Una svolta improvvisa

di _Midori_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno: L'inizio ***
Capitolo 2: *** Capitolo due: Primo Giorno ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno: L'inizio ***


Capitolo uno: l'inizio

 
Mi alzo a fatica, sono le 13:54, mentre leggo l'ora sul display del mio cellulare chiudo gli occhi e non riesco a riaprirli del tutto, la luminosità impostata al massimo mi abbaglia, ho quattordici anni, oggi è venerdì, dieci ottobre, ma io non sono a scuola.
Il mio nome è Kirino Ranmaru, il paese in cui vivo e nel quale sono nato si chiama Minato-ku.
Sono spesso soggetto di prese in giro da parte degli altri ragazzi perché, secondo loro, il mio aspetto fisico non è abbastanza "virile":
Statura media, corporatura snella, occhi grandi e azzurri e capelli rosa raccolti in due codini bassi, perfettamente simmetrici;
e perché non m'interessa l'argomento "sessualità", la parola che si sente più frequentemente nei discorsi dei ragazzi della mia età;
neanche le ragazze attirano particolarmente la mia attenzione, in realtà, ho impiegato un po' di tempo ad ammetterlo a me stesso ma sono omossessuale, non lo dirò mai a nessuno perché sono sicuro che nessuno mi capirebbe.
Frequento il terzo anno di scuola media, ma oggi non vado a scuola, non ci vado da due giorni, cambierò scuola. 
Questa decisione è voluta dal fatto che pochi giorni fa, durante la lezione di educazione fisica due miei senpai, che frequentano il terzo anno nel mio stesso istituto privato, mi hanno portato a forza dietro la scuola e mi hanno violentato, le prime persone che sono venute a conoscienza di questo fatto sono i miei genitori, mia madre ha tentato in molti modi di farmi superare questo momento, io mi mostro sempre felice davanti a lei, ma dentro vorrei morire,
è stato un duro colpo per me, perché sono sempre stato un ragazzo solare e postivo, e anche un po' sensibile, questo fatto è stato una  vera svolta di vita per me.
Il mio cellulare suona, prima di rispondere alla chiamata leggo la scrita "mamma" sul display.
-Pronto
-Ciao Ranmaru, tesoro mio, tutto ok? - la voce dolce di mia madre che pronuncia il mio nome mi commuove e la mia vista si fa velata dalle lacrime, ma le rimando indietro per evitare di scoppiare a piangere senza un motivo.
-Tutto ok... come va il lavoro?
-Benissimo... - anche se l'avessero licenziata mi avrebbe risposto comunque in questo modo, non vuole procurarmi altre preoccupazioni e farmi soffrire ulteriormente - ma l'argomento di cui volevo parlarti, era un altro, navigando su internet, per caso - sì, per caso... - ho trovato una scuola qui vicino! È molto bella, oggi dopo il lavoro se ti va possiamo andare a vederla, che ne dici?
Già... la scuola... sapevo che prima o poi avrei dovuto iscrivermi da qualche parte... so che sarà difficile integrarsi, dopotutto il primo quadrimestre sta per terminare*, però l'idea mia piace!
-Certo mamma! Ci vediamo più tardi!
-Ciao tesoro, se hai qualche problema non esitare a chiamarmi, torno alle 17:00, fatti trovare pronto, la segreteria della scuola chiude presto!
La chiamata termina, un grande sorriso, dopo giorni, si crea sulle mie labbra, corro a vedermi allo specchio, inizierò una nuova vita!
Mi dirigo in cucina e prendo il pacchetto di Gocciole dala dispensa, mi stravacco sul divano in salotto e accendo la televisione "Doraemon" beh, meglio di niente...
Passa un'oretta e inizio a stancarmi dello stesso cartone, cambio canale e mi capita una televendita.
È così noioso... i miei occhi si fanno pesanti, il mio campo visivo si restringe e, nonostante ho dormito fino a tarda mattina mi addormento.
Apro gli occhi, sono steso sul divano
-Che ore sono??
