Il centro del mio mondo

di _miky_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO O1 - AMARSI ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 02 - L'ENIGMA DELLA PASSIONE ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 03 - UN SEGNO DAL CIELO ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 04 - LEZIONE DI CUCINA ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 05 - I RUMORI DEL SILENZIO ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 06 - UN COMPLEANNO SORPRENDENTE (parte 1) ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 07 - UN COMPLEANNO SORPRENDENTE (parte 2) ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 08 - IO SONO COSÌ ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 09 - INCONTRI ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10 - RESISTIMI! ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 11 - PICCOLE COSE ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 12 - HALLOWEEN PARTY (parte 1) ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 13 - HALLOWEEN PARTY (parte 2) ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 14 - RIVELAZIONI ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 15 - CONFESSIONI ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 16 - LA VOCE DEI RICORDI ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 17 - L’EFFETTO CHE PUÒ FARE ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO 18 - EMOZIONI A CONFRONTO ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO 19 - A CONFRONTO CON LA REALTÀ ***
Capitolo 20: *** CAPITOLO 20 - LA GELOSIA ***
Capitolo 21: *** CAPITOLO 21 - UNA VITA SENZA COLORI ***
Capitolo 22: *** CAPITOLO 22 - INSIEME A TE LA VITA HA UN SAPORE DIVERSO ***
Capitolo 23: *** CAPITOLO 23 - TREMO ANCORA AL RICORDO DI NOI ***
Capitolo 24: *** CAPITOLO 24 - IL PROIBITO ATTRAE ***
Capitolo 25: *** CAPITOLO 25 - TI VADA O NO! ***
Capitolo 26: *** CAPITOLO 26 - VACANZA INFERNALE ***
Capitolo 27: *** CAPITOLO 27 - LA CURIOSITÀ UCCISE IL GATTO ***
Capitolo 28: *** CAPITOLO 28 - IL MONDO NON PUÒ SOSTENERSI SENZA INGIUSTIZIA ***
Capitolo 29: *** CAPITOLO 29 - I NODI VENGONO AL PETTINE ***
Capitolo 30: *** CAPITOLO 30 - FIDATI DI ME ***
Capitolo 31: *** CAPITOLO 31 - E SE LA FIDUCIA NON BASTASSE? ***
Capitolo 32: *** CAPITOLO 32 ● PROTEGGERE E' LA PIU' BELLA VOCE DEL VERBO AMARE ***
Capitolo 33: *** CAPITOLO 33 - SARÒ L’ESCLAMAZIONE AI TUOI PERCHÈ ***
Capitolo 34: *** CAPITOLO 34 - TUTTO NON È COME APPARE ***
Capitolo 35: *** CAPITOLO 35 ● APPUNTAMENTO SOTTO LE STELLE ***
Capitolo 36: *** CAPITOLO 36 - QUESTIONE DI FIDUCIA ***
Capitolo 37: *** CAPITOLO 37 - I RICORDI A VOLTE FANNO MANCAR L’ARIA ***
Capitolo 38: *** CAPITOLO 38 - BUGIE A FIN DI BENE? ***
Capitolo 39: *** CAPITOLO 39 - CIÒ CHE CONTA È IL CORAGGIO DI ANDARE AVANTI ***
Capitolo 40: *** CAPITOLO 40 - NON È MAI TROPPO TARDI… O FORSE NO? ***
Capitolo 41: *** CAPITOLO 41 ● QUANDO AVRAI BISOGNO SARÒ QUI ***
Capitolo 42: *** CAPITOLO 42 ● TI È MAI CAPITATO DI ABBRACCIARE UNA PERSONA E SENTIRTI AL RIPARO? ***
Capitolo 43: *** CAPITOLO 43 ● LA NOTTE DEI DESIDERI ***
Capitolo 44: *** CAPITOLO 44 ● CAMBIAMENTI ***
Capitolo 45: *** CAPITOLO 45 ● ANNO NUOVO, VITA NUOVA...? ***
Capitolo 46: *** CAPITOLO 46 ● NON PUOI CHIUDERE IL CUORE ALLE EMOZIONI ***
Capitolo 47: *** CAPITOLO 47 ● TI SORPRENDERAI COME TUTTO CAMBIA IN UN ATTIMO ***
Capitolo 48: *** CAPITOLO 48 - A PRESTO! ***
Capitolo 49: *** Capitolo 49 - Sana e Akito ***
Capitolo 50: *** CAPITOLO 50 ● BISOGNA GUARDARE INDIETRO PER ANDARE AVANTI ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO O1 - AMARSI ***


CAPITOLO 01 ● AMARSI
 

Le vacanze estive ormai erano giunte al termine e il fatidico momento di ritornare tra i banchi di scuola, al lavoro e di ricominciare la solita routine giornaliera era arrivato.
Il quartiere quella mattina era abbastanza tranquillo se non fosse stato per le continue grida di una ragazza dai capelli rossi.
“Lo sapevo! Ieri sera non dovevo stare sveglia fino a tardi a guardare quello stupido programma! E ora come al solito sono tremendamente in ritardo!” urlò Sana correndo da una stanza all’altra.
“Quando sei pronta la signora Shimura ha preparato la colazione!” le disse la signora Misako mentre si dirigeva in cucina.
“Colazione? Colazione?! Come posso pensare di fare colazione quando tra meno di un’ora ho un esame da recuperare!” pensò Sana mentre si infilava una comoda camicetta.
La ragazza recuperò velocemente la sua borsa e scese le scale.
“Finalmente ti sei decisa a scendere, ecco mangia qualcosa!” sorrise la madre di Sana mentre sorseggiava una tazza di thé.
“Non posso! Devo assolutamente correre all'università!” affermò la figlia guardando le lancette dell'orologio appeso in cucina.
“Come pensi di poter sostenere un'esame senza nemmeno mettere qualcosa sotto i denti!” la rimproverò la signora.
“Ok… Mangio una brioches e bevo un succo! Mamma, dov’è Rei?” le chiese mordendo un boccone.
“Non lo so, sarà in camera sua! Ma non eri in ritardo figliola?” le rispose.
“Eccomi Sana! Stavo finendo di prepararmi” disse Rei entrando in cucina.
“Per fortuna sei arrivato! Riesci ad accompagnarmi all’università?” domandò velocemente Sana.
“Va bene, ma non riesco a venirti a riprendere perché ho un impegno con Asako!” affermò Rei prendendo le chiavi della macchina.
“Va bene! Allora partiamo immediatamente che tra meno di quindici minuti iniziano ad interrogare!” rispose Sana prendendo Rei per un braccio.
“Buona fortuna Sana!” esclamarono le signore Misako e Shimura.

***

“Buongiorno Akito! Dormito bene?” chiese Natsumi preparando la colazione.
Il ragazzo scrollò semplicemente le spalle mentre si versava in una tazza il caffè appena preparato dalla sorella.
“Vedo che non sei di molte parole… Come al solito!” lo prese in giro intanto che addentava un biscotto.
“Non sei in ritardo per il lavoro?” domandò Akito con un ghigno.
“Santo cielo com’è tardi! Devo scappare!” rispose urlando mentre guardava l’orologio da polso.
Natsumi si diresse velocemente in bagno per lavarsi i denti e darsi un’ultima sistemata, dopodiché salutò Akito contenta che suo fratello da lì a poco avrebbe aperto una palestra.
“Sono circondato da persone ritardatarie… Chissà se Sana sarà arrivata puntuale all’esame. Ieri sera quando l’ho chiamata voleva finire di vedere quello stupido film! Ecco parli del diavolo…” pensò Akito mentre sorseggiava il suo caffè.
Aprì il messaggio e lesse “Ti ho mai detto che i tuoi occhi illuminano di immenso? <3”.
Il ragazzo sorrise e le scrisse velocemente “Buongiorno Kurata! Di cosa hai bisogno?”.
Pochi minuti dopo  il suo cellulare suonò nuovamente: “Puoi passarmi a prendere all’università finito il colloquio?”.
“Solo perché ho l'occasione di vederti prima =P In bocca al lupo!”
“Era un’offerta che non potevi rifiutare! Crepi! :*” seguito immediatamente da un ultimo messaggio che diceva “Ah, Buongiorno Amore!”.
Finito il caffè si diresse in bagno per prepararsi, finalmente uno dei suoi sogni si sarebbe realizzato: avrebbe aperto una palestra di Katate.

***

“Eccomi Hisae! Hanno già iniziato?” esclamò Sana raggiungendo in corridoio l’amica.
“Finalmente sei arrivata, mi stavo preoccupando! Comunque è appena entrata una ragazza” rispose Hisae.
“Per fortuna! Sono agitatissima” affermò sedendosi.
“Anch’io! Ma almeno siamo insieme!” sorrise Hisae stringendole la mano.
“Hisae Kumagai!” urlò un'insegnante pochi minuti dopo.
“Eccomi!” esclamò Hisae alzandosi.
“Buona fortuna!” affermò Sana incrociando le dita.
Dopodiché appoggiò la sua borsa sulla sedia appena lasciata libera dall’amica e prese in mano il suo libro di psicologia. Sfogliava velocemente le pagine, fermandosi solamente nei punti in cui non si ricordava qualche nome.
Era molto nervosa: continuava infatti ad arricciolarsi i capelli e a mordersi il labbro inferiore, per non parlare del continuo movimento del suo piede.
Era un atteggiamento abbastanza irritante.
“Nervosa?” chiese sorridendole un ragazzo moro.
“Si vede tanto?” rispose la ragazza alzando lo sguardo.
“No… Almeno che tu muova così assiduamente i tuoi piedi in ogni occasione!” scherzò il ragazzo.
Sana a quell'affermazione scoppiò a ridere e il ragazzo le chiese se poteva sedersi accanto a lei.
La rossa annuendo spostò la sua borsa per terra.
“Io sono Marco!” si presentò il ragazzo.
“Sana” sorrise la ragazza porgendogli la mano.
“Dai, basta ripassare!” le disse chiudendole il libro.
“Sei anche tu qui per l’esame?”
“Si e non ho intenzione di aprire alcun libro. Ormai quello che ho studiato è qui dentro!” affermò Marco indicandosi la testa.
“Sei molto sicuro di te” gli disse.
“Dovresti esserlo anche tu, infondo è solo un esame come tutti gli altri. Prova a pensare che stai semplicemente facendo uno scambio di pareri o spiegando a qualcuno i tuoi interessi. Devi sapere padroneggiare la conversazione!” le spiegò stiracchiandosi.
“Ci proverò… Grazie!” rispose la ragazza rimanendo colpita da ogni singola parola.
Non l’aveva mai vista sotto questa luce.
Marco le sorrise domandandole “Allora, come sono andate le vacanze?”.
“Molto bene... Le tue?” gli disse semplicemente mentre portava all'indietro una ciocca di capelli.
“Fantastiche! Questo fine settimana terrò un concerto con la mia band in un pub, vuoi venire?” le chiese.
La ragazza inarcò un sopraciglio, non si aspettava quell’invito improvviso.
“Que-questo fine settimana?” domandò titubante.
“Sana! Ho preso 29!” esclamò Hisae andando incontro all’amica e interrompendo la loro conversazione.
“Brava Hisae!” affermò Sana girandosi.
“Io ora vado. Ricorda: padroneggia la conversazione!” la salutò Marco alzando in aria un pugno.
“Ciao…” rispose la ragazza.
“Chi era quel ragazzo?” domandò curiosa l’amica.
“Non lo so sinceramente. Si è avvicinato a me chiedendomi se ero nervosa… Dopodiché ha iniziato a darmi qualche consiglio sulla sicurezza” le disse mentre lo guardava chiacchierare con alcuni suoi amici.
“Sana Kurata!” urlò la stessa insegnante di prima.
“Sana io ora devo correre in negozio!” affermò Hisae.
“Ok, ci sentiamo più tardi!” rispose Sana.

Uscita dall’università Sana sorrise nel vedere l’automobile del suo ragazzo fuori dal cancello: le era mancato.
Aveva voglia di stare con lui tra le sue braccia, per poter sentire quel suo profumo intenso che la faceva sentire a casa tutte le volte.
Corse velocemente incontro ad Akito ed entrando in macchina lo abbracciò forte a sé.
“Sono felicissima, ho preso 30!” esclamò Sana.
“Non vorrai far piovere Kurata!” ghignò il ragazzo.
Amava vedere quei bellissimi occhi esprimere gioia e felicità. Sentire il suono di quella splendida risata accompagnata da quel meraviglioso sorriso che gli donava ogni giorno.
“Non mi merito qualcosa? Non so, qualche regalino!” gli disse Sana mentre gli faceva la linguaccia.
Akito accarezzò quelle morbide guance, le più morbide che aveva mai toccato.
A quel gesto e a quel pensiero non seppe resistere e il ragazzo le strappò l’ennesimo bacio, accolto piacevolmente dalla sua ragazza.
Le loro lingue danzavano e giocavano fra di loro mentre le loro mani accarezzavano delicatamente i loro visi. Amavano entrambi quei generi di baci, perché in un attimo riuscivano ad esprimere la passione che provavano l’uno per l’altra.
“Ottima scelta!” gli rispose Sana staccandosi dalle labbra del suo ragazzo per riprendere fiato.
Akito con un ghigno accese il motore e partì.
“Tu quando inizi ad insegnare?” domandò sorridendogli.
“La prima lezione si terrà martedì pomeriggio!” rispose il ragazzo.
“Wow, sul serio! Posso venire a vederti?!” esclamò immediatamente Sana.
“Non se ne parla nemmeno!”
“Perché no? Dai, non farò casino!”
“Ti conosco Kurata!”
“Non ti distrarrò” affermò la ragazza guardandolo con occhi dolci.
“Promettimi che non farai le tue solite pagliacciate!” si arrese dopo poco.
“Promesso!” rispose incrociando le dita sulla bocca e sorridendo.
Drin Driin Driiin… Suonò il cellulare della ragazza.
“Pronto. Si tutto bene… Ok, glielo dico. Si, si. A dopo!” rispose Sana per poi chiudere la telefonata.
“Ecco… Stasera ti andrebbe di venire a cena a casa mia? Rei mi ha appena detto che deve fare un annuncio speciale” gli disse.
“Ok, per che ora?” affermò arrivato a casa.
“Intorno alle 20:00” disse scendendo dalla macchina.
“Ok! Che strano…”
“Cosa? Perché quella faccia? Mi spaventi” esclamò preoccupata.
“Non mi ricordavo di aver lasciato la luce accesa… Aspettami qui!” le disse entrando in casa.
La ragazza annuì pensando “Speriamo non ci sia nessuno. Queste situazioni mi mettono l’ansia… Ma perché non arriva? Ormai sono passati più di cinque minuti!”.
Vedendo che il suo ragazzo non decideva a ritornare decise di entrare anche lei nell'abitazione.
“Hayama?! Dove sei?” urlò Sana arrivata in salone.
“Suo padre e sua sorella non ci sono” si disse fra sé e sé constatando che nessuno le rispondeva.
Dopo essere entrata in tutte le stanza del piano terreno salì le scale esclamando “Hayama se questo è uno scherzo non è divertente!”.
Improvvisamente sentì due mani toccarle il viso: una le aveva chiuso gli occhi e l’altra le aveva tappato la bocca.
“Kurata” le sussurrò all’orecchio Akito.
“Hayama… È successo qualcosa?” sobbalzò la ragazza.
“No!” rispose il ragazzo.
“E allora perché mi fai spaventare!” si agitò Sana.
“Tieni gli occhi chiusi e seguimi” le ordinò Akito.
Sana annuì e lentamente il ragazzo accompagnò la ragazza in una stanza.
“Dove mi stai portando?” gli chiese curiosa.
“Ora vedrai!” affermò aprendo una porta.
Fece entrare la sua fidanzata e dolcemente le sussurrò “Apri gli occhi”.
Immediatamente obbedì e vide la bellissima sorpresa che il suo ragazzo le aveva appena preparato: le candele profumate oltre a creare l’atmosfera di luce soffusa, circondavano la vasca riempita d’acqua e di bollicine di sapone.
“Wow Aki! Da quando sei così romantico?!” affermò ammirando la stanza.
Il ragazzo le spostò leggermente i capelli che le ricadevano sulla spalla per poterle baciare liberamente il collo, intanto che Sana voltandosi verso di lui si lasciava trasportare dalla situazione.
I suoi occhi romantici gli sorrisero maliziosamente e immediatamente azzerò la distanza tra le loro labbra, accarezzandogli i morbidi capelli biondi.
Le loro lingue calde giocavano tra loro a rincorrersi e a stuzzicare la loro passione che si risveglio all’istante.
Le loro mani esploravano il corpo dell’altro togliendosi quei vestiti ormai diventati di troppo, volevano sentire il calore che l’un l’altro emanavano.
Akito in un attimo le accarezzò la gamba e gliela sollevò, in un istante erano diventati una cosa sola.
Sana e Akito.
Akito e Sana.
Due persone così diverse, ma unite dallo stesso sentimento.
Due cuori legati da dell’emozioni troppo forti, incontrastabili e travolgenti.
I loro respiri ad ogni spinta diventavano sempre più eccitati e irregolari.
Ma ad Akito questa unione non bastava, voleva sentirla ancora più sua e così la prese in braccio appoggiandola al muro.
Sana con le sue gambe gli circondò il bacino, lasciandosi trascinare da quelle meravigliose sensazioni che solo lui era capace di fargli provare.
I battiti dei loro cuori aumentavano sempre di più e in poco tempo raggiunsero il culmine del piacere insieme.
Successivamente si immersero nella vasca profumata e Sana appoggiò la sua testa sul petto di Akito, mentre quest’ultimo le sfiorava delicatamente il braccio.
“Ti amo…” gli sussurrò chiudendo gli occhi.
Era felice.
Felice veramente.
Felice di tutto.
Felice di essere tra le braccia di Akito.
Felice di vivere quell’amore con lui.
Felice di respirare la sua stessa aria.
Felice di sentire i battiti del suo cuore.
Semplicemente felice.
“Ti amo anch’io Amore” le rispose baciandole il capo.
Si sentiva completo.
Completo perché era insieme a lei.
Completo perché poteva stringerla forte a sé.
Completo perché poteva toccarla.
Completo perché poteva baciarla.
Completo perché poteva essere sé stesso senza troppe spiegazioni.
Completo perché sapeva di essere capito.
Completo da quell’amore che lo rendeva felice e vivo ogni giorno.
Sana cominciò ad accarezzargli il petto e a lasciarli una lunga scia di baci partendo dal collo.
“È una provocazione?” le domandò con un ghignò.
La ragazza non rispose.
Si limitò a torturargli le labbra mentre la sua mano scendeva sempre più giù.
Solo quel tocco lo faceva impazzire.
E in un attimo si ritrovarono a fare quello che sapevano fare meglio: amarsi.


SPOILER:
“È quasi ora di cena, ti accompagno a casa?” le domandò il ragazzo chiudendo la palestra.
“Ok, comunque ho una grande notizia da darti!” esclamò allegra la ragazza.
“Oh mamma…” affermò Akito terrorizzato da quest’ultima frase.
“Come sarebbe oh mamma?” si imbronciò Sana.
“Come siamo permalose oggi. Dai dimmi!” le disse accedendo la macchina
.




Ciao a tutte!
Come promesso ecco il sequel di "Ci sei stata sempre e solo tu " ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2330554&i=1 ).
Finalmente Hisae e Sana hanno recuperato l'esame e durante questo evento la ragazza conosce Marco: un ragazzo che frequenta anche lui la sua stessa università.
Sana e Akito trascorrono un pomeriggio di fuoco! ahaha Dopotutto come dice Sana era da un po' di giorni che non si vedevano per colpa dello studio.
Forse ho reso Akito un po' troppo romantico nell'ultima parte... Però è anche vero che come si vede nel complesso della scorsa storia ma soprattutto l'ultima scena dell'ultimo capitolo, Sana ha la capacità di far uscire il lato migliore del ragazzo. Inoltre Akito in quest'ultimo capitolo si sente completo e sé stesso. *.*
Cosa avrà da dire Rei alla famiglia?
E nello spoiler che notizia avrà Sana? Dico solo una cosa: povero Akito! n.n
Beh spero che deciderete di seguire e recensire questa FF!
Soprattutto spero che riesca a coinvolgervi e ad appassionarvi come la precedente!
Io incrocio le dita e cerco di dare il meglio di me! ^.^
Un bacione,

Miky


 

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 02 - L'ENIGMA DELLA PASSIONE ***


CAPITOLO 02 ● L’ENIGMA DELLA PASSIONE
 

Dlin DlonIntorno alle 18:00 Akito e Sana arrivarono a casa di quest’ultima.
“Ciao Sana! Buona sera Akito!” li invitò ad entrare la signora Shimura.
“Sera” affermò educatamente Hayama.
“Scusami Chiyo*! Ho dimenticato le chiavi stamattina. Caspita come sei elegante!” le disse appoggiando la borsa.
“Ti ringrazio. Rey ha detto che deve fare un annuncio importante. Ti conviene andare a prepararti!” le consigliò la signora.
“Già, sono così curiosa! Ora vado!” esclamò Sana correndo in camera.
Nel frattempo Akito si diresse in salotto per salutare la signora Kurata, Rey e la signorina Asako, anche loro molto eleganti.
La signora Misako inoltre non aveva perso l’occasione per mettere in mostra uno dei suoi stravaganti copricapo. Questa volta infatti indossava un cappello con dei tamburi, i quali lo scoiattolo Maro si divertiva a suonare.
“Maro, rullo di tamburi!” scherzò la signora Kurata curiosa di sapere la notizia.

Passata una buona mezz’ora Sana scese le scale ed esclamò sorridendo “Eccomi!”, ma la sua felicità fu contrastata quando vide che tutti i vassoi dell’aperitivo furono vuoti.
“Oh eccoti Sana!” affermarono in coro Rey e Asako.
“Ci-ciao…” rispose tristemente.
“Qualche problema Figliola?” domandò ironicamente la madre.
“Avete finito tutto quello proposto per l’aperitivo… Anch’io avevo fame!” si lamentò la ragazza.
“È stata la signora Kurata a suggerirci di finire tutto! Non voleva che fosse sprecato niente…” rispose Rey.
“Mamma! Lo sai che sono un’ottima forchetta!” esclamò Sana.
“Ovvio che lo so! Ma in un giorno solo sei riuscita ad essere in ritardo ben due volte di seguito! Inoltre se avessi avuto realmente fame saresti arrivata puntuale!” spiegò la madre.
Nel frattempo Akito stava gustandosi l’ultima pizzetta preparata dalla signora Shimura quando la sua ragazza gli chiese di lasciargli l’ultimo boccone. Peccato che non fece in tempo a completare la frase che il ragazzo aveva mandato già giù l'ultimo pezzo rimasto.
“Era tutto squisito!” si complimentò Akito.
“Questa me la pagherete! Succederà anche a voi di fare ritardo!” affermò Sana incrociando le braccia al petto.
“Impossibile!” commentò Akito.
“Come sarebbe a dire -impossibile-?” domandò Sana alzando gli occhi al cielo.
“Perché tu sei il ritardo in persona!” esclamò la madre.
“Ora fatte anche comunella?!” si lamentò la ragazza.
“A tavola!” urlò la signora Shimura.

La cena come al solito era ottima, la signora Shimura aveva un vero e proprio talento in cucina.
“Io e Rey vorremmo ringraziare la signora Misako per l’ospitalità di questa sera e la signora Chiyo per le prelibatezze preparate!” affermò sorridendo Asako.
Le due signore sorrisero e lasciarono continuare il discorso alla signorina Kurumi.
“Come per Rey, voi tutti siete stati come una seconda famiglia  per me da quando i miei genitori hanno deciso di trasferirsi da mia sorella… E così abbiamo pensato che era giusto che voi foste i primi a saperlo…” spiegò prendendo la mano di Rey.
“Stamattina ho chiesto la mano ad Asako e lei ha accettato!” concluse Rey sorridendo.
“Oh Rey è fantastico!” esclamò Sana andandolo ad abbracciare.
“Finalmente vi siete decisi!” affermò allegra Misako, mentre Maro suonava la sua trombetta.
Akito e la signora Shimura si complimentarono con entrambi.
“E quando avverranno le nozze? Dove festeggerete? Chissà quanti invitati ci saranno! Speriamo che i giornalisti non vengano a sapere niente, altrimenti addio privacy!” affermò a mitraglietta Sana.
“Sana calmati! Non abbiamo ancora deciso niente, però ci piacerebbe sposarci in primavera”  rispose Asako.
“Sei proprio figlia di tua madre!” rise Rey e poi le domandò se volesse fargli da testimone.
“Che domande! Certo, dopotutto quello che abbiamo passato insieme. Mi sarei offesa se l’avresti chiesto a qualcun’altra!” rispose Sana riabbracciandolo.
Tutti e sei presero in mano i loro calici e brindarono al matrimonio che presto sarebbe giunto.

***

Quella mattina stranamente Sana si svegliò puntuale, e di conseguenza non avvenne nessuna corsa per prepararsi e lavarsi. Poté gustarsi comodamente la sua colazione seduta al tavolo senza ingozzarsi come tutte le altre volte e passeggiare tranquillamente per arrivare all’università.
Diciamolo: un inizio giornata diverso dal solito!
“Chissà che faccia faranno le ragazze nel vedermi puntuale!” pensò mentre le aspettava fuori dall’ingresso.
Nell’attesa guardò molti giovani varcare la porta dell’istituto, c’erano tanti visi familiari ma anche moltissime facce mai notate prima.
In quel preciso momento le venne in mente l’incontro con Marco: sicuramente lui faceva parte delle persone che non aveva mai visto prima all’università.
“Chissà, magari oggi lo rincontrerò… Devo ancora ringraziarlo, i suoi consigli mi sono tornati utili e inoltre sono curiosa di sapere com’è andato il suo esame!” si disse fra sé e sé.
“Sana!” esclamò una voce a lei conosciuta.
“Ciao Fuka!” salutò la ragazza con un sorriso.
“Caspita come sei arrivata in anticipo oggi!” si complimentò l’amica.
“Sono andata a letto presto ieri sera!”  le spiegò.
“Guarda arrivano anche le altre!” indicò Fuka.
“Ciao ragazze!” si salutarono.
“Pronte ad affrontare il primo giorno di lezione?!” esclamò Hisae.
“Ovvio!” risposero le altre tre in coro.
“Forza entriamo allora!” disse Aya.

***

Akito quel giorno era molto agitato: nel pomeriggio avrebbe affrontato la sua prima lezione da insegnante di karate.
Sapeva di essere molto bravo in materia, ma sarebbe riuscito ad esprimere la sua passione a tutti quei bambini?
Sarebbe riuscito a coinvolgerli?
Sarebbe riuscito a farli capire quanto questo sport possa farti sentire vivo?
Sarebbe riuscito a mantenere la pazienza se qualcuno non lo avesse ascoltato?
Sarebbe riuscito a spiegare gli esercizi da eseguire?
Queste e tante altre domande continuavano a ronzargli in testa.
Sapeva benissimo di non essere bravo con le parole, e solo con una persona riusciva ad esprimere ciò che realmente provava.
Akito Hayama, forse per la prima volta, era veramente agitato.
Stufo di quelle continue preoccupazioni decise di infilarsi la tuta e di dirigersi al parco.
Correre era l’unica cosa che gli permetteva di distrarsi da tutti quei pensieri che non riusciva a liberarsi, forse perché correre era come fuggire.
Fuggire dai problemi.
Fuggire dalle preoccupazioni.
Fuggire ed entrare in un’altra atmosfera per essere liberi da tutto e da tutti.

In quella mattina di sole, il parco era frequentato dalle solite poche persone: c’erano alcuni anziani seduti sulle panchine che assaporavano l’aria fresca o che leggevano il giornale, tra lo scivolo e l’altalena si trovavano le solite madri impegnate a giocare con i propri figli e a divertirsi insieme a loro. Infine proprio come lui, c’era qualcuno che faceva jogging per tenersi in forma.
Dopo quasi quarantacinque minuti che correva a passo sostenuto, decise di tornare indietro. Non voleva fare tardi alla sua prima lezione.
Durante il tragitto di ritorno improvvisamente una ragazza dai capelli castani che come lui correva gli si avvicinò.
“Ciao!” lo salutò.
“Ci conosciamo?” le rispose con indifferenza continuando a correre.
“Ora si!” affermò sorridendogli.
Il ragazzo non gli rispose, ma continuarono a correre uno accanto all’altra fino a quando lei non aumentò il passo ed esclamò “Facciamo a chi arriva prima all’ingresso del parco?!”.
“Come vuoi!” le disse raggiungendola.
Akito odiava perdere, in particolar modo se l’avversaria era una femmina. Inoltre non era nella sua natura lasciare vincere facilmente qualcuno.
Man mano che si avvicinavano al traguardo il ragazzo si accorse di quanto fosse veloce quella ragazza appena conosciuta. Infatti anche se le era davanti, non era riuscito ancora a distanziarsi da lei.
Arrivati all’ingresso la ragazza riprendendo fiato si congratulò con il suo avversario per la vittoria e si sdraiò tra l’erba distrutta da quella gara.
“Corri da tanto?” le domandò Akito mentre cercava di recuperare fiato.
Certo aveva vinto, ma non era soddisfatto di sé stesso, poiché la ragazza dai lunghi capelli castani lo stava per battere. Per Akito questa era una motivazione in più per migliorare le sue capacità atletiche.
“Tutte le volte che riesco! Tu?” rispose la ragazza sedendosi.
“Tutte le volte che ne ho bisogno!” le confessò Akito bagnandosi il viso ad una fontanella lì di fianco.
“Allora adesso hai un altro motivo per venire a correre!” gli disse sorridendo.
“E quale sarebbe?”
“Battermi!” affermò con sicurezza mentre si rialzava.
“L’ho già fatto mi sembra!” esclamò il ragazzo con un ghigno.
“Non ne sarei così sicuro se fossi in te! Ora devo andare, ci rivedremo sicuramente uno di questi giorni!” lo salutò ripartendo a correre.
Akito la guardò andare via, poi anche lui ripartì per dirigersi verso a casa.

***

La palestra che aveva comprato Akito si trovava vicino al centro cittadino.
Era un edificio abbastanza ampio con grandi finestre e la stanza in cui avvenivano gli allenamenti poteva accogliere molti bambini. Anche lo spogliatoio era molto confortevole infatti conteneva alcuni armadietti dove poter depositare i propri accessori e indumenti.
La prima lezione andò meglio del previsto, infatti Sana era riuscita ad arrivare con soli cinque minuti di ritardo e cosa più importante a rimanere tranquilla per il resto della lezione.
Inizialmente Akito spiegò ai bambini l’arte del karate, ovvero l’autoperfezionamento che si intraprende attraverso questa disciplina.
Cercava di utilizzare parole semplici e chiare, in modo da non rendere il contenuto pesante e noioso.
Mentre spiegava, osservava attentamente ogni bambino in modo da potersi fare un’idea sugli alunni che avrebbe allenato. Alcuni ascoltavano attentamente, altri si confrontavano tra di loro e molti bambini invece fremevano dalla voglia di imparare nuove mosse, proprio come lui da piccolo.
Una volta esposto il programma, le regole e aver risposto ad alcune domande incominciarono il vero allenamento.
Iniziarono a riscaldarsi con un po’ di stretching eseguendo anche qualche flessione e addominale, dopodiché Akito mostrò alcune mosse di base molto semplici chiamate Kihon: una sequenza di calci e pugni.
Come prima lezione decise di non andarci troppo pesante perché, come ogni sport, sapeva che il corpo faceva un enorme fatica non essendo abituato ancora a determinati movimenti.
“So che all’inizio non saranno facili gli allenamenti, ma non dovete arrendervi. Dovete provare ad affrontare ogni situazione per riuscire a diventare sempre più bravi! Tutti noi maestri abbiamo iniziato dalle basi, proprio come voi ora” affermò Akito cercando di motivare le loro lamentele.

“Sei stato bravissimo” esclamò  Sana una volta che l’allenamento fu terminato.
“Anche tu non sei stata niente male” rispose asciugandosi il sudore sulla fronte.
“Io? Ma se non ho fatto niente… Sono stata seduta sul pavimento tranquilla…” affermò Sana non capendo.
“Appunto!” ghignò il ragazzo.
“Ehi! Te l’avevo promesso” disse colpendolo con un buffetto.
“È quasi ora di cena, ti accompagno a casa?” le domandò il ragazzo chiudendo la palestra.
“Ok, comunque ho una grande notizia da darti!” esclamò allegra la ragazza.
“Oh mamma…” affermò Akito terrorizzato da quest’ultima frase.
“Come sarebbe oh mamma?” si imbronciò Sana.
“Come siamo permalose oggi. Dai dimmi!” le disse accedendo la macchina.
“Oggi dopo il lavoro sono corsa qui da te ed ero come al solito tremendamente in ritardo perchè…” cominciò a raccontare la rossa.
“Strano!” commentò Akito.
“Non prendermi in giro! Stamattina a scuola sono arrivata addirittura in anticipo! Non so come ho fatto, ma ce l’ho fatta!” lo informò fulminandolo.
“Ma se stai facendo tutto da sola” si difese il ragazzo.
“Beh ma io mi descrivo in modo più carino!”
“Ok come vuoi” si arrese mentre entrarono nella via alberata che portava a casa di Sana.
“Stavo dicendo… Ero tremendamente in ritardo perché una mia collega mi stava raccontando di un corso di cucina che frequenta una sua carissima amica e così ho pensato di iscrivermi!” concluse Sana.
“Non invidio chi seguirà il corso con te, per non parlare dello Chef!” scherzò il ragazzo immaginandosi la situazione.
“Oh lo saprai tu stesso come reagiranno!” sorrise compiaciuta la ragazza.
“Perché?” domandò inarcando un sopraciglio.
“Semplice, ho iscritto pure te!” esclamò Sana.
“Stai scherzando?” domandò girandosi verso di lei e continuando “Io cucinare? Ok, va bene sapere preparare qualche piatto… Ma frequentare addirittura un corso di cucina… Non farmi ridere Kurata è roba da donne… Per femminucce!”.
“Non iniziare a fare il maschilista! Prova a pensarci… Non abbiamo nessuna passione in comune e con l’inizio delle lezioni all’università e il lavoro di entrambi non avremo più molto tempo per stare insieme… Almeno questo ci terrà uniti!” spiegò Sana prendendoli la mano.
“Sai che possiamo stare insieme quando vogliamo” affermò Akito osservando quei grandi occhi color nocciola.
“Beh sarà una nuova esperienza per tutti e due: io forse imparerò a non appiccare fuoco alla cucina e tu…” gli disse.
“E io?” domandò curioso.
“Forse imparerai a cucinare, che domande!” rispose Sana come se fosse una cosa ovvia.
“Togliamo il forse. Imparerò di sicuro a cucinare!” affermò convinto Hayama.
“Quindi?” le chiese Sana cercando di fare l’espressione più dolce che poteva, dopotutto era un’attrice.
“Ricordami di portare l’estintore” sbuffò Akito dopo un momento di silenzio.
Non era riuscito a dirle di no.
Sapeva che sarebbe stata una pazzia, che si sarebbe sicuramente pentito appena avrebbe messo piede in quella stanza e che avrebbero fatto moltissime figuracce ma… Come poteva risponderle di no? Era un suo desiderio e sapeva che frequentare quel corso insieme a lei, l’avrebbe resa felice.
“Grazie Amore! La prima lezione si terrà venerdì alle 20:00” rispose abbracciandolo e riempendolo di baci.
“Piano Kurata, mi stai strozzando!” le disse mentre le labbra di lei marcavano la sua guancia.
“Non vedo l’ora di iniziare!” esclamò contenta dopo avergli dato un ultimo dolce bacio a fior di labbra e scendendo dalla macchina.
“Kurata…” le disse richiamando la sua attenzione.
“Non è vero che non abbiamo nessuna passione in comune” affermò concedendole un suo raro sorriso per poi andarsene.
Sana guardò scomparire la macchina del suo ragazzo mentre si chiedeva cosa avesse voluto dire con quell’ultima frase.
“Che passione abbiamo in comune? Perché non mi viene in mente niente! Eppure… Dovrebbe essere così semplice capire a cosa si riferisse, perché sicuramente è uno dei pochi interessi che ci lega... Uffa! Ma perché è sempre così vago…” sbuffò Sana entrando in casa e salutando la sua famiglia.
Quella sera la ragazza si lasciò cullare tra le braccia di Morfeo cercando di trovare la chiave sull’enigma della passione.
 
* Chiyo_Nome della signora Shimura.
 
 
SPOILER:
“Stai aspettando un segno dal cielo?!” domandò una voce alle sue spalle.
La ragazza si voltò e vide sopra di lei Marco che le sorrideva con un ghigno.
“Spiritoso! Sto aspettando che smetta di piovere!” affermò sbuffando e rigirandosi verso il giardino.
“Appunto, stai aspettando un segno dal cielo!” esclamò il ragazzo sedendosi accanto a lei.
“Oggi non è proprio la mia giornata, quindi non arriverà nessun segnale…” rispose semplicemente Sana.





Ciao a tutte Ragazze!
Come state? Finalmente sono riuscita ad aggiornare!
In questi giorni ho avuto un po' di impegni e inoltre sto finendo di scrivere il sesto capitolo di questa FF!
Dunque... In questo secondo capitolo non si parla molto di Marco, se non quando la nostra Sana si domanda se oggi lo rincontrerà! La descrizione del ragazzo avverrà nei prossimi capitoli =)
Mentre Akito incontra una ragazza al parco durante la corsa... A quanto pare entrambi amano correre.
Inoltre si è tenuta la prima lezione di Akito e come ho scritto in questo capitolo è andata meglio del previsto ^.^
Per descrivere la lezione di karate mi sono basata leggendo qualcosa su internet, perchè sinceramente non me ne intendo... Quindi spero di non aver scritto qualche cavolata! Mi scuso in anticipo ^^'
In "Ci sei stata sempre e solo tu" avevo scritto nello spazio autrice o ad una risposta ad una recensione (non mi ricordo, scusate!) che l'argomento "cucina" sarebbe ritornato e infatti... *TA DA!* la nostra Sana ha deciso di iscriversi insieme ad Akito (povero! Non ne sapeva niente n.n) ad un corso di cucina! Vedremo che combineranno! E soprattutto se riusciranno ad andare d'accordo =P
Ad essere sincera questo capitolo non mi convince granché, forse perchè è un capitolo di passaggio e succedono poche cose importanti! Beh spero che possa piacervi comunque e soprattutto che non vi abbia deluso!
Ora devo scappare!
Se tutto va bene aggiornerò nel weekend! Come al solito ^.^
Ringrazio


Giuly sapientona 2000
piccolasognatrice91
daino
angel92
helloalic
emy89
Morea_90
MrsHoran__
vale_89


Per aver recensito ed aver inserito la FF tra le preferite e le seguite!
Ringrazio anche a chi legge soltanto e spero di leggere i vostri commenti!

Vi mando un grosso bacio ^.^

Miky










 
 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 03 - UN SEGNO DAL CIELO ***


CAPITOLO 03 ● UN SEGNO DAL CIELO


 
Il giorno seguente finiti i corsi universitari Sana, Aya, Hisae e Fuka si ritrovarono sdraiate sul tappeto in camera di quest’ultima a mangiare patatine e a bere una fresca Coca-Cola.
Avevano deciso di trascorrere il resto della giornata tra di loro senza essere disturbate da nessuno.
Volevano isolarsi ed entrare nel loro posto speciale chiacchierando della moda, della musica, delle vacanze passate e di quelle che ancora dovranno vivere, dei sogni realizzati e dei desideri che vorrebbero diventassero realtà e soprattutto dei ragazzi.
Se con loro ci fosse stata una persona esterna sicuramente le avrebbe prese per delle pettegole, ma per quelle quattro ragazze non era affatto così. Loro semplicemente si scambiavano informazioni e si aggiornavano su tutti gli avvenimenti successi negli ultimi giorni.
Inoltre molto probabilmente “l’intruso”non avrebbe mai trovato un senso logico alle loro conversazioni, perché Sana, Aya, Fuka e Hisae passavano da un discorso all’altro senza nessuna coerenza. Un momento prima stavano commentando della nuova conquista settimanale di una ragazza che frequenta il loro stesso corso e l’istante dopo stavano già ridendo per il comportamento strambo di un professore.
Come sottofondo Fuka aveva inserito un cd che conteneva le canzoni più gettonate dell’ultimo anno e le ragazze spesso si divertivano a cantare e a ballare alcuni pezzi, mentre si sfidavano a carte o a qualche gioco in scatola.
Insomma erano nel loro mondo perfetto: il pianeta delle ragazze.
“Cavolo è la prima volta che siamo tutte e quattro felicemente fidanzate!” esclamò Fuka.
“Certo perché quattro è il numero fortunato!” rispose Sana.
“Ah si? E chi lo dice?” chiese Hisae mangiandosi una patatina.
“Io e ti spiego subito il perché!” le disse Sana che riprese a parlare dopo aver bevuto un sorso di Coca-Cola.
“Il tre è il numero perfetto e voi amiche mie siete la perfezione, mentre io sono il numero quattro poiché sono stata tremendamente fortunata ad avervi conosciuto!” sorrise Sana.
Ci fu un attimo di silenzio interrotto da Fuka che esclamò “Sana, ma da dove ti escono queste perle? Le sogni alla notte?”.
Hisae, Sana e Aya scoppiarono a ridere e quest’ultima abbracciando l’amica affermò “Dai non prendiamola in giro, ha detto una cosa molto dolce!”.
“Vi voglio bene!” confessò Sana seguito da un “Anch’io” detto in coro dalle amiche.
“Comunque tra qualche mese siete tutte invitate a casa mia ad assaggiare qualche mio piatto!” esclamò all’improvviso Sana.
“Sono sicura che quel giorno avrò un impegno importantissimo!” rispose immediatamente Fuka.
“Ma se non ti ho detto nemmeno quando!” incrociò le mani al petto Sana.
“Come mai hai intenzione di cucinare?” chiese timidamente Aya avendo paura della risposta dell’amica.
“Mi sono iscritta con Hayama ad un corso di cucina! Anzi… Veramente l’ho quasi obbligato però… Venerdì abbiamo la nostra prima lezione!” spiegò sorridendo.
“Akito cucinerà?” affermò sorpresa Fuka scoppiando in una grossa risata.
“Ve lo immaginate Akito con il cappellino da chef e con il suo grembiulino a cucinare appassionatamente stile Remì di Ratatouille!” scherzò Hisae immaginandosi la scena.*
“Appassionatamente… Passione… Ancora non riesco a capire cosa volesse dire con quella frase…” pensò Sana mentre rideva con le sue amiche.

 
***

“Ehi ragazzi venerdì sera ho sentito che c’è un evento imperdibile al Paradise!” affermò Gomi mentre sorseggiava il suo Spritz.
Akito, Tsuyoshi, Takaishi e Gomi erano seduti al bar del centro a godersi un aperitivo tra amici.
In quel periodo infatti non riuscivano a concedersi delle giornate tra uomini poiché per la prima volta erano tutti e quattro fidanzati.
Così approfittarono di incontrarsi al solito bar sapendo che le ragazze non li avrebbero disturbati perché si erano ritrovate a casa di Fuka a chiacchierare… O meglio secondo il punto di vista dei ragazzi a spettegolare.
“Sarebbe fantastico! Dicono che quel posto è spettacolare!” disse Takaishi entusiasta.
“Oh si lo è!” confermò Gomi.
 “Venerdì non ci sono… Ho un impegno…” rispose Akito alla domanda di Gomi.
“Amico non puoi abbandonarci! Verranno a suonare alcuni dei più grandi Dj” gli spiegò l’amico.
“Ho un appuntamento con Sana” affermò Akito.
“Beh allora non capisco dove sia il problema… Era logico che sarebbero venute anche le ragazze!” disse Takaishi dopo aver ordinato una seconda birra.
“Venerdì devo andare ad un corso di cucina con Sana” spiegò brevemente.
I tre amici scoppiarono a ridere e Gomi esclamò “Akito sono sicuro che diventerai un MasterChef, sempre che Sana non decida di far esplodere la cucina”.
“Dai Akito! In fondo salteresti solo una lezione!” affermò Takaishi.
“Non so…” rispose il ragazzo sorseggiando la sua bibita.
“Akito secondo me dovresti andare al corso di cucina” gli consigliò Tsuyoshi.
“Tsuyoshi dai la conosci Sana! Non se la prenderebbe mai per queste cose!” disse Gomi.
“Bo… È pur sempre una ragazza!” continuò Tsuyoshi.
“Ma si… In fondo salterò solo la prima lezione, sono sicuro che capirà!” decise Akito.
“Evvai!” esclamarono Takaishi e Gomi.
“Con Hisae come va?”
“È una bomba di ragazza!” esclamò Gomi.
“In che senso?” chiese Tsu.
“Oh in tutti i sensi!” rise il ragazzo.

***

“Ehi Hisae con Gomi come sta andando?” domandò curiosa Aya.
Si ricordava perfettamente la loro relazione da amici, si potevano definire cane e gatto.
“Bene dai! Anche se a volte mi fa arrabbiare mi trovo bene con lui… In alcuni momenti è davvero dolce!” rispose arrossendo Hisae con un sorriso.
“Dai raccontaci qualcosa!” disse Fuka.
“L’altra sera avevamo deciso di andare a mangiare fuori ma avevo un mal di testa tremendo per colpa del lavoro. Mentre stavo iniziando a prepararmi ho sentito il campanello di casa, così sono scesa e quando ho aperto la porta d’ingresso mi sono ritrovata Gomi con in mano alcuni dvd e un sacchetto che conteneva pop corn e delle bibite. Inoltre quella sera mi ha riempito di coccole” raccontò Hisae.
“Che tenero!” esclamò Aya con occhi sognanti.

 
***


“Sei sempre il solito Gomi!” si arrese Tsuyoshi.
“Guarda che mi comporto molto bene nei suoi confronti! Si certe volte ammetto di essere infantile però sa come prendermi!” spiegò Gomi.
“Ragazzi tra un po’ è il compleanno di Akito!” esclamò Takaishi.
“Lo sapete che non festeggio…” rispose Akito.
Come tutti gli anni il 12 ottobre sarebbe andato al cimitero a trovare sua madre in compagnia di suo padre, sua sorella e con l’aggiunta sicuramente di Sana.
Anche se erano passati più di vent’anni non era ancora riuscito a superare totalmente la perdita della madre. Ovviamente da quando aveva conosciuto Sana il suo senso di colpa era diminuito e i suoi ideali di vita erano cambiati radicalmente, ma il dolore per la perdita di un genitore non guarisce mai. È come una ferita che si cicatrizza, lascia il segno. Un segno indelebile che ti fa crescere troppo in fretta.
E in quel momento ti senti fuori luogo, perché tu hai vissuto esperienze che i tuoi coetanei hanno avuto la fortuna di non affrontare.
Vorresti sapere cosa si prova ad abbracciare la propria madre, parlarci, ridere, scherzarci come se niente fosse, ma purtroppo sei consapevole che non potrai mai provare quell’emozione.
E in quel momento senti una forte stretta allo stomaco, e non capisci cos’è.
Gelosia? Invidia? Tristezza?
Qualunque sentimento sia, sai che vorresti anche tu almeno solo per una volta, provare quella bellissima sensazione  e dire “Ciao Mamma!”.
“Sicuramente Sana ti starà preparando qualcosa! Sai com’è fatta!” affermò Tsuyoshi distogliendolo dai suoi pensieri.

***

“Hai già in mente qualcosa da fare per il compleanno di Akito?” domandò Hisae.
“Sinceramente no… Lo sapete che non vuole festeggiare” rispose Sana.
“Non è da te!” affermò sorpresa Aya.
“Se fosse per me organizzerei una super festa, lo sapete che adoro i compleanni! Però… Sua madre è morta dandolo alla luce e per lui questo non è un motivo per festeggiare” spiegò Sana.
“Effettivamente… Dopo tutto quello che ha passato ha una visione diversa dai suoi coetanei che non vedono l’ora di festeggiare e aprire i regali” disse Fuka.

***

“Grazie Rei per il passaggio, se non ci fossi te non so come farei. Domani porterò la macchina dal meccanico!” affermò Sana scendendo dalla macchina ed entrando nel cancello che portava all’università.
“Di nulla! Ci vediamo stasera!” la salutò Rei ripartendo.
“Ma è mai possibile che sono in ritardo un giorno si e l’altro ancora si! Cavolo l’altro ieri come diamine ho fatto ad arrivare puntuale? Inoltre che brutti nuvoloni che ci sono” pensò Sana guardando un’ultima volta il cielo prima di entrare nell’edificio “Speriamo non si metta pure a piovere!” .
Lentamente aprì la porta e constatò che la lezione era già iniziata, così salutò velocemente il professore e i suoi compagni scusandosi per il terribile ritardo.Dopodiché si sedette vicino a Fuka per seguire attentamente, o almeno provava, la lezione che stava per giungere al termine.
“Come mai sei arrivata in ritardo?” domandò curiosa la sua amica mentre infilava nella sua borsa alcuni libri.
“Lasciamo perdere! Con tutti i giorni dell’anno la mia macchina ha deciso proprio oggi di non partire” spiegò Sana alzando gli occhi al cielo.
“Sei proprio sfortunata Amica!” commentò Fuka.
“Già! Hisae e Aya?” chiese notando la loro assenza.
“Hisae è impegnata in negozio mentre Aya ha preso l’influenza!” disse Fuka mentre entrambe si dirigevano in un’altra aula.
“Capisco! Spero si rimetta presto”
“Oggi pomeriggio non ci sono a lezione” esclamò Fuka.
“Non vorrai far piovere vero? Tu Fuka Matsui salti lezione!” rise Sana.
“Non prendermi in giro! Vado a fare un colloquio di lavoro!”
“Allora buona fortuna!” sorrise l’amica.
“Ne avremo bisogno entrambe, soprattutto per affrontare una noiosissima lezione di inglese!” sbuffò Fuka.

Verso le 15:30 Sana si diresse all’uscita dell’università per poter tornare finalmente a casa.
Non ne poteva già più di quella terribile giornata, a cominciare dal problema della macchina e di conseguenza del suo immenso ritardo; dalle lezioni noiose e pesanti al pranzo improponibile, in quanto la pizza da lei ordinata era immangiabile per le parecchie bruciacchiature nere presenti sulla crosta, ma non aveva alcuna intenzione di rimettersi in quella interminabile coda. Così decise di pranzare con un pacchetto di patatine, tanto per riempire quella voragine che si era creata nel suo stomaco.
Infine, ma cosa non meno importante, nemmeno il tempo era dalla sua parte. Infatti era già da un’ora che aveva iniziato a piovere e per sua sfortuna aveva dimenticato all’ingresso di casa sua l’ombrello e come se non bastasse il suo cellulare era morto.
“Se il buongiorno si vede dal mattino… Al diavolo! Oggi è una giornata totalmente e completamente schifosa! Spero che diminuisca velocemente la pioggia!” pensò Sana sbuffando e  sedendosi su un gradino della scuola.
Il cortile dell’università era pieno di pozzanghere riempite da quelle sottili gocce che non intendevano smettere anzi… Sembrava che ogni secondo aumentassero sempre di più. Per di più tirava un forte vento e in lontananza si vedevano i lampi comparire e scomparire all’improvviso.
Immediatamente Sana si ricordò di quella notte d’estate trascorsa tra le braccia di Akito.
Da quella sera non aveva avuto più paura dei temporali e tutto grazie a lui e all’emozioni provate la prima volta che erano diventati una cosa sola. **
Sana con un sorriso ripensò alle parole pronunciate da Akito l’altra sera “Non è vero che non abbiamo nessuna passione in comune”.
E solo ora capì l’enigma che si celava dietro a quelle semplici parole e a comprendere quanto avesse ragione lui.
Si, perché anche se i loro caratteri erano completamente opposti come il bianco e il nero, e le loro idee nel vedere le cose totalmente diverse come nell’osservare il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, c’era lo stesso qualcosa che li univa: il loro amore.
Quell’attrazione che li legava ogni volta che i loro occhi si incrociavano.
Quel desiderio irrefrenabile di stare uno accanto all’altra.
Quell’emozione che non riuscivano tutt’ora a controllare poiché più forte di loro.
Ancora una volta Akito era riuscito a sorprenderla, perché ora Sana era conscia del fatto che il loro amore era la passione che li univa.
“Stai aspettando un segno dal cielo?!” domandò una voce alle sue spalle.
La ragazza si voltò e vide sopra di lei Marco che le sorrideva con un ghigno.
“Spiritoso! Sto aspettando che smetta di piovere!” affermò sbuffando e rigirandosi verso il giardino.
“Appunto, stai aspettando un segno dal cielo!” esclamò il ragazzo sedendosi accanto a lei.
“Oggi non è proprio la mia giornata, quindi non arriverà nessun segnale…” rispose semplicemente Sana.
“Hai mai ascoltato il rumore della pioggia?” domandò lui sorridendole.
“Il rumore della pioggia?” ripeté lei confusa.
“Si, sentire il ticchettio sul vetro mentre sei in macchina magari in mezzo al traffico, oppure sul tetto mentre cerchi di dormire per esempio. È una sensazione piacevole… Direi rilassante!” affermò seriamente mentre osservava le gocce infrangersi per terra.
“Si… Ma preferisco il sole, il calore che emana mi riempie di felicità. La pioggia al contrario mi mette tristezza!” confessò Sana guardandolo.
“Capisco… Sei una persona solare”
Sana intuì che la sua non era una domanda, ma un’affermazione. Così curiosa gli domandò “Tu no?”.
“Sono più come un arcobaleno!” le rispose.
“Un arcobaleno? Questa non l’avevo mai sentita giuro!” gli disse ridendo e spalancando gli occhi.
“Non prendermi in giro! Sai, quando scrivo o canto le mie canzoni la tempesta dentro di me si placca perché il mio cuore si riempie di luce facendo nascere in me un arcobaleno. Ogni colore di questo incredibile effetto rappresenta una mia emozione” spiegò Marco.
“Caspita…” sussurrò Sana.
“E la tua passione qual è? Oltre a fare la fotomodella intendo?” gli domandò.
“Akito…” pensò immediatamente Sana che rispose sorridendo “Amo recitare, ma questo penso lo sai già”.
“No che non lo so. Anche se ho letto molti articoli che scrivono i giornali non posso conoscere la vera Sana Kurata”
“Giusto… Beh amo aiutare e fare felice gli altri, vedere nascere sul loro volto un sorriso sincero…”
“Come i girasoli!” la interrupe Marco.
“Che centrano i girasoli ora?” rise Sana.
“Beh i girasoli dipendono dal sole e quando quest’ultimo splende nel cielo anche i fiori si aprono al suo passaggio” spiegò Marco.
“Grazie per il complimento e… Ti ringrazio anche per i consigli all’esame. Sai sono riuscita per la prima volta a prendere 30…” si imbarazzò Sana.
“Non devi ringraziarmi! Inoltre era logico che con i miei consigli saresti riuscita a superare brillantemente l’esame” affermò sicuro di sé mentre si stiracchiava.
“Mamma come sei modesto!” esclamò Sana.
“Hai visto?” le domandò.
“Ha smesso di piovere, evvai!” si alzò in piedi energicamente la ragazza.
“Ora devo andare alle prove! Hai per caso bisogno di un passaggio?” le chiese alzandosi anche lui.
“No, non preoccuparti!” sorrise Sana.
“Allora ci vediamo!” la salutò facendogli l’occhiolino.
“Ciao Marco e grazie per la compagnia!” rispose la ragazza per poi dirigersi finalmente a casa.
 
***
 
“Non vedevo l’ora di vederti!” esclamò Sana dandogli un bacio a fior di labbra.
“Posso immaginare l’effetto che ti faccio!” ghignò Akito.
Sana scoppiò a ridere mentre il ragazzo dolcemente le baciava il collo.
Akito quella sera era andato a trovarla sotto casa sua per tirarla su di morale dopo aver saputo per telefono della sua pessima giornata. Avevano deciso di chiacchierare un po’ in macchina anche se dal loro comportamento sembrava che avessero tutt’altre intenzioni.
“Aki… Fe…Fermati…” sorrise Sana con voce roca.
Ma Akito non l’ascoltò anzi il suono della sua voce lo eccitò ancora di più e lentamente la sua mano raggiunse il suo seno per poi scendere sempre più giù, verso la sua intimità.
Dopo alcuni gemetti Sana distaccandosi leggermente dalle sue labbra gli sussurrò maliziosa “Non qui…”, così Akito sorridendole ingranò la marcia e andò a cercare un parcheggio isolato.
Immediatamente ricominciarono da dove erano rimasti poco fa.
Non vedevano l’ora di assaporare quei lunghi baci pieni di desiderio di essere una cosa sola, di voglia d’amarsi, di provare nuove emozioni sempre più coinvolgenti, più forti.
Perché quando erano insieme per Sana e Akito tutto il resto del mondo scompariva e in quel momento esistevano solo loro due e la voglia di viversi.
“Hayama grazie per essere venuto” affermò Sana sorridendogli una volta arrivati sotto casa di lei.
Akito le spostò una ciocca che le ricadeva sul viso dicendole “Ieri ho parlato con i ragazzi, hanno detto che al Paradise questo fine settimana ci sarà un evento imperdibile”.
“Che bello, avevo propria voglia di andare a ballare! Allora sabato dopo cena mi preparo con le altre!” esclamò Sana.
“Ecco, è qui il problema…” affermò Akito.
“Che problema?” domandò Sana non capendo.
“La serata si terrà venerdì” rispose Akito.
 
* http://www.youtube.com/watch?v=jwLKPDJqldw&hd=1
** “CI SEI STATA SEMPRE E SOLO TU” – CAPITOLO 16
 
SPOILER:
“Perché il materasso si trova per terra?” gli chiese partendo dalla domanda più ovvia.
“Tu hai detto che io avrei dovuto dormire per terra!” rispose Akito con un risolino.

 




Ciao a tutte Ragazze! <3
Come state? Scusatemi per il ritardo, ma ho la febbre molto alta da tre giorni e non riesco a stare al computer =( Approfitto di questo momento di "benessere" per pubblicare il terzo capitolo che spero sia di vostro gradimento!
In questo capitolo Sana capisce l'enigma delle parole di Akito del capitolo precedente! L'amore che c'è tra i due è un sentimento meraviglioso *.* Sono troppo belli =)
Che ne pensate del paragone tra Akito e il piccolo cuoco Remì? Ahaha io mi immagino Akito proprio come ha detto Hisae =D
Marco incontra Sana fuori dall'università e cominciamo a conoscere qualcosa di lui. E' un cantante e quando canta la tempesta dentro di lui sparisce! Chissà se avrà degli scheletri nell'armadio... Sicuramente se Sana viene a conoscenza di qualche problema non esiterà ad aiutarlo!
Che ne pensate per ora di Marco?
Akito rivela a Sana che la serata al Paradise si terrà venerdì! Come avrà reagito la ragazza?
Inoltre nei prossimi capitoli si parlerà anche di Hisae, Aya, Fuka e Luci e dei loro problemi di coppia (?)! Spero che anche le loro storie vi piaceranno! =)
Ringrazio di cuore


Elamela
Lolimik
piccolasognatrice91
angel92
daino
Giuly sapientona 2000
helloalic
Bgirlblody4ever
emy89
lillixsana
Morea_90
MrsHoran__
vale_89

E tutti coloro che leggono solamente la mia FF!

Spero di riuscire a pubblicare presto il prossimo capitolo, sperando che questa maledetta febbre vada via!
Nel frattempo spero di leggere i vostri pareri!
Un grosso bacio,

Miky

 

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 04 - LEZIONE DI CUCINA ***


CAPITOLO 04 ● LEZIONE DI CUCINA
 
“Sei arrabbiata Sana?” chiese l’amica mentre finiva di truccarsi.
“No che non sono arrabbiata…” rispose Sana.
“Sicura?” le domandò girandosi verso di lei per osservarla meglio.
“Fuka non sono arrabbiata, sono FURIOSA!” esclamò la ragazza alzandosi dal letto.
“Ah ecco… Mi pareva strano!” affermò Fuka dandosi un’ultima occhiata allo specchio.
“Ma ti rendi conto?” urlò Sana andando avanti e indietro per la camera dell’amica.
“Che gli uomini sono tutti uguali? Si me ne rendo conto. Comunque ora finisci di raccontare… Dopo che Akito ti ha confermato che venerdì sera avrebbe voluto andare al Paradise tu cosa gli hai detto?” chiese Fuka mentre prendeva la borsa.
“Cosa pensi che gli abbia risposto? - Oh come sono contenta! -” rispose sarcastica fermandosi dalla sua marcia.
“Ehi non prendertela con me ora!” chiarì Fuka.
“Scusami… È che mi girano a mille da ieri sera!” affermò Sana continuando a percorrere il perimetro di quella stanza.
“Non si era capito!” rise Fuka.
“Comunque gli ho detto di fare come gli pareva, ma che io non avevo alcuna intenzione di andare al Paradise!” finì di raccontare Sana mentre uscivano dall’abitazione.
“E lui che ha risposto?” le chiese.
“Non lo so” disse Sana sbuffando.
“Come non lo sai?! Non dirmi che te ne sei andata!” dedusse Fuka.
“Esattamente! Sono scesa dalla macchina senza nemmeno salutarlo e sono rientrata in casa!”
“Wow sono senza parole!” affermò Fuka spalancando gli occhi.
“Tu? Tu sei senza parole? Pensa io! Preferisce andare ad uno stupido evento? Perfetto!” si sfogò Sana.
“Cosa vorresti fare oggi pomeriggio?” le chiese Fuka accendendo la macchina.
“Oh è meglio che tu non lo sappia! Perché se mi capita tra le mani non so che gli combino!” disse Sana stringendo forte i pugni.
“Allora andiamo a fare un giro al centro commerciale e poi ti accompagno dal meccanico per riprendere la macchina va bene?” le domandò Fuka mentre aspettava che il semaforo diventasse verde.
“Si! Lo shopping è la terapia giusta per distrarmi dalle continue idee che mi stanno venendo in mente!” acconsentì Sana.
“Sarebbero?” le chiese Fuka temendo la risposta dell’amica.
“Oh è molto semplice: come uccidere Akito Hayama!” esclamò Sana.
“Magari non viene nemmeno a ballare… Lo hai sentito oggi?”
“No, vedi non si è fatto nemmeno sentire! Ti rendi conto?” 
“Si si, mi rendo conto che tu stai delirando!” affermò Fuka.
“Io delirando? Ma da che parte stai?! Il signorino poteva benissimo dire agli altri che aveva già preso un impegno con la sua fidanzata! Inoltre non mi ha nemmeno domandato se avevo voglia di andare a ballare, no! Lui ha deciso da solo pur sapendo che ci tenevo ad andare con lui a quel corso di cucina!” si alterò maggiormente.
“Ok ok, fin qui hai ragione ma tu non gli hai dato nemmeno la possibilità di ribattere! Perché non ha utilizzato le parole: - Io vado al Paradise con gli altri tu fai come vuoi – o mi sbaglio?” cercò di farla ragionare Fuka.
“Però me l’ha fatto intendere!” incrociò le braccia al petto.
“Io non la vedo così… Va bene che è maschio e che non ci arriva per natura, ma dai Akito non è così…” lo difese la ragazza.
“Così stronzo?! Allora perché non chiedi a Takaishi cosa ha risposto Akito quando gli hanno proposto di andare al Paradise?” disse tutto di un fiato Sana mentre l’amica parcheggiava la macchina.
“Stai scherzando spero!” si voltò inarcando un sopraciglio Fuka.
“Ho la faccia di una che sta scherzando secondo te? Avanti! Visto che difendi così tanto il signor Hayama!”
“Non scriverò un messaggio del genere a Takaishi!” rispose Fuka slacciandosi la cintura.
“Sei o non sei mia amica? E poi basta che gli scrivi – Ciao Amore tutto ok? Stasera per che ora e chi c’è? -” le consigliò Sana.
“Certo che sono tua amica ma…” rispose Fuka mentre Sana la guardava con occhi supplichevoli.
“E va bene! Basta che dopo la finisci con tutte queste paturnie e ritorni in te! Non ti sopporto quando fai la bambina!” si arrese Fuka mentre componeva il messaggio.
“Ok ok. Qualunque risposta ti darà Takaishi cercherò di sfogarmi in solitudine!” rispose Sana cercando di fare l’espressione più angelica che poteva intanto che alzava le mani in segno di arresa.
                                                                                                
***
 
La maggior parte dei pensieri di Akito quel giorno furono indirizzati a Sana, precisamente alla “litigata” della sera precedente.
Non si erano sentiti per tutta la mattinata, non che solitamente messaggiassero poi molto, ma il messaggio del buongiorno gli faceva sempre piacere riceverlo soprattutto se era quello della sua ragazza.
“Sarà davvero così arrabbiata?” si domandò il ragazzo mentre fissava il paesaggio fuori dalla sua camera.
La sera precedente, prima di lasciarsi andare tra le braccia di Morfeo, aveva pensato che quella reazione fosse per il nervoso del momento data la sua impulsività, e che sicuramente le sarebbe passata l’indomani… Ma dovette ricredersi quando alle 14:30 del pomeriggio non aveva ancora avuto sue notizie.
“Oh Dio Akito! Da quando continui a farti tutte queste paranoie?!” si rimproverò dando un pugno al materasso del letto.
Stufo da quei continui pensieri che per giunta lo angosciavano, decise di infilarsi una tuta e di andare a correre per poter liberare la mente da tutte quelle continue preoccupazioni. Si ritrovò a vagare tra le strade della città senza una meta precisa accompagnato da un continuo peso sullo stomaco che non si decideva ad andarsene via. Quando si trattava di Sana Kurata era difficile per Akito pensare ad altro e nemmeno la corsa era riuscito a distoglierlo completamente da quei continui tormenti.
Così poco dopo si ritrovò a suonare il campanello dell’unica persona che poteva confidargli, o almeno ci provava a modo suo, ciò che era successo.
“Oh ciao Akito! Sei andato a correre?” domandò Tsuyoshi aprendogli la porta di casa.
Hayama alzò semplicemente il sopraciglio per la domanda che l’amico gli aveva appena formulato.
“Ok, non sei di buon umore!” affermò Tsuyoshi cogliendo lo sguardo di Akito mentre entrava in casa.
“Litigato con Sana?” continuò a chiedergli il ragazzo mentre offriva da bere all’ospite che con uno sguardo si fece capire.
“Non parlare troppo Akito mi raccomando potresti annoiarmi!” scherzò Tsuyoshi mentre l’amico lo fulminava nuovamente.
“Siamo più permalosi del solito oggi, ok fammi indovinare… Hai litigato con Sana per stasera!” affermò Tsu con ovvietà.
“Non dirmi te l’avevo detto!” rispose Akito.
“Coraggio raccontami cosa è successo!” disse Tsuyoshi pulendosi gli occhiali.

“Non ti è saltato minimamente in mente di scriverle?!” domandò sarcasticamente Tsuyoshi finito il racconto di Akito.
“Per niente! Ha avuto una reazione esagerata” disse il ragazzo convinto.
“Avendole proposto di andare a ballare proprio il giorno del vostro corso di cucina, Sana molto probabilmente si sarà sentita offesa perché ha capito che preferiresti andare al Paradise invece di passare una serata con lei facendo qualcosa di diverso rispetto al solito. Inoltre anche se non hai usato esattamente le parole: - Voglio andare a ballare -, lei avrò capito le tue intenzioni” dedusse Tsuyoshi.
Akito ascoltando tutte quelle rivelazioni lo guardò confuso, mentre l’amico aggiunse “Quando una donna ti dice – Fai come ti pare – è un modo carino per dirti – Fallo e ti uccido -”.
Il ragazzo ascoltandolo rimase sempre più perplesso nel vedere come il suo migliore amico conoscesse così bene la mente contorta femminile.
“È inutile che mi guardi in quel modo” affermò Tsuyoshi.
“Come fai a capire così bene le donne? Per me sono un mistero… Soprattutto Kurata, è così imprevedibile” disse Akito pensando alle parole dell’amico.
“Dopo essere cresciuto insieme a te le donne non sono niente!” scherzò Tsuyoshi.
“Cosa vorresti insinuare?” domandò offeso.
“Comunque te l’avevo detto! Non avresti dovuto accettare l’invito di Gomi! In fondo possiamo uscire in compagnia quando vogliamo e lo sai benissimo anche tu che non importa il posto ma le persone che ti circondano” esclamò Tsuyoshi alzando l’indice a modo di rimprovero.
“Ti avevo chiesto di non dirmi te l’avevo detto” affermò Akito innervosito.
“Quindi cosa pensi di fare?” domandò l’amico.
“Vado a casa a farmi la doccia, ciao!” rispose il ragazzo dirigendosi verso la porta di casa.
“Veramente non intendevo questo…” affermò Tsuyoshi.
Troppo tardi, Akito se ne era già andato.
 
***
 
Sana prima di uscire di casa controllò per l’ultima volta la schermata del suo cellulare per vedere se Akito avesse avuto la grazia di scriverle. Quel giorno infatti aveva ricevuto messaggi da tutti tranne che dal suo ragazzo, per fino il suo operatore telefonico si era ricordato della sua esistenza. Che il mondo ce l’avesse con lei?
Niente, nessun messaggio e neppure una chiamata. Sbuffando infilò il telefonino nella borsa e dopo essersi diretta in garage accese la macchina per dirigersi da sola al corso di cucina. Sperava con tutto il suo cuore di trovarlo davanti a casa sua ad aspettarla, ma uscita dal cancello constatò con i suoi occhi che il suo ragazzo non era lì.
Quindici minuti dopo Sana si ritrovò  nel parcheggio della scuola di cucina.
Scese dalla macchina e si diresse verso l’ingresso dell’edificio, era agitata ed emozionata allo stesso tempo perché sapeva che le sue doti culinarie non erano delle migliori anzi… Sperava vivamente di non combinare i soliti pasticci e di non essere sgridata ogni due per tre.
“Sei in ritardo!” la rimproverò all’improvviso una voce maschile che conosceva fin troppo bene.
“Hayama?! Cosa ci fai qui?!” esclamò Sana alzando lo sguardo verso il suo ragazzo.
“Entriamo!” affermò Akito aprendo la porta dell’aula.
Sana annuì ed entrambi si scusarono per il leggero ritardo.
“Buona sera! Non preoccupatevi, la lezione è iniziata solo da pochi minuti!” sorrise un signore con indosso un grosso cappello da Chef mentre i due fidanzati si avviarono dietro ad un bancone libero.
Sul tavolo c’erano posizionati alcuni degli oggetti indispensabili utilizzati in cucina come: asciugamani, ingredienti, un libro di ricette, piatti, posate e strumenti vari.
“Mi presento anche per i due ultimi arrivati: io sono il signor Araki. Come stavo dicendo durante i miei incontri vorrei che voi lavoraste con me cercando di partecipare attivamente. Sarò molto lieto di potervi aiutare nei vostri eventuali dubbi in modo tale da poter risolvere insieme inconvenienti e problemi mentre cucinate” si presentò lo Chef.
“Come mai sei qui?” gli bisbigliò la ragazza intanto che il signor Araki continuava a spiegare alcuni principi.
“Secondo te? A imparare a cucinare” rispose Akito continuando a fissare l’insegnante.
“Spiritoso! Non hai detto che volevi andare al Paradise?” gli domandò mentre picchiettava nervosamente il dito sul tavolo.
“Questa sera preparerete le lasagne, così imparerete a cucinare un buon ragù di carne. Ho scelto questo piatto poiché il sugo può benissimo essere utilizzato anche con delle semplici tagliatelle” affermò il signor Araki.
“Concentrati a preparare questo piatto, non vorrei concludere la serata con l’arrivo dei pompieri” rispose Akito mentre lo Chef elencava gli ingredienti.
Sana non rispose alla sua provocazione, ma si limitò a prenderlo in giro imitandolo con un verso.
“C’è qualche problema signorina?” le domandò il signor Araki avvicinandosi al loro tavolo di lavoro.
“Nessun problema!” esclamò Sana imbarazzata.
“Perfetto, allora potete pure cominciare!” le rispose sorridendole mentre girava tra i tavoli.
“Certo che ha un sorriso inquietante!” affermò Sana guardandolo un’ultima volta prima di prendere gli ingredienti.
Durante la lezione Sana e Akito non parlarono più di tanto, si limitarono a scambiarsi semplicemente qualche informazione o aiutandosi per preparare un discreto piatto. Ovviamente Hayama non perdeva l’occasione per prenderla in giro o rimproverarla per qualche suo sbaglio.
“Mi pizzicano gli occhi!” si lamentò la ragazza mentre tagliava la cipolla.
“Come sei rumorosa Kurata” affermò Akito mentre versava l’olio nella pentola.
“Non è colpa mia! Stavo bene fino a qualche minuto fa… Non capisco perché mi viene da piangere!” sbuffò Sana.
Akito stava per risponderle quando la ragazza alzando lo sguardo e guardandolo negli occhi esclamò “Non pensare che sto piangendo per te! No Hayama non ti darò questa soddisfazione!”.
“Guarda che è la cipolla che ti fa piangere!” le disse alzando un sopraciglio.
“Non dare colpa alla cipolla!” lo indicò alzando un dito a modo di rimprovero.
“Guarda che è la verità, lo sanno tutti Kurata!” affermò osservando l’ortaggio torturato dalle mani di Sana.
“Vuoi dare la colpa alla cipolla?! Diamo la colpa alla cipolla!” esclamò Sana versando l’ingrediente appena finito di tagliare nella pentola.
“Mi raccomando fate soffriggere la cipolla fino a che non diventi dorata, dopodiché aggiungete la carne tritata. Signorina vedrà che tra pochi minuti il bruciore agli occhi le passerà!” commentò l’insegnante per poi andare a rispondere alla domanda di una ragazza.
Quando finalmente la cipolla raggiunse il colorito d’oro richiesto Akito aggiunse nella pentola una buona quantità di carne tritata mentre Sana osservava i suoi movimenti.
Era ancora arrabbiata con lui, ma doveva ammetterlo a sé stessa: era contenta che il suo ragazzo si trovasse lì insieme a lei.
“Attenzione Kurata potresti sbavare!” la prese in giro Akito.
“Non farmi ridere Hayama! Non sto sbavando nel guardarti!” si difese Sana alzando gli occhi al cielo.
“Io intendevo per la fame, ma mi lusinga sapere che sono sempre al centro dei tuoi pensieri” le rispose con un ghigno.
“Sei impossibile!” sbuffò la ragazza.

“Stai pensando di colpire la mia testa?” le domandò guadandola agitare il cucchiaio per far scendere il sugo sulla pasta della lasagna.
“Smettila e aiutami a stendere il sugo!” gli disse mentre con un cucchiaio distribuiva il ragù sulla pasta.
“Lo sai che mi piace farti arrabbiare!” ghignò Akito.
“Allora ti devo piacere tantissimo in questo momento perché sono furiosa!” esclamò Sana continuando a guardare la teglia.
“Non mi dispiaci!” affermò il ragazzo avvicinandosi maggiormente al suo viso con un sorriso malizioso.
In quel momento la ragazza si perse nello sguardo rassicurante del suo fidanzato mentre le loro labbra si sfioravano delicatamente, ma Akito decise di non approfondire quel contato. Si allontanò lentamente osservando quanto Sana desiderasse quel bacio e ghignando andò ad accendere il forno con la temperatura indicata dalla ricetta.
“Chi lo capisce è bravo! Un momento prima ha la luna, e un momento dopo sembra che non sia successo niente… E dire che dovremmo essere noi donne le lunatiche!” pensò Sana intanto che l’insegnate le faceva vedere la quantità di sugo da mettere sulla pasta.

“La lezione è finita! Ci rivediamo settimana prossima con una nuova ricetta!” salutò il signor Araki complimentandosi per il primo incontro.
“Ti serve un passaggio Kurata?” le domandò Akito mentre si dirigevano al parcheggio.
“No, oggi ho portato la macchina a far aggiustare!” affermò Sana dandogli un veloce bacio a stampo per poi aprire la portiera della sua automobile.
Voleva scappare da quella situazione imbarazzante, così aveva optato di dargli un innocente bacio perché sinceramente non sapeva ancora come comportarsi, siccome non avevano avuto modo di chiarire la litigata della sera precedente.
Certo, Akito si era presentato al corso e Sana per questo gesto fu molto felice, ma non aveva intenzione di richiedergli il motivo di tale decisione e magari di affrontare un ulteriore litigata.
Perché Sana odiava con tutta sé stessa litigare con qualcuno, specialmente se quel qualcuno era Akito Hayama.
Nel frattempo il ragazzo non riusciva a capire se fosse più sorpreso per la rapidità del bacio appena ricevuto dalla sua ragazza oppure dalla velocità in cui lei voleva scappare da quella situazione o più precisamente da lui.
“Perché non parte!” si lamentò Sana.
“Kurata qualche problema?” le domandò appoggiandosi alla macchina.
“No, nessun problema!” scandì le parole.
“Sei sicura?” le chiese capendo il motivo per cui l’automobile non partiva.
“Mai stata più sicura!” affermò la ragazza pensando “Sta a vedere che il meccanico mi ha fregato i soldi!”.
“Da quando non fai più benzina?” le domandò ridendo per quella situazione.
“Non ricordo perché?”
“Come fai a non ricordartelo!” si sorprese il ragazzo.
“Con tutti i problemi e gli impegni che ho secondo te sto a pensare a quando ho fatto l’ultima volta benzina?” esclamò Sana alzando un sopraciglio.
“Si, visto che hai il serbatoio a secco!” spiegò il ragazzo.
“Non può essere! Ma cosa ho fatto di male nella mia vita?” si lamentò la ragazza sbattendosi la testa contro il volante.
“Dai scendi, ti accompagno a casa io! Domani mattina veniamo a riprenderla” le disse aprendole la portiera.
“Ok… Grazie…”

Furono i quindici minuti più lunghi della loro vita.
Durante il tragitto Sana non aveva spiaccicato parola, osservava il paesaggio notturno in silenzio avvolta nei suoi pensieri e Akito notando il comportamento della sua ragazza assecondò la sua richiesta silenziosa.
“Hayama casa mia è di là!” affermò all’improvviso Sana vedendo che al semaforo il suo ragazzo girò dalla parte opposta.
“Lo so, pensi che dopo tutti questi anni non conosca ancora la strada per arrivare a casa tua!” le rispose continuando a guardare l’asfalto.
“Sei imprevedibile, non si può mai sapere da te!” incrociò le braccia al petto.
“Ah io sarei imprevedibile!”
“Si può sapere dove mi porti?” gli domandò non capendo le sue intenzioni.
“A casa mia” gli disse immediatamente.
“A casa tua? Fermo fermo fermo!” esclamò la ragazza udendo quelle parole.
“Cosa c’è ora Kurata? Ti preferivo silenziosa”
“Tu hai detto che mi avresti portato a casa!” affermò voltandosi verso di lui.
“Infatti ma non ho detto in quale casa!” rispose con un ghigno.
“Ok, ma tu dormi per terra!” decise Sana girandosi per osservare nuovamente il finestrino e sorridendo di nascosto.
Dopotutto era felice di passare la notte insieme ad Akito.

Arrivati a casa Hayama, Sana salutò Natsumi intenta a guardare sul divano un film strappalacrime in compagnia della sua migliore amica. Entrambe tenevano in mano una scatola di fazzoletti, i quali venivano utilizzati di continuo per asciugarsi le lacrime e per soffiarsi il naso.
“Sana vuoi unirti a noi?” le domandò Natsumi porgendole un fazzoletto.
“Emh… Magari più tardi… Dov’è tuo papà?” affermò titubante Sana. Non aveva alcuna intenzione di sorbirsi un film sentimentale.
“Papà è in cucina… No, non lasciarla…” rispose la ragazza mentre prendeva l’ennesimo fazzoletto.
“Gra-grazie!” disse Sana lanciando uno sguardo divertito al suo ragazzo.
“Papà!” esclamò Akito entrando in cucina e vedendo il signor Fuyuki intento a controllare alcune pratiche di lavoro.
“Ciao ragazzi! Tutto bene?” salutò il signor Hayama accogliendo calorosamente Sana.
“Si, abbiamo finito poco fa il corso di cucina!” rispose la ragazza.
“Molto bene e com’è andato?” chiese ai ragazzi.
“Meglio del previsto! Abbiamo preparato le lasagne, spero siano buone!” esclamò Sana.
“Domani avremo modo di saperlo! Allora Sana ti fermi qui a dormire?”
“Si se non è un disturbo!” affermò imbarazzata.
“Lo sai, tu non disturbi mai!” sorrise il padre del ragazzo.
“La ringrazio è molto gentile!”
“Si può sapere perché Natsumi e la sua amica Margot continuano a piangere?” domandò il signor Hayama.
“Stanno guardando uno stupido film sentimentale!” rispose Akito mentre si versava da bere.
“Ah… E dire che volevano fare qualcosa di divertente!” affermò senza parole il signor Fuyuki.
Poco dopo Sana salì in camera di Akito per recuperare il pigiama che ormai aveva deciso di lasciare a casa sua, intanto che il suo ragazzo finisse di chiacchierare con il padre.
Una volta trovato l’indumento si diresse in bagno per lavarsi e infilarsi il comodo pigiama che profumava dell’armadio di Akito. Non vedeva l’ora di sdraiarsi e di cadere in un sonno profondo perché anche se non aveva né studiato né lavorato, era stata lo stesso una giornata abbastanza pesante per via del nervoso e della nottataccia precedente.
Quando rientrò in camera per poco i suoi occhi non gli caddero a terra per l’immagine insolita che si ritrovò davanti: il materasso del letto era per terra e sopra di esso ci si trovava Akito comodamente sdraiato, mentre la rete del letto era rimasta coperta da qualche lenzuolo e da un cuscino.
“Qualche problema Kurata?” le chiese come se niente fosse.
“Se mi domanda ancora una volta se ho qualche problema non so che gli faccio giuro! Ma che diavolo ha combinato? Si può sapere perché il letto è senza materasso? E soprattutto perché esso si trova per terra? Dove pensa che dormo? E perché mi sorride in quel modo beffardo? Akito Hayama tu sei un vero quesito per me a volte!” pensò Sana entrando nella stanza con gli occhi e con la bocca spalancata mentre moltissime domande le affollavano la mente.
“Perché il materasso si trova per terra?” gli chiese partendo dalla domanda più ovvia.
“Tu mi hai detto che avrei dovuto dormire per terra!” rispose Akito con un risolino.
“E tu pensi che io dorma sulla rete del letto senza materasso?” gli domandò incrociando le braccia al petto e cercando di mantenere la più completa calma.
“Se preferisci il divano accomodati, altrimenti lì c’è un tappeto!” indicò il ragazzo.
“Stai scherzando spero!” rispose la ragazza spalancando gli occhi.
“Mai stato più serio, beh mettiti dove pensi di essere più comoda. Buona notte Kurata” le disse con un ghigno coprendosi sotto le coperte.
“Non ci pensare nemmeno!” esclamò raggiungendo il materasso del suo ragazzo e infilandosi sotto le coperte accanto a lui.
“Credevo non volessi dormire con me” rise Akito.
“Infatti! Io resterò da questo lato e tu dall’altra metà” precisò la ragazza.
“Ok ok, non ti agitare!” affermò il ragazzo girandosi verso di lei mentre al contrario Sana decise di dargli le spalle.
“Notte Hayama” gli disse mentre osservava una loro foto illuminata dal chiaro di luna.
Era una foto scattata in vacanza durante una grigliata in giardino insieme agli altri. Come sempre Sana sorrideva abbracciata ad Akito che al contrario aveva un’espressione seria ma rilassata.
Quanti ricordi, emozioni, risate racchiudeva una semplice immagine.
“Sei ancora arrabbiata?” le domandò Akito con un tono di voce diverso dal solito.
La ragazza sentendo la sua voce non mosse un muscolo, voleva capire fino a che punto il suo ragazzo si sarebbe spinto nella conversazione. Inoltre conosceva fin troppo bene il suo fidanzato e sapeva che chiedere scusa era una delle prove più difficili per lui. Anche se doveva ammettere che da quando si erano rincontrati questa primavera Akito era molto maturato e su alcuni argomenti riusciva ad aprirsi e ad esporre i propri sentimenti.
Alcuni minuti dopo Hayama riprese a parlare mentre i suoi occhi fissavano il soffitto buio “Lo so, ho sbagliato. Non avrei dovuto accettare l’invito dei ragazzi senza prima chiedere un tuo parere, avevamo già preso un impegno e se avessimo voluto cambiare programma avremmo dovuto scegliere insieme. Però non sono venuto al corso per leccarti il culo o per farmi perdonare, non è nel mio stile e questo sono sicuro che lo sai anche tu… Sono venuto perché lo volevo!”.
Sana stava ascoltando attentamente ogni singola parola pronunciata da Akito e lentamente si voltò verso di lui avvicinandosi in cerca del suo sguardo. Il ragazzo l’accolse tra le sue braccia e quando le loro labbra si incontrarono le parole non servivano più.
“Scusa se ieri sera me ne sono andata in quel modo” gli disse staccandosi leggermente dalla sua bocca ma che Akito riavvicinò all’istante.
“Hai visto, non è servito l’estintore!” scherzò poco dopo Sana lasciandosi cullare dalle braccia di Morfeo e avvolta dalla stretta forte e sicura di Akito.
 
SPOILER:
“Quindi è per questo che vieni a correre!” intuì Alex.
Il ragazzo non rispose, aveva capito che la sua non era una domanda ma un’affermazione, così si limitò a chiederle “E tu?”.





Ciao a tutte ragazze!
Come state?
Io molto bene, ho ancora un po' di tosse ma mi sono ripresa! Inoltre oggi sono andata a correre con una mia amica, finalmente si è aperto il tempo!!
Inoltre venerdì è la festa del mio Paese e arriveranno le bancarelle e cosa più importante la primavera è in arrivo e le giornate si allungheranno ! ^.^ Siiiiii *.*
Allora che ne pensate del quarto capitolo?
Personalmente io l'adoro =) Soprattutto la lezione di cucina e la scena in cui Sana e Akito sono in camera di quest'ultimo. Stavo morendo dalle risate nel scrivere il tutto!
Spero che vi abbia soddisfatto e che vi sia piaciuto! Inoltre dovreste essere contente: in questo capitolo non compaiono nè Marco nè la ragazza anonima! Ma si parla solo di Sana e Akito che trovo adorabili come sempre!
Se questo non è amore!! *.*
Inoltre dobbiamo dirlo: poveri Fuka e Tsuyoshi a sopportare i loro amici. Ahaha li faranno Santi! ^.^
Per di più che sbadata che è la nostra Sana, ma involontariamente stava succedendomi la stessa cosa la settimana scorsa ovvero: stavo andando a prendere mia mamma in macchina al lavoro e a metà tragitto mi suona l'allarme della benzina. Mi è venuta in mente immediatamente questa scena che avevo scritto qualche settimana fa! Ahahah per fortuna sono giunta al benzinaio senza problemi, ma che ansia!
Beh ringrazio tutti quanti per le vostre recensioni, per chi inserisce la mia FF tra le preferite, seguite e ricordate e per chi legge soltato!

Siete veramente molto dolci e sono contentissima che vi piaccia anche il sequel!
Vi informo che ho appena completato l'ottavo capitolo =)
Spero di sentirvi presto!
Un bacione grande,

Miky


 

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 05 - I RUMORI DEL SILENZIO ***


CAPITOLO 05 ● I RUMORI DEL SILENZIO
 

Dopo la festa di fine estate a casa di Gomi, Sana e i suoi amici decisero di organizzare un’uscita con Luci e la sua compagnia per trascorrere una serata allegra tutti insieme, ma essendo in tanti e avendo ciascuno i propri impegni personali ebbero non poche difficoltà a trovare una serata in cui tutti quanti fossero disponibili.
Tra un tentativo e l’altro riuscirono a trovare l’accordo di trovarsi in piazzetta questo sabato sera, per poi dirigersi in un locale che proponeva diversi tipi di cocktail a base di frutta.
“Ci servirebbe un pulmino!” esclamò ridendo Sana una volta arrivata al luogo di incontro e osservando con quanta gente sarebbe uscita quella sera.
Tra una chiacchiera e l’altra e con l’arrivo di tutta la compagnia si organizzarono velocemente con le macchine per poi raggiungere finalmente il Big Apple.
Era un pub molto semplice e illuminato da varie luci colorate, i moltissimi tavolini di legno erano sparsi sia all’esterno che all’interno del locale. Il bancone era situato al centro della grande stanza con accanto la postazione del dj, e davanti a quest’ultimo c’era una piccola piazzola dove poter ballare. Al piano superiore c’era una spaziosa Sala Giochi che offriva moltissimi videogiochi, macchinette e altro.
“Per fortuna che ho prenotato!” affermò Fuka notando la quantità di gente che era presente quella sera.
“Infatti! Non avevo alcuna intenzione di rimanere in piedi tutta la sera!” rispose Gomi mentre si sedeva al tavolo mostratoli dalla cameriera.
Dopo aver dato un’occhiata alle liste e aver ordinato il proprio drink, le ragazze e i ragazzi cominciarono a chiacchierare per potersi conoscere meglio e aggiornarsi sugli ultimi avvenimenti successi.
“Credo che Gomi e Tsuyoshi siano leggermente gelosi…” notò Fuka osservando le continue occhiate verso di loro.
“Ma se non stiamo facendo niente!” rispose Hisae inarcando un sopraciglio mentre Aya annuiva all’affermazione dell’amica.
“Ci stanno tenendo sotto controllo!” intervenne Luci sbuffando.
“Come mai?” domandò Sana intanto che cercava il portafoglio nella borsa per poter pagare la cameriera.
“Diciamo che sono eccessivamente protettivi... Vi ricordate la festa organizzata da Luci a casa di suo cugino?” domandò Aono.
Le ragazze annuirono curiose di conoscere il seguito.
“Ecco mio fratello mi ha fatto una scenata assurda solo perché stavo chiacchierando con alcuni compagni di classe! Chiedete ad Aya se non ci credete!” spiegò la ragazza.
“Stai scherzando?” disse incredula Fuka.
“Confermo!” annuì Aya.
“L’altro giorno io e Diego eravamo in cucina a fare uno spuntino pomeridiano quando all’improvviso arriva Gomi e si siede con noi a chiacchierare del più e del meno. Tra un discorso e l’altro mi era venuta voglia di mangiare una brioches, così mi alzo per prenderla dal mobiletto in alto ma non essendo troppo alta ho dovuto allungarmi maggiormente per recuperarla, di conseguenza la maglietta che indossavo quel giorno si era alzata leggermente lasciandomi la schiena scoperta. Non vi dico il seguito… Dopo che Diego se ne era andato a casa sua Gomi ha cominciato a rimproverarmi perché mi vesto con magliette troppo corte, pantaloni a vita bassa e altre cose che ho evitato di ascoltare stufa di quelle scenate assurde!” raccontò Luci.
“Se Diego prova a baciarti cosa pensi che farà?” domandò Alis ridendo.
“Non lo so e non voglio saperlo!”
“Passando alle belle notizie, sono contenta che non sei partita!” affermò allegra Hisae.
“Anch’io e spero di concludere l’ultimo anno qui insieme ad Alis!” rispose Luci abbracciando l’amica.
“Inoltre è uno spasso prendere in giro Gomi!” rise Hisae seguita da Luci che esclamò “Concordo!”.
“Ehi voi due che avete da guardare?!” domandò Gomi sentendosi osservato.
“Noi? Niente perché?” risposero all’unisono cercando di fare l’espressione più innocente che riuscivano.
“Non mi fido di voi… Da quando vi siete conosciute me ne combinate una peggio del diavolo!” disse Gomi sospettoso.
“Avete visto la partita l’altra sera?” chiese James.
“Si, che delusione! Ma come si fa a perdere con una squadra del genere?” rispose Matti.
“Si vede che non era poi così male come squadra se hanno vinto!” commentò Akito.
“Hanno fatto un goal bellissimo!” esclamò Takaishi mentre Tsuyoshi domandava ad Akito da quando seguisse il calcio.
“Da sempre… Solo perché non ne parlo non vuol dire che non mi interessa” spiegò il biondo.
“Oh adoro questa canzone, mi accompagni a ballare Diego?” gli domandò Luci.
Il ragazzo annuì seguito da Ben, Alis, Aya, Takaishi e Matti.
“Forza Hisae andiamo a ballare!” esclamò Gomi prendendole la mano.
“Non ho voglia ora” rispose Hisae bevendo il suo drink.
“Ma se di solito sei tu a trascinarmi in pista!” si lamentò Gomi.
“È vero, ma perché ho voglia non per fare da baby-sitter a Luci!” spiegò la ragazza.
“Gomi, mi ha detto Hisae che stai frequentando un corso di cocktail!” affermò all’improvviso Fuka mentre Hisae simulava con le labbra un grazie rivolto all’amica.
Il ragazzo si risedette al tavolo raccontando ai suoi amici cosa stesse imparando durante le lezioni mentre Sana e Akito confrontavano il suo corso con il loro.
“Ehi Akito tra poco non è mica il tuo compleanno?” gli domandò Aono.
Il ragazzo annuì semplicemente.
“Hai intenzione di organizzare qualcosa?”
“Non penso” rispose facendo spallucce.
“Ehi Hayama perché non andiamo a fare un giro in sala giochi?” gli chiese Sana.
“Vengo anch’io!” rispose Hisae seguita da Aono e James.
“Siamo rimasti in quattro gatti!” scherzò Josh.
“Nel vero senso della parola!” rise Fuka.
“Ehi Fuka hai l’onore di essere circondata da ben tre ragazzi!” affermò Gomi indicando con un cenno anche Josh e Tsu.
“Dovrei dire beata fra gli uomini?” domandò sarcastica la ragazza.
“Se vuoi puoi dedicarci anche un brindisi!” esclamò Gomi.
A quella battuta i tre ragazzi scoppiarono a ridere e continuarono a scherzare conoscendo nel frattempo meglio Josh che non era mai uscito in loro compagnia.

“Ehi ragazzi, guardate chi ho incontrato a ballare!” disse Aya ritornata al tavolo.
“Ciao a tutti!” salutò il ragazzo che indossava un berretto nero.
“Lo conosciamo?” domandò Tsuyoshi curioso di sapere chi fosse.
“Certo!” sorrise il ragazzo alzando leggermente il cappello.
“Ciao Naozumi!” si alzò Fuka abbracciandolo seguita dagli altri tre.
“Carino il cappello!” scherzò Fuka.
“Oh ti ringrazio!” arrossì il ragazzo.
“Non credo fosse un complimento…” gli bisbigliò sorridendo Aya.
“Ehi non offendere il mio stile da incognito!” rise Naozumi.
“Dai siediti qui con noi, Sana e gli altri sono su di sopra in sala giochi” affermò Aya.
“Bene così la saluto, è da tanto che non la vedo!” sorrise il ragazzo.

Se si dovesse premiare la persona meno abile nei videogiochi, il primo posto sarebbe sicuramente spettato a Sana di diritto. Non era riuscita a battere Akito in nessun tipo di gioco, nemmeno in quelli più semplici.
“Sei una frana Kurata!” esclamò Akito dopo averla battuta nuovamente ad un videogioco.
“Ma come fai? È impossibile che hai vinto anche questa volta!” si lamentò la ragazza.
“Non è colpa mia se sei negata!” si difese.
“Per me tu bari! Diglielo anche tu Hisae!” affermò Sana non accettando la sconfitta.
“Ehi non mettetemi in mezzo!” disse l’amica cercando di tirarsene fuori.
“Ho una splendida idea!” esclamò all’improvviso la rossa.
“No, ti prego!” risposero all’unisono i due.
“Hisae tu te la cavi con i videogiochi, giusto?” le domandò Sana sfregandosi le mani.
“Si… Perché?” chiese timorosa osservando lo sguardo minaccioso dell’amica.
“Perfetto! Allora non ti dispiacerà battere il signor Hayama, vero?” rispose Sana indicando il suo ragazzo.
Hisae sentendo le parole appena pronunciate dall’amica, cercò aiuto nello sguardo di Akito che scrollando le spalle disse “Va bene ma un’unica partita poi scendiamo e torniamo dagli altri!”.
“Affare fatto! Mi raccomando Hisae metticela tutta!” la incoraggiò Sana inserendo il gettone per far avviare la macchina scelta dagli altri due.
Avevano optato per un videogioco in cui bisognava sparare e colpire il maggior numero di bersagli proposti nel minor tempo possibile. Entrambi non se la cavavano male e Akito dovette ammettere a sé stesso che a differenza della sua ragazza Hisae aveva una buona mira, di conseguenza cercò di impegnarsi maggiormente.
“Avanti Hisae ancora due colpi e superi Akito!” esclamò Sana battendo le mani.
Pochi secondi dopo sulla parte sinistra dello schermo della macchinetta apparve la scritta “You win!” e Hisae leggendola diede immediatamente il cinque a Sana, mentre Akito guardava basito il suo personaggio piangere per la sconfitta.
“Scusa Akito!” sorrise Hisae facendogli la linguaccia.
“Hai vinto per un misero punto!” rispose il ragazzo facendo spallucce.
“Ma ha vinto lo stesso!” disse Sana contenta della vittoria dell’amica.
“Ok ok… Ora che abbiamo finito questa pagliacciata possiamo tornare dagli altri?” esclamò rassegnato Akito.
“Odia perdere!” bisbigliò Sana all’amica intanto che annuiva al suo ragazzo.
“Non preoccuparti Akito terremo la bocca cucita!” scherzò Hisae mentre Sana scoppiava a ridere.
Una volta scesi cercarono di ritornare al loro tavolo percorrendo la strada più corta vista la quantità di gente che si trovava in quel posto, e durante il tragitto approfittarono di farsi scattare qualche foto dal fotografo che lavorava in quel locale.
“Eccoci!” esclamarono Sana e Hisae giunte al tavolo.
“Ciao Sana!” salutò Naozumi alzandosi per andarla a salutare.
“Nao! Che ci fai qua?” affermò la ragazza sorridendogli.
“Potrei farti la stessa domanda!” rispose Naozumi abbracciandola.
“Hai ragione! Con chi sei qua?” gli domandò.
“Sono qui con alcuni colleghi della serie televisiva che sto girando! Cavolo Sana è da tantissimo tempo che non ci vediamo!”
“Si dal compleanno di Aya se non sbaglio!” gli disse intanto che Akito sentendosi escluso schiarì la voce.
“Oh ciao Akito! Tutto bene?” affermò Naozumi porgendogli la mano.
“Potrebbe andare meglio!” rispose il ragazzo infastidito e trattenendosi dal dire altro.
“Scusalo, sai com’è…” affermò Sana alzando gli occhi al cielo mentre il suo ragazzo andava a sedersi accanto ai suoi amici.
“Io non lo sopporto!” disse Akito guardando la sua ragazza scherzare in compagnia delle sue amiche e di Naozumi.
“Non ne parliamo!” concordò Tsuyoshi osservando la stessa scena.
“Che ci troverà in uno così?!” si intromise Gomi.
“È quello che mi domando anch’io. Da quando abbiamo avuto quella litigata quest’estate hanno legato parecchio” affermò Tsuyoshi.
“Io te l’ho sempre detto, ma tu non volevi mai darmi ascolto!” ghignò Akito.
“Guarda come si baciano!” esclamò Gomi.
“Aya sta baciando Naozumi?!” si preoccupò Tsuyoshi alzandosi di scatto.
“Aya? Che diamine centra Aya? Io stavo parlando di Luci… Guarda come sono avvinghiati!” disse Gomi osservando sua cugina abbracciata a Diego.
“Beh mi sembra un bravo ragazzo… È simpatico infondo! Prova a conoscerlo…” gli consigliò Tsuyoshi.
“Cercherò di fare del mio meglio… Invece tu hai qualche problema con Aya?” domandò Gomi.
“Si… Cioè no!” si corresse il ragazzo.
“Si o no?” chiese confuso l’amico.
“Non capisco se Aya è interessata a Naozumi…” gli rispose.
“Sul serio? Dai non penso… Aya è una brava ragazza e lo sai pure tu! A te Akito non chiedo nemmeno se hai qualche problema perché è più che evidente!” affermò Gomi ridendo.
“Io non ho nessun problema!” esclamò il ragazzo infastidito.
“Va bene va bene! Non ti agitare…” rispose Gomi capendo lo stato d’animo dell’amico.
“E tu con Hisae tutto bene?” chiese Tsuyoshi.
“Diciamo che abbiamo trovato il nostro equilibrio” affermò Gomi facendo l’occhietto alla sua ragazza che gli sorrise.
 
***
 
Nel tardo pomeriggio Akito decise di andare a correre al solito parco per distrarsi dai pensieri della sera precedente, continuava a frullargli nella mente l’immagine di Sana e Naozumi che ridevano e scherzavano insieme. Sapeva benissimo che tra di loro non c’era nulla se non un forte legame fraterno, ma non riusciva a cambiare lo stesso l’opinione che aveva di lui.
Fin dal primo giorno che ebbe la “fortuna” di conoscerlo e di averlo addirittura come vicino di posto a teatro, non gli era stato per nulla simpatico. Certo entrare nelle grazie di Akito senza finire prima nella sua lista nera non era affatto facile, ma Naozumi aveva di certo contribuito con il suo comportamento provocatorio. Ad esempio oltre al primo loro incontro e allo sguardo lanciatogli prima di partire per le riprese de “La villa dell’acqua”, si ricordò di quando in compagnia di Tsuyoshi, si trovava in centro alla ricerca del fatidico regalo di metà compleanno per Sana. Anche in quella occasione il Damerino aveva colto l’opportunità per provocarlo affermando che avrebbe baciato la ragazza in uno spot pubblicitario.
A ripensarci ora gli venne da ridere.
Infatti grazie ad un pomeriggio trascorso in compagnia nel giardino di Sana, tra una chiacchiera e l’altra aveva scoperto ciò che era accaduto quel giorno tramite il gioco “Verità o Penitenza”. Una delle sue amiche aveva approfittato dell’occasione per domandare a Sana se avesse mai baciato Naozumi Kamura. La ragazza ridendo raccontò la scenata che aveva fatto quel giorno da piccola durante la ripresa pubblicitaria, scoprendo dopo parecchi tentativi che si trattava semplicemente di un innocente bacio sulla guancia. Certo che da lei doveva aspettarselo, considerando la reazione avuta per il bacio rubatole sulla torre di Tokio.
Sta di fatto che anche se erano cresciuti e Naozumi aveva contribuito a chiarire i sentimenti confusi di Sana, non riusciva lo stesso a tenere un comportamento educato nei suoi confronti.
Era più forte di lui.
Forse perché certe volte ripensava alla frase ripetuta più volte in passato da Kamura: “Tu non puoi essere il ragazzo giusto per Sana” e dentro di sé sentiva che quelle parole celavano un velo di verità.

“Secondo me Sana meriterebbe qualcuno migliore di me” affermò tutto ad un tratto Akito.
“Ma cosa diavolo stai dicendo?!” gli domandò preoccupato il suo migliore amico.
“Solo la verità… Forse io non sono il ragazzo perfetto per Sana” gli disse guardando un punto impreciso fuori dalla finestra.
“È vero…” confermò Tsuyoshi dopo un attimo di silenzio.
Akito non rispose. Sapeva che alla fine quella era la dura realtà, voleva solo una conferma dal suo migliore amico.
Si alzò dal divano e con un cenno del capo lo salutò, aveva bisogno di correre e di sfuggire da quei pensieri paranoici.
“Aspetta Akito lasciami finire. È vero, ma Sana non vuole quello giusto, né tanto meno quello perfetto per lei. Semplicemente vuole te… Vuole te che la fai arrabbiare e che la prendi in giro. Vuole te che le stai accanto nei momenti migliori e peggiori, che le dici sempre quello che pensi giusto o sbagliato che sia. Vuole te che ti fai odiare e amare allo stesso tempo. Lei vuole e vorrà sempre e comunque te!” gli rispose sinceramente Tsuyoshi.


“Ehi ci rivediamo!” esclamò una voce femminile distogliendolo dai suoi pensieri.
Akito lentamente si voltò e immediatamente riconobbe il viso della ragazza dell’altra volta.
“Altra gara?” gli chiese sorridendo.
“Dovrai impegnarti maggiormente se vuoi battermi!” ghignò il ragazzo.
“Non preoccuparti per me!” rispose la ragazza con il suo stesso ghigno e cominciando a correre più velocemente.

“Te l’avevo detto!” affermò ridendo.
Ancora non ci credeva, l’aveva appena battuto. Ma come era possibile?
“Non volevo farti perdere due volte di seguito!” rispose il ragazzo mentre si rinfrescava il viso alla fontana.
“Come vuoi!” sorrise soddisfatta la ragazza sedendosi su una panchina per riprendere fiato e imitata da Akito poco dopo.
“Io sono Alex!” esclamò porgendogli la mano.
“Akito” rispose osservando i suoi grandi occhi azzurri.
Erano molto belli. Ricordavano il colore del cielo in una giornata serena dove il sole risplendeva, esattamente come l’allegria che emanavano i suoi occhi. I capelli castani erano raccolti in una lunga coda di cavallo che ricadeva su una piccola spalla mentre alcuni ciuffi più corti uscivano dalla stretta dell’elastico.
Il suo corpo esile era fasciato da un’aderente canottiera verde e da dei corti shorts che mostravano delle lunghe gambe snelle.
“Sai che l’autunno è la mia stagione preferita!” esclamò di colpo la ragazza ripensando al diminutivo del nome del ragazzo.
Akito inarcò un sopraciglio sentendo quell’affermazione: sicuramente Alex era l’opposto di Sana. La sua ragazza al contrario avrebbe preferito la primavera all’autunno, dove tutto rinasce e le rondini insieme al profumo dei fiori ritornano.
“Amo bere le prime cioccolate calde osservando le foglie cadere lentamente mentre ondeggiano a destra e a sinistra, vedere il tappeto che formano ognuna di essa una volta finito il loro volo… Adoro le sfumature di colore caldo che prendono i paesaggi rispetto alla stagione fredda che è in arrivo! Credo che l’unica cosa che non mi piaccia è che le giornate si accorcino! Odio il buio… Forse perché ho bisogno di certezze nella mia vita e l’oscurità al contrario è così misteriosa” affermò la ragazza osservando il parco intorno a sé.
“Scusa forse ti sto annoiato!” riprese Alex ridendo imbarazzata.
“No, non preoccuparti!” rispose semplicemente il ragazzo “A me il buio non mi dispiace, diciamo che mi aiuta a pensare”.
“Perché non hai la paura che qualcuno possa leggere nei tuoi occhi le tue preoccupazioni o ciò che stai pensando?” gli chiese.
“Si, soprattutto perché tutto è così tranquillo e silenzioso durante la notte anche se…” affermò Akito interrotto dalla ragazza che lo anticipò dicendo “Il silenzio a volte è peggio del rumore dei tuoi pensieri perché la tua mente è affollata da troppe domande, idee, preoccupazioni e molto altro. E in quel momento credi che tutto sia difficile, complicato e tutto ciò fa sembrare che le minime cose siano enormi!”.
“Esatto e quindi ti ritrovi ad affrontare i tuoi pensieri più intimi!” concluse Akito.
“Quindi è per questo che vieni a correre!” intuì Alex.
Il ragazzo non rispose, aveva capito che la sua non era una domanda ma un’affermazione, così si limitò a chiederle “E tu?”.
“Amo stare a contatto con l’aria aperta e quindi appena riesco vengo qui al parco per correre, e se quel giorno sono più preoccupata del solito allora cerco di aumentare la mia velocità, come se stessi scappando dai miei problemi! Lo so sembro una codarda… Ma qualche volta mi piacerebbe svuotare la mente e non pensare a tutto ciò che mi succede attorno!” spiegò la ragazza.
“Ora devo tornare a casa… Ci vediamo domani!” affermò Alex alzandosi dalla panchina.
“Cosa ti fa pensare che domani venga ad allenarmi?” le domandò curioso Akito.
“Il tuo orgoglio maschile! Non vorrai farti battere nuovamente, soprattutto da una ragazza!” gli rispose Alex facendogli una buffa linguaccia per poi voltarsi e ricominciare a correre.


SPOILER:
Akito era sorpreso, non si aspettava di certo un risveglio così. La sua ragazza era piombata a casa sua in un orario improbabile per la sua natura da orso in letargo, mentre sua sorella Natsumi che di solito si dimostrava forte e sempre con il sorriso sulle labbra, gli aveva chiesto scusa in lacrime per il comportamento avuto durante l’adolescenza. Cosa avrebbe dovuto aspettarsi da suo padre andando in cucina?




Ciao a tutte! ^.^
Come state??
Io tutto ok, anche se ho avuto qualche problema con il computer -.-"
Che ve ne pare del quinto capitolo? Spero vi sia piaciuto!
Per chiarirvi le idee, all'inizio del capitolo Sana e i suoi amici escono con Luci e altri personaggi inventati da me... Vi scrivo l'elenco di chi era presente: Sana, Akito, Hisae, Gomi, Fuka, Takaishi, Aya, Tsuyoshi, Aono (sorella di Tsu), Luci (cugina di Gomi), Matti e Alis (migliori amici di Luci), Josh (amico di Luci), Diego (fidanzato di Luci), James e Josh (amici di Diego).
I personaggi inventati dalla sottoscritta sono comparsi nella precedente storia oppure in qualche capitolo precedente.
Dopo questo chiarimento... In questo capitolo compare Naozumi!
Tsuyoshi si presenta parecchio geloso mentre Akito durante la corsa racconta i suoi "dubbi e preoccupazioni"!
Infine finalmente scopriamo come si chiama "la ragazza della corsa": Alex! E durante la presentazione viene descritta maggiormente scoprendo inoltre che la sua stagione preferita è l'autunno.
Ho letto che Aki significa autunno, per questo Alex racconta della sua stagione preferita.
Nel prossimo capitolo verrà raccontato una parte del compleanno di Akito e ci sarà una scena che mi piace troppo tra lui e sua sorella! *.*
Non vi anticipo niente perchè ho già scritto qualcosa nello spoiler!
Spero di sentirvi presto e di leggere i vostri pareri!
Ringrazio tutti coloro che leggono e recensiscono la mia storia!
In particolare Lolimik, Piccolasognatrice91, Elamela e Angel92 che ogni volta recensiscono dandomi un loro parere!
Ora devo scappare!
Un baciono grandissimo!

Miky








 

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 06 - UN COMPLEANNO SORPRENDENTE (parte 1) ***


CAPITOLO 06 ● UN COMPLEANNO SORPRENDENTE (parte 1)


“Ultimo giorno di lezione della settimana per fortuna!” pensò Sana mentre si incamminava presso l’università.
Aveva scelto di andare a scuola a piedi per godersi le ultime giornate di sole, siccome le previsioni del tempo segnalavano pioggia per tutta la settimana successiva.
Durante il tragitto la mente di Sana era impegnata ad organizzare gli impegni della giornata: quel pomeriggio avrebbe dovuto lavorare sicuramente per almeno due servizi fotografici.
Anche se era ricominciata da poco la solita routine quotidiana, la ragazza faticava ancora a riprendere i ritmi dei vari impegni lavorativi e scolastici. Avrebbe voluto ritornare indietro nel tempo, precisamente all’inizio dell’estate, per poter rivivere quei splendidi pomeriggi soleggiati in compagnia di Akito e delle sue amiche.
“Ehi Rossa!” urlò una voce alle sue spalle.
Sana a quell’esclamazione si girò e vide accostarsi una moto accanto al marciapiede in cui stava camminando. Siccome il volto era coperto da un casco di colore blu e bianco, cercò di ricordarsi dove avesse già sentito quella voce, ma non riuscendo a riconoscerla gli chiese con sguardo confuso “Dici a me?”.
“Come, non mi riconosci?” ghignò il ragazzo.
Sana provò ad osservare meglio la figura del ragazzo, in cerca di un qualunque dettaglio che la potesse aiutare a scoprire l’identità dell’apparente sconosciuto.
Indossava una giacca a vento nera con sotto una maglietta bianca abbastanza attillata da poter notare tranquillamente i suoi pettorali, al collo portava una collana di oro bianco con un ciondolo a forma di croce.
“Ciao Marco!” affermò riconoscendo il pendente.
“Pensavo ti fossi già scordata di me!” scherzò il ragazzo togliendosi il casco.
Immediatamente lo sguardo della ragazza cadde sulle sue labbra: aveva veramente un sorriso bellissimo e pieno di allegria.
“Stai andando all’università?” le chiese passandosi una mano tra i corti capelli neri.
“Si e tu?” 
“Anch’io, vuoi un passaggio?” le domandò porgendole il suo casco.
“E tu come farai?”
“Non preoccuparti! Allora accetti?”
“Preferisco andare a piedi… Inoltre la scuola è qui a pochi passi. Sarà per la prossima volta!” rispose la ragazza dopo un attimo di silenzio.
“Come preferisci, ci vediamo a scuola. Non fare tardi!” le disse sorridendole e rimettendosi il casco per poi perdersi nuovamente in mezzo al traffico mattutino.
“A dopo!” esclamò la ragazza sospirando e rimettendosi in cammino.

“Ciao Sana! Hai visto che bel sole che c’è oggi?” esclamò Fuka andandole incontro.
“Ehi Fuka! Hai proprio ragione, oggi è una splendida giornata!” rispose Sana con un sorriso.
“Potremmo andare a far l’aperitivo in centro oggi, che ne dici?” le domandò l’amica mentre entrambe si dirigevano in aula.
“Purtroppo oggi non posso…”
“Di la verità, hai un impegno con Akito” la stuzzicò Fuka dandole una leggera gomitata e guardandola maliziosa.
“Ehi ma cosa dici?!” arrossì Sana imbarazzata.
“Dai stavo scherzando, cosa devi fare oggi?” 
“Indovina? Lavorare! Inoltre Hayama oggi pomeriggio è impegnato, ha lezione in palestra!” le disse amareggiata.
“È severo come insegnante?”
“Un po’… Non so se ti ricordi, ma quelle poche volte che mi dava ripetizioni di matematica Hayama andava sempre in escandescenza!” rise Sana ricordandosi le offese gratuite che gli regalava.
“Ci credo! Facevi perdere la pazienza anche ad un santo!” esclamò Fuka.
“La solita esagerata!” affermò Sana.
“Ciao ragazze!” salutò Aya raggiungendole e abbracciandole dal dietro.
“Ehi tutto bene?” risposero all’unisono le altre due ragazze.
“Si, avete già fatto colazione?”
“Io si e voi?” confermò Fuka.
“Anche, ma c’è sempre posto per una brioches alla nutella!” esclamò ridendo Sana.
“Sana!” la rimproverò Fuka intanto che Aya chiedeva alle amiche se l’accompagnassero al bar.
“Che c’è?” domandò Sana non capendo.
“Devi stare attenta! A furia di mangiare ti ritroverai a pubblicizzare abiti per balene!” scherzò Fuka.
“Ti immagini? Una balena con due buffe code!” rise Aya ordinando un spremuta e una brioches alla crema.
“Chissà cosa direbbe Akito!” affermò Fuka con il sorriso sulle labbra.
“A parte che i codini li ho abbandonati alle medie e inoltre sarei carina lo stesso!” si imbronciò la ragazza.
“Dai stiamo scherzando!” dissero in coro Aya e Fuka.
“Non siete per nulla simpatiche! E comunque vi dimostrerò che so rinunciare ai miei piccoli vizi di gola!” affermò con una linguaccia.
Tra una chiacchiera e l’altra le tre ragazze si diressero nell’aula dove si sarebbe tenuta la lezione e trovarono Hisae già seduta al loro solito posto.
Per Sana quelle due ore sembravano davvero interminabili. Tutta colpa di un professore che rendeva la lezione decisamente noiosa rispetto alla materia che poteva risultare anche interessante; dalla bella giornata che si presentava al di fuori da quelle mura, ma che come aveva già ribadito, quel giorno non avrebbe avuto l’opportunità di godere se non attraverso la finestra dell’aula.
“Sicuramente Akito si starà allenando fuori!” pensò Sana con un sorriso sulle labbra mentre prendeva appunti.
E ultimo motivo, ma non meno importante, le sue amiche continuavano a farle domande su Marco, su come, dove, quando e perché si conoscevano. Inutile dire che quella lezione fu un vero e proprio disastro, perfino Aya e Fuka erano più interessate a conoscere i dettagli tra Sana e il bel ragazzo che stare attente.
Ma come aveva fatto a cacciarsi in quell’interrogatorio?
Cosa diamine le era saltato in mente di osservare Marco entrare in aula a lezione già iniziata?
E per giunta salutarlo con un sorriso che lui aveva ricambiato immediatamente insieme ad un cenno con il capo.
Meno male che stamattina le aveva raccomandato di non arrivare tardi! Chissà cosa lo aveva trattenuto.
“Allora Sana? Chi è quel ragazzo?” le domandò Aya girandosi completamente verso la diretta interessata una volta termina la lezione.
“Certo che è proprio bello!” esclamò Fuka guardandolo nuovamente mentre chiacchierava con dei suoi amici.
“Ma non è il ragazzo che ti si era avvicinato durante l’esame?” chiese Hisae guardandolo meglio.
“Calma ragazze! Una alla volta…” rispose Sana imbarazzata.
“Allora l’hai conosciuto all’esame? La solita fortunata!” affermò Fuka.
“Fortunata? Se vuoi la prossima volta ti faccio fare al posto mio l'esame!” disse la ragazza raccogliendo gli appunti per infilarli nella borsa.

In quel preciso momento, Marco sentendosi osservato, si voltò verso le quattro ragazze regalando un ultimo sorriso a Sana prima di uscire dall'aula in compagnia dei suoi amici.
“Allora come si chiama?”
“Chi?”
“Come chi? Quel ragazzo!”
“Marco… Abbiamo chiacchierato un paio di volte…” spiegò brevemente Sana.
“E…” cercò di incitarla Fuka.
“E niente! Comunque Aya ho bisogno di un favore!” cercò di cambiare discorso la ragazza sperando che la prendessero sul serio.
“Di cosa hai bisogno?” le domandò l’amica.
“Beh sai che ho iniziato a frequentare il corso di cucina?! Ecco… Mi chiedevo se ti farebbe piacere preparare una torta insieme a me per il compleanno di Hayama, in modo da non creare disastri!” le disse Sana toccandosi gli indici in segno di imbarazzo.
“Certo! Se non sbaglio il suo compleanno è dopo domani, quando preferisci vederci?”
“Se per te non è un problema domani sera!” propose Sana.
“Perfetto! Vengo da te prima di cena, va bene?”
“Ok!”

 
***

Sabato mattina.
Mancavano ancora tre minuti all’esito del test e sembravano i minuti più lunghi della sua vita. Si era posta più domande in quell’arco di tempo che in tutta la sua vita.
Cosa avrebbe fatto se il risultato fosse stato positivo?
Come avrebbe reagito il suo ragazzo? E soprattutto i suoi genitori?
Sarebbe stata pronta? E lui?
Era sempre stata così attenta e sicura mentre facevano l’amore e inoltre si era completamente fidata di lui. 
Di lui che riusciva a trasmetterle solo certezze. 
Ma ora… Cosa avrebbero fatto? Come era possibile che proprio lei si trovasse in quell’interminabile attesa?
Si sentiva imponente. Insicura. Indifesa. 
Proprio lei che cercava di vedere il mondo con allegria, lei che trovava sempre il lato positivo anche nelle situazioni più spiacevoli.
Ma ora? Ora perché non riusciva a rimanere in equilibrio?
Forse avrebbe dovuto eseguire il test con una delle sue amiche o meglio ancora con il suo ragazzo, così da aver un supporto morale e magari quei lunghissimi cinque minuti sarebbero passati più velocemente.
Istintivamente guardò l’orologio da polso: un minuto e mezzo.
Tra novanta secondi esatti avrebbe scoperto la bella o la brutta notizia osservando semplicemente delle lineette comparire su una finestrella.
In quel momento sperò con tutta sé stessa che quei pochi secondi che mancavano durassero il più a lungo possibile, perché non era pronta. Non era ancora pronta a conoscere la verità e sapere che quel risultato avrebbe potuto cambiare radicalmente la propria, anzi la loro vita.
Riguardò l’orologio nuovamente: trenta secondi.
Aveva paura, una fottuta paura di scoprire cosa il futuro le riservasse, di dover affrontare una realtà più grande di lei.
Ovviamente avrebbe voluto diventare madre, ma in un futuro. Un futuro molto lontano, non ancora calcolato… Magari terminati gli studi.
Con un grosso sospiro controllò per l’ultima volta l’orologio, perche sapeva che ormai era arrivato il momento. Prese lentamente in mano quello che all’apparenza poteva assomigliare un comunissimo pennarello e nel vedere il risultato le scese una lacrima lungo la guancia.
Positivo.
Nella finestrella c’erano due lineette. Due barrette. Due segni. Ma che significano un solo bambino.
Le sue non erano lacrime di tristezza, ma di gioia nel sapere che sarebbe diventata presto madre.

 
***

“Ti ringrazio ancora per essere venuta ad aiutarmi Aya!” affermò sorridendo Sana mentre infilava la torta appena preparata nel forno.
“Non preoccuparti, lo faccio molto volentieri! Inoltre ci tengo alla salute di Akito!” rise Aya che stava controllando la temperatura.
“Ehi! Non voglio assolutamente avvelenarlo!” si imbronciò.
“Lo so, dai stavo solo scherzando! Pensi di cucinare qualcos’altro?” le domandò dolcemente.
“Avevo intenzione di ordinare del sushi… Sai penso che farò un’eccezione per il suo compleanno!” rispose Sana sedendosi su una sedia imitata subito dopo da Aya.
“Andrete al cimitero domani mattina?”
“Si! Ci siamo messi d’accordo prima, passa a prendermi intorno alle 10:00”
“Molto bene!” affermò sorridendo Aya.
“E tu con Tsuyoshi come va? Dopo che avete chiarito non ti ho chiesto più niente…” le domandò Sana.
“Oh… Bene! Solite cose…” rispose l’amica.
“Solite cose? Tutto qui?” si sorprese la rossa.
Solitamente Aya era solita riempire di complimenti Tsuyoshi.
“Beh stiamo insieme da così tanto tempo che certe volte mi sembra monotono raccontare di me e Tsuyoshi… Com’è che ci definisce Luci? Ah si, la coppia storica!” spiegò Aya.
“Ma ogni giorno è sempre una novità, perché il futuro è così insolito che tu non potrai mai sapere che sfide dovrai affrontare l’indomani! E forse è proprio questo il bello: l’imprevedibilità!” affermò Sana mentre Aya ascoltando quelle parole le sorrise sinceramente.
“E con Nao come va? Ho visto che avete legato molto!” le domandò poco dopo.
“Oh… Con Nao mi trovo bene… Ci siamo visti l’altro ieri e da quest’estate ho instaurato un buon rapporto con lui, imparando a conoscerlo e a comprenderlo! È un bravo ragazzo e in sua compagnia mi trovo molto bene” le disse mangiando un biscotto.
“Sono contenta che vi troviate bene insieme, Nao ha bisogno di un’amica sincera! Soprattutto di distrarsi dal lavoro, so quanto può essere stressante a volte!” affermò Sana.
“Fuka e Hisae mi hanno detto che secondo loro Tsuyoshi è geloso del rapporto nato tra me e Naozumi” le confessò Aya.
“Sarà la novità del momento! Magari non sarà abituato nel vedervi seduti vicini a scherzare”
“Novità?” pensò Aya “Proprio quello che manca a me e a Tsuyoshi… La novità, il sorprendere l’un l’altro…”.
“Può essere” si limitò a rispondere Aya.

***

Era il 12 ottobre, precisamente le 8:00 di mattina quando Akito sentì suonare il suo telefonino appoggiato dalla sera prima sul comodino.
Senza aprire gli occhi allungò una mano per recuperare l’oggetto che emanava quel fastidioso rumore e con voce assonnata e abbastanza infastidita rispose alla telefonata. Inizialmente pensò che fosse il suo migliore amico, che come al solito, lo chiamava per informarlo di qualcosa che a lui non sarebbe minimamente importato, ma quando sentì uscire dall’altoparlante una voce allegra e spensierata Akito si svegliò immediatamente da quello stato di dormiveglia.
Scese dal letto e infilandosi velocemente una tuta andò ad aprirle la porta.
“Tantissimi auguri di buon compleanno Amore!” esclamò Sana dandogli un dolce bacio che lui approfondì non appena incontrò le sue labbra.
“Ho portato la colazione!” affermò sorridendogli ed entrando in casa.
“Mi stupisci Kurata… Oltre ad essere sveglia di primo mattino, hai anche con te delle brioches appena sfornate!” ghignò il ragazzo prendendo un cornetto alla crema.
“E non smetterò mai di stupirti…” gli sussurrò maliziosa mentre Akito catturò nuovamente le sue morbide labbra.
“Sana?!” esclamò la sorella di Akito.
“Buongiorno Nat! Ho portato la colazione” la salutò Sana.
“Oh ma non dovevi… Anche se sono sicura che papà non vedrà l’ora di assaggiarne una! Vieni è di là in cucina” le disse.
“Vado subito a salutarlo!” rispose la ragazza seguita da Akito che al contrario fu fermato dalla sorella.
“Volevo farti gli auguri di buon compleanno” affermò Natsumi abbracciandolo “Anche se so che per te oggi non è un giorno particolarmente felice e che soprattutto non trovi nessun motivo per festeggiare…”.
“Non preoccuparmi Nat” la rassicurò.
“Invece si” spiegò Natsumi mentre i suoi occhi si inumidivano “Perché è colpa mia che ho passato metà della mia vita ad odiarti… Volevo scusarmi ancora una volta con te per averti trattato da schifo. Per averti offeso. Per averti fatto crescere troppo velocemente… Perché in fondo tu non ti meriti una sorella come me”.
“Smettila, non voglio sentirti dire queste cose e soprattutto non voglio che tu le pensa” la interrupe Akito abbracciandola forte a sé.
Rimasero racchiusi in quell’abbraccio fraterno per un tempo indefinito, fino a quando Natsumi decise di sciogliere quella stretta per porgergli un piccolo dono.
“Volevo darti questo…” gli disse consegnandogli un pacchetto incartato.
Akito era sorpreso, non si aspettava di certo un risveglio così. La sua ragazza era piombata a casa sua in un orario improbabile per la sua natura da orso in letargo, mentre sua sorella Natsumi che di solito si dimostrava forte e sempre con il sorriso sulle labbra, gli aveva chiesto scusa in lacrime per il suo comportamento adolescenziale. 
Cosa avrebbe dovuto aspettarsi da suo padre andando in cucina?
“Coraggio aprilo!” lo incoraggiò la sorella asciugandosi il viso con la manica del pigiama.
Il ragazzo lentamente strappò la carta regalo curioso di conoscere cosa si nascondeva in quella scatola. L’aprì lentamente e all’interno vi era un piccolo ciondolo a forma di bussola.
“Hai paura che mi perda?” ghignò Akito cercando di alleggerire la situazione.
“Se mai dovessi perderti e non riuscissi più a trovare l’orientamento, ti basterà guardare la bussola e seguire la lettera N” affermò Natsumi.
“La lettera N che indica…”
“Natsumi… Il destino ha voluto che tu non avessi una figura materna al tuo fianco, e mi dispiace che tu non abbia avuto modo di conoscere la mamma a differenza di me… Però vorrei che tu sapessi che per ogni tipo di difficoltà, tu potrai sempre contare su di me!” affermò la sorella riprendendo a piangere.
Immediatamente Akito l’abbracciò forte tra le sue braccia sussurrandole un tenero e inaspettato "Grazie...".
“Ora andiamo di là a fare colazione che poi dobbiamo andare a trovare la mamma!” affermò sorridendogli.
Il fratello indossò la collana ma prima di raggiungere la cucina le prese la mano dicendole “La mamma sarà sempre qui con noi…”.
“Lo so” confermò stringendosi al suo braccio.

Una volta che gli Hayama furono pronti uscirono di casa per dirigersi al cimitero ad incontrare la signora Koharu Hayama.
Natsumi e Sana una volta scese dalla macchina andarono dal fiorista per scegliere un mazzo di fiori dai colori vivaci e allegri in modo da rendere più accogliente la tomba.
Sana avrebbe desiderato tanto conoscere la signora Hayama.
Poter entrare in casa del suo fidanzato e vedere il signor Fuyuki accanto alla donna che non aveva mai smesso di amare.
Poter sedersi a tavola con loro e chiacchierare di tutto ciò che il mondo li circondava, seguire ogni genere di conversazione: dalle litigate alle risate, dai rimproveri agli incoraggiamenti, dai giorni di festa ai giorni più tranquilli.
Poter conoscere le assomiglianze e le differenze caratteriali e vedere la loro famiglia unita crescere giorno dopo giorno.
Ma purtroppo tutto questo non sarebbe mai potuto accadere perché la moglie del signor Fuyuki nonché madre di Natsumi e Akito, ventuno anni fa aveva fatto una scelta coraggiosa.
Aveva donato la sua vita al suo secondo e ultimo figlio per potergli fare vivere tutte le emozioni che questa meravigliosa vita poteva riservargli e, che magari lei non aveva avuto ancora la possibilità di provare.
La famiglia Hayama poteva solo osservare le foto di Koharu. Vederla e sentirla parlare nei video registrati, leggere i suoi pensieri e le sue dediche e ricordare ciò che il signor Fuyuki e la migliore amica della madre avevano deciso di raccontarli.
 
SPOILER:
“Ascolta Rossa oggi pomeriggio hai impegni?”.
“O-oggi pomeriggio?” ripeté Sana come se non avesse capito bene.
“L’altro giorno io e il mio gruppo abbiamo concluso la nuova canzone e ho deciso di fartela sentire!” spiegò Marco avvicinandosi al viso della ragazza.
“Vu-vuoi farla se-sentire a me?”


Ciao a tutte ragazze ! ^.^
Innanzitutto volevo fare gli auguri a tutte le Donne! 
Finalmente ho pubblicato il sesto capitolo che come avrete ben notato è diviso in due parti, cercherò di pubblicare la seconda parte il più presto possibile!
Il capitolo si apre con un incontro tra Sana e Marco seguito da un interrogatorio di terzo grado da parte di Hisae, Fuka e Aya. 
Finalmente il 12 ottobre è arrivato e Sana è riuscita a stupire il suo ragazzo! Anche se non è l'unica persona ad aver sorpreso Akito, infatti anche sua sorella si è presentata con un discorso inaspettato. 
Adoro la scena della bussola *.* e vi anticipo che se ne parlerà ancora nel prossimo capitolo =)
Inoltre in questo sesto capitolo compaiono alcuni piccoli... Colpi di scena (?) ! 
Aya confessa indirettamente all'amica che il rapporto con Tsuyoshi secondo lei è diventato monotono a differenza di quello creatosi nell'ultimo periodo con Naozumi; per di più una delle nostre protagoniste è rimasta incinta. 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
Voglio ringraziare di cuore Lolimik che mi incoraggia e mi consiglia ogni volta! ^,^ Sono contenta di aver fatto la sua conoscenza! Inoltre vi consiglio di andare a visitare la sua FF "Wonderwall" che secondo me è una storia che merita per l'incredibile suspance che creano i suoi capitoli (soprattutto l'ultimo da lei pubblicato), per le descrizioni impeccabili dei personaggi e nello scrivere la storia e soprattutto per l'idea originale della trama.

Colgo l'opportunità per ringraziare anche tutte le altre persone che hanno recensito e inseriscono la FF in una delle tre modalità!
Elamela
piccolasognatrice91
angel92
daino
Giuly sapientona 2000
helloalic
Bgirlblody4ever 
emy89 
lillixsana
Morea_90 
MrsHoran__
vale_89

E tutti coloro che leggono solamente la mia FF!

Un abbraccio e un bacione!
Spero di sentirvi presto in modo da poter conoscere un vostro parere sul capitolo o sulla FF!
A presto,
Buon fine settimana!!

Miky





 

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 07 - UN COMPLEANNO SORPRENDENTE (parte 2) ***


CAPITOLO 07 ● UN COMPLEANNO SORPRENDENTE (parte 2)
 

“Allora Sana noi andiamo, ho chiamato poco fa Akito per fargli gli auguri di buon compleanno. Domani mattina gli daremo il regalo!” affermò la signora Misako infilandosi un giubbino.
“Ok mamma, divertitevi a teatro!” rispose Sana.
“Sono così ansiosa di vedere lo spettacolo, anche se poteva scegliere un copricapo meno appariscente…” confessò la signora Shimura.
“Dite che ho esagerato?” domandò specchiandosi allo specchio.
Indossava un cappello che rappresentava il palcoscenico di un teatro e Maro era un ballerino che si esibiva in un simpatico balletto.
“Mi domando solo come faranno ad osservare lo spettacolo le persone dietro di noi… Beh non importa ora andiamo, altrimenti faremo tardi! Saluta Akito da parte nostra!” salutò la signora Shimura imitata dalla madre di Sana.
Una volta che due delle donne più importanti della sua vita uscirono di casa andò in sala da pranzo per controllare che tutto fosse pronto. Aveva preparato una cenetta per festeggiare il compleanno di Akito, ovviamente senza esagerare.
Pochi minuti dopo suonò il campanello di casa e Sana si precipitò ad aprirgli la porta.
“Ho portato tre film da guardare così puoi scegliere quello che ti piace di più…" affermò Akito chiudendo la porta e, avvicinandosi al collo scoperto della ragazza, cominciò a lasciarle una scia di baci "Anche se non penso guarderemo poi molto la televisione!”
“Hayama!” esclamò Sana.
“Kurata…” sussurrò con un ghigno malizioso per poi continuare quella dolce tortura.
“Non… Non hai… Fame?” gli soffiò sulle labbra.
Akito annuì azzerando nuovamente la distanza tra le loro labbra, mentre le sue mani esploravano quel corpo perfetto nascosto dal maglioncino grigio che indossava.
La ragazza a quel contatto rabbrividì e il pensiero della cena, del sushi ordinato apposta per lui e della torta preparata insieme ad Aya si allontanarono. Voleva godersi completamente quel momento e Akito conosceva perfettamente i suoi punti deboli, tanto che Sana si ritrovò in meno che non si dica coperta solamente dal reggiseno nero che tra poco avrebbe raggiunto il maglione abbandonato per terra accanto a loro.
Il ragazzo riprese a baciarla con maggior foga e con una passione che solo lui riusciva a trasmetterle, riprendendo anche ad accarezzarle la pelle morbida e delicata che profumava di pesca. La sua lingua seguiva il percorso che avevano sfiorato le sue mani poco fa, lasciandole una lunga fila di baci lungo il ventre per poi giungere al suo seno e torturarglielo.
Voleva assaporarla, stringerla forte a sé. Voleva averla.
Sana si lasciò andare alle sue provocazioni, perché sapeva benissimo che se si dovesse dare un nome alla tentazione, si chiamava sicuramente Akito Hayama.
Poco dolo la felpa marrone di Akito come i pantacollant di Sana raggiunsero il maglione abbandonato già da prima e con un gesto fulmineo la prese in braccio per portarla nella stanza della ragazza.
Tra un bacio e l’altro si ritrovarono distesi sul letto avvolti dalle lenzuola e coperti dai loro respiri frenetici. 
I loro corpi si sfioravano e la loro intesa cresceva sempre di più, desiderosi di unirsi il più presto possibile e, non riuscendo più a resisterle Akito la fece sua, voleva essere dentro di lei ed essere abbracciato dal suo corpo e dalla sua anima.
Sana spinse il suo bacino verso di lui, desiderosa che lui si muovesse dentro al suo corpo.
Entrambi volevano vivere quel momento in cui riuscivano ad esprimere senza orgoglio, senza pensieri,senza parole il loro amore. Perché quei sguardi, oltre al piacere, esprimevano la loro voglia di amarsi, di viversi e di avere un futuro insieme.
“Di… Di più… Voglio di più!” sussurrò con voce roca Sana non resistendo più e avvicinando maggiormente il suo bacino mentre lo stringeva forte a sé.
Akito osservando le labbra semichiuse della ragazza aumentò il ritmò spingendo sempre con più decisione e raggiungendo velocemente l’apice del piacere insieme a lei che urlò dall’eccitazione.
Le diede un ultimo bacio prima di accasciarsi di fianco a lei per poi farla appoggiare al suo petto e accarezzarle la schiena.
Sana sfiorò il petto di Akito per dargli un lieve bacio all’altezza del cuore incrociando le sue gambe a quelle del ragazzo.
Ogni giorno che passava era totalmente e incondizionatamente innamorata di Akito Hayama e ora non riusciva ad immaginare una vita dove lui non ci fosse.
“Allora… Com’è stato questo compleanno?” gli domandò titubante Sana mentre con un dito sfiorava il suo addome.
Sapeva benissimo quanto l’argomento "compleanno" per Akito fosse delicato, però come al solito, la sua curiosità non era riuscita a resistere.
“Non male… Oggi io e Natsumi abbiamo parlato…” affermò Akito tenendola stretta al petto e giocando con le punta dei suoi lunghi capelli.
Sana sapeva benissimo che Akito e Natsumi parlavano tutti i giorni, ma intuì che in quell’affermazione c'era qualcosa di più profondo, qualcosa che andava oltre alla semplice conversazione.
“Stamattina?” gli chiese.
Il ragazzo annuì e dopo un attimo di silenzio riprese a parlare “Mi ha chiesto scusa. Scusa per tutto ciò che mi ha detto in passato, si sente ancora in colpa per come si era comportata…”.
Sana lo ascoltò attentamente senza commentare, così da potergli dare il tempo di confidarsi con lei senza fretta e soprattutto senza obbligo.
“Mi ha detto che non si merita di essere mia sorella… E questo mi fa arrabbiare parecchio, perché è vero, mi ha ferito in passato ma anche lei come me ha perso una madre e ognuno ha il suo modo di reagire ad una notizia, bella che brutta che sia” affermò osservando un punto indefinito della stanza.
La ragazza dal suo sguardo capì che molto probabilmente stava rivivendo alcuni momenti della sua infanzia: quando sua sorella Natsumi gli rinfacciava e lo accusava di ogni sciagura successa nella loro famiglia, e di come lui si sfogava con il mondo esterno chiudendosi dentro sé stesso.
“Questa collana te l’ha regalata lei?” gli domandò alzando la testa e osservando il ciondolo.
“Si…” rispose.
“La N sta per Natsumi, vero?” gli chiese mentre il ragazzo annuiva.
“Akito… Lei ti starà sempre accanto qualunque tu scelta faccia!” affermò Sana accarezzandogli una guancia.
“Lo so” le sussurrò.
“Guarda c’è anche la S di Sana!” esclamò indicando la sua lettera iniziale.
“Giusto ma se seguo te mi perderò di sicuro!” commentò con un ghignò.
“Questo è poco ma sicuro… Ma sai, a volte è meglio perdersi” rispose Sana guardandolo intensamente negli occhi.
“A si?” domandò curioso di conoscere il parere della sua ragazza.
“Si, perché perdersi è l’unico modo per trovare un posto introvabile… Se no tutti saprebbero dov’è!” rispose sorridendo. *
“E tu sei riuscita a trovarlo?” le domandò alzandole il mento per poterla guardare meglio.
“Si… Ho dovuto affrontare non pochi ostacoli per riuscirlo a trovare ma… Poi perdendomi l’ho trovato ed è il posto più bello del mondo!” affermò abbracciandolo forte come se avesse paura di perderlo nuovamente.
Perché se fosse stato per Sana sarebbe rimasta tra le braccia di Akito per sempre, perdendosi nei suoi occhi ambrati e assaporando le sue labbra. Perché lui era semplicemente il centro del suo mondo.
Akito immediatamente le diede un bacio a fior di labbra portandola sotto di sé, un gesto che valeva più di mille parole. Sana era l’unica persona per cui valeva la pena di perdersi veramente, perché lei era il centro del suo mondo.
“C’è ancora una sorpresa per te…” gli sussurrò staccandosi dolcemente dalle sue labbra.
Lui la guardò con sguardo confuso per poi riprenderla a baciare, come per farle capire che tutto ciò di cui aveva bisogno era lì tra le sue braccia.
“Vieni sono sicura che non te ne pentirai!” esclamò sorridendo Sana scappando dalla sua presa.
Si vestirono velocemente recuperando gli indumenti sparsi nella camera e all’ingresso della casa per poi dirigersi in cucina.
Akito si sedette al tavolo apparecchiato mentre Sana porgeva nel piatto una pietanza di sushi.
Gli occhi del ragazzo non appena videro il suo cibo preferito si illuminarono, proprio come quelli di un animale feroce che ha appena adocchiato la sua preda preferita.
“C’è il sushi!” esclamò il ragazzo gustandosi lentamente il primo boccone.

Bip Biip Poco dopo il cellulare di Akito suonò e prendendo il cellulare nella tasca lesse sullo schermo il nome “Alex”. Aprì il messaggio e lesse “Ciao Akito, tantissimi auguri di buon compleanno! Ci vediamo presto -Alex-”.
“Chi è? Altri auguri di compleanno?” domandò Sana mentre sparecchiava.
“Si, esatto!” affermò il ragazzo rispondendo al messaggio per ringraziarla e massaggiandosi la pancia "Sono pieno!".
Sana sorrise “Torno subito!”.
Qualche minuto dopo la ragazza spense la luce in sala da pranzo e Akito le domandò “È andata via la corrente?”.
Non fece in tempo a finire la frase che Sana ritornò con in mano una crostata di mele e con su ventuno candeline accese pronte da soffiare.
“Hai cucinato?” le domandò incredulo Akito.
“Si ieri sera con l’aiuto di Aya!” affermò sorridendo mentre appoggiava davanti ad Akito la torta.
“Allora sarà sicuramente buona!” ghignò il ragazzo.
“Beh esprimi un desiderio!” lo incoraggiò Sana.
Cosa poteva desiderare? Aveva una famiglia unita, una ragazza unica ed incredibile e degli amici sinceri… L’unica cosa che gli mancava era sua madre.
Akito spense le candeline desiderando che sua Mamma sapesse del regalo più bello che gli aveva donato: la vita.
 
***
 
“Ti andrebbe di uscire con Luci e Diego stasera?” le domandò cingendole la vita.
“Se è per farle da baby-sitter no!” rispose Hisae impegnata a lisciarsi i capelli con la piastra.
“Non è per farle da baby-sitter!” affermò sedendosi sul letto mentre la ragazza lo guardava con un sopragiglio alzato.
“Sul serio!” aggiunse Gomi sdraiandosi a guardare il soffitto.
“Sul serio?! E come mai guarda caso ora vuoi uscire con loro senza lo scopo di controllarla?” gli chiese poco convita.
“Vorrei conoscere Diego… Ecco me l’ha consigliato Tsuyoshi, secondo lui è simpatico” spiegò Gomi.
“Metto il vestito nero oppure la gonna di jeans con il maglioncino beige?”gli domandò mostrandoli entrambi i capi.
Gomi alzò leggermente il capo per poter rispondere alla richiesta della sua ragazza, ma quando la vide, sul suo viso comparve un sorriso di malizia “Io preferisco senza!”.
“Dai Gomi! Secondo te quale mi sta meglio?” gli chiese Hisae avvicinandosi al ragazzo e mostrandogli nuovamente i capi.
Il ragazzo guardò intento il vestito nero e la gonna di jeans abbinata al maglioncino beige per poi  riservare una particolare attenzione alla sua ragazza. I suoi occhi venivano risaltati dal trucco curato ma leggero, il ciuffo ondulato gli nascondeva una piccola parte del viso mentre alcune lunghe ciocche lisce le ricadevano sulle fragili spalle. Il suo ventre era scoperto poiché indossava semplicemente un reggiseno di pizzo blu notte e una tuta grigia che le copriva le esili gambe.
Senza pensarci due volte Gomi la prese per un polso attirandola verso di sé e facendola aderire sul suo petto, mentre i due vestiti proposti cadevano al bordo del letto. Le labbra di lui cominciarono a lasciare una lunga scia di baci sulla pelle nuda della ragazza, la quale infilò immediatamente le mani sotto il maglione aderente del suo ragazzo per poter esplorare nuovamente quel corpo ormai conosciuto.
Velocemente i vestiti di entrambi finirono sparsi sul pavimento della camera, mentre i corpi accaldati erano impazienti di diventare una sola cosa.
Inutile dire che il lavoro eseguito poco fa da Hisae per sistemarsi i capelli e il trucco fu fatica sprecata, visto come inaspettatamente aveva preso piega la situazione.
Trovato il ritmo più piacevole Hisae strinse forte le mani del suo ragazzo, il quale avvicinò maggiormente il suo bacino per approfondire il contatto che si era creato tra i due mentre le sue labbra erano impegnate a torturarle il seno.
Aiutata dal suo ragazzo raggiunse presto quella sensazione di completezza seguita immediatamente anche da Gomi che non riuscì più a resistere.
Lentamente si appoggiò sul petto del ragazzo mentre dolcemente gli sussurrò “Sei importante per me…”.
Il ragazzo delicatamente le alzò il mento per poter riuscire a guardare meglio i suoi occhi color cioccolato e assaporare ancora una volta il dolce sapore delle sue morbide labbra.
Hisae era una ragazza con un carattere molto forte e deciso, sapeva benissimo ciò che voleva nella vita e conosceva altrettanto bene la sua paura più grande: innamorarsi. Ogni giorno si rendeva conto di quanto Gomi fosse diventato importante nella sua vita. Gli era entrato dentro, precisamente nel lato sinistro del petto: nel suo cuore.
Aveva paura a lasciarsi andare, forse perché era la prima volta che provava emozioni di questo genere. Sapeva che l’amore era un sentimento imprevedibile, senza certezze e senza logica.
Può essere che era proprio questa la sua paura più grande, il non sapere cosa succederà in un futuro. La paura di sentirsi smarrita, persa, confusa, paranoica, di cadere in un vuoto e non riuscire ad alzarsi più. Di non riuscire più a trovare la forza per andare avanti.
Chi aveva il coraggio di amare e di farsi amare, secondo Hisae, era una persona coraggiosa, perché riusciva a fidarsi completamente dell’altro pur sapendo i rischi che poteva correre il proprio cuore.
“Il vestito nero…” le sussurrò mentre le baciava dolcemente la testa immergendosi in quel profumo di vaniglia.
“Cosa?” rispose confusa Hisae.
“Metti il vestito nero… Mi piace come ti fascia il corpo” affermò stringendola a sé.
“Ok!” sorrise Hisae dandogli un piccolo bacio a fior di labbra e alzandosi dal letto per prepararsi nuovamente.
Ogni volta che la guardava rimaneva sempre più affascinato dalla bellezza della sua ragazza, ma quello che lo colpiva maggiormente era il suo carattere: forte, sicura di sé, diretta, senza timore di dire ciò che realmente le passava per la testa. Allegra, testarda, spensierata.
Si stava forse innamorando? Non gli importava, perché in compagnia di Hisae stava bene. Riusciva ad essere sé stesso e lei era riuscita ad abbattere quel muro che si era creato durante l’adolescenza per darsi un tono di superiorità.
Lei riusciva ad accettarlo: pregi e difetti.
Era sicuro dei suoi sentimenti e di ciò che provava per lei, l’amava e non aveva paura ad ammetterlo a sé stesso.
“Gomi coraggio preparati e ricordati di scrivere a Luci per stasera!” esclamò Hisae distogliendolo dai suoi pensieri.
 
***
 
“È piaciuta la crostata di mele ad Akito?” le domandò Aya mentre sorseggiava la sua bibita nel bar della scuola.
“Si, grazie a te era buonissima!” esclamò Sana.
“Ehi, guarda che l’hai preparata tu non io!” specificò l’amica.
“Mi piacerebbe tanto assaggiare quella torta perché questo panino fa letteralmente schifo!” affermò Fuka arricciando il naso.
“Anche il mio non è dei migliori!” si lamentò Hisae.
“La mia focaccia è accettabile!” sospirò Sana pensando di essere stata più fortunata rispetto all’ultima volta.
“Ragazze stavo pensando... Durante le vacanze di natale potremmo andare in montagna un fine settimana!” propose Aya.
“Si, adoro la montagna!” esclamò Fuka.
“Beata te… Io ho sciato solamente una volta!” affermò Sana.
“Oh non è poi così difficile!” la rassicurò Fuka.
“Sarà… Ma io ho i miei dubbi…”
“Anch’io non sono mai andata a sciare!” disse Hisae pulendosi le mani con un tovagliolo.
“Chissà se i ragazzi sono capaci!” esclamò Aya interrotta dal suono del suo cellulare.
“Ehi che ti ha scritto Tsuyoshi per farti sorridere in questo modo?” le domandò Fuka.
“Non è Tsuyoshi, è… Naozumi…” rispose Aya alzando lo sguardo verso le amiche.
“Ah si? E che ti dice?”
“Ciao Aya tutto bene? Oggi è una giornata impegnativa qui al lavoro, ma domani pomeriggio dovrei essere libero. Ci vediamo al solito bar? Ti penso. Un bacio Nao” lesse ad alta voce la ragazza.
“Vi vedete spesso tu e Nao?” domandò Fuka curiosa.
“Perché?”
“Beh se ti ha detto ci vediamo al solito bar…” dedusse la mora.
“Si, solitamente ci vediamo al bar quello vicino al centro commerciale” spiegò Aya.
“Tsuyoshi cosa dice del rapporto tra te e Nao?” le chiese Hisae.
“Niente… Sa che ci vediamo ogni tanto…” fece spallucce Aya.
“E non è geloso?” continuò Hisae.
“Ma perché mi state facendo il terzo grado?” si agitò la ragazza.
“Ehi Aya calmati! Eravamo solo curiose, tutto qua” affermò Sana sorridendole.
“Spero che oggi non ci sia casino in negozio! Ultimamente è pieno di clienti…” si lamentò Hisae cambiando discorso.
“Ehi Rossa!” esclamò una voce alle spalle di Sana.
La ragazza lentamente si voltò verso il ragazzo riconoscendo la sua voce e il personale sopranome con cui ormai la chiamava e, sorridendogli lo salutò “Ciao Marco! Tutto bene?”.
“Si e tu?” rispose con un ghigno una volta arrivato davanti al tavolo dove erano sedute le quattro amiche.
“Anch’io! Ti presento le mie tre migliori amiche: Fuka, Hisae e Aya!” presentò Sana partendo da sinistra verso destra.
“Marco!” affermò semplicemente per poi andare al sodo “Ascolta Rossa oggi pomeriggio hai impegni?”.
“O-oggi pomeriggio?” ripeté Sana come se non avesse capito bene.
“L’altro giorno io e il mio gruppo abbiamo concluso la nuova canzone e ho deciso di fartela sentire!” spiegò Marco appoggiando una mano al bracciolo della sedia in cui era seduta e avvicinandosi al viso della ragazza.
“Vu-vuoi farla se-sentire a me?” domandò sorpresa Sana mentre la sua testa si riempiva di domande “Ma che mi prende?! Perché improvvisamente sento caldo? E perché si è avvicinato così tanto a me? Ma soprattutto perché non riesco a rimanere calma?”.
“Esatto! Ti aspetto all’uscita alle 14:30, non fare tardi!” affermò Marco per poi salutare le amiche di Sana e raggiungere i suoi amici.
“Ciao!” risposero in coro Fuka, Aya e Hisae.
“Sana ma che ti è preso?!” domandò immediatamente Fuka passandole una mano davanti agli occhi.


 *Frase Pirati dei Caraibi: Ai confini del mondo
 
SPOILER:
“Parli così con tutte le ragazze?” gli domandò ridendo.
“Tu non sei tutte le ragazze!” affermò sottolineando ogni singola parola.
Le goti di Sana si colorarono nuovamente per l’imbarazzo sentendo quel complimento, così cercò di nascondere il rossore comprendoni con la sua sciarpa grigia.



Ciao a tutti !!
Come promesso ho aggiornato prima rispetto al solito!
Finalmente compare anche la coppia Hisae e Gomi, che personalmente io adoro!! *.* 
Purtroppo sono di fretta. Oggi pomeriggio devo fare un po' di cose e perciò non posso soffermarmi a lungo sull'angolo autrice.
Volevo ringraziare in particolare Lolimik e Angel 92! <3 
Spero inoltre che il capitolo sia di vostro gradimento! =)
Ci sentiamo presto!
Un bacione,

Miky





 
 
 
 

 

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 08 - IO SONO COSÌ ***


CAPITOLO 08 ● IO SONO COSÌ
 

Finito di pranzare con le sue amiche, Sana come promesso, si diresse all’ingresso dell’università per incontrare Marco. Mentre percorreva i corridoi dell’istituto continuava a domandarsi come mai la vicinanza del ragazzo l’aveva resa così nervosa e insicura. Non riusciva nemmeno a capire perché, fra tante persone, avesse scelto proprio lei per far sentire la nuova canzone composta da lui e dal suo gruppo. Comunque doveva ammetterlo a sé stessa, era molto curiosa di sentire Marco cantare e non vedeva l’ora di conoscere il suo nuovo brano.
“Ma dove diavolo è finito?” pensò Sana appoggiata al muro della scuola mentre si arricciolava una ciocca che le ricadeva lungo la spalla “Questa è già la seconda volta che mi dice di non fare tardi e poi è lui il primo ad arrivare in ritardo! Va bene, anch’io non arrivo quasi mai puntuale ma almeno con le persone che conosco da poco tempo cerco di impegnarmi per non arrivare in ritardo!”.
“Allora andiamo?!” esclamò all’improvviso Marco presentandosi al luogo di incontro con tutta la calma possibile.

Finalmente ti sei degnato di arrivare! Cosa non ti è chiaro nella frase non fare tardi?” domandò agitata la ragazza.
“Ehi Rossa che ti prende?” le chiese Marco.
“Si può sapere perché sei sempre in ritardo?! Anche l’altra mattina sei arrivato a lezione già iniziata!” affermò Sana incrociando le braccia al petto.
“Ti preoccupi per me?” ghignò il ragazzo.
La ragazza spalancò gli occhi e ignorando appositamente la domanda rispose “Anch’io sono una persona perennemente in ritardo e te lo possono confermare le mie amiche, ma cerco lo stesso di non arrivare tardi. Soprattutto con le persone che conosco da poco!”.
“Sicura?” affermò Marco guardandola intensamente negli occhi mentre appoggiava una mano al muro e si avvicinava maggiormente al corpo di Sana “Magari arrivi puntuale solo con le persone che ti interessano davvero e che non vedi l’ora di incontrare”.
Le guance di Sana si colorarono di rosso per la terribile vicinanza che si era creata tra i due, riusciva infatti a sentire il suo profumo fresco e piacevole. Abbassò di scatto il viso insieme al suo sguardo e spostandosi lateralmente esclamò “Coraggio andiamo!”.
“Ai suoi ordini Capo!” scherzò Marco seguendo la ragazza “Comunque se la prossima volta mi dirai di non fare tardi, io mi presenterò puntuale come un orologio svizzero”.
Sana lo guardò divertita “Perciò mi stai confessando che hai fatto appositamente ritardo?”.
“No, ho avuto un imprevisto. Comunque fidati di me, io mantengo sempre le promesse!” ghignò il ragazzo facendole l’occhiolino.
“Parli così con tutte le ragazze?” gli domandò ridendo.
“Tu non sei tutte le ragazze!” affermò sottolineando ogni singola parola.
Le goti di Sana si colorarono nuovamente per l’imbarazzo sentendo quel complimento, così cercò di nascondere il rossore comprendosi con la sua sciarpa grigia.
“Tieni, ecco il casco!” le disse Marco porgendole l’oggetto.
“Come?” domandò Sana inarcando un sopraciglio.
“Andiamo in moto! Anche se è qui vicino facciamo prima!” spiegò il ragazzo cercando le chiavi del veicolo.
“Hai detto che è qui vicino, giusto?” gli chiese speranzosa.
“Si, perché?”
“Perfetto, andiamo a piedi allora!” rispose Sana appoggiando il casco con un sorriso.
“Ma faremo prima in moto!” si lamentò il ragazzo.
“Sei arrivato in ritardo? Quindi decido io!” sorrise la ragazza facendogli una piccola linguaccia.
Il ragazzo rimase piacevolmente colpito dalla determinazione di Sana e osservò con un sorriso i suoi lunghi capelli leggermente mossi ondeggiare da una parte all’altra ad ogni passo che compiva. Indossava un semplice giubbino blu con al di sotto degli aderenti jeans accompagnati da delle classiche All Stars bianche.
“Allora Marco andiamo?!” esclamò Sana voltandosi sorridendo verso di lui.
Marco la trovava ogni volta fantastica, soprattutto quando gli donava quei splendidi sorrisi spontanei.
“Arrivo! Il garage del mio amico si trova a dieci minuti da qui!” le disse uscendo dal cancello.
Sana e Marco si incamminarono uno di fianco all’altra per le vie della città chiacchierando del più e del meno fino ad arrivare davanti ad una piccola villetta bianca con un ordinato giardino verde.
Il ragazzo suonò impaziente il campanello della casa e pochi secondi dopo il cancellino pedonale si aprì.
La ragazza si sentiva terribilmente in imbarazzo. Non voleva che gli amici di Marco avessero una brutta impressione di lei visto che apparentemente sembrava come se si fosse autoinvitata a casa di uno sconosciuto. Forse aveva sbagliato ad accettare, anche se ripensandoci non gli aveva dato una vera e propria risposta quando le aveva proposto di andare a sentire la sua nuova canzone. Era rimasta lì, ferma e impalata come un pesce nell’acquario che fissa con sguardo vuoto l’ennesimo osservatore.
“Chissà che avrà pensato Marco?! Spero almeno di non aver mimato pure il verso del pesce!” pensò Sana attraversando il giardino.
Comunque a dire la verità Marco non le aveva nemmeno domandato se avesse voglia di sentire la sua nuova canzone, sembrava come se avesse già programmato la loro uscita. Visto anche il numero di caschi presenti sulla moto.
“Non preoccuparti Rossa, il mio amico lo sa che non ti sei autoinvitata!” affermò Marco rispondendo di conseguenza ai pensieri che si poneva Sana.
La ragazza annuì e una volta raggiunto il retro della casa entrarono all’interno del garage dove vi erano i soliti attrezzi che si tenevano in quel luogo con l’aggiunta di alcuni strumenti musicali.
Su una piccola parete, accanto ad alcune mensole, c’erano appese alcune fotografie che ritraevano Marco in compagnia dei suoi amici mentre suonava o in qualche loro uscita e, in qualche immagine c’erano pure alcune ragazze.
“Dove saranno gli altri?” si domandò Marco ad alta voce intanto che Sana si guardava attorno curiosa dell’ambiente nuovo.
“In quanti suonate?” chiese la ragazza.
“Siamo in quattro!” sorrise il ragazzo avvicinandosi.
“Certo che in questa foto sei davvero buffo!” rise Sana osservando una foto che ritraeva Marco e i suoi amici vestiti alla moda degli anni 80.
“Non prendermi in giro! Era una serata a tema e sono sicuro che se fossi venuta ti saresti divertita pure tu! Scommetto che adori le feste!” affermò Marco guardando attentamente Sana.
“Può essere…” rispose vaga la ragazza ricambiando lo sguardo.
“Oh Marco, finalmente sei arrivato!” esclamò un ragazzo alto dai capelli ricci e neri che stava entrando da una porta che molto probabilmente collegava il garage con il resto della casa.
“Sei in ritardo!” sottolineò un altro suo amico biondo che con un gesto fulmineo spostò i capelli all’indietro.
“Come sempre del resto!” scherzò il terzo ragazzo ghignando.
Marco scoppiò in una piccola risata mentre si avvicinava a salutare i suoi tre amici.
“Ho fatto qualche modifica al pezzo finale…” spiegò il biondo.
“Ok, ora proviamo a suonare la canzone e vediamo se funziona!” affermò il riccio.
“Ehi Rossa non devi trovarti a disagio con i miei amici!” si voltò Marco avvicinandosi verso Sana.
“Ragazzi vi presento una nostra nuova fan!” esclamò Marco cingendole le spalle con un braccio mentre la guance della ragazza arrossivano per il gesto del ragazzo.
“Chi è?” domandò uno dei suoi amici inarcando un sopraciglio.
“Come chi è? Non la riconosci?! È Sana Kurata, la fotomodella!” rispose offeso il biondo.
“Non è perché è famosa allora deve essere conosciuta da tutti!” affermò il riccio non curante del modo con cui si esprimeva.
“Cerca di essere educato, altrimenti in futuro sarai conosciuto da tutti come il ragazzo scontroso!” gli disse il biondo incrociando le braccia al petto.
“Ma fanno sempre così?!” domandò Sana a Marco mentre quest’ultimo annuiva ridendo.
“Scusate!” si intromise Sana “Non mi interessa se mi riconosci o meno, anzi meglio così! Piacere Sana!”.
“Ciao io sono Lucas, sono così felice di conoscerti! Marco non mi aveva detto che eravate amici. Sai sono un tuo grande fan!” affermò il biondo parlando molto velocemente.
“Simon” si presento il riccio con un mezzo sorriso.
Per il carattere molto solare e il comportamento altrettanto socievole, Simon le ricordava il suo Akito Hayama.
“Io sono Will, piacere!” disse l’ultimo ragazzo dai capelli castani.
“Bene, Fan Numero Uno sei pronta ad ascoltarci?” affermò Marco prendendo il microfono intanto che gli altri ragazzi si sistemavano.
“Chi ti dice che sarò la vostra fan numero uno?” rise Sana ripensando a quanto Marco fosse convinto di sé “Non vi ho ancora ascoltato!”
“E non te ne pentirai!” le fece l’occhiolino.
Sana sorrise mentre Will esclamava “Coraggio iniziamo!”.
(http://www.youtube.com/watch?v=VsJXkbzvhdY )*                                                                      

(Sì
Ascolta..
Ascolta e senti)
Alza il volume, impazzirai
impazzirai,
impazzirai oooh
Comprendi e senti

Marco osservava intensamente Sana, imprigionando i suoi occhi nelle iridi nocciola di lei.
Le sorrideva felice e questo lo si poteva notare anche dai suoi occhi che si illuminavano mentre cantava solo per lei. Voleva comunicarle con quella semplice canzone, tutte le sensazioni che ogni giorno lei gli faceva provare e, lo specchio dell’anima rifletteva perfettamente e immediatamente le emozioni che in quel momento lui sentiva.
Sana, altrettanto, ricambiava sorridendo mentre osservava quello sguardo magnetico e ascoltava quel ritmo sconosciuto che cercava di seguire istintivamente.

 
Di cuori infranti sono il re
io sono il re,
sono il re oooh
Ho perso il controllo
E al mio ritmo mettiti a ballare
Vieni con me, lasciati baciare
Lo so, ti piacerà
Il mio stile ti conquisterà
I piedi già si muovono a compasso
So che non lo puoi evitare
Vieni, prova ad ascoltare
Il mio stile ti conquisterà

Man mano che la canzone procedeva Sana continuava a seguire istintivamente il ritmo che nota dopo nota la coinvolgeva sempre di più. Le piaceva la canzone e, infatti, le sue gambe continuavano a muoversi coordinatamente alle braccia mentre gli sorrideva soddisfatta e con il capo seguiva la musica eseguendo dei leggeri colpetti.
Osservava il ragazzo esprimere tutte quelle emozioni fantastiche che riusciva a trasmettere con il solo uso della voce e del suo corpo.
“Hai mai ascoltato il rumore della pioggia?” domandò lui sorridendole.
“Il rumore della pioggia?” ripeté lei confusa.
“Si, sentire il ticchettio sul vetro mentre sei in macchina magari in mezzo al traffico, oppure sul tetto mentre cerchi di dormire per esempio. È una sensazione piacevole… Direi rilassante!” affermò seriamente mentre osservava le gocce infrangersi per terra.
“Si... Ma preferisco il sole, il calore che emana mi riempie di felicità. La pioggia al contrario mi intristisce!” confessò Sana guardandolo.
“Capisco... Sei una persona solare”
Sana intuì che la sua non era una domanda, ma un’affermazione. Così curiosa gli domandò “Tu no?”.
“Sono più come un arcobaleno!” le rispose.
“Un arcobaleno? Questa non l’avevo mai sentita giuro!” gli disse ridendo e spalancando gli occhi.
“Non prendermi in giro! Sai, quando scrivo o canto le mie canzoni la tempesta dentro di me si placca perché il mio cuore si riempie di luce facendo nascere in me un arcobaleno. Ogni colore di questo incredibile effetto rappresenta una mia emozione” spiegò Marco.
“Caspita…” sussurrò Sana.

Sorrise la ragazza al ricordo del loro incontro sotto la pioggia e ripensandoci capì che aveva proprio ragione. Lui era come un arcobaleno che esprimeva tantissime emozioni come i colori di quell’incredibile effetto.
I suoi comportamenti e il suo modo di fare la stavano attraendo e colpendo, forse era questo ciò che incuriosiva e affascinava le ragazze.
Improvvisamente ripensò alla frase della canzone “Di cuori infranti io sono il Re!” e, di colpo, le vennero in mente le foto appese alla parete del garage. In quelle immagini Marco veniva ritratto insieme ai suoi amici e in compagnia anche di alcune belle ragazze, chissà se erano tutte sue amiche o se tra loro si nascondeva anche la sua ragazza. Non gli aveva mai parlato di nessuna e magari i suoi ritardi erano causati dall’incontro di qualche ragazza.
Ed è che sono così
La mia vita è folle
Senza freni e vado a mille
La mia legge è il doppio o niente
Ed è che sono così
Con solo uno sguardo
Diventerai di me
Per sempre innamorata

Sana spostò la sua attenzione sulle labbra di Marco e si soffermò sul suo sorriso che spesso gli donava.
“Ehi Rossa!” urlò una voce alle sue spalle.
Sana a quell’esclamazione si girò e vide accostarsi una moto accanto al marciapiede in cui stava camminando. Siccome il volto era coperto da un casco di colore blu e bianco, cercò di ricordarsi dove avesse già sentito quella voce, ma non riuscendo a riconoscerla gli chiese con sguardo confuso “Dici a me?”.
“Come, non mi riconosci?” ghignò il ragazzo.
Sana provò ad osservare meglio la figura del ragazzo, in cerca di un qualunque dettaglio che la potesse aiutare a scoprire l’identità dell’apparente sconosciuto.
Indossava una giacca a vento nera con sotto una maglietta bianca abbastanza attillata in cui si potevano notare tranquillamente i suoi pettorali, al collo portava una collana di oro bianco con un ciondolo a forma di croce.
“Ciao Marco!” affermò riconoscendo il pendente.
“Pensavo ti fossi già scordata di me!” scherzò il ragazzo togliendosi il casco.
Immediatamente lo sguardo della ragazza cadde sulle sue labbra: aveva veramente un sorriso bellissimo e pieno di allegria.

 
Ascolta e senti
Le tue amiche possono contare
(possono contare)
Che andrà bene

E ultimo motivo ma non meno importante, le sue amiche continuavano a farle domande su Marco, su come, dove, quando e perché si conoscevano. Inutile dire che quella lezione fu un vero e proprio disastro, perfino Aya e Fuka erano più interessate a conoscere i dettagli tra Sana e il ragazzo che stare attente.
Ma come aveva fatto a cacciarsi in quell’interrogatorio?
Cosa diamine le era saltato in mente di osservare Marco entrare in aula a lezione già iniziata?
E per giunta salutarlo con un sorriso che lui ricambiò immediatamente insieme ad un cenno con il capo.
Meno male che stamattina le aveva raccomandato di non arrivare tardi! Chissà cosa lo aveva trattenuto.
“Allora Sana? Chi è quel ragazzo?” le domandò Aya girandosi completamente verso la diretta interessata una volta termina la lezione.
“Certo che è proprio bello!” esclamò Fuka guardandolo nuovamente mentre chiacchierava con dei suoi amici.
“Ma non è il ragazzo che ti si era avvicinato durante l’esame?” chiese Hisae.
“Calma ragazze! Una alla volta…” rispose Sana imbarazzata.
“Allora l’hai conosciuto all’esame? La solita fortunata!” affermò Fuka.

Comprendi e senti
Sono qui la festa va a iniziare
Va a iniziare
La festa va a iniziare
Ho perso il controllo

E al mio ritmo mettiti a ballare
Vieni con me, lasciati baciare
Lo so, ti piacerà
Il mio stile ti conquisterà
I piedi già si muovono a compasso
So che non lo puoi evitare
Vieni, prova ad ascoltare
Il mio stile ti conquisterà
Ed è che sono così
La mia vita è folle
Senza freni e vado a mille
La mia legge è il doppio o niente
Ed è che sono così
Con solo uno sguardo
Diventerai di me
Per sempre innamorata

Marco le sorrise e quel gesto riportò Sana a ripensare a quei pochi incontri che avevano condiviso. Si era trovata bene a chiacchierare e a scherzare in sua compagnia.
Ricordò perfettamente il loro primo incontro, il giorno dell’esame.
Dai, basta ripassare!” le disse chiudendole il libro.
“Sei anche tu qui per l’esame?”
“Si e non ho intenzione di aprire alcun libro. Ormai quello che ho studiato è qui dentro!” affermò Marco indicandosi la testa.
“Sei molto sicuro di te” gli disse.
“Dovresti esserlo anche tu, infondo è solo un esame come tutti gli altri. Prova a pensare che stai semplicemente facendo uno scambio di pareri o spiegando a qualcuno i tuoi interessi. Devi sapere padroneggiare la conversazione!” le spiegò stiracchiandosi.
“Ci proverò… Grazie!” rispose la ragazza rimanendo colpita da ogni singola parola.

Fin dalla prima volta era rimasta colpita dal suo modo di ragionare e di come coglieva e viveva la vita. Aveva molto da imparare da lui ed era altretanto curiosa di conoscere i suoi ragionamenti, i suoi pensieri, la sua allegria e cosa invece poteva turbarlo.
Voleva capire ciò che intendeva con il termine “la tempesta” e provare ad aiutarlo a risolvere i suoi problemi come la musica faceva ogni volta per lui.

 
Tutto cambia
Quando ti avvicini a me
I tuoi occhi mi fanno sentire
come se stessi
volando
volando
La tua presenza
Completa il mio mondo
Ti renderò la mia principessa
Oggi con un bacio
Ho perso il controllo

Marco mentre dava voce a queste significative parole, osservava nascere sul viso di Sana un sorriso sincero e felice. Doveva ammetterlo a sé stesso: era attratto da quelle magnifiche labbra, che davano l’impressione di essere morbide e delicate.
La sua attenzione in pochi istanti si spostò verso i suoi occhi, così allegri e curiosi e, ogni volta rimaneva incantato nel vedere quelle iridi nocciola esprimere ciò che provava.
La guardava profondamente, voleva provare a scavare dentro di lei.
Farle capire con dei semplici gesti quanto lei fosse diversa da tutte le altre ragazze, perché il solo averla accanto a sé faceva nascere dentro al suo cuore un emozione indescrivibile.
Sana da quella distanza riusciva a sentire il suo profumo fresco di menta mentre le sue guance si coloravano di rosso per quella terribile vicinanza. Abbassò di scatto il viso accompagnato dal suo sguardo e spostandosi lateralmente esclamò “Coraggio andiamo!”.
“Ai suoi ordini Capo!” scherzò Marco seguendo la ragazza “Comunque la prossima volta basta che mi dirai di non fare tardi e io mi presenterò puntuale come un orologio svizzero”.
Sana lo guardò divertita per poi rispondergli “Perciò mi stai confessando che hai fatto appositamente ritardo?”.
“No, ho avuto un imprevisto. Comunque fidati di me, io mantengo sempre le promesse!” ghignò il ragazzo facendole l’occhiolino.
“Parli così con tutte le ragazze?” gli domandò ridendo.
“Tu non sei tutte le ragazze!” affermò sottolineando ogni singola parola.
Le goti di Sana si colorarono nuovamente per l’imbarazzo sentendo quel complimento, così cercò di nascondere il rossore comprendoni con la sua sciarpa grigia.

L’interesse di Marco solitamente si soffermava sulla bellezza fisica di una ragazza, voleva semplicemente divertirsi senza avere con loro nessun tipo di legame sentimentale, ma con Sana tutto ciò era diverso.
È vero all’inizio era attratto dai suoi lunghi capelli che le incorniciavano il delicato viso e dal suo piccolo corpo che sembrava essere perfetto e che aveva voglia di esplorare. Ma scambiandoci qualche parola si era lasciato incuriosire dal suo carattere così insicuro ma allo stesso tempo deciso, da quell’allegria che poteva nascondere a chiunque le sue preoccupazioni. Era interessato a conoscere ciò che poteva interessarle e cosa invece non le piaceva. 
Inevitabilmente Marco stava cambiando, e non per lei come avrebbero voluto molte ragazze che aveva conosciuto in passato. Lui stava cambiando con  lei e sicuramente Sana non si rendeva nemmeno conto dell’effetto che era in grado di fargli provare.

