How Do You Feel Now..?

di paoletta76
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. chiuso in una scatola ***
Capitolo 2: *** 2. una minuscola sorpresa ***
Capitolo 3: *** 3. Ci sarò sempre, e tu lo sai ***
Capitolo 4: *** 4. la piccolina di papà ***
Capitolo 5: *** 5. Inviti e Ricordi ***
Capitolo 6: *** 6. Il Matrimonio Del Mio Miglior Nemico ***
Capitolo 7: *** 7. Il Buio sui Miei Sogni ***
Capitolo 8: *** 8. Sacrificio ***
Capitolo 9: *** 9. Risveglio ***
Capitolo 10: *** 10. La Lunga Notte ***
Capitolo 11: *** 11 L'Alba Dell'Addio ***
Capitolo 12: *** 12. Silenzio e Sogni ***
Capitolo 13: *** 13. Il Colore Della Notte ***
Capitolo 14: *** 14. Fuggire ***
Capitolo 15: *** 15. Ritorno a Casa ***
Capitolo 16: *** 16. Come Ti Senti Adesso? ***
Capitolo 17: *** 17 Gli Uomini In Nero (Ghost Track) ***



Capitolo 1
*** 1. chiuso in una scatola ***


Cosa provi, principe? Cosa provi adesso?
 
Aprì gli occhi, cercando di sollevarsi dal pavimento. La ferita sembrava di nuovo aperta, e sanguinava su quella superficie lucida creando una pozza viscida e nera.
 
Dolore.
 
Tutto quello che riusciva a sentire era dolore. Diffuso, continuo. Nel corpo, in testa, nel cuore.
 
Intorno al suo perimetro, il buio. Non il buio dorato di Asgard, né quello freddo e desolato di Jotunheim. 
Neppure quello, umido ed incerto, del luogo in cui s'era trovato dopo aver abbandonato la madre di suo figlio al proprio destino.
 
Il buio che lo circondava era vuoto. Vuoto, solitudine. Paura.
Chiuse gli occhi, e l'unica cosa che riuscì a desiderare fu la fine.
 
Non era più una semplice paranoia, non aveva più nulla a che fare neanche con il senso di colpa. 
Non aveva una via d'uscita.
 
Sono io, quello che vuoi. 
La sua voce non aveva risuonato a vuoto, nella landa desolata di Jotunheim. Il luogo in cui grazie all'aiuto degli antichi nemici era riuscito a confinare il peggiore.
 
Thanos non se l'era fatto dire due volte, prima di afferrarlo per il pettorale dell'uniforme e stracciarglielo a brandelli con gli artigli.
 
La sua vita. Il prezzo da pagare perché quella della sposa e della piccola Katie fossero risparmiate.
Era già deciso, quando l'aveva guardata negli occhi.
Non gli permetterò di fare del male a te e alla bambina.
 
Chiuse gli occhi, e desiderò poter tornare indietro, riscrivendo tutto con una di quelle penne di plastica che aveva usato per mettere la propria vita nero su bianco.
 
Adesso sta a te, decidere, figlio. Conosci il potere della formula del risveglio. Sarai tu, a scegliere in quale momento della tua vita rinascere, da dove ricominciare.
 
La voce nera di Thanos scompariva, sotto le note gentili del padre degli dei.
 
Puoi anche tornare ad essere il sovrano di Asgard.
 
Voglio soltanto restare con lei..
 
Il corteo si allontanava. Sembravano distanti anni luce, e allo stesso tempo sembrava di poterli toccare uno ad uno.
Lo stormire delle fronde, il verde dell'erba ed il suo profumo di taglio fresco. Una leggera brezza a dare sollievo dal sole di giugno.
 
Piangeva anche Clint. Quello che l'aveva accettato masticando amaro, che ancora non gli aveva perdonato del tutto il trucchetto del controllo mentale. Cercava di nasconderlo, ma piangeva, accarezzando le spalle della sposa china sulla bara.
 
Non c'era solo Fury, vestito di nero.
 
Loki chiuse di nuovo gli occhi. Avrebbe urlato, anche se sapeva che nessuno di loro l'avrebbe potuto sentire.
Non sono io, quello! Io sono qui.. sono qui, venitemi a prendere!
 
Si lasciò scivolare a terra. Ora il pavimento aveva lasciato spazio all'asfalto umido di una tiepida notte di New York.
 
Aveva trovato la forza di sollevarsi, di muovere qualche passo. Si sentiva indolenzito, provava una forte nausea. La ferita era scomparsa, ed aveva di nuovo addosso quella camicia azzurra che gli aveva regalato Amy.
Si guardò intorno, riconoscendo il momento ed il luogo in cui aveva lasciato che si aprisse il capitolo più nero della sua vita.
 
L'aveva fatto. Aveva spinto Sif, aveva atteso che il raggio di luce si chiudesse. Aveva consegnato lei e suo figlio al loro destino. Aveva voltato i passi, e ripreso la strada da cui era arrivato a Central Park.
 
Ricordava di aver camminato, per ore, senza alcuna meta. Fino a quando il sole era sparito oltre lo skyline, continuando a sentire nella testa quelle due voci. 
 
Finalmente sei libero..
 
Hai detto addio all'unica persona che ti abbia mai amato..
 
L'hai solo usata..
 
Sarà più felice senza di te..
 
Aveva sorriso, frugando nella tasca dei pantaloni, e trovando le chiavi dell'appartamento.
Bene; ho un posto in cui stare.. domani.. domani si vedrà.
 
Aveva preso a farle saltellare fra le dita, con fare leggero e distratto.
 
Neanche s'era accorto dell'uomo che gli veniva incontro, e lo centrò in pieno.
- Ehi! Guarda dove metti i piedi! - protestò.
L'uomo non fece una piega, scivolandogli oltre le spalle.
- Perdonate, vostra altezza..
 
Il cuore di Loki diede un balzo, fino a pulsargli in gola. 
Ti sei liberato del minore dei mali..?
 
Spostò lo sguardo, voltandosi appena verso quella figura avvolta da un lungo cappotto scuro. Alto, più alto di lui. E notevolmente più massiccio. Il viso semicoperto da un cappello con la tesa, scuro anche quello. A guardarlo bene, neanche era un cappotto, quello che lo avvolgeva, quanto piuttosto un mantello.
 
Neppure lui sembrava un umano.
 
- Vi domanderete chi è che vi parla in questo modo, giovane figlio di Odino..- disse quello, con voce cupa e profonda, piegando appena la testa da un lato e scrutando la reazione del corpo del giovane.
- Non sono il figlio di Odino..- ringhiò Loki, a mezza voce, chiudendo lentamente i pugni.
- Vero. Siete il figlio di Laufey.
 
Spostò lo sguardo. Sbagliato, pensò, tornando a guardare quello strano essere oscuro. Non sono neppure figlio suo.
- Curiosa patria, per un gigante di ghiaccio..- fece quello, senza nascondere un velo d'ironia.
- Vorrei sapere qual'è il vostro interesse per la mia identità o  per la mia patria. E quanto ne sapete, di me.
- Ne so più di quanto potreste immaginare.. vostra altezza. Siete un traditore.. avete ucciso il vostro padre biologico e rinnegato quello adottivo.. odiate vostro fratello, bramate un trono..
- E quindi?
- Posso aiutarvi ad ottenerne uno..
- In cambio di cosa?
- Siete perspicace. L'avevano detto, non immaginavo fino a che punto.
 
Le labbra di Loki s'incresparono in un sorriso che sapeva di smorfia.
- Non credo occorra un fine studio millenario, per capire che volete qualcosa in cambio, di uguale o superiore misura.
- Voglio condividere, con voi. - la voce dell'essere oscuro si era fatta suadente. Un passo, un altro, ed ora Loki poteva scorgere qualcosa di più dei suoi tratti, sotto la tesa del cappello.
Una pelle scura e squamosa. Occhi di brace ardente, più cupi di quelli della sua forma di gigante di ghiaccio. 
Non gli incuteva timore; ne era piuttosto.. affascinato.
Aggrottò le sopracciglia, fissandolo con più attenzione:
- Condividere?
- Il potere. La sua fonte.
 
Lo sguardo di ghiaccio del giovane si fece interrogativo.
- Il cubo.. - l'essere arrivò ad un palmo dal suo viso, e la voce si ridusse quasi ad un sospiro - apparteneva alla vostra patria, prima che Odino lo sottraesse al re.. insieme all'erede al trono.
 
Un brivido percorse la spina dorsale del giovane. 
L'essere appariva divertito, a questa sua reazione.
- Si trova qui.. è sotto il controllo di un gruppo di umani che ne vogliono studiare l'energia, per sottrarla di nuovo al legittimo proprietario..
- E chi saresti, tu? - Loki s'irrigidì, trovandosi sprezzante a rompere la barriera della confidenza con quell'essere che aveva con lui molto più in comune di quanto non gli fosse sembrato all'inizio.
- No, principe.. tu.
- Cosa vuoi, da me?
- Te l'ho detto. Aiutarti. Non arriverai mai a riprenderti il cubo, senza un esercito. Io lo possiedo, un esercito. Smisurato e forte. Tu possiedi l'astuzia, io la forza. Otterrai quello che sempre hai desiderato..
 
Il dio degli inganni aveva accettato il patto, lasciandosi porre fra le dita quello scettro che brillava d'azzurro, senza porsi troppe domande. L'offerta pareva allettante, e su quel pianeta gli appariva tutto come un gioco da bambini.
 
- Il tuo compito sarà trovarlo, recuperarlo. La sua energia aprirà il portale fra gli universi, io sarò pronto con il mio esercito. E a quel punto..
- Questo regno sarà mio.
 
Un lampo attraversò gli occhi del principe ribelle, mentre già la sua testa si perdeva a pianificare l'attacco. Gli umani c'erano abituati. In fondo, faceva parte della loro natura, l'attitudine a prendere ordini, ad essere dominati. Li avrebbe messi in ginocchio senza troppe difficoltà.
 
Non aveva calcolato una sola, piccola incognita. Quella che aveva mandato all'aria tutto, alla fine. Rispedendolo su Asgard in manette e dando al suo alleato un motivo per volerlo morto.
 
Il cubo era tornato a casa, ed il dio degli inganni s'era trovato costretto ad elaborare la sua seconda possibilità. L'ultima.
 
Asgard in fiamme, il corpo di suo figlio steso fra la polvere. Il pugnale del padre contro il petto, il sangue che scivolava via ed il desiderio di morire. 
Il tempo che scorreva via come un fiume, indifferente alla sua sofferenza. Toccare il fondo, e poi lentamente risalire.
 
Il tepore buono di Sif, quella minuscola fede midgardiana al dito. Le smorfie di Tony, e quelle manine che l'avevano commosso senza spiegazione, la prima volta in cui avevano circondato e stretto il suo pollice.
 
La piccola principessa di papà..
 
Aveva smesso d'essere un mostro, era diventato a suo modo un eroe. Era diventato quello che i terrestri definivano.. felice. Aveva dimenticato gli incubi, lasciato in un angolo oscuro il nemico peggiore.
 
Cambiare vita ed identità non era stato sufficiente.
 
La notte scuriva il cielo di New York, le luci dell'ospedale si spegnevano e tutto intorno si faceva silenzioso.
Sif riposava in un angolo del letto, raggomitolata nella coperta. La piccola Katie era al sicuro nel tepore dell'incubatrice. Presto sarebbero tornati a casa, insieme.
Sfilò il camice, lo appoggiò con cura sulla spalliera di una sedia. Tolse le scarpe, le lasciò sotto il letto. Poi si stese accanto alla donna, raccogliendole le mani e posandoci un bacio prima di appoggiare la fronte contro la sua. 
La circondò con un braccio e chiuse gli occhi, scivolando in un sonno che di ristoratore avrebbe avuto poco.

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Capitolo 2
*** 2. una minuscola sorpresa ***


Mi sa che ci siamo..
 
La voce leggermente tremante di Pepper l'aveva sorpresa a ciondolare sul divano con una rivista fra le dita.
- Wow! Di già? - si scosse, sollevandosi in piedi con la velocità massima consentita dall'ingombro del suo pancione di quasi sette mesi.
- Eh, sì..- aveva risposto l'altra, cercando sostegno nel bracciolo del divano.
- Siediti lì, penso a tutto io.
 
S'erano organizzate, considerando anche il caso peggiore, cioè quello in cui Pepper dovesse partorire mentre suo marito era fuori in missione con la squadra. Cioè esattamente quello che stava succedendo adesso.
 
- Sicura? - mugolò appena, osservando l'amica raccogliere la borsa con il necessario per l'ospedale e chiamasse l'auto.
- Al mille percento.- Sif si mise la borsa su una spalla e raccolse lei dall'altro lato, passandole il braccio libero attorno ai fianchi.
 
Le contrazioni iniziarono a farsi più forti, quando misero piede nell'ascensore.
 
- Respira.. respira lentamente, come abbiamo imparato - Sif l'aiutò a salire in macchina, appoggiandola con delicatezza sul sedile posteriore prima di far caricare all'autista la borsa nel portabagagli.
- Qui.. non ti sedere davanti.. per favore..- Pepper le strinse la mano, emettendo un lamento mentre provava ad eseguire la respirazione secondo le istruzioni.
- Se fa male..- mugugnò, sorridendo, una volta con l'amica al fianco e la mano sempre stretta nella sua.
- Già..- Sif ricambiò sorriso.
- Ma come diavolo hai fatto..- Pepper la vide rabbuiarsi, ed abbassò il viso - scusa.. lo so, che non ne vuoi parlare..
- Ho avuto un sacco di pazienza..- Sif si lasciò andare ad un sorriso carico di malinconia - Naim ci ha messo tutta la notte..
- Oh mamma..
Altra contrazione, altro lamento.
- Dai, vedrai la felicità che ti prende quando te lo poggiano sul petto.. questo te lo dimenticherai tutto.
 
Pepper le appoggiò la testa sulla spalla, emettendo un sospiro e continuando a stringere la sua mano.
 
- Allora, mi raccomando..
L'affidò ad un'infermiera, seguendo la sedia a rotelle su cui l'avevano accomodata fino all'ingresso del reparto.
- Respirare, piano..
- Dentro, fuori.. ok, così. Dai, che sei bravissima.. io mi siedo qui, chiamo Tony e gli chiedo quando arriva.. ok?
 
Pepper sorrise, annuendo e decidendosi a malincuore a lasciarle la mano.
- Come lo chiamerai? - le chiese Sif, all'improvviso.
- Howard. Howard Anthony Stark. Finiremo per chiamarlo Junior.
 
Un attimo, mentre l'infermiera apriva la porta basculante che le avrebbe separate.
Pepper si voltò indietro:
- E tu? Come la chiami?
- Katie.- sorrise lei, leggera, agitando la mano.
Catherine Anne Lawson. Le sembrava un nome stupendo, pensò Sif. Un nome da principessa.
 
Si sedette su una di quelle sedie di plastica distribuite al centro dell'atrio, rimanendo per un istante con gli occhi fissi su una mattonella e il pensiero  che vagava per il cosmo.
Speriamo che lui ci sia, quando toccherà a me.. si disse. Questa volta era stato tutto strano, tutto diverso. A partire dal fatto che era stato.. totalmente inaspettato.
 
Aveva iniziato a sentirsi strana circa sei mesi dopo il loro arrivo su Midgard.
Suo marito stava decisamente meglio, fisicamente e moralmente. Ricordava il suo illuminarsi, quando sotto la prova del ghiacciolo la cicatrice aveva virato al blu come il resto della pelle del suo torace.
 
Era pronto. Pronto a ricominciare tutto daccapo, a mettersi in gioco in un ruolo completamente diverso ma che sembrava piacergli da morire.
Aveva già fatto un sacco di progetti, fin dalle prime settimane. Studiato, letto un casino di libri. Ne aveva iniziato a scrivere addirittura uno lui, seguendo il consiglio di Pepper su come abbattere la noia delle giornate da trascorrere fra quelle mura.
 
Sembrava non riuscisse a stare fermo.
Aveva partecipato alle ultime sessioni di ricerca dei dispersi, riuscendo a trovarne un altro miracolosamente vivo. Sulla quinta strada aveva incontrato un vecchio collega, che gli aveva fatto capire quanto al Mercy sentissero la sua mancanza. Ci aveva riprovato.
 
Il direttore generale l'aveva assunto senza nessuna difficoltà, neppure sulla questione delle missioni. Anzi, gli aveva chiesto di andare come rappresentante ufficiale dell'ospedale. Una fantastica mossa per mettere in gioco uno dei migliori e guadagnarci anche in credibilità, aveva detto, battendogli sulla spalla.
 
L'aveva affidata al collega incontrato sulla quinta strada, che l'avrebbe assistita con i problemi derivati dall'aborto e dallo chock. Il dottor Jones l'aveva visitata e, costernato, aveva dovuto dare una notizia triste al suo collega e amico. Niente più figli, per lui ed Amy.
 
Ricordava di aver pianto una notte intera. Ricordava i passi di suo marito nella stanza, e quell'abbracciarla forte fra le coperte.
 
E' stata tutta colpa mia..
 
Ricordava d'essersi ripetuta mille volte che doveva essere forte, che non doveva andare in crisi o stavolta lui ci si sarebbe buttato davvero, dalla terrazza della Stark Tower.
Aveva smesso di piangere, e provato a ricominciare, perché lo amava troppo per perderlo.
 
Poi aveva iniziato a sentirsi strana. Non male, solo.. strana. Qualche capogiro, un po' di nausea.
Sintomi molto simili a quelli della prima volta, ma non ci aveva dato peso più di tanto, dato il verdetto del medico.
 
