La Figlia della Foresta

di Scarl_Bloom 94
(/viewuser.php?uid=465265)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un fiore da cogliere ***
Capitolo 2: *** L'incantatrice e il Verde foglia ***
Capitolo 3: *** Forte è colui che cadendo ha la forza di rialzarsi ***
Capitolo 4: *** Il cielo non ha collere paragonabili all'amore trasformato in odio ***
Capitolo 5: *** Spesso s’incontra il proprio destino nella via che s’era presa per evitarlo ***
Capitolo 6: *** Ed è in certi sguardi che si intravede l'infinito ***
Capitolo 7: *** Finché si odia si ama ancora ***
Capitolo 8: *** L'orgoglio uccide l'amore ***
Capitolo 9: *** La vera grandezza non sta nella forza ma nel cuore ***
Capitolo 10: *** L'unica verità che si può trovare, è la verità su se stessi. ***
Capitolo 11: *** 11. Amare qualcuno è una scelta, una promessa, un impegno ***
Capitolo 12: *** Voi conoscerete la verità, e la verità vi renderà folli. ***
Capitolo 13: *** Chi non ha mai amato non ha mai vissuto ***



Capitolo 1
*** Un fiore da cogliere ***


La figlia della foresta

 

 

 

Capitolo 1 - Un fiore da cogliere

 

 

<< Padre!  >> urlava il piccolo Elfo  << Su, vieni! >>

 

<< Un momento, Legolas >> rispose il Re cercando di raggiungere il figlio <<  Non correre potresti cadere e farti male. >>

 

Il piccolo Elfo era così felice che non riusciva a smettere di saltellare e di correre ininterrottamente. Suo padre l’aveva finalmente portato a visitare Bosco Atro. Era una specie di gita per lui e per questo sprizzava gioia da tutti i pori. Il Re gliel’aveva promesso da tanto tempo, ma a causa dei suoi doveri aveva sempre rimandato. Tutta quella felicità del figlio lo metteva di buon umore. Avrebbe fatto di tutto per non far sparire quel sorriso meraviglioso da quel viso dolce e angelico.

Legolas era tutto per lui. Sua moglie era morta tempo prima a causa di una terribile malattia. Re Thranduil non riusciva a darsi pace, la sua anima avrebbe ceduto all’oscurità se non fosse stato per suo figlio. Lui era l’unica cosa che gli rimaneva di Eleànor. Quando guardava Legolas era come se guardasse lei. Gli aveva lasciato qualcosa da custodire con premura in ricordo di quell’amore.  Da tutti era conosciuto come un sovrano severo e violento a volte, ma con Legolas si comportava come un padre affettuoso.

Era ancora un bambino quel piccolo Elfo, ma possedeva una forza ed un’agilità fuori dal comune. Suo padre sapeva bene che col tempo le sue abilità sarebbero cresciute sempre di più. Amava terribilmente il tiro col l’arco. Il Re si era occupato di scegliere per suo figlio i maestri più competenti per aiutarlo a migliorare.

 

<< Padre, perché le foglie cadono dagli alberi? >> domandò il piccolo osservando curioso le tante foglie sparse sul terreno << Gli alberi sono così cattivi da abbandonarle? >>

 

Re Thranduil osservò il suo faccino curioso ma al contempo dispiaciuto e non riuscì a non sorridere  << Molti alberi lo fanno per motivi di sopravvivenza. E’ come se andassero in letargo per evitare le perdite d’acqua e limitare i danni provocati dal gelo  >>  sorrise accarezzando la testa del figlio << Ogni cosa segue un corso naturale, Legolas. >>

 

<< E’ come se l’albero fosse la madre e le foglie i suoi bambini >> osservò il piccolo Elfo  << Anche se è naturale, è molto triste. >>

 

Il Re non sapeva come fare per far ritornare il sorriso sul volto di Legolas. Constatò che la sua visione delle cose non era per niente sbagliata. Era un bambino talmente buono. Si sentiva quasi come se non fosse all’altezza di suo figlio. Lui era un sovrano egoista e a tratti malvagio, ma il suo piccolo invece era così altruista e generoso. Si somigliavano molto per l’aspetto, ma caratterialmente Legolas era uguale alla sua amata Eleànor.

D’improvviso Re Thranduil si irrigidì. Aveva udito dei rumori non molto lontano da dove si trovavano lui e suo figlio. Mise una mano sopra la spalla del piccolo principe e lo portò dietro di sé, come per proteggerlo da qualcosa. Il Re stava all’erta. Scrutava ogni piccolo rumore con molta meticolosità.

 

<< Cosa succede, padre? >> domandò curioso Legolas << Perché sei così preoccupato? >>

 

<< Non lo so >> rispose quello senza distogliere la sua attenzione  << sento qualcosa. >>

 

Di scatto udirono qualcosa uscire da dietro il cespuglio alle loro spalle. Re Thranduil si voltò improvvisamente verso la figura. I due si trovarono davanti un’orrenda creatura. Legolas si aggrappò tremante alla gamba del padre ciò nonostante cercava di mantenere la calma e dimostrarsi forte.

 

<< Allontanati, Legolas >> gli sussurrò appena il Re << va via da qui!  >>

 

Il piccolo principe non aveva nessuna intenzione di lasciare il padre da solo e senza indugiare afferrò l’arco che teneva legato dietro la sua schiena a sganciò una freccia addosso all’orrendo mostro. Lo colpì ad un braccio, ferendolo appena. Thranduil scansò via il figlio dopodiché si lanciò addosso alla creatura. Non aveva con sé né spade e né pugnali. Doveva sconfiggerlo senza armi, contando solo sulla sua forza.

Legolas guardava la scena non sapendo come fare per aiutare suo padre. Voleva dargli una mano a sconfiggere quel mostro, ma sentiva di essere troppo piccolo, troppo debole e di aver troppa paura. Era solo un bambino, non poteva far niente. Strinse i pugni quasi come se fosse arrabbiato con sé stesso. Le lacrime gli punzecchiavano gli occhi quando vide che il mostro stava avendo la meglio su suo padre.

 

<< Padre!! >> urlò il piccolo disperato mettendosi a correre verso di lui.

 

Un attimo prima che potesse raggiungerlo, Re Thranduil, riuscì a staccare la testa alla fetida creatura. Stravolto si lasciò cadere con le ginocchi a terra per cercare di riprendere le forze. Legolas riprese a correre verso di lui e appena lo raggiunse lo abbracciò forte. Sire Thranduil gli sorrise e mise una mano sulla sua testa per stringerlo ancora di più a lui.

Quel momento venne interrotto da un pianto disperato di un bambino. Legolas si scostò dall’abbraccio del padre e cominciò a camminare curioso verso quel suono. Il padre, vedendolo, cercò di fermarlo per paura che ci fossero altri nemici, ma il piccolo era del tutto catturato da quel pianto.

Svoltò l’angolo e dietro a un cespuglio vi trovò a terra un neonato ricoperto dalle foglie. Si chinò a guardare il bambino. Era incantato, non riusciva a non guardare quei suoi occhi color cioccolato. Suo padre lo raggiunse immediatamente e vedendo il piccolo a terra rimase per un momento stupito.

 

<< Padre è un bambino >> disse Legolas << un bambino come me. >>

 

<< No, figliolo >> rise Re Thranduil  << è una bambina. >>

 

<< Una bambina? >> domandò confuso il principe  << ed è mia? >>

 

<< Oh no, non è tua >> sorrise prendendo la bambina in braccio << perché dovrebbe essere tua? >>

 

<< L’ho trovata io >> fu la risposta del piccolo << quindi è mia. >>

 

Re Thranduil osservava stupito l’espressione felice e sorridente di suo figlio mentre guardava incantato la piccola creatura. Sorrise ed ebbe una grande idea. Propose a Legolas di portarla nel loro regno visto che sicuramente era stata abbandonata.

 

<< Come le foglie degli alberi >> borbottò il piccolo << anche lei è stata abbandonata. >>

 

<< Non essere triste >> lo riprese il padre appoggiando la mano sulla sua spalla << adesso ci sarai tu a proteggerla. >>

 

Legolas guardò il padre e in un attimo il suo viso s’illuminò  << La proteggerò io? >>

 

<< Certo, figlio mio. Sarai come un fratello maggiore >> disse ricambiando il sorriso << E dovrai anche trovarle un nome. >>

 

<< Un nome? >> il piccolo principe sorrise ancora di più << non saprei. >>

 

Re Thranduil si abbassò leggermente per far vedere la piccola a suo figlio. Legolas si perse nuovamente in quei suoi occhioni. Il padre sorrise e gli disse di guardarla attentamente così sarebbe stato più facile trovare un nome adatto a quella meravigliosa creatura.

 

<< E’ bella, padre >> osservò il principe  << E’ come un fiore incantatore.  >>

 

Sire Thranduil rimuginò un po’ sull’affermazione appena fatta dal figlio. Un fiore incantatore. Quel piccolo sapeva essere così poetico quando ci si metteva. Sorrise per la sua ingenuità e dolcezza e gli diede una carezza sulla testa.

 

<< Lùthien >> sussurrò guardando la piccola << hai avuto davvero una bella idea, figlio mio. Si, mi piace. >>

 

Legolas sorrise ben contento del nome che aveva scelto per la bambina. Padre e figlio proseguirono il loro cammino verso casa.

 

Il piccolo principe non smetteva di sorridere, era troppo felice.

                     

  << Lùthien >> continuava a dire a bassa voce, alzando di tanto in tanto gli occhi per guardarla fra le braccia di suo padre.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** L'incantatrice e il Verde foglia ***


Capitolo 2 – L’incantatrice e il Verde foglia

 

 

 

Re Thranduil passeggiava nervosamente nella stanza del trono. Teneva le mani dietro la schiena e farfugliava cose senza senso. Era preoccupato, lo si vedeva bene.

 

<< Sire Thranduil >> lo interruppe una guardia << Non siamo riusciti a trovarli. >>

 

<< Siete degli incompetenti! >> ringhiò il Re perdendo completamente le staffe.

 

La guardia indietreggiò spaventato. Sapeva benissimo che la reazione del suo sovrano sarebbe stata proprio quella, ma non era di certo colpa sua se Legolas e Lùthien non si trovavano da nessuna parte.  Quei due ne combinavano sempre di tutti i colori. Non riuscivano mai a stare fermi.

 

<< Continuate a cercare >> aggiunse alla fine cercando di recuperare quel poco di calma che era in suo possesso .

 

 

 

Intanto, non molto lontano dal Reame Boscoso, due giovani amici si divertivano a rincorrersi saltando da un albero all’altro. Avevano vissuto cento primavere, ma entrambi avevano l’aspetto di due adolescenti. La ragazza cercava in tutti i modi di raggiungere l’amico, ma quest’ultimo era troppo veloce. Alla fine si arrese e si fermò per riprendere fiato. Il ragazzo tornò indietro da lei. 

 

<< Sei troppo veloce >> gli disse cercando di riprendere fiato  << e non ti stanchi mai, com’è possibile? >>

 

<< Sono un Elfo >> rispose fiero il ragazzo << dovremmo tornare a casa, non credi? >>

 

<< Legolas, mi hai promesso che avremmo trascorso tutto il giorno a esplorare questi territori >> continuò la ragazza contrariata nel tornare nel loro regno.

 

Il ragazzo la guardò per un istante. Non sopportava di vedere in quei suoi occhi meravigliosi tristezza o delusione. Avrebbe fatto di tutto per non farle mai sparire il sorriso dalle labbra. Lùthien sapeva bene che non appena metteva il muso, Legolas assecondava tutti i suoi capricci. Erano cresciuti insieme, nessuno meglio di lei conosceva il principe.

 

<< E va bene >> acconsentì in fine << spero solo che mio padre non si arrabbi. >>

 

Lùthien sorrise e i due ripresero il loro piccolo viaggio. Non si rimisero a correre. Anche perché la ragazza si era stancata molto e Legolas non voleva che si sentisse male. Per lui non c’erano problemi, era un Elfo, ma lei, lei non lo era.

 Quando constatarono che Lùthien fosse immortale ne furono tutti felici. Non apparteneva alla razza degli Elfi, ma neppure a quella degli Uomini. Questo dettaglio preoccupava molto Sire Thranduil, ma non Legolas. Per lui era la “sua” Lùthien e basta. Non gli importava a quale razza appartenesse.

Solo una cosa in lei lo incuriosiva a tal punto da farsi delle domande : il suo potere di incantatrice. Non si spiegava il motivo, ma Lùthien riusciva a incantarlo con un semplice sguardo. Era da sempre così, da quando l’aveva trovata insieme a suo padre. Non riusciva a non guardare i suoi occhi.

 

Da parte sua Lùthien voleva anche lei bene a Legolas. Lo vedeva come il suo angelo custode, sempre pronto a difenderla da tutto e da tutti. Era incline ai pericoli, ma lui c’era sempre e comunque. Non si arrabbiava mai con lei, era sempre gentile e premuroso e per non parlare poi quando Re Thranduil la sgridava, prendeva subito le sue difese. Adorava il suo sorriso. Pensava che nella Terra di Mezzo non ci fosse cosa più bella che il sorriso di Legolas. La faceva sentire al sicuro come non ci riusciva nessuno. Si riteneva molto fortunata ad avere un amico come il principe.

 

Al calar del sole, Legolas pensò bene di accendere il fuoco. Poteva essere pericoloso tornare a casa nelle oscurità della notte. La piccola Lùthien aveva tanto freddo, ma per dimostrarsi forte non lo dava a vedere. Legolas si mise a scuotere la testa e a sorridere. Senza dire niente si alzò e andò da lei. La avvolse nel suo abbraccio e Lùthien arrossì di colpo. Si lasciò andare al calore del suo corpo e ben presto quel piccolo stato di disagio scomparve.

Rimasero abbracciati davanti al fuoco senza parlare per molto tempo.

 

<< Ieri, Gildor mi ha chiesto se io e te siamo fratello e sorella >> disse d’improvviso Lùthien.

 

Legolas si irrigidì di colpo << E… cosa gli hai risposto? >>

 

<< La verità. Non siamo fratelli >> continuò la ragazza << ma è come se lo fossimo in un certo senso. >>

 

Legolas chiuse gli occhi per un secondo. Non capiva come quelle parole avevano potuto far del male al suo cuore. La sua stretta su Lùthien si sciolse leggermente e la ragazza se ne accorse. Pensò subito di aver detto qualcosa che avesse potuto infastidirlo.

 

<< Credeva che fossi la tua promessa >>  alzò lo sguardo per guardarlo meglio negli occhi  << non è ridicolo? >>

 

Legolas cercò per quanto gli era possibile di sorriderle  << Si. >>

 

La ragazza ricambiò il suo sorriso e alzò una mano per toccargli un orecchio << Le tue orecchie sono adorabili >> disse ridendo e facendo arrossire il principe.

 

 Lùthien appoggiò la testa sul  petto dell’Elfo cercando ancora quel contatto che la faceva sentire protetta. Chiuse gli occhi e si abbandonò al sonno. Legolas non riposò per tutta la notte. Si sentiva in colpa con se stesso. Doveva smetterla di pensare a lei come qualcosa di più, ma vederla solo come una sorella. Non capiva i sentimenti che provava nei suoi confronti, non li capiva e li rifiutava.

 

Appena fece giorno, il giovane Elfo andò a procurarle qualcosa da mangiare. Trovò della frutta e soddisfatto tornò da lei. Al suo ritorno però non la trovò dove l’aveva lasciata. Le mele caddero a terra mentre Legolas, disperato, si mise a correre per ritrovarla. Non sapeva dove andare e nel frattempo se la prese con se stesso per averla lasciata da sola. Salì lungo la cima di un albero e osservò attentamente la zona circostante. D’improvviso sentì delle urla non molto lontano. Si voltò alla sua destra e vide un ruscello. Lùthien era lì, stava per affogare. Legolas si mise a correre come mai aveva fatto in tutta la sua vita. I rami degli alberi intralciavano il suo cammino, ma niente e nessuno poteva ostacolarlo. Doveva andare da Lùthien, doveva salvare la “sua” bambina.

Arrivò in un lampo al ruscello e senza pensare o riflettere si buttò per salvarla. Lùthien appena lo vide sorrise e lo chiamò con tutta la voce che aveva in corpo.  La corrente però era troppo forte e la trascinò via. Legolas non la vide più. Si voltava da una parte all’altra, ma nulla. Decise allora di andare sott’acqua e fu lì che la trovò. Nuotò fino ad arrivare da lei e come afferrò il suo corpo la tirò subito in superficie. Lùthien aveva perso i sensi e Legolas preoccupato per le sue sorti l’appoggiò sul prato, ai piedi del ruscello. Non sapeva cosa fare. La vedeva lì, distesa, bella come un fiore. La chiamava, urlava il suo nome, ma Lùthien sembrava non sentire.  Le alzò leggermente il corpo, tenendola fra le sue braccia.

 

<< Che male può fare un bacio ?  >> sussurrò piano portando lentamente le sue labbra su quelle di Lùthien.

 

Rimasero con le labbra unite per un tempo infinito. Lùthien aprì improvvisamente gli occhi. Capì, dopo poco, quello che stava accadendo. Non fece nulla. Quel contatto le piaceva.

Legolas si staccò da lei e vedendo i suoi occhi spalancati sorrise felice. La strinse forte a sé mentre la ragazza era rimasta senza parole. Nessuno dei due sapeva cosa dire in verità.

 

<< Ma che avevi intenzione di fare? >> le domandò Legolas mostrandosi leggermente arrabbiato << come hai fatto a finire in acqua? >>

 

Lùthien abbassò lo sguardo dispiaciuta  << Sono scivolata, non l’ho fatto apposta. >>

 

Legolas si ammorbidì subito. Le disse di stare tranquilla, che tutto era passato e la strinse forte a sé. In quel preciso istante ai piedi del giovane Elfo arrivò una freccia. Si spaventarono entrambi, ma subito il principe riconobbe le guardie di suo padre.

 

<< Principe Legolas, vi abbiamo cercato dappertutto >> disse una delle guardie avvicinandosi  << vostro padre è arrabbiato, molto arrabbiato. >>

 

L’Elfo e la ragazza si guardarono negli occhi. Thranduil li avrebbe puniti, era certo. A malincuore seguirono le guardie e non ci misero molto a tornare a casa. Lùthien tremava come una foglia. Temeva Sire Thranduil. Anche se si era dimostrato sempre gentile nei suoi confronti aveva una tremenda paura di lui.

Legolas dal canto suo sapeva che il padre si sarebbe adirato contro loro due. Temeva solo che potesse prendersela con Lùthien.

 

Arrivati a Reame Boscoso , Legolas e Lùthien furono convocati nella sala del trono. Re Thrandui sedeva su quest’ultimo. Era freddo, la sua espressione era indecifrabile. Lùthien si teneva stretta al braccio di Legolas.

 

<< Dove siete stati? >> domandò il Re senza nemmeno voltarsi verso di loro.

 

<< A fare una passeggiata >> rispose pronto suo figlio.

 

<<  una passeggiata così lunga? >> continuò il padre voltandosi lentamente verso i due.

 

<< Si >> sibilò il giovane Elfo guardandolo negli occhi.

 

 

Re Thranduil inaspettatamente si alzò e si avvicinò a passo lento verso di loro. Legolas deglutì, se prima era riuscito a mantenere la calma, adesso cominciava a sentire l’odore della paura.

Appena il padre fu abbastanza vicino al figlio lo colpì di scatto al volto. Il principe strinse i denti mentre Lùthien non riuscì più a controllarsi e si mise davanti all’Elfo come per proteggerlo.

 

<< Vi prego, Sire, non lo picchiate >> lo scongiurò la ragazza << non è stata colpa sua, è stata un’idea mia. >>

 

<< Lùthien, smettila >> la riprese il giovane Elfo << è una questione padre e figlio, tu non c’entri.  >>

 

<< Ma sono stata io a dirti di continuare, Legolas! >> continuò la piccola, scoppiando in lacrime  << non è giusto che ti prendi tu la colpa di tutti i miei capricci! >>

 

Re Thranduil osservò la scena senza dire una parola. Non capiva. Qualcosa gli era sfuggito. Quei due si volevano bene davvero, questo non poteva metterlo in dubbio. Ma il Re non voleva pensare ad un altro modo di voler bene. Interruppe i due ragazzi dicendo a Lùthien di lasciarlo da solo con suo figlio.

In principio la ragazza non voleva separasi dal suo amico. Legolas però riuscì a convincerla, sfoderando uno di quei suoi sorrisi rassicuranti. Lùthien capì che l’Elfo non avrebbe avuto nessun problema e lentamente uscì dalla sala. Gli occhi di Legolas non la mollarono per un solo secondo. E fu in quel momento che Re Thranduil vide quella strana luce negli occhi di suo figlio. Una luce diversa e insolita. Non si guarda una sorella o un’amica con quella luce,no. Capì che gli era sfuggito tutto dalle mani.

 

<< Lei non ti amerà mai >> disse d’improvviso << e nemmeno tu avresti dovuto! >>

 

<< padre, non capisco >> cercò di farfugliare il giovane Elfo << Lùthien per me è come una sorella, lo sai bene. >>

 

Il Re lo guardò attentamente per alcuni secondi. Sapeva perfettamente che suo figlio mentiva. Egli non era in grado di dire bugie, aveva il cuore puro e buono. Ma innamorarsi di Lùthien non era la cosa giusta per lui.

 

<< Tu menti ! >> tuonò Sire Thranduil.

 

Legolas abbassò lo sguardo pietrificato. Non voleva ammettere la verità, soprattutto davanti a suo padre. I suoi sentimenti erano confusi, ma qualcosa di profondo verso quella ragazza lo provava veramente. Non sapeva dare un nome a ciò che sentiva poiché era qualcosa di inesatto per il momento.

 

<< Tu sei un Principe, sei mio figlio >> proseguì suo padre calmando il tono di voce << hai dei doveri >> aggiunse prendendo a camminare intorno all’Elfo << ma comunque tutto questo si può ancora recuperare. Non tutto è perduto per fortuna. >>

 

Legolas non capì le sue parole, ma non fece in tempo a dire niente poiché venne congedato dal padre.

 

 

Nel frattempo Lùthien cercava di riflettere su tutto quello che era successo. Legolas l’aveva baciata o se l’era sognato? Sorrise improvvisamente portandosi due dita sulle labbra. Arrossì e si mise a sognare ad occhi aperti. Non capiva ancora di provare qualcosa per l’Elfo a causa della sua giovane età. Quel suo flusso di pensieri venne interrotto dall’arrivo di Sire Thranduil. Lùthien era rimasta colpita dal fatto che il Re fosse venuto a trovarla nelle sue stanze. Aprì la porta e lo fece entrare impaurita.

 

<< Mia cara Lùthien >> esordì entrando Thranduil << ho una bella notizia per te. >>

 

La ragazza lo guardò sorpresa. L’Elfo aveva del tutto cambiato umore. Chissà che gli era passato per la testa. Magari Legolas era riuscito a calmarlo. Ma non capiva quale potesse essere la bella notizia.

 

<< Andrai a Gran Burrone >> rivelò Sire Thranduil << è un posto magnifico, credimi. >>

 

Lùthien spalancò gli occhi incredula. La stava mandando via. Voleva sbarazzarsi di lei. E Legolas? Come poteva abbandonare il suo amico Elfo? Non poteva essere d’accordo anche lui, non  poteva esserlo.

 

<< Ma.. Legolas..  >> cercò di dire, ma Thranduil la interruppe.

 

<< Legolas è d’accordo con me >> le disse sorridendo il Re  << ha detto che ti troverai bene lì. >>

 

Lùthien si sentì conficcare un pugnale dritto nel petto. Nemmeno Legolas la voleva più a Reame Boscoso. Si trattenne nel non piangere e cercò di abbozzare un falso sorriso da rivolgere al Re. Rispose che per lei andava bene Gran Burrone e il sovrano continuò nel dirle che sarebbe partita subito.

La ragazza raccolse le sue cose senza smettere di singhiozzare un attimo. Provava rabbia e dolore. Il suo amico non la voleva più, mentiva quando le diceva che le voleva bene, aveva sempre mentito, sempre. Si asciugò le lacrime e promise a se stessa di non piangere mai più.

 

Il carro che l’avrebbe portata a Gran Burrone era ormai pronto. La ragazza venne accompagnata dalle guardie del Re e proprio nel momento in cui stava per salire sopra al mezzo, Legolas la vide da lontano. Cercava di capire che diavolo stesse facendo la sua Lùthien su quel carro. Si mise a correre d’improvviso, ricordando le parole che gli aveva detto poche ore prima suo padre. Cercava di scacciare via quel brutto presentimento, ma purtroppo sembrava essere la dura verità.

Appena Legolas raggiunse il carro chiese immediatamente spiegazioni a Lùthien. La ragazza non alzò nemmeno gli occhi per guardarlo. Aveva il viso rosso, sicuramente per le troppe lacrime.

 

<< Va via, Legolas! >> gli urlò d’improvviso  << non voglio vederti mai più !  >>

 

Una volta urlate quelle esatte parole il carro prese a camminare. Legolas rimase immobile con gli occhi spalancati dallo stupore. La ragazza stava andando via e gli aveva appena detto di non volerlo rivedere mai più. Strinse i pugni e corse all’interno del palazzo e precisamente da suo padre.

Appena arrivò nella sala del trono diede sfogo a tutta la sua rabbia.

 

<< Perché mi hai fatto questo?! >> ringhiò contro suo padre << perché l’hai mandata via?! >>

 

<< E’ stata lei a dire di volersene andare, figlio mio >> fu la risposta del Re  << ho cercato di dissuaderla a rimanere dicendole che tu saresti stato male, ma niente >> aggiunse guardandolo mortificato << ha voluto andare via ugualmente. >>

 

Legolas guardava senza parole suo padre. Sentì un male fortissimo al cuore e dovette lottare con tutto se stesso per non far cadere quella maledetta lacrima. Strinse i pugni e i denti dopodiché scappò via.

 

Suo padre lo guardò e finchè non sparì dalla sua vista non gli tolse gli occhi di sopra. Non sapeva nemmeno lui se aveva fatto del bene o del male comportandosi in quel modo. Aveva agito solo ed esclusivamente per amore del proprio figlio.

 

<< Un giorno capirai, Legolas, figlio mio. E spero anche che riuscirai a perdonarmi. >>

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo “autrice”

 

Vorrei ringraziare :  BILLIEJOESVOICE  -  little black cat - KyraPotteredirectioner - Satana1

Per aver recensito il capitolo precedente! Grazie mille!

 

Ringrazio anche chi ha messo la storia nelle preferite :  fredfredina  - Satana1 -  Lauretta_03

 

E anche chi ha messo la storia nelle seguite :  ewan91 -  KyraPotteredirectioner  -  little black cat - Phoebe_dolphin  - Tonksie

 

 

E invito tutte voi a dire la vostra sulla Fan Fic :)

 

Grazie

E a presto

Scarl.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Forte è colui che cadendo ha la forza di rialzarsi ***


Capitolo 4 –  Forte è colui che cadendo ha la forza di rialzarsi

 

 

Tutti stavano aspettando che Legolas pronunciasse quelle parole : “ Si, lo voglio”. Il principe del Reame Boscoso però rimase in silenzio. Sembrava avesse perso l’uso della parola. Sentiva lo sguardo di tutti i partecipanti addosso. La principessa che stava al suo fianco aveva iniziato a preoccuparsi. L’Elfo si voltò lentamente verso di lei. La guardò per un tempo infinito e si soffermò particolarmente suo suoi occhi. La ragazza arrossì mentre Legolas mantenne un’espressione seria. Gli occhi della fanciulla non lo incantavano, non brillavano e cosa più importante : non erano quelli di Lùthien.  Il principe chiuse gli occhi, sospirò profondamente e portò una mano sul suo cuore. Fino a quel momento non gli era importato del matrimonio o di passare il resto della sua vita con una ragazza che nemmeno conosceva, ma in quell’istante capì che non poteva farlo. L’avrebbe fatta soltanto soffrire e Legolas non voleva questo. C’era già il suo cuore che sgorgava sangue e quella giovane principessa non se lo meritava.

 

<< Io non posso sposarti >> le disse quasi sussurrando  << mi dispiace. >>

 

La ragazza rimase a bocca aperta mentre gli altri cominciarono a manifestare il proprio dissenso. Re Thranduil rimase impassibile, seduto e con gli occhi puntati sul figlio. L’aveva umiliato davanti a tutti, ma in quel momento  non gli importava. Se Legolas non avesse fermato quel matrimonio, l’avrebbe fatto lui stesso. Oltre ai doveri, oltre ad essere Re, era soprattutto un padre e amava suo figlio più di ogni altra cosa al mondo.

Legolas non disse più nulla, si limitò ad andare via da tutto quel trambusto mentre la principessa scoppiò in un pianto disperato.  Il padre della ragazza se la prese con Re Thranduil, ma quest’ultimo non sembrava dargli molta importanza. D’improvviso il Sovrano si alzò, lasciando perdere le inutili e stupide lamentele dell’altro e si avviò alla ricerca di Legolas. Doveva parargli, ne aveva l’assoluto bisogno. Anche se aveva fatto la cosa giusta, ciò non toglie che non doveva permettersi ad agire in quel modo.

Lo trovò disteso ai piedi di un albero, nella parte posteriore del palazzo. Legolas sentì la presenza di suo padre, ma non alzò nemmeno lo sguardo su di lui. Il Re si avvicinava sempre di più a suo figlio. Sembrava calmo e sereno.

 

<< Hai avuto coraggio a fare questo  >> disse il Re, rompendo il ghiaccio  << Hai osato umiliarmi davanti a tutti. >>

 

<<  Va via >> ringhiò suo figlio  << non voglio vedere nessuno, lasciami in pace. >>

 

<< Credi che per quello che hai fatto non riceverai nessuna punizione?  >> continuò Re Thranduil fermandosi a guardarlo con le braccia dietro la schiena  << sei mio figlio, certo. Questo però non significa che puoi comportarti come ti pare a piace. >>

 

Legolas alzò lo sguardo sul proprio padre. Voleva punirlo, ma per lui era indifferente. Poteva fare tutto ciò che voleva. Niente era paragonabile al dolore che sentiva dentro di sé.

 

<< Sto già subendo una punizione >> borbottò l’Elfo  << da diverso tempo, ormai. >>

 

Re Thranduil capì perfettamente ciò a cui si stava riferendo Legolas. Parlava di Lùthien, del dolore che gli aveva provocato la sua improvvisa partenza e della cicatrice ,mai rimarginata, che aveva lasciato nel suo cuore.

 

<< Non mi sbagliavo, dunque  >> proseguì il Re  << Tu la ami ancora.  >>

 

<< No !  >> tuonò Legolas balzando in piedi  << Io la odio!  >>

 

<< La odi e la ami allo stesso modo >> contrattaccò suo padre << non puoi sottrarti alla verità. >>

 

<< E’ il mio tormento, la mia distruzione, il mio dolore >> farfugliò Legolas abbassando lo sguardo << non puoi capire ciò che sento, lasciami stare e vattene!  >>

 

<< Cosa accadrebbe se i vostri cammini si dovessero incontrare ancora una volta? >> gli chiese Re Thranduil, ignorando del tutto la richiesta fatta prima dal figlio  << cosa faresti? >>

 

<< Io…. >> sibilò il giovane Elfo  << la ucciderei. >>

 

Quella sua ultima affermazione scosse così tanto Sire Thranduil da indurlo a concludere lì la conversazione con il figlio. Si voltò e lo lasciò in pace, così come aveva ripetutamente chiesto lui stesso. Non poteva evitare però di sentire un dolore accecante che lo portava a maledirsi più e più volte per quello che aveva causato.

 

<< Abbi coraggio, figlio mio >> bisbigliò il Re guardando Legolas da lontano  << rialzati e combatti.  >>

 

 

Ma non si trattava di combattere Orchi o qualsiasi altra orrenda creatura. In quel caso bisognava combattere contro i propri sentimenti, e non c’era impresa più difficile.

 

 

 

 

Passarono i giorni, le settimane e i mesi. L’addestramento di Lùthien proseguiva e Gandalf constatò immediatamente che c’aveva visto giusto. Quella ragazza era davvero un portento. Le faceva fare esercizi fisici per tutto il giorno e Lùthien eseguiva gli ordini impartiti dal suo maestro con precisione ed efficienza. E quando arrivò il momento di iniziare con la magia ci furono non poche difficoltà.

 

 

<< Non ce la farò mai!  >> sbraitò la ragazza << è impossibile far muovere l’acqua a proprio piacimento! >>

 

<< Concentrati >> le intimò lo stregone  << tu ce la puoi fare,  io so quel che dico. >>

 

<<  Sono tre ore che sono in questa posizione e non è successo un bel niente !  >> urlò esasperata  << tutto ciò è ridicolo.  >>

 

<< Riprovaci  >> concluse il mago, ridendosela sotto i baffi.

 

Lùthien sbuffò e fece come gli era stato detto da Gandalf. Provò a riconcentrarsi nuovamente. Doveva pensare all’acqua, solo all’acqua. E cosa più importante : doveva desiderare di spostarla. Si sforzò con tutta se stessa mentre lo stregone si mise ad osservarla attentamente. Quando constatò che effettivamente la ragazza non riusciva nell’intento, ebbe un’idea per spronarla.

 

<< Come si chiamava quell’Elfo?  >> le chiese d’un tratto.

 

<< Perché lo vuoi sapere?  >> rispose Lùthien, innervosendosi leggermente  << hai detto che devo concentrarmi. Non mi aiuti affatto così. >>

 

<< Lo odi e lo detesti, se rammento bene >> aggiunse lo stregone << Per ciò, pensa di star combattendo contro di lui. >>

 

Lùthien lo guardò confusa. Non capiva dove volesse arriva quel mago da strapazzo. Chiuse gli occhi e fece come gli aveva consigliato. Doveva pensare a.. Legolas. La ragazza si irrigidì improvvisamente appena il ricordo del giovane Elfo le tornò nella mente. Rammentò quel giorno, quel giorno così bello e al tempo stesso maledetto. Quando Legolas l’aveva baciata e per qualche decimo di secondo si interrogò anche sul perché l’avesse fatto, ma subito dopo tornò all’obbiettivo iniziale. E all’improvviso sentì una rabbia immensa pervaderla completamente. Un fuoco bruciava dentro di lei. Quell’odio e quella rabbia legati al sentirsi incapace di comprendere tutto quello che era successo, quel rifiuto, quello sbarazzarsi di lei, come se fosse uno straccio vecchio. E a quell’amicizia che profumava d’amore, calpestata e distrutta.

