Tendimi una mano

di SurviveYou
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


TENDIMI UNA MANO
- Capitolo 1

 

Come tutte le mattine, ormai da 4 anni, mi alzai quando ancora l'intero paese dormiva. Odiavo dovermi preparare in fretta e furia per prendere un autobus che mi portava dritta all'inferno. In autobus è una guerra continua per trovare un posto libero, neanche la tecnica del nonnismo non funziona più. Mi sistemai sui gradini della porta con lo sguardo fisso davanti a me. Dopo spinte e calci vari fu il momento di scendere. Ad aspettarmi c'era già Rachele, una delle mie migliori amiche, lei mi aspetta tutte le mattine. Una tipa carina ed intelligente, senza peli sulla lingua. Tutti i prof. l'avevano messa in guardia, doveva stare attenta ad una persona: me. A scuola ero considerata l'anticristo, solo perchè non leccavo i professori e non ero particolarmente partecipe. Non amo parlare di me, ne a scuola ne a casa, in realtà non amo parlare e basta. L'unico che riusciva ad aiutarmi era il prof. d'italiano Stefano Ranconi, con lui era diverso. Le ragazze della mia classe lo consideravano un idiota, invece lui sapeva il fatto suo. Purtroppo quest'anno si è dovuto trasferire e al suo posto è arrivata una nuova, una tizia insignificante: Adriana Livari. Nessuno se la filava, gli unici commenti erano per il suo abbigliameno poco consono all'ambiente scolastico, ma dato che piaceva al preside andava bene. Come ho già detto, nella mia classe siamo ragazze, 26 donne. Tutte in crisi ormonale e in lotta per un po' d'attenzione. Chi come me, preferisce stare in disparte, si gode lo spettacolo ridendo

"Hai studiato latino?" mi chiese Rachele

"No, me lo fai copiare?" perchè studiare una lingua morta?, in futuro non mi servirà a molto.

"Certo" sorrise

Rachele è molto gentile, solita bellezza: bionda e occhi azzurri. Lei si che mi capiva, lei e poche altre persone. Non mi giudicava e cercava di aiutarmi quando poteva. Come sempre ci sedemmo nell'atrio, ormai era diventata un' abitudine. Stavamo lì a parlare finchè non suonavano le campanelle e qualche volta entravamo 5/10 minuti dopo. Come avevo già spiegato, i prof. erano preoccupati per lei, stare con una come me poteva solo farle del male.

"Arianna, vieni alla lavagna e svolgi l'equazione" odiavo la matematica e la prof. lo sapeva bene

Arrivai fino ad un certo punto, poi mi bloccai.

"Cosa c'è, hai qualche problema?"

"...Non la so fare da qui in poi..."

"Ma è facilissima! Dovresti cominciare ad aprire i libri, altrimenti ci rivediamo come l'estate scorsa. Ma sai qual'è la verità? Tu non hai voglia, non hai voglia di fare niente perchè la testa ce l'hai!" dopo l'ennesima offesa me ne tornai al banco, senza dire nulla.

La lezione finì, adesso toccava ad Adriana. Un' altra lezione noiosa, avrei copiato la versione di latino. Tanto Adriana era famosa per essere la più tonta! Stavolta non era da sola, con lei c'era un altro prof. non era nuovo, l'avevo già incontrato per la scuola.

"Ragazze, lui sarà il vostro insegnante di italiano, abbiamo deciso di fare un cambio classe. Oggi faremo lezione insieme, poi da domani avrete lui." spiegò

"Io sono Simone Bianchi, e spero di lavorare bene con voi" si presentò il tipo

La classe sembrava particolarmente interessata, adesso potevano di nuovo gareggiare per l'attenzione.

Il nuovo, tirò fuori dalla borsa dei fogli. E cominciò a distriduirli.

"Voglio che facciate un tema, vorrei conoscervi un po' meglio. Il titolo è: l'amore. Forza scrivete!"

Tutte le mie coetane cominciarono a scrivere, semparavano dei treni. Io mi limitai a pensare. Il prof. girava tra i banchi mentre Adriana leggeva il giornale.

"E tu, non scrivi?" mi domandò arrivato a me,

non risposi.

"...Forse devi solo penarci un po' su" sorrise e continuò il suo giro.

Vidi che si avvicinò ad Adriana e gli chiese qualcosa sottovoce, lei gli rispose fissandomi. Intuii che non gli aveva detto niente di positivo data l'espressione sul volto del giovane. Dopo una mezz'ora suonò la campanella, finalmente merenda. Prima di uscire dovevamo consegnare il tema. Mi avvicinai e posai il foglio sulla cattedra.

"Non hai scritto niente..." osservò lui

"L'amore è un tema così strano, tutti lo vivono a modo loro, ma nessuno ha mai saputo spiegarlo. E' un sentimento così grande che descriverlo su un foglio, non gli renderebbe giustizia." e con questa risposta lasciai l'aula con grande sicurezza.




ANGOLO DELLA SCRITTRICE!
Questo capitolo è più una spiegazione, spero vi piacciano i personaggi e la situazione di questa ragazza anche se ancora è poco accennata. A breve posterò il 2°capitolo, e se avete voglia recensite, sono aperta a tutto! Grazie per aver letto :D


 

ANGOLO DELLA SCRITTRICE!

