Neve, Natale,... Niente tranquillità

di Bei e Feng
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo inizio... si fa per dire ***
Capitolo 2: *** Arrivano i nostri ***
Capitolo 3: *** Tutti a pattinare ***
Capitolo 4: *** La Vigilia di Natale ***



Capitolo 1
*** Un nuovo inizio... si fa per dire ***


A grande richiesta, ecco a VOOOI un seguito natalizio di 'Sole, Mare, Mafia', in attesa di un altro episodio estivo. ^^
Come avete potuto notare, non abbiamo molta fantasia per i titoli XD
Questo è, se così si può definire, un capitolo introduttivo: il meglio arriverà già dal prossimo.
Buona lettura! :D

P.S. L'aggiornamento di questa storia sarà a scadenza settimanale.


Era una serena domenica mattina. L'orologio segnava le otto e tre quarti, minuto più, minuto meno...
- BUON NATALE!!! -
Lambo spalancò la porta della camera di Tsuna, prendendo la rincorsa e saltando sull'addome del povero ragazzo, che dormiva placidamente nel suo letto.
- IIIHHH!!! - strillò il Decimo, svegliato di soprassalto. - LAMBO! CHE COSA TI SALTA IN MENTE??? -
- Buon Natale, Tsuna! - ripeté il bambino, correndo verso il lettino di Reborn, per svegliare anche lui.
Ma, ormai davanti al letto, non ebbe neanche il tempo di spalancare la bocca per augurare buon natale, che Reborn scattò a sedere con la pistola in mano e sparò contro il Bovino. Dalla canna della pistola fuoriuscì un pupazzetto montato su una molla che colpì in pieno lo stomaco di Lambo, sbattendo il bambino pezzato contro la parete opposta della stanza.
In lacrime, Lambo uscì di corsa dalla stanza.
- TU ERI SVEGLIO??? - chiese Tsuna, incredulo, al suo tutor.
- Un assassino dev'essere sempre pronto a difendersi, anche nel sonno. - rispose Reborn, pulendo la pistola e riponendola sotto le coperte. - E lo stesso dovrebbe valere per un qualsiasi boss che si rispetti. - e così detto si rimise sotto le coperte.
Tsuna sospirò.
Boss era uno di quegli appellativi che non gli si potevano proprio dare.
- Certo che quel Lambo è proprio sciocco: pensava di farci credere che oggi è il giorno di Natale! - disse, sorridendo e scuotendo il capo, lanciando un'occhiata al calendario appeso alla parete accanto alla porta. - E' appena il cinque novembre! -
- Imbrana-tsuna, - rispose Reborn, ridacchiando. - Oggi è il ventidue dicembre: mancano due giorni a Natale. -
Tsuna sbarrò gli occhi e si voltò nuovamente verso il calendario.
- Ma... lì c'è scritto... - cercò di dire il ragazzo, tornando a rivolgersi a Reborn. Poi aggiunse, con aria sicura. - Oh, basta! Non sono così ingenuo da farmi imbrogliare da te! Sono almeno due anni che ti conosco, e so bene quanto ti piaccia prendermi per i fondelli! - fece una breve pausa. - E poi solo un idiota potrebbe dare retta a Lambo! -
Il ragazzo si stiracchiò, facendo per alzarsi, quando la porta della sua camera si aprì e sua madre fece il suo ingresso, solare come sempre.
- Buon Natale, Tsu-kun! - esclamò, allegra.
Il Decimo sbarrò gli occhi, esterrefatto, additando il calendario.
- Ma mamma, manca ancora... -
- Tsu-kun! Sono secoli che non aggiorni il calendario! Forse sarebbe ora di farlo. - osservò sua madre, ridacchiando come al solito. - Cosa ne dici di festeggiare il Natale con un bel viaggetto? -
- Viaggetto? -
- Che te ne pare della Svizzera? -
- Iemitsu ha già prenotato tutto. - aggiunse Reborn, con il suo solito sorrisetto di presa in giro.
- COSA ME LO CHIEDETE A FARE SE E' STATO GIA' PRENOTATO TUTTO??? - strillò Tsuna, saltando in piedi.
 Improvvisamente qualcuno suonò al campanello.
- Oh, credo sia appena arrivato il taxi per l'areoporto. - sorrise Nana, uscendo dalla camera del figlio e chiudendo la porta alle sue spalle. - A tra poco, Tsu! -
- TAXI??? - urlò Tsuna.
- Esatto. Quindi sbrigati. - gli intimò Reborn, estraendo la pistola e puntandogliela contro.
Spiritato da quella minaccia, Tsuna iniziò a preparare i bagagli.

- Siamo arrivati! - esclamò Nana, entusiasta, completamente intabarrata nel suo piumino rosso, reggendo due valigie.
Gli altri, alle sue spalle, guardarono non troppo convinti la baita isolata dal mondo, affittata per loro da Iemitsu, che si ergeva, quasi minacciosa, davanti a loro.
- Al grande Lambo non piace affatto! - protestò Lambo, saltellando sulla testa di Tsuna, che era stato assegnato come suo portatore, dato che la neve era troppo alta perché il Bovino potesse camminarvi sopra.
- Neanche a I-Pin piace. - concordò la bambina cinese, sulla spalla sinistra del ragazzo.
- Sarà anche un'esperienza dura, - intervenne Bianchi, con aria consapevole, guardando prima la baita e poi rivolgendo uno sguardo dolce a Reborn, seduto sulla sua spalla destra. - Ma se Reborn è con me, non ho bisogno di altro. -
Il katekyo sorrise, soddisfatto del suo fascino sul sesso femminile, portando alle labbra una tazzina di caffè che si era procurato chissàcome.
- Avanti Tsuna, - disse, subito dopo aver finito il suo caffè. - Prendi i nostro bagagli. -
- Eh? - rispose il Decimo, che, con due valigie in mano e due bambini sulle spalle e in testa, si sentiva già caricato come un mulo da soma.
- E' compito del boss portare i bagagli della famiglia in casa durante le vacanze. Quindi muoviti. -
E così, il nostro povero futuro boss dei Vongola prese, letteralmente, armi e bagagli, e si avviò verso la baita. Sua madre aprì la porta, e il ragazzo entrò, accasciandosi praticamente sotto il peso delle valigie che era stato costretto a portare.
Gli altri lo seguirono, facendo attenzione a non calpestare il ragazzo. Della stessa premura non fu Reborn, che saltellò 'accidentalmente' sulla nuca del suo allievo stramazzato a terra.
- Dov'è la cucina? Il grande Lambo sta morendo di fame! - iniziò a protestare il bimbo-mucca.
- Vado subito a preparare la cena. - lo tranquillizzò Nana, entrando in cucina.
- E Tsuna porterà ogni bagaglio nella rispettiva camera, cominciando dalla nostra. -
- NOSTRA? Non dirmi che dividiamo la stanza anche in vacanza! - protestò il Decimo, mentre veniva spedito con un calcio in testa nel corridoio, verso la sua stanza.
Lasciati i bagagli in mezzo alla stanza, il ragazzo si buttò sul suo letto (l'unico oltre all'amaca riservata al tutor). Ma in quel momento un ceffone che gli raggiunse il volto lo costrinse a rimettersi rapidamente in piedi, massaggiandosi la guancia.
- Reborn! Ma che diavolo ti salta in mente?! - esclamò il ragazzo.
- Il tuo letto è in mansarda, Imbrana-Tsuna. - rispose il tutor, con una certa soddisfazione nel tono di voce e un martello di gomma ancora in mano.
- Ehm... Mansarda? E come mai c'è un letto in più? - chiese, indicando il letto sul quale si era sdraiato.
- Sorpresa... - rispose Reborn, con fare misterioso, mentre usciva dalla stanza. - Per andare in mansarda devi salire quelle scale. Sta'attento: non sono molto stabili. -
Tsuna lanciò un'occhiata poco convinta alle scale di legno semicadenti che conducevano alla sua stanza, poi sospirò e scese al piano di sotto, dove si trovava l'enorme camera che sua madre avrebbe dovuto dividere con Bianchi, Lambo, I-Pin e Fuuta. Sistemati i bagagli, il ragazzo tornò di sopra, dove trovò ad aspettarlo una bella zuppa fumante e il resto dei vacanzieri che stava già mangiando.
- Che bella mangiata! - esclamò Lambo, soddisfatto. - Credo proprio che... -
La sua voce mutò rapidamente in un sonoro russare.
- Anch'io sono un po'stanca - disse Nana. - Faremo meglio ad andare a dormire anche noi. Ci aspetta una lunga giornata domani. -
E così tutti si diressero nelle loro stanze, mentre Bianchi spegneva le luci.

Paradossalmente, quella notte non accadde nulla di strano. Tsuna credeva, con immenso stupore, che quella vacanza sarebbe stata la prima tranquilla lontano dalle scocciature della vita mafiosa.
Sorridendo, il ragazzo chiuse gli occhi e si abbandonò ad un sonno sereno.

Ma l'indomani...
Tsuna venne svegliato da uno strano odore di bruciato che proveniva dalla cucina. Quando si alzò e trovò un foglio attaccato alla porta della sua stanza, che diceva 'Vado a fare la spesa. Torno subito. Mamma', e udì degli urletti striduli e dei pianti infantili che provenivano dal piano inferiore e che lo chiamavano a gran voce, non gli ci volle molto a capire chi fosse la causa di quell'odore di bruciato.
Il Decimo uscì fuori dal letto, inciampò in un camioncino giocattolo di Lambo e fece una capriola in direzione laterale, superando il corrimano e cadendo di sedere sul pavimento davanti alla porta d'ingresso della baita. Mentre si alzava, dolorante, sentì qualcuno bussare alla porta. Con le stesse mosse di un vecchietto ottantenne gobbo e con i reumatismi, Tsuna andò ad aprire. Ma non appena vide chi aveva suonato, si raddrizzò come un soldato. E poco ci mancava che facesse il saluto militare.
- B-Buongiorno, Kyoko-chan. - balbettò, imbarazzato per essere ancora in pigiama e, allo stesso tempo, sorpreso da quella visita inattesa.
- Buongiorno, Tsuna. - lo salutò Kyoko, sorridente. - Il mio fratellone è qui? -
- Ryohei?? - ripeté Tsuna, vedendo sfumare il suo idillio di vacanza serena. - No. Qui non c'è... -
- SAWADAAA!!! LA TUA CASA VA A FUOCO ALL'ESTREMOOO!!! - urlò dalla cucina Ryohei Sasagawa in persona.
- HHHIII!!! - strillò il poveretto, sbiancando e chiedendosi come il fratellone fosse potuto entrare, prima di precipitarsi di corsa in cucina.
La stanza si era riempita di fumo, e l'odore di bruciato era ancora più insistente. Avanzando tra la foschia e le urla, Tsuna raggiunse la finestra e l'aprì. Nello stesso momento Lambo gli passò tra i piedi, e proprio mentre il Decimo stava per rimproverarlo, una padellata lo raggiunse in piena faccia, e un urlo paragonabile a quello di Squalo investì i suoi timpani ancora distrutti dalla padellata.
- DECIMO!!! PERDONATEMI!!! NON ERA MIA INTENZIONE ATTENTARE ALLA VOSTRA VITA!!! IO VOLEVO SEMPLICEMENTE LIBERARVI PER SEMPRE DA QUELLO STUPIDO RUMINANTE!!! - la voce inconfondibile di Hayato era la fonte di quell'urlo superbesco.
- Non ti preoccupare, Gokudera, va tutto bene... COSA??? GOKUDERA??? -
- Ehilà, Sawada! Vieni con noi a preparare le frittelle! - esclamò Ryohei, davanti ai fornelli con un cappello da chef in testa.
- E' veramente divertente! - assicurò Yamamoto, accando a Sasagawa.
- YAMAMOTO?! - esclamò Tsuna, stravolto. - RYOHEI?! -
Improvvisamente qualcuno suonò al campanello, mentre Hayato e Sasagawa avevano appena iniziato una pacatissima discussione su chi fosse responsabile del mutamento delle frittelle da cibo commestibile a carbone da cestinare.
- Mio Tsuna, sei ancora vivo? - urlò una voce preoccupata, che solo pochi secondi più tardi Tsuna ricollegò ad Haru. - Kyoko, Chrome, datemi una mano a mandare via il fumo!... Mio Tsuna! -
- Ci mancava pure la scema del villaggio! - brontolò Gokudera, una volta che il fumo fu uscito dalla finestra e Haru comparve davanti ai suoi occhi. - Che sei venuta a fare, donna? Questa per il Decimo è una vacanza! -
- Potrei dire lo stesso a te, Gokudera! - rispose Miura, indignata, le mani appoggiate sui fianchi. - Tu non sei certo rispettoso del mio Tsuna se ti presenti qui a tormentarlo proprio mentre è in vacanza! Io invece sono qui per fargli piacere! - e con uno scatto repentino si affiancò ad un Sawada ancora frastornato per ciò che era avvenuto in pochissimi minuti, e che quasi non si rese conto che la ragazza gli appoggiò il capo sulla spalla. - Vero, mio Tsuna? -
Improvvisamente una pacca sull'altra spalla del ragazzo e una voce potente gli fecero quasi perdere l'equilibrio e l'udito.
- Sawada! - sentenziò Ryohei, sicuro di sé. - Sono proprio felice che tu abbia scelto come meta per le vacanze una baita in montagna! Avremo molte occasioni per sciare, pattinare, fare i pupazzi di neve, giocare a palle di neve, andare sullo snowboard, sullo slittino, fare alpinismo, fare escursioni e cantare quelle canzoncine strane che fanno 'YOLA LA HI HU! YALA LO HI HE! YELE YO HA HI!'... -
E così Sasagawa cominciò a cantare a squarciagola, con un'intonazione tale da fare invidia alla campana crepata della chiesa abbandonata in cima al monte di Vattelapesca, costringendo tutti a tapparsi le orecchie nel tentativo di difendere il loro udito da quegli acuti infernali. Poi, come se non bastasse, l'Estremo trascinò 'in pista' uno Yamamoto ridente come al solito, e si cimentò con lui in un proto-balletto tirolese che risultò alquanto estremo agli occhi stravolti del povero Boss di quella manica di matti.
- Avete già fatto l'albero di Natale, Tsuna? - chiese Kyoko, come se non si fosse accorta di ciò che era successo.
- A dire il vero no... - disse Sawada, esitante.
- Potreste farlo insieme. - propose Reborn, con quel suo sorriso di presa per i fondelli stampato in volto.
Tsuna represse l'istinto di strangolarlo all'istante, anche perché avrebbe sicuramente fatto la fine che avrebbe voluto far fare al suo tutor.
- Le decorazioni sono in camera di Tsuna. Buon divertimento! - disse, saltando fuori dalla finestra per andare chissàdove, come suo solito, del resto.
- Bene! Mettiamoci subito a lavoro, allora! - esclamò Yamamoto, allegro.
- Verresti ad aiutare Lambo, I-Pin e me a prendere le decorazioni, Tsuna-kun? - chiese Kyoko, solare, al Decimo.
- C-Certo, Kyoko... - rispose il ragazzo, arrossendo, imbarazzato.
- Posso darti una mano, Tsuna? - domandò Takeshi.
Sawada non aveva neanche aperto bocca per rispondere alla richiesta del ragazzo, quando Hayato prese la parola, con un tono che non ammetteva repliche:
- Se c'è anche lo scemo del baseball e la Stupida Mucca, allora devo esserci anche io per aiutare il Decimo e salvarlo da queste due calamità! -
- Ed io farò i biscotti da appendere sull'albero! - esclamò Haru, entusiasta. - Chrome, Fuuta, voi mi darete una mano! -
- Ehi, ma dov'è l'albero? - chiese Ryohei.
- Il piccoletto mi ha detto che è di fuori. - rispose Yamamoto. - Vuoi una mano, Sasagawa-sempai? -
- Non ti preoccupare, Takeshi, ce la farò da solo. - disse il pugile, sorridendo e uscendo di casa a passo di corsetta.
Così ognuno andò al suo compito. Possiamo dire senza alcun dubbio che il compito di Tsuna era il più impegnativo di tutti, dovendo fare da babysitter ed evitare che Gokudera uccidesse Lambo, che Lambo facesse attentati ad I-Pin, che la bambina esplodesse di rabbia, che Kyoko cadesse in uno dei buchi che riempivano il pavimento di legno della soffitta, e che Yamamoto mandasse in frantumi tutte le palline più fragili.
A parte questi piccoli ostacoli, i nostri mafiosi riuscirono a trovare le decorazioni, i festoni, il puntale, una ghirlanda e le luminarie. Stavano giusto per scendere al piano di sotto con quel ricco bottino, quando, improvvisamente, la baita interà tremò.
- Che cos'è? - chiese Kyoko, serena nonostante i trucioli che cadevano dalle travi del soffitto e l'intera costruzione che le tremava attorno.
Il Decimo si ritrovò senza alcun preavviso a terra, coperto interamente da Gokudera, che urlava, spiritato, chiedendogli se stesse bene. Lambo cominciò a correre qua e là strillando che non voleva morire, I-Pin si avvinghiò a Yamamoto, spaventata, mentre Takeshi rideva.
Hayato si alzò dal pavimento e si precipitò al piano di sotto, armato, ovviamente, di dinamite, e seguito, pochi attimi dopo, da uno Tsuna spiritato e da tutti gli altri quattro.
Si ritrovarono all'ingresso, dove Gokudera si fermò di scatto, irrigidito, e Tsuna, guardando la scena che stava accadendo davanti ai suoi occhi, per poco non svenne tra le braccia di Kyoko, alle sue spalle.
- Fratellone, cosa stai facendo? - chiese lei, sorridente, ad un Ryohei coperto di abiti pesanti da capo a piedi, madido di sudore che, davanti alla porta, cercava di portare dentro casa, con poco successo, un gigantesco abete, trascinandolo per il tronco e facendolo sbattere accidentalmente contro le pareti della baita.
- Sono quasi riuscito a portare l'albero di Natale dentro casa, Sawada! - esclamò il ragazzo, orgoglioso. - E' L'ALBERO PIU' ESTREMO CHE IO ABBIA MAI VISTO!!! -
- MA SEI STUPIDO O COSA??? - urlò Gokudera, furioso. - QUALE LATO FUSO DEL TUO CERVELLO DA NOCCIOLINA TI DICE CHE SIA FISICAMENTE POSSIBILE METTERE QUEL COSO QUI DENTRO??? -
- Ma nei cartoni animati gli alberi di Natale sono sempre dentro casa... o no? - rispose Sasagawa, guardando l'albero, perplesso.
In quel momento arrivarono Haru, Chrome e Fuuta dalla cucina.
Haru sbiancò alla vista della povera pianta sradicata, guardando uno ad uno tutti gli altri.
- Ora farete tutto come vi dirò io! - esclamò, con tono autoritario.

