La Figlia della Foresta di Scarl_Bloom 94 (/viewuser.php?uid=465265)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un fiore da cogliere ***
Capitolo 2: *** L'incantatrice e il Verde foglia ***
Capitolo 3: *** Forte è colui che cadendo ha la forza di rialzarsi ***
Capitolo 4: *** Il cielo non ha collere paragonabili all'amore trasformato in odio ***
Capitolo 5: *** Spesso s’incontra il proprio destino nella via che s’era presa per evitarlo ***
Capitolo 6: *** Ed è in certi sguardi che si intravede l'infinito ***
Capitolo 7: *** Finché si odia si ama ancora ***
Capitolo 8: *** L'orgoglio uccide l'amore ***
Capitolo 9: *** La vera grandezza non sta nella forza ma nel cuore ***
Capitolo 10: *** L'unica verità che si può trovare, è la verità su se stessi. ***
Capitolo 11: *** 11. Amare qualcuno è una scelta, una promessa, un impegno ***
Capitolo 12: *** Voi conoscerete la verità, e la verità vi renderà folli. ***
Capitolo 13: *** Chi non ha mai amato non ha mai vissuto ***
Capitolo 1 *** Un fiore da cogliere ***
La
figlia della foresta
Capitolo
1 - Un fiore da cogliere
<<
Padre!
>> urlava il piccolo Elfo
<< Su, vieni! >>
<<
Un momento, Legolas >> rispose il Re cercando
di raggiungere il figlio <<
Non
correre potresti cadere e farti male. >>
Il
piccolo Elfo era così felice che non riusciva a smettere
di saltellare e di correre ininterrottamente. Suo padre
l’aveva finalmente
portato a visitare Bosco Atro. Era una specie di gita per lui e per
questo
sprizzava gioia da tutti i pori. Il Re gliel’aveva promesso
da tanto tempo, ma
a causa dei suoi doveri aveva sempre rimandato. Tutta quella
felicità del
figlio lo metteva di buon umore. Avrebbe fatto di tutto per non far
sparire
quel sorriso meraviglioso da quel viso dolce e angelico.
Legolas
era tutto per lui. Sua moglie era morta tempo prima
a causa di una terribile malattia. Re Thranduil non riusciva a darsi
pace, la
sua anima avrebbe ceduto all’oscurità se non fosse
stato per suo figlio. Lui
era l’unica cosa che gli rimaneva di Eleànor.
Quando guardava Legolas era come
se guardasse lei. Gli aveva lasciato qualcosa da custodire con premura
in
ricordo di quell’amore.
Da tutti era
conosciuto come un sovrano severo e violento a volte, ma con Legolas si
comportava come un padre affettuoso.
Era
ancora un bambino quel piccolo Elfo, ma possedeva una
forza ed un’agilità fuori dal comune. Suo padre
sapeva bene che col tempo le
sue abilità sarebbero cresciute sempre di più.
Amava terribilmente il tiro col
l’arco. Il Re si era occupato di scegliere per suo figlio i
maestri più
competenti per aiutarlo a migliorare.
<<
Padre, perché le foglie cadono dagli alberi?
>> domandò il piccolo osservando curioso le
tante foglie sparse sul
terreno << Gli alberi sono così cattivi da
abbandonarle? >>
Re
Thranduil osservò il suo faccino curioso ma al contempo
dispiaciuto e non riuscì a non sorridere
<< Molti alberi lo fanno per motivi di
sopravvivenza. E’ come se
andassero in letargo per evitare le perdite d’acqua e limitare
i danni provocati
dal gelo >> sorrise accarezzando la
testa del figlio
<< Ogni cosa segue un corso naturale, Legolas.
>>
<<
E’ come se l’albero fosse la madre e le foglie i
suoi bambini >> osservò il piccolo Elfo
<< Anche se è naturale,
è molto triste. >>
Il
Re non sapeva come fare per far ritornare il sorriso sul
volto di Legolas. Constatò che la sua visione delle cose non
era per niente
sbagliata. Era un bambino talmente buono. Si sentiva quasi come se non
fosse
all’altezza di suo figlio. Lui era un sovrano egoista e a
tratti malvagio, ma
il suo piccolo invece era così altruista e generoso. Si
somigliavano molto per
l’aspetto, ma caratterialmente Legolas era uguale alla sua
amata Eleànor.
D’improvviso
Re Thranduil si irrigidì. Aveva udito dei
rumori non molto lontano da dove si trovavano lui e suo figlio. Mise
una mano
sopra la spalla del piccolo principe e lo portò dietro di
sé, come per
proteggerlo da qualcosa. Il Re stava all’erta. Scrutava ogni
piccolo rumore con
molta meticolosità.
<<
Cosa succede, padre? >> domandò curioso
Legolas << Perché sei così
preoccupato? >>
<<
Non lo so >> rispose quello senza distogliere
la sua attenzione <<
sento
qualcosa. >>
Di
scatto udirono qualcosa uscire da dietro il cespuglio
alle loro spalle. Re Thranduil si voltò improvvisamente
verso la figura. I due
si trovarono davanti un’orrenda creatura. Legolas si
aggrappò tremante alla
gamba del padre ciò nonostante cercava di mantenere la calma
e dimostrarsi
forte.
<<
Allontanati, Legolas >> gli sussurrò appena
il Re << va via da qui!
>>
Il
piccolo principe non aveva nessuna intenzione di lasciare
il padre da solo e senza indugiare afferrò l’arco
che teneva legato dietro la
sua schiena a sganciò una freccia addosso
all’orrendo mostro. Lo colpì ad un
braccio, ferendolo appena. Thranduil scansò via il figlio
dopodiché si lanciò
addosso alla creatura. Non aveva con sé né spade
e né pugnali. Doveva
sconfiggerlo senza armi, contando solo sulla sua forza.
Legolas
guardava la scena non sapendo come fare per aiutare
suo padre. Voleva dargli una mano a sconfiggere quel mostro, ma sentiva
di
essere troppo piccolo, troppo debole e di aver troppa paura. Era solo
un
bambino, non poteva far niente. Strinse i pugni quasi come se fosse
arrabbiato
con sé stesso. Le lacrime gli punzecchiavano gli occhi
quando vide che il
mostro stava avendo la meglio su suo padre.
<<
Padre!! >> urlò il piccolo disperato
mettendosi a correre verso di lui.
Un
attimo prima che potesse raggiungerlo, Re Thranduil,
riuscì a staccare la testa alla fetida creatura. Stravolto
si lasciò cadere con
le ginocchi a terra per cercare di riprendere le forze. Legolas riprese
a
correre verso di lui e appena lo raggiunse lo abbracciò
forte. Sire Thranduil
gli sorrise e mise una mano sulla sua testa per stringerlo ancora di
più a lui.
Quel
momento venne interrotto da un pianto disperato di un
bambino. Legolas si scostò dall’abbraccio del
padre e cominciò a camminare
curioso verso quel suono. Il padre, vedendolo, cercò di
fermarlo per paura che
ci fossero altri nemici, ma il piccolo era del tutto catturato da quel
pianto.
Svoltò
l’angolo e dietro a un cespuglio vi trovò a terra
un
neonato ricoperto dalle foglie. Si chinò a guardare il
bambino. Era incantato,
non riusciva a non guardare quei suoi occhi color cioccolato. Suo padre
lo
raggiunse immediatamente e vedendo il piccolo a terra rimase per un
momento
stupito.
<<
Padre è un bambino >> disse Legolas
<<
un bambino come me. >>
<<
No, figliolo >> rise Re Thranduil
<< è una bambina. >>
<<
Una bambina? >> domandò confuso il
principe <<
ed è mia? >>
<<
Oh no, non è tua >> sorrise prendendo la
bambina in braccio << perché dovrebbe essere
tua? >>
<<
L’ho trovata io >> fu la risposta del piccolo
<< quindi è mia. >>
Re
Thranduil osservava stupito l’espressione felice e
sorridente di suo figlio mentre guardava incantato la piccola creatura.
Sorrise
ed ebbe una grande idea. Propose a Legolas di portarla nel loro regno
visto che
sicuramente era stata abbandonata.
<<
Come le foglie degli alberi >> borbottò il
piccolo << anche lei è stata abbandonata.
>>
<<
Non essere triste >> lo riprese il padre
appoggiando la mano sulla sua spalla << adesso ci sarai
tu a proteggerla.
>>
Legolas
guardò il padre e in un attimo il suo viso
s’illuminò <<
La proteggerò io?
>>
<<
Certo, figlio mio. Sarai come un fratello maggiore
>> disse ricambiando il sorriso << E dovrai
anche trovarle un nome.
>>
<<
Un nome? >> il piccolo principe sorrise
ancora di più << non saprei. >>
Re
Thranduil si abbassò leggermente per far vedere la
piccola a suo figlio. Legolas si perse nuovamente in quei suoi
occhioni. Il padre
sorrise e gli disse di guardarla attentamente così sarebbe
stato più facile
trovare un nome adatto a quella meravigliosa creatura.
<<
E’ bella, padre >> osservò il
principe <<
E’ come un fiore incantatore.
>>
Sire
Thranduil rimuginò un po’
sull’affermazione appena
fatta dal figlio. Un fiore incantatore. Quel piccolo sapeva essere
così poetico
quando ci si metteva. Sorrise per la sua ingenuità e
dolcezza e gli diede una
carezza sulla testa.
<<
Lùthien >> sussurrò guardando la
piccola
<< hai avuto davvero una bella idea, figlio mio. Si, mi
piace. >>
Legolas
sorrise ben contento del nome che aveva scelto per
la bambina. Padre e figlio proseguirono il loro cammino verso casa.
Il
piccolo principe non smetteva di sorridere, era troppo
felice.
<<
Lùthien
>> continuava a dire a bassa voce, alzando di tanto in
tanto gli occhi
per guardarla fra le braccia di suo padre.
|
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Capitolo 2 *** L'incantatrice e il Verde foglia ***
Capitolo
2 – L’incantatrice e il Verde foglia
Re
Thranduil passeggiava nervosamente nella stanza del
trono. Teneva le mani dietro la schiena e farfugliava cose senza senso.
Era
preoccupato, lo si vedeva bene.
<<
Sire Thranduil >> lo interruppe una guardia
<< Non siamo riusciti a trovarli. >>
<<
Siete degli incompetenti! >> ringhiò il Re
perdendo completamente le staffe.
La
guardia indietreggiò spaventato. Sapeva benissimo che la
reazione del suo sovrano sarebbe stata proprio quella, ma non era di
certo
colpa sua se Legolas e Lùthien non si trovavano da nessuna
parte. Quei due ne
combinavano sempre di tutti i
colori. Non riuscivano mai a stare fermi.
<<
Continuate a cercare >> aggiunse alla fine
cercando di recuperare quel poco di calma che era in suo possesso .
Intanto,
non molto lontano dal Reame Boscoso, due giovani
amici si divertivano a rincorrersi saltando da un albero
all’altro. Avevano
vissuto cento primavere, ma entrambi avevano l’aspetto di due
adolescenti. La
ragazza cercava in tutti i modi di raggiungere l’amico, ma
quest’ultimo era
troppo veloce. Alla fine si arrese e si fermò per riprendere
fiato. Il ragazzo
tornò indietro da lei.
<<
Sei troppo veloce >> gli disse cercando di riprendere
fiato <<
e non ti stanchi mai,
com’è possibile? >>
<<
Sono un Elfo >> rispose fiero il ragazzo
<< dovremmo tornare a casa, non credi? >>
<<
Legolas, mi hai promesso che avremmo trascorso
tutto il giorno a esplorare questi territori >>
continuò la ragazza
contrariata nel tornare nel loro regno.
Il
ragazzo la guardò per un istante. Non sopportava di
vedere in quei suoi occhi meravigliosi tristezza o delusione. Avrebbe
fatto di
tutto per non farle mai sparire il sorriso dalle labbra.
Lùthien sapeva bene
che non appena metteva il muso, Legolas assecondava tutti i suoi
capricci.
Erano cresciuti insieme, nessuno meglio di lei conosceva il principe.
<<
E va bene >> acconsentì in fine
<<
spero solo che mio padre non si arrabbi. >>
Lùthien
sorrise e i due ripresero il loro piccolo viaggio.
Non si rimisero a correre. Anche perché la ragazza si era
stancata molto e
Legolas non voleva che si sentisse male. Per lui non c’erano
problemi, era un
Elfo, ma lei, lei non lo era.
Quando constatarono
che Lùthien fosse immortale ne furono tutti felici. Non
apparteneva alla razza
degli Elfi, ma neppure a quella degli Uomini. Questo dettaglio
preoccupava
molto Sire Thranduil, ma non Legolas. Per lui era la
“sua” Lùthien e basta. Non
gli importava a quale razza appartenesse.
Solo
una cosa in lei lo incuriosiva a tal punto da farsi
delle domande : il suo potere di incantatrice. Non si spiegava il
motivo, ma
Lùthien riusciva a incantarlo con un semplice sguardo. Era
da sempre così, da
quando l’aveva trovata insieme a suo padre. Non riusciva a
non guardare i suoi
occhi.
Da
parte sua Lùthien voleva anche lei bene a Legolas. Lo
vedeva come il suo angelo custode, sempre pronto a difenderla da tutto
e da
tutti. Era incline ai pericoli, ma lui c’era sempre e
comunque. Non si
arrabbiava mai con lei, era sempre gentile e premuroso e per non
parlare poi
quando Re Thranduil la sgridava, prendeva subito le sue difese. Adorava
il suo
sorriso. Pensava che nella Terra di Mezzo non ci fosse cosa
più bella che il
sorriso di Legolas. La faceva sentire al sicuro come non ci riusciva
nessuno.
Si riteneva molto fortunata ad avere un amico come il principe.
Al
calar del sole, Legolas pensò bene di accendere il fuoco.
Poteva essere pericoloso tornare a casa nelle oscurità della
notte. La piccola
Lùthien aveva tanto freddo, ma per dimostrarsi forte non lo
dava a vedere.
Legolas si mise a scuotere la testa e a sorridere. Senza dire niente si
alzò e
andò da lei. La avvolse nel suo abbraccio e
Lùthien arrossì di colpo. Si lasciò
andare al calore del suo corpo e ben presto quel piccolo stato di
disagio
scomparve.
Rimasero
abbracciati davanti al fuoco senza parlare per
molto tempo.
<<
Ieri, Gildor mi ha chiesto se io e te siamo
fratello e sorella >> disse d’improvviso
Lùthien.
Legolas
si irrigidì di colpo << E… cosa gli
hai
risposto? >>
<<
La verità. Non siamo fratelli >>
continuò la
ragazza << ma è come se lo fossimo in un certo
senso. >>
Legolas
chiuse gli occhi per un secondo. Non capiva come
quelle parole avevano potuto far del male al suo cuore. La sua stretta
su
Lùthien si sciolse leggermente e la ragazza se ne accorse.
Pensò subito di aver
detto qualcosa che avesse potuto infastidirlo.
<<
Credeva che fossi la tua promessa >>
alzò lo sguardo per guardarlo meglio negli
occhi <<
non è ridicolo? >>
Legolas
cercò per quanto gli era possibile di
sorriderle <<
Si. >>
La
ragazza ricambiò il suo sorriso e alzò una mano
per
toccargli un orecchio << Le tue orecchie sono adorabili
>> disse
ridendo e facendo arrossire il principe.
Lùthien
appoggiò la
testa sul petto
dell’Elfo cercando
ancora quel contatto che la faceva sentire protetta. Chiuse gli occhi e
si
abbandonò al sonno. Legolas non riposò per tutta
la notte. Si sentiva in colpa
con se stesso. Doveva smetterla di pensare a lei come qualcosa di
più, ma
vederla solo come una sorella. Non capiva i sentimenti che provava nei
suoi
confronti, non li capiva e li rifiutava.
Appena
fece giorno, il giovane Elfo andò a procurarle
qualcosa da mangiare. Trovò della frutta e soddisfatto
tornò da lei. Al suo
ritorno però non la trovò dove l’aveva
lasciata. Le mele caddero a terra mentre
Legolas, disperato, si mise a correre per ritrovarla. Non sapeva dove
andare e
nel frattempo se la prese con se stesso per averla lasciata da sola.
Salì lungo
la cima di un albero e osservò attentamente la zona
circostante. D’improvviso
sentì delle urla non molto lontano. Si voltò alla
sua destra e vide un
ruscello. Lùthien era lì, stava per affogare.
Legolas si mise a correre come
mai aveva fatto in tutta la sua vita. I rami degli alberi intralciavano
il suo
cammino, ma niente e nessuno poteva ostacolarlo. Doveva andare da
Lùthien,
doveva salvare la “sua” bambina.
Arrivò
in un lampo al ruscello e senza pensare o riflettere
si buttò per salvarla. Lùthien appena lo vide
sorrise e lo chiamò con tutta la
voce che aveva in corpo. La
corrente
però era troppo forte e la trascinò via. Legolas
non la vide più. Si voltava da
una parte all’altra, ma nulla. Decise allora di andare
sott’acqua e fu lì che
la trovò. Nuotò fino ad arrivare da lei e come
afferrò il suo corpo la tirò
subito in superficie. Lùthien aveva perso i sensi e Legolas
preoccupato per le
sue sorti l’appoggiò sul prato, ai piedi del
ruscello. Non sapeva cosa fare. La
vedeva lì, distesa, bella come un fiore. La chiamava, urlava
il suo nome, ma
Lùthien sembrava non sentire. Le
alzò
leggermente il corpo, tenendola fra le sue braccia.
<<
Che male può fare un bacio ?
>> sussurrò piano portando
lentamente
le sue labbra su quelle di Lùthien.
Rimasero
con le labbra unite per un tempo infinito. Lùthien
aprì improvvisamente gli occhi. Capì, dopo poco,
quello che stava accadendo.
Non fece nulla. Quel contatto le piaceva.
Legolas
si staccò da lei e vedendo i suoi occhi spalancati
sorrise felice. La strinse forte a sé mentre la ragazza era
rimasta senza
parole. Nessuno dei due sapeva cosa dire in verità.
<<
Ma che avevi intenzione di fare? >> le
domandò Legolas mostrandosi leggermente arrabbiato
<< come hai fatto a
finire in acqua? >>
Lùthien
abbassò lo sguardo dispiaciuta
<< Sono scivolata, non l’ho fatto
apposta. >>
Legolas
si ammorbidì subito. Le disse di stare tranquilla,
che tutto era passato e la strinse forte a sé. In quel
preciso istante ai piedi
del giovane Elfo arrivò una freccia. Si spaventarono
entrambi, ma subito il
principe riconobbe le guardie di suo padre.
<<
Principe Legolas, vi abbiamo cercato dappertutto
>> disse una delle guardie avvicinandosi
<< vostro padre è arrabbiato,
molto arrabbiato. >>
L’Elfo
e la ragazza si guardarono negli occhi. Thranduil li
avrebbe puniti, era certo. A malincuore seguirono le guardie e non ci
misero
molto a tornare a casa. Lùthien tremava come una foglia.
Temeva Sire Thranduil.
Anche se si era dimostrato sempre gentile nei suoi confronti aveva una
tremenda
paura di lui.
Legolas
dal canto suo sapeva che il padre si sarebbe adirato
contro loro due. Temeva solo che potesse prendersela con
Lùthien.
Arrivati
a Reame Boscoso , Legolas e Lùthien furono convocati
nella sala del trono. Re Thrandui sedeva su quest’ultimo. Era
freddo, la sua
espressione era indecifrabile. Lùthien si teneva stretta al
braccio di Legolas.
<<
Dove siete stati? >> domandò il Re senza
nemmeno voltarsi verso di loro.
<<
A fare una passeggiata >> rispose pronto suo
figlio.
<< una
passeggiata così lunga? >> continuò
il padre voltandosi lentamente verso
i due.
<<
Si >> sibilò il giovane Elfo guardandolo
negli occhi.
Re
Thranduil inaspettatamente si alzò e si avvicinò
a passo
lento verso di loro. Legolas deglutì, se prima era riuscito
a mantenere la
calma, adesso cominciava a sentire l’odore della paura.
Appena
il padre fu abbastanza vicino al figlio lo colpì di
scatto al volto. Il principe strinse i denti mentre Lùthien
non riuscì più a
controllarsi e si mise davanti all’Elfo come per proteggerlo.
<<
Vi prego, Sire, non lo picchiate >> lo
scongiurò la ragazza << non è stata
colpa sua, è stata un’idea mia.
>>
<<
Lùthien, smettila >> la riprese il giovane
Elfo << è una questione padre e figlio, tu non
c’entri. >>
<<
Ma sono stata io a dirti di continuare, Legolas!
>> continuò la piccola, scoppiando in lacrime << non
è giusto che ti prendi tu la
colpa di tutti i miei capricci! >>
Re
Thranduil osservò la scena senza dire una parola. Non
capiva. Qualcosa gli era sfuggito. Quei due si volevano bene davvero,
questo
non poteva metterlo in dubbio. Ma il Re non voleva pensare ad un altro
modo di
voler bene. Interruppe i due ragazzi dicendo a Lùthien di
lasciarlo da solo con
suo figlio.
In
principio la ragazza non voleva separasi dal suo amico.
Legolas però riuscì a convincerla, sfoderando uno
di quei suoi sorrisi
rassicuranti. Lùthien capì che l’Elfo
non avrebbe avuto nessun problema e
lentamente uscì dalla sala. Gli occhi di Legolas non la
mollarono per un solo
secondo. E fu in quel momento che Re Thranduil vide quella strana luce
negli
occhi di suo figlio. Una luce diversa e insolita. Non si guarda una
sorella o
un’amica con quella luce,no. Capì che gli era
sfuggito tutto dalle mani.
<<
Lei non ti amerà mai >> disse
d’improvviso
<< e nemmeno tu avresti dovuto! >>
<<
padre, non capisco >> cercò di farfugliare il
giovane Elfo << Lùthien per me è
come una sorella, lo sai bene. >>
Il
Re lo guardò attentamente per alcuni secondi. Sapeva
perfettamente
che suo figlio mentiva. Egli non era in grado di dire bugie, aveva il
cuore
puro e buono. Ma innamorarsi di Lùthien non era la cosa
giusta per lui.
<<
Tu menti ! >> tuonò Sire Thranduil.
Legolas
abbassò lo sguardo pietrificato. Non voleva ammettere
la verità, soprattutto davanti a suo padre. I suoi
sentimenti erano confusi, ma
qualcosa di profondo verso quella ragazza lo provava veramente. Non
sapeva dare
un nome a ciò che sentiva poiché era qualcosa di
inesatto per il momento.
<<
Tu sei un Principe, sei mio figlio >>
proseguì suo padre calmando il tono di voce <<
hai dei doveri >>
aggiunse prendendo a camminare intorno all’Elfo
<< ma comunque tutto
questo si può ancora recuperare. Non tutto è
perduto per fortuna. >>
Legolas
non capì le sue parole, ma non fece in tempo a dire
niente poiché venne congedato dal padre.
Nel
frattempo Lùthien cercava di riflettere su tutto quello
che era successo. Legolas l’aveva baciata o se
l’era sognato? Sorrise
improvvisamente portandosi due dita sulle labbra. Arrossì e
si mise a sognare
ad occhi aperti. Non capiva ancora di provare qualcosa per
l’Elfo a causa della
sua giovane età. Quel suo flusso di pensieri venne
interrotto dall’arrivo di
Sire Thranduil. Lùthien era rimasta colpita dal fatto che il
Re fosse venuto a
trovarla nelle sue stanze. Aprì la porta e lo fece entrare
impaurita.
<<
Mia cara Lùthien >> esordì entrando
Thranduil
<< ho una bella notizia per te. >>
La
ragazza lo guardò sorpresa. L’Elfo aveva del tutto
cambiato umore. Chissà che gli era passato per la testa.
Magari Legolas era
riuscito a calmarlo. Ma non capiva quale potesse essere la bella
notizia.
<<
Andrai a Gran Burrone >> rivelò Sire
Thranduil << è un posto magnifico, credimi.
>>
Lùthien
spalancò gli occhi incredula. La stava mandando via.
Voleva sbarazzarsi di lei. E Legolas? Come poteva abbandonare il suo
amico
Elfo? Non poteva essere d’accordo anche lui, non poteva esserlo.
<<
Ma.. Legolas..
>> cercò di dire, ma Thranduil la
interruppe.
<<
Legolas è d’accordo con me >> le
disse
sorridendo il Re <<
ha detto che
ti troverai bene lì. >>
Lùthien
si sentì conficcare un pugnale dritto nel petto.
Nemmeno Legolas la voleva più a Reame Boscoso. Si trattenne
nel non piangere e
cercò di abbozzare un falso sorriso da rivolgere al Re.
Rispose che per lei
andava bene Gran Burrone e il sovrano continuò nel dirle che
sarebbe partita
subito.
La
ragazza raccolse le sue cose senza smettere di
singhiozzare un attimo. Provava rabbia e dolore. Il suo amico non la
voleva più,
mentiva quando le diceva che le voleva bene, aveva sempre mentito,
sempre. Si
asciugò le lacrime e promise a se stessa di non piangere mai
più.
Il
carro che l’avrebbe portata a Gran Burrone era ormai
pronto. La ragazza venne accompagnata dalle guardie del Re e proprio
nel
momento in cui stava per salire sopra al mezzo, Legolas la vide da
lontano.
Cercava di capire che diavolo stesse facendo la sua Lùthien
su quel carro. Si
mise a correre d’improvviso, ricordando le parole che gli
aveva detto poche ore
prima suo padre. Cercava di scacciare via quel brutto presentimento, ma
purtroppo sembrava essere la dura verità.
Appena
Legolas raggiunse il carro chiese immediatamente
spiegazioni a Lùthien. La ragazza non alzò
nemmeno gli occhi per guardarlo.
Aveva il viso rosso, sicuramente per le troppe lacrime.
<<
Va via, Legolas! >> gli urlò
d’improvviso <<
non voglio vederti mai più !
>>
Una
volta urlate quelle esatte parole il carro prese a
camminare. Legolas rimase immobile con gli occhi spalancati dallo
stupore. La
ragazza stava andando via e gli aveva appena detto di non volerlo
rivedere mai
più. Strinse i pugni e corse all’interno del
palazzo e precisamente da suo
padre.
Appena
arrivò nella sala del trono diede sfogo a tutta la
sua rabbia.
<<
Perché mi hai fatto questo?! >>
ringhiò
contro suo padre << perché l’hai
mandata via?! >>
<<
E’ stata lei a dire di volersene andare, figlio mio
>> fu la risposta del Re
<<
ho cercato di dissuaderla a rimanere dicendole che tu saresti stato
male, ma
niente >> aggiunse guardandolo mortificato
<< ha voluto andare via
ugualmente. >>
Legolas
guardava senza parole suo padre. Sentì un male
fortissimo al cuore e dovette lottare con tutto se stesso per non far
cadere
quella maledetta lacrima. Strinse i pugni e i denti
dopodiché scappò via.
Suo
padre lo guardò e finchè non sparì
dalla sua vista non
gli tolse gli occhi di sopra. Non sapeva nemmeno lui se aveva fatto del
bene o
del male comportandosi in quel modo. Aveva agito solo ed esclusivamente
per amore
del proprio figlio.
<<
Un giorno capirai, Legolas, figlio mio. E spero anche
che riuscirai a perdonarmi. >>
Angolo
“autrice”
Vorrei ringraziare :
BILLIEJOESVOICE -
little
black cat - KyraPotteredirectioner
- Satana1
Per
aver
recensito il capitolo precedente! Grazie mille!
Ringrazio
anche chi ha messo la storia nelle
preferite : fredfredina
- Satana1
- Lauretta_03
E anche chi
ha messo
la storia nelle seguite : ewan91
- KyraPotteredirectioner
- little
black cat -
Phoebe_dolphin
- Tonksie
E invito
tutte voi a
dire la vostra sulla Fan Fic :)
Grazie
E a presto
Scarl.
|
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Capitolo 3 *** Forte è colui che cadendo ha la forza di rialzarsi ***
Capitolo
4 – Forte
è colui che cadendo ha la forza di
rialzarsi
Tutti
stavano aspettando che Legolas pronunciasse quelle
parole : “ Si, lo voglio”. Il principe del Reame
Boscoso però rimase in
silenzio. Sembrava avesse perso l’uso della parola. Sentiva
lo sguardo di tutti
i partecipanti addosso. La principessa che stava al suo fianco aveva
iniziato a
preoccuparsi. L’Elfo si voltò lentamente verso di
lei. La guardò per un tempo
infinito e si soffermò particolarmente suo suoi occhi. La
ragazza arrossì
mentre Legolas mantenne un’espressione seria. Gli occhi della
fanciulla non lo
incantavano, non brillavano e cosa più importante : non
erano quelli di
Lùthien. Il
principe chiuse gli occhi,
sospirò profondamente e portò una mano sul suo
cuore. Fino a quel momento non gli
era importato del matrimonio o di passare il resto della sua vita con
una
ragazza che nemmeno conosceva, ma in quell’istante
capì che non poteva farlo. L’avrebbe
fatta soltanto soffrire e Legolas non voleva questo. C’era
già il suo cuore che
sgorgava sangue e quella giovane principessa non se lo meritava.
<<
Io non posso sposarti >> le disse quasi
sussurrando <<
mi dispiace.
>>
La
ragazza rimase a bocca aperta mentre gli altri
cominciarono a manifestare il proprio dissenso. Re Thranduil rimase
impassibile,
seduto e con gli occhi puntati sul figlio. L’aveva umiliato
davanti a tutti, ma
in quel momento non
gli importava. Se
Legolas non avesse fermato quel matrimonio, l’avrebbe fatto
lui stesso. Oltre
ai doveri, oltre ad essere Re, era soprattutto un padre e amava suo
figlio più
di ogni altra cosa al mondo.
Legolas
non disse più nulla, si limitò ad andare via da
tutto quel trambusto mentre la principessa scoppiò in un
pianto disperato. Il
padre della ragazza se la prese con Re Thranduil,
ma quest’ultimo non sembrava dargli molta importanza.
D’improvviso il Sovrano
si alzò, lasciando perdere le inutili e stupide lamentele
dell’altro e si avviò
alla ricerca di Legolas. Doveva parargli, ne aveva l’assoluto
bisogno. Anche se
aveva fatto la cosa giusta, ciò non toglie che non doveva
permettersi ad agire
in quel modo.
Lo
trovò disteso ai piedi di un albero, nella parte
posteriore del palazzo. Legolas sentì la presenza di suo
padre, ma non alzò
nemmeno lo sguardo su di lui. Il Re si avvicinava sempre di
più a suo figlio.
Sembrava calmo e sereno.
<<
Hai avuto coraggio a fare questo >>
disse il Re, rompendo il
ghiaccio <<
Hai osato umiliarmi
davanti a tutti. >>
<< Va via
>> ringhiò suo figlio
<< non
voglio vedere nessuno, lasciami in pace. >>
<<
Credi che per quello che hai fatto non riceverai
nessuna punizione? >>
continuò Re
Thranduil fermandosi a guardarlo con le braccia dietro la schiena << sei mio
figlio, certo. Questo però
non significa che puoi comportarti come ti pare a piace.
>>
Legolas
alzò lo sguardo sul proprio padre. Voleva punirlo,
ma per lui era indifferente. Poteva fare tutto ciò che
voleva. Niente era
paragonabile al dolore che sentiva dentro di sé.
<<
Sto già subendo una punizione >>
borbottò l’Elfo
<< da diverso tempo, ormai. >>
Re
Thranduil capì perfettamente ciò a cui si stava
riferendo
Legolas. Parlava di Lùthien, del dolore che gli aveva
provocato la sua
improvvisa partenza e della cicatrice ,mai rimarginata, che aveva
lasciato nel
suo cuore.
<<
Non mi sbagliavo, dunque >>
proseguì il Re <<
Tu la ami ancora. >>
<<
No !
>> tuonò Legolas balzando in piedi
<< Io la odio!
>>
<<
La odi e la ami allo stesso modo >>
contrattaccò
suo padre << non puoi sottrarti alla verità.
>>
<<
E’ il mio tormento, la mia distruzione, il mio
dolore >> farfugliò Legolas abbassando lo
sguardo << non puoi
capire ciò che sento, lasciami stare e vattene!
>>
<<
Cosa accadrebbe se i vostri cammini si dovessero
incontrare ancora una volta? >> gli chiese Re Thranduil,
ignorando del
tutto la richiesta fatta prima dal figlio
<< cosa faresti? >>
<<
Io…. >> sibilò il giovane Elfo << la
ucciderei. >>
Quella
sua ultima affermazione scosse così tanto Sire Thranduil
da indurlo a concludere lì la conversazione con il figlio.
Si voltò e lo lasciò
in pace, così come aveva ripetutamente chiesto lui stesso.
Non poteva evitare
però di sentire un dolore accecante che lo portava a
maledirsi più e più volte
per quello che aveva causato.
<<
Abbi coraggio, figlio mio >> bisbigliò il Re
guardando Legolas da lontano <<
rialzati e combatti. >>
Ma
non si trattava di combattere Orchi o qualsiasi altra
orrenda creatura. In quel caso bisognava combattere contro i propri
sentimenti,
e non c’era impresa più difficile.
Passarono
i giorni, le settimane e i mesi. L’addestramento
di Lùthien proseguiva e Gandalf constatò
immediatamente che c’aveva visto
giusto. Quella ragazza era davvero un portento. Le faceva fare esercizi
fisici
per tutto il giorno e Lùthien eseguiva gli ordini impartiti
dal suo maestro con
precisione ed efficienza. E quando arrivò il momento di
iniziare con la magia
ci furono non poche difficoltà.
<<
Non ce la farò mai!
>> sbraitò la ragazza
<< è impossibile far muovere l’acqua
a
proprio piacimento! >>
<<
Concentrati >> le intimò lo stregone << tu ce la
puoi fare, io so
quel che dico. >>
<< Sono tre ore
che sono in questa posizione e non è successo un bel niente ! >>
urlò esasperata <<
tutto ciò è ridicolo.
>>
<<
Riprovaci
>> concluse il mago, ridendosela sotto i
baffi.
Lùthien
sbuffò e fece come gli era stato detto da Gandalf.
Provò a riconcentrarsi nuovamente. Doveva pensare
all’acqua, solo all’acqua. E
cosa più importante : doveva desiderare di spostarla. Si
sforzò con tutta se
stessa mentre lo stregone si mise ad osservarla attentamente. Quando
constatò
che effettivamente la ragazza non riusciva nell’intento, ebbe
un’idea per
spronarla.
<<
Come si chiamava quell’Elfo?
>> le chiese d’un tratto.
<<
Perché lo vuoi sapere?
>> rispose Lùthien,
innervosendosi
leggermente <<
hai detto che devo
concentrarmi. Non mi aiuti affatto così. >>
<<
Lo odi e lo detesti, se rammento bene >>
aggiunse lo stregone << Per ciò, pensa di star
combattendo contro di lui.
>>
Lùthien
lo guardò confusa. Non capiva dove volesse arriva
quel mago da strapazzo. Chiuse gli occhi e fece come gli aveva
consigliato.
Doveva pensare a.. Legolas. La ragazza si irrigidì
improvvisamente appena il
ricordo del giovane Elfo le tornò nella mente.
Rammentò quel giorno, quel
giorno così bello e al tempo stesso maledetto. Quando
Legolas l’aveva baciata e
per qualche decimo di secondo si interrogò anche sul
perché l’avesse fatto, ma
subito dopo tornò all’obbiettivo iniziale. E
all’improvviso sentì una rabbia
immensa pervaderla completamente. Un fuoco bruciava dentro di lei.