I piedi già si muovono a compasso
So che non lo puoi evitare
Vieni, prova ad ascoltare
One, two, three, four
Ed è che sono così
La mia vita è folle
Senza freni e vado a mille
La mia legge è il doppio o niente
Ed è che sono così
Con solo uno sguardo
Diventerai di me
Per sempre innamorata

Sana istintivamente batté le mani complimentandosi con tutti e quattro per la magnifica canzone che avevano appena completato. Le era piaciuto molto il ritmo che avevano scelto per accompagnare il testo e le parole della canzone l’avevano colpita.
Adorava le storie in cui si parlava di come due persone, magari completamente opposte, si innamorassero l’uno dell’altra e, Sana cercava sempre di cogliere tutte le sfumature presenti nel racconto.
I quattro ragazzi risposero con un semplice “Grazie!” mentre Marco contento affermò “Devo dire che rispetto all’altro giorno il finale è migliorato parecchio!”.
“Anche secondo me!” concordò Will annuendo.
“Facciamo ancora qualche prova e poi andiamo a bere qualcosa?” propose Lucas.
“Lucas abbiamo appena iniziato!” lo rimproverò Simon lanciandogli un’occhiataccia.
“Si, ma in questo periodo ci siamo impegnati molto e di conseguenza ci meritiamo una pausa. Inoltre chissà quando ci ricapiterà di sederci al tavolo in compagnia di Sana!” spiegò il biondo intanto che osservava ammirato la ragazza.
“Ottima osservazione!” esclamò Marco alzando il pollice all’in su.
“Dai Simon hanno ragione…” si intromise Will.
“Solo perché abbiamo appena ultimato la canzone” affermò Simon dopo un attimo di silenzio.
“Tu vieni Rossa vero?” le sorrise Marco.
“Dove andate?” domandò Sana curiosa.
“Solitamente dopo le prove andiamo al bar qui all’angolo, il proprietario è un nostro amico!” spiegò Marco.
“Ok… Non sono mai andata lì!” confessò.
“Male, molto male! Devi assolutamente recuperare Rossa!” sorrise Marco avvicinandosi alla ragazza.
Era felice che Sana avesse accettato il suo improvviso invito, pensava che con il caratteraccio di Simon e l’ammirazione di Lucas sarebbe scappata da lì a poco.
“Che avrebbe quel bar di tanto speciale?” domandò la ragazza con un sopraciglio alzato.
“Che ha di speciale?!” ripeté incredulo Lucas.
“Fa i migliori aperitivi di tutta la città!” rispose Will.
“Sul serio?!” spalancò gli occhi Sana.
“Sarai tu a giudicare!” ghignò Marco.

Sana si stava divertendo al bar con Marco e i suoi amici, avevano ragione: quel bar faceva l’aperitivo migliore della città. Su un lungo bancone infatti era disposto una grande quantità di cibo come: pizzette, focacce, bruschette, panini, patatine, olive, noccioline, pistacchi, crocchette di patate, pasta e molto altro. Inoltre le cameriere portavano una varietà continua di alimenti cercando di non lasciare mai i vassoi liberi.
Era un locale molto diverso rispetto a dove lavorava il suo amico Gomi, in quanto qui preferivano essere che apparire.
Inoltre questo bar esteticamente non aveva nulla di particolare, le casse riproducevano le canzoni più famose che la gente conosceva. Il personale era molto accogliente, soprattutto il proprietario: un signore sui trentacinque anni, molto gentile e simpatico.
I ragazzi seduti al tavolo si gustavano il loro happy hour raccontando a Sana l’ultima festa in cui avevano partecipato a fine estate. Erano andati in un locale a festeggiare il termine della stagione estiva, dove bisognava indossare per l’ultima volta dell’anno un abbigliamento estivo come: bermuda, costumi da bagno, bikini, camicie hawaiane, infradito, capelli di paia… Insomma tutto ciò che ricordava l’estate.
“Lucas era talmente ubriaco che si è tuffato nel vuoto!” rise Will ridendo al ricordo.
“Si è tuffato nel vuoto?” ripeté Sana non capendo.
“In pratica in fondo alla sala c’era una scaletta che portava ad ulteriori tavoli dove potersi sedere a bere qualcosa, e al bordo vi era per bellezza un trampolino di piscina” raccontò Will mentre mangiava qualche oliva.
“Non dirmi che Lucas si è tuffato!” affermò sorpresa la ragazza.
“Esatto indossava anche il costume da bagno e ricordo che ha saltato urlando - Ciao Belli!-” scoppiò a ridere Will imitato da tutti gli altri.
“Se non sbaglio voleva impressionare una ragazza!”
“Cavolo, avrei voluto vederti! Ti sei spiaccicato sul pavimento” rise Sana immaginandosi la scena.
“Però grazie all’alcol il dolore per la botta è arrivato dopo!” fece spallucce Lucas.
“Ti saresti divertita Rossa, tu adori l’estate!” sorrise Marco facendole l’occhiolino mentre beveva la sua Corona.
“Si si, ridete pure! Ma vogliamo ricordarci di quando a fine serata Will e Simon avevano rimorchiato due finte femmine!” esclamò Lucas mentre i suoi amici continuavano a ridere.
“Non ci posso credere!” spalancò gli occhi la ragazza.
“Ehi avevamo promesso che non ne avremmo più parlato!” disse Simon, probabilmente sentendosi preso in causa.
Come aveva intuito Sana, non era un ragazzo di troppe parole.
“Infatti! Inoltre non è colpa nostra se si erano vestiti da donne!” aggiunse Will.
“E parlavano e si comportavano esattamente come tali!” si difese Simon.
Sana in compagnia di Marco e Will scoppiò a ridere “Ma quanto cavolo avevate bevuto?!”.
“Abbastanza! Ma siamo completamente etero entrambi! Quella è stata una…” si giustificò Will interrotto da Sana “È stata una svista?!”.
I ragazzi alla battuta della ragazza risero e Sana si ricordò di quando quest’estate Hisae e Fuka avevano vinto la sfida con i ragazzi, e avevano scelto di travestire Gomi e Takaishi in due splendide e attraenti donne. Rise a quell’immagine indelebile e quando finalmente si era decisa a raccontare l’accaduto ai suoi nuovi amici, fu interrotta da una voce femminile che salutò in particolare il bel cantante “Ciao Marco! Ragazzi…”. **
“Ehi Martina! Tutto bene?” salutarono Will, Simon e Lucas mentre Marco rispose con un mezzo sorriso alzando leggermente il capo.
“Si grazie! Ho ascoltato involontariamente la vostra conversazione… Stavate parlando della festa di fine estate vero? C’eravamo divertiti molto quella sera!” affermò sorridendo e lanciando uno sguardo di intesa a Marco.
“Che vuoi Martina?” domandò immediatamente Marco.
“Ti sei alzato con il piede storto?” ghignò la ragazza.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e Sana da quel gesto intuì che i due erano in cattivi rapporti, ma era lo stesso curiosa di conoscere chi fosse quella bella ragazza.
La rossa notò che Martina indossava delle semplici scarpe da tennis e questo particolare fece ricadere l’attenzione di Sana sulla sua altezza, era molto alta rispetto a lei. I capelli corti le donavano facendo risaltare il suo viso dai lineamenti perfetti. Il trucco leggero evidenziava gli occhi color ghiaccio che in quel preciso momento stavano squadrando Sana.
“Dovremmo organizzare un’altra festa, soprattutto perché insieme a Marco si sta sempre bene!” affermò Martina rivolgendo una particolare attenzione nei confronti del ragazzo.
“Stai diventando noiosa!” rispose in malo modo Marco.
“Come scusa?!” esclamò Martina ancora incredula da ciò che aveva appena udito.
“Abbiamo chiuso da un pezzo la nostra relazione per ovvi motivi che non sto qui ad elencare. Quindi non vedo perché alludi a questioni già risolte e soprattutto archiviate!” affermò Marco intanto che Sana seguiva con attenzione i dialoghi tra i due, non aveva mai visto Marco così arrabbiato e infastidito.
“Ah ho capito! Perciò questa è la nuova arrivata” esclamò Martina riservando un altro sguardo di ghiaccio a Sana.
“Si può sapere cosa vuoi?” domandò esasperato Marco.
“La verità! Un giorno ti diverti con me e il giorno dopo te la spassi con non so nemmeno chi!” gli disse nervosa.
A Sana, Martina le ricordava molto Jessi, in particolare a quando l’aveva aggredita in pizzeria accusandola di averle tolto l’occasione di uscire con Akito. ***
Ma che aveva fatto di male? Stava andando così bene la giornata e ora si stava tramutando in una specie di guerra causata dalla gelosia di quella sconosciuta ragazza. Inoltre non sapeva nemmeno in che rapporti erano Marco e Martina, l’unica cosa certa per ora, era che doveva uscire da quella situazione in modo da poter fare chiarire i due.
“Ti stai rendendo ridicola!” rispose Marco accomodandosi meglio sulla sedia e guardando altrove scocciato.
“Beh ragazzi… Scusate… Si è fatto tardi ed è meglio che vada! Grazie di tutto, ci vediamo un’altra volta!” affermò Sana in imbarazzo mentre lasciava sul tavolo i soldi della consumazione.
“Aspetta Sana perché vai via?” le domandò Lucas dispiaciuto per la situazione.
“È meglio così! Ciao e complimenti ancora per la canzone!” rispose con un sorriso Sana riservando un ultimo sguardo a Marco prima di uscire dal locale.
 
***
 
Come aveva fatto ad essere in ritardo? Proprio lei che sul suo vocabolario la parola “ritardo” non esisteva.
“Non ricordavo di possedere così tanti vestiti, devo assolutamente sistemare l’armadio in questi giorni! Se no questo problema potrebbe sostenersi nel tempo!” si disse fra sé e sé mentre correva al bar dove lui la stava aspettando.
Pochi minuti dopo svoltò e, all’angolo vide il ragazzo seduto fuori dal bar ad aspettarla. Si sistemò un’ultima volta i capelli e camminando tranquillamente si avviò incontro al tavolino dove era seduto “Speriamo che non sia lì da troppo tempo!”.
“Ciao Naozumi, scusami per il ritardo!” esclamò sorridendogli.
Appena udì la sua voce il ragazzo appoggiò il giornale sul tavolo e alzandosi gentilmente ricambiò il saluto dandole un piccolo bacio sulla guancia.
“Ciao Aya, non preoccuparti sono arrivato pochi minuti fa!” mentì Naozumi che in realtà era già da oltre dieci minuti che la stava aspettando.
“Per fortuna, hai già ordinato?” rispose sedendosi sulla sedia e prendendo la lista appoggiata sul tavolo.
“No, non ancora!” affermò educatamente Naozumi.
“Ho voglia di una cioccolata calda!” gli disse Aya dato una veloce occhiata alla lista.
“Scusi cameriera!” chiamò Naozumi “Vorremmo ordinare due cioccolate calde, grazie”.
“Arrivano subito!” rispose sorridendo la cameriera.
“Allora il lavoro sta procedendo bene?” gli domandò sapendo quanto fosse impegnato in quei giorni.
“Si, purtroppo non riesco a trovare molti momenti liberi in questo periodo e questo è stato il primo pomeriggio in cui ho potuto finalmente staccare la spina!” spiegò Naozumi.
“Capisco, beh l’importante è che ciò che fai ti entusiasma!” sorrise Aya.
“Si il mio lavoro mi soddisfa e ogni giorno imparo sempre qualcosa dalle persone che mi circondano!”
“Ecco le vostre cioccolate” affermò la cameriera appoggiando al tavolo due tazze fumanti.
“La ringrazio” rispose Aya.
“L’università tutto bene?” domandò Naozumi.
Aya annuì mentre soffiava sulla sua cioccolata.
“E con Tsuyoshi come va?” chiese titubante.
In quei mesi dopo la litigata che avevano fatto Tsuyoshi e Aya al compleanno di quest’ultima, lei e Naozumi avevano legato parecchio.****
Lui le era stato accanto dandole un parere esterno e cercando soprattutto di tirarle su il morale come meglio poteva. Nell’ultimo periodo Aya e Naozumi erano usciti parecchie volte, ovviamente quando l’attore riusciva a trovare degli spazi liberi nel suo lavoro poichè lo teneva parecchio occupato.
Ma tutte le volte che riusciva ad avere un momento libero, il ragazzo chiamava la sua nuova amica per chiacchierare e, se anche lei era disponibile, si incontravano al solito bar.
Stava bene in sua compagnia e riusciva a parlare di tutto ciò che gli passava per la mente, avevano imparato a conoscersi e lei giorno dopo giorno aveva abbandonato quella timidezza iniziale che le impediva di scherzare liberamente. Affrontavano ogni argomento senza il timore e la paura di essere giudicati o fraintesi.
In quelle poche ore erano solo loro due, il resto del mondo non contava.
“Bene…” rispose la ragazza facendo spallucce.
“Che entusiasmo Aya!” scherzò Naozumi.
“Solito tram tram… Non è successo niente di nuovo. Ormai il nostro rapporto sta risultando monotono, magari è perché stiamo insieme da troppo tempo… Non saprei… Non ho mai affrontato l’argomento con Tsuyoshi e non credo di essere pronta a farlo!” spiegò brevemente.
“Capisco… Beh quando arriverà il momento di parlarne lo capirai… Magari è solo un periodo così. Sono sicuro che passerà tutto!” cercò di rassicurarla.
“Vedremo… E tu? Che mi racconti? I giornali scrivono di una presunta storia d’amore tra te e l’attrice Anna!” cambiò argomento Aya.
“Sono solo sciocchezze… Io e quella ragazza non ci conosciamo nemmeno, non abbiamo nemmeno molte scene in comune” spiegò Naozumi sorseggiando la sua cioccolata.
“Mi dispiace, immagino sia fastidioso essere sempre al centro dell’attenzione. Soprattutto quando sono notizie false!” affermò sincera la ragazza.
“Abbastanza, ma è il prezzo da pagare. Inoltre sono interessato ad un’altra ragazza ma lei non credo si sia accorta di me in quel senso!” le confidò.
“Oh… Non mi avevi mai detto nulla, quando vorrai parlarmene ti ascolterò!” gli disse sorridendo e bevendo la sua tazza di cioccolata.
 
* Canzone Telefilm Violetta_Diego – Yo soy asi
** Ci sei stata sempre e solo tu_Capitolo 14 – L’impossibile accade
*** Ci sei stata sempre e solo tu – Jessi è un personaggio inventato dalla sottoscritta (Guardare i primi capitoli della storia precedente). Per il ricordo di Sana riguardante la pizzeria leggere Capitolo 05 – Gelosie.
**** Ci sei stata sempre e solo tu_Capitolo 16 – L’impossibile accade
 
SPOILER:
Mentre si incamminava per ritornare a casa sua vide cadere dalla tasca di una ragazza un mazzo di chiavi e, immediatamente si avvicinò per raccogliere l’oggetto e restituirlo alla proprietaria. Contemporaneamente la ragazza accortasi del rumore emesso dalle chiavi cadute, si girò velocemente per recuperarle.
Riconobbe subito il ragazzo biondo che si alzava per porgerle le chiavi appena raccolte e sorridendogli affermò “Grazie Akito!”.
“Alex?” rispose il ragazzo sorpreso nel vederla lì.




Buonasera a tutti!!!
Come state??
Ecco l'ottavo capitolo che spero vivamente possa piacervi!
Come avrete notato l'intero capitolo è dedicato a Sana e a Marco. Che ne pensate del nuovo personaggio??
Dunque... E' la prima volta che scrivo una song-fic e spero di essere riuscita a svolgere il contenuto nei migliori dei modi. Personalmente mi piace molto perchè racchiude i migliori momenti accaduti tra i due ragazzi e, cosa meglio di una canzone può far ricordare tutti i momenti passati?
Ho scelto questa canzone perchè a me piace molto, sia per il ritmo che per le parole. Inoltre facendo una lista tra le canzoni che avevo pensato di inserire in questo momento, "Yo soy asi" mi sembrava la più indicata... Spero possa piacervi. =))
Voglio specificare che Marco non è innamorato di Sana, ma si è preso una bella cotta per la ragazza. Infatti nel "pov" di Marco racconta che inizialmente era attirato dalla sua bellezza, ma poi parlandoci è rimasto colpito dal suo carattere così vivace, allegro e deciso ma allo stesso tempo così insicuro e timido. 
Spero di essermi spiegata!! ^^'' Comunque in futuro verrà spiegato meglio questo discorso!
Durante l'aperitivo arriva Martina! Una "vecchia" fiamma di Marco che a Sana per la sua gelosia ricorda immediatamente Jessi!
In questo capitolo inoltre compaiono anche Nao e Aya! Forse non ho raccontato molto del loro incontro, ma spero lo stesso che vi sia piaciuto! Anche perchè essendo una storia secondaria ho cercato di raccontare i particolari e i dialoghi più importanti!
Beh sono curiosissima di conoscere i vostri pareri!!!
Ringrazio di cuore Lolimik, Angel 92, Elamela e Piccolasognatrice92 per i loro pareri e consigli!
Cercherò di aggiornare presto, nel frattempo aspetto i vostri commenti! =)
Notte dolce a tutti quanti!
Un bacione grande!!!


Miky









 

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 09 - INCONTRI ***


CAPITOLO 09 ● INCONTRI
 

Era agitata.
Continuava a mordersi il labbro inferiore e a guardarsi attorno, pensando a come facessero gli altri pazienti a rimanere così calmi e rilassati.
Per distrarsi da quella continua frustrazione decise di sfogliare una rivista di gossip che si trovava su un tavolino accanto a lei.
Pessima idea. In prima pagina, scritto in grassetto, i giornalisti annunciavano che presto una cantante famosa sarebbe diventata madre. Abbandonò immediatamente il giornale sul tavolino pensando se non fosse un segno del destino.
Automaticamente guardò nuovamente l’orologio appeso al muro davanti a lei che segnalava le 11:10. “Bene” pensò, ancora dieci minuti e poi sarebbe potuta entrare dentro allo studio e verificare con una visita specializzata se effettivamente fosse incinta.
Erano passati quattro giorni da quando aveva scoperto che molto probabilmente aspettava un bambino, e da quella mattina non ne aveva parlato ancora con nessuno.
Voleva essere sicura prima di lanciare la bomba e, cosa più importante, lei stessa doveva ancora razionalizzare l’idea. Perché anche se non sapeva ancora cosa il futuro le riservasse, non aveva dubbi su una cosa: questo bambino le avrebbe cambiato la vita.
“Signorina, la Dottoressa la sta aspettando per visitarla” affermò la segretaria interrompendo quei pensieri ormai frequenti.
La ragazza sorrise e respirando profondamente entrò nello studio pronta a conoscere finalmente la verità.
 
***
 
Quella stessa mattina, Akito era stato costretto da sua sorella Natsumi ad andare in centro a comprare il pane e qualche verdura per la cena.
Le strade della città erano quasi vuote, molto probabilmente la maggior parte della gente si trovava seduta fra i banchi di scuola o negli uffici a svolgere le proprie mansioni. I negozi, come anche i giardini delle case, erano stati decorati con fantasiose ghirlande, statue, lanterne di zucche e caramelle, poichè Halloween si stava avvicinando.
Akito e i suoi amici, non avevano ancora pensato a cosa fare la sera del 31 ottobre, ma era certo che la sua ragazza e gli altri ragazzi avrebbero voluto sicuramente partecipare a qualche festa in maschera, e che lui, non avrebbe avuto l’opportunità di sottrarsi all’idea.
“Il lato positivo è che potrò spaventare Kurata a mio piacimento” pensò il ragazzo ghignando.
Mentre si incamminava per ritornare a casa sua vide cadere dalla tasca di una ragazza un mazzo di chiavi, e immediatamente si avvicinò per raccoglierle e restituirle alla proprietaria. Contemporaneamente la ragazza accortasi del rumore emesso dalle chiavi cadute, si girò velocemente per recuperarle.
Riconobbe subito il ragazzo biondo che si alzava per porgerle le chiavi appena raccolte e sorridendogli affermò “Grazie Akito!”.
“Alex?” rispose il ragazzo sorpreso nel vederla lì.
Era diversa rispetto a quando la incontrava a correre nel parco. I lunghi capelli lisci ricadevano sciolti sul viso leggermente truccato, infatti suoi occhi color del cielo erano risaltati da una sottile linea nera e da un leggero ombretto color grigio, le sue labbra erano più luminose grazie all'effetto del lucidalabbra.
“Che coincidenza vero?” sorrise la ragazza.
Il ragazzo annuì e le domandò come stava.
“Non mi lamento. Scusa la domanda, ma hai voglia di pranzare insieme? Sai odio mangiare da sola…” gli propose Alex.
Akito sapeva che Sana quel giorno avrebbe dovuto frequentare sia l’università che il lavoro, mentre la sua famiglia l’avrebbe incontrata come al solito all’ora di cena, così accettò senza alcun problema.
“Bene, allora andiamo!” sorrise la ragazza.
“Cosa hai voglia di mangiare?” 
“Andiamo al Panino Più, è un bar che fa dei panini eccezionali!”
“Va bene” rispose Akito incamminandosi affianco alla ragazza.
Poco dopo, i due ragazzi, si ritrovarono seduti uno di fronte all’altra a consultare il menù del bar che elencava una varietà incredibile di panini.
“C’è l’imbarazzo della scelta!” rise Alex.
“Sono fin troppi!” commentò Akito mentre cercava un panino di suo gradimento.
Dopo una difficile scelta riuscirono ad ordinare il pranzo, e nell’attesa Alex raccontò ad Akito che nel pomeriggio sarebbe dovuta andare ad informarsi per alcuni corsi di lingua straniera.
Il ragazzo ascoltava con attenzione ogni argomento proposto dalla ragazza e qualche volta commentava dichiarando un suo parere personale. Era molto simpatica e anche se era una gran chiacchierona, aveva la capacità di non appesantire il discorso, anzi, rendeva la conversazione piacevole e interessante.
Notò inoltre come Alex avesse il vizio di arricciolarsi i capelli mentre dialogava e, di come le si illuminavano gli occhi quando si affrontava un argomento che riguardava le sue passioni. Scoprì infatti che la ragazza amava ballare e, a conferma di ciò, ricordò il portachiavi a forma di scarpette appeso alle chiavi raccolte prima.
Al contrario, quando non era convinta di qualcosa, inarcava rapidamente un sopraciglio e arricciava leggermente il naso e, Akito con quell’espressione la trovava buffa.
 
***
 
Era ritornata da poco a casa sua e fortunatamente i suoi genitori erano entrambi al lavoro.
Era sdraiata sul divano in salotto con ancora in mano la fotografia della prima ecografia del suo bambino. Osservava con attenzione l’immagine dalle sfumature bianche e nere e, apparentemente, sembrava che non ci fosse impresso niente, invece lì al centro di quella piccola fotografia c’era raffigurato il suo bambino.
Ripensò velocemente alla visita eseguita poco fa. La ginecologa aveva richiesto i suoi dati e quelli del suo fidanzato per poi domandarle il suo stato di salute e quello della famiglia, ovvero se ci fossero stati presenti problemi come malformazioni. Dopodiché avevano calcolato la data delle sue ultime mestruazioni e infine la Dottoressa si documentò sulla sua storia ginecologica fino ad oggi.
Sorridendo, appoggiò automaticamente una mano sul suo ventre ripensando al momento in cui, quella mattina, vide per la prima volta il suo piccolo sullo schermo.
Era stata un’emozione bellissima. Indescrivibile.
Il solo pensare che dentro di lei stava crescendo una creatura nata dal suo stesso amore e da quello del suo ragazzo, le riempiva il cuore di gioia.
Ciò che la preoccupava maggiormente era: come avrebbe reagito il suo fidanzato?
Doveva parlagliene il più presto possibile, perché oltre ad essere un argomento che lo riguardava in prima persona, era giusto che anche lui potesse vivere questo momento indimenticabile.
Era semplice, doveva pronunciare solo due parole: Sono incinta.
E per far ciò doveva solo ritrovare la sicurezza che era solita a tenere.
Peccato che tra dire e il fare c’è di mezzo il mare.
 
***
 
Sana stava mangiando una focaccia per le strade della città mentre si dirigeva a passo veloce agli studi per il servizio fotografico. Quel giorno Rei non aveva potuto accompagnarla al lavoro perché era impegnato con la signorina Asako per l’organizzazione del loro matrimonio.
“Sono certa che il pranzo mi rimarrà sullo stomaco!” sbuffò la ragazza mangiando l’ultimo boccone.
Durante il tragitto Sana stava ripensando a mente lucida a ciò che era caduto il pomeriggio precedente. Era dispiaciuta per aver salutato in malo modo e velocemente i ragazzi, in fondo erano stati molto carini e gentili nei suoi confronti, e la canzone che le avevano fatto ascoltare l’aveva trovata bellissima. Il problema si era presentato con l’arrivo di Martina che aveva reso la situazione imbarazzante e sgradevole e Sana in quel momento si sentiva di troppo, inoltre non voleva assolutamente creare ulteriori problemi fra loro.
Non vedeva Marco da quando lei aveva lasciato il locale e stamattina non si era presentato all’università.
Improvvisamente sentì un rumore di motore avvicinarsi al marciapiede dove stava camminando e girandosi verso la strada, vide una moto fermarsi accanto a lei.
“Ciao Rossa!” esclamò il ragazzo togliendosi il casco.
Questa volta Sana aveva riconosciuto immediatamente sia la moto che la voce di Marco e con un piccolo sorriso affermò “Ciao…”.
Per la prima volta si trovava a disagio in sua compagnia. Voleva domandargli se avesse fatto pace con la sua… Ragazza? Amica? Conoscente? Qualunque relazione avessero era curiosa di sapere se avesse risolto con Martina.
“Dove stai andando di bello?” le domandò sorridendole come se non fosse successo niente il giorno precedente.
“E tu dove sei stato stamattina? Non sei venuto all’università!” ribatté Sana.
“Quando finirai di preoccuparti per me?!” ghignò il ragazzo “Comunque sono lusingato di sapere che oltre a sentire la mia presenza noti soprattutto la mia assenza!”.
Sana alzò gli occhi al cielo e incamminandosi disse “Mamma mia quanto sei modesto!”.
Marco ingranando la marcia della moto si avvicinò nuovamente a lei “Ti dico perché non sono venuto all’università se tu mi dici dove stai andando!”.
“Sto andando al lavoro, ho un servizio fotografico” rispose facendo spallucce.
“Che genere di foto farai?” chiese Marco incuriosito.
“Un servizio per natale” affermò Sana.
“Umh… Sono sicuro che mi piacerà vederti vestita da Babba Natale. Secondo me sarai molto… Sexy” ghignò Marco avvicinandosi al suo viso e imprigionando il suo sguardo nel suo.
“Non ti anticipo niente. Comunque non hai ancora risposto alla mia domanda, dove sei stato?” riprese Sana guardandolo con tono di sfida.
“Problemi personali” fece spallucce il ragazzo.
“Che razza di risposta è? Io ti ho detto dove sto andando!” si lamentò Sana incrociando le braccia al petto.
“Anch’io” rise Marco “Solo che non ho specificato dove”.

 
***
 
“Arrivo subito!” affermò Alex chiudendo la telefonata e infilando velocemente il cellulare in tasca.
“Scusami Akito, ma devo scappare. Devo andare a recuperare il mio fratellino a scuola!” spiegò la ragazza alzandosi e mettendosi il giubbino.
Nel far ciò, il maglioncino nero che fasciava perfettamente i suoi fianchi si alzò leggermente lasciando scoperto il ventre piatto della ragazza. Akito inevitabilmente gli sfuggì un’occhiata e notò un tatuaggio sul suo fianco destro. Vi erano delle curvilinee di spessore diverso che partivano dal basso ventre laterale e risalivano verso il suo fianco snello dove vi era disegnata una foglia autunnale sfumata. *
Osservando quest’ultimo dettaglio Akito si ricordò inevitabilmente le parole della ragazza.
“Amo bere le prime cioccolate calde osservando le foglie cadere lentamente mentre ondeggiano a destra e a sinistra, vedere il tappeto che formano ognuna di essa una volta finito il loro volo… Adoro le sfumature di colore caldo che prendono i paesaggi rispetto alla stagione fredda in arrivo! Credo che l’unica cosa che non mi piaccia è che le giornate si accorcino! Odio il buio… Forse perché ho bisogno di certezze nella mia vita e l’oscurità al contrario è così misteriosa” affermò la ragazza osservando il parco intorno a sé.
Lo sguardo di Akito salì nuovamente verso il suo fianco, curioso di vedere il resto del tatuaggio che però veniva nascosto dal maglioncino nero.
“D’accordo, ci vediamo!” rispose il ragazzo riprendendo il controllo.
“Ti va di vederci dopo domani al parco per un’altra gara?” domandò sorridendogli.
Il ragazzo annuì salutandola e Alex uscì correndo dal bar in cui avevano appena finito di pranzare.
 
***

“Scusa Marco ma ora devo andare!” affermò Sana capendo che tanto non le avrebbe detto niente, inoltre stava facendo anche ritardo al lavoro.
“Sana…” sussurrò il ragazzo.
La ragazza rimase sorpresa nel sentire pronunciare per la prima volta da lui il suo nome. Solitamente attirava la sua attenzione chiamandola “Rossa”, soprannome che riprendeva il colore dei suoi lunghi capelli.
“Dimmi Marco” rispose voltandosi verso di lui.
Ci fu un attimo di silenzio interrotto dal ragazzo che rialzò lo sguardo verso di lei “Scusami per ieri. È stata una situazione imbarazzante per tutti, soprattutto per te”.
“Hai fatto pace con Martina?” gli chiese di punto in bianco, alla fine era una domanda che continuava a frullarle in testa.
“A volte le persone non si rendono conto di quanto possano risultare ridicole, se per di più sono come Martina che non si arrende facilmente...” spiegò il ragazzo portandosi indietro i corti capelli.
“Come mai avete rotto?” gli domandò Sana curiosa.
“Quando mi conoscerai meglio capirai…” rispose Marco per poi domandarle “Ti serve un passaggio?”
 
***
 
Akito si infilò il giubbino, recuperò le borse delle commissioni fatte la mattina e notò che sul pavimento di fianco alla sedia, dove era seduta poco fa Alex, c’era appoggiata la sua borsa.
“Ma è possibile che le ragazze siano così sbadate? Ma dove hanno la testa?!” sbuffò il ragazzo prendendo in mano la borsa.
Uscì velocemente dal bar sperando di raggiungerla. Svoltò l’angolo e lì vicino ad un albero vide una ragazza impegnata a chiacchierare con un ragazzo che non conosceva.
 
* Tatuaggio http://www.google.it/imgres?biw=1366&bih=665&tbm=isch&tbnid=3YroJKE65QpwnM%3A&imgrefurl=http%3A%2F%2Fwww.tattooepiercing.com%2FTatuaggi-fiori.asp&docid=Qzpfv9TmbCGlQM&imgurl=http%3A%2F%2Fwww.tattooepiercing.com%2Ffiori%2FTatuaggi-fiori-%2810%29.jpg&w=284&h=640&ei=shEOU7yPDMjpygPepICoCg&zoom=1&ved=0CMwBEIQcMCA&iact=rc&dur=2539&page=2&start=15&ndsp=30



SPOILER:
“Resistmi” le ordinò con voce roca.
Era impossibile resistere ad Akito Hayama e questo Sana lo sapeva fin troppo bene.
Ogni suo singolo gesto l’attraeva.
Ogni suo singolo sguardo la invogliava a continuare.
Ogni suo singolo bacio le faceva perdere la testa.
Ogni suo singolo tocco le faceva venire la pelle d’oca.
Senza rendersene nemmeno conto di quando, si lasciò andare alle provocazioni del suo ragazzo che ghignando accarezzò l’interno coscia delle sue snelle gambe.





Buona sera Ragazze!! <3
Come state? Trascorso bene il weekend?
Per ricominciare al meglio la settimana vi regalò un nuovo capitolo, che spero possiate apprezzare.
E' un po' più corto rispetto ai precedenti capitoli, ma almeno compaiono vari personaggi ! 
In questo capitolo la ragazza, per ora, misteriosa va dal ginecologo per controllare al 100% che il risultato del test sia positivo e, per la prima volta vede il suo bambino *.*
Che ne pensate degli incontri tra Alex-Aki e Sana-Marco?!
Adoro il tatuaggio di Alex =) e Marco è il solito furbo misterioso (?) !!
In questi giorni sto scrivendo il capitolo 14, ma sta risultando un parto a stenderlo su computer anche se lentamente sta avendo i suoi frutti !! Siii ^.^
Come avevo promesso a Lolimik sono riuscita a pubblicare entro stasera il nuovo capitolo! <3
Ringrazio tanto Lolimik, Angel 92, Elamela e la mia amica Luci che la settimana scorsa mi ha dato qualche consiglio su alcune scene dei capitoli che leggerete prossimamente.
Inoltre grazie anche a tutti coloro che leggono e hanno magari inserito la mia storia nelle preferite, seguite e ricordate! =)
Ci sentiamo prestissimo!!!
Un bacione grande e buona serata a tutte quante!!!

Miky












 
 

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 10 - RESISTIMI! ***


CAPITOLO 10 ● RESISTIMI
 

“Ti serve un passaggio?” le domandò Marco.
“Oh no…” pensò Sana mordendosi il labbro inferiore “E ora che scusa mi invento? Non voglio salire sulla moto… Mi terrorizza solo l'idea!”.
“Sono quasi arrivata ormai… Non preoccuparti!” sorrise Sana.
“Come vuoi, ma prima o poi riuscirò a portati in moto con me!” ghignò il ragazzo infilandosi il casco.
“Non esserne così sicuro!” lo sfidò la ragazza salutandolo.
 
***
 
Akito svoltò l’angolo e lì vicino ad un albero, vide una ragazza impegnata a chiacchierare con un ragazzo che lui non conosceva.
“Che diamine ci fa Kurata insieme a quello?” si chiese il ragazzo facendo due passi indietro per non farsi vedere dalla sua ragazza e soprattutto per non fraintendere la situazione.
Da quella distanza purtroppo non riusciva a sentire ciò che i due si stavano dicendo, ma sia dai loro sorrisi che dai loro gesti disinvolti intuì che i due si conoscevano.
Il biondo poco dopo vide il misterioso ragazzo infilarsi il casco, accendere la propria moto e immergersi nuovamente nel traffico.
Immediatamente Akito uscì dal suo “nascondiglio” e avvicinandosi alla ragazza esclamò “Kurata!”.
Ancora prima di voltarsi, Sana riconobbe la voce del suo ragazzo e sorridendogli andò ad abbracciarlo.
Era da due giorni che non lo vedeva e per una persona qualunque, un paio di giornate potevano trascorrere rapidamente, ma per un innamorato, anche il minor tempo possibile poteva risultare “eterno” senza la compagnia di colui che in ogni momento della tua giornata riesce a completare la propria vita. Perché l’alchimia che li unisce è un legame irresistibile, esattamente come due poli opposti che inevitabilmente si attraggono e non riescono a fare a meno dell’altro.
Era contenta che casualmente il destino avesse deciso di farli incontrare.
“Ciao Hayama!” affermò dandogli un delicato bacio a fior di labbra.
Solo averlo accanto si sentiva protetta.
Solo poter riflettere i propri occhi nei suoi si sentiva unica.
Solo essere circondata dalle sue forti braccia si sentiva a casa e al sicuro da tutto e da tutti.
“Che ci fai in giro?” gli domandò stringendogli le mani e notando solo in quel momento che una di essa era impegnata a tenere una borsa che sicuramente apparteneva ad una ragazza.
“Ma soprattutto…” disse non riuscendo a trattenersi dal ridere “Che ci fai con una borsa femminile in mano?”.
Akito arrossì imbarazzato mentre la sua ragazza continuava a ridere per quell’immagine indimenticabile.
“Già… Che ci faccio con una borsa in mano?! Tutta colpa della sbadataggine di Alex!” pensò il ragazzo rispondendole “Ecco… Si è scordata di prenderla una rag…”, ma interrotto dalle urla preoccupate di Sana.
“Sono in ritardo!” esclamò Sana sentendo le campane del centro suonare “Senti Aki se non hai impegni mi accompagni al lavoro?”.
Il ragazzo non fece nemmeno in tempo ad acconsentire, che la ragazza lo aveva già trascinato con lei tra le vie della città per raggiungere gli studi fotografici in tempo.
 
***
 
“Per te è normale che i ragazzi mettano il calcio davanti a tutto? Perfino davanti alla propria ragazza?!” si lamentò Luci seduta davanti a Hisae.
“Fortunatamente sono donna e posso capire come tu ti senta, ma di conseguenza… Sfortunatamente non posso sapere cosa frulli nella testa di un uomo!” rispose Hisae limandole l’ultima unghia.
“Stasera avevamo deciso di andare al cinema, ma oggi a pranzo mi telefona dicendomi che lo hanno chiamato per un allenamento di calcio extra!” raccontò Luci sbuffando.
“Ha la partita a fine settimana?” le domandò Hisae mentre si concentrava ad eseguire una classica french bianca.
Luci annuì semplicemente e l’amica la rassicurò “Vedrai che dopo la partita Diego sarà più libero e si farà perdonare! Inoltre potresti andarlo a trovare dopo l’allenamento, sono sicura che ne sarà felice”.
“Ci penserò… Invece tu con Gomi?” le domandò curiosa Luci.
“Tutto bene” sorrise arrossendo Hisae “Alle 15:30 mi passa a prendere”.
“Non ho mai visto mio cugino così allegro!” le confessò, intanto che Hisae ascoltava in silenzio.
“L’altro giorno l’ho sentito cantare a squarciagola sotto la doccia” rise Luci “Spettacolo da non ripetere assolutamente in mia presenza!”.
Hisae scoppiò a ridere immaginandosi il suo fidanzato ricoperto di schiuma strimpellare qualche nota.
“Che cosa cantava?” domandò curiosa.
“Credo stesse cantando una canzone in inglese” rispose insicura Luci.
“Come credi?” inarcò un sopraciglio non capendo.
“Sai non sono riuscita a capire nemmeno una parola di ciò che cercava di pronunciare! Il mio inglese non sarà una meraviglia, ma il suo è un vero disastro!” commentò Luci.
“Si, non è mai stato un asso nelle lingue straniere!” confermò Hisae.
“Hai presente i Minions del cartone animato Cattivissimo me?” le domandò ridendo mentre l'amica annuiva.
“Ecco, mio cugino quando canta parla esattamente come loro!”.
“Però sono estremamente dolci quelle creature!” rise Hisae.
 
***

“Scusatemi per il ritardo!” esclamò Sana entrando negli studi fotografici accompagnata da Akito.
“Non preoccuparti, il fotografo non è ancora arrivato! Ha avuto un contrattempo” affermò una truccatrice.
“Per fortuna! Non volevo assolutamente risentire la ramanzina dell’altro giorno!” sospirò Sana.
“Coraggio, andiamo nei camerini a prepararci!” 
“Si, subito!” annuì Sana “Lui è Akito, il mio ragazzo. Può rimanere a guardare?”.
“Certo, basta che non faccia il casino che hanno combinato le tue due amiche!” si rassicurò un tecnico. *
Sana scoppiò a ridere ricordandosi di quella mattina d'estate e con un sorriso affermò “Non preoccupatevi, Hayama è l’esatto opposto di loro!”.
Akito si accomodò in fondo alla stanza immaginando ciò che avessero combinato Hisae e Fuka quel giorno e, osservando attentamente il lavoro che eseguiva ogni tecnico e operatore.
“Siete tutti pronti?” domandò un signore dall’espressione seria entrando dall’ingresso.
“Bu-buon po-pomeriggio signor Yamamoto! Si, Sana sta finendo di pre-prepararsi!” affermò balbettando un ragazzo.
“È arrivata in ritardo ancora?” gli chiese con sguardo indagatore.
“Ce-certo che no! Va-vado subito a controllare a che pu-punto so-sono Sana e le tru-trucca-ccatrici!” rispose sistemandosi gli occhiali e correndo al camerino della ragazza, mentre Akito scrollando il capo ghignava per quella buffa scenetta.
Decise così di prestare maggior attenzione al fotografo che stava già rimproverando uno scenografo per una piccola distrazione. Capì immediatamente quanto fosse una persona tanto esigente quanto severa, soprattutto dalla tensione creatasi con il suo arrivo.

Per questo motivo, era molto curioso di vedere come era il rapporto e il comportamento tra Sana e il signore Yamamoto, infondo lo sapeva per sua esperienza personale: la sua ragazza aveva un talento speciale nel piacere alle persone.
“Eccomi signor Yamamoto, spero di non averla fatta aspettare!” esclamò Sana con un tono di voce calmo ed estremamente rilassata rispetto ai suoi collaboratori.
Akito vedendola arrivare si chiese se fosse realmente tranquilla o se stesse semplicemente recitando, in entrambi i casi era lo stesso fiero della sua ragazza, poiché cercava di tenere testa al suo capo.
“Bene Sana, fatti vedere così posso giudicare se hanno eseguito il lavoro da me richiesto!” rispose il fotografo andandole incontro mentre sorseggiava tranquillamente il suo caffè.
La ragazza annuì e lentamente si girò su stessa per far osservare al signor Yamamoto ogni singolo dettaglio della sua acconciatura, trucco e abbigliamento.
I suoi capelli ricadevano lisci sulle sue esili spalle, ad eccezione di alcuni ciuffi davanti che erano stati elaborati con dei morbidi boccoli che le incorniciavano il viso. Il trucco era semplice ma ogni imperfezione conosciuta da Akito era stata nascosta, come ad esempio la cicatrice che si era fatta da piccola sulla guancia. Gli occhi nocciola erano stati risaltati dalle sfumature dell’ombretto e dell’eye liner, accompagnati da delle ciglia finte che le donavano uno sguardo estremamente dolce.
Indossava un vestito corto color rosso senza spalline, la scollatura era decorata dal pelo morbido bianco e, al petto, vi era un nastro sottile che formava diversi incroci fino a creare un elegante fiocco. Rispetto all’aderente corpetto, la gonna ricadeva morbida. Infine portava un simpatico cappello da Babbo Natale che si abbinava perfettamente al vestito da lei indossato.
Bellissima.
Era l’unica cosa che in quel momento riusciva a pensare Akito.
Amava ogni millimetro del suo corpo e in quell’istante provò un’incredibile senso di gelosia, soprattutto per il fatto che ogni singola persona avesse potuto godere delle sue forme perfette che fortunatamente erano nascoste da quel vestito.
Come se non bastasse notò gli sguardi affascinati dei ragazzi che lavoravano allo studio guardare la bellezza di Sana, e in quel momento si accorse che gli occhi nocciola di lei erano imprigionati ad osservarlo divertita e a sorridergli maliziosa.
“Ottimo lavoro!” affermò annuendo il signor Yamamoto mentre la ragazza si dirigeva sul set decorato con della finta neve.
Il fotografo cominciò a darle delle semplici indicazioni su come posizionarsi e correggendola su alcune espressioni.
Il signor Yamamoto, mentre lavorava, era più tranquillo e meno severo rispetto all’inizio, cercava di far sentire Sana a suo agio complimentandosi con lei e facendole alcune battute simpatiche. La ragazza si impegnava ad eseguire le esigenze del fotografo cercando di perfezionare ogni scatto con la sua personalità allegra.
Rispetto alla prima foto scattata il legame tra i due era migliorato e l’intesa era aumentata.
“Trenta minuti di pausa!” urlò il fotografo.
Sana sorrise e dopo aver ringraziato tutti si avvicinò al suo ragazzo chiedendogli se gli andava di dirigersi alle macchinette per prendere qualcosa da bere.
“Allora che ne pensi?” domandò Sana bevendo un lungo sorso d’acqua.
“Mi hai sorpreso” rispose Akito ancora meravigliato dall’impegno della sua ragazza.
“Sono contenta, anche se il signor Yamamoto pretende molto di più da me! Il suo carattere mi terrorizza, ma cerco di tenere il controllo” gli confidò Sana.
“Quindi stavi recitando!” esclamò Akito.
“Ovvio, quel tipo mette una terribile soggezione. Però fortunatamente ho avuto un bravo maestro!” rispose ridendo.
“Ho sentito che l’altro giorno ti ha rimproverato!” affermò Akito mentre Sana annuiva.
“Non me l’avevi detto!” 
“Non era una cosa importante!” fece spallucce Sana.
“Deve avertele suonate!” immaginò Akito ghignando.
“Decisamente! Sono arrivata con mezzora di ritardo!” sorrise colpevole Sana.
“Sana tra cinque minuti raggiungici al camerino!” la chiamò una ragazza con in mano alcuni fogli.
“Va bene!” le rispose alzandosi e girandosi verso il suo ragazzo “Cominciamo ad andare?”.
Akito osservò attentamente il corpo della sua ragazza analizzando ogni minimo dettaglio e notando come fosse perfetta nella sua incredibile semplicità. Alzandosi dalla sedia imprigionò i suoi occhi ambrati in quelli nocciola di lei e con un gesto fulmineo le sue labbra si trovavano in quelle perfette di lei.
“Hayama… Ci po-potrebbero vedere!” affermò tra un bacio e l’altro mentre il suo ragazzo si divertiva a torturagli il collo e ad assaporare il suo profumo.
“Resistmi” le ordinò con voce roca.
Era impossibile resistere ad Akito Hayama e questo Sana lo sapeva fin troppo bene.
Ogni suo singolo gesto l’attraeva.
Ogni suo singolo sguardo la invogliava a continuare.
Ogni suo singolo bacio le faceva perdere la testa.
Ogni suo singolo tocco le faceva venire la pelle d’oca.
Senza rendersene nemmeno conto di quando, si lasciò andare alle provocazioni del suo ragazzo che ghignando accarezzò l’interno coscia delle sue snelle gambe.
Forse fu proprio il ghigno di Akito a riportare Sana alla realtà e a realizzare che si trovavano sul posto di lavoro. Dandogli un ultimo provocante bacio si staccò dalle sue labbra e scappando dalla sua presa gli prese la mano “Coraggio andiamo, ormai sono passati cinque minuti!”.
“E se avessimo avuto più tempo?” ghignò desideroso il ragazzo provando a riavvicinarsi a lei.
“Non te lo dico!” rise Sana.
“Allora è questo che voglio per Natale” le sussurrò all’orecchio.
“Avere più tempo per stare con me?” dedusse la ragazza.
Akito annuì spostando la sua attenzione sulle labbra di lei per riprendere ciò che avevano interrotto un attimo fa.
“Se non fai il bravo Babbo Natale non ti porterà niente!” gli disse appoggiando l’indice sulle labbra di Akito per fermarlo.
“Ma io ho la possibilità di corrompere la sua socia che tra l’altro…” rispose con voce seducente e lanciandole un’altra lunga occhiata “…È molto attraente”.
Sana scoppiò a ridere e trascinandolo esclamò “Immagina se il signore Yamamoto ci avesse visto!”.
 
***
 
“Dove mi stai portando?” gli domandò Hisae impaziente di conoscere la destinazione.
“Vedrai!”
“Ci sono già stata?”
“Che io sappia no” affermò Gomi osservando per qualche secondo gli occhi della sua ragazza.
Erano esigenti di scoprire cosa avrebbero visto da lì a poco.
“E tu ci sei già stato?” lo guardò con sguardo indagatore.
“Nemmeno!”
“Allora mi piacerà!” sorrise Hisae tornando a guardare il paesaggio fuori dal finestrino.
“Come fai ad esserne così sicura? Infondo nemmeno io ci sono mai stato” chiese questa volta Gomi curioso.
“Perché sarà un luogo visitato per la prima volta da entrambi, un po’ come se fosse il nostro posto segreto!” affermò la sua ragazza prendendogli la mano mentre Gomi sorridendo gliela strinse forte.
Non sapeva né come né perché, ma Hisae era riuscita ad abbattere quella fortezza che lui si era costruito premurosamente ogni giorno per paura di essere giudicato e di soffrire.
Non era più solo ad affrontare il mondo, ora al suo fianco aveva Hisae.

“Mamma mia questa cioccolata è buonissima!” affermò entusiasta la ragazza.
“Anche la mia non è male” rispose Gomi mentre si gustava la sua tazza calda.
“Non sminuirla, potrebbe offendersi!” rise Hisae.
“Ahia! Mi sono scottato!” esclamò agitando una mano vicino alla bocca.
“Hai visto, te l’avevo detto!” sorrise mentre osservava fuori dalla finestra il magnifico paesaggio.
Una grande distesa d’acqua si disponeva all’orizzonte accompagnata dalle meravigliose sfumature rosse che creava la natura. Le foglie più deboli e anziane lentamente si staccavano dai rami degli alberi volando via verso una destinazione a loro ancora sconosciuta. Alcune papere nuotavano spensierate in riva al lago interrompendo il riflesso che gli alberi spogli riproducevano sotto di loro.
“Sei contenta di essere qui?” le domandò Gomi vedendo gli occhi di Hisae illuminarsi ogni volta che vedeva qualcosa di nuovo lungo il paesaggio.
“Abbiamo scelto un ottimo posto segreto!” si complimentò Hisae annuendo.
“Se è segreto però non dobbiamo dirlo a nessuno!”
“So mantenere un segreto!” gli fece divertita una linguaccia.
“Sicura che non mi tradirai?” le chiese.
Hisae sapeva che questo discorso non era riferito solo al loro posto speciale, ma andava ben oltre alla semplice apparenza. Gomi indirettamente stava parlando della loro relazione nata da poco, del loro rapporto che ogni giorno cercavano entrambi di creare. Della fiducia che lentamente stava aumentando e, dell’affetto e dell’amore che stava fiorendo in ogni momento che trascorrevano insieme.
“Mai!” affermò la ragazza non distogliendo lo sguardo dal suo ragazzo.
“Potremmo esplorare ulteriormente il posto!” propose Gomi abbassando gli occhi sulla sua cioccolata.
“Che intendi dire?” sorrise Hisae.
“Che potremmo fermarci qui a dormire stanotte per poter esplorare e conoscere meglio il nostro posto speciale” spiegò Gomi prendendole la mano e tornando a guardarla negli occhi.
“È una splendida idea!” esclamò con un ampio sorriso.

* Ci sei stata sempre e solo tu_Capitolo 17-A… Come Amicizia!_Il tecnico si riferisce a quando Hisae e Fuka hanno accompagnato agli studi Sana. Le due amiche non riuscivano a contenere la loro ammirazione nei confronti dei lavorati.

Acconciatura (non sono riuscita a trovare una foto migliore con questa semplice pettinatura, ma era per rendere l'effetto dei boccoli):
http://www.google.it/imgres?imgurl=http%3A%2F%2Fprofile.ak.fbcdn.net%2Fhprofile-ak-ash2%2F276880_256564137711742_5182716_n.jpg&imgrefurl=http%3A%2F%2Fforum2.winxclub.com%2Fviewtopic.php%3Ff%3D25%26t%3D190688&h=239&w=180&tbnid=vJepIC7GxRr_aM%3A&zoom=1&docid=TrpV5X1cbAwLDM&ei=bWU1U-3mJab9ygOSmoDoAg&tbm=isch&ved=0CF8QhBwwAA&iact=rc&dur=444&page=1&start=0&ndsp=16


Ispirazione al vestito di Babba Natale (?) di Sana:
http://www.google.it/imgres?start=314&bih=665&biw=1366&tbm=isch&tbnid=7llydVS4VtGfRM%3A&imgrefurl=http%3A%2F%2Fwww.pagineprezzi.it%2Fa%2Flista_prodotto%2Fidx%2F9999999%2Fmot%2FBabba_natale%2Flista_prodotto.htm&docid=72-vIlQr4Lr13M&imgurl=http%3A%2F%2Fcsimg.pagineprezzi.it%2Fsrv%2FIT%2F290415921431%2FT%2F340x340%2FC%2FFFFFFF%2Furl%2Fcostume-di-babba-natale.jpg&w=340&h=340&ei=veURU5mCG-qGywOkpIHgDA&zoom=1&iact=rc&dur=520&page=11&ndsp=32&ved=0CHgQhBwwJTinAg


SPOILER:
Ancora più curiosa di prima aprì velocemente il bigliettino per poter leggere il secondo messaggio.
Conosco quel sorriso.
Ci troviamo fuori dall’aula!
 

 
Ciao a tutti!! ;)
Ho pubblicato oggi perchè nei prossimi giorni sarò molto impegnata e non volendo farvi aspettare ulteriormente ho anticipato la pubblicazione =)
Inizialmente avevo un'altra idea, ovvero che Akito rivedesse Alex in una determinata situazione ma poi scrivendo tutto è cambiato! Come la maggior parte delle volte!
Non avvengono scenate di gelosia (anche se lentamente avveranno! Scusate la ripetizione ma sono un po' di fretta), perchè fondamentalmente non è successo granché tra Sana e Marco poichè stavano semplicemente chiacchierando. 
Akito, interrotto da Sana, non è riuscito a spiegerle perchè si trovasse in mano con una borsa femminile.
In questo capitolo c'è un piccolo momento anche tra Hisae e Gomi che personalmente amo come coppia!
Mi piacciono troppo !! *.*
Spero che vi sia piaciuto anche questo decimo capitolo e che lo spoiler vi abbia incuriosito!!! =)
Saluto e ringrazio davvero di cuore
<3 Lolimik e Angel 92 <3 
Scappo a mangiare!!
Un grosso bacio a tutti quanti!
Buon appetito e buon weekend!!!

Miky

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 11 - PICCOLE COSE ***


CAPITOLO 11 ● PICCOLE COSE
 

“Pensi di andare in giro ancora allungo con una borsa da donna?” rise Sana una volta arrivata davanti alla sua abitazione.
Akito inarcò semplicemente un sopraciglio, mentre la sua ragazza commentò “Devo dire che ti dona parecchio!”.
“Andrò a riconsegnargliela ora” affermò il ragazzo ignorando appositamente l’ennesima presa in giro di Sana.
“Potevi pensarci prima, però! Quella ragazza si starà disperando non trovando la propria borsa!” gli disse.
“Ero impegnato in qualcosa di più… Interessante” le sussurrò ad un soffio dal suo viso.
Sana sorrise imbarazzata, azzerando in seguito quella minima distanza che si era creata tra le loro labbra. Le loro lingue giocavano ad esplorare la bocca dell’altro mentre Akito cingeva possessivamente la vita della propria ragazza.
Se fosse stato per lui non l’avrebbe mai lasciata andare.
Improvvisamente i due fidanzati furono illuminati da due fari e interrotti dal rumore di un clacson assordante che non cessava di suonare.
Sana si voltò leggermente in direzione della macchina appena arrivata davanti casa sua e, intravedendo la figura dell’uomo alla guida si morse automaticamente il labbro inferiore, che fino ad un attimo fa era stato torturato dolcemente dal suo ragazzo.
“Oh cacchio!” esclamò Sana allontanandosi leggermente dalle braccia di Akito.
“Ma gli occhiali da sole non li toglie nemmeno alla sera?!” domandò il biondo.
“Come fai a pensare agli occhiali da sole in questo momento?” commentò Sana avvicinandosi al finestrino di Rei.
“Ciao! Come stanno procedendo i preparativi per le nozze?” domandò imbarazzata Sana cercando di deviare ciò che il suo manager aveva appena visto.
“Benissimo, ma fammi il favore di ricordarmi di non far combaciare nuovamente gli impegni lavorativi con i preparativi per il matrimonio” affermò Rei guardando storto Akito.
“Tranquillo, non la mangio mica!” ghignò Akito.
“Mangi con noi stasera?” gli domandò Sana ignorando completamente la provocazione del suo ragazzo.
“Si, così vi racconterò cosa abbiamo deciso io e Asako!” annuì Rei.
“Che bello! Sono molto contenta, così posso anche raccontarti cosa abbiamo fatto oggi pomeriggio agli studi!” esclamò felice la ragazza.
“Spero tu sia arrivata puntuale!” le disse con una punta di rimprovero.
“Certo!” rise Sana portandosi una mano dietro alla nuca.
“Parcheggio la macchina, ti aspetto dentro!” affermò salutando educatamente Akito.
“Va bene!” rispose la rossa mentre il suo ragazzo lo salutò con un cenno del capo.
“Ti scrivo dopo, ok?” esclamò Sana riportando l’attenzione sul proprio fidanzato.
Akito annuì dandole un ultimo delicato bacio.
 
***
 
“Deve essere qui…” dedusse Akito avvicinandosi al citofono e cercando il cognome della ragazza
Okuda.
Una volta trovato, suonò il campanello e rimase lì in attesa per qualche secondo.
“Si, chi e?” domandò una voce femminile.
“C’è Alex? Sono Akito, un suo…” affermò pensando per un momento all’aggettivo qualificativo che stava per pronunciare “…Amico. Sono venuto a portarle la borsa che ha dimenticato oggi”.
“Oh… Ti ringrazio!” disse gentilmente la donna “Alex scende immediatamente!”.
Il cancellino dopo qualche secondo si aprì e Akito si ritrovò all’interno del cortile della villetta a schiera.
Un unico marciapiede portava ai cancellini di ogni proprietario, il quale possedeva un proprio giardino da utilizzare secondo le proprie esigenze e gusti. Infatti alcuni giardini erano semplici e decorati con qualche piantina, mentre altri avevano anche qualche giocatolo sparso qua e là che magari qualche bambino aveva dimenticato di mettere apposto.
All’ingresso di ogni villetta vi era un piccolo portico molto grazioso che portava all’interno dell’abitazione, invece al secondo piano ogni proprietà possedeva un balcone decorato anch’esso con alcuni fiori o piante verdi.
Poco dopo Akito vide un’esile figura avvicinarsi a lui correndo ed esclamando “Grazie Akito! Allora c’è l’avevi tu la mia borsa!”.
La ragazza a differenza del pomeriggio indossava una calda felpa blu abbinata a dei comodi jeans che gli sottolineavano le lunghe e snelle gambe. I capelli erano raccolti in una elegante treccia laterale mentre il suo viso era privo di trucco.
È vero, quando si incontravano al parco per correre insieme ovviamente era struccata, ma forse era proprio questo dettaglio che sorprendeva ogni volta Akito.
Alex non aveva bisogno di truccarsi o di vestirsi accuratamente per apparire bella, perché con i suoi delicati dettagli naturali e il fascino che possedeva nei movimenti, riusciva in ogni caso a farsi notare tra la gente grazie proprio alla sua semplicità.
“Per fortuna che la testa ce l’hai attaccata al collo, se no oggi avresti perso pure quella!” esclamò Akito porgendole la borsa.
Alex scoppiò a ridere alla battuta di Akito, il quale inarcando un sopraciglio affermò “Non so se ti rendi conto della gravità della cosa!”.
“Grave… Non esageriamo! Ci sono cose più gravi nella vita che perdere una borsa” sorrise Alex sottolineando ogni singola parola.
“La cosa grave è che sono dovuto andare in giro con un accessorio estremamente femminile per tutta la città!” rispose il ragazzo infastidito.
La ragazza dopo questa confessione non riuscì a trattenersi dalle risate e scherzando gli disse “Ecco, questo si che è un valido motivo! Però sono sicura che nessun cittadino abbia dubitato dei tuoi gusti sessuali!”.
“Per curiosità, oltre alle chiavi e alla borsa hai intenzione di perdere qualcos’altro?” le domandò con una punta di sarcasmo.
“Non so…” fece spallucce la ragazza “Solitamente sono una ragazza molto ordinata…”.
“Ordinata?! Da quello che ho potuto vedere all'interno di quella borsa, tu sei proprio il contrario di ordinata!” commentò Akito.
“Ognuno alla sua filosofia di ordine!” si difese.
“Ora devo ritornare a casa!”
“Certo, grazie ancora per essere passato a portarmi la borsa!” sorrise Alex aprendogli il cancellino.
“Ci vediamo dopo domani!” la salutò allontanandosi da casa sua.
 
***
 
Giovedì pomeriggio Sana, Hisae, Aya e Fuka si diressero al centro commerciale decise a comprare un costume per la festa di Halloween.
La sera precedente infatti, Gomi aveva inviato una e-mail a tutti gli amici e conoscenti, invitandoli a partecipare al party che si sarebbe tenuto sabato 31 ottobre nel locale in cui lavorava. Inoltre l’evento aveva sottolineato che la maschera migliore avrebbe ricevuto un premio, ovvero: per un’intera serata il locale avrebbe offerto al vincitore una serie di drink.
“Avete già pensato a come vi travestirete?” chiese Aya mentre si lasciava trasportare dalla scala mobile insieme alle sue amiche.
“No, avrò bisogno sicuramente del vostro aiuto!” rispose Sana pensando alla quantità di vestiti che ci sarebbero stati.
“Io settimana scorsa ho visto un costume e mi è piaciuto molto… Speriamo che ci sia la mia taglia!” affermò Hisae.
“Sicuramente Fuka sarà la prima a trovare il vestito adatto. È sempre così!” commentò Aya con un sorriso.
“Secondo voi sarà una festa tranquilla?” domandò Fuka assorta nei suoi pensieri.
“Non so, Gomi non mi ha anticipato nulla! Ha detto che sarà una sorpresa anche per noi!” rispose Hisae entrando nel negozio in cui proponeva accessori e vestiti per l’evento di Halloween.
“Tutto bene Fuka? Hai una faccia…” si preoccupò Sana.
“Come? Certo, sono solamente un po’ stanca!” esclamò portandosi una mano dietro alla nuca.
“Eccolo!” affermò di colpo Hisae mostrando alle tre amiche il costume che aveva visto la settimana scorsa.
“Hai intenzione di far morire Gomi per caso?” scherzò Aya alla vista dell’indumento.
“Scommetto che Gomi sarà troppo distratto per lavorare!” intervenne Fuka.
“Ricordatemi di non farmi servire da Gomi sabato sera” rise Sana “Potrebbe porgermi un drink imbevibile!”.
“E dai ragazze, state esagerando!” affermò Hisae mentre un’idea le balenava in testa “Anche se devo ammettere che mi stuzzica il pensiero di riuscire a fargli perdere la testa!”.
“Ecco le abbiamo dato l’incipit!” scosse la testa Aya.
“Sarà la mia piccola rivincita!” ghignò Hisae “Quando siamo in compagnia nei miei confronti è sempre così pieno di sé rispetto a quando siamo da soli!”.
“Ma è normale…” la rassicurò Fuka “Tutti gli uomini in genere sono così!”.
“Ego maschile!” aggiunse Aya annuendo.
Hisae scrollò le spalle non ascoltando ciò che le sue amiche le avevano appena detto e, prendendo un cerchietto decorato da due orecchiette nere si diresse al camerino.
“Non cambierà mai!” rise Sana cercando un vestito che riprendesse i suoi gusti.
“Che ne dite di questo cappello?” affermò Aya infilandosi il copricapo.
“Mi piace!” rispose Sana mentre Fuka le consigliò “Potresti abbinarci questo vestito da strega!”.
“Dici? Vado subito a provarlo!” esclamò Aya sorridendo.
“Trovato qualcosa?” domandò Fuka poco dopo a Sana.
“Non ancora… E tu?” sbuffò l'amica.
“Mah… Che ne dici di questo?” le rispose Fuka mostrandole un vestito.
Era un costume molto particolare. Il corpetto nero era decorato sul petto da tre cuori rossi lineati in verticale, la gonna bianca e nera ricadeva morbida sulle gambe con la particolarità che nel retro si allungava formando un apparente vestito a strascico.*
“Regina di cuori?!” esclamò Sana porgendole una bacchetta con la punta a forma di quel muscolo involontario.
Tagliaaaatele la testa!” rise Fuka imitando la Regina di Cuori del cartone animato “Alice nel paese delle meraviglie”.
Sana scoppiò a ridere e prendendo una pipa affermò “Cosa. Essere. Tu.”.
“La devi tenere capovolta!” affermò Fuka allegra.
“Ops!” disse Sana facendole una piccola linguaccia.
“Ma non tornano più Aya e Hisae?” domandò Fuka voltandosi verso i camerini.
“Andiamo a vederle!” esclamò Sana prendendole la mano.
In un attimo arrivarono presso i camerini e videro Hisae e Aya specchiarsi mentre si scattavano qualche foto.
“Ehi, non ci dite niente?!” affermò fintamente offesa Fuka.
“Ma come non avete ancora scelto cosa mettere?” domandò sorpresa Hisae girandosi verso Sana e Fuka.
Hisae indossava un aderente corsetto nero che le risaltava il seno pronunciato, la gonna fru fru ricadeva perfettamente evidenziando le sue toniche gambe che, grazie ai tacchi neri, la slanciavano parecchio. Il cerchietto con le orecchiette nere da gatta le donava un’espressione dolce a differenza dei guanti, che abbinati all’abito esprimevano una certa aggressività proprio come le unghie del gatto.**
“Hai preso l’abito migliore!” rispose Sana ammirando come le stava divinamente il costume da gatta.
“Lo penso anch’io!” strizzò l’occhio Hisae “Gomi impazzirà!”.
“E tu Aya? Ti piace l’abito?” domandò sorridendo Fuka.
“Si, anche se prenderò una taglia più piccola. Lo sento leggermente largo sul seno” rispose l’amica specchiandosi nuovamente.
Il cappello da strega che aveva scelto precedentemente Aya si abbinava in modo impeccabile all’abito nero che fasciava le sue curve delicate, ad eccezione della gonna che si allargava leggermente. Quest’ultima infatti dava spazio all’immaginazione poiché in alcuni punti il vestito si accorciava facendo intravedere le sottili gambe . ***
“Spero che ci sia la tua taglia, perché anche tu Aya sei molto bella!” sorrise Sana.
“Coraggio andiamo a cercare il vostro costume, così poi ci scattiamo qualche foto!” esclamò Hisae uscendo impaziente dai camerini.
“Certo che Halloween l’esalta parecchio!” affermò Sana notando l’allegria dell’amica.
Fuka ridendo scosse la testa “È innamorata!”.
“Ehi Fuka ho trovato il vestito adatto a te!” urlò Hisae.
“Corriamo a vedere, sono curiosa!” esclamò Aya guardando entrambe le ragazze.
L’amica aveva in mano un abito color rosso decorato con alcuni ricami in pizzo nero. Era molto simile al vestito che indossava Hisae, perché anch’esso, aveva la particolarità di avere un corsetto molto aderente al contrario della gonna che si gonfiava in vita facendo di conseguenza intravedere le gambe della ragazza che lo avrebbe indossato. ****
“Ma… È troppo… Rosso…” arricciò il naso Fuka.
“Si! E il mio è troppo nero!” scherzò Hisae “Dai provalo sono sicura che ti starà benissimo!”.
“Non saprei…” affermò insicura la ragazza prendendo in mano il vestito ed esaminandolo.
“Fidati della tua amica Hisae!” sorrise incoraggiandola.
“Perché non lo può indossare Sana? Lei ha delle gambe da far invidia a chiunque!” esclamò Fuka.
“Invidiare? Ma se sono alta un metro e poco più!” rise Sana.
“Ok… Lo provo ma non vi assicuro che lo comprerò!” si arrese infine la ragazza.
Aya e Sana aspettavano di vedere sbucare fuori dal camerino Fuka, intanto che Hisae cercava qualche accessorio per definire e completare il costume dell’amica.
“Ti ho portato due cosine!” esclamò allegra Hisae.
“Ho paura di vederle!” sbuffò Fuka uscendo dal camerino.
“Decisamente sexy!” si complimentò Sana “E per la cronaca hai delle belle gambe!”.
“Ecco metti questi!” sorrise Hisae infilandole un cerchietto con delle corna rosse e porgendole un tridente.
Fuka lentamente si girò per guardarsi allo specchio e per poco non impallidì.
No ragazze, ve lo scordate! È troppo… Troppo…”.
“Provocante?” l’aiutò Aya.
“Anche!” annuì Fuka “Inoltre Hisae, scusa la domanda, ma mi vedi come un diavolo?”.
Hisae rise “Se mai l’avvocato del diavolo! Comunque ti sta veramente bene!”
“Dai Fuka è solo una serata!” insistette Hisae.
“Appunto, è una sera come tutte le altre!” rispose convinta.
“Beh hai tempo un po’ di tempo per pensarci, intanto cerchiamo un abito per la sottoscritta!” esclamò Sana che non vedeva l’ora di provarsi qualche costume.
“Vieni ti aiuto!” disse Hisae.
“Tu che dici Aya?” domandò Fuka mentre si specchiava per l’ennesima volta.
“Si è vero, è molto appariscente però ammettilo: ti sta benissimo!” le rispose Aya.
Nel frattempo Sana e Hisae stavano esplorando nuovamente il negozio in cerca di qualcosa  che potesse attirare la loro attenzione, non avevano ancora in mente nessun personaggio in particolare.
“Da pirata?” le domandò Sana.
L’amica scosse la testa “No, non mi piace!”.
“Cow-girl?” riprovò ma Hisae non le aveva dato nemmeno retta.
“Sirenetta?” le chiese mostrandole un vestito.
Hisae questa volta si voltò interessata verso l’amica e all’oggetto che teneva in mano.
Era un abito molto grazioso di colore azzurro che aderiva perfettamente sul corpo di chi lo avrebbe indossato. Era decorato da una fantasia a scaglie di un colore più scuro rispetto al tulle che ricadeva sull’orlo della gonna. *****
“Mi piace! Inoltre assomiglieresti ad Ariel per il colore dei tuoi capelli!” affermò la ragazza avvicinandosi per cercare la taglia della ragazza.
“Incrociamo le dita, mi piace moltissimo questo abito!” sorrise Sana aiutando Hisae.
Controllarono per ben due volte ma senza nessun risultato, c’erano solo misure più grandi rispetto al suo corpo esile.
“Ecco lo sapevo! Dovevo mangiarmi quella brioches alla nutella!” si imbronciò Sana ripensando alla mattinata di qualche settimana fa.
“Dai proviamo a chiedere alla commessa!” esclamò Hisae “Magari hanno qualcosa in magazzino!”.
Sana annuì e avvicinandosi alla commessa del negozio le domandò se per caso avessero ancora la sua taglia in magazzino.
“Mi dispiace, ma tutto quello che abbiamo è qui esposto!” rispose educatamente.
“La ringrazio!” affermarono in coro le due amiche.
“Forza e coraggio! Ci sarà pur qualcosa!”
“Lo spero!” sbuffò scoraggiata Sana e notando solo in quel momento un cerchietto con le orecchie da topino.
“Avete per caso il costume di Minnie?” domandò speranzosa Sana alla commessa.
“Prova a controllare lì!” le disse indicando alla sua sinistra.
“Certo che oggi sei fissata con la Disney!” scherzò Hisae mentre si dirigevano nel reparto mostrato dalla commessa.
“Shhh!” ridacchiò Sana “Ho sempre avuto un debole per Minnie!”.
“Io preferisco Paperino!”
“Ora speriamo in bene!” affermò mordendosi il labbro inferiore e cercando in quegli abiti a pois.
“Trovato! Ti piace?” esclamò Hisae.
Sana appena lo vide le si illuminarono gli occhi e, senza nemmeno rispondere, prese per un braccio l’amica portandola al camerino.
“Avete trovato qualcosa?” chiese Aya vedendole arrivare.
“Se tutto va bene si!” rispose allegra Sana.
“Problemi di taglia?” intuì Fuka specchiandosi nuovamente.
“Esatto!” urlò Sana infilandosi il vestito.
“Beata te!”
“Se ce l’hai ancora addosso vuol dire che non ti dispiace poi molto!” commentò Hisae.
Fuka non rispose.
Da quando era diventata così indecisa?
Lei che cercava di tenere sotto controllo tutto ciò che le accadeva intorno.
Lei che riusciva a prendere decisioni seguendo semplicemente il suo istinto.
Così tra un dubbio e l’altro e guardandosi intensamente allo specchio si chiese “Mi piace veramente questo costume?”.
“Lo prendo!” affermò Fuka finalmente convinta.
Pensava ancora che fosse troppo rosso.
Troppo appariscente.
Troppo provocante.
Troppo… Troppo!
Ma era consapevole di essere ancora giovane e sapeva fin troppo bene che quando avrebbe raggiunto una certa età e le responsabilità si sarebbero accumulate, non avrebbe più potuto indossare un abito così audace.
“Evvai! Vedrai, stenderai Takaishi!” rise Hisae.
“Sana ci sei?” le domandò Fuka non vedendola uscire dal camerino.
“Si un secondo!” rispose Sana uscendo qualche minuto dopo.
“Per fortuna era un secondo!” commentò Fuka in contemporanea a Hisae che affermò “Hai qualche problema a determinare il tempo?!”.
“Caspita Sana sei troppo tenera!” esclamò Aya.
Indossava un abito a pois bianco e rosso a mezze maniche, quest’ultime erano leggermente gonfie come la gonna decorata da un tulle nero. Tra il solco dei due seni vi era un piccolo fiocco nero non troppo apparisce e la sua vita perfetta era fasciata da una media cintura del medesimo colore. Il cerchietto con le orecchie da topino completava perfettamente l’abbigliamento e i graziosi tacchi slacciavano di gran lunga la ragazza. ******
“Perfetta!” esclamò Hisae.
“Passiamo dalla sarta a comprare una nastro di stoffa a pois, così da poter far un elegante fiocco da abbinare al vestito!” le consigliò Aya.
“D’accordo!” sorrise Sana “Vogliamo fare qualche foto!”.
“Assolutamente!” esclamarono in coro le amiche.
“Non vedo l’ora di sabato!” sorrise Sana.
 
***
 
“Feedback letteralmente significa retroazione, ovvero la reazione ad uno specifico stimolo” stava spiegando il professore mentre Sana prendeva attentamente appunti “È un fattore fondamentale nel processo di comunicazione verbale e non verbale”.
L’insegnate parlava molto velocemente e ininterrottamente e Sana tra una notazione e l’altra, si trovò leggermente confusa su alcuni concetti appena spiegati.
“Mi domando che diamine ha mangiato a colazione oggi il professore! Caffè e peperoncino?! Cosa gli costa andare più lentamente!” pensò innervosita mentre cercava di capire e di rimanere a tempo con la spiegazione “Ho già capito che dovrò chiedere aiuto a Fuka!”.
Come se non bastasse, in quel preciso momento, Sana fu distratta da una pallina di carta accartocciata che l’aveva appena colpita in testa e, nemmeno a farlo apposta, era finita al centro del suo libro maledetto.
Si girò immediatamente nella direzione in cui dedusse era venuto il lancio, ma tutti gli studenti presenti a quella lezione erano rivolti verso il professore oppure chini sul loro libro a prendere appunti, o almeno pensò Sana, ci provavano visto la rapidità con cui spiegava l’insegnante.
I suoi occhi tornarono a fissare la pallina di carta accartocciata e con non poca curiosità l’aprì per scoprire cosa ci fosse scritto.

Pranziamo insieme Rossa?

Sana sorrise.
Doveva immaginarsi che quel pezzetto di carta fosse appartenuto a Marco.
Recuperò la penna che aveva lasciato di fianco al libro, abbandonando momentaneamente la lezione incomprensibile per poter rispondere al biglietto che aveva appena ricevuto. Ma non fece in tempo a girare il foglietto e scrivergli “Si può fare!” che vide accanto alla sua mano sinistra un'altra pallina di carta accartocciata.  
Ancora più curiosa di prima aprì velocemente il bigliettino per poter leggere il secondo messaggio.

Conosco quel sorriso.
Ci troviamo fuori dall’aula!

Come diamine aveva fatto Marco a capire che aveva già deciso di accettare il suo invito a pranzo?
Doveva rispondergli?
Teoricamente si.
Ma avrebbe anticipato nuovamente una sua risposta?
Praticamente si.
Sorridendo, infilò i due bigliettini appena ricevuti nel suo astuccio color nero, per poi provare senza alcun risultato a riconcentrarsi ancora una volta sulla lezione.
“Ma perché è sempre così convinto di sé stesso… Sono sicura che se provo a cercare sul vocabolario il sinonimo della parola convinzione, accanto ci trovo scritto il nome Marco!” pensò Sana mentre giocava con il tappuccio della sua penna.
Anche se le faceva piacere che il ragazzo fosse riuscito a percepire il suo desiderio di pranzare in sua compagnia, non voleva che lui potesse avere il potere di decidere al suo posto.
Involontariamente si voltò verso il ragazzo e vide la mano di lui scorrere sinuosa lungo un foglio che, a differenza del suo, era riempito di annotazioni.
“Ma sono l’unica che non riesce a capirci nulla? Forse sono solo distratta…” si disse fra sé e sé mentre gli occhi concentrati di Marco incontravano quelli confusi di Sana.
Imbarazzata più che mai, la ragazza distolse immediatamente lo sguardo sentendo un improvviso calore invaderle il corpo e il viso andarle praticamente a fuoco.
“Che vergogna! Chissà che avrà pensato! Sono rimasta imbambolata come un bambino che vede davanti a sé la pubblicità del suo gioco preferito!” pensò Sana fissando il suo libro e massaggiandosi le tempie come se le fosse venuto un fastidioso mal di testa.
“Settimana prossima riprenderemo la lezione da qui!” affermò il professore chiudendo il suo libro.
Perfetto la lezione era terminata, e ora?
Ora come avrebbe dovuto comportarsi?
Ma perché si sentiva terribilmente in soggezione in quel momento?
Possibile che ogni istante che trascorreva insieme a Marco, riusciva a suscitarle sempre nuove emozioni?
Che razza di potere aveva su di lei?
Con queste innocue domande, riordinò le sue cose e alzandosi di corsa cercò di raggiungere velocemente la porta dell’aula in modo da scappare da quella situazione. O da lui?
Aveva forse paura di affrontarlo?
Affrontare cosa poi? Un semplice pranzo!
“Cavolo Rossa, non pensavo fremessi dalla voglia di pranzare insieme a me!” ghignò Marco vedendola arrivare di corsa.
“Cosa ti fa pensare che io abbia accettato?” rispose Sana fermandosi davanti al ragazzo e guardandolo in tono di sfida.
“Te l’ho già detto… Dal sorriso che è nato sul tuo volto non appena hai letto il bigliettino che ti ho inviato!” affermò il ragazzo per nulla turbato.
“Io sorrido sempre!” ribatté sicura Sana.
Marco rimase per un momento in silenzio, osservando attentamente ogni movimento del suo viso.
Muovendo leggermente le spalle le disse “Ho visto come ti si sono illuminati gli occhi quando hai aperto il primo foglietto. La curiosità che esprimevano i tuoi occhi nel vedere e nel leggere il secondo messaggio, seguito da un sorriso se si può ancora più felice. Non serve per forza rispondere a parole a volte, basta osservare le piccole cose”.
Sana aveva ascoltato ogni parola pronunciata da Marco con attenzione, rimanendo letteralmente sorpresa ad ogni dettaglio che lui era riuscito a vedere sul suo viso.
Non sapeva cosa rispondergli perché aveva completamente ragione, ma un rumore involontario le venne in soccorso.
“Inoltre il rumore del tuo stomaco è un ulteriore conferma!” rise Marco.
Sana scoppiò a ridere e dandogli un piccolo buffetto sul braccio esclamò “Mangiamo una pizza?”.
 
* Regina di cuori: http://www.asapmarkets.com/upload/big/0-283.jpg
** Costume da gatta: http://static.pourfemme.it/625X0/www/pourfemme/it/img/victoria-s-secret-halloween.jpg
*** Costume da strega: http://www.costumidicarnevale.net/foto-prod/80005853.jpg
**** Costume da diavoletta: http://www.pyrettaslair.com/images/uploads/roma_costume_halloween_-_sexy_devil_1484.jpg
***** Costume da sirenetta: http://i00.i.aliimg.com/wsphoto/v0/1129812524/-font-b-little-b-font-font-b-mermaid-b-font-ariel-font-b-mermaid-b.jpg
****** Costume da Minnie: http://i01.i.aliimg.com/photo/v0/753470911/women_sexy_font_b_carnival_b_font.jpg
 
SPOILER:
“E tu perché non riesci a fidarti del prossimo?”.
Marco scrollò le spalle “Non puoi fidarti di una persona che conosci da sempre… Figurati di una persona che manco conosci!”.
“Quindi, c’è una persona in particolare che in passato ti ha fatto soffrire…” dedusse Sana.





Ciao a tutte!!
Scusate il ritardo ma la scorsa settimana sono stata invasa da una moltitudine di impegni!!
Solo oggi sono riuscita a pubblicare l'unidicesimo capitolo che spero vivamente vi sia piaciuto! =)
Vi ho "linkato" i costumi di Halloween a cui mi sono ispirata!
Io personalmente adoro quello di Hisae!
Cosa accadrà durante il pranzo tra Sana e Marco ?! xP
Inoltre Alex ha sottolineato che perdere una borsa non è la fine del mondo, perché?
Non vi anticipo niente!! =X
Ringrazio di cuore Lolimik, Angel 92, Elamela e Piccolasognatrice92 (che mi ha seguito dal primo capitolo della mia prima FF :') )! 
Grazie anche a tutte coloro che leggono solamente, recensiscono e inseriscono la mia FF tra le preferite, ricordate e seguite!
Vi auguro un felice inizio settimana!! ;)
Un bacione!
A prestissimo!!

Miky






 






 
 

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Capitolo 12
*** CAPITOLO 12 - HALLOWEEN PARTY (parte 1) ***


CAPITOL0 12 ● HALLOWEEN PARTY (parte 1)
 

“Ce l’abbiamo fatta!” sorrise soddisfatta Sana, una volta seduta al tavolo del bar.
“Di la verità, credevi di morire di fame!” scherzò Marco aprendo la lattina di Coca-Cola.
“Ma che dici?!” affermò la ragazza agitando una mano come per scacciare un fastidioso moscerino.
“Guarda che ho sentito perfettamente i lamenti che continuava a fare il tuo stomaco. Riusciva addirittura a farsi sentire anche con tutto il chiasso presente qui dentro!” rise Marco mentre tagliava la prima fetta di pizza.
“Sicuro che non fosse il tuo?” ribatté Sana.
“Se sono sicuro? Guarda che stai parlando con la sicurezza in persona!”
La ragazza sorridendo alzò gli occhi al cielo “Non smetterò mai di dirti che sei troppo convinto di te stesso!”.
“E di chi dovrei esserlo, se no?” le chiese.
“Non so…” fece spallucce Sana “Ci sarà sicuramente un’altra persona nella tua vita in cui riporrai la tua fiducia!”.
“Tu cerchi sempre di fidarti del prossimo, vero?”
“Si… Parto sempre con le migliori intenzioni!” affermò Sana mentre Marco sorrideva.
Sospettava che la sua risposta sarebbe stata positiva.
“Quindi ti fidi anche di me?” le domandò osservandola attentamente.
“In un certo senso si… Perché questa domanda?” chiese confusa.
“Se ti fidi di me, mi spieghi perché non hai il coraggio di salire in moto?”
“Oh…” sussultò Sana “Questa è una bella domanda!”.
“A cui non sai rispondere” la provocò.
“Si invece. Non è che non mi fido della tua guida è che…” rispose abbassando gli occhi e trovando improvvisamente interessante la crosta della pizza.
“Hai paura!” concluse al suo posto Marco.
“No, ma che dici… Si!” si arrese Sana “E tu perché non riesci a fidarti del prossimo?”.
Marco scrollò le spalle “Non puoi fidarti di una persona che conosci da sempre… Figurati di una persona che manco conosci!”.
“Quindi, c’è una persona in particolare che in passato ti ha fatto soffrire…” dedusse Sana.
“Motivo valido per non fidarsi degli altri!” ghignò Marco.
“Magari nel corso della tua vita non hai incontrato le persone giuste… Ma…” affermò Sana interrotta da Marco che cambiò prontamente discorso “Hai impegni per Halloween?”.
“Si, parteciperò ad una festa che si terrà nel locale in cui lavora un mio amico! Mi travestirò da Minnie e tu?” rispose Sana capendo che Marco non aveva alcuna intenzione di continuare con l’argomento “fiducia”.
Assecondò semplicemente la sua richiesta silenziosa, anche se sapeva che questa difficoltà non l’avrebbe di certo fermata nel capire il perché non riuscisse a fidarsi di nessuno. Per di più, secondo lei, non era vero che il ragazzo non riponeva fiducia in nessuno perché quando l’aveva visto cantare e ridere in compagnia di Lucas, Simon e Will aveva immediatamente percepito l’affinità che li legava.
Forse il problema è che non riesce ancora ad ammettere a sé stesso l’affetto che prova nei loro confronti.
“Due di picche!” affermò rialzando lo sguardo e sorridendole.
“E tu cosa farai domani sera?” gli domandò dispiaciuta.
“Pensavamo di andare a ballare in una discoteca in cui suona un mio amico!” rispose Marco.
“E in cosa vi travestirete?”
“Conosci Toad? Il funghetto di Super Mario?” le domandò.
“Certo, è il mio personaggio preferito di Mario!” esclamò sorridendogli.
“Ah si?” affermò con un ghigno “Mi penserai domani sera?”.
Sana arrossì terribilmente abbassando .
Non era riuscita a reggere lo sguardo sicuro di Marco e, cercando di non fargli notare questa difficoltà bevve un lungo sorso di Sprite guadagnando così del tempo per rispondergli.
“Invece Simon, Will e Lucas?” gli domandò ignorando appositamente ciò che le aveva appena chiesto.
“Infondo anche lui aveva ignorato la mia domanda prima!” pensò Sana.
“In altri personaggi del videogioco di Mario. Ci siamo messi tutti d’accordo!” affermò Marco sorridendole.
È vero, Sana non aveva risposto alla sua domanda, ma questo non lo turbava affatto.
Gli era bastato semplicemente osservare l'espressioni del suo viso tendersi, mentre le sue goti si tingevano nuovamente di rosso per l’inaspettata domanda.
“Avete avuto proprio una bella idea!” esclamò Sana sorridendo e cercando di riprendere il controllo di sé stessa.
“Marco, posso chiederti un favore?” gli chiese all’improvviso mentre osservava intensamente il tavolo che li divideva.
“Che genere di favore?” le rispose curioso da quella domanda inaspettata.
“Ecco… Mi chiedevo se tu…” affermò cercando di trovare le parole più giuste mentre riportava la sua attenzione al ragazzo “…Se tu potresti farmi copiare i tuoi appunti sulla lezione di oggi…”.
L’espressione seria di Marco si trasformò in un attimo in una sonora risata, tanto che non riuscì nemmeno a risponderle subito.
“Posso sapere anch’io il motivo del tuo divertimento?” sbottò innervosita Sana vedendo che il ragazzo continuava a ridere come se niente fosse.
Qualche secondo dopo Marco riprese una posizione composta e con un ghigno affermò “Scu... Scusami!” per poi ricominciare a ridere nuovamente “Non ci riesco!”.
Sana guardandolo infastidita per quell’atteggiamento inarcò un sopraciglio “Fai con comodo!”.
“No no… Scusa veramente!” esclamò ridendo ancora “Ma tu credi veramente che io abbia preso appunti?”.
“Si, ti ho visto. La tua mano non smetteva un momento di scrivere!” spiegò Sana non capendo dove volesse arrivare il ragazzo.
“Stavo scrivendo una nuova canzone!” spiegò “Inoltre era impossibile seguire la spiegazione del professore, andava veloce come un treno!”.
“Dovevo aspettarmelo da te!” gli disse scuotendo lentamente la testa “E ora come faccio?”.
“Dovevi stare più attenta durante la lezione!” la rimproverò fintamente.
“Lo sarei stata se qualcuno non mi avesse distratto!” ribatté Sana con un sorrisino amaro.
“E dimmi…” le disse avvicinandosi e appoggiando i gomiti sul tavolo “Sono una bella distrazione?”.
“Non mi lamento!” fece spallucce Sana.
“Non preoccuparti. Chiederò ad un mio amico di passarmi gli appunti e poi ti darò una copia!”
“Sul serio?! Grazie!” sorrise Sana.
“Ma…” aggiunse immediatamente Marco ghignando.
Sana conosceva perfettamente quel ghigno. Era il classico sorriso di colui che in cambio di un favore voleva ricavare indietro qualcosa. Così sbuffando e con un pizzico di timore gli domandò “Cosa vuoi in cambio?”.
“Però Rossa, mi sorprendi!” si complimentò il ragazzo.
“Ho imparato dai migliori!” rispose con noncuranza “Allora? Cosa vorresti in cambio?”.
“Nulla di preoccupante! Semplicemente devi venire a fare un giro con me in moto!”
“Stai scherzando?” gli domandò spalancando la bocca.
“Per niente” sorrise soddisfatto Marco.
“E va bene…” si arrese Sana, dopotutto quegli appunti le servivano.
“Sapevo che non avresti rifiutato!” ghignò il ragazzo.
“Ottieni sempre quello che vuoi tu, vero?”gli chiese conoscendo già la sua risposta.
“Sempre!”
“Ora devo andare!” sorrise Sana alzandosi dal tavolo “Purtroppo il lavoro mi chiama!”.
“Allora andiamo!” ghignò Marco.
“Mi dispiace, ma il giro in moto dovrà aspettare!” gli fece una linguaccia “Viene a prendermi il mio manager!”.
“Penso che incomincerò a segnare su un diario tutte le volte che mi dai buca!” scherzò.
Sana sorrise “Ricordati gli appunti, ciao!”.

 
***

Tra un impegno e l’altro sabato 31 ottobre era arrivato.
La maggior parte dei giardini erano decorati da lanterne di zucche di diverse espressioni. Intorno ai tetti delle abitazioni vi erano piccole ghirlande di pipistrelli e fantasmi e, davanti alle porte delle case gruppetti di bambini recitavano la classica domanda “Dolcetto o Scherzetto?”, con lo scopo di riempire i loro cesti di dolci.
In giro per le strade inoltre si potevano notare le numerose persone mascherate che si avviavano nel luogo in cui avevano scelto di trascorrere la propria serata, infatti i bar e i pub popolavano di gente.
Sana, Akito, Fuka e Takaishi intorno alle 22:30 arrivarono nel pub in cui lavorava Gomi, inutile dire che il locale era già pieno di ragazzi che si divertivano in modo diverso. C’era chi chiacchierava seduto comodamente al tavolo, chi rideva spassosamente per le battute di qualcuno, chi ballava seguendo il ritmo della musica già iniziata, chi osservava e commentava le maschere altrui e chi semplicemente beveva il suo drink cercando di divertirsi e di trascorrere una piacevole serata.
I quattro amici facendosi spazio tra la folla riuscirono ad arrivare al bancone per porgere un piccolo saluto a Gomi che a loro avviso era molto impegnato nel suo lavoro.
“Se cercate gli altri sono in fondo al locale!” rispose il barista mentre porgeva alla cameriera il vassoio pronto da servire al tavolo.
“Ok, non ti disturbiamo allora!” sorrise Fuka.
“Si, ci vediamo dopo!” salutò Sana scomparendo insieme alla sua amica tra la massa.
“Akito!” esclamò Gomi allontanandosi momentaneamente dalla zona bar e avvicinandosi all’amico “Stai attento ad Hisae!”.
“Come?” domandò inarcando un sopraciglio.
“Quando la vedrai capirai!”
“Sono sicuro che farò maggiore attenzione con un drink in mano!” ghignò Akito.
“Il solito?”
“Ovvio!”
“Gomi tre Sex on the Beach e due Invisibili!” lo richiamò la voce della cameriera.
“Subito!” le rispose per poi rivolgersi ancora una volta ad Akito “Ah, quasi dimenticavo. C’è qui Jessi in compagnia di Milena!”.
“Fantastico!” affermò sarcastico pensando per l’ennesima volta quanto odiasse queste feste.
Con il suo drink in mano si avviò tra la folla sperando vivamente di non fare brutti incontri, infondo la fortuna poteva anche girare dalla sua parte visto che era una festa in maschera.
Inoltre doveva ammetterlo, il locale era stato allestito nei minimi dettagli utilizzando semplicemente le classiche decorazione di Halloween. Per di più anche il personale, oltre ad essere truccato, indossava cappellini o orecchiette a tema.
“Ehi Akito, dove hai preso quel drink?” gli domandò Tsuyoshi non appena l’amico riuscì a raggiungere il tavolo.
Inizialmente il biondo, non era riuscito a riconoscere immediatamente il suo migliore amico.
Il viso di Tsuyoshi era completamente colorato di bianco e indossava una semplice veste nera. Ricordava vagamente Zio Fester, il personaggio della famiglia Adams, ovviamente con i capelli.
“Questo?” indicò il suo drink facendo spallucce “Me l’ha preparato Gomi!”.
“Noi siamo qui da mezzora e ancora non è arrivato nulla!” spiegò Aya per poi ricominciare a chiacchierare con Fuka e Takaishi.
“Come lo hai convinto?” si lamentò Tsuyoshi.
“Ho i miei trucchi!” ghignò Akito mentre cercava tra la folla la figura di Hisae e soprattutto quella di Sana.
Dopo qualche minuto riuscì finalmente a riconoscere le due ragazze in compagnia di Luci, che aveva scelto un vestito aderente color verde. I lunghi boccoli castani li ricadevano sulle spalle, impegnate da delle bianche ali.
Tutte e tre sorridevano e scherzavano tra di loro, mentre cercavano di seguire il ritmo della musica che, quella sera, non deludeva affatto. Infatti il proprietario del locale aveva scelto un dj molto bravo, capace di remixare e improvvisare le canzoni e riuscendo di conseguenza, ad entusiasmare i ragazzi che si stavano divertendo parecchio.
Akito osservando la figura di Hisae, capì all’istante la preoccupazione del suo amico. Quella sera infatti la ragazza era decisamente provocante e molto sensuale con quel vestito da gatta addosso che lasciava ben poco all’immaginazione.
“Che l’avesse fatto apposta?” si domandò Akito mentre un gruppo di ragazzi si era avvicinato alle tre ragazze “Ci mancava solo di fare da guardia del corpo!”.
Fortunatamente Hayama non dovette spostarsi dalla sua posizione apparentemente rilassata, poiché le tre amiche ebbero la giusta intuizione di ritornare al tavolo cogliendo anche l’opportunità di bere il proprio drink.
“Mamma che sete!” esclamò Sana avvicinandosi al suo ragazzo.
“Ehi Kurata toglimi una curiosità…” affermò Akito guardandola intensamente.
Quel vestito a pois bianco e rosso, accompagnato da quel leggero trucco da Topina, rendeva Sana molto dolce. Inoltre si sentiva particolarmente sollevato dal fatto che il costume della sua ragazza non fosse provocante come quello delle due sue amiche: Fuka e Hisae.
Anche perché si sarebbe già immaginato la scena, se si fosse presentata con un vestito del genere addosso. Sicuramente sarebbe rimasto per qualche istante ad ammirare quel favoloso corpo ricoperto da qualche pezzo di stoffa con il solo desiderio di liberarla da quei fastidiosi vestiti, ma non appena avrebbe riavuto la facoltà di intendere e volere, l’avrebbe di certo presa in giro con lo scopo di farle cambiare abito senza alcuna esitazione.
“Si?” domandò Sana sorridendogli e incrociando il suo sguardo misterioso.
Vedere nascere sul suo viso così familiare quel sorriso così allegro, ma che allo stesso tempo celava un velo di timidezza con un pizzico di curiosità, riusciva ad avere il potere di scaldargli il cuore e di fargli dimenticare tutto il resto.
“Hai voluto travestirti da Minnie perché sei consapevole di spaventarci già tutto l’anno?” ghignò Akito mentre osservava i lineamenti sereni della sua ragazza tendersi fino a formare delle piccole rughe.
“Hayama!” esclamò stringendosi un pugno “Come ti permetti?!”.
“Kurata, stavo anche per ringraziarti per questo regalo che hai donato a tutti quanti, ma devo ricredermi…” le disse intanto che Sana attendeva il colpo di grazia.
Lo conosceva fin troppo bene e sapeva che stava per completare la frase con un “delicato” complimento.
“… Anche vestita così quando ti arrabbi fai paura! Ti si formano delle rughe, esattamente qui!” esclamò indicandosi la fronte.
Uno.
Entrambi i pugni di Sana stavano aumentando la presa, fino a conficcarsi le unghie nei palmi delle mani.
Due.
Il suo labbro inferiore venne torturato brutalmente dai suoi denti che fino a poco fa venivano mostrati da un felice sorriso.
Tre.
I suoi occhi color nocciola esprimevano l’ira che ben presto si sarebbe sfogata con un semplice urlo.
Eccolo il momento tanto atteso da Akito: quando la sua ragazza mostrava a tutti quanti l’amore che provava per lui.
“HAYAMA!” urlò Sana più infuriata che mai.
“Kurata, ci sento benissimo anche se non urli con quella tua voce da gallinaccia!” le rispose continuando a sorseggiare il suo drink.
“Come? Stavolta hai davvero esagerato!” si infuriò Sana “Sciopero!”.
“Scioperi? E da cosa?” rise Akito.
“Lo sai benissimo da cosa!”
“Come vuoi…” fece spallucce “Vediamo chi cede per primo!”.
“È una sfida?” gli domandò inarcando un sopraciglio.
“Che hai già perso in partenza!”  ghignò Akito “D'altronde lo sappiamo entrambi chi è il campione tra i due!”.
“Coraggio Sana, accompagnaci in bagno!” intervenne Fuka insieme ad Aya mentre Tsuyoshi si avvicinava al suo amico “Che le hai fatto?”.
“Niente” rispose Akito innocentemente.
“Se tu quello lo chiami niente!” esclamò Tsuyoshi toccandosi gli occhiali.
“L’ho soltanto stuzzicata un po’… Sul serio!” alzò le mani in segno di innocenza.
“Non minimizziamo la cosa!” lo rimproverò Tsuyoshi.
“Vuoi ingrandirla? Immagina allora quando faremo pace!” ghignò Akito.
“È inutile, non cambierai mai!” scosse la testa.
“Hai per caso visto gente sospetta?” cambiò discorso.
“Sospetta?” ripeté Tsuyoshi.
“Niente lascia perdere!”
“Finalmente in pausa!” esclamò Gomi  avvicinandosi al gruppo “Stasera non vedo l’ora di finire!”.
“Grazie!” affermò Hisae sorridendogli e rubandogli il drink che teneva in mano il suo ragazzo.
“Ehi!” si lamentò Gomi “Era mio!”.
“Era!” sottolineò Hisae ridendo mentre il suo ragazzo si avvicinava a lei.
“Dai, dammi un sorso!” le disse gentilmente.
La ragazza ascoltò quella richiesta osservandolo maliziosa dall’alto del suo bicchiere, mentre beveva dalla cannuccia un sorso del drink rubatogli.
Voleva farlo impazzire per caso? Si era chiesto Gomi guardando attentamente le labbra della sua fidanzata mordere delicatamente la cannuccia.
Lentamente Hisae si avvicino al viso stanco del suo ragazzo e circondandogli il collo con la mano libera gli diede un bacio a fior di labbra.
Un bacio che sapeva di lei mischiato al sapore dolce della fragola e dell’amaro dell’alcol.
“Mi piace…” le soffiò sulle labbra per poi riprendere a baciarla con maggiore foga e, cingendole la snella vita.
Hisae sorrise.
Era felice di stare tra le braccia di Gomi.
Era felice delle attenzioni che lui le riservava.
Era felice di sentirsi desiderata.
Era felice di vedere l’effetto che gli faceva.
Che sia questo l’amore? Si domandò avvicinandosi maggiormente al corpo del ragazzo mentre si lasciava trasportare dalle sue carezze.

“Quando fa così non lo sopporto!” si sfogò Sana nell’atrio del bagno.
“Dai Sana, lo sai com’è fatto!” affermò Aya sorridendole.
“Devo ripeterti per la quarta volta ciò che mi ha detto?!” si imbronciò l’amica.
Aya rise “Ma ti sei accorta come ti osservava mentre ballavi con Hisae e Luci? Oppure quando stavate discutendo?”.
“Come sempre!” fece spallucce.
L’amica scosse la testa “No. Ogni volta che lui ti guarda, che ti osserva… Si vede quanto Akito ci tenga te. Quanto tu sia importante per lui e per la sua felicità che tende a nascondere. Gli sguardi attenti che ti riserva ogni volta, i semplici gesti che riescono a stupirti sempre… Come fai a non accorgertene? Anche quando stavate ballando, si stavano avvicinando dei ragazzi e Akito è rimasto impassibile solo perché siete ritornate al tavolo… Altrimenti, beh… Lo sai com’è fatto!”.
Sana sorrise alle parole dell’amica “Si, lo so! Ma sai che non saremmo noi senza i nostri battibecchi!”.
“Già!” annuì Aya.
“Ehi Fuka hai finito in bagno?” esclamò Sana.
“Si… Un momento!” rispose l’amica.

“Ma dov’eravate finite?” domandò Tsuyoshi vedendo le tre ragazze ritornare al tavolo.
“Scusaci!” rispose Aya “Fuka non si sente tanto bene!”.
“Cosa hai?” chiese preoccupato Takaishi alla sua ragazza.
“Mal di testa” affermò semplicemente Fuka.
“Ti porto a casa” le disse abbracciandola.
“Ci sentiamo domani Fuka!” la salutarono le amiche.
“Si, ciao!” sorrise dolcemente la ragazza.
“Dove sono Akito e Hisae?” domandò Sana a Tsuyoshi.
“Al banco insieme a Gomi”
“Ok, vado da loro! Così chiedo a Gomi se può rifilarmi un drink!” sorrise Sana.
“Akito ti sta contagiando!” scherzò Tsuyoshi.
“Balliamo?” domandò Aya al suo ragazzo che annuì.

“È uscita divinamente la festa!” si complimentò Hisae seduta su una sedia del bancone.
“Si, non è male” affermò Akito guardandosi attorno e appoggiando all’indietro i gomiti sul banco.
“Se lo dici tu amico, allora vuol dire che è così!” sorrise Gomi mentre preparava un cocktail.
“Gomi!” esclamò Sana avvicinandosi al bancone “Dopo tutta la fatica che ho fatto per raggiungere la zona bar mi merito un cocktail!”.
“Nessuno te l’ha chiesto!” la provocò il suo ragazzo ghignando.
“Certo Sana” rise Gomi “Che vuoi che ti preparo?”.
“Caipiroska alla fragola!” sorrise Sana “E per il mio -ancora- fidanzato un cocktail a base di simpatia!”.
“Ehi Kurata” ghignò Akito mentre la sua ragazza si voltava verso di lui “Io sono simpatico!”.
Sana inarcò un sopraciglio “Beh… Dipende dai punti di vista, Hayama!”.
“Come vuoi!” fece spallucce Akito.
“Che intendi dire con “Come vuoi”?” gli chiese avvicinandosi al suo viso.
“Che da qualunque punto di vista tu mi possa guardare” le rispose ad un soffio dalle sue labbra, mentre lei lo guardava rapita da quello sguardo “Io ti attrarrò sempre e comunque”.
Sana non sapeva esattamente se fosse rimasta incantata dalle parole veritiere appena pronunciate dal suo ragazzo o dal contatto così vicino dei loro visi, ma di una cosa era certa: Akito aveva la capacità di farle cambiare umore in una velocità impressionante.
Se un momento prima Sana sprizzava gioia da tutti i pori, il minuto dopo poteva essere furiosa per una semplice frase detta da lui, ma allo stesso tempo, se lei si sentiva sola, vuota o smarrita in quel labirinto che è la vita, lui riusciva con dei semplici gesti a ricondurla sul sentiero giusto.
Akito Hayama era così importante per Sana, che forse nemmeno lei si capacitava della cosa.
Inconsciamente le labbra di lei si avvicinarono a quelle del ragazzo, come attratte da una forza maggiore, per dargli quel bacio desideroso presente nell’aria.
“Ho già vinto?!” ghignò Akito impassibile dalla sua posizione.
La ragazza si allontanò all’istante come riscossa da quella semplice frase, “Bravo” sorrise improvvisando “Hai resistito!”.
“Al contrario di te!” la provocò.
“Sei impossibile!” alzò gli occhi al cielo Sana mentre si avvicinava ad Hisae per chiacchierare.
“Nulla è impossibile!” rispose Akito mentre osservava la folla di gente ballare e chiacchierare al centro della stanza.
In particolare si soffermò su una figura femminile impegnata a chiacchierare allegramente con un ragazzo che non conosceva, o almeno, non riusciva a riconoscere poiché indossava una maschera bianca che gli copriva metà viso. Inoltre, per colpa della distanza e dalle continue persone che si muovevano nella stanza, rendevano il lavoro di identificazione più difficile del previsto.


 
SPOILER:
Sana con un sorriso nascosto dalle coperte si riaccomodò sul letto “Mai sfidare una donna!”.



Ciao a tutte!!
Come state?
Io sto facendo il conto alla rovescia, manca una sola settimana per le vacanze di  Pasqua! ;)
Non vedo l'ora di andare una settimana al mare!
Dove vi informo di già che non avrò internet per aggiornare, ma pubblicherò sicuramente un capitolo prima di partire!
Che ne pensate di questo dodicesimo capitolo? Spero vi sia piaciuto ! =)
Marco in passato ha avuto una delusione che però per ora non vuole condividere con Sana. 
Inoltre finalmente arriva la festa di Halloween!
Akito e Sana sono sempre i soliti: cane e gatto ! Ma io li amo!!! <3
Hisae e Gomi più dolci che mai *.*
Aya e Tsu stanno passando una serata tranquilla, anche se alla ragazza manca qualcosa!
Fuka e Takaishi... Beh... I nodi stanno arrivando al pettine!! xP
Chi avrà visto Akito a fine capitolo??
Ringrazio Lolimik, Angel 92, Piccolasognatrice92 ed Elamela che recensiscono assiduamente la mia FF e che mi danno preziosi pareri e consigli!! Grazie <3
Ne sono molto felice! =)
E grazie di cuore anche a tutte coloro che lasciano una traccia del loro passaggio!
Siete molto gentili !
Vi auguro un felice weekend!! 
Un bacione grande <3
A presto,

Miky

















 

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 13 - HALLOWEEN PARTY (parte 2) ***


CAPITOLO 13 ● HALLOWEEN PARTY (parte 2)
 

Akito osservando distrattamente la folla di gente ballare e chiacchierare al centro della stanza, si soffermò su una figura femminile impegnata a parlare allegramente con un ragazzo che non conosceva, o almeno, non riusciva a riconoscere poiché indossava una maschera bianca che gli copriva metà viso. Inoltre, per colpa della distanza e delle continue persone che si muovevano nella stanza, il lavoro di identificazione risultò più difficile del previsto.
Il corpo del ragazzo era avvolto da un lungo mantello nero che faceva contrasto con il color bianco dei suoi eleganti guanti. *
“Che diavolo ci faceva Aya con quel tipo?” pensò Akito osservando con maggior attenzione la scena davanti a sé “Ma soprattutto dov’è finito Tsuyoshi?”.
 
“Stasera i miei sono fuori per il ponte festivo, se per te e Akito non è un problema che ne dite di venire a dormire da me?” le domandò Hisae mentre ritornavano al tavolo in fondo al locale.
“Faremo un pigiama party!” esclamò Sana sorridendo.
“Dai andiamo a chiederlo anche ad Aya e a Tsuyoshi!” affermò l’amica “Li vedi?”.
“No… Prima di raggiungervi al bancone entrambi erano qui!” rispose Sana guardando in giro nel locale.
“Guarda, non è lei?” indicò Hisae poco dopo “Sembra che stia discutendo con Tsuyoshi…”.
“Che sarà successo?” domandò preoccupata.
“Non lo so… Ma Aya se ne sta andando!” commentò Hisae mentre cercava di raggiungere l’amica insieme a Sana.
“Aya! Aya fermati! Che è successo?” esclamarono all’unisono Sana e Hisae.
“Voglio tornarmene a casa, subito!” urlò arrabbiata Aya con le lacrime agli occhi.
“Ok… Tranquilla” l’abbracciò Sana mentre Hisae andava a chiamare Akito per chiedergli se poteva offrirle un passaggio.
“Hai litigato con Tsuyoshi?” le domandò dolcemente Sana abbracciandola mentre l’amica annuiva appoggiata alla sua spalla.
“Dai, si risolverà tutto! Non preoccuparti, ora Akito ti porterà a casa. Stai tranquilla!” la rassicurò Sana accarezzandole dolcemente la nuca mentre si voltava verso l’entrata del locale per vedere se Akito o Hisae stessero uscendo.
Poco dopo Hisae raggiunse le due amiche per informarle che Akito avrebbe riaccompagnato a casa Aya, non appena sarebbe riuscito a calmare Tsuyoshi.
“Mi ha dato le chiavi della macchina in caso volessimo sederci!” aggiunse Hisae.
“Dai andiamo a sederci lì allora!” concordò Sana.
Si trovavano in auto da circa dieci minuti e, sia Hisae che Sana rimasero in silenzio a guardare la loro amica piangere mentre guardava il parcheggio illuminato.
Non sapevano esattamente come tranquillizzarla, avevano paura di dire o di fare qualcosa di sbagliato, qualcosa che potesse ferirla involontariamente.
Si limitarono a starle accanto, dandole ogni tanto qualche dolce carezza per farle capire che se avesse avuto bisogno di sfogarsi, loro ci sarebbero state.
“Stasera” affermò di colpo Aya continuando a fissare un punto impreciso del parcheggio mentre alcune lacrime scendevano lungo la guancia “Alla festa… C’era Naozumi”.
“Oh…” esclamarono contemporaneamente le due amiche cominciando a capire il motivo della litigata.
“L’altro giorno c’eravamo sentiti per telefono e gli avevo detto che sarei venuta qui per Halloween” raccontò Aya mentre Sana le porgeva un pacchetto di fazzoletto “Non sapevo che sarebbe venuto qui”.

“Vado a prendere qualcosa da bere, ok?” le domandò Tsuyoshi avvicinandosi al suo orecchio.
“Si! Ritorno al tavolo intanto!” sorrise Aya mentre si dirigeva lentamente in fondo al locale.
Mentre si faceva largo tra la folla, una mano all’improvviso l’afferrò per un polso e la ragazza spaventata si girò di scatto per vedere chi fosse il suo interlocutore.
“Ciao Streghetta!”  esclamò sorridendo il ragazzo nascosto da una maschera che gli copriva il viso per metà e, avvolto da un lungo mantello nero.
“Ci conosciamo per caso?” gli domandò confusa piegando leggermente il capo.
“Stiamo imparando a conoscerci” le sussurrò avvicinandosi al suo orecchio.
Grazie a quella minima distanza, il profumo delicato e dolce del ragazzo inondò le narici della ragazza, che riuscì così a riconoscere l’identità misteriosa del ragazzo.
Aveva già avuto l’opportunità di assaporare quell’odore così piacevole durante i loro abbracci.
“Sei tu!” esclamò Aya “Che ci fai qui?”.
“Sono venuto a farti una sorpresa… Sono riuscito a liberarmi prima dalle riprese!” sorrise il ragazzo.
“Sei… Sei venuto qui per me Nao?” chiese Aya ancora incredula.
“No, sono venuto perché non vedevo l’ora di indossare questo costume” scherzò Naozumi.
Aya sorrise, se si poteva ancora più di prima “Certo che potevi sceglierne uno migliore!”.
“Non ti piace il Fantasma dell’Opera?”  le domandò.
“Si, certo… Ma se non fosse stato per…” affermò Aya arrossendo perciò che stava confessandogli “Se non fosse stato per il tuo profumo non ti avrei mai riconosciuto!”.
“Meglio così!” fece spallucce il ragazzo “Sei bellissima con questo vestito!”.
“Gra-grazie!” arrossì nuovamente la ragazza.
“Sei qui con Tsuyoshi?” le domandò curioso mentre la ragazza annuiva e un velo di tristezza compariva sul suo viso.
Non si spiegava il motivo, ma in quel preciso momento avrebbe desiderato tanto stare in compagnia di Naozumi a parlare, a chiacchierare e a scherzare su ciò che accadeva ad entrambi. Si divertiva in sua compagnia e ogni volta che lui la guardava, Aya si sentiva felice e il suo cuore inaspettatamente cominciò a battere sempre più velocemente.
“Sono contento di averti vista, ora devo andare!” sorrise avvicinandosi al suo viso per scoccarle un delicato bacio sulla sua morbida guancia.
“Ci-ciao Naozumi…” sussurrò Aya sfiorando lentamente la guancia che aveva appena ricevuto quel contato.
Sorridendo per le emozioni appena provate la ragazza alzò lo sguardo e, davanti a sé vide due occhi color cioccolato osservarla arrabbiati e allo stesso tempo sconvolti.
Senza pensarci raggiunse immediatamente il suo ragazzo che si stava allontanando in un angolo del locale.
“Tsuyoshi!” esclamò Aya preoccupata “Non… Non è come pensi, credimi!”.
“A no?” urlò Tsuyoshi “Illuminami! Me ne sono andato via solo per cinque minuti e casualmente ti ritrovo in compagnia di uno sconosciuto!”.
“Tsuyoshi… Lascia che ti spieghi!” riprovò Aya cercando di mantenere la calma.
“Che mi spieghi cosa? È dal tuo compleanno che sei strana” si sfogò tutto di un fiato “Hai ragione, ho sbagliato e ancora oggi non riesco a perdonarmi per come ti ho trattata ma tu… Tu sei diversa, c’è qualcosa in te che sta cambiando! E ora ti ritrovo a farti baciare da un perfetto sconosciuto!”.
“Era Naozumi!” esclamò Aya irritata.
“Naozumi?!” rispose incredulo il ragazzo ma con un tono ancora freddo “Posso sapere perché passa così tanto tempo con te?”.
“Ma che razza di domande mi fai?” sbottò la ragazza.
“Mi sembra che non ti ho mai vietato di frequentare nessun ragazzo, tanto meno Naozumi che ti sta sempre intorno! Ma ora, ora che vi vedo con i miei occhi comincio a capire molte cose!” le confessò Tsuyoshi.
“Capire cosa?” gli urlò.
“I tuoi sentimenti! Tu stai cambiando, i tuoi sentimenti stanno cambiando!” esplose Tsuyoshi.
“Smettila!”
“Devo smetterla di dire e fare cosa esattamente?! Di dirti ciò che ormai è palese? Oppure di fare una scenata di gelosia?”
“Entrambe le cose!” esplose la ragazza “Tu quest’estate mi hai fatto di peggio, ma mi sembra che io ti abbia perdonato senza farti nessuna scenata!”.
“Evidentemente siamo diversi!” concluse il ragazzo.
“Hai ragione… Ci vediamo Tsuyoshi!” lo salutò Aya con una punta di disprezzo.
Come poteva farle una scenata di gelosia dopo quello che le aveva fatto passare al suo compleanno?
Perché concentrava il loro problema di coppia su Naozumi?
Perché non riusciva ad accorgersi del problema fondamentale che si era creato nel loro rapporto?
La quotidianità, la tranquillità, l’abitudine… Era questo il loro problema e Naozumi inspiegabilmente riusciva a colmare quel vuoto che si era creato nel loro rapporto.


“Dai Aya, non preoccuparti… Si sistemerà tutto!” cercò di rassicurarla Sana ancora una volta.
“Si, eravate stanchi e con il baccano che c’era nel locale non siete riusciti a comunicare!” affermò Hisae spostandole una ciocca di capelli che si era appoggiata sul viso umido dell’amica.
 
***
 
La situazione dentro al locale, rispetto a quella in macchina, non era per niente migliore.
Tsuyoshi, oltre ad essere arrabbiato per il comportamento tenuto poco fa da Aya, era soprattutto deluso. Aveva notato che negli ultimi mesi il loro rapporto era diventato abbastanza teso, che la sua ragazza il più delle volte era strana e che con lui non riusciva più a sorridere come una volta, ma non si sarebbe mai aspettato di vederla ridere con quell’espressione così serena e solare.  
Vederla così felice, per merito di un altro ragazzo, era stato come ricevere una pugnalata in pieno petto, perché avrebbe voluto con tutto sé stesso essere quella persona che la faceva stare bene in ogni momento della giornata.
“L’ha invitato Sana per caso?” domandò Tsuyoshi riscosso dai suoi pensieri.
“Chi?” chiese inarcando un sopraciglio Gomi non capendo il perché fosse così arrabbiato.
“Naozumi Kamura!” esclamò il ragazzo sistemandosi gli occhiali.
“Che centra Kamura ora?” continuò a non capire il barista.
“No, non l’ha invitato Kurata” intervenne Akito “Vuoi che ti accompagni a casa?”.
“No, voglio stare da solo!” affermò Tsuyoshi uscendo dal locale mentre Gomi guardava perplesso i due suoi amici.
“Ascolta Gomi accompagno Aya a casa e poi torno!” lo salutò Akito.
Tsuyoshi avvolto nei suoi pensieri uscì dal locale e, a passo svelto, si diresse in macchina per dirigersi a casa.
Perché si comportava così? Quest’estate Aya lo aveva perdonato e, lui le aveva creduto, o almeno aveva sperato, che la loro relazione non subisse alcuna variazione con il tempo.
Che cosa stava succedendo?
Poteva una litigata distruggere tutto ciò che avevano costruito in quei lunghi anni trascorsi insieme?
Il problema era solo il rapporto che si era creato in quei mesi tra la sua ragazza e Naozumi o c’era qualcosa che andava oltre?
 
***
 
“Hayama?!” urlò Sana “Gomi?! Dove siete?”.
“Non è uno scherzo divertente!” esclamò Hisae stringendo forte la mano dell’amica.

Sana, Hisae e Akito dopo aver accompagnato Aya a casa, aspettarono che Gomi finisse di lavorare così da poter finalmente dirigersi a casa della ragazza di quest’ultimo.
Riuscirono ad arrivare in pochi minuti nella villetta Kumagai grazie al poco traffico presente a quell’ora e, appena entrati salirono immediatamente le scale per raggiungere il bagno e la camera della ragazza, in modo da potersi lavare e indossare qualcosa di più comodo.
Le due ragazze pressappoco avevano la stessa corporatura e di conseguenza la stessa taglia di vestiti, l’unica differenza era la statura: Sana era poco più bassa dell’amica e la tuta che le aveva imprestato le stava leggermente lunga.
“Sembri un puffo con quei pantaloni!” rise Hisae mentre si infilava una felpa bianca.
“Effettivamente sono lunghi… però è comodissima!” affermò guardandosi le gambe.
Dopodiché prese dall’armadietto del bagno alcuni dischetti di cotone e il tonico per potersi struccare.
Nel frattempo i due ragazzi si trovavano in camera di Hisae per cambiarsi da quei scomodi vestiti di Halloween.
“Tieni, prendi questi. Dovrebbero andarti bene!” esclamò Gomi lanciandogli una tuta.
Akito prese al volo i pantaloni e velocemente se li infilò “Ma quanti vestiti ti sei portato dietro per una sera?”.
Hayama era abbastanza basito, non credeva che anche un uomo potesse portare la stessa quantità di vestiti di una donna.
Ora si che aveva visto di tutto nella vita.
“Ma ti pare! I signori Kumagai avevano deciso da tempo di partire per questo weekend approfittando del ponte, così io e Hisae abbiamo deciso di trascorrere il fine settimana insieme qui a casa sua!” spiegò brevemente Gomi sdraiandosi sul letto.
Akito alzò leggermente le spalle “Meglio così!”.
“Secondo te Hisae e Sana ci metteranno molto in bagno?” domandò Gomi alzandosi leggermente, facendo leva sui gomiti.
“Sicuramente”
“Mi sta balenando un’idea in testa!” ghignò Gomi mentre Akito si voltava verso l’amico per ascoltare ciò che gli era appena venuto in mente.


“È andata via la corrente!” si lamentò Hisae provando ad accendere l’interruttore della luce in corridoio.
“Io odio gli scherzi di questo genere!” esclamò Sana abbracciando forte l’amica.
“Non facciamoci prendere dal panico. Dovrei avere una torcia in camera mia!” affermò Hisae voltandosi per raggiungere la stanza appena menzionata.
“Ahia!” si lamentò Sana massaggiandosi il ginocchio “Da quando c’è questo mobile!”.
“Da sempre!” rise Hisae.
“Cos’è stato?!” si spaventò Sana girandosi.
“Cosa? Io non ho sentito niente!”
“Come no? Uffa vorrei sentire della musica così da non sentire questi fastidiosi rumori!” esclamò tappandosi le orecchie.
“Guarda lì c’è una luce!” indicò Hisae liberandosi dalla presa dell’amica.
“Sarà il lampione della strada!” immaginò Sana.
Hisae scosse la testa “No, vedi si muove!”.
“Perché si muove?!” urlò terrorizzata.
“Si vede che avranno sentito dirmi che ho una torcia in camera mia e sono andati a prenderla!” intuì Hisae cercando di tranquillizzare l’amica.
“Ma da che parte stai?!” le disse Sana inarcando un sopraciglio.
“Ma che razza di domande mi fai?” le domandò “Ehi senti anche tu questa musica?”.
“Si…” rispose titubante “Perché hanno messo la musica? È inquietante!”.
“Forza ritorniamo in bagno!” propose Hisae.
“Ma perché lo hai detto ad alta voce!”
“Scusa!” si morse un labbro “Dai vieni!”.
Lentamente si avviarono in bagno “Attenta al mobile!” le sussurrò Hisae cercando di guidare l’amica “Occhio alla porta!”, “Lì c’è una pianta!”.
“Ok, siamo arrivate…” affermò Sana abbassando la tavoletta del wc e sedendosi sopra.
“Si, spero che la smettano di farci…” sobbalzò Hisae “Di fa-farci…”.
“Hisae… Perché balbetti?” chiese Sana con una punta di timore “Mi fai paura così!”.
“La… La te-tenda della do-doccia!” indicò tremando.
“Co-come?” rispose Sana girandosi leggermente e sospirando di sollievo vedendo la finestra aperta “È solo il vento!”.
Chiuse velocemente la finestra del bagno per poi risedersi nuovamente sul wc “Sei riuscita a far ingelosire Gomi con il costume da gatta? Scusa la domanda, ma almeno ci distraiamo!”.
“Si, penso di si!” le rispose Hisae appoggiandosi alla porta di ingresso del bagno ma scostandosi subito sentendo bussare.
“Chi è?” domandò distrattamente Sana mentre Hisae le faceva segno di tacere, ma l’amica ormai non le dava ascolto “Non c’è nessuno qui!”.
“Gomi smettila, il gioco è bello quando dura poco!” gli urlò Hisae stufa di questo scherzo durato fin troppo.
“Aaaah!!” urlò improvvisamente Sana cercando di divincolarsi dalla presa “Lasciami! Lasciami andare immediatamente!”.
Hisae si girò di colpo per capire il perché l’amica urlasse tanto. Nel buio della stanza vide una figura scura tenere stretta a sé Sana.
“Hisae! Dietro di te!” esclamò di colpo l’amica mentre la ragazza spaventata si girava urlando di terrore.
Inspiegabilmente le due amiche si ritrovarono sotto la doccia bagnate da un getto d’acqua fredda urlando spaventate.
“Ok. Ok basta così!” affermò una voce che conoscevano fin troppo bene.
“Accendo la luce!” disse l’altro ridendo di gusto e andando ad accendere l’interruttore della luce.
“È tornata la luce!” esclamò Sana allegra e risollevata mentre Hisae spegnendo l’acqua gelida era già pronta ad urlare dietro ad entrambi i ragazzi “Vi è dato di volta il cervello per caso?!”.
“Batti cinque Akito!” si complimentò Gomi.
“Dovevate vedere le vostre facce!” ghignò Akito porgendo ad entrambe degli asciugamani asciutti.
“Io-io…” provò a dire Hisae non riuscendo a trovare le parole per esprimersi.
Era troppo arrabbiata per formulare qualsiasi tipo di frase, così inaspettatamente Gomi le venne incontro “E così volevi farmi ingelosire?!”.
“Tu… Tu hai se-sentito?” spalancò gli occhi la ragazza uscendo dalla doccia imbarazzata e recuperando all’improvviso l’uso della parola.
“Ero nascosto dietro la tenda della doccia!” spiegò il ragazzo ghignando e alzando leggermente le spalle.
“Io giuro che se ti prendo non so che ti faccio!” esclamò Hisae dandogli una leggera pacca sul braccio “Guarda! Sono fradicia e ho freddo!”.
“Ora siamo pari” affermò Gomi baciandole dolcemente la fronte.
“Mai più uno scherzo simile in una giornata di freddo, chiaro?” gli disse guardandolo dritta negli occhi.
“Stasera non mi sembrava avessi così freddo!” scherzò Gomi tenendole ferme le braccia che erano già pronte ad attaccare.
“Che gattina aggressiva” sorrise malizioso.
Hisae alzò gli occhi “Vado a prendere dei vestiti asciutti anche per te Sana!”.
“Ti aiuto!” affermò Gomi seguendola.
Nel frattempo Akito ghignando si era avvicinato al viso della sua ragazza “Tutto bene Kurata?”.
“Adesso mi chiedi se va tutto bene?” rispose asciugandosi i capelli con l’asciugamano “Dov’eri prima quando mi stavi facendo morire di paura?!”.
“Non ti facevo così paurosa…” le sussurrò ad un orecchio.
“Lo sai benissimo invece!” ribatté immediatamente Sana ricordando ogni momento di quella sera d’estate, dove il letto del suo ragazzo era stato testimone della prima volta che avevano fatto l’amore. Era corsa tra le braccia di Akito spaventata per il rumore dei tuoni poco distanti dalla sua abitazione.
“Magari questo spavento ti fa rinunciare allo sciopero che hai dichiarato!” sorrise malizioso Akito ricordando anche lui quella sera in cui per la prima volta erano diventati una cosa sola.
“Non credo proprio Hayama!” rispose Sana mantenendo lo sguardo fisso nel suo.
“Allora mi toccherà resisterti, perché con questi vestiti bagnati sei molto…” affermò stringendole forte i fianchi e attirandola a sé ad un soffio delle sue labbra “…Sensuale”.
A causa di quella terribile vicinanza, Sana sentì nascere dentro di sé una sensazione piacevole mentre il respiro del suo ragazzo si infrangeva sul suo viso.
Nelle parole e nei gesti provocatori di Akito, si sentiva desiderata e la voglia di provare ancora quel piacere, che solo lui riusciva a farle provare, cresceva.
Le sue dita sfiorarono la guancia di lui leggermente ruvida, per colpa della barba che stava ricrescendo, raggiungendo poi lentamente le sue labbra che era desiderosa di assaporare.
Erano vicini, troppo vicini per resistere ulteriormente.
“Sana, ti ho portato i vestiti!” esclamò Hisae entrando in bagno e capendo di aver interrotto qualcosa “Scusate!”.
“Non stavamo facendo niente!” sorrise imbarazzata e portandosi una mano dietro la nuca.
“Come no!” rise Hisae “Akito, Gomi ha chiesto se vai a bere qualcosa in cucina con lui”.
“Ok!” annuì il ragazzo, ma prima di allontanarsi ghignò sussurrando alla sua ragazza “Kurata, ricordati che l’unico modo per resistere ad una tentazione è cedervi”.
Inutile dire che la ragazza a quelle parole arrossì nuovamente, raggiungendo velocemente il colore dei suoi capelli.
Sana e Hisae, visto che erano già bagnate, approfittarono di farsi una veloce doccia, intanto che i ragazzi, con in mano una bottiglia di birra, erano seduti comodamente sul divano a cercare qualche film interessante da vedere.
Peccato solo che Gomi, dopo qualche minuto, si era già stufato di guardare la televisione. Aveva trovato più interessante tartassare di domandare il suo amico, per capire cosa fosse successo ad Aya, Tsuyoshi, Fuka e Takaishi.
Solitamente Akito era la classica persona riservata che odiava farsi gli affari altrui, ma forse per colpa dell’alcol ingerito quella sera e, dal terzo grado che Gomi aveva cominciato a fargli spiegò brevemente ciò che era accaduto.
Mentre raccontava in sintesi gli avvenimenti più importanti della serata, si ritrovò a pensare che Gomi, come in quel preciso momento, in fatto di curiosità facesse un’ottima competizione a Tsuyoshi.
“Non ci posso credere!” spalancò gli occhi Gomi.
“A cosa non puoi credere?” gli domandò Hisae entrando in sala accompagnata da Sana.
“Mentre il sottoscritto era impegnato a lavorare, il mondo ha cominciato a girare al contrario!” affermò Gomi bevendo subito dopo un altro lungo sorso di birra per cercare di riprendersi da ciò che aveva appena sentito.
“Oh… Capisco” rispose Hisae guardando la sua amica con un espressione sconvolta “Beh che ne dite di giocare a qualcosa?”.
“Che gioco?!” esclamarono all’unisono Sana e Gomi mentre Akito intuiva che non lo avrebbero lasciato rimanere tranquillo sul divano a rilassarsi.
“Twister, avete presente?” domandò la ragazza andando a recuperare la scatola dentro ad un mobile.
“Si, adoro quel gioco!” affermò Sana alzandosi dal divano per aiutare l’amica a distendere il tappeto colorato.
Nel frattempo i pensieri di Akito vagavano dal “Ma non potevano restarsene ancora un po’ in doccia? Solitamente sono così lunghe!” al “Forse preferivo rispondere alle continue domande di Gomi!”. Sapeva che ciò che stava per chiedere era una domanda retorica, ma provarci non costava nulla in fondo, no?
“Dobbiamo proprio?”
“Hayama non fare il solito associale!” lo rimproverò la sua ragazza.
Almeno aveva tentato.
Alzandosi lentamente raggiunse gli altri tre ragazzi “Vedi di non cadermi addosso Kurata!”.

“Non ce la faccio più!” si lamentò Gomi che si trovava a pancia in su in una sorte di ponte.
“Ne vogliamo parlare?” affermò Hisae sopra di lui con il sedere all’in sù.
“Però penso di poter resistere” ghignò malizioso “La visuale è ottima!”.
Hisae alzò gli occhi al cielo mentre Sana sotto il ragazzo esclamò “Gomi vedi di tenere controllati i tuoi ormoni!  Non voglio trovarmi spiaccicata dal tuo dolce peso!”.
“Piede destro sul blu” lesse ad alta voce Akito che si trovava nella posizione più comoda tra i quattro, era in un angolo accovacciato come una rana.
“Non è possibile che tu sia sempre quello più fortunato!”
“Che vuoi che ti dica Kurata!” sorrise soddisfatto Akito intanto che la sua ragazza sbuffava per l’assurda posizione in cui si trovava “Essere associale ha i suoi vantaggi!”.
“Mano sinistra sul verde” disse Gomi trovandosi inspiegabilmente sopra alla sua ragazza “Hisae, sappi che se domani avrò mal di schiena la colpa sarà unicamente tua!”.
“Sono salva!” sospirò Sana vedendo che la schiena del suo amico non era più sopra la sua testa.
“E sappi inoltre” continuò Gomi “Che mi aspetto un massaggio speciale da parte tua!”.
“Gomi!” urlò Hisae mentre cercava di spostare il suo piede sinistro sul giallo “La tua mente può pensare per un momen-AHIA!”.
“Che dolore!” esclamarono in coro Sana e Gomi ritrovandosi con il sedere per terra insieme alla responsabile.
“Non c’è partita ragazzi” ghignò Akito alzandosi “Sono il migliore!”.
“È tutta colpa tua Gomi, se non mi avessi distratto!” si lamentò Hisae rotolando sul pavimento.
“Aspetto impaziente il massaggio speciale” sorrise malizioso mentre la sua ragazza gli tirava un calcio sulle gambe.
“Non so voi, ma dopo questo massacrante gioco l’unica cosa che voglio è dormire!” affermò Sana tirandosi a sedere.
“Concordo in pieno!” annuì Hisae ancora sdraiata a guardare il soffitto.
“Mettiamo in ordine domani!” si stiracchiò Gomi, per poi dirigersi insieme agli altri tre ragazzi in camera di Hisae.
Le due amiche, con un sorriso di chi la sapeva lunga, si sdraiarono sul letto matrimoniale della ragazza mentre Akito e Gomi si accomodavano su un materasso gonfiabile.
La mattina successiva in casa Kumagai, il cellulare di Akito prese a suonare insistentemente e, dopo l’ennesimo squillo il ragazzo rispose al telefono.
Ciò che seguì dopo fu un urlo di rabbia che svegliò in meno che non si dica i suoi tre compagni di stanza.
“KURATA!” tuonò Akito sporco di panna sul viso.
La ragazza sbadigliando si alzò leggermente, facendo una leggera pressione sui suoi gomiti “Akito… Ma che ti urli?”.
“Sono più che sicuro che questa è opera tua!” affermò rigido in volto.
“Opera? Ma di che parli di primo mattino?!”
“Non fare l’attrice con me!” rispose alzandosi dal materasso per andare a sciacquarsi il viso sporco di panna.
Sana con un sorriso nascosto dalle coperte si riaccomodò sul letto “Mai sfidare una donna!”.
 
* Vestito: http://img.escapade-carnevale.it/salehire/medium/88078.jpg
 
SPOILER:
“Dritto e spietato. Si, ora sono convinta più che mai: Akito e Simon sono stati separati dalla nascita. D’altronde una tigre e un leone non possono vivere nello stesso territorio!” pensò Sana cercando di mantenere la più totale calma, mentre pagava la sua cioccolata calda appena portata dal barista.




Buongiorno a tutti!!! =D
Non so come, sul serio, ma sono riuscita a ritagliare un piccolo spazietto per poter aggiornare! Tra i preparativi per le vacanze (perchè si, domani finalmente andrò al mare!!!), decorare le uova, impegni personali e alcuni ostacoli da superare... Sono riuscita a pubblicare il capitolo 13! 
Non mi andava assolutamente di lasciare in sospeso la storia per due intere settimane! :S
Si chiude così la serata di Halloween!!! Spero vi sia piaciuta, perchè per scrivere questo capitolo mi sono impegnata con tutta me stessa! Inoltre devo ringraziare la mia amica Luci che mi ha consigliato di far comparire Naozumi in questa incredibile serata!
Che ne pensate dell'intreccio che sta prendendo forma tra Aya-Tsu-Nao?? Spero non vi abbia deluse!
Inoltre spero che lo scherzo di Gomi e Akito vi abbia strappato un piccolo sorriso, perchè devo confessarvi che io odio totalmente e terribilmente il genere horror, ma dovevo assolutamente inserire questa scena!
Per scriverla mi sono basata su alcune mie paure, lo so non è un granché però... Se il mio ragazzo dovesse farmi uno scherzo simile credo che io sarei morta di infarto!! Sono una gran fifona! xP
Che dire, adoro sia la coppia Sana-Aki che Hisae-Gomi, descrivere i loro momenti per ora mi viene naturale!
Mi emoziono a raccontare le loro varie scene!!! *.* <3.<3
Twister, chi non ci ha mai giocato? Io lo adoro e così ho voluto far giocare le nostre coppiette! Avrei desiderato farli giocare anche ad alri giochi, ma il capitolo sarebbe risultato eccessivamente lungo... Perciò non preoccupatevi, se tutto va bene ci saranno presto altre serate!
A fine capitolo, finalmente direi!!! Abbiamo una gran bella vendetta da parte di Sana e, come non darle torto?? Mai sfidare una donna! ahaha
Voglio ringrazie
♥ Lolimik , per i particolari consigli che mi da ogni volta! E' una ragazza veramente speciale e dolcissima! Lo sai, adoro le nostre chiacchierate!! E il cast lentamente si sta formando!!! ^.^
Angel 92 
, hai visto?? Ho aggiornato finalmente e spero di leggere presto il continuo delle tue storie!!!
Ringrazio anche
Elamela e Piccolasognatrice92 che mi sostengono sempre con le loro recensioni e, a tutti coloro che recensiscono facendomi sapere qualche loro parere e a chi ha inserito in una delle tre modalità la mia FF!
Spero di sentirvi presto!!
Che bello domani sera si parte!! Non vedo l'ora!! ;)
Ci risentiamo tra una settimana, dovrei tornare sabato/domenica quindi l'aggiornamento avverrà all'inizio della prossima settimana!!
Buona Pasqua a tutti!!! 

Ci sentiamo presto, prestissimo!
Un bacione grandissimo!!!

Miky

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Capitolo 14
*** CAPITOLO 14 - RIVELAZIONI ***


CAPITOLO 14 ● RIVELAZIONI
 

Nel primo pomeriggio Sana preoccupata per il malessere fisico di Fuka, decise di andare a farle una visita. Sperava tanto di non trovarla avvolta tra le coperte e senza alcuna linea di febbre o sintomo influenzale.
“Buon pomeriggio signora Matsui, sono venuta a trovare Fuka!” esclamò Sana non appena la madre dell’amica le aprì la porta.
“Ciao Sana, che bella sorpresa! Prego, accomodati. Fuka è in camera sua!”
“La ringrazio!” sorrise Sana entrando in quella casa che ormai conosceva a memoria.
Appoggiò il giubbino sull’attaccapanni e poi si avviò in fondo al corridoio, verso la camera della sua amica.
“Permesso…” affermò aprendo leggermente la porta di quella colorata stanza che ormai conosceva perfettamente ogni loro confidenza.
Fuka era distesa comodamente sul letto con in mano un medio sacchetto di patatine, cosa insolita da lei che teneva molto alla sua forma fisica, soprattutto per la sua passione da ginnasta.
“Sana, che bella sorpresa!” esclamò la ragazza sistemandosi meglio sul letto.
“Sei depressa?” le domandò immediatamente.
Fuka scosse il capo con un sorriso “No, perché?”.
“Così…” fece spallucce l’amica sedendosi accanto a lei “Allora stai meglio?”.
“Si grazie! Sarà stato il troppo studio!” affermò offrendole il pacchetto di Fonzie.
“Io te lo dico sempre!” sorrise Sana mentre con un gesto rifiutava l’offerta dell’amica.
“Aya e Hisae tutto bene? Le ho sentite ieri sera!”
“Si, Aya mi ha detto che oggi pomeriggio avrebbe ripreso a studiare, mentre Hisae è in compagnia di Gomi… Weekend romantico!”
“Capisco. Sai se hanno chiarito Aya e Tsu?” le domandò mangiandosi l’ennesima patatina.
“Non so, ho provato a domandare ad Hayama, ma anche lui non sa niente!”
“E come mai non sei con lui adesso? È successo qualcosa?”  le chiese preoccupata.
“No, tranquilla!” sorrise Sana accomodandosi meglio sul letto “Da quanto ho capito, a fine estate mentre correva, ha conosciuto una persona al parco e, da circa un mese si allenano insieme!”.
“Ah si?!” si sorprese Fuka “Strano… Akito solitamente è un lupo solitario!”.
“Già… Ha aggiunto anche che con Alex si sente più motivato”
“Chi?” domandò non capendo.
“Alex, il ragazzo con cui si allena ultimamente, ha un’ottima preparazione sportiva” spiegò Sana.
“Capisco…”
“Fuka?”
“Si?” rispose alzando lo sguardo e voltandosi verso l’amica.
“Sicura di stare bene?” le ridomandò.
“Certo! Perché me lo chiedi?”
“Continui a leccarti le dita… Non è che hai intenzione di mangiarti anche il pacchetto?!” scherzò Sana.
Fuka scoppiò a ridere “Dai, lo dice anche la pubblicità! Fonzie, se non ti lecchi le dita godi solo metà!”.
“Touché!”
 
***
 
La prima settimana di novembre era iniziata e con essa anche l’aria fredda e tagliente.
Le giornate ormai si erano accorciate e il sole non splendeva più in alto nel cielo come pochi mesi prima, anzi spesso veniva nascosto da grossi nuvoloni grigiastri.
Il parco era ricoperto da colori caldi, che prendevano le più varianti sfumature del rosso e del giallo. Le foglie più deboli degli alberi, lentamente si staccavano dai rami in cui avevano trascorso l’intera estate e, compiendo un grazioso volo ricadevano lungo le strade che cominciavano ad essere ricoperte da un secco tappeto di foglie.
Le madri che portavano solitamente i figli a giocare sullo scivolo e sull’altalena, iniziarono a frequentare luoghi di divertimento per bambini nei centri commerciali; mentre gli anziani signori, che erano soliti a ritrovarsi seduti sulle panchine per chiacchierare di ogni cosa successa nell’arco delle ultime ventiquattro ore, ora si incontravano all’interno dei bar.
Solamente le persone che amavano passeggiare lungo il parco o che praticavano attività fisica continuavano a frequentare quel luogo aperto incuranti dell’aria gelida.
Akito, infatti, stava correndo lungo i sentieri del grande parco notando giorno per giorno i lenti cambiamenti che la natura compiva. Era strano vedere quegli alberi che lo circondavano spogli e di sfumature diverse, sembrava solo ieri l’inizio dell’estate.
Il tempo volava e forse nemmeno lui stesso si capacitava della velocità incredibile con cui trascorrevano i giorni. In quell’istante la sua attenzione fu catturata da una fragile foglia che si muoveva sinuosa per colpa del vento.
La superficie di quel delicato corpo, con il tempo, aveva subito irreparabili strappi e, il suo colorito verde acceso, era stato sostituito da delle tonalità calde che variavano dal rosso al giallo, ma nonostante queste difficoltà era cresciuta su quel forte albero.
Era cresciuta proprio come lui, che nel corso degli anni era maturato grazie ai problemi e alle difficoltà vissute nella sua adolescenza, causando di conseguenza dei profondi cambiamenti dentro sé stesso.
Lo sguardo attento di Akito seguì il movimento grazioso di quella foglia, che ondeggiava a destra e a sinistra perdendosi nel vento per appoggiarsi infine, con molta eleganza, al suolo accanto ad un’altra foglia.
Proprio come quel piccolo corpo, Akito voleva staccarsi dal suo ramo di famiglia per poter vivere una nuova avventura insieme a Sana. Stava solo aspettando quell’aria forte e decisa che gli avrebbe permesso di vivere insieme sotto lo stesso tetto. Per fare ciò doveva impegnarsi nel creare delle basi sicure per il loro futuro, non volendo dipendere unicamente dal lavoro sicuro che la ragazza praticava.
 
***
 
Trascorso il pomeriggio su quel letto a chiacchierare di ogni argomento disponibile e a scherzare su ogni cosa che passava nelle menti di entrambe, Sana salutò con un sorriso la sua amica Fuka per dirigersi alla macchina parcheggiata nel lungo viale.
Mentre si incamminava, controllò il cellulare per vedere se durante quelle due ore qualcuno l’avesse cercata. Rispose velocemente ad alcuni messaggi e poi scrisse al suo ragazzo chiedendogli se gli andava di passare da lei dopo cena.
Immaginò che Akito stesse ancora correndo lungo il parco, così senza aspettare risposta, ripose il telefonino nella borsa e ingranando la marcia si perse nel traffico della città.
Ferma all’ennesimo semaforo rosso, osservò i numerosi pedoni attraversare l’incrocio e dirigersi nella propria direzione e, in quel momento i suoi occhi riconobbero la via in cui si trovava il bar che Marco e i suoi amici erano soliti frequentare per l’aperitivo.
Osservò per un tempo indeterminato la via alla sua destra, indecisa se ritornare a casa e chiudersi in camera a studiare per gli esami che a inizio anno avrebbe dovuto sostenere o se mancare ancora una volta all’appuntamento con i suoi amati libri.
Il suono di un clacson insistente la riportò immediatamente alla realtà e ingranando la marcia proseguì per la sua strada, ma inspiegabilmente il suo istinto la fece girare a destra, ricevendo così un altro gentile insulto da parte della macchina dietro di lei.
“La freccia è optional?”
Sana mordendosi il labbro inferiore e ignorando totalmente i rimproveri del signore rallentò per cercare un parcheggio abbastanza semplice in cui lasciare la sua macchina.
“Ora capisco perché Marco usa la moto, non c’è un cavolo di parcheggio in questa zona!” sbuffò sonoramente voltando a sinistra.
Fortunatamente dopo il secondo giro di perlustrazione, Sana riuscì eroicamente a parcheggiare abbastanza vicino al bar e incamminandosi controvento si nascose maggiormente nella sua morbida sciarpa grigia.
Aveva assolutamente bisogno di una cioccolata calda, allo studio ci avrebbe pensato stasera o al massimo il giorno dopo, anche se sapeva che questa innocente scusa non sarebbe bastata alle continue prediche di sua madre e del suo ragazzo.
Con un piccolo sorriso si immaginò Akito seduto accanto a lei tuonarle “Ogni scusa è buona per non studiare Kurata!”, con l’aggiunta magari di qualche fantasioso e delicato complimento che solo lui aveva l’onore di dedicarle.
All’ingresso del bar gli occhi di Sana scrutarono attentamente ogni tavolo in cerca di una chioma mora e di un sorriso pieno di allegria.
Seduto al bancone trovò si un moro impegnato a sorseggiare la sua birra, ma a differenza di Marco, il ragazzo era riccio e soprattutto non aveva il suo sorriso spensierato. Gli sguardi dei due ragazzi in quell’istante si incrociarono e sorprendentemente Simon la salutò con un piccolo cenno del capo.
Arrossendo notevolmente per l’imbarazzo e per l’inaspettato gesto, Sana timidamente rispose al saluto e dopo un attimo di esitazione indietreggiò in cerca della porta, unica salvezza per uscire da quel luogo chiuso.
“Marco non c’è”  la informò Simon mentre manteneva come al solito quell’espressione vuota sul viso.
Sana lo guardò curiosa, notando subito l’incredibile cambiamento di atteggiamento rispetto a quell’unica volta in cui l’aveva visto suonare la chitarra.
“O-ok… Grazie…” rispose la ragazza titubante mentre Simon tranquillamente alzò leggermente le spalle.
In quel momento più unico che raro, Sana rimpianse notevolmente di non aver scelto i suoi cari e complicati libri di scuola, perché la presenza di Simon la metteva terribilmente a disagio. Non sapeva esattamente come comportarsi, sembrava che ogni suo gesto o parola lo infastidissero.
“Per caso hai qualche problema con me?” gli chiese all’improvviso.
Non credeva possibile che proprio lei avesse pronunciato con tanta tranquillità quella semplice domanda.
Simon si voltò verso di lei, forse sorpreso dal tono diretto con cui quella sconosciuta ragazza gli aveva parlato, ma ovviamente non lasciò fuoriuscire alcuna emozione.
Allo stesso tempo Sana si avvicinò al ragazzo, sedendosi accanto a lui ordinò una cioccolata calda. Ormai il danno era fatto, ma cosa le costava tenere a freno la lingua qualche volta?
“No, non ho nessun problema con te” rispose riprendendo ad osservare la sua birra per poi berne un sorso e guardare avanti a sé “Semplicemente non mi interessa fare la tua conoscenza!”.
Se un momento prima Sana si sentiva sollevata dalla risposta cortese, l’attimo dopo il senso di disagio accompagnato da un leggero nervosismo si faceva largo tra le sue emozioni.
“Dritto e spietato. Si, ora sono convinta più che mai: Akito e Simon sono stati separati dalla nascita. D’altronde una tigre e un leone non possono vivere nello stesso territorio!” pensò Sana cercando di mantenere la più totale calma, mentre pagava la sua cioccolata calda appena portata dal barista.
“Posso sapere come mai? Infondo non ti ho fatto nulla…” affermò soffiando sulla sua tazza calda.
Simon continuando a guardare davanti a sé scrollò le spalle “Marco è solito a portare numerose ragazze nella nostra compagnia, le corteggia facendole qualche complimento e quando è stufo della loro presenza o ha trovato qualcosa di più interessante le butta via come dei giocatoli vecchi”.
Immediatamente a Sana le venne in mente Martina e la sua scenata di gelosia, il tutto accompagnato dai suoi insulti gratuiti. Si ricordò anche delle numerose foto che aveva visto appese al muro del garage, quel pomeriggio in cui Marco l’aveva invitata alla prova.
Lentamente i tasselli del puzzle cominciavano ad andare ognuno al suo posto, anche se non riusciva ancora a spiegarsi il perché Marco si comportasse in quel modo.
Che sia collegato alla fiducia che riponeva solo e unicamente in sé stesso?
Non capiva.
Non capiva, perché con quell’unica canzone che aveva avuto l’opportunità di ascoltare, lui era diverso. Riusciva incredibilmente ad esprimere con ogni singolo gesto, ogni parola che conteneva quel testo.

Tutto cambia quando ti avvicini a me
I tuoi occhi mi fanno sentire come se stessi volando
La tua presenza completa il mio mondo
Ti renderò la mia principessa oggi con un bacio
(Ho perso il controllo)

Le tornarono alla mente quelle semplici parole così piene di significato, che le sembrava impossibile che Marco fosse come lo stesse descrivendo Simon.
Eppure molti comportamenti ora si spiegavano, che stesse giocando anche con lei?
Se era così, aveva già perso in partenza.
Lei era innamorata di Akito.
Inoltre non voleva diventare un suo oggetto di collezione, anche se il suo modo di vivere e di pensare la incuriosiva terribilmente.
“Se stai pensando a Martina hai centrato in pieno la situazione” riprese Simon interrompendola dai suoi pensieri “Io detesto le scenate in pubblico e odio ancora di più spiegare tutte le volte a quelle ragazze perché Marco le abbia inspiegabilmente scaricate, perciò prevengo la situazione!”.
“Posso capire il tuo punto di vista, ma io sto imparando a conoscere Marco e sono convinta che ognuno ha un rapporto diverso con ogni singola persona!” affermò Sana.
Non aveva mai giudicato un libro dalla copertina e, nemmeno questa volta, voleva soffermarsi sulle apparenze che Simon gli aveva appena raccontato.
Il ragazzo per un attimo si voltò per guardarla curioso. Osservava con interesse quegli occhi color nocciola così sicuri e decisi su ciò che le sue labbra avevano appena pronunciato, poi con il suo solito tono piatto riprese a parlare.
“Come vuoi, però io ti ho avvertito!” rispose osservando nascere sul viso della ragazza uno splendido sorriso.
“Grazie! Hai visto?! Anche se non mi conosci ti sei preoccupato per me!” affermò Sana alzandosi e sistemandosi il giubbino e la sciarpa “Ora devo scappare a studiare! Salutami tutti, ciao Simon!”.
Il ragazzo la salutò con un semplice cenno della mano mantenendo la sua solita espressione. Solo quando vide riflessa l’immagine della porta d’ingresso del bar chiudersi sorrise per la chiacchierata avuta con Sana.
Doveva assolutamente capire che intenzioni avesse Marco nei confronti di quella strana ragazza che riponeva tanta fiducia nel suo amico.
 
***
 
Dopo essersi fatto una rilassante e rigenerante doccia, Akito si diresse in camera sua per recuperare il suo cellulare appoggiato sul comodino.
Illuminò lo schermo e vide in alto a sinistra una piccola busta chiusa lampeggiare in continuazione. Aprì velocemente il messaggio e lesse “Ciao Amore <3 La corsa è andata bene? Se non sei troppo stanco ti andrebbe di venirmi a trovare a casa? Un bacio -Sana-”.
Akito digitò rapidamente i tasti del suo cellulare per rispondere al sms della sua ragazza “Alle 21:00 sono da te Amore!”.
Mancava ancora un’oretta all’ora di cena, così approfittò di quell’imperdibile opportunità per riposarsi sul suo comodo letto.
Nel silenzio più totale chiuse gli occhi, richiedendosi come mai Alex non si fosse presentata al parco quel pomeriggio. Non la conosceva bene, ma non gli sembrava il tipo di persona che dava buca a qualcuno senza preavviso.
Che le fosse successo qualcosa? Forse si era ripresentato uno di quei problemi in cui lei tentava di scappare durante le sue lunghe maratone al parco. Infondo glielo aveva detto lei stessa che appena aveva l’occasione cercava di correre più veloce che poteva per tenere la mente libera da tutto ciò che la circondava.
Ma se era davvero così, perché non si era presentata e soprattutto perché non lo aveva avvisato.
“Quella ragazza mi farà impazzire prima o poi!” pensò Akito “Tra Sana e Alex non so chi è più sbadata!”.
“Akito vieni ad aiutarmi ad apparecchiare!” urlò Natsumi fuori dalla sua stanza.
Ecco, la calma e la tranquillità erano già finite.
Perché le donne dovevano urlare sempre? Pensano forse che noi uomini siamo sordi?
“Arrivo, ma non gridare!” rispose il fratello prendendo il cellulare per comporre un veloce messaggio “Tutto bene? Non sei venuta a correre, spero nulla di grave!”.
“Non sto urlando, dai raggiungimi in cucina!” affermò Natsumi scendendo le scale per poi gridare inevitabilmente “Non ci posso credere! Il mio attore preferito si sposa!”.
Akito sbuffò inutilmente, sapeva che parlare con sua sorella era semplicemente un discorso a senso unico.
Nel momento in cui si alzò dal letto per scendere in cucina, il suo cellulare appoggiato sul materasso squillò. Aprì velocemente la piccola busta che lampeggiava in alto a sinistra e lesse un messaggio che sinceramente non si aspettava “Non sono affari tuoi, ciao”.
E ora che aveva combinato? Che avrà le sue cose?
Non gli sembrava una ragazza arrogante o maleducata.
Qualunque cosa avesse in fin dei conti era un suo problema.
Così scrollando le spalle appoggiò il cellulare sul comodino, e si diresse in cucina ad apparecchiare la tavola prima che sua sorella ricominciasse ad urlare inutilmente.

 
***
 
Come aveva promesso, Akito si presentò alle 21:00 davanti all’abitazione della sua ragazza, la quale andò ad aprirgli immediatamente, impaziente di trascorrere quelle poche ore in sua compagnia.
La salutò con un dolce bacio a fior di labbra e dopo aver scambiato qualche stravagante chiacchiera con la signora Misako, entrambi i ragazzi salirono le scale per dirigersi in camera di Sana.
Si sdraiarono sul grande e comodo letto della ragazza, avvolti semplicemente dai loro baci e dai loro sussurri che lentamente si facevano sempre più travolgenti e desiderosi.
“Hayama…” gli soffiò sulle labbra allontanandosi leggermente, ma Akito non approvò per nulla quella scelta, anzi se possibile riunì le loro bocche ancora di più.
Necessitava di quel meraviglioso contato, ma se lui era testardo la sua ragazza lo era ancora di più.
“Aki c’è mia mamma giù da basso!” affermò facendo leva sul suo forte petto e riuscendo a spostarsi “La conosci com’è fatta!”.
Akito ghignò “E perché continui a provocarmi?”.
“Ma se non sto facendo nulla!” spalancò gli occhi la ragazza mentre Akito ritornò ad impossessarsi delle sue morbide e umide labbra.
“Tu…” affermò mordendole delicatamente il labbro inferiore “…Con la tua bellezza…” scese lentamente lungo il collo “…Mi fai impazzire…” e la strinse forte a sé.
“Perché finisce sempre così?” pensò sorridendo Sana mentre entrambi esploravano quel corpo che ormai conoscevano alla perfezione.
Quella sera, come le precedenti, si ritrovarono ad amarsi ancora una volta.
 
***
 
“Dobbiamo parlare…” affermò seria mentre il suo ragazzo preoccupato annuiva per ascoltarla “Sono incinta”.


SPOILER:
“Mi hai portata al mare!” esclamò la ragazza allegra.
“No” la corresse il ragazzo “Ti ho portato nel mio posto speciale!”.





Hola!!!
Come state??
Sono tornata ieri pomeriggio dal mare e a dire la verità già mi manca! Amo la vita da spiaggia <3
Inoltre è tutto il giorno che piove nel mio Paese... Che schifo!! 
Sorpresa, sorpresa!! Ho anticipato la pubblicazione perchè sinceramente pensavo di aggiornare domani o mercoledì, invece... Perciò spero che il capitolo sia di vostro gradimento! 
Voglio precisare che Akito non ha affermato il sesso di Alex, perciò la nostra Sana pensa che Alex sia un ragazzo. 
Che succederà quando lo scoprirà? xP
Inoltre Alex non si presenta all'appuntamento con Akito, anche questo verrà spiegato più avanti! Come il messaggio insolito.
Sana si dirige al bar che frequenta Marco, ma qui inaspettatamente incontra Simon!
Ho adorato descrivere il loro dialoghi! =)
Infine il capitolo si conclude con una scena tra i nostri protagonisti! Anche se sono poche righe mi ha emozionato raccontare il loro desiderarsi.
Nel prossimo capitolo finalmente scopriremo l'identità della "misteriosa" ragazza incinta. 
Voglio ringraziare la cara Lolimik 
che tutte le volte mi dà dei preziosi consigli e pareri davvero utili!
Angel92, Piccolasognatrice91, Elamela, DiosaUnica e Sirenetta91 che seguono e recensiscono la mia FF!
Ringrazio anche la mia amica Luci che tante volte mi consiglia su alcune scene, e tutte coloro che leggono solamente la mia FF o che hanno inserito tra le preferite, seguite e ricordate!
Buon appetito e Buona serata!!!
Un bacione grande!

Miky








 

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Capitolo 15
*** CAPITOLO 15 - CONFESSIONI ***


CAPITOLO 15 ● CONFESSIONI

 

Martedì, Fuka invitò a casa sua Takaishi per poter trascorrere una giornata tranquilla in sua compagnia. Aveva deciso di fargli una piccola sorpresa, approfittando anche del fatto che fosse il suo giorno libero e che i suoi genitori fossero al lavoro.
Quando l'altra sera lo aveva chiamato non gli aveva anticipato niente, solo di vestirsi comodo e di stare tranquillo… "Almeno per ora!" pensò sarcastica Fuka.
Tutto era pronto, mancava solo lui: Takaishi.
Nell’attesa si sedette sul divano ripassando mentalmente il discorso che in quei pochi, ma allo stesso tempo lunghi giorni, aveva preparato.
Tic Tac.
Le sue orecchie, per quanto cercassero di concentrarsi su qualcos’altro, sentivano solo quel ticchettio fastidioso proveniente dall’orologio appeso in sala.
Tic Tac.
Ogni secondo che passava, il panico, l’ansia e la paura aumentava.
Inoltre, sapeva perfettamente che appena fosse arrivato il momento di comunicargli quella sorprendente notizia, le parole le sarebbero morte in gola.
Ma ormai aveva deciso!
Tic Tac.
Nel momento migliore, durante o dopo la sorpresa, gli avrebbe finalmente rivelato quel segreto che custodiva da qualche settimana. D’altronde si era anche impegnata nell’organizzare il tutto in modo tale che quando avrebbe lanciato la notizia-bomba, il ragazzo avrebbe potuto reagire nei migliori dei modi, ovvero con i nervi rilassati.
Il rumore che sentirono le sue orecchie fu estremamente diverso rispetto a quello che fino ad ora la stava innervosendo incredibilmente, il campanello di casa era decisamente più forte e fastidioso.
Respirò profondamente e, con il miglior sorriso, andò ad accogliere il suo atteso ospite.
"L’operazione: viziare Takaishi!" era ufficialmente iniziata.
"Amore, lo so. Sono terribilmente in ritardo e so anche per certo che mi rimproverai per questo, ma ho una motivazione più che convincente!" sorrise imbarazzato Takaishi portandosi istantaneamente una mano dietro il capo.
Le esili braccia di Fuka circondarono il collo del suo ragazzo e, avvicinandosi al suo viso, gli diede un piccolo bacio a fior di labbra sussurrandogli "Non fa niente!".
"Wow!" rispose sorridendo e sinceramente sorpreso dalla reazione tranquilla della sua ragazza "E dire che mi ero preparato un lungo discorso!".
Fuka allegra alzò gli occhi al cielo e intrecciando le proprie dita nelle sue lo incoraggiò ad entrare.
"Sono contento di vedere che tu stia meglio Amore!" affermò abbracciandola stretta a sé mentre si avviavano in cucina "Mi hai fatto preoccupare sabato sera!".
"Tranquillo, mi sono ripresa! Credo di essermi affaticata troppo nei giorni scorsi!" gli disse incurvando leggermente gli angoli della bocca, come per confermargli che ora stava bene.
Ma stava bene sul serio?
A parte qualche disturbo mattutino, fisicamente stava abbastanza bene ma al contrario la sua mente era stracolma di pensieri e preoccupazioni.
"Hai sete? Vuoi qualcosa da bere?"
Takaishi annuì "Un succo!".
"Pera, pesca o albicocca?" gli domandò aprendo un armadietto.
"Pera!"
Velocemente Fuka versò il liquido in un bicchiere di vetro e alcune gocce sporcarono il tavolo bianco. Sbuffando la ragazza gli porse il succo per poter recuperare una spugna e pulire il piccolo danno che aveva appena combinato, non controllando però che il bicchiere fosse nelle mani salde del ragazzo.
"Dannazione!" esclamò girandosi rapidamente sentendo il rumore del vetro frantumarsi al suolo.
Immediatamente Fuka si abbassò per raccogliere i pezzi di vetro sparsi sul pavimento, mentre il suo ragazzo prendeva un rotolo di scottex per aiutarla ad asciugare "Tranquilla Amore, può capitare!".
"Ahia!" urlò portandosi l’indice sulle labbra "Mi sono tagliata!".
"Fammi vedere!" affermò prendendole delicatamente la mano per controllare la profondità del taglio.
"Non è nulla di grave, sul serio!" gli rispose tenendo lo sguardo fisso sul pavimento.
Takaishi sorridendole l’aiutò ad alzarsi "Lo so, ma i danni che stai combinando uno dopo l’altro possono esserli!".
"Spiritoso!" lo rimbeccò lei mentre lui l’accompagnò a sedersi.
"Ora stai qui tranquilla, intanto io finisco di pulire!" affermò facendogli un piccolo buffetto sul naso.
Fuka sorrise.
Perché cavolo si stava preoccupando tanto?
Insomma, era Takaishi!
Il ragazzo dolce e premuroso di cui si era innamorata ai lontani tempi dell’elementari. Certo, in passato entrambi si erano allontanati a causa di malintesi e pettegolezzi, ma quando si erano rincontrati durante gli anni delle superiori stavano nuovamente imparando a conoscersi.
Un primo incontro inaspettato, accompagnato da un saluto veloce ma seguito da continui giochi di sguardi, che si sa, a volte valgono più di mille parole. Un secondo incontro, questa volta però meno casuale poiché, entrambi la settimana successiva, erano ritornati allo stesso posto con il desiderio di potersi incontrare nuovamente. Una chiacchiera, una risata e una promessa: non perdersi nuovamente di vista. Ma si sa, al destino piace giocare con le vite delle persone, coglierle impreparate, ma soprattutto ha il vizio di sfidare le scelte di ognuno di noi.
Ritornare a casa da scuola, vedere per caso la ragazza che ti ha rubato da sempre il cuore in compagnia di un ragazzo e, non sapere nemmeno chi esattamente fosse.
Provare una fitta di gelosia nel vederla ridere e sorridere grazie a qualcun altro.
Qualcuno che non era lui, ma nonostante ciò sentire la determinazione dentro di sé e la voglia di non arrendersi.
Ritornare il giorno successivo nello stesso punto in cui l’aveva vista con quello sconosciuto ragazzo e andarle incontro per chiederle di uscire. Vedere nascere un sorriso spontaneo e sincero sul suo bellissimo viso. Un sorriso diverso rispetto a quello che aveva regalato a quell’altro ragazzo.
Un appuntamento al parco, seguito da un altro e un altro ancora.
Ridere, scherzare. Sfiorarsi involontariamente, arrossire di colpo e guardarsi. Ammirarsi! E ancora osservarsi, desiderarsi, volersi. Aver paura di dire qualcosa di sbagliato, di non corrisposto, ma trovare lo stesso la forza di pronunciarle, di sussurrarle.
Incontrarsi, confidarsi, aiutarsi con i propri problemi, essere sempre più spontanei.
Abbracciarsi, baciarsi e sorridere. E poi ancora baciarsi, provare nuove emozioni, nuove sensazioni.
Imparare a stare insieme, esplorare lentamente ogni parte nascosta del corpo altrui e conoscerne il piacere.
Discutere, litigare ma ritrovarsi con un semplice sguardo.
Giorni, mesi, anni e poi ancora e ancora riuscire a superare ogni difficoltà restando insieme.
Sorridere, baciarsi e provare le stesse sensazioni, forse più forti, del primo bacio anche in quella giornata che avrebbe sicuramente cambiato la loro tranquillità quotidiana.
Un sussurro, una provocazione e ritrovarsi inspiegabilmente avvolti nelle lenzuola a scambiarsi promesse, sospiri di piacere e far sapere all’altro quanto sia importante per la propria vita.
Accarezzarsi, abbracciarsi e stringersi forte come per allontanare tutto ciò che poteva in qualche modo dividerli.
Cercare di alzarsi, ma riprendersi inevitabilmente per non sciogliere quel contato che avevano entrambi bisogno di avere.
Scappare dalla presa di lui e allontanarsi, solo per un momento, per poter prendere dall’armadio delle creme e degli oli. Accoglierla felice sotto le lenzuola e sdraiarsi ricevendo massaggi che lentamente gli rilassavano i nervi e le tensioni.
Ridere, scherzare, chiacchierare e sentirsi bene, felici.
"È stata una bella giornata!" affermò allegro Takaishi seduto davanti ad una fetta di torta "Inoltre grazie per avermi cucinato il mio dolce preferito!".
"Oh non c’è di che, l’ho preparato ieri sera!"
Ormai il momento si stava avvicinando, doveva parlargli. Informarlo su cosa stava succedendo e di ciò che sarebbero presto diventati.
"Era da tanto che non stavamo insieme, noi due da soli!" le confessò mangiandosi un boccone "Dovremmo farlo più spesso!".
"Ad essere sincera" respirò profondamente "È da qualche settimana che siamo in tre…".
Takaishi smise di mangiare la torta "In tre? Non capisco...".
"Dobbiamo parlare…" affermò seria mentre il suo ragazzo preoccupato annuiva per ascoltarla "Sono incinta!".
Erano bastate due semplici parole a pietrificare completamente Takaishi.
La torta scivolatagli involontariamente dalle mani, gli occhi sbarrati e la bocca spalancata fissavano incredulo la sua ragazza. Non riusciva a sussurrare alcun suono.
"Vuoi un po’ d’acqua?" le domandò alzandosi per prendere ciò che gli aveva appena offerto "Tieni…".
Per un minimo istante, Fuka fu tentata di bagnargli il viso per farlo riprendere da quello stato di trans, ma rinunciò immediatamente all’idea appoggiando semplicemente il bicchiere sul tavolo.
Il ragazzo bevve un lungo sorso cercando di tenere ben saldo il bicchiere tra le sue dita e, con ancora un espressione estremamente sconvolta sussurrò "Co-com’è… Com’è su-successo?".
"Sai quando un ragazzo e una ragazza fan…" rispose scrollando le spalle per cercare di sciogliere quella tensione creatasi nell’aria, ma Takaishi la bloccò "Lo so come si fanno i bambini! Voglio dire, da quanto lo sai?".
"Da quasi un mese" spiegò la ragazza "Ho avuto un ritardo di una settimana il mese scorso, così per togliermi il dubbio ho fatto da sola il test di gravidanza che è risultato positivo. Sono andata dal mio medico per farmi prescrivere gli esami del sangue e poi dalla mia ginecologa".
Silenzio.
Takaishi l’aveva ascoltata attentamente, osservando ogni suo singolo gesto o espressione, rimanendo però in un silenzio religioso.
Le rosse labbra di Fuka, nell’attesa di una sua qualunque parola o anche di un suo semplice gesto, continuavano ad essere torturate dai morsi dei suoi denti.
Perché non parlava? Era diventato sordo per caso?
All’improvviso la ragazza andò in sala, precisamente verso l’attaccapanni in cui era appesa la sua borsa, lentamente ritornò in cucina con in mano un fascicolo di fogli.
"Questa" affermò prendendo un piccolo foglietto in bianco e nero e indicandogli il puntino che la sua ginecologa le aveva mostrato "È una fotografia del nostro bambino".
Takaishi non parlò, prese delicatamente in mano quella piccola fotografia e ancora sorpreso rimase immobile a fissarla.
"Abbiamo tempo ancora due mesi per decidere se…" continuò Fuka interrotta dall’esclamazione di Takaishi.
"Tu sei pazza!"
Non erano esattamente le parole che avrebbe voluto sentirsi dire in quel momento, ma finalmente aveva pronunciato qualcosa.
"Come scusa?" chiese titubante con il fiato corto.
Paura.
Paura che gli dicesse che non volesse avere un figlio da lei perché ancora troppo giovani.
Paura che il loro rapporto cambiasse radicalmente.
Paura che lui fosse arrabbiato con lei.
Paura di sapere cosa pensasse realmente.
Paura di avere idee opposte.
"Ti rendi conto del guaio che hai combinato!" esclamò.
Ecco, appunto!
La ragazza abbassò gli occhi mentre una lacrima le scendeva lungo una guancia.
"Sei voluta andare alla festa al locale di Gomi pur sapendo della tua situazione?" affermò rimproverandola mentre lei con un sorriso alzò gli occhi "No signorina Matsui, da oggi si cambia metodo!".
Fuka con le lacrime agli occhi, per la felicità questa volta, lo abbracciò forte "Sono così felice Amore!".
"Anch’io!" sorrise mentre le ravviava un ciuffo dietro all’orecchio e le accarezzava dolcemente il viso.
"Lo hai già detto a qualcuno?"
La ragazza scosse la testa "No, tu sei il primo!".
"E quando avrò modo di conoscere nostro figlio?" le chiese con un sorriso se si può ancora più felice.
"A fine mese ho una visita!"
"Non vedo l’ora!" le disse stringendola forte tra le sue braccia.

***

 

Come se niente fosse.
Ci stiamo comportando esattamente come se non fosse successo niente.
Come se non ci fosse nessun problema.
E invece c’è eccome!
C’è un grosso problema e, se siamo arrivati fino al punto di ignorarlo… Allora è più grave del previsto.
Non voglio finire come quelle coppie legate solo dal dispiacere o che si sopportano avvicenda solo perché hanno troppa paura di esternare i propri pensieri.
Siamo qui. Seduti al cinema uno accanto all’altro, mano nella mano ma non sento più il calore di una volta. Non riesco più a provare la felicità che sentivo prima, dove il solo pensarlo mi faceva sorridere e stare bene. Devo ammettere però che sono rimasta piacevolmente colpita dal fatto che Tsuyoshi mi abbia chiesto di uscire, anche se… Non credevo mi avrebbe portata in un luogo chiuso, al buio, con moltissime persone attente a guardare il megaschermo in silenzio.
Per carità, mi piace andare al cinema ma io desideravo parlare con lui, provare a chiarire ciò che era successo sabato sera affrontando l’argomento e in particolare il problema.
Certo, sicuramente nessuno dei due avrebbe dato ragione all’altro, ma almeno avremmo tentato di risolvere la situazione. Invece mi ha portata qui, in questo posto dove se spiaccichi una sola parola le persone all’interno della sala ti "pregano gentilmente" di fare silenzio.
Oh sei furbo Tsuyoshi, altroché se lo sei!
"Ti è piaciuto il film?" le domandò Tsuyoshi una volta usciti dalla sala del cinema.
Il film? A malapena ricordo il titolo figuriamoci l’intera trama.
"Certo, moltissimo!" mentì sorridendo.
"Sono contento!" rispose con aria tranquilla "Vuoi raggiungere gli altri?"
Ma stiamo scherzando? Ha organizzato la serata in modo tale da non poter parlare di sabato per caso?
"Scusami, ho un terribile mal di testa! Ti va bene se ci sentiamo domani?"
"Si, ti chiamo io. Vuoi che ti riaccompagni a casa?"
"No grazie! Allora… Ci sentiamo domani ciao!" affermò Aya dandogli un innocente bacio sulle labbra.

