Cynder Origins

di EonFreeSoul
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La schiusa ***
Capitolo 3: *** L'addestramento ***
Capitolo 4: *** Il furto ***
Capitolo 5: *** Piani non svelati ***
Capitolo 6: *** L'eremita ***
Capitolo 7: *** La ricerca della gloria ***
Capitolo 8: *** I due mentori ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


-*Nota dell'autrice*-

Allora, prima di iniziare volevo dire un paio di cosette xD Innanzitutto, se state vedendo questo messaggio, significa che volete leggere la mia ff, o almeno darle un'occhiata, e per questo vi ringrazio moltissimo ;u; Inoltre, noterete sicuramente che lo stile cambia un po' durante lo svolgimento della storia: questo accade perché ho iniziato a scriverla due anni fa, quindi non preoccupatevi xD Anche per le avventure dovete avere pazienza: non parte tutto subito xD
Altra cosa importante: qui Gaul è indicato con il nome di Demone. Vi chiederete perché: semplicemente, questo è il nome che gli è stato dato nella versione di TEN per GBA, che ho io. Inoltre, è necessario che sappiate che la maggior parte della storia si svolge quando Cinerea ha 14 anni: a quell'età i draghi sono molto più maturi degli umani, non sono considerati bambini, quindi, nelle scene con riferimenti al sesso, sappiate che è come se si stessero parlando dei tipi di 17-18 anni.
Ogni recensione coerente ed educata è ben accetta, mi farebbe molto piacere riceverne qualcuna C: L'unica cosa che vi chiedo: per favore, non commentate "bella"," carina" , "schifosa", "aggiorna" o robe così: vorrei visionare critiche costruttive. Non avete bisogno di scrivermi un tema, anche solo tre o quattro righe vanno bene. Detto questo... Enjoyate! *poof*
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Demone entrò nella grotta, trionfante, seguito dalla sua armata: alfine, erano riusciti ad arrivare, la loro missione sarebbe stata portata a termine a qualunque costo, qualunque. L'obiettivo che il Maestro delle Ombre, il perfido Malefor, gli aveva affidato, era semplice: rubare o distruggere l'uovo del drago viola. Questa razza era l'unica a poter ostacolare i suoi piani oscuri in quanto purissima alla nascita. Purissima… e fragile. Demone sogghignò mentre pensava questo ed estrasse la spada, dirigendosi sul fondo dell'enorme caverna. Nella penombra si vedevano le sagome dormienti di moltissime uova, ma solo una era quella esatta: una e una sola; eliminata quella, non ci sarebbero più stati problemi.
Arrivarono all'ultima stanza e l'agitazione dell'armata crebbe visibilmente: le scimmie-guerriere fremettero e, schiamazzando debolmente, estrassero armi dalle loro armature. Il motivo della loro eccitazione era semplice: posata delicatamente in un cesto foderato con della paglia, c'era lui: l'uovo celestiale: così potente… ma così piccolo e indifeso che sarebbe bastato un colpo ben assestato per porre fine alla sua breve vita.
Dall'alto delle vetrate erano poste a formare la volta del soffitto e da esse filtravano i raggi dell'alba mattutina, che si rifrangevano su di lui lo illuminavano con giochi di luce rendendolo simile a un piccolo dio.
Un soldato sfoderò una pesante mazza ferrata e precipitò all'uovo con lo sguardo carico d'odio. Demone intuì subito cosa stesse per fare, ma lo frenò in tempo:- Fermo! Non distruggerlo!- aveva cambiato idea:- Lo faremo nascere e lo addestreremo nelle arti del male, in modo che divenga invincibile!- il capo scimmia si considerò soddisfatto, intuendo che il soldato aveva afferrato il concetto e aveva riposto l'arma. In fondo, i draghi viola, buoni o cattivi che fossero, erano destinati a governare l'intero universo: Malefor ne era un esempio lampante: lui stesso, nel Pozzo delle Anime, aveva ceduto alle tentazioni del male… e lui stesso era un drago viola… malvagio, questo sì: ma pur sempre un drago viola.
Questo non era da dimenticare.
Mai.
Demone si diresse a passi pesanti vicino all'uovo; lo contemplò a lungo:- Benvenuta tra noi, malefica creatura…- disse quasi sussurrando e sorrise in modo crudele. Allungò lentamente la zampa verso l'uovo violaceo, ma una voce lo costrinse a fermarsi:- Non osare toccarlo o saranno seri guai per te!
La voce proveniva da un possente e maestoso drago arancione- rosso fermo in fondo alla stanza. Abilmente saltò in avanti, piombando davanti ai guerrieri e ruggì in un modo così potente che la grotta ebbe un tremito. Si esibì in uno spettacolare colpo di coda e in una fiammata che scoraggiarono dall'avvicinarsi qualsiasi scimmia.
Convinto che era ora di fuggire, prese l'uovo tra le zampe e volò fino al soffitto, dove fuse le vetrate per scappare al di fuori: i soldati non potevano volare: non l'avrebbero raggiunto, così ignorò le grida che emetteva Demone, cercando di richiamare all'azione tutti i suoi seguaci:- Muovetevi! Non lasciatelo scappare! Ha l'uovo! Ma il drago del fuoco era ormai lontano…

Demone finse sorpresa, quando gli comunicarono che il misterioso drago era letteralmente sparito e con lui anche l'uovo: se l'aspettava, ma era lo stesso profondamente adirato.
Un soldato notò la sua rabbia:- Signore, che facciamo? Dobbiamo tornare dal Maestro delle Ombre? Demone si girò sogghignando verso di lui:- Sì… ce ne andremo presto… ma, credimi, non lo faremo a mani vuote…
Si diresse verso i soffici nidi delle uova comuni e ne raccolse una; ordinò di fare lo stesso anche alla sua armata. In poco tempo avevano raccolto tantissime uova, tantissime, che ben presto sarebbero diventate tremendi draghi da battaglia: spietati e dal cuore di ghiaccio.
Il capo-scimmia osservò la sua: era grigio pallido con delle macchie fucsia disposte dappertutto: guardandola con piacere, decretò subito di essere la sua preferita. Con un cenno ordinò la ritirata e in pochi minuti tutte le scimmie sparirono con i loro preziosi carichi nel cuore della notte, mentre la luna illuminava debolmente il loro oscuro sentiero...

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Capitolo 2
*** La schiusa ***


Malefor aveva esultato quando quella lontana notte, aveva visto tornare Demone carico di uova:- Ebbene? Dov’è l’uovo del drago viola?- aveva chiesto impaziente, avvicinandosi a lui e sventolando la coda scura per l’agitazione.
- Non l’abbiamo saputo prendere Maestro… è arrivato un drago e…- non riuscì a finire la frase.
-Cosa?!- ruggì irato- ti rendi conto della gravità della situazione?! Hai mandato all’aria i miei piani! Inutile scimmia! Hai complicato le cose più del previsto! Per la rabbia sputò una sfera di fuoco enorme sul pavimento, lasciandolo rovente e notevolmente bruciato.
Poi sembrò essersi calmato e si girò nuovamente verso Demone :- Spero che tu abbia qualcos’altro da dirmi: per esempio, com’era quel guastafeste di un drago?- disse con voce più ferma.
- Il drago era arancione e rosso e sapeva dominare molto bene il fuoco, è stato lui a soffiarci l’uovo.
Il muso di Malefor si piegò in una smorfia d’odio mentre sussurrava una sola, breve parola:- Ignitus…
Istintivamente si portò gli artigli su una spalla, dove spiccava una grossa ustione accompagnata da una cicatrice: sembrava essere stata prodotta da un’unghia molto affilata.
Non sarebbe bastato distruggere dieci mondi per compensare il rancore che provava per lui: gli aveva rovinato la vita, non lo avrebbe mai perdonato.
Si riscosse dal passato:- C’è altro?- chiese.
Finalmente Demone, con grande piacere, iniziò a tirar fuori il vero succo del discorso:- Vedendo che le cose andavano male, abbiamo pensato di prendere dei piccoli regali, in prestito…- ridacchiò sulla frase che aveva appena detto e mostrò orgoglioso l’uovo a macchie.
Il Maestro delle Ombre sembrò interessarsi al piano del capo-scimmia e gli si avvicinò, prese l’uovo dalle sue mani e iniziò ad esaminarlo attentamente, concludendo il tutto con un sorrisino malefico:- Mi stupisci sempre, Demone, e molte delle volte in bene: questa è una di quelle volte…, spero che tu ne abbia prelevate altre.
Lui annuì, pavoneggiandosi davanti al suo padrone:- Sì, molte altre: abbiamo preferito i colori scuri, simbolo del male, male che entrerà in questi neo-mostri molto presto!
Ed era così: il male sarebbe arrivato veloce come una saetta e avrebbe lasciato tracce pesanti da cancellare.
Misero le uova in una sezione a parte del covo: la più calda, satura di aria nera e magica; una sorta di incubatrice naturale che avrebbe favorito la schiusa delle uova in modo rapido ed efficace.
E venne il giorno: le uova iniziarono a schiudersi una dopo l’altra, senza interruzioni; anche l’uovo a  macchie si schiuse e ne nacque una draghetta grigia.
La chiamarono Cinerea appunto per questa sua caratteristica.
Dalla sua nascita sarebbero derivate molte sofferenze, anche se ancora nessuno lo sapeva e tutti si beavano in un mondo che ben presto avrebbe rotto il suo delicato equilibrio e sarebbe precipitato nell’oscurità.
 
Cinerea si guardò intorno, interessata da quel mondo nuovo e proprio per questo interessante, saggiandone i profumi, i colori e i suoni.
Accanto a lei c’era uno strano oggetto rotondo blu scurissimo sfumato che traballava in continuazione e a poco a poco si stava riempiendo di crepe.
Incuriosita, tentò di andargli incontro, ma inciampò in una strana sostanza viscosa che avvinghiava tutto il suo corpo; era disgustosa da vedere, ma magari aveva un buon sapore.
Spinta da una sensazione di fastidio proveniente dallo stomaco, Cinerea la addentò.
Aveva un gusto nullo e le stava appiccicando le piccole fauci, quindi pensò di sputarla.
In compenso aveva scoperto che morsicando e tirando quel velo appiccicaticcio poteva aprirsi un varco per uscire e così fece.
Finalmente libera, potè assaporare appieno la sensazione di movimento e osservare i propri arti apertamente.
Aveva già capito l’uso di quelli inferiori, che le servivano per muoversi, ma aveva due strane cose
sulla schiena che la ingombravano soltanto e le davano fastidio.
Fece scattare un muscolo e l’ala si aprì, ma solo per metà: infastidita, gettò indietro il collo e morse la membrana, tendendola verso di lei.
Si aprì del tutto, ma le faceva molto male per il morso propiziatorio che aveva usato.
In compenso ora riusciva ad aprirle e a chiuderle regolarmente.
L’uovo scuro in parte a lei si era schiuso, rivelando un drago blu striato di nero più grande di lei; le si avvicinò ma Cinerea, diffidente, gli mollò un calcio sul collo.
Il nuovo nato per tutta risposta ringhiò, ma sotto sotto si vedeva che era interessato e voleva giocare. Era un maschio.
In poco tempo si scatenò una zuffa tra colpi bassi e alti, azzannate, artigli e code che schizzavano in ogni direzione mentre gli altri draghetti li osservavano divertiti.
-Basta così, Fraigon, Cinerea e tutti gli altri, dobbiamo andare!- ringhiò qualcuno rabbiosamente. Quel qualcuno era Demone.
Alla sua vista tutti ammutolirono di colpo, non solo i cuccioli, ma anche le guardie stesse:- Malefor li vuole vedere- spiegò lui, ringhiando minaccioso ad una scimmia che aveva invano tentato di opporsi alla sua idea.
Così li condusse fuori dalla stanza, mentre lei lo guardava sospettosa.
 
-E così sono loro i nuovi nati- osservò Malefor squadrandoli  uno ad uno, compiaciuto del lavoro del suo comandante.
-Proprio così, Maestro, li addestreremo al più presto! E avremo nuovi soldati pronti ad ogni genere di battaglie!- spiegò trionfante Demone, accarezzando Cinerea sul capo in un gesto di appagamento.
Il Maestro delle Ombre sembrava molto interessato a lei e questo la mise un po’ a disagio: la guardava con occhi penetranti assaporando ogni singolo particolare del suo corpo: il colore, le numerose corna, la sua coda affilata…
Per dimostrargli che aveva ragione, Cinerea cercò di tagliare con la lama della coda un paletto di ferro che spuntava dal pavimento.
Prese la mira e si concentrò, poi il colpo, ma la sbarra non si mosse di un millimetro, anzi,le procurò un brutto buco sulla coda.
Lei lo guardò, dispiaciuta e dolorante; ma Malefor parve molto colpito:- Giovane, il tuo impeto ti fa onore, vedrai che tra poco avrai modo di combattere quanto vuoi- sogghignò e sussurrò qualcosa a Demone, poi entrambi risero sguaiatamente.
Fraigon ruggì con loro, e Cinerea lo seguì; in poco tempo i gridi di guerra degli intrepidi draghi risuonarono come risa di fantasmi nella notte, quando l’alba era molto lontana e lo sarebbe stata ancora, per molto tempo…

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Capitolo 3
*** L'addestramento ***


14 anni dopo...

Cinerea era scalpitante già di prima mattina: quel giorno avrebbe affrontato l’importantissimo esame riservato a tutti i draghi della sua età: il culmine del duro addestramento che li aveva resi partecipi fin da piccoli, nel quale sarebbero finalmente entrati a far parte dell’esercito di Malefor, il loro padrone e mentore.
Era in anticipo, lo sapeva, ma sapeva anche che a quell’ora Fraigon la stava aspettando nella Sala delle Lotte, dove si teneva l’esame.
Doveva raggiungerlo, solo così avrebbe saputo informazioni riguardo alle prove che dovevano superare: Fraigon era bravissimo a estrarre informazioni alle stupide scimmie che passavano, era una specie di spia e a Malefor questo piaceva molto.
Trafelata, la giovane dragonessa corse nella stanza dei test, dove lui la aspettava.
Il maschio blu striato era raggiante e bellissimo, come sempre.
Spinse via il soldato che lo accompagnava con una smorfia del tipo “voglio parlare in privato” e la raggiunse sorridendo.
Fraigon disdegnava le scimmie: secondo lui erano solo barbari senza cervello che non sapevano creare piani, ordire inganni e parlare, ma solo marionette che eseguivano gli ordini, qualsiasi essi fossero; era convinto che una volta divenuti abbastanza forti, loro draghi avrebbero spazzato via la loro razza e sarebbero diventati i prediletti di Malefor.
-Eccoti, pensavo ti fossi persa per le scale- scherzò lui.
-Poche ciance- tagliò corto Cinerea- hai le prove?
-Sì, sono poche ma impegnative: combattimenti e  percorsi ad ostacoli sono quelle principali, ma potrebbero farcene altre come prove di difesa e velocità, o di coraggio, poi una esame segreto come ultima verifica.
- Tutto qui?- sbuffò lei sarcastica.
- Non abbassare la guardia, Cynder- la chiamò con il suo vero nome e ridacchiò- un’altra cosa: ci faranno scegliere delle armature fatte apposta per noi, ma dato che siamo i primi potremmo selezionarle adesso.
Dalle scale si iniziarono a sentire passi e risa degli altri allievi.
I due si guardarono:- Sbrighiamoci, o ci soffieranno quelle migliori- disse Fraigon, correndo nella direzione dove erano ammassate le protezioni, in un luccichio continuo di metalli pregiati.
Cinerea le osservò, affascinata; ne scelse una leggera per non impacciarla nei movimenti, ma resistente in caso di un nemico molto tosto da sconfiggere.
La indossò: il metallo argenteo era pieno di spigoli e di punte e risaltava le sue forme, in più era comodissimo.
L’elmo grigio pallido le avvolgeva il muso ma lasciava libere le corna per attaccare e gli occhi e il naso, in  modo che non desse fastidio.
Quella del suo amico era molto simile, ma era ramata e più pesante, dato che lui era anche molto più muscoloso.
- Stai bene- la adulò lui.
-Esagerato, anche tu!- ridacchiò Cinerea.
Nel frattempo erano arrivati gli altri che, tra schiamazzi e borbottii, avevano scelto le proprie.
Sembravano tutti soddisfatti, e comunque anche se non lo fossero stati non c’era più tempo per cambiare, perché era giunto Demone assieme a Malefor.
-Giovani draghi- sentenziò il Maestro delle Ombre- oggi è il grande giorno in cui potrete dimostrare il vostro valore e diventare uno dei miei fidatissimi soldati scelti!
Dalla sala si alzò un brusio generale.
- Se non ce la farete- iniziò lui con un sorrisetto perfido- dovrete andarvene per sempre!!! Non potrete più fare ritorno qui, o verrete individuati come intrusi!
Concluse la frase e la parola venne presa da Demone, senza dar modo ai giovani di replicare… ammesso che qualcuno avesse un tale coraggio per farlo:-Diamo inizio alle prove! Dimostrate la vostra audacia! La prima prova consiste in un combattimento con le nostre guardie! Seguitemi!
Fece un cenno con una zampa e i draghi vennero condotti fuori dalla sala.
Li scortò per diverse gallerie e Cinerea si accorse che stavano scendendo; e di molto, a giudicare dall’umidità, dal buio e dall’odore stantio di muffa.
Finalmente arrivarono: la stanza in questione era ampia e rischiarata notevolmente da torce fiammeggianti, era una grotta; lì due scimmie massicce armate di alabarda e spada li squadravano interessati e pronti ad attaccarli.
I draghi si allarmarono, ma non Fraigon, che si offrì a combattere per primo:- Vado io!- esclamò, tenendo alta la testa in segno di coraggio.
Tutti i compagni abbassarono la faccia, mostrando rispetto, tutti, tranne Cinerea:-Buona fortuna- sussurrò.
-Grazie- disse lui sorridendo sotto l’armatura.
Si preparò, mentre tutti lo osservavano, ansiosi.
Demone sorrise:-Bene, abbiamo il primo sfidante! Un’ultima cosa: non esistono regole! Che il combattimento inizi!
Quest’affermazione lasciò sgomenti alcuni draghi, ma non Fraigon: non poteva distrarsi, un’imperfezione, e sarebbe morto.
Una scimmia corse urlando verso di lui, agitando l’alabarda, ma il giovane drago la schivò agilmente e gli tirò un calcio in testa, facendogli perdere i sensi.
“Fuori uno” pensò, sorridendo malignamente mentre si concentrava sull’altro.
Quest’ultimo era più veloce e più forte: con un salto atterrò Fraigon, che tentò di divincolarsi.
Ci riuscì, se lo scrollò di dosso e gli lanciò delle lame di ghiaccio.
Si distrasse: guardò raggiante Cinerea, ma fu fatale: si era dimenticato del combattimento del quale, poco prima, era stato protagonista.
I due soldati lo atterrarono e iniziarono a colpirlo sghignazzando, e dal gruppo di spettatori si levò un brusio deluso: sembrava infatti che non ci fosse più scampo per lui.
Cinerea realizzò: lo stavano sconfiggendo, se fossero riusciti, non ci sarebbe più stato futuro davanti a Fraigon: sarebbe stato in perenne esilio, scappando da Malefor per tutta la vita.
Doveva impedirlo, in fondo, non c’erano… regole…
Spinta da una forza interiore, si slanciò in avanti e saltò; saltò in eterno, mentre tutti (Demone compreso) la osservavano strabiliati.
Finalmente atterrò, si concentrò e creò una mano di fuoco che stritolò la prima scimmia, mentre la seconda si guardava intorno sbigottita.
-Grazie- disse Fraigon stancamente, trascinandosi in piedi.
-Beh, due contro uno, non è corretto- affermò lei aiutandolo e ammiccandogli scherzosamente.
Con una raffica di ghiaccio e fuoco creata con i loro poteri combinati, misero KO anche l’altra, che, perso il compagno, era rimasta spaesata e quindi facile preda.
Questo rafforzava le teorie di Fraigon sul fatto che le scimmie fossero deboli.
Demone parlò:-Bene, sembra che abbiate superato la prova, giovani guerrieri, mi compiaccio di voi.
Cinerea e Fraigon esultarono: avevano vinto la prima battaglia!
Ma c’era dell’altro, e lo avrebbero scoperto molto presto…
 
