Take a Chance on me

di eltanininfire
(/viewuser.php?uid=179429)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo ***


Capitolo 1

Capitolo 1

 

POV LAURA, Aprica (SO), condominio Berrigan, pianterreno, appartamento Berrigan, domenica 22/12/13, ore 19.15

 

“-Lo so che non eri tu, non è colpa tua… ti amo- dice Richard a Kahlan, prima di cadere a terra. Lei lo fissa, si libera dal Con Dar, la Furia del Sangue, e corre in ginocchio accanto al Cercatore, piangendo. Richard è morto.

In quel momento due figure a cavallo sopraggiungono. Sono Cara e Zedd.

-Cara! Cara! Ti prego, l’ho ucciso, l’ho ucciso!- urla la mora.

La Mord’Sith s’inginocchia dall’altra parte del morto e gli infonde l’Alito di Vita, facendolo risorgere. Intanto le lacrime di Kahlan hanno formato una nuova Pietra, che può essere utilizzata al posto di quella del Creatore.

I quattro, con Richard ancora cieco, si dirigono verso i Pilastri della Creazione e pongono la nuova Pietra sull’Altare. I raggi del sole la colpiscono e avviene la magia: tutti gli squarci creati dal potere dell’Orden si sono richiusi, sigillando il Guardiano nel Mondo Sotterraneo.

Zedd pronuncia una formula per ridare la vista a Richard e lui può ritornare a vedere il viso di Kahlan. Si sorridono, si baciano e si abbracciano.

-Il Marchio del Guardiano… è scomparso- dice lei, accarezzando il petto di Richard.

-Perché l’abbiamo sconfitto- risponde il Mago, sorridendo a Cara.

-Richard, mi dispiace così tanto…- dice ancora la Madre Depositaria.

-Non c’è niente per cui dispiacersi- le risponde lui.

-Ti ho ucciso, ho cercato di confessarti…- replica lei.

-Non ha funzionato- dice il Cercatore.

-È impossibile- risponde Kahlan.

-È la stessa ragione per cui sei uscita dal Con Dar, la stessa ragione per cui le tue lacrime hanno formato una nuova Pietra. Non c’è magia più grande dell’amore che tu e Richard provate l’uno per l’altra- dice Zedd e il due amanti tornano a guardarsi, stupiti. Si sorridono e iniziano a baciarsi.

 

Una Mord’Sith da l’Alito di Vita ad una giovane donna bionda stesa per terra. È Nicci, che è appena stata catturata da Darken Rahl e dalle sue Sorelle dell’Agiel. Si tocca il collo, circondato da un Rada’Han.

-Non avrai creduto che ti avrei lasciata libera di usare i tuoi poteri, Nicci?- chiede Rahl.

-Non provare a scappare – continua, e una Mord’Sith le fa vedere la sua Agiel, che non esiterà ad utilizzare per trattenerla alla Torre. –Ho dei piani per te, e non saranno piacevoli come un bagno caldo-

Nicci si limita a fissarlo, spaventata e con una mano ancora sul Rada’Han.”*

 

Sospirai. Così finiva, dunque, la seconda stagione di “The Legend of the Seeker”. Cavolo, adesso volevo vedere la terza!

Sapevo che non c’era, ma l’avrei creata io stessa, pur di farla continuare.

-Uff, finalmente è finito questo strazio- sbuffò Ale, proprio accanto a me.

Alexandra, 19 anni, bionda, occhi verdi, alta circa 1,70, bellissima e mia migliore amica da quando avevo 11 anni.

Io, invece, mi chiamavo Laura, 18 anni, capelli e occhi neri, alta 1,55 (sigh!), e, a mio parere, nemmeno molto bella.

I miei erano morti in un incidente aereo, lasciandomi completamente sola, così i migliori amici dei miei mi adottarono. Sono sua sorella sia sulla carta sia nel cuore, tanto che nei messaggi e nella vita quotidiana ci chiamiamo “Sister”, “Sis”, “Sorellina” e “Sorellona”.

-Ale! Non è straziante! È una delle mie serie preferite!- replicai.

-È meglio White Collar- ribattè.

Fu il mio turno di sbuffare. –Solo perché ti vorresti portare a letto Neal Caffrey, non significa che sia una bella serie!-

-Tu vorresti farmi credere che tu non te lo vorresti ritrovare nel letto la notte?- obbiettò, scettica.

-Preferisco Richard Rahl, hai visto che fisico?-

-Anche Neal non scherza, sai?-

-Credo che Sara ne sia consapevole, sai?- le feci il verso.

Gi guardammo negli occhi e scoppiammo a ridere.

Tra di noi era naturale fare questi discorsi e non provavamo il minimo imbarazzo a parlare dei corpi dei ragazzi. Di solito ci sarebbero stati anche Hilarie, che era più pazza di noi, e i tre maschioni: Luka, Edward e Simon, che avrebbero fatto di tutto per fermarci dal parlare anche di loro. I quattro sarebbero arrivati domani pomeriggio, in quanto i ragazzi avevano le partite con le rispettive squadre di calcio e la Ila aveva una gara di ginnastica artistica.

-Ordiniamo le pizze?- chiesi, non avevo voglia di mettermi a cucinare, e non ne aveva neppure Ale, perché si dimostrò entusiasta.

Chiamammo i pizzaioli e concordammo che ci avrebbero portato la cena tra mezz’oretta.

-Intanto che facciamo?- domandò la bionda, buttandosi di nuovo sul divano.

-Facciamo la maratona “Il signore degli anelli”?- chiesi, ma ricevetti un rifiuto.

-L’abbiamo fatta l’anno scorso- si giustificò, ed io non potei fare altro che annuire.

-Che film hai?-

-Fammi vedere- disse, e andò allo scaffale. Scorse tutti i film che aveva e mi disse qualche titolo, ma niente che mi ispirasse.

-Honey 2?-

-Già visto e so a memoria le canzoni-

-Fright Night – Il vampiro della porta accanto?-

-Pure-

-Capitan America?-

-Idem-

-Ma ci sarà qualcosa, no?- sbottò Ale, all’ennesimo film rifiutato.

-Non lo so, fa vedere!- dissi, raggiungendola. Guardai i vari titoli e potevo dire di averli già visti tutti, ma uno in particolare attirò la mia attenzione.

-Ecco, questo!- esclamai, indicandolo.

-Avatar? Ma non ce l’abbiamo a casa?-

-Sì, ma è rotto e vorrei vedere lui che cattura i cosi volanti senza che mi si blocchi tutto- chiarii e lei scoppiò a ridere.

-I cosi volanti?- chiese.

-Sì! Come si chiamano… i Banshee o una roba simile…- tentai di spiegare. La risata si fece più forte e Ale ci si sarebbe strozzata se in quel preciso istante non avessero suonato alla porta. Afferrai il portafoglio e mi avviai.

-Ecco qui! Due “prosciutto e funghi”, mi devi 6,50 € di pizza più 3 € di consegna- dissi e mi diede i soldi che avevo speso per lei.

-Ho fame- brontolò.

-Su, che adesso si mangia- la esortai e ci mettemmo a tavola, dopo aver gettato una porzione nel fuoco.

Mezz’ora dopo i cartoni delle pizze erano vuoti e avevamo spazzolato anche le croste.

-La pizza del Baffo** è veramente buona!- esclamò Ale, mettendosi le mani sulla pancia piena.

-Concordo pienamente***!- dissi, imitandola. –Non credo di aver mai mangiato così tanto in vita mia!-

-Sono piena come un uovo!- continuò la bionda ed io scoppiai a ridere. Solo un’altra volta aveva detto così: tre anni fa eravamo in vacanza-studio a Dublino, in Irlanda. Una domenica i genitori che ci ospitavano sono dovuti volare in Spagna (beati loro!) e, al loro posto, sono venuti i nonni. Quella sera, a cena, mangiammo come due scrofe, beccandoci persino la doppia porzione di gelato e Tortionata alle mandorle****.

-Stai pensando a quello che penso anch’io?- chiese, con una nota divertita negli occhi.

-Non lo so, stai pensando anche tu a quello che penso io?- ribattei.

-Non ne ho idea, tu che ne dici?- replicò, rifilandomi la patata bollente. Oddio, non ne saremmo più uscite!

-Ok, se stai pensando alla vacanza-studio a Malahide*****, allora sì- mi arresi.

Ale alzò la mano al cielo. –Evvai, avevo ragione!- esclamò ed io non potei fare altro che scoppiare a ridere alla sua idiozia.

-Ok, guardiamo Avatar- aggiunse.

-Aspetta! Hai “Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato”?-

-Certo, secondo te?-

-Guardiamo quello!- esclamai.

-Va bene- si arrese e fece partire il film.

 

 

POV BONNIE, Aprica (SO), condominio Berrigan, pianterreno, appartamento Salvatore-Gilbert-Sulez-McCollough-Honeycutt-Saltzman, domenica 22/12/13, ore 19.15

 

Ok, forse la gita invernale in Italia non era stata poi questa grande idea. Va bene che l’avevo avuta io e avevo aggiunto che Stefan e Damon, essendo italiani, potevano aiutarci con la lingua, ma adesso, ripensandoci, mi ero resa conto che, se fossimo state sole, ci saremmo perse.

Aprica, questo il nome della cittadina, non era grandissima, ma era tutto talmente bianco che ogni casa mi sembrava uguale all’altra.

Sbuffai e tirai la valigia che si era incastrata in un mucchio di neve e non ne voleva sapere di spostarsi dal marciapiede.

-Oh, cavolo!- esclamai, quando vidi che non accennava a muoversi.

-Aspetta, ti aiuto- Stefan, da bravo cavaliere del Cinquecento, era venuto a salvarmi dalla Valigia Maledetta.

-Grazie- dissi.

-Ma di nulla, Bon. Ho solo visto che non ce la facevi e ti ho dato una mano. Tutto qui- rispose lui, con la valigia assassina tra le braccia.

-Grazie comunque, Stef-

Sorrisi ed entrai in quella che sarebbe stata la casa che ci avrebbe ospitati per Natale, Capodanno e quella che qui chiamavano Epifania. In sostanza, avremmo passato in Italia tre settimane buone!

La casa era un grande condominio in legno a tre piani, con quattro porte su ogni piano. Noi eravamo in un appartamentino spazioso per sette persone al pianterreno, nelle altre tre c’erano due famiglie e due ragazze, probabilmente migliori amiche che passavano le feste insieme e lontano dai genitori.

“Come noi, del resto…” pensai, avviandomi verso la stanza che avrei condiviso con Elena e Meredith. Nell’altra ci starebbero stati Stefan, Alaric, Matt e, colmo dei colmi, Damon. Infatti, il vampiro era stato messo al muro da Elena, con la quale aveva contrattato: si sarebbe sorbito tre settimane con “il suo fratellino, Rick e Mutt” se, e solo se, lei gli concedeva un appuntamento la vigilia di Capodanno. Una cosa ignobile, un ricatto, ma Elena accettò, causando la reazione negativa del fidanzato, che la mollò così, su due piedi.

Iniziò in questo modo una discussione infinita, proprio due giorni prima della partenza, prefissata per oggi. Io e Meredith riuscimmo, con grande sforzo, a tirarla fuori dallo stato semi-catatonico in cui era caduta la bionda, obbligandola quasi a venire con noi e tutta la banda in Italia, “per dimenticare l’accaduto”.

In realtà volevo solo che Elena e Stefan si rimettessero insieme.

Ora lei e il suo ex si vedevano il minimo indispensabile, ma era già qualcosa rispetto a due giorni fa.

Misi via la mia roba in uno dei tre armadi della “stanza delle ragazze” e andai a vedere come procedeva in quella “dei ragazzi”. Stefan aveva appena finito di riempire i cassetti, Matt stava riponendo i jeans, Rick stava mettendo sul comodino un librone di mitologia greca, romana e norrena, e Damon non c’era.

Aggrottai le sopracciglia e il fratello minore mi vide.

-È a fare scorta di liquidi- spiegò, mentre mi raggiungeva e insieme ci avviavamo verso il salotto.

Proprio in quel momento Damon ritornò, con in mano un borsone pieno di sacche dell’ospedale. Ci sorpassò senza degnarci di uno sguardo e si infilò in camera per posare il suo carico.

Ci rimasi leggermente male e Stefan lo notò. Mi diede una piccola stretta al braccio e mi sorrise, rassicurante. Ricambiai e raggiunsi la nostra meta, seguita dal vampiro.

-Dovremmo comprare qualcosina per i nostri vicini, altrimenti sembreremo maleducati- stava dicendo Meredith, che si era accaparrata una delle tre poltrone in pelle chiara.

-Hai ragione, ma cosa e, soprattutto, dove?- aveva chiesto Elena, che, invece, era semi-sdraiata sul divano, di cui occupava, da sola, due posti su tre.

-Non c’è un supermercatino da queste parti?- domandai, inserendomi nella conversazione.

-Hai ragione! Adesso controllo- esclamò Meredith, che si era portata il PC e l’ADSL.

-Google Maps mi dice che c’è un “Iper Di” proprio a duecento metri da qui, potremmo andare lì- aggiunse la mora.

-Sicuramente non adesso, ormai è buio- disse Matt, che era appena arrivato dalla “stanza dei maschi”.

-Vado io, in fondo essere un vampiro mi aiuta a vedere al buio. Con me può venire Bonnie- s’intromise Stefan, comparendo dal nulla dietro di me e facendomi venire un infarto. Elena assottigliò gli occhi, visibilmente contrariata, ma annuì.

Io feci lo stesso e mi rimisi il giaccone verde chiaro e la sciarpa blu.

-Andiamo a scegliere questi regali- dissi, uscendo con il vampiro dagli occhi verdi.

L’ultima cosa che vidi, prima che la porta in noce chiaro si chiudesse dietro di noi, fu Damon, appoggiato allo stipite della “camera dei maschi”, che ci fissava.

 

 

Angolino dell’autrice:

Ecco qui il primo capitolo di questa nuova storia, che sarà un cross-over tra “Il Diario del Vampiro” e “Percy Jackson” (DOPO la battaglia con Gea e i Giganti, che gli dei hanno vinto, tutte le info nel prossimo capitolo). Mi ispiravano troppo, così mi sono buttata. È nel fandom de “Il diario del vampiro” anche se è molto Jacksoniana. Adesso passiamo ai vari asterischi:

*= sono le battute finali dell’episodio 2x22 “Tears” di “The Legend of the Seeker”, ma nell’ultima parte, quella con Rahl e Nicci, non mi ricordavo le battute, così le ho un po’ inventate, anche se la cosa del bagno caldo è vera, dato che lei l’ha quasi bollito vivo. Chi se le ricordasse, per favore me lo faccia presente.

**= “il Baffo” è una pizzeria che esiste veramente dove vivo io, ma non ad Aprica (mi pare).

***= “Concordo pienamente!” è una battuta del film “Mamma mia!”, detta da Pierce Brosnan quando lui e Colin Firth perdono il traghetto per l’isola.

****= la Tortionata alle mandorle è un dolce tipico della città in cui vivo ed è buonissima. In quel caso io ed Ale ne avremmo mangiata almeno la metà (e non è poca!) solo noi due.

*****= Malahide è la cittadina di mare vicino a Dublino in cui siamo andate insieme in vacanza-studio per la prima volta tre anni fa, la stessa di quando parlo della Tortionata.

 

Ok, ho finito di morbarvi, per cui vi chiedo di dirmi se vi piace oppure se farei meglio a cancellarla.

Per ogni info, contattatemi via MP.

Grazie in anticipo.

Bacioni.

Fire

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***


Capitolo 2

Chiedo cortesemente di leggere tutte le note, fino in fondo, in quanto contengono una spiegazione esauriente di ciò che succederà. Grazie.

 

Capitolo 2

 

 

POV STEFAN, Aprica (SO), per strada, diretti al supermercato, domenica 22/12/13, ore 19.25

 

Camminavo in silenzio, con Bonnie accanto, tutta infagottata nel giaccone e nella sciarpona. Non avevo voglia di parlare, ma solo di essere in compagnia di qualcuno e, visto che avevo mollato Elena, mi ero avvicinato molto sia a Meredith sia alla piccola rossa che tentava di stare al passo con me.

Rallentai. –Scusa, ero perso nei miei pensieri e non ti ho aspettato-

-Non fa niente. Sto bene- rispose, ma iniziava già a battere i denti.

-Si, ma se sudi, poi ti viene minimo un raffreddore. Con questo freddo, poi!- esclamai. Ora avevo voglia di sfogarmi.

-Non ti preoccupare per me, fallo per te, piuttosto. Come stai?- disse, ribaltando la situazione.

-Meglio. Certo, non sono felice di vedere Elena che si avvicina sempre di più a mio fratello, ma avevo sperato che non accettasse, così da passare almeno le vacanze invernali senza di lui- spiegai.

Annuì. –Ti capisco. Mi è sembrato che Elena non pensasse a te quando ha detto di sì a quella sottospecie di ricatto infame-

-Già, l’ho pensato anch’io. Però non l’ho lasciata solo per questo- dissi, iniziando un discorso, ma non sapendo bene come terminarlo.