Pepper le aveva suggerito di comprarsi un test.
 
Positivo.
 
Non ci credo.. non è possibile..
Aveva aspettato un paio di settimane, prima di decidersi a prendere un appuntamento dal medico. E quello s'era illuminato di gioia, annunciandole che in barba a tutte le analisi e a tutte le previsioni era incinta di sei settimane.
 
Adesso doveva dirlo a Loki.
 
Una mattinata di sole, non troppo fredda né troppo calda. Il rumore del traffico ovattato e lontano, là sotto. La terrazza della Stark Tower invasa dalla luce. Era uscita e s'era andata a sedere sui gradini laterali, le gambe a ciondoloni e lo sguardo perso lontano.
 
Suo marito era appena rientrato dalla prima missione per cui era partito senza di lei. Lo intravide oltre la vetrata del salone, ma non si mosse per andare a dargli il buongiorno.
Appariva raggiante; la missione aveva dato ottimi frutti, e a lui personalmente lo spunto per nuovi progetti. L'editore aveva appena chiamato dicendo che avrebbe pubblicato il suo romanzo, e proprio di questo stava discutendo con Pepper.
 
- Te l'avevo detto..- la donna sorrideva, brindando con lui a succo d'arancia - è una storia bellissima, hai davvero una marea di talenti..
 
Se solo tu sapessi.. aveva pensato lui, mascherando quel pensiero con un sorriso e qualche battuta carica di nonchalance. Lo sguardo gli era andato in automatico verso la terrazza inondata di sole, ed aveva aggrottato le sopracciglia, incontrandoci la figura di Sif.
 
Sembrava triste, opaca. Per un attimo, rivide sé stesso la notte in cui l'aveva invocata e poi abbracciata fra le lacrime.
- Mi scusi, un momento? - aveva sollevato la mano, prendendo congedo da Pepper.
Quella aveva annuito, seguendolo con lo sguardo mentre attraversava le sliding doors.
 
Ehi..
Quella voce calda e gentile la scosse come da un sogno.
Sollevò lo sguardo, e trovò la sagoma del marito in controluce.
 
- Qualcosa non va?- le si sedette accanto sui gradini, piegandosi appena a scoprire i suoi occhi.
Lei non rispose. Voltò lo sguardo, fece perno sulle mani e si spostò a dargli le spalle.
 
- Sif..- lui si fece ancora più tenero, sedendosi alle sue spalle e raccogliendosela contro il petto - lo so che, anche se approvi tutto questo, un po' ce l'hai con me perché non ci sono mai.. stai tranquilla.. adesso per qualche mese rimarrò a casa..
Lei prese fiato, lentamente, continuando a non guardarlo.
- Ho un progetto, sai? - lui avvicinò di più il viso alla sua nuca - il Mercy apre due corsi di specializzazione, sulla medicina neonatale ed infantile. Li vorrei frequentare tutti e due. Inizio fra due giorni, dureranno tre mesi. Avrò parecchio da fare, ma almeno sarò a New York. Staremo insieme un po' di più.
 
Sif continuava a non parlare, limitandosi ad osservare le sue mani che si muovevano leggere come gabbiani in volo.
Poi Loki le raccolse contro il suo petto e strinse, ad abbracciarla più forte.
- Amore mio.. dimmi qualcosa. Anche di no, va bene anche se non condividi le mie scelte. Ma dimmi qualcosa..
- Aspetto un bambino..- rispose lei, piccola piccola. Si morse appena le labbra, e stavolta fu lui, a non trovare le parole. Scivolò di lato, a guardarla negli occhi.
Sorpreso, felice. Non sapeva più come sentirsi.
Stava avendo dalla vita quello che desiderava da sempre, ed ora la sua sposa gli annunciava di aspettare un figlio. In barba a tutte le previsioni.
 
Per un istante, provò lo stesso calore che gli aveva percorso il corpo quando gliel'aveva detto di Naim. Poi il calore s'era fatto più forte e più dolce, invadendogli il cuore.
Una lacrima sfuggì al controllo della sposa.
Una, due, mille lacrime. Sif continuava a guardare lontano e piangeva, con la nuca contro la sua spalla.
- Perché.. perché piangi? E' una cosa bellissima..
- Io.. non lo so..
- Se è per i ricordi, Sif, dovrei piangere io. Non sei tu, quella ad avere colpe..
- Smettila..- lei si voltò appena, piegando il viso sotto il suo collo.
- Che vuoi fare..?
- E tu..?
- Hai già deciso come chiamarla?
Le trasmise quel sorriso così limpido, così sincero.
- Non lo so..- si asciugò le lacrime col dorso della mano - cosa suggerisce, il dio degli inganni?
- Nulla, Sif.- lui la stupì, facendosi per un attimo scuro - il dio degli inganni non esiste più. L'ho ucciso.
Le fece provare un brivido, contro le sue spalle. E riprese la parola per cancellare quella tensione:
- Il dottor Lawson suggerisce Kate. Katie, Catherine. Suona bene. Katie Lawson. Se è una femmina, ovvio. Se è un maschio Naim.
 
Le mani di lei andarono automaticamente a stringersi sulle sue, e gli sembrò di sentire un lamento sommesso misto ad un sospiro.
- A me piace tanto Chris..- mormorò lei, contro la sua spalla.
- Piace anche a me. Christopher James Lawson. Un nome da principe.
A quel naso finemente sollevato, Sif sorrise. Una cosa che non era mai mancata a suo marito era l'inventiva..
- Forza, vostra altezza.. elaborate per bene qualcosa anche in caso di principessa.
- Catherine Anne Lawson.
- Fa tanto canadese..- lei arricciò un po' il naso.
- Perché? E' il nome della nonna.
 
Stavolta hai davvero superato te stesso..
 
Avevano riso, insieme, rimanendo ancora a lungo a coccolarsi, seduti in quell'angolo di mondo.
 
Le sembrava di sentirlo ancora, addosso, quell'abbraccio. Quello, e tutti gli abbracci ed i baci che le aveva dato in quei mesi.
 
Alla fine avevano scelto Katie.
Avrà i tuoi occhi di cristallo.. gli aveva detto, stringendogli forte la mano davanti all'ecografia. Glieli aveva visti farsi lucidi, carichi di gioia ed emozione.
 
Fà che ci sia anche lui, quando sarà il momento.. pensò, di nuovo, stringendo le mani fra loro, sulle ginocchia.
 
All'improvviso, una sensazione di calore ad invadergli le gambe. Caldo, poi bagnato. Abbassò lo sguardo, e scoprì di avere fradicia la gonna, le gambe e un po' anche gli stivaletti di camoscio.
E questo..?
 
Non si spaventò, non ci riuscì. Qualcosa sembrò bloccarle il fiato, e poi darle la forza di alzarsi da quella sedia di plastica ed avvicinarsi al bancone.
- Mi scusi..
 
L'infermiera che occupava quella postazione sollevò lo sguardo, incontrandone uno più preoccupato che impaurito.
La giovane s'era appoggiata con entrambe le mani al bancone, e aveva preso ad ansimare appena.
- Ho.. credo d'aver bisogno d'aiuto..
 
Quella girò intorno al banco, vide quella gonna bagnata e lo stato della ragazza. Non sprecò troppe parole, chiamò la collega e le disse di portare una sedia a rotelle.
 
- Che.. che succede? - chiese Sif, accomodandocisi sopra come consigliato dalle due.
- Abbiamo un cucciolo che ha fretta di nascere..- rispose la seconda infermiera, dopo aver preso il passo verso la stessa porta su cui meno di un'ora prima aveva salutato Pepper.
- No.. non è possibile.. sono appena entrata nel settimo mese..
- E' quello che le ho detto. Ha un po' di fretta, il suo piccolo.
- E' una bimba..- mormorò lei, lasciandosi spingere fino ad una saletta illuminata d'azzurro.
- Bene.. ha già scelto come chiamarla? Venga.. qui..
Sif sollevò lo sguardo, incontrando occhi dolcissimi che ricordavano molto da vicino quelli di Frigga. Seguì le indicazioni e si sollevò fino alla lettiga, sedendosi sul bordo.
- Dobbiamo togliere tutto..- la donna l'aiutò a spogliarsi ed a togliere bracciali e collanine - ha un medico al Mercy?
- Sì.. Michael.. Michael Jones..
- Ah, il caro Mickey! - quella sorrise - mi sembra di capire che siate amici.. da come ha detto il suo nome. Altrimenti, l'avrebbe chiamato dottor Jones..
- E'.. è amico di mio marito..
 
La donna aggrottò le sopracciglia.
 
- Il dottor Lawson.. sono la moglie del dottor Lawson..
- E' la moglie di Lucas? - all'infermiera si aprì il sorriso - che piacere.. non fa altro che parlare di lei, sa? Gran bravo ragazzo, il nostro Lucas.. peccato che sia sempre così.. triste. Sì, sorride, ma sempre a metà. I suoi occhi difficilmente seguono le sue labbra. Ma non devo dirlo a lei, lo saprà meglio di me.
 
Già.. Sif emise un sospiro, prendendo a fissare una mattonella sul pavimento.
- Ma lui, adesso.. non è in città, così sapevo.
 
Le parole della donna sembrarono scuoterla dall'assopimento, insieme ad una buona manciata di contrazioni.
- Oh, no.. lo devo chiamare..
- Lo chiamo io. O posso farlo chiamare da Michael - la donna prese l'interfono e richiese la presenza del dottor Jones in sala neonatale due.
- E' in Messico.. in una zona fuori dal mondo..- Sif tese una mano verso la borsa - posso chiamare un amico..
 
Il telefono di Tony squillò che l'aereo stava per atterrare.
 
- Ehi! Tutto ok? Ti prego, dimmi che va tutto bene, Sif..
- Tutto bene, sì.. stà tranquillo.. Pepper è dentro, fra poco vedrai il tuo piccolo principe..- replicò lei, debole - io.. ecco.. dove sei?
Tony aggrottò le sopracciglia.
- Che richiesta strana, Sif. Sicura che vada tutto bene?
- Ti dico di sì..
- Stiamo per atterrare, stanno dando il segnale di spegnere i cellulari.
- Devi farmi un favore..
- Dimmi.
- Chiama.. chiama Lucas. Digli che.. che ho un problema, la bambina sta per nascere, e..
- E come è possibile? Sei di sett..
 
Lo sentì imprecare qualcosa contro le assistenti di volo, poi tornare al telefono.
- Devo davvero chiudere, Sif. Appena sono a terra lo chiamo, gli mando il mio jet privato. Ci sentiamo dopo.
- Grazie..
- E di che?
 
Tony sorrise, chiudendo il cellulare e tornando ad ammirare il cielo di New York dal finestrino.
Quella stava per essere una sera veramente speciale. E non solo per lui.
 
Ha già deciso che nome darle?
 
Quella voce la fece trasalire.
- Katie.. Catherine.- replicò la ragazza, lasciandosi aiutare a spogliarsi ed indossare il camice - l'ha scelto mio marito..
Vide quella robusta signora sui cinquant'anni portarsi una mano al petto, commossa, e aggrottò le sopracciglia.
- Catherine.. è il mio nome. Non credevo che Lucas..- mormorò quella, decidendo di darle delle spiegazioni - l'ho conosciuto qui, al Mercy. Abbiamo lavorato qualche volta insieme, poi siamo diventati amici.. lo considero come un figlio. Un giorno mi ha fatto particolarmente dispiacere, era così triste.. l'ho trovato qui in maternità che osservava i neonati da dietro il vetro..
 
Sono bellissimi, vero?
La voce gli era arrivata alle spalle, diretta, sincera. S'era voltato appena, incrociando lo sguardo dolcissimo della collega con cui aveva condiviso quasi tutti i turni fatti da rimpiazzo al reparto maternità.
Poi era tornato a guardare oltre il vetro, mantenendo la stessa aria triste.
 
Ha figli, dottor Lawson?
 
Li avevo, infermiera Banks..
 
- Mi chiami Kate. - lei s'era avvicinata, presagendo qualcosa di triste in quella manciata di parole.
Per un attimo, il tocco di quella mano sulla spalla l'aveva riportato ad Asgard, fra le braccia di sua madre, nel giorno in cui le aveva sentito urlare il suo nome con disperazione.
Aveva dovuto chiudere gli occhi, con un lunghissimo sospiro.
- Allora tu chiamami Lucas. - aveva risposto, fioco.
- Ti senti bene.. Lucas?
- No.
 
La donna s'era appoggiata alla barella, lì accanto a Sif. Le raccontò di quel giorno, di come quel giovane collega le aveva raccontato della propria famiglia, distrutta da un incidente stradale poco fuori Toronto.
 
Ha detto che, dopo l'incidente, fra di voi c'è stata una brutta crisi, che è tornato a New York perché credeva che tu non lo volessi più, dopo quello che ha fatto. Mi ha detto che non smetterà mai di sentirsi in colpa, perché, comunque sia andata, al volante c'era lui..
 
Sif sentì il proprio cuore perdere un battito.
La sua versione dei fatti, levigata per il pubblico di Midgard. Quella che aveva raccontato a Mick ed al dottor Jones. Quella per gli estranei e per il libro.
 
La loro storia, vista da una prospettiva diversa, ma sempre con lo stesso significato e lo stesso unhappy end.
Loki che ha una famiglia, Loki che commette un imperdonabile errore ed uccide suo figlio.
 
- Lui.. lui ha..- Sif si stese sulla barella, lentamente, cercando di ritrovare il respiro - ha cercato di..
- Di uccidersi, lo so. Mi ha raccontato anche questo.- la donna le accarezzò una mano - lo hanno salvato in tempo, e così ha deciso di non bruciarsi questa seconda chance. Sai che sta prendendo due specializzazioni? - la lasciò annuire, e continuò, con ammirazione ed entusiasmo - due, insieme! Io gli ho detto Lucas, sei un mostro, e lui ha messo su una smorfia e mi ha risposto: quello di cui i genitori parlano ai figli quando vanno a dormire..
Sif si lasciò andare ad un sorriso, mordendosi appena le labbra. L'infermiera Banks non poteva saperlo, quanto di quelle parole fosse vero: sapeva così poco di lui.. e non l'aveva mai visto, suo marito, diventare blu sotto la neve..
- Aveva occhi fieri ed orgogliosi, quando mi ha parlato delle specializzazioni. Ha detto che vuole dedicare la vita a far nascere e crescere i bambini, e curarli nelle situazioni più gravi, per dar loro quella possibilità che suo figlio non ha avuto.
 
Sif non riuscì più a seguirla. Le contrazioni si facevano sempre più forti e frequenti, ed ora anche quelle parole le annebbiarono la vista di lacrime, mandandole la testa in confusione.
- Ma ora pensiamo a lei, Amy.. ok? Pensiamo alla tua piccolina.
 
Annuì, mentre la donna le si affiancava, ed il viso amico di Michael faceva il suo ingresso nella stanza.
 

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Capitolo 3
*** 3. Ci sarò sempre, e tu lo sai ***


Cosa..? Ma.. ma non è possibile.. e.. e io..
 
Thor vide il fratello camminare nervosamente su e giù di fronte alla casa scelta come campo base. Una mano al cellulare, l'altra che torturava i capelli sulla nuca. Sembrava sull'orlo di una crisi di panico.
 
- Che è successo? - lo raggiunse, sentendo pronunciare il nome di Tony - Virginia e il bambino stanno bene?
 
Non aveva ancora smesso di chiamarla Virginia. Uomo all'antica..
 
Loki scosse via quel pensiero secondario con un gesto della mano, come si fa coi moscerini. Aveva cose più importanti, di cui occuparsi, adesso.
- Sif.- disse, sollevandogli addosso occhi carichi di preoccupazione.
- Che è successo?
- Sembra sia oggi, il giorno in cui devo diventare padre..
 
Thor dovette insistere per dieci minuti buoni, per convincerlo a farsi accompagnare a New York, e durante il volo non riuscì in alcun modo a calmarlo.
- Stai tranquillo.. siediti.- gli disse, indicando per l'ennesima volta il posto di fronte al suo - arriveremo in tempo, andrà tutto bene.
- Non capisci niente.- replicò Loki, lasciandosi cadere sul sedile e continuando a fissare in maniera ossessiva il cielo oltre il finestrino - è mia figlia. Doveva nascere fra due mesi. Non sta andando tutto bene.
- E invece sì. Considerami pure un imbecille, ma lo sento. Nascerà, sarà sana e sarà bellissima. E coraggiosa, testarda come sua madre.
 
Gli sfuggì un sorriso.
- Ricordi, quando eravamo ragazzini e combattevamo per gioco in cortile, con le spade di legno perché nostra madre quelle di metallo non voleva farcele neanche toccare?
- Ricordo solo che ero il primo a finire col culo per terra.- replicò Loki, il gomito sul bracciolo e il mento sul polso.
- E la invidiavi. La invidiavi perché aveva battuto anche te.
- Tutte le volte, mi batteva. Non ho mai preso tante legnate in vita mia..- adesso lo sguardo era intenerito, rivolto direttamente al fratello, che appariva felice per aver risvegliato ricordi che non fossero dolorosi.
 
Prima di tutto, prima del rancore e delle ferite..
 
- E lei mi detestava. Mi odiava a morte. Sbuffava mille volte, perché la costringevate a duellare con la femminuccia.
- Questo non l'ho mai sentito! - Thor sollevò le mani, fingendo innocenza.
- Come bugiardo fai schifo.- replicò Loki, divertito - la verità è che lei mi considerava un peso, e io le invidiavo la confidenza che aveva con te. Credo che in un periodo si fosse proprio innamorata.
- E ti dava fastidio.
- Sì. Non lo so, perché. Non so se fossi più geloso di lei, o di te. L'ho capito soltanto dopo quella sera.
 