Riffle si asciugò le lacrime, nessuno avrebbe dovuto vederla piangere, nessuno, ho avrebbero saputo tutti che non era stata all’altezza del suo compito.
Ma Cinerea la vide, nel viaggio verso il campo dell’altra prova.
Sentì pianti e singhiozzi, e decise di scoprirne la causa.
Era Riffle.
-Cynder, sbrigati- le intimò Fraigon, impaziente.
-Aspetta, ti raggiungerò dopo, non preoccuparti, vai.
-Cynder…- continuò lui, gettando sguardi preoccupati al resto del gruppo, che si stava allontanando.
-Vai!- disse lei decisa.
Fraigon si arrese e la lasciò sola.
Cinerea colse l’attimo e svoltò l’angolo: la giovane draghetta della terra era ancora lì, triste.
-Riffle…  cos’è successo?- mormorò preoccupata.
Riffle si voltò verso di lei, tremante e infelice; il suo muso era rigato da lacrime.
Lei tirò su col naso :-Non ce l’ho fatta…! Non ce l’ho fatta!!!
Disse solo questo e si appoggiò a Cinerea, bagnandole una spalla.
Tutto ad un tratto Cinerea capì: non aveva superato la prova, l’avrebbero scacciata e non l’avrebbe più rivista.
Riffle si staccò da lei:- Me ne andrò da un momento all’altro e mi rifarò una vita fuori di qui, addio, Cinerea- si sforzò di sorridere, ma piangeva ancora.
Si voltò e scomparve in un cunicolo, per sempre.
La draghetta non la rivide mai più.
 
Mentre raggiungeva gli altri era scura in volto, e pensava a cose che non le avevano mai sfiorato la mente: si poteva distruggere il destino di qualcuno così? Lei aveva sempre pensato a diventare una guerriera dell’esercito di Malefor, non l’aveva toccata neppure in un momento l’idea di poter fallire ed essere scacciata da lì, la sua casa.
A dire il vero, le sarebbe piaciuto viaggiare: non era quasi mai uscita da quel posto, ma era sicura che una volta superato l’esame, sarebbe diventata invincibile  e avrebbe combattuto in lungo e in largo, no, non era una prigione, doveva toglierselo dalla testa.
Corse per i corridoi e raggiunse il gruppo in poco tempo, senza che nessuno la rimproverasse.
Fraigon la notò proprio mentre arrivava:- Eccoti! Presto, Demone sta per annunciare la prossima prova! Sei pronta?
Pensando a tutto quello che era successo, Cinerea si era totalmente scordata dell’esame e alla domanda del suo amico restò imbambolata.
-Ci sei?- insistette lui sventolandogli una zampa davanti.
-Ah, sì, sì…- Fraigon la guardò con aria interrogativa :- Sembri confusa… qualcosa non va?
Di fronte a quegli occhi blu profondissimi Cinerea non se la sentiva di mentire, stava per vuotare il sacco, dire che aveva visto Riffle e che le erano sorti dei dubbi sui metodi del Maestro delle Ombre, ma una voce davanti a loro la frenò:- Zitti, accidenti!!! Chiudete la bocca! Demone sta iniziando il discorso!
Aveva parlato un giovane drago verde con macchie nere, dall’espressione piuttosto irritata; lui e Fraigon si guardarono in cagnesco, ma quando Demone parlò e decisero di rimandare la loro scaramuccia.
Cinerea notò che Malefor non era presente, stavolta, ma non si chiese il perché: non c’era tempo.
Ora doveva concentrarsi solo sul test.
-Bene, guerrieri! Sembra che il precedente combattimento non vi abbia provati più di tanto, e mi fa piacere… e anche a voi, poiché la prova che vi attende  è più faticosa e… letale.
Sorrise malignamente notando che alcuni draghi avevano assunto facce preoccupate.
Alzò il braccio e mostrò un tunnel tetro che si snodava dietro di lui, come una bocca oscura senza zanne, ma egualmente fatale:- Entrerete qui a coppie e proseguirete fino a trovare l’uscita della parte più recondita di questo covo- fece una pausa e li guardò uno ad uno, poi mostrò nuovamente la galleria buia e pronunciò una sola parola:- il Labirinto…
Quella sola frase bastò a far serpeggiare la paura tra i giovani draghi; -Ci mandano nel Labirinto?! Sono tutti matti!!!- commentò qualcuno e qualcun altro concordò.
Cinerea conosceva il Labirinto per la sua pessima fama: sere prima dell’esame, lei e i suoi compagni si riunivano nella Sala delle Lotte oppure nel boschetto lì fuori (le rare volte che uscivano) e si raccontavano le tenebrose storie che avvolgevano il nome di quel posto spaventoso.
Qualcuno aveva persino azzardato a dire che gliel’avrebbero fatto esplorare, durante l’esame, ma nessuno ci aveva creduto, forse non ne era convinto neanche chi l’aveva detto.
Ma ora la realtà era ineluttabile: dovevano fare quello a cui nessuno aveva prestato fede.
Cinerea rabbrividì, ma si fece coraggio; lei e Fraigon decisero che sarebbero entrati per primi, e insieme.
Tutti li osservarono come se fosse l’ultima volta che li vedevano, per sempre, e a Cinerea quegli sguardi sembrarono funerei e spaventati.
Bastarono pochi passi perché fossero inghiottiti dall’oscurità totale.
 
Non passò molto tempo perché la fugace luce dell’entrata si spense poco a poco, soffocata dal troppo buio.
Fu Cinerea ad intervenire, creando una piccola sfera di fuoco che rischiarasse debolmente lo spazio circostante.
-Non è molto, ma almeno abbiamo una luce- sospirò Fraigon.
Erano abbattuti già prima di cominciare, ma non si poteva dagli torto: l’impresa che gli si prospettava era pressoché disperata e l’odore di muffa scaturito dalle pareti fatiscenti serviva solo a far scendere il loro morale ancora più in basso.
Camminarono a lungo, per ore, giorni, minuti, attimi sfuggenti, non si capiva, il tempo sembrava essersi fermato, là sotto.
Non parlarono mai, finché notarono che la luce si stava facendo più forte, ma non era la luce del sole, ne della luna, era qualcos’altro: una luce rossastra che proveniva da una porta dinanzi a loro.
Il caldo aumentò mentre le si avvicinavano:- Che cos’è questo bagliore?- chiese incuriosita Cinerea, socchiudendo la porta.
-Non ne ho idea, ma potrebbe essere una trappola, per quel che ne sappiamo...- disse Fraigon scrutando i dintorni.
Si accorse che Cinerea era entrata furtivamente e la seguì, preoccupato:- Cinerea?- poi la vide, e la raggiunse.
Era inquieto e il caldo lo stremava: era troppo forte per i suoi gusti, per i gusti di un drago del ghiaccio, tuttavia l’armatura ramata lo proteggeva parzialmente da quelle condizioni.
C’era un precipizio proprio davanti a loro, dal quale saliva lento e sinuoso del fumo grigiastro, che si avvolgeva e si snodava come le spire di una serpe.
L’inquietudine aumentava e Cinerea si era avvicinata al ciglio della scarpata, osservava verso il basso, i suoi occhi da drago del fuoco scrutavano come ipnotizzati qualcosa sotto di lei, qualcosa che Fraigon non riusciva ad identificare.
-Cynder, vieni via, non è prudente…
-No…- mormorò lei, incantata…
-Vieni via! Ti stai assoggettando da sola!-  accelerò il passo e fu dietro di lei, in tempo per notare che gli occhi della sua amica si chiudevano e le sue zampe cedevano facendola precipitare, incosciente.
-Cynder!- gridò Fraigon, balzò in avanti e la acchiappò per la coda grigia, un attimo prima che finisse di sotto.
“Magma!” ora lo sapeva, la sostanza che c’era di sotto, così calda e luminosa, era magma.
Non immaginava pensare cosa fosse successo se Cinerea fosse caduta lì.
La tirò su lentamente e con gli occhi chiusi, come se temesse di poter mollare la presa inconsciamente, alla minima distrazione.
Riaprì gli occhi, ma si accorse che la stanza davanti a sé stava svanendo come nebbia, vide i colori farsi meno vividi e infine sparire, assieme a tutto il resto.
Pensò di stare per svenire, ma non era così: ora il magma era svanito e al suo posto c’era un largo ponte di solida roccia, che proseguiva fino ad un’altra caverna.
 
Il burrone sotto di loro era cupo e buio, quindi, quando Cinerea si fu svegliata, si affrettarono ad oltrepassarlo, quasi temessero che potesse spezzarsi sotto ai loro passi leggeri.
-Che fine ha fatto il magma?- chiese la draghetta con aria interrogativa.
Mentre camminavano con l’unica luce della sfera infuocata come torcia, Fraigon le diede tutte le informazioni che desiderava.
-Come sarebbe a dire “è sparito?”
-Non ne ho idea, ma forse… sì, potrebbe essere…
-Cosa?
-La Sala delle Paure, un posto che ti mostra quello che tu non vorresti mai accadesse, e scompare quando hai superato quel terrore, ne parlò Riffle una volta al bosco, ricordi?
No, non rammentava nulla del genere, né lo voleva fare: il ricordo della sua amica era troppo doloroso.
Ora doveva dirlo a Fraigon, era giunto il momento di farlo:- Senti a proposito di Riffle, lei…
Le si spezzarono le parole in gola di fronte allo spettacolo meraviglioso che gli si era aperto davanti agli occhi: erano capitati in una grotta enorme, la cui volta e il pavimento, così come le pareti, rilucevano di una strana luce bluastra e confortante.
Tutto brillava, i due amici non sapevano dire cosa fosse quella roccia celeste che li aveva chiusi in quel paradiso sotterraneo.
Più in là c’era una cascata che infrangendosi a terra andava a formare un laghetto dalle acque limpide e cristalline.
Dietro la cascata bianca c’era una sagoma nerastra:- L’uscita! Guarda, è quella!- la gioia che provava Cinerea era palpabile.
Corse a perdifiato sotto la cascata e nel tunnel seguente, assaporando ogni secondo del contatto dell’acqua sulle sue scaglie cineree.
Poco dopo videro una luce, piccola, ma piena di speranza, così, dopo tanta paura, uscirono indenni.
 
Non furono molti i draghi che uscirono dopo di loro, come notarono i due giovani con inquietudine: gli altri erano stati reclamati da quel posto infernale.
Tra i superstiti non era presente poco più di una dozzina, un numero drastico rispetto alla quarantina della loro covata.
Nessuno parlava, quando Demone li condusse nuovamente alla Sala delle Lotte, tutti ripensavano al tragico destino dei loro compagni, dispersi o morti nel Labirinto.
In un certo senso Cinerea fu contenta di aver risparmiato quell’orrore a Riffle: sicuramente non sarebbe sopravvissuta.
Arrivarono nell’arena dove si erano incontrati per la selezione delle armature e lì Demone ruppe il silenzio tragico che li soffocava:- Bene, sembra che il Labirinto abbia mietuto molte vittime, mi rallegro per i vivi che sono tra noi…- e rise, una risata per nulla confortante per chi aveva perso i propri amici.
Il capo scimmia parve sondare quei pensieri:- Ora siete abbattuti per i vostri compagni, ma questo non vi deve importare: cos’è l’amicizia, se potete essere un giorno temuti come grandi condottieri? Non è forse per questo che ora siete qui, ad affrontare la prova finale?!
Le sue parole ridiedero vigore e convinzione a molti draghi, tra cui Cinerea e Fraigon:- Ha ragione. Non credi?- chiese Fraigon.
Cinerea annuì: non era così male: Riffle sarebbe comunque stata al sicuro, che importava? Il fuoco che si era acceso in loro gli dava coraggio, e si offrirono di andare per primi.
- Che impeto! Mi compiaccio di voi- sogghignò Demone - Prego, iniziamo con Cinerea… ora, statemi a sentire: affronterete il più grande rivale della vostra vita, la sconfitta è quasi assicurata… ma dovete comunque dare il meglio di voi, mi avete capito?!
Sì, Cinerea l’aveva capito, e dopo il Labirinto non aveva più paura di nulla: se la sentiva anche di affrontare questo misterioso avversario.
Lo aspettò con ansia, finché la grata davanti a lei non si sollevò e non le mostrò il suo nemico.
Le si mozzò il respiro, non era possibile… davanti a lei c’era Malefor.
 
 

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Capitolo 4
*** Il furto ***


Quando Cinerea si destò, non ricordava quasi nulla, tranne di essersi improvvisamente trovata di fronte Malefor, il suo Maestro.
Con grande sorpresa, notò di essere  nella sua stanza, con un panno freddo di acqua sulla fronte.
Aveva dolore in tutto il corpo e parecchi graffi, che ora si erano rimarginati, ma le facevano comunque ancora molto male.
Fraigon era accanto a lei, anche lui rivestito di lividi e lacerazioni.
Il tutto era coperto e protetto da bende che una volta dovevano essere bianche e candide, ma che ora erano tradite dal fulgore scarlatto del sangue.
-Che è successo?- chiese lei debolmente; tentò di muoversi, ma il male che provava sulle ferite le mozzò il respiro e la costrinse ancora nel suo giaciglio, in una posa monotona e di pietra.
-Stattene buona, ti racconterò tutto io- disse l’amico- dopo la battaglia con il nostro Maestro sei caduta in preda alla febbre…- non riuscì a finire la frase :- Lotta con Malefor? Ora ricordo, era l’ultima prova dell’esame, giusto?- chiese con foga, ma una fitta alla mascella la fece tornare in sé “Me le ha date anche lì…”
- Sì, era l’ultima prova.
- Rinfrescami la memoria… cosa ho fatto?
- All’inizio sei rimasta sorpresa, come tutti, d’altronde, ma al primo attacco hai schivato agilmente e ti sei messa in posizione d’attacco, sei riuscita a ferirlo sulla spalla con gli artigli e a ustionarlo con il fuoco, ma dopo tante peripezie, ha avuto la meglio e sei stata sconfitta:  ti ha dato una codata che ti ha spinta contro la parete, dopodiché sei svenuta…
Cinerea cercò di mascherare la propria delusione: si era illusa solo per un momento di essere riuscita a vincere il suo potentissimo mentore, e pensava di essere crollata solo perché aveva fatto molta fatica, ma la realtà era quella: era stata sconfitta.
- E tu? E gli altri?- chiese ansiosa.
- Tutti battuti, una vera disfatta- rispose Fraigon, amaro.
Ma allora… Cinerea non voleva pensarci, dopo Riffle e le vittime del labirinto, loro:- Quindi… siamo esiliati…? Dobbiamo andarcene?
Fraigon la guardò stupito, come se avesse detto una pazzia :- Vuoi scherzare?! Chi credi che sarebbe riuscito a sconfiggere Malefor?! Siamo ancora ammessi!!!
Cinerea si trattenne dal fare un salto di gioia, anche perché, viste le sue condizioni, non sarebbe riuscita :- Ma allora a cosa accidenti serviva fare l’ultima prova? Non potevano dichiararci guerrieri scelti dopo il Labirinto e basta?
- No… volevano saggiare le nostre capacità contro un nemico che sappiamo essere di gran lunga più forte di noi, ecco il succo della prova- le spiegò l’amico.
- Tutto qui? Ma allora tutti l’hanno superata senza fatica!- esclamò lei, felice che dopo tanto dolore, finalmente, ci fosse stata una prova senza vittime da esiliare.
Il volto di Fraigon si rabbuiò e tacque.
Vedendo l’esitazione dell’amico anche il sorriso sulla faccia di Cinerea si spense:- Beh…?
Il compagno si voltò verso la porta e fece per andarsene:- Lo saprai quando uscirai di qui…
- Aspetta! Perché non vuoi dirmelo adesso?
Fraigon si voltò ancora nella sua direzione e dopo una lunga pausa,  le disse quello che lei non si aspettava, almeno, non da quella prova che dalle sue descrizioni era sembrata così semplice…
-Siamo rimasti in nove: io, te, Vin, Kiwar, Shae, Bite, Faasie, Gilf e Arv, solo noi, tra tanti.
-Cosa?! Ma era…
Fraigon la interruppe:- Facile? Solo per chi ha sangue freddo, Cynder - rispose cupo, poi continuò:-I tre che mancano sono stati cacciati dall’Ordine di Malefor, ti chiedi perché? Semplice: non sono stati in grado di controbattere gli attacchi, ne di ferire, sono scappati da ogni parte in preda alla paura, come agnelli quando incontrano il lupo… a proposito, ti ho portato un po’ di cibo.
Le porse un parte cruda di vitello, una carne che mangiavano sempre, ma che in quella situazione a Cinerea parve divina; senza farselo ripetere, prese in mano il pezzo sanguinolento e lo addentò famelica, aspettando ansiosa che l’amico continuasse.
- Che è successo dopo?
- Malefor è rimasto molto deluso dal loro terrore cieco, e allora…
Fraigon fece una pausa, una pausa troppo lunga per i gusti di Cinerea: - Continua…
- Beh, gli ha tolto i ricordi e li ha cacciati da qui… immagino che la loro stessa sorte sia toccata a chi ha fallito la prima prova…- spiegò mesto il drago del ghiaccio.
Cynder rimase senza parole, allora, il loro oscuro Maestro era davvero cattivo come si diceva, uno da rispettare, senza cuore…
Si soffermò sulle ultime parole di Fraigon, immagino che la loro stessa sorte sia toccata a chi ha fallito la prima prova… la prima prova, fallita da Riffle!!! Cinerea trasalì pensando che la sua amica poteva aver perso i ricordi e la carne le andò di traverso.
Tossì violentemente; Fraigon si fece più vicino a lei:- Ho una buona notizia da darti, appena ci saremo rimessi tutti dalla lotta con il Maestro, ci affideranno una  missione.
Una missione? Era la cosa che Cinerea sperava di compiere da sempre, e ora ce l’aveva fatta.
Quest’ultima gioia improvvisa quasi spazzò via le preoccupazioni che l’avevano tormentata fino a quel momento.
Ci sarebbe voluto tempo per guarire, ma lei aveva pazienza.
 