Quell’odio e
quella rabbia legati al sentirsi incapace di comprendere tutto quello
che era
successo, quel rifiuto, quello sbarazzarsi di lei, come se fosse uno
straccio
vecchio. E a quell’amicizia che profumava d’amore,
calpestata e distrutta.
Gandalf
osserva attentamente la giovane. Era avvolta da una
luce speciale e le acque della cascata lì vicino si
agitavano intorno a lei. Era
una cosa meravigliosa da guardare e il mago
stesso rimase a bocca aperta.
Lùthien
aprì gli occhi e vedendosi avvolta in una luce e
circondata dalle acque, rimase sconvolta. Poi capì di essere
riuscita nel suo
intento e scoppiò a ridere.
<<
Ce l’ho fatta, Gandalf! >> urlò la
ragazza
felice <<
non ci posso
credere! >>
<<
Lo vedo, lo vedo >>
sorrise, il vecchio stregone.
All’improvviso
i due sentirono dei versi provenire in
lontananza. Gandalf si voltò di scatto e lo stesso fece
Lùthien. Videro una
figura in cielo avvicinarsi ad una velocità inaudita. Il
mago assunse un’espressione
altamente preoccupata mentre la ragazza non capiva di cosa si
trattasse. Per un
secondo pensò fosse un uccello, ma man mano che si
avvicinava si faceva sempre
più grande. Nemmeno
il tempo di capire
chi, come e quando che un enorme creatura atterrò sul
territorio vicino ai due.
Lùthien
si trovò davanti ad un drago immenso. Spalancò
gli
occhi terrorizzata mentre la luce che l’avvolgeva continuava
incessante.
<< Mettiti al
sicuro, Lùthien! >> gli intimò lo
stregone , alzando in aria il suo
bastone.
<<
Oh Dio >>> sibilò la ragazza << io ho una
paura immensa dei draghi.
>>
L’enorme
creatura si voltò verso Lùthien. Si mise ad
osservarla, incantato. Era sicuramente stato attirato da quella luce.
Lentamente
si avvicinò alla ragazza, ma prontamente Gandalf gli si
parò davanti.
<<
Va via, Smaug! >> gli urlò contro << cosa sei
venuto a fare?! >>
<<
Chiudi la bocca, vecchio >> lo stizzì la
creatura <<
piuttosto dimmi, che
tipo di gioiello è? >>
Il
drago si stava riferendo a Lùthien. L’aveva
scambiata per
un gioiello a causa di tutta quell’immensa luce. Smaug era un
drago molto
intelligente e con una fissa incontrollabile per il tesoro. Appena
aveva visto
in lontananza quel luccichio non aveva esitato a dirigersi verso di
esso.
<< Ma non sono
un gioiello >> replicò Lùthien
<< sono un… >>
La
ragazza si bloccò d’improvviso. Non sapeva ancora
cosa
fosse in realtà e non trovava di che dire. Pensò
di far cessare tutta quella
luce e tornare alla normalità. Smaug continuava ad
osservarla. La luce
scomparve d’improvviso e il drago ne fu colpito.
<<
Vi siete presi gioco di me! >>
sbraitò la creatura.
Gandalf
si mise davanti a Lùthien per proteggerla dall’ira
del drago, ma quest’ultimo lo colpì con un attacco
improvviso della sua coda,
facendolo volare pochi metri più in là. Gandalf
perdette i sensi e così Lùthien
si ritrovò da sola contro Smaug. Il drago cercò
di colpirla con la sua coda, ma
la ragazza riuscì a evitarlo. E così il mostro ci
riprovò nuovamente fino a
quando non riuscì a scaraventarla su di una roccia.
Lùthien cercò di alzarsi,
ma vide del sangue scorrerle lungo il viso. Aveva la vista appannata,
cominciava a perdere i sensi.
<<
Mi avete fatto perdere del tempo prezioso! >>
tuonò il drago mentre si dirigeva verso Lùthien.
In
quel momento Gandalf riaprì gli occhi e vedendo la
ragazza in quello stato, cercò di spronarla a reagire.
<<
Lùthien! Alzati! >> la incitava il mago <<
difenditi! >>
La
ragazza cercò di trovare la forza dentro di se. Si
alzò
barcollando. Smaug rimase ad osservarla curioso.
Lùthien si concentrò, proprio come
aveva
fatto poco prima. Pensò all’Elfo e a tutto quello
che aveva passato. Trovò la
forza di controllare di nuovo l’acqua. Si sforzò
per usarla come arma contro il
drago. Quest’ultimo, appena venne colpito dal getto,
scoppiò a ridere. Era
troppo forte per lei, non poteva sperare di sconfiggerlo.
Lùthien cadde a terra
in ginocchio. Respirava affannosamente. Ormai sentiva di essere finita.
<<
Non ti ucciderò stavolta >> le disse
Smaug <<
ma ci rivedremo presto.
>>
L’enorme
bestia spiegò le sue ali gigantesche e si alzò in
aria. In un batter d’occhio volò via, lasciando di
stucco la nostra
Lùthien. Quest’ultima
tirò un sospiro di
sollievo. Per fortuna l’aveva risparmiata. Rise di se stessa,
si era messa a
tremare come una bambina. Tirò un pugno alla terra con
rabbia. Si era sentita
debole e codarda. Gandalf si alzò e le andò
vicino.
<<
sei stata brava >> le disse << avanti,
alzati. >>
<<
brava? Sono stata una codarda! >> replicò la
ragazza <<
gli ho fatto solo il
solletico! >>
<<
Smaug è potente >> la interruppe il mago
<< e tu hai iniziato il tuo addestramento da poco.
>>
<<
e allora ricominciamo subito ! >>
proseguì Lùthien armandosi di forza
e coraggio.
<<
Stai sanguinando, mia cara ragazza >> le fece
notare <<
riprenderemo quando ti
sarai messa in sesto. >>
Lùthien
sbuffò, ma alla fine diede retta a Gandalf. Voleva
migliorare, diventare sempre più forte. Ma non per
incontrare l’Elfo e
scontrarsi con lui, questo no. E anzi, si augurava di non incrociare
mai il suo
cammino. Avrebbe trovato il suo riscatto in un modo o
nell’altro.
E
a poco a poco la ragazza riuscì a padroneggiare le arti
magiche senza alcuna difficoltà. Si sentiva forte e fiera di
se stessa. Gandalf
era orgoglioso di lei, c’aveva visto giusto su quella
ragazza. Aveva qualcosa
di speciale e di misterioso dentro di sé. Dopo tanti anni,
ancora non era riuscito
a risolvere questo mistero e addirittura se ne era completamente
dimenticato
ormai. Per Gandalf non aveva importanza a quale razza appartenesse
Lùthien o
capire perché possedeva tutte quelle capacità
fuori dal comune. Aveva
trasformato quella ragazza in un guerriero perfetto : era un portento
con la
spada, con l’arco e riusciva a comandare l’acqua,
il fuoco, l’aria e la terra a
proprio piacimento. La sua bellezza aumentava di giorno in giorno e
quella luce
che aveva dentro di sé era qualcosa di meraviglioso. Avevano
trascorso
lunghissimi anni a vagabondare per la Terra di Mezzo e ormai voleva
bene a
Lùthien come se fosse una figlia.
<<
Vai a Gran Burrone >> le disse un giorno
<< io ti raggiungerò il prima
possibile. >>
<<
Dove devi andare? >> gli chiese la
ragazza <<
tra di noi non devono
esserci segreti, lo sai. >>
<<
Devo vedere un amico >> rispose il mago
sorridendole << non essere curiosa. >>
<<
E dai, Gandalf
>> sbuffò la ragazza
<< lo conosco? >>
<<
No, non lo conosci >> rise di gusto lo
stregone <<
Thorin Scudodiquercia.
>>
Lùthien
fece spallucce. Non lo conosceva questo “
scudodiquercia”.
Vide che Gandalf aveva un’espressione molto seria in volto.
Forse qualcosa lo
preoccupava. Magari si trattava di una questione della massima
importanza.
<<
Di cosa si tratta, Gandalf? >> domandò
Lùthien facendosi seria di colpo.
Il
mago la guardò per un secondo
<< di Smaug >> rispose poco
dopo <<
quel giorno in cui
risparmiò le nostre vite il drago attaccò Erebor.
>>
<<
Si, questo lo so bene >> proseguì la ragazza
abbastanza confusa <<
ma cosa c’entri
tu? >>
<<
Basta domande, signorinella >> la riprese lo
stregone <<
vai a Gran Burrone che
tutti staranno in pena per te! >>
Nel
frattempo a Reame Boscoso Re Thranduil e suo figlio
stavano discutendo sulle condizioni in cui si trovava ormai da tanto
tempo
Bosco Atro. Quella foresta era malata, un male si era abbattuto su di
essa. Ma
il Re non voleva di che saperne di indagare su ciò che stava
accadendo. L’unica
cosa importante per il sovrano era il suo regno.
<<
Sei egoista, padre >> lo riprese suo figlio
<< apparteniamo tutti alla Terra di Mezzo, non
è giusto rinchiuderci in
questo palazzo e fare finta che là fuori non stia accadendo
nulla. >>
<<
Sono sempre stato fra queste mura, disinteressandomi
degli altri popoli e siamo vissuti in pace per secoli e secoli
>> replicò
Re Thranduil << non mi interessa cosa succede al di fuori
delle mura di
questo palazzo. >>
<<
E se me ne interessassi io? >> contrattaccò
Legolas
<< Bosco Atro non è più
accessibile, bisogna fare qualcosa. Non possiamo
stare ancora con le mani in mano. >>
<<
Obbedisci al mio ordine, Legolas >> lo
riprese Re Thranduil <<
la
faccenda non ci riguarda. >>
Legolas
venne congedato dal padre. Ma non avrebbe eseguito
il suo volere. Sarebbe ritornato a Bosco Atro per trovare una soluzione
a quel
mistero. Nel mentre
usciva dal palazzo
trovò un pezzo di carta per terra. Sentì il
bisogno di prenderlo. Appena lo
ebbe tra le mani notò che si trattava di una lettera. Era
stata scritta da
Elrond di Gran Burrone, molti e molti anni prima.
Caro
amico mio
Non
nego che la tua lettera non mi abbia lasciato un po’ stupito.
Vorrei tanto sapere cosa nasconde la ragazza che hai mandato qui a Gran
Burrone
molto tempo fa. Lei è diversa, non appartiene a nessuna
delle razze della Terra
di Mezzo. E’ immortale, ma non è un Elfo.
E’ predisposta alle arti magiche e
per questo motivo Gandalf ,pochi giorni fa, l’ha presa con
sé per addestrarla.
Per quanto riguarda Lùthien, ti posso solo dire che nel
lungo tempo che ha
trascorso qui da noi, è stata avvolta da un oscuro dolore
che lentamente si è
trasformato in rabbia e in odio. Non so chi sia la persona che
l’ha fatta
soffrire a tal punto, ma deve averle fatto molto male. Non capisco il
perché tu
l’abbia abbandonata. Credo che il motivo principale di questo
odio eterno sia
in parte causato nell’averla cacciata da Reame Boscoso. Lei
non ha mai parlato
di quello che le fu fatto, nemmeno con mia figlia Arwen, con la quale
ha
stretto un legame molto profondo. Col passare degli anni ha imparato a
sorridere di nuovo, ma quel velo di tristezza non è mai
sparito dai suoi occhi.
Attendo
una tua risposta.
Elrond.
Legolas
teneva stretto il foglio fra le sue mani. Iniziò a
tremare all’improvviso. Strinse i denti per poter trattenere
tutta la rabbia
che provava in quel momento. Lùthien non l’aveva
abbandonato, era stato suo
padre a mandarla via. Non poteva credere a quello che aveva appena
scoperto.
Alzò gli occhi al cielo e trattenne un grido di rabbia.
Cercava di calmarsi, ma
non poteva. Lùthien lo odiava a morte, proprio come lui
odiava a morte lei…
fino a pochi minuti fa. Ma adesso? Tutto quell’odio era
infondato. Non capiva
più niente. Tutto quello che aveva creduto per secoli e
secoli si era rivelato
una tremenda menzogna. E la causa di tutto era stato suo padre.
L’unico che
avrebbe dovuto comprenderlo, amarlo e proteggerlo era stato la fonte di
tutti i
suoi mali.
Buttò
via la lettera e corse via. Non sapeva nemmeno lui
dove andare. Aveva scoperto troppe cose importanti in pochi secondi.
Doveva
riflettere e capire come meglio agire di fronte a tutto quello.
Quando
Lùthien giunse a Gran Burrone non trovò nessuno a
darle il benvenuto. In verità si era dimenticata di
avvertirli. Scese da
cavallo e corse verso il giardino. Lì, avrebbe sicuramente
incontrato la sua
amica Arwen. Passava la maggior parte del suo tempo proprio in quel
luogo. E di
certo in quegli anni non aveva cambiato le sue abitudini.
Appena
arrivò, vide da lontano due figure tenersi per mano e
guardarsi intensamente negli occhi. Si fermò un attimo per
focalizzare meglio
la scena. Individuò subito Arwen, ma non capì chi
fosse quell’altro che stava
accanto a lei. Sorrise d’improvviso quando
constatò che molto probabilmente la
sua cara amica aveva trovato qualcuno da amare. Decise di avvicinarsi
cautamente ai due.
<<
Non si salutano più gli amici? >> disse
d’improvviso <<
mi sento offesa. >>
Arwen
appena la vide spalancò gli occhi. Urlò il nome
dell’amica
e subito corse verso di lei abbracciandola. Lùthien
ricambiò e scoppiarono a
ridere contemporaneamente.
<<
Quanto tempo è passato, amica mia >> le disse
raggiante Arwen << credevo che non saresti mai
più venuta a Gran
Burrone. >>
<<
E come potevo non tornare? >> replicò
Lùthien,
abbracciandola ancora <<
mi siete
mancati tanto. >>
In
quel momento l’uomo, che prima si trovava ad un passo dal
baciare la sua cara amica, si avvicinò cautamente alle due
ragazze. Arwen,
imbarazzata, li presentò.
<<
Lui è Aragorn >> disse arrossendo .
<<
L’erede al trono di Isildur?! >>
esclamò
Lùthien sorpresa <<
non pensavo
avrei mai potuto fare la tua conoscenza. >>
I
due si strinsero la mano e l’uomo sorrise.
<<
Io sono Lùthien >> proseguì la
ragazza,
ricambiando il suo sorriso <<
figlia della foresta.
Salve
a tutti!
Spero
che questo capitolo vi piaccia. E vi volevo comunicare che
potrò aggiornare solo sabato prossimo perché
questa settimana ho un esame da
fare e quindi sono molto occupata con lo studio T.T (pregate per me)
Ringrazio
come sempre tutte coloro che hanno recensito il capitolo
precedente! ewan91-dollyvally-Lolamars-Satana1-Kate_fu_panda-KyraPotteredirectioner
E
grazie anche a chi ha messo la
storia nelle preferite, nelle ricordate e nelle seguite!!
Vi
invito, come sempre, a dire la
vostra !!
Del
tipo ( vi invito a resistere,
uomini dell’Ovest – cit. Aragorn)
Hahaha
okay
Basta
con i deliri
Bye
SCARL.
|
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Capitolo 4 *** Il cielo non ha collere paragonabili all'amore trasformato in odio ***
Capitolo
3 – Il
cielo non ha collere paragonabili all'amore trasformato in odio
Lùthien
giunse a Gran Burrone e venne subito accolta da Re Elrond
e dalla sua amata Celebrian. I due le diedero il benvenuto e la ragazza
si
sforzò a sorridere. Capirono subito che Lùthien
era diversa. Non era un Elfo e
nè apparteneva alla razza degli uomini, ma allora
cos’era?
Re
Elrond nutriva dei seri dubbi riguardo la pericolosità
della fanciulla. I suoi figli la accolsero come meglio potevano, ma
raramente
il sorriso prendeva forma sulle sue labbra. I suoi occhi erano bui e
tristi. Re
Thranduil gli aveva riferito che la ragazza non poteva più
stare a Reame
Boscoso per motivi che non aveva voluto rivelare. Da buono amico,
Elrond,
accettò di accoglierla nel suo Regno. Non capiva
però il mistero che avvolgeva
Lùthien.
Passarono
gli anni . Col tempo la piccola ragazza dalle
mille paure divenne una creatura meravigliosa. I suoi occhi
però rimasero bui e
colmi di tristezza, accompagnati anche dall’odio e dalla
rabbia. Grazie ad
Arwen si era sentita di nuovo amata, con lei stava bene anche se
c’era sempre
qualcosa che le impediva di lasciarsi andare. Elledan ed Elrohir non
perdevano
tempo a corteggiarla e Lùthien si divertiva a dargli false
speranze. Aveva
imparato a sorridere di nuovo, ma non dimenticò mai quello
che le fu fatto.
Si
allenava assiduamente con spada e arco. Era stata
istruita dai migliori maestri. Quest’ultimi costatarono che
le abilità e le
capacità della ragazza erano davvero innate.
Nessuno poteva tenerle testa, era alla pari di Arwen. Soltanto che
quest’ultima,essendo di
razza Elfica, era in possesso di molti poteri.
Un
giorno Re Elrond si mise a sedere sulla terrazza e si
mise a guardare le due ragazze affrontarsi per l’ennesima
volta. Sua moglie lo
raggiunse e il Re non si trattenne nel fare le sue considerazioni.
<<
Diventa sempre più forte >> disse a Celebrian
non togliendo lo sguardo dal combattimento
<< sembra non avere altro scopo nella vita
che quello di
combattere. >>
<<
E’ stata abbandonata >> lo riprese sua
moglie <<
più volte >>
aggiunse chiudendo gli occhi e sospirando << Non possiamo
avere la minima
idea del dolore che ha dentro. >>
<<
Quando è giunta da noi era avvolta nel dolore, mia
cara >> proseguì Re Elrond
<< ma adesso è guidata solo
dall’odio e dalla rabbia. >>
<<
cosa vuoi dire con questo? >> domandò
preoccupata Celebrian <<
non
penserai di abbandonarla anche tu, spero! >>
<<
Non capisco
>> disse portandosi la mano a massaggiarsi
la fronte <<
lei cos’è? A che razza appartiene?
>> si chiedeva più a se stesso che alla sua
consorte <<
non so se per noi rappresenti un
pericolo o meno. >>
<<
Un pericolo?! >> esclamò Celebrian stupita
<< è soltanto una ragazza che ha sofferto
tanto nella vita. >>
Re
Elrond non rispose. Sua moglie non poteva capire. Di
certo non l’avrebbe abbandonata, ma doveva trovare un modo
per tenerla a bada.
Nel
frattempo Lùthien era riuscita a mettere al tappeto la
sua rivale. I lunghi cappelli biondo scuro si sciolsero ricadendo lungo
la sua
schiena e la cordicina che li teneva legati cadde a terra. Sorrise soddisfatta
dopodiché porse la mano
per aiutare l’amica a rialzarsi. Arwen si
congratulò con Lùthien. Era
migliorata molto e non sapeva spiegarsi il motivo della sua sconfitta.
Quella
volta aveva anche usato i suoi poteri, ma stranamente su di lei non
avevano
avuto effetto. Non disse niente su quel piccolo particolare, si
limitò a
sorriderle e a ripeterle quanto fosse diventata brava.
Suo
padre però si era accorto di tutto.
In
quel momento arrivarono Elledan ed Elrohir correndo come
a due matti. Appena giunsero dinnanzi a Lùthien cominciarono
a spintonarsi,
come al solito. Litigavano per lei, ma la ragazza non li considerava
nemmeno.
Si divertiva tanto a prenderli in giro, quei due erano così
buffi. Lottavano
per conquistare il suo cuore, ma nel cuore di Lùthien non vi
era posto per
nessuno.
<< Smettetela
voi due >> li riprese la sorella << siete
insopportabili. >>
<<
Nessuno ha
chiesto il tuo parere, Arwen >> la stizzì
Elledan << Avanti,
Lùthien, verresti a fare una passeggiata con me?
>>
<<
Mi dispiace, ma è no >> rispose la ragazza
mortificata << ho altro da fare. >>
Inutile
dire che i due rimasero ulteriormente delusi. Stavano
collezionando rifiuti a non finire da parte di Lùthien.
Sospirarono per poi
tornare a sorridere e a correre per chissà dove.
Lùthien sorrise guardandoli,
gli voleva bene, ma non in quel senso. Per lei erano come due fratelli.
Anche
se dopo tutto quello che le era successo aveva cercato di non
affezionarsi alle
persone che le stavano accanto. Con i figli di Re Elrond
però non c’era
riuscita. Non poteva evitare di volere bene a quei tre, soprattutto ad
Arwen.
L’aveva aiutata molto da quando era arrivata a Gran Burrone.
Senza di lei
sarebbe stata persa. Ciò nonostante non raccontò
mai a nessuno quello che
successe a Reame Boscoso, non nominò mai colui che
l’aveva fatta soffrire a tal
punto. Quel nome non era più uscito dalla sua bocca, ma il
suo volto era
rimasto impresso nella sua mente. Le tornava il ricordo di LUI
soprattutto di
notte. E quando ciò avveniva cercava in tutti i modi di
scacciare via quei
pensieri. Più volte si era chiesta il perché Re
Thranduil l’avesse mandata via
e soprattutto perché suo figlio avesse acconsentito a questa
sua decisione.
Rimuginava su tutto quello che era successo, ma nessuna delle risposte
che
provava a darsi riuscivano a soddisfarla. L’unica cosa che
pensava era che si
fossero stancati di lei e l’avessero mandata via per non
averla più tra i
piedi.
Anche
se lo nascondeva a se stessa, quell’Elfo le mancava
terribilmente. Le mancava come al deserto manca l’acqua, come
al fiore manca il
sole. E lo odiava, lo detestava , voleva cancellarlo dai suoi ricordi.
Nel
frattempo al Reame Boscoso erano tutti occupati per i
preparativi di un matrimonio. Re Thranduil dava ordini su ordini e
quando
qualcosa non veniva fatta come lui desiderava alzava subito il tono di
voce,
facendo spaventare a morte tutti quanti.
<<
Tra due settimane dovrà essere tutto perfetto,
avete capito bene?! >> ringhiò Sire Thranduil <<
E’ importante che ogni cosa sia al
suo posto. >>
Tutti
risposero in coro “Sisignore, Re Thranduil”, e si
rimisero nuovamente all’opera.
Quel
matrimonio era un evento che egli aspettava da tanti secoli. E a tal
proposito
si stava chiedendo dove fosse finito suo figlio.
Legolas
era a caccia di Orchi insieme al suo esercito. Il
ragazzino di un tempo si era trasformato in un adulto fiero e forte.
Era
cambiato anche lui e tanto. Nel suo animo puro si fecero lentamente
largo la
presunzione e la superiorità. Lui era il principe, era
figlio di Re Thranduil,
era Legolas Verdefoglia.
<< Mio signore,
non pensate sia ora di rincasare? >> domandò
un Elfo avvicinandosi cauto.
<<
Sono io che do gli ordini >>
rispose freddamente <<
decido io quando e se dobbiamo
tornare. >>
Il
soldato deglutì e lentamente tornò al suo posto. Sembrava uguale a Re
Thranduil, in tutto e
per tutto. I suoi occhi non erano blu e dolci, come una volta. Erano
color del
ghiaccio, freddi e distanti. Il suo sguardo incuteva timore a molti. E
tutti si
chiedevano che fine avesse fatto quel ragazzino tanto buono e gentile.
In
mezzo alla foresta videro un branco di Orchi. Legolas
sorrise beffardo. Fece segno ai suoi di stare fermi
dopodiché aspettò il
momento giusto per attaccarli. Uccideva come se fosse la sua passione,
il suo
unico desiderio. Affondava la spada dentro il corpo del nemico per poi
toglierla pochi istanti dopo e decapitarlo. Si sentiva vivo, forte e
invincibile. Una volta finita la battaglia non dimostrava nessun segno
di
affaticamento e sul suo corpo non vi era traccia di sangue, se non
quello dei
nemici sconfitti.
<<
Mi sono divertito abbastanza per oggi >>
disse soddisfatto <<
torniamo a
casa. >>
I
suoi soldati lo seguirono ubbidienti. Era un capo
esemplare, l’avrebbero seguito ovunque andasse e avrebbero
eseguito qualsiasi
suo ordine. Legolas era l’arciere più bravo del
suo popolo, già da piccolo si
era dimostrato abile nel tiro con l’arco, differenziandosi da
tutti gli altri.
La sua bellezza era al pari di quella del padre, se non di
più. Affascinava il
suo modo di combattere, di agire e la sua eleganza nello stroncare vite.
Arrivarono
in pochissimo tempo a Reame Boscoso. Re Thranduil
fece chiamare il figlio per parargli del matrimonio. Legolas
sbuffò annoiato e
si diresse verso la sala. Quando suo padre gli aveva parlato della
questione
non si era pronunciato, si era limitato a vari cenni col capo, ma non
disse mai
se egli fosse contento di ciò o meno. In verità
non gli importava niente del
matrimonio, gli era semplicemente indifferente.
<<
Com’è andata oggi? >> gli chiese suo
padre
andandogli incontro <<
Vedo che hai del
sangue addosso. >>
Legolas
abbassò lo sguardo sui suoi vestiti
<< Oh, non me ne ero accorto
>>
fece del suo meglio per pulirsi <<
che hai da dirmi? >>
Thranduil
prese ,come
al suo solito, a camminare intorno al figlio
<< Il matrimonio è tra due
settimane, voglio accertarmi che sia
tutto chiaro per te >> disse con tono calmo
<< E non accetto
ripensamenti all’ultimo secondo, hai capito? >>
<<
Padre, sai bene che per me non fa alcuna differenza
>> rispose voltandosi
verso di
lui <<
Se per te è così
importante, così sia. >>
Sire
Thranduil lo osservò attentamente. Come poteva essere
così indifferente davanti a una cosa del genere? Si stava
parlando del suo
futuro e non quello di un qualsiasi altro Elfo. Lo guardò
negli occhi e in essi
intravide solo ghiaccio e nient’altro. In quel momento si
domandò dove fossero
finiti quegli occhietti blu che aveva un tempo, quello sguardo dolce e
gentile,
quell’anima buona e pura. Colui che si presentava dinnanzi a
lui non era lo
stesso Legolas di una volta. Si sentì in colpa
perché conosceva
abbastanza bene la causa che aveva
innescato quel cambiamento radicale.
Forse non aveva fatto il suo bene comportandosi in quel
modo e adesso ne
aveva la certezza.
<<
Pensi ancora a lei? >> domandò di getto senza
nemmeno pensare di poter urtare la sensibilità del figlio.
Legolas
si irrigidì improvvisamente. Sentì come se tutta
la
forza che era in suo possesso l’avesse abbandonato di colpo.
Mantenne lo
sguardo fisso dinnanzi a sé, senza voltarsi verso il padre.
<<
Non so di cosa tu stia parlando >> rispose
dopo un lungo tempo di esitazione
<< io non penso mai a nessuno.
>>
<<
Sai bene di chi sto parlando >> lo interruppe
suo padre mettendosi davanti a lui affinchè potesse
guardarlo dritto negli
occhi << Pensi ancora a lei? >>
ripetè, fissando il suo sguardo nel
suo << pensi ancora a Lùthien?
>>
Al
sentir quel nome Legolas spalancò gli occhi. Strinse i
denti e i pugni. Sentiva una rabbia incontrollabile crescergli dentro e
alimentarsi sempre di più.
<<
Non devi nominarla! >> ringhiò il
principe <<
non osare dire
un’altra volta quel nome !
>>
Re
Thranduil indietreggiò di qualche passo. Era rimasto
stupito da quella sua reazione. Poteva leggere in quelle poche cose che
aveva
detto tutto l’odio e la rabbia che nutriva nei i confronti
della ragazza.
Rimase a guardare il figlio senza dire nulla. Era diventato una bestia
al
sentire quel nome. Solo in quel momento Re Thranduil si rese conto di
ciò che
aveva causato. Solo allora capì com’era ridotto il
cuore di Legolas e tutto
l’odio che portava dentro.
<<
Scusami, padre >> disse il principe poco
dopo <<
non so cosa mi sia
successo, ti chiedo di perdonarmi. >>
Ma
suo padre non rispose. Si sentiva troppo colpevole,
troppo marcio dentro per poter dire qualcosa. Come aveva potuto fare
una cosa
del genere a suo figlio? Non riusciva a spiegarselo.
Infine
lo congedò senza dirgli più niente.
Inviò subito un
messaggero a Re Elrond per avere notizie su Lùthien. Doveva
sapere se quello
che aveva fatto aveva cambiato anche la ragazza.
Nei
giorni successivi a Gran Burrone arrivò una persona che
tutti morivano dalla voglia di rivedere. Lùthien non
l’aveva mai conosciuto,
non sapeva nemmeno chi fosse e non gli interessava saperlo. Come tutti
i giorni
si allenava assiduamente con l’arco. La sua mira diventava
sempre più perfetta
e i suoi sensi si sviluppavano a vista d’occhio.
Schioccò una freccia e dopo
un’altra, più veloce che mai. D’un
tratto arrivò Arwen , quest’ultima
interruppe il suo esercizio.
<<
Lùthien!
>> gridava la ragazza
<< avanti, vieni!
>>
continuava a urlarle <<
è arrivato
! >>
Lùthien
sbuffò annoiata e rimise l’arco dietro la sua
schiena. Non aveva nessuna voglia di conoscere altra gente. E non
capiva il
perché tutti non facevano che parlare di questo tizio.
Seguì la sua amica e
insieme giunsero nel giardino centrale. C’era un sacco di
gente, erano tutti
andati a dare il benvenuto al nuovo arrivato. Lùthien si
fece largo fra tutte
quelle persone e alla fine lo vide. Era un vecchio barbuto con un
capello a
punta in testa e un bastone per reggersi in piedi. Probabilmente si
trattava di
uno stregone. Pensò che era impossibile che tutti erano
così felici per
l’arrivo di un vecchietto decrepito.
<<
Credo proprio che noi due non ci conosciamo ancora
>> disse d’un tratto il mago, guardandola con
aria strana <<
io sono Gandalf il grigio. >>
<<
Io sono Lùthien >> rispose pronta.
<<
Lùthien , figlia di chi? >> le
domandò quello,
guardandola ancora con sospetto.
<<
Lùthien, figlia della foresta >> gli disse la
ragazza, abbassando lo sguardo.
Era
davvero un vecchio impiccione, pensò con rabbia. Non le
piaceva che le domandassero cose sulla sua vita. Per di più
sui suoi genitori.
Lei non aveva nessuno, era sola.
<<
Piacere di conoscerti >>
proseguì quel signore
avvicinandosi <<
Lùthien, figlia
della foresta. >>
La
ragazza lo guardò diffidente. Non le piaceva quel
vecchio. E per di più le stava anche sorridendo e questo le
dava maggiormente
fastidio. Guardò
Re Elrond un attimo
dopodiché se ne andò via, senza dire niente.
Gandalf rimase stupito dal comportamento di quella ragazza
mentre tutti
gli altri non lo erano affatto, la conoscevano e sapevano
com’era fatta.
Dopo
che tutti l’ebbero salutato, Gandalf venne preso in
disparte da Re Elrond. Doveva dirgli qualcosa di importante.
<<
La ragazza
>> disse rompendo il ghiaccio.
<<
Lo so >> rispose Re Elrond
<< è diversa. >>
<<
Non appartiene alla razza degli Elfi >>
constatò grattandosi la barba
<< e
nemmeno a quella degli Uomini >> aggiunse, iniziando a
camminare da una
parte all’altra della terrazza << non
è molto alta, ma non appartiene
nemmeno alla razza dei Nani >> proseguì
,fermando il suo andare su e giù
<< e non è nemmeno un Hobbit. >>
<<
Lo so perfettamente >> ammise Re Elrond
<< E’ da molto tempo che vive a
Gran
Burrone. L’ha mandata Thranduil del Reame Boscoso. Non mi ha
detto il perché,
l’unica cosa che so della ragazza è che
è stata trovata a Bosco Atro quando era
appena una neonata. >>
<<
capisco >> fu l’unica cosa che
riuscì a dire
Gandalf .
Seguì
un lunghissimo silenzio in cui né Elrond e nè il
mago
riuscirono ad articolare parola. Quel mistero era davvero un bel
problema. Re
Elrond guardava curioso Gandalf mentre rimuginava fra se e se. Si
chiedeva che
cosa avesse in mente. Poi all’improvviso parlò.
<<
Voglio prenderla con me >> rivelò
d’un tratto <<
lei è predisposta alle arti magiche
>> aggiunse sorridendo << E non dirmi che
te non ne eri accorto
perché non ci credo. >>
<<
No, so anche questo >> ammise Re Elrond
<< ma chi ci assicura che non sia un
pericolo per la Terra di Mezzo? >>
<<
Nessuno >> rispose il mago
<< devo capire e per farlo mi occorre
che venga insieme a me. >>
<<
Sarai tu a dirlo a lei >>
gli disse preoccupato Re Elrond <<
non voglio che pensi che la stiamo
mandando via. E’ stata abbandonata più volte e ha
sofferto tanto. >>
<<
Lo so bene >> concluse
Gandalf voltandosi e lasciando la
terrazza.
Inutile
dire che appena lo stregone propose a Lùthien di
andare con lui per chissà dove lei aveva rifiutato
categoricamente. Non voleva
di che saperne. Gandalf si promise che non avrebbe lasciato Gran
Burrone senza
la ragazza e così passarono i giorni.
E
le due settimane prima del matrimonio volsero al termine.
Era
un giorno importante per tutti quanti, tranne che per
Legolas. Avrebbe sposato una giovane principessa di razza Elfica
appartenente a
un regno vicino. Non l’aveva mai vista, non sapeva nemmeno
come si chiamasse e
non gli importava niente di lei. Rimase tutta la notte a guardare la
luna, ad
ammirarla e a ricordare quel passato che tanto temeva.
Quella ferita era ancora aperta . Dopo che
LEI se ne era andata, era giunto alla conclusione
che l’aveva fatto per causa sua,
perché aveva
capito che provava qualcosa nei suoi confronti e soprattutto per quello
sfiorarare
di labbra di quel giorno. L’umiliazione che aveva provato
l’Elfo e il dolore
accompagnato dal rifiuto si erano assemblati diventando un
tutt’uno. Diventando
puro odio.
Quel
giorno Gandalf decise di tentare nuovamente a
convincere Lùthien a partire insieme a lui. La
trovò, come sempre, ad
allenarsi. Rise di gusto osservandola e si avvicinò
lentamente a lei.
<<
Ancora ? >> disse, stupita nel trovarselo
ancora tra i piedi <<
ma allora
non ti arrendi, eh. >>
<<
Vorrei addestrarti come si deve >> la
interruppe il mago <<
insegnandoti
le arti magiche e quant’altro. >>
<<
E per quale motivo? >> domandò
Lùthien colta
alla sprovvista.
<< Perché ne
hai le capacità >> fu la risposta del mago <<
potresti diventare un ottimo guerriero. >>
<<
Tu sai cosa sono, vero? >> disse la ragazza,
cambiando discorso <<
Ti prego, se
sai qualcosa, dimmelo. >>
<<
No >>
sibilò Gandalf
<< credimi,
questo non lo so >> aggiunse dispiaciuto <<
se verrai con me, ti
addestrerò a dovere, ti insegnerò tutto quello
che so e capiremo insieme chi
sei veramente. >>
Lùthien
lo osservò inerme. Non sapeva cosa dire. Da una
parte era davvero incuriosita dall’addestramento di cui
parlava lo stregone, ma
dall’altra non voleva lasciare Gran Burrone. Aveva trovato
un’altra famiglia e
qui la volevano davvero bene. Alla fine si decise e diede una risposta
al mago.
