Take a Chance on me di eltanininfire (/viewuser.php?uid=179429)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 1 *** Capitolo Primo ***
Capitolo 1
Capitolo
1
POV
LAURA, Aprica (SO), condominio Berrigan, pianterreno, appartamento
Berrigan,
domenica 22/12/13, ore 19.15
“-Lo
so che
non eri tu, non è colpa tua… ti amo- dice Richard
a Kahlan, prima di cadere a
terra. Lei lo fissa, si libera dal Con Dar, la Furia del Sangue, e
corre in
ginocchio accanto al Cercatore, piangendo. Richard è morto.
In quel momento
due
figure a cavallo sopraggiungono. Sono Cara e Zedd.
-Cara! Cara! Ti
prego, l’ho ucciso, l’ho ucciso!- urla la mora.
La
Mord’Sith
s’inginocchia dall’altra parte del morto e gli
infonde l’Alito di Vita,
facendolo risorgere. Intanto le lacrime di Kahlan hanno formato una
nuova
Pietra, che può essere utilizzata al posto di quella del
Creatore.
I quattro, con
Richard ancora cieco, si dirigono verso i Pilastri della Creazione e
pongono la
nuova Pietra sull’Altare. I raggi del sole la colpiscono e
avviene la magia:
tutti gli squarci creati dal potere dell’Orden si sono
richiusi, sigillando il
Guardiano nel Mondo Sotterraneo.
Zedd pronuncia
una
formula per ridare la vista a Richard e lui può ritornare a
vedere il viso di
Kahlan. Si sorridono, si baciano e si abbracciano.
-Il Marchio del
Guardiano… è scomparso- dice lei, accarezzando il
petto di Richard.
-Perché
l’abbiamo
sconfitto- risponde il Mago, sorridendo a Cara.
-Richard, mi
dispiace così tanto…- dice ancora la Madre
Depositaria.
-Non
c’è niente per
cui dispiacersi- le risponde lui.
-Ti ho ucciso,
ho
cercato di confessarti…- replica lei.
-Non ha
funzionato-
dice il Cercatore.
-È
impossibile-
risponde Kahlan.
-È la
stessa
ragione per cui sei uscita dal Con Dar, la stessa ragione per cui le
tue
lacrime hanno formato una nuova Pietra. Non c’è
magia più grande dell’amore che
tu e Richard provate l’uno per l’altra- dice Zedd e
il due amanti tornano a
guardarsi, stupiti. Si sorridono e iniziano a baciarsi.
Una
Mord’Sith da
l’Alito di Vita ad una giovane donna bionda stesa per terra.
È Nicci, che è
appena stata catturata da Darken Rahl e dalle sue Sorelle
dell’Agiel. Si tocca
il collo, circondato da un Rada’Han.
-Non avrai
creduto
che ti avrei lasciata libera di usare i tuoi poteri, Nicci?- chiede
Rahl.
-Non provare a
scappare – continua, e una Mord’Sith le fa vedere
la sua Agiel, che non esiterà
ad utilizzare per trattenerla alla Torre. –Ho dei piani per
te, e non saranno
piacevoli come un bagno caldo-
Nicci si limita
a
fissarlo, spaventata e con una mano ancora sul
Rada’Han.”*
Sospirai.
Così finiva, dunque, la seconda stagione di
“The Legend of the Seeker”. Cavolo, adesso volevo
vedere la terza!
Sapevo
che non c’era, ma l’avrei creata io stessa, pur
di farla continuare.
-Uff,
finalmente è finito questo strazio- sbuffò Ale,
proprio accanto a me.
Alexandra,
19 anni, bionda, occhi verdi, alta circa
1,70, bellissima e mia migliore amica da quando avevo 11 anni.
Io,
invece, mi chiamavo Laura, 18 anni, capelli e occhi
neri, alta 1,55 (sigh!), e, a mio parere, nemmeno molto bella.
I
miei erano morti in un incidente aereo, lasciandomi
completamente sola, così i migliori amici dei miei mi
adottarono. Sono sua
sorella sia sulla carta sia nel cuore, tanto che nei messaggi e nella
vita
quotidiana ci chiamiamo “Sister”,
“Sis”, “Sorellina” e
“Sorellona”.
-Ale!
Non è straziante! È una delle mie serie
preferite!- replicai.
-È
meglio White Collar- ribattè.
Fu
il mio turno di sbuffare. –Solo perché ti vorresti
portare a letto Neal Caffrey, non significa che sia una bella serie!-
-Tu
vorresti farmi credere che tu non te lo vorresti
ritrovare nel letto la notte?- obbiettò, scettica.
-Preferisco
Richard Rahl, hai visto che fisico?-
-Anche
Neal non scherza, sai?-
-Credo
che Sara ne sia consapevole, sai?- le feci il
verso.
Gi
guardammo negli occhi e scoppiammo a ridere.
Tra
di noi era naturale fare questi discorsi e non
provavamo il minimo imbarazzo a parlare dei corpi dei ragazzi. Di
solito ci
sarebbero stati anche Hilarie, che era più pazza di noi, e i
tre maschioni:
Luka, Edward e Simon, che avrebbero fatto di tutto per fermarci dal
parlare
anche di loro. I quattro sarebbero arrivati domani pomeriggio, in
quanto i
ragazzi avevano le partite con le rispettive squadre di calcio e la Ila
aveva
una gara di ginnastica artistica.
-Ordiniamo
le pizze?- chiesi, non avevo voglia di
mettermi a cucinare, e non ne aveva neppure Ale, perché si
dimostrò entusiasta.
Chiamammo
i pizzaioli e concordammo che ci avrebbero
portato la cena tra mezz’oretta.
-Intanto
che facciamo?- domandò la bionda, buttandosi
di nuovo sul divano.
-Facciamo
la maratona “Il signore degli anelli”?-
chiesi, ma ricevetti un rifiuto.
-L’abbiamo
fatta l’anno scorso- si giustificò, ed io
non potei fare altro che annuire.
-Che
film hai?-
-Fammi
vedere- disse, e andò allo scaffale. Scorse
tutti i film che aveva e mi disse qualche titolo, ma niente che mi
ispirasse.
-Honey
2?-
-Già
visto e so a memoria le canzoni-
-Fright
Night – Il vampiro della porta accanto?-
-Pure-
-Capitan
America?-
-Idem-
-Ma
ci sarà qualcosa, no?- sbottò Ale,
all’ennesimo
film rifiutato.
-Non
lo so, fa vedere!- dissi, raggiungendola. Guardai
i vari titoli e potevo dire di averli già visti tutti, ma
uno in particolare
attirò la mia attenzione.
-Ecco,
questo!- esclamai, indicandolo.
-Avatar?
Ma non ce l’abbiamo a casa?-
-Sì,
ma è rotto e vorrei vedere lui che cattura i cosi
volanti senza che mi si blocchi tutto- chiarii e lei scoppiò
a ridere.
-I
cosi volanti?- chiese.
-Sì!
Come si chiamano… i Banshee o una roba simile…-
tentai di spiegare. La risata si fece più forte e Ale ci si
sarebbe strozzata
se in quel preciso istante non avessero suonato alla porta. Afferrai il
portafoglio e mi avviai.
-Ecco
qui! Due “prosciutto e funghi”, mi devi 6,50
€ di
pizza più 3 € di consegna- dissi e mi diede i soldi
che avevo speso per lei.
-Ho
fame- brontolò.
-Su,
che adesso si mangia- la esortai e ci mettemmo a
tavola, dopo aver gettato una porzione nel fuoco.
Mezz’ora
dopo i cartoni delle pizze erano vuoti e
avevamo spazzolato anche le croste.
-La
pizza del Baffo** è veramente buona!- esclamò
Ale,
mettendosi le mani sulla pancia piena.
-Concordo
pienamente***!- dissi, imitandola. –Non credo
di aver mai mangiato così tanto in vita mia!-
-Sono
piena come un uovo!- continuò la bionda ed io
scoppiai a ridere. Solo un’altra volta aveva detto
così: tre anni fa eravamo in
vacanza-studio a Dublino, in Irlanda. Una domenica i genitori che ci
ospitavano
sono dovuti volare in Spagna (beati loro!) e, al loro posto, sono
venuti i
nonni. Quella sera, a cena, mangiammo come due scrofe, beccandoci
persino la
doppia porzione di gelato e Tortionata alle mandorle****.
-Stai
pensando a quello che penso anch’io?- chiese, con
una nota divertita negli occhi.
-Non
lo so, stai pensando anche tu a quello che penso
io?- ribattei.
-Non
ne ho idea, tu che ne dici?- replicò, rifilandomi
la patata bollente. Oddio, non ne saremmo più uscite!
-Ok,
se stai pensando alla vacanza-studio a
Malahide*****, allora sì- mi arresi.
Ale
alzò la mano al cielo. –Evvai, avevo ragione!-
esclamò ed io non potei fare altro che scoppiare a ridere
alla sua idiozia.
-Ok,
guardiamo Avatar- aggiunse.
-Aspetta!
Hai “Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato”?-
-Certo,
secondo te?-
-Guardiamo
quello!- esclamai.
-Va
bene- si arrese e fece partire il film.
POV BONNIE,
Aprica (SO), condominio Berrigan, pianterreno, appartamento
Salvatore-Gilbert-Sulez-McCollough-Honeycutt-Saltzman, domenica
22/12/13, ore
19.15
Ok,
forse la gita invernale in Italia non era stata poi
questa grande idea. Va bene che l’avevo avuta io e avevo
aggiunto che Stefan e
Damon, essendo italiani, potevano aiutarci con la lingua, ma adesso,
ripensandoci, mi ero resa conto che, se fossimo state sole, ci saremmo
perse.
Aprica,
questo il nome della cittadina, non era
grandissima, ma era tutto talmente bianco che ogni casa mi sembrava
uguale
all’altra.
Sbuffai
e tirai la valigia che si era incastrata in un
mucchio di neve e non ne voleva sapere di spostarsi dal marciapiede.
-Oh,
cavolo!- esclamai, quando vidi che non accennava a
muoversi.
-Aspetta,
ti aiuto- Stefan, da bravo cavaliere del
Cinquecento, era venuto a salvarmi dalla Valigia Maledetta.
-Grazie-
dissi.
-Ma
di nulla, Bon. Ho solo visto che non ce la facevi e
ti ho dato una mano. Tutto qui- rispose lui, con la valigia assassina
tra le
braccia.
-Grazie
comunque, Stef-
Sorrisi
ed entrai in quella che sarebbe stata la casa
che ci avrebbe ospitati per Natale, Capodanno e quella che qui
chiamavano
Epifania. In sostanza, avremmo passato in Italia tre settimane buone!
La
casa era un grande condominio in legno a tre piani,
con quattro porte su ogni piano. Noi eravamo in un appartamentino
spazioso per
sette persone al pianterreno, nelle altre tre c’erano due
famiglie e due
ragazze, probabilmente migliori amiche che passavano le feste insieme e
lontano
dai genitori.
“Come
noi, del resto…” pensai,
avviandomi verso la stanza che avrei condiviso
con Elena e Meredith. Nell’altra ci starebbero stati Stefan,
Alaric, Matt e,
colmo dei colmi, Damon. Infatti, il vampiro era stato messo al muro da
Elena,
con la quale aveva contrattato: si sarebbe sorbito tre settimane con
“il suo
fratellino, Rick e Mutt” se, e solo se, lei gli concedeva un
appuntamento la
vigilia di Capodanno. Una cosa ignobile, un ricatto, ma Elena
accettò, causando
la reazione negativa del fidanzato, che la mollò
così, su due piedi.
Iniziò
in questo modo una discussione infinita, proprio
due giorni prima della partenza, prefissata per oggi. Io e Meredith
riuscimmo,
con grande sforzo, a tirarla fuori dallo stato semi-catatonico in cui
era
caduta la bionda, obbligandola quasi a venire con noi e tutta la banda
in
Italia, “per dimenticare l’accaduto”.
In
realtà volevo solo che Elena e Stefan si
rimettessero insieme.
Ora
lei e il suo ex si vedevano il minimo
indispensabile, ma era già qualcosa rispetto a due giorni fa.
Misi
via la mia roba in uno dei tre armadi della
“stanza delle ragazze” e andai a vedere come
procedeva in quella “dei ragazzi”.
Stefan aveva appena finito di riempire i cassetti, Matt stava riponendo
i
jeans, Rick stava mettendo sul comodino un librone di mitologia greca,
romana e
norrena, e Damon non c’era.
Aggrottai
le sopracciglia e il fratello minore mi vide.
-È
a fare scorta di liquidi- spiegò, mentre mi
raggiungeva e insieme ci avviavamo verso il salotto.
Proprio
in quel momento Damon ritornò, con in mano un
borsone pieno di sacche dell’ospedale. Ci sorpassò
senza degnarci di uno
sguardo e si infilò in camera per posare il suo carico.
Ci
rimasi leggermente male e Stefan lo notò. Mi diede
una piccola stretta al braccio e mi sorrise, rassicurante. Ricambiai e
raggiunsi la nostra meta, seguita dal vampiro.
-Dovremmo
comprare qualcosina per i nostri vicini,
altrimenti sembreremo maleducati- stava dicendo Meredith, che si era
accaparrata
una delle tre poltrone in pelle chiara.
-Hai
ragione, ma cosa e, soprattutto, dove?- aveva
chiesto Elena, che, invece, era semi-sdraiata sul divano, di cui
occupava, da
sola, due posti su tre.
-Non
c’è un supermercatino da queste parti?- domandai,
inserendomi nella conversazione.
-Hai
ragione! Adesso controllo- esclamò Meredith, che
si era portata il PC e l’ADSL.
-Google
Maps mi dice che c’è un “Iper
Di” proprio a
duecento metri da qui, potremmo andare lì- aggiunse la mora.
-Sicuramente
non adesso, ormai è buio- disse Matt, che
era appena arrivato dalla “stanza dei maschi”.
-Vado
io, in fondo essere un vampiro mi aiuta a vedere
al buio. Con me può venire Bonnie- s’intromise
Stefan, comparendo dal nulla
dietro di me e facendomi venire un infarto. Elena
assottigliò gli occhi,
visibilmente contrariata, ma annuì.
Io
feci lo stesso e mi rimisi il giaccone verde chiaro
e la sciarpa blu.
-Andiamo
a scegliere questi regali- dissi, uscendo con
il vampiro dagli occhi verdi.
L’ultima
cosa che vidi, prima che la porta in noce
chiaro si chiudesse dietro di noi, fu Damon, appoggiato allo stipite
della
“camera dei maschi”, che ci fissava.
Angolino
dell’autrice:
Ecco
qui il primo capitolo di questa nuova storia, che
sarà un cross-over tra “Il Diario del
Vampiro” e “Percy Jackson” (DOPO la
battaglia con Gea e i Giganti, che gli dei hanno vinto, tutte le info
nel
prossimo capitolo). Mi ispiravano troppo, così mi sono
buttata. È nel fandom de
“Il diario del vampiro” anche se è molto
Jacksoniana. Adesso passiamo ai vari
asterischi:
*=
sono le battute finali dell’episodio 2x22
“Tears” di
“The Legend of the Seeker”, ma
nell’ultima parte, quella con Rahl e Nicci, non
mi ricordavo le battute, così le ho un po’
inventate, anche se la cosa del
bagno caldo è vera, dato che lei l’ha quasi
bollito vivo. Chi se le ricordasse,
per favore me lo faccia presente.
**=
“il Baffo” è una pizzeria che esiste
veramente dove
vivo io, ma non ad Aprica (mi pare).
***=
“Concordo pienamente!” è una battuta del
film
“Mamma mia!”, detta da Pierce Brosnan quando lui e
Colin Firth perdono il
traghetto per l’isola.
****= la
Tortionata alle mandorle è un dolce tipico della
città in cui vivo ed è
buonissima. In quel caso io ed Ale ne avremmo mangiata almeno la
metà (e non è
poca!) solo noi due.
*****=
Malahide è la cittadina di mare vicino a Dublino
in cui siamo andate insieme in vacanza-studio per la prima volta tre
anni fa,
la stessa di quando parlo della Tortionata.
Ok,
ho finito di morbarvi, per cui vi chiedo di dirmi
se vi piace oppure se farei meglio a cancellarla.
Per
ogni info, contattatemi via MP.
Grazie
in anticipo.
Bacioni.
Fire
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo secondo ***
Capitolo 2
Chiedo
cortesemente di leggere tutte le note, fino in fondo, in quanto
contengono una
spiegazione esauriente di ciò che succederà.
Grazie.
Capitolo 2
POV
STEFAN, Aprica (SO), per strada, diretti al
supermercato, domenica 22/12/13, ore 19.25
Camminavo
in silenzio, con Bonnie accanto, tutta
infagottata nel giaccone e nella sciarpona. Non avevo voglia di
parlare, ma
solo di essere in compagnia di qualcuno e, visto che avevo mollato
Elena, mi
ero avvicinato molto sia a Meredith sia alla piccola rossa che tentava
di stare
al passo con me.
Rallentai.
–Scusa, ero perso nei miei pensieri e non ti
ho aspettato-
-Non
fa niente. Sto bene- rispose, ma iniziava già a
battere i denti.
-Si,
ma se sudi, poi ti viene minimo un raffreddore.
Con questo freddo, poi!- esclamai. Ora avevo voglia di sfogarmi.
-Non
ti preoccupare per me, fallo per te, piuttosto.
Come stai?- disse, ribaltando la situazione.
-Meglio.
Certo, non sono felice di vedere Elena che si avvicina sempre di
più a mio
fratello, ma avevo sperato che non accettasse, così da
passare almeno le
vacanze invernali senza di lui- spiegai.
Annuì.
–Ti capisco. Mi è sembrato che Elena non
pensasse a te quando ha detto di sì a quella sottospecie di
ricatto infame-
-Già,
l’ho pensato anch’io. Però non
l’ho lasciata solo
per questo- dissi, iniziando un discorso, ma non sapendo bene come
terminarlo.