Cerco disperatamente il mio cellulare e rimpiango il fatto di non aver mai posseduto un orologio da polso, poi mi giro verso la televisione e leggo l'ora sullo schermo: "le 16:51", ecco sono fregato.
Mi fiondo in bagno, mi squacquo la faccia e mi lavo i denti velocemente, gemendo dal dolore perché ho le gengive sensibili, in camera mia lancio alle mie spalle i vestiti che non mi servono e appoggio sul letto: un paio di calzini bianchi, una maglietta rossa a maniche corte e un paio di jeans lunghi.
Mentre mi vesto noto le mie gambe, sono maledettamente graziose, sembro una ragazzina! Arrossisco un po' pur essendomelo detto da solo, finisco di allacciarmi le scarpe e sento mia madre che gira le chiavi nella toppa, afferro il cellulare ed una felpa e mi faccio trovare davanti alla porta, sorridendo, questa volta sinceramente.
-Andiamo?
Mia madre sorride e senza neanche rispondere ci avviamo verso la macchina, che lei si era dimenticata di chiudere.
La scuola è molto vicina, e il viaggio dura soltanto tre minuti, scendo dalla macchina è rimango estasiato.
L'edificio scolastico è enorme, contornato da un grande giardino disseminato di alberi di cigliegio, da un campo da calcio in erba sintetica provengono urla di ragazzi che si allenano divertendosi.
-Allora ti piace! - mia madre ridacchia e mi rendo conto di aver assunto un'espressione da ebete.
-Emh... sì, abbastanza, entriamo!
Camminiamo per i corridoi seguendo le istruzioni di una bidella e parliamo sottovoce dei pregi e dei diffetti della scuola, fino a quando non ci ritroviamo davanti ad una porta, è appesa una targhetta in ottone su cui è incisa la scritta:
"SEGRETERIA DIDATTICA"
Bussiamo e dopo pochi secondi una signorina sulla ventina ci apre la porta, scarpe col tacco, gonna al ginocchio, camicia a maniche lunghe, la solita segretaria...
Ci fa accomodare su di un divanetto posto a sinistra della porta d'ingresso, attendiamo qualche minuto in cui lei riordina fogli sparsi, stampa documenti... la segreteria non è tanto spaziosa, è grande più o meno come la mia camera, a destra della porta d'ingresso c'è un bancone di legno, in fondo a destra c'è un armadietto chiuso a chiave e al centro della stanza è posta una grande scrivania, con tante sedie, su cui è riposto un computer collegato ad una stampante e nello spazio rimanente sono riposti in perfetto ordine fogli, documenti e moduli vari, in un angolo ci sono anche alcuni depliant della scuola.
-Bene... di che cosa avete bisogno? - la signorina ha finito di svolgere le sue mansioni.
-Vorrei iscrivere mio figlio in questa scuola, è possibile?
Mia madre e la segretaria iniziano a parlare di argomenti noiosi, almeno per un ragazzo della mia età, e volto leggermente la testa in cerca di qualcosa di interessante.
La segreteria è collegata con un'altra stanza tramite una porta, quest'ultima è aperta e la mia curiosità mi spinge a vedere cosa c'è al di là di questa porta, su di essa è appesa una targhetta in ottone, delle stesse dimensioni di quella appesa alla porta della segreteria, ma su questa c'è incisa la scritta:
"PRESIDENZA"
Al centro della stanza è posta una scrivania in legno, con due sedie, una di fronte all'altra, su una di queste è seduto un ragazzo, dall'aria decisamente annoiata, sembra essere uno studente, ma stranamente non porta la divisa scolastica.
Rimango a fissarlo per po' di tempo, poi il ragazzo gira la testa e i nostri occhi si incrociano per qualche secondo, io distolgo lo sguardo imbarazzato e torno vicino a mia madre, che sembra esagitata.
-Tesoro mio! Abbiamo completato l'iscrizione, da lunedì frequenterai questa belissima scuola!
La seguo distrattamente fino alla macchina e sulla strada di aso mi immergo nei miei pensieri.
Chi sarà quel ragazzo? Potrò mai rivederlo?