- Allora, - sospirò Haru, posizionando l'ultimo scatolone pieno di decorazioni nell'ingresso. - Dove avete messo l'albero? -
Tutti indicarono fuori dalla finestra, dove Ryohei, ora nella stanza insieme a loro, aveva ripiantato l'albero.
- Hai fatto veramente un ottimo lavoro, Testa a Prato! - esclamò Gokudera.
- Credo sarà difficile riuscire ad addobbarlo entro oggi... - osservò Yamamoto.
- ARRAMPICHIAMOCI E RAGGIUNGIAMO LA PUNTAAA!!! - Sasagawa si era già fiondato fuori dalla finestra in preda ad una delle sue solite eruzioni di ultima volontà ai massimi livelli, ma Gokudera lo afferrò per la cintura appena in tempo.
- E' compito del boss, e solo del boss, mettere il puntale dopo aver addobbato tutto il resto dell'albero insieme alla sua famiglia. - disse Hayato, serio. - Sii ligio alle tradizioni! -
- E va bene, Testa a Polipo, ci penserà Sawada a mettere il puntale. - accettò Ryohei, rientrando in casa e rivolgendosi poi a Tsuna. - Coraggio! Sono sicuro che ce la farai! -
Il Decimo non era della stessa opinione, ma non lo lasciò trapelare, e seguì gli altri fuori di casa, portando con sé uno scatolone pieno di decorazioni.
- Cominciamo con il mettere le palline - cinguettò Haru, allegra. - Ricordate: quelle grandi vanno in basso e quelle piccole in alto... -
- Io voglio mettere le campanelle!!! - la interruppe Ryohei, alzando il pugno in aria, pieno di energia.
- Ehi! Cos'è successo alla Mucca? - chiese Gokudera, cercando Lambo, perplesso che il bambino non avesse cominciato a piagnucolare per ottenere lo stesso privilegio di Ryohei.
- Neanche I-Pin è qui. - osservò Kyoko, confusa. - Strano: un minuto fa erano entrambi accanto a me... -
- Saranno andati a giocare da qualche parte. - azzardò Yamamoto, stringendosi nelle spalle.
- Ha ragione Yamamoto: lasciamoli giocare e facciamo l'albero. Lasceremo qualche pallina e qualche festone anche per loro. - disse Haru, cominciando ad appendere le decorazioni.
Inutile dire che anche quell'operazione, così semplice e pressocché priva di rischi, ne comportava, invece, una quantità immensa, dato che a compierla erano proprio questi matti spericolati le cui gesta sono ormai note a tutti.
Non vi coglierà quindi di sorpresa sapere che Yamamoto si mise a fare il giocoliere con le palline di cristallo, sotto lo sguardo spiritato di Haru; che Ryohei, carico di una quantitò industriale di campanellini delle varietà più assurde, si arrampicò a mani nude quasi fino a metà dell'abete, per adempiere al suo compito ESTREMO di mettere le campanelle, senza prendere minimamente in considerazione la sua povera sorellina che, qualche metro sotto di lui, gli chiedeva, con quella solita faccia incurante del pericolo più che evidente, di scendere; che Tsuna fu in grado di intrecciarsi da solo con i festoni, senza riuscire a liberarsi, nonostante l'aiuto di Fuuta e di Chrome. E come se non bastasse, il Decimo boss cercava, contemporaneamente, di fermare un Gokudera che, in preda ad un attacco di ira causato dall'ultima genialata di Haru, tentava di pugnalarla alle spalle con il puntale.
- Finalmente abbiamo finito!... - sospirò Tsuna, sollevato, riuscendo finalmente a liberarsi dai festoni e ad evitare un omicidio natalizio.
- Se questo è il tuo entusiasmo, Sawada, sono sicuro che non avrai problemi a raggiungere la punta dell'albero e a mettere il puntale! - esclamò Ryohei, soddisfatto, dando una pacca sulla schiena al ragazzo.
Quasi senza neanche rendersene conto, il Decimo alzò gli occhi verso la punta dell'abete, e sbiancò. Quell'albero era enormemente più alto di qualsiasi altro avesse mai addobbato. Infatti l'albero di Natale che aveva a casa sua in Giappone non superava il metro e mezzo. Il ragazzo deglutì.

- Se avete qualche richiesta, Decimo, non esitate a chiedere di me! - sorrise Gokudera, alla sua destra, in basso, mentre Tsuna si trovava a bordo di una scala dei pompieri meccanica che Yamamoto aveva trovato nella cantina della casa insieme ad un biglietto.
Inutile dirvi chi avesse firmato quel pezzettino di carta e architettato il tutto: sicuramente lo avrete già capito.
Fatto sta che, non appena Takeshi tornò con quel trabiccolo sulle spalle, gli altri, fatta eccezione per Tsuna, erano talmente entusiasti all'idea di combinare un altro guaio, che consegnarono al Decimo il puntale dorato e poi caricarono di peso il ragazzo sulle scale. Non appena queste furono attivate, l'atteggiamento del Vongola si fece simile a quello di un gatto scagliato in una bacinella ricolma di acqua gelata: stava aggrappato (correggiamoci: avvinghiato) a due pioli delle scale, tremando come una foglia e stringendo il puntale come un antistress. Gli occhi erano fissi sulle sagomine dei suoi svitati famigliari, che agitavano le mani, sorridenti, qualche metro sotto di lui, come se avessero salutato un piccolo Tsuna a cavallo di un cavalluccio meccanico di una giostra alle fiere di paese.
E le scale continuavano a salire.
Improvvisamente due sagomine uscirono dalla porta principale della baita, e cominciarono a correre in cerchio intorno alle gambe di Hayato. Una delle due gli saltò in testa, ma Gokudera se la scaraventò via quasi subito, estraendo un candelotto di dinamite e cominciando a rincorrerlo. Senza un motivo ben preciso, anche Ryohei si unì alla corsa.
Peccato che Sasagawa fosse proprio l'addetto a fermare le scale quando queste fossero arrivate in prossimità della cima dell'albero. E nessuno se lo ricordava. Sembravano essersi dimenticati anche del povero Tsuna, che stava ormai raggiungendo le nuvole, urlando come un pazzo.
Poi, improvvisamente, la sagomina rincorsa da Hayato (Lambo), voltandosi verso il suo inseguitore per fargli le boccacce, urtò il trabiccolo che, dopo un paio di ampie e lentissime oscillazioni a destra e a sinistra, cominciò a precipitare, finendo accanto all'albero, sulla neve fresca.

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Capitolo 2
*** Arrivano i nostri ***


Salve a tutti!
Ecco il secondo capitolo di questa storia! -Anche se con un po'di ritardo... ^^' Scusateci!
Continuano le disavventure natalizie del povero Decimo e dei suoi affiliati.
Buon divertimento!



- Perché Tsuna ha i capelli bianchi? E' morto? -
- Non dirlo neanche per scherzo, stupida mucca! Il Decimo è vivo e vegeto, e ha i capelli bianchi perché tu sei stato un incosciente a sbattere contro la scala! Lo hai fatto terrorizzare! -
- Tsuna-kun, come stai? -
- Potremo formare un duo ESTREMO, Sawada! Ora abbiamo anche i capelli in tinta! Sasawada sarà un nome perfetto! -
- C'è solo lo 0,001% di possibilità che i capelli di Tsuna-nii ritornino... platino. -
- Ma i capelli del Boss sono castani! -
- Calmatevi! Non sono bianchi: sono solo completamente coperti dalla neve! Però è davvero divertente! -
- Facciamo un pupazzo di neve? -
- Magari un'altra volta, I-Pin. -
- Ehi! Si sta rialzando! Mio Tsuna, come va? -
Lentamente e con aria d'oltretomba, il Decimo si mise a sedere barcollando. Intorno a lui, almeno una quarantina di Ryohei, ventimila Gokudera, altrettante Haru e Kyoko, e un paio di Yamamoto, Fuuta e Chrome dai contorni sfuocati oscillavano in direzioni casuali.
- Decimo! Tutto bene? -
- Ah... be'... ecco... - balbettò il ragazzo, che ancora si vedeva precipitare giù dalle nuvole.
- E' TORNATA LA MAMMA!!! - esclamò I-Pin, allegra.
- SI MANGIAAA!!! - strillò Lambo. - Arriverò prima io, Testa a Salsiccia! -
E corsero verso la baita prendendosi a spintoni.
- Coraggio, Tsuna, andiamo a mangiare! - disse Yamamoto, allegro, caricandosi Sawada, ancora mezzo rintronato, sulle spalle. Poi si avviò, fischiettando, verso casa, seguito da tutti gli altri.
Inutile dire che i guai, per il povero Tsuna, non sarebbero finiti lì.
E, infatti...
- Ehilà! Abbiamo ospiti! - esclamò Takeshi, allegro, rivolgendosi poi al Decimo così come si sarebbe potuto rivolgere ad un pupo di quattro anni. - Tsuna, guarda chi c'è! -
Lentamente, Sawada, ancora scosso dalla caduta e ancora sulle spalle dell'amico, alzò il capo e si voltò verso l'ingresso.
- EEEHHH??? - strillò, sbiancando alla vista di sei infiltrati che sedevano al tavolo da pranzo. Sei infiltrati e una poltrona, per l'esattezza.
- Feccia, - disse la voce bassa e autoritaria di Xanxus, il cui sguardo, in quel momento, abbandonò la tavola apparecchiata per posarsi sugli occhi sbarrati del ragazzo, facendogli gelare il sangue nelle vene. - Dov'è il pranzo? -
- E' vero, dov'è il pranzo per il Boss? - chiese Levi, minaccioso, rivolto a Tsuna.
- Ehi, razza di idioti! Avete forse preso il Decimo per la cuoca??? - ringhiò Gokudera, facendo un passo in avanti con tono di sfida, riprendendosi quasi subito. - Senza offesa per la signora Sawada, per carità! -
- Ma chi è stato a farli venire?... - mormorò Tsuna, stravolto, riuscendo finalmente ad accovacciarsi a terra con l'aria di un pazzo, come se sperasse di scomparire nel pavimento.
In quel momento sua madre entrò fischiettando allegramente e portando una grossa pentola fumante.
- Sei felice che abbiamo portato a casa i tuoi amici, Tsu? - chiese, soddisfatta.
- Ma perché??? - gemetté il ragazzo, sull'orlo di una crisi isterica, prima che qualcosa gli saltasse in testa.
- Lasciami raccontare com'è andata, Imbrana-tsuna... -

Due ore prima, a circa un miglio di distanza, alla cassa del supermercato del paesello più vicino alla baita...
- Idiota! - Squalo si voltò a dare un ceffone a Levi, in completa adorazione del Boss che gli stava accanto. - Non sei andato a ritirare dei soldi dal bancomat come ti avevo detto di fare, vero? -
- Ehi, non dare la colpa a me, scemo! - si difese l'altro, evitando la mano dello spadaccino. - Parlane con Mammon: ci ho mandato lei. -
Squalo si voltò verso la bambina che, dietro Levi e Xanxus, seduta sulla spalla destra di Belphegor, guardava la finestra della parete opposta con aria evasiva.
- Mammon. - disse lo spadaccino, con tono minaccioso.
- E va bene! - sbottò l'Arcobaleno, irritata. - Non sono andata a fare il bancomat perché pensavo che i soldi ci sarebbero bastati, ma ho fatto male i conti... -
- Come puoi credere che tre yen possano bastare per fare la spesa??? - sbraitò Superbi.
- Non è colpa mia se siete così esigenti nel fare compere! - rispose Mammon, imprecando.
- Oh, che peccato! - esclamò ironico Bel, disteso nel carrello della spesa che i Varia avevano preso, continuando a rimirarsi nello specchio da viaggio che teneva in mano, per quanto la fratina gli permettesse di farlo. - Ma non ci vedo nulla di strano, dato che il genio sono io. - Fece una breve pausa. - Ora sbrigati a pagare, capitano: il principe comincia a sentire dolore alle gambe e ha voglia di camminare. -
- Bene, genio, visto che ti ritieni tanto capace, pensaci tu a pagare! - disse Squalo, borbottando.
- Cosa? - Bel abbassò lo specchio, guardando il capitano. - Abbiamo finito i soldi? -
- Il tuo acume non sbaglia mai! - rispose Superbi, ironico.
- Mammon, ti ammazzo! - mormorò il principe, furioso, tentando di strangolare l'illusionista.
- Bambini, calmi: la mamma ha giusto la quantità di soldi precisa per pagare le vostre spesucce. Ecco qua, signorina! - sorrise Lussuria, dietro il carrello rivolgendosi prima ai suoi compagni e poi alla povera commessa, facendosi avanti e porgendole tre o quattro banconote.

- Però questa faccenda mi pare molto strana - disse Luss, uscendo con gli altri dal supermercato. - Io ho fatto il bancomat per voi, ma non capisco proprio... avevo messo i soldi del bancomat nel mio borsellino a fiori, mentre i miei erano in quello con i cuoricini, ma ora non riesco più a trovare quello con i fiori... Oddio! Me lo hanno rubato! -
- Che cosa hai intenzione di fare, allora? - chiese Squalo, borbottando. - Il paesello più vicino è valle, e un passaggio non ce lo darebbe neanche un pazzo! -
- Be'... io un'idea ce l'avrei, ma... non credo ti piacerà, Squ... - esitò il Varia.

Stesso supermercato, mezz'ora più tardi.
- Bianchi-chan, guarda - sospirò Nana, portando una busta della spesa. - Ci sono sei figuranti vestiti da Babbi Natale che cantano delle canzoni natalizie per raccogliere delle offerte per poter vivere. Oh, come vorrei portarli a casa con noi! -
A differenza di tutte le altre, pochissime, persone sane di mente che gironzolavano da quelle parti, che cercavano di passare alla larga dai sei figuranti che avevano poco di babbonatalesco, con quelle facce e quei bei linguaggi che usavano per inveire contro il freddo, Nana si commosse.
- E perché non lo fai? - chiese una vocetta acuta alle loro spalle.
- Oh, Reborn, ci hai seguiti fino a qui! Come sei caro!... - rise la donna. - Ma credi davvero che io possa? -
- Certo! -
- Tu che ne dici, Bianchi? -
La ragazza si strinse nelle spalle con un sorriso accennato.
- Tutto ciò che dice il mio dolce Reborn è un ordine. -

- Ed è perciò che li abbiamo portati a casa. - concluse Reborn, soddisfatto, mentre Bianchi gli dava l'ultima cucchiaiata di minestra. - E sono sicuro che Tsuna ha apprezzato il nostro gesto di carità. -
Tsuna lo fulminò con un'occhiataccia, portandosi il cucchiaio alla bocca.
- E sono sicuro che contribuirà anche lui offrendo il suo letto ad uno dei nostri nuovi ospiti. - aggiunse il tutor, per nulla intimorito.
Ora il Decimo, lasciato cadere il cucchiaio sul piatto, si stava strappando i capelli dalla rabbia, sotto lo sguardo divertito e compiaciuto di Xanxus, al terzo boccone della sua nona porzione di bistecca.
Si erano messi a pranzare da appena cinque minuti.
- Certo che voi sei siete proprio gente veramente sfortunata! - esclamò Haru, confusa.
- Per fortuna che c'è sempre qualcuno pronto ad aiutarvi! - sorrise Kyoko, allegra.
- Però vi siete divertiti, dite la verità! - rise Yamamoto, ricevendo, per tutta risposta, un cazzotto in piena faccia da parte di Squalo, con tutta l'approvazione di Gokudera.
- Squ-chan! Comportati bene: siamo loro ospiti! - lo rimproverò Luss, seduto accanto a Nana, che sorrideva come se non fosse successo niente.
- Ehi! Che ne dite di giocare a palle di neve? - urlò Sasagawa, lanciando il piatto verso il soffitto in preda ad un entusiamo eccessivo che colse di sorpresa il povero Tsuna, alla sua destra.
- Non vi preoccupate, pulisco io. - sorrise Nana, alzandosi per andare a prendere scopa e paletta e raccogliere i cocci del povero, innocente piatto.
- Il principe non ha voglia di giocare a palle di neve. -
- Giochiamo a tombola! - propose Fuuta.
- E' un'ottima idea, tesoro...! - esclamò Lussuria, entusiasta.
- Frena, scemo: siamo al verde! - Mammon arrestò il suo entusiasmo senza preoccuparsi troppo.
- Potremo puntare le caramelle al posto dei soldi! - urlò Lambo, allegro.
- Vedi, Ma-chan, abbiamo trovato un compromesso. - sorrise Mamma Luss, soddisfatto.
- Se prendo quel bastardo che ci ha rubato i soldi...! - sotto il cappuccio che le copriva il volto, l'Arcobaleno drigrignò i denti, furiosa.