<<
Accetto. >>
Gandalf
sorrise soddisfatto. Finalmente l’aveva convinta e
sarebbero partiti quello stesso giorno da Gran Burrone.
A
Reame Boscoso invece i preparativi per il matrimonio erano
stati ultimati. Gli invitati avevano preso posto, la sposa era pronta e
tutto
era perfetto. Tranne un piccolo dettaglio.
<<
Dov’è lo sposo? >> si
domandò Thranduil
<< dov’è mio figlio? >>
Temeva
che non si sarebbe presentato. Ormai era tutto pronto
e se Legolas non si decideva a venire per Thranduil sarebbe stato un
vero e
proprio colpo. Non amava essere umiliato, non lui, non il Re del Reame
Boscoso. Camminava
nervosamente senza
riuscire a fermarsi . Sentiva gli invitati chiedersi assiduamente il
perché il
Principe tardava così tanto e non poteva non pensare al
peggio.
Nel
frattempo a Gran Burrone era giunto il momento dei
saluti. Lùthien abbracciò forte Arwen e
all’abbraccio si unirono anche Elladan
ed Elrohir. Ringraziò di cuore Re Elrond e sua moglie
Celebrian, la quale
scoppiò in lacrime. Poi voltandosi verso il mago
capì che era ora di partire.
Salì sul suo cavallo nero e insieme a Gandalf varcarono il
cancello di Gran
Burrone.
Lùthien
sentiva di aver lasciato una parte di sé a tutti
loro, ma ebbe anche l’impressione che la sua vita stesse
iniziando proprio in
quel momento.
Re
Thranduil stava perdendo completamente la pazienza. Era
riuscito a sedersi, ma non ce la fece più. Si
alzò nuovamente a si avviò alla
ricerca del figlio. Ecco però che quest’ultimo
comparve dal nulla. Gli invitati
ne furono felici, specialmente Sire Thranduil. Appena Legolas gli
andò accanto
lo guardò per un attimo con quel suo sguardo freddo che
ormai si ritrovava.
<<
Che ti prende, padre? >> domandò suo figlio
<< pensavi che non mi sarei presentato? >>
aggiunse sorridendo
appena << non è mia abitudine non rispettare
le promesse fatte. >>
Re
Thranduil sorrise felice. Ma quel momento di gioia durò
ben poco. L’espressione che aveva suo figlio gli faceva male.
Era chiaro che
sarebbe stato infelice con quella ragazza che stava per sposare. Il
sovrano chiuse
gli occhi pensando a quanto dolore aveva provocato e stava
tutt’ora provocando
a suo figlio.
<<
Il dovere è una maledizione >> si disse.
Guardò
Legolas a fianco della principessa. Stavano per
sposarsi, ormai mancava veramente poco. Questione di pochi minuti.
Nel
frattempo Lùthien e Gandalf cavalcavano senza aprir
bocca. Gandalf voleva porle una domanda, era troppo curioso di sapere,
ma al
contempo non voleva urtare la sensibilità della ragazza.
<<
E’ stato a causa di un uomo? >> le chiese a
bruciapelo.
Lùthien
spalancò gli occhi e volse lo sguardo sullo
stregone <<
Detesto gli
impiccioni. >>
<<
Rispondi alla mia domanda, figlia della
foresta >>
proseguì Gandalf ,fermando
il suo cavallo.
Lùthien
fece altrettanto e lo guardò per un istante dritto
negli occhi <<
Non un uomo
>> rispose <<
un Elfo.
>>
<<
Era tanto importante per te ? >> continuò
Gandalf percependo il dolore della ragazza.
Lùthien
aveva aperto bocca per rispondere, ma si era
bloccata di colpo. Stava riflettendo sulla domanda dello stregone.
L’Elfo era
importante per lei? Si, che lo era.
E fu
allora che la ragazza capì. Scuotè la testa
più volte. Non credeva a quello che
stava per dire.
<<
Potrei sembrarti una sciocca, ma >>
disse stupita dalle sue stesse
parole <<
solo adesso mi sono resa
conto che >>
si fermò come se
qualcosa gli impedisse di continuare.
<<
Di cosa? >> domandò lo stregone confuso.
<<
Io ne ero innamorata >> ammise infine
<< ero innamorata di quell’Elfo.
>>
Gandalf
continuò ad osservarla stupito. Capì che quando
successe il fatto la ragazza doveva essere molto giovane e inesperta.
Non
capiva i sentimenti d’amore e cose del genere. Ecco
perché era giunta solo
adesso a quella conclusione.
<<
Perché dici che “eri” innamorata? >> chiese
ancora titubante.
Lùthien
si irrigidì e assunse un espressione dura in volto.
Gandalf vide l’oscurità nei suoi occhi e per un
momento ne fu scosso.
<<
Perché lo odio e lo detesto
>> disse infine
<< a tal punto da desiderarlo morto.
>>
Angolo
“autrice”
Salve
a tutti :D
Quiz
attinente al capitolo :
*Secondo
voi a che razza appartiene Lùthien?
*
Legolas si sposerà?
*Come
giudicate Thranduil?
Ringrazio
tutte coloro che hanno recensito il precedente capitolo : Showbiz
-
ewan91
-dollyvally-Satana1-KyraPotteredirectioner-little
black cat
Ringrazio
anche
chi ha messo la storia nelle preferite : Elenoriel
- fredfredina -jesschan - Lauretta_03
- Satana1
E
anche chi ha messo la storia nelle seguite : ewan91
- Hayley_chan KyraPotteredirectioner
- little
black cat - Phoebe_dolphin
- Showbiz
- stellabella
- Tonksie
E
ringrazio : Chihiro
Per aver
messo la storia nelle ricordate !
E
come sempre, invito tutti voi a dire la vostra!
Bye
Scarl.
|
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Capitolo 5 *** Spesso s’incontra il proprio destino nella via che s’era presa per evitarlo ***
Capitolo
5 - Spesso s’incontra
il proprio destino nella via
che s’era presa per evitarlo
Lùthien
andò di corsa a salutare Re Elrond. Con grande rammarico
scoprì che sua moglie,
Celebrian, era venuta a mancare molti anni prima. Le si strinse il
cuore e riuscì
a trattenere a stento le lacrime. Era stata come una madre per lei e le
sarebbe stata
riconoscente per sempre. Venne anche a sapere che Elladan ed Elrohir al
momento
non si trovavano a Gran Burrone. La ragazza ci rimase un po’
male, avrebbe
voluto riabbracciare quei due.
<<
Dove hai lasciato Gandalf? >>
le
chiese Re Elrond << come mai non è venuto
insieme a te? >>
<<
Aveva delle cose da fare >> rispose la ragazza << mi ha
detto di venire qui e di
aspettarlo. >>
Il
Signore di Gran Burrone sorrise leggermente mentre si avvicinava
alla finestra. Lùthien sapeva bene chi ci fosse
là fuori. Sire Elrond era
preoccupato, lo si poteva vedere bene. Sospirava continuando a guardare
qualcosa o qualcuno. Lùthien si avvicinò al Re e
si sporse leggermente per
vedere.
<<
Arwen si è innamorata >> bisbigliò
<< questo Aragorn sembra
ricambiare i suoi sentimenti. >>
<<
Soffriranno entrambi >> la interruppe Elrond <<
E’ inevitabile. >>
<<
l’amore porta sempre dolore >>
commentò la ragazza <<
spero che la mia amica non soffra come ho sofferto io.
>>
Re
Elrond si voltò lentamente verso Lùthien
<< Tu hai sofferto per amore?
>> le chiese stupito << è per
questo che per anni e anni dentro di
te hai covato odio e rabbia? >>
<<
Non ho voglia di parlarne >> borbottò lei
sospirando <<
è il mio dolore. Mio e di
nessun’altro. >>
<<
Io non voglio che mia figlia passi la stessa cosa che hai passato tu
>>
Le prese le mani e le strinse nelle sue.
<<
Re Elrond, Arwen non diventerà come me >> lo
rassicurò <<
I suoi sentimenti sono ricambiati.
Quell’uomo la ama e chiunque guardandoli potrebbe rendersene
conto. >>
Il
signore di Gran Burrone le sorrise come per ringraziarla. Sapeva bene
che
Aragorn amava sua figlia, ma conosceva anche ciò che
comportava quell’unione.
L’uomo sarebbe morto, il tempo era suo nemico e Arwen avrebbe
vissuto
un’eternità infelice. Sarebbe caduta nella
disperazione e nel dubbio e lui
questo non lo poteva sopportare. Era la sua bambina e avrebbe fatto
qualsiasi
cosa per lei. Dopo che la sua amata Celebrian lo ebbe lasciato, Elrond
era
diventato più protettivo nei confronti di sua figlia. Non
voleva perdere anche
lei. Arwen, Elladan ed Elrohir erano gli unici che gli restavano. E per
proteggere la sua famiglia avrebbe fatto di tutto. Anche allontanare
Aragorn da
Arwen.. se questo sarebbe servito.
Il
Principe del Reame Boscoso nel frattempo non faceva che correre e
correre nella
foresta. Non riusciva a fermarsi, doveva sfogare tutta quella rabbia
che
sentiva dentro di se. L’unica che aveva amato e odiato allo
stesso tempo non
era stata la causa del suo dolore, come aveva da sempre creduto, tutto
quel
soffrire traeva origine da suo padre. Lentamente tutto prese forma
nella sua
mente. Quel giorno della partenza di Lùthien, Re Thranduil
ed egli avevano
discusso sui sentimenti che provava nei confronti della ragazza. Pian
piano
iniziava a capire tutto. Suo padre sapeva che di li a poco sarebbe
finito per
amarla e quindi aveva subito deciso di sbarazzarsi di lei. Legolas
fermò la sua
corsa scellerata e appoggiò la schiena ad un albero. Si mise
a pensare, a
riflettere ancora. Chissà cosa aveva raccontato alla ragazza
per convincerla ad
andare via. Era convinto che avesse ingannato anche lei, proprio come
aveva
fatto con lui stesso. E adesso Lùthien lo odiava con tutte
le sue forze. Non
c’era peggiore dolore che quello che stava sentendo il
giovane Elfo in quel
momento. Tutto era così confuso, persino la sua esistenza. Dopo un altro
po’ di girovagare decise di
tornare a casa per sapere tutte le risposte alle sue domande
direttamente da suo
padre.
Appena
entrò nella sala del trono lo vide seduto nella stessa
posizione di sempre.
Thranduil era fiero, orgoglioso, superiore. Considerava tutti gli altri
una
nullità a suo confronto. Legolas capì in quel
momento che stava per diventare
proprio come suo padre. Si mise a scuotere la testa da una parte
all’altra come
per scacciare via quel pensiero. Lentamente si avvicinò a
Sire Thrandui.
Quest’ultimo capì, dall’espressione del
figlio, la gravità della situazione. Non
l’aveva mai visto in quello stato.
<<
Ho delle domande da porti, padre >> annunciò
Legolas <<
e ti prego di rispondere altrimenti
questa calma che sto cercando di mantenere mi scivolerà
dalle mani. >>
<<
Ti ascolto >> disse il Re osservandolo curioso.
<<
Ho trovato una lettera che Sire Elrond ti ha mandato molti anni fa
>> iniziò
<< e quindi ti domando : perché mi hai detto
che LEI ha voluto andare via
di sua spontanea volontà quando invece sei stato tu a
cacciarla!? >>
Thranduil
si irrigidì di colpo. Legolas l’aveva scoperto.
Sapeva che prima o poi la
verità sarebbe venuta fuori, ma era stato ugualmente colto
alla
sprovvista. <<
A questo punto non
negherò niente. Sappi solo che l’ho fatto per il
tuo bene. >>
<<
Il dolore è un bene?! >> urlò
Legolas cercando di mantenersi calmo
<< Ho sofferto per secoli e secoli!!
Come puoi aver fatto il mio bene?! >>
<<
calmati >> lo interruppe suo padre
<< quando ho agito in quel modo ero sicuro
di fare la cosa giusta
sia per te che per Lùthien. >>
<<
Ti rendi conto che io ho odiato per tutta la mia vita l’unica
persona che ho
amato?! >>
proseguì l’Elfo
portandosi nervosamente le mani sulla sua testa
<< mi hai fatto crescere nel rancore, nella
rabbia. Questo un
padre non dovrebbe farlo! >>
<<
lo so >> ammise Re Thranduil abbassando gli occhi
<< un padre
dovrebbe accudire il proprio figlio, proteggerlo ed io ho fatto tutto
il
contrario >> aggiunse, spostando lo sguardo su Legolas
<< ma ti
giuro che ti ho sempre amato e mai avrei voluto che soffrissi
così tanto.
>>
<<
Come posso crederti dopo tutto quello che hai fatto?! >>
ribattè Legolas
esasperato << Me l’hai portata via senza un
perché, riempiendo
di menzogne sia me che lei. Ci
hai fatto odiare! >>
Thranduil
volse lo sguardo dall’altra parte. Si sentiva un essere
mostruoso, marcio
dentro. Aveva fatto del male al proprio figlio, l’aveva
distrutto, ferito. E
quella colpa se l’era portata dietro per secoli e secoli. Mai
dimenticò il
giorno in cui ebbe il coraggio di separare quei due. Non
dimenticò gli occhi
pieni di lacrime di Lùthien e neppure lo sguardo perso e
disperato di suo
figlio. Non aveva nessuna giustificazione, nessuna.
<<
Figlio mio, tu sei un Principe >> riprese a dire << Hai dei
doveri. >>
Legolas
alzò gli occhi per guardarlo. Strinse i pugni e di scatto si
voltò per
andarsene. Non voleva più continuare quella conversazione.
La verità era venuta
a galla, suo padre l’aveva ingannato e continuava con le sue
idee. Non aveva
più voglia di ascoltarlo.
<<
Adesso mi odierai? >> domandò Sire Thranduil.
<<
Ho provato a diventare come te, padre >> rispose Legolas,
fermandosi <<
ma non ci sono riuscito. Ne mai ci
riuscirò. >>
<<
Andrai da lei, adesso? >> chiese ancora, sollevato dalla
sua risposta.
<<
Lei mi odia >> sibilò Legolas
<< Credo che piuttosto preferirebbe vedermi
morto.
>>
Detto
questo il giovane Elfo scappò via. Suo padre lo
osservò fino a quando non
scomparve dietro l’angolo. Non sapeva come comportarsi in
quel momento. Avrebbe
voluto farsi perdonare, magari andando lui stesso da Lùthien
e spiegarle
quello che era accaduto secoli prima. Era passato tanto di quel tempo
che si
meravigliò del fatto che Legolas amasse ancora quella
ragazza come quel giorno
in cui se ne era andata. Non aveva mai smesso di amarla, anche se
nascondeva
quel sentimento con l’odio.
Non
puoi dimenticare il vero amore, ti resta
dentro, nel cuore e non se ne va mai.
Passarono
i giorni e Lùthien attese impaziente l’arrivo di
Gandalf. Una sera lei, Arwen e
Aragorn si ritrovarono in giardino a parlare del più e del
meno. Si divertiva
un sacco a prendere in giro quei due. Erano così innamorati
e formavano una
bella coppia. Quando Aragorn guardava la sua amata i suoi occhi
brillavano di
una luce intensa. Aveva l’aria di uno che si sarebbe fatto
uccidere pur di
salvarla.
<<
Gli Elfi sono il popolo più saggio che esista sulla Terra di
Mezzo >>
disse l’Uomo, elogiando la razza della sua Arwen << sono
cresciuto con loro e gli devo
tutto. >>
<<
Sono d’accordo con te >>
intervenne Lùthien << anche se non tutti gli
Elfi sono gli stessi. C’è
del marcio in ogni cosa. >>
<<
No, te l’assicuro. Un mio grande amico mi ha salvato la vita
non so quante
volte >> continuò Aragorn << si
chiama Legolas Verdefoglia, è il
Principe del Reame Boscoso. Per me è un grande.
>>
Al
sentire quel nome Lùthien sobbalzò di colpo. Non
se l’aspettava che Aragorn lo
conoscesse e che addirittura fossero amici. Si alzò dicendo
ai due di scusarla
e che andava a riposare. In verità si era sentita mancare
l’aria. Appena fu
abbastanza lontana si appoggiò ad una colonna. Chiuse gli
occhi e sospirò
profondamente. Non era stata capace di pronunciare quel nome per secoli
e
adesso dopo tutto quel tempo qualcuno l’aveva pronunciato.
Era come se gliel’avesse
sbattuto in faccia. Ovviamente Aragorn non aveva colpe, non poteva
sapere tutta
la storia.
Passò
un mese e di Gandalf nemmeno l’ombra. Lùthien
cominciava a preoccuparsi
seriamente. Un giorno, di colpo sentì delle voci al
cancello. Posò l’arco con cui si
stava allenando e corse come una matta dall’altra parte del
palazzo. Si fermò
in cima alle scale e davanti a lei si presentò una scena
inaspettata. Vide un
gruppo di Nani e ovviamente Gandalf era insieme a loro. Scese le scale
e andò
di corsa a salutare lo stregone.
<<
Gandalf! >> urlò Lùthien
<< ma dove ti eri cacciato!? >>
<<
Oh piccola mia! >> lo stregone
l’abbracciò << sono andato a
prendere un paio di amici. >>
La
ragazza si guardò attorno. Cercò di contarli e in
tutto erano 14. Però si
accorse che uno di loro non era un Nano, ma un Hobbit.
Lùthien odiava i Nani,
forse per il fatto che era cresciuta insieme agli Elfi, i quali non
avevano un
buon rapporto con loro.
<<
Dove si trova Re Elrond? >> mi domandò Gandalf
cercandolo con lo sguardo
<< non lo vedo. >>
<<
Oh, lui è fuori. Con Elladan ed Enrohir. >>
Lo
stregone annuì e in quel momento sentirono il rumore degli
zoccoli di cavallo
avvicinarsi sempre di più al cancello. I Nani si impaurirono
e si strinsero in
cerchio mentre Lùthien li osservava divertita.
Arrivò Re Elrond insieme al suo
esercito. I soldati circondarono il gruppetto di Nani e molti di loro
iniziarono a tremare.
<<
Elrond, amico mio ! >>
esclamò
Gandalf andandogli incontro << Dove sei stato?
>>
<<
A dare la caccia a un branco di Orchi >> rispose Re
Elrond scendendo da
cavallo.
<<
come? E perché non mi hai fatto venire con te? !
>> intervenne Lùthien
inorridita dalla faccenda.
<<
Perché ? tu forse sai combattere? >>
domandò come per prenderla in giro
uno dei 13 Nani.
Lùthien
si voltò per vedere chi era stato ad aprire bocca. Appena lo
vide lo fulminò
con lo sguardo. Era un giovane Nano e da quello che aveva avuto osato
dire potè notare che era anche abbastanza coraggioso.
<<
Stai attento a quel che dici, Nano >> lo
fulminò la ragazza.
Il
giovane abbassò lo sguardo intimidito. Sotto sotto
però sorrise. Quella ragazza
lo incuriosiva.
<<
E’ strano che gli Orchi si siano avvicinati così
tanto alle nostre terre
>> diceva nel mentre Re Elrond << qualcosa
deve averli attirati.
>>
<<
Oh magari siamo stati noi >> ammise Gandalf.
Re
Elrond spostò lo sguardo sul gruppo dei Nani. Uno di loro,
forse il capo, si
fece avanti. Lùthien capì che si trattava di
Thorin Scudodiquercia.
<<
Benvenuto, Thorin figlio di Thràin >> lo
accolse il Re.
<<
Non penso che ci conosciamo >> rispose il Nano diffidente.
<<
Tuo nonno aveva il tuo stesso portamento >>
continuò Elrond <<
conoscevo Thròr quando regnava sotto la Montagna.
>>
<<
Ah si? >> proseguì quello, sempre in modo
freddo << non ti ha mai
menzionato. >>
Il
Signore di Gran Burrone lo guardò per un attimo. Poi disse
una serie di cose in
lingua Elfica. Lùthien scoppiò a ridere quando i
Nani pensarono fosse un’offesa
nei loro confronti. Gandalf però spiegò loro che
il Re gli stava offrendo
del cibo. Il gruppetto si mise a confabulare qualcosa.
<<
Oh, allora facci strada! >> disse alla fine uno di loro.
Erano
tutti contenti per l’invito, tranne Thorin. Era diffidente,
si vedeva lontano
un miglio che non poteva vedere gli Elfi. Li detestava e
Lùthien non ne capiva
il motivo.
Il
pranzo fu servito sulla terrazza. Quei Nani erano davvero buffi,
guardavano il
cibo con immenso stupore. Gandalf, Thorin e Re Elrond erano seduti ad
un tavolo
a parte a parlare di cose importanti mentre Lùthien era
stata costretta a
sedersi al tavolo con gli altri Nani. Arwen e Aragorn erano usciti per
chissà
dove quel giorno e ancora non erano rientrati. Per fortuna insieme a
lei
c’erano anche Elledan ed Elrohir.
<<
mangialo, forza >> supplicava uno dei Nani ad un altro
<< è buono. >>
<<
non mi piace il cibo crudo >> disse quello, toccandolo
schifato.
<<
Nemmeno un po’ di carne? >> si
lamentò un altro.
<<
Dove sono le patate fritte? >> disse un altro ancora.
Lùthien
scoppiò a ridere. Doveva ammettere che quei Nani erano
davvero buffi. Dopo aver
cercato di convincerli a mangiare, la ragazza tentò di
ricordare i loro nomi.
Era impossibile e alla fine si arrese. Si rese conto che il Nano che
prima
l’aveva attaccata fuori la stava fissando con insistenza.
<<
Cos’hai da guardare, Kili? >>
domandò lei sorridendo.
<<
Ah, ti ricordi il mio nome ! >> esclamò quello
compiaciuto.
<<
E come potrei dimenticare un tipo come te >> rispose la
ragazza
buttandogli un’occhiataccia divertita.
Il
Nano
arrossì e Lùthien scoppiò a ridere
nuovamente.
Dopo del divertente
pranzetto gli ospiti
andarono a riposare. Lùthien riprese il suo allenamento con
l’arco per poi
ricominciare con le arti magiche. Doveva fare costante esercizio per
migliorare
sempre di più. Giunta sera si trovò in giro per i
giardini di Gran burrone e
per caso udì delle voci. Erano Elrond e Gandalf, ma non solo.
<< Le nostre faccende non
sono affari degli Elfi
>> sentì dire da una voce familiare.
<< Avanti, Thorin
>> lo esortava lo stregone
<< mostra a Re Elrond quella mappa. >>
<<
E’ il lascito del mio popolo >> rispose quello
<< è mia da
proteggere. Così come i suoi segreti. >>
<<
Salvatevi dalla caparbietà dei Nani >>
continuò Gandalf esasperato << il tuo orgoglio
sarà la tua rovina.
>>
Ma
Thorin sembrava proprio non voler cedere nel mostrargliela.
Lùthien rimase
buona buona a sentire quello che si dicevano. Le parve di sentire altre
voci
oltre quelle di Elrond, Gandalf e Thorin. C’era un altro Nano
con loro.
<<
Sei alla presenza di uno dei pochi della Terra di Mezzo che sappia
leggere la
mappa >> proseguì lo stregone
nell’intento di convincerlo <<
mostrala a Re Elrond. >>
Ci
fu
un attimo di intenso silenzio. Lùthien si sporse per vedere
cosa stava
succedendo. Thorin si era convinto e stava lentamente prendendo la
mappa per
darla al Signore di Gran Burrone. Il Nano accanto a lui
provò a dissuaderlo, ma
il principe si era ormai convinto.
<<
Erebor! >> esclamò Re Elrond non appena ebbe
fra le mani il pezzo di
carta << quale è il vostro interesse per
questa mappa? >>
<<
E’ per lo più accademico >>
intervenne Gandalf <<
come sai questo
genere di manufatto a volte
contiene un testo nascosto. >>
Il
mago
gettò un’occhiata rassicurante a Thorin.
Lùthien capì immediatamente che i loro
scopi non erano per nulla “accademici”,
c’era dell’altro sotto. Re Elrond si
voltò e prese a camminare verso un pò di luce per
leggere la mappa.
<<
Leggi ancora il Nanico antico, non è vero? >>
domandò Gandalf.
<< Kurt Ithil >>
lesse Re Elrond.
<<
Rune Lunari >> tradusse lo stregone << ma
certo. E’ facile non
vederle. >>
<<
Beh in questo caso è vero >>
proseguì il Re << Le Rune lunari
possono essere lette al chiaro di una luna che sia della stessa forma e
stagione
del giorno in cui sono state scritte. >>
<<
Riesci a leggerle? >> domandò Thorin col cuore
in gola.
Re
Elrond annuì e si fece seguire verso chissà dove.
Lùthien inizialmente pensò di
seguirli, ma alla fine decise di andare a riposare. Aveva origliato
abbastanza
e lei non era affatto una tipa curiosa. Forse lo era stata in passato,
non
ricordava nemmeno più.
Non
riusciva a chiudere occhio neppure quella notte. Si girava e si
rigirava nel letto.
Qualcosa la preoccupava. Decise di alzarsi e di andare al solito posto,
nel suo
giardino. Lì poteva stare un po’ da sola con i
suoi pensieri. In
lontananza vide Gandalf e Re Elrond mentre
parlavano di qualcosa di importante. Appena lo stregone si accorse di
lei,
disse al Re di Gran Burrone di proseguire e che l’avrebbe
raggiunto subito.
<<
cosa accade, Gandalf? >> domandò
Lùthien andando incontro allo stregone.
<<
Devi farmi un favore >> le disse il Mago <<
appena sorge il sole,
accompagna il gruppo dei Nani fino alle montagne nebbiose.
>>
<<
Ma sono a quattro, cinque giorni da qui! >>
esclamò la ragazza inorridita
<< E poi per quale motivo? >>
<<
Se sei tu a guidarli posso stare tranquillo >> rispose
Gandalf <<
una volta accompagnati fin lì, puoi tornare indietro. Io
cercherò di
raggiungerli quando mi sarà possibile. >>
<<
Dove sono diretti? >> domandò
Lùthien curiosa << ho sentito
qualcosa prima, ma non ho capito molto. >>
<<
Alla Montagna solitaria >> le sussurrò lo
stregone stando bene attento a
non farsi sentire.
Lùthien
si irrigidì di colpo. Sapeva benissimo che per arrivare alla
Montagna Solitaria
fosse inevitabile passare da Bosco Atro. Rimase per qualche secondo in
silenzio. Poi alla fine riuscì a dire che avrebbe
accompagnato quei Nani.
Gandalf la ringraziò dopodiché sparì
alla ricerca di Re Elrond.
E
così
il mattino dopo, all’alba Lùthien e i Nani si
incamminarono silenziosamente
verso le montagne nebbiose. Per fortuna Gandalf aveva avvertito il
gruppo che li
avrebbe guidati la ragazza. Thorin sembrava non essere tanto felice
della cosa,
ma infondo si mostrava diffidente con tutti.
<<
spero solo di non cacciarmi in un brutto guaio con Re Elrond >>
borbottò la ragazza sospirando.
<<
Deve essere una grande scocciatura per te farci da guida
>> si sentì dire
da qualcuno alle sue spalle.
Lùthien
si voltò e vide dietro di se quel Nano con cui aveva
simpatizzato. Non era
tanto male, pensò.
<<
Figurati, almeno ho qualcosa da fare >> fu
l’unica cosa che riuscì a
dire.
<<
Lascia perdere mio fratello >> intervenne Fili
<< non riesce
proprio a tenere a freno la lingua. >>
<<
Questo non è vero ! >> contrattaccò
l’altro << io dico solo le cose
come stanno. >>
<<
Certo, come no >> lo prese in giro il fratello
<< è da ieri che non
fai che importunare questa povera ragazza. >>
<<
La volete finire voi due!? >> li riprese Thorin
<< pensate a
camminare! >>
I
due abbassarono
il capo e non dissero più nulla. Lùthien
trattenne una risata. Quei Nani la facevano
ridere. Pensò che forse aveva sbagliato ad avere pregiudizi
verso di loro, una
volta conosciuti non sembravano degli esseri così
insopportabili. Durante il
tragitto vide che uno del gruppo rimase abbastanza indietro. Si era
fermato a
guardare da lontano Gran Burrone.
<<
Mastro Bilbo >> lo chiamò distogliendo la sua
attenzione << avanti,
andiamo. >>
Il
piccolo Hobbit le sorrise e si unì al suo passo.
Lùthien aveva capito che l’intenzione
dei Nani era quella di riprendersi la patria, ma non riusciva a capire
del perché
Bilbo fosse con loro. Non poteva avere niente a che fare con
quell’impresa. La
sua presenza era molto misteriosa.
<<
Come mai fai parte di questa compagnia di Nani? >>
domandò la ragazza
<< scusa la mia curiosità. >>
<<
Ahm, io sono uno scassinatore >> rispose titubante lo
Hobbit << non
ho ancora capito bene cosa dovrei fare, però so di essere
uno scassinatore.
>>
Bilbo
rise e anche Lùthien. Non poteva non ammettere che quel
piccolo essere fosse
molto buffo e divertente.
<<
Bene, signor scassinatore >> sorrise <<
spero che scoprirai presto
quale sia il tuo ruolo nella storia. >>
<<
Lo spero anch’io. >>
Il
viaggio fu molto stancante e per fortuna non incontrarono ostacoli.
Mancava
solo un giorno per arrivare alle Montagne Nebbiose e Lùthien
non vedeva l’ora
di tornarsene a casa.
Quell’ultima
notte notò che mentre tutti i Nani, compreso Bilbo, stavano
dormendo, uno di
loro invece se ne stava seduto ad osservare la luna. Si
avvicinò a lui e si
sedette accanto.
<<
Non riesci a dormire? >>
<<
No >> rispose Kili voltandosi per guardarla << troppi
pensieri. >>
<<
cosa c’è che ti preoccupa? >>
domandò ancora << sempre se posso
saperlo. >>
<<
Mi manca mia madre >> fu la risposta del Nano
<< le ho promesso che
sarei tornato da lei, ma adesso non ne sono totalmente sicuro.
>>
<<
Quanto ardua e impossibile possa sembrare questa impresa, non smettere
mai di
sperare >> lo risollevò << hai
fatto una promessa? Beh fai quanto
più puoi per mantenerla. >>
<<
E se non ci riesco? >>
<<
Almeno ci hai provato >> portò una mano sulla
sua << avrai fatto di
tutto pur di mantenerla e anche se fallirai non puoi ritenerti
colpevole.
>>
Kili
la
guardò per un attimo infinito negli occhi <<
Grazie >> riuscì a
dirle.
Lùthien
gli sorrise dopodiché si alzò e andò a
trovarsi un posto adatto per poter
riposare anche lei. Kili non riuscì a toglierle gli occhi di
sopra per tutto il
tempo.
Il
mattino dopo ripresero il loro viaggio. Mancava davvero poco. Durante
il
tragitto Balin intraprese una piccola conversazione con
Lùthien. Quest’ultima
gli aveva chiesto quale fosse il loro obbiettivo principale e il Nano
non aveva
esitato a dirlo.
<<
Dovremmo riprenderci ciò che è nostro e che ci
è stato tolto >> fu la
risposta del Nano.
<<
E cioè uccidere Smaug e riprendervi la vostra
città? >> la ragazza sgranò
gli occhi.
<<
Esatto >> annuì sorridendo << lo
sappiamo che è un’impresa difficile
e che abbiamo poche possibilità di successo >>
proseguì incupendosi un po’
<< ma è un nostro dovere e diritto.
>>
<<
Capisco. >>
Una
volta giunti a destinazione fu il momento dei saluti. Tutti erano molto
dispiaciuti di separarsi dalla ragazza, soprattutto Kili. Quello invece
a cui
sembrava non importasse niente era Thorin. Ringraziò
freddamente Lùthien per
averli guidati dopodiché riprese a camminare e
richiamò la sua compagnia a
seguirlo. Non gli diede nemmeno il tempo di salutarla come si doveva.
<<
Spero di rincontrarvi un giorno >> disse
infine, alzando la mano per salutarli un
ultima volta.
Fatto
ciò si voltò e si avviò verso casa.
Nel suo cuore però sentiva di non fare la
cosa giusta. Voleva proseguire il viaggio insieme a loro. Subito
scacciò via
quello sciocco pensiero e riprese a camminare alla volta di Gran
Burrone,
sperando di non essere ripresa da Re Elrond. Tanto Gandalf li avrebbe
raggiunti
di lì a poco, sarebbero stati in buone mani.
Intanto
a Reame Boscoso, Il Principe andava giornalmente a Bosco Atro per le
sue
ricerche. Suo padre era all’oscuro di tutto, ma dopo tutte le
menzogne che gli
aveva raccontato pensò che infondo quella sua piccola bugia
non fosse nulla a
confronto. Doveva capire del perché di tutto quel male che
avvolgeva la
foresta. Era malata, gli animali che vi abitavano erano tutti morti.
Bisognava
fare qualcosa e alla svelta.
<<
cosa sta succedendo? >> borbottò Legolas
osservando attentamente ogni
angolo del bosco <<
da dove
proviene tutto questo male? Queste tenebre? >>
<<
Mio Principe, è ora di rincasare >> si
sentì dire da uno dei soldati
<< sta facendo buio. >>
<<
Va bene >> rispose Legolas << andiamo.
Torneremo domani. >>
L’esercito
notò un certo cambiamento da parte del loro capitano. Non
era diventato come un
tempo ma nemmeno freddo e scontroso come al solito. Parlava poco e
niente con
suo padre. Anche se aveva detto di non odiarlo non poteva fare finta che tutto
quello non fosse mai
successo.
Tre
giorni dopo Lùthien si trovò davanti ai cancelli
di Gran Burrone. C’aveva messo
meno del previsto. Ma proprio in quel momento sentì qualcosa
provenire da
lontano. Alzò gli occhi al cielo e le parve di vedere una
figura avvicinarsi
sempre di più. Dopo qualche secondo capì di chi
si trattava. Era il Signore
delle Aquile.
Appena
atterrò sulla terra ferma, Lùthien gli
andò subito incontro. La ragazza parlava
la sua lingua ed era in grado di capirlo.
<<
cosa? >> esclamò inorridita <<
Gandalf e il gruppo dei Nani sono in
pericolo?! >>
Il
Signore delle Aquile annuì col capo. In un baleno
Lùthien salì in groppa alla
creatura e volarono insieme per salvare i loro amici. Durante il
tragitto altre
aquile sopraggiunsero ai due. Non c’avrebbero messo molto ad
arrivare, ma
Lùthien era molto preoccupata e si sentiva anche in colpa.
Pensò che avrebbe
potuto accompagnarli nel loro viaggio, infondo non aveva nulla da fare
a Gran
Burrone. Sapeva bene il motivo per cui aveva preferito non andare :
Bosco Atro.
Alla fine si trattava solo di attraversarlo e non di andare a Reame
Boscoso. Le
probabilità di incontrare l’Elfo erano molto
basse, a meno che non esplorasse
il bosco quotidianamente.
Dopo
poco, da lontano videro ergersi del fuoco. Stavano per arrivare e man
mano che
si avvicinavano videro Grandalf e gli altri Nani sopra ad alberi
infuocati,
sull’orlo di un precipizio. C’erano degli Orchi e
dei mannari che li stavano
attaccando. D’improvviso uno dei Nani cadde e prima che
potesse sfracellarsi al
suolo il Signore delle Aquile riuscì ad afferrarlo con le
sue zampe. Gandalf
vedendo Lùthien e le Aquile sorrise felice. Finalmente erano salvi. Le altre
Aquile provvidero a
salvare tutti gli altri e insieme li portarono via. Il pericolo era
scampato
per fortuna.
