THE HELP.

di lamialadradilibri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO DUE ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO UNO ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO TRE ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO QUATTRO ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO CINQUE ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO SEI ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO SETTE ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO OTTO ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO NOVE. ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO DIECI ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO UNDICI ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO DODICI ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO TREDICI ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO QUATTORDICI ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO QUINDICI. ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO SEDICI ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO DICIASSETTE ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO DICIOTTO. ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO DICIANNOVE. ***
Capitolo 20: *** CAPITOLO VENTI ***
Capitolo 21: *** avviso! ***
Capitolo 22: *** CAPITOLO VENTUNO. ***
Capitolo 23: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO DUE ***




CAPITOLO DUE.


Hermione si rimboccò le maniche. Odiava l’idea d’aver pensato di scappare, lasciando qualcuno in difficoltà. Aveva addirittura pensato di dire ad Harry o, meglio ancora, ad Hagrid – ma sarebbe andata bene una qualsiasi persona, a dirla tutta – che era troppo emozionata, non sarebbe riuscita a salvare Malfoy e, in più, aveva « paura del sangue ». Poi però s’era sentita stupida, sporca, inutile. E poi Hagrid avrebbe commentato, divertito – o forse deluso? « Dopo tutto ciò che hai affrontato, hai paura d’aiutare un povero ragazzo? ».
Appunto. Era proprio così. La paura di fallire l’assalì. E se avesse preso qualcosa di sbagliato? ... Se avesse ?...
Ma no, non avrebbe. Perché semplicemente aveva studiato e vissuto troppo per poter sbagliare una cosa simile.
Si chinò sul ragazzo. Draco, sempre bellissimo. Ma ferito, pallido, sporco, debole.
L’immagine della torta al cioccolato le sembrò davvero lontana, ora. Gli posò una mano sulla fronte. Bruciava. S’allontanò di colpo, quasi scottata. « Cazzo! » esclamò, al contrario di ciò che avrebbe detto normalmente.
E cominciò a darsi da fare, non tollerando che Draco Malfoy – sì, sì, Malfoy! – sarebbe morto per causa sua.
 
Hermione s’infilò nel suo letto. Nella sua stanza non c’era un’altra ragazza perché, quella che c’era, era scappata per un po’ a casa sua. « Scusa, Herm. » aveva detto. « Non ce la faccio! ».
Lei s’era limitata ad abbracciarla, capendola al cento percento. Anche lei avrebbe voluto scappare, però aveva cose più importanti da fare. Come salvare una vita, per esempio.
Ripensò al giorno passato. Era corsa su e giù per la scuola, chiedendo aiuto e aiutando Draco, finché il ragazzo non s’era rimesso almeno un po’. L’unica cosa certa era che non s’era ancora svegliato se non, per poco tempo, incoscientemente. In quel momento Hermione aveva urlato - « Oddio! » - terrorizzata.
Era andata così: credeva che tra lei e lui – quel traditore! – fosse solo odio, ma allora perché era sempre così dannatamente strana quand’era con lui?!
Ripensò a Ron. Lo amava? No. Cioè, sì. Cioè, no. Non sapeva, ecco. Non sapeva niente!
Qualcuno bussò alla sua porta. Hermione si tirò su dal letto, dicendo, monotona: « Avanti! ». Probabilmente era una ragazzina del primo anno che, terrorizzata, non voleva dormire sola ... E come biasimarla? Nemmeno Herm voleva. Ma non l’avrebbe mai ammesso!
Invece entrò la McGranitt, sostituta di Silente da quand’era ... Beh, morto. Nel pensarlo, la ragazza sentì una fitta al petto e si passò, tristemente, una mano tra i capelli. Così, per far qualcosa.
La donna la imitò, quasi nemmeno lei volesse starsene là sulla soglia con le mani in mano, e si riavviò i capelli grigi.
Un momento... Sulla soglia?
Hermione si ridestò. « Prego, entri pure, professoressa! » squittì, sistemandosi il pigiama squallido.
« Non si preoccupi, signorina Granger. » replicò la signora, però entrando. Hermione pensò, sempre triste, a com’era tornato tutto a una certa ‘normalità’ dopo la sconfitta del Signore oscuro. Le lezioni erano riprese, dopo, semplicemente sostituendo i prof che non c’erano più ... e c’erano meno compiti, soltanto perché, nel tempo libero, i ragazzi dovevano risistemare la scuola e – o aiutare i malati.
« A cosa devo questa visita? ».
« Ecco, ho saputo che oggi s’è occupata con successo di Draco Malfoy ».
Hermione arrossì. Come sempre, quando le facevano un complimento. « Beh, ho fatto ciò che potevo » e non ho potuto evitarlo. C’era una cosa da dire, però: la torta al cioccolato era davvero prelibata, anche se lei era riuscita solo a sbocconcellarla un po’, sotto lo sguardo preoccupato di Harry e Ginny.
« Non vorrei che tutto ciò andasse a rotoli ».
La ragazza inarcò un sopracciglio e guardò la signora, anziana ma con un portamento da prima ballerina, fisico asciutto e spalle dritte. Mento all’insù e sguardo vigile. Non la seguiva. A che voleva alludere? « Come? »
« Intendo dire. È opportuno che Malfoy » era una sua impressione, o questa volta la McGranitt pronunciò quel nome con una punta d’astio? « resti solo la notte e la mattinata, quando lei avrebbe lezione? »
Hermione faticò a comprendere, tant’era stanca.
Come?!
Serrò i pugni.  « Non posso vivere dietro a lui! » si ritrovò a urlare. Dal corridoio sentì un chiacchiericcio sorpreso, e la preside s’affrettò a chiudere la porta.
« Hermione ... è importante che sopravviva! Le chiedo d’aiutarlo. Poi potrà recuperare in massima calma e non perderà l’anno! »
« Ma- »
« Niente ma. E’ un ordine. D’ora in poi lei si occuperà di Malfoy ».
La ragazza chinò il capo. Assentì. E cominciò a vestirsi; d’altronde, avrebbe passato la  notte in quella fredda stanza dell’infermeria.
 
---
 
Quella notte passò molto, molto – molto! – lenta. Hermione continuava a tener d’occhio Draco – un po’ perché doveva, un po’ perché voleva – ma questi non diede segno di volersi ridestare.
È comodo così, eh? Pensò Hermione sospirando. Prese il suo caffè e lo bevve a lunghi sorsi, ustionandosi la gola. Starsene lì, venir curato e poi svegliarsi – forse – per tornare il solito ... coglione!
Allo stesso tempo però pensò: com’è bello.
La ragazza, confusa, si alzò e gettò con ira il caffè nel cestino vicino alla porta, quindi tornò a controllare come stava il ragazzo.
Gli stava passando una mano sulla fronte fresca – meno male! Non avrebbe sopportato l’idea di dover star vigile per chissà quanto, mettendo e togliendo un panno bagnato dal suo viso – quando il ragazzo aprì gli occhi e, con uno scatto fulmineo, la afferrò.
Hermione soffocò all’ultimo un urlo. « Aiuto! » rimase racchiuso nella sua gola, mentre si perdeva negli occhi di ghiaccio di Draco.
« Granger! Mi stai toccando?! » le sibilò addosso Malfoy, seppur con voce affaticata. Hermione sospirò, seccata. E così ciò che aveva pensato era vero!
« No, Malfoy » replicò con la stessa acidità. « ti sto curando. Se non lo sapessi, hai implorato per essere curato qui, e- »
« Lo ricordo! Quale errore più grave? Se avessi saputo che tu – tu! – mi avresti curato – tu! – sarei morto volentieri ».
La ragazza si liberò con uno strattone.
Ora basta!
Era stufa!
All’una di notte se ne stava lì, a curarlo, e lui che diceva?!
‘Preferisco morire!’
Spinta dall’ira gli tornò vicino e lo guardò in cagnesco. « T’accontento allora! »
E si preparò a farlo fuori a mani nude.
Non sapeva se ne avrebbe avuto il coraggio, ma ne trovò abbastanza per mentire.
Lui in ogni caso – forse comprendendo la sua posizione – si spaventò e chinò lo sguardo. « No » commentò, freddo. Possibile che la sua voce non avesse sfumature?! « preferirei semplicemente cambiare infermiera ».
Lei sentì ribollire il sangue nelle vene. Ma come! Stronzo! « Draco, ti ho salvato la vita » gli fece notare, continuando a ripetersi: ‘Calma. Sta calma.’
Quasi ci riuscì. Almeno finché lui non sbottò: « Ma va’? Ora va’ via! ».
Il vaso traboccò.
« Non rispondo delle mie azioni ».
 
---
 Angolo Autrice.
Em, si, lo so, rieccomi! La verità è che ho pensato che il Prologo fosse davvero troppo breve per potersi interessare un po' alla storia e così, ecco il 2 capitolo.
Come già detto, potrei aver fatto degli errori, anche se mi sembra d'essere stata parecchio attenta ad evitarli ... aiutatemi eh :)
Che cosa succederà tra Herm e Draco? (perché diciamocela tutta, lui è davvero idiota!)
Vedremo :3

Continuo a 1 recensione.


Meme1

 

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Capitolo 2
*** CAPITOLO UNO ***



THE HELP

Capitolo Uno.

Prologo.

HERMIONE.

Si pettinò i capelli, rossi.
Come poteva pensare all’aspetto fisico, dopo tutto ciò ch’era successo?
Però era stato dato un ordine. « Non girate come zombi. Datevi un contegno! ». Lei aveva solo ubbidito.
Si sistemò meglio la divisa della scuola e sospirò. Dunque lo stava facendo – un po’ come tutti?
Fingeva.
E va bene. Avrebbe finto. Ma solo per aiutare chi stava più male.
Scappò fuori dalla sua stanza, dal dormitorio, corse per le scale finchè non arrivò in infermeria.
E là spalancò gli occhi, inorridita.
Hagrid si strinse nelle enormi spalle. « Ciao, piccola. » la salutò.
Dietro lui c’era Harry. Ron, ancora a casa sua, teneva compagnia alla famiglia dopo ... le perdite.
« Perché è qui? » domandò a denti stretti, indicandolo. Il biondo, svenuto, crollò sul letto ed Hargid lo sistemò meglio.
« Herm. » la rimbeccò Harry, raggiungendola. L’abbracciò. Anche lui s’era “sistemato”, ma non poteva fare nulla per le occhiaie e l’orrore negli occhi. « Lo dobbiamo aiutare. È ... »
« Un nemico. Traditore. Perché è qui!? »
Hagrid pose fine a tutto ciò.
« Ha chiesto aiuto, s’è umiliato. È pronto. »
Lei sgranò gli occhi.
Poi guardò Draco, che messo peggio di così non poteva essere.
Un vocione la riportò alla realtà. « Hermione. Ragazza. Aiutalo. Non c’è nessuno che può farlo, ora. » Il gigante ammiccò, parlando di tutti i medici e i ragazzi più esperti in quel campo che già erano occupati con molti – molti, molti – altri pazienti. « E poi andiamo, » continuò, sorprendendola. « chi vorrebbe aiutare Draco Malfoy? »
Harry sospirò, ed Hermione lo imitò. Ma lei, ovviamente, perché anche se lo odiava e, nonostante ciò che aveva detto, non poteva veder morire qualcuno; che fosse Malfoy o ... chiunque altri, non importava.
Annuì, convinta. « D’accordo. Ma a pranzo voglio la torta al cioccolato. »
L’amico alla sua destra ridacchiò, ma era una risata tesa, che presto si spense; il gigante dinnanzi a lei invece annuì affermativo e poi uscì, assieme all’altro, lasciandola sola con un mezzo-morto sul letto.

Angolo Autrice.
Allora, abbiate pietà di me, è la mia prima ff in assoluto, infatti fin'ora ho scritto esclusivamente storie nella categoria < originali > e, in più, non mi ero mai appassionata così tanto a Harry Potter.
In questo periodo però, mi sono riavvicinata tanto da voler fare anche qualcosa di mio che riguardasse la saga; leggendo qualche ff, rileggendo i libri che avevo a casa e così via, ho provato a fare... Questo. Questa "cosa", questo "non so bene cos'è", nel quale mi sono però davvero impegnata molto.
Vi chiedo aiuto perché, primo, non essendo la Fan numero 1 di Harry Potter, e nemmeno la numero 2 ma manco la 100,  non conosco bene personaggi, ambientazioni, eccetera (ovviamente farò del mio meglio per imparare tutto ciò), quindi mi chiedevo se, nel caso commettessi errori, potreste perdonarmi e aiutarmi a sistemare...? Secondo, perchè ovviamente voglio sentire le vostre opinioni non solo sui miei errori, ma anche sulla storia ... com'è?
Vi "ispira"?
In realtà a me sì, molto. Non credo d'aver commesso errori madornali, fino adesso (cioè, avrò scritto sì e no 2o righe !) ma nel caso avvisatemi .

Grazie di essere arrivate / i fin qua giù,

meme1.

Ok, questa cosa non c'entra molto ma ... è adorabile XD


 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO TRE ***


« Un amore che doveva essere infinito ».
 

CAPITOLO TRE.

Il vaso traboccò.
Solo che non traboccò come Hermione avrebbe sperato. O meglio, non traboccò proprio, perché la ragazza non riuscì a dire una parola – anche se in testa aveva già in mente diversi omicidi perfetti – che la porta della stanza d’infermeria ed una chioma rossa fece capolino.
Ron, i cui occhi brillavano per la felicità di rivedere Hermione che, almeno così lui pensava, ora era più che un’amica, non aspettò nemmeno di vedere la sua reazione e le saltò addosso.
« Herm! » ululò, stringendole i fianchi. Hermione lo strinse a sé, automaticamente: l’aveva fatto ormai così tante volte che le sarebbe costata fatica non abbracciare Ron. Ma in quel momento nella sua testa c’era ben altro! E quanto si sentiva sporca nel pensare Draco stringendosi a Ronald?
« Ron » bisbigliò.
« Sono qui, ora, potremo stare assieme ... »
Il rosso sembrava proprio non essersi accorto di Malfoy, mentre Hermione ne era fin troppo consapevole. Arrossì fino ad assumere la tonalità dei suoi capelli e cercò d’allontanare l’amico, che però continuava ad abbracciarla, senza rendersi conto di ciò che stava succedendo.
« Ron » ripeté, sempre piano.
« ... Perché ci amiamo, no? Mi hai baciato, e... »
Baciato. Già, nella confusione generale le era sembrato così giusto farlo. Ora, però... Draco...
« Ron! » questa volta alzò il tono di voce e l’amico si allontanò, perplesso. Lei si lisciò i vestiti che aveva indossato la sera prima e fece per parlare. Ma sì, avrebbe spiegato tutto come stava a Ron davanti al biondo, così avrebbe sconfitto le sue paure!
Paura di vederli vicini, con lei in mezzo.
Paura di dover scegliere.
Paura di-
« Bella coppietta! » commentò una voce. Hermione s’irrigidì all’istante, mentre il piano “distruggi le tue paure – ecco come fare!” veniva distrutto. « Davvero, ragazzi. Che carini! Entrambi rossi di capelli – e anche di faccia ora! Che belli » continuò a sbeffeggiarli Malfoy. Ron non diceva nulla, troppo sconvolto; la ragazza invece studiò il malato e nei suoi occhi, per un secondo, vide qualcosa ... di diverso, strano, incoerente... ma fu un attimo, perché subito dopo sparì. « Però Ron, davvero ti metteresti con una così? Che sa cos’è la magia per sbaglio?! Una lurida ... »
Ron scattò in avanti.
Hermione lo vide stringere il collo di Draco, ma fu così rapido che non riuscì a fermarlo. Eppure... perché stava bene, nel vederle quell’arrogante pieno di sé castigato?
« Malfoy! Capisci che non sei nella posizione di ... »
« Ron! » Hermione s’avvicinò, veloce. Afferrò i polsi dell’amico e li allontanò dal bel volto della serpe – Malfoy, sospirando. « Non vedi che non è nella posizione di difendersi? » replicò, piccata.
Lasciò il rosso scioccato, con i grandi occhi dolci sgranati per lo shock; tornò quindi a occuparsi del biondo: sul suo collo c’erano dei segni rossi.
« Lascia stare, scema. È tutto a posto! » la fermò Malfoy, prima che lei potesse sistemarlo almeno un po’.
Scema?
Hermione tentò davvero di non batter ciglio, anzi, d’incazzarsi, ma non ci riuscì: scoppiò in una risata fragorosa e batté una mano sul petto muscoloso di Malfoy. Poi venne fuori la sua parte sadica, che nemmeno conosceva, e commentò: « Insultami un’altra volta » esclamò, anche se “scema” più che un insulto sembrava un soprannome dolce. Da coppietta. « e farò in modo che tu non possa più camminare ! »
Sapeva perfettamente che, con la magia, Malfoy sarebbe tornato subito sulle proprie gambe, ma sfruttava al massimo la possibilità che le veniva offerta in quel momento: pochi avevano ancora la propria bacchetta, pochi avrebbero potuto aiutare Draco in un tempo immediato. E Hogwarts era una scuola grande... perdersi facile... nascondere qualcosa, poi!
Ridacchiò.
« Herm... Ma noi... Tu... Io- »
« No, non stiamo assieme, Ron! » strepitò la strega, stressata e stanca. In quel momento non le importava proprio niente di ferire o meno l’amico. Doveva solo dirgli la verità! Inutile indorare la pillola.
Ron sbiancò.
Da dietro lei, Hermione sentì un fischio. « Uh-uh. Aia, Ron. Fa male detta così! »
NON dargli ascolto, non farlo! Si urlò dentro sé. E, chissà come, ci riuscì. Forse grazie alle lacrime che Ronald stava versando.
Lacrime vere, lacrime da uomo, non frutto d’un capriccio.
La strega si sentì crollare il mondo addosso.
« Sono corso qui. Pensavo: “Hermione sarà felice! Non dovevo tornare entro un mese!”. E invece sono corso qui. Mamma non sa! M’ammazzerà quando torno! Eppure ... eccomi! » si indicò. Freddamente. Le lacrime si bloccarono. « Avrei fatto meglio ad andare da Harry. Ho perso tempo.
« Lui è un amico, tu no. Sei falsa. Inutile. Stronza! » alzò gli occhi al cielo. « Come potevo pensare che fossi cambiata? Eppure sembrava di sì. »
« No, Ron. Cosa- »
« Illusioni! Illusioni! Nient’altro ».
« NO! Ron! »
Ma Ron era già uscito, con le spalle alte e il mento verso l’alto. Orgoglioso più che mai e ragionevolmente arrabbiato.
Hermione crollò a terra, appoggiandosi al lettino dell’idiota. Cominciò a piangere.
Piangeva, si! Le era capitato così poche volte.
Ma ora non poté fermarsi ...
Ron!
L’aveva perso?
« Dai, Hermione. Gli passerà » sentì dire, con voce dolce, da Draco.
Alzò lo sguardo – sapeva d’essere orribile, tutta rossa e con gli occhi gonfi, ma se ne infischiò – e incontrò due occhi di ghiaccio, che ricambiarono, gelidi.
Poi un’emozione passò come una stella cometa.
Durò un istante.
Ma durò.
C’era.
Dolcezza.
Hermione cercò la sua mano. Si alzò, stringendola. Sentiva Draco teso – stava comunque toccando una persona! Roba da guinnes dei primati! – ma non si ritirò. La ragazza si domandò cos’avesse in mente ma poi, semplicemente, rinunciò.
Perché voler sapere sempre tutto? È inutile.
A volte, si sta meglio all’oscuro.
Come me e Ron, per esempio.
« Hai ragione, per una volta. » biascicò. « In ogni caso non sono qui per parlare- »
« AH! » Draco stritolò la sua mano, urlando.
Si contorceva dal dolore e la ragazza terrorizzata realizzò di non sapere che fare.
S’inginocchiò, avvicinandosi al suo volto. « Draco! Draco, che c’è? Devi aiutarmi, sennò io non potrò- »
« La gamba! ... la... »
« Okay, capito. La gamba. Mollami la mano. »
Lo fece.
« E stringi i denti » lo avvertì, fiera d’aver ripreso possesso della situazione. « farà un po’ male. »
Gli scoccò un’occhiata.
Cosa sta succedendo?
Perché mi comporto così con lui?
Cominciò a curarlo, mettendo a tacere quella stupida, insulsa ed impicciona! voce.
 
---
 
« Come sta? »
« Bene, in realtà » Hermione si passò una mano sugli occhi stanchi. Era un giorno che non dormiva! E in più era distrutta dopo la fatica della guerra. Quanto avrebbe resistito? « ogni tanto ha delle ricadute. Ma è normale. Sta migliorando » s’affrettò ad aggiungere. “Sta migliorando!”. Così dicono tutti i medici, dopo i loro discorsi sui pazienti. “Si, morirà presto.” Dicono. Poi: “Però sta migliorando!”. Si, come no. In quel caso comunque, era vero. Draco aveva un colorito già migliore – anche se, aggiunse ancor più tra sé e sé la ragazza, gli sta partendo il cervello!
Già, altrimenti come spiegare quei comportamenti di umanità verso di lei?
« Bene » fece la McGranitt. « Puoi prenderti un po’ di pausa... ovviamente, stando qui dentro » aggiunse anche lei alla fine.
Poi uscì.
Hermione voleva urlare. Come avrebbe potuto aiutare Ron, intrappolata là dentro?!
Non c’era verso d’uscire (senza causare problemi): nella stanza c’era il bagno e ogni tot ore le veniva portato del cibo!
L’unica cosa che mancava era il letto ...
La ragazza lanciò un’occhiata fugace a Draco.
Dormiva – ovviamente! Con le medicine con cui l’aveva curato, avrebbe dormito ancora per ore.
Ore lunghe, lunghe – lunghe! – e noiose. E stancanti.
E lei era già stanca.
E quel letto era a una piazza e mezza, perciò ci sarebbe stata pure un’altra persona... Hmmm, lei.
Senza pensarci un’altra volta – altrimenti si sarebbe stesa sul pavimento, pur di non dormire con Malfoy! – s’infilò sopra le coperte accanto a lui.
La sua mente pensò: Oh, molto meglio. Ora che si sta bene! I miei poveri piedi! Ahh, che bene non dover più camminare! Hmmm.
Il suo cuore andò per un’altra strada. Che Mente odiava. Perché portava solo a una conclusione : dolore – e, in alcuni casi, morte.
Hermione guidata dal cuore osservò Draco. Ora che dormiva tranquillo era così bello, coi lineamenti distesi, la bocca non più piegata in un ghigno. Né corrucciato né sarcastico, Draco sembrava proprio un angelo.
Eh già.
Hermione alzò una mano. Voleva accarezzarlo... sentire com’era la sua pelle, là dove c’era una botta, oppure...
No!
Mente prevalse.
Hermione abbassò la mano e chiuse gli occhi. Aveva un’ora di relax e l’avrebbe passata dormendo.
Sospirò, cercando di rilassarsi – e non pensare a chi aveva a meno di mezzo metro di distanza.
Il nuovo Tu-sai-chi? Colui che non può essere nominato – sennò Hermione dà di matto?
Hermione piegò le labbra in un sorriso stanco.
Si, certo! Come no.
Alla fine cedette e strinse la mano del ragazzo, beandosi del suo calore.
 
Angolo Autrice.
Allora! Rieccomi! Prima d’iniziare a parlare della storia, voglio fare un ringraziamento a chi ha già recensito la storia (davvero, grazie mille!!): MrsCrowley, NIKI MALFOY, herm1998!! :D
E sono rimasta super sorpresa di notare, così per caso, che questa ff è già finita tra i “preferiti” di qualcuno! Che orgoglio! Si, parlo con voi:  Aster_Mezzelfo e herm1998 (again!) sono strafelice che vi piaccia tanto!!
Tornando al capitolo, questo è già il terzo (giusto? :P)
Tralasciando Ron, che è stato davvero ferito da Hermione, parliamo un attimo di Draco. È stranamente buono in questo capitolo! Ma c’è da dire che è pure un gran stronzo! Sì, parlo della parte: “Uh-uh! Aia, Ron. Fa male detta così!”. Non puoi startene zitto?! Accidenti! U.U
Diciamo che alla fine è così: Prima c’è un momento d’enorme stronzità, che poi viene completato da un momento di quasi bontà, così si torna alla  normalità.. capito? xD spero di si.
Come back. Ron. Ron. Ron. È andato tutto molto in fretta, eh? Ma è tornato prima... lei non era pronta... e poi pure lui s’è messo a sparar sentenze. “Non sei un’amica” eccetera.
Il Saggio Draco dice che “passerà”, ma vedremo.
E la McGranitt avvoltoio che resta sempre lì a controllare Herm?! Secondo me quella progetta qualcosa, dico io!!
Uhm. Uhm.
Bo direi che non c’è nient’altro da dire; in questo capitolo poi non ho fatto troppi riferimenti alla storia (li ho schivati più che potevo, lol), ma comunque solita solfa: HELP ME!!!
Ah sì volevo dirvi: la storia si chiama “THE HELP” mica perché dovete aiutarmi voi eh xD è perché Herm aiuta Malfoy, e poi perché ... SSSSH! È solo un’idea!!! U.U non posso dirvi, sorry.
*momento di pazzia*
Direi che è tutto, gentili signori.
Non so quando ci si risentirà perciò: buona vita!!

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Capitolo 3
*** CAPITOLO QUATTRO ***


CAPITOLO QUATTRO

DRACO
.

Draco si rigirò nel letto, irritato. C'era qualcosa che non andava, qualcosa di sbagliato in ciò che lo circondava.

Avrebbe voluto aprire gli occhi, controllare – infondo non era ciò che gli veniva meglio? Controllare, controllare tutto e tutti – ma era così tremendamente stanco che posticipò l'operazione.

Stanco dalla guerra, dai suoi errori e stanco di aver creduto in una cosa sbagliata. Ammetterlo, per essere salvato, era stato difficile. Aveva urlato, invocato aiuto, finché qualcuno – ora nemmeno ricordava chi – era andato a salvargli la pelle. E poi?

Poi era stato rinchiuso in una stanzetta, sempre a letto – niente magia uguale niente guarigione immediata, purtroppo – con un'infermiera … beh, Draco non sapeva bene come definirla, Hermione. Hermione era Hermione.

Negli anni passati l'aveva sempre evitato o, tutt'al più, isultato. Ma mai s'era esposta così tanto, mai gli era stata così addosso con il fiato sul collo.

Vero: poteva essere che fosse costretta, per esempio dalla McGranitt che la vegliava sempre, ma a Draco straniva comunque quell'atteggiamento.

E poi, cristo! Draco avrebbe voluto picchiarsi, in quel momento. Era stato umano, anzi, gentile con una persona! Con Hermione Granger, un'inutile Nata Babbana!

In ogni caso l'aveva fatto per pura compassione. Pietà. Tutte cose che si, non erano da lui, ma stavano ben distanti dall'idea di “dolcezza”.

Draco pian piano si stava sempre più svegliando, ma fece di tutto per non aprire gli occhi. Non voleva tornare così presto alla realtà. A Hermione Granger, coi suoi capelli sempre più rossi e i suoi occhi color dell'oro …

Eppure sarebbe stato inevitabile. Sarebbe ben presto tornato a guardarla e lei lo avrebbe nuovamente guarito – poiché costretta, si ricordò. Nemmeno lei era buona, infondo – dal dolore.

Il ricordo della fitta alla gamba lo tormentò. Era stata così forte! Improvvisa! Potente!

Incredibile poter soffrire così.

La sensazione di inadeguatezza aumentò; c'era qualcosa, là fuori, nel mondo, che non funzionava.

Draco si svegliò di botto.

Come poteva essere stato così idiota? Magari qualche suo nemico l'aveva ferito, prima uccidendo Hermione … e...

Perché pensi alla sua incolumità?, gli domandò un'asfissiante vocina. Draco si passò più volte le mani sugli occhi, seccato. Ovvio che pensava a lei. Era Hermione a curarlo! Niente di più.

Poi si guardò attorno. Controllò.

La stanza – bianca e verde, disgustosa – era normale, niente fuori posto.

La finestra era sigillata, segno che nessuno era entra-

« Granger! » ululò, sorpreso. Una ragazza dalla chioma rossa gli dormiva raggomitolata accanto, stringendogli una mano. Ecco il perché della sua sensazione!

Il ragazzo all’improvviso non capì che fare. Allontanarla? Restare così? Infondo, era comodo. E poi, lei era cosi bella col viso tranquillo, i capelli sparsi sul cuscino – e un po’ sul proprio corpo, notò Draco – e un lieve sorriso sulle labbra...

E questo sarebbe un pensiero à la Malfoy?, gli domandò ironica la stessa vocina di prima: la sua coscienza. Draco la ignorò un’altra volta e – non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce – s’incantò.

Quella ragazza! Era troppo bella! Non poteva essere vero.

Senza accorgersene si ritrovò a pensare a Weasley, quel povero ragazzo era stato rifiutato con così tanto ardore che s’era messo a piangere. Draco sospirò: nonostante tutto, quel rosso un po’ sfigato gli stava simpatico, proprio come i gemelli ... Il ricordo della perdita gli causò un attimo d’infelicità, ma presto tutto tornò normale.

Normale?, pensò Draco, sconvolto. Con uno strattone liberò la propria mano – stava toccando una persona! Una Nata Babbana per di più! – e s’allontanò più che poté, per quanto gli permetteva il corpo malandato.

« Granger! » ringhiò, assumendo un tono di voce acido. Non perché volesse: doveva. Cos’avrebbe pensato la rossa, nel trovarlo lì appollaiato a fissarla, mano nella mano? Puà! Disgustoso. Ma sì, certo. Non gli era piaciuto stringerla a sé, era stata tutta una specie d’allucinazione dovuta al dolore. Ovviamente.

Hermione si svegliò di soprassalto. Lo guardò e Draco ricambiò. Nei suoi occhi lesse umiliazione e sorpresa e ne andò fiero. « Granger! Perché diavolo eri qua!? »

La Granger sgusciò via dal letto; in quel modo quando il suo peso mancò, Draco  venne sballottato qua  e là in modo doloroso. Ma, fiero com’era, non disse nulla e strinse i denti.

La rossa – di capelli e di viso – cominciò a scusarsi e giustificarsi, gesticolando. Camminava su e giù per la stanza e Draco si ritrovò a descriverla con due aggettivi: snervante e dolce. No, macché. Non dolce: ingenua, stupida.

Arricciò il naso e tornò ad ascoltarla. No, davvero, non stava guardando le sue labbra! No. Mica era lui. Però erano così belle, dài. Ammettiamolo!

« ... Così mi son messa lì. Per poco però! Sarà passata neanche un’ora ... vedi? Sono le ... » farneticava, così che dopo un po’ il biondo si stancò.

Con uno scatto si tirò su a sedere, poi gemette di dolore. Cazzo! « Senti, Granger. Non m’interessa, okay? Non m’interessa. »

La guardò.

Nei suoi occhi, lesse delusione, umiliazione, confusione e tanto altro. Ed era colpa di Draco; lui in ogni caso lo sapeva, ma poco gl’importava. L’aveva consolata, sì, e con questo? Mica s’era inginocchiato dinnanzi a lei – cosa impossibile peraltro, con le sue povere gambe! – e le aveva detto, seducente: “mi sposi?”

A pensarci bene Draco per curiosità l’avrebbe fatto – gambe permettendo. Chissà che gli avrebbe detto l’isterica? Sarebbe andata in tilt, sicuro!

« Oggi sto già meglio, perciò và, esci un po’! Da ore siamo rinchiusi qua, almeno tu che puoi vattene! »

« Non posso » mormorò, tristemente. « sono controllata » gli spiegò poi.

Draco alzò un sopracciglio, sarcastico. « Sì, come no. Dillo pure, che non puoi stare senza me. »

Lei s’avvicinò, pericolosa. « Ma che dici?! » urlò, istericamente, qualche ottava più su del normale. Draco si ritirò con dolore e scocciato da quella pazza, che più parlava più faceva danno – a sé stessa. « Non è vero! No! Cioè, io che vado dietro a te? Scherziamo!? Andiamo Draco, non scherzare! E ora stà zitto! »

Il ragazzo sospirando si lasciò ricadere sul letto.