Mammon non dovette aspettare molto per ottenere quel tanto agognato regalo di Natale. Dovette attendere giusto una decina di ore, fino alle due e mezza di notte, più o meno, quando tutti gli abitanti della baita stavano dormendo profondamente. Tutti tranne uno.
Lambo, infatti, vagava ramingo per tutta la baita in cerca della cucina, che non ricordava dove fosse. Dopo aver vagato per almeno venti minuti, il bambino raggiunse finalmente la sua meta e il suo obiettivo: il frigorifero.
Con l'aria furtiva che si addice ad un trafugatore di vettovaglie del suo calibro, si avvicinò al frigo, aprì lo sportello e si lanciò all'arrembaggio.
Aveva appena estinto un quarto delle scorte, quando dei passi attirarono la sua attenzione. Sembravano venire da sopra. Non dal piano superiore, dove si trovava la maggior parte delle camere, ma da ancora più sopra: dal tetto.
I passi, che sembravano appartenere a più persone (o ad un'unica persona particolarmente scoordinata), si stavano spostando da sopra la sua testa, verso il piccolo salottino adiacente.
Incuriosito, il bambino, abbandonato un semifreddo a metà, li seguì, fermandosi al centro della stanza, in attesa.
"Ma chi può essere? Un ladro?" Lambo gelò. "Se è così, il Piccolo Lambo deve avvertire la mamma!..."
Improvvisamente il bambino udì delle imprecazioni sommesse, e poi dei tonfi lungo la canna del camino, che precedettero un botto più forte e una nube di cenere.
Lambo stava per darsela a gambe, ma in quel momento, paradossalmente, la riflessione ebbe il sopravvento sulla sua bambinaggine.
"Un attimo: Natale + Notte + Passi sul tetto + Camino = ..." pensò.
Una figura si alzò dal camino, tossendo per la polvere e barcollando. Pur senza riuscire ad identificarla, a causa della scarsa luce che veniva dalla finestra, Lambo seppe con certezza di non aver sbagliato.
- Babbo Natale! - esclamò, felice, saltando in braccio al nuovo venuto. - Sei venuto solo per il Grande Lambo che è sempre nella lista dei buoni! - fece una brevissima pausa, più per riprendere il fiato che non per dare la possibilità al poveretto di ribattere. - Mi hai portato quello che ti ho chiesto, vero? vero? -
- Certo, marmocchio... - lo sconosciuto ghignò, mostrando dei canini affilati che scintillarono alla luce della luna.
- AAAHHH!!! - strillò Lambo, alla vista di quei denti, saltando giù dalle braccia del 'Babbo Natale', per andarsi a rifugiare al piano di sopra, nel letto del povero Gokudera, che, colto di sorpresa, afferrò la dinamite (spenta) e la scagliò, senza alcuna volontà di farlo, contro la testa di Ryohei, che dormiva di fronte a lui e che si svegliò di soprassalto, guardandosi attorno.
- Che cosa è successo? - chiese, perplesso, l'Estremo.
- C'E' UN VAMPIRO DI SOTTO! - strillò un dosso tremante sotto le coperte azzurre di Hayato.
- Ma che scemenza! I vampiri non esistono! - esclamò Gokudera, passandosi una mano sul volto. Se c'era una cosa che non poteva augurare a nessuno, nemmeno al suo peggior nemico, era di venire svegliato di soprassalto, nel cuore della notte, proprio dalla Stupida Mucca.
- Un vampiro???... - incredulo, Ryohei pendeva dalle labbra del marmocchio.
- Bisogna munirsi immediatamente di aglio! - esclamò Yamamoto, un poco preoccupato ma sempre, ovviamente, entusiasta.
- E di paletti di frassino! - aggiunse Sasagawa, rivolgendosi poi a Lambo. - Portaci dove hai visto il mostro! -
Per la deficientaggine che lo circondava, il povero Gokudera stava per strapparsi i capelli dalla disperazione, quando la luce si accese, e Tsuna, Nana, Fuuta, Bianchi, Kyoko, Haru e Chrome si riversarono nella stanza, già piccola di suo, chiedendo ai presenti cosa fosse accaduto.
- E' entrato un vampiro! Voleva mangiare il Piccolo Lambo! - rispose, tremando, Lambo.
- Stupidaggini! - brontolò Hayato, incrociando le braccia. - La stupida mucca deve solamente aver fatto un brutto sogno. -
- Non è vero! - protestò il bambino.
- VOOOI!!! FATE SILENZIO, VOGLIAMO DORMIRE!!! - Squalo, seguito da Mammon e da Lussuria, fece la sua entrata ad effetto, mettendo tutti sull'attenti.
- Che cosa è successo, tesorucci? - chiese Luss, vestaglia rosa shocking addosso, maschera di bellezza in faccia e bigodini in testa. - Perché Lambo-chan piange? -
Non appena Lambo lo vide, sbiancò.
- AAAHHH!!! MEDUSAAA!!! - strillò, ricacciandosi sotto le coperte di Gokudera, che lo spinse per terra con un sonoro calcio.
- Gokudera! Sei un incivile! - lo rimproverò ovviamente Haru. - Il povero Lambo non è abituato a dormire fuori di casa, ed è per questo che viene a cercare la tua compagnia! Non vedi com'è spaesato? -
Hayato le rispose con uno sguardo scettico, che Haru ignorò, o che forse proprio non riuscì a captare. Poi lei, Kyoko e Chrome ritornarono in camera portando con loro il bambino. Anche Nana, Lussuria, Bianchi e Fuuta uscirono dalla stanza per tornare a dormire.
Non appena rimasero solo in sei, Ryohei si rivolse a Yamamoto con aria seria ma con un guizzo nello sguardo:
- Takeshi, andiamo a prendere l'occorrente e a cacciare questo vampiro all'ESTREMOOO!!! -
- Hai ragione, Sasagawa-sempai: non dobbiamo perdere un minuto di più! - assentì Yamamoto. - Vieni con noi, Gokudera? -
- Tsk! Non ho la minima intenzione di unirmi ai vostri stupidi infantilismi! - rispose il bombarolo, scettico.
- Mammon sostiene di aver sentito l'odore dei suoi quattrini provenire dal piano inferiore. E non sbaglia mai. - grugnì Squalo, che non voleva altro che andare a dormire. - Perciò verremo con voi. -
- Fantastico! - esultò Yamamoto. - E tu, Tsuna? -
- Io... be'... - rispose Sawada, esitante.
- Ben detto, Sawada! - una pacca sulle spalle da parte di Ryohei lo fece cadere a faccia avanti. - Ero sicuro che avresti detto di sì! -
- Non ha detto né sì né no, idiota! - sbraitò Gokudera, irritato. -  Ma se è così, verrò anch'io! -
- Ottimo! - esclamò il pugile, scattando in piedi. - Forza! Andiamo a caccia di vampiri! -

Con le stesse attitudini di un zulu che va a caccia, Ryohei, dopo aver costretto tutti ad infasciarsi accuratamente il collo con delle sciarpe per proteggersi da eventuale morso di vampiro, precedette gli altri giù per le scale, armato di un paletto di legno. Alle sue spalle, Yamamoto salterellava come se stesse facendo una piacevole scampagnata, suscitando l'irritazione di Gokudera, che Tsuna, accanto a lui, aveva prontamente disarmato di paletto per evitare che ci accoppasse l'amante del baseball. A chiudere l'animata spedizione c'era Squalo, che al paletto aveva preferito la propria spada.
Appena terminate le scale, Ryohei si rivolse con un sussurro all'illusionista, seduta sulla sua spalla destra.
- Avanti, Mamo, cerca! -
- Non trattarmi come se fossi un cane, scimunito! E non chiamarmi Mamo! - lo rimproverò lei, riuscendo, senza farsi notare, ad estrarre dalla tasca laterale della felpa del suo portatore una banconota. - L'odore viene da laggiù. - e indicò il salotto, completamente avvolto nell'oscurità.
Tsuna deglutì a vuoto.
- Takeshi, vai a prendere dell'aglio in cucina. - mormorò Sasagawa, facendo cenno a Yamamoto di andare. E il ragazzo ubbidì.
Pochi secondi dopo era già di ritorno con una notevole quantità d'aglio. Ognuno si imobottì le tasche e poi si addentrarono nel salotto.
Sagome scure si muovevano nella stanza con movimenti lenti e prudenti. Quattro, per l'esattezza. Sembravano così talmente concentrati nelle loro azioni, che non si accorsero dei nostri ammazzavampiri che erano appena entrati, e così i sei non ebbero difficoltà a circondarli. E poi...
- ALL'ATTAAACCO!!! - strillò Ryohei.
I cinque, reprimendo l'istinto di tapparsi le orecchie per difendersi da quei potentissimi ultrasuoni, si lanciarono all'attacco, scagliando contro i quattro esseri tutti gli agli che avevano addosso. E quando gli agli terminarono, nonostante i loro occhi bruciassero per chissà quale motivo, i sei difensori dell'umanità si avventarono contro i quattro vampiri, colpendoli con i paletti.
- Dannato Scemo del baseball! - urlò Gokudera, le lacrime agli occhi. - Questi non sono agli: sono cipolle! -
- Ops! - rise Takeshi, solare. - Devo essermi sbagliato! -
Furioso, Gokudera scagliò nella sua direzione una cipolla, che invece raggiunse la nuca di Ryohei.
- I VAMPIRI CI ATTACCANO CON LE NOSTRE STESSE ARMIII!!! - strillò il pugile, incitando gli altri a combattere con maggiore vigore.
La battaglia durò per almeno un quarto d'ora, quando la situazione cominciò a degenerare: qualcuno abbandonò gli scontri, qualcun altro continuava strenuamente a combattere, un altro cadeva, un altro ancora, disarmato, cercava disperatamente di difendersi a mani nude, qualcuno cercò, muovendosi alla cieca, di portare soccorso dove ce n'era bisogno. Un putiferio vero e proprio.
 Alla fine, il povero Squalo, esasperato e dopo essere rimasto a braccia conserte per un bel pezzo, si decise finalmente ad accendere la luce, illuminando una scena che aveva del demenziale.
Nel bellissimo salone, ora completamente stravolto dai tumulti della battaglia, si stavano consumando gli ultimi atti dello scontro. Gokudera, riuscito a saltare sopra il suo avversario mostruoso, lo stava picchiando senza alcuna pietà. Ryohei, l'avversario, cercava di difendersi lanciandogli cipolle e cercando di colpirlo con il paletto. Yamamoto stava bastonando allegramente il divano, nel tentativo di centrare il "vampiro dagli occhi serrati" Tsuna, rannicchiato e tremante sul bracciolo sinistro. Mukuro Rokudo stava strangolando Fran, Ken Joshima rincorreva la propria coda sotto lo sguardo scettico di Chikusa Kakimoto, seduto sulla poltrona, mentre Mammon cercava furtivamente di sfilargli da una tasca quella che credeva essere una banconota accartocciata, ma che in realtà era una semplice carta di cioccolatino.
- VOOOI??? - esclamò Superbi, alla vista dei Kokuyo.
- Eh? La gang di Kokuyo!? - Tsuna, incredulo, riaprì gli occhi.
- Dannate sanguisughe! Ladri di quattrini! Vi strangolerò con le mie stesse mani!!! - strillò Mammon, iraconda, cercando inutilmente e a suon di saltelli di raggiungere i quattro, che avevano trovato riparo dalla sua furia sul tavolo al centro della stanza.
- Ladri di quattrini? - chiese Ryohei, sorpreso. - Quindi non sono vampiri? -
- Certo che no, idiota! - esclamò Gokudera, lanciandogli l'ultima cipolla che aveva in mano.
- Allora siete stati voi a rubare i loro soldi. - disse Yamamoto.
- No, non siamo stati noi. - rispose Chikusa, serio.
- E tu sta'calmo, soldo di cacio! - ringhiò Ken, dando un calcio a Mammon.
- E' stata MM. - disse Fran, atono, massaggiandosi il collo, sul quale erano ancora impressi i segni delle mani del maestro.
- Non ci credo! - urlò l'Arcobaleno, rimettendosi rapidamente in piedi. - Tirate fuori i miei soldi! E pure i vostri! -
- Credi forse che saremmo venuti qui di soppiatto, se avessimo ancora dei soldi? Nostri o vostri che fossero? Quella donna ce li ha fregati tutti per andarsene in crociera. Ed è per questo che siamo venuti qui: per trovare qualcosa da mettere nello stomaco! - rispose Mukuro, estraendo dalla tasca interna della giacca un foglio ripiegato e porgendolo a Mammon. - Guarda qua! -
Mammon lo lesse rapidamente e con attenzione, poi lo lasciò cadere a terra, digrignando i denti e portandosi le mani sul capo. - Dannata sgualdrina! Se la prendo le faccio fare una crociera sullo Stige! -
In quel momento la porta della stanza si aprì, e Nana fece capolino, sorridente.
- Non sapevo ci fosse in corso un pigiama-party! Volete latte e biscotti? - chiese, come se non avesse neanche lontanamente visto i resti del salone.
- Magari! Io ho tanta fame! - esclamò Fran, gli occhi ingigantiti nel sentire quelle due parole, 'latte' e 'biscotti'.
- Oh, che carino! Vado subito in cucina! - rispose la donna, uscendo fischiettando allegramente.

- Quindi voi siete amici di Tsu? - chiese Nana, allegra, il mento appoggiato sulle mani, seduta di fronte ai ragazzi di Kokuyo, che stavano divorando latte e biscotti, seduti al tavolo della cucina.
- Di chi? - chiese Ken, gli occhi sbarrati e la bocca stracolma di biscotti.
- Sta parlando del Vongola. - lo spintolò Chikusa, rimproverandolo a bassa voce.
- Certo. - sorrise Mukuro, in risposta a Nana, finendo il suo latte.
- Oh... E che media avete a scuola? -
I Kokuyo si guardarono a vicenda, come per chiedersi cosa rispondere.
- Ho capito: tu sei il genio del gruppo, vero? - rise Nana, indicando Ken.
- Eh? - esclamò Joshima, mentre Chikusa scuoteva il capo e Mukuro ridacchiava.
Un improvviso sparo proveniente dal piano superiore attirò la loro attenzione.
- Io ho sonno: voglio dormire!!! - urlò Xanxus, con voce autoritaria.
- Oh, santo cielo! Come funziona male quell'orologio a cucù! - sorrise Nana. - Sarà meglio tornare a letto. Non vi preoccupate: preparerò dei letti per voi in un batter d'occhio! - e tornò al piano di sopra.
- Va bene, ora torniamo a dormire! Ne ho abbastanza di queste avventure notturne! - borbottò Gokudera, salendo al piano superiore, seguito dagli altri.

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Capitolo 3
*** Tutti a pattinare ***


Voilà il terzo e penultimo capitolo di questo episodio invernale.
Ci scusiamo nuovamente per il ritardo: la connessione ieri ci ha abbandonato e non abbiamo potuto rimediare prima di oggi.
Ne approfittiamo per farvi gli auguri di un felice anno nuovo.
Buona lettura e buon divertimento!!! ^^



Quando si svegliò, la mattina seguente, Tsuna non ricordava altro che un gigantesco albero, una scala dei pompieri, una caduta precipitosa nel vuoto e una tonnellata di cipolle che gli sorvolavano la testa (se si escludono i sogni che avevano riempito la sua nottata, in ognuno dei quali compariva, almeno una volta, il suo temibile tutor con la faccina d'angelo).
Mise i piedi fuori dalle coperte e poi nelle pantofole. Attorno a lui regnava il silenzio più assoluto. Dov'erano i suoi amici?
Sentiva delle posate cozzare tra di loro. E qualcuno fischiettare.
- Mamma! Dove sono gli altri? - chiese.
- Gli altri? -
- Sì. Gokudera, Yamamoto, Haru, Kyoko, Ryohei, Chrome,... -
- Ma Tsu, qui siamo solo tu, io, Bianchi e i bambini. -
Il ragazzo sbarrò gli occhi, esterrefatto.
- Puoi... puoi ripetere? - balbettò, affacciandosi dalla soffitta sulla camera di Reborn per sentire meglio la voce della madre.
- I tuoi amici non sono qui. -
"Non sono qui? Nessuno nessuno? Allora  è stato solo tutto un sogno!"
Tsuna esultò, catapultandosi giù per le scale con un balzo. Sfortunatamente quelle, già precarie di loro, cedettero sotto il peso del ragazzo che, incurante dell'accaduto, si rimise rapidamente in piedi e proseguì, fischiettando e ballando, verso le scale che conducevano al piano inferiore, quando...
- Siamo tornati! - esclamò un coro di voci allegre.
- COME TORNATI??? - strillò il ragazzo, sull'orlo di una crisi di pianto, strappandosi i capelli, riconoscendo i suoi amici.
- MIO TSUNA!!! SEI SVEGLIO??? - la vocetta acuta di Haru raggiunse le orecchie del povero Decimo.
- Ti va di andare a pattinare, Tsuna? -
- C'è una pista ESTREMA a poca distanza da qui! -
- Estrema, hai detto? - piagnucolò a bassa voce il ragazzo, le mani nei capelli. - Ci sarà da restarci secchi! -
- Ma è una bellissima idea! - esclamò Nana, entusiasta. - Forza, Tsu! Vestiti, prendi i tuoi pattini e andate a divertirvi! -
- MA IO NON HO I PATTINI!!! - strillò il ragazzo, agitato, affacciandosi dal parapetto della ringhiera del piano superiore.
- Li affittano all'ingresso della pista, Imbrana-tsuna. -
Il Decimo si voltò a guardare il suo tutor dagli occhi birbi (apparso dal nulla alle sue spalle), con la forte tentazione hibaresca di morderlo a morte. Ma riuscì a trattenersi.
- E se io non sapessi pattinare? - chiese il Vongola, riprendendosi, con tono di sfida.
- Qualcuno potrebbe insegnarti. - ghignò Reborn, imbrogliando il suo allievo.
- Ah no! No no! Non se ne parla nemmeno!... - cominciò il Vongola, risalendo verso la sua camera. - Non voglio giocarmi l'osso del collo una volta di più!... -
- Peccato! Sono sicuro che Kyoko sarebbe stata entusiasta di insegnarti! -
Il Decimo si bloccò a metà delle scale, voltandosi repentinamente verso l'Arcobaleno.
- Kyoko, hai detto? - chiese, gli occhi sbarrati per la sorpresa e il viso rosso per l'imbarazzo.
Il tutor annuì.
- Le ho già parlato di tutto. - disse.
- Sarò all'ingresso tra cinque minuti. - rispose il ragazzo, risalendo di corsa nella sua stanza.

"Ma chi me l'ha fatto fare???" urlò tra sé e sé il giovane Vongola, gli occhi spiritati fissi sulla sua Kyoko-chan tutta sorrisi che lo guidava tenendolo per mano, mentre i piedi del ragazzo andavano un po'a destra un po'a sinistra a seconda di ciò che i pattini dicevano loro.
Reduce di cinque cadute, di un paio di giravolte a velocità supersonica con Ryohei e tre rapimenti da parte di Gokudera, il ragazzo non ne poteva già più. Ed erano passati solo venti minuti.
- Ora prova da solo. - disse la ragazza, lasciandolo.
Il Decimo si paralizzò completamente. Ciononostante avanzò per più o meno un metro in tutta tranquillità, mentre Kyoko, ignara della fifa blu che lo pervadeva, lo incoraggiava con un applauso caloroso. Sfortunatamente, però, capitò che il tronco incappasse nella traiettoria di uno dei bambini che frequentavano la pista di pattinaggio che, a velocità proiettile, per poco non lo investì, demolendo l'intero equilibrio che il Vongola era riuscito indirettamente a creare per restare in piedi sui pattini. Fu così che cominciò a cadere in avanti, ma fu abbastanza rapido da inarcare la schiena nel tentativo di ristabilire l'equilibrio originario. Ed eccolo cominciare a cadere all'indietro. Si buttò in avanti, poi indietro, e così via, avanzando con passi lenti, ampi e sgraziati, in punta e in tacco di pattini. Andò avanti così per pochi secondi, che al povero Tsuna sembrarono una ventina d'anni, poi, dopo un'ampia e rapida piroetta, il Vongola lanciò un acuto 'IIIHHH!!!' e, infine, cadde atterrando di schiena.
- Coraggio, Tsuna, ci sei quasi! - lo incoraggiò Kyoko, aiutandolo a rimettersi in piedi.
La testa del Decimo vorticava così tanto che il ragazzo non fece caso al Gokudera impazzito che si mise a rincorrere il pirata della pista, né alla voce spaccatimpani di Haru che cercava, inutilmente, di richiamare il fuggiasco.
Lasciato perdere Hayato, Miura tornò a comandare a bacchetta Ryohei e Yamamoto, affinché il primo insegnasse a Chrome come pattinare, e il secondo intrattenesse Lambo, I-Pin, Fuuta e Fran facendo loro da insegnante-babysitter.