***

 

Sana giovedì mattina era seduta al bar della scuola a far colazione mentre "chiacchierava" con le sue più care amiche, o per lo meno, tentava di costruire un dialogo di senso compiuto.
Aya, ragazza molto calma e tranquilla, quel giorno sembrava un’altra persona. La maggior parte dei suoi discorsi erano rivolti a Tsuyoshi, e al comportamento da lui tenuto la sera precedente.
Se si poteva, Aya era ancora più furiosa di prima.
Fuka al contrario era evidentemente su un altro pianeta. Sorseggiava la sua spremuta con lo sguardo perso nel vuoto e con un espressione beata e rilassata. Si limitava ad annuire ad ogni domanda o affermazione che le sue amiche pronunciavano. Da quando due giorni fa aveva parlato con Takaishi, si sentiva molto più serena perché da quel momento non era più da sola con il suo bambino. I due neo genitori, avevano deciso di avvertire al più presto i neo nonni, mentre di informare più avanti i comuni amici.
Inutile dire che sia Fuka che Takaishi erano estasiati da questa meravigliosa notizia.
"Dici che dovremmo preoccuparci?" domandò bisbigliando Hisae.
Sana prima di rispondere guardò attentamente Fuka e Aya e con tono sicuro affermò "Sarà solo il momento vedrai!".
"Lo spero proprio!"
Terminata la colazione le quattro ragazze salirono le scale avviandosi verso l’aula in cui si sarebbe tenuta la prima lezione della giornata. Arrivate nel lungo corridoio, videro Marco fuori dalla porta appoggiato al muro con le braccia incrociate a fissare il pavimento. Sembrava come se stesse aspettando l’arrivo di qualcuno.
"Come mai a lezione?!" scherzò la ragazza avvicinandosi a Marco.
"Ti aspettiamo dentro Sana!" sorrisero le amiche dopo aver salutato il ragazzo.
"Questi sono tuoi" affermò il ragazzo porgendole una busta trasparente con all’interno alcuni fogli.
La ragazza guardò perplessa prima Marco e poi la cartelletta trasparente che teneva ancora in mano il ragazzo "Cos’è?".
"Gli appunti che mi avevi chiesto!"
"Me li hai portati sul serio? Grazie!" sorrise allegra.
"Rossa, non hai ancora capito che se io dico una cosa per me è quella?!"
"Dai Marcolino non fare il permaloso!" affermò prendendo i fogli che il ragazzo le stava porgendo, ma quest’ultimo con un gesto fulmineo ritrasse la mano.
"Signorina Kurata, forse si è scordata del pagamento?" ghignò Marco.
Sana era totalmente basita.
"A-Adesso?"
"Si, adesso!" le rispose deciso.
"Ma ora c’è lezione!" cercò di contrattare la ragazza.
"Lo so, ma da brava studentessa che sei, non hai ancora saltato una lezione quest’anno!"
"E tu come lo sai?" gli domandò sorpresa.
Marco ghignò "Ho i miei informatori! Dai andiamo!".
Dopo un attimo di esitazione Sana affiancò il suo amico e sorridendo gli domandò dove erano diretti.
"Certo che vuoi sapere sempre tutto tu!"
"Mi sembra logico!" constatò Sana "Visto che per la prima volta salirò su un mezzo di trasporto a due ruote!".
"Non dirmi che non hai ancora tolto le rotelle dalla bici!" scherzò Marco.
Sana divertita gli diede un leggero buffetto sul braccio "Stupido!".
"Tieni!" esclamò il ragazzo porgendole il casco una volta arrivati alla moto.
La ragazza mordendosi il labbro inferiore, osservò per un momento il casco nero che ora teneva fra le mani. Era agitata e il suo cuore inevitabilmente batteva all’impazzata, per giunta dopo essersi infilata velocemente il casco non riusciva a capire come diamine si allacciasse il gancio.
"Lascia fare a me!" sorrise Marco vedendo che la ragazza stava letteralmente litigando con il casco.
Sana alzando leggermente il viso sorrise, mentre le sue goti involontariamente si coloravano di rosso per l’imbarazzo.
"Non ti succederà niente!" affermò guardandola profondamente negli occhi e appoggiando le mani sul suo casco "Te lo prometto!".
"Lo so!" gli rispose improvvisamente sicura.
La ragazza non riusciva a capire il motivo, ma sapeva che le parole di Marco erano vere.
Forse era stato proprio il suo sguardo così sicuro e quella voce così decisa e fiduciosa.
Con l’aiuto di Marco, Sana salì sulla moto e in un attimo si ritrovò abbracciata a lui nel mezzo del traffico della città.
La guida del ragazzo non era spericolata, al contrario, cercava di tenere il maggior controllo del mezzo in modo tale da non spaventare ulteriormente la ragazza, che con la testa appoggiata sulla schiena di Marco, stringeva forte la sua vita. Aveva terribilmente paura di finire sfracellata sull’asfalto, in particolare quando il ragazzo per seguire la curva inclinava leggermente la moto.
"Tutto bene?" le domandò Marco girandosi di poco verso di lei.
Sana sentì a mala pena le parole del guidatore, così si limitò semplicemente ad annuire.
Non aveva avuto ancora il coraggio di aprire gli occhi, ma adorava la sensazione del vento che si infrangeva sui suoi lunghi capelli, anche se doveva ammettere che l’aria era terribilmente fredda.
Marco solitamente, mentre guidava la sua moto, non gli piaceva essere avvolto dagli abbracci possessivi delle ragazze che frequentava, ma il contatto di Sana era diverso. Nel suo abbraccio riusciva a sentire il calore che il suo delicato corpo emanava e le colorate emozioni che lei provava in quel momento, inoltre sapeva perfettamente che non c’era un secondo fine nella sua stretta, come invece capitava spesso con le altre ragazze.
Ma pur sapendo questo era lo stesso felice.
Felice che Sana avesse accettato di passare una giornata in sua compagnia, pur sapendo che avrebbe perso tre lezioni nell’arco di quella giornata. Di conseguenza anche se aveva guadagnato gli appunti di psicologia della settimana scorsa, inevitabilmente avrebbe perso quelli di oggi.
Che avrebbe chiesto aiuto alle sue tre amiche?
Sicuramente.
Aveva osservato da lontano il legame che univa quelle quattro ragazze.
All’ennesima curva, le esili braccia di Sana strinsero maggiormente il torace muscoloso di lui, che senza pensarci appoggiò la sua mano fredda in quella piccola di lei.
Voleva con un semplice gesto infonderle coraggio.
A quel contato, Sana aprì di colpo gli occhi sorridendo e, il paesaggio che le si parò davanti, era bellissimo.
Non erano più in città, ma in una strada di campagna, circondati dalla natura dipinta dai colori estremamente caldi.
Le dita di Sana che fino a poco fa stringevano forte il giubbino di pelle del ragazzo, ora inspiegabilmente si ritrovavano intrecciate fra le dita di lui.
Molto probabilmente la ragazza non si era nemmeno accorta di quel gesto involontario, al contrario Marco, stringeva a sé quella fragile mano.
"Siamo arrivati!" esclamò il ragazzo togliendosi il casco e voltandosi verso di lei "Puoi scendere ora!"
Sana abbracciava ancora forte a sé il ragazzo e guardandosi curiosa intorno chiese "Siamo sicuri?".
"Certo Rossa! Non vedi che ho i piedi appoggiati per terra!"
La ragazza staccandosi leggermente dalla sua schiena, controllò con maggior attenzione che ciò che aveva appena udito fosse vero. Con un sorriso scese lentamente dalla moto seguita da Marco che le si avvicinò per aiutarla a togliere il casco.
"Grazie!" affermò mentre le sue goti si coloravano nuovamente di rosso.
"Ci farai l’abitudine!" sorrise Marco alzando leggermente le spalle.
"Dove mi hai portata?" gli domandò guardandosi intorno curiosa.
Erano ritornati nella vita urbana, ma in quel momento non riuscì a capire in che paese si trovassero esattamente.
"Presto lo scoprirai!" affermò sistemando la moto nel parcheggio vicino ad un bar.
"Ah… Non siamo ancora arrivati perciò?"
"Quasi!" le sorrise incamminandosi "Coraggio andiamo!".
Pochi minuti dopo Sana e Marco si ritrovarono davanti ad una silenziosa spiaggia, l’unico rumore presente erano le onde che si infrangevano a riva.
"Mi hai portata al mare!" esclamò la ragazza allegra.
"No" la corresse il ragazzo "Ti ho portato nel mio posto speciale!".
Sana con un sopraciglio inarcato si voltò verso di lui "Che intendi dire?".
"Qui" rispose sedendosi sulla fredda spiaggia "È dove vengo a pensare quando voglio rimanere da solo".
Sana sorridendo si sedette affianco al ragazzo "È bellissimo, inoltre è così tranquillo!".
Marco sorrise "L’ho scelto con cura!".
I due ragazzi rimasero uno accanto all’altra ad osservare i gabbiani, che dopo aver giocato tra le onde si alzavano in volo verso una nuova metà. Ascoltavano in silenzio i rumori che la natura li offriva mentre il vento soffiava impietoso sui loro visi.
"Ma perché non ho messo la sciarpa oggi!" pensò Sana abbracciandosi le braccia cercando di scaldarsi "Mamma che freddo!".
Marco vedendo la ragazza tremare dal freddo, sciolse la sua sciarpa azzurra e dolcemente gliela legò al collo.
"Gra-grazie!" sorrise imbarazzata per l’ennesima volta.
La sciarpa di Marco era morbida ed estremamente calda, grazie al calore emesso dal corpo del precedente proprietario, e Sana per ripararsi ulteriormente dal freddo si coprì leggermente il viso.
Grazie all’indumento portato sul suo collo, riusciva perfettamente a sentire il buon profumo di Marco così fresco e delicato.
"La canzone che ti ho fatto ascoltare, l’ho composta qui..." le confessò fissando attentamente il movimento delle onde.
"Marco…" sussurrò Sana voltandosi  leggermente verso di lui "Perché hai il vizio di comportarti male con le ragazze?".
Forse per la prima volta, da quando si conoscevano, era riuscita a spiazzare il ragazzo poiché l’espressione nata sul suo viso era sorpresa.
Dopo un attimo di silenzio Marco si riprese e, sorridendo e scuotendo leggermente il capo affermò "Simon!".
La ragazza non rispose si limitò ad annuire continuando a fissarlo.
"Qualche anno fa, ero fidanzato da un paio di anni con una ragazza a cui tenevo molto" spiegò Marco, aveva deciso di raccontarle la verità perché in fondo si trovava nel suo posto speciale, nel luogo in cui tutti i suoi pensieri più intimi e sinceri uscivano fuori, ma rivivere quei momenti non era facile.
"Con noi, usciva spesso il mio ormai ex migliore amico. Mi fidavo completamente di entrambi e non avrei mai immaginato che… Che potessero…" affermò stringendosi i pugni.
I ricordi, se pur lontani, facevano ancora male anche se ormai non gli importava più niente né di lei né di lui.
Istintivamente Sana, vedendo la tensione del ragazzo, appoggiò una mano sulla sua spalla "Ehi… Stai tranquillo, se non vuoi raccontarmelo non importa!" gli disse sorridendo "Quando sarai pronto io sarò qua!".
Guardando i suoi occhi, la ragazza poteva scorgere la rabbia che in quel momento lo stava assalendo, così cercò di rassicurarlo accarezzandogli dolcemente il braccio quando inaspettamente il sussurro del ragazzo sciolse il silenzio che si era creato tra i due.

Hai portato con te le mie gioie ed i miei guai
Il tuo doppio gioco a funzionato bene sai
e sarai contento adesso che con lei te ne vai

Inizialmente Sana fu sorpresa di sentirlo cantare, ma poi ascoltando con maggior attenzione le parole di quella canzone capì che Marco le stava raccontando a modo suo ciò che era accaduto.

Ho capito che chi guarda a vuoto sempre nega
Ho cercato di distinguere chi lo faceva
Tra tutti i miei amici proprio lui mi tradiva
e poi mi diceva

Fidati di me adesso non pensare a lei
Non ti accorgi che sa solo fingere lo sai
Che ti è vicina perché
Ama solo quel che hai e non quel che sei

Fidati di me adesso puoi dimenticare
Tu non meriti che lei ti faccia stare male ma
non è vero perché
pensavi sempre a te dicendo fidati di me

Marco cantando ogni singola parola, riusciva ancora perfettamente a ricordare come il suo ex migliore amico lo aveva ingannato raccontandogli menzogne e mettendogli in testa strane idee sulla sua fidanzata, perché il suo unico scopo era quello di farli litigare in modo da potersi avvicinare sempre di più alla sua ormai ex ragazza.
Nell’ultimo periodo, quando ormai le litigate erano all’ordine del giorno, Marco dopo l’ennesima discussione aveva lasciato per un momento da soli le due persone che fino ad all’ora si fidava cecamente. Aveva bisogno di sfogarsi e di stare per un istante da solo per capire ciò che stava succedendo intorno a lui e, tornando sui suoi passi, vide ciò che non si sarebbe mai aspettato.

E spero adesso che tu sia contento
per tutto quello che hai fatto per dividermi da lei
per quanto tempo attesa amata persa in un secondo
per la stupida gelosia nei miei confronti
E se ti aspetti il mio perdono
mi dispiace ma non riesco ancora a cancellare
questo mio dolore
Non dimentico
il giorno che
tu mi hai deluso, ferito ingannato dicendo
Fidati di me!

Si era fidato delle persone sbagliate e lui era stato ancora più stupido a non essersi accorto mai di nulla.
Da quel giorno, precisamente da quando vide il bacio tra la sua ragazza e il suo migliore amico, scomparve dalle loro vite senza una spiegazione, promettendosi di non affezionarsi più a nessuno.
Le persone deludono, mentendoti e approfittandosi di te.
Si poteva fidare solo di sé stesso e delle sue scelte.
"Mi dispiace…" sussurrò la ragazza appoggiando il capo sulla sua spalla.
"Non preoccuparti, non mi importa più ormai! Crescendo ho capito che sono stati loro nella parte del torto anche se…" scrollò leggermente le spalle.
"Anche se tu ora non riesci più a fidarti di nessuno…" completò per lui.
Marco sorrise sarcastico "Questa canzone l’ho scritta dopo aver scoperto il loro tradimento nei miei confronti…".
Sana non sapeva esattamente cosa dire.
Riprendersi dopo una profonda ferita non è mai facile, soprattutto se la causa dei nostri mali sono le persone a cui si vuole particolarmente bene.
Si ricordò di quando, durante le riprese del suo primo film, aveva scoperto tramite l’unica telefonata che era riuscita a fare ad Akito, il fidanzamento improvviso tra lui e Fuka.
Adesso… Sto insieme a Fuka…
Non si sarebbe mai aspettata che due delle persone più importanti della sua vita potessero ferirla involontariamente così tanto.
"Se ti viene voglia di piangere puoi venire da me" le aveva detto Akito quell’ultima sera in gita, ma l’anno dopo si era ritrovata avvolta nelle lenzuola con il cuscino bagnato a domandarsi "Ma cosa devo fare se sei tu a farmi piangere?".
Si ricordava perfettamente la delusione, il senso di vuoto e di solitudine che si era creato intorno a lei. La stessa tristezza provata quel giorno in Italia, quando una ragazza della scuola di Akito, le aveva mandato un messaggio fingendosi lui.
La vita è difficile.
Ci sottopone a prove dure e difficili, ma bisogna trovare il coraggio di affrontare ogni problema guardando in faccia alla realtà. Curarsi le ferite e ricominciare da capo, per poter continuare a vivere la propria vita.
"Non devi dargliela vinta!" affermò all’improvviso Sana voltandosi verso di lui "Devi trovare la forza e il coraggio dentro di te per poterti fidare ancora, perché sono sicura che tu abbia ancora molto da dare alle persone!".
Marco la guardò attentamente ascoltando ogni singola parola.
Ammirava la tenacia con cui affrontava la vita.
"Lo sto già facendo…" sorrise dolcemente il ragazzo "Lentamente, mi sto fidando di una persona…".
Era incredibile come quella ragazza, fosse entrata nella vita di Marco come se niente fosse.
Ogni giorno rimaneva sempre più ammirato da ogni aspetto che Sana gli offriva.
In sua compagnia si sentiva bene, felice.
Felice come non lo era da molto, chissà quanto tempo.
E tutto questo grazie ad una sola persona, a lei.

 

Tony Maiello – Fidati di me: http://www.youtube.com/watch?v=ZubcsozVhGg&hd=1

SPOILER:
"E tu?" le sussurrò ad un soffio dalle sue labbra "Tu, che gusti hai?".


Buona sera a tutte!
Con grande sorpresa invece di domani pubblico oggi!
Il motivo di questa scelta è data dal fatto che domani sarei via tutto il giorno e non so se avrei trovato il tempo di aggiornare la FF, perciò per non lasciarvi in ansia (?) e in attesa ho deciso di farvi questa piccola sorpresa che spero apprezzerete ^.^
Purtroppo sono di fretta perchè domani devo alzarmi presto!
Perciò spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento! Spero che vi piaccia anche la canzone di Tony Maiello, io sinceramente l'adoro e per la storia di Marco ho preso ispirazione da quel video!
Un saluto particolare seguito anche da un immenso grazie alla carissima Lolimik, Angel92, Piccolasognatrice91, Elamela, Sirenetta91, Cicatrice92, Drizzle__93, La Sayuri10, DiosaUnica e a tutte quelle persone che seguono e leggono in silenzio la mia FF!
Siete veramente dolcissime e troppo gentili!

Aspetto con ansia e cono molta curiosità i vostri sinceri pareri!
Scusate se in questo capitolo è presente qualche errore di formulazione della frase o altro ma per la fretta (che vi ho spiegato nelle righe precedenti) non sono riuscita a rileggere con più attenzione!
Vi auguro un buon inizio settimana!
Un bacione grande!! ;) <3 :*

Miky

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Capitolo 16
*** CAPITOLO 16 - LA VOCE DEI RICORDI ***


CAPITOLO 16 LA VOCE DEI RICORDI
 

Nel tardi pomeriggio Marco riaccompagnò a casa Sana.
Avevano trascorso una bella giornata tra risate, parole, battute e sincerità.
Lentamente stavano imparando a conoscere i loro aspetti nascosti, raccontandosi aneddoti vissuti durante la loro infanzia e adolescenza. Ovvio, tra i due Sana era molto più curiosa di conoscere l’esperienze di Marco, poiché la signora Misako con le pubblicazioni dei suoi libri autobiografici intitolati “Mia figlia e io”, aveva logicamente narrato i segreti che si celavano nella loro famiglia.

“Hai mai conosciuto la tua mamma biologica?” le aveva domandato all’improvviso durante il pranzo.
Erano seduti in un piccolo bar che si affacciava davanti al mare. Purtroppo, non riuscivano ad ascoltare i suoni prodotti da quel meraviglioso posto in cui si trovavano, poiché il proprietario per la stagione invernale, aveva riparato il locale con una vetrata scorrevole, ma i ragazzi di certo non potevano lamentarsi perché la visuale era comunque ottima.
Sana prendendo una patatina annuì con il capo “Non pensavo nemmeno di poterla incontrare così velocemente, anzi… Con le probabilità che c’erano credevo che sarebbero passati mesi, anni… Se fosse mai successo!”.
“Hai dei rapporti con lei?”
“No, l’ho incontrata solo due volte” rispose scuotendo il capo “Sono contenta di averla conosciuta, perché ho avuto la possibilità di ringraziarla per avermi fatta nascere nonostante la sua giovane età, ma sai…” continuò alzando gli occhi sorridendo “La mia mamma resterà sempre quella cara donna che mi ha trovata su una panchina del parco e che mi ha cresciuta come se fossi sangue del suo sangue!”.
Marco le regalò un sincero sorriso.
Era colpito dalla naturalezza con cui quella piccola ragazza parlava di una situazione non facile da accettare.


“Dai Sana, concentrati!” si rimproverò la ragazza intenta a studiare in camera sua.
Era seduta sulla sua, ormai solita, scrivania disordinata.
Quante volte sua madre l’aveva rimproverata per tutti quei libri universitari sparsi sul tavolo?
Troppe! Ma che colpa ne aveva lei infondo?
Non faceva in tempo a sistemare qualche quaderno, che il giorno dopo ritornava a casa con nuovi appunti da memorizzare.
La ragazza sfogliando l’ennesimo foglio sbuffò.
Certo, gli appunti che le aveva dato Marco erano ordinati, scritti con una calligrafia impeccabile e chiari, insomma perfetti! L’unico difetto di quei favolosi appunti era la noia che sprigionavano.

“Come mai ti sei iscritto a questa facoltà?” gli domandò mentre passeggiavano sul lungo mare.
“Mio padre…” scrollò leggermente le spalle Marco “È un medico, lavora in una clinica. Perciò mi ha obbligato a scegliere tra medicina o psicologia!”.
Sana a quell’affermazione arricciò immediatamente il naso “Immagino che non è nei tuoi interessi studiare in quest’università!”.
“Infatti!” sorrise il ragazzo guardando l’orizzonte “Vorrei provare ad iscrivermi in un’accademia per giovani cantanti!”.
“Ma tuo padre non approverebbe…” dedusse Sana mentre il ragazzo annuiva.
“Hai centrato il punto!”
“Mi stupisco di te!” esclamò fermandosi di colpo e appoggiando le mani lungo i fianchi “Dov’è finito il ragazzo sicuro di sé? Quel ragazzo che non gli importa niente di ciò che la gente pensa di lui?”.
Marco la guardò sorpreso, mentre Sana imperterrita continuava con il suo discorso “Ti ho sentito cantare, e riesco a percepire perfettamente la passione e l’impegno che ci metti nel farlo. Hai un talento naturale ed è un peccato che tu non possa condividerlo con l’intero mondo ma solo con quelle quattro mura del tuo garage!”.
“A parte che qualche volta io e i miei amici cantiamo in alcuni locali!” puntualizzò Marco, ma Sana ignorò completamente l’affermazione del ragazzo, ormai aveva preso fuoco.
“Tuo padre non approva è vero, ma la vita è la tua!” continuò Sana “Sei tu che devi viverla! Magari quella scuola non accetterebbe nemmeno la tua domanda d’iscrizione, ma almeno quando sarai vecchio e guarderai indietro, non avrai alcun dubbio su come sarebbe andata se avessi provato ad iscriverti!” .
“Certo che quando ti scaldi diventi pericolosa!” scherzò Marco scompigliandole i capelli.
“Devi seguire i tuoi sogni!” sorrise Sana riprendendo a camminare.


Era successo di nuovo.
Ancora una volta mentre mordicchiava la sua matita si era persa nei ricordi di quella bella giornata.
“Giuro che ora mi concentro!” si rimproverò la ragazza sistemando i fogli da leggere.
Ma ecco che puntualmente l’ennesima distrazione della serata, sbucava fuori dalla porta.
“Sana, la cena è pronta!” affermò la signora Misako all’ingresso della camera della ragazza.
“Non ho fame! Devo studiare!” esclamò Sana senza nemmeno voltarsi.
Niente al mondo sarebbe riuscita a staccarla da quella sedia.
“Peccato!” ghignò sua madre “La signora Shimura ha fatto la tua torta preferita!”.
“La torta al cioccolato?!” domandò entusiasta.
“Precisamente!” confermò la signora Kurata “Ti aspettiamo giù tra cinque minuti, così hai il tempo di ordinare i tuoi libri!”.
“Perché aspettare?!” rispose con un sorriso felice alzandosi dalla sedia per raggiungere sua madre “Forza, andiamo a gustarci la cena!”.

“Allora Rei, sei agitato per il matrimonio?” gli domandò Sana mentre si gustava il suo riso.
“No, sono abbastanza rilassato per ora!” affermò versandosi da bere.
“E la signorina Asako? L’ho vista un po’ agitata l’ultima volta!”
“Si, è preoccupata per il menù!” spiegò Rei “Teme che qualcuno possa rimanere a bocca asciutta!”.
“Per fortuna che al dolce non dovrete pensarci!” sorrise Sana “La signora Shimura sono sicura che preparerà una torta buonissima oltre che bellissima!”.
“Sicuramente!” concordò Rei.
“Avete già deciso dove andrete in Luna di Miele?”
“Si, pensavamo di andare ai Caraibi!”
“Ai Caraibi?” affermò la signora Misako con occhi sognanti “Quanto mi sarebbe piaciuto andare in una di quelle isole!”.
“E tu mammina, dove sei andata in viaggio di nozze?”
“Secondo te, dove vuoi che mi abbia portato quel “mantenuto” del mio ex marito!” rispose con ovvietà.
“Dunque, la tua faccia non esprime felicità anzi…” rifletté Sana “Ci sono! Ti ha portato alle terme della nonna!”.
“Alle terme della nonna?!” ripeté la signora Kurata sorpresa “Ma allora non hai letto il mio libro?”.
“Certo che l’ho letto!” ribatté la ragazza “Infatti so benissimo quanto sia avaro con le altre persone!”.
“Hai ragione anche tu!” annuì la madre “Comunque mi ha portato a Monte Carlo”.
“A Monte Carlo?!”
“Mi scusi signora Misako, Monte Carlo è una bellissima città. Cosa non le è piaciuto di quel posto esattamente?” domandò Rei.
“Non ci posso credere!” scosse il capo la signora “Cosa c’è di famoso a Monte Carlo?”.
“Il casinò!” affermò Rei, pensando agli interessi dell'ex marito della signora.
“È andato a giocare d’azzardo durante la vostra Luna di Miele!” spalancò gli occhi Sana, imitata da Rei ancora incredulo.
“Deduco che voi due abbiate fatto finta di leggere i miei libri!” li rimproverò la signora Misako.
 
***
 
Finita la cena la ragazza ritornò in camera sua, doveva assolutamente riprendere a studiare psicologia perché il punteggio era Sana 0 – Psicologia 2.
“Diamoci da fare!” esclamò legandosi i capelli con un elastico azzurro.
Azzurro come il mare.
Azzurro come il colore della sua calda sciarpa.

“Grazie per la sciarpa!” affermò levandosi l’oggetto ma fermata puntualmente da Marco.
“Rossa, sei proprio una masochista allora!” ghignò il ragazzo salendo in sella alla sua moto.
“Che intendi dire?” rispose non capendo “È tua, ed è giusto che sia tu a ripararti dal freddo!”.
“Se non erro a ricordare quella che sbatteva i denti per il freddo eri tu, non io!”
“Si, ma…” ribatté Sana interrotta da Marco “Niente ma, inoltre io sono abituato all’aria fredda causata dalla velocità della moto!”.
“Sei sicuro?” chiese preoccupata.
“Se non la smetti ti lascio qui!” scherzò Marco accendendo il motore della moto.
“No no!” affermò Sana salendo immediatamente sulla sella e abbracciandolo.
Il ragazzo scoppiò a ridere “Non sapevo che fremessi dalla voglia di fare un giro in moto!”.
“Spiritoso!”  rispose con la testa appoggiata sulla sua schiena.
“Questa volta terrai gli occhi aperti?” le chiese prima di partire.
Sana alzò leggermente il capo in cerca del suo sguardo “Terrò gli occhi aperti!” gli disse sorridendo “Promesso!”.


Gli occhi della ragazza erano fissi su quella sciarpa azzurra appoggiata sopra il suo letto.
Alla fine gliela aveva regalata.
Riusciva perfettamente a sentire ancora il profumo di Marco ma non il calore da lui sprigionato.
Con un sorriso ritornò a leggere tra le righe sfiorandosi leggermente la guancia in cui il ragazzo aveva depositato un piccolo bacio prima di salutarla.
Era sicura che dopo quella buonissima torta al cioccolato, niente e nessuno sarebbe riuscito a distogliere la sua attenzione dai suoi “amati” libri.
Forse solo una telefonata da parte di una persona speciale avrebbe avuto il potere di distrarla, nuovamente per l’esattezza.
“E ora chi sarà?!” sbuffò la ragazza rispondendo automaticamente al cellulare che suonava senza sosta “Pronto”.
“Allora non ti hanno rapita gli alieni!” affermò una voce maschile.
“Amore!” sorrise allegra.
“Dov’eri finita? Non riuscivo a trovarti oggi!” le domandò Akito.
“Hai ragione, avevo il cellulare staccato! Sono stata al mare con un mio compagno di università!”
“Al mare?” ripeté inarcando un sopraciglio “Non avevi lezione?”.
“Si” annuì la ragazza “Solo che con tutti gli impegni scolastici e professionali non ho mai un attimo per me!”.
“Capisco” rispose con un tono diverso da prima.
“Sei arrabbiato?” gli chiese dopo un attimo di esitazione.
Silenzio.
“No” affermò ad un tratto il ragazzo “Hai fatto bene a distrarti dalla solita quotidianità!”.
La ragazza sorrise “E tu che hai fatto oggi?”.
“Lezione in palestra”
“Sono migliorati i bambini dalla prima lezione?”
“Si. Domani ti passo a prendere alle 19:00”
“E dove andiamo?” domandò confusa.
“A quel corso che un mese fa tu mi hai obbligato a frequentare!” rispose sarcastico.
“Obbligato… Che brutto verbo!”
“Preferisci costretto?”
“Nemmeno!” rise allegra “Uff… Sto cercando di studiare, ma sembra che ogni avvenimento sia un pretesto per non farlo!”
“Ti serve una mano?” ghignò malizioso.
“Cercherò di cavarmela da sola!” scherzò Sana.
Se Akito fosse venuto a casa sua, era sicura che avrebbero fatto tutto eccetto che studiare.
Akito Hayama era di certo un sinonimo del verbo distrarre.
“Buona notte Kurata!”
“Notte Aki!” sorrise dolcemente.
Chiuse la cornetta e per un momento si domandò se il suo ragazzo fosse stato geloso, ma questo dubbio durò solo un istante, perché la sua attenzione fu catturata da un cartoncino colorato che si trovava tra gli appunti.
“E questo cos’è?” si chiese prendendo in mano la locandina per leggerla.
Pubblicizzava un evento che si sarebbe tenuto questo sabato al “Live Club!”, un locale nel quale alcuni artisti potevano prenotarsi per esibirsi liberamente sul palcoscenico esponendo la loro passione.
“Certo che Marco ha delle idee proprio originali per invitare le persone!” sorrise Sana alzandosi dalla sua scrivania per raggiungere il letto.
Si era arresa, Psicologia aveva vinto ad un punteggio pazzesco quella sera!
Perciò, stanca ma felice per la giornata trascorsa, si rimboccò sotto le morbide coperte e con un sorriso si lasciò cullare dalle braccia di Morfeo.
 
***
 
Sabato sera, Sana, Akito, Hisae, Aya e Tsuyoshi si incontrarono come al solito in piazzetta per poi dirigersi al “Live Club!”. La rossa, infatti, il giorno precedente aveva proposto alla compagnia di andare a bere qualcosa in questo locale, poiché curiosa di sentire cantare nuovamente Marco e di trascorrere una piacevole serata con entrambe le compagnie.
All’appello però mancavano Gomi, Fuka e Takaishi.
Il barista quel sabato sera era di turno al lavoro, mentre i due fidanzati con una banale scusa inventata sul momento, rifiutarono l’invito. Il neo papà, come aveva già ribadito più volte, non voleva in alcun modo mettere a rischio la salute delle due persone più importanti della sua vita, infatti da quando aveva scoperto che presto sarebbe diventato genitore il suo senso di protezione era aumentato a dismisura. Certo, alla ragazza non dispiacevano per nulla quelle amorevoli attenzioni, ma con gli ormoni che da poco avevano preso vita propria e il senso di sonnolenza accompagnato da fastidiose nausee, il suo umore non era sempre dei migliori.
I cinque ragazzi in poco tempo arrivarono al “Live Club!”, un locale abbastanza ampio su due piani.
Le luci del pub illuminavano in particolar modo il palcoscenico situato al pian terreno. Al centro della sala vi era una zona bar, mentre sia i tavolini che i divanetti erano sparsi un po’ ovunque su entrambi i piani.
Sana entrata nel locale si ritrovò a pensare alla già, notata assomiglianza caratteriale, tra Akito e Simon. Era un evento più unico che raro vedere una tigre e un leone nello stesso territorio.
“Andiamo a prendere da bere, cosa volete?” domandò Akito una volta raggiunto un tavolo libero.
“Una birra!” urlò Hisae per farsi sentire dal ragazzo, siccome la musica era abbastanza alta.
“Anche per me!” affermò Aya sedendosi accanto all’amica.
“Tu Kurata cosa vuoi?” le chiese voltando il capo verso di lei.
Dopo un attimo di indecisione su cosa ordinare, Sana optò per una Corona.
“Due birre e una Corona, ok!” riepilogò Tsuyoshi “Torniamo subito!”.
“Non credo!” scherzò Hisae osservando la quantità di persone presenti al bancone del bar.
“Carino il posto!” esclamò Aya guardandosi attorno.
“Si, non male!” concordarono le due amiche.
“Peccato che Fuka non sia venuta!” affermò Sana mentre Aya e Hisae annuirono.
“Sarà per la prossima volta!”
“Chissà dove sono finiti Marco e gli altri!” chiese curiosa osservando ogni viso presente nel locale.
“Akito che ne pensa di Marco?” domandò immediatamente Hisae.
Sana scrollò le spalle “Cosa dovrebbe pensare? Non si conoscono nemmeno!”.
“Allora cosa ne pensa del vostro rapporto?” insistette Hisae.
“Ripeto, cosa dovrebbe pensare? Non ci ha mai visti chiacchierare insieme!”
“Vuoi dirmi che l’Akito Hayama, il ragazzo che noi tre conosciamo dai tempi dell’elementari” precisò la ragazza “Non ha detto assolutamente niente delle vostre uscite? Nemmeno, prendendo a caso come esempio, quella dell’altro giorno?!”.
Sana la guardò confusa.
Ma dove voleva arrivare Hisae?
“Esatto! Anche se ad esser sincera, mi è sembrato un po’ infastidito” confessò Sana “Soprattutto quando gli ho raccontato che Marco mi ha portata al mare!”.
“E ci credo!” esclamò con energia l’amica.
“Ehi Rossa!” affermò allegramente un ragazzo “Sono contento che hai accettato il mio invito!”.
“Parli del diavolo…” sussurrò Hisae vedendo Marco arrivare in compagnia di un suo amico.

“Hai un modo un po’ insolito di invitare le persone!” scherzò la ragazza.
“Solo ad alcune persone riservo questo trattamento speciale” rispose Marco sorridendole.

“Sana, non mi avevi detto di avere delle amiche così belle!” esclamò Lucas.
La ragazza, imitata dalle sue amiche, inarcò un sopraciglio “Grazie… Comunque loro sono Hisae e Aya”.
“Ciao!” salutarono in coro le due amiche mentre Sana finiva di presentare “E lui è Lucas, un amico di Marco!”.
“Non sei più venuta a trovarci!” puntualizzò Lucas “Non sarà per Martina, vero?”.
“Martina?!” ripeterono in coro Hisae e Aya guardando la loro amica.
“Sono venuta al bar a inizio settimana, ma ho incontrato solo Simon!” precisò Sana.
“Simon?!” affermarono le ragazze.
“Dopo vi spiego!” bisbigliò Sana, rivolgendo ad entrambe un’occhiataccia.
“Quell’antipatico non ci ha detto niente!” incrociò le braccia al petto il biondo “Si tiene sempre il meglio tutto per sé!”.
“Ora dobbiamo andare, tra poco tocca a noi!”
“Buona fortuna!” sorrise Sana.
“Non ne ho bisogno!” ghignò il ragazzo facendole l’occhiolino “Ho tutto quello che mi serve!”.
“Ciao ragazze, venite a trovarci ogni tanto! Soprattutto tu, bella biondina!” salutò Lucas.
“Bella biondina?!” ripeté Hisae scaldandosi “No, ma avete sentito anche voi, vero? Bella biondina a me?”.
Sana e Aya scoppiarono a ridere per la reazione di Hisae. Sapevano perfettamente quanto la ragazza odiasse essere chiamata con quei stupidi soprannomi come: biondina, bambolina o piccola, soprattutto da persone che non conosceva minimamente.
“Dai Hisae, non prendertela! Sembrava simpatico!” rise Aya.
Poco dopo i due ragazzi ritornarono al tavolo con le ordinazioni.
“Scusate, c’era un’interminabile fila!” le informò Tsuyoshi sedendosi accanto alla sua ragazza.
“Certo che questo è proprio stonato!” affermò Akito bevendo finalmente il suo Mojito.
“Ma come diamine fai a bere quel cocktail?!” esclamò Sana dopo aver assaggiato un sorso dal bicchiere del suo ragazzo “È così… Aspro e…” affermò facendo un’espressione disgustata “…Forte!”.
“Ognuno ha i suoi gusti, Kurata!” ghignò Akito avvicinandola pericolosamente a sé con una stretta sicura “E tu?” le sussurrò ad un soffio dalle sue labbra “Tu, che gusti hai?”.
La ragazza si ritrovò persa in quei occhi ambrati. Sapeva benissimo che l’unico modo per riemergere da quel labirinto, in cui era stata nuovamente catapultata, era avere un suo contato.
Un contato che lei bramava dalla voglia di avere.
Avvicinandosi lentamente a lui, gli sfiorò dolcemente le sue umide labbra e, mordendogli delicatamente il labbro inferiore, riuscì ad assaporare il sapore di menta e limone unito al gusto dell’alcol sulla sua bocca.
“Ti piace?” le domandò dolcemente mentre si lasciava trasportare da quel passionale bacio.
“È… Buono…” gli sussurrò ad un soffio dal suo viso.
Era diverso, estremamente diverso.
Il sapore dell’alcolico sulle labbra di Akito non era così fastidioso come quello bevuto direttamente dal bicchiere.
Era piacevole, dissetante, coinvolgente.
Se fosse stato per lei, avrebbe passato tutta la sera ad assaporare quei piccoli baci a fior di labbra.
Quei baci che sapevano di limone e che le ricordavano il loro primo bacio avvenuto sulla torre di Tokyo.
Quei baci che sapevano di menta e che le davano una sensazione nuova, fresca.
Quei baci che sapevano di lui, che era la sola e unica persona che riusciva a farle provare ogni singola volta emozioni così forti, travolgenti e con la voglia di andare oltre. Di riuscire ad esprimere senza l’uso delle parole, ciò che lei provava per lui: amore.
Semplicemente un bacio al Mojito.
Improvvisamente Sana, sentendo il nome di Marco e degli altri componenti del gruppo presentati dal vocalist, fu riportata velocemente alla realtà.
Era il turno di Marco.
Voltandosi di colpo verso il palco, cercò tra la confusione il volto del ragazzo che, sistemando il microfono, stava sorridendo come sempre con quell’aria sicura di sé.
“Dedicata alla mia Fan Numero Uno!” esclamò il ragazzo salutando il pubblico.

È strano pensare come un mondo pieno di persone può sembrare deserto,
quando una sola persona ti manca davvero.
Ok! Non è in quel senso che in una canzone io ti descrivo,
sei diventata la protagonista dei miei testi e quindi adesso ti scrivo
tutte le cose belle che mi porto dentro.

La canzone era molto diversa rispetto a quella che Sana aveva ascoltato quel pomeriggio alle prove. Oltre ad avere un ritmo molto diverso, anche lo stile in sé era cambiato.
Ma ciò che sorprese veramente la ragazza era il sapere che quel brano fosse dedicato a lei, che secondo Marco, era la loro “Fan Numero Uno”.
Quante persone potevano sapere che Marco si stava riferendo unicamente a lei?

Vorrei prendere la mira del tuo cuore e fare centro
senza pensarci due volte
farti appoggiare tra le mie braccia e stringerti forte.
Ma questo è il pensiero avvolto su una poesia,
forse per te non vale niente soltanto pura fantasia, allora…
Ti invito questa sera in un sogno di paura,
così quando dormo potrò vivere con te un’avventura particolare,
come il tuo carattere.

Un piccolo sorriso comparve sul viso della ragazza.
Inevitabilmente le venne in mente il pranzo della settimana scorsa, precisamente quando Marco, avendo capito il suo terrore per la moto, l’aveva invitata ad affrontare quella sua piccola paura.

Per me sei troppo speciale,
mi fai impazzire.
Stai attenta a non rischiare,
per come ti muovi.
E stai facendo un gioco losco, cosa ci provi?
Anche io comincerò a giocare sporco!
 
Ricatto.

“Chiederò ad un mio amico di passarmi gli appunti e poi te ne darò una copia!” 
“Sul serio?! Grazie!” sorrise Sana.
“Ma...” aggiunse immediatamente Marco ghignando.
Sana conosceva perfettamente quel ghigno. Era il classico sorriso di colui che in cambio di un favore voleva ricavarne indietro qualcosa. Così sbuffando e con un pizzico di timore gli domandò “Cosa vuoi in cambio?”.
“Però Rossa, mi sorprendi!” si complimentò il ragazzo.
“Ho imparato dai migliori!” rispose con noncuranza “Allora? Cosa vorresti in cambio?”.
“Nulla di preoccupante! Semplicemente devi venire a fare un giro con me in moto!”
“Stai scherzando?” gli domandò spalancando la bocca.
“Per niente” sorrise soddisfatto Marco.
“E va bene...” si arrese Sana, dopotutto quegli appunti le servivano.
“Sapevo che non avresti rifiutato!” ghignò il ragazzo.
“Ottieni sempre quello che vuoi tu, vero?”gli chiese conoscendo già la risposta.
“Sempre!”


Il sorriso sulle labbra della ragazza si allargò maggiormente a quel ricordo.
Quel giorno, era riuscita a sfuggire dal “pericoloso” giro in moto, grazie a Rei che quella mattina, si era raccomandato con lei di non fare tardi finite le lezioni, poiché nel pomeriggio avrebbe dovuto lavorare.
Nei giorni successi infatti, non aveva più pensato al loro accordo, anzi era convinta che fosse stata solo una semplice richiesta legata a quel pomeriggio. Non si sarebbe mai aspettata che, verso la fine della settimana, lui si presentasse davanti all’aula di lezione puntuale e per giunta con degli ordinatissimi appunti con sé.

“Questi sono tuoi” affermò il ragazzo porgendole una busta trasparente con all’interno alcuni fogli.
La ragazza guardò perplessa prima Marco e poi la cartelletta trasparente che teneva ancora in mano il ragazzo “Cos’è?”.
“Gli appunti che mi avevi chiesto!”
“Me li hai portati sul serio? Grazie!” sorrise allegra.
“Rossa, non hai ancora capito che se io dico una cosa per me è quella?!”
“Dai Marcolino non fare il permaloso!” affermò prendendo i fogli che il ragazzo le stava porgendo, ma quest’ultimo con un gesto fulmineo ritrasse la mano.
“Signorina Kurata, forse si è scordata del pagamento?” ghignò Marco.
Sana era totalmente basita.
“A-Adesso?”
“Si, adesso!” le rispose deciso.
“Ma ora c’è lezione!” cercò di contrattare la ragazza.
“Lo so, ma da brava studentessa che sei, non hai ancora saltato una lezione quest’anno!”
“E tu come lo sai?” gli domandò sorpresa.
Marco ghignò “Ho i miei informatori! Dai andiamo!”.
Dopo un attimo di esitazione Sana affiancò il suo amico e sorridendo gli domandò dove erano diretti.
“Certo che vuoi sapere sempre tutto tu!”
“Mi sembra logico!” constatò Sana “Visto che per la prima volta salirò su un mezzo di trasporto a due ruote!”.
“Non dirmi che non hai ancora tolto le rotelle dalla bici!” scherzò Marco.
Sana divertita gli diede un leggero buffetto sul braccio “Stupido!”.
“Tieni!” esclamò il ragazzo porgendole il casco una volta arrivati alla moto.
La ragazza mordendosi il labbro inferiore, osservò per un momento il casco nero che ora teneva fra le mani. Era agitata e il suo cuore inevitabilmente batteva all’impazzata, per giunta dopo essersi infilata velocemente il casco non riusciva a capire come diamine si allacciasse il gancio.
“Lascia fare a me!” sorrise Marco vedendo che la ragazza stava letteralmente litigando con il casco.
Sana alzando leggermente il viso sorrise, mentre le sue goti involontariamente si coloravano di rosso per l’imbarazzo.
“Non ti succederà niente!” affermò guardandola profondamente negli occhi e appoggiando le mani sul suo casco “Te lo prometto!”.
“Lo so!” gli rispose improvvisamente sicura.
La ragazza non riusciva a capirne il motivo, ma sapeva che le parole di Marco erano vere.
Forse era stato proprio il suo sguardo così sicuro e quella voce così decisa e fiduciosa.

Ormai Bimba ti sto facendo una collezione,
se non l’hai capito ti dedico anche questa canzone.
Io riuscirò a conquistare il tuo cuore senza un ti voglio bene
perché tutto non è come appare.
Io lo so che in fondo anche tu lo vuoi sinceramente
dopo tutto devi solo lasciarti andare.
Fatti trasportare nel vuoto dalla mia mano,
sguardo incrociato come sempre ecco ci siamo!
E mi avvicino piano e ancora ci guardiamo,
sfioro le tue labbra e poi… Niente!

Molto probabilmente, nessuno del pubblico si era accorto che l’attenzione del cantante era rivolta unicamente ad una sola persona. Inoltre Marco sul palco, per colpa delle luci e della confusione presente nel locale, non riusciva a vedere la diretta interessata ma, mentre pronunciava quelle semplici e veloci parole, i ricordi, come richiamati dal suono di quelle brevi frasi, evocavano le immagini vissute qualche giorno fa: quando per la prima volta Sana si era fidata veramente di lui.

“Tutto bene?” le domandò Marco girandosi di poco verso di lei che rispose annuendo semplicemente.
Solitamente, mentre guidava la sua moto, non gli piaceva essere avvolto dagli abbracci possessivi delle ragazze che frequentava, ma il contatto di Sana era diverso. Nel suo abbraccio riusciva a sentire il calore che il suo delicato corpo emanava e le colorate emozioni che lei provava in quel momento, inoltre sapeva perfettamente che non c’era un secondo fine nella sua stretta, come invece capitava spesso con le altre ragazze.
Ma pur sapendo questo era lo stesso felice.
Felice che Sana avesse accettato di passare una giornata in sua compagnia, pur sapendo che avrebbe perso tre lezioni nell’arco di quella giornata. Di conseguenza anche se aveva guadagnato gli appunti di psicologia della settimana scorsa, inevitabilmente avrebbe perso quelli di oggi.
Che avrebbe chiesto aiuto alle sue tre amiche?
Sicuramente.
Aveva osservato da lontano il legame che univa quelle quattro ragazze.
All’ennesima curva, le esili braccia di Sana strinsero maggiormente il torace muscoloso di lui, che senza pensarci appoggiò la sua mano fredda in quella piccola di lei.
Voleva con un semplice gesto infonderle coraggio.
A quel contato, Sana aprì di colpo gli occhi sorridendo e, il paesaggio che le si parò davanti, era bellissimo.
Non erano più in città, ma in una strada di campagna, circondati dalla natura dipinta dai colori estremamente caldi.
Le dita di Sana che fino a poco fa stringevano forte il giubbino di pelle del ragazzo, ora inspiegabilmente si ritrovavano intrecciate fra le dita di lui.
Molto probabilmente la ragazza non si era nemmeno accorta di quel gesto involontario, al contrario Marco, stringeva a sé quella fragile mano.

Lo sai, sei fresca come un fiore
e il tuo riflesso divino per me ha un importante valore.
Mi fai battere il cuore,
dammi solo un’occasione per regalarti un raggio d’amore
e farti brillare come il sole.

E ancora altri ricordi.
Immagini nella mente che riguardavano unicamente loro due.
Il testo che stava cantando l’aveva iniziato a comporre durante le lezioni universitarie quando, Sana seduta qualche banco più in là, a volte in compagnia delle sue amiche altre volte da sola, seguiva con una “personale attenzione” le spiegazioni degli insegnanti.
Il suo viso, allegro e spensierato, era illuminato dai raggi indiretti del sole che le davano una sensazione di freschezza e calore allo stesso tempo.

“E la tua passione qual è? Oltre a fare la fotomodella intendo?” gli domandò.
“Amo recitare, ma questo penso lo sai già” rispose sorridendo Sana.
“No che non lo so. Anche se ho letto molti articoli che scrivono i giornali non posso conoscere la vera Sana Kurata”
“Giusto… Beh amo aiutare e fare felice gli altri, vedere nascere sul loro volto un sorriso sincero…”
“Come i girasoli!” la interrupe Marco.
“Che centrano i girasoli ora?” rise Sana.
“Beh i girasoli dipendono dal sole e quando quest’ultimo splende nel cielo anche i fiori si aprono al suo passaggio” spiegò Marco.


Voleva ribaltare la situazione.
Non voleva essere un semplice girasole.
Voleva essere di più.
Voleva essere il raggio di sole che illuminava lo splendido sorriso della ragazza.

Ma mi pensi?
Li capisci i doppi sensi dopo che ti vedo ragionamenti lenti e spenti.
Ah, mi senti?
Non sono io che parlo, ma sono i miei sentimenti ora a farlo.
Ora vieni qui,
dai su Baby non farti pregare!
Per quanto ancora devo aspettare?
Stando sulle scale a vedere i minuti volare e a pensare a un lieto fine
ma poi senza morale arriviamo senza un finale!

“Cavolo Rossa, non pensavo fremessi dalla voglia di pranzare insieme a me!” ghignò Marco vedendola arrivare di corsa.
“Cosa ti fa pensare che io abbia accettato?” rispose Sana fermandosi davanti al ragazzo e guardandolo in tono di sfida.
“Te l’ho già detto… Dal sorriso che è nato sul tuo volto non appena hai letto il bigliettino che ti ho inviato!” affermò il ragazzo per nulla turbato.
“Io sorrido sempre!” ribatté sicura Sana.
Marco rimase per un momento in silenzio, osservando attentamente ogni movimento del suo viso.
Scuotendo leggermente le spalle le disse “Ho visto come ti si sono illuminati gli occhi quando hai aperto il primo foglietto. La curiosità che esprimevano i tuoi occhi nel vedere e nel leggere il secondo messaggio, seguito da un sorriso se si può ancora più felice. Non serve per forza rispondere a parole a volte, basta osservare le piccole cose”.

Io riuscirò a conquistare il tuo cuore senza un ti voglio bene
perché tutto non è come appare.
Io lo so che in fondo anche tu lo vuoi sinceramente
dopo tutto devi solo lasciarti andare.
Fatti trasportare nel vuoto dalla mia mano,
sguardo incrociato, come sempre. Ecco ci siamo!
E mi avvicino piano e ancora ci guardiamo,
sfioro le tue labbra e poi… Niente!


Un flash di ricordi
menti solo il tuo volto,
mentre parli con gli occhi, io con la bocca ti ascolto.
La tua immagine fa parte della mia musica, sei solo un sogno!
Un flash di ricordi
menti solo il tuo volto,
mentre parli con gli occhi, io con la bocca ti ascolto.
Ti voglio far sentire come nessun’altra: unica!

In questi pochi minuti, la mente di Sana era avvolta in un’altra dimensione.
Nel brano, riusciva a scorgere facilmente alcuni momenti importanti trascorsi in compagnia di Marco, esattamente come la prima canzone che le aveva fatto ascoltare al garage.
Che stesse confidandole i suoi sentimenti con una canzone?
Impossibile, Marco è troppo sicuro di sé per non andare dritto al sodo.
Ma una seconda domanda balenò nella mente della ragazza.
Che Hisae prima avesse voluto avvertirla delle reali intenzioni di Marco nei suoi confronti?
Di nuovo impossibile.
Eppure… Anche Simon, a modo suo l’aveva avvertita.
“Lo conosci?” le domandò Akito curioso.
Aveva notato l’espressione della sua ragazza cambiare notevolmente durante il corso della canzone.
La voce calda del suo ragazzo la riportò alla realtà.
“Come scusa?” gli chiese confusa.
“Niente” affermò il ragazzo, intuendo dal suo sguardo perso che Sana e il cantante si conoscessero.
Ora più che mai era curioso di conoscere il volto di quel misterioso ragazzo.
Che fosse la stessa persona che l’altro giorno l'aveva portata al mare?

Io riuscirò a conquistare il tuo cuore senza un ti voglio bene
perché tutto non è come appare.
Io lo so che in fondo anche tu lo vuoi sinceramente
dopo tutto devi solo lasciarti andare.
Fatti trasportare nel vuoto dalla mia mano,
sguardo incrociato come sempre ecco ci siamo!
E mi avvicino piano e ancora ci guardiamo,
sfioro le tue labbra e poi… Niente!
 



* Sukriboy - E poi... Niente! https://www.youtube.com/watch?v=ZNG0_mSpK7E




SPOILER:
“Cin-cin!” sorrise scrollando le spalle e avvicinando la sua Corona alla bottiglia di birra di Marco.
In contemporanea, un terzo bicchiere si unì al brindisi dei due ragazzi e Sana immediatamente, riconobbe quella mano forte e decisa che teneva stretto il suo drink.




Ciao a tutti !
Solo oggi sono riuscita ad aggiornare il nuovo capitolo che spero vi possa piacere!
Purtroppo ho dovuto dividere la serata in due capitoli, altrimenti sarebbe risultato decisamente troppo lungo!
Nel prossimo capitolo, come annunciato nello spoiler, ci sarà finalmente un incontro atteso da molto! ^.^
Spero di non deludere le vostre aspettative. ;)
Voglio ringraziare la mia amica Luci che tutte le volte mi aiuta con i suoi importanti pareri a portare avanti questa FF, soprattutto nei miei momenti di totale confusione! Esattamente come Lolimik che mi sostegna ogni volta e mi regala preziosi consigli!
Ringrazio di cuore anche Angel 92, Elamela, Sirenetta91, Cicatrice92, Piccolasognatrice91, Reginadeisogni, DiosaUnica, Drizzle
__93, La Sayuri10 per le loro gentili recensioni! :)

Un bacione e Buon inizio settimana!
A presto!!

Miky



 

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Capitolo 17
*** CAPITOLO 17 - L’EFFETTO CHE PUÒ FARE ***


CAPITOLO 17 ● L’EFFETTO CHE PUÒ FARE
 

“Dovresti andarlo a salutare” affermò di colpo Akito, mentre la folla applaudiva per la canzone appena conclusa.
“Chi?” domandò Sana non capendo a chi si stesse riferendo.
“Non prendermi in giro” le rispose tranquillo sorseggiando il suo drink “Ho capito che tu e l’Usignolo siete amici!”.
Usignolo?!”
“Si, tu e l’Uccello canterino!” precisò Akito.
“Stai forse parlando di Marco?”
“Ah, è così che si chiama?!”
“Ehi Sana” urlò Hisae “Io e Aya andiamo un attimo in bagno, tu che fai?”.
“Andate pure, al massimo vi raggiungo” esclamò per poi voltarsi nuovamente verso il suo ragazzo.
“È solo un amico, l’ho conosciuto all’università quest’anno!”
“Non ti ho chiesto spiegazioni” ghignò Akito osservando la folla che li circondava.
La stava prendendo in giro, forse?
Un attimo prima, visto da come lo derideva, sembrava che Akito Hayama fosse geloso di lei; e il secondo dopo le rispondeva come se la cosa non lo riguardasse minimamente.
“Quando fa così non lo sopporto!” pensò Sana guardandolo attentamente negli occhi.
Voleva scorgere una sua qualsiasi reazione, capire di preciso cosa stesse provando in quel momento. Non aveva calcolato però, che questa missione, oltre che difficile, pareva impossibile.
Perché lo sapeva.
Quando si trattava di leggere le emozioni nascoste del suo ragazzo, nemmeno il miglior archeologo sarebbe riuscito a decifrare quelle antiche scritture.
Era sicura però che c’era qualcosa che lo turbava.
“Dai, te lo faccio conoscere!” affermò mantenendo la più totale calma e mostrandogli il miglior sorriso che possedeva.
“Non è nei miei interessi, Kurata!” le disse continuando a sorseggiare incurante il suo Mojito.
“A volte non ti capisco proprio, Hayama! Marco, dato che non lo conosci neanche, non ti ha fatto niente. Perciò vorrei capire perché ti stai accanendo contro di lui!”
“Infatti, non mi ha fatto niente…” le rispose sorprendendo la sua ragazza.
Peccato però che il sorriso sulle labbra di Sana, sparì non appena Akito riuscì a completare la frase appena pronunciata.
“…Per ora!”.
Sana inevitabilmente alzò gli occhi al cielo. “Tipico comportamento da re delle giungla!” pensò ricordando la breve chiacchierata fatta con Simon a inizio settimana.
“Tsuyoshi” affermò ad un tratto Akito “Ho fame, andiamo al bancone ad ordinare qualcosa!”.
“Ehi, non vorrete lasciarmi qui al tavolo da sola!” esclamò Sana.
“Certo che no!” ghignò Akito “Tra pochi minuti sono sicuro che arriverà il tuo Uccello canterino!”.
“Sei insopportabile, Hayama!” rispose infastidita incrociando le braccia al petto, intanto che Tsuyoshi affiancava Akito per raggiungere il banco del bar.
“Se ne sono andati veramente!” bisbigliò tristemente sbuffando.
“Chissà che fine hanno fatto Aya e Hisae!” pensò la ragazza seduta al tavolo mentre giocava a roteare leggermente la sua bottiglia di Corona con gli occhi persi nel vuoto “Non posso nemmeno raggiungerle in bagno, altrimenti ci fregano il posto!”.
Nella sua mente cominciarono a farsi largo i ricordi, come richiamati da una forza maggiore. Negli ultimi tempi, da quando lei e Akito si erano fidanzati ufficialmente al Luna Park, precisamente sulla ruota panoramica, il loro rapporto era notevolmente migliorato. Tra le tante risate e le poche discussioni avute, erano riusciti a trovare il loro giusto equilibrio ed era felice di ciò che entrambi stavano costruendo con il tempo.
Inoltre, non era la prima volta che Akito manifestava un sentimento di gelosia nei suoi confronti. Ricordava benissimo la sua reazione quando l’aveva vista in compagnia di Yuri o con Eddi. Per non parlare di quando aveva ignorato completamente quel ragazzo conosciuto al Luna Park che poi qualche sera dopo si era riavvicinato nuovamente a lei mandando in escandescenza Akito.
“Com’è che si chiamava? Adam… Alan… Bo!” pensò la ragazza “Ah, e poi c’è anche Naozumi… Rivale storico di Hayama” continuò sorridendo a quell’ultimo pensiero.
In un modo o nell’altro, Akito aveva avuto la “fortuna” di conoscere direttamente la maggior parte di quei ragazzi, constando in prima persona che ognuno di loro aveva un interesse nei confronti della sua ragazza.
“Che avesse già incontrato Marco?” si domandò bevendo un goccio di Corona “Impossibile. Inoltre Marco è semplicemente un simpatico amico, oltre che attraente ragazzo… Ma che dici Sana!” pensò arrossendo e scuotendo vivacemente la testa “Se Marco avesse avuto un qualunque interesse nei miei confronti, me l’avrebbe detto senza molti giri di parole. Anche Simon l’ha detto!” si disse annuendo “Qualche complimento e…”.
In quel preciso momento immaginò Marco ridere e scherzare con un’altra ragazza mentre la teneva stretta tra le sue braccia. Che fosse gelosa?
“Troppi pensieri, mi gira la testa!” affermò appoggiando la testa sul palmo della sua mano.

“Tu non sei tutte le ragazze!”

Involontariamente, le venne in mente quel pomeriggio, in cui Marco le aveva confessato che lei non era come tutte le altre ragazze. Ricordava ancora perfettamente, come il ragazzo aveva sottolineato ogni singola parola e lo sguardo profondo e sincero che le aveva regalato.
Si sentiva unica ai suoi occhi.
Inevitabilmente le labbra di Sana si incurvarono facendo fiorire lo stesso sorriso di quando Akito a fine estate le confidò che per lui esisteva sempre e solo lei.

“Molto speso uscivo con Gomi ed Eddi per divertirmi con qualche ragazza, così per passare il tempo…” spiegò semplicemente Akito “…Ma non mi sono mai innamorato di nessuna. Solo tu riesci a farmi sentire bene e a far uscire la parte più bella di me”.

“Rossa!” esclamò allegramente Marco sedendosi accanto a lei “Non puoi assolutamente bere da sola!”.
“Marco!” rispose sussultando la ragazza “Mi hai spaventata!”.
“Ciao Sana!” salutarono in coro Lucas e Simon mentre si sedevano accanto all’amico.
“Ragazzi!” sorrise Sana “Complimenti, siete stati bravissimi!”.
“Dove sono le tue amiche?” domandò immediatamente Lucas “Vorrei tanto sentire un loro parere!”.
“Sei incredibile!” commentò Simon.
“Si, certo! Ma quando vedrai la bionda non azzardarti ad adocchiarla!”
“Non è colpa mia se ho un certo fascino sulle ragazze!” ghignò Simon.
“Hisae e Aya sono andate in bagno” rispose Sana interrompendo la competizione dei ragazzi “Dovrebbero arrivare tra poco!”.
Nel frattempo anche Will raggiunse gli amici al tavolo insieme ad una ragazza dai corti capelli biondi.
“Piacere Jenni!” si presentò velocemente con un piccolo sorriso, per poi riprendere a chiacchierare con Will e Simon, il quale il più delle volte annuiva o ghignava alle loro battute.
“Erano belli?” le domandò curioso Marco voltandosi all’improvviso verso Sana.
“Che cosa?” gli chiese corrugando la fronte.
“I pensieri che ho interrotto con il mio arrivo!” le rispose sorridendo mentre vedeva le goti di Sana arrossirsi.
La ragazza rapidamente abbassò lo sguardo, mentre il ragazzo esclamò “Presumo di si. Brindiamo!”.
“A cosa?” rise Sana.
“Ai tuoi bei pensieri!” rispose prontamente Marco “È bello vederti felice!”.
“Cin-cin!” sorrise scrollando le spalle e avvicinando la sua Corona alla bottiglia di birra di Marco.
In contemporanea, un terzo bicchiere si unì al brindisi dei due ragazzi e Sana immediatamente, riconobbe quella mano forte e decisa che teneva stretto il suo drink.
Si voltò velocemente, curiosa di osservare la reazione del suo ragazzo. I lineamenti del suo viso erano tesi anche se apparentemente sembrava che Akito fosse rimasto impassibile a quella scena. Per un solo momento, le parve di scorgere nei suoi occhi una scintilla di rabbia unita ad una forte gelosia. Purtroppo non ebbe la conferma di questo suo pensiero, perché il suo fidanzato ritornò in un istante indifferente come sempre.
“È la cosa più importante” affermò di colpo Akito continuando a fissare intensamente Marco e avvicinando il bicchiere alle sue labbra.
Il moro non si lasciò intimidire dalla provocazione del biondo e osservandolo attentamente bevve un sorso di birra.
Soltanto Sana rimase ferma con la mano sospesa a tenere la sua bottiglia di Corona. Non era riuscita a muovere nessun muscolo, guardava entrambi con una particolare attenzione, preoccupata delle reazioni che tutti e due avrebbero potuto avere.
Gli amici seduti al tavolo osservarono la scena con espressione differente sul viso, c’è chi era divertito per quella simpatica situazione e, chi invece temeva il peggio da un momento all’altro. Hisae e Aya, ritornate da poco dall’interminabile coda del bagno, facevano parte dell’ultimo gruppo, timorose di scoprire cosa sarebbe successo da lì a pochi minuti.
“Ecco cosa succede quando qualcuno non mi dà retta!” esclamò Hisae scuotendo lievemente il capo e notando solo in quell’istante che seduto al loro tavolo, era presente pure il ragazzo di prima “Come se non bastasse c’è pure quel Farfallone del suo amico!”.
“Hayama, hai portato le patatine!” gli disse Sana cercando di riprendere il controllo di quella terribile situazione.
Non si era immaginata così l’incontro tra Akito e Marco, anzi, a dire la verità non ci aveva nemmeno pensato.
Akito sedendosi accanto a Sana, le circondò distrattamente la vita. Un gesto innocuo all’apparenza, ma che invece andava oltre ad ogni aspettativa. La sua stretta forte e sicura, indicava sia il bisogno irrefrenabile di proteggerla dal mondo esterno che per sottolineare quel senso di appartenenza nei suoi confronti.
Ovviamente Marco guardò malvolentieri quella scena, osservando le goti di Sana arrossire mentre con lo sguardo abbassato sorrideva imbarazzata.
“Lui è Marco” presentò la ragazza mentre il moro con un gesto sicuro di sé e accompagnato da un ghigno salutava il biondo “E lui è Akito”.
“Immagino sia il tuo ragazzo” la interrupe.
“Però, immagini bene!” ghignò Akito infastidito.
Sana lanciò uno sguardo di intesa al suo fidanzato per poi continuare a presentare il resto del gruppo.
La serata proseguì a grandi linee nei migliore dei modi. Le ragazze chiacchieravano allegramente tra di loro e, le tre amiche scoprirono una personalità sorprendente di Jenni. Al contrario da quanto voleva dimostrare con il suo stile provocatorio, era in realtà una persona molto dolce e gentile. Si può proprio affermare che a volte l’apparenza inganna.
Ogni tanto Lucas ascoltava i loro discorsi, cogliendo così l’opportunità di scherzare con Hisae che all’ennesima battuta fastidiosa alzò gli occhi al cielo, pregando inoltre che qualcuno potesse farlo smettere all’istante prima che il suo lato peggiore fuoriuscisse.
Akito e Simon osservavano semplicemente la scena, ridendo qualche volta per le facce buffe di Hisae o per qualche battuta espressa da qualcuno e, ogni tanto, si limitavano a fare qualche parola dicendo la loro opinione. Sicuramente se i due si fossero sfidati al gioco del silenzio, la situazione sarebbe durata per le lunghe con il risultato di un’assoluta parità.
Marco come al solito ascoltava le conversazioni del gruppo, sorridendo e scherzando a qualche battuta e rispondendo occasionalmente a monosillabo. Grazie alla sua incredibile sicurezza, riuscì a nascondere apparentemente il suo stato d’animo, che nell’arco di pochi minuti era cambiato radicalmente. Non era in alcun modo interessato agli argomenti che il resto della compagnia stava trattando, la sua mente e i suoi occhi erano concentrati su un’unica persona: Sana.
Non si sarebbe mai aspettato che la ragazza fosse fidanzata con un altro ragazzo, infondo non glielo aveva mai confidato.
Chissà poi perché.
Credeva forse che provasse semplicemente un sentimento di amicizia nei suoi confronti?
Ok, è vero. Spesso all’università era circondato da molte e diverse ragazze, ma con lei aveva instaurato un altro tipo di rapporto.
Il solo averla accanto lo faceva stare bene, riusciva a sentirsi felice come non lo era da parecchio tempo. Parlare, ridere e scherzare con Sana Kurata non era come dialogare con qualsiasi altra ragazza.
Sana era così solare, spontanea, sincera e con uno sguardo sempre allegro. I suoi vivaci occhi color nocciola, tutte le volte lo incantavano facendogli addirittura perdere il senso dell’orientamento; ma grazie alla sua incredibile felicità, Marco riusciva sempre a riemergere.

Tutto cambia quando ti avvicini a me
I tuoi occhi mi fanno sentire come se stessi volando!

Perché con lei si sentiva estremamente diverso.
Aveva l’incredibile capacità di far uscire un lato del suo carattere che non ricordava nemmeno più di possedere, ma che invece faceva inevitabilmente parte di lui.
Sana non si rendeva minimamente conto dell’effetto che riusciva a provocarli.
Chissà se il suo ragazzo si rendeva conto di tutto questo?
Se riusciva a percepire la sua tenacia, la sua grinta, la sua perseveranza.
Se riusciva a cogliere la sua rara bellezza interiore, oltre che a quella esteriore.
Se sapeva di essere un ragazzo fortunato ad appartenere ad una persona così speciale.

La tua presenza completa il mio mondo

Marco, a quei pensieri, gli scappò un piccolo sorriso che a Sana non sfuggì. Fin dal primo momento, in cui lo aveva conosciuto, era rimasta incantata dalla piega che formavano le sue labbra. Era uno di quei sorrisi così semplici e naturali che ti colpivano all’istante e ti scaldavano il cuore.
Quante volte si era ritrovata a domandarsi il perché Marco riusciva a sentirsi sempre così sicuro di sé stesso?
Troppe.
Con il passare del tempo il ragazzo si era fidato realmente di lei, confidandole una sua profonda delusione e riaprendo di conseguenza una ferita ormai cicatrizzata.
Non si conoscevano da molto tempo, ma in quei mesi erano riusciti a creare un bel rapporto di amicizia. Ogni giorno era curiosa di scoprire come il ragazzo avrebbe attirato la sua attenzione, perché doveva ammetterlo a sé stessa: insieme a lui non si annoiava mai poiché aveva la straordinaria capacità di sorprenderla tutte le volte.
Il suo sguardo si spostò dal viso dell’amico a quello del suo ragazzo, seduto dalla parte opposta accanto a lei. In particolare, si soffermò ad osservare quelle iridi ambrate capaci di rassicurarla con un semplice sguardo. Quegli occhi che pur essendo lo specchio dell’anima, riuscivano a nascondere perfettamente le sue emozioni.
Quante volte aveva desiderato sapere cosa si celasse nella mente di Akito?
Molte.
Fin dal principio il loro rapporto non era stato facile, in particolar modo per i loro caratteri opposti e per le difficoltà e i problemi che spesso bussavano alla loro porta. Però, superando insieme ogni difficoltà avevano imparato a capirsi e a conoscere ogni gesto, ogni sguardo e ogni silenzio.
Il sentimento che provava per Akito non poteva in alcun modo riassumerlo in poche righe, perché lui era il centro del suo mondo e senza di lui il suo mondo non esisteva.
Sia Akito che Marco con le loro personalità così diverse dal suo modo di vivere, erano riusciti in qualche modo ad attrarla e a farle scoprire una realtà differente dalla propria.
“Adoro questa canzone!” esclamò ad un tratto Hisae mentre canticchiava il brano scelto da un ragazzo del pubblico.

Questa è la mia vita
Se entri chiedimi il permesso!

Portami una gita
Fammi ridere di gusto.
Porta la tua vita
Che vediamo che succede
A mescolarle un po'!

“Non sapevo facessero anche il karaoke!” commentò Aya.
“Sana!” affermò l’amica scuotendola “Forza, che fai dormi?”.
“Hisae… Che stai dicendo?”
“Vieni!” sorrise Hisae prendendola per un braccio “Andiamo vicino al palco!”.
La ragazza non fece in tempo a metabolizzare il concetto che si ritrovò in compagnia di Hisae, Lucas, Will, Jenni a cantare sotto il palco il ritornello della canzone “Questa è la mia vita” di Ligabue.

Questa è la mia vita
Tieniteli tu i consigli!
Io non l'ho capita,
Figurati se tu fai meglio.
Porta la tua vita
E vediamo che succede
A mescolarle un po'.
E ora che ci sei,
Dato che ci sei
Fammi fare un giro
Su chi non sono stato mai!
Dato che ci sei
Come io vorrei

Come poteva una semplice canzone racchiudere in qualche modo i suoi complicati pensieri?
A volte alcuni brani hanno l’incredibile capacità di spiegare ciò che ognuno di noi nasconde dentro.

“Nemmeno si trovassero ad un concerto!” rise Aya scuotendo lievemente il capo.
I quattro ragazzi sorrisero leggermente mentre Tsuyoshi rispondeva con un semplice “Già!”.
La situazione non era dei migliori, non che prima fosse perfetta ma almeno c’erano presenti al tavolo persone pronte ad alleggerire la serata.
“Suonate da molto?” domandò Tsuyoshi interrompendo quel silenzio nato nel gruppo.
“Dalle superiori” affermò semplicemente Marco tornando a guardare la sua bottiglia.
“Siete bravi!” si complimentò Aya “È fortunata Sana ad avervi ascoltato più di una volta!”.
Sentendo quella innocente frase, Akito trovò improvvisamente interessante la conversazione.
Esattamente come i coniglietti rimanevano immobili raddrizzando semplicemente le orecchie per ascoltare eventuali pericoli, anche il ragazzo rimase impassibile, attento però ad ascoltare le informazioni che Sana in quei mesi aveva omesso.
Aveva riconosciuto il ragazzo.
Era la stessa persona con cui Sana stava allegramente chiacchierando quel giorno in cui per caso l’aveva incontrata e accompagnata ai studi fotografici. Lo stesso ragazzo che l’altro giorno l’aveva portata al mare per un motivo a lui sconosciuto.
Chissà quanto tempo hanno trascorso insieme...
Si ricordò perfettamente il suo sguardo così allegro e sorpreso, le sue morbide goti leggermente arrossate e il suo meraviglioso sorriso, nell’attimo in cui quella stessa sera i due stavano brindando.
La complicità e la semplicità con cui parlavano e si guardavano.
Un profondo sentimento di gelosia lentamente si fece largo in lui.
Cosa avrebbe fatto se Sana lo avesse abbandonato di nuovo?
“Akito tutto bene?” domandò preoccupato Tsuyoshi “Stai strozzando il bicchiere!”.
Il biondo allentò la presa dall'oggetto esattamente come quelle terribili preoccupazioni abbandonarono la sua mente.
“Allora? Tu che ne pensi?”
“Che dovrei pensare?” rispose cercando di rimanere sul vago non sapendo l’argomento di cui stavano parlando.
“La canzone?” ripeté Tsuyoshi “Ti è piaciuta?”.
Akito osservò attentamente prima Marco e poi Simon e, dopo un attimo di esitazione scrollò le spalle “Belle parole”.
“Grazie” affermò Marco mentre l’amico annuiva con il capo.
“È dedicata ad una persona speciale?” chiese Aya interessata.
Gli occhi curiosi di Akito si spostarono dalla folla al viso di Marco.
“Credo che ormai non ha più importanza!” rispose il cantante con un velo di tristezza.
“Perché?” domandò cautamente Tsuyoshi.
Forse per la prima volta l’atteggiamento invadente del suo migliore amico poteva tornare utile ad Akito, ma era sicuro di volere conoscere la risposta?
Se fosse stata Sana la Fan Numero Uno di cui parlava il cantante?
“È fidanzata con un altro ragazzo”
“Ecco, appunto!” si ritrovò a pensare Akito.
In quel momento Sana, Will e Jenni tornarono al tavolo seguiti da Lucas che stava domandando ad Hisae per l’ennesima volta, il motivo per cui non era interessata.
“Semplicemente perché sono già fidanzata con un altro cretino!” affermò sbuffando la ragazza.
“E non potevi dirlo subito!” si lamentò Lucas sorridendo ad una ragazza che le passava accanto “Comunque se ti liberi, sai dove trovarmi!”.
“Nemmeno se tu fossi l’ultimo ragazzo rimasto sulla terra!” ghignò la ragazza cercando di rimanere calma mentre il resto del gruppo rideva per quella patetica scena.
“Ragazzi io vado” disse ad un tratto Marco alzandosi dal tavolo e raggiunto poco dopo da Sana.
“Ehi Marco, tutto bene?” gli chiese apprensiva “Sei diverso dal solito…”.
“Non preoccuparti!” si sforzò di sorridere “Ci vediamo!”.
Qualche istante dopo Sana si voltò verso Akito che puntualmente si stava allontanando tra la folla. Velocemente cercò di raggiungerlo chiamandolo inutilmente.
“Ho capito…” sussurrò Sana una volta usciti dal locale “Marco non ti sta simpatico”.
“Ti sbagli” affermò di colpo il ragazzo “Sei tu stasera il problema”.
“Io sarei il problema? Che problema?” balbettò la ragazza non capendo.
“Non fare l’attrice con me!”
“Io non sto fingendo!” ribatté Sana “Non capisco che ti è preso!”.
“Scommetto che tu non te sei nemmeno accorta!” ghignò Akito.
“Accorta di cosa?” gli domandò continuando a non capire, intanto che l’ansia cresceva dentro di lei.
“Ho visto il modo in cui eri assorta nei tuoi pensieri durante il brano che ha cantato” affermò arrabbiato il ragazzo “Il modo in cui ti guarda e ti sorride, come TU lo guardi!” puntualizzò “C’era del disagio tra di voi e sento che la causa sono io!”.
“Smettila!” urlò Sana mentre il volto le si bagnava.
Akito riscosso da quelle lacrime l’abbraccio forte.
Tutta la rabbia provata in quel momento svanì nel vedere la persona che amava piangere per lui.
“Io amo te” gli sussurrò stringendosi forte al suo petto “Ed è l’unica cosa che conta!”.
Non aveva negato ciò che lui le aveva appena detto, ma sapeva che i sentimenti e le parole di Sana erano sincere. Stringendola forte a sé le baciò dolcemente il capo in modo da poterla tranquillizzare, pensando inoltre che doveva solo fidarsi di lei.
“Andiamo a casa?” le domandò asciugandole il viso mentre Sana annuiva con il capo.
Dopo aver trascorso una notte di passione in quel letto che più di una volta li aveva resi una cosa sola, entrambi i ragazzi si lasciarono cullare dalle braccia di Morfeo, senza però sciogliere nemmeno per un istante quell’abbraccio significativo e pieno d’amore.
 
SPOILER:
Stropicciò lievemente gli occhi per poi stiracchiare i muscoli e avvicinandosi al bordo del letto prese il foglietto di carta per leggerne il contenuto.

Sono andata a prendere il premio di consolazione
per il mio perdente preferito!
Un bacio
- Sana -

Il ragazzo sorridendo si rigirò nel letto per riaccomodarsi meglio sotto le coperte. Chiuse gli occhi e inevitabilmente gli tornarono alla mente i ricordi della notte appena trascorsa.




Ciao a tutte !! ^.^
Sono abbastanza di fretta pure oggi!! Devo ancora stirarmi i capelli, prepararmi e andare ad aiutare mia zia con la sistemazione per la "casa vacanze" a Sirmione!! Inoltre mi scuso se in questi giorni non sono stata molto presente, ma questo fine settimana l'ho dedicato interamente al mio ragazzo poichè il venerdì appena passato abbiamo fatto 4 anni !! <3
Siamo andati a Malcesine (posto meraviglioso) e come ho raccontato a Lolimik <3, mi sembrava di trovarmi nel posto speciale di Marco!! L'unica differenza era che io mi trovavo al Lago, mentre Marco al Mare!!
Sono solo dettagli, ahaha!! Se riesco cercherò di inserire questo meraviglioso posto nelle parti riguardanti Marco, altrimenti... Credo con grande gioia di tutti, lo utilizzerò per raccontare alcune scene tra Hisae e Gomi! Non dimentichiamoci che anche loro hanno scelto il loro posto segreto!!
Che ne pensate del nuovo capitolo? Spero che vi sia piaciuto e che abbia soddisfatto le varie aspettative.
D'altronde questo è uno degli incontri tanto attesi!!
Volevo specificare inoltre che Sana non riesce a comprendere il debole che Marco ha nei suoi confronti, perchè crede che se il ragazzo avesse un qualunque interesse per lei, lui ci proverebbe senza tanti giri di parole. Marco è un ragazzo sicuro di sè che per le sue tante esperienze sa come conquistare una ragazza. Per di più Marco non si comporta con Sana come con tutte le ragazze, anzi le riserva un trattamento speciale, basato su piccoli ma importanti gesti, attenzioni e condividendo anche cose personali. Inoltre la ragazza non andrebbe mai da Marco per domandargli se è interessato a lei. Primo perchè secondo me non è nel suo carattere e secondo, Sana per natura è una ragazza che si fida del prossimo e che vede in ogni persona il suo lato positivo.
Spero di essermi spiegata nei migliori dei modi, anche perchè sono un po' di fretta e mi sono dillungata con il discorso xD
Mi scuso se non sono riuscita a farlo comprendere, comunque cercherò di sottolineare questo particolare coni prossimi capitoli!
Ringrazio tantissimo Lolimik per il suo meraviglioso sostegno, per i bellissimi consigli e per la meravigliosa amicizia che sta nascendo!! <3 <3 <3 *.* Inoltre non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo!! Pubblica presto!!!
Angel 92 ho visto stamattina che hai aggiornato le due FF, prometto che in giornata massimo domani,  leggerò e recensirò entrambe le storie!! Sono troppo curiosa di conoscere cosa succederà! Aggiungo che finalmente è arrivata la tanto attesa scenata di gelosia. Piccola ma importante!
G_Love_A lentamente sto leggendo la tua FF, sono arrivata a quando Akito fa l'incubo e ho letto l'inizio del successivo capitolo. Presumo il litigio e la rottura tra Sana e Aki. Finalmente scoprirò che ha combinato il biondo!! Appena mi metto a pari con la storia, recensirò sicuramente!!
Voglio ringrazire inoltre Drizzle__93, Reginadeisogni, Vale_89, Cicatrice92, Sirenetta 91, Elamela, DiosaUnica, PiccolaSognatrice91 e LaSayuri10 per le meravigliose recensioni che lasciate!
Grazie per seguire la mia FF!
Grazie anche chi ha messo la mia FF nelle preferite, ricordate e seguite!
Grazie anche a chi mi ha inserito tra gli autori preferiti, sono così felice di sapere che questa mia seconda storia vi emoziona e vi entusiasma!!
Ora scappo per davvero!!!
Grazie ancora!
Buona settimana!!
Un bacione grandissimo !!!
A prestissimo!!!

Miky






 

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Capitolo 18
*** CAPITOLO 18 - EMOZIONI A CONFRONTO ***


CAPITOLO 18 EMOZIONI A CONFRONTO
 

Svegliato dai raggi del sole, Akito si ritrovò sdraiato sul suo letto avvolto dalle calde coperte.
Lentamente fece scivolare una mano lungo il materasso per cercare il corpo della ragazza con cui aveva passato l’intera notte e che in quel momento desiderava stringere a sé.
Amava con tutto sé stesso quei risvegli, poiché aveva l’opportunità di iniziare la giornata vedendo come prima cosa, la persona che amava accanto a lui.
Alzò leggermente il capo dal cuscino aprendo gli occhi quel poco che bastava per realizzare che Sana non si trovava più nel suo letto, in compenso, sul comodino vi era appoggiato un piccolo bigliettino verde.
Stropicciò lievemente gli occhi per poi stiracchiare i muscoli e avvicinandosi al bordo del letto prese il foglietto di carta per leggerne il contenuto.

Sono andata a prendere il premio di consolazione
per il mio perdente preferito!
Un bacio
- Sana -

Il ragazzo sorridendo si rigirò nel letto per riaccomodarsi meglio sotto le coperte. Chiuse gli occhi e inevitabilmente gli tornarono alla mente i ricordi della notte appena trascorsa.

Dopo che entrambi si erano dati una veloce risciacquata, salirono le scale per dirigersi in camera del ragazzo cercando di non far alcun tipo di rumore eccessivo... O almeno Sana ci provava. In quei casi la ragazza si muoveva esattamente come un elefante in un negozio di cristallo.
“Ma perché devi essere sempre così maledettamente sbadata?!” bisbigliò Akito aprendo la porta della sua camera.
“Non iniziamo eh, Hayama!” ribatté Sana in un sussurro.
“Si da il caso che io non comincio proprio niente!” precisò il biondo slacciandosi i pantaloni “Sei tu che inizi a muoverti e puntualmente finisci con il combinare qualche disastro”.
Sana riuscì ad ascoltare solo metà della frase appena pronunciata dal suo ragazzo, i suoi occhi erano impegnati ad osservava attentamente i lenti movimenti che compiva Akito nel togliersi i jeans. Arrossendo notevolmente si girò velocemente verso lo specchio appeso al muro e cominciò a lisciarsi freneticamente i capelli con le dita delle mani.
“Qualche problema Kurata?” ghignò Akito levandosi anche la t-shirt e rimanendo semplicemente a petto nudo.
Ovviamente la ragazza stava spiando ogni particolare del corpo del suo ragazzo attraverso il riflesso dello specchio. “Ma perché doveva essere così dannatamente bello?” si domandò mordendosi il labbro inferiore “Se poi ci aggiungiamo anche quel ghigno così accattivante…”.
“Lo sai che io e i problemi non andiamo d’accordo!” affermò cercando di riprende il controllo di sé stessa mentre il suo ragazzo si avvicinava a lei.
Sfida ardua da sostenere, soprattutto quando si ha Akito Hayama semplicemente in boxer e con uno sguardo così provocante.
Lentamente il ragazzo cominciò a depositarle una lunga scia di baci lungo il collo nudo di lei che mandarono in fermento l’autocontrollo di Sana. Accarezzò dolcemente le sue esili spalle per poi scendere sempre più giù, ritrovandosi a toccare quei perfetti fianchi nascosti dalla maglietta che ancora indossava.
Brividi di desiderio e di voglia di amarsi cominciarono a nascere e a crescere dentro di lei. Lo voleva con tutta sé stessa.
Quando però la mano di Akito si addentrò sotto la maglietta di Sana e iniziò ad accarezzarle maliziosamente il ventre, la ragazza come riscossa si staccò dalla sua presa provocante.
“Eh no Hayama, non mi freghi!” esclamò allontanandosi dal corpo caldo di Akito mentre notò l’evidente rilievo che avevano preso i suoi boxer.
Il ragazzo accortosi del suo sguardo ghignò mentre Sana lanciandogli una tuta e cercando tutta la sua forza di volontà rimasta continuò “Non sarò di certo io quella che cederà!”.
Gli occhi di Akito si sorpresero per ciò che la sua ragazza aveva appena affermato, non poteva credere che Sana si ricordava ancora di quella stupida scommessa. Forse aveva un po’ esagerato a provocarla così tanto quella sera.
Sedendosi sul letto ancora in boxer rimase in silenzio ad osservare la sua ragazza spogliarsi di schiena in modo così innocentemente sensuale, facendogli di conseguenza immaginare pensieri poco casti nei suoi confronti. Akito non riuscendo a resistere ulteriormente alla tentazione di averla tra le sue braccia, velocemente si avventò sul corpo della ragazza impossessandosi pericolosamente delle sue labbra.
“A-Akito che… Che fai?” gli domandò mentre la sua lingua seguiva quella di lui e le sue piccole mani vagavano sul suo corpo muscoloso.
“Quello che avrei dovuto fare da molto tempo: cedere alla mia tentazione più grande!” le soffiò sulle labbra prendendola in braccio e portandola sul suo letto.
“Non vedevo l’ora che succedesse!” gli confessò sorridendogli intanto che rapidamente si levavano quei pochi strati di vestiti rimasti addosso.
Mani esperte che accarezzavano vogliose i punti di piacere.
Unghie che graffiavano e polpastrelli che stringevano sempre di più il corpo dell’altro.
Dolci promesse sussurrate ad un soffio delle labbra dell’altro mentre i loro respiri diventavano sempre più irregolari.
I loro corpi erano accaldati e in un attimo erano diventati un’unica entità, perché in fondo lo sapevano: non potevano vivere l’uno senza l’altra e questo lo avevano approvato con gli anni. Tutte le volte che si separavano, entrambi provavano un immenso vuoto dentro sé stessi e solo loro avevano la capacità di riempire quella voragine che si formava nel cuore dell’altro.
Baci appassionali seguiti da provocanti morsi.
Lingue che lasciavano una lunga scia di baci lungo il collo mentre il buon profumo riempiva le loro narici.
Il piacere che si faceva sentire sempre di più causando un maggior desiderio di appartenersi.
Spinte sempre più forti, più decise.
Quei baci e quegli abbracci che sapevano semplicemente di amore, perché quando Sana e Akito erano insieme tutto il resto del mondo scompariva e in quell’istante esistevano solo loro due e la loro voglia di amarsi.


Il ragazzo si rigirò nuovamente tra le lenzuola mentre il desiderio di farla sua ancora una volta cresceva dentro di lui. Sapeva perfettamente che se Sana non fosse ritornata entro pochi minuti sarebbe stato il caso di farsi una beata doccia fredda.
Nel momento in cui si stava decidendo ad alzarsi dal letto, sentì il rumore della porta aprirsi e chiudersi velocemente.
Voltandosi verso l’ingresso della camera vide il volto di Sana sorridere mentre correndo si avvicinava con un sorriso.
“Buongiorno Amore!” affermò allegra appoggiando il sacchetto di brioches calde sul comodino per poi dargli un leggero bacio che presto divenne più coinvolgente.
“Ehi, sono sparita solo per venti minuti!” esclamò allontanandosi leggermente dalla sua presa.
Akito rimase in silenzio ad ammirare la sua incredibile bellezza. Era davvero fortunato ad appartenere a Sana, perché lei era l’unica persona che aveva il potere di farlo sentire così felice e a fargli dimenticare in un solo istante tutti i problemi.
E in quel momento realizzò ancora più profondamente l’idea di voler andare a vivere solo e unicamente con lei.
Voleva svegliarsi cercando le sue delicate mani lungo il letto. Fare colazione insieme mentre parlavano di sogni e progetti da realizzare.
Voleva vederla impegnata in cucina intenta a preparare un piatto che sicuramente sarebbe stato immangiabile, ma che lui avrebbe assaggiato lo stesso solo per vederla felice.
Voleva vederla ridere di gusto perché non c’era altra cosa che riusciva a renderlo più sereno.
Voleva osservare il suo viso tranquillo, riposare sul divano o sul letto mentre la sua mente vagava in sogni a lui sconosciuti.
Voleva vederla girare per casa. Vederla fermarsi nella sua stessa stanza con l’unico scopo di distrarlo da ciò che stava facendo in quel momento.
Voleva tornare a casa dal lavoro e buttarsi rapidamente sotto la doccia, mentre lei innervosita chiedeva il perché avesse lasciato i vestiti sparsi sul pavimento. Trascinarla nella doccia insieme a lui e confessarle che era ancora più bella da arrabbiata.
Voleva prenderla in giro per il suo buffo pigiama rosa o per le sue simpatiche pantofole.
Voleva litigare con lei anche per una semplice stupidata, non gli importava. L’unica cosa che contava veramente era quella di stare insieme per poter condividere in ogni momento tutte le belle emozioni della loro relazione.
Voleva tenerla tra le sue braccia tutta la notte perché lì era l’unico luogo in cui riusciva a sentirsi realmente a casa.
Voleva vivere con lei, per sempre!
Nel frattempo Sana aveva capito che nella mente di Akito stavano scorrendo una moltitudine di pensieri. Glielo leggeva nei suoi occhi persi nel vuoto.
“A che pensi?” gli domandò addentando una brioches al cioccolato.
“A te…” affermò osservandola profondamente negli occhi “Ti amo!”.
Sana sorrise inevitabilmente. Ogni volta che sentiva pronunciare quelle due piccole parole piene di significato sentiva il suo stomaco compire una piccola capriola.
Era felice sul serio.
“Ti amo anch’io. Non sai quanto!” gli rispose stringendogli forte la mano.
“Sana…” sussurrò dolcemente il ragazzo.
Avrebbe voluto tanto trovare il coraggio di chiederle se anche lei desiderasse abitare con lui.
“Si?” domandò curiosa mentre si faceva spazio nel letto e soprattutto tra le sue braccia.
“… Sei sporca di cioccolato!”
“Ops!” esclamò cercando di pulirsi gli angoli della bocca.
Era così buffa con le labbra sporche di Nutella. 
Lentamente Akito si avvicinò al suo viso per darle un bacio a fior di labbra.
Un bacio che sapeva di lei, di lui, di cioccolato e di tutte quelle parole e frasi che non aveva il coraggio di pronunciare o che semplicemente non sarebbero bastate a farle capire ciò che provava per lei.

 
***

Aya quella sera si trovava in camera sua sdraiata comodamente sul suo letto. Osservava intensamente il soffitto mentre ripensava agli incredibili risvolti accaduti quel semplice lunedì pomeriggio. Se prima era confusa per l’accesa litigata avuta con Tsuyoshi la settimana scorsa, ora non aveva nemmeno la più pallida idea di cosa le stava succedendo.
Si girò in pancia in giù con la testa nascosta tra il cuscino, a ripensare per l’ennesima volta al pomeriggio trascorso con Naozumi.

Le aveva scritto all’ora di pranzo, per chiederle se si potevano incontrare al bar del parco perché doveva parlarle di una cosa importante.
Chissà perché quando qualcuno ti dice “Ti devo parlare”, puntualmente dentro di noi sale incontrollata l’ansia e la preoccupazione.
Pensiamo immediatamente al peggio e mai al meglio.
Forse perché pensando al meglio ci si illude, e se si unisce anche il fatto che si potrebbe ricevere una brutta notizia la delusione è ancora più forte.

Puntuale come sempre Naozumi la stava aspettando al luogo in cui si erano dati appuntamento. Sembrava abbastanza teso e agitato e la curiosità della ragazza inevitabilmente aumentò.
Doveva sapere assolutamente che cosa le doveva dire, e infatti, dopo aver ordinato da bere e aver chiacchierato del più e del meno il ragazzo arrivò al sodo.
Dolcemente le prese le mani e si avvicinò lentamente al suo viso ravviandole una ciocca di capelli dietro all’orecchio.
“Aya…” affermò piano mentre la ragazza abbassava lo sguardo.
Il ragazzo delicatamente le alzò il viso e Aya si ritrovò a navigare nell’oceano dei suoi occhi.
“Ricordo come se fosse ieri, la sera in cui abbiamo parlato realmente per la prima volta, eri seduta su una panchina in lacrime. Sembravi così piccola e fragile, avevo il timore di sfiorarti o di parlarti. Avevo paura di romperti in mille pezzi, ma mi sbagliavo. Perché tu cara Aya, sei una persona forte e con un’incredibile forza di volontà!” le disse osservando ogni centimetro del suo viso mentre la ragazza era rimasta paralizzata da quelle parole “In questi mesi ho avuto l’opportunità di conoscere una persona meravigliosa, una ragazza solare e premurosa. Una piccola donna con tantissimi sogni da realizzare!”.
Naozumi sorrise dolcemente intanto che Aya ancora incredula lo guardava sorpresa.
Tutto si sarebbe aspettata tranne una dichiarazione d’amore da parte del ragazzo.
“Mi piacerebbe aiutarti ad esaudire i tuoi desideri, perché tu sei diventata il mio sogno più grande!” continuò baciandole il palmo della mano.
“Ecco…” gli rispose balbettando e strabuzzando velocemente gli occhi “Io… Io non so cosa dire… Sul serio!”.
Il ragazzo inarcò nuovamente le labbra “Lo so, non preoccuparti. Non devi darmi una risposta ora, ma solo quando sarai pronta”.
“Quando sarò pronta…” ripeté confusa.
Naozumi annuì “Quando sarai pronta a dare un taglio, se vorrai, con il tuo passato”.
“Tsuyoshi…” sussurrò lievemente ritraendo la mano e portandosela vicino alla bocca mentre una lacrima lentamente scendeva lungo la sua guancia.
Velocemente si alzò dal tavolo in cui erano entrambi seduti “Perdonami… Devo scappare!”.


Il viso di Aya riemerse dal cuscino e i suoi occhi fissarono l’orsacchiotto appoggiato accanto a lei. Era un peluche che le aveva regalato Tsuyoshi alcuni anni fa durante le feste natalizie.
Lentamente si accomodò su un fianco, stringendo forte al suo petto l’orsacchiotto mentre il suo volto si bagnò nuovamente di salate lacrime.
In quel momento aveva solo bisogno di un abbraccio confortante e sincero.
Un semplice e piccolo gesto che le avrebbe fatto capire che in quella situazione non era sola.
Avrebbe desiderato chiamare le sue amiche e informarle di quello che le stava accadendo, ma sapeva anche che se l’avrebbe fatto si sarebbe sentita ancora più confusa di ora.
Sana era troppo coinvolta, conosceva fin troppo bene sia Tsuyoshi che Naozumi e parlandole si sarebbe smarrita solo ulteriormente.
Hisae era una ragazza sveglia e molto istintiva, ma sapeva anche che la sua paura più grande era quella di innamorarsi. Chissà se si era già accorta di amare Gomi?
L’ultima, ma non meno importante, era Fuka che con la sua saggezza e la sua razionalità poteva aiutarla a ragionare su quanto le stava accadendo. Peccato, però, che in questo periodo sembrava aver la testa su un altro pianeta e come se non bastasse l’amore è irrazionale.
“Che cosa devo fare?” pensò mentre lentamente cadeva nelle braccia di Morfeo.
 
***
 
L’istituto SOPHIA UNIVERSITY è lieta di invitarvi
all’evento che si terrà GIOVEDÌ 21 DICEMBRE alle ORE 21:00
per festeggiare in compagnia un FELICE NATALE!

“Una festa?” esclamò sorpresa Aya leggendo l’annuncio appeso sulla bacheca dell’università.
“Ci sarà da divertirsi?” chiese Hisae poco convinta.
Non che dubitasse delle capacità organizzative dell’istituto scolastico, ma per essere del tutto onesti, il più delle volte andava a finire che si trascorreva la serata in compagnia del solito gruppo di amici. Di conseguenza riteneva inutile partecipare ad una festa in cui si era legati a seguire il programma di un evento che non l’entusiasmava in alcun modo.
“Quella dell’anno scorso non è stata male!” affermò Aya ricordando lo spettacolo teatrale organizzato da alcuni studenti.
Hisae scrollò leggermente le spalle intanto che Sana e Fuka le raggiungevano ridendo.
“Ehi ragazze, avete sentito?”
“Cosa?” chiesero all’unisono le due amiche appena arrivate.
“La nostra università terrà una festa per natale!” spiegò brevemente Aya mostrando ad entrambe l’annuncio appeso in bacheca.
“Una festa? Oh, io adoro le feste!” esclamò Sana battendo freneticamente le mani per la notizia.
“Ci risiamo…” affermò sconsolata Hisae toccandosi la fronte.
“Parteciperemo vero ragazze?”
“Sana, manca ancora un mese e mezzo a Natale. C’è ancora del tempo per decidere!” cercò di farla ragionare Fuka mentre Hisae alzando un sopraciglio commentò “Sei peggio di un bambino certe volte!”.
Sana scoppiò a ridere portandosi una mano dietro la nuca e notando solo in quel momento la figura di Marco camminare nello stesso corridoio in cui si trovava lei con le sue tre amiche.
Erano passati tre giorni da quando il ragazzo aveva scoperto che la ragazza era fidanzata con Akito, e da quella sera non avevano avuto ancora modo di parlare.
“Ehi Marco!” lo chiamò allegra Sana.
Il ragazzo già accortosi della presenza della ragazza aveva provato ad ignorarla, ma il suo piano fallì nel momento esatto in cui Sana lo chiamò per nome.
Così, facendosi forza e coraggio, si avvicinò al gruppo di amiche salutandole con un semplice cenno del capo.
Sana si accorse immediatamente che Marco era diverso rispetto al solito. Innanzitutto sul suo viso non era nato quel sorriso che ogni volta che vedeva le scaldava il cuore, anzi l’espressione dei suoi occhi erano freddi e distaccati. Sembrava come se fosse infastidito di trovarsi lì con loro e soprattutto era come se si fosse avvicinato solo per educazione.
“Hai sentito della festa?” gli domandò mantenendo il suo solito tono allegro e cercando di ignorare appositamente quei particolari che, doveva ammetterlo, non si sarebbe aspettata di ricevere.
“Ecco, l’abbiamo persa!” scherzò Fuka mentre Hisae gli consigliò “Scappa finché sei in tempo!”.
“Quale?” chiese il ragazzo con poco interesse.
“Quella di Natale!” esclamò Sana mostrandogli il volantino appeso sulla bacheca.
Lo sguardo disinteressato di Marco si spostò velocemente da Sana al foglio colorato appena indicatogli.
“Ah, la solita recita” affermò con una smorfia “Beh ragazze ora vi devo lasciare!”.
“Dove vai? Abbiamo lezione ora!” gli ricordò Sana.
Il ragazzo per un frangente di secondo le regalò un piccolo sorriso, ma poi scrollando semplicemente le spalle affermò “Ho di meglio da fare. Ciao!”.
“Ciao…” sussurrò la ragazza vedendo la figura di Marco uscire dall’istituto.
Avrebbe tanto voluto seguirlo, per provare a capire il motivo per cui c’è l’avesse con lei. Ma ignorò immediatamente quell’idea poiché aveva compreso che quello non era il momento per parlare.
Marco aveva bisogno del suo spazio e sarebbe andata a cercarlo una volta che le acque si sarebbero calmate.
Doveva ammettere però che c’era rimasta incredibilmente male per come l’aveva trattata, non aveva mai utilizzato quel tono di disprezzo con lei.
Era distaccato e infastidito di trovarsi accanto a lei.
Che si fosse stancato di lei e la stesse scaricando come faceva con le altre ragazze?
Ma cosa diamine stava pensando?! Lei e Marco erano semplicemente amici, perciò come avrebbe potuto lasciarla.
Che stupida.
Ancora una volta Marco era riuscita a sorprenderla.


SPOILER:
Improvvisamente, nel piano inferiore del Movida, i suoi occhi videro una ragazza di una bellezza a dir poco fantastica. I lunghi capelli castani erano sciolti e leggermente mossi, il suo corpo era fasciato semplicemente da un tubino bianco, che delineava in modo più che perfetto quei fianchi in cui vi era disegnato quel tatuaggio che la rappresentava.
La cosa che lo preoccupò terribilmente era il fatto che stesse litigando vivacemente con un ragazzo dall'aspetto rozzo e spavaldo.




Ciao a tutte ragazze!! ^.^
Oggi pubblico prima, poiché domani non sono sicura che avrei trovato il tempo di aggiornare!!
In questo capitolo non succede nulla di "interessante" o particolarmente movimentato. 
Ma nel prossimo capitolo, come avrete di certo notato nello spoiler, comparirà qualcuno che stavate aspettando da molto !!
Curiose??
Carissima Lolimik, so già che partiranno una serie di insulti per il Damerino. Devo far partire le censure? ahaha Grazie per il tuo incredibile sostegno e per tutti i consigli, le chiacchiere che ogni giorno facciamo!! 
Angel !! Per te che mi hai richiesto più volte di aggiornare, ho pubblicato il giorno prima !!! Spero che non rimarrai delusa, perchè purtroppo non succede chissà cosa. Più che altro è un capitolo di passaggio !! =) Grazie per il tuo sostegno e per i consigli!!
Ringrazio la mia amica Luci per il sostegno che mi dà tutte le volte, e tutte le fedelissime ragazze che recensiscono la mia ff e che m seguono sempre!!
Drizzle__93, Reginadeisogni (pubblica al più presto il nuovo capitolo che sono curiosissima!!), Sirenetta91, Cicatrice92 (sono così felice di leggere una tua nuova opera!! Evvai !!), Elamela, Diosaunica, G_Love_A, Piccolasognatrice91, Vale89 , LaSayuri10 e tutte colore che hanno inserito nelle preferite, ricordate e seguite o che leggono soltato!
Siete veramente gentili e adoro leggere i vostri pareri! 
Tutte le volte mi fanno nascere un sincero sorriso!!
Vi abbraccio tutte e vi auguro un buon inizio settimana!!
Bacione grande!!
A presto!

Miky






 

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Capitolo 19
*** CAPITOLO 19 - A CONFRONTO CON LA REALTÀ ***


CAPITOLO 19 ● A CONFRONTO CON LA REALTÀ
 

Quella mattina dopo essere uscito dall'università, e di aver scelto di conseguenza di saltare tutte le lezioni in programma, Marco in sella alla sua moto si recò nell'unico luogo in cui riusciva ad esporre i suoi pensieri più intimi.
Doveva pensare, riflettere su ciò che era accaduto in quell'ultimo periodo, e per fare ciò, doveva rifugiarsi nel suo posto speciale per poter sottrarsi dalla vita di tutti giorni e dalle voci di chi giorno dopo giorno cercava di distruggerti.
L'ultima volta che si era seduto sulla sabbia ad osservare le onde del mare infrangersi, era in compagnia di Sana.
Entrambi quel giorno avevano trascorso una giornata indimenticabile, e tra una chiacchiera e l'altra, avevano imparato a conoscere aspetti della vita altrui che mai si sarebbero immaginati.
I ricordi come trascinati dalla forte corrente delle onde del mare, vennero a galla inevitabilmente nella mente del ragazzo.

"Mi hai portata al mare!" esclamò la ragazza allegra.
"No" la corresse il ragazzo "Ti ho portato nel mio posto speciale!".
Sana con un sopracciglio inarcato si voltò verso di lui "Che intendi dire?".
"Qui" rispose sedendosi sulla fredda spiaggia "È dove vengo a pensare quando voglio rimanere da solo".
Sana sorridendo si sedette affianco al ragazzo "È bellissimo, inoltre è così tranquillo!".
Marco sorrise "L’ho scelto con cura!".


Aveva visto brillare i suoi occhi per la felicità di trovarsi in quel luogo lontano da tutto e da tutti.

“Hai detto che è qui vicino, giusto?” gli chiese speranzosa.
“Si, perché?”
“Perfetto, andiamo a piedi allora!” rispose Sana appoggiando il casco con un sorriso.
“Ma faremo prima in moto!” si lamentò il ragazzo.
“Sei arrivato in ritardo? Quindi decido io!” sorrise la ragazza facendogli una piccola linguaccia.
Il ragazzo rimase piacevolmente colpito dalla determinazione di Sana e osservò con un sorriso i suoi lunghi capelli leggermente mossi ondeggiare da una parte all’altra ad ogni passo che compiva. Indossava un semplice giubbino blu con al di sotto degli aderenti jeans accompagnati da delle classiche All Stars bianche.
“Allora Marco andiamo?!” esclamò Sana voltandosi sorridendo verso di lui.
Marco la trovava ogni volta fantastica, soprattutto quando gli donava quei splendidi sorrisi spontanei.
“Arrivo! Il garage del mio amico si trova a dieci minuti da qui!” le disse uscendo dal cancello.


Aveva visto il suo incredibile sorriso, così sincero e sereno, nascere sul suo delicato viso.

“Mi stupisco di te!” esclamò fermandosi di colpo e appoggiando le mani lungo i fianchi “Dov’è finito il ragazzo sicuro di sé? Quel ragazzo che non gli importa niente di ciò che la gente pensa di lui?”.
Marco la guardò sorpreso, mentre Sana imperterrita continuava con il suo discorso “Ti ho sentito cantare, e riesco a percepire perfettamente la passione e l’impegno che ci metti nel farlo. Hai un talento naturale ed è un peccato che tu non possa condividerlo con l’intero mondo ma solo con quelle quattro mura del tuo garage!”.
“A parte che qualche volta io e i miei amici cantiamo in alcuni locali!” puntualizzò Marco, ma Sana ignorò completamente l’affermazione del ragazzo, ormai aveva preso fuoco.
“Tuo padre non approva è vero, ma la vita è la tua!” continuò Sana “Sei tu che devi viverla! Magari quella scuola non accetterebbe nemmeno la tua domanda d’iscrizione, ma almeno quando sarai vecchio e guarderai indietro, non avrai alcun dubbio su come sarebbe andata se avessi provato ad iscriverti!” .
“Certo che quando ti scaldi diventi pericolosa!” scherzò Marco.
“Devi seguire i tuoi sogni!” sorrise Sana riprendendo a camminare.


Aveva visto la determinazione, la tenacia e la grinta con cui portava avanti le sue idee. Le sue scelte!
Il non volersi arrendere di fronte a nessuna difficoltà, cercando in tutti i modi di superare ogni ostacolo presente lungo il proprio cammino.

“Cavolo Rossa, non pensavo fremessi dalla voglia di pranzare insieme a me!” ghignò Marco vedendola arrivare di corsa.
“Cosa ti fa pensare che io abbia accettato?” rispose Sana fermandosi davanti al ragazzo e guardandolo in tono di sfida.
“Te l’ho già detto… Dal sorriso che è nato sul tuo volto non appena hai letto il bigliettino che ti ho inviato!” affermò il ragazzo per nulla turbato.
“Io sorrido sempre!” ribatté sicura Sana.
Marco rimase per un momento in silenzio, osservando attentamente ogni movimento del suo viso.
Muovendo leggermente le spalle le disse “Ho visto come ti si sono illuminati gli occhi quando hai aperto il primo foglietto. La curiosità che esprimevano i tuoi occhi nel vedere e nel leggere il secondo messaggio, seguito da un sorriso se si può ancora più felice. Non serve per forza rispondere a parole a volte, basta osservare le piccole cose”.


Aveva visto l'effetto di imbarazzo e di sorpresa che riusciva a suscitarle tutte le volte.
Sapeva che in qualche modo Sana era attratta da lui, ma forse il legame che univa lei e il suo ragazzo era superiore e molto più forte rispetto a quello che era nato in questi mesi tra loro due. Anche se... Doveva ammettere che Sana in qualche modo si era fidata di lui. Era salita terrorizzata sulla sua moto, non conoscendo nemmeno la meta in cui erano diretti.

“Non ti succederà niente!” affermò guardandola profondamente negli occhi e appoggiando le mani sul suo casco “Te lo prometto!”.
“Lo so!” gli rispose improvvisamente sicura.


Di colpo Marco si alzò dalla fredda sabbia per avvicinarsi alla riva del mare. Raccolse un piccolo sasso e lo lanciò, forte e sicuro contro le onde che si infrangevano a pochi passi da lui.
Osservava l'orizzonte con uno sguardo perso nel vuoto, perché lui si sentiva così: perso e confuso.
Come poteva una semplice ragazza fargli perdere il senso dell'orientamento? Far cadere quella corazza di ideali e convinzioni che si era creato in quegli ultimi anni.
Ricordava ancora il primo giorno in cui i suoi occhi avevano avuto la fortuna di depositarsi su quel corpo meraviglioso. Era un pomeriggio d'estate e Sana si trovava a ridere e a scherzare in compagnia delle sue amiche nell'atrio dell'università. Indossava un semplice e leggero vestito sfumato sulle tonalità azzurre, il seno ormai fiorito era avvolto da un'aderente fascia scura che ricadeva morbida lungo i suoi fianchi. Grazie al vestito terribilmente corto sul davanti e più lungo sul retro, aveva potuto osservare con attenzione quelle perfette gambe.
I suoi capelli erano avvolti da una morbida treccia laterale e alcuni ciuffi più corti ricadevano disordinati sul viso allegro e spensierato.
Purtroppo quel giorno non era riuscito a scambiare due chiacchiere con la ragazza, poiché il tempismo perfetto di un suo professore lo aveva fermato per aiutarlo a portare alcuni pesanti libri nell'aula insegnanti.
A fine estate, precisamente durante l'esame di inizio anno scolastico, mentre scherzava con il suo solito gruppo universitario, Marco aveva rivisto per puro caso Sana seduta in corridoio in compagnia di un noioso libro. Molto probabilmente stava ripassando la materia in cui presto sarebbe stata interrogata.
Senza perdere una seconda occasione e cogliendo l'attimo perfetto, il ragazzo le si era avvicinato e sorridendole le aveva domandato semplicemente se era nervosa. Atteggiamento ovvio, visto il luogo in cui si trovava.
Voleva conquistarla e farla sua quanto prima poteva. Era attratto incredibilmente da lei e dalla sua bellezza, da quelle sue curve così delicate che anche quella prima mattina, in cui si erano parlati per la prima volta, non aveva fatto a meno di notare grazie alla scolatura della camicetta che indossava.
Ma si sa, quando meno te lo aspetti incontri quella persona che inaspettatamente ti cambia il modo di affrontare la vita. Una chiacchiera dopo l'altra e lentamente impari a conoscere una persona e a capire le sue paure, le sue debolezze, i suoi attimi di pura gioia e addirittura i suoi momenti no.
La osservava con attenzione nei corridoi mentre era impegnata a ridere con le sue amiche, vedeva la grande facilità con cui durante le lezioni si distraeva.
Sana con un suo semplice sorriso era in grado di fargli cambiare radicalmente l'umore.
Il destino gli aveva regalato una persona fantastica, quella persona che non si incontra un'altra volta nella vita, e Marco giorno dopo giorno si stava rendendo conto di quanto la presenza della ragazza fosse importante per lui.
Da quando l'aveva conosciuta non era più lo stesso, non era più quello di prima dove contava le ragazze sulle proprie dita delle mani. Non faceva più caso alle amiche con cui aveva trascorso una piccola avventura o con quelle che in passato avrebbe desiderato portarsi a letto, non degnava nemmeno più di uno sguardo quelle ragazze pià tenaci che gli lanciavano eloquenti avances.
Stava cambiando e tutto grazie e solo unicamente a lei che era estremamente diversa da tutte le altre.
Ne era certo, Sana Kurata lo avrebbe fatto impazzire.
 
***
 
La giornata di Sana tra una lezione e l'altra trascorse abbastanza velocemente, anche se i suoi pensieri continuavano a concentrarsi su un'unica persona: Marco.
Che gli era preso?
Perché si era comportato in quel modo?
"Sana tutto bene?" le chiese Hisae, distraendola dalle sue preoccupazioni.
La ragazza velocemente annuì "Certo, tutto ok!".
"Ehi, che ne dite di andare a far l'aperitivo al locale di Gomi?" propose Fuka.
"Bell'idea! Siamo già in strada!" sorrise Hisae, contenta di vedere il suo fidanzato.
Cinque minuti dopo, le quattro amiche arrivarono al locale e dopo aver salutato il loro amico che si trovava dietro al bancone, si sedettero ad un tavolino libero.
Consultarono rapidamente le liste e informato il cameriere della loro ordinazione cominciarono a chiacchierare, sotto lo sguardo vigile di Gomi che si chiedeva curioso cosa stessero confabulando.
In compagnia di squisiti stuzzichini e dissetanti bibite, le ragazze stavano discutendo delle recenti lezioni e degli esami imminenti. Argomento prontamente evitato da Sana, in quanto solo la parola "esami" le suscitava un'ansia pazzesca.
Tra un discorso e l'altro erano finite a chiacchierare delle vacanze natalizie e del compleanno imminente di Fuka, ormai mancava poco più di un mese a Natale.
"Potremmo andare una settimana in montagna!" propose Aya.
"Giusto. Ne avevamo parlato anche qualche tempo fa, ma poi non avevamo più deciso niente..." affermò Sana.
"Se siamo tutte d'accordo direi di passare in agenzia in questi giorni per valutare le offerte!"
"E dimmi Sana, inviterai anche Marco?" chiese curiosa Hisae che aveva notato il cambiamento del ragazzo, dopo aver scoperto che Sana fosse già fidanzata.
"Che centra ora Marco?" strabuzzò gli occhi l'amica.
"Ehi, non si risponde ad una domanda con un'altra domanda!" intervenne Fuka.
La ragazza di tutta risposta alzò gli occhi al cielo, non aveva voglia di parlare di Marco perchè inevitabilmente le tornava in mente lo strano comportamento tenuto nei suoi confronti quella stessa mattina.
"Siamo amici" affermò Sana scrollando leggermente le spalle "Magari glielo chiederò".
"E cosa pensi che dirà Akito?" insistette Hisae non contenta della risposta dell'amica.
"Sentite ragazze, sono sicura che Marco non prova nulla nei miei confronti!" cercò di spiegare la ragazza "Lui è il classico tipo che se gli interessa qualcuna, ci prova, senza nessuno scrupolo!".
"Te l'ha detto lui?"
"Che cosa?" domandò Sana inarcando un sopracciglio.
"Di non provare nulla nei tuoi confronti" specificò Hisae.
"No..." scuoté il capo Sana che non fece in tempo a continuare la frase, poichè la bionda la interruppe pronunciando quelle parole con estrema lentezza "Allora fidati di un parere esterno! Marco è cotto di te!".
A quell'affermazione Sana scoppiò in una grossa risata "Figurati se a Marco gli interessa una ragazza come me! A lui gli piacciono tutt'altro tipo di ragazze!".
"Ad esempio?"
"Ecco..." affermò abbassando lo sguardo e trovando improvvisamente interessante le punte dei suoi lunghi capelli "Non lo so esattamente".
"Ecco appunto!" ghignò Hisae "Da quanto ho sentito dire in giro, Marco è il classico sciupafemmine che stranamente, da quando ti ha conosciuta, non esce più con nessuna. Non lo trovi strano?".
Arrivate a quel punto della conversazione, Sana si chiese tra sé e sé, se si trovasse ancora seduta in un bar a gustarsi un rilassante aperitivo in compagnia delle sue più care amiche o se fosse stata rapita dal FBI per interrogarla su un caso irrisolvibile.
"Questo non prova assolutamente nulla!" rispose la ragazza dopo qualche secondo di esitazione e osservando attentamente una ad una le sue amiche.
Doveva assolutamente trovare un metodo per uscire da quella fastidiosa situazione, e senza nemmeno farlo apposta, i suoi occhi caddero su un'esile figura dai capelli castani.
Ecco la soluzione!
"Inoltre non sono l'unica qui presente contesa tra due uomini, non è vero Aya?" affermò con un furbo sorriso.
"Ehi!" sussultò l'amica sentendosi presa in causa "Che centro io ora?".
Sana non aveva alcuna intenzione di giocare allo scarica barile, ma... A mali estremi, estremi rimedi.
"Perdonami Aya!" pensò la rossa mentre le domandava "E tu? Chiederai anche al bell'attore di venire in vacanza?".
"Ma se non abbiamo ancora organizzato niente!" si difese prontamente la ragazza.
"Beh che importa!" scrollò le spalle Sana "Avrai pur un'idea sul da farsi!".
Gli sguardi interessati di Fuka e Hisae si spostarono dal viso di Sana a quello di Aya, attente ad osservare la reazione di quest'ultima.
"Naozumimihadichiaratoisuoisentimenti" affermò velocemente la bruna, stufa di quei continui sguardi accusatori.
"Scusaci Aya, ma credo che nessuna di noi abbia afferrato il concetto!" le disse Fuka con un sopracciglio inarcato.
"Naozumi... Mihaconfessatoisuoisentimenti" provò a ripetere.
"Naozumi cosa?!" esclamò Sana intanto che Hisae le intimava di prendere un bel respiro.
"L'altro giorno, mi ha confessato i suoi sentimenti..." spiegò la ragazza questa volta più lentamente.
"Che cosa?!" urlarono all'unisono le tre amiche, ancora incredule di ciò che avevano appena udito.
"Ecco, questo era uno dei motivi più che validi per cui preferivo non dirvi nulla..." sbuffò Aya.
"Per forza, ce lo dici così!" esclamò Hisae "Come se fossi andata a comprare l'insalata al supermercato!".
"E come avrei dovuto dirvelo?" rispose sarcastica Aya "Appendendo manifesti?".
"Non perdiamoci in un bicchiere d'acqua!" affermò Fuka seria "Tu cosa gli hai detto?".
"Ecco..."
"Avanti Aya" la incoraggiò Sana "Non tenerci sulle spine!".
"Ecco, non gli ho risposto. Sono corsa via piangendo..." spiegò la ragazza "Come sapete con Tsuyoshi le cose ultimamente non funzionano e le parole di Naozumi mi hanno, come dire... Scombussolata, confusa!".
"In che senso?" domandò cautamente Sana.
"Mi ha detto di rispondergli solamente quando sarò pronta a dare un taglio con il mio passato..."
"Wow!" commentò Hisae ancora incredula "Giuro, se mi avessero raccontato che tra te e Tsuyoshi si sarebbe formato un triangolo, sul serio non ci avrei mai creduto!".
"E tu? Tu cosa provi dentro?" chiese Fuka dispiaciuta.
"Non so cosa fare ragazze, mi sento confusa! Tsuyoshi è quella persona che sono sicura ci sarà sempre e in ogni momento. Siamo cresciuti insieme e mi ha aiutata a superare ogni difficoltà, consigliandomi sempre il meglio. Lui è il mio punto di riferimento, la mia Stella Polare" sorrise la ragazza "Se ti senti smarrita o persa, sai che ti basta seguire il Nord per ritornare sulla retta via. Ultimamente però è come se il cielo si fosse annuvolato, e io non riesca più a ritrovare il mio punto di riferimento. Naturalmente Naozumi ha contribuito a questo, lui per me è una novità. Un posto nuovo, ancora da esplorare e che sei curiosa di conoscerne le sfumature e tutti gli angoli più nascosti. Ma si sa, più ti allontani dal tuo punto di riferimento e più fai fatica a ritrovare la strada per ritornare a casa".
Le tre amiche avevano ascoltato attentamente e in silenzio il discorso appena pronunciato da Aya, che vista la situazione di disagio creatasi, con un forzato sorriso affermò "E tu Hisae, hai già dichiarato i tuoi sentimenti a Gomi?".
"Shhhh!" esclamò portandosi un indice sulle labbra come per intimarla di far silenzio "Ma che ti urli?".
"Non capisco perché tu non voglia ammettere di essere innamorata di Gomi!"
"Questo non è assolutamente vero!" rispose la bionda rossa in viso.
"Che cosa?" puntualizzò Aya "Che sei innamorata di lui oppure che non vuoi ammetterlo?".
Hisae non fece in tempo a ribattere che Fuka intervenne per fermare quel battibecco.
"Dai ragazze, cambiamo argomento. Basta parlare di ragazzi e fidanzati!" esclamò intanto che le tre amiche annuirono in silenzio.
"No, questo non è decisamente il momento più indicato per informarle della mia gravidanza" pensò Fuka mentre riprese a parlare "Allora, festeggeremo il mio compleanno in montagna! Non vedo l'ora!".
"Già!" concordarono Sana, Aya e Hisae con la testa tra le nuvole.
"Sempre che Takaishi non opponga problemi... In quest'ultimo periodo è di una paranoia incredibile!" si disse fra sé e sé.
In quel momento, come richiamato da una forza superiore, Gomi si avvicinò al tavolo delle sue amiche. Rimase letteralmente sconvolto nel trovarle silenziose e con quei musi lunghi.
Che sarà successo? Fino a poco fa ridevano come niente!
"Ciao ragazze!" affermò Gomi avvicinandosi alle spalle della sua ragazza e facendole un tenero massaggio "Cosa sono quelle facce tristi?".
"Non ho voglia di scherzare!" rispose Sana rigirandosi la cannuccia tra le dita.
"Esattamente, non tira aria buona!" concordò Aya osservandosi le unghie.
"Ok ok tranquille!" deglutì Gomi "Volevo solo chiedervi se vi andasse di andare tutti insieme al Movida domani sera, c'è l'uno più uno!".
"Ok" rispose Sana scuotendo le spalle insieme ad Hisae.
"Io non posso! Devo recuperare con lo studio!" mentì Aya, non era ancora pronta ad affrontare lo sguardo di Tsuyoshi.
"Posso venire da te domani sera Aya?" le domandò Fuka "Non ho capito alcune cose!".
D'altronde le aveva appena offerto una scusa su un piatto d'argento, anzi... d'oro!
"Certo!" annuì l'amica "Se vuoi puoi rimanere da me a dormire!".
"Perfetto!"
 
***

La sera successiva Sana, Hisae, Luci, Gomi e Diego si trovavano al piano superiore del Movida a ballare con un drink in mano; mentre Akito, appoggiato al muro, sorseggiava il suo cocktail osservando attentamente le curve sensuali della sua ragazza avvicinarsi pericolosamente a lui a ritmo di musica.
"Stai cercando di dirmi qualcosa?" ghignò malizioso Akito attirandola a sé per strapparle un provocante bacio.
Sana sorrise sulle sue labbra allontanandosi di poco dalla presa del ragazzo "Guardare ma non toccare!".
"Nuovo gioco?" scherzò lui bevendo un sorso del suo drink.
"Come vuoi" scrollò le spalle divertita "Anche se io direi più una regola!".
Akito provocato da quell'ultima frase l'afferrò stretta a sé per impossessarsi nuovamente delle sue carnose labbra.
"Non mi sono mai piaciute le regole!" affermò incatenando i propri occhi in quelli di lei.
La ragazza sorridendogli azzerò velocemente la distanza tra le loro labbra, mentre le loro lingue giocavano senza sosta. Le esili mani di lei accarezzavano i muscoli di Akito, nascosti da una camicia nera, esattamente come le dita di lui che sfioravano delicatamente ma allo stesso tempo vogliose, le curve di Sana.
"Scusa Aki!" esclamò Hisae prendendo per un braccio l'amica "Ma questa canzone Sana deve assolutamente ballarla insieme a me!".
Il ragazzo sfiorandosi una mano sulla bocca, sorrise sarcastico mentre la sua ragazza scrollò le spalle come per intendere "che ci vuoi fare, è fatta così".
Akito bevve un altro sorso del suo cocktail osservando il locale, distraendosi così da quella provocante tentazione che ballava a pochi passi da lui.
Al contrario del baccano presente nel locale, era una serata abbastanza tranquilla e la gente si divertiva con il proprio stile di vita.
Improvvisamente, nel piano inferiore del Movida, i suoi occhi videro una ragazza di una bellezza a dir poco fantastica. I lunghi capelli castani erano sciolti e leggermente mossi, il suo corpo era fasciato semplicemente da un tubino bianco, che delineava in modo più che perfetto quei fianchi in cui vi era disegnato quel tatuaggio che la rappresentava.
La cosa che lo preoccupò terribilmente era il fatto che stesse litigando vivacemente con un ragazzo dall'aspetto rozzo e spavaldo.
"Ho visto Alex!" affermò il ragazzo avvicinandosi immediatamente alla sua fidanzata.
"Alex? Il tuo amico?!" gli chiese Sana.
Ma Akito ormai non l'ascoltava più, era troppo impegnato e preoccupato ad osservare cosa stesse succedendo alla sua amica.
"Aspettami qui!" l'avvertì per poi scendere velocemente al piano terra.
 
SPOILER:
“Alex!” esclamò all’improvviso Akito, interrompendo lo scorrere dei suoi pensieri. Leggermente, la ragazza si voltò verso di lui in attesa di sapere il motivo per cui l’avesse chiamata.
“Ti porto a casa io” affermò con un tono di voce che non emetteva repliche.

A quel nome Sana trasalì e una moltitudine di pensieri cominciarono a farsi largo nella sua mente.
Lei era la famosa Alex! Una ragazza… E non una ragazza qualsiasi, ma ben si una di quelle che hanno una bellezza da mozzarti il fiato. Quelle che non c’è assolutamente bisogno di qualche complimento, poiché il solo guardarla si commenta da sola.


NON UCCIDETEMI !! xD
Lo so, sono leggermente in ritardo !!
Ma sapete, tra impegni personali, grigliata, compleanno e weekend allungato... Non ho avuto modo e tempo di scrivere e di mettermi al computer! Perciò perdonatemi!!
Inoltre spero decidiate di non uccidermi per la fine di questo capitolo!! Lo so, l'ho interrotto sul più bello ma sono sicura che non vi pentirete del prossimo aggiornamento che, ahimè, cercherò di pubblicare al più presto!
Sono stata un po' ferma sul capitolo 22, l'ho terminato solo questa mattina. Infatti colgo l'occasione per ringraziare Lolimik che ha sopportato tutti i miei scleri, consigliandomi con i suoi meravigliosi pareri! Migliorando notevolmente il capitolo!!!
GRAZIE GRAZIE GRAZIE !!! Sei fantastica! <3 <3 <3 
Ringrazio anche tutte coloro che hanno atteso questo capitolo, pur sapendo che non riuscivo a stendere il capitolo 22 (che non vedo l'ora di pubblicare per togliermelo di mezzo !! Per un po' non lo voglio più vedere xP)
Angel_92, Reginadeisogni, Drizzle__93, Love Kodocha, DiosaUnica, G_Love_A, Sirenetta91, Cicatrice92, Elamela, Piccolasognatrice91, Vale_89, LaSayuri10 per leggere, seguire e recensire la mia FF!! Siete molto gentili e attendo i vostri pareri, curiose di scoprire che ne pensate dell'aggiornamento!
Ringrazio anche la mia amica Luci! =)
Volevo inoltre informarvi che stasera o nei prossimi giorni commenterò le storie che solitamente seguo, purtroppo come vi ho già spiegato non ho avuto molto tempo per scrivere o leggere su EFP! Scusatemi, cercherò di farmi perdonare!! ^^''
Siete andate a vedere Maleficent? Io sono estasiata dall'interpretazione di Angelina!! E' stata formidabile!!
Ora vi saluto che devo scappare a prepararmi e come al solito sono in alto mare!!!
Vi abbraccio tutte e grazie per il vostro incredibile e fedele sostegno!!
Un bacione!
E vi prometto che pubblicherò al più presto!!
Ciao!!

Miky








 

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Capitolo 20
*** CAPITOLO 20 - LA GELOSIA ***


CAPITOLO 20 LA GELOSIA
 
“Senti mi hai stufato. Non ti sopporto più!” urlò la ragazza innervosita e muovendo assiduamente le mani.
“Alex!” la chiamò Akito avvicinandosi a lei e prendendola gentilmente per un braccio “Tutto bene?”.
“Akito?” si voltò la ragazza sorpresa “Che… Che ci fai tu qui?”.
“Qualche problema amico?” li interruppe il ragazzo con cui stava litigando Alex e abbracciandola possessivamente a sé.
Era un ragazzo alto e abbastanza muscoloso, il suo fisico infatti veniva evidenziato dalla t-shirt attillata che indossava. Su entrambi i bracci vi erano vari tatuaggi come scritte, disegni e nomi; la maggior parte di essi erano abbastanza provocatori. Il suo viso strafottente era evidenziato dal ghigno che rivolgeva di continuo alle persone con cui parlava.
“Ti ho detto di lasciarmi stare Jack!” sbraitò Alex sciogliendosi dalla presa del ragazzo e avvicinandosi al biondo “Akito è solo un amico. Lascialo stare, ok?!”.
“Così, è stato lui il tuo importante impegno che ti ha tenuta occupata in questo periodo!” ghignò Jack sicuro di sé.
Alex per nulla intimorita da quell’affermazione spavalda che ormai conosceva anche fin troppo bene, rispose al ragazzo mantenendo lo stesso sguardo di sfida.
“La mia vita non ti riguarda più! Quante volte devo dirtelo che abbiamo chiuso!”
“Piccola, decido io come e quando finisce tra di noi, chiaro?!” urlò Jack stringendole forte un braccio fino a farle provare dolore.
“Lasciala andare!” esclamò immediatamente Akito che, fino a quel momento, era rimasto ad osservare e ad ascoltare in silenzio la litigata dei due ragazzi.
“Vedi di non impicciarti, Pivello!” affermò infastidito Jack “Come hai sentito, Alex è riservata sulla sua vita!”.
“Aki, dai ci vediamo un altro giorno” intervenne Alex con un’espressione preoccupata e allo stesso tempo addolorata, non voleva assolutamente causare danni all’amico “Non è la serata giusta!”.
“Non ti lascio da sola con questo!” ribatté Akito.
“Ti prego…” sussurrò la ragazza con gli occhi umidi.
“Allora Pivello, hai sentito?” esclamò Jack valorizzandosi i muscoli “Te ne vai da solo oppure devo prenderti a calci in culo?!”.
Akito si voltò per un istante mentre Jack sorrideva per il risultato ottenuto, non calcolando di conseguenza la reazione improvvisa del biondo che velocemente si rigirò per tirargli un pugno in pieno viso.
Offeso, umiliato e arrabbiato per il gesto appena ricevuto, Jack si rialzò rispondendo altrettanto con forza, mentre Alex gridava ad entrambi di smetterla con le lacrime agli occhi.
“A-Akito che… Che succede?” affermò sconvolta Sana vedendo il proprio ragazzo fare a botte con uno sconosciuto.
“Ma non era in compagnia di Alex?” domandò Hisae che insieme all’amica aveva raggiunto l’amico.
“Io… Io non capisco…” rispose Sana, ravviandosi i capelli preoccupata, mentre i due ragazzi venivano trascinati in malo modo fuori dal locale.
“Coraggio andiamo!” esclamò Hisae prendendola per mano.
Immediatamente Sana, Hisae, Gomi, Luci e Diego insieme ad Alex e alle persone con cui era solita uscire, si precipitarono fuori dal locale sperando che la situazione non peggiorasse.
Mentre Gomi controllava che il suo amico di infanzia stesse bene; Diego e un ragazzo che molto probabilmente conosceva Jack, stavano discutendo con alcuni buttafuori cercando di chiarire al meglio la situazione. Sana, Hisae e Luci, come consigliato dai ragazzi di quest’ultime, erano rimaste a qualche metro di distanza non capendo cosa avesse provocato così tanto Akito.
Sana era preoccupata. Era da anni, eliminando il lungo periodo di permanenza in Italia, che non vedeva il suo fidanzato così nervoso e con quello sguardo di ghiaccio che aveva l’incredibile potere di congelare all’istante anche la persona più felice in quel momento.
Rispetto all’elementari e alle medie, Akito si era tranquillizzato radicalmente, infatti ad ogni discussione cercava di parlare prima di venire alle mani. Glielo aveva dimostrato quella sera durante le vacanze estive, quando Alan, nonostante sapesse che lei fosse fidanzata, il giorno dopo ci aveva provato lo stesso.
Ricordava come se fosse ieri il loro dialogo avenuto nel parco.

“Se-sei arrabbiato con me?” chiese timidamente la ragazza dopo essersi fermati vicino al ponticello che si vedeva dal ristorante.
“No, perché?” rispose abbracciandola.
“Cosa vi siete detti?” domandò preoccupata, aveva paura che avesse scatenato qualche rissa.
“Gli ho chiesto se mi stava prendendo in giro e lui ha risposto che era qui con altre ragazze… Non preoccuparti non gli ho alzato le mani” spiegò in tono calmo.
Sentendo quelle parole Sana si sorprese.
“Era ubriaco” spiegò Akito.
La ragazza si tranquillizzò e poi sorridendo gli disse “Sei cambiato. Il vecchio Akito Hayama gli avrebbe sicuramente mollato un pugno!”.
“Il vecchio era così male?” domandò Akito.
“No, però ogni tanto mi faceva un po’ paura” rispose Sana.


Sana osservò attentamente il viso di Akito, specialmente la sua espressione e i suoi occhi. Era teso e attento ad ogni movimento del ragazzo con cui aveva appena fatto a pugni, riusciva inoltre a scorgere una nota di preoccupazione e di ansia nei suoi occhi.
Che cosa era successo?
Gli aveva detto che sarebbe andato a parlare con Alex, invece in meno che non si dica era scoppiata una rissa.
Che fosse lui Alex, il ragazzo con cui si era preso a pugni?
“Allora Pivello” lo provocò Jack con un ghigno soddisfatto “Vogliamo continuare?”.
“Jack!” affermò Alex con le lacrime agli occhi e mettendosi fra i due ragazzi “Finiscila di coinvolgere Akito in questa storia!”.
Sana, come tutti gli altri, ascoltava molto attentamente la conversazione tra la misteriosa ragazza, che a quanto pare conosceva il suo fidanzato, e il ragazzo palestrato, in modo da poter conoscere il motivo di quel putiferio. Inoltre, grazie a quell’unica frase pronunciata dalla bella ragazza, aveva potuto constatare che Alex non era il ragazzo con cui aveva fatto a botte Akito.
“È una cosa che riguarda unicamente me e te!” continuò Alex, cercando di esprimere con tutta la sua grinta e il suo disgusto ciò che provava da parecchio tempo “Ti ho già detto più di una volta che sono stufa dei tuoi atteggiamenti maleducati, dei tuoi vizzi schifosi e del tuo prevalere sugli altri. È finita! Mettitelo in testa!”.
Jack infastidito e offeso da quelle parole sputategli in faccia con tanto odio e rabbia, lentamente si avvicinò alla ragazza con l’intento di farle rimangiare ciò che aveva appena pronunciato, ma velocemente un suo amico lo richiamò.
“Jack andiamo!” gli consigliò un ragazzo della sua stessa corporatura “Chiarirai con lei la prossima volta. Inoltre lo spettacolo sta diventando noioso”.
Dopo un attimo di silenzio il ragazzo annuì, ma prima di raggiungere gli altri si avvicinò di poco ad Akito.
“Augurati di non cadermi tra le mani di nuovo Pivello, perché la prossima volta, stai pur certo che non la passerai liscia!” puntualizzò Jack fissandolo da capo a piedi e scandendo ogni singola parola, mentre Akito non si lasciava di certo intimidire dal suo sguardo, al contrario, era pronto ad affrontarlo in qualunque istante con lo scopo di fargli sparire quel ghigno da bullo.
“E tu” affermò il ragazzo avvinandosi ad Alex e sputandole la sua saliva vicino ai piedi di lei “Sei libera di fare ciò che vuoi, ma ti avverto” disse sottolineando ogni singola parola e alzando un dito indicando Akito “Se seguirai quel Pivello, non ti azzardare a ritornare mai più da me!”.
Alex inarcò semplicemente un sopracciglio, senza abbassare neanche per un secondo lo sguardo dai suoi occhi. Era tentata di tirargli uno schiaffo su quella faccia da strafottente che si ritrovava, soprattutto quando si era permesso di sputargli vicino ai suoi piedi, ma la sua dignità ed educazione ebbero la meglio. Non voleva in alcun modo cadere ai suoi stessi livelli, voleva dimostrargli che lei era meglio di lui ed evidenziare la diversità che c’era tra di loro.
Non era più schiava di lui, e vedendo la sua ormai ex compagnia, salire in macchina e scomparire nel traffico della città e, metaforicamente parlando, dalla sua vita, rivolse un piccolo cenno ad Akito come segno di gratitudine per averla difesa. Dopodiché si incamminò verso casa, pur sapendo che appena avrebbe tolto quegli alti tacchi i suoi piedi avrebbero gridato pietà. Ma il solo pensiero che Jack non l’avrebbe più importunata la rendeva felice, finalmente era riuscita ad uscire da quei giri che le avevano solo peggiorato la vita.
È vero, era sola in quel momento, ma dopo tanto tempo era libera di vivere!
O almeno, sperava che fosse la volta buona.
“Alex!” esclamò all’improvviso Akito, interrompendo lo scorrere dei suoi pensieri. Leggermente, la ragazza si voltò verso di lui in attesa di sapere il motivo per cui l’avesse chiamata.
“Ti porto a casa io” affermò con un tono di voce che non emetteva repliche.
A quel nome Sana trasalì e una moltitudine di pensieri cominciarono a farsi largo nella sua mente.
Lei era la famosa Alex! Una ragazza… E non una ragazza qualsiasi, ma ben si una di quelle che hanno una bellezza da mozzarti il fiato. Quelle che non c’è assolutamente bisogno di qualche complimento, poiché il solo guardarla si commenta da sola.
Sana osservò per un momento i lunghi capelli di Alex leggermente ondulati. Erano inspiegabilmente perfetti, anche con quella piega che tendenzialmente creava dei fastidiosi nodi sulla lunghezza del capello. Come se non bastasse davano la sensazione di essere estremamente morbidi e, il colore castano unito a qualche ciocca più chiara tendente al biondo sembrava così naturale. Il suo viso, anche se rovinato dal trucco sbavato per colpa delle lacrime versate poco prima, era bellissimo. I suoi lineamenti così delicati e fini, i suoi occhi che ricordavano il colore del cielo anche se spenti a causa della litigata e quell’espressione corrucciata e indifesa, le davano un tocco, se si può, ancora più attraente. Per non parlare delle sue curve più che evidenti e sinuose che rientravano nella categoria degli interessi di Akito. Più volte da piccolo le aveva sottolineato che il suo seno era leggermente troppo piccolo.
Era gelosa, estremamente gelosa di come Akito l’aveva guardata un attimo prima, degli sguardi che era convinta riservasse solo e unicamente a lei, della passione sportiva che li legava.
“No, tranquillo. Vado a piedi” si sforzò di sorridergli Alex.
Ma il ragazzo non l’aveva nemmeno ascoltata e dal suo sguardo capì che non era un'offerta, ma un volere di lui. Un volere diverso rispetto a quello che pretendeva Jack, Akito voleva semplicemente proteggerla.
“Sana, forza andiamo!” la richiamò il suo fidanzato.
Nuovamente la ragazza sussultò e salutando ognuno con un piccolo bacio sulla guancia affermò “Ce-certo. Ciao ragazzi!”.
Era terribilmente a disagio. Non aveva avuto ancora modo di parlare con quella ragazza, ma il solo vederla la metteva in difficoltà. Alex emanava una grandissima sicurezza e questo fattore peggiorò ulteriormente la cosa, visto che Sana non riusciva a sentirsi alla sua altezza.
Cosa assurda visto che non la conosceva nemmeno. Sapeva però che per suscitare una reazione del genere ad Akito, voleva dire solo una cosa: rispetto.
Ricordava ancora quel lontano pomeriggio delle medie, quando Fuka lo aveva rimproverato per aver risposto male a due ragazzine a causa di una fotografia.

Non mi sembra gentile. Essere gentile con una persona a cui non voglio bene.

“Stai tranquilla!” affermò Hisae trattenendola in un confortante abbraccio.
Sana le sorrise, fece un respiro profondo e si voltò per raggiungere Akito e Alex, la quale le fece un piccolo saluto con la testa.
Akito leggermente più avanti ma allo stesso modo in mezzo alle due ragazze, le guidò verso il parcheggio per poi salire in macchina e perdersi nel poco traffico presente a quell’ora.
Durante il viaggio, c’era un rumoroso silenzio che, per i gusti di Sana, risultava pesante ed estremamente fastidioso. Così, per cercare di alleggerire la situazione decise di accendere la radio sperando di non trovare una canzone malinconica.
Pessima decisione!

La gelosia quando arriva non va più via!
Con il silenzio tu mi rispondi che,
con il tuo pianto tu mi rispondi che,
con i tuoi occhi tu mi rispondi che lo sai!
La gelosia più la scacci e più l’avrai.
Tu eri mia, di che sei più non lo sai!
Complicità!
Ma che gran valore ha.
Sincerità!
Che fortuna chi ce l’ha.


È qui il serpente è arrivato.
È qui seduto in mezzo a noi.
Lui ti mangia il cuore come fosse un pomodoro.
Così diventi pazzo tu
e come un toro purtroppo non ragioni!

Decisamente la ragazza optò per spegnere la radio e sbuffando si voltò verso il finestrino per osservare il paesaggio che le scorreva davanti agli occhi.
“Pure la musica ci si mette ora ad aumentare le mie paranoie!” pensò Sana sospirando rumorosamente.
Akito accortosi dell’ansia che la sua ragazza sprigionava, lentamente le prese la mano che era appoggiata sulla sua gamba nuda. Sobbalzando per quel contato così semplice, Sana con un piccolo sorriso intrecciò le sue dita a quelle di lui.
Aveva bisogno di quel piccolo gesto di sicurezza.
Aveva bisogno di lui.
“Grazie del passaggio… E di tutto…” affermò Alex velocemente per poi scendere immediatamente dall’automobile e correre dentro al cortile della sua abitazione.
Akito dopo essersi assicurato che la sua amica fosse entrata in casa, ingranò la marcia e il rumoroso silenzio riprese a dominare.
Il ragazzo adorava la tranquillità e la quiete, ma amava ancora di più la voce squillante della sua ragazza che inspiegabilmente quella sera sembrava come se avesse dimenticato l’uso della parola.
Preoccupato per lo strano comportamento di Sana, decise di svoltare a sinistra per dirigersi nel parcheggio dove molte volte li aveva visti diventare un’unica cosa.
“Perché ci siamo fermati qui?” esclamò Sana voltandosi verso il suo fidanzato.
“Stai bene?” le domandò Akito spegnendo il motore e cercando i suoi occhi che purtroppo venivano nascosti dall’oscurità della notte.
Sana a quella semplice domanda riprese a guardare davanti a sé, poi dopo qualche minuto di silenzio rispose “Che vuoi che ti dica?”.
“Non volevo farti preoccupare… Alex era” cercò di spiegarle,ma rapidamente venne interrotto da Sana, che concluse il suo discorso in poche parole “Era nei guai, ho capito!”.
Akito lentamente annuì con la testa cercando di cogliere, grazie alla ridotta luce del lampione, ogni minima espressione facciale di Sana. Era scombussolata, confusa ed estremamente pensierosa.
Riusciva a sentire il rumore delle sue meningi lavorare ininterrottamente.
Con la mano destra continuava ad arricciolarsi una ciocca di capelli che le ricadeva morbida sulle spalle, mentre con i denti si mordeva forte il labbro inferiore. Conosceva a memoria quei piccoli gesti e sapeva che era agitata e nervosa. Inoltre, come se non bastasse, evitava di continuo il suo sguardo come per proteggere i suoi pensieri e le sue angosce da lui.
D’altra parte Sana aveva mille pensieri, dubbi, domande che le circolavano in testa. Non aveva nemmeno lei la più pallida idea di come tutte quelle paranoie potessero starci nel suo piccolo cranio. Desiderava con tutta sé stessa conoscere le risposte ai suoi quesiti, ma aveva imparato nel corso degli anni, che quando non si voleva sapere la verità, era meglio non chiedere.
“Un penny per i tuoi pensieri!” esclamò ad un tratto Akito, cercando di trovare un modo per farla sentire nuovamente a suo agio.
Sana a quella affermazione le scappò un piccolo sorriso.
Era assurdo quello che stava per dirgli, andava contro a tutto ciò che provava in quel preciso momento, ma lei era fatta così e non poteva di certo cambiare dall’oggi al domani.
“Stalle vicino…” gli sussurrò sforzandosi di sorridere.
Akito rimase letteralmente sconvolto dalla reazione di Sana. Si aspettava di tutto: un rimprovero per il suo comportamento violento e imprevedibile, spiegazioni, scenate di gelosie e anche un litigio, magari... Invece, si era limitata a rispondergli con due semplici parole in croce dal significato importante e deciso.
“A volte desidererei che tu fossi come le altre ragazze” ammise Akito dando voce ai suoi pensieri.
Sana sorrise “Ma non sarei io…” gli confessò “Alex ha bisogno di aiuto. I suoi occhi erano spenti, vuoti…Come privi di emozione. Mi ha ricordato un cucciolo abbandonato”.
Il ragazzo lentamente si avvinò al suo viso e intrecciando la sua mano in quella di lei, le depositò un delicato bacio sulla sua fronte. Alzando leggermente lo sguardo, Sana imprigionò i suoi occhi in quelli di lui e, le sue labbra come attratte da una forza superiore, si impossessarono delle sue.
Bramava un suo contato. I suoi baci, le sue carezze, sentire il suo respiro infrangersi sulla propria pelle; voleva rimanere stretta fra le sue braccia, abbracciarlo forte a sé ed eliminare quei terribili pensieri che si insediavano nella sua mente.
“Piano Kurata…” si lamentò il ragazzo massaggiandosi la mascella che poco fa era stata colpita da Jack.
“Scusa!” esclamò Sana “Ti ho fatto male?”.
Lentamente la ragazza spostò le lunghe ciocche bionde che ricadevano sulla sua fronte e, sfiorandogli delicatamente le ferite sul suo viso gli sussurrò “Ti ha ridotto proprio male…”.
“La cosa è reciproca” ghignò Akito portando il sedile della macchina tutto indietro “Comunque il dolore poco fa stava diminuendo!”.
“Come?” domandò sorpresa, mentre con non poca difficoltà Akito la prendeva tra le sue braccia per farla accomodare su di lui.
“Così va meglio” le soffiò sulle labbra per poi riprendere ciò che avevano interrotto poco fa.
 
SPOILER:
“Si può sapere come diamine hai fatto ad entrare?” gli domandò inarcando un sopracciglio e per nulla imbarazzata nell’essere in qualche modo impresentabile.
“Dalla finestra!” ghignò il ragazzo scrollando le spalle e cominciando ad osservare attentamente ogni dettaglio di quella camera.



Buona sera a tutte!
Avete visto? Per farmi perdonare pubblico ora! Credo che domani avrei ritardato nell'aggiornare, siccome non avrei avuto tempo nel stare al pc! Perciò... Ta Dan !! xD
Ok, innanzituto vorrei che non mi uccideste !! So che alla maggior parte di voi, Alex non piace! Sinceramente credo che lei non abbia ancora fatto nulla, rispetto a Marco! So anche che molte di voi avrebbe voluto entrare nella storia e portarla via dal locale!! Vero Saretta?? ahaha 
Per quanto riguarda la scena riguardante i pensieri di Sana, ho cercato di immedesimarmi in lei. Penso che in una situazione simile, vedere una bella ragazza amica del proprio ragazzo... Beh ti scombussola un po'!
Io mi immagino Alex come Brenda Asnicar. 
Per me è la bellezza in persona!! Naturalmente ho modificato il colore degli occhi e qualcos'altro!
Saluto e ringrazio tantissimo la mia cara Lolimik, che mi ha aiutato moltissimo in questo periodo sia per la FF che per cose riguardanti la vita di tutti i giorni!!! <3 <3 <3 Hai visto? Finalmente la parte riguardante Alex è arrivata!! Goditela a pieno!!! *-* Inoltre grazie per il sostegno e per la grinta che mi trasmetti ogni giorno per ogni cosa che accade =)
Mando un bacio grande ad Angel 92, Reginadeisogni, Love Kodocha! Grazie per il vostro sostegno e per le belle chiacchierate!!! <3
Ringrazio anche Drizzle__93, Sirenetta91, Cicatrice92, Elamela, DiosaUnica, G_Love_A, Vale_89, Piccolasognatrice91, LaSayuri10 per leggere e recensire assiduamente la mia FF!
Grazie anche a tutti coloro che inserisco la mia FF nelle preferite, ricordate e seguite e, a chi legge solamente!
Aspetto i vostri pareri!!
Chi si sarà intruffolato nella finestra??
Un bacione grande!!
Notte e sogni d'oro!!!


Miky









 

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Capitolo 21
*** CAPITOLO 21 - UNA VITA SENZA COLORI ***


CAPITOLO 21 ● UNA VITA SENZA COLORI
 

“Tesoro, scendi! È pronta la colazione!” esclamò la signora Kurata, seduta comodamente in cucina mentre sorseggiava il suo thè caldo.
“Non ora, mamma!” affermò Sana con voce squillante, correndo da una stanza all’altra.
“Figliola, come ho già ribadito più di una volta la colazione è il pasto più importante della giornata. Perciò ora siediti e mangia qualcosa!” la rimproverò Misako.
La ragazza alzando gli occhi al cielo, ascoltò il consiglio o meglio, l’ordine di sua madre e si sedette di fronte a lei. Prese una brioches al cioccolato, preparata dalla signora Shimura, e un succo alla frutta e velocemente li consumò.
“Questo non vuol dire che devi abbuffarti!” esclamò con un sopracciglio alzato la signora Kurata mentre dal suo copricapo usciva un medio martello di plastica, pronto a colpire la testa di sua figlia.
“Ahia mamma!” si lamentò Sana massaggiandosi la fronte “Non ti accontenti mai! Mi dici di fare colazione e poi non vuoi che mangio! Non sei molto coerente!”.
Immediatamente una seconda martellata colpì la testa della ragazza, mentre la madre scuoteva lievemente il capo “Te l’ha mai detto nessuno che…”.
“Scusami mamma! Ne riparliamo stasera, sono in ritardo!” urlò Sana controllando l’orario sul suo orologio da polso “Buona giornata!”.
“Non avevo finito di parlare!” ribatté Misako sentendo la porta d’ingresso chiudersi.
“Signora” la richiamò entrando in cucina la signora Shimura “C’è il signor Oliver che chiede di lei”.
“Non sono nemmeno le 8:00 ed è già qui!” rispose sorpresa “Non ha una vita privata quel povero uomo!”.
“Se lei, molto gentilmente mi consegnasse il manoscritto, potrei continuare a godermi la mia vita privata!” esclamò Oliver alle sue spalle.
“Si può sapere da dove sei spuntato?!” esclamò spaventata la signora Misako, mentre il martelletto di plastica usciva nuovamente dal suo copricapo per colpire una nuova vittima.
“La prego signora Kurata, mi consegni il manoscritto!”
“Oliver, tu non vedi ad un palmo del tuo naso vero?”
“Come?” chiese non capendo “Che centra il mio naso ora?!”
“Il manoscritto è appoggiato sul tavolo, precisamente dentro a quel pacchetto!” indicò la signora “Ora scusami ma devo scappare!”.
Oliver con gli occhi che brillavano per la felicità, si avvicinò immediatamente al tavolo e velocemente aprì il pacchetto.
“Non era uno scherzo!” affermò Oliver al settimo cielo e sfogliando il libro.
La sua espressione cambiò radicalmente non appena notò che le pagine del manoscritto, erano completamente bianche eccetto l’ultima.

La gatta frettolosa fece i gattini ciechi!
Si goda la colazione.

Un saluto, Misako
 
***
 
Quello, non era assolutamente un buongiorno.
Non solo, come al solito, non aveva sentito la sveglia e aveva dovuto prepararsi alla velocità della luce, non gustandosi perciò la colazione e nemmeno qualche chiacchiera con la sua famiglia.
Non solo, anche questo come sempre, dovette litigare con ogni singolo individuo che a quell’ora sembrava che dormisse ancora in piedi. Per non parlare del nervoso che le mettevano le biciclette che pensavano di guidare un tir oppure degli ingombranti pedoni che non erano ancora in grado di camminare sul marciapiede o al bordo della strada. E dire che si diventava bipedi all’età di un anno!
Non solo, ormai ci aveva fatto l’abitudine, dovette guidare in pieno stile Fast and Furious che, doveva ammetterlo, avrebbe sicuramente fatto una buona concorrenza a Dominic Torretto.
No, a quanto pare non bastava!
Doveva anche vedersi la simpatica scenetta di Marco, in compagnia della sua nuova amichetta.
Allora non aveva né perso l’uso della parola, né preso qualche strana malattia contagiosa.
Anzi, forse quella si!
La Sanarite.
Malattia molto grave per qualsiasi individuo.
Come prenderla? Instaurate un buon rapporto con la sottoscritta e poi ignoratela completamente, come se niente fosse.
Come curarla? Ancora nessuna scoperta a quanto pare.
Si, perché era lei il problema, e lui, dal carattere così sicuro, maturo e deciso, non le aveva nemmeno spiegato questo allontanamento improvviso. Prima le dedicava una canzone che parlava unicamente di loro due, e poi di punto in bianco spariva come se tra loro non fosse mai successo niente.
Che abbia sbagliato a fidarsi così tanto di Marco?
In fondo Simon l’aveva avvisata… Il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Possibile che ogni giorno quel ragazzo aveva l’incredibile capacità innata di sorprenderla?
“Sto cominciando ad odiare le sorprese!” pensò Sana sbuffando rumorosamente e squadrando completamente i due ragazzi appoggiati alla moto.
Alcuni minuti dopo si ritrovò in aula seduta accanto alle sue tre migliori amiche.
Era nervosa, infastidita, pensierosa, rumorosa e ansiosa.
Tutti aggettivi che non l’aiutavano in nessun modo a prestare attenzione alla lezione tenuta al momento.
“Tutta colpa di Marco!” sussurrò alterata e spaccando accidentalmente la punta della matita.
“Sana, smettila di distrarti e cerca di concentrarti!” la rimproverò Fuka “Tra neanche due mesi ci sono gli esami!”.
“Come se non lo sapessi!” affermò incrociando le braccia al petto e osservando attentamente il professore che spiegava un nuovo argomento.
Ma che colpa ne aveva lei?
Lo aveva studiato qualche giorno fa.
L’attenzione è collegata ai livelli di attivazione e vigilanza. L’attivazione si riferisce alla condizione psicofisiologica in cui si trova l’organismo e da essa dipende lo stato di vigilanza o meno.
“Questo è assolutamente un malgiorno!” pensò guardando il cielo nuvoloso dal vetro della finestra “Chissà cosa starà facendo Hayama in questo momento…”.
 
***
 
La ragazza terminata la colazione rientrò in camera sua con lo scopo di prepararsi per andare a correre. Aveva bisogno di staccarsi momentaneamente dalla realtà, e l’unico rimedio era cercare di scappare da quei continui pensieri che le invadevano la mente.
Non riusciva a pensare ad altro se non alla sera precedente.
La sera della svolta, se così si può definire.
Era da sola contro il mondo.
L’ultima volta che si era sentita così era stata una sera di cinque anni fa, quando all’età di sedici anni, lui era scomparso dalla sua vita facendole trovare sulla scrivania della sua ex camera, solamente una misera lettera con allegata una foto di famiglia.
Quell’uomo aveva osato abbandonare lei, sua madre e il piccolo Daniel senza badare alle terribili conseguenze che invece avrebbe dovuto tenere conto.
Aprendo la porta della camera, la ragazza fu sorpresa e allo stesso tempo spaventata nel vedere Akito seduto comodamente sopra al suo letto ancora disfatto.
“Si può sapere come diamine hai fatto ad entrare?” gli domandò inarcando un sopracciglio e per nulla imbarazzata nell’essere in qualche modo impresentabile.
Indossava semplicemente una tuta blu con una corta t-shirt bianca che le lasciava scoperta la pancia, i suoi capelli erano raccolti in una disordinata coda tra cui i ciuffi più corti ricadevano lungo il suo viso, che non era riuscito a riposare a sufficienza probabilmente per colpa della litigata vivace con Jack.
Ovviamente ad Akito, non sfuggirono le occhiaie e lo sguardo assente che emanava quella misteriosa ragazza, ma non voleva in alcun modo rigirare immediatamente il coltello nella piaga, aveva giustamente bisogno dei suoi spazi e dei suoi ritmi. Doveva ammettere però che anche appena svegliata e con quei semplici indumenti addosso, Alex riusciva involontariamente ad essere naturalmente bella.
“Dalla finestra!” ghignò il ragazzo scrollando le spalle e cominciando ad osservare attentamente ogni dettaglio di quella camera.
Era divisa in due, probabilmente condivideva la stanza con il suo fratellino, il quale aveva tempestato la sua parte di parete con poster di cartoni animati di Dragon Ball, Pokemon e tutti quei programmi che andavano di moda in quel periodo. Ai piedi del letto vi erano vari giochi disornati come macchinine, moto, dinosauri, soldatini e molto altro.
Al contrario, il letto ancora disfatto di Alex, era colmo di peluche di ogni genere, dal più grande al più piccolo, dall’animale più stravagante a quello più comune. Sulla sua parete vi erano appesi vari disegni di paesaggi e ritratti, molto probabilmente realizzati da lei.
Uno in particolare catturò l’attenzione del ragazzo. Una testa bionda con gli occhi persi nell’orizzonte correva nel parco. Non vi era uno sfondo particolare, solo una pianta dai colori caldi in cui una scia di foglie autunnali ricadevano a terra in ordine di dimensione.
“Quello sono io!” esclamò indicando il disegno.
“Tu vaneggi” sospirò Alex sdraiandosi nuovamente sul suo letto in posizione supina.
“È comodo!” affermò Akito sedendosi in fondo al letto.
“Non mi serviva di certo una tua opinione” ribatté Alex senza muoversi dalla sua posizione, mentre il ragazzo incurante si sporgeva per prendere sul comodino un oggetto che aveva incuriosito la sua attenzione.
In quell’immagine, Alex doveva avere non più di quindici anni. La sua espressione era serena e allegra, i suoi capelli erano raccolti in un elegante chignon e le sue curve fiorite da non molto, erano fasciate da un top nero e da dei pantaloncini aderenti del medesimo colore, i polpacci erano coperti da dei scaldamuscoli. Probabilmente quella foto era stata scattata all’evento di un saggio di danza.
“Ehi, che fai?!” esclamò Alex riprendendosi la foto e notando lo sguardo divertito di Akito “Non prendermi in giro!”.
“Non oserei!” ghignò il ragazzo.
Alex lo fulminò con lo sguardo e dopo qualche minuto di silenzio riprese a parlare.
“Posso sapere che cosa ci fai in camera mia?”
Akito scrollò lievemente le spalle “Non vai a scuola?”.
“Ho terminato l’anno scorso le superiori e tu? Non sei impegnato in qualche strana attività?” ribatté la ragazza.
“Ho frequentato solo il primo anno di università, ora faccio l’insegnante in una palestra di Karate”
“Buono a sapersi!” esclamò Alex “Se decidessi di prenderti a pugni, partirei in netto svantaggio!”.
“Probabilmente!” ghignò Akito “Ci siamo svegliate con la luna storta?”.
“Sei perspicace!” affermò infastidita e alzandosi dal letto “Ora se vuoi scusarmi, gradirei andare a correre, perciò esci da dove sei entrato!”.
Akito colpito da quelle fredde parole non esitò ulteriormente. Si alzò velocemente dalla sua postazione e senza dire una parola si diresse verso la finestra pronto a scavalcarla nuovamente.
“Aspetta!” lo fermò di colpo Alex prendendolo per un braccio “Tu…Non sei pericoloso. Vero?”.
Il ragazzo sorpreso da ciò che aveva appena udito, si voltò verso di lei specchiandosi nei suoi occhi color del cielo.
“Non volevo essere scortese, scusami…” sussurrò leggermente per poi sedersi a gambe incrociate sul letto.
Akito, a causa del cambiamento radicale da parte della ragazza, rimase abbastanza confuso.
Perché le donne dicono nero, vogliono bianco e pensano grigio?
Non riusciva proprio a capire cosa Alex pretendesse da lui. Così leggermente titubante si riaccomodò nuovamente accanto alla ragazza aspettando di udire la sua voce.
“Ieri sera sono rimasta sorpresa dal tuo comportamento. Infondo non ci conosciamo neanche da molto tempo, anzi non sappiamo quasi nulla l’uno dell’altra” spiegò Alex con lo sguardo fisso sul pavimento “Devo confessarti che sono rimasta stupita dalla tua reazione, non credevo che proprio tu mi avresti difesa in quel modo, perciò grazie Akito”.
“Non ce l’ho assolutamente su con te” affermò la ragazza dopo una breve pausa e ravviandosi i capelli dietro ad un orecchio “Però prova a capirmi…Dopo essere riuscita a chiudere definitivamente con Jack, non voglio frequentare altre compagnie che causano problemi!”.
“Ho afferrato il concetto!” rispose infastidito il ragazzo alzandosi ancora una volta dal letto.
Uno fa una buona azione e poi viene giudicato ancora prima di conoscerlo.
“Poco fa, quando te ne stavi andando senza alcuna esitazione… Ho capito che tu non sei così. Tu mi ascolti, vai oltre alla mia bellezza!” si affrettò a dire la ragazza “E quando sono venuta a parlarti, per la prima volta al parco ho pensato che forse io avrei potuto aggrapparmi a te, cercare di uscire dal vuoto in cui ero caduta. Non volevo buttarti addosso i miei problemi.”
“Come hai conosciuto Jack?” domandò curioso Akito mentre optò di appoggiarsi alla scrivania.
Quel letto non era certamente dalla sua parte, ogni volta che decideva di sedersi sopra, puntualmente c’era qualcosa che lo faceva alzare immediatamente.
“Quando vedi crollare sotto ai tuoi stessi occhi tutte le tue certezze e, scopri che una delle persone a cui deponevi la tua completa fiducia, ti tradisce… Istintivamente cerchi un modo per sopravvivere!” spiegò Alex appoggiandosi al muro e portandosi le ginocchia vicino al petto “Cerchi di trovare un appiglio, un qualcosa che ti possa tenere legato alla realtà di tutti i giorni”.
Akito in silenzio ascoltava ogni singola parola pronunciata dalla ragazza, osservando attentamente le espressioni che rapidamente nascevano sul suo viso così stanco e turbato.
“Tre anni fa, per colpa dei troppi impegni scolastici e personali non ero riuscita a prepararmi per il compito di Geografia. Così, all’insaputa dei miei genitori decisi di saltare scuola per recuperare ciò che in quei giorni non ero riuscita a fare. Tornai a casa una volta sicura che mia madre e mio padre fossero al lavoro, ma appoggiata sul divano, trovai una borsa che di certo non apparteneva a mia madre. Non era nel suo stile, troppo appariscente per i suoi gusti. Così, posando sul pavimento la cartella e sentendo due voci parlare al piano di sopra, mi incamminai nella zona notte. Ad ogni gradino, le loro voci, oltre a farsi sempre più forti, erano accompagnante da degli ansimi abbastanza distinti, e lì, sulla soglia della porta vidi mio padre” affermò Alex con aria terribilmente disgustata “Avvolto nelle lenzuola con una donna che io non conoscevo. Sconvolta da ciò che avevo appena visto corsi giù per le scale, mentre Gidayu urlava il mio nome. Corsi, verso una meta indefinita più veloce che potevo.Volevo scappare da ciò che avevo appena visto. Mi sentivo sola, abbandonata. Delusa, schifata. Dove avrei trovato il coraggio di dirlo a mia madre? Quella stessa mattina avevo visto i miei genitori scambiarsi un veloce bacio! Come lo avrei raccontato al piccolo Daniel? Nel tardi pomeriggio chiesi ad una mia compagna di classe se poteva gentilmente ospitarmi per quella sera e, dopo aver avuto il suo consenso e aver discusso per telefono con mia mamma per la mia improvvisa decisione, mi ritrovai sdraiata a fissare il soffitto con le lacrime agli occhi mentre il mondo dormiva tranquillo. Non volevo tornare a casa, ma dovevo affrontare quella terribile realtà. Vedere gli occhi di quel traditore e sopportare il dolore di mia madre. La sera dopo, contro la mia volontà, ritornai a casa prima di cena. Vidi mia madre piangere disperata mentre si sfogava lanciando piatti e bicchieri contro il muro della cucina, mentre il piccolo Daniel, spaventato e confuso da ciò che stava succedendo, piangeva in un angolo della sala. Subito capii che mia madre aveva saputo. Velocemente presi Daniel in braccio e con grande timore di incontrare quell’uomo mi diressi in camera mia, dove appoggiata sulla mia scrivania trovai una lettera indirizzata alla sottoscritta. Distrassi Daniel con un giocatolo e rapidamente lessi il contenuto di quell’inutile pezzo di carta. Ti rendi conto? C’erano due scuse in croce con allegata una foto di famiglia. Se ne era andato così… Non solo tradendo sua moglie e la sua famiglia, ma abbandonandola anche!”specificò Alex con tutta la rabbia che provava ancora dentro “Dopo alcune settimane ci trasferimmo in un’altra casa, mia madre chiese il divorzio mentre Daniel continuava a far domande su dove fosse suo papà e perché ci fossimo trasferiti in una casa più piccola”.
Akito ad ogni singola parola rimase realmente dispiaciuto.
Purtroppo Alex contro la sua volontà era cresciuta troppo in fretta, affrontando una realtà che nessun figlio desidererebbe vivere, perché vedere l’amore puro nei propri genitori è la felicità che ognuno di noi vorrebbe. Invece quella ragazza aveva scoperto nel modo più terribile, il tradimento di suo padre e come se non bastasse il signor Okuda si era permesso di portare la sua amante nel luogo in cui dormiva con sua moglie.
Come poteva guardare negli occhi la signora Okuda?
Come riusciva a condividere quelle due vite e non sentirsi minimamente in colpa nei confronti della sua famiglia?
Anche Akito era più maturo rispetto ai bambini della sua età, ma la differenza tra i due era che sua madre si era sacrificata per un atto di puro amore, mentre il padre di Alex aveva tradito e abbandonato quella famiglia compiendo un atto di vera delusione.
Azione che difficilmente qualcuno perdona, perché per quanto ci si imponga di dimenticare risulta impossibile scordare il senso di vuoto provato.
Ora cominciava a comprendere perché Alex si fosse appoggiata a Jack, infondo glielo aveva anche introdotto. Quando tutto ciò in cui credi crolla, cerchi un qualsiasi appiglio che ti tenga legato alla realtà, quella vita che non riesci più a goderti.
“Jack lo conobbi più avanti, qualche mese dopo!” riprese la ragazza dopo un attimo di silenzio “Più passavano i giorni e più ero stufa di quei continui pensieri fissi, stanca di versare lacrime per una persona che valeva meno di zero. Nemmeno la corsa riusciva a tenere a freno quei fastidiosi ricordi che mi obbligavo a cancellare. Correvo, sempre più veloce, cercando di scaricare tutta la rabbia e la delusione che ogni singolo giorno provavo. Poi durante una festa, venni a sapere che anche Jack si trovava in quella discoteca, intento sicuramente a fare baldoria e a divertirsi con i suoi vizi. Lo conoscevo semplicemente per fama, mi ero sempre tenuta a debita distanza da quelle compagnie così misteriose e allo stesso tempo pericolose, sapevo perfettamente a cosa portavano. Ma quella sera qualcosa scattò in me e da quel momento in poi, mi sentii incredibilmente meno sola. Jack riusciva a distrarmi con le sue cazzate abituali… Scommesse, corse clandestine, alcol, droga, fumo… Tutte cose dell’ordine del giorno. Tutto ciò provocava problemi oltre che alla mia salute anche sul mio futuro, ma grazie a questo riuscivo a non pensare al vero problema che aveva sconvolto radicalmente la mia vita” spiegò con un sorriso pieno di amarezza “Avevo sedici anni e tutto quel mondo mi pareva l’unica soluzione che riuscisse a tenermi in piedi. Con il passare del tempo Jack mi propose di essere la sua ragazza e io completamente su di giri per la notizia accettai, pensavo che lui fosse la mia cura. Errore che segnò la mia prigionia. Infatti più passavano i giorni, i mesi, gli anni… E più il senso di vuoto e di solitudine si faceva largo in me. Ogni singola notte ripensavo al giorno in cui mia mamma decise di raccontarmi il confronto avuto con Gidayu. A come mi ero ridotta a causa di quell’uomo! Così una mattina di settembre, decisi di riprendere in mano la mia vita, quella vita che avevo abbandonato tre anni fa. Smisi di sottomettermi alla realtà abbandonando così definitamente ciò che credevo mi tenesse in piedi per sopravvivere. Con un’altra visione della vita e trascorrendo le mie giornate e nottate da sobria, capii che Jack non era la persona di cui avevo realmente bisogno. Perciò una sera di inizio autunno, decisi di lasciare anche lui, peccato però che non era della stessa mia idea. Con poche parole mi spiegò che io gli appartenevo, anzi mi disse che ero diventata di sua proprietà! Scoraggiata da quella discussione riiniziai ad andare a correre più frequentemente, e lì al parco ti vidi. Osservandoti ogni giorno, non so… Ci fu qualcosa che mi condusse a parlarti. Capii immediatamente che non eri di molte parole, però inspiegabilmente ci trovammo… Riuscivamo a capirci, a comprenderci. Mi sentivo bene in tua compagnia, non come con Jack e i suoi maledetti vizi che mi distraevano dal vero problema. Poi purtroppo dovetti inviarti quel messaggio dove in malo modo ti dicessi di farti gli affari tuoi… Giuro, non era mia intenzione risponderti in quella maniera, ma Jack mi aveva nuovamente minacciata e quello era l’unico modo per non metterti nei casini. Non volevo in alcun modo buttarti i miei problemi addosso… Volevo proteggerti”.
“Non preoccuparti” si sforzò di sorridere Akito “Io e i problemi andiamo a braccetto da quando sono nato!”.
Alex incurvò leggermente le labbra “Sei la prima persona a cui confido tutto ciò…”.
“Non sei da sola…” affermò serio il ragazzo “…Non più”.
“Alla fine ti abitui…”
“A cosa?” domandò Akito non capendo.
“Ad essere forte, ad essere solo” specificò la ragazza“Ad essere forte e solo!”.
Come poteva darle torto?
Infondo capiva benissimo come lei potesse sentirsi. C’era passato anche lui, durante la sua infanzia, ma grazie a Sana era riuscito a riemergere da quel vuoto di solitudine in cui era nato e aveva imparato ad osservare la vita, la sua esistenza, sotto un altro aspetto.
“Se ti dicessi che non è vero, ti mentirei!” le rispose semplicemente.
“Ma tu hai lei…” affermò Alex sicura.
Aveva notato la sera precedente i loro eloquenti sguardi, la stretta di mano rassicurante che lui le aveva volentieri offerto.
Entrambi rimasero in silenzio a fissare un punto indefinito della stanza, mentre l’aria si faceva lentamente più soffocante per colpa delle inevitabili preoccupazioni che affliggevano la ragazza.
Un forte squillo di telefono riscosse i due giovani e Alex, rapidamente, si allungò in direzione dell’oggetto che emanava quel fastidioso suono.
Ancora una volta lo sguardo attento di Akito si spostò sulla pelle chiara di Alex, lasciata scoperta dalla maglietta per colpa del movimento. Quel tatuaggio che seguiva alla perfezione il suo esile fianco, rappresentava oltre sé stessa anche il nome del ragazzo.
Che il loro incontro fosse scritto dal destino?


 
SPOILER:
Cosa pretendeva?
Che andasse tutto allegro come un grillo da lei?
E poi, veniva a parlargli come se non fosse successo nulla!
Ma in che razza di pianeta viveva quella ragazza?




Buona sera a tutte ragazzuole!! ^.^
Come state??
Io bene, anche se ultimamente sono presa da una moltitudine di impegni! 
Oggi pomeriggio mi sono messa di impegno e ho ultimato il capitolo 24, grazie all'aiuto di Stefy <3, così da poter pubblicare questo attesissimo capitolo!!! Che faticaccia, spero però che in questo capitolo potrete provare tutte le emozioni che ho provato io nel scriverlo! Ah, secondo me la situazione di Alex rispecchia molto la canzone di Mattia Cerrito - Una vita senza colori, da qui ho ripreso infatti il titolo! =) https://www.youtube.com/watch?v=BWP2lCXj4wA&feature=kp
La parte in cui Sana guida sono io !! Ahaha tutte le volte che sono in macchina mi innervosisco contro i pedoni e le biciclette che inevitabilmente stanno in mezzo alla strada! -.-" NERVOSO!
Grazie a tutte quante! Siete dolcissime e veramente gentili nel seguirmi!
Mi date la forza per andare avanti a scrivere questo sequel che non vedo l'ora di concludere e di vedere il risultato ottenuto.
Credo che siamo a metà, circa...
Voglio ringraziare e salutare calorosamente Lolimik, Angel 92, Reginadeisogni e Love Kodocha! <3 <3 <3 <3 
Un saluto grande anche a Drizzle__93, Sirenetta 91, Cicatrice 92, Elamela, DiosaUnica, G_Love_A, Piccolasognatrice91, Vale:89, Lasayuri10 e Sel97!
Inoltre volevo augurare un grosso in bocca al lupo a tutte colore che sosterrano la maturità o gli esami universitari!
Un bacione grandissimo!!

Miky

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Capitolo 22
*** CAPITOLO 22 - INSIEME A TE LA VITA HA UN SAPORE DIVERSO ***


CAPITOLO 22 ● INSIEME A TE LA VITA HA UN SAPORE DIVERSO
 

“Si può sapere che cosa ti prende oggi pomeriggio?” domandò per l’ennesima volta Will, interrompendo di conseguenza ancora una volta le prove.
“Niente, perché?” rispose infastidito Marco alzando gli occhi al cielo.
La sera prima, si erano dati appuntamento al garage, con lo scopo di trovare un ritmo adeguato alla nuova canzone che Marco stava ancora scrivendo. Il lavoro, a grandi linee, sembrava stesse procedendo abbastanza bene, se non fosse per la disattenzione perenne di Marco.
Nemmeno stessero studiando una noiosissima lezione di filosofia, in cui gli autori più celebri, nel corso della loro vita, avevano cercato di dare risposte alle domande esistenziali dell’uomo.
Era praticamente da sabato sera che il ragazzo sembrava vivesse su un altro pianeta e Simon, Lucas e Will non si aspettavano di certo di vedere tutt’ora il loro amico avvolto ancora in un’altra dimensione.
“E come mai, guarda caso, ti senti preso in causa?” gli domandò ironicamente Will poiché la sua pazienza aveva raggiunto il limite.
Si trovavano chiusi in quel garage da circa un’ora e mezza, e per tutto questo tempo Marco non era riuscito a seguire nessuna indicazione che il gruppo gli aveva consigliato. Come se non bastasse, oltre a confondere continuamente le strofe, la voce del ragazzo era incredibilmente spenta. Non trasmetteva la solita grinta e allegria di sempre, non interpretava come al solito il brano che stava cantando. Si limitava a pronunciare senza alcuna energia o emozione, le parole che in quei giorni aveva scritto.
Ormai i tre amici lo conoscevano bene, e sapevano di conseguenza quanto fosse importante la musica per Marco. Era la sua più grande passione e, tutte le volte che suonavano insieme, Simon, Lucas e Will riuscivano a sentire e a cogliere le sfumature che il suo cuore, tramite la sua voce, esprimeva. Lo ammiravano per l’incredibile semplicità e naturalezza con cui riusciva ad interpretare ogni brano.
Cantare faceva parte di lui e ogni volta Marco cercava di dare il meglio di sé.
“Dai ragazzi!” intervenne prontamente Lucas interrompendoli, mentre al contrario Simon osservava attentamente la situazione.
“Piantatela e riprendiamo!”

Parliamone una buona volta!
Io ti vedo però tu non mi vedi.
In questa storia è tutto al contrario.