 

Gandalf osserva attentamente la giovane. Era avvolta da una luce speciale e le acque della cascata lì vicino si agitavano intorno a lei.  Era una cosa meravigliosa da guardare e il mago stesso rimase a bocca aperta. 

Lùthien aprì gli occhi e vedendosi avvolta in una luce e circondata dalle acque, rimase sconvolta. Poi capì di essere riuscita nel suo intento e scoppiò a ridere.

 

<< Ce l’ho fatta, Gandalf! >> urlò la ragazza felice  << non ci posso credere!  >>

 

<< Lo vedo, lo vedo  >> sorrise, il vecchio stregone.

 

All’improvviso i due sentirono dei versi provenire in lontananza. Gandalf si voltò di scatto e lo stesso fece Lùthien. Videro una figura in cielo avvicinarsi ad una velocità inaudita. Il mago assunse un’espressione altamente preoccupata mentre la ragazza non capiva di cosa si trattasse. Per un secondo pensò fosse un uccello, ma man mano che si avvicinava si faceva sempre più grande.  Nemmeno il tempo di capire chi, come e quando che un enorme creatura atterrò sul territorio vicino ai due.

Lùthien si trovò davanti ad un drago immenso. Spalancò gli occhi terrorizzata mentre la luce che l’avvolgeva continuava incessante.

 

<<  Mettiti al sicuro, Lùthien! >> gli intimò lo stregone , alzando in aria il suo bastone.

 

<< Oh Dio >>> sibilò la ragazza  << io ho una paura immensa dei draghi. >>

 

L’enorme creatura si voltò verso Lùthien. Si mise ad osservarla, incantato. Era sicuramente stato attirato da quella luce. Lentamente si avvicinò alla ragazza, ma prontamente Gandalf gli si parò davanti.

 

<< Va via, Smaug! >> gli urlò contro  << cosa sei venuto a fare?! >>

 

<< Chiudi la bocca, vecchio >> lo stizzì la creatura  << piuttosto dimmi, che tipo di gioiello è? >>

 

Il drago si stava riferendo a Lùthien. L’aveva scambiata per un gioiello a causa di tutta quell’immensa luce. Smaug era un drago molto intelligente e con una fissa incontrollabile per il tesoro. Appena aveva visto in lontananza quel luccichio non aveva esitato a dirigersi verso di esso.

 

<<  Ma non sono un gioiello >> replicò Lùthien << sono un… >>

 

La ragazza si bloccò d’improvviso. Non sapeva ancora cosa fosse in realtà e non trovava di che dire. Pensò di far cessare tutta quella luce e tornare alla normalità. Smaug continuava ad osservarla. La luce scomparve d’improvviso e il drago ne fu colpito.

 

<< Vi siete presi gioco di me!  >> sbraitò la creatura.

 

Gandalf si mise davanti a Lùthien per proteggerla dall’ira del drago, ma quest’ultimo lo colpì con un attacco improvviso della sua coda, facendolo volare pochi metri più in là. Gandalf perdette i sensi e così Lùthien si ritrovò da sola contro Smaug. Il drago cercò di colpirla con la sua coda, ma la ragazza riuscì a evitarlo. E così il mostro ci riprovò nuovamente fino a quando non riuscì a scaraventarla su di una roccia. Lùthien cercò di alzarsi, ma vide del sangue scorrerle lungo il viso. Aveva la vista appannata, cominciava a perdere i sensi.

 

<< Mi avete fatto perdere del tempo prezioso! >> tuonò il drago mentre si dirigeva verso Lùthien.

 

In quel momento Gandalf riaprì gli occhi e vedendo la ragazza in quello stato, cercò di spronarla a reagire.

 

<< Lùthien! Alzati! >> la incitava il mago  << difenditi! >>

 

La ragazza cercò di trovare la forza dentro di se. Si alzò barcollando. Smaug rimase ad osservarla curioso.  Lùthien si concentrò, proprio come aveva fatto poco prima. Pensò all’Elfo e a tutto quello che aveva passato. Trovò la forza di controllare di nuovo l’acqua. Si sforzò per usarla come arma contro il drago. Quest’ultimo, appena venne colpito dal getto, scoppiò a ridere. Era troppo forte per lei, non poteva sperare di sconfiggerlo. Lùthien cadde a terra in ginocchio. Respirava affannosamente. Ormai sentiva di essere finita.

 

<< Non ti ucciderò stavolta >> le disse Smaug  << ma ci rivedremo presto. >>

 

L’enorme bestia spiegò le sue ali gigantesche e si alzò in aria. In un batter d’occhio volò via, lasciando di stucco la nostra Lùthien.  Quest’ultima tirò un sospiro di sollievo. Per fortuna l’aveva risparmiata. Rise di se stessa, si era messa a tremare come una bambina. Tirò un pugno alla terra con rabbia. Si era sentita debole e codarda. Gandalf si alzò e le andò vicino.

 

<< sei stata brava >> le disse << avanti, alzati. >>

 

<< brava? Sono stata una codarda! >> replicò la ragazza  << gli ho fatto solo il solletico!  >>

 

<< Smaug è potente >> la interruppe il mago << e tu hai iniziato il tuo addestramento da poco. >>

 

<< e allora ricominciamo subito !  >> proseguì Lùthien armandosi di forza e coraggio.

 

<< Stai sanguinando, mia cara ragazza >> le fece notare  << riprenderemo quando ti sarai messa in sesto. >>

 

Lùthien sbuffò, ma alla fine diede retta a Gandalf. Voleva migliorare, diventare sempre più forte. Ma non per incontrare l’Elfo e scontrarsi con lui, questo no. E anzi, si augurava di non incrociare mai il suo cammino. Avrebbe trovato il suo riscatto in un modo o nell’altro.

 

 

E a poco a poco la ragazza riuscì a padroneggiare le arti magiche senza alcuna difficoltà. Si sentiva forte e fiera di se stessa. Gandalf era orgoglioso di lei, c’aveva visto giusto su quella ragazza. Aveva qualcosa di speciale e di misterioso dentro di sé. Dopo tanti anni, ancora non era riuscito a risolvere questo mistero e addirittura se ne era completamente dimenticato ormai. Per Gandalf non aveva importanza a quale razza appartenesse Lùthien o capire perché possedeva tutte quelle capacità fuori dal comune. Aveva trasformato quella ragazza in un guerriero perfetto : era un portento con la spada, con l’arco e riusciva a comandare l’acqua, il fuoco, l’aria e la terra a proprio piacimento. La sua bellezza aumentava di giorno in giorno e quella luce che aveva dentro di sé era qualcosa di meraviglioso. Avevano trascorso lunghissimi anni a vagabondare per la Terra di Mezzo e ormai voleva bene a Lùthien come se fosse una figlia.

 

<< Vai a Gran Burrone >> le disse un giorno  << io ti raggiungerò il prima possibile. >>

 

<< Dove devi andare? >> gli chiese la ragazza  << tra di noi non devono esserci segreti, lo sai. >>

 

<< Devo vedere un amico >> rispose il mago sorridendole << non essere curiosa. >>

 

<< E dai, Gandalf  >> sbuffò la ragazza << lo conosco? >>

 

<< No, non lo conosci >> rise di gusto lo stregone  << Thorin Scudodiquercia. >>

 

Lùthien fece spallucce. Non lo conosceva questo “ scudodiquercia”. Vide che Gandalf aveva un’espressione molto seria in volto. Forse qualcosa lo preoccupava. Magari si trattava di una questione della massima importanza.

 

<< Di cosa si tratta, Gandalf? >> domandò Lùthien facendosi seria di colpo.

 

Il mago la guardò per un secondo  << di Smaug >> rispose poco dopo  << quel giorno in cui risparmiò le nostre vite il drago attaccò Erebor. >>

 

<< Si, questo lo so bene >> proseguì la ragazza abbastanza confusa  << ma cosa c’entri tu? >>

 

<< Basta domande, signorinella >> la riprese lo stregone  << vai a Gran Burrone che tutti staranno in pena per te! >>

 

 

 

 

Nel frattempo a Reame Boscoso Re Thranduil e suo figlio stavano discutendo sulle condizioni in cui si trovava ormai da tanto tempo Bosco Atro. Quella foresta era malata, un male si era abbattuto su di essa. Ma il Re non voleva di che saperne di indagare su ciò che stava accadendo. L’unica cosa importante per il sovrano era il suo regno.

 

<< Sei egoista, padre >> lo riprese suo figlio << apparteniamo tutti alla Terra di Mezzo, non è giusto rinchiuderci in questo palazzo e fare finta che là fuori non stia accadendo nulla. >>

 

<< Sono sempre stato fra queste mura, disinteressandomi degli altri popoli e siamo vissuti in pace per secoli e secoli >> replicò Re Thranduil << non mi interessa cosa succede al di fuori delle mura di questo palazzo. >>

 

<< E se me ne interessassi io? >> contrattaccò Legolas << Bosco Atro non è più accessibile, bisogna fare qualcosa. Non possiamo stare ancora con le mani in mano. >>

 

<< Obbedisci al mio ordine, Legolas >> lo riprese Re Thranduil <<  la faccenda non ci riguarda. >>

 

 

Legolas venne congedato dal padre. Ma non avrebbe eseguito il suo volere. Sarebbe ritornato a Bosco Atro per trovare una soluzione a quel mistero.  Nel mentre usciva dal palazzo trovò un pezzo di carta per terra. Sentì il bisogno di prenderlo. Appena lo ebbe tra le mani notò che si trattava di una lettera. Era stata scritta da Elrond di Gran Burrone, molti e molti anni prima.

 

 

Caro amico mio

Non nego che la tua lettera non mi abbia lasciato un po’ stupito. Vorrei tanto sapere cosa nasconde la ragazza che hai mandato qui a Gran Burrone molto tempo fa. Lei è diversa, non appartiene a nessuna delle razze della Terra di Mezzo. E’ immortale, ma non è un Elfo. E’ predisposta alle arti magiche e per questo motivo Gandalf ,pochi giorni fa, l’ha presa con sé per addestrarla. Per quanto riguarda Lùthien, ti posso solo dire che nel lungo tempo che ha trascorso qui da noi, è stata avvolta da un oscuro dolore che lentamente si è trasformato in rabbia e in odio. Non so chi sia la persona che l’ha fatta soffrire a tal punto, ma deve averle fatto molto male. Non capisco il perché tu l’abbia abbandonata. Credo che il motivo principale di questo odio eterno sia in parte causato nell’averla cacciata da Reame Boscoso. Lei non ha mai parlato di quello che le fu fatto, nemmeno con mia figlia Arwen, con la quale ha stretto un legame molto profondo. Col passare degli anni ha imparato a sorridere di nuovo, ma quel velo di tristezza non è mai sparito dai suoi occhi.

Attendo una tua risposta.

 

Elrond.

 

 

 

 

Legolas teneva stretto il foglio fra le sue mani. Iniziò a tremare all’improvviso. Strinse i denti per poter trattenere tutta la rabbia che provava in quel momento. Lùthien non l’aveva abbandonato, era stato suo padre a mandarla via. Non poteva credere a quello che aveva appena scoperto. Alzò gli occhi al cielo e trattenne un grido di rabbia. Cercava di calmarsi, ma non poteva. Lùthien lo odiava a morte, proprio come lui odiava a morte lei… fino a pochi minuti fa. Ma adesso? Tutto quell’odio era infondato. Non capiva più niente. Tutto quello che aveva creduto per secoli e secoli si era rivelato una tremenda menzogna. E la causa di tutto era stato suo padre. L’unico che avrebbe dovuto comprenderlo, amarlo e proteggerlo era stato la fonte di tutti i suoi mali.

Buttò via la lettera e corse via. Non sapeva nemmeno lui dove andare. Aveva scoperto troppe cose importanti in pochi secondi. Doveva riflettere e capire come meglio agire di fronte a tutto quello.

 

 

 

Quando Lùthien giunse a Gran Burrone non trovò nessuno a darle il benvenuto. In verità si era dimenticata di avvertirli. Scese da cavallo e corse verso il giardino. Lì, avrebbe sicuramente incontrato la sua amica Arwen. Passava la maggior parte del suo tempo proprio in quel luogo. E di certo in quegli anni non aveva cambiato le sue abitudini.

Appena arrivò, vide da lontano due figure tenersi per mano e guardarsi intensamente negli occhi. Si fermò un attimo per focalizzare meglio la scena. Individuò subito Arwen, ma non capì chi fosse quell’altro che stava accanto a lei. Sorrise d’improvviso quando constatò che molto probabilmente la sua cara amica aveva trovato qualcuno da amare. Decise di avvicinarsi cautamente ai due.

 

 

<< Non si salutano più gli amici? >> disse d’improvviso  << mi sento offesa. >>

 

Arwen appena la vide spalancò gli occhi. Urlò il nome dell’amica e subito corse verso di lei abbracciandola. Lùthien ricambiò e scoppiarono a ridere contemporaneamente.

 

<< Quanto tempo è passato, amica mia >> le disse raggiante Arwen << credevo che non saresti mai più venuta a Gran Burrone.  >>

 

<< E come potevo non tornare? >> replicò Lùthien, abbracciandola ancora  << mi siete mancati tanto. >>

 

In quel momento l’uomo, che prima si trovava ad un passo dal baciare la sua cara amica, si avvicinò cautamente alle due ragazze. Arwen, imbarazzata, li presentò.

 

<< Lui è Aragorn >> disse arrossendo .

 

<< L’erede al trono di Isildur?! >> esclamò Lùthien sorpresa  << non pensavo avrei mai potuto fare la tua conoscenza. >>

 

I due si strinsero la mano e l’uomo sorrise.

 

<< Io sono Lùthien >> proseguì la ragazza, ricambiando il suo sorriso  << figlia della foresta.

 

 

 

Salve a tutti!

Spero che questo capitolo vi piaccia. E vi volevo comunicare che potrò aggiornare solo sabato prossimo perché questa settimana ho un esame da fare e quindi sono molto occupata con lo studio T.T (pregate per me)

Ringrazio come sempre tutte coloro che hanno recensito il capitolo precedente!  ewan91-dollyvally-Lolamars-Satana1-Kate_fu_panda-KyraPotteredirectioner

 

E grazie anche a chi ha messo la storia nelle preferite, nelle ricordate e nelle seguite!!

 

Vi invito, come sempre, a dire la vostra !!

Del tipo ( vi invito a resistere, uomini dell’Ovest – cit. Aragorn)

 

Hahaha okay

Basta con i deliri

 

Bye

 

SCARL.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il cielo non ha collere paragonabili all'amore trasformato in odio ***


Capitolo 3 – Il cielo non ha collere paragonabili all'amore trasformato in odio

 

 

 

 

Lùthien giunse a Gran Burrone e venne subito accolta da Re Elrond e dalla sua amata Celebrian. I due le diedero il benvenuto e la ragazza si sforzò a sorridere. Capirono subito che Lùthien era diversa. Non era un Elfo e nè apparteneva alla razza degli uomini, ma allora cos’era?

Re Elrond nutriva dei seri dubbi riguardo la pericolosità della fanciulla. I suoi figli la accolsero come meglio potevano, ma raramente il sorriso prendeva forma sulle sue labbra. I suoi occhi erano bui e tristi. Re Thranduil gli aveva riferito che la ragazza non poteva più stare a Reame Boscoso per motivi che non aveva voluto rivelare. Da buono amico, Elrond, accettò di accoglierla nel suo Regno. Non capiva però il mistero che avvolgeva Lùthien.

 

Passarono gli anni . Col tempo la piccola ragazza dalle mille paure divenne una creatura meravigliosa. I suoi occhi però rimasero bui e colmi di tristezza, accompagnati anche dall’odio e dalla rabbia. Grazie ad Arwen si era sentita di nuovo amata, con lei stava bene anche se c’era sempre qualcosa che le impediva di lasciarsi andare. Elledan ed Elrohir non perdevano tempo a corteggiarla e Lùthien si divertiva a dargli false speranze. Aveva imparato a sorridere di nuovo, ma non dimenticò mai quello che le fu fatto.

Si allenava assiduamente con spada e arco. Era stata istruita dai migliori maestri. Quest’ultimi costatarono che le abilità e le capacità della ragazza erano davvero innate.  Nessuno poteva tenerle testa, era alla pari di  Arwen. Soltanto che quest’ultima,essendo di razza Elfica, era in possesso di molti poteri.

 

Un giorno Re Elrond si mise a sedere sulla terrazza e si mise a guardare le due ragazze affrontarsi per l’ennesima volta. Sua moglie lo raggiunse e il Re non si trattenne nel fare le sue considerazioni.

 

<< Diventa sempre più forte >> disse a Celebrian non togliendo lo sguardo dal combattimento  << sembra non avere altro scopo nella vita che quello di combattere. >>

 

<< E’ stata abbandonata >> lo riprese sua moglie  << più volte >> aggiunse chiudendo gli occhi e sospirando << Non possiamo avere la minima idea del dolore che ha dentro. >>

 

<< Quando è giunta da noi era avvolta nel dolore, mia cara >> proseguì Re Elrond  << ma adesso è guidata solo dall’odio e dalla rabbia. >>

 

<< cosa vuoi dire con questo? >> domandò preoccupata Celebrian  << non penserai di abbandonarla anche tu, spero! >>

 

<< Non capisco  >> disse portandosi la mano a massaggiarsi la fronte  << lei cos’è? A che razza appartiene? >> si chiedeva più a se stesso che alla sua consorte  << non so se per noi rappresenti un pericolo o meno.  >>

 

<< Un pericolo?! >> esclamò Celebrian stupita << è soltanto una ragazza che ha sofferto tanto nella vita. >>

 

Re Elrond non rispose. Sua moglie non poteva capire. Di certo non l’avrebbe abbandonata, ma doveva trovare un modo per tenerla a bada.

 

Nel frattempo Lùthien era riuscita a mettere al tappeto la sua rivale. I lunghi cappelli biondo scuro si sciolsero ricadendo lungo la sua schiena e la cordicina che li teneva legati cadde a terra.  Sorrise soddisfatta dopodiché porse la mano per aiutare l’amica a rialzarsi. Arwen si congratulò con Lùthien. Era migliorata molto e non sapeva spiegarsi il motivo della sua sconfitta. Quella volta aveva anche usato i suoi poteri, ma stranamente su di lei non avevano avuto effetto. Non disse niente su quel piccolo particolare, si limitò a sorriderle e a ripeterle quanto fosse diventata brava.

Suo padre però si era accorto di tutto.

 

In quel momento arrivarono Elledan ed Elrohir correndo come a due matti. Appena giunsero dinnanzi a Lùthien cominciarono a spintonarsi, come al solito. Litigavano per lei, ma la ragazza non li considerava nemmeno. Si divertiva tanto a prenderli in giro, quei due erano così buffi. Lottavano per conquistare il suo cuore, ma nel cuore di Lùthien non vi era posto per nessuno.

 

<<  Smettetela voi due >> li riprese la sorella << siete insopportabili. >>

 

<<  Nessuno ha chiesto il tuo parere, Arwen >> la stizzì Elledan << Avanti, Lùthien, verresti a fare una passeggiata con me? >>

 

<< Mi dispiace, ma è no >> rispose la ragazza mortificata << ho altro da fare. >>

 

Inutile dire che i due rimasero ulteriormente delusi. Stavano collezionando rifiuti a non finire da parte di Lùthien. Sospirarono per poi tornare a sorridere e a correre per chissà dove. Lùthien sorrise guardandoli, gli voleva bene, ma non in quel senso. Per lei erano come due fratelli. Anche se dopo tutto quello che le era successo aveva cercato di non affezionarsi alle persone che le stavano accanto. Con i figli di Re Elrond però non c’era riuscita. Non poteva evitare di volere bene a quei tre, soprattutto ad Arwen. L’aveva aiutata molto da quando era arrivata a Gran Burrone. Senza di lei sarebbe stata persa. Ciò nonostante non raccontò mai a nessuno quello che successe a Reame Boscoso, non nominò mai colui che l’aveva fatta soffrire a tal punto. Quel nome non era più uscito dalla sua bocca, ma il suo volto era rimasto impresso nella sua mente. Le tornava il ricordo di LUI soprattutto di notte. E quando ciò avveniva cercava in tutti i modi di scacciare via quei pensieri. Più volte si era chiesta il perché Re Thranduil l’avesse mandata via e soprattutto perché suo figlio avesse acconsentito a questa sua decisione. Rimuginava su tutto quello che era successo, ma nessuna delle risposte che provava a darsi riuscivano a soddisfarla. L’unica cosa che pensava era che si fossero stancati di lei e l’avessero mandata via per non averla più tra i piedi.

Anche se lo nascondeva a se stessa, quell’Elfo le mancava terribilmente. Le mancava come al deserto manca l’acqua, come al fiore manca il sole. E lo odiava, lo detestava , voleva cancellarlo dai suoi ricordi.

 

 

 

 

Nel frattempo al Reame Boscoso erano tutti occupati per i preparativi di un matrimonio. Re Thranduil dava ordini su ordini e quando qualcosa non veniva fatta come lui desiderava alzava subito il tono di voce, facendo spaventare a morte tutti quanti.

 

<< Tra due settimane dovrà essere tutto perfetto, avete capito bene?! >> ringhiò Sire Thranduil  << E’ importante che ogni cosa sia al suo posto.  >>

 

Tutti risposero in coro “Sisignore, Re Thranduil”, e si rimisero nuovamente all’opera.  Quel matrimonio era un evento che egli aspettava da tanti secoli. E a tal proposito si stava chiedendo dove fosse finito suo figlio.

 

 

Legolas era a caccia di Orchi insieme al suo esercito. Il ragazzino di un tempo si era trasformato in un adulto fiero e forte. Era cambiato anche lui e tanto. Nel suo animo puro si fecero lentamente largo la presunzione e la superiorità. Lui era il principe, era figlio di Re Thranduil, era Legolas Verdefoglia.

 

<<  Mio signore, non pensate sia ora di rincasare? >> domandò un Elfo avvicinandosi cauto.

 

<< Sono io che do gli ordini  >> rispose freddamente  << decido io quando e se dobbiamo tornare. >>

 

Il soldato deglutì e lentamente tornò al suo posto.  Sembrava uguale a Re Thranduil, in tutto e per tutto. I suoi occhi non erano blu e dolci, come una volta. Erano color del ghiaccio, freddi e distanti. Il suo sguardo incuteva timore a molti. E tutti si chiedevano che fine avesse fatto quel ragazzino tanto buono e gentile.

 

In mezzo alla foresta videro un branco di Orchi. Legolas sorrise beffardo. Fece segno ai suoi di stare fermi dopodiché aspettò il momento giusto per attaccarli. Uccideva come se fosse la sua passione, il suo unico desiderio. Affondava la spada dentro il corpo del nemico per poi toglierla pochi istanti dopo e decapitarlo. Si sentiva vivo, forte e invincibile. Una volta finita la battaglia non dimostrava nessun segno di affaticamento e sul suo corpo non vi era traccia di sangue, se non quello dei nemici sconfitti.

 

<< Mi sono divertito abbastanza per oggi >> disse soddisfatto  << torniamo a casa. >>

 

I suoi soldati lo seguirono ubbidienti. Era un capo esemplare, l’avrebbero seguito ovunque andasse e avrebbero eseguito qualsiasi suo ordine. Legolas era l’arciere più bravo del suo popolo, già da piccolo si era dimostrato abile nel tiro con l’arco, differenziandosi da tutti gli altri. La sua bellezza era al pari di quella del padre, se non di più. Affascinava il suo modo di combattere, di agire e la sua eleganza nello stroncare vite.

 

Arrivarono in pochissimo tempo a Reame Boscoso. Re Thranduil fece chiamare il figlio per parargli del matrimonio. Legolas sbuffò annoiato e si diresse verso la sala. Quando suo padre gli aveva parlato della questione non si era pronunciato, si era limitato a vari cenni col capo, ma non disse mai se egli fosse contento di ciò o meno. In verità non gli importava niente del matrimonio, gli era semplicemente indifferente.

 

<< Com’è andata oggi? >> gli chiese suo padre andandogli incontro  <<  Vedo che hai del sangue addosso. >>

 

Legolas abbassò lo sguardo sui suoi vestiti  << Oh, non me ne ero accorto >> fece del suo meglio per pulirsi  << che hai da dirmi?  >>

 

Thranduil  prese ,come al suo solito, a camminare intorno al figlio  << Il matrimonio è tra due settimane, voglio accertarmi che sia tutto chiaro per te >> disse con tono calmo << E non accetto ripensamenti all’ultimo secondo, hai capito? >>

 

<< Padre, sai bene che per me non fa alcuna differenza >> rispose  voltandosi verso di lui  << Se per te è così importante, così sia. >>

 

Sire Thranduil lo osservò attentamente. Come poteva essere così indifferente davanti a una cosa del genere? Si stava parlando del suo futuro e non quello di un qualsiasi altro Elfo. Lo guardò negli occhi e in essi intravide solo ghiaccio e nient’altro. In quel momento si domandò dove fossero finiti quegli occhietti blu che aveva un tempo, quello sguardo dolce e gentile, quell’anima buona e pura. Colui che si presentava dinnanzi a lui non era lo stesso Legolas di una volta. Si sentì in colpa perché  conosceva abbastanza bene la causa che aveva innescato quel cambiamento radicale.  Forse non aveva fatto il suo bene comportandosi in quel modo e adesso ne aveva la certezza.

 

<< Pensi ancora a lei? >> domandò di getto senza nemmeno pensare di poter urtare la sensibilità del figlio.

 

Legolas si irrigidì improvvisamente. Sentì come se tutta la forza che era in suo possesso l’avesse abbandonato di colpo. Mantenne lo sguardo fisso dinnanzi a sé, senza voltarsi verso il padre.

 

<< Non so di cosa tu stia parlando >> rispose dopo un lungo tempo di esitazione  << io non penso mai a nessuno. >>

 

<< Sai bene di chi sto parlando >> lo interruppe suo padre mettendosi davanti a lui affinchè potesse guardarlo dritto negli occhi << Pensi ancora a lei? >> ripetè, fissando il suo sguardo nel suo << pensi ancora a Lùthien? >>

 

Al sentir quel nome Legolas spalancò gli occhi. Strinse i denti e i pugni. Sentiva una rabbia incontrollabile crescergli dentro e alimentarsi sempre di più.

 

<< Non devi nominarla! >> ringhiò il principe  << non osare dire un’altra volta quel nome !  >>

 

Re Thranduil indietreggiò di qualche passo. Era rimasto stupito da quella sua reazione. Poteva leggere in quelle poche cose che aveva detto tutto l’odio e la rabbia che nutriva nei i confronti della ragazza. Rimase a guardare il figlio senza dire nulla. Era diventato una bestia al sentire quel nome. Solo in quel momento Re Thranduil si rese conto di ciò che aveva causato. Solo allora capì com’era ridotto il cuore di Legolas e tutto l’odio che portava dentro.

 

<< Scusami, padre >> disse il principe poco dopo  << non so cosa mi sia successo, ti chiedo di perdonarmi. >>

 

Ma suo padre non rispose. Si sentiva troppo colpevole, troppo marcio dentro per poter dire qualcosa. Come aveva potuto fare una cosa del genere a suo figlio? Non riusciva a spiegarselo.

Infine lo congedò senza dirgli più niente. Inviò subito un messaggero a Re Elrond per avere notizie su Lùthien. Doveva sapere se quello che aveva fatto aveva cambiato anche la ragazza.

 

 

 

 

Nei giorni successivi a Gran Burrone arrivò una persona che tutti morivano dalla voglia di rivedere. Lùthien non l’aveva mai conosciuto, non sapeva nemmeno chi fosse e non gli interessava saperlo. Come tutti i giorni si allenava assiduamente con l’arco. La sua mira diventava sempre più perfetta e i suoi sensi si sviluppavano a vista d’occhio. Schioccò una freccia e dopo un’altra, più veloce che mai. D’un tratto arrivò Arwen , quest’ultima interruppe il suo esercizio.

 

<< Lùthien!  >> gridava la ragazza  << avanti, vieni!  >> continuava a urlarle  << è arrivato !  >>

 

Lùthien sbuffò annoiata e rimise l’arco dietro la sua schiena. Non aveva nessuna voglia di conoscere altra gente. E non capiva il perché tutti non facevano che parlare di questo tizio. Seguì la sua amica e insieme giunsero nel giardino centrale. C’era un sacco di gente, erano tutti andati a dare il benvenuto al nuovo arrivato. Lùthien si fece largo fra tutte quelle persone e alla fine lo vide. Era un vecchio barbuto con un capello a punta in testa e un bastone per reggersi in piedi. Probabilmente si trattava di uno stregone. Pensò che era impossibile che tutti erano così felici per l’arrivo di un vecchietto decrepito.

 

<< Credo proprio che noi due non ci conosciamo ancora >> disse d’un tratto il mago, guardandola con aria strana  << io sono Gandalf il grigio. >>

 

<< Io sono Lùthien >> rispose pronta.

 

<< Lùthien , figlia di chi? >> le domandò quello, guardandola ancora con sospetto.

 

<< Lùthien, figlia della foresta >> gli disse la ragazza, abbassando lo sguardo.

 

Era davvero un vecchio impiccione, pensò con rabbia. Non le piaceva che le domandassero cose sulla sua vita. Per di più sui suoi genitori. Lei non aveva nessuno, era sola.

 

 

<< Piacere di conoscerti  >> proseguì quel signore avvicinandosi  << Lùthien, figlia della foresta. >>

 

 

La ragazza lo guardò diffidente. Non le piaceva quel vecchio. E per di più le stava anche sorridendo e questo le dava maggiormente fastidio.  Guardò Re Elrond un attimo dopodiché se ne andò via, senza dire niente.  Gandalf rimase stupito dal comportamento di quella ragazza mentre tutti gli altri non lo erano affatto, la conoscevano e sapevano com’era fatta.

Dopo che tutti l’ebbero salutato, Gandalf venne preso in disparte da Re Elrond. Doveva dirgli qualcosa di importante.

 

 

<< La ragazza  >> disse rompendo il ghiaccio.

 

<< Lo so >> rispose Re Elrond  << è diversa. >>

 

<< Non appartiene alla razza degli Elfi >> constatò grattandosi la barba  << e nemmeno a quella degli Uomini >> aggiunse, iniziando a camminare da una parte all’altra della terrazza << non è molto alta, ma non appartiene nemmeno alla razza dei Nani >> proseguì ,fermando il suo andare su e giù << e non è nemmeno un Hobbit. >>

 

<< Lo so perfettamente >> ammise Re Elrond  << E’ da molto tempo che vive a Gran Burrone. L’ha mandata Thranduil del Reame Boscoso. Non mi ha detto il perché, l’unica cosa che so della ragazza è che è stata trovata a Bosco Atro quando era appena una neonata. >>

 

<< capisco >> fu l’unica cosa che riuscì a dire Gandalf .

 

Seguì un lunghissimo silenzio in cui né Elrond e nè il mago riuscirono ad articolare parola. Quel mistero era davvero un bel problema. Re Elrond guardava curioso Gandalf mentre rimuginava fra se e se. Si chiedeva che cosa avesse in mente. Poi all’improvviso parlò.

 

<< Voglio prenderla con me >> rivelò d’un tratto  << lei è predisposta alle arti magiche >> aggiunse sorridendo << E non dirmi che te non ne eri accorto perché non ci credo. >>

 

<< No, so anche questo >> ammise Re Elrond  << ma chi ci assicura che non sia un pericolo per la Terra di Mezzo?  >>

 

<< Nessuno >> rispose il mago  << devo capire e per farlo mi occorre che venga insieme a me.  >>

 

<< Sarai tu a dirlo a lei  >> gli disse preoccupato Re Elrond  << non voglio che pensi che la stiamo mandando via. E’ stata abbandonata più volte e ha sofferto tanto. >>

 

<< Lo so bene >>  concluse Gandalf voltandosi e lasciando la terrazza.

 

 

Inutile dire che appena lo stregone propose a Lùthien di andare con lui per chissà dove lei aveva rifiutato categoricamente. Non voleva di che saperne. Gandalf si promise che non avrebbe lasciato Gran Burrone senza la ragazza e così passarono i giorni.

 

 

E le due settimane prima del matrimonio volsero al termine.

 

Era un giorno importante per tutti quanti, tranne che per Legolas. Avrebbe sposato una giovane principessa di razza Elfica appartenente a un regno vicino. Non l’aveva mai vista, non sapeva nemmeno come si chiamasse e non gli importava niente di lei. Rimase tutta la notte a guardare la luna, ad ammirarla e a ricordare quel passato che tanto temeva.  Quella ferita era ancora aperta . Dopo che LEI se ne era andata, era giunto alla conclusione  che l’aveva fatto per causa sua, perché aveva capito che provava qualcosa nei suoi confronti e soprattutto per quello sfiorarare di labbra di quel giorno. L’umiliazione che aveva provato l’Elfo e il dolore accompagnato dal rifiuto si erano assemblati diventando un tutt’uno. Diventando puro odio.

 

 

 

Quel giorno Gandalf decise di tentare nuovamente a convincere Lùthien a partire insieme a lui. La trovò, come sempre, ad allenarsi. Rise di gusto osservandola e si avvicinò lentamente a lei.

 

<< Ancora ? >> disse, stupita nel trovarselo ancora tra i piedi  << ma allora non ti arrendi, eh. >>

 

<< Vorrei addestrarti come si deve >> la interruppe il mago  << insegnandoti le arti magiche e quant’altro. >>

 

<< E per quale motivo? >> domandò Lùthien colta alla sprovvista.

 

<<  Perché ne hai le capacità >> fu la risposta del mago  <<  potresti diventare un ottimo guerriero. >>

 

<< Tu sai cosa sono, vero? >> disse la ragazza, cambiando discorso  << Ti prego, se sai qualcosa, dimmelo. >>

 

<< No >>  sibilò Gandalf  << credimi, questo non lo so >> aggiunse dispiaciuto << se verrai con me, ti addestrerò a dovere, ti insegnerò tutto quello che so e capiremo insieme chi sei veramente. >>

 

Lùthien lo osservò inerme. Non sapeva cosa dire. Da una parte era davvero incuriosita dall’addestramento di cui parlava lo stregone, ma dall’altra non voleva lasciare Gran Burrone. Aveva trovato un’altra famiglia e qui la volevano davvero bene. Alla fine si decise e diede una risposta al mago.

 

<< Accetto. >>

 

Gandalf sorrise soddisfatto. Finalmente l’aveva convinta e sarebbero partiti quello stesso giorno da Gran Burrone.