Riposero
tutti su di una roccia. Thorin non aveva ancora ripreso conoscenza e i
Nani
erano molto preoccupati. Lùthien scese in un lampo dal
Signore delle Aquile e
andò verso il Principe.
Chiuse gli occhi
e portò una mano sulla sua fronte. Qualche secondo dopo
Gandalf le fu accanto.
Thorin
riaprì gli occhi di scatto e Lùthien
tirò un sospiro di sollievo.
<<
Dov’è il Mezzuomo? >>
domandò d’improvviso.
<< Bilbo è vivo
>> rispose Gandalf.
Si
voltarono tutti verso Lo Hobbit e quest’ultimo era molto
sollevato nel vedere
che Thorin stesse bene.
Il
capo
dei nani cercò di alzarsi in piedi, aiutato da alcuni
compagni. Lùthien non
capiva il suo comportamento.
<<
Tu >> disse Thorin rivolgendosi a Bilbo <<
cosa credevi di fare? Ti
sei quasi fatto uccidere! >> aggiunse. avanzando verso lo
Hobbit <<
non ti avevo detto che saresti stato un peso? Che
non saresti sopravvissuto alle Terre
Selvagge? >> continuò con quel suo tono
sprezzante << che non c’è
posto per te tra noi?! >>
Tutti
osservavano la scena col fiato sospeso.
<<
Non mi sono mai sbagliato tanto in vita mia >> concluse
per poi
abbracciarlo sotto agli occhi attoniti di tutti quanti.
Il
gruppo dei Nani esultò felice mentre Lùthien
guardava Gandalf come per chiedere
delle spiegazioni.
<<
Gli ha salvato la vita >>
la
informò lo stregone.
<<
Ah. >>
<<
scusa se ho dubitato di te >> proseguì Thorin
sciogliendo l’abbraccio.
<<
No, anch’io avrei dubitato di me >> rispose
Bilbo leggermente confuso
<< non sono un eroe, ne un guerriero >>
aggiunse << e neanche
uno scassinatore. >>
Le
Aquile
ripartirono e tutti le guardarono meravigliati. Lùthien era
rimasta insieme a
loro e a quel punto si decise a dirlo.
<<
Vengo con voi >> annunciò
d’improvviso
<< sempre se questa compagnia
vorrà accettarmi. >>
<<
Oh certo che ti accetta! >> esclamò Kili.
<<
Sei sicura di questa tua decisione? >> le chiese lo
stregone
<<
Si, sono sicura. >>
Ne
furono tutti felici, soprattutto Kili. Lùthien gli sorrise e
il piccolo Nano
arrossì teneramente. La compagnia rise,quando
all’improvviso Thorin guardando l’orizzonte
rimase a osservare incantato qualcosa.
<<
E’ quello che penso che sia? >>
domandò Bilbo una volta voltatosi.
<< Erebor! >>
esclamò lo stregone <<
la Montagna Solitaria. L’ultimo dei grandi Regni dei Nani
della Terra di Mezzo.
>>
<<
Casa nostra >> aggiunse Thorin con un sorriso raggiante
sul volto.
<< Credo proprio che il
peggio sia passato
>> disse sollevato il piccolo Hobbit.
Ripresero
il viaggio, stavolta con un componente in più e
un’armonia diversa. C’era più
fiducia e affetto tra tutti loro. Thorin aveva dimostrato di avere un
cuore e
Bilbo aveva dato prova del suo coraggio. Gandalf era contento di
ciò.
<<
Mia cara Lùthien >> le disse mentre
camminavano << non hai paura di
incontrare il tuo destino? >>
<<
Tu non immagini quanto. >>
Ciao!!!
Ehm,
si, non è sabato, lo so!
Purtroppo
mi sono beccata l’influenza e ho dovuto rimandare
l’esame! Vedete un po’ che sfiga T.T
Ma
vediamo il lato positivo… ho potuto aggiornare prima!!!
:D
Lo
so, lo so.. credevate che finalmente I DUE si
incontrassero….. ma non temete! Si incontreranno…
prima o poi xD !
Detto
ciò.. vorrei ringraziare coloro che hanno recensito il
precedente capitolo : ewan91-KyraPotteredirectioner-Satana1-dollyvally-Lolamars-ElyforLoki-Anaire-
Ringrazio
anche
coloro che hanno messo la storia nelle preferite, nelle ricordate e
nelle
seguite!
Grazie
di
cuore!!
E
invito a chi
ancora non ha aperto bocca (digitato) di intervenire :D
Bye
Scarl.
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Capitolo 6 *** Ed è in certi sguardi che si intravede l'infinito ***
Capitolo
6 - Ed è
in certi sguardi che si intravede
l’infinito
Il
viaggio proseguì senza troppi intoppi. Bilbo si
dimostrò essere molto utile,
grazie alla sua piccola statura poteva infilarsi fra le rocce senza
essere
visto dai nemici. Gli orchi e i mannari erano sulle loro tracce e il
piccolo
Hobbit informava la Compagnia sulla posizione del nemico.
Lùthien non li
temeva, li avrebbe affrontati sicura di vincere. Lo stregone invece
sembrava
essere molto preoccupato e non solo riguardo quell’impresa,
c’era qualcos’altro
sotto. Teneva le sue preoccupazioni per se, non aveva detto nulla
nemmeno a
Lùthien.
<< Quanto è vicino
il branco? >> chiese
Thorin a Bilbo non appena quest’ultimo li raggiunse.
<<
Troppo vicino >> rispose il Mezz’uomo
riprendendo il fiato << un
paio di leghe, non di più >> aggiunse
<< Ma questa non è la parte
peggiore. >>
<<
I mannari ci hanno fiutato? >> domandò
preoccupato Dwalin.
<<
Non ancora, ma lo faranno >> li informò Bilbo
<< abbiamo un altro
problema. >>
<<
Ti hanno visto? >> chiese ancora Gandalf.
<<
No! Non è questo >> rispose esasperato il
povero Hobbit.
<<
che vi avevo detto? Silenzioso come un topo! >>
esclamò tutto fiero lo
stregone.
L’intera
Compagnia continuava a fare domande su domande mentre Gandalf non
faceva che
complimentarsi per le abilità di Bilbo, e
quest’ultimo cercava di parlare senza
riuscirci. Voleva dire qualcosa di importante.
<<
Ah, allora! >> li interruppe Lùthien
<< volete farlo parlare o no?!
>>
<<
Grazie, Lùthien >> le fu riconoscente quello
<< c’è qualcos’altro la
fuori! >>
Ci
fu
un silenzio totale. Nessuno osava fiatare e neppure immaginare quale
altro
mostro fosse sulle loro tracce.
<<
Quale forma ha assunto? >> chiese preoccupato Gandalf << quello di
un Orso? >>
<<
Si. >>
La risposta di Bilbo fu
immediata e al
contempo stupita nel sapere che lo stregone sapesse esattamente di cosa
si
trattasse.
<<
più grosso, molto più grosso >>
aggiunse lo Hobbit.
<<
Tu sapevi di questa Bestia? >> domandò uno dei
Nani.
Lùthien
guardò per qualche secondo Gandalf. Egli sapeva benissimo
dell’esistenza di
quel mostro. Vide lo stregone voltarsi mentre alcuni Nani iniziarono a
dire di
tornare indietro. Thorin li riprese, dicendo loro che se tornavano
indietro
sarebbero stati presi dagli Orchi. Non avevano via d’uscita,
l’unica cosa che
c’era da fare era quella di proseguire e affrontare in
qualche modo la Bestia. Lùthien
tirò fuori il suo Arco, ma prontamente Gandalf
fermò il suo braccio.
<<
C’è una casa >> le disse lo stregone
<< dove noi potremmo trovare
rifugio. >>
<<
Di chi è la casa? >> domandò Thorin
<< amico o nemico? >>
<<
Nessuno dei due >> rispose dopo qualche esitazione lo
stregone <<
lui ci aiuterà o… ci ucciderà.
>>
<<
Che scelta abbiamo? >> borbottò Thorin.
<<
Nessuna >> concluse Gandalf terrorizzato.
Appena
fece giorno l’intera Compagnia si mise a correre come se non
ci fosse un
domani. Dietro di loro c’erano gli Orchi trainati dai Mannari
e adesso alle calcagna
avevano anche un grosso Orso. Gandalf cercava di incitarli a correre e
di non
fermarsi per nessun motivo al mondo. Lùthien stava dietro di
loro, come per
coprirgli le spalle. Lei era pronta a combattere contro Bestia se fosse
stato
necessario e anzi sperava proprio di avere la possibilità di
mettersi
all’opera. Kili correva fianco a fianco a lei, nonostante la
ragazza
continuasse a dirgli di correre insieme agli altri. Il Nano voleva
starle
accanto, non voleva che rimanesse da sola ad affrontare il nemico.
<<
Pensa a correre insieme ai tuoi amici! >> gli urlava
Lùthien durante la
corsa << non pensare a me. >>
<<
Io non ti lascio da sola! >> contrattaccò Kili
<< Combatteremo
insieme! >>
<<
Ah! >> sbraitò la ragazza <<
testardo di un Nano! >>
D’improvviso
sentirono il ruggito dell’animale. Tutti smisero di correre e
restarono
immobili ad ascoltare. Fu Gandalf a spronarli a proseguire e ripresero
la loro
corsa sfrenata. In lontananza videro la casa in cui avrebbero dovuto
rifugiarsi. Lùthien si accorse che Bombur era rimasto dietro
e corse da lui per
spronarlo a correre. Di colpo il Nano accelerò la sua corsa
superando tutti gli
altri. Lùthien dovette trattenersi nel non scoppiare a
ridere. La paura era così
tanta che aveva riacceso l’energie di tutti quanti.
L’Orso era sempre più
vicino a loro e si muoveva ad un’agilità inaudita.
Alcuni Nani erano riusciti
ad arrivare all’abitazione, ma non riuscivano ad aprire le
porte. A metà strada
Lùthien si fermò mentre Kili, non accorgendosene,
proseguì verso gli altri. La
ragazza prese l’Arco dietro la sua schiena,
afferrò una freccia con l’altra e
si posizionò per colpire la Bestia. D’un tratto lo
stregone l’afferrò dal
braccio e la trascinò con se dentro la casa, che nel
frattempo era stata aperta
dal gruppo dei Nani.
<<
Devo legarti quelle manacce, mia cara Lùthien!
>> tuonò lo stregone
continuando a trascinarla.
<<
Ma che male c’è nel voler colpire un mostro?
>> borbottò la ragazza.
<<
Lui ci aiuterà >> la informò
Gandalf << o almeno spero. >>
Proprio
nell’istante in cui le porte si stavano per chiudere, il
mostro arrivò e cercò
di entrare per sbranarseli. Tutti cercarono con tutte le loro forze di
chiudere
la Bestia fuori. Per fortuna riuscirono nel loro intento e furono
finalmente al
sicuro.
<<
Quello cos’era? >> chiesero i Nani, ancora
abbastanza scossi.
<<
E’ il nostro anfitrione >> rispose Gandalf << il suo
nome è Beorn >> aggiunse
<< ed è un mutatore di pelle. >>
<<
Fantastico >> borbottò Lùthien
<< e in cosa si può mutare? >>
<<
A volte in un
enorme Orso nero, altre volte
un omone, grande e forte >> prese a parlare Gandalf
trotterellando da una
parte all’altra della casa << l’Orso
è imprevedibile, ma con l’Uomo ci si
può ragionare >> proseguì
<< Tuttavia, non è che faccia salti di
gioia per i Nani. >>
<<
Questa è una cosa che accomuna molti popoli >>
constatò Lùthien.
<<
Tu neppure vedi di buon occhio i Nani? >> le
domandò preoccupato Kili.
<<
Prima non tanto >> riflettè la ragazza
<< dopo avervi conosciuto però devo
ammettere che siete molto simpatici. >>
<<
Oh, bene >> commentò il giovane Nano
<< ne sono felice. >>
<<
Non è il momento per sdolcinerie varie >> li
riprese Fili <<
dobbiamo stare all’erta. >>
Lùthien
vide il piccolo Nano arrossire. Sorrise e andò a cercarsi un
angolo in cui
poter riposare. Avevano corso tutta la giornata, si sentiva un
po’ stanca. Come
aveva detto Gandalf, dovevano aspettare il ritorno del padrone di casa
che
appunto avrebbe deciso se aiutarli oppure ucciderli. Tornò a
rimuginare sui
suoi pensieri, su quel viaggio e soprattutto su Bosco Atro. Dovevano
solo
attraversarlo e non fermarsi per chissà quanto tempo. Le
possibilità di
incontrare colui che non voleva incontrare erano poche, come
potevano
anche essere tante. Sospirò guardando il soffitto. Per la
prima volta in vita sua
sentiva di aver paura. Il terrore di poterlo incontrare, di poter
incrociare il
suo cammino o peggio ancora di poter incontrare i suoi occhi. Sentiva
il
bisogno di tornarsene a casa, di abbandonare quell’impresa
che tra l’altro non
gli apparteneva. Ma ormai c’era dentro e non poteva di certo
tornare indietro,
sarebbe sembrata vigliacca e debole e lei questo non lo era affatto.
L’avrebbe
affrontato, l’avrebbe guardato dritto in faccia e
l’avrebbe odiato con tutta se
stessa. Di questo ne era più che sicura.
Il
mattino seguente, Lùthien ebbe modo di constatare che Beorn
fosse rincasato e
che tutti stavano facendo colazione. Si alzò stropicciandosi
gli occhi e appena
vide Gandalf quest’ultimo subito le sorrise.
Spostò leggermente lo sguardo e si
vide davanti un omone grande e grosso, proprio come l’aveva
descritto lo
stregone, mentre versava da bere a Fili.
<<
E così tu sei quello che chiamano Scudodiquercia
>> disse Beorn <<
Dimmi, come mai Azog il Profanatore ti sta dando la caccia?
>>
<<
Tu sai di Azog >> si sorprese Thorin <<
come mai? >>
<<
La mia gente è stata la prima a vivere sulle Montagne, prima
che gli Orchi
scendessero dal Nord >> rispose l’Uomo
<< Il
profanatore ha ucciso quasi tutta la mia
famiglia, ma alcuni li rese schiavi, non per lavorare, capisci? Ma per
divertimento >> aggiunse incupendosi <<
ingabbiare e torturare i
mutatori di pelle pareva lo divertisse molto. >>
<<
Ci sono altri come te? >> domandò curioso
Bilbo.
<<
Una volta ce ne erano molti >> rispose secco.
<<
E ora? >> chiese ancora lo Hobbit.
<<
Ora ce n’è solo uno >> fu la
risposta di Beorn.
Lùthien
osservava il tutto senza dir parola. Doveva ammettere che
quell’Uomo e la sua
abilità nel mutare erano molto interessanti. E per di
più Beorn era l’unico
rimasto della sua specie, quindi la cosa si faceva più
intrigante. Sentiva di
essere in un certo senso simile a lui, poiché non aveva mai
scoperto a quale
razza appartenesse e col tempo cominciava a capire che forse non
esisteva un
popolo a cui poteva fare riferimento. Era unica, proprio come Beorn.
<<
Dovete raggiungere la Montagna prima degli ultimi giorni
d’Autunno >>
riprese a dire il mutatore di pelle.
<<
Prima che il Di di Durin arrivi, si >> annuì
Gandalf.
<<
Non avete molto tempo >> li avvisò Beorn.
<<
Per ciò dobbiamo attraversare Bosco Atro >> lo
informò lo stregone.
<<
Un’oscurità grava su quella Foresta
>> spiegò l’Uomo <<
cosa
malvagie strisciano sotto a quegli alberi. C’è
un’alleanza tra gli Orchi di Moria
e il Negromante a Dol Guldur. >>
Lùthien
ascoltava rapita da quel discorso. Non capiva di chi stesse parlando
Beorn. Chi
era il Negromante? Si chiedeva continuamente Bosco Atro era caduto
nell’oscurità, non poteva crederci. La sua Foresta
non era più verde come un
tempo, adesso lì regnavano solo il male e le tenebre.
Iniziò a domandarsi sul
perché gli Elfi del Reame Boscoso non stessero facendo
niente per risolvere
quel mistero. Possibile che fossero così egoisti e malvagi
come ormai lei
stessa riteneva che fossero?
<<
Io non mi ci avventurerei >> proseguì il
mutatore << se non per
grande necessità. >>
<<
Prenderemo la strada Elfica >> comunicò
Gandalf.
<<
Cosa?! >> esclamò Lùthien
inorridita << no! La strada Elfica no!
Gandalf tu non puoi farmi questo! >>
<<
Ma ragazza mia, dobbiamo per forza >> le disse per farla
ragionare <<
quella zona è ancora sicura. >>
<<
Sicura? >> replicò Beorn << Gli
Elfi Silvani di Bosco Atro non sono
come i loro parenti >> rivelò <<
sono meno saggi e più pericolosi.
>>
<<
Pericolosi? >> borbottò Lùthien
<< niente che io non possa
combattere. >>
<<
ma non ha importanza >> continuò il mutatore
<< quelle Terre
brulicano di Orchi e il loro numero è in aumento
>> aggiunse << e
voi siete a piedi. Non raggiungerete mai la Foresta da vivi.
>>
Tutti
rimasero in silenzio, le parole di Beorn li aveva ammutoliti. Beh, di
certo non
li stava informando di cose buone, al contrario stava dicendo loro che
non
sarebbero andati da nessuna parte, gli Orchi erano sulle loro tracce e
li
avrebbero raggiunti di lì a poco. Lùthien
osservò attentamente l’Uomo alzarsi
da tavola.
<<
Non mi piacciono i Nani >> disse in tono sprezzante
<< sono avidi e
ciechi, ciechi verso la vita di quelli che loro ritengono
più miseri di loro
>> prese un topo che si aggirava lì intorno e
lo tenne stretto nella sua
mano << ma gli Orchi li odio di più. Che cosa
ti serve? >> Concluse
rivolgendosi a Thorin.
Beorn
diede a Lùthien e a Gandalf due cavalli mentre ai Nani e a
Bilbo dei poni.
Potevano spostarsi più rapidamente e raggiungere Bosco Atro
in meno che non si
dica. Dovevano fare in fretta però, i loro nemici si
avvicinavano sempre di
più. La Foresta non era molto lontana, potevano farcela.
Kili, come sempre,
stava appiccicato a Lùthien. Questa cosa faceva leggermente
insospettire la
ragazza. Non capiva il perché quel Nano fosse
così “appiccicoso”.
Finalmente arrivarono all’entrata di Bosco
Atro e lì, in quel momento, Lùthien ebbe un
sussulto al cuore. Si sentì morire,
ebbe un attimo di mancamento. Kili le chiese se avesse qualcosa che non
andava,
ma la ragazza rispose che andava tutto bene. Ovviamente nessuno, oltre
Gandalf,
conosceva la sua storia e né del motivo per cui non voleva
prendere la strada
degli Elfi.
<<
La porta degli Elfi >> annunciò lo stregone,
una volta sceso da cavallo
<< qui c’è il nostro sentiero
attraverso Bosco Atro. >>
<<
Nessun segno degli Orchi >> commentò Dwalin << la fortuna
è della nostra parte.
>>
<<
Liberate i poni! >> ordinò Gandalf
<< che tornino dal loro padrone.
>>
E
così
fecero, i Nani si occuparono di liberare uno ad uno i poni per farli
ritornare
da Beorn. Erano questi i patti.
<<
Questa foresta sembra..malata >> disse Bilbo osservandola
<< come
se una malattia l’avesse colpita. >>
Gandalf
entrò all’interno della Foresta come per
esaminarla e nel mentre gli occhi di
Lùthien caddero su Bilbo. Quest’ultimo aveva la
mano in tasca, in cerca di
qualcosa. Fu un momento e la ragazza si sentì morire. Come
se qualcuno o
qualcosa la stesse richiamando. Un bruciore immenso nel petto, una voce
nella
mente e un segno rosso che invocava il suo nome.
Tutto
questo fu interrotto dalla voce di Gandalf.
<<
Non il mio cavallo! >> urlò lo stregone
<< mi occorre. >>
Lùthien
riaprì gli occhi e per lei fu come ritornare alla
realtà. Vide lo stregone
fermare un Nano dal non liberare il suo cavallo. E allora
capì che il mago se
ne sarebbe andato.
<<
Non ci vorrai lasciare?! >> esclamò inorridita
la ragazza.
<<
Non lo farei se non fosse necessario >> rispose subito
Gandalf avanzando
verso il cavallo.
<<
Mago da strapazzo >> borbottò
Lùthien sbuffando.
Gandalf,
prima di salire sul cavallo, si fermò davanti a Bilbo. Si
voltò leggermente
verso il Mezz’uomo e lo guardò fisso come se
qualcosa in lui lo incuriosisse.
<<
Sei cambiato, Bilbo Baggins >> gli disse
<< non sei lo stesso Hobbit che ha lasciato
la Contea. >>
<<
Stavo per dirtelo >> rispose Bilbo impaurito
<< Io… ho trovato una
cosa nella galleria degli Orchi. >>
<<
Cos’hai trovato? >>
domandò
curioso lo stregone.
Ci
fu
un pesante e lungo silenzio. Solo Lùthien stava ad ascoltare
quello che si
stavano dicendo Lo Hobbit e il mago. Sapeva bene che Bilbo nascondeva
qualcosa
e quel qualcosa ce l’aveva in tasca. Non riusciva a spiegarsi
il motivo del fatto che si
era sentita così male, come se le forze le erano venute a
mancare. Poteva
essere collegato a Bilbo?
<<
Il mio coraggio >> rispose alla fine Lo Hobbit.
<<
Oh bene >> si congratulò lo stregone
<< ti occorrerà. >>
Lùthien
sorrise nervosamente. Era chiaro come il sole per lei che Bilbo avesse
mentito
a Gandalf. Nascondeva qualcosa e sfortunatamente il mago non se ne era
accorto.
<<
Vi aspetterò allo spiazzo prima delle pendici di Erebor
>> annunciò lo
stregone avviandosi << tenete la mappa e la chiave al
sicuro >> li raccomandò << E non
entrate in quella Montagna senza di me. >>
In
quell’ultima raccomandazione guardò Thorin. Ma il
Principe dei Nani avrebbe
mantenuto la promessa?
<<
L’aria della Foresta crea illusioni, entrerà nella
vostra mente e tenterà di
sviare la vostra strada >> li mise
all’erta <<
dovete restare sul sentiero. Non
lasciatelo e se lo fate non lo ritroverete mai più.
>>
Gandalf
galappò via e nel mentre si voltò verso
Lùthien e le gettò un’occhiata di
scuse. Sapeva bene che per lei quella era una vera e propria sfida.
Avrebbe
incontrato chi temeva, questo ormai era ovvio. Dovevano prendere la
strada
Elfica e non avevano via d’uscita.
<<
Coraggio >> li esortò Thorin <<
dobbiamo raggiungere la Montagna
prima che il sole cali sul Di di Durin. >>
Tutti
insieme entrarono nella Foresta. Girarono e girarono e solo dopo molto
si
resero conto che le strade che prendevano si somigliavano tutte.
Stavano
girando intorno e ormai era chiaro. I Nani stavano cominciando a
perdere la
lucidità. La Foresta era buia, tenebrosa e come aveva detto
Gandalf, cercava di
entrare nelle loro menti. D’improvviso Nori si
fermò lungo il tragitto.
<<
perché ci siamo fermati? >> gli
domandò Thorin.
<<
Il sentiero è sparito! >> indicò il
Nano.
Lùthien
ebbe modo di constatare che la Foresta stava prendendo controllo sulle
loro
menti. Li aveva soggiogati e adesso non riuscivano nemmeno a vedere il
sentiero. Lungo il tragitto guardava quello che la circondava con aria
dispiaciuta. Quella Foresta la conosceva e vederla in quello stato la
faceva
star male. Si mise a ricordare di quel giorno in cui lei e
l’Elfo, che tanto
odiava, avevano passato la notte nel Bosco. Chiuse gli occhi e si
portò una mano
sul petto. Le faceva male ricordare, non doveva abbandonarsi ai
ricordi. Quella
vita era acqua passata ormai. Quando
uscì dalla
sua trans davanti a se non vide più i Nani.
<<
Oh fantastico! >> borbottò << Li
ho persi. >>
Nel
frattempo, non troppo lontano, a Reame Boscoso, Re Thranduil aveva
chiesto alle
sue guardie di chiamare suo figlio poiché voleva parargli.
Purtroppo venne a
sapere che Legolas e l’esercito erano andati via da poco
verso Bosco Atro. Il
Re strinse i pugni e cercò di mantenere la calma. Gli aveva
ordinato di non
recarsi mai più nella Foresta e aveva disubbidito ai suoi
ordini. Quando
sarebbe tornato lo avrebbe ripreso per bene.
Lùthien
intanto non riusciva più a trovare la sua Compagnia.
Provò a salire sugli
alberi e appena arrivò in cima ebbe modo di vedere quale
fosse il sentiero
giusto da seguire. Sorrise e tornò giù. Doveva
solo trovare il gruppo dei Nani
e poi li avrebbe condotti fuori da quella maledetta Foresta. Era da un
bel po’ che
girovagava, ma di loro nemmeno l’ombra. D’un tratto
sentì delle urla, non
troppo lontano da dove si trovava, e con un abile scatto si mise a
correre. La
Foresta cercava di intralciarla, di confonderla e per
Lùthien non fu facile
mantenere la strada da percorrere. Sentì altre urla, come se
ci fosse in atto
un combattimento. Poi capì che una delle voci era quella di
Kili. Accelerò
subito il passo e in un batter d’occhio arrivò dal
giovane Nano. Appena lo
raggiunse lo vide in balia di un enorme Ragno. A Lùthien
bastò prendere l’Arco
e schioccare due, tre frecce per abbattere l’orrenda
creatura. Per fortuna Kili
stava bene e nel mentre si stava dirigendo verso di lui per aiutarlo ad
alzarsi, qualcuno l’afferrò da dietro avvolgendo
il suo collo con un braccio.
Si sentì una spada puntata sul collo.
<<
E tu chi saresti? >> le fu chiesto << non
sembri un Nano. >>
Lùthien
capì che si trattava di un Elfo. Le forze
l’abbandonarono, aveva una paura
immensa di voltarsi e a guardarlo in faccia. Sperava con tutta se
stessa di
sbagliarsi, ma il suo cuore aveva preso a battere e battere
all’impazzata, così
senza motivo. Deglutì mentre l’individuo la fece
voltare lentamente per poterla
guardare in viso.
Fu
un
attimo. Occhi contro occhi. Sguardo di ghiaccio contro sguardo di
quercia La
spada, che prima era puntata alla gola di Lùthien, cadde a
terra. Legolas si
sentì mancare. In quell’attimo infinito tutto
sembrava non aver più senso.
Lùthien non provò ne rabbia e ne odio, come aveva
da sempre immaginato. L’unica
cosa che riuscì a pensare avendolo davanti fu…
quanto dannatamente fosse bello.
E
quando questi due esseri s’incontrano e i loro sguardi si
incrociano, tutto il
passato e il futuro non hanno più importanza.
Cosa
sono i secoli, i millenni ? Polvere in confronto a un unico sguardo
dell’eternità.
Saaaaaalve.
Come va? Tutto bene, spero!
Comunque….ehm…
ecco… finalmente ve li ho fatti
incontrare!! :D ! Yeee sono felice anche io per loro : 3!
Ringrazio
chi ha recensito il precedente capitolo : :
ewan91-KyraPotteredirectioner-Satana1-dollyvally-ElyforLoki-Anaire-
E
anche chi ha aggiunto la storia nelle
preferite, nelle seguite e
nelle
ricordate!!
Thanks!!!
Vi
invito a dire la vostra!! :D
Avete
capito qualcosa sulla nostra Lùthien in
questo capitolo?
Cosa
succederà adesso tra i due?
Vabbè,
vi lascio
Bye
Scarl.
|
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Capitolo 7 *** Finché si odia si ama ancora ***
Capitolo
7 – Finché si
odia si ama ancora
Era
come se il tempo si fosse fermato.
Il
rimbombo della spada caduta a terra, lo sguardo perso di Legolas,
quello inerme
di Lùthien, rendevano quel momento unico.
Avevano gli occhi di tutti puntati addosso. I Nani si
stavano giusto
chiedendo come facesse la ragazza a conoscere quell’Elfo e lo
stesso si
chiedevano i soldati dell’esercito.
<<
Cosa ci fai qui? >> le domandò
l’Elfo non sapendo cos’altro dirle.
Lùthien
non riuscì a rispondere. Non faceva che guardarlo cercando
di mantenere la
calma. Si sentiva così debole, inerme e senza un briciolo di
forza. Si chiedeva
se fosse colpa di quella foresta oppure se la causa di tutto fosse
proprio
l’Elfo. D’un tratto vide la mano di Legolas alzarsi
e avvicinarsi lentamente e
con timore al suo viso. Il cuore di Lùthien partì
cominciando a battere
all’impazzata. Lei stessa non riusciva a capire il motivo di
quella reazione.
Prima che la mano dell’Elfo potesse toccare la sua pelle la
ragazza si scansò,
indietreggiando di qualche passo. Legolas ritrasse la mano,
sospirò e prima di
voltarsi la guardò con uno sguardo ferito e dispiaciuto al
tempo stesso.
<<
Perquisiteli >> ordinò Legolas
<< e legateli bene. >>
<<
Lasciali liberi >> si sentì dire alle spalle
<< lasciaci
proseguire. >>
Era
stata Lùthien a parlare. Legolas si sentì tremare
il cuore. Si voltò verso di
lei,lentamente. La ragazza aveva gli occhi abbassati, non osava alzare
lo sguardo
su di lui. In quei secoli erano cambiati entrambi, da ragazzini ad
adulti.
Legolas era bellissimo e questo Lùthien non poteva negarlo.
L'Elfo la guardò
per un’infinità di tempo. Non poteva lasciarla
andare via adesso che l’aveva
ritrovata. Doveva fare qualcosa.
<<
Non posso >> le disse voltandosi di nuovo
<< mio padre deciderà se
lasciarvi liberi o meno. >>
Solo
il
ricordo di Re Thranduil fece gelare il sangue alla ragazza. Il Re non
li
avrebbe mai e poi mai liberati. Decise di fare a modo suo. Con un abile
scatto
si avviò verso l’Elfo, alzò la gamba
per colpirlo, ma prontamente Legolas
afferrò il suo ginocchio. Scaraventò la ragazza a
pochi metri da se, senza
farle del male. Lùthien spalancò gli occhi dallo
stupore. Non aveva più la sua
forza o meglio non riusciva ad usarla contro di lui. Cercò
di alzarsi per
tornare all’attacco, ma due soldati l’afferrarono
dalle braccia. La ragazza
cercò di liberarsi, dimenandosi con tutta la sua
forza. Legolas le si avvicinò e disse
alle due guardie di lasciarla a lui.
Così
si
avviarono verso Reame Boscoso. Le guardie tennero a bada i Nani e
dietro di
loro Legolas teneva ben stretta Lùthien. Sentiva il calore
dell’Elfo, dolce e
al contempo strano. Le teneva le mani, senza però farle male. La ragazza si sentiva
un’idiota, non era
stata capace di aiutare la Compagnia a fuggire. Tutta la forza di cui
era in
possesso le era come volata via.
Per
tutto il tragitto non parlarono. Ogni tanto Legolas si accorgeva che
uno dei Nani si
voltava spesso verso di loro e precisamente verso Lùthien.
Il suo sguardo lo irritava.
Quel Nano guardava la ragazza non come un amico, c’era
dell’altro nei suoi
occhi, una luce strana e diversa.
In
quel
preciso istante Lùthien si rese conto che Bilbo non fosse
con loro. Guardò dappertutto,
ma non riuscì a vederlo da nessuna parte. Capì
allora che il piccolo Hobbit era
riuscito a fuggire senza essere visto.
D’improvviso
sentì dei piccoli passi dietro alle sue spalle. Aveva
imparato a riconoscere i
piccoli movimenti del Mezz’uomo. Si voltò
leggermente, cercando di non far
insospettire Legolas. Dietro ad un albero lo vide, vide il piccolo
Hobbit
intento ad osservarli. Li stava seguendo, di sicuro sarebbe riuscito a
trovare
un modo per liberarli. Quel piccolo essere nascondeva molte
abilità, lo si doveva riconoscere. L’Elfo
però si rese conto che Lùthien stesse guardando
qualcosa, o meglio qualcuno.
Essendo curioso decise di voltarsi. Bilbo temette di essere scoperto e
di
scatto si mise la mano in tasca. Lùthien lo
osservò attentamente. Fu un attimo
e il Mezz’uomo sparì. Legolas non
riuscì a vederlo in tempo. Davanti a sé non
vide altro che alberi e cespugli. Non appena si voltò
sentì la ragazza
lamentarsi e un secondo dopo la vide accasciarsi a terra.
Lùthien urlava e l’Elfo
non sapeva cosa fare per aiutarla. I soldati interruppero la marcia al
sentire
quegli urli atroci. Kili si voltò verso
Lùthien e non appena la vide in
quello stato cercò con tutte le sue forze di liberarsi dalle
corde per correre
da lei. Prontamente due soldati provvidero a tenerlo.
<<
Lasciatemi andare!! >> urlava il Nano disperato
<< Devo andare da
lei, lasciatemi!! >>
Il
giovane si dimenava come un toro. Voleva andare dalla ragazza, doveva
fare
qualcosa per aiutarla. Anche gli altri Nani cercarono di correre da
lei, ma
invano. Nel frattempo Legolas si era accasciato a terra insieme a lei.
Aveva
paura di toccarla, di parlarle, non osava nemmeno sfiorarla.
Lùthien
sentiva una voce nella sua testa. Era una voce demoniaca che la
chiamava, come
era già successo, ma quella volta il richiamo era
più intenso e doloroso.
<<
Tinúviel >> diceva la
voce
<< ti sto cercando. Ritorna da me. >>
La
ragazza vedeva un occhio avvolto tra le
fiamme. Qualcuno la stava cercando. Qualcuno la voleva, o per meglio
dire, la
rivoleva. Sentiva come se gli stessero portando via l’anima.
Un bruciore tremendo
al petto, non riusciva più a respirare, davanti a
sé non vedeva più niente, se
non quel dannato occhio.
Legolas
si sentì perduto. Non pensò più a
niente,
semplicemente agì. La prese e l’avvolse fra le sue
braccia, stringendola forte
a se. E nell’istante in cui Lùthien
entrò a contatto con il corpo dell’Elfo
tutto il dolore sparì e l’occhio infuocato insieme
alla voce demoniaca smisero
di tormentarla. La ragazza aveva perso i sensi, Legolas le
toccò la fronte ed
ebbe modo di constatare che fosse molto calda. Si alzò
tenendola fra le sue
braccia e stando bene attento a non farle del male. Si mise a correre e
ordinò al
suo esercito di portare i prigionieri a palazzo.
Il
giovane Elfo corse a tutta velocità per
arrivare nel suo Regno prima che fosse troppo tardi. Lùthien
era viva, ma stava
molto male. Suo padre poteva di sicuro fare qualcosa per lei. Appena arrivò a
Reame Boscoso domandò
immediatamente alle guardie dove fosse Re Thranduil. I servitori
risposero
dicendogli che il Sovrano al momento si trovava a visitare la tomba
della sua
amata Eleanor. Legolas sospirò e dopo qualche secondo di
esitazione riprese a
correre alla ricerca di suo padre.