Intanto, alla baita, Nana usciva per andare a ricaricare le scorte alimentari, dimezzate dall'improvviso aumentare degli ospiti nella giornata precendente. E da brava donna di casa chiuse la porta a chiave, dimenticandosi però (o probabilmente non sapendo) che i Kokuyo non si erano ancora alzati, e che quindi erano rimasti chiusi dentro.
Mukuro si svegliò solo mezz'ora dopo. Dopo essere rimasto un quarticello a fissare pigramente il soffitto della stanza, si decise finalmente ad alzarsi. Si stiracchiò e andò, con gli occhi ancora offuscati dal sonno, verso le valigie. Si chinò a terra, allungando una mano per prendere una maglia e un paio di pantaloni, ma si accorse che la sua valigia era vuota. Lanciò un'occhiata in quella di Chikusa e poi in quella di Ken. Vuote anche quelle. Si alzò lentamente, chiedendosi dove potesse essere andato a finire tutto il loro vestiario. La prima risposta che gli venne in mente fu che l'autore di tutto fosse stato Fran, essendo sparito il suo bagaglio, ma quando Rokudo si guardò intorno, trovando i suoi vestiti, quelli di Chikusa e quelli di Ken sparsi sul pavimento della loro stanza, con i segni dei denti di un cane, si rese conto che l'unico in grado di fare una cosa del genere potesse essere stato solo Ken. Così Mukuro decise di andare a recuperare il suo compare prima che questi potesse causare altri danni alla casa e agli abiti.
Lo trovò, dopo una breve ricerca, addormentato ai piedi del proprio letto, con un paio di pantaloni in bocca. I pantaloni preferiti di Mukuro, per l'esattezza. Preso dalla rabbia, Rokudo gli diede un calcio, svegliandolo di soprassalto.
- Ghe è puppeppo? - chiese, i pantaloni ancora in bocca, dopo aver sbattuto sonoramente la zucca sulla rete del letto. - Ghe kki pappo pui? -
Dopo essersi guardato intorno per un brevissimo frangente, alzò gli occhi verso Mukuro, in piedi davanti a lui, il volto contratto in un'espressione feroce, che impugnava, con entrambe le mani, il forcone, tenendolo alzato sopra la testa e puntato verso Ken.
- Gapo, ghe kki pai gon guel goso? -
Gli occhi di Mukuro brillarono di un guizzo da pazzo.
- Parla in una lingua comprensibile, cagnaccio! - urlò, conficcando l'arma nella schiena del compagno.
Ken lanciò un guaito, evitando il colpo del capo appena in tempo.
- Kaki-pi! Kaki-pi! Salvami! -
Chikusa si svegliò di soprassalto, inforcò gli occhiali e, appena si rese conto della situazione, corse subito in soccorso di Ken, trattenendo Mukuro. Quando l'illusionista si fu calmato, i tre scesero al piano di sotto per fare colazione, decidendo di pensare in un secondo momento a come rimediare dei vestiti.
Seduti al tavolo della cucina, i tre consumavano la loro colazione nel più assoluto silenzio. Chikusa, seduto tra i due compagni, evitava che Mukuro, il cui sguardo omicida non abbandonava Ken, inforchettasse Joshima, che continuava ad ignorarlo, concentrandosi sui propri cereali.
- Perché non sentiamo le previsioni del tempo? - propose, per smorzare la tensione che si era venuta a creare, allungando una mano verso il telecomando e accendendo il televisore.
'La neve continuerà a cadere abbondante anche a bassa quota per i prossimi due giorni. Da Blablata è tutto. La linea torna allo studio.' l'inviata speciale, piena di vestiti talmente tanto da somigliare ad un tacchino preparato per il forno, rivolse dei sorrisi tirati alla telecamera, nonostante la tormenta in cui si trovava.
'Grazie, Caia.' rispose il giornalista dallo studio. 'Ora passiamo alla prossima notizia. La nave da crociera Odissea della compagnia Po Co. Stabile è in partenza dal porto di Ischia per il suo annuale viaggio verso i Caraibi. Sempronia Pallini ha intervistato per noi alcuni dei VIP che si sono potuti permettere questo costoso e favoloso viaggio. Linea a Sempronia.'
'Grazie, Tizio. Qui al porto di Ischia splende il sole, e il mare è calmo come una tavola. E' una giornata stupenda, e molti dei VIP più conosciuti del nostro Paese, e non solo, non hanno resistito a partire per una meravigliosa crociera di ben sei mesi nei caldi mari dei Caraibi. Ecco, potete vedere salire a bordo Arnoldo Lombo, Bertin Tontopars e Noa Tammawas. Ma ce ne sono tantissimi altri. Ne abbiamo intervistati alcuni.'
- Ken, spegni quell'arnese - ordinò Mukuro, trangugiando il suo caffè. - Mi fa pensare a quell'oca di MM. -
- Aspetta, capo! Stanno intervistando Gianna Jelieoa, la mia attrice preferita! -
Mukuro bofonchiò qualcosa di incomprensibile, mentre Ken pendeva dalle labbra della bellissima Jelieoa.
'Ed ecco passare lo stilista più famoso dell'Isola di Pasqua in compagnia della sua nuova fiamma e della loro dog-sitter!' annunciò la giornalista, rincorrendo il trio, e facendo cenno alla telecamera di seguirla. 'Mi scusi, signora, sui giornali è scritto che lei è la stipendiata più giovane del mondo a percepire un salario superiore ai duemila dollari al mese. Cosa vuole dire ai suoi coetanei?'
- Ehi, mica male la dog-sitter! - esclamò Ken, dando una gomitata a Chikusa, che sedeva accanto a lui, completamente disinteressato, mentre la telecamera inquadrò più da vicino il volto della ragazza, incorniciato da corti capelli rossi a caschetto, sormontati da un grosso cappello bianco anni cinquanta che, insieme ad un paio di occhiali da sole contemporanei, nascondeva parte del suo volto.
'Signorina, la prego.' rispose la ragazza, sorridendo, levandosi gli occhiali da sole con la mano destra e reggendo con la sinistra il chiuaua della coppia che la precedeva. 'Non sono ancora sposata.'
Ken morse il cucchiaio con cui stava mangiando i cereali, distruggendo metà della sua dentatura. Mukuro tentò di lanciare la tazza di caffè contro l'apparecchio, ma Chikusa riuscì a trattenere il suo capo, non senza celare il proprio stupore.
'Mi scusi... signorina. Allora? Vuole rispondere alla mia domanda, per piacere? Devo restituire la linea allo studio.'
'Be'... vi auguro buona fortuna.' rispose MM, facendo l'occhiolino. 'E, mi raccomando: tenete da conto gli amici! Sono l'unica soluzione nei momenti di difficoltà!'
Alla fine la tazza riuscì a raggiungere lo schermo dell'apparecchio, fracassandolo.
- Quella sgualdrina si è comprata un diploma da dog-sitter!!! - urlò Mukuro, furioso.
- Non appena ritorna l'accoglierò proprio come un'amica: la stringerò così forte da farle schizzare via gli occhi! - abbaiò Ken, disintegrando i resti del televisore.
- Ragazzi, abbiamo altro di cui preoccuparci - intervenne Chikusa, finendo il suo latte caldo con tutta calma. - Tipo i vestiti. -

Ma ora torniamo alla pista di pattinaggio lì vicino...
- RYOHEI! SMETTILA! - strillò Haru, sbattendo i piedi a terra, nell'estremo tentativo di salvare Chrome dalle stravaganze di Sasagawa, che ora si stava cimentando con lei in una serie di piroette a velocità vertiginosa.
- GOKUDERA, FA'QUALCOSA!!! - sbraitò la ragazza verso Hayato, in piedi accanto a lei.
Gokudera, che dopo essere ritornato con successo dalla sua spedizione contro il pirata della pista, era rimasto lì a braccia conserte, afferrò Ryohei e lo spinse via, lasciandolo girare come una trottola per alcuni metri. Poi recuperò Chrome prima che questa potesse cadere a terra, esausta, e se la caricò sulle spalle.
- Ne ho abbastanza dei tuoi stupidi metodi di insegnamento. - disse, rivolto ad Haru. - La riporto a casa, e domani ricominceremo con un allenamento basato sulla matematica pura, e non sull'improvvisazione. -
E così si avviò verso l'uscita, seguito da Miura, che protestava con quella sua voce rompiscatole.

Intanto, all'ingresso...
- Che numero portate? -
- 43. -
- Ecco a te. -
- 45 <3. -
- Ecco a lei. -
- 15. -
- Ecco a te. -
- 44. -
- Ecco a lei. -
- 46. -
- Ecco a lei. -
- 70. -
- Ecco a lei... Prego?? -
- Ho detto, 70. -
- E' per la poltrona. - si affrettò a spiegare Luss.
La responsabile del noleggio dei pattini annuì, confusa.
- Forse possiamo rimediare qualcosa. - rispose, non troppo convinta.

- Bambini, la mamma di Tsu-kun è stata gentilissima a pagarci questo giro di mezz'ora con i pattini, perciò comportatevi bene! - Lussuria, da brava mamma, ammonì i suoi bambini, appena entrati insieme a lui nella pista. - Ora andate pure a giocare. -
Così i Varia si sparsero nella pista: Luss cominciò a piroettare in lungo e in largo, Bel acchiappò Fran per torturarlo un po', Mammon iniziò a passare vicino agli altri pattinatori per farli inciampare e per soffiare qualche banconota dalle loro tasche, mentre Levi restava immobile a fissare il Boss, che osservava, pensieroso, il suo vice.
- Feccia, - ordinò Xanxus, rivolgendosi a Squalo, non appena Luss si fu allontanato. - Devi... -
- No! No! No! Non ho la minima intenzione di insegnare alla tua poltrona come si pattina! - esclamò Superbi, facendo per allontanarsi.
Ma il suo boss si voltò verso di lui con aria furiosa ed occhi fiammanti, trattenendolo per i capelli.
- Chi ti ha detto di dover insegnare a Frau come pattinare? Lei sa pattinare divinamente! Ma visto che tu non ci credi, ti ordino di spingerla! -
Squalo si mise le mani nei capelli.
- Boss, posso pensarci io! - si offrì Levi, inginocchiandosi di fronte alla poltrona.
- A te darò un ordine ancor più importante, ovvero quello che volevo dare a questa feccia - rispose il boss. - Levati dai piedi! -
- Agli ordini, Boss! - esclamò il Guardiano Del Fulmine, in estasi, dileguandosi.
- Bene, feccia. - concluse Xanxus, soddisfatto, rivolto a Squalo, accomodandosi meglio sulla poltrona. - Comincia a spingere. - e il povero Superbi ubbidì, facendo mezzo giro della pista.
Poi Xanxus cominciò a torturarlo.
- Canta delle canzoni natalizie! - ordinò ancora.
- Grrr!!! - digrignò i denti Squalo.
- Forza, feccia! - lo pungolò il passeggero. - Canta Jingle Bells! -
- GRRR!!! - fece più forte Superbi, esasperato. - Te lo scordi! -
- Ho detto, CANTA!!! - ripeté, più forte, Xanxus, voltandosi e sparando un colpo di pistola contro il suo vice.
Squalo evitò appena in tempo la fiammata. Ma ecco che il suo capo rispose con un altro proiettile infuocato. Colto alla sprovvista, lo spadaccino riuscì, tuttavia, a ripararsi dietro Frau. Il secondo proiettile si conficcò nello schienale della povera poltrona, mentre il primo si eclissò nella acconciatura afro di Lambo che, sulle spalle di Yamamoto, stava giocando a fare il cavaliere con Fuuta e I-Pin.
- Lambo, cos'è questo odore di bruciato? - chiese Takeshi, perplesso.
Fuuta e I-Pin constatarono con lo Scemo del Baseball che c'era qualcosa che bruciava.
- Non lo so, Yamatonto. - liquidò la questione il Bovino, tirando la sciarpa di Takeshi a mo'di redini. - Forza! Andiamo a sconfiggere il drago! -
- Lambo, i tuoi capelli fumano! - esclamò I-Pin, additando il bambino.
- Non ci casco, Testa a Salsiccia! -
In un attimo la testa di Lambo prese fuoco.
- AAAHHH!!! AIUTOOO!!! AL FUOCOOO!!! - strillò il bambino, saltando giù dalle spalle di Yamamoto e cominciando a correre a destra e a sinistra, in preda al panico.
Senza perdere un minuto, Yamamoto afferrò Lambo e lo lanciò fuori dalla pista, sulla neve, con la stessa forza che avrebbe impresso ad una palla da baseball. L'atteraggio riuscì, e l'incendio si spense, anche se l'acconciatura del bambino non fu più la stessa.
- Come stai, Lambo? - chiese Takeshi, preoccupato, al Bovino.
- Ora Mostro-Broccolo sembra Mostro-Cetriolo! - esclamò I-Pin.
Lentamente, l'espressione perplessa e attonita di Lambo si contrasse, per poi scoppiare in un pianto accorato. Senza più rendersi conto di cosa stesse facendo, il bambino afferrò una delle granate che erano cadute a terra e le lanciò verso la pista di pattinaggio. L'esplosivo finì tra le mani di Yamamoto, che la scambiò per una palla da rugby per bambini, ovviamente.
E ovviamente non perse tempo per mettersi a giocare.
- Sasagawa-sempai! Prendila! -
- T    akeshi! Hai sempre delle idee geniali! Tieni, Sawada! Fai meta per noi! - urlò il pugile, lanciando il 'pallone' a Tsuna, alle prese con i suoi esercizi di pattinaggio.
- IIIHHH!!! - strillò, riconoscendo la vera natura del 'pallone' e scagliandolo il più lontano possibile.
Malauguratamente, sulla traiettoria della granata passò un povero pattinatore che gironzolava tranquillo per i fatti suoi, dando le spalle all'oggetto volante.
- ATTENTOOO!!! - urlò Tsuna, sbiancando, nel tentativo di avvertirlo.
Lo sconosciuto si fermò, allungando un braccio per afferrare l'esplosivo, poi lo scagliò fuori dalla pista. Un attimo dopo la granata esplose.
Tsuna sospirò, sollevato che non fosse successo nulla. Ma si irrigidì nuovamente non appena lo sconosciuto si voltò, mostrando i suoi profondi occhi neri dal taglio obliquo.
- Vi do tre secondi per dileguarvi. Tre... -
Vongola e Varia si catapultarono verso l'uscita, come se all'interno della pista fosse stato messo un ordigno.
- Due... -
- Tsuna, non vieni? - chiese Kyoko, sorridente, guardando Tsuna dal parapetto della pista, al riparo dalle ire di Hibari.
- Uno... -
- Non ce la faccio! - urlò Tsuna, in lacrime, nuotando sul ghiaccio della pista, senza riuscire a rimettersi in piedi.
- Zero! -
- IIIHHH!!! -

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Capitolo 4
*** La Vigilia di Natale ***


Ecco qui l'ultimo capitolo di questo episodio invernale.
Ringraziamo di cuore le nostre affezionatissime lettrici e diamo loro appuntamento (e a chiunque altro voglia leggere) a fine maggio. Grazie di tutto a chi ha recensito e anche a chi ha espresso il proprio parere in modo silenzioso. ^^
E ci scusiamo per l'ennesimo, eclatante ritardo, anche se possiamo dire con certezza di aver lavorato attentamente su questo capitolo per fare un finale in grande stile.
Buona lettura!



- Gokudera, io ho freddo! - lo rimproverò Haru, le braccia strette attorno al petto. - Perché non hai preso la chiave prima di uscire? -
- La chiave ce l'ha la madre del Decimo, idiota! - ringhiò Hayato, con Chrome ancora sulle spalle, in piedi di fronte alla porta della baita, tentando invano di aprirla. - E la signora ha chiuso la porta a chiave. -
- Ma io voglio entrare! Ho freddo! - piagnucolò la ragazza, sbattendo i piedi nella neve. - Perché non usi quella tua dannata dinamite per aprire la serratura? -
"Oddio! E' proprio identica alla Stupida Mucca!..." pensò Gokudera, posando delicatamente a terra Chrome.
- Come ti senti? - le chiese, deciso ad ignorare Haru.
- Sto bene, graz... -
- Che razza di domande! Ma non lo vedi che è tutta rossa? Sta sentendo molto caldo; è tutta infagottata. Toglile quel giubbetto. E APRI QUELLA PORTA! VOGLIO ENTRARE! -
- Si vede che sei proprio stupida! - sospirò il ragazzo, mentre bussava alla porta, senza ottenere risposta.
- E tu sei davvero maleducato! - si indignò Miura. - Non ti parlo più! -
- Che bella notizia! - esclamò Gokudera, guardando al cielo con l'aria di un miracolato.
- Ma non è giusto! - piagnucolò Haru, incrociando le braccia, imbronciata.

Intanto, in casa...
- Ehi, guardatemi: sono il Decimo Vongola! IIIHHH! Ahahah!!! - ridacchiò Ken, mostrandosi ai suoi compagni vestito con gli abiti di Tsuna e uscendo subito dopo.
- DECIMO! - esclamò Mukuro, con indosso gli abiti di Hayato.
- Smettila di fare l'idiota, feccia! - gli rispose Ken, entrando nella stanza con i vestiti di Xanxus addosso e la stessa espressione infastidita.
- Boss! Sei proprio tu! - due minuti dopo, Rokudo sguazzava negli abiti di Levi.
- VOOOI! -
- Ahahah!!! Sei troppo divertente!!! -
Chikusa, che li stava osservando da un po', si alzò.
- Io me ne vado. - disse. - Ho proprio bisogno di una doccia! -
- No, Kaki-pi! Resta con noi! E' divertente giocare a baseball! - con tanto di mazza da baseball, Ken si mise di fronte al povero Chikusa, che stava uscendo dalla stanza.
- Ken, smettila. - Kakimoto lo spinse da parte e proseguì verso il bagno.
- Ma Chikusa! Dobbiamo fare una partita ESTREMAAA!!! - lo rimproverò Mukuro, sbucando nella stanza a gambe larghe, i pugni serrati, la bocca spalancata e i vestiti di Ryohei addosso.
- Puahahah! Nooo!!! Questo è troppo! - Ken si rotolava per terra.
Chikusa sospirò, scuotendo il capo. Poi uscì e chiuse la porta alle sue spalle.