-È
da un po’ di tempo che non prende in considerazione
ciò che penso io. Come se il mio parere non contasse
più, come se io accettassi
a priori tutto ciò che va bene a lei. Come se io non
esistessi- conclusi, a
voce bassa.
-Non
per intristirti ancora di più, ma ultimamente mi
sembrava più distaccata verso tutti e più vicina
a Damon- disse,
soprappensiero.
-Ti
prego, non parliamone più- la supplicai quasi.
-Oh!
Si, certo. Scusa- aggiunse, facendomi gli occhioni
dolci. Non potei non perdonarla.
Le
sorrisi e lei mi rispose.
-Oh,
eccolo! Dev’essere questo- esclamò, indicando il
supermercato.
Entrammo
e la sentii sospirare. Probabilmente per il
calduccio che si doveva sentire qua dentro.
Scegliemmo
velocemente i tre regali, tutti uguali e
pagammo. Qui la moneta era l’euro, perciò avevamo
concordato di usare le carte
di credito per tutto.
Quando
rientrammo, la situazione non era cambiata,
anzi, mi sembrava ancora più ferma di prima. Solo Meredith e
Alaric erano
vicini, tutti gli altri erano sparpagliati nel piccolo appartamento e
Damon era
scomparso, di nuovo.
-Ecco
fatto- dissi, attirando gli sguardi dei presenti.
-Andremo
domani, adesso mi pare un po’ tardi- disse
Rick. –Chi prepara la cena?- aggiunse.
-Lo
faccio io- sospirai, avviandomi ai fornelli.
-Aspetta!-
gridò quasi Elena, alzandosi dal divano. Io
mi girai. –Non mi sembra giusto. Tu sei appena rientrato,
vado io- disse,
scrollando le spalle.
-Senza
offesa, Elena, ma tu non sei questa gran cuoca,
sai? Faccio io, tanto non sento la stanchezza- mi giustificai.
La
bionda non ebbe più nessun motivo di fermarmi ed io
potei mettermi a cucinare.
Mezz’ora
dopo potevo invitare tutti gli umani a tavola.
-Uhm,
davvero Stefan, sei un cuoco bravissimo- disse
Matt, tra una forchettata e l’altra di pasta al pesto.
-Veramente
eccezionale- rincarò la dose Meredith,
seguita dal fidanzato.
-Vi
ringrazio, ma non ho fatto nulla di speciale-
-No,
fratellino, hai solo sfamato un branco di umani-
disse una voce. Damon era tornato ed era appoggiato alla parete di
fronte a
dove si era seduta Elena.
-Non
siamo animali- lo redarguì la cacciatrice, con
un’occhiataccia che lui ignorò bellamente. Stava
fissando la bionda Guardiana.
Immediatamente
un moto di fastidio mi invase lo stomaco
a quello sguardo troppo intenso.
“Attento,
fratellino, di questo passo ti verranno le
rughe”
mi prese in giro.
“Attento,
fratellone, di questo passo ti ritroverai con
un paletto di legno conficcato nel petto”
gli feci il verso.
“E
chi sarebbe il mio assassino, tu?”
chiese, ridendo nella mia mente.
“Meredith
Sulez, Cacciatrice”
dissi, trucidandolo con lo sguardo.
Lui
quasi si mise a ridere. “Sono troppo
potente”
“Lo
sarai fino a quando ti uccideranno”
replicai.
“Proprio
perché sono potente, non ci riusciranno”
“Tu
hai paura”
Ringhiò.
–Come, prego?-
-Mi
hai sentito-
-Ripetilo,
se ne hai il coraggio-
-Tu. Hai. Paura-
scandii, alzandomi in piedi. Sentii il respiro
di tutti mozzarsi, gli occhi sgranati e il corpo rigido, pronto a
qualsiasi evenienza.
Damon
assottigliò le palpebre, minaccioso, dopo emise
un –Mnh- con un tono disgustato e fece un passo indietro.
-Non
ne vale la pena- si giustificò, tirando fuori un
sorrisino storto in favore di Elena. Poi si diresse in salotto e
sprofondò in
una poltrona, dove rimase per tutta la sera.
POV
ALE, Aprica (SO), condominio Berrigan, pianterreno,
appartamento Berrigan, domenica 22/12/13, ore 23,30
Finalmente
il film era finito! Adoravo “Il Signore
degli Anelli” ed annessi, ma mi sentivo la testa un
po’ intontita e gli occhi
mi bruciavano.
-Ehi,
guarda!- disse Laura, facendomi vedere
un’immagine. C’era Peeta di “Hunger
Games” con un sacco di distorsioni del suo
nome. Era bellissima e piena di fantasia.
-Johua
Hutcherson è molto carino in versione bionda,
non mi piace in “Viaggio nell’isola
misteriosa”, ma in “Hunger Games”
è molto
meglio- risposi.
-Vero,
ma comunque lo preferisco in “Un ponte per
Terabithia”, quando ancora non aveva quella mascella da
mastino napoletano che
tutte trovano sexy, ma che lo fa sembrare un cane da guardia-
commentò Laura,
digitando sulla tastierina del telefonino a velocità
supersonica.
-Ma
ti rendi conto che questo qui ha recitato anche con
Kate Beckinsale, Dakota Fanning e Jeanne Tripplehorn!-
esclamò, gli occhi che
le brillavano di furia.
-Chi?-
-Tu.
Mi. Spaventi. La Tripplehorn ha fatto “Basic
Instinct”, la Beckinsale è la vampira Selene di
“Underworld” e seguito, e la
Fanning è la vampira Jane di “Twilight”.
Mi sto chiedendo come tu non le abbia
riconosciute-
-Mnh,
adesso ricordo. Kate ha anche fatto “Van
Helsing”-
-Quello
che fa Viktor in “Underworld” ha fatto anche
Davy Jones in “Pirati dei Caraibi”!-
-E
lo sai adesso?-
-Sì-
disse, e mi rifilò uno sguardo al vetriolo.
-Comunque
in quella saga ha recitato anche Stellan Skarsgård,
quello che fa Bill in “Mamma mia”- aggiunsi.
-Lo
so, ma chère-
disse lei, con tono leggero.
Due
squilli in contemporanea distolsero la nostra
attenzione dal discorso – stupido, ma noi siamo fatte
così – che stavamo
facendo. Lo stesso messaggio era arrivato in contemporanea ad entrambe.
From:
Luka
To:
Laura; Ale
“Noi
arriveremo
domani pomeriggio. Ci saranno anche i vostri familiari.”
-Bene-
borbottò. –Non vedevo l’ora di rivedere
mio
fratello-
-Eddai,
almeno tu non ti devi sorbire la chitarra classica
del mio-
-Che
fortuna che hanno gli altri, non devono sopportare
parenti inutili- continuò.
-Questo
è vero, ma vedila così: un’occasione in
più per
riappacificarvi. Qualsiasi cosa vi siete fatti l’un
l’altra- aggiunsi.
-È
questo il problema: non so cosa gli ho fatto. È da
quando ci conosciamo che non fa altro che darmi contro, anche quando ho
ragione!- sibilò, cercando di non alzare la voce e non
arrabbiarsi troppo.
Quando succedeva, il terreno tremava e si udivano strani lamenti che
mettevano
i brividi.
-Secondo
me è perché è il più grande
tra te e vostra
sorella e non è ancora stato riconosciuto- dissi,
sovrappensiero.
-Cosa?-
chiese Laura, con la voce strozzata.
-Non
lo sapevi?-
-No,
credevo che lo fosse, ma forse adesso lo capisco.
Nostro padre ha sempre preferito sua sorella a lui, e ora, vedendo che
non
viene riconosciuto, se la prende con me- sussurrò la castana.
-Siete
i fratelli più strani che io abbia mai visto-
dissi, cercando di risollevarle il morale.
-Ha
parlato quella che è uguale identica a suo
fratello!- rise.
In
effetti non aveva tutti i torti. Io ero bionda con
gli occhi verdi e, fisicamente, assomigliavo tantissimo a nostro padre,
mentre
mio fratello era castano scuro con gli occhi nocciola. Lui aveva preso
il
talento canterino e musicista del nostro genitore, mentre io ero un
bravo
medico, anche se non me la cavavo male nel pianoforte.
Lanciai
il telefono sul divano e mi ci sdraiai,
sbuffando sonoramente.
-Ehi,
che ne dici di andarcene a letto, altrimenti
domani sembreremo due zombie- sussurrai.
-Tu
inizia ad andare, io ti raggiungo. Sto parlando con
Ginny- spiegò ed io annuii. Ginevra era una sua amica e
compagna di classe,
nonché semidea romana di seconda generazione, nipote di
Venere da parte di
padre e di Vulcano da parte di madre.
-Cosa
ti sta chiedendo?-
-Ha
trovato un mezzosangue potente, probabilmente
figlio di Marte o Giove, non sa se rivelargli la verità o
aspettare che lo
trovino i mostri per farlo-
-Meglio
farlo subito, così da portarlo in fretta al
Campo Centrale-
Eh
già, da quando la Seconda Gigantomachia era
terminata, gli dei, in ogni loro aspetto, si erano adoperati per creare
un
unico Campo per tutti i semidei, ma non tutti si erano trasferiti
lì. Alcuni
non si erano adeguati all’esistenza dei Greci o dei Romani,
così erano rimasti
nelle rispettive Bay Area, mentre i curiosi avevano fatto un tentativo.
Questo
era il quinto inverno che il Campo Centrale era in vita.
Io
ero una semidea greca, mentre Laura era Romana. I
nostri genitori, o meglio, le nostre madri, che poi si erano sposate
con i
nostri patrigni, sapevano tutto, ma non si aspettavano che una di loro
sarebbe
morta con il proprio marito. L’altra – mia madre
– volle adottare a tutti i
costi Laura e da allora siamo sorelle oltre che cugine divine.
Scrisse
alla ragazza, la quale rispose che l’avrebbe
fatto subito, anche a costo di svegliarlo.
Ridemmo.
–Dai, che sono stanca- sospirò.
-Speriamo
che domani non succeda qualcosa di male-
dissi, raggiungendo la camera. C’erano tre letti ad una
piazza e mezza, che di
solito univamo e facevamo un mega lettone matrimoniale, così
da stare tutte
vicine. Ilaria non era ancora arrivata, così rimanemmo
separate.
-Io
spero di non ammazzare mio fratello- borbottò.
Affondammo il viso nel cuscino e ci addormentammo, con la sensazione
che il
giorno seguente sarebbe stato importante per entrambe.
Spazietto
dell’autrice:
anche
in questo capitolo non succede niente. Odio le
storie in cui già al primo o al secondo cappy succede
qualcosa, quindi l’azione
si avrà dal prossimo aggiornamento.
Allora,
spero si sia capito di chi è figlia Laura. Ho
fatto i salti mortali per dire tutto senza rivelare i nomi. Ale
è figlia
dell’Apollo greco e ha un fratello per controparte Romana che
conosceremo nei
prossimi capitoli, anche se lo nomina già da adesso. I loro
amici sono un
figlio di Ares, un figlio di Giove, un figlio dell’Apollo
romano (il ragazzo
descritto da Ale) e una figlia di Nyx, dea della notte. I loro nomi
sono nel
capitolo precedente. Chi li indovina, vince un abbraccio virtuale.
Ho
voluto dedicare la prima parte del capitolo a Bonnie
e Stefan. Secondo me, se non ci fossero di mezzo Elena e Damon, loro
due
starebbero insieme, ma ormai sono una Bamon abbastanza convinta.
Il
condominio, in sé, esiste davvero, ma non è di
proprietà della famiglia di Ale né i miei sono
morti.
Il
periodo in cui è ambientata la storia è 5 anni
dopo
la guerra con Gea, Percy e Annabeth hanno 22 anni, Nico 19, Hazel 18,
Frank 21,
Leo, Piper e Jason 20, Thalia (metterò la H per distinguerla
da un’altra mia
protagonista, Talia Salvatore) perennemente 15.
Il
Campo Centrale (mia invenzione) si trova dalle parti
di St. Louis, e mischia Greci e Romani. Ci sono le Case tipo i greci,
ma la
mensa è in comune come i romani. I templi sono per ambedue
le controparti degli
dei e ci sono sia i 2 pretori (Reyna e Frank) sia il leader del Campo
(Percy).
Coloro che fanno parte di questo Campo hanno sia le perline come i
greci, sia
il tatuaggio come i romani, rigorosamente sul braccio sinistro (dato
che zio
Rick non specifica su che braccio ce l’hanno, io ho visto una
foto dove Reyna
ce l’ha a sinistra).
Il
simbolo del genitore
divino
SPQR
Le
cicatrici ad indicare
il numero di anni di servizio
Invece
per “Il diario del vampiro”, il periodo
è
l’inizio del college, ma senza Zander (lo odio quel
licantropo), quindi siamo
in “L’alba”.
Spero
di essere stata esauriente. Per altre info,
contattatemi via MP.
Al
prossimo capitolo.
Baci
Fire
P.S.:
per me si legge Thàlia, non Thalìa, come mi hanno
fatto notare e come dicono nel 2° film.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo terzo ***
Capitolo 3
Capitolo
3
POV
LAURA, Aprica (SO), condominio
e appartamento Berrigan, lunedì 23/12/13, ore 9,25
La
sveglia del cellulare
suonò, puntuale come sempre. Lo cercai a tentoni e la
spensi, riemergendo dalle
coperte. Un mal di testa lancinante mi colse le tempie e la nuca.
Emisi
un gemito sofferto.
-Che
c’è?- mugulò Ale.
Probabilmente l’avevo svegliata.
-C’è
il sole e io ho
un’emicrania da far paura al Minotauro- borbottai.
-Quindi
c’è papà!-
esclamò, improvvisamente piena di vita. Quella che io non
avevo, specialmente
di prima mattina.
Io
ripiombai nel cuscino,
che mi strinsi intorno alla testa per non sentire il chiasso che faceva
mentre
scendeva dal letto e si dirigeva verso la cucina.
Canticchiava
addirittura!
Non era stonata, ma di prima mattina non avevo intenzione di sentire
nulla fino
almeno alle undici!
A
fatica mi alzai anche
io, raggiungendo Ale, la quale stava già facendo colazione.
-Sarebbe
veramente comodo
avere un’aura tutta per
noi-
bofonchiò, riferendosi alle ninfe del vento che ci servivano
al Campo Giove.
-Le
nostre driadi non sono
così veloci- spiegò.
-Il
vento è sempre più
veloce, soprattutto degli alberi- scherzai.
Rise
con me ed era bello
vivere con lei, mi sollevava il morale. Era sempre così
solare e divertente che
mi impediva di pensare che mio padre era il dio degli inferi e dei
morti, oltre
che delle ricchezze della terra.
Mangiai
in fretta la mia
fetta di pane, burro salato e marmellata ai mirtilli e bevvi il mio
caffelatte.
Ero
pronta ad affrontare
una nuova giornata qui ad Aprica, senza fare nulla.
-Quando
andiamo a vedere
“Lo Hobbit – La desolazione di Smaug”?-
chiesi, certa che, prima o poi, ci
saremmo andate.
-Dopo
Natale, la prossima
domenica-
Era
così strano non essere
al Campo, non alzarsi alle sette per allenarsi, non sottrarsi agli
scherzi dei
figli di Ermes, non fuggire dai figli di Ares e non dover sopportare
quella
piattola di Ottaviano.
Ma
era piacevole starsene
con le mani in mano, in licenza, senza costruire qualcosa, senza
buttarsi dalle
aquile giganti, senza morire affogata, senza essere inseguita dai
mostri perché
sei la figlia di uno dei Tre Pezzi Grossi
dell’Olimpo.
Anche
se mi mancava
prendere in mano la mia spada di ferro dello Stige, dono di mio padre.
L’avevo
chiamata Tenebris, “Oscura” in latino,
perché era nera come la notte più buia.
Ci
preparammo velocemente.
Avevamo deciso che quella mattina saremmo andate a pattinare.
Una
strana sensazione
dilagò nel mio petto, schiacciandomi il cuore.
Mi
voltai all’improvviso
verso la porta.
-Che
succede?-
-Ho
un presentimento, uno
brutto-
-Tu
hai sempre brutte
percezioni, Laura-
-Sono
certa che questa
volte è reale-
Manco
a dirlo una seconda
volta che avvertimmo un forte tonfo nell’appartamentino
davanti al nostro,
seguito da varie imprecazioni, anche in italiano.
Un
secondo ed eravamo
pronte a combattere. Tenebris era spuntata fuori da un braccialetto
nero e
l’arco di Ale, Photos, comparve da un anello doppio a forma
di cetra.
Ci
catapultammo fuori da
casa nostra e ciò che vedemmo ci lasciò di sasso:
Alecto, Megera e Tisifone
volteggiavano appena sotto l’alto soffitto, gracchiando come
tre corvi.
Imprecai
in latino. Le
Furie, tutte e tre, erano qui, in Italia. Non era un buon segno.
-Oh!-
esclamò Megera.
–Altre semidee!-
Le
altre gorgogliarono in
armonia. Probabilmente ridevano per la loro fortuna.
Dalla
porta sfondata dalle
Furie erano usciti dei ragazzi, circa sette in tutto.
Avevano
detto “altre”
mezzosangue, probabilmente qualcuno di loro era della nostra stessa
specie.
-In
quanto figlia del
vostro signore, vi ordino di andarvene!- gridai, ma loro sibilarono e
scesero
in picchiata.
Mi
passarono vicino,
graffiandomi con gli artigli e urlandomi nelle orecchie.
Con
una rocambolesca
capriola, riuscii a decapitare Tisifone, la cui essenza venne assorbita
da
Tenebris mentre si dissolveva in polvere.