-È da un po’ di tempo che non prende in considerazione ciò che penso io. Come se il mio parere non contasse più, come se io accettassi a priori tutto ciò che va bene a lei. Come se io non esistessi- conclusi, a voce bassa.

-Non per intristirti ancora di più, ma ultimamente mi sembrava più distaccata verso tutti e più vicina a Damon- disse, soprappensiero.

-Ti prego, non parliamone più- la supplicai quasi.

-Oh! Si, certo. Scusa- aggiunse, facendomi gli occhioni dolci. Non potei non perdonarla.

Le sorrisi e lei mi rispose.

-Oh, eccolo! Dev’essere questo- esclamò, indicando il supermercato.

Entrammo e la sentii sospirare. Probabilmente per il calduccio che si doveva sentire qua dentro.

Scegliemmo velocemente i tre regali, tutti uguali e pagammo. Qui la moneta era l’euro, perciò avevamo concordato di usare le carte di credito per tutto.

Quando rientrammo, la situazione non era cambiata, anzi, mi sembrava ancora più ferma di prima. Solo Meredith e Alaric erano vicini, tutti gli altri erano sparpagliati nel piccolo appartamento e Damon era scomparso, di nuovo.

-Ecco fatto- dissi, attirando gli sguardi dei presenti.

-Andremo domani, adesso mi pare un po’ tardi- disse Rick. –Chi prepara la cena?- aggiunse.

-Lo faccio io- sospirai, avviandomi ai fornelli.

-Aspetta!- gridò quasi Elena, alzandosi dal divano. Io mi girai. –Non mi sembra giusto. Tu sei appena rientrato, vado io- disse, scrollando le spalle.

-Senza offesa, Elena, ma tu non sei questa gran cuoca, sai? Faccio io, tanto non sento la stanchezza- mi giustificai.

La bionda non ebbe più nessun motivo di fermarmi ed io potei mettermi a cucinare.

Mezz’ora dopo potevo invitare tutti gli umani a tavola.

-Uhm, davvero Stefan, sei un cuoco bravissimo- disse Matt, tra una forchettata e l’altra di pasta al pesto.

-Veramente eccezionale- rincarò la dose Meredith, seguita dal fidanzato.

-Vi ringrazio, ma non ho fatto nulla di speciale-

-No, fratellino, hai solo sfamato un branco di umani- disse una voce. Damon era tornato ed era appoggiato alla parete di fronte a dove si era seduta Elena.

-Non siamo animali- lo redarguì la cacciatrice, con un’occhiataccia che lui ignorò bellamente. Stava fissando la bionda Guardiana.

Immediatamente un moto di fastidio mi invase lo stomaco a quello sguardo troppo intenso.

“Attento, fratellino, di questo passo ti verranno le rughe” mi prese in giro.

“Attento, fratellone, di questo passo ti ritroverai con un paletto di legno conficcato nel petto” gli feci il verso.

“E chi sarebbe il mio assassino, tu?” chiese, ridendo nella mia mente.

“Meredith Sulez, Cacciatrice” dissi, trucidandolo con lo sguardo.

Lui quasi si mise a ridere. “Sono troppo potente”

“Lo sarai fino a quando ti uccideranno” replicai.

“Proprio perché sono potente, non ci riusciranno”

“Tu hai paura”

Ringhiò. –Come, prego?-

-Mi hai sentito-

-Ripetilo, se ne hai il coraggio-

-Tu. Hai. Paura- scandii, alzandomi in piedi. Sentii il respiro di tutti mozzarsi, gli occhi sgranati e il corpo rigido, pronto a qualsiasi evenienza.

Damon assottigliò le palpebre, minaccioso, dopo emise un –Mnh- con un tono disgustato e fece un passo indietro.

-Non ne vale la pena- si giustificò, tirando fuori un sorrisino storto in favore di Elena. Poi si diresse in salotto e sprofondò in una poltrona, dove rimase per tutta la sera.

 

 

POV ALE, Aprica (SO), condominio Berrigan, pianterreno, appartamento Berrigan, domenica 22/12/13, ore 23,30

 

Finalmente il film era finito! Adoravo “Il Signore degli Anelli” ed annessi, ma mi sentivo la testa un po’ intontita e gli occhi mi bruciavano.

-Ehi, guarda!- disse Laura, facendomi vedere un’immagine. C’era Peeta di “Hunger Games” con un sacco di distorsioni del suo nome. Era bellissima e piena di fantasia.

-Johua Hutcherson è molto carino in versione bionda, non mi piace in “Viaggio nell’isola misteriosa”, ma in “Hunger Games” è molto meglio- risposi.

-Vero, ma comunque lo preferisco in “Un ponte per Terabithia”, quando ancora non aveva quella mascella da mastino napoletano che tutte trovano sexy, ma che lo fa sembrare un cane da guardia- commentò Laura, digitando sulla tastierina del telefonino a velocità supersonica.

-Ma ti rendi conto che questo qui ha recitato anche con Kate Beckinsale, Dakota Fanning e Jeanne Tripplehorn!- esclamò, gli occhi che le brillavano di furia.

-Chi?-

-Tu. Mi. Spaventi. La Tripplehorn ha fatto “Basic Instinct”, la Beckinsale è la vampira Selene di “Underworld” e seguito, e la Fanning è la vampira Jane di “Twilight”. Mi sto chiedendo come tu non le abbia riconosciute-

-Mnh, adesso ricordo. Kate ha anche fatto “Van Helsing”-

-Quello che fa Viktor in “Underworld” ha fatto anche Davy Jones in “Pirati dei Caraibi”!-

-E lo sai adesso?-

-Sì- disse, e mi rifilò uno sguardo al vetriolo.

-Comunque in quella saga ha recitato anche Stellan Skarsgård, quello che fa Bill in “Mamma mia”- aggiunsi.

-Lo so, ma chère- disse lei, con tono leggero.

Due squilli in contemporanea distolsero la nostra attenzione dal discorso – stupido, ma noi siamo fatte così – che stavamo facendo. Lo stesso messaggio era arrivato in contemporanea ad entrambe.

From: Luka

To: Laura; Ale

“Noi arriveremo domani pomeriggio. Ci saranno anche i vostri familiari.”

-Bene- borbottò. –Non vedevo l’ora di rivedere mio fratello-

-Eddai, almeno tu non ti devi sorbire la chitarra classica del mio-

-Che fortuna che hanno gli altri, non devono sopportare parenti inutili- continuò.

-Questo è vero, ma vedila così: un’occasione in più per riappacificarvi. Qualsiasi cosa vi siete fatti l’un l’altra- aggiunsi.

-È questo il problema: non so cosa gli ho fatto. È da quando ci conosciamo che non fa altro che darmi contro, anche quando ho ragione!- sibilò, cercando di non alzare la voce e non arrabbiarsi troppo. Quando succedeva, il terreno tremava e si udivano strani lamenti che mettevano i brividi.

-Secondo me è perché è il più grande tra te e vostra sorella e non è ancora stato riconosciuto- dissi, sovrappensiero.

-Cosa?- chiese Laura, con la voce strozzata.

-Non lo sapevi?-

-No, credevo che lo fosse, ma forse adesso lo capisco. Nostro padre ha sempre preferito sua sorella a lui, e ora, vedendo che non viene riconosciuto, se la prende con me- sussurrò la castana.

-Siete i fratelli più strani che io abbia mai visto- dissi, cercando di risollevarle il morale.

-Ha parlato quella che è uguale identica a suo fratello!- rise.

In effetti non aveva tutti i torti. Io ero bionda con gli occhi verdi e, fisicamente, assomigliavo tantissimo a nostro padre, mentre mio fratello era castano scuro con gli occhi nocciola. Lui aveva preso il talento canterino e musicista del nostro genitore, mentre io ero un bravo medico, anche se non me la cavavo male nel pianoforte.

Lanciai il telefono sul divano e mi ci sdraiai, sbuffando sonoramente.

-Ehi, che ne dici di andarcene a letto, altrimenti domani sembreremo due zombie- sussurrai.

-Tu inizia ad andare, io ti raggiungo. Sto parlando con Ginny- spiegò ed io annuii. Ginevra era una sua amica e compagna di classe, nonché semidea romana di seconda generazione, nipote di Venere da parte di padre e di Vulcano da parte di madre.

-Cosa ti sta chiedendo?-

-Ha trovato un mezzosangue potente, probabilmente figlio di Marte o Giove, non sa se rivelargli la verità o aspettare che lo trovino i mostri per farlo-

-Meglio farlo subito, così da portarlo in fretta al Campo Centrale-

Eh già, da quando la Seconda Gigantomachia era terminata, gli dei, in ogni loro aspetto, si erano adoperati per creare un unico Campo per tutti i semidei, ma non tutti si erano trasferiti lì. Alcuni non si erano adeguati all’esistenza dei Greci o dei Romani, così erano rimasti nelle rispettive Bay Area, mentre i curiosi avevano fatto un tentativo. Questo era il quinto inverno che il Campo Centrale era in vita.

Io ero una semidea greca, mentre Laura era Romana. I nostri genitori, o meglio, le nostre madri, che poi si erano sposate con i nostri patrigni, sapevano tutto, ma non si aspettavano che una di loro sarebbe morta con il proprio marito. L’altra – mia madre – volle adottare a tutti i costi Laura e da allora siamo sorelle oltre che cugine divine.

Scrisse alla ragazza, la quale rispose che l’avrebbe fatto subito, anche a costo di svegliarlo.

Ridemmo. –Dai, che sono stanca- sospirò.

-Speriamo che domani non succeda qualcosa di male- dissi, raggiungendo la camera. C’erano tre letti ad una piazza e mezza, che di solito univamo e facevamo un mega lettone matrimoniale, così da stare tutte vicine. Ilaria non era ancora arrivata, così rimanemmo separate.

-Io spero di non ammazzare mio fratello- borbottò. Affondammo il viso nel cuscino e ci addormentammo, con la sensazione che il giorno seguente sarebbe stato importante per entrambe.

 

 

Spazietto dell’autrice:

anche in questo capitolo non succede niente. Odio le storie in cui già al primo o al secondo cappy succede qualcosa, quindi l’azione si avrà dal prossimo aggiornamento.

Allora, spero si sia capito di chi è figlia Laura. Ho fatto i salti mortali per dire tutto senza rivelare i nomi. Ale è figlia dell’Apollo greco e ha un fratello per controparte Romana che conosceremo nei prossimi capitoli, anche se lo nomina già da adesso. I loro amici sono un figlio di Ares, un figlio di Giove, un figlio dell’Apollo romano (il ragazzo descritto da Ale) e una figlia di Nyx, dea della notte. I loro nomi sono nel capitolo precedente. Chi li indovina, vince un abbraccio virtuale.

Ho voluto dedicare la prima parte del capitolo a Bonnie e Stefan. Secondo me, se non ci fossero di mezzo Elena e Damon, loro due starebbero insieme, ma ormai sono una Bamon abbastanza convinta.

Il condominio, in sé, esiste davvero, ma non è di proprietà della famiglia di Ale né i miei sono morti.

Il periodo in cui è ambientata la storia è 5 anni dopo la guerra con Gea, Percy e Annabeth hanno 22 anni, Nico 19, Hazel 18, Frank 21, Leo, Piper e Jason 20, Thalia (metterò la H per distinguerla da un’altra mia protagonista, Talia Salvatore) perennemente 15.

Il Campo Centrale (mia invenzione) si trova dalle parti di St. Louis, e mischia Greci e Romani. Ci sono le Case tipo i greci, ma la mensa è in comune come i romani. I templi sono per ambedue le controparti degli dei e ci sono sia i 2 pretori (Reyna e Frank) sia il leader del Campo (Percy). Coloro che fanno parte di questo Campo hanno sia le perline come i greci, sia il tatuaggio come i romani, rigorosamente sul braccio sinistro (dato che zio Rick non specifica su che braccio ce l’hanno, io ho visto una foto dove Reyna ce l’ha a sinistra).

Il simbolo del genitore divino

SPQR

Le cicatrici ad indicare il numero di anni di servizio

 

Invece per “Il diario del vampiro”, il periodo è l’inizio del college, ma senza Zander (lo odio quel licantropo), quindi siamo in “L’alba”.

Spero di essere stata esauriente. Per altre info, contattatemi via MP.

Al prossimo capitolo.

Baci

Fire

P.S.: per me si legge Thàlia, non Thalìa, come mi hanno fatto notare e come dicono nel 2° film.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo terzo ***


Capitolo 3

Capitolo 3

 

 

POV LAURA, Aprica (SO), condominio e appartamento Berrigan, lunedì 23/12/13, ore 9,25

 

La sveglia del cellulare suonò, puntuale come sempre. Lo cercai a tentoni e la spensi, riemergendo dalle coperte. Un mal di testa lancinante mi colse le tempie e la nuca.

Emisi un gemito sofferto.

-Che c’è?- mugulò Ale. Probabilmente l’avevo svegliata.

-C’è il sole e io ho un’emicrania da far paura al Minotauro- borbottai.

-Quindi c’è papà!- esclamò, improvvisamente piena di vita. Quella che io non avevo, specialmente di prima mattina.

Io ripiombai nel cuscino, che mi strinsi intorno alla testa per non sentire il chiasso che faceva mentre scendeva dal letto e si dirigeva verso la cucina.

Canticchiava addirittura! Non era stonata, ma di prima mattina non avevo intenzione di sentire nulla fino almeno alle undici!

A fatica mi alzai anche io, raggiungendo Ale, la quale stava già facendo colazione.

-Sarebbe veramente comodo avere un’aura tutta per noi- bofonchiò, riferendosi alle ninfe del vento che ci servivano al Campo Giove.

-Le nostre driadi non sono così veloci- spiegò.

-Il vento è sempre più veloce, soprattutto degli alberi- scherzai.

Rise con me ed era bello vivere con lei, mi sollevava il morale. Era sempre così solare e divertente che mi impediva di pensare che mio padre era il dio degli inferi e dei morti, oltre che delle ricchezze della terra.

Mangiai in fretta la mia fetta di pane, burro salato e marmellata ai mirtilli e bevvi il mio caffelatte.

Ero pronta ad affrontare una nuova giornata qui ad Aprica, senza fare nulla.

-Quando andiamo a vedere “Lo Hobbit – La desolazione di Smaug”?- chiesi, certa che, prima o poi, ci saremmo andate.

-Dopo Natale, la prossima domenica-

Era così strano non essere al Campo, non alzarsi alle sette per allenarsi, non sottrarsi agli scherzi dei figli di Ermes, non fuggire dai figli di Ares e non dover sopportare quella piattola di Ottaviano.

Ma era piacevole starsene con le mani in mano, in licenza, senza costruire qualcosa, senza buttarsi dalle aquile giganti, senza morire affogata, senza essere inseguita dai mostri perché sei la figlia di uno dei Tre Pezzi Grossi dell’Olimpo.

Anche se mi mancava prendere in mano la mia spada di ferro dello Stige, dono di mio padre. L’avevo chiamata Tenebris, “Oscura” in latino, perché era nera come la notte più buia.

Ci preparammo velocemente. Avevamo deciso che quella mattina saremmo andate a pattinare.

Una strana sensazione dilagò nel mio petto, schiacciandomi il cuore.

Mi voltai all’improvviso verso la porta.

-Che succede?-

-Ho un presentimento, uno brutto-

-Tu hai sempre brutte percezioni, Laura-

-Sono certa che questa volte è reale-

Manco a dirlo una seconda volta che avvertimmo un forte tonfo nell’appartamentino davanti al nostro, seguito da varie imprecazioni, anche in italiano.

Un secondo ed eravamo pronte a combattere. Tenebris era spuntata fuori da un braccialetto nero e l’arco di Ale, Photos, comparve da un anello doppio a forma di cetra.

Ci catapultammo fuori da casa nostra e ciò che vedemmo ci lasciò di sasso: Alecto, Megera e Tisifone volteggiavano appena sotto l’alto soffitto, gracchiando come tre corvi.

Imprecai in latino. Le Furie, tutte e tre, erano qui, in Italia. Non era un buon segno.

-Oh!- esclamò Megera. –Altre semidee!-

Le altre gorgogliarono in armonia. Probabilmente ridevano per la loro fortuna.

Dalla porta sfondata dalle Furie erano usciti dei ragazzi, circa sette in tutto.

Avevano detto “altre” mezzosangue, probabilmente qualcuno di loro era della nostra stessa specie.

-In quanto figlia del vostro signore, vi ordino di andarvene!- gridai, ma loro sibilarono e scesero in picchiata.

Mi passarono vicino, graffiandomi con gli artigli e urlandomi nelle orecchie.

Con una rocambolesca capriola, riuscii a decapitare Tisifone, la cui essenza venne assorbita da Tenebris mentre si dissolveva in polvere.