Fuori, intanto, Gokudera si stava ancora godendo la pace del silenzio di Haru, che, per sua sfortuna, non sarebbe durata a lungo. Infatti...
- Ehilà, Testa a Polipo! Giocate forse allo schiaffo del soldato? - la voce tonante di Ryohei attirò l'attenzione dei tre.
- Qui l'unico che si merita uno schiaffo sei tu! - borbottò Haru, lanciando un'occhiataccia a Gokudera.
Hayato, che le stava facendo il verso, si arrestò all'istante, voltandosi a guardare distrattamente nella direzione di Ryohei, prima di sgranare gli occhi alla vista di chi seguiva Sasagawa e Yamamoto, ovvero Hibari, che si trascinava dietro uno Tsuna mezzo morto e pieno di lividi.
- DECIMOOO!!! - strillò Gokudera, correndo incontro a Kyoya con l'aria di un toro infuriato. - CHE COSA GLI HAI FATTO??? -
- Ho semplicemente applicato le regole. - sibilò Hibari, lasciando cadere a terra il povero Decimo e puntando i suoi occhi affilati sull'albino.
- Te le faccio vedere io le regole! - borbottò Gokudera, estraendo un paio di candelotti di dinamite e facendo per scagliarglieli contro, mentre Hibari si era già munito di tonfa.
- Goku... dera... fer... mo... - mormorò Tsuna con un filo di voce, afferrando con le sue ultime forze i pantaloni dell'amico.
- Non abbiate timore, Decimo! Questo ciliegiofobico pagherà per averVi pestato! -
- E tu pagherai per essere in possesso di materiale pirotecnico non ammesso nella scuola. - intervenne Kyoya, gelido.
- Su, ragazzi! Calmatevi! - rise Yamamoto, interponendosi tra i due. - Dobbiamo trovare un modo per entrare. -
- Ma il Decimo non ha la chiave? - chiese Gokudera, confuso.
- L'ha persa mentre mr. Spedizione Punitiva lo stava picchiando a sangue. - rispose Mammon.
Hayato non perse l'occasione per lanciare uno sguardo omicida ad Hibari, per nulla preoccupato.
- E tu? Perché saresti venuto qui? - chiese al Presidente del Comitato Disciplinare.
- Per assicurarmi che voialtri erbivori non facciate ulteriori danni. - rispose Kyoya, freddo.
- Sbrigatevi, fecce! - borbottò Xanxus, in piedi a braccia conserte accanto alla sua poltrona, distesa sulla neve con una voragine nello schienale causata dal proiettile. - Frau è stata ferita, e dobbiamo ricucirla il prima possibile. Ha perso molta imbottitura. -
- VOOOIII!!! Non parlare di quella cosa come se fosse una persona! - lo rimproverò Squalo.
- Tu dovresti essere il primo a preoccuparsi per lei - ribatté il boss, afferrando il suo vice per il bavero della camicia, gli occhi infiammati dalla rabbia puntati su di lui. - Se non ci fosse stata, tu, a quest'ora, saresti bell'e morto! Ti ha salvato la vita. -
- VOOOIII!!! - sbraitò Superbi, liberandosi dalle mani del suo capo. - Ma sei stato tu a sparare! -
- Non ti preoccupare: appena entreremo in casa, prenderemo ago e filo e ricuciremo Frau. - disse Kyoko a Xanxus, rivolgendosi poi ad Haru. - Vero? -
- Certo! -
In quel momento udirono in lontananza una voce soffocata che urlava, e poi il rimbombo di qualcosa di pesante che cadeva ripetutamente. Si voltarono tutti, quasi simultaneamente, a guardare la gigantesca palla bianca che scendeva rapidamente giù dalla montagna.
- BOSS! - urlò Mammon terrorizzata, facendo per afferrare Xanxus e finendo invece tra le braccia di Gokudera, che si trovò così impossibilitato a proteggere Tsuna, mentre la valanga si avvicinava a gran velocità verso il gruppo.
- Il Grande Lambo non vuole diventare una sottiletta! - strillò Lambo, cominciando a prendere a pugni la porta. - Aprite la porta! FATEMI ENTRAREEE!!! -

Intanto, in casa...
- Ma io non ne ho voglia, maestro! - esclamò Ken, l'aria annoiata e uno dei cappelli di Fran in testa.
- Allora dovrai pagare un bel gruzzoletto! - rispose Mukuro, avvolto in una mantella nera con un grosso cappuccio calato in testa.
- Suvvia, Ma-chan, non fare il rospo! Non si addice al tuo bel visino! - lo rimproverò Joshima, vestito da Lussuria. - Oh, hanno bussato alla porta: vado ad aprire! - aggiunse, senza sapere che c'era veramente qualcuno che stava bussando.
Così scese al piano inferiore e afferrò la maniglia della porta, cercando di aprirla, senza successo.
- Non... si... apre! - borbottò. - Ehi, capo, - chiamò, facendo per tornare nella stanza. - Siamo rimasti... -
Non fece in tempo a terminare la frase che la porta si scardinò sotto la spinta di una montagna di neve che seppellì Ken. Il ragazzo ne uscì quasi subito, scrollandosi come se fosse un cane.
- Siete ancora tutti interi, ragazzi? - domandò Yamamoto, riemergendo dalla valanga.
- Ma chi è il deficiente che ha creato una palla di neve tanto grande? - chiese Squalo, trattenendo un 'VOOOI!' pieno d'ira.
- Sicuramente una persona ESTREMA al massimo! - esclamò Ryohei.
- A cui piace giocare con la neve - aggiunse Kyoko, mentre aiutava Chrome, Haru, Fuuta e i bambini ad uscire dalla neve.
- Sono stato io - disse una voce ovattata dalla neve, mentre un mucchio bianco si smuoveva lentamente accanto a Squalo. - Scusatemi tanto! -
- COOOSA??? - esclamarono all'unisono le voci di Tsuna e Gokudera, vedendo emergere Dino Cavallone in persona dal guaio bianco che aveva provocato.
- La cosa stupefacente è che, anche se provi a stare lontano dai guai, hai la capacità eccezionale di provocarli, di cercarteli... e di trovarli - si fece sentire la voce di Hibari, mentre, dopo essere emerso lentamente dalla neve, si dirigeva verso Dino per riempirlo di botte.
- Ma che succede? - domandò Mukuro, sceso dalle scale per andare verso il luogo da cui proveniva tutto quel rumore. - Che cos'è tutto questo rumo...? -
Per poco non svenne alla vista di Hibari, che si era voltato verso l'illusionista non appena aveva sentito la sua voce.
- Ciao, maestro. Sei stato in un negozio di abbigliamento? - disse Fran, con voce atona, osservando i vestiti di Ryohei, che l'altro aveva ancora addosso.
- Mi fa piacere rivederti vivo. - disse Mukuro, con un sorriso teso, ignorando il suo allievo. - Ma ho lasciato la doccia aperta. Se mi dai un minuto torno subito. -
E si precipitò al piano di sopra, rincorso da Kyoya, che, ovviamente, non l'aveva bevuta.
- Almeno non rompete... - si raccomandò Tsuna, con poche speranze, ai due, ormai spariti su per le scale.
- Ehi, guardate che Frau ha bisogno di cure! - Xanxus rimproverò le fecce che lo circondavano.
- Be', sembra proprio che la cosa non interessi nessuno! - borbottò Squalo.
- Ricordati, feccia che non sei altro, che la mia pazienza ha un limite! - ringhiò il boss dei Varia, piantando la pistola nel fianco di Superbi.
- Bambini, calmi! - li ammonì Lussuria, prima che Mammon si appoggiasse ai suoi stinchi, scoppiando in lacrime.
- Coraggio, Ma-chan, è tutto passato! - la consolò Luss, con tono affettuoso.
L'illusionista estrasse da sotto il mantello una banconota, la guardò con aria ammaliata e poi la strinse a sé.
- Avevo paura di averti perso, piccola mia! -

La sagoma scura di Hibari raggiunse la fine della seconda rampa di scale. Il ragazzo si fermò, le braccia distese lungo i fianchi e i tonfa in mano, guardando prima da una parte e poi dall'altra del corridoio per un breve attimo, prima di prendere una decisione e correre verso destra.
Solo quando svoltò per la seconda volta, sparendo, Mukuro ritornò del suo colore originario e si staccò dalla parete.
- Kufufu... Sempre il solito idiota! - ridacchiò, fischiettando e tornando in camera sua, dove sapeva di poter essere al sicuro.
Intanto, Kyoya era finito, senza sapere neanche lui come, di fronte a quella che doveva essere la stanza dei bambini, a giudicare dai vestiti di piccole dimensioni e dai giocattoli sparsi sul pavimento. Stava per riprendere la sua caccia al Mukuro, quando udì qualcuno piangere e qualcun altro sghignazzare.
- Lambo! Ridammela! - diceva I-Pin, la voce strozzata dalle lacrime. - Smettila! -
- No, Testa a Salsiccia! Il Grande Lambo non te la ridà! - rispondeva Lambo, cantilenando.
Kyoya non sopportava il disordine, e neanche la confusione, come ben si può dedurre, e quindi entrò nella stanza per riportare il suo vento di disciplina.Trovò I-Pin seduta a terra, che piangeva disperatamente, e Lambo che le saltellava attorno, tenendo in mano una borsa di stoffa, una di quelle che si comprano alle bambine, per intenderci. Dopo aver fatto tre giri intorno alla bambina, il Bovino salterellò verso la porta per andare chissàdove a combinare altri guai. Ma non appena gli passò accanto, Hibari gli strappò la borsetta di mano e lo fulminò con un'occhiataccia.
L'espressione inizialmente instupidita di Lambo si trasformò rapidamente in una terrorizzata.
- Il piccolo Lambo ha dimenticato la coperta in soffitta. Torna subito. - disse, sgattaiolando alle spalle di Kyoya e facendo per correre via a gambe levate. Ma Hibari fu più rapido, e con uno scatto fulmineo gli assestò una sonora tonfata in testa.
- Così impari a turbare la quiete domestica. - sentenziò, lasciandolo finalmente scappare.
Riconoscendo quella voce, I-Pin smise lentamente di piangere, trovandosi faccia a faccia con Hibari che, chinato di fronte a lei, le porgeva la borsa recuperata. La bambina la prese senza dire niente, la bocca aperta per lo stupore e gli occhi bassi per l'imbarazzo di trovarsi proprio di fronte a lui, con i suoi occhi, freddi anche in un'espressione neutra, puntati su quelli della bambina. Allora Kyoya si rimise in piedi, avviandosi lentamente verso la porta per rimettersi alla ricerca della sua preda.
A causa di quell'inaspettato incontro, il conto alla rovescia per l'esplosione di I-Pin partì improvvisamente. La bambina appoggiò la borsa a terra, poi, senza sapere neanche lei per quale motivo, prese la rincorsa verso la porta e saltò. Avvertendo la presenza di qualcosa che gli veniva contro, Hibari si voltò di scatto, uno dei tonfa in mano, pronto a rispondere a quell'attacco a sorpresa, ma non appena si rese conto di chi gli stava venendo addosso, il ragazzo si bloccò, lasciando che la bambina gli sorvolasse la spalla e gli sfiorasse la guancia destra con le labbra. Stupito, o forse sconvolto, Kyoya la guardò atterrare perfettamente in piedi e poi correre, senza voltarsi, nella stanza di fronte, chiudendo la porta alle sue spalle. Due secondi dopo e la camera di Levi (sì, era proprio quella stanza) esplose.
Hibari assistette alla scena in silenzio, senza nascondere la sua aria sorpresa, prima che un fischiettare sinistro e kufufureggiante proveniente dal piano superiore attirasse la sua attenzione e desse nuovamente avvio alla sua caccia, mentre al piano di sotto Nana faceva rientro in casa in compagnia di Bianchi, Reborn e Basil, notando, con stupore, come la stanza sembrasse più grande senza la porta, e che suo figlio e i suoi amici sembravano aver utilizzato troppa acqua per pulire il pavimento dell'ingresso.
- Sawada...dono... - disse Basil, incerto. - Cosa ci fa per terra? -
- Oh, Basil!... Be'... è - rispose Tsuna, abbozzando un sorriso.
- E' colpa mia - si intromise Dino, sorridendo e rivolgendosi poi a Tsuna. - Ero venuto qui in vacanza con Basil, poi il Nono mi ha detto che anche voi eravate da queste parti, e così ho pensato di venire a farvi un saluto... -
- Perché la prossima volta, invece, non ci telefoni e ci dici che sei nei dintorni, così, magari, ci evitiamo una valanga in casa? - lo interruppe Gokudera, irritato.
- Eh, già. - ammise Dino, passandosi una mano tra i capelli, imbarazzato. - Ma a dire il vero, mentre stavo venendo qui in jet, il cellulare mi è caduto fuori dal finestrino. -
Mentre Gokudera si chiedeva, brontolando, come potesse accadere una cosa simile, il Cavallone riprese a parlare:
- Così avevo pensato di venirvi a trovare... -
- ...E di invitarci a pranzo nella tua baita qui vicino. - concluse una vocina nasale.
- A dire il vero non ci avevo pensato, ma mi sembra un'ottima idea. - sorrise il biondo, voltandosi verso Reborn, in piedi accanto a lui.
- Invece non è affatto una buona idea. - osservò Squalo, immaginandosi la cucina della baita di Dino completamente avvolta nelle fiamme ancor prima che il boss dei Cavallone aprisse la valvola del gas.
- Io, al contrario, sono sicuro che sarà divertente! -
- Concordo all'estremo! -
Un improvviso sparo li fece zittire tutti, attirando la loro attenzione su Xanxus.
- Per prima cosa, fecce, il capo sono io; secondo, Frau è ferita, e dev'essere medicata; terzo e non ultimo, io ho fame! -
- Andiamo subito a prendere ago e filo! - esclamò Haru, andando al piano superiore con Kyoko e Chrome.
- Bene, se Xanxus ha fame, questo è un motivo in più per andare. Cucinerai tu, vero Dino? - aggiunse il tutor, rivolgendosi al suo ex-allievo, sedendosi sulla spalla della sua amante, che gli prese la mano sorridendo. - Peccato: Bianchi ed io andremo a mangiare fuori. -
- Ma perché non restate anche voi? - chiese Nana, perplessa.
- Per togliervi tutto il divertimento? - rispose Reborn con un sorriso sadico.
Nana sorrise, soddisfatta, probabilmente senza aver notato il sorrisetto maligno dell'Arcobaleno.
- E poi io ho già assaggiato la cucina di Dino - aggiunse Bianchi, con un'espressione annoiata. - Vorrei provare qualcosa di nuovo... -
- Allora che ne dici del ristorante che abbiamo visto mentre eravamo a fare la spesa? - le chiese Reborn.
- Oh, Reborn, sai sempre quello che voglio! - sospirò la sorella di Gokudera, mentre entrambi si avviavano verso la porta e il tutor salutava gli altri con un "Ci vediamo!" che mise in allarme il povero Tsuna.
- Bene, - disse Nana, mentre la porta si chiudeva. - Cosa ci cucinerai per pranzo, Dino? -