 

 

 

A Reame Boscoso invece i preparativi per il matrimonio erano stati ultimati. Gli invitati avevano preso posto, la sposa era pronta e tutto era perfetto. Tranne un piccolo dettaglio.

 

 

<< Dov’è lo sposo? >> si domandò Thranduil << dov’è mio figlio? >>

 

Temeva che non si sarebbe presentato. Ormai era tutto pronto e se Legolas non si decideva a venire per Thranduil sarebbe stato un vero e proprio colpo. Non amava essere umiliato, non lui, non il Re del Reame Boscoso.  Camminava nervosamente senza riuscire a fermarsi . Sentiva gli invitati chiedersi assiduamente il perché il Principe tardava così tanto e non poteva non pensare al peggio.

 

 

 

Nel frattempo a Gran Burrone era giunto il momento dei saluti. Lùthien abbracciò forte Arwen e all’abbraccio si unirono anche Elladan ed Elrohir. Ringraziò di cuore Re Elrond e sua moglie Celebrian, la quale scoppiò in lacrime. Poi voltandosi verso il mago capì che era ora di partire. Salì sul suo cavallo nero e insieme a Gandalf varcarono il cancello di Gran Burrone.

Lùthien sentiva di aver lasciato una parte di sé a tutti loro, ma ebbe anche l’impressione che la sua vita stesse iniziando proprio in quel momento.

 

 

 

Re Thranduil stava perdendo completamente la pazienza. Era riuscito a sedersi, ma non ce la fece più. Si alzò nuovamente a si avviò alla ricerca del figlio. Ecco però che quest’ultimo comparve dal nulla. Gli invitati ne furono felici, specialmente Sire Thranduil. Appena Legolas gli andò accanto lo guardò per un attimo con quel suo sguardo freddo che ormai si ritrovava.

 

<< Che ti prende, padre? >> domandò suo figlio << pensavi che non mi sarei presentato? >> aggiunse sorridendo appena << non è mia abitudine non rispettare le promesse fatte. >>

 

Re Thranduil sorrise felice. Ma quel momento di gioia durò ben poco. L’espressione che aveva suo figlio gli faceva male. Era chiaro che sarebbe stato infelice con quella ragazza che stava per sposare. Il sovrano chiuse gli occhi pensando a quanto dolore aveva provocato e stava tutt’ora provocando a suo figlio.

 

<< Il dovere è una maledizione >> si disse.

 

Guardò Legolas a fianco della principessa. Stavano per sposarsi, ormai mancava veramente poco. Questione di pochi minuti.

 

 

 

Nel frattempo Lùthien e Gandalf cavalcavano senza aprir bocca. Gandalf voleva porle una domanda, era troppo curioso di sapere, ma al contempo non voleva urtare la sensibilità della ragazza.

 

 

<< E’ stato a causa di un uomo? >> le chiese a bruciapelo.

 

Lùthien spalancò gli occhi e volse lo sguardo sullo stregone  << Detesto gli impiccioni. >>

 

<< Rispondi alla mia domanda, figlia della foresta  >> proseguì Gandalf ,fermando il suo cavallo.

 

Lùthien fece altrettanto e lo guardò per un istante dritto negli occhi  << Non un uomo >> rispose  << un Elfo. >>

 

<< Era tanto importante per te ? >> continuò Gandalf percependo il dolore della ragazza.

 

Lùthien aveva aperto bocca per rispondere, ma si era bloccata di colpo. Stava riflettendo sulla domanda dello stregone. L’Elfo era importante per lei? Si, che lo era.  E fu allora che la ragazza capì. Scuotè la testa più volte. Non credeva a quello che stava per dire.

 

<< Potrei sembrarti una sciocca, ma  >> disse stupita dalle sue stesse parole  << solo adesso mi sono resa conto che  >> si fermò come se qualcosa gli impedisse di continuare.

 

<< Di cosa? >> domandò lo stregone confuso.

 

<< Io ne ero innamorata >> ammise infine << ero innamorata di quell’Elfo. >>

 

Gandalf continuò ad osservarla stupito. Capì che quando successe il fatto la ragazza doveva essere molto giovane e inesperta. Non capiva i sentimenti d’amore e cose del genere. Ecco perché era giunta solo adesso a quella conclusione.

 

<< Perché dici che “eri” innamorata?  >> chiese ancora titubante.

 

Lùthien si irrigidì e assunse un espressione dura in volto. Gandalf vide l’oscurità nei suoi occhi e per un momento ne fu scosso.

 

<< Perché lo odio e lo detesto  >> disse infine  << a tal punto da desiderarlo morto. >>

 

 

 

 

 

 

Angolo “autrice”

 

 

Salve a tutti :D

 

Quiz attinente al capitolo :

 

*Secondo voi a che razza appartiene Lùthien?

* Legolas si sposerà?

*Come giudicate Thranduil?

 

 

 

Ringrazio tutte coloro che hanno recensito il precedente capitolo : Showbiz -  ewan91 -dollyvally-Satana1-KyraPotteredirectioner-little black cat

 

Ringrazio anche chi ha messo la storia nelle preferite : Elenoriel  - fredfredina -jesschan - Lauretta_03  - Satana1

 

E anche chi ha messo la storia nelle seguite :    ewan91  - Hayley_chan  KyraPotteredirectioner  - little black cat - Phoebe_dolphin  - Showbizstellabella  - Tonksie

 

E ringrazio : Chihiro   Per aver messo la storia nelle ricordate !

 

E come sempre, invito tutti voi a dire la vostra!

 

Bye

 

Scarl.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Spesso s’incontra il proprio destino nella via che s’era presa per evitarlo ***


Capitolo 5  -  Spesso s’incontra il proprio destino nella via che s’era presa per evitarlo

 

 

 

Lùthien andò di corsa a salutare Re Elrond. Con grande rammarico scoprì che sua moglie, Celebrian, era venuta a mancare molti anni prima. Le si strinse il cuore e riuscì a trattenere a stento le lacrime. Era stata come una madre per lei e le sarebbe stata riconoscente per sempre. Venne anche a sapere che Elladan ed Elrohir al momento non si trovavano a Gran Burrone. La ragazza ci rimase un po’ male, avrebbe voluto riabbracciare quei due.

 

<< Dove hai lasciato Gandalf?  >> le chiese Re Elrond << come mai non è venuto insieme a te? >>

 

<< Aveva delle cose da fare >> rispose la ragazza  << mi ha detto di venire qui e di aspettarlo. >>

 

Il Signore di Gran Burrone sorrise leggermente mentre si avvicinava alla finestra. Lùthien sapeva bene chi ci fosse là fuori. Sire Elrond era preoccupato, lo si poteva vedere bene. Sospirava continuando a guardare qualcosa o qualcuno. Lùthien si avvicinò al Re e si sporse leggermente per vedere.

 

<< Arwen si è innamorata >> bisbigliò << questo Aragorn sembra ricambiare i suoi sentimenti. >>

 

<< Soffriranno entrambi >> la interruppe Elrond  << E’ inevitabile. >>

 

<< l’amore porta sempre dolore >> commentò la ragazza  <<  spero che la mia amica non soffra come ho sofferto io. >>

 

Re Elrond si voltò lentamente verso Lùthien << Tu hai sofferto per amore? >> le chiese stupito << è per questo che per anni e anni dentro di te hai covato odio e rabbia? >>

 

<< Non ho voglia di parlarne >> borbottò lei sospirando  << è il mio dolore. Mio e di nessun’altro. >>

 

<< Io non voglio che mia figlia passi la stessa cosa che hai passato tu >> Le prese le mani e le strinse nelle sue.

 

<< Re Elrond, Arwen non diventerà come me >> lo rassicurò  << I suoi sentimenti sono ricambiati. Quell’uomo la ama e chiunque guardandoli potrebbe rendersene conto. >>

 

Il signore di Gran Burrone le sorrise come per ringraziarla. Sapeva bene che Aragorn amava sua figlia, ma conosceva anche ciò che comportava quell’unione. L’uomo sarebbe morto, il tempo era suo nemico e Arwen avrebbe vissuto un’eternità infelice. Sarebbe caduta nella disperazione e nel dubbio e lui questo non lo poteva sopportare. Era la sua bambina e avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei. Dopo che la sua amata Celebrian lo ebbe lasciato, Elrond era diventato più protettivo nei confronti di sua figlia. Non voleva perdere anche lei. Arwen, Elladan ed Elrohir erano gli unici che gli restavano. E per proteggere la sua famiglia avrebbe fatto di tutto. Anche allontanare Aragorn da Arwen.. se questo sarebbe servito.

 

 

 

Il Principe del Reame Boscoso nel frattempo non faceva che correre e correre nella foresta. Non riusciva a fermarsi, doveva sfogare tutta quella rabbia che sentiva dentro di se. L’unica che aveva amato e odiato allo stesso tempo non era stata la causa del suo dolore, come aveva da sempre creduto, tutto quel soffrire traeva origine da suo padre. Lentamente tutto prese forma nella sua mente. Quel giorno della partenza di Lùthien, Re Thranduil ed egli avevano discusso sui sentimenti che provava nei confronti della ragazza. Pian piano iniziava a capire tutto. Suo padre sapeva che di li a poco sarebbe finito per amarla e quindi aveva subito deciso di sbarazzarsi di lei. Legolas fermò la sua corsa scellerata e appoggiò la schiena ad un albero. Si mise a pensare, a riflettere ancora. Chissà cosa aveva raccontato alla ragazza per convincerla ad andare via. Era convinto che avesse ingannato anche lei, proprio come aveva fatto con lui stesso. E adesso Lùthien lo odiava con tutte le sue forze. Non c’era peggiore dolore che quello che stava sentendo il giovane Elfo in quel momento. Tutto era così confuso, persino la sua esistenza.  Dopo un altro po’ di girovagare decise di tornare a casa per sapere tutte le risposte alle sue domande direttamente da suo padre.

 

Appena entrò nella sala del trono lo vide seduto nella stessa posizione di sempre. Thranduil era fiero, orgoglioso, superiore. Considerava tutti gli altri una nullità a suo confronto. Legolas capì in quel momento che stava per diventare proprio come suo padre. Si mise a scuotere la testa da una parte all’altra come per scacciare via quel pensiero. Lentamente si avvicinò a Sire Thrandui. Quest’ultimo capì, dall’espressione del figlio, la gravità della situazione. Non l’aveva mai visto in quello stato.

 

<< Ho delle domande da porti, padre >> annunciò Legolas  << e ti prego di rispondere altrimenti questa calma che sto cercando di mantenere mi scivolerà dalle mani. >>

 

<< Ti ascolto >> disse il Re osservandolo curioso.

 

<< Ho trovato una lettera che Sire Elrond ti ha mandato molti anni fa >> iniziò << e quindi ti domando : perché mi hai detto che LEI ha voluto andare via di sua spontanea volontà quando invece sei stato tu a cacciarla!? >>

 

Thranduil si irrigidì di colpo. Legolas l’aveva scoperto. Sapeva che prima o poi la verità sarebbe venuta fuori, ma era stato ugualmente colto alla sprovvista.  << A questo punto non negherò niente. Sappi solo che l’ho fatto per il tuo bene. >>

 

<< Il dolore è un bene?! >> urlò Legolas cercando di mantenersi calmo  << Ho sofferto per secoli e secoli!! Come puoi aver fatto il mio bene?! >>

 

<< calmati >> lo interruppe suo padre  << quando ho agito in quel modo ero sicuro di fare la cosa giusta sia per te che per Lùthien. >>

 

<< Ti rendi conto che io ho odiato per tutta la mia vita l’unica persona che ho amato?!  >> proseguì l’Elfo portandosi nervosamente le mani sulla sua testa  << mi hai fatto crescere nel rancore, nella rabbia. Questo un padre non dovrebbe farlo! >>

 

<< lo so >> ammise Re Thranduil abbassando gli occhi << un padre dovrebbe accudire il proprio figlio, proteggerlo ed io ho fatto tutto il contrario >> aggiunse, spostando lo sguardo su Legolas << ma ti giuro che ti ho sempre amato e mai avrei voluto che soffrissi così tanto. >>

 

<< Come posso crederti dopo tutto quello che hai fatto?! >> ribattè Legolas esasperato << Me l’hai portata via senza un perché,  riempiendo di menzogne sia  me che lei. Ci hai fatto odiare! >>

 

Thranduil volse lo sguardo dall’altra parte. Si sentiva un essere mostruoso, marcio dentro. Aveva fatto del male al proprio figlio, l’aveva distrutto, ferito. E quella colpa se l’era portata dietro per secoli e secoli. Mai dimenticò il giorno in cui ebbe il coraggio di separare quei due. Non dimenticò  gli occhi pieni di lacrime di Lùthien e neppure lo sguardo perso e disperato di suo figlio. Non aveva nessuna giustificazione, nessuna.

<< Figlio mio, tu sei un Principe >> riprese a dire  << Hai dei doveri. >>

 

Legolas alzò gli occhi per guardarlo. Strinse i pugni e di scatto si voltò per andarsene. Non voleva più continuare quella conversazione. La verità era venuta a galla, suo padre l’aveva ingannato e continuava con le sue idee. Non aveva più voglia di ascoltarlo.

 

<< Adesso mi odierai? >> domandò Sire Thranduil.

 

<< Ho provato a diventare come te, padre >> rispose Legolas, fermandosi  << ma non ci sono riuscito. Ne mai ci riuscirò. >>

 

<< Andrai da lei, adesso? >> chiese ancora, sollevato dalla sua risposta.

 

<< Lei mi odia >> sibilò Legolas  << Credo che piuttosto preferirebbe vedermi morto.  >>

 

Detto questo il giovane Elfo scappò via. Suo padre lo osservò fino a quando non scomparve dietro l’angolo. Non sapeva come comportarsi in quel momento. Avrebbe voluto farsi perdonare, magari andando lui stesso da Lùthien e spiegarle quello che era accaduto secoli prima. Era passato tanto di quel tempo che si meravigliò del fatto che Legolas amasse ancora quella ragazza come quel giorno in cui se ne era andata. Non aveva mai smesso di amarla, anche se nascondeva quel sentimento con l’odio. 

Non puoi dimenticare il vero amore, ti resta dentro, nel cuore e non se ne va mai.

 

 

Passarono i giorni e Lùthien attese impaziente l’arrivo di Gandalf. Una sera lei, Arwen e Aragorn si ritrovarono in giardino a parlare del più e del meno. Si divertiva un sacco a prendere in giro quei due. Erano così innamorati e formavano una bella coppia. Quando Aragorn guardava la sua amata i suoi occhi brillavano di una luce intensa. Aveva l’aria di uno che si sarebbe fatto uccidere pur di salvarla.

 

<< Gli Elfi sono il popolo più saggio che esista sulla Terra di Mezzo >> disse l’Uomo, elogiando la razza della sua Arwen  << sono cresciuto con loro e gli devo tutto. >>

 

<< Sono d’accordo con te  >> intervenne Lùthien << anche se non tutti gli Elfi sono gli stessi. C’è del marcio in ogni cosa. >>

 

<< No, te l’assicuro. Un mio grande amico mi ha salvato la vita non so quante volte >> continuò Aragorn << si chiama Legolas Verdefoglia, è il Principe del Reame Boscoso. Per me è un grande. >>

 

Al sentire quel nome Lùthien sobbalzò di colpo. Non se l’aspettava che Aragorn lo conoscesse e che addirittura fossero amici. Si alzò dicendo ai due di scusarla e che andava a riposare. In verità si era sentita mancare l’aria. Appena fu abbastanza lontana si appoggiò ad una colonna. Chiuse gli occhi e sospirò profondamente. Non era stata capace di pronunciare quel nome per secoli e adesso dopo tutto quel tempo qualcuno l’aveva pronunciato. Era come se gliel’avesse sbattuto in faccia. Ovviamente Aragorn non aveva colpe, non poteva sapere tutta la storia.

Passò un mese e di Gandalf nemmeno l’ombra. Lùthien cominciava a preoccuparsi seriamente. Un giorno, di colpo sentì delle voci al cancello. Posò l’arco con cui si stava allenando e corse come una matta dall’altra parte del palazzo. Si fermò in cima alle scale e davanti a lei si presentò una scena inaspettata. Vide un gruppo di Nani e ovviamente Gandalf era insieme a loro. Scese le scale e andò di corsa a salutare lo stregone.

 

<< Gandalf! >> urlò Lùthien << ma dove ti eri cacciato!? >>

 

<< Oh piccola mia! >> lo stregone l’abbracciò << sono andato a prendere un paio di amici. >>

 

La ragazza si guardò attorno. Cercò di contarli e in tutto erano 14. Però si accorse che uno di loro non era un Nano, ma un Hobbit. Lùthien odiava i Nani, forse per il fatto che era cresciuta insieme agli Elfi, i quali non avevano un buon rapporto con loro.

 

<< Dove si trova Re Elrond? >> mi domandò Gandalf cercandolo con lo sguardo << non lo vedo. >>

 

<< Oh, lui è fuori. Con Elladan ed Enrohir. >>

 

Lo stregone annuì e in quel momento sentirono il rumore degli zoccoli di cavallo avvicinarsi sempre di più al cancello. I Nani si impaurirono e si strinsero in cerchio mentre Lùthien li osservava divertita. Arrivò Re Elrond insieme al suo esercito. I soldati circondarono il gruppetto di Nani e molti di loro iniziarono a tremare.

 

<< Elrond, amico mio !  >> esclamò Gandalf andandogli incontro << Dove sei stato? >>

 

<< A dare la caccia a un branco di Orchi >> rispose Re Elrond scendendo da cavallo.

 

<< come? E perché non mi hai fatto venire con te? ! >> intervenne Lùthien inorridita dalla faccenda.

 

<< Perché ? tu forse sai combattere? >> domandò come per prenderla in giro uno dei 13 Nani.

 

Lùthien si voltò per vedere chi era stato ad aprire bocca. Appena lo vide lo fulminò con lo sguardo. Era un giovane Nano e da quello che aveva avuto osato dire potè notare che era anche abbastanza coraggioso.

 

<< Stai attento a quel che dici, Nano >> lo fulminò la ragazza.

 

Il giovane abbassò lo sguardo intimidito. Sotto sotto però sorrise. Quella ragazza lo incuriosiva.

 

<< E’ strano che gli Orchi si siano avvicinati così tanto alle nostre terre >> diceva nel mentre Re Elrond << qualcosa deve averli attirati. >>

 

<< Oh magari siamo stati noi >> ammise Gandalf.

 

Re Elrond spostò lo sguardo sul gruppo dei Nani. Uno di loro, forse il capo, si fece avanti. Lùthien capì che si trattava di Thorin Scudodiquercia.

 

<< Benvenuto, Thorin figlio di Thràin >> lo accolse il Re.

 

<< Non penso che ci conosciamo >> rispose il Nano diffidente.

 

<< Tuo nonno aveva il tuo stesso portamento >> continuò Elrond << conoscevo Thròr quando regnava sotto la Montagna. >>

 

<< Ah si? >> proseguì quello, sempre in modo freddo << non ti ha mai menzionato. >>

 

Il Signore di Gran Burrone lo guardò per un attimo. Poi disse una serie di cose in lingua Elfica. Lùthien scoppiò a ridere quando i Nani pensarono fosse un’offesa nei loro confronti. Gandalf però spiegò loro che il Re  gli stava offrendo del cibo. Il gruppetto si mise a confabulare qualcosa.

 

<< Oh, allora facci strada! >> disse alla fine uno di loro.

 

Erano tutti contenti per l’invito, tranne Thorin. Era diffidente, si vedeva lontano un miglio che non poteva vedere gli Elfi. Li detestava e Lùthien non ne capiva il motivo.

Il pranzo fu servito sulla terrazza. Quei Nani erano davvero buffi, guardavano il cibo con immenso stupore. Gandalf, Thorin e Re Elrond erano seduti ad un tavolo a parte a parlare di cose importanti mentre Lùthien era stata costretta a sedersi al tavolo con gli altri Nani. Arwen e Aragorn erano usciti per chissà dove quel giorno e ancora non erano rientrati. Per fortuna insieme a lei c’erano anche Elledan ed Elrohir.

 

<< mangialo, forza >> supplicava uno dei Nani ad un altro << è buono. >>

 

<< non mi piace il cibo crudo >> disse quello, toccandolo schifato.

 

<< Nemmeno un po’ di carne? >> si lamentò un altro.

 

<< Dove sono le patate fritte? >> disse un altro ancora.

 

Lùthien scoppiò a ridere. Doveva ammettere che quei Nani erano davvero buffi. Dopo aver cercato di convincerli a mangiare, la ragazza tentò di ricordare i loro nomi. Era impossibile e alla fine si arrese. Si rese conto che il Nano che prima l’aveva attaccata fuori la stava fissando con insistenza.

 

<< Cos’hai da guardare, Kili? >> domandò lei sorridendo.

 

<< Ah, ti ricordi il mio nome ! >> esclamò quello compiaciuto.

 

<< E come potrei dimenticare un tipo come te >> rispose la ragazza buttandogli un’occhiataccia divertita.

 

Il Nano arrossì e Lùthien scoppiò a ridere nuovamente.

 

 Dopo del divertente pranzetto gli ospiti andarono a riposare. Lùthien riprese il suo allenamento con l’arco per poi ricominciare con le arti magiche. Doveva fare costante esercizio per migliorare sempre di più. Giunta sera si trovò in giro per i giardini di Gran burrone e per caso udì delle voci. Erano Elrond e Gandalf, ma non solo.

 

<<  Le nostre faccende non sono affari degli Elfi >> sentì dire da una voce familiare.

 

<<  Avanti, Thorin >> lo esortava lo stregone << mostra a Re Elrond quella mappa. >>

 

<< E’ il lascito del mio popolo >> rispose quello << è mia da proteggere. Così come i suoi segreti. >>

 

<< Salvatevi dalla caparbietà dei Nani >> continuò Gandalf esasperato << il tuo orgoglio sarà la tua rovina. >>

 

Ma Thorin sembrava proprio non voler cedere nel mostrargliela. Lùthien rimase buona buona a sentire quello che si dicevano. Le parve di sentire altre voci oltre quelle di Elrond, Gandalf e Thorin. C’era un altro Nano con loro.

 

<< Sei alla presenza di uno dei pochi della Terra di Mezzo che sappia leggere la mappa >> proseguì lo stregone nell’intento di convincerlo << mostrala a Re Elrond. >>

 

Ci fu un attimo di intenso silenzio. Lùthien si sporse per vedere cosa stava succedendo. Thorin si era convinto e stava lentamente prendendo la mappa per darla al Signore di Gran Burrone. Il Nano accanto a lui provò a dissuaderlo, ma il principe si era ormai convinto.

 

<< Erebor! >> esclamò Re Elrond non appena ebbe fra le mani il pezzo di carta << quale è il vostro interesse per questa mappa? >>

 

<< E’ per lo più accademico >> intervenne Gandalf  << come  sai questo genere di manufatto a volte contiene un testo nascosto. >>

 

Il mago gettò un’occhiata rassicurante a Thorin. Lùthien capì immediatamente che i loro scopi non erano per nulla “accademici”, c’era dell’altro sotto. Re Elrond si voltò e prese a camminare verso un pò di luce per leggere la mappa.

 

<< Leggi ancora il Nanico antico, non è vero? >> domandò Gandalf.

 

<< Kurt Ithil >> lesse Re Elrond.

 

<< Rune Lunari >> tradusse lo stregone << ma certo. E’ facile non vederle. >>

 

<< Beh in questo caso è vero >> proseguì il Re << Le Rune lunari possono essere lette al chiaro di una luna che sia della stessa forma e stagione del giorno in cui sono state scritte. >>

 

<< Riesci a leggerle? >> domandò Thorin col cuore in gola.

 

Re Elrond annuì e si fece seguire verso chissà dove. Lùthien inizialmente pensò di seguirli, ma alla fine decise di andare a riposare. Aveva origliato abbastanza e lei non era affatto una tipa curiosa. Forse lo era stata in passato, non ricordava nemmeno più.

Non riusciva a chiudere occhio neppure quella notte. Si girava e si rigirava nel letto. Qualcosa la preoccupava. Decise di alzarsi e di andare al solito posto, nel suo giardino. Lì poteva stare un po’ da sola con i suoi pensieri.  In lontananza vide Gandalf e Re Elrond mentre parlavano di qualcosa di importante. Appena lo stregone si accorse di lei, disse al Re di Gran Burrone di proseguire e che l’avrebbe raggiunto subito.

 

<< cosa accade, Gandalf? >> domandò Lùthien andando incontro allo stregone.

 

<< Devi farmi un favore >> le disse il Mago << appena sorge il sole, accompagna il gruppo dei Nani fino alle montagne nebbiose. >>

 

<< Ma sono a quattro, cinque giorni da qui! >> esclamò la ragazza inorridita << E poi per quale motivo? >>

 

<< Se sei tu a guidarli posso stare tranquillo >> rispose Gandalf << una volta accompagnati fin lì, puoi tornare indietro. Io cercherò di raggiungerli quando mi sarà possibile. >>

 

<< Dove sono diretti? >> domandò Lùthien curiosa << ho sentito qualcosa prima, ma non ho capito molto. >>

 

<< Alla Montagna solitaria >> le sussurrò lo stregone stando bene attento a non farsi sentire.

 

Lùthien si irrigidì di colpo. Sapeva benissimo che per arrivare alla Montagna Solitaria fosse inevitabile passare da Bosco Atro. Rimase per qualche secondo in silenzio. Poi alla fine riuscì a dire che avrebbe accompagnato quei Nani. Gandalf la ringraziò dopodiché sparì alla ricerca di Re Elrond.

 

 

E così il mattino dopo, all’alba Lùthien e i Nani si incamminarono silenziosamente verso le montagne nebbiose. Per fortuna Gandalf aveva avvertito il gruppo che li avrebbe guidati la ragazza. Thorin sembrava non essere tanto felice della cosa, ma infondo si mostrava diffidente con tutti.

 

<< spero solo di non cacciarmi in un brutto guaio con Re Elrond  >> borbottò la ragazza sospirando.

 

<< Deve essere una grande scocciatura per te farci da guida >> si sentì dire da qualcuno alle sue spalle.

 

Lùthien si voltò e vide dietro di se quel Nano con cui aveva simpatizzato. Non era tanto male, pensò.

 

<< Figurati, almeno ho qualcosa da fare >> fu l’unica cosa che riuscì a dire.

<< Lascia perdere mio fratello >> intervenne Fili << non riesce proprio a tenere a freno la lingua. >>

 

<< Questo non è vero ! >> contrattaccò l’altro << io dico solo le cose come stanno. >>

 

<< Certo, come no >> lo prese in giro il fratello << è da ieri che non fai che importunare questa povera ragazza. >>

 

<< La volete finire voi due!? >> li riprese Thorin << pensate a camminare! >>

 

I due abbassarono il capo e non dissero più nulla. Lùthien trattenne una risata. Quei Nani la facevano ridere. Pensò che forse aveva sbagliato ad avere pregiudizi verso di loro, una volta conosciuti non sembravano degli esseri così insopportabili. Durante il tragitto vide che uno del gruppo rimase abbastanza indietro. Si era fermato a guardare da lontano Gran Burrone.

 

<< Mastro Bilbo >> lo chiamò distogliendo la sua attenzione << avanti, andiamo. >>

 

Il piccolo Hobbit le sorrise e si unì al suo passo. Lùthien aveva capito che l’intenzione dei Nani era quella di riprendersi la patria, ma non riusciva a capire del perché Bilbo fosse con loro. Non poteva avere niente a che fare con quell’impresa. La sua presenza era molto misteriosa.

 

<< Come mai fai parte di questa compagnia di Nani? >> domandò la ragazza << scusa la mia curiosità. >>

 

<< Ahm, io sono uno scassinatore >> rispose titubante lo Hobbit << non ho ancora capito bene cosa dovrei fare, però so di essere uno scassinatore. >>

 

Bilbo rise e anche Lùthien. Non poteva non ammettere che quel piccolo essere fosse molto buffo e divertente.

 

<< Bene, signor scassinatore >> sorrise << spero che scoprirai presto quale sia il tuo ruolo nella storia. >>

 

<< Lo spero anch’io. >>

 

Il viaggio fu molto stancante e per fortuna non incontrarono ostacoli. Mancava solo un giorno per arrivare alle Montagne Nebbiose e Lùthien non vedeva l’ora di tornarsene a casa.

Quell’ultima notte notò che mentre tutti i Nani, compreso Bilbo, stavano dormendo, uno di loro invece se ne stava seduto ad osservare la luna. Si avvicinò a lui e si sedette accanto.

 

<< Non riesci a dormire? >>

 

<< No >> rispose Kili voltandosi per guardarla  << troppi pensieri. >>

 

<< cosa c’è che ti preoccupa? >> domandò ancora << sempre se posso saperlo. >>

 

<< Mi manca mia madre >> fu la risposta del Nano << le ho promesso che sarei tornato da lei, ma adesso non ne sono totalmente sicuro. >>

 

<< Quanto ardua e impossibile possa sembrare questa impresa, non smettere mai di sperare >> lo risollevò << hai fatto una promessa? Beh fai quanto più puoi per mantenerla. >>

 

<< E se non ci riesco? >>

 

<< Almeno ci hai provato >> portò una mano sulla sua << avrai fatto di tutto pur di mantenerla e anche se fallirai non puoi ritenerti colpevole. >>

 

Kili la guardò per un attimo infinito negli occhi << Grazie >> riuscì a dirle.

 

Lùthien gli sorrise dopodiché si alzò e andò a trovarsi un posto adatto per poter riposare anche lei. Kili non riuscì a toglierle gli occhi di sopra per tutto il tempo.

 

Il mattino dopo ripresero il loro viaggio. Mancava davvero poco. Durante il tragitto Balin intraprese una piccola conversazione con Lùthien. Quest’ultima gli aveva chiesto quale fosse il loro obbiettivo principale e il Nano non aveva esitato a dirlo.

 

<< Dovremmo riprenderci ciò che è nostro e che ci è stato tolto >> fu la risposta del Nano.

 

<< E cioè uccidere Smaug e riprendervi la vostra città? >> la ragazza sgranò gli occhi.

 

<< Esatto >> annuì sorridendo << lo sappiamo che è un’impresa difficile e che abbiamo poche possibilità di successo >> proseguì incupendosi un po’ << ma è un nostro dovere e diritto. >>

 

<< Capisco. >>

 

Una volta giunti a destinazione fu il momento dei saluti. Tutti erano molto dispiaciuti di separarsi dalla ragazza, soprattutto Kili. Quello invece a cui sembrava non importasse niente era Thorin. Ringraziò freddamente Lùthien per averli guidati dopodiché riprese a camminare e richiamò la sua compagnia a seguirlo. Non gli diede nemmeno il tempo di salutarla come si doveva.

 

<< Spero di rincontrarvi un giorno >>  disse infine, alzando la mano per salutarli un ultima volta.

 

 

Fatto ciò si voltò e si avviò verso casa. Nel suo cuore però sentiva di non fare la cosa giusta. Voleva proseguire il viaggio insieme a loro. Subito scacciò via quello sciocco pensiero e riprese a camminare alla volta di Gran Burrone, sperando di non essere ripresa da Re Elrond. Tanto Gandalf li avrebbe raggiunti di lì a poco, sarebbero stati in buone mani.

 

 

Intanto a Reame Boscoso, Il Principe andava giornalmente a Bosco Atro per le sue ricerche. Suo padre era all’oscuro di tutto, ma dopo tutte le menzogne che gli aveva raccontato pensò che infondo quella sua piccola bugia non fosse nulla a confronto. Doveva capire del perché di tutto quel male che avvolgeva la foresta. Era malata, gli animali che vi abitavano erano tutti morti. Bisognava fare qualcosa e alla svelta.

 

<< cosa sta succedendo? >> borbottò Legolas osservando attentamente ogni angolo del bosco  << da dove proviene tutto questo male? Queste tenebre? >>

 

<< Mio Principe, è ora di rincasare >> si sentì dire da uno dei soldati << sta facendo buio. >>

 

<< Va bene >> rispose Legolas << andiamo. Torneremo domani. >>

 

L’esercito notò un certo cambiamento da parte del loro capitano. Non era diventato come un tempo ma nemmeno freddo e scontroso come al solito. Parlava poco e niente con suo padre. Anche se aveva detto di non odiarlo non poteva  fare finta che tutto quello non fosse mai successo.

 

 

 

Tre giorni dopo Lùthien si trovò davanti ai cancelli di Gran Burrone. C’aveva messo meno del previsto. Ma proprio in quel momento sentì qualcosa provenire da lontano. Alzò gli occhi al cielo e le parve di vedere una figura avvicinarsi sempre di più. Dopo qualche secondo capì di chi si trattava. Era il Signore delle Aquile.

Appena atterrò sulla terra ferma, Lùthien gli andò subito incontro. La ragazza parlava la sua lingua ed era in grado di capirlo.

 

<< cosa? >> esclamò inorridita << Gandalf e il gruppo dei Nani sono in pericolo?! >>

 

Il Signore delle Aquile annuì col capo. In un baleno Lùthien salì in groppa alla creatura e volarono insieme per salvare i loro amici. Durante il tragitto altre aquile sopraggiunsero ai due. Non c’avrebbero messo molto ad arrivare, ma Lùthien era molto preoccupata e si sentiva anche in colpa. Pensò che avrebbe potuto accompagnarli nel loro viaggio, infondo non aveva nulla da fare a Gran Burrone. Sapeva bene il motivo per cui aveva preferito non andare : Bosco Atro. Alla fine si trattava solo di attraversarlo e non di andare a Reame Boscoso. Le probabilità di incontrare l’Elfo erano molto basse, a meno che non esplorasse il bosco quotidianamente.

Dopo poco, da lontano videro ergersi del fuoco. Stavano per arrivare e man mano che si avvicinavano videro Grandalf e gli altri Nani sopra ad alberi infuocati, sull’orlo di un precipizio. C’erano degli Orchi e dei mannari che li stavano attaccando. D’improvviso uno dei Nani cadde e prima che potesse sfracellarsi al suolo il Signore delle Aquile riuscì ad afferrarlo con le sue zampe. Gandalf vedendo Lùthien e le Aquile sorrise felice. Finalmente  erano salvi. Le altre Aquile provvidero a salvare tutti gli altri e insieme li portarono via. Il pericolo era scampato per fortuna.