*Si riferisce al periodo scolastico giapponese, su cui mi sono documentata personalmente.

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Capitolo 2
*** Capitolo due: Primo Giorno ***


Capitolo 2: Primo Giorno

-Ranmaru!! Sveglia! Oggi è il tuo primo giorno nella nuova scuola!
-S... sì... - non credo che mia madre abbia sentito la mia risposta, ma è mattina e non mi va proprio di mettermi ad urlare, sarebbe troppo faticoso.
Mi alzo dal letto mettendo tutta la volontà e la forza possibile sono le 7:15, non posso credere che sia così presto.
Varco appena la soglia della cucina e mia madre mi abbraccia forte, poi ci sediamo insieme a fare colazione, era da tanto tempo che non ci ritrovavamo in una situazione simile, da quando frequentavo la vecchia scuola ogni giorno uscivo dopo di lei e non avevamo neanche il tempo di salutarci.
-Non sei emozionato??
-Sì mamma - io rispondo sorridendo, sono molto felice del cambiamento di scuola.
-Va' a vestirti o farai tardi!
Entro in bagno e mi vedo allo specchio, sembro ancora uno zombie dall'espressione assonnata, ma appena mi sciacquo il viso con acqua fredda riprendo vita, mi lavo i denti, mi pettino i capelli e li lego in due codini.
Indosso la mia nuova divisa che è stata consegnata dalla scuola a mia madre due giorni fa, mi guardo allo specchio, è perfetta e poi mi piace molto.
Scendo al piano di sotto, mia madre mi da il bento, mi saluta e mi fa le solite raccomandazioni di fare una bella impressione ai nuovi professori e di farmi tanti amici, me l’avrà ripetuto almeno mille volte nel corso di questi tre giorni!
Esco di casa, il venticello dell’autunno, leggermente freddo, ma ancora piacevole, mi fa oscillare i capelli e i vestiti, le foglie degli alberi hanno assunto ormai i colori autunnali e sono sparse ovunque sulla strada e sui marciapiedi, il vento ne stacca altre dagli alberi e le posa delicatamente sulle altre creando un tappeto di foglie colorate e secche.
Dopo pochi minuti di cammino arrivo all’ingresso della mia nuova scuola, il cortile è disseminato di studenti, saranno almeno un migliaio. Mentre sono immerso in questi pensieri qualcuno mi saluta, mi giro verso di lui e vedo un ragazzo della mia stessa età, credo.
-Ciao! Sei un nuovo studente? – il ragazzo mi sorride lievemente, ma guardandomi negli occhi mi trasmette simpatia.
-Emh … sì, frequento il terzo anno, sono iscritto nella sezione … - prendo un foglietto di carta a righe dove c’è scritto “Ranmaru Kirino, terza D”, è una calligrafia svelta e frettolosa, probabilmente dev’essere stato consegnato dalla segretaria della scuola a mia madre, che ieri sera ha dato a me, in modo da poter trovare la mia nuova classe - …”D”! Potresti dirmi dov’è?
-Ma dai! Anch’io sono iscritto nella stessa sezione! Ci andiamo insieme, però prima potresti dirmi come ti chiami?
-Ah … già scusa, mi sono dimenticato di presentarmi! Mi chiamo Kirino Ranmaru, piacere! –
-Piacere mio! – il ragazzo ridacchia leggermente – Il mio nome è Shindou Takuto, e frequento la tua stessa classe, da oggi saremo compagni di classe!
-Già, dovrai starmi simpatico per forza! – ci mettiamo a ridere insieme, ma il suono della campanella che segna l’inizio delle lezioni ci fa interrompere la risata, dobbiamo correre in classe, o arriveremo tardi alla mia prima lezione e dovrò dire addio alla prima impressione!