Per imbrogliare il proprio inseguitore, la cosa migliore da fare, dopo averlo seminato, è pensare come lui, e cercare di capire la sua logica, per poterlo prevedere e mettersi in salvo. Mukuro, da sotto il letto di Chrome, dove si era nascosto, evidentemente lo sapeva. Credeva infatti che uno come Hibari, ligio alla disciplina e alle regole, non avrebbe mai superato la soglia di una stanza dove gli ospiti erano stati inseriti secondo criteri ben precisi, specialmente se Kyoya non soddisfava quei criteri. Quindi, non si sarebbe mai azzardato ad entrare nella camera delle ragazze, a meno che non vi avesse sentito una sorta di anti-disciplina o di disordine, ma le ragazze, e in particolare quelle che occupavano quella stanza, ora deserta, a parte lui, erano meticolosamente ordinate e precise. E per questo si sentiva al sicuro da Kyoya.
Ma il caro Mukuro non aveva tenuto in considerazione che quella casa non era abitata solo da Hibari, ma anche da altri. E da altre.
- I fili per cucire dovrebbero essere in camera nostra. -
- Sì, ma le forbici? E gli aghi? -
- Li ho messi in un posto ben nascosto per evitare che i bambini ci si potessero far male. -
- Hai fatto veramente bene, Haru, ma dove li hai messi? -
- A dirla tutta, non mi ricordo troppo bene. Mi daresti una mano a ritrovarli, Kyoko? -
- Va bene. -
- Chrome, puoi prendere la scatola con i fili, per favore? E' nel primo cassetto del mio comodino. -
- Va bene... -
Dal suo nascondiglio, Mukuro udì dei passi esitanti avvicinarsi. Guardando di fronte a sé al livello del pavimento, riconobbe le scarpe e le caviglie di Chrome. La ragazza fece un paio di passi nella stanza, poi si fermò per un breve attimo, prima di avvicinarsi al comodino vicino al letto sotto il quale era Rokudo, aprire un cassetto e cominciare a frugare in cerca della scatola di cui Haru le aveva parlato.
Fu allora che Mukuro iniziò a sentire un fastidioso pizzicore al naso, probabilmente causato dalla polvere che era sotto il letto. Con difficoltà, Rokudo tentò di trattenere uno starnuto.
Quando Chrome trovò finalmente ciò che stava cercando e fece per andarsene, l'illusionista, ormai più incapace di trattenersi, starnutì. La ragazza sobbalzò, voltandosi di scatto e trovandosi di fronte ad una nuvola di polvere scura che saliva da sotto il letto.  Poi, lentamente e borbottando, Mukuro emerse dalla nuvola, tossendo e agitando la mano nel tentativo di mandare via il pulviscolo.
- M... Mukuro-sama! – mormorò la ragazzina, dirigendosi verso il suo maestro. – Che faceva lì sotto? –
C’era ancora troppa polvere intorno all’illusionista, che continuava a tossire e non riusciva a parlare.
- Si sieda sul mio letto: vado a prenderle dell’acqua – gli disse Chrome, preoccupata, mentre usciva.
- Chrome... ! – riuscì a richiamarla Mukuro, spiritato. – Chiudi la porta! –
- Ma... perché? – domandò timidamente la ragazzina, rientrando.
- Non voglio che Kyoya... gli altri mi sentano - rispose lui, tossendo leggermente e sedendosi sul letto.
Chrome chiuse la porta e si avviò di sotto. Mentre scendeva incontrò Kyoko e Haru, la quale vide subito che la ragazzina teneva in mano la scatola dei fili.
- Ben fatto, Chrome –  le disse. – Ora possiamo ricucire Frau. Andiamo! –
Chrome assunse un’espressione spaventata.
- Che cosa ti succede? – le chiese Kyoko. – Non ti senti bene?-
- Io... devo... -
- Se devi andare in bagno non c’è problema. Ti aspettiamo di sotto. – le disse Haru, avviandosi verso l’ingresso, seguita da Kyoko.
Chrome si diresse a passo incerto verso la cucina, prese un bicchiere, lo riempì d’acqua e ritornò in camera sua.
Si stava chiedendo se Mukuro stesse bene. Arrivata alla porta, un leggero colpo di tosse rispose alla sua domanda.
- Mukuro-sama, va tutto bene? - domandò Chrome, sedendosi, porgendo al suo maestro il bicchiere con l'acqua e massaggiandogli timidamente la schiena. - Che cosa faceva sotto il letto? -
Mukuro, per evitare di rispondere, tossì più forte e trangugiò letteralmente l'acqua. Chrome si spaventò e gli massaggiò la schiena con più energia.
- Si sente bene? - chiese preoccupata.
- Non devi preoccuparti per me, Chrome. - le disse lui, con il suo solito sorriso indefinibile. Poi le toccò la fronte.
- Piuttosto: tu stai bene? -
- Ma sì... certo... - balbettò la ragazza.
- E come mai sei rossa? - chiese Rokudo, sorridendole ancora.
Chrome si imbarazzò e arrossì ancora di più, senza avere la più pallida idea di come rispondere a quella domanda. Ma in quel momento qualcosa venne in suo soccorso.
- Vischio... - mormorò timidamente la ragazzina, dopo aver alzato gli occhi al cielo, diventando ancora più rossa.
- Davvero un’ottima illusione, Chrome. – disse Mukuro, soddisfatto.
- Non è un’illusione... - rispose lei, ormai color porpora, abbassando gli occhi.
- Oh, davvero? – domandò il ragazzo, divertito.
Chrome rialzò lo sguardo: il viso di lui si stava avvicinando al suo. I suoi occhi erano più penetranti che mai; avevano un’espressione che la ragazzina non aveva mai visto sul volto del suo maestro. Senza dire una parola, Mukuro chiuse gli occhi e la baciò.
Ma ecco che in quel momento il povero Chikusa, appena uscito dalla doccia e con un asciugamano alla vita, passò davanti alla stanza delle ragazze per raggiungere la sua camera, dall'altro capo del corridoio, e si accorse dei due. Non volendo farsi vedere, il ragazzo si appostò dietro la porta, spiandoli. Ma ecco che in quel momento, una figura salterellante si avvicinò a Chikusa venendo dalla parte opposta a quella da cui lui era venuto.
- Ciao, Kaki-pi! Vado a prendere la palla: si va dal Cavallo Pazzo. - disse Ken, a voce alta.
Inutili furono i tentativi di Chikusa di zittirlo, e infatti, Mukuro spalancò la porta, scoprendo i due.
- Che cosa stavate facendo, voi due? - chiese, minaccioso.
- Eh... be'... Lo sapevi, capo, che bisogna andare dal Cavallo Pazzo? - rispose Ken, imbarazzato.
- No, Ken, non lo sapevo. - disse Rokudo. - Ma so bene che cosa stavate facendo voi due. -
Sui volti di Ken e Chikusa si stampò un sorriso tirato, prima che i due amici si fiondassero in camera loro, chiudendo bene la porta e sparendo alla vista di Mukuro, che fece per rientrare in camera. Ma una voce lo paralizzò.
- Va bene, vorrà dire che continueremo i nostri affari alla baita del Cavallone. -
- Eh, no, eh! -  mormorò Mukuro, irritato e terrorizzato, riconoscendo la voce di Hibari e il suo tonfa premuto contro la sua schiena.

La baita di Dino non distava molto da quella affittata da Tsuna e famiglia, e già dall'esterno sembrava enormemente più piccola dell'altra. Vongola, Varia e Kokuyo guardarono con curiosità la piccola abitazione.
- I tuoi sottoposti non sono con te, Dino? - chiese Yamamoto al boss dei Cavallone, che stava tentando di aprire la porta.
Il ragazzo si voltò, sorridente. - No, sono solo questa volta. -
Squalo raggiunse la porta con passo pesante, borbottando parole incomprensibili con tono alterato, poi strappò le chiavi dalle mani di Dino.
- Se è così, faresti meglio a lasciar fare tutto a noi. - disse Superbi, aprendo la porta con molta facilità.
Gli altri fecero così ingresso nella baita del loro amico. Era, come già detto, più piccola dell'altra, ma era anche molto più arredata e confortevole. Dino li guidò attraverso il piccolo ingresso e li condusse nel salottino lì accanto.
- Voi restate pure qui - li fece accomodare, andando poi in cucina. - Io vado a preparare qualcosa. -
Gli ospiti si sedettero sui divani del salotto. Kyoko, Haru, Chrome e Luss si misero a 'medicare' Frau, sotto lo sguardo attento e preoccupato di Xanxus , che tratteneva Squalo per i capelli. Superbi, poverino, si dimenava dal suo capo, cercando di respingere le forbici di Levi (incaricato dal boss di tagliare un po'dei capelli dello spadaccino per ricavarne l'imbottitura mancante per la poltrona). Tsuna, seduto tra Gokudera e Yamamoto di fronte alle sarte improvvisate, guardava, pensieroso, l'aggressione che stava subendo il povero Squalo, chiedendosi se Dino non stesse combinando qualche danno. Ryohei, in piedi sul divano, accanto a Takeshi, saltava incitando lo spadaccino dei Varia a liberarsi all' 'estremo!', come ben potrete immaginare. Hibari e Mukuro erano spariti, Chikusa lanciava una pallina a Ken, che la recuperava (non senza combinare qualche danno tipo vasi di porcellana cinese completamente distrutti), i bambini si rincorrevano per tutta la stanza, mentre Belphegor sonnecchiava su un altro divano, e Fran gli stava infilando con cura dei fiammiferi tra i capelli, stando ben attento a non svegliarlo. Nana, invece, gironzolava per l'intera baita decantando la bellezza degli arredi.
Insomma, il tipico comportamento di questa allegra famigliola anticonvenzionale.
Intanto che ciò avveniva, in cucina Dino si era sbizzarrito su cosa poter offrire ai suoi ospiti, e in quel momento, mentre aspettava che il pranzo fosse cotto, stava leggendo il giornale. E come del resto capita sempre in assenza  dei suoi sottoposti, non passarono neanche tre minuti che il boss dei Cavallone cominciò a percepire un forte e persistente odore di bruciato.
"Forse Xanxus ha sparato qualche colpo... oppure Gokudera ha lanciato qualche dinamite qua e là..." pensò tra sé e sé il giovane, continuando a leggere il giornale e liquidando così il vago presentimento di un incendio in corso.

- VOOOI!!! LASCIAMI I CAPELLI, IDIOTAAA!!! - sbraitò Superbi, mentre Levi gli tagliava l'ennesima ciocca.
- Se tu la smettessi di divincolarti, deficiente, potrei tagliarli in modo più decente! - urlò Levi, agitando in aria i capelli appena recisi a zig-zag e le forbici.
- Dammi solo il tempo di levarmi di torno questo mangia-bistecche-perdi-tempo e vedrai che combinerò a quel pagliaio che ti ritrovi in testa! -
- Ma che cosa state combinando??? - strillò improvvisamente una voce penetrante accanto al loro. - Non è così che si tagliano i capelli!!! -
Xanxus, Levi e Squalo si fermarono all'istante, voltandosi istantaneamente verso Haru, seduta accanto a loro con un ago a mezz'aria e l'aria stravolta.
- Lasciate fare a me! - concluse la ragazza, appoggiando l'ago sul tavolino davanti a lei.
- Non pensare di avvicinarti, donna! - disse Superbi, minaccioso, alzandosi in piedi e facendo un passo indietro, prima di sentire una mano afferrargli una caviglia, facendogli perdere l'equilibro e facendolo cadere a terra.
- Io, invece, sono proprio curioso di vedere come se la cava la ragazza, quindi, feccia, tu resti qui. - sentenziò Xanxus, un'espressione odiosamente divertita sul volto e la mano ancora stretta sulla caviglia del suo povero vice.

- Ecco qua una vera acconciatura alla moda! - esclamò Haru, allegra.
I presenti si voltarono simultaneamente verso l'angolo che Haru aveva isolato dal resto della stanza con un paravento (che poi aveva tolto) e che aveva adattato a parrucchieria improvvisata.
 Basil e Fuuta, impegnati nella costruzione di un castello di carte, lasciarono cadere sulla loro creazione l'ultima carta da inserire, facendo crollare l'intera costruzione.
 - Mary! Dov'è il tuo agnellino?... Ushishishishi!!! - Belphegor derideva il suo capitano, incurante del fuoco che Fran (che ora guardava Squalo con occhi stravolti) gli aveva appiccato in testa, e che ora stava devastando i capelli del principe.
 Chikusa, che stava per lanciare la palla a Ken, la lasciò cadere a terra, continuando a tenere gli occhi fissi su Superbi.
Ken guaì e si nascose dietro il divano, seguito a ruota da un terrorizzatissimo Lambo e da una sconvoltissima I-Pin.
Mammon, che fino a quel momento era stata impegnata nella disperata ricerca della cassaforte della casa, alla vista di Squalo conciato in quel modo si affrettò a cercare una macchina fotografica per fare una serie di foto compromettenti, dalle quali, ovviamente, avrebbe ricavato un cospicuo malloppo.
- Complimenti, Haru! - Kyoko applaudì la creatura dell'amica, mentre Chrome assunse un'espressione preoccupata.
- Tesoro, hai fatto del mio Squ un'opera d'arte indiscussa! - Luss era ammaliato e commosso. - Non è vero, Xanxino? -
Xanxus ghignava e ridacchiava sotto i baffi, annuendo in risposta al Guardiano del Sole.
- Io avrei i miei dubbi. - commentò Gokudera, sconvolto, mentre Tsuna e Yamamoto annuivano, attoniti, concordando con il loro amico.
- Coraggio, guardati! - Haru esortò Squalo, porgendogli uno specchio. - Non ti trovi estremamente affascinante? -
Non troppo convinto, e quasi spaventato dalle reazioni dei presenti e da quello che Haru aveva potuto aver fatto ai suoi poveri capelli, Squalo fece un profondo respiro, ignorò le prese per i fondelli di Xanxus e il flash della macchina fotografica di Mammon, e dette un'occhiata al suo riflesso. Dopo un frangente di millisecondo, lo spadaccino cadde dalla sedia con gli occhi sbarrati, ma si rimise in piedi immediatamente, additando Haru, furioso. Si sarebbe aspettato di tutto da quella scema, ma non certo una cascata di ricciolini boccolosi così ben fatta da fare invidia a Riccioli d'oro.
- VOOOIII!!! Che diavolo hai fatto??? - strillò.
Haru, indignata, si mise le mani sui fianchi.
- Dovresti soltanto ringraziarmi - esclamò. - Sono riuscita a farti questa meravigliosa acconciatura nonostante i tuoi capelli sfibrati! Sei proprio maleducato! -
Ma Squalo non la stava ascoltando, saggiamente, e stava andando verso la cucina, in cerca di un ferro da stiro per riportare i suoi capelli al loro stato originario.
Nell'aprire la porta della cucina, Squalo ebbe l'impressione di entrare in una fornace, dato lo spesso fumo plumbeo che avvolgeva l'intera stanza e che lasciava intravedere solo i contorni dei mobili e degli elettrodomestici. E Dino Cavallone che cercava di spegnere il fuoco con la maglia che indossava e che si era levato.
- IDIOTA DI UN CAVALLONE!!! – urlò Superbi, avanzando con passo infuriato verso il ragazzo. – Che diavolo hai combinato stavolta??? –
- Squalo! Grazie al Cielo sei qui! Aiutami! … - esclamò il ragazzo, sollevato, lasciando cadere a terra la maglietta, che aveva preso fuoco. – Cerca un estintore! –
- CE L’HAI DAVANTI, BABBEO!!! –
Dino alzò gli occhi, trovandosi faccia a faccia con l'armadietto dov'era riposto l’estintore. Lo aprì... e ovviamente sbatté la fronte contro lo sportello, cadendo a terra svenuto.
Squalo scosse il capo, borbottando contro l'imbranataggine del suo ex compagno di studi, e si precipitò all’istante sull’estintore, attivandolo e dirigendolo verso le fiamme. Una volta che le ebbe spente, aprì la finestra, si caricò Dino sulle spalle e uscì, rientrando nel soggiorno.
- D... Dino?! - esclamò Tsuna, voltandosi verso Squalo e il suo peso morto, saltando in piedi e cercando di rianimare Dino, aiutato da Gokudera.
- Ma cos'è successo? - chiese Haru, perplessa.
- E' andata a fuoco la cucina. - borbottò Superbi. - E questo deficiente non riusciva a spegnere l'incendio. -
- Quindi gli hai salvato la vita! - esclamò Luss, sorpreso ed orgoglioso. - Oh, il mio bambino! -
- Sei un eroe ESTREMO!, amico capellone! - esultò Ryohei saltando in piedi sul tavolo basso davanti al divano.
Squalo grugnì, completamente indifferente all'allegria degli altri.
- Dino si sta riprendendo!... - esclamò Tsuna. - Come va, Dino? -
Lentamente il ragazzo aprì gli occhi e riprese conoscenza.
- Ehi, fratellino... - disse il Cavallone, ancora confuso, cercando di mettersi seduto, massaggiandosi la fronte. - Ho preso proprio una bella botta! -
- E per fortuna che Squ è venuto a salvarti, altrimenti... Mamma mia! Non oso immaginare cosa sarebbe potuto succedere! - Luss scoppiò in lacrime, sollevato.
- Già, ed è una vera fortuna che al capitano non sia successo nulla. - gongolò Mammon, stringendo affettuosamente a sé le fotografie che aveva scattato al povero spadaccino e alla sua nuova acconciatura.
- Aspetta solo che riporti i miei capelli allo stato originario, e ti faccio a fette con le tue foto! - la minacciò Squalo, che si sentiva troppo a disagio per sfoderare la sua spada con quell'acconciatura addosso. - Dov'è il ferro da stiro, Cavallone? -
- E' di sopra, nel secondo sportello del mobile a metà del corridoio. - rispose il padrone di casa.
Senza aggiungere nient'altro, Superbi salì al piano superiore, borbottando contro fornelli, parrucchiere incapaci, imbranati cronici e paparazzi.
- Ma ora cosa mangiamo? - chiese Lambo, riemergendo finalmente da dietro il divano.
- E' vero: io ho fame. - sentenziò il boss dei Varia, finalmente di nuovo sulla sua amata Frau fresca di riparazione.
- Mi dispiace, ma non ho più nulla da mangiare. - rispose Dino, imbarazzato. - Però posso invitarvi a pranzo fuori. -
- Non se ne parla neanche! - esclamò Bel, seduto sul divano e con i piedi appoggiati su Fran, ormai ridotto come una pelle d'orso sul pavimento.
Dino lo guardò attentamente, perplesso.
- Cos'è successo ai tuoi capelli? - chiese al principe, notando che i suoi capelli erano diventati di carbone, cortissimi e scompigliati, e gli occhi del ragazzo, altrimenti scoperti, erano nascosti da una mascherina da notte.
- Questo brutto bamboccio mi ha dato fuoco ai capelli! - rispose Belphegor, calpestando Fran con più forza.
- E ha fatto benissimo! - commentò Squalo dal piano di sopra.
- Tu sta'zitta, Shirley Temple! - urlò il principe al suo capitano, rivolgendosi poi nuovamente a Dino. - Io non mi muovo di qui! -
- Ma Bel-chan! Non possiamo restare senza mangiare! - osservò Luss. - Non fa bene a dei bambini ancora piccoli come voi! -
- Infatti. - assentì Xanxus, fulminando il principe, che lo ignorò (anche perché non poteva vederlo, con la mascherina).
- Ma io non ho la minima intenzione di uscire con i capelli in questo stato! - obiettò Bel.
Luss lo osservò per un breve attimo, pensieroso.
- Forse ho un'idea... - disse poi, con un sorriso soddisfatto.