Finalmente il giorno tanto sperato e atteso arrivò.
I giovani apprendisti erano guariti del tutto, e scalpitavano già al pensiero della loro prima, vera missione.
Cinerea era già pronta di prima mattina, come lo era stata per l’esame.
Sentì bussare tre colpi alla porta di legno della sua stanza; sorrise, era il codice che usava Fraigon quando annunciava una sua visita.
Aprì e lo trovò, raggiante e bellissimo come sempre, con indosso la sua epica armatura ramata.
-Ciao, vedo che ti sei già preparata a dovere per la missione- disse lui allegramente, indicando la corazza argentea che anche lei aveva indossato.
-Sono un po’ emozionata- ammise lei mordicchiandosi nervosamente con i denti aguzzi il labbro inferiore.
Fraigon era comprensivo:- E’ così per tutti, scommetto che anche i veterani dell’esercito si sentivano così, la prima volta, anche se mai e poi mai lo ammetterebbero…
I due ridacchiarono e scesero nella Sala delle Lotte, dove si svolgevano le assemblee esplicative di ogni spedizione.
La stanza era semibuia e sinistra, come sempre, e soltanto da un buco nel soffitto entrava un po’ di luce, flebile come quella di una lucciola nella tela del ragno.
Alcuni si erano già radunati e parlottavano sottovoce.
Vin, il drago verde e nero che aveva litigato con Fraigon durante le prove, si girò dalla loro parte sbadigliando :- Eccone due… arriveranno anche gli altri ora…
Accanto a lui c’era Kiwar.
Il drago marrone era tutto eccitato: - Non vedo l’ora che inizi la missione! Sono anni che aspetto questo momento!
Poi abbassò la voce, come a rivelare un gran segreto, e si accostò all’orecchio di Cinerea, cosa che irritò Fraigon :-Sapete… dicono che sia una cosa di vitale importanza per il Maestro…!
Vin roteò gli occhi e qualcuno rise: una piccola draghetta celeste, Shae.
Si era avvicinata a loro di soppiatto; era talmente piccola che nessuno l’aveva sentita arrivare.
Salutò allegramente Cinerea: non era della loro covata, aveva tre anni in meno e il suo uovo era stato rubato dal Tempio molto dopo, ma nutriva nei confronti della dragonessa più grande molta simpatia.
Era molto grintosa: non a caso era riuscita a superare il Labirinto.
Il suo compagno dei test era stato il riservato Bite, nero come la notte, che arrivava in quel momento nella sua corazza dorata assieme con la bella Faasie.
Dietro di loro venivano il rosso e l’arancione Gilf e Arv.
C’erano tutti.
- Beh, quando si comincia?- chiese Gilf impaziente guardando da ogni parte.
Faasie gli diede una spallata vigorosa:- Rilassati, tipo! Inizieremo sicuramente fra poco!
La dragonessa rosa fece l’occhiolino a Cinerea: Gilf era un drago del fuoco, come Cinerea.
Era da tempo  che la corteggiava, e le dava parecchio fastidio: quando poteva, le stava appiccicato, per esempio, in assenza del grosso drago blu, anche se erano casi molto rari.
Faasie sapeva di questo, e gli aveva dato una spallata apposta perché la piantasse: voleva stare con Cinerea, per questo era impaziente in quel modo.
Lei le fece l’occhiolino di rimando, sorridendo.
-Ehi, si parte!- annunciò Vin muovendo la grossa coda spinata.
Kiwar esultò andandogli dietro.
Era arrivato Malefor, una pergamena arrotolata nella zampa; questo non fece che aumentare il mistero.
Demone non era con lui, ma nessuno si chiese il perché: erano tutti concentrati sull’ incarico.
Il loro mentore era un ombra viola nella sala semibuia.
-Ben arrivati, giovani guerrieri!- annunciò lui.
- Wow… allora è proprio vero che siamo dei guerrieri- commentò sottovoce Arv.
-Ovvio- rispose seccamente Fraigon.
Malefor continuò:- Oggi… è un grande giorno per voi tutti! Vi è consentito nientemeno… che compiere per me una missione!
Cinerea sorrise impaziente: non vedeva l’ora: avrebbe dimostrato che era forte, molto più forte di quanto si aspettassero!
Malefor parve sondare quei pensieri e ghignò:- Vedo che siete molto preparati, meglio! Oggi voglio… questo!
Srotolò la pergamena di colpo ai piedi dei draghi, che si accalcarono per vedere meglio.
Cinerea trasalì: era raffigurato un cristallo viola, tutti lo conoscevano: il Cristallo del Potere.
Si diceva che fosse stato forgiato con l’anima di quattro draghi viola, che avevano donato tutte le loro forze per potenziarlo.
Era l’arma più pericolosa che esistesse su tutta Doxantha… e il  suo Maestro la voleva! Cinerea scalpitò: gliel’avrebbe portata lei, assieme a Fraigon!
Voleva essere la prima a consegnare il trofeo nelle mani di Malefor.
Una scimmia passò latitante a richiudere la pergamena e portarla via.
Malefor aspettò che si fosse allontanato, poi riprese:- Me la porterete; stanotte… andrete a Belligera, la città dei Draghi, nessuno vi aiuterà, sarete soli a cercarla! Mostratemi le vostre capacità!- dopo questo se ne andò silenziosamente nei suoi appartamenti.
Cinerea non avrebbe mai creduto che un drago del genere,  grosso in quel modo, potesse fare così poco rumore.
Lo osservò allontanarsi: in qualche maniera, il suo perfido mentore la attraeva.
Fraigon prese il comando, con grande irritazione di Vin:- Allora, preparatevi, stanotte si va, avete tutto il pomeriggio, ci ritroveremo qui!
Fece un cenno a Cinerea, che lo superò e lo precedette alle stanze.
Era quasi fatta… dovevano solo aspettare…
 
-Allora?- Arv era impaziente.
La luna faceva brillare le sue scaglie arancioni.
-Abbi pazienza! Ci vuole tempo, ma se la caverà…- ribattè Bite.
- Cosa?! Tu intendi dire che se la caverà? Invece farà fallire tutto, quella cosina minuscola di Shae! Gilf, come va?
-Dovresti stare zitto- gli intimò il nero Bite seccato: - altrimenti sarai tu che farai fallire tutto!
Non sopportava che qualcuno stupido come Arv parlasse male di Shae.
-Arriva!- annunciò Gilf raggiante.
La piccola draghetta azzurra corse trafelata fuori dall’ingresso della Grande Biblioteca di Belligera, tenendo in bocca un foglio ripiegato.
Cinerea si fece avanti:- Quindi… è questa?
-Sì, è la mappa della città- spiegò lei col fiato corto.
-Perfetto! Allora sappiamo dove si trova la postazione del cristallo!- commentò Vin squadrando la cartina.
-Esatto, dovrebbe essere in questo palazzo- disse Fraigon indicando un punto.
Faasie sembrò sollevata:- E’ vicino… meglio, non trovate?
Tutti annuirono: era molto meglio! Avrebbero fatto più in fretta.
-Beh, si va!- comunicò Fraigon a tutti alzandosi in aria.
Cinerea si librò dietro di lui, ma ben presto lo superò: era più brava e più veloce a volare.
Sorrise con aria di sfida al resto delle truppe, precedendoli sul tetto della struttura.
Scoprì che le piaceva stare in testa a tutti.
Notò con irritazione che Gilf si stava affannando a venirle dietro, tentando inutilmente di superare Fraigon.
A quella rabbia si mescolò una punta di piacere.
Kiwar si staccò dal gruppo per andare in perlustrazione: non si sarebbe mai detto, ma era uno spettacolo per quegli incarichi.
Aveva una vista fenomenale e sapeva volare molto in alto.
Il suo color corteccia scuro lo faceva confondere con il buio.
-Eccellente…- sussurrò a se stessa Cinerea.
Sorrise e osservò il suo compagno.
I segnali provenienti da Kiwar le confermarono che non c’era nessuno.
Scese in picchiata, atterrando sul tetto del palazzo con una dimostrazione magistrale.
- E’ qui, c’è un modo per entrare?- chiese Vin, gli occhi argentei che brillavano.
Shae mostrò un piccolo passaggio: un buco minuscolo:- Magari qui…
-Sei cieca o cosa? E’ troppo piccolo!- protestò Arv.
Shae lo guardò torva.
Anche Bite era accigliato, notò Cinerea.
Stavano per azzuffarsi, la tensione era palpabile.
Pensò di fare da paciere:-Calmi!- camminò imperiosa in mezzo a loro aprendo le ali:- Anche un’apertura molto piccola può servirci!
-Giusto- disse Fraigon annuendo.
Il drago blu si diresse verso il buco, lo congelò e gli diede una zampata, ingrandendolo notevolmente.
Gilf scosse la testa:- E’ ancora troppo piccolo per tutti… non funzionerà mai, io dico che dobbiamo entrare dal portone principale, uccidere le guardie e svignarcela con il Cristallo del Potere…
Fraigon ringhiò:- IO invece dico che loro ci passano- indicò Shae e Cinerea:- O hai intenzione di farti ammazzare?
Gilf non rispose.
-E’ giusto- affermò Faasie:- Possiamo fare la guardia qui, saremmo solo d’impiccio dentro.
Cinerea si avvicinò all’apertura:- E’ deciso, andiamo, scendo prima io.
Si calò nel buco: dentro alcune torce semispente emanavano una luce soffusa e debole.
Rimase in situazione di stallo in aria mentre aspettava Shae.
La draghetta scese goffamente nell’apertura e virò di lato con le ali in un modo impreciso, quasi cadendo.
Cinerea la sostenne con una mossa fulminea.
-Attenta- le sussurrò.
Shae si limitò ad annuire ansiosamente.
Volarono silenziosamente in un angolo dell’enorme stanza e si posarono sul capitello di una colonna, abbastanza grande da nascondere loro due.
Osservarono la sala sottostante: il Cristallo del Potere era posato su un piedistallo e irrorava luce violacea dalle arcane sfumature blu e viola.
Non sembravano esserci guardie: probabilmente erano fuori, ma a Cinerea sembrava comunque una lacuna molto stupida.
Perché non metterle anche dentro il palazzo?
I casi erano due: o erano terribilmente ottusi, o c’era qualche scherzetto poco piacevole in vista.
Decise di giocare d’astuzia.
Staccò un sasso dal muro e lo lanciò in basso; quello colpì il pavimento e rimbalzò di lato, ma mentre stava per cadere nuovamente a terra, un guizzo rosso si levò dal pavimento e lo bruciò completamente.
Cinerea corrugò la fronte: trappole al fuoco, ecco cos’erano.
Shae era pensierosa:-Come facciamo adesso? Ci faranno bruciare vive!
-Non saprei… è complicato. Tu sei una dragonessa del vento, no?
Shae annuì.
Cinerea ebbe un colpo di genio:- Ascoltami attentamente, ora: è chiaro che il meccanismo agisce solo in presenza di ciò che riesce a percepire… ma chi può percepire un alito di vento?
La draghetta sembrava non capire.
Cinerea prese un sospirò e tentò di spiegarsi meglio:-Intendo… ho sentito dire che i draghi dell’aria possono rendersi invisibili e intangibili come il vento… puoi farlo?
Shae guardò in basso e rispose con voce tremante:-Non lo so… - poi sembrò farsi coraggio e continuò con voce più ferma:-Ma credo di sì, ci ho provato con successo spesso, anche se le mie abilità non eguagliano di certo i veterani…
Cinerea tagliò corto e la tranquillizzò:-Andrà tutto bene, in caso contrario, ti proteggerò con il mio fuoco: due elementi uguali si annullano.
Era deciso: la draghetta si librò non troppo convinta verso il basso, arrivata in prossimità delle trappole, fece un sospiro e si concentrò.
Cinerea sorrise: Shae si sottovalutava, già da quel momento, la dragonessa grigia non riusciva più a vederla: la sua magia aveva funzionato.
Shae si mosse impercettibilmente lungo il percorso disseminato di trappole, trattenendo il respiro.
Arrivò fino al piedistallo e afferrò il Cristallo.
Non successe nulla.
Sempre tesa, Shae sollevò la pietra e iniziò a trasportarla via.
Cinerea poteva vedere la sagoma traslucida della sua compagna stringere convulsamente il loro bottino mentre veniva verso di lei.
Avanti… avanti, lentamente, ma il loro piano stava funzionando.
Successe tutto d’un tratto: la draghetta azzurra mise una zampa in fallo e i meccanismi la percepirono.
In un attimo che durò un secolo, una fiamma uscì dal pavimento e si contorse verso di lei.
Shae era paralizzata dalla paura, non riusciva a muoversi, e chiuse gli occhi.
Pensò che la sua vita era stata breve, che stava per morire e se il suo Maestro le avrebbe organizzato una cerimonia funebre.
Ma il colpo rovente non arrivò.
Riaprì gli occhi e vide strabiliata una grande serpe di fuoco che lottava per proteggerla dalla fiamma, mordendo e sibilando.
Si voltò incredula verso Cinerea:- Sei fortissima! Non credevo che ne fossi capace!
La giovane dragonessa grigia le sorrise e le fece segno di sbrigarsi:-Ti avevo detto che ti avrei protetta! Sono di parola!
Quando la draghetta fu salita fino a lei, le strappò di mano il Cristallo.
Shae parve delusa e sul suo volto passò un’ombra.
Cinerea si affrettò a spiegare:-Hai già fatto troppo. Questo lo porto io! Tu rilassati pure: sei stata di grande aiuto.
Shae comprese e sorrise:-Sono felice che tu me lo stia dicendo.
Cinerea si sentì un po’ in colpa: erano tutte menzogne, la verità era che voleva essere lei a consegnare il trofeo, lei a prendersi le lodi, lei a spiegare tutto nei minimi dettagli, mentre Malefor la osservava compiaciuto.
“E chi se ne importa degli altri” pensò la dragonessa, ma in fondo era un po’ dispiaciuta.
Uscì arrampicandosi dal buco dal quale erano entrate, respirando l’aria fresca della notte.
Al suo arrivo si scatenò un inferno di domande e di cori esultanti.
Gilf tentò di strapparle di mano il Cristallo, ma lei la ritrasse accigliata.
Il drago rosso spiegò velocemente:-Non sei stanca? Lo posso portare io!
Lei rispose sgarbatamente:-No, grazie! Comunque, c’è una bella differenza tra portare e rubare!
Lui stava per spiegare, ma venne preceduto da Bite:-Ma a chi interessa chi lo porta indietro? Ce l’abbiamo fatta!
Era la prima volta che vedeva il grosso drago nero, così silenzioso, festeggiare con loro, ma sospettava che fosse per il suo affetto per Shae: era anche merito suo se la missione era andata a buon fine.
Fraigon venne avanti per farle le congratulazioni:- Sei stata grande!- poi le diede una pacca sulla spalla, che lei ricambiò con un sorriso furbetto: da guerriero a guerriero.
-Meglio andare ora- convenne Vin facendo un cenno verso il cielo buio.
-Avete ragione, ci vediamo al covo!- ridacchiò Cinerea mentre si alzava in volo senza aspettare.
Dietro di lei si levarono cori di protesta divertiti e molti seguirono il suo esempio.
Cinerea pregustò l’aria fresca della notte e guardò le stelle che brillavano sopra di lei.
-Questo è solo il primo passo… un giorno verrò da voi, e sarò più forte di voi!- disse agli astri lucenti.
Era vero.

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Capitolo 5
*** Piani non svelati ***