So che ci sono momenti in cui sembra possibile.
Uno sguardo.
Un gesto.
Irresistibile!

Cosa pretendeva?
Che andasse tutto allegro come un grillo da lei?
E poi, veniva a parlargli come se non fosse successo nulla!
Ma in che razza di pianeta viveva quella ragazza?
E oggi? Oggi gli aveva riservato uno sguardo di ghiaccio, solo perché lui era in compagnia di una ragazza, che per la cronaca, non si poteva nemmeno paragonare a Sana.
Irene, era sicuramente una ragazza che non passava inosservata, ma Marco voleva riflettersi negli occhi allegri e spensierati di Sana. Ridere e scherzare con lei per qualcosa che era capitato ad uno dei due per poi poterla prenderla in giro e, osservare le buffe espressioni nascere sul suo viso così naturale. Voleva renderla felice, in ogni istante e come più poteva, e non crearle sciocche preoccupazioni o inutili gelosie.
Ormai lo sapeva, Sana gli era entrata dentro al suo cuore e difficilmente ne sarebbe uscita.
Spesso, non si riusciva ancora a capacitare della cosa.
Come diamine aveva fatto a ricacciarsi in quella terribile situazione?
Si era ripromesso di non legarsi a nessun’altra ragazza, dopo la delusione ricevuta per colpa della sua ex fidanzata e del suo ex migliore amico.
E ora?
E ora, si ritrovava a preoccuparsi per una ragazza che, non solo era già fidanzata, ma che forse non si era nemmeno accorta dei suoi sentimenti!
Altrimenti, perché accettare il suo invito al “Live Club!” in compagnia del suo ragazzo?
“Dannazione, Marco! Hai sbagliato ancora!” esclamò ad un fascio di nervi Will interrompendo l’amico dai suoi tormenti “Avevamo fatto una correzione sull’intonazione di voce in questo punto!”.
“Si, certo…” rispose Marco distrattamente.
“Ma ci stai prendendo in giro oggi per caso?” ribatté prontamente Will appoggiando le bacchette della batteria “Perché se è cosi, ti consiglio vivamente di cambiare spacciatore!”.
Come riscosso da quelle parole, Marco si avvicinò pericolosamente all’amico, stufo delle continue prediche riservategli.
“Ora mi hai scocciato veramente! È tutto il pomeriggio che continui ad insultarmi, posso avere anch’io una giornata no!”
“Una giornata? È quasi una settimana che sei così!” rispose con il suo stesso tono “Potevi evitare il disturbo di venire!”.
Immediatamente Simon e Lucas si avvicinarono ai ragazzi, pronti ad intervenire prima che la situazione potesse peggiorare a dismisura.
“Marco, forza andiamo a fare un giro!” affermò Simon prendendolo per un braccio “E tu Will, vai a fumarti una sigaretta!”.
“Ecco, beviti una camomilla!” aggiunse Marco beffardo.
“Tornatene quando avrai smesso di fare da cagnolino a quell’attrice!” tuonò Will.
“Cosa hai detto?” si alterò immediatamente Marco, mentre Simon con una presa forte e decisa cercava di farlo uscire dal garage “Ripetilo se hai coraggio!”.
“Corri dalla tua amica strisciando! Vai!” urlò Will, non rendendosi conto della gravità delle parole utilizzate.
Era nervoso e deluso dal comportamento così insolito dell’amico.
Non si aspettava che una ragazza, conosciuta così per caso potesse distrarlo in quella maniera.
Cavolo, si conoscevano dai tempi delle superiori!
Come poteva una semplice ragazza mandarlo in tilt in quella maniera?
Lui che era sempre abituato a giocare con tutte, come se fossero dei semplici oggetti.
Perché di punto in bianco cambiava?
Come poteva sovrapporre la loro amicizia, la loro passione?! 

 
***
 
Poco dopo, Marco e Simon si ritrovarono seduti su una panchina del parco con in mano entrambi una bottiglia di birra presa dal bar accanto all’ingresso.
Le giornate si stavano incredibilmente accorciando e, oltre al sole che ogni pomeriggio tramontava sempre qualche minuto prima, l’aria giorno dopo giorno diventava più gelida. La maggior parte degli alberi, ormai erano spogli, i loro vestiti di foglie erano volati a ricoprire le strade e i sentieri con un caldo tappetto colorato.
L’inverno era alle porte, mancava circa un mese al suo inizio.
Simon, mentre osservava la natura che lo circondava, dovette ammettere a sé stesso che non era stato per niente facile tranquillizzare l’amico, ma per fortuna con l’aiuto di una veloce camminata e dell’aria gelida presente quel tardi pomeriggio, i nervi di Marco lentamente cominciarono a rilassarsi come l’espressione tirata presente sul suo viso.
“Allora?” domandò ad un tratto Simon “Cosa ti turba ultimamente?”.
Sapeva benissimo il problema che affliggeva l’amico, si conoscevano dai tempi delle medie e ormai aveva imparato a comprenderlo.
“Non ci deve essere per forza un motivo” ghignò Marco scrollando leggermente le spalle e fissando un punto indefinito del parco.
Simon accennò un piccolo sorriso “Amico, mi devo forse preoccupare?! Per caso, sei afflitto anche tu dal periodo rosso delle donne?”.
“Cosa?!” esclamò voltandosi verso di lui, sconvolto per ciò che aveva appena udito.
“Sono solo due le opzioni” riprese convinto “O sei in quel periodo facilmente irritabile…” ghignò il ragazzo per poi ritornare immediatamente serio “Oppure c’è di mezzo una ragazza. Anch’essa possiamo definirla problema rosso!”.
Marco scoppiò a ridere per la battuta veritiera appena espressa dall’amico.
“Non dirmi che ti spaventa il biondo tutto sguardi e zero parole!” esclamò Simon come se si stesse descrivendo caratterialmente.
“No!” rispose con un ghignò Marco “Ormai ai tipi come lui ci sono abituato!”.
“Sana non la corteggi come tutte le altre ragazze” spiegò il ragazzo dopo un attimo di silenzio “Non so come spiegartelo… Ma non basta, semplicemente, mettere in ordine due complimenti in una frase con lei…”.
“Beh, da quello che ho potuto vedere, quel pomeriggio che l’hai portata alle prove, non cercava di piacere alle persone per la sua bellezza o per la sua fama” constatò Simon.
“Appunto. Quando sono con lei…” continuò Marco interrotto immediatamente dall’amico “Non c’è bisogno che me lo spieghi. Lo leggo nei testi in cui ultimamente componi, sono dedicati tutti a lei!”.
“Ora non esageriamo!” rise Marco bevendo un goccio di birra “Sono certo di suscitarle delle forti emozioni. Vedo le sue reazioni ed è come se in qualche modo riuscissi a percepire quello che lei sente!” affermò ripensando a ciò che avevano condiviso in quei mesi.
“Quindi?” domandò Simon “Dove sta il problema?”.
“Come dove sta il problema, Simon? È fidanzata!”
“E allora?” scrollò le spalle l’amico “Non è la prima volta che ci provi con una ragazza impegnata. Il biondo non lo conosci, non è nulla per te e secondo me sta solo a Sana decidere con chi stare!” spiegò Simon “Se la vuoi veramente dovresti fare qualcosa…”.
“Non voglio essere l’altro. Non è come con le altre ragazze che tanto, chi le rivedeva più!”
“Quando è venuta a cercarti qualche settimana fa al bar” si decise a raccontare Simon “L’avevo avvertita sul tuo improbabile comportamento, ma lei non ha voluto darmi retta. Dopo un attimo di silenzio, è ritornata immediatamente sulle sue idee, facendomi capire che tu con lei non sei così. Perciò credo che tu abbia suscitato in lei qualcosa, per aver visto questo lato nascosto di te!”.
“Non me lo avevi detto!” rispose prontamente Marco.
“Io non conosco Sana, ma penso che se ti tieni legata a due persone allo stesso tempo, non credo che tu possa amare veramente il tuo fidanzato. Altrimenti non avresti mai pensato all’altro!” spiegò il suo parere Simon “C’è da dire però che lei, credo sia l’unica ragazza che porti il proprio compagno ad un invito del proprio corteggiatore… Se ci pensi non è un comportamento normale!”.
“Si, ci avevo pensato anch’io… Sono confuso. Lei è così… Strana. Imprevedibile.”
“In questo periodo sei diverso dal solito… Sei cambiato. Penso che qualche mese fa non ti saresti esposto così tanto con qualsiasi altra ragazza. Avresti, come sempre, provato a rimorchiarla immediatamente e, se lei non ci fosse stata, ci avresti semplicemente chiacchierato ogni tanto, spassandotela sicuramente con altre ragazze” spiegò Simon inquadrando la situazione senza girarci intorno “Invece guarda quanto ti sei spinto per stare in sua compagnia, per conoscerla realmente. Quanto tu abbia voglia di renderla felice, mostrandole aspetti della vita che, molto probabilmente, non aveva ancora provato. Sana ti ha fatto riscoprire sensazioni che non provavi da tempo ormai e forse, proprio grazie a lei, potresti tornare a fidarti di chi ti circonda”.
“Cosa ti fa credere che lei sia diversa?” domandò immediatamente Marco “Che non sia la solita sciacquetta? Ha omesso il fatto che fosse fidanzata con un altro ragazzo, e questa cosa la dice già lunga”.
“Il perché non ti abbia parlato del suo fidanzato lo devi domandare solo e unicamente a lei. Nessun altro può risponderti. Inoltre se fosse come tutte le altre ragazze che hai conosciuto, perché le riservi tutte quelle rare attenzioni?”
Che avesse ragione Simon?
Che Sana, per Marco, fosse la sua ancora di salvezza?
E se invece lei fosse semplicemente un altro grave errore?
Un errore che con il tempo potrebbe pentirsi… O forse no. Che lei fosse veramente la cura di questa sua paura nel fidarsi del prossimo?
Come era possibile che con il suo carattere così spensierato e allegro, fosse riuscita ad abbattere in un attimo, tutte quelle certezze che in quegli ultimi anni, si era costruito con premura.
Era riuscita a scavalcare quelle mura così alte e impietose con una naturalezza incredibile.
Chi l’avrebbe mai detto che una ragazza così apparentemente fragile, nascondesse dentro di sé una forza quasi paranormale.
L’aveva sottovalutata involontariamente.
Inizialmente, era semplicemente lui che la vedeva così piccola e fragile, proprio per il fatto che si sentiva così forte e potente rispetto a tutti gli altri.
Conoscendola dovette ricredersi.
Lui, rispetto a Sana, non era niente. Certo, nella vita di tutti i giorni riusciva perfettamente ad indossare quella maschera che si era creato nel tempo, ma lei, in ogni momento di difficoltà, riusciva a scagionare una forza irreale per poter superare ogni ostacolo.
Come se non bastasse, non solo era riuscita a scavalcare quelle “impossibili” mura, ma era riuscita anche a far scomparire ogni tassello della sua esperienza o certezza, riuscendo così a conoscere il vero Marco.
“Sta a te decidere…” riprese Simon dopo un attimo di silenzio “Devi semplicemente capire quanto tu la ritenga importante”.
Cosa doveva fare?
Fidarsi di una persona che aveva omesso un particolare fondamentale della sua vita?
Come avrebbe reagito se fosse stato lui il suo fidanzato?

L’avevo avvertita sul tuo improbabile comportamento, ma lei non ha voluto darmi retta. Dopo un attimo di silenzio, è ritornata immediatamente sulle sue idee, facendomi capire che tu con lei non sei così.

Sana era andata oltre alla semplice apparenza.
Che avesse dovuto chiederle spiegazioni in base a ciò che in questi mesi aveva potuto conoscere di lei?
“Forse…” sussurrò lievemente Marco immerso nei suoi pensieri “Forse hai ragione tu… Grazie”.
“E di cosa?” ghignò Simon avvicinando la sua bottiglia di birra a quella che teneva in mano l’amico “Magari vi abbandonerà entrambi!”.
Perché la vita è così, nel corso del nostro cammino ci si incontra ad un incrocio, ma poi è possibile che ognuno percorri la propria strada.
 
***
 
“Che ci fai qui?” domandò Hisae dopo aver fatto accomodare gentilmente una cliente al lava teste del negozio.
“Passavo di qui!” rispose Gomi semplicemente scrollando le spalle “A che ora finisci di lavorare?”.
“Credo tra un’oretta… Perché?”
“Così. Posso aspettarti in camera tua?”
Hisae sorpresa da quella proposta annuì.
Le chiavi le trovi nella mia borsa”.

“Eccomi!” affermò entrando in camera e sdraiandosi sul suo letto, accanto al suo ragazzo “Sono morta!”.
“Quanta vitalità!” la prese in giro Gomi.
“Oggi c’era una signora che era veramente impossibile! Si lamentava su ogni singola cosa, non le andava bene nulla… Ti giuro, l’avrei uccisa!”
“Dai, domani è il tuo giorno libero!” affermò con un sorriso accarezzandole una guancia “Preparati che usciamo!”.
“Ok!” rispose semplicemente Hisae alzandosi pigramente dal letto.
Non aveva alcuna voglia di uscire, avrebbe preferito starsene in casa a guardare qualche film o programma in televisione.
L’università e il lavoro la stavano decisamente massacrando.
“Cavolo! Non mi ricordavo di aver utilizzato così tanti vestiti questa settimana!” pensò la ragazza notando che nell’armadio mancavano alcuni abiti.
Dopo essersi data una veloce lavata, aver indossato un caldo maglioncino beige e i leggins color cioccolato abbinati alla cintura, calzato gli stivali ed essersi sistemata il trucco da quella pesante giornata, i due fidanzati si diressero in macchina, pronti a trascorrere insieme una tranquilla serata.
“Lo sai vero, che questa sera sono uscita solo per te?!” affermò la ragazza allacciandosi la cintura di sicurezza.
“Certo” sorrise Gomi ingranando la marcia “Sono anche sicuro che non te ne pentirai!”.
“Perché? Dove mi stai portando?” chiese immediatamente Hisae curiosa voltandosi verso i sedili posteriori per appoggiare la sua borsetta “E perché c’è il mio trolley in macchina?”.
Gomi non fece in tempo a darle una spiegazione che subito la ragazza lo anticipò abbracciandolo.
“Che bello! Dove mi porti di bello?”
Nuovamente il ragazzo non riuscì a completare la frase poiché Hisae lo bloccò.
“Non dirmelo! Anzi si… No, decisamente preferisco le sorprese!”
“Dove hai trovato tutta quest’energia?” domandò il ragazzo sorpreso del suo cambiamento di umore e di vitalità.
Amava ogni sua singola espressione.
Vedere i suoi occhi illuminarsi per qualcosa di divertente, la sua risata così allegra e naturale.
Vedere i suoi occhi perdersi nel vuoto mentre la sua mente si immergeva in pensieri che, forse, non sarebbe mai venuto a conoscenza.
Vedere i suoi occhi confusi accompagnati da una fronte corrucciata.
Vedere i suoi occhi così carichi di energia e di rabbia per qualcosa che la infastidiva.
Vedere i suoi occhi sorprendersi mentre sul suo viso inevitabilmente nasceva un sorriso felice.
Amava il fatto che si trovassero sulla stessa lunghezza d’onda.
Il loro modo così semplice di raccontarsi le novità accadute durante il giorno.
Il loro modo così simile di scherzare.
Il loro modo così naturale di cercarsi con un semplice sguardo o gesto. Come le loro mani, che si intrecciavano perfettamente, esattamente come i loro corpi che sembravano essere nati per stare insieme.
Il loro modo così sincero di sostenersi avvicenda, di consolarsi.
Amava ogni sfumatura del suo carattere.
Così semplice ma difficile allo stesso tempo.
Così schietta e precisa nell’affermare le sue convinzioni.
Così timida e indifesa nell’esprimere i suoi sentimenti.
Così sicura nei suoi obbiettivi e nelle sue idee.
Così forte da cercare di non far scorgere le sue più intime emozioni.
Amava tutto di lei. Pregi e difetti.
Quante volte aveva pensato di dirle tutto ciò che realmente provava?
Sempre!
Ogni momento che trascorrevano insieme, avrebbe voluto prenderla, perdersi in quegli occhi color nocciola e dirle che l’amava. Forse anche da sempre.
Invece si era limitato a dirle semplicemente quanto era diventata importante per lui e quanto l’adorasse. Quanto le mancasse durante il corso della giornata e che la desiderava in ogni istante.
Tutte emozioni che racchiudevano un semplice sentimento: l’amore.
“Ci fermiamo in Autogrill?” gli domandò a metà viaggio.
Ormai erano le 19:53 e il suo stomaco continuava a brontolare a causa della fame.
“Si, va bene!” rispose il ragazzo spostandosi nella prima corsia e uscendo nella prima ristorazione incontrata.
Quasi un’oretta dopo, i due ragazzi si ritrovarono a parcheggiare nell’Hotel che, quella notte, li avrebbe ospitati.
“Siamo ritornati qui…” esclamò sorpresa Hisae una volta entrata nella camera 314.
Era una stanza molto spaziosa con una grande porta finestra che, di giorno, sicuramente avrebbe illuminato perfettamente l’ambiente. Immediatamente la ragazza dopo aver osservato attentamente ogni particolare offerto dall’albergo, si buttò letteralmente sul letto color rosso, come per constatare la comodità di esso.
Era ormai un’abitudine che aveva fin da piccola, modificata poi durante il corso della sua adolescenza, poiché prima di accomodarsi sul materasso, dava una veloce occhiata al bagno.
Luogo fondamentale per ogni singola ragazza.
Gomi intanto, stava appoggiando i due piccoli trolley vicino al divano posto accanto alla portafinestra che portava sul balcone. In quest’ultimo spazio rettangolare, vi erano presenti due sedie e un tavolino su cui potersi soffermare ad osservare la natura che circondava i visitatori.
La loro camera infatti si affacciava su alcuni monti, ricchi di alberi e di qualche abitazione o Hotel sparsi qua e là.
Il versante della montagna era abbastanza ripido e la sua vetta, da quella poca distanza, sembrava così vicina ma contemporaneamente un percorso difficile e lungo da praticare.
“Andiamo a fare un giro in paese?” le domandò alzandola con la forza dal letto.
“Ok!” sorrise la ragazza guardandosi inevitabilmente allo specchio appeso nella parete opposta e sopra alla solita “scrivania” presente in ogni camera d’albergo “Ma prima, vado un attimo in bagno a darmi una sistemata!”.
“Ancora?” sbuffò il ragazzo alzando gli occhi al cielo “Sicura che in un futuro prossimo tu non voglia trasferirti unicamente in quella stanza?”.
“Dai!” rise Hisae dirigendosi alla toilette che si trovava sulla parete laterale dell’ingresso “Cinque minuti!”.
Gomi sospirando rassegnato, prese in mano il telecomando della televisione e, sdraiandosi comodamente sul letto, accese l’apparecchio.
Sapeva benissimo che i cinque minuti della sua ragazza erano moltiplicati almeno per tre.
O forse questa volta voleva far un’eccezione?
Improvvisamente il ragazzo vide Hisae uscire di corsa dal bagno e dirigersi allegra verso di lui affermando “Gomi! Wow, non ci crederai! Ma sai che c’è pure l’idromassaggio!”.
Non fece in tempo a darle un suo piccolo parere, che lei abbracciandolo forte e scrocchiandogli un sonoro bacio sulla guancia gli sussurrò “Grazie per avermi portata nel nostro posto speciale!”.
Non c’erano parole per descrivere la felicità che provava Hisae in quel momento, e lui non poteva non essere orgoglioso e fiero di sé stesso. Era un’emozione unica sapere che la sua ragazza fosse così serena solo grazie a lui.
E dire che inizialmente pensava di non essere alla sua altezza. Aveva il terribile timore di farla soffrire, di non riuscire a darle ciò che meritava veramente. Invece ora, si ritrovava in quella stanza d’albergo con lei tra le braccia a capire che loro erano nati per stare insieme.
Il centro del Paese si trovava a circa cinquanta metri dall’albergo che avevano scelto quella sera.
Le vie erano molto strette ma ricche di piccoli negozietti di vestiti, scarpe, arredamento, souvenir, che a quell’ora, ormai avevano chiuso l’attività giornaliera. Bar e ristoranti al contrario, erano affollati dagli abitanti e dai turisti, seduti in compagnia a gustarsi la loro consumazione.
In fondo alla via che stavano percorrendo vi si trovava il lago, dove si poteva tranquillamente passeggiare lungo la riva o accomodarsi sulle panchine disposte. Ma Hisae e Gomi girarono in un vicoletto a destra, per andare in quel posto che già una volta li aveva accolti a inizio autunno. Probabilmente se non si esplorava attentamente la zona, non si poteva conoscere l’esistenza di quel piccolo posto così intimo, in cui avevano deciso di andare.
Svoltando l’ennesimo vicoletto, i due fidanzati si ritrovarono al castello del Paese, che di giorno apriva le porte per essere accolto dai turisti. Hisae e Gomi, mano nella mano, costeggiarono le mura del castello, fino ad arrivare a sedersi su l’unica panchina nascosta che si affacciava sulla distesa d’acqua.
Il lago era illuminato semplicemente dalle luci della costa opposta e il silenzio che li circondava era rilassante, davano addirittura un’atmosfera magica all’ambiente.
“Cosa pensavi di me durante le elementari?” gli domandò improvvisamente, interrompendo la tranquillità presente in quel momento.
“Che eri una bambina con un caratteraccio!” le rispose con un sorriso tenendola stretta tra le sue braccia sapendo la reazione che avrebbe avuto la sua ragazza.
“Ehi!” affermò offesa tirandogli una leggera gomitata sull’addome.
“Credevo dovessimo essere sinceri!” la riprese Gomi osservando, grazie alla poca luce presente, la sua espressione fulminea.
“Va bene, va bene… Ci riprovo. Innanzitutto eri una bambina molto scontrosa, non ti si poteva dire nulla che subito rispondevi con la tua brutta linguaccia. Certo non eri ai livelli di Sana, ma c’eri quasi… Inoltre eri molto suscettibile” continuò imperterrito il ragazzo “Ti offendevi facilmente e, se la pensavi in un determinato modo non si poteva farti cambiare idea. Pensa al biglietto che hai fatto circolare in classe perché Sana si era dimentica del tuo compleanno a causa dei suoi troppi impegni. Non le hai nemmeno dato modo di farsi spiegare o comunque provare ad entrare nei suoi panni!”.
“Ero una bambina di undici anni!” si difese la ragazza “Cosa pretendevi? Ci tenevo al mio compleanno e alla sua presenza!”.
“Oh che bambina dolcissima che eri! Dal cuore d’oro!” scherzò il ragazzo interrotto da Hisae “Senti bulletto mal riuscito!”.
“Bulletto mal riuscito?” ripeté Gomi ridendo.
“Si, eri una semplice capra senza cervello che seguiva il suo gregge, un bambino che si faceva comandare a bacchetta da Akito” affermò la ragazza sottolineando ogni singola parola.
“Sono sicuro che non vedevi l’ora di confessarmi tutti questi complimenti!” rispose Gomi con un sorriso, stringendola forte a sé.
“Sei veramente antipatico!” sbuffò Hisae.
“Lo so, e mi piace il fatto che con gli anni tu sia maturata ma, che allo stesso tempo, tu abbia mantenuto la tua vera natura” le disse ad un soffio delle sue labbra ed eliminando immediatamente la distanza tra loro.
La ragazza durante quel piccolo bacio sorrise inconsapevolmente. Nella sua mente riaffiorarono velocemente alcuni momenti trascorsi con il suo ragazzo, ma soprattutto si ricordò di quel pomeriggio d’estate, passato a chiacchierare di tutto ciò che era successo in quegli anni in cui non si frequentavano nemmeno come amici.
“Dopo tutto questo tempo, noi siamo ancora qui…” gli sussurrò staccandosi leggermente da quelle umide labbra.
“E lo saremo sempre!”


SPOILER:
“Posso parlarti?” si avvicinò il ragazzo, vedendo Sana alle macchinette intenta a scegliere una merendina.
La ragazza riconoscendo la voce del proprietario, alzò notevolmente gli occhi al cielo, ritornando a concentrarsi sulla difficile scelta tra patatine, barrette al cioccolato o biscotti.
“Sei molto impegnata a quanto vedo!” ghignò Marco appoggiandosi alla macchinetta e incrociando le braccia al petto.




Ciao ragazze!!! ^.^
Allora in questo capitolo rincontriamo Simon che dà una svegliata al bel Marco e, soprattutto, finalmente Hisae e Gomi ritornano in scena!!! <3
Il pezzo del brano che la band canta all'inizio verrà ripresa prossimamente, in un capitolo più in là! 
Devo ringraziare la carissima Stefy per avermi aiutato a stendere il pezzo finale tra Simon e Marco! Ero in crisi completamente @_@ Sapevo cosa doveva accadere ma, come spesso accade, non trovavo le parole !!! 
Un saluto veloce e grazie a Lolimik, Angel92, Reginadeisogni, LoveKodocha, Drizzle__93, Sirenetta91, Sel97, Cicatrice92, Elamela, DiosaUnica (Eccoli i tuoi Hisae e Gomi tanto ma tanto attesi e richiesti, spero ti piacciono!!), G_Love_A, Piccolasognatrice91, Vale_89, LaSayuri10 per la vostra incredibile gentilezza e per seguirmi sempre!!
Ci sentiamo prestissimo!!!
Un bacione grande grande <3

Miky






 

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Capitolo 23
*** CAPITOLO 23 - TREMO ANCORA AL RICORDO DI NOI ***


CAPITOLO 23 ● TREMO ANCORA AL RICORDO DI NOI
 

Ridere, adesso manca il nostro ridere, 
rimane solo un quieto vivere sterile, 
il cuore mio non ce la fa.

Quella sera Tsuyoshi aveva invitato la sua fidanzata, a trascorrere una piacevole serata in un ristorante molto in voga ultimamente.
Era un locale dai colori semplici e caldi, decorato con pochi dettagli ma allo stesso tempo ben accurato nell’apparire e colpire l’occhio del cliente. Vi erano moltissime coppiette che si tenevano per mano, guardandosi con eloquenti occhiate o che ridevano e scherzavano di fronte ad un prelibato piatto ordinato.
“Ma era veramente così?” si domandò Tsuyoshi entrando nel ristorante e osservando velocemente ogni tavolo presente in quella stanza così ordinata. Aggettivo che non si adattava per niente a ciò che era presente nella sua testa.
Confusione. Paura. Angoscia.
Questi si, che erano aggettivi appropriati al suo stato d’animo.
Quante di quelle coppie, apparentemente così unite, nascondevano problemi, dubbi, paranoie, dietro ad un semplice sorriso.
Quante?
Quante coppie avevano il coraggio di ammettere a sé stessi e al proprio compagno la situazione in cui si trovavano?
Quante?
Quante di loro riuscivano ad andare avanti, risolvendo e combattendo per il loro amore?
Quante?
Quante, invece, si arrendevano di fronte alle litigate improvvise, volute o lasciate in sospeso?
E loro?
Aya e Tsuyoshi.
Tsuyoshi e Aya.
La coppia storica e ammirata da tutti quanti, in che categoria apparteneva ora?
Possibile che il loro amore era destinato a finire in una serata apparente alle altre?
“Sei riuscita a portarti avanti con lo studio?” le domandò Tsuyoshi dopo aver ordinato un piatto tipico giapponese per entrambi.
La ragazza annuì semplicemente, il suo sguardo era assente come se stesse pensando a qualcosa di più importante o forse di maggior preoccupazione.
Volutamente Tsuyoshi ignorò quel particolare notato, cercando di portare la conversazione in qualche porto sicuro.
Voleva semplicemente farla felice facendole passare una piacevole e tranquilla serata.
Non voleva in alcun modo turbarla o angosciarla, ma purtroppo pensieri più oscuri correvano nella mente di lei.
“Bene. Ormai manca un mese e mezzo agli esami di metà anno…” deglutì il ragazzo trovandosi a disagio per quella situazione “Sono già abbastanza in ansia per le materie che dovrò affrontare!”.
“Già…” sorrise distrattamente Aya “Puoi scusarmi un attimo? Devo andare alla toilette!”.
“Oh…” rispose sorpreso il ragazzo “Certo… Non c’è problema…”.

 
Semplice, sembrava tutto così semplice, 
per chi credeva nelle favole come noi, 
cercando un'altra verità. 

Senti che ci manca qualcosa, 
che c'è sempre una scusa, 
che la gioia si è offesa, 
che non c'è la scintilla, 
che si è spenta la stella, 
ma una colpa non c'è. 
La notte è troppo silenziosa, 
l'amore è un'altra cosa. 


La ragazza continuando a sorridere forzatamente si alzò dal tavolo e, con un passo deciso e svelto si ritrovò in pochi secondi nell’atrio del bagno.
Dove poteva trovare il coraggio di raccontargli ciò che era successo pochi giorni fa con Naozumi?
Come poteva fargli comprendere il suo stato d’animo?
E se dopo questa sera si fosse pentita della decisione presa?
Troppe domande e nessuna risposta, oppure semplicemente… Quando pensi di avere tutte le risposte, la vita ti cambia tutte le domande.
Si lavò accuratamente i polsi con l’acqua fredda del lavandino per rinfrescarsi, mentre attentamente osservava ogni dettaglio del suo viso riflesso allo specchio appeso.
Era cambiata.
Il suo viso aveva mantenuto quei piccoli dettagli che possedeva fin da piccola, ma i suoi tratti erano inevitabilmente maturati. Il suo volto fanciullesco, ora apparteneva ad una giovane donna, pronta ad affrontare le difficoltà della vita che le si presentavano davanti. Il trucco leggero e delicato nascondeva quelle piccole imperfezioni che si erano creati con la pubertà.
Respirò profondamente chiudendo gli occhi e un ricordo, come trascinato da una forza maggiore si fece largo nella sua mente.

Una piccola bambina dai pomelli rosa e dai lisci capelli castani, osservava da alcuni mesi un suo compagno di classe dai buffi occhiali grossi e rotondi. Era molto gentile e premuroso con gli altri, rispetto ai bambini della sua sezione e, proprio questo atteggiamento particolare l’aveva colpita.
Alcune volte sentiva i suoi coetanei bisbigliare pettegolezzi contro quel bambino dall’animo tanto buono. Lo prendevano in giro per il suo aspetto così esile o per le attenzioni che riservava alla sua famiglia, in quanto molto legato alla sorella e alla madre.
Più volte si domandava se non avesse paura di Akito, un biondino solitario e dallo sguardo freddo come il ghiaccio. Lui e la sua comitiva, si divertivano a creare zizzania durante le lezioni con scherzetti davvero infantili anche per la loro tenera età. Ma il bambino dai grossi occhiali, non prendeva mai parte a queste fastidiose iniziative, si limitava semplicemente ad osservare tristemente la scena, cercando di far capire al suo fedele amico il comportamento errato che compiva. Naturalmente il biondo ignorava i rimproveri dell’amico, però non osava mai mancargli di rispetto.
Che la presenza di Tsuyoshi, facesse piacere ad Akito?
Chissà come avevano fatto a legare.
Purtroppo non lo sapeva, perché a parte un timido “Ciao” scambiato ogni tanto, non aveva mai avuto l’opportunità di scambiare due parole.
Era sicura, però, che da grande avrebbe tanto voluto un principe come Tsuyoshi.
Forte e coraggioso.


Con un sincero sorriso, dalla borsetta tirò fuori un lucidalabbra che profumava di fragola.
Quel profumo le riportò alla mente quel lontano pomeriggio trascorso in biblioteca durante le scuole medie.

Tsuyoshi e Aya stavano sistemando i libri che avevano utilizzato per la ricerca di storia.
Più volte, quella ragazza dal viso maturo ma dai tratti ancora fanciulleschi aveva letto nei libri il racconto del primo bacio o del primo amore. Tutte le volte, sognava di provare anche lei quelle meravigliose sensazioni che, solo i protagonisti delle narrazioni vivevano. Il sentire le farfalle nello stomaco, il momento magico prima del bacio unito a quella attrazione che si poteva leggere nei loro occhi, alzare leggermente il piede nel corso del bacio per poi sorridere felice.
“Cosa hai voglia di fare?” le domandò Tsuyoshi distraendola dai suoi pensieri e uscendo dalla biblioteca “Andiamo a prendere un gelato?”.
“Ottima idea!” sorrise contenta la ragazza.
Attraversarono la strada e in fondo alla via vi era la loro gelateria di fiducia. Ordinarono  due coni con i propri gusti preferiti per poi sedersi su una panchina a pochi passi da loro.
“Ti andrebbe di venire a far merenda da me domani?” le propose il ragazzo.
“Credo che non ci siano problemi!” esclamò la ragazza senza esitazioni e soffermandosi sulle labbra del fidanzato.
“Tsuyoshi…” affermò poco dopo “Voglio fare una cosa…”.
“Che cosa?” chiese curioso voltandosi verso di lei e ritrovandosi le sue fresche labbra sulle proprie.
Un bacio delicato, veloce, innocente.
Il ragazzo sorpreso arrossì leggermente mentre Aya, sorridendo, si allontanò dal suo viso per riprendere a leccare il suo gelato dai gusti fragola e fior di latte.


Fu riscossa da quei ricordi vedendo due giovani ragazze entrare nel bagno, scherzando e commentando qualcosa sui propri ragazzi.
Una di loro, improvvisamente, confidò all’amica la notte trascorsa con il suo fidanzato.
Era la loro prima volta e ad Aya tornò inevitabilmente in mente la prima volta che lei e Tsuyoshi diventarono una sola cosa.

Un pomeriggio d’inverno, dopo aver fatto insieme un pupazzo di neve e aver giocato a palle di neve, Aya e Tsuyoshi si diressero allegri e infreddoliti a casa di quest’ultimo.
Aono non c’era per via della Settimana Bianca, invece la madre si trovava al lavoro.
“Pasticcino mio, hai freddo?” si preoccupò Tsuyoshi vedendo la sua ragazza battere tremendamente i denti e osservando il suo viso stanco e sciupato.
“Un po’, ma con una tazza di the caldo mi passerà!” si sforzò.
“Ma tu scotti!” esclamò allarmato il ragazzo toccandole dolcemente la fronte “Avanti, fila nel mio letto!”.
“Nel tuo letto?!” ripeté la ragazza arrossendo “Ma… Ma tua madre che dirà?”.
“Non posso rimandarti a casa in queste condizioni!” rispose prontamente “Inoltre non smette di nevicare!”.
“Effettivamente…” ragionò Aya “Ok, accetto molto volentieri!”.
“Non avevi altra scelta!” scherzò il ragazzo incamminandosi nella sua stanza per preparare il suo letto “Intanto avvisa i tuoi genitori!”.
“Dormirai nella camera di Aono?” chiese la ragazza avvolta nelle coperte.
Tsuyoshi annuì  “Se hai bisogno di qualcosa stanotte basta che mi chiami e io verrò subito da te!”.
La ragazza quel tardi pomeriggio si addormentò, e il suo ragazzo approfittò di ripassare la lezione del giorno dopo, alla quarta ora avrebbero avuto il test di inglese.
Intorno alle 20:00 i due fidanzati si ritrovarono a cenare in compagnia della signora Sasaki che aveva preparato un’ottima minestra per l’ammalata. Parlarono un po’ della giornata trascorsa e delle novità accadute, dopodiché Aya, stanca per colpa dell’influenza, ritornò a sdraiarsi nel letto di Tsuyoshi. Grazie alla medicina presa si addormentò immediatamente ma, nel corso della notte, si risvegliò sudata per colpa della febbre che era notevolmente scesa. Si rigirò nel letto cercando la posizione più comoda, constatando nel frattempo di non aver più sonno.
Guardò l’orario sul cellulare appoggiato sul comodino, le 3:23.
Sbuffò rumorosamente.
Odiava dormire nel pomeriggio proprio perché risultava poi difficile prendere sonno la notte.
Così decise di alzarsi dal letto per dirigersi in bagno e darsi una rinfrescata.
Detestava la febbre, non tanto per i sintomi, ma per la sensazione di sporco e di fastidio che sentiva addosso al proprio corpo.
Una volta datasi una veloce lavata si avviò nel corridoio.
Non voleva ritornare a letto, così silenziosamente andò in camera di Aono dove, certamente, avrebbe trovato il suo fidanzato dormire.
“Tsuyoshi...” sussurrò leggermente la ragazza una volta arrivata a destinazione.
“Aya!” esclamò di colpo preoccupato “È successo qualcosa? Stai male?”.
“No sciocchino!” sorrise la fidanzata “Posso stare qui con te? Non ho più sonno!”.
“Vieni” affermò facendole posto nel letto per poi toccarle la fronte “Meno male, la febbre sembrerebbe scesa!”.
La ragazza annuì.
Stava bene tra le braccia di Tsuyoshi, erano calde e sicure.
Il suo respiro era così lento e rilassato, proprio come i suoi muscoli.
Chissà cosa stava sognando.
Come scossa da una forza superiore, avvicinò il suo viso a quello di lui e dolcemente bacio quelle morbide labbra che, al contrario delle sue erano secche.
Un bacio innocuo, leggero che le ricordava il primo scambiatosi tanti anni prima.
Qualche secondo dopo il ragazzo rispose al bacio.
Non stava dormendo!
Le loro labbra ben presto si inumidirono mentre le loro lingue danzavano in quel ballo d’amore.
Si desideravano. Si volevano. Si appartenevano.
I loro respiri diventarono man mano più frenetici e lentamente si tolsero gli indumenti che erano decisamente diventati di troppo. Curiosi ma allo stesso tempo impauriti per quell’esperienza nuova, i loro occhi, nel buio della notte, si cercavano. Grazie alla luce dei lampioni presente in strada, riuscivano ad ammirare quei corpi nudi già visti molte altre volte, ma che non si erano mai uniti.
Dopo un attimo di esitazione e senza dirsi alcuna parola, Tsuyoshi si fece spazio tra le gambe della sua ragazza e lentamente, nel silenzio della notte, diventarono una sola cosa per la prima volta.
“Ti faccio male?” chiese preoccupato il ragazzo.
Aya chiudeva gli occhi ogni qual volta che il suo fidanzato spingeva maggiormente nel suo corpo, era un dolore fastidioso e abbastanza intenso.
“No…” sussurrò lievemente aprendo gli occhi e sorridendo “Sto bene”.
“Sicura? Perché se vuoi mi fermo!”
La ragazza avvicinò le sue labbra a quelle del proprio ragazzo, come per rassicurargli la sua sicurezza e il suo stato d’animo. 

 
Utile, adesso dirsi tutto è utile, 
farà del male a queste anime fragili, 
più di ogni altra verità. 

Resta che una parte del cuore 
sarà sempre sospesa 
senza fare rumore, 
come fosse in attesa 
di quel raggio di Sole, 
che eravamo io e te. 

Senti che ci manca qualcosa, 
che c'è sempre una scusa, 
che la gioia si è offesa, 
che non c'è la scintilla, 
che si è spenta la stella, 
ma una colpa non c'è. 
La notte è troppo silenziosa e adesso 
l'amore è un'altra cosa. 

Avvolta da quell’immagine che ricorderà per tutta la sua vita, ritornò a sedersi al tavolo. Il cameriere servì immediatamente i piatti ordinati dai due giovani che, affamati, si gustarono quelle prelibatezze. Durante quei pochi discorsi vi era un certo disagio, avevano entrambi il timore di dire qualcosa di sbagliato o di fuori luogo.
“Aya…” affermò il ragazzo una volta arrivati sotto l’abitazione di lei “Devo parlarti”.
La ragazza rimase sorpresa da quell’ultima frase e abbassando gli occhi annuì.
“Ho bisogno di parlarti anch’io”
“Lascia parlare me. Per favore…” le disse quasi supplicandola.
Aya cominciò a sentire lo stomaco contorcersi e un senso di ansia impossessarsi in lei.
Cosa doveva dirle?
“Non è facile…” iniziò Tsuyoshi respirando lentamente “Stasera ho capito alcune cose, anzi… In realtà credo di averle capite da qualche mese, ma grazie a questa cena sono riuscito a convincermi di ciò che stava accadendo tra di noi, tra me e te. Credimi, ho provato in tutti i modi a far funzionare le cose tra di noi, ma ormai è inutile negare l’evidenzia. Le cose tra di noi non funzionano più, o forse siamo noi a non volerle più far funzionare…”.
Aya era incredula a ciò che stava sentendo.
Fissava Tsuyoshi immobile, non riuscendo ad esprimere alcun suono.
Le mancava l’aria e improvvisamente cominciò a sudare freddo, anche se la temperatura fuori dall’autovettura era abbastanza bassa, ormai mancava un mese all’inizio della nuova stagione.
Il suo cuore udendo quelle infinite parole si era fermato, non batteva più.
Sperava con tutta sé stessa di non sentire fuoriuscire dalle sue labbra la parola fine.
“Dopo la festa di Halloween, ho ignorato il discorso appositamente. Non sapevo come affrontare la situazione, avevo paura che parlandone avremmo peggiorato il nostro rapporto. Così decisi di riprendere la nostra relazione come se non fosse successo niente quella sera, ma… Involontariamente ho peggiorato le cose. Mi dispiace…” continuò il ragazzo fissandola negli occhi con uno sguardo colmo di tristezza e di dolore “Tutto ciò che ti ho detto la sera di Halloween… Io… Io le penso ancora quelle cose… Tu sei incredibilmente cambiata. Non riesco più a scorgere in te la ragazza di cui mi sono innamorato”.
“Tsuyoshi…” sussurrò lentamente la ragazza, cercando di fermare le lacrime che da lì a poco sarebbero scese.
“Dopo stasera… Dal tuo sguardo, dal tuo comportamento” affermò ignorando appositamente il richiamo di Aya “Ho capito che tu hai bisogno dei tuoi spazi, perciò… Ti lascio libera di capire, di scegliere e di percorrere la strada che tu ritenga giusta per essere felice”.
“Mi stai…” cercò di formulare la frase dopo un attimo di esitazione mentre le lacrime ormai premevano di scendere.
“No…” rispose abbassando lo sguardo, lasciando uno spiraglio di speranza nel cuore di lei.
Tsuyoshi rialzò il capo in cerca dei suoi occhi, così disperati e infelici.
“Sei tu ad avermi lasciato quel giorno in cui hai smesso di credere in noi”
“Co-come? Cosa stai dicendo?” esclamò la ragazza asciugandosi il viso.
Non era riuscita a trattenersi.
Era come se quelle lacrime avessero vita propria.
Doveva assolutamente sfogare il suo dolore in qualche modo e, in quel momento, piangere le sembrava la cosa più giusta.
Non riusciva a reagire alle parole di Tsuyoshi.
Aveva desiderato tante volte sapere cosa pensava in questi mesi di loro, ma se avesse saputo che l’unico modo era questo… Forse avrebbe volentieri evitato.
“Non so cosa sia successo esattamente tra te e Kamura e non voglio nemmeno saperlo, non riuscirei a sopportarlo. Preferisco avere un bel, anzi… Un bellissimo ricordo di noi due insieme. Spero solo che lui possa renderti felice…” affermò dandogli un lieve bacio sulla fronte, mentre i singhiozzi di Aya diventavano sempre più frequenti.
Entrambi sapevano che quello sarebbe stato il loro ultimo contato.
“Spero che questo sia un bacio di arrivederci perché tu, Aya, sei importante per me. Ma ora come ora, ho bisogno di una persona che mi infonda sicurezza e che è sicura di volermi… Spero che tu possa chiarirti le idee” concluse Tsuyoshi guardandola un’ultima volta per poi accendere il motore della macchina.
Il cuore della ragazza, parola dopo parola, si era rotto in mille pezzi.
Non poteva crederci, era davvero finita.
La loro storia, che durava dai tempi dell’elementari, era terminata in una sera gelida di fine autunno.
Lentamente aprì la portiera dell’automobile, ma prima di scendere gli domandò un’ultima cosa.
Doveva saperlo.
“Mi ami ancora?”
Il ragazzo colpito da quell’unica risposta ricevuta non esitò a risponderle.
“Si… Ma sono innamorato di quella ragazza timida che ho avuto l’opportunità di conoscere alle elementari e che nei momenti più difficili, più improbabili… È riuscita a stupirmi ogni volta per motivi diversi. Quella ragazza che sa cosa vuole e che lo vive in pieno!”

 
Tu dimmi se ci credi 
a quello che non vedi, eppure 
resta che una parte del cuore 
sarà sempre sospesa 
senza fare rumore, 
come fosse in attesa 
di quel raggio di Sole, 
che eravamo io e te. 
La notte è troppo silenziosa e adesso 
l'amore è un'altra cosa. 

***
 
“Posso parlarti?” si avvicinò il ragazzo, vedendo Sana alle macchinette intenta a scegliere una merendina.
La ragazza riconoscendo la voce del proprietario, alzò notevolmente gli occhi al cielo, ritornando a concentrarsi sulla difficile scelta tra patatine, barrette al cioccolato o biscotti.
“Sei molto impegnata a quanto vedo!” ghignò Marco appoggiandosi alla macchinetta e incrociando le braccia al petto.
“Chi non muore si rivede!” esclamò Sana voltandosi leggermente verso di lui e fulminandolo con uno sguardo che sicuramente avrebbe incenerito all’istante.
Nello stesso frangente di secondo, una ragazza dai morbidi ricci scuri salutò il ragazzo lanciandogli un’eloquente occhiata. Marco cortesemente fece un semplice cenno con il capo mentre Sana dovette godersi per la seconda volta la “simpatica” scenetta paratasi davanti.
“Ascolta... Volevo dirti” affermò Marco interrotto immediatamente dal movimento brusco di Sana.
Stava letteralmente prendendo a pugni, la vetrata della macchinetta. Aveva digitato il codice per la barretta al cioccolato, ma questa neanche farlo apposta, aveva deciso di non scendere.
“Sei veramente buffa!” rise Marco.
“Dopo una settimana che non mi parli, hai il coraggio di venire qui e dirmi che sono buffa?!” esclamò innervosita la ragazza incrociando le braccia al petto.
Gesto che, al contrario di Marco, stava ad intendere che non aveva alcuna intenzione di parlare con lui. Come se volesse creare una sorta di protezione immaginaria tra di loro.
Il ragazzo inserì una moneta nella macchinetta e digitò il codice della merendina che Sana desiderava. Poi portandosi le braccia lungo i fianchi sospirò.
“Sana, volevo chiederti scusa per il mio atteggiamento di questi ultimi giorni, ma vedi… Che… Che stai facendo?” si bloccò inarcando un sopracciglio.
“Una foto!” esclamò con fare ovvio “Per ricordarmi in un futuro prossimo le tue scuse. Sai, credo che sia un evento più unico che raro che, un tipo come te, chieda scusa!”.
“Sei proprio…” cercò di risponderle Marco.
Ma Sana ancora una volta lo bloccò e, con un’espressione beffarda completò la sua frase.
“Realista?”
“Veramente avrei voluto dire arrabbiata!” la corresse il ragazzo.
La ragazza lo scrutò ancora per un istante, cercando di capire esattamente cosa lui volesse da lei.
“Devo andare in classe, ci vediamo!” gli disse allontanandosi dalla macchinetta e dandogli le spalle.
“Rossa, la merenda!” esclamò recuperando la barretta al cioccolato.
Sana si voltò di poco verso di lui e, con uno sguardo che non ammetteva repliche, affermò “Mi è passata la fame!”.


* Arisa - L'amore è un'altra cosa

SPOILER:
“Rossa…” affermò richiamandola un’ultima volta e andandole incontro per tirarla fortemente, ma allo stesso tempo dolcemente, a sé.
I loro visi in un attimo si ritrovarono vicinissimi e Sana riuscì distintamente a sentire il buon profumo che il ragazzo emanava.
I loro occhi erano incatenati in quelli dell’altro, l’unica differenza era l’espressione differente sui loro volti.
Sana era sorpresa di quel gesto così sciolto e sorprendente, il suo cuore batteva ad una velocità smisurata e le sue guance, ancora una volta, si colorarono di rosso, mentre Marco con un piccolo sorriso, cercò di controllare il suo istinto di impossessarsi di quelle asciutte labbra così invitanti.




Ciao a tutte!
Con grande sorpresa anche da parte mia, sul serio ^^" , sono riuscita ad aggiornare!
Per fortuna, grazie all'incredibile sostegno della mia carissima amica Stefy, sono riuscita a terminare il capitolo 26 !!! Yupiiiiiii ^.^ Non lo sopportavo più giuro!! Non avevo ispirazione, mi pareva un disastro di capitolo e, come se non bastasse, non riuscivo a trovare le parole più adeguate!
Inoltre ultimamente sono abbastanza presa, perciò lentamente sto leggendo i vostri aggiornamenti per recensirli immediatamente!
Volevo inoltre chiarire una cosa perchè ho visto che molte di voi mi hanno fatto notare questa piccola osservazione ovvero: l'attenzione che presto alle altre coppie.
Non mi sono dimenticata di nessuna di loro, nè tanto meno ho deciso di abbandonarle o accantonarle. Semplicemente il triangolo Tsu-Aya-Nao (tornato in questo capitolo), Hisae e Gomi (citate nello scorso aggiornamento) e Fuka e Takaishi (che compariranno nel 26° capitolo) sono coppie di sfondo. Perciò presterò a loro gran spazio nei capitoli in cui saranno protagonisti (infatti avete già potuto approvare questa cosa nel corso dei capitoli), ma non riesco a renderli protagonisti in ogni capitolo. Primo perchè la coppia principale sono Sana e Akito e, grazie a Marco e Alex, creano appunto la storia vera e propria. Secondo, vedete sicuramente che tante volte Sana e Akito/ Sana e Marco/ Akito e Alex non compaiono in tutti i capitoli e magari le varie azioni succedono contemporaneamente ad altre; questo perchè cercando di rendere la storia ben dettagliata non voglio creare capitoli estremamente lunghi in quanto potrebbero creare noia ed essere pesanti. Terzo se scrivessi spesso la loro piccola parte della storia, molto probabilmente tutto finirebbe all'istante perciò, cercate di portare pazienza =) Tutto avverrà secondo i giusti tempi! Non mi piacciono molto le cose frettolose perchè spesso possono uscire male! 
Ogni capitolo è scritto con un font 11 e occupano da sei pagine in poi... Perciò dovrete pazientare un pochino per leggere ogni situazione di ogni coppia o altro. Mi dispiace molto che non riesca ad accontantarvi in questo ma allo stesso tempo sono molto felice di sapere che anche le coppie di sfondo vi piacciano a tal punto da domandare quando compariranno!
Grazie veramente moltissimo per farmi sapere ogni volta il vostro parere!
Siete veramente molto dolci, simpaticissime e dolcissime!
Saluto e ringrazio tantissimo Lolimik, Angel 92, Reginadeisogni, Love Kodocha, Sel 97, Drizzle__93, Sirenetta91, Cicatrice92, Elamela, DiosaUnica, G_Love_A, Piccolasognatrice91, Vale_89, LaSayuri10, a tutte coloro che hanno inserito la mia ff tra le preferite, ricordate e seguite e chi legge soltanto.
Grazie di cuore! 
Un bacione grande!
A prestissimo <3

Miky

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Capitolo 24
*** CAPITOLO 24 - IL PROIBITO ATTRAE ***


CAPITOLO 24 ● IL PROIBITO ATTRAE
 

“Merito proprio di essere bocciata in questa materia!” pensò Sana mentre ripiegava il foglietto su cui aveva appena scritto un messaggio.
Aspettò che il professore si voltò verso la cattedra per recuperare un documento che gli serviva per la spiegazione, ovviamente sconosciuta alla ragazza e, con un lancio sicuro ma per niente mirato, tirò il bigliettino ad un Marco decisamente annoiato e con lo sguardo perso a fissare il vuoto. La pallina di carta arrivò ai piedi del ragazzo che, fatta eccezione per alcune persone, non si era accorto di nulla.
Sana vedendo il suo pessimo lancio si picchiò leggermente la fronte.
“Dannazione! Ma perché devo essere così tremendamente sbadata!” si disse mordendosi il labbro inferiore.
Lentamente si ravviò i capelli alzando lo sguardo verso la postazione di Marco.
Chissà a cosa stava pensando.
Decisamente ora non era un suo principale problema. Doveva semplicemente trovare una possibile soluzione per far recuperare al destinatario il bigliettino. Ma quale?
Si voltò verso una ragazza seduta dietro di Marco per domandarle se molto gentilmente poteva chiamarlo.
“Come cavolo si chiama?!” si chiese Sana picchiettando l’indice violentemente sul banco e girandosi di colpo verso Fuka che era seduta accanto a lei.
“Per caso tu sai il nome di quella bruna seduta dietro di Marco?” le sussurrò indicando la ragazza in questione.
“Ma che razza di domande mi fai?” inarcò un sopracciglio l’amica “È mai possibile che tu non riesca a chiedermi nulla inerente alla lezione!”.
“Dai rispondimi!”
Fuka sbuffò leggermente infastidita, sapendo però quanto potesse essere insistente Sana. Così seccata le rivelò il nome della compagnia di classe.
“Sakura…”
“Grazie mille!” rispose sorridendo la rossa per poi bisbigliare il suo nome.
La chiamò insistentemente altre due volte, ovviamente senza alcun risultato. Troppo impegnata ad ascoltare e a prendere appunti sul suo libro perfettamente ordinato.
Per caso era sorda? Che nervoso!
“Sakura!” affermò alzando leggermente il tono di voce e beccandosi un’occhiataccia dal professore.
Dopo che l’insegnante riprese a spiegare come se non fosse successo nulla, la povera malcapitata si voltò leggermente verso Sana, intimandola di parlare.
“Mi puoi…” sussurrò la ragazza bloccata da una voce fredda e severa.
“Signorina Kurata!” esclamò il docente intanto che qualche testa annoiata si girava verso la diretta interessata “Posso sapere anch’io il motivo di tanta agitazione?”.
“Agitata io?” rise istericamente Sana portandosi una mano dietro la nuca “Mi perdoni!” continuò seria.
“Diamine!” pensò arricciandosi la bocca “Non si è nemmeno girato!”.
Il professore riprese nuovamente la lezione, mentre la ragazza si arrese al piano A: Passaparola, per escogitare immediatamente un piano di riserva.
“Se utilizzassi tutta questa voglia e attenzione nello studio, sicuramente prenderei trenta ad ogni esame!” sbuffò massaggiandosi le meningi.
Trovato!
Piano B: Attirare l’attenzione del soggetto.
Semplicemente potrebbe far finita che Marco si fosse burlato alle spalle del professore, così che lui le chiedesse una plausibile spiegazione immediatamente.
Rapidamente scosse la testa.
Non funzionerebbe mai!
Improvvisamente i suoi occhi si soffermarono sul pennarello verde che teneva freneticamente in mano.
Piano C: Colpire il soggetto.
Ok, molto probabilmente il ragazzo l’avrebbe uccisa, ma infondo in questo modo si sarebbe anche vendicata per il brutto comportamento tenuto nei suoi confronti.
La ragazza vide il suo professore girarsi nuovamente verso la lavagna e senza pensarci due volte mirò alla testa di Marco.
“Preso!” sorrise soddisfatta la ragazza mentre Marco alterato si girava verso la direzione del tiro.
Il suo sguardo si soffermò verso la figura smagliante di Sana che velocemente indicò i piedi del ragazzo.
Confuso si piegò per osservare meglio cosa stesse cercando di comunicargli quella pazza che qualche mese fa, a suo malgrado, aveva deciso di conoscere. Vicino alle sue scarpe trovò un bigliettino colorato, così rapidamente raccolse l’oggetto.
Lentamente si passò tra le dita quel foglietto accartocciato, cercando di immaginare cosa potesse esserci scritto.
Che l’umore di Sana fosse cambiato radicalmente nel giro di un’ora?
Da lei poteva aspettarsi di tutto ormai.
Non solo perché era donna e che magari fosse in quel snervante periodo del mese, ma perché Sana Kurata era totalmente e incondizionatamente fuori dal comune, e questa era la prova lampante.
Dopo un attimo di indecisione, si perché aveva il timore che potesse esserci un messaggio di morte, Marco decise di aprire il foglietto.

Se c’è una luce che trafigge il mio cuore, l’arcobaleno è il tuo messaggio d’amore!
Può darsi un giorno ti riesca a toccare,
con i colori si può cancellare il più avvilente e desolante squallore.

- Sana -
P.S. Non tardare.

Rilesse quella breve frase più e più volte ancora per comprenderne il vero significato.
Inizialmente non riusciva a capire il messaggio che Sana gli aveva inviato.
Era così ambiguo e senza senso… Forse, avrebbe preferito leggere la data e l’ora del suo processo. Sicuramente sarebbe stata una morte lenta e sofferente.
Nuovamente si riconcentrò su quelle parole che sembravano essere tratte da una canzone o da una poesia, oppure semplicemente da una citazione di qualche autore.
Possibile che ogni singola lettera, compresi apostrofi, accenti e virgole, fossero usciti dalla testa di quella ragazza così perennemente distratta, spensierata e buffa?
Che i ruoli si fossero invertiti completamente?
Era lei ora quella sicura, decisa e con la capacità di sorprenderlo?
Impossibile. Non voleva crederci!
Che i ruoli fossero sempre stati così?
Che non si fossero mai invertiti?
Che tutto ciò era solo apparenza?
Infondo lui con lei aveva sempre cercato di nascondere le sue reali emozioni dietro ad un ghigno spavaldo o dal portamento così convincente. Al contrario Sana non aveva mai celato il suo imbarazzo o il disagio che provava in ogni determinato momento. Lei era istintiva, senza alcuna vergogna a mostrarsi per ciò che era realmente.
Guardò ancora una volta il bigliettino, soprannominato da lui messaggio in codice, per poi appoggiarsi sul palmo della propria mano ad osservare, con lo sguardo perso nel vuoto, il cielo nuvoloso.
C’era brutto tempo. Il vento spostava violentemente i rami degli alberi, rimasti ormai completamente spogli, mentre scuri nuvoloni neri si imbattevano sopra la città. Il cielo era privo di quei raggi solari che davano colore alle ormai solite giornate gelide, lasciando così di conseguenza un colorito spento e buio, in cui pareva che le nuvole fossero così pesanti e dense da doversi scaricare da un momento all’altro. Un lampo di luce si fece prepotentemente largo nel cielo mentre un tuono, non molto lontano, si scagliò al suolo facendo spaventare inevitabilmente gli uccelli che, immediatamente si alzarono in volo.
E lì, in quel preciso momento, mentre le prime gocce cominciavano a infrangersi sul vetro della finestra dell’aula in cui si teneva lezione, Marco capì il senso di quella breve frase. Non erano parole dette a caso, ma al contrario, avevano un significato ben preciso.
Come per essere sicuro di ciò che aveva appena interpretato, rilesse ancora una volta il bigliettino che poco fa aveva ricevuto da Sana.
Perché non c’era arrivato fin da subito?!

Se c’è una luce che trafigge il mio cuore…

“Hai mai ascoltato il rumore della pioggia?” domandò lui sorridendole.
“Il rumore della pioggia?” ripeté lei confusa.
“Si, sentire il ticchettio sul vetro mentre sei in macchina magari in mezzo al traffico, oppure sul tetto mentre cerchi di dormire, per esempio. È una sensazione piacevole… Direi rilassante!” affermò seriamente mentre osservava le gocce infrangersi per terra.
“Si… Ma preferisco il sole, il calore che emana mi riempie di felicità. La pioggia al contrario mi mette tristezza!” confessò Sana guardandolo.

...L’arcobaleno è il tuo messaggio d’amore!

“Capisco… Sei una persona solare”
Sana intuì che la sua non era una domanda, ma un’affermazione. Così curiosa gli domandò “Tu no?”.
“Sono più come un arcobaleno!” le rispose.
“Un arcobaleno? Questa non l’avevo mai sentita giuro!” gli disse ridendo e spalancando gli occhi.
“Non prendermi in giro! Sai, quando scrivo o canto le mie canzoni la tempesta dentro di me si placca perché il mio cuore si riempie di luce facendo nascere in me un arcobaleno. Ogni colore di questo incredibile effetto rappresenta una mia emozione” spiegò Marco.
“Caspita…” sussurrò Sana.

Può darsi un giorno ti riesca a toccare,
con i colori si può cancellare il più avvilente e desolante squallore.

Si era fidato delle persone sbagliate e lui ancora più stupido a non essersi accorto mai di nulla.
Da quel giorno, precisamente da quando vide il bacio tra la sua ragazza e il suo migliore amico, scomparve dalle loro vite senza una spiegazione, promettendosi di non affezionarsi più a nessuno.
Le persone deludono, mentendoti e approfittandosi di te.
Si poteva fidare solo di sé stesso e delle sue scelte.
“Mi dispiace…” sussurrò la ragazza appoggiando il capo sulla sua spalla.
“Non preoccuparti, non mi importa più ormai! Crescendo ho capito che sono stati loro nella parte del torto anche se…” scrollò leggermente le spalle.
“Anche se tu ora non riesci più a fidarti di nessuno…” completò per lui.
“Non devi dargliela vinta!” affermò all’improvviso Sana voltandosi verso di lui “Devi trovare la forza e il coraggio dentro di te per poterti fidare ancora, perché sono sicura che tu abbia ancora molto da dare alle persone!”.
Marco la guardò attentamente ascoltando ogni singola parola.
Ammirava la tenacia con cui affrontava la vita.
“Lo sto già facendo…” sorrise dolcemente il ragazzo “Lentamente, mi sto fidando di una persona...”.
Era incredibile come quella ragazza, fosse entrata nella vita di Marco come se niente fosse.
Ogni giorno rimaneva sempre più ammirato da ogni aspetto che Sana gli offriva.
In sua compagnia si sentiva bene, felice.
Felice come non lo era da molto, chissà quanto tempo.
E tutto questo grazie ad una sola persona, a lei.


Sapeva esattamente dove voleva che si incontrassero terminata la lezione. Così con un piccolo sorriso strappò un foglietto dal quaderno degli appunti e, con una calligrafia chiara e semplice rispose al biglietto.

Ci sarò.
 
***
 
“Secondo te ho fatto bene a lasciare Aya?” domandò ancora una volta Tsuyoshi mentre Akito, nella sua palestra, si allenava duramente.
Quella stessa mattina, mentre usciva di casa per dirigersi nel suo luogo di lavoro, si era ritrovato il suo migliore amico appoggiato al muretto della sua abitazione con uno sguardo afflitto e colmo di tristezza.

“Che diamine ci fai a quest’ora fuori da casa mia?” gli chiese Akito, sorpreso di vederlo lì.
Il suo migliore amico non rispose, sembrava assorto nei suoi pensieri.
“Ehi, Tsuyoshi?!” riprovò il biondo “Tutto bene?”.
“Ho lasciato Aya…” sussurrò il moro.
“Co-come?” esclamò Akito incredulo “Quando è successo?”.
“Ieri sera…”
Ok, era possibile che Aya e Tsuyoshi, Tsuyoshi e Aya, gli stessi amici che conosceva dai tempi dell’elementari e che si erano fidanzati ad una data ormai non più ricordata, si erano lasciati?
No, decisamente era una cosa impossibile.
Eppure… Tsuyoshi sembrava così estremamente serio.
“Vieni” si incamminò il biondo “Andiamo in palestra!”.


“Ha detto che doveva dirmi qualcosa…” continuò il ragazzo “Secondo te cosa doveva dirmi?”.
“Mi hai preso per un indovino?!” affermò Akito mentre riprendeva fiato dalle addominali appena eseguite.
“Magari doveva confessarmi il suo tradimento con Naozumi…”
“Tradimento?” ripeté inarcando un sopracciglio il biondo.
Fermiamoci tutti un momento.
Aya. La ragazza timida e sincera, dai movimenti così delicati e che non riuscirebbe nemmeno a far male ad una formica, avrebbe tradito Tsuyoshi? L’amore, a quanto pare fino a ieri, della sua vita.
Non riusciva nemmeno ad immaginarlo, figuriamoci a dirlo.
“E dai, ultimamente passavano molto tempo insieme!” giustificò Tsuyoshi la sua supposizione “Li hai visti anche tu, non me lo sto inventando”.
“Io non penso che Aya ti abbia tradito, né che provi un sentimento per quel Damerino. Andiamo! Come si fa a stare insieme ad una persona così perfettamente ordinata? Che riesce a capire il cervello e i ragionamenti assurdi di qualsiasi donna? Anzi, molto probabilmente è più bravo lui del genere femminile stesso! È impossibile! Inoltre Aya non ne sarebbe capace” rispose il biondo per poi alzarsi dalla sua postazione e cominciare qualche mossa pratica di karate.
Si, doveva ammettere che era anche da parte, ma questo non glielo avrebbe mai detto.
“Come mai tanta perseveranza negli allenamenti oggi?” chiese Tsuyoshi dopo un lungo silenzio.
Aveva bisogno di cambiare argomento, di distrarsi da quei pensieri che lo tormentavano in continuazione, altrimenti sarebbe scoppiato.
“Non è che hai intenzione di picchiare l’ex ragazzo della tua amica!” affermò preoccupato Tsuyoshi.
“E tu come fai a sapere cosa è successo?” chiese Akito fermandosi di colpo.
Non aveva parlato più con nessuno di quella sera al Movida e, ricordava perfettamente che il suo amico non c’era.
“Me lo ha raccontato Gomi qualche giorno fa!”
“Quando imparerete a farvi gli affari vostri!” commentò acidamente Akito.
“Allora? Sono preoccupato per te! Non voglio trovarti in qualche casino per colpa di quella squilibrata compagnia!”
“Perché mai dovrei andare a provocare Jack!” rispose il biondo senza alcun timore “Quella sera sono intervenuto solo perché Alex era in difficoltà!”.
“Meno male…” sospirò fortemente l’amico “Ma toglimi una curiosità…”.
Akito sapeva perfettamente che la domanda che gli stava per formulare l’amico sarebbe stata fastidiosa e invadente. Ormai lo conosceva fin troppo bene.
“Sana cosa pensa di Alex? Non è gelosa? Gomi mi ha raccontato che Alex è una ragazza da mozzarti il fiato!” affermò Tsuyoshi ricevendo un’occhiataccia da parte dell’amico “Certo, anche Sana è una bellissima ragazza!” aggiunse immediatamente.
“Non c’è nulla da dire” rispose freddamente il ragazzo.
“Come non c’è nulla da dire?!” ripeté scosso Tsuyoshi.
“Ormai la conosci anche tu. Sai come è fatta!” rispose colpendo il vuoto violentemente.
Ricordava ancora perfettamente ogni singolo dettaglio di quella angosciante serata in macchina.
Credeva che appena Alex fosse scesa dalla macchina, la solita curiosità “impicciona” e la giusta gelosia della sua ragazza, avrebbero avuto il sopravvento, invece…

Stalle vicino.

Due parole che avevano avuto il potere di far cambiare radicalmente i suoi pensieri e le sue aspettative.
Avrebbe tanto voluto che le cose fossero andate diversamente.
Avrebbe desiderato con tutto sé stesso vedere Sana reagire ed esternare le sue preoccupazioni, i suoi pensieri e ciò che sentiva in quel momento. Sia fuori dal locale che in macchina, aveva notato il disagio, l’angoscia e la gelosia che provava in quel momento di caos.
Ma doveva saperlo: Sana non era tutte le ragazze e, sicuramente per questo, lui se ne era innamorato. L’unica domanda che si sottoponeva più volte era: quanto avrebbe resistito?
“Tieni Akito!” esclamò l’amico porgendogli il telefono “È da un po’ che suona! Come hai fatto a non sentirlo?”.
Già, come aveva fatto a non sentire la fastidiosa suoneria del cellulare?
Rapidamente rispose al telefono e si stupì non poco nel sentire la voce di Alex.
“Va bene, sarò da te per le 15:00!” affermò per poi terminare la chiamata.
“Chi era?” domandò immediatamente Tsuyoshi “Mi sembrava una voce femminile!”.
“Per caso sei diventato la mia ragazza?” gli disse leggermente preoccupato ma soprattutto infastidito.
“Certo che no!” si affrettò a rispondere il ragazzo “Era solo per chiedere!”.
“Alex…”
“Ti vedi con lei?” strabuzzò gli occhi Tsuyoshi “Amico, prevedo guai!”.
“Se non vuoi sapere, non chiedere allora!” esclamò riprendendo i suoi allenamenti.
“Come sei permaloso…” sbuffò il moro “Stavo solo pensando a cosa…”.
“A cosa direbbe Sana. Si, lo so!” lo precedette Akito “Ma infondo non faccio nulla di male, Alex è solo un’amica!”.
“Se lo dici tu…” annuì poco convinto l’amico.
“E poi Sana ha il suo usignolo canterino sempre appresso a sé. Cosa dovrei dire io?”

 
***
 
Sana leggermente agitata camminava nei corridoi della scuola per raggiungere il luogo in cui si sarebbe incontrata con Marco.
Era in perfetto orario, cosa da non credere!
Una volta arrivata nell’atrio dell’università vide il ragazzo seduto comodamente sugli scalini esterni ad aspettarla.
Inevitabilmente le scappò un piccolo sorriso, ricordandosi come se fosse ieri quel pomeriggio di inizio autunno.

“Comunque se la prossima volta mi dirai di non fare tardi, io mi presenterò puntuale come un orologio svizzero”.
Sana lo guardò divertita “Perciò mi stai confessando che hai fatto appositamente ritardo?”.
“No, ho avuto un imprevisto. Comunque fidati di me, io mantengo sempre le promesse!” ghignò il ragazzo facendole l’occhiolino.


Era felice di sapere che Marco avesse mantenuto la sua piccola promessa, perché in fondo si sa, è dalle piccole cose che nasce ogni profondo rapporto.
“Non ho molto tempo!” affermò immediatamente Sana sedendosi accanto a Marco “Purtroppo tra poco devo andare a lavorare!”.
Il ragazzo in silenzio osservò molto attentamente il movimento fluido della ragazza, quel giorno indossava dei semplici jeans abbinati ad una comoda felpa bianca che le ricadeva morbida sui suoi esili fianchi.
Incrociò per un attimo gli occhi allegri di lei ed ebbe l’impressione che dovesse confessargli qualcosa di elettrizzante.
Che si fosse lasciata con il ragazzo? No, non sarebbe sicuramente così felice.
Lo sguardo di Marco si spostò sulle labbra di Sana che, per colpa del freddo, erano diventate screpolate e secche. Sicuramente gli stava dicendo qualcosa, poiché vedeva il costante movimento che compivano le sue labbra, ma l’unica cosa che riusciva a comprendere in quel momento, era il desiderio irrefrenabile di farle sue e di sentirne il sapore. Immaginò che sapessero di vaniglia, perché da quella poca distanza che li separavano, riusciva ad annusare il profumo del burrocacao da lei utilizzato.
Ok, doveva ritornare immediatamente alla realtà prima che il suo istinto decidesse di impossessarsi immediatamente di quella bocca che bramava dalla voglia di assaggiare.
“Marco!” affermò nuovamente Sana muovendogli una mano davanti agli occhi “Ci sei?”.
“Si, scusa… Ero distratto da te…”
“Ok… Tieni…” affermò porgendogli una cartelletta azzurra con un piccolo fiocco, mentre una moltitudine di pensieri le invasero la mente.
Aveva capito bene?
Certo, che si. Che domande… Non era mica sorda!
Cosa avrà voluto dire con l’espressione “Ero distratto da te”?
Che poi, perché proprio da lei?
Marco prese titubante la cartelletta con allegato un fiocco blu.
“Che cos’è?” chiese curioso il ragazzo “Manca ancora un mese a natale!”.
“Dai aprila!” esclamò euforica “Voglio vedere la tua faccia!”.
Il ragazzo eseguì l’ordine di Sana aprendo velocemente la cartelletta, era inevitabilmente curioso di scoprirne il contenuto. All’interno di ciò vi erano vari fascicoli catalogati con segnalibri di colori diversi ed estraendo e leggendo rapidamente il primo blocco di fogli capì cosa avesse stampato la sua amica.
“Non…” affermò sorridendole e ritornando immediatamente a leggere alcune parole dei fascicoli “Non dovevi!”.
“Figurati!” sorrise felice la ragazza “Qualcuno doveva pur spronarti!”.
Ogni fascicolo conteneva informazioni utili riguardanti le accademie per giovani artisti o cantanti, catalogati con colori differenti in base ai costi, ai luoghi, alla distanza e al livello richiesto per entrarvi.
“Spero di aver fatto un buon lavoro, ho messo anche alcune annotazioni!” gli confessò imbarazzata portandosi una mano dietro alla nuca “Devi sapere che io sono perennemente disordinata!”.
“È perfetto…” affermò semplicemente il ragazzo tornando a guardarla con uno sguardo infinito “Grazie”.
La risata isterica di Sana si bloccò non appena i suoi occhi incrociarono quelli profondi di Marco.
No!
Impossibile!
Si rifiutava categoricamente di pensare che le sue amiche avessero ragione!
“Sai…” riprese a parlare Sana, distogliendo lo sguardo dal ragazzo e osservando le gocce di pioggia infrangersi al suolo “Le mie amiche credono che tu abbia una cotta per me…”.
Ma che diavolo le era preso?!
Odiava quando la sua lingua prendeva vita propria, eppure quelle parole le erano uscite con tanta facilità.
L’espressione di Marco si fece improvvisamente più curiosa.
Che avrebbe saputo il motivo del suo strano atteggiamento senza domandarle nulla?
“Io ho risposto che è una cosa impossibile oltre che impensabile!” aggiunse immediatamente la ragazza.
“Perché?” chiese inarcando un sopracciglio.
Sana scrollò leggermente le spalle “Perché se fosse stato così tu mi avresti, come dire… Corteggiato senza troppi giri di parole! Insomma, non avresti di certo perso tempo” gli disse guardandolo attentamente negli occhi “Sto imparando a conoscerti e dalla tua personalità ho percepito questo!”.
“Cambierebbe poi molto?”
“Come?” chiese scossa la ragazza guardandolo attentamente negli occhi.
Non si aspettava di certo questa domanda che, per giunta, andava oltre al significato stesso della frase.
“Non avrò mai parlato direttamente, ma tutto ciò che ho fatto credo che sia stato più che palese!” esclamò Marco con un tono abbastanza nervoso “Secondo te io dedico a chiunque le canzoni che realizzo? Espongo le mie angosce, le mie esperienze, le mie delusioni ai quattro venti? Riservo a tutte le ragazze quelle particolari attenzioni, cercando inoltre di trovare un modo per sorprenderle e per farle sentire speciali e uniche esattamente come io le vedo? Come io ti vedo!”.
Sana non riusciva a muoversi, tanto meno a sussurrare qualcosa. Ad ogni esclamazione le si apriva un mondo di ulteriori quesiti, di risposte, di particolari che prima non aveva fatto caso e, di avvertimenti da parte delle sue amiche e soprattutto di una persona: Akito.

“Scommetto che tu non te sei nemmeno accorta!” ghignò Akito.
“Accorta di cosa?” gli domandò continuando a non capire intanto che l’ansia cresceva dentro di lei.
“Ho visto il modo in cui eri assorta nei tuoi pensieri durante il brano che ha cantato” affermò arrabbiato il ragazzo “Il modo in cui ti guarda e ti sorride, come TU lo guardi!” puntualizzò “C’era del disagio tra di voi e sento che la causa sono io!”.


Ora tutto lentamente cominciava ad essere più chiaro.
“Diamine! Non ho portato nemmeno la mia ex nel mio posto speciale!” le confessò con un tono che non ammetteva repliche “Sei proprio stupida!”.
“Come prego?” gli domandò ancora più sorpresa nel sentire da lui un insulto nei suoi confronti.
“Se non hai capito nulla di tutto ciò sei proprio stupida!”
Era furente, arrabbiato.
Come caspita aveva fatto a non accorgersi di nulla?
Qualunque donna sarebbe stata lusingata nel ricevere ogni singola attenzione donatale a Sana.
“Quindi…” cercò di metabolizzare l’idea la ragazza “Io ti piaccio?”.
“Wow!” affermò sarcastico Marco “Dovrei farti un monumento, finalmente l’hai capito!”.
“E tu ti stai dichiarando offendendomi?”
“Mettiamo in chiaro le cose: io non ti ho assolutamente offeso, ho solo detto come stanno i fatti!”
“Ok ok…” ammise Sana sospirando “Ti confesso che io sono sempre stata tarda nel capire questo complicato sentimento chiamato Amore. Anche con Akito è stato così!”.
“Povero ragazzo!” sussurrò Marco provando un’improvvisa compassione nei suoi riguardi.
“Eh lo so!” annuì Sana mentre rideva imbarazzata.
“Comunque sono sicuro che nemmeno io ti sono totalmente indifferente” ghignò il ragazzo “Altrimenti, in più di una occasione, non ti saresti imbarazzata e non avresti nemmeno accettato tutte le attenzioni che, da come ho potuto constatare, ti sono sempre piaciute. Ammettilo anche tu provi un interesse nei miei confronti!”.
“Tu vaneggi!” rispose prontamente Sana.
“Dici?” le disse sfidandola Marco e riacquistando la sua solita calma e sicurezza, stavolta però non stava recitando “Prova solo a pensare al nostro giro in moto. Ti sei fidata completamente di me pur non sapendo nemmeno dove fossimo diretti, senza contare il fatto che non eri mai salita su quel mezzo. Potevi tranquillamente rifiutare, infondo avresti sicuramente potuto chiedere gli appunti che ti servivano alle tue amiche”.
“Non potevo sapere che dietro a tutto ciò ci fosse un secondo fine!” ribatté Sana dopo un attimo di esitazione.
“Hai sempre accettato ogni mio invito, eccetto che non dovessi andare a lavorare. Ti sei preoccupata per me più di una volta e, al “Live Club!”, addirittura davanti al tuo ragazzo che, da quanto ho potuto constatare, non gli è stato indifferente il tuo gesto!” continuò Marco sempre più convinto di ciò che le stava dicendo “So anche per certo che la canzone “E poi niente!” ti abbia suscitato delle emozioni riguardanti noi, esattamente come il primo brano che ti ho fatto ascoltare al garage”.
“L’ho fatto per amicizia!”
“L’hai detto tu stessa!” rise Marco facendole il verso “Ti confesso che io sono sempre stata tarda nel capire questo complicato sentimento chiamato Amore. Anche con Akito è stato così!”.
“E-ecco…”  balbettò la ragazza confusa ad ogni sua singola parola.
“Ammettilo…” affermò avvicinandosi notevolmente al suo viso “Tra di noi c’è una certa attrazione innegabile…”.
Sana era come bloccata ad osservare quegli occhi castani così seducenti, esattamente come il modo in cui aveva pronunciato quell’ultima frase.
“Sono…” sussurrò Sana sentendosi avvampare nonostante il freddo di fine autunno “Sono innamorata di Akito…”.
Marco rimase per un momento immobile a scrutare ogni dettaglio sul viso della ragazza.
Bingo!
Quell’ultima confessione non lo aveva per nulla scosso, anzi…
Lentamente si allontanò ghignando “Se sei innamorata del tuo Akito, tutti gli altri ragazzi dovrebbero starti indifferenti!”.
“In-infatti è…” balbettò Sana riuscendo poi ad acquisire una minima sicurezza nel suo tono di voce “Infatti è cosi!”.
“Spesso la gente non ha le emozioni chiare, altro che idee*” le citò Marco.
“E questa da dove è uscita?” inarcò un sopracciglio la ragazza “Cosa vorresti dirmi con ciò?”.
“È una frase che ho letto su una copertina di un libro” le spiegò “Io credo, anzi, sono sicurissimo che tu ti voglia auto convincere di non provare nulla nei miei confronti, non volendo guardare in faccia alla realtà e di conseguenza non ammettendolo a te stessa!”.
“Tu non sai cosa provo per e con Akito!”
“Ma so cosa provi con me. Conosco le tue emozioni e le tue sensazioni…”
“Sei così convinto di ciò che, appena hai scoperto che io ero fidanzata, sei scomparso andando a divertirti con quella ragazza!” gli disse irritata accorgendosi dopo dello sbaglio compiuto nell’affermare ciò, infatti Marco ghignava per l’effetto ottenuto.
“Hai ragione… Ma io ora sono qui!” affermò con un tono estremamente serio e con un pizzico di dolcezza e sincerità.
Ok, Marco aveva vinto ad un punteggio sproporzionato, tanto che Sana non riuscì a contraddirlo.
Era vero ciò che le aveva detto.
Era vero che provava qualcosa nei suoi confronti, una sorta di attrazione ma non era lo stesso paragonabile a ciò che sentiva per Akito.
Insomma… Lei era innamorata del suo fidanzato e, di questo, ne era assolutamente convinta!
Che le stava succedendo?
Come se non bastasse, era riuscito a zittirla e a confonderla totalmente con le sue opinioni.
Erano lì, occhi negli occhi a fissarsi attentamente, aspettando di ricevere una qualsiasi reazione da parto dell’altro. Intorno a loro si sentiva solo il perenne rumore della pioggia così rilassante.
Improvvisamente il cellulare di Sana interrupe quello strano silenzio formatosi e, senza spostare lo sguardo dagli occhi di Marco, rispose al telefono.
“Si, hai ragione Rei!” esclamò alzandosi di colpo in piedi “Arrivo subito!”.
“Lavoro?” le domandò il ragazzo.
“Già…” annuì Sana alzando gli occhi al cielo “Sono pure in ritardo… Cacchio!”.
“Ci vediamo Rossa!” la salutò alzandosi in piedi e avvicinandosi alla porta d’ingresso dell’università.
“Si, ciao!”
“Rossa…” affermò richiamandola un’ultima volta e andandole incontro per tirarla fortemente, ma allo stesso tempo dolcemente, a sé.
I loro visi in un attimo si ritrovarono vicinissimi e Sana riuscì distintamente a sentire il buon profumo che il ragazzo emanava.
I loro occhi erano incatenati in quelli dell’altro, l’unica differenza era l’espressione differente sui loro volti.
Sana era sorpresa di quel gesto così sciolto e sorprendente, il suo cuore batteva ad una velocità smisurata e le sue guance, ancora una volta, si colorarono di rosso, mentre Marco con un piccolo sorriso, cercò di controllare il suo istinto di impossessarsi di quelle asciutte labbra così invitanti.
Si avvicinò alla guancia morbida della ragazza porgendole un veloce ma intenso bacio, per poi scostarsi da lei lentamente.
“Ricorda… Il proibito attrae!”
La ragazza rimasta ferma e immobile nel ricevere quel gesto così inaspettato, cercò di riprendere l’autocontrollo che, forse, ancora possedeva.
“De-Devo andare!” esclamò balbettando e correndo verso l’auto del suo manager che la stava aspettando fuori dal cancello dell’istituto.
 
* Diego De Silva
 
SPOILER:
“Stavo pensando che potresti uscire insieme ai miei amici” le propose il ragazzo bevendo un sorso di Coca-Cola.
Alex a quella affermazione scoppiò in una falsa risata “Stai parlando sul serio?”.
“Ho per caso l’aria di uno che ti prende in giro?”
“La tua Girlfriend che ne pensa?” gli domandò fissando attentamente ogni sua espressione facciale.





Ciao a tutte!!!
Come procedono le vostre vacanze, esami e lavoro?
Spero tutto bene! =) Io personalmente non vedo l'ora di partire, manca un mese esatto! Evvai !!! ^.^
Ultimamente arrivo la domenica sera chiedendomi: "Riuscirò a pubblicare per tempo?". Si perchè tra vari impegni personali e crisi di ispirazione mi ritrovo in panico!
Volevo ringraziare moltissimo la mia amica Stefy per la frase suggeritami da lei di Diego De Silva! <3
Saluto e ringrazio tantissimo Lolimik, Angel92, Reginadeisogni, Love Kodocha, Drizzle__93, Sirenetta91, Cicatrce92, Elamela, Diosa Unica, Sel 97, _Lucikagomedragneel_, Kiss99 G_Love_A, Piccolasognatice91, Vale_89 e LaSayuri10 per i bellissimi pareri che mi donate e perchè mi seguite sempre!
Grazie anche a chi legge soltanto e a chi ha inserito la ff tra le preferite, seguite e ricordate!
Un bacione grande e vi abbraccio!

Miky

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Capitolo 25
*** CAPITOLO 25 - TI VADA O NO! ***


CAPITOLO 25 ● TI VADA O NO!
 

“Scusa se ti ho chiamato all’improvviso!” affermò Alex una volta chiuso il suo ombrello beige a pois scuri ed essere salita in macchina “Ma oggi non vuole proprio smettere di piovere!”.
“Nessun problema!” rispose il ragazzo ingranando la marcia “Che scuola frequenta tuo fratello?”.
Quella mattina, mentre Akito era in palestra ad allenarsi e ad ascoltare Tsuyoshi, prima sfogarsi sulla storia finita con Aya e poi a fargli letteralmente il terzo grado sull’argomento Sana - Alex, aveva ricevuto una sorprendente chiamata da parte di quest’ultima. Gli aveva semplicemente domandato se poteva accompagnarla a prendere il fratellino Daniel a scuola, poiché sua madre era impegnata a causa del turno lavorativo, mentre lei aveva appena iniziato le lezioni pratiche di guida.
Non voleva assolutamente far prendere un accidenti al bambino, così, sperando di trovarlo libero nel pomeriggio, gli aveva chiesto questo piccolo favore.
“Va alla Jimbo! Sei andato anche tu in quella scuola?”
Il ragazzo annuì e Alex riprese a parlare “Anch’io ho studiato lì, ma non ti ho mai visto!”.
“Diciamo che non ero molto socievole”
“Eri?” scherzò la ragazza ridendo.
Una risata fresca, allegra, spensierata. Di quelle che sicuramente non provava da molto, troppo, tempo.
“Simpatica!” ghignò Akito scuotendo lievemente il capo.
“Lo so!” gli disse facendogli una piccola linguaccia e riprendendo a guardare fuori dal finestrino “A proposito… Bella macchina!”.
Velocemente arrivarono a destinazione e, riparati dalla pioggia da due differenti ombrelli, entrarono nel cortile della scuola in attesa che Daniel uscisse.
Il cortile, inutile dirlo, era affollato di mamme, di signore anziane e di qualche papà che, mentre aspettavano che il proprio figlio arrivasse, chiacchieravano allegramente del lavoro, della propria famiglia o di ciò che avrebbero fatto nel corso della giornata.
Non appena suonò la campanella, una moltitudine di bambini corse verso il proprio conoscente per porgergli la fastidiosa e pesante cartella. L’espressione sui quei fanciulleschi visi era sorprendentemente differente: c’era chi sorrideva per la bella giornata trascorsa nonostante il maltempo, chi invece arrabbiato e stanco si lamentava di ciò che aveva fatto a scuola o per qualche litigio avuto con qualche maestra o compagno di classe. E ancora, chi urlava dalla gioia di tornare a casa e chi al contrario desiderava andare a giocare da qualche parte.
Akito osservando attentamente ogni situazione nei paraggi si domandò che reazione avrebbe avuto il fratello di Alex. Non l’aveva mai visto e soprattutto la ragazza aveva parlato molto poco di lui.
Aveva superato il trauma dell’abbandono del padre?
Era un bambino che come lui, si era chiuso a riccio oppure aveva affrontato le crudeltà della vita in modo più che coraggioso?
Chissà se la signora Okuda e Alex gli avevano raccontato la verità.
Ormai erano passati tre lunghi anni e, sicuramente qualcosa il bambino avrà pur immaginato.
“Uffa!” sbuffò la ragazza “È sempre uno degli ultimi! Sto gelando ad aspettare qui fuori!”.
Akito si voltò verso Alex e non poté fare a meno di sorridere leggermente.
Era buffa avvolta nella sua pesante sciarpa color panna che le nascondeva metà del viso.
Riusciva leggermente a scorgere il suo naso alla francese, diventato rosso a causa del freddo presente quel pomeriggio.
Una mano infreddolita reggeva l’ombrello mentre l’altra era riparata dentro alla tasca del suo giubbetto color sabbia.
Il suo sguardo attento scrutava ogni bambino presente sulla scala dell’ingresso dell’istituto e, ogni tanto, salutava qualche genitore o parente che molto probabilmente a furia di incontrarsi quotidianamente nel cortile scolastico, aveva imparato a riconoscere.
“Eccolo!” esclamò sorridendo e alzando il braccio libero per richiamare l’attenzione di Daniel.
Il bambino che indossava un caldo cappellino invernale della stessa tonalità della morbida sciarpa, si affrettò a scendere e dopo aver salutato la sorella, le domandò se avesse portato con sé la merenda. Immediatamente tirò fuori dalla sua borsa a bauletto, una piccola focaccia rotonda e avvolta da un tovagliolino di carta, gliela porse.
“Daniel, lui è Akito!” presentò velocemente la ragazza “Grazie a lui possiamo tornare a casa abbastanza asciutti!”.
Il fratellino alzò lo sguardo fino ad incrociare gli occhi del ragazzo che si limitò a salutarlo con un cenno della mano.
“Ciao…” rispose imbarazzato Daniel, ritornando a gustarsi la sua merenda, accanto alla sorella.
“È un po’ timido…” spiegò Alex con un lieve sorriso “Ma appena prenderà confidenza non ti lascerà più in pace! Dai, ora andiamo!”.
Akito annuì e avvicinandosi alle spalle dell’amica prese la fastidiosa cartella.
“No aspetta…” affermò sorpresa la ragazza, per poi accettare il suo aiuto “Grazie!”.
“Caspita Daniel!” esclamò il ragazzo mentre si incamminavano verso la macchina “Devi essere proprio forte per portare tutti i giorni questo pesante zaino!”.
Il bambino arrossito rise “È anche più grande di me!”.
A metà via arrivarono al parcheggio in cui avevano lasciato la macchina e dopo essere saliti tutti e tre, Alex si raccomandò con il fratellino di non sporcare i sedili dell’automobile e di allacciarsi la cintura.
“Dove volete andare?” domandò Akito accendendo la macchina e immettendosi nel traffico di quell’orario.
“Andiamo allo Spazio Giochi!” si illuminò Daniel togliendosi il cappellino.
“Daniel!” lo sgridò Alex “Non possiamo favorire della disponibilità di Akito!”.
“Ma perché?” si imbronciò immediatamente il bambino “Infondo ha chiesto lui dove volessimo andare!”.
Akito ascoltò attentamente la scena, osservando di tanto in tanto le varie espressioni di Alex e Daniel.
Si notava che erano fratelli, non tanto per il loro battibeccare, ma per i tratti delicati e raffinati che entrambi possedevano. La forma delle loro labbra esattamente come quella dei loro occhi erano molto simili, l’unica differenza era il colore di quest’ultimi, infatti l’iride di Daniel era tendente al castano con delle piccole sfumature più chiare.
“Daniel!” lo rimproverò nuovamente Alex con voce ferma e severa girandosi verso di lui.
“Per me va bene!” intervenne Akito.
“Hai visto!” esclamò contento il bambino facendogli una simpatica linguaccia.
Alex alzò leggermente gli occhi sbuffano e, ritornando a guardare la strade ringraziò sinceramente Akito.
“Alla rotonda gira a destra e poi sempre dritto!” spiegò la ragazza, mentre il fratellino felice si divertiva a ballare a ritmo di musica.
“Questa si che è una canzone che pompa!” esclamò sorridendo e facendo inevitabilmente ridere anche i due adulti per la sorprendente battuta del piccolo.
Una volta arrivati, Daniel si fiondò dentro al luogo in cui tutti i bambini potevano divertirsi liberamente con le costruzione dei Lego, colorare fotocopie in cui vi erano disegnati personaggi di cartoni animati, salire tra le mura del castello gonfiabile, immergersi tra le palline colorate e arrampicarsi sulle fune presenti; mentre Alex e Akito si accomodarono in un tavolino del bar dello Spazio Giochi ordinando velocemente due bibite.
“Offro io!” esclamò subito la ragazza prendendo una banconota dal portafoglio.
“Vuoi farmi fare brutta figura!” scherzò il ragazzo.
Alex, dopo aver sistemato il resto nel porta monete, aprì la sua lattina di Thè alla Pesca e ne bevve un lungo sorso dalla cannuccia.
“È la mia bibita preferita!” sorrise la ragazza.
Una piccola smorfia spensierata ma che riusciva ad esprimere la sua incredibile bellezza.
Dovrebbero tutti sorridere più spesso!
“Come stai?” le chiese all’improvviso incrociando i suoi enormi occhi blu.
Alex sussultò leggermente. Non si aspettava quella semplice ma importante domanda.
“Bene grazie!” affermò immediatamente.
Solitamente quando una persona banalmente ti chiede “Come stai?”, la maggior parte delle volte si risponde con un semplice “Bene!” e si passa incoscientemente a parlare di altro. Non ci si accorge e non ci si preoccupa nemmeno se ciò sia vero o meno, di conseguenza risulta anche una domanda stupida da fare. Sarebbe più propenso ed educato chiedere “Come stai”, solo quando si è veramente interessati alla risposta e si sa di avere del tempo da dedicare all’altro.*
“Sicura?”
Ecco appunto.
“Non posso certo dire di stare completamente bene, ma non mi lamento!” spiegò Alex.
Akito la scrutò per un momento, preoccupato del suo stato d’animo. Sapeva per sua esperienza personale cosa si poteva provare in quella determinata situazione e, non voleva assolutamente che la sua nuova amica potesse sentirsi sola e isolata dal resto del mondo. Aveva bisogno di lui, di una persona su cui appoggiarsi.
“Stavo pensando che potresti uscire insieme ai miei amici” le propose il ragazzo bevendo un sorso di Coca-Cola.
Alex a quella affermazione scoppiò in una falsa risata “Stai parlando sul serio?”.
“Ho per caso l’aria di uno che ti prende in giro?”
“La tua Girlfriend che ne pensa?” gli domandò fissando attentamente ogni sua espressione facciale.
“Non devi preoccuparti di Sana!” le rispose con semplicità “Le andrà bene, la conosco!”.
“Ma non conosci me!” affermò sicura la ragazza “Non sono mai stata brava nelle amicizie, soprattutto in quelle femminili!”.
“Se tieni quel muso lungo per forza!”ghignò Akito.
“Senti da che pulpito viene la predica!” ribatté Alex fintamente offesa e dandogli un piccolo buffetto sul braccio.
“Alex!” esclamò Daniel raggiungendo i due ragazzi seduti al tavolino del bar “Ho sete!”.
“Ti prendo da bere!” rispose la ragazza raggiungendo il bancone del bar, mentre il fratellino si accomodava sulla sedia.
“Fai qualche sport?” chiese Akito al bambino che scosse velocemente la testa.
“Qualche volta vado a giocare a calcio al parco” affermò prendendo in mano la lattina della sorella e bevendone un po’.
“A te piace il calcio Akito?”
“Qualche volta lo guardo” scrollò le spalle il ragazzo “Io insegno in una palestra di Karate!”.
“Forte!” esclamò Daniel mentre i suoi occhi si illuminarono “Tante volte al sabato mattina guardo qualche incontro di pugilato!” poi riprese la lattina di Thé alla Pesca e ne bevve un altro sorso “Peccato che poi quella rompi balle di mia sorella viene a cambiare canale!”.
“Chi sarebbe la rompi balle?” esclamò Alex sedendosi e porgendo al fratello il succo alla pesca.
“Nessuno!” rispose immediatamente per poi ritornare insieme agli altri bambini.
Akito non poté fare a meno di trattenersi dalle risate.
Che avrebbe detto Alex una volta accortasi che la sua amata bevanda fosse finita?
“Daniel non avevi mica sete!” si innervosì la ragazza prendendo in mano la sua lattina “Questa me la paga!”.
 
***
 
In quel pomeriggio di pioggia, Hisae era comodamente sdraiata sul divano insieme alla sua cuginetta che quel giorno, a causa di una brutta influenza, non era andata a scuola. Siccome entrambi i genitori della piccola lavoravano, avevano gentilmente chiesto alla ragazza di occuparsi di loro figlia fino a quando non sarebbe guarita completamente.
Hisae accettò molto volentieri la proposta. Le serviva uno stacco dal lavoro e dalla scuola e soprattutto era molto felice di trascorrere un po’ del suo tempo con la cuginetta Serena.
Dopo aver giocato con qualche peluches e con le Barbie, entrambe decisero di guardare un Dvd. In quel periodo, in cima alle preferenze di Serena, Hercules era al primo posto e se, Hisae inizialmente fu molto soddisfatta della scelta della piccola, a metà cartone si rese conto quanto i pensieri e le paure della giovane Meg combaciassero con i suoi.

Se esiste un premio per gli ingenui,
io l’ho già vinto da tempo.
Ma nessun uomo vale tanto,
di delusioni ne ho avute troppe!
Cosa credi amica,
non si può far finta quando tutto parla chiaro,
ma noi ti leggiamo dentro e anche se lo neghi,
sai si vede bene quanto immenso sia.
 
"E tu Hisae, hai già dichiarato i tuoi sentimenti a Gomi?".
"Shhhh!" esclamò portandosi un indice sulle labbra come per intimarla di far silenzio "Ma che ti urli?".
"Non capisco perché tu non voglia ammettere di essere innamorata di Gomi!"
"Questo non è assolutamente vero!" rispose la bionda rossa in viso.
"Che cosa?" puntualizzò Aya "Che sei innamorata di lui oppure che non vuoi ammetterlo?".

 
Non so perché non lo ammetterò mai!
Ti vada o no, l’ami e dillo, oh oh.
Ma è certo che l’amo e non lo saprà!
So bene come andrà a finire,
ed i pensieri miei vanno.
Io sento dentro “Puoi fidarti”,
mentre la testa mia “Non lo fare”.
Quanto sei curiosa, tu nascondi l’evidenza.
Noi ti conosciamo, non ti arrabbieresti tanto senza una ragione
se non fossi tanto presa da, da, dall’eroe!

Perché aveva così paura di ammettere che si stava, o meglio, che era innamorata di Gomi?
Che cosa la bloccava?
Gomi sembrava essere la perfezione nella sua imperfezione.
“Molto coerente, complimenti!” si disse Hisae.
Ma in fondo l’amore è così imprevedibile e allo stesso tempo illogico.
Non è assolutamente paragonabile all’amore ideale, quello in cui si trascorrono giornate indimenticabili in sintonia perché si vuole e si desidera esattamente la stessa cosa, senza nemmeno domandarselo, ma capendosi semplicemente con uno sguardo.
Quando si parla di amore, bisogna riferirsi a quello reale in cui non si ha alcun timore di mettersi in gioco e di togliersi la maschera.
Quello in cui ci sono litigi che hanno la capacità di lasciarti con il fiato sospeso e che addirittura ci si urla con rabbia cose, che magari non si pensano realmente, ma che inevitabilmente escono per orgoglio.
Quello in cui si conosce il peggio dell’altro, ma che nonostante i mille difetti, non ci si arrende ma si accetta l’altra persona per com’è realmente, perché comprendi che senza di lui non puoi sentirti completo.
Perché la prima volta che incontri qualcuno non sai come potrebbe andare a finire, ma hai solo la certezza di come tutto ebbe inizio. E se quel qualcuno è colui che ti cambia la vita allora tutto cambia.
Hai paura di pronunciare quelle due piccole parole piene di significato, perché dietro ad un semplice “Ti amo” si nasconde un desiderio di affidarsi all’altro e, prima di confessarlo hai bisogno di conferme, di sicurezze.

Non so perché, ma è più forte di me!
Ammettilo, che felice sarai.

Come poteva negarlo?
Lei era incredibilmente felice da quando stavano insieme.
Glielo si leggeva negli occhi e loro non mentivano… Mai!
C’era stato un momento durante la loro fuga nel loro posto segreto, in cui avrebbe tanto voluto rivelargli i suoi sentimenti. Si trovavano entrambi immersi nell’acqua calda della vasca da bagno desiderando speranzosi che l’idromassaggio funzionasse, peccato però che non era della loro stessa idea. Così si accontentarono del silenzio presente a quell’ora e delle leggere carezze, accompagnate qualche volta dall’aggiunta del sapone che ammorbidiva la loro pelle bagnata.
Tutto era incredibilmente perfetto e sembrava che niente e nessuno avrebbe potuto interromperli.
Il ragazzo dolcemente voltò il viso di lei eliminando così la distanza tra le loro bocche. Le loro lingue assaporavano il dolce sapore di quell’amore silenzioso che nessuno dei due aveva avuto ancora il coraggio di rivelare, mentre mani sempre più desiderose esploravano quei corpi ormai così familiari. Lentamente la ragazza inarcò la testa all’indietro appoggiandosi sulla sua spalla, mentre le labbra di Gomi lasciavano una passionale scia di baci.
Inconsciamente Hisae aprì di poco le sue labbra rosse e, nel momento in cui stava per dichiarare i suoi sentimenti, pronunciando quelle due semplici ma profonde parole, dei getti d’acqua provenienti dalle pompe dell’idromassaggio partirono all’improvviso bagnando di conseguenza le pareti, i servizi e l’intero pavimento.
I due ragazzi inevitabilmente spaventati, dopo aver capito cosa stesse accadendo dentro a quella vasca da bagno scoppiarono a ridere e immediatamente cercarono l’interruttore dell’idromassaggio.
Che fosse stato un caso?
Si era domandata la ragazza prima di addormentarsi tra le braccia di Gomi.
Impossibile. Il caso non esiste!

Scusatemi, ma non glielo dirò.
Che storie fai? Tanto glielo dirai!
Non lo farò, io, piuttosto lo so.
Tanto lo sa già!
Lasciatemi, tanto no.
Ti vada o no, l’ami e glielo dirai!
Non cederò… Ma io l’amo e lo so.

Perché rischiare di rovinare quella felicità con un “Ti amo”?
Aveva paura che potesse cambiare tutto con quella rivelazione.
Che la felicità che avvolgeva i due ragazzi sparisse immediatamente, lasciando spazio alla sofferenza e alla delusione.
Lei fondamentalmente stava bene così, senza promesse d’amore.
Quello che però non capiva la ragazza era che a volte i fatti superavano le parole, e loro ne erano l’esempio.
 
***
 
“Allora domenica pomeriggio ti passo a prendere per l’aperitivo!” affermò Akito una volta arrivati sotto l’abitazione di Alex e Daniel.
“Veramente io non ho confermato nulla!” rispose la ragazza con una smorfia divertita mentre si slacciava la cintura.
“Dai, finiscila di fare la dura!” ghignò Akito.
“Giuro che mi viene naturale!” scherzò Alex recuperando velocemente le chiavi di casa.
“Non sfidarmi!”
“Non preoccuparti, so già che perderesti in partenza!” lo provocò ricordandosi delle loro corse al parco mentre scendeva dalla macchina insieme a Daniel.
Finalmente aveva smesso di piovere anche se i nuvoloni grigi si estendevano ancora sopra la città.
“Ciao Akito!” salutò Daniel “Un giorno spero verrai ancora a trovarci! Magari possiamo vederci un incontro!”.
“Certo!” annuì il ragazzo.
“Incontro?” chiese curiosa la ragazza “Di che incontro state parlando?”.
“Roba da uomini!” esclamò Daniel per poi correre verso il cancello di casa.
“Voi due non me la raccontate giusta!” affermò Alex arricciando le labbra.
Akito ghignò scrollando leggermente le spalle e mettendo in moto la macchina.
“Grazie Akito!” sorrise la ragazza mentre il ragazzo alzava il capo “Ciao!”.
Alex non fece in tempo ad entrare dentro al suo appartamento per togliersi la sciarpa e il giubbotto che il suo cellulare vibrò.
Sapeva già chi fosse e, con un sorriso sulle labbra aprì rapidamente il messaggio.
Ti vada o no, ci vediamo alle 18:00!
 
* Frase ispirata a “Yellow Letters”.

SPOILER:
E così, dopo parecchi respiri e altrettante esitazioni, Sana lentamente riuscì a raccontare ciò che era accaduto qualche giorno prima tra lei e Marco all’università in quella giornata fredda e piovosa.




Ciao a tutte! ^.^
Questo capitolo lo voglio dedicare alla mia nipotina Cristina!! In quanto per il personaggio di Daniel, m sono ispirata interamente a lei, alla sua personalità e alle bellissime giornate che trascorriamo insieme! <3 <3 <3 Coooomunque ok, sono in ritardo di un giorno e come se non bastasse non sono riuscita nemmeno a concludere il capitolo 28 che sto scrivendo! Questa settimana sono stata parecchio indaffarata tra il compleanno della mia nipotina che ha compiuto 9 anni (Ahhh che bella età!) e la scuola! Proprio ieri sono andata a visitare una scuola di estetista e mi sono iscritta! ;)
Sono molto felice! Spero che questa mia esperienza mi dia delle positive soddisfazioni e soprattutto che riesca a trovarmi bene in questo nuovo ambiente! 
Ormai pubblicare ogni lunedì sta diventando una sorta di sfida... Innanzitutto perchè sto cercando di godermi l'estate nonostante i continui acquazzoni e le temperature ambigue presenti in Lombardia! Inoltre ci sono una moltitudine di impegni... Comunque cercherò di dare il massimo!!! 
Veniamo al capitolo! Che ne pensate?
Spero vi sia piaciuto !! 
Ora corro a cercare di ultimare quel parto del 28° capitolo! Vi anticipo che ci sarà un scontro tanto atteso tra due personaggi!!
Chi saranno??
Grazie a questo magnifico sito, ho conosciuto delle ragazze veramente simpatiche, gentili e dolci!
Saluto e ringrazio di cuore Lolimik, Angel92, Reginadeisogni e Love Kodocha! Siete fantastiche <3
Grazie per il vostro sostegno così importante per me!
Un caloroso ringraziamente anche a Drizzle__93, Sirenetta91, Cicatrice92, Elamela, DiosaUnica,G_Love_A, Piccolasognatrice91, Vale_89, Sel97,_Lucikagomedragneel, LaSayuri10 per seguirmi sempre e per il piccolo pensiero che mi scrivete ogni volta!
Un bacione grande!!!
Spero di riuscire a pubblicare presto la prossima settimana!!

Miky

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Capitolo 26
*** CAPITOLO 26 - VACANZA INFERNALE ***


CAPITOLO 26 ● VACANZA INFERNALE
 

Una giovane coppia usciva felice dallo studio ginecologico.
Avevano appena terminato la visita e non potevano essere più che felici di sapere che il loro bambino stesse bene. Era ancora un piccolo puntino, ma entrambi i neo genitori sapevano che quello scricciolo rappresentava la loro vita.
Fuka e Takaishi si scambiarono un piccolo bacio prima di salire in macchina per dirigersi in un piccolo baretto poco lontano dallo Studio.
Erano ancora emozionati per ciò che avevano potuto udire pochi minuti fa. Infatti per la prima volta, avevano sentito il cuoricino del loro piccolo, battere ad una velocità smisurata. Era velocissimo, correva come un treno.
Entrambi non avrebbero mai dimenticato quel momento tanto speciale e irripetibile.
Non avrebbero mai scordato l’espressione di entrambi dipinta sui loro volti così allegri e spensierati e, soprattutto Fuka, non avrebbe mai scordato quelle lacrime di gioia del suo fidanzato.
Presto sarebbero diventati una famiglia e, anche se avrebbero dovuto abbandonare l’era del divertimento illimitato in compagnia degli amici più stravaganti per dedicarsi a pannolini, pappette, riposini e molto altro, erano davvero contenti per la scelta che il destino li aveva riservato.
Dopotutto quando finisce qualcosa incondizionatamente ne inizia un’altra. Magari più bella, più difficile, più inaspettata ma sicuramente da vivere a pieno.
“Takaishi…” affermò la ragazza leggermente titubante mentre il suo ragazzo alzava lo sguardo verso di lei “Tra poco sarà il mio compleanno…”.
“Lo so!” sorrise Takaishi “Mancano esattamente ventidue giorni!”.
“Già…” confermò Fuka assaporando una gustosa patatina fritta “E ci saranno anche le vacanze di natale!”.
Takaishi conosceva perfettamente quello sguardo, quella voce e quell’espressione. Sapeva che la ragazza da lì a pochi secondi gli avrebbe chiesto qualcosa che a lui non sarebbe piaciuto.
“Devi dirmi qualcosa Fuka?” le domandò inarcando un sopracciglio.
La fidanzata sussultò leggermente e dopo aver preso un bel respiro affermò tutto in un fiato la sua richiesta.
“Io e le ragazze stiamo organizzando una vacanza in montagna!”
Ok… Uno, due e tre.
Fuka era già pronta a sentire le sue urla, la sua agitazione, le sue preoccupazioni e invece si sorprese di non udire nulla di tutto ciò.
Che si fosse addormentato? O peggio… Che gli avesse fatto venire un infarto una volta per tutte?
“Takaishi che ne pensi?”
“Si può fare…” annuì convinto.
“Davvero?” esclamò incredula la ragazza.
Era stato così facile?
“L’importante è che tu non faccia azioni spericolate, mi raccomando! Inoltre un po’ di vacanza farà bene a tutti!”
“Amore che bello!” affermò euforica abbracciandolo “Non sai come mi rendi felice!”.
“Già” sorrise il ragazzo “Quando si dice di si, tutti ti vogliono bene!”.
“Ehi!” gli disse dandogli un buffetto sul braccio offesa.
“Dai stavo scherzando!” rise Takaishi “Lo hai già detto alle ragazze?”.
Fuka scosse la testa “Non è il momento, hanno le loro preoccupazioni!”.
“Ma questo è un evento stupendo della nostra vita! È giusto che tu la esponga Amore!”
“Lo so…” sorrise la ragazza “Voglio solo essere sicura che la gravidanza vada bene!”.
 
***
 
Domenica pomeriggio, il malcapitato Akito, si ritrovava sdraiato sul letto a baldacchino della sua ragazza, intento ad osservarla truccarsi davanti allo specchio appeso al muro della camera.
Fortunatamente i capelli di Sana erano già pettinati e soprattutto aveva già scelto cosa indossare. Inutile dire che notando ciò, Akito aveva tirato un sospiro di sollievo.
“Com’è Alex?” gli chiese ad un tratto Sana mentre con il mascara si volumizzava le ciglia.
A quella domanda il ragazzo involontariamente inarcò un sopracciglio.
Che razza di domanda gli faceva?
Ok che da Sana ci si poteva aspettare questo e altro, però… Superava egregiamente anche i suoi limiti!
“Come com’è? È una ragazza!” rispose ovvio Akito tirandosi su di poco con i gomiti.
“Ma com’è secondo te?” ripeté nuovamente la fidanzata scrutando sullo specchio il riflesso di lui.
“Brutta!” si limitò a dire il ragazzo ghignando divertito.
Sana alzò gli occhi al cielo infastidita da quella risposta e, prendendo i vestiti scelti poco fa, uscì dalla stanza esclamando arrabbiata “Ho capito”.
Akito immediatamente la seguì nel bagno e appoggiandosi sullo stipite della porta incrociò le braccia al petto, in attesa di una sua affermazione.
“Hayama mi devo cambiare, esci!” gli intimò Sana.
“Dopo questa magnifica rivelazione?” ghignò nuovamente il ragazzo “Non se ne parla proprio!”.
La ragazza sbuffando iniziò a levarsi i pantaloni della tuta mentre lentamente Akito le si avvicinava fino a che i loro sguardi non si incrociarono.
“Tu non sei normale…” le disse osservandola attentamente “Mi chiedi com’è? Secondo te com’è?”.
“Fa niente!” mormorò alterata la ragazza riprendendo a vestirsi “Ho capito che per te è bella…”.
Akito immediatamente le alzò il viso, incatenando ancora una volta i suoi occhi ambra in quelli cioccolato di lei.
La guardava con desiderio.
Passione.
Ed è proprio in certi sguardi che si può intravedere l’infinito.*
L’infinito di un amore così grande, immenso. In cui non si può descrivere tutto ciò con le parole. Forse proprio perché l’emozioni che si provano non hanno voce. Semplicemente ti fanno mancare l’aria, ti rendono indipendenti all’altro fino a farti perdere completamente la testa. L’amore ti fa vivere una vita che, senza quella persona che la completi, ti senti vuoto.
Non riesci nemmeno ad immaginare una vita senza colui o colei accanto.
Le labbra di lui sfiorarono delicatamente quelle di lei assaporandone il dolce sapore, mentre le mani di Sana accarezzavano i muscoli di Akito fino a circondargli il collo.
Un semplice gesto che dava vita ad un unico significato: tu sei tutto ciò di cui ho bisogno.
“Ti basta come risposta?” le sussurrò scostandosi lievemente da lei.
Sana non sarebbe mai riuscita ad esprimere ciò che i suoi occhi innamorati confessavano.
“E ora sbrigati!” ghignò malizioso dandogli una leggera pacca sul sedere per poi ritornare in camera.
La ragazza a quel contato arrossì notevolmente e, con un nuovo sorriso sulle labbra si infilò i jeans attillati e il caldo maglioncino bianco. Prima di uscire dal bagno si diede un’ultima sistemata guardandosi allo specchio del lavandino.
Avrebbe dovuto riferire ad Akito la confessione di Marco dell’altro giorno? Sicuramente si.
Il problema fondamentale? Gli avrebbe decisamente spaccato la testa.
Cosa doveva fare?
Non voleva assolutamente litigare con il suo ragazzo, eppure sapeva che quel discorso prima o poi doveva essere affrontato.
Certo, meglio poi che prima…
Era una codarda, non trovava né le parole né il coraggio per raccontargli l’accaduto.
“Possiamo andare!” esclamò rientrando in camera e recuperando la sua borsa.
 
***
 
Dopo essere passati a prendere Alex sotto casa sua intorno alle 18:00, i tre ragazzi arrivarono al bar in cui avevano optato di far l’aperitivo. Un posto molto tranquillo e per nulla affollato che si trovava vicino al centro della città.
Hisae, Gomi e Tsuyoshi, arrivati poco prima di Sana, Akito e Alex, avevano deciso di sedersi al centro della stanza e, dopo che quest’ultimi li raggiunsero presentando la nuova ragazza al gruppo, al tavolo si creò uno strano silenzio.
“Sapete già cosa ordinare o volete le liste?” domandò gentilmente una cameriera interrompendo quel gioco di sguardi e sorrisi imbarazzanti.
Molto probabilmente tutti si ricordavano della serata movimentata passata a causa di Jack.
“Aspettiamo ancora tre amici!” affermò Hisae prendendo il controllo della situazione “Allora… Passato una bella settimana?”.
Inutile dire che la ragazza si beccò uno sguardo cruciale da parte di tutti coloro che erano seduti al tavolo con lei.
“Va bene, va bene…” si arrese Hisae alzando le mani accanto al proprio capo “Era solo una semplice domanda! Stupida certo, ma pur sempre un modo come un altro per far conversazione!”.
“Tranquilla Hisae!” le accarezzò scherzosamente il viso il fidanzato per poi voltarsi verso gli amici “Non fatela innervosire, potrebbe essere l’ultima cosa che farete!”.
“Ehi! Non è vero!” affermò offesa la bionda mentre gli altri risero per quella simpatica scenetta.
“Eccoci! Scusate il ritardo!” sorrise Takaishi sedendosi al tavolo in compagnia di Fuka.
“Come mai quella faccia Hisae? Solitamente è Sana che ha quell’espressione corrucciata a causa di un battibecco con Akito!” osservò Fuka.
Hayama sentendosi preso in causa ghignò mentre la sua ragazza roteò gli occhi come per affermare: “Non è vero!”.
“Lei è Alex!” cambiò discorso Sana indicando la diretta interessata “E loro sono la So-tutto-io detta anche Fuka e il suo ragazzo Takaishi!”.
“Sana!” la riprese l’amica dopo aver stretto cortesemente la mano ad Alex.
“Che ho fatto?” scherzò la rossa facendole una leggera linguaccia.
“Aya non è ancora arrivata?” domandò Takaishi intanto che Akito lanciava un fugace sguardo ad Alex, contraccambiato da quest’ultima.
Il ragazzo voleva semplicemente assicurarsi che la castana stesse bene e che si sentisse a suo agio.
“No!” spiegò Hisae “Mi ha appena scritto che ci raggiunge tra poco!”.
“Ok, allora ordiniamo!” sorrise Gomi chiamando la cameriera per informarla di ciò che desideravano bere.
“Sana mi accompagni un attimo in bagno, per favore?” domandò Fuka alzandosi velocemente dal tavolo.
“Ma se dobbiamo ordinare!” protestò la ragazza.
“Per me una cioccolata calda e tu?”
“Una Lemon Soda!” sbuffò Sana alzandosi dal tavolo.
“Perfetto! Torniamo subito!”
“Hai proprio dei bei capelli!” si complimentò Hisae osservando la chioma liscia di Alex.
“Grazie!” sorrise la ragazza “Fai la parrucchiera vero?”.
“Si, aiuto mia mamma al negozio! Come lo sai?”
“Sono venuta ogni tanto a tagliarli da voi!” spiegò Alex “Siete brave!”.
“Ah…” affermò sorpresa Hisae “Ad essere sincera non ti ho mai vista…”.
“Con tutti i clienti che avrete!”

“E così lei è la famosa Alex…” affermò seria Fuka una volta arrivate in bagno.
Sana annuì semplicemente mentre l’amica la scrutava attentamente.
“Alex… L’amica di Akito…” ripeté scandendo ogni singola parola.
“La vedi tanto tragica, vero?” sospirò la rossa.
“No… Che dici!” rise istericamente Fuka mentre Sana inarcava un sopracciglio “Ok… Un po’ . Ma in fondo sono solo amici, no?”.
“Così pare…”
“Sono sicura che Akito non ti tradirebbe mai!” la rassicurò Fuka “Certo… Da quello che mi hai raccontato sembrerebbero molto affiatati oltre che ad essere sulla stessa lunghezza d’onda come passioni intendo… Senza contare il fatto che, ogni tanto, si lanciano certe occhiate molto interessanti e ammettiamolo, è una bellissima ragazza!”.
“Fuka!” esclamò Sana abbastanza spiazzata “Tu non dovresti tranquillizzarmi?!”.
“Certo, ma una buona amica ti deve pur dire sempre come vede realmente le cose!” spiegò velocemente la ragazza.
“Si, hai ragione pure tu! Ti devo confessare una cosa…”
“Oh mamma…” affermò allarmata la mora.
“Ecco… L’altro giorno all’università… Marco”
“Marco?” la incitò preoccupata Fuka “Avanti Sana, non tenermi sulle spine!”.
“Ci sto provando!” si agitò l’amica “Non è facile!”.
“Lo vedo. Prendi un bel respiro!” le disse stringendole forte una mano.
E così, dopo parecchi respiri e altrettante esitazioni, Sana lentamente riuscì a raccontare ciò che era accaduto qualche giorno prima tra lei e Marco all’università in quella giornata fredda e piovosa.
“Che cosa?” urlò sconvolta Fuka.
“Shh!” esclamò immediatamente Sana tappandole la bocca con le mani “A parte te, non lo sa nessuno e, se lo racconti a qualcuno ti uccido!”.
“Ok, tranquilla…” si allontanò leggermente “Ma ciò che mi stupisce è la tua perenne distrazione e ingenuità. Come è possibile che tu non ti sia accorta di nulla? Non siamo più dei bambini!” la rimproverò “E ora sentiamo, come pensi di dirlo ad Akito? Se si arrabbia ha tutta la mia stima!”.
“Ehi calma, un problema alla volta!”
“Calma?” ripeté Fuka “Qui non si può rimanere assolutamente calmi!”.
“Aiutami ti prego!” affermò la ragazza incrociando le proprie mani con quelle dell’amica “Sei la mia unica salvezza!”.
“Ok ok… Ora però torniamo di là, poi ci penseremo!”
“Grazie!” esclamò Sana abbracciandola forte.

“Finalmente! Avete fatto il record!” commentò Takaishi vedendo la sua fidanzata e Sana ritornare dal bagno.
“Ehi, ci cronometri ora?” scherzò Fuka per poi ascoltare i discorsi che erano stati lasciati in sospeso con il loro arrivo.
“Ragazzi!” affermò Fuka richiamando l’attenzione di Akito, Tsuyoshi, Takaishi e Gomi “Io e le ragazze avremmo deciso di trascorrere qualche giorno in montagna per le vacanze natalizie!”.
“Ci sta!” rispose entusiasta Gomi mentre Akito, Tsuyoshi e Takaishi annuivano “Devo solo vedere i giorni di ferie!”.
“Ok, pensavamo di festeggiare lì il mio compleanno!” spiegò la mora “Naturalmente sei invitata anche tu Alex!” ghignò Fuka per poi aggiungere con assoluta nonchalance “Inoltre Sana, potresti chiederlo anche al nostro compagno di università Marco!”.
A quell’affermazione Akito per poco non si strozzò con la birra che stava tranquillamente sorseggiando.
Avrebbe dovuto sopportarsi l’Usignolo pure in vacanza?!
Era forse impazzita la sua ex?!
Quella non sarebbe stata di certo una vacanza invernale ma sicuramente infernale!
Superato lo shock iniziale, il ragazzo curioso, si voltò immediatamente ad osservare la reazione della sua fidanzata. Quest’ultima era impegnata a fulminare Fuka mentre con un sorriso forzato, si limitava ad annuire e ad affermare “Certo, quando lo vedrò lo informerò!”.
La sua mente colma di domande infatti si trovava altrove.
Era forse impazzita la sua amica?
Dopo quello che le aveva appena confidato, non solo non aveva nemmeno chiesto un suo parere, ma aveva deciso di invitare Marco davanti ad Akito?
Quella non sarebbe stata di certo una vacanza invernale ma sicuramente infernale!
“Chi è Marco?” domandò Alex dopo aver osservato la reazione di Akito e di Sana.
Era rimasta leggermente sorpresa per quell’invito così improbabile, infondo non la conoscevano nemmeno. Non era assolutamente abituata a tutto ciò.
Nel corso della sua vita, non aveva mai avuto una vera amica di cui potesse fidarsi realmente. La maggior parte delle ragazze che aveva conosciuto durante l’elementari e alle medie, l’avevano abbandonata dopo che Alex si era chiusa come un riccio a causa del tradimento e dell’abbandono del padre. Invece, le ragazze che aveva incontrato nel periodo in cui frequentava Jack, non si potevano sicuramente chiamare amiche. Erano persone simpatiche con cui trascorrere spensierati il proprio tempo libero, ma che pensavano principalmente ai propri interessi e scopi.
“Un nostro compagno di università!” spiegò Hisae sperando che il ragazzo non avrebbe invitato pure il suo amico.
Non avrebbe di certo sopportato Lucas una seconda volta.
“Penso di si…” affermò Alex bevendo il suo Thé alla Pesca “Si può fare!”.
“Eccomi!” esclamò all’improvviso una voce femminile “Ciao!”.
“Aya! Finalmente sei arrivata!” risposero in coro le tre amiche mentre Tsuyoshi la guardava con un pizzico di tristezza.
Tutte le notti si addormentava con il pensiero fisso sulla ragazza e su ciò che lei avrebbe dovuto dirgli quella sera.
“Si, ma solo per un saluto veloce!” affermò la ragazza con uno sguardo che non ammetteva repliche e voltandosi verso Alex per presentarsi.
“Dove devi andare?” domandò Hisae curiosa.
“Vi racconterò, promesso!” disse salutando con un bacio le sue tre migliori amiche, ma prima di voltarsi i suoi occhi castani incontrarono per un momento quelli spenti di Tsuyoshi.
Uno sguardo malinconico pieno di dispiacere.
Voler tornare indietro ma sapere di non potere.
Decisa, uscì dal locale per dirigersi verso la macchina del ragazzo che aveva deciso di frequentare.
La sera in cui la sua storia con Tsuyoshi era finita, era terminata anche la sua vita.
Si sentiva sola con un terribile vuoto dentro di sé.
Avrebbe tanto voluto confessargli l’inaspettata avance di Naozumi e urlargli quanto lei fosse ancora innamorata di lui, ma purtroppo tutto ciò ormai era inutile.
“Tutto bene?” le domandò gentilmente appoggiando una mano sopra la sua.
“Si Nao…” annuì leggermente la ragazza con un falso sorriso accendendo la radio e voltandosi verso il finestrino.


* Franco Battiato
 
SPOILER:
Sana immediatamente fece un passo indietro.
Non poteva sopportare quella vicinanza, non ora e in quel momento.
Inoltre come poteva domandargli del viaggio organizzato per il compleanno di Fuka? Chissà cosa sarebbe andato a pensare con il suo improvviso invito.
Cosa le era saltato in mente di fidarsi di Fuka e di chiedere consiglio e aiuto a lei?
Era totalmente in imbarazzo.
Cosa rara ultimamente…
“Devi forse dirmi qualcosa Rossa?” domandò Marco vedendola in difficoltà.




Ciao a tutte ragazze!!!
Eccomi qui con il nuovo capitolo che spero possa piacervi!
Meno di un mese e l'allegra compagnia partirà per le vacanze invernali, o meglio, infernali! Ahaha come vivranno tutto ciò Akito e Sana? E perchè Fuka ha invitato Alex e Marco?
Credo che Fuka abbia una mente geniale oltre che diabolica, l'ho vista sempre molto furba e calcolatrice... Non so!
Sana infatti chiede aiuto a lei, farà bene??
Per ora la nostra cara protagonista non ha ancora confessato nulla al suo fidanzato. Lo scoprirà??
Staremo a vedere!!
Inoltre come credo molti si aspettavano Aya ha deciso di frequentare Nao.
Si sente vuota senza Tsuyoshi e ben appunto, si capisce l'importanza delle persone o delle cose quando purtroppo le si perdono... 
Questo capitolo, come ultimamente tutti quelli che sto scrivendo, è stato un parto. Non so, non riesco a trovare il tempo per stendere giù qualche paginetta e, quando invece ce l'ho, non ho l'ispirazione! Ahhh che nervoso! xD
Vi informo però che dopo due settimane di duro lavoro sono riuscita a concludere il capitolo 28 e iniziare il 29!! Un grande applauso per la sottoscritta ahaha xD 
Saluto di cuore e con grande affetto Lolimik, Angel92, Reginadeisogni e Love Kodocha! <3 <3 <3 Grazie per il vosteo sostegno, per le chiacchierate indimenticabili!! ;)
Ringrazio anche chi segue sempre la mia storia con tanto interesse! Siete dolcissime e gentilissime!
Drizzle__93, Sel 97, _Lucykagomedragneel_, Kiss99, Sirenetta91, Cicatrice92, Elamela, DiosaUnica, G_Love_A, Piccolasognatrice91, Vale_89, LaSayuri10.
Un bacione e un abbraccio!!
Ci risentiamo la prossima settimana! ^.^
Ciao!! ;)

Miky









 

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Capitolo 27
*** CAPITOLO 27 - LA CURIOSITÀ UCCISE IL GATTO ***


CAPITOLO 27 ● LA CURIOSITÀ UCCISE IL GATTO
 

In quella fredda mattina di dicembre, Sana si trovava ad aspettare le sue amiche fuori dal cancello dell’università. Erano davvero rare le volte che riusciva ad arrivare puntuale a scuola o ad un altro appuntamento, si potevano infatti tranquillamente contare sulle dita della mano.
Così, sbadigliando per l’ennesima volta e infreddolita per l’aria gelida presente quel giorno, si trovava a maledire mentalmente il caro vecchio Rei che, insieme ad Asako, si stava dirigendo a scegliere i fiori, le tovaglie, l’arredamento e quanto altro per il loro matrimonio che si sarebbe tenuto alla fine di marzo.
Approfittando dell’attesa, la ragazza prese dalla tasca del giubbino il suo cellulare per comporre un veloce messaggio di buongiorno ad Akito. Odiava totalmente utilizzare il telefonino in inverno perché a causa del freddo faceva fatica a digitare le lettere sulla sua tastiera, infatti le sue mani erano completamente screpolate e, solo grazie ad una crema apposita, riusciva apparentemente a rimediare a questo terribile problema, dando così una sensazione di morbidezza alla sua pelle.
Inaspettatamente le anch’esse gelide e rosse orecchie, vennero ricoperte da un paio di comode e grosse cuffie, in cui gli appositi auricolari, emanavano una musica ritmata. A quel semplice contato la ragazza sussultò sorpresa e, girandosi, il suo sguardo in un attimo incrociò un bel sorriso sicuro e sincero che tutte le volte aveva l’incredibile capacità di incantarla.

Sali sulla mia nave, se vuoi volare!
Ti porterò dove nessuno può arrivare.
In un altro pianeta.
In un viaggio speciale.
Non devi aver paura, non cadrai!
Perché dove vai… Là non c’è gravità!*

“Marco…” sussurrò leggermente Sana dopo che il ragazzo stoppò la musica.
Avrebbe tanto voluto confessargli quanto quella piccola strofa le piacesse. Quanto quelle semplici parole d’effetto le erano entrate dentro. Finalmente aveva capito che quelle poche canzoni che aveva avuto l’onore di ascoltare erano dedicate a lei, a lui e ai loro momenti trascorsi insieme.
Qualsiasi ragazza si sarebbe lasciata andare immediatamente a Marco, magari senza nemmeno pensarci. Non riusciva a capire il perché, ma il ragazzo aveva la straordinaria capacità di trasmetterle così tanta sicurezza che, addirittura, si sarebbe fatta bendare lasciandosi così trasportare dalle sue indicazioni senza conoscere nemmeno la meta da raggiungere.
Proprio come era realmente accaduto. Si era fidata di lui e della sua guida sconosciuta fino ad arrivare nel posto speciale del ragazzo.
Goditi il viaggio, amerai il finale. **
Sorrise nel pensare a quella frase così veritiera e significativa, perché a volte bisogna proprio cogliere ciò che ci succedeva, seguire il proprio istinto senza alcun dubbio e lasciarsi andare.
Lasciare che per un po’ di tempo le cose seguano il loro corso, che si possano muovere liberamente senza il nostro intervento, finché la direzione dei loro movimenti non si mostri spontaneamente. ***
Ma questa volta non poteva seguire questa teoria. Anche se Marco le trasmetteva fiducia e riusciva tutte le volte a provocargli un effetto sorprendente, Sana aveva già conosciuto colui che era riuscito con un semplice sguardo a cambiarle, stravolgerle e rivoluzionarle la vita.
“Ti ho già detto che siamo solo amici…” affermò sicura con un piccolo sorriso imbarazzato e rendendogli le cuffie.
“Wow Rossa!” affermò con un ghigno soddisfatto mentre la ragazza, a causa dell’aria gelida, si rinfilava le mani in tasca “Prendi subito le difese? Io non ho detto proprio nulla, hai fatto tutto tu!”.
Se fino ad un istante fa Sana stava tremando dal freddo, ora sentiva letteralmente caldo.
Possibile che riuscisse ad averla sempre vinta?! Ma come diamine faceva?
“Hai forse paura di cedere al mio charme?” aggiunse riservandole un’occhiata interessata.
Inutile dire che ancora una volta Sana si era ritrovata rossa in viso con entrambi gli occhi spalancati.
“Ma… Ma che dici?” cercò di rispondergli capendo però che di questo passo sarebbe finita ad arrampicarsi sugli specchi “Comunque belle parole!”.
Si, decisamente era meglio cambiare discorso.
“A buon intenditore poche parole!” sussurrò avvicinandosi leggermente a lei.
Sana immediatamente fece un passo indietro.
Non poteva sopportare quella vicinanza, non ora e in quel momento.
Inoltre come poteva domandargli del viaggio organizzato per il compleanno di Fuka? Chissà cosa sarebbe andato a pensare con il suo improvviso invito.
Cosa le era saltato in mente di fidarsi di Fuka e di chiedere consiglio e aiuto a lei?
Era totalmente in imbarazzo.
Cosa rara ultimamente…
“Devi forse dirmi qualcosa Rossa?” domandò Marco vedendola in difficoltà.
“Dirti qualcosa? Chi? Io?” affermò ridendo istericamente “Ma ti pare?”.
Caldo.
Sicuramente vi erano pochi gradi quel giorno, ma in quel momento lei si sentiva in piena estate.
Marco inarcò un sopracciglio curioso. Ora voleva sapere cosa stesse frullando di tanto interessante e imbarazzante nella testa della ragazza.
“Ora devo andare” le disse vedendo arrivare in lontananza due amiche di Sana “Ci vediamo oggi pomeriggio per l’aperitivo!”.
“Oh si, certo vai vai!” rispose alzando una mano per salutarlo e sussultando un attimo dopo “Co-cosa? Oggi pomeriggio?”.
Il ragazzo ignorò appositamente l’ultima frase di lei e, girandosi di poco per osservarla affermò “Bella sciarpa, Rossa!”.
Sana velocemente si guardò l’indumento azzurro avvolto al suo collo, era spacciata.
“Ehi, tutto bene?” chiese euforica Fuka “Complimenti hai già invitato Marco, non ti credevo così…”.
“No!” la bloccò subito Sana.
“Ok, tranquilla…” rispose leggermente colpita da quella reazione.
“Non posso rimanere tranquilla!” esclamò Sana sconsolata appoggiando il suo capo sulla spalla di Hisae.
“Mi ha invitato al bar in cui abitualmente lui e i suoi amici fanno l’aperitivo…”
“Fantastico!” si illuminò Fuka “Oggi andrai lì e lo inviterai! Si dovrà organizzare anche lui poverino!”.
“Poverino?” ripeté Sana “Povera me, se mai!”.
“Non ti lamentare, se non fosse per la tua ingenuità non ci ritroveremmo qui!”
Sana sbuffò sonoramente. Inutile, era una guerra persa in partenza con Fuka.
“Verrai con me?” chiese supplichevole la rossa.
“Mi spiace Sana, non posso! Puoi sempre andarci con Hisae però!”
“Cosa?” esclamò contraria l’amica.
“Si, è una splendida idea!” si illuminò felice Sana.
“No, no che non lo è!” controbatté Hisae “Non ci penso nemmeno a rivedere quel biondino! Non lo sopporto!”.
“E dai!” la pregò Sana “È per una giusta causa!”.
“E quando trovo il tempo per studiare? Tra poco ci sono gli esami!”
“Non studierai tutto il giorno!” precisò Fuka “Ti conosciamo!”.
“E va bene…” si arrese sbuffando la bionda “Ma ti avverto, tienimi quella calamita lontano da me!”.
“Grazie!” esclamò Sana abbracciando l’amica “Ecco che arriva Aya!”.
“Ciao ragazze!” sorrise l’ultima arrivata.
“Che occhiaie!” osservò Hisae attentamente mentre si dirigevano verso l’istituto “Hai fatto le ore piccole ieri notte!”.
“Già…” annuì con un pizzico di malinconia.
“Con chi sei uscita?” chiese curiosa Fuka “Solo perché ora tu e Tsuyoshi non siete più fidanzati, non devi escluderti!”.
“Tranquilla!” mentì Aya “Sto bene!”.
“Eri con Nao, vero? “ domandò Sana all’improvviso “Ho riconosciuto la macchina”.
L’amica sussultò leggermente.
Non voleva rendere assolutamente pubblica la sua “storia” appena iniziata con Naozumi. Non sapeva nemmeno lei perché dopo la rottura con il suo ex si era piombata a casa di lui per confermargli la sua improvvisa decisione.
Gli aveva detto guardandolo negli occhi che era pronta a dare un taglio netto con il suo passato, ma così non era.
Aveva agito d’impulso senza ragionare, troppo arrabbiata e confusa per le parole di Tsuyoshi.
Come poteva solo pensare che lei avesse smesso di credere in loro, ma dopotutto come poteva biasimarlo?
Negli ultimi tempi lo aveva trascurato, non gli aveva dato la giusta sicurezza.
È proprio vero che ci si accorge dell’importanza delle cose solo quando le si perde.
Che stupida…
“Ehi…” sussurrò Sana sorridendole leggermente “Non sappiamo come tu e Tsuyoshi abbiate rotto… Sinceramente mi sembra ancora surreale, impossibile… Ma ricordati una cosa. Se ci tenete l’uno all’altro, e io sono sicura che sia così, ritornerete sicuramente insieme. La lontananza, le litigate, l’orgoglio… Non sono nulla in confronto all’amore. All’amore vero!”.
Gli occhi di Aya velocemente si inumidirono mentre Hisae premurosa le porgeva un fazzoletto.
“Quando vorrai raccontarci noi saremo qui pronte a sostenerti e a consigliarti!” esclamò Fuka abbracciando l’amica.
Ma lo stava dicendo a se stessa o ad Aya?
 
***
 
Nel tardi pomeriggio Hisae e Sana si trovavano sul lato opposto della strada in cui si trovava il bar frequentato abitualmente da Marco e i suoi amici. Osservavano attentamente le mura dell’edificio indecise sul da farsi.
“Dobbiamo proprio andare?” ripeté per l’ennesima volta Hisae sbuffando.
“Si, dobbiamo!” spiegò ancora una volta Sana “Altrimenti sarà la volta buona che Fuka mi fa fuori!”.
“Non capisco il perché abbia invitato Alex e Marco… Non che mi stiano antipatici, per carità! Ma sono un po’ preoccupata per ovvi motivi!”
“Già… Pronta Amica?” domandò Sana prendendola sotto un braccio, ma Hisae non le rispose. Si limitò semplicemente a donarle un’occhiataccia.
Attraversarono velocemente la strada e, una volta arrivate di fronte alla porta d’ingresso, entrambe fecero un respiro profondo.
“Se vedi Lucas” l’avvertì Hisae “Mi raccomando, salvami…”.
“Deve essere la mia giornata fortunata!” esclamò all’improvviso una voce maschile alle loro spalle.
“Come non detto…” si arrese sconsolata Hisae riconoscendo quell’odiosa voce.
Che aveva fatto di male?
Quella mattina si era svegliata allegra e più leggera rispetto al solito sapendo che non avrebbe dovuto lavorare in negozio, e invece? Si era ritrovata incastrata per colpa di due sue migliori amiche. Così, non solo fu costretta ad uscire al freddo e al gelo non gustandosi il suo abituale thé caldo pomeridiano, ma doveva anche subire le sicure adulazioni di quell’impertinente ragazzo di nome Lucas.
Poteva iniziare peggio di così la settimana? Di una cosa era certa. Alla fine di questa giornata, si sarebbe fatta raccontare per filo e per segno il “Problema: Ingenuità!” da Sana.
“Ciao Lucas!” esclamò Sana con un sorriso mentre Hisae si voltava con malavoglia verso di lui.
“Vorrei poter dire lo steso anch’io!” rispose la bionda freddamente.
Velocemente Sana le tirò una veloce gomitata sul braccio per poi riprendere a parlare.
“Allora… Come stai Lucas? È da un po’ che non ci si vede!”
“Tutto come sempre!” sorrise il ragazzo abbracciando entrambe le ragazze invitandole ad entrare.
“Perciò continui ad importunare liberamente noi povere ragazze?!” affermò seria Hisae.
“Ma come siamo simpatiche oggi, Biondina!” le disse lanciandogli un’occhiata maliziosa.
La bionda si staccò bruscamente dall’abbraccio del ragazzo dirigendosi al tavolo occupato dalle persone con cui avrebbe trascorso quell’aperitivo. Salutò Marco e Simon, studiando attentamente il posto in cui sedersi, optando infine, per la sedia accanto al muro.
Lo sguardo di Hisae era fiero per il semplice piano appena pensato, l’unico problema era farlo capire a quella simpatica tonta della sua amica. Appena i suoi occhi incontrarono quelli di Sana, le indicò la sedia accanto a sé libera muovendo leggermente il capo.
Sana guardò confusa i gesti dell’amica mentre salutava con un pizzico di agitazione gli altri due ragazzi.
“Cosa volete da bere?” domandò Marco gentilmente.
“Io una cioccolata calda!” rispose Sana ravviandosi dietro ad un orecchio i lunghi capelli ramati e sedendosi accanto all’amica che le fu estremamente grata.
“Anche per me!” concordò Hisae.
Il ragazzo alzandosi dal tavolo andò a riferire al suo amico barista le ordinazioni delle due ragazze appena arrivate. Nell’attesa che le due cioccolate furono pronte da servire al tavolo si voltò per osservare il viso allegro di Sana ridere di gusto per qualche battuta scambiata con il resto della compagnia.
In quel momento gli sembrava come se all’interno di quella stanza ci fossero presenti solamente loro due. Era bella nella sua semplicità e questa era proprio una caratteristica che amava di lei.
Certo, quando la sua immagine veniva perfezionata da tutti quegli esperti in materia di moda e computer per ritoccare il suo aspetto fisico era veramente magnifica. Non c’erano parole per descrivere la sua accurata bellezza. Però la cosa che faceva impazzire letteralmente Marco era che fuori dagli schermi, Sana era una semplice ragazza con alle spalle un’invidiabile carriera, certo… Ma pur sempre una comune ragazza dagli atteggiamenti spensierati, gentili e qualche volta, doveva ammetterlo, strani.
Amava vedere quelle piccole imperfezioni presenti sul suo viso perché la rendevano unica, mostrandogli perciò il suo vero volto.
“Tieni Marco!” esclamò il barista appoggiandogli le due cioccolate calde sul bancone.
“Grazie!” affermò sorridendo e portando l’ordinazione al tavolo dei suoi amici mentre Sana domandava come mai non ci fosse Will con loro.
“Ha avuto un impegno!” rispose semplicemente Simon lanciando un’occhiata di intesa a Marco.
“Ah…” si sorpresa Sana “Solitamente siete inseparabili voi quattro. Fate quasi paura!”.
“Diciamo che le donne portano solo guai!” si lasciò sfuggire Lucas.
“Come? Che cosa vorresti dire?” chiese la rossa non capendo.
“Vedi c’è stata una litigata tra…” cercò di spiegare il biondo interrotto da una battuta improvvisa di Simon che insieme a Marco lo stava squadrando.
“Le donne portano guai o sei tu a portarli?”
“Che centra questo con l’argomento che stavamo per affrontare?”
“Tu che ne pensi Hisae?” si unì Marco ridendo “Lucas porta guai?”
“Fortunatamente lo conosco poco” scherzò la ragazza “Ma se fa così con tutte troverà parecchi guai!”.
“Perché dici così?” domandò Lucas curioso.
“Perché prima o poi dietro ad una bella ragazza, troverai sicuramente un fidanzato geloso!”
“Ma se non ci provo non lo saprò mai!” affermò facendole l’occhiolino mentre Hisae stranamente rideva.
“Qualcosa non va?” domandò Marco avvicinandosi al viso di Sana vedendola immersa nei suoi pensieri.
“Chi ha litigato con chi?” gli chiese immediatamente voltandosi verso di lui.
Il ragazzo non si aspettava di certo questa domanda tanto semplice quanto diretta.
“L’uomo ha un’insaziabile curiosità di conoscere ogni cosa, eccetto quelle che meritano di essere conosciute****” affermò riprendendo velocemente il controllo di sé.
“Cosa vorresti dire con questo?” chiese inarcando un sopracciglio.
“Niente…” ghignò Marco “O forse tutto!”.
“Detesto i rompicapo!” si lamentò Sana.
“Peccato, sono così divertenti!”
“Cosa ci trovi di bello nel risolvere un enigma? Pensa solo alla matematica!”
“Ci sono materie peggiori, Rossa!”
“Stai cercando per caso di distogliermi da ciò che ti ho chiesto?”
“Cosa mi hai chiesto?”
Sana alzò notevolmente gli occhi al cielo mentre Marco rideva divertito.
“Facciamo un patto!” esclamò osservandola attentamente “Se tu mi dirai il perché ho detto quella frase prima, io ti dirò che è successo!”.
“Non stai cercando di fregarmi, vero?”
“Perché dovrei fregarti!” affermò dandogli la mano.
Sana scrutò per un momento lo sguardo allegro di Marco per poi rispondere al gesto.
“Affare fatto!”
“Andiamo ai Mercatini di Natale?” domandò Hisae dopo aver terminato la sua cioccolata calda.
“Certo Piccola!” concordò Lucas alzandosi in piedi insieme agli altri che ridevano per gli sguardi omicidi di Hisae.

La prima cosa che si poteva notare nelle bancarelle natalizie erano le luci meravigliose che illuminavano in modo incredibile l’atmosfera. Oltre ad essere estremamente accogliente e a darti un caloroso benvenuto, nonostante il freddo che c'era in quell’ultimo mese dell’anno, avevano la straordinaria capacità di rallegrarti e di scaldarti il cuore.
“Eccoci arrivati!” esclamò allegra Sana “Io amo il Natale!”.
“Stranamente non avevo dubbi!” scherzò Marco.
“Sarebbe bello passeggiare tra le bancarelle mentre la neve dolcemente si attacca al suolo!” sorrise la ragazza “Spero nevichi presto!”.
“Assolutamente no!” affermò Hisae immediatamente “Sarà pur bella ma è fastidiosissima! Solo quando piove la gente diventa impedita alla guida in macchina, immagina se dovesse nevicare!”.
I cinque ragazzi si incamminarono tra le bancarelle luminose della città fermandosi ogni tanto ad osservare i prodotti natalizi esposti sul banco. Vi era veramente di tutto, dalle decorazioni per l’albero a quelle per il presepe; dalle statuine più simboliche ai peluche più simpatici; dai regali per ogni ambiente delle casa ai vestiti invernali.
“Ti piace molto passeggiare qui, vero?” domandò una voce calda alle spalle di Sana.
“Si, moltissimo!”
“Ti si legge negli occhi!” sorrise il ragazzo osservando ciò che gli occhi della ragazza guardavano.
“Marco ascolta…” gli disse voltandosi lentamente verso di lui e perdendosi nel suo sguardo “Volevo chiederti…”.
“Si?” chiese curioso dalla serietà improvvisa della ragazza che arrossì notevolmente.
“Ecco… Si, volevo chiederti se…” affermò impacciata e arricciolandosi la ciocca di capelli che scendeva lungo la sciarpa azzurra.
“Stai cercando per caso di dichiararti?” scherzò Marco alleggerendo la situazione.
“Ma cosa ti salta in mente!” sussultò immediatamente Sana alzando notevolmente il suo tono di voce “Volevo solo chiederti se avessi voglia di festeggiare insieme a noi il compleanno di Fuka! Avevamo pensato di andare in montagna per qualche giorno, magari stiamo lì anche per capodanno!”.
“Tutto qui?”
“Si perché?” chiese inarcando un sopracciglio Sana.
“Quindi è questo che volevi dirmi stamattina!”
“Si… Era solo questo!” gli confessò imbarazzata.
“Credo non ci siano problemi…” annuì il ragazzo “Possono venire anche gli altri? Non voglio assolutamente essere scortese ma solitamente festeggiamo insieme il capodanno!”.
“Oh certo! Non credo ci siano problemi!”
“Perfetto!” affermò il ragazzo riprendendo a camminare insieme a Sana.
“Ammettilo Rossa, non riesci a fare a meno della mia compagnia!”

*Canzone di Violetta
** Pubblicità Cornetto Algida
*** Bert Hellinger, Gli Ordini del Successo
**** Oscar Wilde

SPOILER:
Pochi isolati dopo Marco si fermò su un ponte che si affacciava su una strada affollata di luci provenienti dai fari delle macchine che sfrecciavano sotto di lui. Gli piaceva osservare da quell’altezza il paesaggio cittadino che lo circondava. Si sentiva più leggero e aveva la bellissima sensazione di poter controllare ogni problema e imprevisto che poteva capitargli quotidianamente.
La vibrazione frenetica del suo cellulare riportò il ragazzo alla realtà e, leggendo rapidamente sul display il nome della persona che lo stava chiamando, le sue labbra si allargarono in un sincero sorriso.

 
***

“Il male è di questo mondo purtroppo ma...” sussurrò la ragazza interrotta da una voce furiosa.
“Ma che bel quadretto!”




Buona sera carissime!!
Sinceramente nemmeno io pensavo di riuscire a pubblicare e invece eccomi qui!
Lo so, devo ancora rispondere alle recensioni dello scorso capitolo ma tra aggiornare, tenermi a passo con le ff che anche voi pubblicate e recensirle... Mi sento un po' presa da tutto! Cercherò di rimediare!
Inoltre nonostante la mia non presenza in casa di questa settimana, sono riuscita lo stesso a concludere il capitolo 29! 
Ovviamente grazie al sostegno e ai consigli di Stefy e Sara! <3
Siete fantastiche e io vi ringrazio moltissimo!!
Dunque questo capitolo per la felicità di Angel, Love K. e Drizzle è dedicato a Marco!! Ragazze godetevelo!! xP
Inoltre volevo augurare un felice compleanno ad Anna (DiosaUnica) che nella scorsa recensione mi ha detto che il 28, ovvero oggi, sarebbe stato il suo compleanno! TANTI AUGURIIIIIIII !!! ^.^
Mi avevi chiesto un capitolo dedicato anche a Gomi e Hisae, purtroppo non ho potuto scrivere una scena riguardante loro due ma in questo aggiornamento compare Hisae! Spero che tu sia contenta lo stesso!! ;)
Beh che starà osservando Sana alle bancarelle? Dettaglio da ricordare !! ;)
Marco personalmente lo trovo irresistibile!!
Inoltre io amo la pubblicità del Cornetto Algida oltre alla canzone di Cremonini - Logico. <3 
Personalmente non mi convince il titolo di questo capitolo, ma non riuscivo a trovare nulla di meglio! Se avete idee sono ben accettate! ;)
Spero di avervi incuriosite a sufficienza con lo spoiler!! xD
Ringrazio tantissimo tutte coloro che recensiscono la mia ff e che la seguono con tanta attesa!
Siete speciali e mi donate la forza di continuare a scrivere!!
Vi saluto!
Un bacione grosso!!

Miky

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Capitolo 28
*** CAPITOLO 28 - IL MONDO NON PUÒ SOSTENERSI SENZA INGIUSTIZIA ***


CAPITOLO 28 ● IL MONDO NON PUÒ SOSTENERSI SENZA INGIUSTIZIA


A metà settimana Marco si ritrovava in camera sua sdraiato comodamente sul letto a consultare le varie proposte trovate da Sana riguardanti le varie accademie di musica. I prezzi erano abbastanza alti proprio come il livello di preparazione per superare l’iscrizione.
Mentre leggeva ogni fascicolo, si immaginava di percorrere i lunghi corridoi e di frequentare le diverse lezioni. Aver la possibilità di far ascoltare a dei veri esperti i propri testi così da poter aver un loro parere positivo e/o negativo da riuscire a migliorare e a correggere le proprie capacità. Poter confrontarsi con altri allievi, magari più bravi o con potenzialità diverse dalle sue, per riuscire a imparare nuove tecniche.
Era sereno e fiducioso. Infatti era la prima volta che si documentava realmente per esaudire il suo sogno tanto desiderato. Vi era solo un grosso ostacolo da superare: suo papà.
“Marco è pronta la cena!” esclamò entrando in camera la madre e distogliendolo dai suoi pensieri.
“Arrivo!” rispose il ragazzo nascondendo sotto le coperte i vari fogli che stava leggendo.
“Che stavi guardando?” domandò curiosa la signora avvicinandosi al letto del figlio e raccogliendo alcuni fogli caduti dalla fretta “Cavolo quante proposte!”.
“Non sono nulla di importante mamma!” mentì immediatamente Marco mentre la madre si sedette accanto a lui.
“Dai, fammi vedere!” sorrise lievemente “Sembrerebbe che tu ti sia documentato a fondo!”.
“In realtà è un regalo di un’amica” le disse mostrandole i vari fascicoli.
“Un’amica?” domandò ancora più curiosa alzando gli occhi per osservare attentamente il figlio che la guardava leggermente confuso.
“Non fare quella faccia Marco! Sono io quella abbastanza sorpresa, solitamente non parli mai di nessuna ragazza!” spiegò riprendendo la veloce lettura.
“Vuoi sapere come si chiama, vero?” chiese dopo un attimo di silenzio.
“No, perché?” si difese prontamente la madre mentre Marco rideva per la sua espressione incredibilmente interessata.
“Mamma, lo sai che non sai mentire!”
“E va bene…” si arrese la madre appoggiando i fogli vicino a sé “Come si chiama? Deve essere proprio una brava ragazza per averti aiutato a cercare una scuola per il tuo talento!”.
Marco la guardò abbastanza accigliato mentre lei continuava a chiedergli come l’avesse conosciuta e se fosse una bella ragazza.
“Ecco perché non ti racconto mai nulla!” esclamò il ragazzo interrompendo il monologo della madre.
“Ok, scusami!”
“Ma non era pronta la cena?” ghignò il ragazzo mentre la signora allarmata si alzava in piedi.
“Hai ragione Marco, ma non temere riprenderemo presto il discorso!” scherzò felice ormai vicina alla porta “Per quanto riguarda l’accademia…”.
“È un discorso a senso unico!” la interrupe velocemente Marco alzandosi anche lui dal letto.
Lentamente la madre ritornò sui suoi passi per abbracciare dolcemente il figlio e poterlo rassicurare così come solo un genitore poteva fare.
“Tuo fratello maggiore ha scelto una direzione diversa rispetto le aspettative di tuo padre e, anche se a lui non piace e manca incredibilmente a tutti, Chris è felice. Non c’è nulla di più importante di questo per me!” gli disse osservandolo attentamente negli occhi “Se è una cosa che tu vuoi veramente realizzare, allora provaci. Io ti sosterrò sempre!”.
“Grazie mamma!”
“Bene, ora scendiamo! Tuo padre sarà già ritornato dal lavoro!”
Dopo aver sistemato velocemente i fascicoli nel cassetto della scrivania in camera, Marco si diresse in sala per raggiungere i suoi genitori per la cena.
Apparentemente sembrava essere una tranquilla serata come tante altre, dove ognuno di loro raccontava alcuni momenti salienti della propria giornata alla famiglia. Così, approfittando del buon umore del padre, Marco raccolse tutto il suo coraggio introducendogli brevemente il progetto che aveva pensato per il suo futuro.
“Non se ne parla nemmeno!” esclamò immediatamente il signore bloccando così il giovane.
Ciò che seguì dopo questa proposta fu un totale disastro.
Urla. Parole offensive dette senza la giusta importanza. Parlare senza ascoltare realmente l’altra persona. Pensare e credere solo e unicamente nelle proprie idee.
“Ovvio! Bisogna sempre e solo parlare della tua stupida clinica?! Anch’io come te ho degli ideali. Dei valori! È vero, sono estremamente diversi ma non meno importanti!” concluse Marco alzandosi bruscamente in piedi dirigendosi verso l’attaccapanni.
“Dove pensi di andare?” si innervosì maggiormente il padre.
“Affari miei!”
“Ci parlo io…” si intromise la madre preoccupata per il figlio.
Sapeva perfettamente che non era il momento giusto per affrontare ciò che era appena accaduto a tavola, perciò gli si avvicinò raccomandandosi di guidare piano. Odiava quando Marco usciva con quel terribile e pericoloso mezzo a due ruote, soprattutto quando era agitato e nervoso. Sapeva però che nemmeno lei sarebbe riuscita a calmarlo in quell’istante e giustamente aveva bisogno dei suoi spazi e di rimanere da solo per riflettere su ciò che era accaduto in quella stanza.
“Se continuerai a tappargli le ali, finirà che se ne andrà come Christian!” gridò nervosa la moglie iniziando a sparecchiare.
“Ehi, non ho ancora finito di mangiare!”
“Ma io si!” rispose andandosene preoccupata in cucina a lavare i piatti.

Era furioso, arrabbiato.
Guidava veloce senza una precisa meta, l’unica cosa che desiderava era allontanarsi il più possibile da quel luogo in cui abitava. Da quando suo fratello maggiore Christian aveva deciso di partire per l’estero con lo scopo di seguire la sua fidanzata e approfondire lì i suoi studi, tutto era cambiato.
Aveva lasciato un profondo vuoto alla famiglia oltre che una completa delusione al padre. Gli unici davvero felici erano Marco e la madre, contenti per i progetti di Christian.
Il ragazzo sfrecciava nel traffico serale schivando agilmente le varie autovetture mentre i suoi pensieri scorrevano come un fiume in piena. L’unica cosa che desiderava era andare sempre più veloce così da potere alleviare quella frustrazione che si era impossessata di lui.
Pochi isolati dopo Marco si fermò su un ponte che si affacciava su una strada affollata di luci provenienti dai fari delle macchine che sfrecciavano sotto di lui. Gli piaceva osservare da quell’altezza il paesaggio cittadino che lo circondava. Si sentiva più leggero e aveva la bellissima sensazione di poter controllare ogni problema e imprevisto che poteva capitargli quotidianamente.
La vibrazione frenetica del suo cellulare riportò il ragazzo alla realtà e, leggendo rapidamente sul display il nome della persona che lo stava chiamando, le sue labbra si allargarono in un sincero sorriso.
“Ciao Chris! Come stai?”
“Wei fratellino! Qui va tutto alla grande! Io e Stacy siamo abbastanza impegnati qui in Hotel, ma riusciamo lo stesso a divertirci nonostante le varie difficoltà!” rispose allegro il fratello maggiore di Marco.
Ormai Christian aveva terminato i suoi studi e insieme alla sua fidanzata lavoravano in un Hotel molto in voga, in cui quasi tutto l’anno vi erano molti turisti.
“Wow! Sono veramente contento per te… Per voi!”
“E tu, stai bene? La mamma? Papà vi crea ancora problemi?”
“Stiamo bene… Solita vita!” affermò nascondendo la tristezza e il nervoso che lo stavano possedendo, non voleva in alcun modo farlo preoccupare.
“Ho capito… Hai litigato con papà! Anche se siamo lontani ti conosco meglio di chiunque altro!”
“No… Cioè Si! Ma non ti devi preoccupare!”
“Ho saputo che vorresti andare a studiare musica!” continuò Chris interrotto prontamente da Marco “E tu come lo sai… Mamma!”.
“Già, era in ansia per te. Mi ha chiamato poco fa!”
“Non volevo…” sussurrò Marco appoggiandosi con i gomiti sul ponte e guardando distrattamente la moto.
“Tranquillo… Devi fare ciò che ritieni più giusto per te. Ricorda: è la tua vita!”
Esattamente come un fulmine a ciel sereno, gli tornarono alla mente le parole di Sana.

“Tuo padre non approva è vero, ma la vita è la tua! Sei tu che devi viverla!”
 
Che si fossero messi d’accordo?
“Non sei la prima persona che me lo dice…”
“Mi piace già questa nuova ragazza!” scherzò Chris “Ha carattere!”
“Pure questo ti ha detto! È una pettegola nata!” scosse lievemente la testa Marco divertito.
“Sarà la volta buona che metterai la testa a posto?”
“Non ho speranze…” affermò sbuffando e voltandosi nuovamente ad osservare il traffico sotto di sé quando il suo sguardo si soffermò su una figura dall’aspetto famigliare.
Che diamine ci faceva lui qui con quella ragazza?
“Marco? Marco mi senti?” lo richiamò il fratello.
“Mai dire mai!” affermò sicuro il ragazzo “Ora devo scappare. Ci sentiamo, ciao!”.
“Mai dire mai? Ma che vuol dire?” chiese invano Chris.
Ormai Marco aveva già messo giù la telefonata e, salendo in sella alla sua moto si diresse ancora più furioso verso i due giovani.
 
***
 
Dopo essersi fermato in un tabacchino per comprare una ricarica telefonica, Akito salì velocemente sulla sua automobile per tornare a casa per cena.
Nel pomeriggio infatti era andato a trovare Sana e i suoi pensieri erano ancora fermi sull’immagine di lei così importante e presente.

“Allora ci vediamo venerdì dopo il lavoro per l’ultima lezione del corso di cucina!” affermò Sana una volta accompagnato Akito alla porta di ingresso di casa sua.
Il ragazzo annuendo si avvicinò pericolosamente alle labbra di lei rimanendone affascinata.
“Potremmo fare qualcos’altro… Qualche idea io ce l’avrei…” le disse maliziosamente.
Sana sentiva il suo viso andare letteralmente a fuoco per il gesto inaspettato del suo fidanzato, così rapidamente si voltò e ridendo imbarazzata esclamò “Non essere sciocco! Dobbiamo pur salutare lo Chef Araki e tutt le altre persone! Non vorrai mica essere maleducato”.
“Qui l’unica maleducata sei tu!” la provocò Akito alzando notevolmente gli occhi al cielo.
Sapeva perfettamente che Sana alcune volte si vergognava ancora ad affrontare alcuni discorsi, soprattutto quando la luce permetteva di osservare perfettamente i loro giovani visi. Ciò nonostante amava osservare le sue piccole goti arrossarsi e cercare di nascondersi facendosi piccola piccola.
“Cosa vorresti dire?” gli chiese offesa.
“Solitamente bisognerebbe guardare in faccia alle persone quando si parla!” spiegò brevemente il ragazzo.
“Ok ok… Hai ragione!” si arrese Sana girandosi con un timido sorriso “Comunque ci tengo ad andare a quell’ultima lezione!”.
“E va bene!” sbuffò Akito scoraggiato.
Ormai aveva fatto trenta, perché non fare trentuno?
“Ora vado a studiare…” affermò la ragazza mentre il biondo inarcava un sopracciglio.
Non si poteva assolutamente pronunciare o leggere nella stessa frase la parola “studiare” accompagnato al nome “Sana”.
“Seriamente!” aggiunse immediatamente la ragazza notando lo sguardo per nulla convinto di Akito.
“Non è colpa mia se tu ti distrai facilmente” si difese prontamente “Io ti stavo semplicemente guardando!”.
“O provocando?” lo corresse soddisfatta.
“Come preferisci…” ghignò malizioso.
“Ora devi andare!” rispose Sana scuotendo leggermente la testa divertita mentre Akito azzerava la distanza tra le loro bocche depositandole così un dolce bacio a fior di labbra.
“Ora” sottolineò sicuro “Posso andare!”.


“Deficiente, guarda dove vai!” urlò furiosa una ragazza in mezzo alla strada per poi avvicinarsi rapidamente e tirare un forte calcio sulla portiera dell’automobile che la stava per investire.
A causa di quelle grida minacciose, Akito ritornò alla realtà razionalizzando cosa sarebbe potuto accadere se quella ragazza non avesse avuto i riflessi pronti.
Era diventato proprio un rammollito da quando nella sua vita era comparsa Sana e se ne era innamorato perdutamente.
“Dovevo immaginarmelo!” affermò la castana inchinandosi leggermente mentre il ragazzo abbassando il finestrino riconobbe il giovane volto “Il tuo scopo è quello di eliminarmi allora!”.
“Alex... Scusami! Non intendevo investirti…” rispose ancora scosso.
“Spostati!” esclamò Alex aprendo la portiera dell’automobile “Guido io!”.
“Ma se non hai nemmeno la patente!”
“E quindi? Tu ce l’hai e guarda che diamine hai combinato?! Mi stavi per investire e come se non bastasse hai bloccato lo scorrere del traffico creando spettacolo!”
Akito ascoltando quel piccolo rimprovero si guardò intorno accorgendosi delle parole veritiere di Alex, così scendendo dalla macchina ancora leggermente confuso, andò a sedersi sul sedile dei passeggeri mentre la ragazza soddisfatta saliva sul posto di guida.
“Spero solo di non pentirmi!” sospirò Akito allacciandosi la cintura e ripensando a quella sera di primavera in cui dopo tanti anni lui e Sana si erano potuti rincontrare.

“Mi è venuta in mente un'idea!” esclamò di colpo Sana.
“Le tue idee mi fanno paura” affermò Akito senza peli sulla lingua.
“Posso provare a guidare la tua macchina” domandò Sana.
“Non se ne parla proprio! Donne al volante pericolo costante” rispose immediatamente il ragazzo.
“Come come come?!?” gli disse offesa.
“È vero, noi uomini siamo più portati nella guida rispetto a voi donne che state a specchiarvi senza guardare la strada, per non parlare dei parcheggi. Inoltre ci tengo alla mia macchina” affermò Akito continuando a guidare.
Sana rispose con una linguaccia.
Pochi minuti dopo il ragazzo accostò e la ragazza non capendo cosa stesse succedendo gli chiese il perché fosse sceso.
“Non volevi mica guidare?” rispose Akito.
La ragazza appena udì quelle parole si precipitò immediatamente al volante.
“Sei la prima ragazza che guida la mia macchina” affermò il ragazzo mentre Sana ingranò la marcia.
Lei si girò guardandolo stupita, ma subito lui la rimproverò “Guarda la strada! Questa è la dimostrazione di come guidano le donne!”.


Le ultime parole famose!
Questa era la conferma che era diventato veramente un rammollito.
Ormai non c’erano più dubbi.
“Hai impegni?” domandò Alex dopo aver svoltato all’angolo dell’incrocio.
“Non avresti dovuto chiedermelo prima di salire in macchina?”
La ragazza divertita scrollò le spalle e con un sorriso rispose “Ok, sei libero!”.
“Dove vuoi andare?”
“Sono le sette passate! Andiamo a mangiare un trancio di pizza!”
“Agli ordini!” ghignò Akito osservandola distrattamente.
Era strano vedere un’altra ragazza che non fosse Sana accanto a lui. Non solo perché era sempre stato un ragazzo molto riservato e chiuso, ma anche perché l’unica persona che riusciva a capirlo realmente era sempre stata Sana.
Neppure Fuka che le assomigliava così tanto in alcuni aspetti caratteriali e fisici, era riuscito a comprenderlo. Semplicemente quando aveva visto il suo lato peggiore, si era arresa e in qualche modo allontanata da lui, capendo di conseguenza il profondo rapporto che vi era tra lui e la sua amica di infanzia.
Chissà se anche Alex si sarebbe allontanata se avesse conosciuto completamente il suo passato. Gli aveva chiaramente confessato che non voleva più frequentare persone o compagnie a cui piaceva rischiare con la propria vita o che si divertivano solamente grazie all’utilizzo di sostanze. Aveva assolutamente bisogno di stabilità oltre che di una vera e propria serenità nella sua vita.
Che non avesse dato importanza ai scheletri nell’armadio di lui?
Che avesse visto il lato migliore che solo a Sana ed altre poche persone riusciva a mostrare?
“Farai l’esame tra poco?” gli domandò curioso.
Doveva ammettere che non se la cavava male nonostante avesse solamente il foglio rosa. Certo, frenava ancora a scatti e tendeva a lasciare troppo velocemente la frizione.
“Ho l’esame tra qualche settimana!” spiegò la ragazza “Mi ha insegnato un amico di Jack a guidare… L’ho fatto penare abbastanza!”.
“Posso immaginare” rispose Akito sentendo il motore spegnersi della macchina.
“Ops… Non ho schiacciato bene la frizione!” disse con una piccola linguaccia voltandosi verso il ragazzo.
Akito con lo sguardo la fulminò all’istante cercando però di tenere a pieno il suo autocontrollo intanto che Alex spegneva completamente la macchina per poi riaccenderla immediatamente e ripartire. Una volta raggiunta la giusta velocità cercò rapidamente la leva del cambio sfiorando involontariamente la mano fredda di Akito, impegnata ad alzare il volume della radio.
Era stato un tocco leggero e innocente ma aveva provocato una piacevole ma strana sensazione dentro di lei. Non era mai successo che si sentisse così in compagnia di Akito.
Non poteva assolutamente negare che insieme a lui riusciva a trovarsi incredibilmente bene e a proprio agio anche durante i loro lunghi silenzi per nulla imbarazzanti. Riusciva perfettamente a differenziare la quiete che le suscitava il ragazzo rispetto al rumore che invadeva le sue notti colme di pensieri.
Per la prima volta da quando si conoscevano si sentiva attratta da lui e dai suoi modi cosi gentili e cortesi. Aveva un fascino misterioso che la intrigavano a scoprire cosa nascondesse di oscuro la sua vita. I suoi sguardi riuscivano a penetrarle l’anima, dandole un senso di sicurezza che non si sarebbe mai aspettata da un ragazzo appena conosciuto.
Si sentiva capita senza aver ricevuto alcuna oppressione da parte sua.

“A me il buio non mi dispiace, diciamo che mi aiuta a pensare”.
“Perché non hai la paura che qualcuno possa leggere nei tuoi occhi le tue preoccupazioni o ciò che stai pensando?” gli chiese.
“Si, soprattutto perché tutto è così tranquillo e silenzioso durante la notte anche se…” affermò Akito interrotto dalla ragazza che lo anticipò dicendo “Il silenzio a volte è peggio del rumore dei tuoi pensieri perché la tua mente è affollata da troppe domande, idee, preoccupazioni e molto altro. E in quel momento credi che tutto sia difficile, complicato e tutto ciò fa sembrare che le minime cose siano enormi!”.
“Esatto e quindi ti ritrovi ad affrontare i tuoi pensieri più intimi!” concluse Akito.
“Quindi è per questo che vieni a correre!” intuì Alex.


Andava a correre per sfuggire dalle preoccupazioni che la vita gli aveva riservato, ma quali erano queste sue paure e dispiaceri?
Non aveva mai osato domandargli nulla, voleva che fosse lui ad aprirsi liberamente proprio come aveva fatto lei. Che si fidasse in qualche modo di una ragazza apparentemente forte.
Voleva semplicemente essere una buona amica per lui, perché sapeva perfettamente che Akito era fidanzato con quella ragazza di nome Sana. Eppure…
Eppure lui sembrava sempre così disponibile e gentile nei suoi confronti.
Non aveva mai creduto nell’amicizia tra uomo e donna perché, come le era spesso capitato, uno dei due dopo diverse uscite cominciava a vedere l’altro con un occhio diverso. A vedere quel rapporto come qualcosa di più della semplice amicizia nata alcuni mesi prima.
Inconsapevolmente l’aspetto interiore ed esteriore della persona che ci sta costantemente accanto ci attrae, dando così vita a nuove sensazioni. Emozioni certo meravigliose ma che creano inevitabilmente disagi, gelosie, paure e sofferenze fino ad arrivare al punto di confessare tutto ciò che si prova realmente. Mostrando tutte le sfumature che si erano tenute nascoste in quel periodo e rovinando di conseguenza una splendida amicizia.
Rovinata, esattamente.
Poiché quando si varca quella barriera invisibile, non si può più tornare indietro perché al ritorno non ci sarà più quell’amicizia spensierata e sincera di una volta e, anche nel bene, ad attenderli dietro all’angolo vi sarà il male, pronto ad accoglierli nelle sue grinfie.
In altre parole, le strade che potrebbero percorrere sono due.
Colui che non ricambierà il sentimento d’amore proseguirà la sua vita con accanto il suo fedele amico innamorato, ma nascondendo di volta in volta le proprie novità per timore di ferirlo, pensando inoltre che “Una bugia è giusta se a fin di bene!”.
Se al contrario, anche l’altra persona prova le sue stesse emozioni, il male sarà li ad aspettarli in un futuro prossimo. Perché quel giorno in cui tutto ciò finirà, dove sarà quel fedele e fiducioso amico a cui si poteva sempre contare?
Da chi si potrà andar a piangere, se la causa delle proprie sofferenze è proprio lui?
Quel rapporto così sincero e sereno sparirà, lasciando spazio alla rabbia, all’indifferenza e al dolore.
Ad Alex non piaceva affatto questa sensazione… Non voleva perdere l’unica persona che riusciva a  capirla e ad avere un vero interesse nei suoi confronti.
Il solo avere Akito vicino a sé, le dava la sensazione di non essere più sola, riuscendo addirittura a colmare quel vuoto che si era creato nella sua vita.
Forse, era sempre stata inconsciamente attratta da Akito e, solo ora, era riuscita a razionalizzare il fatto.
“Anche a me piace molto questa canzone!” sorrise leggermente la ragazza sulle note di Magic dei Coldplay.
Lentamente stava imparando a riconoscere e a capire i vari messaggi e gesti in codice di Akito.

Call it magic, call it true.
I can it magic, when i’m with you
And i just got broken, broken into two
Still i calli t magic, when i’m next to you


[…]

And I don’t
No, I don’t, it’s true
No, I don’t
Want anybody else but you


[…]

And if you were to ask me
After all that we’ve been through
Still believe in magic
Why yes, I do
Oh yes, I do
Yes, I do
Oh yes, I do
Of course I do

“Siamo arrivati!” esclamò Alex parcheggiando in un semplice parcheggio posto davanti ad un Fast Food.
“Non vorrai mangiare all’aperto, spero…” commentò Akito inarcando un sopracciglio.
Alle volte Alex pareva molto più strana di Sana, e per battere la sua fidanzata ce ne voleva parecchio.
“Io amo questo posto!” spiegò la ragazza scendendo dalla macchina “Credo che questa sia l’unica cosa bella che Jack mi abbia fatto scoprire… Venivamo spesso qui in estate!”.
Il ragazzo l’ascoltò attentamente, irrigidendosi di colpo al nome del suo ex fidanzato. Non voleva di certo incontrarlo nuovamente.
“Tranquillo!” sorrise Alex incamminandosi verso la cassa del Fast Food “Non viene di certo a quest’ora! Ha altro a cui pensare quel pazzo…”.
Velocemente entrambi ordinarono i loro panini, patatine e bibite e, una volta preso ciò che avevano chiesto si avviarono verso la macchina. Vi erano pochi tavoli su cui potersi sedere e purtroppo tutti i posti erano occupati. Molti giovani di conseguenza mangiavano in piedi o nelle loro autovetture. Come Fast Food non era il massimo della comodità ma il mangiare era davvero buono. La semplicità è sempre la miglior cosa.
“Posso sedermi sul cofano della macchina?” domandò Alex mentre Akito si sedeva sul bordo del marciapiede.
Il ragazzo semplicemente annuì osservando i movimenti indirettamente sensuali della ragazza.
“Ti senti ancora oppresso dagli incubi?” gli chiese all’improvviso.
Akito, a quella semplice ma allo stesso tempo complicata domanda, sussultò.
Non sapeva esattamente cosa risponderle poiché non si aspettava da parte sua tanta spontaneità in una domanda così fragile. Inoltre era rimasto particolarmente sorpreso. Non gli aveva mai chiesto nulla del suo passato, perché proprio ora?
“Allora, ti piace il panino?” cambiò discorso Alex, non voleva creare una situazione di disagio tra loro “Sai ho deciso di portarti qui perché volevo condividere con te questo posto che mi ha dato sempre tanta allegria nonostante tutti gli errori che ho commesso!”.
“Non ho mai conosciuto mia madre…” affermò dopo qualche minuto di silenzio Akito “Lei è morta dandomi alla luce. Sono cresciuto in una famiglia in cui sembrava che il sentimento Amore non esistesse. Convivevo con la rabbia e la solitudine ogni singolo giorno fino a quando non ho conosciuto Sana. Lei contro la mia volontà ha riportato la serenità nella mia famiglia e nel mio cuore, mostrandomi in ogni singolo istante quanto la vita potesse essere bella. Ogni giorno mi pento di tutti gli errori che ho commesso durante quel periodo di infelicità… Ho fatto soffrire parecchie persone che non se lo meritavano…”.
“Tua madre sarebbe orgogliosa di avere un figlio come te” rispose scendendo dalla macchina e sedendosi accanto ad Akito “Può essere che hai fatto tanti sbagli, certo… Ma chi non ne commette? Nessuno è perfetto! L’importante è sapere andare avanti, riuscendo a capire cosa e dove si ha sbagliato. Tu sei diverso dalle persone a cui ti vuoi paragonare, sei diventato una persona migliore grazie a quello che hai qui dentro” gli disse appoggiandogli una mano sul petto sinistro “Perché è grazie al tuo cuore e alle persone che ti sono sempre rimaste accanto nel bene e nel male che tu sei diventato ciò che sei. Ho conosciuto persone che nonostante i gravi errori commessi, sono scappate via perché non riuscivano a condividere con i propri sbagli, scelte, errori… Ma tu, tu sei restato. Mostrando a tutti quanti che non sei un vigliacco ma una persona forte!”.
“Grazie…” affermò incurvando leggermente le sue labbra mentre Alex sorrideva sincera e felice.
“Il male è di questo mondo purtroppo ma…*” sussurrò la ragazza interrotta da una voce furiosa.
“Ma che bel quadretto!”
 