Appena
lo vide, urlò il suo nome e Sire Thranduil
si voltò di scatto verso il figlio. Vide la ragazza giacere
fra le sue braccia
e riuscì a riconoscerla subito. Rimase alquanto stupito
dalla scena che gli si presentava davanti agli occhi.
<<
Ti prego, fai qualcosa >> lo
implorò Legolas << salvala. >>
<<
Come hai fatto a
trovarla? >> domandò il
Re ancora abbastanza sconvolto.
<<
Non ha importanza! >> tuonò il
Principe << aiutala! >>
Thranduil
annuì leggermente e Legolas distese la
ragazza per terra. Il Re si avvicinò a lei, la
osservò dopodiché mise una mano
sulla sua fronte e chiuse gli occhi. Vide e sentì del male,
le fiamme dell’inferno
ergersi e l’occhio lì a guardare. Fu scosso da
quella visione e per un momento
si sentì indebolito. Sospirò profondamente e una
volta essersi ripreso
pronunciò una serie di parole in lingua Elfica. La ragazza
riaprì gli occhi
qualche secondo dopo. Legolas sorrise raggiante.
<<
Stai bene? >> le domandò il
Principe << sei svenuta. >>
<<
Ehi, ma cosa mi state facendo?! >>
sbraitò la ragazza cercando di allontanarsi da loro
<< Io non voglio
avere più niente a che fare con voi due! >>
<<
Calmati, non ti abbiamo fatto niente.
Mio padre ti ha salvata >> le disse il giovane Elfo
cercando di
tranquillizzarla.
La
ragazza parve calmarsi. Cercò di ricordare cos’era
successo e in un attimo tutto le fu più chiaro. Aveva
sentito quella voce e quel
dolore atroce nella testa e nel petto. Non si ricordava più
nulla e capì subito
che aveva sul serio perso i sensi. Ma comunque continuava a guardare
diffidente
sia il Re che suo figlio. Legolas da parte sua non sapeva come
comportarsi con
lei. Erano passati così tanti secoli anche se, appena
l’aveva vista era stato
come se tutto quel tempo non fosse mai passato. Re Thranduil invece non
aveva
ancora aperto bocca. Era troppo scosso per quello che aveva visto nella
ragazza. Tutto ciò lo preoccupava tanto da non riuscire
più a pronunciare parola.
<<
Dove sono i miei amici? >> domandò
Lùthien guardandosi attorno << dove li avete
portati? >>
<<
Di quale amici sta parlando? >>
chiese Re Thranduil a suo figlio.
<<
Vieni, padre >> gli disse l’Elfo
<< abbiamo dei prigionieri. Li abbiamo trovati a Bosco
Atro. >>
Re
Thranduil si incuriosì e decise di andare
subito a vedere di chi si trattasse. Legolas indugiò un
attimo nel seguirlo. Si
voltò verso la ragazza che nel frattempo cercava di
rimettersi in piedi. Non
poteva non aiutarla. Le si avvicinò e titubante le porse la
mano. La ragazza lo
guardò per un attimo, ma alla fine rifiutò il suo
aiuto.
<<
Non voglio farti del male >> le
disse quasi dispiaciuto.
<<
Non mi serve il tuo aiuto! >>
tuonò la ragazza rimettendosi in piedi <<
preferirei morire piuttosto.
>>
Quelle
parole arrivarono dritte al cuore dell’Elfo.
Lei lo odiava e non si sforzava nemmeno di nasconderlo. Lo guardava con
disprezzo
e questo gli faceva un grande male. Lùthien andò
verso il palazzo alla ricerca
dei Nani e Legolas le andò dietro, mantenendosi ad una
giusta distanza.
I
prigionieri furono portati nella stanza del
trono e lì Re Thranduil li ricevette. Fu molto colpito nel
sapere che una
Compagnia di Nani si fosse avventurata a Bosco Atro e subito volle
saperne di
più.
<<
Io vi lascerò andare ad una sola
condizione >> annunciò loro Sire Thranduil
<< ditemi dove siete
diretti. >>
I
Nani si guardarono l’un l’altro bisbigliando
qualcosa. Era ovvio che nessuno di loro avrebbe mai detto niente
riguardo la
loro impresa. Sapevano bene che molti non erano d’accordo su
quello che avevano
in mente di fare e che avrebbero fatto di tutto pur di ostacolarli.
<<
I nostri affari non riguardano gli Elfi
>> rispose Thorin sfidandolo.
Il
Re lo osservò per bene. Lo riconobbe subito.
Sapeva perfettamente che quello dinnanzi a se era proprio Thorin
Scudodiquercia.
Riflettè un attimo sul da farsi. Se i Nani non si decidevano
a parlare non li
avrebbe liberati.
<<
Ebbene >> disse infine <<
marcirete nelle prigioni fino a quando non vi deciderete a parlare.
>>
I
soldati eseguirono l’ordine impartito dal sovrano. I Nani
cercarono di
protestare, ma non ci fu niente da fare. Thranduil non avrebbe cambiato
idea.
Lùthien si trovava lì, poco distante da loro. Un
soldato l’afferrò dal braccio
con l’intento di portare anche lei nelle prigioni. Legolas
prontamente
richiamò il soldato. Re Thranduil guardò il
figlio. E allora capì che infondo
lui l’amava ancora e che non aveva mai smesso di farlo.
<<
Io andrò insieme alla mia Compagnia >>
intervenne Lùthien << non
accetterò nessun altro tipo di trattamento. >>
<<
Non ti farò rinchiudere in una cella >> le
disse Legolas avvicinandosi
<< non posso. >>
<<
Invece lo farai >> proseguì la ragazza
<< perché è quello che
voglio. >>
Lùthien
stava ancora male, aveva ancora la febbre addosso. Re Thranduil aveva
soltanto
alleviato il suo dolore. Di fatti le girava ancora la testa e con
fatica
riusciva a mantenersi in equilibrio. Legolas stava per aprire di nuovo
bocca
dicendole che non l’avrebbe rinchiusa, ma suo padre lo
interruppe.
<<
Legolas, figlio mio >> gli disse quello <<
se è il volere della
ragazza noi non possiamo farci niente. >>
L’Elfo
guardò suo padre per un attimo. Forse aveva ragione lui, non
poteva fare niente
se era lei a voler essere rinchiusa insieme agli altri.
Finchè sarebbe stata lì
le possibilità di riavvicinarsi a lei aumentavano. Allo
stato attuale Lùthien
non avrebbe voluto sentire nessuna spiegazione da parte
dell’Elfo e quest’ultimo
aveva tante cose da dirle. Doveva far chiarezza su quello che era
accaduto
secoli prima e soprattutto doveva placare quell’odio che la
ragazza nutriva nei
suoi confronti.
I
soldati portarono i prigionieri alle prigioni e Legolas andò
con loro. Mentre
gli altri mettevano in cella i Nani, lui si occupò
personalmente e a malincuore
di Lùthien. La ragazza entrò senza porre nessuna
resistenza. Legolas non
sopportava di vederla dietro le sbarre e senza riflettere
entrò dentro da lei.
Lùthien se lo trovò davanti e incredibilmente
vicino. Si aggrappò alle sbarre
della cella e cercò di non posare lo sguardo
sull’Elfo. Sentiva lo stomaco
contorcersi ogni volta che Legolas le stava vicino.
<<
Resti sempre della stessa opinione? >> le
domandò quasi sussurrando
<< sei ancora debole, esci da qui >>
aggiunse cercando di farla
voltare verso di se << Vieni con me. >>
<<
Va via >> bisbigliò la ragazza
<< non ho bisogno di te. >>
<<
Sempre testarda >> sorrise nel dirlo << non
sei cambiata molto.
>>
<< Oh si invece
>> lo corresse <<
sono cambiata e lo devo soprattutto a te. >>
Legolas
si irrigidì d’improvviso. Gli occhi di
Lùthien finalmente lo guardarono. Si
perse in quell’azzurro e non riuscì più
a dire altro. Legolas non poté non
rimanere rapito alla vista di quei suoi occhi incantatori.
Seguì un lungo e
pesante silenzio in cui nessuno dei due parlò. Ad
interrompere quello scambio
infinito di sguardi fu un soldato. Legolas parve come ritornare alla
realtà e
si mise a scuotere la testa per riprendersi. Congedò i
soldati e nel mentre
Lùthien si voltò dall’altra parte
dandogli le spalle. La ragazza stava
guardando qualcuno e Legolas si sporse quel tanto che bastava per
capire a chi
stesse osservando. Vide il Nano che quel giorno non aveva fatto altro
che
cercarla con lo sguardo. L’Elfo strinse i pugni e decise di
uscire dalla cella.
Lentamente girò la chiave dopodiché rimase
qualche secondo ancora ad
osservarla. Lùthien sentiva i suoi occhi addosso e per
questo motivo non si voltò. Non
appena sentì l’Elfo allontanarsi tirò
un sospiro di sollievo e tornò a tranquillizzarsi.
<<
Lùthien, stai bene? >> le chiese Kili
preoccupato << quell’Elfo non
mi piace per niente. >>
<<
Si, sto bene, non preoccuparti >> sorrise la ragazza
<< dobbiamo
pensare a un modo per fuggire da qui. >>
<<
E come? >> chiese Thorin << io non ho
intenzione di dire a quella sottospecie
di Re degli Elfi l’obbiettivo della nostra missione.
>>
<<
Dobbiamo scendere a patti >> intervenne Balin
<< dobbiamo per
forza. >>
Nel
frattempo
Legolas era tornato da suo padre. Thranduil stava ripensando a quello
che aveva
sentito nel toccare la ragazza. Nascondeva qualcosa di malvagio e di
oscuro
dentro di se e questo lo preoccupava e non poco. Come se non bastasse
suo
figlio ne era innamorato. Per quanto malvagia possa essere stata la sua
idea di
allontanare quei due si era rivelata ugualmente inutile. Quello che
però si
chiedeva era se anche la ragazza fosse innamorata di Legolas. Di questo
non
aveva mai saputo nulla e aveva intenzione di scoprirlo.
<<
Padre >> la voce di Legolas interruppe i suoi pensieri
<< non so
cosa fare. >>
<<
Tu non l’hai mai odiata >> disse Re Thranduil
senza nemmeno voltarsi
verso di lui << tu l’hai sempre amata,
nonostante tutto. >>
<<
Credo che nel corso di questi anni io abbia provato ad odiarla con
tutto me
stesso >> ammise Legolas << ma non ci sono
riuscito. L’amo troppo
per odiarla. >>
<<
E pensi che lei ricambi i tuoi sentimenti? >> chiese
curioso il Re
<< credi che potrebbe amarti? >>
Legolas
abbassò il capo << Lei mi odia
>> sussurrò appena << come
potrebbe mai amarmi? >>
Re
Thranduil
parve risollevato << Quella ragazza nasconde un grande
mistero >>
proseguì << porta con se un grande male.
>>
<<
Cosa intendi dire? >> gli chiese suo figlio non capendo
le sue parole.
<<
Non lo so >> fu la risposta di Re Thranduil
<< vorrei tanto saperlo
anch’io. >>
Verso
sera venne portato del cibo ai prigionieri. Legolas tornò a
visitare Lùthien e
quest’ultima si dimostrò per niente felice nel
rivederlo. L’Elfo aprì la sua
cella e tornò dentro da lei. Questo infastidì
molto Kili, il quale non aveva
smesso un attimo di seguire i suoi movimenti. Legolas se ne era accorto
e aveva
capito anche bene il motivo.
<<
Perché quel Nano ti guarda in continuazione?
>> chiese a bassa voce alla
ragazza.
<<
Non ti riguarda >> rispose freddamente Lùthien
<< vuoi andartene e
lasciarmi in pace una volta per tutte? >>
Legolas
gettò un ultima occhiata al giovane Nano
dopodiché uscì dalla cella e andò via.
Lùthien sospirò aggrappandosi di nuovo alle
sbarre. La febbre purtroppo non le
lasciava tregua. Stava male ma non voleva darlo a vedere. Quando anche
le altre
guardie andarono via, Kili riprese a chiederle come stava.
Lùthien ringraziò di
cuore il coraggioso Nano e gli sorrise.
<<
Tu conosci quell’Elfo, vero? >> le disse dopo
poco Kili << Perché è
così apprensivo con te? >>
<<
Apprensivo, dici? >> rifletté la ragazza
<< lo conosco da molto
tempo, ma è come se fosse passato un solo giorno dall'ultima
volta che lo
vidi. >>
<<
E’ stato…importante per te? >>
domandò ancora titubante.
Lùthien
inizialmente non rispose. Cercava di evitare sempre quel discorso, ma
forse con
Kili poteva confidarsi << A te posso dirlo
>> disse seria <<
Io lo odio >> strinse ancora di più le sbarre
<< odio il suo
sorriso, odio il modo in cui mi guarda, il modo in cui parla
>> proseguì
trasportata da quello che stava ammettendo << ma
soprattutto odio il
fatto di… >>
<<
di non odiarlo nemmeno un po’ >> la interruppe
Kili << perché in
realtà tu lo ami. >>
Lùthien
rimase stupita nel sentire quelle parole. Sentì un tuffo al
cuore e non riuscì
a trovare niente contro cui difendersi. Il Nano c’aveva
centrato in pieno. No,
lei non l’odiava.. nemmeno un po’.
Kili
le
sorrise leggermente per poi voltarsi dall’altra parte dandole
le spalle. La
ragazza si sentì scoppiare la testa e si accasciò
a terra. Aveva un tremendo
bisogno di riposare, di dormire, ma dopo tutto quello che era successo
quel
giorno non riusciva a rilassarsi.
A
tarda
notte ancora non era riuscita a chiudere occhio. La febbre era salita e
sentiva
tanto freddo. D’improvviso sentì la porta della
sua cella aprirsi, o forse lo
immaginò solamente.
Legolas
non riusciva a stare tranquillo ed era tornato da lei. Appena la vide
in quello
stato subito si era precipitato ad entrare nella cella. La prese fra le
sue braccia mentre la
ragazza sembrava non essere cosciente. La guardò
intensamente per poi uscire
dalla cella tenendola in braccio e stretta a se.
<<
Quando sei bella >> le sussurrò
<< quanto vorrei che non mi
odiassi. >>
L’Elfo
sospirò e riprese a camminare verso la sua stanza.
Hola!!
:D
Scusate
per il ritardo ma ho
avuto un po’ da fare in questi giorni :/
Comunque,
eccomi qui con un
nuovo capitolo :) e spero tanto che vi piaccia!
Colgo
l’occasione per
ringraziare : ewan91-KyraPotteredirectioner-Satana1-dollyvally-ElyforLoki-Anaire-
Ringrazio
anche
chi ha messo la storia nelle preferite, nelle ricordate e nelle seguite!
Grazie
di cuore!
E
invito a chi
ancora non ha detto nulla di intervenire :D
Vorrei
sapere il
vostro parere sulla storia e se vorreste che cambiassi qualcosa della
Fan Fic.
Accetto qualsiasi tipo di suggerimento, ovviamente ^^
A
presto
Scarl.
|
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Capitolo 8 *** L'orgoglio uccide l'amore ***
Capitolo
8 – L’orgoglio uccide l’amore
Legolas
adagiò la ragazza sopra al suo letto. Le mise una
mano sulla fronte e constatò che Lùthien stava
veramente male. Doveva stare al
caldo, sotto le coperte e non al freddo gelido di quella prigione. Si
sedette
sul letto e iniziò a guardarla mentre la ragazza dormiva
profondamente. Pensò
che in quegli anni la “sua” piccola fosse cambiata
parecchio. Era un’adulta
forte e fiera e soprattutto era diventata straordinariamente bella,
più bella
di quanto già non fosse prima. Si soffermò per un
attimo ad osservarle i
capelli biondo scuro che le ricadevano sul viso. Legolas mosse la mano
e
lentamente la portò per scostarglieli, così da
poterla vedere meglio. Appena la
sfiorò sentì un colpo al cuore. Aveva voglia di
guardare quei suoi occhi color
quercia. Sapeva bene però che se si fosse svegliata sarebbe
successo il
finimondo. I suoi
occhi caddero sulla
sua bocca. In quel momento ricordò il bacio che le aveva
dato quell’ultimo
giorno. Erano passati secoli, ma al solo ricordo gli si contorceva lo
stomaco.
Chiuse gli occhi e sospirò. Cercò di trattenere
la voglia irrefrenabile di
ripetere di nuovo quel bacio. Si mise a scuotere la testa
più e più volte. No,
doveva scacciare via quei pensieri. Non poteva darle un bacio,
perché lei non l’avrebbe
voluto.
D’improvviso
la sentì parlare nel sonno. Lùthien
iniziò a
contorcesi mentre ripeteva continuamente un nome
“Tinùviel”. Legolas le andò
vicino e senza pensare l’abbracciò. La ragazza
smise di parlare nel sonno e l’Elfo
la sentì rilassarsi fra le sue braccia. La strinse forte,
facendole appoggiare
la testa sul suo petto mentre lui le accarezzava dolcemente i capelli.
Assaporò
il suo profumo e sorrise leggermente. Non poteva crederci di essere
lì, con
lei, in quel letto e soprattutto di averla fra le braccia. Sentiva un
dolce
calore al petto e il suo cuore non aveva smesso un attimo di battere
all’impazzata.
Intanto
Lùthien nel sonno non riusciva a darsi pace. C’era
sempre qualcuno che la chiamava, che la cercava e che la rivoleva. La
chiamava “Tinùviel”,
e lei non capiva. Qualcuno stava venendo a prenderla, lo sentiva. Di
scatto
riaprì gli occhi e appena mise a fuoco il tutto si
ritrovò avvolta fra le
braccia di qualcuno. Alzò lentamente lo sguardo e si
ritrovò immersa nell’azzurro
degli occhi di Legolas. L’Elfo non sapeva cosa dirle e non
pensò nemmeno di
sciogliere quell’abbraccio. I loro visi erano incredibilmente
vicini, potevano
benissimo sentire ognuno il respiro dell’altro. Fu un attimo
e Lùthien gli
diede una spinta violenta per allontanarlo da se.
<<
Come ti sei permesso di… di.. portarmi qui?!
>> tuonò la ragazza, nera dalla rabbia
<< e come ti sei permesso a
mettere quelle tue manacce sopra di me?! >>
<<
Ss..stavi male >> sibilò Legolas mettendosi
seduto sul letto << non potevo lasciarti in quella cella
al freddo.
>>
<<
Devi metterti in testa che io non voglio il tuo
aiuto, va bene?! >> sbraitò Lùthien
mentre si accingeva ad alzarsi dal
letto << Io non voglio avere niente a che fare con te!
>>
Legolas
si alzò e rimase immobile ad osservarla. Quando la
ragazza le fu abbastanza vicino iniziò a tartassarlo di
spinte e di pugni sul
petto. Legolas incassò senza dire una parola. Poi
all’improvviso, al culmine
della pazienza, le afferrò le mani e le strinse forte dentro
le sue, bloccando
quella sua furia incontrollabile.
<<
Sentimi bene, ragazzina >> approfondì la
stretta << adesso stai cominciando a farmi arrabbiare
>> proseguì
mentre la ragazza fece qualche passo indietro << stavi
male, avevi la
febbre alta e non potevi stare in quel luogo. >>
La
voce dell’Elfo era fredda e autoritaria. Ben presto
Lùthien si ritrovò con le spalle contro la
parete. Legolas senza accorgersene l’aveva
imprigionata e continuava a tenerla stretta. Lùthien
deglutì mentre l’Elfo
sorrise beffardo. I loro corpi si sfiorarono ed entrambi si sentirono
elettrizzati. Legolas chinò il capo per avvicinarsi al viso
della ragazza. Quest’ultima
si allontanò per quanto le era possibile e l’Elfo
sorrise piegando la testa di
lato per poi mettersi ad osservarla.
<<
Lasciami in pace >> sussurrò debolmente la
ragazza << cosa vuoi da me? >> chiese
chiudendo gli occhi <<
non ti è bastato quello che mi hai fatto? >>
Legolas
le liberò le mani e appoggiò il braccio alla
parete.
Quando Lùthien aveva pronunciato quelle parole si era
sentito mancare. Lùthien
ne approfittò per sgattaiolare via. L’Elfo
si voltò verso di lei e prima che potesse lasciare la stanza
l’afferrò dal
braccio facendola voltare verso di se. Per poco i loro copri non si
scontravano.
<<
Non è andata come credi >> le disse col cuore
in gola << io non avrei mai voluto che te ne andassi.
>>
<<
Non cercare di incantarmi! >> tuonò la
ragazza cercando di liberarsi dalla sua stretta << tu e
tuo padre vi
siete liberati di me come se fossi uno straccio vecchio!
>>
<<
No! >> la interruppe Legolas << non è andata
così. Ti prego, credimi.
>>
<<
Come posso credere a quello che dici? Dopo tutti
questi secoli.. dopo tutto quello che ho patito…
>> proseguì Lùthien
ricordando tutto il dolore che l’Elfo gli aveva provocato
<< io ti odio
>> gli disse infine guardandolo negli occhi
<< ti odio come non ho
mai odiato nessuno in vita mia. >>
Sugli
occhi di Lùthien si potevano intravedere delle
lacrime. Stavano lì, ma non si decidevano a scendere. La
ragazza voleva
dimostrarsi forte e coraggiosa, ma di fronte a quella situazione non ci
riusciva proprio. Quello era il suo punto debole, l’Elfo era
il suo punto
debole a dirla tutta. Non riusciva ad usare la sua forza contro di lui,
non
riusciva a liberarsi dalla sua stretta e soprattutto non riusciva a non
fermare
i battiti accelerati del suo cuore.
Legolas
si sentì pervadere dall’ira e dalla rabbia.
Strinse
ancora di più il braccio della ragazza, senza preoccuparsi
di farle del male.
Lùthien si lamentò e lo implorò di
smetterla, ma il Principe del Reame Boscoso
non ne aveva la ben che minima intenzione.
<<
Ebbene, odiami pure, Lùthien! >>
tuonò l’Elfo
<< odiami, se questo può dare sollievo al tuo
dolore! >> proseguì
alzando il tono di voce << ma sappi che ti
odierò anch’io. Con la stessa
intensità e con la stessa rabbia. Marcirai in quella
prigione assieme a quegli
sporchi Nani! >>
Detto
questo prese a camminare trascinandola con se, senza
nemmeno allentare la stretta sul suo braccio. Lùthien
strinse i denti e cercò
con tutta se stessa di non scoppiare a piangere. Le aveva detto che
l’avrebbe
odiata, ma cosa pretendeva alla fine? Anche lei gliel’aveva
urlato. Non
riusciva a capire però perché si sentisse
così tanto il cuore a pezzi. Sentiva
una rabbia immensa dentro di se, ma al contempo un dolore atroce. Si
sentiva
ancora abbastanza debole e a Legolas sembrava non importasse nulla.
Una
volta arrivati alle prigioni la spinse dentro la sua
cella. Lùthien si accasciò a terra, portandosi le
ginocchia fino al petto e li
avvolse con le sue braccia. L’Elfo chiuse la cella e prima di
girare la chiave
si fermò ad osservarla per qualche secondo. La vide con gli
occhi strapieni di
lacrime e immediatamente strinse sia i pugni che i denti.
Ringhiò e lanciò la
chiave con violenza per poi dare un pugno al muro. Scacciò
fuori un urlo colmo
di rabbia e frustrazione. Cadde a terra in ginocchio e si
portò le mani alla
testa. Lùthien lo osservò, colpita da quella sua
reazione così violenta.
Anche
i Nani avevano osservato attentamente quello che era
successo. Soprattutto Kili. Il piccolo Nano si era aggrappato alle
sbarre della
cella come se avesse l’intenzione di buttarla giù
e correre dalla sua Lùthien.
<<
Vattene, Elfo! >> urlò Kili <<
lasciala
in pace! >>
Legolas
si voltò verso il Nano. Lo osservò con calma e
poi
si decise di avanzare verso di lui. Aveva un’espressione per
niente rassicurante
in viso. Lùthien
pensò subito al peggio
mentre Kili si mostrò pronto ad affrontarlo. La ragazza
balzò subito in piedi.
<<
Legolas! >> urlò per fermarlo <<
lascia
in pace Kili! Lui non c’entra niente! >>
Ma
l’Elfo era già arrivato davanti alla cella del
giovane
Nano. Lo osservò ringhiando e tenendo ben stretti i pugni.
Anche il Nano l’osservava
con disprezzo e puntò i suoi occhi dritti in quelli del
Principe. Lo sguardo di
ghiaccio dell’Elfo gli faceva impressione, ma lui non si
sarebbe di certo
tirato indietro. Legolas
afferrò le
sbarre della sua cella e li strinse forte. Abbassò il capo
fino a quando non si
ritrovò faccia a faccia con il Nano.
<<
Lei non si merita questo trattamento >> gli
disse Kili << Hai capito, Elfo? >>
<<
Tu la guardi troppo >> osservò Legolas
<< dimmi, Nano, non ti sarai mica innamorato di lei?
>>
<<
Non sono affari tuoi! >> ringhiò Kili
<< lasciala in pace! Non vedi che la fai soltanto
soffrire? >>
Legolas
rifletté un attimo sulle parole del Nano. Abbassò
lo
sguardo e poi si voltò verso Lùthien. La ragazza
era aggrappata alle sbarre
della cella, intenta ad osservare il tutto. D’improvviso si
alzò e tornò da
lei. Lùthien si allontanò e appoggiò
la schiena al muro. Voleva mantenere le
distanze dall’Elfo. Appena quest’ultimo le fu
davanti si mise a guardarla con
quel suo sguardo di ghiaccio. Andò a recuperare la chiave
che aveva lanciato
poco fa e lentamente chiuse la cella della ragazza. Non poteva evitare
comunque
di sentirsi male dentro al cuore.
Si
allontanò, esaudendo la richiesta della ragazza. La
lasciò in pace.
Appena
Legolas fu abbastanza lontano, Lùthien non resistette
più e scoppiò in un pianto disperato. I Nani
cercarono di calmarla dicendole
parole rassicuranti, ma quel dolore non poteva essere placato con
parole. Era
la prima volta da tanti secoli che Lùthien piangeva. Aveva
promesso a se stessa
di non farlo mai più, di non piangere per Legolas e per
quello che le aveva
fatto, ma alla fine non era riuscita a mantenere quella forza e quella
corazza.
Lo scudo era caduto e adesso si sentiva debole e nuda. Non poteva nulla
contro
l’Elfo, nulla. Era inerme e fragile, lei che non lo era
più stata da quel
maledetto giorno in cui l’avevano mandata via.
<<
Lùthien, per favore, non piangere >> le disse
Kili preoccupato per lei << non sopporto di vederti
così. >>
Ma
la ragazza non aveva nemmeno forza per rispondere. Si era
accasciata a terra, con la testa fra le ginocchia e con le mani che
premevano
il capo. No voleva farsi vedere in lacrime, ma i suoi lamenti di dolore
l’avevano
tradita.
<<
Non capisco come fai ad amarlo così tanto >>
sbuffò Kili stringendo le sbarre << non
capisco. >>
<<
Kili >> lo riprese Thorin << lasciala
in pace. Ha bisogno di stare da sola con il suo dolore. >>
Kili
annuì rassegnato. Non poteva fare niente per lei, anche
se voleva aiutarla in qualsiasi modo. Il problema era l’Elfo.
Il problema era
il loro orgoglio.
E
si, perché è l’orgoglio ad uccidere
l’amore. L’orgoglio è
un veleno capace di distruggere i sentimenti più profondi.
E’ capace di
rinnegare veri amori. Costringe a un silenzio forzato. Incatena il
cuore e lo
schiavizza al suo volere. E’ come se ci fosse nebbia davanti
agli occhi.
Accecati dalla rabbia e dalla sensazione di essere forti e di fare la
cosa
giusta. Però quando il fuoco si spegne resta solo la fredda
cenere.
Si
rimane vuoti, come la solitudine. E tutto questo fa
morire l’amore, torna il dolore nel cuore insieme al credere
che sia tutta
colpa dell’altro. Si resta nella solitudine, col cuore a
pezzi e freddo. Ed è
così che l’orgoglio uccide l’amore.
Lùthien
passò molto tempo a piangere e nel frattempo i Nani
cominciarono a chiedersi dove diavolo si fosse cacciato Bilbo. Doveva
muoversi
ad aiutarli a fuggire da quel posto.
Nel
tardi, alcune guardie andarono a prelevare Thorin. Re
Thranduil voleva parlare con il Principe dei Nani. Tutti sperarono di
poter
scendere a compromessi, anche se con Thorin era molto difficile. Di
fatti non
appena tornò li informò che alla fine non avevano
concluso niente e che anzi l’aveva
anche mandato a quel paese. I Nani si rassegnarono. Non restava altro
che
sperare nel piccolo Hobbit.
Altre
guardie tornarono da loro e stavolta presero Lùthien.
La ragazza si sorprese non appena i soldati le dissero che Re Thranduil
l’aveva
mandata a chiamare. Deglutì e si fece guidare dalle guardie
verso la sala del
trono. Lungo il tragitto si chiese incessantemente cosa avrebbe avuto
da dirle
il Re. Non poteva nascondere che un po’ lo temeva.
Non
appena fu dinnanzi al sovrano si sentì gelare il sangue.
Le guardie scomparirono lasciando i due da soli. Il Re si
alzò dal suo trono e
scese lentamente per andare da lei.
<<
Suppongo che ti starai chiedendo del perché io ti
abbia chiamata >> prese a parlare il Re <<
ebbene, andrò subito al
dunque. Non amo i giri di parole. >>
<<
Ditemi, Sire Thranduil >> pronunciò
sforzandosi
di essere cortese con quell’essere.
<<
Io devo sapere se… >> riprese a dire
camminandole intorno << se tu ami mio figlio.
>>
Lùthien
sentì un tuffo al cuore. Spalancò gli occhi
stupita
e cercò di non incontrare lo sguardo del Re. A
quest’ultimo però non sfuggiva
nulla, aveva colto il senso di disagio della ragazza.
<<
Non provo niente verso suo figlio >> rispose
poco dopo << oltre che l’odio totale.
>>
<<
Sei sicura? >> le domandò Thranduil
fermandosi dinnanzi a lei << No, perché i tuoi
occhi dicono tutt’altro.
>>
Lùthien
abbassò lo sguardo d’impulso. Non doveva capire
cosa
portava dentro il suo cuore o sarebbe stata la fine per lei.
<<
Non capisco di cosa stiate parlando >>
continuò a dire la ragazza << io.. non..lo..
>>
<<
Nel caso invece che tu lo amassi >> la
interruppe << ti prego di tenerlo per te e soprattutto di
non farlo
sapere a Legolas. >>
Lùthien
alzò lo sguardo e incontrò inaspettatamente
quello
gelido del Re. Rimase incatenata a quegli occhi ghiacciati. Le
ricordavano gli
occhi di Legolas e a quel punto si rese conto che una volta gli occhi
del
giovane Principe erano blu come il mare e non freddi come il ghiaccio.
Rifletté
un attimo su questo dettaglio che fino ad allora le era sfuggito, ma
subito
dopo scacciò via quei pensieri tornando a concentrarsi sul
Re.
<<
E’ cambiato, vero? >> le disse il sovrano
<< E’ diventato freddo, scontroso, a volte
anche prepotente >>
proseguì nel descrivere il figlio << come me
dopotutto. >>
<<
Una volta non era così >> rifletté
ad alta
voce la ragazza << era un Elfo… dolce e
gentile. >>
<<
Si, ricordo bene >> rammentò Sire Thranduil
abbozzando una specie di sorriso << poi però
è cambiato all’improvviso.
>>
<<
E… per quale motivo? >>
Il
Re sorrise e l’osservò per un attimo
<< dici di
odiarlo, ma quando ricordavi come era una volta il tuo viso si
è illuminato d’improvviso
>> le fece notare << e adesso ti chiedi il
perché sia cambiato.
>>
Lùthien
cominciava a perdere le staffe. Il Re la stava
mettendo sotto pressione e a lei questo non andava giù
<< Si può sapere
cosa vuole da me? E’ mai possibile che né lei e
né suo figlio vogliate
lasciarmi in pace?! >>
<<
Dimmi cosa provi realmente! >> tuonò il Re
afferrandole le spalle e stringendola forte << dimmi cosa
senti quando
lui ti sta vicino! >>
<<
Non… non sento niente >> bisbigliò
Lùthien,
cercando di resistere al dolore << mi lasci in pace!
>>
<< Ti rendi
conto che Legolas non ti odia affatto!? >>
ringhiò Sire Thranduil
<< vuoi capire una volta per tutte che lui ti ama?!
>>
Lùthien
spalancò gli occhi inorridita. Il Re si rese conto
di aver detto troppo. Lasciò la presa sulla ragazza e fece
qualche passo
indietro. Abbassò lo sguardo non sapendo più che
dire. Lùthien invece si
sentiva persa.. e.. col cuore che a sentire le parole “lui ti
ama” era andato a
mille.
Hola!
Come va?
Spero
bene :D
Scusate
l’assenza, ma ero a Messina
(l’università T.T è
iniziato il 2 semestre)
Ringrazio
coloro che hanno recensito il precedente capitolo
: :
ewan91-KyraPotteredirectioner-Satana1-dollyvally-ElyforLoki-
Lolamars
Ringrazio
anche
chi ha messo la storia nelle preferite, nelle ricordate e nelle seguite!
Grazie
di cuore!
E
invito a chi ancora non ha detto nulla di intervenire :D
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Capitolo 9 *** La vera grandezza non sta nella forza ma nel cuore ***
Capitolo
9 – La vera grandezza non sta nella forza ma nel cuore
Lùthien
aveva ormai gli occhi persi nel vuoto. Non riusciva
a capacitarsi di quello che aveva appena detto Re Thranduil. Legolas
l’amava,
ma com’era possibile? Era sicura che l’Elfo
l’odiasse, come lui stesso le aveva
urlato la scorsa notte. Il Re si era allontanato da lei con
un’espressione
indecifrabile sul volto. Non credeva nemmeno lui a quello che aveva
appena
osato dire. La ragazza sospirò portando lo sguardo sulle sue
mani, le quali
avevano iniziato a sudare. Indietreggiò di qualche passo e
portò istintivamente
una mano sulla fronte. Non stava capendo più niente. Le
parve come di vivere un
sogno. Scuoté ripetutamente la testa socchiudendo gli occhi.
Senza nemmeno
rendersi conto, portò la mano sul suo cuore. Le stava
scoppiando nel petto e
questo la spaventava molto.
<<
Come può amarmi? >> chiese debolmente
<< lui che adesso è soltanto un blocco di
ghiaccio? >> aggiunse
puntando gli occhi verso il basso << lui che ha quello
sguardo gelido e
freddo. >>
Re
Thranduil ascoltò attentamente le parole della ragazza.
Doveva ammetterlo, Legolas era divento molto freddo, come un blocco di
ghiaccio. Nel corso dei secoli si era sempre domandato se il suo cuore
avesse
mai potuto amare qualcun altro ed era giunto alla conclusione che suo
figlio
era diventato troppo freddo e distaccato per lasciarsi andare di nuovo
all’amore. Ma da quando era tornata Lùthien nella
sua vita, aveva ammesso di
averla sempre amata, quindi la sua freddezza era solo una maschera per
nascondere tutto quel dolore che si era portato dentro per secoli e
secoli. A
volte ripensava a Legolas quando era un bambino buono e gentile e al
giorno in
cui l’aveva portato per la prima volta a Bosco Atro. In
quell’occasione aveva
avuto l’opportunità di conoscere meglio il proprio
figlio. La sua nobiltà
d’animo, il suo cuore puro, l’avevano lasciato
senza parole. Quel bambino però
non c’era più. Al suo posto c’era un
adulto ferito e con una maschera, impassibile
verso coloro che riteneva inferiore a lui e generoso con pochi.