 

Riposero tutti su di una roccia. Thorin non aveva ancora ripreso conoscenza e i Nani erano molto preoccupati. Lùthien scese in un lampo dal Signore delle Aquile e andò verso il Principe.  Chiuse gli occhi e portò una mano sulla sua fronte. Qualche secondo dopo Gandalf le fu accanto.

Thorin riaprì gli occhi di scatto e Lùthien tirò un sospiro di sollievo.

 

<< Dov’è il Mezzuomo? >> domandò d’improvviso.

 

<<  Bilbo è vivo >> rispose Gandalf.

 

Si voltarono tutti verso Lo Hobbit e quest’ultimo era molto sollevato nel vedere che Thorin stesse bene.

Il capo dei nani cercò di alzarsi in piedi, aiutato da alcuni compagni. Lùthien non capiva il suo comportamento.

 

<< Tu >> disse Thorin rivolgendosi a Bilbo << cosa credevi di fare? Ti sei quasi fatto uccidere! >> aggiunse. avanzando verso lo Hobbit << non ti avevo detto che saresti stato un peso?  Che non saresti sopravvissuto alle Terre Selvagge? >> continuò con quel suo tono sprezzante << che non c’è posto per te tra noi?! >>

 

Tutti osservavano la scena col fiato sospeso.

 

<< Non mi sono mai sbagliato tanto in vita mia >> concluse per poi abbracciarlo sotto agli occhi attoniti di tutti quanti.

 

Il gruppo dei Nani esultò felice mentre Lùthien guardava Gandalf come per chiedere delle spiegazioni.

 

<< Gli ha salvato la vita  >> la informò lo stregone.

 

<< Ah. >>

 

<< scusa se ho dubitato di te >> proseguì Thorin sciogliendo l’abbraccio.

 

<< No, anch’io avrei dubitato di me >> rispose Bilbo leggermente confuso << non sono un eroe, ne un guerriero >> aggiunse << e neanche uno scassinatore. >>

 

Le Aquile ripartirono e tutti le guardarono meravigliati. Lùthien era rimasta insieme a loro e a quel punto si decise a dirlo.

 

<< Vengo con voi >> annunciò d’improvviso  << sempre se questa compagnia vorrà accettarmi. >>

 

<< Oh certo che ti accetta! >> esclamò Kili.

 

<< Sei sicura di questa tua decisione? >> le chiese lo stregone

 

<< Si, sono sicura. >>

 

Ne furono tutti felici, soprattutto Kili. Lùthien gli sorrise e il piccolo Nano arrossì teneramente. La compagnia rise,quando all’improvviso Thorin guardando l’orizzonte rimase a osservare incantato qualcosa.

 

<< E’ quello che penso che sia? >> domandò Bilbo una volta voltatosi.

 

<<  Erebor! >> esclamò lo stregone << la Montagna Solitaria. L’ultimo dei grandi Regni dei Nani della Terra di Mezzo. >>

 

<< Casa nostra >> aggiunse Thorin con un sorriso raggiante sul volto.

 

<<  Credo proprio che il peggio sia passato >> disse sollevato il piccolo Hobbit.

 

Ripresero il viaggio, stavolta con un componente in più e un’armonia diversa. C’era più fiducia e affetto tra tutti loro. Thorin aveva dimostrato di avere un cuore e Bilbo aveva dato prova del suo coraggio. Gandalf era contento di ciò.

 

<< Mia cara Lùthien >> le disse mentre camminavano << non hai paura di incontrare il tuo destino? >>

 

<< Tu non immagini quanto. >>

 

 

 

 

 

 

Ciao!!!

Ehm, si, non è sabato, lo so!

Purtroppo mi sono beccata l’influenza e ho dovuto rimandare l’esame! Vedete un po’ che sfiga T.T

Ma vediamo il lato positivo… ho potuto aggiornare prima!!! :D

Lo so, lo so.. credevate che finalmente I DUE si incontrassero….. ma non temete! Si incontreranno… prima o poi xD !

Detto ciò.. vorrei ringraziare coloro che hanno recensito il precedente capitolo : ewan91-KyraPotteredirectioner-Satana1-dollyvally-Lolamars-ElyforLoki-Anaire-

 

Ringrazio anche coloro che hanno messo la storia nelle preferite, nelle ricordate e nelle seguite!

Grazie di cuore!!

 

E invito a chi ancora non ha aperto bocca (digitato) di intervenire :D

 

Bye

 

Scarl.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Ed è in certi sguardi che si intravede l'infinito ***


Capitolo 6  - Ed è in certi sguardi che si intravede l’infinito

 

 

Il viaggio proseguì senza troppi intoppi. Bilbo si dimostrò essere molto utile, grazie alla sua piccola statura poteva infilarsi fra le rocce senza essere visto dai nemici. Gli orchi e i mannari erano sulle loro tracce e il piccolo Hobbit informava la Compagnia sulla posizione del nemico. Lùthien non li temeva, li avrebbe affrontati sicura di vincere. Lo stregone invece sembrava essere molto preoccupato e non solo riguardo quell’impresa, c’era qualcos’altro sotto. Teneva le sue preoccupazioni per se, non aveva detto nulla nemmeno a Lùthien.

 

<<  Quanto è vicino il branco? >> chiese Thorin a Bilbo non appena quest’ultimo li raggiunse.

 

<< Troppo vicino >> rispose il Mezz’uomo riprendendo il fiato << un paio di leghe, non di più >> aggiunse << Ma questa non è la parte peggiore. >>

 

<< I mannari ci hanno fiutato? >> domandò preoccupato Dwalin.

 

<< Non ancora, ma lo faranno >> li informò Bilbo << abbiamo un altro problema. >>

 

<< Ti hanno visto? >> chiese ancora Gandalf.

 

<< No! Non è questo >> rispose esasperato il povero Hobbit.

 

<< che vi avevo detto? Silenzioso come un topo! >> esclamò tutto fiero lo stregone.

 

L’intera Compagnia continuava a fare domande su domande mentre Gandalf non faceva che complimentarsi per le abilità di Bilbo,  e quest’ultimo cercava di parlare senza riuscirci. Voleva dire qualcosa di importante.

 

<< Ah, allora! >> li interruppe Lùthien << volete farlo parlare o no?! >>

 

<< Grazie, Lùthien >> le fu riconoscente quello << c’è qualcos’altro la fuori! >>

 

Ci fu un silenzio totale. Nessuno osava fiatare e neppure immaginare quale altro mostro fosse sulle loro tracce.

 

<< Quale forma ha assunto? >> chiese preoccupato Gandalf  << quello di un Orso? >>

 

<< Si. >>

 

 La risposta di Bilbo fu immediata e al contempo stupita nel sapere che lo stregone sapesse esattamente di cosa si trattasse.

 

<< più grosso, molto più grosso >> aggiunse lo Hobbit.

 

<< Tu sapevi di questa Bestia? >> domandò uno dei Nani.

 

Lùthien guardò per qualche secondo Gandalf. Egli sapeva benissimo dell’esistenza di quel mostro. Vide lo stregone voltarsi mentre alcuni Nani iniziarono a dire di tornare indietro. Thorin li riprese, dicendo loro che se tornavano indietro sarebbero stati presi dagli Orchi. Non avevano via d’uscita, l’unica cosa che c’era da fare era quella di proseguire e affrontare in qualche modo la Bestia. Lùthien tirò fuori il suo Arco, ma prontamente Gandalf fermò il suo braccio.

 

<< C’è una casa >> le disse lo stregone << dove noi potremmo trovare rifugio. >>

 

<< Di chi è la casa? >> domandò Thorin  << amico o nemico? >>

 

<< Nessuno dei due >> rispose dopo qualche esitazione lo stregone << lui ci aiuterà o… ci ucciderà. >>

 

<< Che scelta abbiamo? >> borbottò Thorin.

 

<< Nessuna >> concluse Gandalf terrorizzato.

 

Appena fece giorno l’intera Compagnia si mise a correre come se non ci fosse un domani. Dietro di loro c’erano gli Orchi trainati dai Mannari e adesso alle calcagna avevano anche un grosso Orso. Gandalf cercava di incitarli a correre e di non fermarsi per nessun motivo al mondo. Lùthien stava dietro di loro, come per coprirgli le spalle. Lei era pronta a combattere contro Bestia se fosse stato necessario e anzi sperava proprio di avere la possibilità di mettersi all’opera. Kili correva fianco a fianco a lei, nonostante la ragazza continuasse a dirgli di correre insieme agli altri. Il Nano voleva starle accanto, non voleva che rimanesse da sola ad affrontare il nemico.

 

<< Pensa a correre insieme ai tuoi amici! >> gli urlava Lùthien durante la corsa << non pensare a me. >>

 

<< Io non ti lascio da sola! >> contrattaccò Kili << Combatteremo insieme! >>

 

<< Ah! >> sbraitò la ragazza << testardo di un Nano! >>

 

D’improvviso sentirono il ruggito dell’animale. Tutti smisero di correre e restarono immobili ad ascoltare. Fu Gandalf a spronarli a proseguire e ripresero la loro corsa sfrenata. In lontananza videro la casa in cui avrebbero dovuto rifugiarsi. Lùthien si accorse che Bombur era rimasto dietro e corse da lui per spronarlo a correre. Di colpo il Nano accelerò la sua corsa superando tutti gli altri. Lùthien dovette trattenersi nel non scoppiare a ridere. La paura era così tanta che aveva riacceso l’energie di tutti quanti. L’Orso era sempre più vicino a loro e si muoveva ad un’agilità inaudita. Alcuni Nani erano riusciti ad arrivare all’abitazione, ma non riuscivano ad aprire le porte. A metà strada Lùthien si fermò mentre Kili, non accorgendosene, proseguì verso gli altri. La ragazza prese l’Arco dietro la sua schiena, afferrò una freccia con l’altra e si posizionò per colpire la Bestia. D’un tratto lo stregone l’afferrò dal braccio e la trascinò con se dentro la casa, che nel frattempo era stata aperta dal gruppo dei Nani.

 

<< Devo legarti quelle manacce, mia cara Lùthien! >> tuonò lo stregone continuando a trascinarla.

 

<< Ma che male c’è nel voler colpire un mostro? >> borbottò la ragazza.

 

<< Lui ci aiuterà >> la informò Gandalf << o almeno spero. >>

 

Proprio nell’istante in cui le porte si stavano per chiudere, il mostro arrivò e cercò di entrare per sbranarseli. Tutti cercarono con tutte le loro forze di chiudere la Bestia fuori. Per fortuna riuscirono nel loro intento e furono finalmente al sicuro.

 

<< Quello cos’era? >> chiesero i Nani, ancora abbastanza scossi.

 

<< E’ il nostro anfitrione >> rispose Gandalf  << il suo nome è Beorn >> aggiunse << ed è un mutatore di pelle. >>

 

<< Fantastico >> borbottò Lùthien << e in cosa si può mutare? >>

 

<< A volte in  un enorme Orso nero, altre volte un omone, grande e forte >> prese a parlare Gandalf trotterellando da una parte all’altra della casa << l’Orso è imprevedibile, ma con l’Uomo ci si può ragionare >> proseguì << Tuttavia, non è che faccia salti di gioia per i Nani. >>

 

<< Questa è una cosa che accomuna molti popoli >> constatò Lùthien.

 

<< Tu neppure vedi di buon occhio i Nani? >> le domandò preoccupato Kili.

 

<< Prima non tanto >> riflettè la ragazza << dopo avervi conosciuto però devo ammettere che siete molto simpatici. >>

 

<< Oh, bene >> commentò il giovane Nano << ne sono felice. >>

 

<< Non è il momento per sdolcinerie varie >> li riprese Fili << dobbiamo stare all’erta. >>

 

Lùthien vide il piccolo Nano arrossire. Sorrise e andò a cercarsi un angolo in cui poter riposare. Avevano corso tutta la giornata, si sentiva un po’ stanca. Come aveva detto Gandalf, dovevano aspettare il ritorno del padrone di casa che appunto avrebbe deciso se aiutarli oppure ucciderli. Tornò a rimuginare sui suoi pensieri, su quel viaggio e soprattutto su Bosco Atro. Dovevano solo attraversarlo e non fermarsi per chissà quanto tempo. Le possibilità di incontrare colui che non voleva incontrare erano poche, come  potevano anche essere tante. Sospirò guardando il soffitto. Per la prima volta in vita sua sentiva di aver paura. Il terrore di poterlo incontrare, di poter incrociare il suo cammino o peggio ancora di poter incontrare i suoi occhi. Sentiva il bisogno di tornarsene a casa, di abbandonare quell’impresa che tra l’altro non gli apparteneva. Ma ormai c’era dentro e non poteva di certo tornare indietro, sarebbe sembrata vigliacca e debole e lei questo non lo era affatto. L’avrebbe affrontato, l’avrebbe guardato dritto in faccia e l’avrebbe odiato con tutta se stessa. Di questo ne era più che sicura.

Il mattino seguente, Lùthien ebbe modo di constatare che Beorn fosse rincasato e che tutti stavano facendo colazione. Si alzò stropicciandosi gli occhi e appena vide Gandalf quest’ultimo subito le sorrise. Spostò leggermente lo sguardo e si vide davanti un omone grande e grosso, proprio come l’aveva descritto lo stregone, mentre versava da bere a Fili.

 

<< E così tu sei quello che chiamano Scudodiquercia >> disse Beorn << Dimmi, come mai Azog il Profanatore ti sta dando la caccia? >>

 

<< Tu sai di Azog >> si sorprese Thorin << come mai? >>

 

<< La mia gente è stata la prima a vivere sulle Montagne, prima che gli Orchi scendessero dal Nord >> rispose l’Uomo <<  Il profanatore ha ucciso quasi tutta la mia famiglia, ma alcuni li rese schiavi, non per lavorare, capisci? Ma per divertimento >> aggiunse incupendosi << ingabbiare e torturare i mutatori di pelle pareva lo divertisse molto. >>

 

<< Ci sono altri come te? >> domandò curioso Bilbo.

 

<< Una volta ce ne erano molti >> rispose secco.

 

<< E ora? >> chiese ancora lo Hobbit.

 

<< Ora ce n’è solo uno >> fu la risposta di Beorn.

 

Lùthien osservava il tutto senza dir parola. Doveva ammettere che quell’Uomo e la sua abilità nel mutare erano molto interessanti. E per di più Beorn era l’unico rimasto della sua specie, quindi la cosa si faceva più intrigante. Sentiva di essere in un certo senso simile a lui, poiché non aveva mai scoperto a quale razza appartenesse e col tempo cominciava a capire che forse non esisteva un  popolo a cui poteva fare riferimento. Era unica, proprio come Beorn.

 

<< Dovete raggiungere la Montagna prima degli ultimi giorni d’Autunno >> riprese a dire il mutatore di pelle.

 

<< Prima che il Di di Durin arrivi, si >> annuì Gandalf.

 

<< Non avete molto tempo >> li avvisò Beorn.

 

<< Per ciò dobbiamo attraversare Bosco Atro >> lo informò lo stregone.

 

<< Un’oscurità grava su quella Foresta >> spiegò l’Uomo << cosa malvagie strisciano sotto a quegli alberi. C’è un’alleanza tra gli Orchi di Moria e il Negromante a Dol Guldur. >>

 

Lùthien ascoltava rapita da quel discorso. Non capiva di chi stesse parlando Beorn. Chi era il Negromante? Si chiedeva continuamente Bosco Atro era caduto nell’oscurità, non poteva crederci. La sua Foresta non era più verde come un tempo, adesso lì regnavano solo il male e le tenebre. Iniziò a domandarsi sul perché gli Elfi del Reame Boscoso non stessero facendo niente per risolvere quel mistero. Possibile che fossero così egoisti e malvagi come ormai lei stessa riteneva che fossero?

 

<< Io non mi ci avventurerei >> proseguì il mutatore << se non per grande necessità. >>

 

<< Prenderemo la strada Elfica >> comunicò Gandalf.

 

<< Cosa?! >> esclamò Lùthien inorridita << no! La strada Elfica no! Gandalf tu non puoi farmi questo! >>

 

<< Ma ragazza mia, dobbiamo per forza >> le disse per farla ragionare << quella zona è ancora sicura. >>

 

<< Sicura? >> replicò Beorn << Gli Elfi Silvani di Bosco Atro non sono come i loro parenti >> rivelò << sono meno saggi e più pericolosi. >>

 

<< Pericolosi? >> borbottò Lùthien << niente che io non possa combattere. >>

 

<< ma non ha importanza >> continuò il mutatore << quelle Terre brulicano di Orchi e il loro numero è in aumento >> aggiunse << e voi siete a piedi. Non raggiungerete mai la Foresta da vivi. >>

 

Tutti rimasero in silenzio, le parole di Beorn li aveva ammutoliti. Beh, di certo non li stava informando di cose buone, al contrario stava dicendo loro che non sarebbero andati da nessuna parte, gli Orchi erano sulle loro tracce e li avrebbero raggiunti di lì a poco. Lùthien osservò attentamente l’Uomo alzarsi da tavola.

 

<< Non mi piacciono i Nani >> disse in tono sprezzante << sono avidi e ciechi, ciechi verso la vita di quelli che loro ritengono più miseri di loro >> prese un topo che si aggirava lì intorno e lo tenne stretto nella sua mano << ma gli Orchi li odio di più. Che cosa ti serve? >> Concluse rivolgendosi a Thorin.

 

Beorn diede a Lùthien e a Gandalf due cavalli mentre ai Nani e a Bilbo dei poni. Potevano spostarsi più rapidamente e raggiungere Bosco Atro in meno che non si dica. Dovevano fare in fretta però, i loro nemici si avvicinavano sempre di più. La Foresta non era molto lontana, potevano farcela. Kili, come sempre, stava appiccicato a Lùthien. Questa cosa faceva leggermente insospettire la ragazza. Non capiva il perché quel Nano fosse così “appiccicoso”.  Finalmente arrivarono all’entrata di Bosco Atro e lì, in quel momento, Lùthien ebbe un sussulto al cuore. Si sentì morire, ebbe un attimo di mancamento. Kili le chiese se avesse qualcosa che non andava, ma la ragazza rispose che andava tutto bene. Ovviamente nessuno, oltre Gandalf, conosceva la sua storia e né del motivo per cui non voleva prendere la strada degli Elfi.

 

<< La porta degli Elfi >> annunciò lo stregone, una volta sceso da cavallo << qui c’è il nostro sentiero attraverso Bosco Atro. >>

 

<< Nessun segno degli Orchi >> commentò Dwalin << la fortuna è della nostra parte. >>

 

<< Liberate i poni! >> ordinò Gandalf << che tornino dal loro padrone. >>

 

E così fecero, i Nani si occuparono di liberare uno ad uno i poni per farli ritornare da Beorn. Erano questi i patti.

 

<< Questa foresta sembra..malata >> disse Bilbo osservandola << come se una malattia l’avesse colpita. >>

 

Gandalf entrò all’interno della Foresta come per esaminarla e nel mentre gli occhi di Lùthien caddero su Bilbo. Quest’ultimo aveva la mano in tasca, in cerca di qualcosa. Fu un momento e la ragazza si sentì morire. Come se qualcuno o qualcosa la stesse richiamando. Un bruciore immenso nel petto, una voce nella mente e un segno rosso che invocava il suo nome.

Tutto questo fu interrotto dalla voce di Gandalf.

 

<< Non il mio cavallo! >> urlò lo stregone << mi occorre. >>

 

Lùthien riaprì gli occhi e per lei fu come ritornare alla realtà. Vide lo stregone fermare un Nano dal non liberare il suo cavallo. E allora capì che il mago se ne sarebbe andato.

 

<< Non ci vorrai lasciare?! >> esclamò inorridita la ragazza.

 

<< Non lo farei se non fosse necessario >> rispose subito Gandalf avanzando verso il cavallo.

 

<< Mago da strapazzo >> borbottò Lùthien sbuffando.

 

Gandalf, prima di salire sul cavallo, si fermò davanti a Bilbo. Si voltò leggermente verso il Mezz’uomo e lo guardò fisso come se qualcosa in lui lo incuriosisse.

 

<< Sei cambiato, Bilbo Baggins >> gli disse  << non sei lo stesso Hobbit che ha lasciato la Contea. >>

 

<< Stavo per dirtelo >> rispose Bilbo impaurito << Io… ho trovato una cosa nella galleria degli Orchi. >>

 

<< Cos’hai trovato?  >> domandò curioso lo stregone.

 

Ci fu un pesante e lungo silenzio. Solo Lùthien stava ad ascoltare quello che si stavano dicendo Lo Hobbit e il mago. Sapeva bene che Bilbo nascondeva qualcosa e quel qualcosa ce l’aveva in tasca. Non riusciva a spiegarsi il motivo del fatto che si era sentita così male, come se le forze le erano venute a mancare. Poteva essere collegato a Bilbo?

 

<< Il mio coraggio >> rispose alla fine Lo Hobbit.

 

<< Oh bene >> si congratulò lo stregone << ti occorrerà. >>

 

Lùthien sorrise nervosamente. Era chiaro come il sole per lei che Bilbo avesse mentito a Gandalf. Nascondeva qualcosa e sfortunatamente il mago non se ne era accorto.

 

<< Vi aspetterò allo spiazzo prima delle pendici di Erebor >> annunciò lo stregone avviandosi << tenete la mappa e la chiave al sicuro >> li raccomandò << E non entrate in quella Montagna senza di me. >>

 

In quell’ultima raccomandazione guardò Thorin. Ma il Principe dei Nani avrebbe mantenuto la promessa?

 

<< L’aria della Foresta crea illusioni, entrerà nella vostra mente e tenterà di sviare la vostra strada >> li mise all’erta  << dovete restare sul sentiero. Non lasciatelo e se lo fate non lo ritroverete mai più. >>

 

Gandalf galappò via e nel mentre si voltò verso Lùthien e le gettò un’occhiata di scuse. Sapeva bene che per lei quella era una vera e propria sfida. Avrebbe incontrato chi temeva, questo ormai era ovvio. Dovevano prendere la strada Elfica e non avevano via d’uscita.

 

<< Coraggio >> li esortò Thorin << dobbiamo raggiungere la Montagna prima che il sole cali sul Di di Durin. >>

 

Tutti insieme entrarono nella Foresta. Girarono e girarono e solo dopo molto si resero conto che le strade che prendevano si somigliavano tutte. Stavano girando intorno e ormai era chiaro. I Nani stavano cominciando a perdere la lucidità. La Foresta era buia, tenebrosa e come aveva detto Gandalf, cercava di entrare nelle loro menti. D’improvviso Nori si fermò lungo il tragitto.

 

<< perché ci siamo fermati? >> gli domandò Thorin.

 

<< Il sentiero è sparito! >> indicò il Nano.

 

Lùthien ebbe modo di constatare che la Foresta stava prendendo controllo sulle loro menti. Li aveva soggiogati e adesso non riuscivano nemmeno a vedere il sentiero. Lungo il tragitto guardava quello che la circondava con aria dispiaciuta. Quella Foresta la conosceva e vederla in quello stato la faceva star male. Si mise a ricordare di quel giorno in cui lei e l’Elfo, che tanto odiava, avevano passato la notte nel Bosco. Chiuse gli occhi e si portò una mano sul petto. Le faceva male ricordare, non doveva abbandonarsi ai ricordi. Quella vita era acqua passata ormai.  Quando uscì dalla sua trans davanti a se non vide più i Nani.

 

<< Oh fantastico! >> borbottò << Li ho persi. >>

 

 

 

Nel frattempo, non troppo lontano, a Reame Boscoso, Re Thranduil aveva chiesto alle sue guardie di chiamare suo figlio poiché voleva parargli. Purtroppo venne a sapere che Legolas e l’esercito erano andati via da poco verso Bosco Atro. Il Re strinse i pugni e cercò di mantenere la calma. Gli aveva ordinato di non recarsi mai più nella Foresta e aveva disubbidito ai suoi ordini. Quando sarebbe tornato lo avrebbe ripreso per bene.

 

 

 

Lùthien intanto non riusciva più a trovare la sua Compagnia. Provò a salire sugli alberi e appena arrivò in cima ebbe modo di vedere quale fosse il sentiero giusto da seguire. Sorrise e tornò giù. Doveva solo trovare il gruppo dei Nani e poi li avrebbe condotti fuori da quella maledetta Foresta. Era da un bel po’ che girovagava, ma di loro nemmeno l’ombra. D’un tratto sentì delle urla, non troppo lontano da dove si trovava, e con un abile scatto si mise a correre. La Foresta cercava di intralciarla, di confonderla e per Lùthien non fu facile mantenere la strada da percorrere. Sentì altre urla, come se ci fosse in atto un combattimento. Poi capì che una delle voci era quella di Kili. Accelerò subito il passo e in un batter d’occhio arrivò dal giovane Nano. Appena lo raggiunse lo vide in balia di un enorme Ragno. A Lùthien bastò prendere l’Arco e schioccare due, tre frecce per abbattere l’orrenda creatura. Per fortuna Kili stava bene e nel mentre si stava dirigendo verso di lui per aiutarlo ad alzarsi, qualcuno l’afferrò da dietro avvolgendo il suo collo con un braccio. Si sentì una spada puntata sul collo.

 

<< E tu chi saresti? >> le fu chiesto << non sembri un Nano. >>

 

Lùthien capì che si trattava di un Elfo. Le forze l’abbandonarono, aveva una paura immensa di voltarsi e a guardarlo in faccia. Sperava con tutta se stessa di sbagliarsi, ma il suo cuore aveva preso a battere e battere all’impazzata, così senza motivo. Deglutì mentre l’individuo la fece voltare lentamente per poterla guardare in viso.

Fu un attimo. Occhi contro occhi. Sguardo di ghiaccio contro sguardo di quercia La spada, che prima era puntata alla gola di Lùthien, cadde a terra. Legolas si sentì mancare. In quell’attimo infinito tutto sembrava non aver più senso. Lùthien non provò ne rabbia e ne odio, come aveva da sempre immaginato. L’unica cosa che riuscì a pensare avendolo davanti fu… quanto dannatamente fosse bello.

 

E quando questi due esseri s’incontrano e i loro sguardi si incrociano, tutto il passato e il futuro non hanno più importanza.

Cosa sono i secoli, i millenni ? Polvere in confronto a un unico sguardo dell’eternità.

 

 

 

 

 

 

Saaaaaalve. Come va? Tutto bene, spero!

Comunque….ehm… ecco… finalmente ve li ho fatti incontrare!! :D ! Yeee sono felice anche io per loro : 3!

 

Ringrazio chi ha recensito il precedente capitolo : : ewan91-KyraPotteredirectioner-Satana1-dollyvally-ElyforLoki-Anaire-

 

E anche chi ha aggiunto la storia nelle preferite, nelle seguite  e nelle ricordate!!

Thanks!!!

 

Vi invito a dire la vostra!! :D

 

Avete capito qualcosa sulla nostra Lùthien in questo capitolo?

Cosa succederà adesso tra i due?

 

Vabbè, vi lascio

 

Bye

 

Scarl.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Finché si odia si ama ancora ***


Capitolo 7 – Finché si odia si ama ancora

 

 

Era come se il tempo si fosse fermato.  Il rimbombo della spada caduta a terra, lo sguardo perso di Legolas, quello inerme di Lùthien, rendevano quel momento unico.  Avevano gli occhi di tutti puntati addosso. I Nani si stavano giusto chiedendo come facesse la ragazza a conoscere quell’Elfo e lo stesso si chiedevano i soldati dell’esercito.

 

<< Cosa ci fai qui? >> le domandò l’Elfo non sapendo cos’altro dirle.

 

Lùthien non riuscì a rispondere. Non faceva che guardarlo cercando di mantenere la calma. Si sentiva così debole, inerme e senza un briciolo di forza. Si chiedeva se fosse colpa di quella foresta oppure se la causa di tutto fosse proprio l’Elfo. D’un tratto vide la mano di Legolas alzarsi e avvicinarsi lentamente e con timore al suo viso. Il cuore di Lùthien partì cominciando a battere all’impazzata. Lei stessa non riusciva a capire il motivo di quella reazione. Prima che la mano dell’Elfo potesse toccare la sua pelle la ragazza si scansò, indietreggiando di qualche passo. Legolas ritrasse la mano, sospirò e prima di voltarsi la guardò con uno sguardo ferito e dispiaciuto al tempo stesso.

 

<< Perquisiteli >> ordinò Legolas << e legateli bene. >>

 

<< Lasciali liberi >> si sentì dire alle spalle << lasciaci proseguire. >>

 

Era stata Lùthien a parlare. Legolas si sentì tremare il cuore. Si voltò verso di lei,lentamente. La ragazza aveva gli occhi abbassati, non osava alzare lo sguardo su di lui. In quei secoli erano cambiati entrambi, da ragazzini ad adulti. Legolas era bellissimo e questo Lùthien non poteva negarlo. L'Elfo la guardò per un’infinità di tempo. Non poteva lasciarla andare via adesso che l’aveva ritrovata. Doveva fare qualcosa.

 

<< Non posso >> le disse voltandosi di nuovo << mio padre deciderà se lasciarvi liberi o meno. >>

 

 

Solo il ricordo di Re Thranduil fece gelare il sangue alla ragazza. Il Re non li avrebbe mai e poi mai liberati. Decise di fare a modo suo. Con un abile scatto si avviò verso l’Elfo, alzò la gamba per colpirlo, ma prontamente Legolas afferrò il suo ginocchio. Scaraventò la ragazza a pochi metri da se, senza farle del male. Lùthien spalancò gli occhi dallo stupore. Non aveva più la sua forza o meglio non riusciva ad usarla contro di lui. Cercò di alzarsi per tornare all’attacco, ma due soldati l’afferrarono dalle braccia. La ragazza cercò di liberarsi, dimenandosi con tutta la sua forza. Legolas le si avvicinò e disse alle due guardie di lasciarla a lui.

Così si avviarono verso Reame Boscoso. Le guardie tennero a bada i Nani e dietro di loro Legolas teneva ben stretta Lùthien. Sentiva il calore dell’Elfo, dolce e al contempo strano. Le teneva le mani, senza però farle male.  La ragazza si sentiva un’idiota, non era stata capace di aiutare la Compagnia a fuggire. Tutta la forza di cui era in possesso le era come volata via.

Per tutto il tragitto non parlarono. Ogni tanto Legolas si accorgeva che uno dei Nani si voltava spesso verso di loro e precisamente verso Lùthien. Il suo sguardo lo irritava. Quel Nano guardava la ragazza non come un amico, c’era dell’altro nei suoi occhi, una luce strana e diversa.

In quel preciso istante Lùthien si rese conto che Bilbo non fosse con loro. Guardò dappertutto, ma non riuscì a vederlo da nessuna parte. Capì allora che il piccolo Hobbit era riuscito a fuggire senza essere visto.

D’improvviso sentì dei piccoli passi dietro alle sue spalle. Aveva imparato a riconoscere i piccoli movimenti del Mezz’uomo. Si voltò leggermente, cercando di non far insospettire Legolas. Dietro ad un albero lo vide, vide il piccolo Hobbit intento ad osservarli. Li stava seguendo, di sicuro sarebbe riuscito a trovare un modo per liberarli. Quel piccolo essere nascondeva molte abilità, lo si doveva riconoscere. L’Elfo però si rese conto che Lùthien stesse guardando qualcosa, o meglio qualcuno. Essendo curioso decise di voltarsi. Bilbo temette di essere scoperto e di scatto si mise la mano in tasca. Lùthien lo osservò attentamente. Fu un attimo e il Mezz’uomo sparì. Legolas non riuscì a vederlo in tempo. Davanti a sé non vide altro che alberi e cespugli. Non appena si voltò sentì la ragazza lamentarsi e un secondo dopo la vide accasciarsi a terra. Lùthien urlava e l’Elfo non sapeva cosa fare per aiutarla. I soldati interruppero la marcia al sentire quegli urli atroci. Kili si voltò verso  Lùthien e non appena la vide in quello stato cercò con tutte le sue forze di liberarsi dalle corde per correre da lei. Prontamente due soldati provvidero a tenerlo.

 

<< Lasciatemi andare!! >> urlava il Nano disperato << Devo andare da lei, lasciatemi!! >>

 

Il giovane si dimenava come un toro. Voleva andare dalla ragazza, doveva fare qualcosa per aiutarla. Anche gli altri Nani cercarono di correre da lei, ma invano. Nel frattempo Legolas si era accasciato a terra insieme a lei. Aveva paura di toccarla, di parlarle, non osava nemmeno sfiorarla.

Lùthien sentiva una voce nella sua testa. Era una voce demoniaca che la chiamava, come era già successo, ma quella volta il richiamo era più intenso e doloroso.

 

<<  Tinúviel >> diceva la voce << ti sto cercando. Ritorna da me. >>

 

La ragazza vedeva un occhio avvolto tra le fiamme. Qualcuno la stava cercando. Qualcuno la voleva, o per meglio dire, la rivoleva. Sentiva come se gli stessero portando via l’anima. Un bruciore tremendo al petto, non riusciva più a respirare, davanti a sé non vedeva più niente, se non quel dannato occhio.

Legolas si sentì perduto. Non pensò più a niente, semplicemente agì. La prese e l’avvolse fra le sue braccia, stringendola forte a se. E nell’istante in cui Lùthien entrò a contatto con il corpo dell’Elfo tutto il dolore sparì e l’occhio infuocato insieme alla voce demoniaca smisero di tormentarla. La ragazza aveva perso i sensi, Legolas le toccò la fronte ed ebbe modo di constatare che fosse molto calda. Si alzò tenendola fra le sue braccia e stando bene attento a non farle del male. Si mise a correre e ordinò al suo esercito di portare i prigionieri a palazzo.

Il giovane Elfo corse a tutta velocità per arrivare nel suo Regno prima che fosse troppo tardi. Lùthien era viva, ma stava molto male. Suo padre poteva di sicuro fare qualcosa per lei.  Appena arrivò a Reame Boscoso domandò immediatamente alle guardie dove fosse Re Thranduil. I servitori risposero dicendogli che il Sovrano al momento si trovava a visitare la tomba della sua amata Eleanor. Legolas sospirò e dopo qualche secondo di esitazione riprese a correre alla ricerca di suo padre.

Appena lo vide, urlò il suo nome e Sire Thranduil si voltò di scatto verso il figlio. Vide la ragazza giacere fra le sue braccia e riuscì a riconoscerla subito. Rimase alquanto stupito dalla scena che gli si presentava davanti agli occhi.

 

<< Ti prego, fai qualcosa >> lo implorò Legolas << salvala. >>

 

<<  Come hai fatto a trovarla? >> domandò il Re ancora abbastanza sconvolto.