Questo primo capito è più una spiegazione, spero vi piacciano i personaggi e la situazione di questa ragazza anche se ancora è poco accennata. A breve posterò il 2° capitolo, recensite se vi và!

 

ANGOLO DELLA SCRITTRICE!

Questo primo capito è più una spiegazione, spero vi piacciano i personaggi e la situazione di questa ragazza anche se ancora è poco accennata. A breve posterò il 2° capitolo, recensite se vi và!

 AAAAAAAAAAàòSKDFòLWDFLWEKMD 

 .

 


Come tutte le mattine, ormai da 4 anni, mi alzai quando ancora l'intero paese dormiva. Odiavo dovermi preparare in fretta e furia per prendere un autobus che mi portava dritta all'inferno. In autobus è una guerra continua per trovare un posto libero, neanche la tecnica del nonnismo non funziona più. Mi sistemai sui gradini della porta con lo sguardo fisso davanti a me. Dopo spinte e calci vari fu il momento di scendere. Ad aspettarmi c'era già Rachele, una delle mie migliori amiche, lei mi aspetta tutte le mattine. Una tipa carina ed intelligente, senza peli sulla lingua. Tutti i prof. l'avevano messa in guardia, doveva stare attenta ad una persona: me. A scuola ero considerata l'anticristo, solo perchè non leccavo i professori e non ero particolarmente partecipe. Non amo parlare di me, ne a scuola ne a casa, in realtà non amo parlare e basta. L'unico che riusciva ad aiutarmi era il prof. d'italiano Stefano Ranconi, con lui era diverso. Le ragazze della mia classe lo consideravano un idiota, invece lui sapeva il fatto suo. Purtroppo quest'anno si è dovuto trasferire e al suo posto è arrivata una nuova, una tizia insignificante: Adriana Livari. Nessuno se la filava, gli unici commenti erano per il suo abbigliameno poco consono all'ambiente scolastico, ma dato che piaceva al preside andava bene. Come ho già detto, nella mia classe siamo ragazze, 26 donne. Tutte in crisi ormonale e in lotta per un po' d'attenzione. Chi come me, preferisce stare in disparte, si gode lo spettacolo ridendo.

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


TENDIMI UNA MANO

-Capitolo 2

Erano passati due giorni dall'incontro con quel professore, abbiamo saltato italiano dato che non si è presentato. Dopo aver collezionato un 3 in biologia, 4.5 in matematica e 3/4 in latino potevo sentirmi soddisfatta. Non sono mai stata un genio, me la cavavo. Ma qualcosa è cambiato in me, dall'anno scorso (che ho passato per un pelo) vado male in quasi tutte le materie. Forse è anche per questo che tutti cercano di starmi alla larga. A me questa cosa sta bene, non amo troppa gente intorno.

"Allora, vuoi leggere quella dannata frase!?! E' inglese mica arabo! Pensi che risolverai il dilemma entro Giugno?!" la prof. d'inglese continuava ad urlarmi contro

"Io l'ho letta 3 volte, se lei non capisce non è affar mio!" risposi con tutta calma

"Ma non ti viene pensato che hai sbagliato qualcosa?! Ah, no scusa, tu sei così brava anche più di me! Se un giorno ti assumeranno in un bar sarà un miracolo, tu non meriti di stare in una scuola come questa! Non le capisci le persone e non fai niente per imparare!" dopo lo sfogo mi prese per un braccio e mi abbandonò fuori dalla porta.

Era normale, facevano tutti così quando rispondevi, per loro era un affronto. Le bidelle quando mi vedevano fuori dalla porta sorridevano, sapevano che ne avevo combinata una delle mie.

"E tu che ci fai lì?" una voce alle mie spalle

"Niente, mi hanno messa fuori dalla porta..." spiegai a...come si chiama...Bianchi

"E perchè?" continuò

"Me lo sono meritato, come tutte le altre volte." mi accorsi che l'uomo aveva uno sguardo diverso, i suoi occhi non erano più blu brillante come la prima volta

"Bella sciocchezza che hai fatto al tema...sei la prima ragazza che con un tema così contemporaneo, ha consegnato in bianco"

"Era il mio pensiero"

"Va bene. Vado, arrivederci." si congedò lui, con aria distratta

La campanella suonò e dopo la predica della prof. rientrai, subito Rachele e le altre mi accerchiarono per sapere cosa mi aveva detto la strega. Adesso si andava a teatro. Assemblea d'istituto. Tre ore di puro chiacchericcio, nessuno stava a sentire i discorsi di noi del 5°. Gli studenti più piccoli se ne fregavano, e i prof. di sorveglianza ci impedivano di insultarlo. Per fortuna io non c'entro niente con i rappresentanti.

"Ari, siediti qui che ti abbiamo tenuto il posto!" urlò Lisa

"Eccomi!" gli feci un gesto con la testa

"Di che parleranno oggi, quant'è bello il mio ragazzo e quanti peli ho sulle gambe?" disse Rachele scherzosa

"Vacci a scherzare, sarebbero capaci di farlo!" chiusi il discorso

"Ma chi sono i prof. che sorvegliano?" chiese Lisa

"Adriana, Bianchi, Feltrini (prof. di diritto) e Bottali (prof. di matematica)" rispose Ludovica guardandosi alle spalle.