Shindou mi dice di seguirlo e mi conduce fino alla mia classe, si trova al primo piano, è la seconda classe a destra, dopo la “C”, le altre classi terze si trovano dall’altra parte del corridoio, potrò riconoscere la mia classe dal fatto che vicino ad ogni ingresso c’è un cartellino con l’anno e la sezione.
Entro in classe, è una ampia stanza rettangolare, su un lato ci sono due grandi fineste chiuse e ai lati una tenda, al capo della stanza c’è una cattedra, e dietro ad essa ci sono due lavagne, una liscia e una a quadretti, sulla prima è scritto il mio nome, alla cattedra è seduta una donna che mi sorride, la professoressa, che mi invita ad andare di fianco a lei.
-L’hai trovata, la classe, eh? – la professoressa mi sorride con gentilezza.
-Sì, mi ha aiutato un ragazzo!
La donna sorride e richiama l’attenzione di tutti i miei compagni battendo un paio di volte le mani e alzandosi in piedi appoggiando le mani alla cattedra, poi ne alza una nella mia direzione.
-Ragazzi, da oggi abbiamo con noi un nuovo ragazzo, il suo nome è … - la professoressa legge il mio nome su un foglietto di carta – Kirino Ranmaru, mi raccomando, trattatelo con gentilezza e fate amicizia! Da che scuola arrivi, Kirino?
-Il Kaimei (nome inventato sul momento, se esiste per favore, segnalatemelo nelle recensioni).
Fortunatamente nessuno dei miei compagni sa dove si trova e che scuola è, non passerò per il ragazzo ricco e snob che frequentava una scuola privata.
-No, non lo conosco, – neanche la professoressa lo conosce, meglio per la mia buona impressione – cambiando discorso … vediamo dove puoi sederti … quale posto ti piacerebbe?
-Mi piacerebbe sedermi vicino a Shindou Takuto, se è possibile … - voglio dare l’impressione di essere una persona educata, normalmente mi sarei espresso in modi diversi …
-Certo! Se ti fa piacere. Shindou, metti un banco vicino al tuo.
I banchi sono diversi da quelli della mia vecchia scuola, sono un po’ più scomodi … ma questo non influenzerà molto il mio anno scolastico.
Ora nei miei pensieri si forma una domanda: e quel ragazzo? Non l’ho ancora visto in giro per li corridoi o il cortile … e se non frequentasse questa scuola? Vorrebbe dire che non lo rivedrò mai più …
- È già arrivata la prof.? – il ragazzo che speravo di incontrare ha appena varcato l’ingresso dell’aula, come l’altro giorno, non porta la divisa scolastica.
-Sì, sono già arrivata, e tu sei in ritardo di dieci minuti, Tsurugi. – mi si illuminano gli occhi, allora è questo il suo nome!
-Ah, scusi, se sapevo che era già qui non mi presentavo neanche.
La professoressa alza gli occhi al cielo e il ragazzo, di cui ora ho sentito il nome “Tsurugi”, va a sedersi ad uno degli ultimi banchi, in fondo alla classe.
-Ti interessa quel ragazzo? – la voce di Shindou mi risveglia dai miei pensieri.
-Eh?! E perché?? – sgrano gli occhi e arrossisco un po’, ma come fa ad averlo capito così in fretta?
-Lo guardavi e ti si illuminavano gli occhi, ti interessa vero? Ecco delle informazioni su di lui, - ridacchia un po’ – il suo nome è Tsurugi Kyousuke, è scorbutico con tutti, però in fondo è simpatico, con gli insegnanti si comporta sempre così ma non lo fa per far divertire i compagni o farsi vedere, è semplicemente fatto così - effettivamente, poco fa non ha riso mentre esclamava quella frase per prendersi gioco della professoressa – ma ha delle ragione per comportarsi così … va beh comunque … ti sei già iscritto a qualche club?
-No … non ancora, però avevo intenzione di iscrivermi da qualche parte… per fare un’attività nel pomeriggio, non ho ancora deciso.