<<
Un cuore di ghiaccio è un cuore spaventato >>
le disse il Re dandole le spalle e andandosi a sedere sul trono.
<<
Cosa… cosa state dicendo? >>
domandò la
ragazza sbattendo ripetutamente le palpebre << lui non
può amarmi, va
bene? Ieri notte mi ha urlato di odiarmi con tutto se stesso.
>>
<<
Non puoi di certo pretendere che ti dicesse di
amarti >> la interruppe il Re << non
ammetterebbe mai i suoi
sentimenti davanti a te. >>
Lùthien
era esasperata. Non capiva le parole di Re Thranduil
ed era anche molto confusa da tutto quello che le stava succedendo.
<< E
sentiamo! Se mi amava per quale motivo quando mi avete mandata via non
ha fatto
nulla per impedirlo?! >>
<<
Perché… >> il sovrano
esitò un po’ nel dire
la verità.
Proprio
nell’istante in cui Sire Thranduil stava per vuotare
il sacco i due udirono il suono di un corno. Lùthien si
voltò di scatto.
D’improvviso una guardia entrò nella sala correndo
a più non posso.
<<
Signore! >> urlò quello << i
prigionieri sono fuggiti! >>
Re
Thranduil s’alzò colto alla sprovvista.
Lùthien sorrise
leggermente dopodiché si mise a correre verso
l’uscita della sala. La guardia
le andrò dietro, ma la ragazza correva come un fulmine. Non appena
arrivò fuori vide Legolas puntare
l’arco verso un Orco e un secondo dopo ucciderlo. Ci mise un
po’ a capire
quello che stava accadendo. In lontananza vide la Compagnia dei Nani.
Erano nel
fiume sotto al ponte e precisamente si trovavano in dei barili.
Riuscì a intravedere
anche il piccolo Hobbit. Sorrise e subito capì che era stato
lui ad aiutarli a
fuggire. D’improvviso però si sentì
afferrare da dietro da uno di quegli
orrendi mostri. Lùthien cercò di svincolarsi, ma
era ancora molto debole.
Legolas era indaffarato a sferrare frecce e ad uccidere Orchi e non si
accorse
che uno di loro aveva preso come prigioniera la ragazza. Il mostro la
tenne
stretta a se e iniziò a correre insieme ai suoi simili
seguendo gli altri della
Compagnia.
<<
No! Lasciami!! >> urlava disperata Lùthien
<< brutto mostro, ti ordino di lasciarmi immediatamente
se non vuoi che
ti prenda a calci e a pugni! >>
<<
Sto morendo di paura >> le disse quello per
prenderla in giro << Se fosse per me ti ucciderei, ma
sono stato
incaricato di portarti viva. >>
Lùthien
rimase un attimo interdetta alle parole dell’orrendo
Orco. A chi doveva portarla? Chi la voleva? Forse era tutto collegato a
quell’occhio avvolto tra le fiamme e al sogno della scorsa
notte. Aveva smesso
anche di lamentarsi e di urlare di tanto che era assorta nei suoi
pensieri.
Intorno a lei c’era in atto una specie di battaglia. Le
guardie di Bosco Atro
avevano appena fatto chiudere il cancello sottostante per impedire ai
prigionieri di fuggire. I Nani erano in trappola e non sapevano cosa
fare. Kili
decise di uscire fuori dal barile e arrampicarsi fino alla leva per
alzare il
cancello. Proprio nel momento in cui riuscì ad abbassare la
leva, un Orco
sferrò una freccia sul giovane Nano colpendolo alla gamba.
Kili soffocò un
grido di dolore, ma riuscì a cadere direttamente nel barile
che aveva lasciato
poco prima. Il cancello si aprì completamente
e i Nani avevano finalmente via
libera. Gli Orchi però continuavano a seguirli.
Lùthien aveva osservato
l’intera scena e mentre i barili venivano trasportati dalla
corrente vide Kili
sofferente per il colpo appena ricevuto.
<<
Kili!!! >> urlò la ragazza preoccupata per le
sue condizioni.
In
quel preciso istante Legolas si voltò e vide la ragazza
fra le braccia dell’orrendo Orco. Gli occhi di
Lùthien s’incrociarono con
quelli dell’Elfo. Non cercò aiuto, non
urlò il suo nome, non disse e non fece
assolutamente niente. Nella sua testa rimbombavano le parole di Re
Thranduil.
Lui l’amava… no, non era possibile. Con uno scatto
incredibile l’Elfo superò
tutti, uccise chiunque gli si parò davanti, ora colpendolo
con le frecce, ora
affondandolo con la sua spada e arrivò d’innanzi
al mostro che aveva intenzione
di portarsi via Lùthien.
<<
Lasciala stare se vuoi vivere ancora >> lo
minacciò l’Elfo.
<<
Spostati, ragazzo >> gli intimò quello
<< lei mi serve. >>
<<
Ti ho detto di lasciarla! >> tuonò Legolas
perdendo le staffe.
L’Orco
indietreggiò di qualche passo. L’Elfo aveva urlato
con un tale impeto d’averlo fatto muovere inconsciamente.
Lùthien non aveva
ancora aperto bocca. Voleva dirgli che non le serviva il suo aiuto, che
ce
l’avrebbe fatta anche da sola, ma sapeva bene che avrebbe
detto solo l’ennesima
bugia. Per non
parlare poi dello sguardo
che aveva Legolas. Forse non la odiava per davvero, o forse non voleva
che
l’Orco la portasse via per torturarla lui stesso. Mille
pensieri le occupavano
la mente. Proprio in un momento delicato come quello. Legolas
afferrò
prontamente l’arco e puntò una freccia alla gola
dell’orrendo mostro. Lùthien
spostò leggermente gli occhi sulla punta della freccia.
Deglutì con la paura a
mille che l’Elfo potesse sbagliare e invece che colpire
l’Orco colpisse lei.
Inaspettatamente il mostro la lasciò
andare
anche se non in modo molto delicato. Infatti la spinse con violenza
addosso
all’Elfo, il quale aveva fatto appena in tempo ad abbassare
l’arco e ad
afferrarla tenendola fra le sue braccia. Lùthien si
ritrovò attaccata al
corpo di Legolas. Arrossì violentemente e
sciolse l’abbraccio, rimettendo le braccia giù per
poi spostarsi di qualche
centimetro. Come si voltarono verso l’Orco, videro che
quest’ultimo nel
frattempo aveva afferrato il suo arco e adesso lo stava puntando su di
loro.
Lùthien si aggrappò nuovamente al corpo
dell’Elfo e anche quando si accorse di
essere appiccicata a lui non si scostò.
<<
Non pensare chissà che cosa, adesso >> gli
sussurrò all’orecchio << sollevami.
>>
<<
Cosa? >> le domandò interdetto
l’Elfo.
<<
Fallo! >> gli ordinò la ragazza.
Fu
così convincente che Legolas non se lo fece ripetere
un’altra volta. L’afferrò dalle braccia
e la sollevò. Le gambe della ragazza
riuscirono a far volare via l’arco dell’Orco. Con
un’abile mossa Lùthien
afferrò l’arco e lo puntò alla gola del
mostro. Legolas osservò l’intera scena
divertito e curioso al tempo stesso. Era stata molto agile, lo doveva
ammettere. Un tempo non era affatto così.
<<
Aspetta! >> la fermò << non lo
uccidere. >>
<<
E perché? >>
chiese la ragazza stupita << merita di
morire. >>
<<
Può servirci. >>
Detto
questo Legolas afferrò l’Orco e lo tenne stretto
in
modo da non permettergli di fuggire. Nel frattempo Lùthien
si era voltata verso
il fiume. I suoi amici erano già abbastanza lontani e una
dozzina di Orchi li
stava inseguendo. Era in pensiero per Kili. Il povero Nano era stato
ferito e
le sue condizioni avrebbero potuto aggravarsi. Legolas vide la sua
espressione preoccupata
e capì il motivo per il quale fosse così
sofferente. Strinse ancora di più la
sua stretta sull’Orco dopodiché
richiamò la ragazza e le ordinò di seguirlo.
<<
Io devo andare con i miei amici >> gli disse
guardandolo negli occhi << non posso abbandonarli.
>>
<<
Cosa pensi di fare? Di affrontare tutti quegli
Orchi da sola?! >> proseguì l’Elfo
avvicinandosi a lei << andiamo
da mio padre, dopo vedremo cosa possiamo fare. >>
L’afferrò
violentemente dal polso mentre altri soldati
dell’esercito appena giunti si preoccuparono di prendere con
loro il
prigioniero. Lùthien però non voleva di che
saperne di restare. La Compagnia
aveva bisogno di lei, soprattutto Kili. Il suo amico era ferito e se
gli fosse
successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato. Portò la
mano su quella
dell’Elfo che le teneva stretta il polso. Legolas si
fermò e la guardò per un
attimo dritta negli occhi. A Lùthien parve di morire.
<<
Non posso restare >> sibilò abbassando lo
sguardo.
<<
Hai per caso dimenticato che sei anche tu una
prigioniera? >> le domandò freddamente il
Principe << non ti sto
invitando a restare. Te lo sto ordinando. >>
La
ragazza rimase di stucco. Quel suo comportamento freddo e
distante le faceva congelare il sangue. Legolas ricominciò a
camminare trascinandola
con se mentre Lùthien pensò che fosse arrivata
l’ora di fargli capire chi era
veramente. Sollevò la gamba e riuscì a colpirlo
dandogli un poderoso calcio.
L’Elfo fu colto alla sprovvista e ritrovatosi con le
ginocchia a terra sgranò
gli occhi super confuso. Nemmeno il tempo di capire chi, come e quando
che Lùthien
gli saltò addosso mettendogli le braccia intorno al collo.
Legolas scoppiò a
ridere e la ragazza rimase di sasso. Le guardie erano già
entrate a palazzo,
nessuno per fortuna si era accorto di niente. L’Elfo
portò una mano al braccio
di Lùthien e con un’abile mossa la
scaraventò a terra e precisamente sotto di
se.
<<
Che hai da ridere, Elfo?! >> ringhiò la
ragazza infastidita.
<<
Mi hai fatto il solletico >> rispose quello
ridendo ancora come un bambino << cosa volevi fare?
>>
Lùthien
era sconvolta. Aveva usato tutta la sua forza nello
sferrare quel calcio e anche quando aveva stretto il suo collo tra le
sue
braccia. Qualcosa non andava. Tutta la forza le era come scomparsa nel
nulla.
Guardò l’Elfo, che le stava quasi di sopra, ridere
come non rideva da ormai
tanto tempo. Ricordò quel sorriso che tanto aveva amato.
Sorrise leggermente
anche lei e arrossì per la vergogna. Legolas
sentì un dolce calore al petto e
senza accorgersene portò la mano al viso della ragazza.
Quest’ultima non disse
niente, lo lasciò fare. Appena sentì la sua mano
sulla pelle ebbe un sussulto e
chiuse gli occhi per un secondo. Legolas sorrise e fece scorrere le
dita lungo
il suo profilo. Come sfiorò la bocca della ragazza,
quest’ultima si sentì
morire. L’Elfo ricordò il giorno in cui aveva
avuto il coraggio di baciarla.
Non aveva mai dimenticato quell’attimo meraviglioso. Il cuore
batteva
all’impazzata al solo ricordo. Poi d’improvviso si
ricordò delle parole piene
d’odio che la ragazza gli aveva urlato la sera prima.
Ritrasse la mano e si
alzò ritornando l’Elfo freddo di sempre.
Aiutò Lùthien ad alzarsi e senza dire
una parola tornarono a palazzo. La ragazza si chiese cosa gli fosse
passato per
la testa visto il suo cambiamento improvviso.
Appena
furono d’innanzi a Re Thranduil i soldati furono
congedati. Nella sala del trono rimasero soltanto Legolas,
Lùthien, il Re e
l’Orco prigioniero. Il Sovrano non aveva voluto mandare via
la ragazza e
quest’ultima era rimasta molto stupita per la sua decisione.
<<
Tale è la natura del male >> prese a dire il
Re << là fuori nella vasta ignoranza del mondo
s’inasprisce e si propaga
un’ombra che cresce nel buio >> aggiunse
camminando su e giù intorno a
loro << un’insonne malanimo tanto nero quanto
l’imminente muro della
notte. Così è sempre stato. Così
sarà sempre >> si fermò
d’improvviso
volgendo lo sguardo verso la bestia << col tempo tutte le
cose orrende si
fanno avanti. >>
<<
Stavate seguendo una Compagnia di 13 Nani >>
intervenne Legolas che teneva ben premuta la spada alla gola
dell’Orco <<
perché? >>
<<
Non più 13 >> rispose l’orrenda
creatura
<< quello giovane, l’arciere dai capelli neri,
l’abbiamo infilzato con
una freccia morgul >> proseguì volgendo lo
sguardo su Lùthien << il
veleno ce l’ha nel sangue. Presto soffocherà.
>>
La
ragazza s’irrigidì e strinse forte i pugni.
Legolas volse
lo sguardo su di lei e rimase colpito nel vederla con
quell’espressione sul
volto.
<<
Rispondi alla domanda che t’hanno appena fatto,
mostro! >> tuonò Lùthien con la
rabbia a mille.
<<
Io non me la farei nemica >> intervenne
Legolas mettendolo ironicamente in guardia.
<<
Ti piace stroncare vite, eh? >> aggiunse
Lùthien avvicinandosi << ti piace la morte?
>> non riusciva più a
controllare la sua ira << bene, lascia che te la dia!
>>
Prima
che potesse avventarsi sul corpo dell’orrendo Orco, Re
Thranduil la fermò in tempo. Chiamò due delle sue
guardie e la fece portare via
dalla sala. Legolas non le tolse gli occhi di dosso fino a quando non
scomparve
da dietro le mura. La ragazza era molto arrabbiata sia
perché non aveva avuto
la possibilità di uccidere l’Orco e sia
perché Re Thranduil l’aveva mandata via
in quel modo. Per non parlare di Legolas che non aveva aperto bocca.
<<
Non mi interessa affatto un Nano morto >>
riprese a dire Re Thranduil << rispondi alla domanda. Non
hai nulla da
temere. Dicci quello che sai e io ti lascerò libero.
>>
<<
Avevi l’ordine di ucciderli. Perché?
>>
intervenne Legolas << Cos’è Thorin
Scudodiquercia per te? >>
<<
Quel Nano mezza tacca ! >> sbraitò il mostro
<< non diventerà mai Re. >>
<<
Re? >> replicò l’Elfo
<< non c’è un Re
sotto la Montagna né ci sarà mai >>
aggiunse << nessuno oserà
entrare a Erebor fin tanto che il drago vive. >>
<<
Tu non sai niente >> lo interruppe l’Orco
<< il tuo mondo brucerà. >>
<<
Ma che cosa stai dicendo?! >> esclamò
inorridito Legolas << parla! >>
<<
Il nostro momento si è ripresentato >>
continuò il mostro << il mio padrone serve
l’Unico. >>
Re
Thranduil si era fermato di colpo. Le parole dell’Orco
l’avevano
lasciato di sasso. Il suo padrone serve l’Unico. Lui sapeva
bene a chi si
riferiva o meglio, sperava tanto che non fosse quello che credeva lui.
<<
Perché stavi portando via la ragazza? >>
domandò ancora Legolas << chi è che
la vuole? >>
<<
Il mio padrone >> rivelò nuovamente
<<
è sua e la rivuole. >>
Legolas
strinse d’impulso la stretta sull’Orco. Le sue
parole fecero crescere in lui una rabbia immensa. Guardò per
un attimo suo
padre e quest’ultimo rimase ancora più colpito
rispetto all’affermazione di
prima. Era tutto collegato all’Unico. Non poteva essere.
<<
Adesso capisci, Elfo? >> proseguì
l’Orco
<< la morte è sopra di voi >>
aggiunse << le fiamme della
guerra sono sopra di voi! >> urlò per poi
essere inaspettatamente
decapitato per mano di Re Thranduil.
Legolas
rimase con la testa dell’Orco tra le mani. Sbuffò
e
lasciò cadere la testa del mostro per terra.
<<
Perché l’hai fatto? >>
domandò al padre
<< avevi promesso di liberarlo. >>
<<
Ed è così >> rispose Sire Thranduil
<<
ho liberato la sua testa dalle sue miserabili spalle. >>
<<
C’era altro che l’Orco poteva dirci
>> gli
fece notare il figlio.
<<
Nulla di più poteva dire a me >> disse per
poi voltarsi e incamminarsi verso chissà dove.
<<
Che cosa intendeva con le fiamme della guerra?
>> domandò ancora il Principe.
<<
che stanno per sguinzagliare un’arma talmente
grande da poter distruggere ogni cosa davanti a sé
>> rivelò il Re
proseguendo a camminare per la sua strada << sia
raddoppiata la
sorveglianza ai nostri confini. Tutte le strade, tutti i fiumi. Nulla
si muova
che io non sappia >> proseguì voltandosi verso
Legolas << Nessuno
entra in questo Regno. E nessuno lo lascia. >>
Legolas
obbedì agli ordini di suo padre. Gli venne in mente
di andare a cercare Lùthien, ma prima si diresse verso
l’entrata del palazzo.
Doveva dire alle guardie di chiudere i cancelli per ordine del Re. Qui
però
venne informato di una brutta notizia.
<<
Signore, e la ragazza? >> chiese una delle
guardie.
<<
La ragazza cosa? >> domandò Legolas cambiando
radicalmente espressione.
<<
E’ fuggita >> rivelò la guardia
<< è
andata alla ricerca di quei Nani. >>
Legolas
sospirò e chiuse gli occhi. Si voltò verso le
guardie e si incamminò verso l’uscita del palazzo.
Rimase per un po’ lì fuori per
decidere sul da farsi. Suo padre era stato chiaro. Nessuno entrava nel
Regno e
nessuno lo lasciava. Doveva obbedire a lui, al suo Re, a suo padre. La
testa
gli diceva di lasciarla andare per la sua strada, di non pensare
più a lei, perché
infondo l’odiava e non l’avrebbe mai amato. Ma il
cuore… il cuore gli diceva di
correre da lei.
<<
La mente si lascia sempre abbindolare dal cuore
>> bisbigliò fra se e se per poi prendere a
correre alla ricerca di Lùthien.
Non
era andata molto lontana. L’avrebbe raggiunta in un
baleno. Solo che temeva la sua reazione nel sapere che
l’aveva seguita. Aveva disubbidito
a suo padre e non aveva giustificazioni. Tutto perché non
voleva perderla di
nuovo. Non avrebbe sopportato un altro addio da parte sua. Doveva fare
qualcosa
per farle capire che il loro odio era infondato. Magari non
l’avrebbe mai
amato, però forse avrebbe potuto dargli
quell’affetto che c’era tra di loro
quando erano ragazzini. Si sarebbe accontentato anche della sua
amicizia. Tutto
pur di averla accanto.
Quando
la raggiunse stette ben attento a non farsi vedere e
sentire. Voleva starle dietro per un po’ senza farsi vedere.
D’improvviso però
la ragazza udì dei passi dietro di lei. Si voltò
di scatto puntando l’arco
contro il nemico. Legolas fece lo stesso, al contrario di lei
però aveva un
sorrisetto dipinto sul volto.
<<
Dove hai preso quell’arco? >> le chiese
l’Elfo.
<<
E’ mio >> fu la risposta della ragazza
<< me lo sono ripreso. >>
Legolas
l’abbassò e lo stesso fece Lùthien. Si
guardarono
per qualche secondo, poi l’Elfo decise di avvicinarsi a lei.
<<
Lùthien, non puoi dare la caccia a tutti quegli
Orchi da sola >> le disse preoccupato.
<<
Oh per favore >> sbuffò la ragazza
<<
tornatene nel tuo regno. >>
<< Ho
disobbedito a mio padre per venirti a cercare >> le
rivelò << torna
con me, ti prego. >>
<<
No! >> ringhiò Lùthien
<< quei mostri
raggiungeranno i Nani. >>
<<
Non è la nostra battaglia! >> tuonò
Legolas.
<<
E’ la mia battaglia, come lo è anche per te!
>> contrattaccò Lùthien <<
E’
la nostra battaglia. Con ogni vittoria questo male si
rafforzerà. Se tuo padre
non vuole fare nulla puoi benissimo tornare a nasconderti nel tuo regno
insieme
a lui >> proseguì la ragazza <<
E lasciare che l’oscurità cali.
>>
<<
Abbiamo vissuto per secoli al sicuro fra le mura
del nostro Regno >> la interruppe Legolas
<< nessuno è mai riuscito
ad entrarvi. >>
<<
Ma non facciamo parte anche noi di questo mondo?!
>> esclamò Lùthien avvicinandosi
all’Elfo di qualche passo.
Legolas
la guardò per un attimo infinito. Si perse in quei
suoi occhi color quercia. Aveva ragione lei. Qualcosa di oscuro stava
calando
sulla Terra di Mezzo e bisognava fare qualcosa invece che starsene
nelle mani
in mano.
<<
Lo fai per lui? >> le domandò poco dopo
<< tu… lo .. ami? >>
Lùthien
ci mise un po’ a capire a chi si riferisse l’Elfo.
Si trattenne nel non scoppiare a ridere. Voleva bene a Kili, ma come un
amico,
come un migliore amico, e nient’altro. No,
non lo amava, anche se quel piccolo Nano aveva dimostrato
di tenere
molto a lei, anche più di quanto avesse dovuto. Ma dopotutto
è il cuore a
scegliere a chi appartenere.
<< Gli voglio
bene >> rispose la ragazza << è
un mio caro amico. >>
<<
Mi stai dicendo la verità? >>
<<
Legolas >> pronunciò esasperata
<< non
sei la persona più adatta con cui parlare dei miei problemi
di cuore nè io per
parlare dei tuoi. >>
<<
E allora perché lo fai? >> domandò
ancora.
Lùthien
sospirò profondamente. Un tempo Legolas avrebbe
accettato di aiutare qualsiasi persona si trovasse nei guai, senza
chiedere perché,
senza fare alcuna domanda. Quel bambino non c’era
più, era scomparso insieme al
suo cuore buono.
<<
La bontà d’animo non è una maschera per
ricoprire
abissi >> puntò dritta i suoi occhi in quelli
di Legolas << né un
abito da indossare solo in qualche occasione >>
proseguì affondando in
quell’azzurro gelido << o un vuoto da colmare
con parole altrui raccattate in giro o prese in prestito.
>>
<<
Che intendi dire? >> le domandò
confuso.
<<
La bontà d’animo o
c’è, o non c’è, e se
c’è non strilla o si vanta ammantandosi di penne
di
pavone, ma traspare in ogni istante da quel che ognuno è e
ognuno fa >>
cerca di spiegargli la ragazza << è una luce
soffusa e discreta che
irradiandosi accarezza tutto quello che tocca. >>
<<
Quindi tu aiuti
gli altri perché è quello che senti di fare
dentro di te >> rifletté
Legolas << Ho sempre saputo che in te la vera grandezza
non era la tua
forza, ma il tuo cuore. >>
<<
Anche tu eri così
un tempo >> ammise Lùthien <<
anche tu avevi un cuore buono e
gentile. Davi senza ricevere niente in cambio. Eri tu quello che aveva
un cuore
d’oro, io ero soltanto una ragazzina che si cacciava in un
mucchio di guai.
>>
<<
Sei soltanto
diventata un pochino più alta, Lùthien
>> sorrise nel dirlo << non
sei cambiata più di tanto. >>
La
ragazza ricambiò
leggermente il sorriso. La stava prendendo in giro e stranamente la
cosa le
piaceva.
<<
Scusami per quello
che ti ho detto l’altra notte >> disse
voltandogli le spalle << non
lo pensavo veramente. >>
Legolas
rimase sul serio
colpito << Non lo pensavo neanche io. >>
Lùthien
si voltò
leggermente per guardarlo. Si sorrisero avvicenda e al calar del sole
partirono
a caccia di Orchi.
Hola!!!
Come state? Bene??
Io sono stata di nuovo ammalata ! T.T
Ma
vabbè :D spero che
questo capitolo vi sia piaciuto
Colgo
l’occasione per ringraziare tutte colore che hanno recensito
il capitolo
precedente : ewan91-KyraPotteredirectioner-Satana1-dollyvally--
Lolamars-SkyscraperWrites
Ringrazio
anche
chi ha messo la storia nelle preferite, nelle ricordate e nelle seguite!
Grazie
di cuore!
E
invito a chi
ancora non ha detto nulla di intervenire :D
VI
INVITO A
RESISTERE! UOMINI DELL’OVEST! :3!
E
vi invito
anche a votare il nostro Leggy in queste 2 nominations agli MTV AWARDS
(potete
votare anche duemiliardi di volte al giorno collegandovi col vostro
profilo di
twitter o di face book, sul sito di MTV)
Nomination for best fight for 2014
http://www.mtv.com/ontv/movieawards/2014/best-fight/
Nomination for best- on screen transformation
http://www.mtv.com/ontv/movieawards/2014/best-on-screen-transformation/
FACCIAMOLO VINCERE, SUVVIA!
OKAY,
ORA VI
LASCIO.
BYE
SCARL.
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Capitolo 10 *** L'unica verità che si può trovare, è la verità su se stessi. ***
Capitolo 10 - L’unica verità che si può trovare, è la verità su se stessi.
Erano in viaggio da giorni. Ma entrambi non avevano ancora fatto i conti con i sentimenti che provavano l’un l’altro. Legolas sapeva la verità, sapeva che Lùthièn non l’aveva mai abbandonato e che era stata tutta opera di suo padre. E dal canto suo la ragazza conosceva i sentimenti che l’Elfo nutriva nei suoi confronti. Ella però ignorava il fatto che Legolas non avesse nessuna colpa sui fatti successi anni prima, quando Re Thranduil la spedì da Sire Elrond. Entrambi si amavano, ma preferivano tenerlo nascosto. Forse per orgoglio, o forse perché ancora non si erano resi conto di quanto forte e speciale fosse il loro amore.
Un amore sopravvissuto secoli.
<< Lùthien! >> urlava il Principe Legolas << ma dove ti sei cacciata? >>
La cercò dappertutto, ma solo quando alzò il capo verso il cielo, si accorse che la ragazza se ne stava in cima a un albero, intenta a guardare qualcosa. Subito l’Elfo prese a salire sul tronco per raggiungerla.
<< Finalmente >> disse appena le fu vicino.
Lùthien ebbe un leggero sussulto non appena si accorse che Legolas le stava accanto. Lo guardò per un secondo, come se si fosse persa in quei suoi occhi color cielo.
<< Devi per forza starmi così vicino? >> Chiese con tono sprezzante.
<< Oh…perdonami >> disse subito l’Elfo mortificato << credevo fossimo compagni di viaggio. >>
<< Ascoltami bene >> iniziò a dire la ragazza << ho acconsentito di farti venire con me perché tu hai insistito >> continuò imperterrita << e anche perché forse avrò bisogno di te per salvare i miei amici. Però questo non significa che se mi allontano per cinque minuti tu devi subito venire a cercarmi. Hai capito,Elfo? >>
Legolas deglutì appena Lùthien volse a termine il suo discorso. Quella ragazza era inavvicinabile, non sapeva come fare per poterle stare accanto per almeno cinque minuti senza che lei andasse in escandescenza. Decise di allontanarsi di qualche centimetro per accontentarla.
<< Cosa stavi guardando? >> Le chiese dopo poco. << Sempre se posso saperlo. >>
La ragazza sbuffò. << Stiamo inseguendo un branco di Orchi, o no? Sto cercando di concentrarmi per capire dove si stanno dirigendo. >>
<< Mi sorprendi ogni giorno sempre di più >> le disse sorpreso. La guardò incantato << come fai? >>
<< Gandalf mi ha insegnato le arti magiche. Tutto quello che so lo devo a lui. >>
L’Elfo sorrise << non mi riferivo a questo. >>
Lùthien si voltò lentamente verso di lui, sorpresa dalle sue parole. << E a cosa? >>
<< Come fai ad essere…così meravigliosa? >> le disse infine.
Per un attimo la ragazza parve sciogliersi. Ma subito si ricordò di tutto quello che Legolas le aveva fatto passare e ritornò fredda e scontrosa come sempre. Diede un colpo sul braccio all’Elfo e si alzò.
<< Andiamo >> gli disse << se indugiamo ancora rischiamo di perderli. >>
Legolas non poté far altro che seguirla. Sospirò profondamente e alzò d’impulso gli occhi al cielo. Lei lo odiava ancora, ne era sicuro. E il suo odio gli faceva male, tanto male. Doveva far qualcosa, doveva dirle tutta la verità. Forse non l’avrebbe creduta,ma all’Elfo non importava. E poi a preoccuparlo si aggiungeva anche la questione dell’Orco che voleva rapirla. Perché? Si chiedeva in continuazione. Perché quell’Orco voleva portarla dal suo padrone? Abbandonò i suoi pensieri per correre dietro alla ragazza. Doveva sbrigarsi oppure l’avrebbe persa di nuovo. La cosa che più gli dava fastidio era che proseguiva da sola per la sua strada, senza nemmeno preoccuparsi se lui vi fosse o meno. Quella sua freddezza lo stava facendo impazzire.
Ma Lùthien stava impazzendo, forse, anche più dell’Elfo. Alcune volte non riusciva a staccare lo sguardo dal Principe. Era bello. Ogni suo particolare la incantava, e lei ne era meravigliata. Nessuno aveva mai attirato così tanto la sua attenzione. E poi quel suo sguardo di ghiaccio…guardare i suoi occhi le faceva male. Perché quegli occhi un tempo non erano così, non erano freddi e distaccati come il ghiaccio. Gli occhi di Legolas erano gentili, caldi e pieni d’amore. Quel suo sguardo blu intenso oramai non era che un ricordo. Stava diventando, a poco a poco, sempre più simile a suo padre. E forse, era proprio ciò che Sire Thranduil aveva cercato di fare : farlo crescere a sua immagine e somiglianza. Lùthien odiava Re Thranduil, lo disprezzava con tutta se stessa. E a quel punto si era resa conto che per anni aveva odiato la persona sbagliata. Aveva concentrato tutta la sua ira e la sua rabbia su Legolas, senza pensare mai al Re. Solo ora capiva, il colpevole non era che suo padre, non Legolas. E anche se il Principe aveva acconsentito a farla mandare via, non aveva fatto altro che stare al volere di suo padre, del suo Re. Legolas probabilmente non avrebbe potuto fare nulla per ostacolarlo.
“ Si ma…se è vero che gli stavo a cuore…non avrebbe acconsentito di mandarmi via” , si diceva la ragazza tra sé e sé.
Più ci pensava e più credeva di impazzire. Sire Thranduil le aveva detto che Legolas la amava…ma Lùthien si rifiutava di credere alle sue parole. Non poteva amarla. Era impossibile.
Al calar del sole, Legolas pensò bene di cercare della legna per accendere il fuoco. Lui non avrebbe avuto problemi a viaggiare anche di notte ma Lùthien non era un Elfo, e aveva bisogno di riposare.
Non appena Legolas le accese il fuoco, la ragazza si sedette per riscaldarsi. L’aria era cambiata. E anche se non lo dava a vedere, aveva molto freddo. L’Elfo si mise a guardarla e notò che la luce del fuoco faceva brillare i suoi capelli. In quel momento sentì il desiderio di allungare una mano per accarezzarglieli, ma qualcosa gli disse che era meglio starsene al proprio posto. Non voleva fare qualcosa di sbagliato.
<< A cosa stai pensando? >> decise di chiederle << sembri così…assente. >>
<< A…a…niente, va tutto bene >> rispose lei imbarazzata.
Legolas non si arrese. Si alzò e andò a sedersi accanto alla ragazza. Non era più il ragazzino timido di una volta. Era cresciuto oramai, e di certo non si sarebbe arreso davanti all’indifferenza di Lùthien. Stare vicino a lei lo rendeva strano. Provava delle cose che non sapeva nemmeno lui stesso spiegare. Sorrise quando si rese conto che la ragazza aveva iniziato a sfregare nervosamente le sue mani. Si avvicinò ancora un po’, fino a quando non fu abbastanza vicino al suo orecchio.
<< Sei…ancora più bella di quanto ricordassi, lo sai? >> le sussurrò.
<< Smettila >> disse prontamente la ragazza, senza riuscir però a nascondere il suo imbarazzo << io…non voglio che mi stai così vicino. >>
Lùthien fece per alzarsi, ma subito Legolas le afferrò la mano. << No…io devo dirti delle cose. Ti prego, non scappare via, e soprattutto…ti supplico di restare zitta e ascoltarmi. >>
Lei si arrese e si rimise a sedere. Era riuscito a farla tacere solo con il suo sguardo. E i battiti del cuore della ragazza accelerarono a dismisura…
<< Quando…tu te ne sei andata da Reame Boscoso…mio padre mi disse che era stata una tua scelta. Io non volevo crederci. Tu…mi avevi abbandonato e così…iniziai a odiarti. O meglio, ho provato a odiarti. Solo in seguito…ho scoperto che…mio padre aveva mentito a entrambi. Ti aveva detto che io ero d’accordo nel farti andare via. L’aveva fatto per…divederci…perché temeva che… >>
La ragazza lo interruppe. << Allora è…stato tuo padre? Ci ha ingannato entrambi? >> domandò sconvolta.
Legolas annuì << sì, è stata tutta opera sua. >> >>
<< E’ un essere spregevole >> continuò Lùthien sprezzante.
<< Lo so. Di solito un padre non rovina la vita al proprio figlio, ma lui dice di averlo fatto per me, per il mio bene. >>
<< Per…il tuo bene? Non capisco. >>
L’Elfo sorrise e alzò una mano per accarezzarle il viso. << Ricordi…quella volta in cui tu cadesti nel fiume ed io ti portai in salvo? >>
Lùthien annuì leggermente. Il suo cuore iniziò a battere ancora più forte. E aveva anche iniziato a tremare, ma non per il freddo. Tremava perché c’era Legolas accanto a sé che le accarezzava dolcemente il viso.
<< Io non capivo cosa mi stesse succedendo. Provavo per te un sentimento molto forte. E in quell’occasione…ti ho dato un bacio. >>
La ragazza ricordava quell’episodio come se fosse accaduto ieri. Le mancava l’aria solo al pensiero delle labbra di Legolas sulle sue. Senza accorgersene spostò lo sguardo proprio sulla bocca dell’Elfo, e quest’ultimo sorrise per la sorpresa. I cuori di entrambi sembravano scoppiare dal desiderio che avevano di baciarsi. Questa volta però si trattava di un bacio vero, e non di un leggero sfiorar di labbra.
Proprio in quel preciso istante, quando i loro visi erano vicini, Lùthien sentì un forte calore alla testa. Si accasciò a terra, mentre si teneva il capo con le mani. Urlava dal dolore e Legolas non sapeva cosa fare per aiutarla.
<< Lasciami in pace! >> urlava la ragazza come se fosse impazzita.
Nella sua testa sentiva di nuovo quella voce. Quella voce che la chiamava, che la desiderava.
<< Tinùviel. Ti sto aspettando. >>
Legolas la avvolse nel suo abbraccio, nell’intento di placare il male che sentiva. L’Elfo si rese conto che forse, il mal’essere di Lùthien fosse legato a qualcos’altro. Qualcosa di malvagio. Suo padre, Thranduil, lo sapeva bene. Per questo la temeva e aveva preferito sbarazzarsene.
