--You-spin-me-right-round--

di _That Star_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Another love. ***
Capitolo 2: *** Shattered ***
Capitolo 3: *** You found me. ***
Capitolo 4: *** Stop crying your heart out. ***
Capitolo 5: *** You all. ***
Capitolo 6: *** Demons ***
Capitolo 7: *** Just to know you're alive ***
Capitolo 8: *** Be brave! ***



Capitolo 1
*** Another love. ***


1. Another love
And I wanna cry and I wanna love,
But all my tears have been used up,
On another love, another love.
[Tom Odell-Another love]



Prende un sorso di tè. Poi guarda il giornale. Tira un angolo della bocca. Gira pagina e torna a deliziarsi con un goccio di tè. E poi ancora, giornale, bocca, pagina, tè.

E' lui, Sherlock Holmes. Mi sfugge il nome dell'attore ma è qualcosa di lungo, non rammento nemmeno le iniziali, ricordo solo di aver pensato che avrebbe potuto essere tranquillamente tedesco. Ora guardandolo di persona, non lo è decisamente: è moro e ha dei tratti morbidi, la pelle chiara, i modi tranquilli. Inoltre è alto, le ginocchia gli battono contro il tavolo, allora ogni tanto distende le gambe lunghe lunghe e le lascia riposare così per un po'.

Non so bene cosa io stia facendo, sembro uno di quei buttafuori che ti guardano torvi quando vai al supermercato. Fortunatamente non si è accordo di quanto i miei occhi siano stati rapiti dalla sua figura, e di quanto siano insistenti. Sto qui nel mio angolo e osservo, invece di andare lì e presentarmi per bene. Ci manca solo il block notes e la matita, per appuntare ogni suo movimento e poi siamo a posto.

Sono timido, e basta, che ci posso fare? Rimaniamo così. Io mi sento più sereno quando il mio sguardo non è ricambiato, anche se a farlo questa volta sarebbero due occhi azzurri cielo. Inizio a pensare che ne vale la pena, riconnettendo, voglio che si posino su di me quei pezzi di ghiaccio. Decido di alzarmi, chiudo il libro che usavo per sbirciarlo discretamente, e faccio un respiro. Ma che sarà mai, mi avvicino, tendo la mano, ciao sono Andrew farò Jim Moriarty in Sherlock, della BBC, ahah si, dai?, non me lo dire, scappo, ci vediamo. Si, va bene così.

Passo a far qualcosa di concreto invece che continuare a valutare ogni mio passo, faccio pressione sulle mani per alzarmi dalla sedia, tendo la schiena, punto i piedi a terra e proprio in quel momento lui mi guarda e io crollo di nuovo sulla sedia, accavallo le gambe e riprendo il libro in mano. Fantastico, vado alla grande. Adesso chi glielo spiega che sono io Moriarty, nemmeno riesco a sostenere il suo sguardo. E mi accorgo pure di avere il libro al contrario. Dio mio..lo giro.

Nemmeno ebbi il tempo di pensare, corsi via e non guardai più indietro, l'orizzonte era offuscato dalle mie lacrime e da quell'immagine, di quel viso che non potevo scordare, chi mai avrebbe po...”

“Andrew?”sobbalzo, il libro cade sul cucchiaino e fa schizzare in aria una goccia di tè, poi il metallo cade per terra e produce quel classico tintinnio. Vedo la sua ombra chinarsi ma subito lo fermo, figurati se lo faccio piegare dall'alto dei suoi due metri, lo anticipo dunque, ma la sua mano sfiora la mia.

Mi chiedo se sia un film, se quei versi del libro avevano qualche significato letti proprio in quel preciso momento, se il destino esiste, cos'è il colpo di fulmine e tante altre stronzate da biscottino cinese, che vengono cestinate immediatamente dalla realtà: ritrae velocemente la mano e le passa entrambe sui pantaloni, come per pulirle. Un'altra volta i miei viaggi mentali hanno portato alla solita conclusione: smettila, ti fai male da solo.

Accantono il discorso dandomi dell'ingenuo, come sempre, e lo guardo con un debole sorriso. Riesco a salutarlo e poi torno ad abbassare lo sguardo. Lui allunga la mano verso me ed io gliela stringo fragilmente: ha la mano umida, di una forza delicata, e nemmeno ho i tempo di studiarmela ancora un po', che subito la distanzia dalla mia.

“Benedict Cumberbatch...sono Sherlock!”

“Jim!”-dico io sorridendogli. No! Idiota!-“Scusa, em! Andrew. Scott. Moriarty.” scuoto la testa velocemente, sono a disagio, sto combinando un'altra delle mie sciocchezze, gli sembrerò un imbranato. Non voglio che metta in discussione il mio talento solo per la mia sbadataggine. Non volevo dargli quest'espressione.

Lo sento ridere e guardo che strana curva assume la sua bocca, non ho mai visto un sorriso così. E' lineare, alto, brillante. Sincero. Io lo guardo e mi sento anch'io sorridere.

“Sono agitato.”-torna a ridere.-”Mi sudavano le mani.”

Noto che le sue mani si abbassano sui pantaloni; le sfrega velocemente e riconosco in quel gesto quello precedente. Non voleva pulirsi allora, era...emozionato? Altra fantasia, accantonata velocemente.

“Sta sera noi ragazzi usciamo a bere qualcosa e poi andremo ad una festa, credo dovresti venire, è un bel modo per conoscersi.”-Oh beh, non c'è modo migliore di far conversazione, che da ubriachi. E' risaputo, in vino veritas. Ho un flash di un capodanno 2007, io che canto Freedom di Aretha Frenklin ruotando con la schiena su un tavolo e continuando a girare, a girare, a girare...- “Allora è un sì!”

Trauma, risveglio improvviso, è ancora davanti a me e concepisco ora che è un bell'uomo. “S-si.” riesco a dirgli, ma non ho più saliva e la voce esce aspra e secca, neanche fossi una gallina.

“Ti scrivo il numero di telefono, 'Drew.”

Oh.

“Posso scriverlo qui?”-indica il margine del libro con una biro che ha estratto dalla tasca della giacca. Io annuisco. Scrive veloce e non appunta nemmeno il suo nome, sa che mi ricorderò di lui. Riposiziona subito la penna in tasca. E' tutto così veloce che io devo ancora aver il rossore per quel Drew di venti secondi fa.

“Bene.”-sospira un po' accaldato. La temperatura era già alta qui, e lui si muove veloce, sempre mantenendo però quella sua eleganza, è normale che abbia caldo. Non è normale che io stia sudando visto che sono in camicia, per giunta con le maniche arrotolate sui gomiti.-”Non vedo l'ora di rivederti.”

“Già anch'io...conoscersi meglio...”- non capisco dove voglio andare a parare con quella pausa. Rimedio buttandoci un po' di umorismo.- “Sai, da nemico a nemico!” Ma che battuta di m...No, non ho parole, ditemi che non l'ho detta veramente. E lui ride, posso immaginare che sforzo stia facendo, poveretto, tutto per essere cordiale con me!

“Scappo Drew. E' stato un piacere.” allunga di nuovo la sua mano, la trattiene di più questa volta ed io non posso che esserne lieto. E' fresca questa volta ed accogliente, come il suo sorriso. Anch'io sorrido e poi abbasso lo sguardo.

“Ciao..” gli dico e lui mi da un colpetto sulla spalla.

Si mette il cappotto, allaccia la sciarpa, un'altra delle sue adorabile smorfiette e poi esce, testa alta, sguardo sicuro. Appena la porta del bar si chiude, io sento di poter tornare alla mia classica routine, e per prima cosa, respiro. Bene, ed una è fatta. Poi sposto il segna libro dalla pagina in cui ero arrivato effettivamente, a quella in cui Benedict ha scritto il suo numero. Lo ripongo nello zaino e torno a sedermi di fronte alla mia tazza di tè fumante. Lascio che le mani si brucino attorno ad essa e ripenso all'invito che Benedict mi ha proposto per la sera.

Forse è meglio che io non vada, seriamente. Non conosco nessuno, se non quest'uomo, e mi destabilizza un poco l'effetto che ha su di me. Ne ho già combinate abbastanza per oggi direi. E' meglio che rincasi e lasci scorrere dei giorni, infondo è un lavoro e mi hanno già detto che non farò molte scene. Non vedo perchè prendermela così sul personale, andare a delle feste, conoscersi...si tratta di convivenza e di professionalità. Giusto? Giusto...

Io non voglio più vedere Benedict. Mi compromette...un po' tutto. Eppure malgrado lo sforzo che io possa fare, non riuscirò mai ad essere oggettivo, anzi, devo immergermi nei ruoli, nel cast, nella storia, in ogni cosa. Devo percepire ogni cosa che mi circondi. E voglio che non si pensi di me “Uh, che bravo quello a recitare” ma “Wow, Moriarty è pazzesco”. Infatti alla fine nessuno si ricorda di me. Ed è quello che voglio.

Penso queste cose e qualcuno dentro me accenna ad un pensiero troppo intimo e puro per essere vero: vorresti però che Benedict, nel suo piccolo, si ricordasse di te. Vorresti piacergli.

Mi mordo labbro e mi incupisco. Bevo il mio tè e mi allontano un po' dal tavolo con la sedia. Il cellulare vibra nella tasca e lo estraggo velocemente.

Ti aspetto allora per cena? Xx

E' Ally. Esco con lei da due mesi e da due mesi mi chiedo perchè continui a farlo. Forse perchè ho bisogno di stare accanto a qualcuno. Mi sento così fragile da solo, e lei ha la giusta forza per trascinarci in avanti entrambi. Ma non può andare avanti così, credo.

No Ally, scusami...devo uscire con il cast, è importante, devo farmi conoscere. <3

E' una scusa spiacevole, sia da comunicare che da ricevere. Innanzitutto infatti, non voglio proprio mettermi in mezzo, sento di non c'entrare niente in quel gruppo e ho paura di scappare via appena intravedo anche solo vagamente Benedict. Non amo mentire. E da ricevere perchè è la terza buca che le do, ed immagino che si sentirà sorpassata da qualcosa che è più importante di lei.

Okay.

Potrei non rispondere, lasciar stare, ma mi sento troppo in colpa, un po' per essere cosciente di starle facendo perdere un mucchio di tempo dietro ad un insicuro come me ed un po' perchè sento di...essere cambiato. E non voglio neanche dirmi come ed in che senso.

Scusami..

Digito sospirando e già vedo che anche lei sta scrivendo. Continua a battere sulla piccola testiera secondo il consiglio di whatsapp e io mi immagino che gran discorso dovrò subirmi. Anche se forse mi farebbe bene. Poi si blocca e credo abbia cancellato tutto.

Che ti prende, si può sapere?

Credo di star crescendo Ally, un'altra volta.

Le scrivo senza nemmeno pensare, mi sento così distante dall'avere relazioni di questo genere, programmate, schematiche, esaustive. Classiche. Forse è meglio chiudere questa storia, ma credo lei sappia già tutto ed evito di darle un messaggio tagliete e diretto, come “E' finita” o cose così. Anche perchè sarebbe come scaricare la colpa addosso a lei e non è proprio così.

Okay.

Bene, ho perso anche lei.

Mi alzo dal tavolo e mi rivesto del maglione,del giubbotto e dello zaino, inforco gli occhiali da sole e pago il dovuto alla barista. Esco dal bar e salgo sulla metropolitana per dirigermi verso casa. Non faccio nemmeno uno squillo ai miei, tanto si aspettavano che ritornassi, forse non così in fretta ma sapevano avrei rincasato. La mia eccessiva fragilità di carattere mi porta sempre a ritornare sui miei passi, attendere, ed una volta accumulato un po' di autostima sono pronto a sbagliare di nuovo. Ottimo davvero Andrew, spero tu sia soddisfatto.

Sento ancora una volta vibrare il telefono e questa volta mi aspetto proprio un messaggio lungo, di sfogo, da parte di Ally, nel quale mi ricordi quanto sono idiota ed irresponsabile. Guardo lo schermo ed effettivamente il messaggio è di 'amore<3'. Sblocco il cellulare trascinando il dito sullo schermo ed entro su whatsapp.

Salutamelo.

Questo c'è scritto. Ingoio un groppo di saliva e cancello il messaggio.


 

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Ciao carissimie, grazie per aver letto questa storia ed aver fatto scendere il cursore fino a qui, spero vi sia piaciuto questo primo capitolo :3

Se raccimolo un po' di recensioni continuo volentierissimo, ho bisogno di una spintarella :'D

Vi abbraccio forte e spero di ritrovarvi nei commenti **

Lo spero tanto <3


 

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Capitolo 2
*** Shattered ***


Shattered

And I've lost who I am

And i can't undestrand

Why my heart is so broken

Rejecting your love

[Trading yesterday-Shattered]

 

Mia madre inizia a tagliare il pollo sorridendo. Non lo avrebbe mai fatto, era un peccato cucinarlo per due, diceva. Ha lasciato sottinteso un “ma c'è Andrew sta sera”, mi ha toccato la spalla ed io l'ho guardata negli occhi. In quel momento ho capito che quello non era un sorriso ma una smorfia preoccupata. Non importava.

Ho solo tanto caos in testa e non posso permettermi di seguire gli altri. Non ora che sto iniziando a capire. Ho capito di essere un fallito che regala delusioni, ho capito di essere un irresponsabile e di essere innamorato- vagamente ma non per questo leggermente- di un uomo.