Alecto e Megera non la presero bene. Si scagliarono contro di me, decise a farmi fuori, ma non avevano calcolato Ale e le sue frecce.

Un dardo tagliò l’aria e si conficcò nel petto di Megera, che fece una faccia sorpresa prima di sgretolarsi, l’essenza spedita nel Tartaro.

Ora rimaneva solo Furina*.

Sorrisi, spietata, e feci un passo avanti.

Quella ringhiò, frustrata dalla perdita delle sue sorelle. Dispiegò le ali da pipistrello e scomparve dalla porta d’ingresso dell’edificio.

Avevo l’adrenalina a mille e il cuore che pompava sangue come un tamburo.

-Tu… tu ci hai salvato… la vita…- balbettò una ragazza bionda, dall’aspetto un po’ ebete e fanciullesco.

Appoggiai la lama di Tenebris sul polso e la spada di ferro dello Stige ritornò alla sua forma mascherata. Ale fece lo stesso con Photos.

-Erano le Erinni, vero?- saltò su un tipo più adulto degli altri.

-Non pronunciare i nomi, sono potenti- lo redarguii, secca. Un tuono era risuonato in lontananza quando aveva pronunciato il nome dei mostri che avevano attaccato lo strano gruppetto.

-Credo sia meglio che veniate dentro, non si sa mai- disse la mia amica bionda, indicando la porta del nostro appartamento.

Annuii e la raggiunsi.

-Perché dovremmo seguirvi?- chiese sospettoso un ragazzo che assomigliava tantissimo al leader del Campo Mezzosangue, solo che era molto più pallido del figlio di Poseidone.

-Perché se no quella ritorna con i rinforzi e noi siamo soltanto in due. Volete morire per caso?- risposi, sarcastica al massimo.

Probabilmente ero riuscita a convincerli, perché si mossero titubanti verso di noi.

-Guardate che non vi mangiamo mica- aggiunse Ale, sorridendo diabolicamente.

-Così non si direbbe, Sis-

Lei mi guardò come se non sapesse di cosa stavo parlando, ed io scoppiai a ridere.

Quella fu l’incentivo giusto per farli entrare in casa nostra.

Riassumendo la mia mattinata: mi ero svegliata con un mal di testa degno di Atlante che sorregge il Cielo, poi ho dovuto combattere contro Furina e le sue sorelle, e adesso mi toccava spiegare il mio mondo, troppo complesso per dei novellini, a persone che probabilmente non ne sapevano niente.

Di bene in meglio.

 

 

POV BONNIE, Aprica (SO), condominio e appartamento Berrigan, lunedì 23/12/13, ore 10, 15

 

Eravamo comodamente seduti a fare colazione quando quelle tre cose erano spuntate fuori dal nulla e si erano avventate su di noi.

Damon e Stefan erano immediatamente saltati in piedi, tentando di colpire quelle vecchie con le ali, ma erano maledettamente veloci.

Io mi appiattii contro il frigorifero e mi lasciai cadere a terra, terrorizzata e confusa. Iniziai a pregare per un intervento divino che scacciasse via quei mostri.

Meredith, Alaric ed Elena cercavano di dare una mano, ma non riuscivano a fare niente contro quelle tipe alate.

Matt seguì il mio esempio e si sedette, fulmineo, sul pavimento, coprendosi la testa con le mani quando la credenza sopra di lui esplose per il colpo di una delle vecchiette.

I due vampiri aumentarono la velocità e la potenza dei loro colpi, ma ottennero il solo risultato di essere catapultati contro la porta dell’appartamento, sfondandola. Avvertii anche qualche borbottio del Salvatore più grande, che dal tono dovevano essere delle imprecazioni in italiano, perché non ci capii nulla.

Le “pipistrelle” volarono fuori, girando in cerchio come gli avvoltoi che aspettavano la morte delle loro prede.

Tutti noi ci alzammo, raggiungendo Damon e Stefan, i quali si stavano riprendendo.

Proprio in quel momento una porta si aprì, rivelando due ragazze.

La prima era bassina e assomigliava tantissimo al maggiore dei due fratelli vampiri: capelli ed occhi neri, interamente vestita di scuro, con un mano una corta spada nera dall’aria letale.

La seconda, invece, era la fotocopia di Elena: alta, bionda, occhi verdi, atteggiamento regale, sguardo fiero. L’unica cosa diversa era il grande arco lavorato con oro che impugnava con sicurezza, puntandolo contro i tre mostri.

La mora imprecò in una lingua a me sconosciuta fino ad questo momento, quando capii che aveva mandato al “Tartaro” le tre cose. Come diavolo facevo a sapere una lingua mai sentita?

-Oh!- esclamò una delle vecchiette. –Altre semidee!-

Le altre emisero in gorgoglio inquietante. Semi-cosa? Io non mi sentivo molto divina, soprattutto in momenti come questi.

La stessa ragazza che aveva imprecato avanzò, ponendosi in mezzo tra noi e loro. –In quanto figlia del vostro signore, vi ordino di andarvene!- gridò, ma loro sibilarono e scesero in picchiata.

Urlai per lo spavento. Quelle le erano passate accanto, graffiandola con gli artigli e costringendola ad arretrare.

Con una capriola e tentando un fendente dall’alto, la tipa riuscì ad uccidere una dei mostri, non quella che prima aveva parlato definendole delle semidee.

Le altre due s’infuriarono, gettandosi contro la spadaccina.

Tuttavia una freccia dorata tagliò l’aria e si conficcò nel petto di quella che aveva parlato per prima, che fece una faccia stupita prima di dissolversi in una strana polvere color del sole.

Ora ne rimaneva solo una.

La ragazza sorrise, spietata come solo Damon sapeva essere, e fece un passo avanti.

Quella ringhiò, frustrata dalla perdita delle sue sorelle. Dispiegò le ali da pipistrello e scomparve dalla porta d’ingresso dell’edificio.

-Tu… tu ci hai salvato… la vita…- balbettò Elena.

La mora appoggiò la lama della spada sul polso e quella diventò… un braccialetto? Ora ero sicura di stare impazzendo. La bionda fece lo stesso con l’arco, che si trasformò in un anello doppio.

-Erano le Erinni, vero?- saltò su Alaric, che era eccitatissimo.

-Non pronunciare i nomi, sono potenti- lo rimproverò secca la combattente. Difatti un tuono era risuonato in lontananza quando Rick aveva pronunciato il nome del trio demoniaco.

-Credo sia meglio che veniate dentro, non si sa mai- disse l’arciera, indicando la porta del nostro appartamento.

L’amica la raggiunse.

-Perché dovremmo seguirvi?- chiese sospettoso Stefan.

-Perché se no quella ritorna con i rinforzi e noi siamo soltanto in due. Volete morire per caso?- rispose la mora, sarcastica al massimo.

Aveva ragione. Lentamente attraversai l’ingresso.

-Guardate che non vi mangiamo mica- aggiunse la bionda, sorridendo diabolicamente.

-Così non si direbbe, Sis-

L’arciera guardò l’amica come se non sapesse di cosa stava parlando, e lei scoppiò a ridere.

Se queste ragazze ci avevano salvato la vita e volevano proteggerci, allora perché non andare con loro?

-Ferma- mi intimò Damon, invece.

-Chi siete?- continuò.

-Alexandra e Laura Berrigan- rispose la bionda, come se fosse ovvio.

-Che diavolo erano quelle?-

-Le Benevole, mostri mitologici dell’antica Grecia e dell’antica Roma- disse l’altra.

-Sentite, è meglio se entrate che così possiamo spiegarvi tutto con calma. Non possiamo farlo se restiamo qui in mezzo alla porta e dove tutti possono sentirci- intervenne di nuovo l’arciera, Alessandra.

Entrammo nell’appartamento. Era molto simile al nostro, solo che era omologato per sei persone.

Era tutto in legno chiaro, noce probabilmente, ed era molto spazioso.

Ci sedemmo tutti quanti al grande tavolo al centro del salotto.

Le presentazioni furono veloci e loro strinsero la mano ad ognuno di noi.

-Ok, sentite. Quello che vi dirò poterà sembrarvi il parto di una persona fuori di testa, uno schizzofrenico allucinato, ma è tutto vero. Voglio che lo teniate bene a mente mentre vi spiegherò chi siamo io e mia sorella-

-Quella è tua sorella? Non vi assomigliate per niente- s’intromise Damon, con il suo solito tono sarcastico.

-Ti assicuro che io e lei siamo sorelle. Siamo cresciute insieme e i suoi genitori mi adottarono quando i miei morirono. Perciò si, siamo sorelle- disse l’altra ragazza, Laura, avvicinandosi pericolosamente al vampiro.

Aveva in mano una bottiglietta contenente un liquido dorato e lo stava versando in due bicchieri, uno per sé e uno per la sorella.

-Ok, il fatto è questo: gli dei dell’Olimpo esistono sul serio da cinquemila anni e quando ne hanno voglia scendono sulla terra e… come posso dire?- iniziò la bionda.

-Rimorchiano i mortali?- le rispose la mora, con un sorriso storto degno di Damon.

-E nove mesi dopo, puf! Nasce un semidio o una semidea- finì Alexandra.

-Quindi noi siamo semidei e semidee- ragionò Meredith.

Dopo aver rimesso via la bottiglietta ed essere tornata nel salotto, Laura si rivolse direttamente a lei. –Beh, non proprio. È possibile essere dei legati, ovvero non figli, ma nipoti, pronipoti e così via degli dei. Una mia amica è nipote di Venere e di Vulcano-

-Voi da chi discendete?- chiese Stefan.

-Noi siamo semidee di prima generazione, ovvero uno dei nostri genitori è un dio o una dea. Provate ad indovinare- disse l’arciera, tirandosi su la manica sinistra della felpa e poi della maglietta, imitata dalla sorella.

Entrambe avevano un tatuaggio, ma in comune avevano solo la scritta SPQR. La bionda aveva uno strano simbolo sopra di essa, come uno strumento musicale molto antico che non riuscivo a collocare; sotto c’erano quattro cicatrici verticali.

La mora, invece, aveva un geroglifico nero, come una croce con le braccia curve e una testa o un omino con tre gambe; sotto c’erano sette cicatrici.

-SPQR? Senatus PopolusQue Romanus ? “Il Senato e il Popolo di Roma”?- allibì Alaric.

Laura annuì e si rimise a posto la manica della felpa, seguita dalla sorella.

-E il glifo sopra… l’ho già visto… Plutone, giusto?- A sentire il nome del dio, l’interpellata trasalì come se avesse ricevuto una scossa. Rick lo prese come un si.

-E quello strumento, una cetra. Apollo, credo-

-È così, sono figlia del dio del sole, della musica, della medicina, della poesia, del tiro con l’arco e degli scapoli- Quando disse l’ultima parola, Alexandra arrossì e Laura alzò gli occhi al cielo.

-Io, invece, sono orgogliosamente figlia del dio degli Inferi, dei morti e delle ricchezze della terra- s’inserì la mora, ostentando un tono di voce molto simile a quello di Elena quando criticava una ragazza, facendo il confronto con se stessa.

-Solo che Ale è figlia dell’Apollo greco, mentre io sono figlia di Plutone, che è Romano- aggiunse.

-La differenza dove sta?- chiese Stefan, che si stava perdendo. Come me, del resto.

-Allora, gli dei dell’Olimpo, all’inizio, erano greci e lo sono stati per tanto tempo, ma poi si spostarono a Roma, seguendo il cuore della civiltà occidentale, e lì vi rimasero per quasi lo stesso periodo di tempo, creando un grande impero. Successivamente si spostarono in Francia, Inghilterra, Germania, ma in tutti i Paesi dove andavano, rimanevano influenti i periodi Greco e Romano. Perciò, quando si spostano in luogo nuovo, non uno, ma ben due Campi per semidei sorgono nel nuovo Paese- spiegò Ale.

-Un Campo per i Greci e uno per i Romani- s’inserì Damon. Se n’era stato buono, fermo e zitto per così tanto tempo che mi ero quasi dimenticata della sua esistenza. Beh, quasi.

-Esatto, il primo ad Est ed il secondo ad Ovest. Ci furono talmente tante dispute tra i due gruppi che vennero separati e gli dei fecero in modo che i semidei non sapessero l’esistenza l’uno dell’altro- continuò Laura.

-Tuttavia, in alcune occasioni, mentre i mortali facevano le loro guerre, anche i semidei combattevano sugli stessi fronti. Pensate alla Guerra civile, per esempio. Vinsero i greci- aggiunse Alexandra, tanto rapidamente da non poter dare alla sorella di elaborare quello che aveva detto.

-Ultimamente sono state combattute due guerre molto importanti, la Seconda Titanomachia e la Seconda Gigantomachia. Successivamente, gli dei hanno deciso di non tenerci più separati e hanno creato il Campo Centrale, dalle parti di St. Louis. È un vero e proprio mix di elementi greci e romani, dovreste proprio vederlo- disse la spadaccina, con un sorriso nostalgico.

-E poi, mentre gli dei greci tendono di più verso la cultura e le arti, come romani sono più disciplinati, più uniti e più tendenti alla guerra. La loro personalità è cambiata e anche alcuni dei loro attributi e sfere di influenza- s’inserì l’arciera.

-Pensate ad Atena, la dea della strategia militare, delle arti e della sapienza. Come Minerva è la dea degli artisti e dei consiglieri, ma non più della strategia, quella è andata ad Ares, che è diventato il romano Marte- commentò la mora.

-Come facciamo a sapere di chi siamo figli?- chiesi, titubante.

-Di solito mandano un segno. Per esempio, a Percy è comparso un tridente verde sopra la testa, mentre Piper si è ritrovata vestita come ad una cena di gala-

-Poseidone e…- disse Rick.

-Afrodite, la dea della bellezza e dell’amore- rispose Alexandra.

-Ecco, succede una cosa come questa- indicò Laura.

Sopra la testa di Stefan era comparso un ologramma: un tridente verde con delle ali.

-Incredibile, figlio di Poseidone e legato di Atena. Un’altra volta-

Aggrottai le sopracciglia.

-Percy è figlio di Poseidone e Annabeth, la sua ragazza, è figlia di Atena. I loro figli, se mai ne avranno, saranno legati di entrambi gli dei-

Le ragazze si alzarono e si inchinarono al vampiro, che sembrò piuttosto confuso.

-Ave, Stefan Salvatore, figlio di Poseidone, dio del mare, signore dei cavalli, e legato di Atena, dea della saggezza, della ragione, della strategia militare, signora delle civette-

 

 

Spazietto dell’autrice:

primo riconosciuto! Dato il suo fisico ho voluto farlo figlio di Poseidone, ma vista la sua indole poco propensa all’impulsività, l’ho voluto imparentato con Atena.

Ho azzardato, vero? Ma Atena non è sua nonna, è più una cosa come Frank con il padre di Percy: bis-bis-bis-…nipote.

Sono consapevole che è una cosa molto scontata, quella di riconoscere i protagonisti, ma mi sono sempre chiesta a che Casa sarebbero appartenuti i personaggi de “Il Diario del Vampiro” se fossero stati dei semidei, et voilà!

*Furina non è altro che il nome romano di Alecto.

È un capitolo parecchio lungo, circa 13 pagine word, e l’avrei fatto più lungo se non avessi deciso di riconoscere Stef.

Partono le scommesse per decidere di chi saranno figli Damon, Bonnie e gli altri! Io una mia idea ce l’ho già… Però Matt e Rick non saranno semidei, ma semplici umani, perciò non potranno vedere i Campi. Lo so, sono malvagia con loro, ma non riuscirei a tenere in piedi una storia con così tanti personaggi. Ma Rick ci sarà ancora, come esperto di mitologia.

Ok, non ho niente da dire, tranne che non mi so spiegare, quindi la parte delle ragazze che tentano di esprimersi sulla storia greco-romana degli dei mi sarà venuta uno schifo.

Un’altra cosa: il combattimento. Per favore, ditemi se ci avete capito qualcosa, vi prego!

Grazie a chi ha recensito.

Alla prossima, semidei e semidee!

Fire.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo quarto ***


Capitolo 4

Capitolo quarto

 

 

POV DAMON, Aprica (SO), condominio e appartamento Berrigan, lunedì 23/12/13, ore 10,30

Ci fu un minuto di silenzio, poi i presenti iniziarono a parlare tutti insieme.

Il mio fratellino mangia-scoiattoli era confuso, si vedeva chiaramente, mentre Rick era più eccitato di un bambino a Natale. Miss Inquietudine faceva una partita di ping pong dalla Temeraria a Miss Calma, alias quelle due che si erano presentate come Laura e Alexandra Berrigan. Due sorelle, pft!

Il mio Angelo continuava a chiedersi come mai, in tutto questo tempo, il presunto padre di quell’insulso vampirello vegetariano non l’avesse mai riconosciuto.

Poseidone, il dio del mare. E poi cos’altro, il Re degli Dei in persona?

Un tuono scosse la casa.

-Chiunque abbia insultato zio Giove, parli ora…- iniziò la mora.