La vicinanza dell’Elfo riuscì a calmare la povera ragazza. Piano piano il dolore alla testa passò del tutto e lei si abbandonò completamente tra le braccia di Legolas.
<< Va tutto bene. Tranquilla, scopriremo chi è che ti vuole. >>
<< Mi…chiama…Tinùviel. Io sono Lùthien, non capisco >> rispose la ragazza parlando a fatica.
L’Elfo sospirò << Non capisco neanche io. Tu ora non ci pensare, riposa. Troveremo un modo… >>
<< Sai una cosa? >> continuò Lùthien mentre chiudeva gli occhi << quando…tu mi abbracci…il dolore scompare. Tu sai perché? >>
<< No….non lo so. Ora dormi….domani dovremo proseguire. >>
Lùthien non disse più nulla. Si era addormentata tra le braccia del suo Elfo. E da parte sua Legolas era felice di poterla tenere accanto a sé, tra le sue braccia. Quel momento gli ricordava quando da ragazzini si erano avventurati a Bosco Atro. E proprio come allora, si erano dovuti accampare. Gli sembrava come se avesse davanti quella ragazzina di un tempo. Dolce e timida, ma allo stesso tempo coraggiosa e caparbia. Forse l’indomani sarebbe tornata distante e indifferente, ma quella sera poteva almeno guardarla dormire beatamente, stretta a sé.
Il giorno seguente quando Lùthien riaprì gli occhi, non vide Legolas accanto a sé. Sorrise d’impulso, ricordando di aver dormito tra le sue braccia. Subito dopo si alzò e si mise un attimo a riflettere su dove possa essere finito l’Elfo. Proprio in quel momento sentì delle mani intorno alla sua vita. Si voltò di scatto, alzando il braccio con l’intento di sferrare un pugno. Prontamente Legolas bloccò la sua mano con la propria.
<< Legolas! Sei … sei tu! >> esclamò sorpresa << perdonami…non … >>
L’Elfo la stizzì immediatamente. << Shh. Non è successo niente, tranquilla. >>
Lei si rilassò ma subito si rese conto di avere le sue mani addosso. Legolas le sorrideva senza staccarle gli occhi di sopra per nemmeno un attimo. Lùthien non sapeva cosa dire. Ora che anche lei sapeva la verità, tutto l’odio era di colpo scomparso. Quell’odio insensato e inesistente non c’era più a ostacolarli.
<< Tempo fa….mio padre mi aveva promesso a una principessa di razza Elfica >> le disse d’improvviso << dovevamo sposarci, ma al momento di dire si…io non ci sono riuscito. Le ho detto che non potevo. >>
Lùthien deglutì e abbassò lo sguardo. Quella vicinanza le faceva perdere tutte le forze in suo possesso. Non capiva perché Legolas le stava raccontando quell’episodio. Il solo pensiero di saperlo sposato ad un’altra le faceva contorcere lo stomaco.
<< E perché…non potevi? >> si decise a domandare.
Lui sorrise ancora una volta. << Perché in quel momento, quando avrei dovuto dire “ sì, lo voglio” mi sei venuta in mente tu. >>
Lùthien si sentì morire per l’immensa gioia che provava in quel momento. Aveva ragione Re Thranduil, Legolas la amava. Sorrise col cuore che sembrava volesse scoppiare dalla felicità.
Un rumore quasi percettibile interruppe i due.
Legolas mollò Lùthien e si girò di scatto verso la direzione in cui aveva sentito provenire il rumore. La ragazza portò subito la mano ad afferrare l’arco.
D’improvviso spuntarono una dozzina di Orchi. Legolas li affrontò con la propria spada, mentre Lùthien sferrava frecce contro quei mostri. Era troppo concentrata a coprire le spalle a Legolas per occuparsi delle proprio. E così un Orco la prese da dietro. Il mostro riuscì nell’intento di farle cadere l’arco a terra e nel frattempo avvolse il suo collo con le sue viscide mani.
<< Tinùviel…il mio padrone ti attende. E’ inutile che cerchi di resistere, lui ti vuole…e ti avrà. >>
<< Lasciami! Mmm..ostro! >> cercava di dire la ragazza, ma l’aria cominciava a esaurirsi.
<< Tu non sai chi sei….se vieni con me, lo saprai. >>
Lùthien stava per perdere totalmente i sensi, ma capiva cosa le stava dicendo quel mostro. Lui sapeva la sua vera identità. Avrebbe potuto rispondere alle sue domande. Nessuno era riuscito a darle una risposta prima di allora, su cosa fosse realmente. E ora….aveva la verità a un passo da lei.
In una frazione di secondi si ritrovò a terra, mentre l’Orco cadeva all’indietro con la lama di una spada conficcata nel petto. Legolas l’aveva salvata, di nuovo.
<< Lùthien! Stai bene? Non ti ha fatto del male, vero? >>
L’Elfo aiutò la ragazza a mettersi in piedi. Respirava affannosamente ma non aveva alcuna intenzione di mettersi a riposare.
<< Dove sono gli altri mostri? >> chiese.
<< Li ho messi in fuga. …cosa ti ha detto quello? >>
<< Niente. Seguiamoli! >>
La ragazza si mise a correre inseguita da Legolas. Quest’ultimo cercava di chiamarla, di dirle di fermarsi per recuperare le energie. Lùthien però sembrava non sentirlo. Solo quando l’Elfo si parò davanti, allora dovette guardarlo negli occhi.
<< Io…devo scoprire chi sono! Quell’Orco sapeva la mia vera identità. E se li seguo…magari scoprirò qualcosa in più >> fu costretta a rivelargli. << Lasciami proseguire, ti prego. >>
Legolas non sapeva cosa fare. Di sicuro non l’avrebbe lasciata proseguire da sola. << Quel branco di Orchi sta andando a Pontelagolungo. >>
<< Bene, andremo lì >> disse la ragazza raggiante.
Lùthien fece per mettersi di nuovo in marcia ma Legolas non aveva finito di parlare.
<< Noi due…abbiamo un discorso in sospeso >> le ricordò.
Lei sospirò. In cuor suo sapeva che gli avrebbe soltanto fatto altro male.
<< E’ tutto chiarito, Legolas. Non è stata colpa tua, ma di tuo padre >> rispose calma. << Non abbiamo nient’altro da aggiungere sulla faccenda. >>
Sapeva che l’Elfo sarebbe rimasto deluso dalle sue parole. Non poteva dirgli che lo amava. Almeno fino a quando non avrebbe saputo la sua vera identità.
Spazio *autrice*
I’m Back!!
Nooooon ci credo nemmeno iooo! Cioè, ho aperto il computer….ho avviato Word e … Legolas ha avuto il sopravvento su di meeee :D
Mi scuso per l’ ENORME ritardo ^^
E spero che questo nuovo capitolo vi piaccia :)
A presto
Bye
Scarl
|
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Capitolo 11 *** 11. Amare qualcuno è una scelta, una promessa, un impegno ***
Capitolo 11 : Amare qualcuno è una scelta, una promessa, un impegno
Lùthien e Legolas continuarono il loro inseguimento per ore e ore. L’Elfo era molto preoccupato per la ragazza, correvano da troppo tempo e sapeva che lei non poteva continuare ancora per molto. Temeva, però, di fare qualcosa di sbagliato. Ora che le cose erano state chiarite, non sapeva come comportarsi. Aveva bisogno di parlarle, di dirle ciò che provava. Erano tantissimi secoli che si portava quel sentimento dentro di sé, non riusciva più a controllarsi.
Quando la ragazza perdette l’equilibrio, Legolas fu abbastanza veloce ad afferrarla in tempo. Era stanca, troppo stanca.
<< Lasciami >> si ribellò subito lei << non possiamo indugiare. Rischiamo di perderli. >>
<< No, ferma >> la trattenne l’Elfo << sei stremata. Se continui ancora, finirai per farti del male. >>
<< Tu non devi dirmi cosa devo o non devo fare, va bene? >> replicò Lùthien dandogli un colpo sul petto.
Lui però non mollò l’impresa, la trattenne ancora << Io ci tengo a te … e non voglio che ti accada nulla di male >> le confessò, stringendola di più tra le sue braccia.
Erano incredibilmente vicini. Troppo vicini, pensò Lùthien. Gli occhi di Legolas caddero sulle labbra della ragazza. Quella sua bocca riusciva a stordirlo. Moriva dalla voglia di baciarla, oramai era da troppo tempo che aspettava. Voleva sapere quale sapore avesse. Ma solo al pensiero, sentiva una strana sensazione allo stomaco.
<< Smettila di respirarmi sulla bocca >> si lamentò debolmente la ragazza << mi fa star male. >>
Legolas dapprima non capì. In seguito si rese conto che le faceva star male perché provava le stesse emozioni che sentiva lui. E riflettendo, era proprio vero, tutto quello era così bello da far star male. L’Elfo sorrise malizioso, e prese lentamente ad accarezzarle i capelli. Lùthien chiuse gli occhi e pregò i Valar affinché le dessero la forza di resistere a quelle carezze.
<< Allora? Mi darai ascolto? Riposerai? >> le chiese Legolas, continuando a toccarle il viso << non voglio ostacolarti Lùthien. Voglio solo che tu stia bene. >>
La ragazza annuì leggermente << va bene … farò come dici tu. Ma solo un paio d’ore, va bene? Dopo continueremo la nostra caccia. >>
Legolas ne fu felice. Era riuscito a convincerla, da non credere. Forse poteva tenerla a bada, non era poi così difficile da domare. Si era accorto di avere un potere speciale su di lei, riusciva a renderla vulnerabile solo toccandola. E allora dentro di sé, piano piano si fece strada una piccola speranza. Sì, probabilmente Lùthien provava i suoi stessi sentimenti. Avevano cercato di trasformare quell’amore in odio, senza riuscirci. Comunque non ne era del tutto certo, quella ragazza lo mandava in confusione come nessun altro al mondo.
Dopo la piccola pausa, ripartirono. Lùthien cercava di stargli il più lontano possibile. Non voleva ricadere nella trappola. Ogni volta che quell’Elfo le stava accanto, lei perdeva subito le forze. Non riusciva a spiegarselo, ma era esattamente così. Inoltre non poteva permettersi di pensare a lui, doveva scoprire chi era veramente. L’unica cosa veramente importante in quel momento era solo la sua vera identità.
<< Lùthien! >> la chiamò Legolas durante la corsa << per me tu sei speciale così come sei. >>
La ragazza si voltò leggermente verso l’Elfo << che cosa intendi dire? >>
Lui sorrise dolcemente << non ha importanza chi sei veramente o a quale razza appartieni. Tu … sarai sempre la mia Lùthien. >>
La ragazza strinse lo sguardo << tutti hanno sempre avuto paura di me. Anche tuo padre … e questo è stato uno dei motivi del mio allontanamento. E anche Sire Elrond ha avuto dubbi sulla mia pericolosità, l’ho sempre saputo. Non sai che bello sapere che tutti ti temono, che ti considerino un mostro. >>
Lùthien rallentò, man mano che raccontava a Legolas tutto quello che aveva passato. Sapeva di essere diversa e che, quella diversità, spaventasse gli altri. Doveva sapere una volta per tutte la sua storia. Anche se, a dirla tutta, aveva tantissima paura di conoscere la verità. E se era davvero un mostro? Non l’avrebbe accettato mai e poi mai. Gandalf le aveva sempre detto, durante gli anni dell’addestramento, che forse era meglio così, era più saggio non sapere e continuare a vivere rimanendo all’oscuro di tutto.
<< E non t’importa cos’è che penso io? >> le domandò l’Elfo.
<< E’ impossibile che tu non abbia paura di me >> replicò la ragazza incredula << potrei essere qualcosa di malvagio. >>
Ma l’Elfo le sorrise ancora una volta << tu non potresti mai rappresentare il male … sei così … bella. >>
Lùthien arrossì violentemente e volse immediatamente lo sguardo davanti a sé, lungo la strada << smettila, Legolas. Non è il momento. >>
<< Ah no? E quando, allora? >>
L’Elfo decise di fermarla. Ormai erano a pochi metri da Pontelagolungo, non c’era nessuna fretta.
<< Dobbiamo andare, non essere testardo >> proseguì Lùthien.
<< Ti prego, ascoltami: noi due abbiamo una faccenda irrisolta ormai da … troppi secoli. >>
<< E’ troppo tardi, mi dispiace … adesso è tutto diverso, noi siamo diversi. >>
Legolas cercò di avvicinarsi, non appena si rese conto dell’agitazione della ragazza. In quel preciso istante però, udirono delle urla provenire dalla città. Lùthien si voltò di scatto e, subito, capì che c’erano gli Orchi di mezzo.
<< Andiamo! >> disse all’Elfo.
Insieme ripresero a correre più velocemente possibile. Man mano che si avvicinavano, riuscirono ad avere una visione più esatta della situazione. Videro gli Orchi, sul tetto di una casa. La ragazza afferrò il proprio arco. Scoccò una freccia e riuscì a ucciderne uno. Appena raggiunse l’abitazione che quei mostri stavano attaccando, notò la presenza di alcuni suoi amici. Vi erano tre Nani, tra cui il suo caro amico Kili, ancora ferito. Con loro c’erano anche tre umani, due ragazze e un ragazzo. Stavano cercando di affrontare gli Orchi da soli ma chiaramente avevano bisogno d’aiuto. Lùthien mandò fuori combattimento un paio di quei mostri, grazie alla sua spada. Nel frattempo anche Legolas l’aveva raggiunta. La ragazza rimase colpita dall’indiscutibile destrezza dell’Elfo. Uccideva quegli esseri immondi come se fosse una cosa naturale. Per un secondo, Lùthien, perse la concentrazione. Un Orco aveva attaccato Kili, e il poveretto non era in grado di difendersi da solo. Raggiunge immediatamente l’amico e, estraendo uno dei suoi pugnali, colpì il mostro dritto al cuore. Il Nano cadde a terra, fortemente provato per il dolore.
<< Kili! >> lo chiamò lei << stai bene? >> domandò preoccupata.
Legolas nel frattempo era riuscito a far scappare gli Orchi superstiti al loro massacro.
<< Li avete uccisi tutti >> disse il ragazzo incredulo.
<< Ce ne sono degli altri >> replicò l’Elfo, incamminandosi verso l’uscita << Lùthien, vieni. >>
La ragazza però non poteva abbandonare il proprio amico. Guardò Legolas per qualche secondo. Quest’ultimo guardò sprezzante il Nano. Era geloso, non poteva nasconderlo.
<< Lùthien >> la richiamò nuovamente per poi uscire e riprendere la caccia.
La ragazza fece qualche passo verso la porta. Non sapeva cosa fare. Da una parte non poteva lasciare che Kili morisse, non se lo sarebbe mai perdonato, e dall’altra temeva che potesse succedere qualcosa all’Elfo. Non poteva lasciarlo da solo a combattere tutti quegli Orchi.
<< Lo stiamo perdendo! >> esclamò uno dei Nani disperato.
Kili gemeva dal dolore. Lùthien si sporse quel tanto che bastava per seguire con lo sguardo Legolas. Lo vide saltare da una parte all’altra, con un’abilità e destrezza fuori dal comune. L’Elfo afferrò il suo arco e uccise uno di quei mostri, colpendolo con una freccia. Forse poteva cavarsela da solo, pensò la ragazza. Ma non riusciva a decidere.
D un tratto sentì dei passi provenire verso di lei. Si trattava di Bofur.
<< Lùthien! >> esclamò sorpreso il Nano << che ci fai qui? >>
<< Che cos’hai in mano? >> domandò la ragazza << Athelas >> pronunciò, prendendo le erbe dalle mani di Bofur.
<< Puoi curarlo? >> chiese lui.
<< Potrei … farlo. Sì, potrei salvarlo. >>
Lùthien ordinò agli altri di stendere Kili sul tavolo. Una delle ragazze le porse un contenitore, in cui spezzettare le erbe magiche. Le prese nelle mani e chiuse gli occhi. Iniziò a pronunciare delle parole in elfico mentre lentamente portava le erbe sulla ferita. Kili iniziò a contorcersi mentre suo fratello e gli altri Nani cercavano di tenerlo fermo. La ragazza proseguì nel pronunciare quelle parole magiche e a guardare preoccupata il suo amico. Kili ricambiò lo sguardo, non appena notò qualcosa di strano intorno a lei. Lùthien era completamente avvolta da una luce speciale che la faceva brillare. Il Nano riuscì a calmarsi, lentamente, e più guardava la ragazza e più … se ne innamorava.
Nel frattempo Legolas stava combattendo da solo contro gli Orchi rimasti. Si era reso conto che Lùthien non lo avesse seguito. Era arrabbiato, deluso e incredulo. Aveva preferito stare a occuparsi di quel Nano piuttosto che andare ad aiutarlo a combattere. Uccideva quei mostri senza pietà, così sfogava tutta la rabbia che aveva in corpo. A un certo punto avvistò quello che sicuramente era il Capo di quella banda di Orchi. L’Elfo tirò fuori la spada, preparandosi allo scontro. All’improvviso apparvero altri due mostri a intralciare il suo cammino. Legolas li affrontò coraggiosamente, riuscendo a sconfiggerli in pochi minuti. Nel frattempo, il loro Capo avanzava verso di lui. L’Elfo riprese la spada e lo attaccò. Il mostro con abilità riuscì a bloccare l’arma con le sue mani. Pochi secondi dopo scaraventò Legolas contro una parete. L’Elfo però non si arrese, immediatamente si rimise in piedi per affrontarlo. Si scaraventò addosso al mostro, per poi sbatterlo ripetutamente contro un asse di legno. L’Orco si riprese subito e afferrò Legolas per le spalle, stringendogliele con forza. Con una testata, l’Elfo, riuscì a liberarsi e a riprendere la lotta contro il proprio nemico. Spuntarono altri due Orchi, e il mostro spinse l’Elfo contro di loro. Riuscì, ancora una volta, a sbarazzarsi di loro. Nel frattempo il Capo, approfittò per fuggire via, salendo sopra a un mannaro. Legolas, stremato, si appoggiò per riprendere le forze. Si rese conto, incredulo, che stesse sanguinando. Prese il proprio sangue in mano e sgranò gli occhi. Lui non aveva mai sanguinato e non aveva mai visto il proprio sangue. Abbastanza arrabbiato, decise di salire in groppa al cavallo per andare dietro all’Orco e riprendere lo scontro da dove l’avevano lasciato.
Intanto Lùthien aveva appena finito di medicare Kili. Quest’ultimo la guardava sognante, ancora molto provato per la fatica.
<< Lùthien >> sussurrò per richiamare la sua attenzione.
<< Sta fermo >> disse lei sorridendo per la gioia di averlo salvato.
<< Tu non puoi essere lei >> proseguì il Nano << lei è molto lontana. Lei è molto … molto lontana da me. Lei cammina … nella luce delle stelle in un altro mondo. E’ stato un sogno e basta. >>
Il piccolo Nano avvicinò lentamente la sua mano a quella della ragazza. Lùthien lo guardava senza saper cosa dire. Quelle parole l’avevano colpita, e molto.
<< Credi che avrebbe potuto amarmi? >> domandò infine Kili.
La ragazza sospirò e chiuse gli occhi. Allontano la mano da quella del Nano. Non voleva spezzargli il cuore. Teneva molto a quel caro amico ma non in quel modo. No, non lo amava. Lei sapeva bene chi faceva battere il suo cuore. E proprio in quel momento, si rese conto di averlo lasciato da solo.
<< Legolas! >> pronunciò a voce alta dirigendosi verso la porta.
Gettò un'ultima occhiata a Kili. Lui le sorrise, come se avesse compreso. La ragazza ricambiò e corse subito alla ricerca del suo Elfo.
Prese a correre come non mai, sperava solo che non gli fosse successo nulla di male. E nel frattempo vide qualcosa di enorme in cielo. Lei era ormai lontana dalla città mentre qualcosa si avvicinava a Pontelagolungo. Non badò alla strana creatura, in quel momento le importava solo di trovare Legolas.
D’improvviso sentì qualcuno galoppare nella sua direzione. Si fermò non appena si rese conto che si trattava proprio dell’Elfo. Quest’ultimo scese da cavallo immediatamente e le andò incontro.
<< Legolas! >> esclamò felice la ragazza << stai bene? >>
L’Elfo le si avvicinò freddo << t’importa per caso? Non hai esitato a … restare con quel Nano! Hai preferito aiutare lui, piuttosto che venire con me. >>
<< Stava per morire >> si giustificò subito Lùthien.
<< Potevano uccidermi, no? Potevo morire anch’io >> replicò Legolas.
<< Sei davvero uno stupido. Proprio non capisci? >>
<< No! Spiegamelo tu. Sei innamorata di lui, non è vero? >>
<< Cosa? >> Lùthien rise << tu non hai capito un bel niente, allora. >>
<< Tu lo ami, è così? Rispondimi! >>
L’Elfo aveva perso completamente il lume della ragione. Era tremendamente e stupidamente geloso. Lùthien si sentì bruciare gli occhi.
<< No, stupido … non amo Kili. >>
<< Non ci credo >> proseguì rassegnato << avanti, dillo … ammettilo una volta per tutte! >>
<< No >> rispose scuotendo la testa << non amo lui. >>
<< E allora chi è che ami? Si può sapere? >>
Lùthien piangeva. Voleva morire, stava piangendo davanti a lui. Legolas se ne rese conto e cambiò di colpo espressione. La ragazza sospirò e puntò gli occhi sull’Elfo.
<< Io amo te, stupido! >> ammise, urlandolo a squarciagola.
A Legolas tremò il cuore. Prese a camminare a passo veloce verso la ragazza e, in due secondi, la raggiunse. Afferrò il suo viso tra le mani e la baciò. Iniziò a muovere le sue labbra contro quelle della ragazza velocemente e con desiderio.
<< Anch’io ti amo … da sempre … da secoli …. >>
Lambì le sue labbra dolcemente. Piano piano si fece strada nella bocca di Lùthien, e in quel momento sentì un groviglio di emozioni dentro lo stomaco. La ragazza si lasciò baciare, accarezzare e toccare. Le loro lingue presero a danzare eroticamente da una bocca all’altra. E i loro cuori battevano più forte che mai.
Finalmente dopo secoli e secoli d’attesa … erano riusciti a darsi un maledetto bacio e ad ammettere i propri sentimenti.
Spazio *Autrice*
Salve a tutti ^^
Spero che questo chapy vi piaccia :D
Ho avuto tantissime visualizzazioni al precedente capitolo *-* ma nemmeno un commento :/
Vorrei sapere cosa ne pensate ^^
Ringrazio tutte per aver letto :) ho apprezzato davvero tantissimo l'elevato numero di visualizzazioni ^^
A presto
Bye
Scarl. |
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Capitolo 12 *** Voi conoscerete la verità, e la verità vi renderà folli. ***
La
figlia della
Foresta
12:
Voi conoscerete la
verità, e la verità vi renderà folli
Fu
un bacio lungo e intenso. I
due amanti si baciarono fino a consumarsi le labbra. Non riuscivano a
staccare
le loro bocche, era da troppo tempo che aspettavano quel momento per
poterlo
concludere così brevemente. Entrambi, però, erano
consapevoli del fatto che
Pontelagolungo fosse in serio pericolo, e dovevano sbrigarsi a far
qualcosa per
salvare tutta quella povera gente.
Ora
che l’odio, le incomprensioni, e le menzogne erano finalmente
cessate, nessuno
avrebbe più impedito che il loro amore vivesse alla luce del
sole. Potevano
amarsi, dopo secoli in cui quell’amore era stato soffocato,
potevano smettere
di fingere e, finalmente, aprire il proprio cuore l’uno
all’altra.
<<
Dobbiamo andare
>> le sospirò Legolas sulle labbra, alzando il
capo verso la città, che
veniva attaccata da quella strana creatura alata. <<
Dobbiamo aiutarli.
>>
Lùthien
annuì e, afferrata la
mano del suo Elfo, si lasciò guidare verso il suo cavallo.
Stava ancora
pensando a quel bacio, e alle parole di Legolas. Tuttavia doveva
tornare in sé,
erano nel bel mezzo di una battaglia, non poteva permettersi di pensare
all’amore, in un momento come quello.
Legolas
la aiutò a salire
sull’animale, portandola dietro di sé, e dicendole
di tenersi stretta a lui.
Lùthien non se lo fece ripetere una seconda volta, subito si
aggrappò al corpo
dell’Elfo poggiando il capo contro la sua schiena. Chiuse gli
occhi, come per
voler assaporare il dolce profumo di Legolas. Quel profumo che aveva
sognato
per secoli. Ora poteva goderselo a pieno.
<<
Sei riuscito a
uccidere quel Mostro? >> gli domandò qualche
secondo dopo che il cavallo ebbe
iniziato a galoppare.
<<
No >> ringhiò
l’Elfo << E’ fuggito. E’
scappato via come un coniglio, quel codardo.
>>
<<
Non avrei dovuto
lasciarti da solo. Quell’Orco è molto forte.
>>
<<
Hai fatto quello che
andava fatto, Lùthien. Bolg non mi spaventa. Anzi, non vedo
l’ora di
affrontarlo nuovamente in battaglia. La prossima volta non mi
sfuggirà.
>>
La
ragazza fece per aprire
bocca nell’intento di rispondere al Principe, ma la vista di
Pontelagolungo che
andava a fiamme le fece perdere la parola. Nel cielo, una creatura
stava
attaccando la città sputando del fuoco dalla sua bocca.
<<
Smaug. >>
Pronunciò l’Elfo << I tuoi amici
Nani devono averlo risvegliato. >>
<<
Smaug? >> ripeté
Lùthien, ricordando perfettamente quando l’aveva
incontrato per la prima volta
<< quel Drago, anni orsono, stava per uccidermi.
>>
<<
Un motivo in più per
startene alla larga >> le disse Legolas, preoccupato.
<<
Cosa? No, scordatelo.
Io e quel Drago abbiamo un conto in sospeso. >>
Il
cavallo si fermò e i due
scesero a terra, incerti sul da farsi. Il Principe non voleva esporre
la
ragazza al pericolo, ma sapeva quanto poteva essere testarda.
<<
Lùthien >> le
disse, prendendola dai fianchi e avvicinandola a sé
<< non ho aspettato
secoli per riaverti per poi perderti un istante dopo. >>
<<
Non mi perderai
>> lo rassicurò lei, portando le dita a
sfiorargli la bocca.
<< E’ pericoloso
>> la avvertì l’Elfo
<< quello è Smaug, l’ultimo dei
Draghi, e solo un’arma può sconfiggerlo.
>>
<<
Ed io sono Lùthien,
Figlia della Foresta. E non c’è Drago che possa
fermarmi. >>
Legolas
sorrise e alzò una
mano per accarezzarle il volto. Per
un
attimo gli parve di
vedere quella tenera
e dolce bambina di un tempo.
<<
Non c’è modo di
convincerti, deduco. >>
<<
So come difendermi,
sono stata addestrata per questo. Non devi preoccuparti per me.
>>
<<
Comunque resterò al
tuo fianco >> proseguì l’Elfo,
affondando i suoi occhi celesti dentro a
quelli castani della ragazza << ti proteggerò,
anche a costo della vita.
>>
<<
Stupido Principe di
razza Elfica >> borbottò lei trattenendo a
stento un sorriso <<
quante volte te lo devo ripetere che non ho bisogno di essere protetta
da
nessuno? >>
<<
Anche un miliardo di
volte, se proprio vuoi, ma non servirà a nulla.
>>
Entrambi
si diedero una mossa,
avanzarono verso le fiamme, alla ricerca dei Nani, e della gente da
mettere in
salvo. Lùthien vide, in lontananza, i suoi amici, su una
barca, intenti a
fuggire dalla grinfie del Drago. Le urla di quelle povere vittime non
tardarono
a far scattare in Lùthien un ira accecante. Puntò
Smaug e, una volta
assicuratesi che i Nani stessero bene, si diresse verso quel Mostro,
afferrando
il suo arco. Durante
la corsa, che
l’avrebbe portata dal suo Nemico, vide che un Uomo si stava
dirigendo
esattamente verso la sua stessa destinazione. Aveva anch’egli
un arco in mano e
delle frecce dietro la schiena. Cercava di raggiungere Smaug saltando
sui tetti
di quelle case in fiamme, e cercando di evitare le fiamme del Drago.
Lùthien
non ci mise molto per capire chi fosse quell’Uomo.
Sì,
ricordò quello che Gandalf
le aveva raccontato. Soltanto un’arma avrebbe potuto uccidere
il Drago: la freccia
nera. Quando Smaug attaccò
Pontelagolungo, anni prima, il Signore della città non
riuscì ad avere la
meglio sul Mostro. Gli Uomini non avevano abbastanza Frecce Nere da
scagliare
contro il Drago e, quando anche l’ultima andò a
vuoto, per la città non ci fu
più alcuna speranza. Gandalf, però, le disse
anche che quell’ultima Freccia,
scagliata da Girion, riuscì nell’intento di
colpire Smaug, ma non di ucciderlo.
Tuttavia in molti ritennero che non fosse assolutamente vero e che gli
Uomini
avevano fallito ancora una volta, perché deboli.
Quell’Uomo
che adesso si
trovava sul campanile della città a scagliare frecce contro
Smaug, altro non
era che Bard, l’Arciere. Lùthien lo riconobbe
subito. E capì, allo stesso
tempo, che soltanto l’erede di Girion avrebbe potuto
sconfiggere il Drago.
Tuttavia non poteva riuscirci da solo, doveva far qualcosa per
aiutarlo. Le
Frecce che Bard scagliava contro il Nemico rimbalzavano sulla sua
corazza, una
dopo l’altra. Quelle frecce non potevano penetrare la sua
pelle, c’era bisogno
della Freccia Nera. Lùthien si avvicinò, quando
vide che Bard aveva ultimato le
frecce, ma in quel preciso istante un ragazzo stava cercando di
raggiungere
L’Uomo e, con sé, aveva un’arma: aveva
la freccia che avrebbe trafitto il
Drago. La ragazza
pensò che fosse
arrivato, per lei, il momento di agire. Scagliò una freccia
contro Smaug, con
il chiaro intento di attirare la sua attenzione. Il Drago la
puntò quasi subito
e, abbandonando Bard, si diresse verso di lei.
<<
Chi sei tu che osi
metterti contro di me? >> le chiese quello.
<< Non ti ricordi di me,
Smaug? Ci siamo
incontrati in passato. >>
<<
Se t’avessi
incontrata, pulce, t’avrei ucciso. >>
<<
Mi hai risparmiato la
vita, infatti. Hai detto che avresti voluto riaffrontarmi in futuro.
>>
Smaug
le si avvicinò ancora,
con l’intento di guardarla meglio da vicino. Poi,
d’improvviso, parve capire.
<< Ora ricordo. Eri quel gioiello che brillava. Gioiello
che si era
rivelato un inganno. Qual è il tuo vero nome? Non riesco a
ricordare. >>
<<
Sono Lùthien, Figlia
della Foresta. >>
Il
Drago la guardò
intensamente, per qualche istante. << Tinuviel.
>> pronunciò.
<<
Conosci quel nome?
>>
<<
Tinuviel, ora so chi
sei veramente. L’Oscuro Signore ti sta cercando. Ti vuole, e
ti avrà. >>
<<
Chi è l’Oscuro
Signore? E perché vorrebbe proprio me? >>
<<
Perché tu sei una sua
creatura, piccola pulce. >>
<<
Una … una sua
creatura? >> il cuore le andò in gola.
<<
Non manca molto, ti
chiamerà accanto a sé. Spargerete sangue per la
Terra di Mezzo. E tu regnerai
insieme a lui. >> le rivelò ancora il Drago
<< la tua anima è
avvelenata dal Male. E quel Male prenderà presto il
sopravvento su di te. Lo
stesso Male di cui si nutre il tuo Creatore, è dentro di te.
Presto ucciderai
tutti quelli a cui vuoi del bene, perché non saprai
più distinguere ciò che è
giusto da quello che non lo è. Sei il frutto del Male,
dell’odio, delle Tenebre
più Oscure, e della vendetta. >>
<<
Sta zitto! >>
gli urlò contro << stai dicendo un mucchio di
fandonie >> lo
accusò.
<<
Mi stai dando, forse,
del bugiardo? >>
Smaug
sembrava aver perso il
controllo. Agitò la sua coda per aria, mentre
Lùthien non riusciva più a
muoversi per via di tutto quello che le era stato appena rivelato. Vide
che il
Drago stava per colpirla, ma le forze le vennero a mancare e non si
mosse.
<<
Va via, pulce!
>> ringhiò Smaug, colpendola con la sua coda.
Ma
qualcuno arrivò in tempo
per evitare che il Drago la colpisse. Lùthien si senti
scaraventata a terra, ma
capì subito di non essere stata colpita dalla coda di Smaug.
Quando riaprì gli
occhi si ritrovò faccia a faccia con Legolas, e
quest’ultimo sembrava piuttosto
arrabbiato.
<<
Folle >> le
disse semplicemente.
<<
Legolas >>
sussurrò lei << io … >>
<<
Shh, non dire niente
>> la interruppe l’Elfo, aiutandola a
rimettersi in piedi.
Entrambi
si voltarono a
guardare Smaug. Il Drago aveva cambiato obiettivo, adesso stava per
attaccare
Bard. Legolas e Lùthien si resero conto che l’Arco
dell’Uomo era spezzato e che,
anche se la Freccia Nera fosse in suo possesso, senza l’Arco
non poteva far
nulla. Il ragazzo, che gliel’aveva portata, se ne stava
lì, dietro di lui,
impaurito e tremante.
<<
Dimmi, scellerato,
come farai ora a sfidarmi? Non ti resta altro che Morte.
>> Lo minacciò
il Drago. << Bruceranno tutti. Non puoi salvarli dalle
fiamme. >>
Bard
posizionò il ragazzo
davanti a sé, poggiando la freccia sulla sua spalla. Era
chiaro il suo intento
di escogitare un modo per scagliare la freccia, anche senza Arco.
<<
Sta fermo, figliolo
>> disse al ragazzo che, chiaramente, era suo figlio.
Smaug
spiegò le ali,
preparandosi ad un altro attacco. Legolas tenne ben salda la mano di
Lùthien e,
insieme a lei, depose le sue speranze nel coraggio degli Uomini. E, in
quel
momento, tutti i presenti la videro: sotto la corazza, il Drago,
portava una
cicatrice. Il viso di tutti si illuminò. Girion,
l’antenato di Bard, era
riuscito a colpire Smaug, non era affatto solo una leggenda.
Bard
si fece ancor più
coraggio. E, quando il Drago si trovò a una giusta distanza,
scagliò la Freccia
Nera, che andò a colpire l’esatto punto che era
stato colpito centosettant’anni
prima dal suo antenato.
Smaug urlò dal
dolore e si innalzò in cielo,
finché, lentamente, si spense per poi lasciarsi cadere,
morente, nel lago.
<<
Smaug è morto.
>> Pronunciò Legolas incredulo.
Lùthien
lo guardò, ma nei suoi
occhi non vi erano sorpresa né gioia. Le parole del Drago
l’avevano turbata, a
tal punto che non riusciva a sorridere davanti a una notizia di quel
genere.
<<
Non credere alle
parole del Malvagio >> la rassicurò
l’Elfo << io so cos’è che
porti
dentro, ed è tutto fuorché Male. >>
<<
Oh, Legolas >>
sussurrò lei, alzando gli occhi al cielo <<
magari potesse essere così
semplice. >>
I
sopravvissuti al massacro di
Smaug corsero verso il Lago. Vi erano molti feriti tra di loro, e
Lùthien era
alla ricerca dei suoi amici Nani. Li vide intenti a procurarsi una
barca, con
lo scopo di raggiungere gli altri alla Montagna Solitaria. Si
avvicinò, felice
di vederli sani e salvi. Kili la puntò con lo sguardo, e
lasciò per un attimo i
compagni per andare da lei.