E mi ritrovo a tu per tu con me stesso, ripensando a tutti i segnali che potevano farmi intuire di essere gay. Gay. Aleggia in me questa parola. Vedo una grafia elegante che la scrive lentamente, rimane lì qualche minuto. Poi c'è un pennarello rosso che la cancella. Poi scrive 'invece sì', ed infine cancella anche quello. Riappare di nuovo la scritta iniziale ed io sento le tempie premere forte, neanche volessero scappar via, stufe di tutto questo.

C'è Benedict in me ora. E' al centro della mia mente ed ogni punto viene ricollegato a lui. Sorrido di nascosto e ripenso che sta sera lo incontrerò di nuovo.

Mamma inizia a disporre il pollo sui piatti e porge a me l'ala. Come un bambino. La spiegazione sarebbe: ci sono meno ossa. E sarebbe anche accettabile se non avessi 34 anni. La guardo di nuovo, poi inizio a tagliare la carne.

Non parla nessuno e credo sia un bene. Devo ancora concretizzare un paio di cose, innanzi tutto i segnali che mi avrebbero dovuto far intuire della mia omosessualità. E non parlo solo di non essere riuscito a stare con una donna per più di cinque mesi -credo che quello sia solo il mio carattere altalenante-. Mi riferisco a quelle occasioni in cui immaginavo qualcuno accanto a me, con due braccia forti a sorreggermi da tutto, o quando guardavo i film e ad ogni abbraccio fra uomini ipotizzavo che avessero una relazione segreta, invisibile agli occhi degli altri. Oltre a questo c'è anche un problema più imminente e pratico, i vestiti per la festa.

Dovrò scegliere l'abito più elegante. Essere me stesso in giacca stirata e pantaloni stretti, per far risaltare...cosa?

Okay no, ora stiamo superando un limite. Me ne sono accorto, l'ho metabolizzato, si, okay, ora lascio scivolare via il pensiero.

Via dai..Oh. Via!

“Come va con Ally, Andrew?”

“L'ho lasciata.” rispondo di getto e con tono seccato, infilzo della carne e prendo a masticarla con foga, scaricando ad ogni morso la rabbia che mi fa salire questa domanda.

Mio padre smette di bere e si gratta il collo prima di formulare La domanda. Ogni genitore è banale. Dal primo all'ultimo. Sai già cosa ti chiederanno, e se un tempo era “com'è andata a scuola?” adesso sono salito di livello e la domanda è “che ti sta succedendo?”.

“C'è qualche difficoltà, Andrew?”

Io ingoio il mio boccone e lo guardo stupito. “Perchè?” gli chiedo con voce stridula, recitazione palesemente falsa, recitazione da figlio.

Ha già fatto troppo mio padre, abbassa lo sguardo e si rivolge alla mamma dicendole che è ben cotto il pollo. E' la prima volta che lo fai così buono, hai messo qualche spezia?, no ho aggiunto il limone, ah il limone. Hanno sempre avuto sintonia i miei ed io mi divertivo a coglierla giorno dopo giorno. Mia madre sfiora la mano del babbo per sbaglio. “Adesso ci penso io” gli bisbiglia e questo mi fa irritare di più.

“Andrew, tesoro.”-ha addolcito il tono ed ora la sua mano si protende fino a voler toccare la mia, ma io la ritraggo, come fosse un gesto mai visto. Sospira- “Ho capito che..”

Io le rido in faccia scioccato. Lei capisce? Lei? Non riesco ad interpretarmi io stesso, non vedo come gli altri possano anche solo intendere una minima parte della complessità del mio animo. Che cazzo ne sapete, voi.

“Se credi che sia la tua strada...” dice solamente ed io mi alzo di scatto. Ho scoperto oggi di essere gay e sembra che già tutti lo sappiano, i miei genitori, Ally, con quel messaggio, e magari anche Benedict, chissà.

“Non cambia niente per noi.” le da manforte mio padre, con un tono patetico e solo ora mi accorgo di quanto quello sguardo, prima impassibile e fiero, sia ora vecchio e lascivo. O penoso. Prova pena? Loro, tutti loro. Provano pena?

Inizio a pensare che dovevano essersi programmati un discorso, già da un po' evidentemente. Ed io sto reagendo esattamente secondo le loro aspettative, ragazzo frustrato e problematico. Magari si sentono anche in colpa. “Cosa abbiamo sbagliato?” si saranno chiesti.

Reagisco come tutti i mediocri quando vengono scoperti con le mani nel sacco. Urlo e mi infurio, allontano con forza la mia sedia e aggredisco, cattivo. Incazzato perchè loro hanno ragione.

Sputo cose spiacevoli, insulto, incolpo. E dentro me qualcosa fotografa la loro reazione, mio padre vecchio, mia mamma stanca. E' una fotografia dall'alto. Ed io punto il dito minaccioso e gesticolo furiosamente.

Poi respiro affannato e non so se buttarmi ai piedi di mia madre e piangere o andarmene. Mi sento particolarmente idiota oggi, salgo in camera, prendo un vestito a caso ed un papillon spieghettato e me ne vado, sbattendo la porta, teatrale, davvero.

Accendo la macchina, corro veloce come un pazzo, alzo il volume della musica e borbotto insulti fra me e me. Finalmente arrivo ad un semaforo ed ho il tempo di piangere.

Lento e composto.

Non avrei dovuto accettare l'invito.

No.

Di nuovo qualcosa pulsa in me e riappaiono due occhi azzurri. Sorrido debolmente dietro alla mano e decido di fermarmi per entrare in un bar.

Ho bisogno di usare il bagno, per cambiare i vestiti e vedere di sistemarmi un po' i capelli, ma soprattutto per scacciare i segni del pianto dal mio viso. Devo comprare qualcosa però.

“Un pacchetto di Camel.” dico e non riesco a credere di essere stato io a parlare. La voce è sicura e non può essere la mia. E soprattutto ho smesso di fumare da un tre mesi, e nemmeno allora era una grande necessità farlo. Voglio atteggiarmi da duro. Questo mi viene da pensare e annuisco sovrappensiero.

Il barista mi guarda di sbieco ed allunga il pacchetto.

“Due” dice solamente. Pago e non prendo troppo in considerazione l'idea di chiedergli se posso usare il bagno. Ci vado e basta, sono un duro.

Entro nella toilette, abbasso il water e vi ci poso su i vestiti. In poco tempo ho già su l'abito, esco e mi guardo allo specchio arrugginito. Inizia a starmi largo. Devo essere dimagrito un po', lo si vede anche dal viso. La barba è incolta ma mia madre dice che sto meglio così, fa più sexy. Gli occhi sono rossi, li stropiccio un po' e mi sembra solo di peggiorare la situazione. Continuo a guardarmi mentre allaccio il papillon e provo a sorridere. No, non funziona. Oggi devo fare il duro.

 

Sono in questo fantomatico locale, e non conosco nessuno. Benedict non c'è a quanto pare. Rileggo il messaggio che mi ha mandato e sì, sono nel posto giusto, per incontrare la mia cotta. E il cast di Sherlock. Se solo ci fosse Ben riuscirei a capire se questo tipo alla mia destra è John Watson, per esempio. Ma non credo, l'ho buttata lì, sembra un donnaiolo piuttosto e sta filtrando con una.

Ed io bevo, vodka, bicchiere numero tre. E fumo pure. Ed ho lo sguardo minaccioso.

“Ehy amico, sei triste?” è l'uomo accanto a me che parla. La ragazza deve essersene andata a quanto pare. Mi sono scordato la domanda.

“Scusa?” gli chiedo scuotendo la testa e guardandolo negli occhi. Azzurri. Diversi.

“Sei triste?” tutta la mia trasformazione, il rendermi più tosto, riesce comunque a far trasparire ciò che provo veramente. E' un errore, penso. Non devo più commettere quest'errore, no.

Lo guardo.

Mi sono dimenticato di nuovo che mi ha chiesto.

“Balli?” mi dice ed io bevo ancora.

“Sì.”

Stiamo ballando ora ed a me gira tutto, tant'è che mi chiedo se sono io fermo. Il tipo che mi sta guidando è languido. Questo mi viene da pensare mentre si lecca le labbra e io rido, perchè sono imbarazzato e terribilmente fatto. Ogni cosa è confusa, l'odore dell'alcol, quello del sudore mischiato a profumi costosi. Il suo dopobarba. Ha iniziato a baciarmi il collo, in realtà credo stia continuando da un po' ma me ne sono accorto solo ora, che sento distintamente la sua lingua.

Continuo a guardare in un angolo del locale, perchè mi pareva di aver visto qualcosa d'importante ma non ricordo cosa. Appoggio un braccio sulla sua spalla e continuiamo a ballare.

Non sto pensando al fatto che sia uomo. No. Non deve importare. Evidentemente devo aver scritto gay sulla fronte perchè se ne è accorto anche lui, chiedendomi di ballare. O forse sono stato io a farglielo capire quando gli ho strizzato il sedere. Ecco, forse, forse era quello.

Ho capito chi stavo guardando in quell'angolo, di importante. Benedict sta baciando una ragazza mora, alta, bella. Donna. Rido ancora e l'uomo inizia a strusciarsi su di me.

Sento i suoi jeans gonfi e ruvidi, e mi infiammo anch'io.

Non so che mi prende ad un certo punto -l'alcol, incolpiamo quello- mi giro e sposto le braccia indietro, cercando di stringerlo al mio sedere. Lui segue il mio movimento e simula l'amplesso. E mi piace. Camminando stretti, arriviamo fino ad un divanetto e lui mi fa sedere sopra il suo bacino.

E' la prima volta che bacio un ragazzo e non vado affatto male.

“Vuoi solo limonare?” gli chiedo io con voce da ebete. E nemmeno so perchè gliel'ho chiesto.

Lui si lecca ancora le labbra e torna a baciarmi.

Qualcosa vibra nella mia tasca ma non lo voglio sentire.

“Andiamo da me.” dice.

“Okay.” rispondo.

“Bevi però.”

E io bevo.

 

Mi fa male tutto. Tutto, ogni cosa. Cuore compreso. Allungo le ossa e respiro gonfiando il petto. Poi mi blocco all'improvviso. Dove sono?

“Benedict?” chiedo. E non so perchè lo faccio.

L'uomo con cui avevo parlato...o forse anche ballato, non ricordo, esce dalla cucina con i capelli bagnati ed indossa solo i calzoni del pigiama. Arrossisco e abbasso lo sguardo.

“Suppongo di chiamarmi così allora. E' proprio una fissa. E' tutta notte che...'cerchi' Benedict.” ed in quel 'cerchi' c'era chiaramente un doppio senso.

Stringo le lenzuola fra le mani e mi alzo piano, come se ci fosse ancora qualcuno nel letto e stesse dormendo. Sento il suo sguardo su di me mentre mi abbasso sotto il letto per guardare se ci sono i miei vestiti.

“S-scusa dove..?”

“Lì sulla sedia.”

Ho fatto sesso con un uomo. Continua bombardarmi questo pensiero, mio Dio, l'ho fatto sul serio. Ed è un perfetto sconosciuto! Mi vesto velocemente e poi inizio a girare per casa, senza sapere bene che stia facendo. Tengo il braccio destro sul gomito sinistro, come se qualcuno mi avesse ferito e cammino, dolorante. E ancora ripenso alla frase.

“Io posso..?”

“Vattene.” dice cattivo e poi sorride. Ed io non capisco.

Mi avvicino verso la porta titubante e sento lui alle mie spalle. Ancora la frase.

Esco di qualche passo e riesco ad alzare lo sguardo fino al suo.

“Moriarty”-mi dice a un passo dalle labbra e io rabbrividisco.-”Un giorno mi spiegherai chi è Benedict.”

Io faccio un altro passetto indietro ma mantengo il contatto visivo.

“Ciao.” dice.

E io mi prendo un po' di tempo per guardarmelo. E' alto, biondo, spettinato, bello, mascolino, randagio. Non assomiglia a lui. Ma mi intriga. E sento che non lo scorderò mai più.

“Ciao.” rispondo, e la porta si chiude.

Esco dall'appartamento velocemente, faccio gli scalini, arrivo al piano terra, apro la porta e mi rendo conto finalmente di non avere idea di dove io possa essere.

Faccio due passi e capisco di non essere così distante dalla discoteca infondo. Mi siedo su di una panchina accanto ad un uomo, con l'intento di guardare gli orari degli autobus su internet. Estraggo il telefono dalla tasca e ho 7 messaggi senza risposta e una chiamata persa di 'casa'.

Entro in whatsapp e vi trovo una notifica accanto al nome 'Benedict Sherlock' -come se esistessero tanti Benedict nella mia vita-, apro la chat.

'Drew..

Possiamo uscire un attimo?

Andrew

Come fai a conoscerlo?

Dove andate?

Andrew rispondimi.

Buonanotte...

Sono contento. Mi ha snobbato per tutta la serata ed io ero lì solo per lui. Gli sta bene. No...

No affatto.

Ben, scusami..

Sono io ora a chiedere scusa. Ridicolo. Sono ridicolo.

Mi sei mancato ieri.

Addirittura. Sono così invaghito..?

E' online ora, o Cristo. Sta digitando.

Buongiorno.

Delusione, classico.

Alzo lo sguardo e il senso di colpa si impossessa di me. Ripenso alla litigata inutile con i miei, e penso a quanto sia stato idiota ad essere così infantile, o a quanto io sia stupido, perchè, diciamocelo francamente, ce ne vuole per infilarsi nel letto di un completo sconosciuto. Sento le lacrime uscire e faccio una smorfia con la bocca per trattenermi.