"Merda! Non si può neanche fare seghino a merenda!" commentai amareggiata

"No, c'è il contrappello!" aggiunse Lisa

L'assemblea iniziò, come sempre una palla immensa. Neanche loro non sapevano cosa stavano dicendo! Decisi di alzarmi e andare nell'atrio del teatro per prendere una boccata d'aria. Mi sentivo troppo pressata in platea. Non c'era nessuno, Adriana e Bianchi erano seduti vicino alla porta, Bottali girava per le file di poltrone e la Feltrini era scomparsa nel nulla. Anche da l' si sentivano le urla delle mia coetane che volevano farsi ascoltare anche dai primini. Che cosa triste. Ad un certo punto sentii la voce di Adriana che diceva:

"La prof. Feltrini è stata rinchiusa nel bagno del teatro, lei soffre di claustrofobia e adesso ha avuto una crisi, chiunque sia stato parli!"

Dopo qualche attimo mi ritrovai nell'ufficio del preside, con tutti gli sguardi puntati addosso. Adriana, Bianchi e la Feltrini stavano lì ha fissarmi.

"Signorina, forza lo ammettà che è stata lei! Abbiamo i testimoni!" continuava a battere il preside

"Io, non so neanche perchè mi trovo qui!"

"Non faccia la finta tonta, sappiamo che è stata lei a chiudere la professoressa qui presente, nel bagno del teatro. Dei ragazzi dicono di averla vista!"

"Scusi prof. Feltrini, lei mi ha vista? Giuro che non sono stata io!"

"I-io...in realtà non ho visto nessuno...ero di spalle, però ci sono i testimoni!" alzò un po' la voce la vittima

"Vi sbagliate, non sono stata io!"

"Tu sei uscita dalla platea, io e Bianchi ti abbiamo vista!" Adriana voleva farmi fuori

"Si è vero sono uscita, ma non sono andata nel bagno!"

"In effetti, non sappiamo dov'è andata...io do ragione a lei, non ci sono prove della sua colpevolezza..." finalmente qualcuno dalla mia parte!

"Professore, però non ci sono neanche della sua innocenza!" aggiunse il preside

"Io non ho fatto niente!"

"Per adesso la riteniamo colpevole, e dovrà rimanere qui oltre l'orario scolastico per aiutare le bidelle con le pulizie e per seguire tutti i corsi di recupero...potranno farle solo che bene. Altrimenti chiamiamo a casa e la espelliamo dal liceo, scelga lei..." che uomo stupido il preside!

"Certo che accetto, anche se non è giusto! Perchè così ci fate solo con me, eh? Gli altri se la cavano con qualche rimprovero o al massimo una nota sul registro, io invece devo essere umiliata per farvi sentire superiori. E' per questo che sono sempre fuori dalla porta, perchè io quello che penso lo dico!" dovevo sfogarmi

"Adesso basta, usciamo. Grazie preside, sopravisionerò io la ragazza" concluse Bianchi

"Mi raccomando professore" lo salutò il preside

Usciti da lì vidi Rachele e le altre nascoste dietro alla colonna nell'atrio della scuola. Ma feci finta di nulla. Intanto Bianchi stava lì ad osservare il pavimento.

"Perchè l'hai fatto?"

"Io non ho fatto niente, perchè non volete capire ?!"

"Guardami negli occhi e ripetimi chi non sei stata tu!"

"NON-SONO-STATA-IO!" scandii bene le parole fissandolo negli occhi anche se erano inquietanti dopo un po' che li fissavi.

"Sarò stupido, ma ti credo. Adesso non farmi pentire!" sentenziò il ragazzo dagli occhi blu.




ANGOLO SCRITTRICE!
Anche il 2° capitolo è andato. Mi piace questa storia, spero sia lo stesso per voi! Siate clementi! :D Grazie a tutti quelli che la leggono.


 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


TENDIMI UNA MANO

-Capitolo 3

Eccolo il 1° giorno di schiavitù. Ancora non mi capacitavo della stupida punizione che mi aveva inflitto il preside. Non c'erano prove eppure ero stata io, e poi non credevo ai famigerati TESTIMONI. Per me non esistevano, serviva un colpevole ed eccolo trovato, chi se non una studentessa con una situazione negativa.

Finite le solite lezioni, scesi in segreteria per iniziare la punizione. Trovai Francesca ad aspettarmi, una delle bidelle più simpatiche di tutto l'istituto.

"Pronta? Ti assegno...la tua aula, nello stanzino trovi tutto l'occorrente per pulire" spiegò con un sorrisetto scemo sulle labbra

"Grazie, non vedevo l'ora!" affermai sarcastica, ed uscii dalla segreteria afflitta.

Mi avviai con i vari strumenti del mestiere, verso il mio sfigato destino. Osservando la stanza capii che le bidelle non avevano tutti i torti quando si lamentavano per la nostra sporcizia. Per terra c'erano cartacce, fazzoletti e cose varie mentre sotto i banchi c'erano svariate carte di patatine. Ripensandoci, Stefano diceva sempre di controllare sotto i banchi prima di uscire.

Armata di cuffie, mi misi all'opera. Con "Fighter", di Christina Aguilera, che risuonava nelle mie orecchie finalmente presi il via. A ritmo mi muovevo tra i banchi, a tempo spazzavo il pavimento bianco. Dopo una mezz'oretta buona, finii l'aula. Tornai da Francy che intanto puliva la 3°A.