 

HERMIONE.

Che figura ... barbina! Prima, era stata beccata a russare – anche se in realtà non russava – nel letto di Draco, rossa come un pomodoro poi s’era giustificata alla bell’e meglio, e alla fine!? Per concludere in bellezza, ma sì dài!, aveva fatto capire a Draco cosa pensava di lui!

Dio mio!

Non poteva andare avanti così: era inammissibile. A lei Draco non piaceva, anzi, lo odiava. Ovviamente.

E poi c’era Ron. Doveva raggiungerlo.

D’un tratto – Hermione stava controllando, non senza qualche difficoltà, la temperatura a Draco, il quale faceva di tutto pur di renderle più difficile le cose – la porta si spalancò. Hermione, di spalle, si voltò speranzosa. « Ron! ... » esclamò, per poi ricredersi.

Era la McGranitt. Di nuovo.

Con un bel sorriso spostò dolcemente Hermione e s’avvicinò a Draco, con la bacchetta alzata.

Per un attimo la ragazza ebbe l’impulso di mettersi tra loro. No! Non lo uccida! Ma dio, come essere più idioti? Era ovvio che la McGranitt era lì per curarlo definitivamente, lasciandoli così liberi.

« Meno male ch’è venuta, professoressa!  Non ne potevo più » commentò Draco. Hermione si sentì morire quando la McGranitt le lanciò un’occhiata perplessa. Alzò i palmi, in segno di resa, e s’accasciò su una sedia.

« Ora Draco ti sistemerò del tutto. Fin’ora non mi è stato possibile. Poi, tutt’e due, ricomincerete il corso di studi. »

Hermione alzò lo sguardo.

Ed incontrò gli occhi glaciali di Draco. Subito abbassò il suo, sconfitta.

E ora?

Ora che sarebbe successo?

Ricordava così bene Draco che la consolava, le sue parole dolci e le loro mani intrecciate ...

Deglutì, ingoiò il boccone amaro e pensò: ora si va’ avanti.

Se solo avesse di nuovo guardato Draco, l’avrebbe visto corrucciato intento a fissarla, preoccupato.

DRACO.

E ora?

Draco guardò Hermione: era pensierosa e triste, buttata sulla sedia. Stanca.

È solo stanca, pensò. Come poteva Hermione Granger essere triste di lasciarlo? Pff. E poi a lui che importava? Un fico secco.

Eppure ... Voleva vederla ancora, questo era sicuro.

Le avrebbe dato il tormento, così da farle pagare per i suoi comportamenti poco carini con lui, in quei giorni.

Solo per questo?, si domandò, senza però sapersi rispondere.

Ghignando sibilò: « La Granger è pazza! »

Angolo Autrice.
Tadan! Rieccomi. Questo è ormai il quarto capitolo ... E per Herm e Draco si sono novità! Sono costretti (giustamente direi) a separarsi ma, se da un lato Herm crede che finirà così, dall'altro c'è Draco che ha già un piano per lei. Come andrà a finire tra questi due? E che la McGranitt si sia accorta di qualcosa che si sta creando tra loro?
Chi lo sa U.U
In ogni caso, questa è la parte in cui voi aiutate me :) allora, so che ci sono più tipi di streghe e maghi, giusto? I purosangue (mago + mago); i mezzosangue (mago + babbano); e i Nati Babbani (babbano + babbano). Ripeto: giusto, è così? Perché ho controllato anche su HP italia, però vorrei una conferma  da voi, cosi, non si sa mai. :3
Che ne pensate di questo capitolo? :) dai dai che voglio sentire le vostre voci <3

Ps. Perchè quando cerco immagini di Tom su Internet vengono fuori foto di Jasper?! (pardon, ma il nome dell'attore proprio non lo so e soprattutto non m'interessa xD)

Hagriiid :D uno dei miei personaggi preferiti :3

 

 

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Capitolo 4
*** CAPITOLO CINQUE ***


CAPITOLO CINQUE.

Hermione camminava svelta per i corridoi della scuola. Per la prima volta la trovava opprimente, angusta, caotica con tutti i maghi e le streghe più piccoli che erano appena tornati ed ora correvano su e giù per le scale, cercandosi tra loro.
Quando uno di loro si scontrò con lei, Hermione non poté trattenere un’imprecazione ch’era tutto fuorché à la Herm. Quello si scusò più volte, imbarazzato - « Non volevo! Non ho visto! Scusa! Mi dispiace! Ciao. » - e se ne andò in velocità. Era rosso come i capelli della ragazza.
Hermione proseguì, spedita. Dove stava andando? In realtà non aveva una meta, ma un nome in testa: Ronald.
Non aveva idea di dove potesse essere, davvero. Come mai si sentiva così? Insomma, stava pensando al suo – forse ‘ex’ – migliore amico come se si trattasse d’un estraneo! Alla fine sconfitta, optò per andare nel dormitorio dei Grifondoro.
 
« Hermione! »
Lei si voltò. Era seduta su una poltrona; anzi, piuttosto era buttata sui cuscini.
Harry Potter, un ragazzo dai capelli scuri, occhiali tondi e una vistosa cicatrice sulla fronte a forma di saetta le arrivò quasi addosso.
Sul suo volto solitamente sorridente non c’era traccia di felicità, anzi. La rossa lo capì subito: avrebbe dovuto sorbirsi la predica dell’amico. Come se non fosse già demoralizzata abbastanza!
« Ron mi ha ... »
Lei tagliò corto: « Immaginavo. E allora, che ne pensi? Ti avrà sicuramente detto che me la faccio con quella disgustosa serpe, eh? ». Beh, sul “disgustosa” avrebbe avuto qualcosa da ridire. Hermione dentro sé pensava che non c’era serpe più bella di Draco. Coi suoi occhi, le sue labbra e...
« Proprio così! Allora non neghi! » esclamò Harry, accomodandosi accanto a lei. Non le lasciò il tempo di proseguire, ché continuò a ciarlare d’assurdità. « Allora questi giorni sei stata veramente assente perché eri con Draco! »
Hermione si sarebbe aspettata un po’ più di comprensione dall’amico, magari qualche messa in dubbio su ciò che Ron gli aveva raccontato ... e invece niente, l’aveva annientata con la forza e sicurezza d’un uragano.
Sospirò, lisciandosi i capelli tutto fuorché ordinati. Aveva corso, urlato, pianto e, nel farlo, s’era sempre ficcata le dita tra quei fili rossi che, alla fine, s’erano tutti attorcigliati in maniera penosa.
« Sono felice che t’interessi della mia teoria, Harry! » commentò, senza rancore. Era troppo stanca per essere anche solo un po’ infastidita. Era solo totalmente, enormemente, delusa. « Mille grazie ».
Harry sembrò ridestarsi. La guardò con occhi diversi – più... svegli – e poi l’abbracciò. Hermione sentì quanto le era mancato quell’abbraccio e ricambiò, seppur inizialmente riluttante. « Scusami. È vero. Sono un idiota! Dimmi. »
Hermione sentì su di sé quegli occhi carichi d’aspettativa. Sicuramente l’amico avrebbe voluto sentirsi dire: “è tutto uno scherzo, scemo!”, o robe simili, ma la ragazza non ipotizzò nemmeno lontanamente di mentirgli.
« Allora. Io sono sempre stata con Malfoy, si. Ma in infermeria, Harry! Lo curavo. La McGranitt ci teneva d’occhio, ovviamente, sennò sarei uscita un po’ » spiegò, guardando ovunque purché non fosse l’amico. La verità era che, anche se fosse stata libera d’uscire, infondo non l’avrebbe fatto. La scusa sarebbe stata: “e se poi si sente male e non ci sono?”, ma la verità era che le piaceva, troppo!, stare con Draco.
Hary si massaggiò le tempie, visibilmente confuso.
« D’accordo. Ma cos’ha Ron? »
« Non te l’ha detto? » Hermione non nascose lo stupore. Perché mai Ron avrebbe dovuto tenere all’oscuro Harry da com’era stronza?
L’amico alzò le spalle, ancora più in difficoltà. « No, tutto qua. E poi, è uscito. È come... scappato. Ma son certo che tornerà, tranquilla! », aggiunse, quando Hermione s’alzò, sbiancando, terrorizzata.
No!
Ron, scappato?
Per lei?
Oddio.
Doveva trovarlo, subito anche! Com’era potuta essere così disumana?
Cominciò a correre, così veloce che Harry non riuscì a starle dietro, così veloce che nessuno sarebbe riuscito a farlo.
 
Hermione corse fuori dalla scuola. Superò studenti sorridenti, tristi, perplessi, seccati, stanchi, in lacrime e nessuno di questi s’insospettì, nel vederla correre a perdifiato con gli occhi lucidi.
Ron, Ron!
Doveva stare calma. Ragionare!
Sì, sì. Ragionare.
Doveva poteva essersi cacciato l’amico? Dove?
Senza accorgersene si ritrovò in un bosco. Nella Foresta Proibita. In realtà dopo tutto ciò che aveva passato, assieme ad Harry e all’immancabile Ron, non le faceva poi così paura. In più, era stata lì già diverse volte, c’era quasi abitutata.
Insomma, come abituarsi alla Foreste proibita?
Si fermò, col fiato corto.
« Devo uscire di qui » si disse, parlando tra sé e sé. Insomma, come poteva essere Ronald nella foresta? Che idiozia correre fino a lì.
Appoggiò le mani sulle ginocchia e piegò la schiena, senza forze. « Ron... » mugolò, terrorizzata dall’idea che le stava venendo in testa.
Poteva essere tornato a casa!
Poteva esser lì già da ore, a ... Piangere?
D’un tratto Hermione non si sentì più tanto stanca. Riprese a correre, fece dietrofront e tornò alla scuola, con l’aria d’una che aveva appena visto un mostro e un aspetto impresentabile.
 
Appena entrò tra le mura della scuola Harry le si avvicinò subito, terrorizzato.
Oddio, cosa si era persa? Un nuovo terribile assassino pazzo era in circolazione e loro dovevano salvare l’universo, magari?
No, ti prego, no. Decisamente non ne aveva le forze – né era il momento!
« Oh, Hermione! Dio, pensavo ti avrei persa! » cominciò a farfugliare Harry, ma la ragazza non lo seguì molto perché fu distratta dall’arrivo di un’altra persona. La persona più bella e odiosa e stupida e intelligente e fantastica e arrogante dell’intero Universo.
« Che cosa-  »
« Così sono corso da Draco! Pensavo fossi da lui ma niente. »
Hermione s’era persa il racconto, troppo presa a fissare Draco. Lui ricambiava, con aria severa. Indossava una camicia bianca con dei semplici jeans, non aveva l’uniforme di Hogwarts ed era dolorosamente bello.
La ragazza si domandò tra sé e sé se avrebbe mai smesso di provare una fitta al cuore nel vederlo, nel saperlo così vicino ma lontano.
Le scoccò un’occhiata seccata, guardandola dal basso verso l’alto. « Dove t’eri cacciata, sciocca? » domandò.
Hermione volle sotterrarsi. Harry aveva chiamato Draco! Per lei! Chissà se si era preoccupato?
Piuttosto, che t’importa? Ora pensa a Ron, dannazione! È lui che conta.
Non ne era così sicura.
« L’ho cercato fuori ... Sono un po’ impazzita. Ora dov’è? Voglio parlarci! Tutto ciò che è successo – Harry, ti spiegherò – è un errore! »
Non poté sentire la risposta dell’amico perché qualcuno la prese e la sbatté violentemente contro una colonna. Hermione sentì il dolore partire dalla schiena e diffondersi, come ad onde, per il corpo, ma non osò nemmeno emettere un solo gemito di dolore.
« E così, lo ami? È questo? Perché sai, è un errore. »
Herm guardò Draco. Nei suoi occhi c’era odio, odio puro.
E la stava toccando.
Di sua spontanea volontà.
Davanti a tutti!
Ovviamente per provocarle dolore, ma... la stava toccando!
Notò Harry, oltre al biondo, sgranare gli occhi.
E s’incazzò. « Draco! Ma che diavolo hai? Stammi lontano! È così che cerchi di ottenere rispetto, eh? Non sei cambiato per niente! »
Lui ridacchiò, sprezzante. « Neppure tu. Parli sempre a vanvera. »
E si staccò, come scottato, per poi andarsene con passo elegante, che Hermione non poté che ammirare, ammaliata.
 
Poco più tardi, Hermione ed Harry erano davanti ad una tazza di tè, nel dormitorio. Lui era preoccupatissimo e, soprattutto, scioccato. « Herm! Cosa succede? » le domandò.
La ragazza si fece quella domanda. Non c’aveva pensato. Che succedeva?
Era tutto così confuso, emozionante, potente, intenso.
« Succede Harry che provo emozioni idiote! » sbottò, seccata. Lasciò cadere la tazza di tè sul tavolino, che per poco non si ribaltò. « Draco è... » la ragazza si fermò, dandosi un’occhiata in giro. Su di sé non aveva soltanto gli occhi indagatori dell’amico, ma dell’intero dormitorio, cosi abbassò la voce: « Penso sia sbagliato credere che è ... Cattivo. Io- »
« Hermione! Non è che lo crediamo! È cattivo. Oggi è stato gentile, pensi? Eh? T’ha- »
« Oh Harry! Era... seccato! » Hermione sbatté violentemente le mani sulle proprie gambe. Sapeva che la pelle, sotto gli strati di tessuto, s’era arrossata e le faceva pure male, ma non osò lamentarsene.
« Già! E perché mai? Cos’è questa storia, Granger! »
Con un sospiro, Hermione vuotò il sacco.
Il risultato furono urla.
« Hermione Granger! cos’hai osato fare? Ron non si meritava ciò! e perché proteggi quel serpreverde?! è più che cattivo, è- »
« è deluso dalla vita! da noi! ecco cos’è! noi stiamo abbattendo Draco coi pregiudizi! »
Ecco, aveva appena dichiarato a tutti i Grifondoro ciò che pensava di Draco Malfoy.

Angolo Autrice.
Eccomi qua! :) in realtà questo capitolo non mi convince molto, ma vado di corsa perciò... come vi sembra? Ciao

Meme1

 

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Capitolo 6
*** CAPITOLO SEI ***




CAPITOLO SEI


HERMIONE.

 Hermione si sgolò. Doveva liberarsi, doveva lasciar andare fuori tutto ciò che s’annidava in lei.
Perché in quel momento, perché così tardi?
Semplice: perché dopo l’incontro con Harry e Draco preoccupati per la sua vita, n’erano successe tante.
Lei s’era messa in testa che avrebbe dovuto dire a Malfoy che c’era un malinteso, non provava nulla per lui né l’avrebbe mai potuto fare – insomma! Era una serpe! – ma era andato tutto a rotoli, a causa di Ron.
Ebbene sì, Ron nonostante tutto era rimasto alla scuola; la rossa avrebbe preferito che non l’avesse fatto perché, da quando era stato rifiutato, era cambiato moltissimo. Ora somigliava molto più a Malfoy che ad Harry, ed infatti spesso lo si vedeva uscire con il primo.
La ragazza li aveva seguiti così tante volte per le vie di Diagon Alley, oppure semplicemente nel cortile di scuola, con una stupida scusa - « Controllo che Ron non faccia errori! » - senza però scoprire nulla. Perché Ron e Malfoy s’erano avvicinati?
Non riusciva proprio a capire: l’ultima volta che era stata sola con loro due, quelli s’erano scannati a suon di battutine acide che riguardavano il rifiuto. Ricordava bene l’espressione soddisfatta del biondo nel vedere Ron soffrire, proprio per questo non riusciva a capacitarsi del cambiamento.
Era passato più d’un mese.
Anzi, per dir la verità, trentatré giorni e cinque ore. Sì, Hermione era fin troppo pignola.
Era passato più d’un mese
e lei non era riuscita a trovare risposte,
e lei non era riuscita a dormire nemmeno una notte in pace,
e lei non era riuscita nemmeno un giorno a divertirsi, in pace.
Ormai era così stanca e irritabile che neppure Harry le si avvicinava più – una volta c’era la scusa d’un compito imminente, l’altra di una partita – anche se cercava in tutti i modi di non ferirla.
Come se potesse non accorgersene!
E così, affacciata alla finestra della sua camera di dormitorio – la compagna di stanza era ancora bella tranquilla a casa sua, a rilassarsi. Anche se le spediva decine di lettere con scritto “mi manchi”, Hermione dubitava fortemente che fosse così, anzi, s’aspettava di non rivederla mai più – urlò tutto il suo dolore al mondo.
E al diavolo ciò che avrebbe pensato la gente!
« FANCULO! NON E’ GIUSTO! SEMPLICEMENTE NON È GIUSTO! PERCHE’ A ME?! IO NON VOLEVO FINISSE COSI’! ».
Era chiedere troppo l’avere una vita tranquilla con degli amici normali?!
Era chiedere troppo non dover essere presa in giro dalla scuola perché lei era « la Grifondoro illusa da un Serpeverde »?
Era chiedere troppo-
Qualcuno bussò alla porta. La rossa chiuse in fretta la finestra e infilò dei pantaloncini. Evidentemente, non si poteva più neppure urlare in santa pace.
Si schiarì la voce e si passò una mano tra i capelli, quel giorno lisci.  Era un periodo un po’ strano per lei, cambiava spesso look ed emozioni, era instabile e lunatica. Insopportabile! Sì, nemmeno lei riusciva a sopportarsi. « Avanti. Chi è? » aggiunse subito dopo, sospettando già di trovarsi davanti Ron oppure Harry preoccupati. O magari Draco, che voleva dirle che, infondo, pure lui era umano e provava sentimenti ...
Invece entrò una ragazzina del primo anno. Era piccola, sia di statura che di fisico, sembrava più giovane rispetto alla sua età; aveva grandi occhi neri – così grandi da mettere un po’ ansia in Hermione, che però non distolse lo sguardo – e la sua bocca era rossa, d’un rosso acceso e invidiabile.
« S... Scusa. È tutto a posto? Ho sentito che- »
Hermione fece un gesto placido con la mano – un misto tra lo scacciare una mosca immaginaria e un segno affermativo. « Oh, sì. È tutto a posto, piccola... » Il mondo mi sta crollando addosso, sono sola – di nuovo! – e antipatica – di nuovo! – e il ragazzo che (forse) mi piace non mi degna d’uno sguardo. Ma sì: è tutto okay.
« Ah sì? In ogni caso ... se ti serve qualcosa, io sono Rossana. »
La ragazzina chinò il capo, imbarazzata. Stringeva ancora tra le mani il pomello della porta, e batté qualche volta i piedi a terra, arrossendo.
Hermione provò subito simpatia per Rossana, le ricordava molto sé stessa da piccola. Forse, Rossana era solo un po’ più timida.
« Sei gentilissima, Rossana. Ora però, voglio solo starmene un po’ sola. »
Lei si esibì in un sorriso sghembo che ricordò ad Hermione, in qualche modo, quello di Ron. Subito si pentì di quel pensiero: perché la sua mente collegava tutto ciò che vedeva, sentiva, persino ciò che provava!, all’amico oppure a Malfoy?
« Sì, ti capisco. Anch’io, quando è una giornata no, non voglio vedere anima viva. Quindi, me ne vado. Ciao! » e, sempre con quello stupendo sorriso, fece un passo indietro per poi chiudere davanti a sé la porta della stanza. L’ultima cosa che Hermione vide, furono i suoi occhi neri.
 
Nei giorni dopo, la ragazza passò molto tempo con Rossana – poco a poco s’abituò pure a quei grandi occhi neri.
Di lei scoprì ch’era davvero molto simile a sé stessa: era molto intelligente, un po’ emarginata, triste e un po’ lunatica; tutto ciò non fece altro che aumentare l’affetto che provava nei suoi confronti.
Così, quando una sera Rossana le domandò, teneramente – tutto ciò che faceva e/o diceva era sempre o dolce o tenero, ed Hermione non riusciva a capacitarsi del perché quella ragazzina fosse così sola - « Vieni alla festa venerdì sera con me? », le rispose subito che « sì », certo, ci sarebbe andata.
Ovviamente non immaginava in che guai si sarebbe cacciata, andando alla festa.

DRACO
Anche quel giorno la Granger lo seguì quand’era assieme a Weasley in cortile. Se ne stava dietro di loro, con un enorme libro in mano e un’espressione tranquilla.
Tutto sommato non era poi così male a pedinare la gente, ma Draco era molto più esperto ed abituato di lei, così ogni volta che lei li seguiva da un mese a quella parte, l’aveva sempre vista.
Come ogni santo giorno, non avvertì il suo nuovo amico di quell’intrusione, e continuò a parlargli del più e del meno. La verità era che nemmeno lui sapeva ciò che stava succedendo, tra loro: sicuramente aveva provato un po’ di pietà per Ron, dopo la batosta, così s’era comportato in maniera diversa dal solito.
Quand’era scappato, Draco  l’aveva seguito e convinto a restare a scuola. Perché andarsene per una ragazzina?, gli aveva detto e Ron, alla fine, s’era deciso.
Da allora si parlavano, si divertivano anche un po’ assieme andando in giro e turbando i più piccoli – il lupo perde il pelo ma non il vizio, eh? – e ogni tanto si dicevano anche cose più segrete, cose che Draco non aveva mai rivelato a nessuno.
Per esempio un giorno raccontò a Ron che stava iniziando a provare qualcosa per una ragazza. Una ragazza che non era una Serpeverde.
Quella ragazza aveva capelli rossi e occhi d’oro.
E li seguiva sempre in cortile o a Diagon Alley.
Questo però non glielo disse.
« E chi è? » gli aveva domandato Ron, calciando un legno.
Draco s’era zittito, e così avevano continuato a camminare in silenzio. Draco era sicuro che Hermione, dietro loro, li stesse ascoltando.
Non aveva  ben capito perché s’era aperto così tanto con uno Weasley, anche se la risposta era ovvia: aveva bisogno d’un amico. D’un amico vero.
Anche quel giorno lanciò un’occhiata ad Hermione. Lei neppure lo notò, troppo impegnata a non farsi vedere da loro.
Quel giorno era così ... Hermione. Draco sentì una morsa al petto al solo vederla.
Così bella.
Così forte.
Così viva. Beh, in quei giorni lo era meno ... Tutti sapevano che la Granger s’era infatuata di Draco – Draco però evitava accuratamente l’argomento – e che, quand’era stata rifiutata, s’era chiusa in un silenzio forzato.
Draco era però sicuro d’averla vista, nell’ultimo periodo, girare con delle ragazze nuove, diverse; Harry invece le stava un po’ più alla larga. Distrattamente si domandò il perché.
« Che fai, venerdì? » s’informò Ron, distogliendolo dai suoi pensieri.
« Assolutamente niente. »
Già. La sua vita sociale faceva un po’ schifo. Anzi, no: era penosa. Beh, a dirla tutta era sempre stata così: Draco era schivo, difficile, complicato. Non tutti lo accettavano.
E soprattutto lui non accettava tutti.
« Io vado a una festa. È qui a scuola, ma non sono sicuro che i prof sappiano ... » bofonchiò il rosso, sospirando. Quindi lo guardò negli occhi. « Ci andiamo? Magari ci divertiamo un po’ ».
« Certo, andiamoci. Ci divertiremo ».

Angolo Autrice.
Sì, è vero: sono un po' in ritardo. 
Ad ogni modo, questo capitolo è stato un po' difficile da completare. Non riuscivo a prenderlo per il verso giusto finché, alla fine, ce l'ho fatta. Evviva!
Non ne potevo più: prendevo il PC, scrivevo, cancellavo. E tutto da capo! Che orrore.
In ogni caso, la "colonna sonora" di questo capitolo, il Sesto ormai, è "love me again", anche se è più per caso (era la canzone che stavo ascoltando in quelo momentoxD) che perché mi abbia ispirata. Anche se ammetto che come argomento non è poi così sbagliata: Hermione, anche se non lo sa, vorrebbe urlare ai suoi amici "Possiamo essere ciò che eravamo prima? Possiamo volerci di nuovo bene?", anziché prendersela col mondo (che non c'entra nulla, povero!).
In ogni caso, se ci sono errori di qualsiasi tipo HELP ME ! 
Detto ciò, non credo debba aggiungere altro.

Buona serata! :)

meme1

Continuo a 1 recensione.

Bo, non posso non mettere una sua foto. E' stupendo! 

 



 
 

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Capitolo 7
*** CAPITOLO SETTE ***



CAPITOLO SETTE.

HERIOME.


 

 
 
Lascerò che sia il tempo a decidere chi sei per me.
Lascerò all’istinto e dal buio tutto tornerà.
 

Venerdì arrivò, accompagnato da una fredda tempesta che faceva sbattere le finestre, volare le foglie degli alberi e bagnava d’acqua coloro che osavano sfidarla, uscendo dalla scuola.
Hermione osò sfidarla, a testa alta, armata d’ombrellino e buona volontà. Uscì dalla scuola – doveva andare da Rossana e una certa Tina, del terzo anno – senza sapere l’errore che stava commettendo.
Inizialmente sembrò che la pioggia s’inchinasse a lei, bagnandole soltanto i jeans sui polpacci. Hermione ne andò fiera, sorridendo orgogliosa di sé stessa. Qualcuno, sotto il portico, l’additò urlando: « Sei pazza! ». Lei non se ne curò, continuò a camminare.
Doveva arrivare al gazebo che c’era in cortile: lì s’erano date appuntamento le ragazze.
Che idea beota! Stupida!
Ma non poteva dare loro buca, non quel venerdì.
Così, quando la pioggia si rafforzò, bagnandole tutti i jeans, lei non demorse e continuò imperterrita a camminare, evitando le pozzanghere.
Dopo un po’, s’accorse che evitare le pozzanghere era inutile, poiché tutto il terreno era una pozzanghera.
Con un sorriso si domandò cos’avrebbe fatto Ron, fosse stato lì. Le avrebbe urlato “ah, si comporta così la strega più brillante di tutte, eh?!” oppure si sarebbe unito a lei, nel suo gioco?
Lei non l’avrebbe mai saputo.
Non erano amici.
Non più.
Faceva cosi male! Da conoscenti, ad amici, a migliori amici. A conoscenti. Anzi, di meno: Ron le aveva letteralmente tolto il saluto, la odiava apertamente.
Ed Harry... Be’,  Hermione s’accorse con orrore che non erano più nemmeno amici, loro due. Quando s’incontravano in giro, lui si limitava a un gesto di saluto e lei ricambiava, identica. A lezione si sedevano più lontani possibile, quasi avessero entrambi malattie contagiose.
Perché aveva lasciato andare tutto così a rotoli? Era una frana con le amicizie: se si guardava attorno, poteva ovviamente notare come il numero di persone che non ci tenevano più a lei fosse nettamente maggiore di quello di coloro che le volevano bene...
Un singhiozzo le uscì dalla gola, rabbioso. Presto Hermione si ritrovò a piangere, come quella volta in bagno al primo anno. La pioggia confondeva le sue lacrime in una maschera d’acqua e tristezza, che l’aiutò a raggiungere il gazebo, seppur fradicia, con un po’ di contegno in più.
Rossana le saltò al collo, pure lei bagnatissima. Avevano scelto d’incontrarsi proprio là, lontani dalla scuola, perché volevano un po’ di privacy. E non avevano sbagliato: lì non c’era infatti anima viva, solo loro tre.
« Hermione! Oh, sei fradicia! Beh, anch’io. La tempesta è furiosa, vero? Terribile » commentò, con un sorriso dolce e gentile, Rossana; quindi le due, tenendosi per mano, entrarono nel gazebo, dove trovarono – oltre a Tina che, fradicia, si scaldava come poteva – un po’ di pace. Hermione pensò distrattamente che, se avesse avuto la sua bacchetta – o una bacchetta qualsiasi – avrebbe potuto accendere un fuocherello e asciugarle in meno d’un minuto. Ahimé, non ce l’aveva proprio: la McGranitt aveva ordinato che, un weekend, sarebbero andati tutti assieme a comprare nuove bacchette. Non l’ammetteva, ma aveva paura d’un nuovo attacco.
« Ciao! Tina, vero? » domandò cortese Hermione, sorridendo più che poteva. Aveva gli occhi rossi? Sembrava una disadattata? Sembrava
« Piacere! Bei capelli. Magia, vero? Che pozione è? » replicò Tina, amichevole, indicando i suoi un po’ crespi e d’un colore indefinito, tra il marrone, il biondo e il nero. « I miei sono un po’... Hmmm... »
« Semplici? » venne in aiuto Rossana, sedendosi su una panca. Hermione subito la imitò.
« Già! » Tina alzò le braccia in aria, melodrammatica. « Troppo! Oh, sono così semplice. Hermione, se potessi essere come te! » la guardò, ammiccando. Hermione non riuscì a capire: a cosa si riferiva? « Tu... Così bella da far innamorare Draco Malfoy di te! ».
La rossa gelò.
Come?
« C’è un errore! » mormorò, rimanendo calma. Semplicemente, aveva pianto così tanto che non riusciva più a ribattere: era ko, sfinita.
Guardò la pioggia picchettare, con forza, contro i vetri del gazebo. Non provò nulla: né compassione, né odio, né felicità, né amarezza, né perplessità, né alcuna emozione che avrebbe potuto ancora elencare. Zero. Il niente.
Era forse peggio così? non avrebbe dovuto urlare, piangere (ancora) e urlare di nuovo?
Rossana s’alzò all’improvviso, furibonda. Indicò Tina, con l’aria di una che avrebbe voluto farla fuori. La Granger semplicemente osservò la scena, placida. Draco Malfoy, un nome così bello... la ragazza pensò distrattamente che avrebbero dovuto mettere una tassa per ogni volta che veniva pronunciato, poiché troppo bello.
Ma allora, se era così perfetto da costare, perché Rossana lo nominava così tanto? Hermione non sapeva s’era ricca o meno, nemmeno le interessava, ma perché buttar via denaro in quel modo?
« Tina! Sei un’idiota! Draco Malfoy non ha detto assolutamente nulla, lo sai bene! perché inventi storie? Perché sei così? Prima non eri così! Eri a posto! Ma ora...»
« Sta’ calma. Hermione non morirà nel credere d’essere almeno un po’ desiderata dalla serpe- »
« AH! E pensi che parlare d’amore così, sia normale!? » Amore. Un’altra parola da tassare. Hmmm. Meno di “Draco Malfoy”, però: non era così bella. « L’amore è importante. È vita.»
Tina s’alzò, gocciolante. « Non so nemmeno perché sono qui. Con te – sfigata! – e la Granger... illusa. Sì, illusa è il termine adatto ».
Hermione non s’accorse neppure d’averlo fatto: s’alzò, raggiunse con poche falcate Tina – quella stupida! – e le afferrò entrambe le braccia. Poi, monotono, commentò: « Allora, vattene! » e la sbattè fuori dal gazebo, nella tempesta.
Dalla gola le uscì una risata, una risata potente e roca e graffiante e malvagia, che l’accompagnò finché non riprese posto sulla panca. Rossana, davanti a lei, restò invece in piedi e la osservò – i suoi occhi così neri, così grandi, così inquietanti – per un po’ di tempo, che ad Hermione sembrò sempre troppo.
« Allora, che c’è? » la esortò, seccata. « Che vuoi dirmi? Che sono senz’emozioni? Che ho sbagliato a buttarla lì? » indicò dietro sé, fuori. « Oppure, magari... Che ne so? So però che non m’importa alcunché di Draco. E sì, levati quello sguardo scioccato, è vero! L’ho scordato. »
Rossana si torturò le mani, imbarazzata più che mai.
« Allora non t’interessa che oggi verrà alla festa? »
Sì!
« No! Perché mai? Lo eviterò, al massimo » commentò la Granger, con aria di superiorità. Mai s’era sentita così... padrona di sé stessa. Represse in fretta quella vocina che le diceva che sì, le importava e tanto, l’avrebbe cercato tutta la sera.
Non era così, dannazione! Lo odiava.
Le aveva strappato Ron.
« E che la festa è a coppie? Organizzate? »
Hermione alzò un sopracciglio. « Cioè, si dovrà stare per forza con qualcuno? Scelto da me? »
« No. T’importa? »
Sì!
Sarebbe potuta capitare con-
« Non m’importa, no ».
Rossana prese un respiro, grande.
Poi la osservò con attenzione, pronta a dirle qualcosa che, Herm ne era sicura, l’avrebbe scioccata.
Alla fine esplose : « E non t’importa nemmeno che sarai in coppia con lui, Draco Malfoy? ».
Ah-ah! L’hai detto, bella. Paga la-
Cosa?!
Hermione s’alzò di scatto. « COSA? Sarò in coppia con... ? Non vengo allora! »
« Non... Non puoi. È tutto programmato. Lui ora dovrebbe sapere e... insomma, scusa. Mi hanno costretta! Quando ti ho invitata non sapevo, sai? L’ho scoperto e mi sono incazzata: è una violenza gratuita! Però, era tardi. Indovina chi ha fatto le coppie? »
La Granger non dovette nemmeno pensarci.
« Tina. »

Angolo Autrice.
Buongiorno, mie care lettrici <3
Questo, il settimo capitolo di The Help, potrebbe sembrare privo di azione... Ed effettivamente lo è (se non prendiamo in considerazione la lotta di Hermione con l'ombrello, ovviamente). Ma è così soltanto perché, dal prossimo, ci sarà un bel po' di novità per la Granger e Malfoy, eccome!
Ricapitoliamo cos'è successo.
E' arrivato questo nuovo personaggio, TINA. Ormai s'è capito: non sarà certo la migliore amica della nostra Herm xD
La festa è a coppie organizzate (da TINA! Guarda caso!)
Hermione sarà in coppia con Draco.
Ed alla festa ci sarà anche Ron ... Ed Harry, ovviamente...
Ne accadranno delle belle, credetemi U.U


Sono sempre più convinta che la mia Hermione sia un po' più aggressiva e un po' meno ragionevole di quella del film, perciò aspettatevi di tutto da lei, siamo intesi? :)

Bene :) e ora vi saluto, mie care!