Thor aggrottò le sopracciglia, e lui pensò che, in fondo, non avrebbe fatto nulla di male, raccontandoglielo.
- Eri in esilio. Nostro padre avvolto dal sonno. Nostra madre mi ha messo lo scettro nelle mani e io mi sono sentito uno schifo.
- Ma.. se era quello che hai sempre desiderato!
- Già. E hai visto, dove mi ha portato..- mosse la mano, come a scacciare via un fastidio - ma questa è un'altra storia. E' stato solo un attimo. Avevo indetto una grande festa, per annunciare a tutti che, alla faccia loro, da quel momento sarei stato il loro re. Sento un sibilo, da oltre la sala. Per ora.. recita.
- Sif.
- Non avevo mai sentito la sua voce così carica di rancore. Mi è sembrato di vedermi allo specchio. Oggetto di un odio di cui ero abituato ad essere invece il soggetto. Ho sentito l'impulso di uscire dalla sala.
- Il giardino segreto?
- Già.- Loki sollevò le spalle - l'unico posto in cui mi sentivo al sicuro. Ma il mio angolo era già occupato.
- Un non convenzionale primo appuntamento..
- Zitto, tu che hai conosciuto la tua donna perché t'ha investito con la macchina..
- Touché.- Thor rise, cristallino - comunque, era un furgone.
Loki scosse appena la testa, sollevando un sopracciglio ed aspettando che suo fratello assumesse di nuovo la posizione di ascolto.
- Mi ha detto quelle cose. Che.. dovevo fregarmene, di tutto, di tutti. Anche del fatto che non sarei mai diventato un vero re. Che avrei potuto comunque diventare.. un milione di altre cose.
- E tu..?
- Ho rivestito i panni del re. Non la volevo ascoltare, ma non ho smesso di cercarla per tutta la serata. Le ho chiesto di ballare, lei mi ha rifiutato.
- E sei andato su tutte le furie.
- No. Non chiedermi perché.. l'idea era quella di farla pentire del suo atteggiamento. E invece.. l'ho raggiunta sulla terrazza.. e l'ho baciata. Non credo di essermi sentito meglio, in tutta la mia vita. Avrei potuto dire addio a tutto, in quell'istante, per un altro bacio come quello.
- E invece..
- E invece è successo tutto il resto. Ma tu questo lo sai.
- Non ho idea di cosa tu abbia fatto, prima di rispedirla ad Asgard e cercare una compagnia più divertente.
 
Loki piegò appena la testa, assottigliando gli occhi.
- Stai diventando finemente ironico come Tony Stark.
- Ho solo capito che in te hanno sempre convissuto due persone, fratello. E vorrei sapere quale delle due fossi, dopo la tua caduta dal ponte. Se il dio degli inganni o l'uomo che vedo adesso di fronte a me.
- L'ho ucciso, il dio degli inganni, Thor..- per un istante, il suo sguardo si velò di dolore - ha ucciso mio figlio, avevo diritto alla mia vendetta. Ho afferrato il pugnale di Odino e l'ho colpito. Non potrà più fare del male a nessuno.
 
Un brivido percorse il biondo. Come se il dolore del fratello gli potesse arrivare dritto al cuore.
- Comunque.. grazie. - Loki lo sosprese nel silenzio di piombo che era calato nella stanza.
Aggrottò le sopracciglia.
- Di esserci sempre stato. Di avermi rotto le palle per fare questo viaggio insieme.
Thor sorrise.
- Ci sarò sempre, e tu lo sai.
 
L'aereo atterrò puntuale, area riservata e limousine che attendeva i due passeggeri a bordo pista.
Meno di mezz'ora, ed erano davanti alle sliding doors del Mercy.
 
Thor imboccò per primo l'ingresso, accorgendosi solo dopo del fratello rimasto fuori.
 
Loki era rimasto sul marciapiede dell'atrio, fissava un punto in alto, sembrava non riuscisse a muoversi di lì.
- Tutto bene? - tornò indietro, arrivandogli fronte a fronte senza quasi che se ne accorgesse.
- Sì..- quello lo guardò, distratto -..no.
- Scusa?
- Vuoi la verità? No. Non va niente, bene. Ho paura. Sono diventato un umano.
- Guarda che è normale anche per noi.. fa parte dell'istinto di autoconservazione..
- Ho paura. Paura di passare quella porta e sentirmi dire che non sono sopravvissute, paura di non vedere mai più la donna che amo. Paura di non arrivare mai a tenere fra le braccia la mia bambina.
 
Thor sorrise, quasi paterno, appoggiandogli una mano sulla spalla.
 
E' rimasta di te la parte che speravo di vedere..
 
- Dai, andiamo. Non è successo nulla, di quello che temi. Tony ci avrebbe avvertito. E comunque vada.. ci sono io.
Loki lo guardò storto.
- Posso sempre servirti per prendere a pugni qualcosa.- lo sospinse, convincendolo a prendere i propri passi verso l'ascensore, accanto a lui.
- Non arriverei a farti un graffio, e lo sai.- Loki premette il pulsante del piano e tornò a guardare per aria, stavolta il numero che scorreva su un minuscolo schermo in alto oltre il suo naso - sei sempre stato il primo, il migliore. In tutto.
- A questo giro, direi di no.-  replicò Thor, divertito, trasmettendogli il proprio sorriso.
 

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Capitolo 4
*** 4. la piccolina di papà ***


- Ciao..
Da oltre la fenditura di luce della porta, ecco comparire il viso dolcissimo di Pepper.
Dietro di lei, Tony spingeva la sedia a rotelle, e il suo sorriso era ancor più luminoso di quello della moglie.
- Ehi..- Sif tese la mano, incontrando il viso paffutello del piccolo Stark.
- Howard Anthony Stark.. Amy Christine Lawson.- Pepper sorrise, procedendo ad una curiosa e divertita presentazione ufficiale.
Riuscì a far ridere l'amica, ancora visibilmente debole e pallida.
- Quanto sei bello..- Sif raccolse le minuscole dita del bimbo e le coccolò per un lunghissimo istante, ricevendo in cambio un gridolino di gioia.
- Gli piaci già tanto.. eh? Quanto ti piace, la zia, Howie?
- La tua cucciola come sta? - Tony lasciò alla moglie le smorfiette per far ridere il bimbo, e s'avvicinò alla giovane sdraiata nel letto.
Lei si spostò quanto riuscivano a consentirglielo la debolezza e il tubicino della flebo, facendogli cenno di sedersi accanto a lei sulle coperte:
- Bene.. è sana, ma è ancora piccola.. la tengono sotto controllo finché non sarà cresciuta abbastanza per farla tornare a casa.
- Ha avuto fretta di nascere, eh? - lui sorrise, accomodandosi e trattenendo fra le sue una di quelle manine gelide.
- Ha visto Howie, s'è perdutamente innamorata di lui, e ha pensato bene di non lasciarselo sfuggire.
- Cacciatrice di dote! - rise lui, trasmettendole quell'allegria.
- Modestamente..
 
- L'ho avvertito.- Tony si fece un pochino più serio - l'ho sentito perdere il respiro. L'idea di diventare padre sembra averlo mandato nel panico. Strano, per uno con le sue velleità da dominatore del mondo..- risero ancora, immaginando gli occhi sgranati di Loki al sapere che la bambina aveva deciso di fare di testa sua e nascere con quasi due mesi d'anticipo.
Del resto, tale padre, tale figlia..
 
- Gli ho messo a disposizione il mio aereo privato; fortuna che a questo giro eravamo vicini..
- Già..
- A quest'ora dovrebbe essere a New York.- Tony diede un'occhiata veloce all'orologio che teneva al polso.
 
Non attesero molto, prima di vedere l'immagine alta e filiforme di Loki comparire da oltre lo specchio della porta.
 
- Ehi..
Sif tese la mano, e suo marito prontamente la raccolse, andando a chinarsi su di lei e baciandole leggero la fronte.
- Come stai..?
- Bene..
- Katie..?
- Sta bene.. è bellissima, Loki. Hai i tuoi occhi..
Lui accennò ad inginocchiarsi accanto al letto, trattenendo quella manina nella propria, dopo aver salutato gli Stark e fatto i complimenti al piccolo Howard.
- Vai da tua figlia.- gli disse Sif, leggera.
- Ma.. tu..
- Vai a vedere tua figlia. Ci vediamo dopo..
 
Lui annuì, mordendosi appena le labbra. Moriva dalla voglia di vederla, la sua piccola. Di vederla, di prenderla fra le braccia. E non erano servite parole, perché Sif lo capisse. Non ne servivano mai, con lei.
Si diresse a passo veloce verso la sala delle culle, col cuore che gli pulsava ad un palmo dalla gola.
 
Oltre il vetro, una decina di cuccioli, maschietti e femminucce, accuditi con amore da due donne in camice bianco. In una delle due riconobbe l'infermiera Banks. Sorrise, agitando appena la mano nella sua direzione. La donna rispose allo stesso modo, prima di raggiungere la porta ed uscire nel corridoio.
- Ciao, Lucas..
- Catherine..
- La tua bimba non è qui..- la donna lo vide rabbuiarsi, e gli fece cenno di seguirla, incamminandosi lungo il corridoio - vieni.
- Come sta?
- In perfetta salute; è solo nata un po' in anticipo, deve raggiungere il peso giusto.. però potete darle il latte materno, fra qualche giorno potrai anche prenderla in braccio. Vieni.
 
Lo precedette in una stanza illuminata leggermente di blu. Poco distante dalla porta, l'incubatrice in cui riposava, protetta dal giusto tepore, la piccola Katie.
- Guarda chi c'è.. il tuo papà..- la donna accarezzò con la punta delle dita il vetro, invitando il giovane ad avvicinarsi.
Loki appoggiò il palmo sul vetro, ed emise un lunghissimo sospiro, senza smettere di guardare la bimba.
- Sta bene, la mamma è stata brava e paziente, il parto è andato tranquillamente. Aveva solo tanta fretta di conoscere la sua mamma e il suo papà.- Catherine gli appoggiò una mano sulla schiena, rassicurante - è stato gentile, da parte tua..
Loki si voltò, aggrottando appena le sopracciglia.
- Chiamarla come me.
- Sei stata un po' una mamma, per me, Cath. Quando sono arrivato non conoscevo nessuno, sei stata la prima a desiderare di darmi una mano. Mi sembrava carino..
- Sei un bravo figliolo, Lucas. Amy è stata davvero fortunata, ad incontrarti.. e non te lo dico perché sono di parte.
- Sono io, quello fortunato.. solo una manciata di anni fa, non avevo niente..- lui tornò con lo sguardo alla bambina - sono nato presto, come lei. Gracile e piccolo, ma non ho avuto la sua fortuna. I miei mi hanno abbandonato. Mi ha cresciuto una famiglia adottiva, che però aveva già un figlio suo. Mi hanno voluto bene, ma in fondo sono rimasto sempre il secondo, quello di riserva. L'estraneo.  Poi è arrivata Amy.
Gli sfuggì un sorriso, ricordando la sera della sua temporanea incoronazione.
- Amy era un'amica di mio fratello..- disse, leggero - a dire il vero, quando eravamo ragazzini mi detestava. Mio fratello era il quarterback e io il gracile secchione. Lui alto, robusto, biondo come il sole. Io perennemente nella sua ombra, silenzioso, chiuso. Non era neanche per timidezza; avrei voluto essere popolare come lui, lo invidiavo. Ma raggiungerlo e superarlo.. era fuori dalle mie capacità. Me ne stavo in disparte, e studiavo. Alla fine sono diventato un medico e lui no.- sollevò le spalle, sorridendo ancora - poi.. poi c'è stata la mia festa di laurea e, cosa vuoi, i suoi amici erano più o meno i miei.. ho finito per invitarli, anche se la festa non è stata il massimo. Non ho ricevuto auguri sinceri, da nessuno. Mi è sembrata una stupida recita, e me ne sono andato. Amy era lì fuori, la pensava come me. Sul momento non le ho prestato nessuna attenzione. Dopo qualche mese, l'ho ritrovata a New York, quando sono venuto per il corso di medicina d'emergenza. Lavorava in un'agenzia, mi ha trovato casa. E lì abbiamo cominciato a frequentarci. E poi è successo tutto.
 
Loki era sempre stato bravo, a raccontare storie, e questa l'aveva presa direttamente dal proprio libro. La sua vita, per il pubblico di Midgard. In fondo, non si discostava poi tanto dalla realtà.
 
- E' stata lei, a salvarmi. La prima, a credere in me. Anche se le ho rifilato più di una fregatura. E anche se..
Il suo sguardo si fece triste, liquido.
- Adesso avete la vostra piccolina..- la donna si commosse; aveva già ascoltato dalle sue labbra il racconto dell'incidente, e di tutta la sofferenza che s'era portato dietro. Non voleva vederlo più piangere, per il passato - avete lei, la crescerete insieme. Sarete due genitori fantastici.
 
Due genitori fantastici..
 
Loki inspirò, lentamente, e per un istante si sentì percorso da un brivido. Nato piccolo, forse troppo presto. Destinato alla morte, all'abbandono e a chissà cos'altro. Raccolto e salvato da un padre e da una madre che l'avevano cresciuto senza chiedergli niente in cambio. E li aveva odiati così tanto..
 
Nella piccola Katie c'era molto, molto più di lui che un paio di occhi verdi incorniciati da folti capelli neri.
 
Ringraziò la donna con un abbraccio, e tornò da Sif. Passi veloci, e quel desiderio di rivedere sua madre e suo padre, adesso non più tanto insensato.
 

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Capitolo 5
*** 5. Inviti e Ricordi ***


Tony s'era messo in testa che dovevano sposarsi.
- Il matrimonio di Asgard non vale un fico secco, qui - ripeteva, ignorando le proteste di Loki e il suo ritenere il rito asgardiano superiore a quello terrestre - non ti da nessun diritto. E poi.. l'avete fatta, la festa?
Gliel'aveva menata tanto da convincerlo, ed ignorando tutti gli sguardi al soffitto del povero ex-dio degli inganni, aveva cominciato a prendere accordi e fare i preparativi.
 
Vallo ad immaginare, che la bambina nasce con due mesi d'anticipo..
 
Così avevano deciso di farlo lì, in ospedale. L'ufficiale municipale, pochi amici e loro due.
 
- Bah.. io non capisco che bisogno ci sia..- bofonchiava Loki, un paio di giorni prima della data del fatidico sì, steso sulle coperte di quel lettino d'ospedale accanto alla sua sposa, con la piccola Katie che giocherellava coi suoi pollici.
- Dai.. è un pensiero carino..- lei gli spostò una ciocca di capelli dal viso, andando poi ad accarezzare la bimba - vedila così: avremo una bellissima piccola festa con tutta la nostra famiglia.
 
Già. La famiglia. Thor ci sarebbe stato, ormai dire il contrario sarebbe stato raccontarsi la più assurda delle bugie.
L'aveva piantata, di ostinarsi a non considerarlo un fratello, perché, sangue o non sangue, che lo volesse o no, Thor suo fratello lo era e lo sarebbe rimasto per sempre.
Un sospiro, lento e profondo, presagendo già la domanda che Sif stava per fare.
 
- Li hai avvertiti, i tuoi?
- Parli come una terrestre..- brontolò, mettendo su il broncio e cercando contemporaneamente di recuperare un pollice dalla stretta di ferro della piccola Katie.
- Terrestre o no, sono i tuoi genitori, Loki. E questo lo sai.
- Non sento nessuno da quando sono qui, e questo dovresti saperlo tu.
- Beh..- Sif fece una piccola smorfia, mordicchiandosi appena le labbra e guardando per aria con fare peperino.
Loki aggrottò le sopracciglia, voltandosi su un fianco e fissandola interrogativo:
- C'è qualcosa che non so, mia signora?
- Ok, ok.. la verità. Quanto fa strano, che la chieda il dio degli inganni..
- Piantala, di divagare con queste storie, Sif.
- Sono in contatto con tua madre.- replicò lei, tutto d'un fiato.
- Co.. come? E da.. da quando?
- Da quando sono qui.
 
Loki la fissava a labbra socchiuse, e non aveva ancora perso quella smorfia da m'hai fregato..
- Gliel'ho promesso.- disse lei, continuando ad accarezzare la bimba, che rispondeva con minuscoli gridolini di gioia - dopo.. dopo quello che è successo, mi hanno praticamente isolata nelle mie stanze. Non stavo quasi in piedi, ma volevo vederti, comunque fosse andata. Poi tua madre mi ha detto che eri ancora vivo, ma avevi fatto questa scelta. Mi ha fortemente sconsigliato di seguirti.
- Non l'hai neanche ascoltata.
- Se ti ho sposato, un motivo ci sarà.- lei sollevò appena le spalle, alludendo alla propria testardaggine di serie.
- Speriamo che Katie non diventi dura come te.
- Ha i tuoi occhi e i tuoi capelli..- lei sollevò di nuovo le spalle, come a sottolineare un fatto ovvio - dammi retta, meglio bella come il padre e zuccona come la madre, che bella come la madre..
- E bugiarda come il padre.- lui completò la frase, con una smorfia di disappunto.
- Ti sei detto tutto da solo.
 
Loki guardò un su, cacciando un sospiro.
- E allora? Come sei in contatto, con mia madre?
- Uso la telepatia. Riesco a concentrarmi abbastanza da entrare nel campo visivo di Heimdall, il resto lo fa lui.
- Lo puoi fare in qualunque momento?
- Sì..- fece lei, felice che gliel'avesse chiesto.
 