Mi giro verso l'uomo accanto a me. E lui mi ripete: “Buongiorno. 'Drew.”

 

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Ciaaao bellezze **

Avete visto quanto è figo Andrew? Shdhsdosmjxjs <3

Direi che un grazie è il minimo. Non pensavo neanche lontanamente che a così tante persone potesse interessare la mia storia. Era uno dei miei soliti paring trasgressivi hihi, ma vedo che piace, eccome, e non mi sento sola yeee **

Ringrazio di cuore: _Arias_ , Albascura_, I am Jim Locked (famiglia sheriarty, love you so much) e quelle dolcissime anime di Cassandra Erin Dorian (mi scuso per aver rubato Cumberbatch, te lo restituisco appena posso tesoro <3) e a_bit_sociopath_(ew, tutto questo entusiasmo ** shi, i capitoli continuano e non vedo l'ora di scriverli <3)

E grazie anche a te che sta per recensire......(Vero T_____T ?)

Bacio :*

_TS_

 

 

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Capitolo 3
*** You found me. ***


You found me

Lost and insecure

You found me, you found me

Lying on the floor

Surround me, surround me.
[The fray-You found me]


Sono in un bar e c'è un angelo davanti a me. Si perchè ormai l'ho capito. E' celestiale, sia nei lineamenti, che nelle movenze. Solo non posso toccarlo, sfiorarlo, o azzardarmi a dire ciò che penso perchè io voglio qualcosa che lui non vuole o che comunque, immagino non voglia. Quindi io lo fronteggio ad un unto tavolo di bar. E già questo mi sembra qualcosa di osato. Ho preso un bicchiere di succo per fare in modo che il mio sguardo non cada solo ed unicamente su lui. Mi distraggo con la polpa di pesca, io. Che stile, mamma mia. Come se non bastasse la barista, porgendomi il succo, ha tenuto a mostrarmi la cannuccia che aveva applicato nel bicchiere. Io le ho sorriso e mi ha chiesto se andava bene il colore, io le ho detto di sì e l'ho ringraziata, aggiungendo che andava in tinta con il succo. Ha iniziato a ridere, genuina, e mi ha appoggiato una mano su una spalla. Sembrava un po' la mia mamma. E io sembravo un po' un bambinetto. E Benedict sembrava un po' il mio papà, e sorrideva forzato, perchè sapeva che quel bambino era una gran troia. Questo pensa di me.

C'è un silenzio carico di disorientamento sconosciuto e nessuno ha voglia di lanciarsi in un discorso, nonostante entrambi dobbiamo spiegazioni l'uno all'altro...Giusto? Dobbiamo parlare di quello che è successo, sono cose non trascurabili credo lui debba sapere...Ma perchè? Ci siamo conosciuti ieri. Non siamo amici. Non dobbiamo avere un rapporto ad ogni costo.

Ma Sherlock e Moriarty sì.

Non so perchè mi è venuta in mente questa cosa. Il punto è che ho letto tutto il materiale che mi è stato dato per la parte in Sherlock, mi son fatto una mia idea di Moriarty, e credo questa non coincida con l'intento degli scrittori. Io vedo nella relazione di Jim e Sherlock attrazione. A bizzeffe. Profonda attrazione dovuta ad un'affinità mentale pazzesca. Ma lo vedo solo io? Un'altra delle mie ultime fantasie gay?

Mi accorgo di star guardando un punto indistinto fuori dalla finestra e sento che il mio sguardo è così storto da poter trivellare il vetro, e mi sembra di zoomare fino in quel punto. Ma in quel punto non c'è niente. Pezzo di strada normalissimo. Grigio, come me.

“Andrew, non bevi il tuo succo?” è Benedict a riprendermi e io subito guizzo in piedi e mi chino a succhiare dalla cannuccia con foga.

Poi mi distraggo ancora, questa volta sulla sua mano affusolata e sogno di accarezzargliela un giorno, o baciargliela. Ritorno a guardare il mio succo quando inizio a pensare che non sarò mai io a bearmi della sua pelle. La beffa sarebbe che ce la facesse Moriarty. Sorrido e bevo un po'.

Non me n'ero accorto. Ero tanto preso dai miei discorsi che no, non me n'ero accorto. O forse mi sembrava troppo surreale per crederci, non lo so. Credo Benedict mi stia guardando. Smetto di risucchiare dalla cannuccia. E non ho idea di cosa fare. Mi sta guardando. Cazzo. Cazzo. Cazzo. Perchè? Io lo posso solo sognare quel ragazzo. Se fa così mi mette in imbarazzo, sento come se fosse riuscito a leggere tutti i miei pensieri ed ora voglia farmi un discorsetto. E avrebbe anche ragione. Ora che faccio. Ho avuto anche la brillante idea di fermarmi e devo per forza agire in qualche modo. La situazione è statica e silenziosa.

Decido di alzare gli occhi.

Lentamente.

Su di lui.

E' ora che io la smetta e mi scontri con i suoi due pezzi di ghiaccio.

Alzo. Scorro con lentezza il tavolino ed avanzo fino al suo petto, poi arrivo al mento, il naso, e l'oceano. Devo aver trovato la pace interiore qui. Mi ci voglio affogare: faccio tutto da solo giuro, corda, masso, bocca aperta. Ma fatemi...

Ride.

Io scoppio a ridere, ma mi dimentico di avere la bocca appiccicata alla cannuccia e non faccio altro che soffiare aria. Inizio a far le bolle nel bicchiere e non riesco a smettere, anche perchè Benedict continua a ridere per il rumore che sta producendo tutto questo.

Mi ingozzo da solo e mi metto un fazzoletto davanti alla bocca per tornare a respirare e...Cristo, mi torna in mente che poco prima avevo desiderato di affogare. Tossicchio ancora per qualche secondo e poi torno a guardarlo sorridente.

“Volevo esserci io con te ieri.”-dice, e io faccio un altro dei miei viaggi mentali ma, scusate, da questo non torno. Volevi esserci tu...quando? Quando mi hai visto ballare. Quando mi hai visto baciare quello. Quando abbiamo scopato. Non sa che abbiamo scopato. Lo ha intuito perchè siete usciti insieme. E' innamorato di me. Mi ama. Mi morsico la lingua e torno al significato base. Gli sarebbe piaciuto trascorre la serata con me, con diverse modalità ovviamente.-”Sei adorabile.” io adesso impazzisco. Respiro velocemente per un paio di volte e lo guardo.

“C-come?” dico ridendo.

“Beh, sì.” ora ho messo in imbarazzo lui, ride nervosamente. Beve un sorso del suo tè e poi riprende a parlare a testa bassa “Come ti è andata la serata ieri?” ha rialzato il viso e sorride.

Scuoto il capo come per scacciare quella domanda.

“Sinceramente?”-gli chiedo guardando il mio succo amareggiato. Con la coda dell'occhio vedo che annuisce e riprendo a parlare.-”Volevo che mi venissi a prendere.”

“Non c'entravo niente.” mi risponde veloce e pronto, come sempre.

“Ultimamente c'entri solo tu.”


 

Abbiamo parlato per ore, di ogni cosa, senza ricadere però nel discorso 'a proposito di ieri sera...'. E di tutti i discorsi nei quali ci siamo addentrati, di tutte quelle parole e di tutto quel gesticolare, io ricordo solo una battuta di frasi. Dovevo appena aver detto una sciocchezza assurda o forse era solo una delle mie figuracce, fatto sta che mentre ridevo Benedict mi ha preso la mano e l'ha allontanata dalla mia bocca. “Ridi bene!” mi ha detto, ed ancora risate. “No seriamente! “ mi guarda divertito, ma serio, mentre tiene la mano lontana dalla mia bocca. Io ho alzato e abbassato lo sguardo ripetutamente e poi sono tornato a ridere. “Hai un bel sorriso.” Non voglio essere modesto, ma me l'avevano già detta questa cosa ed io, non ci ho mai creduto. Ho sempre ritenuto che l'unica che me lo dicesse con voce abbastanza sincera fosse la mamma, ma a dieci anni ho capito di come fossero schierati i genitori, tutti fieri dei loro pargoli. Quindi ho sempre riso un po' così, nascondendomi, sia per timidezza e sia per farmi piccolo fra le spalle, e tenere la risata tutta per me.

Benedict oggi me l' ha detto con il suo sguardo penetrante e la sua voce profonda. La sua gentilezza, il suo profumo da uomo, le sue labbra incurvate all'insù, i suoi capelli spettinati, il suo sapore di tè zuccherato. Ed io gli ho creduto per un attimo. E ho sentito le lacrime perchè per me, era un momento speciale. Mi sono sentito bello. Ed alla sua altezza.

Ero così scosso che rischiavo di sciogliermi giù per la sedia, mi sono raddrizzato e gli ho pestato il piede. Solito atterraggio brusco sul pianeta terra, solita convinzione cantilenante che mi suggerisce di essere un imbecille.

Ora siamo di nuovo uno di fronte all'altro, fuori dal bar, e ci stiamo per salutare. Il freddo mi fa ancora più impacciato del previsto, inizio a strofinarmi le mani sulle spalle per cercare di riscaldarmi, mentre tengo le spalle alte e tremo, per tanti motivi.

“Venerdì verrai anche tu alle prove allora.”

“Già, non vedo l'ora!”

“Ti piace il personaggio?”

“Ecco...” inizio a rispondere, e lo dico con un tono buffo. Benedict scoppia a ridere e ci guardiamo negli occhi per un po'. La verità è che adoro Moriarty. Solo non vorrei mettergli paura, quindi lascio che il tutto cada sul ridere. E' grazie a Jim in fondo, che ho conosciuto Benedict.

O è grazie a me che lui ha conosciuto Sherlock.

Mi intriga 'sta roba.

Benedict intanto si è avvicinato a me e mi ha posato un bacio sulla guancia. Ed io me lo sono perso. No, veramente, è già tanto che me ne sia accorto, ho sentito solo un lieve calore. Lo avvicino a me prima che si allontani e gli do anch'io un bacio.

“Ciao...Sherlock Holmes.” gli ripropongo una frase del telefilm sorridendogli beffardamente. (Beffardamente? Ma che mi succede?)

“Catch you...later.” replica lui e io casco in un mare di ambiguità, dal quale sento di non uscirne più vivo. La prossima battuta se non sbaglio sarebbe 'no you won't' o qualcosa così, ma io voglio che mi prenda. Oh. Stiamo passando da ambiguità floscia a perversione. Moriarty è una cattiva compagnia.

Ho preso l'autobus e sono andato a recuperare la macchina nel parcheggio del locale. Sto facendo tutto di corsa perchè sono schifosamente felice e voglio tornare a casa dai miei. Ho voglia di riabbracciarmeli e basta, non mi piace litigare e quando lo faccio non mi prendo mai le mie responsabilità. Nel senso che mi nascondo dietro frasi antipatiche per tutto il tempo, poi metto il muso ed infine impongo a me stesso di dimenticarmi ogni cosa, che io abbia ragione, che io abbia torto, perchè ho solo voglia che tutto torni come prima. E chi sono poi io per far star male gli altri.

Scendo dall'auto, mi fermo davanti casa e apro la porta di corsa.

Hannah.

Un abbraccio immenso la risucchia fra le mie braccia, fino a farla sparire.

“...An...Drew!” sento che borbotta ridendo, ed io mi allontano, sempre tenendole le braccia e la guardo negli occhi. E' bellissima, la più bella di tutte. In ogni cosa. Gli occhi profondi e sempre allegri, i capelli mossi e morbidi, da fare invidia alle più esigenti principesse e due labbra chiare e sottili.

“Quanto tempo sei stata via?”

“Un me-ahahah 'Drew!” la prendo da sotto le braccia e facciamo un giro sui noi stessi, ridendo come matti. Quanto mi è mancata.

Sento dei passi e vedo che mamma ci ha raggiunto in salotto, e ci osserva inteneriti. Poi fa un sospiro tremante e mi guarda, ed io capisco che devo volare da lei prima che mi crolli. Le prendo le mani e lei sussurra di aver avuto paura che non tornassi più, questa volta.

“Tornerò sempre qui, ma'.” dico rassicurandola un po', e spero che anche papà abbia sorriso da dietro il giornale.

“Allora, cosa facciamo sta sera per festeggiare?” la mia sorellina è tornata. Continuo a pensarci. Ho sempre creduto che dopo essersi invaghita di quel riccone -di quasi dieci anni più vecchio di lei-, non sarebbe più tornata nella nostra villetta. E' un tipo passionale, che si fa travolgere, proprio come me. Ed entrambi non abbiamo possibilità di uscire dal tunnel. Per lei l'amore, per me il teatro. E Benedict mi vien da pensare. Mmh.

“Io e papà stavamo andando a prendere la pizza.” mi dice con un sorriso.

Ci penso un attimo. “Ottimo!”-esclamo-”Mamma mamma, noi andiamo su che mi devi provare la parte.”- la strattono su per le scale, ma lei ancora parla con mia sorella.

“Hannah, lo sai che tuo fratello fa il protagonista in Doctor Who?”

“Sherlock Holmes, mamma!”- dico esasperato e scendo di qualche gradino.-”E poi non è il protagonista!”

“E cos'è?” dice in sincro la mia famiglia ed io me li immagino già ridere quando dirò il mio ruolo.

“...Cattivo.”