* Traduzione canzone Coldplay – Magic
Chiamatela magia, chiamatela verità
Io la chiamo magia, quando sono con te
E anche se sono rotto, spezzato in due
La chiamo ancora magia, quando sto vicino a te

[…]
E io non
No, non voglio, è vero

No, io non
Non voglio nessun altro eccetto te

[…]
E se tu dovessi chiedermi
Dopo tutto quello che abbiamo passato
Se ancora credo nella magia
Perché sì, lo faccio
Oh sì, lo faccio
Sì, lo faccio
Oh sì, lo faccio
Certo che ci credo

* Maleficent

SPOILER:

Apri

Senza pensarci due volte, abbandonò immediatamente il libro di studio per raggiungere velocemente la porta d’ingresso in cui sapeva lo avrebbe trovato fuori ad attenderla.
Non si aspettava di ricevere un suo messaggio in così tarda serata.
Che fosse successo qualcosa di grave?





Ciao a tutte ^.^
Come procedono le vostre vacanze??
Finalmente venerdì parto! Detesto prendere l'aereo con tutte quelle regole sui bagagli, ma ne varrà la pena!!!
Credo che questo sia l'ultimo capitolo che posterò prima della partenza
A causa dei preparativi e altri impegni non credo di riuscire a postare entro mercoledì/giovedì un altro aggiornamento... Inoltre dovrei anche trovare il tempo per scrivere!
Beh io cercherò di fare il massimo ma non vi assicuro nulla!! ^^"
Il momento tanto atteso sta per arrivare.. Perciò non uccidetemi ahah!! 
Ringrazio tanto tanto tanto tutte voi!
Mi riempie di gioia leggere le vostre recensioni e vedere quanta gente legge e inserisce la mia FF tra le preferite, seguite e ricordate! Non credevo avrebbe avuto questo "successo"! 
Grazie <3
Un saluto a Lolimik, Angel 92, Reginadeisogni, Love Kodocha, Sel 97, _Lucykagomedragneel_, Drizzle__93, Cicatrice92, Sirenetta 91, DiosaUnica, G_Love_A, Kiss99, Elamela, Piccolasognatrice91, Vale_89, LaSayuri10.
Buone vacanze!!
Spero di sentirvi presto!!!
Smack! ;)

Miky

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Capitolo 29
*** CAPITOLO 29 - I NODI VENGONO AL PETTINE ***


CAPITOLO 29 ● I NODI VENGONO AL PETTINE
 

“Ma che bel quadretto!” esclamò Marco dopo aver appoggiato il casco sulla sua moto.
L’espressione serena sul volto di Akito cambiò radicalmente alla vista dell’amico di Sana, mentre Alex, confusa, osservava attentamente la figura di entrambi i ragazzi.
Non credeva si conoscessero. Appartenevano a due mondi estremamente differenti, non solo per il loro carattere opposto, ma per i loro interessi completamente diversi.
“Il biondo tutto sguardi e zero parole in compagnia della figlia di papà!” ghignò Marco avvicinandosi alla figura di Akito.
Aveva riconosciuto distintamente la ragazza e per lui fu letteralmente un tuffo nel passato.
Akito alterato per quest’ultima stupida battuta si alzò dal marciapiede.
Odiava quando le persone parlavano solo per dare aria alla bocca e, ancora di più, detestava chi commentava senza sapere realmente i fatti altrui. Non voleva inoltre che la sua amica potesse avere delle crisi a causa di una battuta poco pensata da parte di una persona poco intelligente.
“Tornatene da dove sei venuto!” affermò a denti stretti Akito a pochi centimetri dal viso di Marco “Non sai cosa stai dicendo!”.
“So perfettamente quello che sto dicendo!” ribatté Marco per nulla intimorito dallo sguardo arrabbiato di Akito “Tu stai qui a spassartela con la tua amichetta, mentre Sana è a casa a fare la calzetta!”.
“Fatti gli affari tuoi”
“Me li farei volentieri, ma detesto le persone che prendono altamente in giro! Sana è troppo buona e ingenua per capire che razza di persona sei realmente, e tu te ne stai approfittando altamente!”
“Akito andiamocene!” provò ad intervenire Alex alzandosi dal marciapiede con il timore che la situazione potesse degenerare all’istante. Ma il biondo non l’ascoltava, era troppo impegnato e attento ad ascoltare le provocazioni di Marco.
“Ti rendi conto?!” continuò il moro alzando il tono di voce “Sana non si apre completamente a me perché è convinta di amarti… E tu?” affermò con rabbia ”Tu stai qui a divertirti con un’altra, parlandovi tranquillamente come se foste due fidanzatini!”.
In quei pochi mesi aveva potuto conoscere il carattere altruista, sincero, spontaneo e ingenuo di Sana e, non voleva assolutamente vederla soffrire per una persona che di certo non la meritava. Forse, nemmeno lui stesso era degno di lei.
Aveva fatto soffrire molte ragazze in passato, le aveva trattate con assoluta freddezza e indifferenza per colpa di una delusione d’amore ricevuta, chiudendosi così nella sua sicurezza e fidandosi solo di sé stesso. Ma con Sana tutto ciò era cambiato. Grazie a lei e al suo carattere così solare, contagioso e spensierato era riuscito a ritrovare e a rivedere ciò che la vita poteva ancora offrirgli: amore e fiducia.
Desiderava la felicità di Sana più di ogni altra cosa al mondo perché era solo grazie a lei che era ritornato in qualche modo a fidarsi di qualcuno, mostrando perciò il meglio di lui.
Se avesse visto anche per un solo momento gli occhi di Sana brillare di amore e felicità per qualcuno che non fosse stato lui, forse si sarebbe anche fatto da parte, ma prima doveva assolutamente assicurarsi che quella persona fosse all’altezza di lei e della sua perfezione.
Non poteva... Non voleva vederla soffrire perché lui amava il suo sorriso, i suoi lineamenti sereni e delicati stendersi per formare un’espressione allegra e talvolta buffa. Era affascinato dai suoi occhi così vispi, attenti e curiosi. Pieni di emozioni e di vita.
Non sarebbe mai riuscito a capire come facesse, ma spesso gli sembrava che i suoi sorrisi e i suoi occhi comunicassero ciò che le parole, a volte, non sarebbero mai riuscite a spiegare.
Viveva dei suoi sorrisi e dei suoi occhi.
Viveva dei suoi piccoli gesti.
Semplicemente viveva di lei.
Non sarebbe riuscito a vederla infelice, delusa o triste. Non lo avrebbe sopportato!
“Che intendi dire?” domandò Akito inarcando un sopracciglio e alterato dalla frase appena pronunciata dal rivale.
“E così non ti ha detto nulla!” ghignò soddisfatto Marco.
“Cosa avrebbe dovuto dirmi?”
“Nulla di preoccupante, forse…” spiegò tranquillo il moro “Pochi giorni fa Sana non ha ceduto alla mia dichiarazione nonostante sia nato un bel legame tra noi, ma sarà così anche quando scoprirà chi sei realmente? Mi domando cosa potrebbe pensare di questa vostra uscita. Dovremmo provare a chiederle un parere!”.
Akito a quell’affermazione strinse forte i pugni.
Era deluso e arrabbiato con la sua ragazza per non avergli confessato un dettaglio così importante accaduto tra i due e, ora che ci pensava meglio, Sana gli aveva raccontato poco o niente di Marco e del loro rapporto nato. Sembrava che volesse nascondergli qualcosa… Perché si era comportata in quel modo?
L’unica cosa certa in quel preciso momento era che avrebbe voluto volentieri mollare un pugno a Marco, per togliergli quel sorriso beffardo che si ritrovava, ma non voleva in alcun modo cedere alla sua provocazione.
Non doveva dargliela vinta facilmente!
Cercando invano di mantenere la calma Akito ghignò “Sarai sempre un ripiego per lei e, detesto ripetermi, perciò sarà l’ultima volta che te lo dirò: vedi di farti gli affari tuoi! Non conosci nulla né di me né di Sana!”.
“Potrò non conoscere nulla del vostro intimo passato” ribatté per nulla scosso Marco “Ma so per certo che queste speciali attenzioni bisognerebbe riservarle solamente alla propria ragazza e non a chiunque ci circonda! Se fosse stata Sana a vedervi? Che cosa pensi avrebbe pensato?”.
“Da che pulpito viene la predica! Cosa dovrei pensare io sapendoti sempre appresso alla mia ragazza” affermò sottolineando queste ultime due parole e innervosito dalla predica di Marco “Quando sei tu a provarci con Sana allora è lecito?”.
“Sta di fatto che Sana mi ha rifiutato per stare con te, mentre tu sei qui a far il cascamorto Don Giovanni con questa qui!”
“Modera i termini!” ringhiò Akito.
“Ti sei accorto anche tu di come mi guarda, di come mi sorride!” affermò il moro ignorando completamente le risposte acide del biondo “Hai visto con i tuoi stessi occhi quanto si preoccupa per me e di come mi cerca. Pensi di essere l’unico per lei? Vedo distintamente le reazioni che le suscitano le mie attenzioni… Le piacciono, le desidera… Le vuole!”.
Queste ultime parole riuscirono a far vacillare le certezze di Akito.
Sapeva perfettamente che Sana era innamorata di lui e che non avrebbe mai approfittato della situazione per tenere il piede in due scarpe. Avevano faticato tanto entrambi per riuscire a ritrovare un loro equilibrio, ed era convinto che nessuno sarebbe più riuscito a dividerli.
Loro si amavano e non c’era nulla di più bello, di più entusiasmante, di più vero di loro due insieme.
E allora perché sentiva una potente e dolorosa fitta allo stomaco durante il discorso sicuro di Marco?
Perché aveva la terribile sensazione di starla perdendo?
Perché sentiva che le parole di Marco contenevano un fondo di verità?
No, era impossibile! Non poteva e non doveva credere ad alcuna parola che pronunciava quello sconosciuto ragazzo.
“Tu non la meriti!” continuò Marco scandendo molto lentamente ogni singola parola.
Akito pur non dimostrandolo, rimase colpito da quell’ultima frase.
Sapeva perfettamente di non essere all’altezza della sua ragazza. Aveva sbagliato tante, troppe volte in passato, ma se il destino aveva deciso di farli rincontrare di nuovo per caso, un motivo sicuramente ci sarà stato. Il destino non si può certo comandare, ma ognuno di noi può decidere la strada da percorrere per arrivare alla propria personale destinazione. Lui e Sana più di un’occasione avevano scelto di percorrere la strada più difficile e, ancora oggi, combattevano contro tutti per riuscire a rimanere uniti, perché lo sapevano entrambi, quando rimanevano separati le cose non funzionavano. Ormai lo avevano capito, la felicità di entrambi dipendeva dalla presenza dell’altro.

“Guarda c’è anche la S di Sana!” esclamò indicando la sua lettera iniziale.
“Giusto ma se seguo te mi perderò di sicuro!” commentò con un ghignò.
“Questo è poco ma sicuro... Ma sai, a volte è meglio perdersi” rispose Sana guardandolo intensamente negli occhi.
“A si?” domandò curioso di conoscere il parere della sua ragazza.
“Si, perché perdersi è l’unico modo per trovare un posto introvabile… Se no tutti saprebbero dov’è!” rispose sorridendo.
“E tu sei riuscita a trovarlo?” le domandò alzandole il mento per poterla guardare meglio.
“Si… Ho dovuto affrontare non pochi ostacoli per riuscirlo a trovare ma… Poi perdendomi l’ho trovato ed è il posto più bello del mondo!” affermò abbracciandolo forte come se avesse paura di perderlo nuovamente.


A volte bisogna perdersi per riuscire a ritrovare la propria felicità, ed era proprio ciò che era accaduto a loro.
Nonostante tutto e tutti si erano ritrovati.
Il suo destino sarebbe stato sempre e solo Sana.
“Non la conosco a sufficienza io e credi di conoscerla tu in così poco tempo?” ribatté Akito innervosito.

Sana non si apre completamente a me perché è convinta di amarti

Quelle parole continuavano a ripetersi e a risuonargli nella mente.
Anche se non l’avrebbe mai ammesso davanti a Marco, era furioso per ciò che aveva appena sentito.
Cosa doveva aspettarsi da una persona come lui?
Rispetto?
Nei confronti di chi poi?
Solo perché era il ragazzo di Sana?
Sapeva perfettamente l’effetto che Sana suscitava in ogni ragazzo con cui trascorreva anche solo poco tempo. Lei era così: un fulmine a ciel sereno. Aveva la straordinaria capacità di piombare nella vita altrui quando meno se lo si aspettava, e poi? E poi una volta entrata dentro, era impossibile farla uscire dal proprio cuore. Inevitabilmente ci si innamorava di lei, della sua forza, della sua vitalità, della sua testardaggine. Non si riusciva più a fare a meno della sua allegria, della sua gioia, della sua voce, delle sue battute senza senso.
Senza di lei la vita aveva un sapore diverso, perché lei rappresentava proprio essa.
Lei era unica.
“Ci provi gusto a provocarmi?”
“Lo sai perfettamente anche tu che sto solo affermando la verità!”
“Perché mai dovrei crederti?”
“Perché non dovresti?” esclamò Marco guardandolo fisso negli occhi.
Forse perché non voleva guardare in faccia alla realtà.

“Lo conosci?” le domandò Akito curioso.
Aveva notato l’espressione della sua ragazza cambiare notevolmente durante il corso della canzone.
“Come scusa?” gli chiese confusa.
“Niente” affermò il ragazzo, intuendo dal suo sguardo perso che Sana e il cantante si conoscessero.

Aveva riconosciuto il ragazzo.
Era la stessa persona con cui Sana stava allegramente chiacchierando quel giorno in cui per caso l’aveva incontrata e accompagnata ai studi fotografici. Lo stesso ragazzo che l’altro giorno l’aveva portata al mare per un motivo a lui sconosciuto.
Chissà quanto tempo avevano passato insieme?
Si ricordava perfettamente il suo sguardo così allegro e sorpreso, le sue morbide goti leggermente arrossate e il suo meraviglioso sorriso nell’attimo in cui quella sera i due stavano brindando.
La complicità e la semplicità con cui parlavano e si guardavano.
Un profondo sentimento di gelosia lentamente si fece largo in lui.
Cosa avrebbe fatto se Sana lo avesse abbandonato di nuovo?


Forse perché non voleva credere alla complicità e al legame nato in così poco tempo tra i due.
Non voleva nemmeno pensare a cosa avrebbe fatto se Sana non avesse fatto più parte del suo presente. Non poteva vedere un futuro senza lei accanto, perché quella semplice ragazza che gli aveva radicalmente sconvolto e cambiato la vita, era il suo ieri, il suo oggi e il suo domani. Ciò che viveva nel suo presente e nel suo futuro, era sempre inevitabilmente collegato al suo passato indelebile. Perché era solo grazie a lei e alla sua incredibile forza di volontà che era riuscito a diventare la persona che era tutt’ora.
Lei era vita. La sua vita!

“Ragazzi io vado” disse ad un tratto Marco alzandosi dal tavolo e raggiunto poco dopo da Sana.
“Ehi Marco tutto bene?” gli chiese apprensiva “Sei diverso dal solito…”.
“Non preoccuparti!” si sforzò di sorridere “Ci vediamo!”.
Qualche istante dopo Sana si voltò verso Akito che puntualmente si stava allontanando tra la folla. Velocemente cercò di raggiungerlo chiamandolo inutilmente.
“Ho capito…” sussurrò Sana una volta usciti dal locale “Marco non ti sta simpatico”.
“Ti sbagli” affermò di colpo il ragazzo “Sei tu stasera il problema”.
“Io sarei il problema? Che problema?” balbettò la ragazza non capendo.
“Non fare l’attrice con me!”
“Io non sto fingendo!” ribatté Sana “Non capisco che ti è preso!”.
“Scommetto che tu non te sei nemmeno accorta!” ghignò Akito.
“Accorta di cosa?” gli domandò continuando a non capire intanto che l’ansia cresceva dentro di lei.
“Ho visto il modo in cui eri assorta nei tuoi pensieri durante il brano che ha cantato” affermò arrabbiato il ragazzo “Il modo in cui ti guarda e ti sorride, come TU lo guardi!” puntualizzò “C’era del disagio tra di voi e sento che la causa sono io!”.
“Smettila!” urlò Sana mentre il volto le si bagnava.
Akito riscosso da quelle lacrime l’abbraccio forte.
Tutta la rabbia provata in quel momento svanì nel vedere la persona che amava piangere per lui.
“Io amo te” gli sussurrò stringendosi forte al suo petto “Ed è l’unica cosa che conta!”.


Forse perché voleva appigliarsi ai sentimenti sinceri confessati da Sana quella sera.
Sapeva perfettamente che non aveva negato nulla di ciò che lui le aveva malamente esposto.
Si era fidato di lei e delle sue parole non chiedendole più nulla.
Che avesse sbagliato?
Diamine! Perché non era stata sincera nei suoi confronti?
Cosa stava accadendo?
“Magari hai ragione, ma conosco perfettamente le persone come te!” affermò convinto Marco.
“Non sai nulla di me!” affermò alterato Akito scrutandolo furioso mentre il moro si limitava a ghignare soddisfatto.
I loro sguardi in quei pochi minuti di silenzio erano riusciti ad esporre il disprezzo e il fastidio che provavano l’uno per l’altro.
Non si sopportavano.
Come avrebbero fatto a condividere lo stesso tetto durante le vacanze invernali se non si potevano nemmeno vedere?
Sicuramente sarebbe stata un’impresa, una sfida da sostenere.
“Come vuoi” rispose Marco interrompendo quel gioco di sguardi e alzando le mani in segno di arresa “Io ti ho avvertito!”.
“Potevi evitare il disturbo!” esclamò inarcando un sopracciglio Akito mentre l’altro ragazzo si avvicinava alla sua moto infilandosi il casco e montando in sella al suo inseparabile mezzo.
Marco velocemente accese il motore ma un attimo prima di partire si voltò nuovamente verso il biondo scrutandolo attentamente.
“I rapporti vanno sempre curati e coltivati, altrimenti si rischia di lasciarli morire col tempo. Stai attento, non dare sempre tutto per scontato”
E detto questo il ragazzo ritornò a sfrecciare nel traffico notturno.
 
***
 
Distratta dalla vibrazione del telefono appoggiato sulla scrivania accanto al libro che stava sottolineando, Sana una volta arrivata al punto della frase che stava studiando, prese in mano il cellulare curiosa di leggere il contenuto del messaggio appena arrivato.

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Senza pensarci due volte, abbandonò immediatamente il libro di studio per raggiungere velocemente la porta d’ingresso in cui sapeva lo avrebbe trovato fuori ad attenderla.
Non si aspettava di ricevere un suo messaggio in così tarda serata.
Che fosse successo qualcosa di grave?
Sapeva che non era assolutamente una persona di troppe parole, ma quel semplice imperativo aveva scaturito in lei una serie di domande che non riusciva a dare alcuna risposta.
Scendendo le scale notò sua madre e la signora Shimura sedute comodamente sul divano a godersi un divertente programma televisivo. Quanto avrebbe voluto raggiungerle e ridere in loro compagnia, commentando così le varie scene e battute trasmesse in onda.
“Mamma, esco un attimo in giardino!” urlò Sana infilandosi il suo caldo giubbino.
Una volta fuori, chiuse rapidamente dietro di sé la porta di ingresso osservando attentamente la figura del suo ragazzo appoggiata al muro dell’edificio.
Non si era nemmeno voltato per salutarla o accoglierla e, da questo ambiguo comportamento, capì che c’era qualcosa di strano ma non riusciva a capirne la causa.
Era teso.
Lo aveva percepito dalla postura estremamente rigida che aveva assunto.
“Ciao…” sussurrò lievemente Sana avvicinandosi a lui timorosa di aver interrotto il corso dei suoi profondi pensieri.
Grazie alla leggera luce causata dai lampioni in strada e la minor distanza accumulata tra i due corpi, Sana riuscì a scrutare attentamente i muscoli tirati del viso di Akito, in particolare il suo sguardo si soffermò ad osservare quegli occhi d’ambra vuoti che fissavano un punto indefinito del giardino.
“È successo qualcosa di grave?” domandò non ricevendo alcuna risposta verbale da parte del suo ragazzo.
In compenso vide entrambe le mani di Akito serrarsi maggiormente mentre il suo sguardo serio e nervoso vacillava.
Ma cosa diamine era successo in così poco tempo?
Stava davvero preoccupandosi.
Perché non parlava?
Fino a qualche ora fa le sembrava che tra loro due fosse tutto normale, nonostante le ultime tensioni vissute a causa di Marco e Alex.
“Akito…” lo chiamò piano accarezzandogli il dorso freddo della mano.
“Perché?” affermò freddamente Akito continuando ad osservare il vuoto davanti a sé.
“Perché cosa?” chiese confusa Sana inarcando leggermente un sopracciglio “Spiegati, non capisco…”.
Detestava dialogare senza poter guardare negli occhi le persone.
Era un dettaglio fondamentale per lei vedere e osservare le varie reazioni che l’altro interlocutore provava. Era un'ulteriore conferma a ciò che si affermava.
“Perché non mi hai detto di Marco?!” esclamò voltando il capo verso di lei che sorpresa da questa rivelazione rimase senza parole.
Per nulla al mondo si sarebbe mai aspettata di sentire uscire quelle sette parole dalla bocca di Akito.
Come lo aveva saputo?
Lo aveva rivelato solo a Fuka e lei non si sarebbe mai sognata di tradire la sua fiducia.
Sana socchiuse leggermente le labbra cercando di emettere qualunque suono vocale, ma non ci riuscì. Fu pietrificata dallo sguardo accusatore e deluso di Akito.
Quell’occhiata gelida era riuscita a causarle dei terribili brividi lungo il suo corpo provocandole un senso di angoscia e paura.
Da quanto tempo non si sentiva così in compagnia di Akito?
Tanti, troppi anni.
Eppure… Era riuscita a percepire le stesse sensazioni provate ai tempi dell’elementari o delle medie.
Quel suo sguardo così duro, distaccato e freddo aveva ancora l’incredibile potere di raggelarla.
Dopo qualche attimo di esitazione Sana raccolse tutto il suo coraggio per affrontare quella fatidica e angosciante conversazione.
Senza alcun preavviso il destino aveva scelto per lei e, in quel momento, desiderava poter tornare indietro nel tempo in modo tale da riuscire a parlarne liberamente cogliendo il momento più opportuno.
“Non te l’ho detto perché immaginavo la tua probabile reazione...” cercò di spiegargli Sana.
Sapeva che la sincerità era sempre la miglior cosa, ma aveva avuto paura a rivelargli quel particolare così importante accaduto pochi giorni fa.
Si ricordava perfettamente la litigata di un mese fa avvenuta a fine serata al “Live Club!”.
Akito e Marco si erano visti solo in quella occasione ed era bastato quell’unica volta per sbilanciare il loro equilibrio. Non voleva in alcun modo rivivere quel momento, perché lei era incondizionatamente innamorata del suo ragazzo. Aveva già fatto la sua scelta e anche se Marco le provocava una sorta di attrazione non avrebbe mai ceduto.
Akito Hayama era il suo passato, il suo presente e il suo futuro e sarebbe stato sempre così.
“Perciò lo difendi?” esclamò accigliato il ragazzo fulminandola.
“Non lo sto difendendo!” affermò immediatamente la ragazza “Ma non voglio assolutamente che litighiate quando entrambi conoscete i miei sentimenti!”.
“Spiegami come faccio a crederti quando io stesso vi ho visti! Come faccio a fidarmi?”
“E io?” rispose persa nel suo sguardo timoroso “Come faccio a fidarmi di te e Alex?”.
Odiava quando le persone rispondevano altrettanto con una domanda.
Era come se si volesse sfuggire da quella determinata richiesta, come se si stesse giocando a chi riuscisse a deviare meglio la verità.
Forse però in quel caso la situazione era diversa.
Forse loro si trovavano nella stessa situazione ma non volevano ammetterlo.
Magari per colpa del loro orgoglio o per non essere troppo apprensivi nei confronti dell’altro, oppure ancora per lasciare la propria libertà.
Senza risponderle spostò il suo sguardo nervoso dalla ragazza al giardino silenzioso e invernale.
“Come…” gli chiese titubante nel formulargli quella domanda “Come lo hai saputo?”.
“Me lo ha detto lui stesso poco fa…”
“Ah!” affermò estremamente sorpresa.
Perché mai Marco avrebbe dovuto rivelare ad Akito questa informazione?
Si sa, non si può mai conoscere una persona affondo, ma era sicura che Marco non avrebbe mai utilizzato questi mezzucci per conquistarla. Aveva imparato a conoscerla e facendo così l’avrebbe solamente allontanata da lui.
“Dove lo hai incontrato?” domandò curiosa.
Voleva conoscere i dettagli, capire le reazioni di entrambi i ragazzi.
Sapere quanto si erano spinti.
“In un Fast Food lungo la strada principale… Ero in compagnia di Alex…”
“Eri con Alex?!” ripeté Sana spalancando gli occhi per ciò che aveva appena udito.
Perché non gli aveva detto che si sarebbero visti?
Avrebbe preferito conoscere immediatamente la verità, senza troppi sotterfugi… Ma del resto lei stessa gli aveva consigliato di starle vicino.
Che stupida!
“L’ho incontrata per caso” aggiunse osservando l’espressione confusa e delusa di Sana “La stavo investendo… Io… Ecco… Ero soprapensiero”.
Sana annuì leggermente.
Non riusciva ad affrontare il suo sguardo, non poteva rivelarsi a lui.
A lui che con un semplice gesto o sguardo riusciva a leggere il suo stato d’animo.
“Pensava ti stessi tradendo con Alex…” le confessò guardandola per un istante, come per riuscire a capire cosa stesse provando in quel determinato momento.
“Buonanotte!” affermò Sana voltandosi dopo quell’attimo di smarrimento.
Non aveva più la forza di affrontare quella conversazione.
Non voleva nemmeno pensare a ciò che lui gli aveva appena detto.
Cosa avrebbe fatto senza Akito?
Si sarebbe sentita persa e vuota esattamente come l’anno scorso.
Avrebbe risentito il dolore e la delusione di sei anni fa.
No!
Doveva scappare da lui e da quei terribili pensieri.
Akito immediatamente la prese per un polso.
Sapeva perfettamente che la reazione istantanea di Sana sarebbe stata quella di scappare.
Non era mai riuscita a padroneggiare i problemi che si creavano tra i due.
“Non ti ho tradita!”
“Certo… Lui ha una reazione esagerata così dal nulla!” ribatté alzando il tono di voce Sana cercando di scacciare le lacrime che volevano rigarle il viso.
“Ma cosa stai dicendo?”
“Se Marco ha pensato che tu mi stessi tradendo, significa che eravate in una situazione abbastanza intima!”
“Non è come credi!” affermò serio guardandola negli occhi.
“Come faccio a fidarmi di te?” gli chiese con un pizzico di ansia in voce.
“E io?” domandò Akito ripetendo la stessa frase pronunciata poco fa da Sana “Come posso fidarmi di te?”.
“Credo di averti spiegato il motivo per cui ti ho taciuto la sua dichiarazione! Non volevo in alcun modo turbare o sconvolgere il nostro equilibrio” rispose guardando attentamente quelle iridi ambrate “Non so però se il motivo per cui tu mi abbia nascosto di te e Alex sia lo stesso…”.
Akito sentendo ciò allentò la presa dal suo polso “Perciò credi più ad un ragazzo che malapena conosci che a me?”.
Sana osservando il muro accanto a loro non rispose mentre Akito deluso dalla sua staticità si incamminò verso la sua macchina.
In quel momento desiderava essere da tutt’altra parte.


SPOILER:
Erano circa le 18:00 quando Akito uscì dalla palestra pronto per tornare a casa.
“Ciao…” sussurrò timorosa una voce femminile.
Il ragazzo chiuse velocemente la porta per poi girarsi sorpreso verso di lei che si trovava in mezzo al cortile. Leggermente alzò il capo per salutarla, non si aspettava di vederla lì.




Ciao a tutte! ^.^
Come state??
Ieri sono ritornata dalle vacanze e ho deciso di aggiornare ora perchè mi sento in colpa, non volevo assolutamente lasciarvi in sospeso per così tante settimane... Soprattutto durante lo scontro tanto atteso!!
A chi date ragione, ad Akito o a Marco?
A Sana o Akito?
Spero non abbia deluso le vostre aspettative e, voglio ringraziare tantissima la carissima Stefy che mi ha aiutato con i suoi consigli! <3
Ultimamente sto avendo dei blocchi e, anche in vacanza, ho scritto solo un paio di paginette... Non avevo ispirazione e soprattutto ero distratta dal divertimento marittimo!!
Cercherò di recuperare, perciò non so che giorno della prossima settimana avverrà l'aggiornamento! Scusatemi!!
Un saluto e un forte abbraccio a Lolimik, Angel 92, Reginadeisogni e Love Kodocha!!!
Grazie di cuore a tutte voi che leggere, recensite e inserite nelle preferite, ricordate e seguite la mia FF! 
Grazie del vostro sostegno, per me è molto importante!!
Un bacione grande!!

Miky

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Capitolo 30
*** CAPITOLO 30 - FIDATI DI ME ***


CAPITOLO 30 ● FIDATI DI ME!
 

“Che diavolo ci fai qui a quest’ora?” domandò Simon non appena aprì la porta d’ingresso.
Era abbastanza tardi e non si aspettava di certo di ricevere visite a quell’ora.
“Anche per me è un piacere vederti Amico!” esclamò Marco entrando con un ghigno nell’abitazione di Simon “Non stavi andando a dormire vero?”.
Il ragazzo infastidito da quell’ultima affermazione inarcò un sopracciglio “Non credo che questa informazione placherebbe la tua voglia di chiacchierare!”.
Marco dirigendosi in cucina e girandosi di poco verso l’amico rise “Birra?”.
“Birra!” sospirò rassegnato Simon.
I due ragazzi dopo aver aperto le loro due bottiglie e scambiato due chiacchiere con il padre di Simon e la sua compagna, si avviarono in salotto per sedersi comodamente sul divano.
I genitori di Simon a causa delle troppe e continue litigate avevano deciso di divorziare quando lui aveva solo tredici anni. Si sa, per un ragazzino così giovane una notizia del genere può essere un evento molto traumatico.
L’adolescenza è un periodo contorno, pieno di mille dubbi, di continue novità, di prime esperienze, di sogni stravaganti e improbabili. Si provano diverse strade, sperimentando quelle più affine a noi, al nostro carattere, alla nostra personalità e hai nostri bisogni per capire ciò che siamo realmente. Si litiga continuamente con i propri genitori non riuscendo a trovare un punto d’incontro, ad instaurare un vero e proprio dialogo. Si ha voglia di vivere la propria libertà, di spiegare le ali verso un futuro diverso e ignoto, ma lì, sempre pronti a proteggerci, ci saranno i nostri genitori. Apparentemente crederemo che vogliano solo ostacolare i nostri piani, i nostri desideri ma in realtà vorranno solo aiutarci a percorrere la strada giusta. Perché si sa, i genitori hanno vissuto tutto quanto prima di noi.
Il passaggio dalla fanciullesca all’età adulta è un periodo complesso e purtroppo vivere quotidianamente delle pesanti liti in famiglia non aiuta. Vedere i propri genitori discutere con un tono di voce nervoso, infastidito, sentirli pronunciare parole pesanti che non si vorrebbero mai ascoltare… È davvero straziante. Capita che i figli si sentano in colpa dei continui litigi poiché non riescono a comprendere la ragione delle discussioni magari inutili. Non comprendono chi abbia ragione e chi torto, oppure, semplicemente, entrambi i genitori sbagliano per motivi diversi. Tengono nascoste preziose verità solo per non mostrarci le difficoltà della vita, in modo tale da poterle affrontare ad una maggiore età.
Simon inizialmente non aveva accettato la separazione dei suoi, costruendosi così un forte muro intorno a sé. Si rifiutava di studiare e faceva fatica a relazionare con i compagni di scuola, infatti trascorreva la maggior parte delle sue giornate in solitudine. I suoi genitori tristi e abbattuti per la terribile situazione del figlio decisero di contattare una psicologa valida ad affrontare il problema. Si sentivano in colpa perché non erano riusciti ad essere una vera famiglia e soprattutto dei bravi genitori, perciò volevano che Simon trovasse una persona con cui poter sfogare le proprie frustrazioni venendone in qualche modo a capo.
Per giunta per colpa del suo disinteresse nello studio, il ragazzo dovette ripetere l’ultimo anno delle medie e grazie a ciò conobbe Marco, un ragazzino dall’aria vispa e simpatica. Pur essendo così diversi caratterialmente i due riuscirono a legare e ad instaurare un rapporto di amicizia inaspettato e imprevedibile, nato semplicemente tra i banchi di scuola.
Marco era stato difficile da respingere. Con il suo incredibile carisma e la sua testardaggine, era riuscito a colpire Simon facendogli apprezzare con il tempo la sua presenza allegra.
Crescendo Simon cominciò a capire che i suoi genitori separandosi avevano fatto la scelta migliore, non potevano continuare a vivere così. Avevano bisogno entrambi di ritrovare serenità e pace, e stando insieme ciò era impossibile.
“Hai parlato con Will?” affermò Simon seduto all’angolo del divano.
“Non ancora!”
“Dovresti chiamarlo”
“Lo so…” rispose Marco bevendo un sorso dalla sua bottiglia e facendo cadere il discorso.
Sapeva perfettamente che Simon aveva ragione, non potevano continuare ad ignorarsi.
Erano stati entrambi nervosi per motivi diversi e dovevano chiarire il disagio creato nel gruppo.
Will era uno dei suoi amici più cari, lo aveva conosciuto tramite la loro passione comune e, fin dal primo momento, avevano sentito la sintonia nata grazie alla musica.
“Ho visto una persona…” interruppe il silenzio Marco ripensando a ciò che era accaduto poco tempo fa.
“Lasciami indovinare!” affermò Simon con noncuranza.
“No” rise Marco “Non è lei!”.
“Ah no?!” domandò sorpreso l’amico “E allora chi hai visto?”.
Il ragazzo lo guardò attentamente, curioso di osservare la reazione che Simon avrebbe avuto da lì a pochi secondi.
“Alex”
Solo sentendo pronunciare quel semplice nome, Simon cambiò radicalmente espressione.
Non era possibile.
Non la vedeva da due anni, esattamente da quando aveva terminato il liceo.
Aveva provato molte volte ad instaurare un rapporto di dialogo con lei, ma ogni singola occasione veniva rovinata da qualche imprevisto, impedendo così che i loro occhi si incrociassero.
Alex era pericolosamente bella con i suoi lunghi capelli castani e quegli occhi color del bel cielo azzurro. Difficilmente non la si notava nei corridori, anche se lei sembrava volesse sfuggire dalle continue avances prestatele da molti ragazzi della scuola. Sia dai suoi sguardi che dai suoi atteggiamenti sembrava come infastidita dal mondo esterno. Era come se volesse semplicemente vivere da un’altra parte per sfuggire da quella realtà che la circondava inevitabilmente.
Era la classica bella ragazza dal fascino misterioso e irraggiungibile.
Era difficile saperla prendere e poche persone avevano potuto godersi il suo sorriso sincero.
Il suo viso era sempre molto tirato e triste, come se non conoscesse o non ricordasse la bellezza che la vita poteva offrirle. Forse semplicemente rifiutava la felicità.
Ma perché?
Tante volte Simon aveva provato a rispondere a quella difficile domanda, ma non era mai riuscito a trovare una possibile soluzione.
Alex non raccontava mai nulla della sua vita privata. Ascoltava inespressiva i discorsi dell’altro interlocutore senza mai legarsi o consigliargli con affetto. Era distante, come se rifiutasse ogni sorta di rapporto stretto.
Simon aveva notato il suo strano cambiamento avuto da lì ad alcuni mesi dopo. Infatti per caso un giorno l’aveva vista seduta su un muretto insieme ad una compagnia poco affidabile.
Conosceva alcune persone di quel gruppo e non gli piaceva per nulla la strada che la ragazza aveva deciso di percorrere. La maggior parte di loro si preoccupava solo di trovare nuovi svaghi divertenti, spendendo magari anche inutilmente i loro soldi in stupide scommesse o frequentando persone che gli vendesse alcol o droga. Altre volte invece organizzavano corse ad orari assurdi sulle strade principali, creando disordine e disagi nei confronti degli altri cittadini.
Come se non bastasse, Simon aveva notato che in quell’ultimo periodo, le stava spesso accanto un ragazzo muscoloso e dal viso beffardo ma che sapeva il fatto suo. Qualche volta finite le lezioni lo aveva visto aspettarla accanto alla sua moto nel cortile della scuola, intuendo così che tra i due stesse nascendo una relazione.
Aveva sperato tante volte che quel ragazzo poco raccomandabile riuscisse a portare un po’ di gioia e serenità nella vita di Alex, ma con il trascorrere delle settimane capì che le stava solamente rovinando la vita. Raramente la vedeva puntuale a scuola la mattina, probabilmente per le sue uscite in tarda serata e, durante gli intervalli, notava il suo viso estremamente sciupato, spensierato e stanco. Forse le bravate combinate con i suoi amici riuscivano a distrarla dai suoi problemi però Simon vedeva la svogliatezza con cui viveva le sue giornate.
Eppure a lei andava bene così… Perché?
Perché non provava a migliorare la sua vita?
I suoi genitori non la rimproveravano per il suo comportamento sconsiderato?
Non si preoccupavano per la brutta strada che aveva scelto di percorrere?
“Era con un ragazzo” riprese Marco “Non ti interessa sapere con chi era?”.
“Perché mai dovrebbe?”
“Avanti…” ghignò l’amico “Lo so che avevi un debole per lei! Non negarlo, non a me!”.
“E quindi?” chiese Simon scocciato.
“Akito. Il fidanzato di Sana!” affermò con estrema lentezza per poi aggiungere dopo qualche secondo di silenzio “Altra birra?”.
“Decisamente!” rispose il riccio toccandosi il viso con entrambe le mani.
Marco velocemente andò a recuperare in frigo altre due bottiglie di birra e, una volta aperte, ritornò a sedersi sul divano in attesa che il suo amico si riprendesse dalla notizia appena ricevuta.
“Spero non avrai combinato stupidaggini!”
“Nessuna…” chiarì il moro “Semplicemente gli ho aperto gli occhi su come stanno realmente le cose!”
“Sarebbe?” domandò inarcando un sopracciglio preoccupato.
“Gli ho visti vicini. Tropo vicini!”
“Hai visto la realtà dei fatti o solo ciò che volevi credere?”
“Non voglio che prenda in giro Sana!” esclamò irritato Marco “Non merita di essere trattata così!”.
“Ok Supereroe! Intendi parlarne con Sana?”
“Si…” annuì il ragazzo “È meglio che conosca una sofferente verità piuttosto che una falsa illusione…”.
Simon annuì in silenzio.
Sapeva che l’amico parlava per sua esperienza personale.
“Comunque…” riprese a parlare poco dopo Marco “Sana mi ha invitato al compleanno di una sua amica. Si terrà in montagna durante le vacanze natalizie!”.
“Quella ragazza non smette di sorprendermi!”
“Già… Ho pensato che potremmo festeggiare lì il capodanno!”
“Detesto la montagna!” commentò Simon con una smorfia.
“Strano! Avrei detto che fosse il tuo habitat!”
“Non ho alcuna intenzione di passare un solo giorno in quel gelido e noioso posto!”
“Nemmeno se ci sarà Alex con noi?”
“Che stai dicendo?” domandò per l’ennesima volta sorpreso.
“Potrei chiedere all’amica di Sana di invitarla!”
“Hai fumato per caso prima di venire qui?”
“No, perché? Sono serio!”
“Tu sei pazzo!” affermò Simon sconvolto “Non eri mica arrabbiato perché quel tipo biondo era in compagnia di Alex?!”.
“Ovvio, lo sono ancora! Ma è lui che deve capire e comprendere gli errori che sta compiendo, inoltre magari è la volta buona che Sana apra gli occhi!”
“Sei incorreggibile…” scosse il capo l’amico.
“Allora verrai?” ghignò Marco.
“Comincia a fare pace con Will, poi ne riparliamo!”
“Evvai!” esclamò entusiasta il ragazzo “Lucas sicuramente quando lo saprà non starà nella pelle!”.
 
***
 
La sveglia di Sana il giorno dopo suonò alla solita ora.
Non aveva alcuna voglia di alzarsi dal letto, poiché quella lunga notte l’aveva trascorsa a rigirarsi nel letto, ancora scossa dalla litigata accesa con Akito.
Automaticamente, senza aprire occhio, allungò un braccio per spegnere l’interruttore dell’orologio che emetteva una musica fin troppo allegra e rumorosa per il suo umore letteralmente a pezzi.
Stiracchiandosi lentamente si stropicciò gli occhi e, una volta aperti, constatò che la sua stanza era ancora buia. Colpa del gelido inverno che accorciava di gran lunga le giornate.
A mente lucida ripensò a quanto era accaduto la sera precedente, rendendosi così conto di aver leggermente esagerato a reagire così. Non aveva avuto fiducia nel ragazzo che tanto amava a causa della gelosia.
Era stata impulsiva e aveva parlato senza pensare alle conseguenze.
Avrebbe dovuto chiarire con Akito il prima possibile.
Con estrema lentezza si alzò dal letto dirigendosi verso lo specchio appeso al muro in camera sua, la sua immagine riflessa era a dir poco orribile. Le sue occhiaia erano ben evidenziate esattamente come i suoi occhi assonnati e rossi.
“Sarà una lunga e dura giornata…” sbuffò Sana aprendo l’armadio per scegliere gli abiti da indossare e dirigendosi poi in bagno a lavarsi e a darsi una sistemata.
Come capitava ormai spesso in quell’ultimo periodo il tempo era pessimo, esattamente come il suo stato d’animo abbattuto. Una volta pronta la ragazza si diresse con la sua macchina all’università, pronta a sostenere una noiosissima lezione.
“Che faccia!” esclamò Fuka vedendola sedersi accanto a lei in aula “Hai dormito?”.
“Non proprio…” affermò appoggiando la testa sul banco.
“È successo qualcosa?” chiese Hisae preoccupata.
“Si… Ho fatto un casino…”
“Buongiorno ragazzi!” disse la professoressa entrando in classe e iniziando immediatamente la lezione.
Diversamente dalle altre volte Sana si concentrò sulla spiegazione del nuovo argomento prendendo attentamente appunti, in modo tale da potersi distrarre per qualche ora da ciò che era accaduto la sera precedente.
“Ma che sarà successo?” domandò Aya non ricevendo alcuna risposta.
Fuka, Hisae e Aya rimasero sconvolte nel vedere la loro amica così concentrata e silenziosa, soprattutto quando terminata la lezione si alzò riordinando i suoi libri di testo senza alcuna lamentela.
“Ci vediamo dopo!” affermò Sana con un sorriso sforzato, avrebbe avuto un’ora di pausa prima della prossima lezione.
Arrivata fuori dall’aula sentì una fredda mano afferrarle delicatamente il polso.
Sussultò leggermente a quel semplice contato, ricordandosi immediatamente la presa sicura e decisa di Akito della sera precedente.
“Possiamo parlare?”
“Oh… Ciao Marco…” rispose voltandosi di poco.
“Stai bene?” chiese preoccupato accarezzandole una guancia.
“No” scosse la testa Sana “Scusa… Ma oggi non ho proprio voglia di parlare” e detto ciò si incamminò nel corridoio.
“Vieni con me!” affermò prendendole una mano e trascinandola via con sé velocemente verso l’uscita.
“Dove mi stai portando?”
“Ora vedrai!”
“Ma Marco!” ribatté confusa “Non possiamo… Tra poco c’è lezione!”.
“Non preoccuparti! Arriveremo puntuali” la rassicurò porgendole il casco della moto “E poi è un'emergenza!”.
“Ma…”
“Mica non avevi voglia di parlare?”
“Io…” sussurrò confusa e sorpresa.
“Avanti andiamo!” sorrise dolcemente Marco salendo in sella alla sua moto.
Dopo un attimo di smarrimento Sana decise di accettare l’improvviso invito del suo amico e infilandosi il casco, salì con una sciolta mossa dietro di lui che, accendendo il motore, si avviò tra le strade trafficate della città.
Non sapeva di preciso come era riuscito a convincerla, forse erano stati i suoi occhi così preoccupati e allo stesso tempo sicuri, esattamente come le sue parole così azzeccate e misteriose. Sta di fatto che ancora una volta, si trovava ad affrontare un viaggio senza conoscerne la metà.
Si fidava di lui e delle sue sincere parole.
“Eccoci, siamo arrivati!” affermò Marco accostando sul bordo destro della strada.
Il tragitto era durato all’incirca dieci minuti, erano rimasti in città.
“Dove mi hai portata?” chiese guardandosi intorno mentre Marco l’aiutava a scendere dalla moto.
“Ancora un attimo di pazienza!” rispose con un sorriso e incamminandosi in un vicoletto poco affollato.
Pochi minuti dopo si ritrovarono all’interno di un’ampia cioccolateria molto moderna in cui si poteva acquistare una quantità differente di caramelle di ogni gusto, oppure sedersi comodamente al proprio tavolo gustandosi una buona cioccolata calda.
“Caspita…” spalancò gli occhi Sana “Quanti dolci!”.
Marco rise divertito accomodandosi in un tavolino posto vicino alla finestra.
“La cioccolata è l’antidepressivo per eccellenza!” spiegò il ragazzo “E tu Rossa, hai proprio bisogno di questa fonte di felicità!”.
“Marco…” sussurrò colpita da quella semplice frase così veritiera “Grazie…”.
“Non devi ringraziare me, ma chi lo ha inventato!” scherzò Marco felice di essergli stato d’aiuto per poi voltarsi in cerca della cameriera.
“Buongiorno, può portarci due cioccolate calde?”
“Certamente!” rispose gentilmente la ragazza con un piccolo sorriso.
“Sana…” affermò poco dopo il ragazzo “Ieri sera ho visto…”.
Non voleva parlargliene in quel momento, ma sapeva perfettamente che prima o poi il discorso bisognava affrontarlo.
“Lo so…” abbassò tristemente gli occhi Sana “Akito mi ha raccontato tutto…”.
“So che non erano affari miei, ma non voglio assolutamente che tu possa provare ciò che ho passato io...”
Sana sospirando annuì “Ieri abbiamo litigato e quando mi ha raccontato tutto ciò… Ecco io… Io ho creduto che mi avesse tradito con quella ragazza… Quando invece sono stata io a tradirlo. Ho tradito la sua fiducia!”.
Leggermente Sana alzò il capo verso l’alto guardando il soffitto color crema.
Le veniva da piangere, ma non voleva assolutamente farlo.
“Quando li ho interrotti, sembrava che stessero affrontando un argomento serio… Non so esattamente di cosa stessero parlando o che intenzioni avessero ieri sera, ma il tuo ragazzo non può prestare certe attenzioni ad un’altra donna. Sei tu la sua ragazza!”
“Sono stata io a dirgli di starle vicino. Perciò ora pago le conseguenze!” ribatté sconfitta Sana.
“Ma è stato lui a sceglierlo!” esclamò alterato Marco “Non lo hai minacciato con una pistola!”.
“Vero…” gli rispose abbassando gli occhi verso la cioccolata che nel frattempo era stata portata al tavolo “A proposito… La cioccolata è buonissima!”.
“Ti devi sempre fidare di me!”
 
***
 
Era stata decisamente una pessima giornata, oltre che nottata.
Non aveva chiuso occhio per tutta la notte, turbato dai terribili pensieri che affollavano la sua mente. Era deluso, non si aspettava di ricevere quella mancanza di fiducia proprio da Sana. Lei che era stata la prima persona, oltre a Tsuyoshi, a fidarsi veramente di lui, a riuscire a vedere un suo lato buono.
Non riusciva a spiegarsi il perché, ma sentiva che entrambi si stavano allontanando sempre di più, come se stessero vivendo due vite separate ricongiunte solo nel momento in cui si incontravano.
Che cosa stava accadendo?
Come si erano ridotti così?
Stanco di quei continui tormenti Akito quella mattina aveva deciso di andare a correre al parco. Proprio come una volta voleva semplicemente sfuggire dai problemi che si insediavano nella sua vita con tanta semplicità e che non lo lasciavano libero di respirare, di pensare!
Nemmeno durante la lezione pomeridiana di karate era riuscito a distrarsi. Si sentiva soffocare dalle continue preoccupazioni e, quei bambini che quel giorno erano più agitati del solito per l’arrivo del natale, non lo aiutavano per nulla, anzi… Lo innervosivano a dismisura.
Desiderava solo tornare a casa, farsi una rigenerante doccia e buttarsi letteralmente sul letto sperando di riuscire a dormire almeno qualche ora.
Erano circa le 18:00 quando Akito uscì dalla palestra pronto per tornare a casa.
“Ciao…” sussurrò timorosa una voce femminile.
Il ragazzo chiuse velocemente la porta per poi girarsi sorpreso verso di lei che si trovava in mezzo al cortile. Leggermente alzò il capo per salutarla, non si aspettava di vederla lì.
L’espressione sui loro volti era molto simile: vuoti, assenti, persi e tristi.
Lentamente le andò incontro e, senza dirsi alcuna parola, si avviarono insieme per le vie della città in silenzio, ascoltando solo il mormorio dei cittadini che passeggiavano in strada unito al rumore del traffico. Il natale incredibilmente si stava avvicinando e questo lo si poteva notare dalle luci natalizie presenti nelle vie del centro o nelle moderne decorazioni utilizzate nei negozi. Molte persone camminavano con in mano differenti sacchetti, i quali sicuramente contenevano misteriosi regali di varie dimensioni. I visi dei passanti se pur stanchi per l’impegnativa e nervosa giornata di lavoro, di scuola o per i propri impegni personali, risultavano sorridenti per le vacanze che presto sarebbero giunte. Natale aveva lo strano potere di riunire famiglie e amici in un festoso cenone.
Senza accorgersene, Sana e Akito si ritrovarono a passeggiare nel parco ormai spoglio, fino a giungere davanti al loro posto speciale: il gazebo.
Entrambi si sedettero uno accanto all’altra con lo sguardo fisso verso il buio orizzonte, illuminato solamente grazie alla presenza di qualche lampione. Il silenzio, unito al disagio di dire qualcosa di sbagliato o di irrimediabile, erano padroni della situazione.
“Scusa…” sussurrò Sana appoggiandosi sulla spalla di Akito “Sono stata una stupida!”.
Il ragazzo, se pur contento per il gesto inaspettato di lei, non si mosse. Voleva ascoltare attentamente le sue spiegazioni perché a volte un semplice “Mi dispiace” non basta a risolvere i problemi, anche se sicuramente era un buon inizio per poter chiarire.
“Io mi fido di te, è solo che…” continuò chiudendo gli occhi per trattenere le lacrime che prepotenti volevano uscire.
Akito si voltò in cerca dei suoi occhi color cioccolato e, dolcemente, le alzò il viso mentre Sana, imbarazzata e timorosa per ciò che stava per pronunciare, abbassò lo sguardo.
“È solo che sono gelosa. Troppo gelosa… Ma non perché io non mi fida di te. Io ti amo con tutta me stessa ma ho paura che qualche ragazza migliore di me ti possa portare via… Che tu veda in un’altra ciò che io non posso darti!” affermò Sana ansiosa mentre lacrime salate le rigarono il viso.
Il ragazzo dolcemente prese il suo delicato viso tra le mani e, accarezzandole le guance con il pollice, asciugò quelle lacrime che esprimevano tutto il dolore per ciò che era accaduto nell’ultimo periodo.
Finalmente Sana aveva espresso il suo parere.
Gli aveva confessato i suoi pensieri, le sue paure, le sue emozioni.
Come poteva credere dopo tutto ciò che avevano passato che lui potesse preferire un’altra ragazza al posto di lei. Era teoricamente e praticamente impossibile. Senza la sua Sana, la sua vita era insapore, incolore e inodore.
Lei era tutto.
Riusciva inspiegabilmente a dar luce e colore alla sua vita, rendendola incredibilmente migliore grazie solo alla sua presenza. Forse pareva una cosa impossibile da comprendere o da realizzare, ma per lui era veramente così.
Sana era il centro del suo mondo e un giorno glielo avrebbe dimostrato concretamente.
I loro occhi mostravano apertamente il loro amore e le loro angosce, erano nudi di fronte all’evidenza. Stavano infatti commettendo gli stessi sbagli del passato a causa della mancata sincerità e fiducia. Entrambi dovevano credere solo alle parole e al legame che li univa, senza dar ascolto a terze voci. Dovevano essere loro i protagonisti della loro storia d’amore, scegliendo e decidendo unicamente grazie al loro istinto e volere.
“Fidati di me!” affermò deciso e sicuro guardandola negli occhi “Il resto non conta!”.
Akito velocemente si impossessò delle labbra di lei, come per comunicarle ciò che solo lei aveva il potere di fargli provare. Con Sana seguiva unicamente ciò che il suo cuore gli consigliava di fare. Le sue azioni irrazionali venivano da sé, proprio come l’amore che non conosceva alcuna logica.
Era un bacio voluto, bramato, desiderato.
Era un bacio che esprimeva amore e sicurezza.
Era un bacio che voleva eliminare ogni singola paura provata fino a quel momento.
Le loro labbra si staccarono in modo tale da riprendere ossigeno, ma i loro corpi rimasero uniti nel rassicurante e confortevole abbraccio. L’unico desiderio era quello di rimanere così più a lungo possibile, perché solo nelle braccia dell’altro si sentivano realmente a casa.
“Stai con me stanotte…” sussurrò Sana nascosta tra l’incavo del collo di Akito.
“Sempre!” le rispose stringendola forte a sé e respirando il buon profumo che emanavano i suoi capelli.
“Prima di andare a casa voglio portarti in un posto!” affermò donandogli un piccolo sorriso.
“Dove?” chiese inarcando un sopracciglio curioso.
“Shh… Da quando sei così loquace?” scherzò Sana alzandosi e correndo verso il luogo che aveva deciso di mostrargli.
Akito ghignò e facendosi trascinare dalla sua stretta di mano, la seguì.
Pochi minuti dopo si ritrovarono in una via in cui non vi era anima viva, probabilmente a causa dell’ora di cena.
“Dove mi hai portato?” chiese Akito guardandosi intorno e notando davanti a sé una dimora mal ridotta.
“È una casa abbandonata!” esclamò Sana indicando con il capo l’abitazione.
“Ma va!” affermò sarcastico il ragazzo “Credevo fosse un edificio all’ultima moda!”.
“Da piccola quando ritornavo a casa dai studi televisivi, vedevo ogni volta quest’abitazione attraverso il vetro della macchina e spesso immaginavo di abitare lì…” spiegò Sana con un lieve sorriso avvicinandosi al cancello colmo di ruggine “Mi ha sempre colpito! Lo so, è vecchia e praticamente si regge a mal appena in piedi, però non so… Ha qualcosa che mi affascina, è sublime… Nonostante il tempo sia passato ogni dettaglio di quest’ambiente possiede un particolare che ha lasciato il segno, e noi in base a ciò, interpretiamo ogni traccia grazie alla nostra sensibilità e immaginazione. Chissà che storia nasconde questo luogo abbandonato… Sai, mi piace poter immaginare un possibile arredamento in ogni spazio, a partire dal giardino fino ad arrivare all’interno di ogni stanza. Ricostruire un ambiente secondo il proprio gusto e preferenza!”.
“Ci sei mai entrata?”
“Si… Io e Hisae un pomeriggio d’autunno stavamo ritornando a casa da scuola, quando improvvisamente aveva iniziato a diluviare. Passando per caso in questa via notammo questa casa e abbiamo provato ad aprire il cancello. Inaspettatamente l’inferriata era solo accostata e di conseguenza abbiamo approfittato per ripararci sotto il portico del terrazzino!” raccontò Sana indicando poi il cancello “Purtroppo però ora è legato con una catena…”.
“Scavalchiamo allora!”
“Ma sei pazzo?!”
“Diamo solo un’occhiata!”
“E se ci beccano?”
“Ma va! È buio, chi vuoi che ci veda!”
“Non so…”
“E poi lo hai già fatto!”
“Va bene…” annuì Sana ritrovandosi pochi istanti dopo insieme ad Akito all’interno del giardino della villa.
Il giardino era molto ampio e colmo di fastidiose erbacee cresciute ad un’altezza insolita e sproporzionata, due alberi ormai spogli si trovavano accanto alla seppie che faceva da confine. Al centro vi era uno stretto vialetto in salita che portava all’ingresso dell’abitazione posta su due piani. I muri erano alquanto vecchi e rovinati, su una parete scendeva in modo disordinato una pianta sempre verde.
“Hai visto, servono le chiavi!” esclamò Sana mentre Akito cercava di forzare la serratura della porta.
“Entriamo dalla finestra!” propose il ragazzo immediatamente.
“E se tornassimo un altro giorno?” rispose la ragazza prendendogli la mano ormai gelida “Sta diventando tardi, e ormai è talmente buio che anche se entrassimo non riusciremmo a vedere nulla... Può essere pericoloso!”.
“Si… Hai ragione” annuì pensieroso “Torneremo un’altra volta!”.


SPOILER:
Ancora una volta sentiva il suo stomaco contorcersi per ciò che i suoi occhi stavano assistendo. Si sentiva a disagio, come se fosse lei quella fuori posto, ma perché?
Era lei la fidanzata di Akito, non c’era alcun motivo di sentirsi così.
Eppure quei due ragazzi sembravano che vivessero sulla stessa lunghezza d’onda, che si capissero con estrema facilità. Che cosa avevano in comune?
Non c’erano dubbi, Alex era perfetta. Per Sana, lei non aveva difetti. Era una bellissima ragazza dai modi così raffinati e spontanei che le davano un’incredibile aria seducente. Aveva notato il cambiamento dei suoi occhi rispetto a quella sera in cui Akito l’aveva difesa, erano più tranquilli e rilassati. Era serena e i suoi sorrisi erano così sinceri e allegri.
Che fosse la compagnia di Hayama a farla sentire così?

“Fidati di me!” affermò deciso e sicuro guardandola negli occhi “Il resto non conta!”

Era difficile, estremamente complicato. Si fidava di Akito, ma allo stesso tempo non riusciva a sentire la sicurezza di un tempo. Si sentiva come minacciata dalla presenza di Alex. Perché?
Che si stesse rompendo qualcosa nel loro rapporto?
Che stessero trascurando qualche ingrediente importante?

***
 
Faceva a posta a creare problemi, oppure gli veniva naturale?
Non lo sopportava per nulla.
Lo innervosiva il solo pensarlo, figuriamoci la sua immagine concreta.
Quella serata era solo una mini prova su ciò che lo attendeva in vacanza, sicuramente avrebbe dovuto iscriversi ad un corso accelerato che insegnava a gestire e a controllare la rabbia. 



Ciao a tutte ragazze!! ;D
Ecco arrivato "puntuale" il nuovo capitolo ^.^
Ho pensato di lasciare uno spoiler un po' più lungo del solito perchè non so di preciso quando aggiornerò.
Il prossimo capitolo (ovvero il 31) è stato un capitolo molto lungo e abbastanza difficile da scrivere siccome ho raccontato varie situazioni che accadranno in una serata, oltre la presenza di tutte le coppie della FF! Ci ho lavorato da prima che partissi per le vacanze e, tra un interruzione e l'altra, la mancanza di ispirazione, problemi accaduti con il pc (si, mi si era pure cancellato il file dal computer a causa di un mancato funzionamento di Word, fortunatamente avevo inviato il capitolo alla mia amica Luci!! Altrimenti apriti mondo -.-") sono riuscita a concluderlo solo l'altro giorno. Perciò in questi giorni comincerò a scrivere il capitolo 32, sperando di riuscire a trovare le parole su ciò che voglio far accadere!
Ritornando al capitolo appena postato... Forse vi aspettavate che Akito e Sana non facessero pace così facilmente e soprattutto senza un vero e proprio chiarimento, ma secondo me il loro rapporto si basa appunto sui gesti e sulla fiducia e non sulle belle parole (infatti non parlano sul rapporto che entrambi hanno creato con i "loro terzi").
Il problema è: la fiducia basterà? Dallo spoiler non sembra, perciò vi lascio immaginare cosa può essere accaduto! 
Sana mostra ad Akito un posto che l'ha sempre incuriosita e, nella mente del ragazzo, si fa largo un'idea! Credo proprio che abbiate capito ciò che sta pensando!!
Sinceramente io avrei paura ad entrare in una casa abbandonata, soprattutto a quell'ora... Però ognuno ha i suoi disagi, paure e timori! Il mondo è bello perchè è diverso insomma! ;) Comunque Sana consiglia al suo ragazzo di ritornare un'altra volta perchè essendoci buio può essere pericoloso entrare in un ambiente sconosciuto e mal ridotto.
Il bar che vende cioccolate calde e caramelle sciolte, esiste davvero e infatti mi sono ispirata ad un locale che si trova a cinque minuti dal mio Paese. 
Infine la descrizione dell'adolescenza è vista secondo il mio punto di vista e su ciò che ho potuto constatare con le mie esperienze. Spero che la parte in cui si racconta della vita di Simon non vi abbia annoiato e sinceramente a me ha fatto molto piacere scrivere la sua scena perchè è un modo per farvi conoscere i personaggi che io stessa ho inventato. Inoltre qui si scopre un po' del passato di Alex, ecco perchè Marco non la vede di buon occhio. Si è soffermato sull'apparenza vedendola come una snob figlia di papà. Vi informo anche che lei è più piccola di un anno o due rispetto al resto dei personaggi, infatti ha appena terminato la maturità e sta aspettando di fare l'esame di pratica per la patente.
Ho commentato al contrario il capitolo, ma fa niente ahah xD
Ringrazio di cuore Lolimik, ReginadeiSogni, Angel 92, Love Kodocha, Sel 97, _Lucykagomedragneel_, Drizzle__93, Sirenetta91, Anaiv, Diosaunica, Elamela, G_Love_A, Mari1983, Kiss99, Piccolasognatrice91, Vale_89, Lasayuri 10 per il vostro sostegno e per le belle parole che tutte le volte mi dedicate!
Mi rendete felice e cosa più importante, in questo sito ho conosciuto persone veramente belle e speciali! <3 <3 <3
Ora vi saluto che penso di essermi dillungata abbastanza!
Un bacione grosso e buon fine settimana Ragazze!

Miky

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Capitolo 31
*** CAPITOLO 31 - E SE LA FIDUCIA NON BASTASSE? ***


CAPITOLO 31 ● E SE LA FIDUCIA NON BASTASSE?
 

Mercoledì sera i ragazzi invitati al compleanno di Fuka, si ritrovarono al Big Apple con lo scopo di organizzarsi per le vacanze invernali. Il semplice pub era posto su due piani: in quello terreno ci si poteva tranquillamente sedere a bere il proprio drink e ballare al centro della stanza, mentre in quello superiore ci si divertiva con le macchinette che offriva la sala giochi.
Dopo che ognuno ebbe ordinato il proprio drink, il numeroso gruppo di amici decise di dirigersi al piano superiore per giocare qualche partita ai videogame in modo tale da eliminare la timidezza o il disagio presente in alcuni momenti.
Si sa, alcuni dei nuovi arrivati non andavano molto a genio alla vecchia compagnia per ovvi aneddoti accaduti negli ultimi mesi trascorsi. Come ormai risaputo, Akito e Marco non si erano mai visti di buon occhio e, con la litigata avvenuta solo pochi giorni prima nei confronti di Sana, la situazione era tremendamente peggiorata. Non intendevano chiarire la faccenda, ognuno convinto dei suoi ideali e, come se non bastasse, la presenza dell’altro alterava reciprocamente il loro umore. Ovviamente non si erano rivolti nemmeno una singola parola, figuriamoci un saluto.
Entrambi si limitavano a squadrarsi con estrema attenzione, osservando soprattutto il comportamento tenuto nei confronti della ragazza a cui tenevano. Di conseguenza Sana, contro la sua volontà, si ritrovò in mezzo a due fuochi molto pericolosi, poiché sarebbe bastata una semplice mossa, a far esplodere completamente la situazione. Non sapeva se sarebbe arrivata viva a fine serata… Figuriamoci un’intera vacanza in compagnia sia di Akito che di Marco.
Molto probabilmente sarebbe finita al manicomio!
Poco distanti da quel triangolo, si trovavano l’ex coppia storica: Aya e Tsuyoshi.
Erano uno a pochi metri dell’altra e, anche se i loro cuori in quel momento viaggiavano in due direzioni diverse, le loro menti erano più unite che mai. Tutti e due si stavano domandando come avrebbero fatto a trascorrere una vacanza insieme. L’ultima volta infatti erano ancora due felici e sereni fidanzati, mentre ora, erano esattamente l’opposto. Era difficile, estremamente e completamente complesso ricominciare da capo senza quella persona di riferimento accanto. Praticamente erano cresciuti insieme, imparando a sostenersi avvicenda ogni qual volta ce ne era stato bisogno, invece ora alleggiava aria di imbarazzo e di disagio.
Questa sarebbe stata la loro prima vacanza da ex, come si sarebbero comportati se si fossero ritrovati nella stessa stanza? Entrambi non osavano nemmeno ad immaginarlo.
Da quella sera non avevano mai avuto modo di parlare nemmeno come due semplici amici, perché in fin dei conti l’amicizia tra ex non poteva esistere.
“A cosa potremmo iniziare a giocare?” domandò Fuka entrando in sala giochi.
“Corsa in macchina?” propose Lucas.
“No, non ho voglia!” rispose Sana concorde con alcuni del gruppo.
“Io ci sto!” esclamò Gomi sorprendendo in particolar modo la sua fidanzata.
Aveva capito bene?
Gomi e Lucas avrebbero giocato insieme?
Oh mamma… Prevedeva solo guai!
Non era mai successo nulla tra lei e Lucas, anzi ad essere completamente sinceri non gli aveva mai dato troppa confidenza o importanza, ma aveva lo stesso una terribile paura che in qualche modo lui potesse infastidire il suo ragazzo. Sapeva che anche se Gomi tendeva a nascondere il suo lato più dolce di fronte agli altri, era una persona molto gelosa e protettiva nei suoi confronti e, cosa più importante, non aveva alcuna intenzione di ritrovarsi in una situazione made Sana e Akito.
Non le erano mai piaciuti i triangoli, preferiva essere chiara e concisa con ogni persona con cui aveva una qualunque relazione.
“Vieni anche tu?” aggiunse Gomi abbracciandola.
“Ce-certo…” affermò con un pizzico di agitazione “Aya accompagnami!”.
Si ricordava perfettamente il viaggio in macchina dell’estate appena passata, perciò sapeva perfettamente che la sua dolce amica aveva un debole per i veicoli.
Velocemente Hisae, Gomi, Aya e Lucas seguiti da Will, si avviarono verso il gioco che avevano optato di fare mentre Takaishi, osservando l’espressione tesa di Tsu, gli domandò se gli andasse di fare una partita a palla canestro.
“Giochiamo a biliardo?” domandò Alex prendendo una stecca appoggiata al tavolo dallo sfondo verde.
Akito e Simon contemporaneamente annuirono al contrario di Sana che esclamò “Io non sono capace di giocare!”.
“Non c’è problema Rossa, ti insegno io!” si intromise ghignando Marco, ricevendo così un’occhiata poco amichevole da parte di Akito.
La ragazza accortasi dello sguardo infastidito del suo ragazzo, rifiutò l’offerta cortesemente con un lieve sorriso andandosi a sedere davanti ad un video gioco in compagnia di Fuka.
“Secondo me ha un debole per Akito” affermò l’amica infilando un gettone nella macchinetta e concentrandosi sullo scopo del gioco.
“Ma figuriamoci!” rispose immediatamente Sana bevendo la sua Corona e osservando attentamente i quattro ragazzi impegnati a giocare a biliardo.
Non aveva alcuna intenzione di affrontare per l’ennesima volta il discorso gelosia, soprattutto dopo ciò che era accaduto pochi giorni prima.
“Per una volta fidati di me!” le disse smettendo di giocare e indicandole con il capo Akito e Alex che, in quel momento, si stavano battendo amichevolmente il cinque scambiandosi inoltre uno sguardo di intesa. Probabilmente uno dei due aveva mandato in buca qualche pallina.
Ancora una volta sentiva il suo stomaco contorcersi per ciò che i suoi occhi stavano assistendo. Si sentiva a disagio, come se fosse lei quella fuori posto, ma perché?
Era lei la fidanzata di Akito, non c’era alcun motivo di sentirsi così.
Eppure quei due ragazzi sembravano che vivessero sulla stessa lunghezza d’onda, che si capissero con estrema facilità. Che cosa avevano in comune?
Non c’erano dubbi, Alex era perfetta. Per Sana, lei non aveva difetti. Era una bellissima ragazza dai modi così raffinati e spontanei che le davano un’incredibile aria seducente. Aveva notato il cambiamento dei suoi occhi rispetto a quella sera in cui Akito l’aveva difesa, erano più tranquilli e rilassati. Era serena e i suoi sorrisi erano così sinceri e allegri.
Che fosse la compagnia di Hayama a farla sentire così?

“Fidati di me!” affermò deciso e sicuro guardandola negli occhi “Il resto non conta!”

Era difficile, estremamente complicato. Si fidava di Akito, ma allo stesso tempo non riusciva a sentire la sicurezza di un tempo. Si sentiva come minacciata dalla presenza di Alex. Perché?
Che si stesse rompendo qualcosa nel loro rapporto?
Che stessero trascurando qualche ingrediente importante?
Per fino Marco quella mattina aveva proposto a Fuka di invitare Alex al suo compleanno.

“Così ha accettato di venire?!” esclamò Fuka seduta davanti a Sana che annuiva lentamente.
“Perfetto!” ghignò l’amica soddisfatta.
“Perché ghigni?” domandò con uno sguardo indagatore “Conosco quel sorrisetto furbo, che hai in mente?”.
“Nulla di che…” affermò Fuka con una piccola smorfia innocente “Semplicemente pensavo che magari Alex e Marco potessero conoscersi, infondo entrambi sono single! Alex è una bellissima e attraente ragazza mentre Marco ha un carattere così sorprendente e solare… Chi lo sa, forse scoccherà la scintilla…”.
“Sei completamente impazzita?” rispose sconvolta Sana alzando leggermente il tono di voce mentre l’amica le intimava di abbassare il volume.
“No, assolutamente. Perché?”
“No, cioè… Tu ti immagini Hayama e Marco nella stessa stanza?” chiese spazientita infilandosi le mani tra i lunghi capelli lisci.
“Ovvio! Esattamente come accadrà stasera e soprattutto come farete tu e Alex!”
“Fuka!” la rimproverò l’amica che la ignorò egregiamente.
“Stavo pensando di andare al Big Apple stasera!”
“Si, non ci sono problemi! Mi piace quel posto!” sospirò sconsolata.

“Ciao ragazze!” esclamò improvvisamente Marco prendendo una sedia dal tavolo accanto e sedendosi sopra, appoggiando poi le braccia sullo schienale posto davanti a lui.
Sana rimase piacevolmente incantata da ogni singolo movimento del ragazzo, pensando a quanto fosse terribilmente sexy, soprattutto dopo lo sguardo provocatorio lanciatole appositamente.
Le ragazze con un sorriso lo salutarono in coro.
“Grazie per avermi invitato al tuo compleanno!”
“Oh di nulla… Stasera ci vediamo con gli altri al Big Apple proprio per parlare della vacanza! Ci sarai?”
“Non mancherò” sorrise per poi diventare inaspettatamente serio “Volevo chiederti una cosa...”.
“Certo, dimmi!”
“Sai l’amica del ragazzo della Rossa?”
“L’amica di Akito?” domandò confusa Fuka appoggiando un indice sotto il mento.
“Alex…” sbuffò Sana chiarendo immediatamente il dubbio dell’amica.
Quella ragazza era una vera e proprio persecuzione.
“Si lei. Potresti invitarla?”
A quella richiesta per poco Sana non si ingozzò con la bevanda che in quel momento stava sorseggiando, aveva infatti deciso di nascondere così il fastidio provato.
Aveva sentito bene?
“La conosci?” chiese curiosa Fuka.

“Poi Rossa ti spiegherà…” rispose con un ghigno soddisfatto, aveva visto il fastidio che quella richiesta aveva suscitato in lei “Allora puoi farmi questo favore?”.
“L’ho già invitata la scorsa settimana…”
“Sei troppo avanti” esclamò euforico Marco scompigliandole i capelli “A stasera!”.


Che fosse rimasto affascinato anche lui dalla bellezza di Alex?
Che anche Marco preferisse Alex rispetto a lei?
E poi, perché ora stava diventando gelosa pure di Marco? Basta!
“Fuka mi accompagneresti al bar? Qui ci vuole qualcosa di più pesante!” esclamò Sana battendo un pugno sul palmo della mano sinistra.
“Prego?” chiese accigliata mentre l’amica la trascinava a prendere un drink al piano inferiore.
“Un Gin Lemon, grazie!” ordinò Sana una volta arrivata al bancone.
Pronto il cocktail, le due ragazze si spostarono velocemente in un angolo della sala abbastanza tranquillo.
“Ma che ti ha preso, posso saperlo?”
“Come si dice?” domandò ad alta voce Sana facendo preoccupare altamente l’amica “Ah si, su i bicchieri e giù i pensieri!”.
“Non vorrai ubriacarti, spero!”
“Voglio solo smettere di pensare per almeno qualche ora!” affermò Sana ritornando al piano di sopra e sedendosi con Fuka in un tavolo libero.
“Smettere di pensare a cosa?” chiese preoccupata “Se sei gelosa, vai da Akito e stagli accanto. La tua compagnia gli fa solo piacere, lo sai…”.
“È complicato…”
“L’amore è complicato, ma ben appunto non bisogna arrendersi in nessuna situazione…” spiegò Fuka sospirando e stringendole la mano come per farle sentire la sua costante presenza “Siete qui, insieme. Avete trascorso sia momenti meravigliosi e sensazionali come al contrario situazioni drammatiche e complesse, ma nonostante tutto avete sempre superato ogni ostacolo, ogni difficoltà, ogni problema! E questo con i vostri ragionamenti e ideali opposti ma tal volta così simili. Ce l’avete fatta nonostante tutte quelle persone che non credevano in voi e che si sono messe in mezzo creando ancora una volta scompiglio e dubbi. Entrambi nel corso della vostra vita avete avuto terribili delusioni da parte di persone fondamentali, ma siete riusciti a trovarvi, a sostenervi, a capirvi. Non è una cosa da tutti e forse è proprio questo il bello di voi due: la vostra incredibile complicità, la vostra costanza nell’esserci sempre e comunque. Io per esperienza diretta credo nel vostro amore”.
Sana con gli occhi lucidi per le belle parole appena sentite sorrise. Un piccolo sorriso che racchiudeva tutta la sua gratitudine.
“Questo lo prendo io!” esclamò Akito rubando il cocktail alla sua ragazza.
“Ehi!” affermò fintamente offesa Sana alzandosi dal tavolo “Quello è mio!”.
“Andiamo a fare un giro!” le rispose cingendole la vita.
A quella visione Fuka non poté fare a meno di sorridere felice, l’amore tra Sana e Akito era indistruttibile.

Nel frattempo Hisae non poteva credere ai suoi occhi: Gomi e Lucas sembravano andare più che d’accordo. Parlavano, ridevano e scherzavano come una coppia di vecchi amici che, dopo tanto tempo, si era ritrovata. Osservava allibita entrambi i ragazzi, sorridendo ogni tanto alle loro divertenti battute molto simili. Avevano lo stesso umorismo e questo non poté che creare una sorta di complicità tra i due, riuscendo di conseguenza ad intendersi immediatamente.
“Vado a chiamare Tsuyoshi e Takaishi!” esclamò all’improvviso Gomi ricevendo una pericolosa occhiata dalla sua ragazza.
Inutile dirlo, si assomigliavano a tal punto. Entrambi infatti possedevano la stessa perspicacia.
Ma come diamine gli saltava in mente di andare a chiamare Tsuyoshi conoscendo perfettamente la situazione di disagio instaurata tra i due amici in comune.
“Gomi!” provò a chiamarlo mentre la sua amica la tranquillizzava.
“Non preoccuparti… Non è un problema. Sapevo che prima o poi questo momento sarebbe arrivato. Inoltre presto saremo tutti insieme appassionatamente in montagna, questo è solo l’antipasto!”
Hisae leggermente titubante annuì mentre uno spavaldo Lucas la raggiungeva.
“Piccola, vuoi che ti prenda qualcosa da bere?”
“Faccio da sola!” ribatté Hisae infastidita.
“Mi piacciono le gattine aggressive!”
“Credimi, è molto meglio che tu non conosca quel lato di me!”
“Tranquilla, so come farti sfogare…” affermò Lucas lanciandole un’occhiata maliziosa.
Esasperata dalla piega che stava prendendo la conversazione Hisae si spostò, sedendosi nella parte opposta in cui si trovava il biondo. Era al limite della pazienza e, di quel passo, sapeva che presto o tardi sarebbe andata in escandescenza.
Cosa non aveva afferrato nel concetto “Sono fidanzata”?
Erano due semplici parole, doveva per caso fargli un disegnino?
Il corso dei suoi pensieri fu interrotto dall’arrivo di Gomi in compagnia della sola presenza di Tsuyoshi, poichè Takaishi aveva deciso di raggiungere la sua fidanzata Fuka.
“Pronti?” esclamò Gomi richiamando l’attenzione dei ragazzi e infilando una monetina nel gioco del calcio barilla mentre Aya si avvicinava alla sua amica.
“Tutto bene?” le domandò vedendola al quanto nervosa.
“Si… È solo che non sopporto Lucas! Lui e le sue battute infantili e per nulla spiritose!”
“Dai, io lo trovo simpatico… È un po’ l’anima del gruppo!”
“Sarà…” rispose Hisae con un’espressione contraria “Piuttosto, tu come stai? Dovresti parlare con Tsuyoshi. Voi due vi amate, si vede lontano chilometri!”.
“A volte l’amore non basta…”
“L’amore o il coraggio?” ribatté prontamente Hisae.
“Entrambe le cose! Sono due emozioni collegate inevitabilmente tra di loro. Dovresti saperlo anche tu…”.
Colpita e affondata.
“Puoi andare a cambiare i gettoni?” chiese Gomi alla sua ragazza, interrompendo di conseguenza la conversazione delle due ragazze.
“Certo!” sorrise fintamente Hisae, contenta di essere sfuggita da quel discorso che le suscitava una terribile angoscia.
Aya osservando la scena incurvò leggermente le labbra, divertita dal comportamento insolito della sua amica. Improvvisamente la sua attenzione fu rapita dalla breve suoneria emessa dal suo cellulare proveniente dalla tasca interna della borsa. A causa della curiosità e dalla fretta di leggere il messaggio appena ricevuto, fece involontariamente cadere la borsa per terra, così con un sonoro sbuffo si alzò dalla sedia per raccoglierla.
“Tieni…” le sussurrò una voce fin troppo famigliare porgendole l’oggetto appena caduto. Lentamente Aya alzò i suoi occhi fino ad incrociare lo sguardo del suo ex ragazzo. Era stata un’azione così naturale ma dai risvolti così imprevedibili.
Come si sarebbero dovuti comportare?
Era tutto così insolito, strano.
Che fosse quello il momento tanto atteso tra i due per poter parlare?
Per potersi confessare la propria sofferenza, la propria delusione, la propria angoscia provata dopo la separazione? O forse era un discorso chiuso, archiviato?
Avrebbero dovuto parlare di ciò che era successo quella maledetta sera, oppure provare ad instaurare un’amicizia impossibile?
Entrambi avevano bisogno di un segno, di un piccolo gesto per potersi esporre, per poter capire le reali intenzioni dell’altro. Si erano lasciati con troppi dubbi e incomprensioni.
Forse però a volte quel piccolo e semplice segno non arriva, o magari non lo si coglie in tempo, lasciando di conseguenza la situazione sospesa tra odio e amore.
“Grazie…” affermò Aya con le goti leggermente arrossate.
“Aya!” esclamò all’improvviso una terza voce interrompendo quell’atmosfera così particolare.
Un altro segno? Probabile.
“Ciao! Scusa, sono arrivato il prima possibile!” continuò il ragazzo sorridendole mortificato.
“Non preoccuparti Nao…” affermò insicura e confusa la ragazza osservando la figura delusa di Tsuyoshi allontanarsi da loro.
Aveva appena commesso un altro errore imperdonabile.
Come aveva potuto invitare Naozumi quando vi era anche il suo ex ragazzo lì con loro.
Cosa stava diventando?
Perché si era rifugiata nelle braccia di Naozumi invece di provare ad aggiustare il rapporto con Tsuyoshi?
Forse semplicemente per distrarsi da quella realtà così imprevedibile e inaspettata.
Intanto Naozumi dolcemente si avvicinò al viso della ragazza per depositarle un casto bacio all’angolo della bocca.
Perché ogni volta rimaneva scossa?
Perché le sembrava di tradire il suo ex ragazzo?
“Ciao…” rispose Aya con un piccolo sorriso di circostanza.
“Eccomi!” esclamò Hisae porgendo i gettoni al suo ragazzo e rimanendo sconvolta dalla situazione presentatele davanti. Era stata via solo pochi minuti ma sembrava che fosse accaduta la fine del mondo. Che diamine ci faceva Naozumi in compagnia di Aya quella sera?
La bomba era stata sganciata in pochi secondi e, sicuramente di questo passo, più di un cuore sarebbe rimasto ferito.

“Ti stai divertendo?” domandò Marco avvicinandosi nuovamente a Sana, approfittando del fatto che fosse rimasta momentaneamente sola.
“Pensavo peggio…” rispose scrollando leggermente le spalle “E tu?”.
“Ora sto decisamente meglio… Con te mi diverto di più!”
“Cosa vorresti dire?” gli chiese con un piccolo sorriso indagatore “Ti piace prendermi in giro?”.
“No…” le sussurrò con un ghigno all’orecchio per farsi sentire meglio “Mi piace farti arrossire, sei ancora più bella!”.
Ed era vero.
Amava le persone che arrossivano per qualcosa che gli succedeva, le rendeva naturali. Mostravano inaspettatamente un lato interiore del proprio carattere. Era un gesto involontario così semplice, ma allo stesso tempo così raro e sincero che denotava, oltre ad una probabile timidezza, anche tanta naturalezza.
Le goti di Sana inevitabilmente si colorarono di rosso sentendo inoltre nascere dentro di sé un’improvvisa ondata di calore.
Non voleva cedere e soprattutto non doveva cadere nel suo gioco.
Gli aveva infatti appena fatto capire come questa azione lo facesse sentire, se si può, ancora più sicuro di sé oltre che desiderato.
Marco con il tempo aveva imparato a riconoscere i punti deboli di Sana e in quell’istante lei si sentiva così nuda nei suoi confronti.
Quanto si era esposta?
O forse semplicemente era una qualità di Marco comprendere così bene le persone?
“Do-dovresti…” balbettò Sana cercando di cambiare discorso “Dovresti andare a parlare con Alex ora che è sola!”.
“Se non ti conoscessi direi che sei gelosa, Rossa!”
“Io gelosa?” rise istericamente “Ma non farmi ridere!”.
“Giuramelo allora!” la provocò Marco scrutandola attentamente.
“Perché mai dovrei giurarti una cosa simile?”
“Allora vuol dire che ho ragione!” ghignò soddisfatto il ragazzo.
“Pensala un po’ come vuoi…” sbuffò Sana alzando gli occhi al cielo e provocando così una risata da parte del ragazzo.
“Ti prendi gioco di me?” continuò la ragazza infastidita da quel gesto.
“Mai!” le rispose ritornando di colpo serio “Devi stare tranquilla con me, Rossa. Io sono fedele!”.
“Buono a sapersi!” affermò ritrovando un’improvvisa e insolita sicurezza “Comunque in questi giorni ho riflettuto sul rompicapo che mi avevi proposto…”.
“E sei giunta ad una conclusione?”
“Non lo so…” gli disse Sana guardandosi intorno mentre Marco la osservava attentamente incrociando le braccia al petto “Credo che in qualche modo riguardi me… Sul fatto che la curiosità è una caratteristica che fa parte del mio carattere. Essere curiosi a volte può essere un pregio, ma spesso può risultare invadente e fastidioso… Diciamo che personalmente non riesco a bilanciare questo istinto, però credimi… Io vorrei solo aiutare in qualche modo le persone che mi circondano. Forse a volte mi soffermo sulle banalità non capendo immediatamente l’importanza di ogni azione…”.
“Non ti ho mai trovata invadente…” affermò Marco sorridendole dolcemente e cercando di sdrammatizzare la conversazione “Forse un po’ tarda nel capire le cose!”.
“Ehi!” esclamò offesa dandogli un colpetto sul braccio.
“Tranquilla ho fatto pace con Will. Litigare è normale, altrimenti tutto risulterebbe troppo noioso!”
“Sono contenta!” sorrise la ragazza “Ma non mi hai detto perché avete discusso”.
“Sana!” esclamò Hisae in compagnia di Fuka “Non sai cos’è successo?!”.
“Non possiamo parlarne dopo?”
“Aya ha invitato Naozumi” spiegò immediatamente Fuka.
“Come? Con Tsuyoshi qui?”
“Vi lascio parlare tranquillamente!”affermò Marco allontanandosi dalle tre ragazze per raggiungere i suoi amici.
“Già… Non è per giudicare, veramente… Però Tsuyoshi è un nostro caro amico e mi dispiace vederlo così… Ci soffre parecchio!”
“Posso immaginare… Cavolo! Cosa possiamo fare?” si preoccupò Sana guardandosi attorno e notando poco distante una figura molto famigliare “Scusate ragazze, non vorrei cambiare argomento… Ma sbaglio o quello è Hayama?!”.
Immediatamente Hisae e Fuka si voltarono verso la direzione appena indicata dall’amica, rimanendo allibite dall’immagine che si parò davanti a loro.
“Da quando Akito balla?” esclamò Hisae sconvolta.

Ritornato dal bagno Akito si diresse verso il bancone del bar per ordinare un cocktail sia per lui che per Sana, ma al suo rientro rimase al quanto infastidito nel vedere la sua ragazza chiacchierare amichevolmente con Marco. Si era allontanato solo per una manciata di minuti e quell’Usignolo non aveva affatto perso tempo per provarci con la sua fidanzata.
Faceva a posta a creare problemi, oppure gli veniva naturale?
Non lo sopportava per nulla.
Lo innervosiva il solo pensarlo, figuriamoci la sua immagine concreta.
Quella serata era solo una mini prova su ciò che lo attendeva in vacanza, sicuramente avrebbe dovuto iscriversi ad un corso accelerato che insegnava a gestire e a controllare la rabbia.
“Grazie!” esclamò improvvisamente Alex afferrando uno dei drink che il ragazzo teneva in mano per poi trascinarlo per un braccio al centro della pista da ballo.
Aveva notato l’espressione infastidita e arrabbiata nata sul volto di Akito e gli dispiaceva vederlo così. Nonostante si conoscessero da poco tempo, si era affezionata a lui e voleva semplicemente aiutarlo a distrarsi da quella spiacevole situazione creatasi, inoltre temeva che di questo passo i due avrebbero finito con il prendersi a pugni a fine serata. Cosa da evitare decisamente, anche se ormai sembrava inevitabile tutto ciò, la corda a furia di essere tirata stava per spezzarsi.
“Lo sai che odio ballare, vero?” affermò Akito mentre osservava la figura della sua amica muoversi a ritmo di musica.
Era veramente brava e si notava distintamente quanto le piacesse ballare. Riusciva a comunicare con movimenti sinuosi le emozioni che provava, ascoltando semplicemente le canzoni improvvisate dal Dj. Non avrebbe mai immaginato che il solo vederla danzare potesse suscitargli dentro di sé una piacevole sensazione.
“Si, lo immaginavo!” sorrise Alex per nulla sorpresa di ciò “Conosco il genere, è nel tuo stile! Dai seguimi!”.
“Come?” domandò non capendo le intenzioni della ragazza che con un gesto fluido intrecciò la sua mano in quella di lui.
“Dai è facile!” gli rispose allegra muovendosi sulle noti della canzone Caliente di Jay Santos “Amo questo genere di musica, ha un ritmo così vivace e allegro!”.
“Alex… No… Dai! È imbarazzante…”
“Se mai è divertente! Dai Aki, lasciati andare!”
Non sapeva con esattezza se era stata la musica dal ritmo così coinvolgente e accogliente o gli occhi luminosi e sereni della sua amica, ma con un piccolo sbuffo cominciò a imitare come meglio riusciva i movimenti sciolti e naturali di Alex.
Se glielo avessero raccontato qualche giorno prima, non ci avrebbe mai creduto. Chissà cosa avrebbero pensato i suoi amici vedendolo muoversi come un papero. E Sana?
Come avrebbe reagito vedendolo in quella situazione?
Quante volte gli aveva chiesto di accompagnarla a ballare senza alcun risultato positivo?
Perché con Alex non si era opposto?
Che potere aveva quella misteriosa ragazza su di lui?
“Hai visto…” affermò Alex indicando con il capo un ragazzo che ballava vicino a loro “C’è chi balla peggio di te!”.
“Dovrei prenderlo come un complimento?”
“Ovvio!” esclamò per poi fermarsi di colpo riconoscendo una figura maschile “Merda!”.
“Che succede?” domandò Akito voltandosi nella direzione in cui gli occhi di Alex erano stati rapiti “Raggiungi gli altri!”.

“Caspita!” commentò Fuka osservando la scena insieme alle due sue amiche “Certo che è veramente brava Alex a ballare!”.
“Guardate Akito!” esclamò Hisae trattenendosi dalle risate “No, dai! Non ce la posso fare!”.
“Meno male che non gli piaceva ballare!” affermò accigliata Sana guardando il suo ragazzo “Non era poi così male l’idea di bere qualcosa di più forte!”.
“E dire che avremmo dovuto parlare del mio compleanno…” affermò sconsolata Fuka capendo i risvolti che la serata lentamente stava prendendo.
“Io credo che stiate sbagliando entrambi a comportarvi in questo modo…” cercò di farle comprendere Hisae “Qualche tempo fa ti dissi che tutto ciò vi avrebbe portato solo guai e infatti è ciò che sta accadendo. Per quanto potete entrambi avere le migliori intenzioni nei confronti dei vostri terzi, siete tutte e due gelosi e infastiditi quando appunto Alex o Marco vi si avvicina. Io non dico che dovreste diventare una coppia isolata senza amici, ma dovete rispettare i desideri e le paure dell’altro, e se ne vale veramente la pena rinunciare a ciò che fa star male la persona che amiamo! Prova a pensare cosa possa provare Akito vedendoti spesso in compagnia di Marco… Lo stesso fastidio che senti tu in questo momento!”.
Sana mordendosi il labbro inferiore, ascoltò attentamente le parole dell’amica nonostante il nervoso si fosse impossessato dentro di lei.
Quante volte gli aveva chiesto se volesse ballare insieme a lei? Troppe.
Quante volte aveva accettato la sua semplice richiesta? Mai.
Cosa possedeva Alex più di lei? Non riusciva a capirlo, ma ancora una volta provava un fortissimo sentimento di gelosia.
Perché non si accorgeva che in questo modo la faceva soffrire?

Prova a pensare cosa possa provare Akito vedendoti spesso in compagnia di Marco…
Lo stesso fastidio che senti tu in questo momento!

Di questo passo avrebbero finito per uccidersi.
Gli aveva chiesto di fidarsi di lui, ma non riusciva, era più forte di lei.
“Il trio della bellezza!” esclamò all’improvviso un ragazzo alto e abbastanza muscoloso avvicinandosi alle tre amiche.
“Come?” domandò Fuka inarcando un sopracciglio.
“Hei Adam, guarda chi ho trovato!” continuò lo sconosciuto, raggiunto immediatamente da un suo amico “Abbiamo qui presente la bellezza mora, rossa e bionda!”.
“Io ti conosco!” affermò il ragazzo, meno robusto del primo, indicando una delle tre ragazze “Tu sei Sana Kurata, giusto?”.
“No, devi avermi scambiata per qualcun’altra!” scosse il capo Sana allontanandosi velocemente prima che la situazione potesse peggiorare.
Quei due ragazzi non la convincevano per nulla, inoltre i loro volti le sembravano famigliari anche se non riusciva a ricordare dove li avesse già visti.
“Dove vai?!” urlò beffardo il ragazzo più muscoloso afferrandola per un braccio “Non fare la malmostosa!”.
“Lasciami! Non voglio aver niente a che fare con uno come te!” protestò Sana cercando di liberarsi dalla presa forzata.
“Voglio solo offrirti da bere…” cercò di spiegarle ma interrotto da una spinta forte e prepotente che lo spostò di qualche passo.
“Guarda un po’ chi si rivede…” rise il ragazzo riconoscendo immediatamente la figura di Akito “Il Pivello… O forse dovrei chiamarti Supereroe? Quale preferisci? Superman? Batman?”.
“Non azzardarti a sfiorarla mai più!” urlò furente Akito prendendolo per il colletto della t-shirt “Hai capito?!”.
Nella mente di Sana immediatamente riaffiorò il ricordo della sera in cui aveva incontrato per la prima volta Alex, riconoscendo di conseguenza il ragazzo scortese e maleducato con cui stava litigando in quel momento Akito.
Era Jack, l’ex fidanzato di Alex.
Ecco perché, diversamente dalle altre volte, Hayama aveva aggredito Jack senza nemmeno provare a parlarci.
“Akito!” lo richiamò preoccupata e agitata Sana avvicinandosi ai due ragazzi “È tardi, andiamo a casa!”.
Senza mollare la presa dalla maglietta di Jack, Akito dopo l’ennesima volta che Sana urlava il suo nome si voltò, incrociando gli occhi angosciati di lei che desideravano solo andare via da quella terribile situazione prima che potesse peggiorare inevitabilmente.
Sana infatti aveva riconosciuto all’istante lo sguardo freddo e colmo di ira del suo fidanzato e, per quanto lo amasse, detestava quegli occhi gelidi e privi di ogni calda emozione. Aveva una terribile paura che gli avvenimenti accaduti nell’ultimo periodo, potessero causargli cambiamenti negativi sul suo modo di comportarsi, riportando a galla l’atteggiamento aggressivo e irragionevole di una volta.
“Sto bene…” affermò cercando di mantenere un tono di voce fermo e sicuro e appoggiandogli una mano sulla sua spalla “Non è successo nulla… Andiamo via!”.
In quel frangente di secondo, Jack rimase molto colpito dall’atteggiamento impulsivo e preoccupato della ragazza. Si era avvicinata rapidamente al biondo, come se non avesse paura di lui ma della reazione che presto o tardi avrebbe potuto avere. Un altro dettaglio che incuriosì particolarmente Jack, era come lo sguardo del Pivello, in qualche modo cambiò osservando gli occhi preoccupati e decisi di quella ragazza dai capelli ramati. Era come se incrociando lo sguardo color nocciola di lei, avessero riacquistato la serenità perduta.
In quel brevissimo istante in cui quei due ragazzi erano occhi negli occhi, Jack riuscì ad intuire e a percepire un sentimento d’affetto che li legava. Non poteva purtroppo conoscere cosa ci fosse tra i due, ma capì che lei era il punto debole del biondo, colei che gli faceva saltare i nervi.
Si, era scattato anche con Alex quella sera in cui avevano dato spettacolo in quel locale, ma dal comportamento irrazionale e protettivo tenuto nei confronti di quella probabile attrice, capì che lei era l’unica persona da cui dipendeva il suo umore.
“Che c’è, ti sei già stufato di quella puttana che te ne sei trovato subito un’altra?” ghignò Jack per nulla intimorito dalla provocazione del biondo.
Gli occhi freddi di Akito udendo quella breve frase diventarono, se si può, ancora più furiosi e arrabbiati di prima, tanto che con una spinta non troppo controllata spostò all’istante la sua fidanzata, colpendo immediatamente dopo con violenza il volto di Jack, non collegando ciò che stava facendo.
Aveva agito di impulso senza alcuna logica, come se ogni azione fosse venuta da sé.
Come se il suo corpo fosse un muscolo involontario, sfogando in questo modo la rabbia accumulata in quei pochi minuti.

“Will, per caso a nostra insaputa ti hanno assunto in uno studio di Call Center?” domandò con un sorriso Lucas.
“No, perché me lo chiedi?” rispose il ragazzo infilandosi nuovamente il cellulare nella tasca dei blue jeans.
“È tutta la sera che messaggi con qualcuno… Perderai l’uso del pollice di questo passo!”
“Spiritoso!” sorrise sarcasticamente Will “Invece credo che tu sia entrato nella Top10 nell’innervosire le ragazze senza nemmeno approfondire la loro conoscenza!”.
“È tutta una tattica!” dichiarò convinto il biondo “Le ragazze si innamorano sempre di colui che le irrita!”.
“Se lo dici tu!” rise Marco mentre al contrario Will si arrese di fronte alle affermazioni dell’amico, e Simon abituato a ciò ignorava la loro conversazione.
“Ma che sta succedendo là?!” esclamò spaventato Will indicando alcuni componenti della compagnia.
“Oh cazzo!” esclamò Marco precipitandosi immediatamente da Sana e Akito, mentre Simon preoccupato si diresse verso una direzione ignota agli amici.


SPOILER:
Dopo la scazzottata avvenuta con Jack, non era ancora riuscito a trovare un attimo di pace per ritrovare la sua pace interiore.
Sana prontamente premette con le sue piccole mani, il forte torace di Akito cercando così di richiamare la sua attenzione.
“Akito guardami!” ripeté più volte la ragazza fino a quando i loro occhi non si incrociarono “Dammi le chiavi della macchina!”.
Il ragazzo riflettendosi nello sguardo determinato di lei, non mosse un muscolo.
Guardava attentamente i suoi lineamenti così tesi a causa della tensione creatasi in quel breve tempo, il suo piccolo petto si alzava e si abbassava lentamente nonostante l’agitazione che percepiva conoscendola.
“Non puoi guidare in questo stato!”
La sua voce così sicura ma allo stesso tempo delusa, lo risvegliò da quello stato di trans porgendole immediatamente le chiavi della sua automobile.






Ciao a tutte! ^.^
Perdonate il mio ritardo, ma ho avuto difficoltà nel stendere il trentaduesimo capitolo!
Pubblico al volo questo capitolo perchè tra 40 minuti devo uscire e devo ancora prepararmi... Fantastico! -.- 
Spero che questo lungo capitolo vi sia piaciuto e non vi abbia annoiato o deluso! ;)
Vi saluto tutte e vi ringrazio di cuore, siete fantastiche!

Lolimik, ReginadeiSogni, Angel 92, Love Kodocha, Sel 97, _Lucykagomedragneel_, Drizzle__93, Sirenetta91, Anaiv, Diosaunica, Elamela, G_Love_A, Mari1983, suamy__yy Kiss99, Piccolasognatrice91, Vale_89, Lasayuri 10 
Stasera cercherò di rispondere alle vostre recensioni promesso!! 

Un bacione grande!

Miky

 

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Capitolo 32
*** CAPITOLO 32 ● PROTEGGERE E' LA PIU' BELLA VOCE DEL VERBO AMARE ***


CAPITOLO 32 ● PROTEGGERE E' LA PIU' BELLA VOCE DEL VERBO AMARE
 

A quell’ora il locale era talmente affollato che muoversi tra la massa risultava difficile se non impossibile, soprattutto se l’obiettivo era quello di cercare qualcuno. Le luci colorate in continuo movimento davano fastidio agli occhi, tanto che confondevano notevolmente i lineamenti dei visi delle varie persone presenti in quell’ampio spazio e, come se non bastasse, la musica talmente alta unita al vociare continuo della gente era una vera e propria distrazione.
Insomma, era come cercare un ago in un pagliaio: estremamente complesso.
Simon quando aveva visto Alex ad inizio serata, era rimasto molto colpito dal suo cambiamento estetico, anche se doveva ammettere che aveva mantenuto sempre quel fascino così misterioso e attraente. Aveva schiarito notevolmente alcune ciocche di capelli, dando così luce e movimento alla sua lunga chioma. Il suo viso naturalmente era maturato rispetto a qualche anno fa, ma riconobbe all'istante quello sguardo che lo aveva da sempre ipnotizzato. Nei suoi occhi infatti vi aveva sempre letto una sorte di mistero, e uno dei suoi desideri era di potervi capire appunto ciò.
Quello che però lo aveva colpito maggiormente era che con i mesi, o forse gli anni, era dimagrita parecchio, e questo lo preoccupava visto e considerato che aveva sempre posseduto un fisico snello.
Che sia stato lo stress e il nervoso accumulato nell’ultimo periodo?
Non lo poteva sapere, ma di certo il ragazzo che frequentava ai tempi delle superiori non era una buona compagnia.
Nel corso della serata, oltre che con Akito, Alex non aveva parlato poi molto con il resto della compagnia. Ogni tanto, come era solita fare anche alle superiori, rispondeva alle domande che le porgeva il ragazzo che portava gli occhiali da vista, o partecipava distrattamente ad alcuni discorsi avvenuti tra le ragazze. A prima vista, nulla di così particolarmente sconvolgente, a parte il fatto che non riusciva proprio a comprendere come lei e Akito avessero instaurato un rapporto di amicizia. Insomma, lui era il classico ragazzo silenzioso e sulle sue che osservava attentamente il resto del mondo, mentre lei era sempre stata restia nel creare ogni sorta di amicizia. Ma durante la partita di biliardo, aveva notato distintamente gli sguardi che si erano scambiati più di una volta, il sorriso sereno e spontaneo nato sul viso di lei mentre chiacchieravano. Si era anche accorto del comportamento ambiguo di Alex, nell’aiutare Akito a distrarsi dal fatto che Marco stesse liberamente parlando con Sana. Probabilmente se Alex non fosse intervenuta, Marco e Akito avrebbero ripreso il discorso dell’altra sera in maniera poco civile.
Oppure che avesse ragione Marco? Che tra Alex e Akito stesse nascendo qualcosa?
Non lo sapeva proprio.
L’aveva conosciuta solo apparentemente, ma sicuramente ora era più tranquilla e serena rispetto a come se la ricordava qualche anno fa, e tutto ciò non poteva che rendere felice Simon; anche se provava un forte senso di delusione verso sé stesso per non aver mai trovato il coraggio di aiutarla. Tutti i giorni desiderava parlarle, ma aveva paura della su reazione. Non voleva essere respinto malamente perché sapeva in prima persona che le persone troppo “invadenti” potevano risultare fastidiose.
Quando poi Will verso fine serata aveva richiamato anche la sua attenzione, senza pensarci nemmeno per un attimo, si era diretto a cercarla. Non sapeva con esattezza cosa era scaturito in lui, ma si sentiva in dovere di proteggerla. Perché anche se aveva visto per un paio di ore Akito e Alex insieme, aveva capito che lei in compagnia di lui si sentiva protetta e sicura dal mondo esterno.
Ad un tratto, il ragazzo muovendosi tra la folla, riconobbe la figura snella di Alex e, come guidato da una forza superiore la raggiunse rapidamente, appoggiandole una mano sulla sua spalla scoperta per richiamare la sua attenzione.
Alex spaventata si voltò immediatamente, incrociando così per la prima volta gli occhi preoccupati ma allo stesso tempo rassicuranti di Simon.
Lo aveva riconosciuto fin da quando si erano incontrati ad inizio serata, era un ragazzo di qualche anno più grande di lei che frequentava la sua stessa scuola al liceo. Conosceva poco o niente di lui, ma sapeva che suonava in un gruppo musicale insieme ad altri tre ragazzi. Non era mai stata interessata al suo mondo, non perché non le piacesse la musica o altro, ma semplicemente perché in quel periodo aveva altri obiettivi. Voleva solamente smettere di pensare a tutti quei problemi che la tormentavano in continuazione ed evadere da quella realtà così fredda e cruda.
Gli occhi chiari di lei guardavano curiosi quelli scuri di lui.
Sembrava come quando le onde lente e fresche del mare, raggiungevano per la prima volta la riva della spiaggia dalle tonalità così calde.
Le lunghe dita di Simon lentamente sfiorarono l’intero braccio di Alex, lasciato anch’esso nudo a causa della maglietta monospalla che indossava, fino a giungere al suo morbido dorso della mano.
La ragazza era come ipnotizzata da quel movimento così naturale e fluido, che non reagì minimamente al tocco di Simon. Non sapeva esattamente se fosse stato lo spavento e l’angoscia di ritrovarsi di fronte a Jack e di poterlo affrontare ancora una volta oppure la sorpresa di essere stata cercata da un apparente sconosciuto.
La mano di Simon strinse nella sua quella piccola di Alex e in un attimo la intrecciò nella propria per poi dirigersi verso l’uscita del locale.
Era strano, perché il loro primo vero contato fisico fu quel gesto intimo così raro per due apparenti sconosciuti. Forse poteva anche sembrare un’azione normale, ma intrecciare le proprie dite nella mano di un’altra persona era un contato maggiore, che andava oltre alla semplice necessità di averla “sotto controllo”. Era una ricerca di affetto nei confronti dell’altro.
“Hai qualche preferenza su dove vorresti andare?” domandò Simon una volta che entrambi furono saliti sulla sua macchina.
Alex ancora sconvolta e sorpresa da ciò che era appena accaduto, scosse la testa non capendo le intenzioni del ragazzo. Non era abituata ad aver quel tipo di attenzioni, solitamente i ragazzi la corteggiavano con un unico obiettivo, forse solo pochi erano stati interessati veramente a lei ma molto probabilmente con il suo atteggiamento passivo, li aveva allontanati. Inoltre non era pronta a sostenere un rapporto di impegno e di fiducia, infatti la sua relazione con Jack richiedeva tutto eccetto le regole basi di un sano rapporto. Mancavano il sostegno, l’interessarsi all’altro, il provare a capirsi e molto altro.
“Va bene…” rispose Simon tranquillo “Vuoi andare a casa?”.
“No…” sussurrò leggermente Alex “A te dove piacerebbe andare?”.
Era incredibile come avesse rigirato la domanda con estrema facilità senza esporsi minimamente.
Le aveva chiesto dove volesse andare, proprio per non soffocarla. Non la conosceva e non poteva di conseguenza sapere come dava sfogo alle sue emozioni. Se aveva un posto personale a cui dedicava i suoi pensieri più intimi e riservati oppure se invece preferiva distrarsi con qualche suo hobby o sport in solitudine. Perciò dopo quel breve silenzio, le aveva appunto chiesto se desiderava tornare a casa così da potersi sfogare liberamente senza che qualcuno potesse esserle di intralcio.
“Non credo ti piacerà…” ghignò il ragazzo.
“Non conosci nulla di me… Non puoi sapere i miei gusti!”
“Potresti rimanere sorpresa da quanto io ti conosca…” affermò Simon guardandola intensamente mentre Alex per l’ennesima volta rimaneva stupida da ciò “So che hai un talento per il disegno, ho visto qualche tuo lavoro appeso in alcuni corridoi al liceo. Nelle attività sportive avevi una media molto alta e ti ho vista anche partecipare all’attività extra scolastica nel club di ginnastica!”.
Avrebbe desiderato confidarle molto altro, scendere più nel dettaglio facendole così capire come lui si fosse sempre interessato a lei e alla sua vita, ma quello non era il momento giusto per tutto questo. Non voleva metterla a disagio, né tanto meno angosciarla. Non sapeva nemmeno se con il tempo si sarebbe esposta e fidata di lui, deponendo perciò quel guscio con cui si difendeva da sempre, però a lui andava bene così. La sua presenza era già un passo avanti e forse avrebbe potuto aiutarla anche così, donandole qualche sincero sorriso o risata.
Alex intanto lo osservava attenta e curiosa, non si aspetta infatti che Simon conoscesse così tante cose di lei. Probabilmente nemmeno i suoi ex amici con cui aveva condiviso moltissime esperienze sapevano questi particolari dettagli. In quel momento si chiese cosa potesse sapere ancora della sua vita, cos’altro era riuscito a scorgere indirettamente in lei guardandola soltanto.
Inevitabilmente sul suo viso fiorì un sincero sorriso, come se si sentisse improvvisamente importante per qualcuno. Sicuramente a causa di quella strana serata colma di novità e colpi di scena che non la facevano ragionare razionalmente.
“Per caso mi pedinavi?”
Simon rise scuotendo leggermente il capo “Di certo non passavi inosservata!”.
“Però tu hai visto qualcosa in più rispetto agli altri…” constatò Alex voltandosi per incontrare ancora una volta quei due occhi che potevano forse spiegarle ciò che stava accadendo.
Il ragazzo per un attimo rimase colpito dalla sua spigliatezza nel percepire i concetti, infatti fece non poca fatica a riacquistare il controllo di sé stesso.
“Questo è perché sono un ottimo osservatore!”  ghignò Simon infilandosi di conseguenza nuovamente la sua solita maschera.
“Come vuoi…” rispose semplicemente Alex girandosi a guardare il passaggio notturno che scorreva velocemente.
Rimasero in silenzio per il resto del tragitto, ascoltando in sottofondo un Cd dei Green Day che riproduceva la traccia “Boulevard of broken dream”. La ragazza non conosceva quel gruppo di cantanti, ma quel brano dalle parole così semplici ma allo stesso tempo profonde le erano entrate dentro, ricordandole in pochi minuti la sua vita a cui non poteva scappare.

Cammino lungo una strada solitaria,
L’unica che io abbia mai conosciuto.
Non so dove porta
Ma sono a casa e cammino da solo.
Cammino lungo questa strada vuota
Sul Viale dei Sogni Infranti.
Dove la città dorme
E io sono l’unico e cammino da solo.
Cammino da solo,
La mia ombra è l’unica che cammina di fianco a me.
Il mio cuore debole è l’unica cosa che batte.
Talvolta spero che qualcuno mi trovi,
Fino ad allora camminerò solo.

Nonostante ognuno di noi provi a dimenticare la cruda realtà di tutti i giorni, puntualmente c’è sempre qualcosa che ci riporta a vivere ciò che siamo veramente. Non si può sfuggire dal proprio passato perché presto o tardi tornerà sempre a bussarci alla porta.
Che ogni singolo individuo fosse prigioniero di sé stesso?
Una volta giunti davanti ad un buio campetto di calcio, Simon parcheggiò la sua auto per poi scendere e recuperare dal baule un pallone.
“E così ti piace il calcio…” esclamò sorpresa Alex seguendolo all’interno del campo “Chi l’avrebbe mai detto!”.
Simon a quell’affermazione ghignò divertito mentre eseguiva una serie di palleggiamenti sul posto in modo molto abile e coordinato.
“È così strano?”
“Un po’…” sorrise la ragazza ammirando l’agilità di Simon “Non sembri molto sportivo… Soprattutto con quell’aria da duro!”.
“Ti immaginavi che fossi come Danny Zuko interpretato da John Travolta in Grease?!” rise il ragazzo colpendo distrattamente il pallone con la spalla.
“Più o meno!” rise spontaneamente Alex premendo le mani sull’addome ricordando la scena in cui l’attore si cimentava nei vari sport per conquistare la ragazza di cui era innamorato.
Simon si voltò verso la ragazza, colpito da quella risata così fresca e piena di allegria, tanto che a causa di quella brevissima distrazione il pallone finì inevitabilmente a terra.
Perché in passato aveva avuto sempre così tanta paura ad avvicinarsi a lei?
Cosa era cambiato quella notte?
Gli sembrava così naturale chiacchierare con lei che adesso si sentiva in colpa per aver perso così tanto tempo, forse molte cose sarebbero cambiate. In meglio o in peggio questo non poteva saperlo, ma in quel preciso momento si sentiva veramente felice perché quella risata colma di vita era stata provocata da lui.
“Che c’è?” domandò inarcando un sopracciglio Alex notando gli occhi di Simon puntati su di lei.
“Nulla…” rispose imbarazzato il ragazzo riprendendo immediatamente il possesso del pallone.
“Giochi in qualche squadra?” gli chiese constatando quanto se la cavasse in quello sport.
“No, giocavo al liceo ogni tanto!”
“Capito…”
“Troppo casino, vero?” ghignò leggermente Simon abbandonando il pallone e sedendosi sulla panchina accanto a lei.
“Per cosa?”
“Per venire a guardare le partite!”
“Forse…” affermò Alex scuotendo le spalle.
Come aveva fatto a non notarlo mai?
Era veramente così distratta e lontana da ciò che quotidianamente la circondava?
Per quanto quel ragazzo, insieme ai suoi amici, fosse conosciuto dagli studenti durante gli anni delle superiori, non sapeva nulla di lui. Si chiamava Simone? Si, probabile.
“Ti ricordi quando Lucas si era travestito da donna per augurare buon inizio anno a tutti gli studenti?”
“Si. Era il rappresentante di istituto, mi pare…” sorrise Alex “Si era introdotto durante le lezioni. Il professore Suzuki non era per nulla contento di quell’iniziativa, soprattutto perché aveva interrotto la sua importante e noiosissima spiegazione sui Limiti!”.
“Hai avuto quel professore? Non ti invidio proprio! Nella nostra classe è venuto solo un paio di volte per supplenza… Ci ha fatto trascorrere le peggiori ore scolastiche! Meglio non averlo come nemico…”
“Già… Quanto non lo sopportavo! Ricordo che quel giorno Lucas per poco non riceveva un cancellino in testa! Suzuki aveva la mania di lanciare i gessetti contro gli studenti che continuavano a disturbare… Comunque, devo ammettere che le tue doti recitative non sono poi così male!”
“Non ho mai partecipato al club di recitazione!”
“Se non al Presepe Vivente che augurava un sereno natale a tutte le sezioni!” ghignò Alex al ricordo “Eri così carino nei panni della pecorella!”.
Immediatamente le goti di Simon si tinsero di rosso per l’imbarazzo mentre pensava a come uccidere il suo caro amico Lucas.
“Non ti vergognare!” esclamò ridendo la ragazza “Rimarrà il nostro piccolo segreto, almeno che tu non voglia trascriverlo sul tuo prezioso Curriculum!”.

Cosa ci fai?
In mezzo a tutta questa gente.
Sei tu che vuoi?
O in fin dei conti non ti frega niente.
Tanti ti cercano,
Spiazzati da una luce senza futuro.
Altri si allungano,
Vorrebbero tenerti nel loro buio.

“Grazie…” affermò timidamente la ragazza slacciandosi la cintura di sicurezza una volta arrivata sotto la sua abitazione “Sono stata bene”.
“Mi fa piacere saperlo…”
“Beh, deduco che ora ci vedremo più spesso…”
“Può essere!”
“Allora ciao!” lo salutò Alex scendendo dalla macchina.
“Aspetta!” esclamò di colpo Simon mentre premeva un tasto dello stereo dell’automobile, sotto lo sguardo curioso di lei.
“Tieni…” le disse porgendole il Cd che stavano ascoltando durante il tragitto di andata “Mi è sembrato che ti piacesse. Ascoltalo… Poi me lo darai!”.
La ragazza con un piccolo sorriso sul volto prese in mano la custodia del Cd per poi incamminarsi verso il cancellino di casa sua.

 
***
 
“Sana tutto bene?” esclamò Marco visibilmente preoccupato dopo averla raggiunta.
“Marco…” sussurrò la ragazza spaesata a causa di ciò che stava accadendo davanti a lei.
Akito disteso sopra al corpo di Jack, stava infatti colpendo più volte il viso di quest’ultimo che cercava di reagire inutilmente. Il biondo arrivato a quel punto aveva perso ogni controllo esattamente come quando il toro, dopo essere stato lasciato a digiuno e al buio in una stanza abbastanza a lungo, viene costretto a partecipare allo show della Corrida situato furbamente all’aperto, così che l’animale venga accecato dalla luce solare presente. Di conseguenza, dopo essere stato provocato a sufficienza, il toro vedendo il continuo movimento del telo mosso dal Torero, lo attacca aggressivamente.
“Sana! Sana che è successo? Perché il tuo fidanzato sta litigando con quel ragazzo?”
La ragazza cercò di formulare una risposta di senso compiuto ma non riuscì ad ottenere alcun risultato. Era troppo scossa nel rivedere dopo tanto tempo il suo ragazzo così furioso e arrabbiato con qualcuno.
“Fuori di qui immediatamente!” ringhiò un signore vestito completamente di nero dall’aspetto tozzo, seguito da altri suoi colleghi che trascinarono i due litiganti all’esterno del locale.
“Ecco, ci risiamo!” sbuffò Gomi ricordandosi della discussione avvenuta la scorsa volta mentre entrambi i gruppi di amici li raggiungevano.
“Conoscete quel pazzo?” gli chiese Lucas.
“Boh… Credo sia l’ex di Alex, qualcosa del genere!”
“Ecco dove l’avevo già vista!”
“Tu la conosci?!” esclamò sorpresa Hisae.
“Frequentavamo lo stesso liceo e poi, diciamocelo… Una così non te la scordi!”
Hisae di tutta risposta alzò notevolmente gli occhi al cielo.
Si aspettava forse di ricevere informazioni utili proprio da Lucas? Figuriamoci.
“Non vi vergognate?! Litigare esattamente come due belve feroci!” gridò lo stesso buttafuori di prima “Non azzardatevi a mettere più piede in questo locale! E ora, ognuno per la sua strada se non volete che chiami la polizia!”.
“Siamo fuori dal tuo posto di lavoro, non puoi toccarmi!” urlò furente Jack mentre si puliva con il dorso della mano il sangue dal viso.
Il buttafuori lo fulminò semplicemente con lo sguardo mentre lo stesso amico dell’altra volta lo trascinava via. Probabilmente doveva essere un suo caro amico perché il ragazzo non si oppose, sorprendendo così la maggior parte dei presenti. Che avesse imparato la lezione? Mai giocare con il fuoco.
“Ti sei fatta male?” le chiese Marco accarezzandole il braccio delicatamente.
“No… Tranquillo, sto bene!” affermò Sana.
“Sei sicura?”
La ragazza non fece in tempo a rassicurarlo che Akito la raggiunse prendendola per mano trascinandola così via da lì. Oltre ad avere i nervi a fior di pelle, era anche stufo di quella serata e l’unico suo desiderio in quel momento era infatti di concluderla il più velocemente possibile.
“Le stavo parlando!” esclamò alterato Marco per il comportamento maleducato di Hayama mentre Sana rimaneva spaesata per la velocità con cui stavano accadendo le cose.
Dove avrebbe potuto recuperare all'istante un estintore, in modo tale da spegnere quei due fuochi che ormai erano esplosi?
“Fatti gli affari tuoi!” rispose malamente Akito ancora più furioso di prima.
Dopo la scazzottata avvenuta con Jack, non era ancora riuscito a trovare un attimo di serenità per ritrovare così la sua pace interiore.
Sana prontamente premette con le sue piccole mani, il forte torace di Akito cercando così di richiamare la sua attenzione.
“Akito guardami!” ripeté più volte la ragazza fino a quando i loro occhi non si incrociarono “Dammi le chiavi della macchina!”.
Il ragazzo riflettendosi nello sguardo determinato di lei, non mosse un muscolo.
Guardava attentamente i suoi lineamenti così tesi a causa della tensione creatasi in quel breve tempo, il suo piccolo petto si alzava e si abbassava lentamente nonostante l’agitazione che percepiva conoscendola.
“Non puoi guidare in questo stato!”
La sua voce così sicura ma allo stesso tempo delusa, lo risvegliò da quello stato di trans porgendole immediatamente le chiavi della sua automobile.
Velocemente si diressero verso il parcheggio in cui si trovava il mezzo di Akito mentre Sana rapidamente salutava con un cenno tutti quanti i suoi amici simulando un “Stai tranquillo” ad un Marco per nulla convinto.
Il viaggio di ritorno fu silenzioso e tranquillo, tanto che entrambi si bearono di quella breve tranquillità, sapendo che da lì a poco avrebbero dovuto discutere su quanto fosse accaduto all’interno del locale.
Una volta arrivati davanti all’abitazione Kurata, Sana aiutò Akito a scendere dalla macchina, dirigendosi al bagno come prima tappa. Akito doveva assolutamente pulirsi oltre che disinfettare quanto prima le ferite subite, non volevano inoltre che Rei e le signore Misako e Shimura si accorgessero dell’aspetto mal ridotto del ragazzo.
“Non dovevi cedere alle provocazioni di quel Coglione!” affermò Sana tamponandogli il labbro con un morbido cotone disinfettato “Hai sbagliato anche se hai reagito così per una giusta causa… Le persone come lui non hanno un vero e proprio scopo nella vita, si divertono a rovinare gli altri per puro divertimento!”.
“Mi stai facendo male!” si lamentò Akito mentre si teneva una busta di ghiaccio sullo stomaco.
“Così la prossima volta cerchi di controllarti. Vuoi ricevere una denuncia per caso o peggio, andare in prigione? Non sei più un ragazzino! Ho avuto paura che potesse accadere l’irreparabile!”
Akito non ebbe il coraggio di risponderle. Gli faceva davvero male sapere quanto Sana fosse delusa da lui e dal suo atteggiamento aggressivo. Provocarle emozioni negative era l’ultimo dei suoi obbiettivi.
“Comunque grazie…” sussurrò Sana intanto che gli occhi ambrati di Akito tornavano a fissarla attentamente.
“Ma non eri arrabbiata fino a qualche secondo fa?” domandò il ragazzo notando il tono dolce che aveva appena utilizzato la sua ragazza.
“Ovvio, e lo sono ancora… Ma nessuno può offendermi in quel modo! Sei il mio ragazzo ed è normale che il tuo istinto abbia voluto proteggermi…”
“Anche se a quanto pare non sono il solo…”
“Uffa! Possibile che tutte le volte tu debba mettere i puntini sulle I, rovinando di conseguenza questo raro momento!”
“Non lo sopporto!” spiegò Akito “Detesto quando ti gira intorno!”.
“Ha superato perfino Naozumi?” gli chiese cercando di cambiare discorso.
“Si fanno concorrenza” scrollò le spalle leggermente il ragazzo dirigendosi insieme a Sana in cameretta e infilandosi sotto le coperte.
“Beh, nemmeno Alex mi sembra che scherzi!” affermò la ragazza ricordandosi del ballo avvenuto tra i due poche ore prima “A proposito… Dov’è? Non c’era nemmeno Simon fuori dal locale… Che siano andati via insieme?”.
“Affari loro” rispose Akito appoggiandosi sulla spalla di lei e godendosi così il suo buon profumo.
“Giusto…”
“Buona notte Kurata!”
“Notte Aki…” sussurrò Sana osservando il buio che avvolgeva la stanza.
Nonostante fosse notte fonda, si sentiva ancora abbastanza agitata e scombussolata a causa dei mille risvolti accaduti quella sera. Si poteva provare felicità, tristezza, rabbia, gelosia, confusione, paura in sole poche ore? E soprattutto, si potevano provare così tante emozioni contemporaneamente e tutte causate da una stessa persona?
“A volte ho paura che tu possa ritornare quello di un tempo…” affermò dando voce ai suoi pensieri.
“Se non ti avessi conosciuta… Probabilmente ora sarei come lui” rispose sinceramente Akito abbracciandola più forte.
Aveva infatti intuito dal suo respiro irregolare che non si era ancora addormentata, cosa insolita da una come lei che amava dormire.
Quella breve frase lasciò Sana non poco perplessa. Sua mamma infatti le aveva spesso raccontato come molti bambini adottati ormai troppo tardi, avevano avuto un’infanzia e un’adolescenza molto complicata nonostante le buone intenzioni della nuova famiglia. Purtroppo però il loro orribile passato aveva fatto leva sui loro ideali della vita, provocando così problemi sul loro importante futuro.
“Non riuscirei a sopportare il tuo sguardo deluso!” le confessò Akito notando che la ragazza non accennava a rispondere.
“Aki…” affermò timidamente Sana mentre inaspettatamente le labbra di lui si appoggiavano dolcemente su quelle di lei.
“Ora dormi, domani dobbiamo andare alle bancarelle in centro!”

Una piccola locandina natalizia era appoggiata sul tavolino in cui si trovavano Sana e Akito quel primo pomeriggio. Avevano infatti deciso di pranzare in un bar che si trovava vicino ai studi fotografici in cui lavorava la ragazza, proprio per poter passare un poco di tempo insieme.
“Scordatelo Kurata!” esclamò Akito notando come la sua ragazza continuasse ad osservare il foglio dai colori prevalentemente rosso e oro.
“Ma se non ho detto nulla!”
“So a cosa sta pensando la tua testolina” chiarì Akito sorseggiando la sua bibita quasi finita “E la risposta è no!”.
“Ma perché?” domandò Sana imbronciata.
“Non ho assolutamente voglia di ritrovarmi immerso di regali, elfi, babbi natali, renne, alberi di natale e quant’altro! Tutta quella finta felicità… È solo un modo per far spendere soldi inutilmente alla gente!”
“Di la verità, sei stato tu ad interpretare il Grinch!”
“E tu a recitare nella bambina fastidiosa!”


Avrebbe dovuto saltare le lezioni all’università, ma sapeva che ne sarebbe valsa la pena.
Entrambi avevano bisogno di trascorrere del tempo insieme da soli per ritrovarsi, perché sapevano che ultimamente non riuscivano più a comprendersi come una volta. Si stavano perdendo e ciò provocava a tutte e due un atroce dolore.
Che sia un passo in avanti per risolvere quella crisi che ambedue negavano a sé stessi?
“Ti amo…” pensò Sana facendosi cullare tra le braccia di Morfeo.
 

*Green Day - 
Boulevard of broken dream
** Ligabue - Piccola stella senza cielo



SPOILER:
“Inoltre sarà un modo come un altro perché tu e lei vi conosciate, infondo starete insieme per un’intera settimana!” spiegò Akito prendendole il telefono e digitandogli rapidamente qualcosa sullo schermo “Questo è il suo numero!”.
“Mi stai forse dicendo di chiamarla per uscirci insieme?” gli domandò mentre le restituiva il telefono.
“Sei perspicace Kurata!” esclamò il ragazzo avviandosi lungo il corso delle bancarelle.
“Hayama!”



Ciao a tutte ragazze!!
Perdonate l'immenso ritardo, ma credo che da ora in poi i miei aggiornamenti avverrano quasi ogni due settimane. Mi spiace davvero moltissimo comunicarvi questa notizia, ma con l'inizio della scuola è inevitabile per me. Sono fuori casa quasi tutto il giorno e quando ritorno devo occuparmi di altre faccende... Questa settimana non ho avuto nemmeno tempo per scrivere!! :((( Cercherò di organizzarmi con il tempo, spero che comunque questo capitolo vi sia piaciuto.
Purtroppo sono di fretta perchè devo uscire a prendere la cena, finalmente mangio decentemente. Si, perchè a causa della breve pausa scolastica riesco a nutrirmi solo di merendine poco salutari >.> In poche parole il mio pranzo è diventato una merenda.
Vi posso confermare che il prossimo capitolo (già pronto) è dedicato interamente a Sana e Akito ! Spero che questa sia una buona notizia <3
Vi saluto e vi ringrazio tutte quante per le meravigliose recensioni e perchè mi seguite sempre!
Un bacio e buon fine settimana!


Miky

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Capitolo 33
*** CAPITOLO 33 - SARÒ L’ESCLAMAZIONE AI TUOI PERCHÈ ***


CAPITOLO 33 ● SARÒ L’ESCLAMAZIONE AI TUOI PERCHÈ
 

Il giorno dopo Sana e Akito si svegliarono verso metà mattina, approfittando del fatto che quella giornata sarebbe stata dedicata interamente a loro, tralasciando così i vari impegni quotidiani.
Senza dirsi nulla rimasero in silenzio con gli occhi chiusi, nel caldo e comodo letto, avvolti semplicemente dalle soffici coperte e dal loro abbraccio così particolare.
Sana infatti aveva lo strano vizio di intrecciare le proprie gambe in quelle di Akito, addormentandosi di conseguenza completamente abbracciati. Inizialmente il ragazzo era abbastanza infastidito da quella posizione, infatti spesso, dopo essersi assicurato che lei dormisse profondamente, si spostava leggermente poiché era talmente scomodo che non riusciva purtroppo a prendere sonno. Inoltre non comprendeva nemmeno come facesse Sana a dormire così tranquillamente, ma ormai capirla era una battaglia persa in principio. Con il tempo però cominciò ad abituarsi a quella accogliente posizione, tanto che gli veniva naturale intrecciare le sue gambe in quelle di lei. Gli sarebbe mancato terribilmente quel semplice contato.
“Buongiorno Amore” le sussurrò Akito baciandogli teneramente la punta del naso.
Era da tanto che non la chiamava così e, anche se poteva risultare una cosa da stupidi e infantile, in quel momento Sana si sentiva così felice che sul suo viso fiorì uno splendido sorriso. Quelli di cui Akito si era innamorato da sempre.
Inaspettatamente un forte rumore proveniente dallo stomaco della ragazza interruppe l’atmosfera romantica che si era creata. Imbarazzata da ciò che il suo corpo involontariamente aveva emesso, si coprì il viso arrossato con il lenzuolo.
“Possibile che tu riesca tutte le volte ad interrompere ogni singolo momento di tranquillità?!”
“Ehi! È mattina, non mangio da più di dodici ore… È più che normale avere fame!” si difese prontamente Sana “E poi, ha parlato quello che quando sente la parola -Sushi- non capisce più nulla!”.
“È totalmente diversa la questione!”
“Chissà perché non avevo dubbi su questa tua risposta!”
“Perché sai pure tu che ho ragione io!”
“Ti fanno ancora male le ferite?” cambiò discorso Sana.
“Un po’…” affermò scrollando leggermente le spalle Akito.
“Meglio così.. Spero che tu guarisca presto!”
“Ho la corazza forte, e poi non sono mica ammalato!” rispose il ragazzo per poi ritornare nuovamente a parlare dell’argomento precedente “Ho fame!”.
“Ti va di andare a far colazione fuori?” propose Sana pensando a quanto fosse strano a volte il suo ragazzo.
Prima la criticava e poi anche lui compiva la sua stessa azione.
Akito annuì semplicemente mentre lei con un sorriso sulle labbra si sedeva sul letto per legarsi i capelli in una comoda coda.
“Kurata…”
“Si?”
“Non ti starai dimenticando di qualcosa?” le domandò infilandole lentamente una mano sotto il caldo pigiama in modo da poterle accarezzare liberamente la liscia schiena.
Sana rilassandosi a quel contato, rifletté attentamente mentre osservava lo sguardo malizioso del suo fidanzato.
Era tremendamente bello e pericolosamente sexy.
Sapeva perfettamente che sotto quelle inutili coperte, si nascondeva un Akito con indosso solamente un paio di boxer che gli coprivano il suo sesso probabilmente eccitato per lei.
“No-non avevi mica fame?” gli chiese Sana soffermandosi su quelle labbra che formavano un ghigno estremamente attraente.
Aveva già ceduto a lui e questo Akito lo sapeva bene.
“Si…” le rispose avvicinandosi al suo viso e azzerando così la distanza delle loro bocche come per affermare appunto “Ho voglia di te”.
A volte quei piccoli gesti così semplici comunicavano più di un’importante parola, proprio perché le azioni del nostro corpo reagivano di istinto, senza alcuna logica razionale.
Le mancavano notevolmente quei loro momenti insieme. Il loro battibeccare di continuo senza una vera e propria ragione, il loro sorprendersi con gesti inaspettati, il loro amarsi, il loro capirsi subito… La nostalgia di quelle piccole cose così fondamentali per lei, le provocarono un profondo senso di vuoto, perché solo Akito con un solo sguardo o tocco riusciva a colmarlo.
Il resto del mondo in quei brevi attimi di amore cessava di esistere, come se tutti quei problemi difficili e complicati non ci fossero mai stati. E in quel preciso istante tra un bacio e l’altro, tra un vestito caduto sul pavimento e una carezza che metteva i brividi, capì. Ogni singola coppia poteva avere il proprio grave e angosciante problema che caratterizzava una spiacevole crisi, ma prima di poter lottare per riuscire a ritrovare il proprio equilibrio, bisognava comprendere se veramente si voleva rimanere con quella persona, perché altrimenti ogni azione sarebbe stato solo un obbligo pesante.
“Voglio te e nessun altro!” affermò con voce roca guardandolo negli occhi prima di immergersi nella passione che più volte li aveva resi una cosa sola.

***

“Sana sei andata a scegliere il vestito per il matrimonio di Rei e Asako?” domandò la signora Kurata a bordo della sua macchinina rossa.
“Non ancora…” le rispose scendendo velocemente le scale.
“Mi raccomando, arriva in ritardo come sempre! Guarda che non sei tu la sposa!” la rimproverò la madre notando poco dopo la presenza del fidanzato della figlia “Oh ciao caro, come stai?”.
“Buongiorno signora!”
“Dite la verità…” affermò Misako avvicinandosi con un ventaglio ai volti dei due giovani “State cercando di farmi diventare nonna!”.
“Mamma!” esclamò Sana con il viso totalmente colorato di rosso per l’imbarazzo.
“A proposito Figliola…” le disse ritornando improvvisamente seria “Posso sapere perché non sei all’università?”.
“Ecco…”
“E perché Akito sembra che abbia partecipato ad un incontro di lotta libera?” aggiunse subito dopo.
“Mamma, Akito sta bene… Ieri sera stavamo giocando sulle scale e per sbaglio è caduto!” improvvisò Sana.
“Di faccia?!” chiese la madre con un’espressione tra lo sarcastico e il basito.
“Ora dobbiamo andare alle bancarelle in centro. A dopo mamma!” cercò di tagliare corto Sana infilandosi il cappotto e trascinando fuori dall’abitazione il suo ragazzo.
“Mi raccomando Akito inventa una scusa migliore per quando andrai ad insegnare Karate!” concluse la signora Kurata sperando non fosse accaduto nulla di grave.
“Non penserai che tua madre abbia creduto ad una sola sciocchezza che hai detto!” esclamò Akito fermandosi al centro del vialetto del giardino.
“Lo so, ma non volevo farla preoccupare!” spiegò Sana “Ora andiamo, potrei morire di fame! Devi sapere che io sono nata per far colazione!”.
“Avrei detto per qualcos’altro…” scherzò serio il ragazzo.

Un’oretta dopo i due fidanzati si ritrovarono in mezzo alle bancarelle natalizie colme di oggetti e abiti possibili da regalare a parenti e amici, e da decorazioni molto simboliche e allegre utilizzate per poter addobbare liberamente il proprio ambiente casalingo. Naturalmente a tutto ciò non poteva mancare la musica a tema che avvolgeva i vari vialoni di felicità.
Non era cambiato poi molto da quando era venuta qualche settimana fa in compagnia di Hisae, Marco, Simon e Lucas.
“Ieri sera Fuka mi ha detto che si partirà il 28 dicembre e si ritornerà il 3 gennaio”
“Si” annuì Sana mentre osservava come se fosse una bambina, ogni piccolo particolare di quell’ambiente così unico e magico “A chi non era riuscita a comunicarlo gli invierà un messaggio!”.
“Spero tu non decida di portare la casa quando dovrai fare le valigie”
“No, solo lo stretto necessario! Stai tranquillo!”
“Kurata credo che io e te non ci siamo capiti!” ripeté Akito conoscendo perfettamente la sua ragazza.
La sera prima della partenza sarebbe sicuramente andata in crisi su ciò che portare, fino a quando in preda al panico non avrebbe buttato a casaccio nella indifesa valigia, vestiti e accessori che magari non sarebbero serviti a nulla per quella stagione.
“Allora faremo così” gli propose “Io farò la tua valigia mentre tu la mia. Così sarà più semplice, no?”.
“Mi sembra ragionevole… Però guarderemo il contenuto dei bagagli solo quando saremo arrivati a destinazione!” affermò con un furbo sorriso.
“Ok…” rispose la ragazza guardandolo in modo strano per poi soffermarsi su un caldo dolcevita color blu notte che sicuramente delineava le curve del proprio corpo “Ehi, che ne dici di questo per Fuka?”.
“Credevo che le avreste fatto un regalo in comune tra voi ragazze!”
“Si, siamo già andate a comprarlo… Però questo dolcevita è fantastico! Dunque… Akito secondo te che taglia potrebbe avere?”
“È una delle tue migliori amiche e non conosci la sua taglia?”
“Quanto la fai lunga!” sbuffò sonoramente Sana cercando di capire la giusta misura “Sei un uomo, è normale che tu nota tutti questi particolari!”.
“Beh ultimamente è ingrassata notevolmente, soprattutto di seno!” commentò Akito ricevendo immediatamente una potente martellata sul capo.
“Hayama non permetterti mai più di dire una cosa del genere!”
“Ahia!” si lamentò il ragazzo massaggiandosi come al solito la parte dolorante “Che ho detto di male? È la pura verità! Solitamente Fuka è magra come un chiodo!”.
“Effettivamente hai ragione… Però è strano, Fuka ha sempre tenuto particolarmente alla sua linea…” rifletté ad alta voce Sana portandosi un indice sul mento “Ultimamente non ci racconta più nulla… Siamo sempre noi a tartassarla con i nostri problemi!”.
“Immagino la noia! Comunque credo che la 42 potrebbe andare…”
“Dici? Va bene vado a pagarla!”
In quel momento il cellulare di Akito nella tasca dei jeans vibrò.
Rispose alla chiamata senza neppure guardare il nome comparso sul display poiché immaginava fosse suo padre che, da quando avevano deciso di festeggiare il natale in compagnia della famiglia Kurata, non la smetteva di tartassarlo con possibili idee.
“Pronto”
“Akito, ciao!” esclamò la voce di Alex dall’altra parte della cornetta.
“Ciao…”
“Scusa, non volevo disturbarti… Volevo chiederti come era andata ieri sera”
“Non è successo nulla” mentì all’istante il ragazzo “Abbiamo immediatamente cambiato posto!”.
“So che non è così, ma se non vuoi raccontarmi ciò che è accaduto non fa niente. Sana sta bene?”
Probabilmente la sua fidanzata si sarebbe sorpresa nel sentire pronunciare spontaneamente quella breve domanda proprio da parte di Alex, ma lui al contrario non si scompose più di tanto. Sapeva perfettamente quanto le dispiacesse il fatto di aver portato inconsapevolmente il problema “Jack” nella vita di lui e di tutti gli altri.
“Si” rispose semplicemente.
“Per fortuna! Ieri sera… Mi ha portata a casa Simone” gli confessò titubante mentre lo descriveva brevemente “Quello alto e riccio che ha giocato a biliardo con noi!”.
“Sembra un ragazzo a posto! Vi conoscevate?” le domandò curioso del fatto che fosse andato da Alex non appena fosse comparso Jack.
“No, cioè si… Più o meno! Andavamo allo stesso liceo, comunque… Mi ha chiesto se sabato sera fossi libera per andare a sentirlo suonare al “LiveClub!” …”.
“Non riesco a capire, cosa centro io?”
“Non è che potresti venire anche tu?” gli chiese velocemente “Naturalmente con Sana e anche le sue amiche se avranno voglia… Immagino perfettamente l’espressione contraria presente sul tuo viso però…”
“Appunto!” rispose Akito mentre Sana lo raggiungeva con il regalo pagato “Se non vuoi andare disdici!”.
“Si certo… E poi in vacanza che faccio? Sai che vergogna vederlo puntualmente tutti i giorni?”
“E va bene…” si arrese Akito alzando gli occhi al cielo “Ma mi devi un favore!”.
“Ovvio! A sabato!” affermò Alex con un sorriso chiudendo la telefonata.
“Successo qualcosa?” domandò Sana preoccupata.
“Ti andrebbe di andare ad un concerto sabato sera?”
“Come? Come? Come?” esclamò stupita la ragazza trattenendosi dalle risate “Tu, Akito Hayama, mi stai chiedendo di andare ad un presunto concerto sabato sera? Non ci posso credere! Siamo su Candid Camera, vero? Prima mi porti ai mercatini di natale, e subito dopo mi proponi un concerto!”.
“L’amico dell’Usignolo ha invitato Alex ad un concerto che terranno sabato” spiegò senza giri di parole Akito.
“E noi che centriamo scusa?” chiese confusa la ragazza ritornando immediatamente seria.
“Alex mi ha appena chiamato chiedendomi se volessimo accompagnarla”
“E tu vuoi andare?”
“Tanto te lo chiederà sicuramente il tuo Amichetto!” constatò Akito.
“Non è una scusa perché te l’ha chiesto Alex, vero?” indagò ulteriormente Sana.
“Se non vuoi andarci possiamo benissimo rimanere a casa. A me non cambia assolutamente nulla e questo lo sai benissimo! Sei tu quella che ha bisogno di estremo movimento nella vita!”
“Ok… Non ti agitare…”
“Inoltre sarà un modo come un altro perché tu e lei vi conosciate, infondo starete insieme per un’intera settimana!” spiegò Akito prendendole il telefono e digitandogli rapidamente qualcosa sullo schermo “Questo è il suo numero!”.
“Mi stai forse dicendo di chiamarla per uscirci insieme?” gli domandò mentre le restituiva il telefono.
“Sei perspicace Kurata!” esclamò il ragazzo avviandosi lungo il corso delle bancarelle.
“Hayama!”
Era un’idea improvvisa. Non sapeva se avesse fatto bene o meno, ma in quel momento gli pareva l’unica soluzione possibile. Sana e Alex avrebbero potuto conoscersi liberamente senza la sua costante presenza e, forse in questo modo, avrebbe evitato la gelosia della sua ragazza e ambientato inoltre la sua amica nella nuova compagnia. Infondo Sana era molto più in gamba di lui in queste cose anzi, non c’era nemmeno il paragone. Sana vinceva ad un punteggio smisurato!
Poco dopo si ritrovarono in un baretto poco lontano dal centro, pronti a consumare la loro giusta porzione di cibo tradizionale. Ovviamente non prima di aver acquistato altri doni da porgere ai loro amici per le feste natalizie ormai in arrivo, compito abbastanza arduo vista la collaborazione di Hayama.
Tra una bancarella e l’altra si era domandata quale sarebbe stato il regalo di Akito. Sapeva che il suo ragazzo non era un campione in materia, ma magari con il tempo aveva maturato questa sua strana difficoltà.

“Hayama?” gli domandò vedendolo inginocchiato di spalle nel giardino di casa sua “Che stai facendo? Ti prenderai un raffreddore!”.
Akito sentendola arrivare sussultò, non credeva che si sarebbe accorta di lui, sbadata e distratta com’era.
Lentamente Sana gli si avvicinò, curiosa di vedere cosa stesse combinando a quella tarda ora.
“Che cos’è?”
“Beh… Non lo so neanche io” le rispose imbarazzato con il capo chino “È per te”.
“Per me? Ah questo sarebbe il mio regalo? Grazie” esclamò entusiasta osservando con un felice sorriso il dono di Hayama.
Aveva infatti realizzato un piccolo pupazzo di neve dall’aspetto buffo ma tenero, e appena lo vide capì che quello era uno dei regali più belli che aveva ricevuto in vita sua.
Akito non era per nulla abituato a far dei regali, anzi a dire la verità non ne aveva mai fatti in passato. Ma vedere nascere sul suo viso quel sorriso così sincero, gli aveva provocato una piacevole stretta di calore al cuore.
“Hayama ti sei divertito oggi?”
“Così così” rispose il ragazzino tirandosi in piedi pensieroso.
“Davvero? Meno male!” affermò serena “Sai Hayama… Spero che festeggeremo il compleanno di mezzo anche l’anno prossimo! Questa volta però senza regali, non voglio che tu abbia altre indecisioni!”.
“Kurata” la chiamò voltandosi verso di lei e incontrando quegli occhi color nocciola così colmi di vita.
“Hayama?” lo richiamò osservando il suo sguardo cambiare improvvisamente mentre tentava di formulare una frase di senso compiuto.
Non riusciva proprio a capire cosa avrebbe voluto dirle, ma percepì un inaspettato disagio.
“Che cos’hai?” gli domandò notando il suo atteggiamento strano “Ah ho capito! Hai bisogno di andare in bagno? Puoi andare in cas…”
“No. Non è questo!” la interruppe immediatamente Akito innervosito dai continui pensieri che gli frullavano in testa.
“Allora cos’hai? Sei strano…” constatò la ragazzina “Che cosa ti è successo… Hayama?”.
I loro occhi si incrociarono ancora una volta rimanendo fermi immobili uno davanti all’altra. Immergendosi in quelle iridi color cioccolato, Akito in un attimo ritrovò la sicurezza perduta e con una decisa, ma allo stesso tempo, rassicurante stretta, le afferrò le spalle avvicinandosi al viso di lei per baciarla ancora una volta sotto la neve.


Non avrebbe mai potuto dimenticare quel piccolo e simpatico pupazzo di neve, soprattutto perché era stato testimone del loro secondo bacio. Diversamente dal primo, fu più profondo e carico di sentimenti che, a quel tempo, non era riuscita a capire. Infatti nonostante la bassa temperatura presente in quella lontana serata di inverno, Akito con un piccolo gesto era riuscito a scaldarle il cuore e, da quel momento, ogni volta che nevicava non poteva non ricordare ciò.
Ma con Akito era così, ogni semplice luogo aveva il potere di racchiudere un’emozione diversa. Qualunque regalo concreto o meno fosse stato, lei lo avrebbe accettato con un enorme sorriso sincero, perché il dono più bello che lui potesse farle era quello di rimanerle accanto ogni singolo giorno, crescendo così insieme e superando ogni difficoltà uniti.



SPOILER:
“Vi siete messi d’accordo?!” sbuffò sonoramente Sana prima di essere interrotta da una ragazza dai corti capelli mori con in mano due cocktail dalle sfumature arancioni.
“Scusami Marco, c’era la fila!”
“Non preoccuparti!” rispose rassicurandola “Lei è Helen, e loro sono Sana e Akito!”.
“Molto piacere!” affermò Helen stringendo le mani di entrambi i ragazzi che rimasero notevolmente sorpresi di ritrovarsi Marco in compagnia di una ragazza.




Ciao a tutte ^.^
Non ricaricate la pagina, non è un errore... Finalmente ho aggiornato!! ahah Lo so magari starete nuovamente stroppicciando gli occhi (e forse per una volta non è a causa del sonno) ma non sono sparita, sono solo tremendamente in ritardo oltre che imperdonabile!
Sono veramente di fretta, infatti dopo una lunghissima e impegnatissima giornata il letto mi chiama... Ma non potevo stavolta andare a dormire senza pubblicare! Spero che vi piaccia nonostante gli aggiornamenti così lontani l'uno dall'antro. Perdonatemi, ma sto ancora organizzandomi! Posso assicurarvi che non lascerò in sospeso la FF, dovete solo avere pazienza... molta aggiungerei ! ^^"
Il prossimo capitolo è pronto, devo solo correggere l'ultimo mini paragrafo e cosa fondamentale iniziare quello nuovo... Spero di iniziarlo presto!! Ormai l'atmosfera natalizia è iniziata... Non vedo l'ora che lo sia anche nella realtà!
Saluto calorosamente tutte quante per la pazienza, le recensioni e la voglia che tutte le volte mettete nel leggere e seguire la mia storia! Grazie mille <3
Saluto e ringrazio le mie ragazze che ogni volta riempiono le mie giornate, grazie per i meravigliosi consigli che mi date!!
Presto risponderò ai messaggi, recensioni e commenterò io stessa le vostre meravigliosi storie che seguo sempre!
Vi abbraccio e buon inizio settimana!!
Un bacione e spero a presto!

Miky

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Capitolo 34
*** CAPITOLO 34 - TUTTO NON È COME APPARE ***


CAPITOLO 34 ● TUTTO NON È COME APPARE
 
“Alex mi ha appena chiamato chiedendomi se volessimo accompagnarla sabato!”
“E tu vuoi andare?”
“Tanto te lo chiederà sicuramente il tuo Amichetto!” constatò Akito.


Come al solito Hayama aveva ragione, ma come diamine faceva?
Possedeva un talento naturale, oppure era semplicemente un buon osservatore? Se avesse lavorato come indovino sicuramente avrebbe avuto un successo assicurato.
I pensieri di Sana si concentrarono in un attimo sul giorno precedente, esattamente a quando si era resa conto della giusta deduzione del suo fidanzato.

“Rossa!” esclamò Marco sedendosi accanto a lei all’inizio delle lezioni universitarie “Martedì, la sera prima della partenza, suoneremo al “Live Club!”, vieni? Mi serve assolutamente il sostegno della mia Fan Numero Uno!”.
“Lo so!” gli rispose appoggiando il libro degli appunti sul banco.
“Da quando sei così sicura di te stessa?” chiese curioso Marco sorpreso del fatto che Sana sapesse che senza la sua presenza sarebbe stato più difficile sostenere l’esibizione.
“Simon ha invitato Alex che a sua volta ha chiesto a noi” spiegò la ragazza collegando rapidamente i vari tasselli.
“Quindi Simon mi ha rubato la scena!” affermò Marco fintamente infastidito.
“Promettimi che tu e Akito non litigherete… Ultimamente tutte le serate finiscono così!” gli confessò preoccupata.
“Mi impegnerò nel non deluderti!” le rispose con un piccolo sorriso.
“Quindi non me lo puoi assicurare?”
“Io direi che non voglio prometterti ciò che non posso sapere” spiegò Marco osservandola attentamente “Non so cosa accadrà martedì, ma ho la certezza che non voglio provocarti alcun dolore”.
“Detto così mi piace di più, mi sembra tutto più rassicurante!” sorrise Sana per poi voltarsi verso il professore per seguire la lezione appena iniziata.


E perché allora in quel momento sentiva una forte stretta lungo lo stomaco?
Probabilmente era colpa di quel ridicolo vestito che indossava. Per quanto potesse amare sua madre, a volte non riusciva proprio a capire il suo stile di vita così eccentrico e colorato e, uno di quei momenti, era proprio quello.
Si trovava di fronte allo specchio ad osservare la propria figura riflessa da ben dieci minuti, attenta a scrutare ogni dettaglio o particolare che non la convincevano. Le maniche larghe le sembravano così ingombranti esattamente come l’assurda fantasia appartenente a quella maglietta. C’era da dire però che il colore acceso si abbinava perfettamente sia ai fuseax che ai stivali con il tacco, insomma: un vero e proprio fastidio per gli occhi oltre che un pugno per quest’ultimi.
Forse sarebbe stato un ottimo vestito se fosse stato scelto per una festa a tema anni ‘70, ma siccome lo spettacolo scolastico era tutto eccetto che ciò, la ragazza si sentiva solo un fenomeno da baraccone.
No, non poteva assolutamente andare alla festa dell’università conciata in quel modo.
“Sana scendi!” le urlò sua madre “Akito è arrivato!”.
Ancora riflessa allo specchio chiuse gli occhi, prese un lungo respiro per poi avviarsi al piano di sotto, non prima però di aver recuperato un sacchetto appoggiato ai piedi del suo letto a baldacchino.
Lo sguardo di Akito se prima si era illuminato dalla sorpresa per aver visto la sua fidanzata arrivare in perfetto orario, ora era cambiato radicalmente a causa dell’abbigliamento insolito da lei indossato.
“Ciao Hayama!” sorrise leggermente imbarazzata dandogli un lieve bacio sulle labbra.
“Che diamine ti sei messa Kurata?!” esclamò Akito squadrandola più volte da capo a piedi “Per quanto tu possa essere strana, questa volta hai superato anche il tuo limite. Sempre che tu ce l’abbia…”.
“Ecco…” tentò di spiegargli arrossendo a dismisura ma interrotta puntualmente dalla signora Misako che euforica raggiunse i due ragazzi.
“Tesoro sei fantastica! Mi ricordi me alla tua età!”
Akito sentendo semplicemente quell’unica frase da parte della signora Kurata intuì immediatamente il perché Sana avesse scelto quel ridicolo abbigliamento e, ora che ci faceva caso, era in pieno stile Misako. Fortunatamente, per quanto le due donne si assomigliassero caratterialmente, in fatto di moda viaggiavano su due strade completamente opposte.
“Ora capisco…” le sussurrò mentre Sana gli regalava un sorriso di circostanza.
“Ragazzi, mettetevi lì!” esclamò entusiasta la madre che indossava un azzeccato e particolare copricapo, in cui Maro si divertiva a sfilare su un piccolo palcoscenico “Voglio immortalare questo momento!”.
“Non preoccuparti…” affermò la ragazza a bassa voce posizionandosi con Akito accanto al divano “Mi cambio in macchina!”.
“Decisamente!” si limitò a rispondere il ragazzo cercando di sfoggiare il suo miglior “sorriso”.
“Perfetta!” commentò osservando l’immagine della foto scattata “L’appendo immediatamente sull’anta del frigo!”.
“Andiamo?” domandò Sana ignorando i saltelli allegri della madre per andare in cucina.
“Andiamo!” rispose Akito ormai abituato anch’egli al comportamento unico della sua forse futura suocera.
 
***
 
L’istituto Sophia University aveva prenotato e allestito appositamente a tema natalizio, una palestra scolastica proprio per augurare a tutti gli studenti e insegnanti un sereno natale.
Erano riusciti a creare infatti un’ottima atmosfera natalizia grazie alla realizzazione del cielo stellato, appendendo appunto stelle sul soffitto di diverse dimensioni e abbassando le luci così da dare la giusta sensazione della notte; nella parte opposta, sparsi in alcuni punti dell’ampia stanza, vi erano degli allegri pupazzi di neve e differenti alberi natalizi con l’attento particolare che, sulle finte radici, vi era della soffice finta neve. In un angolo luminoso della palestra si trovava una slitta di Babbo Natale trainata da alcune simpatiche renne di peluche in cui ci si poteva accomodare liberamente per  farsi fotografare da un apposito addetto. Nel lato più lungo del perimetro vi era un disteso bancone in cui dei giovani baristi realizzavano qualche cocktail analcolico a base di frutta, e per finire, in fondo alla stanza, vi era un medio palco in cui sicuramente si sarebbe tenuto il classico spettacolo natalizio.
“Certo che non si sono risparmiati nulla…” commentò attento Akito.
“Hayama dobbiamo assolutamente salire sulla slitta di Babbo Natale!”
“Si…” le rispose cosciente del fatto che non poteva sottrarsi da quella terribile proposta “Magari più tardi. Ci sono Fuka e Takaishi lì!”.
“Ciao ragazzi!” esclamò Sana raggiungendo insieme al suo fidanzato i due amici.
“Ehi ciao! Siete arrivati!” esclamò felice Fuka con in mano un cocktail di frutta molto simpatico “Come state?”.
“Bene, voi? Cavolo, quest’anno è ancora più bello rispetto all’anno scorso!” notò l’amica.
“L’anno scorso?” chiese Akito curioso di capire cosa avessero realizzato l’anno precedente.
Si stava appunto domandando, chi avesse così tanto tempo da perdere in quegli inutili addobbi.
“È vero, lo scorso natale Akito non c’era…” affermò Takaishi ripensando ai cambiamenti accaduti nell’ultimo periodo.
La sua vita era e stava cambiando radicalmente nell’arco di pochissimi mesi. Lui e Fuka infatti avevano spesso parlato di progetti famigliari, proiettati però in un futuro lontano rispetto alla realtà che vivevano tutti i giorni. Pensavano dunque di realizzare i loro sogni, una volta che la ragazza avesse terminato gli studi universitari a cui teneva in particolar modo, o forse dopo aver trovato un buon posto di lavoro. Ma ormai per sua esperienza personale sapeva perfettamente che l’obiettivo del destino era appunto quello di giocare con le vite degli essere viventi, rendendole imprevedibili e difficili e, come volevasi dimostrare, ancora una volta si era dimostrato tale. Tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate sarebbe diventato padre e, al contrario di ciò che aveva spesso pensato, quella situazione non gli dispiaceva affatto. Forse era una delle rare volte in cui si sentiva sicuro della sua decisione, o meglio, della loro scelta di tenere il bambino nonostante la giovane età di entrambi; d’altronde si sa, le cose più belle ed emozionanti accadono sempre quando meno se lo si aspetta. Sicuramente questa nuova avventura non sarebbe stata facile, ma grazie alla presenza e al sostegno di ambedue le famiglie e prossimamente quella dei loro comuni amici, sarebbe stato tutto più semplice.
“Ma ora è qui!” sorrise fiera Sana stringendogli forte la mano “Allora come ci si sente nel sapere che tra tre giorni invecchierai di un anno?!”.
“Niente di che…” le disse Fuka scrollando le spalle.
Naturalmente se l’amica avesse saputo la realtà dei fatti, avrebbe immediatamente capito il perché di quella risposta dal tono così tranquillo e semplice. Ormai era quel piccolo esserino che, giorno dopo giorno stava crescendo dentro di lei, a prevalere le sue emozioni indescrivibili.
“Come niente di che?!” esclamò Sana delusa “Per caso sei stata contagiata dalla sindrome di Hayama?”.
“Ma no Sana, che dici? Non vedo l’ora di partire per la montagna!”
“Anch’io! Ci divertiremo sicuramente, anche se non vado a sciare da davvero troppo tempo…”
“Sicuramente farai del male a qualcuno conoscendoti!” commentò sarcasticamente Akito.
“Ma figuriamoci!” gli rispose Sana agitando una mano come per scacciare una mosca fastidiosa “È da soli dieci anni che non vado a sciare!”.
“E dici poco?!”
“Come sei noioso!”
“Ciao a tutti!” sorrisero Aya e Nao arrivando mano nella mano “Splendida festa, non credete?”.
“Oh mamma…” spalancò gli occhi Sana iniziando a ridere a crepapelle in compagnia di Fuka e Takasihi “Perché porti quei buffi occhiali da vista?! Per non parlare di quella barba!”.
“Scusami Naozumi, ma come ti dissi anche la scorsa volta il cappello proprio non ti dona! Prova con una parrucca la prossima volta!”
“L’avevo detto…” affermò Nao rivolto alla sua ragazza.
“Che cosa?” chiese Takaishi curioso.
“Sapevo che Sana avrebbe reagito così, ma non mi aspettavo che anche Fuka fosse d’accordo con lei”
“Non ti si può vedere Nao! Almeno non così…”
“Beh così hai la sicurezza che nessuna Fan ti riconosca, solitamente sei una persona a cui tiene molto alla moda e alla cura del proprio corpo!”
“Fuka volevo informarti che purtroppo non potrò venire in montagna… Devo finire di girare alcune scene del telefilm che andrà in onda a febbraio” spiegò Naozumi con un velo di tristezza.
“Oh… Non preoccuparti!” gli rispose la ragazza notando però l’espressione felice sul volto di Akito.
Sicuramente il ragazzo a quella notizia appena ricevuta si era notevolmente risollevato, non solo perché era ormai risaputo che lui e Kamura non andassero per nulla d’accordo nonostante fossero passati gli anni, ma anche perché sapeva che così nemmeno il suo amico Tsuyoshi avrebbe dovuto sostenere la sua presenza.
Forse Babbo Natale gli stava donando un regalo in anticipo?
“Però a capodanno credo di esserci, sempre che non disturbo!” aggiunse Naozumi con un piccolo sorriso.
Come non detto! Beh almeno erano solo un paio di giorni e non un’intera settimana, non poteva di certo lamentarsi.
“Certo! Sono sicura che anche la nostra Aya sia felicissima di sapere che inizierai l’anno nuovo con lei!” affermò Fuka appositamente, volendo osservare attentamente la reazione della sua cara amica.
“Oh…” esclamò imbarazzata la ragazza non aspettandosi quella frase da Fuka “Ce-certo… Sarà un bel momento!”.
“Sicuramente!” sorrise Naozumi abbracciandola dolcemente “Non vedo l’ora di passare un po’ di tempo con lei!”.
Le tre coppie continuarono a chiacchierare allegramente mentre al contrario la mente di Aya si perdeva in ricordi lontani, confusi e nostalgici. Per l’ennesima volta i pensieri di lei volarono a Tsuyoshi e al fatto che per la prima volta avrebbero finito e automaticamente iniziato il nuovo anno separatamente. Chiusa una porta si apre un portone, ma il problema era appunto: lei era pronta a “dimenticare” il passato per cominciare un nuovo presente e di conseguenza un futuro?
Se in quel momento avrebbe dovuto rispondere a ciò, sicuramente avrebbe detto di no. Con Naozumi stava bene, le lasciava il suo spazio per frequentare le sue amiche o i suoi interessi personali, l’aiutava come meglio riusciva a capire alcuni concetti scolastici, la faceva ridere e distrarre dai problemi generali che le accadevano quotidianamente; ma non riusciva a guarire e a colmare quel vuoto che provava ormai da alcuni mesi. Per quanto si impegnasse nel creare una relazione serena e sincera, non riusciva a non pensare al suo ex e alla vita trascorsa in sua compagnia. Molto probabilmente a Tsuyoshi però non interessava tutto ciò, altrimenti la scorsa serata o comunque in altre possibili occasioni, le avrebbe domandato cosa avrebbe voluto dirgli la sera in cui la loro storia era giunta al termine, ma non l’aveva fatto. Forse per colpa di entrambi oppure dovuto anche ad un forte disagio, di una incomprensione, di un momento in cui non erano riusciti a comunicare con il cuore oltre che con le parole, si erano persi. Doveva perciò andare avanti assolutamente, sia per il suo bene che per quello di Tsuyoshi, così da voltare pagina e poter scrivere un nuovo capitolo insieme a Naozumi che meritava tanta felicità.
“Forza Hayama, andiamo a prendere da bere!” esclamò Sana mentre Aya cercava di non essere così rigida nei confronti del suo compagno.
“Finalmente qualche idea positiva!” commentò Akito dirigendosi insieme alla sua ragazza al bancone che offriva vari cocktail diversi.
Peccato però che non appena ebbero raggiunto la zona bar, il ragazzo si pentì immediatamente di quell’iniziativa. Si era appunto dimenticato che il Simpaticone frequentava la stessa scuola universitaria della sua ragazza.
“Ciao Marco!” salutò allegra Sana sperando in un comportamento civile da parte dei due ragazzi.
“Eccoti Rossa!” affermò Marco con quel suo sorriso che aveva l’incredibile potere di scaldarti il cuore ogni volta “Ti stavo cercando. Allora… La festa è come te l’aspettavi?”.
“Si!” esclamò soddisfatta la ragazza notando il reciproco saluto silenzioso ed educato di Akito e Marco “È tutto così perfetto, sono stati davvero bravissimi e molto attenti nell’organizzare ogni singolo dettaglio!”.
“Concordo, anche se credo che sarà la solita pagliacciata!”
“Vi siete messi d’accordo?!” sbuffò sonoramente Sana prima di essere interrotta da una ragazza dai corti capelli mori con in mano due cocktail dalle sfumature arancioni.
“Scusami Marco, c’era la fila!”
“Non preoccuparti!” rispose rassicurandola “Lei è Helen, e loro sono Sana e Akito!”.
“Molto piacere!” affermò Helen stringendo le mani di entrambi i ragazzi che rimasero notevolmente sorpresi di ritrovarsi Marco in compagnia di una ragazza.
Infatti Akito quella sera doveva ammettere che l’Usignolo era molto più simpatico del solito. Non solo perché aveva un’idea molto simile, se non uguale, a lui riguardo quella ridicola festa a cui era stato obbligato da Sana a partecipare, ma anche perché aveva deciso di presentarsi con una ragazza.
“Meno male che aveva promesso sincero ed eterno amore a Sana”, aveva pensato immediatamente alla vista di quella sconosciuta ragazza che porgeva amichevolmente il drink a Marco.
Per sua esperienza personale sapeva però che avrebbe fatto bene a guardarsi alle spalle e soprattutto a non abbassare la guardia, nonostante avesse intuito che non si sarebbe attaccato come una cozza alla sua fidanzata per quelle poche ore. O magari perché no, giorni, mesi, anni… Infondo sognare era gratis!
Quanti regali astratti gli stava donando Babbo Natale quell'anno? Era stato davvero così buono?
“Andiamo a prendere da bere Aki?” gli domandò Sana stringendogli forte la mano.
Hayama annuì semplicemente, cogliendo lo stesso nello sguardo della sua ragazza una leggera sfumatura di fastidio oltre che di stupore.
“Aspetta Sana!” si intromise improvvisamente Helen bloccando i due fidanzati “Ti accompagno io, devi sapere che mentre ero in fila ho fatto amicizia con un barista che era in pausa!”.
“Ecco…” rispose impreparata Sana cercando aiuto nello sguardo scocciato del suo fidanzato “Non è necessario… Sul serio!”.
“Oh, io credo di si! Avanti, poche storie!” affermò utilizzando la stessa allegria e influenza di Marco.
Aveva appunto notato come i due si assomigliassero caratterialmente in diversi punti di vista.
Nel frattempo il ragazzo, osservando la simpatica scenetta presentatagli davanti, rideva sotto ai baffi. Ci avrebbe infatti scommesso che non appena Helen avesse incontrato Sana, l’avrebbe trascinata via con lei con qualche assurda scusa inventata sul momento, pronta così a tartassarla di domande. L’unico problema presente per il ragazzo era il seguente: Akito. Sarebbe infatti dovuto rimanere in sua compagnia per alcuni lunghi, se non lunghissimi, minuti.
“Tranquillo” ghignò Marco “Mia cugina te la riporterà tutta intatta!”.
“Non è di lei che mi devo preoccupare…” rispose il biondo osservando distrattamente la folla come per mascherare quello stato di sorpresa nel sapere che Helen e Marco fossero imparentati.
Cosa si era detto poco fa? Ah si, mai abbassare la guardia!
Doveva appunto aspettarsi da uno come lui una mossa del genere. Sicuramente il suo scopo era quello di vedere Sana gelosa e di mostrargli come le parole affermate quella non lontana sera fossero vere.
E lo erano?
Bella domanda… Lui e Sana si erano ripromessi fiducia e sincerità neanche 72 ore prima, e ora si ritrovava nuovamente nella stessa situazione di dubbio presente nelle settimane scorse.
“La fiducia non si acquista per mezzo della forza. Neppure si ottiene con le sole dichiarazioni. La fiducia bisogna meritarla con gesti e fatti concreti.” diceva Karol Wojtyla; e non poteva non pensare al fatto che dal giorno in cui le loro strade si erano incrociate e unite più di dieci anni fa, entrambi avevano dimostrato l’uno all’altra tutto ciò se non molto di più.
“Allora sei preoccupato?” gli domandò Marco osservandolo attentamente.
“L
o saresti anche tu se avessi tutto da perdere...” affermò Akito notando la figura di Sana scomparire tra la folla.
“Posso capirti… Chi non lo sarebbe…” comprese il ragazzo seguendo lo sguardo del suo rivale in amore.

“Scusa… Non dovevamo andare dal barista che hai conosciuto poco fa?” le chiese Sana con un pizzico di imbarazzo, una volta che entrambe giunsero in fila.
“Io non conosco nessuno! Non abito qui…”
“E allora perché hai voluto venire qui con me a rifare nuovamente questa interminabile coda?”
“Così… Per chiacchierare un po’!” le rispose con un tranquillo sorriso.
Sana dopo questo ennesimo gesto, non poté non ricordare quanto questa ragazza le ricordasse Marco e tutti i suoi tentativi di conquistarla nonostante lei non si fosse mai accorta di nulla.
“State bene insieme!” esclamò di colpo Helen continuando a fissare la schiena noiosa del ragazzo presente davanti a lei.
“Oh… Ti ringrazio…” arrossì Sana imbarazza.
“Si, ammetto che è diventato proprio un bel ragazzo!” si complimento Helen voltandosi verso di lei per osservarla meglio.
“Conoscevi Hayama?” domandò completamente sorpresa la ragazza.
Beh, dopo tutto non doveva meravigliarsi di ciò, era sempre stata l’unica a non vedere Akito sotto quel punto di vista.
“Veramente stavo parlando di mio cugino Marco!”
“Tuo cugino?” spalancò letteralmente gli occhi Sana mentre nella sua mente ogni tassello del puzzle cominciava a posizionarsi correttamente.
“Ovvio! Anche se devo ammettere che nemmeno il tuo ragazzo Akito è niente male. State da molto insieme?”
“Praticamente da sempre!”
“Allora la vedo dura…” sussurrò Helen mordendosi fortemente il labbro inferiore.
“La vedi dura? E per chi, scusa?”
“Per Marco… Sai ho insistito io a farlo venire qui, altrimenti sarebbe uscito con i suoi soliti amici…” spiegò la ragazza “Ero curiosa, volevo conoscerti… Anche se è impossibile non sapere chi tu sia!”.
“Tu volevi conoscere me?”
“La smetti di ripetere ogni cosa che dico?!” scherzò Helen “Sai…”.
“No, aspetta!” la interruppe Sana “Come fai a sapere del rapporto che c'è tra me e Marco?”.
“Lucas…”
“Lucas?!” ripeté involontaria mentre Helen la guardava alterata per l’ennesima frase ripetuta.
“Ok, scusa la smetto! È che… Non mi aspettavo tutto ciò!”
“Capisco… Comunque niente di che…” affermò scuotendo leggermente le spalle la cugina di Marco “Credo che anche tu conosca Lucas e, nonostante non lo faccia a posta, è un gran pettegolo!”.
“Ah… Ora capisco!”
“Già…” sorrise Helen “Beh, non vorrei trovarmi nei tuoi panni quando dovrai scegliere… Sarà difficile!”.
“Ma io non devo scegliere nulla!” chiarì immediatamente Sana.
“Ogni singolo giorno tutti noi compiamo scelte diverse!” affermò la ragazza lanciandole uno sguardo di intesa “Ora raggiungo mio cugino, tanto ora tocca te ad ordinare!”.
“Ma… Come?” le disse perplessa la ragazza domandandosi se lei e Marco non fossero fratelli gemelli per il loro comportamento così affine.
“È stato un piacere conoscerti! Ci vedremo al concerto, ciao Sana!”
“Ciao…” sussurrò Sana osservando la figura di quella strana ragazza avviarsi verso Akito e Marco.

Jingle bell, jingle bell, jingle bell rock
Jingle bells swing and jingle bell ring
Snowing and blowing up bushels off un
Now the jingle hop has begun

Jingle bell, jingle bell, jingle bell rock
Jingle bells chime in jingle bell time
Dancing and prancing in Jingle Bell Square
In the frosty air.

What a bright time, it’s the right time
To rock the night away
Jingle bell time is a swell time
To go gliding in a one-horse sleigh
Giddy-up jingle horse, pick up your feet
Jingle around the clock
Mix and a-mingle in the jingling feet
That’s the jingle bell,
That’s the jingle bell rock.

“Sana!” esclamò Fuka in compagnia di Aya “Vieni! Hisae è qui fuori che ci aspetta!”.
“Come? Non capisco?” chiese la ragazza abbracciata al suo fidanzato mentre dolcemente dondolavano a ritmo delle canzoni natalizie proposte dal Dj della serata.
“Non ti offendi Akito se per stasera te la rubiamo, vero?” affermò Fuka prendendo per mano l’amica e trascinandola verso di lei.
“Credo che la mia opinione non conti poi molto…” le rispose sarcasticamente il ragazzo.
“Grazie Aki!” esclamò Aya indicando una zona poco lontana della stanza “Takaishi e Naozumi sono là!”.
“Ma dove mi state portando?” chiese Sana mentre tutte e tre le ragazze cercavano di farsi largo tra la folla studentesca.
“Ora vedrai!” sorrise allegra Fuka quasi sul ciglio dell’entrata.
“Eccovi ragazze!” urlò Hisae entusiasta “Forza, andiamo fuori!”.
“Hisae che ci fai qui? Credevo non saresti venuta… Non ci posso credere!” esclamò Sana con tutta la felicità presente nel suo corpo una volta uscita da quelle mura “Sta nevicando! Avete visto ragazze? Nevica!”.
“Si Sana! Ora più che mai si può cogliere l’atmosfera natalizia!”
“Molto probabilmente sarà l’ultima serata dell’anno nella quale saremo noi quattro da sole…” sorrise Hisae abbracciando calorosamente le sue amiche “Quindi avanti, andiamo a divertirci! Stasera dormite tutte e quante da me!”.
“Ma è una fantastica idea!” esclamò Sana mentre le altre due ragazze annuivano.
Le quattro ragazze unite da una profonda amicizia, correvano lontane da quella realtà piena di preoccupazioni, responsabilità e impegni diversi, ritornando così ancora per una volta bambine con il cuore colmo di sogni e di felicità. Infondo ognuno di noi si sentirà un po’ piccolo per sempre.