Alecto
e Megera non la
presero bene. Si scagliarono contro di me, decise a farmi fuori, ma non
avevano
calcolato Ale e le sue frecce.
Un
dardo tagliò l’aria e
si conficcò nel petto di Megera, che fece una faccia
sorpresa prima di sgretolarsi,
l’essenza spedita nel Tartaro.
Ora
rimaneva solo Furina*.
Sorrisi,
spietata, e feci
un passo avanti.
Quella
ringhiò, frustrata
dalla perdita delle sue sorelle. Dispiegò le ali da
pipistrello e scomparve
dalla porta d’ingresso dell’edificio.
Avevo
l’adrenalina a mille
e il cuore che pompava sangue come un tamburo.
-Tu…
tu ci hai salvato… la
vita…- balbettò una ragazza bionda,
dall’aspetto un po’ ebete e fanciullesco.
Appoggiai
la lama di
Tenebris sul polso e la spada di ferro dello Stige ritornò
alla sua forma
mascherata. Ale fece lo stesso con Photos.
-Erano
le Erinni, vero?-
saltò su un tipo più adulto degli altri.
-Non
pronunciare i nomi,
sono potenti- lo redarguii, secca. Un tuono era risuonato in lontananza
quando
aveva pronunciato il nome dei mostri che avevano attaccato lo strano
gruppetto.
-Credo
sia meglio che
veniate dentro, non si sa mai- disse la mia amica bionda, indicando la
porta
del nostro appartamento.
Annuii
e la raggiunsi.
-Perché
dovremmo
seguirvi?- chiese sospettoso un ragazzo che assomigliava tantissimo al
leader
del Campo Mezzosangue, solo che era molto più pallido del
figlio di Poseidone.
-Perché
se no quella
ritorna con i rinforzi e noi siamo soltanto in due. Volete morire per
caso?-
risposi, sarcastica al massimo.
Probabilmente
ero riuscita
a convincerli, perché si mossero titubanti verso di noi.
-Guardate
che non vi
mangiamo mica- aggiunse Ale, sorridendo diabolicamente.
-Così
non si direbbe, Sis-
Lei
mi guardò come se non
sapesse di cosa stavo parlando, ed io scoppiai a ridere.
Quella
fu l’incentivo
giusto per farli entrare in casa nostra.
Riassumendo
la mia
mattinata: mi ero svegliata con un mal di testa degno di Atlante che
sorregge
il Cielo, poi ho dovuto combattere contro Furina e le sue sorelle, e
adesso mi
toccava spiegare il mio mondo, troppo complesso per dei novellini, a
persone
che probabilmente non ne sapevano niente.
Di
bene in meglio.
POV
BONNIE, Aprica (SO), condominio e appartamento
Berrigan, lunedì 23/12/13, ore 10, 15
Eravamo
comodamente seduti
a fare colazione quando quelle tre cose
erano spuntate fuori dal nulla e si erano avventate su di noi.
Damon
e Stefan erano
immediatamente saltati in piedi, tentando di colpire quelle vecchie con
le ali,
ma erano maledettamente veloci.
Io
mi appiattii contro il
frigorifero e mi lasciai cadere a terra, terrorizzata e confusa.
Iniziai a
pregare per un intervento divino che scacciasse via quei mostri.
Meredith,
Alaric ed Elena
cercavano di dare una mano, ma non riuscivano a fare niente contro
quelle tipe
alate.
Matt
seguì il mio esempio
e si sedette, fulmineo, sul pavimento, coprendosi la testa con le mani
quando
la credenza sopra di lui esplose per il colpo di una delle vecchiette.
I
due vampiri aumentarono
la velocità e la potenza dei loro colpi, ma ottennero il
solo risultato di
essere catapultati contro la porta dell’appartamento,
sfondandola. Avvertii
anche qualche borbottio del Salvatore più grande, che dal
tono dovevano essere
delle imprecazioni in italiano, perché non ci capii nulla.
Le
“pipistrelle” volarono
fuori, girando in cerchio come gli avvoltoi che aspettavano la morte
delle loro
prede.
Tutti
noi ci alzammo,
raggiungendo Damon e Stefan, i quali si stavano riprendendo.
Proprio
in quel momento
una porta si aprì, rivelando due ragazze.
La
prima era bassina e assomigliava
tantissimo al maggiore dei due fratelli vampiri: capelli ed occhi neri,
interamente vestita di scuro, con un mano una corta spada nera
dall’aria
letale.
La
seconda, invece, era la
fotocopia di Elena: alta, bionda, occhi verdi, atteggiamento regale,
sguardo
fiero. L’unica cosa diversa era il grande arco lavorato con
oro che impugnava
con sicurezza, puntandolo contro i tre mostri.
La
mora imprecò in una
lingua a me sconosciuta fino ad questo momento, quando capii che aveva
mandato
al “Tartaro” le tre cose.
Come
diavolo facevo a sapere una lingua mai sentita?
-Oh!-
esclamò una delle
vecchiette. –Altre semidee!-
Le
altre emisero in
gorgoglio inquietante. Semi-cosa? Io
non mi sentivo molto divina, soprattutto in momenti come questi.
La
stessa ragazza che
aveva imprecato avanzò, ponendosi in mezzo tra noi e loro.
–In quanto figlia
del vostro signore, vi ordino di andarvene!- gridò, ma loro
sibilarono e
scesero in picchiata.
Urlai
per lo spavento.
Quelle le erano passate accanto, graffiandola con gli artigli e
costringendola
ad arretrare.
Con
una capriola e
tentando un fendente dall’alto, la tipa riuscì ad
uccidere una dei mostri, non
quella che prima aveva parlato definendole delle semidee.
Le
altre due
s’infuriarono, gettandosi contro la spadaccina.
Tuttavia
una freccia
dorata tagliò l’aria e si conficcò nel
petto di quella che aveva parlato per
prima, che fece una faccia stupita prima di dissolversi in una strana
polvere
color del sole.
Ora
ne rimaneva solo una.
La
ragazza sorrise,
spietata come solo Damon sapeva essere, e fece un passo avanti.
Quella
ringhiò, frustrata
dalla perdita delle sue sorelle. Dispiegò le ali da
pipistrello e scomparve
dalla porta d’ingresso dell’edificio.
-Tu…
tu ci hai salvato… la
vita…- balbettò Elena.
La
mora appoggiò la lama
della spada sul polso e quella diventò… un
braccialetto? Ora ero sicura di
stare impazzendo. La bionda fece lo stesso con l’arco, che si
trasformò in un
anello doppio.
-Erano
le Erinni, vero?-
saltò su Alaric, che era eccitatissimo.
-Non
pronunciare i nomi,
sono potenti- lo rimproverò secca la combattente. Difatti un
tuono era
risuonato in lontananza quando Rick aveva pronunciato il nome del trio
demoniaco.
-Credo
sia meglio che
veniate dentro, non si sa mai- disse l’arciera, indicando la
porta del nostro
appartamento.
L’amica
la raggiunse.
-Perché
dovremmo
seguirvi?- chiese sospettoso Stefan.
-Perché
se no quella
ritorna con i rinforzi e noi siamo soltanto in due. Volete morire per
caso?-
rispose la mora, sarcastica al massimo.
Aveva
ragione. Lentamente
attraversai l’ingresso.
-Guardate
che non vi
mangiamo mica- aggiunse la bionda, sorridendo diabolicamente.
-Così
non si direbbe, Sis-
L’arciera
guardò l’amica
come se non sapesse di cosa stava parlando, e lei scoppiò a
ridere.
Se
queste ragazze ci
avevano salvato la vita e volevano proteggerci, allora
perché non andare con
loro?
-Ferma-
mi intimò Damon,
invece.
-Chi
siete?- continuò.
-Alexandra
e Laura
Berrigan- rispose la bionda, come se fosse ovvio.
-Che
diavolo erano
quelle?-
-Le
Benevole, mostri
mitologici dell’antica Grecia e dell’antica Roma-
disse l’altra.
-Sentite,
è meglio se
entrate che così possiamo spiegarvi tutto con calma. Non
possiamo farlo se
restiamo qui in mezzo alla porta e dove tutti possono sentirci-
intervenne di
nuovo l’arciera, Alessandra.
Entrammo
nell’appartamento. Era molto simile al nostro, solo che era
omologato per sei
persone.
Era
tutto in legno chiaro,
noce probabilmente, ed era molto spazioso.
Ci
sedemmo tutti quanti al
grande tavolo al centro del salotto.
Le
presentazioni furono
veloci e loro strinsero la mano ad ognuno di noi.
-Ok,
sentite. Quello che
vi dirò poterà sembrarvi il parto di una persona
fuori di testa, uno
schizzofrenico allucinato, ma è tutto vero. Voglio che lo
teniate bene a mente
mentre vi spiegherò chi siamo io e mia sorella-
-Quella
è tua sorella? Non
vi assomigliate per niente- s’intromise Damon, con il suo
solito tono
sarcastico.
-Ti
assicuro che io e lei
siamo sorelle. Siamo cresciute insieme e i suoi genitori mi adottarono
quando i
miei morirono. Perciò si, siamo sorelle- disse
l’altra ragazza, Laura,
avvicinandosi pericolosamente al vampiro.
Aveva
in mano una
bottiglietta contenente un liquido dorato e lo stava versando in due
bicchieri,
uno per sé e uno per la sorella.
-Ok,
il fatto è questo:
gli dei dell’Olimpo esistono sul serio da cinquemila anni e
quando ne hanno
voglia scendono sulla terra e… come posso dire?-
iniziò la bionda.
-Rimorchiano
i mortali?-
le rispose la mora, con un sorriso storto degno di Damon.
-E
nove mesi dopo, puf!
Nasce un semidio o una semidea- finì Alexandra.
-Quindi
noi siamo semidei
e semidee- ragionò Meredith.
Dopo
aver rimesso via la
bottiglietta ed essere tornata nel salotto, Laura si rivolse
direttamente a
lei. –Beh, non proprio. È possibile essere dei legati,
ovvero non figli,
ma nipoti, pronipoti e così via degli dei. Una mia amica
è nipote di Venere e
di Vulcano-
-Voi
da chi discendete?-
chiese Stefan.
-Noi
siamo semidee di
prima generazione, ovvero uno dei nostri genitori è un dio o
una dea. Provate
ad indovinare- disse l’arciera, tirandosi su la manica
sinistra della felpa e
poi della maglietta, imitata dalla sorella.
Entrambe
avevano un
tatuaggio, ma in comune avevano solo la scritta SPQR. La bionda aveva
uno
strano simbolo sopra di essa, come uno strumento musicale molto antico
che non
riuscivo a collocare; sotto c’erano quattro cicatrici
verticali.
La
mora, invece, aveva un
geroglifico nero, come una croce con le braccia curve e una testa o un
omino
con tre gambe; sotto c’erano sette cicatrici.
-SPQR? Senatus PopolusQue
Romanus ? “Il
Senato e il Popolo di Roma”?- allibì Alaric.
Laura
annuì e si rimise a
posto la manica della felpa, seguita dalla sorella.
-E
il glifo sopra… l’ho
già visto… Plutone, giusto?- A sentire il nome
del dio, l’interpellata trasalì
come se avesse ricevuto una scossa. Rick lo prese come un si.
-E
quello strumento, una
cetra. Apollo, credo-
-È
così, sono figlia del
dio del sole, della musica, della medicina, della poesia, del tiro con
l’arco e
degli scapoli- Quando disse l’ultima parola, Alexandra
arrossì e Laura alzò
gli occhi al cielo.
-Io,
invece, sono
orgogliosamente figlia del dio degli Inferi, dei morti e delle
ricchezze della
terra- s’inserì la mora, ostentando un tono di
voce molto simile a quello di
Elena quando criticava una ragazza, facendo il confronto con se stessa.
-Solo
che Ale è figlia
dell’Apollo greco, mentre io sono figlia di Plutone, che
è Romano- aggiunse.
-La
differenza dove sta?-
chiese Stefan, che si stava perdendo. Come me, del resto.
-Allora,
gli dei
dell’Olimpo, all’inizio, erano greci e lo sono
stati per tanto tempo, ma poi si
spostarono a Roma, seguendo il cuore della civiltà
occidentale, e lì vi
rimasero per quasi lo stesso periodo di tempo, creando un grande
impero.
Successivamente si spostarono in Francia, Inghilterra, Germania, ma in
tutti i
Paesi dove andavano, rimanevano influenti i periodi Greco e Romano.
Perciò,
quando si spostano in luogo nuovo, non uno, ma ben due Campi per
semidei
sorgono nel nuovo Paese- spiegò Ale.
-Un
Campo per i Greci e
uno per i Romani- s’inserì Damon. Se
n’era stato buono, fermo e zitto per così
tanto tempo che mi ero quasi dimenticata della sua esistenza. Beh,
quasi.
-Esatto,
il primo ad Est
ed il secondo ad Ovest. Ci furono talmente tante dispute tra i due
gruppi che
vennero separati e gli dei fecero in modo che i semidei non sapessero
l’esistenza l’uno dell’altro-
continuò Laura.
-Tuttavia,
in alcune
occasioni, mentre i mortali facevano le loro guerre, anche i semidei
combattevano sugli stessi fronti. Pensate alla Guerra civile, per
esempio.
Vinsero i greci- aggiunse Alexandra, tanto rapidamente da non poter
dare alla
sorella di elaborare quello che aveva detto.
-Ultimamente
sono state
combattute due guerre molto importanti, la Seconda Titanomachia e la
Seconda
Gigantomachia. Successivamente, gli dei hanno deciso di non tenerci
più
separati e hanno creato il Campo Centrale, dalle parti di St. Louis.
È un vero
e proprio mix di elementi greci e romani, dovreste proprio vederlo-
disse la
spadaccina, con un sorriso nostalgico.
-E
poi, mentre gli dei
greci tendono di più verso la cultura e le arti, come romani
sono più
disciplinati, più uniti e più tendenti alla
guerra. La loro personalità è
cambiata e anche alcuni dei loro attributi e sfere di influenza-
s’inserì
l’arciera.
-Pensate
ad Atena, la dea
della strategia militare, delle arti e della sapienza. Come Minerva
è la dea
degli artisti e dei consiglieri, ma non più della strategia,
quella è andata ad
Ares, che è diventato il romano Marte- commentò
la mora.
-Come
facciamo a sapere di
chi siamo figli?- chiesi, titubante.
-Di
solito mandano un
segno. Per esempio, a Percy è comparso un tridente verde
sopra la testa, mentre
Piper si è ritrovata vestita come ad una cena di gala-
-Poseidone
e…- disse Rick.
-Afrodite,
la dea della
bellezza e dell’amore- rispose Alexandra.
-Ecco,
succede una cosa
come questa- indicò Laura.
Sopra
la testa di Stefan
era comparso un ologramma: un tridente verde con delle ali.
-Incredibile,
figlio di
Poseidone e legato di Atena.
Un’altra
volta-
Aggrottai
le sopracciglia.
-Percy
è figlio di
Poseidone e Annabeth, la sua ragazza, è figlia di Atena. I
loro figli, se mai
ne avranno, saranno legati di
entrambi gli dei-
Le
ragazze si alzarono e
si inchinarono al vampiro, che sembrò piuttosto confuso.
-Ave,
Stefan Salvatore,
figlio di Poseidone, dio del mare, signore dei cavalli, e legato di Atena, dea della saggezza,
della ragione, della strategia
militare, signora delle civette-
Spazietto
dell’autrice:
primo
riconosciuto! Dato
il suo fisico ho voluto farlo figlio di Poseidone, ma vista la sua
indole poco
propensa all’impulsività, l’ho voluto
imparentato con Atena.
Ho
azzardato, vero? Ma
Atena non è sua nonna, è più una cosa
come Frank con il padre di Percy:
bis-bis-bis-…nipote.
Sono
consapevole che è una
cosa molto scontata, quella di riconoscere i protagonisti, ma mi sono
sempre
chiesta a che Casa sarebbero appartenuti i personaggi de “Il
Diario del Vampiro”
se fossero stati dei semidei, et voilà!
*Furina
non è altro che il
nome romano di Alecto.
È
un capitolo parecchio
lungo, circa 13 pagine word, e l’avrei fatto più
lungo se non avessi deciso di
riconoscere Stef.
Partono
le scommesse per
decidere di chi saranno figli Damon, Bonnie e gli altri! Io una mia
idea ce
l’ho già… Però Matt e Rick
non saranno semidei, ma semplici umani, perciò non
potranno vedere i Campi. Lo so, sono malvagia con loro, ma non
riuscirei a
tenere in piedi una storia con così tanti personaggi. Ma
Rick ci sarà ancora,
come esperto di mitologia.
Ok,
non ho niente da dire,
tranne che non mi so spiegare, quindi la parte delle ragazze che
tentano di
esprimersi sulla storia greco-romana degli dei mi sarà
venuta uno schifo.
Un’altra
cosa: il
combattimento. Per favore, ditemi se ci avete capito qualcosa, vi prego!
Grazie
a chi ha recensito.
Alla
prossima, semidei e
semidee!
Fire.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Capitolo quarto ***
Capitolo 4
Capitolo
quarto
POV DAMON,
Aprica (SO), condominio e appartamento Berrigan, lunedì
23/12/13, ore 10,30
Ci fu un
minuto di silenzio, poi i presenti iniziarono a parlare tutti insieme.
Il mio
fratellino mangia-scoiattoli era confuso, si vedeva chiaramente, mentre
Rick
era più eccitato di un bambino a Natale. Miss Inquietudine
faceva una partita
di ping pong dalla Temeraria a Miss Calma, alias quelle due che si
erano
presentate come Laura e Alexandra Berrigan. Due sorelle, pft!
Il mio
Angelo continuava a chiedersi come mai, in tutto questo tempo, il
presunto
padre di quell’insulso vampirello vegetariano non
l’avesse mai riconosciuto.
Poseidone,
il dio del mare. E poi cos’altro, il Re degli Dei in persona?