Meme1.

Continuo a 1 recensione.

*Questa è la colonna sonora 'per caso' del capitolo: LIMPIDO - LAURA PAUSINI*


Forse..
Forse noi non siamo fatti per cambiare,
Forse noi non lo saremo mai.
Ma non è principio imprescindibile di
ciò che sei per me.


 

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Capitolo 8
*** CAPITOLO OTTO ***


CAPITOLO OTTO

USATA

Capitolo molto interessante per quanto riguarda il rapporto Hermione/Ron, Ron/Draco, Draco/Hermione. Ne vedrete delle belle!
A più giù con una cosa importante..
meme1


Hermione osservò la catapecchia dinnanzi a sé. L'aveva detto: non le importava granché della presenza di Draco alla festa, né del fatto che lui, proprio lui, sarebbe stato il suo accompagnatore.

In quel momento, però.. Osservò il biondo dare un profondo tiro a quella che, ad occhio e croce, non era solo una sigaretta e rabbrividì nell'abito elegante. “Herm, tutt'okay?” le domandò Rossana, togliendosi il mantello dell'invisibilità e scoprendo, di fatto, tutt'e due.

Hermione avrebbe voluto urlarle addosso: non scoprirmi! È lì, lo vedi? È lì!, eppure se ne restò buona e zitta, annuendo per confortare l'amica.

La verità era che la ragazzina non era che un rimpiazzo di due grandi ragazzi: Ron ed Harry. Loro l'avrebbero fatta ridere in un momento così, sapendo bene che il silenzio era solo una cosa peggiore.

“Allora entriamo” borbottò Rossana, col suo abito che sfrusciava qua e là, facendola sembrare più vecchia di ciò che era. “Il mio accompagnatore è già dentro” col mento indicò la casa nascosta tra il fogliame, sorridendo appena. “E Draco è lì... Entrate assieme, okay?”

“Mi stai dando un ordine?” scattò la rossa, guardando di sbieco l'amica di serie B che aveva con sé. In realtà non la voleva: seppur gentile, non era che una bambina troppo cresciuta!

Ross la guardò atterrita e, con voce tremante, sussurrò: “Herm... Davvero, è tutto okay? È solo un consiglio, il mio …”

Hermione si riscosse. “Sì. Scusa. Vado.” e la lasciò là, sola e perplessa. E forse, perché no?, delusa.

 

Non era poi così difficile. Hermione pensò che, in realtà, non doveva far altro che trascinare con sé Draco per un po' di metri, entrare nella casa, salutarlo con un sorriso – il più vero possibile – e poi sparire tra la folla. Forse i suoi veri amici ci sarebbero stati, l'avrebbero rassicurata e si sarebbero fatti delle vere risate.

Invece lo era.

Era dannatamente difficile.

Draco era così bello nel suo abito elegante, con i capelli spettinati – era la prima volta che lo vedeva così – e quell'aria da bello e impossibile.

“Draco” lo chiamò bisbigliando. Inconsciamente, sperava di non essere sentita.

“Ciao.”

Hermione pensò che, dal momento che l'aveva salutata, la cosa non stava iniziando poi così male. O no?

“Siamo in coppia assieme, perciò...” balbettò più imbarazzata che mai. Odiava essere così debole, indifesa, tuttavia , allo stesso tempo, le riusciva impossibile non comportarsi così con quell'arrogante viziato.

“Purtroppo è così. Mi stai invitando a entrare con te?'' Draco buttò a terra ciò che restava della cicca e si alzò dal muretto dov'era stato appoggiato. “Penso che accetterò. Perché devo, è chiaro.”

Hermione provò tanti – troppi – sentimenti tutt'assieme. Felicità. Odio. Speranza. Insomma, le aveva detto sì senza – troppe – storie! Era già qualcosa, no?

E a lei cosa importava?

“Andiamo.”

 

Dentro era tutto così caotico che per poco Hermione non sparì di nuovo fuori, nel bosco. Si costrinse a restare là, arpionata al braccio di Draco, e resistere.

D'un tratto s'accorse che, ora che aveva allontanato Ross, non aveva più molte persone con cui passare la serata, se non Draco e, per di più, né Ron né Harry si facevano vedere.

“bella festa, eh?” buttò lì Draco che, chissà per quale motivo, sembrava voler fare conversazione.

Hermione alzò le spalle. Bella? Quella festa era soffocante! Sembrava una trappola! Lì per lì Herm s'aspettò di veder spuntare fuori, chissà come, lord Voldemort o, ancora peggio, Tina!

Non accadde e si tranquillizzò un po'.

“Andiamo a bere?” domandò a Draco, giusto per non restare lì impalati. Metà degli invitati ballava, ma lei non ne aveva proprio voglia.

“D'accordo” acconsentì lui e la trascinò con sé.

Prepotente! Pensò Herm, ma lo lasciò fare.

Si lasciò trascinare da lui almeno finchè non vide Tina in piedi, impettita, proprio davanti al tavolino che Malfoy aveva puntato.

“No!” squittì, puntando i piedi piccoli a terra. Draco si voltò con aria interrogativa e lei s'affrettò a scusarsi: “E' che... lì c'è Tina. La odio!” rivelò, non sapendo bene se era la cosa giusta.

“Ti correggo, mia cara So Tutto Io. Lì c'è la Burrobirra che mi piace, quindi ora c'andremo!”

“Draco!” protestò debole Hermione, lasciandosi poi trascinare. Non si sentiva per niente tranquilla in quel posto malandato e pieno di corpi in movimento, tutti sudati e schiacciati. Qualcuno la spintonò e, se non fosse stato per il suo splendido accompagnatore, sarebbe caduta a terra.

Draco arrivò alla sua bevanda e se ne versò una generosa dose nel bicchiere. Quindi, senza chiederle ciò che pensava, fece lo stesso col bicchiere di Hermione e la trascinò con sé un po' più in là.

Hermione afferrò il bicchiere stracolmo e alzò lo sguardo per ringraziare Draco. Nel farlo si scontrò con le sue iridi celestiali, ed il respiro le si fece più veloce. “Hmmm. Grazie.”

“Non c'è di che” sospirò lui che, quella sera, sembrava più umano che mai. Avrà la febbre, commentò tra sé e sé Hermione, bevendo un sorso della bevanda forte e amarognola che le scaldò la gola. “Io, piuttosto, devo ancora ringraziarti” continuò il biondo chinandosi su di lei, per niente sbronzo. Era sveglio e, soprattutto, consapevole di ciò che le stava dicendo. Sapeva anche che il suo sguardo ardeva, e che stava facendo tremare le gambe della rossa?

“Per... Per cosa?”

Hermione osservò Draco chinarsi ancor più su di lei. Ora i loro nasi si stavano sfiorando e la sensazione le piacque fin troppo, tanto che si ritrovò a bramare di più.

Erano a distanza d'un sospiro e l'aria, lì in mezzo, si stava facendo carica.

“Perché...” iniziò, con voce suadente.

Ragazzi!” lo interruppe una voce gracchiante e, purtroppo, fin troppo nota. Tina. Hermione si allontanò di botto – rovesciando metà del contenuto del suo bicchiere su un ragazzo – col cuore a mille.

Perché? Perchè ora?!

Tutto stava andando bene!

“Siete venuti, allora!” commentò con uno stupore così falso la ragazza, che Hermione pensò di schiantarla proprio lì in mezzo a tutti.

Invece si strinse più a Draco, ben consapevole del suo calore piacevole, e borbottò: “Sì, siamo qua.”

La sua voce avrebbe potuto tagliarle la gola.

“Ciao, Herm. Draco” sibilò Tina, seccata e se ne andò via, più veloce della luce – il che la diceva lunga.

La rossa era già lì lì per chiedere a Draco di riprendere, quando un ragazzo – proprio quello su cui aveva versato la sua bibita – le si accostò, furente, la camicia fradicia.

“Sei impazzita per caso?!” ruggì, con voce impetuosa.

Hermione quella voce la conosceva. E molto bene, anche. Avrebbe osato dire che quella era la voce che conosceva meglio di tutte, o quasi.

Alzò lo sguardo e, per poco, non rovesciò anche l'ultima metà di birra.

Davanti a lei c'era Ron!

 

Ron!” esclamò, sorpresa più che mai. “Come... Tu... Scusa!” balbettò arrossendo.

Nè lei né Draco quella sera erano gli stessi.

Draco l'allontanò da sé per prendere altra birra e lei si ritrovò sola col rosso. “Ehm, io... Scusa, davvero.”

“Non importa. Come va, invece? Draco e tu siete...?”

“Cosa?! No!” Hermione arrossì ancora di più. No! No, no! Purtroppo no! Tra lei e Draco non c'era niente. “Piuttosto, siete amici? Vi ho visti spesso in giro”. Vi ho pedinati spesso, cioè.

“Sì, una cosa simile.” si limitò a sussurrare Ron, facendosi più vicino a lei.

Hermione avrebbe trovato quella cosa normale un tempo. Ora però, non riusciva che paragonarla a come era stato con Draco, poco tempo prima.

Così allontantò l'amico – che era poi tale? - e sorrise, più a disagio che mai. “Hmmm, Ron. Io...”

“Provi qualcosa per lui” Ronald sputò quell'ultima parola con disprezzo, nonostante l'amicizia che s'era creata.

Forse – ipotizzò la rossa – si sentiva tradito.

“Io... Uh... No. Forse?”

“Ho capito” mormorò sommessamente Ron e s'allontanò.

Un attimo dopo – nemmeno il tempo di voltarsi – Draco le fu accanto. “Allora?” domandò, con un sopracciglio alzato.

“Allora cosa?” replicò Hermione, confusa. Che fosse l'alcol che entrava in circolo?

“Allora, sistemato?”

“Cosa... Un momento! Te ne sei andato perché... Per farci sistemare?” canzonò quell'ultima parola.

Draco si zittì. Chi tace acconsente, perciò...

“Non c'è niente da sistemare” sibilò Hermione “perchè tra noi non c'è niente! Pensavi forse il contrario?” urlò.

Draco questa volta non solo restò silenzioso, ma alzò anche le spalle.

Sì, ma non m'importa. Il messaggio era chiaro.

Hermione si sentì usata, tradita... Draco aveva solo giocato un po' con lei perché – in teoria – a quella festa sarebbero dovuti essere una coppia.

Ma, non appena ne aveva avuto l'occasione, l'aveva scaricata al primo amico che aveva visto!

La rossa si voltò e, spingendo corpi e corpi, si aprì un varco fino all'uscita, inconosapevole d'essere seguita.

Angolo autrice.
Posso capire la vostra perplessità. Sono sparita per un bel po' di tempo ed ora, così a caso, mi ripresento con uno dei capitoli più importati della storia.
Dire che è stato un periodaccio, che non avevo più molto tempo ... Be', non sarebbe mentire. Però mentirei nel dire che non ho aggiornato le mie altre storie, per cui... Vi capirò, se nessuna avrà intenzione di leggere ancora "The help". 
Se qualcuna ancora lo farà - spero più d'una ... - sappiate che nel prossimo capitolo ci sarà fuoco  e passione :3
Non so cos'altro dire, se non congedarmi con altre, inutili, scuse, e chiedere d'essere ascoltata comunque.
*si nasconde dai pomodori*
A presto (giuro!),
meme1

 

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Capitolo 9
*** CAPITOLO NOVE. ***


CAPITOLO NOVE.

ERANO STATI FORGIATI PER RIMANERE COSI', PER SEMPRE.


MEME1: sì, ho notato che nessuna ha recensito il capitolo otto... me ne dispiaccio, ovviamente. Aggiungo questo caldo capitolo per invitarvi a scrivere un po' i vostri pareri, o sarà inutile continuare. Per ora vi auguro buona lettura, ci sentiamo più giù coi commenti :)




Draco.

Quando si sveglia – pensò Draco, passandosi nervosamente una mano tra le ciocche di capelli spettinati, impresentabili – mi ammazza. Mi ammazza di sicuro.

Osservò la figura minuta tra le coperte del suo letto e impallidì ancor più, tanto che, fossero entrati i suoi amici, gli avrebbero chiesto se s'era tinto la pelle di vernice bianca.

Draco poteva già vedere la sua bara, giù al cimitero. Ammazzato da una Sanguesporco. Che cosa orrenda.

Eppure... Hermione non era orrenda, no. Per niente, in realtà. I bei capelli rossi erano sparpagliati qua e là sul cuscino morbido, ed aveva un'espressione corrucciata.

Il biondo le si avvicinò, cauto – temeva già il momento del suo risveglio e non voleva anticiparlo – e si chinò ad osservare ogni suo più piccolo dettaglio. La bocca fina e rosata, da cui sbucavano, poiché era socchiusa, i denti splendenti. Le ciglia lunghe, gli zigomi abbastanza marcati, le sopracciglia arquate. Gli ricordava tanto una fata, una fata dei libri che sua madre – chissà quanto tempo prima – s'era offerta di leggergli. Bella – pensò – e irraggiungibile. D'altronde, lui non stava facendo nulla per portarsela più vicina anche se, ormai l'aveva ammesso, qualcosa provava per lei.

Più volte s'era detto, mentendo: “è solo perché mi ha salvato la vita!”. Allora non avrebbe dovuto portarle soltanto... Gratitudine? E perchè sentiva molto, molto di più?

Si chinò sempre più verso lei, ripensando alla reazione che aveva avuto la sera prima. Il suo sguardo s'era acceso di furia. Gli aveva urlato contro. E, come una pazza, sconsiderata, era uscita all'esterno, nel suo abito leggero. Aveva corso e, dopo un po', era svenuta. Così. A Draco era preso un colpo, e l'aveva subito raggiunta. Aveva pensato, dentro sé, che le avessero sparato, l'avessero, in qualche modo, colpita. Ma no, era solo svenuta inspiegabilmente. E così l'aveva portata nella sua stanza. Che mossa astuta, Draco! Molto astuta!

“Draco...”

Il biondo sussultò, allontanandosi appena. Hermione l'aveva chiamato! Era sveglia? Tornò ad abbassarsi, ma la ragazza non diede segno d'essere rinvenuta. Si mosse impercettibilmente e tornò immobile.

Mi sta sognando? - pensò Draco, con una fitta al petto.

Lo stava davvero sognando, quella splendida creatura?

Provò sensazioni contrastanti. Sorpresa, ribrezzo. Felicità, odio.

Dovrei trovarla orribile! Non è come me, non lo sarà mai! - pensò, ficcandosi le mani in tasca. La verità era che, per quanto ci provasse, non ci riusciva.

Stava per lasciare quella stanza così carica d'emozioni, quando la rossa lo chiamò e, questa volta, ne era pienamente consapevole.

“Draco?!”

ecco – rifletté Draco – è il momento.

Si voltò e, con un sorriso bastardo, le si avvicinò. “Buongiorno, Granger.”

 

Hermione.

Dei fruscii.

Un sospiro.

Hermione aprì appena gli occhi, svegliandosi tranquillamente. Non ricordava niente di ciò ch'era successo la sera prima ma, quando s'accorse che, tutt'attorno a sé, regnavano i colori dei serpeverde – verde e argento -, provò un senso di nausea e ricordò ogni cosa.

Sulla porta, Draco stava uscendo. La ragazza non riuscì a trattenersi: “Draco!?” squittì, scioccata.

Il biondo si voltò con movimenti lenti, calcolati. Se non l'avesse conosciuto bene, Hermione avrebbe detto ch'era completamente a suo agio. Ma no, nei movimenti di Draco, lenti, decisi, mirati, riconobbe una serietà mai vista.

“Buongiorno, Granger” le disse, avvicinandosi – anche troppo -, con un sorriso strafottente e bastardo ma sì, anche terribilmente sexy.

“Draco!” sibilò ancora, mettendosi a sedere. Ricordava d'essere andata nel bosco, d'aver corso, poi più niente... Cos'era successo nel mezzo tra il bosco e la stanza di Draco? “Cos'è successo?” chiese, cercando d'usare un tono di voce dolce e, anch'esso, calcolato.

Draco le raccontò tutto, e lei si sentì molto sciocca. Aveva reagito così male per.. Nulla. Draco le aveva solo dato occasione di sistemare le cose con un amico. Anzi, di più: era stato gentile!

E lei l'aveva ripagato scappando via, insultandolo e... Strinse nei pugni la stoffa delle lenzuola. Doveva scusarsi?

Draco la tolse dall'impiccio, rimanendo là in mezzo alla stanza, con una tipica posa da “sono figo e lo so, baby”: sguardo penetrante, mani nelle tasche, spalle dritte e sorrisetto stronzo ma dolce. La rossa pensò che non avrebbe potuto esistere risveglio migliore.

“Ti direi di implorarmi di perdonarti, ma... So che sei un po' secchiona, quindi mi pareva il caso di avvisarti che sei un bel po' in ritardo per la prima lezione.”

Neanche avesse detto ch'era successa la più terribile tra le cose terribili, Hermione balzò giù dal letto, lasciandolo in disordine, e come un lampo scappò via dalla stanza. Prima d'entrare nella sala comune delle serpi, si sistemò un po' l'abito troppo corto e poi corse a perdifiato. Ignorò le occhiate stupite, perplesse, scioccate, incazzate dei serpeverde e scappò da quel posto.

 

La giornata passò così veloce che Hermione si ritrovò ben presto davanti al camino della sua sala comune a leggere un grande tomo, godendosi la serata tranquilla.

Se ne stava lì, immersa tra le righe, a godersi le parole, dimenticando la realtà, quando una piccola mano le si posò sulla spalla.

La rossa alzò gli occhi e si ritrovò davanti quelli enormi di Rossana. Subito arrossì, vergognosa. “Io...” cominciò, non sapendo bene cosa dire. Che scusa trovare. Alla fine non riuscì a sussurrare nient'altro che “Scusa, Ross.''

Rossana sorrise appena. Un sorrisetto dolce, lieve. Si chinò su di lei e l'abbracciò, spiegazzando il libro e, per la prima volta, Herm non protestò. “Sei scusata. È stato orribile costringerti a... Scusami tu.”

“Scordatelo” la rimbeccò la rossa, trattenendo l'impulso di piangere. “Tu non devi essere scusata. Piuttosto, com'è andata la tua festa?” già, perché la mia è stata disastrosa!

“Oh!” a Rossana s'illuminarono gli occhi, e si lanciò in una descrizione dettagliata di ciò che le era accaduto, che Hermione ascoltò con pazienza.

 

Era tardi. Hermione però, non riusciva a stare a letto.

Aveva un rimpianto.

Uscì da sotto le coperte calde e, come un gatto, si mimetizzò nel buio e scappò dal dormitorio.

 

A grandi falcate di avviò verso il dormitorio dei Serpeverde. Voleva fare una cosa, o non avrebbe più dormito la notte.

Ovviamente non s'era posta un problema: come entrare?

Restò parecchio tempo davanti all'entrata del dormitorio, infreddolita. Se chiudeva gli occhi, le sembrava d'essere di nuovo nel bosco a correre, fuori di sé.

Si portò una mano al cuore. Le batteva fortissimo.

Stava per andarsene, delusa da sé stessa, quando sentì qualcuno tossicchiare. Si voltò, terrorizzata d'aver incontrato, erroneamente, la McGranitt o chissà chi altri, ma non era nessuno di non voluto.

Perché lì, davanti a lei, c'era Draco.

Si guardarono per un secondo.

Un secondo che bastò a renderle di gelatina le gambe.

Un secondo nel quale lei s'immerse del tutto nel blu dei suoi occhi. Ci affogò.

Un secondo nel quale – forse anche aiutata dal buio, che la nascondeva un poco – lei fece un passo avanti verso Draco.

E, un secondo dopo, lui la baciò.

Quel bacio che, senza saperlo, aveva desiderato così tanto... Era arrivato. Si aggrappò a quelle labbra morbide, stringendo le braccia attorno al suo collo, pregando che non finisse più.

I loro corpi combaciavano, sembravano essere stati forgiati apposta per rimanere così, per sempre.

Hermione respirò l'odore di Draco, il suo bellissimo profumo, e lo baciò con più foga.

“Non smettere...” supplicò, quando lui si stava staccando per respirare.

“Mai” sussurrò l'altro e si chinò nuovamente su di lei, bramoso d'avere di più.



ANGOLO AUTRICE.
In quante non aspettavano - già da un po'.. - altro che questo capitolo? Io sì e, sinceramente, mi sorprendo d'averlo fatto accadere così presto. Ma era perfetto.
Non so se c'è molto da dire, se non che i personaggi principali sono Herm e Draco - una piccola parte è dedicata a quella buona ragazzina di Rossana anche - mentre altri come Hagrid, Ron ed Harry, sono lasciati in disparte. 

Ammiro molto il risultato finale, reso così dopo più assemblaggi di diversi "capitoli prova". Non mi aspettavo un Draco così umano - dov'è la serpe? - ma vedrete, il suo cuore - e la sua mente - è malato, non riuscirà a restare così dolce a lungo.
Hermione... Be', anche da parte sua c'è un po' una 'resa'' - chiamiamola così, dai : ammette di provare qualcosa per draco e, be'... lo bacia! Non è cosa da poco!
Io prometto d'aggiornare con più frequenza con un altro capitolo decisivo - il decimo, ovviamente -, però questa volta lo farò a una recensione minima a questo capitolo. Come già accennato piu' su, sarebbe inutile continuare senz'alcuna recensione-parere, no?
Detto ciò, a presto.
Ciao popolo di EFP, buone vacanze di Natale (ma sono sicura ci sentiremo ancora!),
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Capitolo 10
*** CAPITOLO DIECI ***


CAPITOLO DIECI.
''TACI, BASTARDO!''.


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►Tutto era così confuso. Hermione si aggrappò di più a Draco. Probabilmente lo stava stritolando, ma la verità era che la cosa le importava ben poco – purché lui non smettesse di abbracciarla. Ciò che provava non era definito, era tutto ed era niente. Quindi, nel baciare Draco, non stava provando nulla? Nessun’emozione? Certo che no… Era così felice da voler piangere, così confusa da voler correre via, così accesa d’emozioni che si susseguivano una all’altra. Non l’era mai capitato fin’ora. Ed era… bello? Sì, decisamente. Ma era anche di più.
“Draco…” sussurrò, senza rendersene conto. Draco fraintese e si scostò, con un’espressione corrucciata. “Cos’è tutto questo?” domandò la rossa, esitando.
Sembrava un granello di sabbia, quel bacio. Così piccolo, insignificante, che d’un tratto sarebbe sparito e nessuno, neppure loro due, se ne sarebbe accorto. Hermione si sentì inspiegabilmente delusa.
“E’ un bacio, rossa. So che non sei poi così esperta in queste cose, ma un bacio lo saprai riconoscere, no!” la apostrofò Draco, per poi rifondarsi sulle sue labbra. La ragazza però lo spinse via, respingendo quell’affetto così desiderato.
L’aveva trattata come un’idiota, rompendo la magia che s’era venuta a creare. Ma ciò che la infastidì di più fu il nomignolo che usò per chiamarla. Rossa.
“Ti è così difficile chiamarmi col mio nome? Hermione!” scandì bene, offesa, e portandosi d’un passo indietro rispetto al biondo che la fissò perplesso.
Le sorrise bastardo. “Hmm, Hermione. Mi avevano detto ch’eri sciocca, ma così tanto? Che problemi hai? Curati.” E, in un attimo, entrò nel suo dormitorio, lasciando Hermione lì sola più che mai.
 
Cos’hai fatto?
Hermione abbassò lo sguardo, esitando. Perché era subito corsa da Ron, in piena notte, pur sapendo com’era fatto l’amico?
Quell’urlo svegliò l’interno dormitorio. “Ronald!” sibilò, con voce acuta e tagliente. “Fa’ un po’ più piano, per l’amor del cielo!”
“Già! E tu sii più intelligente, bella mia!”
Hermione s’infilò sotto le coperte con lui. “Ciò che è successo.. Non si ripeterà! Né cambierà me, o lui, in qualche modo! Era un bacio.”
Herm si pentì di ciò che aveva detto, mordendosi l’interno delle guance. Cavolo! Davvero, Ron non era stata la persona più giusta con cui parlare. Ma Ross? No, neppure lei. Sì, erano amiche, ma Herm ricordava bene – fin troppo bene – come le aveva voltato le spalle per rendere più movimentata la festa dell’altro giorno, facendo sì che lei c’andasse con Malfoy. Harry non lo sentiva più da un po’ e, nonostante sapesse che lui le era ancora amico – più o meno –, quand’era entrata nel dormitorio maschile dei Grifondoro, s’era subito avvicinata a Ron, e non all’altro letto.
Non ho quasi più nessuno, pensò, sospirando.
“Quindi anche il nostro è stato solo uno stupido, inutile, bacio?” domandò Ronald, piccato. Si tirò su sui gomiti e la fissò dall’alto, deluso. La rossa non riuscì a sopportare il peso di quello sguardo e, quando gli rispose – quando gli mentì – non lo guardò in faccia.
“No, era… Più… Ron, ti volevo in quel modo. Poi è passato del tempo, e …”
“E ti sei accorta che non ero poi così importante.” Finì per lei Ron, senz’alcuna emozione nella voce.
La rossa non negò. Si limitò a fissare il soffitto, amareggiata.
“Dimmi una cosa. Cos’hai provato con Draco?”
Hermione si alzò all’altezza dell’amico. “Ron, io…” esitò. Avrebbe voluto parlargli così tanto, ma gli avrebbe solo fatto male, no? “Voglio che tu sia felice!” si ritrovò a confidargli, sincera.
Ron la osservò, serio. ‘’E cosa ti fa pensare ch’io non lo sia?”
“Io…”
“Sono felice, Herm. Ora su, rispondi!”
E così gli raccontò tutto, a bassa voce. Come si farebbe con un’amica. Quando si confida il più importante dei segreti – Il Segreto – e si ha il cuore a mille, che sembra soffocare le parole.
Ron l’ascoltò, paziente. Commentò dove doveva esserci un commento, anche solo un ‘Ah’, o un ‘Capisco’. Fu l’amico che doveva essere per lei, ed Hermione l’apprezzò molto, anche se non se lo meritava.
 
Passarono i giorni. Come aveva detto Hermione, il comportamento di Malfoy nei suoi confronti restò immutato. Non si fece né più crudele né più dolce e lei, per quanto lo desiderasse, non lo scoprì mai a spiarla di sottecchi.
Si sentiva così … vuota. Forse perché quel bacio era stato così bello ed ora necessitava di più, sempre di più.
“Hermione! Guarda là!” la richiamò quel giorno Rossana che, seduta accanto a lei, era ignara di tutto.
La rossa osservò la McGranitt andare verso il centro della stanza, con una pergamena tra le mani.
Con voce flebile ma decisa, annunciò: ”Ragazzi, ci sarà una collaborazione tra le Case per un progetto di magia. Le case accoppiate saranno…” srotolò la pergamena, mentre tra gli studenti si creava un brusio fastidioso.
Hermione riuscì a capire poco di ciò che disse poi.
Comprese soltanto due parole: “Grifondoro – Serpeverde!”
 
Più tardi Ron le si avvicinò e l’abbracciò da dietro. “Non ci voleva, eh?” le domandò retoricamente ed Hermione, senza pensarci due volte, si voltò e lo strinse a sua volta.
No!” sibilò, ancora scioccata. Non poteva, né voleva, crederci.
Una piccola mano le si poggiò  sulle spalle. “Herm, ma che c’è?”
Hermione si voltò, osservando Rossana. Le aveva mentito. A lei, ch’era così piccola, dolce, umile. A volte più, a volte meno – a volte molto, molto meno. Si sentì colpevole, non riuscì a sostenere quello sguardo scuro.
Poi una voce – cristallina, splendida –, la immobilizzò. “Già, che c’è, Granger? T’è morto il gatto?”.
La rossa alzò lo sguardo. Draco era davanti a lei, là, stupendo, accompagnato da due ragazze della sua casa con la divisa molto, molto corta. Si sentì ancor più male.
Lui le sorrise stronzo, la sua specialità. “Be’, bell’idea quella della McGranitt, eh?”
Poi accadde tutto così in fretta, così confusamente, che nessuno riuscì ad impedire lo svolgersi delle cose.
Ron, disarmato, si lanciò su Draco.
“Taci, bastardo!”
E Draco rispose.
Solo che lui aveva un’arma.♦

Fine Decimo Capitolo.



►angolo autrice.
sono una brava autrice, vero? ho già pubblicato ancora! :)
Questa volta non ho molto da dire. Ringrazio chi ha ripreso a leggere la mia storia ( <3 ), chi l'ha iniziata per la prima volta e... Hermione è rossa così, non c'è un motivo. Non so perche' l'ho scritto all'inizio ma, come si puo' ben leggere, è una cosa divertente. Per esempio dico ''rossa di capelli e di faccia", che, almeno a me, fa sorridere :P

Cosa succederà, ora? Ron, Draco...Hermione! Così fragile!
Andare da Ron e' stata la cosa più giusta?
E questa 'collaborazione' tra le case?
V'anticipo una cosetta! Tenete bene a mente queste paroline: la pace non è destinata a durare per molto, ancora!
Ci sentiamo!
Un bacio, l'autrice!

PS: buone feste!! :)
PPS (o PSS? Dilemmi!): se ci sono errori, mancanze, ecc, contattatemi! Anche solo per sapere qualche curiosita' ;)
Ultimo PPPS, o PSSS, o magari è PPSS... passate a dare un'occhiata alle mie altre storie!! 

Pubblicherò il prossimo capitolo a 1 recensione minima .

 

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Capitolo 11
*** CAPITOLO UNDICI ***


CAPITOLO UNDICI.

UNA SERPE, UNA GRIFONA ED UNA SECONDA POSSIBILITA'. GLI ERRORI DELLA VITA.

 





Hermione, quando capì ciò che stava accadendo, si lanciò sui due. No! Non si sentiva pronta a vedere un altro suo amico ferito – ovviamente si riferiva a Ron – e non sarebbe voluta più entrare in un'infermeria in vita sua. Là... C'erano brutti ricordi, troppi brutti ricordi.

Draco immobilizzò in velocità Ron, con un sorriso beffardo, così Hermione non dovette fare nulla per fermarli. Era già finito tutto, ancor prima d'iniziare – un po' come i loro sentimenti.