Loki aveva voglia di sentire sua madre, e questo era più che un bene.
 
- Aspetta..- gli poggiò una mano sul petto, chiudendo gli occhi in cerca di concentrazione.
- A.. adesso?
- Glielo dovrò dire, che è nata sua nipote, no?
Lui si rassegnò a lasciarla fare.
 
Sif chiuse gli occhi, e dopo un lunghissimo istante di silenzio socchiuse le labbra.
- Buona sera, mio buon Heimdall.
 
Buona sera, mia signora. E' un piacere sentirti di nuovo.
La scura voce del guardiano risuonò leggera nella stanza.
 
Loki rimase a labbra socchiuse per un bel po', incredulo per quella specie di piccolo miracolo.
Stupido.. pensò, poi. Senza il sigillo, l'avresti potuto fare anche tu. Stai proprio cominciando a pensare come un umano..
 
Come stai?
Heimdall fu del tutto informale.
 
Bene. La mia bambina è nata, pochi giorni fa. Vorrei ne informasti la regina e il padre degli dei.
 
Loki sorrise, silenzioso. Piccola sfacciata, mettere Odino in seconda fila..
 
Ti metto in contatto con lei. Felicitazioni.
 
Non occorse molto tempo, prima di sentire la voce della regina.
Sif..
 
Mia regina, vi annuncio che siete diventata nonna di una piccola mezza Jotun dal nome umano.
 
Ne sono così felice.. come state?
 
- Stiamo bene.- Loki le stupì entrambe, prendendo la parola, rilassato e felice - Katie è bellissima.
 
Un istante di silenzio, sospeso. Gli sembrò di sentire il cuore di sua madre prendere velocità.
 
Dammi la visione, Heimdall. Disse la sua voce, dolce e leggera. E di fronte a loro, sospesa in aria come gli schermi olografici di Tony, comparve l'immagine di Frigga.
 
Loki sollevò appena la mano, continuando a sorridere, e piegando il viso su quello della figlia.
- Guarda chi c'è, Katie. Fai ciao alla nonna.
 
Sua madre sorrideva di rimando, ma aveva gli occhi lucidi e il respiro carico di commozione.
- Ciao..- disse, quasi in un soffio.
- Ciao..- replicò lui, mordicchiandosi il labbro inferiore, senza riuscire a smettere di guardarla.
- E' davvero bellissima..
- E' così piccola..- lui si piegò a guardare la figlia - mi dicono che mi somiglia, un po'.
- Mi sembra di rivederti.. quando ti ho preso fra le braccia la prima volta.
- Ero più gracile e più blu.- sorrise lui, quasi a voler stemperare quella strana tensione.
- Eri piccolo, piccolo e bellissimo. Grandi occhi verdi e capelli neri neri..- Frigga si lasciò andare ai ricordi, intenerita.
- E' passato un po' di tempo..
- Sì..
 
Gli sembrò che la voce di sua madre si velasse di tristezza, di dolore. Dimenticò tutto e si mise a parlare come un umano.
- Fra tre giorni ci sposiamo - disse, di getto - idea di un amico, che insiste sul fatto che il matrimonio asgardiano qui non ha nessun valore legale. Ci sposiamo qui, in ospedale, perché la bimba deve rimanere ancora diverse settimane e Sif resta con lei. E poi è ancora debole e la voglio al sicuro. Vorrei che foste qui con me.
 
Quelle ultime parole fecero brillare di lacrime gli occhi della regina.
- Ci saremo, figlio mio..
 
Sif si fece delicatamente da parte, lasciandoli parlare ancora un po'.
Poi Loki salutò sua madre, dandole appuntamento per il giorno del matrimonio, e la comunicazione si chiuse.
 
Lui prese fiato, lentamente, ma non disse una parola, limitandosi a voltare il viso verso quello della sposa.
- Ti amo.- lei gli sfiorò le labbra con un bacio.

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Capitolo 6
*** 6. Il Matrimonio Del Mio Miglior Nemico ***


Tony Stark quella volta aveva davvero superato sé stesso.
 
No, niente disastri, né esplosioni, e neppure uscite ridanciane ed imbarazzanti; forse perché in qualche modo l'esperienza di diventare padre aveva avuto il potere di farlo (almeno temporaneamente) rinsavire, s'era limitato a rinchiudersi per una mattinata nella stanza d'ospedale di Sif, vietando tassativamente a lei e al marito di entrare.
 
E s'era sbizzarrito.
 
- Non ti sembra d'aver esagerato giusto un tantino? - Loki lo fissava perplesso, tastandosi il mento e sollevando un sopracciglio, davanti a tale trepidare di nastrini, luci e colori.
- Noo..- aveva risposto lui, con un innocentissimo ghignetto dei suoi - è sobrio e stiloso.
- Mah.. sarà.
- Scusa, come t'hanno festeggiato, quando ti sei sposato a casa tua?
- Beh.. a dire il vero.. c'era pochissimo da festeggiare.- il giovane si fece scuro in viso, ed emise un lunghissimo sospiro.
- Sposa incinta? Matrimonio riparatore?
- Mio figlio era già nato, Stark.- replicò quello, opaco, evitando di guardarlo - e io ero in prigione. Dovresti ricordartelo, dato che mi ci avevi spedito tu.
 
Tony si voltò per un istante a scrutare i lineamenti di quello che adesso chiamava amico.
 
- Già.- rispose, opaco almeno quanto lui.
Vero. Evidente come una di quelle macchie che anche a provarci con mille metodi e mille detersivi, si ostinano a voler rimanere in bella vista sulla tua camicia preferita.
 
C'era stato un tempo in cui Loki non lo era stato, suo amico. Un tempo neppure tanto lontano.
 
- Già. Scusa.- disse, dopo un lungo istante di silenzio.
Loki si voltò a fissarlo, a sopracciglia aggrottate.
- Sì, scusa.- lui sollevò le spalle, ritrovando il proprio ghignetto di serie - qualche volta lo dico anch'io.
- Comincio a pensare che sia tu, mio fratello.- Loki sospirò ancora, leggermente più sollevato, osservando sull'altro lato del corridoio l'ingresso discretamente rumoroso di Thor, armato di un mazzo formato extra di discutibili palloncini rosa.
Tony sorrise, sganciandogli una pacca sulla spalla, prima di rimettersi al lavoro.
 
- E comunque.. grazie.- Loki lo lasciò scivolare nella stanza, in cerca di un posto per l'ultimo tavolino da buffet.
- Che detto da te suona straordinariamente.. gratificante.- quello sorrise, guardando in su.
- Piantala.- quello lo puntò con l'indice, prima di scomparire seguito dal proprio camice bianco.
 
Oltre le finestre, New York s'illuminava delle luci della notte, quando i componenti di quella strana famiglia cominciarono a radunarsi in quella stanzetta, e l'aria si riempì di visi, di voci e del profumo dei dolcetti fatti in casa.
 
In mezzo alle attenzioni di tutti, Pepper e Sif, con le loro vestaglie di lana e i cuccioli stretti fra le braccia.
Howie che sonnecchiava, a pugnetti chiusi contro le guancie, la piccola Katie invece ben sveglia e curiosa, intenta ad osservare con quegli occhioni verdi la strana allegra confusione che le regnava intorno.
 
I testimoni?
La voce dell'ufficiale municipale sorprese Loki nel bel mezzo dell'ennesima missione di recupero pollice dalla mano della figlia.
- Eh.. ecco..- lui si guardò intorno, cercando di farsi venire un'idea. A dire il vero, non aveva mai approfondito questa faccenda dei testimoni, il matrimonio asgardiano non ne aveva bisogno né Odino s'era mai dato peso d'inserire la burocrazia negli affari del regno.
Un'occhiata molto eloquente all'indirizzo di Tony, quello capì al volo ed arrivò in suo soccorso.
- Sì?
- I testimoni.- Loki gli puntò l'indice contro.
- Eh.- quello sollevò le spalle, con nonchalance. Avrebbe riso, se non fosse stato di fronte ad un pubblico ufficiale: l'espressione semidisperata di Loki parlava da sola..
- Posso dirti.. due parole in privato?
- Certo.
 
- Non mi avevi detto di questa cosa.- il tono del giovane si velò di rimprovero, una volta lontani da quell'estraneo.
- Pensavo ti fossi documentato a dovere.- Tony sollevò di nuovo le spalle.
- Avevi detto che avresti pensato a tutto!
- Non sono tua madre, Loki. E poi i testimoni te li devi scegliere tu.
 
Il giovane aggrottò le sopracciglia, rimanendo per un istante a fissarlo a labbra socchiuse.
- Ok. Ti spiego. I testimoni sono quelli che garantiscono con una firma la legalità del matrimonio.
- Questo lo so.
- Va bene. Sono gli sposi, che li scelgono. Fra parenti, o amici. Fra le persone di cui si fidano.
- Tutto qui?
- Tutto qui. Tu hai un fratello, manca solo la scelta di Sif.
Loki indicò il dio del tuono che, credendosi non visto, stava sbafandosi un paio di tartine.
- Ti sembra affidabile? - replicò, alzando un sopracciglio.
- Assolutamente no.
- Lo faresti tu?
- Scusa?
- Sì, tu. Sei sicuramente più adatto di lui.
Tony provò ad insistere, puntandosi un dito sul petto.
- Uno, sei midgardiano, e di queste cose ne capisci di più. Due, sei il mio migliore amico e di te mi fido. E poi al momento sei sobrio, mi sembra il caso di approfittarne. Perché sei sobrio, vero?
Tony scoppiò a ridere.
- Sarebbe un sì?
- Ok. E' un sì, è un sì! - protestò, ridendo, all'espressione sempre più disperata del giovane - sono sobrio e nel pieno delle mie facoltà mentali. Per ora. Sbrigati a dargli il mio nome, prima che trovi la bottiglia dello champagne e ci ripensi.
 
Loki levò il passo verso l'ufficiale municipale, lasciandolo ridere ancora.
 
Il mio migliore amico..
Lo sguardo andò a vagare oltre la finestra. Il cielo di New York era un'immensa tela nera decorata da scie e puntini colorati, e il suo nemico aveva appena pronunciato le parole magiche, rendendolo stranamente e straordinariamente leggero e felice.
Quella sera non avrebbe avuto bisogno di bere, per sentirsi bene con sé stesso.
A dire il vero, guardando il suo cucciolo fra le braccia di Pepper, riusciva a pensare che non ne avrebbe avuto bisogno mai più.
 
Loki adesso parlava con la sposa, e Sif rispondeva con leggeri cenni del viso.
Li vide chiamare Natasha, vide quella indicarsi come aveva fatto lui giusto un attimo prima. La vide guardare nella sua direzione e rispose facendo spallucce.
 
Ah.. ok. Va bene.
La voce della Vedova Nera era quasi un soffio, il suo sguardo incredulo sotto l'abbraccio di Sif.
L'ufficiale municipale compilò dei moduli e li fece firmare ad entrambi, poi chiamò accanto a loro gli sposi e chiese se poteva cominciare.
 
Buonasera..
 
Una voce maschile, improvvisa e stranamente timida, fece capolino da oltre la porta, interrompendoli.
Qualcuno si voltò, accennando risposte a quel saluto. Tony aggrottò le sopracciglia, voltandosi verso lo sposo ed indicando quel signore dalla barba candida che portava una curiosa benda da pirata sull'occhio destro.
 
Lo vide sorridere, leggero, e poi levare il passo verso di lui.
 
L'ultima cosa che Odino si sarebbe aspettato, da quel figlio offeso e umiliato. Il giovane lo raggiunse, andando a circondargli le spalle con le braccia:
- Ciao, papà.
 
Umano. Mio marito è diventato un umano al 100%.. pensò Sif, rivolgendo una smorfietta compiaciuta all'amico.
 
- E'..?
- Il padre degli dei. E quella è sua moglie.
- Credevo avessero buttato il principino fuori di casa.
Sif rise, leggera, mentre il giovane accompagnava suo padre nella stanza e lo aiutava a sfilarsi il cappotto. Spostò di nuovo lo sguardo, e sulla porta incontrò quello leggermente disorientato della regina. Le fece cenno con la mano, la raggiunse.
- Venite, maestà. Bene arrivati.- le sussurrò, leggera, all'orecchio - accomodatevi.
La portò accanto alla culla, e dopo averle affidato la bimba tornò davanti all'ufficiale.
 
Loki aveva agitato appena la mano nella sua direzione, continuando a sorridere, e poi era tornato accanto alla sposa.
Sif gli aveva raccolto la mano.
 
Come stai?
 
Bene. E tu?
 
Tre metri sopra il cielo..
 
Uno scambio di sorrisi, le dita intrecciate. Le poche formule di rito dell'ufficiale comunale.
Nessuna benedizione dagli dei, solo quella semplice e leggera delle persone che amavano e che avevano scelto come testimoni della loro gioia.
 
E poi il bacio, curioso e dolce rito midgardiano, poco oltre le parole marito e moglie. Il tappo dello spumante che volava via dalle dita di Tony, quelle piccole fedi d'oro e gli abbracci.
Frigga che scivolava fra le braccia del figlio, appoggiandogli commossa la testa sul petto e chiudendo gli occhi alle sue carezze.
 
Pace.Una parola leggera e impercettibile e bellissima.
E poi, oltre la festa e la gioia, il silenzio della notte.


Hellooo! dopo un po' di assenza dalle scene, I'm back con questo pezzettino, dettato dallo squilibrio della mia zucca sotto l'effetto mixato di febbre, tosse, raffreddore, antibiotici e caramelle al miele. Non me ne vogliate, intanto vado a spargere un po' di ceci. Non si sa mai XD

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Capitolo 7
*** 7. Il Buio sui Miei Sogni ***


La svegliò un sussulto, nel cuore della notte. Aprì gli occhi, lentamente, cercando di adattarsi senza ferirli con la poca luce che proveniva da oltre la porta socchiusa.
 
Loki non era più steso accanto a lei. Una traccia tiepida aveva preso il posto del suo corpo, sopra le lenzuola stropicciate. Sif voltò lo sguardo, e i battiti le arrivarono inspiegabilmente all'altezza della gola.
 
Poi lo vide, in piedi accanto alla finestra, sagoma scura in controluce.
Lo hai sognato di nuovo..?
 
Loki voltò appena il viso.
- No.- rispose, impercettibile.
 
Non era l'immagine di Naim, a tormentarlo. Non l'ombra dei peccati del passato. C'era qualcosa di peggiore, nascosto nel fondo della notte, ed i suoi occhi parlavano chiaro anche se la bocca taceva.
 
- Hai promesso.- rispose lei, scivolando fuori dal letto, ed andando a circondare anche le sue spalle con la coperta.
Suo marito le rivolse un'occhiata interrogativa.
- Hai promesso che non mi avresti mai mentito. Mai più.
- Sif..
- Nessuno ti può aiutare, Loki. Non se menti anche a te stesso.
- Nessuno può aiutarmi comunque.- replicò lui, opaco, tornando a perdersi con lo sguardo oltre la finestra.
Lei tese la mano ed andò a circondargli i fianchi.
 
- Non è il fantasma di Naim, Sif. Adesso lui riposa in pace, al sicuro dai peccati di suo padre. C'è una cosa, di me, che non sai. Una storia che non ti ho raccontato. Nei miei sogni ripeto quel percorso, un passo dietro l'altro. Solo il finale, è diverso ogni volta.
 
Era iniziato tutto la notte in cui aveva visto per la prima volta la sua bambina.
Era rientrato nella stanza in cui Tony e Pepper chiacchieravano tranquillamente con la sposa, lei era ancora stanca e provata dal parto, pallida e debole. S'era seduto sul bordo del letto, l'aveva raccolta fra le braccia e coccolata.
Salutati gli amici, s'era steso accanto a lei sopra le coperte, aveva allungato un braccio sui suoi fianchi e atteso che s'addormentasse ad un passo dal suo petto.
Poi il sonno aveva lentamente avvolto anche lui, un sonno nero e senza pace.
 
Ricordava di essersene chiesto il perché. Aveva appena vissuto il giorno più teso e felice della sua vita, s'era specchiato nei dolci occhi verdi della sua cucciolina. Teneva fra le braccia la donna che amava e ne aveva ascoltato i respiri immergendosi nei ricordi, e pensando che tutto il dolore del passato era finalmente servito a qualcosa. Aveva pensato al sigillo, che l'aveva reso piccolo, umano ed imperfetto. Aveva sorriso ricordando il sorriso dei bambini delle favelas, e le notti trascorse davanti al computer a rubare soldi a ricchi spocchiosi per poterli aiutare. A tutti i gloriosi propositi falliti e a quelli realizzati, alle innumerevoli sconfitte che pian piano venivano raggiunte e superate dalle vittorie. S'era addormentato leggero, e di fronte a quel sentiero nel parco s'era chiesto perché.
 
Perché i suoi piedi tornavano nel parco? Perché proprio nell'istante in cui aveva abbandonato Sif e il loro primogenito ad un destino di sicura amarezza? Perché proprio nell'istante in cui era fuggito, quando avrebbe potuto scegliere?
 
Poi, quella voce nera.
 
La prima notte, solo la voce. La seconda, l'immagine di quell'incontro nel buio e nel freddo di una strada di New York.
L'essere oscuro avvolto dal mantello, il patto stretto senza pensare neppure per un istante al significato di ogni gesto, di ogni parola. Il desiderio di potere e di vendetta che lo accecava.
 