Ci sono quelle sere che sono più dure
Dove serve bere via le paure
E dentro ci si sente
Piccoli per sempre…

Ci sono quelle sere belle da morire
Dove puoi giocare invece di dormire
Quando ci si sente
Piccoli per sempre…
 
 
http://www.universoinfesta.it/imgs/catalog/2010-costumi-donna/508252_14500.jpg - Vestito della signora Misako, indossato da Sana (ovviamente la parrucca me la sono risparmiata xD)
 
SPOILER:
“Due biglietti” affermò Akito fermandosi all’ingresso di una biglietteria.
“Due biglietti?” ripeté confusa la ragazza “Due biglietti per cosa? Non dirmi che con questo freddo hai deciso di portarmi al cinema all’aperto!”.
“Buona visione!” sorrise gentilmente la commessa porgendogli il necessario per lo spettacolo.
“Hayama, hai per caso perso la lingua?”
“Non ancora Kurata, ma si dà il caso che io stia per perdere la pazienza!”
“Scusa!” esclamò scocciata alzando gli occhi al cielo.




Ciao a tutte ragazze!
Come state?? 
Ok, anche questo mese ho aggiornato... Non ci posso credere!!
Tra due capitoli vi annuncio che inizierà la vacanza! Era ora!!! Ridendo e scherzando siamo quasi arrivati in contemporanea alla stagione della FF xD
Sinceramente ci sono alcune parti che non mi convincono, credo sia dovuto al distacco della stesura della FF! Spero però che sia lo stesso di vostro gradimento!
Mancano 16 giorni alle vacanze natalizie!! Yupiiii ^.^ 
Domenica invece compierò gli anni e volevo fare tantissimi auguri a Stefy (anche se in anticipo).
Ringrazio tanto Saretta per il sostegno che mi dà ogni giorno <3 
Vi abbraccio tutte e vi saluto calorosamente!
Spero di sentirvi presto ;)
P.S. Presto recupererò gli aggiornamenti delle vostre FF e recensirò anche! Perdonatemi per il ritardo, giuro che non lo faccio a posta!
Grazie a tutte per trovare del tempo per leggere e recensire la mia FF! *.*


Miky

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Capitolo 35
*** CAPITOLO 35 ● APPUNTAMENTO SOTTO LE STELLE ***


CAPITOLO 35 ● APPUNTAMENTO SOTTO LE STELLE 
 
Nel tardi pomeriggio della vigilia di natale, un ragazzo dall’espressione ansiosa, si ritrovava in camera sua seduto sul bordo del proprio letto. Fissava con estremo interesse ciò che teneva tra le mani, ovvero una piccola scatola impacchettata dalle tonalità del rosso e del bianco che inevitabilmente gli ricordavano l’amore e la purezza che provava per quella ragazza di cui era follemente innamorato da sempre.
Era molto agitato e pensieroso, lo si poteva notare distintamente dal movimento continuo che compivano le sue screpolate mani. Più volte aveva rigirato tra le dita il regalo che aveva scelto per quell’occasione così importante, insicuro però della reazione che la sua fidanzata avrebbe avuto da lì a poco.
Sarebbe stata felice e determinata dell’idea che lui stesso aveva pensato in quell’ultimo mese? Oppure si sarebbe fatta prendere dal panico, capendo inoltre che stavano entrambi compiendo un passo forse troppo grande e importante?
Un altro sbuffo risuonò nel silenzio della camera in cui si trovava.
Infondo la loro situazione era già delicata senza ulteriori complicazioni, ma forse questo regalo avrebbe semplicemente sciolto la questione, così da poter realmente creare l’immagine del futuro che ormai avevano scelto di percorre; serviva solo una leggera spinta… Forse.
Immerso nei suoi timori, si avviò rapidamente verso la macchina per dirigersi all’abitazione della sua ragazza che quel giorno compiva gli anni. Involontariamente arrivò con un abbondante anticipo, di conseguenza parcheggiò la macchina poco più avanti per poi incamminarsi con il capo chino su quel marciapiede che ormai conosceva a memoria.
Quasi arrivato alla meta, alzò automaticamente la testa, ma ciò che vide gli provocò una forte fitta allo stomaco.
Gli sembrò di ritornare indietro nel tempo, a quel giorno in cui dopo moltissimi anni aveva rincontrato Fuka in compagnia di un altro ragazzo, con la differenza che ora i due stavano insieme e che soprattutto tra qualche mese sarebbero diventati genitori.
Velocemente si nascose dietro ad un albero spoglio per osservare o meglio, spiare, la situazione. Era sbagliato lo sapeva perfettamente, ma il suo umore, il suo coraggio e la sua mente, avevano subito degli effetti collaterali a causa di quel regalo così importante che teneva in un piccolo sacchetto con sé.
Fuka era radiosa, lo riusciva a percepire nonostante il viso fosse illuminato solo dalla fonte dei lampioni. Sorrideva felice con le mani in tasca. Conosceva quel piccolo e insignificante gesto e sapeva che voleva dire molto di più. Spesso la ragazza in molte occasioni si accarezzava la pancia mentre gli occhi le si illuminavano ogni volta per le forte emozioni che la vita aveva deciso di donarle, perciò Takaishi riconobbe immediatamente quel piccolo contatto che lei cercava di instaurare sempre con il loro primo figlio.
Perché ne avrebbe voluti altri, vero? Magari una coppia di fratello e sorella, o perché no, un bel trio in cui una piccola bambina doveva sopportare gli scherzi degli altri due fratelli, o magari… Ok, forse stava esagerando con l’immaginazione.
Il ragazzo ritornò con i piedi ben saldi alla realtà, domandandosi chi e cosa diamine ci facesse quello sconosciuto e maturo ragazzo in compagnia di Fuka.
I due protagonisti dopo una piccola chiacchierata davanti a casa Matsui, si salutarono con un veloce bacio sulla guancia e, la ragazza con un sorriso radioso entrò nell’edificio con due piccole borse in mano che fino a poco prima reggeva quello sconosciuto ragazzo.
Se inizialmente i suoi pensieri erano confusi e preoccupati su ciò che poteva accadere nell’arco di quella serata, ora si sentiva più che sicuro su ciò che provava: era estremamente furioso ma allo stesso tempo sapeva che doveva mantenere la calma. Sicuramente Fuka gli avrebbe spiegato tutto quanto appena si sarebbero visti.
Diamine! Stava diventando padre, come poteva ancora provare quel forte sentimento di gelosia unito alla paura di perderla?!
Con passo svelto e deciso, andò a suonare il campanello dell’abitazione della sua ragazza, non sorprendendosi di trovarla già pronta.
“Come mai così puntuale?” le domandò con un pizzico di fastidio.
“Potrei chiederti lo stesso!” scherzò la ragazza.
“Auguri ancora Amore!”
“Grazie!” esclamò dandogli un bacio a fior di labbra “Dai entra, non stare sulla porta!”.
“No. Ti aspetto qua fuori…”
“Ok…” rispose Fuka colpita da tale affermazione “Saluto i miei e arrivo!”.
Un’oretta dopo, i due ragazzi si ritrovarono uno di fronte all’altra a consumare la loro cena dall’aspetto invitante, in un ristorante tradizionale situato a pochi chilometri dal paese in cui abitavano. Nonostante i diversi discorsi che affrontarono, si sentiva che qualcosa non andava, infatti l’atmosfera era abbastanza tesa e Fuka non riusciva proprio a comprenderne il motivo. Quando l’aveva incontrato quella stessa mattina, Takaishi le era apparso molto sereno oltre che emozionato; inoltre era stata veramente contenta del fatto che si fosse presentato a casa sua per portarla a far colazione in un tranquillo bar. Aveva infatti iniziato la giornata nei migliori dei modi, soprattutto perché nell’ultimo periodo amava il buon profumo delle brioches italiane appena sfornate, figuriamoci assaporarle!
“È accaduto qualcosa al lavoro?” gli domandò preoccupata.
Era l’unica motivazione plausibile, dopotutto lavorare il giorno della vigilia di natale non era di certo una situazione piacevole.
“No…” scosse la testa osservandola attentamente “Tu? Hai per caso novità?”.
“No, ti ho raccontato già tutto…” gli rispose colpita da quello sguardo così accusatorio.
“Sicura?”
“Certo, perché me lo chiedi?”
“Così! Non posso?” affermò con un tono leggermente irritato e facendo di conseguenza innervosire notevolmente la sua fidanzata.
Aveva sempre cercato di mantenere il controllo, anche nelle situazioni più delicate e nervose, ma in quel momento le risultava veramente difficile visto e considerato che i suoi ormoni ultimamente sembrava vivessero di vita propria.
“Mi sembri un po’ nervoso Takaishi…”
“Non riesco a spiegarmi il motivo!” esclamò ironicamente il suo fidanzato accompagnato da un piccolo ghigno.
“Non prendermi in giro!” gli disse scocciata da quell’atteggiamento infantile “È tutta sera che mi rispondi in malo modo come se ti avessi fatto qualcosa… Illuminami!”.
“Non mi sembra né il luogo né il momento adatto per parlarne!” dichiarò Takaishi appoggiando sul tavolo il suo bicchiere.
“Bene” rispose secca la ragazza alzandosi e infilandosi il giubbotto “Visto che entrambi abbiamo finito di mangiare, non vedo il motivo di continuare questo ridicolo teatrino! Vado a pagare, ormai questa serata è stata rovinata!”.
“Di certo non è colpa mia!” riprese il discorso Takaishi una volta usciti dal ristorante.
“Oh certo, chissà perché non mi sorprende per nulla questa risposta. È il classico di voi uomini!”
“Magari c’è qualcun altro che riesce a sorprenderti!”
“Si certo… E potrei sapere chi è questa persona?” gli disse alterata mentre Takaishi si avviava verso l’abitazione di lei.
“Chi era il ragazzo con cui stavi passeggiando?”
“Oh cielo!” rise infastidita Fuka voltandosi verso di lui “Non ci posso credere! Non dirmi che sei geloso del mio ex vicino di casa, vero?”.
“Perché tutti gli ex vicini di casa si offrono spontaneamente di accompagnare la ragazza della porta accanto a far compere durante la vigilia di natale!”
“Ti ho chiamato, ma qualcuno di mia conoscenza non ha risposto a nessuna delle mie tre chiamate!”
“Ah, adesso è colpa mia perché non ho sentito il telefono!”
“Io non ho detto questo! L’ho semplicemente incontrato per caso e si è offerto di aiutarmi!”
“Mi hai stufato!” dichiarò Takaishi pochi minuti dopo essere arrivato sotto l’abitazione di Fuka.
“Ah, io ti ho stufato? Pensi che potrei tradirti?”
“No!” rispose immediatamente il ragazzo.
“E allora non capisco perché hai pensato ad una cosa del genere!”
“Perché non me ne hai parlato?!”
“Ecco…” balbettò Fuka “Perché non aveva alcuna importanza!”.
“Per me si!”
Fuka respirò profondamente, cercando di riacquistare il suo controllo ormai perduto completamente.
“Credo sia meglio riparlarne domani…” gli disse scendendo dalla macchina mentre lottava per non mostrargli il suo lato più debole “Grazie per la serata…”.
 
***
 
Nel tardi pomeriggio della Vigilia di Natale, Sana e Akito stavano camminando lungo un bianco sentiero di un enorme parco che si trovava a qualche chilometro di distanza dal loro paese natale. La ragazza inevitabilmente non potè non pensare a dove il suo ragazzo la stava conducendo, infatti non conosceva la zona in cui entrambi si trovavano e per quanto l’idea di passeggiare da soli immersi nella natura fosse molto romantica e inaspettata, Sana si trovava abbastanza a disagio a causa del buio e del freddo che li circondava.

“Fatti trovare pronta per le 17:00” le aveva detto Akito quella stessa mattina.
“O-ok… Dove vuoi andare, scusa?” gli rispose Sana sorpresa di tale affermazione.
Inutile dire che i saluti e gli auguri erano diventati un optional a quanto pare.
“Ti passo a prendere io, mi raccomando non tardare…” le disse chiudendole la telefonata e lasciandola basita.


“È strano non trovi?”cercò di distrarsi Sana, recuperando così l’attenzione di Akito che la guardava in modo non poco confuso “Intendo a come il tempo passi velocente…”.
“I tuoi ragionamenti mi inquietano e non poco…” affermò il ragazzo tornando ad osservare il bianco paesaggio davanti a lui.
Infatti dalla sera in cui l’aveva baciata per la seconda volta, nel giardino di casa Kurata a fine festa del loro Primo Metà Compleanno, Akito non poteva non associare la neve a Sana.
Il bianco candido della neve gli ricordavano due importanti caratteristiche che possedeva la sua fidanzata: la purezza e l’ingenuità. Forse quest’ultima dote poteva essere considerata per molti un difetto, ma per lui non lo era, anzi, questa sua ingenuità portava Sana ad avere una gran fiducia nell’aiutare il prossimo, e questo sicuramente non poteva che farle onore. Certo, non poteva assolutamente negare che molte volte avrebbe desiderato scuoterla violentemente così da poterla svegliare da quello stato di ingenuità, visto e considerato che in alcuni argomenti la ragazza risultava dura di comprendonio. L’aggettivo “tarda” infatti risultava solo una lieve diminuzione.
I fiocchi di neve che scendevano lentamente dal cielo coperto, coprivano gentilmente i paesaggi che offriva il globo, esattamente come lei aveva avuto da sempre il potere di fargli dimenticare in qualche modo quelle indelebili sofferenze; e nemmeno farlo a posta, quando la neve lentamente si scioglieva dai vari ambienti, restava semplicemente del fango sporco, esattamente come si sentiva lui senza la sua presenza: macchiato dai ricordi, gesti e dalle parole che molto probabilmente non potevano nemmeno col tempo essere perdonati.

Scende la neve bianca e pura
Come l’anima di un bambino che la guarda sicura.
Sempre giocare a nascondino
Ricopre tutto, alberi e case
E mi raggiunge un ricordo breve.
Quando piccina, un giorno, in giardino,
costruii un enorme pupazzo di neve.

(Susanna Capuzzo)

“Questo dovrei dirlo io, visto che non so dove mi stai portando! Ci stiamo allontanando sempre di più dalla civiltà!” rispose immediatamente Sana strofinandosi le mani per riscaldarle.
“Quanto ti lamenti, siamo quasi arrivati! Certo che tu non li leggi propri i cartelli!”
“Non mi pare ce ne fossero!”
“Lascia stare” scosse la testa Akito arrendendosi in partenza.
“Come sei noioso…” sbuffò di tutta risposa Sana “Fa freddo, è buio ed è quasi ora di cena! Non so se mi spiego!”.
“Veramente mancano ancora due ore alla cena!”
“Dettagli!” esclamò Sana come se quella annotazione non contasse poi molto.
“Due biglietti” affermò Akito fermandosi all’ingresso di una biglietteria.
“Due biglietti?” ripeté confusa la ragazza “Due biglietti per cosa? Non dirmi che con questo freddo hai deciso di portarmi al cinema all’aperto!”.
“Buona visione!” sorrise gentilmente la commessa porgendogli il necessario per lo spettacolo.
“Hayama hai per caso perso la lingua?”
“Non ancora Kurata, ma si dà il caso che io stia per perdere la pazienza!”
“Scusa!” esclamò scocciata alzando gli occhi al cielo.
I due ragazzi in silenzio si incamminarono all’interno di un edificio che possedeva un’ampia stanza colma di comode sedie reclinabili. Dopo essersi accomodati, Sana osservò attentamente lo sconosciuto ambiente, non riuscendo proprio a comprendere il motivo per cui il suo ragazzo avesse deciso di portarla in quel luogo.
Circa dieci minuti più tardi, la sala si riempì di felici famiglie, amici e coppie che attendevano impazienti l’inizio dello spettacolo. Le luci di colpo si spensero e non vedendo nulla la ragazza strinse forte a sé la mano di Akito mentre una voce maschile e accogliente iniziò a parlare dando così il benvenuto a tutti quanti.
“Hayama…” sussurrò la ragazza interrotta dalla proiezione di luci provenienti dal soffitto.
Alzò velocemente la testa rimanendo profondamente colpita da ciò che i suoi occhi stavano osservando.
Era un appuntamento sotto le stelle.
Il Planetario infatti era uno strumento molto utile che consentiva di riprodurre la volta celeste, proiettando appunto immagini di stelle e corpi celesti su uno schermo emisferico posto sul soffitto a forma di cupola. Sembrava impossibile, ma quell’edificio aveva l’incredibile potere di illudere lo spettatore di trovarsi all’aperto durante una nottata senza brutti nuvoloni.
Era semplicemente stupendo.
Quante altre meraviglie avrebbero potuto vivere insieme?
Ricordava perfettamente il giorno in cui Akito, l’estate appena passata, aveva deciso di portarla al faro ad osservare il tramonto.

Salirono in macchina e Akito prima di mettere in moto la macchina prese dal sedile posteriore una sciarpa leggera di colore azzurro e la legò agli occhi di Sana.
“Mi vuoi rapire?” domandò divertita la ragazza.
“Può essere!” rispose con un ghigno il ragazzo.
Sana riusciva a sentire il vento fra i capelli e il calore del sole sul suo viso, non sapeva dove erano diretti ma accanto ad Akito sapeva di essere protetta.
Improvvisamente si fermarono e intuì che fossero arrivati perché udì l’auto spegnersi e la portiera di Akito sbattere.
Il suo ragazzo la prese per mano e l’aiutò a scendere dalla macchina per poi incamminarsi al luogo dove la stava portando.
Di colpo sentì una voce maschile sconosciuta “Buonasera da questa parte!” e subito dopo riconobbe la voce di Akito rispondere “’Sera!”.
“Ma dove stiamo andando?” chiese curiosa.
“Attenta ora ci sono una serie di scalini” disse semplicemente.
Arrivati in cima alle scale, Sana riusciva a sentire ancora il canto dei gabbiani, l’aria fresca sul suo viso e il rumore delle onde che erano aumentate rispetto a quando si trovavano in spiaggia.
Il ragazzo slegò la sciarpa azzurra dal viso di Sana e quando lei aprì gli occhi il paesaggio che le si presentò davanti era a dir poco favoloso.
La luce del tramonto si rifletteva sul mare dipingendolo di un rosso vivo, le onde si infrangevano lentamente sulla costa bagnando la riva con la sua spuma bianca. All’orizzonte il mare e il cielo pian piano si stavano fondendo diventando così un unico sfondo di moltissime sfumature: rosa, rosso, giallo e arancio.
Akito l’abbracciò forte dal dietro e la ragazza non sapendo come ringraziarlo per averla portata al faro, gli disse semplicemente grazie accompagnato da un dolce sorriso e da un bacio appassionale.


Chissà se un giorno avrebbero osservato anche l’alba insieme… Magari proprio come segno di un nuovo inizio.
“Ricordi?” esclamò Sana alla fine dello spettacolo e intenta a gustarsi un buon panino farcito “Dieci anni fa circa festeggiavamo per la prima volta il Compleanno di Mezzo, e ora… Ora siamo ancora qui… Insieme. Ci avresti mai pensato che sarebbe andata così?”.
“Ma che razza di domande mi fai Kurata?”
“Non so, a volte penso a come sarebbero andate tante cose se non avessimo agito in quel determinato modo...” scosse lievemente le spalle la ragazza “Comunque, ho sentito Alex… Martedì vado a far l’aperitivo con lei...”
“Vi divertirete insieme!”
“Se lo dici tu…” affermò Sana cercando di nascondere le sue ansie e preoccupazioni.
 
***
 
La sera prima Fuka era corsa di fretta in camera sua, salutando rapidamente i suoi genitori seduti comodamente sul divano intenti a guardare un film natalizio. Non aveva alcuna voglia di vedere e parlare con nessuno, l’unico suo desiderio era infatti quello di addormentarsi immediatamente per dimenticare quella bruttissima serata che aveva preso un brutta piega. Peccato però che la signora Matsui non la pensava allo stesso modo, tanto è vero che dopo aver bussato entrò in camera della figlia, preoccupata del suo stato d’animo.
“Che è successo Tesoro?” le chiese dolcemente la madre vedendola distesa sul letto a piangere.
“Niente… Non ho voglia di parlare con nessuno!”
“Hai litigato con Takaishi?” le domandò sedendosi sul bordo del letto e accarezzandole lievemente i capelli mentre Fuka non rispondendo aumentò il ritmo della respirazione a causa del pianto disperato.
“Calmati Amore… Questa angoscia non fa bene né a te né al bambino!”
“Devo dirti una cosa…” affermò Fuka cercando di controllarsi e osservando il muro accanto a sé “Ecco… Prima, durante le commissioni… Ho avuto delle forti nausee”.
“Oh santo cielo! Fuka!” si agitò la madre “Perché non me lo hai detto subito? Takaishi lo sa?”.
“No…” scosse leggermente la testa la ragazza “Comunque ora sto bene Mamma… Sarà stata l’emozione della giornata. Inoltre ho incontrato il nostro ex vicino di casa e si è offerto gentilmente di accompagnarmi a casa!”.
“Ok, meglio così… Vuoi riposare?”
“Si, grazie…” le disse soffiandosi il naso.
“Posso restare qui con voi?”
“Si” sorrise la figlia facendole posto sul letto.
“Ora stai qui tranquilla, si sistemerà tutto” affermò abbracciandola esattamente come quando era ancora una bambina.

La famiglia Matsui il giorno di Natale si svegliò di buon’ora per prepararsi a festeggiare il 25 dicembre a casa della famiglia di Takaishi, in quanto possedevano una spaziosa villetta.
La ragazza, quella mattina, si trovava affacciata alla finestra della sua cucina intenta a far colazione con uno dei suoi biscotti preferiti dell’ultimo periodo. Osservava il bianco giardino, domandandosi più volte a come lei e il suo fidanzato avrebbero trascorso la giornata.
Avrebbero recitato fino a non trovare un momento possibile per chiarire, oppure avrebbero rimandato più volte la questione proprio come avevano fatto Aya e Tsuyoshi?
Sicuramente, appena sarebbe riuscita a parlare con Takaishi, gli avrebbe spiegato il reale motivo per cui il suo ex vicino di casa si era offerto gentilmente di accompagnarla a casa. Sperava tanto di riuscire a chiarire con lui, perché si sentiva estremamente sola senza la presenza del suo ragazzo accanto.
Il suo sguardo improvvisamente fu catturato dalla casella della posta, la quale stranamente era leggermente aperta come a segnalare che all’interno vi fosse la posta. Velocemente si coprì con il suo fidato giubbino e dopo essersi infilata un paio di scarpe da ginnastica, si avviò verso il giardino, curiosa di scoprire chi avesse lasciato quell’oggetto ancora sconosciuto in quel giorno di festa. Aprì rapidamente la casella della posta, trovandovi all’interno un piccolo pacchettino dai colori natalizi. Entrò leggermente perplessa in casa, scartando il misterioso regalo per poi recuperare immediatamente il suo cellulare per comporre il numero del suo fidanzato.
“Grazie!” esclamò Fuka commossa ed emozionata per ciò che le aveva regalato “Sono bellissime!”.
“Fuka… Scusami per ieri sera… Mi sono comportato da vero cretino!”
“Non fa niente… Mi fa piacere sapere che tu sia ancora palesemente geloso di me, nonostante io inizi a mettere i primi chili!”
“Sarò sempre geloso di te… Di voi!” sorrise Takaishi.
“Sai… Ho trovato anche una chiave all’interno di una scarpetta…”
“So che è sbagliato parlartene per telefono… Preferirei dirtelo a voce ma credimi, l’ansia mi sta uccidendo!” le confessò “Quelle piccole scarpette hanno un valore molto profondo… Ecco Fuka... Io desidero trascorrere la mia vita con te e con il nostro bambino, cercando di rendervi felici in ogni istante. Attraversando insieme ogni situazione, problema, disagio, felicità che la vita ci riserverà; proprio come quelle minuscole scarpette che ad ogni piccolo passo vanno verso il futuro, restando per sempre inseparabili!”.
“È il regalo più bello che io abbia mai ricevuto… Ti amo!” gli disse in lacrime per l’emozione.
“Voi lo siete!”

SPOILER:
“Non chiedermelo…” le disse Akito “Non chiedermi perché sto così vicino ad Alex…”.
“Perché?!”
“Perché non posso risponderti…”
“Non ti sei fatto nessuno scrupolo a confidare le mie cose ad Alex!” esclamò Sana trattenendo con forza le lacrime per poi dirigersi nel lato opposto del letto “Mi hai deluso!”.




Ciao a tutte ragazze !
Come state? Finalmente è arrivata l'ultima settimana di scuola! Non ne posso più, ho bisogno seriamente di una bella vacanza! 
Ieri ho ultimato il capitolo che segue questo appena pubblicato e vi anticipo che sarà abbastanza lungo ma non potevo dividerlo, spero che ciò vi renda felice visto e considerato i miei continui aggiornamenti mensili... :(
Inoltre ne vedremo delle belle nel prossimo capitolo e sono sicura che partirano cori di apprezzamento, di disprezzo e di tristezza verso alcuni personaggi protagonisti! Non aggiungo altro! ;)
Ringrazio tute coloro che non hanno smesso di seguirmi e che con molta pazienza aspettano i miei aggiornamenti! Grazie <3
Ringrazio Luci che mi sostiene sempre a continuare questa storia e anche Saretta e Stefy che mi riempiono di consigli <3
Risponderò al più presto alle vostre recensioni e recensirò al più presto i capitoli a cui sono rimasta leggermente indietro!
Se non riuscirò a sentirvi, auguro a tutte quante un Felice Natale e Buon Anno nuovo!
A presto,

Miky

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Capitolo 36
*** CAPITOLO 36 - QUESTIONE DI FIDUCIA ***


CAPITOLO 36 ● QUESTIONE DI FIDUCIA
 
Petali secchi caduti su un libro mi dicono che tu sei lontano.
E non sai come brucia.
Non sai come fa male.
Tu non ci sei… Dove sei?
Non mi ricordo nemmeno da quanto tempo sto qui,
aspettando che tu mi venga ad alzare.
Qual è il punto del tempo se non siamo insieme.
Per amarsi c’è bisogno di due persone!
Mi manca tutto di noi qualche volta.
Ti ho perso e io sono la colpevole.

“Hayama puoi abbassare la musica per cortesia!” domandò scocciata Sana seduta sui sedili posteriori dell’automobile di lui mentre si dirigevano verso il luogo in cui avrebbero trascorso le vacanze natalizie.
Il ragazzo ignorandola completamente, continuò a concentrarsi sulla guida come se niente fosse accaduto intanto che Marco, voltandosi leggermente verso i sedili posteriori, lanciava uno sguardo fugace ad Alex, sorpresa altrettanto del comportamento inaspettato di Akito.
“È così difficile abbassare la musica?!” si alterò sbuffando Sana alzandosi rapidamente dal suo posto per compiere la tanto facile azione che aveva chiesto.
Akito ancora una volta non rispose alle esclamazioni della ragazza, limitandosi semplicemente a guardarla furente dallo specchietto centrale. Volutamente Sana aveva evitato di voltarsi verso la sua direzione poiché si ricordava perfettamente quanto potesse ferirla il suo sguardo ghiacciale.
Forse anche più delle parole, e questo lui lo sapeva perfettamente.
Appoggiandosi completamente allo schienale del sedile, la ragazza chiuse gli occhi respirando prondamente cercò di rilassarsi.
Perché avevano finito con il litigare?

“Aki…” gli sussurrò mentre il signor Hayama si divertiva a cantare in compagnia della signora Kurata canzoni natalizie durante l’attesa delle seconde portate.
“Qualcosa non va Kurata? Mi sembri agitata…” le rispose osservandola attentamente.
“Mi accompagni un attimo su di sopra?”
“Come vuoi…”  affermò seguendola su per le scale.
Certo, doveva ammettere che gli dispiaceva alquanto perdersi il simpatico siparietto che stavano presentando volutamente Fuyuki, Misako e l’immancabile Maro ma era anche assai curioso di conoscere cosa dovesse comunicargli Sana di tanto importante.
“Ecco… Tieni!” esclamò porgendogli una scatola leggerissima di medie dimensioni a forma di cuore “Coraggio aprila!”.
“Kurata… La scatola è vuota!” constatò maggiormente il ragazzo aprendola.
“Lo so!”
“Ok… Potresti illuminarmi gentilmente? Perché fortunatamente non ho ancora raggiunto i tuoi livelli di stranezza!” le domandò sedendosi sul letto confuso.
“È una scatola del tempo!” gli rispose raggiungendolo sul bordo del letto e affermando ciò come se fosse una cosa ovvia mentre al contrario Akito inarcava maggiormente il sopracciglio.
“Uffa! Bisogna spiegarti sempre tutto!” sbuffò sonoramente la ragazza “Se ti va, entrambi inseriremo qualcosa all’interno di questa speciale scatola senza mostrarlo all’altro e, tra un paio di anni, l’apriremo nuovamente insieme per scoprire finalmente ciò che avevamo scelto di condividere con l’altro... Lo so, ora mi dirai che è una stupidaggine! Ma pensaci… È come se fosse una sorta di promessa, nella speranza anzi, nella sicurezza che tra qualche anno noi saremo ancora qui a guardarci con lo stesso sguardo con cui ci stiamo osservando tutt’ora!”.
Akito rimase piacevolmente colpito dalle sue parole tanto semplici e al contempo profonde. Con quel piccolo gesto così inaspettato infatti gli aveva volutamente dichiarato quanto anche lei desiderasse e sperasse di vivere accanto a lui ogni momento che potevano trascorrere insieme.
Speranza.
Ciò che però lo stupì maggiormente era la certezza di Sana.
Con quel breve discorso la ragazza gli aveva dimostrato quanto lei fosse sicura che loro due insieme ce l’avrebbero fatta, superando così ogni piccolo ostacolo.
Promessa.
Aveva proprio ragione Tsuyoshi, Sana amava ogni sfumatura di lui. Dalla più colorata e brillante alla più spenta, neutra e grigia.

“Secondo me Sana meriterebbe qualcuno migliore di me” affermò tutto ad un tratto Akito.
“Ma cosa diavolo stai dicendo?!” gli domandò preoccupato il suo migliore amico.
“Solo la verità… Forse io non sono il ragazzo perfetto per Sana” gli disse guardando un punto impreciso fuori dalla finestra.
“È vero…” confermò Tsuyoshi dopo un attimo di silenzio.
Akito non rispose. Sapeva che alla fine quella era la dura realtà, voleva solo una conferma dal suo migliore amico.
Si alzò dal divano e con un cenno del capo lo salutò, aveva bisogno di correre e di sfuggire da quei pensieri paranoici.
“Aspetta Akito lasciami finire. È vero, ma Sana non vuole quello giusto, né tanto meno quello perfetto per lei. Semplicemente vuole te… Vuole te che la fai arrabbiare, che la prendi in giro, che le stai accanto nei momenti migliori e peggiori, che le dici sempre quello che pensi giusto o sbagliato che sia, che ti fai odiare e amare allo stesso tempo. Lei vuole e vorrà sempre e comunque te!” gli rispose sinceramente Tsuyoshi.

Perché quando ami realmente una persona non ti soffermi solo sui suoi pregi; scavi molto più a fondo scoprendo perciò difetti, paure, esperienze che magari non ti saresti mai aspettato. E lì, quando conosci quel lato oscuro e delicato capisci se sei pronto a caricarti sulla schiena le difficoltà dell’altro facendogli così sentire la tua presenza, il tuo sostegno.
Il ragazzo avvicinò lentamente il suo viso alle labbra screpolate di lei e la baciò trasmettendole tutte quelle emozioni che era riuscito a suscitargli quel regalo.


“Rossa!” esclamò Marco risvegliandola dal corso dei suoi pensieri “Ci fermiamo a pranzare, vieni!”.
“Ah ok… Grazie, ma non ho fame!” gli rispose voltandosi immediatamente verso il sedile del guidatore.
Lui non c'era.
Non l’aveva aspettata, era sceso dall’autovettura senza dirle nulla.
Stronzo!
Poteva perfettamente capire che lui non avesse alcuna voglia di parlarle per i suoi anche validi motivi, ma erano pur sempre una coppia.
Grazie mille della considerazione Hayama!
“Avanti Sana! Il viaggio è iniziato da un paio d’ore e io non ti permetterò di fare l’associale, quindi forza e coraggio che la vita è un passaggio!”
“Hai vinto…” sorrise leggermente la ragazza osservando le proprie mani dopo qualche secondo di silenzio.
Non aveva alcuna intenzione di rovinarsi la vacanza a causa di una persona con cui non si poteva minimamente comunicare. E poi cosa credeva? Che lui fosse tanto innocente? No, non aveva capito proprio nulla!
“Non ho sentito bene”
“Hai vinto!” ripeté più forte e convinta di ciò che aveva appena affermato.
“E allora muoviamoci Rossa!” le disse prendendola per mano e trascinandola verso l’Autogrill dagli altri.

***
 
“Non ti facevo così geloso Akito!” affermò incurante Alex seduta accanto a lui mentre si godeva il suo semplice panino.
“Perché non lo sono!” mentì il ragazzo mantenendo il suo solito sguardo apparentemente inespressivo e vuoto.
Già il viaggio era iniziato maledettamente male a causa della disastrosa serata precedente. Cosa diamine gli era saltato in mente di aiutare Alex nell’appuntamento che lei stessa aveva programmato con Simon al “Live Club!”, doveva farsi gli affari suoi come era solito fare.
Era proprio vero che con il tempo era cambiato notevolmente. Si era addolcito, e la cosa inquietante era il fatto che non lo era solo con Sana ma anche con le altre persone per cui provava una sorta di affetto e rispetto.
“Ho dimenticato i tovaglioli!” esclamò Sana sporca di salsa sulle mani.
“Per forza, con tutta la Maionese che hai deciso di mettere!” le rispose Marco leggermente disgustato da ciò “Tieni, prendi pure i miei!”.
Quello lo faceva incredibilmente apposta ad irritarlo, aveva un talento naturale, ereditato da poche persone. Non aveva infatti solo rovinato la vigilia della partenza, oltre che la serata, ma anche l’intera vacanza che era ormai giunta. Non aveva infatti alcuna intenzione di parlare con Kurata, soprattutto dopo l’ultima “uscita” in cui lei e Marco sono arrivati alle porte dell’Autogrill di fretta e mano nella mano leggermente bagnati per raggiungere il resto del gruppo.
Quante volte si era ritrovato a correre sotto il diluvio ad ogni temperatura climatica per raggiungere l’abitazione Kurata quando lei si trovava dall’altra parte del mondo, sperando di vedere accesa la luce in camera sua, e ogni volta attendere inutilmente. Invece ora che potevano stare finalmente insieme si ritrovavano seduti nello stesso tavolo, a mantenere i piedi ben saldi sulle proprie supposizioni.
Tutta colpa di quel Passerotto che si era rifiutato di emigrare verso le terre calde.
Anzi, aveva trovato perfettamente la sua terra calda in Sana.
“Classica risposta di voi uomini…” sospirò la ragazza “Dite sempre tutti così e poi morite di gelosia!”.
“Non ho chiesto il tuo parere!” rispose freddo Akito infastidito dalla piega che stava prendendo la conversazione.
“Lo so, ma siccome sto imparando a conoscerti, ho capito che tu non chiedi mai nulla esplicitamente così ho azzardato di mia volontà!”
“Allora pensa ai tuoi problemi che ai miei ci penso da solo!” affermò il ragazzo alzandosi dal tavolo e infilandosi il giubbino velocemente mentre Simon osservava curioso Alex che lo squadrò nuovamente come per ripetergli ancora una volta di non intromettersi nella sua vita.
Akito sapeva che aveva sbagliato a rispondere ad Alex con quel tono freddo e cattivo, ma in quel momento aveva l’assoluto bisogno di allontanarsi per rimanere solo a pensare. Doveva ricostruire quel muro che aveva abbattuto con gli anni, perché non poteva fidarsi totalmente anche di Alex come aveva fatto in passato con Sana nonostante il suo non volere. Il rischio era troppo alto anche se sapeva perfettamente che lei aveva bisogno di lui.
Incurante della pioggia Akito si diresse con un diavolo per capello verso la sua autovettura per poi chiudersi dentro a riflettere su ciò che stava succedendo da mesi ormai.
Perché Sana sapendo il debole che provava Marco nei suoi confronti continuava a stargli dietro?
C’era qualcosa sotto… Che anche lui avesse degli scheletri nell’armadio?
Che anche Marco avesse confessato qualcosa di importante quanto sofferente alla sua ragazza?
Violentemente Akito tirò un pugno al volante.
Doveva assolutamente calmarsi e respirare a fondo per poter riprendere così il controllo delle sue azioni prima che arrivassero gli altri.

“Occhio che potrebbe caderti il muso Kurata!” esclamò con un ghigno Akito mentre si dirigevano all’appuntamento deciso con gli altri ragazzi al “Live Club!”.
Si era accorto immediatamente che  qualcosa in Sana quella sera non andava, il problema era che non riusciva a comprendere cosa fosse successo. Secondo il suo punto di vista quei giorni natalizi trascorsi in famiglia erano andati benone, perfino preparare le valigie di Sana era risultato divertente. Soprattutto perché ogni qual volta che si imbatteva in un indumento più particolare rispetto agli altri, si immaginava distintamente le espressioni che sarebbero comparite sul volto della ragazza non appena i suoi occhi avrebbero visto cosa aveva scelto il sottoscritto per quella vacanza.
Sicuramente il suo viso avrebbe preso fuoco, in bilico tra l’imbarazzo e il nervoso.
In fin dei conti era stata una bella idea, inoltre era estremamente curioso di conoscere in quale occasione Sana aveva scelto di comprare quegli intimi e vestiti che non gli aveva praticamente mai visto addosso. Poco male, avrebbe sicuramente recuperato in quella lunga settimana.
“Perché mai dovrei essere arrabbiata Hayama?!” affermò con un tono accusatorio la ragazza.
“Avanti Sana non fare la bambina!”
“Siamo arrivati. Ne parliamo dopo!” gli rispose scendendo dalla macchina rapidamente una volta parcheggiato.
Tipico comportamento di lei: scappare dai problemi.
Si prospettava una serata sicuramente impegnativa.
Acconsentendo controvoglia Akito alzò gli occhi al cielo per poi raggiungere immediatamente Sana che lo stava aspettando accanto alla sua macchina.

Con le braccia tese e con gli occhi chiusi venivo da te,
Sapendo che tu mi prendevi.
Dicevi che sono l’aria che respiravi.
Non posso più vivere di ricordi!

Da quando era arrivata all’interno del locale Alex si sentiva terribilmente a disagio.
Tutte le persone che aveva conosciuto in quelle settimane di dicembre, erano state veramente molto simpatiche e accoglienti nei suoi confronti fin dal primo momento in cui si erano presentati in quel piccolo bar. Aveva infatti provato ad instaurare un qualche rapporto con loro, ma era terribilmente difficile e complesso riporre fiducia in qualcun altro che non fosse lei stessa. Era stata ferita troppo profondamente per poter dimenticare i propri scheletri nell’armadio.
Per quanto provasse con tutte le sue forze a distrarsi da quei pensieri così devastanti, essi tornavano puntualmente a torturarla. Invadendo e conquistando così quei piccoli progressi che aveva tanto faticato a compiere.
Quell’ultimo incontro avvenuto precisamente la mattina precedente l’aveva devastata.
Come aveva potuto ripresentarsi come se non fosse accaduto nulla?
Parlare con lei, ma soprattutto con Daniel con quel tono da vittima?
Tre anni fa si sarebbe sentita triste, sola, insicura di sé stessa, piena di domande e dubbi a cui ogni notte non sarebbe riuscita a dare risposta; ma ora… Ora si sentiva arrabbiata.
Si, era arrabbiata con il mondo intero perché lei, ma in particolare il suo piccolo fratellino, erano dovuti crescere affrontando così le difficoltà che ogni giorno li riservava la vita senza la figura di un padre, e nemmeno loro madre aveva potuto godersi dei baci, degli abbracci, della forza e della sicurezza che poteva trasmetterle un fedele marito nel momento del bisogno.
Famiglia.
Punto di riferimento.
Legame di sangue.
Fiducia.
Qualunque parola si utilizzasse per lei era una pugnalata profonda e decisa al cuore e il sapere che ciò le facesse ancora male la faceva arrabbiare ancora di più.
L’unica sicurezza era che non avrebbe mai lasciato Daniel e sua madre da soli, lei avrebbe cercato di esserci sempre per loro anche se sapeva che era dura non poter parlare con loro di questa ferita incurabile.
Dove sei Akito? Ho bisogno di parlare con te.
“Annoiata?” esclamò Lucas facendola sobbalzare.
“Idiota! Mi hai spaventato!”
“Scusami!” affermò il ragazzo allontanandosi come se nulla fosse accaduto “Ciao Gomi!”.
Quanto avrebbe desiderato essere spensierata e felice proprio come lui.
Gli unici momenti in cui era riuscita a sentirsi così era stato con Jack e di certo non era merito del suo carattere altruista, ma per ben altri interessi che lui amava condividere.
“Nervosette stasera?” domandò avvicinandosi Simon e offrendole un cocktail.
Alex guardò prima lui e poi il drink che teneva in mano attentamente di sottecchi.
“Tranquilla è analcolico”
“Non importa, non ho sete!”
“È successo qualcosa?” domandò Simon non capendo il suo modo di rispondergli così in malo modo “Se vuoi possiamo fare due passi…”
“Sei la mia balia per caso? Non ho bisogno né di te né delle tue compassionevoli parole e consigli!” ribatté alterata la ragazza “Non so che razza di idea tu ti sia fatto di me l’altra sera, ma io non sono quella che tu credi!”.
“Non posso saperlo perché tu vuoi che nessuno ti si avvicini! Perché ti comporti in questo modo?”
“Mi sembra che tu ti sia già risposto da solo” gli disse Alex voltandosi per allontanarsi da quella situazione.
“Allora spiegami perché sei venuta!” affermò il ragazzo prontamente bloccando così la ragazza sui suoi passi.
Alex si voltò quanto bastava per osservare il viso di Simon che attendeva una risposta nonostante cercasse di mantenere un’espressione indifferente.
Perché continuava a fargli domande così mirate?
Perché sembrava come se volesse conoscerla realmente?
Perché sembrava comportarsi come se fosse interessato a lei e ai suoi problemi?
Perché era l’unico ad essersi accorto di come si sentiva quella sera?
La ragazza lanciandogli un’ultima occhiata infastidita si avviò tra la folla in cerca di un luogo sicuro dove stare.
Nonostante furono passati alcuni anni dalla fine delle superiori, Simon rivide ancora una volta quella ragazza irraggiungibile svanire davanti a lui.
Era inutile, per quanto ci provasse non sarebbe mai riuscito a comprendere quale era il modo più giusto per avvicinarsi a lei. Gli pareva sempre così lontana da lui e dal suo mondo, esattamente come il sole e la luna che non potevano stare insieme.
“Tutto bene Amico?” domandò Marco avvicinandosi al ragazzo “Ti ho visto discutere con Alex…”.
“Non è successo nulla!” gli rispose con un finto ghigno “Guarda un po’ chi c’è là!”.
Simon per distrarre l’amico aveva infatti indicato con il capo le figure di Sana e Akito appena arrivati all’interno del locale così da poter dirigersi al tavolo insieme agli altri indisturbato.
Non aveva voglia di parlare con nessuno quella sera, non che le altre volte fosse stato un gran chiacchierone, ma le parole di Alex lo avevano ferito. Non si aspettava di ricevere tanta freddezza in quelle brevi frasi e in quei veloci sguardi.
“Avanti ragazzi andiamo a prenotarci!” esclamò Marco allegro arrivato al tavolo qualche secondo dopo Simon.
Il ragazzo aveva infatti da lontano salutato Sana con un felice e attraente sorriso per poi dirigersi a chiamare il resto della band. Ora che la sua Fan Numero Uno era arrivata lo spettacolo poteva iniziare ufficialmente.
Helen seguì suo cugino e gli altri tre ragazzi al palco del locale, fermandosi però ai piedi di esso pronta a filmarli non appena avrebbero varcato il sipario.
Nel frattempo Akito era rimasto molto sorpreso dall’atteggiamento ambiguo di Marco, non riusciva infatti proprio a capire cosa volesse ottenere.
Non era abbastanza cercare di comprendere ogni singolo giorno, incluso quel preciso istante, la sua ragazza dai comportamenti e dagli umori lunatici; no ora ci si metteva anche Marco a mandarlo in bestia. Che coppia che formavano!

Ci sono momenti in cui sembro invisibile,
e solo io capisco ciò che mi hai fatto.
Guardami bene,
dimmi chi è il migliore.

Nemmeno farlo a posta, Akito fu distratto da un ritmo diverso rispetto alla canzone suonata in precedenza nel locale. Gli strumenti coordinati perfettamente tra di loro creavano un andamento intenso e distinto, come se non bastasse riuscì a riconoscere immediatamente la voce fin troppo famigliare del cantante.
Si voltò immediatamente in cerca degli occhi di Sana che lo guardavano anch’essi stupiti e sorpresi per il tema della canzone proposta.
Poteva passare la prima volta che aveva dedicato una canzone per la sua ragazza, ma farsi prendere per i fondelli due volte di seguito era inaccettabile. Detestava profondamente essere preso in giro palesemente da qualcuno soprattutto se si serviva di un pubblico per soddisfare i proprio scopi personali.
Ecco, questo era il colpo basso che attendeva da quando lo aveva visto salutare la sua ragazza appena arrivati.
Altro che serata impegnativa!

Vicino a te, irresistibile!
Una recita poco credibile.
Guardami bene,
dimmi chi è il migliore!

Gli occhi di Sana si muovevano agitati mentre osservavano il viso di Akito che lentamente si stava contraendo, sicuramente conoscendolo si stava innervosendo da ciò che le sue orecchie involontariamente erano obbligate ad ascoltare.
“Aki… Io…” cercò di formulare la ragazza nonostante la rabbia, che provava  per ciò che aveva scoperto quello stesso pomeriggio durante l’aperitivo con Alex, non cessava. 
“Sana, puoi venire con me un momento?!” esclamò Hisae trascinandola lontano per un braccio “Si può sapere perché hai deciso di accettare un invito del genere da parte di Marco? Che diamine hai a posto del cervello? Non so se te ne sei resa conto, ma ti sta dedicando ancora una canzone, dichiarando così i suoi palesi sentimenti. E come se non bastasse lo sta facendo davanti ad Akito che per la cronaca è il tuo attuale ragazzo!”.
“Aspetta, aspetta, aspetta!” si giustificò la ragazza “Innanzitutto in mia difesa vorrei dire che è stato Akito ad accettare inizialmente l’invito di Alex al concerto!”.
“Sana… cercherò di spiegartelo nel modo più chiaro e gentile possibile. Ogni passo che compi verso Marco, indietreggi automaticamente con il rapporto che hai faticato a costruire ogni singolo attimo con Akito! Sei sicura che ne valga la pena?”
“Lo so… Ma non posso. Ho promesso a Marco che lo avrei aiutato a inseguire il suo sogno…”
“Toglimi una curiosità, nel suo sogno ci sei compresa anche tu?”

Parliamone una buona volta.
Io ti vedo però tu non mi vedi!
In questa storia è tutto al contrario.
Non mi importa questa volta io ti conquisterò!
Parliamone una buona volta.
Starò sempre al tuo fianco.
Anche se non mi vedi,
Guardami!
Non mi importa, questa volta io ti conquisterò!

 
“Sai…” riprese a parlare Sana, distogliendo lo sguardo dal ragazzo e osservando le gocce di pioggia infrangersi al suolo “Le mie amiche credono che tu abbia una cotta per me…”.
L’espressione di Marco si fece improvvisamente più curiosa.
“Io ho risposto che è una cosa impossibile oltre che impensabile!” aggiunse immediatamente la ragazza.
“Perché?” chiese inarcando un sopracciglio.
Sana scrollò leggermente le spalle “Perché se fosse stato così tu mi avresti, come dire… Corteggiato senza troppi giri di parole! Insomma, non avresti di certo perso tempo” gli disse guardandolo attentamente negli occhi “Sto imparando a conoscerti e dalla tua personalità ho percepito questo!”.
“Cambierebbe poi molto?”
“Come?” chiese scossa la ragazza guardandolo attentamente negli occhi.
Non si aspettava di certo questa domanda che, per giunta, andava oltre al significato stesso della frase.
“Non avrò mai parlato direttamente, ma tutto ciò che ho fatto credo che sia stato più che palese!” esclamò Marco con un tono abbastanza nervoso “Secondo te io dedico a chiunque le canzoni che realizzo? Espongo le mie angosce, le mie esperienze, le mie delusioni ai quattro venti? Riservo a tutte le ragazze quelle particolari attenzioni, cercando inoltre di trovare un modo per sorprenderti e per farti sentire speciale e unica esattamente come io ti vedo? Diamine! Non ho portato nemmeno la mia ex nel mio posto speciale!”.

Ancora una volta era rimasta sorpresa e immobile nell’ascoltare quelle incredibili parole che avevano l’inaspettato potere di far rifiorire ricordi apparentemente così lontani.
Come caspita faceva a racchiudere in frasi così brevi e semplici, i ricordi, i gesti, i messaggi, i segnali che voleva far comunicare al mondo?
“Anzi, in quel preciso momento a me...” pensò Sana arrossendo.
Chissà se sapeva di possedere un pregio e un dono così importante e unico.
Doveva assolutamente aiutarlo a superare il test d’ingresso all’Accademia migliore che avrebbe scelto. Era un’occasione che non poteva e non doveva assolutamente perdere!

So che ci sono momenti in cui sembra possibile,
uno sguardo,
un gesto irresistibile!
Guardami bene, dimmi chi è il migliore!
Non ti rendi conto?
Non siete compatibili!
Togli la benda dagli occhi e guarda,
Guardami bene.
Dimmi chi è il migliore.

“Mi sta provocando per caso?” domandò sarcasticamente Akito a Tsuyoshi che gli si era avvicinato prontamente “Perché ci sta riuscendo alla grande aggiungerei!”.
“Ma cosa vai ad insinuare Akito! Infondo è solo una canzone… Magari non è nemmeno per Sana!” tentò l’amico inutilmente.
“Ti sei accorto anche tu di come mi guarda, di come mi sorride!” affermò il moro ignorando completamente le risposte acide del biondo “Hai visto con i tuoi stessi occhi quanto si preoccupa per me e di come mi cerca. Pensi di essere l’unico per lei? Vedo distintamente le reazioni che le suscitano le mie attenzioni… Le piacciono, le desidera… Le vuole!”.
Queste ultime parole riuscirono a far vacillare le certezze di Akito.
Sapeva perfettamente che Sana era innamorata di lui e che non avrebbe mai approfittato della situazione per tenere il piede in due scarpe. Avevano faticato tanto entrambi per riuscire a ritrovare un loro equilibrio, ed era convinto che nessuno sarebbe più riuscito a dividerli.
Loro si amavano e non c’era nulla di più bello, di più entusiasmante, di più vero di loro due insieme.
E allora perché sentiva una potente e dolorosa fitta allo stomaco durante il discorso sicuro di Marco?
Perché aveva la terribile sensazione di starla perdendo?
Perché sentiva che le parole di Marco contenevano un fondo di verità?
No, era impossibile! Non poteva e non doveva credere ad alcuna parola che pronunciava quello sconosciuto ragazzo.
“Tu non la meriti!” continuò Marco scandendo molto lentamente ogni singola parola.
“Non la conosco a sufficienza io e credi di conoscerla tu in così poco tempo?” ribatté Akito innervosito “Ci provi gusto a provocarmi?”.
“Lo sai perfettamente anche tu che sto solo affermando la verità!”
“Perché mai dovrei crederti?”
“Perché non dovresti?” esclamò Marco guardandolo fisso negli occhi “Conosco perfettamente le persone come te!” .
“Non sai nulla di me!” affermò alterato Akito scrutandolo furioso mentre il moro si limitava a ghignare soddisfatto.
I loro sguardi in quei pochi minuti di silenzio erano riusciti ad esporre il disprezzo e il fastidio che provavano l’uno per l’altro.
Non si sopportavano.
Come avrebbero fatto a condividere lo stesso tetto durante le vacanze invernali se non si potevano nemmeno vedere?
Sicuramente sarebbe stata un’impresa, una sfida da sostenere.
“Come vuoi” rispose Marco interrompendo quel gioco di sguardi e alzando le mani in segno di arresa “Io ti ho avvertito!”.
“Potevi evitare il disturbo!” esclamò inarcando un sopracciglio Akito mentre l’altro ragazzo si avvicinava alla sua moto infilandosi il casco e montando in sella al suo inseparabile mezzo.
Marco velocemente accese il motore ma un attimo prima di partire si voltò nuovamente verso il biondo scrutandolo attentamente.
“I rapporti vanno sempre curati e coltivati, altrimenti si rischia di lasciarli morire col tempo. Stai attento, non dare sempre tutto per scontato”

“Mi stai dando dello stupido?” esclamò fulminandolo “Non censuriamo la faccenda!” .
“Ok ok scusa…” si arrese Tsuyoshi “Che pensi di fare?”.
Come succedeva ormai spesso, Akito senza rispondere alla domanda dell’amico si avviò in una direzione a lui ignota.
Tra lui e Marco nell’ultimo periodo vi erano stati troppi sguardi di disprezzo, troppe discussioni interrotte sempre da qualche movente imprevedibile oppure dalla pazienza che cercava di mantenere ogni singola volta. Per quanto in quegli anni aveva cercato di controllare il suo nervosismo grazie anche alla pratica del karate, quella precisa sera era arrivato al limite della sua pazienza, anzi addirittura l’aveva superata a dismisura.

Parliamo una buona volta.
Io ti vedo ma tu non mi vedi!
In questa storia è tutto al contrario.
Non mi importa, questa volta io ti conquisterò!
Parliamo una buona volta.
Starò sempre al tuo fianco.
Anche se non mi vedi,
Guardami.
Non mi importa, questa volta io ti conquisterò!

“L’hai detto tu stessa!” rise Marco facendole il verso “Ti confesso che io sono sempre stata tarda nel capire questo complicato sentimento chiamato Amore. Anche con Akito è stato così!”.
“E-ecco…”  balbettò la ragazza confusa ad ogni sua singola parola.
“Ammettilo…” affermò avvicinandosi notevolmente al suo viso “Tra di noi c’è una certa attrazione innegabile…”.
Sana era come bloccata ad osservare quegli occhi castani così seducenti, esattamente come il modo in cui aveva pronunciato quell’ultima frase.
“Sono…” sussurrò Sana sentendosi avvampare nonostante il freddo di fine autunno “Sono innamorata di Akito…”.
Marco rimase per un momento immobile a scrutare ogni dettaglio sul viso della ragazza.
Bingo!
Quell’ultima confessione non lo aveva per nulla scosso, anzi…
Lentamente si allontanò ghignando “Se sei innamorata del tuo Akito, tutti gli altri ragazzi dovrebbero starti indifferenti!”.
“In-infatti è…” balbettò Sana riuscendo poi ad acquisire una minima sicurezza nel suo tono di voce “Infatti è cosi!”.
“Spesso la gente non ha le emozioni chiare, altro che idee” le citò Marco.
“E questa da dove è uscita?” inarcò un sopracciglio la ragazza “Cosa vorresti dirmi con ciò?”.
“È una frase che ho letto su una copertina di un libro” le spiegò “Io credo, anzi, sono sicurissimo che tu ti voglia auto convincerti di non provare nulla nei miei confronti, non volendo guardare in faccia alla realtà e di conseguenza non ammettendolo a te stessa!”.
“Tu non sai cosa provo per Akito!”
“Ma so cosa provi con me. Conosco le tue emozioni e le tue sensazioni…”
“Sei così convinto di ciò che, appena hai scoperto che io ero fidanzata, sei scomparso andando a divertirti con quella ragazza!” gli disse irritata accorgendosi dopo dello sbaglio compiuto nell’affermare ciò, infatti Marco ghignava per l’effetto ottenuto.
“Hai ragione… Ma io ora sono qui!” affermò con un tono estremamente serio e con un pizzico di dolcezza e sincerità.
Ok, Marco aveva vinto ad un punteggio sproporzionato, tanto che Sana non riuscì a contraddirlo.
Era vero ciò che le aveva detto.
Era vero che provava qualcosa nei suoi confronti, una sorta di attrazione ma non era lo stesso paragonabile a ciò che sentiva per Akito.
Insomma… Lei era innamorata del suo fidanzato e, di questo, ne era assolutamente convinta!
Che le stava succedendo?
Come se non bastasse, era riuscito a zittirla e a confonderla totalmente con le sue opinioni.
Erano lì, occhi negli occhi a fissarsi attentamente, aspettando di ricevere una qualsiasi reazione da parto dell’altro. Intorno a loro si sentiva solo il perenne rumore della pioggia così rilassante.

Nel frattempo i pensieri di Sana vagavano a quel giorno di pioggia in cui Marco le aveva dichiarato apertamente i sentimenti che provava ancora tutt’ora. In compagnia del ragazzo talvolta si sentiva così insicura e confusa, forse perché era proprio la sua figura a metterla in soggezione poiché non aveva alcun problema ad ammettere a sé stessa, a Marco, ad Akito o a qualunque altra persona al mondo ciò che provava per il suo fidanzato.

“Rossa…” affermò richiamandola un’ultima volta e andandole incontro per tirarla fortemente, ma allo stesso tempo dolcemente, a sé.
I loro visi in un attimo si ritrovarono vicinissimi e Sana riuscì distintamente a sentire il buon profumo che il ragazzo emanava.
I loro occhi erano incatenati in quelli dell’altro, l’unica differenza era l’espressione differente sui loro volti.
Sana era sorpresa di quel gesto così sciolto e sorprendente, il suo cuore batteva ad una velocità smisurata e le sue guance, ancora una volta, si colorarono di rosso, mentre Marco con un piccolo sorriso, cercò di controllare il suo istinto di impossessarsi di quelle asciutte labbra così invitanti.
Si avvicinò alla guancia morbida della ragazza porgendole un veloce ma intenso bacio, per poi scostarsi da lei lentamente.
“Ricorda… Il proibito attrae!”
La ragazza rimasta ferma e immobile nel ricevere quel gesto così inaspettato, cercò di riprendere l’autocontrollo che, forse, ancora possedeva.
“De-Devo andare!” esclamò balbettando e correndo verso l’auto del suo manager che la stava aspettando fuori dal cancello dell’istituto.

Allo stesso tempo, sapeva però perfettamente quanto la personalità, il carattere e lo stile di vita di Marco la incuriosivano.
Forse perché così simile al suo ma allo stesso tempo diverso e audace.
Forse perché alcune persone, quando si conoscevano, si trovavano e basta… Senza troppi giri di parole o di anni. Succedeva e basta.
Spetta solo a noi stessi decidere che cosa fare della propria vita.
“Sana!” esclamò Tsuyoshi trovandola accanto ad Hisae “Per fortuna ti ho trovata…”.
“Ehi… Calmati Tsu! Che è successo?”
“Akito…” affermò cercando di riprendere fiato per la corsa e l’agitazione in corso.
“Credo che Akito si stia dirigendo da Marco…”
“Come? No… Non può!”
“Fantastico!” sussurrò Hisae sbuffando mentre Sana correva in cerca di Akito.
Doveva trovarlo il più presto possibile, prima che fosse troppo tardi.
Certo che anche lei poteva immaginarsi che sarebbe andata a finire così la serata. Meno male che le avevano assicurato che non avrebbero litigato come due bambini infantili.
Perché andava a finire sempre e solo così?!
Maledetta lei e la sua fiducia verso il prossimo!
“Hayama!” esclamò la ragazza bloccandolo per un braccio “Non fare stupidate! Anch’io oggi pomeriggio sono rimasta ferita da te, ma non vado di certo ad aggredire tutte le persone con cui ho un problema!”
“Improvvisamente ti è venuta voglia di raccontarmi cosa è successo?”
“Che importanza ha? Ormai è successo no? Hai tradito la mia fiducia!”
“Ma di che stai parlando? Io non ti ho mai tradita!”
“Non mentire!” urlò Sana nervosa.
“Sai che ti dico?” le disse squadrandola deluso “Tu e il tuo Amichetto mi avete rotto i coglioni! Cercati un passaggio per stasera!”.


“Akito!” affermò Gomi picchiettandogli sul finestrino dell’automobile e interrompendo così il corso dei suoi pensieri “Pensavamo di ripartire!”.
Il ragazzo si limitò ad accendere il motore mentre Alex saliva nel posto del passeggero accanto a lui.
“Per prima… Hai ragione tu. Non mi intrometterò più… Volevo dirtelo prima di iniziare il viaggio”
“No…” affermò il ragazzo voltandosi verso di lei “Non dovevo prendermela con te. Non centri nulla con questa storia!”.
“Spero facciate pace presto… È una brava ragazza! Un po’ matta aggiungerei… Ma credo che è quella di cui hai bisogno per mantenerti aggrappato saldamente alla felicità!” sorrise la ragazza.
“Alex… Cos’è successo ieri all’aperitivo?”
Nel frattempo Sana si ritrovava in disparte a chiacchierare con le sue amiche, anzi in realtà le stava palesemente pregando di cambiare posto con lei.
“Devo proprio salire con lui?” chiese disgustata dall’idea “Anche Aya e Tsuyoshi viaggiano separati!”.
“Nessuno di noi ha intenzione di sentire i vostri lamenti o di vedervi con i musi lunghi. Quindi cercate di risolvere la questione al più presto!”
“Siete davvero antipatiche!”
“Sana ti conviene muoverti, altrimenti Akito ti lascerà a piedi!”
“Si certo…” sbuffò alterata la ragazza dirigendosi di malavoglia verso l’automobile.
Quando facevano così non le sopportava proprio le sue amiche.
“Ritorno dietro…” sussurrò Alex vedendo la figura di Sana salire in macchina ma interrotta prontamente da quest’ultima “Stai pure davanti. Non c’è alcun problema!”.
Si può sapere perché Akito e Alex avevano la capacità di comunicare egregiamente oltre quella di comprendersi reciprocamente e di fare pace a tempo di record?
Notò inoltre che con il suo arrivo aveva interrotto un discorso tra i due apparentemente importante. Cos’è, ora erano diventati anche amici per la pelle?

“Ciao Alex…” affermò Sana abbastanza imbarazzata e agitata una volta entrata nel baretto che lei stessa aveva scelto.
Non voleva trovarsi lì da sola in quella situazione così strana.
Cosa le era saltato in mente di assecondare le idee di Akito?
“Ciao” le rispose con tono fermo per poi riprendere ad osservare la lista che offriva il locale.
“Passato delle felici vacanze?”
Voleva proprio vedere Akito al suo posto. Come avrebbe reagito se gli avesse domandato di uscire con Marco per conoscersi meglio? Conoscendolo, sicuramente non avrebbe accettato l’idea.
Doveva rifiutare quella pessima proposta! Ma invece lei no, si era limitata a rispondere con un semplice “Hayama!”.
Che nervi!
“Si, tu?” annuì convinta Alex abbandonando il menù al lato del tavolo.
“Si anch’io, grazie! Hai preparato tutto?”
“Si penso”
“Ok…”
Ora cominciava a capire perché quei due andavano così d’accordo, si limitavano a comunicare non verbalmente.
Chissà come passavano il loro tempo libero insieme… No, non doveva e voleva pensarci! Altrimenti sarebbe andata in un vortice di paranoia senza ritorno. In quella settimana di convivenza sicuramente avrebbe cominciato a capire di più. O almeno sperava.
“Alex è successo qualcosa?” le domandò premurosamente.
I suoi occhi erano distratti, lontani e spenti. Vagamente le ricordarono quelli di Akito durante il periodo della sua infanzia. Nonostante non la conoscesse, le dispiaceva vederla così priva di colore, sembrava come se non vedesse la luce del sole da tanto, troppo tempo.
Forse era proprio questa caratteristica in comune ad averli resi amici.
Le faceva effetto sapere che Akito potesse fidarsi di qualcun’altra che non fosse lei. È vero, in passato c’era stata Fuka ma da quanto era riuscita a capire il loro rapporto era stato molto acerbo oltre che privo di emozioni vere.
“No, le partenze mi agitano!” divagò la ragazza dopo un attimo di silenzio.
Sembrava sorpresa da quella domanda così semplice, come se per un momento avrebbe voluto risponderle, raccontarle qualcosa di lei.
“Anche a me!” affermò Sana iniziando a parlare un po’ a vanvera e scherzando allegra a causa dell’agitazione.
“Sana…” la interrupe titubante Alex.
“Parlo troppo vero?!” esclamò ridendo istericamente portandosi una mano dietro al capo “Scusami! È un vizio che ho da sempre!”.
“Posso chiederti una cosa?”
“A me?” domandò sorpresa “Tu vuoi chiedere una cosa a me? Emh… Certo! Dimmi pure!”.
“Ecco… Qualche tempo fa ho domandato ad Akito una cosa…” affermò facendosi coraggio “Che ancora oggi non riesco a comprenderne il significato purtroppo. Come sei riuscita a passare un’intera giornata con la tua madre biologica? Insomma, da quanto ho letto nel libro pubblicato moltissimi anni fa dalla tua madre adottiva, lei ti ha abbandonato e si è rifatta una vita senza cercati mai realmente!”.
“Oh… Mamma mia! Si è fatto tardissimo!” esclamò Sana osservando il polso sinistro su cui non portava alcun orologio “Devo andare, altrimenti non sarò mai pronta per il concerto di Marco e gli altri… Si, ci vediamo dopo!”.
“Ah… Si, certo. Ciao…” le rispose Alex vedendola scomparire di fretta dopo aver lasciato una piccola banconota sul tavolo.
Ecco l’ennesima persona che l’aveva abbandonata nel momento del bisogno.

 
Sono pronto,
per rialzarmi ancora.
È il momento,
che aspettavo è ora.
Nonostante questo cielo sembri chiuso su di me.
Nessuno mi vede.
Nessuno mi sente.
Ma non per questo io non rido più!
Io sono qui in un mondo che ormai
gira intorno a vuoto.
Lontano dal tuo sole!

Sbagliato.
Lo erano già da parecchio tempo e lei non se ne era mai accorta.
Come aveva potuto Akito parlare ad Alex della sua vita privata, dei suoi dolori e dei suoi dispiaceri più intimi.
Erano ricordi, emozioni e pensieri che non aveva mai confidato a nessuno. Neppure alle sue più care amiche. Ne era a conoscenza solo lui e ora aveva rovinato tutto, aveva tradito la sua fiducia!
Cosa lo aveva spinto a confidarsi con lei?

 
***

Dopo qualche ora di viaggio finalmente la compagnia riuscì ad arrivare all’hotel che Fuka, dopo aver consultato anche il resto del gruppo, aveva prenotato qualche mese fa. Infatti grazie al numeroso numero presente di prenotazioni erano riusciti a totalizzare un buono sconto rispetto al prezzo fissato inizialmente dal volantino richiesto in agenzia.
Quel primo pomeriggio i ragazzi avevano esplorato il spazioso hotel colmo di stanze di benessere, palestra, negozietti e zona ristorante per poi dirigersi all’esterno verso l’attrezzatura da montagna per poter praticare i vari sport. L’atmosfera era completamente natalizia e calda nonostante facesse freddo a causa della bassa temperatura presente in quell’invernale stagione.
Dopo aver cenato nel ristorante che offriva il locale e aver chiacchierato organizzandosi così su cosa fare l’indomani, i ragazzi si separarono per dirigersi nella propria stanza ormai stanchi per il lungo viaggio compiuto.
Il pensiero di dover condividere quella minuscola stanza con Akito faceva mancare l’aria a Sana. Lei che era la campionessa nel sfuggire ai problemi aveva la disposizione di una misera cameretta in cui vi era presente un letto matrimoniale da condividere ovviamente con Akito, altrimenti in alternativa vi era una poltrona che non ispirava di certo comodità, e un bagno delle giuste dimensioni.
Sicuramente non avrebbe retto.
Immersa nei suoi pensieri prese le valigie che gentilmente Marco si era offerto di portare in camera e cominciò a sistemare i suoi indumenti e oggetti negli appositi armadi.
Che razza di indumenti gli aveva preso Akito?
Non si ricordava nemmeno di averli comprati, figuriamoci di averli.
Vi erano infatti intimi molto seducenti dai colori nero, bianco e rosa che molto probabilmente gli avevano regalato le sue migliori amiche. Per fortuna si erano risparmiate il rosso, lo detestava!
Cosa gli era saltato in mente di far fare la valigia ad Akito?!
Ma ciò che davvero non riusciva a comprendere era dove si trovasse il suo pigiama rosa con gli orsacchiotti oppure quello blu con i pois.
Quanto doveva scommettere che il suo ragazzo non si era nemmeno preso la briga di prenderglielo?
“Dove hai messo il mio pigiama?!” esclamò inviperita Sana voltandosi verso Akito uscito proprio in quel momento dalla porta del bagno.
Il ragazzo per tutta risposta si diresse verso il suo borsone, prese lo spazzolino e senza dire nulla si chiuse nuovamente nell’altra stanza.
“Calmati Sana” si disse fra sé e sé cercando di mantenere la pazienza.
Odiava essere ignorata e questo lui lo sapeva perfettamente dai tempi dell’elementari.
“Potresti dirmi gentilmente dove hai messo il mio pigiama?” ripeté la ragazza bussando alla porta del bagno.
In quel preciso momento pensò di ritrovarsi nell’animazione Disney “La Bella e la Bestia” in cui quest’ultima cercava di convincere la nuova ospite a cenare insieme con modi, a suo dire, garbati ed educati.
“Non lo so” rispose il ragazzo uscendo ancora una volta dalla porta della toilette per dirigersi verso la parte del letto in cui avrebbe dormito per quella intera settimana.
“Come non lo sai?!” sbraitò ancora una volta la ragazza “Ho freddo!”.
Il ragazzo ignorandola completamente si coprì mettendosi comodamente sdraiato mentre la pazienza di Sana si azzerava per dare spazio all’ira che ormai si era fatta largo in lei.
“Non sai rispondermi eh! Vedo però che con Alex sei diventato un gran chiacchierone!”
Ecco, lo aveva detto.
Guidata dal suo impulso e dalla sua parte irrazionale aveva dato vita ai suoi pensieri tortuosi di quella giornata trascorsa accanto a loro.
Vederli così uniti le faceva male. Non sapeva se era più la gelosia, la paura, la mancanza di fiducia oppure il non sapere il reale sentimento che li legava, ma quando li vedeva insieme si sentiva così impotente e fragile. Tutte le sue certezze volavano via proprio come quando si soffiava con forza i semi del Tarassaco.
“Ti ho già detto che devi fidarti di me!” esclamò il ragazzo rimanendo nella sua posizione.
“Proprio come fai tu, vero?” gli rispose alzando il tono a causa dell’agitazione che provava in quel momento “Vuoi sapere perché sto così vicino a Marco?! Guardami Akito!”.
Akito curioso di scoprire la misteriosa verità che ormai si domandava più volte nell’arco di quegli ultimi mesi, si voltò verso di lei impassibile ma quando la vide in quello stato di disperazione e fragilità, il suo cuore si strinse forte.
Gli faceva terribilmente male vederla così distrutta.
Quanto stava soffrendo?
“Sto così vicino a Marco perché sento il bisogno, anzi il dovere di aiutarlo ad esaudire il suo sogno! Quel ragazzo ha un incredibile talento ma suo padre non è della stessa idea. Gli ha già programmato una vita, un lavoro e non è giusto!” gli confessò la ragazza “Non è giusto tappare le ali… Togliere la libertà a qualcuno, ognuno di noi ha diritto di compiere le proprie scelte! Qualche tempo fa l’ho aiutato a cercare delle informazioni per alcune scuole molto prestigiose… Sei contento? Ora sai perché gli sto così vicino! Non ho alcun interesse nei suoi confronti, gli voglio bene come ad un amico!”.
“Non chiedermelo…” le disse Akito “Non chiedermi perché sto così vicino ad Alex…”.
“Perché?!”
“Perché non posso risponderti…”
“Non ti sei fatto nessuno scrupolo a confidare le mie cose ad Alex!” esclamò Sana trattenendo con forza le lacrime per poi dirigersi nel lato opposto del letto “Mi hai deluso!”.
Quella tre parole ebbero l’enorme potere di spezzare in un istante il cuore di Akito che già era appeso ad un filo.
Una delle sue più grandi paure era diventata reale e nonostante Sana si trovasse a pochi centimetri da lui non ebbe la forza di reagire.
Forse sarebbe bastato un semplice abbraccio, ma invece si limitò a spegnere la luce e a sdraiarsi nuovamente mentre nel buio guardava la sua esile figura piangere in silenzio.

Occhi da bambina con il cuore grande,
vedo il tuo sorriso che ora piange,
dipinge le lacrime sul tuo volto.
In mente un vago ricordo di un bellissimo tramonto.
È iniziato con un bacio è finito con qualcos’altro.
È stato bello, dolce, veloce e aspro.
Non so se quello che dico l’hai capito,
è bastato un attimo per toccare il cielo con un dito.
La prima volta rinchiusa nel cuore pensi
“È la persona giusta?”
Ma poi è una delusione d’amore, dolore e tanto rancore.
Tutto questo forse è solo un errore!
I sogni vivono tramite il pensiero e se ci pensi è un desiderio!
Ti dimostri felice ma ti vedo stanca.
È inutile all’apparenza non si inganna.
Dimmi tu sei questa è una vera fiamma?
[…]
Se ti fai un’idea non sentire gli altri.
Io te lo dico solo per aiutarti basta guardarti
è l’ora di farsi avanti!
Sai ti capisco,
ma ti sei mai chiesta come sta lui adesso?

* DJ Project & Giulia - Mi-e Dor De Noi -  https://www.youtube.com/watch?v=sFQabOke6Ek
** Jorge Blanco - Voy por ti -
 https://www.youtube.com/watch?v=Atm2NIuaqiI
*** SukriBoY - Quella Cosa è una Scusa - https://www.youtube.com/watch?v=NsWXnPQ-T3I


SPOILER:
“Che succede?”
“Che dovrebbe succedere?” domandò il ragazzo non capendo cosa volesse insinuare la sua amica.
“Ti conosco… Che sta succedendo con Sana? Siete distanti… Un po’ come quando vi ho conosciuto. Perché?”
“Non iniziare anche tu!” alzò gli occhi al cielo Akito.
“Ah, quindi è per questo che stavate discutendo tu e Alex?”
“Ora ti metti anche ad origliare?”




Ciao a tutte!!
Sorpresa, sorpresa!! ^.^
Sono riuscita a scrivere e ad aggiornare prima, spero vi faccia piacere ciò! ;)
Inoltre spero che non vi abbia annoiato la lunghezza di questo capitolo interminabile =O Ma credetemi, non potevo interromperlo a metà, poi si stanno creando veramente tantissimi capitoli e spero che ciò non sia un problema! Non vorrei risultare noiosa...
G_Love finalmente la partenza è arrivata ! Olèèè ahah xD
Aki e Sana hanno entrami i loro motivi per cui essere arrabbiati l'uno con l'altra... Come sosteranno questa vacanza e soprattutto questa notte? Soprattutto visto e considerato che vi sono quattro piccole pareti e un misero letto a dividerli? 
Spero di essere stata chiara nel descrivere le emozioni, i sentimenti e le preoccupazioni che affligono ogni personaggio... 
Mi scuso per il termine che utilizzo quando Akito pronuncia la frase "Mi avete rotto i coglioni!" ma credo che ci stava appieno... Soprattutto per sottolineare il fatto che ha davvero perso la pazienza. 
Vi auguro un buon anno nuovo e spero che abbiate passato un felice e sereno natale!
E' una meraviglia stare a casa *.* ahah xD
Ringrazio le mie Girls che mi sopportano ogni volta con questa FF e nella vita di tutti i giorni!
Smack!


Miky

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Capitolo 37
*** CAPITOLO 37 - I RICORDI A VOLTE FANNO MANCAR L’ARIA ***


CAPITOLO 37 ● I RICORDI A VOLTE FANNO MANCAR L’ARIA
 
Che cos’è l’amore ?
Non pensare a quella cosa!
L’amore è quando semplicemente chiedi scusa.
Ti fa piangere.
Ti fa sorridere.
Ti dà la voglia di vivere.
Che cos’è l’amore?
Non pensare a quella cosa!
Quando la vivi è un’emozione meravigliosa.
Non c’è un perché.
È un viaggio da scoprire,
pieno di avventure.
Scoprile insieme a me.

Quella prima notte Sana si era addormentata sul bordo del letto condiviso con Akito avvolta da morbide e calde coperte color pesca. Non era stato per niente facile addormentarsi con la testa colma di pensieri riguardanti le mille preoccupazioni e gli altrettanto numerosi dubbi e paure che continuavano a torturarla senza sosta trasmettendole così una certa angoscia che sembrava non avere una fine. In quel momento infatti desiderava trovarsi in un altro posto, lontano dalla presenza di Akito che la stava facendo soffrire a dismisura.
Si era aperta, aveva confessato al suo ragazzo un problema che riguardava solo e unicamente Marco e la sua famiglia. Una situazione in cui lei non centrava nulla con ciò e che sicuramente erano in pochi a conoscere, ma pur di non allontanarsi dalla persona che amava ancora oggi con tutta sé stessa aveva scelto di mettere a nudo il rapporto che aveva instaurato con il suo compagno di università. Certo, non poteva negare che in compagnia di Marco si sentiva divinamente allegra e felice per la sua personalità così unica ed inimitabile, ma come ormai aveva ribadito il concetto più, e più volte ancora, erano solo due semplici amici. Niente di più e niente di meno.
Inoltre non poteva di certo controllare ciò che Marco provava per lei visto e considerato che era già complicato per ogni essere umano gestire il proprio cuore e le proprie emozioni; ma in qualche modo e con il tempo poteva sicuramente fargli notare quanto lei amasse il suo ragazzo e come lui si sbagliasse nell’affermare ciò che aveva espresso nella sua ultima canzone.
Non posso.
Di colpo le vennero in mente le due parole esatte utilizzate da Akito poche ore fa. Avevano avuto l’incredibile potere di riuscire a far manifestare completamente lo stato di disperazione e di tristezza che provava in quel momento.
Tutto si sarebbe aspettata, ad eccezione di quella risposta così priva di significato.
Che cosa voleva dire che non poteva rivelarle il motivo per cui non esitava nemmeno per un secondo di star accanto ad Alex?
Che cosa stava succedendo?
Si stavano innamorando forse o erano solo semplici amici?
Quanto si erano spinti oltre? Era forse accaduto qualcosa di irreparabile? Qualcosa che non avrebbe potuto sopportare a causa del dolore che le avrebbe recato?
Non capiva.
Non ti rendi conto?
Non siete compatibili!
Togli la benda dagli occhi e guarda,
guardami bene.
Dimmi chi è il migliore.

Immediatamente alzò le lenzuola per coprirsi maggiormente il capo. Voleva nascondersi e fuggire da quelle sue paure che lentamente ogni giorno stavano diventando reali.
Che avesse ragione Marco?
Il loro amore era destinato a non avere un lieto fine?
Infondo lei e Akito ormai erano abituati a non riuscire mai a trovare un punto di incontro. Ne erano testimoni gli anni trascorsi insieme nel periodo scolastico oltre che i loro comuni amici. Forse non doveva andare così… Oppure… No, non poteva essere vero!
Era impossibile!
Loro avevano combattuto duramente per riuscire a stare finalmente insieme, non poteva finire così. No, non voleva! Il solo pensiero le faceva mancare l’aria mentre il suo cuore cominciò a battere ad una velocità smisurata.
Doveva calmarsi. Aveva troppe domande e mille dubbi a cui non poteva giungere ad alcuna risposta.
Forse l’unica soluzione era quella di parlare con Alex, in modo tale da riuscire una volta per tutte a capire cosa stava succedendo sotto al suo naso.
Si, avrebbe fatto così. Appena l’avrebbe incontrata a colazione l’indomani, si sarebbe diretta sicura e decisa verso di lei domandandole senza giri di parole ciò che voleva sapere.
Era un ottimo piano.
Un’idea pensata di notte, in quello stato di ansia, stress e agitazione, unito sicuramente al fatto che lentamente si stava lasciando cullare finalmente dalle braccia di Morfeo.
Un’idea che per certo non sarebbe mai divenuta realtà perché puntualmente il coraggio, la determinazione e la forza sarebbero spariti contemporaneamente in un attimo, lasciando così spazio ai timori, ai disagi e alla codardia.
Una codarda ecco cos’era! Ma d'altronde lo sapeva perfettamente: scappare era ciò che le riusciva meglio.
Intorno alle 3:40 Sana si svegliò leggermente accaldata e con un lieve mal di testa a causa delle lacrime versate nel corso della nottata a cui aveva fatto da suo testimone il cuscino bagnato che l’aveva ospitata.
Mettendosi a sedere sul letto cercò le morbide pantofole offerte dal Hotel e nel buio si avviò nel bagno in cerca del suo beauty in cui sicuramente avrebbe trovato un’aspirina.
Che nottata terribile stava passando e purtroppo non era ancora terminata. Alle prime luci del giorno mancavano ancora parecchie ore.
Non ce l’avrebbe mai fatta a resistere per tutto quel tempo, anche se doveva ammettere che grazie alla pastiglia appena presa magari si sarebbe addormentata più facilmente. Infondo si sa, molte medicine portavano appunto sonnolenza.
Appoggiando le mani sul lavandino alzò lo sguardo soffermandosi ad osservare i suoi occhi color nocciola rovinati da delle invadenti occhiaia. Forse sarebbe riuscita a staccare la mente da quei continui e tortuosi pensieri che si infilavano dentro di lei senza volere uscire.
Sciacquandosi velocemente il viso tornò nel suo letto, domandandosi come diamine facesse Akito a dormire così beatamente dopo quello che era successo qualche ora prima.
Era veramente così senza cuore?
Ti manca lei come concetto.
La sua voce,i suoi scherzi e il suo affetto con il difetto del dispetto!
Con il suo cuore a letto com’era l’effetto?
Cosa vuoi che sia per una gelosia,
ora ti senti stupido?
Fa molto più male se ci pensi non è più splendido.
Come una volta, e ti rivedi la raccolta delle fotografie.
Ascolta la voglia di riaverla è molta
ma l’orgoglio non te lo permette!
I sogni vivono tramite il pensiero e se ci pensi è un desiderio.
Tanti ricordi quanti giorni trascorsi.
Sul collo i segni dei morsi,
l’immagine di lei bellissima con i capelli mossi come piace a te!
Non fare il testardo,
arriva con lei al traguardo, continui?
A fare il bastardo e non le rispondi a nessun messaggio.
Non ti godi la vita,
senza di lei fai fatica.
Apprezzi il gesto e la storia continua non è finita.
Questo è amore:
“Quando sta male uno, sta male anche l’altro”
Ed è sempre così!

A differenza dei pensieri di Sana la nottata di Akito non era stata affatto facile.
Mi hai deluso.
Queste erano state le ultime tre parole che lei gli aveva rivolto in lacrime silenziose mentre il cuore di lui nell’udire ciò sentiva nascere dentro sé stesso un vuoto all’altezza dello stomaco.
“Secondo me Sana meriterebbe qualcuno migliore di me” affermò tutto ad un tratto Akito.
“Ma cosa diavolo stai dicendo?!” gli domandò preoccupato il suo migliore amico.
“Solo la verità… Forse io non sono il ragazzo perfetto per Sana” gli disse guardando un punto impreciso fuori dalla finestra.
“È vero…” confermò Tsuyoshi dopo un attimo di silenzio.
Akito non rispose. Sapeva che alla fine quella era la dura realtà, voleva solo una conferma dal suo migliore amico.
Si alzò dal divano e con un cenno del capo lo salutò, aveva bisogno di correre e di sfuggire da quei pensieri paranoici.
“Aspetta Akito lasciami finire. È vero, ma Sana non vuole quello giusto, né tanto meno quello perfetto per lei. Semplicemente vuole te… Vuole te che la fai arrabbiare, che la prendi in giro, che le stai accanto nei momenti migliori e peggiori, che le dici sempre quello che pensi giusto o sbagliato che sia, che ti fai odiare e amare allo stesso tempo. Lei vuole e vorrà sempre e comunque te!” gli rispose sinceramente Tsuyoshi.

Forse il punto di vista del suo migliore amico per una volta non era stato esatto.
Quante volte si era sentito non all’altezza di trovarsi accanto a Sana?
Il sapere inoltre di aver tradito in qualche modo la sua fiducia, lo faceva sentire a pezzi. Lei che era l’ultima persona che avrebbe voluto deludere, era riuscito perfino ad ottenere l’effetto opposto.
Poteva sicuramente aggiungere ciò alla lista delle crudeltà compiute, ma nonostante questo non poteva confidarle la situazione famigliare di Alex. Non se la sentiva.
Per quanto lei fosse stata sincera nel confidargli il problema di Marco e del suo obiettivo nell’aiutarlo ad entrare in una opportuna scuola, non poteva essere totalmente sincero con Sana perché avrebbe significato abbandonare Alex anche se forse la situazione sarebbe migliorata a dismisura visto e considerato che le prospettive sarebbero cambiate.
Ma da quanto era riuscito a capire, quella ragazza aveva solo lui e non poteva contare su nessun altro nonostante avesse un buon rapporto con la madre e il fratello più piccolo. Se avesse raccontato tutta la verità a Sana, sicuramente si sarebbe precipitata a consolarla e a cercare una possibile soluzione sul da farsi che probabilmente non sarebbe piaciuta ad Alex.
Anche se avevano vissuto esperienze simili, quelle due ragazze erano troppo diverse tra loro. Forse per via delle esperienze, dell’età, degli insegnamenti, delle persone che le circondavano… C’erano troppi fattori che potevano determinare ogni singola reazione di un individuo.
Inoltre era certo che Alex si sarebbe chiusa nuovamente nella sua corazza, allontanandosi da lui nel quale aveva trovato un raro solido appoggio.
Nonostante la sua fidanzata fosse stata sincera nel confidargli il rapporto che aveva instaurato con Marco, non riusciva a non provare gelosia nei suoi confronti perché ormai aveva capito che ogni passo che compiva verso Alex, era uno in meno verso Sana e questo le dava la possibilità di avvicinarsi e di fidarsi maggiormente a Marco che sembrava trattarla sempre con massima cura e rispetto. Questo doveva ammettere che gli faceva piacere perché voleva dire che non era l’unico ad essersi accorto della bellezza interiore che possedeva la sua ragazza.
Inoltre anche se era abituato a vedere Sana aiutare il prossimo, gli faceva male percepire e vedere che molte volte lei si sentiva più felice con Marco che con lui.
“Perdonami Sana se puoi…” le sussurrò una volta sicuro che la ragazza finalmente dormisse.
 
***
 
Imbarazzante.
Era il termine più appropriato per descrivere quell’assurda prima mattinata.
La combriccola si era infatti riunita al piano terra, in un’apposita stanza offerta dall’Hotel, che serviva un’abbondante e universale colazione dall’aspetto davvero invitante. Su due lunghi tavoli vi erano differenti alimenti che potevano benissimo essere scambiati per un buon pranzo a causa delle diverse usanze mondiali.
Seduti in un tavolo a forma circolare ogni ragazzo si gustava la propria colazione in silenzio mentre  sguardi silenziosi padroneggiavano l’atmosfera.
“Ehi Gomi, finito qua che dici se ci dirigiamo a prenotare lo snowboard?” interrupe quel fastidioso rumore di silenzio Lucas una volta terminata la sua fetta biscottata alla marmellata “È giunto il momento di snowboardare!”.
Ovviamente il ragazzo non aveva fatto alcun caso alla situazione imbarazzante che provavano la maggior parte delle persone sedute accanto a lui in quel momento. Semplicemente si stava rilassando, gustandosi dell’ottimo cibo unito ad un caldo cappuccino.
“Andiamo!” rispose convinto Gomi alzandosi in piedi non appena ebbe terminato in un sorso la sua spremuta d’arancia seguito da Will e Takaishi.
“Vengo con voi!” affermò Alex alzandosi dal tavolo sotto gli sguardi sorpresi di tutti.
“O-ok…” annuirono i ragazzi non aspettandosi la sua improbabile compagnia.
“Grazie per la considerazione!” sussurrò Hisae con un’espressione di disappunto.
“Sei gelosa di Lucas?” rise Fuka prendendola in giro.
“Ah ah spiritosa…” rispose con sarcasmo la ragazza.
“Se non hai voglia di sciare possiamo fare qualcosa insieme… Ecco… Non ho molta voglia…”
“Ah... Ok. D’accordo! Che avresti voglia di fare?”
“Potremmo andare a pattinare!” si intromise Aya.
Neanche farlo apposta, Akito e Sana sussultarono contemporaneamente dalla sedia rimembrando perfettamente quell’ormai lontano giorno in cui avevano festeggiato per la prima volta la vigilia da soli.
…A visitare la tomba.
Ricordava ancora perfettamente lo sguardo fermo e serio di Akito mentre pronunciava quella frase al loro primo appuntamento da ragazzini, e non avrebbe mai potuto scordare la propria espressione nell’ascoltare dove aveva deciso di portarla.
Quando sono morto per un attimo ho incontrato… Mia madre. L’ho incontrata e abbiamo parlato.
Era rimasta alquanto sorpresa e curiosa nel sentirlo parlare di una faccenda tanto personale quanto fragile che non sapeva se giudicare veritiera o solo un sogno.
Lei però ci credeva.
Credeva a quell’insolito e significativo fatto che poteva essere considerato un miracolo.
Che avrebbe fatto senza Akito? Come sarebbe andata la sua vita se lui ora non si trovasse accanto a lei?
Il senso di colpa proprio come quei lontani giorni prevalse in lei, avrebbe dovuto fermarlo in qualche modo anche se sapeva sarebbe stato impossibile.
Lui sentiva il dovere di aiutare quel ragazzo e niente e nessuno avrebbe ostacolato il suo percorso.
Gli occhi dei due ragazzi per un momento si incrociarono e lei gli sembrò di leggervi lo stesso ricordo sfumato al fatto che non fosse colpa sua.
Finché mi vorrai io ci sarò sempre per te… Sana.
Glielo aveva sussurrato di nascosto un pomeriggio d’autunno, precisamente in un momento in cui pensava che lei dormisse accoccolata a lui.
Non gli avrebbe mai confessato che aveva involontariamente “origliato” ciò, forse perché sapeva che era una delle rare occasioni che aveva per sentirlo pronunciare i suoi più intimi sentimenti.
“Ah! È il dinosauro che gli ho regalato l’anno scorso! Ha la sciarpa! Eh?! Ma… Quello che sarebbe dovuto diventare…! Il maglione che gli ho fatto io!” pensò Sana mentre il ragazzo cercava l’orologio che gli aveva prestato quel giorno in cui le aveva promesso che sarebbe ritornato da lei.
“Ha…Hayama tu che fai una cosa così carina…?” gli disse indicando il piccolo modellino di dinosauro con indosso un’apparente sciarpa “Quello!”.
“…Che c’è? Con un regalo simile che altro avrei dovuto fare?”
“Co…Così tu… L’hai messo lì?” rise la ragazza mentre Akito non capiva il perché di tanto divertimento “Ho visto una cosa bellissima. Grazie a questo avrò da ridere per un mese!”.
“L’orologio” affermò porgendogli l’oggetto e ignorando apposta quel ridicolo discorso.
“Grazie mille allora posso andare, ci vediamo domani!” 

Non poteva assolutamente dimenticare ciò che successe dopo.
Quello sguardo che aveva l’incredibile potere di ipnotizzarla in qualunque momento, complice di quel bacio così semplice e desiderato. La dolcezza e il piacevole imbarazzo che le aveva trasmesso nell’accompagnarla a casa mano nella mano.
Erano cresciuti era vero, ma erano emozioni che provava ancora, forse più forti di tanti anni prima.
“Lo stordimento amoroso continua!” sorrise Sana nel ricordare le simpatiche battute di sua mamma.
“Sana tu che vuoi fare?” le chiese Aya.
“Co… Cosa? Io?” balbettò confusa la ragazza sotto lo sguardo curioso e attento di Akito “Io penso che andrò a sciare. Ecco… Non mi va di pattinare!”.
“Allora verrai con me e Tsuyoshi!” affermò Marco che nel frattempo si era messo d’accordo con il ragazzo “Forza raggiungiamo gli altri!”.
“Co… Come? No Marco, forse non hai capito: io non so sciare!”
“Andiamo Rossa è impossibile! Ti insegneremo io e Tsu, non preoccuparti!” le rispose mentre Akito ghignava divertito.
“Sentiamo Hayama! Cosa hai da ridere?” le domandò alterata la ragazza squadrandolo infastidita.
“Come sei noiosa Kurata!” sbuffò il ragazzo “Chi sta ridendo di te!”.
“Pensi che non sia in grado di imparare? Eh, forza sentiamo!”
“Lo hai detto tu, non io!”
“Avanti ragazzi!” si alzò Sana stringendo forte i pugni fino a conficcarsi le sue unghie nel palmo della mano “Andiamo! Posso farcela!”.
“Voi due che fate?” chiese Hisae indicando Simon e Akito.
“Vabbè dai, venite con noi!” affermò Fuka prendendoli entrambi per un braccio “Ci divertiremo vedrete!”.
“Perché dici così?” le domandò Akito inarcando un sopracciglio.
“Sana mi ha raccontato delle tue epiche cadute!” rise Fuka al ricordo.
“Simpatica…”

 
***
 
“Allora Rossa incominceremo da quella montagnetta lì. Che ne pensi?” le spiegò Marco indicandole il luogo in cui aveva intenzione di dirigersi “Non è molto alta ma allo stesso tempo non dovremo continuamente a scendere e a salire!”.
“Perfetto!” rispose sicura la ragazza “Non vedo l’ora di iniziare!”.
“Andiamo!” sorrise il ragazzo avvicinandosi a lei premuroso “Ma prima… È meglio che ti sistemi meglio il berretto o prenderai freddo”.
“Oh… Ti ringrazio…” arrossì Sana abbassando gli occhi.
“Ora sei pronta!”
“Ehi, non trattarmi come una bambina!” si lamentò Sana iniziando nuovamente a camminare sulla neve.
“Non oserei!” rise Marco raggiungendola.
“Allora… Come raggiungiamo quel mini cucuzzolo?”
“Con quello!”
“Co-come… No, non può essere!” spalancò gli occhi la ragazza osservando attentamente quella strana funivia che assomigliava vagamente ad una panchina “Ma se cadiamo?”.
“Ma che dici?! Non vorrai portare sfortuna!”
“Non c’è un mezzo più sicuro?” gli domandò terrorizzata mettendosi nella fila scorrevole.
“Andrà tutto bene, te lo prometto!”
“Si, come la sera del concerto?!” sussurrò involontariamente la ragazza mordendosi immediatamente la lingua.
“Cosa?”
“La su ci sarà l’eco?!” mentì rapidamente ma interrotta prontamente dal ragazzo “È per questo motivo che avete litigato tu e il tuo ragazzo?”.
“Anche…” scrollò le spalle.
“Non riesco a capire il perché infondo ho solo espresso il mio parere, che per la cronaca, se entrambi ne date così peso significa che non ho tutti i torti…”
“Beh ecco…” cercò di spiegare Sana “Uffa! Con te non si può proprio parlare!”.
“Che ho fatto adesso?”
“Tu con i tuoi ragionamenti contorti!”
“Ti fidi di me?” le disse porgendole la mano.
“E questo che centra ora?”
“Ti fidi di me?” ripetè serio il ragazzo.
“Si…” gli rispose raggiungendolo e rendendosi conto solo in quel momento di non aver più nessuno davanti “Aspetta… No, come si fa a salire su quel coso?!”.
Improvvisamente sentì le proprie gambe piegarsi contro il proprio volere e i suoi piedi sospendersi nell’aria.
“Marco ho paura!” urlò la ragazza chiudendo gli occhi e stringendo forte la mano di Marco.
“Hai bisogno di qualcosa che ti aiuti a distrarti?” sorrise il ragazzo.
“Credevo che soffrissi di vertigini. Perché sei salito?”
“È importante. Ecco… Volevo dirti che non sono stato io a scrivere quel messaggio” le confessò.
“Questo me lo hai già detto prima” rispose Sana guardando il paesaggio.
“Lo so, c’è stato un malinteso! Centra una ragazza…”
“Che strano… Non me lo sarei mai aspettata, sei circondato da donne!” disse sarcastica.
“Vedi questa ragazza continuava a provarci con me finché un giorno ho perso la pazienza… Lo sai che non sopporto la gente appiccicosa!” le spiegò.
“Continuo a non capire… Che centra questa ragazza con il messaggio?” domandò Sana voltandosi verso Akito.
“È stata lei a scriverti il messaggio con il mio cellulare! Ricordo di averla beccata a frugare nella mia cartella di nascosto… Che-che su-suc-succede?!”
“Ci siamo fermati!”
“Questo l’ho notato!” rispose sarcastico.
“Ma con tutte le giostre che c’erano proprio qui dovevi salire?” si lamentò Akito.
“Non l’ho proposto io! E poi volevo vedere tutto il panorama e questa era l’unica giostra che lo permetteva”
Akito chiuse gli occhi per distrarsi dal luogo in cui si trovava e riprese a parlare.
“…Senti io non sono uno che parla molto…”
“Ah beh questo lo abbiamo capito tutti” affermò Sana.
“Non complicare le cose e fammi parlare!”
La ragazza annuì.
“Io non sono uno che parla molto… E mi fido anche meno… Ma di te mi fido e voglio che tra noi funzioni… Veramente” le confessò Akito.
Sana rimase piacevolmente sorpresa dalle parole che aveva appena sentito. Non si sarebbe mai aspettata che Akito salisse sulla ruota panoramica per lei sapendo inoltre quanto la odiasse.
“Comunque se un giorno scenderemo da qui ne riparleremo!” riprese a parlare il ragazzo.
“Chissà quando tempo ci vorrà!” scherzò la ragazza.
“Non dire così”
“Hai bisogno di qualcosa che ti aiuti a distrarti” sorrise Sana.
“Siamo a venti metri da terra, come puoi pretendere che…”

Il ragazzo non fece in tempo a completare la frase che sentì due morbide labbra sfiorare le sue.
Aprì gli occhi di sorpresa e colpito dall’iniziativa della ragazza contraccambiò il bacio allungando una mano per accarezzare quel dolce viso.
"Dovrei tirarti il martelletto di plastica?!" le disse staccandosi leggermente dalle sue labbra.
"Zitto e baciami!" sorrise Sana.
In un attimo le loro bocche si riunirono in un bacio a fior di labbra.

“Come hai detto?” affermò scossa Sana voltandosi rapidamente verso di lui.
“Che hai bisogno di distrarti… Tutto qui Rossa. Stai bene? Hai una faccia…”
“Oh… Si scusa… È che… Che… Wow! È fantastico!”
“Vero? Mi sembra di essere sulla mia moto!”
“Beh ora non esageriamo!” rise Sana “Anche se l’aria fredda è presente!”.
“Pronta a scendere?”
“No, ma come? Di già?”
“Certo! Pensavi di stare tutto il giorno sopra qui?”
“Non sono pronta!”
“Ma se non volevi nemmeno salirci!”
“Come si fa a scendere?” domandò guardando in basso “Oh cielo! E se cado?”.
“Ancora?! Ma smettila gufetta!” ghignò Marco “È facile… Non c’è un vero e proprio metodo… Quando vedi che gli sci toccano quasi per terra ti alzi!”.
“Te l’hanno mai detto che tra dire e il fare c’è di mezzo il mare?”
“Per questo hanno inventato le barche! Ah per la cronaca sono un ottimo nuotatore!”
Sana rinunciò a rispondere di principio, cercando di concentrarsi principalmente su ciò che Marco le aveva appena spiegato.
Impossibile! Il panico stava prendendo il sopravvento.
“Ok Rossa, sei pronta? Al mio tre… Uno, due e tre!” esclamò il ragazzo trascinandola con sé.
“Aiuto aiuto aiuto aiuto!”
“Sana…” cercò di richiamarla invano.
“No, non ce la faccio…”
“Siamo giù Amore!”
“Che hai detto?” urlò riprendendo il controllo di sé stessa “Non ti azzardare a chiamarmi così! Hai capito?”.
“Finalmente hai finito di piagnucolare! Avanti andiamo in pista!”
“Non è vero…” rispose imitando i movimenti del ragazzo e raggiungendo presto il punto in cui avrebbero finalmente sciato.
Dopo alcuni avvertimenti e spiegazioni da parte di Marco, entrambi i ragazzi si lasciarono trascinare grazie agli sci che avevano ai piedi dal piano “scivoloso” e ripido della montagna.
“È facile!” affermò Sana con un felice sorriso pochi secondi dopo.
“Te l’ho detto!” le rispose accanto a lei.
“Oddio! Marco come si frena? Ho paura! Sto prendendo troppo velocità!” urlò terrorizzata Sana a causa della velocità con cui stava scendendo “E se vado addosso a qualcuno?!”.
“Rossa!” la chiamò Marco raggiungendola “Ti sei fatta male?”.
“Ah… Mi sono fermata!” sospirò rassicurata dal fatto che non si muovesse più, anche se ciò implicava che fosse caduta “Ho ucciso qualcuno per caso?”
“Fortunatamente no! Riprendiamo? Stavi andando bene!”
“Sai, non mi sento molto sicura… Preferisco scendere a piedi… Questi cosi” esclamò indicandoli “Vanno troppo veloce per i miei gusti… Ti immagini se vado fuori pista?! No no, che cosa mi è saltato in mente!”.
“Ancora lacrime di coccodrillo?” le disse cercando di aiutarla ad alzarsi “Avanti abbiamo appena iniziato!”.
“Marco…” gli rispose cercando di alzarsi ma scivolando involontariamente all’indietro con il sedere in aria “Marco! Che diamine succede?!”.
“Fermati subito Sana!”
“Non sapevo frenare in posizione normale figurati in senso inverso!” urlò spaventata da ciò che stava accadendo.
“Cadi! Prova a cadere in qualche modo!” affermò Marco seguendola e sentendola piagnucolare ininterrottamente e vedendola pochi attimi dopo caduta ancora una volta a terra “Posso sapere come hai fatto a partire?”.
“Ahia! Mi fa male il ginocchio…” si lamentò Sana raddrizzandolo mentre Marco l’aiutava a rimuovere gli sci dai suoi piedi.
“Fammi vedere! Riesci a muoverlo?”
“Si…” annuì e seguendo i comandi imposti dall’amico “Però mi fa malissimo!”.
“Sei caduta male…”
“Ma va! Non l’avrei mai detto!” rispose alterata la ragazza.
“Scendiamo a piedi dai…” le disse aiutandola ad alzarsi.
“Dovevi proprio portarmi sul cucuzzolo della montagna?! Dannazione!” si lamentò ulteriormente Sana “Dovevo andare a pattinare!”.
Marco per esperienza personale evitò di risponderle, sapeva perfettamente che le donne arrivate in quel momento di sfogo erano irascibili oltre che intrattabili, le avrebbe parlato non appena si fosse calmata.
 
***
 
“Pausa?” sorrise Fuka avvicinandosi al ragazzo girato di spalle.
Aveva infatti deciso di non praticare l'attività sportiva per paura che una brutta caduta avrebbe potuto provocare danni alla sua gravidanza.
“Detesto questi pattini!” si lamentò Akito osservando la pista di pattinaggio.
“Che succede?”
“Che dovrebbe succedere?” domandò il ragazzo non capendo cosa volesse insinuare la sua amica.
“Ti conosco… Che sta succedendo con Sana? Siete distanti… Un po’ come quando vi ho conosciuto. Perché?”
“Non iniziare anche tu!” alzò gli occhi al cielo Akito.
“Ah, quindi è per questo che stavate discutendo tu e Alex?”
“Ora ti metti anche ad origliare?”
“We Luna Storta” lo prese in giro la ragazza “Bere una camomilla ogni tanto?”.
Il ragazzo si limitò a squadrarla mentre Fuka imperterrita continuava il suo discorso “Sono preoccupata per Sana… Non voglio vederla soffrire…”.
“Penso che per esperienza diretta tu sia una delle poche persone che sappia quanto io tenga a lei…”
“Si. Per questo sono venuta a parlarti… Conosci Sana, lo sai com’è fatta. Quando vede un cucciolo abbandonato e indifeso, corre immediatamente verso di lui senza nemmeno pensare alle conseguenze e questo è accaduto con Marco esattamente come quando voi due eravate dei semplici bambini. Lei è fatta così e lo sai, tu la ami proprio per questo. Se cambiasse non sarebbe più lei e credo non proveresti quello che senti ogni singolo giorno… Ami ogni suo singolo pregio e difetto!” gli confessò Fuka guardandolo mentre al contrario lui osservava un punto fisso al centro della pista “Insomma… La conosci bene e dopo tutto questo tempo credo che tu sappia perfettamente a cosa andavi incontro fidanzandoti con lei… Ciò che non riesco a spiegarmi è il rapporto che hai costruito con Alex. Non fraintendermi ti prego… Ecco, mi sembra strano che tu ti sia legato a qualcuno che non sia Sana e questo credo sia una cosa positiva perché penso sia sbagliato dipendere in tutto e per tutto solo da un’unica persona però sai… A volte sembra come se ci fosse dell’altro tra voi. Qualcosa che nessuno di noi riesce a comprendere… Ha bisogno di aiuto quella ragazza vero?”.
“Se devi chiedere non lo saprai mai, se lo sai devi soltanto chiedere…” *
“Dovresti dirlo a Sana… Non ciò che affligge Alex, per carità. Solo…”
“È complicato non posso…” rispose Akito interrompendola “La conosci… Lei è troppo curiosa. Ci sarebbe una domanda dietro l’altra e io non posso!”.
Le persone molte volte non si rendono conto, prendono la faccenda superficialmente non capendo che a volte si fanno cose sbagliate per dei motivi giusti.
“Dal racconto di Sana devo dire che sei migliorato!” affermò Fuka cambiando discorso, non voleva sforzare troppo la leva.
“Ha parlato la ragazza che non pattina!” rispose Akito voltandosi leggermente verso di lei.
“Non mi piace pattinare… Tutto qua!” mentì la ragazza pentita di quell’iniziativa.
“E la ginnastica? Anche quella è passata in lista nera?”
“Sei intrattabile!” gli disse voltandosi e andandosene al bar ad ordinare qualcosa di caldo.
“Dovresti dirglielo alle tue amiche...”
“Dirgli che cosa esattamente Akito?”
“Ciò che ti sta succedendo… Sarebbero felici!” spiegò il biondo per poi continuare la sua attività mentre Fuka rimase assorta da tale rivelazione.
Che lui sapesse?
No, era impossibile. Eppure…
 
* Frase di Harry Potter – I doni della morte
 
SPOILER:
“Potevi anche avvisarmi”
“Non ciò pensato…” mentì Sana mordendosi il labbro mentre Akito si voltava per recuperare qualcosa da bere dal mini bar.
“Non è niente di grave…” aggiunse Sana toccandosi il ginocchio e notando solo in quel frangente di secondo l’oggetto che decorava il suo polso “E questo cos’è?!”.
Akito si voltò verso di lei curioso di sapere a cosa si stesse riferendo la sua ragazza che si stava alzando di fretta e furia.



Ciao ragazzuole! ^.^
Come state? Incredibile, ma sto facendo davvero progressi nel pubblicare! Sinceramente ho avuto ispirazioni in questi giorni e ho recuperato tutto ciò che non avevo scritto nelle scorse settimane, ultimando così il capitolo! Evvaii ! ^.^
Dovevo assolutamente mettere la scena del loro primo vero appuntamento avvenuto da piccoli, ho adorato quelle scene! Soprattutto la sciarpina e il bacio *.* *Occhi a cuoricino* 
Non so se conoscete tutti Harry Potter, la frase è intesa come se Fuka avesse capito il concetto e quindi lui le dice indirettamente che ha afferrato il punto.
Altro punto di domanda: Aki ha capito che è incinta la ragazza? Sinceramente non lo so nemmeno io, voi come la intendete?
La scena degli sci è ispirata unicamente alla mia prima esperienza avvenuta qualche anno fa... Momento di panico e brivido assoluto ahahah 
Ringrazio tutti quanti per seguire la mia FF nonostante gli sbalzi di aggiornamento!
Spero di sentirvi presto!
Un bacione grande a tutti!

Miky

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Capitolo 38
*** CAPITOLO 38 - BUGIE A FIN DI BENE? ***


CAPITOLO 38 ● BUGIE A FIN DI BENE?
 
Alex, Gomi, Lucas, Wil, Tsuyoshi e Takaishi verso l’ora di pranzo inoltrata, si ritrovarono in un semplice ristorante che offriva pietanze calde in grado di riscaldare i vari turisti che svolgevano le varie attività all’aperto dell’ambiente invernale.
“Tu e Hisae vi conoscete da molto?” domandò Lucas mentre assaporava il suo piatto ormai quasi giunto al termine.
“Si” affermò Gomi scrollando le spalle “Per la precisione dall’elementari! Dovevi vederla da bambina!” continuò ridendo mentre Alex li osservava attenta e curiosa di conoscere il perché di quella domanda così mirata di Lucas.
Non lo conosceva perfettamente, ma in quei pochi giorni o meglio dire “ore”, lo aveva catalogato come lo scemo del villaggio. Ok, forse apparentemente sembrava un’offesa, ma detto con tutta sincerità era tutto il contrario. Semplicemente voleva dire che Lucas, con il suo carattere estremamente allegro in ogni occasione, sembrava che non si facesse abbattere da niente e da nessuno.
Che fosse tutta una montatura quella felicità incondizionata?
Dove la trovava tutta quell’energia positiva proprio non riusciva a comprenderlo.
In quel momento le venne in mente un cartone animato che spesso Daniel, tornato a casa da scuola, guardava. Parlava di un ragazzo di nome Goku che in alcuni combattimenti portava le proprie mani al cielo per ricevere l’energia da tutti gli esseri viventi del pianeta con lo scopo di sconfiggere il suo acerrimo nemico.
Che anche Lucas avesse questa capacità? Che trovasse l’allegria nelle persone che lo circondavano?
Se era così, era profondamente in debito con lei. Le aveva infatti rubato ogni singola goccia di felicità.
“Ho notato che voi due siete molto uniti! Non è che potresti mettere una buona parola nei miei confronti?” continuò Lucas “Non credo di esserle molto simpatico!”.
Gomi a quella confessione scoppiò leggermente a ridere “Lei è fatta così… Apparentemente sembra dura e brusca con il mondo esterno, ma sono sicuro che tu non gli stia antipatico. Come mai ti interessa tanto?” domandò infine curioso di quella richiesta alquanto strana e fuori luogo.
Alex sentendo questo breve dialogo ghignò mentre la sua espressione vagava tra l’incredulo e il meravigliato.
“La Regina di Ghiaccio ha sorriso!” commentò Gomi sorpreso per il raro evento “A quanto pare sai ridere!”.
La ragazza guardò per un momento prima Gomi e poi Lucas e senza dire alcuna parola si alzò dal tavolo infilandosi il suo caldo giubbino da sci per riprendere così la sua attività.
“Ecco Lucas…” si intromise Tsuyoshi pulendosi gli occhiali intuendo dove volesse andare a parare il biondo “Devi sapere che tra Hisae e Gomi c’è qualcosa di più della semplice amicizia…”.
“Siete migliori amici?!” esclamò il ragazzo felice mentre il diretto interessato non riusciva a comprendere il nocciolo della conversazione.
“Sveglia!” affermò Will spazientito da tale situazione “Sono fidanzati! Quindi vedi di farti passare al più presto questa ennesima cotta. Ci basta già Marco a creare casini…”.
“Cotta?!” esclamò Gomi in contemporanea a Lucas “Fidanzati?!”.
“Ecco perché andate così d’accordo!” cercò di alleggerire la situazione Tsuyoshi aiutato da Takaishi “Come si dice? Ah si, Dio li fa e poi li accoppia!”.

In quel momento Sana, Will e Jenni tornarono al tavolo seguiti da Lucas che stava domandando ad Hisae per l’ennesima volta, il motivo per cui non era interessata.
“Semplicemente perché sono già fidanzata con un altro cretino!” affermò sbuffando la ragazza.
“E non potevi dirlo subito!” si lamentò Lucas sorridendo ad una ragazza che le passava accanto “Comunque se ti liberi, sai dove trovarmi!”.
“Nemmeno se tu fossi l’ultimo ragazzo rimasto sulla terra!” ghignò la ragazza cercando di rimanere calma mentre il resto del gruppo rideva per quella patetica scena.


“E così eri tu il ragazzo di cui mi parlava!” ricordò Lucas.
“Certo! Di chi altro doveva parlare?!”
“Definendoti Deficiente e anche Cretino!”
“Si probabile… No, fermo un momento! Come?!” affermò il ragazzo facendo mente locale e picchiando un pugno sul bordo del tavolo “Ci hai provato con Hisae?!”.
“Amico non sapevo fosse la tua fidanzata!” si alzò dal tavolo Lucas “Ora devo andare, ho una faccenda da risolvere… A stasera!”.
“Ehi, dove pensi di andare?!” urlò alterato Gomi attirando l’attenzione di alcuni presenti.
“Perché non ti siedi…” cercò di farlo calmare Takaishi.
“Io quello lo ammazzo!” esclamò furioso “Quando mi capiterà a tiro…”.
“Puoi stare tranquillo… Conosco Lucas” lo interrupe Will “Non rovinerà la vostra amicizia per una ragazza. A quest’ora sarà andato a chiedere scusa ad Hisae e appena incontrerà una ragazza più attraente correrà ad importunare l’ennesima povera vittima!”.
“Cosa?! Sta andando da Hisae?!”
“Non hai sentito nulla di quello che ho appena detto vero?”
“Quel doppiogiochista!” disse stringendo forte i pugni.

 
***

“Forza ti accompagno in camera!” affermò Marco una volta arrivati nella hall dell’hotel e avere recuperato un po’ di ghiaccio.
“Prego?” domandò Sana allarmata da ciò che avevano appena udito le sue orecchie.
“Hai appena fatto una brutta caduta ed è un miracolo che tu non ti sia rotta nulla… Ti accompagno in camera tua così possiamo mettere del ghiaccio sul ginocchio che ti fa male e…” spiegò il ragazzo interrotto dall’amica “Non se ne parla nemmeno. Non voglio stare in una camera con…”.
“Con?” ghignò inarcando un sopracciglio curioso su ciò che Sana stava esprimendo.
“Non voglio che Akito fraintenda qualcosa… Ieri sera abbiamo litigato pesantemente!” gli disse abbassando gli occhi e trovando improvvisamente interessante il pavimento dell’ampia stampa.
“Mi racconterai strada facendo. So essere un ottimo ascoltatore”
“Non riuscirò a farti cambiare idea, vero?”
“Esatto!” esclamò prendendola in braccio e facendo così arrossire notevolmente le goti di Sana “Non voglio che tu possa affaticarti”.
“Ri-riesco a re-reggermi in piedi da sola”
“Non ti facevo così maliziosa Rossa!” rispose avanzando verso l’ascensore.
“Sei impossibile!” si lamentò Sana terribilmente imbarazzata per la situazione.
Che cosa avrebbe detto Akito se l’avesse trovata tra le braccia di Marco?
Sicuramente si sarebbe arrabbiato ulteriormente e forse anzi, certamente avrebbe avuto completamente ragione. Se lei stessa avesse visto una scena di questo genere si sarebbe infuriata.
Doveva ammetterlo, in quelle poche volte che Akito aveva ragione, compresa ora, non poteva assolutamente dargli torto.
“Puoi mettermi giù per favore?” ritentò nuovamente Sana.
“Dove hai la chiave della camera?” affermò il ragazzo sulla porta della stanza.
“Se mi metti giù posso prenderla!” gli confessò Sana finalmente ascoltata da Marco così da poter aprire la camera in cui alloggiava.
“Vado a prendere un asciugamano, tu sdraiati pure sul letto…”
“Come sei premuroso!” scherzò Sana sedendosi sopra le coperte.
“Allora… Come mai avete discusso tu e il tuo ragazzo?” le domandò Marco dopo aver avvolto il ghiaccio in un panno in modo tale che la ragazza non sentisse il fastidioso freddo dell’oggetto.
“Non credo tu sia la persona più indicata per parlare di ciò sinceramente…”
“Potrei stupirti! Infondo lo sappiamo entrambi che è una mia dote!”
“Mi correggo, come sei modesto!” alzò gli occhi al cielo la ragazza mentre Marco la guardava attento e curioso mentre aspettava una sua risposta.
“E va bene…” sbuffò la ragazza “Promettimi però che non ti arrabbierai in alcun modo”.
“Te lo prometto!”
“Ecco… Vedi, Akito è un ragazzo molto chiuso e difficilmente si lega a qualcuno… Mi sembra così strano che si sia affezionato ad Alex… Che vada così d’accordo con lei. Sai a volte sono gelosa, terribilmente aggiungerei… Non sono abituata a vederlo accanto a qualcun’altra… Non lo sono mai stata ad essere sincera” gli confessò osservando distrattamente le coperte su cui era comodamente sdraiata e timorosa di ciò che stava per dire “Ho raccontato ad Akito una cosa… Ecco, gli ho raccontato semplicemente del tuo sogno… Di andare a studiare canto… Non sei arrabbiato, vero?”.
“Perché dovrei essere arrabbiato? Infondo mi sembra una cosa così palese… Altrimenti non perderei tempo ad esercitarmi o altro, mi concentrerei maggiormente sull’università!”
“Per fortuna!” sospirò la ragazza ricordandosi ancora una volta le parole di Akito così dirette quanto inaspettate.

“Non chiedermelo…” le disse Akito “Non chiedermi perché sto così vicino ad Alex…”.
“Perché?!”
“Perché non potrei risponderti…”


Non poteva risponderle, perché?
“A parte questa gelosia che credo sia più che normale provare, che cosa ti turba?”
“Tra loro due c’è qualcosa… Non so esattamente che cosa, ma c’è un filo invisibile che li tiene uniti… E ieri sera abbiamo litigato proprio per questo. Ho scoperto che Akito ha raccontato ad Alex del rapporto avuto con la mia madre biologica, una cosa strettamente personale a mio parere… Non riesco proprio a comprendere il motivo per cui lo ha fatto sinceramente. Comunque quando gli ho chiesto una sorta di spiegazione sul loro rapporto lui ha affermato che non poteva rispondermi…” gli spiegò mentre giocherellava con le proprie dita delle mani.
“Non ti ha spiegato nemmeno perché gli ha raccontato quella faccenda tanto personale?” le domandò mentre Sana compiva un cenno di negazione con il capo.
“Mi piacerebbe poterti rassicurare su quanto ti sta capitando…”
“Davvero?” chiese la ragazza osservandolo stupita “Non godi del fatto che molto probabilmente avevi ragione tu?”.
“Rossa questa è un’altra faccenda. Sono sicuro che con me saresti più felice ma preferisco che tu lo possa comprendere da sola. Inoltre la tua felicità viene prima di tutto!”.
“Da quando sei così altruista?”
“Credo da quando ti conosco” le rispose dopo averci pensato un attimo su.
“Va bene, ti credo” rise leggermente Sana.
“Non fidarti di chi ti dice che sei importante, fidati di chi te lo dimostra Rossa”
“Per esempio tu?”
“Lo hai detto tu, non io!” ghignò Marco alzandosi dal letto “Ora ti lascio riposare…”.
“Aspetta, posso domandarti una cosa? Ecco… Tu la conosci per caso? Se non erro quando c’è stata quella litigata tra Akito e Jack, Simon l’ha portata via…”
“Andavamo semplicemente a scuola insieme. Non ho mai avuto alcun rapporto con lei!”
“Ah…”
“Ti cambio il ghiaccio e vado!” affermò mentre Sana annuiva e si distendeva meglio sul letto.
Marco non fece in tempo a portarle del nuovo ghiaccio che la ragazza si era addormentata profondamente. Forse stanca per la lunga camminata fatta in discesa dovuta alla paura di utilizzare nuovamente gli sci oppure per le incredibili e diversissime emozioni provate nell’arco di quella prima vera giornata in montagna oppure ancora per la brutta nottata trascorsa a causa della litigata avuta con il suo ragazzo.
Non sapeva quale fosse esattamente il motivo ma Marco la trovava stupenda.
Notò immediatamente l’espressione serena che in quel momento fortunatamente possedeva Sana, ma ciò che catturò realmente la sua attenzione fu quella bocca semiaperta.
Lentamente senza far alcun rumore che potesse disturbarla si avvicinò al suo viso e, non potendo resistere ulteriormente, sfiorò con le dita quelle secche labbra che più volte venivano torturante dai denti di lei a causa delle preoccupazioni che sembrava provare quotidianamente.
Quanto avrebbe voluto baciarla e perdersi in quel bacio?
La risposta era scontata: tanto. Quasi da non poter resisterle ulteriormente.
Molte volte avrebbe potuto rubarle un bacio, ma si era ripromesso che se mai fosse successo sarebbe accaduto sotto anche il volere di lei.
Dandole un piccolo bacio sulla fronte, prese dalla tasca del giubbino un braccialetto per poi allacciaglierlo al polso.
Un dono con il simbolo dell’infinito e con accanto due piccoli ciondoli circolari dove un giorno, forse, avrebbe inciso le loro lettere. Una cosa era certa però: lui ci sarebbe stato sempre per lei qualunque decisione avrebbero preso.

***

“Hisae! Eccoti finalmente!” esclamò Lucas trovandola nel bar in compagnia di Fuka “Ti ho cercata da per tutto, dobbiamo parlare immediatamente!”.
“Scusami ma ora sono impegnata” alzò gli occhi al cielo la ragazza ritornando a parlare con la sua amica.
“No Hisae, è una cosa seria!” le disse sedendosi al tavolo con loro e alterando maggiormente lo stato mentale della ragazza “Fuka puoi lasciarci un momento da soli?”.
“No!” rispose Hisae in contemporanea a Fuka “Certo! Ci vediamo dopo ragazzi…”.
“Uffa. Si può sapere che vuoi ancora?”
“Scusami…”
“Dovrei scusarti per cosa?” domandò la ragazza tra il sorpreso e il preoccupato.
Non aveva mai visto Lucas così serio.
“Si scusami non sapevo fossi fidanzata davvero, soprattutto con Gomi!” spiegò il ragazzo iniziando a parlare a raffica “Sai però non capisco perché hai permesso una sorta di amicizia tra me e lui sapendo che io ci stessi provando palesemente con te. Beh si, tu non ci sei mai stata… Ma questi si, insomma… Sono solo dettagli!”.
“Puoi ripetere scusa?” affermò Hisae ancora sorpresa da tali rivelazioni “Credo di non aver capito molto bene!”.
“Non capisco questa tua aria sorpresa, mi sto semplicemente scusando per il mio comportamento! Ho ammesso le mie colpe…”
“Non è che per caso sei innamorato di Gomi?!” esclamò dopo un attimo di perplessità.
“Ma cosa stai dicendo?!”
“Scherzavo!” rise Hisae “Wow… Sono meravigliata! Sei improvvisamente maturato!”.
“Perché non hai detto nulla a Gomi?”
“Semplicemente perché vedevo quanto vi divertivate insieme… Sinceramente, senza offesa, non ti vedevo come una minaccia e poi ammetto che le tue battute mi divertono!”
“Lo sapevo!” esclamò facendo il segno di vittoria “Beh allora… Amici?”.
“Amici!” gli rispose stringendogli la mano.
“Non avvicinarti a lei!” urlò infuriato Gomi arrivando di corsa e con il fiatone “Che… Che cosa c’è tra voi due?”.
“Gomi calmati…” affermò Hisae ancora più sorpresa di vedere il suo ragazzo terribilmente geloso di lei.
“Io vorrei chiederti, anzi chiedervi scusa” spiegò Lucas.
“Tu mi chiedi scusa?” si alterò maggiormente il ragazzo “Hai forse provato a toccare la mia ragazza eh?!”.
“Lucas scusaci ma credo che dobbiamo parlare in privato… E tu calmanti!”
“Calmarmi? Come faccio a calmarmi?! Non dirmi di stare calmo che mi agito di più!” affermò il ragazzo mentre la sua fidanzata lo trascinava fuori dal bar sotto lo sguardo scocciato degli atri clienti.
Una volta trovato un posto dove poter parlare in pace, Hisae spiegò a Gomi la situazione che si era creata in questi mesi. Gli raccontò come si erano conosciuti e quanto continuasse ad importunarla in modo scherzoso, di come avesse avuto paura che potesse avere una reazione alterata o che comunque avrebbe potuto fraintendere un rapporto che non si era mai creato. Gli disse anche quanto vedesse lui e Lucas in sintonia e come gli dispiacesse creare malintesi quando da parte sua non c’era mai stato nulla in quanto aveva anche ribadito più volte lo stesso concetto.
“Ok. Spiegami allora perché mi hai dato del Cretino e del Deficiente!” esclamò il ragazzo più rilassato di prima.
“Dai, in fondo lo sai anche tu che un po’ lo sei. Ricordi lo stupido scherzo organizzato ad Halloween?” rispose la ragazza osservando lo sguardo pensieroso del suo fidanzato “Mi spiace… Non volevo farti preoccupare Amore…”.
“Ok, hai ragione anche se questa storia non mi è piaciuta per niente” le disse abbracciandola forte a sé.
“Non ti credevo così geloso!” lo punzecchiò.
“Geloso io? Ma andiamo Hisae… Non mi andava giù il fatto che sembrava che volevate prendermi in giro!”
“Come vuoi…” sorrise Hisae “Sappi che ricorderò per sempre questa scena!”
Mi ami?
Te lo chiedo perché
Non sento che tremi quando sei qui con me.
Dai libera il cuore dalle mille paure
E dalle cose che ti hanno ferito più volte in passato.
Io ti ho capito.
Ma io voglio portarti dove non ci sono nuvole
e riaccendere il sole che hai dentro di te.
Dimmi che non hai paura di stare con me.
Ma che colpa ne ho io se in passato qualcuno ha giocato con te!
E dimmi che sarai sincera ogni giorni con me.
E non avrai più paura di amarmi perché
Perché questa non è…
No, non è un’avventura per me!
E non avere paura perché
Più ti stringo e più ho voglia di stringerti a me!

***

Un’oretta e mezza dopo Sana si svegliò lentamente.
L’orologio del cellulare appoggiato sul comodino segnalava le 17:13, ormai era quasi sera e il buio presente nella stanza confermava ciò.
Non aveva voglia di alzarsi per andare a fare la doccia e prepararsi così per la cena.
Non aveva voglia di vedere nessuno.
Non aveva voglia di sentire alcun rumore.
Stava così bene in quel momento tra l’oscurità, il calduccio del letto e il silenzio presente in quelle piccole quattro mura e, cosa fondamentale, i suoi tormentati pensieri sembravano averle lasciato un attimo di pace. Molto probabilmente perché si trovava in uno stato di dormiveglia, ciò però non era importante. Finalmente dopo parecchie ore si sentiva tranquilla.
Improvvisamente sentì un forte fastidioso rumore provenire poco distante da lei, segno che qualcuno era appena entrato in camera.
Non aveva voglia di aprire gli occhi e di formulare una sorta di comunicazione con l’altro partecipante, ma i pensieri come richiamati da una forza maggiore ritornarono più veloci che mai e in quel preciso momento intuì chi poteva essere la persona appena entrata in stanza: Akito.
Aprì rapidamente gli occhi cercando contemporaneamente di non muoversi, magari sarebbe andato in bagno senza disturbarla minimamente.
“Sei qui allora…” affermò il ragazzo accedendo la luce.
“Eri forse preoccupato per me?” chiese Sana con la voce impastata dal sonno.
“Stasera l’Hotel organizza una tombolata e gli altri vogliono partecipare” la informò togliendosi gli scarponi così da potersi finalmente infilare le comode ciabatte offerte dalla struttura in cui alloggiavano.
“Ok, cinque minuti e mi alzo…”
“Conosco i tuoi cinque minuti Kurata. Avanti alzati, credo tu abbia poltrito a sufficienza!” affermò tirando indietro le coperte.
“Quanto rompi!” esclamò Sana controllando lo stato del suo ginocchio.
Le faceva male piegarlo però grazie al riposo era un male abbastanza sopportabile.
“Perché c’è il ghiaccio? Ti sei fatta male?”
Sana osservò attentamente il viso teso e freddo di Akito e gli sembrò di vedere una sorta di preoccupazione nonostante tutto quello che era accaduto in quei lunghi giorni.
“Non è niente, sono caduta male dagli sci…” spiegò Sana mettendosi a sedere “Marco gentilmente mi ha accompagnata in camera e poi se ne è andato… Tutto qua!”.
“Potevi anche avvisarmi”
“Non ciò pensato…” mentì Sana mordendosi il labbro mentre Akito si voltava per recuperare qualcosa da bere dal mini bar.
“Non è niente di grave…” aggiunse Sana toccandosi il ginocchio e notando solo in quel frangente di secondo l’oggetto che decorava il suo polso “E questo cos’è?!”.
Akito si voltò verso di lei curioso di sapere a cosa si stesse riferendo la sua ragazza. Con uno sguardo scettico la vide alzarsi di fretta e furia per diriggersi zoppicando verso il bagno. 
“Vado a farmi una doccia! Non voglio fare tardi!” affermò chiudendo rapidamente la porta del bagno e osservando con maggiore attenzione il nuovo braccialetto che contornava il suo polso.
Non poteva crederci!

“Ti piace molto passeggiare qui, vero?” domandò una voce calda alle spalle di Sana.
“Si, moltissimo!”
“Ti si legge negli occhi!” sorrise il ragazzo osservando ciò che gli occhi della ragazza guardavano.


Era il braccialetto che aveva visto al mercato quel giorno in cui era andata ai Mercatini di Natale con Hisae, Marco, Lucas e Simon.
Glielo aveva comprato… Ed era stupendo.
Certamente non poteva incidervi le iniziali del nome suo e di Akito visto che glielo aveva donato Marco, ma nemmeno quello dell’emittente del regalo.
Che cosa doveva fare?
E se Akito lo vedrebbe, cosa andrebbe a pensare?
Bel casino…
Spogliandosi e dirigendosi in doccia per aprire il getto d'acqua calda pensò a quanto fosse bello quel bracciale che aveva desiderato dal momento in cui i suoi occhi si erano appoggiati su di esso, ma non poteva indossarlo.
Non ora che le cose tra lei e Akito andavano disastrosamente male.
Lo avrebbe nascosto momentaneamente, in modo tale che le acque si fossero calmate da quella tempesta che sembrava non volesse cessare.

Ciao a tutte!
Come state? ^.^
Spero che questo capitolo arrivato con estremo ritardo possa essere di vostro gradimento e che tra una cosa e l'altra non abbiate perso il filo della storia... Cosa impossibile dal momento che i miei aggiornamenti distano di parecchi giorni se non mesi...
Come ho già scritto in alcune recensioni o risposte non ho davvero più tempo per dedicarmi a questa FF che mi riempie di gioia tutt'ora scrivere... Tra gli impegni scolastici e quelli lavorativi torno a casa distrutta, tanto è vero che la mia vita sociale ne risente completamente... Ma questo a voi non interessa giustamente :P 
Purtroppo credo che fino a giugno non riuscirò a pubblicare alcun capitolo, spero che quando ritornerò quest'estate vi ritroverò ancora felici di leggere questa seconda parte inoltrata. Prometto che nei momenti liberi scriverò qualcosa in modo tale che a giugno potrò aggiornare frequentemente e costantemente proprio come una volta.
Vi abbraccio e saluto tutte le Girls che mi aiutano nei miei momenti peggiori in cui credo di non farcela!
Grazie di tutto <3
A presto!

Miky

 

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Capitolo 39
*** CAPITOLO 39 - CIÒ CHE CONTA È IL CORAGGIO DI ANDARE AVANTI ***


CAPITOLO 39 ● CIÒ CHE CONTA È IL CORAGGIO DI ANDARE AVANTI
 

La serata sembrava procedesse egregiamente grazie all’ottima cena calda e al gioco della tombola offerti dall’Hotel con lo scopo di intrattenere i clienti che alloggiavano lì. I premi per chi fosse riuscito a possedere tutti i numeri del proprio cartoncino scelto erano diversi e, riuscivano ad accontentare all’incirca ogni stile di vita. Variavano dal tema più romantico a quello più sportivo, dai più ambiziosi ai più pigri. Vi erano infatti promozioni per i divertimenti che si potevano eseguire sulla neve, di conseguenza all’esterno della struttura oppure per il proprio benessere personale grazie alla rilassante SPA e all’ampia palestra che possedeva l’albergo. Inoltre non poteva mancare assolutamente una cena romantica per due persone.
Coloro che invece riuscivano a compiere una cinquina e, perché no, una terzina potevano vincere beni materiali di minor importanza ma pur sempre utili.
Ovviamente i più felici erano coloro che lentamente e soprattutto con molta fortuna riuscivano ad “eliminare” i numeri riportati sul proprio cartoncino scelto.
Fino a quel momento vi era stata una sola signora ad esser riuscita a fare tombola e di conseguenza ad aver vinto un omaggio per una rilassante giornata alla SPA, mentre nel frattempo varie persone erano riusciti a conquistare i premi secondari come ad esempio sopramobili, orologi, prodotti per la toilette e altro legati alle cinquine e terzine.
“Tombola!” gridarono all’unisono due ragazzi provenienti da due angoli opposti della stanza.
“Incredibile signori e signore, abbiamo due vincitori! E vista la coincidenza del fatto, spetta a loro un’adeguata cena romantica” affermò l’intrattenitore mentre i due vincitori gli si avvicinavano “Chissà se Babbo Natale vorrà fare a queste due persone legate solo dal numero 5 un regalo in ritardo!”.
Peccato però che non appena i due giovani si presentarono sul piccolo palco con lo scopo di far controllare la loro scheda di vittoria al presentatore del gioco, entrambi si fermarono di colpo. Rimasero per un attimo ad osservarsi e a ricordare negli occhi dell’altro quell’indimenticabile sera, più precisamente quella cena avvenuta il 5 dicembre, in cui tutto ebbe fine. Nel loro libro infatti non vi era scritta la solita classica frase “…E vissero tutti felici e contenti!”, al contrario in quell’ultima pagina vi era una triste rottura conclusa con un’unica domanda: “Mi ami ancora?”. Seguita immediatamente da una risposta affermativa ma che purtroppo non poteva risolvere i loro problemi creati in quei lunghi mesi.
Di conseguenza non vi era un punto a capo e a seguire un nuovo entusiasmante capitolo, vi era invece un’elegante calligrafia con riportata semplicemente la parola “Fine”. Per leggere le loro avventure bisognava infatti sfogliare libri differenti poiché i loro destini si erano incrociati ma non uniti.
Entrambi i ragazzi sorridendosi cordialmente presero il loro biglietto di vittoria per poi andarsene a sedere nuovamente nella loro postazione mentre il presentatore annunciava il prossimo numero sorteggiato.
Il gioco della tombola stava così procedendo tranquillamente mentre le menti dei due ragazzi viaggiavano lontane e colme di ansie, domande, paure, disagi e molto altro ancora.
Avrebbero dovuto ritrovarsi faccia a faccia ancora una volta… Che cosa poteva accadere?
Dopo tutti quei mesi erano ancora innamorati l’uno dell’altra?
Poteva sorgere una semplice amicizia?
Oppure la compagnia dell’altro sarebbe risultata spiacevole oltre che fastidiosa?

Vi aspettiamo il 30 dicembre alle ore 20:00

I loro occhi non riuscivano a leggere oltre, osservavano persi nel vuoto il giorno e l’orario in cui si sarebbe svolta quella cena per due non programmata.
Il panico era salito e l’aria iniziava a mancare.
Arriverà la fine, ma non sarà la fine.
 
***

Io ti ho vista già,
eri in mezzo a tutte le parole che
non sei riuscita a dire mai.
Eri in mezzo a una vita che poteva andare ma
non si sapeva dove…
Ti ho vista fare giochi con lo specchio
e aver fretta di esser grande
e poi voler tornare indietro
quando non si può.

Alex si trovava sdraiata sul suo letto con le cuffie nelle orecchie nella camera che condivideva con Aya.
Non era scesa né a cenare né a giocare a quel gioco che tanto gli ricordavano le feste trascorse in famiglia quando era ancora piccina. Quando poteva ancora contare sulla fiducia di quell’uomo che l’aveva tradita e ferita senza alcuno scrupolo.
Dopo essere rientrata in Hotel quel pomeriggio aveva deciso di farsi una rigenerante e calda doccia approfittando anche del fatto che la sua coinquilina non si trovasse lì, così da potersi anche coricare sul comodo e accogliente letto.
Si era addormentata immediatamente, forse stanca per la giornata trascorsa a sciare oppure per le continue preoccupazioni che si insinuavano nella sua mente.
Non riusciva a non pensare a Daniel e a quel maledetto incontro avvenuto pochi giorni prima della partenza. Forse avrebbe dovuto fare di testa sua, rimanere a casa per proteggere il suo amato fratellino contro però il parere contrario della madre. L’ex signora Okuda aveva infatti insistito nel farla partire così che finalmente potesse distrarsi da tutto ciò che negli ultimi anni le era successo.
Aveva inoltre notato il cambiamento di umore avvenuto nei confronti della figlia, era in un qualche modo più serena e anche se non conosceva il motivo di ciò, non poteva che renderla ovviamente più contenta e risollevata nel vedere sorgere quel sorriso sincero celato da molti anni.

Anche se la vita qualche volta ti tradì
Voglio solo vederti sorridere.
Voglio solo vederti così.
[…]
Che grande donna sei,
Me ne sono accorto sai in questi anni miei.
Non è sempre stato tutto facile per me
Ma nessuno lo sapeva più di te.
E se quel che mi ha ferito anche te ferì,
Io ti penso in un campo di fragole.
Io ti penso felice così.
A ballare leggera bellissima così.

Le aveva infatti confessato spesso tramite brevi bigliettini che le scriveva per il compleanno quanto desiderasse vederla sorridere di più. Inoltre, se proprio doveva essere sincera, si sentiva leggermente più risollevata nel sapere, ovviamente grazie al racconto di Daniel, che la sorella si vedeva con un nuovo ragazzo e non più con Jack e quella compagnia che non le piaceva affatto.

Cammino lungo una strada solitaria,
L’unica che io abbia mai conosciuto.
Non so dove porta
Ma sono a casa e cammino da solo.
Cammino lungo questa strada vuota
Sul Viale dei Sogni Infranti.
Dove la città dorme
E io sono l’unico e cammino da solo.
Cammino da solo,
La mia ombra è l’unica che cammina di fianco a me.
Il mio cuore debole è l’unica cosa che batte.
Talvolta spero che qualcuno mi trovi,
Fino ad allora camminerò solo.
 
Mezzanotte e mezzo.
A metà canzone, sfilò sbuffando la cuffia dall’orecchio. Voltò il viso verso il letto in cui dormiva Aya e senza far alcun rumore si alzò. A causa del pisolino pomeridiano non riusciva più a prendere sonno.
Così, indossò velocemente una semplice tuta accompagnata da una felpa per poi dirigersi fuori dalla camera per raggiungere la zona bar offerta dall’albergo. Non sapeva se fosse ancora disponibile ma non riusciva più a rimanere in quelle quattro mura ad ascoltare canzoni che in qualche modo parlavano di lei, soprattutto quell’ultima canzone che aveva ascoltato in macchina con Simone quella sera non tanto lontana.
Si sentiva strana in sua compagnia, come se fosse osservata e studiata dai suoi occhi attenti che forse la conoscevano più di quanto lei pensasse, e questo non poteva che infastidirla ulteriormente. Tanto vero che appena aveva avuto l’occasione lo aveva allontanato immediatamente in malo modo perché non poteva legarsi nuovamente ad una persona che molto probabilmente fingeva di interessarsi a lei per scopi personali.
Il suo sguardo, una volta scese le scale e arrivata alla zona bar, si sollevò incrociando così la figura di Simon in compagnia di Marco. Avevano infatti appena finito di bere qualche drink insieme.
“Vuole ordinare qualcosa signorina?” le si avvicinò gentilmente un cameriere dall’aria palesemente stanca mentre Alex, fermatasi di colpo, osservava sorpresa il ragazzo che si stava dirigendo verso di lei.
Il cuore le batteva forte. Perché?
Forse perché non si aspettava di incontrarlo lì a quell’ora di notte.
Si, sicuramente era per quel motivo… Non poteva trattarsi di altro. Vero?
“Buona notte Alex!” affermò Marco mentre Simon senza degnarla di uno sguardo proseguiva per la sua strada.
“Ci-Ciao…” rispose automaticamente basita da tale comportamento.
L’aveva ignorata completamente, come se non la conoscesse minimamente e la cosa più strana era che gli dispiaceva.
Ma che le stava succedendo? Era stata lei ad allontanarlo e ora desiderava averlo vicino?
Forse il suo cuore sperava che nelle parole di Simon ci fosse sincerità e perseveranza, quando in realtà non esisteva nulla di tutto ciò.
Ora più che mai era convinta che non aveva bisogno né di amici né tanto meno di legami.
Non aveva bisogno di finte spalle su cui piangere.
Non aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno.
Non aveva bisogno di nessuno, ce l’avrebbe fatta come ogni volta: da sola. Rialzandosi con le sue gambe ormai abituate alle continue sbucciature. Prima o poi avrebbe imparato a camminare così da poter percorrere tranquillamente il suo percorso.
Ci aveva provato ancora una volta, ma era palese che non poteva più fidarsi del prossimo.
Quello era stato un altro fallimento, neppure lui era riuscita a capirla.
“Non ho bisogno di nulla!” rispose voltandosi e dirigendosi nella camera dell’albergo.
 
Di nuovo sola e intanto
Se cado mi rialzo.
Nessun appoggio eppure
Guardami, adesso sto in alto.
Trovo forze in me stessa anche quando piango.
Forse davvero è meglio mettere via l’orgoglio
Ma ci sono cose che comunque non ti dirò mai.


 
***
 
 
Ognuno coi suoi pensieri e i suoi segreti.
Lo so, siamo divisi dallo spazio senza essere pianeti.
[…]
Ti ho dato i giorni migliori nei miei anni peggiori.
Contraddizioni e vizi, a ognuno il suo
Ma questa notte dormo sul mio fianco preferito, il tuo!
 
La luce solare penetrava incurante dalla finestra in quel piccolo varco lasciato aperto dalle tende color turchese. Illuminava il letto matrimoniale occupato da due giovani ragazzi abbracciati dopo tanto, forse troppo tempo.
Un abbraccio spontaneo e involontario ma guidato dal bisogno di aver un semplice contatto con l’altro. Di potersi dimostrare che erano ancora uniti contro tutti come se non ci fosse alcun ostacolo in mezzo a loro.
Perché questo era ciò che volevano, ma perché nonostante tutto non era più così?
Perché sembravano viaggiare su due rette parallele che per logica non si incontravano mai?
Potevano sentimenti esterni influenzare il loro equilibrio dopo tutto ciò che avevano trascorso insieme?
Era convinta che se due persone volevano con tutto sé stessi stare insieme, nulla e nessuno sarebbe riuscito a dividerli. Eppure… Forse ora vi erano altre priorità?
Non capiva, era come se non riuscissero più a difendere la loro felicità.
Le labbra socchiuse di lei si trovavano accanto al suo collo lasciato spoglio dalla t-shirt che indossava. Da quella distanza poteva sentire distintamente il buon profumo di fresco causato dal bagnoschiuma utilizzato la sera precedente.
Quanto le mancavano questi risvegli?
Avrebbe desiderato con tutto il cuore fermare il tempo per rimanere tra le sue braccia per sempre.
“Scusami…” sussurrò imbarazzata e riscossa dai suoi pensieri non appena sentì il corpo di lui muoversi.
“Non mi dà fastidio…” affermò Akito bloccandola nel suo movimento di ritornare nella sua parte del letto.
Era forse una richiesta di rimanere lì?
Si secondo il dizionario di Akito Hayama.
Senza dire nulla si riaccomodò sopra il suo petto, sarebbe rimasta lì per sempre.
Lontani dal mondo esterno.
Lontani dai problemi.
Lontani da mille pensieri fastidiosi.
Finalmente dopo giorni si sentiva a casa.
“Sana…” le disse piano e continuando ad osservare il soffitto “Ho bisogno di parlarti…”.
“O-ok… Ti ascolto…” gli rispose mentre l’ansia immediatamente si impossessava di lei.
Dopo un lungo silenzio Akito riprese a parlare, doveva trovare le parole giuste da dirle perché non voleva in alcun modo complicare ulteriormente la faccenda.
“Ci sono cose che non riguardano il nostro rapporto ed è per questo che non posso confidarti ciò che, tra virgolette, c’è tra me e Alex. Tu vorresti conoscere un particolare importante della vita di lei e fidati, se tu ti trovassi nella mia stessa situazione ti comporteresti come me!”
“Prova a spiegarti meglio…” gli rispose alzando il viso.
“Anche se sono il tuo ragazzo, ci sono degli argomenti che possono rimanere estranei al nostro rapporto e di conseguenza non è necessario raccontarle perché appunto non riguardano noi…”
“Questo vuol dire che ci potrebbero essere dei segreti tra di noi?!” esclamò contrariata.
“Questo vuol dire che ci potrebbero essere persone che hanno il bisogno di confidarsi o di sfogarsi con qualcuno, e quel qualcuno potremmo appunto essere io o te. Se tu per esempio raccontassi un problema personale ad una tua cara amica, saresti d’accordo che lei lo confidasse al suo ragazzo?”
“Beh no…” affermò appoggiandosi nuovamente al petto di lui e comprendendo che forse il suo ragazzo non aveva tutti i torti.
Non l’aveva mai vista sotto questo punto di vista.
“Alex è solo un’amica, proprio come tu continui a dirmi di Marco…”
Marco. Braccialetto. Segreto.
Erano questi i pensieri chiave che le erano venuti in mente non appena aveva udito il nome del suo amico.
“Quando ti ho chiesto di uscire con lei, era proprio perché volevo farvi conoscere… Non ho alcun segreto da nasconderti!” aggiunse il ragazzo “Non essere così prevenuta ed ostile con Alex… Fin dalla prima volta che l’hai incontrata hai capito immediatamente che era una persona in difficoltà. Tanto è vero che non mi hai fatto alcuna scenata di gelosia, anzi… Volevi che le stessi vicino così da non lasciarla sola. Credo che poche persone si sarebbero comportante così, lasciando da parte le proprie emozioni. Prova a conoscerla…”
 
“Posso chiederti una cosa?”
“A me?” domandò sorpresa “Tu vuoi chiedere una cosa a me? Emh… Certo! Dimmi pure!”.
“Ecco… Qualche tempo fa ho domandato ad Akito una cosa…” affermò facendosi coraggio “Che ancora oggi non riesco a comprenderne il significato purtroppo. Come sei riuscita a passare un’intera giornata con la tua madre biologica? Insomma, da quanto ho letto nel libro pubblicato moltissimi anni fa dalla tua madre adottiva, lei ti ha abbandonato e si è rifatta una vita senza cercati mai realmente!”.
“Oh… Mamma mia! Si è fatto tardissimo!” esclamò Sana osservando il polso sinistro su cui non portava alcun orologio “Devo andare, altrimenti non sarò mai pronta per il concerto di Marco e gli altri… Si, ci vediamo dopo!”.


Osservando la parete si ricordò di come era scappata ancora una volta da una situazione a cui non sapeva gestire. Si era comportata male nei suoi confronti e soprattutto in modo molto infantile rispetto l’età che aveva. Chissà cosa aveva pensato Alex di tutto ciò… L’avrà senz’altro presa per una stupida.
Chissà poi perché era interessata alla sua mamma biologica. Tra tutte le domande che aveva ricevuto quella era senza dubbio la più mirata e ambigua.
Che in tutto questo ci fosse qualcosa di più profondo?
Qualcosa che in qualche modo potesse riguardarla?
Magari anche lei era stata abbandonata e adottata da un’altra famiglia.
“Akito… Visto che siamo in tema di sincerità… Devo confessarti una cosa…” affermò acquisendo coraggio man mano che pronunciava la frase e voltandosi a pancia in su e giocando con le proprie mani a causa dell’agitazione “Ieri Marco mi ha fatto un regalo. Un braccialetto per l’esattezza…”.
Il ragazzo immediatamente le osservò i polsi, notando così che indossava il suo solito orologio insieme ad un elastico e ad un braccialetto portafortuna.
“È un bracciale che avevo visto ai Mercatini di Natale, penso che abbia intuito quanto mi piacesse…”
“Come mai hai deciso di non indossarlo?” le domandò voltandosi verso di lei.
“Perché credo che il significato reale di quel braccialetto sia troppo profondo per due amici come noi… Vi è il simbolo dell’infinito con due pendenti in cui vi si possono incidere le proprie iniziali… Non te l’ho raccontato ieri perché non eravamo… Diciamo che non eravamo in buoni rapporti e sono più che sicura che avremmo finito con il litigare maggiormente!”
Akito si sentì notevolmente risollevato nel sapere che Sana avesse optato di non indossare quel regalo ricevuto da Marco che, ad esser completamente sincero, gli dava un ulteriore senso di provocazione nei suoi confronti.
La situazione infatti era ben diversa visto e considerato che Marco aveva manifestato i suoi sentimenti in più di una occasione e soprattutto con ogni mezzo a lui disponibile; al contrario di Alex che aveva avuto un contatto “diretto” solo per poterlo consolare, rassicurare o per potergli in qualche modo risollevare l’umore.
Non vedeva assolutamente un doppio fine negli atteggiamenti di Alex, eppure molti amici più di una volta gli avevano dimostrato quanto erano preoccupati per loro relazione. Perché?
Perché tutti sentivano Alex come una minaccia quando l’unico ad ostacolare effettivamente il loro rapporto era Marco?
Era stufo di quella situazione assurda ma allo stesso tempo non aveva più la forza per litigare.
“Sei… Sei arrabbiato?” gli domandò titubante Sana voltandosi verso di lui.
“Credo che dovremmo goderci questa settimana di vacanza… Con il tempo sicuramente avremo le risposte che stiamo cercando…”
“O-ok…” gli rispose confusa per ciò che aveva appena udito.
Non avrebbe mai immaginato che Akito concludesse così il loro discorso, facendolo cadere senza un vero e proprio chiarimento. Forse era meglio così… Forse.
“Faccio una doccia, dopo andiamo a far colazione Kurata?!” affermò dandogli un veloce bacio sulla fronte per poi fermarsi ad osservarla attentamente “Pensa a cosa vuoi fare oggi!”.
“Ok…” sussurrò con un cenno del capo.
Era timorosa dei risvolti che avrebbero preso le loro vite, perché a volte il domani poteva far più paura del presente.

Sai che cosa penso.
Che se non ha un senso domani arriverà.
Domani arriverà lo stesso.
Senti che bel vento.
Non basta mai il tempo.
Domani un altro giorno arriverà…
Voglio trovare un senso a questa situazione,
Anche se questa situazione un senso non ce l’ha.
Voglio trovare un senso a questa condizione,
Anche se questa condizione un senso non ce l’ha.


 
* Nesli - La fine
** Ligabue - Quella che non sei
*** Eros - Mamara
**** Neffa - Lontano dal tuo sole
***** Fedez - Magnifico
****** Vasco - Un senso


Spoiler:
“Ti odio!” affermò Sana ritrovandosi inspiegabilmente distesa sopra di lui.
“Non è vero…”
“Invece si!” gli rispose convinta guardandolo negli occhi “Chiedimi scusa!”.
“Non fare la bambina Kurata!” sorrise Akito slegandole i capelli e indossando automaticamente il suo elastico “Lo sai che non ti chiederò scusa per questa cosa!”.
Sdraiati uno sopra all’altro si erano ritrovati a guardarsi negli occhi come non succedeva ormai da qualche tempo. Nei loro sguardi si poteva chiaramente intravedere l’amore che entrambi provavano l’uno per l’altra ma che purtroppo in questo ultimo periodo sembrava essersi nascosto dietro a qualcosa di più maestoso. Le loro labbra intanto come guidate da una forza superiore formulavano naturali frasi di botta e risposta proprio come erano soliti a fare.
La mano di lui dopo aver ravviato una lunga ciocca color ramato dietro all’orecchio di Sana scese morbida seguendo ogni centimetro del suo viso imbarazzato che decise di distogliere lo sguardo.
 



Ciao a tuttiiii !!
Sorpresi? Lo so, avevo detto che avrei aggiornato per giugno ma sono riuscita a concludere il capitolo 40 e così eccomi qui a pubblicare!!
Spero che vi piaccia e che siate contenti di questo aggiornamento improvviso!
Inoltre stamattina ho concluso lo stage! Finalmente avrò più tempo per me!! ^.^
E' stata un'esperienza bellissima in cui ho imparato molto e ammetto di essere soddisfatta per tutti i miei sforzi!
Mi sento in colpa per avervi trascurato ma credetemi non avevo tempo proprio per far nulla!
Ovviamente non so quando pubblicherò il prossimo aggiornamento!
Ora studio un pochino che poi andrò a godermi questa improvvisa giornata di sole !!
Un bacione a tutti quanti e grazie per il vostro sostegno!

Miky

 

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Capitolo 40
*** CAPITOLO 40 - NON È MAI TROPPO TARDI… O FORSE NO? ***


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CAPITOLO 40 ● NON È MAI TROPPO TARDI… O FORSE NO?
 

Sana dopo aver visto la figura di Akito scomparire dietro la porta del bagno si voltò verso il comodino in cui vi era appoggiato il suo telefonino; illuminò lo schermo e notò una piccola busta lampeggiare in alto a sinistra. Era un messaggio di sua mamma che come ogni mattina le aveva inviato il buongiorno accompagnato da un “come stai? Ti voglio bene”. Con un piccolo sorriso le rispose digitando velocemente i tasti presenti sul suo telefonino, poi alzandosi dal letto, si diresse verso lo specchio appeso al muro. In questo breve percorso notò che il ginocchio le faceva ancora un po’ male ma in compenso aveva smesso di zoppicare, molto probabilmente con il giusto riposo il dolore le sarebbe passato presto.
Legandosi i capelli con una semplice coda si avvicinò verso la sua valigia così da poter scegliere i vestiti che avrebbe indossato quello stesso giorno, optando così per un caldo maglioncino color panna abbinato a dei comodi leggins marroni. Doveva ammettere che Akito aveva fatto proprio un bel lavoro nel prepararle la valigia, non lo avrebbe mai immaginato.
Appoggiando i vestiti sulla scrivania, ripensò alla richiesta di quest’ultimo.
Cosa avrebbe desiderato fare? Sicuramente non litigare. Non avrebbe retto un’altra giornata basata sull’ignorarsi o sul rispondersi freddamente.
Il suo sguardo proprio in quel momento incrociò il telefono fisso posto sul comodino e, senza pensarci ulteriormente compose rapidamente il numero della reception.
Aveva a disposizione circa dieci minuti prima che la sua richiesta comunicata all’operatore venisse esaudita, così si preoccupò di riordinare il campo di battaglia creatosi con il loro arrivo. Per natura Sana non riusciva ad essere ordinata e con il fatto di trovarsi in vacanza questo fattore era decisamente peggiorato. Un navigatore sarebbe stato davvero utile. Quante volte Rei l’aveva rimproverata durante i loro viaggi di lavoro… “Non ti vergogni a mostrare agli operatori dell’Hotel il tuo grado di disordine?!” oppure “Verrà il giorno che ti servirà qualcosa e allora ti pentirai di non essere stata ordinata come ti avevo ribadito!”.
Rise nel ricordare ciò, soprattutto perché il suo manager era il primo a creare caos nei momenti di maggior panico. Doveva ammettere che un po’ le mancava lavorare all’estero ma ormai aveva capito che la sua vita era lì in Giappone. Non avrebbe più avuto né la forza né il coraggio di abbandonare nuovamente le persone che amava. Il suo posto era lì, accanto ad Akito, alla sua famiglia e ai suoi più cari amici.
L’improvviso bussare della porta la distolse dai suoi più intimi pensieri e con un sorriso andò ad aprire al cameriere così da potergli far compiere il suo lavoro. Sul vassoio, come da lei richiesto, vi era una ricca e sostanziosa colazione composta da un paio di brioches accompagnate da due pezzetti di torta; due cappuccini e una piccola brocca di succo di frutta. Forse aveva leggermente esagerato, ma lei amava le colazioni degli hotel così buone e piene di prelibatezze diverse. Inoltre non poteva sapere cosa Akito avrebbe gradito mangiare, così aveva deciso di risolvere il problema in questo modo.
Salutando educatamente il cameriere chiuse la porta dietro di sé per poi sedersi sul comodo letto ad aspettare ansiosamente il suo ragazzo. Mamma mia, quanto era lungo a prepararsi? Non ci aveva mai fatto caso! E poi dicevano che era lei quella che viveva in bagno.
Non riuscendo più a resistere, un po’ per tentazione e un poco per fame, addentò un cornetto alla crema nello stesso istante in cui l’immagine di Akito ricomparve dal bagno.
“Puoi andare in bagno se vuoi…”
“Accidenti Hayama!” esclamò appoggiando immediatamente la brioches e pulendosi velocemente con il dorso della mano “Mi hai spaventata!”.
“Che stai mangiando?” si avvicinò curioso a lei “Hai ordinato la colazione in camera?”.
“Si… Ho pensato che fosse una cosa carina… Spe-spero non ti dispiaccia…”
“Figurati!” le rispose sedendosi dietro di lei e avvolgendola in un affettuoso abbraccio mentre assaggiava un pezzo di torta “Certo che potevi anche aspettarmi. Sei sempre la solita golosona Kurata!”.
“E tu da quando sei così lungo in bagno?” gonfiò le guance offesa “Non arrivavi più!”.
“Ora Kurata non vorrai dirmi che non si può più stare in bagno tranquilli!”
“Ma se tu sei il primo a stressarmi quando ci sto troppo!” ribatté la ragazza riprendendo a mangiare la sua brioches alla nutella “Aki assaggia! È buonissima!” affermò cambiando di colpo discorso e avvicinandogli il cornetto alle labbra.
“Mmm… Non male!” gli rispose fregandogli dalla mano l’alimento.
“No! Dai, Hayama! Ridammelo!” esclamò allungandosi verso di lui che cercava di spostarsi dalla presa di lei.
“Non fare la sanguisuga!”
“E tu ridammi la mia brioches! Dai Hayama ti ho detto di assaggiarla, non di mangiarla tutta!”
“Troppo tardi!” ghignò il ragazzo mangiandosi anche l’ultimo pezzo rimasto.
“Ti odio!” affermò Sana ritrovandosi inspiegabilmente distesa sopra di lui.
“Non è vero…”
“Invece si!” gli rispose convinta guardandolo negli occhi “Chiedimi scusa!”.
“Non fare la bambina Kurata!” sorrise Akito slegandole i capelli e indossando automaticamente il suo elastico “Lo sai che non ti chiederò scusa per questa cosa!”.
Sdraiati uno sopra all’altro si erano ritrovati a guardarsi negli occhi come non succedeva ormai da qualche tempo. Nei loro sguardi si poteva chiaramente intravedere l’amore che entrambi provavano l’uno per l’altra ma che purtroppo in questo ultimo periodo sembrava essersi nascosto dietro a qualcosa di più maestoso. Le loro labbra intanto come guidate da una forza superiore formulavano naturali frasi di botta e risposta proprio come erano soliti a fare.
La mano di lui dopo aver ravviato una lunga ciocca color ramato dietro all’orecchio di Sana scese morbida seguendo ogni centimetro del suo viso imbarazzato che decise di distogliere lo sguardo.
 
Tu sei la luce, tu sei la notte.
Tu sei il colore del mio sangue.
Tu sei la cura, tu sei il dolore.
Tu sei l’unica cosa che voglio toccare.
Non immaginavo che avrebbe significato così tanto!
Tu sei la sensazione, non mi interessa.
Perché non sono mai stata così bene.
Seguimi al buio.
Lasciati portare oltre i nostri satelliti.
Puoi vedere il mondo che ti ha portato alla vita?!
Così amami come fai, amami come fai.
Toccami come fai.
Cosa stai aspettando?*
 
Solo quel semplice contato aveva provocato lungo il corpo di Sana piacevoli brividi non provocati stranamente dal freddo. Il suo sguardo nel frattempo si era nascosto dietro al ciondolo che Akito portava ogni giorno al collo e, ancora come se fosse ieri, poteva ricordare quella lontana serata trascorsa in parte sul suo letto in cui aveva visto per la prima volta quella collana.
 
“Guarda c’è anche la S di Sana!” esclamò indicando la sua lettera iniziale.
“Giusto ma se seguo te mi perderò di sicuro!” commentò con un ghignò.
“Questo è poco ma sicuro… Ma sai, a volte è meglio perdersi” rispose Sana guardandolo intensamente negli occhi.
“A si?” domandò curioso di conoscere il parere della sua ragazza.
“Si, perché perdersi è l’unico modo per trovare un posto introvabile… Se no tutti saprebbero dov’è!” rispose sorridendo.
“E tu sei riuscita a trovarlo?” le domandò alzandole il mento per poterla guardare meglio.
“Si… Ho dovuto affrontare non pochi ostacoli per riuscirlo a trovare ma… Poi perdendomi l’ho trovato ed è il posto più bello del mondo!” affermò abbracciandolo forte come se avesse paura di perderlo nuovamente.

 
Forse pareva una cosa assurda, ma quell’aneddoto le aveva donato la forza necessaria per incrociare in quel preciso momento gli occhi ambrati di Akito che l’avevano fatta innamorata da sempre.
Che le stava succedendo?
Lei, ragazza testarda e cocciuta, si stava forse arrendendo?
Voleva arrendersi dopo tutte le difficoltà che avevano passato per avere un futuro concreto insieme? E soprattutto, ora che avevano la possibilità di viversi voleva forse trascurarlo o lasciarlo andare al suo destino? Non cercando nemmeno di ostacolare quel vicolo che sembrava non aver altre vie di fuga? No, doveva assolutamente trovare un incrocio, delle ramificazioni per poter scegliere ancora la strada più giusta da seguire.
“Bisogna innaffiare il fiore dell’amore per conservarne la freschezza” **, aveva letto una volta su un sito di poesie d’amore. Colui che aveva scritto quella frase aveva pienamente ragione, non bisognava mai trascurare il sentimento che si provava per qualcuno perché in qualche parte del mondo ci sarà sempre un’altra persona pronta a prendere il proprio posto o comunque capace di riuscire a percepire e a notare quei piccoli dettagli che, ci hanno fanno da sempre impazzire ma che non riusciamo più a scorgere.
Entrambi avrebbero dovuto ricostruire quel ponte che sembrava stesse cedendo in tutte e due le direzioni. Lui da una parte e lei dall’altra avrebbero ritrovato ciò che ad ambedue mancava.
Immersa dai suoi pensieri, non si era per nulla accorta come il suo corpo si fosse mosso involontariamente. Esattamente come una calamita che reagiva al suo polo opposto, le sue labbra si erano unite a quelle di lui in un innocente bacio mentre la mano di lui accarezza dolcemente il dorso lasciato nudo a causa della maglietta troppo corta.
Quel gesto le provocò dei brividi lungo la schiena che si dispersero non appena la bocca di lui raggiunse il suo collo così da lasciarle una lunga scia di baci che avevano come destinazione il suo seno.
“Mi sei mancata…” le sussurrò ad un orecchio per poi posizionarsi sopra di lei.
La osservò per un attimo, notando quanto i suoi occhi avessero il suo stesso desiderio.
Dolcemente le sorrise per poi continuare a baciarla e a toglierle quei vestiti che ormai erano diventati decisamente di troppo.
Quel raro sorriso dedicatele, riempì di gioia il cuore di Sana.
Forse solo lei aveva avuto l’onore di vedere la bellissima piega che potevano prendere le sue labbra in un momento totalmente inaspettato. Inoltre, sapere che fosse stata proprio lei a provocargli quel sorriso, la rendevano sicuramente la donna più felice del mondo. Anzi, dell’universo!
Sorridendogli a sua volta lo strinse ancora più forte a lei.
Avrebbe custodito gelosamente quel ricordo.
 
So che il dolore non passerà, si.
Dimmi che non è la fine!

Non ho mai avuto intenzione di spezzarti il cuore.
Ora io non lascerò che questo aereo precipiti.
Non ho mai avuto intenzione di farti piangere.
Farò quello che serve per farlo volare.
Oh, devi tenerlo su,
Aggrapparti a ciò che senti!
Questa è la sensazione migliore
La cosa migliore, va bene!
Sto scommettendo su di noi.
So che questo amore si sta muovendo nella stessa direzione.

Hai disegnato un punto interrogativo,
Ma sai quello che voglio.
Voglio girare la carta, si
Proprio dove era prima.
Quindi cerchiamo di costruire il ponte, si.
Dal tuo lato al mio sarò quello che lo attraverserà!***
 
 
***
 
“Si può sapere dove diamine eri finito Hayama!” esclamò Tsuyoshi non appena vide Akito arrivare all’ingresso dell’Hotel in compagnia di Sana.
“Ma che stai dicendo?” rispose il ragazzo alterato per il tono insolito che aveva utilizzato il suo amico.
“È da tutta la mattina che ti cerco! Ma cosa lo hai comprato a fare il telefono se poi non lo usi?!”
“Ehm… Sarà il caso che vi lasci soli…” si intromise Sana facendo un passo indietro.
“Non avrai mica intenzione di abbandonarmi. Lo hai visto, è fuori di sé!”
“Lo so, ma sei anche l’unico che possa tranquillizzarlo! Inoltre devo fare una cosa… Spero solo che non sia troppo tardi!” spiegò la ragazza osservata dallo sguardo confuso del suo ragazzo.
Non riusciva proprio a capire a cosa si stesse riferendo.
Poteva essere troppo tardi per cosa esattamente?
Ma perché aveva il vizio di comunicare attraverso ambigui codici?
Un dizionario Sana – Akito sicuramente gli avrebbe fatto comodo ogni tanto.
“Forza, andiamo a bere qualcosa al bar!” affermò Akito interrompendo il petulante monologo del suo migliore amico con un movimento rapido che gli colpì la testa.
 
 
***
 
“Ma guarda un po’ chi si vede!”
“La Bella addormentata!”
“Ehi ragazze! Che fate lì sdraiate?” domandò Sana avvicinandosi maggiormente a loro.
“Nulla di che… Diamo semplicemente colore a queste facce cadaveriche!” rispose Hisae sdraiata comodamente su un lettino in compagnia di Aya “E tu? Che hai combinato stamattina? Non sei scesa nemmeno per la colazione!”.
“Già, che avete fatto tu e Akito?”
“Di la verità… Ci avete dato dentro! Era ora, stavate diventando abbastanza acidelli!”
Il viso di Sana raggiunse rapidamente le sfumature più accentuate del bordeaux, dire che era imbarazza era assai poco.
“Ma che razza di domande mi fate!” esclamò agitandosi da una parte all’altra.
“Non vergognarti! Siamo tutte maggiorenni ormai!”
“Ma che centra!” affermò cercando di riprendere il controllo di sé stessa “Comunque avete visto per caso…”.
“Alt!”
“Alt?!” ripeté Sana non capendo “Che c’è adesso?!”.
“Avete fatto pace quindi?”
“Ecco… In un certo senso penso di si… Lo sapete come sono le nostre tregue!”
“Bene! Ora manchi solo tu cara Aya… Quando penserai di chiarire con Tsuyoshi? Lo sai che hai una cena con lui a breve!” affermò Hisae voltandosi verso di lei.
“Non ricordarmelo!” rispose alzando gli occhi al cielo “Pure il destino mi si è messo contro!”.
“E come pensi di gestire la serata?”
“Sinceramente non ci ho ancora pensato!” mentì la ragazza.
Infatti da quando le era stato comunicato il premio vinto grazie ad una stupido gioco chiamato Tombola, non era riuscita a pensare ad altro.
Continuava a ricordare quella sera in cui tutto finì.

“Tsuyoshi…” sussurrò lentamente la ragazza cercando di fermare le lacrime che da lì a poco sarebbero scese.
“Dopo stasera… Dal tuo sguardo, dal tuo comportamento” affermò ignorando appositamente il richiamo di Aya “Ho capito che tu hai bisogno dei tuoi spazi, perciò… Ti lascio libera di capire, di scegliere e di percorrere la strada che tu ritenga giusta per essere felice”.
“Mi stai…” cercò di formulare la frase dopo un attimo di esitazione mentre le lacrime ormai premevano di scendere.
“No…” rispose abbassando lo sguardo e lasciando così uno spiraglio di speranza nel cuore di lei.
Tsuyoshi rialzò il capo in cerca dei suoi occhi, così disperati e infelici.
“Sei tu ad avermi lasciato quel giorno in cui hai smesso di credere in noi”


Perché ci si accorge dell’importanza delle persone solo quando non si ha più l’occasione di rimediare ai propri sbagli?
Aveva proprio ragione Oscar Wilde… “L’esperienza è il tipo di insegnante più difficile. Prima ti fa l’esame, poi ti spiega la lezione.”.
Avrebbe dovuto essere totalmente sincera con il suo ex ragazzo senza nascondergli le sue ansia e i suoi timori… Così forse ora non si sarebbero ritrovati in quella scomoda situazione.
Che cosa sarebbe accaduto durante la cena?
Non sapeva nemmeno se avrebbe trovato il coraggio di guardarlo negli occhi.
Che situazione di merda!
Una cosa però era certa, non avrebbe compiuto ancora lo stesso sbaglio.
Doveva assolutamente chiamare Naozumi e spiegargli ciò che stava accadendo prima che fosse troppo tardi.
“Scusate ragazze…” continuò Aya “Devo fare una cosa!”.
“Sono venuta a cercarvi proprio per questo! Sapete dirmi dov’è Alex?” affermò Sana come risvegliata dall’esclamazione improvvisa dell’amica.
“Alex?” domandò Hisae stupita da tale domanda.
“Si… Ho bisogno di parlare con lei…”
“Stamattina mi ha detto che andava a fare il percorso termale!” rispose Aya alzandosi dal lettino “Ci vediamo dopo!”.
“Sana è successo qualcosa?”
“No tranquilla Hisae… Ti spiegherò tutto appena abbiamo un po’ di tempo! Ora scappo!” rispose la ragazza allontanandosi da una Hisae allibita.
 
***
 
Ma vedila così: tu sei un uccello e voli su un ramo.
Questo ramo sembra tenere e quindi tu ti ci affidi completamente.
Poi bom, un giorno si spezza. Cadi? No, voli!
La forza è nelle ali, mica nel ramo.
Devi salvarti da solo!

“Allora hai capito?!” esclamò per l’ennesima volta Tsuyoshi seduto davanti ad una cioccolata calda “Devo cenare da solo con Aya! Ti rendi conto? Sarò – a – cena – da – solo – con – Aya!”.
“È la centoduesima volta che mi ripeti lo stesso concetto…” intervenne Akito ormai stufo dell’isterismo dell’amico.
“Prova a metterti nella mia situazione! Sentiamo… Che faresti se ti ritrovassi in una stanza da solo in compagnia di Sana?”
“A parte che non sarete da soli… Ci saranno moltissime persone in quell’ala ristoro” cercò di sdrammatizzare il ragazzo per nulla ascoltato da Tsuyoshi che infatti continuò a sfogare le sue preoccupazioni.
“Tsuyoshi guarda che non sei obbligato a partecipare!”
“Che… Che intendi dire?!” esclamò l’amico sistemandosi gli occhiali che portava dall’elementari.
“Se Aya ti ha ferito così tanto perché non provi a voltare pagina dimenticandola? Perché non provi a ricominciare una nuova vita senza di lei?”
“Ma che stai dicendo Akito! Sai meglio tu di me quanto sia impossibile ciò”
“Allora non rimanere con le mani in mano a rimuginare sempre sulle stesse cose! Prova a capire cosa esattamente è andato storto. Devi trovare il coraggio di chiederle cosa voleva dirti quella sera in cui vi siete lasciati. Ma provaci davvero… Altrimenti lascia perdere in principio. Non puoi vivere di rimpianti perché il passato non si può cambiare purtroppo… Goditi il presente e cerca di costruirti un futuro in cui tu possa essere felice indipendentemente da chi ti circonda.
“Ma Akito…”
“Io ho provato molte volte a dimenticare Sana, ma tutte le volte ho fallito miseramente… O forse ho solo capito quanto contasse lei per me. Quanto volessi che facesse davvero parte della mia vita senza più incomprensioni o prese in giro. Quando l’ho rivista per la prima volta in quel bar dopo cinque lunghi anni ho subito pensato a quanto fosse stupenda. Ti sembrerà strano, ma era come se l’avessi già perdonata da tutti gli errori che aveva commesso. Lei era lì, era ritornata! Non permetterò a nessuno di rovinare ciò che siamo finalmente riusciti a costruire!”