Felicità, goduria, piacere, vanità, orgoglio… tutti insieme, Cinerea aveva provato tutti insieme quei sentimenti quando aveva riposto fieramente il Cristallo del Potere nelle mani del Maestro delle Ombre.
Aveva potuto percepire il suo malvagio consenso mentre la studiava compiaciuto.
-Eccellente, a tutti… ma, visto come sono andate le cose, a te in particolare!- aveva detto lui.
Cinerea non aveva potuto fare a meno di sorridere a quell’affermazione.
Per ricompensa Malefor gli aveva concesso una serata da passare al bosco tra guerrieri, e un’altra cosa che aveva fatto perdere la testa a molti dei suoi compagni.
-Scegliere un’arma!!! Ci pensate?- aveva esclamato Kiwar in preda alla gioia.
Erano andati in un grande salone sorvegliato da scimmie (a cui Fraigon aveva dato una gomitata prima di entrare) dove erano custodite le armi più belle e potenti che avessero mai visto.
Inizialmente voleva prendere possesso di un’ascia, ma Malefor aveva insistito che conquistasse la spada, e lei non voleva deluderlo.
E ora Cinerea era lì… a specchiarsi nella lama sfavillante mentre gli altri chiacchieravano intorno al fuoco scoppiettante.
-Prima armatura, poi un’arma… significa che il Maestro ripone più fiducia in noi che in quegli stupidi babbuini che lo servono- commentò Fraigon contemplando la lancia arcaica che aveva scelto.
Molti annuirono e Vin diede voce ai pensieri di tutti:-Quando saremo tutti comandanti- bofonchiò tenendo stretta la sua ascia :- le cacceremo da qui e faremo nascere una nuova generazione di draghi…
Cinerea non comprese appieno le sue parole, neppure quando lui e Faasie si alzarono e si ritirarono nella parte più profonda del bosco, finché la vegetazione non li ebbe inglobati completamente con il suo manto verde.
Nessuno li seguì, era meglio così.
Lei non chiese spiegazioni, tanto nessuno gliele avrebbe date, pensando che avesse capito da sola.
Gilf li osservò andarsene con un espressione di invidia dipinta sul muso, e poi fissò Cinerea.
Fraigon lo guardò malissimo, e lui posò gli occhi altrove, fingendo di osservare il suo pugnale.
Cinerea si affrettò a cambiare discorso:-Qualcuno sa il perché della missione?
-Boh… io no di certo- disse Kiwar vagamente.
Fraigon azzardò una proposta disperata:-Potremmo… chiedere al Maestro.
All’inizio nessuno rispose, poi Arv lo guardò a occhi sgranati come se avesse detto una pazzia,  e in effetti lo era:-Cosa?! Tu intendi andarglielo a chiedere?! Sei matto? Nessuno deve mai andare a chiedere spiegazioni ai suoi superiori, tantomeno a lui!
Il discorso avrebbe potuto considerarsi chiuso, Cinerea pregò che lo fosse, ma se conosceva bene il suo amico blu, avrebbe voluto avere l’ultima parola…
Ovvio:- Rifletti… ci meritiamo sapere il perché del nostro compito, dopo tutto quello che abbiamo fatto- controbatté Fraigon.
“Maledizione a me e alla mia domanda idiota…” pensò Cinerea mordendosi il labbro.
Arv sbuffò e si portò la coda piumata arancione davanti al muso, in segno di indifferenza:- Fa come ti pare, ma ti avverto: non contare su di me, non voglio guai…
-Perfetto- sentenziò Fraigon.
Cinerea era un po’ nervosa:-Perfetto cosa? Andrai tu?
Lo splendido maschio blu voltò la testa dalla sua parte:-Vorrei proprio, cara Cinerea, tuttavia… mi è parso che Malefor… abbia scelto te come sua favorita.
-E allora?
Gilf osservava la scena sogghignando:-Se quel cuor di leone del tuo amico ha così tanta paura del nostro mentore, verrò io con te.
La risposta della femmina grigia fu pronta:-Se devo andare, lo faccio da sola, grazie della proposta, ma preferisco di no.
“E’ più appiccicoso di una ragnatela…” pensò lei con sdegno.
Certo, lo trovava simpatico e ottimista, ma quando faceva così era davvero insopportabile.
E ultimamente faceva così sempre.
Si concentrò nuovamente sulle parole del suo amico:-Dicevi?
Le fiamme del fuoco proiettavano ombre da ogni parte, rendendo arcana l’attesa, come se loro due stessero per suggellare un patto segreto.
- Cynder, il fatto è che io credo che tu sia la più adatta per compiere quest’impresa, la quale ci renderà le informazioni che il nostro Maestro ci deve.
Lei stette un attimo in silenzio a pensare “Devo farlo proprio io, perché lui ha paura?” scacciò quei pensieri “No… sono convinta che lo farebbe se potesse, è coraggioso… ma ha ragione, sono io la favorita di Malefor: quindi cederà più facilmente di fronte a me”
-Ok- disse semplicemente ai draghi lì radunati, prendendo la sua decisione.
Poi lasciò il cerchio del fuoco senza aggiungere nient’altro, portandosi dietro la spada, saldamente agganciata sull’armatura: sarebbe andata da lui come guerriera dell’Ordine di Malefor, non come una novizia timorosa.
Gilf si alzò e la seguì, senza che lei se ne accorgesse.
Mentre il rosso stava per abbandonare a sua volta i compagni lì radunati, Fraigon gli bloccò la zampa e si erse alla sua altezza ringhiando:-Prova a toccarla, e la lancia donatomi dal nostro mentore ti trapasserà la testa!
L’altro liberò la mano, sprezzante:-Non farò nulla di simile, non sono neanche certo che sia pronta per una cosa del genere, non come Faasie – spiegò facendo un cenno nella direzione in cui erano andati lei e il verde Vin: - Ma sicuramente sarò più utile di te: le chiarirò come stanno andando le cose fra maschi e femmine, qui, lei non ne ha idea.
-Cosa?!- fece l’altro, la rabbia che gli si leggeva negli occhi lampeggianti.
Gilf avvicinò il muso al suo:-Dovrà scegliere, Fraigon, e quando lo farà, favorirà me!- alzò la voce su quell’ultima frase prima di andarsene.
Shae fece una faccia spaventata e si avvicinò a Bite, che la coprì con la sua possente ala nera e la tranquillizzò sussurrandole qualcosa.
Anche Kiwar e Arv fecero un’espressione scandalizzata, ma non osarono fare commenti.
Nel frattempo Faasie e Vin tornarono; sorridevano entrambi.
Si spensero quando videro l’ira sul volto di Fraigon e rimasero spaesati davanti al fuoco, che era l’unica voce che si sentiva:- Che è successo?- chiese riluttante Faasie.
Kiwar le si avvicinò all’orecchio:-E’ per via di Cinerea…
Si guardarono.
 
Cinerea rientrò nella gigantesca fortezza di Malefor.
Se non ricordava male, gli appartamenti del suo mentore erano accessibili dalla Sala delle Lotte.
Era da quando era nata che viveva lì, ma ancora non ci si era abituata.
Non del tutto.
Svoltò a destra e entrò silenziosamente, fece una smorfia di disappunto: la sala era deserta tra le ombre della sera, tranne per due presenze fastidiose: c’erano due scimmie che parlavano.
Fecero alcuni commenti e risero sguaiatamente.
Cinerea voleva evitarli, ma non c’era nessun modo per accedere alle stanze del suo Maestro tranne passare per di lì e incontrarle.
Tentò di sembrare disinvolta mentre attraversava l’immensa sala semibuia passandogli davanti, ma le scimmie si girarono lo stesso verso di lei, squadrandola minacciosamente.
Percepì che una si era alzata per il clangore che fece la sua armatura.
“E ora anche questi rompiscatole… se mi infastidiscono, li manderò a nanna, non mi importa delle punizioni”.
Non le importava dei castighi almeno quanto a Malefor non interessavano le scimmie.
-Che ci fai qui, carina? Non dovresti essere fuori?- disse una ghignando e venendo verso di lei.
Lei rispose con una smorfia di disappunto:- A te non dovrebbe interessare… quello che faccio io sono affari miei…
-Il Maestro dice che a quest’ora dovresti stare al bosco, tu e i tuoi compagni- disse quella con l’altra che annuiva dietro di lei come un burattino.
La sua risposta fu pronta:-Il Maestro dice sicuramente tutto a voi e a noi, ma di certo non “bighellonate pure nella Sala delle Lotte ubriacandovi”, dico bene?
La scimmia rimase di stucco, poi la sua espressione divenne minacciosa e estrasse la spada:-Bada a come parli, pivella, se noi siamo qui c’è un motivo particolare.
-Idem per me… non pensate che sia una scansafatiche come voi… e ora, se volete scusarmi…- Cinerea sapeva che stava giocando col fuoco: quei due bipedi ottusi l’avrebbero attaccata sicuramente, ma la colpa sarebbe stata loro, non sua: non aveva iniziato lei.
Doveva tenere duro e domare la sua rabbia.
Aveva come l’impressione che il fuoco che si teneva dentro sarebbe uscito facendo una strage se qui due non l’avessero piantata.
-Scusarti?- chiese una bloccandole la strada con il suo corpo, mentre sorrideva:-Ma certo… come no! Ti scuseremo in un modo appropriato!
Subito dopo le tirò un fendente, che lei fu pronta a schivare, seppur con sorpresa.
-Come osi?!- gridò lei irata.
Sì, Fraigon aveva  proprio ragione: erano solo animali stupidi.
E c’era una cosa veramente perfetta per le bestie poco intelligenti: la frusta.
Vibrò un colpo di coda in faccia a un soldato che le si era avvicinato troppo, lasciandogli un lungo graffio sanguinante lungo la guancia pelosa.
Quello ringhiò e fece per  colpirla con la sua ascia, ma era lento per lei.
Gli saltò sopra e atterrò dietro di lui, scalciandogli violentemente sulla schiena, e mandandolo per terra mentre attaccava l’altro.
“L’hanno voluta loro…” pensò mentre spalancava le fauci e lasciava uscire dalla sua gola un getto di fuoco rovente.
Quella , colta di sorpresa, non riuscì a schivare e venne presa in pieno dalla fiamma.
Mentre bruciava urlando, la vampa che lo avvolgeva iniziò a trasformarsi.
Qualcosa prendeva forma sotto lo sguardo acuto di Cinerea, lo stesso essere che aveva creato per salvare Shae, e che stavolta avrebbe fatto l’esatto contrario: avrebbe ucciso.
La grande serpe di fuoco e fiamme si snodò in tutta la sua lunghezza in quell’inferno che lei stessa aveva provocato, poi sibilò minacciosamente verso le due scimmie.
Spalancò la bocca sopra quella che bruciava e la divorò voracemente, come il fuoco fa con il legno.
Poi osservò l’altra con odio.
Intuendo cosa stava per fare, il soldato abbandonò la spada e corse verso l’uscita, in preda al terrore.
-Sei troppo lento- sibilò il serpente dando voce ai pensieri della dragonessa che lo controllava.
Sfrecciò verso il fuggitivo e lo catturò tra le sue spire, stringendo sempre di più, mentre il fuoco che componeva l’essere iniziava a inglobare la scimmia, corrodendo prima l’armatura, poi la pelliccia e la carne.
Anche le ossa andarono in polvere, e gli strilli del soldato si spensero dopo poco.
La serpe leccò via i resti miseri del suo avversario con la sua grande lingua infuocata, e d’un tratto Cinerea si sentì più sazia.
Osservò l’ animale infernale dissolversi in una nuvola di vapore “Siamo legati, è una mia creatura”.
Quel pensiero la riempì d’orgoglio.
Poi rifletté su quello che aveva appena fatto: aveva ucciso.
E non uno, ben due!
Qualsiasi individuo si sarebbe sentito in torto, ma stranamente, non lei.
No, non aveva nessun senso di colpa che l’attanagliava, piuttosto, si sentiva potente e energica, come se avesse voluto dimostrare a tutti che non era debole, che non dovevano sottovalutarla.
Sorrise e ruggì: era così! Era forte, molto più forte di tutti i suoi compagni.
Capì perché Malefor l’aveva scelta come sua favorita: era in grado di poter prendere il comando, di dare ordini e di organizzare le battaglie in modo che andassero a suo favore.
Pensava di essere la predestinata che avrebbe condotto gli eserciti dell’Ordine di Malefor alla riscossa, un giorno.
Sarebbe stato davvero così, ma lei ancora non lo sapeva, e per ora erano solo fantasie.
Ignorò il caso nel quale le avrebbero inflitto una punizione mentre proseguiva.
Calpestò la spada abbandonata dal fuggiasco, e poi osservò la sua: non c’era paragone, la propria era molto più bella.
Con disprezzo, la raccolse e la lanciò contro il muro.
L’arma atterrò rumorosamente e giacque lì, inutile.
Avrebbe voluto portarla via come trofeo, ma decise che l’avrebbe fatto dopo: aveva un compito, ora.
Senza pensare a null’altro, si diresse verso gli appartamenti del suo mentore.
Arrivò proprio davanti al portone che li chiudeva.
Al centro c’era una serratura; Cinerea aveva visto il suo Maestro portare la chiave al collo qualche volta.
Appoggiò l’orecchio alla porta: nessun suono, ma sicuramente Malefor era lì: percepiva la sua presenza.
C’era un battente raffigurante un demone che teneva in bocca l’anello per bussare, ma lei aveva paura di battere: a meno che non fosse in compagnia, incontrare Malefor la metteva sempre in soggezione.
Una volta l’aveva visto in un corridoio mentre tornava nella sua stanza ed era scappata, per paura di imbattersi in lui.
Ma aveva fatto così tanto rumore che ancora adesso si chiedeva se quella volta l’avesse comunque scoperta.
Immaginava di sì… aveva sentito delle voci che raccontavano la straordinaria capacità del drago di leggere nella mente e di conoscere la tua esatta posizione su tutta la Palude.
Si domandò mentalmente se fosse vero.
Sentì una risata malvagia; spaventata, si girò, ma non vide nessuno.
Non voltarti, non serve, sciocca, non sono nella sala in cui ti trovi ora…le parole si spansero nella sua mente, profonde e forti.
-Chi sei?!- chiese ansiosa, pronta ad attaccare.
Che domanda insensata. Non sai riconoscere il tuo Maestro? La voce sembrava accigliata.
“Miseria… che figura” pensò; in realtà sapeva che la figura era l’ultima cosa di cui si sarebbe dovuta preoccupare.
-Posso venire?- chiese stando ferma davanti al portone.
La voce mentale di Malefor era inespressiva e fredda entra.
Lei spinse la porta e varcò l’ingresso con riluttanza.
Pensò che l’interno era la cosa più simile ad una grotta che lei avesse mai visto nella fortezza: era tutto roccioso, eccetto l’unica finestra, sul fondo.
Il soffitto era costellato da stalattiti, alcune che arrivavano fino al pavimento creando una sorta di sistema di colonne naturali.
Dentro era semibuio, ma lei riuscì a distinguere ugualmente i lineamenti del suo mentore in fondo alla stanza.
Le dava le spalle guardando davanti a se: osservava il Cristallo del Potere.
Le sue radiazioni viola e blu si riflettevano sulla sua faccia.
Perché sei venuta? Chiese con una punta di durezza.
La piccola dragonessa grigia si sforzò di comunicare mentalmente necessito di una curiosità.
IO non distribuisco curiosità. La risposta fu secca.
Cinerea si morse il labbro mentre si spiegava mi sono espressa male, vi prego di scusarmi, intendevo dire un’informazione riguardante la nostra ultima missione.
Il gigantesco drago viola si irrigidì di colpo, poi si voltò verso di lei e strinse gli occhi gialli.
Cinerea guardò in basso, aveva fatto un errore andando lì?
-Nessuno mi ha mai chiesto informazioni- sibilò Malefor.
Poi aggiunse sorridendo malvagiamente:-Nessuno che a quest’ora sia vivo, intendo.
Il cuore di Cinerea batteva all’impazzata.
-Sapevi i rischi che correvi venendo da me avanzando una proposta del genere, ma sei venuta… hai coraggio, lo ammetto…
Fece una lunga pausa, e lei non ruppe il silenzio.
Fu di nuovo lui a farlo:- Potrei punirti per questo affronto, e anche per quello che hai fatto qui fuori…- Cinerea non osò dire nulla: aveva scoperto che le voci sentite erano vere.
L’altro continuò:- Nessun guerriero dovrebbe chiedere una cosa del genere ad un suo capo, non sono cose che gli riguardano, dico bene?
Avvicinò il suo muso a quello minuscolo di Cinerea, poi sbuffò:-Ma… come soldatessa sei molto potente, farei solo un errore eliminandoti, e ho grandi progetti per te…
-Davvero?- lei non seppe trattenersi.
Lui la guardò male:-Sì, era questo che volevi chiedermi per caso? Suppongo di no…
Lei scosse la testa:-In realtà… mi interessa sapere il perché della nostra missione. Cioè, ci interessa…
-Ah!- l’esclamazione di Malefor fu breve.
La sua voce diventò nuovamente mentale il Cristallo del Potere è un’arma micidiale, come tutti sanno, tuttavia… sorrise crudelmente può essere usata per produrre energia… un’energia molto potente, scaturita dai quattro elementi puri: fuoco, ghiaccio, terra e fulmine.
Si voltò nuovamente verso il Cristallo contemplandolo io necessito di quel potere, e l’avrò.
Non disse altro, e Cinerea capì che non avrebbe ottenuto informazioni aggiuntive.
-Tolgo il disturbo- disse infine inchinandosi e uscendo silenziosamente.
Chiuse il pesante portone dietro di se.
Tirò un sospiro: aveva quello che le serviva, sarebbe tornata a riferire tutto ai suoi compagni.
Passò a prendere la spada abbandonata dalla scimmia sconfitta per riportarla come trofeo, poi si diresse al bosco, dove la aspettava Fraigon.
-Cinerea, aspetta!- una voce giovane la fece voltare di scatto.
Era Gilf.
-Che vuoi?- chiese lei bruscamente.
-Devo parlarti…- poi cambiò discorso:- Come è andata? Te le ha date?
-Intendi le botte o le informazioni?- chiese sbuffando.
-Entrambe.
-Solo le seconde.
-Bene, raccontami tutto!
-Lo farò quando saremo tornati al bosco, ci aspettano tutti là- ribattè Cinerea proseguendo imperterrita.
L’altro scattò verso di lei:-Prima ho detto che desideravo parlarti.
-Lo farai al bosco, no? Abbiamo tutto il tempo.
-Intendo in privato.
Cinerea si fermò:-Non so cosa tu voglia, ma dato che sono appena uscita da un incontro ravvicinato con il nostro Maestro sarà un sollievo parlare con chiunque, incluso te, quindi andiamo nella mia stanza.
Alzò gli occhi al cielo: possibile che quel tonto di un drago rosso sfruttasse ogni momento di assenza di Fraigon per starle addosso? Non ne poteva più.
Quando furono entrati, chiuse la porta lignea dietro di sé e gli prestò ascolto.
-Senti- iniziò lui :-Quello che ti sto per dire non ti piacerà…
-Allora non dirmelo- tagliò corto lei.
-Ma è necessario!
Poi continuò:- Sta succedendo qualcosa in questi giorni: siamo cresciuti.
Lei alzò un sopracciglio:-Bella scoperta…
Gilf liquidò il suo commento con un gesto della zampa:-Intendo la conseguenza di questo! Ascolta: siamo alcuni maschi e tre femmine, di cui una ha iniziato a capire come gira il mondo…
-Qualunque cosa tu stia proponendo, no!- ringhiò Cinerea.
-Lasciami continuare: tutti ormai sanno che Faasie ha iniziato a accoppiarsi con Vin…
-Cosa?!- Cinerea era scandalizzata, ma non per quello che il giovane dragone le aveva appena detto:-Stai forse dicendo che dovrei fare lo stesso con te? E’ assurdo!
L’altro era atterrito:-No! Non oserei mai chiedere una cosa del genere in questo modo!
Sospirò e continuò il discorso:-Sto solo dicendo che per creare un esercito di draghi, bisogna avere uova, e non possiamo continuare a rubarle: se gli emissari di Ignitus ci seguissero durante un furto, primo o poi potrebbero scoprire dove ci nascondiamo e ci ucciderebbero tutti!
Lei fece una smorfia di disappunto:-Non è il momento.
-Certo che lo è! Anche Malefor si aspetta questo da noi! E da te in particolare: sei molto forte, e contribuirai a creare una stirpe di figli forti!- insistette lui.
Fece una lunga pausa e la guardò, lei non diceva nulla, si limitava a guardarlo cupa.
-Rifletti. Dovrai scegliere un giorno, e il nostro esercito sarà infinito grazie al contributo tuo e delle altre femmine.
Cinerea esplose:- Non mi importa di quello che fa Faasie! Sono cavoli suoi! Vuole farlo? Che lo faccia, io no! So che sei venuto qui solo perché mi brami! Ma la mia risposta è no! NO! Capito?! Sei solo geloso di Fraigon, che è solo mio amico, se è questo che pensi!!!
In preda all’ira lo spinse fuori dalla sua camera e si diresse a grandi passi fuori dalla fortezza, la serpe infuocata che divampava dentro di lei.
 