-… O taccia per sempre?- la presi in giro. Gli dei dell’Olimpo non esistevano! Il riconoscimento era solo uno stupido giochetto di illusioni e quelle due non erano semidee!

-… O preghi di non essere fulminato entro cinque secondi- replicò lei.

-Per favore! Gli dei dell’Olimpo non…- iniziai la frase, ma non la finii. La bionda che assomigliava un po’ troppo al mio Angelo si era alzata ed era scattata verso di me, tappandomi la bocca con una mano. La sorpresa fu così grande che non la spinsi nemmeno via.

-Non dirlo, altrimenti ti fulminano davvero- mi ammonì.

-Non ho paura- ringhiai.

-Dovresti averne, invece. Non vorresti mai vedere uno degli dei romani incazzato nero con te. Già Perce ha avuto dei problemi con Ares ed Era, figuriamoci se erano Marte e Giunone- intervenne l’altra.

-Il dio della guerra e la dea del matrimonio- s’inserì Rick, completamente a sproposito.

-Quindi, ora dobbiamo aspettare che il nostro genitore o antenato divino ci mandi un segno, giusto?- chiese la Streghetta, che per una volta aveva capito tutto il discorso.

-Esatto, molte volte ciò si può capire anche prima del riconoscimento. Insomma, Stefan ha il tipico aspetto di un figlio di Poseidone, anche se ha l’atteggiamento riflessivo di un discendente di Atena, quindi direi che la sua parentela è azzeccata. Damon, invece,…- disse la bionda.

-Io niente, capito? Non sono figlio di nessun dio polveroso, io!- la interruppi, attaccandola a parole.

-Stavo per dire che, dall’aspetto, mi sembri un figlio di Ade, oppure un figlio di Erebo- continuò, piccata.

-Ti prego, figlio di Ade no!- si lamentò l’altra.

-Hai qualche problema in merito, ragazzina?- ringhiai.

-Se, e ripeto se, tu fossi un figlio di Ade, saresti mio fratello, idiota!- saltò in piedi la mora.

-A chi hai dato dell’idiota, nanetta?- Adesso mi stavo davvero arrabbiando!

-A te, razza di…- iniziò, ma non terminò la frase perché la sorella aveva attraversato la stanza e le si era parata davanti, costringendola a fermarsi.

-E adesso cosa c’è?- esclamò scocciata.

-Non lo senti?-

-Cosa?- Era esasperata, lo sentivo dalla voce.

-Loro sono morti- le rispose la bionda, indicando me e il mio fratellino.

La mora estrasse la spada da un braccialetto e la puntò al mio petto. Da un braccialetto? Ma facevano sul serio?

La sua espressione era sull’attenti, come qualcuno abituato a stare sul chi vive.

-Ok, sentite. Voi ci avete raccontato chi siete e da dove venite, ora tocca a noi- esordì il mangia-scoiattoli.

Mi girai di scatto verso di lui. –Assolutamente no!- sibilai, inferocito.

-Non hai pensato alle conseguenze?- aggiunsi, moderando il tono di voce.

-Certo, saranno scioccate, ma così non ci saranno segreti tra di noi. Glielo dobbiamo, Damon-

-Cosa ci volete dire?- domandò la bionda, curiosa.

-Io e mio fratello maggiore, Damon, siamo vampiri da oltre cinquecento anni- sganciò la bomba. Loro non mossero un muscolo.

-Ok- disse la mora, abbassando la spada.

Stefanuccio sbattè le palpebre, nuovamente confuso. –Non… non siete turbate, nemmeno un po’ sconvolte?- chiese.

-Perché dovremmo? Abbiamo visto cose più strane e paurose- rispose la sorella maggiore, scrollando le spalle.

-Tipo?- Rick era più curioso di… forse non c’era nessuno più interessato di lui.

-Melinoe, la dea dei fantasmi- rispose l’arciera.

-E tu, Laura?- domandò il mio Angelo.

-Sono io la cosa più paurosa in circolazione- affermò quella, sicura di quello che diceva.

-Io sono Damon Salvatore, vampiro da più cinquecento anni, ho ucciso più persone in questo mezzo millennio di quante ne abbiano fatte le due guerre mondiali, e vieni a dirmi che sei tu, una stupida ragazzina senza valore, la cosa più pericolosa in circolazione?- ringhiai.

Quella mi si avvicinò, arrivando ad un metro di distanza da me.

-Io sono la figlia di Plutone, dio dei morti, degli Inferi, delle ricchezze della terra, delle ombre infernali, dei fantasmi. Io governo i morti, le ombre e gli scheletri. Ti ringrazio per aver ucciso così tante persone, hai rimpinguato l’esercito di mio padre- replicò quella.

-Dammi una dimostrazione, non credo tu sia chi dici di essere- risposi, ma ero insicuro. E se invece avesse ragione?

-Ok- disse semplicemente e conficcò la spada nera – bellissima, tra l’altro – nel pavimento, fino all’elsa.

Per un momento non successe nulla. Poi il terreno tremò e si spaccò, fino ad avere una crepa lunga due metri e larga trenta centimetri circa.

Un altro secondo e una mano scheletrica spuntò dal vuoto, seguita dal resto del corpo.

Il mio Angelo gridò, così come la Streghetta, e insieme abbracciarono Miss Inquietudine.

Il mio fratellino fece un passo indietro, a disagio, mentre Rick fissava lo scheletro, pallido in volto.

-Allora? Ti ho convinto?- mi chiese la Temeraria.

-Per ora- risposi, affibbiandole il mio miglior sorriso storto. Incredibilmente lei non abboccò, limitandosi a girare la testa e a sbuffare.

Questa ragazza, per quanto volesse avere sempre ragione, iniziava a piacermi.

 

 

POV ALE, Aprica (SO), condominio e appartamento Berrigan, lunedì 23/12/13, ore 11,00

Lo scheletro mi sembrava un po’ troppo, considerando il fatto che aveva spaventato così tanto i novellini che quelli si rifiutarono categoricamente di sedersi accanto a Laura.

-Hai esagerato- la ripresi. Lei scrollò le spalle. –Quanto ti odio quando fai così-

-Non sono obbligati a farsi piacere Ade e Plutone, io mica li ho costretti- mi rispose, ed io dovetti ammettere che aveva ragione.

Guardai di nuovo il gruppo e notai come fosse unito. Certo, Damon se ne stava in piedi e parecchio sulle sue, ma il resto poteva sembrare una compagnia di amici qualsiasi. Nessuno avrebbe immaginato che i due fratelli fossero vampiri.

-Ok, manca ancora qualcosa- esordì Elena, interrompendo il filo dei miei pensieri.

-Cosa?- chiesi. Che m’ero persa?

-Io sono una Guardiana Terrestre, Meredith e Alaric sono due Cacciatori di vampiri, Bonnie è una strega e fino a poco tempo fa con noi c’era Caroline, adesso è una licantropa-

Io e Laura ci irrigidimmo. Licantropi? Possibile che siano quelli del branco di Licaone?

-Chi è Licaone?- chiese Mr Tenebroso, alias Damon.

-Il re dei licantropi, è stato semi-sconfitto cinque anni fa da Jason, Leo e Piper…- rispose la mia sorellina.

-Semi-sconfitto? Che significa? E chi sono quei tre?- domandò Stefan, tutto d’un fiato.

-Nel senso che lui, Licaone in persona, non è stato ancora ucciso, ma il suo branco è stato decimato. Jason, Leo e Piper sono tre semidei, capigruppo, rispettivamente, della Casa Uno, Nove e Dieci- risposi.

-Allora, Rick? Non fai uno dei tuoi interventi a sproposito?- lo prese in giro il sexy Tenebroso.

-Non può sapere a che corrispondono i numeri, non è mai stato al Campo Mezzosangue. Anzi, non credo sia un semidio- sbottò Laura, inviperita.

-Cosa! E allora perché me l’avete detto?- protestò lui. Aveva ragione.

-Perché la cara Meredith non sarebbe riuscita a mantenere il segreto e te l’avrebbe spifferato comunque- ringhiò quasi mia sorella. Stava perdendo la sua già poca pazienza e gli avrebbe graffiato la faccia se non le avessi preso il polso, bloccandola.

-Aspetta!- Mi rivolsi a Mr Tenebra. –Nessuna di noi due ha nominato Licaone, come mai tu sai che è?-

-Vi leggo facilmente nel pensiero, è uno dei miei Poteri- mi rispose quello, tranquillissimo. Laura s’irrigidì.

-Non ci provare, vampiro- ringhiò al ragazzo.

-Altrimenti?- la sfidò.

-In quel caso te la dovrai vedere con mio padre e mia sorella Hazel-

-Hai un’altra sorella?- allibì Alaric.

Quella annuì. –E un fratello. Siamo tre in totale-

-Come mai lui non ti salverebbe da me?- insinuò Damon.

Laura deglutì, colta alla sprovvista. –Io e lui… beh, ecco… non andiamo molto d’accordo…-

Poi si riprese. –Non sono affari tuoi!- ribattè.

-Attenta, ragazzina, non ti conviene vedermi arrabbiato- la mise in guardia.

-Non m’interessa di morire, raggiungerei il regno di mio padre e vivrei per sempre nell’Elisio- replicò la mia coraggiosa sorella.

-Ok, time-out- disse Elena, mettendosi in mezzo tra i due contendenti.

-Basta, ragazzi- intervenni anch’io.

Damon le ringhiò dietro, ma lei gli scoccò un’occhiataccia che lo mise a tacere. Quando voleva, la mia sorellina sapeva far veramente paura.

-Mentre ci raccontate, io inizierei a preparare il pranzo- continuai, agguantandola per un braccio e trascinandomela in cucina. Presi al volo anche i due bicchieri con il nettare, giusto per evitare qualche morte per autocombustione divina.

Lei si divincolò e corse verso il vampiro dagli occhi neri. Per un secondo pensai volesse saltargli addosso e farlo fuori, ma, appena prima di scontrarsi con lui, si chinò e sfilò la spada dal terreno. Giusto, mancava quella.

La fece ritornare un braccialetto e mi seguì, tranquilla come se non fosse successo nulla. Sorrideva pure, quella scellerata!

Il cellulare vibrò. Mi era arrivato un messaggio.

From: Ed

To: Alex

Arriveremo per pranzo perchè Luka ha litigato con suo padre e ha voluto partire prima. Baci.

Ha discusso con suo padre, Ares, il dio della guerra? Coraggioso, il ragazzo.

Diedi una gomitata a Laura e le feci vedere il messaggio.

-Non sei contenta? Lo vedrai prima del previsto- sussurrai, maliziosa.

Mia sorella alzò gli occhi al cielo. –Non capisco questa vostra mania di volermi a tutti i costi mettere con Luka, io e lui siamo amici, nulla più-

-Ma un po’ di tempo fa ti piaceva- insinuai.

-Si, ok, mi piaceva, ma è il passato. Ormai siamo passati oltre e lui è il mio migliore amico-

-Giusto! A lui piace quella figlia di Cerere, quella Alyssa-

-Alicia- mi corresse, con una punta di gelosia ed irritazione nella voce. Io sorrisi, avevo fatto centro, ancora una volta.

-Laura, tu ci muori ancora dietro, altro che passati oltre!- esclamai, interrompendo Elena, che aveva appena incominciato il suo racconto e non veniva minimamente calcolata.

-Non voglio starci male, sto andando avanti e cerco di essere felice per lui!-

-Ma così non sei felice tu!- ribattei, ignorando completamente la storia della bionda, che ci guardava irritata.

-Mi accontento dei momenti in cui mi stringe a sé- sussurrò.

-Ooohhhh- esalò Elena, beccandosi una serie di occhiatacce da parte nostra e dalle sue amiche.

-Perché non glielo dici?- propose la piccola rossa, Bonnie.

Laura fece un sorriso triste. –Credi che non ci abbia provato? Mi ha rifiutato, per ben due volte!-

-Quell’idiota!- commentai.

-Perché ci sei rimasta amica?- chiese Meredith.

-Era l’unico modo- rispose ed io capii. Era l’unico modo per continuare ad averlo vicino, per amarlo segretamente e per sperare che un giorno di accorgesse di lei.

 

 

Spazietto dell’autrice:

allora, sono 8 pagine di Word. La mia amica Ilaria, cui è ispirata Hilarie, mi prenderà a calci per non averla introdotta in questo capitolo, ma le ho promesso che ci sarà nel prossimo. E anche Luka. Ed Edward. E tutti gli altri.

Quando Damon dice che Laura inizia a piacergli, è solo come amica, in quanto è molto simile a lui. Quindi, fan Bamon, mettete giù lance e forconi, perché questa storia è Bamon al 100%. L’ho scritto anche nell’introduzione.

La storia di Laura e Luka è ispirata a fatti reali, in quanto mi piaceva questo ragazzo che mi ha rifiutata due volte e adesso è il mio migliore amico. Però non sto male per lui.

È un capitolo di passaggio dove c’è la prima – sintetica – spiegazione da parte del gruppo di Fell’s Church.

Nel prossimo ci saranno i quattro personaggi nuovi mancanti più qualcuno di “Gli dei dell’Olimpo” e di “Gli Eroi dell’Olimpo”, non tutti, però.

Spero che vi piaccia e che vi invogli a lasciare una recensione, anche piccola piccola.

Grazie a Sofycullen che recensisce dal primo capitolo. Adesso rispondo alla tua recensione, tranquilla!

Baci.

Fire

P.S.: aggiorno ogni lunedì verso le 18.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo quinto ***


Capitolo quinto

Capitolo quinto

 

POV HILARIE, Aprica (SO), in viaggio verso il condominio Berrigan, lunedì 23/12/13, ore 12,00

Eravamo quasi arrivati ed io non vedevo l’ora di scendere da questa gabbia di matti in cui ero l’unica sana. Il guidatore era Edward, che sembrava voler imitare suo padre con quella sua auto volante, solo che non avevamo i propulsori per staccarci da terra, né la Maserati Spider del dio.

Nel pulmino c’eravamo io, Ed, Simon, Luka, Nico, Hazel, Percy, Jason e Piper. Annabeth, Frank, Grover, Leo, Thalia, Clarisse e tutti gli altri erano rimasti al Campo Centrale.

Distrattamente passai le dita sul tatuaggio. Rappresentava tre stelle a quattro punte che formavano un semicerchio e si rimpicciolivano mentre scendevano da in alto a sinistra ad in basso a destra. Personalmente avevo già in mente di farmi un tatuaggio simile da quando lo stesso simbolo mi era apparso sulla testa sette anni fa.

Finalmente iniziai ad intravedere il tetto in legno del condominio. Quando l’auto si fermò, mi catapultai fuori e mi frenai dall’inginocchiarmi e baciare la terra.

Dopo aver preso le varie valigie, ci inerpicammo su per la piccola stradina che portava all’edificio situato su una collinetta e un po’ isolato.

Quando arrivai alla porta dell’appartamento iniziai a sospettare che ci fosse qualcosa che non andava.

Suonai il campanello. Udii uno scalpiccio dietro il legno e Laura aprì la porta. Aveva un ciuffo che sfuggiva ai capelli raccolti in una crocchia bassa e uno straccio in mano.

-Ragazzi! Prego, entrate!- esclamò, felice. Poi vide Percy e Jason e s’inchinò, incrociando entrambe le braccia sul petto e stringendo le mani a pugno. –Pretori- Loro sembrarono piuttosto a disagio, ma ricambiarono il gesto.

Da dietro una colonna spuntò Ale. –Dato che non ci staremo tutti e ci sono anche loro – indicò un gruppetto che non avevo notato – i ragazzi staranno qui e le ragazze nell’appartamento di fronte-

-Io non mi muovo- s’impuntò Laura.

-Allora stai qui- replicò la sorella.

-Ok. La camera matrimoniale è mia!- gridò poi, metà correndo e metà pattinando sul pavimento per raggiungere la detta stanza.

Piper ed Hazel scoppiarono a ridere, seguite da Luka, Ed e Simon.

I ragazzi presero le loro valigie – erano più pesanti delle nostre, che cosa ci metteranno dentro proprio non lo so – e la seguirono. C’erano altre tre camere, due da tre ed una da quattro, in cui vennero smistati gli appartenenti al genere maschile.

Luka, Ed e Simon nella prima, i tre cugini nella seconda e i quattro a me sconosciuti nell’ultima.

Il più alto era moro con degli occhi verde mare e assomigliava parecchio a Percy, solo che era molto più pallido del figlio di Poseidone, che era praticamente sempre abbronzato.

Un po’ più basso di lui era il moro con gli occhi neri, molto simile a Nico anche nel look total black.

L’unico biondo era un Jason con una luce molto insicura negli occhi azzurri, ma sembrava tanto gentile e disponibile.

L’ultimo era spiccicato ad un figlio di Ares. Capelli ed occhi marroni, ma pareva assennato tanto quanto un figlio di Atena.

Tre ragazze ci vennero incontro. La bionda era la tipica Barbie e già mi era insopportabile, la mora aveva gli occhi grigi ed intelligenti di una figlia di Atena e la rossa era piccola ma traboccava di Potere, il più nascosto.