Un tuono
scosse la casa.
-Chiunque
abbia insultato zio Giove, parli ora…- iniziò la
mora.
-… O
taccia
per sempre?- la presi in giro. Gli dei dell’Olimpo non
esistevano! Il
riconoscimento era solo uno stupido giochetto di illusioni e quelle due
non
erano semidee!
-… O
preghi
di non essere fulminato entro cinque secondi- replicò lei.
-Per favore!
Gli dei dell’Olimpo non…- iniziai la frase, ma non
la finii. La bionda che
assomigliava un po’ troppo al mio Angelo si era alzata ed era
scattata verso di
me, tappandomi la bocca con una mano. La sorpresa fu così
grande che non la
spinsi nemmeno via.
-Non dirlo,
altrimenti ti fulminano davvero- mi ammonì.
-Non ho
paura- ringhiai.
-Dovresti
averne, invece. Non vorresti mai vedere uno degli dei romani incazzato
nero con
te. Già Perce ha avuto dei problemi con Ares ed Era,
figuriamoci se erano Marte
e Giunone- intervenne l’altra.
-Il dio
della guerra e la dea del matrimonio- s’inserì
Rick, completamente a
sproposito.
-Quindi, ora
dobbiamo aspettare che il nostro genitore o antenato divino ci mandi un
segno,
giusto?- chiese la Streghetta, che per una volta aveva capito tutto il
discorso.
-Esatto,
molte volte ciò si può capire anche prima del
riconoscimento. Insomma, Stefan
ha il tipico aspetto di un figlio di Poseidone, anche se ha
l’atteggiamento
riflessivo di un discendente di Atena, quindi direi che la sua
parentela è
azzeccata. Damon, invece,…- disse la bionda.
-Io niente,
capito? Non sono figlio di nessun dio polveroso, io!- la interruppi,
attaccandola a parole.
-Stavo per
dire che, dall’aspetto, mi sembri un figlio di Ade, oppure un
figlio di Erebo-
continuò, piccata.
-Ti prego,
figlio di Ade no!- si lamentò l’altra.
-Hai qualche
problema in merito, ragazzina?- ringhiai.
-Se, e
ripeto se, tu fossi un figlio di Ade, saresti mio fratello, idiota!-
saltò in
piedi la mora.
-A chi hai
dato dell’idiota, nanetta?- Adesso mi stavo davvero
arrabbiando!
-A te, razza
di…- iniziò, ma non terminò la frase
perché la sorella aveva attraversato la
stanza e le si era parata davanti, costringendola a fermarsi.
-E adesso
cosa c’è?- esclamò scocciata.
-Non lo
senti?-
-Cosa?- Era
esasperata, lo sentivo dalla voce.
-Loro sono
morti- le rispose la bionda, indicando me e il mio fratellino.
La mora
estrasse la spada da un braccialetto e la puntò al mio
petto. Da un
braccialetto? Ma facevano sul serio?
La sua
espressione era sull’attenti, come qualcuno abituato a stare
sul chi vive.
-Ok,
sentite. Voi ci avete raccontato chi siete e da dove venite, ora tocca
a noi-
esordì il mangia-scoiattoli.
Mi girai di
scatto verso di lui. –Assolutamente no!- sibilai, inferocito.
-Non hai
pensato alle conseguenze?- aggiunsi, moderando il tono di voce.
-Certo,
saranno scioccate, ma così non ci saranno segreti tra di
noi. Glielo dobbiamo,
Damon-
-Cosa ci
volete dire?- domandò la bionda, curiosa.
-Io e mio
fratello maggiore, Damon, siamo vampiri da oltre cinquecento anni-
sganciò la
bomba. Loro non mossero un muscolo.
-Ok- disse
la mora, abbassando la spada.
Stefanuccio
sbattè le palpebre, nuovamente confuso.
–Non… non siete turbate, nemmeno un po’
sconvolte?- chiese.
-Perché
dovremmo? Abbiamo visto cose più strane e paurose- rispose
la sorella maggiore,
scrollando le spalle.
-Tipo?- Rick
era più curioso di… forse non c’era
nessuno più interessato di lui.
-Melinoe, la
dea dei fantasmi- rispose l’arciera.
-E tu,
Laura?- domandò il mio Angelo.
-Sono io la
cosa più paurosa in circolazione- affermò quella,
sicura di quello che diceva.
-Io sono
Damon Salvatore, vampiro da più cinquecento anni, ho ucciso
più persone in
questo mezzo millennio di quante ne abbiano fatte le due guerre
mondiali, e
vieni a dirmi che sei tu, una stupida ragazzina
senza valore, la cosa
più pericolosa in circolazione?- ringhiai.
Quella mi si
avvicinò, arrivando ad un metro di distanza da me.
-Io sono la
figlia di Plutone, dio dei morti, degli Inferi, delle ricchezze della
terra,
delle ombre infernali, dei fantasmi. Io governo i morti, le ombre e gli
scheletri. Ti ringrazio per aver ucciso così tante persone,
hai rimpinguato
l’esercito di mio padre- replicò quella.
-Dammi una
dimostrazione, non credo tu sia chi dici di essere- risposi, ma ero
insicuro. E
se invece avesse ragione?
-Ok- disse
semplicemente e conficcò la spada nera –
bellissima, tra l’altro – nel
pavimento, fino all’elsa.
Per un
momento non successe nulla. Poi il terreno tremò e si
spaccò, fino ad avere una
crepa lunga due metri e larga trenta centimetri circa.
Un altro
secondo e una mano scheletrica spuntò dal vuoto, seguita dal
resto del corpo.
Il mio
Angelo gridò, così come la Streghetta, e insieme
abbracciarono Miss
Inquietudine.
Il mio
fratellino
fece un passo indietro, a disagio, mentre Rick fissava lo scheletro,
pallido in
volto.
-Allora? Ti
ho convinto?- mi chiese la Temeraria.
-Per ora-
risposi, affibbiandole il mio miglior sorriso storto. Incredibilmente
lei non
abboccò, limitandosi a girare la testa e a sbuffare.
Questa
ragazza, per quanto volesse avere sempre ragione, iniziava a piacermi.
POV ALE,
Aprica (SO), condominio e appartamento Berrigan, lunedì
23/12/13, ore
11,00
Lo scheletro
mi sembrava un po’ troppo, considerando il fatto che aveva
spaventato così
tanto i novellini che quelli si rifiutarono categoricamente di sedersi
accanto
a Laura.
-Hai
esagerato- la ripresi. Lei scrollò le spalle.
–Quanto ti odio quando fai così-
-Non sono
obbligati a farsi piacere Ade e Plutone, io mica li ho costretti- mi
rispose,
ed io dovetti ammettere che aveva ragione.
Guardai di
nuovo il gruppo e notai come fosse unito. Certo, Damon se ne stava in
piedi e parecchio
sulle sue, ma il resto poteva sembrare una compagnia di amici
qualsiasi.
Nessuno avrebbe immaginato che i due fratelli fossero vampiri.
-Ok, manca
ancora qualcosa- esordì Elena, interrompendo il filo dei
miei pensieri.
-Cosa?-
chiesi. Che m’ero persa?
-Io sono una
Guardiana Terrestre, Meredith e Alaric sono due Cacciatori di vampiri,
Bonnie è
una strega e fino a poco tempo fa con noi c’era Caroline,
adesso è una
licantropa-
Io e Laura
ci irrigidimmo. Licantropi? Possibile che siano quelli del branco di
Licaone?
-Chi
è
Licaone?- chiese Mr Tenebroso, alias Damon.
-Il re dei
licantropi, è stato semi-sconfitto cinque anni fa da Jason,
Leo e Piper…-
rispose la mia sorellina.
-Semi-sconfitto?
Che significa? E chi sono quei tre?- domandò Stefan, tutto
d’un fiato.
-Nel senso
che lui, Licaone in persona, non è stato ancora ucciso, ma
il suo branco è
stato decimato. Jason, Leo e Piper sono tre semidei, capigruppo,
rispettivamente, della Casa Uno, Nove e Dieci- risposi.
-Allora,
Rick? Non fai uno dei tuoi interventi a sproposito?- lo prese in giro
il sexy
Tenebroso.
-Non
può
sapere a che corrispondono i numeri, non è mai stato al
Campo Mezzosangue.
Anzi, non credo sia un semidio- sbottò Laura, inviperita.
-Cosa! E
allora perché me l’avete detto?-
protestò lui. Aveva ragione.
-Perché
la
cara Meredith non sarebbe riuscita a mantenere il segreto e te
l’avrebbe
spifferato comunque- ringhiò quasi mia sorella. Stava
perdendo la sua già poca
pazienza e gli avrebbe graffiato la faccia se non le avessi preso il
polso,
bloccandola.
-Aspetta!-
Mi rivolsi a Mr Tenebra. –Nessuna di noi due ha nominato
Licaone, come mai tu
sai che è?-
-Vi leggo
facilmente nel pensiero, è uno dei miei Poteri- mi rispose
quello,
tranquillissimo. Laura s’irrigidì.
-Non ci
provare, vampiro- ringhiò al ragazzo.
-Altrimenti?-
la sfidò.
-In quel
caso te la dovrai vedere con mio padre e mia sorella Hazel-
-Hai
un’altra sorella?- allibì Alaric.
Quella
annuì. –E un fratello. Siamo tre in totale-
-Come mai
lui non ti salverebbe da me?- insinuò Damon.
Laura
deglutì, colta alla sprovvista. –Io e
lui… beh, ecco… non andiamo molto
d’accordo…-
Poi si
riprese. –Non sono affari tuoi!- ribattè.
-Attenta,
ragazzina, non ti conviene vedermi arrabbiato- la mise in guardia.
-Non
m’interessa di morire, raggiungerei il regno di mio padre e
vivrei per sempre
nell’Elisio- replicò la mia coraggiosa sorella.
-Ok, time-out-
disse Elena, mettendosi in mezzo tra i due contendenti.
-Basta,
ragazzi- intervenni anch’io.
Damon le
ringhiò dietro, ma lei gli scoccò
un’occhiataccia che lo mise a tacere. Quando
voleva, la mia sorellina sapeva far veramente paura.
-Mentre ci
raccontate,
io inizierei a preparare il pranzo- continuai, agguantandola per un
braccio e
trascinandomela in cucina. Presi al volo anche i due bicchieri con il
nettare,
giusto per evitare qualche morte per autocombustione divina.
Lei si
divincolò e corse verso il vampiro dagli occhi neri. Per un
secondo pensai
volesse saltargli addosso e farlo fuori, ma, appena prima di scontrarsi
con
lui, si chinò e sfilò la spada dal terreno.
Giusto, mancava quella.
La fece
ritornare un braccialetto e mi seguì, tranquilla come se non
fosse successo
nulla. Sorrideva pure, quella scellerata!
Il cellulare
vibrò. Mi era arrivato un messaggio.
From: Ed
To:
Alex
Arriveremo
per pranzo perchè Luka ha litigato con suo
padre e ha voluto partire prima. Baci.
Ha discusso
con suo padre, Ares, il dio della guerra? Coraggioso, il ragazzo.
Diedi una
gomitata a Laura e le feci vedere il messaggio.
-Non sei
contenta? Lo vedrai prima del previsto- sussurrai, maliziosa.
Mia sorella
alzò gli occhi al cielo. –Non capisco questa
vostra mania di volermi a tutti i
costi mettere con Luka, io e lui siamo amici, nulla più-
-Ma un
po’
di tempo fa ti piaceva- insinuai.
-Si, ok, mi
piaceva, ma è il passato. Ormai siamo passati oltre e lui
è il mio migliore
amico-
-Giusto! A
lui piace quella figlia di Cerere, quella Alyssa-
-Alicia- mi
corresse, con una punta di gelosia ed irritazione nella voce. Io
sorrisi, avevo
fatto centro, ancora una volta.
-Laura, tu
ci muori ancora dietro, altro che passati oltre!- esclamai,
interrompendo
Elena, che aveva appena incominciato il suo racconto e non veniva
minimamente
calcolata.
-Non voglio
starci male, sto andando avanti e cerco di essere felice per lui!-
-Ma
così non
sei felice tu!- ribattei, ignorando completamente la storia della
bionda, che
ci guardava irritata.
-Mi accontento
dei momenti in cui mi stringe a sé- sussurrò.
-Ooohhhh-
esalò Elena, beccandosi una serie di occhiatacce da parte
nostra e dalle sue
amiche.
-Perché
non
glielo dici?- propose la piccola rossa, Bonnie.
Laura fece
un sorriso triste. –Credi che non ci abbia provato? Mi ha
rifiutato, per ben
due volte!-
-Quell’idiota!-
commentai.
-Perché
ci
sei rimasta amica?- chiese Meredith.
-Era
l’unico
modo- rispose ed io capii. Era l’unico modo per
continuare ad averlo vicino,
per amarlo segretamente e per sperare che un giorno di accorgesse di lei.
Spazietto
dell’autrice:
allora, sono
8 pagine di Word. La mia amica Ilaria, cui è ispirata Hilarie,
mi prenderà a
calci per non averla introdotta in questo capitolo, ma le ho promesso
che ci
sarà nel prossimo. E anche Luka. Ed Edward. E tutti gli
altri.
Quando Damon
dice che Laura inizia a piacergli, è solo come amica, in
quanto è molto simile
a lui. Quindi, fan Bamon, mettete giù lance e forconi,
perché questa storia è
Bamon al 100%. L’ho scritto anche nell’introduzione.
La storia di
Laura e Luka è ispirata a fatti reali, in quanto mi piaceva
questo ragazzo che
mi ha rifiutata due volte e adesso è il mio migliore amico.
Però non sto male
per lui.
È un
capitolo di passaggio dove c’è la prima
– sintetica – spiegazione da parte del
gruppo di Fell’s Church.
Nel prossimo
ci saranno i quattro personaggi nuovi mancanti più qualcuno
di “Gli dei
dell’Olimpo” e di “Gli Eroi
dell’Olimpo”, non tutti, però.
Spero che vi
piaccia e che vi invogli a lasciare una recensione, anche piccola
piccola.
Grazie a
Sofycullen che recensisce dal primo capitolo. Adesso rispondo alla tua
recensione, tranquilla!
Baci.
Fire
P.S.:
aggiorno ogni lunedì verso le 18.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Capitolo quinto ***
Capitolo quinto
Capitolo
quinto
POV
HILARIE, Aprica (SO), in viaggio verso il
condominio Berrigan, lunedì 23/12/13, ore 12,00
Eravamo
quasi arrivati ed io non
vedevo l’ora di scendere da questa gabbia di matti in cui ero
l’unica sana. Il
guidatore era Edward, che sembrava voler imitare suo padre con quella
sua auto
volante, solo che non avevamo i propulsori per staccarci da terra,
né la Maserati
Spider del dio.
Nel
pulmino c’eravamo io, Ed, Simon, Luka, Nico, Hazel,
Percy, Jason e Piper. Annabeth, Frank, Grover, Leo, Thalia, Clarisse e
tutti
gli altri erano rimasti al Campo Centrale.
Distrattamente
passai le dita sul tatuaggio.
Rappresentava tre stelle a quattro punte che formavano un semicerchio e
si
rimpicciolivano mentre scendevano da in alto a sinistra ad in basso a
destra.
Personalmente avevo già in mente di farmi un tatuaggio
simile da quando lo
stesso simbolo mi era apparso sulla testa sette anni fa.
Finalmente
iniziai ad intravedere il tetto in legno del
condominio. Quando l’auto si fermò, mi catapultai
fuori e mi frenai
dall’inginocchiarmi e baciare la terra.
Dopo
aver preso le varie valigie, ci inerpicammo su per
la piccola stradina che portava all’edificio situato su una
collinetta e un po’
isolato.
Quando
arrivai alla porta dell’appartamento iniziai a
sospettare che ci fosse qualcosa che non andava.
Suonai
il campanello. Udii uno scalpiccio dietro il
legno e Laura aprì la porta. Aveva un ciuffo che sfuggiva ai
capelli raccolti
in una crocchia bassa e uno straccio in mano.
-Ragazzi!
Prego, entrate!- esclamò, felice. Poi vide
Percy e Jason e s’inchinò, incrociando entrambe le
braccia sul petto e
stringendo le mani a pugno. –Pretori- Loro sembrarono
piuttosto a disagio, ma
ricambiarono il gesto.
Da
dietro una colonna spuntò Ale. –Dato che non ci
staremo tutti e ci sono anche loro –
indicò un gruppetto che non avevo
notato – i ragazzi staranno qui e le ragazze
nell’appartamento di fronte-
-Io
non mi muovo- s’impuntò Laura.
-Allora
stai qui- replicò la sorella.
-Ok.
La camera matrimoniale è mia!- gridò poi,
metà
correndo e metà pattinando sul pavimento per raggiungere la
detta stanza.
Piper
ed Hazel scoppiarono a ridere, seguite da Luka,
Ed e Simon.
I
ragazzi presero le loro valigie – erano più
pesanti
delle nostre, che cosa ci metteranno dentro proprio non lo so
– e la seguirono.
C’erano altre tre camere, due da tre ed una da quattro, in
cui vennero smistati
gli appartenenti al genere maschile.
Luka,
Ed e Simon nella prima, i tre cugini nella
seconda e i quattro a me sconosciuti nell’ultima.
Il
più alto era moro con degli occhi verde mare e
assomigliava parecchio a Percy, solo che era molto più
pallido del figlio di
Poseidone, che era praticamente sempre abbronzato.
Un
po’ più basso di lui era il moro con gli occhi
neri,
molto simile a Nico anche nel look total black.
L’unico
biondo era un Jason con una luce molto insicura
negli occhi azzurri, ma sembrava tanto gentile e disponibile.
L’ultimo
era spiccicato ad un figlio di Ares. Capelli
ed occhi marroni, ma pareva assennato tanto quanto un figlio di Atena.