 

<< Non ha importanza! >> tuonò il Principe << aiutala! >>

 

Thranduil annuì leggermente e Legolas distese la ragazza per terra. Il Re si avvicinò a lei, la osservò dopodiché mise una mano sulla sua fronte e chiuse gli occhi. Vide e sentì del male, le fiamme dell’inferno ergersi e l’occhio lì a guardare. Fu scosso da quella visione e per un momento si sentì indebolito. Sospirò profondamente e una volta essersi ripreso pronunciò una serie di parole in lingua Elfica. La ragazza riaprì gli occhi qualche secondo dopo. Legolas sorrise raggiante.

 

<< Stai bene? >> le domandò il Principe << sei svenuta. >>

 

<< Ehi, ma cosa mi state facendo?! >> sbraitò la ragazza cercando di allontanarsi da loro << Io non voglio avere più niente a che fare con voi due! >>

 

<< Calmati, non ti abbiamo fatto niente. Mio padre ti ha salvata >> le disse il giovane Elfo cercando di tranquillizzarla.

 

La ragazza parve calmarsi. Cercò di ricordare cos’era successo e in un attimo tutto le fu più chiaro. Aveva sentito quella voce e quel dolore atroce nella testa e nel petto. Non si ricordava più nulla e capì subito che aveva sul serio perso i sensi. Ma comunque continuava a guardare diffidente sia il Re che suo figlio. Legolas da parte sua non sapeva come comportarsi con lei. Erano passati così tanti secoli anche se, appena l’aveva vista era stato come se tutto quel tempo non fosse mai passato. Re Thranduil invece non aveva ancora aperto bocca. Era troppo scosso per quello che aveva visto nella ragazza. Tutto ciò lo preoccupava tanto da non riuscire più a pronunciare parola.

 

<< Dove sono i miei amici? >> domandò Lùthien guardandosi attorno << dove li avete portati? >>

 

<< Di quale amici sta parlando? >> chiese Re Thranduil a suo figlio.

 

<< Vieni, padre >> gli disse l’Elfo << abbiamo dei prigionieri. Li abbiamo trovati a Bosco Atro. >>

 

Re Thranduil si incuriosì e decise di andare subito a vedere di chi si trattasse. Legolas indugiò un attimo nel seguirlo. Si voltò verso la ragazza che nel frattempo cercava di rimettersi in piedi. Non poteva non aiutarla. Le si avvicinò e titubante le porse la mano. La ragazza lo guardò per un attimo, ma alla fine rifiutò il suo aiuto.

 

<< Non voglio farti del male >> le disse quasi dispiaciuto.

 

<< Non mi serve il tuo aiuto! >> tuonò la ragazza rimettendosi in piedi << preferirei morire piuttosto. >>

 

Quelle parole arrivarono dritte al cuore dell’Elfo. Lei lo odiava e non si sforzava nemmeno di nasconderlo. Lo guardava con disprezzo e questo gli faceva un grande male. Lùthien andò verso il palazzo alla ricerca dei Nani e Legolas le andò dietro, mantenendosi ad una giusta distanza.

I prigionieri furono portati nella stanza del trono e lì Re Thranduil li ricevette. Fu molto colpito nel sapere che una Compagnia di Nani si fosse avventurata a Bosco Atro e subito volle saperne di più.

 

<< Io vi lascerò andare ad una sola condizione >> annunciò loro Sire Thranduil << ditemi dove siete diretti. >>

 

I Nani si guardarono l’un l’altro bisbigliando qualcosa. Era ovvio che nessuno di loro avrebbe mai detto niente riguardo la loro impresa. Sapevano bene che molti non erano d’accordo su quello che avevano in mente di fare e che avrebbero fatto di tutto pur di ostacolarli.

 

<< I nostri affari non riguardano gli Elfi >> rispose Thorin sfidandolo.

 

Il Re lo osservò per bene. Lo riconobbe subito. Sapeva perfettamente che quello dinnanzi a se era proprio Thorin Scudodiquercia. Riflettè un attimo sul da farsi. Se i Nani non si decidevano a parlare non li avrebbe liberati.

 

<< Ebbene >> disse infine << marcirete nelle prigioni fino a quando non vi deciderete a parlare. >>

 

 

I soldati eseguirono l’ordine impartito dal sovrano. I Nani cercarono di protestare, ma non ci fu niente da fare. Thranduil non avrebbe cambiato idea. Lùthien si trovava lì, poco distante da loro. Un soldato l’afferrò dal braccio con l’intento di portare anche lei nelle prigioni. Legolas prontamente richiamò il soldato. Re Thranduil guardò il figlio. E allora capì che infondo lui l’amava ancora e che non aveva mai smesso di farlo.

 

<< Io andrò insieme alla mia Compagnia >> intervenne Lùthien << non accetterò nessun altro tipo di trattamento. >>

 

<< Non ti farò rinchiudere in una cella >> le disse Legolas avvicinandosi << non posso. >>

 

<< Invece lo farai >> proseguì la ragazza << perché è quello che voglio. >>

 

Lùthien stava ancora male, aveva ancora la febbre addosso. Re Thranduil aveva soltanto alleviato il suo dolore. Di fatti le girava ancora la testa e con fatica riusciva a mantenersi in equilibrio. Legolas stava per aprire di nuovo bocca dicendole che non l’avrebbe rinchiusa, ma suo padre lo interruppe.

 

<< Legolas, figlio mio >> gli disse quello << se è il volere della ragazza noi non possiamo farci niente. >>

 

L’Elfo guardò suo padre per un attimo. Forse aveva ragione lui, non poteva fare niente se era lei a voler essere rinchiusa insieme agli altri. Finchè sarebbe stata lì le possibilità di riavvicinarsi a lei aumentavano. Allo stato attuale Lùthien non avrebbe voluto sentire nessuna spiegazione da parte dell’Elfo e quest’ultimo aveva tante cose da dirle. Doveva far chiarezza su quello che era accaduto secoli prima e soprattutto doveva placare quell’odio che la ragazza nutriva nei suoi confronti.

I soldati portarono i prigionieri alle prigioni e Legolas andò con loro. Mentre gli altri mettevano in cella i Nani, lui si occupò personalmente e a malincuore di Lùthien. La ragazza entrò senza porre nessuna resistenza. Legolas non sopportava di vederla dietro le sbarre e senza riflettere entrò dentro da lei. Lùthien se lo trovò davanti e incredibilmente vicino. Si aggrappò alle sbarre della cella e cercò di non posare lo sguardo sull’Elfo. Sentiva lo stomaco contorcersi ogni volta che Legolas le stava vicino.

 

<< Resti sempre della stessa opinione? >> le domandò quasi sussurrando << sei ancora debole, esci da qui >> aggiunse cercando di farla voltare verso di se << Vieni con me. >>

 

<< Va via >> bisbigliò la ragazza << non ho bisogno di te. >>

 

<< Sempre testarda >> sorrise nel dirlo << non sei cambiata molto. >>

 

<<  Oh si invece >> lo corresse << sono cambiata e lo devo soprattutto a te. >>

 

Legolas si irrigidì d’improvviso. Gli occhi di Lùthien finalmente lo guardarono. Si perse in quell’azzurro e non riuscì più a dire altro. Legolas non poté non rimanere rapito alla vista di quei suoi occhi incantatori. Seguì un lungo e pesante silenzio in cui nessuno dei due parlò. Ad interrompere quello scambio infinito di sguardi fu un soldato. Legolas parve come ritornare alla realtà e si mise a scuotere la testa per riprendersi. Congedò i soldati e nel mentre Lùthien si voltò dall’altra parte dandogli le spalle. La ragazza stava guardando qualcuno e Legolas si sporse quel tanto che bastava per capire a chi stesse osservando. Vide il Nano che quel giorno non aveva fatto altro che cercarla con lo sguardo. L’Elfo strinse i pugni e decise di uscire dalla cella. Lentamente girò la chiave dopodiché rimase qualche secondo ancora ad osservarla. Lùthien sentiva i suoi occhi addosso e per questo motivo non si voltò. Non appena sentì l’Elfo allontanarsi tirò un sospiro di sollievo e tornò a tranquillizzarsi.

 

<< Lùthien, stai bene? >> le chiese Kili preoccupato << quell’Elfo non mi piace per niente. >>

 

<< Si, sto bene, non preoccuparti >> sorrise la ragazza << dobbiamo pensare a un modo per fuggire da qui. >>

 

<< E come? >> chiese Thorin << io non ho intenzione di dire a quella sottospecie di Re degli Elfi l’obbiettivo della nostra missione. >>

 

<< Dobbiamo scendere a patti >> intervenne Balin << dobbiamo per forza. >>

 

 

Nel frattempo Legolas era tornato da suo padre. Thranduil stava ripensando a quello che aveva sentito nel toccare la ragazza. Nascondeva qualcosa di malvagio e di oscuro dentro di se e questo lo preoccupava e non poco. Come se non bastasse suo figlio ne era innamorato. Per quanto malvagia possa essere stata la sua idea di allontanare quei due si era rivelata ugualmente inutile. Quello che però si chiedeva era se anche la ragazza fosse innamorata di Legolas. Di questo non aveva mai saputo nulla e aveva intenzione di scoprirlo.

 

<< Padre >> la voce di Legolas interruppe i suoi pensieri << non so cosa fare. >>

 

<< Tu non l’hai mai odiata >> disse Re Thranduil senza nemmeno voltarsi verso di lui << tu l’hai sempre amata, nonostante tutto. >>

 

<< Credo che nel corso di questi anni io abbia provato ad odiarla con tutto me stesso >> ammise Legolas << ma non ci sono riuscito. L’amo troppo per odiarla. >>

 

<< E pensi che lei ricambi i tuoi sentimenti? >> chiese curioso il Re << credi che potrebbe amarti? >>

 

Legolas abbassò il capo << Lei mi odia >> sussurrò appena << come potrebbe mai amarmi? >>

 

Re Thranduil parve risollevato << Quella ragazza nasconde un grande mistero >> proseguì << porta con se un grande male. >>

 

<< Cosa intendi dire? >> gli chiese suo figlio non capendo le sue parole.

 

<< Non lo so >> fu la risposta di Re Thranduil << vorrei tanto saperlo anch’io. >>

 

Verso sera venne portato del cibo ai prigionieri. Legolas tornò a visitare Lùthien e quest’ultima si dimostrò per niente felice nel rivederlo. L’Elfo aprì la sua cella e tornò dentro da lei. Questo infastidì molto Kili, il quale non aveva smesso un attimo di seguire i suoi movimenti. Legolas se ne era accorto e aveva capito anche bene il motivo.

 

<< Perché quel Nano ti guarda in continuazione? >> chiese a bassa voce alla ragazza.

 

<< Non ti riguarda >> rispose freddamente Lùthien << vuoi andartene e lasciarmi in pace una volta per tutte? >>

 

Legolas gettò un ultima occhiata al giovane Nano dopodiché uscì dalla cella e andò via. Lùthien sospirò aggrappandosi di nuovo alle sbarre. La febbre purtroppo non le lasciava tregua. Stava male ma non voleva darlo a vedere. Quando anche le altre guardie andarono via, Kili riprese a chiederle come stava. Lùthien ringraziò di cuore il coraggioso Nano e gli sorrise.

 

<< Tu conosci quell’Elfo, vero? >> le disse dopo poco Kili << Perché è così apprensivo con te? >>

 

<< Apprensivo, dici? >> rifletté la ragazza << lo conosco da molto tempo, ma è come se fosse passato un solo giorno dall'ultima volta che lo vidi. >>

 

<< E’ stato…importante per te? >> domandò ancora titubante.

 

Lùthien inizialmente non rispose. Cercava di evitare sempre quel discorso, ma forse con Kili poteva confidarsi << A te posso dirlo >> disse seria << Io lo odio >> strinse ancora di più le sbarre << odio il suo sorriso, odio il modo in cui mi guarda, il modo in cui parla >> proseguì trasportata da quello che stava ammettendo << ma soprattutto odio il fatto di… >>

 

<< di non odiarlo nemmeno un po’ >> la interruppe Kili << perché in realtà tu lo ami. >>

 

Lùthien rimase stupita nel sentire quelle parole. Sentì un tuffo al cuore e non riuscì a trovare niente contro cui difendersi. Il Nano c’aveva centrato in pieno. No, lei non l’odiava.. nemmeno un po’.

Kili le sorrise leggermente per poi voltarsi dall’altra parte dandole le spalle. La ragazza si sentì scoppiare la testa e si accasciò a terra. Aveva un tremendo bisogno di riposare, di dormire, ma dopo tutto quello che era successo quel giorno non riusciva a rilassarsi.

A tarda notte ancora non era riuscita a chiudere occhio. La febbre era salita e sentiva tanto freddo. D’improvviso sentì la porta della sua cella aprirsi, o forse lo immaginò solamente.

 

Legolas non riusciva a stare tranquillo ed era tornato da lei. Appena la vide in quello stato subito si era precipitato ad entrare nella cella. La prese fra le sue braccia mentre la ragazza sembrava non essere cosciente. La guardò intensamente per poi uscire dalla cella tenendola in braccio e stretta a se.

 

<< Quando sei bella >> le sussurrò << quanto vorrei che non mi odiassi. >>

 

L’Elfo sospirò e riprese a camminare verso la sua stanza.

 

 

 

 

 

Hola!! :D

Scusate per il ritardo ma ho avuto un po’ da fare in questi giorni :/

Comunque, eccomi qui con un nuovo capitolo :) e spero tanto che vi piaccia!

 

Colgo l’occasione per ringraziare : ewan91-KyraPotteredirectioner-Satana1-dollyvally-ElyforLoki-Anaire-

 

Ringrazio anche chi ha messo la storia nelle preferite, nelle ricordate e nelle seguite!

 

Grazie di cuore!

 

E invito a chi ancora non ha detto nulla di intervenire :D

 

Vorrei sapere il vostro parere sulla storia e se vorreste che cambiassi qualcosa della Fan Fic. Accetto qualsiasi tipo di suggerimento, ovviamente ^^

 

A presto

 

Scarl.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** L'orgoglio uccide l'amore ***


Capitolo 8 – L’orgoglio uccide l’amore

 

 

Legolas adagiò la ragazza sopra al suo letto. Le mise una mano sulla fronte e constatò che Lùthien stava veramente male. Doveva stare al caldo, sotto le coperte e non al freddo gelido di quella prigione. Si sedette sul letto e iniziò a guardarla mentre la ragazza dormiva profondamente. Pensò che in quegli anni la “sua” piccola fosse cambiata parecchio. Era un’adulta forte e fiera e soprattutto era diventata straordinariamente bella, più bella di quanto già non fosse prima. Si soffermò per un attimo ad osservarle i capelli biondo scuro che le ricadevano sul viso. Legolas mosse la mano e lentamente la portò per scostarglieli, così da poterla vedere meglio. Appena la sfiorò sentì un colpo al cuore. Aveva voglia di guardare quei suoi occhi color quercia. Sapeva bene però che se si fosse svegliata sarebbe successo il finimondo.  I suoi occhi caddero sulla sua bocca. In quel momento ricordò il bacio che le aveva dato quell’ultimo giorno. Erano passati secoli, ma al solo ricordo gli si contorceva lo stomaco. Chiuse gli occhi e sospirò. Cercò di trattenere la voglia irrefrenabile di ripetere di nuovo quel bacio. Si mise a scuotere la testa più e più volte. No, doveva scacciare via quei pensieri. Non poteva darle un bacio, perché lei non l’avrebbe voluto.

D’improvviso la sentì parlare nel sonno. Lùthien iniziò a contorcesi mentre ripeteva continuamente un nome “Tinùviel”. Legolas le andò vicino e senza pensare l’abbracciò. La ragazza smise di parlare nel sonno e l’Elfo la sentì rilassarsi fra le sue braccia. La strinse forte, facendole appoggiare la testa sul suo petto mentre lui le accarezzava dolcemente i capelli. Assaporò il suo profumo e sorrise leggermente. Non poteva crederci di essere lì, con lei, in quel letto e soprattutto di averla fra le braccia. Sentiva un dolce calore al petto e il suo cuore non aveva smesso un attimo di battere all’impazzata.

 

Intanto Lùthien nel sonno non riusciva a darsi pace. C’era sempre qualcuno che la chiamava, che la cercava e che la rivoleva. La chiamava “Tinùviel”, e lei non capiva. Qualcuno stava venendo a prenderla, lo sentiva. Di scatto riaprì gli occhi e appena mise a fuoco il tutto si ritrovò avvolta fra le braccia di qualcuno. Alzò lentamente lo sguardo e si ritrovò immersa nell’azzurro degli occhi di Legolas. L’Elfo non sapeva cosa dirle e non pensò nemmeno di sciogliere quell’abbraccio. I loro visi erano incredibilmente vicini, potevano benissimo sentire ognuno il respiro dell’altro. Fu un attimo e Lùthien gli diede una spinta violenta per allontanarlo da se.

 

<< Come ti sei permesso di… di.. portarmi qui?! >> tuonò la ragazza, nera dalla rabbia << e come ti sei permesso a mettere quelle tue manacce sopra di me?! >>

 

<< Ss..stavi male >> sibilò Legolas mettendosi seduto sul letto << non potevo lasciarti in quella cella al freddo. >>

 

<< Devi metterti in testa che io non voglio il tuo aiuto, va bene?! >> sbraitò Lùthien mentre si accingeva ad alzarsi dal letto << Io non voglio avere niente a che fare con te! >>

 

Legolas si alzò e rimase immobile ad osservarla. Quando la ragazza le fu abbastanza vicino iniziò a tartassarlo di spinte e di pugni sul petto. Legolas incassò senza dire una parola. Poi all’improvviso, al culmine della pazienza, le afferrò le mani e le strinse forte dentro le sue, bloccando quella sua furia incontrollabile.

 

<< Sentimi bene, ragazzina >> approfondì la stretta << adesso stai cominciando a farmi arrabbiare >> proseguì mentre la ragazza fece qualche passo indietro << stavi male, avevi la febbre alta e non potevi stare in quel luogo. >>

 

La voce dell’Elfo era fredda e autoritaria. Ben presto Lùthien si ritrovò con le spalle contro la parete. Legolas senza accorgersene l’aveva imprigionata e continuava a tenerla stretta. Lùthien deglutì mentre l’Elfo sorrise beffardo. I loro corpi si sfiorarono ed entrambi si sentirono elettrizzati. Legolas chinò il capo per avvicinarsi al viso della ragazza. Quest’ultima si allontanò per quanto le era possibile e l’Elfo sorrise piegando la testa di lato per poi mettersi ad osservarla.

 

<< Lasciami in pace >> sussurrò debolmente la ragazza << cosa vuoi da me? >> chiese chiudendo gli occhi << non ti è bastato quello che mi hai fatto? >>

 

Legolas le liberò le mani e appoggiò il braccio alla parete. Quando Lùthien aveva pronunciato quelle parole si era sentito mancare.  Lùthien ne approfittò per sgattaiolare via. L’Elfo si voltò verso di lei e prima che potesse lasciare la stanza l’afferrò dal braccio facendola voltare verso di se. Per poco i loro copri non si scontravano.

 

<< Non è andata come credi >> le disse col cuore in gola << io non avrei mai voluto che te ne andassi. >>

 

<< Non cercare di incantarmi! >> tuonò la ragazza cercando di liberarsi dalla sua stretta << tu e tuo padre vi siete liberati di me come se fossi uno straccio vecchio! >>

 

<< No! >> la interruppe Legolas <<  non è andata così. Ti prego, credimi. >>

 

<< Come posso credere a quello che dici? Dopo tutti questi secoli.. dopo tutto quello che ho patito… >> proseguì Lùthien ricordando tutto il dolore che l’Elfo gli aveva provocato << io ti odio >> gli disse infine guardandolo negli occhi << ti odio come non ho mai odiato nessuno in vita mia. >>

 

Sugli occhi di Lùthien si potevano intravedere delle lacrime. Stavano lì, ma non si decidevano a scendere. La ragazza voleva dimostrarsi forte e coraggiosa, ma di fronte a quella situazione non ci riusciva proprio. Quello era il suo punto debole, l’Elfo era il suo punto debole a dirla tutta. Non riusciva ad usare la sua forza contro di lui, non riusciva a liberarsi dalla sua stretta e soprattutto non riusciva a non fermare i battiti accelerati del suo cuore.   

 

Legolas si sentì pervadere dall’ira e dalla rabbia. Strinse ancora di più il braccio della ragazza, senza preoccuparsi di farle del male. Lùthien si lamentò e lo implorò di smetterla, ma il Principe del Reame Boscoso non ne aveva la ben che minima intenzione.

 

<< Ebbene, odiami pure, Lùthien! >> tuonò l’Elfo << odiami, se questo può dare sollievo al tuo dolore! >> proseguì alzando il tono di voce << ma sappi che ti odierò anch’io. Con la stessa intensità e con la stessa rabbia. Marcirai in quella prigione assieme a quegli sporchi Nani! >>

 

Detto questo prese a camminare trascinandola con se, senza nemmeno allentare la stretta sul suo braccio. Lùthien strinse i denti e cercò con tutta se stessa di non scoppiare a piangere. Le aveva detto che l’avrebbe odiata, ma cosa pretendeva alla fine? Anche lei gliel’aveva urlato. Non riusciva a capire però perché si sentisse così tanto il cuore a pezzi. Sentiva una rabbia immensa dentro di se, ma al contempo un dolore atroce. Si sentiva ancora abbastanza debole e a Legolas sembrava non importasse nulla.

Una volta arrivati alle prigioni la spinse dentro la sua cella. Lùthien si accasciò a terra, portandosi le ginocchia fino al petto e li avvolse con le sue braccia. L’Elfo chiuse la cella e prima di girare la chiave si fermò ad osservarla per qualche secondo. La vide con gli occhi strapieni di lacrime e immediatamente strinse sia i pugni che i denti. Ringhiò e lanciò la chiave con violenza per poi dare un pugno al muro. Scacciò fuori un urlo colmo di rabbia e frustrazione. Cadde a terra in ginocchio e si portò le mani alla testa. Lùthien lo osservò, colpita da quella sua reazione così violenta.

Anche i Nani avevano osservato attentamente quello che era successo. Soprattutto Kili. Il piccolo Nano si era aggrappato alle sbarre della cella come se avesse l’intenzione di buttarla giù e correre dalla sua Lùthien.

 

<< Vattene, Elfo! >> urlò Kili << lasciala in pace! >>

 

Legolas si voltò verso il Nano. Lo osservò con calma e poi si decise di avanzare verso di lui. Aveva un’espressione per niente rassicurante in viso.  Lùthien pensò subito al peggio mentre Kili si mostrò pronto ad affrontarlo. La ragazza balzò subito in piedi.

 

<< Legolas! >> urlò per fermarlo << lascia in pace Kili! Lui non c’entra niente! >>

 

Ma l’Elfo era già arrivato davanti alla cella del giovane Nano. Lo osservò ringhiando e tenendo ben stretti i pugni. Anche il Nano l’osservava con disprezzo e puntò i suoi occhi dritti in quelli del Principe. Lo sguardo di ghiaccio dell’Elfo gli faceva impressione, ma lui non si sarebbe di certo tirato indietro.  Legolas afferrò le sbarre della sua cella e li strinse forte. Abbassò il capo fino a quando non si ritrovò faccia a faccia con il Nano.

 

<< Lei non si merita questo trattamento >> gli disse Kili << Hai capito, Elfo? >>

 

<< Tu la guardi troppo >> osservò Legolas << dimmi, Nano, non ti sarai mica innamorato di lei? >>

 

<< Non sono affari tuoi! >> ringhiò Kili << lasciala in pace! Non vedi che la fai soltanto soffrire? >>

 

Legolas rifletté un attimo sulle parole del Nano. Abbassò lo sguardo e poi si voltò verso Lùthien. La ragazza era aggrappata alle sbarre della cella, intenta ad osservare il tutto. D’improvviso si alzò e tornò da lei. Lùthien si allontanò e appoggiò la schiena al muro. Voleva mantenere le distanze dall’Elfo. Appena quest’ultimo le fu davanti si mise a guardarla con quel suo sguardo di ghiaccio. Andò a recuperare la chiave che aveva lanciato poco fa e lentamente chiuse la cella della ragazza. Non poteva evitare comunque di sentirsi male dentro al cuore.  Si allontanò, esaudendo la richiesta della ragazza. La lasciò in pace.

 

Appena Legolas fu abbastanza lontano, Lùthien non resistette più e scoppiò in un pianto disperato. I Nani cercarono di calmarla dicendole parole rassicuranti, ma quel dolore non poteva essere placato con parole. Era la prima volta da tanti secoli che Lùthien piangeva. Aveva promesso a se stessa di non farlo mai più, di non piangere per Legolas e per quello che le aveva fatto, ma alla fine non era riuscita a mantenere quella forza e quella corazza. Lo scudo era caduto e adesso si sentiva debole e nuda. Non poteva nulla contro l’Elfo, nulla. Era inerme e fragile, lei che non lo era più stata da quel maledetto giorno in cui l’avevano mandata via.

 

<< Lùthien, per favore, non piangere >> le disse Kili preoccupato per lei << non sopporto di vederti così. >>

 

Ma la ragazza non aveva nemmeno forza per rispondere. Si era accasciata a terra, con la testa fra le ginocchia e con le mani che premevano il capo. No voleva farsi vedere in lacrime, ma i suoi lamenti di dolore l’avevano tradita.

 

<< Non capisco come fai ad amarlo così tanto >> sbuffò Kili stringendo le sbarre << non capisco. >>

 

<< Kili >> lo riprese Thorin << lasciala in pace. Ha bisogno di stare da sola con il suo dolore. >>

 

Kili annuì rassegnato. Non poteva fare niente per lei, anche se voleva aiutarla in qualsiasi modo. Il problema era l’Elfo. Il problema era il loro orgoglio.

E si, perché è l’orgoglio ad uccidere l’amore. L’orgoglio è un veleno capace di distruggere i sentimenti più profondi. E’ capace di rinnegare veri amori. Costringe a un silenzio forzato. Incatena il cuore e lo schiavizza al suo volere. E’ come se ci fosse nebbia davanti agli occhi. Accecati dalla rabbia e dalla sensazione di essere forti e di fare la cosa giusta. Però quando il fuoco si spegne resta solo la fredda cenere.

Si rimane vuoti, come la solitudine. E tutto questo fa morire l’amore, torna il dolore nel cuore insieme al credere che sia tutta colpa dell’altro. Si resta nella solitudine, col cuore a pezzi e freddo. Ed è così che l’orgoglio uccide l’amore.

 

Lùthien passò molto tempo a piangere e nel frattempo i Nani cominciarono a chiedersi dove diavolo si fosse cacciato Bilbo. Doveva muoversi ad aiutarli a fuggire da quel posto.

Nel tardi, alcune guardie andarono a prelevare Thorin. Re Thranduil voleva parlare con il Principe dei Nani. Tutti sperarono di poter scendere a compromessi, anche se con Thorin era molto difficile. Di fatti non appena tornò li informò che alla fine non avevano concluso niente e che anzi l’aveva anche mandato a quel paese. I Nani si rassegnarono. Non restava altro che sperare nel piccolo Hobbit.

Altre guardie tornarono da loro e stavolta presero Lùthien. La ragazza si sorprese non appena i soldati le dissero che Re Thranduil l’aveva mandata a chiamare. Deglutì e si fece guidare dalle guardie verso la sala del trono. Lungo il tragitto si chiese incessantemente cosa avrebbe avuto da dirle il Re. Non poteva nascondere che un po’ lo temeva.

Non appena fu dinnanzi al sovrano si sentì gelare il sangue. Le guardie scomparirono lasciando i due da soli. Il Re si alzò dal suo trono e scese lentamente per andare da lei.

 

<< Suppongo che ti starai chiedendo del perché io ti abbia chiamata >> prese a parlare il Re << ebbene, andrò subito al dunque. Non amo i giri di parole. >>

 

<< Ditemi, Sire Thranduil >> pronunciò sforzandosi di essere cortese con quell’essere.

 

<< Io devo sapere se… >> riprese a dire camminandole intorno << se tu ami mio figlio. >>

 

Lùthien sentì un tuffo al cuore. Spalancò gli occhi stupita e cercò di non incontrare lo sguardo del Re. A quest’ultimo però non sfuggiva nulla, aveva colto il senso di disagio della ragazza.

 

<< Non provo niente verso suo figlio >> rispose poco dopo << oltre che l’odio totale. >>

 

<< Sei sicura? >> le domandò Thranduil fermandosi dinnanzi a lei << No, perché i tuoi occhi dicono tutt’altro. >>

 

Lùthien abbassò lo sguardo d’impulso. Non doveva capire cosa portava dentro il suo cuore o sarebbe stata la fine per lei.

 

<< Non capisco di cosa stiate parlando >> continuò a dire la ragazza << io.. non..lo.. >>

 

<< Nel caso invece che tu lo amassi >> la interruppe << ti prego di tenerlo per te e soprattutto di non farlo sapere a Legolas. >>

 

Lùthien alzò lo sguardo e incontrò inaspettatamente quello gelido del Re. Rimase incatenata a quegli occhi ghiacciati. Le ricordavano gli occhi di Legolas e a quel punto si rese conto che una volta gli occhi del giovane Principe erano blu come il mare e non freddi come il ghiaccio. Rifletté un attimo su questo dettaglio che fino ad allora le era sfuggito, ma subito dopo scacciò via quei pensieri tornando a concentrarsi sul Re.

 

<< E’ cambiato, vero? >> le disse il sovrano << E’ diventato freddo, scontroso, a volte anche prepotente >> proseguì nel descrivere il figlio << come me dopotutto. >>

 

<< Una volta non era così >> rifletté ad alta voce la ragazza << era un Elfo… dolce e gentile. >>

 

<< Si, ricordo bene >> rammentò Sire Thranduil abbozzando una specie di sorriso << poi però è cambiato all’improvviso. >>

 

<< E… per quale motivo? >>

 

Il Re sorrise e l’osservò per un attimo << dici di odiarlo, ma quando ricordavi come era una volta il tuo viso si è illuminato d’improvviso >> le fece notare << e adesso ti chiedi il perché sia cambiato. >>

 

Lùthien cominciava a perdere le staffe. Il Re la stava mettendo sotto pressione e a lei questo non andava giù << Si può sapere cosa vuole da me? E’ mai possibile che né lei e né suo figlio vogliate lasciarmi in pace?! >>

 

<< Dimmi cosa provi realmente! >> tuonò il Re afferrandole le spalle e stringendola forte << dimmi cosa senti quando lui ti sta vicino! >>

 

<< Non… non sento niente >> bisbigliò Lùthien, cercando di resistere al dolore << mi lasci in pace! >>

 

<<  Ti rendi conto che Legolas non ti odia affatto!? >> ringhiò Sire Thranduil << vuoi capire una volta per tutte che lui ti ama?! >>

 

Lùthien spalancò gli occhi inorridita. Il Re si rese conto di aver detto troppo. Lasciò la presa sulla ragazza e fece qualche passo indietro. Abbassò lo sguardo non sapendo più che dire. Lùthien invece si sentiva persa.. e.. col cuore che a sentire le parole “lui ti ama” era andato a mille.

 

 

 

 

 

Hola! Come va?

Spero bene :D

Scusate l’assenza, ma ero a Messina (l’università T.T è iniziato il 2 semestre)

 

Ringrazio coloro che hanno recensito il precedente capitolo : : ewan91-KyraPotteredirectioner-Satana1-dollyvally-ElyforLoki- Lolamars

 

 

Ringrazio anche chi ha messo la storia nelle preferite, nelle ricordate e nelle seguite!

 

Grazie di cuore!

 

E invito a chi ancora non ha detto nulla di intervenire :D

Andate su questo sito e votate Orlando Bloom per gli MTV AWARDS 2014 :

  http://www.mtv.com/ontv/movieawards/2014/best-on-screen-transformation/

BASTA ACCEDERE COL VOSTRO PROFILO DI TWITTER O DI FACEBOOK E POTRETE VOTARE!


BACI
SCARL.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** La vera grandezza non sta nella forza ma nel cuore ***


Capitolo 9 – La vera grandezza non sta nella forza ma nel cuore

 

 

Lùthien aveva ormai gli occhi persi nel vuoto. Non riusciva a capacitarsi di quello che aveva appena detto Re Thranduil. Legolas l’amava, ma com’era possibile? Era sicura che l’Elfo l’odiasse, come lui stesso le aveva urlato la scorsa notte. Il Re si era allontanato da lei con un’espressione indecifrabile sul volto. Non credeva nemmeno lui a quello che aveva appena osato dire. La ragazza sospirò portando lo sguardo sulle sue mani, le quali avevano iniziato a sudare. Indietreggiò di qualche passo e portò istintivamente una mano sulla fronte. Non stava capendo più niente. Le parve come di vivere un sogno. Scuoté ripetutamente la testa socchiudendo gli occhi. Senza nemmeno rendersi conto, portò la mano sul suo cuore. Le stava scoppiando nel petto e questo la spaventava molto.

 

<< Come può amarmi? >> chiese debolmente << lui che adesso è soltanto un blocco di ghiaccio? >> aggiunse puntando gli occhi verso il basso << lui che ha quello sguardo gelido e freddo. >>

 

Re Thranduil ascoltò attentamente le parole della ragazza. Doveva ammetterlo, Legolas era divento molto freddo, come un blocco di ghiaccio. Nel corso dei secoli si era sempre domandato se il suo cuore avesse mai potuto amare qualcun altro ed era giunto alla conclusione che suo figlio era diventato troppo freddo e distaccato per lasciarsi andare di nuovo all’amore. Ma da quando era tornata Lùthien nella sua vita, aveva ammesso di averla sempre amata, quindi la sua freddezza era solo una maschera per nascondere tutto quel dolore che si era portato dentro per secoli e secoli. A volte ripensava a Legolas quando era un bambino buono e gentile e al giorno in cui l’aveva portato per la prima volta a Bosco Atro. In quell’occasione aveva avuto l’opportunità di conoscere meglio il proprio figlio. La sua nobiltà d’animo, il suo cuore puro, l’avevano lasciato senza parole. Quel bambino però non c’era più. Al suo posto c’era un adulto ferito e con una maschera, impassibile verso coloro che riteneva inferiore a lui e generoso con pochi.

 

<< Un cuore di ghiaccio è un cuore spaventato >> le disse il Re dandole le spalle e andandosi a sedere sul trono.