Le probabilità di Andrew Scott non falliscono. Stanno ridendo.

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Ciaaaao meraviglie, scusate ma devo correre!! Ho detto, o pubblico ora, o mai più, e fra i due...beh! Sapete che vi adoro tutte incondizionatamente vero? *-*
Spero il nuovo capitolo sia stato all'altezza delle vostre aspettative, ci vediamo settimana prossima con il 4 *-* ( oddio quarto? e ancora non si sono limonati? sto battendo dei record..oh si. )
Love xx

_That star_

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Capitolo 4
*** Stop crying your heart out. ***


Stop crying your heart out

May your smile
Shine on
Don't be scared
Your destiny may keep you warm

[Oasis-Stop crying your heart out]



Mi hanno sempre detto che la vita, me la devo sistemare da solo. E non c'è scusa che regga. E' così e basta e dovrei farmene una ragione. Non che la mia vita sia gestita da altra gente, o subisca influenze da ogni dove, semplicemente non sono io a personalizzarmela.

Ho sempre considerato il teatro ed il recitare la mia esistenza. Ogni cosa ruotava attorno ad essi e non ero più io quindi il centro di un ipotetico sistema solare, io ero un asteroide che si beava di questo concetto, e tutte le volte, quando riuscivo ad arrivarci abbastanza vicino, la sua luce mi colpiva, sempre in maniera diversa. Alle volte ne uscivo soldato, o amante, o secchione. Addirittura assassino. Ma mai e poi mai, ero stato un “James Moriarty”.

Premetto che appena mi hanno offerto di fare questa parte in Sherlock, banalmente, mi sono buttato sui libri. E che dovevo fare, ho letto ogni pagina, scavato in ogni parola per capire chi fosse costui. Mi è apparso come un genio che sta stretto nei panni di docente di matematica, perchè è molto di più. O si. Era intrigante, raffinato e ho pensato sarebbe stata una parte tranquilla, che non sarebbe durata poi così tanto. Un nemico, come tanti. Un mistero.

Quando mi è stato recapitato il raccoglitore contenente tutti gli appunti dei registi sul personaggio, ho chiuso in automatica il libro e mi son seduto per evitare uno svenimento imminente. Devo essere persino arrossito, solo a leggere che cavolo avrei dovuto fare. Quando è arrivato anche il copione, a cavallo fra prima e seconda serie, da un senso di stranezza affettuosa iniziale, si è passati a paura e terrore. Sia per James stesso, sia per me che insomma, sono il suo opposto. Io timido lui eccentrico, io insicuro lui dominante, io 'Drew lui Moooriarty. Che già il nome, a uno come me, fa indietreggiare. Dovrei essere oggettivo e distaccato, prendere il ruolo e basta senza troppe storie, ma come ho già detto, se recitare è la mia vita, mi ci devo buttare a capofitto e captare ogni cosa per farla mia.

Io farò un pazzo criminale nel prossimo telefilm di Moffat.

A casa ridevano, Ally rideva, i miei amici ridevano. Devono aver riso un po' tutti, giustificati forse, perchè io stesso mi rendo conto dell'ossimoro.

Un soffio di vento particolarmente stronzo, mi ricorda che ho freddo e tremo. Sì perchè sono fuori dall'edificio -un po' inquietante per giunta- in cui dovremmo iniziare le riprese di Sherlock, o almeno qualche prova azzardata, giusto per prendere un attimo la mira. Il problema è che sono le cinque di sera, l'appuntamento era alle quattro e mezza e pare che non ci sia anima viva.

Ho ricontrollato l'sms di Mark mille volte e sì, fortunatamente so ancora leggere correttamente e sono nel posto giusto, del giorno giusto, all'ora giusta.

Il cast di Sherlock, capitanato da quel bell'uomo di Benedict Cumberbatch, si diverte a darmi buche. E non lo biasimo. Si saranno resi conto di quanto io non c'entri niente con il personaggio e mi hanno cacciato fuori senza avvisare. Oppure è un agguanto ai danni di Moriarty.

Irrigidisco i muscoli e mi guardo attorno.

La desolazione.

Ho ancora il pacchetto di sigarette in tasca, ne estraggo una, la accendo e ne rubo una boccata. Non che io abbia la necessità di fumare, lo uso solo come passatempo, ed in questo momento mi è veramente necessario. Prendo ancora un po' di tabacco e appoggio le mani sul vetro per vedere se c'è qualcuno dentro.

In quel momento sento l'abbassarsi della maniglia e una voce familiare che mi saluta.

“Andrew! Che ci fai qua fuori al freddo, entra, siamo già tutti dentro!”

Dio mio. Dio mio che idiota. Era aperto. E io qua fuori a fare solo da intralcio alla pressione atmosferica, totalmente improduttivo. Mark mi abbraccia e io ricambio come posso, sia perchè sono molto più basso di lui, sia perchè ho la sigaretta fra le dita e ci terrei a non bruciarlo. Si separa parzialmente da me, tiene una mano sulla mia spalla e mi guarda sorridente.

“Non sapevo fumassi!”

Ma porca miseria, possibile che non me ne vada dritta una! In meno di mezzo secondo butto il mozzicone per terra e lo pesto con il piede, boh, basta, via, sparito. Non fumerò mai più, decisione che prometto di portare avanti nel tempo. Okay. Entriamo.

C'è un lungo corridoio buio e lineare, che ci indirizza verso la sua luce e la mia fine. Deglutisco ed entriamo in questa stanzetta chiara, tanti volti e un solo nome. Benedict. Lo saluto teso con la mano e lui mi fa l'occhiolino. Mi soffermo sulla sua giacca. E c'è qualcosa di rosa che non fa parte della stoffa. E' una mano, un braccio, una donna.

La donna.

Quella con cui Benedict amoreggiava l'altra sera. Prima morsa allo stomaco, dita dei piedi che si stringono, mani fredde che torturano l'estremità del maglione, occhi che pizzicano un po'. Sorriso. Quello è importante, dobbiamo mantenerlo Andrew. Okay? Okay.

“Questo è Andrew ragazzi.”

“Ciao Andrew.” risponde un coro molto poco coinvolgente. Ora mi siedo e racconto i miei problemi con l'alcol? No perchè l'atmosfera ricorda molto quella di un..mi hanno guardato male. Hanno capito a che pensavo. Battuta inappropriata. Giù la testa.

“Il nostro Jim!”-Mark ride e lo faccio anch'io sofferente. Il resto degli attori è impegnato a scambiarsi opinioni, fogli, biro, risate. E io rimango lì. E io voglio scappare via.- “Allora, sediamoci tutti.”

E con quel tutti intende me perchè io sono l'unico idiota in piedi. Guardo ancora Benedict. Mi sarei seduto vicino a lui ma proprio non me la sento di mettermi in mezzo alla coppia felice. Lara, la chiama. Ed è proprio bella Lara, è proprio donna.

Vado verso l'angolo destra della stanza e mi siedo accanto ad uomo biondo, che mi sorride.

“Martin.” mi dice semplicemente e poi torna a scrivere su un quaderno. Avevo allungato la mano ed è rimasta lì in sospeso, faccio finta di sistemare la camicia e mi siedo anch'io finalmente.

I due registi sono arrivati e iniziano ad illustrarci cosa sarà lo show. Incredibile, avvincente, fenomenale e tante altre parole che non ho appuntato. Ho scritto su un foglio -non mio, me l'ha dato Martin- con una biro nera -non mia, me l'ha data Martin- queste tre parole più: Sherlock, 2 stagioni, I will burn you, prossima settimana, Benedict, Sebastian Moran, Benedict...ah giusto, ancora Benedict. Cancello un Benedict e scrivo Moriarty. Tolgo Moriarty metto Andrew e poi strappo quel lembo di foglio. Olè.

Lara, che sarà Irene Adler, è innamorata di Sherlock e non ci sarebbe niente di male. Io continuo ad osservarli e sono così complici, immagino tutti saranno felici di vederli così uniti. Allora io perchè ho questa reazione da ex tradito? Così gay. E loro così perfetti. Io mi rendo conto di star odiando questa normalità.

Non è così che sarebbe dovuta andare non è cos- “Ehy” mi dice Martin e mi accorgo di star pian piano strappando tutto il foglio. Fa un'espressione strana e poi mi lascia perdere.

“Avete i copioni ragazzi?”

Rispondiamo tutti di sì e i registi decidono di farci provare qualche battuta. Iniziano Sherlock e John, che è Martin, e tutti taciono perchè sono così bravi che sarebbe un peccato anche solo perdersi una battuta. Poi è il turno di Lestrade e Sherlock ed infine anche John.

I produttori sono soddisfatti, lo si vede, gli brillano gli occhi e continuano ad assegnare parti da fare al momento. Ancora Sherlock, John, Molly, Anderson, Mrs Hudson...Tutti magnifici e professionali. A volte nemmeno leggono il testo tanto sono concentrati sul personaggio.

“Moriarty, Moriarty!”-dice Mark e io mi risveglio da questo stato di silenziosa e malinconica ammirazione.- “Facciamo arrivare Moriarty!” e un sorriso complice passa dalle sue labbra a quelle di Steven. Prendo un respiro affannato e guardo Benedict. Toglie delicatamente la mano di Lara dalla sua spalla, mi guarda ed indirizza le gambe verso di me. Iniziamo.

Jim, this is Sherlock Holmes. E' Molly a parlare.

Ah! Wow la mia prima battuta. Sono terribilmente concentrato per evitare di rassegnarmi o cadere comunque in pensieri tristi dai quali ho già capito che non uscirò presto.

And uh...Sorry?

Martin si sistema sulla sedia. John Watosn, hi.

Hi rispondo io con voce un po' effemminata. Deglutisco e guardo Benedict. So you're Sherlock Holmes. Molly's told me all about you. Are you on one of your cases?

Jim works in IT upstairs. That's how we met. Office romance. Louise mi guarda e ridiamo, e mi perdo un po' nella sua risata perchè è veramente dolce.

Gay. E' Benedict a parlare e mi ha guardato. Un proiettile. Dritto, sicuro, veloce. Ne ho presi tanti oggi. Non ne è andata giusta una, no nemmeno per sbaglio. E questo, ora. Vorrei proteggermi. Vi prego aiutatemi. Cerco in me Moriarty, l'unico che possa frenare in qualche modo lo sparo ma non c'è, non c'è!

E io subisco il colpo.

E io sanguino.

Perdo completamente il ritmo del dialogo, gli altri continuano a recitare e quando è il mio turno cala un silenzio scalpitante di aspettative. Io non posso. Continuare. Metto una mano in viso e quando sento che le lacrime sono troppe, aggiungo anche l'altra. Ignoro qualsiasi commento. Basta, basta, è già troppo rumoroso il mio pianto. Singhiozzo e sento che sta diventando troppo.

“Sorry” dico, e a pensarci sarebbe anche la mia battuta. Esco fuori dalla stanza velocemente, stando attendo a non guardare nessuno, arrivo nel corridoio e mi fermo dietro alla prima porta che trovo. Mi accascio dietro al legno e pian piano mi rendo conto di cosa significhi questo comportamento. Ancora insicurezza, frustrazione, rabbia, gelosia. Mi schiaccio ancora di più e porto le ginocchia al petto. Adesso perderò anche la parte. Come si può piangere a 34 anni, in un'occasione simile. Non solo io non c'entro niente con Moriarty o con il cast, ma anche con tutto lo show. Mi tornano in mente le parole che stupidamente ho appuntato sul foglio “Incredibile, avvincente, fenomenale” e mi chiedo che ci faccia io qui. Non sono niente.

Le unghie graffiano contro le gambe e i denti mordono le ginocchia per evitare d'urlare.

Un tale imbecille, continuo a ripetermi e mi scappa un singhiozzo.

Adesso la smetto davvero. Me ne vado e basta. Vi prego basta. Non riesco nemmeno ad alzarmi, non sento di averne la forza. Rimettermi in piedi ed uscirmene dicendo che va tutto bene e che piangevo perchè mi dava fastidio la luce non credo sia molto credibile. No. Sarebbe solo un'altra figuraccia, tanto per non farsi mancare niente.

Sento la porta aprirsi e d'istinto metto le mani avanti per bloccarla.

“Andrew sono io, aprimi.”

“Ben ti prego vai via.” gli chiedo implorante, mentre mi alzo in piedi perchè spinge troppo forte e devo contrastarlo. Assolutamente.

Tira una spallata che mi destabilizza, subito chiude la porta con il piede e mi prende per le spalle guardandomi negli occhi. Io ho il viso bagnato bagnato dalle lacrime, gli occhi gonfi e devo pure avere i capelli completamente spettinati. Un disastro più del solito. Abbasso lo sguardo perchè non voglio che mi veda così, e non oso immaginare che pensi di me. Appoggia la fronte contro la mia e mi costringe ad alzare la testa e a guardarlo. Tremo.

“Io so che ce la puoi fare. Te lo giuro Andrew lo so. Ti ho già visto recitare, sono venuto anche ad un tuo spettacolo e, Cristo, sei sensazionale. E' difficile, lo capisco, ma tu sei l'unico.”

“Non è vero.” bisbiglio e torno a piangere.

Lui impreca e si allontana da me. Ora ho fatto arrabbiare anche lui. Un idiota. “Scusami” sussurro e diventa furioso. Mi chiude al muro fra le sue braccia e i suoi occhi saettano nei miei traboccanti di ira. Chiudo gli occhi perchè ho paura mi urli addosso qualcosa o addirittura mi tiri uno schiaffo ma non succede nulla. Li riapro e lui scuote la testa mordendosi il labbro. Poi torna a guardarmi ed il suo sguardo è molto diverso. Sembra stia per piangere. Una delle sue mani si posa sulla mia guancia.