La terza notte, sollevava lo sguardo verso il cielo e lo trovava stranamente stellato. Strano, di solito non c'erano stelle, nella notte di New York. All'improvviso, il vuoto sotto i piedi e la sensazione di precipitare. Senza tregua, all'infinito. Il respiro tagliato, la propria voce che urlava da un punto indistinto e lontano. Parole che non riusciva a capire.
La quarta notte, il volo finiva, ed arrivava improvviso il dolore. Unico, lancinante, partiva dal cuore per scorrere lungo tutto il suo corpo. Come un fuoco e come un veleno. Apriva gli occhi e continuava a chiedersi perché, mentre il sapore del sangue saliva alle labbra ed il corpo pesava come fosse stato inchiodato a terra.
 
E' solo un sogno, s'era detto, aprendo gli occhi e sollevandosi fra le lenzuola, ringraziando il cielo di non aver svegliato la sposa e non averle lasciato vedere le gocce di sudore a bagnargli la fronte.
 
La quinta notte, all'urlo lontano s'era di nuovo sostituita quella voce, nera, appena oltre la sua nuca.
Non esisteranno regni, o lune deserte, o crepacci dove lui non verrà a trovarti.. pensi di conoscere il dolore? Lui ti farà capire quanto quel dolore sia.. niente!
 
Adesso, aveva accanto l'inquetante figura incappucciata dell'Altro, e quella mano ruvida gli stringeva la gola.
 
- Non ho sognato, Sif.- mormorò, leggero e vuoto, continuando a perdersi oltre il vetro, verso il buio della notte - è lui.
- Lui..?
- Il Titano. Mi ha trovato.
 
La voce tremò, sotto le carezze della sposa.
- Mi dispiace, Sif. Mi dispiace da morire. Non avremo mai pace, ed è tutta colpa mia.
- Non è stata colpa tua.
- Smettila, di ostinarti. Non mi sto piangendo addosso.- lui si voltò appena, con gli stessi tratti induriti di un tempo - quando t'ho spinto dentro il raggio del bifrost..- la sentì irrigidirsi, ma decise di proseguire con il racconto - dopo averti lasciato scomparire, ho ripreso i miei passi lungo la città. Mi sentivo libero, non avevo più i sigilli, ti avevo fregato. E' stato lì che ho incontrato Thanos.
 
Sif ebbe l'impressione di sentirlo tremare contro il proprio corpo. Rimorsi? Rancore? O forse paura?
- Non sapevo neanche chi fosse. Lui invece sapeva molte cose, su di me. E non solo su di me. Mi propose un patto, mi avrebbe garantito un regno, e la vendetta su chi mi aveva da sempre disprezzato ed umiliato. In cambio, avrei dovuto recuperare e portargli il Tesseract. Lo sapeva su Midgard, custodito dagli umani. Mi parlò del suo potere infinito, mi propose la sua condivisione. Ho ascoltato la voce del dio degli inganni, ho accettato.
 
Sif adesso lo fissava con gli occhi sbarrati, ed un presentimento nero che le cresceva nel cuore. Lui scelse di raccontarle tutto, fino all'ultima goccia.
- Ho fallito. Sono stato sconfitto, riportato ad Asgard in manette. Il resto della storia lo conosci anche tu..- la vide annuire, lentamente, senza perdere il contatto visivo e quell'espressione scura - ci sono state le nostre nozze, ed una notte il suo servo è tornato a trovarmi. Non ci siamo dimenticati, di te. Questo, ha sibilato al mio orecchio. Per questo ti ho detto di prendere il bambino e fuggire. Il potere non era ancora nelle sue mani, né la vendetta nelle mie.
Si fermò per un istante, raccolse il respiro, spostò lo guardo lontano da lei e la voce tremò ancora.
- Poi è successo tutto, e l'unica via d'uscita era morire. Per pagare i miei debiti, per saperti al sicuro, per spezzare quella catena. Ho fallito ancora.
- Non hai fallito. E' stata la tua via d'uscita..
- Dipende dai punti di vista, Sif. Ho cambiato nome, stato. Ho cambiato mondo, mi sono nascosto fra i mortali, mi sono privato di ogni potere chiamandomi addosso il sigillo. Lui mi ha trovato lo stesso. E' entrato nei miei sogni, e presto sarà qui.
 
Un lunghissimo istante di silenzio, sospeso. Il respiro di Loki si faceva pesante, sembrava che la notte, oltre la finestra, fosse ancora più nera.
Sif tese le mani e raccolse quelle del marito.
- Che farai? Vuoi fuggire ancora?
- Perché? Mi raggiungerà ovunque io vada, ed eliminerà tutti gli ostacoli che troverà sulla sua strada. Eliminerà i miei amici, te.. lei..
Lui mosse appena il viso, indicando la direzione della stanza in cui riposava sua figlia.
- Lo affronteremo, allora.
- Io lo affronterò, Sif. E' me, che vuole. E' per me, la sua vendetta.
- Chiederò a tuo padre di rimuovere il sigillo, di ridarti i tuoi poteri. Non potrai affrontarlo, con le forze di un mortale.
 
Loki scosse appena la testa.
- Non importa, Sif. E' comunque più forte, di me. Sappi solo che non lascerò che faccia del male a te e alla bambina.
- Loki..- lei gli strinse le braccia, arrivando a guardarlo con un tono che ora si faceva implorante.
- Non farà del male a te e a Katie.- lui sciolse le braccia dalla presa della moglie, andando a raccoglierle il viso fra le mani - non glielo permetterò. Dovesse costarmi la vita.
Le sue ultime parole, un nero presagio. Un brivido percorse la schiena di Sif, costringendola a deglutire amaro.
- Parla con tuo padre.- provò ad insistere, posando le mani su quelle del marito - parla con tuo padre, con tuo fratello, con gli altri. Hai una famiglia, adesso. Non lasceranno che tu..
 
L'unica risposta fu un lungo tocco delle labbra del marito sulla sua fronte. 


E alla fine ce l'ho fatta! Dopo un tempo immemore riesco ad aggiornare le avventure del principe nero, complice la visione di The Dark World..  vi lascio a questo capitoletto inginocchiandomi sui ceci e chiedendo perdono se non sarà niente di che :D  
besos!

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Capitolo 8
*** 8. Sacrificio ***


Dove avresti intenzione di andare?
La voce di Tony lo sorprese con le mani nel sacco.
 
- Da nessuna parte.- rispose, atono, senza neppure voltarsi a guardarlo.
- E perché stai intorno a quell'affare?
 
Loki roteò appena gli occhi, sospirando pesante, e richiudendo l'anta davanti all'uniforme asgardiana che da tempo giaceva nel fondo dell'armadio.
Quella della battaglia di New York.
 
- Nostalgia? O hai in mente qualcosa di più azzardato che un saccheggio di cassaforti stile Lupin?
- Nulla che ti riguardi, Stark.
- Se riguarda questo pianeta, direi di sì.
 
Un altro sospiro.
- L'hai detto tu. Miglior amico. O era una delle tue bugie old style? - Tony non ricevette risposta, e decise d'insistere, avanzando di una manciata di passi - pronto? C'è ancora il dottor Lawson, in quella testolina?
 
Lo sguardo che gli rivolse Loki, ghiaccio puro, lo fece sollevare d'istinto il braccio in modalità allerta Mark.
- Mi ha trovato.
- ..Chi?
- Il titano.
- Il tuo socio?
- Non scherzare, Stark.
- Cosa vuole? - il sorriso di Tony si sciolse all'istante.
- Me.
- Credevo il Tesseract potesse bastare.
- Credevo di averti raccontato abbastanza.- Loki si voltò, braccia incrociate, completamente scuro in viso.
- E' al sicuro, su Asgard. E tu sei al sicuro qui.
- Mi ha trovato. E' potente.
- E tu non hai più i tuoi trucchi.
 
Loki sollevò le spalle:
- Non avrei comunque potuto nulla, contro di lui.
- Non se giochi con la squadra.
- Stanne fuori.
-..Perché sei della squadra, paranoico dio del caos? O no?
- Non lo sottovalutare. Farà a pezzi tutto quello che incontrerà lungo la sua strada; tu e la tua armatura rossa, lo scudo di Rogers, questa torre. Non si fermerà neanche davanti alla mia famiglia. Non può succedere. Non di nuovo.
 
Tony ascoltava, in silenzio, con l'aria di chi ha già la testa altrove.
 
Un piano. Tutto quello che ci serve è un piano.
 
Del resto, dovremmo esserci abituati.. riusciamo ad essere una cosa sola, in caso d'emergenza..
- Hai ancora voglia, di quel drink?
 
Intorno al tavolo. Tutti, insieme, esattamente come quando avevano iniziato a pianificare l'opera della fondazione. Lo accolsero in silenzio, aspettando il briefing.
Tony gli fece cenno di accomodarsi e parlare.
 
Non ebbe bisogno di troppi inutili discorsi.
 
Il temporale li sorprese fra uno schema di Tony ed un'obiezione -l'ennesima- di Steve.
Li avrebbe trovati anche divertenti, se non fosse stato per l'elettricità che avvertiva nell'aria.
 
Il cielo s'era fatto scuro, ma non emetteva lampi né tuoni. Scuotendo appena la testa, Thor si avvicinò alla vetrata.
- Strano, vero?
- Strano un temporale senza tuoni..- replicò Natasha - e tu non sei neppure incazzato.
- Non è un temporale.- Loki arrivò alle spalle del fratello, per poi levare il passo in direzione della propria stanza - è lui.
 
Il cielo adesso era cupo, quasi nero. L'atmosfera rarefatta, sospesa. Poi, l'accendersi di un fascio di luce. Accecante. Si stese sulla città, rapido, bruciando tutto ciò che incontrava.
 
Dobbiamo allontanarlo da qui.
 
Ciascuno alle proprie armi, si separarono preparandosi allo scontro.
 
Oltre il fascio di luce, l'oscurità del profondo degli universi. Un fortissimo senso di deja-vu, vedendo comparire quelle corazze chitauriane.
 
Che novità.. pensò Tony, sospirando ironico mentre si sollevava in volo. Sembrava tutto così facile, così prevedibile..
Spingere l'armata verso il portale, concentrare l'energia del Mjolnir in un fulmine capace di trattenere il varco aperto e puntarlo sulla zona dell'universo in cui volevano spostare lo scontro. Confinare Thanos e i suoi soldati nelle lande desolate di Jotunheim. E lì abbatterli utilizzando gli schemi già sfruttati nella battaglia di New York.
 
Attenersi al piano. E la Terra sarebbe stata salva.
 
Nessuno aveva tenuto conto del vero obiettivo del Titano.
 
Non farà del male a te e alla bambina..
Sif spostò lo sguardo verso il profilo della città. La voce scura del marito a tuonarle in testa, nonostante avesse pronunciato quelle parole con la forza di un sussurro. Il cuore a pulsarle in gola, in crescendo, man mano che il cielo scuriva e contemporaneamente si rafforzava  quel presentimento nero.
 
Loki. Lo stesso sguardo di gelo e di sfida che le aveva riservato la mattina in cui, scoperto il taglio a tradimento dei capelli, l'aveva denunciato al re, ottenendo che le venisse portato davanti a mani legate. Lo stesso che le aveva sollevato addosso al suo ritorno da prigioniero dopo la battaglia di New York.
 
Gli occhi di un uomo che non ha nulla da perdere.
 
Questa volta no..  s'era detta, aprendo le ante e trovando la propria, di uniforme asgardiana. Questa volta non te ne andrai.
 
Pepper era al sicuro con i bambini nella panic room installata al piano dei laboratori, e stava cercando a fatica di non farli piangere.
Te lo riporto vivo. Promesso.
 
Sif era scivolata nella propria stanza, uscendone con addosso quell'armatura che credeva non avrebbe usato mai più.
 
Che diavolo..?!
Suo marito l'aveva notata soltanto una volta in strada, quando un colpo di spada arrivò a difenderlo dall'attacco di un nemico.
- Sono felice di vederti, Sif..- lei sollevò un sopracciglio, prima di spostarsi schiena contro schiena per parare altri colpi.
- Il tuo compito è difendere nostra figlia.- replicò lui, rispondendo ad un fendente ed andando a staccare la testa ad un paio di chitauri, prima di tornare in posizione di difesa.
- Il tuo è non crepare.- fu la risposta.
 
Lingua sempre sciolta, lady Sif..
 
Ho un ottimo maestro..
 
Cap in difficoltà, sulla destra. Circondato da troppi nemici, senza compagni liberi per raggiungerlo e dargli una mano.
Un cenno del viso, e Sif fu pronta a scivolargli addosso.
 
In tempo per schivare di un pelo un altro raggio di fuoco.
 
- Ma putt..!
 
Tranquilla, principessa!
L'Hulk staccava il cofano ad un'auto parcheggiata e la usava per deviare il raggio contro una squadriglia di nemici in arrivo.
 
Da dove diavolo prendono energia? Questa volta non hanno il Tesseract dalla loro..
Nat scuoteva la testa, spalle al riparo di un autobus ormai ridotto ad un cumulo di rottami.
 
La gente che fuggiva, le urla.
Non poteva succedere, non di nuovo.
 
Maledizione..
 
Il naso sollevato verso il cielo, sempre più in ombra. La sagoma di una nave aliena a sovrastarli, diretta alla torre.
Ripiegare, alla svelta, nonostante i passi si fossero fatti pesanti e le ferite si stessero moltiplicando sulla pelle come le gocce di pioggia lungo i vetri durante un temporale.
 
Si può sapere dove s'è cacciato tuo fratello? Gli sembra questo, il momento di darsi alla macchia?
 
- Mio fratello non è un codardo.- Thor rivolse uno sguardo cupo all'uomo di metallo - avrà sicuramente un piano, e migliore del tuo.
Già. Vedo. replicò quello, ironico, individuando quella divisa nera e verde a poca distanza dal punto in cui la nave s'era appena fermata.
 
La fissava, da sotto in su, sembrava un puntino e sembrava sfidarla. Semplicemente con uno sguardo.
Vieni via, di lì!
 
Giusto il tempo di finire quel mozzicone di frase. Il raggio si spostò nella sua direzione, con la velocità di una saetta, e Loki la schivò di un soffio, rotolando oltre la catasta di rottami su cui un attimo prima aveva appoggiato i piedi.
- Sei un coglione. Lasciatelo dire. -Tony gli fu addosso in un attimo, spalle alla balaustra di quel ponte della metro - non è il momento di fare l'eroe, e poi non credo tu riesca ad incenerire quel coso, con uno dei tuoi magnetici sguardi.
 
Loki non rispose. Il respiro spezzato, gli occhi fissi verso un punto a terra. La fronte tagliata e sanguinante.
- Sono questi, i momenti in cui rimpiangi di non avere più i tuoi poteri, vero?
- Se solo riuscissi..- il giovane spostò lo sguardo intorno, prima di risollevare il viso e puntare gli occhi su Tony - creami un'illusione.
- Una che?
- Ho bisogno di attirare la sua attenzione. Tu sali sulla torre, direzioni l'antenna in modo da amplificare e concentrare l'energia che produrrà mio fratello. Io lo distraggo, lo sposto in un punto in cui sia abbastanza allo scoperto. E qui entra in gioco il tuo piano. Non posso produrre illusioni; ho bisogno di una delle tue.
- Mi stai chiedendo..?
-..Di mettermi fra le mani il Tesseract.
- Lucas..
 
Sorrise, sentendogli pronunciare quel nome umano.
- Abbi cura di mia figlia.
 
Successe tutto in una manciata di secondi. L'uniforme verde e nera di nuovo in posizione di sfida, completamente vulnerabile e scoperta alla vista del nemico. Fra le dita, lo scintillare azzurro del cubo.
I compagni che scorrevano nelle retrovie, l'armatura rossa di Tony che raggiungeva il punto più alto della torre.
 
Stese le braccia, sollevando il viso.
Non è questo, che cercavi?!
 
La lama di fuoco che si sfaldava in mille lucciole, mentre le labbra del principe nero si stiravano in un sorriso. Le luci lo avvolsero, mentre intorno calava la notte più nera.
 
Sif avanzò un passo, due, cercando di vedere.
Oltre il portale, il vento gelido di Jotunheim. Il buio, il cuore in gola. Il silenzio.
 
E all'improvviso, quell'esplosione di luce azzurra che la investì costringendola a ripararsi la fronte col braccio. Luce, e poi una pioggia di schegge di ghiaccio, mentre tuonava nero l'urlo del Titano.
Piegò la fronte a terra, raccogliendosi su sé stessa. E quando spostò di nuovo lo sguardo, tutto intorno era neve. Neve sotto le mani e sotto le ginocchia, neve candida su cui si stagliava orribile quello spruzzo di sangue.
 
Le luci s'erano dissolte, era sola. Provò a muoversi, a sollevarsi, ma le forze non la sostenevano. Riuscì soltanto a strisciare verso la direzione indicata da quello spruzzo, e quello che vide le bloccò i battiti del cuore.
 
Suo marito.
 
Del Titano non era rimasto che polvere e schegge.
Schegge come rami d'albero spezzati dal gelo. Una di quelle schegge, a trafiggere quell'uniforme asgardiana, a pochi passi dal cuore.
E tutto intorno il sangue che si faceva nero, sotto le ombre della notte di Jotunheim.
 
Cercò di rialzarsi, cadde di nuovo. Strisciò fino a quell'immagine, mossa ormai solo dalla disperazione.
 
Finito.
E' tutto finito.
 
Non vi farà del male. Mai più.
 