“Ron!” sussurrò la Granger, avvicinandosi d'un passo al ragazzo immobilizzato al muro da chissà quale incantesimo. Lo sfiorò sul volto, delicata quando una piuma, e gli occhi caldi di Ron seguirono ogni suoi movimento. La rossa si sentì scossa, un sentimento nuovo e sgradito le attraversò la spina dorsale. Disagio. “Liberalo!” sbottò così rivolta a Draco, solo per non guardare l'amico negli occhi. D'un tratto capì che ciò che gli aveva rivelato era stato un errore. Quel bacio forse non aveva cambiato Draco, ma lei sì, ora era diversa. Non provava più niente per Draco, se non odio. Allora, perché non riusciva a guardarlo negli occhi color ghiaccio?

Rossana le si parò accanto ed Hermione si sentì doppiamente male. Non meritava degli amici così buoni, lei non meritava niente.

“Quando mi chiederà perdono lo farò, Sanguesporco.” replicò Draco con voce seria, mentre le sue bamboline tornavano ad attaccarglisi alle braccia, sembrando sanguisughe - “Dai, Draco! Andiamo” dicevano.

“Non lo farò mai!”

Hermione si sentì male per Ron. Sarebbe rimasto là a vita, se continuavano di questo passo.

“Ragazzi!”. La rossa si voltò in direzione della voce. Era Harry che correva verso di loro, con un'espressione preoccupata. Lanciò uno sguardo a Ron, sorpreso, e poi agli altri. Si soffermò a lungo su Hermione, che non riuscì a sostenere la purezza dei suoi occhi e guardò a terra.

“Harry, aiutaci!”, supplicò Ross. Lei non aveva problemi a sacrificare il suo orgoglio per gli amici, a differenza di qualcun altro.

Harry impugnò la bacchetta.

“Malfoy, lascialo.”

Draco sorrise ancor più, così tanto che il suo volto si sfigurò.

“Draco, Joker rivuole la sua faccia!” lo sbeffeggiò Hermione, dimenticandosi per un attimo che il biondo non avrebbe potuto capire il suo insulto, poiché non aveva – né avrebbe mai – visto il film a cui faceva riferimento. Harry però capì e un sorriso leggero gli increspò le labbra, ma continuò a fissare con odio il biondo.

“Che stai farneticando, Rossa?

Hermione mandò giù il boccone amaro. Nessuno sapeva del bacio – a parte Ron –, e Draco sembrava deciso a metterla in difficoltà. Non commentò, per ora, il soprannome e sputò, acida: “Niente che tu possa capire. Sappi solo che fai schifo!”

Capì di aver esagerato quando, per un secondo, negli occhi di Draco passò un sentimento diverso dalla derisione, un po' com'era successo in infermeria, subito dopo il litigio con Ron. Dolore.

Possibile?

Hermione esitò. Scusarsi... Sentiva che avrebbe dovuto scusarsi.

Non pensò. Parlò solo.

“Senti, Draco. È evidente che a Ron dispiace... Ci dispiace. Perciò mollalo!” ordinò, ma con voce indecisa. Draco esitò e poi Hermione sentì Ron ricadere a terra, spaesato. Il tonfo fu pesante ma lei neppure si voltò – andò Ross da lui.

“Solo, mi chiedevo...” continuò Draco acido più che mai, portando ogni tanto una mano su quelle delle ragazze. “Come mai mi è saltato così addosso? Non è che ha la rabbia?”

Sì, Draco. Ron – ed io – ha proprio la rabbia, ma non quella a cui alludi tu. La nostra, più che una malattia, è furia.

Hermione era così concentrata a insultarlo mentalmente, che ci arrivò dopo di lui. Draco la osservò alzando un sopracciglio e la gelò con un'occhiata.

oh. Fu ciò che Herm riuscì a pensare. Ha capito che lui sa. Ovviamente.

E, ancora una volta, si domandò per quale strano motivo lei, la strega più intelligente della sua età, fosse andata a rivelare tutte quelle cose proprio a Ron, un pazzo impulsivo ed emotivo.

“Vieni con me” ordinò il biondo gelido.

Hermione non se la sentì di replicare e lasciò lì gli amici, che non si erano nemmeno accorti della sua fuga, impegnati a tirare su Ron.

 

Lui sa.

Hermione guardò fuori dalla finestra, seccata. Scrollò le spalle, stufa di negare la verità – no, non provo niente per Draco. No, quel bacio non mi ha cambiata. No, no, no – e borbottò, piano: “Volevo parlarne con qualcuno.”

Poco dopo capì che quell'affermazione avrebbe fatto meglio a tenersela per sé. Ora Draco come la vedeva? Come una bambina idiota? Come una ragazza con gli ormoni a mille?

Si sentì patetica.

Ottusa.

Futile.

Odiava sentirsi così. Eppure, lo era.

“Ah sì, Granger?” commentò Draco dopo un minuto di silenzio, da dietro di lei. Hermione poteva sentire il suo sguardo su di sé, cocente. “Quindi è importante, per te.

La rossa non ne poté più. Si girò e lo affrontò. Lui e i suoi begli occhi, la postura perfetta, gli abiti sempre in ordine, quell'aria superiore – perché, forse, lo era. Lui, le sue emozioni controllate, lo sguardo indecifrabile – anche allora.

Non dovrebbe?” sbottò. “Draco. È stato il mio pri... Secondo bacio” si corresse. La verità era il suo vero primo bacio, con Ron, non lo contava neppure più. Era stato un errore – nonostante ciò che aveva detto all'amico – causato forse dalla frenesia del momento. “Non bacio chiunque! E io, be', credevo d'essere importante per te. Perché tu lo sei per me, sei importante. O almeno così credevo, io..”

Non continuò.

Non ci riuscì, non poté.

Qualcosa le tappò la bocca con una delicatezza disarmante. Le labbra di Draco, ancora.

Lui la baciò dolcemente e leggero come una foglia che cade da un ramo per un po', molto poco, poi si staccò e le lanciò un sorriso fugace.

“Tu... sei così importante. Per me. Però sei anche così... difficile” le confidò a un millimetro dal suo volto.

Hermione non riuscì più a capire niente.

Lo baciò ancora, anche se, probabilmente, era un errore.

Le serpi vanno uccise, non meritano seconde possibilità.


→Angolo Autrice.
E così sono di nuovo qua. Sorprese? Io non più di tanto, in realtà. Oggi ero a casa, e così... tra una cosa e l'altra, ho scritto più del previsto. Capita.
Questo capitolo e' un po'... Non saprei. Draco è troppo umano, forse. E' ovvio che rimedierà - come ha già fatto. Ma sappiate che, tra una cosa e l'altra - oggi mi ripeto ou -, Draco ed Herm non avranno solo problemi di cuore. L'intera comunità di maghi avrà problemi ben piu' grossi, che potrebbe coinvolgerli... Devo tacere! Aimè!

Ebbene sì, per oggi è - credo - tutto.
Sto rispondendo a tutte le recensioni, più o meno, anche quelle più "vecchie''. Se ne avete lasciata una e non vi ho caga... risposto (pardon!) avvisatemi eh :)

(oggi sono in vena di foto)

 

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Capitolo 12
*** CAPITOLO DODICI ***




CAPITOLO 12, DODICI.

PROBLEMI.



Passò una settimana. Per un’intera settimana, Draco non si fece più vedere. Né una lettera, né uno sguardo. Hermione cominciò a pensare d’aver sbagliato qualcosa e, più passavano i giorni, più ciò che provava dalla tristezza sfumava alla rabbia. Se i primi giorni aveva pensato che, chissà come mai, era colpa sua se Draco era sparito dalla circolazione – non l’aveva in effetti nemmeno più visto nella sala comune della scuola, nemmeno per i pasti – poi non fu più così. La colpa non era sua, bensì di Draco e dei suoi odiosi problemi mentali!
Sabato andò assieme a Rossana a leggere qualche libro in biblioteca. Non c’era più andata, temendo d’incontrare quell’idiota. « Sei così difficile », le aveva detto. Be’, e lui? Aveva detto così tante cose e poi ... Poi era sparito!
Hermione s’accomodò ad un tavolo, inforcando un libro a caso. Rossana invec cominciò a leggere emozionata un chissà quale tomo dall’aria vecchia, noiosa e ancora noiosa. La rossa leggeva una parola, alzava lo sguardo e controllava tutt’attorno a sé – semmai fosse comparsa la serpe. Ma niente. Al massimo entrò Gazza, guardò tutti con sospettò e se ne andò, strisciante. Una volta Hermione, assieme ad Harry e Ron, l’avrebbe seguito. « Avrà un qualche piano! » avrebbe detto Ronald, alzandosi su in velocità. Harry avrebbe aggiunto, serio: « Magari centra Voldemort ». E sarebbero partiti alla carica. Solo che non c’era più nessun trio – anzi sì, c’era, ma molto disgregato – e non c’era più Voldemort. Almeno una buona cosa c’era.
Alla fine non resistette proprio più e, prima di potersi controllare, Herm domandò: “Ma Malfoy? Non s’è più visto in giro.”
Rossana alzò i suoi occhi scuri dalle pagine. Erano velati di lacrime. Hermione si controllò dal chiederle cos’avesse letto per ridursi in quel modo e aspettò una risposta.
“Aspettavo questa domanda da un po’, sai?” rivelò l’amica.
“Ah.”
Te l’aspettavi? Da un po’?
Hermione finalmente capì il significato delle strane occhiate che  l’amica le aveva lanciato. Era in attesa!
Ma perché?
“Perché, Ross? Tra noi non c’è niente” sminuì Hermione, per coprirsi.
Ma il suo sguardo era un traditore. L’amica capì tutto subito.
“Va bene ...” la assecondò, chiudendo il libro. “è tornato a casa. Non si sa il perché. Ma Tina è alla ricerca, anzi... ora che posso mostrartelo, guarda.”
Le lanciò un pezzo di giornale rovinato e appoggiò i gomiti sul tavolo per esserle più vicina. Hermione afferrò la carta, titubante. Cos’avrebbe potuto essere?
Alla fine riuscì a prendere un po’ di coraggio – pochissimo – e abbassò lo sguardo sulle lettere. Alcune più grandi, altre no. Due parole in grassetto. Hermione impallidì all’istante – non riuscì a controllarsi, sebbene sapesse d’avere addosso lo sguardo curioso dell’amica.
Una parola era il suo nome. Hermione. E l’altra – c’era d’aspettarselo – era Draco.
Draco lascia – momentaneamente! – la scuola. Che centri qualcosa la graziosa Hermione Granger? – Articolo di Tina P.
“Se vuoi, non leggerlo” suggerì Ross.
Allora perché me l’hai dato?!
Hermione si trattenne a stento dall’urlare. Si limitò a scuotere il capo rigidamente e sobbalzò quasi nel leggere ciò che quella stronza aveva scritto su loro.
 
« E Malfoy dov’è andato? È da un po’ troppo tempo che non si fa più vedere a scuola (più precisamente da lunedì). Che centri la piccola Granger? È risaputo (purtroppo per le Draco’s fan) che tra loro c’è più che un’amicizia. Anzi, un’amicizia non c’è, ma c’è un rapporto d’odio-amore molto forte. S’è visto. Io l’ho potuto vedere, anche se oserei usare il termine “sopportare”. Dunque, cos’è successo? Un litigio ha costretto Malfoy a prendersi un po’ di pausa? (speriamo di sì).
A presto, Tina. »
 
Ah! Troia! Cos’è che hai contro me, eh? Ti odio! Io l’avrei fatto incazzare? È assurdo! È colpa sua però, sempre, diventa mia! IO LA CRUCIO!
Hermione voleva urlare, spaccare una finestra e la testa di Tina. Non per forza in quell’ordine.
“Ei... L’hai letto?” le domandò, preoccupata, Ross.
E secondo te?! “Sì! Mi chiedo perché Tina sia ancora una giornalista. Dovrebbe descrivere i fatti in modo oggettivo, e invece... la piccola Granger? Che problemi ha?”
Ross sospirò. “Forse tu...”
Hermione si aggrappò al tavolo con le mani. Strinse così forte che le nocche divennero bianche, sporgendo verso l’esterno. Odiò Ross. Odiò Tina. Odiò tutti.
“Dovresti essere più cauta con Draco. È risaputo che Tina ha spie un po’ ovunque, perciò-“
Hermione la zittì, irosa. Oh, anche ora era sua la colpa. L’intera colpa. Perché sì, forse una minima parte era causata da lei, ma non tutta. Una minima parte, Cristo!
“Non è colpa mia! È lui! È lui il problema! È così difficile! Lui! Non io! E tu... sei una sciocca! È così: tutti mi odiano!”
Uscì correndo dalla biblioteca.
E così non lo notò.
Draco. Che aveva assistito a tutto. E metà dei ragazzi ch’erano là lo stavano guardando, in attesa. Cos’avrebbe fatto l’innamorato sventurato?
 
Draco osservò Hermione scappar via. Non aveva molte alternative, così s’avvicinò a Ross – la piccola Ross. Che aveva causato così tanti guai... – e posò le mani sulla sua sedia. Alle sue spalle. Come un predatore sicuro di sé.
Non le avrebbe torto un capello. Ovviamente. E solo perché l’intera biblioteca ora li fissava. Che farà Malfoy?
“Rossana” sillabò lento, gelido.
“Draco...” balbettò lei. E arrossì eccome. Diventò bordeaux. Qual è il suo problema?, si domandò Draco. E macchinò, tra sé e sé, come punirla. Perché era colpa sua se, ora, non stringeva a sé Hermione, dopo averle dato il regalo che, per un’intera settimana, aveva cercato. Ignorando la scuola. Le regole.
“Cos’hai detto a Herm?” arrivò al punto. Perentorio. “E non mentire. Lo capirei all’istante.”
Lei impallidì. Poi diventò verdognola.
Non vomiterà qui!
“Io le ho mostrato l’articolo di Tina” sussurrò.
“Mostramelo” sbottò Draco, irrigidendosi. Tina. L’aveva già sentita nominare.
Ross però scosse il capo goffamente. Draco subito si chinò su di lei, furibondo. No? Aveva detto proprio così, no? C’era un errore. Ovviamente. Ross capì subito l’impiccio in cui s’era cacciata e borbottò, incespicando nelle parole: “Ce l’hai con sé Hermione. È ... se vuoi te lo posso raccontare io.”
“Se ci riesci” la sbeffeggiò il biondo, rialzandosi. Si sentì padrone di tutto, in quel momento. Aveva su di sé decine d’occhi affamati di verità e scoop. Era un dio.
“Be’... Tina dava – in poche parole – ad Herm la colpa della tua scomparsa.”
Cosa?
“Io... Ha scritto così.
È tutto” sussurrò Ross. Poi tornò rossa. E poi bianca.
“Grazie” si limitò a sbottare Draco, furioso.
Ecco cos’è stato, pensò, voltando le spalle a quell’impicciona ed uscendo da quella stanza piena di ficcanaso. S’infilò le mani in tasca e sospirò, sentendo nella destra la carta del regalo per la rossa.
Avrebbe dovuto darle quel pensiero, ora? Ovviamente Herm doveva essere furiosa. Ma con chi? Con sé stessa? Con lui? E perché?
Devo capire il perché, si disse Draco, avanzando verso un punto preciso della scuola. Evitò i professori – un altro problema da risolvere. O ci sarà un’altra lite.
 
Male.
Molto male.
Era andato tutto male!
Ross avrebbe voluto solo dire a Herm dell’articolo, farle capire d’essere un po’ più cauta con Draco per il suo bene e bere un tè con lei, magari.
E invece no. Lei se n’era andata. Un’altra volta. Ormai mi odierà, constatò Rossana, ripensando a tutto ciò che aveva causato – involontariamente – all’amica.
Poi era comparso Draco. Posto sbagliato al momento sbagliato.
Ma dov’era!?, si domandò Ross mettendo via il suo squallido libro strappa lacrime. Ora aveva problemi più grandi che scoprire chi avrebbe ucciso chi, tra quelle righe.
Dov’era finito Draco?
S’era trattenuta a stento dal chiederglielo – mentre arrossiva vergognosamente e sbiancava un secondo dopo. l’effetto Malfoy, insomma.
Devo trovare Herm!, pensò, uscendo dalla biblioteca.
Ma una mano l’afferrò.
Tina.
“Che cazzo hai fatto?” sibilò la stronza.
 
“Io?”, domandò Ross, ignorando lo sguardo d’accusa dell’ex amica. Non lo erano più, ovviamente. S’erano insultate a vicenda e, ancora peggio!, Tina aveva insultato in più modi Herm.
“Sì!”
“E tu, invece? Hai idea dei danni che causi a Hermione così? Devi smetterla di scrivere stronzate!”. Urlò.
Oramai l’attenzione di tutti era su di loro.
Eppure, nessuno pensò d’intervenire, quando Tina – più forte – afferrò Ross per un polso e la trascinò dietro di sé. Quasi ruppe l’osso. Era furiosa.
“Tina! Tina...? Che fai?” sbottò  Ross, con voce sempre più fragile per l’orrore e il dolore.
Perché nessuno l’aiutava?
Dov’erano tutti?!
Poi capì perché nessuno s’era disturbato a liberarla. Erano in un’ala quasi disabitata del castello. C’erano loro due sole. Solo loro due.
Brividi percorsero Ross. Paura.
“Ora ti dimostrerò che devi stare ben zitta, Rossana” sibilò Tina. E Ross si ricordò perché, per anni, aveva sopportato quell’arpia. Era forte. Molto. Troppo. Poi era venuta Herm e Ross s’era sentita più protetta, così l’aveva mollata. Ora però Herm non c’era.
E nemmeno la bacchetta di Ross.
Con un flash si ricordò d’averla lasciata in camera. Non mi servirà mica!, s’era detta.
Si, come no.
Tina impugnò la sua. “Vedi di non urlare” le sibilò in un orecchio , sbattendola al muro.
“Tina. No. No! Non è il modo.”
“Invece sì.”
Decisa. Ferma.
Ross non aveva possibilità.
“No invece. Non lo è. Sei così debole, Tina. Metti giù la bacchetta. Parliamone!” sbottò Tina con voce sempre più disperata. Perché lo era. Era disperata.
Pensò di fuggire.
Non ce ne sarebbe stato tempo, però.
Che devo fare?!
“Sei così sciocca. Il mio piano è conquistare Draco. E con questa mossa, ci riuscirò!”
Ross avrebbe voluto ridere.
Invece rimase seria. Ridendo, avrebbe peggiorato ogni cosa.
“Non ti ucciderò” la ‘rassicurò’ Tina, con un sorriso più che sadico. “Ma ti farò soffrire molto. Molto.” Ripeté. Ross immaginò mille modi con i quali avrebbe potuto infierirle, e le tremarono le gambe. Oh, no. Si sapeva. Tina non era poi così a posto. Era pazza, sadica, assetata di sangue. E Ross era la sua vittima.
“Cosa pensi d’ottenere così? “ continuò Ross. Più parlava, più allontanava il momento del dolore. “Draco non cascherà ai tuoi piedi. Non vedi cos’è successo? “
Tina arricciò il naso. Non capiva.
Così Ross specificò: “Lui s’è innamorato di Hermione.”
“NO!” urlò Tina. Alzò la bacchetta e colpì Ross. Ross non aveva sbagliato i suoi conti: soffrì, molto.
 
Hermione se ne stava sola in camera sua da un po’. Quand’è che sarebbe arrivato qualcuno? Ron, Harry, Draco, Ross... Dov’erano tutti?
Sospirò, alzandosi. Guardò fuori il paesaggio della notte. Così oscuro. Le piaceva molto.
Alla fine, mezz’ora dopo – Herm era ancora alla finestra -, qualcuno bussò alla sua porta.
La rossa si voltò di scatto, sorridendo. Quasi corse verso la porta e l’aprì allegra.
Ron! Harry! Draco! O Ross!
Le sarebbero andati bene tutti.
Davanti a sé trovò... Tina.
Tina?
Il suo umore precipitò. Con voce tetra sibilò: “Che c’è, Tina?”
“C’è che ti uccido qua. Ora. Voglio Draco! Dammelo!”
Cosa?
Hermione non riuscì a capire nemmeno ciò che l’era stato detto – era troppo ... stupido! – che si ritrovò schiantata al muro. Cadde giù e subito sentì una pressione sul petto. Tina. O meglio, un suo piede.
“Draco. È. Mio.”
Hermione non riuscì a parlare. Avrebbe detto: no, è mio. Non ne era poi così sicura, comunque. Era suo? Era ancora suo?
“T’ammazzo’’ sussurrò Tina a un millimetro dalle sue labbra.
Poi sparì.
Hermione a fatica si tirò su. Draco la fissava, preoccupato. Del sudore gl’imperlava la fronte. Borbottò qualcosa d’indistinto e si lanciò su lei.
La baciò, con rabbia, veloce. Poi si voltò verso Tina e la colpì.
“Aspetta...” sussurrò Herm. In qualche modo voleva che la uccidesse – anche se sapeva che non sarebbe successo -, ma prima doveva chiederle una cosa. Draco all’istante si fermò ed Herm guardò negli occhi da topo Tina. Lei ricambiò. Frastornata. Pazza.
“Dov’è Ross?”
Tina ridacchiò. “Ormai è troppo tardi per lei.” Sussurrò, con l’ombra d’un sorriso sul volto.
Cosa?!
Hermione non capì più nulla. Riuscì soltanto ad allontanarsi da Draco - per non fargli del male, nella frenesia del momento - e a buttarsi sulla malcapitata Tina, che ora non sorrideva più. 
"Dove. E'. Ross!" sibilò e, senza lasciarla replicare, sbottò: "Troia!" 
Strinse le mani attorno al suo tozzo collo.
"Dov'è!"
Tina emise dei grugniti inutili. Draco s'avvicinò a Hermione, disorientato.
"DOV'E'?!" urlò un'altra volta quella. E serrò di più la morsa letale su Tina.

Angolo Autrice.
Salve!

Come stanno le mie lettrici più amate? Spero molto, molto bene. Siete tranquille? Felici? Il capitolo è arrivato, alla fine - un po' più in ritardo rispetto agli ultimi, lo so. Ma bon. Spero vi sia piaciuto. E' lunghissimo... Su Word con la 13,5 mi son venute più di cinque pagine! Vi soddisfa? D'ora in poi farò capitoli lunghiiii. Li adoro! Allora, che altro dire? Go Herm Go!!! La adoro particolarmente qua. E Draco? Non è dooolce? Era andato a prenderle un regalo! Altro che scappatelle a causa d'una lite. E Tina... Non aspettavo altro che ucciderla - hmmm, coff coff! Mica muore nooo. Per quanto riguarda Ross.. Aspettate il tredicesimo capitolo. Non mi scucirete una parola, scusate. 

PS: Ci sono diversi "pov" in questo capitolo. Ho preferito non specificare chi parlava poiché la storia non è in 1° persona. L'ho quindi trovato un po' .. "pomposo", ecco. Diciamo così.
Non devo aggiungere null'altro, quindi FELICE ANNO NUOVO (!) e a presto! :) meme1.


Pubblicherò il prossimo capitolo a 3 recensioni, a presto.
 

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Capitolo 13
*** CAPITOLO TREDICI ***





CAPITOLO 13  Mi fido.


DA ASCOLTARE: SUMMERTIME SADNESS



Fermati. È inutile.
Serrò più forte la morsa. Anche se qualche lontana e ovattata voce – la sua coscienza? – le stava rivelando l’inutilità delle sue azioni, non si fermò. La faceva stare, dopo tutto ciò, bene. Non era lei. Era un’altra. Di Hermione Granger, nessuna traccia. S’immaginò Tina – la stessa Tina che, con così tanta passione, stava soffocando – scrivere di lei: « Hermione Granger scomparsa. Che la causa sia una lite di coppia? ». Ciò le fece stringere con più forza le mani attorno al collo dell’arpia.
Fermati. O dovrò colpirti. Hermione.
Quella voce. Era così controllata! Come poteva esserlo!? Tutto in lei urlava vendetta!, e la sua coscienza le parlava come un maestro tranquillo poiché certo d’avere ragione!?
Non vedeva più bene. Qualcosa le offuscò la vista. Sangue?
Sangue scuro, che colava copioso sui suoi occhi. Non mollò la presa.
Sangue scuro, che le invadeva le narici, non poteva più respirare. Non mollò la presa.
Sangue scuro, che le impastava la bocca. Non mollò la presa.
La rafforzò.
Mollala!
“Perché?” replicò Hermione, sputando. Ma nemmeno una goccia uscì dalle sue labbra. Perché di sangue, non ce n’era traccia. Ora vedeva bene, respirava.
Si voltò.
Non era stata la sua coscienza a ordinarle di fermarsi. Era stato Draco, che ora brandiva la sua bacchetta contro di lei. In un flash, la rossa ricordò delle parole, dette con tranquillità. O dovrò colpirti. Era stato lui! Solo che non l’aveva colpita ma, con qualche specie di magia sconosciuta, l’aveva costretta a vedere ciò che non c’era. Nella speranza di fermarla. Invano.
Herm si ritrovò a fissare Tina. Respirava ancora. Perché? Non ho stretto abbastanza? Eppure, aveva le mani doloranti, i muscoli contratti.
“Draco.”
“Mollala.” Sussurrò lui. La voce dolce. Lo sguardo sicuro di sé. Di ciò che faceva. Cosa diavolo sei!?, pensò Hermione.
Non poteva essere così controllato sempre!
“Okay...”
E in un attimo, la mollò. Tina rinvenne con qualche verso obbrobrioso. Lei sì, che sputò. Vomitò. Molto.
Herm si voltò dall’altra parte. Nessuno aiutò la ragazza troppo chiacchierona.
Dopo un po’ – un po’ di tempo passato nel silenzio confuso più totale – Draco guardò nuovamente Tina. Hermione pensò che non fosse una vista così bella. E, dentro sé, sorrise.
“Dov’è Rossana?”
“Nei sotterranei” sussurrò Tina. Vomitò. “Ma non picchiatemi più!”
“Certo” sbottò Draco “A patto che tu taccia tutto ciò.”
“Se non lo farai” s’immischiò Herm, “Dovrò dire ciò che hai fatto a me, e a Ross. Chiaro?”
Tina si limitò a vomitare.
Lo presero come un sì e, correndo, uscirono via da quella stanza maleodorante e, oramai, carica di brutti ricordi che mai, mai più, sarebbero riusciti a cancellare.
 
Ormai non c’è più possibilità per me, è finita, pensò tragicamente Ross e, per quanto lo trovasse squallido e patetico, non poté non farlo. C’era sangue ovunque: su di lei, sul suo corpo così gracile – praticamente, d’una bambina –, sui suoi occhi socchiusi che, però, non riuscivano a scorgere la luce. E sul pavimento. Oh sì, ce n’era molto. Tanto che, quando Tina se n’era andata sghignazzando qualcosa a proposito d’Hermione – provocando così l’ira ancor più cruda di Ross –, era quasi inciampata a causa del liquido denso.
Qualcuno la punirà, pensò Rossana. Che consolazione!. L’amara verità era che, anche se qualcuno avrebbe mai punito Tina – che poi, qualcuno l’avrebbe almeno scoperta? –, Ross non l’avrebbe potuto vedere, né sapere.
Per allora, si disse, tentando di portarsi una mano alle labbra, dalle quali sgorgava sangue, sua linfa vitale. Sarò già morta. E sepolta.
Non era mai stata così vendicativa.
Ma le persone cambiano.
 
 “Dov’è che ha detto che era?!” sbottò Hermione a Draco, correndo. Correvano da troppo tempo, a parer suo. Lei seguiva la schiena del ragazzo – non aveva forza di far altrimenti – ma stava cominciando a pentirsene. Ross! Ross! La piccola Ross era laggiù, da qualche parte nelle segrete. Nelle immense segrete. E stava ... Cosa, morendo? Oppure, era già morta? Per un po’ s’era detta ch’era stata solo una tattica di Tina, per mandarla in bestia. Un modo per rimanere viva ancora un po’. Di più, di più... Quella ragazza voleva sempre di più. Prima la fama. Poi l’odio di tutti. Il disprezzo, a parer suo, le dava più forza – l’aveva scritto lei stessa in un suo articolo, tanto criticato da insegnanti e studenti. Ed ora... l’amore? Voleva l’amore di Draco. Hermione sogghignò quasi. No, quell’arpia non voleva l’amore. Voleva Draco e basta. Null’altro.
“Nelle segrete.” Rispose Draco. Il respiro affannato.
Hermione si guardò attorno. E, di nuovo, dubitò della serpe. “Di qua non si va alle segrete!” grugnì per il troppo correre. Macchinò tra sé e sé i suoi dubbi. Forse Draco era in combutta con Tina. Perché no. In fondo, era una serpe.
Si sentì mancare. No, pensò. Il mio Draco, no!
E continuò a correre. Più fiduciosa.
“Lo so” le rispose il biondo, voltandosi appena. La rossa scorse un lampo azzurro cielo: i suoi occhi. Poi, solo l’oro dei suoi capelli. “Però non andremo là soli, no? Potrebbe servirci dell’aiuto!”
Aiuto? “Draco. Lì ci sarà solo Ross. Mezza morta” balbettò alla fine. E si bloccò. Aiuto? AIUTO? “Tutto ciò è... assurdo. È una perdita di tempo.”
Draco si fermò e si voltò verso la rossa. Herm notò subito che s’era incupito – e non solo perché non imprecò contro uno studente che, nella foga, gl’era andato contro. I suoi occhi erano come spenti. Alla fine sussurrò: “Non ti fidi di me, Granger?”
La ragazza si sentì colta in fallo. Per un secondo, suppose che Draco leggesse il pensiero, ma poi scartò l’idea, troppo stupida. Nessuno leggeva nel pensiero. Nemmeno lui, il Malfoy in assoluto, anche più adorato del padre.
“Sì! Mi fido di te” ora! “Però... Penso che sarebbe più opportuno” intelligente “dividerci. Tu cerca il tuo aiuto” perdita di tempo! “ed io cercherò lei.”
Lei. O ciò che ne resta.
Draco assottigliò lo sguardo. “D’accordo” mormorò, avvicinandosi alla rossa. S’arrotolò una sua ciocca di capelli tra le dita, ed a Hermione sembrò che sparisse tutto il resto: c’erano solo loro due. “Ma sta’ attenta. Chiamerò qualcuno che sa curare ferite gravi, okay?”
“Sì...” balbettò Hermione. “E grazie.” aggiunse, cauta.
Lui sembrò voler dire – o fare – qualcosa. Hermione pregò che si muovesse, ma alla fine lui arretrò e, con un sorriso che non raggiungeva i suoi occhi, s’allontanò.
 
Hermione non s’era preparata a come avrebbe trovato Ross. Sapeva che Tina, oltre ad essere molto influente, era anche piuttosto forte.
Aveva così preparato fare dopo ciò che poteva essere fatto dopo, andando così incontro all’orribile apparizione d’un corpicino fragile e rosso impreparata.
S’avvicinò cauta. Magari non è lei suppose, mettendo un piede davanti all’altro. L’odore del sangue già la stava mandando in tilt. Nausea. La nausea copriva tutto. I rumori. I pensieri. La paura.
Per un po’ riuscì a contenersi.
Poi arrivò al punto di non ritorno.
La riconobbe. La riconobbe, perché aveva gli occhi aperti. Così grandi. Così neri. Così iniettati di sangue, come se avesse pianto. Come se avesse pianto proprio sangue, non lacrime. Per questo l’interno volto ne era coperto.
Hermione strabuzzò gli occhi. “Cosa?” urlò. Come con uno scatto ritardato, capì tutto. Quella era Ross! Ed era...
Oh.
Urlò così tanto che per Draco non fu complicato trovarla.
E non
Riusciva
A pensare.
 
Draco correva, assieme all’amico esperto in magie per guarire le persone.
E i morti?, pensò Draco, andando più in fretta. I morti li potrà guarire?
Corse ancora più veloce, tanto che quello faticò a seguirlo.
“Draco! Ma cos’è successo, si può sapere?!”
“Corri e sta’ zitto.”
 