“Cazzo Andrew...La tua insicurezza ti fa vedere il mondo sotto questa luce pessimista. Ma credimi che...”- sospira e io lo guardo incantato. Passano diversi secondi e poi riprende parola.-”Non è così.” è un altro tono, come se la conversazione fosse iniziata da molto o si riferisse ad altro.

Non mi perdonerò mai di aver portato Benedict fino a questo punto, farlo arrabbiare, lasciare che ci mettesse la faccia per correr dietro a me. Ho toccato il fondo. Sento il cuore esplodermi in petto e mi viene da fare l'ultima sciocchezza, da disperato proprio. E poi andarmene e basta. Che posso perdere ormai, nulla. Chiudiamo questa questione con l'ennesima delusione, aspetterò che mi offrano altre parti e poi rinascerò. Ultima giocata.

Mi avvicino a lui con il viso per baciarlo e si allontana ovviamente. Ecco, adesso è perfetto. Un fallimento coi fiocchi. Abbasso lo sguardo e rido fra me e me. Bendict è ancora qui e sicuramente mi starà guardando con uno sguardo scioccato.

Passano dei secondi e nessuno dei due osa parlare. Ad un certo punto però, mentre mi asciugo le lacrime, sento lui piangere. Si avvicina al mio petto ed io lo stringo forte senza ben sapere perchè. Appoggia anche le mani sulle mie spalle ed pian piano lo faccio sedere, e mi abbasso anch'io.

Non mi azzardo a chiedergli perchè stia piangendo. Cerco di tranquillizzarlo passandogli le mani sulle braccia e fra i capelli e lentamente, si torna al silenzio. Rimaniamo così per qualche minuto ed io mi chiedo a che stia pensando la gente di là.

Ben alza la testa ed io lo guardo. E' lui ora ad avvicinarsi.

A me.

Per-

Quando appoggia le labbra sulle mie io sento un moto di sensazioni salir su fino al petto. Si bloccano al cuore e lo infiammano, gli mettono fretta e rischiano di farlo scoppiare. Ancora i nostri occhi si incontrano. Poi si riavvicina a me e lo sento giocare con il mio labbro, per poi entrare con la lingua ed io rispondo al bacio impacciatamente, tenendolo per le guance e avvicinandolo sempre più a me.

Ci stacchiamo di colpo.

“Scusami” diciamo contemporaneamente ed entrambi ridiamo.

Lo bacio ancora.


 

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Ciao *____* vi amo hjdihdsjkk 
Scusate l'entrata particolare, ma è una settimana praticamente che non entro su efp e che mi trovo nuove recensioni e ma soprattutto nuova gente da...amare sdhbjfcldsk *____*
Si vede che oggi son dolce?
Nooo *rotola e sorride beatamente*
Ho scelto quella foto perchè mi sembrava la scrittura di Andrew X'D
E a proposito di Andrew..SI SON BACIAAAAATI oooolè!
Fra poco un nuovo capitolo! Mi sa che sarà un po' lunga come storia o__O non credevo. Un baciooo xx


 

 

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Capitolo 5
*** You all. ***


You all

Just wasting time
Trying to prove who’s right
And if it all goes crashing into the sea
If it’s just you and me
Trying to find the light?

[Mat Kearney-Ships in the nights]


 


 

Chiudo la porta alle mie spalle e penso, diavolo, va tutto così bene. Ci sono dei periodi...Insomma, è capitato che per giorni e giorni, mi rimanesse addosso questa patina appiccicosa di felicità che non trovava perché, un po' come resina sugli alberi. Era piacevole, stimolante, curioso. Ma ben lontano da ciò che percepisco in questo momento: della completezza. Sia sentimentale, grazie a Benedict, sia di libertà, perché finalmente mi sono confessato alla mia famiglia. Loro sono la mia vita, come potevo non condividere questa mia rinascita, mi son detto. E allora gliel'ho sussurrato. Così, un po' tremando perché pare io non riesca a fare altro di questi tempi, ma con lo sguardo alto e fiero, non di una persona sicura, ma appunto, di una persona felice.

Papà non ha detto niente. Ma va beh, papà è così. Quando gli ho detto che in questi tre giorni ero stato in un appartamento, con un uomo, deve aver fatto un viaggio mentale di quelli senza ritorno, è rimasto in silenzio e noi tutti a guardarlo. Ha bevuto un po' di vino, si è alzato e mi ha posato la mano sulla spalla. Tu stai bene, no? Sì, certamente. Si chiama? Ben. Come? -ma aveva sentito alla grande, sono stato io idiota- Benedict, papà. Miseria, sono già le nove, sarà iniziato il Liverpool.

E papà è andato a sfogarsi con la tele. Chissà quanti segreti avrà bisbigliato all'erba infangata dei campi di calcio, alla poltrona di The late late show e ai titoli di coda del telegiornale. Anche quando ero bambino, è sempre stato così: a quei tempi pregavo la notte di poter essere la televisione, perché anch'io volevo parlare con papà. Ero quel tipo di bambino a cui regalavano il pallone, la maglia, i calzoncini, i parastinchi, e un po' tutta l'armatura in generale, per giocare a calcio ed io invece disegnavo o leggevo. Per mio padre ero gay già da allora, perché insomma, non si può non amare il calcio. Quindi non parlava con me. Perché lui conversava di sport. E la televisione lo soddisfava abbastanza per non preoccuparsi di creare un rapporto padre-figlio.

Ma c'era mamma. C'era mamma che faceva da tutto. L'ho sempre vista come un personaggio di quei fumetti coloratissimi, una sorta di supereroina con tanto di pugno alzato verso il cielo. Appena le ho detto di Benedict ha preso per mano me e mia sorella, e ci ha tirati in camera.

“Chiudi, chiudi, chiudi! Dai che ora mi racconti tutto.”

E così ora sono spalle al muro, in tutti i sensi, perché a mamma interessa sapere: non tutto, non è una pettegola, che si ciba di inutile vociferare, e nemmeno una di quelle persone ossessionate dalla verità, è solo mamma, e mamma è così. Io ho un dono speciale -mi ha detto una volta quando lei aveva perso il lavoro e io trotterellavo attorno a lei per chiederle che era successo -è qualcosa di veramente unico. E allora ho pensato, lo sapevo, lo sapevo che mamma aveva i superpoteri! -Io ho la capacità di essere felice, quando gli altri sono felici.- Ma che brutto, mi dicevo, perchè tutte le cose che non capivo erano brutte (vedi anche sotto la voce: Matematica), quindi non ci ho dato apparentemente credito per molti anni, mentre ora credo sia la frase che la riassume meglio, la mia mamma.

“E...Niente, venerdì alle prove...”

“Ti ha baciato!”

“S-si, più o...più o meno, nel senso, sì ma...”

“Con la lingua!”

“Ecco, anche qui, più o men-”

“Quindi avete già...”

“So a cosa stai pensando ma ti assicuro che...”

“Andrew no. Adesso stiamo correndo troppo.”

Io scoppio a ridere e inizio a scuotere la testa, mentre anche lei si lascia andare a qualche sorriso, ma so bene essere serissima. L'unica che non riesco a capire questa sera, è mia sorella Hannah. La mia piccola. Se ne sta raggomitolata in un angolo del letto e io la sento distante anni luce da me, con quel suo sguardo perso. Non voglio la sua attenzione, no, voglio solo che mi guardi e che sappia che io son qui, e non per sfoggiare un fidanzato nuovo di pacca, ma perché li amo, tutti loro.

“Tesoro, non riesco più a far partire la tele! Non è che hai toccato qualche filo spolverando?”-urla papà dal salotto e io penso che non voglia parlare con la tele di ciò che è successo oggi. Ha bisogno della mamma, che con quel suo ottimismo riesce ad assicurargli che sì, andrà tutto bene e che no, non c'è da preoccuparsi. Mia madre scende di corsa dicendo non è finita qui fra noi e lanciandomi uno sguardo d'intesa. Io ho riso perchè era veramente buffa e poi la porta si è richiusa lentamente.

Hannah.

Mi siedo di fronte a lei sul letto, come facevamo da bambini, con la differenza che oggi non mi guarda, è bloccata su questo punto inutile della parete. Le prendo le mani per risvegliarla da questo tepore, e lei scatta spaventata, come se si fosse appena accorta di me. “Andrew!” stringe le mie mani.

“Qualcosa non va?” le dico esibendo il migliore dei miei sorrisi, e lei ricambia, ma ha sempre altro in mente.

Aggrotta le sopracciglia e rimaniamo in silenzio per molto tempo. Molto tempo rispetto ai nostri, ai suoi standard, è sempre allegra lei e chiacchierona. Stiamo bene insieme.

So che è limitativo dire solo questo di mia sorella, ma l'amore che provo per lei è incondizionato ed infinito, automaticamente indescrivibile. Intreccio le nostre mani e le ripeto la formula avvicinandomi un po' di più e con tono diverso. “Qualcosa, non va.”

“Andrew...”-mi chiama ed io la ascolto, come sempre.-”Secondo te io sono una troialuridaeapprofittatricechenonhanientedimegliodafarecheprendersicazziinculo?”

Wow.

Mi scosto un attimo e la guardo, interrogativo. Non è uno scherzo a giudicare dalle lacrime che invadono gli occhi stanchi. “Chi ti ha detto questo?”

“Lei.”

“Lei chi?” chiedo secco.

“La moglie!”La moglie...Ricollego velocemente: relazione con il Don Giovanni di turno, lei innamorata pazza, lui bavoso del cavolo, ti piace Gary, Andrew? No ma è Hannah, si mi piace tanto.

“Non sapevo avesse una moglie.”

“Nemmeno io!”-salta su lei ridendo, sempre con quegli occhietti smarriti e sento che ora crollerà. Davvero.- “Tu ti sei mai sentito un po' così?”

“Una...”

“Troialuridaeapprofittatricechenonhanientedimegliodafarecheprendersicazziinculo”

Ripenso a quella serata al locale, al biondo, all'appartamento e al suo Moriarty a fior di labbra. “No.” le rispondo. Ma è sì.


 

“Grazie di tutto, mamma, la cena è stata deliziosa come sempre.” faccio correre lo sguardo su papà e lui abbassa il suo. Arriva il turno di mia sorella e le sue iridi vibrano, come le labbra e le mani mentre mi saluta debolmente alzando un braccio. Guardò mia madre e mi torna in mente di essere felice.

Rieccolo qui, l'equilibrio precario della felicità.

Salgo in macchina e guido velocemente fino all'appartamento di Benedict. Voglio solo rilassarmi un po', e poi riprendere qualche argomento, troppo importante per essere tralasciato. Hannah.

Apro il portone del condominio e faccio i gradini a tre a tre, per cercare di accorciare l'attesa fino alle sue labbra.

Busso e subito il mio Sherlock mi apre. Prende la mia testa fra le mani e mi posa un bacio a stampo lungo e dolce, e sembra che mi sussurri te lo meriti Andrew, e io riprendo una buon sorso del mio buonumore. Chiudo la porta con un gomito e ciondoliamo appiccicati contro il divano.

Mi toglie la giacca, e poi torna sulla mia pelle con quelle sue dita sottili che mi mandano in fibrillazione di volta in volta. Chissà come sarà fare l'amore con lui, mi vien da pensare e via, con un'altra delle tue fantasie Andrew!

Si sdraia sul divano e io lo seguo, finendo a cavalcioni su di lui. Ma io, persona seria e rigorosa, non devo..No vi prego. Non devo...

Mi prende i fianchi e li tira verso sé continuando a baciarmi e a baciarmi. Poi fa qualcosa d'insolito, infila la testa sotto la mia maglietta e inizia a giocare con quella sua lingua sul mio petto caldo.

Ora. Ora. Deglutisco. E' inevitabile che io non mi..

Ecciti.

Stringo i suoi riccioli fra le mie dita e lo spingo di più verso di me. “Oh..B-Ben.” mi sfugge ma era inevitabile. Bearsi. Bearsi è il verbo...giusto.

Vibra. Qualcosa vibra. Sotto il mio sedere. E penso a qualche gioco erotico. Oddio, io non sono pronto. Cioè sì non vedo l'ora ma non credevo così, nell'immediato. Benedict toglie la testa dalla mia maglia e si toglie il cellulare dalla tasca.

“Pronto?”
Respiro a tratti. Devo smetterla di pensare una volta per tutte. C'è un limite, Cristo, c'è un limite! Si può essere così idioti. La vibrazione del cellulare! Ma che...

Ben si alza leggermente con il busto. “Martin! No dimmi tutto, figurati.” Scivola lontano da me, si ricompone, e mi guarda dispiaciuto. Scusa amore, mi fa con le labbra. Ed è la prima volta che mi chiama così. Amore. Io sono il suo..amore. Lo ha scandito così bene con quelle sua bocca che quasi lo perdono per avermi piantato qui con un problema in mezzo alle gambe.

Inizia a baciarmi il collo, sempre con il telefono in mano, ogni tanto fa mmh mmh per sottolineare il fatto che lui stia ascoltando. Ma ad ogni suo colpo baritonale, io tremo tutto e torno in questo mio mondo di fantasie. Non dovrei farlo. Mmh mmh, fa di nuovo lui, e io non capisco più niente.