- Mi dispiace, Sif.. non ho fatto in tempo a..
La voce dell'uomo di metallo sembrava provenire da un punto all'infinito.
 
Le mani tremavano, nello sfilare quella scheggia ed accompagnare il corpo di suo marito fino ad adagiargli le spalle sulla neve. Nel chiudergli quegli occhi liquidi e ormai vuoti.
 
Una lacrima, due, scivolando con la fronte sul suo petto. Un milione di lacrime, silenziose. Fino a non vedere più nulla.
 
A non desiderare più nulla. Soltanto scomparire.
 

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Capitolo 9
*** 9. Risveglio ***


Non ho paura di te.
 
L'aveva fatto. Aveva lasciato che il titano lo trafiggesse, dando il tempo agli altri di completare il piano.
 
Operazione di copertura eccellente, principe.. ed ora?
 
Buio.
Silenzio.
Esattamente come in quel lunghissimo istante che aveva seguito la sua caduta dal ponte del Bifrost andato in frantumi.
 
Di nuovo schegge, intorno al suo corpo ferito.
 
Di nuovo la sensazione di restare sospeso nel vuoto. Galleggiare, senza meta.
 
Buio.
 
E' questa, la morte, padre? E' questo il passaggio? Non vedo nessuna delle luci di cui ci parlavi da bambini.. ma forse quelle luci erano destinate soltanto agli eroi..
A qualcuno che io non sono stato, né sarò mai.
 
Il mio destino è il nulla?
 
Aveva aperto gli occhi, e trovato quel buio, a circondarlo.
Raccolse il respiro, lentamente, riprendendo coscienza del proprio corpo e del dolore.
 
La ferita si apriva sul suo petto, rossa e pulsante di sangue. Quasi sopra l'altra.
In lontananza, una luce. Fioca, poi sempre più viva. Fredda, da ferire gli occhi.
Si riparò il viso con la mano, provando a sollevarsi. Non ci riusciva.
 
Dolore, feroce e latente. Dappertutto.
Non stava sognando. Thanos era stato sconfitto. E lui non era più.
 
La sua vita, il prezzo per salvare le altre. Per salvare tutti coloro che amava più di sé stesso.
E pensare che eri così egoista, principe..
 
Non ero egoista. E' solo che non ho mai trovato nessuno per cui ne valesse realmente la pena.
 
E adesso?
 
La luce si faceva più fioca, naturale. Poteva riconoscere il verde di quel grande giardino. Poteva vederli, poteva quasi sentirli respirare.
 
Il nero degli abiti, la macchia bianca dei fiori. In mezzo a quella piccola folla, il viso della sposa segnato dal dolore. Il silenzio rotto soltanto da poche indistinte parole.
 
Adesso sta a te, decidere, figlio. Conosci il potere della formula del risveglio.
 
La voce di Odino si confondeva, calda e sicura, con lo stormire delle fronde. Gli occhi del giovane non volevano saperne di lasciare la figura nera che non si staccava da quella bara.
 
Sarai tu, a scegliere in quale momento della tua vita rinascere, da dove ricominciare. Puoi anche tornare ad essere il sovrano di Asgard.
 
Emise un sospiro, lento e profondo.
Voglio soltanto restare con lei..

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Capitolo 10
*** 10. La Lunga Notte ***


La notte avvolgeva la stanza, in un silenzio irreale e rotto solo dal suo respiro.
Sotto le sue dita, il corpo del marito. Immobile, freddo più di quanto non fosse mai stato.
 
Non avrebbe più visto il suo sorriso nascere improvviso e farsi bellissimo.
 
Non avrebbe più ascoltato la sua voce, calda e dolce anche nelle bugie.
 
Non avrebbe più posato la mano su quel petto, a sentir battere quel cuore.
 
Mai più.
 
Le lacrime ora sgorgavano senza che potesse far nulla per impedirlo. Bagnavano le sue guance, e da lì in caduta libera su quel corpo immobile e sulle lenzuola.
 
Sif.. andiamo, devi alzarti da lì..
La voce di Natasha, triste e lontanissima. La sua mano gentile e leggera a trattenerle la spalla.
 
- Lasciami.. voglio stare qui.. lasciatemi stare con lui..
La sua, di voce, s'era fatta flebile lamento in quel mare di lacrime, mentre nella testa continuava a rimbombare quel continuo e cattivo mai più.
 
Da oltre il buio, Tony fece cenno all'amica di andare.
 
Natasha emise un sospiro. Non si era mai sentita così pesante, così triste per qualcuno. La morte non le aveva mai fatto quest'effetto. Forse, non aveva mai assistito a tanto dolore.
Mosse i propri passi verso la porta, leggera, come per paura di disturbare. E lasciò che il prossimo tentativo lo facesse il padrone di casa.
 
- Sif..
- Ti prego.. devo stare con lui..- replicò la giovane, premendo la fronte contro le fasce che legavano il petto del marito, nascondendone le ferite.
- La tua bambina.. Katie.. piange e cerca la mamma, non puoi lasciarla sola..- la vide sollevare un viso rosso e gonfio dal pianto, e tese la mano ad accarezzarle i capelli - resto io, con lui.
 
Dovette ripeterlo un paio di volte, prima di convincerla a lasciare la posizione in cui s'era raggomitolata da un paio d'ore. L'affidò alle spalle robuste di Steve, e questo la sorresse fino al salone.
 
Katie tese le manine, e Pepper fu pronta ad affidargliela:
- Ecco la mamma, eccola qui.
- Vieni, amore mio..- Sif la raccolse contro il petto, sfiorandole con un bacio la fronte.
 
Poi prese a muovere qualche passo, avanti e indietro, sempre con la bimba stretta al petto e la testa che pulsava.
Fra le labbra, la ninna nanna della regina, mentre le lacrime tornavano a scenderle lungo le guance e la voce si rompeva in mille schegge.
 
Si morse le labbra, lasciando che gli amici l'abbracciassero, aggiungendosi uno per volta.
 
La bimba pian piano si calmava e si assopiva, fra le sue braccia. Posarla nella culla, lasciarle un ultimo bacio sulla fronte e sedersi al suo fianco, rimanendo a fissare la profondità del cielo e pregando.
So che mi ascolti, Padre degli Dei. Non ho mai chiesto nulla, non ho mai avuto desideri, escluso il combattere al tuo fianco ed esserti serva fedele. Tu che tutto puoi, lasciamelo rivedere. Ancora una volta, almeno per dirgli addio. Tu che già hai steso le mani sulle sue ferite.. ti prego.. basta una volta, una volta sola..
 
Chiudeva gli occhi, e le sembrava di percepire la sua presenza.
E' stato uno dei miei inganni, Sif.. recitava quella voce calda, alle sue spalle. Una bugia. Non ho più poteri, ma in questo sono ancora il migliore..
Le labbra stirate in un sorriso, il brivido del suo bacio fresco sulla fronte. Poi apriva gli occhi, ed intorno non c'era altro che buio.
 
La notte di New York non le era mai sembrata così nera.
 
Un passo dietro l'altro, di nuovo la mano sull'anta di quella porta. Il corpo di suo marito immobile, il petto stretto dalle fasce, le macchie del sangue ormai rappreso.
Scese a sfiorarlo con le dita, prima di chiudere di nuovo gli occhi e desiderare che il mondo finisse in quell'istante.
 

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Capitolo 11
*** 11 L'Alba Dell'Addio ***


Il sole era sorto di nuovo, indifferente alle lacrime ed al dolore.
 
Grave incidente per la Fondazione Maria Stark, la scorsa notte. Il dottor Lucas Lawson risulta disperso durante una rescue mission nell'interno dello stato di Oaxaca, Messico. Secondo le prime indiscrezioni, si tratterebbe di un rapimento a scopo di estorsione da parte di membri di una gang locale, non nuova ad atti di violenza contro cittadini stranieri. Il portavoce della Stark Enterprises non ha rilasciato ulteriori dichiarazioni alla stampa, ma con il passare delle ore sembrano diminuire drasticamente le speranze di ritrovare vivo il giovane medico.
 
Nuovi aggiornamenti sulla vicenda che ha coinvolto il vicepresidente della fondazione Stark. Secondo fonti accreditate all'interno dell'ambasciata degli Stati uniti, il corpo del dottor Lucas Lawson sarebbe stato rinvenuto all'alba presso Oaxaca de Juárez, la capitale dell'omonimo stato messicano. Sono in corso gli accertamenti per il riconoscimento e le procedure atte a riportare il giovane medico in patria per le esequie.
 
La televisione sembrava non voler parlare d'altro, in quei giorni. Tony raccolse il telecomando e la spense, una volta per tutte.
La figura della sposa non accennava a spostarsi da quell'angolo di terrazza.
 
Esattamente il punto in cui l'aveva abbracciata, quando gli aveva detto d'aspettare un bambino..
 
Un sospiro, al richiamo di quella voce scura da oltre la porta a vetri.
Era ora. Doveva andare.
 
Una bara. Le bandiere a decorarla, pochi presenti ad onorarla in quel fazzoletto di terra del grande cimitero.
L'addio ad un eroe dei nostri tempi, titolava quella pagina di giornale.
 
Loki ne avrebbe riso, pensava Tony, seguendo la sposa ed accompagnandole le spalle con una mano. Ne avrebbe riso, li avrebbe mandati tutti al diavolo con una smorfia delle sue.
 
Idioti. Vi ho preso in giro anche stavolta, altro che morto. Altro che eroe.
 
Gli sembrava di vederlo, uniforme asgardiana e testa che si scuoteva leggera, decorata da una smorfia di compatimento.
Poveri piccoli midgardiani..
 
Sollevò il viso, e voltando le spalle alla bara che lentamente scendeva sotto terra gli sembrò di percepire qualcosa. Una presenza, come un sospiro.
O forse era solo il vento, chissà.
 
Il corteo si scomponeva lentamente, qualcuno cercava di defilarsi senza essere notato.
Fury.
 
Un altro sospiro. A chi darai tutte le colpe, adesso?
 
La mano di uno dei compagni a chiamarlo. La fila delle auto nere che si allontanavano, silenziose e composte, lasciando quell'angolo di verde decorato da quell'unico mazzo di rose bianche.
 
Il mesto ritorno a casa.
 
La Tower non gli era mai sembrata così silenziosa.

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Capitolo 12
*** 12. Silenzio e Sogni ***


Il buio avvolgeva di nuovo la Stark Tower, dopo il giorno dell'addio.
 
Erano rientrati senza scambiare una parola, avvolti dal terribile senso di vuoto e sconfitta che accompagna la perdita di un amico.
 
Sif non aveva voluto dormire in quella stanza, in quel letto che ancora profumava di lui.
Le avevano fatto fare tardi, cercando di distrarla con un film condiviso sul divano. Aveva pianto, silenziosa, davanti alla più divertente delle commedie all'americana.
 
S'era rannicchiata sotto quel vecchio plaid a quadrettoni, tirando le gambe sul divano e raccogliendosele contro il petto. Aveva appoggiato la testa sul bracciolo ed ascoltato a lungo il respiro tranquillo di sua figlia che dormiva.
 
Presto gliel'avrebbe dovuto dire. Papà è volato in cielo..
 
Se solo quel giorno non avesse pronunciato la formula del sigillo..
 
Chiuse i pugni stringendo gli angoli della coperta e raggomitolandocisi un po' di più. Non avrebbe mai più provato neppure l'emozione ed il calore di quell'abbraccio.
 
Ecco che le lacrime tornavano a traboccare oltre la barriera delle palpebre socchiuse. Non aveva neanche la forza di asciugarle col dorso della mano. Un respiro si fece gemito, e strinse la coperta un po' di più.
 
Oltre la vetrata, New York continuava ad essere fredda ed indifferente al suo dolore.
 
All'improvviso, un rumore, un fruscio. Spostò gli occhi, riuscendo a vedere solo macchie di colore in una nebbia indistinta. Le luci della città, lontane, oltre le vetrate del salone.
 
Katie continuava a dormire, tranquilla. Poteva sentire il suo respiro.
 
Di nuovo, quel fruscio. C'era qualcuno.
Non si mosse, continuando a spostare lo sguardo fin dove il campo visivo da quella posizione glielo permetteva. Poi asciugò le lacrime con una mano, e si sollevò appena oltre il bracciolo.
 
C'era davvero qualcuno.
Una figura alta, molto alta. Immobile, non sembrava neanche reale. In controluce rispetto a lei, osservava il profilo della città e sembrava desiderarne la vita. Una mano sollevata, a sfiorare il vetro. L'altra libera, lungo i fianchi.
Strizzò appena gli occhi per metterlo a fuoco. Sì, era decisamente un uomo, e non sembrava vestito come un midgardiano.
 
Katie!
Scivolò lontana dal divano, ed il suo movimento attirò l'attenzione dell'intruso.
 
Non accendere la luce.
 
Quella voce, cupa e leggera, la bloccò ad un passo dalla culla.
- Cosa vuoi..?
- Non voglio farvi del male.- l'uomo sembrò anticipare i suoi pensieri.
- Vattene, o..
- Non farò del male a te o a Katie, Sif. Volevo solo vederti.
 
Il cuore le salì in gola.
Chi è..? Come conosce i nostri nomi..? E' un'altra forma di Thanos? Credevo l'avessimo eliminato.. o un suo emissario? Non toccherà la mia bambina.
 
- Vattene. Avete ottenuto quello che volevate, adesso vattene.
La voce le tremò, mettendosi fra quel corpo in controluce e la culla, lasciando scivolare la mano sotto i cuscini e raggiungendo il coltellino che Thor aveva dimenticato la sera prima. L'uomo continuava ad avanzare.
 
Le sembrò di vederlo sorridere.
 
Il tuo compito è difendere nostra figlia..
 
Un passo, un altro. Sif chiuse gli occhi e raccolse il respiro, aspettando che fosse abbastanza vicino per colpirlo.
- Questo non ti servirà..- l'uomo le arrivò addosso, le posò una mano sul fianco e con l'altra le sfilò l'arma dalle dita, andando ad appoggiare la propria fronte contro la sua. La sentì tremare.
 
Quel tocco delicato.
 
Quella pelle leggermente fredda.
 
Sono io, Sif..
 
Non serviva neanche che lo dicesse.
 
Lei si piegò appena contro il suo petto, come aveva fatto solo una manciata di notti prima, lasciando che un gemito le sfuggisse dalle labbra.
Quel cuore batteva.
Sto sognando..
 
Eppure era un sogno così reale..
 
- Tu.. tu sei..- sollevò gli occhi, incontrando il rubino di quelli del marito.
-..Esattamente.- replicò lui, leggero.
La vide allontanarsi, appoggiargli entrambe le mani sul petto, come a verificare che non fosse un'illusione.
Il suo sorriso si aprì maggiormente.
- Non sono un sogno, Sif. Tutto è possibile, agli dei.
- Ma tu..
- Io no. Il padre sì. E ci doveva ancora un regalo di nozze.
 
Quei ciuffi corvini, liberi e ribelli, incorniciavano un viso smagrito, leggermente sofferente. Nonostante tutto, appariva sereno.
 
Raccogliere il respiro, lentamente, mentre quel viso cercava il suo, mentre le sfiorava le labbra con un bacio.
 
Il desiderio di vederlo, chiaramente e senza più la  barriera di quella penombra, le invase il cuore. Si scostò appena, scivolando verso il divano.
 
Raccolse il piccolo telecomando fra le dita, e quando la luce invase il salone quell'immagine non c'era più.
 

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Capitolo 13
*** 13. Il Colore Della Notte ***


Accomodò la bimba nella culla, e lentamente si stese nell'angolo di letto che occupava da sempre.
 
Come se lui ci fosse ancora.
 
Un lunghissimo istante ad ascoltare il respiro tranquillo di Katie, con gli occhi fissi allo spiraglio di luce arancio della città che filtrava dalle vetrate.
Aveva chiesto espressamente a Jarvis di lasciarle così, di non oscurarle del tutto.
 
Il buio le metteva addosso un insensato brivido di paura. Nel buio poteva vederlo ancora, il corpo di suo marito che le giaceva accanto senza vita.
E lei non voleva vederlo così.
 
Voleva ricordarlo come un cuore che batte di nascosto, con i sorrisi rari e preziosi. E, perché no, con quei ghigni di perfidia che spesso gli avevano tirato le labbra. Quelle labbra fini e leggermente fredde che aveva amato tanto baciare.
Ecco. Le lacrime scendevano di nuovo a bagnare il cuscino, era più forte di lei.
 
Non sei più quella di una volta, eh, Sif?
 
Sorrise. Sorrise di sé, di quella debolezza che la faceva così piccola, così umana. Raccolse nei pugni la coperta e la strinse di più oltre le spalle.
Lo faceva tutte le notti, almeno per tentare di sostituire l'abbraccio che non avrebbe avuto mai più.
 
Il sogno dell'altra notte era così reale..
 
Le era sembrato di poterlo toccare, di sentire quel cuore battere di nuovo forte addosso a lei.
Non sono un sogno.. le aveva detto. Ma era scomparso al suo accendere la luce.
 
Ed ora la cosa che più desiderava era quel bacio, prima di scivolare nel sonno. Anche fosse stato solo in un sogno.
 
Chiuse gli occhi, provando a ricordare. La sua voce, calda e gentile, pronunciava una piccola bugia.
Quella del giorno in cui aveva finto di partire dimenticando il primo anniversario del loro matrimonio asgardiano.
 
C'ero rimasta così male..
Sorrise ancora, gli occhi socchiusi e le lacrime che traboccavano.
 