No! No!
Perché?
Ross, NO!
Draco sentì le urla ancor prima d’aver svoltato l’angolo.
Tutto ciò che riuscì a pensare, quando vide Ross accasciata a terra in un mare di sangue – quell’affermazione non sarebbe potuta essere più azzeccata per descriverla –  ed Hermione su di lei, fu
Scusa.
Poi afferrò quella ragazza così forte e così debole. L’abbracciò. Con la forza la staccò dall’amica e lanciò uno sguardo d’intesa all’altro ragazzo.
“Fa tutto ciò che puoi!”
Lui si mise all’opera.
Ma dentro sé, Draco già sapeva che era troppo tardi.
 
Erano passati all’incirca due giorni. Nessuno sapeva bene come stesse Ross, né cosa le era successo – a parte tre persone, consapevoli e agghiacciate, chi più chi meno.
Nella grande sala comune della scuola, tutti s’erano messi a mangiare. Chi più chi meno. Hermione non toccò il suo piatto. La salsa sopra la pasta era rossa. Rossa come il sangue.
La ragazza si voltò e lanciò un’occhiata verso i Serpeverde. Non s’era più sentita molto con Draco. I professori s’erano messi in moto per salvare Ross – era stato da subito chiaro che l’aiuto procurato da Draco non sarebbe servito a niente -, ma avevano voluto sapere subito cos’era successo.
Hermione era impallidita. Subito? Non ci danno tempo per riprenderci?
No. Nemmeno un po’. Nemmeno una notte.
E così avevano diviso i due ragazzi per interrogarli. Sì, chiaro. Hermione capiva le loro motivazioni. Ma ora, era così stanca ... E voleva così tanto un abbraccio! Avrebbe pagato oro per ottenerne uno.
In più, non sapeva niente delle condizioni dell'amica. 
Alla fine del pranzo, la McGranitt ordinò a tutti di restare a sedere. Hermione gelò e lanciò un’occhiata ai suoi amici che, invece, erano all’oscuro di tutto. Anche del motivo delle continue sparizioni della rossa.
Ci siamo. Ora sapranno tutto. Ora sapremo come sta.
Harry le si avvicinò. “Hermione. Dimmi cos’hai.”
“Non prendo ordini” replicò lei, osservando la preside.
Quella osservò tutte le tavolate, sospirando. Dev’essere dura, soppesò la situazione la strega. Doveva essere proprio difficile veder accadere una cosa simile, sapere di aver potuto far qualcosa perché non accadesse ma, allo stesso tempo, non aver mosso un dito.
L’ignoranza è una criminale.
“Dov’eri questi ultimi giorni?” replicò il moro.
“In giro.”
Lui sogghignò, gelido. “Centra Malfoy? Neppure lui c’era molto, ho notato.”
“Che? L’hai tenuto d’occhio!” esclamò Hermione, forse un po’ troppo forte. Lanciò un’occhiata a Draco. Lui ricambiò, la mascella serrata. Sapeva già. In qualche modo, lui sapeva. E anche lei.
“No. Sì. Un po’.” Borbottò Harry, colto in fallo.
La preside fortunatamente zittì tutti gli ultimi ragazzi che stavano ancora chiacchierando con un battito di mani. Loro compresi. Il suono rimbombò per la sala troppo silenziosa, e alla Granger sembrò uno sparo.
Hermione s’aspettò di sentire una delle notizie più brutte della sua vita.
Strinse così forte i pugni da farsi male.
Aveva la bocca secca. La testa le girava.
Ricordò Ross. Il suo corpo.
Il suo sangue.
Il suo sorriso.
La McGranitt iniziò a parlare. Prese fiato.
Guardò tutti. Uno ad uno. Veloce. Ma troppo poco.
Muoviti, per Merlino!
“Ragazzi, diamo inizio all’attività di collaborazione tra le varie Case.”

 
ANGOLO AUTRICE.
Un felice ed allegro capitolo, per dare il benvenuto all'anno nuovo. Non ho potuto farlo prima, quindi lo farò ora:
BUON 2014, POPOLO DI EFP!
Spero l'abbiate iniziato nel migliore dei modi, al contrario di Herm e Draco. E Ross. Soprattutto Rossana!
IL CAPITOLO: Credo che più d'una di voi mi odi. Perché, be', Ross avrebbe potuto benissimo unirsi al trio, essere felice e, perché no, imparare a vivere da coloro che hanno salvato il suo mondo.
Niente è stato scritto, per ora, quindi non posso dirvi se Ross supererà o no quest'incidente.
E Tina... Non è ancora stata punita. Ce ne sarà il tempo.
Che ne dite del finale?
Tutte - credo! - col cuore in gola. Ross come sta? Cosa le è successo?. E invece, la McGranitt aveva ben altro da dire.
Mi piace l'idea che Herm e Draco si fidino l'uno dell'altra. Herm si fida abbastanza da cercare, sola, Ross. Non è detto che Draco l'aiuterà. Non è detto che sia in 'combutta' con Tina. Ma si fida.
E Draco? Beh, lui l'aiuta. E' molto diverso. Lo fa perché ci tiene  a lei, o perché deve? 
Harry ha spiato Herm e Draco. S'è accorto di molte cose. Perché?
MUSICA: è un po' scoppiata la moda di Lana del Rey, e così anche io ho deciso d'ascoltarla. E' molto brava e, soprattutto, le sue canzoni sono piene d'emozioni. Quindi questo capitolo ha una sua canzone.
FB: avevo un'idea. Se creassi una pagina Facebook su questa storia, quante di voi la seguirebbero? Fatemelo sapere con un Messaggio, recensione! Vedrò se vale la pena di crearla. 
Metterei:
-anteprime dei capitoli,
-foto dei personaggi,
-commenti sui capitoli,
-parlerei con voi più direttamente!,
-ascolterei i vostri consigli,
-utilizzerei foto inviate da voi per i capitoli,
-ci conosceremmo un po' di più.

Spero che l'idea vi attiri! Ovviamente, la pagina si chiamerebbe 'The Help' :)

PS: in questi giorni non aggiornerò molto velocemente. Il problema è - ovviamente... :( - la scuola. Odio Greco! Chi lo capisce è un genio. Altrochè! 

AGGIORNERO' IL PRIMA POSSIBILE     E     A 3 RECENSIONI

MEME1



 

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Capitolo 14
*** CAPITOLO QUATTORDICI ***


CAPITOLO 14° - La fretta è una cattiva consigliera.
 

Draco si appoggiò una mano sugli occhi, stanco. Era così grande, la sua mano, che copriva i due occhi bellissimi da sola, non c’era bisogno dell’altra, ch’era buttata su un libro scolastico a caso, che il biondo aveva finto per un po’ di studiare con qualche amico.
Più leggeva, più gli sembrava d’essere Hermione Granger e, più formulava questo pensiero, più s’irritava. Lui non era come lei! Era diverso. Più razionale, più controllato. Aveva lavorato così tanto per ottenere quest’andazzo, che ora ch’era messo in difficoltà, non riusciva a non maledire la rossa.
È colpa sua, meditò, riaprendo gli occhi. Se sono così distratto. Se di notte la sogno. Se mi sono cacciato in un bel casino e mio padre lo verrà a sapere. Poi s’infurierà. Sospirò. Una ragazza vestita verde e argento alzò lo sguardo, per capire, irosa, chi avesse interrotto quel silenzio studioso. Quando però vide Draco, chinò subito il capo e si nascose dietro ai libri, rossa in volto. E quando verrà a sapere che centra la Granger... Draco impallidì. I suoi genitori s’erano interessati già fin troppo quand’era andato a casa per prendere un regalo a Hermione, un semplice cimelio di famiglia che lui riteneva perfetto per lei. Non c’avrebbero messo più di tanto a fare due più due e... Ad incazzarsi ancor più! Come belve.
Un momento...
Il regalo!
Draco scattò in piedi in modo alquanto brusco, col cuore a mille – senz’alcun motivo d’andare così veloce. La sedia graffiò il pavimento e sembrò che ringhiasse, le mani che il biondo aveva appoggiato con furia sul tavolo spiegazzarono i suoi libri. E Draco odiava le orecchie1 sulle pagine dei libri, ma anziché fermarsi a sistemarle, si catapultò via di lì, ignorando bellamente le urla della ragazza di prima, cui ira aveva superato la codardia - « Idiota! Hai visto cos’hai fatto? E IO come dovrei studiare? Vieni qua, sciocco! Sistema! ».
 
Hermione era chiusa in camera sua da più di un’ora. Era scappata là dopo il pranzo. Le lezioni? Pff. Le ignorava da un po’. Da un po’ non alzava più la mano per rispondere. Non le fregava più di tanto, a dirla tutta. E poi, quando faceva così, Draco la osservava. Stranito. Ma la osservava, almeno.
La osservava come lei stava osservando la macchia rossiccia sul suo  tappeto. Sangue.
Si tuffò nel letto. Si nascose, da codarda.
È solo sangue!, si ripeté più volte. E, quando sembrava tutto a posto, ecco che appariva l’immagine di Ross, accasciata... Ross! Oh, Ross!
Che le stava accadendo? Stava così male che nessuno, nemmeno i professori, riuscivano a darne la notizia?
Cosa sarebbe stato peggio: vederla morta – in una bara, il corpo pallido e rigido – oppure sofferente per tutta la vita – magari paralizzata qua e là, lo sguardo sconfitto?
Hermione nascose il viso nel cuscino, spingendo così tanto che si fece male.
Se non fosse scappata via, Ross starebbe bene? Probabilmente no, Tina avrebbe solo agito più tardi. Ma se fosse andata così, Hermione sarebbe potuta essere là a proteggere Ross. Se fosse stata là, ora Tina sarebbe in una stanza d’infermeria!
Tina è in infermeria, le suggerì una voce.
Già. Come c’era stato Draco.
Draco ...
Cos’erano, loro? Erano un “noi” oppure un “io e lui”?
La ragazza non aveva forza per pensare anche a questo. Sospirando, cercò di prendere sonno, invano.
Allora cominciò a guardare il letto dell’ex compagna di stanza. Ne è passato di tempo, rifletté Quando tornerà?
Probabilmente, se fosse stata là e avesse saputo di Ross, la ragazza avrebbe fatto dietro-front a casa.
Hermione si sentiva più sfiancata che dopo la Guerra. Forse perché queste perdite – quasi-perdite, forse-perdite, non-perdite – erano più reali. Più vicine a lei in particolare. Forse perché, mentre con la Guerra aveva visto decine di corpi cadere a terra, privi di respiro, ora ce n’erano meno. C’era più tempo per pensarci.
Qualcuno bussò alla porta.
“Sì?”
Se è un professore gli dirò che sto male.
Se è Ron o Harry gli salterò al collo e piangerò.
Se è Tina l’ammazzerò. Subito.
Herm era un po’ stufa di giocare a E se. Voleva vivere, per Merlino! Con qualche certezza in più! Con qualche sicurezza in più!
Quando non rispose nessuno, Herm avanzò verso la porta per porre fine al mistero. O così credeva.
Perché la persona che si ritrovò davanti, ad ogni risposta che dà, aggiunge mille domande. Un enigma ambulante, insomma.
Draco.
“Oh. Ciao.” Dov’eri? Dove sei finito quei giorni? Perché mi hanno detto che eri a casa tua? “Vuoi entrare?” Hermione si scostò un po’. Draco nella sua stanza. Be’, non era certo la prima volta, però faceva tutt’un altro effetto non essere mezza-morta e impazzita, bensì piena di coscienza.
Draco la salutò con un cenno – un cenno?! – ed entrò. Sicuro. Almeno, i suoi movimenti lo erano. Ma il suo sguardo era sfuggente. Diverso. Indeciso.
Hermione provò una fitta al petto. Era così bello. Così impossibile.
Il biondo si accomodò sul suo letto, come fosse di sua proprietà. La rossa gelò, esitante. Avrebbe dovuto cacciarlo? Oppure lasciarlo là? E in quel caso, avrebbe dovuto chiudere la porta o lasciarla aperta? Così, per precauzione.
Sbatté la porta dietro sé. Al diavolo le precauzioni!
“C’è qualcosa che devi dirmi?” ritentò, perché lui non aveva ancora aperto bocca. Alla fine il biondo alzò lo sguardo. Ed Hermione si sentì strana.
Non bene ... Né male, certamente. Strana.
Guardò diffidente il biondo.
Sentiva che, prima o dopo, avrebbe sganciato una bomba impossibile da sopportare. Non per forza quel giorno. Ma allora, che sarebbe successo?
“Sì. Più che dirti, darti.”
“Se è un gioco di parole” borbottò Hermione, cercando di darsi un tono “non è divertente. Davvero! Non fa ridere.”
“Non voleva esserlo” replicò lui, perplesso. Ed Hermione si sentì – ancora ed ancora! – un’idiota. Una grossa idiota. Grossissima. Un’idiota più alta dell’Everest e più profonda di una fossa.
Un’enorme idiota.
“Ah.”
Ed il premio per la ‘Peggior risposta di sempre’ va a ... Hermione Granger! Complimenti, ragazza! Come hai fatto ad essere così idiota? Hermione s’incupì. È che, quando c’è di mezzo lui – ed osservò il biondo, che stava armeggiando alla ricerca di qualcosa nella sua tasca – non sono più io. Cioè, non proprio. A volte più a volte meno.
Ecco, ora non so nemmeno come mi chiamo.
Ah sì, Hermione. Sono quella che ha vinto il premio...
Poi Draco la zittì – anche se non aveva mai realmente parlato.
E tutto sembrò ghiacciarsi, immobilizzarsi.
Dalla sua tasca... Dalla sua divisa elegante e curata... Draco aveva estratto una piccola scatolina in velluto verde ed argento.
Oggettivamente, Hermione l’avrebbe ritenuta deliziosa. Era così fine. Non era una semplice scatolina per gioielli, aveva un che di speciale – nonostante i colori. Hermione però non avrebbe saputo dire cosa fosse.
Ora però quell’oggetto era OMMIODDIO UN PORTA GIOIELLI! È PER ME! E DA DRACO! MALFOY! MALFOY! OCCRISTO, SVENGO!
Okay, forse un po’ più controllata. Non l’avrebbe certo urlato, no.
Dalla sua bocca uscì soltanto un flebile, imbarazzante e assurdamente patetico gemituccio insulso.
“Ah!” squittì. “Cos’è?” domandò poi, quasi costretta. Non osò guardarlo negli occhi. Osservava la scatoletta. Cercò di capire il perché della sua bellezza, e si dimenticò anche dell’ennesima domanda idiota che aveva posto all’intelligentissimo Draco.
“E’ un porta gioielli, Hermione. Si presuppone che, all’interno, ce ne sia uno... Tutt’a posto?”
Ah! Ecco perché quel porta gioielli era così bello. Aveva una straordinaria rifinitura dorata – la Grifondoro non si sarebbe stupita troppo se quello fosse stato oro vero – lungo tutto il perimetro. Così sottile... Ogni tanto, si poteva scorgerne un bagliore.
Stupendo.
Lo so” borbottò acidamente. “Non ne capisco il perché.”
“Io...” Draco esitò. La rossa si ritrovò ad odiarsi. Draco le faceva un regalo e lei che diceva? Non grazie, non ‘è splendido’, no...
Perché? E anche acidamente, ostile. ‘Perché l’hai fatto? Non dovevi! No!’.
Si morse le labbra. A sangue, quasi.
Ecco. Aveva rovinato tutto.
Draco appoggiò il porta gioielli sul letto sfatto d’Hermione. Lei s’avvicinò d’un passo, ma era troppo tardi.
La magia... s’era spenta.
“Pensavo ti sarebbe piaciuto un regalo.” Sbottò freddamente Draco. La rossa sentì il sangue che le si gelava nelle vene. No, no, no. “Non ti preoccupare! Non ho speso un centesimo. È di famiglia.” Il biondo col mento indicò l’oggetto. No, no, no. Così era pure peggio. Un gioiello Malfoy. Oh. Mio. Dio. “Né te ne farò altri. È una promessa.”
E la superò.
Così. semplicemente.
La fissò un secondo in più e, passo dopo passo, s’avvicinò alla porta.
Nel passarle accanto non la sfiorò nemmeno. Né la guardò più.
Hermione, scossa, si voltò un momento prima di vederlo sparire dietro la porta, non prima d’averle sputato contro uno “Sei una stupida!”, fin troppo vero.
No, no, no.
Ecco perché era sparito.
Per lei.
Ed ecco come s’era comportata.
 
Draco s’avviò chissà dove. Non lo sapeva. Uscì dalla scuola.
Sono un idiota. Pensò.
Sono stato troppo affrettato.
Tra sé e sé s’insultava, ma la sua bocca aveva detto ben altro alla rossa, dandole ogni colpa.
Ovvio ch’era anche colpa sua! Ma non solo.
L’aveva scioccata. Colta di sorpresa.
Evidentemente, per lei due bacetti – ah! Il solo sminuire così i loro sentimenti faceva male a Draco – non erano abbastanza per legarsi a qualcuno.
Neppure per Draco era stato così.
Fino ad ora.
Ed ecco che succedeva coi suoi cambiamenti!
Sono. Un. Idiota.
Camminò finché non sentì più le gambe.
Camminò, stremato.
Camminò, sconfitto.
E soprattutto camminò, solo. Si sentì solo al mondo.
E fu terribile.
 
Hermione avrebbe voluto lanciare giù dalla finestra quella scatola.
Eppure voleva anche aprirla. Abbracciare Draco. S’immaginò di ringraziarlo, anziché urlargli addosso. E ciò che immaginò le piacque.
Ma era, purtroppo, troppo stupida per averlo fatto.
Merlino!
Alla fine s’alzò dal cantuccio dove s’era accasciata, codarda.
S’avvicinò al letto.
Aprì la mano. Con l’intenzione di scoprire com’era il gioiello. È un porta gioielli, Hermione. Si suppone che, all’interno, ce ne sia uno.
Com’era bravo Draco a ferire le persone.
L’aveva marchiata come « stupida » ed Herm sapeva che sarebbe rimasta tale, per sempre.
Sfiorò la stoffa pregiata. Sembrava urlare « costo un sacco! » al mondo. Anche amare Draco costava un sacco. Che poi, lei lo amava?
No. Forse sì. Era troppo presto.
Afferrò la scatola.
L’avvicinò a sé. Non era poi così difficile come aveva creduto. Bastava non pensare alla storia di quell’oggetto.
Fece per aprirla. Le tremavano le mani ... Che codarda!
E, proprio in quel momento, entrò qualcuno. Sbattendo la porta e senza chiedere il permesso.
Ron! Hermione senza nemmeno voltarsi lasciò libere le sue lacrime. Sapeva d’essere egoista, ma Ron l’avrebbe capita. Compresa.
L’aveva sempre fatto.
Si voltò. Pronta a piangere.
“Ro...”
Si bloccò. Scioccata.
Davanti a lei torreggiava la McGranitt. Aveva un’espressione pallida, crucciata. Sembrava il fantasma della preside, più che la preside stessa.
“Granger, lei-“ cominciò. Poi però vide lo stato d’Hermione – che si vergognò di sé più che mai, nascondendo la scatola nella divisa, un po’ come aveva fatto Draco, e le lacrime nel suo cuore – e domandò: “Tutto a posto, signorina Granger?”
“Sì. È tutto okay.”
Hermione sapeva già perché la preside era là.
Avrebbe preferito non saperlo, però.
“D’accordo. Venga, l’accompagno dalla sua amica.”
Non specificò. Non serviva. Herm non aveva molti amici.
E così era certa di star andando da Ross.
Il cuore cominciò a batterle forte nel petto, saturo di lacrime, amarezza e sorpresa.
Non osò chiedere niente. Né ‘come sta?’, né ‘dov’è?’. L’avrebbe presto scoperto.
Non era, poi, così STUPIDA.
1io chiamo così le pieghe che si formano quando si schiaccia una pagina un po’ spiegazzata d’un libro. Non so voi. Bah.

Angolo Autrice.
Sera. Come va? :) eccomi qua, nonostante tutto.
Spero  che il capitolo vi sia piaciuto... Curiose per Ross? Stupite per Draco?
Vedremo.
A me questo capitolo non piace. E' così... Oddio, Hermione qua la odio! Eppure ho scritto tutto io! E' anche vero che Draco ha avuto fretta. Insomma. Dopo aver trattato Herm così, poi!
FB: non ho ancora sistemato granché, lo ammetto. Appena farò il gruppo - pazientate! - ne metterò in ogni capitolo il link
PUBBLICITA': SE AVETE DELLE STORIE CHE VOLETE SIANO PUBBLICIZZATE, AVVISATEMI - MESSAGGIO O RECENSIONE - E IO METTERò IL LINK A FINE CAPITOLO, ACCOMPAGNATO DAL NOME DELL'AUTRICE! QUESTO SE RICAMBIERETE, CHIARO.
Ne approfitto per i ringraziamenti. Non li ho mai fatti fin'ora, o li ho fatti male. 
Ecco qua, ragazze. Perchè siete il motivo per cui continuo a scrivere. :)
Grazie a chi segue la storia, a chi la recensisce - siete stupende e simpatiche e mi aiutate moltissimo! Adoro le vostre recensioni :) - e a chi la legge silenziosamente. So che siete in molte - il primo capitolo ha più di 900 visite -, e ne sono orgogliosa. Grazie anche a chi non piacerà né la mia storia, né come scrivo. A chi non mi dirà che sono brava, perchè mi aiuterà e basta. E anche alla Rowling, per aver scritto d'un mondo che noi amiamo! Grazie
Ok, ora basta, sennò divento troppo sentimentale ahahah
aggiornerò a 2 , 3 recensioni e appena posso :)
a presto,
meme1.

ps: 
se vi può interessare date un'occhiata alle mie altre storie!


 

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Capitolo 15
*** CAPITOLO QUINDICI. ***


Capitolo Quindici
Aver la forza di scegliere ciò che si preferisce e di attenervisi. Se no è meglio morire.
Albert Camus, Taccuini.

 
Scusa. È stata colpa mia
Mi dispiace di com’è andata questo pomeriggio. Vorrei solo essere stato più furbo bravo con te, ma il fatto è che è la prima volta che provo un’emozione così. Sento di doverti qualcosa non sono proprio bravo in queste cose.
Spero potremo riprovarci. Non devi accettare per forza la collana il regalo. E sappi che ritiro tutto ciò che t’ho detto. Insulti compresi non ti odio. Sono solo confuso.
Draco lasciò – con mani tremanti – che la lettera scivolasse nella camera di Hermione, passando dal piccolo varco sotto la porta. Per un attimo si preoccupò che s’incastrasse, tant’era sottile quello spazio, ma poi riuscì a farla passare.
Ciò che non sapeva, andandosene via con un lieve sorriso sulle labbra – un sorriso idiota, che non si preoccupò di celare – era che la prima persona a leggerla non sarebbe stata Hermione, ma qualcun altro.
 
Fuori cominciò a piovere. Hermione per un momento fu spensierata. Ma durò un secondo, e solo perché, ultimamente, aveva imparato ad amare la pioggia. A volte poteva cadere così forte da ricoprire tutti gli altri rumori e, se scrosciava in maniera ancora più densa, riusciva a coprire i pensieri. E ciò di cui aveva bisogno Hermione, più d’ogni altro, era non sentire i propri pensieri. Le sue urla interne provenienti dal suo cuore mezzo rotto, come un orologio che per un po’ funziona e dopo un po’ si blocca. Poi riparte, sì, ma l’ora che segna sarà sempre sbagliata. Il cuore d’Hermione sembrava essere perfetto, a volte. Riusciva a celare così bene ciò ch’era successo – la guerra, la morte – che la rossa si sentiva più gaia che mai. Poi però, ecco che tutto le ripiombava addosso: non c’erano più molte persone. Né le avrebbe riviste. Non perché erano partite, ma perché erano morte. E così Hermione si sentiva triste e poi, anche quando stava meglio, aveva sempre il ricordo ben impresso dei suoi momenti peggiori, più brutti. E riparare quell’orologio – quel cuore – non sarebbe mai stato possibile, perché il passato non si cambia né si cancella. I ricordi più belli e i più dolorosi verranno sempre a galla.
“Signorina Granger, la prego, mi ricordi perché è avvenuto tutto questo.” Bisbigliò la McGranitt con voce tetra. La rossa rabbrividì. Ancora? Aveva già raccontato la sua storia – o, come la chiamavano gli altri, la sua ‘versione’ – più volte a tutti coloro che l’avevano voluta sapere, ed avevano il diritto – se non il dovere – di conoscerla. Non voleva rivivere tutto ciò ancora. Ora basta. Si sentiva già abbastanza male, non c’era bisogno di peggiorare il tutto.
Sforzandosi di mantenere un atteggiamento normale, chiuse le mani a pugno per sfogare un po’ della sua ira. Le chiuse così tanto che ficcò le unghie nella carne e ne uscì sangue – denso, caldo – ma non si lamentò.
“Professoressa...” tentennò. Era sempre difficile dare un ‘no’ come risposta a quella donna impettita, un po’ spigolosa ma con il sorriso più sincero del mondo. Non per paura, né per reverenza o amore. Per rispetto. Hermione riteneva il rispetto la cosa più importante al mondo. “L’ha già saputa da me. E da Draco. E Tina, be... non la interrogate? Non chiedete a lei, l’artefice, cos’è successo? Infondo lei era lì e colpiva Ross, io no.”
La McGranitt rallentò il passo e abbassò la voce. Hermione dovette tendere le orecchie per sentire oltre il rumore dei tacchi della donna e della pioggia. “Non possiamo chiederglielo, perché... non può parlare. Tu dici che Draco – nella foga, immagino – l’ha colpita. Lui stesso lo ha ammesso, e non sarà certo punito per averti salvata. Tuttavia ... Ha usato una magia sconosciuta. Nera.”
Ci impiegò un po’ a recepire ciò che le era stato detto. Magia nera... Be, e allora? Mi ha salvata così! L’ha detto lei stessa!.
Poi capì. E non avrebbe voluto farlo.
Magia nera!
Il passato di Draco era noto a tutti. E ciò aggravava ancor più la sua posizione.
“Non penso che...” Cominciò guardando altrove, non sapendo bene che dire. Come difendere l’amico... Il conoscente... Il fidanzato... Draco, insomma. Così semplicemente restò a bocca chiusa, percependo la gravità di quell’informazione. Chi altri lo sapeva? Più persone ne erano a conoscenza, peggio era.  Sicuramente. Ma lei cos’avrebbe potuto fare?
“Eccoci qua.”
La rossa alzò lo sguardo. Davanti a sé aveva la porta dell’infermeria. Non riuscì a pensare a niente, il cuore che le tamburellava nelle orecchie le impediva anche d’ascoltare.
Così si sforzò più che poté e ascoltò il rumore incostante della pioggia, e finse che fosse l’unica cosa esistente al mondo.
 
Come piove.
Tina alzò appena lo sguardo dal suo letto per osservare l’acqua scrosciante. Le metteva ansia, panico. Terrore. Per quant’era densa, sembrava creasse un muro d’acqua, insormontabile e impossibile da buttar giù. Acqua che, anziché dare vita, creava una trappola.
La ragazza sapeva anche che, a distanza d’un muro, c’era Ross. E che, nonostante quella vicinanza così immediata e inconcepibile,  non l’avrebbe mai raggiunta.
Al diavolo.
Lei voleva solo avere un po’ di popolarità. O meglio, un altro po’. E arraffare Draco ... be, sarebbe stata una mossa più che ingegnosa. Così ingegnosa che non aveva funzionato. Tina aveva sperato d’ottenere più fama prendendo Draco – il Malfoy! – e, in tal modo, scacciando Hermione. Altri punti in più. Chi non apprezza colei che mette a tacere una bambinetta troppo piena di sé? Certo, aveva contribuito a salvare il mondo dalla guerra, dalla fine. Sì. Ovvio. È anche vero, però, che non è stata l’unica e più volte – troppo spesso – s’era invece comportata come se lo fosse.
Toc toc!
Tina alzò lo sguardo. Qualcuno aveva bussato. Nessuno lo faceva più da quand’era entrata, a parte la McGranitt, perché le donne che la curavano non si preoccupavano d’informarla del loro arrivo. Ahimé. Più d’una volta Tina aveva ricacciato in fretta e furia la bacchetta sotto il letto, quasi beccata a cercare un modo per guarirsi.
E poi... Be’, la McGranitt la infastidiva. Non poco. Durante le sue visite si metteva seduta su una sedia accanto al letto a fissarla, borbottando tra sé. Come salvare la povera Tina? Nessuno sembrava saperlo! E Tina odiava, odiava, essere all’oscuro di ciò che le capitava attorno. Per di più se al centro dell’attenzione c’era lei stessa!
Perché non mi hanno già dimessa? Un colpo di bacchetta qua, uno là. E sarei a posto!
E poi non riusciva più a parlare. Razionale, s’era detta: l’avranno fatto loro. Così che non urli, così che nessuno sappia. Ma quando tornerò – e oh, quando tornerò! – tutti sapranno la verità! Draco è un assassino, io no!
Già. Pensava che, poiché l’aveva quasi ammazzata, tutte le sue colpe sparissero. Così. Puf! Illusa.
Illusa eccome.
La porta s’aprì. La preside. Ancora.
Merlino!
“Ciao, Tina. Di là c’è Hermione. È con Rossana. Lei sta meglio. Sono certa che tu voglia saperlo, è vero? Sarai più che preoccupata.”
Tina  annuì. Magari l’avrebbero scagionata – si sentiva proprio così, in prigione – per buona condotta. Chissà.  Ma non parlò. Non poteva. Quindi s’indicò le labbra, la gola... Voleva parlare!! Non era mai – proprio mai! – stata zitta così a lungo!
Il volto della preside s’incupì. Osservò altrove  e sussurrò, mesta: “Oh. Non siamo stati noi, Tina.”
Tina sgranò gli occhi. E allora chi?!, avrebbe voluto urlare, irosa.
La donna sembrò capire. “Quello... è stato Draco.”
Tina se ne rallegrò. Così ancora più colpe sarebbero cadute sul ragazzo e non su lei! Ahah, ecco cosa vuol dire mettersi contro la più amata, disprezzata, venerata di Hogwarts!
Comunque non capiva. Perché non la curavano? Erano o no alcuni tra i maghi più potenti di tutti?
Ancora una volta la preside intuì. O la informò e basta, pensando fosse semplicemente più giusto. “Non possiamo curarti. Non è una magia normale.”
Oh. Ma non erano i più...
Cosa?! Che vuol dire con ‘normale’? Perciò è ‘anormale’? COSA?!
“Lo so... Ci proveremo. Magari Draco ci dirà che incantesimo è – se lo conosce – e proveremo a curarti. E magari tornerà tutto normale.”
C’erano troppi se, forse, magari. Lei voleva certezze! Lì! Subito! S’un piatto d’argento! E ricco di premi!
“Così impari a causare tutti questi problemi, Tina” proseguì la preside, fissandola nelle palle degli occhi con così tanta intensità che lei si sentì quasi male. Oddio. E poi... Cos’aveva detto? Così impari che?  “Se tutto tornerà normale – e te ne servirà di fortuna, Tina! – non sarai più dirigente del giornale. Hai già causato troppi problemi. E in più, appena guarita – perché guarirai. Al massimo rimarrai muta – andrai ad aiutare Hagrid alla sua baracca.” Borbottò con voce piena d’astio. Le sue parole avevano colpito la ragazza nel profondo. Lacerandola quasi nei sentimenti. Ma come avrebbe potuto soffrire, se non c’era nulla da rompere? Nessun sentimento, niente pietà. Aveva colpito Ross con orgoglio. Tina era un mostro. Ed i mostri vanno eliminati.
O sono i mostri ad eliminare gli altri?
 