 

La notte è bella con lui. E' sempre stata bella la notte, ma insieme a Ben prende una sfumatura dolce e frizzante al tempo stesso. Dolce per i nostri baci e le nostre carezze. Frizzante perchè non sappiamo mai come dormire, ed una volta lo abbraccio, poi siamo scomodi e mi abbraccia lui, e allora avanti così per ore finchè non scoppiamo a ridere e poi a baciarci e poi ancora a ridere.

Mi infilo sotto le coperte e sfrego i piedi contro il materasso perché ho un freddo incredibile. Lui lo intuisce e mi avvolge a sé, soffiando contro le mie spalle per scaldarmi.

Ci guardiamo.

“Che hai fatto oggi?” mi bacia.

“Sono andato dai miei e...”-lo bacio anch'io. Prendo un po' di coraggio.-“Sai.”-bacio-“Gli ho detto di noi.”-bacio. Bacio non ricambiato.-“C-cosa?” chiedo io preoccupato.

“Gli hai detto di noi?”

Deglutisco. Ho sbagliato. Non dovevo. Ma è la mia famiglia! Ma è la nostra storia! Ma è la mia vita! Vorrei dirgli. Ma non riesco perché ho troppa paura di perderlo. Ho fatto un passo falso, non ricadiamoci di nuovo. Deglutisco. I suoi occhi saettano nei miei, prima in un occhio e poi nell'altro, quando finalmente prende parola: “Nessuno. Nessuno Andrew deve sapere di noi.”

“Perché?” mi esce.

“Io ho una carriera!”

“Anch'io.”

“Una famiglia, degli amici, un futuro!”

Mi scosto da lui e mi si incrina la voce: “Ed io secondo te non avrei niente di tutto questo? Qual'è il problema?”

“Io non voglio che salti fuori questa storia.” E' successo. Il pentimento. Si è accorto di cosa sia accaduto ed ora non riesce nemmeno a concretizzarlo in sé. Sta con un uomo. Sta con me. Mi pareva strano.

“Perchè non è abbastanza seria?” dico io addolcendo il tono e guardandolo negli occhi.

E qui lui urla: “Perchè non è abbastanza normale!” e tutti i sottintesi annessi a questa frase.

Parlami di felicità allora, Andrew. Parlamene. Ho capito che non devo farla vedere a nessuno. Tutti sono pronti a rubarmela, devo tenermela nel cuore 'sta cazzo di felicità. Mi scappa la prima lacrima.

Non è giusto.

Io non lo sapevo, non lo sapevo che la felicità svanisse così in fretta, lacerandomi così ogni speranza. Altre lacrime. Mi allontano da lui di fretta, le mani sugli occhi, i passi spediti verso il bagno e chiudo la porta a chiave.

“No! No no no no no dai Andrew, non fare il bambino, sai cosa intendevo! Esci fuori e parliamone.”

Stringo i capelli e mi appoggio coi gomiti al lavandino. Verrei sì fuori a parlare, ma mi tremerebbe la voce, balbetterei, incespicherei nelle mie stesse parola. Urlo dentro io Benedict. Le cose peggiori. Che possono uscire. Dalle labbra di un uomo. Perchè se ami, ami qui, come ami là fuori. Non che arriva tua moglie, Gary, e prendi ad odiare mia sorella. Non che hai dei valori tuoi Benedict, e ci rimette la nostra relazione.

“Io non ho la forza di affrontare tutto questo per entrambi.”

“Lo so amore lo so. Dammi tempo, sono passati cinque giorni...”

“E' che io ti amo capisci?” gliel'ho detto. E mi torna di nuovo da piangere.

“Ti amo anch'io Drew. Tanto. Ora apri sta cazzo di porta o la sfondo.”

Non riuscirei a guardarlo negli occhi. Perché più le cose sono vere, più io ho bisogno di schermarmi e proteggermi. Rimango in bagno.


 

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Dopo grandi richieste...Ecco a voi il capitolo 5!

O mio Dio ragazze. Ma quanto sto scrivendo? Toglietemi il computer dalle mani.

Devo scusarmi con tutte voi perchè sono sempre lentiiiiissima a leggere, recensire e rispondere ai vostri meravigliosi commenti. Cercherò di essere un po' più presente, vi amo troppissimo *-*

_That Star_

Ps: sto gnoccone di Andrewwwww *_____* ma ne vogliamo parlare? <333

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Capitolo 6
*** Demons ***


Demons

This is my kingdom come 
When you feel my heat 
Look into my eyes 
It's where my demons hide 
[Imagine Dragons-Demons]

 

“Hai dormito?”

Ho passato tre ore o forse quattro, sdraiato sulle mattonelle ghiacciate del bagno. E non ho pensato a niente. Dentro me riecheggiava solo il suo 'Io non voglio che salti fuori questa storia' -i suoi perchè e le sue scuse non ho voluto nemmeno tenerli in considerazione-. Non voglio usare parole perfide, o superbe, o quant'altro, ma l'unica cosa che ho provato mentre parlava era una delusione patetica.

O forse una mia illusione, sempre patetica. Non l'ho capito.

Speravo tanto di capirlo stando per terra.

Ma non l'ho capito.

Dopo questa meditazione improduttiva, ho deciso di uscire dal bagno e di riposare qualche ora, anche perchè il giorno dopo ci sarebbero state le prove. Così mi sono sdraiato sul divano, ancora rannicchiato su me stesso, e sempre la sua voce che ronzava nella mia mente. Sentivo freddo, ai piedi soprattutto. Ed ero maledettamente scomodo. Non era mai stato ostile o inospitale il divano, quando c'era Benedict, e quando io mi stringevo a lui, mentre mi baciava e mi accarezzava i capelli. E' strano. Mi è venuto da pensare. Poi mi sono lamentato ancora di quanto fosse duro quel divano e ho realizzato che forse era meglio starsene sdraiati nel cesso.

Infine è venuto giorno, e io avevo ancora gli occhi sbarrati.

Vorrei tanto dirgli questo. Ma mi sale troppa rabbia: sono sei ore che non apro bocca, e tutto questo tempo l'ho passato a formulare pensieri crudeli verso di lui, se parlassi sputerei fuori cattiverie che per alcuni contraddirebbero il mio 'ti amo' di ieri -secondo me lo confermerebbero, ma comunque-. Lascio perdere.

“Hai deciso di non parlare?” Insiste Benedict e io verso il cacao nella tazza di latte, e poi prendo a girare il cucchiaio. Devo sforzare ogni singolo muscolo per non saltargli addosso e baciarlo o comportarmi come faccio sempre, minimizzare e dimenticare tutto. Perchè io sono così. Ma questa volta no, è la mia occasione, posso fare l'arrabbiato quanto voglio, è colpa sua, me l'ha fatta troppo grossa. Mi chiudo fra le spalle e continuo a rigirare il cucchiaio.

Ci siamo preparati velocemente, ognuno in stanze diverse: lui in camera, mentre io mi sono ripreso il mio bagno. Metto la giacca e lo aspetto fuori. Lui chiude casa e mi raggiunge.

Ci avviciniamo alla sua macchina, e questa volta non mi apre la portiera accanto al posto del guidatore. Mi pesa questa mancanza, non so perchè. La tentazione è quella di sedersi nei sedili posteriori, per evitare un contatto diretto, niente battute forzate, niente sguardi lacerati dall'impossibilità di accarezzare quelle mani meravigliose, niente gambe tremanti alla sola idea di averlo vicino. Niente di niente.

“Sali Andrew, siamo un po' in ritardo.” dice lui, e mi risveglia. Mi ero bloccato in contemplazione dei sedili di dietro. Sospiro e mi siedo accanto a lui, gli occhi già puntati verso il cielo. Svuoto la mente. Non c'è nessuno accanto a me. Nessuno.

Arriviamo in quella specie di capannone enorme che utilizziamo per provare, slaccio la cintura e sbadiglio. Il tragitto che io e Benedict percorriamo a piedi è molto breve, e il marciapiede molto stretto. Ma insomma, nessuno deve scoprirci, no? Piuttosto che farsi vedere accanto a me, cammina sulla strada lui, bravo. Mi mordo il labbro, 'sta volta la voglia di urlare è veramente tanta. Ma taccio.

Siamo di fronte alla porta ed entrambi ci fermiamo per trenta secondi.

“Vuoi che vada prima io, e tu entri dopo?”-non so con che forza sono riuscito a dirlo, non mi piace il sarcasmo, di solito mi limito a subirlo. Deve proprio avermi fatto arrabbiare, penso. Eppure ancora gli chiederei scusa e lo pregherei che tutto torni come prima. Stupido, stupido, stupido. Lui non si merita tutto questo. Rincaro la dose.- “In modo che se qualcuno ci vede puoi sempre dirgli ch-”

“Andiamo.”

Attraversiamo il corridoio e c'è solo silenzio fra noi. Mi sembra che in ogni stanza che da sul corridoio, ci sia una festa: gente che ride, musica, amore. Io e Ben portiamo le nostre tensioni, e ovviamente nessuno vorrà prendersene cura. Verranno ignorate e trasformate probabilmente in qualcosa di idoneo a questo clima sereno. Ma va bene.

I suoi passi rallentano sempre più e scompare dal mio campo visivo. Vorrei girarmi e capire perchè si è arrestato, ma non posso per principio mio. Quindi continuo a camminare.

“Buongiorno Cumberbatch!” la Donna. Oh, 'sta donna. Accelero il passo e il nervoso che sento mi fa quasi correre. Cambia soggetto Andrew, non ci pensare. Trovati qualcosa da fare. Vai da Mark, non c'era in giro. Ma sì, cerchiamo Mark. Vago per mille corridoi, fino a quando lo vedo in tutto la sua altezza. Vado verso di lui con passo svelto.

O miseria.

L'uomo della discoteca.

Faccio una mezza piroetta -visto da lontano sembro più un idiota che scivola su una buccia di banana probabilmente-, mi metto a camminare con pietosa nonchalance, giro l'angolo e mi appiccico contro il muro. In apnea. Sono teatrale sì. Saranno i dieci anni che ho passato su un palco, ma no, poi penso, non è quello. Il punto è che io voglio diventare questo muro: fatto di calce, pietra e qualcos'altro che non so, in modo che se Lui passa di qui, io mi mimetizzo alla grande. Voglio essere il muro. E chi se ne frega se un cane mi piscia addosso o se un teppista inizia ad imbrattarmi, e loro quella la chiamano arte, arte o mio Dio sto cambiando argomento. Inizio a farlo quando sono in panico. Non puoi far sempre tutte 'ste scene Andrew- mi diceva mia mamma- se un giorno ti rapiscono tu che fai, inizi a parlargli del tempo? Non c'è niente di male nel parlare del tempo. Ma non ci devo pensare, non devo pensare proprio a niente. Corro in bagno, ma si che posso fare, l'unic-

“Moriarty.”una mano mi prende il braccio, con forza trattenuta e mi costringe a girarmi verso lui. Oh se è bello. Alto, biondo, mascolino, selvaggio, fiero. Una tigre.

“Ehy”-mi dice un po' intristito, devo sembrare un uccellino timoroso, mamma mia.-”Ti ricordi di me vero?” si scioglie in un sorriso ed anch'io lo seguo fra quei suoi denti bianchi perfetti.

“Certamente.” ahia, mi è scappato l'avverbio. E quando in una domanda diretta ti scappa l'avverbio è perchè vuoi combinare qualcosa. Controllati Andrew, controllati.

“Io sono Michael, Sebastian Moran mi dicono.”

“Sebastian Moran...” ripeto io come incantato e gli sorrido. Non ci posso credere.

Sento dei passi avvicinarsi verso noi, ma sono troppo rapito dai suoi tratti e da quel mezzo sorriso da bad boy per farci caso. I passi si fermano al mio fianco ma stranamente nessuno parla.

Passa un minuto.

Inizio a preoccuparmi un po'. Guardo chi ho di fianco e mi appare Benedict in tutto il suo splendore. I suoi occhi azzurri, perfettamente riflessi in quelli di Sebastian, saettano di qua e di là, mentre la mascella gli vibra appena. Ha appoggiato una mano sulla mia spalla e non me ne ero accorto.

“Tu devi essere Moran.”

Quel sorriso storto “Fassbender.” allunga la mano.

“Io sono Sherlock.”-Michael lo guarda ad occhi spalancati come a schernirlo 'dovrei avere paura?' sembra dirgli.-”Il mio nome è Benedict.”

“Benedict!” esclama lui e io spero taccia. Sì, sì, sì, è lui, quello che chiamavo mentre facevamo sesso, sì va bene, stai zitto per carità. Mi guarda e io lo imploro con lo sguardo di serrare le labbra. Continua a guardarmi e io vorrei sprofondare.

Cosa farebbe Moriarty in questo momento? Proporrebbe una cosa a tre probabilmente.

Arrossisco, non ci starò pensando davvero, ditemi che non è vero.

Benedict mi risveglia, prendendomi per mano e tirandomi chissà dove. Deve aver inventato una qualche scusa e ora mi vorrà rinfacciare qualcosa, che roba.

Ci appostiamo dietro ad una porta e punta un dito verso di me.

“Che cazzo fai?”

“Che faccio?”

“Lo vedo come lo guardi.”

“Che dici?”

“Lo hai contemplato per due minuti minimo, ti sei morso il labbro due volte, sei arrossito una..”

“Bravo Sherlock, bravo.” dico io ironico e, Cristo, questo è Moriarty.