-Puoi venire al club di calcio, giochi già a calcio? – “calcio” … una volta ho giocato col mio cane …
- … No, non so giocare ed è difficile, in realtà avevo intenzione di scegliere il club di giardinaggio … o degli scacchi … farò un giro dei club – non voglio intraprendere un’attività che non mi piace, poi sarei costretto a seguire il corso per tutto l’anno, come mi è successo in sesta elementare, è stato faticosissimo.
-Dai! Per favore! Vieni con noi, oggi pomeriggio, provi a giocare, se non ti piace te ne vai, se ti piace resti: alcuni membri della nostra scuola prima odiavano il calcio, ora invece lo adorano! Dai vieni!!! –
-Ok … d’accordo, accetto, però non mi costringere, eh. – purtroppo tutti quei “dai” mi hanno convinto, non voglio che poi inizi ad odiarmi per uno stupido club di calcio, Shindou mi sorride e mi mostra una fascia, toh … è pure il capitano, se non avessi accettato mi avrebbe odiato a vita.
Le lezioni finiscono in fretta, fortunatamente si svolgono in modo molto meno pesante di quello della mia vecchia scuola e col programma sono a posto perché in ogni materia sono un po’ indietro sugli argomenti, la campanella suona, esco da scuola e alle tre e dieci precise mi suona il cellulare.
‘Sta mattina ho detto a mia madre che sarei uscito di scuola alle tre e di chiamarmi verso le tre e dieci, ovviamente mi ha chiamato appena ha potuto.
-Pronto, ciao mamma!
-Ciao Ranmaru! Com’è andato il primo giorno di scuola come spiegano i professori? I compagni sono simpatici? Hai fatto una buona impressione? … - Mi ero preparato a tante domande, ma sono troppe mi sta facendo venire mal di testa, ma non me le può fare a casa? Non potrebbe essere una madre normale che ci tiene a parlarmi di persona?
-Mamma! Fermati, ti dico tutto a casa, devo scappare, ciao!
Chiudo la chiamata e imposto la modalità aereo nel cellulare, in modo che non possa chiamarmi, Shindou mi fa cenno di seguirlo, inizialmente non capisco, ma poi mi ricordo, ah già, il club di calcio. Arriviamo davanti ad un edificio, credo che sia la sede del club di calcio, ed entriamo, lì sono seduti dei ragazzi.
-Un nuovo membro nella squadra?? – chiede un ragazzo tutto eccitato.
-Sì, mi ha chiesto di iscriversi proprio oggi! – eh? Ma non è vero, io ti ammazzo Shindou!
Angolo dell’autrice
Allora, nel capitolo precedente della storia, il primo, non ho scritto niente al fondo perché non ce n’era bisogno, ma adesso sì perché devo scrivere alcune cose.
Ho deciso di far finire il capitolo in quel punto perché altrimenti sarebbe stato troppo lungo, erano 1.582, ma anche di vista sarebbe passata la voglia di leggerlo e sarebbe risultato noioso, un’ altra cosa, ho scritto sempre professoressa e non prof o insegnante perché era Kirino che pensava e io per esempio non mi rivolgo mai alle mie professoresse chiamandole prof, poi è personale, e non penserei mai “insegnante”, sempre professoressa. Un’altra cosa è la sesta elementare, questo si capisce ma puntualizzo comunque che si riferisce agli anni delle scuole giapponesi (6-3-3-5), anche il primo piano, qui in italia per primo si intende quello a terra, invece in Giappone si intende quello più alto, il “Kaimei” non so come mi è venuto in mente, è un nome a caso, se è già esistente, come ho scritto (l’ho messo nel testo perché era importante) scrivetemelo.

Grazie di aver letto,
_Midori_

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