Draco camminò più veloce che poté. Hermione era andata da Ross... Sola! E soltanto perché lui l’aveva abbandonata, accecato da sentimenti sia giusti che, allo stesso tempo, sbagliati. Idiota.
Non voleva correre per non destare sospetti. Qua e là c’erano ragazzine – spie, scagnozzi di Tina – che lo osservavano con aria di sfida, prendendo mentalmente appunti su ogni sua mossa. Ne era certo. Non era pazzo!
Una serpe verde lo affiancò prima che lui potesse anche solo capirlo. “Ciao, Draco! Allora, ’sta sera vieni di nuovo da me? Sì? Perfetto! Metterò quel vestitino che ti piace così tanto! Ciao!” urlò quasi e poi se ne andò, dopo avergli schioccato un sonoro bacio sulla guancia. Smack! Il biondo realizzò tutto ciò dopo pochi secondi, ma era già troppo tardi. Quella lì se n’era già andata, sparendo chissà dove – a deriderlo? – e le amiche di Tina avevano sui loro volti sorrisi compiaciuti. Ecco fatto. Il nuovo scoop! « Draco fa il doppio gioco con Hermione, sì o no? ». Non potendo far nient’altro – non c’era nessuno con cui prendersela, e la ragazza non c’era più – il biondo si limitò a continuare a camminare, con un’espressione solo più crucciata. Diavolo! Non poteva stare un po’ in pace?
Per quanto quella fosse pace, poi...
Finalmente arrivò all’infermeria. Sentiva tutti i riflettori su di sé – l’innamorato sventurato che non può avere ciò che vuole, Hermione! – e, per la prima volta, questa cosa non gli fece piacere. Neanche un po’. Provò solo nausea e si precipitò all’istante verso le varie porte dell’ala della scuola. Ne aprì un po’ a caso, senz’alcuna speranza. Non c’era nessuno a cui chiedere dove fosse la sua Herm.
La sua Hermione. Questo che sarebbe stato uno scoop coi fiocchi e controfiocchi. Da urlo! Tina sarebbe andata in bestia. Avrebbe urlato ché una cosa così non va pubblicata. Magari avrebbe detto: Non è professionale! Pff. Quella stupida s’era cacciata solo in un mare di guai e non lo preoccupava più.
E anche lui. Nella furia, per farle più male, aveva usato la magia nera. Proibita. E dolorosa. Inoltre, più efficace. Insomma, l’alternativa giusta! Pazzo! Sicuramente in infermeria l’avevano scoperto.
E ora?... Non potevano certo punirlo perché aveva salvato Hermione. Anzi, avrebbero dovuto dargli una medaglia! In ogni caso, Draco l’avrebbe salvata comunque. Quand’era entrato, Hermione giaceva a terra supina, ma con gli occhi pieni d’orrore. Tentava di liberarsi e... E Tina le puntava ala bacchetta contro.
Non c’aveva più visto niente. Aveva solo corso fin là e scagliato via Tina e baciato la sua Herm.
Solo poi però, dopo essersi un po’ calmato, a sangue freddo, aveva colpito Tina. Sapeva di infliggerle, così, un danno permanente. Voleva farlo. Doveva. Lo doveva ad Herm. A mente fredda, aveva scelto se punirla temporaneamente o per sempre. E la seconda alternativa era la più giusta, allora e per l’eternità.
Fino alla sua morte, Tina non avrebbe detto ”a”. Ecco perché, pensandola a contestare un articolo di giornale, s’era sentito così gaio e sicuro. Non sarebbe successo. Tina non avrebbe nemmeno potuto farlo.
E se scriverà, aggiunse tra sé e sé, aprendo una delle due ultime porte disponibili, farò in modo che quel foglio sparisca! Magari, stampato da qualche parte sul suo corpo ...
Aprì la penultima porta e...
Una massa di capelli rossi lo abbracciò e baciò sulle guance. “Draco!” urlò, quasi, Herm. E lui pensò d'aver scoperto dove fosse casa sua, o semplicemente di averla ritrovata.

ANGOLO AUTRICE.
Eilà mie amate lettrici! Popolo di EFP, cosa ve ne pare del capitolo 15 di "The help"? E' vero, manca la parte in cui Hermione incontra Ross.. Per uno specifico motivo! Non preoccupatevi, potrete leggerla nei capitoli successivi.
Cosa pensate della punizione di Tina? E' stata doppiamente punita: da una parte la McGranitt le impone nuove regole e, con tagliente freddezza, le fa capire che non sarà più così gentile con lei; dall'altra, Draco ha scelto se punirla per un po' - dolori fisici, che passeranno - o per sempre. Ha scelto il 'per sempre', che questa volta non è proprio ciò che definiremmo 'romantico'. Che dite? Avreste fatto così anche voi?
La citazione: 
Aver la forza di scegliere ciò che si preferisce e di attenervisi. Se no è meglio morire.
Albert CamusTaccuini.
E' una citazione che ho scelto perché gira attorno alla scelta di Draco su Tina. Avrà la forza di resistere? O mollerà, perirà? 
Se ne volete leggere altre, ne trovate su questo sito: http://www.aforismario.it/aforismi-scelta.htm, aforismi sulla scelta. 
Altre storie: Ecco qua i link di altre storie che ho scritto! 
 
In the end(Storia originale di genere romantico, mistero, azione)
Guerra e Pace(Storia originale di genere romantico, mistero)
We'll be all right. Just not tonight. (storia originale di genere romantico, mistero, azione)
“Scontro con l'ignoto – Cancelleremo l'apocalisse”. (altra ff su Harry Potter, che incontra la saga di Red!)
SIAMO IL CORAGGIO, LA LUCE ALLA FINE DEL TUNNEL. (ff su "Divergent". No anticipazione di altri libri. E' il 1° libro 'secondo me').
ANDRA' TUTTO BENE. (one-shot su Hunger Games. Con anticipazioni del 2° libro!. La seconda mietitura per Effie Trinket).

A presto,
MEME1
 
 
 

 

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Capitolo 16
*** CAPITOLO SEDICI ***


Capitolo 16.

I non-morti


« L’incontro tra Hermione, Draco e Ross è stato incendiario. È evidente che, tra i tre, c’è ormai una gran complicità. Come andrà a finire questa storia? ».
Hermione scacciò via quei pensieri. Era già da un po’ che, ogni volta che accadeva qualcosa d’importante, immaginava titoli di giornale che la descrivessero. Era un po’ un comportamento à la Tina, e ciò ch’era peggio, era che non le sembrava poi così strano. Mettere un appunto di ciò ch’è successo, della propria vita, ricordare... Dov’era l’errore?
“Draco! È tanto che t’aspetto. Non è venuta la McGranitt a chiamarti? Aveva detto che... Oh, vero! Prima sarebbe passata da Tina.” Pronunciò quel nome con astio rinnovato. Come la odiava! E la odiava perché... Oh, cielo. Di nuovo ricordò ciò che le era successo non appena era entrata nella stanza dell’amica. E nessun titolo avrebbe potuto descriverlo bene, se non una semplice parola, incisiva: « Devastazione ».
Hermione deglutì a vuoto. Colei che aveva davanti per un attimo non le sembrò nemmeno più Rossana. Era una ragazza sconosciuta, con molti capelli in testa sparsi per il cuscino pallido come la sua pelle. Gli occhi enormi erano chiusi e, già così, si poteva intuire quant’erano grandi. È Ross, si ripeté più volte Hermione, con il dolore in gola. Avrebbe voluto rigettarlo. È solo Ross. Nient’altro. È la mia amica. Quel mantra non servì a nulla. Almeno finché la ragazzina non aprì gli occhi, lentamente.
“Hermione...” sussurrò. “T’ho sognata.”
A quella confessione la rossa sentì le gambe che cominciavano a tremarle. T’ho sognata. Anche lei aveva sognato una persona, negli ultimi giorni. Ma non era Ross... Era Draco. Si sentì stupida, superficiale. Perché non aveva sognato Ross? Perché – Merlino! – non era stata più ... tutto ... con lei?!
“Non preoccuparti... Sto bene” aggiunse Rossana, portandosi una mano alla fronte. Sembrava così piccola... era così piccola. Ma sembrava, ed era, forte. Accennò ad un sorriso, guardando un punto oltre la testa rossa della ragazza più grande. Lei fece per voltarsi a controllare se ci fosse qualcuno, ma l’amica la bloccò: “Chiudi la porta. Qui i muri hanno le orecchie.”
Hermione non se lo fece ripetere due volte. Si voltò, afferrò la porta e la sbatté con un po’ troppa violenza al suo posto, chiusa. Quando tornò a guardare Ross, provò un senso d’inquietudine.
“Rossana, come ti hanno detto che stai? Davvero, dico.”
Rossana sorrise. Si limitò a sorridere.
Un sorriso che non prometteva niente di buono. Hermione sentì il suo cuore battere più forte, come se lui conoscesse già la causa di quello sguardo così enigmatico, così poco “alla Rossana”.
“Ho perso sangue. Un po’ troppo, hanno detto.” Ross guardò fuori dalla finestra. Hermione s’avvicinò a lei, ma restò in piedi. Per uno strano ed inutile motivo, sentiva di dover mantenere un po’ le distanze. Le sembrava ancora che l’amica fosse in un lago di sangue, e.. per poco non inciampò. No, si disse, decisa, osservando Rossana lì, vicino a lei, sorridente, viva. Ross è qui, non è morta. “Per me avrebbero voluto dire ‘molto troppo’. Sì, non si può dire, ma... Mi capisci? È stato un ‘incidente’ terribile.” Alzò le spalle come poté. “Per fortuna,” continuò, prima che Herm potesse ribattere. “siete arrivati tempestivamente. Per curare, non per prevenire, ma... Siete arrivati al momento adatto. Grazie!” tornò a guardare Hermione. La rossa sentì un vuoto dentro sé. L’aveva ringraziata, sì, ma.. per curare, non per prevenire. Quella frase così semplice, gettata lì innocuamente... le squartò il cuore. Lei avrebbe voluto prevenire! Ma la vita, il destino, è crudele.
“Senza voi sarei morta.”
“Lo so.”
Calò un breve silenzio. Carico d’intesa. Hermione s’avvicinò di più a Ross, si chinò su di lei, e le sorrise. “Be’, quindi” cominciò. Ma si fermò subito – aveva sentito qualcosa, un odore. Un odore che non sarebbe dovuto esserci, che sembrava venire dall’altro mondo. Annusò ancora, ispirò a pieni polmoni, e rigettò l’aria viziata con un gorgoglio. “Ross...” sussurrò, con un brutto presentimento.
Ross si ritirò. “L’hai già capito” mormorò, riflettendo.
No, non ho capito.
“Sei sveglia.”
Non sono sveglia, no.
“Sai già che non ho più l’anima.”*
Cosa?!
Hermione balzò su di lei. “Come. Hai. Detto!”
E le toccò le spalle. Sfiorò la pelle del collo, scoperta dal pigiama bianco che Ross indossava, così in contrasto con i suoi occhi più scuri del solito, che sembravano non riflettere la luce.
E la trovò... gelida. Come se non vi scorresse sangue.
La pelle di Rossana, la piccola e dolce Rossana, era gelida.
“Hermione, allontanati un po’” ordinò Ross e lei eseguì, come una marionetta. “Ora ti spiegherò tutto... ma tu non urlare, non sfogarti, non m’insultare né prendermi a pugni.” Sibilò, con voce sempre più ringhiante, tanto che dopo un po’ Hermione faticò a capire ciò che le stava dicendo. “Dunque. Penso che partirò dall’inizio. Quando siete arrivati – tempestivamente – era in realtà già troppo tardi. O, almeno, avevo già perso tanto sangue.”
No, no, no, basta! Ross, basta! Basta, ti prego!
Quell’idiota, l’amico di Draco, dopo un po’ mi ha portata qua. Ricordo che ripeteva soltanto « Merda, cazzo, merda, cazzo ». Quando sono arrivata... Tutti mi guardavano. Io li vedevo, sentivo, provavo emozioni e dolore, ma non riuscivo a parlare.” La ragazza parlava con voce rilassata, tranquilla. Discuteva della sua quasi morte come se stesse parlando del tempo, dicendo « Oh guarda, piove! ». Ad Hermione si rivoltarono gli organi interni ancora, ancora e ancora, e cominciò a sentire una morsa al cuore. “Una donna – non l’ho mai vista, prima, e poi se n’è andata – mi ha osservato a lungo e poi... Poi è sparita. Per un po’. Quand’è tornata aveva con sé una bacinella.”
Allora guardò Hermione dritta negli occhi, e quella si sentì male.
“C’era il mio sangue, preso da terra.” Sospirò. “Da lì non ricordo molto, ma... Ora so che non ho più l’anima, perché questo è l’unico modo in cui io possa vivere ancora. Cioè, “vivere” per modo di dire. In teoria, sono morta. Una non-morta.”
Hermione non ci capì più nulla. Sentì la testa girarle vorticosamente, e tutto diventò nero.
 
Quando si svegliò, Hermione era sdraiata su un lettino accanto a quello dell’amica. Subito ricordò tutto e, sentendosi più forte, partì alla carica:
“Sei una non-morta?”
“Sì.”
“Cioè... un vampiro, o qualcosa si simile?” si tirò su di scatto sui gomiti, con gli occhi  sbarrati. “Berrai il mio sangue?”
“No...” Rossana ridacchiò. Come poteva ridere? Era morta, quasi. Anzi, era proprio morta... solo ch’era ancora in vita. “Ho già il mio. Ha un cattivo odore, ma ... o così o niente.”
“Ah.” Hermione cercò di mantenere un atteggiamento impassibile. Invano. “E... Cos’altro comporta, questa non-morte?”
Ross sospirò. “Be’, per prima cosa puzzerò sempre un po’. E poi...” strizzò gli occhi, come a riflettere. Hermione sentì ancora il suo cuore battere più velocemente. No, non ora! No! Doveva restare là, sveglia. “Be ‘, tieniti forte.” La rossa la guardò male. Non c’era nulla a cui aggrapparsi, solo buona volontà! “Non morirò, né invecchierò, mai.” Sospirò, ancora. “Non so come dirtelo. In teoria sono già morta. Ma sai.. non mi vedrai mai sotto un cumulo di terra, a marcire.’’
Hermione s’alzò di scatto.
“Okay, basta. Esco un po’... a prendere un po’ d’aria.”
Ed uscì,  si lasciò tutto alle spalle.
« Devastante verità: Ross è una non-morta. Hermione reggerà l’impatto di tutto questo? ».
 
Il peso del ricordo la costrinse a tornare a sedersi sul letto. Si massaggiò una tempia, distrattamente. La sua Ross, una non-morta. Ora c’era da capire come dirlo a Draco. Chissà come avrebbe reagito lui? Non era poi così legato a Rossana, ma una notizia così dovrebbe sconvolgere chiunque.
Il biondo era arrivato un attimo dopo che Hermione era tornata nella camera di Rossana, trovandola così in uno stato decente. La ragazza aveva urlato, pianto, picchiato i pugni al muro. Ora però era più tranquilla. La disperazione non era il metodo giusto con il quale affrontare cose simili.
Tossicchiò.
“Draco... Puoi venire qua, un minuto?”
La sua voce non le sembrava neppure più la stessa. Era anche un po’ roca a causa del troppo urlare.
Draco ubbidì all’istante. Doveva aver capito che c’era qualcosa che non andava, qualcosa di sbagliato.
Chissà se anche lui sentiva già l’odore?
“Io... Noi, io e Rossana, abbiamo una notizia.”
Il biondo alzò un sopracciglio, aspettando.
Ma la rossa non parlò. Così prese parola Ross e, con un atteggiamento del tutto distaccato, impassibile, spiegò con oggettività ciò ch’era successo. Cos’era diventata.
Nonostante Hermione credesse all’amica, tutto ciò le sembrava un’assurdità. E non perché credesse che i non-morti non potessero esistere – aveva visto cose ben più strane –, bensì le pareva impossibile che Ross, la dolce Ross, fosse divenuta una cosa del genere.
L’avrebbe preferita morta del tutto?
Sì. No. Forse.
Quell’incertezza era come un pugnale che si conficcava sempre più nel suo cuore.
Ora cosa sarebbero state loro due?
 
Nessuno immaginava quale sarebbe stata la reazione di Draco. Infondo, come avrebbero potuto? Da tranquillo « figlio di papà », a belva.
Inimmaginabile. Un delirio.
« Draco Malfoy soffre di personalità multipla? Indagheremo per voi e vi terremo aggiornati! ».
 
*la magia che permette di riportare in vita i morti, o salvare chi sta per morire è completamente inventata da me. Non c'entra niente con la saga, non fa parte delle magie di HP.


ANGOLO AUTRICE.
Mi scuso per il ritardo. Questo capitolo era pronto già da un po', l'ammetto, ma per un motivo o per l'altro non l'ho poi più pubblicato. Che ve ne pare?
E' vero, questo capitolo è ricco di novità inaspettate. Io stessa non so se sia un bene, o un male, pubblicarlo.. Insomma, stiamo parlando pur sempre della piccola Ross, che diventa una non-morta! Tina è stata, momentaneamente, esclusa. Ma non per molto, sappiatelo. E cos'accadrà tra Draco ed Hermione?
Scoprirete  tutto, al più presto spero.
So che gli "Angoli autrice" sono spesso noiosi , che molte di voi nemmeno li leggono.. Perciò ora tolgo il disturbo. Prima però un'ultima cosa.
Colgo l'occasione per ringraziare le molte persone che hanno inserito la storia nelle proprie liste, chi l'ha più volte commentata, chi la legge silenziosamente... Grazie davvero! 
A presto,

meme1.

 


THE HELP - meme1.
 

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Capitolo 17
*** CAPITOLO DICIASSETTE ***


 
Capitolo 17.
 
 “Si chiama Karma.”
 
You were the thunder | Tu eri il fulmine,
I was the rain | io ero la pioggia,
I wanna know | io voglio sapere 
If I’ll see you again | se ti vedrò ancora
 
It’s been a while | è passato un po’
I still carry the flame | la fiamma dentro me è ancora accesa
I wanna know | io voglio sapere
Will I see you again | se ti rivedrò ancora
See you again | vederti ancora,
See you again | vederti ancora
Io resterò qui fermo finché
tu non vorrai stare con me.
 
Chiara e Mika, Stardust.

 
Non appena Rossana terminò di raccontare la sua versione dell’incontro con Tina e di ciò ch’era accaduto dopo, Draco s’alzò con uno scatto dal letto dov’era stato seduto accanto ad Hermione. Lei s’incupì, prevedendo già il peggio. L’amico – o fidanzato. O conoscente. O nemico. O “compagno di baci casuali” – non aveva un’aria felice, e lei s’aspettava già il peggio.
“Una non-morta.” Pronunciò quella cosa con disprezzo. Per un attimo, la rossa pensò che fosse rivolto a Rossana e s’alzò anche lei, pronta a fronteggiarlo. Poi, nello stesso momento nel quale il suo cervello riuscì a fare due più due, capì ch’era riferito allo stato dell’amica,  non all’amica, e osservò Draco più attentamente. Né lei né Rossana sapevano poi molto di questa magia, ma lui? Esitò. Draco era un Mangiamorte... Era stato, seppur non volendolo, dalla parte del Signore Oscuro. Ed il Signore Oscuro era tornato in vita, anni prima... Si passò la lingua sulle labbra, con la bocca secca. Ross non era proprio resuscitata, ma...
“Draco... E’ stata usata la Magia Oscura, non è così?” domandò, prima di capire se fosse una cosa buona oppure no.
Lui si voltò di scatto, con gli occhi ridotti a delle fessure dalle quali sembravano uscire lampi d’odio e d’ira. Oh. No, decisamente quella non era stata una domanda opportuna, anzi. “Certo che sì!” sibilò il serpe verde, furente. “In che altro modo avrebbero potuto agire, altrimenti?” la rimproverò.
Hermione si sentì un’idiota. Un’illusa. Illusa d’essere più che una sgualdrina per lui. L’aveva trattata come una pezza, un’inutile pezza da gettar via. Lo sguardo di Draco faceva ben intendere i suoi pensieri. « Non sei niente ». O anche: « Non sai niente ».
La rossa strinse i pugni. Era la cosa che odiava, detestava, non sopportava di più... L’essere trattata in quel modo.
Lei contava! Lei ... lei era stata la mente del trio!
Avrebbe volentieri mandato a ‘fanculo Draco. L’avrebbe fatto, davvero. Se non fosse stato per quella voce così forte e chiara che aveva in testa, che le diceva: « Tu gli vuoi più che bene ».
Si costrinse a incassare il colpo. Ci riuscì; male, ma ci riuscì. La sua ira trapelò tutta, tanto che Draco alzò un sopracciglio, come se non capisse cos’era successo.
Cos’aveva fatto.
“Rossana, senti... Devi dirmi chi era questa donna.”
“Non lo so!” sbottò Rossana, infastidita da Draco. Herm la guardò, interrogativa, e lei in tutta risposta mimò con le labbra: « è idiota ». Già! Lo era, eccome.
Eppure, provava qualcosa per lui.
Draco si chinò su Ross, tentando d’essere spaventoso. Ma Ross non poteva averne timore... Lei era già morta, non avrebbe più sofferto – almeno, non per mali fisici – e quell’idiota proprio non sarebbe riuscito a intimorirla, neppure un po’. Hermione, quando lo capì, per un po’ sorrise. Poi pensò a ciò ch’era Ross. Una Non-morta. E il suo sorriso s’irrigidì fino a sparire.
“Rossana, per favore, collabora!” la pregò infine Draco, tirandosi su.
Come vorrei essere un po’ più vicina a lui, pensò Hermione, sedendosi con uno sbuffo sul letto. Come vorrei essere di più per lui.
Ma ormai era tardi. Draco aveva fatto già troppe volte un passo avanti e due indietro, con i suoi baci e le sue confessioni non proprio romantiche. E poi era un mangia morte... Hermione non poteva – non doveva – attaccarsi emotivamente a una persona così, del suo stampo.
“Quest’informazione, Draco,” lo apostrofò invece la ragazzina, con cipiglio combattivo. “A che cosa ti servirà?”
Già. A che cosa gli sarebbe servito sapere chi era quella là? Ad Hermione bastava sapere ch’era stata d’aiuto a Rossana.
Ora, però... Sapendo con certezza che aveva usato della Magia Oscura... Più dubbi s’annidarono dentro lei. E immagini della guerra, forti e piene di sangue, le tornarono in mente.
“Rossana. È possibile che... Quale seguace del Signore Oscuro, sia ancora in giro. Anzi, è così.” prese la parola, alzandosi ancora. Il letto cigolò e lei ci fece caso per la prima volta. Avanzò verso i due e s’inginocchiò vicino al viso di Ross, dall’altra parte del letto rispetto a dov’era Draco. Poggiò le mani sul suo volto pallido, gelido, e cercò in ogni modo d’ignorare quell’odore nauseante di morte. “Forse quella donna è una di loro. Dobbiamo fermarla.”
Ross alzò il tono. “So cos’è la guerra! Io c’ero!
Ah sì? E dov’eri? Non ti ho vista combattere!. Hermione si morsicò l’interno delle guance per stare zitta. No, era decisamente il caso di non incrinare di più il loro rapporto già instabile, ma Ross non sapeva cos’era stata la guerra.
“E credete davvero” continuò, guardando entrambi come se fossero degli idioti “che una persona del genere sarebbe potuta entrare ed uscire così comodamente dalla scuola? Libera, per giunta?” puntò gli occhi neri su Draco. “Davvero credevate” precisò guardando Hermione “che le avrebbero fatto praticare la magia oscura se l’avessero saputo? Eh? Davvero?”.
Hermione non se la sentì di replicare. Il suo ragionamento tornava. Ma allora, perché nessuno era accorso a controllare Ross? Perché nessuno l’aveva etichettata come « creatura che non sarebbe dovuta esistere »? Perché non era stata cacciata dalla scuola o, peggio, eliminata del tutto?
Hermione deglutì a vuoto. Ah. Se solo fosse stata più attenta. Se solo Tina fosse stata più intelligente.
“Sì, lo credo.”
La rossa alzò lo sguardo. Draco stava fissando Ross negli occhi, diretto. “E credo anche che tu, Rossana, potresti essere una loro spia.”
Calò il silenzio.
Hermione cercava, scioccata, qualcosa d’intelligente da dire, e Ross..
Ross non replicava.
Dì qualcosa, la supplicò col pensiero Hermione, incapace di proferir parola. Dì qualcosa, Ross.
Ross rimase muta, zitta, la sua bocca sigillata non lasciò trasparire niente.
“Rossana?” balbettò allora la Grifondoro, un’illusa alla ricerca della bontà in un mondo malvagio. Uno scopo insano, una ricerca inutile, una meta inesistente. Hermione Granger s’allontanò di scatto dall’amica – ma lo era, un’amica? Lo era mai stata? – e si portò le mani alla bocca, per non urlare. L’urlo rimase incastrato tra i denti, come un canarino in gabbia. Hermione non aprì le labbra, non aprì la  porticina, non lo lasciò uscire.
Perché era forte, nonostante tutto.
“Rossana!” squittì ancora,  non riuscendo a fare di più.
L’altra, lentamente, si voltò; aveva un’aria soddisfatta, mal celata. Disse bugie su bugie, e lo sapevano tutti. “Oh. Non gli crederai, è vero? Siamo amiche” sottolineò, mentendo alla grande. La rossa provò dolore, molto dolore. Strinse forte la stoffa della divisa e non osò parlare. “E anche molto. So molte più cose di te che chiunque altro. Più di Ron, più di Harry. Loro non erano amici.” Si fermò, sottolineando la pausa con un’alza d’occhi e spalle. Non sembrava più indebolita: doveva aver finto tutto il tempo. Hermione si sentì un’allocca. “E questo qua? Draco. Credi davvero di contare per lui? Hermione, su! Sei un’illusa. Dai. È ovvio che gioca, gioca e gioca. Io sono un’amica! Loro no! E Draco non è nemmeno l’amore, perché...”
Non riuscì a dire altro. Draco la colpì alla mandibola.
Oh, no.
La reazione di Rossana fu immediata. Scoppiò a ridere. “Non sono una spia, ragazzi!” sbottò con allegria. “Draco, non provo dolore! È inutile che ci provi.”
Hermione osò lanciare un’occhiata a Draco. Se ne stava immobile, in piedi, l’espressione indecifrabile, il pugno ancora chiuso. Provò dolore per quant’era bello.
“Ross, dimmi che non sei una spia.” Sussurrò Hermione.
Rossana tornò a guardarla innocentemente. Per un secondo, sembrò la bambina ch’era stata. “Non sono una spia” disse in modo accondiscendente.
“D’accordo. Draco, usciamo. Ross vorrà riposare.” Sussurrò Hermione senz’alcun tono, passando accanto a Draco. Lui la guardò come se fosse pazza: “Hermione! È una spia! Non posso credere che tu-“
Alt.” Lo bloccò. “Io non posso credere che tu mi prenda così tanto in giro. Mi chiedo perché. Credo... Credo che tu abbia problemi con le persone. Quindi è un tuo problema, io non c’entro. Fatti curare.” Ed uscì, sperando che il pesce abboccasse.
Abboccò. Draco uscì come una furia, e sbatté la porta dietro di sé. “TU!” urlò, e si vedeva lontano un miglio che non sapeva cos’altro dire. Era stato beccato. Hermione sorrise amaramente e lo superò, tornando verso la porta. Lui le afferrò un polso e la girò verso di sé. “Non capisci? Io ci tengo a te. Ma ora c’è un problema più grande.”
“Esatto. Aiutami a sigillare questa stanza.” Grugnì Hermione, voltandosi. La pelle, dov’era stata toccata dal biondo, sembrava bruciare, e lei sospirò frustrata dalle reazioni del suo corpo verso il ragazzo.
“Ah.” Draco c’arrivò un momento dopo e, con la magia, la aiutò a bloccare Ross nella sua stanza.
Hermione non aveva più certezze, nessun appiglio, e così finse d’essere sola al mondo.
 
“Non sapevo di contare così poco per te, che bastano le ipotesi d’una spia per accantonarmi dalla tua vita!” ringhiò con voce aspra Draco, davanti alla porta della stanza di Hermione. Lei sospirò, infelice, e alzò le spalle. Non l’aveva affatto accantonato, anzi. In quel momento la sua mente le stava dicendo, imperativa: « Và là e bacialo finché non ne puoi più! ».
Si voltò ad osservarlo, con fare oggettivo. Era proprio un bel ragazzo, il Malfoy. Spalle abbastanza larghe, portamento regale, mento sempre alto, sguardo furbo. Occhi azzurri, capelli biondi. Nonostante quel giorno fosse un po’ sciupato, era pur sempre bellissimo.
Hermione non considerò nemmeno per un secondo il suo aspetto. Ne sarebbe uscita demolita. Doveva essere orrenda, con lo sguardo da psicopatica e i capelli sparati da ogni parte...
“Draco, io non ti ho accantonato. Io ti voglio.”
Fu come formulare una formula magica. In un secondo Draco le si avvicinò; le prese le mani e le strinse forte, con sguardo carico e così penetrante che Hermione si sentì messa in soggezione. Non era molto pratica di quel genere di cose e, ogni secondo che passava, si chiedeva se stava agendo nel modo giusto.
Alla fine tossicchiò per prendere un po’ di tempo. “Ma” aggiunse, prima che lui potesse baciarla. “Dobbiamo andare dalla preside. C’è una spia qua dentro. Va eliminata.
Draco mugugnò. “Questo tuo lato drastico mi piace” sussurrò, a un millimetro da lei; Hermione tentò di colmare la distanza per un bacio, ma Draco si spostò e, con sguardo malizioso, borbottò: “Dobbiamo andare.”
Ah! L’avrebbe volentieri ammazzato. Ci sapeva fare, fin troppo. Ora Herm desiderava un suo bacio più che mai, sapendo però che non l’avrebbe ottenuto ancora per un po’.
Stavano già uscendo dalla stanza – Herm era andata solo a recuperare la sua bacchetta –, quando Draco s’immobilizzò e le domandò, esitante: “Hai letto, allora?”
Hermione lo guardò perplessa, cascando dalle nuvole. “Hmmm, cosa?”
“La lettera. Te l’avevo messa qua in camera, Hermione. L’hai presa, almeno?”
“No... Quale lettera? Sicuro di non aver sbagliato stanza, o-“
“E ora, chi l’ha presa!” sbottò Draco, dando un pugno alla parete. Lei lo abbracciò, per calmarlo, con una curiosità sempre più vorace.
Una lettera? Per me?
“Cos’avevi scritto?”
Lui alzò le spalle, allontanandosi. Il messaggio era chiaro: « Non è importante ». La rossa stava già per sbattere la testa contro il muro, più volte, stufa del suo carattere, quando lui proseguì: “Mi scusavo per come sono.” Spiegò. Hermione capì che c’era dell’altro, ma lui non le lasciò tempo di chiedere niente: “Ora immagino che dovremo scoprire chi l’ha presa.”
La sua voce era sconfitta.
Hermione era, invece, al settimo cielo. « Mi scusavo per come sono. » Quindi sì!, lei contava per Draco! Così tanto da riuscire a smuovere qualche cosa dentro di lui, facendo sì che lui si scusasse con lei! Era pazzesco!
Qualcuno aveva preso la lettera, okay. Era poco importante.
Tanto – grazie a Tina – tutti sapevano, più o meno, di loro due.
Il rapporto « odio amore » più popolare di tutti.
Ed Hermione si ritrovò a capire anche questo: lei era popolare. Wow. Non c’aveva mai fatto caso, eppure... Era piacevole essere considerata più che « la mente », ogni tanto. Una ragazza, un essere umano.
Afferrò la mano di Draco e la strinse forte. “ Io resterò qui ferma finché, tu non vorrai, stare con me ”, sussurrò in maniera impercettibile, tanto che Malfoy nemmeno la sentì. Non udì la sua promessa, ma lei sì, e tanto bastava.
“Andiamo a chiamare Ron ed Harry, magari. Ci potrebbero aiutare.” Propose, con voce cantilenante. Per quanto impossibile, stupido, futile, fosse, lei era felice.
Perché lei era lì, con lui.
Draco sbuffò, ma accettò la proposta.
Già, avevano proprio bisogno d’aiuto.
Con le farfalle nello stomaco lei, e sentendosi un idiota lui, partirono alla ricerca del resto del trio.
E, chissà, magari al trio si sarebbe aggiunto un altro elemento, il più sexy e potente della scuola. Draco.
 