“Senza contare che ci hai limonato assieme per una notte intera!”-alza la voce lui cercando di darsi un contegno.-”E magari avete anche scopato.” abbassa lo sguardo e io indietreggio. Non deve saperlo, per nessuna ragione al mondo. Non voglio che creda che io sia una persona facile, o sempliciotta, anche perchè se sapesse i veri motivi del mio gesto forse...No, no, non c'è scusa che regga. E' stato un mio errore.

Rialza gli occhi e li pianta nei miei. Aggrotta le sopracciglia. “Lo avete fatto?”

Perchè pensi questo vorrei dirgli. Ma che dici. Oppure ancora grazie per la fiducia eh. Fare un po' il bastardo per rinfacciargli il male che ha fatto a me ieri sera. Invece dico “Scusa”.

Ride amaramente, fa una smorfia disgustata e ricaccia coraggiosamente le lacrime che premono per scorrere giù sulle guance pallide. Se ne va velocemente.

 

Scendo dalla macchina e mi avvio verso la porta di casa. Casa mia, Benedict non mi vuole vedere evidentemente. Non mi ha più rivolto parola per tutto il giorno, ha parlato solo a Jim, ma in questo caso lui non conta. Conto io, cavolo. Conto io e il mio cuore spezzato.

Entro in casa e subito sento delle urla tremende.

Lascio lo zaino a terra, salgo le scale, seguo le grida, apro la porta della mia camera e ci trovo mia sorella, mani al muro, viso stravolto schiacciato contro la parete da una mano sudicia. Dietro a lei Gary che si accorge di me, e smette di spingersi nel suo corpo.

“Che cazzo vuoi?”

Ha parlato prima lui. Non io. Dovevo fare la parte dell'eroe. E invece, ancora, zitto.

“La-lascia...”inizio a piangere.-”Puoi...Puoi lasciarla andare?”

Gary si allaccia i pantaloni e si avvicina a me minaccioso.

“Per favore” gli chiedo un'ultima volta io con voce quasi stridula, mentre metto le mani in avanti. Si avventa su di me, il pugno gli parte quasi involtario, poi i due calci alle gambe ed io sono già per terra. Mi pesta le spalle e la schiena con quei suoi stivali, prende il collo della giacca per tirarmi un altra botta sul naso e io sento il sapore del sangue su di me. La vista non risponde più. Non riesco a vederlo. Non riesco..a sentire cosa dice mia sorella. Voglio svenire, voglio svenire. Fatemi svenire. La testa continua a girare, e cerco di appoggiarmi alla parete. Niente da fare, un altro colpo allo stomaco e torno supino sul pavimento, inerme.

“Sei la mia puttana, va bene! Cosa mandi, gli amichetti a salvarti?”

“E' mio fratello!!!”

“Non me ne frega un cazzo di chi è! Oh! Tirati su troia, sta bene! Dobbiamo esserci solo io e te in questa storia mi hai capito?” Silenzio. Mani su di me. “Sta bene Hannah, cazzo! Non gli ho fatto niente. Rispondi alla domanda.”

“Gary.”

“Solo io e te va bene?”

“Solo io e te.”

 

Il collo non riesce a sostenere la testa. Sono sempre stati pesanti i miei pensieri ma mai come oggi. Affondo tutto d'un fianco e cerco di alzarmi con le braccia. Mi fa male ogni singolo muscolo. Traballante, mi alzo in piedi e sento mia sorella piangere.

“Scusalo Andrew scusalo. Non lo fa apposta, lui non-” la allontano, ma forse lo faccio troppo bruscamente, perchè nell'immediato torna a disperarsi.

Se c'è un modo per scappare, mostratemi la via, e non esiterò. Me ne andrò come un codardo che non ha mai avuto la forza di affrontare le difficoltà, non ne farò un dramma e voi non ne risentirete. L'unico sbocco ora, mi sembrano le scale. Scendo pendolando da un piede all'altro e schivo le mani di mia sorella come peste. Non voglio far pesare su di lei questa cosa. Non è colpa tua le continuo a ripetere. Ora si tratta di me.

Io umiliato, io ingannato, io furioso, io picchiato.

Sono io. Io. Io. Io.

Questa volta sono io.

Finalmente finisco i gradini, riprendo lo zaino, ma non oso mettermelo sulle spalle, sono troppo doloranti. Lo trascino fino a fuori dalla porta e mi chiudo fuori. Corro sbilenco, cado, mi rialzo, apro la macchina, salgo e parto.

Arrivo.

Apro una porta.

La chiudo.

Ne riapre un'altra.

“Curami Ben ti prego. Prenditi cura di me. Preoccupati. Perchè io non sto bene.”

Inizio a piangere, mentre due braccia forti mi avvolgono il capo.

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Capitolo 7
*** Just to know you're alive ***


Just to know you're alive

I just don't want to miss you tonight
And I don't want the world to see me
'Cause I don't think that they'd understand
When everything's made to be broken
I just want you to know who I am 

[Goo Goo Dolls-Iris]

 

 

Mi ritrovo seduto sul cesso.

Non sono solo questa volta, e già questo dovrebbe essere un buon segnale, penso. Invece no. Sto peggio di prima. Dopo essere stato massacrato di botte del ragazzo di tua sorella e saperla completamente sottomessa a un mostro del genere, credo che tutti cambino. Io per esempio sento di essere corroso da un non so che di marcio. Qualcosa si è infiltrato in me e ha iniziato a destabilizzare ogni mio accenno di vita. Guardo fisso davanti a me, mentre Benedict mi gira attorno con del disinfettante. Ogni tanto brucia, okay. Ma non mi muovo comunque. Nessuno mi ha chiesto cosa fosse successo. Martin era seduto sul divano quando sono entrato, Ben mi ha portato subito in bagno. E sì, credevo andasse bene, credevo fosse giusto che nessuno mi chiedesse nulla. Chi cazzo sono io in fondo? Poi Martin è andato via e siamo rimasti io e Ben. Lui non ha detto niente. Io sono caduto per terra ma, cazzo, è stata una mia scelta. Volevo stare lì e basta, bisogna imparare a fregarsene alle volte. Invece no, arriva lui e mi raccoglie come fossi un bimbo che cade ai primi passi.

“Cos'è successo Andrew?” secco secco.

L'ho guardato un attimo. Ho pensato a come vedeva lui i miei occhi scuri. Io in lui vedevo la salvezza, lui probabilmente solo tanta confusione. Chissà cosa prova, nel vedermi così maltrattato. Chissà perchè gli tremano le mani mentre tira fuori il cotone.

Volevo chiedergli anch'io qualcosa. Invece no, ho iniziato a raccontargli cos'era successo. Apatico, essenzialmente oggettivo. Nemmeno una telecronaca si sarebbe attenuta così tanto ai fatti. Gli ho ripetuto le frasi a memoria, senza però usare quei toni.

“Adesso risolviamo tutto.” mi dice mentre si accovaccia davanti a me, accarezzandomi i fianchi e guardandomi fisso.

“Ma a me va bene così.” gli ho risposto, e non mentivo. Sento di essere una boa in questo momento, di quelle lasciate a naufragare in un mare. E pensandoci, è un bel mare. Ogni tanto piove, va beh. Ma non posso stabilire anche i prezzi della mia condanna. Chi è debole, rimanga dov'è. Il mondo io lo subisco sì, ma ho anche il dono di assecondarlo. Vero? Vero Ben?

“A noi non va bene 'così', Andrew. Come non va bene a Hannah.”

“Io non voglio fare niente.”

“Adesso andiamo di là.”

“No Ben io non voglio fare niente.” inizio a piangere come un cazzo di moccioso e non mi importa proprio. Punto i piedi e mi allontano con il busto, mettendo una mano avanti, mentre con l'altra cerco di non far cadere tutte le lacrime. Lui mi tocca, cerca di afferrarmi, come un gabbiano che in volo, cerca di raggiungere quell'agognata boa.

“Per favore Andrew, per favore.” non ho mai sentito quella voce. Mi perdo a pensarci, e lui ne approfitta, mi prende da sotto le braccia, stringendomi prima forte e poi lasciando che io mi aggrappassi a lui anche con il resto del corpo.

Arriviamo nella camera da letto, e io rimango incollato a lui. Allora si abbassa, mi posiziona sul letto e inizia a togliermi i pantaloni, mentre io lo continuo a fissare. Spuntano nuovi lividi, si affretta a tamponarli con della crema. E quanto sono belle le sue mani sulle mie cosce. Poi mi toglie la maglietta, e lentamente m'infila uno di quei suoi maglioni di lana, quella che pizzica, ed è così grande a me. Sorrido, perchè pizzica.

Raccoglie il mio sorriso e lo trasforma in suo, facendomi distendere “Andiamo sotto.” mi dice, e ben presto ci infiliamo fra le coperte ancora fresche.

Lui rimane sopra me ed è così bravo a non premere su nessuna zona sofferente del mio corpo. Le sue mani sono fra la mia testa e si sforza di non appoggiarsi in alcun modo. Mi bacia la fronte, poi la tempia, e respira sui miei occhi, facendomeli chiudere. Mi bacia il collo e scende fino a dove lo scollo a V glielo permette, poi apre i miei palmi e cura con le sue labbra ogni singolo graffio. Accarezza le gambe delicatamente con le sue dita e passa sotto la pianta dei piedi. Riderei in un altro momento, e inizierei a scalciare come un matto. Non ho mai sofferto il solletico, rifletto. Sono gli altri che mi danno fastidio toccandomi. Io volevo solo il suo, di tocco.

Apre le mie gambe, si avvicina al mio sesso con le labbra, lo sfiora con un respiro e poi si intrufola sotto la maglia, sbucando poi di fronte a me. Intrappolati in quel maglione.

“Posso proteggerti Andrew?”

“Sì.”

“Da qualsiasi cosa?”- annuisco.- “Te lo prometto allora.”

Arriva alle mie labbra finalmente, e ci baciamo. Passiamo minuti così, io gli mordo le labbra, voglio immobilizzare la sua lingua, gli succhio gli angoli della bocca, ma lui no, continua ad essere meravigliosamente delicato, e lo ringrazio con dei sussurri spezzati.

“Proteggerò anche Moriarty da Sherlock, amore.”

Io scoppiò a ridere, mentre lui esce dalla maglia e si scrolla i capelli.

“Sarò io a proteggerti da Jim invece.”

“Ma che vuoi fare tu micetto.”

Lo stringo al mio petto e torno a baciarlo. Poi pian piano inizio a chiudere gli occhi, ma le sue labbra non si staccano dalle mie. Allargo le gambe e lui si sistema fra di me.

“Ti amo.”

Ora come ora non riesco a capire chi lo ha detto.

Dormo.

 

Apro un occhio. L'intento era quello di aprirne due, ma l'altro non ha ben recepito, quindi rimane chiuso. Un bel sole mi accoglie e io allungo le ossa delle braccia, stendendole in alto, poi sì, sbadiglio. L'altro occhio ci ha raggiunti intanto nel nostro risveglio mattutino. Sbatto le palpebre. Guardo come sono messo, tutto storto e con le gambe aperte, solito disastro. Ben non c'è.

Ma non mi fido molto.

Appoggio una mano sulla mia pancia e no, niente ricciolini morbidi, solo lana urticante.

“Benedict?” chiamo io, la voce impastata dal sonno, deve essermi uscito una sorta di Gnegnedict, ma fortunatamente Ben ha capito e si è presentato davanti a me: un vassoio bianco, con del tè, qualche biscotto e una margherita, che chissà dove è andato a prendere.

“Buongiorno.” la sua voce è meravigliosa. Troppo, troppo, troppo..

“Ciao” rispondo io e gli sorrido con fare ruffiano inclinando la testa.

“Hai idea di che ore siano?”-faccio di no con la testa e prendo il vassoio di mano quando lui si avvicina, poi si siede accanto a me sul letto.-”11 e 10, come la mettiamo Moriarty?”

Le prove! O miseria. Mi allarmo e m'irrigidisco col busto. Lo guardo, panico.

“Ho già telefonato, gli ho detto che oggi non saremmo andati.” perchè deve essere sempre così perfetto? Gli stampo un bacio sulle labbra e lo ringrazio, per tutto. Prendo un biscotto e gli do un morso. Mi costringo a ricordare che non andrà avanti così per sempre, non posso nascondermi ancora per molto dietro a Ben, dovrò parlare con Hannah o almeno fare qualcosa. Direi che ormai in qualche modo anch'io sono coinvolto. Com'è riuscita a tenermi nascosto tutto questo lato oscuro di Gary? Come non sono riuscito io ad accorgermi che la situazione degenerava giorno per giorno. Mando giù e guardo Ben, che deve essersi incantato sulle mie mani o sui biscotti, ma credo sia più probabile la seconda.

“Come stai?” mi chiede.

“Molto meglio.”-Mi rendo conto che stava guardando proprio me prima, perchè mi ha preso la mano destra e l'ha girata: un livido un po' gonfio.-”Amore sto bene.”-vi posa un bacio.

“Vuoi fare due passi Drew, un po' di sole ti farà bene.”

“Io e te?” sbotto quasi io.

Annuisce.