Cammino lungo la tua via
E il tempo sai non passa mai.
Lontano da te la vita non è facile.
Nel mio silenzio resterò
E finché respiro non avrò
Ti aspetterò io sarò qui se tornerai.
E poi sarai
Davanti a tutto tu.
Combatterò per dirti che io credo in noi
Perché per me lo sai sei musica nell’anima
E insieme a te non cadrò.
È per te che non mi stanco un attimo di vivere.****
 
***
 
Velocemente Sana si diresse verso il piano sotterraneo in cui si trovava il reparto estetico che offriva l’Hotel. Doveva assolutamente parlare con Alex, cercare di capire perché le aveva fatto quell’ambigua domanda quel pomeriggio in cui era immediatamente scappata non appena aveva saputo che Akito aveva raccontato a lei un suo aspetto privato.
Ancora oggi non era per nulla d’accordo con la decisione presa dal suo ragazzo anche se doveva ammettere che dopo averci riflettuto a mente fredda, c’erano alcuni dettagli che non le tornavano. Doveva esserci qualcosa sotto a tutta questa storia. Qualcosa che avrebbe dovuto scoprire da sola…
Certo, detto così risultava come se volesse raggiungere un proprio scopo personale ma in realtà dopo il discorso affrontato con Akito voleva semplicemente provare a dargli retta. Provare a conoscere Alex senza presunzioni, sperando vivamente che non fosse troppo tardi.
Non appena le porte dell’ascensore si aprirono, rimase non poco stupita nell’incontrare Marco in compagnia di Lucas.
“Siete andati dall’estetista?!” domandò stupita immediatamente Sana.
“Oh ciao Sana! Si, abbiamo fatto le sopracciglia!” rispose allegro Lucas.
“Caspita! Le hai più belle delle mie!” affermò avvicinandosi al suo viso per osservarle meglio "Questo fatto mi preoccupa!”.
“Non so se prenderlo come un complimento…”
“Buongiorno Rossa!”
“Marco… Ci-ciao!” arrossì immediatamente Sana ripensando agli ultimi avvenimenti accaduti.
“Vedo che stai meglio…” le disse osservandole il ginocchio.
“Si… Mi fa meno male per fortuna!”
“Beh vi lascio parlare da soli!” si intromise Lucas salendo in ascensore.
“Vengo con te!”
“No! Aspetta Marco… Ho bisogno di parlarti!” affermò Sana bloccando il ragazzo per un polso mentre le porte dell’ascensore si chiudevano davanti ad un’espressione beffarda di Lucas “Ti ringrazio… Il braccialetto è davvero meraviglioso… E non sai come sono contenta di sapere che tu mi abbia regalato una cosa che nemmeno avevo chiesto. Lo hai capito semplicemente dal mio sguardo. Poi il modo con cui me lo hai donato… Beh è stato incredibilmente sorprendente! Ma questo penso che tu lo sappia già… Infondo è una tua dote! Purtroppo però non posso indossarlo perché il suo significato è troppo profondo e magico. Non è giusto sia nei tuoi confronti che in quelli di Akito…”.
“Avete fatto pace?”
“Si… Diciamo di si. Abbiamo parlato un po’ e voglio provare a fidarmi di lui. Se dice che tra lui e Alex non c’è nulla devo credergli altrimenti non avrebbe nemmeno senso stare insieme. In un rapporto ci deve essere fiducia e sincerità…”
“Spero solo che tu non rimanga delusa in futuro…”
“Non fare quel faccino Marcolino! Dai, fammi un sorriso!” esclamò Sana alzandogli la ruga del sorriso.
“Non trattarmi da bambino!”
“E va bene… Però stavolta sono io ad avere una sorpresa per te!” sorrise Sana premendo il tasto dell’ascensore e decidendo di conseguenza di parlare con Alex in un altro momento.
In fondo si stava rilassando e non era giusto disturbarla.
O forse era solo una scusa?
“È da un po’ di giorni che ci penso e credo che sia un’idea geniale! Potremmo girare un video per la tua audizione all’Accademia! Un video il cui mostri la tua vita… Insomma mentre canti, ridi, scherzi con naturalezza. In cui fai conoscere il tuo vero te! Sono sicura che non potranno rifiutarti, tu sei un ragazzo speciale… Illumini il cuore di tutti semplicemente con un sorriso!”
“Ma non il tuo…”
“Soprattutto il mio!” lo corresse Sana abbracciandolo amichevolmente.
“Ma non come io vorrei!” le disse mentre Sana staccandosi dalla stretta gli lanciò un’occhiataccia compresa immediatamente da Marco “Ok ok Rossa… Potresti uccidere con quello sguardo e ciò non deve accadere perché altrimenti il mondo non conoscerà una star!”.
“Ma finiscila!” rise la ragazza uscendo dall’ascensore “Avanti andiamo a prendere la videocamera!”.
“Basta che poi non ti penti!”
“Perché mai dovrei pentirmi?”
“Perché potrei superare di gran lunga la tua fama!”
“Sei sempre il solito esaltato!” sorrise Sana dandogli un buffetto sul braccio.
 
 
* Ellie Goulding – Love me like you do
** Henrik Ibsen
*** Olly Murs feat Demi Lovato – Up
**** Paolo Meneguzzi - Musica
 
 
SPOILER:
“Scusami!” urlò all’improvviso Sana raggiungendola “Volevo chiederti scusa per l’altra settimana… Mi sono comportata da vera immatura!”.
“Come vuoi…” affermò continuando a camminare incurante.
Non aveva alcuna voglia di affrontare un discorso già concluso in partenza.
Aveva capito perfettamente il comportamento di Sana: non voleva che qualcuno si intromettesse nei suoi affari privati. Aveva chiaramente compreso il concetto.
“Se vuoi possiamo riprendere il discorso…” continuò osservando le scale per non cadere da esse “L’altra volta mi hai preso alla sprovvista e non pensavo che Hayama avesse raccontato a qualcuno di me e della mia madre biologica. Sai, non mi è mai piaciuto parlare di me e dei miei problemi però se hai bisogno di qualche consiglio… Beh io sono qui!”.
“Non mi interessa!” esclamò Alex alzando gli occhi.
“Oh… Sei sicura? Perché ripensandoci l’altra volta mi eri sembrata preoccup…”
“Non voglio sapere nulla!” si voltò alterata verso Sana “Dopotutto non siamo così diverse… Ad entrambe non piace parlare della propria vita privata perciò fatti gli affari tuoi come hai fatto quel giorno!”.



Buonasera ! ^.^
Avete visto come sono stata brava?
Il prossimo capitolo è già pronto, sono riuscita a stenderlo facilmente! Ohh che bellezza *.* Spero che anche quello dopo sia così !! Vorrei tornare ad aggiornare quotidianamente... Nagari ogni 2/3 settimane... Speriamo di farcela!
Che bello settimana prossima scuola finita!! Come sono contenta, quest'anno è proprio volato! ;)
Comunque... Che ve ne pare del capitolo?
Sana e Aki hanno un loro momento molto love... Non potete capire come mi sentivo soddisfatta mentre lo scrivevo, perchè finalmente dopo tantissimo tempo sentivo Sana e Akito ancora miei *.* Poi quelle due canzoni hanno contribuito all'ispirazione!
Amo anche il pezzo in cui confida a Tsuyoshi i sentimenti che ha nutrito per Sana il giorno in cui l'ha visto in quel pub dopo cinque lunghi anni (per chi non lo sapesse è un ricordo tratto dalla mia prima FF).
Vi informo subito che il prossimo aggiornamento si baserà principalmente sulla cena tra Aya e Tsu e, come noterete dallo spoiler, Sana e Alex avranno uno scontro!
Era ora che quelle due ragazze si parlassero! Spero solo di non aver fatto un buco nell'acqua!
Inoltre come avrete potuto vedere ho inserito un immagine, in cui vengono mostrati Akito e Sana... O almeno a come io me li immagino... Spero vi sia piaciuta!! ;) Cercherò di inserire un immagine sempre per ogni capitolo in modo tale da mostrarvi il volto di ogni songolo personaggio... Spero che apprezzerete questa idea e che non sconvolga troppo l'idea che avete dei personaggi!
Ora vi saluto!!
A presto!
Un bacione e grazie di cuore a tutti per seguirmi sempre!!

Miky

 

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Capitolo 41
*** CAPITOLO 41 ● QUANDO AVRAI BISOGNO SARÒ QUI ***


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CAPITOLO 41 ● QUANDO AVRAI BISOGNO SARÒ QUI
 
 
 
Gli occhi degli innamorati parlano un linguaggio
la cui dolcezza penetra l’animo
(
Signora Derbores Valmore)
 
Per l’ennesima volta la ragazza si ritrovò a sospirare davanti ad uno specchio appeso lungo la parete vicino all’ingresso della camera. Dire che era in agitazione era ben poco. Nemmeno si trovasse ad affrontare il suo primo appuntamento con un ragazzo.
Era ridicola.
Ridicola per aver scelto accuratamente il vestito da indossare per quell’inutile cena.
Ridicola per aver controllato con grande attenzione ogni piccolo particolare.
Ridicola per l’ansia che provava a causa di ciò che da lì a poco sarebbe accaduto.
Credeva veramente che dopo aver avvertito Naozumi tutte le sue preoccupazioni sarebbero cessate?
Ma chi voleva prendere in giro?! Semplicemente voleva sentirsi la coscienza apposto senza compiere per la seconda volta di seguito lo stesso errore.
Era diventata veramente così cattiva?
Come faceva Naozumi a nutrire così tanta fiducia in lei, quando nemmeno lei stessa riusciva a provarla?
 
“So che può sembrare difficile questa serata, ma in fin dei conti è solo una cena. Andrà tutto bene Piccola…” affermò il ragazzo durante la loro telefonata.
“Non so… Forse non dovrei andare. Non è giusto nei tuoi confronti!”
“Tu sei stata sincera con me e questo atto lo apprezzo moltissimo. Devo confessarti che preferirei che tu non partecipassi a quella cena però sono sicuro che avete ancora tante cose da chiarire…”
“Non saprei… Non voglio creare disagi o problemi…”
“Spero riuscirete a chiarirvi prima del mio arrivo! Ormai manca poco, ancora un giorno e sarò lì insieme a te!”
“Non vedo l’ora…”
“Ora scusami ma devo scappare. Ci sentiamo più tardi!”
“Si certo… Buon lavoro Nao…”
“Mi manchi, un bacione!” affermò il ragazzo prima di chiudere la chiamata.
“Anche tu…”

 
Io credevo che da quando stavo con te
Tutto ciò che vivevo sarebbe stato per sempre.
Ma non è così, tutto finisce si sa.
Quando poi ti innamori pensi se passerà.
Ma non passerà mai l’amore che io provo per te, per noi.
E no, non finirà mai questo dolore che ho.
 
Abbassando lo sguardo, Aya si sfiorò la fronte stanca di quei continui e angoscianti pensieri.
“Stai molto bene!” esclamò la sua coinquilina uscendo dal bagno e vedendola assorta nell’osservarsi allo specchio.
“Come?!” si voltò spaventata la ragazza accortasi solamente ora della sua presenza.
Alex dopo essersi sistemata i capelli bagnati con un morbido asciugamano a modo di turbante, tornò ad osservarla senza proferire parola.
“Sono un po’ agitata…” le confessò tornando a guardarsi allo specchio.
“In fondo è solo una cena!”
“Già… Una cena con il mio ex…”
“Un ex ancora importante…” intuì Alex.
“A quanto pare si…”
La ragazza non voleva assolutamente farsi i fatti di Aya, ma era da alcuni giorni che condivideva la camera con lei e di conseguenza, non aveva non potuto notare alcuni atteggiamenti strani collegati ad altri ambigui sguardi rivolti unicamente a Tsuyoshi, l’amico quattrocchi di Akito.
Non conosceva assolutamente nulla del loro passato e ad essere sincera non era interessata minimamente ai loro problemi amorosi, aveva già altro a cui pensare. Doveva però ammettere che le dispiaceva vedere la sua coinquilina immersa in quella scomoda situazione. Non sapeva esattamente spiegarsi il motivo di ciò, forse si basava sul fatto che qualche sera fa l’aveva vista rientrare in camera in lacrime. Più che vista l’aveva involontariamente spiata, considerando che si era svegliata da poco. In qualche modo le aveva ricordato sua madre, quando in passato piangeva di nascosto a causa del tradimento del marito, lontana dagli occhi preoccupati di lei e di Daniel.
Quante volte l’aveva sentita e vista piangere?
Quante volte aveva cercato di darle forza?
Quante volte aveva maledetto suo padre?
Ogni volta infatti le si spezzava il cuore nel vedere sua madre così piccola e fragile, soprattutto perché si sentiva così impotente di fronte a quella situazione così difficile da gestire.
“Forse non dovrei andare…” continuò Aya “In fondo se ci siamo lasciati ci sarà un motivo”.
Non riusciva a capire perché si stesse aprendo ad Alex, ma in quel preciso istante aveva bisogno di qualcuno che l’aiutasse, che le desse una spinta.
“Che cosa ti preoccupa maggiormente?”
“Non so… È tutto così complicato. Mi sento così ridicola! Sto con un altro ragazzo e sto per andare ad un appuntamento con il mio ex” cercò di spiegarle concludendo con una risata isterica “Invece di chiudere il capitolo lo riapro! Che stupida che sono…”.
“Forse avete ancora delle cose da chiarire… E magari sono proprio quei discorsi lasciati in sospeso a legarvi in qualche modo. Chiarisci con lui una volta per tutte!”
Aya a quel consiglio non poteva assolutamente non pensare all’ultima sera trascorsa con Tsuyoshi.
Forse Alex aveva proprio ragione, avrebbero dovuto dirsi tutta la verità una volta per tutte in modo tale che entrambi potevano ricominciare la loro vita.
Non sapeva ancora come avrebbe fatto, ma prima del termine della serata avrebbe raccolto tutto il suo coraggio e raccontato ogni singolo dettaglio a Tsuyoshi. 
Si meritava la verità.
 
Forse è colpa mia o forse è giusto così,
Tutto ciò che mi hai dato l’ho custodito in me.
Ora non servirà fare finta di niente,
Fare finta di non provare nulla per te.
E poi sarebbe scontato dire un’altra bugia
Dire che non mi piaci è solo pura follia.
È da tempo che ormai provo a dirtelo ma cercarti non servirà.*
 
 
***
 
Alex dopo essersi truccata rapidamente si diresse verso la porta pronta per la cena.
Stranamente quella sera aveva una gran fame e infatti non vedeva l’ora di gustarsi uno dei suoi piatti preferiti.
Con un piccolo sorriso aprì la porta di ingresso, ritrovandosi davanti la figura di Sana intenta a parlare da sola. Non si aspettava di certo una sua visita.
“Oh ciao Alex… Pensavo non ci fossi!” improvvisò imbarazzata la ragazza rossa in viso e portandosi dietro al capo la propria mano.
“Se cerchi Aya non c’è, è uscita poco fa!” le rispose uscendo dalla camera e chiudendo dietro di sé la porta.
“Oh… Si certo!”
“Buona serata!” continuò Alex allontanandosi e dirigendosi verso le scale per raggiungere il pian terreno in cui si trovava la zona ristorante.
“No… Aspetta!” la richiamò Sana dopo un attimo di smarrimento “Cercavo te... Possiamo parlare?”.
La ragazza sorpresa si fermò di colpo e voltandosi di poco le domandò cosa volesse esattamente da lei.
“E-ecco… Da dove posso iniziare…” balbettò Sana agitata per quella terribile situazione.
Non riusciva a controllarsi, sentiva le proprie gambe tremare.
Ma che razza di potere aveva quella ragazza su di lei? Perché tutte le volte riusciva a metterla in soggezione?
“Hai bisogno di qualcosa?” la intimò Alex seria in viso “Perché sono di fretta!”.
Sana ancora una volta non riuscì a reagire, si sentiva totalmente a disagio in sua compagnia.
Era pietrificata, come se tutto il discorso preparato da tutto il giorno fosse svanito.
“Capisco… Ci vediamo!” esclamò la ragazza voltandosi nuovamente verso la direzione intrapresa precedentemente.
“Scusami!” urlò all’improvviso Sana raggiungendola “Volevo chiederti scusa per l’altra settimana… Mi sono comportata da vera immatura!”.
“Come vuoi…” affermò continuando a camminare incurante.
Non aveva alcuna voglia di affrontare un discorso già concluso in partenza.
Aveva capito perfettamente il comportamento di Sana: non voleva che qualcuno si intromettesse nei suoi affari privati. Aveva chiaramente compreso il concetto.
“Se vuoi possiamo riprendere il discorso…” continuò osservando le scale per non cadere da esse “L’altra volta mi hai preso alla sprovvista e non pensavo che Hayama avesse raccontato a qualcuno di me e della mia madre biologica. Sai, non mi è mai piaciuto parlare di me e dei miei problemi però se hai bisogno di qualche consiglio… Beh io sono qui!”.
“Non mi interessa!” esclamò Alex alzando gli occhi.
“Oh… Sei sicura? Perché ripensandoci l’altra volta mi eri sembrata preoccup…”
“Non voglio sapere nulla!” si voltò alterata verso Sana “Dopotutto non siamo così diverse… Ad entrambe non piace parlare della propria vita privata perciò fatti gli affari tuoi come hai fatto quel giorno!”.
“Ma… Ma come… Alex…” cercò di rimediare Sana mentre la ragazza sembrava ignorarla completamente “No, non fraintendermi io… Voglio aiutarti! Vorrei provare ad esserti amica…”.
A quell’ultima frase Alex si fermò di colpo suscitando un’ulteriore agitazione nei confronti di Sana.
Questa era stata l’ultima goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Ancora una volta le sue convinzioni si erano rilevate veritiere. Non esisteva l’amicizia, non per lei almeno. Ogni persona che le si avvicinava voleva solo e unicamente conoscere la sua vita privata, i suoi problemi. Farsi gli affari suoi e spifferarli in giro come articoli di Gossip.
“Amica?!” ripeté nervosamente la ragazza “Non farmi ridere! Cosa pensi, di conquistare la mia fiducia solo perché improvvisamente ti interessi alla mia vita? Cos’è Akito ti ha illuminato con la mia storia?”.
“No… Akito non mi ha raccontato nulla!”
“Non ho bisogno della tua spalla su cui piangere! Non voglio avere nulla a che fare con te!”
Alex aveva sottolineato fortemente con rabbia quelle ultime parole per poi andarsene per la sua strada, facendo rimanere completamente di sasso la ragazza.
Perché si era arrabbiata così tanto?
Perché pensava che Akito le avesse raccontato tutto? Forse aveva rovinato anche la loro amicizia per colpa della sua curiosità…
Non avrebbe dovuto cercarla, non in quel modo almeno.
Se prima un minimo rapporto con lei era lontano e difficile, ora sarebbe stato sicuramente impossibile.
 
Alex con passo deciso e veloce si diresse fuori dalla struttura calda dell’Hotel.
Le era passata totalmente la fame dopo la discussione accesa avuta con Sana.
L’unico suo desiderio infatti era quello di allontanarsi da tutto e da tutti e, il solo luogo possibile era fuori al freddo mentre tutti trascorrevano la loro serata davanti ad uno squisito piatto al caldo in compagnia dei propri cari.
Faceva terribilmente freddo visto e considerato che indossava un semplice maglioncino, ma non gli importava. Non voleva assolutamente ritornare in quelle quattro mura, si sentiva in trappola. Perché in fondo lei era così: prigioniera della sua stessa vita.
Era possibile?
Una lacrima traditrice le rigò il viso.
Era troppo nervosa e piangere era l’unico sfogo a lei concesso.
Quanto desiderava andare a correre, perdersi nei sentieri del parco. Si sarebbe accontentata anche dei viali inquinati della città in quel momento. Voleva correre più veloce che poteva così da non pensare a nulla, sentire solo il vento fra i suoi lunghi capelli, la stanchezza invaderle il corpo e la grinta di aumentare sempre di più la velocità.
Un’altra lacrima le accarezzò la guancia mentre lei veloce cercò di asciugarla con la manica della maglietta.
Perché Akito aveva raccontato tutto quanto alla sua ragazza?
Si era fidata di lui, gli aveva confidato tutto quello che non aveva mai avuto coraggio di dire a nessuno.
Forse pretendeva troppo da lui, infondo Sana era la sua fidanzata… Però sperava, ci credeva davvero a quel loro strano rapporto. Non sapeva se definirla amicizia o meno, però avrebbe desiderato tanto che ciò che gli aveva volontariamente confidato rimanesse tra loro due.
Molto probabilmente in quel periodo i suoi pensieri non erano per nulla coerenti con le teorie che si era creata in quegli anni, però gli sarebbe tanto piaciuto avere una persona che le stesse accanto proprio come Akito faceva con Sana.
Ci si poteva sentire così soli in un mondo tanto ricco di persone?
“Hai intenzione di ammalarti?” esclamò una voce dietro di lei appoggiandole un caldo giubbino sulle spalle gelate.
Alex spaventata sussultò immediatamente.
“Non volevo spaventarti…” continuò Marco mentre lei si asciugava velocemente il viso “Non sei cambiata poi molto… Sempre silenziosa e sulle sue!”.
Nemmeno a quell’affermazione la ragazza rispose. I suoi occhi spenti e vuoti continuavano ad osservare indifferente il buio paesaggio ricoperto di neve.
“Vuoi?” le domandò il ragazzo porgendole un pacchetto di sigarette.
Non era un fumatore, però ogni tanto si concedeva qualche tiro di sigaretta.
Succedeva raramente, ma in quelle poche occasioni sentiva l’emergenza di staccarsi dalla realtà quotidiana.
L’intenso sapore della sigaretta accompagnava infatti i suoi più intimi pensieri.
La ragazza non rispose, semplicemente avvicinandosi al ragazzo accettò il suo invito.
Socchiudendo leggermente gli occhi accese la sigaretta assaporandone così il suo sapore.
Entrambi i ragazzi non parlarono, si limitavano a guardare l’oscurità della notte ognuno immerso nei suoi pensieri che mai avrebbero rivelato all’altro.
Nessuno dei due infatti voleva realmente conoscere ciò che preoccupava l’altro.
Era uno di quei momenti che forse non sarebbero più ricapitati nel corso delle loro vite.
 
 
***
 
 
“Aya?!” esclamarono in coro le ragazze mentre bussavano bruscamente alla porta dell’amica “Aya? Avanti apri!”.
“Dite che starà ancora dormendo?”
“Ma non penso…”
“Aya! Dai vieni ad aprirci la porta!” affermò Sana colpendo la porta con maggior violenza “Sono le 11:00, il sole splende ed è ora di alzarsi. Hai dormito a sufficienza!”.
“Si può sapere perché fate tutto questo baccano?!” chiese Aya ancora assonnata aprendo la porta di camera sua.
“Oh finalmente!” dissero in coro le amiche entrando nella stanza senza troppi complimenti.
“Non possiamo parlarne più tardi? Ho sonno…” sussurrò la ragazza stropicciandosi gli occhi “Oltre che un mal di testa tremendo…”.
“No!” scosse vivacemente la testa Hisae “Tra stasera e domani arriverà qui Naozumi e tu sarai troppo occupata per stare con noi!”.
“Inoltre ti abbiamo portato una buona tazza di caffè!” sorrise Fuka mostrandole l’oggetto.
“Cosa volete sapere Pettegole?” sbuffò Aya sedendosi sul letto.
Ormai conosceva fin troppo bene le sue tre migliori amiche e sapeva perfettamente che dal momento in cui le aveva accolte non ci sarebbe stata più una via di fuga.
“Allora com’è andata ieri sera? Siete stati bene insieme? Avete parlato? Che stupida! Sicuramente vi sarete rivolti la parola… Beh comunque avete discusso o chiarito? Insomma siete tornati insieme?”
“Sana calmati… Una domanda alla volta!” la rimproverò Fuka “Falle bere il caffè in pace!”.
“Ti ringrazio Fuka... Voi tutto bene invece?”.
“Solite cose…” scosse le spalle Hisae mentre la figura di Sana si irrigidiva all’improvviso.
Non aveva raccontato né ad Akito né alle sue amiche la discussione accesa avuta con Alex il giorno prima.
Non sapeva proprio come esporre la situazione in quanto aveva involontariamente rovinato il rapporto nato tra Alex e il suo ragazzo.
Aveva infatti tremendamente paura di una reazione eccessivamente negativa da parte di quest’ultimo. Quasi sicuramente l’avrebbe sgridata per il suo carattere impaziente e avventato.
A proposito, chissà dove era Alex in quel momento… Forse a sciare.
“Hai finito?” chiese Fuka.
“Non dovevo bere il mio caffè in pace?” rispose la ragazza capendo quanto fosse inutile tale richiesta.
“Un minuto credo sia più che sufficiente” spiegò l’amica senza troppi giri di parole “Allora, è stata così male come credevi la cena?”.
Se doveva essere totalmente sincera non aveva avuto ancora modo di pensare alla serata di ieri. Infatti ieri notte non aveva fatto in tempo a rientrare in camera sua che si era ritrovata già distesa sul morbido letto tra le braccia di Morfeo. Era da parecchio tempo che non dormiva così serenamente, come se finalmente avesse la coscienza apposto.
Aveva ragione Alex, lei e Tsuyoshi avevano bisogno di chiarire.
“È stata piacevole come serata…” disse Aya ripensando al modo con cui aveva scelto lei stessa di sciogliere il ghiaccio.
 
“Ti… Ti piace la cena?” le aveva chiesto timoroso Tsuyoshi sistemandosi gli occhiali.
Se doveva essere totalmente sincero, non sapeva esattamente come eliminare quel disagio che vi era da un po’ di mesi a questa parte. Ogni discorso gli pareva banale se non inutile.
Certo, con l’averle chiesto se la cena fosse di suo gradimento non aveva sicuramente scelto il discorso più coinvolgente; ma in qualche modo doveva pur iniziare.
Non avrebbe retto un’altra portata in silenzio.

“Si…” annuì Aya osservando il suo piatto “Ci stiamo comportando come due idioti vero?”.
“Ecco…”
“Che dici, ordiniamo una bottiglia di vino? Forse un po’ di alcol può aiutarci ad aprirci…” affermò mordendosi il labbro per ciò che aveva appena detto.
“Va bene…” rispose insicuro Tsuyoshi per tale proposta.

 
“So che non è da me, però arrivati alla fine dei primi piatti gli ho chiesto se gli andava di bere qualcosa… Non reggevo più quell’imbarazzante silenzio! Ci serviva qualcosa per sciogliere la tensione e così su due piedi ho proposto ciò!” si giustificò Aya.
“Oh…” esclamarono in coro le amiche “E poi che è successo?”.
 
Qualche bicchiere dopo l’atmosfera era decisamente più leggera, tanto è vero che entrambi iniziarono a ricordare il passato. Le avventure scolastiche, le prime uscite con i loro amici in comune, la loro lunga storia, le vacanze trascorse insieme, le feste a cui avevano partecipato. Ad ogni singolo ricordo scappavano risate e sorrisi, forse legati ai loro sentimenti o all’alcol… Non lo sapevano con esattezza ma entrambi sentivano che per una volta nella loro vita si sentivano nel posto giusto.
“Certo che ne abbiamo passate tante insieme! Come abbiamo fatto ad ignorarci in questi mesi?”
“Non so…” scosse le spalle Tsuyoshi “Forse siamo cresciuti e di conseguenza siamo cambiati…”.
“Io sono sempre la stessa!” chiarì Aya con un sorriso “Anche se non avrei mai detto che una sera mi sarei ritrovata… Brilla ecco. Soprattutto con te!”.
“Già! Che dici, ordiniamo un dolce?”
“Si! Lo sai che…” affermò la ragazza interrotta da lui “Che non riesci a concludere una cena senza aver ordinato una fetta di torta!”.
“Visto, non sono cambiata affatto!” sorrise bevendo un altro sorso di vino.
“Mi scusi, può portare una Torta della Nonna e un Tiramisù!”
“Certamente” rispose il signore educatamente.
“Non hai ancora dimenticato i miei gusti allora!”
“Non potrei mai scordarli…” le disse osservandola attentamente negli occhi.


“Beh abbiamo iniziato a parlare dei vecchi tempi… Le solite cose che si raccontano due ex!”
“Partiamo dal presupposto che due ex non potranno mai essere amici…” affermò convinta Hisae “O almeno io non li ho ancora incontrati!”.
“Concordo!” si aggiunse Fuka “Poi cosa vuol dire solite cose? Sai non tutti hanno la fortuna di ritrovarsi a parlare amichevolmente con il proprio ex… Solitamente non ci si sopporta proprio perché la relazione non è finita nei migliori dei modi e, senza offesa Aya, voi avete concluso disastrosamente direi!”.
“Come siete pesanti…” sbuffò la ragazza “Sembrate due suocere!”.
“Forse perché siete fatti l’uno per l’altra!” esclamò Sana con aria sognante.
“Comunque sta di fatto che finita la cena abbiamo deciso di prenderci una boccata d’aria fresca… Così ci siamo allontanati e siamo andati a sederci nelle panchine esterne poste all’ingresso dell’Hotel” continuò Aya cercando di ignorare i commenti stupidi delle sue amiche.
“E vi siete baciati!” affermò di impulso Sana.
Ecco appunto.
“No!” disse quasi offesa la ragazza “Abbiamo semplicemente parlato!”.

“Tsuyoshi… Volevo chiederti scusa per il mio comportamento irresponsabile. Non sono stata una brava fidanzata… Ti ho trascurato ed è… Si, è colpa mia se è finita tra di noi…”
“Sai Aya ciò pensato molto in questi mesi…” affermò Tsuyoshi trovando un insolito coraggio “Anzi a dire la verità ci penso tutte le notti… Credo che la colpa sia stata di entrambi. Non siamo riusciti a sostenerci, non ci siamo aiutati quando l’altro aveva più bisogno… Non so esattamente cosa sia successo. Forse qualcosa si è rotto o magari era destino, doveva andare così. Siamo cresciuti insieme ma forse le nostre strade dovevano separarsi…”.
“Non so…” rispose Aya dopo aver riflettuto sul discorso del suo ex fidanzato per poi guardarlo attentamente negli occhi “Però volevo dirti che non ti ho mai tradito. Né con Naozumi né con qualcun altro. Non so se ricordi, ma quella sera in cui ci siamo lasciati volevo parlarti…”.
“E io non ti ho ascoltata… Altro errore che ho compiuto!”
“Non preoccuparti… Però ci tengo a dirtelo ora. Sempre che tu voglia ascoltarmi…”
“Si, certo… Dimmi pure Aya!”
Quante volte aveva sognato questo momento?
E ora che accadeva aveva paura di conoscere la verità.
“Avrei dovuto dirtelo prima lo so, però non riuscivo a trovare le parole… Avevo paura di perderti. Però ora mi rendo conto che ho sbagliato. Non so esattamente da cosa era nato il mio stato d’animo però sentivo il nostro rapporto troppo statico, uguale. Senza colpi di scena. Pensavo che eravamo diventati come quelle classiche coppie, sicure del loro rapporto tanto da non impegnarsi ulteriormente… Una coppia monotona insomma! Quando ho conosciuto Naozumi, ho visto un amico con cui parlare e confidare i miei problemi… Era una persona esterna a noi e ai nostri amici e quindi credevo che fosse la persona più giusta. Mi faceva stare bene e non so… Dopo tanto tempo mi sentivo felice, c’era qualcuno che si interessava a me. Non che tu non lo facessi però come ti ho appena detto, sentivo che il nostro rapporto era diventato quasi superficiale. Come se si basasse sull’essenziale… Nonostante ciò Naozumi cercava sempre di aiutarmi e di farmi notare il lato positivo del rapporto che avevo con te, Tsuyoshi… Fino a quando un pomeriggio mi ha confidato i propri sentimenti. Al momento ero scappata spaventata da ciò che all’improvviso stava accadendo. Non riuscivo più a capire cosa volevo realmente dalla vita… Ma poi… Avevo scelto. Quella sera avevo deciso di confidarti tutto perché non era giusto nei confronti di nessuno. Volevo dirti che Naozumi si era dichiarato, del mio stato di confusione e soprattutto della mia scelta. La mia scelta eri tu Tsuyoshi…”


“Gli ho raccontato del mio stato di confusione, del mio rapporto con Naozumi. Del fatto che lui si sia dichiarato e di come mi abbia confuso ulteriormente le idee… E soprattutto gli ho confidato che la mia scelta era lui…” continuò Aya.
“Caspita…” sussurrò Hisae colpita da tale sincerità.
“Dovevo digli la verità… Se la meritava dopottutto…”

Dopo un attimo di silenzio Aya continuò il suo monologo. L’aveva già perso una volta e non voleva assolutamente perderlo nuovamente.
“Magari potremmo essere amici… Tu… Tu che dici?”
Il ragazzo rimasto notevolmente spiazzato per tali rivelazioni non era riuscito a formulare una risposta di senso compiuto.
Perché quella sera non l’aveva lasciata parlare, quanti guai e sofferenze si sarebbe risparmiato.
Lui che credeva di aver fatto la scelta migliore, aveva compreso troppo tardi di quanto fosse stato coglione.
Avrebbe dovuto ascoltarla, cercare di capirla. Avrebbe dovuto comprendere i suoi silenzi, i suoi sguardi tristi.
“Che stupido…” sussurrò Tsuyoshi.
“Come?!”
“Sono stato uno stupido...”
“Ormai è acqua passata…” mentì Aya.
Non poteva rivelargli propriamente tutto. Soprattutto perché dopo tale sincerità lui non si era minimamente esposto. Forse stava anche lui frequentando un’altra ragazza o magari non provava più il sentimento di una volta.
“Possiamo provare ad essere amici allora…” sorrise sincero il ragazzo.
“Oh che bello!” esclamò abbracciandolo “Non sai come sono felice di ciò!”.
“Anch’io… Mi sei mancata…” le confidò respirando dopo tanto tempo il suo profumo preferito.


“Se non siete tornati insieme… Allora che è successo?” affermò il suo dubbio “Avete litigato ancora?”.
“No…” scosse la testa la ragazza “Abbiamo deciso di provare ad essere amici. Lo so, lo so. Voi non credete nell’amicizia tra due ex però che ne sapete… Magari noi saremo l’eccezione!”.
“Lo spero tanto per voi…” le confidò Hisae.
“Almeno finalmente potremo stare tutti insieme come una volta!”
“E Naozumi che pensa di tutto ciò?” domandò Sana.
Dopotutto anche Nao era un suo caro amico e non avrebbe voluto assolutamente vederlo soffrire.
“Gli racconterò tutto… Ho già sbagliato una volta e non voglio compiere lo stesso errore. Inoltre è stato lui a consigliarmi di andare alla cena con Tsuyoshi!”.
“Wow! Quel ragazzo mi sorprende sempre di più!”
“A chi lo dici…”


* Mattia Cerrito – Se provi qualcosa

 

SPOILER:
Il ragazzo con un sorriso chiuse la telefonata e, nel momento in cui si stava per incamminare verso la festa, gli apparve di sentire delle urla non poco lontano da lì.
Curioso e preoccupato da ciò, ritornò sui suoi passi dirigendosi verso quella voce che gli sembrava ormai famigliare.
Maleducatamente sbirciò nella stanza e vide Alex girata di spalle che parlava al cellulare con qualcuno.
“Cosa vuoi da me?”
Sentì dirle con un tono di voce esasperato che lo lasciò abbastanza spiazzato.
Con chi stava parlando?
Forse con Jack? Che fosse tornato a tormentarla?
“Non ho né tempo né voglia di sentire le tue inutili menzogne! Non passa giorno in cui io preghi di poterti dimenticare! Mi hai rovinato la vita!”




Ciao a tutte belle fanciulle!
Come state?
Eccomi, in ritardo come sempre, ad aggiornare!!
E' stato un parto stendere il capitolo successivo a questo appena pubblicato però posso confessarvi che sarà lungo, diviso in due e ricco di colpi di scena! Beh lo spoiler già dice tutto! Chi avrà visto Alex?
Tornando a questo capitolo... Spero che Aya e Tsu vi abbia emozionato !! Chissà se torneranno mai insieme, io sono combatuta! Non vorrei creare tropi happy ending anche perchè la minestra riscaldata non è mai buona. Voi che dite??
Qui vediamo una Alex che cerca di aiutare la sua nuova coinquilina ma anche molto aguerrita contro la buona volontà di Sana... Ho il timore di sapere che direte ahah !
Inoltre come ho detto nel precedente capitolo spero di non aver fatto un buco nell'acqua con l'atteso scontro di Alex e Sana!
Ora scappo!!
Alla prossima!!
Un bacione!


Miky






 

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Capitolo 42
*** CAPITOLO 42 ● TI È MAI CAPITATO DI ABBRACCIARE UNA PERSONA E SENTIRTI AL RIPARO? ***


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CAPITOLO 42 ● TI È MAI CAPITATO DI ABBRACCIARE UNA PERSONA E SENTIRTI AL RIPARO?
 
 
Era ormai notte fonda quando la ragazza si svegliò con una gran sete a causa della pizza mangiata a cena, così come era solita a fare, si voltò verso il suo comodino per cercare la bottiglietta d’acqua naturale.
La sua mano infatti vagava sulla superficie del piccolo mobile, toccando tutto purché l’oggetto da lei tanto desiderato in quel preciso momento.
Stufa di quella inutile ricerca, accese rapidamente l’abat-jour per constatare dove fosse la sua amata bottiglietta d’acqua. Si ricordava perfettamente di averla appoggiata sul comodino prima di coricarsi a letto, inoltre era ormai un gesto quotidiano.
Grazie alla calda luce offerta dall’abat-jour constatò che la bottiglietta si trovasse esattamente nel comodino opposto al suo, ovvero nella parte in cui dormiva beatamente Gomi.
Un rumoroso sbuffare ricoprì il silenzio presente nella stanza, non aveva alcuna voglia di alzarsi dal letto. Così, l’unica soluzione che le venne in mente fu quella di scavalcare con estrema agilità il corpo del suo ragazzo senza svegliarlo.
Il suo fisico era decisamente ancora addormentato ma nonostante ciò si avvicinò al suo obiettivo con gli occhi che vagavano nella penombra della camera cercando di non far alcun rumore brusco.
Con la mano destra afferrò rapidamente la testa della bottiglia, non accorgendosi però che il tappo non fosse avvitato correttamente.
Quello che successivamente accade fu molto istantaneo.
Gli occhi di Hisae erano incredibilmente spalancati perciò che aveva causato involontariamente mentre Gomi al contrario, urlò spaventato per ciò che gli era caduto addosso.
Il suo viso infatti era letteralmente bagnato e come se non bastasse l’oggetto di plastica gli era caduto sulla sua fronte.
Cazzo!” esclamò Hisae realizzando cosa avesse combinato a causa della sua pigrizia “Scusami, scusami. Scusami! Veramente non l’ho fatto apposta! Avevo sete e tu… E tu mi hai rubato l’acqua!”.
“Certo, ora la colpa sarebbe mia!” urlò alterato Gomi alzandosi di scatto dal letto “Ti rendi conto? Mi hai lavato in piena notte!”.
“Quanto la fai lunga!” ribatté prontamente Hisae “Non l’ho mica fatto apposta!”.
Sapeva perfettamente di essere in difetto ma nonostante questo, il suo orgoglio non le permetteva di farsi insultare in alcun modo.
“Infatti, l’hai fatto per davvero! Si può essere così deficienti?!”
“Cosa hai detto?!” lo inseguì immediatamente in bagno “Se tu non mi avessi rubato la mia bottiglietta d’acqua, tutto questo non sarebbe successo!”.
“Tu sei pazza!” affermò il ragazzo asciugandosi il viso con l’asciugamano “Nonostante tu sappia di essere in torto, insisti nel voler aver ragione!”.
“Perché ho ragione!” mentì incrociando le braccia al petto “Inoltre devo ricordarti l’infantile scherzo di Halloween?”.
“Non ricomincerai con quella vecchia storia, vero?!”
“È inutile che cerchi di incolparmi, si vede che il Karma ha voluto ripagarti con la stessa moneta!” sorrise soddisfatta.
“Ritorno a letto che è meglio!” affermò Gomi sorpassandola e coricandosi nuovamente nella sua parte.
La ragazza alzando gli occhi al cielo approfittò dell’occasione che fosse già in piedi per fare pipì, bere un goccio d’acqua e sdraiarsi accanto a lui.
“Sei arrabbiato?” gli sussurrò osservando nel buio la schiena di lui.
“Secondo te?!”
“Io sarei furiosa. Anzi probabilmente a quest’ora ti starei ancora urlando contro!” ammise mentre al contrario Gomi rimase in silenzio ad occhi chiusi.
Non aveva alcuna voglia di sostenere una discussione a senso unico a quell’ora di notte, anche perché la sera successiva sarebbe stata la notte di Capodanno. Hisae però non la pensava allo stesso modo e, non contenta del risultato ottenuto circondò la vita di lui, accarezzandogli lentamente l’addome.
Sapeva perfettamente di aver sbagliato ma le risultava seriamente difficile chiedergli scusa.
Certo, era una parola composta da cinque lettere eppure le pareva la cosa più difficile da pronunciare in quel momento. Anzi, in realtà era più complesso confessare quelle due piccole parole.
Lentamente si avvicinò sempre più e, con molto delicatezza, lasciò una scia di baci lungo il collo di lui che si irrigidì al solo contatto.
Perché le donne erano così manipolatrici?
Riuscivano sempre ad ottenere ciò che volevano.
Il ragazzo attratto da ogni suo piccolo gesto si voltò verso di lei così da poterla finalmente baciare.
“Sei proprio perfida…” le sussurrò sulle sue umide labbra.
“Lo so!” ghignò Hisae spogliandolo da ogni indumento.
“Potevi anche semplicemente chiedermi scusa” affermò tra un bacio e l’altro.
“Non è nel mio stile… E poi…” gli disse capovolgendo le posizioni e trovandosi così sopra di lui “… Così è più bello!”.
Nel buio della notte riuscì a scorgere il sorriso di lei: allegro, sereno e divertito. Il suo sguardo invece era più profondo, quasi indecifrabile… O forse ciò era determinato dal fatto che era lui a non capire cosa esattamente lei provasse.
Ogni giorno passato in sua compagnia capiva quanto lui fosse innamorato di Hisae.
Quanto la sua mancanza determinasse i suoi pensieri.
Quanto la sua presenza lo rendesse incredibilmente felice.
Si sentiva diverso da quando avevano iniziato a frequentarsi e non riusciva proprio a capire il motivo. Forse era quel legame che avevano instaurato in modo così semplice e naturale.
Nei loro gesti non vi era nulla di sforzato, ogni piccolo dettaglio era determinato dal loro cuore e da ciò che provavano.
“Che c’è?” sorrise imbarazzata Hisae scostandosi i capelli su una spalla.
“Nulla…” sussurrò Gomi azzerando completamente la distanza dei loro visi.
Senza indugiare ulteriormente la ragazza si lasciò andare al suo tocco, assaporando pienamente quell’atto d’amore che riusciva a suscitarle emozioni a dir poco stupende.
 
E tu, fatti di sguardi tu
E di sorrisi ingenui tu.
Ed io, a piedi nudi io
Sfioravo i tuoi capelli io.
E fermarci a giocare con una formica
E poi chiudere gli occhi…
Non pensare più.
[…]
E tu, in un sospiro tu
In ogni mio pensiero tu.
Ed io, restavo zitto io
Per non sciupare tutto io.
E baciarti le labbra con un filo d’erba.
E scoprirti più bella coi capelli in su.
E mi piaci di più.
Forse sei l’amore
[…]

Ed io, non ci credevo io
E ti tenevo stretta io.
Io vorrei cioè…
Ho bisogno di te.
Dammi un po’ d’amore.
E adesso non ci sei che tu
Soltanto tu e sempre tu
Che stai scoppiando dentro il cuore mio.
Ed io che cosa mai farei se adesso non ci fossi tu
ad inventare questo amore.
 
“Domani sarà l’ultima notte di questo lungo anno!” esclamò Hisae tra le braccia del ragazzo “Emozionato?”.
“Immagino che tu lo sia… Non è vero?” sorrise lui.
“Non so… Si cerca sempre di creare la notte perfetta ma alla fine è talmente organizzata che sembra che tutto sia calcolato, scontato…”
“Vero… Però non puoi negare che nell’aria vi è sempre una luce di speranza per un inizio migliore!”
“Si… Quella è l’ultima a morire!” affermò assonnata dopo aver sbadigliato per l’ennesima volta e mettendosi maggiormente comoda “Buonanotte…”.
“Ti amo…” le sussurrò dopo averle depositato un piccolo bacio sul capo per poi lasciarsi cullare anche lui dalle braccia di Morfeo.
Non appena la ragazza fosse pienamente convinta che il suo ragazzo dormisse profondamente, si alzò dal letto con molta cautela.
Velocemente senza far alcun rumore che potesse intralciare il sonno di Gomi si diresse verso il bagno e, una volta chiusa la porta, si accasciò a terra.
Il suo sguardo era fisso nel vuoto mentre la sua mente continuava a ripetere ciò che aveva udito solamente una mezzora fa.
Non era stato un sogno.
Aveva perfettamente sentito il sussurro di Gomi, tanto che quelle due brevi parole l’avevano completamente svegliata. In quel momento inoltre l’unica soluzione che le era venuta in mente era proprio quella di fingere di dormire, scelta infantile vero… Ma non era ancora pronta ad affrontare una confessione simile.
Lei lo amava?
Si. Non aveva mai provato un emozione così forte con nessun altro. Il problema però era sempre quello: la paura di soffrire.
Temeva che dopo quel “Ti amo” ci potesse essere solo tanta tristezza, perché lo sapeva, a volare troppo in alto si rischia di cadere e di farsi molto male.
Agitata da quei pensieri si alzò di scatto. Cominciò infatti a marciare avanti e indietro in quel minuscolo spazio.
Ok, stava impazzendo radicalmente.
Doveva trovare al più presto una soluzione se non voleva che la situazione degenerasse ulteriormente.
Ovviamente non poteva uscire dalla stanza e precipitarsi in camera di una delle sue amiche o, perché no, di tutte le ragazze e consultarsi  disperatamente con loro. Primo i reciproci fidanzati l’avrebbero creduta sicuramente pazza e forse, anzi sicuramente, l’avrebbero mandata a quel paese. Inoltre se si fosse svegliato Gomi, si sarebbe preoccupato nel non vederla in camera; e lei non voleva assolutamente che ciò accadesse.
Più lui dormiva, più lei aveva tempo di pensare.
Si aiutò rinfrescandosi il viso.
Come poteva lei aver così tanto timore di un sentimento simile?
Solitamente non erano i ragazzi a combattere con questo stato? Come per difendere il loro “orgoglio maschile”?
Era una codarda.
Una codarda che non voleva accettare la realtà dei fatti.
Era innamorata e cosa più bella ed importante, quel sentimento era corrisposto.
Asciugandosi il viso ritornò nel letto sperando che i raggi del sole arrivassero presto così da potersi distrarre.
 
Più o meno come fa un piccione.
E mica come le persone che a causa dei particolari
Mandano per aria sogni e grandi amori!
Camminerò come un piccione a piedi nudi sull’asfalto.
Chi guida crede che mi mette sotto
ma io con un salto al’ultimo momento volerò!
Ma non troppo in alto
Perché il segreto è volare basso.
E un piccione vola basso
Ma è per questo che ti fa un dispetto
Ma è per questo che anche io non lo sopporto.
 
 
***
 
L’ultima notte dell’anno finalmente era giunta alle porte.
Quante emozioni, esperienze, avventure si erano provate in quel lungo anno che stava ormai per terminare?
Quante nuove sensazioni, amori, dispiaceri si era ancora pronti a vivere in quel nuovo e misterioso anno?
Quanti dettagli e sofferenze ognuno di noi avrebbe voluto dimenticare e lasciarli proprio in quell’anno ormai concluso?
Purtroppo però ciò non poteva accadere proprio perché il futuro ogni singolo giorno ci metteva alla prova. Tutti gli ostacoli e le difficoltà superate erano piccoli tasselli che ognuno di noi continua a costruire, così da essere in grado di oltrepassare ogni situazione assai complicata.
Nuovi propositi, sorprese, desideri, sogni e speranze avvolgevano il cuore di ciascuna persona, anche colei che nascondeva nei migliori dei modi i propri pensieri. La notte di Capodanno aveva un non so che di magico perché tutti quanti in un modo o nell’altro sperava in un inizio e ad un futuro migliore.
I giovani ragazzi si trovavano a cenare in un’ampia sala preparata dall’Hotel per l’occasione. Ogni dettaglio era stato perfettamente studiato, tanto è vero che bastava osservare i vari centrotavola che allestivano i vari tavoli circolari. Erano molto semplici ma ognuno di esso aveva quel tocco particolare che non appesantiva la rappresentazione.  Infatti il colore bianco scelto per le varie tovaglie unito ad alcuni disegni argentati molto lineari e leggeri erano in perfetto contrasto con le tende scure blu che riuscivano a far risaltare le varie luci poste sul soffitto. Sembrava di trovarsi in un paesaggio invernale incantato soprattutto grazie all’albero di Natale posto al centro della stanza decorato ed illuminato da moltissimi colori. Esso, accompagnato dalla musica a tema del periodo, davano la perfetta sensazione di serenità e armonia che il Natale donava con il suo passaggio.
“Vi prego!” esclamò Aya premendosi le mani sull’addome “Smettetela di farmi ridere!”.
Il gruppo di amici, in attesa che arrivasse l’ora di dirigersi nell’altra stanza preparata appositamente per l’occasione dall’albergo, aveva deciso di conoscersi maggiormente grazie ad un assurdo gioco chiamato “Non ho mai…”. Consisteva nell’affermare a turno un’azione mai compiuta e, colui che invece al contrario l’aveva eseguita, doveva scollarsi a goccia il bicchiere riempito di alcool.
Ovviamente l’iniziativa era partita da Lucas e, incoraggiato immediatamente dal fedele amico Gomi, riuscì ad ottenere l’approvazione della compagnia. Solamente Fuka a causa della sua condizione si era opposta a tale gioco, trovando la banale scusa che un solo bicchiere di troppo l’avrebbe portata a comportarsi da irresponsabile. Le ragazze inizialmente furono contrarie ma si arresero di convincerla subito poco dopo poiché sapevano perfettamente l’effetto che l’alcool le provocava.
Dopo un paio di giri, a causa del liquore e dell’allegria presente nell’aria, dalla bocca dei partecipanti erano usciti aneddoti insoliti ed immaginabili. Ad ogni giro la razionalità lentamente scompariva e di conseguenza si venivano a conoscenza esperienze che mai uno si sarebbe aspettato da determinate persone e, per colpa di qualche affermazione ambigua, si creavano dubbi o sorprese a seconda delle affermazioni pronunciate.
“Non ho mai fatto sesso con il mio migliore amico!” aveva affermato Hisae osservando curiosa il gruppo.
Solamente Alex e Sana avevano bevuto a goccia la Sambuca dal loro bicchiere e, quest’ultima ripensò inevitabilmente alla prima volta che aveva fatto l’amore con Akito. Era il suo ragazzo questo non lo biasimava nessuno, ma allo stesso tempo lui era il suo migliore amico ma anche il suo peggiore nemico.
Hisae per nulla contenta del risultato ottenuto alzò un sopracciglio e specificò “E neppure con la mia migliore amica!”.
“E per fortuna!” esclamò Gomi ritenendo inutile la sua precisione.
“Lo so anch’io!” rispose alzando gli occhi al cielo mentre il resto della comitiva rideva sotto i baffi per la classica scena dei due fidanzati “Ma io voglio sapere cosa avete combinato voi maschietti? Allora bevi?”.
“No!” le disse fiero mentre la sua fidanzata rimaneva piacevolmente stupita.
Al contrario Akito, Marco e Will avevano appena svuotato il loro bicchiere.
“Ok tocca a me!” esclamò Lucas ansioso di ricominciare un nuovo giro.
“Scusate ma io devo correre in bagno!” affermò Sana alzandosi velocemente dal tavolo e mostrando così involontariamente le sue toniche gambe. Il vestito infatti si era leggermente alzato e accortasi subito dell’accaduto cercò di sistemarlo mentre Marco osservò attratto ciò che non poteva godersi tutti i giorni.
“Ti accompagno” si unirono Hisae e Fuka “Non ce la faccio davvero più!”.
“Aya ti andrebbe di venire con me di là? Hanno finalmente aperto il Casinò!” chiese Tsuyoshi poco dopo.
Il gioco era molto simpatico ma non rientrava nella sua lista di divertimento.
“Certo!” sorrise la ragazza contenta del suo invito.
Dalla sera precedente infatti aveva riallacciato i loro rapporti, tanto è vero che aveva trascorso insieme l’intera giornata. Non riuscivano a smettere di parlare e di sorridere, sembravano due adolescenti ma ciò era irrilevante poiché ad entrambi mancava la presenza dell’altro.
“Mi è piaciuta la giornata di oggi!” le confessò la ragazza.
“Siamo stati bene… Forse anche di più dell’ultimo periodo in cui eravamo fidanzati…”
“Mi mancano molto quei momenti…” gli disse involontariamente dando voce ai suoi pensieri e cercando immediatamente di riparare a ciò che aveva appena affermato “Però ora siamo amici… E potremo concludere ed iniziare l’anno insieme!”.
Tsuyoshi si fermò rimanendo in silenzio per un momento.
Non riusciva a capire cosa avesse voluto dire con quella frase. Che fosse ancora legata a lui? Forse erano semplicemente illusioni, infondo non aveva ammesso assolutamente nulla se non la sua felicità di essere amici.
Amici, nulla di più e niente di meno.
Non poteva un semplice chiarimento riparare a tutti gli errori commessi in passato.
Perché ci aveva messo così tanto a far pace con sé stesso e di conseguenza con la persona che amava?
“Aya tu sei…”
“Cosa?” domandò mentre i loro visi si avvicinarono sempre di più.
Erano occhi negli occhi e Tsuyoshi per colpa di quella vicinanza deglutì fortemente come per farsi coraggio. In un attimo tutte le parole consigliatele da Akito il giorno prima ritornarono a rimbombare nella sua mente.
 
Allora non rimanere con le mani in mano a rimuginare sempre sulle stesse cose!
 
Goditi il presente e cerca di costruirti un futuro in cui tu possa essere felice
indipendentemente da chi ti circonda.

Con grande coraggio stava per formulare quella domanda che aveva bisogno di conoscere quando a pochi metri da loro comparve una figura fin troppo famigliare.
“Tsu tutto ok? Hai una faccia…”
“Oh… Si certo!” si riprese il ragazzo con un finto sorriso “Credo che il tuo fidanzato ti stia cercando!”.
“Chi? Cioè volevo dire… Tu come fai a saperlo?” affermò confusa la ragazza.
Per un attimo gli era sembrata assurda l’esclamazione di Tsuyoshi.
Credeva che il suo ragazzo si trovasse davanti a lei. Che stupida!
“È là!” lo indicò nonostante la maleducazione di quel gesto.
“Non lo vedo… Ah no, eccolo! Non pensavo ce la facesse… Mi aveva detto che le riprese sarebbero durate più del previsto!”
“Meglio così… No?”
“Si…” annuì perplessa la ragazza “Gli dico di aggiungersi a noi!”.
“No! Non preoccuparti… Rimani con lui. Ci vediamo dopo… Faccio un giro!”
“Sicuro? Guarda che non è un problema…”
“Non rovinare tutto Aya, ti meriti la felicità!”
Aveva appena rinunciato a lei.
 
Se ami qualcuno lascialo libero.
Se torna da te, sarà per sempre tuo.
Altrimenti non lo è mai stato.

(Richard Bach)
 
 
***
 
Mancavano meno di due ore alla mezzanotte e ormai la maggior parte degli ospiti si era spostato nel Casinò.
Certamente il tema era abbastanza azzardato per una serata di Capodanno ma il motivo era che in questo modo l’Hotel avrebbe potuto far divertire un’ampia fascia di età: dai più giovani ai più anziani.
L’idea era stata apprezzata dalla maggior parte degli ospiti, tanto che si stavano godendo questa esperienza più unica che rara.
“Pronto… Ciao Nat!” rispose Akito al telefono che fece intendere alla sua ragazza che si sarebbe allontanato “Aspetta, c’è troppo casino!”.
“Salutamela tanto e falle gli auguri!” esclamò Sana mentre rimaneva in compagnia delle sue più care amiche.
Il ragazzo con non poca fatica si diresse verso un corridoio isolato e dopo qualche minuto riuscì finalmente a comunicare con sua sorella che, come al solito, non stava più nella pelle per l’anno in arrivo.
“Natsumi sei proprio ridicola!” la prese immediatamente in giro.
“Ma come ti permetti” si offese fintamente la ragazza “Ti chiamo per farti i miei più sinceri auguri e tu mi insulti anche!”.
“È più forte di me…” scrollò le spalle con un sorriso.
“Lo so, ti manca la mia presenza. Però non temere fratellino, tra qualche giorno ci vedremo!”
“Purtroppo si!” ghignò non negando l’affermazione di Nat.
“Inoltre Sana sarà molto contenta di sapere che hai intenzione di vivere con lei!”
“E tu come fai a saperlo?!”
“L’altro giorno stavo facendo le pulizie in camera e guarda caso ho trovato nel tuo cassetto della scrivania una chiave… Sicuramente non era quella di casa nostra!”
“E da quando per pulire si aprono i cassetti?”
“Poco importa questo… Ora devo andare, mi stanno chiamando! Fai tanti auguri a mia cognata!” rise Natsumi.
Il ragazzo con un sorriso chiuse la telefonata e, nel momento in cui si stava per incamminare verso la festa, gli apparve di sentire delle urla non poco lontano da lì.
Curioso e preoccupato da ciò, ritornò sui suoi passi dirigendosi verso quella voce che gli sembrava ormai famigliare.
Maleducatamente sbirciò nella stanza e vide Alex girata di spalle che parlava al cellulare con qualcuno.
“Cosa vuoi da me?”
Sentì dirle con un tono di voce esasperato che lo lasciò abbastanza spiazzato.
Con chi stava parlando?
Forse con Jack? Che fosse tornato a tormentarla?
“Non ho né tempo né voglia di sentire le tue inutili menzogne! Non passa giorno in cui io preghi di poterti dimenticare! Mi hai rovinato la vita!”
Non era possibile…
Che fosse ritornato suo padre? Perché non le aveva detto nulla?
“Devi lasciarci in pace!” affermò in lacrime la ragazza accompagnata da una voce gelida “Tu sei morto per me! Hai capito? Morto!”.
Sbattendo violentemente la mano sul muro chiuse la telefonata mentre lacrime traditrici scesero lungo il suo volto. Era estremamente nervosa tanto che sentiva l’intero suo corpo tremare.
Akito non si sarebbe mai aspettato di vedere Alex in quello stato di disperazione. Immediatamente gli venne in mente l’immagine di sua sorella, quando da piccolo lo accusava della morte di sua madre con frasi che nessuna persona avrebbe mai voluto sentire.
“Alex…” sussurrò semplicemente.
La ragazza spaventata si girò di colpo mostrandogli così il suo volto bagnato. Il trucco perfetto di inizio serata, che evidenziava divinamente quegli occhi color dell’oceano, ora era completamente rovinato. I capelli le ricadevano disordinati sul viso, molto probabilmente se li era più volte ravviati dal nervoso.
Gli sembrava di aver davanti a sé un’altra persona.
Il suo sguardo era avvilito, disorientato e il colore dei suoi occhi gli ricordarono il mare in una crudele e devastante tempesta.
Asciugò il viso con il dorso della mano per poi ravviarsi nuovamente i lunghi capelli ondulati. Rimase ferma per un momento, forse indecisa su cosa fare, poi incredibilmente alzò lo sguardo e Akito non poté non osservare la freddezza e la forza che esso emanava. Camminava in direzione della porta con passo deciso ignorando completamente la sua presenza.
Velocemente le si piombò davanti.
“Spostati!” ordinò la ragazza guardandolo con disprezzo negli occhi.
“No!” esclamò Akito per nulla intimidito da quello sguardo di ghiaccio.
Era incredibilmente preoccupato per la sua situazione tanto che aveva paura che potesse farsi del male.
“Che cosa?” spalancò gli occhi incredula e ritentando di dirigersi verso l’uscita “Levati dai coglioni subito!”.
“No!” le ripeté tenendola forte per entrambe le braccia.
“Lasciami! Mi fai schifo!” urlò in lacrime cercando di divincolarsi dalla sua presa “Lasciami in pace cazzo!”.
Ma Akito non l’ascoltava, la teneva stretta a sé grazie anche alla naturale forza superiore che possedeva.
“Voglio stare da sola! Basta! Basta… Non ce la faccio più…” esclamò in un pianto disperato calmando i suoi muscoli e nascondendosi nella sua spalla “Sono sola…”.
“Piangi…” le sussurrò abbracciandola forte a sé.
Forse quelle lacrime le avrebbero un po’ alleviato tutto quel dolore che si portava ogni giorno dentro e che lentamente la stava distruggendo.
“Stai meglio?” le sussurrò non sciogliendo quell’abbraccio.
Qualche secondo dopo Alex si sollevò dalla spalla di lui e debolmente annuì.
“Ti va di sederti?”
“Possiamo rimanere ancora poco abbracciati?”
“Si…” le disse accarezzandole i morbidi capelli.
“Alex… Non voglio che tu mi racconti qualcosa se non te la senti, però…” affermò mentre gli occhi umidi di lei lo guardavano timorosa “Piuttosto vieni da me se hai bisogno di sfogarti. Puoi anche prendermi a sberle se ti fa stare meglio ma non voglio vederti in questo stato…”.
La ragazza a quell’affermazione sorrise poi, dopo un attimo, decise di sedersi e Akito la imitò.
“Credo che io abbia bisogno di parlare con qualcuno…” gli disse dopo un lungo silenzio e guardando dritto davanti a sé.
Akito rimase in silenzio, non voleva in alcun modo metterle fretta.
“Qualche giorno prima di Natale stavo ritornando a casa con Daniel. Eravamo andati a fare alcune commissioni poiché mia mamma era impegnata a lavorare quando inaspettatamente davanti a casa mia vidi una figura molto famigliare. Subito pensai che era impossibile. Era assolutamente improbabile che quell’uomo fosse proprio mio padre. Ad ogni passo che compivo verso casa sentivo il mio cuore accelerare e, una volta arrivata, mi fermai. A qualche metro di distanza da me c’era mio padre. Osservava me e Daniel con quello sguardo che solo un genitore può dedicare ai propri figili… Molto probabilmente pensava a quanto fossimo cresciuti, cambiati… A qualche cazzata simile! Sta di fatto che poco dopo salutò mio fratello che titubante gli andò incontro. Era da tanto che non vedevo il volto di Dan così radioso… Credo che lui abbia sempre sperato di rivederlo… La voce di mio padre mi riportò alla realtà. Mi chiese se volessi andare a bere un caffè con lui. Non lo ascoltai neanche! Andai verso il cancello ignorando completamente la sua presenza e richiamando Daniel. Ero furiosa! Non appena entrammo in casa mio fratello mi chiese se fossi arrabbiata con lui… Ovviamente scossi la testa abbracciandolo forte. Gli chiesi di non dir nulla a mamma di quell’incontro. Lui annuì semplicemente andandosene in camera sua. Non mi domandò nient’altro… Non so, forse aveva capito quanto l’argomento mi disgustasse e che non era dell’umore giusto per affrontarlo. I bambini sono molto più grandi di noi a volte… Chissà a cosa stava pensando. Sono stata cattiva… Forse anche lui aveva bisogno di parlare, di capire perché suo padre si fosse fatto vivo dopo tre lunghi anni…”
Akito era rimasto in silenzio ad ascoltarla attentamente e ogni tanto si era soffermato ad osservare quei lineamenti così delicati. Per tutto il racconto gli occhi di lei avevano continuato a muoversi proprio come se davanti a lei riuscisse a rivedere la scena della scorsa settimana.
Stava per risponderle quando Alex riprese incredibilmente il discorso.
“Qualche giorno dopo ho ricevuto una telefonata da un numero che non conoscevo. Ingenuamente risposi e indovina, era lui. Ha iniziato a parlare a raffica chiedendomi di vederci perché aveva bisogno di spiegarmi… Ero in compagnia di mia madre che capì immediatamente tutto dalla mia faccia. Non volevo più partire, volevo rimanere insieme alla mia famiglia però mia mamma non era dello stesso avviso; tanto è vero che mi obbligò a partire poiché, secondo lei, avevo bisogno di distrarmi. Di andare via da casa così da poter riflettere e magari in qualche modo potermi rilassare da quella situazione… Contraria a ciò accettai anche se ogni giorno, ad orari diversi, quel numero continuava ad illuminare il display del mio telefono. Non gli risposi più fino a stasera… Aveva nascosto il numero. Credevo fosse mia madre o qualche mio parente… Stasera, dopo tre anni, si è ricordato di avere una figlia! Mi ha fatto gli auguri e indovina? Ancora una volta mi ha chiesto scusa!” esclamò con rabbia “Scusa di cosa?! Scusa per averci abbandonato come cani sulla strada? Scusa per averci salutati con una foto accompagnata da un inutile bigliettino? Scusa per aver tradito mia madre? Oppure scusa per aver lasciato crescere i suoi figli da soli senza nemmeno preoccuparsi? Dopo tutto questo tempo sai cosa penso? Avrei forse potuto perdonare il tradimento, sarebbe stato difficile e ci avrei messo tempo. Parecchio tempo! Però può essere che ce l’avrei fatta… Ma lui se ne è andato da codardo senza nemmeno guardarci in faccia! Per quanto mi riguarda può anche morire!”.
Il ragazzo rimase scosso da quelle ultime parole, non sapeva proprio cosa dirle. Così fece la cosa più naturale: l’abbracciò.
 
Ti è mai capitato di abbracciare una persona e sentirti al riparo?
 
 
***
 
 
Un ragazzo dai ricci capelli ribelli e scuri camminava a passo svelto lungo un corridoio deserto.
Aveva l’assoluto bisogno di bere qualcosa di estremamente forte a causa di ciò che involontariamente aveva appena sentito.
Non appena arrivò nella zona bar ordinò rapidamente il suo drink per poi nascondersi nuovamente lontano da tutta quella confusione. Decise di rifugiarsi sulla scala di emergenza dove sicuramente nessuno l’avrebbe disturbato.
Dopo aver bevuto un lungo sorso di alcol appoggiò accanto a sé il bicchiere.
Aveva bisogno di pensare e soprattutto di riflettere poiché inevitabilmente ogni piccolo tassello lentamente iniziava a posizionarsi nel corretto posto.
Brevi flash di ricordi velocemente cominciarono a tornargli alla mente.
Lei che volutamente cercava sempre di rimanere in disparte dalla gente.
Lei che si mostrava fredda e distaccata da ogni suo coetaneo.
 
Difficilmente non la si notava nei corridori, anche se lei sembrava volesse sfuggire dalle continue avances prestatele da molti ragazzi della scuola. Sia dai suoi sguardi che dai suoi atteggiamenti sembrava come infastidita dal mondo esterno. Era come se volesse semplicemente vivere da un’altra parte per sfuggire da quella realtà che la circondava inevitabilmente.
Era la classica bella ragazza dal fascino misterioso e irraggiungibile.
 
Il suo sguardo così vuoto e spento che vagava nei corridoi della scuola con quell’aria così abbattuta. Quegli occhi chiari che gli ricordavano il cielo illuminato dal sole ma che non brillavano di luce.
Erano afflitti di dispiacere.
 
Il suo viso era sempre molto tirato e triste, come se non conoscesse o non ricordasse la bellezza che la vita poteva offrirle. Forse semplicemente rifiutava la felicità.
Ma perché?
Tante volte Simon aveva provato a rispondere a quella difficile domanda, ma non era mai riuscito a trovare una possibile soluzione.

 
Il suo atteggiamento menefreghista nel presentarsi a scuola in ritardo.
Il frequentare compagnie che la stavano rovinando.
Il disinteresse insolito e inspiegabile da parte dei suoi genitori.


Stava spesso accanto un ragazzo muscoloso e dal viso beffardo ma che sapeva il fatto suo. Qualche volta finite le lezioni lo aveva visto aspettarla accanto alla sua moto nel cortile della scuola, intuendo così che tra i due stesse nascendo una relazione.
Aveva sperato tante volte che quel ragazzo poco raccomandabile riuscisse a portare un po’ di gioia e serenità nella vita di Alex, ma con il trascorrere delle settimane capì che le stava solamente rovinando la vita. Raramente la vedeva puntuale a scuola la mattina, probabilmente per le sue uscite in tarda serata e, durante gli intervalli, notava il suo viso estremamente sciupato, spensierato e stanco. Forse le bravate combinate con i suoi amici riuscivano a distrarla dai suoi problemi però Simon vedeva la svogliatezza con cui viveva le sue giornate.
Eppure a lei andava bene così… Perché?
Perché non provava a migliorare la sua vita?
I suoi genitori non la rimproveravano per il suo comportamento sconsiderato?
Non si preoccupavano per la brutta strada che aveva scelto di percorrere?

 
La confusione e la tristezza che affliggevano i suoi occhi.
La paura di fidarsi a qualcuno che non fosse sé stessa.
L’allontanare ogni singola persona che provava ad avvicinarsi per conoscerla.
 
“Nervosette stasera?” domandò avvicinandosi Simon e offrendole un cocktail.
Alex guardò prima lui e poi il drink che teneva in mano attentamente di sottecchi.
“Tranquilla è analcolico”
“Non importa, non ho sete!”
“È successo qualcosa?” domandò Simon non capendo il suo modo di rispondergli così in malo modo “Se vuoi possiamo fare due passi…”
“Sei la mia balia per caso? Non ho bisogno né di te né delle tue compassionevoli parole e consigli!” ribatté alterata la ragazza “Non so che razza di idea tu ti sia fatto di me l’altra sera, ma io non sono quella che tu credi!”.
“Non posso saperlo perché tu vuoi che nessuno ti si avvicini! Perché ti comporti in questo modo?”
“Mi sembra che tu ti sia già risposto da solo” gli disse Alex voltandosi per allontanarsi da quella situazione.
“Allora spiegami perché sei venuta!” affermò il ragazzo prontamente bloccando così la ragazza sui suoi passi.
Alex si voltò quanto bastava per osservare il viso di Simon che attendeva una risposta nonostante cercasse di mantenere un’espressione indifferente.
Perché continuava a fargli domande così mirate?
Perché sembrava come se volesse conoscerla realmente?
Perché sembrava comportarsi come se fosse interessato a lei e ai suoi problemi?
Perché era l’unico ad essersi accorto di come si sentiva quella sera?
La ragazza lanciandogli un’ultima occhiata infastidita si avviò tra la folla in cerca di un luogo sicuro dove stare.
Nonostante furono passati alcuni anni dalla fine delle superiori, Simon rivide ancora una volta quella ragazza irraggiungibile svanire davanti a lui.
Era inutile, per quanto ci provasse non sarebbe mai riuscito a comprendere quale era il modo più giusto per avvicinarsi a lei. Gli pareva sempre così lontana da lui e dal suo mondo, esattamente come il sole e la luna che non potevano stare insieme.


Un altro sorso accompagnò il fluire dei ricordi, stavolta più recenti.
L’averla rivista dopo parecchi anni gli aveva provocato una forte stretta allo stomaco.
Immediatamente aveva notato quanto era cresciuta e di come il suo corpo era sbocciato. Ciò che però colpi maggiormente il ragazzo era la sua bellezza, infatti era ancora più bella di come se la ricordava. E poi… Quegli occhi dal colore così intenso e raro. Avevano avuto sempre il potere di incantarlo, tanto da riuscire a fargli dimenticare ogni suo pensiero in corso.
Per non parlare della bellissima piega che potevano prendere le sue labbra…
 
Simon si voltò verso la ragazza, colpito da quella risata così fresca e piena di allegria, tanto che a causa di quella brevissima distrazione il pallone finì inevitabilmente a terra.
Perché in passato aveva avuto sempre così tanta paura ad avvicinarsi a lei?
Cosa era cambiato quella notte?
Gli sembrava così naturale chiacchierare con lei che adesso si sentiva in colpa per aver perso così tanto tempo, forse molte cose sarebbero cambiate. In meglio o in peggio questo non poteva saperlo, ma in quel preciso momento si sentiva veramente felice perché quella risata colma di vita era stata provocata da lui.

 
Inutile, non avrebbe mai potuto rivedere quel suo sorriso così raro.
Forse quella sera Alex era semplicemente invulnerabile, tanto da mostrare una parte di sé che quotidianamente tendeva a soffocare. In una situazione normale non avrebbe nemmeno accettato il suo invito e per giunta non gli avrebbe nemmeno rivolto la parola.
Irraggiungibile.
Era questa l’esatta parola che aveva la capacità di descrivere quella ragazza che non riusciva a dimenticare. Nonostante fossero passati gli anni per Simon, lei appariva ancora così. Ma d’altronde l’uomo sarebbe sempre attratto da ciò che non poteva avere, in particolar modo se il soggetto in questione era avvolto da un mistero.
 
Eh caro! Chi è il pazzo di noi due? Eh lo so: io dico tu! E tu col dito indichi me.
Va là che, a tu per tu, ci conosciamo bene noi due.
Il guaio è che, come ti vedo io, gli altri non ti vedono... Tu per gli altri diventi un fantasma! Eppure, vedi questi pazzi? Senza badare al fantasma che portano con sé, in se stessi, vanno correndo, pieni di curiosità, dietro il fantasma altrui!
E credono che sia una cosa diversa.

(Luigi Pirandello)
 
Non riusciva a comprendere il motivo, ma in quel preciso momento si ricordò del liceo. Più precisamente alle lezioni di letteratura in cui il protagonista era uno dei suoi autori preferiti: Luigi Pirandello. Era affascinato dalle immense capacità di questo scrittore tanto che ogni opera riusciva ad affascinarlo. Le trame erano originali esattamente come i suoi personaggi ma ciò che lo attraeva era che in ogni storia veniva affrontato un tema incredibilmente diverso da quello precedente. Insomma, era una boccata d’aria fresca in quelle pesanti giornate.
Simon appoggiandosi al muro accanto a lui, iniziò a riflettere su un tema importante affrontato dal suo scrittore preferito, ovvero come ogni singola persona poteva apparire diversa a seconda di chi la guardava. Nella società infatti ognuno di noi è solito a indossare diverse maschere, un po’ come la scelta di un capo di abbigliamento per un evento particolare. Cerchiamo di mostrarci in un modo dando così all’altro un’apparente idea di noi ma nascondendo magari il nostro vero io.
Questo comportamento inevitabilmente gli ricordò Alex. Essa infatti si nascondeva dal mondo esterno grazie al semplice utilizzo di una maschera fredda e distaccata che faceva nascere inevitabili conseguenze di pensiero di chi la circondava. Tutto ciò però con Akito era diverso.
Aveva più volte notato che in sua compagnia, lei era un’altra persona.

“Lasciami! Mi fai schifo!” urlò in lacrime cercando di divincolarsi dalla sua presa “Lasciami in pace cazzo!”.
Ma Akito non l’ascoltava, la teneva stretta a sé grazie anche alla naturale forza superiore che possedeva.

“Voglio stare da sola! Basta! Basta… Non ce la faccio più…” esclamò in un pianto disperato calmando i suoi muscoli e nascondendosi nella sua spalla “Sono sola…”.
“Piangi…” le sussurrò abbracciandola forte a sé.
Forse quelle lacrime le avrebbero un po’ alleviato tutto quel dolore che si portava ogni giorno dentro e che lentamente la stava distruggendo.
“Stai meglio?” le sussurrò non sciogliendo quell’abbraccio.
Qualche secondo dopo Alex si sollevò dalla spalla di lui e debolmente annuì.
“Ti va di sederti?”
“Possiamo rimanere ancora poco abbracciati?”

“Si…” le disse accarezzandole i morbidi capelli.
 
Come un fulmine a ciel sereno, si ricordo di ciò che poco fa aveva origliato.
Akito, diversamente da lui era rimasto accanto a lei nonostante tutto.
Non se ne era andato, accettando così anche il lato peggiore di Alex.
 
E come possiamo intenderci  se nelle parole che io dico
metto il senso e il valore delle cose che sono dentro me:
mentre chi le ascolta, inevitabilmente, le assume col senso e
 il valore che hanno per sé del mondo che egli ha dentro?

(Luigi Pirandello)
 
Era stato superficiale.
L’aveva ignorata non appena ne aveva avuto l’occasione come se questo comportamento infantile fosse l’unico in grado di ferire quel muro di ghiaccio.
Non aveva né capito né dato peso alle parole che gli aveva rivolto Alex con tanta rabbia.
Non aveva compreso quello sguardo freddo, confuso e colmo di preoccupazione nonostante lui stesso avesse vissuto la solitudine.
Chi semina raccoglie e anche lui avrebbe pagato le conseguenze delle sue azioni.
Che coglione!
Aveva rovinato tutto.
 
“Simon!” gridò un ragazzino raggiungendolo in fretta mentre il sottoscritto voltandosi lo guardò dall’alto al basso “Che corsa! Come fai a camminare così veloce?!”.
Per Simon era molto strana come situazione.
Infatti era la prima volta che qualcuno si impegnava ad andargli incontro con tanta dedizione, solitamente i compagni di classe lo ignoravano appositamente data la sua voluta mancanza di socializzazione.
Invece ogni giorno Marco, finite le lezioni, si impegnava a raggiungerlo invitandolo sempre da qualche parte.

“Hai impegni oggi pomeriggio?” continuò con il fiatone.
“Perché?!” domandò immediatamente il ragazzino.
“Tu rispondimi prima…” affermò con furbizia.
“Non ho nulla da fare” scrollò le spalle.
“Ti va di venire a casa mia? Possiamo giocare a pallone e poi mia mamma stamattina ha cucinato una squisita torta!”
Inutile, non si dava mai per vinto.

“Se dico di si la pianterai di pedinarmi?”
“Non posso” sorrise Marco “Noi siamo amici! Dai andiamo, lo so che non vedi l’ora di giocare a calcio!”.
Dopo un attimo di esitazione Simon camminò accanto a Marco, iniziando così quell’avventurosa amicizia.

 
  
* Claudio Baglioni – E tu
** Povia – Piccione
 
SPOILER:
“Qual è il tuo genere di ragazza?”
“Che centra questa domanda Rossa?!” rise Marco.
“Tu rispondi e basta!”
Il ragazzo sbuffò guardandosi attorno. Gli pareva davvero una domanda inutile, in quanto non credeva a questo genere di cose. Per lui non esisteva la persona perfetta, desiderata e calcolata da sé stessi.
“Non ho un genere di ragazza!” scrollò le spalle “Perché non credo che il mio ideale di ragazza possa esistere, sarebbe troppo perfetta. E la perfezione non esiste, siamo noi a renderlo tale. Penso che con l’incontrare nuove persone si conoscano aspetti e storie che ti incuriosiscono… Ti attraggono. E a quel punto, scatta qualcosa… Non so… È come se avessi il bisogno di scoprire ogni suo dettaglio. Vorresti farla felice, vederla sorridere. Ti piacerebbe aiutarla nei suoi problemi e poi… “ affermò osservandola intensamente “Quando la guardi, c’è quel particolare del suo aspetto fisico e caratteriale che ti fa impazzire…”.
“Ti è… Ti è già capitato quindi…” osò chiedere la ragazza “Di provare queste cose?”.
“Mi stai forse chiedendo se mi è successo questo con te?” ghignò il ragazzo tranquillamente mentre al contrario Sana sussultava a ciò che aveva appena udito in quanto non avrebbe mai avuto il coraggio di chiederglielo.
“Sana, non sono abituato a stare con una ragazza come te…”
“Perché sei abituato a stare con tante ragazze?” scherzò con una punta di gelosia.
“No, perché sei unica” le sorrise dolcemente “Io non mi arrendo… Più grande è la lotta più glorioso sarà il trionfo!”.
“Ma non hai paura a rischiare così tanto?”
“Sarebbe molto peggio non averci provato!”



Hola ^.^
Incredibilmente sono riuscita ad aggiornare, ho avuto una crisi di ispirazione in alcuni punti anzi, in unico punto: Sana e Akito. Non riuscivo a trovare il giusto susseguirsi dei fatti tanto che sono rimasta ferma per alcuni giorni a rimuginare su di loro. Non sono pienamente soddisfatta di me, però credo di aver trovato la soluzione migliore per ciò che volevo far accadere… Beh di questo ne riparleremo nel prossimo capitolo ;)
Finalmente siamo giunti alla serata di Capodanno e vi informo che si dividerà in due capitoli altrimenti sarebbe risultato troppo pesante e lungo da leggere. Inoltre se non riuscirò a stendere un altro capitolo prima di fine luglio, pubblicherò quello appena terminato ;)
Aggiungo anchei che Fuka tra qualche capitolo (non so ancora quanti di preciso) confesserà la sua dolce attesa perciò pazientate ancora un po’!
Io AMO e sottolineo AMO la scena tra Aki e Alex <3
Ritorna anche Simon... Cucciolo T.T e finalmente ho potuto inserire Pirandello!!! Adoro questo scrittore!!!
Gomi confessa i suoi sentimenti e Hisae appare più spaventata che mai! La scena della bottiglia è accaduta realmente tra me e il mio fidanzato solo che la bottiglietta d'acqua si era rovesciata per terra, così mi sono ritrovata a pulire il pavimento alle 4 di notte mentre lui dormiva beatamente. -.-"
Voglio ringraziare tutti quanti per seguirmi sempre ma in modo particolare alle mie amiche che ho conosciuto fortunatamente in questo fandom! Vi voglio bene Spice <3 (Ho paura di vedere quante notifiche mi sono arrivate sul gruppo ahahaah)
Un abbraccio e buon inizio settimana!!

Miky

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Capitolo 43
*** CAPITOLO 43 ● LA NOTTE DEI DESIDERI ***


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CAPITOLO 43 ● LA NOTTE DEI DESIDERI
 
 
“Carino il gesto di chiedere alla tua Girlfriend di avvicinarsi a me!” affermò Alex dopo un lungo momento di silenzio “E non fare quella faccia! Sono arrabbiata con te”.
“È forse successo qualcosa che dovrei sapere?” cercò di capire Akito con espressione stupita.
“Non fare il finto tonto. Non con me!” esclamò la ragazza voltandosi verso di lui.
I suoi occhi erano riflessi in quelli di lui e, in quel momento, sabbia e mare si unirono. Le loro sfumature infatti riuscivano a ricreare un magnifico paesaggio: l’azzurro di lei si confondeva nell’orizzonte, tanto che non si riusciva più a percepire dove esattamente finisse l’oceano e iniziasse il cielo. Entrambi gli elementi avevano l’incredibile capacità di essere infiniti, proprio come gli occhi di Alex in cui ci si poteva perdere immergendosi in essi. L’ambra di lui che, ricordava il colore della sabbia, rimaneva ferma a riva in attesa della fragile onda in arrivo. La terra e il mare riuscivano a legarsi grazie ad un movimento libero e sinuoso, non lo si poteva né fermare né imporre. Era un evento naturale che avveniva senza logica.
A riva le due tonalità si potevano distinguere facilmente come ad esprimere un ulteriore senso di sicurezza rispetto alle sfumature che si creavano lontano nell’orizzonte.
E forse Alex si sentiva proprio così.
Quando si rifletteva negli occhi di Akito si sentiva sicura e protetta esattamente come quando un naufrago miracolosamente riusciva a toccare nuovamente la superficie solida della terra e a trovare così rifugio.
“Ok, ammetto di aver chiesto a Sana di provare a conoscerti ma non mi sono sbilanciato oltre!”
“Vuoi farmi credere che non ti ha raccontato del nostro litigio?!” domandò Alex con una smorfia.
“Quale litigio?”
“Se lei non ti ha raccontato nulla non vedo perché dovrei essere io a parlartene”
Akito sbuffò. Cosa significava ciò?
Era forse una solidarietà tra donne?
“Posso almeno sapere perché sei arrabbiata con me? O anche questo è un Segreto di Stato?”
“Non fare il simpatico!” lo rimproverò Alex dandogli una piccola spinta con la spalla “Come mai le hai chiesto di parlarmi?”.
Ok, e ora cosa gli rispondeva?
Non poteva assolutamente confessargli che la sua fidanzata era tremendamente gelosa, anche perché Sana se lo avesse saputo gli avrebbe tagliato la testa. Si, ne sarebbe stata capace.
Inoltre non sarebbe comunque giusto nei suoi confronti.
“Non c’è un vero e proprio motivo…” scrollò le spalle Akito cercando di temporeggiare.
Si trovava in difficoltà poiché non voleva mentirle ma, allo stesso tempo, voleva spiegargli la situazione che sinceramente stava diventando pesante.
“Sei pensieroso… Non è che stai cercando una scusa sul fatto che tu abbia raccontato a…” notò Alex, ma il ragazzo la bloccò immediatamente “No!”.
La ragazza a quella reazione lo guardò attentamente negli occhi, come a cercare la verità.
“Non mi permetterei mai di divulgare ai quattro venti le tue cose!” chiarì Akito leggermente infastidito.
“Si sa mai!” lo squadrò Alex.
Il ragazzo si sentì offeso da quell’ultima risposta, non credeva che lei potesse davvero pensare a ciò. Anche se doveva ammettere che dopotutto era una reazione più che normale, visto e considerata la sua paura nel fidarsi del prossimo.
Chi meglio di lui poteva saperlo?
“Anche perché altrimenti dovrei ucciderti!” sorrise Alex.
“Voi donne siete pericolose!”
“Allora se lo sai, perché sei ancora qui?!” gli domandò mentre il ragazzo non riusciva a comprendere dove volesse andare a parare.
“Ma che hai stasera?!” sbuffò “Vai da Sana, altrimenti non credo ti perdonerà! E so che stai pensando di rifiutare il mio consiglio, ma questo è un ordine!”.
“Ma tu…”
“Ma io niente. Conosco il genere, rimarrebbe sicuramente delusa nel non vederti accanto a lei. Inoltre credo che si infurierebbe ulteriormente nel sapere che tu abbia passato la serata in mia compagnia e non con lei. Non preoccuparti, ora sto meglio e desidererei solo farmi una doccia rigenerante e tu non saresti per nulla di aiuto!”
“Ok…”  annuì il ragazzo aiutandola ad alzarsi.
“Mancano 15 minuti!” affermò guardando il cinturino che portava al polso “Muoviti!”.
“Alex…” sussurrò avvicinandosi alla sua fronte per donarle un affettuoso bacio “Buon anno!”.
“Auguri Aki…” affermò sfiorando il punto in cui le labbra di lui si erano depositate solo un istante prima.
A quel contatto il viso di lei era notevolmente arrossito e ciò, non era dovuto solo al pianto di poco fa. C’erano volte che in sua compagnia si sentiva diversa, come se dentro di lei nascessero emozioni sconosciute ma incredibilmente profonde. Questo sentimento, a cui non riusciva ancora a dargli un nome, la faceva sentire bene e le donava una certa tranquillità inspiegabile.
Non riusciva a spiegarsi il motivo di questo stato d’animo, ma forse era legato dal fatto che nessuno fino ad all’ora le aveva regalato quelle piccole attenzioni.
Nessuno si era preoccupato di capirla.
Nessuno aveva provato ad abbattere quel muro forte e maestoso che si era costruito con il passare del tempo.
Nessuno l’aveva guardata con quegli occhi.
No.
Simone l’aveva guardata così e per giunta aveva anche provato a conoscerla e ad interessarsi a lei durante i lunghi anni delle superiori. Si era basato infatti su quelle piccole cose che nessuno avrebbe mai notato.
Come se non bastasse aveva anche provato ad instaurare un rapporto con lei, ma ovviamente la sottoscritta si era sottratta a ciò, tanto da impedirglielo in partenza. E lui, forse per disinteresse o per non essere invadente aveva capito l’antifona, tanto da ignorarla completamente dopo quella volta.
 
Ad un tratto, il ragazzo muovendosi tra la folla, riconobbe la figura snella di Alex e, come guidato da una forza superiore la raggiunse rapidamente, appoggiandole una mano sulla sua spalla scoperta per richiamare la sua attenzione.
Alex spaventata si voltò immediatamente, incrociando così per la prima volta gli occhi preoccupati ma allo stesso tempo rassicuranti di Simon.
Lo aveva riconosciuto fin da quando si erano incontrati ad inizio serata, era un ragazzo di qualche anno più grande di lei che frequentava la sua stessa scuola al liceo. Conosceva poco o niente di lui, ma sapeva che suonava in un gruppo musicale insieme ad altri tre ragazzi. Non era mai stata interessata al suo mondo, non perché non le piacesse la musica o altro, ma semplicemente perché in quel periodo aveva altri obiettivi. Voleva solamente smettere di pensare a tutti quei problemi che la tormentavano in continuazione ed evadere da quella realtà così fredda e cruda.
Gli occhi chiari di lei guardavano curiosi quelli scuri di lui.
Sembrava come quando le onde lente e fresche del mare, raggiungevano per la prima volta la riva della spiaggia dalle tonalità così calde.
Le lunghe dita di Simon lentamente sfiorarono l’intero braccio di Alex, lasciato anch’esso nudo a causa della maglietta monospalla che indossava, fino a giungere al suo morbido dorso della mano.
La ragazza era come ipnotizzata da quel movimento così naturale e fluido, che non reagì minimamente al tocco di Simon. Non sapeva esattamente se fosse stato lo spavento e l’angoscia di ritrovarsi di fronte a Jack e di poterlo affrontare ancora una volta oppure la sorpresa di essere stata cercata da un apparente sconosciuto.
La mano di Simon strinse nella sua quella piccola di Alex e in un attimo la intrecciò nella propria per poi dirigersi verso l’uscita del locale.
Era strano, perché il loro primo vero contato fisico fu quel gesto intimo così raro per due apparenti sconosciuti. Forse poteva anche sembrare un’azione normale, ma intrecciare le proprie dite nella mano di un’altra persona era un contato maggiore, che andava oltre alla semplice necessità di averla “sotto controllo”. Era una ricerca di affetto nei confronti dell’altro.

 
Percorrendo il corridoio per raggiungere la sua camera si ricordò del loro primo incontro o meglio, del loro primo contatto.
Era stato tutto così naturale che gli sembrava un evento così lontano dalla realtà, perché dopotutto, era riuscito a suscitarle un calore inaspettato.
Chissà poi perché proprio lui era andato a cercarla?
Molte volte se lo era chiesto ma mai era giunta ad una conclusione.
L’unica cosa sicura era che quella sera si era sentita a suo agio in sua compagnia, esattamente come se si conoscessero da sempre. E ciò non poteva che suscitarle un immensa paura perché, a differenza del legame che aveva instaurato con Akito, sentiva che con Simone tutto ciò era diverso. Ogni singola frase pronunciata e ogni gesto compiuto l’avevano colpita, ed era come se nei suoi sguardi avesse voluto cogliere un qualcosa di indefinito in lei. Era rimasta anche sorpresa dal fatto che non le aveva fatto alcuna avances accontentandosi invece della sua semplice compagnia. Forse era davvero intenzionato a conoscerla.
Sospirando entrò in camera e, una volta chiusa la porta, si appoggiò su di essa.
Sicuramente molti avrebbero giudicato negativamente la sua reazione al pub, e ciò non l’avrebbe sorpresa affatto, poiché la gente era solita a parlare della vita altrui basandosi su ciò che vedeva in apparenza. Nessuno o forse pochi si impegnavano nel leggere tra le righe.
In pochi passi si diresse verso il bagno, pronta ad immergersi sotto il getto caldo della doccia che in un certo senso le dava sollievo, come se esso riuscisse ad eliminare tutti quei pensieri che continuavano a fluire nella sua mente.
Non poteva legarsi a qualcuno.
Perché prima doveva trovare quella forza interiore che aveva smarrito, così da poter essere veramente felice da sola. Sicuramente sarebbe stato un ostacolo lungo, difficile e impossibile da superare, ma chissà, forse un giorno ce l’avrebbe fatta anche lei.
 
Capita, tra le tante disgrazie a noi donne, di vederci davanti, ogni tanto,
due occhi che ci guardano con una contenuta, intensa promessa di sentimento duraturo.
Quando risi così di lui, fu anche per paura.
Perché forse a una promessa di quegli occhi si poteva credere.
Ma sarebbe stato pericolosissimo…

(Luigi Pirandello – Enrico IV)
 
 
***
 
“Lucas, facci una foto!” esclamò Marco afferrando il braccio di Sana e allontanandola così dalle sue amiche.
Quella sera infatti la ragazza indossava un abito nero aderente che riusciva a far vacillare l’autocontrollo di Marco. Indossava un vestito dalla forma particolare che oltre ad esaltare il suo corpo snello, evidenziava le sue forme in particolar modo le sue gambe toniche. La parte superiore era molto semplice, infatti la bellezza dell’abito stava proprio nella parte inferiore in cui vi era un generoso spacco che partiva da un lato e tagliava in diagonale sul davanti.
“Sorridete!” affermò inquadrando le figure dei due ragazzi.
Marco avvolgeva Sana in una stretta forte e sicura, il suo sguardo era rivolto verso l’obiettivo della fotocamera. Il suo corpo era molto rilassato esattamente come l’espressione del suo viso. La ragazza al contrario era rimasta un attimo sorpresa dall’azione di lui, tanto che rimase a fissarlo per un momento. Si ricordò di quel giorno in cui Marco l’aveva invitata per la prima volta ad ascoltare una sua canzone in garage e aveva notato quella parete colma di fotografie.
I protagonisti di quelle foto ovviamente erano Marco, Simon, Lucas e Will ma molto spesso in loro compagnia vi erano anche delle ragazze. In quell’istante si chiese se anche lei sarebbe comparsa in quella fantomatica parete e non sapeva se le avrebbe fatto piacere o no. Sarebbe stata una delle tante ragazze oppure era speciale per lui?
Solo la voce di Lucas che le diceva di sorridere la riportò alla realtà, così da mettersi in posa per la foto.
“A che pensi Rossa?” le domandò poco dopo Marco guardandola negli occhi.
Era bellissima.
I capelli racconti in una elegante treccia laterale mostravano i lineamenti delicati del suo viso che solitamente erano nascosti dalle ciocche che le ricadevano davanti e, gli occhi truccati con le sfumature del viola riuscivano a risaltare il nocciola delle sue iridi.
Non sapeva se sarebbe riuscito a resistere quella sera.
“Come? A… A nulla…” balbettò Sana.
“Sicura?” ghignò Marco “Non è che sei triste perché il tuo fidanzato non torna?”.
“Non prendermi in giro!”
“Beh se io fossi al suo posto non ti lascerei sola…” le sussurrò avvicinandosi al suo orecchio “Potrebbero esserci dei… Predatori in giro…”.
“Quindi non ti fideresti di me?!” chiese la ragazza con tono di sfida.
“Andiamo a prendere da bere!” cambiò discorso Marco sorridendo.
“Va bene!” annuì Sana notando solo in quel momento che una ragazza a pochi passi da loro continuava a fissare Marco. Ma ciò che la sorprese maggiormente era il fatto che i due si fossero salutati con un gran sorriso e con uno sguardo di chi la sapeva lunga.
“L’ho conosciuta stamattina in ascensore. È molto simpatica!” le spiegò.
“Non te l’ho mica chiesto!” si difese prontamente.
“Però ti stavi domandando chi fosse”
“No!” esclamò Sana fulminandolo “Penso solo che mi fai fare brutta figura! Sei in mia compagnia e ti metti a guardare le altre!”.
“Allora neanche tu ti fideresti di me?”
“Non capisco che centri questa domanda ora!” sbuffò Sana.
Ma Marco non l’ascoltò. Ordinò i loro drink preferendo non continuare quel discorso, peccato però che Sana non la pensava affatto allo stesso modo.
“Qual è il tuo genere di ragazza?”
“Che centra questa domanda Rossa?!” rise Marco.
“Tu rispondi e basta!”
Il ragazzo sbuffò guardandosi attorno. Gli pareva davvero una domanda inutile, in quanto non credeva a questo genere di cose. Per lui non esisteva la persona perfetta, desiderata e calcolata da sé stessi.
“Non ho un genere di ragazza!” scrollò le spalle “Perché non credo che il mio ideale di ragazza possa esistere, sarebbe troppo perfetta. E la perfezione non esiste, siamo noi a renderlo tale. Penso che con l’incontrare nuove persone si conoscano aspetti e storie che ti incuriosiscono… Ti attraggono. E a quel punto, scatta qualcosa… Non so… È come se avessi il bisogno di scoprire ogni suo dettaglio. Vorresti farla felice, vederla sorridere. Ti piacerebbe aiutarla nei suoi problemi e poi… “ affermò osservandola intensamente “Quando la guardi, c’è quel particolare del suo aspetto fisico e caratteriale che ti fa impazzire…”.
“Ti è… Ti è già capitato quindi…” osò chiedere la ragazza “Di provare queste cose?”.
“Mi stai forse chiedendo se mi è successo questo con te?” ghignò il ragazzo tranquillamente mentre al contrario Sana sussultava a ciò che aveva appena udito in quanto non avrebbe mai avuto il coraggio di chiederglielo.
“Sana, non sono abituato a stare con una ragazza come te…”
“Perché in passato sei stato con tante ragazze?” scherzò con una punta di gelosia.
“No, perché sei unica!” le sorrise dolcemente “Io non mi arrendo… Più grande è la lotta più glorioso sarà il trionfo!”.
“Ma non hai paura a rischiare così tanto?”
“Sarebbe molto peggio non averci provato!”

 
 
***
 
 
“Akito!” esclamò Hisae in compagnia di Gomi, Lucas e da altre due ragazze che non conosceva.
Molto probabilmente una delle due era il nuovo obiettivo di conquista di Lucas.
“Si può sapere dove eri finito?!” continuò la ragazza avvicinandosi all’amico.
“Ecco…” affermò il ragazzo sfiorandosi il capo e notando lo sguardo severo di Hisae.
Pareva arrabbiata. Ora riusciva perfettamente a capire perché il suo amico in un certo senso si era rammollito.
“Dai raggiungiamo gli altri, è quasi mezzanotte!” intervenne con un sorriso Gomi in difesa dell’amico.
“E va bene!” sbuffò sonoramente la ragazza incamminandosi verso la direzione indicata dal suo fidanzato.
Akito con un sospiro di sollievo seguì il gruppo non accorgendosi però del dietrofront improvviso di Hisae.
“Vedi di non fare stupidate!” gli intimò dandogli un buffetto sul braccio mentre Hayama aveva un’espressione sorpresa.
Mancavano poco più di cinque minuti alla mezzanotte e i vari gruppi di amici e parenti avevano iniziato a riunirsi in attesa del conto alla rovescia. In una mano tenevano stretto il loro calice pronto a brindare per l’anno in arrivo, mentre nell’altra stringevano un bigliettino che gli organizzatori della festa avevano distribuito nel corso della serata come intrattenimento. Infatti ogni invitato avrebbe avuto la libertà di scrivere un qualcosa che avrebbe desiderato dimenticare con l’anno nuovo oppure un obiettivo da riuscire a compiere nel corso dei prossimi dodici mesi.
Sana nel frattempo continuava a guardarsi intorno speranzosa di veder comparire la figura del suo fidanzato in mezzo a tutta quella folla di persone.
“Hai visto Hayama?” domandò a Tsuyoshi.
“No Sana, mi spiace…” rispose il ragazzo con aria afflitta.
“Stai tranquilla, mancano anche Hisae, Gomi, Lucas, Alex e Simon…” notò Fuka “Magari ci stanno cercando e non ci vedono!”.
Sana annuì distrattamente.
Una profonda sensazione di ansia e preoccupazione cominciò a nascere in lei. Il cuore le batteva forte e molteplici paure e timori iniziavano a fluire nella sua mente. Forse era un segno, insomma lo diceva pure il detto: quello che fai a capodanno lo fai per tutto l’anno.
“Allora ragazze siete pronte?” esclamò Hisae dietro alle sue amiche.
“Ma dove eravate finiti?” dissero in contemporanea Sana e Fuka voltandosi.
“Ci sei anche tu Hayama…” aggiunse Sana con un espressione seria in volto.
“Si! Ho incontrato Akito prima ed è venuto con noi all’ingresso. Faceva troppo caldo qui dentro!” improvvisò Hisae mentre il ragazzo, rimasto sorpreso per l’ennesima volta, annuiva.
Sana dopo l’affermazione dell’amica riuscì leggermente a tranquillizzarsi e con un piccolo sorriso si avvicinò al suo fidanzato.
“Dieci… Nove…” iniziarono ad urlare in coro mentre Hisae, poco più il là, lanciava uno sguardo di intesa ad Akito.
“Scusami…” le sussurrò baciandole il capo e abbracciandola forte a sé mentre lei si stupiva da ciò che aveva appena udito.
Le aveva appena chiesto scusa.
Non se lo sarebbe mai aspettata, anche perché era una delle poche volte che Akito ammetteva di sua spontanea volontà un errore senza nemmeno averci litigato. Un attimo… Un errore?
Perché si scusava?
In fondo era solamente rimasto in compagnia di Hisae e gli altri.
“Perché mi chiedi scusa?” gli disse dando voce ai suoi tormenti.
“Sei… Cinque…” continuavano a contare gli altri con l’allegria presente sui loro volti.
“Per averti fatto preoccupare!” spiegò Akito guardandola in quegli occhi color nocciola.
Sana però non riusciva a capire il motivo ma le pareva molto strana quella situazione. Insomma Akito. Akito Hayama. Il ragazzo che conosceva ormai da una vita e che aveva sempre avuto difficoltà con le parole, ora preferiva esse ai fatti?
C’era qualcosa che non capiva in quelle poche parole eppure nei suoi occhi vedeva sincerità.
“Tre… Due…”
“Buon anno Hayama!” affermò allontanando quei pensieri assurdi nati dal nulla.
“Buon anno Sana…” le disse dandole un bacio a fior di labbra.

 
 
***
 
 
Non vedendo Simon da parecchie ore, Marco decise di scrivergli un messaggio per chiedergli dove diamine fosse finito.
Era preoccupato. L’ultima volta che lo aveva visto si stava dirigendo da solo all’angolo bar con un’espressione assai seria. Non gli era andato incontro, lo conosceva fin troppo bene e sapeva che era meglio non disturbarlo in quel momento.
“Come mai tutto solo?!” domandò una voce femminile avvicinandosi e appoggiandosi al muro accanto a lui.
Marco alzando lentamente il viso incontrò gli occhi vispi di Samantha che lo scrutavano con una certa malizia.
“Non sono solo…” ghignò Marco mostrandole il bicchiere che reggeva in mano.
“Posso rimanere o la tua ragazza farà scintille?”
“È soltanto un’amica” affermò nascondendo la tristezza che celava quella semplice frase.
Quanto avrebbe desiderato etichettare Sana come la sua fidanzata, a quest’ora di certo sarebbe in sua compagnia. Chi lo avrebbe mai detto. Lui che era solito a giocare con le ragazze, ora pareva il contrario. 
 “Oh… Beh meglio così!” scrollò le spalle con un sorriso.
Gli pareva strana quella situazione, non tanto perché stava scambiando qualche chiacchiera con una ragazza appena conosciuta ma perché nonostante avesse perfettamente capito che Samantha ci stesse provando con lui, non si era sottratto a ciò.
Forse era dovuto alla quantità di alcool che aveva bevuto nel corso della serata o forse perché come diceva il detto: il lupo perdeva il pelo ma non il vizio.
Non riusciva a capire il motivo di tale comportamento, però sentiva dentro di sé quanto in quel periodo e specialmente in quella stessa serata bramava un contatto con Sana.
Da lì a poco sarebbe di certo impazzito.
“Marco…” lo chiamò avvicinandosi al suo volto.
I loro nasi si sfiorarono lentamente e Marco era come ipnotizzato dalle labbra e dagli occhi di lei così seducenti. Non riusciva a spiegarsi il motivo ma era come attratto da quel gioco di seduzione.
“Buon anno…” continuò lei chiudendo gli occhi e baciandolo a fior di labbra.
Un bacio innocente in cui le labbra di lei assaporavano lentamente quelle ferme di lui. Era infatti rimasto sorpreso dall’iniziativa di Samantha nonostante avesse percepito l’atmosfera che si era creata intorno a loro.
Dopo un attimo di esitazione Marco riuscì a riacquistare la sicurezza che era solito a tenere contraccambiando quel contatto che lentamente stava diventando sempre più audace.
L’alcol infatti aveva contribuito a confondere l’idee del ragazzo, tanto da non riuscire più a distinguere la realtà dal desiderio.
L’elegante treccia che Sana portava quella stessa sera, gli aveva immediatamente ricordato la prima volta che l’aveva incontrata all’università la scorsa estate. Si ricordò di come era rimasto incredibilmente attratto dalla sua figura così solare e da quel corpo così snello e perfetto, tanto da volerla conoscere solo per divertirsi come era solito a fare con le altre ragazze. Il problema era giunto quando inconsciamente aveva iniziato a conoscerla meglio, ad affezionarsi a lei e ad osservarla quindi sotto un’altra luce. Non si trattava più di un desiderio fisico, ma in qualcosa di più profondo che faceva ancora fatica ad ammettere a sé stesso. E anche se sapeva che il cuore di lei era già legato ad un’altra persona non voleva arrendersi nel conquistarla. Sentiva distintamente l’effetto che le provocava ogni suo sguardo, ogni suo sorriso, ogni suo gesto, ogni sua frase. Ogni attenzione che le dedicava aveva il potere di sorprenderla, di farla felice, di emozionarla.
Perché Sana non era ancora riuscita a comprendere ciò che provava per lui?
Perché non voleva ammetterlo?
Perché continuava ad illudere il suo ragazzo?
Quelle serie di domande senza risposta portarono Marco a voler possedere maggiormente il corpo della ragazza con un bacio più aggressivo, tanto da toccarla sempre con maggior malizia e desiderio. L’eccitazione che premeva nei suoi pantaloni ne era una prova.
“Andiamo su…” ansimò Samantha mentre Marco prepotente le depositava una scia di baci lungo il suo collo in cui vi era un piccolo tatuaggio.
 
Sai ti conosco oramai
Ho capito chi sei
Non ti importa di niente.
Tu dimentichi tutto
Senza alcun rispetto
Neanche per noi.

Chiedi amore così
Come a chiedere di
Di buttarsi nel cesso.
Tanto tu non lo sai
Quello che vuoi.
[…]

Sei gelosa di te
Ti guardi intorno se c’è
Una vestita uguale.
È che sedurre per te
È più importante che
Che respirare.
Starti vicino si

A volte capita di
Di sentirsi un po’ in forse
Ma tu li baci tutti
E lasci tutto com’è.
 
Con passo svelto e deciso i due ragazzi raggiunsero la camera in cui alloggiava Marco, pronti a consumare l’eccitazione che era nata da lì a pochi minuti prima.
Non appena chiuse la porta, Marco la bloccò tra il suo corpo e il muro riprendendo così a baciarla possessivamente con rabbia. Le labbra di lui assaporavano ogni centimetro della sua pelle morbida, mentre contemporaneamente le sue mani vogliose accarezzavano bramose le forme accentuate di lei. Era strano, ma era come se quel contato riuscisse a sfogare il dispiacere che provava nel non avere la ragazza che desiderava da ormai mesi.
L’abito di lei insieme alla camicia di lui erano volati da qualche parte nella stanza mentre i due a piccoli passi si erano diretti vogliosi sul letto. Samantha ansimò nel sentire il tocco delle labbra di lui vicino ai suoi punti più sensibili, e Marco non riuscendo più a resistere indossò il preservativo. Con una spinta forte e decisa entrò dentro di lei che lo teneva stretto a sé mentre gli mordeva provocante le labbra.
Ad ogni spinta sentiva il piacere crescere in lui così da voler capovolgere le posizioni e, lasciandosi così sedurre dai movimenti sinuosi di lei che lo fecero arrivare all’apice del piacere.
Sana…” urlò stringendo forte i glutei di lei che, a causa dell’assomiglianza del diminutivo del nome e all’alcol ingerito nel corso della serata, non si era accorta di come l’aveva appena chiamata.
La ragazza con il cuore che batteva ad una velocità smisurata si spostò accanto a Marco che, dopo aver ripreso fiato ed essersi rilassato, si lasciò cullare tra le braccia di Morfeo, esausto da quella nottata.

 

SPOILER: 
Il viaggio del ritorno fu molto simile a quello dell’andata.
Ognuno, immerso nei propri pensieri, osservava distrattamente il paesaggio che man mano cambiava. I bei colori della natura avevano lasciato spazio agli edifici grigi e caotici della città.
Sana seduta scomposta sul sedile davanti teneva lo sguardo sul finestrino.
Da quando era salita in macchina era stata di poche parole e ad Akito ciò non sfuggi. Aveva infatti notato il cambiamento d’umore della sua ragazza e non poté non pensare che fosse causato dalla presenza di Alex. D’altronde il ragazzo non poteva certo sapere che Sana stava pensando a tutto eccetto che alla sua amica. Un pensiero che forse avrebbe provocato addirittura ad una loro rottura.
Sana infatti continuava a rimuginare sull’incontro avvenuto quella stessa mattina. A quando involontariamente aveva visto per sbaglio uscire dalla camera di Marco, la ragazza salutata da lui la sera precedente. Non le ci vuole molto per capire cosa fosse accaduto dentro a quella stanza, visto e considerato che indossava anche lo stesso abito della sera.
Come aveva potuto?
Dopo tutte le belle parole che le aveva detto più e più volte ancora, andava a letto con la prima che gli capitava!
Ma cosa credeva? Che lui fosse cambiato?
Era e rimaneva un farfallone!




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Questo è il vestito che indossa Sana per la serata!

* Il circo delle Farfalle (https://www.youtube.com/watch?v=rzPoLHfMcIk ) Vi consiglio di vederlo vivamente poichè è davvero commovente!
** Ti prendo e ti porto via – Vasco rossi
 

Auguro a tutti quanti felici vacanze!
Un grosso bacio.
Ci rivediamo a Settembre! ;)


Miky

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Capitolo 44
*** CAPITOLO 44 ● CAMBIAMENTI ***


CAPITOLO 44 ● CAMBIAMENTI
 
Che amica sei, non tradirmi mai.
Gli amori vanno tu resterai.
Che amica sei, chiama quando vuoi
Se hai bisogno di ridere un po’.
Passa il tempo volando
Noi aspetteremo qui,
Tra un segreto e l’altro.
Fidati di me.
Io mi fiderò di te.
E stare ore a parlare
E raccontarsi di noi.
Io ti sto vicina non sarai sola mai.
Il giorno seguente la maggior parte degli ospiti che alloggiavano nel Hotel si erano svegliati in tarda mattinata, così gli operatori ne avevano approfittato per ripulire tutto il caos dovuto alla festa avvenuta solo la sera precedente.
Sana, Aya, Hisae e Fuka si erano date appuntamento davanti all’ascensore intorno alle 14:00, avevano deciso di trascorrere il resto del pomeriggio insieme visto e considerato che quello sarebbe stato l’ultimo giorno di vacanza. Infatti, qualche giorno prima, avevano avuto la brillante idea di prenotare l’idromassaggio così da potersi riprendere dalla festa di Capodanno e per concludere nei migliori dei modi quella vacanza.
“È un vero disastro…” affermò Hisae con la testa appoggiata all’indietro e gli occhi chiusi.
“Se ti riferisci che domani torneremo alla vita di tutti i giorni… Beh quoto in pieno!” concordò Sana immergendosi maggiormente nella vasca.
“Che musi lunghi che avete ragazze…” commentò Fuka notando anche l’espressione assente di Aya “È forse successo qualcosa?”.
Nessuna di loro decise di rispondere, ognuno guardava un punto indefinito della stanza mentre musiche rilassanti riempivano quel silenzio.
“Mi sembrava tutto apposto ieri sera…” continuò Fuka “Mi state facendo preoccupare!”.
“Ha rovinato tutto!” disse Hisae mentre sia Aya che Sana annuivano ognuna immerse nei loro pensieri.
“Andava tutto bene…” si agitò la bionda portandosi in avanti con il busto “Si, insomma l’avete visto anche voi!”.
“Abbiamo visto chi?!” domandò Fuka non capendo di chi stesse parlando.
“Ma come chi! Gomi, e chi se no!” si alterò Hisae appoggiandosi nuovamente al bordo vasca e incrociando le braccia al petto “Ha detto che è innamorato di me…”.
“Che cosa?!” esclamarono in coro le ragazze mentre l’amica alzava gli occhi al cielo e sbuffava.
“Non c’è proprio nulla per cui essere felici! Non doveva accadere… Punto!”
“Ma cosa stai dicendo!”
“Ah! Voi proprio non capite il problema?!”
“No…” scossero la testa le tre amiche “Anche tu lo ami, non vedo dove sia il problema…”.
“Il problema...” spiegò puntigliosa “È che io non voglio finire come voi!”.
Sana, Fuka e Aya si guardarono spaesate, non riuscivano proprio a comprendere il nocciolo della questione.
“Ma proprio non vi vedete?! Tu cara Sana” affermò indicandola con un dito “Stai tenendo il piede in due scarpe, e non dire che non è vero perché non ti credo! È da mesi che Marco ti sta facendo la corte e non sei stata ancora in grado di metterlo al suo posto. A volte mi domando se non ti stia innamorando di lui, perché a parer mio sembra proprio che ti piaccia! E poi, vorrei tanto capire la situazione tra te e Akito! Un giorno vi amate e il giorno dopo non potete nemmeno vedervi! Ok, è vero che il vostro rapporto è sempre stato burrascoso ma mai in questo modo! Inoltre sei gelosa dell’amicizia tra lui e Alex, che secondo me in confronto a Marco, lei non ha fatto nulla per metterti in imbarazzo ma comunque… Non sei mai riuscita ad affrontarla e a far valere i tuoi motivi. Per non parlare di te Aya” continuò spostando il suo sguardo sulla diretta interessata “Quando eri insieme a Tsuyoshi passavi molto tempo con Naozumi. Capisco che a volte parlare con una persona estranea alla vita di tutti i giorni possa far bene ma non si può arrivare al punto di confondere i propri sentimenti! Tra parentesi, questo discorso vale anche per te Sana. Successivamente tu e Tsuyoshi vi siete lasciati e se posso dire la mia, vi siete lasciati in modo drastico. Senza pensarci due volte ti sei rifugiata nelle braccia di Naozumi e ora dopo qualche mese tu e il tuo ex siete riusciti a chiarire una situazione accaduta tempo addietro. Come se non bastasse, tanto per concludere il quadro, ora stai ripetendo lo stesso errore, solo con ruoli invertiti!”.
Sia Sana che Aya rimasero sorprese nell’essere in un certo senso sgridate, ma ciò che le sbalordì fu il tono di voce utilizzato dell’amica. Sembrava sull’orlo dell’esasperazione.
“Invece tu Fuka…” affermò titubante la ragazza “Ecco... Su di te non ho molto da commentare in realtà. Però, c’è da dire che tu e Takaishi mi sembrate fin troppo sereni e ciò mi preoccupa! Oh mamma!” urlò come per sfogarsi “Sto impazzendo!”.
“Tutto apposto?” affermò una voce estranea a loro.
Era l’estetista che si assicurava che il trattamento da loro richiesto procedeva nei migliori dei modi.
“Si, grazie!” rispose Fuka con un sorriso e attendendo che la ragazza uscisse dalla porta per poi rivolgersi alla sua amica. “Stai meglio?”.
“Decisamente!” sospirò sollevata Hisae mentre Fuka si limitava a sorridere “È da due giorni che mi porto questo peso dentro!”.
“È solo che con Gomi sto bene… Davvero” riprese la ragazza sta volta con un tono più tranquillo “Non voglio che la nostra relazione venga rovinata da uno stupido sentimento chiamato amore. Ho paura che avvenga qualche cambiamento nel nostro rapporto e io… Non voglio… “.
“Tesoro…” l’abbracciò forte “Non cambierà nulla tra di voi. Per quanto Gomi possa essere infantile, ti posso assicurare che lui non sta giocando con te. Sei importante per lui e si vede che aveva il desiderio di dirtelo… So che puoi essere spaventata da ciò, però il segreto è di vivere un progetto comune costruendo la relazione giorno dopo giorno, mantenendo così vivo il romanticismo che è alla base del sentimento”.
Sentendo quelle parole Hisae si rilassò maggiorente anche se le sue paranoie continuavano imperterrite a ronzargli in testa.
“Si, Fuka ha ragione!” annuì sicura Aya “Se non vuoi essere come noi, non compiere i nostri stessi errori!”.
“Con Nao non è tutto perfetto come pensavi?”
Aya scosse semplicemente la testa.
Era inutile ripetere alle sue amiche e soprattutto a sé stessa lo sbaglio che aveva compiuto, perché ormai lo aveva capito, la soluzione non stava nel voltare pagina.
Avrebbe dovuto combattere per ciò che desiderava.
La sua scelta era Tsuyoshi e invece si era buttata fra le braccia di Naozumi.
Quella sera non aveva compreso le parole del suo ex ragazzo e ora era troppo tardi per tornare indietro.
Credeva veramente che chiodo schiaccia chiodo avrebbe funzionato?!
Con Naozumi stava bene, questo non poteva biasimarlo però non riusciva a vederlo come suo fidanzato. Non sapeva se ciò dipendesse dal sentimento che provava tutt’ora nei confronti di Tsuyoshi o se era dal fatto che non aveva avuto esperienze con altri ragazzi.
Solo il tempo avrebbe potuto darle delle risposte, e lei lentamente le stava trovando.

“Mi sei mancata così tanto…” sussurrò Nao sul collo di Aya.
I due ragazzi si trovavano nella camera prenotata da lui.
Qualche tempo fa le era sembrata una splendida idea, ora invece la trovava pessima.
Aya mantenendo gli occhi chiusi non rispose.
Il suo corpo era alquanto rigido, non riusciva a rilassarsi soprattutto perché la sua mente continuava a pensare all’espressione di Tsuyoshi di qualche ora prima, quando l’aveva lasciata andare da Nao.
Le labbra di lui iniziarono a lasciare una lunga scia di baci mentre la sua mano vagava sotto la maglietta di lei per raggiungere i suoi seni sodi.
Si sentiva a disagio.
Era come infastidita da quel tocco, tanto che l’unico suo desiderio era quello di scappare da quel letto.
“Nao…” affermò la ragazza inclinando la testa come per spostarsi da quel bacio a fior di labbra.
Non riusciva a capire il perché ma qualche settimana fa, quando lo baciava, era come una sorta di distrazione dai suoi sensi di colpa, mentre ora era il contrario, pensava anche fin troppo.
“No, non posso… Non ce la faccio!” esclamò scostandosi da quell’abbraccio “È troppo pesto. Non sono pronta!”.
Naozumi nell’oscurità della notte la guardò sorpreso, non si aspettava di certo una tale reazione. Ormai era da qualche mese che uscivano insieme e gli era sembrato di essersi comportato sempre in modo corretto, senza mai obbligarla o farle pressioni.
“Ok…” cercò di mantenere la calma “Tranquilla… Non dobbiamo farlo per forza…”.
“Scusa. È che non ce la faccio…”
“È per lui?” domandò il ragazzo con naturalezza mentre lei non riuscì a rispondere.
“Sai perché non mi sono mai arrabbiato quando mi parlavi di lui?” continuò il ragazzo dopo un attimo di silenzio “Perché ti ho sempre incoraggiato nel parlarci? Proprio perché in fondo ho sempre pensato che tu fossi ancora confusa, solo che non lo volevi ammettere. Non mi hai mai spiegato perché la vostra relazione fosse finita e io non ti ho mai fatto pressione. Ho voluto e voglio tutt’ora lasciarti i tuoi spazi e i tuoi tempi, solo che vorrei capire se entrambi stiamo costruendo un noi o se mi sto solo illudendo…”.


“No, non lo è… O almeno sono io a non renderlo tale!”
“Non volevo offenderti…” affermò Hisae ripensando al tono di voce utilizzato.
“Sei stata sincera…” sorrise Aya.
“È… È vero…” annuì Sana.
Stava inevitabilmente tenendo il piede in due scarpe e inconsciamente stava facendo soffrire sia Akito che Marco. Il punto è che non avrebbe mai potuto scegliere l’uno o l’altro perché entrambi la rendevano felice in modo diverso.
Era forse egoista?

“Credo che dovremmo goderci questa settimana di vacanza…
Con il tempo sicuramente avremo le risposte che stiamo cercando…”

Improvvisamente le vennero in mente le parole di Akito pronunciate qualche mattina fa.
Il tempo.
Il tempo avrebbe dato tutte le risposte sul loro rapporto e forse, proprio quella stessa mattina, aveva compreso la sua scelta guidata dalla forza del destino.
Quante probabilità c’erano nel vedere uscire quella ragazza dalla camera di Marco.
“Devo dirvi una cosa…” affermò Sana titubante interrompendo quel silenzio.
Finalmente aveva deciso di rivelare alle sue più care amiche le ulteriori avances di Marco, le discussioni avute con Akito, la litigata con Alex.
“Sono incinta!” esclamò tutto di un fiato Fuka precedendo così il discorso di Sana.
Sana, Aya e Hisae guardarono la loro amica con occhi spalancati.
Avevano notato l’atteggiamento strano di Fuka, ma mai si sarebbero aspettate una notizia del genere.
“Stai scherzando?!”
“Da quanto?”
Avevano affermato in coro abbracciandola.
“Un po’ dovevamo immaginarcelo!” disse Hisae “Niente alcol, niente serate stravaganti, scuse che non reggevano e, lasciatelo dire, avevi messo su qualche kilo di troppo!”.
“Conosci già i sesso?” domandò Aya.
“Ma perché non ce lo hai detto prima?!” esclamò Sana.
“Se mi lasciate parlare vi spiego tutto!” rise Fuka pensando a quanto si era preoccupata nell’annunciarlo “Lo so da ottobre circa e il sesso non lo conosciamo ancora… La ginegologa dovrebbe dircelo nella prossima visita. Non sapete poi che paura ho avuto nel dirlo a Takaishi!”
“Oh mamma! E lui come l’ha presa?”
“Diventerete genitori!”
“L’ha presa molto meglio di me… Non potete nemmeno immaginare il panico che ho provato vedendo il ritardo. Ero spaesata e sembrava che ogni cosa mi portasse a pensare alla mia situazione. La prima visita l’ho fatta da sola, non ero sicura e volevo esserlo. Per questo ho aspettato a dirvelo, avevo il timore che potesse capitare qualcosa. E poi… E poi tutte voi eravate così prese dai vostri problemi che non trovavo mai il momento per dirvelo!”.
Rimasero lì, a parlare, a ridere, a fantasticare su quel piccolo fagiolino che cresceva ogni giorno. 
 
***
 
La mattina seguente, Sana in compagnia di Akito si diresse verso l’ascensore e non appena le porte si aprirono videro la figura di Naozumi alzare lo sguardo verso di loro.
“Ciao!” salutò alzando la mano con un sorriso.
“Nao!” esclamò Sana abbracciandolo “Come stai? Oh, finalmente posso salutarti!”.
“Abbastanza bene dai! Voi?”
“Tutto bene…” scrollò le spalle la ragazza mentre Akito premeva il tasto dell’ascensore diretto al piano terra “Ho saputo che hai raggiunto Aya all’ultimo!”.
“Dai Sana finiscila!” affermò imbarazzato per lo sguardo di lei “Vi aiuto con i bagagli!”.
“No… Non disturbati!” si allarmò la ragazza conoscendo sia il peso della sua valigia che la forza di Naozumi.
“Figurati cosa vuoi che…” disse cercando di sollevare il bagaglio “Ce… Ce la… faccio!”.
“Kurata inizio a portare queste in macchina!” ignorò la scena Akito con un ghigno.
“Posso sapere che cosa ci hai messo dentro?!” affermò massaggiandosi la schiena.
“Oh… Nulla di che! Si, insomma solo lo stretto necessario!”
“Con Akito, tutto bene?”
“Oh si… Lo sai come si sta insieme a lui. Un giro sulle montagne russe!”
“Mi fa piacere… Ascolta, posso chiederti una cosa?”
“Certo! Spero di poterti essere utile!”
“Si. Come la trovi Aya?”
“Beh…” affermò Sana titubante.
Che cosa doveva rispondergli? Entrambi erano suoi amici.

“Anche se sono il tuo ragazzo, ci sono degli argomenti che possono rimanere estranei al nostro rapporto e di conseguenza non è necessario raccontarle perché appunto non riguardano noi…”
“Questo vuol dire che ci potrebbero essere dei segreti tra di noi?!” esclamò contrariata.
“Questo vuol dire che ci potrebbero essere persone che hanno il bisogno di confidarsi o di sfogarsi con qualcuno, e quel qualcuno potremmo appunto essere io o te. Se tu per esempio raccontassi un problema personale ad una tua cara amica, saresti d’accordo che lei lo confidasse al suo ragazzo?”

“Ecco… Ammetto che mi trovi un po’ in difficoltà” affermò ricordando il discorso di Akito “Siete tutti e due miei amici e non posso dirti ciò che pensa Aya, tradirei la sua fiducia… Però posso spronarti nel non arrenderti! L’hai desiderata tanto, no? Allora insisti! Cerca di liberarla dal suo passato… Oh mamma!” si fermò di colpo “Così vado anche contro a Tsuyoshi!”.
“Non preoccuparti!” rise Nao “Vorrei solo capire se sto andando incontro all’impossibile…”.
“Nessuna causa è persa finché ci sarà un solo folle a combattere per essa!” **
“Grazie Sana!” sorrise il ragazzo abbracciandola.
“Spero di esserti stata utile!”
“Kurata guarda che ti lascio qui se non ti muovi!” affermò Akito prendendo in mano l’ultima valigia.
“Che ansia che sei!” rispose Sana alzando gli occhi al cielo “Ciao Nao! E non lavorare troppo!”.
“Ciao Sana!” salutò osservandoli da lontano.
Non erano proprio cambiati, erano sempre i soliti Sana e Akito.
 
***
 
Il viaggio del ritorno fu molto simile a quello dell’andata.
Ognuno, immerso nei propri pensieri, osservava distrattamente il paesaggio che man mano cambiava. I bei colori della natura avevano lasciato spazio agli edifici grigi e caotici della città.
Sana seduta scomposta sul sedile davanti teneva lo sguardo fisso sul finestrino.
Da quando era salita in macchina era stata di poche parole e ad Akito ciò non sfuggi. Aveva infatti notato il cambiamento d’umore della sua ragazza e non poté non pensare che fosse causato dalla presenza di Alex. D’altronde il ragazzo non poteva certo sapere che Sana stava pensando a tutto eccetto che alla sua amica. Un pensiero che forse avrebbe provocato addirittura ad una loro rottura.
Sana infatti continuava a rimuginare sull’incontro avvenuto quella stessa mattina. A quando involontariamente aveva visto per sbaglio uscire dalla camera di Marco, la ragazza salutata da lui la sera precedente. Non le ci vuole molto per capire cosa fosse accaduto dentro quella stanza, visto e considerato che indossava anche lo stesso abito della sera precedente.
Come aveva potuto?
Dopo tutte le belle parole che le aveva detto più e più volte ancora, andava a letto con la prima che gli capitava!
Ma cosa credeva? Che lui fosse cambiato?
Era e rimaneva un farfallone!
Figurati se era la prima volta.
Come aveva fatto a non accorgersi?
Era stata davvero una stupida ad aver creduto e ad aver sognato con le sue parole.
Il suo unico scopo era quello di portarsi a letto anche lei, così da potersi vantare davanti a tutti.
Ma cosa stava combinando?!
Hisae aveva pienamente ragione!
Stava rovinando il suo rapporto con Akito per chi?
Per uno stronzo a cui importava solo spezzare il cuore alle ragazze.
Aveva combinato un grande e fottuto casino.
“Siamo arrivati…” affermò Akito fermandosi davanti all’abitazione di lei.
La ragazza aprì gli occhi e lentamente si voltò verso i sedili posteriori.
“Ti hanno salutato ma tu dormivi…” spiegò il ragazzo.
“Ah… Ok!” rispose slacciandosi la cintura “Mi aiuti a portare le borse dentro, per favore?”.
“Sana…” la chiamò il ragazzo mentre lei scendeva dall’auto senza ascoltarlo.
Era come avvolta dai suoi pensieri.
“Sana!” ripeté Akito afferrandole il polso “Tutto bene?”.
“Ahia!” affermò la ragazza riscossa da quel tocco “Mi hai fatto male!”.
“C’è forse qualcosa che non va?” le chiese invano Akito.
Sapeva perfettamente che quella era una domanda inutile in quanto non avrebbe mai ricevuto alcuna risposta. Perché Sana era così. Aveva l’incredibile forza di tenersi dentro tutto il dolore per poi farlo uscire quando meno se lo aspettava.
“Va tutto bene!” esclamò leggermente irritata e cercando di guardarlo negli occhi.
“Ok…” sbuffò appoggiandosi al baule della macchina.
“Ok” ripeté lei.
“Non avrei dovuto sforzarti nel far amicizia con Alex…” le disse poco dopo.
La ragazza alzò di scatto lo sguardo, non si aspettava di sentire tali parole.
In questi giorni aveva avuto infatti il timore che Akito, si fosse arrabbiato per il suo atteggiamento avventato nei confronti di Alex. Invece, in quell’unica frase pronunciata, era come se le stesse chiedendo scusa. Per la prima volta, agli occhi di Akito, si sentì più importante rispetto ad Alex.
“Non…” affermò mentre Akito dolcemente l’attirava verso di sé “Preoccuparti…”.
Le loro labbra si unirono in un bacio timoroso che lentamente acquisiva sicurezza.
“Ti porto in un posto, ti va?”
“Si…” annuì semplicemente Sana per poi dirigersi nuovamente in macchina.
Allacciò la cintura e senza domandargli nulla su dove fossero diretti, si riaccomodò sul sedile mentre Akito ingranava la marcia.
Erano quasi le 17:00 e da lì a poco il sole sarebbe tramontato.
Sana osservando il caldo colore del cielo non poteva non pensare a quanto quelle magnifiche sfumature avevano l’incredibile potere di distrarla dalle sue preoccupazioni.
Riusciva perfettamente a comprendere il motivo per cui alla fine dell’ottocento i pittori impressionisti avevano deciso di abbandonare i loro atelier per poter dipingere all’aria aperta, cogliendo così il tanto atteso attimo fuggente.
Era magnifico.
Il rumore di una portiera sbattuta, riportò la ragazza alla realtà.
“Non ci credo!” esclamò Sana scendendo dall’automobile per seguire Akito “Ancora qui?! Lo sai che servono le chiavi per entrare! Aspetta… Non dirmi che…”.
“Già!” ghignò soddisfatto Akito mostrandole un mazzo di chiavi.
“E tu… E tu come fai ad averle?! No… Non dirmi che…” affermò totalmente sorpresa mentre Akito annuiva.
“Tu hai comprato questa casa! Oh Dio…” continuò ravviandosi più e più volte ancora i capelli “Perché?”.
“Davvero non ci arrivi Kurata?!” le rispose aprendo il lucchetto che teneva chiuso il cancello.
Non poteva davvero crederci.
Akito Hayama le aveva appena proposto di andare a vivere con lui.
Quante volte aveva desiderato che questo momento accadesse?
Quante volte se lo era immaginato?
E ora… Ora lui la stava invitando ad entrare nella loro futura casa.
Quel posto in cui fin da piccola aveva fantasticato un futuro che, ai tempi, le pareva davvero impossibile.
Le sembrava tutto così strano.
Erano successe talmente tante cose nell’arco di quei mesi, anni. E anche se tutt’ora erano sull’orlo della crisi, Sana provava ancora per Akito quel sentimento forte e profondo.
“Pronta?” le domandò aprendo il cancello mentre Sana, immersa nei suoi pensieri, alzò lo sguardo.
“Si!” sorrise la ragazza intrecciando le proprie dite in quelle di lui.
Doveva pensare a lei, ad Akito e a creare un futuro felice insieme.
 
***
 
Erano passate due settimane dal rientro delle vacanze e ognuno aveva dovuto riprendere la vita di tutti i giorni.
Gli esami, per gli studenti universitari, erano ormai vicini e Sana si era ritrovata a trascorrere le sue giornate seduta sulla propria disordinata scrivania.
Diversamente dalle altre volte trovava lo studio un ottimo metodo di distrazione.
Aveva infatti raccontato alle sue più care amiche che presto sarebbe andata a convivere con Akito e, per quanto fossero felici di questa scelta, le avevano regalato l’ennesima terzo grado. Inutile dire che l’argomento fosse Marco e il loro rapporto.
Sana aveva deciso di non raccontare a nessuno di ciò che aveva visto il primo dell’anno e, dopo ripetute raccomandazioni soprattutto da parte di Hisae, aveva declinato il discorso affermando che non dovevano assolutamente preoccuparsi. Aveva chiuso con lui e non voleva più saperne.
Successivamente cambiò discorso e stranamente Aya, Hisae e Fuka non le chiesero più nulla.
L’improvvisa vibrazione del suo cellulare, posto accanto al suo libro, distrasse la ragazza.

Ci vediamo per un aperitivo?

Leggendo semplicemente l’anteprima del messaggio le venne un tuffo al cuore.
Come aveva detto alle sue amiche non aveva più visto Marco dalle fine delle vacanze.
Era sparita dalla sua vita senza neanche una spiegazione.
Non sapeva esattamente se ciò dipendesse dalla mancanza di coraggio o dalla delusione provata.
Era sicura però che non voleva più sentire bugie. E siccome Marco era molto bravo con le parole, non voleva in alcun modo aver un confronto con lui perché sapeva perfettamente che sarebbe ricascata nel suo tranello.
Agitata prese in mano il suo cellulare cliccando sul tasto rispondi.
“Sana è arrivata Asako!” esclamò la voce di sua madre dal corridoio.
“Arrivo!” affermò alzandosi immediatamente dalla scrivania e dimenticandosi appositamente il cellulare in camera.
Stava per cedere alla tentazione di scrivergli, d’altronde sapeva che sarebbe stato estremamente difficile allontanarsi da lui.
“Ciao Sana!” la salutò Asako vedendola scendere dalle scale “Pronta per andare a scegliere il vestito per il matrimonio?”.
“Finalmente sei arrivata! Non vedevo l’ora!” rispose Sana indossando la sua solita maschera.
 
* Giorgia – Che amica sei
** Pirati dei caraibi


Ciao a tutti ! ^.^
Trascorso bene le vacanze?
Io si però purtroppo sono già terminate e domani rinizio .-.
Sinceramente non ho scritto nulla durante le vacanze e così ieri sera mi sono messa a terminare questo capitolo che avevo già iniziato a luglio. Di conseguenza non posso regalarvi nessuno spoiler in quanto non ho proprio scritto il successivo capitolo !!
Comunque sia, tra un dubbio e l'altro, ho deciso lo stesso di  aggiornare visto e considerato che è da un mese e passa che non aggiorno.
Spero che nonostante gli impegni riuscirò lo stesso ad aver tempo e ispirazione per ultimare questa FF. Anche perchè ormai ci stiamo dirigendo erso il gran finale ^.^
Un bacio grande! <3
Buon inizio a tutti e in bocca al lupo!

Miky

 

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Capitolo 45
*** CAPITOLO 45 ● ANNO NUOVO, VITA NUOVA...? ***


CAPITOLO 45 ● ANNO NUOVO, VITA NUOVA...?
 
Era strano come il tempo in quel periodo stesse trascorrendo così rapidamente.
Come febbraio avesse preso il posto di gennaio da un giorno all’altro senza alcun preavviso.
Come con il tempo molte cose erano cambiate.
Già, il tempo. Non lo si poteva toccare concretamente ma si percepiva distintamente la sua presenza, osservando semplicemente l’ambiente che ci circondava.
Ogni cosa, dalla più piccola alla più grande, mutava e ognuno aveva quella sgradevole sensazione di sentirsi impotente.
Erano trascorse alcune settimane dal rientro delle vacanze invernali e Marco da quel giorno non aveva più avuto l’occasione di parlare con Sana. Le lezioni erano riprese da alcuni giorni e, fin a quel momento, credeva che il motivo di tanta freddezza fosse dovuto agli esami di metà corso.
Aveva più volte provato a telefonarle durante quelle ultime due settimane ma ogni volta era scattata la segreteria. Non aveva dato molto peso alla cosa poiché aveva immaginato quanto la ragazza potesse essere indaffarata nel recuperare le giornate perse di lavoro e di studio.
A confermare ciò era stata anche la gentile governante che lavorava a casa Kurata quando, trovandosi nei pressi della sua abitazione, aveva deciso di farle visita.

“Mi spiace ragazzo, ma Sana non è in casa”
“Sa per caso quando posso trovarla?”
“Non saprei proprio…” le rispose appoggiandosi una mano sulla guancia “Quella ragazza è sempre impegnata, vuole sempre strafare! Ti farei volentieri accomodare ma temo che passerebbero delle ore prima del suo rientro!”.
“Non si preoccupi. Le dica che sono passato!”


Pochi giorni dopo le lezioni erano ricominciate e Marco, arrivato in tardi mattinata in aula, trovò la figura di Sana poco distante da lui.
Lo sguardo di lei appariva attento e concentrato sulla spiegazione del professore e sinceramente il ragazzo non poteva che domandarsi se fosse reale o solo finzione. La conosceva fin troppo bene e sapeva quanto quelle lezioni avessero un potere soporifero.
Osservandola meglio, i lineamenti del suo viso erano tesi come se ci fosse qualcosa che la preoccupasse.
Era strano che non si era voltata a salutarlo, così per richiamare la sua attenzione compose il suo numero di telefono che qualche attimo dopo risuonò forte nell’aula.
Imbarazzatissima per aver scordato di togliere la suoneria, sprofondò rossa in viso.
Curiosa di conoscere la persona che aveva deciso di regalarle quella splendida figuraccia, andò immediatamente a visualizzare le ultime chiamate trovando il nome di Marco sul display.
Involontariamente si voltò verso di lui che come al solito ghignava salutandola con quel sorriso che solo lui poteva regalarle. Le era mancato, era inutile negarlo ma non aveva dimenticato ciò che aveva visto durante la vacanza in montagna.
Fulminandolo arrabbiata si voltò.
La resa dei conti era arrivata.
Infatti sapeva perfettamente che non appena i due si fossero trovati nella stessa stanza lui non avrebbe esitato a parlarle, e lei doveva evitare esattamente ciò.
Nessun confronto valeva dire nessuna spiegazione.
Però quanto era bello?
Violentemente sbatté il palmo della mano contro la superficie del tavolo.
Mancava un’ora alla pausa e avrebbe dovuto assolutamente correre alla porta mischiandosi nella folla.
Era la sua unica via di uscita. Si, ma per quanti giorni?
Marco rimase colpito dallo sguardo che gli aveva rivolto Sana, era diverso rispetto al solito. Le era sembrata abbastanza infastidita da tale gesto così, non appena il professore segnalò che la lezione era terminata si diresse verso di lei che, inutile precisarlo, stava scappando a gambe levate con scarso risultato visto la ressa che si formava ogni volta alla porta dell’aula.
“Rossa!” esclamò Marco raggiungendola mentre la ragazza fingeva di non aver sentito.
“Sana! Sana è forse successo qualcosa?”
Sana si voltò leggermente verso di lui.
Era estremamente tentata di urlargli contro tutto ciò che le frullava nella testa così da farlo sentire uno schifo. Proprio come si era sentita lei quando aveva scoperto il vero carattere di Marco: calcolatore e falso.
“Dai smettila di fare la bambina…” sorrise Marco “Che hai?”.
A causa di quell’affermazione, che a Sana risultò tutt’altro che amichevole, scattò in lei quel coraggio che le era mancato fino a qualche minuto fa.
“Sto bene Marco!” affermò pungente con un falso sorriso “Tu piuttosto, tutto bene?”.
Il ragazzo rimase sorpreso dal tono utilizzato dalla ragazza che titubante su cosa risponderle si limitò al “Si tutto bene”. Non voleva peggiorare la situazione visto che non conosceva il terreno di tale conversazione.
“Sono passato a casa tua ma mi hanno detto che sei stata molto impegnata…”
La ragazza si ricordò perfettamente di quel giorno. Era rientrata a casa con Rei in tarda serata e non appena fece piede in salotto, sua madre e la Signora Shimura le raccontarono della visita di Marco avvenuta nel tardo pomeriggio. Ovviamente la Signora Misako aveva iniziato a far i suoi commenti umoristici che contenevano l’ironica realtà mentre Rei cercava di capire chi fosse esattamente Marco.
“Non mi hai più richiamato”
“L’ultima volta che ti ho visto eri molto impegnato!”
“L’ultima volta?” ripeté mentre Sana ignorando tale affermazione continuava “Non volevo rovinare il tuo momento di gloria!”.
“Sana non capisco… Pranziamo insieme così mi spieghi che...” affermò Marco confuso ma interrotto dalla ragazza “Penso che hai già qualcuna disposta a farti compagnia per il pranzo, magari un’altra povera imbecille a cui rifilerai le stesse frasi con cui hai abbindolato me!”.
Il ragazzo rallentò il passo mentre osservava la figura di Sana allontanarsi da lui per proseguire nel lungo corridoio. Era rimasto totalmente basito da quella risposta sputata con tanto nervoso unito a quegli occhi che esprimevano delusione.

La mattina del primo dell’anno la testa di Marco girava in maniera vertiginosa, tanto che fece fatica ad alzarsi dal letto per dirigersi in bagno. Aveva assolutamente bisogno di farsi una doccia rigenerante. Era da parecchio tempo che non beveva così tanto da non ricordare perfettamente gli avvenimenti della sera precedente.
Il getto caldo dell’acqua riuscì a rilassare i muscoli tesi e ad alleviare quel senso di mal di testa che premeva violentemente sulle sue tempie. Si sentiva senza forze e il suo unico desiderio era quello di vomitare l’alcol ingerito poche ore fa per poi riposare possibilmente per l’intera giornata.
Mezzoretta dopo, avvolto semplicemente da un asciugamano, si diresse lentamente verso il letto che lo trovò occupato stranamente da una figura femminile avvolta nel lenzuolo.
Quello non era di certo Simon!
Che diamine aveva combinato?
Non si ricordava proprio di aver ospitato nel suo letto una ragazza… Per giunta nuda.
Nonostante la testa continuasse a girargli senza pace, non gli ci volle poi molto per capire cosa era successo. La parte difficile ora stava nel rianimarla e comunicarle senza troppi giri di parole che rivoleva indietro il suo letto e la sua libertà.
“Ciao…” sussurrò con voce rauca la ragazza aprendo gli occhi e sedendosi sul letto.
“Ciao…” ripeté il ragazzo raccogliendo il vestito per poi lanciarglielo.
“Bella serata!” affermò tranquillamente Samantha stiracchiandosi.
Dopodiché prese il vestito e si diresse in bagno mentre Marco apriva la finestra per far entrare aria fresca.
Cinque minuti dopo Samantha sistemata alla bell’è meglio uscì dal bagno.
“Senti Samantha…” iniziò a dire Marco.
“Wow… Ti ricordi il mio nome!” esclamò indifferente la ragazza mentre Marco si massaggiava le tempie seduto sul letto “Conosco la strada. Buon anno!”.
Per un attimo fu sorpreso dal corso degli eventi, non si aspettava tale reazione. Credeva che liberarsi da quella situazione fosse più complicato invece, fortunatamente, anche per Samantha quella notte era stato solo del buon sesso.


Come faceva a sapere di lui e Samantha?
Una cosa era certa però: Sana era estremamente gelosa di lui.
Il solito ghigno di Marco ricomparve sul suo viso.
Sapeva perfettamente cosa doveva fare.
 
***
 
In quel freddo e nuvoloso pomeriggio di febbraio, l’esile figura di Alex attendeva impaziente fuori dalla palestra di Akito.
Il viso sorridente era avvolto nella sua sciarpa di lana nera che la proteggeva da quell’aria gelida che aveva portato oscuri nuvoloni di pioggia che presto si sarebbero scaricati in città.
Era strano, finalmente dopo molto tempo si sentiva realmente felice. Dopo mesi impegnativi era riuscita con gran successo a superare l’esame pratico di guida.
Aveva comunicato immediatamente la notizia alla madre che naturalmente fu orgogliosa della promozione della figlia; per non parlare di Daniel. La ragazza infatti durante la breve telefonata aveva potuto udire distintamente le urla del fratellino.
“Evvai! Ora Alex non avrà più scuse nell’accompagnarmi a casa dei miei amici!”
Sorrise maggiormente nel ricordare ciò e automaticamente strinse ancora più forte il documento che teneva tra le mani.
“Sbaglio o quello che vedo è un sorriso?!” domandò improvvisamente una voce maschile.
“Akito!” esclamò la ragazza ricomponendosi “Mi hai spaventato!”.
“Ora ti riconosco…” ghignò Akito.
“Forza muoviti. Ti do un passaggio!” gli rispose staccandosi dal muretto e dirigendosi verso il parcheggio.
“Sei diventata un Facchino?” inarcò un sopracciglio il ragazzo mantenendo un’espressione divertita.
“Akito non l’hai ancora capito?” gli rispose decisa voltandosi di poco “Ovviamente guiderò la tua macchina!”.
“Mi hai preso per un istruttore di guida?” le disse raggiungendola.
“No, perché dici così?”
Il ragazzo, dopo aver aperto il baule della sua automobile per appoggiare il borsone della palestra, alzò gli occhi al cielo mentre lei, lì accanto, lo guardava con un piccolo ghigno mordendosi il labbro inferiore e senza aspettare ulteriormente, gli mostrò orgogliosa la patente ricevuta quel primo pomeriggio.
“Beh, non mi dici nulla?”
“Si…” affermò dopo un attimo di sorpresa “Ora non potrò più uscire di casa tranquillo!”.
“Stronzo!” si difese Alex dandogli un pugno sul braccio.
“Dai muoviti!” ghignò Akito lanciandole le chiavi della macchina.
Alex con un ghigno di vittoria salì nell’autovettura e ingranando la marcia uscì dal parcheggio per immergersi nel traffico cittadino mentre Akito, nascosto dal cappuccio della sua felpa, continuava a rivedere nella sua mente il sorriso di lei che per caso era riuscito a cogliere.
Quel sorriso così dolce e rilassato che era avvenuto senza alcun sforzo.
Quel sorriso così reale che si rifletteva nei suoi occhi.
Non avrebbe mai scordato il sorriso della ragazza dagli occhi blu.

Il tuo sorriso dolce è così trasparente
che dopo non c’è niente.
È così semplice.
Così profondo che azzera tutto il resto e fa finire il mondo.*
 
***
La cosa splendida del parlare con gli occhi
è che non ci sono errori grammaticali.
Gli sguardi sono frasi perfette.
(A. Sorge)

Sana e Akito il pomeriggio seguente si erano incontrati per dirigersi in un negozio di mobili e arredamento situato fortunatamente a pochi chilometri dal loro Paese. I lavori di ristrutturazione erano ormai cominciati e, siccome Sana si intendeva ben poco di edilizia, spettava ad Akito il compito di discutere con i vari operai sui vari lavori da eseguire. Non si poteva però dire che Sana rimanesse fuori da tali conversazioni; infatti la maggior parte delle volte si intrometteva esprimendo i propri dubbi e desideri al suo fidanzato che ovviamente il continuo cambiare di idee lo rendeva maggiormente nervoso.
Inutile dire che quella giornata sarebbe stata tutt’altro che tranquilla. Infatti si trovavano già nel terzo negozio e la scelta del mobilio ovviamente era risultato più complesso del previsto. I due ragazzi ogni qual volta si erano soffermati ad osservare aspetti estremamente diversi: Sana si basava principalmente sullo stile e il colore dei mobili mentre al contrario Akito guardava attentamente prezzi e misure, dettagli che alla ragazza risultavano evidentemente poco importanti.
Dopo aver fatto per la seconda volta il giro dell’intero negozio e aver acquistato alcuni attrezzi utili per la ristrutturazione, Sana e Akito decisero di alleggerire la giornata optando per un aperitivo in un bar situato sulla via principale della loro città.
Erano già stati in quel locale frequentato prevalentemente da giovani che molto probabilmente venivano a trovare le belle cameriere oltre che per guardare in compagnia le partite sportive trasmesse in diretta.
“Oh che meraviglia!” esclamò al settimo cielo Sana mentre appoggiava il suo cappotto sulla sedia “Hanno appena portato alcune prelibatezze al bancone!”.
“Kurata siamo appena arrivati… Cerca di contenerti!” la rimproverò Akito sentendosi osservato dalle persone intorno a loro.
“Ho fame!” si lamentò la ragazza “È tutto il giorno che camminiamo e non abbiamo ancora ordinato niente!”.
“Chissà perché!” affermò sarcasticamente Akito.
Con le guance gonfie per la frecciatina appena rivoltale, Sana era già pronta alla risposta quando fortunatamente la cameriera arrivò sorridente per l’ordinazione.
“Akito!” lo chiamò con una punta di rimprovero non appena la sorridente ragazza si allontanava.
“Vado a prenderti da mangiare…” le disse dolcemente alzandosi dal tavolo e lasciandola perplessa per tale gesto.
“Veramente io… Oh vabbè! Grazie Hayama!” sorrise la ragazza apprezzando quell’improvviso gesto.
Sana nel frattempo approfittò per rispondere velocemente ai messaggi del gruppo creato con le sue più care amiche e, dopo averle aggiornate sul corso della giornata rimise il cellulare nella sua comoda tracolla. Si riaccomodò meglio sulla sedia e in un attimo incrociò gli occhi dell’ultima persona che aveva voglia di vedere. Lui. Marco.
Ciò che provò in quel momento fu davvero orribile. Si sentiva come paralizzata dal suo sguardo attento e spavaldo e molto probabilmente Marco si era accorto di lei già da prima che Akito si alzasse.
Sconvolta e sorpresa per l'incontro inaspettato, Sana rimase immobile ad osservare i lineamenti sereni presenti sul suo volto. Non sorrideva come al solito e ciò sbalordì maggiormente la ragazza che lo fissò con maggior interesse. Non era sicura, ma sembrava che la stesse sfidando in qualcosa che per ora non era riuscita ancora a cogliere fino a quando un’esile figura dai lunghi boccoli biondi non gli si avvicinò sorridente stampandogli un affettuoso bacio sulla guancia che lo invitava ad uscire dal locale.
Inutile dire che rossa dall’imbarazzo e dalla gelosia che ovviamente si ostinava a non ammettere, Sana abbassò lo sguardo.
“Non è ancora arrivato da bere?!”
“Oh cosa?” si spaventò Sana “Ah no, non ancora!”.
“Sei più strana del solito…” commentò preoccupato Akito da tale atteggiamento.
“Ma che dici sono solo stanca!”
“Anch’io… “ deviò il discorso il ragazzo scrollando le spalle.
“Ti va di fermarti da me stasera Akito?”
“Credevo dovessi svegliarti presto domani!” ghignò.
“Se non puoi non fa nulla…” affermò giocherellando con la cannuccia del suo drink appena arrivato.
“Non ho detto questo” sottolineò Akito.
“Allora posso prenderlo come un si?” gli domandò guardandolo attentamente con quegli occhi grandi.
“Cosa mi dai in cambio Kurata?!” scherzò malizioso.
“Hayama! Sei sempre il solito!” esclamò dandogli un buffetto sul braccio ma felice che quella sera si sarebbe addormentata tra le sue braccia.

Ci sono certi sguardi di donna
che l'uomo amante non scambierebbe
con l'intero possesso del corpo di lei.
(Gabriele D'Annunzio)

 
 
* L’ultima notte al mondo – Tiziano ferro




Auguro a tutti un sereno Natale e un felice Anno nuovo!
Un bacione.

Miky


 

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Capitolo 46
*** CAPITOLO 46 ● NON PUOI CHIUDERE IL CUORE ALLE EMOZIONI ***


CAPITOLO 46 ● NON PUOI CHIUDERE IL CUORE ALLE EMOZIONI
 

L’anno nuovo era ufficialmente iniziato da un paio di mesi e la vita di tutti quanti era andata avanti, inutile specificare che vi erano seguiti radicali cambiamenti. Poteva infatti una semplice e innocua settimana rovinare sentimenti puri e tanto desiderati?

La cattiva notizia è che il tempo vola.
La buona notizia è che sei il pilota.

(Michael Althsuler)

L’ex coppia storica, dopo essersi riconciliata almeno come amici per un brevissimo periodo, era ritornata in un batter d’occhio sul bordo del precipizio. Dalla notte di capodanno Tsuyoshi si era nuovamente allontanato da Aya e molto probabilmente, questa volta, definitivamente.
Sentiva infatti l’estremo bisogno di riprendere in mano la propria vita una volta per tutte.
Si era sentito messo da parte per la seconda volta consecutiva e Aya non si era minimamente opposta interrompendolo.
Non lo aveva rincorso bloccandolo.
Non gli aveva gridato nulla.
Questa volta era finita.
Finita per davvero.
Per quanto ci tenesse a lei, era arrivato il fatidico momento di voltare pagina, scrivere con decisione e sicurezza la parola fine così da poter chiudere una volta per tutte quel libro che gli era stato per tanto tempo a cuore.

Tutti mi dicevano vedrai
È successo a tutti però poi
Ti alzi un giorno e non ci pensi più.
La scorderai, ti scorderai di lei.
Solo che non va proprio così
Ore spese a guardare gli ultimi
Attimi in cui tu eri qui con me
Dove ho sbagliato e perché…
Ma poi mi sono risposto che…
Non ho
Nessun rimpianto.
Nessun rimorso.

[Nessun rimpianto – 883]

D’altro canto Aya nelle ultime settimane non si sentiva completamente felice come aveva sperato con le sue scelte. Infatti Naozumi con l’avvenire dell’anno nuovo fu catapultato ancora una volta nel mondo dello spettacolo e, gli impegni lavorativi si sanno, possono occupare fin troppo tempo libero. Tanto che non tutti sono pronti ad accettare le continue assenze del proprio partner.
L’esempio lampante era proprio Aya che si sentiva trascurata nonostante il suo fidanzato si impegnasse nel rimanerle accanto come più poteva. Le rapide telefonate tra una pausa e l’altra ovviamente non mancavano ma purtroppo ciò non riusciva a riempire quel vuoto che si era creato dentro di lei. Che Tsuyoshi avesse accentuato il problema? D’altronde il detto: “chiodo scaccia chiodo” non sempre funziona.
In quella giornata fredda ma soleggiata Aya si trovava, come da un po’ di tempo a questa parte, nel negozio della madre di Hisae. Che lo avesse confuso con lo studio psichiatrico posto a qualche metro più in là?
“Sono stufa Hisae, non so più che fare… Quando stavo con Tsuyoshi volevo Naozumi e ora che sto con Nao vorrei Tsu…”
“Si, capisco…” affermò distrattamente l’amica che stava riorganizzando l’agenda del negozio.
“Io no invece!” sbuffò Aya “Credevo che insieme a Naozumi avrei ritrovato la mia serenità… Invece mi ritrovo più sola che mai!”.
“Già immagino…”
“Hisae! Mi stai ascoltando, vero?!”
“Ovvio!” esclamò la ragazza alzando gli occhi al cielo mentre Aya incrociava le braccia offesa “È da un paio di settimane che mi ripeti sempre la stessa solfa…”.
“Scusami…” riprese immediatamente Hisae accortasi del tono di voce utilizzato “Sono solo…”.
“Di cattivo umore?!”
“In realtà volevo dire preoccupata…”
“Ancora per la storia del -Ti amo-?”
“Si, ancora!” sottolineò Hisae infastidita.
“Ma perché sei così convinta che Gomi ti voglia far soffrire?”
“Perché è un dato di fatto!”
“Reso noto da chi esattamente?!”
“Non fare la simpatica!”
“Vorrei avere io i tuoi problemi!” affermò sicura l’amica mentre Hisae la squadrava infastidita “Tu e Gomi siete una bella coppia… I vostri sguardi. Il vostro modo di scherzare così simile. La vostra intesa. Non è da tutti… Alcune volte sono invidiosa, vorrei vivere anch’io una storia di passione come la vostra… Non perdere l’occasione di essere felice. Fidati di lui!”.
La ragazza ascoltando le parole di Aya pareva più confusa di prima. Sapeva perfettamente che la sua amica aveva ragione, eppure c’era sempre qualcosa nella sua testa che le impediva di buttarsi.
Era possibile sentirsi sicura di sé stessi ma non dell’altro?
O forse… Non possedeva la fiducia in sé stessa come credeva e il problema era solo e soltanto lei.
Lei e la sua paura di realizzare che il tempo avesse cambiato moltissime cose.
Entrambi infatti erano cresciuti ma soprattutto in quei mesi avevano imparato a conoscersi fino ad innamorarsi dell’altro.

Tu sì che sei speciale
Ti invidio sempre un po'.
Sai sempre cosa fare e
E che cosa è giusto o no!
Tu sei così sicura
Di tutto intorno a te
Che sembri quasi un'onda che
Che si trascina me.
[…]
Le stelle stanno in cielo
E i sogni non lo so.
So solo che son pochi
Quelli che s'avverano.
Io so che sei una donna
Onesta non lo so.
Soprattutto con se stessa
Con se stessa forse no.

[Vasco Rossi – Ridere di te]

La fastidiosa vibrazione del suo cellulare distrasse Hisae dai suoi pensieri, tanto che non appena lesse l’emittente della chiamata comparso sul display, si maledì per essersi accorta della chiamata in arrivo.
“Perché non rispondi?” domandò l’amica notando l’evidente reazione di lei.
“Perché è la solita pubblicità…”
“E da quando Gomi lavora come Call Center?” continuò Aya poco convinta.
“Va bene, va bene rispondo! Che ansia!” sbuffò spazientita Hisae per la situazione creatasi.
 
***
 
“Non ho nemmeno fatto in tempo a prendere la patente che già se ne approfitta per mandarmi a far la spesa!”  sbuffò Alex di malumore leggendo un foglietto stropicciato e scritto in modo molto disordinato.
Come se non bastasse, pareva che tutti avessero deciso di andare a far la spesa proprio quel pomeriggio e cosa ancora peggiore avrebbe dovuto portare da sola le borse pesanti fino a casa.
Poteva andar peggio di così?
L’unica cosa che le risultava positiva era la libertà di comprarsi direttamente i cosmetici e gli alimenti senza aver l’ansia che sua madre si confondesse o si dimenticasse di prendergli.
“Scusa, posso passare per favore?” domandò un ragazzo con in mano un semplice sacchetto di pane.
Istintivamente Alex alzò lo sguardo e incrociando quegli occhi incorniciati da quei ricci di color scuro, si maledì immediatamente di tale gesto.
No, non poteva andare assolutamente peggio di così.
Non gli rispose, semplicemente decise di spostare cortesemente il carrello così da poterlo far passare davanti.
Sperava con tutta sé stessa che Simone non le rivolgesse la parola andandosene esattamente come aveva fatto quella notte in cui lo aveva casualmente incontrato al bar dell’Hotel in compagnia di Marco.
“Ha la tessera?” domandò gentilmente la cassiera mentre Alex gioiva nel vedere il ragazzo andarsene verso l’uscita.
Peccato però che il destino non la pensava affatto come lei. Infatti all’uscita del supermercato si ritrovò la figura di Simon pronto ad attenderla.
Sbuffando si diresse a passo svelto e deciso verso la sua macchina.
“Hai bisogno di una mano?” la inseguì ignorato completamente da lei che aprendo il baule dell’auto iniziò a sollevare le pesanti borse.
Simon conoscendo approssimamente il carattere di lei decise di innervosirla ulteriormente aiutandola senza il suo consenso. Per esperienza personale sapeva che era l’unico modo per farla parlare.
Nel peggiore dei casi sarebbe seguita una patetica scenetta isterica.
“Non ho chiesto il tuo aiuto Simone!”
Una folata di vento arrivò in quell’attimo di silenzio.
Un silenzio che valeva più di mille parole.
Ad entrambi infatti non era sfuggito quel piccolo dettaglio: per la prima volta lo aveva chiamato per nome.
“Credimi, lo faccio con piacere Alex…” affermò sottolineando ciò con un ghigno soddisfatto.
“E io con piacere rifiuto il tuo aiuto. Buona giornata!” gli rispose sbattendo la portiera del baule e dirigendosi per lasciare il carrello.
“Sei sempre così acida?”
“Fottiti.”
“Lo prenderò per un si…” scrollò le spalle.
“Non hai niente di bello da fare oltre che farmi perdere tempo?”
“No…” le rispose dopo un attimo di finto silenzio.
“Beh io si, quindi se non ti dispiace gradirei sparire dalle tue grazie!”
“Simon!” le disse sorridendo “Il mio nome… È Simon!”.
Alex infastidita salì in macchina e ingranando la marcia spiò dallo specchietto retrovisore la figura di Simon farsi sempre più lontana.
 
***
 
Qualche ora dopo Hisae si trovava nel locale in cui lavorava Gomi.
Era appena arrivata e già si sentiva male.
Con il fiato sospeso e le gambe che le tremavano si avviò verso di lui che non appena la vide le regalò un felice sorriso.
Ciò provocò una sgradevole sensazione di forte ansia, tanto che le sembrò di aver un mattone a posto dello stomaco.
“Ehi…” deglutì Hisae con un sorriso tirato.
“Un attimo e sono da te!” le rispose Gomi facendole l’occhiolino.
“Oh si… Fai pure con comodo. Non preoccuparti, io… Io aspetterò qui…”
Con malavoglia andò a sedersi in un angolino in fondo al locale così da non essere disturbata dai colleghi di Gomi che, se pur simpatici, alle volte risultavano pesanti.
Sfogliando distrattamente la lista osservò attentamente il suo fidanzato che, con molta disinvoltura e il sorriso stampato sul volto, preparava le varie ordinazioni della solita clientela pomeridiana.
Era evidente la sua felicità proprio come la naturalezza con il quale compiva il suo lavoro e, proprio questo la incuriosì. Aveva infatti notato più di una volta quanta gente si avvicinasse a lui solo per scambiarci due parole e, molto probabilmente, la sua simpatia accompagnata dalla sua parlantina aveva colpito i cuori di molti di loro.

Ma vi siete mai chiesti cos’è il caffè?
Il caffè è una scusa.
 Una scusa per dire a un amico che gli vuoi bene.
Davanti a un caffè si riesce a parlare di tutto,
di cose futili e di cose importanti.
 
“Scusami se ti ho fatto aspettare” affermò Gomi raggiungendola al tavolo e dandole un caldo abbraccio.
“Non fa niente!” gli rispose secca.
“Giornata pesante?” le domandò mentre di tutta risposta lei scrollava le spalle.
“La prossima volta evita di invitarmi se sei così impegnato”
“Lavorare con il pubblico non è semplice, sappiamo entrambi quanto può essere imprevedibile il nostro lavoro…”
“Mi pare che ti riesca molto bene… Ridi e scherzi con qualunque ragazza ti si avvicini, anche con scuse banali…” improvvisò guardandolo negli occhi.
“Ma che hai oggi? Lo sai che non mi importa nulla!”
“A me pareva il contrario!” ghignò Hisae.
Non sapeva nemmeno lei perché si stava attaccando ad argomenti che, ad essere sincera, non le davano nemmeno fastidio. Si stava comportando da immatura, come se cercasse un pretesto per farlo innervosire.
Un modo come un altro per deviare il vero problema creatosi: essersi innamorata di lui.
“Hai voglia di litigare? E va bene litighiamo allora ma almeno evita di farmi scenate di gelosia nel posto in cui lavoro”
“Alt! Io non ti sto facendo alcuna scenata di gelosia!” affermò questa volta seria.
Già era impegnata a combattere una guerra civile con protagonisti i suoi sentimenti e ora, come se non bastasse, l’aveva involontariamente estesa a livello mondiale.
“Torno a lavorare che è meglio”
“Non preoccuparti!” affermò afferrando il giubbino “Non verrò più in questo posto di merda!”.
 
***

Qualche giorno dopo Fuka si stava incamminando verso l’università.
Quella stessa mattina aveva infatti effettuato il solito controllo ginecologico insieme a Takaishi e, ripensandoci, le venne da ridere per la tanta preoccupazione che il suo fidanzato potesse avere per loro. Per quella piccola famiglia che presto sarebbero diventati.
La ragazza si trovava sdraiata su un comodo lettino bianco mentre stringeva calorosamente la mano del suo fidanzato. Da lì a poco avrebbero finalmente scoperto il sesso del loro piccolo Puntino che, giorno dopo giorno, stava crescendo.
Sorrise maggiormente nel ricordare le espressioni delle sue più care amiche.
“Sembra una tartaruga!” aveva affermato Sana con gli occhi che le brillavano.

“Molto bene…” affermò ad un tratto la Dottoressa e stampando delle nuove foto “Le dimensioni del bambino e il battito cardiaco sono perfetti anche se…”.
“Anche se?!” esclamò allarmato Takaishi “C’è forse qualcosa che non va? Ci dica Dottoressa, dobbiamo preoccuparci? Avanti non ci tenga sulle spine!”.
“Takaishi se ci fai il favore di stare zitto la Dottoressa potrà spiegarci…” intervenne Fuka intimorita dall’introduzione ambigua della ginecologa.
“Lui si trova qui…” spiegò con un sorriso la Dottoressa ma interrotta nuovamente dal ragazzo “Quindi è un maschio!”.
“No…”
“Allora sarà una femmina!”
“Non esattamente…”
“Allora… Non riesco a capire…”
“Takaishi!” lo fulminò Fuka alzandosi leggermente dal lettino e fissando ansiosamente la Signora.
“Durante questa ecografia, come vi avevo già anticipato, abbiamo eseguito importanti controlli: a partire dalla circonferenza addominale, ai parametri cranici, per poi proseguire con molta cura alla valutazione di ogni singolo organo e parte scheletrica. Proprio qui, ho analizzato le ossa iliache in modo tale da poter scoprire il sesso del bambino che raramente risulta in posizione sfavorevole. Purtroppo infatti il piccolo è girato di schiena e di conseguenza per ora il sesso rimane un mistero…”
“Hai visto Takaishi, non è niente di grave!” sorrise Fuka osservando con dolcezza la figura del suo bambino.
Non era più un puntino, ora le sembrava una piccola tartaruga.
“L’importante è che lui stia bene!” continuò la ragazza accarezzandosi la pancia.
“Si, come le ha appena detto la sua fidanzata il vostro bambino sta benone!”
“Meno male!” si tranquillizzò Takaishi bevendo un bicchiere d’acqua offerto gentilmente dalla Dottoressa.

Immagini che lasciano il segno
E resteranno dentro ai miei occhi nel tempo.
Se ti guardo io rivedo me stesso.
Ti addormento e nel silenzio
Del tuo cuore sento il battito
Ora che sei diventata la ragione che mi muove.
Tu, inventi il tuo cielo tra linee di colore.
Tu, che hai dato alla mia vita il suono del tuo nome.
Tu, hai trasformato tutto il resto in uno sfondo.
Tu, della mia esistenza sei l'essenza.
E così
Sei riuscita a cambiarmi
Ritrovandomi
Forse un uomo migliore.
Ti proteggerò dal vento
Poi ti guarderò sbocciare.
Sei la mia motivazione
La passione che mi muove.

[Immagini che lasciano il segno – Tiromancino]
 
Era felice, forse come non lo era mai stata.
Sapeva che sarebbero sorte moltissime difficoltà, ma in quel momento non voleva pensarci.
Voleva semplicemente godersi quella serenità che forse in futuro non avrebbe più provato.
Guardò per un’ultima volta quella minuscola fotografia ripensando all’esclamazione di Takaishi “Guarda Amore ha il mio naso!”.
Depositò nuovamente la fotografia all’interno della tracolla ed entrando nell’edificio scolastico si diresse verso il bar in cui si doveva incontrare con Sana per poter rivedere insieme alcuni appunti delle lezioni.
Ultimamente aveva notato che la sua amica era molto agitata e si domandò se ciò fosse dovuto all’imminente convivenza o se in realtà la causa fosse il triangolo amoroso che cominciava a risultare pesante.
Svoltò l’angolo e, dietro al vetro delle mura del bar, cercò il viso famigliare della sua amica che casualmente si trovava in compagnia di Marco.
E meno male che con lui aveva chiuso!
Come se non bastasse, si trovavano in una posa tutt’altro che amichevole. Ma che le diceva la testa?
Cosa sarebbe successo se l’avesse vista Akito?!
Indecisa sul da farsi si morse il labbro rimanendo così a fissarli per un momento.
Perché non riusciva a lasciarlo andare? Che cosa glielo impediva?
Aveva vissuto in prima persona la burrascosa relazione dei suoi due amici e, come aveva già ripetuto la scorsa estate a Sana in riva al mare, lei credeva fermamente nel loro amore.
Infatti nonostante erano passati ormai dieci lunghi anni, ricordava come se fosse ieri lo sguardo lanciatole nel bagno delle scuole medie.

“Se continuerai ad esitare… E a dire così… Te lo ruberò!” affermò con coraggio Sana appoggiata al lavandino.
“L’hai detto…” sussurrò Fuka incredula alle parole dell’amica.
“L’ho detto!” confermò la ragazza con il cuore che batteva a mille ma con quella forza che contraddistingue solo una donna innamorata “Io finora ho cercato di essere una persona buona ma ormai sono pronta ad assumermi ogni colpa! Ormai non me la sento più di rimanere in uno stato di indecisione”.


Sarebbe stato così anche questa volta?
Sarebbe stata pronta ad assumersi la responsabilità delle sue azioni?
Preoccupata e pensierosa Fuka si diresse da sola in biblioteca. Decise di non interrompere quell’ambigua conversione perché lo sapeva, presto o tardi li avrebbe ritrovati a parlare.
Tanto vale che lo facessero subito.

 
***
 
Sono scappata via
Quando mi sono vista dentro a un labirinto
Senza decidere

Ospite in casa mia
Con sillabe d’amore tutte al pavimento
Come la polvere

Ma arrivi tu che parli piano
E chiedi scusa se ci assomigliamo
Arrivi tu da che pianeta?
Occhi sereni anima complicata.

(Laura Pausini – Simili)

In attesa che Fuka la raggiungesse nel bar dell’università, Sana si trovava seduta scomposta al solito tavolino. Sfogliava distrattamente una rivista di arredamento.
Sinceramente non c’era nessun articolo che la convincesse e non sapeva se ciò fosse dovuto dai vari mobili così simili fra loro o dal fatto che aveva altro per la testa.
Aveva sognato tanto quel momento eppure non era come se lo era immaginato.
Avrebbe dovuto essere felice e spensierata inveve al contrario si sentiva confusa, stressata e impaurita.
Era questo il suo destino?
Diamine! Aveva affrontato mille difficoltà, a volte anche più grandi rispetto alla sua tenera età.
E ora? Ora si stava perdendo in un bicchiere d’acqua. Un bicchiere che non riusciva a capire se fosse mezzo pieno o mezzo vuoto.
“Stai sognando la casa dei nostri sogni?” esclamò improvvisamente Marco avvicinandosi al viso di lei.
“Ma sei impazzito?!” urlò spaventata la ragazza “Mi hai fatto venire un infarto!”.
Mayday! Mayday!
Ignorando il fatto che il suo viso avesse assunto tutte le sfumature possibili ed immaginabili del rosso, si domandò come caspita fosse riuscito ad avvicinarsi a lei così tanto senza neppure accorgersi.
Con molta nonchalance intanto Marco si sedette accanto a lei facendo scivolare con naturalezza il suo braccio dietro allo schienale della sedia.
Gli mancava il suo profumo fresco accompagnato da quel suo solito sorriso sfacciato. Il suo modo di scherzare, di parlare e di coinvolgerti nelle sue passioni. Le sue sorprese inaspettate che avevano in un modo o nell’altro l’incredibile potere di distrarti.
Quanto gli mancava… Era sempre stato così bello?
“Certo che hai dei gusti davvero orribili!” commentò Marco osservando la pagina su cui si era soffermata.
“Nessuno ha chiesto il tuo parere!” affermò sbuffando la ragazza.
Immediatamente si spostò da lui, aveva l’assoluto bisogno di riacquistare il suo autocontrollo.
“Allora ti sposi?” ghignò Marco “Se è così posso organizzarti l’addio al nubilato!”.
A quelle parole, il peso che sentiva sullo stomaco aumentò radicalmente.
“Deficiente!” sbraitò innervosita la ragazza raccogliendo di fretta e furia le proprie cose.
“Perché ti scaldi tanto Rossa?” la seguì il ragazzo per nulla scoraggiato dal suo comportamento “Ti emoziona forse l’idea di finire tra le mie braccia?”.
“Ma tu non ti arrendi mai?!” esclamò esasperata fermandosi per poterlo guardare fisso negli occhi.
“Mai” sottolineò Marco lentamente ma con decisione.
“Marco… Seriamente, che vuoi da me?”
“Ma come Rossa non l’hai ancora capito?” affermò avvicinandosi con sguardo serio “Io voglio te!”.
“Peccato che la notte di capodanno la pensassi diversamente!” ribatté Sana esprimendo tutto il fastidio che aveva provato quella mattina.
“Sana ero ubriaco” le rispose con consapevolezza.
Era diverso rispetto al solito, l’espressione seria in volto privo del suo solito ghigno spavaldo metteva in luce la sua sincerità.
“Quindi ciò giustificherebbe il tuo comportamento?” affermò Sana inarcando un sopracciglio “Comunque non preoccuparti, non mi devi alcuna spiegazione!”continuò voltandosi per proseguire nel corridoio vuoto.
Si può sapere dove era finita Fuka?
Possibile che non vi era anima viva che potesse aiutarla?
“Aspetta…” esclamò Marco afferrandole rapidamente il polso così da raggiungere la mano di lei.
Entrambi immobili attendevano attenti l’azione dell’altro mentre i loro occhi rimanevano fissi ad osservare quel contatto così intimo.
“Ti sei mai soffermata, anche solo per un secondo, a pensare cosa io provassi quella sera? Tu credi che io sia uno stronzo senza sentimenti quando forse la vera egoista sei tu!”
“Questo non è vero!” reagì Sana sentendosi improvvisamente in colpa.
Non bastavano la confusione, i sensi di colpa, il nervosismo e la gelosia provata in quei lunghi mesi e che tutt’ora accompagnavano amorevolmente le sue giornate.
Perché anche lui ora la considerava una persona egoista?!
“Smettila di mentire!” le disse stringendole la mano “È giunto il momento di guardare in faccia alla realtà perché sappiamo entrambi qual è. Non puoi scappare per sempre!”.
Sapeva che in fin dei conti Marco aveva ragione e a malincuore non poteva più negare i suoi sentimenti. Lei ci teneva a lui e, in quel preciso istante, non sarebbe mai riuscita a confessargli che molto presto sarebbe andata a convivere con il suo ragazzo. Aveva paura di perderlo con questa decisione che in quel momento le era sembrata la scelta più giusta.
Sana durante quei mesi aveva inconsapevolmente iniziato a vedere Marco sotto una luce diversa. Quella intrigante prospettiva che le sue amiche l’avevano avvertita più di una volta di evitare, proprio perché presto o tardi si sarebbe ritrovata in un vicolo cieco.
“Io non so cosa risponderti…” abbassò lo sguardo Sana “Tengo ad entrambi…”.
“Puoi chiudere gli occhi alle cose che non vuoi vedere ma non puoi chiudere il cuore alle emozioni che non vuoi provare!”
“Io…” sussurrò Sana colpita da quella frase “Io… Non so… Ecco, credo che ora debba andare…”.