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Capitolo 6
*** L'eremita ***


Cinerea tornò al campo e raccontò tutto quello che aveva saputo dal Maestro delle Ombre.
Non fece però parola dell’incontro con Gilf.
Parvero tutti tranquillizzati e soddisfatti, tranne Fraigon.
-Che c’è?- chiese lei sdraiandosi in parte a lui.
Il drago blu rispose dopo una lunga pausa meditativa:-Non so… non mi pare che ti abbia rivelato un granché.
Cinerea fu presa dal desiderio di dagli una sberla.
-Cosa?! Dopo tutto quello che ho fatto? Vuoi che torni là? Non ci penso neanche!
Lui sorrise:-No, non ti chiederei mai una cosa del genere! Hai fatto il tuo lavoro- il suo volto si rabbuiò:- Ma il nostro Maestro no… ti ha rivelato semplicemente che vuole il potere degli elementi puri. Null’altro. Ti ha forse spiegato il motivo?
Lei si fece pensierosa:-Beh, no… e allora? E’ sempre bene tenere un’arma del genere nel covo, non credi? Sarà per quello.
Ma nel suo cervello iniziava ad insinuarsi un dubbio: le aveva davvero raccontato la verità? O no?
Iniziava a dubitarne… ma non voleva ripresentarsi negli alloggi di Malefor: un incontro bastava e avanzava.
Fraigon fu abbastanza saggio da cambiare discorso:-Uh! E quella dove l’hai presa?- chiese indicando la spada impolverata che si portava appresso.
-E’ più bella la tua- aggiunse poi deluso.
-Lo so- rispose prontamente Cinerea:- Ma è un trofeo. Me lo sono conquistato con le mie forze.
Gli occhi del suo amico si illuminarono, ma non riuscì a parlare, poiché era arrivato Kiwar:- Coome? Wow! Grande, racconta, dai!
Lei si pavoneggiò: le piaceva essere al centro dell’attenzione:- Quando sono andata nella Sala delle lotte per recarmi dal nostro Maestro c’erano due scimmie che parlavano nella stanza.
Io li ho ignorati, ma loro si sono voltati e hanno iniziato a dirmi che non dovevo stare lì, che il mio posto era fuori assieme a tutti voi.
Gli ho risposto che se ero lì c’era un motivo e loro si sono arrabbiati tanto da attaccarmi! Quegli stupidi! Non avrebbero dovuto farlo…
Tacque e gli altri la guardarono strabiliati, finché Vin ruppe la quiete:- E poi che ne è stato di loro?
La risposta di Cinerea fu chiara e semplice:-Li ho uccisi.
Seguì un lungo silenzio: nessuno sapeva cosa dire.
Fu Bite a aprire bocca:-Se lo meritavano! Nessuno offende un drago e la passa liscia! Tantomeno può farlo una scimmia idiota!- il drago nero era in preda al furore, l’avevano visto così pochissime volte, solitamente era calmo e rilassato.
Inaspettatamente, al posto di disgusto per le sue azioni, Cinerea sentì crescere attorno a lei un sentimento di ammirazione.
-Ha ragione!- fece Fraigon alzandosi e ruggendo subito dopo.
-Sì- Shae fu d’accordo con loro:- Hai fatto bene! Le scimmie meritano la morte.
Kiwar era entusiasta del suo trofeo:- E’ fantastico, voglio ammazzarne una anch’io, così mi prendo le sue cose!
La sua schiettezza lasciò un po’ sgomenta Cinerea; vendendo la sua espressione il drago marrone sorrise e inserì un:-Scherzo, dai!
Arv si avvicinò alla spada che era stata del soldato e la prese tra le mani esaminandola e posandola subito dopo:- Complimenti davvero… tutti dovrebbero assistere al tuo trionfo, non capisco proprio perché Gilf non sia qui…
Cinerea trasalì: Gilf! Se ne era completamente dimenticata.
“Spero che sia caduto per le scale e si sia rotto un’ala…” pensò crudele: non voleva che venisse lì; dopo il loro discorso, nulla sarebbe più stato come prima.
Non lo vide mai arrivare nelle ore dopo, quindi tirò un sospiro: non aveva altra voglia di discutere.
Anzi, si sentiva i muscoli e le giunture doloranti per la battaglia con le scimmie.
Era molto spossata e voleva andarsene a dormire, ma si rimproverò “Non dovresti incamminarti così: godi della tua vittoria fino all’ultimo, come un vero guerriero”.
Tuttavia la sua stanchezza ebbe la meglio.
Salutò tutti e si spostò verso la fortezza, intenzionata a tuffarsi nel suo giaciglio di paglia e piume il più presto possibile.
Mentre se ne andava, Fraigon la afferrò per un braccio:-Cinerea…
-Cosa c’è?
-Nulla, vai pure, devi essere molto stanca.
Lei non si fece ulteriori domande.
 
Mentre raggiungeva la sua camera, si interrogò nuovamente su quello che le aveva detto Fraigon : non mi pare che ti abbia rivelato un granché.
Era vero? Non se lo sarebbe mai chiesto… ma l’insolita domanda del drago blu l’aveva messa a disagio.
Tentò di non pensarci, ma non ci riusciva: in qualche modo ora aveva un seme di dubbi impiantato nella testa, che cresceva sempre di più.
Cinerea avrebbe voluto tanto che appassisse, ma per permettere questo doveva scoprire la verità.
Decise: avrebbe trovato qualcuno disposto a rivelarle tutto.
Demone? No… non aveva i mezzi per convincerlo a vuotare il sacco; le scimmie? Neanche lo sapevano…; Malefor? Neppure, mai insistere più volte con una stessa persona, specialmente con lui.
Entrò sconsolata nella stanza: non c’era nessuno che le potesse essere d’aiuto.
Poi un pensiero fulmineo le balenò, nella testa, come una farfalla che si posa su un fiore: c’era un individuo che le avrebbe detto la verità.
Raccontavano di lui certe volte vicino al fuoco, di sera: l’Eremita.
Si diceva che fosse un vecchio drago dal colore e età indefinibili, emissario dell’Aedo, il saggio drago esiliato che manteneva l’equilibrio del mondo con il suo potere e la sua conoscenza.
L’Eremita era quasi identico all’Aedo per quanto riguardava la sapienza.
Avrebbe chiesto a lui.
Emozionata, iniziò a organizzare il viaggio: doveva compiere tutto di nascosto, perché ai guerrieri novelli non era consentito uscire dalla fortezza senza permesso e sicuramente una richiesta a Demone sarebbe stata vana…
Iniziò a spogliarsi di dosso l’armatura argentea e percepì il sollievo della pelle squamata a contatto con l’aria quando gettò la protezione in un angolo del suo scaffale.
Poi prese anche le spade e le mise in due posti separati: la sua accanto all’armatura mentre il trofeo sempre nello scaffale, ma in un ripiano inferiore.
Osservò i suoi effetti con orgoglio: erano tutti suoi, conquistati lottando duramente.
Da lei.
Sorrise compiaciuta e si apprestò a mettersi a letto: sarebbe partita in piena notte, per aver modo di ritornare prima dell’alba, quindi doveva riposare intanto che poteva.
Mentre si sdraiava sentì bussare.
Roteò gli occhi: non era Fraigon, c’erano stati quattro colpi, non tre.
-Chi è?- chiese simulando stanchezza.
-Sono Gilf.
Lei fu tentata di non aprire, ma si accorse troppo tardi che non aveva chiuso la porta a chiave, quindi sarebbe entrato lo stesso.
Andò alla porta e la spalancò con rabbia:-Che cosa vuoi ancora?- chiese visibilmente seccata al drago rosso.
Lui fece silenzio prima di iniziare:-Volevo solo dirti che mi dispiace per la faccenda di  Riffle: sapevo che era tua amica.
Riffle… già… non l’aveva più detto a Fraigon, ma ormai  avrebbe dovuto capirlo: il vuoto causato dalla sua mancanza era come una macchia indelebile su un panno immacolato.
Ma non aveva fatto nulla per consolarla, al contrario di quanto stava facendo Gilf.
Secondo lei, c’era un secondo fine, ma il drago sembrava sincero.
Lei si ammorbidì un po’:- Sì… è stato terribile doverla lasciare, ed è ancora più frustrante sapere che se la incontrassi ora, non mi riconoscerà: Malefor le ha tolto i ricordi.
L’altro annuì:- E’ lo stesso anche per me, io ho dovuto dire addio per sempre a Therai, un mio caro amico.
-E’ come se quando la menzionassero, perdessi tutta la forza che ho avuto fino a qualche momento prima… mi lascia… una specie di vuoto dentro.
Gilf si avvicinò un po’ ed entrò nella stanza:-Potrei alleviare io il dolore e riempire quel vuoto…
Si chinò verso di lei e la spinse contro il muro, il desiderio che gli lampeggiava negli occhi.
Cinerea si divincolò agilmente sfuggendo alla sua morsa:-Lasciami!
Quando fu a distanza, un grido le esplose dentro:-Brutto bastardo! Era questo che volevi! La storia degli amici perduti era solo una scusa! Vattene!
La lama della sua coda schizzò verso di lui, procurandogli una lacerazione vistosa sul braccio.
Il sangue iniziò a colare lungo le sue squame scarlatte, mentre Gilf la osservava a occhi aperti, come se non si fosse ancora capacitato che l’avesse fatto.
-Vattene- ordinò Cinerea con voce più ferma.
L’altro uscì lentamente dalla stanza, poi si voltò nuovamente:- Cynder, io volevo solo…
-Lo so benissimo quello che volevi!!!
Gli tirò un pugno in mezzo agli occhi, lui barcollò e cadde fuori dalla camera.
Veloce come un lampo, la dragonessa afferrò la chiave dorata della sua stanza e si chiuse dentro, poi si lasciò cadere sul suo letto, prese una coperta di lana e si coprì.
Non l’aveva mai usata prima d’ora, ma adesso sentiva il bisogno di non lasciare scoperto il suo corpo.
Si costrinse a non pensare più a quell’incontro fastidioso e si concentrò sul suo compito notturno.
 
Malefor sedeva nella sua stanza, di schiena.
Demone era inginocchiato e stava in silenzio.
-Parla pure- ordinò il Maestro delle Ombre, lanciando un’occhiata breve in direzione di Demone, tornando poi a osservare davanti a sé.
Quello si alzò e si schiarì la voce:- Cinerea è la nostra guerriera più forte…
La risposta di Malefor fu fredda:-Lo so, credi che non conosca il mio esercito?
-Maestro- continuò Demone:- Si rifiuta di collaborare, sono già due volte che respinge l’intervento di Gilf. E ci servono altri soldati…
L’altro fece una pausa prima di emanare la sua risposta finale:- Troppi draghi ci si potrebbero rivoltare contro ora… specialmente quando sapranno la verità sui nostri piani.
Cinerea è venuta qui a chiedermi il perché della loro precedente missione… sono sospettosi… non dobbiamo permettere che questi dubbi si propaghino.
Demone annuì, ma osò contraddirlo:- Ma sono necessari comunque altri draghi! I nostri soldati comuni non ce la fanno da soli.
Malefor si voltò di scatto:- Sei forse tu che decidi, stupida scimmia? No. Non hai il potere per farlo. Impara come si ordisce un inganno… un piano. Dobbiamo aspettare, finché non saremo tutti pronti.
I suoi occhi lampeggiarono:- E’ ovvio che Cinerea non accetterà mai Gilf, sei stato uno sciocco a mandarlo lì prima… chi dice che dovrà scegliere lui?
Demone si scusò:- Chiedo perdono, starò più attento in seguito…
-Se ci sarà un seguito per te! Non deludermi di nuovo e non prendere iniziative, e ora vai – Malefor ringhiò minaccioso.
L’altro si affrettò a uscire.
 
Cinerea si guardò furtiva intorno, aveva preso tutto, spada e armatura.
Poggiò un orecchio alla porta: nessun suono.
“Perfetto” si mosse con cautela verso la sua finestra, attenta a non fare rumore.
Le solide sbarre di ferro intrecciate a formare una greca si sciolsero con un leggero crepitio all’impatto con il suo fuoco.
Pausa. Non c’era alcun passo che rovinasse il silenzio.
“A parte quelli delle guardie qui all’esterno” pensò nervosa.
Strinse le ali sui suoi fianchi e si infilò nell’apertura causata dal suo soffio rovente.
Quando fu fuori per metà, spiccò un balzo in avanti per uscire del tutto, ma la sua ala battè nel bordo della finestra e la fece sbandare malamente prima di un brusco atterraggio.
“Dannazione, stavo quasi per cadere…”
Risalì fino all’apertura della sua stanza e toccò le sbarre liquefatte; un filo di metallo le rimase sull’artiglio, lei se lo mise in bocca e, trattenendo uno sputo di disgusto, soffiò nuovamente fiamme su di esse.
Quelle iniziarono lentamente a riformarsi.
Lei sorrise: aveva imparato piuttosto bene quel rituale, che ora si era rivelato molto utile: vedendo la finestra intatta, le guardie che passavano non avrebbero avuto nessun sospetto e così lei avrebbe avuto campo libero.
Volò nel cortile, in direzione del bosco: superato quello, sarebbe stata fuori del tutto.
Si tenne alta, per evitare di essere scoperta mentre scappava, poi virò in direzione della macchia d’alberi.
Atterrò silenziosamente mentre entrava furtiva nel bosco.
Pestò qualcosa di caldo, in preda al terrore aguzzò la vista e si accorse che era soltanto la cenere della legna usata per il fuoco, quando si erano trovati lì la sera precedente.
Tirò un sospiro di sollievo  e proseguì nascondendosi nel fogliame fitto.
Mentre camminava sentì un verso.
Stette immobile nell’ombra per la paura di essere scoperta, ma non arrivò nessuno.
Lo sentì nuovamente, un po’ più forte di prima.
Il grido era di femmina.
“E’ assodato che non si tratta di una scimmia” pensò incuriosita Cinerea muovendosi in direzione del suono.
Ancora… una terza volta, ma non era di paura, né di rabbia.
Piena di curiosità, si acquattò dietro un cespuglio e scostò il fogliame.
Trattene un’esclamazione di stupore: erano Vin e Faasie, il maschio che la dominava stando sopra di lei.
Faasie mugolò di piacere e Vin le diede un bacino.
-Malefor ci ricompenserà per questo- la rassicurò Vin.
Lei sorrise:-Non mi importa della ricompensa, va bene anche così e basta.
Poi lo abbracciò e lo tirò sopra di lei.
Lui non oppose resistenza.
Cinerea distolse lo sguardo, scandalizzata: ecco qual’era la “femmina che aveva iniziato a capire come gira il mondo”, come aveva detto Gilf.
Ed ecco perché, quella sera, lei e Vin si erano allontanati dal fuoco.
Per quello.
Era atterrita: era così che andavano le cose, pensò se Fraigon avrebbe preteso qualche diritto su di lei e se Gilf avrebbe fatto di testa sua.
“Molto probabilmente entreranno in lotta…” rifletté lei.
Inaspettatamente, questo pensiero la emozionò, ma lei lo ricacciò via: non era il momento.
Lasciò perdere Vin e Faasie e, attenta ad andarsene silenziosamente per non essere scoperta, si diresse al di là del bosco, dove iniziava la Palude.
Era sempre molto buio, quindi non riusciva a capire se il tempo passasse o no, ma lei avrebbe voluto tanto che si fermasse per un momento, permettendole di rientrare prima dell’alba.
“Non fa niente, ce la farò lo stesso” pensò per darsi coraggio, e non osò pensare a cosa sarebbe successo se, invece, per una ragione o per un’altra, non fosse riuscita a tornare entro il limite che si era imposta.
Rabbrividì e decise di non pensarci: anche il solo pensiero era troppo spaventoso.
Probabilmente l’avrebbero…
-Che schifo!- esclamò improvvisamente, accorgendosi di colpo di avere messo le zampe in un fango denso e dal colore scuro.
Tentò di togliersi da lì, ma il fondo melmoso dell’acquitrino maleodorante dove era finita la fece scivolare e Cinerea si ritrovò completamente sommersa dal pantano.
Riemerse grondante e sputacchiò un po’ di melma che le era entrata nelle fauci.
Aveva un sapore orribile, e a Cinerea ricordò la sostanza collosa in cui era avvolta quando era nata: l’aveva morsa, ma non era molto appetitosa, anzi, adesso che ci pensava, le sembrava proprio come quel fango…
Si pulì alla bell’è meglio,  evitando insetti fastidiosi annidati nelle piante palustri, poi si sedette a riflettere: era arrivata alla Palude, quindi ormai avrebbe dovuto trovarsi in prossimità della grotta dell’Eremita.
Non restava che cercarla.
“Dovrebbe essere da queste parti…” almeno secondo i racconti dei suoi amici.
Seconda cosa: trovare una via per raggiungere l’altra sponda.
Cinerea constatò con disgusto che l’unica maniera per andare dalla parte opposta era nuotare in quello schifo di stagno fangoso, dato che i bordi del lago erano molto estesi e ci sarebbe voluto troppo tempo, “Che non ho, quindi…”.
Di malavoglia si tuffò nell’acqua melmosa e iniziò a sguazzare.
La spada la lasciò sul terreno dal quale era venuta, assieme all’armatura, perché temeva, non a torto, di rovinarle.
Ma ora doveva concentrarsi sul nuotare.
Strinse i denti e iniziò ad avanzare nella mota, tentando di non sollevare schizzi inutili.
Inizialmente Cinerea riusciva a toccare il fondo, ma poi, quando si addentrò più lontano dalla riva, le sue zampe non riuscirono più ad aggrapparsi a qualcosa di solido.
“Inizia il bello… devo nuotare, ora”.
Si fece forza osservando l’altra riva: le piante fitte si intrecciavano in un ricamo di verde e di liane.
Lei sospettava che la caverna dell’Eremita fosse situata proprio in quella rete di foglie e rami.
Si trattava solo di raggiungerla, ormai c’era quasi.
Era a metà lago, quando si accorse di non stare facendo alcun progresso da almeno sei minuti e, anzi, di girare in tondo nel centro dello stagno.
Trasalì quando si accorse di cosa si trattava: si stava formando un mulinello enorme proprio lì, e lei ci era in mezzo.
Tentò disperatamente di nuotare dalla parte opposta, già… ma quale era la parte opposta? L’acqua e il fango stavano iniziando a vorticare sempre più forte sbattendola qua e là, e la corrente stava lentamente e inesorabilmente trascinando Cinerea verso il centro del vortice.
I suoi sforzi non valsero a nulla: era già troppo tardi…
L’acqua la sommerse completamente  mentre gridava, e la mota  si intromise tra lei e l’aria.
Venne trascinata sempre più in basso mentre il gorgo mulinava sopra di lei.
Poi fu buio.
 