"Già finito?"

"Si"

"Ammazza, sei un fulmine! Vai all'aula di musica, oggi non c'è stato nessuno ma tu dai una spolverata"

"Ok, ma Bianchi dov'è? Se lui non segna che io ho fatto la mia parte, tutto questo non serve a niente" ci mancava solo che dovessi tornare!

"Arriva, se non ti crederà mandalo da me" mi fece l'occhiolino

"Grazie"

In realtà non ero mai entrata nell'aula di musica, essendo del nuovo ordinamento. Facendo il nuovo corso, non abbiamo musica tra le materie scolastiche.

Niente di speciale, c'erano banchi e sedie. Poi notai un telo bianco. Ma preferii cominciare a pulire. Sempre con le cuffie, stavolta con "Malinconia" di Riccardo Fogli. Magari avete pensato che fossi una di quelle tipe che ascoltano solo rock o punk, bè vi siete sbagliate. Adoro la musica in generale, ma amo la musica leggera. Finita anche quella. Travolta dalla curiosità, sollevai il telo bianco. Sotto trovai un vecchio pianoforte a muro, stile FarWest. Toccai alcuni tasti a caso, poi cercai di riprodurre una melodia. Anzi una canzone: "La voce del silenzio" scritta dal grande Mogol e Paolo Limiti, cantata da tutti i più grandi. Cercai d'intonare anche il testo, anche se non ero mai stata una grande cantante.

"Sono qui da diverso tempo e non ho mai sentito nessuno suonare quel piano" una voce alle mie spalle

"Scusi"

Era Bianchi che finalmente si era deciso ad arrivare.

"Tu sei una ragazza così strana! Comunque, hai finito di pulire?" chiese subito

"Si, ho fatto quest'aula e la nostra. Se non mi crede può chiedere a Francesca"

"Ti credo, adesso andiamo che c'è il corso di matematica"

"Cosa?Devo anche fare tutti i corsi?" perchè non mandarmi in prigione, a questo punto?

"Certo, prima matematica, poi italiano, latino e inglese"

"Se questa è le punizione per una cosa che non ho fatto, chissà come sarebbe stato se avessi chiuso veramente la prof. nel bagno..."

"Tu dici sempre la tua?"

"Si"

"Dai adesso vai giù, poi ci vediamo a italiano" l'uomo mi congedò.

Scesi le scale, entrai in aula. C'era già la Bottali che mi aspettava con una espressione compiaciuta. Come se mi meritassi tutto quello.

"Ragazzi non sporcate, che dopo tocca ad Arianna pulire" canzonava la prof.

"Ragazzi non fate i compiti che dopo toccherà alla prof. correggerli e sapete che lei ha già molte cose da fare" risposi a tono

"Invece di fare la simpatica, perchè non vieni alla lavagna!?" voleva farsi vedere superiore

Mi alzai e presi il gesso in mano. Comincia a scrivere l'equazione, per fortuna me la cavai. La prof. ci rimase di stucco, non se l'aspettava.

Dopo quell'ora, mi diressi ad italiano. Era pieno di ragazze, non c'era un maschio neanche a pagarlo. Chissà perchè...

Le tipe mi squadrarono dalla testa ai piedi, senza perdersi nemmeno un centimetro. Secondo me avevano capito anche la marca dei miei calzini. Erano divise in gruppi, le più fighe da una parte e le trasgressive dall'altra. Sarei dovuta andare con le trasgressive ma non mi reputavo così. Occupai l'ultimo banco, proprio nell'angolino più remoto della classe. Bianchi entrò e tutte tirarono un sospiro. Lui non ci fece caso.

"Prof. guardi ho fatto tutti i compiti!" esclamò una principessina bionda

"Anche io prof. Come gli sembra la mia calligrafia?" si aggiunse subio un'altra

Da lì capii che sarebbe stata una lezione lunga e noiosa.

"Brave, adesso prendete il libro e facciamo gli esercizi alla lavagna, chi vuole andare?" chiese innocente il prof.

"Io" un' ondata di mani si sollevò, tutte pronte ad andare alla lavagna.

"Vediamo...mandiamo...lei,laggiù!" disse indicandomi

"Io veramente non ho alzato la mano...ci sono tante volontarie..."

"Decido io, sono io il professore"

"Arrivo"

Mi alzai lentamente, e nel breve tragitto dal banco alla lavagna, mi sentii un poco osservata. Tutte mi guardavano in cagnesco...la cosa era inqiuetante ma allo stesso tempo buffa.

"Allora...fammi l'analisi di questa frase: Il nuoto fa bene allo spirito e al corpo."

"Ok, il nuoto soggetto, fa bene predicato nominale, allo spirito e al corpo complemento di termine"

"Bene, adesso comiugami...il trapassato remoto indicativo del verbo nuotare, appunto"

"Ehm...io...io avevo nuotato?" i verbi erano il mio tallone d'Achille

"No"

"Allora, io avrei nuotato..."