 

<< Cosa… cosa state dicendo? >> domandò la ragazza sbattendo ripetutamente le palpebre << lui non può amarmi, va bene? Ieri notte mi ha urlato di odiarmi con tutto se stesso. >>

 

<< Non puoi di certo pretendere che ti dicesse di amarti >> la interruppe il Re << non ammetterebbe mai i suoi sentimenti davanti a te. >>

 

Lùthien era esasperata. Non capiva le parole di Re Thranduil ed era anche molto confusa da tutto quello che le stava succedendo. << E sentiamo! Se mi amava per quale motivo quando mi avete mandata via non ha fatto nulla per impedirlo?! >>

 

<< Perché… >> il sovrano esitò un po’ nel dire la verità.

 

Proprio nell’istante in cui Sire Thranduil stava per vuotare il sacco i due udirono il suono di un corno. Lùthien si voltò di scatto. D’improvviso una guardia entrò nella sala correndo a più non posso.

 

<< Signore! >> urlò quello << i prigionieri sono fuggiti! >>

 

Re Thranduil s’alzò colto alla sprovvista. Lùthien sorrise leggermente dopodiché si mise a correre verso l’uscita della sala. La guardia le andrò dietro, ma la ragazza correva come un fulmine.  Non appena arrivò fuori vide Legolas puntare l’arco verso un Orco e un secondo dopo ucciderlo. Ci mise un po’ a capire quello che stava accadendo. In lontananza vide la Compagnia dei Nani. Erano nel fiume sotto al ponte e precisamente si trovavano in dei barili. Riuscì a intravedere anche il piccolo Hobbit. Sorrise e subito capì che era stato lui ad aiutarli a fuggire. D’improvviso però si sentì afferrare da dietro da uno di quegli orrendi mostri. Lùthien cercò di svincolarsi, ma era ancora molto debole. Legolas era indaffarato a sferrare frecce e ad uccidere Orchi e non si accorse che uno di loro aveva preso come prigioniera la ragazza. Il mostro la tenne stretta a se e iniziò a correre insieme ai suoi simili seguendo gli altri della Compagnia.

 

<< No! Lasciami!! >> urlava disperata Lùthien << brutto mostro, ti ordino di lasciarmi immediatamente se non vuoi che ti prenda a calci e a pugni! >>

 

<< Sto morendo di paura >> le disse quello per prenderla in giro << Se fosse per me ti ucciderei, ma sono stato incaricato di portarti viva. >>

 

Lùthien rimase un attimo interdetta alle parole dell’orrendo Orco. A chi doveva portarla? Chi la voleva? Forse era tutto collegato a quell’occhio avvolto tra le fiamme e al sogno della scorsa notte. Aveva smesso anche di lamentarsi e di urlare di tanto che era assorta nei suoi pensieri. Intorno a lei c’era in atto una specie di battaglia. Le guardie di Bosco Atro avevano appena fatto chiudere il cancello sottostante per impedire ai prigionieri di fuggire. I Nani erano in trappola e non sapevano cosa fare. Kili decise di uscire fuori dal barile e arrampicarsi fino alla leva per alzare il cancello. Proprio nel momento in cui riuscì ad abbassare la leva, un Orco sferrò una freccia sul giovane Nano colpendolo alla gamba. Kili soffocò un grido di dolore, ma riuscì a cadere direttamente nel barile che aveva lasciato poco prima. Il cancello si aprì  completamente e i Nani avevano finalmente via libera. Gli Orchi però continuavano a seguirli. Lùthien aveva osservato l’intera scena e mentre i barili venivano trasportati dalla corrente vide Kili sofferente per il colpo appena ricevuto.

 

 

<< Kili!!! >> urlò la ragazza preoccupata per le sue condizioni.

 

 

In quel preciso istante Legolas si voltò e vide la ragazza fra le braccia dell’orrendo Orco. Gli occhi di Lùthien s’incrociarono con quelli dell’Elfo. Non cercò aiuto, non urlò il suo nome, non disse e non fece assolutamente niente. Nella sua testa rimbombavano le parole di Re Thranduil. Lui l’amava… no, non era possibile. Con uno scatto incredibile l’Elfo superò tutti, uccise chiunque gli si parò davanti, ora colpendolo con le frecce, ora affondandolo con la sua spada e arrivò d’innanzi al mostro che aveva intenzione di portarsi via Lùthien.

 

<< Lasciala stare se vuoi vivere ancora >> lo minacciò l’Elfo.

 

<< Spostati, ragazzo >> gli intimò quello << lei mi serve. >>

 

<< Ti ho detto di lasciarla! >> tuonò Legolas perdendo le staffe.

 

L’Orco indietreggiò di qualche passo. L’Elfo aveva urlato con un tale impeto d’averlo fatto muovere inconsciamente. Lùthien non aveva ancora aperto bocca. Voleva dirgli che non le serviva il suo aiuto, che ce l’avrebbe fatta anche da sola, ma sapeva bene che avrebbe detto solo l’ennesima bugia.  Per non parlare poi dello sguardo che aveva Legolas. Forse non la odiava per davvero, o forse non voleva che l’Orco la portasse via per torturarla lui stesso. Mille pensieri le occupavano la mente. Proprio in un momento delicato come quello. Legolas afferrò prontamente l’arco e puntò una freccia alla gola dell’orrendo mostro. Lùthien spostò leggermente gli occhi sulla punta della freccia. Deglutì con la paura a mille che l’Elfo potesse sbagliare e invece che colpire l’Orco colpisse lei. Inaspettatamente il mostro la lasciò andare anche se non in modo molto delicato. Infatti la spinse con violenza addosso all’Elfo, il quale aveva fatto appena in tempo ad abbassare l’arco e ad afferrarla tenendola fra le sue braccia. Lùthien si ritrovò attaccata  al corpo di Legolas. Arrossì violentemente e sciolse l’abbraccio, rimettendo le braccia giù per poi spostarsi di qualche centimetro. Come si voltarono verso l’Orco, videro che quest’ultimo nel frattempo aveva afferrato il suo arco e adesso lo stava puntando su di loro. Lùthien si aggrappò nuovamente al corpo dell’Elfo e anche quando si accorse di essere appiccicata a lui non si scostò.

 

<< Non pensare chissà che cosa, adesso >> gli sussurrò all’orecchio << sollevami. >>

 

<< Cosa? >> le domandò interdetto l’Elfo.

 

<< Fallo! >> gli ordinò la ragazza.

 

Fu così convincente che Legolas non se lo fece ripetere un’altra volta. L’afferrò dalle braccia e la sollevò. Le gambe della ragazza riuscirono a far volare via l’arco dell’Orco. Con un’abile mossa Lùthien afferrò l’arco e lo puntò alla gola del mostro. Legolas osservò l’intera scena divertito e curioso al tempo stesso. Era stata molto agile, lo doveva ammettere. Un tempo non era affatto così.

 

<< Aspetta! >> la fermò << non lo uccidere. >>

 

<< E perché? >>  chiese la ragazza stupita << merita di morire. >>

 

<< Può servirci. >>

 

Detto questo Legolas afferrò l’Orco e lo tenne stretto in modo da non permettergli di fuggire. Nel frattempo Lùthien si era voltata verso il fiume. I suoi amici erano già abbastanza lontani e una dozzina di Orchi li stava inseguendo. Era in pensiero per Kili. Il povero Nano era stato ferito e le sue condizioni avrebbero potuto aggravarsi. Legolas vide la sua espressione preoccupata e capì il motivo per il quale fosse così sofferente. Strinse ancora di più la sua stretta sull’Orco dopodiché richiamò la ragazza e le ordinò di seguirlo.

 

<< Io devo andare con i miei amici >> gli disse guardandolo negli occhi << non posso abbandonarli. >>

 

<< Cosa pensi di fare? Di affrontare tutti quegli Orchi da sola?! >> proseguì l’Elfo avvicinandosi a lei << andiamo da mio padre, dopo vedremo cosa possiamo fare. >>

 

L’afferrò violentemente dal polso mentre altri soldati dell’esercito appena giunti si preoccuparono di prendere con loro il prigioniero. Lùthien però non voleva di che saperne di restare. La Compagnia aveva bisogno di lei, soprattutto Kili. Il suo amico era ferito e se gli fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato. Portò la mano su quella dell’Elfo che le teneva stretta il polso. Legolas si fermò e la guardò per un attimo dritta negli occhi. A Lùthien parve di morire.

 

<< Non posso restare >> sibilò abbassando lo sguardo.

 

<< Hai per caso dimenticato che sei anche tu una prigioniera? >> le domandò freddamente il Principe << non ti sto invitando a restare. Te lo sto ordinando. >>

 

La ragazza rimase di stucco. Quel suo comportamento freddo e distante le faceva congelare il sangue. Legolas ricominciò a camminare trascinandola con se mentre Lùthien pensò che fosse arrivata l’ora di fargli capire chi era veramente. Sollevò la gamba e riuscì a colpirlo dandogli un poderoso calcio. L’Elfo fu colto alla sprovvista e ritrovatosi con le ginocchia a terra sgranò gli occhi super confuso. Nemmeno il tempo di capire chi, come e quando che Lùthien gli saltò addosso mettendogli le braccia intorno al collo. Legolas scoppiò a ridere e la ragazza rimase di sasso. Le guardie erano già entrate a palazzo, nessuno per fortuna si era accorto di niente. L’Elfo portò una mano al braccio di Lùthien e con un’abile mossa la scaraventò a terra e precisamente sotto di se.

 

<< Che hai da ridere, Elfo?! >> ringhiò la ragazza infastidita.

 

<< Mi hai fatto il solletico >> rispose quello ridendo ancora come un bambino << cosa volevi fare? >>

 

Lùthien era sconvolta. Aveva usato tutta la sua forza nello sferrare quel calcio e anche quando aveva stretto il suo collo tra le sue braccia. Qualcosa non andava. Tutta la forza le era come scomparsa nel nulla. Guardò l’Elfo, che le stava quasi di sopra, ridere come non rideva da ormai tanto tempo. Ricordò quel sorriso che tanto aveva amato. Sorrise leggermente anche lei e arrossì per la vergogna. Legolas sentì un dolce calore al petto e senza accorgersene portò la mano al viso della ragazza. Quest’ultima non disse niente, lo lasciò fare. Appena sentì la sua mano sulla pelle ebbe un sussulto e chiuse gli occhi per un secondo. Legolas sorrise e fece scorrere le dita lungo il suo profilo. Come sfiorò la bocca della ragazza, quest’ultima si sentì morire. L’Elfo ricordò il giorno in cui aveva avuto il coraggio di baciarla. Non aveva mai dimenticato quell’attimo meraviglioso. Il cuore batteva all’impazzata al solo ricordo. Poi d’improvviso si ricordò delle parole piene d’odio che la ragazza gli aveva urlato la sera prima. Ritrasse la mano e si alzò ritornando l’Elfo freddo di sempre. Aiutò Lùthien ad alzarsi e senza dire una parola tornarono a palazzo. La ragazza si chiese cosa gli fosse passato per la testa visto il suo cambiamento improvviso.

Appena furono d’innanzi a Re Thranduil i soldati furono congedati. Nella sala del trono rimasero soltanto Legolas, Lùthien, il Re e l’Orco prigioniero. Il Sovrano non aveva voluto mandare via la ragazza e quest’ultima era rimasta molto stupita per la sua decisione.

 

<< Tale è la natura del male >> prese a dire il Re << là fuori nella vasta ignoranza del mondo s’inasprisce e si propaga un’ombra che cresce nel buio >> aggiunse camminando su e giù intorno a loro << un’insonne malanimo tanto nero quanto l’imminente muro della notte. Così è sempre stato. Così sarà sempre >> si fermò d’improvviso volgendo lo sguardo verso la bestia << col tempo tutte le cose orrende si fanno avanti. >>

 

<< Stavate seguendo una Compagnia di 13 Nani >> intervenne Legolas che teneva ben premuta la spada alla gola dell’Orco << perché? >>

 

<< Non più 13 >> rispose l’orrenda creatura << quello giovane, l’arciere dai capelli neri, l’abbiamo infilzato con una freccia morgul >> proseguì volgendo lo sguardo su Lùthien << il veleno ce l’ha nel sangue. Presto soffocherà. >>

 

La ragazza s’irrigidì e strinse forte i pugni. Legolas volse lo sguardo su di lei e rimase colpito nel vederla con quell’espressione sul volto.

 

<< Rispondi alla domanda che t’hanno appena fatto, mostro! >> tuonò Lùthien con la rabbia a mille.

 

<< Io non me la farei nemica >> intervenne Legolas mettendolo ironicamente in guardia.

 

<< Ti piace stroncare vite, eh? >> aggiunse Lùthien avvicinandosi << ti piace la morte? >> non riusciva più a controllare la sua ira << bene, lascia che te la dia! >>

 

Prima che potesse avventarsi sul corpo dell’orrendo Orco, Re Thranduil la fermò in tempo. Chiamò due delle sue guardie e la fece portare via dalla sala. Legolas non le tolse gli occhi di dosso fino a quando non scomparve da dietro le mura. La ragazza era molto arrabbiata sia perché non aveva avuto la possibilità di uccidere l’Orco e sia perché Re Thranduil l’aveva mandata via in quel modo. Per non parlare di Legolas che non aveva aperto bocca.

 

<< Non mi interessa affatto un Nano morto >> riprese a dire Re Thranduil << rispondi alla domanda. Non hai nulla da temere. Dicci quello che sai e io ti lascerò libero. >>

 

<< Avevi l’ordine di ucciderli. Perché? >> intervenne Legolas << Cos’è Thorin Scudodiquercia per te? >>

 

<< Quel Nano mezza tacca ! >> sbraitò il mostro << non diventerà mai Re. >>

 

<< Re? >> replicò l’Elfo << non c’è un Re sotto la Montagna né ci sarà mai >> aggiunse << nessuno oserà entrare a Erebor fin tanto che il drago vive. >>

 

<< Tu non sai niente >> lo interruppe l’Orco << il tuo mondo brucerà. >>

 

<< Ma che cosa stai dicendo?! >> esclamò inorridito Legolas << parla! >>

 

<< Il nostro momento si è ripresentato >> continuò il mostro << il mio padrone serve l’Unico. >>

 

Re Thranduil si era fermato di colpo. Le parole dell’Orco l’avevano lasciato di sasso. Il suo padrone serve l’Unico. Lui sapeva bene a chi si riferiva o meglio, sperava tanto che non fosse quello che credeva lui.

 

<< Perché stavi portando via la ragazza? >> domandò ancora Legolas << chi è che la vuole? >>

 

<< Il mio padrone >> rivelò nuovamente << è sua e la rivuole. >>

 

Legolas strinse d’impulso la stretta sull’Orco. Le sue parole fecero crescere in lui una rabbia immensa. Guardò per un attimo suo padre e quest’ultimo rimase ancora più colpito rispetto all’affermazione di prima. Era tutto collegato all’Unico. Non poteva essere.

 

<< Adesso capisci, Elfo? >> proseguì l’Orco << la morte è sopra di voi >> aggiunse << le fiamme della guerra sono sopra di voi! >> urlò per poi essere inaspettatamente decapitato per mano di Re Thranduil.

 

Legolas rimase con la testa dell’Orco tra le mani. Sbuffò e lasciò cadere la testa del mostro per terra.

 

<< Perché l’hai fatto? >> domandò al padre << avevi promesso di liberarlo. >>

 

<< Ed è così >> rispose Sire Thranduil << ho liberato la sua testa dalle sue miserabili spalle. >>

 

<< C’era altro che l’Orco poteva dirci >> gli fece notare il figlio.

 

<< Nulla di più poteva dire a me >> disse per poi voltarsi e incamminarsi verso chissà dove.

 

<< Che cosa intendeva con le fiamme della guerra? >> domandò ancora il Principe.

 

<< che stanno per sguinzagliare un’arma talmente grande da poter distruggere ogni cosa davanti a sé >> rivelò il Re proseguendo a camminare per la sua strada << sia raddoppiata la sorveglianza ai nostri confini. Tutte le strade, tutti i fiumi. Nulla si muova che io non sappia >> proseguì voltandosi verso Legolas << Nessuno entra in questo Regno. E nessuno lo lascia. >>

 

Legolas obbedì agli ordini di suo padre. Gli venne in mente di andare a cercare Lùthien, ma prima si diresse verso l’entrata del palazzo. Doveva dire alle guardie di chiudere i cancelli per ordine del Re. Qui però venne informato di una brutta notizia.

 

<< Signore, e la ragazza? >> chiese una delle guardie.

 

<< La ragazza cosa? >> domandò Legolas cambiando radicalmente espressione.

 

<< E’ fuggita >> rivelò la guardia << è andata alla ricerca di quei Nani. >>

 

Legolas sospirò e chiuse gli occhi. Si voltò verso le guardie e si incamminò verso l’uscita del palazzo. Rimase per un po’ lì fuori per decidere sul da farsi. Suo padre era stato chiaro. Nessuno entrava nel Regno e nessuno lo lasciava. Doveva obbedire a lui, al suo Re, a suo padre. La testa gli diceva di lasciarla andare per la sua strada, di non pensare più a lei, perché infondo l’odiava e non l’avrebbe mai amato. Ma il cuore… il cuore gli diceva di correre da lei.

 

<< La mente si lascia sempre abbindolare dal cuore >> bisbigliò fra se e se per poi prendere a correre alla ricerca di Lùthien.

 

Non era andata molto lontana. L’avrebbe raggiunta in un baleno. Solo che temeva la sua reazione nel sapere che l’aveva seguita. Aveva disubbidito a suo padre e non aveva giustificazioni. Tutto perché non voleva perderla di nuovo. Non avrebbe sopportato un altro addio da parte sua. Doveva fare qualcosa per farle capire che il loro odio era infondato. Magari non l’avrebbe mai amato, però forse avrebbe potuto dargli quell’affetto che c’era tra di loro quando erano ragazzini. Si sarebbe accontentato anche della sua amicizia. Tutto pur di averla accanto.

 

Quando la raggiunse stette ben attento a non farsi vedere e sentire. Voleva starle dietro per un po’ senza farsi vedere. D’improvviso però la ragazza udì dei passi dietro di lei. Si voltò di scatto puntando l’arco contro il nemico. Legolas fece lo stesso, al contrario di lei però aveva un sorrisetto dipinto sul volto.

 

<< Dove hai preso quell’arco? >> le chiese l’Elfo.

 

<< E’ mio >> fu la risposta della ragazza << me lo sono ripreso. >>

 

Legolas l’abbassò e lo stesso fece Lùthien. Si guardarono per qualche secondo, poi l’Elfo decise di avvicinarsi a lei.

 

<< Lùthien, non puoi dare la caccia a tutti quegli Orchi da sola >> le disse preoccupato.

 

<< Oh per favore >> sbuffò la ragazza << tornatene nel tuo regno. >>

 

<<  Ho disobbedito a mio padre per venirti a cercare >> le rivelò << torna con me, ti prego. >>

 

<< No! >> ringhiò Lùthien << quei mostri raggiungeranno i Nani. >>

 

<< Non è la nostra battaglia! >> tuonò Legolas.

 

<< E’ la mia battaglia, come lo è anche per te! >> contrattaccò Lùthien  << E’ la nostra battaglia. Con ogni vittoria questo male si rafforzerà. Se tuo padre non vuole fare nulla puoi benissimo tornare a nasconderti nel tuo regno insieme a lui >> proseguì la ragazza << E lasciare che l’oscurità cali. >>

 

<< Abbiamo vissuto per secoli al sicuro fra le mura del nostro Regno >> la interruppe Legolas << nessuno è mai riuscito ad entrarvi. >>

 

<< Ma non facciamo parte anche noi di questo mondo?! >> esclamò Lùthien avvicinandosi all’Elfo di qualche passo.

 

Legolas la guardò per un attimo infinito. Si perse in quei suoi occhi color quercia. Aveva ragione lei. Qualcosa di oscuro stava calando sulla Terra di Mezzo e bisognava fare qualcosa invece che starsene nelle mani in mano.

 

<< Lo fai per lui? >> le domandò poco dopo << tu… lo .. ami? >>

 

Lùthien ci mise un po’ a capire a chi si riferisse l’Elfo. Si trattenne nel non scoppiare a ridere. Voleva bene a Kili, ma come un amico, come un migliore amico, e nient’altro. No,  non lo amava, anche se quel piccolo Nano aveva dimostrato di tenere molto a lei, anche più di quanto avesse dovuto. Ma dopotutto è il cuore a scegliere a chi appartenere.

 

<<  Gli voglio bene >> rispose la ragazza << è un mio caro amico. >>

 

<< Mi stai dicendo la verità? >>

 

<< Legolas >> pronunciò esasperata << non sei la persona più adatta con cui parlare dei miei problemi di cuore nè io per parlare dei tuoi. >>

 

<< E allora perché lo fai? >> domandò ancora.

 

Lùthien sospirò profondamente. Un tempo Legolas avrebbe accettato di aiutare qualsiasi persona si trovasse nei guai, senza chiedere perché, senza fare alcuna domanda. Quel bambino non c’era più, era scomparso insieme al suo cuore buono.

 

<< La bontà d’animo non è una maschera per ricoprire abissi >> puntò dritta i suoi occhi in quelli di Legolas << né un abito da indossare solo in qualche occasione >> proseguì affondando in quell’azzurro gelido << o un vuoto da colmare con parole altrui raccattate in giro o prese in prestito. >>

 

<< Che intendi dire? >> le domandò confuso.

 

<< La bontà d’animo o c’è, o non c’è, e se c’è non strilla o si vanta ammantandosi di penne di pavone, ma traspare in ogni istante da quel che ognuno è e ognuno fa >> cerca di spiegargli la ragazza << è una luce soffusa e discreta che irradiandosi accarezza tutto quello che tocca. >>

 

 

<< Quindi tu aiuti gli altri perché è quello che senti di fare dentro di te >> rifletté Legolas << Ho sempre saputo che in te la vera grandezza non era la tua forza, ma il tuo cuore. >>

 

 

<< Anche tu eri così un tempo >> ammise Lùthien << anche tu avevi un cuore buono e gentile. Davi senza ricevere niente in cambio. Eri tu quello che aveva un cuore d’oro, io ero soltanto una ragazzina che si cacciava in un mucchio di guai. >>

 

 

<< Sei soltanto diventata un pochino più alta, Lùthien >> sorrise nel dirlo << non sei cambiata più di tanto. >>

 

 

La ragazza ricambiò leggermente il sorriso. La stava prendendo in giro e stranamente la cosa le piaceva.

 

<< Scusami per quello che ti ho detto l’altra notte >> disse voltandogli le spalle << non lo pensavo veramente. >>

 

 

Legolas rimase sul serio colpito << Non lo pensavo neanche io. >>

 

 

Lùthien si voltò leggermente per guardarlo. Si sorrisero avvicenda e al calar del sole partirono a caccia di Orchi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hola!!! Come state? Bene?? Io sono stata di nuovo ammalata ! T.T

Ma vabbè :D spero che questo capitolo vi sia piaciuto

 

Colgo l’occasione per ringraziare tutte colore che hanno recensito il capitolo precedente : ewan91-KyraPotteredirectioner-Satana1-dollyvally-- Lolamars-SkyscraperWrites

 

 

Ringrazio anche chi ha messo la storia nelle preferite, nelle ricordate e nelle seguite!

 

Grazie di cuore!

 

E invito a chi ancora non ha detto nulla di intervenire :D

 

VI INVITO A RESISTERE! UOMINI DELL’OVEST! :3!

 

E vi invito anche a votare il nostro Leggy in queste 2 nominations agli MTV AWARDS (potete votare anche duemiliardi di volte al giorno collegandovi col vostro profilo di twitter o di face book, sul sito di MTV)

 

Nomination for best fight for 2014

 

http://www.mtv.com/ontv/movieawards/2014/best-fight/

 

 

Nomination for best- on screen transformation

 

http://www.mtv.com/ontv/movieawards/2014/best-on-screen-transformation/

 

FACCIAMOLO VINCERE, SUVVIA!

 

 

OKAY, ORA VI LASCIO.

BYE

SCARL.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** L'unica verità che si può trovare, è la verità su se stessi. ***


Capitolo 10 - L’unica verità che si può trovare, è la verità su se stessi.
 


 
 
Erano in viaggio da giorni.  Ma entrambi non avevano ancora fatto i conti con i sentimenti che provavano l’un l’altro. Legolas sapeva la verità, sapeva che Lùthièn non l’aveva mai abbandonato e che era stata tutta opera di suo padre. E dal canto suo la ragazza conosceva i sentimenti che l’Elfo nutriva nei suoi confronti. Ella però ignorava il fatto che Legolas non avesse nessuna colpa sui fatti successi anni prima, quando Re Thranduil la spedì da Sire Elrond.  Entrambi si amavano, ma preferivano tenerlo nascosto. Forse per orgoglio, o forse perché ancora non si erano resi conto di quanto forte e speciale fosse il loro amore.
Un amore sopravvissuto secoli.
 
<< Lùthien! >> urlava il Principe Legolas << ma dove ti sei cacciata? >>
 
La cercò dappertutto, ma solo quando alzò il capo verso il cielo, si accorse che la ragazza se ne stava in cima a un albero, intenta a guardare qualcosa. Subito l’Elfo prese a salire sul tronco per raggiungerla.
 
<< Finalmente >>  disse appena le fu vicino.
 
Lùthien ebbe un leggero sussulto non appena si accorse che Legolas le stava accanto. Lo guardò per un secondo, come se si fosse persa in quei suoi occhi color cielo.
 
<< Devi per forza starmi così vicino?  >> Chiese con tono sprezzante.
 
<< Oh…perdonami >> disse subito l’Elfo mortificato   << credevo fossimo compagni di viaggio. >>
 
<< Ascoltami bene >> iniziò a dire la ragazza << ho acconsentito di farti venire con me perché tu hai insistito >> continuò imperterrita << e anche perché forse avrò bisogno di te per salvare i miei amici. Però questo non significa che se mi allontano per cinque minuti tu devi subito venire a cercarmi. Hai capito,Elfo? >>
 
Legolas deglutì appena Lùthien volse a termine il suo discorso. Quella ragazza era inavvicinabile, non sapeva come fare per poterle stare accanto per almeno cinque minuti senza che lei andasse in escandescenza.  Decise di allontanarsi di qualche centimetro per accontentarla.
 
<< Cosa stavi guardando? >> Le chiese dopo poco.  <<  Sempre se posso saperlo. >>
 
La ragazza sbuffò. << Stiamo inseguendo un branco di Orchi, o no? Sto cercando di concentrarmi per capire dove si stanno dirigendo. >>
 
<<  Mi sorprendi ogni giorno sempre di più >> le disse sorpreso. La guardò incantato << come fai? >>
 
<< Gandalf mi ha insegnato le arti magiche.  Tutto quello che so lo devo a lui. >>
 
L’Elfo sorrise << non mi riferivo a questo. >>
 
Lùthien si voltò lentamente verso di lui, sorpresa dalle sue parole. << E a cosa? >>
 
<< Come fai ad essere…così meravigliosa? >> le disse infine.
 
Per un attimo la ragazza parve sciogliersi. Ma subito si ricordò di tutto quello che Legolas le aveva fatto passare e ritornò fredda e scontrosa come sempre. Diede un colpo sul braccio all’Elfo e si alzò.
 
<< Andiamo >> gli disse << se indugiamo ancora rischiamo di perderli. >>
 
Legolas non poté far altro che seguirla. Sospirò profondamente e alzò d’impulso gli occhi al cielo.  Lei lo odiava ancora, ne era sicuro. E il suo odio gli faceva male, tanto male. Doveva far qualcosa, doveva dirle tutta la verità. Forse non l’avrebbe creduta,ma all’Elfo non importava.  E poi a preoccuparlo si aggiungeva anche la questione dell’Orco che voleva rapirla. Perché? Si chiedeva in continuazione. Perché quell’Orco voleva portarla dal suo padrone?  Abbandonò i suoi pensieri per correre dietro alla ragazza. Doveva sbrigarsi oppure l’avrebbe persa di nuovo. La cosa che più gli dava fastidio era che proseguiva da sola per la sua strada, senza nemmeno preoccuparsi se lui vi fosse o meno. Quella sua freddezza lo stava facendo impazzire.
Ma Lùthien stava impazzendo, forse, anche più dell’Elfo. Alcune volte non riusciva a staccare lo sguardo dal Principe. Era bello. Ogni suo particolare la incantava, e lei ne era meravigliata. Nessuno aveva mai attirato così tanto la sua attenzione. E poi quel suo sguardo di ghiaccio…guardare i suoi occhi le faceva male. Perché quegli occhi un tempo non erano così, non erano freddi e distaccati come il ghiaccio. Gli occhi di Legolas erano gentili, caldi e pieni d’amore. Quel suo sguardo blu intenso oramai non era che un ricordo. Stava diventando, a poco a poco, sempre più simile a suo padre.  E forse, era proprio ciò che Sire Thranduil aveva cercato di fare : farlo crescere a sua immagine e somiglianza. Lùthien odiava Re Thranduil, lo disprezzava con tutta se stessa. E a quel punto si era resa conto che per anni aveva odiato la persona sbagliata. Aveva concentrato tutta la sua ira e la sua rabbia su Legolas, senza pensare mai al Re. Solo ora capiva, il colpevole non era che suo padre, non Legolas. E anche se il Principe aveva acconsentito a farla mandare via, non aveva fatto altro che stare al volere di suo padre, del suo Re.  Legolas probabilmente non avrebbe potuto fare nulla per ostacolarlo.
“ Si ma…se è vero che gli stavo a cuore…non avrebbe acconsentito di mandarmi via” , si diceva la ragazza tra sé e sé.
Più ci pensava e più credeva di impazzire. Sire Thranduil le aveva detto che Legolas la amava…ma Lùthien si rifiutava di credere alle sue parole.  Non poteva amarla. Era impossibile.
 
Al calar del sole, Legolas pensò bene di cercare della legna per accendere il fuoco. Lui non avrebbe avuto problemi a viaggiare anche di notte ma Lùthien non era un Elfo, e aveva bisogno di riposare.
Non appena Legolas le accese il fuoco, la ragazza si sedette per riscaldarsi.  L’aria era cambiata. E anche se non lo dava a vedere, aveva molto freddo. L’Elfo si mise a guardarla e notò che la luce del fuoco faceva brillare i suoi capelli. In quel momento sentì il desiderio di allungare una mano per accarezzarglieli, ma qualcosa gli disse che era meglio starsene al proprio posto. Non voleva fare qualcosa di sbagliato.
 
<< A cosa stai pensando? >> decise di chiederle << sembri così…assente. >>
 
<< A…a…niente, va tutto bene >> rispose lei imbarazzata.
 
 Legolas non si arrese. Si alzò e andò a sedersi accanto alla ragazza. Non era più il ragazzino timido di una volta. Era cresciuto oramai, e di certo non si sarebbe arreso davanti all’indifferenza di Lùthien. Stare vicino a lei lo rendeva strano. Provava delle cose che non sapeva nemmeno lui stesso spiegare.  Sorrise quando si rese conto che la ragazza aveva iniziato a sfregare nervosamente le sue mani.  Si avvicinò ancora un po’, fino a quando non fu abbastanza vicino al suo orecchio.
 
<<  Sei…ancora più bella di quanto ricordassi, lo sai? >> le sussurrò.
 
<< Smettila >> disse prontamente la ragazza, senza riuscir però a nascondere il suo imbarazzo << io…non voglio che mi stai così vicino. >>
 
Lùthien fece per alzarsi, ma subito Legolas le afferrò la mano. << No…io devo dirti delle cose. Ti prego, non scappare via, e soprattutto…ti supplico di restare zitta e ascoltarmi. >>
 
Lei si arrese e si rimise a sedere. Era riuscito a farla tacere solo con il suo sguardo.  E i battiti del cuore della ragazza accelerarono a dismisura…
 
<< Quando…tu te ne sei andata da Reame Boscoso…mio padre mi disse che era stata una tua scelta. Io non volevo crederci. Tu…mi avevi abbandonato e così…iniziai a odiarti. O meglio, ho provato a odiarti.  Solo in seguito…ho scoperto che…mio padre aveva mentito a entrambi. Ti aveva detto che io ero d’accordo nel farti andare via. L’aveva fatto per…divederci…perché temeva che… >>
 
 La ragazza lo interruppe. << Allora è…stato tuo padre? Ci ha ingannato entrambi? >> domandò sconvolta.
 
Legolas annuì << sì, è stata tutta opera sua. >> >>
 
<< E’ un essere spregevole >> continuò Lùthien sprezzante.
 
<< Lo so. Di solito un padre non rovina la vita al proprio figlio, ma lui dice di averlo fatto per me, per il mio bene. >>
 
<< Per…il tuo bene? Non capisco. >>
 
L’Elfo sorrise e alzò una mano per accarezzarle il viso. << Ricordi…quella volta in cui tu cadesti nel fiume ed io ti portai in salvo? >>
 
Lùthien annuì leggermente. Il suo cuore iniziò a battere ancora più forte. E aveva anche iniziato a tremare, ma non per il freddo. Tremava perché c’era Legolas accanto a sé che le accarezzava dolcemente il viso.
 
<< Io non capivo cosa mi stesse succedendo. Provavo per te un sentimento molto forte. E in quell’occasione…ti ho dato un bacio. >>
 
La ragazza ricordava quell’episodio come se fosse accaduto ieri. Le mancava l’aria solo al pensiero delle labbra di Legolas sulle sue. Senza accorgersene spostò lo sguardo proprio sulla bocca dell’Elfo, e quest’ultimo sorrise per la sorpresa. I cuori di entrambi sembravano scoppiare dal desiderio che avevano di baciarsi. Questa volta però si trattava di un bacio vero, e non di un leggero sfiorar di labbra.
Proprio in quel preciso istante, quando i loro visi erano vicini, Lùthien sentì un forte calore alla testa. Si accasciò a terra, mentre si teneva il capo con le mani. Urlava dal dolore e Legolas non sapeva cosa fare per aiutarla.
 
<< Lasciami in pace! >> urlava la ragazza come se fosse impazzita.
 
Nella sua testa sentiva di nuovo quella voce. Quella voce che la chiamava, che la desiderava. 
 
<< Tinùviel. Ti sto aspettando. >>
 
Legolas la avvolse nel suo abbraccio, nell’intento di placare il male che sentiva. L’Elfo si rese conto che forse, il mal’essere di Lùthien fosse legato a qualcos’altro.  Qualcosa di malvagio. Suo padre, Thranduil, lo sapeva bene. Per questo la temeva e aveva preferito sbarazzarsene.
La vicinanza dell’Elfo riuscì a calmare la povera ragazza. Piano piano il dolore alla testa passò del tutto e lei si abbandonò completamente tra le braccia di Legolas.
 