Tre
ragazze ci vennero incontro. La bionda era la
tipica Barbie e già mi era insopportabile, la mora aveva gli
occhi grigi ed
intelligenti di una figlia di Atena e la rossa era piccola ma
traboccava di
Potere, il più nascosto.
-Ragazzi,
questo sono Stefan, suo fratello maggiore
Damon, Matt ed Alaric. Ragazze, loro sono Elena, Meredith e Bonnie.
Trattateli
bene perché probabilmente saranno anche vostri parenti. Ok,
potete andare.
Sciò- disse Laura, spuntando dalla camera matrimoniale e
scacciandoci con la
mano.
-Ci
stai sbattendo fuori?-chiesi, allibita.
-E
anche se fosse?- ribattè, con aria strafottente.
Sbuffai, perché era insopportabile quando faceva
ma-quanto-è-figo-essere-figli-di-Plutone.
-E
non ci presenti i tuoi amici?- chiese la bionda,
Elena, che sembrava puntare a tutti i maschi presenti in sala.
-Si,
si. Allora, Percy, figlio di Poseidone, Jason e
Simon, figli di Giove, Nico ed Hazel, i fratelli di Laura, Piper,
figlia di
Afrodite, Luka, figlio di Ares, mio fratello Edward ed Hilarie, figlia
di Nyx-
elencò Ale.
-Quando
si mangia? Non abbiamo fatto colazione per
venire qua!- tuonò Luka, un ragazzone grande e grosso che
sapeva mulinare la
spada come se lo facesse da tutta la vita.
-Luka!
Hai sempre fame tu!- si lamentò Simon, alzando
gli occhi azzurri al cielo.
-Sai
che spendo molte energie ad allenarmi, se poi a
cucinare è Alexandra…- non finì la
frase, ma gli occhi gli brillavano.
Probabilmente stava pensando ad uno dei famosi manicaretti della
ragazza.
-Gente,
noi andiamo a mettere le nostre cose nelle
stanze dell’altro appartamento, avvisateci quando
è pronto- dissi, ricevendo
assensi da tutti i presenti.
-Il
tavolo è troppo piccolo- osservò il ragazzo che
assomigliava a Percy, Stefan.
-Portate
di qua quello dell’altro appartamento quando
avete finito- ordinò Laura.
-Ci
pensano i ragazzi, è troppo pesante per noi-
obbiettai.
-Hai
ragione. Percy e Jason, andate di là e portate di
qui il tavolo- intimò Ale. I due si incamminarono, la testa
china e
l’espressione da cane bastonato. Scoppiai a ridere.
Avevo
conosciuto i due al Campo Mezzosangue, dove ero
entrata ad appena dodici anni. Quando, esattamente un anno dopo,
è stato aperto
il Campo Centrale, fui l’unica della mia Cabina ad offrirsi
volontaria al
popolamento del Campo. Mi ero sentita smarrita ed abbandonata, ma sia
il figlio
di Poseidone che quello di Giove erano stati gentili con me,
così come con gli
altri venti mezzosangue greci e i trenta semidei romani.
-Permesso!
L’impresa immobiliare Jackson & Grace
sta svolgendo un servizio!- gridava Percy, che sollevava il davanti di
un
grosso tavolo e cercava di farlo passare dalla porta. Jason, che ne
trasportava
la parte finale, gli abbaiava che –Semmai è Grace
& Jackson, cugino!-.
-In
realtà è Berrigan & Berrigan e voi siete
solo i
nostri schiavetti- s’intromise Ale, con un sorriso di scherno
in viso.
-La
schiavitù è stata abolita da Lincoln nel 1864-
sbuffò il moro.
-Nel
1865, il 31 gennaio, per essere più precisi- li
interruppe Laura.
-Tu
lo sei troppo- la ripresi.
-Meglio
essere precisi che non esserlo, le cose poi vengono
meglio- ribattè. –Mettetelo trasversalmente,
così ci sarà più posto- disse poi
ai due servi.
Percy
e Jason si girarono e iniziarono a camminare
all’indietro, fino a far cozzare la schiena del biondo contro
l’altro tavolo.
-Adesso
giù- e loro obbedirono, spingendolo.
Quando
fu tutto pronto – tavolo, sedie, cibo, piatti,
posate – finalmente potemmo mangiare. Ma prima bruciammo nel
camino parte del
nostro cibo agli dei. Forzammo tutti a farlo, soprattutto Stefan, il
quale era
un po’ scosso e continuava a parlare con Percy di
com’era la vita di figlio del
dio del mare.
Per
fortuna, Nico era capitato accanto a Damon, così,
mentre Laura ne controllava uno, poteva gettare uno sguardo anche
all’altro.
Io,
Hazel e Piper ci eravamo impelagate in una
conversazione alquanto spinosa con Elena, sui ragazzi che ci piacevano.
Le sue
due amiche se ne stavano in disparte, ma la piccola rossa aveva
intavolato una
discussione intermittente con Laura.
Ale,
Luka, Ed e Simon, invece, conversavano con Alaric
e Matt sulla scuola e le squadre di football.
Tutto
sommato non fu poi così tanto male, ma per un
secondo temetti che mi scoprissero. Lanciai uno sguardo a Percy. Ero
contenta
che la sua ragazza non ci fosse, così potevo sperare di
farmi vedere in una
luce diversa da quella dell’amica.
POV
STEFAN, Aprica (SO), condominio e appartamento
Berrigan, lunedì 23/12/13, ore 13,45
Io
non mangiai nulla, ero ancora troppo confuso e, a
dirla tutta, anche terrorizzato. Ero un vampiro che non voleva essere
tale, ma
adesso anche un semidio. O meglio, lo ero stato da sempre, ma lo avevo
scoperto
solo due ore fa.
Perché
mio padre, Poseidone o Nettuno, non si era
degnato di riconoscermi prima? Eppure quel mio nuovo fratello, Percy,
aveva
detto che nostro padre lo aveva riconosciuto a dodici anni. Poi aveva
guardato
Nico, quel ragazzino che assomigliava moltissimo a Damon, e mi aveva
confidato
che suo zio, Ade, non aveva riconosciuto il figlio perché
pensava che fosse un
inetto e che la sorella morta fosse migliore di lui. Mi si strinse
metaforicamente
il cuore ad ascoltare questa storia, perché mi sembrava di
rivederci mio
fratello maggiore.
-Quindi
adesso ho un fratellino- dissi, senza alcun
motivo particolare, o solamente per distogliere l’attenzione
da quel ragazzino
solo e dalle sue somiglianze con Damon.
-E
io ho un fratellone- mi rispose il mio quasi
gemello. Perce era identico a me, solo che aveva la pelle molto
più abbronzata,
come se lavorasse molto sotto il sole.
Elena
mi rifilò una gomitata nelle costole e mi passò
un bigliettino. Sembrava molto arrabbiata.
Non
crucciarti per mio fratello, starà bene. Dopo, verso le
14.30, vorrei che tu e
Damon veniate con me, desidererei parlarvi. Da soli.
Oh,
adesso capivo. Mi guardai intorno per capire chi me
l’avesse mandato e incrociai lo sguardo serio e malinconico
di Laura.
Mi
sentii risucchiare verso di lei, come se tutto il
mio corpo desiderasse abbandonarsi a quell’occhiata.
Repressi
l’impulso di alzarmi e correre da lei, di
lasciarmi morire ai suoi piedi, e mi costrinsi a distogliere lo sguardo
per
posarlo sull’altro destinatario, quello che ancora non sapeva
dell’incontro e
della rabbia di Elena.
-Che
c’è, fratellino? Gli animali del bosco si stanno
ribellando perché hai ucciso
la mamma di Bambi?-
-Laura
ci vuole vedere, alle 14,30. Vuole parlare con
noi-
-Rispondile
che non mi interessa-
-Damon,
potrebbe essere importante-
-Se
tu vuoi giocare al piccolo Hercules, fai pure, ma
non coinvolgermi-
-Ok-
-Laura?- la
chiamai. Quella alzò gli
occhi e li incrociò con i miei.
-Non vuole-
spiegai.
-Lo
farà- rispose semplicemente lei.
-Assolutamente
no! Ma chi ti credi
di essere?- sbottò Damon.
Lei
rialzò lo sguardo e lo puntò
sulla figura snella e muscolosa, felina, di mio fratello.
–Convocherò tutti
quanti, prima o poi, ma mi era sembrato giusto iniziare da voi-
-Con quale
logica?- ringhiò lui.
-Quella dei
fratelli. Voi lo siete
ed inizierò da lì. I prossimi saranno Hazel e
Nico, non subito, ma vi chiamerò-
-Sembra una
cosa da campo scout-
commentò Meredith.
Laura
annuì. –Li ha frequentati una
mia amica, e conosco qualcuno-
-Non sei
obbligata a parlarne- le
sussurrò la sorella, quella adottiva.
-Mi avevano
invitato a venire con
loro una domenica, ma io ho rifiutato. Faceva freddo, nevicava ed io
dovevo
andare in bici con loro, con uno zaino pesantissimo, a farmi una
scarpinata di
trenta km. Volevo bene a questa mia amica, ma non ho voluto andare.
Proprio
quel giorno è morta-
-Mi dispiace-
mormorò Bonnie.
-Penso che
adesso non stia
soffrendo. È l’unica cosa che non mi fa sentire in
colpa-
-Quelle del
Paradiso e del “posto
migliore” sono tutte stronzate!- esclamò Damon,
interrompendo il nostro momento.
-Io non ho
nominato né uno né
l’altro, ma sono convinta che ora non stia soffrendo-
ribattè Laura.
-Tu hai
sofferto? Non lo credo
possibile- insinuò Elena.
-Vorresti dire
che tu hai provato
dolore?-
-Certo che si!
Io devo decidere tra
Damon e Stefan e ciò non fa che aumentare la mia angoscia, i
miei sono morti
l’anno scorso in un incidente stradale e io stessa sono morta
e poi risorta-
-Per quanto
riguarda l’amore, tu ne
hai fin troppo. Sono stata rifiutata, come hai sentito prima. I miei
genitori
in un incidente aereo quando avevo dieci anni, i miei nonni di
crepacuore
l’anno successivo. Ho viaggiato negli Inferi, il regno di mio
padre, e ho visto
orrori che tu non ti puoi neanche immaginare. Tu, invece, non hai
dovuto
faticare per avere delle amicizie, degli amori, e cosa fai? Li butti
via
seguendo i tuoi cosiddetti sentimenti. Sono capricci, Elena, ma non mi
aspetto
che tu capisca. La comprensione è da persone mature e tu non
lo sei- concluse
Laura, sistemandosi sulla sedia.
-Sembra il
discorso che hai fatto a
quelle due tue compagne di classe il mese scorso- commentò
Hazel.
-Potrei aver
ripreso qualcosina-
rispose lei.
-Tu sei solo
gelosa- sibilò furiosa
Elena.
-Prego? Se lo
fossi, sarei davvero
caduta in basso- replicò Laura, serissima.
La bionda
contendente aprì la bocca
ma non ne uscì neppure un suono, così la
richiuse. Vedendo la scena, la mora
sorrise beffardamente, assomigliando pericolosamente a Damon, il quale
stava
osservando il tutto in silenzio.
-Dopo che ne
dite di andare a
pattinare per smaltire il cibo?- propose Piper.
-Buona idea,
così imparo a
pattinare- rispose Meredith.
-Finalmente
sappiamo che c’è
qualcosa che non sai fare, Miss Inquietudine- disse Damon con una
smorfia che
doveva essere divertita. A me sembrava solo un procione col mal di
pancia. Al
pensiero sorrisi, attirando gli sguardi incuriositi di tutti.
-Se vuoi ti
insegno- propose la
bionda dell’altro gruppo, Alexandra.
-Grazie- si
rallegrò la Cacciatrice.
-Io ho imparato
da sola, mettendomi
su i pattini e cadendo ventisette volte in un’ora-
borbottò Laura, causando le
risate mie e di tutto il gruppo, ad eccezione di Elena e, come
previsto, di
Damon.
-Come mai voi
non avete mangiato?-
chiese un’amica della figlia di Plutone, Hilarie.
-Beh, ecco, noi
non mangiamo perché siamo
dei vampiri- spiegai.
Mi fissarono
scioccati.
-Tranquilli,
non vi mangeranno- li
rassicurò Alexandra.
-Parla per te,
ragazzina- ringhiò
Damon.
-Ti uccido se
tenti di cibarti di
loro- lo minacciò Meredith.
-E io la aiuto-
la sostenne Laura. Ogni
momento che passava mi accorgevo di quanto fosse diversa da mio
fratello
maggiore, anche se esteriormente gli assomigliava moltissimo.
-Morireste
provandoci- le snobbò
lui.
-Almeno ci
avremmo provato- continuò
testarda la figlia di Plutone.
-Ragazzi, per
favore, ora basta-
supplicò Piper e, improvvisamente, desiderai accontentarla
in tutto, anche se
ciò significava non parlare più per tutta la mia
immortale vita.
-Pipes- la
ammonì Jason. –Non ammaliarli-
-Ammaliarci?-
esalò Matt, sbattendo
le palpebre come se si fosse risvegliato da un sogno ad occhi aperti.
-Sono figlia di
Afrodite, posso far
fare alle persone ciò che voglio solo parlandoci insieme-
-Dannata lingua
ammaliatrice-
borbottò Percy.
Poi i semidei
presenti – me escluso,
perché non sapevo cosa stava succedendo –
sgranarono gli occhi.
-Determinata-
annunciò Nico,
fissando Elena. Sopra la sua testa un ologramma oro e rosso stava ormai
svanendo. Era un sole sormontato da una piccola cascata di cuori.
-Elena Gilbert,
figlia di Apollo,
dio del sole, della medicina, della musica, della poesia, del canto,
del tiro
con l’arco, signore dei corvi e dei topi, e legata
di Afrodite, dea della bellezza e dell’amore, signora delle
colombe- continuò
Hazel, con un’aria da funerale.
Ma di tutto il
discorso, solo una
frase mi era rimasta in mente: “Signore
dei corvi”.
Spazietto
dell’autrice:
ho pubblicato
tardi perché ero in
giro e nemmeno avevo finito il capitolo.
Non ne sono
molto sicura, ma ormai
quello che è scritto è scritto e s’ha
da fare.
Ditemi se era
scontato questo
riconoscimento e soprattutto se trovate banale la parentela di Elena.
In realtà
volevo farla figlia di Oizys, dea della miseria, ma non sono così cattiva.
Ora devo
scappare.
Mi scuso con
Sofycullen se non le ho
risposto, ma non ho mai tempo, soprattutto prima di una vacanza come
quella che
farò questa settimana, dato che tutti i prof tendono a voler
fare le verifiche
in questo periodo. In più ho avuto la simulazione della
terza prova.
Domani, non so
se la mattina o il
pomeriggio, risponderò alle recensioni. State tranquille.
Al prossimo
capitolo.
Baci.
Fire
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Capitolo sesto ***
Capitolo 6
Capitolo sesto
POV
DAMON, Aprica (SO), appoggiato alla staccionata della pista di
pattinaggio,
lunedì 23/12/13, ore 18.45
Elena
non ne voleva sapere di andarsene da questo posto mediocre e di certo
non al
mio livello. Stava apparbicata al braccio di Stefan da una parte, a
quello
della seconda bionda dall’altro e si divertiva come una
matta, scivolando
appena ad ogni scossa provocata dalle sue risa.
Dall’altra
parte di Alexandra, c’era Miss Inquietudine, che si
trascinava dietro la
Temeraria per tutta la pista.
-Basta!-
esalò quest’ultima, gettandosi a terra e
togliendosi i pattini.
-Già
stanca, sorellina?- la sfottè la sorella.
-Vorrei
vedere te, dopo!- le rispose la mora.
Ero
stato costretto a seguire la Scooby Gang per tutto il pomeriggio, tra
negozi e
pista di pattinaggio. In questo momento non vedevo l’ora di
tornare al nostro
appartamento per rilassarmi un po’. Ero rimasto in tensione
tutto il tempo,
tentando di evitare di staccare la testa a qualcuno.
Laura
raggiunse me, Bonnie e Mutt che non avevano preso i pattini e sorrise.
-Sono
stanca morta, andiamo a casa?-
Credevo
non lo chiedesse più nessuno!
-Io
sono pronto. Streghetta, Mutt, voi fate quello che volete, io torno
all’appartamento- stabilii.
-Vengo
con te, così mi faccio una doccia- si accodò la
mora, senza che potessi
protestare. In fondo se ne stava tranquilla e per i fatti suoi,
perciò era più
sopportabile di quello scimmione biondo di Mutt.
Appena
arrivati mi gettai sull’unico lettone matrimoniale
dell’appartamento, quello di
Laura, ed aspettai che uscisse dal bagno per farle prendere un bello
spavento.
Ghignai
quando mi immaginai la faccia impaurita della ragazza che strillava di
scendere
dal suo letto avvolta nell’asciugamano.
Preso
dalla curiosità, iniziai la perlustrazione della camera, che
notai piena di
libri fantasy e storici. Mi saltò all’occhio la
trilogia completa su Alessandro
Magno scritta da Valerio Massimo Manfredi, così come aveva
l’intera saga di
Shadowhunters o di Starcrossed. Una vera fantaisiana.
Tuttavia
notai anche libri come “La fattoria degli animali”
di Orwell, o “I Malavoglia”
di Verga, o, ancora, “L’eroe di Molokai”
di Ruggero Quintavalle. In un angolino
trovai le “Fiabe di Andersen” e sorrisi, malefico,
al pensiero di come l’avrei
presa in giro per tutto questo.
-Che
stai facendo?- mi giunse la voce di Laura.
-Oh,
già di ritorno?- chiesi, sardonico. Notai che non aveva
addosso l’asciugamano
perché era già vestita. Provai una nota di
delusione. Niente scherzetto.