Non c'era ricordo di lui che non lasciasse traccia bruciante della sua mancanza. Nessuno, neppure i peggori.
Strinse di più la coperta, percepì un fruscio. Forse anche Katie sognava il papà.
 
L'immagine di Loki che raccoglieva le borse per una nuova missione, che usciva dalla porta lasciandola mortificata in mezzo alla stanza, adesso la coccolava nel buio.
Ricordava di averlo seguito. Di aver caricato rabbia e delusione, di aver preso l'altro ascensore, ben decisa di raggiungerlo nell'atrio e dirgliene quattro.
 
Ricordava di essere arrivata all'ingresso e di averlo trovato sorridente con in mano una rosa. Non rossa, quella della passione. Bianca. La purezza dell'amore. Tutto aveva un significato, con lui.
Ricordava d'essere rimasta bloccata in mezzo all'atrio per almeno un minuto, come una cretina. Di averlo visto ridere, ed avvicinarsi con un suadente: felice anniversario, amore mio.. prima di accarezzarle il viso con quella rosa.
 
Bugiardo che non sei altro..
 
Sorpresa.. aveva replicato lui.
 
Ricordava una mano tesa e la pelle fresca al contatto con la sua. La borsa non era mai scesa con lui, non c'era nessuna missione.
Ricordava di avergli allungato una manata sulla spalla, leggera, di averlo lasciato ridere ancora. Di avere per l'ennesima volta notato quanto fosse bello, suo marito. Di quanto, nonostante il passato, fosse stata fortunata ad averlo incontrato sul proprio cammino.
 
Di quanto fosse falso, che sarebbe stata più felice senza di lui.
 
Un gemito le sfuggì dalle labbra, soffocandosi contro il cuscino. Raccolse il respiro, lentamente, provando a pensare a Katie.
Aveva lei, adesso. Il dono più bello. Aveva lei, doveva essere forte per lei.
 
Un altro gemito, vigliacco. Stavolta non fece in tempo, a soffocarlo contro il cuscino.
 
Non piangere, Sif.. non piangere più..
 
Quella voce le portò il cuore fino in gola, e poi a pulsarle nelle tempie.
Piegò le labbra in un sorriso.
 
Il suo sogno. La sua ultima consolazione.
 
Sei tornato.. disse, senza muovere le labbra né cambiare posizione.
 
Te l'ho promesso, non ti lascerò mai.
 
Bugiardo.
 
Ti ho detto la verità.
 
Tese il braccio, senza pensare. La lampada era vicina, l'avrebbe accesa e lui sarebbe sparito. Come quindici giorni prima, nel salone. Avrebbe avuto conferma della bugia.
 
Quella mano leggermente fredda raggiunse la sua e la trattenne.
- Non accendere la luce, Sif.
 
- Lo sapevo..- mormorò lei, con la voce ancora incrinata dalle lacrime.
- Sapevi che..? - la voce adesso era ad una manciata di centimetri dal suo orecchio, poteva sentire il peso di quel corpo contro il fianco.
- Sei un sogno.
- Non sono un sogno, Sif. Credevo non ci fosse bisogno, di ripetermi.- quella voce vibrò appena di fastidio.
 
Lei si voltò, fino ad averlo viso contro viso.
- Indossi l'uniforme.
 
Loki aggrottò le sopracciglia.
- Indossi ancora l'uniforme. L'avevi l'ultima volta in cui t'ho visto. Ti ho seppellito, con l'uniforme. Ti ho negli occhi ancora così, per questo mi appari così. Sei un sogno, non raccontare bugie.
 
Lui prese il respiro, lento e profondo. Si scostò dal corpo della moglie, sedendosi sul bordo del letto e dandole le spalle.
 
Lei attese la conferma alle proprie parole.
 
Non importa.. gli avrebbe detto. Non importa se d'ora in poi potrò incontrarti soltanto nei sogni. E' già un regalo così.
Si alzò a sedere e gli arrivò accanto, mantenendo la coperta sulle spalle.
 
Loki aveva le dita fra i bottoni dell'uniforme. Sembrava aspettare, riflettere prima di prendere una decisione.
 
Il padre mi chiuderà nelle mie stanze.. non erano i patti, questi..
Poi alzò lo sguardo al cielo. Un altro sospiro, prima di tornare con l'attenzione ai bottoni. Fece scivolare le dita, li slacciò con decisione.
 
Sif lo guardava sbalordita.
 
Loki tolse la giubba, la casacca leggera che portava sotto. Sfilò le insegne dorate, poi si piegò a togliere gli stivali. Si sollevò in piedi, continuando a darle le spalle, e lasciò cadere a terra anche i pantaloni.
 
Una volta nudo, aprì appena le braccia e voltò il viso verso la moglie.
- Adesso l'uniforme non ce l'ho più. Contenta?
 
La vide arrossire, e sorrise. Negli occhi, la stessa malizia di tutte le volte in cui s'era divertito a mettere in imbarazzo qualcuno.
- Adesso però fammi spazio, non è che sia proprio un'idea, rimanere qui fuori in queste condizioni.- le arrivò accanto, sollevò le lenzuola e riprese il posto che aveva sempre occupato.
 
Sif era rimasta a fissarlo con le labbra socchiuse. Questo da un sogno non se lo sarebbe mai aspettato..
 
- Beh? - lui incrociò le braccia, piegando appena la testa - sono un gigante di ghiaccio, ok. Non dovrei avere freddo. Il problema è che mi scoccia seriamente, diventare blu davanti a mia figlia. Si potrebbe spaventare.
 
Katie s'era svegliata, si muoveva nella culla ed aveva iniziato a piagnucolare.
 
- Ecco. Abbiamo fatto rumore, e s'è svegliata..- sospirò lui, mentre la moglie andava ad accendere la lampada del comodino.
- Ha solo fame..- replicò, leggera - è l'ora della poppata.
 
Chi se ne frega, se adesso sparisci si disse, leggermente piccata. Insolente anche nei sogni..
 
- Sif.. la luce no, per favore.
- Mi dispiace. Ti amerò per sempre, e questo lo sai. Ma tua figlia viene per prima.
Lei voltò le spalle, e senza guardarlo accese la luce. Si alzò, raccolse la bimba e la portò con sé sul letto, sedendosi sul bordo ed attaccandola delicatamente al seno.
 
Siete bellissime, lo sai..?
 
Un brivido. La voce c'era ancora, e quella pelle fresca e blu le si era appoggiata alle spalle. Il cuore batteva ancora, quasi in sincrono col suo.
 
E' l'immagine più romantica che abbia mai visto.. e io che dicevo che i sentimenti sono per i deboli..
 
Sif si voltò appena a guardarlo. I suoi occhi erano di un rosso acceso, carico di passione.
- Non volevo semplicemente che mi vedessi..- le disse, abbassandoli per un attimo - il processo del risveglio è lento, si ricomincia dalla forma originaria. Per riacquistare quella umana ho bisogno della riabilitazione completa.. non ho energie sufficienti.. non la volevo spaventare.
- Ah.. non credo che la tua forma di jotun la possa spaventare.- Sif piegò appena il viso verso la bambina, poi gli indicò il mobiletto del frigo bar - prendi il ghiaccio.
Lui scese dal letto, avvolgendosi in una delle coperte. Si piegò sulle ginocchia e frugò nel mobile a cercare quello che lei gli aveva chiesto.
 
- Stark ha ripetuto l'esperimento su di lei? - le tese un paio di ghiaccioli, piegando le labbra in una smorfia incattivita.
- La tua principessina non sta ferma un minuto..- replicò lei, con nonchalance, continuando a trattenere la bimba al seno - ed è curiosa almeno quanto suo padre. E come suo padre.. si caccia nei guai.
Si mosse appena, a mostrargli il bernoccolo che decorava la fronte della piccola.
- Pepper le ha messo il ghiaccio, e l'effetto è stato questo qui.
 
Appoggiò il ghiacciolo sulla fronte di Katie, e la bimba non si ritrasse, emettendo invece un leggero gridolino di gioia, mentre la pelle diventava di un delizioso blu.
Loki rimase a bocca aperta per un minuto buono.
 
- Chiamiamola la prova del dna.- replicò la moglie, restituendogli il ghiacciolo e lasciandoglielo smaltire in bagno - penso non servano ulteriori conferme a verifica che è figlia tua. Per fortuna all'ospedale i bagnetti glieli facevano tiepidi..
 
Loki rise, andando a sedersi accanto a lei ed allungando una mano ad accarezzare la bambina.
- La mia piccola mostriciattola.. i ragazzi.. come l'hanno presa?
- Pepper s'è spaventata da morire. Oddio, è malata, ha detto, chiama il dottore. Natasha ha sgranato gli occhi ed è partita in cerca del cordless. Guardate che è nata così, ho detto. Hanno pensato avesse una malattia rara, si sono spaventate di più. Natasha ha fatto il numero del pediatra, Pepper mi ha giurato che le Stark troveranno la cura. Il padre è un gigante di ghiaccio, ho detto. Diventava così anche lui.
 
Le due donne s'erano calmate, e lei aveva pensato bene di approfondire la spiegazione. Adesso quasi provava tenerezza, per sé stessa. Aveva raccontato della natura di Loki. Aveva parlato di lui senza piangere, ma ne aveva parlato al passato.
 
- Non l'avrei mai creduto possibile..- sospirò, mentre la bimba, ormai sazia, staccava la piccola bocca dal suo seno e le sorrideva beata.
- Che.. che anche lei diventasse blu? - lui aggrottò di nuovo le sopracciglia.
- Che tu davvero non fossi un sogno.. ti ho visto trafitto dalla scheggia di Thanos, ti ho raccolto da terra.. il tuo cuore non batteva più.. e i tuoi occhi..
 
Quegli occhi. Vuoti, fissi al cielo. Liquidi.
Dovette prendere di nuovo il respiro, e dalle sue labbra sfuggì un altro gemito, quasi impercettibile, al posto delle parole.
 
- Posso..? - lui tese le mani. Aveva urgenza di cambiare discorso, e lei lo ringraziò con un cenno del viso.
Fra le braccia del padre, incurante della coperta scivolata a terra, della pelle blu e della propria nudità, la piccola Katie si lasciò cullare per un lunghissimo istante, concedendo l'onore del ruttino e lasciando ridere i genitori.
 
- Adesso.. adesso che farai?
Sif spostò gli occhi lontano, raccogliendosi nella coperta.
- Resterò un po' ad Asgard. Quanto basta per recuperare le forze ed i connotati del dottor Lawson. Ridotto così non sono per niente rassicurante, direi.
- Potresti anche divertirli, in reparto, i bambini..
- Sì. Mamma, mamma! Il dottore è diventato blu!
Loki fece una smorfia, felice di averle trasmesso un po' d'allegria. Ripose la bimba fra le braccia della moglie, si avvolse di nuovo nella coperta e le scivolò accanto, circondandole le spalle con un braccio, prima di appoggiare la fronte sulla sua.
- Te l'ho promesso, non ti lascerò mai. Ma non voglio che piangi, se domani svegliandoti non mi troverai al tuo fianco.
 
Lei fece appena cenno di sì con la testa, lasciando che il marito le sfiorasse le labbra con le proprie.
 
Quella notte, Sif non fece alcun sogno, stretta a quel corpo appena tiepido e decisamente blu.
 
Nessuna lacrima, quando la luce invase la stanza lasciandole scoprire un letto vuoto.
Si alzò, fece una doccia e preparò Katie, prima di sistemarla nel marsupio e portarla con sé al lavoro.
 
Non le serviva neppure uscire dalla torre. La Stark Enterprises possedeva un valido settore immobiliare in discreta ascesa, necessitava di personale amministrativo e Pepper aveva scelto lei praticamente senza provino. Si occupava di housing avanzato, gestiva un piccolo settore tutto suo alle dirette dipendenze del capo. Che poi era sempre Pepper.
Avevano gli uffici affiancati, separati semplicemente da un vetro e da una porta scorrevole, e l'esclusivo privilegio di poter tenere i figli accanto senza dare fastidio a nessuno.
 
La Vedova Nera che si diverte a farti da baby sitter.. non ha prezzo.. per tutto il resto c'è Mastercard.. pensava, divertita, osservando la collega-amica-quasi socia Natasha alle prese con il piagnucolio del piccolo Howie e con le fughe a gattoni della mostriciattola di papà.
 
Non l'aveva detto a nessuno, di Loki. Un'altra delle promesse che le aveva chiesto.
Quando sarà il momento giusto.. ci penserò io stesso. Fino ad allora, prenditi cura di Katie. E non dimenticare di guardare il cielo.
 
Katie aveva preso ad imitarla. La vedeva assorta, persa con gli occhi al cielo e il naso in su. Allora puntava il ditino, lasciandola sorridere.
- E' papà, sì. Il tuo papà è in cielo.
 
Non poteva evitare quel magone in gola. Comunque fosse, le stava dicendo la verità.
 
- Ehi..
Qualcuno alle sue spalle si schiarì la voce. Si voltò, trovando Tony immobile sulla porta del salone.
- Ehi..
- Per vederlo meglio, c'è l'osservatorio.- lui tentò una punta d'ironia, sollevando l'indice ad indicare i locali sul tetto.
- Va bene anche da qui.. ma grazie del pensiero.- lei era tornata al profilo del cielo e al ditino puntato della piccola Katie.
- Ti manca, eh? - lui le si era affiancato, con un'incrinatura nella voce.
- Non immagini quanto.
- Manca anche a me, e non mi era neppure simpatico..
- Sono certa che anche tu manchi a lui.
- Come fai, Sif..? - lui le lasciò aggrottare le sopracciglia - a sopravvivere, dico.. come fai..
- Tu come sei sopravvissuto, alla morte dei tuoi? Faccio come hai fatto tu. Un passo dopo l'altro. E poi mi ha lasciato lei.
- Loki non ha mai badato a spese..
- Già. I regali migliori.. sono stati tutti i suoi.
- Continua a puntare il cielo.- lui indicò la bambina, che ora appariva seria.
- Sa che il suo papà è lassù, che prima o poi ci rivedremo.
 
Tony piegò appena le labbra.
- So quant'è dura, crescere senza genitori. Di qualunque cosa tu abbia bisogno..
A quelle mani aperte, Sif sorrise, appoggiando la sua su una spalla dell'amico.
- Ho una famiglia, grazie a te. So che ci sei.. e ricorda che la cosa è reciproca.
 
Lo vide annuire, le sembrò d'intravvedere occhi lucidi.
 
- L'ho visto.- disse, di getto.
Tony aggrottò le sopracciglia.
- Era un sogno, ma così reale.. mi ha pregato di non piangere più. Portiamo avanti il suo lavoro. Il nostro, lavoro. Direi che glielo dobbiamo.
- Mi fa sentire strano..- lui si lasciò andare ad un sorriso.
- Cosa?
- Parlare così di uno che fino all'altro giorno era mio nemico.
- Fa lo stesso effetto anche a me..
 
Parlarono a lungo, seduti ai due estremi del divano, mentre la bimba pian piano si assopiva fra le braccia della mamma. Asgard, i suoi palazzi d'oro, la storia di una ragazzina che vuole diventare guerriera per sentirsi amata dal padre. Gli amici di sempre che un po' la prendono in giro, affibbiandogli sempre il principe cadetto come avversario perché lei è una femmina. E lui troppo giovane e troppo poco robusto per duellare con gli altri maschi. L'odio, il fastidio, l'invidia che s'erano scambiati da adolescenti, quando lui sibilava bugie all'orecchio del fratello e lei esercitava la magia di nascosto per dargli una lezione.
E di quando, geloso non si sapeva di chi, le aveva tagliato a tradimento i capelli facendola arrabbiare tanto da mettergli le mani addosso picchiando senza pietà.
 
Aveva finito per baciarlo, in quella notte senza stelle. Aveva finito per innamorarsi di lui e renderlo finalmente re di un regno tutto suo.
 
- Mi ha detto così, il giorno in cui ci siamo sposati in ospedale.- le si riempirono gli occhi di lacrime, le dovette asciugare con la manica del maglione, prima di ritrovare la voce.
Se le ricordava benissimo anche Tony, le promesse. Ricordava d'aver invidiato Loki, lui e la sua stramaledetta inventiva nel mettere insieme le parole.
Ricordava la stanza d'ospedale, e la regina degli dei che piangeva commossa e accettava fazzoletti come una qualunque madre dello sposo.
 
Ricordava Sif e il vestito riciclato dall'altro matrimonio, di una bellezza e semplicità disarmanti. Non avrebbe mai creduto di sentirsi così bene, ad una festa di nozze, lui che s'era quasi forzato a rimanere fino alla fine della propria, giusto perché amava troppo Pepper per farle un affronto del genere.
In quella stanza niente sfarzo, niente trecento invitati, di quelli a cui mandi il biglietto per dovere ma non li conosci nemmeno.
 
- Eravamo solo noi..- sorrise.
- Solo le persone con cui volevamo condividere un momento tanto speciale..- replicò lei, piegando appena il viso su quello della bimba ormai assopita.
 
Solo la famiglia, Sif.
 
Spostò lo sguardo lontano, oltre la vetrata. Le mancava, le sarebbe mancato per chissà quanto tempo. Ma sarebbe tornato, prima o poi.
 
Sono sempre stato un bugiardo, Sif. Con tutti, ma non con te.
 

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Capitolo 14
*** 14. Fuggire ***


Il palazzo era circondato dal silenzio, sotto le fioche ed umide luci della notte asgardiana.
 
Loki continuava a fissare il cielo, gomiti appoggiati alla balaustra del balcone e mento sui polsi, mentre il tempo sembrava non scorrere mai.
 