Cinerea si svegliò di soprassalto, credendo di affogare.
Non era così: si trovava in un ampio antro rischiarato da delle torce luminose.
Si domandò come ci fosse finita, poi si ricordò: era rimasta incastrata in un mulinello nello stagno dove era entrata per raggiungere a nuoto l’altra riva, ed era svenuta mentre l’acqua la trascinava verso il fondo.
Corrugò la fronte, assorta nei suoi pensieri: allora come mai era lì?
Avrebbe potuto tentare di darsi una spiegazione plausibile, si ritrovò invece a contemplare la grotta pensando che forse era arrivata a destinazione, che, forse, l’Eremita era davvero lì.
Per terra c’era un laghetto di acqua trasparente e cristallina, che spuntava come un occhio idrico in mezzo a tante stalagmiti.
Sul soffitto, perfettamente allineata con il centro della pozza, si trovava invece una lunga stalattite sottile, che stillava gocce a cadenza regolare.
Cinerea la osservò meglio ed ebbe un sussulto: sembrava che le gocce non fossero create dalla stalattite, ma da tutte le rocce che componevano il soffitto.
Le pietre, infatti, trasudavano acqua costantemente, che finiva ordinata in un rigagnolo azzurro celeste che, a sua volta, serpeggiava lungo la colonna sassosa e poi lasciava cadere una goccia minuscola esattamente nel centro del laghetto.
Il soffitto era costellato di quei piccoli ruscelletti scintillanti, tutti così regolari… sembravano vene che andavano dritte al cuore.
Cinerea si soffermò poi a osservare dentro alla pozza.
L’acqua era incredibilmente tersa, ma la dragonessa grigia non vedeva il fondale, neanche una macchia scura che confermasse la sua presenza, niente.
Strano…con quell’acqua così limpida.
Aggrottò le sopracciglia per il disappunto: non era possibile, non le sembrava possibile.
Scattò in avanti e tuffò la testa oltre il muro d’acqua.
Strinse le palpebre per vedere meglio, ma il fondo non si vedeva.
Sembrava invece che ci fosse l’uscita di un altro laghetto esattamente dalla parte opposta, uguale  a quello del luogo dove si trovava lei.
Trattenne un singhiozzo di stupore quando un pesce si tuffò oltre l’altro muro d’acqua, rientrando poi nel lago qualche metro più in là.
Ora veniva verso di lei di gran carriera, molto velocemente.
Cinerea tirò fuori la testa appena in tempo per vedere il pesce che si tuffava nella grotta sollevando spruzzi d’acqua e finendo la sua folle corsa infilzato in una stalagmite.
Alla vista dell’animale lo stomaco di Cinerea brontolò e lei non esitò neanche un secondo a ingoiarlo in un sol boccone.
Appena ebbe finito di gustarselo, ripensò sgomenta a quello a cui aveva appena assistito: era come diceva lei, non c’era il fondale, ma dall’altra parte sembrava si potesse emergere in qualche altro posto.
Forse era arrivata lì in quel modo anche lei.
L’unica cosa che non si spiegava era come mai di colpo l’acqua fosse diventata così pulita e chiara.
“Forse si tratta di una sorta di magia… chi lo sa!” pensò mentre si dirigeva ad esplorare l’altra parte della caverna.
Ora notò una grande statua di pietra, di un drago dall’aria molto saggia.
Era raffigurato con un libro tenuto stretto in una zampa, le sue ali piumate erano enormi e sfioravano il pavimento, mente sul capo vi erano scolpite ben otto corna diritte e affilate.
La barba del drago era molto lunga, e sulla coda terminante in un aculeo appuntito erano posti dei grandi anelli finemente decorati con rune magiche, presenti anche sulle zampe anteriori.
Al collo portava un ciondolo molto raffinato, con incastonato un cristallo.
-L’Eremita…- mormorò Cinerea meravigliata mentre squadrava con attenzione la scultura.
Davanti alla maestosa statua del drago millenario vi era un libro aperto, poggiato su un piedistallo ligneo ornato con le stesse rune presenti sui bracciali della scultura.
Lei si avvicinò, i grandi occhi verdi curiosi di assaporare ogni particolare misterioso, ma restò delusa quando vide che sul volume non vi era scritto nulla.
Voltò anche le altre pagine, ma erano tutte bianche.
Che senso aveva? Non riusciva a spiegarselo.
Lasciò perdere e chiuse il libro, che con un tonfo liberò una nuvoletta di polvere.
Cinerea tossì e si allontanò verso il centro dell’antro, decisa a trovare l’Eremita.
Gridò per attirare la sua attenzione:-Eremita? Mi chiamo Cinerea e ho bisogno di un consiglio, non ho cattive intenzioni e nutro grande rispetto nei vostri confronti, quindi, se ci siete, mostratevi, per favore.
Tentò di non dare  alla sua voce un tono impaziente e polemico, ma non ci riuscì: era scalpitante già da quando era arrivata lì: quel posto era così mistico…!
E lei fremeva dalla voglia di incontrare il saggio drago.
Non ottenne risposta e così, dopo qualche minuto, decise di spostarsi in un altro punto, vicino alla statua e di riprovare a chiamarlo.
Sbuffò impaziente, aprì bocca e… trattenne a stento un sussulto, quasi cadendo all’indietro per la sorpresa.
Non poteva essere: il libro giaceva lì, aperto, e sulla pagina, prima immacolata, era apparsa una scritta.
Cinerea la lesse, emozionata e stupita allo stesso tempo.
La frase recitava: Vuoi incontrarmi, non è così?
-Sì…- rispose lei incantata.
La scritta si illuminò con un fulgore verde e scomparve.
Cinerea stava per protestare, quando il foglio scintillò nuovamente e apparve un’altra parola, che però era chiarissima: Aspetta…
Cinerea si guardò intorno, scalpitante: non poteva attendere a lungo, o quelli dell’Ordine l’avrebbero beccata.
Chissà che figura con i suoi compagni, e non osava pensare a qualcosa di peggio…
-Il fatto- iniziò a dire frettolosamente:- E’ che non ho molto tempo.
Nuova frase: Capisco, questo avvenimento mi rammarica profondamente, allora farò in fretta.
Lei si stava quasi dimenticando di stare intrattenendo un discorso con una delle creature più sagge di Doxantha, e pensò che a leggere tutte quelle parolone forbite ci stava mettendo anche più del previsto…
Mentre pensava al discorso che stava per compiere con l’Eremita, una luce rosata proveniente dall’alto la distrasse.
Cinerea alzò lo sguardo, e notò con sgomento che il cristallo al collo della statua si era illuminato e ora riluceva lanciando vivaci bagliori color magenta.
La radiazione luminosa sembrò propagarsi verso di lei e l’avvolse completamente, iniziando lentamente a trascinarla verso il cristallo, e staccandola da terra in modo di farla levitare.
Cinerea scalciò spaventata, ma quando una sensazione di assoluto benessere la avvolse, desistette e si lasciò andare a quel senso di piacevole torpore.
La luce si faceva sempre più forte man mano che si avvicinava al cristallo, e a Cinerea parve quasi di vedere un muso sfocato di un vecchio drago, che la osservava da dentro la gemma magica.
Poi, quasi impercettibilmente, lo scintillio diventò ad un tratto bianco lucente e lei fu risucchiata completamente all’interno.
 
Riprese i sensi quasi subito dopo la traversata, rendendosi conto con meraviglia di trovarsi sospesa in aria, sopra ad uno spazio senza tempo, ne dimensioni: tutto riluceva di sfumature viola e blu, gli stessi colori del ciondolo della scultura.
Realizzò con incredulità che quel posto era l’interno del cristallo.
Non aveva mai provato nulla del genere nella sua vita, e come mai si sentiva così straordinariamente bene?
Una voce improvvisa la fece sobbalzare, o forse no, dato che era sospesa nel vuoto:-Le tue emozioni di pace sono dovute all’Aura positiva di questo luogo… benvenuta…
Cinerea si voltò di qua e di là, ma non vide nessuno.
Improvvisamente  sentì un suono stranissimo e si girò verso la sua fonte: un grande squarcio brillante e blu si stava aprendo davanti a lei, come una porta tra due mondi.
E fu allora che lo vide: l’Eremita stava attraversando il portale proprio in quel momento: era identico alla statua, grigio di colore, ma non aveva il cristallo al collo.
-Ti aspettavo- esordì l’anziano drago sorridendo.
Cinerea non riuscì a spiccicare parola tranne uno stupidissimo:- Perché non ti mostri fuori?
L’Eremita rise piano:- Io mi mostro in tanti luoghi, e se ci rifletti bene anche “fuori”, come dici tu, mi sono fatto vedere: nel libro e nella statua.
Cinerea era pensosa:-Ma tu non sei il libro, e neanche la statua- ribattè perplessa.
-Infatti io non sono solo l’uno o solo l’altro, sono tutti e due: il libro e la statua, come potrei essere il gorgo che ti ha trascinato fin qui o la grotta in cui ti trovi ora.
La dragonessa era sempre più dubbiosa:-Ma noi ora non siamo nella grotta, ci troviamo nel cristallo,no?
L’Eremita fece una smorfia assorta:-Può darsi, potremmo essere in tutte e due le cose, oppure no… lo spazio e il tempo non esistono, piccola.
Cinerea fece una faccia accigliata: essere chiamata “piccola” proprio non le piaceva… e per di più non capiva un accidente di quello che stava dicendo quel tizio, e per un attimo pensò di avere sbagliato individuo.
I suoi pensieri furono troncati dalla voce dell’altro drago:-Figurarsi! Hai cercato la persona giusta, l’Eremita sono io!- fece allegro.
Cinerea sbuffò: ma bene, il vecchio rimbambito ora le leggeva anche nella mente…
L’Eremita rise fragorosamente:-Rimbambito? Sei uno spasso, ragazza mia!- Cinerea rimase interdetta mentre l’altro continuava:- E se ci pensi, non sono neanche tanto vecchio.
Lei lo osservò meglio: era vero, non era vecchio, la sua barba non era poi così lunga e anche la sua voce sembrava più giovane.
Aggrottò la fronte, sospettosa: impossibile, i peli del mento prima erano molto più lunghi e chiari e anche le piccole rughe che contornavano i suoi occhi squamosi erano sparite di colpo, e cosa dire, inoltre, del tono di voce?
Era cambiato tutto di botto in meno di un minuto… a meno che lei non si fosse immaginata tutto…
Lui rise di nuovo e Cinerea si trovò ad osservare sbigottita un piccolo draghetto neonato seduto a mezz’aria:- Il tempo, piccola, come lo spazio,  non esiste, tutte le ore del giorno sono un’ora sola, noi siamo vecchi e giovani, il mattino è come la sera…
Lei non capiva un’acca di quei discorsi così complicati, ma una cosa il tizio gliel’aveva fatta venire in mente: il tempo… che lei non aveva!
Tagliò tutto quel filosofare ponendo la sua domanda, mentre l’altro continuava a parlare :- Beh, senti, io vorrei chiederti una cosa…
L’Eremita si bloccò di colpo, fissandola profondamente mentre tornava a essere un vecchio drago.
Cinerea si soffermò a osservare i suoi occhi: le sembrò che continuassero a cambiare colore… e le squame del corpo… anche quelle erano mutevoli: quando l’aveva visto la prima volta le era parso grigio, invece ora era verde, perché…?
Scosse la testa violentemente per allontanare quei pensieri così complessi: ormai era chiaro che quel luogo era assurdo… e il tipo che ci viveva pure.
-Chiedi pure- fece l’Eremita calmo.
Cinerea si morse il labbro prima di iniziare: era un sacco che aspettava quel momento, e ora voleva porre quel quesito nel modo più solenne possibile.
Prese fiato e iniziò, mentre l’altro la ascoltava attentamente:- Ecco… io faccio parte dell’Ordine di Malefor.
La faccia dell’Eremita si rabbuiò, ma l’anziano non proferì parola.
Lei continuò:- Qualche giorno fa siamo stati mandati…
L’Eremita liquidò il suo racconto sventolando impaziente la zampa sinistra:-Conosco questa storia.
Lei era meravigliata:-E come fai a saperlo?
L’altro rise:- Dovresti sapere che io so, altrimenti come speri di ottenere la tua risposta, se credi che io non sappia?
-Già, già… logico- rispose Cinerea subito.
In realtà, non c’era nulla di logico in quel discorso, e neanche in quel luogo, nell’Eremita neanche… ma forse lui aveva ragione: tutti dicevano sempre che lui sapeva tutto di tutti, quindi…
Cinerea non si scomodò a raccontare tutto il resto e andò dritta al punto:-Insomma, perché? Perché ha voluto che prendessimo il Cristallo del Potere? E perché vuole i quattro elementi puri? Non capisco…
Attese la sua risposta, che arrivò accompagnata da un debole sospiro:- Domanda legittima, ma la risposta non ti piacerà…
-Raccontamela lo stesso, ho il diritto di sapere i piani del mio Maestro- Cinerea deglutì mentre pronunciava quella frase così faticosa: voleva conoscere, ma allo stesso tempo avrebbe voluto respingere il responso.
Aspettò.
L’Eremita pronunciò delle parole che per lei furono come pugnalate, una dopo l’altra:- Malefor, come lo chiami tu, è un essere straordinariamente crudele, e non risparmia nessuno, neppure i suoi allievi. Sai perché ha mandato a rubare le vostre uova al Tempio del Drago, quella notte?
L’obiettivo non eravate voi, “da addestrare”, come vi ha detto lui, ma un uovo di drago viola, molto speciale.
A Cinerea batteva forte il cuore:-Drago viola?
-Già, è così, i draghi viola sono una razza di draghi molto rara, che nasce solo ogni dieci generazioni e che può controllare più di un elemento puro… Malefor era il precedente drago viola, ma al posto di votare per il bene, diventò malvagio.
Questo Cinerea lo sapeva già, e non gliene fregava un fico secco se il suo Maestro fosse malvagio o meno, piuttosto, aspettava con impazienza che l’Eremita continuasse.
-Sono passate dieci generazioni, ed è nato un altro drago viola.
Quella notte, intuendo che il nascituro avrebbe ostacolato i suoi piani, il Maestro delle Ombre inviò Demone e altri suoi emissari a prelevare l’uovo, che poi avrebbero distrutto, assieme a tutti i loro guai futuri.
Lui prese fiato.
-Lo fecero?- domandò Cinerea curiosa.
Scosse la testa:-No, non ci riuscirono, poiché arrivò Ignitus, che salvò l’uovo.
“Ignitus, chi accidenti è Ignitus?” pensò lei sospettosa.
-Ignitus è il Guardiano dell’elemento puro del fuoco, che assieme agli altri tre addestrava i draghi che nascevano al Tempio.
Anche tu e tutti i tuoi amici sareste nati lì, se Demone, vista la disfatta, non avesse deciso di rubare le vostre uova per addestrarvi.
Ora tu mi chiedi perché Malefor vuole prendere possesso degli elementi puri con il Cristallo del Potere?
-E’ così- rispose prontamente Cinerea facendo andare vigorosamente su e giù la testa, in segno di assenso.
La storia dell’Eremita non era poi così sconvolgente… per ora… chissà che cosa avrebbe rivelato in seguito…
Lei attese, e quando vide che l’Eremita stava per dire qualcosa, il suo cuore accelerò forte.
-Bene- sentenziò lui misterioso:- E’ per vendetta,  vuole punire Ignitus, che gli ha messo i bastoni fra le ruote, sì, è così.
E quando l’avrà fatto, non dividerà la ricompensa con il suo esercito, non lo farà, no…
-Cosa?!- gridò Cinerea profondamente turbata:- Certo che lo farà!
Lui scosse la testa:- E invece non sarà così, quando non gli servirete più, quando finalmente avrà scovato e imprigionato tutti gli elementi puri nel cristallo…- Cinerea aspettò con il fiato sospeso:- Sarà così forte… che vi ucciderà tutti, uno ad uno, per paura che qualcuno possa interferire con lui… teme i tradimenti, e non vuole commettere errori, stavolta.
Non risparmierà nessuno.
Lei restò zitta, chiusa nella sua disperazione: non era possibile, non era decisamente possibile che il suo Maestro, così saggio con loro, li volesse eliminare tutti.
Lei non ci credeva! Non poteva crederci, né ora, né mai.
Sospirò e formulò un’ultima domanda:- Questo… è solo uno dei tanti futuri possibili, o l’unico che può avverarsi?
Attese in preda al panico la risposta: l’Eremita aggrottò la fronte e rifletté: Cinerea poteva vedere i mille pensieri che gli attraversavano la mente nei suoi occhi multicolori.
Prese fiatò e emanò il suo giudizio:-  Effettivamente no, è solo uno delle tante possibilità, ma anche la più probabile.
Lei iniziò a sudare freddo:- E… non c’è un modo per cambiare?
Lui ci pensò un po’ su:- Beh, sì… ogni fato può cambiare in un secondo, siamo noi a scrivere la storia, nulla è premeditato- l’Eremita si avvicinò all’orecchio destro di Cinerea, sussurrando:- Lascia che ti riveli una cosa molto importante…- lei deglutì e attese:- La chiave del destino… sei tu. Tu puoi modificarlo, di più non posso dirti, non riesco a vedere con chiarezza la tua sorte.
Cinerea sentì un sollievo in tutto il corpo: quindi, era possibile trasformare, nulla era scritto… ma perché l’Eremita le aveva detto quelle cose? Per quale ragione le aveva svelato che la “chiave” era lei? E come mai proprio lei?
In ogni caso, di più non avrebbe ottenuto, restava soltanto da togliersi un ultimo dubbio:- Tu hai detto che l’uovo del drago viola è stato messo in salvo da quel tale Ignitus che odia tanto il mio Maestro… ora dove si trova il drago sacro?
L’Eremita si fece serio e la sua faccia diventò sospettosa, gli occhi mutanti ridotti a fessure indagatrici:- Perché ti interessa?
Lei fece spallucce:- Così… per sapere, almeno conoscerò tutta la storia, no?
Il volto del drago parve rilassarsi leggermente:- Va bene, allora te lo rivelerò: quando Ignitus fuggì dal comandante Demone, si fermò nei pressi di un fiumiciattolo che portava proprio qui, nel cuore della Palude, nella zona dei Funghi Giganti, dove vivono le famiglie delle Libellule.
Cinerea conosceva quella zona, e trovava le Libellule davvero inutili… in ogni caso, si mise in ascolto:- Ignitus depositò l’uovo nel fiume, affidandolo alle acque del ruscello e pregando gli Antenati perché lo salvassero.
-Si salvò?
-Sì, l’uovo fu trovato da una famiglia di libellule, che lo prese con sé e crebbe il draghetto neonato come un figlio, chiamandolo Spyro.
-Spyro?- Cinerea storse il naso, che razza di nome! Inoltre, trovava ripugnante la sola idea che un drago venisse allevato da delle Libellule: che cosa assurda! Un drago doveva crescere tra i draghi, e schiacciare le creature inferiori, come le Libellule, per l’appunto.
Chissà com’era venuto su! A questo punto, Malefor non si sarebbe neanche dovuto preoccupare.
-Bene, con le domande ho finito- esordì infine lei.
L’altro annuì:- Allora ti saluto, per uscire, prendi la via del lago sotterraneo.
Cinerea non ebbe il tempo di replicare, perché una luce rosata la avvolse, e ad un tratto si ritrovò nella caverna.
Si voltò verso il libro: era irrimediabilmente chiuso.
Mentre lo osservava, le sembrò di intravedere la statua che le faceva l’occhiolino, ma pensò di esserselo immaginata.
“Vediamo… il lago sotterraneo? Ci sono, è la pozza di prima!”.
Si diresse a grandi passi verso lo specchio d’acqua, prese fiato e si tuffò.
Improvvisamente le sembrò che il mondo si capovolgesse, le budella le si contorsero e si ritrovò ad essere trascinata verso una luce che filtrava dall’alto.
Guardò in basso e vide sbigottita che lì da dove si era tuffata c’era un buco vistoso dal quale si intravedeva il soffitto della grotta.
Fu l’ultima cosa che pensò prima di riemergere nell’acqua torbida e stagnante del grande lago della Palude.
Nuotò affannosamente verso la sponda dalla quale era venuta e, mentre se ne stava a gocciolare, notò con piacere che la spada e l’armatura erano ancora lì.
Contenta, se le rimise indosso fregandosene di fare rumore o meno, poi si diresse verso casa: per fortuna non era ancora l’alba…
Mentre se ne andava, le parve di sentire nel suo cervello la voce anziana e saggia dell’Eremita.
Ricordati, piccola, il destino lo scriviamo noi…
 