-Come
mai già vestita?- continuai.
-Conosco
i miei polli- rispose asciutta lei, dirigendosi verso di me e
lasciandosi
cadere ad angelo sul letto.
L’osservai,
curioso di capire come sapesse che avrei fatto ciò che
effettivamente avevo
fatto, ovvero aspettarla in camera sua.
-Te
l’ha detto Stefan?- tentai.
-Secondo
te quando me l’avrebbe detto? Mediante comunicazione
telepatica?- replicò,
sarcastica.
-Può
essere, dopotutto è un altro dei nostri Poteri-
-Si
può sapere che cosa non potete fare?-
-Quasi
niente, in verità. Non ne sono sicuro nemmeno io che sono in
giro da oltre
cinquecento anni-
-Volate?-
-Certo,
ma ci vuole molta energia-
-Leggete
nella mente, potete parlare telepaticamente, volate, sicuramente siete
più
forti, più veloci…-
-…più
belli…-
-…più
modesti…-
-Effettivamente…-
dissi, ostentando sicurezza.
-Ah,
e soggioghiamo le persone a fare quello che vogliamo- aggiunsi,
sorridendo.
-Pure!-
esclamò, sgranando gli occhi.
Mi
venne da ridere. Questa ragazza era proprio una forza!
Sentii
un rumore lontano, come di una porta che si apriva. –Gli
amici stanno tornando-
la avvertii.
Neanche
dieci secondi dopo Alexandra comparve sulla porta, le braccia
incrociate sotto
il seno e un’espressione arrabbiata in viso.
-Cara,
non crucciarti, così ti verranno le rughe!- la presi in giro
mentre uscivo
dalla stanza.
-Non
ci provare con lei, è una persona troppo sensibile e buona
per cadere nelle tue
grinfie- mi sibilò contro quella.
-Ale-
la rimproverò Laura. A quanto pareva, sapeva benissimo cosa
la bionda mi aveva
detto.
-Scusa
se mi preoccupo per te, sorellina-
-Non
ce n’è bisogno, Damon non stava facendo nulla di
male e noi stavamo
intrattenendo una conversazione del tutto normale-
-Se
lo dici tu- replicò la sorella maggiore, ma si vedeva che
non era propriamente
convinta.
-Lo
dico e lo ribadisco, se è necessario- rispose Laura, con uno
sguardo duro-
Passò
qualche secondo prima che una delle due si decidesse a parlare.
-Allora,
dove andiamo stasera?- chiese Alexandra.
-Non
lo so, tuttavia i nostri ospiti sono qui da poco e non mi piace
portarli per
discoteche proprio le prime sere-
-Per
me va bene comunque- mi inserii, ma venni incenerito da due occhiatacce
fulminanti.
-Tu
sei un vampiro, perciò non conti- replicò la
mora, ostentando indifferenza.
-Se
posso dire la mia, potremmo andare in giro, ma non per discoteche-
intervenne
il mio povero fratellino vegetariano.
-Il
problema è che in questo buco di cittadina non
c’è niente di niente e l’unica
attrazione serale è proprio il locale notturno a tre strade
di distanza da qui-
borbottò Laura, con voce da funerale.
-Oppure
potremmo fare qualcosa qui in casa, non trovate?- La voce vellutata del
mio
Angelo mi arrivò alle orecchie e mi rilassò.
Tuttavia la figlia di Plutone
accanto a me si irrigidì visibilmente e la
sorpassò, non mancando di rifilarle
una spallata.
La
vidi dirigersi verso i fratelli, la Streghetta e Miss Inquietudine e
chiamarli
fuori con sé. Aprì la porta talmente di scatto
che quasi la scardinò e li fece
uscire.
L’ultima
cosa che sentii fu la porta stessa che sbatteva.
POV NICO, Aprica
(SO), fuori nella neve, lunedì 23/12/13, ore 19.15
Se
ci doveva parlare, non poteva almeno farlo in luogo chiuso? No, ci
doveva
portare fuori in mezzo alla neve a congelare per ascoltare i suoi
assurdi
discorsi su quanto odiasse ora questa ora quella persona.
Questa
volta la sua filippica era contro Elena, la bionda ex di Stefan, il mio
nuovo
cugino, e su quanto fosse stronza a farsela con due maschi
contemporaneamente,
per giunta due fratelli che si odiavano di già a causa di
una donna identica a
lei nell’aspetto e nei modi di fare.
Io
ed Hazel ormai ci eravamo abituati quanto meno ai suoi scleri, ma
Bonnie e
Meredith la stavano fissando a bocca aperta.
-Senti,
va bene tutto, ma possiamo ritornare dentro che stiamo gelando e tra un
po’ ci
saranno pure i pinguini a girarci intorno?- sbottai, esasperato.
Lei
si girò di scatto, la furia negli occhi. –Cosa.
Hai. Detto?- sibilò.
Feci
un passo indietro. Metteva davvero i brividi, ma mi ripresi in poco
tempo. In
fondo, ero figlio di Ade e suo fratello.
-Ehm,
credo che sia meglio rientrare o loro si prenderanno un malanno-
La
vidi lanciare uno sguardo a metà tra l’esasperato
e il furioso alle ragazze
nuove, che io avevo indicato.
-Avete
freddo?- abbaiò, così forte da farmi barcollare
all’indietro tenendomi le mani
sulle orecchie.
Quelle
annuirono, intimorite.
-Dammi
il tuo giaccone- mi ordinò.
Tentai
inutilmente di protestare, ma Laura me lo face sfilare a forza e lo
lanciò a
Meredith, mentre si toglieva il suo e lo dava a Bonnie.
-Stai
bene?- chiese Hazel. La sorella le scoccò
un’occhiataccia che la gelò sul
posto.
-Scusa-
la sentii borbottare.
-Dove
vai?- le domandai, visto che si era messa a camminare – molto
faticosamente –
nella neve alta.
-Lontano
da qui, a casa- mi rispose, dopo qualche secondo.
-Vuoi
tornare negli Inferi?- si sbalordì Hazel. –Non
puoi!-
Laura
tornò indietro spedita. –Ah, si?-
soffiò quando fu ad un centimetro dalla
sorella. –E cosa farai quando ci proverò? Eh?
Tenterai di fermarmi? Non ne sei
in grado, sorellina-
Lei
indietreggiò. –Non lo faresti, non mi farai mai
del male, lo so-
La
mora figlia di Plutone rise, ma era una risata amara, piena di
risentimento e
di tristezza. –Tu cosa ne sai?-
-Io
ci sono stata settant’anni, Laura! So cosa significa vivere
da soli-
-Ah,
si? Guarda caso, ogni volta che desidero stare da sola,
c’è sempre qualcuno che
mi sorveglia per non farmi andare via. Cos’è,
volete avermi vicina per coprirvi
in caso di guerra? Solo perché sono potente come voi?-
-Straparli,
Laura. Noi siamo tuoi amici oltre che membri della tua famiglia-
replicò
fermamente Hazel.
-Famiglia!
Io non ho famiglia all’infuori di Ale- rispose sprezzante
Laura.
-Adesso
basta! Io sono vostro fratello ed odio vedervi litigare! Ok, magari non
sono
stato molto espansivo nei vostri confronti negli ultimi mesi, ma
abbiamo
comunque lo stesso padre e io non voglio che ci dividiamo-
Le
feci smettere in poco tempo. Probabilmente avevano esaurito
l’energia anche
solo per restare arrabbiate, tuttavia, sulla strada del ritorno
rimasero ai
lati opposti del nostro piccolo gruppetto.
-Meredith-
chiamai. –Il giaccone-
Sia
la mora che la rossa restituirono i vestiti pesanti a me e Laura, che
lo buttò
sull’attaccapanni appena entrò
nell’appartamento.
-Avete
deciso?- ringhiò. Aveva sbollito la rabbia perché
mi sembrò di sentire una nota
di stanchezza nella sua voce.
-Rimarremo
qui- la informò Damon, il tizio che mi somigliava.
Lei
dovette annuire e si lasciò cadere sul divano.
-Cavolo,
avevo anche pronti i vestiti per stasera- si lamentò.
-Li
metterai domani- la tranquillizzarono Hilarie e Hazel.
-Che
cosa metterai?- le chiese ancora il vampiro dagli occhi neri.
-Sorpresa-
soffiò Laura, socchiudendo gli occhi.
La
cosa mi puzzava un po’ e li guardai sospettoso, ma poi mi
dissi che mia sorella
era adulta e vaccinata, e poteva fare quello che le pareva.
-Ehi,
senti… io…- balbettai, avvicinandomi.
Con
la coda dell’occhio notai Alexandra che si raddrizzava
assieme alle sue
orecchie, mettendosi sull’attenti.
Aveva
anche degli spettatori, bene. Almeno, così mi sarei
risparmiato di dirlo a
tutti.
-Volevo
chiederti scusa per come mi sono comportato con te solo
perché tu sei stata
riconosciuta e io no. Ero arrabbiato con nostro padre e non con te,
sono stato
ingiusto- borbottai. Ale squittì, mentre Hazel rimase a
bocca aperta.
Laura,
invece, per i primi venti secondi non fece una piega. Ovviamente pensai
al
peggio.
Si
alzò e mi mise una mano sulla spalla. –Invece ti
capisco, è proprio la reazione
che avrei avuto io se fossi stata te- disse, calmissima.
-Ma,
io… il nostro difetto fatale…-
-Lo
so, è per questo che ti perdono, fratellone-
sussurrò, in modo tale che solo io
potessi sentire, e mi abbracciò.
In
quel momento, apparbicato alle spalle di mia sorella, finalmente senza
più
rancori, mi sentii benissimo.
Mancava
solo una cosa – una persona – e la cercai cogli
occhi. Percy era lì e mi
sorrideva.
Spazietto
dell’autrice:
sono
ancora in tempo? Siii!!
Questo
capitolo è stato un parto, soprattutto perché
è interamente maschile ed io non
ci sono abituata.
L’ultima
parte è deliberatamente Percico, perché io
metterò tutte le coppie possibili
affrontata da zio Rick.
Ora
vado. Alla prossima, ragazzi e ragazze.
Baci.
Fire
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Capitolo settimo ***
Capitolo 7
Capitolo 7
POV HAZEL,
Aprica (SO), condominio e appartamento Berrigan, lunedì 23/12/13, ore 19.30
Dopo il
tanto sospirato abbraccio tra i miei due sconsiderati fratelli, calò un
silenzio imbarazzato.
-Ehm, adesso
che facciamo?- chiesi a voce bassa, ma mi sentirono tutti ugualmente.
-Per prima
cosa, ceniamo. Secondo, troviamo qualche gioco da fare. Laura, hai qualche
idea?- domandò Ale.
Lei annuì,
staccandosi da Nico. –Certo, Loup Garou. Vado a preparare i bigliettini-
rispose lei, palesemente felice, mettendosi a contare i presenti.
-Ti aiuto-
si propose Hilarie, subito imitata da Piper.
-Un momento-
ringhiò Damon. –Io non mi metterò a giocare con voi umani-
-Tu lo
farai, non importa ciò che vuoi- replicò mia sorella, calmissima.
-E cosa
faresti per obbligarmi?- la sfidò lui. E Laura raccoglie sempre le sfide. Gli
si avvicinò a testa bassa, lentamente. Quando la rialzò, lo fissò negli occhi
stabilendo un contatto visivo.
Poi gli
puntò contro l’indice destro, proprio nel solco tra le sopracciglia.
Per un
secondo ci fu il silenzio, poi Damon si piegò in due, come se avesse ricevuto
un forte pugno nello stomaco.
Lo sentii
reprimere un gemito di dolore, mentre Laura aggiustava la mira e abbassava il
braccio fino a farlo arrivare di nuovo in mezzo agli occhi.
-Che cosa…
mi stai… facendo?- domandò lui, a fatica.
-Mia nonna è
la Titanessa della necromanzia. Tu, in quanto corpo morto non-morto, sei sotto
il suo dominio. E quindi anche il mio-
-Tua madre
era una Semititanide?- disse sbalordito mio cugino Jason.
-È esatto, figlia di Asteria, titanessa
della necromanzia, dei sogni premonitori, degli astri e dello spazio. Quindi,
la prossima volta che andrai contro la mia volontà, ti farò più male-
-Mi stai…
minacciando?-
-Consideralo
un avvertimento, per adesso- sibilò lei, assottigliando gli occhi.
Si raddrizzò
un secondo dopo e, guardandola in viso, nessuno avrebbe mai detto che avesse
provato un po’ di Magia Oscura su un vampiro.
-A che punto
siete?-
-Io sto
tagliando la carta, mentre Piper scrive i vari personaggi- le rispose Hilarie.
-Quanti
villani? Quanti lupi? Il vampiro? Il cacciatore? Eros? Thanatos? La strega? La bambina?-
-Siamo in tutto
in 18. Direi, dato che 6 persone faranno uno dei ruoli singoli, ci rimangono 12
ancora da decidere: 6 lupi e 6 villani- ragionò Piper.
-No, 6
villani e 5 lupi, uno deve fare il Maestro di Gioco- la corresse Laura.
-Lo faccio
io- mi proposi, così avrei saputo i ruoli di tutti.
-Ok, nessuna
obiezione? Aggiudicata- mi fece l’occhiolino e sorrise.
-Ecco i
bigliettini!- esclamò la figlia di Afrodite, allungandoli a mia sorella. Lei li
mise in un cappello militare che riconobbi come quello di suo padre e li fece
saltare, per mescolarli un po’.
-Prendeteli!-
Ci fu un gran trambusto e l’ultimo bigliettino fu di Laura.
-Ok,
sedetevi- ordinai. Fu gratificante vedere come tutti mi obbedirono.
-Chiudete
gli occhi. Adesso io passerò dietro di voi e vi toccherò la spalla. Mi dovrete
far vedere il vostro bigliettino, così che io sappia con chi io ho a che fare. In
quel momento potrete vederlo anche voi, non preoccupatevi-
Feci il
giro. Presi nota nella mente che la strega bionda – Elena – era una villana e
non ne sembrava contenta, il vampiro sexy – Damon – era un lupo, il fratello
era il cacciatore, Nico era la strega, Laura era una lupa, Meredith era la
bambina e, incredibilmente, Bonnie era il vampiro, pardon, la vampira.
-Va bene,
ora si può ufficialmente cominciare. È scesa la notte e tutti sono nei propri
lettucci caldi a dormire. Però c’è la luna piena e i lupi aprono gli occhi, si
riconoscono e decidono chi non supererà la notte. Si sveglia anche la bambina,
la quale può vedere tutto quello che succede, ma non può intervenire. Per favore,
il tutto si deve svolgere nel più completo silenzio-
Laura,
Damon, Percy, Edward e Luka aprirono gli occhi in contemporanea e li vidi
sorridere sotto i baffi. L’espressione di mia sorella cambiò radicalmente
quando notò che c’era anche Damon. Meredith mantenne un’espressione totalmente
impassibile.
La discussione
fu piuttosto accesa per essere muta, ma alla fine decisero che Alaric aveva
vissuto abbastanza. Il cacciatore fece una faccia buffissima quando vide che
tra chi l’aveva ucciso c’era anche il suo migliore amico.
-I lupi
hanno deciso e l’omicidio è stato compiuto. Ora i lupi tornano a dormire – Ehi!
Ho detto tornare a dormire, non stare sveglio tutta la notte!- gridai a Damon,
che non voleva saperne di chiudere gli occhi.
-Dicevo, i
lupi dormono e si sveglia la strega- Nico puntò i suoi occhi arrabbiati su di
me ed io gli spiegai a gesti chi era morto e se voleva usare una delle sue
pozioni per farlo rivivere. Lui negò.
-Bene, la
strega va a dormire e si sveglia Eros- Guarda caso era Piper, la quale indicò
subito Laura e Luka.
-Eros ha
deciso chi si deve innamorare per forza. Toccherò sulla spalla chi si è appena
innamorato- e così feci. Mia sorella arrossì di botto quando vide che era il
suo “amante” e lanciò un’occhiataccia a Piper.
-Eros torna
a dormire e si sveglia Thanatos- Jason aprì gli occhi e indicò Percy e Nico,
che toccai sulla spalla per far loro capire che dovevano odiarsi.
-Intanto la
bambina ha visto tutto, ma si deve svegliare il vampiro- Bonnie, appena fu
sveglia, indicò immediatamente Damon.
-Il vampiro
ha scelto chi deve essere il suo succube, che toccherò sulla spalla e guarderà
il suo padrone- Il vero vampiro guardò stupito la ragazza, che per contro
arrossì.
-Il succube,
come gli innamorati, dovrà fare tutto ciò che farà il proprio padrone-
-Il vampiro
e il servo tornano a dormire. È sera ed è già mattina. Si aprono gli occhi ed
Alaric è morto!-
POV BONNIE, Aprica
(SO), condominio e appartamento Berrigan, lunedì 23/12/13, ore 19.45
Per uno
stupido scherzo del destino mi era capitato il bigliettino del vampiro e,
animata da una strana baldanza, avevo indicato Damon come mio succube. Forse speravo
di poterlo avere alla mia mercè per almeno la durata di un gioco, o forse e
semplicemente una pazza masochista.
Rick era
morto ed il gioco era andato avanti. Era stato eletto un sindaco, Meredith,
anche se la notte moriva lo stesso.
I lupi,
durante la notte, avevano ucciso Stefan, il quale era il cacciatore, così
ammazzò a sua volta Edward, che si rivelò essere un lupo.
Alexandra si
era stufata ed era andata a prendere una bottiglia contenente un liquido
ambrato. Oh no, alcool…
-Che ne dite
di movimentare un po’ il gioco?- chiese, retorica.
Damon se ne
versò subito un bicchiere, così come Percy, Jason, Nico, Luka e Laura, la quale
lo volle doppio a tutti i costi.