<< Va tutto bene. Tranquilla, scopriremo chi è che ti vuole. >>
 
<< Mi…chiama…Tinùviel.  Io sono Lùthien, non capisco >> rispose la ragazza parlando a fatica.
 
L’Elfo sospirò << Non capisco neanche io.  Tu ora non ci pensare, riposa. Troveremo un modo… >>
 
<< Sai una cosa? >> continuò Lùthien mentre chiudeva gli occhi << quando…tu mi abbracci…il dolore scompare. Tu sai perché? >>
 
<< No….non lo so. Ora dormi….domani dovremo proseguire. >>
 
Lùthien non disse più nulla. Si era addormentata tra le braccia del suo Elfo. E da parte sua Legolas era felice di poterla tenere accanto a sé, tra le sue braccia. Quel momento gli ricordava quando da ragazzini si erano avventurati a Bosco Atro. E proprio come allora, si erano dovuti accampare. Gli sembrava come se avesse davanti quella ragazzina di un tempo. Dolce e timida, ma allo stesso tempo coraggiosa e caparbia. Forse l’indomani sarebbe tornata distante e indifferente, ma quella sera poteva almeno guardarla dormire beatamente, stretta a sé.
 
Il giorno seguente quando Lùthien riaprì gli occhi, non vide Legolas accanto a sé. Sorrise d’impulso, ricordando di aver dormito tra le sue braccia. Subito dopo si alzò e si mise un attimo a riflettere su dove possa essere finito l’Elfo. Proprio in quel momento sentì delle  mani intorno alla sua vita.  Si voltò di scatto, alzando il braccio con l’intento di sferrare un pugno. Prontamente Legolas bloccò la sua mano con la propria.
 
<< Legolas!  Sei … sei tu! >> esclamò sorpresa << perdonami…non … >>
 
 L’Elfo la stizzì immediatamente. << Shh. Non è successo niente, tranquilla. >>
 
Lei si rilassò ma subito si rese conto di avere le sue mani addosso. Legolas le sorrideva senza staccarle gli occhi di sopra per nemmeno un attimo. Lùthien non sapeva cosa dire. Ora che anche lei sapeva la verità, tutto l’odio era di colpo scomparso. Quell’odio insensato e inesistente non c’era più a ostacolarli.
 
<<  Tempo fa….mio padre mi aveva promesso a  una principessa di razza Elfica >> le disse d’improvviso << dovevamo sposarci, ma al momento di dire si…io non ci sono riuscito. Le ho detto che non potevo. >>
 
Lùthien deglutì e abbassò lo sguardo. Quella vicinanza le faceva perdere tutte le forze in suo possesso. Non capiva perché Legolas le stava raccontando quell’episodio.   Il solo pensiero di saperlo sposato ad un’altra le faceva contorcere lo stomaco.
 
<< E perché…non potevi? >> si decise a domandare.
 
Lui sorrise ancora una volta. << Perché in quel momento, quando avrei dovuto dire “ sì, lo voglio” mi sei venuta in mente tu. >>
 
Lùthien si sentì morire per l’immensa gioia che provava in quel momento.  Aveva ragione Re Thranduil, Legolas la amava.  Sorrise col cuore che sembrava volesse scoppiare dalla felicità.
 Un rumore quasi percettibile interruppe i due.
Legolas mollò Lùthien e si girò di scatto verso la direzione in cui aveva sentito provenire il rumore. La ragazza portò subito la mano ad afferrare l’arco.
D’improvviso spuntarono una dozzina di Orchi. Legolas li affrontò con la propria spada, mentre Lùthien sferrava frecce contro quei mostri.  Era troppo concentrata a coprire le spalle a Legolas per occuparsi delle proprio. E così un Orco la prese da dietro. Il mostro riuscì nell’intento di farle cadere l’arco a terra e nel frattempo avvolse il suo collo con le sue viscide mani.
 
<< Tinùviel…il mio padrone ti attende. E’ inutile che cerchi di resistere, lui ti vuole…e ti avrà. >>
 
<< Lasciami! Mmm..ostro! >> cercava di dire la ragazza, ma l’aria cominciava a esaurirsi.
 
<< Tu non sai chi sei….se vieni con me, lo saprai. >>
 
Lùthien stava per perdere totalmente i sensi, ma capiva cosa le stava dicendo quel mostro. Lui sapeva la sua vera identità. Avrebbe potuto rispondere alle sue domande. Nessuno era riuscito a darle una risposta prima di allora, su cosa fosse realmente. E ora….aveva la verità a un passo da lei.
In una frazione di secondi si ritrovò a terra, mentre l’Orco cadeva all’indietro con la lama di una spada conficcata nel petto. Legolas l’aveva salvata, di nuovo.
 
<< Lùthien! Stai bene? Non ti ha fatto del male, vero? >>
 
L’Elfo aiutò la ragazza a mettersi in piedi. Respirava affannosamente ma non aveva alcuna intenzione di mettersi a riposare.
 
<< Dove sono gli altri mostri? >> chiese.
 
<< Li ho messi in fuga. …cosa ti ha detto quello? >>
 
<< Niente. Seguiamoli! >>
 
La ragazza si mise a correre inseguita da Legolas. Quest’ultimo cercava di chiamarla, di dirle di fermarsi per recuperare le energie.  Lùthien però sembrava non sentirlo. Solo quando l’Elfo  si parò davanti, allora dovette guardarlo negli occhi.
 
<< Io…devo scoprire chi sono! Quell’Orco sapeva la mia vera identità. E se li seguo…magari scoprirò qualcosa in più >> fu costretta a rivelargli. <<  Lasciami proseguire, ti prego. >>
 
Legolas non sapeva cosa fare. Di sicuro non l’avrebbe lasciata proseguire da sola. << Quel branco di Orchi sta andando a Pontelagolungo. >>
 
<< Bene, andremo lì >> disse la ragazza raggiante.
 
Lùthien fece per mettersi di nuovo in marcia ma Legolas non aveva finito di parlare.
 
<< Noi due…abbiamo un discorso in sospeso >> le ricordò.
 
Lei sospirò.  In cuor suo sapeva che gli avrebbe soltanto fatto altro male.
 
<< E’ tutto chiarito, Legolas. Non è stata colpa tua, ma di tuo padre >> rispose calma. <<  Non abbiamo nient’altro da aggiungere sulla faccenda. >>
 
Sapeva che l’Elfo sarebbe rimasto deluso dalle sue parole.  Non poteva dirgli che lo amava. Almeno fino a quando non avrebbe saputo la sua vera identità.
 
 
 
 
 
Spazio *autrice*
 
I’m Back!!
 
Nooooon ci credo nemmeno iooo! Cioè, ho aperto il computer….ho avviato Word e … Legolas ha avuto il sopravvento su di meeee :D
Mi scuso per l’ ENORME ritardo ^^
E spero che questo nuovo capitolo vi piaccia :)
 
A presto
Bye
Scarl

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 11. Amare qualcuno è una scelta, una promessa, un impegno ***


Capitolo 11 : Amare qualcuno è una scelta, una promessa, un impegno
 


Lùthien e Legolas continuarono il loro inseguimento per ore e ore. L’Elfo era molto preoccupato per la ragazza, correvano da troppo tempo e sapeva che lei non poteva continuare ancora per molto. Temeva, però, di fare qualcosa di sbagliato. Ora che le cose erano state chiarite, non sapeva come comportarsi.  Aveva bisogno di parlarle, di dirle ciò che provava. Erano tantissimi secoli che si portava quel sentimento dentro di sé, non riusciva più a controllarsi.
Quando la ragazza perdette l’equilibrio, Legolas fu abbastanza veloce ad afferrarla in tempo. Era stanca, troppo stanca.
<< Lasciami >> si ribellò subito lei << non possiamo indugiare. Rischiamo di perderli. >>
 
<< No, ferma >> la trattenne l’Elfo << sei stremata. Se continui ancora, finirai per farti del male. >>
 
<< Tu non devi dirmi cosa devo o non devo fare, va bene? >> replicò Lùthien dandogli un colpo sul petto.
 
Lui però non mollò l’impresa, la trattenne ancora << Io ci tengo a te … e non voglio che ti accada nulla di male >> le confessò, stringendola di più tra le sue braccia.
Erano incredibilmente vicini. Troppo vicini, pensò Lùthien. Gli occhi di Legolas caddero sulle labbra della ragazza. Quella sua bocca riusciva a stordirlo. Moriva dalla voglia di baciarla, oramai era da troppo tempo che aspettava. Voleva sapere quale sapore avesse. Ma solo al pensiero, sentiva una strana sensazione allo stomaco.
 
<< Smettila di respirarmi sulla bocca >> si lamentò debolmente la ragazza << mi fa star male. >>
 
Legolas dapprima non capì. In seguito si rese conto che le faceva star male perché provava le stesse emozioni che sentiva lui. E riflettendo, era proprio vero, tutto quello era così bello da far star male.  L’Elfo sorrise malizioso, e prese lentamente ad accarezzarle i capelli. Lùthien chiuse gli occhi e pregò i Valar affinché le dessero la forza di resistere a quelle carezze.
 
<< Allora? Mi darai ascolto? Riposerai? >> le chiese Legolas, continuando a toccarle il viso << non voglio ostacolarti Lùthien. Voglio solo che tu stia bene. >>
 
La ragazza annuì leggermente << va bene … farò come dici tu. Ma solo un paio d’ore, va bene? Dopo continueremo la nostra caccia. >>
 
Legolas ne fu felice. Era riuscito a convincerla, da non credere. Forse poteva tenerla a bada, non era poi così  difficile da domare. Si era accorto di avere un potere speciale su di lei, riusciva a renderla vulnerabile solo toccandola. E allora dentro di sé, piano piano si fece strada una piccola speranza. Sì, probabilmente Lùthien provava i suoi stessi sentimenti. Avevano cercato di trasformare quell’amore in odio, senza riuscirci. Comunque non ne era del tutto certo, quella ragazza lo mandava in confusione come nessun altro al mondo.
Dopo la piccola pausa, ripartirono.  Lùthien cercava di stargli il più lontano possibile.  Non voleva ricadere nella trappola. Ogni volta che quell’Elfo le stava accanto, lei perdeva subito le forze. Non riusciva a spiegarselo, ma era esattamente così.  Inoltre non poteva permettersi di pensare a lui, doveva scoprire chi era veramente. L’unica cosa veramente importante in quel momento era solo la sua vera identità.
 
<< Lùthien! >> la chiamò Legolas durante la corsa << per me tu sei speciale così come sei. >>
 
La ragazza si voltò leggermente verso l’Elfo << che cosa intendi dire? >>
 
Lui sorrise dolcemente << non ha importanza chi sei veramente o a quale razza appartieni. Tu … sarai sempre la mia Lùthien. >>
 
La ragazza strinse lo sguardo << tutti hanno sempre avuto paura di me. Anche tuo padre … e questo è stato uno dei motivi del mio allontanamento. E anche Sire Elrond ha avuto dubbi sulla mia pericolosità, l’ho sempre saputo.  Non sai che bello sapere che tutti ti temono, che ti considerino un mostro. >>
 
Lùthien rallentò, man mano che raccontava a Legolas tutto quello che aveva passato. Sapeva di essere diversa e che, quella diversità, spaventasse gli altri. Doveva sapere una volta per tutte la sua storia. Anche se, a dirla tutta, aveva tantissima paura di conoscere la verità. E se era davvero un mostro? Non l’avrebbe accettato mai e poi mai. Gandalf le aveva sempre detto, durante gli anni dell’addestramento, che forse era meglio così, era più saggio non sapere e continuare a vivere rimanendo all’oscuro di tutto.
 
<< E non t’importa cos’è che penso io? >> le domandò l’Elfo.
 
<< E’ impossibile che tu non abbia paura di me >> replicò la ragazza incredula << potrei essere qualcosa di malvagio. >>
 
Ma l’Elfo le sorrise ancora una volta << tu non potresti mai rappresentare il male …  sei così … bella. >>
 
Lùthien arrossì violentemente e volse immediatamente lo sguardo davanti a sé, lungo la strada << smettila, Legolas. Non è il momento. >>
 
<< Ah no? E quando, allora? >>
 
L’Elfo decise di fermarla. Ormai erano a pochi metri da Pontelagolungo, non c’era nessuna fretta.
 
<< Dobbiamo andare, non essere testardo >> proseguì Lùthien.
 
<< Ti prego, ascoltami: noi due abbiamo una faccenda irrisolta ormai da … troppi secoli. >>
 
<< E’ troppo tardi, mi dispiace … adesso è tutto diverso, noi siamo diversi. >>
 
Legolas cercò di avvicinarsi, non appena si rese conto dell’agitazione della ragazza. In quel preciso istante però, udirono delle urla provenire dalla città. Lùthien si voltò di scatto e, subito, capì che c’erano gli Orchi di mezzo.
 
<< Andiamo! >> disse all’Elfo.
 
Insieme ripresero a correre più velocemente possibile. Man mano che si avvicinavano, riuscirono ad avere una visione più esatta della situazione. Videro gli Orchi, sul tetto di una casa. La ragazza afferrò il proprio arco. Scoccò una freccia e riuscì a ucciderne uno.  Appena raggiunse l’abitazione che quei mostri stavano attaccando, notò la presenza di alcuni suoi amici. Vi erano tre Nani, tra cui il suo caro amico Kili, ancora ferito. Con loro c’erano anche tre umani, due ragazze e un ragazzo. Stavano cercando di affrontare gli Orchi da soli ma chiaramente avevano bisogno d’aiuto. Lùthien mandò fuori combattimento un paio di quei mostri, grazie alla sua spada. Nel frattempo anche Legolas l’aveva raggiunta. La ragazza rimase colpita dall’indiscutibile destrezza dell’Elfo. Uccideva quegli esseri immondi come se fosse una cosa naturale. Per un secondo, Lùthien, perse la concentrazione. Un Orco aveva attaccato Kili, e il poveretto non era in grado di difendersi da solo. Raggiunge immediatamente l’amico e, estraendo uno dei suoi pugnali, colpì il mostro dritto al cuore. Il Nano cadde a terra, fortemente provato per il dolore.
 
<< Kili! >> lo chiamò lei << stai bene? >> domandò preoccupata.
 
Legolas nel frattempo era riuscito a far scappare gli Orchi superstiti al loro massacro.
 
<< Li avete uccisi tutti >> disse il ragazzo incredulo.
 
<< Ce ne sono degli altri >> replicò l’Elfo, incamminandosi verso l’uscita << Lùthien, vieni. >>
 
La ragazza però non poteva abbandonare il proprio amico. Guardò Legolas per qualche secondo. Quest’ultimo guardò sprezzante il Nano. Era geloso, non poteva nasconderlo.
 
<< Lùthien >> la richiamò nuovamente per poi uscire e riprendere la caccia.
 
La ragazza fece qualche passo verso la porta. Non sapeva cosa fare. Da una parte non poteva lasciare che Kili morisse, non se lo sarebbe mai perdonato, e dall’altra temeva che potesse succedere qualcosa all’Elfo.  Non poteva lasciarlo da solo a combattere tutti quegli Orchi.
 
<< Lo stiamo perdendo! >> esclamò uno dei Nani disperato.
 
Kili gemeva dal dolore. Lùthien si sporse quel tanto che bastava per seguire con lo sguardo Legolas. Lo vide saltare da una parte all’altra, con un’abilità e destrezza fuori dal comune. L’Elfo afferrò il suo arco e uccise uno di quei mostri, colpendolo con una freccia.  Forse poteva cavarsela da solo, pensò la ragazza. Ma non riusciva a decidere.
D un tratto sentì dei passi provenire verso di lei. Si trattava di Bofur.
 
<< Lùthien! >> esclamò sorpreso il Nano << che ci fai qui? >>
 
<< Che cos’hai in mano? >> domandò la ragazza << Athelas >> pronunciò, prendendo le erbe dalle mani di Bofur.
 
<< Puoi curarlo? >> chiese lui.
 
<< Potrei … farlo. Sì, potrei salvarlo. >>
 
Lùthien ordinò agli altri di stendere Kili sul tavolo. Una delle ragazze le porse un contenitore, in cui spezzettare le erbe magiche. Le prese nelle mani e chiuse gli occhi. Iniziò a pronunciare delle parole in elfico mentre lentamente portava le erbe sulla ferita. Kili iniziò a contorcersi mentre suo fratello e gli altri Nani cercavano di tenerlo fermo. La ragazza proseguì nel pronunciare quelle parole magiche e a guardare preoccupata il suo amico. Kili ricambiò lo sguardo, non appena notò qualcosa di strano intorno a lei. Lùthien era completamente avvolta da una luce speciale che la faceva brillare. Il Nano riuscì a calmarsi, lentamente, e più guardava la ragazza e più … se ne innamorava.
 
Nel frattempo Legolas stava combattendo da solo contro gli Orchi rimasti. Si era reso conto che Lùthien non lo avesse seguito. Era arrabbiato, deluso e incredulo. Aveva preferito stare a occuparsi di quel Nano piuttosto che andare ad aiutarlo a combattere. Uccideva quei mostri senza pietà, così sfogava tutta la rabbia che aveva in corpo. A un certo punto avvistò quello che sicuramente era il Capo di quella banda di Orchi. L’Elfo tirò fuori la spada, preparandosi allo scontro. All’improvviso apparvero altri due mostri a intralciare il suo cammino. Legolas li affrontò coraggiosamente, riuscendo a sconfiggerli in pochi minuti. Nel frattempo, il loro Capo avanzava verso di lui. L’Elfo riprese la spada e lo attaccò. Il mostro con abilità riuscì a bloccare l’arma con le sue mani. Pochi secondi dopo scaraventò Legolas contro una parete.  L’Elfo però non si arrese, immediatamente si rimise in piedi per affrontarlo.  Si scaraventò addosso al mostro, per poi sbatterlo ripetutamente contro un asse di legno. L’Orco si riprese subito e afferrò Legolas per le spalle, stringendogliele con forza.  Con una testata, l’Elfo, riuscì a liberarsi e a riprendere la lotta contro il proprio nemico. Spuntarono altri due Orchi, e il mostro spinse l’Elfo contro di loro. Riuscì, ancora una volta, a sbarazzarsi di loro. Nel frattempo il Capo, approfittò per fuggire via, salendo sopra a un mannaro. Legolas, stremato, si appoggiò per riprendere le forze. Si rese conto, incredulo, che stesse sanguinando. Prese il proprio sangue in mano e sgranò gli occhi. Lui non aveva mai sanguinato e non aveva mai visto il proprio sangue. Abbastanza arrabbiato, decise di salire in groppa al cavallo per andare dietro all’Orco e riprendere lo scontro da dove l’avevano lasciato.
 
Intanto Lùthien aveva appena finito di medicare Kili. Quest’ultimo la guardava sognante, ancora molto provato per la fatica.
 
<< Lùthien >> sussurrò per richiamare la sua attenzione.
 
<< Sta fermo >> disse lei sorridendo per la gioia di averlo salvato.
 
<< Tu non puoi essere lei >> proseguì il Nano << lei è molto lontana. Lei è molto … molto lontana da me. Lei cammina … nella luce delle stelle in un altro mondo. E’ stato un sogno e basta. >>
 
Il piccolo Nano avvicinò lentamente la sua mano a quella della ragazza. Lùthien lo guardava senza saper cosa dire. Quelle parole l’avevano colpita, e molto.
 
<< Credi che avrebbe potuto amarmi? >> domandò infine Kili.
 
La ragazza sospirò e chiuse gli occhi. Allontano la mano da quella del Nano. Non voleva spezzargli il cuore. Teneva molto a quel caro amico ma non in quel modo. No, non lo amava. Lei sapeva bene chi faceva battere il suo cuore. E proprio in quel momento, si rese conto di averlo lasciato da solo.
 
<< Legolas! >> pronunciò a voce alta dirigendosi verso la porta.
 
Gettò un'ultima occhiata a Kili. Lui le sorrise, come se avesse compreso. La ragazza ricambiò e corse subito alla ricerca del suo Elfo.
Prese a correre come non mai, sperava solo che non gli fosse successo nulla di male. E nel frattempo vide qualcosa di enorme in cielo. Lei era ormai lontana dalla città mentre qualcosa si avvicinava a Pontelagolungo. Non badò alla strana creatura, in quel momento le importava solo di trovare Legolas.
D’improvviso sentì qualcuno galoppare nella sua direzione. Si fermò non appena si rese conto che si trattava proprio dell’Elfo. Quest’ultimo scese da cavallo immediatamente e le andò incontro.
 
<< Legolas! >> esclamò felice la ragazza << stai bene? >>
 
L’Elfo le si avvicinò freddo << t’importa per caso? Non hai esitato a … restare con quel Nano! Hai preferito aiutare lui, piuttosto che venire con me. >>
 
<< Stava per morire >> si giustificò subito Lùthien.
 
<< Potevano uccidermi, no? Potevo morire anch’io >> replicò Legolas.
 
<<  Sei davvero uno stupido. Proprio non capisci? >>
 
<< No! Spiegamelo tu. Sei innamorata di lui, non è vero? >>
 
<< Cosa? >> Lùthien rise << tu non hai capito un bel niente, allora. >>
 
<< Tu lo ami, è così? Rispondimi! >>
 
L’Elfo aveva perso completamente il lume della ragione.  Era tremendamente e stupidamente geloso. Lùthien si sentì bruciare gli occhi.
 
<< No, stupido … non amo Kili. >>
 
<< Non ci credo >> proseguì rassegnato << avanti, dillo … ammettilo una volta per tutte! >>
 
<< No >> rispose scuotendo la testa << non amo lui. >>
 
<< E allora chi è che ami? Si può sapere? >>
 
Lùthien piangeva. Voleva morire, stava piangendo davanti a lui. Legolas se ne rese conto e cambiò di colpo espressione. La ragazza sospirò e puntò gli occhi sull’Elfo.
 
<< Io amo te, stupido! >> ammise, urlandolo a squarciagola.
 
A Legolas tremò il cuore. Prese a camminare a passo veloce verso la ragazza e, in due secondi, la raggiunse. Afferrò il suo viso tra le mani e la baciò. Iniziò a muovere le sue labbra contro quelle della ragazza velocemente e con desiderio.
 
<< Anch’io ti amo … da sempre … da secoli …. >>
 
Lambì le sue labbra dolcemente. Piano piano si fece strada nella bocca di Lùthien, e in quel momento sentì un groviglio di emozioni dentro lo stomaco. La ragazza si lasciò baciare, accarezzare e toccare. Le loro lingue presero a danzare eroticamente da una bocca all’altra. E i loro cuori battevano più forte che mai.
Finalmente dopo secoli e secoli d’attesa … erano riusciti a darsi un maledetto bacio e ad ammettere i propri sentimenti.

 

 

Spazio *Autrice*

Salve a tutti ^^
Spero che questo chapy vi piaccia :D
Ho avuto tantissime visualizzazioni al precedente capitolo *-* ma nemmeno un commento :/
Vorrei sapere cosa ne pensate ^^
Ringrazio tutte per aver letto :) ho apprezzato davvero tantissimo l'elevato numero di visualizzazioni ^^

A presto
Bye
Scarl.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Voi conoscerete la verità, e la verità vi renderà folli. ***


La figlia della Foresta

 

12: Voi conoscerete la verità, e la verità vi renderà folli

 

Fu un bacio lungo e intenso. I due amanti si baciarono fino a consumarsi le labbra. Non riuscivano a staccare le loro bocche, era da troppo tempo che aspettavano quel momento per poterlo concludere così brevemente. Entrambi, però, erano consapevoli del fatto che Pontelagolungo fosse in serio pericolo, e dovevano sbrigarsi a far qualcosa per salvare tutta quella povera gente.  Ora che l’odio, le incomprensioni, e le menzogne erano finalmente cessate, nessuno avrebbe più impedito che il loro amore vivesse alla luce del sole. Potevano amarsi, dopo secoli in cui quell’amore era stato soffocato, potevano smettere di fingere e, finalmente, aprire il proprio cuore l’uno all’altra.

 

<< Dobbiamo andare >> le sospirò Legolas sulle labbra, alzando il capo verso la città, che veniva attaccata da quella strana creatura alata. << Dobbiamo aiutarli. >>

 

Lùthien annuì e, afferrata la mano del suo Elfo, si lasciò guidare verso il suo cavallo. Stava ancora pensando a quel bacio, e alle parole di Legolas. Tuttavia doveva tornare in sé, erano nel bel mezzo di una battaglia, non poteva permettersi di pensare all’amore, in un momento come quello.

 

Legolas la aiutò a salire sull’animale, portandola dietro di sé, e dicendole di tenersi stretta a lui. Lùthien non se lo fece ripetere una seconda volta, subito si aggrappò al corpo dell’Elfo poggiando il capo contro la sua schiena. Chiuse gli occhi, come per voler assaporare il dolce profumo di Legolas. Quel profumo che aveva sognato per secoli. Ora poteva goderselo a pieno.

 

<< Sei riuscito a uccidere quel Mostro? >> gli domandò qualche secondo dopo che il cavallo ebbe iniziato a galoppare.

<< No >> ringhiò l’Elfo << E’ fuggito. E’ scappato via come un coniglio, quel codardo. >>

<< Non avrei dovuto lasciarti da solo. Quell’Orco è molto forte. >>

<< Hai fatto quello che andava fatto, Lùthien. Bolg non mi spaventa. Anzi, non vedo l’ora di affrontarlo nuovamente in battaglia. La prossima volta non mi sfuggirà. >>

La ragazza fece per aprire bocca nell’intento di rispondere al Principe, ma la vista di Pontelagolungo che andava a fiamme le fece perdere la parola. Nel cielo, una creatura stava attaccando la città sputando del fuoco dalla sua bocca.

 

<< Smaug. >> Pronunciò l’Elfo << I tuoi amici Nani devono averlo risvegliato. >>

<< Smaug? >> ripeté Lùthien, ricordando perfettamente quando l’aveva incontrato per la prima volta << quel Drago, anni orsono, stava per uccidermi. >>

<< Un motivo in più per startene alla larga >> le disse Legolas, preoccupato.

<< Cosa? No, scordatelo. Io e quel Drago abbiamo un conto in sospeso. >>

 

Il cavallo si fermò e i due scesero a terra, incerti sul da farsi. Il Principe non voleva esporre la ragazza al pericolo, ma sapeva quanto poteva essere testarda.

 

<< Lùthien >> le disse, prendendola dai fianchi e avvicinandola a sé << non ho aspettato secoli per riaverti per poi perderti un istante dopo. >>

<< Non mi perderai >> lo rassicurò lei, portando le dita a sfiorargli la bocca.

<<  E’ pericoloso >> la avvertì l’Elfo << quello è Smaug, l’ultimo dei Draghi, e solo un’arma può sconfiggerlo. >>

<< Ed io sono Lùthien, Figlia della Foresta. E non c’è Drago che possa fermarmi. >>

 

Legolas sorrise e alzò una mano per accarezzarle il volto.  Per un attimo gli parve  di vedere quella tenera e dolce bambina di un tempo.

<< Non c’è modo di convincerti, deduco. >>

<< So come difendermi, sono stata addestrata per questo. Non devi preoccuparti per me. >>

<< Comunque resterò al tuo fianco >> proseguì l’Elfo, affondando i suoi occhi celesti dentro a quelli castani della ragazza << ti proteggerò, anche a costo della vita. >>

<< Stupido Principe di razza Elfica >> borbottò lei trattenendo a stento un sorriso << quante volte te lo devo ripetere che non ho bisogno di essere protetta da nessuno? >>

<< Anche un miliardo di volte, se proprio vuoi, ma non servirà a nulla. >>

 

Entrambi si diedero una mossa, avanzarono verso le fiamme, alla ricerca dei Nani, e della gente da mettere in salvo. Lùthien vide, in lontananza, i suoi amici, su una barca, intenti a fuggire dalla grinfie del Drago. Le urla di quelle povere vittime non tardarono a far scattare in Lùthien un ira accecante. Puntò Smaug e, una volta assicuratesi che i Nani stessero bene, si diresse verso quel Mostro, afferrando il suo arco.  Durante la corsa, che l’avrebbe portata dal suo Nemico, vide che un Uomo si stava dirigendo esattamente verso la sua stessa destinazione. Aveva anch’egli un arco in mano e delle frecce dietro la schiena. Cercava di raggiungere Smaug saltando sui tetti di quelle case in fiamme, e cercando di evitare le fiamme del Drago. Lùthien non ci mise molto per capire chi fosse quell’Uomo.

Sì, ricordò quello che Gandalf le aveva raccontato. Soltanto un’arma avrebbe potuto uccidere il Drago: la freccia nera. Quando Smaug  attaccò Pontelagolungo, anni prima, il Signore della città non riuscì ad avere la meglio sul Mostro. Gli Uomini non avevano abbastanza Frecce Nere da scagliare contro il Drago e, quando anche l’ultima andò a vuoto, per la città non ci fu più alcuna speranza. Gandalf, però, le disse anche che quell’ultima Freccia, scagliata da Girion, riuscì nell’intento di colpire Smaug, ma non di ucciderlo. Tuttavia in molti ritennero che non fosse assolutamente vero e che gli Uomini avevano fallito ancora una volta, perché deboli.

Quell’Uomo che adesso si trovava sul campanile della città a scagliare frecce contro Smaug, altro non era che Bard, l’Arciere. Lùthien lo riconobbe subito. E capì, allo stesso tempo, che soltanto l’erede di Girion avrebbe potuto sconfiggere il Drago. Tuttavia non poteva riuscirci da solo, doveva far qualcosa per aiutarlo. Le Frecce che Bard scagliava contro il Nemico rimbalzavano sulla sua corazza, una dopo l’altra. Quelle frecce non potevano penetrare la sua pelle, c’era bisogno della Freccia Nera. Lùthien si avvicinò, quando vide che Bard aveva ultimato le frecce, ma in quel preciso istante un ragazzo stava cercando di raggiungere L’Uomo e, con sé, aveva un’arma: aveva la freccia che avrebbe trafitto il Drago.  La ragazza pensò che fosse arrivato, per lei, il momento di agire. Scagliò una freccia contro Smaug, con il chiaro intento di attirare la sua attenzione. Il Drago la puntò quasi subito e, abbandonando Bard, si diresse verso di lei.

 

<< Chi sei tu che osi metterti contro di me? >> le chiese quello.

<<  Non ti ricordi di me, Smaug? Ci siamo incontrati in passato. >>

<< Se t’avessi incontrata, pulce, t’avrei ucciso. >>

<< Mi hai risparmiato la vita, infatti. Hai detto che avresti voluto riaffrontarmi in futuro. >>

Smaug le si avvicinò ancora, con l’intento di guardarla meglio da vicino. Poi, d’improvviso, parve capire. << Ora ricordo. Eri quel gioiello che brillava. Gioiello che si era rivelato un inganno. Qual è il tuo vero nome? Non riesco a ricordare. >>

<< Sono Lùthien, Figlia della Foresta. >>

Il Drago la guardò intensamente, per qualche istante. << Tinuviel. >> pronunciò.

<< Conosci quel nome? >>

<< Tinuviel, ora so chi sei veramente. L’Oscuro Signore ti sta cercando. Ti vuole, e ti avrà. >>

<< Chi è l’Oscuro Signore? E perché vorrebbe proprio me? >>

<< Perché tu sei una sua creatura, piccola pulce. >>

<< Una … una sua creatura? >> il cuore le andò in gola.

<< Non manca molto, ti chiamerà accanto a sé. Spargerete sangue per la Terra di Mezzo. E tu regnerai insieme a lui. >> le rivelò ancora il Drago << la tua anima è avvelenata dal Male. E quel Male prenderà presto il sopravvento su di te. Lo stesso Male di cui si nutre il tuo Creatore, è dentro di te. Presto ucciderai tutti quelli a cui vuoi del bene, perché non saprai più distinguere ciò che è giusto da quello che non lo è. Sei il frutto del Male, dell’odio, delle Tenebre più Oscure, e della vendetta. >>

<< Sta zitto! >> gli urlò contro << stai dicendo un mucchio di fandonie >> lo accusò.

<< Mi stai dando, forse, del bugiardo? >>

 

Smaug sembrava aver perso il controllo. Agitò la sua coda per aria, mentre Lùthien non riusciva più a muoversi per via di tutto quello che le era stato appena rivelato. Vide che il Drago stava per colpirla, ma le forze le vennero a mancare e non si mosse.

 

<< Va via, pulce! >> ringhiò Smaug, colpendola con la sua coda.

 

Ma qualcuno arrivò in tempo per evitare che il Drago la colpisse. Lùthien si senti scaraventata a terra, ma capì subito di non essere stata colpita dalla coda di Smaug. Quando riaprì gli occhi si ritrovò faccia a faccia con Legolas, e quest’ultimo sembrava piuttosto arrabbiato.

 

<< Folle >> le disse semplicemente.

<< Legolas >> sussurrò lei << io …  >>

<< Shh, non dire niente >> la interruppe l’Elfo, aiutandola a rimettersi in piedi.

 

Entrambi si voltarono a guardare Smaug. Il Drago aveva cambiato obiettivo, adesso stava per attaccare Bard. Legolas e Lùthien si resero conto che l’Arco dell’Uomo era spezzato e che, anche se la Freccia Nera fosse in suo possesso, senza l’Arco non poteva far nulla. Il ragazzo, che gliel’aveva portata, se ne stava lì, dietro di lui, impaurito e tremante.

 

<< Dimmi, scellerato, come farai ora a sfidarmi? Non ti resta altro che Morte. >> Lo minacciò il Drago. << Bruceranno tutti. Non puoi salvarli dalle fiamme. >>

 

Bard posizionò il ragazzo davanti a sé, poggiando la freccia sulla sua spalla. Era chiaro il suo intento di escogitare un modo per scagliare la freccia, anche senza Arco.

 

<< Sta fermo, figliolo >> disse al ragazzo che, chiaramente, era suo figlio.

 

Smaug spiegò le ali, preparandosi ad un altro attacco. Legolas tenne ben salda la mano di Lùthien e, insieme a lei, depose le sue speranze nel coraggio degli Uomini. E, in quel momento, tutti i presenti la videro: sotto la corazza, il Drago, portava una cicatrice. Il viso di tutti si illuminò. Girion, l’antenato di Bard, era riuscito a colpire Smaug, non era affatto solo una leggenda.

Bard si fece ancor più coraggio. E, quando il Drago si trovò a una giusta distanza, scagliò la Freccia Nera, che andò a colpire l’esatto punto che era stato colpito centosettant’anni prima dal suo antenato.