Hola! ^^
Come state?
Quanti mesi sono passati? Tanti e sono successe tante cose...
Qualche settimana fa sono diventata finalmente estetista ^.^ Alèè!!
Così, tra il tanto atteso tempo libero e il lavoro, sono riuscita a completare questo capitolo lungo ed estremamente complesso.
Purtroppo è trascorso molto tempo e sono letteralmente confusa sul finale della storia. Spero vivamente in un colpo di genio! Ahah
Un saluto caloroso alle mie Amiche, vi voglio bene! <3
Alla prossima,


Miky

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Capitolo 47
*** CAPITOLO 47 ● TI SORPRENDERAI COME TUTTO CAMBIA IN UN ATTIMO ***


CAPITOLO 47 ● TI SORPRENDERAI COME TUTTO CAMBIA IN UN ATTIMO
 
“Tanti auguri!” esclamarono in coro tre ragazze sulla soglia di casa Kurata.
La grinta e la felicità che dimostrarono però non fu abbastanza a risvegliare la festeggiata dal sonno profondo di cui era prigioniera, infatti ricambiò con uno sguardo assai assonnato e confuso.
Passarono cinque lunghissimi secondi prima che Fuka, con voce rassegnata affermò “Ecco, ci avrei scommesso. La solita dormigliona!”.
“Ragazze… Che… Che diavolo ci fate qui a quest’ora?” domandò Sana sbadigliando e grattandosi il capo.
“Ti rapiamo!” spiegò Hisae con un ghigno prendendola sotto braccio imitata poi da Aya “Avanti andiamo!”.
“Cosa?! Dai seriamente ragazze… È uno scherzo vero… Vero?” si allarmò immediatamente Sana alzando di un ottava il suo tono di voce “Sono ancora in pigiama, ho l’alito che puzza e soprattutto è notte fonda! Siete sicure di non essere ubriache?”.
“Non mi sembra ti sia mai importato molto del tuo abbigliamento… Insomma… Alle volte hai indossato costumi che solo tu potevi avere il coraggio di portare” sottolineò Fuka con la massima calma voltandosi “Comunque… Tieni questa mentina! E ora che abbiamo risolto questi elementi irrilevanti possiamo partire, abbiamo un aereo da prendere!”.
“Partire?! Ma che stai dicendo Fuka? Non posso andare da nessuna parte! Non ho avvisato al lavoro, poi c’è il discorso università e senza tralasciare Akito ovviamente!”.
“Sana non preoccuparti abbiamo già risolto tutto noi… Anche le valige!” aggiunse Hisae notando la sua espressione pensierosa.
“Buon compleanno Sana!”
“Grazie ragazze!” urlò dalla felicità dopo alcuni istanti di silenzio “Che bello! Un viaggio a sorpresa! Ma dove andiamo? E quanto staremo via? Sono troppo emozionata!”.
“Uffa… Quanto rompi! Zitta e sali sul taxi avanti!”

Le prime luci del mattino erano meravigliose, per non dire magiche.
Quelle sfumature così calde e vive, nonostante le basse temperature di marzo, si amalgamavano con estrema dolcezza nel blu della notte. Ed era strano pensare come certi luoghi comuni ad ogni essere umano, potevano sembrare terrificanti senza il dono della luce. Inoltre il silenzio dell’alba così intimo e personale accompagnava i raggi del sole oltrepassando le enormi vetrate dell’aeroporto.
Sana, con in mano la sua tazza di caffè, si sentì serena.
Respirò profondamente il senso di leggerezza che provava in quell’istante. Era come se si fosse appena liberata di un enorme peso che portava dentro di sé. Era un pensiero orribile, ma la presenza continua di Akito e Marco non riusciva più a sopportarla perché ogni sua azione avrebbe ferito l’altro incondizionatamente e, la colpa, era unicamente sua.
Perciò le sue amiche non potevano farle un regalo migliore di questo, perché solo una partenza improvvisa aveva il potere di farti sentire così.
“È il nostro!” disse Aya improvvisamente.
“Francoforte?” chiese Sana leggendo il suo biglietto aereo “Andiamo in Francia?! A Parigi! Che meraviglia!”.
Le tre amiche guardarono Sana tra lo stupore e l’imbarazzato. Speravano vivamente che fosse uno scherzo ma ovviamente non poteva esserlo visto e considerato che quell’esclamazione era uscita dalla bocca di Sana.
“Somara che non sei altro!” si irritò Fuka stringendo un pugno “È in Germania Francoforte!”.

 
***

Con il viso teso e il passo decisamente spedito, Hisae si stava dirigendo al parcheggio con un diavolo per capello. Salì sbattendo violentemente la portiera della sua automobile per poi metterla in moto con un gesto fulmineo.
In un attimo si ritrovò immersa nel traffico quotidiano senza una meta precisa.
Fremeva dalla rabbia, dalla confusione dovuta a quella situazione e dalla paura di provare un sentimento che inaspettatamente la rendeva felice.
Non aveva voglia di tornare a casa né di presentarsi al lavoro con il più falso dei sorrisi. Era strano, ma non se la sentiva nemmeno di scambiare quattro chiacchiere con le sue più care amiche. Si sentiva letteralmente a terra e, la cosa più assurda, era che la causa di ciò era completamente sua.
Prima di spegnere il cellulare scrisse rapidamente un corto messaggio a sua madre: Non aspettarmi sveglia. Ti voglio bene.
Non voleva farla preoccupare in alcun modo anche se molte volte involontariamente l’aveva fatto. Da quando suo padre era morto, aveva dato tutta sé stessa per mandare avanti la propria attività e dare il meglio all’unica figlia di 4 anni. Sorrise nel pensare alla fortuna che aveva avuto sua madre nell’incontrare dopo alcuni anni una persona che l’amasse sinceramente. Si meritava di avere accanto un compagno che la sostenesse in ogni occasione, bella o brutta che era.
Il suono forte e continuo di un clacson la riscosse dai suoi pensieri, notando così immediatamente il semaforo verde di fronte a lei.
Si asciugò il viso con il dorso della mano e ripartì, verso l’autostrada.
Sentiva il necessario bisogno di sentirsi felice e spensierata proprio come lo era stata pochi mesi prima e, senza accorgersi, si diresse in quell’unico posto magico.
La mattina seguente si svegliò sola in quell’ampia camera d’albergo. Voltandosi leggermente, alzò lo sguardo per osservare il bianco soffitto pulito. L’ansia inaspettatamente iniziò ad insidiasi in lei mentre mille pensieri sul suo spaventoso comportamento cominciava a riaffiorare nella sua mente.  Immagini nitide e parole urlate si ripetevano nella sua testa come un registratore bloccato tra i tasti rewind e play.

Non verrò più in questo posto di merda!
Ergo: non cercarmi, tra noi è finita.
Con il suo atteggiamento psicopatico, perché altri aggettivi in quel momento più opportuni non le venivano in mente, era riuscita ad ottenere l’unica cosa che non avrebbe mai voluto. Allontanare Gomi.
Per distrarsi da quei pensieri insidiosi accese il suo cellulare con ulteriore ansia.
Andando per ordine… Gomi sicuramente non si sarebbe fatto più sentire e lei era troppo orgogliosa per andare a scusarsi e spiegare il reale motivo della sua pazzia. Sua madre, altrettanto cosa ovvia, le aveva sicuramente inviato un sacco di messaggi preoccupati visto che l’unica voce che aveva sentito nel chiamarla era quella della segreteria. Infine ci sarebbero state le sue amiche, forse di loro non avrebbe dovuto preoccuparsi al momento. L’avrebbero immaginata sicuramente in compagnia di Gomi o addormentata in camera. Questa ipotesi ovviamente risultava corretta sempre che ognuna di loro non avesse combinato qualche casino, come la sottoscritta che ora si ritrovava rifugiata in una camera d’albergo.
Non appena il telefono caricò le varie applicazioni, il suo cellulare cominciò a suonare per svariate volte. Il panico e la curiosità completarono il suo stato d’animo. Lesse rapidamente i messaggi di sua madre e delle sue amiche rispondendo che stava bene e che avrebbe richiamato lei in un secondo momento.
Come aveva previsto, non ricevette nessun messaggio da parte di lui,  l’unica persona che avrebbe voluto sentire davvero.
Abbandonò il cellulare sul comodino e dopo essersi preparata alla bell’e meglio uscì dall’albergo.
Aveva bisogno di camminare e di distrarsi da quel filo ingarbugliato di pensieri presenti nella sua testa così, si era ritrovata a trascorrere la sua giornata su un’isoletta lì vicino.
Quel giorno era passato assai lentamente e la notte se si poteva era stata anche peggio.
Rigirandosi nervosamente nel letto, continuò a ripensare all’anziana signora incontrata sul traghetto, impegnata a giocherellare con un vecchio ciondolo appeso al collo. Da quello che maleducatamente aveva ascoltato, l’anziana stava raccontando ai suoi due nipotini, il primo incontro avvenuto tempo addietro nel piccolo porto dell’isoletta con il nonno ormai deceduto.
Hisae non avrebbe mai dimenticato il viso della vedova. Era come se gli occhi di lei riuscissero a rivivere quel ricordo custodito nel suo cuore e fossero trascorse solo poche ore.
Frustata si alzò dal letto, quelle quattro mura la stavano facendo impazzire. Aveva l’assoluto bisogno di aria fresca.
Si sciacquò il viso stanco e di corsa scese le scale, una tisana calda e rilassante sicuramente le avrebbe fatto bene.
Quando alzò lo sguardo però quasi inciampò sui suoi passi.
“Gomi?” sussurrò Hisae senza parole.
Le ci volle un momento prima di riprendersi dalla sorpresa.
“Come hai fatto a trovarmi?”
Il ragazzo con passo sicuro lentamente le si avvicinò “Era l’unico posto in cui sapevi che ti avrei trovato. Ora per piacere spiegami cosa ti ha preso l’altro giorno, perché quella non eri tu”.
Non poteva crederci…
Gomi, il suo Gomi era lì ad un passo da lei.
Non pareva arrabbiato ma assai confuso.
Delle lacrime traditrici iniziarono a rigarle il viso mentre un caldo sentimento nasceva nel suo cuore. Insieme a lui riusciva a sentirsi completa e fu proprio in quell’istante che capì realmente quanto desiderasse stare con lui. Quanto Gomi ci tenesse a Hisae nonostante le mille imperfezioni che potevano esserci nel suo carattere tenace.
In un attimo si ritrovò fra le sue braccia. Come si sentiva divinamente bene…
“Scusami…” sussurrò rabbrividendo mentre Gomi le baciava dolcemente la fronte.
Rimasero uniti in quell’abbraccio assaporando profondamente il profumo dell’altro mentre i battiti dei loro cuori battevano forti e veloci.
“Giurami che non saremo come quelle coppie…”
“Saremo tutto ciò che vorremo essere” affermò staccandosi da lei per guardarla negli occhi.
Hisae con un timido sorriso si avvicinò a quelle labbra che conosceva alla perfezione. Fu un bacio dolce, sincero e desiderato.
“Ti amo…” sussurrò sulla bocca di lui guardandolo con quegli occhi da sognatrice che Gomi amava vedere.
La strinse se si poteva ancora più forte a sé fino a farla ridere dalla felicità.
“Ti amo anche io!”
E riprese a baciarle ogni piccolo dettaglio del suo viso che sapeva a memoria.


La gentile voce meccanica della hostess distrasse Hisae dai suoi ricordi.
Erano atterrate a Francoforte in perfetto orario.
Dopo aver afferrato con enorme fatica le valigie, Sana seguì attentamente le sue amiche. Non riusciva a capire perché le ragazze non si dirigessero verso l’uscita che, era riportata a caratteri cubitali.
“Non so se ci avete fatto caso ma l’uscita sarebbe per di là!” indicò ad un certo punto Sana con fare ovvio.
“Sana per favore stammi vicino!” le rispose dolcemente Aya prendendola per mano “Dobbiamo andare a fare il check-in e ti conosco, ti distrai troppo facilmente. Non ho intenzione di cercarti per tutto l’aeroporto!”.
Neanche riuscì a completare la frase che Sana curiosa si voltò verso lo sportello per leggere la loro destinazione.
“Grecia?!?!” urlò attirando l’attenzione degli altri viaggiatori che la guardavano di traverso.
“Sana per favore calmati!” esclamò Hisae rossa in viso vedendo il balletto improvvisato della sua amica che pareva non essersi accorta di nulla.
“Vuoi farti riconoscere da qualche paparazzo per caso?” le chiese con un ghigno Fuka ottenendo così subito l’effetto desiderato.
“Grecia, andiamo in Grecia!” canticchiò Sana a bassa voce con un enorme sorriso.

 
***

Seduta al solito bar, Aya stava aspettando da una buona mezzora l’arrivo di Naozumi.
Si erano accordati di ritrovarsi lì per un tranquillo aperitivo così da essere lontani da sguardi indiscreti.
Con gesto ansioso tirò su la manica del suo caldo maglioncino per verificare nuovamente l’orario che si era fatto. Le lancette scorrevano ritmicamente senza sosta. Alzò lo sguardo verso l’ingresso mentre cercava in rubrica il numero del suo fidanzato che, ovviamente come ormai era solito accadere, non rispose. Spazientita lasciò sul tavolino il conto e se ne andò.
Non appena arrivò a casa, si diresse a tutta velocità in camera sua. Prese il portatile e scrisse sinuosamente tutto ciò che il suo cuore provava ormai da troppo tempo e che non poteva più tacere.


Caro Naozumi,
Scusami se non sono riuscita ad aspettare.
Avrei tanto voluto parlarti di persona ma non riesco più a tenermi dentro questi pensieri che ti giuro, mi stanno divorando.
Potrei incolparti dicendoti che è a causa del tuo lavoro se siamo finiti in questa spiacevole situazione ma sarei falsa ed egoista. Tu ami ciò che fai e vederti inseguire il tuo sogno è meraviglioso, sei un attore eccezionale oltre che una persona meravigliosa.
Insieme a te ho trascorso dei bellissimi momenti che non dimenticherò, mi hai fatto sentire speciale e spero che anche io sia riuscita a trasmetterti qualcosa di bello.
Ti meriti accanto una persona buona che riesca a darti tutto ciò di cui hai bisogno per essere felice.
Ti prego non odiarmi…
Spero che un giorno potremmo vederci ancora come due buoni amici.
Grazie per essermi rimasto accanto nonostante sapessi da sempre la verità.
Ti auguro il meglio.
Un abbraccio,

Aya   


Rilesse un paio di volte prima di decidersi ad inviare l’e-mail.
Non sapeva di preciso cosa volesse realmente, ma finalmente piano piano stava iniziando a capire di cosa non avesse bisogno. E in quel momento Naozumi Kamura per quanto fosse speciale non era il ragazzo per lei.
Respirò profondamente e premette il tasto invio.
Era decisamente una sensazione strana oltre che completamente controsenso, ma si sentì libera. Come se un grosso macigno si fosse disintegrato e finalmente potesse respirare a pieni polmoni l’aria fresca intorno a lei.


Lentamente Aya riaprì gli occhi, aveva sempre odiato i decolli. Le davano una sgradevole sensazione di nausea. Si voltò verso le sue amiche che parlavano e scherzavano con disinvoltura. Le fissò a lungo con un sorriso mentre la sua mente viaggiava a qualche settimana precedente.
Ci aveva pensato parecchio, analizzando la sua scelta da ogni punto di vista non considerando però un elemento fondamentale: la vita non si ferma mai, va avanti nonostante tutto.
Non avrebbe mai immaginato di vedere Tsuyoshi sereno e teneramente imbarazzato in compagnia di un’altra persona che non fosse lei. Era arrivata troppo tardi, aveva perso quell’amore che in passato aveva coltivato con gioia e dedizione. Quante lacrime aveva versato in quei giorni… Solo in quel preciso momento in cui aveva visto quello sguardo che mai avrebbe dimenticato del suo ex fidanzato capì i suoi errori, ma soprattutto vide la realtà che aveva sempre saputo nel profondo del suo cuore.
Nonostante stesse provando un dolore indescrivibile in cui solo il tempo conosceva quanti mesi ci sarebbero voluti nel ricordare quel suo amore adolescenziale con un sorriso, non se la sentiva di andare a scombussolare nuovamente la vita di Tsuyoshi. Ora capiva come si era sentito in passato e si meritava il meglio. Sicuramente questo viaggio poteva significare solo una cosa: un nuovo inizio.
“Aya ci sei ancora?” esclamò Sana muovendole una mano davanti agli occhi “A cosa stai pensando?”.
“Co-come? Ah, no. Non pensavo a nulla credimi!” si chiuse a riccio la ragazza.
Non aveva raccontato nulla alle sue amiche, aveva semplicemente affermato che voleva del tempo per pensare a sé stessa. D’altro canto le ragazze avevano assecondato la sua richiesta senza farle troppe domande inopportune poiché comprendevano perfettamente lo stato d’animo di Aya.
 
***
 
“Buon compleanno Kurata!”
“Grazie Hayama!” sorrise timidamente Sana.
Era strano non essere lì in sua compagnia in un giorno così importante per lei.
“Contenta per la sorpresa?”
“Si, molto! Non me lo sarei mai aspettata”
“Lo sai come sono fatte… Anche se sarebbe stato molto più consono un trattamento anti età!” scherzò il ragazzo “Ho notato che cominciano a formarsi alcune brutte rughe!”.
“Giuro che vengo li e ti prendo a calci!” urlò la ragazza con tutto il fiato che aveva in gola “Oh chiedo scusa… Non dicevo a lei…” voltandosi dall’altra parte continuò “Guarda che figure mi fai fare!”.
“Sana…”
“Si…” sussurrò.
Il tono di Akito si fece improvvisamente serio. Non riusciva a capire il reale motivo, ma percepiva l’imbarazzo di lui o forse… Non era timidezza ma un sentimento più profondo e difficile da esprimere.
“Quando tornerai la casa sarà ormai pronta. Lo sai vero?”
“Si…” ripeté Sana “Ormai manca poco… Siamo agli sgoccioli…”.
“Divertiti allora e… Fai buon viaggio!”
“Gra-grazie. Ti scrivo quando arrivo allora…”
“Ti amo”
Non appena udì quelle parole non riuscì a respirare, era come se tutto l’ossigeno presente in quell’ampia sala stesse per esaurire. Non riusciva a spiegarsi il perché ma le pareva un ti amo diverso dalle altre volte, come se in quelle uniche due parole le avesse comunicato molto di più. Aveva percepito paura, confusione, speranza… Quasi come se quel momento fosse stato un addio.
“Anche io Aki… Ci sentiamo…”
No, forse se lo era solo immaginata… Loro erano Sana e Akito.
Erano riusciti a ritrovarsi dopo parecchi anni ricostruendo un solido rapporto. Presto sarebbero andati a convivere. Erano felici e innamorati.
Si ripeté Sana fissando il display del suo telefonino in cui vi era la foto di loro due.
Stavano troppo bene insieme e nulla avrebbe potuto dividerli.
Si, ne era sicura! Eppure…


Eppure erano trascorsi un paio di giorni dal loro arrivo a Mykonos e nonostante si trovasse lontano da casa, in compagnia delle sue ragazze a sorseggiare un ottimo cocktail al tramonto, non era riuscita ancora a scollegare il cervello. Continuava a rimuginare sugli eventi trascorsi.
Era stata una breve ma intensa telefonata. Ok, stava parlando di Akito Hayama, si ripeteva fra sé e sé. Ragazzo attraente, misterioso ma poco loquace. Fiero di sé e protettivo, alle volte arrogante ma onesto.
Akito osservandola con attenzione era riuscito sempre a comprenderla dandole coraggio e sicurezza. Attributi che a lei mancavano ma che pochi erano riusciti a cogliere. Era in grado di leggerla come un libro aperto e, in quel preciso momento, ebbe il timore che lui conoscesse già tutte le risposte alle mille domande che le frullavano in testa.
Perché allora, nonostante il suo orribile comportamento Akito le rimaneva accanto?
L’amore era cieco a tal punto o non riusciva ad immaginare una vita senza di lei?
Erano talmente abituati a rincorrersi che forse avevano perso la loro spensieratezza?
Più rimuginava su ogni piccolo dettaglio e più i dubbi aumentavano. Da lì a poco avrebbe avuto un esaurimento nervoso, ne era certa.
Ma come caspita facevano le sue amiche a divertirsi così?!
Avvicinandosi al tavolino appoggiò la testa fra le mani spostando il suo sguardo dalla festa all’orizzonte.
Ma chi voleva prendere in giro?
Era lei il problema. Cazzo!
Akito sicuramente aveva dato tutto sé stesso per far funzionare la loro storia, tanto da svelare gesti che nemmeno lei si sarebbe mai aspettata di ricevere da lui. Lo aveva desiderato da sempre, dal primo giorno in cui i suoi occhi vispi avevano incontrato quelli spenti di lui.  
Come aveva fatto Marco a far vacillare le sue convinzioni.
Bastava davvero così poco per dividerli?
Possibile che ogni volta non riuscivano a comportarsi come due normali persone?
Parlare, confrontarsi, discutere per poi chiarire. La prassi insomma!
Ma la domanda principale a cui non riusciva proprio a rispondersi era una. Perché si trovava in quella situazione? Il legame instaurato giorno dopo giorno con Marco era riuscita a farla innamorare? Oppure era solamente un altro ostacolo che lei e Akito avrebbero dovuto affrontare per raggiungere il loro felici e contenti?
“Avanti signorine!” esclamò un ragazzo trascinando con sé una spaventata e distratta Sana in compagnia di un’allegra Hisae.
Al centro del locale si stava tenendo infatti una danza popolare di origine greca e nonostante le due ragazze cercassero di imitare i movimenti fluidi e rapidi degli altri partecipanti, non riuscivano ad azzeccare nemmeno un passo. Si limitavano a camminare saltellando ogni tanto sotto lo sguardo divertito di Fuka e Aya che battevano le mani a ritmo di musica.
“Piede destro, no sinistro! Uffa Hisae ma come si balla? È troppo complicato!”
“Non lo so Sana! Limitati a saltellare e divertiti!” le rispose l’amica sorridendo.
“Mi sto divertendo!” sottolineò Sana inciampando sui suoi stessi passi.
“Davvero? Allora sentiti libera… Non pensare a nulla. Né ad Akito né a Marco o a qualunque altra preoccupazione. Goditi semplicemente questi giorni e ritrova te stessa… Devi riprendere in mano la tua vita Sana!”

Da quel momento in poi Sana ascoltò il consiglio della sua amica e cercò di scordarsi di tutti i suoi drammi. Insomma le sue amiche le avevano organizzato un viaggio in Grecia per il suo compleanno e lei voleva realmente spendere le sue giornate a pensare a ogni possibile scelta?
Assolutamente no.
Così era giunta ad un’unica soluzione… Forse sarebbe stato proprio il destino a mescolare al meglio le carte così da indirizzarla verso la strada più appropriata.
Le sembrava impossibile ma finalmente era riuscita a scollegare il cervello.
I giorni trascorrevano ad una velocità che nemmeno Sana si sarebbe immaginata. Era meraviglioso vedere dal vivo le antichità della Grecia e poter ascoltare gli appassionati raccontare la storia. Amava osservare quei bellissimi panorami dai mille colori che la facevano sentire viva. E mai avrebbe scordato il colore bianco delle case che venivano risaltate dal bellissimo blu del mare.
Chiuse gli occhi e sollevando lentamente le braccia ascoltò il rumore del vento ispirando il profumo di salsedine. Sorrise, le pareva di volare libera in alto nel cielo.
La vita era diversa lì. Sicuramente non era frenetica e tanto meno caotica come il Giappone anzi… Non sapeva se era dovuto alla bassa stagione di turismo o se fossero altri i motivi però aveva osservato i visi delle persone e aveva notato come il valore della vita fosse ancora importante.
Mancavano ormai pochi giorni al loro rientro e purtroppo il tempo non era dei migliori. Pioveva e sembrava proprio che non volesse migliorare. Così dopo aver trascorso la mattinata nella loro ampia camera decisero che un unico posto avrebbe potuto salvare quella giornata fredda e piovosa. Aya navigando su internet aveva infatti scoperto un edificio non troppo lontano dall’hotel in cui alloggiavano. Si trattava di un’enorme piscina munita di scivoli acquatici e area SPA. Senza perdere troppo tempo si prepararono e chiamarono un taxi che le avrebbe portate verso la salvezza.
Ovviamente Sana non poteva sapere che quella sera avrebbe ricevuto una visita del tutto inaspettata.
 
***
 
La mattina del 7 marzo Marco si era diretto verso l’abitazione di Sana pronto a farle una sorpresa per il suo compleanno, non sapendo però che in realtà stavolta era stata lei ad avergliela fatta. La signora Shimura per la seconda volta di seguito gli aveva comunicato che la ragazza era partita per la Grecia in compagnia delle sue amiche e che sarebbe tornata fra qualche giorno. Possibile che ogni volta che la cercava a casa, lei non era mai presente. Insomma doveva prenotare un appuntamento per riuscire a incontrarla?
“Posso lasciarglieli lo stesso?” domandò Marco indicando il suo regalo.
“Oh certamente! Vado subito a recuperare un vaso. Si accomodi pure, io torno subito!”
“Grazie…” affermò il ragazzo guardandosi attorno curioso.
Si avvicinò ad una mensola in cui vi erano delle fotografie e sorrise nel vedere una buffa bambina  appesa a testa in giù. Si ricordò delle simpatiche puntate di “Evviva l’Allegria” in cui la vedevano protagonista e pensò subito alla naturalezza di Sana nell’interpretare ogni singolo personaggio.
Chissà se le mancava recitare…
Depositò il mazzo di girasoli sul tavolo e se ne andò.
La settimana trascorse ma di Sana ancora nessuna traccia, al contrario venerdì pomeriggio rientrando a casa ricevette una sorpresa. Appoggiata sul suo letto vi era una busta spedita da una delle migliore scuole che Marco tempo addietro aveva selezionato.
Sedendosi sul letto sospirò.
Prese in mano la lettera e iniziò a rigirarsela fra le dita. All’interno vi era la risposta che avrebbe forse esaudito il suo sogno. Ciò lo rendeva assai nervoso, dopotutto era solo grazie a Sana se ora si ritrovava con la speranza di essere entrato in quella scuola.
Con un gesto deciso aprì la busta e molto velocemente lesse fra le righe.
“Bella prova…” sussurrò semplicemente.
Nascose la lettera in un cassetto e scese le scale, si infilò il giubbino per poi dirigersi al solito bar in sella alla sua moto.
“Tutto bene?” domandò Simon notando subito il mal umore dell’amico.
“Si si tutto bene” rispose scocciato “Ascolta Lucas perché non chiedi al tuo amico di passare di qui visto che la sua bella fidanzata è a spasso per l’Europa?!”.
“Credo sia di turno!”
“Andiamo a trovarlo allora!” esclamò Marco alzandosi dal tavolo.
“A che gioco stai giocando?” chiese Simon raggiungendolo “Non per rovinarti i piani ma quasi sicuramente ci sarà il fidanzato di Sana e tu vuoi andare proprio lì?! Ti sei bevuto il cervello per caso!”.
“Non so di cosa tu stia parlando Simon”
“Non prendermi in giro! Non ho intenzione di passare una serata di merda. Chiaro?”
“Cristallino” affermò Marco con un ghigno “Avanti sali!”.
Il locale dove lavorava Gomi si trovava a qualche isolato di distanza.
Appena entrati Marco individuò subito il barista nonostante la quantità di gente presente all’interno di quell’ampia stanza. Doveva riflettere, non poteva assolutamente domandargli in quale struttura Hisae alloggiava. Sarebbe stato troppo rischioso, per fino un tipo come Gomi si sarebbe insospettito.
“Che ci fai tu qui?” domandò scocciato una voce alle sue spalle.
Marco spontaneamente ghignò. Provava una certa soddisfazione nel vedere il fastidio di Akito.
“Quello che ci fai tu…” scrollò le spalle “Vuoi una birra?!”.
“Vedi di non provocarmi!” rispose Akito.
Non lo sopportava. Lo avrebbe volentieri preso a calci in culo. Da quando Sana aveva conosciuto Marco, il suo umore era assai lunatico e ovviamente la loro relazione ne risentiva giorno per giorno.
“Farò del mio meglio…”
Poco dopo Gomi approfittò della sua pausa per salutare Lucas e i suoi amici e ovviamente Marco non perse l’occasione per tessere la sua tela.
“Ti stai godendo questi giorni liberi senza Hisae?” scherzò ironicamente Marco.
“Si anche se sicuramente si staranno divertendo più loro che noi! Insomma… Mykonos è proprio una bella isola nonostante non sia estate!”
“Poco ma sicuro…” affermò Marco riflettendo sul da farsi.
Aveva l’assoluto bisogno di quella informazione.
“Qualche anno fa siamo andati anche noi al Paradise Beach. Cosa hanno scelto di visitare loro?” intervenne Simon lanciando un’eloquente occhiata al suo amico.
Non riusciva a comprendere il motivo per il quale Marco si interessasse tanto a quella vacanza.
“Sono a Ornos… Mi pare alloggino al Mykonos Blanc. Sono riuscite a trovare ottimi prezzi vista la stagione in cui ci troviamo!”
“Quanti anni sono passati?! Quella si che era stata una vacanza!” esclamò Lucas “Avevamo finito le superiori… Ah, mi manca l’estate. Tutte quelle ragazze e i loro…”.
“Lucas non preoccuparti abbiamo afferrato il concetto!” scherzò Will “Non vorremmo che ti sporcassi!”.
“Non sono io quello dei 30 secondi!”
“Ho paura di sapere come abbiate sperimentato la cosa…” disse Simon alzando gli occhi al cielo mentre gli altri ridevano.
Finalmente Marco riuscì a ridere con spensieratezza, il suo sguardo era illuminato e carico tanto che tornò a guardare Akito che lo fissava con serietà dal bancone.
“Lo sai che mi devi un favore!” esclamò Simon approfittando dell’assenza di Lucas e Will.
“Perché mai dovrei essere in debito con te?!” inarcò un sopracciglio.
“Non fare il furbo con me Marco. Ti serviva quell’informazione per combinare qualche tuo solito casino!”
“Così mi offendi…” rispose Marco innocentemente mentre Simon lo fulminava “Ok, devo vedere Sana! Contento?!”.
“Adesso?!”
“Si ora! Devo parlare con lei!”
“Stop! Non voglio assolutamente essere coinvolto nel tuo perfido piano. Basta che mi offri il prossimo giro!”
 
***
 
Io non lo so quanto tempo abbiamo
quanto ne rimane.
Io non lo so che cosa ci può stare.
Io non lo so chi c’è dall’altra parte
non lo so per certo
So che ogni nuvola è diversa
so che nessuna è come te

Marco era atterrato all’aeroporto di Mykonos da poche ore e si stava dirigendo tramite un taxi all’hotel in cui alloggiava Sana.
Osservava distrattamente la strada dal finestrino, sentiva un nodo alla bocca dello stomaco.
Sorrise però nell’osservare le goccioline della pioggia scorrere sul vetro dell’autovettura. Aveva amato da sempre quelle giornate e non poté dimenticarsi di quella lontana conversazione avvenuta con Sana all’uscita dell’università.
Dio doveva proprio essere impazzito!
Si era diretto li solo per lei, non sapendo nemmeno se l’avrebbe realmente incontrata… O forse, si era semplicemente innamorato.
Io non lo so se è così sottile
il filo che ci tiene.
Io non lo so che cosa manca ancora.
Io non lo so se sono dentro o fuori
se mi metto in pari.
So che ogni lacrima è diversa
so che nessuna è come te

“Eccoci arrivati” disse l’autista interrompendo lo scorrere dei suoi pensieri.
Pagò la corsa e scese dal taxi. Sotto la pioggia, rimase dall’altro lato della strada a fissare immobile l’albergo. Poi, facendosi coraggio entrò nella hall.
“Buonasera signore” affermò un giovane ragazzo alla reception “Come posso esserle utile?”.
“Buonasera…” rispose Marco guardandosi intorno “Sono… Sono Marco, il ragazzo di Sana Kurata. So che la ragazza è vostra ospite… Perciò può gentilmente lasciarle un messaggio? Le dica che sono venuto fino a qui perché ho il bisogno urgente di parlarle…”.
“Se risulterà che la signora Kurata abbia prenotato una camera qui da noi, glielo comunicherò immediatamente”
“La ringrazio. Le dica che l’aspetto in questo locale…” affermò consegnandoli un bigliettino da visita “Arrivederci e grazie ancora!”.
“Buona fortuna!”
Sono sempre i sogni a dare forma al mondo.
sono sempre i sogni a fare la realtà.
sono sempre i sogni a dare forma al mondo
e sogna chi ti dice che non è così
e sogna chi non crede che sia tutto qui

Io non lo so se è già tutto scritto
come è stato scritto
Io non lo so che cosa viene dopo
Io non lo so se ti tieni stretto
ogni tuo diritto
So che ogni attimo è diverso
so che nessuno è come te
 

***
 
“Uffa!” si lamentò Hisae stendendosi sul letto “Non vuole smettere di piovere!”.
Erano tornate da poco dal loro pomeriggio rilassante e Sana stava approfittando di quel momento per rispondere ad alcune e-mail.
Inaspettatamente il telefono della camera prese a suonare e le ragazze si scambiarono sguardi confusi.
“Chi sarà?” domandò Aya.
“Non so, avete ordinato qualcosa?”
“No…”
“Pronto…” rispose Fuka “Si, un attimo. Sana la reception ha bisogno di parlarti!”.
La ragazza sorrise “Ho capito. È un’altra sorpresa!”
“No… davvero…”
Ma l’amica non l’ascoltò e con allegria rispose al telefono “Si, sono Sana Kurata!”.
Trenta secondi dopo, il viso di lei cambiò radicalmente espressione, tanto che non appena chiuse la telefonata si fiondò in bagno.
“Che è successo?!” urlarono preoccupate in coro le amiche “Apri la porta! Sana!!”.
Il cuore di Sana batteva all’impazzita. Non poteva crederci, Marco era qui. In Grecia. A Mykonos.
La stava aspettando a pochi metri dall’albergo… Perché? Cosa voleva? Come aveva fatto a trovarla? E ora… Ora che faceva?
Doveva incontrarlo o ignorarlo?
Che avrebbe detto Akito? E le sue amiche?
Poteva essere uno scherzo? Aveva fatto tutta quella strada solo per lei…
Dopo più di trenta minuti uscì dal bagno e immediatamente la riempirono di domande. Doveva capirle, erano spaventate per la sua reazione ma in quel momento non poteva fornire spiegazioni.
“Ho bisogno di una boccata d’aria…” sussurrò semplicemente “Torno subito… Davvero…”.
“Sana ma che stai dicendo? Dove vai?”
“Ci stai facendo preoccupare!”
“Non è nulla davvero… Rei non ricordava dove aveva messo le fedi… E stava impazzendo…” improvvisò Sana.
Ok, avrebbe potuto inventarsi una scusa più credibile ma non riusciva a ragionare in quel momento. Le girava la testa.
“Le fedi…” ripeté Fuka per nulla convinta “Rei non trovava le fedi?”.
“Esatto! Lo conosci no?”
“Sei sicura Sana?” si intromise Aya “Perché possiamo aiutarti se vuoi…”.
“Davvero ragazze, torno fra poco!” concluse Sana chiudendo la porta dietro di sé.
Velocemente si diresse verso il locale in cui Marco le aveva dato appuntamento e lo vide seduto ad un tavolo.
Non era uno scherzo. Marco era volato in Grecia solo per vedere lei…
In quel momento non riuscì più a muovere un muscolo, valeva davvero la pena incontrarlo in quelle circostanze?
Che conseguenze ci sarebbero state?
Rimase ad osservarlo con maggior attenzione. Il suo sguardo era diverso dal solito… A cosa stava pensando con così tanta intensità?
Era successo qualcosa di grave da non poter aspettare il suo ritorno?
“Good evening Miss. A table for one?” le domandò un cameriere avvicinandosi e facendola spaventare.
“È?! Come… Dice a me?!”
Marco notando la sua presenza, sorrise nel vederla lì a pochi passi da lui.
Ok, ora non poteva più tirarsi indietro.
Imbarazzata Sana sorrise e lentamente si avvicinò al tavolo.
 


*LIGABUE - SONO SEMPRE I SOGNI A DARE FORMA AL MONDO


Ciao ragazze!
Dopo più di un anno e mezzo finalmente sono riuscita a scrivere!!
Purtroppo ho avuto un enorme blocco sul finale e non sapevo più da che parte muovermi... Lentamente sto arrivando ad una conclusione!
Non so quando riaggiornerò nuovamente ma sicuramente questa storia avrà un finale!
Vi auguro un buon 2018!
Un bacione!!

Miky

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Capitolo 48
*** CAPITOLO 48 - A PRESTO! ***


CAPITOLO 48 ● A PRESTO!

 
Imbarazzata Sana sorrise e lentamente si avvicinò al tavolo in cui Marco era seduto.
“Ciao Rossa!” esclamò il ragazzo con un bellissimo sorriso andandole incontro.
“Ehi…” sussurrò Sana timidamente.
“Buon compleanno!”
L’abbracciò forte, con disinvoltura. Sana rimase scossa da quel contatto così naturale e di impatto.
Onestamente, si era immaginata mille scenari possibili e in tutti lei risultava estremamente impacciata e trasparente agli occhi di Marco.
“Grazie Marco… Anche se ormai è passato da una settimana…”
“Che importa, ci tenevo a farteli di persona! Dai sediamoci!”
Sana rossa in viso meccanicamente si sedette.
Sapeva perfettamente che non sarebbe mai riuscita a camuffare il suo stato d’animo, meno male che aveva studiato recitazione… Astutamente nascose le mani sotto il tavolino così da poter sfogare in qualche modo l’agitazione che il suo corpo palesemente mostrava.
Assurdo! Si trovava in un locale greco in compagnia di Marco e nessuno era a conoscenza del loro incontro. Che diavolo sarebbe successo ora?
“Sono contento che tu abbia deciso di accettare il mio invito…”
“Beh… Sei venuto fin qui solo per me… Insomma, significa che devi dirmi qualcosa di realmente urgente se non potevi aspettare il mio ritorno. E poi, devo ancora ucciderti per aver affermato di essere il mio ragazzo!”
Marco rise sfidandola “Come se ti desse fastidio essere la mia ragazza…”.
“Marco…” lo minacciò Sana.
“Dai sto scherzando, giuro. Era l’unico modo per farti recapitare il messaggio!”
“Va bene… Mi fido!”
“Sto morendo di fame, ordiniamo qualcosa!” concluse il ragazzo prendendo il menù.
Sana semplicemente annuì.
Ne era sicura, la sua testa sarebbe esplosa da lì a poco a causa di tutti quei pensieri e quelle paranoie che in quel momento la stavano bombardando.
Se ne usciva così? Sto morendo di fame, ordiniamo qualcosa!
Ovvio… pensò Sana. Tanto era lei a pendere dalle labbra di lui.
Che ansia!
Come caspita faceva Marco a rimanere così calmo?! Era lì seduto di fronte a lei, bello sereno a sfogliare il suo menù come se fosse una tranquillissima e banale situazione quotidiana.
Peccato solo che di normale non vi era assolutamente nulla!
Possibile che riusciva a comportarsi con estrema naturalezza anche in un’occasione simile. Si ricordò del loro primo incontro e di come si fosse presentato in modo sicuro e spavaldo.
Respirò profondamente cercando di rilassarsi, prese il secondo listino davanti a lei e si avvicinò spontaneamente a lui per poterlo osservare con più accuratezza.
Era felice, lo si vedeva dal sorriso stampato sul suo volto. Il suo sguardo però era insolitamente fisso e distratto da qualche minuto. Forse si stava sbagliando, ma ebbe come la sensazione che la sua mente fosse lontana. Era come se stesse cercando di formulare un importante pensiero.
Cosa le stava nascondendo?
“Hai scelto Marco?” chiese Sana non ottenendo alcuna risposta “Marco? Ci sei?”.
“Rossa rilassati e fai respirare quel pezzo di carta!” rispose semplicemente alzando lo sguardo e incrociando le braccia.
La stava per caso prendendo in giro? L’aveva raggiunta dall’altra parte del pianeta senza preavviso e lui tranquillamente le diceva di rilassarsi. NO! Da lì a poco avrebbe delirato nel vero senso della parola. Non riusciva più a contenere la sua agitazione.
“È inutile che mi guardi così, non sono io quello che è scappato dall’altra parte del mondo senza avvertire!”
“Io non sono affatto scappata!” esclamò Sana quasi offesa da quell’affermazione.
“Ah no?”
“Non credo di doverti dare alcuna spiegazione al riguardo!” gonfiò le guance.
“Perciò se io un bel giorno sparissi senza avvisarti a te non importerebbe?”
“Esattamente!” mentì orgogliosamente.
Una volta tanto era riuscita a prevalere sulla determinazione di Marco. Uno a zero per lei!
“Buono a sapersi…” ghignò Marco chiamando il cameriere che prese velocemente le loro ordinazioni.
“È forse successo qualcosa?” domandò Sana di getto.
“Parto fra due settimane…”
“Vai a trovare tuo fratello?”
“Tornerò fra circa un anno penso…” rispose recuperando dalla tasca la lettera che aveva ricevuto solo alcuni giorni prima.
Velocemente prese quel foglio che le stava porgendo e, nonostante avesse tra le mani il documento che certificava l’ingresso ai corsi, Sana non riusciva a realizzare ciò che Marco le aveva appena comunicato.
“Non ci posso credere… Ti hanno preso!” urlò di gioia abbracciandolo di slancio “Sono così contenta per te! Il tuo sogno sta per realizzarsi, ti rendi conto?! E i tuoi come l’hanno presa? Non hai litigato con tuo padre vero… E Simon?”.
“Non lo sa ancora nessuno…” le disse mentre Sana sorpresa si staccò da lui.
“Come sarebbe a dire? Non dirmi che stai pensando di rifiutare l’offerta! Marco non fare stupidaggini, tu ci devi andare in quella scuola! È ciò che sogni da sempre e… E saresti un vero deficiente se tu ora…”
“Volevo che fossi tu la prima a saperlo…” spiegò Marco interrompendola.
Con un enorme sorriso Sana abbracciò ancora più forte il ragazzo.
Era così contenta per lui anche se in cuor suo sapeva che ciò significava non poterlo vedere per parecchio tempo. Un anno… Trecentosessantacinque giorni. Giorno più, giorno meno. Cosa voleva che sia?
Quante cose sarebbero successe da lì all’anno prossimo? In fondo lei era un’esperta, quante volte aveva colto l’occasione al volo prendendo il primo aereo per sfuggire dai suoi problemi. Fra qualche giorno sarebbe andata a convivere con Akito, il suo primo amore mentre Marco avrebbe finalmente realizzato il suo sogno lontano da lei.
Come avrebbe fatto senza di lui?
Si era talmente abituata alla sua presenza che nonostante avesse sperato sempre che riuscisse a inseguire il proprio sogno, sentì uno strano sentimento emergere in lei. Non era qualcosa di nuovo, anzi… Si sentiva come se non riuscisse più a contenere tutti quei sentimenti che aveva sempre rinnegato e nascosto agli altri ma soprattutto a se stessa.
Una lacrima traditrice iniziò a scenderle lungo il viso.
Non l’avrebbe più visto gironzolare per i corridoi dell’università né a lezione a comporre distrattamente i suoi testi. Non avrebbe più potuto godere della sua allegra e fresca compagnia né si sarebbe potuta più arrabbiare per la sua impavida sicurezza nel conquistarla.
Non avrebbe più ascoltato i suoi testi, la sua musica, il suo modo di interpretare guardandolo dal vivo.
Avrebbe dovuto aspettare un intero anno per poter rivedere quel suo sorriso che l’aveva fin da subito colpita. Forse non sarebbe neppure più ritornato in Giappone, magari avrebbe sfondato in America… In fondo lo sapeva, Marco era una vera e propria bomba di energia e sicuramente chiunque lo avrebbe ascoltato sarebbe rimasto colpito. Non possono perdersi un ragazzo in gamba come lui! Non esiste!
“Scusami…” sussurrò Sana con le guance umide e rosse di imbarazzo  “Ti sto bagnando la giacca…”.
Marco sorrise nel vederla così piccola e fragile tra le sue braccia.
“Sono lacrime di felicità?” domandò stringendola più forte a sé assaporando il suo dolce profumo.
Sana annuì nascondendo il volto, temeva che potesse comprendere i suoi pensieri.
“E io che mi illudevo potessi sentire la mia mancanza!” affermò baciandole dolcemente il capo.
“Per te il tempo volerà… Fidati!”
“Sana mi mancherai anche tu, giuro!” affermò allontanandola per poterla guardare negli occhi “Però… Forse questa lettera è arrivata nel momento più opportuno. In fondo tu stai andando a convivere…”.
Immediatamente lei lo guardò sorpresa, come faceva a saperlo?
“Non mi guardare cosi... L’ho capito quel giorno che ci siamo incontrati al bar. Non credo che fossi sommersa di riviste perché non avevi di meglio da fare…” continuò Marco prendendole la mano “Il mio sogno si sta avverando principalmente grazie a te che mi hai dato la forza di crederci!”.
Sana la strinse forte.
Era come se potesse sopravvivere grazie a quel semplice contatto. Si sentiva persa ad ascoltare quel breve discorso che raccontava la pura realtà dei fatti. Entrambi erano riusciti a realizzare ciò che avevano da sempre desiderato. Riusciva a percepire perfettamente la sicurezza e l’orgoglio di essere riuscito ad ottenere ciò che gli emozionava fare. Perché allora lei al contrario non era entusiasta della sua vita?
“Sana che ti prende?” le chiese usciti dal quel piccolo bar “Non hai toccato cibo… Non è da te!”.
“Sto bene!” mentì “Sono solo ancora stupita dalla tua sorpresa accompagnata da una notizia così meravigliosa!”.
Subito sfoderò il suo miglior sorriso, doveva convincerlo in qualunque modo, non avrebbe mai mostrato il suo dolore né i suoi sentimenti che aveva compreso realmente solo in quel momento. Che egoista che era! Non era il suo ragazzo e, se pur apprezzando tutte le sue attenzioni, aveva rifiutato ogni sua avance. Eppure ora non riusciva anzi non voleva lasciarlo andare.
Perché solo in quel preciso momento riusciva a capire i sentimenti che la legavano al ragazzo.

Well you only need the light when its burning low
Only miss the sun when it starts to snow
Only know you love her when you let her go

Only know you’ve been high when you’re feeling low
Only hate the road when you’re missing home

Only know you love her when you let her go*

Quando aveva iniziato a vederlo sotto un’altra luce?
Ormai non aveva più importanza. Ognuno avrebbe intrapreso la propria strada, in fondo il destino aveva già risolto la questione prendendo in mano le redini.
“Comunque grazie per essere venuto qui a dirmelo personalmente… È stato un gesto che ricorderò per sempre! Sono sicura che spaccherai!” esclamò sprigionando energia da tutti i pori.
“Sana…”
“Ora però devo andare, le ragazze saranno preoccupate. Si staranno sicuramente chiedendo dove sia scomparsa e… Beh hanno ragione, sono uscita senza dare spiegazioni. Perciò ci…”
“Sana…” la chiamò nuovamente cercando di interrompere il monologo di lei.
“Perciò ci sentiamo. Mi raccomando, voglio conoscere tutti i dettagli di questa esperienza!”
“Sana!” affermò sicuro prendendole il viso tra le mani “Non scappare… Non così…”.
“Il discorso che hai appena fatto non fa una piega” confermò la ragazza evitando accuratamente il suo sguardo “Non c’è più motivo di rimanere”.
“Allora rispondimi sinceramente…”
Oh no… Temeva tremendamente la domanda che da lì a poco le avrebbe chiesto ma soprattutto non sarebbe riuscita a trattenere ancora a lungo le lacrime che premevano di uscire. Non sotto quello sguardo profondo e seducente.
“Ti piacerebbe, se si potesse, trascorrere ancora un po’ di tempo insieme?”
Sana riuscì a malapena a balbettare qualche incomprensibile sillaba, come avrebbe potuto mentigli? La sua reazione parlava già da sé.
“Ho il volo domani notte… Perciò potremmo stare insieme domani…”
“Marco…” sussurrò mordendosi il labbro nervosamente mentre lui le accarezzava premurosamente il dorso della mano.
“Avanti Rossa… Non farti pregare. Te lo leggo negli occhi!”
Si sentiva tra l’incudine e il martello, voleva trascorrere davvero quelle poche ore con Marco… In fondo chissà quanto tempo sarebbe passato prima che si sarebbero rivisti ancora. Dall’altra parte però si sentiva ovviamente in colpa nei confronti di Akito.
Uffa… Cosa doveva fare?
“Stai pensando al tuo ragazzo vero?”
“Già…”
“Hai ragione ma se ti giuro che non ti toccherò, non ci proverò e non farò nulla che possa metterti a disagio o in imbarazzo. Nel caso dovesse accadere potremmo utilizzare una parola-chiave e cambierò immediatamente argomento!”
Sana attratta da quella allettante promessa alzò lo sguardo.
Ormai lo conosceva da parecchio tempo e pensò a quanto Marco le pareva il diavolo tentatore.
Inutile girarci intorno, ci sapeva dannatamente fare!
Sapeva sempre ciò che voleva e ammirava questo suo aspetto caratteriale.
“Deficiente…” affermò Sana seria in volto.
“Un semplice no l’avrei accettato…”
“Deficiente è la parola-chiave che ho scelto…”
“Grande Rossa!” sorrise di gioia Marco mentre di slancio l’abbracciò alzandola da terra e girando su se stesso.
“Ti accompagno in Hotel… Domani sarà una lunga giornata!” sorridendole, le spostò  una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Dove alloggerai tu?”
“Non lo so ancora… Appena sono atterrato mi sono diretto verso il tuo albergo. Non preoccuparti Rossa so badare a me stesso, cercherò una sistemazione qui in zona!”
“Lo so…”
“Se vuoi però possiamo trascorrere la notte insieme” ghignò facendole l’occhiolino.
“Deficiente!” esclamò immediatamente dandogli un colpo sul braccio.
“Ci vediamo domani… Ti aspetto qui fuori per le 9.00!”
“A domani Marco!”

Sai penso che
Non sia stato inutile
Stare insieme a te.
Ok te ne vai
Decisione discutibile
Ma si, lo so, lo sai.
Almeno resta qui per questa sera.
Ma no che non ci provo stai sicura.
Può darsi già mi senta troppo solo,

Perché conosco quel sorriso
Di chi ha già deciso.
Quel sorriso già una volta
Mi ha aperto il paradiso.

Quella notte trascorse molto lentamente, non era stato facile affrontare le sue amiche. Dopo un lungo interrogatorio proseguito in ogni singolo angolo della camera, aveva deciso di declinare la discussione affermando che lei non si era intromessa nelle loro relazioni nonostante non appoggiasse sempre le loro scelte; e con sua grande sorpresa mollarono il colpo cambiando così discorso fino ad addormentarsi.
Ripensandoci, si sentiva per vari motivi in colpa nei confronti di Akito. Sicuramente era un episodio che mai e poi mai avrebbe raccontato al suo fidanzato, e sapeva altrettanto perfettamente che se fosse stato lui a combinarle una cosa del genere si sarebbe incredibilmente infuriata. Anzi, forse sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso ma era altrettanto convinta che quell’omissione valeva la pena. Con lo sguardo fisso nell’oscurità, lentamente chiuse gli occhi cadendo così finalmente nelle braccia di Morfeo. Occhio non vede, cuore non duole.
Il giorno successivo Sana si svegliò piena di energia. Era decisamente inutile nascondere il suo stato di felicità, glielo si leggeva palesemente in faccia tanto che ormai, pronta per l’appuntamento, continuava a guardare impaziente l’orologio al polso. Era addirittura in anticipo di dieci minuti, pazzesco!
Non ce la faceva più, doveva uscire da quelle quattro mura. Così con un sorriso radioso salutò le sue tre amiche che nonostante le espressioni contrarie sul volto le augurarono in bocca al lupo.
Scese le scale con passo rapido e sicuro, si sentiva come rapita da quella situazione così lontana dalla realtà. Era come vivere una vita parallela.
Arrivata all’uscita del grande portone dell’albergo si fermò all’ultimo gradino in cerca di Marco. Sentì il cuore scoppiargli dall’emozione non appena vide la figura di lui attenderla a qualche metro da lei. Era appoggiato ad una imponente colonna a braccia conserte. A causa degli occhiali da sole che il ragazzo portava, non riusciva a capire dove il suo sguardo fosse concentrato. Chissà che emozioni provava in quel momento… Era curiosa. Le sarebbe piaciuto fare un viaggio nei suoi pensieri, cercare di comprendere il suo reale stato d’animo ma ad essere totalmente onesti, la principale domanda che le frullava in testa era: Cosa provava Marco per lei. Insomma… Perché si ostinava così tanto a stare in sua compagnia? Cosa aveva visto in lei? Era circondato da ragazze che avrebbero sicuramente gradito le sue attenzioni, eppure… La voleva ad ogni costo.
Fino a che punto sarebbe arrivato?
Ormai era diventato un monologo logorroico interiore ma nonostante ciò non riusciva a trovare alcuna risposta. Era come un mistero da risolvere che l’appassionava sempre più.
“Buongiorno!” esclamò Sana correndogli incontro.
“Buongiorno Rossa!” affermò alzando gli occhiali sul capo “Pronta per il programma?”.
“Non dirmi che hai pure avuto il tempo di organizzare la giornata?”
“Più o meno...” le fece l’occhiolino “Venendo qui mi è venuta in mente un’idea!”.
“Devo avere paura?”
“Ti sei mai pentita di qualche mia iniziativa?”
“Mai dire mai…”
“Staremo a vedere allora… Andiamo a berci un caffè!”
I secondi passavano velocemente e i minuti si tramutarono presto in ore. Avrebbe voluto avere il potere di fermare il tempo, riavvolgerlo e rivivere quei momenti così spensierati in sua compagnia.
Non sapeva come ci riusciva, ma Marco aveva l’incredibile potere di farle vivere dell’emozioni che non aveva mai provato. Aveva mantenuto anche la sua parola, riusciva infatti a cambiare radicalmente discorso con naturalezza non appena sentiva una sorta di imbarazzo. Doveva ammettere però che nel corso della giornata aveva compreso che non provava più l’imbarazzo dei mesi addietro. Infatti proprio in quel preciso istante capì il timore di ammettere i sentimenti che nutriva per quel ragazzo piombato improvvisamente nella sua vita, in un momento tra l’altro in cui era certa di aver finalmente realizzato il suo destino con Akito. Le convinzioni che provava praticamente da quasi tutta una vita non erano così stabili come era certa solamente un anno fa.
Marco non era un semplice terremoto, no lui era molto di più. Era la fine del mondo e ciò doveva ammetterlo, la spaventava terribilmente.
“Che ti frulla per la testa?!” si avvicinò il ragazzo incuriosito dal suo sguardo così pensieroso.
Si trovavano su una coloratissima mongolfiera a parecchi metri da terra. Sana ovviamente era rimasta senza parole quando Marco nel pomeriggio l’aveva portata in quell’enorme parco. Era bellissimo vedere così tanti puntini colorare il cielo azzurro in quella meravigliosa giornata di sole.
Inconsapevolmente era riuscito a farle vivere realmente l’emozione che provava in quei giorni in Grecia.
“A noi…” rispose onestamente la ragazza continuando a guardare il paesaggio intorno a loro.
Sempre che poteva permettersi di utilizzare quel termine per descriverli.
Presto il sole sarebbe tramontato e gli pareva di udire il ticchettio dell’orologio che segnalava la fine della loro giornata.
“Sana…” sospirò Marco amareggiato da quella situazione “Non devi sentirti confusa… Mi spiace vederti così, dico sul serio. Qualunque scelta farai, sia io che il tuo ragazzo soffriremo perciò per una volta prova ad ascoltare te stessa. Non potrai mai soffocare un’emozione così grande… Fai ciò che ti dice il cuore, vedrai che non sbaglierai!”.
Delle lacrime iniziarono a bagnarle il viso, non riusciva a trattenersi nonostante si era ripromessa di non piangere. Aveva combinato un gran casino e si sentiva terribilmente in colpa nei confronti di entrambi i ragazzi. La colpa era unicamente sua per essersi fatta trascinare dalla sua ingenuità, ma è così sbagliato vivere di emozioni?
“Posso abbracciarti?” le chiese dolcemente Marco.
Rimase colpita da quella domanda.
Non si era mai posto il problema in passato, solitamente agiva senza troppe preoccupazioni.
Forse semplicemente data la delicata situazione non voleva metterla a disagio compiendo qualcosa che avrebbe potuto infastidirla in qualche modo.
“Sana se vuoi ti riporto in Hotel…”
Non voleva assolutamente allontanarsi da lui anzi, il contrario! Voleva rimanere in sua compagnia il più a lungo possibile. Così inaspettatamente lei lo abbracciò forte a sé ispirando profondamene il suo profumo così intenso e fresco.
Marco, inizialmente preso alla sprovvista, l’accolse tra le sue braccia accarezzandole lentamente la schiena provocandole così dei brividi lungo la pelle.
“Perché piangi?”
Sana non rispose. Non c’erano parole che potevano spiegare ciò che in quel momento provava. Stava così bene avvolta tra le sue braccia.
Cullata dalle sue carezze, alzò il viso ritrovandosi a pochi centimetri dal suo volto. Era sempre stata terribilmente attratta da quello sguardo così sicuro e attento riservato unicamente a lei. Inconsciamente si avvicinò alle labbra di lui, voleva godersi appieno quel momento. Alle conseguenze ci avrebbe pensato in un altro momento. Lo aveva desiderato da troppo tempo quel contatto e finalmente avrebbe assaggiato le sue labbra, lì lontano dal mondo.
Marco scrutava attentamente ogni suo piccolo gesto, la voleva con tutto se stesso e molto probabilmente questa volta non sarebbe riuscito a fermarsi. Il viso di lei lentamente si faceva sempre più vicino mentre il suo cuore aveva preso a battere sempre più forte che, per un attimo, pensava sarebbe scoppiato dall’emozione. Lei era lì, stretta tra le sue braccia circondati dall’azzurro del cielo sfumato dai primi toni caldi del tramonto.
Ne era certo, era lei la ragazza per il quale avrebbe fatto qualunque pazzia pur di conquistarla.
Era innamorato di Sana, così vera e pura. E proprio per questo motivo non avrebbe potuto baciarla nonostante la volesse ora come non mai. Il loro primo bacio non poteva essere ricordato dal fatto che lui sarebbe stato l’amante. Non voleva essere identificato come l’altro.
Con tutto l’amore che provava per lei si spostò, baciandole dolcemente la guancia e stringendola se si poteva ancora più forte a sé.
“Non posso Sana…” le sussurrò all’orecchio “Mi spiace, o tutto o niente…  Non voglio essere l’altro”.
Sana immediatamente abbassò il capo. Si sentiva in imbarazzo, avrebbe voluto scappare via, allontanarsi da lui. Sarebbe addirittura saltata giù dalla mongolfiera!
“Non puoi nemmeno lontanamente immaginare lo sforzo che ho dovuto fare per resistere alla tentazione di baciarti, perché giuro Sana è l’unica cosa che vorrei fare in questo preciso istante! Muoio dalla voglia di assaporare le tue labbra, di perdermi in un tuo sorriso, in un tuo sguardo. Di baciare ogni centimetro della tua pelle… Di sentire il tuo respiro mischiato con il mio. Mi fai impazzire! Ti voglio come si vogliono le cose che non si possono avere, ti voglio come non ho mai voluto nessuno” le sussurrò all’orecchio Marco “Ogni tuo piccolo dettaglio mi attrae, dovresti saperlo ormai!”.
Sana prestando molta attenzione alla sua dichiarazione aveva stretto forte la maglietta di lui. Era strano, ma era come se ogni sua singola parola le comunicassero di rimanere lì ferma, ancorata a lui.
“Perciò non scappare! Almeno che tu voglia andartene via… Resta ancora qui con me!” continuò Marco cercando lo sguardo di lei “Non voglio che tu ora prenda una decisione. Torna a casa, vai da lui, parlagli e chiarisciti le idee… Non voglio che tu un giorno, ricordando questa giornata, possa pentirti. Credo di aver fatto tutto ciò che potevo per farti capire quanto tu sia importante per me. Io ti amo Sana e sono sicuro che se ciò che proviamo è un sentimento vero, non sarà di certo il tempo o la lontananza a dividerci anzi, saremo sicuramente ancora più uniti”.
Persa nel suo sguardo, si sentiva quasi impaurita da ciò che provava in quel momento. Akito, nonostante si conoscessero entrambi perfettamente, non era mai riuscito a placare il suo istinto di fuga. Avevano sempre lasciato le cose al caso e forse era stato proprio ciò ad averla portata a quel punto. Al contrario Marco con il suo carattere forte e deciso le aveva dimostrato fin da subito che non l’avrebbe lasciata sfuggire tanto facilmente. Sicuramente questo aspetto andava ad influenzare molto su ciò di cui lei aveva bisogno in una relazione e sorprendentemente Marco rappresentava ciò.
Le ultime ore prima della partenza erano trascorse ancora più velocemente. Una volta scesi dalla mongolfiera, Sana aveva insistito per accompagnarlo in aeroporto.
Durante il tragitto sul taxi, continuava a fissare con un sorriso le loro mani intrecciate. Le stringeva forte la mano mentre con l’altra la teneva abbracciata a sé. Lui sarebbe ritornato da lei e chissà cosa avrebbe provato rivederlo dopo un anno.
“Vorrei che questo momento fosse interminabile…” gli confessò Sana una volta arrivati in aeroporto.
“Anch’io… Però sono felice di aver potuto trascorrere qualche ora in tua compagnia!”
“Grazie per questa splendida giornata, sono contenta che tu sia venuto a salutarmi… Credo sia stata la sorpresa più bella che tu mi abbia fatto!”
“Vedrai ce ne saranno altre… Magari sarai tu a farmela la prossima volta” affermò ravviandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Già... Scusa, non riesco a smettere di piangere…”
“Vieni qui…” affermò abbracciandola e baciandole il capo “Non essere triste, non è un addio. Me lo fai un sorriso?”.
“Allora… Fai buon viaggio e mi raccomando tienimi aggiornata!”
“Certo Rossa, dopotutto sei la mia Fan numero uno, ricordi?”
Sana rise, come avrebbe potuto dimenticare quella prima canzone che aveva ascoltato nel garage del suo amico.
Tutto cambia quando ti avvicini a me, i tuoi occhi mi fanno sentire come se stessi volando. La tua presenza completa il mio mondo, ti renderò la mia principessa oggi con un bacio! Quella canzone, l’ho composta pensando a te… Sei entrata subito nella mia testa e ora che sei nel mio cuore non posso dimenticarti!”
“Mi mancherai tantissimo Marco” affermò gettandosi nuovamente tra le sue braccia.
Ultima chiamata per il volo 93, diretto a Tokyo.
“Devo andare Rossa o perderò seriamente l’aereo! Abbi cura di te e mi raccomando ascolta il tuo cuore… Ci vediamo presto”
“Grazie e tu fai vedere chi sei! Sono sicura che si innamoreranno subito di te e delle tue canzoni… È impossibile resisterti!”
“Ciao Rossa!” la salutò strizzandole l’occhio.
“Ciao Marco…” affermò osservandolo allontanarsi.

 
*LET HER GO - PASSENGER
Beh, hai bisogno della luce solo quando si sta spegnendo
Ti manca il sole solo quando inizia a nevicare
Ti rendi conto di amarla solo quando la lasci andare

Ti rendi conto di essere arrivato in alto solo quando ti senti giù
Odi la strada solo quando ti manca casa
Ti rendi conto di amarla solo quando la lasci andare


** Gianluca Grignani – La mia storia tra le dita


 
Ciao bellezze!
Come state?
Ancora pochi capitoli alla fine di questa storia… Ammetto che questo non era il finale che avevo in mente all’inizio, con il tempo sono sicuramente cambiate tante cose e perciò sentivo più mio quello che sto strutturando ora. Pensavo però di scrivere anche quello iniziale una volta finito questo, sono curiosa di vedere come sarebbe uscito… Anche perché quando avevo pensato di ideare il continuo della prima FF, sapevo già come sarebbe finita!! E invece... Quante cose sono cambiate da allora! Volevo solo ricordare che i nostri protagonisti hanno poco più di vent'anni... Quindi non sto giustificando (in questo caso) il comportamento di Sana nei confronti di Akito, perché ha "sbagliato" nell'accettare l'appuntamento di Marco visto che il suo ragazzo non sapeva proprio nulla... Chi non si arrabbierebbe?? Quello che voglio dire è che è una ragazza giovane e penso che a molte di noi sia successo di essere convinte di aver incontrato l'uomo della nostra vita (per intendere il concetto) e poi accorgersi che in realtà non era così.
Inoltre ho una splendida notizia! 11 agosto è nata la mia bimba
Aurora. <3
La cosa più strana è che sono riuscita a finire questo capitolo ora che sono più impegnata rispetto a prima quando ero in gravidanza… Questa settimana ero proprio ispirata!
Non so se ho reso troppo “sdolcinato” Marco però sentivo che in quel momento era giusto confidare a Sana tutto ciò che provava per lei!
Un grosso bacio!
Alla prossima,
 
Miky

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Capitolo 49
*** Capitolo 49 - Sana e Akito ***


CAPITOLO 49 ● SANA E AKITO
 

In che momento si accorse di non amarlo più?
A pensarci bene vi erano state numerose occasioni eppure lei non se ne era mai resa veramente conto, o forse era solo una banale scusa che continuava a ripetersi per alleggerirsi la coscienza.
Si sentiva terribilmente in colpa perché sapeva che era lei la causa della sua sofferenza.
Tornata dalla Grecia si era rifugiata nella quotidianità, mostrando ad Akito il suo migliore sorriso. Erano andati a convivere in quella casa che lui aveva comprato per loro, e fu proprio quella novità a tenerla impegnata. Ciò la rendeva euforica e il problema era proprio questa sensazione di ottimismo. Non era legata alla sua insolita positività caratteriale ma utilizzava questo sentimento per liberare un suo stato di ribellione. Si sentiva prigioniera della sua stessa vita e si buttò a capofitto nel mondo del lavoro, accettando di registrare parecchi spot pubblicitari oltre ai soliti servizi fotografici. Le sue giornate erano sempre così colme di impegni che rientrava a casa sfinita, dando poi la colpa alla stanchezza dei suoi continui sbalzi di umore.
Era sempre stata una frana in fatto di relazioni ma doveva ammettere che una cosa con gli anni l’aveva capita: la comunicazione era alla base di ogni rapporto. In passato era riuscita sempre a confidargli i suoi più intimi pensieri ma stavolta qualcosa era cambiato, o per lo meno, lei si sentiva diversa. Mille pensieri contraddittori sfrecciavano nella sua testa ma non riusciva a metterne a fuoco nemmeno uno. Avrebbe potuto inventarsi la classica scusa legata alla nuova esperienza che stavano vivendo come “la convivenza è impegnativa”, ma anche un estraneo avrebbe intuito che la causa di questo malessere dipendeva da lei. Aveva sempre avuto il brutto vizio di scappare dai suoi problemi ma stavolta inaspettatamente agì differentemente. Si accomodò come spettatrice della sua stessa vita, troppo codarda per prendere una decisione che avrebbe certamente cambiato la sua vita e quella di Akito.
Quando si trovava insieme ad Hayama cercava di essere la Sana di sempre, non voleva in alcun modo mostrargli questo suo lato perché non sarebbe stata pronta a sostenere una discussione. Inoltre era a conoscenza delle preoccupazioni che nutriva Akito.
Fuka le aveva confidato che una sera aveva ricevuto inaspettatamente una telefonata da parte di lui che le chiedeva se fosse accaduto qualcosa in Grecia. Cogliendola impreparata aveva cercato di inventarsi una scusa plausibile che potesse spiegare in qualche modo l’ambiguo comportamento della sua amica. Si era sentita una merda a mentirgli ma non aveva intenzione di prendersi la responsabilità di sganciare una notizia-bomba di quel genere. Perciò aveva provato più volte a far ragionare Sana, insistendo sul fatto che doveva trovare il coraggio di spiegargli quei sentimenti contrastati che l’avevano allontanata da lui.
Fuka era sicura che un confronto fosse la soluzione per risolvere una volta per tutte la questione Marco. D’altra parte Sana era contraria a tutto ciò, non aveva la minima intenzione di sollevare alcun problema, era convinta che sarebbe riuscita ad uscirne da sola. Inoltre era stufa di esser trattata come una bambina perché da quando aveva conosciuto Marco si sentiva giudicata da tutti.
Le settimane trascorrevano e Marco le mancava ogni giorno, dalla sua partenza si erano sentiti di rado. Da quel lontano saluto in aeroporto aveva come percepito un distacco, e secondo lei non era dovuto al fuso orario o agli impegni di lui. Ciò la rendeva ancora più triste e nervosa, decidendo così di sospendere l’università.
Aveva lasciato un inspiegabile vuoto dentro di lei e incurante di una possibile reazione da parte di Akito, decise di indossare il braccialetto che le aveva regalato l’amico lo scorso natale per sentirlo in qualche modo vicino.
Perché non aveva il coraggio di affrontare la situazione?
Perché solo dopo che Marco aveva deciso di realizzare i propri sogni aveva capito di provare un forte sentimento nei suoi confronti?
In una calda domenica di luglio si trovava sdraiata sul letto a sfogliare distrattamente una rivista quando vide Akito uscire nudo dal bagno. Si soffermò a osservarlo a lungo mentre lui avanzava con disinvoltura verso l’armadio con ancora i capelli umidi. Nonostante lo avesse già visto più volte così si sentì arrossire e, avvertendo il suo sguardo, Akito sfilò i boxer appena indossati per dirigersi con passo sicuro da Sana. Facendosi leva con le braccia si distese sopra di lei, dandole un delicato bacio all’angolo delle labbra. I loro occhi si incrociarono per un momento poi Akito azzerò nuovamente la distanza baciandola con maggiore trasporto. Le sue mani accarezzavano i suoi esili fianchi che di riflesso premevano decisi contro il corpo nudo di lui. Si tolse i pantaloncini insieme agli slip, ritrovandosi  sopra ad Akito che ne approfittò per levarle il top così da baciarle i piccoli seni.
Malgrado avesse spesso mille pensieri doveva ammettere che le piaceva far l’amore con Akito, si sentiva desiderata come donna ma allo stesso tempo amata. Non sapeva spiegare esattamente il motivo, forse era determinato dal fatto che in quei momenti emanava una sorta di sicurezza e dominanza che secondo lei mancava nella loro vita di coppia. È vero, in passato si era impegnato nel conquistarla però era proprio in quelle situazioni di crisi che avrebbe voluto avvertire la sua presenza costante.
Perché non reagiva? Perché l’aveva sempre lasciata andare?
Quando sentì nascere in lei un calore lungo il corpo dato dal movimento ritmico e deciso, Akito si sollevò per darle un lungo bacio. Poi uscì da lei, la voltò e la penetrò nuovamente. Lo sentì irrigidirsi mentre spingendo con maggior intensità raggiungevano insieme l’apice del piacere.
Si sdraiarono con il respiro affannato l’uno accanto all’altra, intrecciò la sua mano in quella di Sana baciandole poi il polso.
Non avrebbe mai potuto scordare lo sguardo rilassato e sereno cambiare in un attimo. Il colore ambrato dei suoi occhi erano in netto contrasto con ciò che trasmettevano,  freddi e delusi. I lineamenti sul suo volto erano contratti e il tono della sua voce nel chiederle “Perciò è questo il problema?” risultava adirato e spazientito.
“Come? No-Non capisco…”
Era successo tutto così velocemente che si rese conto di cosa stava accadendo solamente quando lui le sollevò bruscamente il braccio nel quale vi era il bracciale di Marco.
“Basta, non fare l’ingenua con me Kurata!”
“Da quando devo chiederti il permesso su ciò che posso indossare?!” ribatté scrollandosi dalla sua presa.
“Pensi davvero che sia così cretino?” urlò scrutandola “Ti sei innamorata di lui?”.
Rimase spiazzata da quella improvvisa domanda così diretta ma che probabilmente si era insediata nella sua mente da parecchio tempo.
Non sapendo cosa rispondergli si voltò per potersi rivestire. Lui rimase in silenzio, sapeva però che era in attesa di una sua risposta. Sentiva il suo sguardo trafiggerla, così farfugliò “Come ti salta in mente di farmi una domanda del genere?”.
Akito non rispose e Sana vide nettamente i suoi nervi fremere mentre si rivestiva in silenzio. Sussultò nel sentire sbattere violentemente la porta della camera, poco dopo in casa regnò l’assoluto silenzio. Se ne era andato.
In che momento si accorse di non amarlo più?
Quando invece di preoccuparsi di perdere la persona con cui aveva deciso di costruirsi una vita, aveva paura di perdere il ragazzo che in quel preciso momento si trovava in un altro continente.
I giorni seguenti furono strani, era come se la situazione si fosse in qualche modo ribaltata.
Quando si ritrovavano nella stessa stanza lo osservava spesso, non lo aveva mai visto così furente.
Si muoveva in modo meccanico e intuì che molto probabilmente la sua mente continuava a rimuginare su parecchie questioni. Aveva più volte provato ad instaurare una qualsiasi conversazione per cercare di comprendere cosa potesse pensare, ma lui non le permetteva di avvicinarsi. La ignorava e ciò la intristì ulteriormente.
Non sapeva come rimediare al casino che aveva combinato così decise semplicemente di prendersi una giornata di ferie. Sistemò casa, si truccò e indossò uno degli abiti che più volte aveva avuto il piacere di sfilarle. Infine ordinò il suo piatto preferito.
Sospirò a fondo nel sentirlo rientrare, avrebbero parlato e chiarito la situazione ne era certa fino a quando non vide la figura sorpresa di Akito all’ingresso del soggiorno. Non appena incrociò il suo sguardo spento, Sana comprese che la serata sarebbe andata diversamente da come se l’era immaginata.
“Stavolta no…” sussurrò lui “Ho riflettuto a fondo e così non può funzionare”.
“No Hayama…” cercò di ribattere Sana “Che dici… Non dire così”, ma Akito la interruppe subito “Io non ce la faccio più a continuare così…”.
“È passata una settimana e nonostante tu abbia cercato di parlarmi, non hai minimamente voluto affrontare il problema. Perciò dimmelo tu cosa dovrei pensare?! Credo di averti lasciato il tuo spazio perché so quanto una convivenza possa risultare difficile all’inizio. Sei un vulcano di energia e non mi sono opposto quando hai deciso di voler dedicare più tempo al tuo lavoro perché so bene quanto ti renda felice la tua indipendenza! Però ora ho capito che il problema è tutt’altro.”
“Scusami…” affermò Sana mentre gli occhi le si inumidivano “Akito io non volevo ferirti…”.
A poco a poco si sentì crollare e calde lacrime le incorniciarono il viso. Si sedette sul bordo del divano e prendendo un profondo respiro provò a essere per la prima volta sincera con lui.
“Io devo confidarti una cosa… So bene che poi cambierà tutto  tra di noi, ma è giusto che tu conosca la verità...” si fermò nuovamente, le tremava la voce e sentiva l’aria mancarle “Lui è venuto in Grecia a salutarmi prima della sua partenza per l’America. Abbiamo trascorso un paio di giorni insieme e… E se Marco non mi avesse fermato io l’avrei baciato…”
Si nascose il viso tra le mani mentre le ultime parole le morirono in gola. Rivelare ad Akito la verità fu la cosa più difficile in assoluto.
“Perdonami se puoi Akito…”
Una strana sensazione si impadronì in lei perché sapeva che quell’ultima confidenza fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Da quel momento in poi non sarebbero più stati Sana e Akito.
 
***
 
 
Sai che cosa penso?
Che non dovrei pensare.
Che se poi penso sono un animale
E se ti penso tu sei un’anima.
Ma forse è questo temporale
Che mi porta da te.
E lo so, non dovrei farmi trovare
Senza un ombrello anche se
Ho capito che
Per quanto io fugga
Torno sempre a te.
Che fai rumore qui
E non lo so se mi fa bene
Se il tuo rumore mi conviene.
Ma fai rumore, sì
Che non lo posso sopportare
Questo silenzio innaturale
Tra me e te.
E me ne vado in giro senza parlare
Senza un posto a cui arrivare
Consumo le mie scarpe
E forse le mie scarpe
Sanno bene dove andare
Che mi ritrovo negli stessi posti
Proprio quei posti che dovevo evitare.
E faccio finta di non ricordare
E faccio finta di dimenticare.
Ma capisco che
Per quanto io fugga
Torno sempre a te.

 
Se gli avessero chiesto come si vedeva da lì a qualche anno non sarebbe riuscito a dare una risposta esaustiva ma avrebbe sicuramente avuto un’unica certezza, lei. Non si sarebbe immaginato di certo un futuro lontano da casa e dai suoi affetti. La vita fin da piccolo lo aveva già messo a dura prova, ma forse questa volta era più complicato riuscire a ritornare a galla. Molto probabilmente se lei non lo avesse aiutato da bambino, avrebbe vissuto come un lupo solitario. Con il senno di poi, forse sarebbe stato meglio.
Avrebbe tranquillamente ignorato i suoi problemi, sfogando il proprio odio contro gli altri. Alla fine era solo a causa di lei se ora si ritrovava in quella condizione di malessere.
Per questo motivo si era trasferito ormai da ben tre anni dall’altra parte del mondo. Chi poteva dirlo, forse era stata una decisione avventata ma aveva bisogno di ritornare a respirare.
Non riusciva più a vivere nella sua stessa città. Vi erano troppi ricordi che facevano male e, come se non bastasse, il presente alle volte risultava ancora più dannoso del passato. Il solo pensiero di poterla incontrare un giorno qualsiasi in un qualunque posto lo disgustava. Ed era la verità, ormai detestava lei e il suo egoismo. Aveva dato tutto sé stesso per lei, per far funzionare la loro impossibile storia. Il risultato ottenuto alla fine qual’era stato?
Ogni volta che gli pareva di aver fatto un piccolo passo avanti, tornava dieci volte indietro.
Dalla loro rottura si erano raramente intravisti ma ogni singola volta che vedeva un suo piccolo dettaglio gli pareva di morire. L’amava ancora non poteva negarlo ma l’odio che provava nei suoi confronti andava ben oltre al sentimento. Si era tenuto dentro tante, troppe cose e fu proprio durante il primo compleanno di Ludo, la bimba nata da Fuka e Takashi che decise di affrontarla.
Si ricordava ancora quel giorno di festa, aveva iniziato a mandare giù qualche bicchiere di troppo, proprio per riuscire ad affrontare quella lunghissima giornata. Ed era stato proprio l’alcol ad offrigli il coraggio necessario per urlargli letteralmente contro tutto ciò che si era tenuto dentro. Si, a pensarci meglio aveva sbagliato i modi o forse il luogo, oppure entrambe le cose però non poteva negare di essersi finalmente liberato dell’enorme peso che si era portato per più di un anno.
Il giorno seguente aveva trovato sul comodino della sua vecchia camera da letto un post-it da parte di Tsuyoshi in cui gli chiedeva di telefonargli non appena si fosse ripreso, e fu proprio in quell’occasione che notò dei documenti accantonati da ormai parecchio tempo. In passato infatti aveva rinunciato ad alcune proposte lavorative estere per costruire una vita insieme a lei. Che idiota! Il cuore di Lei aveva già compiuto la sua scelta. Non era stato nemmeno troppo difficile farle ammettere ciò che provava, glielo si leggeva in faccia.
Già dal suo rientro dalla Grecia e con l’imminente convivenza, aveva percepito che qualcosa si era rotto. Non era più la sua Sana. No! Per quanto lei stessa cercasse di negare la cosa e recitasse la parte della fidanzata innamorata e felice, non era riuscita a convincerlo. Dopo tutti quegli anni la conosceva fin troppo bene, forse meglio anche di quanto lei stessa pensava di conoscersi. Era stato lui a troncare il rapporto, stufo e umiliato dal suo comportamento. Quando poi lei con il volto in lacrime gli aveva confidato ciò che successe durante il soggiorno in Grecia, qualcosa dentro di lui mutò radicalmente. Se ne andò in silenzio, chiudendo ogni rapporto con lei e mettendo la casa in vendita. Il suo unico desiderio era quello di dimenticare perciò non era stato poi così difficile mollare tutto e allontanarsi da tutti i suoi affetti. Non aveva più motivo per rimanere in Giappone.
Giunti a quel punto, ricominciare gli pareva l’unica soluzione se voleva sopravvivere al dolore senza l’aiuto di nessuno. Si, perché stavolta voleva farcela da solo. Avrebbe ricomposto la sua vita, anche se ora gli pareva di ricostruire un puzzle di mille pezzi uguali con raffigurato solo cielo.

A Barcellona si era ambientato stranamente bene. Si era trasferito in un bilocale molto confortevole che godeva  di un ampio terrazzo il quale si affacciava su un parco. Colpito proprio da ciò, ne aveva subito approfittato per correre così da perdersi successivamente nei meandri della città. Rimase impressionato dalle diverse strutture architettoniche e dalla vivacità del posto, ma ciò che lo rapì realmente furono i panorami. Aveva infatti scoperto dei luoghi tranquilli in cui poteva rifugiarsi dalla caotica Barcellona. Il che sarebbe anche risultato un bene se fosse riuscito a smettere di pensare ai suoi tormenti, ma forse era proprio quella la chiave: riuscire a convivere con certi dolori.
Era strana se non imprevedibile la vita, aveva dedicato anima e corpo per essere uno dei migliori karateca così da poter trasmettere la sua passione ai suoi ormai ex allievi, e ora si ritrovava a svolgere una professione diversa.
Lavorava in una clinica privata come fisioterapista e l’idea di riuscire ad aiutare così tanti pazienti di età differente lo faceva stare bene. Fino a poco tempo prima non credeva nemmeno di essere una persona empatica, e forse era proprio il fatto che sapesse cosa si provasse dall’altra parte a renderlo tale. Fu proprio la spiacevole esperienza alla mano a indirizzarlo a specializzarsi in passato in fisioterapia.
Qui legò con un paziente di nome Antonio appassionato di automobili da corsa. Dopo alcune sedute di riabilitazione, lo aveva invitato ad uscire con lui per aiutarlo ad ambientarsi. Gli aveva raccontato che era solito partecipare a gare di velocità clandestine ma nell’ultima corsa aveva  perso il controllo della sua auto finendo così fuori percorso. Nonostante gli mancasse l’adrenalina della corsa non era ancora sicuro di voler ritornare a gareggiare, anche perché era certo che sua sorella gemella Karina, a cui era molto affezionato, lo avrebbe mandato lei stessa all’altro mondo. Toni, così lo chiamavano i suoi amici, era un ragazzo carismatico ed espansivo ma allo stesso tempo non invadente. Prima dell’incidente lavorava come meccanico in un’officina e fu proprio grazie alle sue conoscenze nel settore che trovò velocemente un’automobile. Ormai lo conosceva da alcuni anni e non ebbe mai compreso il motivo per il quale Toni si fosse così impegnato nell’aiutarlo ad ambientarsi.
Non menzionava mai la sua malinconica infanzia né la sua storia con Sana perché non voleva più essere guardato da nessuno con quello sguardo compassionevole, lo detestava.
Inoltre le serate con Toni e la sua numerosa compagnia risultavano sempre spensierate e divertenti.
“Non ti piacciono le ragazze spagnole?” si ricordò che gli avesse chiesto Toni indicando qualche ragazza lì intorno. Spiazzato dalla domanda non ebbe risposto.
Non gli andava di spiegargli il casino che aveva in testa.
“Non voglio farmi gli affari tuoi amico!” aveva aggiunto subito dopo aver bevuto un sorso di birra “Però fossi in te la dimenticherei… Si vive una volta sola!”.
Trascorsi alcuni giorni, aveva deciso di provare ad ascoltare il consiglio spassionato di Toni nonostante si sentisse impacciato e a disagio al solo pensiero. Perciò per sciogliere la tensione le prime volte ordinava qualche shot in più, fino a quando la cosa non gli risultò naturale. Si era comunque prefissato delle regole che sicuramente a occhio esterno potevano risultare ridicole, ma non gli importava. Evitava le ragazze con l’iniziale del nome S ed escludeva a propri quelle dai capelli ramati. Non portava mai nessuna ragazza a casa, preferiva invece dirigersi da lei o in qualche Motel. Riteneva più semplice ritornarsene a casa perché non voleva assolutamente dormire insieme a loro, secondo lui era un momento intimo da condividere. Inoltre voleva proprio evitare situazioni ambigue o di false aspettative, non si impegnava nemmeno troppo a corteggiarle. Se dopo pochi appuntamenti intuiva che la ragazza desiderava qualcosa in più troncava la cosa immediatamente.
Non si sentiva uno stronzo perché al mondo era davvero pieno di persone che volevano divertirsi come lui.  

Aveva mantenuto un ottimo rapporto con Tsuyoshi e anche se non lo avrebbe ammesso facilmente, gli faceva piacere sentirlo. Era stato il suo primo vero amico e nonostante conoscesse la sua indole nel fare la vecchia zabetta, era riuscito a non menzionare Sana nei suoi tanti racconti legati al Giappone. Impresa ardua ma non impossibile a quanto pare. Forse la delusione avuta con la sua ex ragazza Aya, gli aveva aperto un mondo? Chi poteva dirlo, comunque a lui andava benissimo così.
L’ultima volta che l’aveva incontrato era venuto a trovarlo a Barcellona per una piccola vacanza. Ormai era più di un anno che non si vedevano perché Tsuyoshi era molto impegnato con il suo lavoro. Era stato da poco promosso come assistente personale del suo intransigente CEO in un’azienda di pubblicità.
L’unica persona che riusciva ad incontrare spesso era Alex. Lavorava come assistente di linea e ormai era già un anno che quando si trovava a Barcellona, soggiornava alcuni giorni da lui.
Alex era stata un punto di riferimento importante dopo la rottura con Sana.
Non volendo parlare con nessuno, aveva passato intere settimane di completa solitudine nella sua vecchia camera sfogando la sua rabbia su chiunque andasse a trovarlo. Il fatto che continuassero a domandargli come stava o se avesse bisogno di qualcosa lo innervosiva ulteriormente. Aveva perso anche l’entusiasmo di insegnare l’arte del karate e ciò lo rendeva triste perché aveva trovato sempre un rifugio nello sport.
Un pomeriggio qualsiasi si era svegliato e aprendo gli occhi intravide Alex seduta sul bordo del suo letto. Era già pronto a cacciarla via quando qualcosa lo bloccò. Era rimasto sorpreso dal fatto che nonostante lei si fosse accorta che non dormisse più, non lo avesse degnato di uno sguardo. Aveva continuato a leggere il suo libro, incurante di lui. Passarono alcuni giorni prima che Alex si ripresentasse nuovamente in camera sua e ogni volta si ripeteva sempre la stessa scena. Ogni tanto si sedeva scomposta sulla scrivania con il suo portatile, altre volte si accomodava a gambe incrociate in fondo al letto a disegnare sul suo blocchetto. Si portava sempre qualcosa da fare, come per tenersi impegnata a non disturbarlo. Non sapeva esattamente come e dove trovava quella forza interiore ma non spezzò mai quel silenzio. I suoi appuntamenti non erano mai fissi e con il passare del tempo si stupì di sperare nel suo arrivo.
Solo molto più avanti Alex cominciò a salutarlo con un semplice ciao, e anche se lui non le rispondeva non pareva scoraggiata. Spesso gli portava anche qualche pietanza a cui non sapeva resistere e, da quel momento in poi, avevano iniziato a seguire distrattamente le repliche di vecchie serie televisive oppure qualche stupido reality.
Una tarda sera di inverno, come ormai di consuetudine, Alex salutandolo spense la televisione e fu proprio in quell’attimo in cui stava per alzarsi dal letto che le afferrò istintivamente la mano facendola così sussultare. Si voltò di scatto e Akito non avrebbe mai scordato l’espressione sorpresa sul suo viso e nemmeno il sorriso nato nei suoi occhi del colore del cielo. A ripensarci, era successo tutto talmente in fretta, ma fu sicuro che per entrambi il tempo si fosse fermato. Era rimasta immobile per un momento prima di sussurrargli un timido ciao, così diverso da tutti quelli pronunciati nei giorni scorsi che ebbe il potere di scaldargli il cuore come ormai non succedeva da tanto. Notò molteplici emozioni susseguirsi sul suo volto, sembrava in conflitto con sé stessa come indecisa sul da farsi.
La sua mano lentamente accarezzò il braccio di lei che, come guidata da quel semplice gesto, si avvicinò maggiormente. Si ritrovarono sdraiati l’uno accanto all’altra stretti in un abbraccio. All’ora non era riuscito a comprendere ciò che provava per lei.
Il suo profumo femminile e fresco lo avvolgeva e la sua calda pelle era screpolata in alcuni punti a causa del freddo di gennaio. Riusciva a sentire il battito forte e deciso del suo cuore ed ebbe come la sensazione che il suo stesse ricorrendo quello di lei. Cingendole la vita accarezzò il fianco tatuato, e immaginò di seguire le linee sinuose che guidavano le foglie autunnali impresse sulla sua pelle. Si addormentò così mentre Alex giocherellava con qualche ciocca dei suoi capelli, accorgendosi in quell’istante di dormiveglia quanto cominciasse a infastidirgli la lunghezza.
Da quel momento in poi qualcosa era cambiato.
Avevano iniziato a trascorrere più tempo insieme e Alex rimase piacevolmente stupita quando un tardo pomeriggio Akito si presentò a casa sua. I giorni scorrevano veloci, chiacchieravano di piccole cose superflue, commentavano programmi televisivi oppure la prendeva in giro quando lei gli mostrava soddisfatta qualche bozza di disegno. Non mancavano di certo momenti di silenzio, ma anche se entrambi rispettavano i reciproci spazi, ci pensava Daniel ad interrompere i loro pensieri. Al rientro da scuola la sua testolina era solita sbucare sul ciglio della porta, invitandoli a giocare a qualche videogioco.
Akito rimase meravigliato nel perdere contro Alex, era brava e agguerrita perciò dovette impegnarsi parecchio se non voleva farsi umiliare.
Qualche settimana dopo Alex avvicinandosi al viso di Akito sfiorò le lunghe ciocche di capelli che ricadendo lungo la fronte andavano a nascondergli gli occhi. “Tagliamo?” gli chiese semplicemente, e nel giro di poco si ritrovò seduto su una sedia in bagno. Sinceramente non pensava fosse una cattiva idea finché non la vide riflessa allo specchio con in mano un pettine e un paio di forbici. Afferrando i suoi capelli gli disse semplicemente di rilassarsi e così chiuse gli occhi sentendo solo il rumore delle forbici tagliare. Quando li riaprì Alex aveva quasi finito ma invece di guardare la sua immagine riflessa, il suo sguardo si posò sulla figura di lei intenta a perfezionare il taglio. I loro sguardi a quel punto si incrociarono e la vide arrossire mentre abbozzava un timido sorriso. Poi quasi timidamente tornò a concentrarsi sulla chioma di lui.
Una volta uscito dalla doccia si strofinò forte i capelli con un asciugamano, finalmente osservò il risultato. Era un taglio diverso dal solito, i capelli erano corti sulle tempie e più lunghi sulla sommità della testa. Inclinò la testa da un lato all’altro e rimase soddisfatto di questo cambio look e dopo aver indossato dei jeans e una felpa, si diresse in camera sua dove Alex lo stava aspettando. La trovò sdraiata sul letto impegnata a disegnare sul suo album e quando lo sguardo di lei si sollevò la vide arrossire nuovamente. Poi mise il quaderno in borsa senza mostrargli cosa stesse raffigurando.
Con l’avanzare della primavera erano tornati a correre insieme al parco e ogni tanto si offriva di accompagnarla a fare shopping. Aveva osservato spesso i suoi acquisti e da ciò intuì che le piacesse seguire le varie tendenze che offriva la moda. Alex era decisa nello scegliere i vestiti, forse era dettato dal fatto che amava vestirsi principalmente con colori monocromatici. Raramente l’aveva vista con abiti colorati ed entrando in un negozio gli aveva confidato che preferiva far compere la mattina. Il centro commerciale era poco affollato e i camerini erano più puliti rispetto all’orario pomeridiano. Con lo scorrere del tempo conobbe altri suoi lati caratteriali. Era solita lasciare sul fondo del bicchiere l’ultimo goccio e quando gli chiese il motivo arricciò il naso, guardò l’oggetto con un certo ribrezzo nonostante avesse appena finito di berlo. Mangiarono spesso insieme e notò che Alex preferiva cambiare la forchetta dopo aver consumato la prima portata. Daniel la prendeva in giro per questo ma sua madre gli spiegò che aveva questa fissazione fin da quando era una bambina. Ciò lo fece ridere perché non immaginava fosse così sofisticata.
L’aveva vista più volte dormire di lato abbracciata ad un secondo cuscino e, a differenza sua amava il caffè zuccherato e le ricche colazioni. Constatando lui stesso quanto potesse diventare nervosa e scorbutica se non facesse colazione appena alzata dal letto. Rimase meravigliato nel vederla inaspettatamente allegra non appena morse il primo boccone e sorseggiato il suo immancabile caffè.
Le sue unghie erano sempre curate con colori diversi in base alla stagione in cui si trovavano, portava spesso differenti modelli di anelli e un orologio sul polso destro.
Ciò che però lo lasciò di stucco fu la sua fobia per i pesci, lo aveva scoperto per caso mentre stava aiutando suo padre a cucinare. Le aveva mostrato il pesce che un amico di famiglia aveva pescato quel giorno. La reazione di Alex fu inaspettata poiché urlò terrorizzata di non avvicinarsi a lei con in mano quell’animale. Non sapeva nemmeno lei il motivo ma gli confidò che molto probabilmente, malgrado amasse nuotare e il mondo marino l’affascinasse, non avrebbe mai avuto il coraggio di tuffarsi per fare un’escursione subacquea.
Akito accettò finalmente i numerosi inviti da parte di Tsuyoshi, provando diversi nuovi locali proposti da alcuni colleghi di lavoro con cui aveva iniziato ad uscire il suo amico. Qualche volta si aggregavano a loro anche Gomi e Hisae e fu molto contento di vedere Alex chiacchierare con la fidanzata del suo amico.
Nell’ultimo periodo anche se di rado, capitava che Alex provasse a domandargli se sentisse il bisogno di sfogarsi ma ogni volta evitava di risponderle. Come era già successo in passato assecondava la sua richiesta silenziosa cambiando prontamente discorso. Non sapeva come facesse a comprenderlo visto che quando si comportava così aveva di fronte un muro, però lei non si scoraggiava. Gli rimaneva accanto e Akito non ebbe mai la sensazione di sentirsi a disagio o sottopressione. Di conseguenza non seppe il perché una notte mentre tornavano a casa da una festa, decise improvvisamente di abbassare il volume della radio e di raccontarle ciò che fosse successo con Sana. Guidava silenziosa senza interromperlo, ascoltando e rispettando le sue lunghe pause. E quando entrambi si accorsero che presto sarebbero giunti a casa, imbucò la superstrada girovagando così senza meta. Ciò lo spronò a continuare. Era come se stesse compiendo un viaggio nei ricordi e a quel punto stava unicamente a lui decidere se lasciarsi finalmente tutto alle spalle e chiudere con il passato.
Solamente alla fine parcheggiò l’auto vicino ad un supermercato. Spense il motore e Akito osservandola con la coda del’occhio vide i lineamenti tirati del suo volto rimuginare su un qualcosa che non era riuscito a cogliere. Con la testa appoggiata sul finestrino picchiettava distrattamente le dita sul volante, poi all’improvviso spezzò quel silenzio.
“Mi dispiace davvero tanto Aki…” gli disse con voce rauca voltandosi verso di lui. Nella penombra della notte gli sembrò di vedere un luccichio nei suoi occhi.
Non aggiunse altro e non riuscì a comprendere il motivo per il quale non gli confidò ciò che pensasse realmente, forse per non ferirlo ulteriormente. In fondo non c’era poi molto da commentare. Cosa avrebbe potuto chiedergli… Se l’amasse ancora? Come si sentisse nonostante fosse passato quasi un anno? Ormai era inutile rispondere a queste domande.
Trascorsero il resto della notte seduti in macchina, ognuno perso nei propri pensieri ad aspettare l’alba.
Presto sarebbe giunta l’estate ma ciò che cambiò realmente per Akito non fu la stagione.
Sapeva che Alex era in cerca di un impiego, l’aveva aiutata lui stesso a compilare il curriculum da presentare alle varie aziende e quando gli comunicò che aveva superato i colloqui come assistente di linea, la notizia lo spiazzò. Non riuscì ad essere completamente felice per lei perché anche se inizialmente sarebbe ritornata spesso a casa, egoisticamente sapeva quanto questo lavoro l’avrebbe tenuta parecchio impegnata in futuro. Aveva bisogno di lei. Questi mesi trascorsi in sua compagnia gli erano sembrati più leggeri. Aveva paura, non voleva precipitare nuovamente nel vuoto senza paracadute. Quando si salutarono provò a spiegarle in modo impacciato ciò che provava ma Alex intuendo le sue intenzioni lo bloccò. I suoi occhi chiari si riempirono di lacrime e nonostante volesse avvicinarsi per abbracciarla, rimase ancora una volta sorpreso. Gli sorrise asciugandosi il viso con il dorso della mano come per farsi forza.
“So che non sei d’accordo con questa mia improvvisa decisione … Ma ho riflettuto a lungo e sono sicura, questo lavoro mi aiuterà a crescere” scrollò le spalle e abbassando lo sguardo incrociò le braccia al petto “È passato un po’ di tempo ormai eppure mi sono resa conto di non essere riuscita ancora a superare il tradimento e l’abbandono di mio padre. Devo trovare la pace con me stessa…”.
“Perché non me ne hai parlato prima?” le domandò sedendosi sul gradino del marciapiede davanti a casa.
Alex lo imitò guardando fissa davanti a sé.
“Non posso scaricare sempre su di te le mie preoccupazioni e anche se so che mi avresti ascoltato Aki… Come potevo parlarti di queste cose quando vedo ancora nei tuoi occhi il male che ti ha procurato la tua ex!” si voltò verso di lui stringendogli entrambe le mani “Ti voglio bene Aki. Non te l’ho mai detto ma con te sto davvero bene, mi sento sicura e riesci a rendermi felice davvero con poco e… Per quanto possa essere bello questo sentimento allo stesso tempo mi fa paura. Chissà forse si è giusti nel momento sbagliato… L’unica cosa di cui ora mi sento sicura è che ho bisogno di mettere me al primo posto e Aki se posso permettermi di darti un consiglio cerca di farlo anche tu… Promettimelo…”
Akito silenzioso annuì “Quando tornerai?”.
“Tra quattro giorni… Direzione Mosca. Appena arriverò in hotel lo sai che ti chiamerò per raccontarti tutto!” sorrise mentre si accoccolò tra le braccia di lui “Sei una bella persona Akito”.



 
Ciao !!!
Che emozione tornare a scrivere questa storia iniziata davvero tanti anni fa! 
Con il tempo ho finalmente chiarito tanti dubbi e ora credo di essere pronta a dar una fine a questa FF con cui sono cresciuta. 
Ringrazio Lella e Stefy per avermi spronata ma soprattutto per aver ascoltato i miei dubbi pieni di confusione e insicurezze.
Mi sono davvero impegnata tantissimo nel provare ad esprimere sia i sentimenti di Sana che di Akito spreando di non risultare troppo pesante, motivo per cui ho deciso anche di aggiornare stasera... Per non continuare a rillegere e modificare il capitolo all'infinito xD

Un bacione e a presto!

Miky

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Capitolo 50
*** CAPITOLO 50 ● BISOGNA GUARDARE INDIETRO PER ANDARE AVANTI ***


CAPITOLO 50 ● BISOGNA GUARDARE INDIETRO PER ANDARE AVANTI
 
Dobbiamo essere disposti a liberarci
della vita che abbiamo pianificato
per poter vivere la vita che ci aspetta.

(Joseph Cambell)

Fu una lunga notte colma di pensieri contrastanti tra loro, avrebbe dovuto immaginarsi una reazione del genere da parte di Akito. D’altronde dopo tutti questi anni aveva imparato a conoscerlo, non aveva mai avuto mezze misure. A differenza sua era sempre stato molto diretto nell’esprimere i propri ideali, non esistevano molteplici sfumature… Bianco o nero. Dentro o fuori. Tutto o niente. A ripensarci meglio forse lei era sempre stata l’eccezione che aveva confermato la regola perché in fondo Akito aveva cambiato molti suoi aspetti personali, diventando così un uomo affascinante che difficilmente passava inosservato.
Non si sentiva pronta a non averlo più accanto a lei, Akito era stato molto più che un semplice fidanzato e probabilmente era proprio questo il motivo per cui aveva temporeggiato a lungo. Non si sarebbe più specchiata nelle sue calde iridi ambrate, non avrebbe più visto fiorire sul suo volto quel suo raro sorriso che era abituata a vedere. Non avrebbe più potuto accarezzare i suoi capelli che ricadevano spesso sulla sua fronte pensierosa, né potuto baciare quelle labbra che avevano sfiorato ogni centimetro del suo corpo. Le sarebbero mancati i suoi abbracci inaspettati, il suo modo di prenderla in giro, le chiacchierate con lui… Con lui aveva vissuto le sue prime esperienze.
Come avrebbe fatto senza Hayama? Come avrebbe affrontato la vita?
Akito aveva imparato a conoscerla più di qualsiasi altra persona e tante volte era rimasta sorpresa dal fatto che spesso sapesse cosa le frullasse nella mente o come prevedesse le sue reazioni.
Nonostante i tanti progetti sognati insieme, non avrebbero più condiviso nulla. Soltanto i ricordi in qualche modo li tenevano legati e immaginò che molto probabilmente se Akito avesse potuto cancellare ogni momento trascorso in sua compagnia, era certa che lo avrebbe fatto. Non l’avrebbe mai perdonata. In un certo senso comprendeva la cosa, si era comportata in modo orribile mentendogli malgrado si fossero ripromessi sincerità.
Alle prime luci dell’alba cominciò a radunare le sue cose, si sarebbe trasferita in un hotel lì in zona. Non era pronta a tornare nella sua vecchia casa poiché avrebbe dovuto affrontare sua madre e di conseguenza rivivere quello che era appena successo. Provò ad immaginare una probabile reazione di Akito nel rientrare in quella casa, cosa avrebbe fatto? Avrebbe spaccato ogni cosa o non avrebbe toccato nulla? Forse non sarebbe nemmeno tornato a prendere le sue cose... Mentre si soffermava ad osservare ogni stanza immortalandone ogni ricordo, si domandò più volte come stesse lui, la odiava o non riusciva a provare nulla?
Respirò profondamente a lungo, più e più volte ancora, fino a quando decise di avviarsi verso l’uscita e, chiudendo dietro di sé la porta di ingresso, salutò per sempre una parte di sé.
Tante erano le emozioni che provava in quel momento. Era triste, pensierosa e in qualche modo impaurita da ciò che sarebbe successo da lì in avanti eppure si sentì come sollevata, finalmente si era liberata di un peso che portava sullo stomaco da ormai troppo tempo.
Una volta sistematasi nella camera dell’albergo chiamò immediatamente un suo collega informandolo di essersi presa una brutta influenza. Rei era in viaggio di nozze e di conseguenza i suoi familiari non avrebbero scoperto nulla. Non era da lei non rispettare un impegno preso ma per qualche giorno aveva bisogno di rimanere da sola per metabolizzare ciò che era appena successo.
Non passò molto tempo prima che i loro cari venissero a conoscenza della loro rottura definitiva e, dopo le solite domande di routine a cui aveva imparato a rispondere a memoria utilizzando le classiche scuse legate alla convivenza, i loro amici si arresero poiché intuirono che né lei né Akito avrebbero mai raccontato cosa fosse realmente accaduto.
Molto presto Sana venne a sapere che la casa in cui viveva solo pochi mesi prima, fu venduta a una coppia di neosposi e, malgrado fosse passato poco tempo percepì il suo passato allontanarsi sempre più dal suo presente.
Aveva ripreso a vivere la vita di tutti i giorni e abituata alla propria indipendenza decise di trasferirsi ad abitare in un attico, definendolo il suo angolo di paradiso. Lei che aveva sempre amato stare in mezzo alle persone a ridere e scherzare, a conoscere i piaceri della vita ora desiderava solamente rimanere da sola immersa nei suoi pensieri senza essere disturbata. Al contrario del caos che regnava all’interno della sua testa, l’arredamento scelto nella sua nuova casa era molto semplice, ordinato, lineare e moderno. Complice anche la signora delle pulizie che aveva deciso di assumere.
Quel giorno dopo essere rientrata a casa Sana avviò la sua playlist musicale, riempì la vasca da bagno e vi si immerse completamente in compagnia di un calice di vino. Con lo sguardo perso nel vuoto rimuginò a lungo su ciò che si erano dette lei e Fuka quella stessa mattina.
Aveva infatti trovato conforto nella sua amica Fuka, trascorrendo spesso le giornate in compagnia sua e della piccola Ludo. Era una bellissima bambina dai capelli scuri e dagli occhi grandi come quelli della madre, le sue manine spesso si chiudevano a pugnetto. Le piaceva dormire a pancia in giù con il culetto all’aria e quella posizione le ricordava un grazioso ranocchietto. Si era ritrovata molte volte persa ad osservarla, dimenticandosi di conseguenza le proprie preoccupazioni. Non aveva mai visto Fuka così felice e serena, era radiosa nonostante il volto stanco.
“Oggi sei più silenziosa del solito…” aveva affermato Fuka sedendosi accanto a lei “Tutto bene?”.
“Nulla di allarmante tranquilla, soliti impegni lavorativi…”
“Seriamente Sana… Siamo amiche da una vita, che ti frulla per la testa?”
“Sto bene! Sono solo sciocche paturnie mentali, se vuoi farti un bagno caldo o riposarti in camera vai pure. Se Ludo si sveglia ti chiamo!”.
“Stai forse cercando un modo per sbolognarmi?”
“No, che stai dicendo… Semplicemente non voglio crearti ulteriore disturbo! Hai partorito da poco e stai vivendo uno dei momenti più belli della vita, io non…”
Nel vedere l’espressione poco convinta sul volto di Fuka si bloccò all’istante e, legandosi disordinatamente i capelli con un elastico che di consueto portava sul polso, le si avvicinò iniziando a parlare a raffica.
“È da quando portavo i codini all’elementari che desideravo Akito. Sai benissimo quanto io abbia sofferto la sua lontananza e ora che ci eravamo finalmente ritrovati, conosco Marco. Potrei definirlo un fulmine a ciel sereno. So che non ci crederai, ma ho provato in tutti i modi a non dar peso alla cosa eppure Marco si è insinuato dentro di me facendo emerge come per magia problemi che ero sicura di aver risolto. Ad un certo punto sono stata pure convinta di amare entrambi contemporaneamente! Che poi spiegami una cosa, è possibile amare due persone allo stesso tempo?! Lasciamo perdere e passiamo oltre! Akito mi propone di andare a convivere e io accetto allontanandomi così da Marco e, mentre ce ne stiamo in Grecia a chissà quanti migliaia di chilometri da Tokyo, me lo ritrovo lì. Possono i problemi perseguitarmi in ogni dove?! Scopro così che Marco si sarebbe trasferito in un altro continente dall’oggi al domani, rendendomi conto in quell’istante che la vita che ho sempre sognato con Hayama non era ciò che volevo. Durante la mia convivenza con Akito non ho mai avuto le palle di affrontare la nostra crisi provando a convincermi che presto mi sarei scordata di Marco e che la serenità con il mio fidanzato sarebbe tornata in modo naturale. Invece nel giro di poco Akito Hayama mi scarica e ora mi ritrovo a vivere in un attico con in omaggio un costante mal di testa. Come se tutto ciò non fosse abbastanza, è da un po’ di tempo che sto seriamente pensando di prendere un aereo per andare a trovare Marco. Io lo sento distante e questo mi fa star male, mi manca. Ho bisogno di lui, ho davvero tante cose da raccontargli. Mi spieghi perché stai sorridendo in quel modo?!”
“Wow!” rise Fuka appoggiando la sua mano sopra al ginocchio di Sana “Scusami, sono solo contenta. Finalmente sei riuscita ad aprirti, ti senti meglio adesso?”.
“Si beh in verità ci sono ancora un sacco di altre cose però… Fuka io ho davvero bisogno di andare da Marco!”
“No Sana, fermati un attimo e per una buona volta stammi ad ascoltare. Tu ora resti qui e riprendi in mano la tua vita. Sei appena uscita da una storia importante quanto infinita con Akito e sono convinta che immergerti in un’altra storia non sia affatto una buona idea! Hai bisogno di chiarire i tuoi sentimenti e capire ciò che tu desideri davvero, potresti iniziare a far qualcosa che ti faccia stare bene con te stessa. Il passato lasciatelo alle spalle, non rimuginare su Akito o su Marco… Con i se e con i ma non andrai da nessuna parte. È andata così ormai e non puoi farci nulla! Ricominciare non è mai semplice soprattutto da soli però credo che sia arrivato il momento di pensare a te stessa. Dov’è finita la ragazza allegra e solare con la voglia di fare nuove esperienze? Devi rialzarti e intraprendere una nuova strada! Per quanto riguarda invece Marco… Credevo fosse una stupida distrazione…”
“Una stupida distrazione… Eppure guarda come siamo finiti!”
“Appunto, se sei innamorata davvero di Marco e lui di te ogni cosa andrà al suo posto”
“Anche lui mi ha fatto un discorso simile l’ultima volta che ci siamo visti…”
“Perché rispetto a te Marco ha più sale in zucca! A parte gli scherzi, immagino sia complicato staccare la spina ma dovresti rilassarti e provare a vivere senza troppi sensi di colpa e soprattutto non pensare continuamente a Marco e se in futuro ci sarà o meno… Non fare cazzate altrimenti ti prenderà per pazza!”
“Ok ok” si arrese Sana alzando le mani al cielo “Non ti assicuro nulla… Comunque toglimi una curiosità, lo hai più sentito?”
“No, non parla con nessuno tanto meno con Tsuyoshi. Presto sarà anche il suo compleanno e l’anniversario di morte di sua madre”
“Lo so… Dici che dovrei…”
“No… Sicuramente è un bel gesto ma in questo momento non credo sia una buona idea far visita alla tomba di sua madre”
Si riscosse da quei pensieri sentendo l’acqua della vasca ormai fredda, si avvolse nel suo asciugamano e dopo essersi vestita afferrò le chiavi della macchina per dirigersi in aeroporto.
Era inutile continuare a negarlo. Fin dal loro primo incontro aveva notato il fascino di Marco, il suo carattere frizzante e sorprendente l’avevano da subito coinvolta rimanendo sempre più affascinata, se non attratta, da quel ragazzo che la riempiva di attenzioni.
Quante volte aveva incolpato Alex se le cose tra lei e Akito non funzionavano? Si, lei era stata tremendamente gelosa della loro amicizia eppure lui aveva sempre portato rispetto ad entrambe.
Aveva amato davvero profondamente Hayama, da un semplice suo aiuto il loro rapporto si era trasformato in amicizia per poi evolversi in sincero affetto fino ad amarsi. Perché quando si era ritrovata in quella casa si era sentita prigioniera della sua stessa vita? Ciò che aveva da sempre desiderato, viverlo era tutt’altra cosa.
Akito non aveva mai smesso di far crescere il loro rapporto nonostante trascorresse il suo tempo con Alex. A differenza sua aveva ben chiaro i suoi sentimenti mentre lei si stava innamorando a poco a poco di un'altro ragazzo senza rendersene conto. Era successo così, come quando ci si addormenta: piano piano e poi profondamente. Aveva provato a contrastare quel sentimento, ignorandolo e combattendolo ma Marco aveva avuto sempre ragione, era impossibile perché lui con la sua spontaneità era riuscito a sovrastare ogni barriera da lei alzata. Le persone come le proprie esigenze o i propri interessi con il tempo cambiano. Quello che si desidera a cinque anni non è quello che si vorrà a dodici anni. Le aspettative che si hanno a diciotto anni spesso non si realizzano a venticinque anni. Le nuove esperienze, le difficoltà della vita, le situazioni che ci circondano ci portano a indirizzarci verso strade diverse, sconosciute e che mai avremmo pensato nostre. La gente ogni giorno cambiava senza nemmeno accorgersene ed era successo anche a lei.
Desiderava una persona come Marco al suo fianco: forte e sicura che non lasciava nulla al caso facendola sentire sua incondizionatamente. Una persona che sosteneva le loro litigate facendo valere le proprie idee senza lasciare mai correre niente, cercando una soluzione insieme senza scappare dai continui problemi che una coppia deve affrontare. A guardare indietro non aveva mai avuto il coraggio di chiudersi in una stanza con Akito e di urlare anzi di urlarsi contro tutto ciò che passava ad entrambi per la testa. Chissà, forse non si sarebbero nemmeno ascoltati in quello sfogo però sicuramente ne avrebbero parlato in un secondo momento con maggiore calma. Si erano tenuti dentro sentimenti, dubbi e forse anche pensieri egoistici fino ad arrivare ad un punto di rottura.
Akito aveva nutrito troppa fiducia in lei, credendola ancora un’ingenua ragazzina ma non era più così.
Quante volte erano ricaduti nello stesso errore?
Quante volte lei era scappata senza spiegargli i veri motivi che la spingevano a compiere tale gesto?
Quante volte si era rifugiata dentro sé stessa?
Quante volte Akito si era adeguato alle sue decisioni?
Avevano litigato spesso a causa di Marco ma in realtà la colpa era solamente sua e dei i suoi comportamenti e, la cosa più strana era che ad Akito era bastata una sola serata per comprendere ciò che lei aveva impiegato mesi a capire.

 
Sei tu stasera il problema. Non fare l’attrice con me!
Scommetto che tu non te sei nemmeno accorta!
Ho visto il modo in cui eri assorta nei tuoi pensieri durante il brano che ha cantato.
Il modo in cui ti guarda e ti sorride, come TU lo guardi!
C’era del disagio tra di voi e sento che la causa sono io!

Si erano amati davvero tanto durante la loro adolescenza mentre ora provava semplicemente un profondo e sincero affetto e, mai come in quel preciso istante, guardò al passato con occhi diversi. Akito era stato il suo primo amore e ne avrebbe custodito per sempre un bellissimo ricordo.
Asciugandosi il volto si domandò cosa stesse facendo… Fuka aveva ragione, non poteva piombare dal nulla da Marco.
Così si diresse nell’unico posto in cui riusciva a sentirlo in qualche modo vicino a lei, ormai conosceva a memoria quella strada. Nell’ultimo periodo aveva frequentato spesso quella spiaggia e proprio come quel lontano giorno in cui Marco l’aveva portata per la prima volta, c’erano pochissime persone intorno a lei probabilmente dovuto alla bassa stagione e all’orario scelto. Passeggiò lungo la riva del mare ispirando il profumo di salsedine e, il suono dei gabbiani unito al rumore delle onde accompagnavano divinamente il fluire dei ricordi. Sorrise nel ripensare a come l’avesse convinta in passato a salire con lui in moto, di come si fosse fidata di lui e di come si fosse aperto con lei raccontandole il suo passato.
Sedendosi sulla fredda sabbia, rigirò il telefono tra le mani più volte fino a quando titubante decise di comporre il numero di Marco. La durata di quei squilli le parevano interminabili e sussultò quando improvvisamente sentì la sua voce calda e assonnata rispondergli al telefono.
“Pronto? Pronto… Rossa hai sbagliato numero?”
“Ciao Marco scusami so che probabilmente lì è notte fonda non volevo disturbarti…” affermò dopo qualche secondo di silenzio “Se vuoi possiamo sentirci in un altro momento, in fin dei conti non è nulla di importante…”
“Che dici Rossa… Sai che mi fa piacere sentirti! Allora, come stai? Che mi racconti? Aspetta… Ma dove sei, sento il mare…”
“Sto bene. Oh… Si, mi trovo…”
“Sei nel mio posto speciale!” l’anticipò Marco di getto.
“Si…” gli rispose mordendosi il labbro “Ecco, io ho pensato di tenertelo occupato, sai nel caso saltasse in mente a qualcuno di rubartelo. Tranquillo lascerò tutto in ordine!”
Sentì una piccola risata dall’altro capo del telefono e malgrado fosse agitata per la telefonata in corso, sorrise di rimando.
“Non vorrai farti rapire da qualche pirata, vero?”
“Nessuna barca in vista tranquillo!”
“Ti confesso che mi manca quel posto ma soprattutto… Mi manchi tu Sana…”
“Anche tu… Anche se credo che tutti qui sentano la tua mancanza! Allora come procede lì la vita?”
“Direi surreale… Passo le mie giornate a fare ciò che mi fa stare bene, un sogno!”
“Si, conosco quella sensazione!” affermò ripensando alle sue tante trasferte passate.
“Mi sono ambientato bene, i ragazzi sono simpatici un po’ pazzi ogni tanto ma in linea con la loro forma d’arte mentre i professori sono forti! Cercano sempre di metterti a proprio agio, eccetto il professor Roger… Lui è davvero un rompi coglioni. Un tipo con la puzza sotto al naso e che vive di rigide regole!”
“Il tuo tipo insomma…”
“Oh si!” rise Marco “Avrò lezione con lui stamattina, pensavo di confidargli i miei più intimi sentimenti!”.
“Non potrà resisterti! I tuoi come stanno? Tuo padre ha digerito la novità?”
“Si, questo natale andrò a trovare mio fratello. Da qui il viaggio è più veloce e ci raggiungeranno anche i nostri genitori!”
“Wow Marco, sono davvero felice per te!”
“Si ed è tutto merito tuo, molto probabilmente se non fosse stato per te ora non sarei qui!”
“Sono sicura che ci saresti arrivato comunque, era il tuo destino!”
“Spero che ci sia compresa anche tu nel mio destino!” esclamò Marco facendo arrossire di rimando Sana “E dai Rossa, ormai mi conosci! Tu come stai? Come mai sei al mare?”.
“Ci vengo spesso ultimamente…”
“Ti sento spenta… C’è forse qualcosa che non va?”
“Sinceramente? Ho un sacco di domande per la testa a cui non riesco a darmi pace… È snervante! È come se stessi vivendo da spettatrice la mia stessa vita e… E detesto questa cosa! So che non ha senso quello che sto dicendo ma è come se io non fossi più io…” rimase per qualche secondo in silenzio e fu felice che Marco non la obbligasse ad andare avanti. Guardò il cielo per un attimo ricacciando indietro le lacrime, non voleva piangere con lui al telefono. Poi prendendo fiato riprese a parlare cercando di nascondere il suo stato d’animo attuale “Qualche mese fa io e Akito ci siamo lasciati…”.
“Cazzo!” esclamò forse con troppa enfasi “Scusa Rossa… Non volevo, è solo che vorrei dirti mi dispiace ma risulterebbe falso visto il mio ruolo in questa storia però cercherò di essere il più imparziale possibile se hai voglia di raccontarmi cosa è successo”.
“Onestamente credo che tu sappia il motivo per cui io e Akito non stiamo più insieme... Le cose tra di noi non andavano da tempo e la convivenza ha fatto emergere i nostri problemi irrisolti. Lui è sempre stato un punto di riferimento nella mia vita e non averlo accanto a me è come dire… Strano. Ho sempre pensato di vivere la mia vita con lui e ora se pur sicura di questa scelta mi sento persa e… E quello che mi dispiace è il fatto di non aver avuto nemmeno un ultimo confronto con lui, ci siamo lasciati davvero male…”
“Perché non provi a parlargliene? In fondo è passato un po’ di tempo dalla vostra rottura”
“No Marco, non ho il coraggio di affrontarlo. Io l’ho ferito nel profondo…”
“Magari anche lui desidererebbe ricevere delle risposte per andare avanti o almeno, io se fossi in lui le vorrei. Vi conoscete da parecchi anni e avete condiviso moltissime esperienze insieme… Vedrai ti sentirai meglio anche tu!”
Sana annuì con la testa per poi affermare un titubante si.
“Ricordi la prima volta che ci incontrammo? Era la sicurezza che ti mancava. Ritrova la fiducia in te stessa, sei una ragazza forte e determinata che ha solo perso il suo punto di riferimento. È normale sentirsi così ogni tanto ma vedrai che tutto presto si sistemerà!”
“Grazie Marco per avermi ascoltato e scusami ancora per l’orario”
“Quando hai bisogno di me sai dove trovarmi Rossa…”
“Ci vediamo presto?” sussurrò accorgendosi in quel frangente di aver formulato involontariamente una domanda.
“Si, ci vediamo presto. Buona serata Rossa…”
“Buona giornata Marco…”

Dopo quel giorno senza rendersene conto le cose iniziarono ad andare meglio. Iniziò nuovamente a frequentare le sue amiche: Hisae viveva a gonfie vele la sua storia con Gomi mentre Aya dopo esser rimasta per qualche tempo da sola iniziò a frequentare un ragazzo conosciuto al suo stesso corso.
Decise inoltre di riprendere gli studi universitari allentando con il lavoro, laurearsi era da sempre stato il suo sogno perché durante le lezioni scolastiche le sembrava di condurre una vita normale. In quelle ore non era più Sana Kurata l’attrice, la modella o la presentatrice di un programma era semplicemente Sana, una studentessa universitaria. Aveva scelto la facoltà di psicologia non solo perché era una materia che da sempre l’aveva affascinata ma anche perché voleva in qualche modo comprendere maggiormente i personaggi assegnatole al lavoro. Aveva accantonato momentaneamente il lavoro di attrice ma chi lo sa, forse un giorno avrebbe avuto il piacere di recitare ancora. Si laureò a metà primavera e fu proprio in quel giorno di festa mentre Fuka teneva in braccio la piccola Ludo e, si domandava come sarebbe riuscita ad intrattenere l’attenzione continua della piccola, a darle l’inaspettata idea di un nuovo progetto. Senza indugiare troppo il giorno successivo chiamò il suo fidato manager.
“Ti prego Rei devi aiutarmi!” aveva esclamato non appena lui rispose al telefono “Voglio condurre un programma televisivo per bambini!  Entrando così nelle case delle persone…”.
“Entrare nelle case delle persone? Sana non ti seguo!”
“Si Rei so che sembra ridicolo ma hai capito bene! Voglio entrare nelle case delle persone attraverso la televisione. Voglio creare un programma in cui intrattengo i bambini, insegnandogli qualcosa di creativo! Creare delle coreografie magari con qualche effetto speciale mentre ballo e canto. Potrebbero esserci presenti anche un paio di bambini nei video… E magari si potrebbero anche registrare dei cd così da intrattenere i bambini durante i viaggi in macchina… Si! Si, più ci penso e più sono convinta di tutto questo!”
“Ok Sana, vedrò che posso fare!”
“Grazie Rei ci conto! Ho davvero bisogno di realizzare questo progetto!”
“Posso sapere come ti è venuta in mente questa improvvisa idea?”
“È stata Fuka! Durante la festa stava raccontano i magnifici progressi di Ludo, è un vero terremoto quella birichina! Ha iniziato a gattonare e a voler esplorare ogni angolo della casa e Fuka si chiedeva come sarebbe riuscita a svolgere le varie attività quotidiane con Ludo che crescendo avrebbe sicuramente aumentato la sua curiosità. Da lì ho pensato a come avrei potuto aiutare lei e perché no, le mamme che sicuramente presto o tardi si sarebbero ritrovate nella sua stessa situazione!”
“Certo!” annuì convinto con il capo, ricordava perfettamente la vitalità di Sana “Appena so qualcosa ti chiamo!”.
Nell’attesa di un possibile appuntamento con un produttore Sana iniziò a ideare una bozza ricca di idee in cui spiegava brevemente ciò che voleva creare. Chiese l’aiuto di Tsuyoshi che lavorando per un’azienda pubblicitaria si intendeva maggiormente di applicazioni per computer, insomma non voleva assolutamente utilizzare il classico Power Point. No, voleva creare qualcosa di perfetto che andasse a connettere il mondo delle mamme con quello dei bambini.
Non riusciva a pensare ad altro se non a migliorare ogni più piccolo dettaglio. Perfino quando passeggiava in strada immersa nel traffico cittadino ascoltava con le cuffie nelle orecchie le musiche da lei selezionate e proprio lì, attraverso quel costante movimento, traeva la sua ispirazione.
Ben presto Rei riuscì a trovare un produttore interessato all’offerta di Sana organizzando di conseguenza un imminente incontro. Era un signore ben vestito sulla quarantina d’anni, la sua statura non era molto alta, Sana infatti dalla sua altezza riusciva a guardarlo perfettamente negli occhi color nocciola. Portava dei comunissimi occhiali che freneticamente si sistemava con l’indice della mano.
“Buongiorno Signora Kurata” si presentò stringendole la mano “Io sono il Signor Makoto. È un vero piacere fare la sua conoscenza!”.
“Buongiorno Signor Makoto il piacere è tutto mio!”
“Prego si accomodi”
“Innanzitutto volevo ringraziarla per averci accolto nel suo studio”
“Mi racconti pure ciò che aveva in mente…”
Con molto entusiasmo Sana espose il suo progetto aiutandosi anche con un filmato che mostrava concretamente la sua idea. Grazie alla collaborazione di Tsuyoshi avevano infatti creato una sigla di introduzione intitolata “Sana Dance: Balla con noi!”, successivamente sullo schermo colorato comparve Sana che velocemente si presentò per poi invogliare i piccoli telespettatori a ballare insieme a lei.
Il signor Makoto osservava interessato la proposta e Sana notò come le dita del produttore fossero impegnate a rigirare la fede nuziale che portava sull’anulare sinistro.
“Molto bene…” affermò il signor Makoto una volta terminato il video “Deve sapere che era da molto tempo che cercavo un’idea originale e diversa da presentare in televisione. Un qualcosa di diverso dai soliti racconti o dai classici cartoni animati. “Sana Dance” mi piace realmente e stavo pensando che potremmo creare un personaggio animato che la accompagna in questa avventura così da creare un maggior profitto di vendita. Se gli ascolti saranno alti in futuro si potrebbero creare gadget così da riuscire ad avere un prodotto a trecentosessantacinque gradi. In questo modo comprenderà più sensi possibili: la vista, l’udito, il tatto…”.
“Ok…” rispose Sana ragionando con il signor Makoto.
“Lo so, dai suoi occhi vedo come il progetto le stia a cuore. Le sue idee mi piacciono e si è impegnata parecchio ma io devo valutare il maggior numero di aspetti possibili! Come ben saprà bisogna aver un ritorno economico”
“Certo, ha ragione!”
“Non mi fraintendere… Io amo i bambini, ho iniziato a lavorare precisamente in questo canale dedicato a loro proprio perché io e mia moglie non abbiamo potuto aver figli”
“Mi dispiace moltissimo…”
“Informerò la mia assistente oggi stesso, così da poterle inviare il contratto il prima possibile!”
“Si!” esclamò Sana portando le mani in segno di vittoria mentre Rei la fulminava con lo sguardo per il suo informale comportamento “Oh, mi scusi… Certo, attenderò sue notizie!”.
“Ho sempre ammirato la sua vivacità. Buona giornata signora Kurata!” affermò stringendole la mano per poi uscire dalla stanza.
Durante l’estate avrebbe iniziato a  registrare alcune puntate e in ogni video sarebbero comparsi diversi bambini. Tra una pausa e l’altra interagiva con loro, giocavano e scherzavano e non poté ricordarsi di quando da piccola partecipava con gioia nel programma di “Evviva l’allegria!”. Si sentiva leggera e spensierata, sicura e soddisfatta. Da quanto tempo non provava queste colorate emozioni? Nei suoi occhi brillava una nuova luce e sul suo volto rilassato era rinato quel sorriso felice con cui aveva da sempre affrontato la vita. Era come se in qualche modo fosse riuscita a ritrovare una parte di sé che nell’ultimo periodo aveva completamente scordato.
Stava andando tutto per il verso giusto e nonostante la stanchezza non vedeva l’ora di settembre per vedere in televisione la sua idea. Sarebbe stato un successo, ne era certa!
Tra una registrazione e l’altra arrivò il primo fine settimana di luglio.
Quella domenica avrebbero festeggiato il primo compleanno della piccola Ludo.
Fuka e Takaishi organizzarono una festa in giardino invitando nella loro nuova casa amici e parenti. Insieme alle amiche Hisae e Aya, aveva aiutando ad allestire la festa gonfiando un’infinita di palloncini mentre Fuka cercava di capire attraverso l’incredibile arte dell’improvvisazione i nuovi gusti di sua figlia. Era infatti da un paio di giorni che la piccola rifiutava categoricamente le sue pappe, desiderando appunto ciò che vedeva nel piatto dei suoi genitori. Tempismo perfetto insomma! Nonostante ciò, grazie anche al loro contributo, Fuka e Takaishi erano riusciti a svolgere un ottimo lavoro apparecchiando una grande tavolata al centro del giardino. Nel lato in cui erano presenti diversi fiori colorati avevano posizionato due tavolini: nel primo vi era appoggiato un centrotavola con un grosso palloncino fucsia a forma di numero uno in cui attorno gli ospiti avrebbero lasciato i regali indirizzati alla festeggiata. In quello accanto invece si sarebbero svolte le principali fotografie, come sfondo Sana e le ragazze avevano creato una ghirlanda di palloncini rosa e bianchi. Nell’angolo opposto vi era Takaishi in compagnia di alcuni parenti impegnati a grigliare.
Lentamente arrivarono gli invitati che corsero a salutare la festeggiata augurandole un felice compleanno. Ludo quel giorno indossava un bellissimo vestito bianco e tra i corti capelli portava un fermaglio a forma di fiocco. I suoi occhi grandi osservavano attenti e curiosi le persone attorno a lei e quando chi non conosceva le si avvicinava troppo piangeva, al contrario sorrideva divertita quando riconosceva qualche volto famigliare.
Nel corso della festa Sana cercò di nascondere il suo stato di ansia, era agitata perché sapeva che presto o tardi si sarebbe presentato anche il suo ex fidanzato. Da quella lontana sera di un anno fa non si erano più visti e, malgrado abitassero nella stessa città e sapessero perfettamente i posti frequentati dall’altro, di rado era capitato di incontrarlo di sfuggita.
“Iniziate a sedervi” esclamò Takaishi “Arriviamo con il primo vassoio!”.
Quando tutti gli invitati si sedettero ai loro rispettivi posti lo vide arrivare in compagnia della madre di Fuka. Per un istante i loro occhi si incrociarono e inaspettatamente sentì una fitta alla bocca dello stomaco mentre il ritmo del suo cuore accelerò; poi Akito distolse lo sguardo accomodandosi vicino a Tsuyoshi che era in compagnia della sua nuova fidanzata. Curiosa si ritrovò a fissarlo più di una volta notando immediatamente quanto fosse dimagrito, aveva perso la sua massa muscolare. Portava un taglio corto di capelli che delineava maggiormente i tratti duri del suo viso. Rispondeva gentilmente a tutti quanti eppure il suo tono di voce era estremamente asciutto se non seccato, immaginò che probabilmente era lei la causa di questo suo comportamento. Improvvisamente il senso di colpa che da tempo non avvertiva più tornò a tormentarla. Cercò di distrarsi da quello stato di preoccupazione distraendosi a chiacchierare con le sue amiche e intrattenendo la piccola Ludo che si divertiva a giocare al classico gioco del cù-cù. Tra un discorso e l’altro scoprì che Hisae e Gomi presto sarebbero andati a convivere, avevano infatti preso un appuntamento con un agenzia immobiliare. Questa notizia rallegrò moltissimo Sana poiché aveva sempre amato quella coppia così improbabile quanto affiatata.
Constatò che risultò facile non ritrovarsi ad una distanza “intima” con Akito ed ebbe anche la strana sensazione che se pur ignorandola completamente, lui sapesse perfettamente i suoi spostamenti così da evitare un loro probabile incontro.
Aiutando a distribuire i piattini per la torta il suo sguardo si focalizzò nuovamente su Hayama, quanti bicchieri aveva bevuto fino ad ora? Aveva sempre retto bene l’alcol e proprio per questo motivo trovò strano vederlo ubriaco. Cercò di non prestare attenzione alla conversazione che stava tenendo con gli altri ragazzi eppure percepì distintamente la leggerezza con cui chiacchierava rispetto a prima. Mentre amici e parenti erano concentrati a fotografare la piccola Ludo con accanto i suoi genitori scartare i regali ricevuti, Sana notò seduto in disparte Akito in compagnia di una bottiglia di vino. Iniziò a preoccuparsi maggiormente quando capì che né la saggezza di Tsuyoshi né la leggerezza di Gomi lo convissero a smettere di bere.
A fine serata molti ospiti iniziarono a salutare e sentendosi osservata si voltò verso la figura di Akito che la stava perforando con uno sguardo colmo di odio. Non vi era alcuna traccia di tristezza, al contrario era duro, deciso e adirato. In quel momento desiderò solo non trovarsi lì e nonostante volesse andarsene le sue gambe rimasero immobili, le sembrava di trovarsi in un terribile incubo.
“Guarda chi c’è qua, la grande Sana Kurata!” esclamò allargando le braccia come per deriderla nel presentarla “Avanti, non fare la timida Kurata… Ti conosciamo e non è nel tuo stile!”.
“Akito…” cercò di intervenire Tsuyoshi posizionandosi accanto all’amico che lo ignorò.
“Oh non fare il guastafeste…”
“Akito andiamocene, parlerai domani con Sana!”
“Perché mai dovrei parlarle domani quando ho l’opportunità stasera di chiacchierare con la grande star!” affermò alzando notevolmente il tono di voce attirando così l’attenzione delle poche persone rimaste.
“Non credo sia il momento più opportuno per affrontare questo discorso!” continuò Tsuyoshi afferrandolo per un braccio mentre Fuka accortasi della situazione domandava all’amica cosa stesse succedendo.
“Perché?!” gridò Akito scansandosi e avvicinandosi con tono di sfida a Sana “È proprio a causa del suo amico Damerino se la tua storia con Aya è finita, ma in fondo non c’è da stupirsi… Pensano di ottenere quello che vogliono solo perché compaiono in TV!”.
Era inutile, lo sapeva Sana come Tsuyoshi. Akito non si sarebbe fermato fino a quando non avrebbe ottenuto il suo scopo.
“Se hai bisogno di parlare possiamo andare dentro Hayama…” intervenne Sana cautamente ma furono proprio quelle precise parole a provocare una reazione se si poteva ancora più furente.
“Non ho bisogno di te!” scandì Akito esprimendo tutto il disgusto che provava per lei “Perché non ti vuoi mostrare per quella che sei? Non ti senti a tuo agio di fronte al tuo pubblico?!”.
“Smettila Akito…”
“Non eri tu che volevi sempre essere al centro dell’attenzione? Coinvolgendomi nelle tue idee di merda che sapevi mi avrebbero infastidito ma ovviamente bisognava assolutamente eseguire gli ordini di Sana Kurata! Non sei contenta ora? Rispondi! Non sei contenta?”
“N-No…” sussultò la ragazza a quell’urlo finale “No che non sono contenta… Ti prego Akito andiamo dentro…”.
“Ora non vorrai metterti a piangere, sei proprio un’attrice Kurata! Un’attrice nata”
“Hayama ora smettila!” si intromisero alcuni amici del vecchio gruppo “Stai davvero esagerando…”.
“Le hai detto ciò che pensavi” affermò calmo Tsuyoshi “Ti  sei sfogato ora usciamo… Ascoltami per favore!”.
“Da quando ci siamo conosciuti hai fato sempre il cazzo che hai voluto!” continuò Akito puntandole il dito contro “Sei entrata nella mia famiglia impicciandoti negli affari miei, sei tornata nella mia vita più volte raccontandomi assurdità per poi tradirmi con un cantante da quattro soldi!”.
Non riuscì a completare la frase che Sana reagì ancora prima di pensare, la sua mano schiaffeggiò violentemente la guancia destra di Akito e per un breve instate nessuno parlò.
“Mi hai ridotto come il peggiore dei rifiuti…” sussurrò Akito guardandola stavolta con una profonda tristezza “Ora si che sei contenta”.

Non appena Akito uscì di scena, mortificata domandò subito scusa a Fuka e Takaishi e per non pensare alle offese ricevute solo pochi minuti prima si offrì volontaria nel riordinare il giardino. In questo modo cercò di calmare i nervi. Quella notte provò un miscuglio di emozioni: era davvero furiosa per tutto ciò che le aveva urlato contro, impaurita per quello sguardo che le aveva riservato, offesa per come l’aveva etichettata e delusa per il suo comportamento immaturo.
Da quando si conoscevano non avevano mai litigato in quel modo così violento. Quelle parole pronunciate con così tanta cattiveria l’avevano ferita e malgrado fosse convinta di non essere quella persona da lui descritta, sentì una piccola parte di sé dargli ragione. Come se ciò potesse farla sentire meno in colpa… Quanto dolore si era tenuto dentro?
Ragionandoci su si sarebbe aspettata una reazione del genere quella sera in cui si erano lasciati ma infondo cosa poteva aspettarsi, loro erano Sana e Akito.
Quella mattina si svegliò con un forte mal di testa e, versandosi una tazza di caffè, pensò che mancavano due giorni alla prossima registrazione. Si era ripromessa di non rimuginare più sul passato proprio perché non lo si poteva in alcun modo cambiare ma imparò che il futuro era solo nelle proprie mani. Era arrivato il momento di reagire e raccogliendo tutto il suo coraggio e ritrovando il suo ottimismo con cui era solita affrontare la vita si incamminò verso casa Hayama.
Senza ulteriori indugi premette il tasto del citofono attendendo impazientemente una risposta.
“Ciao Sana…” si sorprese il signor Fuyuki aprendo la porta principale “Non aspettavo una tua visita! Posso aiutarti in qualche modo?”.
“Buongiorno signor Fuyuki… Suo figlio è in casa? Avrei davvero bisogno di parlare con lui, è urgente…”
“Ecco… A dire il vero mi trovi impreparato…”
“La prego… So che è una richiesta insolita visto tutto quel che è successo. Non voglio creare nessun disturbo, aspetterò qui fuori…”
“Vedrò che posso fare…”
“Grazie!”
Attese qualche minuto fuori dalla porta, osservando i fiori che molto probabilmente Natsumi aveva piantato in ricordo di una delle tante passioni della signora Hayama.
Non sapeva se Akito avrebbe accettato il suo improbabile invito a chiarire, non aveva aspettative.
“Sana mi dispiace ma…”
Non appena comparve il signor Hayama capì dalla sua espressione e dal suo tono di voce che Akito non avrebbe voluto riceverla, così non volendo creare ulteriore disagio anticipò meccanicamente la risposta che stava cercando di comunicarle educatamente.
“Non si preoccupi… Mi scuso ancora per il disturbo e… E per tutto signor Fuyuki. Le auguro una buona giornata e mi saluti tanto Natsumi!”
“Sana malgrado tutto ciò che è successo è sempre bello vederti…”
“Anche per me” sorrise commossa “Arrivederci!”.
Immersa nei suoi pensieri decise di fermarsi in un bar lì vicino per un secondo caffè ma avvertendo il locale troppo affollato, pagò la sua consumazione per poi incamminarsi verso il parco.
Si ritrovò così seduta nel loro gazebo dove più di una volta era stato testimone di importanti momenti. Massaggiandosi entrambe le tempie sentì le proprie calde lacrime rigarle il volto, se il desiderio di Akito era quello di ignorarla non lo avrebbe in alcun modo obbligato a parlarle. Era andata così e doveva semplicemente accettare i fatti accaduti, dopo quel giorno avrebbe chiuso definitivamente con questa storia.
Improvvisamente udì uno scricchiolio di legno e sussultando si voltò di colpo verso la fonte di rumore. Sorpresa vide Hayama sedersi lentamente accanto a lei, “Mi hai spaventata!”.
“Non chiedermi perché ma immaginavo di trovarti qui…”
“Scusa non avrei dovuto tenerti un’imboscata… È che…”
“Credo sia giusto parlare di ciò che è successo” terminò Akito mentre Sana annuiva convinta.
“Stai meglio?” gli domandò ricordandosi lo stato in cui era ridotto la sera prima.
“Quelle cose che ti ho detto ieri sera… Mi dispiace ho esagerato… Ero, sono arrabbiato” si corresse Akito immediatamente cercando di essere il più sincero e calmo possibile “È stata una giornata difficile…”.
“Scusa per lo schiaffo, ho agitato senza pensare”
“Credo di essermelo meritato”
“No… È colpa mia e dei miei silenzi se la nostra storia è finita. Avrei dovuto confidarti i miei stati d’animo invece di chiudermi in me stessa e proprio per questo ho deciso di venire a parlarti stamattina. Non voglio ripetere gli stessi errori in futuro… So che ormai le mie parole possono risultare nulle dopo tutto questo tempo però ci tengo a porgerti le mie sincere scuse. Non avrei mai dovuto permettere a Marco di comportarsi così, ero accecata dalla mia ingenuità e non percepivo i secondi fini che tutti voi avevate intuito immediatamente… Mi sono comportata in modo orribile, impegnando i miei pensieri in preoccupazioni futili senza comprendere il vero problema…”
“Perché hai accettato di venire a convivere con me se non eri convinta?”
“Non lo so… In quel momento ero al settimo cielo! Forse credevo che tutto si sarebbe sistemato da solo, che con il tempo avremmo ritrovato il nostro equilibrio, la nostra felicità… Insomma noi abbiamo risolto sempre in questo modo la maggior parte dei nostri problemi. Ero convinta che posticipare la convivenza avrebbe creato una situazione ancora più difficile da gestire…”
“Spesso mi sono chiesto se avessi sbagliato, se avessi dovuto parlartene senza decidere di testa mia. Ma poi ripensandoci mi sono detto: andare ad abitare insieme era un desiderio di entrambi perciò improvvisamente mi sono domandato che cosa fosse cambiato in te”
“È buffo…” sorrise amaramente Sana “Dentro di me ho riflettuto anch’io a questa cosa e lentamente mi sono data una possibile risposta. Io penso che non è colpa di nessuno se le cose siano andate diversamente da quelle progettate insieme perché nel profondo sai anche tu che entrambi non avremmo mai voluto far soffrire l’altro. Probabilmente siamo cambiati noi nonostante tutto ciò che abbiamo trascorso insieme… Ricordi quando ti dissi che a volte bisogna perdersi per ritrovare la felicità? Ecco… Io sono ancora fermamente convinta di quel discorso però credo anche che quando la trovi bisogna lottare per essa senza allontanarla”.
“Avrei dovuto obbligarti a smettere di frequentare Marco nonostante la tua volontà? Proibirti un qualcosa che prima o poi alle mie spalle avresti fatto comunque? Anzi… Alla fine è quello che è successo!”
“Guarda che non ti ho mai tradito!”
“Forse il tuo tradimento sarebbe stato più semplice da dimenticare…”
“Io non voglio giustificare il mio comportamento, ho sbagliato e non lo nego. È difficile da capire se non lo provi però lo hai detto tu stesso, alla fine è successo perché io inconsapevolmente volevo qualcosa che tu non riuscivi più a darmi e anche se è brutto, probabilmente anch’io non ti davo più ciò che volevi. Altrimenti dove avresti trovato la forza di lasciarmi? Io nonostante avessi compreso i miei confusionari sentimenti non avevo mai trovato il coraggio di farlo, anzi probabilmente avrei continuato a vivere in questa situazione di stallo…  In diversi modi abbiamo capito che nessuno dei due voleva accontentarsi nel vivere una relazione piatta…”
Persi nei propri pensieri, rimasero in silenzio per un tempo indefinito.
“Le tue iniziative, il tuo modo di essere e di fare… Non è vero che mi davano sui nervi. Si, forse un pochino però non nel modo orribile in cui te le ho urlate ieri sera…”
“So che credi di essere una persona buia e vuota ma in realtà tu emani una luce calda e solare che non mostri a chiunque, e questa è una bella cosa. In pochi gesti riesci a far sentire importante colei che dedichi queste piccole attenzioni. Sei sempre stato attento ai dettagli… Insieme a te ho vissuto un amore che probabilmente poche persone hanno la fortuna di incontrare e nonostante so che sei ancora arrabbiato se non deluso da me, io spero che un giorno tu riesca a perdonarmi… Scusami davvero!”
“Forse questo può essere un buon inizio…”
Sana sorrise, in cuor suo ci sperava davvero.
“Chissà magari un giorno riusciremo a ridere e scherzare senza problemi perché malgrado tutto sarai sempre importante nel mio mondo…”
“Ti va… Ti va di fare un pezzo di strada insieme?”
“Certo!” esclamò Sana.
“Sai probabilmente questa sarà l’ultima volta che ci vedremo… Ho accettato una proposta di lavoro in Spagna come fisioterapista…”
“Wow è fantastico Akito…”
“Si… È la giusta strada per ricominciare”
“Non l’avrei mai detto…”
“Che cosa?”
“Che saresti stato tu ad andartene mentre io a restare qui a Tokyo…” affermò fermandosi all’incrocio per poi voltarsi a guardarlo negli occhi “Allora questo è un addio…”.
“Chi lo sa Kurata… Magari un giorno ci rincontreremo…”
“Si…” sussurrò con un filo di voce “Posso… Posso abbracciarti?”.
Lentamente Akito si avvicinò a lei e non appena Sana si trovò stretta tra le sue braccia non riuscì più a trattenere le lacrime.
“Sono contento di essere qui con te…” le confessò all’orecchio.
“Anch’io…”
 
Sai che
Sono tornato a rivedere
Quel posto in cui andavamo insieme
Dove pioveva col sole

Ma no
Che non c'era più quella sensazione
Di gioia serena
Ricordi com'era
Che tutto splendeva
E io volevo te, tu volevi me

Eravamo davvero felici con poco
Non aveva importanza né come né il luogo
Senza fare i giganti
E giurarsi per sempre
Ma in un modo o in un altro
Sperarlo nel mentre

Sai che
Ho cercato un modo per dimenticare
Ma di colpo c'è il mio volerti bene
Che è ancora più grande di me

E non c'è
Un motivo per non tornare insieme
E sembri più forte di tutte le volte che
Tra tutte le volte che
Io ho voluto te, tu hai voluto me

Eravamo davvero felici con poco
Non aveva importanza né come né il luogo
Senza fare i giganti
E giurarsi per sempre
Ma in un modo o in un altro
Sperarlo nel mentre

Aver fatto di tutto per non stare alla porta
E trovarsi da soli col poco che resta
Rifugiarsi in un luogo lontano dal mondo
Dove sembra infinito anche un solo secondo

Dell'amore che resta
E del tempo che passa

E credimi, lo sai che io cercavo un modo per dimenticare
Dimenticare di volere ancora bene a te
Ma non ci sono regole che puoi seguire per lasciare scorrere
È più forte di me

Eravamo davvero felici con poco
Non aveva importanza né come né il luogo
Senza fare i giganti
E giurarsi per sempre
Ma in un modo o in un altro
Sperarlo nel mentre

È l'amore che resta
Quando il tempo non passa
E tu resti alla porta
Con l'amore che resta
(Sai che – Marco Mengoni)
 
 
***
Amarti non ha senso se poi io non mi so amare
Ti prego stammi accanto questa notte ed io ritorno a respirare.
Ma ci sei tu, mi rimani tu
E perdo l’equilibrio solo a dire il tuo nome.
Una ninna nanna
Sei la prima cosa che mi ha fatto stare bene.
Ma tanto tutto questo un giorno passerà,
Comunque vadano le cose qui con te
Va tutto bene!

(Va tutto bene – Giulia Molino)


Nel primo pomeriggio Alex si trovava su un aereo diretto a Barcellona, da circa un anno aveva firmato un contratto per lavorare anche su linee europee. Perciò quando per esigenze lavorative si trovava in Spagna, lei e Akito coglievano ogni occasione per incontrarsi. Il volo sul quale stava prestando servizio aveva subito un ritardo ad Amsterdam a causa di maltempo.
Allacciandosi la cintura di sicurezza sorrise nell’immaginare l’espressione annoiata e infastidita di Akito. Malgrado conoscesse l’imprevedibilità del suo orario di atterraggio e, consultasse anche attentamente l’applicazione consigliatagli da lei, ogni volta Hayama giungeva in aeroporto con largo anticipo. Spesso aveva cercato di convincerlo ad aspettarla a casa, dopotutto ormai era abituata a spostarsi con il Taxi ma Akito rifiutava sempre l’idea cercando di organizzare i suoi appuntamenti in base al suo arrivo.
Dopo aver salutato e ringraziato ogni passeggero per aver viaggiato con la loro compagnia aerea, ultimò le sue mansioni e si diresse verso l’uscita dove Akito la stava aspettando insieme a Toni. Lo aveva conosciuto per caso in una giornata afosa. Era atterrata a Barcellona da qualche ora e durante il tragitto in auto avevano optato di fermarsi a bere qualcosa di fresco in un bar posto sulla spiaggia. Proprio qui incontrò per la prima volta Toni che contrariamente a loro, stava risalendo in città in compagnia di altri ragazzi.
“Hayama ora capisco perché oggi sei irraggiungibile!” aveva esordito ridendo per poi presentarsi. Era poco più alto di lei, portava un cappello leggermente inclinato a sinistra nascondendo così i corti capelli probabilmente scuri. Su una delle due braccia abbronzate vi erano parecchi tatuaggi, curiosa si focalizzò subito su di essi. Vide un rosario quasi all’altezza del polso e una scritta in corsivo sull’avambraccio esterno che purtroppo non ebbe il tempo di leggere. Sul gomito vi era un gioco di linee geometriche che le ricordarono i mandala che da piccola si divertiva a colorare. Risalendo sul tricipite scorse un orologio da taschino, le lancette indicavano un orario preciso. Indossava una larga canotta in cui riusciva a intravedere sul pettorale uno scorpione. Toni continuava a spostare il suo peso da una gamba all’altra notando di conseguenza sul polpaccio il muso di un lupo. Gesticolava parecchio e tra una frase e l’altra aveva il vizio di giocare con il piercing alla lingua. In pochi minuti le aveva procurato l’emicrania, possibile che non riusciva a rimanere fermo nemmeno per tre secondi?
“Spero vi unirete a noi stasera!”
Poi Toni si allontanò non prima di aver focalizzato la sua attenzione sul corpo di Alex.
Spinta dalla curiosità di conoscere la nuova vita di Akito, lo convinse ad accettare l’invito. Quella sera si trovavano in una piazza in cui vi era un piccolo locale che offriva della buona musica e, dopo essersi serviti da bere, si spostarono a pochi metri da lì. In attesa dell’arrivo degli altri membri della compagnia si sedettero su una grossa scalinata costruita recentemente. Intuì che quello fosse il loro punto di ritrovo prima di decidere come avrebbero trascorso la nottata. Akito le presentò alcune persone con cui aveva legato maggiormente e le sembrò di tornare indietro nel tempo quando ancora frequentava Jack e gli altri ragazzi. Un brivido la percorse lungo la schiena, in passato non avrebbe scommesso nemmeno un centesimo su se stessa. Pensava che non sarebbe mai riuscita a liberarsi da quel circolo vizioso in cui l’unico scopo era quello di annegare ogni proprio ideale, ora invece era tutto così diverso. Malgrado potessero esserci giornate storte, non si era mai sentita così libera come in quei anni in cui stava imparando a tastare i propri limiti. Era felice e pensò che non esistesse sensazione più bella dell’essere soddisfatti di sé. Bevve un sorso del suo cocktail e sollevando lo sguardo vide gli occhi di Akito fissarla con interesse mentre scherzava con un ragazzo di cui non ricordava già più il nome. Forse se lo stava immaginando però le pareva quasi distratto dalla conversazione, poi inaspettatamente le sorrise: un sorriso caldo e sincero che lei ricambiò con naturalezza. Qualche secondo dopo distolse lo sguardo, provando a concentrarsi su ciò che Toni cercava di raccontarle in inglese. Le risultava parecchio difficile comprendere cosa volesse dirle perché oltre a sbagliare la pronuncia, doveva anche interpretare il concetto della frase attraverso i suoi fantasiosi gesti. Avrebbe potuto confidargli il fatto che sapesse parlare anche in spagnolo ma la divertiva parecchio vederlo impegnato a rispolverare il suo livello scolastico di inglese.
Nel corso della serata rimase piacevolmente sorpresa di vedere Akito completamente a suo agio. Scherzava con i suoi nuovi amici con una tale scioltezza che non ricordava possedesse in Giappone. Ciò che però la lasciò di stucco fu il suo invito a ballare, si ricordava ancora di quell’unica volta che lo aveva trascinato in pista cercando di invogliarlo a muoversi a ritmo.
Le piaceva incredibilmente questo suo nuovo lato e si sentì attratta da lui, quasi da non riuscire più a controllare le emozioni che le suscitava. Era anche per questo motivo che qualche anno prima aveva preferito allontanarsi da lui, eppure in quel momento ebbe come la sensazione che non ci fosse nulla di sbagliato in loro.
“Ti scoccia se accompagno io la tua amica stasera?” domandò in spagnolo Toni ad Akito.
“Fossi in te concluderei qui la tua perfomance. Alex conosce più lingue di noi, lavora come hostess” ghignò Akito mentre lei cercava di trattenere le risate.
“Scusami tanto Toni!” affermò in spagnolo strizzandogli l’occhio.
Preso in contropiede Toni rimase per un secondo sorpreso da tale notizia, osservava alternativamente i volti di Akito e Alex farsi beffe di lui.
“Questo allora rende tutto più semplice se non interessante!” rispose disinvolto avvicinandosi maggiormente ad Alex che si bloccò ad ascoltarlo curiosa. Tirò fuori dalla tasca dei jeans un mazzo di chiavi e iniziò a volteggiarle con l’indice a pochi centimetri dal suo viso “Hai voglia di fare un giro con me? Posso mostrarti la città o ciò che preferisci, magari hai già qualche idea…”.
Con espressione sbalordita Alex inarcò un sopracciglio, non si aspettava un invito così esplicito. Impreparata balbettò qualche sillaba mentre pensava a come poter declinare la sua offerta senza risultare scortese, “Non credo sia…”. Si interruppe avvertendo la presenza di Akito avvicinarsi sicura accanto a lei.
Le cinse la vita con fare protettivo e, avrebbe giurato di percepire una sorta di gelosia nella sua presa salda. Le afferrò dolcemente la mano e risalendo lungo il fianco percepì dei brividi che non potevano essere causati dall’aria fresca della notte. Guidata dai suoi movimenti, intrecciò le dita in quelle di lui ritrovandosi così ad abbracciarlo con l’altra mano.
“Son più che sicuro che quelle ragazze gradirebbero fare un giro sulla tua decapottabile!” esclamò indicando un gruppetto di ragazze allegre che immediatamente li salutarono maliziosamente.
“Ok Hayama ho capito” si arrese Toni alzando gli occhi al cielo ma Alex non ci fece caso, la sua attenzione era rivolta completamente al profilo di Akito. Le erano terribilmente mancati i suoi abbracci e non poté non chiedersi se anche il suo cuore stesse per esplodere dall’emozione. Hayama abbassò leggermente il viso così da poterla guardare negli occhi e sorridendole, le sfiorò più volte la punta del naso con l’indice mentre le guance di Alex si tingevano di rosso.
Nonostante Toni avesse capito l’antifona, era sempre molto eccitato all’arrivo di Alex e ogni volta non perdeva occasione per lanciarle qualche battuta a cui lei ormai aveva imparato a rispondere. Non riuscì mai a interpretare il perché di ciò. Non sapeva se cercasse un modo per portarsela a letto o se volesse semplicemente provocare il suo amico. Con lo scorrere del tempo conobbe meglio Toni e scoprì che se la sua testa non era concentrata sui motori si poteva tranquillamente discutere di svariati argomenti. Aveva uno spirito da leader, cercava sempre di trovare un punto di incontro con le persone che lo circondavano. Amava mettersi in gioco e scoprire ogni sfaccettatura della vita. Seppe anche del suo incidente e malgrado gli avessero consigliato di non gareggiare più, Toni aveva ripreso nuovamente a correre sotto gli occhi contrari di sua sorella e di Akito.
Era felice per Akito, aveva trovato un buon amico a Barcellona. A Tokyo aveva imparato a conoscerlo e sapeva quanto fosse legato a Gomi ma soprattutto a Tsuyoshi, suoi vecchi amici di infanzia.
Recuperò velocemente il suo trolley, da tempo ormai aveva imparato ad associarlo alla parola casa. Poteva risultare bizzarro se non ridicolo ma quando scelse di intraprendere questo impiego, le sue abitudini cambiarono radicalmente. Lei che in passato amava trascorrere le ore in bagno a prepararsi, ora riusciva ad essere pronta a tempo record imparando così a selezionare i prodotti di cui non poteva assolutamente fare a meno. Questo, era ciò che si ripeteva per non pensare alla triste realtà. Erano anni che non provava quella bellissima sensazione che si poteva avvertire solo nella propria casa. Da quando aveva sorpreso suo padre a letto con un’altra donna aveva scordato cosa significasse sentirsi al sicuro. Certo, la situazione era migliorata quando sua madre optò di traslocare in un altro appartamento ma purtroppo ciò non poteva cambiare il passato. Era cresciuta troppo in fretta costringendosi a reprimere un amore naturale verso il proprio padre.
Rimase stupita dalla reazione di sua madre, quando improvvisamente decise di confidarle i propri progetti. Ricordava come se fosse ieri la gioia espressa sul suo volto, i suoi occhi velati da calde lacrime brillavano. L’aveva abbracciata così forte a sé che in quel momento riuscì a percepire tutto l’amore che sua madre provava per lei, ripetendole più volte quanto fosse orgogliosa dell’opportunità che era riuscita a cogliere. Quelle parole la resero felice. Era sicura della sua scelta eppure aveva bisogno del suo sostegno. Non avrebbe mai dimenticato quanto sua madre si fosse impegnata nel non far mancare nulla a lei e a Daniel. Nonostante nascondesse quel lacerante dolore che spesso si mischiava alla rabbia, si era fatta carico di responsabilità, preoccupazioni, angosce e paure provando, giorno dopo giorno, a mascherare l’assenza di un padre. Da sempre aveva ammirato il suo coraggio e la sua forza.
Nell’ultimo periodo, quando riusciva a trascorrere qualche giorno in compagnia della sua famiglia, vide sua madre sotto una luce diversa. Era allegra e radiosa, aveva ripreso a frequentare settimanalmente il parrucchiere e a prendersi cura di sé come era solita fare in passato, concedendosi anche qualche gita saltuaria. Sospettava che ciò fosse dipeso dalla presenza di un uomo ma preferì non chiederle nulla immaginando che sarebbe stata lei a raccontarle la novità.
Contrariamente suo fratello Daniel non prese molto bene la notizia, era arrabbiato e ferito dal suo allontanamento. Non rivolgendole addirittura la parola la salutò con estrema indifferenza. Le spezzava il cuore vederlo così, erano sempre stati molto uniti e mai avrebbe voluto causargli altra sofferenza. Una mattina in albergo chiacchierando al telefono con sua madre venne a conoscenza del fatto che Akito fosse passato a trovarli qualche giorno prima.
Sorrise nel sapere ciò, lui e Daniel avevano instaurato un bel rapporto ma non si sarebbe mai aspettata un gesto del genere. Sua madre le raccontò che dopo qualche partita ai videogiochi, li aveva sentiti parlare sul fatto che entrambi sentivano la sua mancanza, eppure era riuscito con estrema facilità a mostrargli alcuni lati positivi come ad esempio ad aver finalmente la cameretta solo per lui. Daniel ormai stava crescendo e iniziava ad aver interessi diversi, usciva spesso con i suoi amici provando perciò nuove esperienze ma soprattutto iniziava ad aver per la testa le ragazze.
Rise comunque di gusto quando venne a conoscenza della facilità con cui Akito lo avesse corrotto, e tra un discorso e l’altro si persero nel ricordare alcuni momenti trascorsi insieme a Daniel realizzando solo in quell’istante quanto fosse cresciuto. Non sapeva se ciò fosse un bene o un male, in fondo per lei sarebbe rimasto per sempre il suo piccolo fratellino.
Ormai lavorava come assistente di linea da qualche anno, si era dovuta abituare in fretta ai nuovi ritmi di lavoro. La sua vita era molto frenetica a causa di molti fattori come ad esempio i fusi orari o i cambiamenti climatici, ma nulla era paragonabile al fatto che durante le ore di servizio dovesse mantenere un comportamento idoneo e formale, cercando di essere costantemente serena e gentile. Non era facile lavorare con il pubblico, su ogni singolo volo vi erano sempre individui a cui bisognava prestare più attenzione e si sorprese come con l’esperienza ciò le risultava più naturale.
Nonostante ci fossero volte che la vita le voltava le spalle stava imparando a sorriderle, decise così di tatuarsi  la scritta “Ciò che non uccide ti fortifica”.
Per lei era ancora surreale il fatto di poter visitare diversi posti del mondo, ritrovandosi catapultata in realtà così opposte a quelle precedenti e conoscendo personalmente usi e costumi di ogni posto del mondo.
Si riscosse da quel fiume di ricordi non appena le porte di uscita si spalancarono davanti a lei, Akito la stava aspettando al solito punto in fondo alla folla in attesa.
Con il sorriso sulle labbra si avviò incontro ai ragazzi che vedendola finalmente arrivare la salutarono. Di lancio abbracciò subito Akito che, come di consuetudine, la strinse forte a sé dandole un bacio sui biondi capelli legati in una elegante coda. Era così felice di trovarsi avvolta tra le sue braccia che non riuscì a contenere ciò che in quel preciso momento provava. Staccandosi leggermente dal suo petto, si alzò in punta di piedi dandogli un delicato bacio all’angolo della bocca. Rimase quasi stupita della sua stessa iniziativa e, sollevando lo sguardo, notò un luccichio nei occhi ambrati di lui. Non era turbato anzi il contrario, sul suo volto le sembrò di leggere il suo identico desiderio. Durante i loro ultimi incontri le loro mani si cercavano da sole, non perdendo occasione di toccarsi anche per un banale motivo. Quanto avrebbe voluto chiedergli cosa stesse pensando in quel momento, invece si limitò a sorridergli “Ciao Aki!”.
“Ciao Alex” affermò Akito sciogliendole la coda e infilando il suo elastico sul polso.
“Pianterò radici tra poco” intervenne una terza voce avvicinandosi a lei.
“Hola Amico!”
“Hola Hermosa!” Toni le schioccò due amichevoli baci che sapeva avrebbero infastidito il suo amico “Você está em ótima forma!”.
La prevedibile reazione di Akito fu imminente. Alzò gli occhi al cielo e, afferrando il trolley di lei, le cinse le spalle con il braccio libero guidandola verso il parcheggio.
“Mi sei mancata…” le sussurrò poi all’orecchio. Di riflesso Alex sorrise come una bambina e malgrado fosse una richiesta impossibile, ordinò al suo cuore di smettere di battere così velocemente. Negli ultimi anni aveva viaggiato quasi in tutto il mondo, rendendosi conto che l’unico posto in cui voleva trovarsi era proprio lì, tra le braccia di Akito. Se la felicità avesse potuto avere un nome, era sicura che fosse il suo.
Conoscendosi, non avrebbe creduto fosse possibile. Per Akito provava un sentimento così forte e profondo che fin dal loro primo incontro non ebbe paura ad essere semplicemente sé stessa. Con il tempo gli aveva dimostrato le sue fragilità e le sue più intime paure, trasformando così i suoi silenziosi musi lunghi in rumorose risate allegre. Il suo volto si illuminava accanto a lui, lo desiderava eppure non trovava mai il coraggio di confidargli cosa sentisse per lui, questo sentimento nuovo la spaventava da morire. Sapeva che avvicinandosi a lui avrebbe corso il rischio di provare un qualcosa che andava ben oltre al confine invisibile dell’amicizia e, quando questo sarebbe esploso, cosa avrebbero fatto? Non voleva perderlo perché Akito era una di quelle persone rare da incontrare.
Quando la chiamò per informarla del suo trasferimento a Barcellona non poté  che essere orgogliosa della sua decisione. Era convinta che quella fosse stata la sua prima scelta saggia se non folle da cui sarebbe potuto ripartire da solo a vivere. Erano state davvero poche le occasioni in cui erano riusciti ad incontrarsi perché dopo la sua definitiva partenza non era più ritornato in Giappone. Inevitabilmente questo suo rifiuto di tornare a casa la fece riflettere a lungo, non si spiegava se ciò fosse dipeso dalla rottura con Sana nonostante fossero passati anni. Per Akito era stata una persona importante con la quale avrebbe sognato un futuro, potevano migliaia di chilometri e il tempo guarire una ferita così grande?
Dopo la partenza di Akito, forse per noia o probabilmente a causa della sua mancanza si era distratta con qualche storia di sesso, decidendo anche di contattare Simon con il quale aveva cercato di chiarire la situazione che si era creata. Nel corso del loro appuntamento, le aveva confidato che durante la notte di capodanno aveva per sbaglio origliato ciò che era successo con suo padre, “Non fraintendermi ma faccio realmente fatica a capire cosa ti passa per la testa e forse è proprio questo ad attrarmi di te, sei… Una ragazza enigmatica Alex. Lo so, l’ho capito… Difficilmente fai avvicinare le persone a te e d’altra parte io non sono molto bravo a socializzare però mi piacerebbe conoscerti meglio.”.
La sua sincerità la colpì. Decise di dar un’opportunità a Simon provando a dimenticare ciò che sentiva per Akito, utilizzando il classico e infantile metodo “chiodo schiaccia chiodo”. Si rese però presto conto che il vero problema era solamente lei che non permetteva alle sue emozioni di vivere, chiudendole semplicemente dentro di sé. Troncò la relazione quando cominciò a lavorare per compagnie aeree sempre più lontane dall’oriente, un rapporto a distanza non avrebbe portato da nessuna parte; soprattutto a causa dei suoi contrastanti sentimenti ma quest’ultima cosa preferì tenersela per sé.
“Sono distrutta!” esclamò Alex gettandosi sul divano dopo essersi fatta una doccia rigenerante.
Dopo aver accompagnato Toni a casa e salutato la vicina anziana di Akito che da quando li aveva visti la prima volta, alludeva a loro come una splendida coppia innamorata, si diressero nell’appartamento di lui.
“Tra poco vado al lavoro, ho un paio di appuntamenti in clinica. Finirò intorno le 18.00, vuoi che mi fermo a prendere qualcosa mentre torno a casa?”
“Vuol dire che ti fermerai a fare la spesa?!”
Akito annuì, conosceva ormai a memoria la risposta di Alex. Più volte gli aveva ribadito quanto le mancasse la quotidianità, svolgere quelle cicliche attività giornaliere che potevano risultare noiose e antipatiche.
“Ti accompagno!” gli disse mentre lui le si sedeva accanto “Ci troviamo davanti al solito supermercato e prima che tu me lo chieda…!”.
“…Arriverai a piedi” completò la frase imitandola.
“Esattamente!” ghignò Alex compiaciuta e Akito non poté non soffermarsi proprio su quel sorriso.
Subito si ricordò di quando in aeroporto le loro labbra si erano appena sfiorate… Cazzo se avrebbe voluto baciarla! E non solo… Si ritrovò a pensare. Avrebbe desiderato farla sua su quel divano in cui si trovavano seduti in quel preciso momento, esplorando attentamente ogni centimetro del suo corpo mentre si perdeva in lei. Assurdo, si sentiva un adolescente in piena crisi ormonale, molto probabilmente glielo si leggeva in faccia perché Alex lo stava osservando curiosa.
Non si era reso conto da quando aveva iniziato a vederla sotto una luce diversa, formulando svariate fantasie maliziose e, tanto meno sapeva quanto ancora sarebbe riuscito a controllarsi accanto a lei. Era inutile negarlo, la voleva.
Ogni suo piccolo particolare lo attraevano e seppur Alex immaginava l’effetto che faceva agli uomini che la circondavano, si domandò se lei avesse intuito cosa gli provocasse ad averla lì a pochi metri. Spesso si ritrovò a chiedersi se ciò fosse solo un desiderio carnale o qualcosa di più intimo e profondo. Fin da quando l’aveva incontrata la prima volta si era accorto della sua bellezza naturale ma in quel periodo aveva altro per la testa, Alex si era rivelata un’ottima amica con cui parlare e scherzare, scoprendo lentamente qualità nascoste così rare da trovare in una persona. Furono probabilmente queste sue caratteristiche a solleticare la sua attenzione così da non riuscire a immaginare una vita senza averla conosciuta.
Alex era ancora più bella di prima, i lunghi capelli ora biondi le ricadevano lungo il seno. Indossava un’aderente t-shirt bianca che delineava perfettamente le sue curve lasciando così intravedere il reggiseno che portava. Le gambe toniche erano rannicchiate, ormai era abituato alle sue strane pose in cui le piaceva sedersi.
Non riusciva a levarle gli occhi di dosso perciò provò a distrarsi accendendo la televisione ma osservandola con la coda dell’occhio vide che i suoi grandi occhi azzurri erano focalizzati su di lui.
“Ti sei fatto crescere la barba…” constatò accarezzandogli delicatamente la guancia.
Si soffermò a lungo sulla sua bocca socchiusa e provocante che andava in netto contrasto con il suo sguardo dolce ma inteso. Se avrebbe continuato a guardarlo così non sarebbe più riuscito a resisterle.
Sentì la sua mano scivolare sui suoi corti capelli per poi intrecciare le dita in quella di lui. Si addormentò così, sussurrandogli “Sei così bello…”.
“Tu sei bella” le disse sapendo che non l’avrebbe sentito, poi alzandosi dal divano le diede un delicato bacio sulle labbra.
 
 
Ciao ragazze!
Come state?
So già che molte di voi non apprezzeranno questi capitoli finali in cui vedono Sana e Akito separarsi. Ho letto numerosi commenti e messaggi esprimere il vostro disappunto però io sono convinta di questo finale e non vorrei cambiarlo in alcun modo perché ora, in questo momento della mia vita, sento che questo è il finale che IO voglio dare. Sono legata moltissimo a questa mia fan fiction perché con essa sono cresciuta e quello che mi rende più felice è il fatto di aver superato questo mio blocco. Dopo un paio di anni sono riuscita a scrivere con una tale scioltezza a cui non ero più abituata!
È stato difficile anche per me capire e decidere questa strada e rileggendo anche la mia stessa  storia ho compreso che inconsciamente avessi spinto davvero troppo in là Sana.
Spero che in questo capitolo si riesca a percepire ciò che è successo… Sana e Akito hanno vissuto un grande e bellissimo amore ma come accade anche nella realtà, i sentimenti e le persone cambiano e ciò ci porta a compiere delle scelte che mai ci saremmo aspettati.
Su questo magnifico sito ci sono davvero tantissime bellissime storie e sono sicura che troverete quella con un happy ending Sana e Aki! ;)
Scherzi a parte, spero abbiate trascorso una bella estate nonostante il periodo che tutti noi stiamo passando. Mancano uno o due capitoli alla fine di questa FF, tutto dipenderà da quanto sarà lungo.
Il progetto di cui parla Sana è semplicemente ispirato da dei video su youtube intitolati "Carolina e Topo Tip".
Un bacio!
A presto,
 
Miky

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