-Alla
goccia!- esclamò la figlia di Plutone che giocava, alzando il proprio bicchiere
stracolmo.
-Tu sei
pazza! È anche doppio- rise Luka.
-Chissenefrega,
che cos’è?-
-Armagnac-
-Tre! Due! Uno!
Via!- esclamò Edward, che faceva da arbitro.
I sette –
Damon compreso – iniziarono a tracannare il liquore come se fosse acqua.
Incredibile
a dirsi, ma fu proprio Laura a terminare per prima, rovesciando il bicchiere
vuoto e facendo il gestaccio dell’ombrello agli altri concorrenti.
Damon finì
giusto due secondi dopo e rimase un po’ deluso dal fatto che qualcuno lo avesse
battuto.
Gli altri mi
sembravano un po’ brilli, ma Laura era sobrissima e invocava alla birra da un
litro a doppio malto che avevano in frigo.
Ale, invece,
rideva accasciata sul pavimento e aveva le lacrime agli occhi.
-Andiamo
avanti!- gridò forte Hazel, ma nessuno la stava ascoltando.
-Aspettate! Devo
fumare- esclamò Hilarie, tirando fuori il pacchetto. Quando accese la sigaretta
– in casa o fuori non faceva molta differenza per lei – iniziò a fare delle
facce strane e Laura rise forte. Ora Ale stava realmente piangendo, ma il tutto
era inframmezzato da alcune piccole risate che rischiavano di farla soffocare.
-Dai,
prendine una anche tu!- La figlia di Nyx stava cercando di costringere una
figlia di Plutone un po’ ubriaca a fumare una sigaretta, ma lei era ancora abbastanza
sobria da rifiutarla.
-Che casino-
sentii borbottare l’altra figlia del dio dei morti, che si stava sedendo
accanto a me.
I semidei –
ancora faticavo a definirmi come tale, soprattutto visto che non avevo ancora
ricevuto alcun riconoscimento dal mio padre o dalla mia madre divini – erano
più o meno tutti ubriachi, mentre noi potevamo dirci sobri.
Ridevano tutti
per qualcosa che non capivo, dato che facevano un rumore assordante e le frasi
arrivavano frammentarie alle mie orecchie.
Con la coda
dell’occhio notai che Elena sembrava star approfittando della situazione e si
avvicinava a Luka, il quale la accolse a braccia aperte.
Laura ci
rimase malissimo e si alzò per andare a mettere via il liquore che aveva
scatenato questo putiferio, ma il figlio di Ares la bloccò e la costrinse a sedersi
vicino a lui, mentre dall’altra parte stava Elena.
La figlia di
Plutone si rialzò e gli rifilò uno schiaffo, per poi andarsene incamera e non
uscirne per tutta sera.
Spazietto dell’autrice:
capitolo
scritto in frettissima, appena l’ho finito sono corsa a postarlo.
Fatemi sapere
cosa ve ne pare, dato che ci ho messo del mio. Loup Garou è un gioco che esiste
davvero, è francese e in Italia l’ho giocato qualche volta agli scout, con
qualche variante. Quella che vi ho proposto è un mix tra quello che mi ricordo
di questo gioco in versione scout e la versione francese.
Spero vi sia
piaciuto.
Volevo solo
dire una cosa, che sembra che nessuno abbia notato: i semidei usano il
cellulare. Ovvio, loro lo possono fare, ma i mostri non attaccano. Come mai? Semplice,
Ermes ha inventato un nuovissimo telefono, un simil-iPhone esclusivo per i
semidei. Nessun mostro ne verrà attirato.
Questo è il
mio sclero del lunedì.
Buona settimana
a tutti, sperando che sia migliore della mia.
Bacioni
Fire
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Capitolo 8
POV DAMON
Tutti fissavano
Luka, il quale pareva particolarmente interessato ai lacci delle
proprie scarpe.
Il silezio faceva da padrone nella stanza.
-Sei. Un.
Coglione-
esordì una delle due sorelle di Laura, la castana. Era
già in piedi, ma si
raddrizzò e gli lanciò un’occhiata di
fuoco.
-Hazel ha
ragione. Io non ti sopporto, l’unica ragione per cui non ti
ho spedito prima
nel regno di mio padre si trova nell’altra stanza. Posso solo
immaginare il
dolore che sta provando in questo momento, lo stesso che TU le hai
causato. Io e
lei non siamo mai andati molto d’accordo, ma già
da quando ti ha conosciuto e
si è innamorata di te – Luka sussultò
– Già, si è innamorata di te,
perché lo
trovi tanto strano?- Nico ormai aveva preso il via e, mano a mano che
il
discorso andava avanti, la sua voce assumeva un tono sempre
più sprezzante e
disgustato.
-Dicevo, da
quando si è innamorata di te, grosso bastardo, ha sofferto
come non mai. Quando
io e lei litigavamo, non piangeva; quando combattevamo come se ci
dovessimo
scannare, non piangeva. Le sole volte per cui l’ho vista
farlo è stata per
colpa tua! Da quando aveva 15 anni, Luka, 15!- urlò, ormai
completamente fuori
di sé.
Dall’altra
stanza giunse un singhiozzo ed il silenziò calò
di nuovo.
Poi la
streghetta si alzò e l’attenzione converse tutta
su di lei.
-Io, ecco
–
balbettò. –Io vorrei andare a parlarle-
Hazel e Nico
impietrirono. –Perché?- chiese lui, fratellone
iperprotettivo.
-Vi capisco,
volete proteggerla. È forte fuori, ma fragile dentro. La
capisco, ama con tutta
se stessa qualcuno che non la ricambierà mai, e si distrugge
per questo. Vorrei
andare perché anche io ho amato in questo modo-
Che cosa? E chi
avrebbe mai amato una persona che non la ricambierebbe mai?
-Vai!-
ringhiò
Nico. La streghetta quasi corse nel percorrere quei pochi metri,
aprì la porta
e vi scomparve dietro.
Mi mossi in
un nanosecondo. Prima ero nel salone, poi le mie gambe mi portarono
nella
stanza di Laura.
La strega,
vedendomi, saltò di lato emettendo uno squittio di topolino
cui veniva
schiacciata la coda.
La figlia di
Plutone, invece, non alzò nemmeno la testa. Era seduta sul
bordo del letto a
tre piazze e si fissava le mani, i capelli neri che le coprivano il
volto come
una tenda.
Non emetteva
un suono e questo non faceva che aumentare lo strazio del pianto.
-Vattene-
sussurrò all’improvviso, talmente piano che quasi
non lo sentii.
-No- Ero
serissimo, non volevo andarmene.
-Ti ho detto
di andartene!- urlò, alzando di scatto la testa. Potei
vederla, ma sarebbe
stato meglio se non l’avesse fatto. Le lacrime le solcavano
le guance e le
impiastricciavano il trucco nero sugli zigomi, gli occhi erano rossi di
pianto e
semichiusi, segno che probabilmente nemmeno mi vedeva.
Era uno
straccio. Era incredibile come un sentimento come l’amore
riuscisse a far
sentire uno schifo così tante persone.
Bonnie si
era spiaccicata contro l’armadio e la fissava con gli occhi
pieni di paura.
-Perché?
Perché
proprio io? Che ho fatto di male? Ma certo! È mia cugina che
ce l’ha con me!-
farneticava. Intanto si era alzata e aveva preso a fare avanti e
indietro
attorno al letto, gesticolando come una pazza.
Alla terza
volta che mi passò davanti non ressi più, la
afferrai per la vita e la lanciai
sul letto per farla stare ferma.
-Uno,
smettila, fai venire mal di testa e i vampiri non ne soffrono. Due,
l’amore fa
schifo, ma questo lo sanno tutti. Tre, chi è tua cugina?-
Lei mi
guardava con gli occhi sgranati, ma non aveva paura.
–Afrodite, la dea dell’amore
e della bellezza, la madre di Piper- pigolò.
-Ascolta,
non ti dirò che nel mare ci sono tanti pesci, oppure che hai
tutta la vita
davanti. Odio queste frasi fatte. Però hanno un fondo di
verità: perché continuare
a morire dietro a uno che nemmeno ti guarda? Mh?- chiesi, moderando il
tono di
voce e piegando la testa di lato.
Lei
fissò il
soffitto come se ci fossero state le risposte alle mie domande.
-È il
tipo
di persona che ti fa innamorare e non se ne accorge. È
espansivo, abbraccia
tutti e si porta via il tuo cuore. Non ne posso fare a meno,
è… - si bloccò,
tentando di trovare l’aggettivo giusto –
è lui, semplicemente lui-
-Questa
è
ossessione – risposi, e mi accorsi che era quello che provavo
io per Katherine.
Ossessione.
Guardai la
streghetta, che se ne era rimasta zitta per tutto il tempo accanto
all’armadio.
Improvvisamente
si fece avanti, catturando l’attenzione di Laura.
–Non sempre si raggiunge il
proprio obiettivo, qualunque esso sia. Ne avevo uno, ma ero certa che
non lo
avrei mai raggiunto, e lo sono ancora adesso. Non sono bella, non sono
intelligente, non brillo in nessuna materia né nella vita
sociale. Mi sono
rassegnata e ho cercato di andare aventi, di dimenticare. Ma non lo si
può fare
con lui, è una forza troppo ingombrante nella mia vita-
-E allora
che hai fatto?- La figlia del dio dei morti mi sembrava particolarmente
presa
dal racconto.
-L’ho
accettato. Non si dimentica qualcuno come lui, è
semplicemente impossibile. Ma sono
riuscita a ritagliarmi uno spazio per me stessa e, anche se ora il
dolore non è
passato, si è attenuato e poco a poco scomparirà
del tutto. So che non mi amerà
mai, ma almeno questo pensiero non fa male come prima-
-Quindi
dovrei lasciar perdere?-
-Dovresti
tentare di capire cosa senti quando fa il cascamorto con le altre. Ti
senti
tradita come sorella o come ragazza? Pensaci-
-Aspetta! Allora
tu adesso ti senti Sua sorella?-
La streghetta
ci pensò su, poi rispose. –Qualcosa del genere-
Sorrise, per
poi uscire dalla camera e richiudere la porta.
Rimanemmo noi
due, nel buio della stanza. Io la vedevo perfettamente ed avevo la
sensazione
che anche lei ci riuscisse.
-Rimani, non
andare via- sussurrò, una luce disperata negli occhi neri.
Annuii e mi
sdraiai, stando bene attento a non sfiorarla.
Tuttavia,
appena la mia testa toccò il cuscino morbido, mi
afferrò per la maglia e
appoggiò la testa contro il mio petto.
Preso alla
sprovvista, le circondai il busto con le braccia.
POV LAURA
Mi svegliai
con un gran mal di testa per la seconda mattinata di fila. Sbuffai
sonoramente
e mi mossi, in quanto sentivo un gran freddo.
Aprii gli
occhi e mi ritrovai la vista ostruita da una massa di capelli neri
lisci e
lucenti come piume di corvo.
Corvo??? Oddio, durante
la notte, Damon di
era spostato contro di me, così che il suo naso toccasse il
mio collo e mi
respirasse sulla clavicola sinistra.
-Ti prego,
non muoverti, mi hai fatto penare tutta notte. Ti muovevi e ti
contorcevi, ti
sei calmata solo quando mi sono inserito nei tuoi sogni e ho eliminato
la parte
brutta- esordì il vampiro.
-Buongiorno-
dissi invece io, la voce ancora impastata dal sonno. Richiusi gli occhi
e mi
riabbandonai sul cuscino, stringendo i capelli di Damon tra le dita.
Lui sorrise
e soffiò, facendomi rabbrividire. Gli tirai una ciocca di
capelli e lui, per
contro, mi sollevò la gamba sinistra e se la mise contro il
fianco.
-Piantala-
ordinai, con poca convinzione. Avevo ancora sonno, accidenti!
Lui rise
contro la mia spalla, facendomi venire il solletico.
-Sembri un
panda- esordì di nuovo.
-Parla per
te, pipistrello-
-Non ho mai
incontrato una ragazza come te. Hai una carattere strano, forte e
fragile allo
stesso tempo-
-Ti prego,
possiamo non parlarne? Vorrei passare almeno un po’ di tempo
senza pensare a
ieri sera-
Impossibile.
Appena lo dissi, tutte le immagini della serata appena trascorsa mi si
riproposero con forza, obbligandomi a rivedere tutta
l’umiliazione che avevo
provato.
-Se vuoi
posso farti dimenticare…-
Lo volevo?
Dimenticare
e vivere come se nulla fosse successo?
-No,
sbagliando s’impara, giusto? È ora che lo faccia
anch’io. Grazie comunque per l’offerta-
-Nessuno mi
aveva mai detto grazie con questo tono-
-Quale
tono?-
-Sincero-
Spazietto
dell’autrice:
io adoro le
ultime battute. Davvero, mi sembrano fantastiche.
Per le Bamon
come me, non preoccupatevi di questo improvviso avvicinamento, non
sfocerà mai
in amore. Ho dei progetti per loro due che non comprendono questo tipo
di
relazione.
Luka,
d’ora
in poi, scomparirà dalle scene. Lo so, lo so, avevo
preventivato una sua
accoppiata con Meredith, ma avevo troppa voglia di farlo litigare con
tutti,
così, alla fine, l’hanno sbattuto fuori.
Nico
s’è
sfogato ed è stato giusto così. Me lo immagino
come una versione più giovane e
rancorosa di Damon, che però urla contro alle persone.
Bonnie ama
ancora Damon, ma doveva pur inventarsi qualcosa per non dire che amava
quella
testa di rapa di un vampiro che manco la calcola proprio davanti a lui.
Insomma,
non aveva preventivato la sua presenza lì.
Mi sembra di
aver detto tutto. Alla prossima volta, che non so quando
sarà. Non contate più
su di me il lunedì sera, perché devo preparare la
tesina e devo studiare un
casino. Questo cappy è uscito in un momento di follia
post-interrogazione di
francese e pre-panico interrogazione di economia aziendale (poi non mi
ha
interrogata e tremavo tutta per l’agitazione).
Bacioni.
Fire
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Capitolo 9
E, per la
gioia di Percabeth7897, pagy94 e SofyCullen, ecco qui il capitolo
numero nove. Enjoy!
Capitolo
9
POV
ALEXANDRA
Luka se
n’era andato in tutta fretta durante la notte. Aveva pregato
suo padre – che
odiava Laura – di dargli un mezzo di trasporto qualsiasi ed
era arrivato un
Hammer* mezzo sgangherato che l’aveva riportato al Campo
Mezzosangue.
Un’ora
dopo
Simon decollò dal giardino sul retro e tornò al
Campo Giove.
E
così ci
lasciarono in due.
-Stiamo
meglio senza di loro!- aveva esclamato Nico quando l’aveva
saputo, ma io ero
divisa tra il dargli ragione – il figlio di Ares aveva
distrutto mia sorella
per la terza volta – e i sensi di colpa – il figlio
di Giove non era obbligato
ad andarsene. Jason ci era rimasto male, poverino.
Sospirai.
Laura attirava molti sguardi per via dei suoi capelli troppo lisci e
degli
occhi troppo intensi. Non era alta come me, ma era decisamente
affascinante,
come una figlia del dio dei morti non era mai stata. Superava persino
Hazel,
che era considerata la più bella figlia di Plutone mai
esistita. Poi era
arrivata Laura e l’aveva surclassata. Ma la sorella non le
aveva mai portato
rancore, anzi, le era grata per averla distolta
dall’attenzione di tutti.
Io, con i
miei capelli biondi e gli occhi verdi, sembravo la Madonna, soprattutto
se mi
vestivo di azzurro o di bianco. Perciò evitavo quei due
colori, indossando
soprattutto il verde e il nero, che non si intonavano con il mio essere
figlia
del dio del sole.
Ora, Laura
non si vedeva dalla sera prima e nemmeno il fratello di Stefan, Damon.
“Ti
prego, Apollo, dimmi che non hanno fatto nulla” pensai
ardentemente. Anche se a
prima vista poteva non sembrare, la mia piccola sorella era sensibile e
poteva
essere ferita molto facilmente.
Strinsi i
pugni. Non sarebbe dovuta andare così.
Improvvisamente
la porta principale si aprì e il vampiro maggiore
entrò nel salotto. Si fermò
sulla soglia, perplesso, lo sguardo fisso su di me.
All’inizio
non capivo, ma poi realizzai come dovesse vedermi lui. Una ragazza
bionda molto
simile a Katherine e ad Elena che camminava senza sosta per tutto lo
spazio
della sala, soffermandosi di più sulla porta della camera
matrimoniale della
sorella adottiva, come un’anima in pena.
“Quindi non hanno
fatto nulla…”
-Con chi
avrei dovuto fare cosa?- chiese il moro, inclinando
la testa di lato. Io
indietreggiai, presa alla sprovvista.
-Non
leggermi nella mente!- sibilai, lievemente piccata dalla cosa.
-L’ho
fatto?- domandò, ed io mi chiesi se fosse ubriaco o cosa,
perché mi sembrava
instabile mentalmente e anche fisicamente, dato che aveva barcollato
leggermente quando aveva richiuso la porta dietro di sé.
L’uscio
della camera di Laura si aprì, rivelando una figlia di
Plutone decisamente arruffata.
Il pigiama
era tutto spiegazzato e i capelli erano piegati tutti da una parte,
come se
avesse dormito in un ciclone.
-Buongiorno-
biascicò, trascinandosi fino al piccolo ripiano cottura dove
si preparò il
solito caffélatte.
Ricadde
pesantemente sulla sedia e sorseggiò la bevanda
distrattamente, come se fosse
lì solo con il corpo e non con la mente.
-Ma che vi
è
successo?- domandò una voce dietro di me. Non avevo sentito
arrivare il nuovo
figlio del dio del mare, Stefan, tanto che quasi saltai via dalla
sorpresa.
Capii che
alludeva a Laura e al fratello maggiore, il quale rispose con un ghigno
degno
di Ade in persona.