"Non ci siamo, chi lo sa?" si rivolse alle galline che alzarono veloci le mani

"Io ebbi nuotato!" esordì una mora

"Brava. Tu vai al tuo posto"

Tornai al mio banco, mentre tutte le tipe mi lanciavano sguardi di sfida. Come sapevo già, sbagliai tutte le risposte con i verbi. Non li avevo mai imparai, però nei temi non erravo mai. Anche questa lezione finì, mentre stavo uscendo Bianchi mi fermò.

"Aspetta! Voi ragazze andate pure..."

Adesso mi stavano mandando colpi in tutte le lingue del mondo!

"Si?"

"Non c'è bisogno che vai anche a inglese e latino. Puoi andare a casa, tanto la tua parte l'hai fatta"

"Sicuro prof.? Non è che dopo me le fanno recuperare..."

"No, vai pure. "

Mi avviai per le scale affiancata dal prof. che guardava insistentemente il cellulare. Poi...

"Perchè non sai i verbi?" mi domandò ancora con lo sguardo fisso sul display del telefonino

"Non sono mai riuscita a memorizzarli, con Ranconi(Stefano) ci avevamo passato un sacco di tempo sopra e sembrava aver funzionato ma poi niente. Vuoto totale." spiegai

"Sto leggendo tutti i tuoi fascicoli, e c'era scritto del problema a memorizzare le cose. Cercheremo di aiutarti"

"Si, solo lei. Agli altri prof. non vado molto a genio, forse perchè quando non sono d'accordo con il loro pensiero lo dico. E a loro questo non piace, perchè non sarebbero più onnipotenti"

"Sei una ragazza intelligente, secondo me ci fai apposta. Intendo, secondo me sai benissimo che hai professori non vai a genio perciò ti crei una lotta. Ma sappi che non la vincerai, se ti metti tutto il mondo contro prima o poi perderai."

"Grazie della sua perla di saggezza ma...credo che sopravviverò!" abbandonai l'uomo per raggiungere Lisa e Ludovica

Loro erano lì per il teatro, frequentavano il corso o forse lo dirigevano...non mi ricordo più.

"Ehi, come va la punizione?" mi stuzzicò Lisa

"Bene, ho pulito l'aula di musica e la nostra classe. Sono anche andata ai corsi di matematica e italiano"

"Che brava studentessa!" commentò sarcastica Ludovica

"Adesso credo che andrò a casa, almeno oggi ho saltato due corsi. Bianchi non è male come prof. apparte la scia di ragazze che si porta dietro. Sapete, era pieno di ragazzine del 1° e 2°! Stupide!"

"Bè dai, non è bruttissimo, apparte il gusto nel vestire. Ha dei bellissimi occhi!" sentenziò Lisa

"Va bene, vi saluto! E attente alle fan del nostro rubacuori!" le lasciai con il sorriso sul volto.

Uscita, sotto al porticato, sentii una voce urlare nervosamente. Mi affacciai dalla porta d'uscita e vidi Bianchi al telefono. Cercai di non farmi vedere. Era furibondo, urlara e sbraitava nel parcheggio.

"No, la casa al mare no! Ti sei già presa l'appartamento in centro! Basta, vuoi tutto tu! Sai una cosa,Miriam, tieniti tutto. La casa al mare, l'appartamenteo in centro e anche il gazebo che c'è in giardino! Non si riesce mai a parlare con te!" poi chiuse, e salì in macchina. Partì a 200Km/h.

Chissà qual'era il problema, e poi chi sarà questa Miriam? Boh, meglio andare alla fermata del bus, pensai.



ANGOLO SCRITTRICE!
E anche questo capitolo è andato, forse questo è un po' più noioso, ma vedrete che andando avanti sarà più carnio! Grazie mille a chi segue la storia, so che siete pochi ma vi amo lo stesso! Alla prossima :D


 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


TENDIMI UNA MANO

-Capitolo 4

"Allora facciamo leggere...Arianna, leggi tu!" la Cecchini era una brava prof. un po' troppo burbebera

"Io...ma no, mi fa un po' male la gola..." cercai di trovare una scusa

"Ma va! Dai leggi!"

"Il reticolo endopla-endoplasma...tico costituisce il compa-rtimento cellu...cellulare dove avviene la sint-e-si di molti componen-enti cellu-ari." provavo molta difficoltà nel leggere, ma in tanti anni cercavo di cavarmela

"Arianna, mi stai prendendo in giro!?! Leggi bene, non fare la sciocca!" mi rimproverò la prof.

"Io..io non ci riesco...le lettere...ballano" la classe scoppiò in una sonora risata, peccato che era la verità e per questo non volevo mai leggere in classe.

"Non mi piace essere presa per i fondelli! Fuori! Fuori dalla porta!" la Cecchini aveva cambiato completamente colorito, era diventata viola dalla rabbia.

"Ma prof, è la verità!"

"Ho detto fuori!"

Mi alzai dal banco e uscii, ormai passavo più tempo fuori dalla classe che alle lezioni. Non era colpa mia, leggere mi era sempre restato difficile come imparare certe cose a memoria. Ero solo alla 2° ora, per fortuna oggi ne avevo solo 4 e le ultime due avevo ginnastica. Restai per tutto il resto dell'ora appoggiata al muro del corridoio. Finchè non suonò la campanella e la Cecchini aprì la porta.

"Senti io non capisco proprio, già vai male a scuola, perchè devi comportarti così? Sei una ragazza intelligente!"