<<
Lùthien, vieni con
noi >> le disse il Nano, raggiante.
<<
Non posso, va con
loro, amico mio >> rispose lei, ricambiando il sorriso.
<<
Io so quello che
provo, e non ho paura. Tu mi fai sentire vivo. >>
<<
Kili, io non posso
>> fu la risposta della ragazza.
<<
Io
Ti
amo
>>
<<
Kili … >>
Lùthien
si interruppe. Sapeva
che a pochi passi da lei c’era Legolas ad osservarli.
Sospirò e girò di poco il
capo per intravederlo con la coda dell’occhio.
<<
Lùthien non può
venire con te >> affermò l’Elfo
<< c’è bisogno di lei altrove.
>>
Kili
capì, dall’espressione
della sua amica, che non sarebbe andata con lui. Conosceva da tempo i
sentimenti che la legavano a quell’Elfo, ma solo allora si
rese conto che non
avrebbe avuto nessuna speranza con lei. Il suo cuore apparteneva a quel
Principe.
<< Voglio darti questa
>> proseguì il
Nano, mettendo un oggetto nelle mani di Lùthien
<< come promessa.
>>
Era
la stessa promessa che, kili,
aveva fatto alla madre. Lùthien ricordò la notte
in cui il piccolo Nano glielo
aveva confidato.
Lei
sentì gli occhi farsi
lucidi, mentre Kili tornava dai suoi compagni e, insieme a loro, si
dirigeva
verso la Montagna Solitaria.
Legolas
le venne accanto
<< Non dartene una colpa. I sentimenti non si possono
comandare. >>
<<
Lo so >>
rispose Lùthien << ma ferirlo è
l’ultima cosa che voglio. >>
<<
Ho sofferto
anch’io, per tutti questi secoli.
Solo ora vengo a sapere che il mio amore è sempre stato
ricambiato. Il nostro è
un amore che non si è fermato davanti a nulla. E’
sopravvissuto per anni e
anni, facendosi più forte e intenso. Quel Nano prova
qualcosa di bello per te,
ma non è Amore. Riuscirà a dimenticarti, un
giorno. Capirà che quello che sente
per te è solo una profonda ammirazione. Io ti amo,
Lùthien. Ti amo e tremo come
una foglia ogni volta che pronuncio questa parola. Lo sento
nell’anima e nel
cuore. >>
Lùthien
si sciolse. L’Elfo
cercò di avvicinare le labbra a quelle della ragazza e, nel
momento in cui
stavano per scambiarsi un tenero bacio, le urla degli abitanti di
Pontelagolungo li interruppero.
Stavano
festeggiando il loro
eroe: Bard l’Arciere. Tuttavia l’Uomo li fece
tacere, c’erano troppe cose da
rimettere a posto, non potevano lasciarsi andare a festeggiamenti
inutili.
Legolas
e Lùthien si avvicinarono
a Bard, con lo scopo di conoscere le sue intenzioni.
<<
Dove andrete?
>> domandò l’Elfo.
<<
C’è solo un posto
>> fu la risposta di Bard.
E
quel posto altri non era che
la Montagna Solitaria.
<<
La notizia della
morte di Smaug si spargerà nelle Terre >>
proseguì Legolas.
<<
Certo >>
rifletté l’Uomo.
<<
Altri guarderanno la
Montagna. Per la sua ricchezza, e per la sua posizione. >>
<<
Che cos’è che sai?
>> chiese Bard.
<<
Nulla di certo. E’
quello che temo che succederà. >>
Lùthien
guardò l’Elfo con aria
confusa. C’era qualcosa che non le aveva ancora detto?
<<
Hai visto qualcosa là
fuori >> gli disse la ragazza, allontanandosi insieme a
lui.
<<
L’Orco contro cui
stavo combattendo, Bolg, è figlio di Azog, il Profanatore.
Un branco di Mannari
lo attendeva alla periferia di Esgaroth. Sono fuggiti a Nord.
>> la
informò << Quegli Orchi avevano qualcosa di
diverso, un marchio che non
vedevo da tantissimo tempo: il marchio di Gundabad. >>
<<
Gundabad? >>
domandò, senza capire.
<<
Una roccaforte degli
Orchi nel profondo delle Montagne Nebbiose. >>
Qualcuno
interruppe quella
conversazione, comparendo a cavallo alle loro spalle. Era una delle
guardie di
Re Thranduil.
<<
Mio signore Legolas.
Porto un messaggio da parte di tuo Padre. Vuole che ritorni subito da
lui.
>>
Legolas
annuì <<
Andiamo, Lùthien. >>
<<
Mio Signore >>
lo interruppe la guardia << Sire Thranduil ha detto che
non è la
benvenuta. >>
<<
Ah si? >>
chiese l’Elfo, cambiando radicalmente espressione.
La
guardia annuì, senza saper
cos’altro aggiungere.
<<
Puoi dire a mio
padre, che se non c’è posto per
Lùthien, allora non c’è posto per me.
>>
<<
Legolas >> lo
richiamò subito lei << è il tuo Re
che te lo comanda. >>
<<
Sì, è il mio Re
>> disse lui voltandosi << ma non
può comandare il mio cuore.
>>
Lùthien
si sciolse ancora una
volta. Si avvicinò al Principe e gli diede un bacio sulle
labbra. << Non
ti chiederò di metterti contro tuo padre per causa mia .
>>
<<
E’ stato lui a farlo,
e da tantissimo tempo >> rispose Legolas, facendole una
carezza.
La
Guardia si congedò,
tornando da Sire Thranduil.
<<
Mi dirigo a Nord >>
la informò l’Elfo << verrai con me?
>>
<<
Dove? >>
<<
A Gundabad. >>
Lùthien
annuì, ma in cuor suo
stava ancora ripensando a quello che le aveva detto Smaug. Era figlia
del Male.
Le parole del Drago le risuonarono nella mente. Chiuse gli occhi e si
mise a
scuotere il capo da una parte all’altra per scacciare via
tutto quello che
aveva sentito. Le sembrava come di impazzire.
Legolas
la aiutò a salire sul
cavallo e, prima di partire, il Principe si rese conto dello stato
d’animo
della sua amata.
<<
Stai pensando a
quello che ti è stato detto? >> le chiese,
preoccupato.
<<
Legolas, e se fosse
vero? Non voglio che ti accada qualcosa per causa mia. >>
<<
Sta tranquilla,
risolveremo anche questa faccenda. Sono sicuro che quel Mostro si sia
inventato
tutto. Tu non puoi essere il Male. >>
Lùthien
si strinse al suo
corpo, poggiando il capo sulla sua spalla e chiudendo gli occhi.
Legolas voleva
rassicurarla, ma per quanto si sforzasse non poteva far nulla. Lei
sapeva che
la verità era quella, e solo quella.
Non
c’era nulla da poter risolvere. La cosa che più le
premeva era di salvare il
suo Elfo. E in quale altro modo poteva farlo, se non nel lasciarlo
andare per
sempre?
*Spazio
Autrice*
TA-DAN!
Sì,
sono ritornata per concludere questa storia. Voglio dire, la prima
parte.
Il
prossimo capitolo concluderà il primo atto ^-^
Perciò
non perdetevelo!
Pubblicherò
settimana prossima!
Grazie
a chi ha inserito la FF nelle preferite, ricordate, seguite.
Ah,
e ringrazio anche per i 65 preferiti di “ La Mezzelfa e il
Principe” *-* E’
stata la mia prima ff in questa sezione!
Allora,
vi saluto. Mi piacerebbe sapere la vostra opinione ^_^
Alla
prossima
Baci
Scarl.
|
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Capitolo 13 *** Chi non ha mai amato non ha mai vissuto ***
La
Figlia della Foresta
13.
Chi non ha mai amato non ha mai
vissuto
Lùthien
rimase aggrappata saldamente al suo Elfo per tutta la durata del
viaggio. Non
poteva fare a meno di ripensare alle parole di Smaug, erano diventate
un
tormento. Per quanto si sforzasse di credere il contrario, sapeva bene
che quel
Drago aveva ragione. Per anni e anni si era chiesta quale fosse il suo
vero
destino, a quale razza appartenesse, e perché era stata
abbandonata. Forse, era
giunto il momento, per lei, di venire a capo di tutta la sua storia.
Poteva
sapere chi era in realtà, e a quale scopo era stata creata.
Tuttavia, la paura
di poter far del male a tutti quelli cui voleva del bene, non le dava
pace. In
cuor suo, sentiva che, presto o tardi, qualcosa in lei si sarebbe
scatenato,
qualcosa di malvagio, e la cosa che più la premeva era di
tenere Legolas alla
larga, per evitargli del dolore di qualsiasi genere. Perché
fare del male a
lui, equivaleva a fare del male a sé stessa.
«
Non giudicare tuo padre »
gli disse, rompendo quel lungo silenzio «
tutto quello che ha fatto, lo ha fatto per te. »
«
Sei troppo buona con lui »
la riprese l’Elfo «
dimentichi tutto il male che ha causato ad entrambi? Come posso
perdonarlo? »
«
Perché ti ama, Legolas. Ha solo cercato di proteggerti »
proseguì «
Sire Thranduil ha sempre saputo
che dentro di me si nascondesse qualcosa di oscuro e malvagio.
E’ stata la
paura che avrebbe potuto succederti qualcosa a spingerlo ad
allontanarmi da te.
E come biasimarlo? »
«
Mi ha fatto del male! »
tuonò Legolas «
per secoli ho vissuto nella rabbia e nell’odio. Un genitore
non dovrebbe fare
questo. »
«
A volte, pensando di fare la cosa giusta, commettiamo degli errori »
lo corresse Lùthien «
ma ciò non toglie che tuo padre
ha agito solo per il tuo bene. E se ha sbagliato a dividerci, questo
non lo so,
forse, sarebbe stato meglio se non ci fossimo mai rincontrati. »
«
Perché dici questo? »
le chiese lui, fermando il cavallo.
Lei
si aggrappò ancor di più al suo corpo, premendo
le labbra sulla schiena dell’Elfo
«
ho paura che tuo padre abbia
avuto ragione ad allontanarci. »
«
No! »
esclamò l’altro «
smettila, sei solo spaventata. Non sai quel che dici. Dimentica le
parole del
malvagio. »
«
E come posso dimenticarle? Per tutta la vita non ho fatto altro che
chiedermi
chi sono! Nella mia testa, a volte, sento una voce, oscura e cattiva. E
questa
voce mi chiama. Pronuncia “Tinuviel”. »
«
Scopriremo chi è che ti chiama »
le promise Legolas, mentendo. Egli sapeva chi era, in
realtà, l’Oscuro Signore
di cui parlava Smaug.
«
Sono stata creata dal Male »
continuò lei.
L’Elfo
non sapeva più cosa dire per tranquillizzarla. Qualunque
fosse la sua vera
natura a lui non importava, il suo unico obbiettivo era quello di non
perderla,
per nessun motivo al mondo. Anche il suo animo era turbato, vederla
soffrire lo
faceva sentire impotente. Non poteva far nulla per convincerla del
contrario di
quello che pensava, in quel momento. Tutta colpa di quel Drago,
pensò. Se fosse
rimasto con la bocca chiusa, a quell’ora, Lùthien
non avrebbe avuto cattivi
pensieri a tormentarla. E il tormento di lei era anche il tormento di
lui.
Anche se sapeva che, sicuramente, Smaug aveva detto la
verità, non poteva
credere che Lùthien fosse il frutto del Male, e si ostinava
a pensare che,
dietro tutta quella faccenda, si nascondesse qualcos’altro, e
che ci fosse un
grosso sbaglio. Comunque sarebbe andata quella storia, avrebbe fatto di
tutto
per proteggerla, persino sacrificare la sua stessa vita. Non avrebbe
esitato un
solo attimo a sacrificarsi per lei.
Durante
la cavalcata, d un tratto, Lùthien chiese all’Elfo
di fermarsi. Lui lo fece
subito, ma un istante dopo la ragazza scivolò dal cavallo e
cadde a terra.
Legolas accorse immediatamente in suo soccorso, spaventato e confuso.
Lùthien
si teneva la testa tra le mani, ed era chiaro dal suo volto sofferente
che
stava impazzendo dal dolore.
«
Tre anelli
ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende
… »
udì queste esatte parole, provenienti dalla stessa oscura
voce.
«
Sette ai Principi dei Nani nelle lor
rocche di pietra … »
proseguì l’Oscuro Signore.
«
Nove agli Uomini Mortali che la morte attende … »
continuò un’altra voce, che a Lùthien
parve tanto di una donna.
E
pian piano alle voci si unì l’intera visione di
quello che stava accadendo. Vide
Gandalf, ferito, tra le braccia di una Dama, e quest’ultima
circondata da
alcuni cavalieri neri. Lùthien sentiva il cuore esploderle.
«
Basta! »
urlò al culmine della disperazione.
Legolas
l’avvolse tra le sue braccia, non sapendo come poter agire
per alleviare le sue
sofferenze.
«
Non puoi combattere l’ombra
… »
parlò di nuovo l’Oscuro «
una luce … da sola, nelle tenebre.
»
L’Elfo
sentì il corpo di Lùthien bruciare e, nel timore
di perderla, poggiò le labbra
sulla sua fronte, come se con quel semplice gesto potesse far
scomparire ogni
ombra. Tuttavia, successe qualcosa di impensabile. Ben presto, anche
Legolas
divenne spettatore di quello che stava accadendo, e riconobbe
all’istante Dama
Galadriel. Si irrigidì per
il pericolo
che la donna stava correndo.
«
Ma io non sono sola »
rispose la Dama.
Dalle
tenebre spuntò un cavaliere, il quale impugnò la
spada, pronto per la
battaglia. L’Elfo in questione altri non era che Sire Elrond,
di Gran Burrone.
Ma non fu il solo ad arrivare in aiuto di Dama Galadriel, infatti,
dalle altre
tenebre arrivò uno stregone: Saruman il bianco.
«
Necessiti di assistenza, mia Signora? »
domandò il Mago.
E
a quella domanda seguì una vera e propria lotta, tra la luce
e le tenebre.
«
Saresti dovuto restare morto »
esclamò Elrond, un attimo prima di scendere in battaglia.
Sia
Saruman che Elrond affrontarono senza alcuna difficoltà i
servi del Male,
distruggendoli uno ad uno.
Dama
Galadriel, invece, era molto preoccupata per le sorti di Gandalf.
«
Mithrandir »
pronunciò il suo nome accarezzandogli il viso, colmo di
ferite «
ritorna »
sospirò chinandosi per baciargli
la fronte.
Lo
stregone riaprì gli occhi, con uno scatto improvviso. «
E’ … è qui »
cercò di dire.
«
Sì »
annuì la Dama «
l’Oscurità è tornata. »
In
quel momento, nel bel mezzo della battaglia, arrivò,
trainato dai suoi conigli,
Radagast il Bruno. «
Gandalf! »
lo chiamò quello «
salta su! »
«
E’ debole »
lo informò Galadriel «
non può restare qui, gli sta prosciugando la vita.»
Tuttavia,
Gandalf, afferrò la mano della Dama, esprimendo con quel
gesto il chiaro
desiderio di non volersi separare da lei. «
Vieni con me, mia Signora. »
Lei
si addolcì, e lo guardò con una strana luce negli
occhi. Tuttavia non poteva
andarsene, doveva rimanere lì ed affrontare
l’Oscurità. Staccò la mano dello
Stregone, e ordinò a Radagast di portarlo via.
Quest’ultimo obbedì
immediatamente.
Nel
frattempo, Sire Elrond e Saruman erano riusciti a sconfiggere tutti i
loro
nemici. Il Signore di Gran Burrone si affrettò a correre in
aiuto di Dama
Galadriel, ormai a terra priva di forze. Ma la battaglia non era finita
lì.
Nell’Ombra apparve proprio lui: l’Oscuro Signore,
avvolto dalle fiamme.
«
Sta avendo inizio »
li informò «
L’Est cadrà.
Così il Regno di Angmar s’innalzerà »
proseguì «
Il tempo degli Elfi è finito.
L’Era degli Orchi ha inizio. »
E
a quelle parole, Lùthien urlò con tutta la forza
che aveva in corpo. Legolas
percepì l’intensità del suo dolore, e
la strinse ancora di più a sé, come nel
voler trattenerlo.
«
Tinuviel si unirà a me »
continuò «
Regneremo insieme, e semineremo tenebre e
fiamme per tutta la Terra di
Mezzo. »
Lùthien
smise di urlare, e Legolas, stupito, aprì gli occhi. Quelli
della Figlia della
Foresta erano spalancati, avvolti nell’Oscurità, e
vuoti.
Tuttavia,
tutto ciò durò solo alcuni istanti, Dama
Galadriel si rimise in piedi, avvolta
da una strana luce, e alzò una mano contro
l’Oscuro Signore.
«
Tu non hai alcun potere, qui, servo di Mordor »
pronunciò avanzando «
tu sei senza Nome, senza Volto, senza Forma, ritorna nel vuoto da cui
sei
venuto! »
La
Dama scacciò via L’Oscuro Signore, costringendolo
a fuggire. Un attimo dopo,
però, senza forze, si lasciò cadere a terra. Re
Elrond corse subito in suo
soccorso, prendendola tra le sue braccia, così da evitarle
l’impatto con il
terreno.
«
Siamo stati ingannati »
rifletté.
«
Lo Spirito di Sauron ha resistito »
rivelò Dama Galadriel.
«
Ed è stato bandito »
aggiunse Saruman.
«
Fuggirà verso Est »
proseguì la Dama.
«
Gondor deve essere avvertita »
suggerì Elrond «
devono mettere guardie sulle mura di Mordor. »
«
No »
lo fermò lo Stregone bianco «
bada a Lady Galadriel. Ha consumato molto del suo potere, le sue forze
vengono
meno »
constatò «
portala a Lotlhorièn. »
«
Mio Signore Saruman, occorre dargli la caccia e distruggerlo, una volta
per
tutte »
insistette l’Elfo.
«
Senza l’Anello del Potere, Sauron non potrà
più osare il dominio sulla Terra di
Mezzo »
gli ricordò quello «
andate, ora. Lasciate Sauron a me. »
Lùthien
tornò in sé, e i suoi occhi ripresero pian piano
il loro colore di sempre.
Legolas tirò un sospiro di sollievo vedendola ritornare come
prima, e l’attirò
a sé per tenerla ancora tra le sue braccia.
«
Dobbiamo proseguire »
disse lei, regolarizzando il respiro.
«
Tu non stai bene »
la riprese l’Elfo «
devi riprenderti. »
Lùthien
lo scansò e si rimise in piedi «
sto bene, è questo il problema. »
Legolas
la osservò, senza capire il significato di quelle sue
parole. Pensò che fosse inutile
continuare a persuaderla nel rimanere, perciò ripresero
subito la cavalcata
verso Nord. E durante il tragitto non parlarono di quello che era
accaduto poco
prima, e di quello che entrambi avevano visto e sentito. Soprattutto
Legolas
non riusciva a spiegarsi il perché, toccandola, fosse
riuscito a sentire il suo
stesso dolore. E, tra tutta quella confusione, non pensò
che, forse, più che a
Nord c’era urgenza di andare verso Est.
Quando
arrivarono a destinazione, entrambi scesero da cavallo e proseguirono a
piedi,
fino a nascondersi dietro ad alcune rocce, intenti a guardare il
panorama che
si presentava davanti ai loro occhi.
«
Gundabad »
commentò Lùthien «
che cosa c’è dall’altra parte? »
«
Un vecchio Nemico »
rispose l’Elfo «
l’antico Regno di Angmar. Questa fortezza, una volta, era la
sua roccaforte. E’
dove tenevano le loro grandi armerie. Dove forgiavano le armi da
guerra. »
«
Una luce! »
esclamò lei «
ho visto del movimento. »
«
Attendiamo la copertura della notte »
consigliò L’Elfo.
Lei
lo guardò fidandosi ciecamente. Lui le si
avvicinò sfiorandole le labbra con le
proprie.
«
E’ un luogo letale, Lùthien »
l’avvertì «
in un’altra Era la mia gente ha mosso guerra a quelle Terre »
si fermò, come scosso da un
terribile ricordo «
mia madre è morta lì. »
Lùthien
si sentì morire. Alzò una mano per toccare il
viso dell’Elfo, e quest’ultimo si
lasciò andare chiudendo gli occhi. «
Mio padre non ne parla, c’è una tomba …
ma è vuota. Non ho alcun ricordo di
lei. Nulla. »
«
Sarebbe stata orgogliosa di te »
sussurrò Lùthien trattenendo a stento le lacrime «
così come lo è tuo padre. »
Legolas
le si avvicinò e prese a baciarla dolcemente. E quel bacio
delicato, ben
presto, si trasformò in un tripudio di passione e desiderio.
Si baciarono così
a lungo che, entrambi, non si resero conto del tempo che trascorreva
inesorabile.
A
un certo punto, però, Lùthien si
staccò dalla bocca dell’Elfo «
non possiamo stare qui, dobbiamo
darci una mossa. »
In
quel preciso istante, dalla fortezza uscì uno sciame di
pipistrelli,
cogliendoli di sorpresa.
«
Quei pipistrelli sono stati allevati per un solo scopo »
commentò Legolas.
«
Per quale scopo? »
domandò lei.
« La guerra. »
E,
mentre lo sciame di pipistrelli si dirigeva verso Est, dalla fortezza
apparve
un esercito di Orchi, pronti per l’imminente guerra, guidati
da Bolg.
«
Dobbiamo avvertire gli altri! »
esclamò Lùthien.
«
Sempre che non sia troppo tardi »
le disse Legolas, afferrando la sua mano e correndo insieme verso il
cavallo «
presto! »
Presero
a cavalcare a grande velocità, colmi di timore.
Lùthien era in pena per i
propri amici, temeva che non li avrebbe mai più rivisti.
Inoltre c’erano ancora
tantissime domande a cui cercava delle risposte. Sapeva che
l’Oscuro Signore
aveva bisogno di lei, ma molte cose le erano ancora sconosciute.
«
Promettimi una cosa »
le disse Legolas d un tratto.
«
Cosa? »
domandò.
«
Che succeda quel che succeda, non permetteremo a nessun altro di
separarci di
nuovo. »
Lùthien
non parlò, rimase in silenzio, come se quella promessa fosse
troppo grande per
lei.
«
Promettimelo »
insistette l’Elfo.
«
Legolas »
lo richiamò «
ne parleremo in seguito. »
«
Se pensi che ti lasci andare di nuovo, ti sbagli di grosso »
l’avvertì «
ti seguirò fin in capo al mondo.
»
«
Che Elfo stupido »
commentò lei sorridendo.
Dopo
ore e ore di cavalcata, finalmente, giunsero ai piedi della Montagna
Solitaria.
Qui, si ritrovarono nel pieno di una battaglia, nella quale erano
coinvolti ben
quattro eserciti. Entrambi videro Gandalf, e furono felici di saperlo
vivo.
«
Oh! »
esclamò lo Stregone «
L’incantatrice e il Verdefoglia. Di nuovo insieme. »
«
Risparmia le tue battute fuori luogo per un altro momento »
lo consigliò Lùthien, un istante
prima di abbracciarlo «
mi sei mancato tanto, stregone da strapazzo. »
«
Anche tu, mia piccola Figlia della Foresta »
ricambiò.
«
C’è una seconda armata »
li informò, nel frattempo, Legolas «
Bolg guida una forza di Orchi di Gundabad, sono quasi su di noi. »
«
Gundabad »
ripeté lo stregone «
era il loro piano sin dall’inizio »
rifletté «
Azog impegna le nostre forze, e poi Bolg sopraggiunge da Nord. »
«
Dal Nord! »
esclamò qualcun altro, spuntando da dietro Gandalf «
dov’è il Nord esattamente? »
Era
il piccolo Hobbit, Bilbo Baggins.
«
Colle Corvo »
fu la risposta dello stregone.
«
Colle Corvo? »
chiese lo Hobbit «
ma c’è Thorin lassù! E Fili, e Kili! »
Lùthien
guardò verso quella direzione, e così fecero
anche tutti gli altri. I suoi
amici erano in serio pericolo, doveva far qualcosa per salvarli.
Si
mise a correre, come una furia, quando, all’improvviso, il
suono del corno
degli Elfi di Reame Boscoso la interruppe. Si ritrovò
davanti ben che meno che
Sire Thranduil. Voleva ritirarsi dalla battaglia e, così
facendo, lasciare i
Nani al loro destino, come già aveva fatto in passato.
«
Tu non andrai da nessuna parte »
affermò Lùthien, bloccandogli il cammino «
non questa volta. »
«
Togliti di mezzo, ho già perso mio figlio a causa tua! »
tuonò il Re.
«
I Nani saranno massacrati »
insistette lei.
«
Sì, moriranno. Oggi, domani, fra un anno, tra cento anni da
ora, che differenza
fa? Sono mortali. »
Quelle
parole erano state dette per far del male a Lùthien. Il Re
era a conoscenza del
legame che la univa alla compagnia dei Nani, e in particolare a uno di
loro.
«
Tu credi che la tua vita valga più della loro? »
domandò Lùthien, puntandogli l’arco
contro «
quando in essa non c’è amore. Hai fatto del male a
tuo figlio, sangue del tuo
sangue. Non c’è amore in te. »
Thranduil
perse il controllo, e con un abile gesto, tagliò in due
l’arco di Lùthien. «
Che ne sai tu dell’amore? »
chiese, con aria minacciosa
puntandole contro la spada «
niente! Quello che provi per mio figlio non è reale. Tu
credi sia amore? Sei pronta
a morire per lui? »
Quelle
parole l’avevano pietrificata completamente. Come osava? Dopo
tutte le
sofferenze che lei e Legolas avevano patito in quei secoli per causa
sua, come poteva
dire questo?
All’improvviso,
un’altra spada s’interpose a quella del Re.
«
Se le fai del male, dovrai uccidermi »
lo minacciò suo figlio, lasciando il sovrano di Reame
Boscoso a bocca aperta.
E
quelle brevi parole riuscirono a disarmare Re Thranduil.
«
Vengo con te »
le disse l’Elfo, un istante dopo.
Entrambi
si misero a correre, per andare in soccorso dei Nani. Percorsero il
ponte che
li separava dalla Torretta di Colle Corvo, sulla quale stavano
combattendo
Thorin e gli altri. Intanto era giunto anche lo sciame dei pipistrelli
che
entrambi avevano visto a Gundabad. Legolas afferrò la mano
di Lùthien,
facendole capire di fare presto. La ragazza intravide Kili alle prese
con Bolg
e, subito, staccò la sua mano da quella dell’Elfo
per andare in soccorso dell’amico.
Legolas rimase disarmato dinnanzi a quel gesto, e per un istante perse
di vista
l’obbiettivo della battaglia.
Lùthien
tirò fuori la sua spada, ma, proprio in quel momento,
l’Orco infilzò il piccolo
Nano con la sua ascia.
«
Kili! »
urlò in preda al panico.
Il
Nano volse l’ultimo sguardo verso di lei, per poi chiudere
gli occhi per
sempre. Lùthien si scagliò contro il Mostro,
accecata dalla rabbia. Tuttavia
Bolg riuscì a colpirla sbattendola contro la parete.
«
Tinuviel »
disse l’Orco «
non posso ucciderti. »
Lei
si alzò subito e provò di nuovo a colpirlo.
L’odio verso il Nemico le impediva
di combattere a mente lucida. Il Mostro la afferrò dai
capelli sollevandola da
terra.
«
Il mio Signore ti vuole »
proseguì «
il Regno delle Tenebre ti attende, Tinuviel. »
«
Lasciami! »
urlava lei, nel frattempo «
io non servirò mai il Male! »
Lui
rise «
Presto il Male, l’Oscurità, e le Tenebre si
risveglieranno in te. Non puoi
controllarli. La tua vera natura verrà fuori, senza che tu
possa fermarla. Diventerai
ciò che sei nata per essere. »
«
Preferire morire piuttosto! »
D
un tratto, Lùthien si ritrovò a terra, e solo
dopo alcuni istanti si rese conto
che qualcuno aveva colpito l’Orco. Quel qualcuno era
esattamente Legolas.
«
Noi due abbiamo un conto in sospeso, mi sembra »
ringhiò l’Elfo «
stavolta non potrai scappare, Bolg. »
Il
Mostro si arrabbiò tremendamente. Legolas tirò
fuori la spada e iniziò la sua
battaglia contro Bolg. Nel frattempo, Lùthien, corse verso
il corpo senza vita
di Kili. Pianse stringendo a sé il piccolo Nano, e si
maledisse per non averlo
salvato. Poi, iniziò a pensare che fosse tutta colpa sua, e
rifletté con paura
alle parole di Bolg. Presto, le Tenebre avrebbero preso il sopravvento
su di
lei, non c’era niente che avrebbe potuto impedirlo. Si
guardò intorno, persa e
disperata, e non vide altro che distruzione. Gli occhi le si riempirono
di
lacrime, e si sentì tremendamente impotente e colpevole,
come se la causa di
tutto quel Male fosse proprio lei. Si alzò e andò
alla ricerca di Legolas. L’Elfo
e L’Orco stavano ancora combattendo, e né
l’uno né l’altro avevano intenzione
di arrendersi. Lùthien alzò di poco lo sguardo e
intravide Thorin alle prese
con Azog. Il Nano sembrava avere la peggio, ma Legolas decise di
accorrere in
suo aiuto, avendo momentaneamente messo Bolg al tappeto. Tuttavia
Lùthien gli
andò incontro, con la testa in fiamme e il corpo tremante,
e, quando vide l’Orco
spuntare alle spalle dell’Elfo con l’ascia tra le
mani, si mise a correre come
mai aveva fatto in vita sua. Si parò davanti
all’Elfo, nel medesimo istante in
cui quest’ultimo, percepita la presenza del Nemico alle
spalle, si era voltato
per difendersi.
L’ascia
del Nemico andò a segno, il suo obbiettivo no,
perché l’arma trafisse non l’Elfo,
ma Lùthien.
Lo
sguardo di Legolas si trasformò in puro terrore.
Lùthien cadde tra le sue
braccia morente, mentre Bolg rimase immobile, quasi tremante per lo
sbaglio che
aveva commesso.
L’Elfo
poggiò delicatamente il corpo della ragazza a terra e, con
uno scatto
improvviso, saltò addosso al Mostro tirando, infine, fuori
la spada e
decapitandolo. Scivolò via dal corpo del Nemico e si
chinò per prendere Lùthien
tra le sue braccia e portarla lontano da lì.
Dopo
aver fatto una decina di metri correndo, l’Elfo
s’imbatté esattamente in suo
Padre.
«
Aiutami! »
lo supplicò «
salvala! »
Thranduil
scosse il capo «
non posso fare niente per lei, mi dispiace. »
Vedendo
che Lùthien cercava di parlare, Legolas la poggiò
a terra, pur continuando a
tenerla tra le sue braccia.
«
Gra … grazie »
disse lei con un sorriso «
ti … ti … a … amo, Le … Leg
…go … »
Non
riuscì nemmeno a terminare di pronunciare il suo nome,
chiuse gli occhi, e
smise di parlare, per sempre. Legolas urlò per la rabbia di
non averla salvata
e per il dolore per averla persa una seconda volta.
«
No, non andare dove io non posso seguirti! Non può andare
così! »
urlò con le lacrime agli occhi «
ho aspettato secoli per vederla
morire? Non è giusto! »
Suo
Padre gli andò vicino, ma non sapeva, in realtà,
come comportarsi. In un certo
senso, si sentiva anche lui colpevole per il dolore che stava provando
suo
figlio, in quel momento.
«
So cosa stai provando, figlio mio »
disse il Re «
non c’è sofferenza peggiore che …
perdere il proprio amore per sempre. »
L’Elfo
si lasciò andare alle lacrime «
perché fa così male?! »
«
Perché era reale »
rispose Sire Thranduil.
Legolas
si chinò per baciare, un ultima volta, le labbra della sua
amata. Improvvisamente,
il corpo di Lùthien venne avvolto da una strana e intensa
luce. Legolas e suo
padre rimasero incantati a guardarla, quando, d un tratto, il corpo
scomparve,
dissolvendosi completamente in quella luce speciale.
«
Non era di questo mondo »
fu pronto a dire Thranduil «
il suo corpo non era altro che Luce. »
Il
Re aiutò il Principe a rimettersi in piedi «
trova la forza, figlio mio. La tua vita deve proseguire, sei destinato
a grandi
cose. »
«
Io … non posso tornare »
lo informò l’Elfo asciugandosi gli occhi.
«
Dove andrai? »
chiese suo padre.
«
Non lo so »
fu la risposta del figlio.
«
Va a Nord, trova i Dunedain, c’è un giovane
Ramingo tra loro, dovresti
incontrarlo, o forse l’hai già incontrato, solo
che non sapevi che era figlio
di un uomo di nome Arathorn. Potrebbe crescere e diventare un grande. »
«
Come si chiama? »
«
Nelle Terre Selvagge lo chiamano Grampasso, il suo vero nome lo devi
scoprire
tu stesso. »
Legolas
annuì e diede le spalle a suo padre, per proseguire lungo il
suo nuovo viaggio.
«
Legolas »
lo fermò il Re «
tua madre ti amava. Più di chiunque altro, più
della vita.»
L’Elfo
si voltò di poco verso suo Padre, e gli tese un braccio,
come per dimostrargli
che nutriva ancora dell’affetto nei suoi confronti.
Infine
si congedò e partì, in solitudine, e con il cuore
e l’anima a pezzi. Non
avrebbe più amato, non avrebbe più vissuto.
In
quella battaglia perirono grandi combattenti. Ma il loro sacrificio non
fu
vano, il bene riuscì ad averla vinta sul Male. Forse, per il
momento …
ALCUNI
MESI DOPO …
Di
ritorno alla Contea, Bilbo Baggins non faceva altro che canticchiare
lungo quel
breve tratto che lo separava da casa sua. Aveva salutato Gandalf, poco
prima e,
ora, a pochi passi dalla sua Contea, era più felice che mai.
Tuttavia
un suono, molto simile a un lamento, mise fine alla canzone che stava
intonando.
«
E questo? »
si domandò lo Hobbit.
Seguì
quel suono e, presto, si rese conto che si trattava del pianto di un
bambino.
Proseguì incuriosito e, dietro un cespuglio, vi
trovò, poggiato a terra,
esattamente un neonato.
«
E tu chi saresti? »
chiese prendendo il piccolo in braccio «
Ah, ma sei una bambina. Come mai sei qui? Tutta sola? Mm, mi sa tanto
che
qualcuno si è dimenticato di te, eh »
lo Hobbit sorrise «
facciamo che ti porto a casa mia, finché non si fanno vivi i
tuoi genitori,
come ti sembra l’idea? »
E
così, Bilbo, non tornò alla Contea solo soletto.
Aveva
con sé due cose, all’apparenza innocue: un Anello,
e una bambina.
TO
BE CONTINUED
*Spazio
Autrice*
Salve!!!
Finalmente
mi sono
decisa a concludere questa storia.
“Concluderla”
per il
momento.
Non
so quando
scriverò il seguito, comunque è nei miei progetti
xD
Grazie
a chi ha messo
la storia nelle preferite, seguite e ricordate. :)
E
grazie a chi ha
detto la sua ^^
Beh,
vi saluto.
Alla
prossima!
Baci
Scarl.
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