La McGranitt uscì dalla stanza a passo di carica. Non si guardò indietro, e così Tina poté finalmente sospirare, e piangere.
Piangere in silenzio.
Non aveva più voce. Le sembrava d’aver perso metà di sé. Non s’era accorta di essere stata così attaccata alla sua voce, al parlare. Per dire bugie, assurdità, sciocchezze, impartire ordini, urlare insulti. L’aveva sprecata. Aveva sprecato la sua voce.
Nessuno l’amava. Chi avrebbe potuto? Era una vipera, un mostro. Aveva scritto così tante bugie... Oh! Si odiò.
Perché sono così?, si domandò, singhiozzando più che mai. Sospirava, urlava, gemeva, ma dalle sue labbra non usciva suono. Perché?!
Alla fine s’addormentò, stremata.
S’era pentita troppo tardi.
Ormai aveva perso.
Tutto. Aveva perso tutto.
Il suo più grande incubo s’era avverato, alla fine.
Si chiama Karma, le avrebbe detto chiunque. E ora lei ci credeva, eccome. Caro Karma – pensò – ti odio.
 
Draco s’avvicinò un po’ più ad Hermione. La sentiva così vicina eppure così distante. Chi era che si stava allontanando? Chi indietreggiava, anziché avanzare?
Forse, era lui. Sentiva di non poter – o voler? – sopportare il peso di tutte quelle pazzie. Una non-morta. Merlino!, per una faccenda simile l’intero mondo magico si sarebbe dovuto muovere! Una NON-MORTA! Ormai non importava più s’era stata Rossana – non che a lui fregasse granché, veramente –, perché quella ragazzina non c’era più. O meglio, c’era, ma dentro sé aveva un’altra anima, la sua mente era stata plagiata. Era sempre la stessa persona, ma il suo comportamento era diventato un altro. Era passata al male. Ed era anche una spia.
Hermione – quell’innocente ragazza così bella e forte -, non poteva nemmeno immaginare quant’era complicata la situazione. Sì, pensava di dover eliminare Ross, ma ormai una spia era entrata all’interno della scuola. Quello era solo l’inizio.
Sospirò e Hermione puntò i suoi grandi occhi caldi sui suoi, gelidi. “Cosa c’è?” domandò, prendendogli la mano. Dopo sembrò pentirsi d’averlo fatto e la mollò. Draco non tornò a riprenderla: lei avrebbe dovuto volergli essere vicina, con le sue forze. Nessun aiuto. Lei era tosta. “Non vuoi l’aiuto di Ron e Harry?”
“Affatto!” s’affrettò a negare Draco. In realtà, eccome se non li voleva! Aveva già sperato di poter stare un po’ solo con Herm. Dirle della lettera, di quant’era tremendamente importante che lei la leggesse... E di quant’era furioso perché qualcuno l’aveva rubata. Invece ora ci sarebbero stati anche pel di carota e lo sfregiato. “Ron è anche mio amico, sai.”
“Sì, l’avevo notato.”
Okay, “amico” era un’esagerazione. Draco in realtà non aveva amici – ma Ron sarebbe potuto diventarlo, era una brava persona, se non fosse che s’era innamorato della sua ragazza!
“Draco... Penso che Ross mi abbia detto solo parte della verità” continuò Hermione, procedendo a passo deciso. Draco si sentì gelare e rallentò il passo, già prevedendo ciò che gli avrebbe chiesto. Quando lei lo guardò – sincera, pura, innocente – lui ricambiò lo sguardo, ma in maniera rigida. “Cos’è veramente un non-morto? Cosa comporta in realtà?”.
Oh, non costringermi a mentire!
Draco sospirò. Non le avrebbe detto la verità... non così. Prima voleva dirle un’altra cosa.
“Devo dirti una cosa. È importante.” Disse infatti, con voce tremante.
‘‘Sì, dimmi pure...” esitò Hermione, guardandolo perplessa.
Oh, non s’immaginava per niente ciò che il biondo voleva dirle. Credeva che fosse ancora una serpe, probabilmente. La verità era che Draco era cambiato, e infatti...
Prese un bel respiro. Per la prima volta nella sua vita, davvero agitato.
Non era finzione. Ogni suo sentimento era reale, vivo.
“Penso d’amarti” sussurrò d’un fiato.
Non gl’importava d’essere stato – nuovamente – troppo affrettato. Quella era la verità.
“Ti amo.” Aggiunse, stringendole le mani forte.
Lei boccheggiò.
Be’, per la prima volta ho zittito la Granger.

angolo autrice.
Salve dolci lettrici <3 Come state? 
IL CAPITOLO: Questo è un altro capitolo mooolto carico di sorprese. Assai direi! Che aggiungere? Draco è molto carino, no? Ha zittito Herm. Ma questa è una cosa buona? Lei non sta mai - mai! - zitta. Tutti l'abbiamo letto! Vedremo che succederà. Non odiatemi se spezzo così il capitolo, eh! c:
Tina... pentita. Sì, come no. Classico caso della ragazza viziata che, dopo essere stata punita, si "pente" e vuole che tutto torni alla normalità. No no cara, non succederà! ahah - risata malvagia. Sì, ci devo lavorare -.
Harry e Ron di nuovo in scena! Il trio! Di nuovo assieme, questa volta per sempre?
Ross. Una spia. Non più "Ross".
Non so che dire, perchè ... era Ross. Era.
Spero che il capitolo non sia stato troppo breve, davvero.
La canzone: E' la nuova canzone di Chiara e Mika, Stardust. Molto molto carina, no?

A presto, meme1.

 

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Capitolo 18
*** CAPITOLO DICIOTTO. ***


Capitolo 18.
(17 – 1 – 2014), Eh sì, mie care lettrici, siamo già al 18° capitolo... sono un po’ volati uno dietro l’altro, eh? Va bene, chiudo questa parentesi nostalgica (?) e vi auguro una buona lettura del capitolo. A più giù, gente. Meme1.

 
Piovve. Di nuovo. Ma più forte: ora, era impossibile vedere oltre la nube d’acqua. Hermione provò un senso di gelo e si strinse di più nella sua divisa leggera, con un brutto presentimento.  “Ron, ed Harry, sono a fare un po’ d’allenamento...” informò Draco, dopo un attimo d’esitazione. L’aveva scoperto leggendo un articolo di Tina, pochi giorni prima, che annunciava gli ultimi allenamenti prima della grande partita contro chissà chi proprio per quel giorno, venerdì 17.
Draco si voltò, titubante. Brutto, decisamente brutto segno. “Non è proprio la giornata adatta al Quidditch” commentò senza enfasi, alzando le spalle. Non era proprio la giornata adatta a niente, in realtà. “Allora immagino ci bagneremo un po’, eh?” tentò di scherzare, ma Herm aveva l’impressione che ci fosse qualcosa di sbagliato.
“Su, andiamo!” incitò il ragazzo, andando più veloce. Mancava poco, ormai, al campo da gioco, ma più s’avvicinava, più un senso d’inquietudine le attanagliava il cuore. Ron, Harry. Doveva trovarli! Al più presto, anche.
 
Corsero.
Alla fine – erano già quasi al campo –, un grande gruppo di studenti si parò davanti ai due. Hermione non rallentò – mica ce l’avevano con loro! Si sarebbero spostati, no? –, e Draco imprecò non proprio tra sé e sé, furibondo. “Levatevi!” urlò poi, quando fu chiaro ad entrambi che quelli là non se ne sarebbero andati, con la voce d’un leone incazzato. La rossa provò a farsi strada tra la calca – Ron, Harry, Ron, Harry! – ma non ci riuscì. Dopo un po’ anche lei perse la pazienza.
Cosa c’è?!” urlò con lo stesso tono di Draco, ma più disperato e forte. “Levatevi!” Non aggiunse nemmeno un ‘Per favore’. Tra sé e sé, sapeva già che non sarebbe servito.
Una ragazza dai capelli crespi, rovinati e lunghi, si presentò loro, con un tono di sfida. “Sono Eléna.” Miagolò, con voce irritante. Era già chiaro ad entrambi: quella lì era un’amica di Tina.
Eléna osservò le mani dei ragazzi per un lungo istante – Hermione provò disagio; cosa voleva quella là?! – e poi, con un movimento fulmineo, le unì. Sorrise compiaciuta. “Ecco, meglio!”
Draco non mollò la presa. Anzi, a Herm sembrò felice d’aver un appiglio. “Che cazzo volete?” sibilò. Non aveva mai parlato in modo così osceno e preoccupato ma, d'altronde, non aveva nemmeno mai amato Hermione Granger.
“La verità!” miagolò ancora Eléna, applaudendo chissà per quale motivo. Tra la folla si levarono risate e commenti inutili, e tutti si fecero più addosso agli amati sventurati. Hermione si sentì sempre più in trappola – e Ron, Harry, Ron, Harry .
“Su cosa?” si sforzò di chiedere. La sua voce risuonò graffiante, acida. Voleva la verità su... Tina? Su ciò che le era accaduto? Be’, Hermione ne sapeva quanto lei! E per quanto riguardava Draco e la magia oscura... Be’, lui aveva fatto ciò che doveva fare e basta.
Eléna ridacchiò. “Su di voi, naturalmente! È ovvio!”
Ai due sfuggì un gemito. Ovvio? Non era per niente ovvio!
Volevano la verità su una cosa simile, mentre là vicino c’era un mostro, una spia, un essere malvagio – Ross. Volevano la verità su loro quando c’era Ross in giro!
Draco fu il primo a parlare, in quel delirio. “Stiamo assieme.”
Nonostante tutto Hermione si sentì arrossire. Allora lui vedeva loro così? Due che stavano assieme? Non sapeva se l’idea le piacesse no. Insomma, prima non avrebbe dovuto – almeno – parlarle?
Che ne sapeva lei ... una specie d’incontro in cui lui le avrebbe detto: Stiamo assieme? E lei avrebbe risposto: Sì, per sempre.
“Davvero?!” squittì Eléna. Ma non si preoccupava di Tina? Non erano amiche? Non voleva sapere dov’era, cos’era successo?
“Sì.” Grugnì Hermione. Ron, Harry. “Se ci scusate...” continuò, avanzando d’un passo. Magicamente davanti a sé s’aprì un varco lasciato dai ragazzi. Non avevano alcun interesse per Tina, ma solo per il gossip, per gli scoop. Disgustoso.
Stava già per andarsene, quando Eléna le si parò nuovamente davanti, con qualcosa in mano. Dei fogli... Hermione sentì un brivido per tutta la schiena e Draco le strinse la mano così forte da farle molto male. “E questa?” continuò la ragazza, sventolando i fogli davanti al naso d’Hermione. “L’hai letta? È dolcissima. Vorremmo saperne di più... no, ragazzi?” continuò. Il varco si chiuse.
La lettera!
Hermione mollò la mano di Draco e si portò la sua alle labbra. Oddio. La lettera ce l’avevano loro. Perché mai?
“Sai, perché se mai dovessimo pubblicare un articolo, dovremmo saperne un po’ di più. È molto ... come dire?”
Una ragazzina avanzò d’un passo, come per prendere parola. “Sembra un telegramma!” esordì.
“Sì!” Eléna le batté il cinque, sorridendo. “Ecco. Sembra un telegramma, non c’è sentimento, e-“
Lì Draco mi ha chiesto scusa.
C’è sentimento, eccome!
Draco zittì la ragazza. Le strappò di mano la lettera con gelosia e se la ficcò nella divisa. “Ora dobbiamo davvero andare.” Ringhiò. La sua voce sembrava provenire da un altro mondo, metteva i brividi. La mano di Hermione scattò verso la sua e la strinse con ardore – io sono con te.
Si aprì un varco. Eléna e Miss Telegramma s’allontanarono confabulando, mentre gli altri osservarono basiti la coppia passare.
Una mano afferrò Herm. Lei pensava già di dover urlare addosso a un’altra persona ma, quando si voltò, davanti a sé trovò un’amica di Ross. L’aveva già vista una o due volte, era minuta e rossa di capelli, proprio come lei. Piccoli occhi blu la fissarono, timidi. “Ehm, Hermione...” sussurrò, balbettando. “Sono Michelle.”
“Sì, lo so” mentì Hermione. Non si ricordava in realtà il cognome della ragazza, ma non era importante.
“Volevo chiederti...” Michelle esitò ancora. Muoviti! “Rossy come sta?”
Rossy?
Oh. Ross.
Hermione evitò il suo sguardo. “Bene” mentì ancora e non la guardò più. Si voltò e scappò via, vergognosamente.
 
Al campo non c’era però nessuno. Hermione restò a guardare l’erba, gli spalti e i bolidi lasciati in una cassa con orrore. Harry. Ron. Non c’erano!
Draco le afferrò la mano. Dall’incontro con Eléna, era diventato più taciturno. “Hei...” cominciò, ma Hermione lo zittì.
“Non ci sono” bisbigliò, con voce vuota.
Ron, Harry.
“Appunto, saranno a... mangiare.”
Hermione deglutì dolorosamente. Fissò il prato a lungo, in maniera estenuante; s’immaginò molti modi e motivi per i quali i suoi amici sarebbero potuti non essere più là, e ciò che la spaventò di più era ch’erano tutti molto validi. Nove volte su dieci c’entrava Ross.
Si voltò a guardare Draco. Così bello, sembrava etereo. S’immaginò d’avere una vita con lui, dopo la scuola. S’immaginò d’avere una casa assieme, di bere tè caldo nei pomeriggi d’inverno e d’andare in giro per la Londra babbana.
“Draco” mormorò. “Perché sei così zitto? È per... la lettera?”
La domanda non c’entrava né con Ron, né con Harry, né con Ross, ma le  era frullata in testa molto a lungo e poi – semplicemente – era uscita.
Lui boccheggiò.
“Te lo chiedo perché vorrei leggerla” gli confidò lei. Le sembrava così importante quella lettera, così vitale. L’idea di saperla lì, nella tasca di Draco, e non poterne conoscere il contenuto la dilaniava.
“Sì. È per la lettera.” Confidò lui.
Allora lei tentò il tutto per tutto. “Posso leggerla?” gli chiese con voce patetica, tremante, esitante. Voleva leggerla. Lo voleva così tanto. Voleva amare Draco.
Lui la osservò per qualche secondo, con uno sguardo indecifrabile. Quindi si passò una mano tra i capelli morbidi, mormorando: “Ed il mio regalo dov’è, Hermione? Nemmeno tu hai la coscienza pulita.”
Oh.
Questa volta fu la ragazza a tacere. Sentì il peso della scatoletta contro il suo corpo più che mai, e si sentì una bugiarda, truffatrice. Voleva così tanto da Draco e poi, invece, lei non gli dava nulla.
“Un regalo è, alla fine, così importante?” tentò, perché l’idea d’aprirlo la terrorizzava totalmente. Un regalo da Draco! L’idea era così strana che anche lei faticava a crederci. Eppure era là, nella sua tasca. Abbassò le sopracciglia e fece una faccia ingenua. Era una codarda della peggior specie. Si vantava tanto d’essere coraggiosa per gli altri ma poi, per la sua vita, non aveva un briciolo di forza.
“Una lettera è, alla fine, così importante?” replicò Draco, zittendola prontamente. Sospirò e le afferrò le mani, che si portò sulle spalle e l’abbracciò. “Cosa ti spaventa d’un regalo?”
Hermione colse la palla al balzo. “Cosa ti spaventa d’una lettera?”
“Mostrarmi per ciò che sono.”
Oh.
Hermione s’allontanò un poco. La pioggia cadeva scrosciante su di loro ma non la infastidì. In effetti, da quand’era uscita, la pioggia non era più un problema.
Poi, razionalmente, pensò: se Draco prenderà la lettera, questa si bagnerà!.
Non voleva che si rovinasse. E così, senza dare ascolto a niente, né alla mente né alla coscienza, lo baciò. Con amore.
“Non avere paura con me di ciò che sei!” gli sussurrò dopo, con il fiato corto.
Draco grugnì elegantemente. Hermione immaginava che lui sarebbe riuscito anche a dire « mi piacciono le capre! » in maniera elegante. Lui era perfetto. Troppo, quasi. Ma non stucchevole.
Lo strinse di più a sé. Due corpi, un’anima – un’anima forte e solida anche per chi non ce l’aveva più.
“Non ho paura “ sussurrò Draco. “Ma penso sia il caso d’andare da Harry e Ron. Davvero.”
Hermione si staccò. “Sì.” Sussurrò e, proprio in quel momento, le urla iniziarono.

ANGOLO AUTRICE.
Non ho molto tempo.. perciò andrò dritta al sodo - o è 'diritta'? -: vi è piaciuto il capitolo? E' un capitolo - così li chiamo io - di "passaggio". Ma neanche tanto, per quanto riguarda Draco-Hermione; alla fine s'è scoperto chi aveva la lettera - Eléna -, ciò che prova Draco- circa - e molto altro, però... molte cose hanno ancora un punto interrogativo. Harry, Ron. Ross! La piccola Ross. E che dire di Michelle? L'amica preoccupata, l'amica di sempre... Vi anticipo una cosuccia: Michelle è l'amica di sempre - anzi, era - di Rossana - Rossy. Poi e' comparsa Hermione che l'ha cacciata, involontariamente, di scena. Ross l'ha preferita perchè:
1 - era più grande, più popolare;
2 - poteva proteggerla meglio da Tina.
Ecco però che "l'amica di sempre" ritorna. Cosa farà?

Ho avuto davvero poco tempo per scrivere il capitolo, perciò, in caso di:
1 - impreicisoni,
2 - errori,
3 - parti scritte "in fretta" (mi hanno detto che scrivo così!),
avvisatemi! Appena avrò tempo, sistemerò.
THE HELP - meme1 - HARRY POTTER.
PS: aggiornerò al più presto, ma non prima di martedì penso. Quindi recensite così vedo le vostre opinioni e so come procedere!!! c: hi! :3

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Capitolo 19
*** CAPITOLO DICIANNOVE. ***


Capitolo 19°
SCUSA.





***
Quando una persona tocca il fondo, non se ne accorge subito. E così Tina se ne stava lì, impuntata con quell’aria trionfante. Sì, fino a poco prima aveva pensato che fosse tutta colpa del Karma, del suo cattivo comportamento, della sua condotta scorretta ... e forse era davvero così. Tuttavia non le importava più: ora ciò che contava era l’essere scagionata, liberata. Da colpevole o innocente. Non era importante. Lei volva tornare fuori, insultare Eléna, correre, scrivere... E non l’avrebbe fatto. Mai più.
Draco le aveva tolto questa libertà. In un secondo, lei capì chi era il vero nemico. L’aveva sempre tenuto d’occhio, sì, ma come preda. Aveva perso di vista ciò ch’era importante per la sua vita: eliminare Draco Malfoy. D'altronde, cos’altro si sarebbe potuta aspettare da un mangia morte? Se la Granger era ancora viva, al suo fianco, era per miracolo! Avrebbe dovuto capirlo. Draco era un demone, un demone da eliminare.
La porta si spalancò. Non entrò nella stanza né la preside, né Eléna  - tra l’altro: perché non s’era ancora mossa a farlo?! -, né tantomeno la Granger, o Draco.
Entrò Rossana.
Rossana, ma ciao! – tentò di dire, inutilmente, Tina. S’irritò, sentendosi privata di ciò che le premeva più d’avere: la parola. Sua madre, bravissima giornalista*, le aveva sempre detto: « La parola è l’unico modo per conquistare la vittoria! ». E lei ce l’aveva fatta. Tina no – e immaginava che sua madre non ne fosse, ancora, al corrente. Appena l’avesse saputo... sarebbe successo il finimondo.
“Ciao, Tina.” La poté salutare Rossana. Ma con una voce disumana, da uomo. Sorrise. I suoi denti erano marci.
Tina capì perché, sin da quand’era entrata, s’era sentita un po’ a disagio. No, non perché l’aveva quasi uccisa.. ma perché quella non era Rossana!
Che diavolo sei?
“Una non-morta.”
Tina sobbalzò, sudando freddo. Non riuscì ad alzarsi: chi cazzo l’aveva legata al letto? E soprattutto, perché non se n’era accorta prima?
Puoi sentirmi? Parlo?, domandò, col cuore a mille ed il fiato corto.
Rossana sorrise ancor più. Dalla sua bocca uscì un lungo verme scuro, che andò lentamente a posarsi sulla sua guancia, lasciando dietro sé una scia di unto. “Certo che no. Ma ho diverse capacità. Posso leggere il pensiero.”
Dunque... una non-morta.
“Sì.”
Rossana non disse nient’altro di più. Il verme ricominciò la sua risalita, fino al suo occhio. Tina lo guardò con orrore passare sotto la palpebra e... E entrare nell’orbita. S’aspettò che Rossana urlasse – per il dolore, almeno! – ma lei restò impassibile. Anzi, sorrise.
“Poiché sono una non morta, è nella mia natura decompormi man mano. Questo non l’ho detto a Hermione. Si sarebbe spaventata.”
E come finirai?
“Da quando t’interessa della fine che farò, sciocca?”
Tina deglutì. Aveva davanti a sé ... un morto vivente. Un non-morto, sì. La cosa la disgustò e preoccupò. Provò ancora a liberarsi, causandosi soltanto bruciore a polsi e caviglie.
Cosa vuoi.
“Te.”
Me?
Rossana ghignò. “La tua vita. Sei proprio un’idiota.”
Tina deglutì a vuoto, dolorosamente. Rossana aveva tutti i motivi per i quali volerla uccidere.
Ma Tina si credeva più forte. Lei l’avrebbe scampata, non Rossana. Un’insulsa non-morta!
“Oh, invece non sarò io a morire, Tina” la sfotté Rossana, avvicinandosi. Un odore acre investì Tina, che s’appellò a tutta la forza che aveva in sé per non vomitare o lamentarsi. La situazione era già abbastanza rivolta contro di lei, meglio non scatenare ancor più l’inferno.
“Sei proprio furbetta, eh?”, commentò Rossana, avanzando d’un passo.
Smettila!
La non-morta ridacchiò, divertita più che mai. “Di fare cosa, di grazia?”.
Di leggermi la mente!
“Posso fare anche questo.”
Tina neppure la vide. Un secondo dopo, Rossana era davanti a lei, s’ergeva come una dea potente e indistruttibile, con un ghigno che non prometteva nulla di buono.
“Bu!” continuò, imperterrita, Rossana. Non le importava più né di sé, né degli altri. Nemmeno della sua reputazione. Infondo, non aveva nemmeno più una reputazione. Era una non-morta, e la cosa le stava piacendo più del previsto. Inoltre, alcune persone le erano apparse in sogno. L’avrebbero aiutata, a patto che lei facesse qualcosa per loro.
Rossana, io ... non farmi del male! Ho perso la calma, e così ...
“Così mi hai ammazzata. Purtroppo per te, quasi ammazzata.” Rossana sorrise così tanto che scoprì le gengive – rosse –, rendendosi ancor più spaventosa agli occhi di Tina, che si coprì la bocca ormai inutile con una mano.
 
Scusami! Se potessi tornare indietro ...
“Non puoi!” tuonò Rossana, e appoggiò la sua mano sulla gola di Tina. Le scostò la mano dalla bocca e osservò la sua espressione piena d’orrore, spaventata più che mai. Si sentì potente. “Nessuno può tornare indietro. Rimediare agli errori è un dono che non c’è concesso, Tina.”
Se solo potessi... Oh, cielo! Rossana. Siamo state amiche!...
Rossana le afferrò la gola con dita e unghie e strinse. Strinse e strinse e strinse. “Oh amica mia. Questo non avresti dovuto dirlo...!”
 
“Una non-morta? Oh, Herm, dimmi che scherzi!” si lagnò Ronald, con un principio d’infarto; aveva una mano al cuore e una brutta cera. Harry non se la sentì di commentare – non aveva parole, solo ... bestemmie – e si limitò ad osservare Draco Malfoy che, impassibile, osservava il divertente quadretto. Lo odiava, quel Malfoy. Per più motivi: primo, aveva portato via a Ron e a lui la mente del trio, Herm; secondo, era una serpe; e ultimo motivo, era un Mangiamorte, causa indiretta di tutte le morti della guerra. Anzi, di più: causa indiretta della guerra. L’avrebbe volentieri strangolato a mani nude, per vedere la sua anima sudicia uscirgli dal corpo, ma si costrinse ad accennare un sorriso. Per Hermione. Lo faceva solo per lei.
“Sì... Sentite, ragazzi. È un po’ complicato. Lei è una spia. Va eliminata.”
“Una non-morta non si può eliminare” osservò Harry. Draco s’irrigidì all’istante, ma non ci badò: anzi, rigirò il coltello nella piaga, intuendo cosa fosse accaduto. “Si elimina da sé. Si decompone, man mano che il tempo passa.”
A Malfoy uscì un gemito strozzato dalle labbra. Mmh. Interessante. E così, tra i due c’erano più segreti del previsto.
“Come...?” dissero all’unisono sia Herm che Ron. Lui sembrò sul punto di svenire, e lei ... Be’, lei si sentì ovviamente tradita.
“Proprio così” affermò d’un tratto Draco. Harry serrò i denti. Odiava quando il ragazzo faceva l’alfa della situazione, perché no, non lo era. Era un truffatore.
Quindi gli rubò – ancora – la parola, furente: “Malfoy, perché non hai detto subito ad Hermione la verità?”. Ormai la situazione era chiara: Draco sapeva cos’era un non-morto ed Herm no. Chissà che assurdità le aveva raccontato?
“Già, perché?” sussurrò lei, sorpresa. Sorpresa. La sua amica ch’era cambiata. Sarebbe dovuta essere stata furente, incazzata. Avrebbe dovuto iniziare a parlare a più non posso, urlando, piangendo dall’ira anche, perché no. Ma era sorpresa.
“Io... Non volevo scioccarti. So cos’era per te Ross.”
Idiota.
Harry osservò, impotente, Hermione limitarsi ad annuire. Avrebbe voluto urlarle, forte, che con Malfoy non sarebbe andata da nessuna parte. Solo tranelli e bugie. Inganni.
Ma si limitò ad attendere.
“Oh. Be’, grazie. Ma preferirei mi dicessi subito la verità. Sai, per una questione di ... rispetto.”.
Draco la osservò accigliato per qualche secondo e poi, al contrario d’ogni ipotesi, si limitò a scrollare le spalle. Come se dicesse: sì, hai ragione tu. Malfoy stava dunque dando ragione a qualcun altro? A una natababbana, per di più?
Harry si sentì sgomentato. Qualcosa era cambiato, e lui era stato troppo preso a scegliere tra l’amicizia e l’amore per rendersene conto.
Era un idiota. Un immenso idiota.
 
Ma anche Hermione, troppo presa da Draco e Ross, non s’era accorta del cambio di Harry. Non s’era accorta che Harry, sempre più, s’era avvicinato a... Eléna.
La stessa Eléna che le arpionò il braccio, eccitata.
“Hermione Granger, di nuovo!”
Hermione le lanciò un’occhiata in tralice. Proprio in quel momento, doveva arrivare proprio quella persona?
“Eléna.” Commentò, acidamente. Riversò la sua ira verso Draco su di lei. Draco le aveva mentito ... D’accordo, l’aveva fatto in buona fede – lei n’era certa -, ma le aveva comunque detto una bugia. E l’idea che Ross, che non era più la stessa Ross, si stesse... Decomponendo, la mandò in crisi. “Cosa vuoi, esattamente?”
Eléna le lanciò un’occhiata storta. “Quanta rabbia!” commentò, avvicinandosi ad Harry. All’inizio Hermione pensò d’afferrarla, credendo volesse importunare anche l’amico, ma poi lui la abbracciò. Un abbraccio vero, dolce.
Hermione boccheggiò. Harry e... L’arpia? Oh, no.
Stava già per urlare, ma Ron glielo impedì. Le afferrò il polso con delicatezza, un tocco proibito, e l’avvicinò a sé. “Hermione, non c’è tempo.” Le sussurrò, con un’aria da orsacchiotto. E la convinse.
Hermione abbandonò l’idea d’attaccare Eléna, di stringerle le mani al collo, e sospirando s’allontanò. Harry gli avrebbe seguiti, e Draco ...
Oh, Draco!
La rossa si voltò, sorpresa di sé stessa. Per un momento – solo uno – aveva agito come se fosse tutto come prima: era andata da Ron, il suo migliore amico, e s’era lasciata guidare.
Ignorando Draco alle sue spalle.
“Draco? Vieni...?” sussurrò, sperando che egli non le facesse una scenata.
Hermione si voltò, esitando.
Draco la fissò, senz’alcuna espressione. E senz’alcuna espressione, prese qualcosa dalla tasca della sua divisa, la stracciò e la gettò a terra.
Solo dopo che lui le fu affianco, rivolgendo un breve saluto a Ronald, Hermione realizzò cos’era quella cosa ormai distrutta.
La sua lettera.
 
*”bravissima” nel senso ch’era una giornalista di tutto rispetto, tutta d’un pezzo, che ha sempre scritto la verità.