"Senta, io non la stavo prendendo in giro, era la pura verità"

"Si, come quella del teatro"

"Basta, voi credete solo a quello che vi fa comodo, adesso scusi, ma devo andare in palestra" la lasciai lì, in poche parole chiusi il discorso.

Ero rimasta l'ultima ad entrare.

"Ehi, vieni ti abbiamo tenuto il posto!" c'erano Rachele e Ludovica

"Ma che ti ha detto la prof.?" mi chiese subito Lisa

"Mah, niente, le solite stronzate!"

"Forza ragazze, muovetevi!" si affacciò l'Appiotti

"Dai, vestiamoci e andiamo, almeno ad educazione fisica vado bene!" commentai.

Uscimmo fuori, la prof. aveva già preparato i palloni da basket. Erano due lezioni che imparavamo i fondamentali, e sinceramente mi ero anche stufata. Lo sport era l'unica cosa, dopo la musica, che mi riusciva. Basket, calcio, pallavolo o pallamano, io riuscivo bene in tutti. Giocammo tutto il tempo, improvvicammo anche una partitella.

"Arià, 'n fa la figa!" adoravo sentire il dialetto, aveva un qualcosa di speciale

"Ti concedo un tiro libero!" dissi passando la palla a Rachele

La ragazza non fece canestro, e il gioco ripartì.

"Ragazze, gli ultimi 20 minuti li facciamo con lo step! Andate a prenderne uno per uno!" urlò la prof. seduta alla cattedra della palestra

"Che palle! Ogni volta, sempre la stessa storia!" commentò la bionda

"Io amo lo stap, siamo nati per stare insieme!" aggiunsi sarcasticamente

"Forza, destra-sinistra, sinistra-sinistra, destra-sinistra,saltello-sinistra!" non sono mai riuscita a coordinare più di due passi! Le mie abilità con step, cerchi e balletti varie erano scarsissime. E questo faceva sorridere le mie compagne.

"Oi Simone, che ci fai qui?" era arrivato Bianchi per la mia punizione quotidiana

"Sono qui per Arianna, oggi gli tocca pulire la palestra"

"Poveretta, è grande come posto. Io gli credo, non penso sia stata lei!" due prof. su 10(circa) mi dava ragione...fantastico.

"Anche io, ma il suo atteggiamento è sbagliato"

In tanto che i due parlavano, restai dall'altra parte della palestra e sperimentavo tiri liberi. Tanto c'era tempo, e poi le altre non erano ancora uscite. Dopo che l'Appiotti se n'era andata, Bianchi si avviò verso di me.

"Il tuo compito di oggi è pulire la palestra, e poi lezione d'italiano"

"Come la palestra!?! Ma non finirò mai!"

"Ordini del preside, mi dispiace"

"Certo, perchè non deve pulire lei!" continuavo a tirare a canestro

"Hai ragione...facciamo una cosa, io ti aiuto e non diciamo niente a nessuno" si propose

"No, non deve. Va bene così"

"Giochi bene, da quando ho cominciato a parlarti hai fatto 5 canestri su 7"

"Cosa?"

"Io ho giocato per un po', ma niente di speciale" prese una palla e tirò da fuori campo, e fece canestro

Io mi limitai ad annuire.

"Dai, riordiniamo questo casino!"

L'uomo si tirò su le maniche e prese una scopa, io intanto misi apposto i palloni.

"Allora, io pulisco per terra, e tu spolvera in giro" propose anzi, impose

Dopo qualche minuto di silenzio, l'uomo ruppe il ghiaccio.

"Senti, ho parlato con la Cecchini e mi ha raccontato della tua performance in classe..." neanche mi guardava in faccia, parlave e puliva

"Non venga a dirmi anche lei che ho sbagliato, quello che ho detto è vero!" tutti con questa storia, lo ritroverò scritto anche sul giornale!

"Tu hai difficoltà a leggere e ad imparare le cose a memoria...e sei in 5°..."

"Non sempre, mi succede con le materie difficili. Però me la sono sempre cavata"

"Ok, ho capito. Dopo vieni al recupero d'italiano e salti gli altri"

"Va bene, ma quanto durerà ancora questa punizione?"

"Fino a nuovo ordine"

Per tutto il tempo, cercai di capire cosa ci trovavano tutte in lui. Si, era gentile e carino...ma aveva un modo di vestirsi orribile! Ad esempio oggi aveva un maglione a scacchi color marrone, e l'altro giorno un maglione arancione. Cioè, non si sa vestire. Però aveva degli occhi stupendi, un blu così scuro e chiaro allo stesso tempo.

"Vado a preparare la lezione, tu metti dentro tutto e vieni in classe" sorrise soddisfatto

"Si, prof."

Posai tutto l'occorrente a posto e raggiunsi Bianchi in aula. Notai subito che non c'erano tutte le ragazzine e che insieme a lui c'era una signora.

"Entra, siediti. Senti, leggendo nei tuoi fascicoli ho capito che non riesci a fare delle cose. Poi dagli ultimi avvenimenti, le mie teorie si sono rafforzate. La signora, è una dottoressa e adesso ti farà fare dei test, e alla fine avremo la soluzione di tutto"

"Io non ne ho bisogno, io sto bene così..." mi alzai, però mi bloccò sulla sedia

"Non puoi scappare ed ignorare sempre tutto!"