La ferita era lentamente guarita, le cure di sua madre avevano pian piano avuto effetto anche sulle sue forze. Adesso riusciva a reggersi in piedi senza problemi e a mantenere la propria forma umana per quasi un giorno intero, senza sentirsi debole ed affaticato.
 
Avesse avuto per le mani carta ed una penna, avrebbe ripreso a scrivere. Un altro libro, magari. Sarebbe stato curioso di sapere come gli altri avevano presentato la sua morte ai midgardiani. Sicuramente, Stark era stato capace d'inventarsene una delle sue.
 
Certe volte è un osso duro anche per me..
Chissà che starà combinando.. che staranno facendo, tutti.. che starà facendo.. lei..
 
Le aveva promesso che sarebbe tornato, che non l'avrebbe lasciata. Mai più.
Invece il tempo scorreva, fra le sue dita e sotto quel balcone. Scorreva e lo allontanava sempre di più.
 
Un sospiro, mentre scivolava silenzioso fuori dalle proprie stanze.
 
Heimdall, dammi la visione.
 
Sai che non posso, principe. Sono gli ordini del re.
La voce gli aveva risposto, cupa, senza che il guardiano si voltasse.
- Perché? - gli aveva chiesto, muovendosi intorno a lui fino a scoprirne il viso sotto l'elmo dorato.
- Il tuo tempo non è ancora giunto.
- Perché lo dice il padre degli dei? - gli aveva risposto, carico di sarcasmo.
- Perché hai contravvenuto ai suoi ordini, scendendo su Midgard quando non eri ancora pronto. La procedura del risveglio..
-..E' lunga e delicata, lo so.- aveva caricato un sospiro - ed interromperla mi rende soggetto alla sua punizione.
- Ti rende soggetto alla morte, principe. Senza via d'uscita. Fossi in te, comincerei a pensare. Hai smesso di farlo da troppo tempo, ormai.
 
Loki chinò il viso, sospirando di nuovo ma senza traccia di sarcasmo o ribellione.
Quanto tempo?
 
- Quanto..?
- Quanto tempo durerà, ancora? Questa procedura, questa.. prigionia.
- Quanto necessario al tuo corpo, principe. Guardati, non hai ancora energie sufficienti per mantenere la tua forma.. umana. Non puoi affrontare il viaggio, né dureresti a lungo in vita, nelle tue condizioni.
 
Aveva sollevato le mani, ed ora prestava più attenzione al loro virare lentamente al blu che alle parole del guardiano.
- Voglio tornare da loro - mormorò - voglio la mia famiglia, la mia casa.
- La tua casa è qui, principe.
- Con questo intendi dirmi che non le rivedrò mai più? - il giovane gli sollevò contro occhi di fuoco.
- No. Le rivedrai. Quando sarà il tempo.
- Il tempo scorre troppo velocemente sulla terra, Heimdall. Quanto basta perché si dimentichino di me. Mia figlia non mi ha neppure conosciuto.
- Tua figlia è legata a te da un filo più potente anche del sangue, Loki. Ha in sé il futuro ed il passato, i sogni e la realtà.
 
Chissà se sarà in grado di riconoscermi, quando potrò rivederla. O se vedrà suo padre nell'uomo che affianca sua madre ogni giorno e ne insidia le attenzioni..
 
L'aveva fatto. Di nuovo. Aveva parlato con il solo pensiero. Il guardiano l'aveva sentito, ed ora s'era voltato a fissarlo con sospetto in quegli occhi dorati.
 
- Sì. Le ho viste, Heimdall. Di nascosto, quando hai aperto la visione su di loro per mia madre. E ho visto lui. Sulla terra è già trascorso un anno, mia figlia muove i primi passi, e dice le prime parole. E non c'è suo padre, con lei. Credevo che Odino mi capisse. Ma forse è questo, che merito. Scomparire.
 
Il guardiano emise un respiro, lungo e profondo.
Solo la visione, principe. E solo per pochi istanti. Ma non credo che questo alleggerirà la tua pena..
 
Michael.
 
E pensare che lo credeva un amico.
 
Una lapide decorava quell'angolo di verde nel cimitero urbano. Grigia ed anonima, decorata da una rosa bianca.
L'immagine di una donna, inginocchiata sulla tomba. Muoveva le labbra, sembrava parlare con chi non c'è più. Non riusciva a comprenderne le parole.
Sif.
 
Tese le dita a sfiorarne il profilo, illudendosi che potesse percepire quel tocco. E forse lei poteva, perché sollevò una mano a toccarsi la guancia, proprio dov'erano state le sue dita.
 
Un uomo. Si avvicinava lentamente alle sue spalle, teneva in braccio la bambina.
Michael. Catherine.
 
L'aiutava a sollevarsi, le affidava quel corpo minuscolo e lei le posava un bacio sulla fronte, mormorando ancora parole che non riusciva a sentire.
Michael. Il dottor Michael Jones, fidato amico e collega. Quello a cui l'aveva affidata per la gravidanza.
 
L'uomo che stava cercando di sostituirlo nel cuore della sposa.
 
Non riusciva a sentirne la voce, ma il labiale era cristallo puro ai suoi occhi di jotun.
 
Se n'è andato, Amy. Lucas non c'è più. Devi trovare la forza di andare avanti.
 
Lei annuiva, impercettibile, tornando a posare lo sguardo su quella lapide.
Lui l'accompagnava con un tocco della mano sul fianchi, la convinceva ad allontanarsi.
 
Ad allontanarsi.
 
Lucas non c'è più. Devi trovare la forza..
 
Heimdall voltò lo sguardo. Solo un istante, e Loki era già lontano, quasi a metà del ponte.
 

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Capitolo 15
*** 15. Ritorno a Casa ***


Il parco era inondato dal sole, popolato di presenze e suoni e voci.
Poco distante da lei, Pepper chiacchierava al cellulare, mantenendo lo sguardo sul figlio, che gattonava nell'erba tranquillo e curioso. Ancora un po' più in là, Michael vegliava sui sorrisi della piccola Katie.
 
Le aveva chiesto d'uscire. Gliel'aveva chiesto già decine di volte, ormai. Era stato gentile e paziente, e lei aveva sempre rifiutato.
Non puoi restare chiusa in quel guscio per sempre, Amy..
 
Come dirglielo, che suo marito non c'era, in quella tomba? Come dirgli della sua promessa?
Lo guardava, intenerita. Il tempo scorreva via, e forse Loki non l'avrebbe mantenuta, quella promessa. Forse davvero non sarebbe tornato, mai più.
 
Come quando l'aveva spinta entro il raggio del bifrost, liberandosi di lei.
 
Scosse appena la testa, piegandosi a guardare la fede al dito. Doveva lasciarla ancora al proprio posto?
 
Katie! Katie!
La voce del giovane medico la scosse da quel pensiero, costringendola a scattare in piedi.
 
Fermo! Ehi! Lasci stare la bambina!
Michael levava il passo verso un uomo. Un uomo che aveva raccolto Katie da terra e l'aveva sollevata tra le braccia.
 
La paura le strinse il cuore come in un pugno.
 
- Lasci stare la..!
Adesso la voce di Michael si bloccava, come i suoi passi, a poca distanza da quella figura vestita di nero.
 
Ciao, Mick.
 
L'uomo s'era voltato, lasciandogli addosso uno sguardo di puro ghiaccio, prima di tornare a sorridere alla bambina, che si lasciava coccolare dalle sue braccia senza alcun timore.
 
Lucas..
 
- Che ti prende, amico mio? Sembra tu abbia visto un fantasma..
L'uomo adesso lo fronteggiava, con aria leggera ed ironica.
- Tu.. tu sei morto..
- E' quello che credevi tu. E infatti non hai perso tempo a divertirti con mia moglie.
- Io.. io non..!
- Perché ho una sposa fedele, Mick. Per tutta la vita.
- Hanno detto..!
- Oh, la stampa ne ha raccontate parecchie, di bugie. Ed è un po' difficile, smentire, quando sei sotto sequestro in una zona completamente isolata dal resto del mondo. Sai, Mick.. è stato bello, rivederti. Ma ora avrei bisogno di un favore. Stà lontano da loro. Da tutte e due.
 
Sif era arrivata alle spalle del medico, ed in quegli occhi rivide il dio degli inganni.
 
Un brivido, lungo la schiena.
 
Michael che scivolava via, lei che non provava neppure a fermarlo, concentrandosi sulla figura del marito.
- Che diavolo..?
- Non dire che non te ne sei accorta.. Amy. Mi stupisce, di come la tua perspicacia abbia perso smalto, da quando viviamo qui.
- Smettila.- lei tese le mani - dammi mia figlia.
 
Loki sollevò appena un sopracciglio.
- Ho detto: dammi mia figlia.
- Ho fatto male, a fidarmi di te?
 
Per tutta risposta, lei si limitò a sollevare la mano.
Oro midgardiano. All'anulare sinistro.
 
Le labbra di Loki si stirarono in un sorriso, mentre ripeteva il gesto mostrando la propria.
Ho promesso. Non vi lascio.
 
Poteva essere una delle tue bugie..
 
Non l'hai tolta.
 
Perché sei tu, quello che amo.
 
Pepper stava arrivando con Howie fra le braccia e le labbra quasi spalancate.
 
Andiamo a casa? Ho molte cose da raccontare.. e sinceramente sto cominciando a sentirmi piuttosto debole..

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Capitolo 16
*** 16. Come Ti Senti Adesso? ***


L'accoglienza alla Tower fu esattamente come se l'aspettava.
 
Tony gli si fiondò addosso, strafregandosene del poter essere paparazzato e di suscitare rumors riguardo ad una virata omosessuale, e sbraitando lo sapevo!
 
Steve si avvicinò timidamente, tastandogli un braccio non prima di aver fatto per almeno dieci volte il segno di croce, seguito da sommesso mormorio di preghiere a qualunque santo conosciuto.
 
Bruce gli strinse la mano, correndo poi a prepararsi una tazza di tisana alla malva e verbena. Meglio tenere a bada i battiti, và.
 
Clint si limitò ad un saluto mano alla fronte, tenendosi nelle retrovie, mentre Natasha si lasciava andare ad un abbraccio più caloroso ed a massaggiargli appena la schiena.
 
Fortuna che suo fratello era già informato dei fatti, e per di più al momento impegnato sul campo ad Asgard. Meglio evitare il peggio..
 
- Sei più pallido del solito..- Pepper sfoderò l'istinto materno e gli servì una tazza di the caldo, dopo averlo lasciato accomodare sul divano.
- Beh, amore, direi.- la rimbeccò il marito, ridendo - è morto.
- Tecnicamente..- il giovane roteò appena le dita, sollevando lo sguardo - sono soggetto ad un potente.. beh, diciamo.. incantesimo.
- Il risveglio.- precisò Sif, prendendo posto al suo fianco.
- Già. E' praticamente impossbile, che abbia effetto. Su un umano, intendo. Probabilmente, la mia natura è stata d'aiuto..- lui intercettò uno sguardo obliquo della moglie, e sospirò appena -..e anche mio padre.
- Lo sa?
- Cosa?
- Lui lo sa, che sei tornato? Mi risulta che il risveglio abbia un decorso molto lungo.. anni, se si parla in termini midgardiani.
- Oh. Sono scappato. Tecnicamente.
 
Sif si passò una mano sul viso, piegando le labbra in una smorfia.
 
Perciò temo dovrò restare.. qualcosa come un paio d'anni in convalescenza.
 
Odino non apparve propriamente entusiasta, nel quadro di comunicazione che la sposa si fece aprire da Heimdall quella sera.
Fortuna che la regina sapeva come mitigare le sue ire..
 
Disteso nel letto al suo fianco, Loki coccolava la bambina ed appariva seriamente debole e provato, mentre le mani cominciavano di nuovo a virare al blu.
 
- Custodiscilo tu..- la pregò la regina, con un dolcissimo sorriso dei suoi - avrà bisogno di tempo.
La sposa annuì, mentre lo sposo sollevava verso quell'immagine fluttuante un paio di luminosi occhi color rubino.
- Avrà sicuramente cura di me, madre. E io avrò cura di loro. Per sempre.
 
Come stai, ora, principe? Cosa provi, adesso?
 
Sono vivo. Sono felice.


Ed eccoci qua. Questo in teoria dovrebbe essere il finale, per la nostra storia. Il principe nero merita un po' di vacanza! Però mai dire mai, con un tipo come lui..
E quindi a presto (più o meno..), ed un gigantesco GRAZIE a tutti coloro che l'hanno seguita, recensita, messa fra le preferite o anche le hanno dato solo una sbirciatina.
Baci baci

Pao

 

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Capitolo 17
*** 17 Gli Uomini In Nero (Ghost Track) ***


nove mesi dopo, Mother Of Mercy Hospital, New York
 
- Dottor Lawson, poco fa si sono presentati due uomini. La cercavano, hanno detto che l'aspettano nell'atrio.
- Grazie, infermiera Dawn..- il giovane sorrise, leggero, firmando i registri per l'uscita.
- Erano.. vestiti di nero.. di quelli in giacca e cravatta.
 
Loki aggrottò le sopracciglia.
- Sì..- proseguì la donna, esitando un po' - uomini di quelli. Del governo, insomma. Forse..
- Avrò dimenticato qualche rata delle tasse..- lui sollevò le spalle, cercando di minimizzare, di nascondere il battito del cuore che accelerava - un po' dura, quando sei ostaggio di un gruppo di malavitosi messicani, eh?
- Già..- la donna mise una piccola smorfia, imbarazzata.
- Buonanotte, infermiera Dawn.
- Buonanotte, dottore.
 
Si allontanò verso l'uscita, a passi non troppo veloci, cercando di calmare i battiti con mille ipotesi.
Forse sono davvero qui per le tasse.. forse avranno obiezioni sul permesso di soggiorno.. sei canadese, non lo dimenticare..
 
Un sospiro, pesante.
 
Una voce che gli congelava i passi, a metà dell'atrio.
 
Bentornato, dottor Lawson..
 
Si voltò appena, incontrando la figura nera del padrone di quella voce non nuova.
- Tu.. sei morto.
 
- Anche tu.- l'agente Coulson lo raggiunse, sfilando gli occhiali e stirando appena le labbra in un mezzo sorriso.
-..Due volte.- Loki abbassò il viso, prima di risollevarlo ed incontrare quegli occhi.
Limpidi, privi di ogni traccia di rabbia. Quasi indifferenti.
- Socio e vicepresidente di una no profit internazionale, eroe dei bambini ammalati..- Coulson gli arrivò viso a viso, sostenendo il suo sguardo e calcando con ironia le parole - scrittore e benefattore.. e sei riuscito ad ottenere anche la fiducia dei Vendicatori. Devo farti i miei complimenti; operazione di copertura impeccabile.. o no?
-..Hai letto il rapporto dello SHIELD.
- Che cos'hai, in mente, stavolta?
- In quel rapporto mancano molte cose, agente Coulson.- replicò il giovane, in un soffio.
- C'è scritto della tua cicatrice.
- Sono due.
- Una è quella del tuo ex-socio.
-..All'altra ci ho pensato da solo.
 
Phil aggrottò le sopracciglia, rimanendo per un attimo senza parole.
 
- Sei già stato alla Tower?
- Sì. Tu sei l'ultimo. Se devo essere sincero, quando mi hanno riferito che quel dottor Lawson eri tu, ho pensato ad uno scherzo di cattivo gusto.
 
Loki sollevò appena le spalle:
- Avevo un sacco di casini da rimediare.
- E..?
- Non ho ancora finito.
- Se ce l'hai con me, non ho nessuna intenzione farmi visitare.
- Sei qui per sentirmi chiedere scusa?
- Direi che l'hai chiesto già abbastanza. Hai fame?
 
Loki scosse appena la testa.
- Non sono qui per le tasse, tranquillo! - Coulson si lasciò andare ad un sorriso leggermente più aperto - né per farti passare la fame..
- Ok..- il giovane gli s'incamminò a fianco, raggiungendo ed oltrepassando la porta a vetri - lasciami soltanto..- lo vide fare uno scatto di lato, portare le dita sul calcio della pistola, e sollevò appena le mani -..chiamare mia moglie, per avvertirla che farò tardi.
Estrasse dalla borsa il cellulare, e lo vide rilassarsi con un sospiro.
- Dove sei stato, in tutto questo tempo? - gli chiese, mentre aspettava la linea.
- Tahiti.- replicò Coulson, senza tono - è un posto magico..
Chiuse gli occhi e li strizzò appena, come cercando di combattere un cattivo pensiero.
 
Loki sollevò le spalle, dopo aver osservato per un attimo quello strano gesto:
- Mmh.. beato te.
 
Mise in vivavoce, per dimostrargli che stavolta non aveva intenzione di fregarlo. Phil riuscì a sentire forte e distinta la voce di una bambina.
 
Ma allola non nieni, papà?
 
- Arrivo un po' più tardi, cucciola. Ho incontrato un vecchio amico.
Un vecchio amico? - adesso la voce era di una donna, ed appariva preoccupata.
- Stà tranquilla, Sif. Niente di peloso, squamoso o proveniente da un altro pianeta. E' solo..
 
..Uno dei tanti che hai pugnalato alle spalle.- replicò lei, con un sospiro e l'aria di chi ha capito.
Phil rispose con una smorfietta:
- L'hai fatto anche con tua moglie?
- Te l'ho detto, agente Coulson. Il vostro rapporto non è completo.
- Beh, allora, se hai tempo..- quello stese la mano, come a mostrargli la direzione - aspetta un attimo.. papà?!
- E' una lunga storia.
 
A chi lo dici..

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