 
***
ANGOLO AUTRICE - un po' in ritardo, ma pazienza.
Veramente non ho scuse per il ritardo, perché ci è crollata un po' la scuola, quindi eravamo a casa, eppure... Dài, non sono così tardi no? (sì!!).
Dunque... Non c'è niente in particolare da dire su questo capitolo. Cioè, sì, c'è... ma voi avete benissimo potuto leggere cos'e' successo, no?
Tina. Tina, madonna. E' morta? E' morta?
Dovrete attendere per saperlo. Chissà se qualcuna la vorrà ancora viva?
E Ron? Che Herm abbia cambiato ,,priorità''?
Davvero, se lo facesse, la odierei ( è un TUO personaggio! TU decidi ciò che fa! - Em sì ok.. Va be' dai ).
Duuunque. Cos'altro dire? Sì, vero ... Harry e ELENA. Per l'amor di dio! Io già la detesto.. vedrete che fine farà! (muahahah!).
Vi lascio! A presto <3
Vi lascio con questa foto dove Daniel e Tom sono bellissimi :3 Non commentiamo il soggetto dietro ahaha :')
-
 

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Capitolo 20
*** CAPITOLO VENTI ***


CAPITOLO VENTI.
“Vado avanti io.” Hermione lanciò un’occhiata storta a Draco che, da quando lei s’era avvicinata a Ron, non stava facendo altro che infastidirla. ‘Vado’, ‘Faccio’, ‘Seguitemi’. Tutti ordini. Nessuna richiesta d’aiuto. Ciò che più la infastidì, però, fu il fatto che aveva strappato la sua lettera. Per un po’, s’era detta: strapperò il suo regalo!
Poi s’era ricreduta: se l’avesse fatto, Draco non gliel’avrebbe mai perdonato.
Mai.
Ed Hermione era già in una brutta situazione, nei suoi confronti. In una situazione che, fino ad un attimo prima, non avrebbe mai creduto potesse avverarsi.
Insomma, perché diavolo l’aveva fatto? Andare da Ron. Era impazzita! Sapeva già che Draco era un po’ geloso, quindi... Perché farlo? Non era arrabbiata con lui, né ne aveva motivo. Semplicemente, era innamorata pazza. Però, voleva bene anche a Ron. Ne avevano passate così tante assieme, e così tornare da lui, in un momento di difficoltà, le era venuto spontaneo. Come bere un bicchere d'acqua: mentre lo si fa, non ci si chiede se è giusto. Lo si fa, punto.
“Sei distratta. Torna in te.”
La rossa rabbrividì, e lanciò un’occhiata a Ron. Non poteva credere alle sue orecchie. Sì, voleva bene all'amico, ma davvero le aveva detto una cosa simile? Insomma, lui?! 
Che cosa?!
“Hermione. Sai ciò che stiamo per fare? Sarà pericoloso. E tu non fai che pensare a lui!” il ragazzo non si curò nemmeno di nascondere la sua gelosia. La esibì, come un premio. Hermione non se ne sentì nè lusingata, né infastidita. Non provò niente verso i sentimenti di Ron. Ciò che doveva dire, lo aveva già detto.
“Be’!” andò in escandescenza lei dopo aver fatto qualche silenzioso passo, sentendosi messa con le spalle al muro. Ron mi ha detto di tornare in me! ''Tornare in me''?! Ma che diavolo! 
“Non è che Harry e quella là siano meglio! E poi, perché ci segue?!”, domandò, non trovando argomenti con i quali difendersi. Così, provò a giustificarsi, fallendo miseramente.
“Arriva fino alla biblioteca, Herm. L’ha detto. Poi, c’abbandona. Ma dov’eri con la testa?!” La umiliò lui. La grifona sentì andarle a fuoco tutto il volto, e pure le orecchie. 
Io?! Parli tu! Tu, che... Oh!” Hermione s’allontanò bruscamente da lui, non curandosi delle occhiate perplesse degli altri ragazzi – e così, non notò nemmeno Malfoy avanzare, solo e deluso, verso l’infermeria. La sua Herm, la vera Herm, dov’era? Accidenti! S’era davvero innamorato di quella là? In pochi secondi, Hermione Granger era scomparsa, per lasciare il posto a... A... Un’idiota!
“Per tutta la tua vita, non hai mai fatto il serio; mai!” lo sgridò, avanzando. Ron piegò la testa di lato, non riconoscendo l’amica. L’aveva attaccato, aveva cercato, con le parole, di ferirlo. “Non puoi, semplicemente, venire qua a farmi la predica! A me! Ronald!” 
La sua voce non sembrava neanche più la sua. Sembrava quella di una gallina di quelle serie TV che, quando era a casa dai genitori, guardava alla tivù babbana, se non c'era niente da fare.
“Credo... Credo che tu debba risposare un po’.” Si trattenne dal dirle qualcosa di più volgare, ma sincero, poiché ci teneva a lei.
Ed Herm lo sapeva. Ma non riusciva più a frenare la lingua, sopprimere l’impulso irrefrenabile di zittire Ron una volta per tutte. L’idea che lui, proprio lui!, l’avesse rimproverata, era insostenibile. In più, aveva fatto arrabbiare Draco. E chissà cosa stava pensando il Serpeverde di lei, ora!
Tutto ciò, per Ron.
“Io? Riposare?! Ronald! Non parlarmi più! Su, seguiamo Draco; uccidiamo Rossana e finiamola!”
“Herm... No!” squittì Ron, paonazzo, guardando un punto oltre a lei. Herm pensò fissasse Harry e Eléna, che chissà che facevano. Poi si guardò attorno, e capì che avevano superato da un po’ la biblioteca. Come in un flash, si ricordò la voce d’Eléna dire, squillante: Ciao, ragazzi! Io mi fermo qui! Ciao amore!, proprio nello stesso momento in cui Draco aveva detto: Muoviamoci, idioti!.
Allora, cosa...
Si voltò, esitante.
Il suo cuore batteva a mille.
Dentro sé, sapeva già che cosa avrebbe visto .
Dietro  lei non c’erano né Harry, né Eléna.
C’era Ross, con un sorriso smagliante.
E c’era Draco, steso ai suoi piedi, con le mani serrate in un pugno, e l'espressione più triste e delusa che mai. Non la guardò, si limitò a fissare i suoi piedi. Draco, un Malfoy, il Mafoy, non era fatto per inginocchiarsi a nessuno. Figuriamoci per essere messo sotto da una ragazza, umiliato pubblicamente davanti a tutti i  suoi amici.
Non fece in tempo a dire altro, giustificare, in qualche modo, quella frase così sgradevole. Ross avanzò d’un passo, e schiacciò Draco con un piede. Egli mugolò, sotto il suo peso. “No...!”, esalò Hermione, cercando di avanzare almeno un poco. Ron la fermò, ed Harry comparse al suo fianco, per sostenerla.
“Sì, invece. Herm, ripeti: cos’hai detto? Eh?”
“Io...” Hermione si guardò attorno. Non voleva colpirla, non con la bacchetta. Sarebbe, inoltre, stato inutile. Voleva ferirla gravemente, rallentarla. Così da spostare di là Draco - Draco che, ancora, non la guardava. Hermione capi' d'essere stata una sciocca, una ragazzina superficiale. Di averlo deluso. 
“Ciao, Ross.”
“Cos’ho appena sentito? Eh? Uccidiamo Ross?” scoppiò a ridere. “Pensavo fossimo amiche!”
Hermione ringhiò. Accidenti, se l’era cercata. Era un’idiota. Era stata così bistrattata da Draco, Ron, Harry... Eléna! Questa nuova, ed inutile, comparsa! E così non s’era curata di Rossana. Non cercava scuse nè giustificazioni: era la verità. Aveva perso di vista il vero nemico, e ciò la spaventava a morte.
Lei, la mente del trio, per Merlino!, non stava capendo più nulla.
Hermione tremava per Draco che, immobilizzato, abbassò il capo e lo schiacciò sul pavimento. Dalle sue labbra sfuggì un altro gemito.
“Ed io, pensavo tu fossi Ross!”
“Lo sono.”
Hermione esitò, perdendosi in quegli occhi neri. Erano così.. sinceri. Per un momento, dimenticò tutto ciò che stava accadendo. Non riuscì a pensare a nient’altro che a Ross: la piccola, indifesa, buona, Rossana. Rossy, la migliore amica di Michelle, la ragazza che l'aveva accompagnata alla festa. L'unica che s'era curata di chiederle come stava, nei momenti peggiori. 
“Hermione, io sono Ross! Tua amica! Perché mi hai già dimenticata?!” Ross avanzò, piangendo. Hermione corse verso di lei, e l’abbracciò stretta. Sentì il suo calore contro il suo corpo, ed il suo profumo alle viole la investì. Quella era Ross, la sua migliore amica!
“Scusa!” sibilò, piangendo. Non capiva. Come poteva essere stata così sciocca?
La strinse più forte. Così forte che le mancò il respiro.
Aprì gli occhi, di scatto. C’era qualcosa che non andava per niente.
Un momento... abbassò lo sguardo sull’amica. Ross, sorridente, la stava...
Strangolando?!
“Ross! Cosa... fai?!” esclamò, col fiato corto. Aveva paura di morire, ma non riusciva ad avere paura di Ross, perché, be'... Era Rossana!
L’altra allora strinse di più. “Oh, nulla, amica!
Hermione, chissà per quale motivo, si tranquillizzò. L'aveva chiamata 'amica'. Allora andava tutto bene. Anzi, quasi aiutò l'amica nell'opera, alzando un po' il collo, così che passasse anche meno ossigeno.
“NO!!! Svegliati, ti prego!”
“Cosa... Succede...”, domandò Hermione, sentendo una voce estranea provenire da chissà dove. Là, in quella stanza buia, c'erano solo lei e Ross, no?
“Nulla. Shh.”
“No! Hermione, è un sogno! È un sogno! Ascoltami, sono Draco! Liberati di lei! È nella tua mente!”
“Chi è Draco?”, chiese ancora, perplessa. Draco?
“Non lo so, non lo sai nemmeno tu. Sarà un idiota.” Sussurrò, dolcemente, l’amica Ross. Nei suoi occhi neri c’era un mare calmo, pacifico, rilassante. Così rilassante, che Hermione per un po’ vi si perse. Riuscì persino a ignorare le urla di questo ‘Draco’.
Hermione! Oh, mio dio! È una trappola, devi...”
“Però, insistente questo qua!” commentò Ross, ed il mare nei suoi occhi si agitò. Si agitò un po' anche Hermione che, per un secondo, combatté contro l'amica, dimenandosi. Ad una sua occhiata, però, si calmò.
Hermione non riuscì a parlare. L’amica stava stringendo così forte, che non riuscì più a respirare. “Ross.. Allenta...”
“No!”
E forse fu quello a risvegliarla. Oppure, l’urlo di Draco:
“Hermione, Merlino! Svegliati! Non posso perderti! TI AMO!”
Sì, un po’ melodrammatico. Molto melodrammatico e, anche, patetico. Probabilmente inutile.
Ma risvegliò Hermione.
Lei, tossendo, tornò alla realtà. Guardò Ross che la strangolava, e cominciò a dibattersi “Aiuto! aiuto!”, urlò, ben sapendo che quella non l'avrebbe lasciata. Si guardò attorno. Erano di nuovo davanti all'infermeria. Cos'era successo? Perchè, per un po', tutto era scomparso?
“Oh, Herm. Non si gioca così” sussurrò Ross. Hermione la osservò: aveva un occhio completamente tumefatto, e dalle labbra sgorgava sangue nero. Ron la stava colpendo con una piccola trave di legno, ed Harry impugnava un busto di pietra, che poi sbatté sulla sua testa. Ross si limitò a tossicchiare un po’ – il sangue sgorgò più copiosamente – e a stringere di più la morsa sul collo di Hermione che, dal canto suo, non provò repulsione. La testa era molto più leggera del solito, come fosse vuota, e le venne voglia di ridere e cantare qualcosa.
Poi le mancò sempre più il fiato, sempre più...
La rossa non resistette più. Esalò l’ultimo respiro, e tutto diventò completamente nero.
L’ultima cosa che sentì, fu l’urlo di Draco. ‘No!’.
Esattamente, no cosa? Cosa stava succedendo?
Non vedeva né sentiva più niente.
Non sentiva nemmeno più il suo corpo, la sua anima.
Sorrise. Era così leggera, senz’anima. Quasi quasi, quella cosa le sarebbe potuta piacere.
E poi si abbandonò alle tenebre, quasi annegando.


 
Buonsalve, popolo di EFP! Sì, lo so! Oltre al ritardo, vi lascio pure con un capitolo così. Avevo in mente, quasi quasi, d'aggiungere un p.o.v. Draco... Poi, ho pensato di no. Perchè non lasciarvi così, a metà? :) -sarebbe uno smile con un sorriso malvagio, ma va bé, lo migliorerò!-. Mi sento assai malvagia, in questo momento -e, piano piano, diventai... malvagio! Non so se avete visto, o vedete, insomma, Leone Cane Fifone. Chi ha visto questa puntata, capirà! Alzi la mano chi ha letto la frase con la voce del tipo?:')-. D'altronde, almeno così so che tutte voi leggerete il capitolo 21. Ahime', la storia e' quasi finita. Ma sappiatelo, non finira' così. Pronte per la notizia bomba?? Ci sarà un sequel! :) - Si', e questo e'... lo smile felice!!! yee! ahaha-. In piu', nel prossimo capitolo,pubblichero' il link della pagina Facebook che oggi creo . Sì, alla buon'ora! ahah :') Eh bon,dai. Così è. So che il capitolo è brevino, ma abbiate pazienza, che cerco d'aggiornare un po' più presto, dai :3 Ok, direi che questo è tutto. A presto! ;)

meme1 - the help.
(:

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Capitolo 21
*** avviso! ***


https://www.facebook.com/pages/MEME1/420920388040189?skip_nax_wizard=true

avviso!
Vedete il link qui sopra? E' il link della pagina Facebook dedicata al mio account su EFP dove, come già detto, pubblicherò parti di capitoli ancora non messi qui, vi ascolterò, accetterò più critiche/consigli, ci conosceremo un po' di più, eccetera..
Se avete Facebook, vi invito a cliccare 'mi piace', così che la pagina si attivi (si attiverà a almeno 15 'mi piace') :)
Spero che l'idea v'interessi, e che la seguiate in molti. ;) Mi farebbe tanto piacere, davvero. Inoltre, in questo modo potrete vedere piu' agevolmente anche tutte le mie altre storie! :)
Spero di rivedervi anche su Facebook,
meme1.

 

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Capitolo 22
*** CAPITOLO VENTUNO. ***


 

CAPITOLO VENTUNO.
Epilogo (?)
Okay, fan di THE HELP... (Quasi?) ci siamo. E' (quasi?) finita. Ma non ho coraggio di cliccare su quel bottone.. La storia non può essere già completa.. Non così! Non ora! Insomma, non temete. Ho già molte idee in testa e, un'ultima cosa... Non odiatemi dopo aver letto questo capitolo. Sappiatelo. L'idea originale era questa, perciò... Ho solo portato a termine una missione (?). La mia missione. Non odiatemi.









Ma le sorprese, non erano finite.
Draco si gettò su Hermione, che ora non si muoveva più. Urlò, pianse, bestemmiò contro l’intero mondo, dandogli la colpa di ciò ch’era successo. Afferrò la ragazza per le spalle, e la scrollò. L’abbracciò, versando lacrime amare, e più volte le sussurrò: Ti amo. Anche Ron sarebbe voluto essere lì... Oh, se lo voleva. Invece, restò in disparte. Osservò cos’era successo, senza capirlo appieno. Hermione era morta? No, impossibile. Fino ad un attimo prima, stavano discutendo. Ora lei non poteva essere morta, vero...? Si guardò attorno, sentendo gli occhi pungere. Lacrime, calde e sincere, per l’amore che non aveva mai potuto stringere a sé. E che ora non c’era più. Scorsero lungo la sua pelle bollente. Aveva le guance in fiamme, si vergognava di sé.
Era stato là, a colpire quell’essere malvagio. Ma non l’aveva salvata. Non aveva rallentato nemmeno un po’ la bestia. Era stato là, inutile. Come sempre.
Harry s’avvicinò al corpo. “Lei è...” iniziò. Le lacrime gli ricavano il volto, ed aveva gli occhiali appannati. Respirava affannosamente, stringendo in pugno la sua bacchetta.
“Sì! Sì, lo è! Oh, dannazione! No!
Ron s’impedì di provare pietà per Draco. Lui amava Hermione e, soprattutto, Hermione amava lui. S’erano appena scoperti, ma ora lei non c’era più. Le cose belle spariscono.. sempre.
Qualcosa gli toccò la spalla. All’inizio Ron, appoggiato al muro con l’altra, non ci fece neppure caso. Guardava il corpo dell’amica. I capelli le ricadevano liberi fino al suolo, ed era mezza distesa tra Draco ed Harry, che stava dicendo, convulsamente “Forse... Forse... Dovremmo chiamare qualcuno...? qualcosa...?”.
Poi, il ragazzo notò una cosa strana. E nemmeno così banale.
Ross. Ross era sparita!
Si guardò attorno, e poi... Poi ricordò la pressione sulla spalla.
Si voltò. Lì c’era Ross. Ad un millimetro da lui. La bocca coperta di sangue, il corpo grigio. Per poco, Weasley non vomitò. “Tu...”
“Io, sì. Segui me, Ronald.”
Il ragazzo esitò. Rossana lo guardava amorevolmente, tanto che si domandò se fosse, com’era successo con Herm, nella sua testa. Ma no, gli sembrava tutto normale.
“E lo è. Ronald, seguimi. Non sono nella tua testa!”
Ron balzò all’indietro. Oh, Merlino. “Leggi nel pensiero?!” sbottò, alterato. Ora non poteva nemmeno più pensare liberamente, il che era... Disgustoso.
“Sì, sì. Ahimé. Seguimi.”
“Perché?” domandò Ron. Superfluo: i suoi pensieri avevano già detto tutto a Rossana, che sussurrò, dolcemente “Io sarei tua amica. Dai. Voglio mostrarti una cosa... non mi pare, poi, che i tuoi amichetti laggiù” con il mento, dove la pelle si stava staccando, indicò Harry e Draco “t’ascoltino molto. Infondo, tu sei l’innamorato d’Hermione. Colui che l’ha amata da sempre.. Darti supporto non sarebbe il minimo?”
“Sì!” affermò Ronald, senza nemmeno rendersene conto. Ora, stringeva a sé le braccia, quasi in un abbraccio solitario. Provò delusione perché, in effetti, i suoi amici s’erano dimenticati di lui, mentre il suo nemico no. E d’un tratto, pensò: “E’ una trappola?” poteva esserlo benissimo. Doveva esserlo. Insomma, tutto un gioco nella sua mente. In realtà, Harry – almeno lui! – gli era vicino.
“Non lo è. Ron, siamo nella realtà. So che è dura, difficile... Chi meglio di me può, d'altronde!?”
“Sì...” sussurrò Ronald, aspirando forte con il naso. D’un tratto, la pelle secca di Rossana, i suoi capelli unti, il sangue che sgorgava dai suoi buchi – orecchie, naso, bocca – non gli sembrarono più così importanti. Lei era Rossana, l’amica di Hermione. Ed Hermione l’aveva tradita. Rossana non era il male, né era cattiva. Rossana era il bene! E d’un tratto, capì chi era il vero nemico. O così credeva. Ron, sciocco Ron. “Verrò con te. Cosa devo vedere...?”
“Vieni! Seguimi!” lo esortò Rossana, voltandosi. Cominciò a camminare con grande velocità, ancheggiando. Ogni tanto doveva fermarsi a riposare un po’, oppure per buttare via qualche cimice che le era uscita dalle orecchie. Ronald, per non perderla, seguì la scia di sangue e sporco che lei lasciava sul pavimento, ormai non più pulito, della scuola.
Ross?” domandò, urlando. Era entrato, seguendo la scia, in una stanza d’infermeria. Lì, lo sporco finiva. Allora, perché Ross non c’era più?
D’un tratto, tutto gli puzzò di tradimento. Non fece in tempo a voltarsi, che lei lo aveva già attaccato, come una belva.
Dài, Ron. Sono tua amica!
 
Un vuoto.
Una voragine nel petto.
Un tumulto nella testa.
La vista annebbiata.
La mente rallentata.
Gli occhi che perdevano lacrime, come un rubinetto rotto.
Draco non pensò – né a Ross, né ad altro – e si lanciò su Hermione. Su ciò che ne rimaneva.
“No!” urlò, ma invano. Lei già... non c’era più. Provò a sentirne il battito, il respiro. Niente. Allora, non sapendo bene cosa fare – non capendo bene cosa fare, poiché non capiva più niente -, cominciò a scuoterla. Con forza. La testa della ragazza sbatté violentemente a terra, e lui allora la tirò su. “Scusa!” urlò ancora, poiché non riusciva a parlare normalmente.
Le si avvicinò, e la baciò. Hermione aveva gli occhi socchiusi, ma non era sveglia. Erano completamente bianchi, girati verso l’ interno: lei non c’era più. “Ti amo!” urlò allora, in un ultimo, disperato, tentativo.
Fallì. Era solo. Stava abbracciando il nulla.
Nemmeno Harry gli portò conforto. Nemmeno un po’. Provò a dargli inutili consigli. Chiamare qualcuno? E perché? Lei non c’è più!!
Allora, malamente, Draco lo allontanò.
Harry esitò, brevemente. Carezzò il capo d’Hermione e s’alzò.
Draco credeva d’essere, finalmente, solo. Un po’ in pace per... Morire. Per disintegrarsi. Non doveva andare così. non doveva legarsi a nessuno – tantomeno ad HERMIONE GRANGER! E non doveva piangere sul corpo di nessuno a cui teneva. Lui  non doveva piangere, punto. Herm era divenuta il suo punto debole. Se ora Ross l’avesse colpito, ne sarebbe stato solo che felice. E pensare che lui l’aveva salvata. Perché?! Perché quel giorno non erano arrivati un po’ più tardi?!
Ed ora, oltre a tutto questo, avrebbe dovuto trovare l’anziana che aveva trasformato Ross in ciò che era, una non-morta. L’avrebbe trovata e distrutta. Per Hermione.
La vendetta era l’unica soluzione possibile. Non c’erano altre vie – non c’era nulla.
Strinse più forte a sé quel corpo, ancora caldo. Non riuscì a fermare le lacrime, nemmeno dandosi dell’inutile patetico. S’appisolò, quasi, per la stanchezza dovuta all’aver pianto troppo, su Hermione.
Poi una voce lo chiamò; era Harry, che urlava a più non posso. Per un po’, Draco lo mandò a cagare. Non l’ascoltò, non percepì più nemmeno la sua presenza costante nella sua mente. “Draco! Draco, vieni!”. Semplicemente, non gl’importava. Ciò a cui teneva era tra le sue braccia, morto; non c’era più ragione per correre, non c’era più alcuna ragione.
Poi osservò il volto d’Hermione: pareva così felice e rilassata, lì. Come se stesse dormendo. Sta solo dormendo, si disse Draco, ma non riuscì a credervi. Allora s’alzò, e raggiunse Harry, correndo più veloce che poté. Solo per Hermione. Lo fece solo per lei.
Non c’era motivo d’andare da Harry. Ma lei ne sarebbe stata felice.
E così, arrancò fino alla voce del ragazzo. Fino alla camera d’ospedale di Tina; per un attimo, Draco fu percosso da brividi violenti. Poi s’asciugò gli occhi, ed entrò nella stanza a passo regale. Lui era capo della situazione, non Ross. Lui aveva già dei piani. Piani di vendetta.
E di morte.


ANGOLO AUTRICE.
jdmwbiwoxnswihruwe zadbrdiwnw ... Hmm, salve? Come va, popolo di EFP? spero bene.. e che non mi odiate!! (l'ho già detto?Oh, mio dio. E' colpa del capitolo). Come vedete la storia non è completa. Nel rileggere, ho deciso. Non finirà così. Manca... un capitolo., Sappiatelo, potrei scoinvolgervi ancor più. Vedremo, dài.
Allora, come vi pare? C'è un pov Ron , e un pov - ovviamente - Draco. No, Harry no. Nel prossimo (???).
Direi che è un capitolo abbastanza.. oh! Sembrerebbe dire che sì, Herm è morta. Draco la vendicherà (?). Ma Ron dov'è?!? Ed Harry?! Che diamine sta succedendo, laggiù!?!
Piano piano piano! Potreste odiarmi, ma.. Vedrete. il seguito (???) vi piacerà (?).
Ok. CI siamo. E' quasi finita.

HARRY, HERM, DRACO, RON. All'inizio. Ed ora... HARRY, DRACO, RON. (??????). Non si sa. Non anticiperò niente.

RINGRAZIO CHI HA MESSO 'MI PIACE' ALLA MIA PAGINA FACEBOOK ( MEME1 - per togliere ogni dubbio, nella descrizione ho scritto "autore su EFP", ok? ). SIETE (BEN?) 8... WOW.. SPERO CI SARANNO ALTRI ISCRITTI!!
(PS: nella pagina, stavo pensando d'anticipare qualcosa di THE HELP.. non so se lo farò, non sarebbe giusto, ma.. perchè no? muahah).


meme1. non odiatemi. sorrido sempre, ciao. ahahah.

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Capitolo 23
*** EPILOGO ***


——EPILOGO——
 
E a te, se sei rimasto con Harry fin proprio alla fine.
 
 
«Il nostro ritardo è stato causa d’irreparabili sventure, signorino Malfoy, ma la preghiamo di non odiarci!».
Il diretto interessato lanciò un’occhiata alla preside della scuola, la nobilissima McGranitt. E la odiò.
Come poteva anche solo pensare una cosa simile? Era arrivata tardi, s’era guardata attorno e, con fare criptico, aveva domandato – quasi seccata! «Posso sapere dov’è Ronald Wesleay?».
Avrebbe voluto saperlo tutti! Quand’era entrato nella stanza ch’era appartenuta a Tina – di cui ora c’era solo il corpo –, Draco aveva potuto vedere solo un cadavere ed Harry. Poi, quando la preside s’era accorta che no!, Tina non stava dormendo, aveva fatto due più due. Troppo tardi. L’aveva ammesso ma, Merlino! Draco non poteva non odiarla!
Uno dei suoi pochi amici – se così lo si poteva definire ... – era sparito. Così, nel nulla. Rossana, la non-morta e spia dei Mangiamorte, se n’era andata con lui! Chissà cosa gli aveva sussurrato all’orecchio, mentre loro piangevano Hermione? Con che parole dolci l’aveva abbindolato? Ron era così debole. Rossana lo sapeva. Ah! Che dolore!
«Preside ...» cominciò Harry. Forse aveva notato che Draco non era nello stato in cui parlare. Il biondo non era nello stato di far niente, in realtà! Hermione non c’era più! «Ora abbiamo parecchi problemi ed impicci ...» azzardò. Impicci? La morte d’Hermione era un impiccio? «Dovremmo prenderci del tempo. Pensare come procedere.»
Draco s’alzò dalla sedia, sbattendo i palmi con forza sulla scrivania di mogano. A quel rumore, la preside s’allontanò. Irritata, non allarmata, aveva sempre tutto sott’occhio. Draco aveva creduto d’avere la situazione in pugno, ma era solo un’illusione. In realtà era quella donna, così minuta ma così cattiva, così fine ma così tagliente, ch’era ogni volta al comando della situazione.
Ma allora lo squadrò, sempre con il suo cipiglio oggettivo e, serrando le labbra fini e chiare, lo lasciò sfogarsi. Un po’ come una madre con un bambino capriccioso.
«Aspettare!? Merlino... Hermione è morta» chissà come, il serpe verde riuscì a dire quell’intera frase senz’alcuna esitazione. Non esitò, né tentennò, mentre rivelava che il suo unico amore se n’era andato via. Il cuore gli piombò in basso, scivolò fino all’inferno. «Ronald è sparito. Se almeno una cosa va per il verso giusto, non è già morto» prese fiato, quel ragazzo così temibile e solo. Prese fiato ed andò avanti. «Non c’è più tempo. Non c’è mai stato!».
E con quell’unica, sola frase, si scusò con l’anima d’Hermione per aver perso così tanto tempo lungo il cammino, dimenticandosi qual’era la meta. Infatti, anziché uccidere o imprigionare subito Rossana, entrambi s’erano fermati a bazzicare, urlare, rivelarsi sentimenti. Non avrebbero dovuto farlo.
Strinse i pugni e se li portò dietro la schiena. Le unghie, curate, perforarono la pelle e lui sentì un liquido caldo e denso scorrere, lento, per i palmi. La prova che anche lui, volendo, sarebbe potuto morire – anche s’era Il Malfoy, non era immortale. Solo che fin’ora non era stato ferito, o ucciso, fisicamente. Malfoy era morto dentro, nell’anima. Quell’anima già di per sé così deturpata, era stata totalmente distrutta.
Malfoy? Oh, Malfoy non c’era più. C’era uno straccio, il suo manichino, ora.
Non c’era un essere umano. C’era una macchina.
 

 
***



Harry, sii forte per me e per Draco, ti prego!
Harry si svegliò di colpo, nel bel mezzo della notte. La sua stanza era vuota, ormai, non c’era più Ron con lui.
Mise a fuoco quanto più poté attorno a sé. Le tende scure del dormitorio; il profilo regolare della porta chiusa ermeticamente; la forma d’un libro gettato a terra, con le pagine spiegazzate una sull’altra, schiacciate tra di loro.
Hermione.
L’aveva sognata.
Hermione non è morta, pensò il ragazzo, senz’alcuna logica. Non poteva essere morta! Non così! In un attimo, sotto i suoi occhi troppo concentrati su qualcosa di sbagliato...
Non così...
Rigettò il capo sul cuscino, sentendosi uno sciocco. Aveva salvato il mondo magico – sì, c’erano state delle morti, ma i suoi migliori amici erano rimasti vivi. Ora no. Ora che non c’era nessuna guerra, né rivolta – almeno, non ancora scatenata –, aveva perso entrambi. E ciò che lo terrorizzava di più, era ch’era successo in un sol colpo.
La morte era stata così veloce. Prima Hermione. E poi, mentre tutti piangevano il suo cadavere, Ron. Era sparito.
Chissà come si doveva essere sentito solo, nel vedere i suoi amici che gli davano la schiena.
Ron amava Hermione.
L’amava, ma non l’aveva salutata perché... C’era Malfoy. E né a Malfoy, né ad Harry, questo particolare così vitale aveva interessato. Almeno, non granché. Mentre piangeva lacrime di disperazione e lutto, nella mente, in un angolo remoto, Harry s’era chiesto: e Ron?
Ma era stato un attimo, e poi era passato in secondo piano. Un problema di serie B.
Aveva sognato Hermione. Era ancora una bambina, aveva l’aspetto di quando s’erano incontrati per la prima volta. Non piangeva, né aveva un’espressione ridente: gli era apparsa concentrata, sicura di sé, indistruttibile.
Harry – gli aveva detto, con quella sua voce candida ma suadente, che t’imponeva di starla a sentire – sii forte per me e per Draco, - aveva continuato, sempre con quell’aria infrangibile, cominciando già a svanire – ti prego! – Hermione, nella sua vita, aveva pregato ben poche persone. Ed ora, da morta, pregava lui, il suo migliore amico.
Harry si sentì come svuotato e poi ricaricato d’energia – forza! – nuova.
Lo sarò, Hermione! Lo sarò!, pensò, versando infinite lacrime silenziose ed appassionate. Lo sarò per te e per Draco!
E poi s’addormentò, proprio come la sua amica. Solo che lui, al mattino, si sarebbe risvegliato.
 
 
Angolo Autrice.
Oh, buon Merlino. È... è finita? È realmente finita? No, ora non mi sto chiedendo (come l’altra volta), se ci sarà un altro capitolo. Questo è l’epilogo. Ho cliccato su “completa’’. Come ho già detto, ci sarà un Sequel, ma... Oh, santo cielo! Hermione è morta. Ron è sparito. Draco è solo e distrutto. Harry è solo. Ma forte. Lo sarà. Per Hermione.
Non credevo davvero che avrei lasciato tutto così. Ma così doveva essere,  e quindi ... Addio, Herm.
Questo è, dunque, il momento dei ringraziamenti.
Non voglio sembrare un’autrice – che poi nemmeno lo sono, un’autrice!! – piena di sé, che egocentricamente ringrazia i suoi fan. Ma non sono nemmeno una persona menefreghista che, dopo quanto m’avete aiutato, non vi saluta nemmeno.
E poi ricordatevelo: è un arrivederci, non è un addio! Sentirete parlare ancora di me!!
magicadark007. Hai sempre recensito i miei capitoli. Adoro le tue recensioni! Sono uno stimolo a continuare, ed a dare di più. Spero che leggerai anche il sequel di The Help, quando lo scriverò.. Senza te come potrei fare?! Grazie.
_Lola_99… penso d’adorarti! Le tue recensioni sono così frizzanti. Pure l’ultima, proprio come al solito! Spero davvero che, anche tu, come le altre, mi seguirai in un’altra avventura.
Poi, ovviamente, voglio ringraziare sxds, IpseDixit (sei stata una delle prime a leggermi!**), Dramione_harrypotter, Dubhe97 (grazie per i tuoi appunti!), _wilia, so98bella, herm1998, MrsCrowley, Nicky Rossi Malfoy . Senza le vostre recensioni, dico a tutte voi, non sarei qua! Sono una ‘autrice’ che ha bisogno di molto supporto e, se non ne ho, non riesco a procedere. Dunque, grazie per l’aiuto! davvero.
Ringrazio e saluto pure chi ha messo la mia storia tra le preferite – è un onore! -, e cioè:  - Alessialove 
 - angiegege94 
 - Aster_Mezzelfo 
 - Bea11 
 - blaine_mike_boccino 
 - Elisewin Granger 
 - Fily_1D 
 - Friendship 
 - Grifondoro2000 
 - kirkina23 
 - maddles
 - mary000 
 - moni14 
 - ResistiVinci 
 - SerenaVegeta 
 - _twilight_loverr_ [Contatta]
E sì, anche chi l’ha inserita tra le “ricordate” (grazie!):
cemiao 
 - dubhe01 
 - Jessica Heart 
 - Khaleesi_2013 
 - Littlemisstneb 
m0nica 
 - magicadark007 
 - MamaRevenge 
 - Martiomo 
 - xmikasvoice
Inoltre, saluto le 52 persone che l’hanno messa tra le “seguite”! Grazie, davvero! Siete tantissime, almeno per i miei standard :3
E poi come scordarsi di voi?! Sì, parlo proprio a te che stai leggendo ... eh no, non fare quell’espressione perplessa e scioccata! Sì, so che ci siete pure voi u.u Ringrazio i lettori silenziosi! Siete in molti, lo sapete!? Grazie! :) Sì, non me ne sarei mai scordata.
Dunque, così è. Non so quando inizierò col sequel, sinceramente vorrei prendermi un po’ di tempo per pensare a ciò che scriverò – ovviamente! – e per seguire un po’ anche le altre storie. In ogni caso, ogni tanto controllate il mio profilo e vedrete se ho aggiornato!;)
Ora, quindi, vi saluto. Mi rileggerete tra un po’ – pochino, dai! – e in caso, se volete, date un’occhiata alle mie altre storie.
A PRESTO,
MEME1.
 
IN OGNI CASO VI RICORDO CHE, SE METTERETE ‘MI PIACE’ ALLA MIA PAGINA FACEBOOK – MEME1 - , POTRETE RIMANERE AGGIORNATE/I SULL’ANDAMENTO DELLE MIE STORIE E, DUNQUE, ANCHE DEL SEQUEL DI ‘THE HELP’. :)

Devo farlo, gente.. Pubblico e a presto!

 

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