- Signore e signori, un cordiale VOOOI!!! - Squalo fece il suo ingresso impacciato, mentre Dino, che stava accanto a lui, inciampò chissàdove.
Tutti i presenti del ristorante 'Il Mestolo' si voltarono verso di loro.
- Ho il dovere il piacere di annunciarvi Belphegor lo Squartatore, Nababbo di New Varhi. - concluse Superbi, aggiustandosi il cappellino da baseball che Yamamoto gli aveva dato per coprire la sua orrida acconciatura, che non era riuscito a rimettere a posto neanche con il ferro da stiro. Poi fece un cenno alle sue spalle. - Entrate! -
Ed ecco che apparve agli occhi dei clienti una sfilata alquanto bizzarra: l'aprivano due ancelle, l'entusiasta Lussuria e l'imbarazzatissima Chrome, che lanciavano fiori a destra e sinistra; seguivano le due danzatrici del ventre sceme, Kyoko e Haru, e poi il nababbo in persona, con tanto di turbante, occhiali da sole, sorriso smagliante e risata ushishiana. Il nababbo, seduto sul suo baldacchino, salutava il pubblico perplesso come se fosse la regina d'Inghilterra. Al suo fianco, la scimmia addomesticata, Fran, imitava suo malgrado un gorilla, mentre la cavalcatura su cui si spostava il riccone, un piccolo elefante nero che rispondeva al nome di Levi-A-Than, era guidato dallo stalliere Fuuta. Seguivano quattro schiavi che trasportavano sulla schiena, con l'ausilio di due travi, il trono del futuro nababbo, il quale, con la sua solita espressione annoiata e il turbante sulla testa, si lamentava di aver fame. Accanto a lui sedeva il gran visir, Mammon. Li sventolavano con degli enormi ventagli gli schiavi Basil e Chikusa. Alle loro spalle abbaiava e scodinzolava il fedele cane Ken, e, dietro di lui, la balia Nana teneva per mano i due fratellini del futuro nababbo, Lambo e I-Pin.
La numerosa processione prese posto ad un tavolo abbastanza grande da ospitarli tutti, e il nababbo insistette per avere il posto di capotavola.
- Servo, va'ad ordinare per il nababbo. - comandò Bel, facendo cenno a Squalo di ordinare. - Ed evita il cibo piccante! -
Borbottando, Superbi si diresse verso il primo cameriere che incontrò.
- Desidera? - chiese l'uomo.
- Vorrei ordinare. - disse Squalo.
- Tavolo? - domandò ancora l'uomo, prendendo nota.
- Il 20, dove c'è quell'allocco con il turbante, per intenderci. -
- E cosa vuole ordinare? -
Un'idea sadica attraversò improvvisamente la testa del Varia.
- Porti pure tutto il cibo piccante che avete, - disse, ghignando e voltandosi verso Belphegor. - Con peperoncino messicano, se c'è. -
- Ne abbiamo a volontà, signore. -
- Bene, ce lo metta tutto. -
E così detto, tornò al tavolo.
Due minuti dopo, un cameriere venne da loro, portando i piatti che Squalo aveva ordinato, e il nutrito seguito del nababbo cominciò a mangiare.
- Che cosa hai ordinato per noi, Squalo? - chiese Dino.
- Mah... roba leggera... - rispose Superbi, evasivo, concentrandosi sul proprio piatto.
- Sapete, io non ho mai mangiato piatti svizzeri. - rise Yamamoto, cercando di prendere un peperone tenendo le posate a mo'di bacchette e per giunta al contrario.
- Povero idiota! - borbottò Gokudera, mostrando al vicino, ovvero Takeshi, come, nel mondo civile, si era soliti tenere le posate occidentali.
- E' molto buono! Ottima scelta! - esclamò Nana.
Due minuti dopo...
- A... A... AIUTO!!! - la gola di Dino emetteva fiamme, alternate a colpi di tosse (sì, si era strozzato con un pezzo di cibo).
- Perché brucia? - chiese I-Pin, le lacrime agli occhi.
- Ahah! Però è divertente! - sorrise Yamamoto, il fumo che usciva dalle orecchie.
- VOGLIO L'ACQUAAA!!! - strillò Lambo, saltellando sulla sedia.
Ma Tsuna si era appena scolato la bottiglia per chetare il bruciore alla gola.
- QUESTO E' UN PIATTO ESTREMOOO!!! - Ryohei, in piedi sul tavolo, si era trasformato in un drago sputafuoco con le lacrime agli occhi.
Levi sembrava aver appena assistito ad un film strappalacrime; Belphegor tentava di agguantare il collo di Squalo; Luss, Kyoko, Haru e Ken correvano per tutto il locale in cerca d'acqua; Fran, Chrome, Chikusa, Mammon, Nana, Basil e Fuuta erano pietrificati.
In pratica, solo Squalo, Xanxus e Gokudera resistettero alla forza del peperoncino messicano.
 
Quel pomeriggio, dopo aver pranzato, e dopo essere tornati a casa di Tsuna, l'eccitazione per l'ormai prossima Vigilia aumentò a livello esponenziale, tanto che Tsuna temeva di trovarsi tutt'un tratto circondato da un cumulo di macerie in mezzo alla neve, mentre i suoi famigliari mafiosi continuavano a demolire la casa. Ma non accadde nulla di così eclatante, almeno fino all'ora di cena, quando tutti cominciarono, letteralmente, a dare di matto: Ken pretendeva di mangiare sul pavimento, come un cane, Squalo cercava di evitare gli assalti di Xanxus, che cercava di levargli il cappello da baseball, Haru e Kyoko ritagliavano i tovaglioli di carta, e potete ben immaginare cosa facessero gli altri.
- Dove sono i regali del grande Lambo? - chiese il Bovino, per la terza volta di seguito, sbattendo le posate sul tavolo con impazienza.
Gokudera appoggiò la forchetta nel piatto, voltandosi verso il suo infantile vicino di tavola con sguardo omicida.
- Chiudi un po'gli occhi, così ti do'il mio regalo. - disse.
- Va bene. - acconsentì Lambo, chiudendo gli occhi. - Cosa mi regali, Gokuscemo? -
- Questo! - rispose Hayato, serrando un pugno e dirigendolo a velocità elevata contro la testa di Lambo.
- Ma è una bellissima idea, Lambo-chan! - batté le mani Haru, eccitata, prima che la mano di Gokudera potesse raggiungere la sua destinazione. - Scambiamoci i regali! -
- Sì! E' un'ottima idea, Haru! - sorrise Nana.
- Ma io non ho comprato i regali per tutti! - esclamò Luss, preoccupatissimo. - Come possiamo fare? -
- Oh, be', non ci sono problemi per questo. - intervenne Dino, sorridendo. - Il Nono mi ha proposto di fare un gioco: mi ha dato uno scatolone pieno di regali, e un sacchetto con i nostri nomi. Di volta in volta si estrarrà un regalo e il nome di chi lo riceverà, così avremo tutti un regalo e non ci sarà bisogno che ciascuno faccia un regalo per ognuno degli altri. -
- Oh, quello sì che è un uomo organizzato! - esclamò Luss.
- Datemi solo il tempo di andare a prendere lo scatolone a casa mia. - disse il Cavallone.

Poco dopo Dino ritornò.
- Eccomi qui! - esclamò, allegro. - CominciaMOOO!!! - disse poi, scivolando sulla pozza d'acqua lasciata dalla valanga di poche ore prima.
- Forse è meglio che questo lo tenga io, al riparo da Cavalloni a-sottopostizzati - disse Gokudera, prendendo lo scatolone dalle mani del giovane. - E anche da bimbi-mucca rompiscatole. - aggiunse, dando un cazzotto sulla testa di Lambo, che stava cercando, furtivamente, di rubare qualche regalo dallo scatolone. Poi si rivolse a Tsuna, porgendogli lo scatolone e chinando il capo. - Decimo, estraete Voi i nomi e i regali. -
- Eh? Io? - balbettò Tsuna, perplesso.
- Sì, lo ha chiesto a te, occhi da triglia! - grugnì Ken, sbuffando.
- Come osi rivolgerti al Decimo in quel modo! - ringhiò Gokudera, gli occhi iniettati di sangue.
- Calmatevi, bambini - li separò prontamente Lussuria. - Adesso giochiamo al gioco che ha proposto il Nono... -
Improvvisamente Mamma Luss smise di parlare, e anche l'atmosfera di euforia che correva in tutta la stanza si congelò, non appena Hibari Kyoya fece il suo ingresso scendendo le scale dal piano superiore, gli occhi furiosi e calmi allo stesso tempo puntati di fronte a sé. Senza degnarli di uno sguardo, il Presidente del Comitato Disciplinare attraversò la cucina e prese posto su una poltrona del salotto.
- Ehi, pss! Pss! C'è qualcuno laggiù? -
Hibari si voltò di scatto verso il camino, da dove provenivano quei bisbigli.
Anche gli altri udirono quella voce distintamente.
- Mukuro-sama! - mormorò Chrome, sobbalzando nel riconoscerla.
- Se c'è qualcuno, per favore, tiratemi giù! - continuò la voce. - E' più di un'ora che sono nascosto qui!... E mi si sono intorpidite le gambe e le braccia. Per favore, tiratemi fuori! -
Kyoya si voltò verso gli altri, pietrificati e spaventati dalla situazione, come per avere il loro muto consenso per agire. Poi, con un sorrisino maligno, si alzò dalla poltrona e si avvicinò, con passi lenti e decisi, al caminetto. Controllò che vi fosse la legna, e poi l'accese con la fiamma ossidrica. E attese.
- Ehi, fa caldo! Tiratemi giù! - esclamò Mukuro, cercando di scendere.
Chrome si torceva le mani, ma non aveva il coraggio di avvicinarsi, e Ken cercava di azzannare Hibari mentre Chikusa lo tratteneva, non nascondendo la sua preoccupazione e, come gli altri, non sapendo cosa fare per fermare il Guardiano della Nuvola.
- Kyoya... - mormorò piano piano Dino, cercando di far ragionare il ragazzo, senza successo.
 C'era un silenzio teso nella stanza, interrotto dal rumore del fuoco e da quello di Mukuro che stava lentamente scivolando lungo la canna del camino.
- Ma Hibari-chan... - intervenne finalmente Luss, preoccupato. - E' Natale! -
Kyoya si voltò verso gli altri, che lo osservavano, preoccupati, poi guardò il caminetto, indeciso ma senza darlo a vedere. Allora sospirò, andò in cucina, prese un bicchiere pieno d'acqua dalla tavola e tornò verso il camino, per poi rovesciare il contenuto del bicchiere sulle fiamme, spegnendo il fuoco appena prima che Mukuro precipitasse nella cenere della base del camino.
Poi il mastino di Namimori si andò a sedere sulla poltrona più isolata del salotto, voltando le spalle agli altri.
- Allora, le fate o no queste estrazioni? - chiese, incrociando le braccia.

- Il primo nome estratto è quello di... - disse Tsuna, in piedi di fronte ai suoi amici, seduti a semicerchio attorno a lui in cucina. - Levi-A-Than. - e ripose il biglietto sul tavolo.
- E il suo premio è... - Dino, in piedi accanto a Sawada, pescò un biglietto dal cesto dei premi e lo aprì, non senza trattenere un sorriso divertito e allegro. - Un set di matite colorate! -
- Ma è un regalo bellissimo! - Luss saltellava sulla sedia battendo le mani, al settimo cielo dalla gioia.
- Che carine! Mi piacciono tanto le matite colorate! - sospirò Haru.
- Bene, Levi, ora potrai usarle per fare tanti bei disegnini del Boss da appendere nella tua cameretta! - lo derise prontamente Belphegor, dando un pizzicotto sulla guancia di Levi. - Ushishishishi!!! -
Ed ecco che il regalo di Levi fece un un giro turistico nella bocca di Bel.
- Bene, passiamo alla seconda estrazione. - annunciò Tsuna, tentando di evitare un massacro. - Il prossimo è... Reborn!? Ma non è neanche qui!... -
Improvvisamente il katekyo fece il suo ingresso a sorpresa a bordo di un areoplanino di carta, passando attraverso la finestra, atterrando il suo ex-allievo (Dino) sul pavimento e puntandogli una pistola alla nuca.
- Vedi di estrarre qualcosa di bello, Dino. - disse sorridente e calmo il tutor, porgendo al Cavallone il cesto con i biglietti dei premi.
- V... Va bene, Reborn: farò del mio meglio. - rispose Dino, allungando una mano nel cesto ed estraendo un biglietto.
- Mi sa che Cavallopazzo questa volta è spacciato: non credo che ci possano essere premi molto più interessanti di un set di matite colorate. - disse a bassa voce Gokudera, rivolto a Yamamoto accanto a lui.
- Dici? - Takeshi non era della stessa idea. - Io invece credo di no - e sorrise. - Sasagawa-sempai dice che ci saranno sicuramente dei premi estremi! -
- Tsk! - rispose Hayato, proprio mentre Dino leggeva il biglietto che aveva estratto, con un sospiro di sollievo.
- Un cellulare di ultimissima generazione! -
- Sì, è andata bene, Dino. - sorrise Reborn, mentre Leon tornava nella sua forma di camaleonte e il katekyo si dirigeva a ritirare il suo premio.
Le estrazioni che seguirono furono nettamente più calme ed equilibrate: Bianchi, entrata in quel momento dalla porta, ricevette un libro di favole, Mukuro un braccialetto, Nana un paio di guanti e I-Pin un paio di stivaletti (guarda caso della sua misura).
Ma la calma non è una caratteristica di questa bella famigliola, e infatti...
Tsuna sbiancò, leggendo il biglietto che aveva appena estratto.
- Xanxus! -
Onde evitare una fiammata diretta verso la sua testa, il Decimo si nascose sotto il tavolo, tremando e piagnucolando.
Anche Dino avrebbe voluto tanto raggiungere il suo fratellino sotto il tavolo, e levarsi così dalla traiettoria delle pistole che ora il boss dei Varia aveva puntato contro di lui. Eppure non lo fece, e continuò a tener fede al compito di estrattore, allungando una mano cadaverica verso il cesto e tirando fuori il biglietto che avrebbe decretato il premio della belva, e anche il destino del Cavallone. Mentre apriva il pezzo di carta, Dino si chiedeva se fosse meglio ricevere un proiettile da parte del sadico Reborn o del terribile Xanxus. Ma non seppe darsi una risposta.
- Pantofole! - strillò poi, sollevato per il premio che il boss dei Varia aveva ricevuto.
Xanxus, infatti, sembrò soddisfatto delle calzature, e risparmiò Dino, importunando il povero Squalo affinché gli mettesse le pantofole. Ovviamente potete ben immaginarvi la reazione di Riccioli d'Oro.
Nei due turni successivi Fran vinse dei fazzoletti ricamati e Chrome una sciarpa.
Poi ci fu l'ennesima estrazione, e non appena Hibari sentì la voce tremante di Tsuna chiamarlo, il Presidente si voltò verso la cucina con uno sguardo indecifrabile, trovandola deserta.
- Corno, arco e frecce. - disse Dino, con voce esitante, nascosto nella credenza. - Puoi ritirare il tuo premio da Haru, nel mobile sotto il lavello. -
Hibari si alzò, andò in cucina, aprì lo sportello del mobile che gli aveva indicato il Cavallone, prese il pacchetto che Haru gli porgeva e lo scartò. Allora si diresse verso la credenza e aprì i due sportelli, trovandoTsuna e Dino riversi l'uno sul ripiano superiore e l'altro sul piano inferiore, che lo guardavano, stravolti, in attesa della sua prossima mossa.
- Decimo! Che cosa è successo? Va tutto bene? - chiese in quel momento il forno, con voce cavernosa.
Un sorrisino sadico e poco rassicurante si stampò sul volto di Hibari.
- Ti è piaciuto il regalo, Kyoya? - gli domandò Dino, deglutendo.
- Sì, così tanto che voglio provarlo subito. - rispose Hibari, incoccando una freccia e tendendo l'arco.
- HHHIII!!! - strillò Tsuna, saltando in braccio ad un Dino sbiancato dalla paura.
- DECIMO! ASPETTATEMI! ARRIVO SUBITO!!! - urlò il forno, spalancandosi e lasciando fuoriuscire un Gokudera allarmato e imbottito di esplosivo fino ai denti.
Fu allora che Hibari diresse l'arco nella direzione opposta e scoccò la freccia. La pannella, che si trovava sulla traiettoria del dardo scagliato da Kyoya, si staccò dal gancio che la teneva attaccata alla parete quasi per magia, evitando così di essere trafitta. Poi, in una nuvola di fumo, l'indumento sparì, e Mukuro ritornò nelle sue sembianze ordinarie, affrettandosi a guadagnarsi la porta, rincorso dal cacciatore di erbivori, ora armato anche di arco e frecce.
Non appena predatore e preda furono fuori di vista, gli altri uscirono dai loro nascondigli e ripresero il gioco.
Ryohei ricevette un ciondolo estremo, Luss una tavoletta di cioccolato, Basil un acchiappasogni, Haru un profumo e un tagliacarte, poi fu la volta di...
- Squalo. -
- Un diario! - sorrise Dino.
- E' un regalo perfetto per Squalo! - esclamò Yamamoto, entusiasta, prima di ricevere un cazzotto in testa dallo stesso Superbi, alzatosi per ritirare il suo premio.
- Ma non c'è neanche un lucchetto! - esclamò Superbi, rivolto a Dino, dopo aver esaminato, con poca convinzione, il quadernino dalla copertina blu.
- Oh, la piccola Shirley Superbi ha paura che i suoi compagni cattivi possano leggere i segreti del suo diario. Non sia mai che scoprano i suoi piccoli problemi di cuore! -
- Chiudi quella fogna! - Riccioli d'Oro, il volto paonazzo dalla rabbia, prese a rincorrere il principe agitando in aria la spada con fare minaccioso.
Il gioco andò avanti con relativa calma per mezz'ora: Chikusa ricevette una bussola, Yamamoto un orologio, Kyoko un vestito, Tsuna una bambola che strillava 'Mamma!', Mammon una corona (inutile dire che Bel l'avrebbe ammazzata volentieri per impossessarsi del prezioso diadema), Lambo un paio di pattini, Ken una slitta e Fuuta una collana.
- Bene, adesso è il turno di Dino. - annunciò Tsuna.
- Il mio turno? Sono proprio curioso di ciò che la fortuna mi riserverà. - sorrise Dino, aprendo il biglietto che aveva appena estratto. - Il mio regalo è... -
Si bloccò, confuso, fissando un curioso pacco ancora incartato che stava strisciando lungo la stanza.
- Ma c'è qualcosa che si muove lì dentro! - esclamò Haru, rifugiandosi dietro Gokudera, seduto accanto a lei, che non fu affatto contento dell'alzata d'ingegno della ragazza.
- Dobbiamo aprirlo: potrebbe esserci un animale, come un gatto, e potrebbe soffocare se non ci sono buchi a sufficienza sulla scatola. - suggerì Yamamoto.
- Ci penso io all'ESTREMOOO!!! - saltò in piedi Ryohei, correndo verso il pacchetto e aprendolo. - Ehi! Ma qui c'è un cagnolino! -
- Come? Un cane? - Haru si sporse da dietro le spalle di Gokudera per dare un'occhiata alla scena. - Com'è carino!!! -
- Chissà chi sarà il suo fortunato padrone... - domandò Kyoko, sorridente, guardando suo fratello che giocava con il cucciolo e con Ken.
- Sono io. - rispose il Cavallone, sorridendo e mostrando a tutti gli altri il biglietto recante la scritta 'cucciolo'.
- Che fortuna! - esclamò Yamamoto, felice. - Credo che il tuo sia stato uno dei regali più belli. -
- Non saprei... però questo simpaticone qui è decisamente il miglior regalo di Natale che io abbia mai avuto. -
- Bleah! Quanto sentimentalismo! - il principe, che fino a quel momento aveva osservato la scena dal divano, dopo l'inseguimento di Squalo, si stava chiaramente annoiando. - Andiamo avanti: il principe non ha ancora ricevuto il suo regalo! -
- Come vuoi tu, Belphegor. - assentì Tsuna, estraendo l'ennesimo biglietto. - Che coincidenza: c'è proprio scritto il tuo nome! -
- Era ora! - esclamò il ragazzo, sbuffando e mettendosi a sedere. - Che cosa mi date per regalo? -
- Un carillon. - rispose Dino.
- Un 'ca' che? - domandò Bel. - Cos'è? Un scettro o qualcosa di simile? -
- E' un aggeggio che produce musica, mio principe. - lo sfotté Squalo, ridacchiando. - Mi chiedo come Sua Stupidità non conosca un tale oggetto d'obbligo nella casa di un qualsiasi nobile che si rispetti. -
- Per il principe, capitano capellone, i catiglion sono completamente fuori moda: roba da popolani, per intenderci. -
- E comunque si dice carillon, mio principe. -
- Va bene, passiamo alla prossima estrazione. - intervenne Tsuna, interrompendo la catena di prese in giro. - Stavolta tocca a... Gokudera! -
- Che riceverà... - aggiunse il Cavallone. - Un pallone e una giraffa di peluche. -
Borbottando, Gokudera si avviò a ritirare il suo premio, accompagnato dalle prese in giro di Lambo.
In quel momento Nana lanciò uno sguardo all'orologio della cucina, e si accorse che si era già fatta mezzanotte e mezza.
- Caspita, com'è tardi! Sarà maglio andare a dormire. - disse, alzandosi e congedandosi dagli altri.
I restanti Vongola, Varia e Kokuyo si ritirarono nelle loro stanze pochi minuti dopo.
- Mio Tsuna! -
La voce di Haru raggiunse Tsuna pochi secondi prima che questi aprisse la porta della stanza di Reborn, che conduceva anche alla sua camera.
- Che c'è, Haru? - chiese, voltandosi verso di lei, che gli stava venendo incontro.
- Non lo vedi quello? - rispose lei, indicando qualcosa sopra la testa di Tsuna.
Il ragazzo alzò il capo, guardando il ramoscello di vischio appeso sopra di lui.
- C'è del vischio. - disse, continuando a non capire.
- E se c'è il vischio che bisogna fare? - lo incalzò lei, avvicinandosi sempre di più.
Improvvisamente Tsuna divenne rosso, e cercò di indietreggiare, toccando però il muro con la schiena.
- Haru... - disse con un filo di voce e una smorfia sul volto paonazzo.
- Cosa? - chiese lei, lo sguardo sognante.
- Mi stai... pestando un piede! -
La ragazza abbassò lo sguardo, constatando che le parole del ragazzo erano vere, e saltò indietro di un metro, imbarazzatissima, scusandosi.
- Non fa niente, Haru. Non ti preoccupare. - rispose Tsuna, il volto ancora distorto dal dolore, aprendo la porta e zoppicando all'interno della stanza. - Buona notte. -
- Ma... -
E la porta si chiuse. Haru restò per un attimo interdetta a fissare la porta, elaborando ciò che era appena successo e che aveva impedito il bacio che aveva tanto a lungo progettato. Allora, borbottando, staccò il vischio dal soffitto e se ne tornò in camera.