-Beh, sai, fratellino,
quando esce, si beve, si fa baldoria, si incontrano delle belle
italiane, si fa
tardi la sera-
-L’hai
Influenzata, non è così? Hai bevuto da lei-
Mi
arrabbiai. –Se l’hai fatto, io, Nico, Hazel e il
divino Ade ti uccideremo. E
anche la titanessa Asteria darà una mano-
-Non
l’ho
toccata, lo giuro sul sangue che fai versato dal corpo di nostro padre
cinquecento anni fa- Rabbrividii.
-È
troppo
apatica perché sia una cosa naturale- ribattè
Stefan.
-Sto bene-
affermò lei. Ci mancava solo che iniziasse a sostenere
Damon, il quale allargò
le braccia, come se stesse per fare un annuncio importantissimo.
-Vedete, sta
bene, è in perfetta forma, deve solo carburare! È
prima mattina, non
pretenderete certo che afferri due pompon e si metta a fare la ruota,
vero?-
In effetti
aveva ragione. Laura era nota per la sua apatia mattutina, solo che
oggi questa
sembrava più accentuata del solito.
-Sicura?-
-Sto bene-
ripetè con più forza.
Nico
spuntò
dalla camera che condivideva con Percy e Jason e si diresse verso la
sorella,
depositandole un lieve bacio sulla testa, per poi servirsi di
caffè forte.
-Buongiorno sorellina*- Vidi Stefan e Damon
irrigidirsi.
-Sei
italiano, per caso?- chiese il minore tra i due.
-Il mio cognome
è Di Angelo, sono nato negli anni Trenta del Novecento da
Maria Di Angelo, veneziana
emigrata a Washington con il padre, ambasciatore italiano negli USA, e
Ade, il
dio degli Inferi e dei morti- La voce di Nico era ferma e guardava i
due
vampiri con sfida.
-E come mai
non hai qualcosa tipo ottant’anni?- domandò il
maggiore.
-Sono rimasto
bloccato in un posto dove il tempo scorre più lentamente
assieme a mia sorella.
Sono stato liberato nove anni fa assieme a lei, ma Bianca è
morta in
un’impresa- e guardò Percy, che abbassò
lo sguardo, colpevole.
-Bianca?-
chiese Matt, che si era appena alzato.
-Mia sorella
morta a dodici anni in un’impresa che coinvolgeva le
Cacciatrici-
-Cacciatrici?-
s’inserì Alaric. Probabilmente pensava a Meredith.
-Ragazze
vergini che rinunciano ai maschi per una vita pressoché
immortale – se non
s’innamorano o cadono in battaglia, ma entrambe le opzioni
sono praticamente
impossibili – e seguono la dea Artemide, la dea della caccia,
degli animali
selvatici e della luna, nelle sue imprese- rispose Laura con voce cupa.
-Immortali?
Nel senso che non possono morire?- Certo che Elena era tarda.
-A meno che
s’innamorino o cadano in battaglia, non si ammalano, non
provano freddo o caldo
eccessivi e sono più forti e più veloci.
Più che umane, non so se mi spiego-
intervenni io.
-Sono delle
vampire- replicò ingenuamente Bonnie, ma Laura scosse la
testa.
-Sono umane
immortali, non vampire. Non si nutrono di sangue, sono normali sotto
quel punto
di vista. È in battaglia che non vorresti mai averle contro-
-Hanno
sconfitto il Campo Mezzosangue più di sessanta volte di
seguito negli ultimi
trecento anni. Ovvero tutte le volte che sono venute a trovarci-
commentò
Percy.
-Bellissime,
algide e fredde. Proprio il mio tipo- sorrise Leo con calore. La sua
storia con
Calipso non era andata a buon fine, ma lui si era ripreso in fretta. La
figlia
di Atlante non si era più fatta vedere, ma aveva un mondo da
esplorare.
-Buh!-
esclamò qualcuno, comparendo da un Viaggio
nell’Ombra proprio dietro Laura, che
sobbalzò.
Era Hazel,
che l’abbracciò da dietro ridendo come una pazza.
-Hazel
Levesque! Mi hai fatto venire un infarto! Volevi mandarmi nel regno di
nostro
padre prima del tempo?-
-Scusa, ma
è
stato troppo divertente!- rise la mia sorella acquisita.
-Non se ne
parla nemmeno, mi hai quasi uccisa!- replicò Laura.
Il telefono
della mora suonò e lei lo fissò accigliata.
–Michael Rowe ha fatto una nuova
intervista!- esclamò poi.
POV BONNIE
Michael chi?
Chi diavolo era?
Laura mi
sembrava molto presa da ‘sto tizio, ma io non avevo idea di
chi fosse.
-Chi
è
“Michael Rowe”?- chiesi. La figlia di Plutone mi
guardò come se fossi
un’aliena.
-È
semplicemente l’attore più figo che possa esistere
nell’universo. Vieni, te lo
faccio vedere- e andò a prendere un portatile, accendendolo.
-2x16?-
chiese la sorella bionda, e Laura annuì. -È
l’episodio in cui compare prima. In
teoria c’è ancora prima nella 1x03, ma non era
ancora figo come nelle ultime
puntate della seconda stagione-
-Ti do
pienamente ragione, sorellina-
Il sito
caricò il video molto in fretta. La figlia del dio dei morti
andò subito verso
i dodici minuti e mi spiegò brevemente i personaggi.
-Basta che fai
entrare la tua squadra-
stava dicendo la Waller.
-La mia
squadra?- chiedeva Diggle.
-L’abbiamo
chiamata “Task Force X”-
gli rispose il capo dell’A.R.G.U.S.
-Dacci un
taglio. Questa non è una Task
Force, diamo il giusto nome alle cose. Benvenuto nella Squadra Suicida-
La cosa
scioccante fu che, mentre il personaggio iniziava a parlare in inglese,
Laura
ripeté in italiano le stesse identiche parole che vedevo
come sottotitoli,
sospirando alla fine della frase.
Ancora
più
sconcertante fu che, nello stesso momento, lo fecero anche Alexandra,
Hazel,
Piper e Hilarie.
-Lo sappiamo
a memoria-
-“Deadshot
is a go”!- esclamò Laura, con un sorriso sornione
stampato sul viso.
-Ma è
tutto
tatuato!- notai.
-Si tatua il
nome delle sue vittime. Da solo, è inquietante.
Sull’avambraccio destro ha
scritto “James Holder”, la sua vittima della 1x03.
Che fisico!- rispose lei,
gli occhi neri che brillavano. Cosa non avrei dato per vedere
scintillare così
quelli di Damon!
-“We’re
going to want popcorn for this”!- disse stavolta la figlia di
Plutone, ridendo
assieme al cecchino.
-Assomiglia
a Damon lì- commentò Elena.
-Floyd
Lawton non ha riguardi per la vita umana; ha ucciso il fratello, il
padre e la
madre – storia lunga –; è un mercenario;
ha avuto un figlio, che è morto, e ora
ha una figlia. È un padre che deve difendere la propria
prole. Con Eddie non ci
è riuscito, con Zoe, invece, le sta lontano e tutto
ciò che prende lavorando –
e rischiando la vita – per l’A.R.G.U.S. va su un
fondo fiduciario segreto per
lei. Vorrebbe morire facendo qualcosa di onorevole, ma il suo desiderio
è
superato da quello di salvaguardare la figlia. È dolce, a
modo suo-
-Floyd
Lawton?- chiese Meredith.
-Il vero
nome di Deadshot- spiegò ancora Laura.
-Dì
che lo
ami e lo vorresti sposare- la sfidò Alexandra.
La sorella
la guardò e sorrise. Poi scese dalla sedia e si diresse
verso la finestra,
spalancandola. Un vento freddo le scompigliò i capelli.
-Io amo
Floyd Lawton, a.k.a. Deadshot, interpretato da Michael Rowe in Arrow! E
lo
vorrei sposare!- gridò alle montagne ed ai pini innevati, ed
alle case ancora
addormentate.
Quando la
richiuse, aveva le guance arrossate, ma sorrideva lievemente stordita
dal
freddo mattutino.
-Tu sei
completamente fuori di testa- commentò Stefan.
-Tutti
abbiamo un pizzico di follia. Tutto sta nel tirarlo fuori-
POV DAMON
Non
l’avevo
morsa, ma l’avevo Influenzata per dimenticare. Nessuno mi
doveva vedere
“umano”, anche e soprattutto una persona che avevo
appena conosciuto.
La vidi un
po’ intontita, ma si riprese in fretta, tanto da incominciare
a parlare a
raffica di un certo Michael Rowe e di Deadshot, per poi urlare qualcosa
fuori
dalla finestra.
Temetti di
averle causato un qualche danno permanente. Fissava un po’
tutti con un sorriso
imbarazzato che le imporporava leggermente le guance.
-Che ne dite
se ci fate vedere che tipo di poteri possiamo avere io e Stefan, dato
che siamo
stati riconosciuti?- chiese Elena, il mio Angelo.
-Ale, Ed,
Pipes, Perce? Per voi va bene?- domandò la castana figlia
del dio dei morti.
Loro annuirono.
-Stefan,
è
meglio se io e te andiamo a valle a cercare un fiume- gli disse il
figlio di
Poseidone.
-Noi invece
andiamo al poligono di tiro. E porto la chitarra, Apollo è
anche il dio della
musica- disse il figlio del dio del sole.
-Io vado con
loro e spiego ad Elena cos’è la lingua
ammaliatrice- s’inserì la figlia della
dea dell’amore.
-E noi?-
chiese la streghetta.
-Noi vi
faremo vedere i nostri poteri. Nico è molto bravo ad evocare
scheletri e a Viaggiare
nell’Ombra. Io ad usare l’oscurità a mio
favore e ad evocare fantasmi. Hazel a
trovare gallerie sotterranee e a riconoscere le pietre preziose. Jason
richiama
i fulmini e vola-
-Aspetta- la
interruppe il biondino. –Io non volo,
sfrutto le correnti d’aria per sollevarmi da terra.
È diverso-
-Sì, scusami, cugino. Ma sua sorella Thalia,
la luogotenente delle Cacciatrici, è molto più
potente per quanto riguarda i
fulmini-
-Io sono in
grado di far scendere la notte anche a mezzogiorno e vedo molto meglio
al buio-
intervenne la castana figlia di Nyx. –Leo, figlio di Efesto,
è in grado di
riparare qualsiasi cosa ed evoca il fuoco. Frank, figlio di Marte, ha
ereditato
la capacità di saper maneggiare bene qualsiasi tipo di arma
e la tattica
militare. Annabeth, la ragazza di Percy, figlia di Atena, è
un’abilissima
stratega. Clarisse, figlia di Ares, è molto brava a
combattere-
-I figli di
Ermes sono eccellenti ladri; quelli di Dioniso e di Demetra sentono una
forte
connessione con le piante; quelli di Ecate sono letteralmente maghi e
streghe,
dato che è la dea della magia; quelli di Nike –
non le scarpe – vincono sempre,
la madre è la dea della vittoria; quelli di Tyche portano
fortuna, mentre
quelli di Nemesi la equilibrano- elencò Hazel.
-Come dire
che portano un’enorme sfiga- borbottò Laura.
-Non
c’è un
test per sapere di chi sei figlia?- chiese la streghetta.
-Di solito
sono gli dei che decidono se e quando riconoscere i figli, ma
ultimamente si
stanno dando particolarmente da fare, quindi non ci vorrà
molto. Per il test,
no, generalmente non esiste, ma basta vedere in cosa si è
più bravi-
-Percy
eccelle nel canottaggio e nella spada- scrollò le spalle
Nico.
-Tu sei un
emo depresso, fratello- lo rimbrottarono le sue sorelle.
Lui
alzò di
scatto la testa e sguainò la spada. Era nera come quella
della sorella dai
capelli più scuri, probabilmente era fatta dello stesso
materiale.
Lei sorrise
e sganciò il braccialetto. La sua arma si allungò
e si appesantì, rivelando la
lama scura e lunga circa un metro. L’appoggiò
sulla spalla e ghignò al
fratello.
-Pronto a
perdere, fratellone?-
POV LAURA
Avevo
dormito come un sasso, per questo ero più intontita del
solito.
Alla
palestra-poligono di tiro, sfidai Nico come al solito, e come al solito
vinsi
in meno di due minuti.
Lo atterrai con
pochissime mosse, puntandogli Tenebræ alla gola.
Nello
stanzone a fianco, Elena, Ale ed Edward stavano tirando con
l’arco, o meglio,
Ed scoccava frecce a volontà ed mia sorella urlava contro la
neo-figlia di
Apollo qualcosa sulla sua postura.
-Più
in su con quel gomito! – Tira bene,
altrimenti come pretendi che la freccia si conficchi nel bersaglio?
– Il bacino
deve essere parallelo all’arco, per fare più forza
al colpo!- e
così via.
-È
l’ennesima volta che ti batto, fratello! Non è che
stai diventando vecchio?- lo
schernii, alludendo al fatto che era nato negli anni Trenta.
Lui mi
rifilò la sua migliore occhiataccia, ma era nulla in
confronto alle mie.
-Battiti con
me- disse una voce. Percy e Stefan erano ritornati.
–Dopotutto, ho sconfitto il
miglior spadaccino degli ultimi trecento anni!-
Scappucciò
la Bic che era la sua spada e Vortice fece la sua comparsa. Un metro e
venti di
bronzo celeste rilucevano e mandavano bagliori.
-D’accordo,
Perseus- lo presi in giro, posizionandomi in stile greco.
Lui sorrise
allo scherzo e si lanciò contro di me. Con Tenebræ
bloccai un suo fendente
dall’alto e sferrai una stoccata sotto la sua guardia.
Il figlio del
dio del mare scartò di lato e mirò al mio braccio
sinistro. Scattai all’indietro e deviai la punta della sua
spada con la mia.
Vortice fendette
l’aria orizzontalmente, come se il suo proprietario
volesse decapitarmi, ed io mi abbassai. Sfruttai questo momento in cui
Percy
aveva abbassato la guardia e mi gettai su di lui, afferrandogli la mano
con cui
teneva la spada e puntandogli la mia contro il petto, in modo da
immobilizzarlo.
-Dicevi, cugino?-
-Mh, anche
in stile greco- commentò Ale, che era appena ritornata di
qua. –Elena non
sarebbe in grado di centrare un bersaglio nemmeno se avesse il dono
della
telecinesi e scagliasse le frecce con la forza del pensiero-
commentò.
-Almeno
è
brava a cantare- s’inserì Ed.
-Sai come
t’aiuta in battaglia. Se ti trovi davanti un Lestrigone cosa
fai? Ti metti a
cantare “Salvami” di Gianna Nannini e Giorgia?-
Ovviamente, essendo Ed
americano, non capì il senso della frase, ma io, Nico, Damon
e Stefan sì.
-Oppure a
declamare versi di poesie?- rincarai la dose, un sorriso stampato in
faccia.
L’espressione offesa di Elena era impagabile. Stirai ancora
di più le labbra.
-Almeno potrei
rendermi utile e guarire i feriti, Apollo è anche il dio
della medicina-
-La lingua
ammaliatrice con me non funziona, legata
di Venere. Hai mai partecipato ad una battaglia campale? Da come sono
curate le
tue unghie, credo proprio di no-
-Che
c’entrano le mie unghie?-
-Sono troppo
curate perché combattessi in prima persona le tue battaglie-
spiegò Piper.
-Anche
quelle di Laura sono curate!- ribattè la neo-figlia di
Apollo.
-Le mie
unghie sono normali, non sono curate. Una volta alla settimana metto un
siero
allungante ricostituente e basta. Le tue, è evidente, sono
frutto di molte
manicure-
La bionda
strinse in pugni, come se si stesse sforzando di non saltarmi addosso e
strapparmi i capelli. Azione infantile, tra l’altro.
Mi scrocchiai
il collo e poi le dita, pronta per un’altra sessione di
allenamento.
Ma, come le
cose migliori, anche questo momento non era destinato a durare. Un
simbolo
aleggiò sopra la testa di Meredith, una civetta in campo
grigio perla.
-Determinata.
Ave, Meredith Sulez**, figlia di Atena, dea della saggezza, della
conoscenza,
della strategia militare e delle arti utili, signora delle civette-
proclamò
Ale.
*Un Hammer
è
un tipo di veicolo militare, una specie di SUV usato dagli americani
impegnati
in guerre su terrenti impervi. Se vedete la serie tv Torchwood,
è l’auto che
guida sempre Jack.
**Non sapevo
il cognome nuovo di Meredith, quindi ho usato quello che si conosce sin
dal
primo libro.
Spazietto
dell’Autrice:
allora, sono
tornata. Ho lasciato in sospeso questa storia perché ho
avuto gli esami di
maturità e l’ispirazione era andata a farsi un
giro.
Comunque ho
iniziato e finito questo capitolo nel giro di tre ore prima della
pubblicazione, mentre un’altra folle idea mi pervadeva la
mente, perciò non so
quanto bene sia venuto.
Ed ecco qui
un’altra semidea/legata.
Piuttosto ovvio
questo riconoscimento, ma sto tirando per le lunghe quello di Damon e
Bonnie.
Tanto per
dirla tutta, qui ci sono i presenti de “Il diario del
vampiro” con le
rispettive famiglie:
·
Stefan, figlio
di Poseidone e legato di Atena
(molto alla lontana)
·
Elena, figlia di
Apollo e legata di Afrodite
·
Meredith, figlia
o legata di Atena
·
Alaric, semplice
umano
·
Matt, semplice
umano
Penso di
aver detto tutto su questo capitolo. Ora che per me inizia
l’università non so
quando aggiornerò, ma tenterò di essere molto
più presente di quest’estate.
Grazie a chi
legge e chi ha recensito spingendomi a continuare.
Alla prossima.
Baci,
Fire
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=2442793
|