 

Scendiamo giù dalle scale dell'appartamento e subito la luce di mezzogiorno ci travolge. Non volevo proprio uscire. Stando chiuso in casa, a letto o sul divano, mi sarei sentito più a mio agio. Quando di solito sto male non sono solito fare un giro per la città, e proprio questo sole, così terapeutico, sarebbe stato oggetto di odio e fastidio. Invece ora mi sento sano. Non so come dire, pulito, rinato. Ben mi sta accanto ed iniziamo a camminare per il vialetto. Vorrei tanto che mia sorella incontrasse la sua 'salvezza', come io ho incontrato lui, strapparla via dalle grinfie di quell'idiota e falla brillare alla luce di questo sole meraviglioso. Questa voglia di intervenire mi sta assalendo. L'unico pensiero al momento è quello di avere fra le mani Gary e...E non lo so sinceramente. Non so che fare.

Cammino tranquillamente, quando un mio passo cicca l'appoggio e cado giù dal marciapiede, per terra.

Ben ride e io mi metto una mano sulla fronte. Un imbecille, no, veramente.

Faccio per alzarmi e subito lui mi da una mano, stringendomi le spalle. Continuiamo a camminare. E lui mi abbraccia.

Anche adesso mi abbraccia.

Sta continuando ad abbracciarmi.

Si ma adesso la smette.

O Cristo continua a farlo!

Lo guardo interrogativo e lui non mi da la soddisfazione di rispondermi, anzi, cambia argomento: “Come vuoi muoverti per quanto riguarda tua sorella?”

Lo guardo ancora incredulo, sorrido per mezzo secondo, mi mordo il labbro -o miseria, ora siamo una coppia?!- e poi torno serio. “Ne parlerei con la mia famiglia.”

“Ci tieni tanto amore?”

Vorrei dirgli tipo shh qualcuno può sentirti, ma niente, sono troppo felice. Cos'è successo? Perchè ora sei così dolce? Ho fatto qualcosa? Ti prego dimmelo così continuerò a farlo, ne varrà la pena. Ti amo tanto. Mi stringo a lui, sperando che avvicinandomi riesca a sentire i miei pensieri. Rispondo alla domanda intanto, ovviamente affermativamente.

“Vuoi che ti porto da loro Drew? Ci andiamo se ti fa piacere.” sorride e mi da un bacio.

“Davvero ci verresti?”

“Amore, sì.”

“E se gli dico che ti amo troppo?” glielo sussurro sulle labbra e pianto gli occhi.

“Enfatizzerò dicendo che è fottutamente reciproco.” mi bacia.

 

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Buonasera *-*

Volevo ricordarvi che niente, vi amo e scusate il fluff ma cioè. Non ce la facevo più T____T magari tornerà l'angst si okay, mi sa di si muahahahaha ma va beh *-* con questo capitolo non potete dirmi niente vero? :'D <3

Coro: Ma lasciali vivere in pace ohhhhhh! *la spintonano*

T______T so sorry.

Grazie alle meraviglie che recensiscono. Siete voi a portare avanti questa storia, non io.

Vi amo tanto xx

 

 

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Capitolo 8
*** Be brave! ***


Be brave!

Say what you wanna say!

And let the words fall out

Honestly i wanna see you be brave!

[Sara Bareilles-Brave]


 

In questo momento, sento che ogni bellezza del mondo, è seconda alla mano di Benedict sulla mia spalla. Stanno così bene. Sembra una carezza, di quelle che ti avvolgono tutto e ti fanno scomparire. Sorrido un'altra volta, sembra che io non riesca a fare altro oggi.

Sono agitato mannaggia, le mani inizio a sudare e i piedi vorrebbero solo scappar via, eppure il cuore avanza sicuro e trascina tutto il resto. -Chi se ne frega!- Sembra che urli- E' il mio momento, indietro tutti!-. Tante volte è stupido il mio cuore, non lo metto in dubbio, ma oggi sembra così sicuro di sé che voglio lasciarlo fare.

Lentamente io e Ben camminiamo verso casa mia ed io più mi avvicino, più mi sforzo di vederla lontana. Invece no, stiamo proprio facendo questo grande passo: presentarsi ai miei, ufficializzare in qualche modo la nostra relazione e chiarire una volta per tutte la situazione di Hannah.

Sinceramente non vedo cosa potrebbe andare storto. Farò le mie figuracce, sarò goffo, stordito, imbecille, viziato come al solito, ma oggi si noterà una cosa più di altre in me: sono innamorato. E mi si perdonerà tutto perchè mamma ammetterà che Benedict è troppo bello. Papà dirà che è molto educato. E lui se ne andrà in giro con stampato in fronte si, lo so, sono perfetto, per almeno due settimane. Ovviamente io subito a scrivere sotto é tutto vero, confermo.

Ancora pochi passi, Ben si morde il labbro e mi guarda, trema quasi, freme, dall'agitazione. Anche lui sa che gli piacerà. Forse è agitato solo perchè è la prima volta che dichiara a qualcuno di essere gay, boh non lo so, non ho voglia di pensarci.

Non capisco, sono davanti alla porta, so che tocca a me bussare e non lo faccio. Devo dosare la forza, fare in modo che tutti mi sentano e allo stesso tempo non buttare giù il legno. Respiro e guardo un' altra volta Ben. Alzo il pugno tremante e finalmente do qualche colpetto. Subito ritiro la mano e ci guardiamo a metà fra l'oddio che bello e l'oddio che stiamo facendo.

Apre la porta mamma e alza di molto il mento per raggiungere gli occhi celesti del mio amore. Inizialmente è confusa, poi una scintilla brilla nel suo sguardo ed esplode in una risata genuina. Rido anch'io e la guardo. Hai visto mamma, hai visto? Hai visto quanto è bello?

Mamma si sistema gli occhiali e si ricompone un attimo.

“Salve!”- ancora sorride, Ben intanto le porge le mano e subito lei ricambia.- “Tu devi essere Benjamin!”

Oh no! Ma che Benjamin! Nonononono ma perchè! Eccolo lì, lui subito con il suo sguardo alla Sherlock a sospettare di tutto e tutti.

“Lascia...stare...” dico io bisbigliando e mettendo la mano davanti alla bocca, in modo che lei non mi possa sentire- “E' mamma che...” faccio qualche gesto confuso e spero solo abbia capito che mamma ha avuto una seria svista.

Mi guarda complice-”Benedict signora, Benedict Cumberbatch”

“Fatti figo perchè hai il nome lungo...” borbotto ancora dietro la mano e colgo il suo sorriso mal celato.

“Ben!”- eddai ma', lo conosci da trenta secondi è già 'Ben'.-”Venite pure, siamo in compagnia oggi!”

Entriamo piano, sempre sorridenti. Cerco papà con lo sguardo e lo trovo seduto composto sulla sua poltrona. Davanti a lui, sul divano, Hannah e..

Si alza.

Gary.

Freno immediatamente, afferro la manica di Ben e lo tiro fuori a forza. Non capisco più niente, voglio uscire voglio uscire voglio uscire. Lo strattono più forte, indietreggio sempre più veloce, sbattiamo contro la porta. Usciamo, usciamo!

Perdo l'equilibrio, appoggio le mani a terra, barcollo fino all'angolo della strada e mi siedo sul marciapiede.

“Benedict non ce la faccio ti giuro. Cosa ci fa qua? Che vuole ancora?” gli chiedo con voce stridula. Avrei dovuto prevenirlo, non incontrarlo qui, a casa! Che faccio ora? Sarà venuto per ufficializzare il fidanzamento? Mia sorellla assieme a quell'imbecille? No, no, no!

“Amore, è quello che ti ha preso a botte? Andrew guardami negli occhi diamine, è lui?”- ondeggio la testa, più che altro con la speranza di scacciare via le lacrime- “E' lui?”- stringo forte gli occhi e annuisco questa volta. Si alza di scatto e io ho paura di cosa possa combinare, è incazzato, glielo si legge dagli occhi, ma rimane sempre pacato e sicuro nei movimenti. Mai confuso, mai irresponsabile, mai sciocco, mai seduto per terra su un marciapiede con le lacrime agli occhi.

Non fa in tempo a fare due passi che subito Gary e il suo completo da mille dollari lo fronteggiano.

“Da dove esci tu?” fa lui masticando una cicca.

“Sono il suo fidanzato.”per la prima volta, ho sperato che Benedict non avesse sfoggiato quella frase. Va infatti interpretata ancora come un'arma a doppio taglio: certo, con la prima lama mi può difendere, ma con l'altra si squarcerà la mano, perchè l'ignoranza delle persone è dura a combattere, ed una coppia gay è ancora un'eresia. Infatti è stato ferito, da quelle risatacce oscene di Gary. E anche spintonato via. Sanguina, in silenzio.

“Senti, frocio, tua sorella si sposa con me fra cinque mesi, mi hai capito?”

Disgusto. Mi tira un calcetto sulla gamba, con l'intento di farmi parlare probabilmente.

“Tu ne devi rimanere fuori. Io sono una brava persona e so cosa vuole Hannah. Saprai anche tu quanto è bello ricevere cazzi in culo, no?”

Dovrei.

Lo so, vi giuro, lo so.

Dovrei spaccargli la faccia e fargli ingoiare tutte le cattiverie che ha detto ma non muovo muscolo perchè sono un codardo, va bene? Non faccio niente e non è pigrizia. E' terrore e consapevolezza di essere troppo deboli, di non potercela fare. Torna in mente, così, a schiaffo, un bambino chiuso dentro l'armadio e qualche individuo a tirare calci contro le ante- “Effemminato del cazzo!” e subito dopo- “Stai zitto, perchè se viene la prof e tu gli racconti tutto, poi io ti pesto a sangue”, “No no, non fatemi male! Non parlo!” E allora cosa c'è ancora da discutere? Si è tutti vigliacchi e ci deridiamo da soli. Beato chi è forte. Beato chi reagisce. Sarà anche il più stupido dei vigliacchi, ma lui ce la farà. Per anni ho pensato di meritare quei calci nello stomaco. Era colpa mia, doveva partire da me la rivoluzione! Come dovrebbe partire da Hannah! Gary è nel giusto. Bravo, Gary. Sei un grande, Gary.

Poi però. Però però però. Benedict gli tira un pugno in pieno viso, con un dito gli parla minaccioso e lo allontana da me. “Tu non lo devi sfiorare, innanzi tutto.”

 

“Ci sono delle persone che semplicemente non riescono a far scattare quella rivoluzione, come dici tu Andrew.” Ben si tampona il labbro con il fazzoletto, per poi lappare un altro cucchiaino di gelato.-”Bisogna dargli una mano, non credi anche tu?”

“Ti sei preso tre pugni in faccia.” gli ricordo. Ho voluto parlargliene, senza però addentrarmi nel lerciume del mio passato, gli ho detto la mia idea, e come ci si dovrebbe comportare. Apatico, come sempre quando succede qualcosa di brutto e spiacevole. Eufemismi.

Continuo a guardarlo come fosse un eroe indesiderato, che difende una patria senza case o alberi e che per giunta non gli appartiene.

“Non potevo lasciare che quello ti schernisse o ancor più ti facesse del male.”

“Perchè?” sbotto.

Lui fa una breve pausa- “Ti devo proteggere, te l'ho già detto. E Hannah fa parte di te, quindi vedremo di risolvere questa situazione.”

Non dico niente, Ben allunga una mano fino alla mia, la accarezza e io ci poso la fronte.

 

Prove.

Ci tocca.

E' sera tardi, credo siano le undici ormai, fuori è tutto buio ed è giunto finalmente il momento di recitare. Benedict è con Martin, Mark, la Donna..insomma tutto il gruppo più chic. O forse semplicemente quello che ha dei ruoli simpatici. Quello che non deve fare lo psicopatico, per intenderci. Rimango solo sulla panchina dello spogliatoio, un bel Westwood addosso e quest'aria sconsolata che sta facendo incazzare Moriarty.

Senti Jim, mia sorella è stata picchiata, insieme a me per giunta, dal suo...

Noioooooooso!

E va beh, non si può parlare!

Crollo di nuovo nello sconforto.

La porta si apre con un cigolio ed entra Michael, che si siede accanto a me. Lo guardo con un sorriso, ma lui rimane serio. Mi fa voltare bruscamente verso di lui, in meno di un secondo ho i suoi meravigliosi occhi di fronte. Mi prende il mento fra le dita.

“Oi. Non so che ti succeda. Non lo so. Ma devi farti valere, okay?”

“Non è che io-”

“Taci. Tieni lo sguardo alto, poniti degli obbiettivi e raggiungili.”

Mi sembra tanto semplice.

Sguardo alto.

Obbiettivo.

Farcela.

“Mi hai capito, Moriarty?”

Sguardo. Obbiettivo. Farcela. Farcela. Farcela.

“Adesso usciamo e spacchiamo il culo a tutti, chiaro?”

Sorrido storto.

“Dobbiamo spaccare il culo a tutti, mi hai sentito?”

Mi alzo. Sistemo la giacca e guardo Michael con la coda degli occhi.

“Messaggio ricevuto. Ma dosiamo i termini..Moran.”

Apro la porta.

3

2

1

I gave you my nummmber...I tought you might caaaaall

 

E sono importante.

 

Is that a British Army Browning L9A1 in your pocket?

 

E sono coraggioso.

 

Or are you just pleased to see me?

 

E sono Moriarty.

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OHHHHHH!
Uo! Sono esaltataaaaaaaaaaa
The stag in Italia. Vedi anche sotto voce 'sogno' o 'nuncepossucreddere' *____*
Ragazze, scusate l'indecente assenza ma ero in gita scolastica e ho dovuto saltare gli aggiornamenti di una settimana. Non capiterà più :(
Andrew cresce, mie care!

 

 

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