 Smaug urlò dal dolore e si innalzò in cielo, finché, lentamente, si spense per poi lasciarsi cadere, morente, nel lago.

 

<< Smaug è morto. >> Pronunciò Legolas incredulo.

Lùthien lo guardò, ma nei suoi occhi non vi erano sorpresa né gioia. Le parole del Drago l’avevano turbata, a tal punto che non riusciva a sorridere davanti a una notizia di quel genere.

 

<< Non credere alle parole del Malvagio >> la rassicurò l’Elfo << io so cos’è che porti dentro, ed è tutto fuorché Male. >>

<< Oh, Legolas >> sussurrò lei, alzando gli occhi al cielo << magari potesse essere così semplice. >>

 

I sopravvissuti al massacro di Smaug corsero verso il Lago. Vi erano molti feriti tra di loro, e Lùthien era alla ricerca dei suoi amici Nani. Li vide intenti a procurarsi una barca, con lo scopo di raggiungere gli altri alla Montagna Solitaria. Si avvicinò, felice di vederli sani e salvi. Kili la puntò con lo sguardo, e lasciò per un attimo i compagni per andare da lei.

 

<< Lùthien, vieni con noi >> le disse il Nano, raggiante.

<< Non posso, va con loro, amico mio >> rispose lei, ricambiando il sorriso.

<< Io so quello che provo, e non ho paura. Tu mi fai sentire vivo. >>

<< Kili, io non posso >> fu la risposta della ragazza.

<< Io Ti amo >>

<< Kili … >>

 

Lùthien si interruppe. Sapeva che a pochi passi da lei c’era Legolas ad osservarli. Sospirò e girò di poco il capo per intravederlo con la coda dell’occhio.

 

<< Lùthien non può venire con te >> affermò l’Elfo << c’è bisogno di lei altrove. >>

 

Kili capì, dall’espressione della sua amica, che non sarebbe andata con lui. Conosceva da tempo i sentimenti che la legavano a quell’Elfo, ma solo allora si rese conto che non avrebbe avuto nessuna speranza con lei. Il suo cuore apparteneva a quel Principe.

 

<<  Voglio darti questa >> proseguì il Nano, mettendo un oggetto nelle mani di Lùthien << come promessa. >>

 

Era la stessa promessa che, kili, aveva fatto alla madre. Lùthien ricordò la notte in cui il piccolo Nano glielo aveva confidato.

 

Lei sentì gli occhi farsi lucidi, mentre Kili tornava dai suoi compagni e, insieme a loro, si dirigeva verso la Montagna Solitaria.

Legolas le venne accanto << Non dartene una colpa. I sentimenti non si possono comandare. >>

<< Lo so >> rispose Lùthien << ma ferirlo è l’ultima cosa che voglio. >>

<<  Ho sofferto anch’io, per tutti questi secoli. Solo ora vengo a sapere che il mio amore è sempre stato ricambiato. Il nostro è un amore che non si è fermato davanti a nulla. E’ sopravvissuto per anni e anni, facendosi più forte e intenso. Quel Nano prova qualcosa di bello per te, ma non è Amore. Riuscirà a dimenticarti, un giorno. Capirà che quello che sente per te è solo una profonda ammirazione. Io ti amo, Lùthien. Ti amo e tremo come una foglia ogni volta che pronuncio questa parola. Lo sento nell’anima e nel cuore. >>

Lùthien si sciolse. L’Elfo cercò di avvicinare le labbra a quelle della ragazza e, nel momento in cui stavano per scambiarsi un tenero bacio, le urla degli abitanti di Pontelagolungo li interruppero.

Stavano festeggiando il loro eroe: Bard l’Arciere. Tuttavia l’Uomo li fece tacere, c’erano troppe cose da rimettere a posto, non potevano lasciarsi andare a festeggiamenti inutili.

Legolas e Lùthien si avvicinarono a Bard, con lo scopo di conoscere le sue intenzioni.

 

<< Dove andrete? >> domandò l’Elfo.

<< C’è solo un posto >> fu la risposta di Bard.

 

E quel posto altri non era che la Montagna Solitaria.

 

<< La notizia della morte di Smaug si spargerà nelle Terre >> proseguì Legolas.

<< Certo >> rifletté l’Uomo.

<< Altri guarderanno la Montagna. Per la sua ricchezza, e per la sua posizione. >>

<< Che cos’è che sai? >> chiese Bard.

<< Nulla di certo. E’ quello che temo che succederà. >>

 

Lùthien guardò l’Elfo con aria confusa. C’era qualcosa che non le aveva ancora detto?

 

<< Hai visto qualcosa là fuori >> gli disse la ragazza, allontanandosi insieme a lui.

<< L’Orco contro cui stavo combattendo, Bolg, è figlio di Azog, il Profanatore. Un branco di Mannari lo attendeva alla periferia di Esgaroth. Sono fuggiti a Nord. >> la informò << Quegli Orchi avevano qualcosa di diverso, un marchio che non vedevo da tantissimo tempo: il marchio di Gundabad. >>

<< Gundabad? >> domandò, senza capire.

<< Una roccaforte degli Orchi nel profondo delle Montagne Nebbiose. >>

 

Qualcuno interruppe quella conversazione, comparendo a cavallo alle loro spalle. Era una delle guardie di Re Thranduil.

 

<< Mio signore Legolas. Porto un messaggio da parte di tuo Padre. Vuole che ritorni subito da lui. >>

Legolas annuì << Andiamo, Lùthien. >>

<< Mio Signore >> lo interruppe la guardia << Sire Thranduil ha detto che non è la benvenuta. >>

<< Ah si? >> chiese l’Elfo, cambiando radicalmente espressione.

 

La guardia annuì, senza saper cos’altro aggiungere.

 

<< Puoi dire a mio padre, che se non c’è posto per Lùthien, allora non c’è posto per me. >>

<< Legolas >> lo richiamò subito lei << è il tuo Re che te lo comanda. >>

<< Sì, è il mio Re >> disse lui voltandosi << ma non può comandare il mio cuore. >>

 

Lùthien si sciolse ancora una volta. Si avvicinò al Principe e gli diede un bacio sulle labbra. << Non ti chiederò di metterti contro tuo padre per causa mia . >>

<< E’ stato lui a farlo, e da tantissimo tempo >> rispose Legolas, facendole una carezza.

 

La Guardia si congedò, tornando da Sire Thranduil.

 

<< Mi dirigo a Nord >> la informò l’Elfo << verrai con me? >>

<< Dove? >>

<< A Gundabad. >>

 

Lùthien annuì, ma in cuor suo stava ancora ripensando a quello che le aveva detto Smaug. Era figlia del Male. Le parole del Drago le risuonarono nella mente. Chiuse gli occhi e si mise a scuotere il capo da una parte all’altra per scacciare via tutto quello che aveva sentito. Le sembrava come di impazzire.

Legolas la aiutò a salire sul cavallo e, prima di partire, il Principe si rese conto dello stato d’animo della sua amata.

 

<< Stai pensando a quello che ti è stato detto? >> le chiese, preoccupato.

<< Legolas, e se fosse vero? Non voglio che ti accada qualcosa per causa mia. >>

<< Sta tranquilla, risolveremo anche questa faccenda. Sono sicuro che quel Mostro si sia inventato tutto. Tu non puoi essere il Male. >>

 

Lùthien si strinse al suo corpo, poggiando il capo sulla sua spalla e chiudendo gli occhi. Legolas voleva rassicurarla, ma per quanto si sforzasse non poteva far nulla. Lei sapeva che la verità era quella, e solo quella.  Non c’era nulla da poter risolvere. La cosa che più le premeva era di salvare il suo Elfo. E in quale altro modo poteva farlo, se non nel lasciarlo andare per sempre?

 

 

 

 

 

*Spazio Autrice*

 

TA-DAN!

Sì, sono ritornata per concludere questa storia. Voglio dire, la prima parte.

Il prossimo capitolo concluderà il primo atto ^-^

Perciò non perdetevelo!

Pubblicherò settimana prossima!

Grazie a chi ha inserito la FF nelle preferite, ricordate, seguite.

Ah, e ringrazio anche per i 65 preferiti di “ La Mezzelfa e il Principe” *-* E’ stata la mia prima ff in questa sezione!

Allora, vi saluto. Mi piacerebbe sapere la vostra opinione ^_^

Alla prossima

Baci

Scarl.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Chi non ha mai amato non ha mai vissuto ***


La Figlia della Foresta

 

13. Chi non ha mai amato non ha mai vissuto

 

Lùthien rimase aggrappata saldamente al suo Elfo per tutta la durata del viaggio. Non poteva fare a meno di ripensare alle parole di Smaug, erano diventate un tormento. Per quanto si sforzasse di credere il contrario, sapeva bene che quel Drago aveva ragione. Per anni e anni si era chiesta quale fosse il suo vero destino, a quale razza appartenesse, e perché era stata abbandonata. Forse, era giunto il momento, per lei, di venire a capo di tutta la sua storia. Poteva sapere chi era in realtà, e a quale scopo era stata creata. Tuttavia, la paura di poter far del male a tutti quelli cui voleva del bene, non le dava pace. In cuor suo, sentiva che, presto o tardi, qualcosa in lei si sarebbe scatenato, qualcosa di malvagio, e la cosa che più la premeva era di tenere Legolas alla larga, per evitargli del dolore di qualsiasi genere. Perché fare del male a lui, equivaleva a fare del male a sé stessa.

 

« Non giudicare tuo padre » gli disse, rompendo quel lungo silenzio « tutto quello che ha fatto, lo ha fatto per te. »

« Sei troppo buona con lui » la riprese l’Elfo « dimentichi tutto il male che ha causato ad entrambi? Come posso perdonarlo? »

« Perché ti ama, Legolas. Ha solo cercato di proteggerti » proseguì « Sire Thranduil ha sempre saputo che dentro di me si nascondesse qualcosa di oscuro e malvagio. E’ stata la paura che avrebbe potuto succederti qualcosa a spingerlo ad allontanarmi da te. E come biasimarlo? »

« Mi ha fatto del male! » tuonò Legolas « per secoli ho vissuto nella rabbia e nell’odio. Un genitore non dovrebbe fare questo. »

« A volte, pensando di fare la cosa giusta, commettiamo degli errori » lo corresse Lùthien « ma ciò non toglie che tuo padre ha agito solo per il tuo bene. E se ha sbagliato a dividerci, questo non lo so, forse, sarebbe stato meglio se non ci fossimo mai rincontrati. »

« Perché dici questo? » le chiese lui, fermando il cavallo.

Lei si aggrappò ancor di più al suo corpo, premendo le labbra sulla schiena dell’Elfo « ho paura che tuo padre abbia avuto ragione ad allontanarci. »

« No! » esclamò l’altro « smettila, sei solo spaventata. Non sai quel che dici. Dimentica le parole del malvagio. »

« E come posso dimenticarle? Per tutta la vita non ho fatto altro che chiedermi chi sono! Nella mia testa, a volte, sento una voce, oscura e cattiva. E questa voce mi chiama. Pronuncia “Tinuviel”. »

« Scopriremo chi è che ti chiama » le promise Legolas, mentendo. Egli sapeva chi era, in realtà, l’Oscuro Signore di cui parlava Smaug.

« Sono stata creata dal Male » continuò lei.

 

L’Elfo non sapeva più cosa dire per tranquillizzarla. Qualunque fosse la sua vera natura a lui non importava, il suo unico obbiettivo era quello di non perderla, per nessun motivo al mondo. Anche il suo animo era turbato, vederla soffrire lo faceva sentire impotente. Non poteva far nulla per convincerla del contrario di quello che pensava, in quel momento. Tutta colpa di quel Drago, pensò. Se fosse rimasto con la bocca chiusa, a quell’ora, Lùthien non avrebbe avuto cattivi pensieri a tormentarla. E il tormento di lei era anche il tormento di lui. Anche se sapeva che, sicuramente, Smaug aveva detto la verità, non poteva credere che Lùthien fosse il frutto del Male, e si ostinava a pensare che, dietro tutta quella faccenda, si nascondesse qualcos’altro, e che ci fosse un grosso sbaglio. Comunque sarebbe andata quella storia, avrebbe fatto di tutto per proteggerla, persino sacrificare la sua stessa vita. Non avrebbe esitato un solo attimo a sacrificarsi per lei.

Durante la cavalcata, d un tratto, Lùthien chiese all’Elfo di fermarsi. Lui lo fece subito, ma un istante dopo la ragazza scivolò dal cavallo e cadde a terra. Legolas accorse immediatamente in suo soccorso, spaventato e confuso. Lùthien si teneva la testa tra le mani, ed era chiaro dal suo volto sofferente che stava impazzendo dal dolore.

« Tre anelli  ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende … » udì queste esatte parole, provenienti dalla stessa oscura voce.

« Sette ai Principi dei Nani nelle lor rocche di pietra … » proseguì l’Oscuro Signore.

« Nove agli Uomini Mortali che la morte attende … » continuò un’altra voce, che a Lùthien parve tanto di una donna.

 

E pian piano alle voci si unì l’intera visione di quello che stava accadendo. Vide Gandalf, ferito, tra le braccia di una Dama, e quest’ultima circondata da alcuni cavalieri neri. Lùthien sentiva il cuore esploderle.

« Basta! » urlò al culmine della disperazione.

Legolas l’avvolse tra le sue braccia, non sapendo come poter agire per alleviare le sue sofferenze.

« Non puoi combattere l’ombra … » parlò di nuovo l’Oscuro « una luce … da sola, nelle tenebre. »

 

L’Elfo sentì il corpo di Lùthien bruciare e, nel timore di perderla, poggiò le labbra sulla sua fronte, come se con quel semplice gesto potesse far scomparire ogni ombra. Tuttavia, successe qualcosa di impensabile. Ben presto, anche Legolas divenne spettatore di quello che stava accadendo, e riconobbe all’istante Dama Galadriel. Si irrigidì  per il pericolo che la donna stava correndo.

« Ma io non sono sola » rispose la Dama.

 

Dalle tenebre spuntò un cavaliere, il quale impugnò la spada, pronto per la battaglia. L’Elfo in questione altri non era che Sire Elrond, di Gran Burrone. Ma non fu il solo ad arrivare in aiuto di Dama Galadriel, infatti, dalle altre tenebre arrivò uno stregone: Saruman il bianco.

« Necessiti di assistenza, mia Signora? » domandò il Mago.

E a quella domanda seguì una vera e propria lotta, tra la luce e le tenebre.

« Saresti dovuto restare morto » esclamò Elrond, un attimo prima di scendere in battaglia.

Sia Saruman che Elrond affrontarono senza alcuna difficoltà i servi del Male, distruggendoli uno ad uno.

Dama Galadriel, invece, era molto preoccupata per le sorti di Gandalf.

 

« Mithrandir » pronunciò il suo nome accarezzandogli il viso, colmo di ferite « ritorna » sospirò chinandosi per baciargli la fronte.

Lo stregone riaprì gli occhi, con uno scatto improvviso. « E’ … è qui » cercò di dire.

«» annuì la Dama « l’Oscurità è tornata. »

 

In quel momento, nel bel mezzo della battaglia, arrivò, trainato dai suoi conigli, Radagast il Bruno. « Gandalf! » lo chiamò quello « salta su! »

« E’ debole » lo informò Galadriel « non può restare qui, gli sta prosciugando la vita.»

Tuttavia, Gandalf, afferrò la mano della Dama, esprimendo con quel gesto il chiaro desiderio di non volersi separare da lei. « Vieni con me, mia Signora. »

Lei si addolcì, e lo guardò con una strana luce negli occhi. Tuttavia non poteva andarsene, doveva rimanere lì ed affrontare l’Oscurità. Staccò la mano dello Stregone, e ordinò a Radagast di portarlo via. Quest’ultimo obbedì immediatamente.

Nel frattempo, Sire Elrond e Saruman erano riusciti a sconfiggere tutti i loro nemici. Il Signore di Gran Burrone si affrettò a correre in aiuto di Dama Galadriel, ormai a terra priva di forze. Ma la battaglia non era finita lì. Nell’Ombra apparve proprio lui: l’Oscuro Signore, avvolto dalle fiamme.

« Sta avendo inizio » li informò « L’Est cadrà. Così il Regno di Angmar s’innalzerà » proseguì « Il tempo degli Elfi è finito. L’Era degli Orchi ha inizio. »

E a quelle parole, Lùthien urlò con tutta la forza che aveva in corpo. Legolas percepì l’intensità del suo dolore, e la strinse ancora di più a sé, come nel voler trattenerlo.

 

« Tinuviel si unirà a me » continuò « Regneremo insieme, e semineremo tenebre e fiamme per tutta la Terra di Mezzo. »

 

Lùthien smise di urlare, e Legolas, stupito, aprì gli occhi. Quelli della Figlia della Foresta erano spalancati, avvolti nell’Oscurità, e vuoti.

Tuttavia, tutto ciò durò solo alcuni istanti, Dama Galadriel si rimise in piedi, avvolta da una strana luce, e alzò una mano contro l’Oscuro Signore.

« Tu non hai alcun potere, qui, servo di Mordor » pronunciò avanzando « tu sei senza Nome, senza Volto, senza Forma, ritorna nel vuoto da cui sei venuto! »

La Dama scacciò via L’Oscuro Signore, costringendolo a fuggire. Un attimo dopo, però, senza forze, si lasciò cadere a terra. Re Elrond corse subito in suo soccorso, prendendola tra le sue braccia, così da evitarle l’impatto con il terreno.

 

« Siamo stati ingannati » rifletté.

« Lo Spirito di Sauron ha resistito » rivelò Dama Galadriel.

« Ed è stato bandito » aggiunse Saruman.

« Fuggirà verso Est » proseguì la Dama.

« Gondor deve essere avvertita » suggerì Elrond « devono mettere guardie sulle mura di Mordor. »

« No » lo fermò lo Stregone bianco « bada a Lady Galadriel. Ha consumato molto del suo potere, le sue forze vengono meno » constatò « portala a Lotlhorièn. »

« Mio Signore Saruman, occorre dargli la caccia e distruggerlo, una volta per tutte » insistette l’Elfo.

« Senza l’Anello del Potere, Sauron non potrà più osare il dominio sulla Terra di Mezzo » gli ricordò quello « andate, ora. Lasciate Sauron a me. »

 

Lùthien tornò in sé, e i suoi occhi ripresero pian piano il loro colore di sempre. Legolas tirò un sospiro di sollievo vedendola ritornare come prima, e l’attirò a sé per tenerla ancora tra le sue braccia.

 

« Dobbiamo proseguire » disse lei, regolarizzando il respiro.

« Tu non stai bene » la riprese l’Elfo « devi riprenderti. »

Lùthien lo scansò e si rimise in piedi « sto bene, è questo il problema. »

Legolas la osservò, senza capire il significato di quelle sue parole. Pensò che fosse inutile continuare a persuaderla nel rimanere, perciò ripresero subito la cavalcata verso Nord. E durante il tragitto non parlarono di quello che era accaduto poco prima, e di quello che entrambi avevano visto e sentito. Soprattutto Legolas non riusciva a spiegarsi il perché, toccandola, fosse riuscito a sentire il suo stesso dolore. E, tra tutta quella confusione, non pensò che, forse, più che a Nord c’era urgenza di andare verso Est.

 

Quando arrivarono a destinazione, entrambi scesero da cavallo e proseguirono a piedi, fino a nascondersi dietro ad alcune rocce, intenti a guardare il panorama che si presentava davanti ai loro occhi.

 

« Gundabad » commentò Lùthien « che cosa c’è dall’altra parte? »

« Un vecchio Nemico » rispose l’Elfo « l’antico Regno di Angmar. Questa fortezza, una volta, era la sua roccaforte. E’ dove tenevano le loro grandi armerie. Dove forgiavano le armi da guerra. »

« Una luce! » esclamò lei « ho visto del movimento. »

« Attendiamo la copertura della notte » consigliò L’Elfo.

Lei lo guardò fidandosi ciecamente. Lui le si avvicinò sfiorandole le labbra con le proprie.

« E’ un luogo letale, Lùthien » l’avvertì « in un’altra Era la mia gente ha mosso guerra a quelle Terre » si fermò, come scosso da un terribile ricordo « mia madre è morta lì. »

Lùthien si sentì morire. Alzò una mano per toccare il viso dell’Elfo, e quest’ultimo si lasciò andare chiudendo gli occhi. « Mio padre non ne parla, c’è una tomba … ma è vuota. Non ho alcun ricordo di lei. Nulla. »

« Sarebbe stata orgogliosa di te » sussurrò Lùthien trattenendo a stento le lacrime « così come lo è tuo padre. »

Legolas le si avvicinò e prese a baciarla dolcemente. E quel bacio delicato, ben presto, si trasformò in un tripudio di passione e desiderio. Si baciarono così a lungo che, entrambi, non si resero conto del tempo che trascorreva inesorabile.

A un certo punto, però, Lùthien si staccò dalla bocca dell’Elfo « non possiamo stare qui, dobbiamo darci una mossa. »

In quel preciso istante, dalla fortezza uscì uno sciame di pipistrelli, cogliendoli di sorpresa.

« Quei pipistrelli sono stati allevati per un solo scopo » commentò Legolas.

« Per quale scopo? » domandò lei.

«  La guerra. »

E, mentre lo sciame di pipistrelli si dirigeva verso Est, dalla fortezza apparve un esercito di Orchi, pronti per l’imminente guerra, guidati da Bolg.

« Dobbiamo avvertire gli altri! » esclamò Lùthien.

« Sempre che non sia troppo tardi » le disse Legolas, afferrando la sua mano e correndo insieme verso il cavallo « presto! »

 

Presero a cavalcare a grande velocità, colmi di timore. Lùthien era in pena per i propri amici, temeva che non li avrebbe mai più rivisti. Inoltre c’erano ancora tantissime domande a cui cercava delle risposte. Sapeva che l’Oscuro Signore aveva bisogno di lei, ma molte cose le erano ancora sconosciute.

« Promettimi una cosa » le disse Legolas d un tratto.

« Cosa? » domandò.

« Che succeda quel che succeda, non permetteremo a nessun altro di separarci di nuovo. »

Lùthien non parlò, rimase in silenzio, come se quella promessa fosse troppo grande per lei.

« Promettimelo » insistette l’Elfo.

« Legolas » lo richiamò « ne parleremo in seguito. »

« Se pensi che ti lasci andare di nuovo, ti sbagli di grosso » l’avvertì « ti seguirò fin in capo al mondo. »

« Che Elfo stupido » commentò lei sorridendo.

 

Dopo ore e ore di cavalcata, finalmente, giunsero ai piedi della Montagna Solitaria. Qui, si ritrovarono nel pieno di una battaglia, nella quale erano coinvolti ben quattro eserciti. Entrambi videro Gandalf, e furono felici di saperlo vivo.

 

« Oh! » esclamò lo Stregone « L’incantatrice e il Verdefoglia. Di nuovo insieme. »

« Risparmia le tue battute fuori luogo per un altro momento » lo consigliò Lùthien, un istante prima di abbracciarlo « mi sei mancato tanto, stregone da strapazzo. »

« Anche tu, mia piccola Figlia della Foresta » ricambiò.

« C’è una seconda armata » li informò, nel frattempo, Legolas « Bolg guida una forza di Orchi di Gundabad, sono quasi su di noi. »

« Gundabad » ripeté lo stregone « era il loro piano sin dall’inizio » rifletté « Azog impegna le nostre forze, e poi Bolg sopraggiunge da Nord. »

« Dal Nord! » esclamò qualcun altro, spuntando da dietro Gandalf « dov’è il Nord esattamente? »

Era il piccolo Hobbit, Bilbo Baggins.

« Colle Corvo » fu la risposta dello stregone.

« Colle Corvo? » chiese lo Hobbit « ma c’è Thorin lassù! E Fili, e Kili! »

Lùthien guardò verso quella direzione, e così fecero anche tutti gli altri. I suoi amici erano in serio pericolo, doveva far qualcosa per salvarli.

Si mise a correre, come una furia, quando, all’improvviso, il suono del corno degli Elfi di Reame Boscoso la interruppe. Si ritrovò davanti ben che meno che Sire Thranduil. Voleva ritirarsi dalla battaglia e, così facendo, lasciare i Nani al loro destino, come già aveva fatto in passato.

« Tu non andrai da nessuna parte » affermò Lùthien, bloccandogli il cammino « non questa volta. »

« Togliti di mezzo, ho già perso mio figlio a causa tua! » tuonò il Re.

« I Nani saranno massacrati » insistette lei.

« Sì, moriranno. Oggi, domani, fra un anno, tra cento anni da ora, che differenza fa? Sono mortali. »

Quelle parole erano state dette per far del male a Lùthien. Il Re era a conoscenza del legame che la univa alla compagnia dei Nani, e in particolare a uno di loro.

« Tu credi che la tua vita valga più della loro? » domandò Lùthien, puntandogli l’arco contro « quando in essa non c’è amore. Hai fatto del male a tuo figlio, sangue del tuo sangue. Non c’è amore in te. »

Thranduil perse il controllo, e con un abile gesto, tagliò in due l’arco di Lùthien. « Che ne sai tu dell’amore? » chiese, con aria minacciosa puntandole contro la spada « niente! Quello che provi per mio figlio non è reale. Tu credi sia amore? Sei pronta a morire per lui? »

Quelle parole l’avevano pietrificata completamente. Come osava? Dopo tutte le sofferenze che lei e Legolas avevano patito in quei secoli per causa sua, come poteva dire questo?

All’improvviso, un’altra spada s’interpose a quella del Re.

« Se le fai del male, dovrai uccidermi » lo minacciò suo figlio, lasciando il sovrano di Reame Boscoso a bocca aperta.

E quelle brevi parole riuscirono a disarmare Re Thranduil.

« Vengo con te » le disse l’Elfo, un istante dopo.

Entrambi si misero a correre, per andare in soccorso dei Nani. Percorsero il ponte che li separava dalla Torretta di Colle Corvo, sulla quale stavano combattendo Thorin e gli altri. Intanto era giunto anche lo sciame dei pipistrelli che entrambi avevano visto a Gundabad. Legolas afferrò la mano di Lùthien, facendole capire di fare presto. La ragazza intravide Kili alle prese con Bolg e, subito, staccò la sua mano da quella dell’Elfo per andare in soccorso dell’amico. Legolas rimase disarmato dinnanzi a quel gesto, e per un istante perse di vista l’obbiettivo della battaglia.

Lùthien tirò fuori la sua spada, ma, proprio in quel momento, l’Orco infilzò il piccolo Nano con la sua ascia.

« Kili! » urlò in preda al panico.

Il Nano volse l’ultimo sguardo verso di lei, per poi chiudere gli occhi per sempre. Lùthien si scagliò contro il Mostro, accecata dalla rabbia. Tuttavia Bolg riuscì a colpirla sbattendola contro la parete.

« Tinuviel » disse l’Orco « non posso ucciderti. »

Lei si alzò subito e provò di nuovo a colpirlo. L’odio verso il Nemico le impediva di combattere a mente lucida. Il Mostro la afferrò dai capelli sollevandola da terra.

« Il mio Signore ti vuole » proseguì « il Regno delle Tenebre ti attende, Tinuviel. »

« Lasciami! » urlava lei, nel frattempo « io non servirò mai il Male! »

Lui rise « Presto il Male, l’Oscurità, e le Tenebre si risveglieranno in te. Non puoi controllarli. La tua vera natura verrà fuori, senza che tu possa fermarla. Diventerai ciò che sei nata per essere. »

« Preferire morire piuttosto! »

D un tratto, Lùthien si ritrovò a terra, e solo dopo alcuni istanti si rese conto che qualcuno aveva colpito l’Orco. Quel qualcuno era esattamente Legolas.

« Noi due abbiamo un conto in sospeso, mi sembra » ringhiò l’Elfo « stavolta non potrai scappare, Bolg. »

Il Mostro si arrabbiò tremendamente. Legolas tirò fuori la spada e iniziò la sua battaglia contro Bolg. Nel frattempo, Lùthien, corse verso il corpo senza vita di Kili. Pianse stringendo a sé il piccolo Nano, e si maledisse per non averlo salvato. Poi, iniziò a pensare che fosse tutta colpa sua, e rifletté con paura alle parole di Bolg. Presto, le Tenebre avrebbero preso il sopravvento su di lei, non c’era niente che avrebbe potuto impedirlo. Si guardò intorno, persa e disperata, e non vide altro che distruzione. Gli occhi le si riempirono di lacrime, e si sentì tremendamente impotente e colpevole, come se la causa di tutto quel Male fosse proprio lei. Si alzò e andò alla ricerca di Legolas. L’Elfo e L’Orco stavano ancora combattendo, e né l’uno né l’altro avevano intenzione di arrendersi. Lùthien alzò di poco lo sguardo e intravide Thorin alle prese con Azog. Il Nano sembrava avere la peggio, ma Legolas decise di accorrere in suo aiuto, avendo momentaneamente messo Bolg al tappeto. Tuttavia Lùthien gli andò incontro, con la testa in fiamme e il corpo tremante, e, quando vide l’Orco spuntare alle spalle dell’Elfo con l’ascia tra le mani, si mise a correre come mai aveva fatto in vita sua. Si parò davanti all’Elfo, nel medesimo istante in cui quest’ultimo, percepita la presenza del Nemico alle spalle, si era voltato per difendersi.

L’ascia del Nemico andò a segno, il suo obbiettivo no, perché l’arma trafisse non l’Elfo, ma Lùthien.

Lo sguardo di Legolas si trasformò in puro terrore. Lùthien cadde tra le sue braccia morente, mentre Bolg rimase immobile, quasi tremante per lo sbaglio che aveva commesso.

L’Elfo poggiò delicatamente il corpo della ragazza a terra e, con uno scatto improvviso, saltò addosso al Mostro tirando, infine, fuori la spada e decapitandolo. Scivolò via dal corpo del Nemico e si chinò per prendere Lùthien tra le sue braccia e portarla lontano da lì.

Dopo aver fatto una decina di metri correndo, l’Elfo s’imbatté esattamente in suo Padre.

« Aiutami! » lo supplicò « salvala! »

Thranduil scosse il capo « non posso fare niente per lei, mi dispiace. »

Vedendo che Lùthien cercava di parlare, Legolas la poggiò a terra, pur continuando a tenerla tra le sue braccia.

« Gra … grazie » disse lei con un sorriso « ti … ti … a … amo, Le … Leg …go … »

Non riuscì nemmeno a terminare di pronunciare il suo nome, chiuse gli occhi, e smise di parlare, per sempre. Legolas urlò per la rabbia di non averla salvata e per il dolore per averla persa una seconda volta.

« No, non andare dove io non posso seguirti! Non può andare così! » urlò con le lacrime agli occhi « ho aspettato secoli per vederla morire? Non è giusto! »

Suo Padre gli andò vicino, ma non sapeva, in realtà, come comportarsi. In un certo senso, si sentiva anche lui colpevole per il dolore che stava provando suo figlio, in quel momento.

« So cosa stai provando, figlio mio » disse il Re « non c’è sofferenza peggiore che … perdere il proprio amore per sempre. »

L’Elfo si lasciò andare alle lacrime « perché fa così male?! »

« Perché era reale » rispose Sire Thranduil.

Legolas si chinò per baciare, un ultima volta, le labbra della sua amata. Improvvisamente, il corpo di Lùthien venne avvolto da una strana e intensa luce. Legolas e suo padre rimasero incantati a guardarla, quando, d un tratto, il corpo scomparve, dissolvendosi completamente in quella luce speciale.

« Non era di questo mondo » fu pronto a dire Thranduil « il suo corpo non era altro che Luce. »

Il Re aiutò il Principe a rimettersi in piedi « trova la forza, figlio mio. La tua vita deve proseguire, sei destinato a grandi cose. »

« Io … non posso tornare » lo informò l’Elfo asciugandosi gli occhi.

« Dove andrai? » chiese suo padre.

« Non lo so » fu la risposta del figlio.

« Va a Nord, trova i Dunedain, c’è un giovane Ramingo tra loro, dovresti incontrarlo, o forse l’hai già incontrato, solo che non sapevi che era figlio di un uomo di nome Arathorn. Potrebbe crescere e diventare un grande. »

« Come si chiama? »

« Nelle Terre Selvagge lo chiamano Grampasso, il suo vero nome lo devi scoprire tu stesso. »

Legolas annuì e diede le spalle a suo padre, per proseguire lungo il suo nuovo viaggio.

« Legolas » lo fermò il Re « tua madre ti amava. Più di chiunque altro, più della vita.»

L’Elfo si voltò di poco verso suo Padre, e gli tese un braccio, come per dimostrargli che nutriva ancora dell’affetto nei suoi confronti.

Infine si congedò e partì, in solitudine, e con il cuore e l’anima a pezzi. Non avrebbe più amato, non avrebbe più vissuto.

 

In quella battaglia perirono grandi combattenti. Ma il loro sacrificio non fu vano, il bene riuscì ad averla vinta sul Male. Forse, per il momento …

 

ALCUNI MESI DOPO …

 

Di ritorno alla Contea, Bilbo Baggins non faceva altro che canticchiare lungo quel breve tratto che lo separava da casa sua. Aveva salutato Gandalf, poco prima e, ora, a pochi passi dalla sua Contea, era più felice che mai.

Tuttavia un suono, molto simile a un lamento, mise fine alla canzone che stava intonando.

« E questo? » si domandò lo Hobbit.

Seguì quel suono e, presto, si rese conto che si trattava del pianto di un bambino. Proseguì incuriosito e, dietro un cespuglio, vi trovò, poggiato a terra, esattamente un neonato.

« E tu chi saresti? » chiese prendendo il piccolo in braccio « Ah, ma sei una bambina. Come mai sei qui? Tutta sola? Mm, mi sa tanto che qualcuno si è dimenticato di te, eh » lo Hobbit sorrise « facciamo che ti porto a casa mia, finché non si fanno vivi i tuoi genitori, come ti sembra l’idea? »

 

E così, Bilbo, non tornò alla Contea solo soletto.

Aveva con sé due cose, all’apparenza innocue: un Anello, e una bambina.

 

 

TO BE CONTINUED

 

 

*Spazio Autrice*

 

Salve!!!

Finalmente mi sono decisa a concludere questa storia.

“Concluderla” per il momento.

Non so quando scriverò il seguito, comunque è nei miei progetti xD

Grazie a chi ha messo la storia nelle preferite, seguite e ricordate. :)

E grazie a chi ha detto la sua ^^

Beh, vi saluto.

Alla prossima!

Baci

Scarl.

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2448659