 - Ragazzi! E' pronto il pranzo! -
Tsuna aprì lentamente gli occhi, stiracchiandosi.
Possibile che avesse dormito così tanto a lungo da essere svegliato dalla voce di sua madre che lo chiamava per pranzare?
Non appena le nebbie del sonno si allontanarono dai suoi occhi, il giovane Vongola si guardò attorno, sbigottito: era completamente buio. Si avvicinò rapidamente alla finestra e aprì le persiane, scoprendo, con immenso stupore, che il cielo era scuro e pieno di stelle. Allora si affacciò dalla ringhiera per guardare l'orologio nella camera di Reborn, che segnava le tre e un quarto. E poi, ripensandoci, la voce che aveva sentito non era quella di sua madre...
- VOOOI!!! Pervertito! Sono le tre e un quarto: mancano ancora dieci ore prima del pranzo! - urlò Superbi, facendo tremare le pareti e svegliando gli inquilini che non erano già stati svegliati dalla chiamata a raccolta di Luss. - Non dirmi che sei ancora sonnambulo! -
- Suvvia, Squ-chan, smettila di scherzare! - lo rimproverò Lussuria, dal piano inferiore. - Il sonnambulismo è una vera patologia, e io, ringraziando il Cielo, non ne sono affetto. -
- Certo! - borbottò Superbi, ironico.
- Ha ragione il pervertito, feccia: non si scherza, soprattutto con il cibo. - rispose Xanxus, prima rivolto a Squalo e poi al Guardiano del Sole. - Hai preparato cinque bistecche? -
- Ma certo, Xanxino. E sono tutte per te! Ma fino a quando i tuoi fratellini non vengono a tavola non posso darti nulla. - disse Luss.
- Fecce, - concluse il Boss dei Varia, caricando la pistola. - Se non vi presentate in cucina entro tre secondi... -
Con un boato da terremoto, l'intera famiglia si presentò in cucina, svegliando Hibari, che si era appisolato in tutta tranquillità su una poltrona del salotto.
- Oh, come siete stati bravi! - esclamò la mammina, saltellando con una grande pentola in braccio. - Vi siete proprio meritati il pudding di Natale che la mamma vi ha preparato. -
E riempì i piatti di tutti i presenti, lasciando anche una porzione davanti alla porta del salotto per Hibari.
- Vi avverto, bambini, che potrete trovare, nel pudding che ho messo nei vostri piatti, dei piccoli oggetti, ognuno dei quali ha un significato speciale. E' una curiosa tradizione inglese che ho visto su un documentario. - spiegò Luss, mettendosi a sedere con gli altri.
- I-Pin ha trovato un anello! - esclamò la bambina, sorpresa, levando il gioiello dal piatto.
- Oh, mia cara, significa che ti sposerai entro un anno! - rispose il Varia, battendo le mani, allegro.
- Oh! - esclamarono Haru e Kyoko, all'unisono, mentre I-Pin arrossiva, lanciando delle occhiate verso il salotto, dov'era Hibari.
- Il Grande Lambo invece ha trovato un bottone! - esultò il bimbo-mucca, dopo aver spappolato il suo pudding in cerca di qualcosa e averne riversati i resti nel piatto del suo vicino, Hayato, per capirci. - Cosa vuol dire? Il Grande Lambo avrà un sacco di bei regali per il suo compleanno, vero? -
- Sì, certo! A cominciare dal mio! - rispose Gokudera, preparandosi a lanciargli un destro. Peccato che Haru gli levò da davanti il bamboccio.
- A dire il vero, Lambo-chan, il bottone vuol dire che resterai single ancora per un bel pezzo. - spiegò il Guardiano del Sole. - E così vale anche per il ditale. -
- Ahahahahah!!! Kaki-pi, non hai speranze! - Ken derise il povero Chikusa, seduto accanto a lui e con un ditale in mano.
- Invece la moneta indica ricchezza. - concluse Lussuria.
- Cosa hai detto? - Mammon alzò la testa di scatto, sviscerando il suo pudding e poi concentrandosi su quelli degli altri, avida come al solito, ma senza avere successo.
- Ma-chan, smettila di fare la stupida! - la rimproverò la mammina, indignato.
- Prima voglio quella moneta! La voglio a tutti i costi! - rispose lei, continuando nei suoi intenti. - Devo averla! Dev'essere mia! Solo mia! -
Mentre gli altri la guardavano con aria attonita, Mukuro, un paio di posti più in là, si godeva la scena in tutta tranquillità, con la sua bella moneta nascosta nella tasca del pigiama.
- A dire il vero, anche io avevo preparato un pudding per domani. Volevo farvi una sorpresa, ma ormai è andata com'è andata. - disse Bianchi, alzandosi, dirigendosi verso il forno ed estraendone un ammasso violaceo dal quale scaturiva un fumo giallognolo che sapeva di cloro. - Ne volete un po'? -
- PIANO ANTI-ATOMICA!!! CHIUDETEVI NELLE VOSTRE CAMERE E SBARRATE PORTE E FINESTRE!!! -

Il giorno seguente, anzi, diciamo semplicemente poche ore dopo, lentamente, tutti scesero, ancora in pigiama, a fare colazione. Mangiarono rapidamente, dato che quello era il giorno della partenza per tornare alle loro case, e si scambiarono pochissime parole, anche perché la televisione, riparata da Ryohei e Yamamoto durante la cena della sera precedente (e avendola rimessa a posto loro due potete ben immaginarvi i risultati, del tipo scotch ovunque, immagini capovolte, figure in bianco e nero, trasmissioni unicamente in lingua tedesca e sottotitoli in giapponese), stava trasmettendo il telegiornale, e i nostri mafiosi di fiducia erano in attesa delle previsioni metereologiche per sapere se sarebbero tornati a casa sani e salvi oppure se avrebbero incontrato tormente, orsi e yeti. Ma mancavano ancora dieci minuti alle previsioni, e nonostante gli inquilini avessero tanto voluto spegnere la tv per riaccenderla più tardi, avevano paura che ci sarebbe voluta mezz'ora per aspettare che le immagini fossero abbastanza nitide da poterle decifrare. Così si sorbirono tutto il telegiornale, che in quel momento stava concludendo un servizio sull'ultimo modello di scarpe da tennis della Ienk.
'E ora passiamo al prossimo servizio.' il giornalista, nello studio del tg, scansò il foglio che aveva appena letto e ne prese un altro. 'La nave da crociera Odissea, della compagnia Po Co. Stabile, partita da Ischia appena ieri, poche ore fa ha fatto perdere le sue tracce nel bel mezzo dell'Oceano Atlantico. Sfortunatamente non siamo riusciti ancora a metterci in contatto né con i membri dell'equipaggio né con i passeggeri. Diamo la linea a Pinca Panca, sperando che lei abbia delle notizie più confortanti. Linea a Pinca.'
'Grazie Tizio.' rispose l'inviata. 'Ho una notizia che, sicuramente, farà tirare un sospiro di sollievo ai parenti dei viaggiatori dell'Odissea. Uno dei passeggeri è riuscito a mandare un messaggio con un telefono satellitare, dicendo che stanno tutti bene e che sono approdati su un'isola deserta a causa di un guasto al motore. Ha anche dato la possibilità ai parenti dei passeggeri di telefonare al suo stesso numero per parlare con loro direttamente e sapere con esattezza le loro condizioni. Il numero è 978 3386927. Ripeto: 978 3386927. Come ricorderete, la nave da crociera Odissea era partita appena ieri...'
E in quel momento Mukuro spense la tv, venendo pesantemente insultato da tutti gli altri.
- Ken, telefona subito a quel numero! - ordinò l'illusionista.
- E perché? - il ragazzo lo guardò con un'espressione a metà tra lo stravolto e lo schifito.
- MM è a bordo di quella nave! - rispose Mukuro, con aria allarmata.
- A maggior ragione! Perché dobbiamo parlarle? Ben le sta di essere naufragata! Anzi, mi auguro che non torni più nel raggio di venti chilometri dal confine nipponico! - esclamò Joshima.
- Fa'quello che ti ho detto! - insistette Rokudo.
E così, borbottando, Ken ubbidì e telefonò al numero.
- Pronto? - rispose una voce maschile sconosciuta.
- Mi scusi, sono un amico di uno dei naufraghi, vorrei sapere come sta. - rispose Ken.
- Qual è il nome del suo amico? -
- MM. -
- Come? -
- MM. -
- Lo chiamo subito. - rispose l'altro, confuso, mentre Ken passava la cornetta a Mukuro.
- Pronto? - rispose poco dopo la voce stravolta di MM.
- Sono Mukuro... -
- Muku-chan! - esclamò lei, sorpresa. - Sei proprio tu! Non hai idea di ciò che mi è capitato!... -
- E come stai? -
- Be'... ecco... qui è pieno di zanzare, ho i vestiti completamente stracciati, i capelli sporchi e ci sono tanti animali strani... Sembra un inferno! -
- Bene, allora è il posto per te. -
- Cosa? Scusami, credo di non aver sentito bene... -
- Non ti preoccupare: io e gli altri avremo molta cura della tua roba quando la metteremo nei sacchi per rivenderla a qualche mercato delle pulci. -
- Cos'hai detto, bastardo? -
- Non penso proprio che avrai bisogno dei nostri soldi, ora che hai uno stipendio da diva, quindi ci terremo tutto noi. Ma tu non ti preoccupare: rilassati e prenditi questa bella vacanza. -
- Non oserai...! -
- Del resto lo sai anche tu quanto siano preziosi gli amici. -
- Non. ti. azzardare. a. riagganciare! O... -
Ma Mukuro aveva già chiuso.
- Complimenti. - sorrise Chikusa.
- Capo, sei stato grande! - esultò Ken, saltellando per il soggiorno, allegro. - Adesso che quella racchia non c'è più potremo rivendere tutta la sua roba! Saremo ricchi! -
- Così potrete restituirmi i miei soldi. - concluse Mammon.
- Sì, anche quello, nano. - la liquidò Ken.
- Rimangiati quello che hai detto, oppure vi farò ripagare il doppio! - gli saltò addosso l'Arcobaleno.
- Ha ragione Ken, per una buona volta: saremo ricchi. - disse Mukuro, rivolgendosi poi a Chrome. - Che ne dici di andare a cena fuori non appena avremo guadagnato qualche spicciolo? -
La ragazzina arrossì, imbarazzata ma felice.
- Ooohhh!!! Come sono felice!!! - Lussuria stava danzando intorno al tavolo, al settimo cielo. - Tutto è bene quel che finisce bene! -
Consumata la colazione, ognuno ritornò in camera a preparare le valigie. Nel sentire le voci dei suoi compagni, i loro passi rapidi, e nel vederli gironzolare in cerca della loro roba, Tsuna sentiva una spiacevole sensazione di vuoto. Non si sarebbe mai aspettato di poter sentire la mancanza della sua famiglia mafiosa e, soprattutto, della confusione che questa causava. Sorrise, malinconico. Era stato un bel Natale, dopotutto.
Appena mezz'ora dopo si erano tutti radunati nell'ingresso, bagagli in mano e cappotti addosso. Hibari se ne era già andato senza farsi notare.
- E' stato un Natale fantastico, fratellino! - salutò Dino, abbracciando Tsuna. - Ci vediamo presto! -
- Arrivederci, Sawada-dono! - si congedò Basil, sorridendo. - Il nostro treno parte tra due ore, ma per arrivare alla stazione a piedi la strada è tanta. -
- Capisco. - rispose il Decimo, sorridendo a sua volta. - Spero di rivedervi presto. -
E con un ultimo cenno i due uscirono in compagnia del nuovo cane di Dino.
- Ti ringraziamo per la tua ospitalità, Sawada Tsunayoshi. - disse Mukuro, con un sorriso enigmatico. - Ti auguro di non rivederci presto. -
E ridacchiando con la sua solita e insolita risata guidò la sua gang fuori dalla porta.
- Nana, non sai che piacere è stato per me conoscerti! Mi hai insegnato un sacco di ricette che non sapevo. Sicuramente Xanxino le apprezzerà molto. - Luss abbracciò Nana, commosso. - Ma... ho una domanda da farti: per il tiramisù, quante...? -
- VOOOI!!! - lo interruppe bruscamente Superbi, carico di bagagli, mentre i presenti si tappavano le orecchie. - Io mi sono rotto le scatole di stare qui! -
- Anche il principe vuole tornare a casa! - si associò Bel.
- E io ho fame! - assentì Xanxus.
- E va bene, bambini! Andiamo a casa, adesso! - borbottò Lussuria, seccato per le lamentele dei suoi pargoli. - Ci vediamo, Nana-chan! -
E così i Varia si avviarono verso casa.
Il resto dei presenti li guardò allontanarsi in silenzio, nel bel mezzo della neve e a piedi, poi Nana prese i bagagli.
- Coraggio, ragazzi! E' ora anche per noi di andare. - disse, precedendo gli altri fuori di casa, mentre Tsuna, l'ultimo ad uscire, chiuse la porta a chiave.
- Ecco il pulmino che abbiamo affittato. - cinguettò Nana, indicando la macchina parcheggiata poco più in là.
Caricati i bagagli, i dodici passeggeri tentarono di prendere posto. Ma...
- Mamma, - chiese Tsuna. - Perché ci sono solo undici posti? -
- Oh! Me ne sono accorta solo ora che siamo in dodici! - esclamò la donna, dispiaciuta. - Tsu... non è che potresti...? -
E fu così che Tsuna trascorse il tempo che impiegarono per arrivare all'aereoporto in compagnia delle valigie nel portabagagli!



Variante (con omake)!

[...]
- Nana, non sai che piacere è stato per me conoscerti! Mi hai insegnato un sacco di ricette che non sapevo. Sicuramente Xanxino le apprezzerà molto. - Luss abbracciò Nana, commosso. - Ma... ho una domanda da farti: per il tiramisù, quante...? -
- VOOOI!!! - lo interruppe bruscamente Superbi, carico di bagagli, mentre i presenti si tappavano le orecchie. - Io mi sono rotto le scatole di stare qui! -
- Anche il principe vuole tornare a casa! - si associò Bel.
- E io ho fame! - assentì Xanxus.
- E va bene, bambini! Andiamo a casa, adesso! - borbottò Lussuria, seccato per le lamentele dei suoi pargoli. - Ma prima dobbiamo ringraziare i nostri ospiti come si deve. Su! Levatevi i cappotti! -
Ma non accadde nulla.
- Ho detto: levatevi i cappotti! - ripeté l'uomo, spazientito.
Alla fine i suoi compagni ubbidirono, mostrando ai loro ospiti i costumi da Babbo Natale che Lussuria aveva costretto loro ad indossare.
Mentre tre quarti dei presenti li guardavano stravolti e preoccupati, Yamamoto e Ryohei mostrarono il loro apprezzamento con un grande applauso, presto stroncato da Gokudera.
- Coraggio, bambini, cantante con me!                                                A Natale... -
Squalo, dopo che Xanxus gli ha pestato un piede:                             - VOOOOOI! -
Tutti insieme (con false voci angeliche):                           - Vi scannate come non fareste mai!
                                                                             Alla Vigilia vola un piatto dalla mano del boss,
                                                                              sale un urlo da Squalo e una risata da Luss,
                                                                      Levi tace, Mammon pure e Bel sghignazza assai -
Bel:                                                                                                - Ushishi! -
Lussuria:                                                                                       - A Natale... -
                                                                                                    - VOOOOOI! -

* (Parodia di ''A Natale puoi'' di Alicia)

Squalo, furioso, trattenendo un'imprecazione poco galante, trascinò Luss fuori di casa, seguito dagli altri.
 

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