 

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Capitolo 7
*** La ricerca della gloria ***


Furono i colpi alla porta a svegliarla.
Cinerea si alzò assonnata e si trascinò faticosamente fino alla porta: la missione della sera prima l’aveva indebolita molto, e sperò che il visitatore,  chiunque egli fosse, non se ne accorgesse.
Realizzò di colpo che molto probabilmente sarebbe stato Fraigon: c’erano state tre bussate.
Aprì sbadigliando vistosamente e dovette stropicciarsi gli occhi più volte per riuscire a mettere a fuoco il suo amico.
Fraigon la salutò allegramente:- Ehi, ciao! Come va?
Lei rispose a fatica che, sì, stava benissimo e che non c’era da preoccuparsi, ma capì di aver sortito l’effetto opposto quando il sorriso gioviale scomparve dal muso del drago blu:- Cynder, che succede? Non hai una bella cera… sembra che stanotte tu non abbia dormito affatto.
Lei sventolò in avanti una zampa, come per rassicurarlo e nel mentre liquidare il suo commento preoccupato:- Non è niente, davvero, sono solo un po’ stanca per quell’incarico che ci hanno affidato due giorni fa… tutto qui…
Si sforzò di fare un sorriso, ma tutto quello che ottenne fu esplodere in un altro enorme sbadiglio e accasciarsi sulla porta.
Fraigon la sostenne, visibilmente angosciato:- Sei sicura di stare bene? Forse per oggi è meglio che ti riposi…
Come se lei bramasse riposarsi davvero! L’unica cosa che le importava era ingraziarsi Malefor, quindi semplicemente non poteva starsene lì! Doveva assolutamente partecipare alla prossima missione, dato che sicuramente che ne sarebbe stata una proprio quel giorno.
-Fraigon, non sto male, te l’ho già detto! E anche se fosse, non potrei mai sottrarmi ai nostri doveri odierni!
Lui rimase interdetto per un momento, poi, con grande stupore di Cinerea, il sorriso che era scomparso poco prima tornò a riaffiorare sulle sue labbra blu.
-Che hai da sogghignare?- chiese la  dragonessa perplessa e infastidita allo stesso tempo.
-Ma come? Gilf non te l’ha detto? Mi stupisce, considerando che ti sta sempre attaccato…
Cinerea storse il naso a sentire nominare quel babbeo! Sperò che Fraigon procedesse con il discorso e non lo menzionasse eccessivamente, altrimenti era assolutamente convinta che non sarebbe riuscita a non rompere tutto quello che aveva davanti.
Le parole di Fraigon troncarono di botto i suoi pensieri e fecero slittare la sua attenzione nuovamente su di lui:- Ascolta, Cinerea! Non ci crederai mai…!
 
Nadlar si trovava all’interno della Palude.
Le sue eleganti scaglie verde chiaro brillarono quando un debole raggio di sole mattutino le raggiunse, come se fossero state dei piccoli smeraldi.
In occasioni normali se ne sarebbe stato lì a osservarle compiaciuto, ricordandosi in continuazione di quanto erano belle, o meglio, di quanto era bello LUI.
Ma ora non poteva: gli era stata affidata una missione troppo importante per lasciarsi distrarre dalla vanità.
Davanti al drago verde si ergeva l’imponente fortezza di Malefor  in tutta la sua grandezza.
“Apparterrà al Maestro delle Ombre ancora per poco…” pensò assorto, ricordando quello che Ignitus e gli altri Guardiani gli avevano detto di fare: doveva addentrarsi negli spazi interni della roccaforte e rubare il Cristallo del Potere, per poi riportarlo in un posto sicuro, tutto senza che nessuno se ne accorgesse!
Era un compito molto impegnativo, senza contare che avrebbe poi dovuto riferire al Consiglio dei Guardiani le coordinate della posizione del castello del loro arcinemico: aveva vagato a lungo per trovarlo, e ora eccolo lì!
Avrebbero potuto assaltarlo a giorni: Malefor aveva i minuti contati…
Si irrigidì di colpo quando la sentì.
Cinerea avanzava a testa alta tra il fogliame e la fanghiglia, e non era sola: dietro di lei marciava compatto un manipolo di soldati-scimmia pronti a brandire le armi.
Nadlar non perse tempo: si gettò dietro un cespuglio dal fitto fogliame e si nascose più che potè, poi rimase in attesa con il cuore in gola.
Troppo tardi: aveva fatto rumore, e lei l’aveva sentito.
Cinerea si fermò di botto e fece scattare la testa verso il suo nascondiglio, gli occhi ridotti ad una fessura.
Nadlar si sentì morire, ma seguitò a restare in silenzio.
Udì una scimmia chiedere spiegazioni:- Mia signora, cosa succede?
Lei sibilò una risposta:- Zitto! Ero quasi certa di aver sentito qualcosa muoversi qui intorno. Potrebbe essere un intruso.
-Andrò io a dare un’occhiata- si offrì spavaldo un altro guerriero.
Lei lo fermò:- Non occorre, se c’è qualcosa di strano, è compito mio accertarsi che sia innocuo, solo mio. Voi dovete soltanto guardarmi le spalle.
Già, perché se ci fosse stato un intruso, Cinerea avrebbe voluto catturarlo personalmente, per apparire più potente agli occhi del suo Maestro.
L’aveva detto con una calma inflessibile, ma Nadlar vide la scimmia arretrare spaventata.
Capì che la dragonessa al comando avrebbe potuto essere Cynder.
Si  parlava molto di lei anche al Tempio del Drago: si diceva che fosse la guerriera più promettente dell’esercito di Malefor, e per questo andava eliminata subito, oppure, per evitare violenza, sarebbe dovuta passare dalla loro parte.
Lui fece un rapido calcolo mentale: no, non era il caso di provare nessuna delle due opzioni in quel momento, sarebbe stato terminato subito.
Con un grande sospiro di sollievo, si accorse che Cinerea, parlando con le scimmie, aveva scordato completamente il suo scopo iniziale e aveva seguitato ad andarsene senza scovare il suo nascondiglio.
“Meglio, molto meglio…” pensò lui rialzandosi e pulendosi dal fango.
Rimase in attesa aspettando la calma più totale, poi riflettè: aveva appena visto Cynder, la loro più grande minaccia… avrebbe dovuto fare qualcosa, subito.
Il piano che aveva in mente era molto rischioso, ma andava bene così.
Si diresse verso la fortezza con una luce nuova negli occhi.
 
Cinerea era molto eccitata, anche se non sembrava: la notizia che le era stata data da Fraigon era a dir poco sconvolgente!
Il loro Maestro, riconoscendo le capacità superlative dei suoi giovani allievi, gli aveva concesso di prendere con sé una squadra di soldati e di compiere un incarico a scelta, per conto proprio!
E lei aveva subito scelto il suo.
Aveva in mente di portarlo a termine già dalla notte prima, ma non avrebbe mai fatto in tempo a tornare.
Ora, però, aveva la possibilità unica di dimostrare al suo Maestro quanto valeva!
Era così: avrebbe ucciso il drago viola di nome Spyro.
Un’impresa del genere sarebbe stata ricompensata nel migliore dei modi!
Al solo pensiero l’orgoglio le riempì il cuore.
I suoi pensieri furono fatti svanire da un’affermazione di un soldato dietro di lei:- Signora, il posto è questo.
Stava per rimproverarlo per aver interrotto quello che stava pensando quando si ricordò le sue parole: “il posto è questo” aveva detto.
Quindi… era vicina al suo obiettivo!
Si guardò intorno impaziente, improvvisamente notò una lucina venire verso di lei.
Era una creaturina luminosa e con le ali.
Cinerea realizzò: era una libellula!
Fece una smorfia mentre il minuscolo insetto la osservava incuriosito, parve interessarsi molto a lei e iniziò a girarle intorno.
La dragonessa era molto infastidita, stava per aprire le fauci e vomitare una fiammata su quella patetica bestiaccia, quando un pensiero assurdo le balenò nella mente.
Un soldato si fece avanti, con un tono imbarazzato nella voce, come se non sapesse bene come comportarsi in un momento del genere:- Mia signora, dobbiamo eliminarla?
Non appena la libellula sentì quelle parole si ritrasse con un gridolino e si nascose dietro una pianta, osservando furtiva lo strano gruppo.
-Non occorre, ho un’idea- rispose Cynder sventolando un’ala in faccia alla scimmia.
Quella tornò al suo posto borbottando.
La dragonessa concentrò la sua attenzione sull’insetto, non vedendolo, per un momento temette di averlo perso, ma poi individuò un lieve bagliore rosso non del tutto celato da una foglia.
“Bene” riflettè lei: aveva un piano, e per portarlo a termine avrebbe dovuto servirsi di quella libellula, benché fosse un’essere penoso dal suo punto di vista.
Si avvicinò alla foglia e parlò all’insetto rannicchiato lì dietro:- Vieni fuori, nessuno ti farà del male, ho soltanto bisogno di un’informazione. Ti assicurò che sarai libero di andartene quando avremo finito.
All’inizio non successe nulla, poi una piccola testa scarlatta e provvista di antenne fece capolino da dietro la foglia, lanciando un’occhiata timorosa alle scimmie radunate dietro Cinerea.
Lei rassicurò l’animale:- Tranquillo, non ti succederà nulla, sono innocui.
I babbuini parvero infastiditi da quell’affermazione, ma non osarono fare alcun commento.
Poco dopo la libellula si mostrò interamente e si avvicinò a Cynder.
La dragonessa sorrise: doveva mettere a suo agio l’ospite, altrimenti non avrebbe ottenuto molto.
-Molto bene, per prima cosa, come ti chiami?- le chiese.
La libellula esitò un po’ prima di rispondere, ma alla fine si decise: - Il mio nome è Derath, e voi chi siete? Non vi ho mai visti da queste parti…
Per la prima volta Cinerea si rese conto che l’insetto con cui stava parlando era una femmina: la voce non lasciava dubbi.
Poi riflettè sulla domanda che Derath le aveva posto: non sapeva chi erano, e questo avrebbe reso le cose più semplici.
Mentì all’istante:-Siamo solo stranieri di passaggio,  mi chiamo Selynh e sono orfana, loro sono i miei guardiani.
Un soldato stava per protestare, ma lei gli tirò una codata in faccia prima che potesse replicare e continuò:- Speravo che tu potessi aiutarmi, sto cercando una creatura molto particolare che è cresciuta tra il tuo popolo.
Derath sgranò gli occhi per un attimo prima di tornare alla sua espressione iniziale.
Cinerea trattenne un sorrisetto compiaciuto: lei sapeva.
Aspettò che la libellula le rispondesse, cosa che non successe dopo molto:- Beh, ecco… effettivamente sì, c’è una bestia del genere tra di noi- iniziò esitante.
La dragonessa finse sorpresa:- Uh, davvero? Non ci speravo seriamente, dimmi di più, per favore!
Derath confessò tutto quello che sapeva:- E’ un drago di nome Spyro. Il suo uovo è stato trovato nel fiume da due nostri concittadini, che l’hanno cresciuto assieme a loro figlio, adottandolo.
Cinerea si sentì pervadere dall’emozione: era lui!
Pose la domanda fatidica a Derath:- Oh, bene! Sai dove posso trovarlo, per caso? Mi piacerebbe davvero incontrare un mio simile!
La minuscola creatura stava per rispondere, ma si bloccò di colpo e nei suoi occhi si dipinse un’espressione terrorizzata.
Cynder storse il naso, temendo che l’avesse scoperta, ma tentò di mascherare la sua ansia:- Che succede?
Derath si guardò intorno spaventata, senza dire una parola: sembrava stesse disperatamente cercando una via di fuga.
“Dannazione, ha capito chi siamo, devo…” un’improvvisa scossa sismica squassò il terreno sotto di lei, interrompendo i suoi pensieri.
Al tremito iniziale se ne aggiunsero altri, sempre crescendo d’intensità.
La libellula gridò:- Mettiti in salvo, Selynh! Lui sta arrivando!
Il cuore di Cinerea perse un battito:“No, non adesso, chiunque sia questo “lui”, non adesso!”
Un improvviso ruggito squarciò la Palude, facendo tremare la vegetazione intorno a loro.
Le scimmie schiamazzarono di paura e iniziarono a guardarsi intorno, in cerca del loro avversario.
-Restate al vostro posto! Restate al vostro…- una scossa più forte delle altre fece scivolare Cinerea, che si ritrovò accasciata per terra.
“Dannazione…” mentre faceva leva con gli artigli per rimettersi in piedi, notò Derath che scappava tra il fogliame.
Ringhiò di frustrazione: quell’insignificante creatura se l’era svignata senza nemmeno dirle dove si trovasse Spyro.
Era stata solo un’inutile perdita di tempo.
Un altro boato li raggiunse da dietro un muro di alberi.
Cinerea recuperò velocemente il controllo e si voltò verso la fonte del rumore, mentre rifletteva: “ Non sembra il ruggito di un drago, che cosa…?”
Si abbassò trasalendo quando un albero si staccò di colpo dalla terra e le volò sopra, terminando la caduta in un laghetto pieno di liquame marrone.
Cercò con lo sguardo il suo rivale, mentre la sua agitazione cresceva.
E fu allora che lo vide.
Davanti a lei c’era un Golem.
 
Malefor era nei suoi appartamenti, intento a esaminare il Cristallo del Potere.
Se tutto andava bene, l’avrebbe usato entro breve tempo.
Ormai i giovani draghi erano quasi pronti.
Sorrise: aveva un contatto mentale con  loro e poteva percepire quello che stavano facendo in quel momento, anche se loro lo ignoravano.
Si stavano impegnando tutti molto duramente per ottenere qualcosa di utile per lui.
Il Maestro delle Ombre era compiaciuto: la scelta di Demone di prelevare le uova dal Tempio si era rivelata vantaggiosa, infine.
I suoi pupilli erano tutti dei guerrieri formidabili, in particolare una.
Cinerea.
Lei era la più promettente, la preferita di Malefor.
Sarebbe stata la prima a ricevere i poteri ancestrali del Cristallo.
Il drago viola emise uno sbuffo di fumo mentre distoglieva lo sguardo dal potente manufatto.
Cynder… come se la stava cavando? Non aveva ancora controllato.
Immediatamente si collegò con lei.
Appena l’ebbe fatto, un dolore lancinante gli pervase le membra.
Malefor ruggì per la sofferenza e si accasciò a terra: che cos’era quel male?
“Cinerea, cosa stai facendo?!” chiese di getto alla sua protetta, lanciando la frase dentro la mente della giovane dragonessa.
Non ottenne nessuna risposta a parole, solo un infinita, disperata, richiesta di aiuto.
L’enorme drago ringhiò di delusione: pensava che Cynder fosse utile, e ecco che si cacciava nei guai.
Se non sapeva badare a se stessa nella sua missione, era solo una grossa seccatura, nulla più, che morisse pure, a lui non importava.
Rialzandosi ignorò la richiesta che proveniva da Cinerea e tornò ad osservare il Cristallo.
Ma in qualche modo era turbato: non riusciva a concentrarsi, continuava a pensare al male che aveva provato.
Probabilmente era lo stesso dolore che provava Cinerea.
Si sentiva strano, ricolmo di… senso di colpa per averla abbandonata.
Non riusciva a spiegarselo, perché? Non gli era mai successa una cosa del genere.
Eppure, ricordava che fin dalla prima volta che l’aveva guardata negli occhi, aveva percepito tutto il suo potere, la sua devozione, e, cosa che l’aveva profondamente turbato, anche determinazione.
Una determinazione immensa, non pensava fosse possibile.
Subito qualcosa era scattato, anche se non sapeva dire cosa.
Ringhiò di nuovo e si gettò fuori dalla stanza, dirigendosi verso l’entrata della fortezza.
Uscì all’aperto, da quanto tempo non lo faceva? Da un sacco di tempo, troppo tempo.
Spiegò le enormi ali traslucide e si alzò in volo verso la Palude.
 
Cinerea era allo stremo delle forze: il Golem era sorprendentemente forte.
Era disperata, sentiva che stava per morire.
Le scimmie si erano rivelate inutili: quasi tutte erano scappate lasciandola al suo destino; quelle poche che erano rimaste erano state uccise dopo breve tempo.
Aveva tentato di attaccare il mostro, ma i suoi attacchi non riuscivano nemmeno a scalfire la sua dura corazza di pietra.
E il fuoco non serviva a nulla in una situazione del genere.
Venne colpita di nuovo e scagliata lontano da un possente colpo del Golem.
Non tentò nemmeno di rialzarsi: ormai era finita, non c’era più nulla che potesse fare se non soccombere.
Avrebbe dovuto scappare quando ne aveva avuto l’occasione, come aveva fatto Derath.
Invece no, era rimasta lì, fino alla fine.
Percepì un torpore avvolgerla mentre il suo avversario si dirigeva ruggendo verso di lei.
In poco tempo la mole del mostro la sovrastò completamente.
“Addio a tutti, addio Fraigon, addio, Maestro…” pensò afflitta osservando il Golem che si preparava a sferrare il colpo fatale.
Chiuse gli occhi mentre la mano corazzata calava su di lei.
Ma non arrivò nessun dolore.
Niente di niente.
Era ancora viva.
Aprì gli occhi e trasalì: non poteva credere a quello che vedeva.
Un enorme drago viola stava lottando contro il Golem e sembrava avere la meglio.
Lo colpiva con violenza, accompagnando ruggiti ad ogni ferita che infliggeva al nemico.
Cinerea lo riconobbe: Malefor.
-Maestro…- mormorò.
Poi tutto si fece buio.
 