-Ragazzi, questo sono Stefan, suo fratello maggiore Damon, Matt ed Alaric. Ragazze, loro sono Elena, Meredith e Bonnie. Trattateli bene perché probabilmente saranno anche vostri parenti. Ok, potete andare. Sciò- disse Laura, spuntando dalla camera matrimoniale e scacciandoci con la mano.

-Ci stai sbattendo fuori?-chiesi, allibita.

-E anche se fosse?- ribattè, con aria strafottente. Sbuffai, perché era insopportabile quando faceva ma-quanto-è-figo-essere-figli-di-Plutone.

-E non ci presenti i tuoi amici?- chiese la bionda, Elena, che sembrava puntare a tutti i maschi presenti in sala.

-Si, si. Allora, Percy, figlio di Poseidone, Jason e Simon, figli di Giove, Nico ed Hazel, i fratelli di Laura, Piper, figlia di Afrodite, Luka, figlio di Ares, mio fratello Edward ed Hilarie, figlia di Nyx- elencò Ale.

-Quando si mangia? Non abbiamo fatto colazione per venire qua!- tuonò Luka, un ragazzone grande e grosso che sapeva mulinare la spada come se lo facesse da tutta la vita.

-Luka! Hai sempre fame tu!- si lamentò Simon, alzando gli occhi azzurri al cielo.

-Sai che spendo molte energie ad allenarmi, se poi a cucinare è Alexandra…- non finì la frase, ma gli occhi gli brillavano. Probabilmente stava pensando ad uno dei famosi manicaretti della ragazza.

-Gente, noi andiamo a mettere le nostre cose nelle stanze dell’altro appartamento, avvisateci quando è pronto- dissi, ricevendo assensi da tutti i presenti.

-Il tavolo è troppo piccolo- osservò il ragazzo che assomigliava a Percy, Stefan.

-Portate di qua quello dell’altro appartamento quando avete finito- ordinò Laura.

-Ci pensano i ragazzi, è troppo pesante per noi- obbiettai.

-Hai ragione. Percy e Jason, andate di là e portate di qui il tavolo- intimò Ale. I due si incamminarono, la testa china e l’espressione da cane bastonato. Scoppiai a ridere.

Avevo conosciuto i due al Campo Mezzosangue, dove ero entrata ad appena dodici anni. Quando, esattamente un anno dopo, è stato aperto il Campo Centrale, fui l’unica della mia Cabina ad offrirsi volontaria al popolamento del Campo. Mi ero sentita smarrita ed abbandonata, ma sia il figlio di Poseidone che quello di Giove erano stati gentili con me, così come con gli altri venti mezzosangue greci e i trenta semidei romani.

-Permesso! L’impresa immobiliare Jackson & Grace sta svolgendo un servizio!- gridava Percy, che sollevava il davanti di un grosso tavolo e cercava di farlo passare dalla porta. Jason, che ne trasportava la parte finale, gli abbaiava che –Semmai è Grace & Jackson, cugino!-.

-In realtà è Berrigan & Berrigan e voi siete solo i nostri schiavetti- s’intromise Ale, con un sorriso di scherno in viso.

-La schiavitù è stata abolita da Lincoln nel 1864- sbuffò il moro.

-Nel 1865, il 31 gennaio, per essere più precisi- li interruppe Laura.

-Tu lo sei troppo- la ripresi.

-Meglio essere precisi che non esserlo, le cose poi vengono meglio- ribattè. –Mettetelo trasversalmente, così ci sarà più posto- disse poi ai due servi.

Percy e Jason si girarono e iniziarono a camminare all’indietro, fino a far cozzare la schiena del biondo contro l’altro tavolo.

-Adesso giù- e loro obbedirono, spingendolo.

Quando fu tutto pronto – tavolo, sedie, cibo, piatti, posate – finalmente potemmo mangiare. Ma prima bruciammo nel camino parte del nostro cibo agli dei. Forzammo tutti a farlo, soprattutto Stefan, il quale era un po’ scosso e continuava a parlare con Percy di com’era la vita di figlio del dio del mare.

Per fortuna, Nico era capitato accanto a Damon, così, mentre Laura ne controllava uno, poteva gettare uno sguardo anche all’altro.

Io, Hazel e Piper ci eravamo impelagate in una conversazione alquanto spinosa con Elena, sui ragazzi che ci piacevano. Le sue due amiche se ne stavano in disparte, ma la piccola rossa aveva intavolato una discussione intermittente con Laura.

Ale, Luka, Ed e Simon, invece, conversavano con Alaric e Matt sulla scuola e le squadre di football.

Tutto sommato non fu poi così tanto male, ma per un secondo temetti che mi scoprissero. Lanciai uno sguardo a Percy. Ero contenta che la sua ragazza non ci fosse, così potevo sperare di farmi vedere in una luce diversa da quella dell’amica.

 

 

POV STEFAN, Aprica (SO), condominio e appartamento Berrigan, lunedì 23/12/13, ore 13,45

Io non mangiai nulla, ero ancora troppo confuso e, a dirla tutta, anche terrorizzato. Ero un vampiro che non voleva essere tale, ma adesso anche un semidio. O meglio, lo ero stato da sempre, ma lo avevo scoperto solo due ore fa.

Perché mio padre, Poseidone o Nettuno, non si era degnato di riconoscermi prima? Eppure quel mio nuovo fratello, Percy, aveva detto che nostro padre lo aveva riconosciuto a dodici anni. Poi aveva guardato Nico, quel ragazzino che assomigliava moltissimo a Damon, e mi aveva confidato che suo zio, Ade, non aveva riconosciuto il figlio perché pensava che fosse un inetto e che la sorella morta fosse migliore di lui. Mi si strinse metaforicamente il cuore ad ascoltare questa storia, perché mi sembrava di rivederci mio fratello maggiore.

-Quindi adesso ho un fratellino- dissi, senza alcun motivo particolare, o solamente per distogliere l’attenzione da quel ragazzino solo e dalle sue somiglianze con Damon.

-E io ho un fratellone- mi rispose il mio quasi gemello. Perce era identico a me, solo che aveva la pelle molto più abbronzata, come se lavorasse molto sotto il sole.

Elena mi rifilò una gomitata nelle costole e mi passò un bigliettino. Sembrava molto arrabbiata.

Non crucciarti per mio fratello, starà bene. Dopo, verso le 14.30, vorrei che tu e Damon veniate con me, desidererei parlarvi. Da soli.

Oh, adesso capivo. Mi guardai intorno per capire chi me l’avesse mandato e incrociai lo sguardo serio e malinconico di Laura.

Mi sentii risucchiare verso di lei, come se tutto il mio corpo desiderasse abbandonarsi a quell’occhiata.

Repressi l’impulso di alzarmi e correre da lei, di lasciarmi morire ai suoi piedi, e mi costrinsi a distogliere lo sguardo per posarlo sull’altro destinatario, quello che ancora non sapeva dell’incontro e della rabbia di Elena.

-Che c’è, fratellino? Gli animali del bosco si stanno ribellando perché hai ucciso la mamma di Bambi?-

-Laura ci vuole vedere, alle 14,30. Vuole parlare con noi-

-Rispondile che non mi interessa-

-Damon, potrebbe essere importante-

-Se tu vuoi giocare al piccolo Hercules, fai pure, ma non coinvolgermi-

-Ok-

-Laura?- la chiamai. Quella alzò gli occhi e li incrociò con i miei.

-Non vuole- spiegai.

-Lo farà- rispose semplicemente lei.

-Assolutamente no! Ma chi ti credi di essere?- sbottò Damon.

Lei rialzò lo sguardo e lo puntò sulla figura snella e muscolosa, felina, di mio fratello. –Convocherò tutti quanti, prima o poi, ma mi era sembrato giusto iniziare da voi-

-Con quale logica?- ringhiò lui.

-Quella dei fratelli. Voi lo siete ed inizierò da lì. I prossimi saranno Hazel e Nico, non subito, ma vi chiamerò-

-Sembra una cosa da campo scout- commentò Meredith.

Laura annuì. –Li ha frequentati una mia amica, e conosco qualcuno-

-Non sei obbligata a parlarne- le sussurrò la sorella, quella adottiva.

-Mi avevano invitato a venire con loro una domenica, ma io ho rifiutato. Faceva freddo, nevicava ed io dovevo andare in bici con loro, con uno zaino pesantissimo, a farmi una scarpinata di trenta km. Volevo bene a questa mia amica, ma non ho voluto andare. Proprio quel giorno è morta-

-Mi dispiace- mormorò Bonnie.

-Penso che adesso non stia soffrendo. È l’unica cosa che non mi fa sentire in colpa-

-Quelle del Paradiso e del “posto migliore” sono tutte stronzate!- esclamò Damon, interrompendo il nostro momento.

-Io non ho nominato né uno né l’altro, ma sono convinta che ora non stia soffrendo- ribattè Laura.

-Tu hai sofferto? Non lo credo possibile- insinuò Elena.

-Vorresti dire che tu hai provato dolore?-

-Certo che si! Io devo decidere tra Damon e Stefan e ciò non fa che aumentare la mia angoscia, i miei sono morti l’anno scorso in un incidente stradale e io stessa sono morta e poi risorta-

-Per quanto riguarda l’amore, tu ne hai fin troppo. Sono stata rifiutata, come hai sentito prima. I miei genitori in un incidente aereo quando avevo dieci anni, i miei nonni di crepacuore l’anno successivo. Ho viaggiato negli Inferi, il regno di mio padre, e ho visto orrori che tu non ti puoi neanche immaginare. Tu, invece, non hai dovuto faticare per avere delle amicizie, degli amori, e cosa fai? Li butti via seguendo i tuoi cosiddetti sentimenti. Sono capricci, Elena, ma non mi aspetto che tu capisca. La comprensione è da persone mature e tu non lo sei- concluse Laura, sistemandosi sulla sedia.

-Sembra il discorso che hai fatto a quelle due tue compagne di classe il mese scorso- commentò Hazel.

-Potrei aver ripreso qualcosina- rispose lei.

-Tu sei solo gelosa- sibilò furiosa Elena.

-Prego? Se lo fossi, sarei davvero caduta in basso- replicò Laura, serissima.

La bionda contendente aprì la bocca ma non ne uscì neppure un suono, così la richiuse. Vedendo la scena, la mora sorrise beffardamente, assomigliando pericolosamente a Damon, il quale stava osservando il tutto in silenzio.

-Dopo che ne dite di andare a pattinare per smaltire il cibo?- propose Piper.

-Buona idea, così imparo a pattinare- rispose Meredith.

-Finalmente sappiamo che c’è qualcosa che non sai fare, Miss Inquietudine- disse Damon con una smorfia che doveva essere divertita. A me sembrava solo un procione col mal di pancia. Al pensiero sorrisi, attirando gli sguardi incuriositi di tutti.

-Se vuoi ti insegno- propose la bionda dell’altro gruppo, Alexandra.

-Grazie- si rallegrò la Cacciatrice.

-Io ho imparato da sola, mettendomi su i pattini e cadendo ventisette volte in un’ora- borbottò Laura, causando le risate mie e di tutto il gruppo, ad eccezione di Elena e, come previsto, di Damon.

-Come mai voi non avete mangiato?- chiese un’amica della figlia di Plutone, Hilarie.

-Beh, ecco, noi non mangiamo perché siamo dei vampiri- spiegai.

Mi fissarono scioccati.

-Tranquilli, non vi mangeranno- li rassicurò Alexandra.

-Parla per te, ragazzina- ringhiò Damon.

-Ti uccido se tenti di cibarti di loro- lo minacciò Meredith.

-E io la aiuto- la sostenne Laura. Ogni momento che passava mi accorgevo di quanto fosse diversa da mio fratello maggiore, anche se esteriormente gli assomigliava moltissimo.

-Morireste provandoci- le snobbò lui.

-Almeno ci avremmo provato- continuò testarda la figlia di Plutone.

-Ragazzi, per favore, ora basta- supplicò Piper e, improvvisamente, desiderai accontentarla in tutto, anche se ciò significava non parlare più per tutta la mia immortale vita.

-Pipes- la ammonì Jason. –Non ammaliarli-

-Ammaliarci?- esalò Matt, sbattendo le palpebre come se si fosse risvegliato da un sogno ad occhi aperti.

-Sono figlia di Afrodite, posso far fare alle persone ciò che voglio solo parlandoci insieme-

-Dannata lingua ammaliatrice- borbottò Percy.

Poi i semidei presenti – me escluso, perché non sapevo cosa stava succedendo – sgranarono gli occhi.

-Determinata- annunciò Nico, fissando Elena. Sopra la sua testa un ologramma oro e rosso stava ormai svanendo. Era un sole sormontato da una piccola cascata di cuori.

-Elena Gilbert, figlia di Apollo, dio del sole, della medicina, della musica, della poesia, del canto, del tiro con l’arco, signore dei corvi e dei topi, e legata di Afrodite, dea della bellezza e dell’amore, signora delle colombe- continuò Hazel, con un’aria da funerale.

Ma di tutto il discorso, solo una frase mi era rimasta in mente: “Signore dei corvi”.

 

 

Spazietto dell’autrice:

ho pubblicato tardi perché ero in giro e nemmeno avevo finito il capitolo.

Non ne sono molto sicura, ma ormai quello che è scritto è scritto e s’ha da fare.

Ditemi se era scontato questo riconoscimento e soprattutto se trovate banale la parentela di Elena. In realtà volevo farla figlia di Oizys, dea della miseria, ma non sono così cattiva.

Ora devo scappare.

Mi scuso con Sofycullen se non le ho risposto, ma non ho mai tempo, soprattutto prima di una vacanza come quella che farò questa settimana, dato che tutti i prof tendono a voler fare le verifiche in questo periodo. In più ho avuto la simulazione della terza prova.

Domani, non so se la mattina o il pomeriggio, risponderò alle recensioni. State tranquille.

Al prossimo capitolo.

Baci.

Fire

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo sesto ***


Capitolo 6

Capitolo sesto

 

POV DAMON, Aprica (SO), appoggiato alla staccionata della pista di pattinaggio, lunedì 23/12/13, ore 18.45

Elena non ne voleva sapere di andarsene da questo posto mediocre e di certo non al mio livello. Stava apparbicata al braccio di Stefan da una parte, a quello della seconda bionda dall’altro e si divertiva come una matta, scivolando appena ad ogni scossa provocata dalle sue risa.

Dall’altra parte di Alexandra, c’era Miss Inquietudine, che si trascinava dietro la Temeraria per tutta la pista.

-Basta!- esalò quest’ultima, gettandosi a terra e togliendosi i pattini.

-Già stanca, sorellina?- la sfottè la sorella.

-Vorrei vedere te, dopo!- le rispose la mora.

Ero stato costretto a seguire la Scooby Gang per tutto il pomeriggio, tra negozi e pista di pattinaggio. In questo momento non vedevo l’ora di tornare al nostro appartamento per rilassarmi un po’. Ero rimasto in tensione tutto il tempo, tentando di evitare di staccare la testa a qualcuno.

Laura raggiunse me, Bonnie e Mutt che non avevano preso i pattini e sorrise.

-Sono stanca morta, andiamo a casa?-

Credevo non lo chiedesse più nessuno!

-Io sono pronto. Streghetta, Mutt, voi fate quello che volete, io torno all’appartamento- stabilii.

-Vengo con te, così mi faccio una doccia- si accodò la mora, senza che potessi protestare. In fondo se ne stava tranquilla e per i fatti suoi, perciò era più sopportabile di quello scimmione biondo di Mutt.

Appena arrivati mi gettai sull’unico lettone matrimoniale dell’appartamento, quello di Laura, ed aspettai che uscisse dal bagno per farle prendere un bello spavento.

Ghignai quando mi immaginai la faccia impaurita della ragazza che strillava di scendere dal suo letto avvolta nell’asciugamano.

Preso dalla curiosità, iniziai la perlustrazione della camera, che notai piena di libri fantasy e storici. Mi saltò all’occhio la trilogia completa su Alessandro Magno scritta da Valerio Massimo Manfredi, così come aveva l’intera saga di Shadowhunters o di Starcrossed. Una vera fantaisiana.

Tuttavia notai anche libri come “La fattoria degli animali” di Orwell, o “I Malavoglia” di Verga, o, ancora, “L’eroe di Molokai” di Ruggero Quintavalle. In un angolino trovai le “Fiabe di Andersen” e sorrisi, malefico, al pensiero di come l’avrei presa in giro per tutto questo.

-Che stai facendo?- mi giunse la voce di Laura.

-Oh, già di ritorno?- chiesi, sardonico. Notai che non aveva addosso l’asciugamano perché era già vestita. Provai una nota di delusione. Niente scherzetto.

-Come mai già vestita?- continuai.

-Conosco i miei polli- rispose asciutta lei, dirigendosi verso di me e lasciandosi cadere ad angelo sul letto.