"Io sto bene così!"

"Facciamo questo test insieme e se stai veramente bene come dici, non succederà nulla, che ti cambia?" si intromise la tipa

Guardai negli occhi Bianchi, che stava mi stava ancora tenendo per un braccio.

"E va bene, facciamo questi dannati test!"

Il test comprendeva leggere delle parole su dei cartoncini, memorizzare una lista di parole, leggere delle parole all'incontrario e saperne il significato, rispondere a delle domande...insomma tutte cose che si facevano a scuola. Durante il test, Bianchi aspettava fuori, non poteva assistere alla prova. Dopo due ore buone, la dottoressa mi fece uscire.

"Allora com'è andata?" mi domandò subito

"Come sempre, io so cos'ho, perchè mi ha obbligato a fare quei test?"

"Volevo solo vedere se le mie teorie erano fondate"

"Io non sono stupida, ma sentirmi chiamare così non mi facilita l'esistenza!"

In quel momento uscì la donna, e mi fece segno di entrare.

"Lei, viene con me, vero?" mi rivolsi all'uomo che annuì

"Vuole che il prf. assista?" annuii anche io

"Allora sono emersi vari dati che io ho elaborato. Arianna tu sei dislessica, ma è una forma leggera, si può curare. Mi sembra strano,però, che tu sia riuscita ad arrivare in quinta..." spiegò la donna

"Perfetto." esordii

"Basterà fare delle lezioni e degli esercizi consoni al suo problema, un corso di logopedia andrà benissimo" continuò la tipa

"Si, l'aiuteremo tutti, e il suo programma verrà semplificato" aggiunse Bianchi

"Arrivederci" la dottoressa se ne andò.

Rimasi con i risultati in mano, pensando a come l'avrei detto a casa. Quando rientrò il prof. non dissi nulla, fissavo il vuoto davanti a me.

"...Sapevo il mio problema, in genere si impara a leggere a 6 anni...io no, non c'ero riuscita, e mi sforzavo! Ma mi sentivo sempre dire che non avevo voglia, che non mi applicavo. A casa, mio fratello, è il più coccolato. Lui sa fare tutto, lui è bello, lui è perfetto. Io ero la bimba incantata, stupida. Sa come ci si sente ad essere chiamata da tutti gli altri bambini stupida ? No, lei non lo sa...grazie d'avermi aperto gli occhi, e adesso so che avevano ragione!" non avevo mai pianto, in quel momento mi uscì una lacrima, Bianchi era mortificato

"Tu non sei stupida, e non vali meno di tuo fratello. E' solo un piccolo problema, il tuo. Si può curare facilmente e dimostra che tutti gli altri prof. avevano torto." cercava di tirarmi su il morale

"Come lo dico a casa? Mamma, babbo avevate ragione, sono stupida"

"E non è vero che non so come ci si sente...anche io ho avuto dei problemi, ad esempio io avevo un principio di daltonismo. Non distinguevo colori come il rosso e l'arancione o il blu e il viola. Ma con tanto esercizio ci sono riuscito e adesso faccio il professore. Ti aiuterò io, l'affronteremo insieme. Convocherò i tuoi e gli spiegherò tutto." l'uomo si rivedeva in me.

"Grazie"

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


TENDIMI UNA MANO

-Capitolo 5

Erano passati due giorni, da quando il destino mi aveva sputato in faccia. Bianchi aveva esposto il mio problema agli altri professori, che nonostante le prove, non ci credevano. I miei ancora erano all'oscuro di tutto. Io dopo aver pulito dovevo sempre andare a lezione ma a delle lezioni apposta per me. Odio il fatto che adesso le mie compagnie di classe mi guardino in modo diverso, adesso avevano un motivo in più per deridermi alle spalle.

"Oggi alle 16, in classe per metematica. Ricordati!" mi urlò Bianchi dal fondo delle scale.

"Si, non mancherò" risposi girando l'angolo.

Bianchi veniva a tutte le mie lezioni, di qualsiasi materia, per aiutarmi. Mi faceva da insegnante di sostegno, cosa che io non volevo ma dato che sapeva come imporsi, dovetti accettare per forza. Tutte le ragazzine che lo amano adesso mi odiano, anzi hanno cominciato a farmi dei dispetti...e non sanno che scherzano con il fuoco.

"Ari,se ti serve una mano puoi chiederci qualsiasi cosa" sorrise Rachele

"Grazie ragazze, ma sto bene così!"

"Guarda che la tua malattia è grave, devi farti curare...e poi la dislessia non deve essere sottovalutata, certo che se io avessi il tuo problema, mi sentirei una merda e..." Irene aveva la capacità di farmi irritare facilmente

"La vuoi smettere?!! Basta, vuoi farmi pesare questa cosa per il resto della mia vita? Ma io ti rompo le palle perchè sei nana? No!" scoppiai.

Irene è sempre stata bassa, ma nessuno di noi la giudicava per questo. Io non tiro mai in ballo queste cose quando si litiga, ma lei mi aveva veramente stancata.

"Scusa, ma era il mio pensiero..." replicò con fare altezzoso

"Vuoi sapere una cosa? Io, in tutti questi anno, ho sempre preso più di te nelle verifiche e sembrà che io sia malata...questo vuol dire che devi smetterla di sminuirmi!" dovevo dirgli cosa pensavo da tempo.