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Capitolo 8
*** I due mentori ***


Quando Cinerea si svegliò, la prima cosa che notò fu che quella non era la sua stanza.
La poca luce, le alte colonne di roccia, l’unica finestra e lo strano senso di oppressione che provava non lasciavano dubbi: si trovava negli appartamenti di Malefor.
Quando se ne accorse per poco non le venne un infarto: “Ma che accidenti ci faccio io qua dentro?!”
Subito tentò di scattare in piedi, ma il movimento brusco le procurò soltanto un grande dolore alla schiena.
Gemette e si ricompose per limitare le fitte, poi si fissò il punto dolorante, accorgendosi con grande sorpresa che qualcuno l’aveva fasciata proprio lì, come per curarla, e che aveva riposto la sua armatura in parte a lei.
Mentre si chiedeva chi potesse essere stato una voce cupa rimbombò nell’antro, interrompendo il suo flusso di pensieri:- Vedo che ti sei svegliata.
Cynder si voltò trasalendo: Malefor la fissava con i suoi impenetrabili occhi gialli.
-Io… perché sono qui…?- fu l’unica frase che riuscì a formulare davanti all’imponente sagoma del dragone viola.
La risposta di Malefor non si fece attendere:- Hai lottato contro un Golem dentro la Palude.
Non aggiunse altro, come se fosse sottinteso quello che era successo in seguito, ed effettivamente era abbastanza comprensibile il perché della sua scelta: in tutta la storia di Doxantha pochissime creature erano sopravvissute all’attacco di un mostro Golem.
-Saresti sicuramente morta se io non fossi intervenuto a distruggerlo; sei stata una sciocca- aggiunse il Maestro delle Ombre sibilando, quasi con sdegno.
Cinerea si scusò, timorosa:- Mi dispiace… la comparsa del Golem mi ha colta impreparata… non volevo essere d’intralcio…
La giovane dragonessa sudava freddo: sapeva benissimo che fine facevano i soldati inutili da quelle parti; le avevano raccontato di scimmie date in pasto ai Dreadwing, orribili creature simili a pipistrelli che venivano tenute chiuse nelle stanze sotterranee della fortezza: chi le diceva che non le sarebbe stato riservato lo stesso trattamento?
Tentò di calmarsi, quando il suo mentore parlò di nuovo:- Non scusarti- sbuffò irritato girandosi dall’altra parte - Non serve: non ti punirò. In fondo stavi solo tentando di fare il tuo dovere.
Al sol sentire quelle parole la mente di Cinerea si svuotò, per poi riempirsi di pensieri caotici circa due secondi dopo.
“COSA?! E da quando fa così?! Pensavo mi avrebbe uccisa!”
Malefor tornò a fissarla accigliato:- Certo che no! Se ti avessi voluta morta avrei reciso il contatto mentale e ti avrei lasciata lì fin dal primo momento, che senso avrebbe avuto salvarti per poi terminarti subito dopo?
-Ha senso- bofonchiò lei, intuendo che il suo mentore le aveva appena letto nel pensiero.
-Ovviamente- fece lui con un sorrisetto - sei talmente imprudente che dirigi le tue riflessioni in tutte le direzioni senza chiudere la mente: li sentirei anche se non volessi.
Cinerea arrossì leggermente: pensava di essere una grande guerriera, ma evidentemente c’erano ancora molte cose che non conosceva.
E se le aveva letto i pensieri, allora aveva scoperto anche della sua piccola “gita notturna” in cerca dell’Eremita. Allora perché non l’aveva punita?
Mentre pensava questo si prese la briga di tenere la sua mente ben chiusa, e infatti Malefor non diede segni di aver captato quel pensiero. Strano: se avesse voluto farlo ci sarebbe certamente riuscito, questo significava che non voleva forzare la sua mente?
Improvvisamente una domanda le balenò nella testa. Aveva paura  di chiedere, ma al momento il drago viola era l’unico che poteva soddisfare la sua curiosità:- Maestro, i Golem non dovrebbero essere rinchiusi a Belligera? Avevo sentito dire che erano creature troppo potenti e assetate di distruzione.
Lui la fissò impassibile:- Teoricamente sì.
-Ma allora… perché ne ho incontrato uno? Potrebbe essere sfuggito alla cattura?
Malefor aggrottò la fronte:- Improbabile, un Primordiale non passa di certo inosservato.
Cynder aspettò che continuasse: la spiegazione non era di certo finita lì.
L’imponente drago riprese:- Quel bastardo di Ignitus… credo che abbia convinto gli altri tre Guardiani a liberarne uno apposta… sì, dev’essere così…
Cinerea trasalì:- Apposta?! Ma perché? Anche gli abitanti della città corrono un pericolo terribile, e anche il Tempio con gli altri Guardiani!
Si accorse troppo tardi che probabilmente lui le avrebbe chiesto come facesse a conoscere già l’identità di  Ignitus, informazione rivelatale dall’Eremita,  invece il Maestro delle Ombre si limitò a continuare il suo discorso:- Quello che io mi chiedo è come abbia fatto ad arrivare proprio dove tu ti trovavi- socchiuse gli occhi con un ringhio- ho come l’impressione che qualcuno ti abbia spiata per poi riferire tutto a Ignitus mentalmente. E di certo è stato molto abile, dato che nemmeno io ho potuto percepirlo.
Le narici di Malefor fumavano di rabbia e Cynder arretrò di qualche passo: era evidente che qualcuno aveva sorpassato i confini ed era entrato nel suo territorio, e tutto senza che nessuno se ne accorgesse. Aveva tutte le ragioni per essere arrabbiato.
Mentre aspettava che si calmasse riflettè su quello che il suo Maestro le aveva rivelato: era altamente probabile che qualcuno l’avesse spiata aizzandole contro il Golem e questo significava che la ritenevano un potenziale pericolo da eliminare al più presto, ma il mistero di chi fosse stato rimaneva.
Poi si ricordò di colpo di quando aveva sentito quel fruscio sospetto: sì, era stato mentre si dirigeva verso la Palude assieme alle scimmie. Era possibile che…? Ora che ci pensava, non aveva controllato se ci fosse stato nascosto qualcuno…
Magari era solo una qualche volpe selvatica, ma se fosse stato uno dei loro avversari? Significava che ora loro sapevano anche della posizione del covo.
Questo voleva dire che quel tale Ignitus avrebbe attaccato al più presto.
Cinerea si  sentì crescere l’ansia dentro.
Malefor parve sentirla:- Non ti preoccupare, Ignitus non può batterci, non quando userò il Cristallo del Potere…- sembrava molto sicuro di sé.
Lei alzò la testa; non aveva ancora capito a che gli servisse esattamente il Cristallo, a parte per imprigionare al suo interno l’essenza di ciascun elemento puro… ma poi come avrebbe fatto a rinchiudere degli elementi lì dentro? Di quali mezzi si sarebbe servito per riuscirci? E a che risultato avrebbe portato tutto questo?
Non capiva…
Il Maestro delle Ombre ascoltò i suoi pensieri nuovamente e fece guizzare i suoi occhi ipnotizzanti su di lei:- Troppe domande in una sola volta, non posso ancora risponderti, ma verrà il momento in cui tu e gli altri draghi guerrieri…saprete!
Il cuore di Cinerea iniziò a battere più forte: allora c’era veramente un mistero che aleggiava sui veri piani di Malefor! E ancora una volta, nonostante le spiegazioni dell’Eremita e dello stesso Maestro delle Ombre, lei ne era in parte all’oscuro.
In qualche modo si sentiva sia emozionata che spaventata: sarebbe stato un destino di morte e tradimento come le aveva predetto il saggio drago o un avvenire di gloria e combattimenti come prometteva il suo mentore?
Non sapeva davvero più a chi credere.
Malefor emise un sospiro stanco e si sdraiò a terra, le ali chiuse contro i fianchi: a Cynder sembrò molto più vecchio di quanto fosse in realtà.
La dragonessa grigia ebbe modo di notare per la prima volta le numerose cicatrici che segnavano il suo corpo; non ci aveva mai fatto caso prima, forse per il troppo timore che il grande drago adulto le incuteva.
Ma ora si sentiva molto di più a suo agio: la discussione che lei e Malefor avevano intavolato sembrava quasi un discorso tra pari e non assomigliava per nulla alla spiacevole conversazione che avevano avuto il giorno prima.
“Che strano… sembra molto più aperto ora…”
Tornò a fissare le ferite di Malefor: alcune erano fresche e probabilmente erano state prodotte dalla furia del Golem, ma una in particolare catturò l’attenzione di Cinerea: una grossa cicatrice di artigli accompagnata da una vistosa ustione spiccava sulla spalla del drago viola.
Malefor si accorse dove aveva posato lo sguardo :- Oh, quella… vuoi sapere chi l’ha fatta?-  una faccia torva accompagnò le sue parole.
Cinerea per un attimo temette di averlo fatto arrabbiare, ma fortunatamente non era così.
-Questa ferita- riprese lui - mi è stata inferta da Ignitus durante il giorno della nostra più grande sfida.
La femmina grigia squadrò ancora la cicatrice e pose la domanda fatale :- Perchè quel giorno combatteste? E perché vi odiate?
Malefor si alzò e si voltò a fissare un punto indefinito fuori dalla finestra:- Forse un giorno te lo racconterò…
La luna illuminò il suo muso, e Cinerea giurò di aver visto nei suoi occhi un’emozione indefinibile, come di profonda tristezza affogata dentro una rabbia enorme.
Non le sembrò il caso di aprire bocca.
Il suo mentore si voltò e fece per parlarle di nuovo, quando qualcuno bussò alla porta. I colpi sembravano molto insistenti.
-Chi è?- ringhiò Malefor infastidito.
-Sono Demone signore, ho bisogno di fare rapporto urgentemente!
-Entra allora- la risposta fu fredda, e a Cinerea sembrò tornato lo stesso di sempre.
Demone entrò trafelato, la sua espressione indecifrabile, e non prestò attenzione alla dragonessa presente.
-Cosa succede?- chiese il Maestro delle Ombre al comandante.
-Maestro, abbiamo catturato una spia nemica! Voleva impadronirsi del Cristallo!
-Un emissario di Ignitus?! Qual è il problema?- ruggì  il dragone -Tentate di farlo parlare e se si rifiuta uccidetelo!
Nel cervello di Cinerea iniziò a insinuarsi un dubbio: e se il nuovo prigioniero fosse stato proprio la persona che l’aveva spiata?
Demone arretrò un po’, poi aggiunse:- Abbiamo tentato in tutti i modi, ma lui insiste a tenere la bocca chiusa, ha detto che parlerà solo a Cinerea.
Sul muso di Malefor si dipinse un’espressione stupefatta, e così accadde a Cynder:- Io? Che cosa può mai volere da me?- chiese allibita la dragonessa.
-Che vuoi che ne sappia?- rispose Demone con un grugnito -l’unico modo per scoprirlo è andare da lui.
Il Maestro delle Ombre emise un ringhio:- Cinerea ha il mio permesso di visitare il prigioniero e di decidere della sua sorte.
Al sol sentire quelle parole lei fece una faccia attonita: occuparsi dei carcerati era un compito gravoso che non veniva affidato ai guerrieri più giovani, il fatto che le avessero dato l’autorizzazione per una cosa del genere faceva pensare che avessero grande stima di lei, specialmente Malefor.
Cynder rialzò la testa:- Come desiderate, Maestro.
Detto questo si incamminò fuori, ovviamente senza scordare l’armatura.
Sentiva su di sé lo sguardo del drago rinnegato: la stava studiando di nuovo.
Non potè fare a meno di provare un brivido.
 
Un forte odore di muffa accompagnava la sua discesa nelle segrete.
Una scimmia vecchia, gobba e mezza cieca le faceva strada tenendo una lanterna nella mano traballante. Ogni tanto si voltava con uno scricchiolio del collo per controllare che la seguisse.
Cinerea si guardò attorno; lì sotto non era certo il miglior posto dove trovarsi: ragnatele, funghi luminescenti e strani insetti dalle sembianze preistoriche sbucavano dalle pareti rovinate dal tempo e sugli scalini si era formata una patina umida e scivolosa.
In certi punti nei muri rocciosi si aprivano scuri tunnel da cui provenivano spifferi d’aria gelida; la dragonessa non voleva nemmeno sapere dove portassero: probabilmente si snodavano miglia e miglia nel sottosuolo e chiunque ci si avventurava finiva per morire lì senza mai rivedere la luce.
Ebbe un brivido e tentò di non pensarci: il solo pensiero le dava ansia.
Dopo un lungo tratto sottoterra arrivarono ad una stanza più ampia e meglio illuminata; due soldati seduti ad un tavolo sporco e unto stavano a guardia delle celle , ma sembravano dormire in piedi.
Il disgustoso accompagnatore spense la lanterna e si rivolse ad uno di loro sottovoce, questo si grattò la testa pelosa e sfilò un mazzo di chiavi dalla propria cintura, per poi consegnarglielo.
La scimmia le afferrò e si diresse verso una prigione, ma proprio in quel momento l’attenzione di Cinerea fu attirata da strani versi stridenti provenienti da una galleria.
-Che c’è da quella parte?- chiese lei con il cuore in gola, fissando il buio.
-Ah, forse un giorno ti ci porteremo- gracchiò la guida con fare enigmatico.
Lei non si fece altre domande e aspettò che la scimmia accompagnatrice aprisse la cella.
Il cancello si aprì con uno scricchiolio sui cardini arrugginiti e così entrò. Le chiusero la porta alle spalle: la prudenza non era mai troppa con i prigionieri.
Dentro era semibuio, ma Cinerea riuscì comunque a distinguere la sagoma di un corpo incatenato al muro.
Si avvicinò lentamente, un drago giaceva a terra respirando debolmente: aveva lacerazioni ovunque, alcune recenti, un occhio semichiuso, la membrana di un’ala  mezza strappata mentre l’altra era schiacciata sotto di lui, inoltre si notava anche che una delle zampe anteriori incatenate era piegata innaturalmente, come se fosse stata rotta.
Le sue scaglie un tempo dovevano essere state verdi, ma in quel momento erano cosparse di sangue rappreso.
Cinerea lo annusò: puzzava di marcio, come se si stesse già decomponendo, eppure era vivo.
Gli parlò:- Sono arrivata come volevi, ora dimmi che vuoi- la sua voce era impassibile, ma non poteva fare a meno di provare ribrezzo e una punta di compassione.
Il drago sembrò accorgersi per la prima volta che era  entrato qualcuno nel suo tugurio:- Tu… Cinerea…? Il mio nome è Nadlar, devo parlarti…- ognuna di queste parole fu pronunciata con immane fatica, ma nei suoi occhi spenti sembrò accendersi una scintilla.
-Lo so che vuoi parlarmi- fece lei con tono lapidario.
-Ascolta, non c’è molto tempo… Tu…- Nadlar si interruppe tossendo e del sangue schizzò dalla sua bocca. L’avevano ridotto proprio male.
Riprese:- Cinerea, sappiamo quanto sei forte, unisciti a noi. Vai al Tempio con il Cristallo del Potere e di a Ignitus che abbandoni Malefor: ti prenderà nell’esercito del Consiglio dei Guardiani.
Queste frasi la lasciarono sgomenta.
-E perché dovrei farlo?!- ruggì irata - Questa è la mia casa! Non la lascerò mai! E non tradirò il mio mentore!
- Malefor ti ha mentito, l’ha sempre fatto: la sua sete di potere non ha confini, quando avrà vinto la guerra vi ucciderà tutti.
“Questa frase non mi è nuova”
-Oh su una cosa hai ragione: vincerà la guerra- rispose lei in tono beffardo - voi non siete nulla e sarete gli unici a rimanere uccisi. Polvere alla polvere.
-Non scherzare: vi sta solo corrompendo,  è un essere completamente malvagio, non condividerebbe mai la vittoria con altri.
-E Ignitus, il tuo mentore, lo farebbe?- fece in tono sprezzante.
-Questo è sicuro: lui è sempre stato buono con noi, e ci ha raccontato la vera storia di Malefor, della sua natura malvagia fin dalla nascita, cose che tu neanche ti immagini.
Cinerea ebbe uno scatto:- Sentimi bene, un drago non nasce malvagio come hanno fatto i Golem, se si comporta in un certo modo è perché qualcuno l’ha fatto diventare così, e chi ti dice che non sia stato proprio il tuo caro Ignitus?! Dici tante belle cose di lui, ma allora perché, dico PERCHE’ non è qui ad aiutarti mentre tu muori in questo posto di merda?! Eppure dovrebbe avere un contatto mentale con te. Non gliene frega nulla, ecco perché.
Nadlar non rispose.
Lei continuò incessante:- Sei stato tu a spiarmi vero? E lui, dopo aver captato la mia posizione attraverso la lettura dei tuoi pensieri, non ci ha pensato due volte a liberare un Golem per uccidermi, mettendo in pericolo tutta Doxantha!
-Non posso negarlo- rispose lui debolmente -ma allora che mi dici del vostro esame di guerrieri? La gente è morta nel Labirinto. E nemmeno il tuo Maestro ha fatto nulla per impedirlo.
-Quello è diverso- sbuffò lei  in risposta -gli esami per diventare guerrieri sono tutti pericolosi, vuoi farmi credere che il vostro è stato diverso? Qui si tratta di una vendetta personale tra loro due, Malefor avrà fatto tanti peccati, ma nemmeno Ignitus è un santo come tutti credono, a quanto pare.
E la differenza tra loro due è che il tuo mentore vuole vincere solo per farsi bello davanti all’opinione pubblica, per rimanere attaccato alla sua importante carica di Guardiano del fuoco, mentre Malefor combatte per farsi giustizia da solo quando nessuno gli crede.
-E tu sai per cosa combatte?- ribattè Nadlar con le poche forze che gli rimanevano.
-Non ancora, l’unica informazione che ho è che Ignitus gli ha fatto qualcosa di terribile, ma lui ha promesso di dirmelo un giorno. E io gli credo: lui mi ha salvata.
Il drago verde non seppe più che dire. Lasciò cadere la testa e parlò:- Non posso proprio convincerti? Allora ti lascio per sempre Cinerea, ma sappi: ho detto a Ignitus mentalmente dove si trova questo posto, avete i giorni contati. Tutti voi. Che gli Antenati ti assistano.
Cynder lanciò un urlo rabbioso e affondò le zanne nella gola del drago. Il sangue si sparse dappertutto, ma il colpo fu così preciso che Nadlar morì subito, senza un lamento.
Il suo corpo esanime giacque sul pavimento polveroso.
Cinerea si tirò su di scatto, ansante e con il sangue che ancora colava dalle fauci, poi osservò il cadavere di Nadlar: “L’ho ucciso. E’ fatta. E’ fatta davvero”
Ebbe un brivido: la guerra stava arrivando. La sentiva dappertutto.
La voce di Malefor rimbombò nella sua testa.
Noi vinceremo.

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