L’osservai, curioso di capire come sapesse che avrei fatto ciò che effettivamente avevo fatto, ovvero aspettarla in camera sua.

-Te l’ha detto Stefan?- tentai.

-Secondo te quando me l’avrebbe detto? Mediante comunicazione telepatica?- replicò, sarcastica.

-Può essere, dopotutto è un altro dei nostri Poteri-

-Si può sapere che cosa non potete fare?-

-Quasi niente, in verità. Non ne sono sicuro nemmeno io che sono in giro da oltre cinquecento anni-

-Volate?-

-Certo, ma ci vuole molta energia-

-Leggete nella mente, potete parlare telepaticamente, volate, sicuramente siete più forti, più veloci…-

-…più belli…-

-…più modesti…-

-Effettivamente…- dissi, ostentando sicurezza.

-Ah, e soggioghiamo le persone a fare quello che vogliamo- aggiunsi, sorridendo.

-Pure!- esclamò, sgranando gli occhi.

Mi venne da ridere. Questa ragazza era proprio una forza!

Sentii un rumore lontano, come di una porta che si apriva. –Gli amici stanno tornando- la avvertii.

Neanche dieci secondi dopo Alexandra comparve sulla porta, le braccia incrociate sotto il seno e un’espressione arrabbiata in viso.

-Cara, non crucciarti, così ti verranno le rughe!- la presi in giro mentre uscivo dalla stanza.

-Non ci provare con lei, è una persona troppo sensibile e buona per cadere nelle tue grinfie- mi sibilò contro quella.

-Ale- la rimproverò Laura. A quanto pareva, sapeva benissimo cosa la bionda mi aveva detto.

-Scusa se mi preoccupo per te, sorellina-

-Non ce n’è bisogno, Damon non stava facendo nulla di male e noi stavamo intrattenendo una conversazione del tutto normale-

-Se lo dici tu- replicò la sorella maggiore, ma si vedeva che non era propriamente convinta.

-Lo dico e lo ribadisco, se è necessario- rispose Laura, con uno sguardo duro-

Passò qualche secondo prima che una delle due si decidesse a parlare.

-Allora, dove andiamo stasera?- chiese Alexandra.

-Non lo so, tuttavia i nostri ospiti sono qui da poco e non mi piace portarli per discoteche proprio le prime sere-

-Per me va bene comunque- mi inserii, ma venni incenerito da due occhiatacce fulminanti.

-Tu sei un vampiro, perciò non conti- replicò la mora, ostentando indifferenza.

-Se posso dire la mia, potremmo andare in giro, ma non per discoteche- intervenne il mio povero fratellino vegetariano.

-Il problema è che in questo buco di cittadina non c’è niente di niente e l’unica attrazione serale è proprio il locale notturno a tre strade di distanza da qui- borbottò Laura, con voce da funerale.

-Oppure potremmo fare qualcosa qui in casa, non trovate?- La voce vellutata del mio Angelo mi arrivò alle orecchie e mi rilassò. Tuttavia la figlia di Plutone accanto a me si irrigidì visibilmente e la sorpassò, non mancando di rifilarle una spallata.

La vidi dirigersi verso i fratelli, la Streghetta e Miss Inquietudine e chiamarli fuori con sé. Aprì la porta talmente di scatto che quasi la scardinò e li fece uscire.

L’ultima cosa che sentii fu la porta stessa che sbatteva.

 

 

POV NICO, Aprica (SO), fuori nella neve, lunedì 23/12/13, ore 19.15

Se ci doveva parlare, non poteva almeno farlo in luogo chiuso? No, ci doveva portare fuori in mezzo alla neve a congelare per ascoltare i suoi assurdi discorsi su quanto odiasse ora questa ora quella persona.

Questa volta la sua filippica era contro Elena, la bionda ex di Stefan, il mio nuovo cugino, e su quanto fosse stronza a farsela con due maschi contemporaneamente, per giunta due fratelli che si odiavano di già a causa di una donna identica a lei nell’aspetto e nei modi di fare.

Io ed Hazel ormai ci eravamo abituati quanto meno ai suoi scleri, ma Bonnie e Meredith la stavano fissando a bocca aperta.

-Senti, va bene tutto, ma possiamo ritornare dentro che stiamo gelando e tra un po’ ci saranno pure i pinguini a girarci intorno?- sbottai, esasperato.

Lei si girò di scatto, la furia negli occhi. –Cosa. Hai. Detto?- sibilò.

Feci un passo indietro. Metteva davvero i brividi, ma mi ripresi in poco tempo. In fondo, ero figlio di Ade e suo fratello.

-Ehm, credo che sia meglio rientrare o loro si prenderanno un malanno-

La vidi lanciare uno sguardo a metà tra l’esasperato e il furioso alle ragazze nuove, che io avevo indicato.

-Avete freddo?- abbaiò, così forte da farmi barcollare all’indietro tenendomi le mani sulle orecchie.

Quelle annuirono, intimorite.

-Dammi il tuo giaccone- mi ordinò.

Tentai inutilmente di protestare, ma Laura me lo face sfilare a forza e lo lanciò a Meredith, mentre si toglieva il suo e lo dava a Bonnie.

-Stai bene?- chiese Hazel. La sorella le scoccò un’occhiataccia che la gelò sul posto.

-Scusa- la sentii borbottare.

-Dove vai?- le domandai, visto che si era messa a camminare – molto faticosamente – nella neve alta.

-Lontano da qui, a casa- mi rispose, dopo qualche secondo.

-Vuoi tornare negli Inferi?- si sbalordì Hazel. –Non puoi!-

Laura tornò indietro spedita. –Ah, si?- soffiò quando fu ad un centimetro dalla sorella. –E cosa farai quando ci proverò? Eh? Tenterai di fermarmi? Non ne sei in grado, sorellina-

Lei indietreggiò. –Non lo faresti, non mi farai mai del male, lo so-

La mora figlia di Plutone rise, ma era una risata amara, piena di risentimento e di tristezza. –Tu cosa ne sai?-

-Io ci sono stata settant’anni, Laura! So cosa significa vivere da soli-

-Ah, si? Guarda caso, ogni volta che desidero stare da sola, c’è sempre qualcuno che mi sorveglia per non farmi andare via. Cos’è, volete avermi vicina per coprirvi in caso di guerra? Solo perché sono potente come voi?-

-Straparli, Laura. Noi siamo tuoi amici oltre che membri della tua famiglia- replicò fermamente Hazel.

-Famiglia! Io non ho famiglia all’infuori di Ale- rispose sprezzante Laura.

-Adesso basta! Io sono vostro fratello ed odio vedervi litigare! Ok, magari non sono stato molto espansivo nei vostri confronti negli ultimi mesi, ma abbiamo comunque lo stesso padre e io non voglio che ci dividiamo-

Le feci smettere in poco tempo. Probabilmente avevano esaurito l’energia anche solo per restare arrabbiate, tuttavia, sulla strada del ritorno rimasero ai lati opposti del nostro piccolo gruppetto.

-Meredith- chiamai. –Il giaccone-

Sia la mora che la rossa restituirono i vestiti pesanti a me e Laura, che lo buttò sull’attaccapanni appena entrò nell’appartamento.

-Avete deciso?- ringhiò. Aveva sbollito la rabbia perché mi sembrò di sentire una nota di stanchezza nella sua voce.

-Rimarremo qui- la informò Damon, il tizio che mi somigliava.

Lei dovette annuire e si lasciò cadere sul divano.

-Cavolo, avevo anche pronti i vestiti per stasera- si lamentò.

-Li metterai domani- la tranquillizzarono Hilarie e Hazel.

-Che cosa metterai?- le chiese ancora il vampiro dagli occhi neri.

-Sorpresa- soffiò Laura, socchiudendo gli occhi.

La cosa mi puzzava un po’ e li guardai sospettoso, ma poi mi dissi che mia sorella era adulta e vaccinata, e poteva fare quello che le pareva.

-Ehi, senti… io…- balbettai, avvicinandomi.

Con la coda dell’occhio notai Alexandra che si raddrizzava assieme alle sue orecchie, mettendosi sull’attenti.

Aveva anche degli spettatori, bene. Almeno, così mi sarei risparmiato di dirlo a tutti.

-Volevo chiederti scusa per come mi sono comportato con te solo perché tu sei stata riconosciuta e io no. Ero arrabbiato con nostro padre e non con te, sono stato ingiusto- borbottai. Ale squittì, mentre Hazel rimase a bocca aperta.

Laura, invece, per i primi venti secondi non fece una piega. Ovviamente pensai al peggio.

Si alzò e mi mise una mano sulla spalla. –Invece ti capisco, è proprio la reazione che avrei avuto io se fossi stata te- disse, calmissima.

-Ma, io… il nostro difetto fatale…-

-Lo so, è per questo che ti perdono, fratellone- sussurrò, in modo tale che solo io potessi sentire, e mi abbracciò.

In quel momento, apparbicato alle spalle di mia sorella, finalmente senza più rancori, mi sentii benissimo.

Mancava solo una cosa – una persona – e la cercai cogli occhi. Percy era lì e mi sorrideva.

 

 

Spazietto dell’autrice:

sono ancora in tempo? Siii!!

Questo capitolo è stato un parto, soprattutto perché è interamente maschile ed io non ci sono abituata.

L’ultima parte è deliberatamente Percico, perché io metterò tutte le coppie possibili affrontata da zio Rick.

Ora vado. Alla prossima, ragazzi e ragazze.

Baci.

Fire

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo settimo ***


Capitolo 7

Capitolo 7

POV HAZEL, Aprica (SO), condominio e appartamento Berrigan, lunedì 23/12/13, ore 19.30

Dopo il tanto sospirato abbraccio tra i miei due sconsiderati fratelli, calò un silenzio imbarazzato.

-Ehm, adesso che facciamo?- chiesi a voce bassa, ma mi sentirono tutti ugualmente.

-Per prima cosa, ceniamo. Secondo, troviamo qualche gioco da fare. Laura, hai qualche idea?- domandò Ale.

Lei annuì, staccandosi da Nico. –Certo, Loup Garou. Vado a preparare i bigliettini- rispose lei, palesemente felice, mettendosi a contare i presenti.

-Ti aiuto- si propose Hilarie, subito imitata da Piper.

-Un momento- ringhiò Damon. –Io non mi metterò a giocare con voi umani-

-Tu lo farai, non importa ciò che vuoi- replicò mia sorella, calmissima.

-E cosa faresti per obbligarmi?- la sfidò lui. E Laura raccoglie sempre le sfide. Gli si avvicinò a testa bassa, lentamente. Quando la rialzò, lo fissò negli occhi stabilendo un contatto visivo.

Poi gli puntò contro l’indice destro, proprio nel solco tra le sopracciglia.

Per un secondo ci fu il silenzio, poi Damon si piegò in due, come se avesse ricevuto un forte pugno nello stomaco.

Lo sentii reprimere un gemito di dolore, mentre Laura aggiustava la mira e abbassava il braccio fino a farlo arrivare di nuovo in mezzo agli occhi.

-Che cosa… mi stai… facendo?- domandò lui, a fatica.

-Mia nonna è la Titanessa della necromanzia. Tu, in quanto corpo morto non-morto, sei sotto il suo dominio. E quindi anche il mio-

-Tua madre era una Semititanide?- disse sbalordito mio cugino Jason.

-È esatto, figlia di Asteria, titanessa della necromanzia, dei sogni premonitori, degli astri e dello spazio. Quindi, la prossima volta che andrai contro la mia volontà, ti farò più male-

-Mi stai… minacciando?-

-Consideralo un avvertimento, per adesso- sibilò lei, assottigliando gli occhi.

Si raddrizzò un secondo dopo e, guardandola in viso, nessuno avrebbe mai detto che avesse provato un po’ di Magia Oscura su un vampiro.

-A che punto siete?-

-Io sto tagliando la carta, mentre Piper scrive i vari personaggi- le rispose Hilarie.

-Quanti villani? Quanti lupi? Il vampiro? Il cacciatore? Eros? Thanatos? La strega? La bambina?-

-Siamo in tutto in 18. Direi, dato che 6 persone faranno uno dei ruoli singoli, ci rimangono 12 ancora da decidere: 6 lupi e 6 villani- ragionò Piper.

-No, 6 villani e 5 lupi, uno deve fare il Maestro di Gioco- la corresse Laura.

-Lo faccio io- mi proposi, così avrei saputo i ruoli di tutti.

-Ok, nessuna obiezione? Aggiudicata- mi fece l’occhiolino e sorrise.

-Ecco i bigliettini!- esclamò la figlia di Afrodite, allungandoli a mia sorella. Lei li mise in un cappello militare che riconobbi come quello di suo padre e li fece saltare, per mescolarli un po’.

-Prendeteli!- Ci fu un gran trambusto e l’ultimo bigliettino fu di Laura.

-Ok, sedetevi- ordinai. Fu gratificante vedere come tutti mi obbedirono.

-Chiudete gli occhi. Adesso io passerò dietro di voi e vi toccherò la spalla. Mi dovrete far vedere il vostro bigliettino, così che io sappia con chi io ho a che fare. In quel momento potrete vederlo anche voi, non preoccupatevi-

Feci il giro. Presi nota nella mente che la strega bionda – Elena – era una villana e non ne sembrava contenta, il vampiro sexy – Damon – era un lupo, il fratello era il cacciatore, Nico era la strega, Laura era una lupa, Meredith era la bambina e, incredibilmente, Bonnie era il vampiro, pardon, la vampira.

-Va bene, ora si può ufficialmente cominciare. È scesa la notte e tutti sono nei propri lettucci caldi a dormire. Però c’è la luna piena e i lupi aprono gli occhi, si riconoscono e decidono chi non supererà la notte. Si sveglia anche la bambina, la quale può vedere tutto quello che succede, ma non può intervenire. Per favore, il tutto si deve svolgere nel più completo silenzio-

Laura, Damon, Percy, Edward e Luka aprirono gli occhi in contemporanea e li vidi sorridere sotto i baffi. L’espressione di mia sorella cambiò radicalmente quando notò che c’era anche Damon. Meredith mantenne un’espressione totalmente impassibile.

La discussione fu piuttosto accesa per essere muta, ma alla fine decisero che Alaric aveva vissuto abbastanza. Il cacciatore fece una faccia buffissima quando vide che tra chi l’aveva ucciso c’era anche il suo migliore amico.

-I lupi hanno deciso e l’omicidio è stato compiuto. Ora i lupi tornano a dormire – Ehi! Ho detto tornare a dormire, non stare sveglio tutta la notte!- gridai a Damon, che non voleva saperne di chiudere gli occhi.

-Dicevo, i lupi dormono e si sveglia la strega- Nico puntò i suoi occhi arrabbiati su di me ed io gli spiegai a gesti chi era morto e se voleva usare una delle sue pozioni per farlo rivivere. Lui negò.

-Bene, la strega va a dormire e si sveglia Eros- Guarda caso era Piper, la quale indicò subito Laura e Luka.

-Eros ha deciso chi si deve innamorare per forza. Toccherò sulla spalla chi si è appena innamorato- e così feci. Mia sorella arrossì di botto quando vide che era il suo “amante” e lanciò un’occhiataccia a Piper.

-Eros torna a dormire e si sveglia Thanatos- Jason aprì gli occhi e indicò Percy e Nico, che toccai sulla spalla per far loro capire che dovevano odiarsi.

-Intanto la bambina ha visto tutto, ma si deve svegliare il vampiro- Bonnie, appena fu sveglia, indicò immediatamente Damon.

-Il vampiro ha scelto chi deve essere il suo succube, che toccherò sulla spalla e guarderà il suo padrone- Il vero vampiro guardò stupito la ragazza, che per contro arrossì.

-Il succube, come gli innamorati, dovrà fare tutto ciò che farà il proprio padrone-

-Il vampiro e il servo tornano a dormire. È sera ed è già mattina. Si aprono gli occhi ed Alaric è morto!-

 

 

POV BONNIE, Aprica (SO), condominio e appartamento Berrigan, lunedì 23/12/13, ore 19.45

Per uno stupido scherzo del destino mi era capitato il bigliettino del vampiro e, animata da una strana baldanza, avevo indicato Damon come mio succube. Forse speravo di poterlo avere alla mia mercè per almeno la durata di un gioco, o forse e semplicemente una pazza masochista.

Rick era morto ed il gioco era andato avanti. Era stato eletto un sindaco, Meredith, anche se la notte moriva lo stesso.

I lupi, durante la notte, avevano ucciso Stefan, il quale era il cacciatore, così ammazzò a sua volta Edward, che si rivelò essere un lupo.

Alexandra si era stufata ed era andata a prendere una bottiglia contenente un liquido ambrato. Oh no, alcool…

-Che ne dite di movimentare un po’ il gioco?- chiese, retorica.

Damon se ne versò subito un bicchiere, così come Percy, Jason, Nico, Luka e Laura, la quale lo volle doppio a tutti i costi.

-Alla goccia!- esclamò la figlia di Plutone che giocava, alzando il proprio bicchiere stracolmo.

