parole, l’amica non comprese.
-Ehi, che ti succede? È solo una vecchietta che non riesce a prende le…- la signora girò la testa di scatto verso di loro. E quando dico “di scatto” intendo proprio che per poco non si ruppe l’osso del collo.
-Ma che cavolo…Steve che sta’ succedendo?- la ragazza era spaventata dal tono di voce che l’amico aveva usato
-Hybris esci da questo supermercato. Immediatamente.-
-Steve per favore calmati e spiegami che cavolo sta succedend…- tutto quello che successe dopo fu molto veloce.
La signora iniziò a ripiegarsi su se stessa finchè non diventò delle dimensioni di un lupo, le sembianze erano quelle di un cane: possedeva lunghi artigli, piccole ma affilate zanne, occhi completamente rossi, pelle pallida, ed era molto, molto veloce.
Si avventò su Hybris gridando, Steve le si parò davanti e iniziò a suonare il suo flauto (lo suonava sin da quando era bambino) e la vecchia-cane iniziò a contorcerci.
Ascoltò l’amico e corse fuori nel parcheggio.
 
Ora, Hybris aveva avuto numerosi attacchi di panico nella sua vita, perciò ne sapeva riconoscere benissimo uno. E quello che le venne nel parcheggio fu uno dei peggiori mai avuti.
Si accasciò per terra completamente in preda al panico, mentre si tappava le orecchie con le mani. Urlava e piangeva e continuava a rivedere la scena della vecchia che si avventava su di lei.
Nonostante le orecchie tappate e il pianto però riusciva a sentire benissimo cosa succedeva all’interno del supermercato: prima ci fu un grande boato,poi scattò un allarme assordante, infine iniziarono a riversarsi dall’altra parte della strada tutti i clienti e i commessi del negozio.
Steve e la vecchia non erano tra loro.
Pochi secondi dopo che anche l’ultimo cliente fu uscito, si trovò davanti l’amico che la alzò da terra e la scosse per farla riprendere.
-Hybris. Hybris calmati. Ascoltami, respira. Concentrati e respira.- la maggior parte delle crisi di panico le avevano scongiurate insieme, perciò lui sapeva benissimo come comportarsi.
Quando finalmente sembrava che si stesse calmando, Hiby abbassò gli occhi e notò che Steve non aveva più le gambe.
Non intendo che le avesse tranciate o robe del genere, intendo che al loro posto c’erano delle gambe pelose e degli zoccoli.
Hybris riprese ad urlare.
-Sei…sei…un cavallo!- La ragazza non riusciva a credere ai suoi occhi
-Non sono un cavallo! Sono un satiro! E smettila di urlare o quella ci trova di nuovo!-
-Cosa era quella vecchietta? Da dove veniva?- Hybris si guardava intorno terrorizzata all’idea che potesse riattaccarli.
Prima che l’amico potesse rispondere, il mostro-vecchietta riapparve e tornò ad attaccare. Il ragazzo si lanciò sul mostro e gli diede un calcio con gli zoccoli, ma la vecchia riuscì ad evitarlo e lo attaccò a sua volta, morsicandolo sul braccio. Steve cadde a terra mentre si teneva il braccio insanguinato, incapace di rialzarsi per il dolore.
Il mostro si girò verso Hybris e iniziò ad avvinarsi. –Del tuo amico mi occuperò dopo. Potrò sembrarti un' ingrata in questo momento, tutta la vita a servire tua madre per poi ribellarmi a lei. Ma mi è stata offerta una grande ricompensa per te, molto più grande di quello che tua madre mi ha offerto sin dall’antichità. Perciò sono venuta a prenderti, purtroppo mi è stato specificato di portarti viva…ma non incolume.- La vecchia (che vecchia più non era) aveva una voce tagliente e bassa, come se ringhiasse. Hybris era molto confusa, e decise che se doveva morire almeno lo avrebbe fatto informata su quello che stava accadendo.
-Mia madre è morta quando ero piccola, non l’ho mai conosciuta.-
Il mostro emise uno strano verso che doveva essere una risata. –Morta? Tua madre è più viva di me tesoro. Mi avevano detto che saresti stata inconsapevole della tua storia, ma non pensavo fino a questo punto.-
-Chi ti ha detto queste cose? Chi mi sta cercando?-
-Oh tesoro una persona molto potente, che ha deciso di ribellarsi perfino a Zeus. È stato lui a mandarmi. Ma ora basta con le chiacchiere, dobbiamo andare. Il mio signore è molto impaziente.-
Detto questo, la vecchia si lanciò su Hiby ma si fermò di scatto dopo qualche istante, una freccia le trapassava il torace. Non fece nemmeno in tempo a urlare che scomparve in una nube di polvere nera.
A lanciare la freccia fu una delle ultime persone che Hybris si aspettava di vedere, Gerr.
 
 

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