-Tu sei pazza! È anche doppio- rise Luka.

-Chissenefrega, che cos’è?-

-Armagnac-

-Tre! Due! Uno! Via!- esclamò Edward, che faceva da arbitro.

I sette – Damon compreso – iniziarono a tracannare il liquore come se fosse acqua.

Incredibile a dirsi, ma fu proprio Laura a terminare per prima, rovesciando il bicchiere vuoto e facendo il gestaccio dell’ombrello agli altri concorrenti.

Damon finì giusto due secondi dopo e rimase un po’ deluso dal fatto che qualcuno lo avesse battuto.

Gli altri mi sembravano un po’ brilli, ma Laura era sobrissima e invocava alla birra da un litro a doppio malto che avevano in frigo.

Ale, invece, rideva accasciata sul pavimento e aveva le lacrime agli occhi.

-Andiamo avanti!- gridò forte Hazel, ma nessuno la stava ascoltando.

-Aspettate! Devo fumare- esclamò Hilarie, tirando fuori il pacchetto. Quando accese la sigaretta – in casa o fuori non faceva molta differenza per lei – iniziò a fare delle facce strane e Laura rise forte. Ora Ale stava realmente piangendo, ma il tutto era inframmezzato da alcune piccole risate che rischiavano di farla soffocare.

-Dai, prendine una anche tu!- La figlia di Nyx stava cercando di costringere una figlia di Plutone un po’ ubriaca a fumare una sigaretta, ma lei era ancora abbastanza sobria da rifiutarla.

-Che casino- sentii borbottare l’altra figlia del dio dei morti, che si stava sedendo accanto a me.

I semidei – ancora faticavo a definirmi come tale, soprattutto visto che non avevo ancora ricevuto alcun riconoscimento dal mio padre o dalla mia madre divini – erano più o meno tutti ubriachi, mentre noi potevamo dirci sobri.

Ridevano tutti per qualcosa che non capivo, dato che facevano un rumore assordante e le frasi arrivavano frammentarie alle mie orecchie.

Con la coda dell’occhio notai che Elena sembrava star approfittando della situazione e si avvicinava a Luka, il quale la accolse a braccia aperte.

Laura ci rimase malissimo e si alzò per andare a mettere via il liquore che aveva scatenato questo putiferio, ma il figlio di Ares la bloccò e la costrinse a sedersi vicino a lui, mentre dall’altra parte stava Elena.

La figlia di Plutone si rialzò e gli rifilò uno schiaffo, per poi andarsene incamera e non uscirne per tutta sera.

 

 

Spazietto dell’autrice:

capitolo scritto in frettissima, appena l’ho finito sono corsa a postarlo.

Fatemi sapere cosa ve ne pare, dato che ci ho messo del mio. Loup Garou è un gioco che esiste davvero, è francese e in Italia l’ho giocato qualche volta agli scout, con qualche variante. Quella che vi ho proposto è un mix tra quello che mi ricordo di questo gioco in versione scout e la versione francese.

Spero vi sia piaciuto.

Volevo solo dire una cosa, che sembra che nessuno abbia notato: i semidei usano il cellulare. Ovvio, loro lo possono fare, ma i mostri non attaccano. Come mai? Semplice, Ermes ha inventato un nuovissimo telefono, un simil-iPhone esclusivo per i semidei. Nessun mostro ne verrà attirato.

Questo è il mio sclero del lunedì.

Buona settimana a tutti, sperando che sia migliore della mia.

Bacioni

Fire

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

POV DAMON

 

Tutti fissavano Luka, il quale pareva particolarmente interessato ai lacci delle proprie scarpe. Il silezio faceva da padrone nella stanza.

-Sei. Un. Coglione- esordì una delle due sorelle di Laura, la castana. Era già in piedi, ma si raddrizzò e gli lanciò un’occhiata di fuoco.

-Hazel ha ragione. Io non ti sopporto, l’unica ragione per cui non ti ho spedito prima nel regno di mio padre si trova nell’altra stanza. Posso solo immaginare il dolore che sta provando in questo momento, lo stesso che TU le hai causato. Io e lei non siamo mai andati molto d’accordo, ma già da quando ti ha conosciuto e si è innamorata di te – Luka sussultò – Già, si è innamorata di te, perché lo trovi tanto strano?- Nico ormai aveva preso il via e, mano a mano che il discorso andava avanti, la sua voce assumeva un tono sempre più sprezzante e disgustato.

-Dicevo, da quando si è innamorata di te, grosso bastardo, ha sofferto come non mai. Quando io e lei litigavamo, non piangeva; quando combattevamo come se ci dovessimo scannare, non piangeva. Le sole volte per cui l’ho vista farlo è stata per colpa tua! Da quando aveva 15 anni, Luka, 15!- urlò, ormai completamente fuori di sé.

Dall’altra stanza giunse un singhiozzo ed il silenziò calò di nuovo.

Poi la streghetta si alzò e l’attenzione converse tutta su di lei.

-Io, ecco – balbettò. –Io vorrei andare a parlarle-

Hazel e Nico impietrirono. –Perché?- chiese lui, fratellone iperprotettivo.

-Vi capisco, volete proteggerla. È forte fuori, ma fragile dentro. La capisco, ama con tutta se stessa qualcuno che non la ricambierà mai, e si distrugge per questo. Vorrei andare perché anche io ho amato in questo modo-

Che cosa? E chi avrebbe mai amato una persona che non la ricambierebbe mai?

-Vai!- ringhiò Nico. La streghetta quasi corse nel percorrere quei pochi metri, aprì la porta e vi scomparve dietro.

Mi mossi in un nanosecondo. Prima ero nel salone, poi le mie gambe mi portarono nella stanza di Laura.

La strega, vedendomi, saltò di lato emettendo uno squittio di topolino cui veniva schiacciata la coda.

La figlia di Plutone, invece, non alzò nemmeno la testa. Era seduta sul bordo del letto a tre piazze e si fissava le mani, i capelli neri che le coprivano il volto come una tenda.

Non emetteva un suono e questo non faceva che aumentare lo strazio del pianto.

-Vattene- sussurrò all’improvviso, talmente piano che quasi non lo sentii.

-No- Ero serissimo, non volevo andarmene.

-Ti ho detto di andartene!- urlò, alzando di scatto la testa. Potei vederla, ma sarebbe stato meglio se non l’avesse fatto. Le lacrime le solcavano le guance e le impiastricciavano il trucco nero sugli zigomi, gli occhi erano rossi di pianto e semichiusi, segno che probabilmente nemmeno mi vedeva.

Era uno straccio. Era incredibile come un sentimento come l’amore riuscisse a far sentire uno schifo così tante persone.

Bonnie si era spiaccicata contro l’armadio e la fissava con gli occhi pieni di paura.

-Perché? Perché proprio io? Che ho fatto di male? Ma certo! È mia cugina che ce l’ha con me!- farneticava. Intanto si era alzata e aveva preso a fare avanti e indietro attorno al letto, gesticolando come una pazza.

Alla terza volta che mi passò davanti non ressi più, la afferrai per la vita e la lanciai sul letto per farla stare ferma.

-Uno, smettila, fai venire mal di testa e i vampiri non ne soffrono. Due, l’amore fa schifo, ma questo lo sanno tutti. Tre, chi è tua cugina?-

Lei mi guardava con gli occhi sgranati, ma non aveva paura. –Afrodite, la dea dell’amore e della bellezza, la madre di Piper- pigolò.

-Ascolta, non ti dirò che nel mare ci sono tanti pesci, oppure che hai tutta la vita davanti. Odio queste frasi fatte. Però hanno un fondo di verità: perché continuare a morire dietro a uno che nemmeno ti guarda? Mh?- chiesi, moderando il tono di voce e piegando la testa di lato.

Lei fissò il soffitto come se ci fossero state le risposte alle mie domande.

-È il tipo di persona che ti fa innamorare e non se ne accorge. È espansivo, abbraccia tutti e si porta via il tuo cuore. Non ne posso fare a meno, è… - si bloccò, tentando di trovare l’aggettivo giusto – è lui, semplicemente lui-

-Questa è ossessione – risposi, e mi accorsi che era quello che provavo io per Katherine. Ossessione.

Guardai la streghetta, che se ne era rimasta zitta per tutto il tempo accanto all’armadio.

Improvvisamente si fece avanti, catturando l’attenzione di Laura. –Non sempre si raggiunge il proprio obiettivo, qualunque esso sia. Ne avevo uno, ma ero certa che non lo avrei mai raggiunto, e lo sono ancora adesso. Non sono bella, non sono intelligente, non brillo in nessuna materia né nella vita sociale. Mi sono rassegnata e ho cercato di andare aventi, di dimenticare. Ma non lo si può fare con lui, è una forza troppo ingombrante nella mia vita-

-E allora che hai fatto?- La figlia del dio dei morti mi sembrava particolarmente presa dal racconto.

-L’ho accettato. Non si dimentica qualcuno come lui, è semplicemente impossibile. Ma sono riuscita a ritagliarmi uno spazio per me stessa e, anche se ora il dolore non è passato, si è attenuato e poco a poco scomparirà del tutto. So che non mi amerà mai, ma almeno questo pensiero non fa male come prima-

-Quindi dovrei lasciar perdere?-

-Dovresti tentare di capire cosa senti quando fa il cascamorto con le altre. Ti senti tradita come sorella o come ragazza? Pensaci-

-Aspetta! Allora tu adesso ti senti Sua sorella?-

La streghetta ci pensò su, poi rispose. –Qualcosa del genere-

Sorrise, per poi uscire dalla camera e richiudere la porta.

Rimanemmo noi due, nel buio della stanza. Io la vedevo perfettamente ed avevo la sensazione che anche lei ci riuscisse.

-Rimani, non andare via- sussurrò, una luce disperata negli occhi neri.

Annuii e mi sdraiai, stando bene attento a non sfiorarla.

Tuttavia, appena la mia testa toccò il cuscino morbido, mi afferrò per la maglia e appoggiò la testa contro il mio petto.

Preso alla sprovvista, le circondai il busto con le braccia.

 

 

POV LAURA

 

Mi svegliai con un gran mal di testa per la seconda mattinata di fila. Sbuffai sonoramente e mi mossi, in quanto sentivo un gran freddo.

Aprii gli occhi e mi ritrovai la vista ostruita da una massa di capelli neri lisci e lucenti come piume di corvo.

Corvo??? Oddio, durante la notte, Damon di era spostato contro di me, così che il suo naso toccasse il mio collo e mi respirasse sulla clavicola sinistra.

-Ti prego, non muoverti, mi hai fatto penare tutta notte. Ti muovevi e ti contorcevi, ti sei calmata solo quando mi sono inserito nei tuoi sogni e ho eliminato la parte brutta- esordì il vampiro.

-Buongiorno- dissi invece io, la voce ancora impastata dal sonno. Richiusi gli occhi e mi riabbandonai sul cuscino, stringendo i capelli di Damon tra le dita.

Lui sorrise e soffiò, facendomi rabbrividire. Gli tirai una ciocca di capelli e lui, per contro, mi sollevò la gamba sinistra e se la mise contro il fianco.

-Piantala- ordinai, con poca convinzione. Avevo ancora sonno, accidenti!

Lui rise contro la mia spalla, facendomi venire il solletico.

-Sembri un panda- esordì di nuovo.

-Parla per te, pipistrello-

-Non ho mai incontrato una ragazza come te. Hai una carattere strano, forte e fragile allo stesso tempo-

-Ti prego, possiamo non parlarne? Vorrei passare almeno un po’ di tempo senza pensare a ieri sera-

Impossibile. Appena lo dissi, tutte le immagini della serata appena trascorsa mi si riproposero con forza, obbligandomi a rivedere tutta l’umiliazione che avevo provato.

-Se vuoi posso farti dimenticare…-

Lo volevo? Dimenticare e vivere come se nulla fosse successo?

-No, sbagliando s’impara, giusto? È ora che lo faccia anch’io. Grazie comunque per l’offerta-

-Nessuno mi aveva mai detto grazie con questo tono-

-Quale tono?-

-Sincero-

 

 

Spazietto dell’autrice:

io adoro le ultime battute. Davvero, mi sembrano fantastiche.

Per le Bamon come me, non preoccupatevi di questo improvviso avvicinamento, non sfocerà mai in amore. Ho dei progetti per loro due che non comprendono questo tipo di relazione.

Luka, d’ora in poi, scomparirà dalle scene. Lo so, lo so, avevo preventivato una sua accoppiata con Meredith, ma avevo troppa voglia di farlo litigare con tutti, così, alla fine, l’hanno sbattuto fuori.

Nico s’è sfogato ed è stato giusto così. Me lo immagino come una versione più giovane e rancorosa di Damon, che però urla contro alle persone.

Bonnie ama ancora Damon, ma doveva pur inventarsi qualcosa per non dire che amava quella testa di rapa di un vampiro che manco la calcola proprio davanti a lui. Insomma, non aveva preventivato la sua presenza lì.

Mi sembra di aver detto tutto. Alla prossima volta, che non so quando sarà. Non contate più su di me il lunedì sera, perché devo preparare la tesina e devo studiare un casino. Questo cappy è uscito in un momento di follia post-interrogazione di francese e pre-panico interrogazione di economia aziendale (poi non mi ha interrogata e tremavo tutta per l’agitazione).

Bacioni.

Fire

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

E, per la gioia di Percabeth7897, pagy94 e SofyCullen, ecco qui il capitolo numero nove. Enjoy!

 

Capitolo 9

 

POV ALEXANDRA

Luka se n’era andato in tutta fretta durante la notte. Aveva pregato suo padre – che odiava Laura – di dargli un mezzo di trasporto qualsiasi ed era arrivato un Hammer* mezzo sgangherato che l’aveva riportato al Campo Mezzosangue.

Un’ora dopo Simon decollò dal giardino sul retro e tornò al Campo Giove.

E così ci lasciarono in due.

-Stiamo meglio senza di loro!- aveva esclamato Nico quando l’aveva saputo, ma io ero divisa tra il dargli ragione – il figlio di Ares aveva distrutto mia sorella per la terza volta – e i sensi di colpa – il figlio di Giove non era obbligato ad andarsene. Jason ci era rimasto male, poverino.

Sospirai. Laura attirava molti sguardi per via dei suoi capelli troppo lisci e degli occhi troppo intensi. Non era alta come me, ma era decisamente affascinante, come una figlia del dio dei morti non era mai stata. Superava persino Hazel, che era considerata la più bella figlia di Plutone mai esistita. Poi era arrivata Laura e l’aveva surclassata. Ma la sorella non le aveva mai portato rancore, anzi, le era grata per averla distolta dall’attenzione di tutti.

Io, con i miei capelli biondi e gli occhi verdi, sembravo la Madonna, soprattutto se mi vestivo di azzurro o di bianco. Perciò evitavo quei due colori, indossando soprattutto il verde e il nero, che non si intonavano con il mio essere figlia del dio del sole.

Ora, Laura non si vedeva dalla sera prima e nemmeno il fratello di Stefan, Damon.

“Ti prego, Apollo, dimmi che non hanno fatto nulla” pensai ardentemente. Anche se a prima vista poteva non sembrare, la mia piccola sorella era sensibile e poteva essere ferita molto facilmente.

Strinsi i pugni. Non sarebbe dovuta andare così.

Improvvisamente la porta principale si aprì e il vampiro maggiore entrò nel salotto. Si fermò sulla soglia, perplesso, lo sguardo fisso su di me.

All’inizio non capivo, ma poi realizzai come dovesse vedermi lui. Una ragazza bionda molto simile a Katherine e ad Elena che camminava senza sosta per tutto lo spazio della sala, soffermandosi di più sulla porta della camera matrimoniale della sorella adottiva, come un’anima in pena.

“Quindi non hanno fatto nulla…”

-Con chi avrei dovuto fare cosa?- chiese il moro, inclinando la testa di lato. Io indietreggiai, presa alla sprovvista.

-Non leggermi nella mente!- sibilai, lievemente piccata dalla cosa.

-L’ho fatto?- domandò, ed io mi chiesi se fosse ubriaco o cosa, perché mi sembrava instabile mentalmente e anche fisicamente, dato che aveva barcollato leggermente quando aveva richiuso la porta dietro di sé.

L’uscio della camera di Laura si aprì, rivelando una figlia di Plutone decisamente arruffata.

Il pigiama era tutto spiegazzato e i capelli erano piegati tutti da una parte, come se avesse dormito in un ciclone.

-Buongiorno- biascicò, trascinandosi fino al piccolo ripiano cottura dove si preparò il solito caffélatte.

Ricadde pesantemente sulla sedia e sorseggiò la bevanda distrattamente, come se fosse lì solo con il corpo e non con la mente.

-Ma che vi è successo?- domandò una voce dietro di me. Non avevo sentito arrivare il nuovo figlio del dio del mare, Stefan, tanto che quasi saltai via dalla sorpresa.

Capii che alludeva a Laura e al fratello maggiore, il quale rispose con un ghigno degno di Ade in persona.

-Beh, sai, fratellino, quando esce, si beve, si fa baldoria, si incontrano delle belle italiane, si fa tardi la sera-

-L’hai Influenzata, non è così? Hai bevuto da lei-

Mi arrabbiai. –Se l’hai fatto, io, Nico, Hazel e il divino Ade ti uccideremo. E anche la titanessa Asteria darà una mano-

-Non l’ho toccata, lo giuro sul sangue che fai versato dal corpo di nostro padre cinquecento anni fa- Rabbrividii.

-È troppo apatica perché sia una cosa naturale- ribattè Stefan.

-Sto bene- affermò lei. Ci mancava solo che iniziasse a sostenere Damon, il quale allargò le braccia, come se stesse per fare un annuncio importantissimo.

-Vedete, sta bene, è in perfetta forma, deve solo carburare! È prima mattina, non pretenderete certo che afferri due pompon e si metta a fare la ruota, vero?-

In effetti aveva ragione. Laura era nota per la sua apatia mattutina, solo che oggi questa sembrava più accentuata del solito.

-Sicura?-

-Sto bene- ripetè con più forza.

Nico spuntò dalla camera che condivideva con Percy e Jason e si diresse verso la sorella, depositandole un lieve bacio sulla testa, per poi servirsi di caffè forte.

-Buongiorno sorellina*- Vidi Stefan e Damon irrigidirsi.

-Sei italiano, per caso?- chiese il minore tra i due.

-Il mio cognome è Di Angelo, sono nato negli anni Trenta del Novecento da Maria Di Angelo, veneziana emigrata a Washington con il padre, ambasciatore italiano negli USA, e Ade, il dio degli Inferi e dei morti- La voce di Nico era ferma e guardava i due vampiri con sfida.

-E come mai non hai qualcosa tipo ottant’anni?- domandò il maggiore.

-Sono rimasto bloccato in un posto dove il tempo scorre più lentamente assieme a mia sorella. Sono stato liberato nove anni fa assieme a lei, ma Bianca è morta in un’impresa- e guardò Percy, che abbassò lo sguardo, colpevole.

-Bianca?- chiese Matt, che si era appena alzato.

-Mia sorella morta a dodici anni in un’impresa che coinvolgeva le Cacciatrici-

-Cacciatrici?- s’inserì Alaric. Probabilmente pensava a Meredith.

-Ragazze vergini che rinunciano ai maschi per una vita pressoché immortale – se non s’innamorano o cadono in battaglia, ma entrambe le opzioni sono praticamente impossibili – e seguono la dea Artemide, la dea della caccia, degli animali selvatici e della luna, nelle sue imprese- rispose Laura con voce cupa.

-Immortali? Nel senso che non possono morire?- Certo che Elena era tarda.

-A meno che s’innamorino o cadano in battaglia, non si ammalano, non provano freddo o caldo eccessivi e sono più forti e più veloci. Più che umane, non so se mi spiego- intervenni io.

-Sono delle vampire- replicò ingenuamente Bonnie, ma Laura scosse la testa.

-Sono umane immortali, non vampire. Non si nutrono di sangue, sono normali sotto quel punto di vista. È in battaglia che non vorresti mai averle contro-

-Hanno sconfitto il Campo Mezzosangue più di sessanta volte di seguito negli ultimi trecento anni. Ovvero tutte le volte che sono venute a trovarci- commentò Percy.

-Bellissime, algide e fredde. Proprio il mio tipo- sorrise Leo con calore. La sua storia con Calipso non era andata a buon fine, ma lui si era ripreso in fretta. La figlia di Atlante non si era più fatta vedere, ma aveva un mondo da esplorare.

-Buh!- esclamò qualcuno, comparendo da un Viaggio nell’Ombra proprio dietro Laura, che sobbalzò.

Era Hazel, che l’abbracciò da dietro ridendo come una pazza.

-Hazel Levesque! Mi hai fatto venire un infarto! Volevi mandarmi nel regno di nostro padre prima del tempo?-

-Scusa, ma è stato troppo divertente!- rise la mia sorella acquisita.

-Non se ne parla nemmeno, mi hai quasi uccisa!- replicò Laura.

Il telefono della mora suonò e lei lo fissò accigliata. –Michael Rowe ha fatto una nuova intervista!- esclamò poi.

 

 

POV BONNIE

Michael chi? Chi diavolo era?

Laura mi sembrava molto presa da ‘sto tizio, ma io non avevo idea di chi fosse.

-Chi è “Michael Rowe”?- chiesi. La figlia di Plutone mi guardò come se fossi un’aliena.

-È semplicemente l’attore più figo che possa esistere nell’universo. Vieni, te lo faccio vedere- e andò a prendere un portatile, accendendolo.

-2x16?- chiese la sorella bionda, e Laura annuì. -È l’episodio in cui compare prima. In teoria c’è ancora prima nella 1x03, ma non era ancora figo come nelle ultime puntate della seconda stagione-

-Ti do pienamente ragione, sorellina-

Il sito caricò il video molto in fretta. La figlia del dio dei morti andò subito verso i dodici minuti e mi spiegò brevemente i personaggi.

-Basta che fai entrare la tua squadra- stava dicendo la Waller.

-La mia squadra?- chiedeva Diggle.

-L’abbiamo chiamata “Task Force X”- gli rispose il capo dell’A.R.G.U.S.

-Dacci un taglio. Questa non è una Task Force, diamo il giusto nome alle cose. Benvenuto nella Squadra Suicida-

La cosa scioccante fu che, mentre il personaggio iniziava a parlare in inglese, Laura ripeté in italiano le stesse identiche parole che vedevo come sottotitoli, sospirando alla fine della frase.

Ancora più sconcertante fu che, nello stesso momento, lo fecero anche Alexandra, Hazel, Piper e Hilarie.

-Lo sappiamo a memoria-

-“Deadshot is a go”!- esclamò Laura, con un sorriso sornione stampato sul viso.

-Ma è tutto tatuato!- notai.

-Si tatua il nome delle sue vittime. Da solo, è inquietante. Sull’avambraccio destro ha scritto “James Holder”, la sua vittima della 1x03. Che fisico!- rispose lei, gli occhi neri che brillavano. Cosa non avrei dato per vedere scintillare così quelli di Damon!

-“We’re going to want popcorn for this”!- disse stavolta la figlia di Plutone, ridendo assieme al cecchino.

-Assomiglia a Damon lì- commentò Elena.

-Floyd Lawton non ha riguardi per la vita umana; ha ucciso il fratello, il padre e la madre – storia lunga –; è un mercenario; ha avuto un figlio, che è morto, e ora ha una figlia. È un padre che deve difendere la propria prole. Con Eddie non ci è riuscito, con Zoe, invece, le sta lontano e tutto ciò che prende lavorando – e rischiando la vita – per l’A.R.G.U.S. va su un fondo fiduciario segreto per lei. Vorrebbe morire facendo qualcosa di onorevole, ma il suo desiderio è superato da quello di salvaguardare la figlia. È dolce, a modo suo-

-Floyd Lawton?- chiese Meredith.

-Il vero nome di Deadshot- spiegò ancora Laura.

-Dì che lo ami e lo vorresti sposare- la sfidò Alexandra.

La sorella la guardò e sorrise. Poi scese dalla sedia e si diresse verso la finestra, spalancandola. Un vento freddo le scompigliò i capelli.

-Io amo Floyd Lawton, a.k.a. Deadshot, interpretato da Michael Rowe in Arrow! E lo vorrei sposare!- gridò alle montagne ed ai pini innevati, ed alle case ancora addormentate.

Quando la richiuse, aveva le guance arrossate, ma sorrideva lievemente stordita dal freddo mattutino.

-Tu sei completamente fuori di testa- commentò Stefan.

-Tutti abbiamo un pizzico di follia. Tutto sta nel tirarlo fuori-

 

POV DAMON

Non l’avevo morsa, ma l’avevo Influenzata per dimenticare. Nessuno mi doveva vedere “umano”, anche e soprattutto una persona che avevo appena conosciuto.

La vidi un po’ intontita, ma si riprese in fretta, tanto da incominciare a parlare a raffica di un certo Michael Rowe e di Deadshot, per poi urlare qualcosa fuori dalla finestra.

Temetti di averle causato un qualche danno permanente. Fissava un po’ tutti con un sorriso imbarazzato che le imporporava leggermente le guance.

-Che ne dite se ci fate vedere che tipo di poteri possiamo avere io e Stefan, dato che siamo stati riconosciuti?- chiese Elena, il mio Angelo.

-Ale, Ed, Pipes, Perce? Per voi va bene?- domandò la castana figlia del dio dei morti. Loro annuirono.

-Stefan, è meglio se io e te andiamo a valle a cercare un fiume- gli disse il figlio di Poseidone.

-Noi invece andiamo al poligono di tiro. E porto la chitarra, Apollo è anche il dio della musica- disse il figlio del dio del sole.

-Io vado con loro e spiego ad Elena cos’è la lingua ammaliatrice- s’inserì la figlia della dea dell’amore.

-E noi?- chiese la streghetta.

-Noi vi faremo vedere i nostri poteri. Nico è molto bravo ad evocare scheletri e a Viaggiare nell’Ombra. Io ad usare l’oscurità a mio favore e ad evocare fantasmi. Hazel a trovare gallerie sotterranee e a riconoscere le pietre preziose. Jason richiama i fulmini e vola-

-Aspetta- la interruppe il biondino. –Io non volo, sfrutto le correnti d’aria per sollevarmi da terra. È diverso-

-Sì, scusami, cugino. Ma sua sorella Thalia, la luogotenente delle Cacciatrici, è molto più potente per quanto riguarda i fulmini-

-Io sono in grado di far scendere la notte anche a mezzogiorno e vedo molto meglio al buio- intervenne la castana figlia di Nyx. –Leo, figlio di Efesto, è in grado di riparare qualsiasi cosa ed evoca il fuoco. Frank, figlio di Marte, ha ereditato la capacità di saper maneggiare bene qualsiasi tipo di arma e la tattica militare. Annabeth, la ragazza di Percy, figlia di Atena, è un’abilissima stratega. Clarisse, figlia di Ares, è molto brava a combattere-

-I figli di Ermes sono eccellenti ladri; quelli di Dioniso e di Demetra sentono una forte connessione con le piante; quelli di Ecate sono letteralmente maghi e streghe, dato che è la dea della magia; quelli di Nike – non le scarpe – vincono sempre, la madre è la dea della vittoria; quelli di Tyche portano fortuna, mentre quelli di Nemesi la equilibrano- elencò Hazel.

-Come dire che portano un’enorme sfiga- borbottò Laura.

-Non c’è un test per sapere di chi sei figlia?- chiese la streghetta.

-Di solito sono gli dei che decidono se e quando riconoscere i figli, ma ultimamente si stanno dando particolarmente da fare, quindi non ci vorrà molto. Per il test, no, generalmente non esiste, ma basta vedere in cosa si è più bravi-

-Percy eccelle nel canottaggio e nella spada- scrollò le spalle Nico.

-Tu sei un emo depresso, fratello- lo rimbrottarono le sue sorelle.

Lui alzò di scatto la testa e sguainò la spada. Era nera come quella della sorella dai capelli più scuri, probabilmente era fatta dello stesso materiale.

Lei sorrise e sganciò il braccialetto. La sua arma si allungò e si appesantì, rivelando la lama scura e lunga circa un metro. L’appoggiò sulla spalla e ghignò al fratello.

-Pronto a perdere, fratellone?-

 

 

POV LAURA

Avevo dormito come un sasso, per questo ero più intontita del solito.

Alla palestra-poligono di tiro, sfidai Nico come al solito, e come al solito vinsi in meno di due minuti.

Lo atterrai con pochissime mosse, puntandogli Tenebræ alla gola.

Nello stanzone a fianco, Elena, Ale ed Edward stavano tirando con l’arco, o meglio, Ed scoccava frecce a volontà ed mia sorella urlava contro la neo-figlia di Apollo qualcosa sulla sua postura.

-Più in su con quel gomito! – Tira bene, altrimenti come pretendi che la freccia si conficchi nel bersaglio? – Il bacino deve essere parallelo all’arco, per fare più forza al colpo!- e così via.

-È l’ennesima volta che ti batto, fratello! Non è che stai diventando vecchio?- lo schernii, alludendo al fatto che era nato negli anni Trenta.

Lui mi rifilò la sua migliore occhiataccia, ma era nulla in confronto alle mie.

-Battiti con me- disse una voce. Percy e Stefan erano ritornati. –Dopotutto, ho sconfitto il miglior spadaccino degli ultimi trecento anni!-

Scappucciò la Bic che era la sua spada e Vortice fece la sua comparsa. Un metro e venti di bronzo celeste rilucevano e mandavano bagliori.

-D’accordo, Perseus- lo presi in giro, posizionandomi in stile greco.

Lui sorrise allo scherzo e si lanciò contro di me. Con Tenebræ bloccai un suo fendente dall’alto e sferrai una stoccata sotto la sua guardia.

Il figlio del dio del mare scartò di lato e mirò al mio braccio sinistro. Scattai all’indietro e deviai la punta della sua spada con la mia.

Vortice fendette l’aria orizzontalmente, come se il suo proprietario volesse decapitarmi, ed io mi abbassai. Sfruttai questo momento in cui Percy aveva abbassato la guardia e mi gettai su di lui, afferrandogli la mano con cui teneva la spada e puntandogli la mia contro il petto, in modo da immobilizzarlo.

-Dicevi, cugino?-

-Mh, anche in stile greco- commentò Ale, che era appena ritornata di qua. –Elena non sarebbe in grado di centrare un bersaglio nemmeno se avesse il dono della telecinesi e scagliasse le frecce con la forza del pensiero- commentò.

-Almeno è brava a cantare- s’inserì Ed.

-Sai come t’aiuta in battaglia. Se ti trovi davanti un Lestrigone cosa fai? Ti metti a cantare “Salvami” di Gianna Nannini e Giorgia?- Ovviamente, essendo Ed americano, non capì il senso della frase, ma io, Nico, Damon e Stefan sì.

-Oppure a declamare versi di poesie?- rincarai la dose, un sorriso stampato in faccia. L’espressione offesa di Elena era impagabile. Stirai ancora di più le labbra.

-Almeno potrei rendermi utile e guarire i feriti, Apollo è anche il dio della medicina-

-La lingua ammaliatrice con me non funziona, legata di Venere. Hai mai partecipato ad una battaglia campale? Da come sono curate le tue unghie, credo proprio di no-

-Che c’entrano le mie unghie?-

-Sono troppo curate perché combattessi in prima persona le tue battaglie- spiegò Piper.

-Anche quelle di Laura sono curate!- ribattè la neo-figlia di Apollo.

-Le mie unghie sono normali, non sono curate. Una volta alla settimana metto un siero allungante ricostituente e basta. Le tue, è evidente, sono frutto di molte manicure-

La bionda strinse in pugni, come se si stesse sforzando di non saltarmi addosso e strapparmi i capelli. Azione infantile, tra l’altro.

Mi scrocchiai il collo e poi le dita, pronta per un’altra sessione di allenamento.

Ma, come le cose migliori, anche questo momento non era destinato a durare. Un simbolo aleggiò sopra la testa di Meredith, una civetta in campo grigio perla.

-Determinata. Ave, Meredith Sulez**, figlia di Atena, dea della saggezza, della conoscenza, della strategia militare e delle arti utili, signora delle civette- proclamò Ale.

 

*Un Hammer è un tipo di veicolo militare, una specie di SUV usato dagli americani impegnati in guerre su terrenti impervi. Se vedete la serie tv Torchwood, è l’auto che guida sempre Jack.

**Non sapevo il cognome nuovo di Meredith, quindi ho usato quello che si conosce sin dal primo libro.

 

Spazietto dell’Autrice:

allora, sono tornata. Ho lasciato in sospeso questa storia perché ho avuto gli esami di maturità e l’ispirazione era andata a farsi un giro.

Comunque ho iniziato e finito questo capitolo nel giro di tre ore prima della pubblicazione, mentre un’altra folle idea mi pervadeva la mente, perciò non so quanto bene sia venuto.

Ed ecco qui un’altra semidea/legata. Piuttosto ovvio questo riconoscimento, ma sto tirando per le lunghe quello di Damon e Bonnie.

Tanto per dirla tutta, qui ci sono i presenti de “Il diario del vampiro” con le rispettive famiglie:

·       Stefan, figlio di Poseidone e legato di Atena (molto alla lontana)

·       Elena, figlia di Apollo e legata di Afrodite

·       Meredith, figlia o legata di Atena

·       Alaric, semplice umano

·       Matt, semplice umano

Penso di aver detto tutto su questo capitolo. Ora che per me inizia l’università non so quando aggiornerò, ma tenterò di essere molto più presente di quest’estate.

Grazie a chi legge e chi ha recensito spingendomi a continuare.

Alla prossima.

Baci,

Fire

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2442793