Rachele mi trascinò via, uscimmo fuori dove incrociammo Ludovica e Lisa.

"Perchè Arianna è viola dalla rabbia?" chiese subito Ludovica

"Perchè stava discutendo con Irene, e se non la tengo potrebbe saltargli addosso!" spiegò Rachi

"Cosa gli ha detto per farla uscire di testa così?" aggiunse Lisa

"Sottolineava il fatto che è malata e che dovrebbe curarsi"

"Aspettate un attimo che vado dentro, la picchio e torno" disse Lisa avviandosi verso la porta ma bloccata da Ludovica

"Io giuro che se me la ritrovo intorno mi alzo e gli tiro un pugno, non ho paura di farlo! Deve piantarla di fare la superiore, lei non è meglio di me solo perchè non è dislessica! E se racconta della mia sfuriata ai suoi giuro che rispondo anche a loro!"

"Ehi, calmati! Ragiona, se dice così è solo perchè è gelosa di te" continuò Ludo

"Sarà ma deve fare basta!" mi calmai piano piano

Quando rientrammo in classe, la tipa non la smetteva di fissarmi. Forse si sentiva in colpa o forse era solo per sfottermi. Ad ogni modo, se mi si avvicinava l'avrei colpita!

Le lezioni finirono e fu il momento di mettersi a lavoro, alcune ragazze della mia classe sporcavano per farmi pulire. Che amore nella 5°BU.

Questa volta mi era capitata la biblioteca, non era grande come stanza. Munita di guanti, scope e stracci vari cominciai la mia opera. Dopo un'oretta finii.

"Arianna, il preside vuole parlarti" arrivò Francy a chiamarmi

"Ok, arrivo" levai i guanti, mi sistemai un po' e andai.

Entrai dopo aver bussato alla porta dell'ufficio. L'uomo era seduto dietro ad una scrivania grigia. Questa volta non c'era Bianchi ad aiutarmi.

"Entra, siediti"

"Grazie...doveva dirmi qualcosa?" cercai di essere cortese

"Si. La sua punizione finirà oggi, ma sarà tenuta ad andare comunque ai corsi di recupero. Data la sua situazione, potranno aiutarla con il suo problema. Ora può tornare al suo lavoro." mi congedò subito

"Si. Arrivederci"

Quando uscii trovai Bianchi in segreteria.

"Che ti ha detto il preside?"

"Che ho finito la mia punizione però devo continuare a venire ai corsi"

"Almeno non pulirai più!"

"Già, ma se devo restare comunque per le lezioni pomeridiane, non cambia niente"

"Vieni in classe" lo seguii

In aula c'erano mamma e babbo, seduti davanti alla cattedra, ad aspettarmi. Sicuramente Bianchi voleva mettermi nei guai e ci sarebbe riuscito. Ero più che sicura che mio padre lo avrebbe insultato. L'uomo mi fece segno di sedermi accanto a lui e non dalla parte dei miei genitori.

"Allora, io sono Simone Bianchi e sono il nuovo professore d'italiano. Vi ho convocati qui perchè io e Arianna dobbiamo comunicarvi una cosa" Bianchi mi guardò per un momento

"Ci dica prefessore, ha combinato qualcosa?" subito mia madre a pensare male

"No, è solo che da quando vostra figlia frequenta i corsi di recupero sono emersi alcuni problemi. Mi sono preso la libertà di fargli fare un test con una specialista ed è saltato fuori che Arianna, soffre di una lieve dislessia. Ciò vuol dire che ha dei piccoli problemi come ad esempio non riesce ad imaparare a memoria le cose difficili, o non riesce a coordinare braccia e gambe o non legge bene. Piccole cose che si curano con l'esercizio"

"Lei si è permesso di fare dei test su nostra figlia, senza che noi ne sapessimo nulla?! Lei è pazzo, mia figlia non è dislessica! Deve solo applicarsi" esordì papà

"Senta, io lo so che non è facile da accettare, ma non ho mica detto che è irreparabile!"

"Professore, a nostra figlia ci pensiamo noi, e come ha detto mio marito: Arianna ha solo bisogno di passare più tempo sui libri." aggiunse mamma

"No signora, si sbaglia. I risultati parlano chiaro, sua figlia è leggermente dislessica. Abbiamo già cominciato il recupero speciale per lei, io gli faccio anche da insegnante di sostegno"

"Mia figlia non ha bisogno del sostegno, e se non capisce forse sarà perchè lei non sa fare il suo lavoro!" mio padre quando s'innervosisce diventa anche offensivo

"Mi scusi, ma io vengo a giudicare il suo lavoro? No, allora mi lasci fare il mio. Io vi ho esposto il problema, e adesso sta a voi decidere il da farsi"

"Grazie dell'informazione, adesso ce ne andiamo!" mia madre si alzò in piedi e mi fece segno di andare

"Sentite, io ho sempre saputo di avere qualche problema. Solo che neanche io volevo accettarlo, adesso sono pronta. Voglio curarlo questo problema, e poi a voi cosa cambia? Il prof. è l'unico ad aver capito in 13 anni di scuola!" dovevo difenderlo, dopo tutto lui l'aveva fatto per me

"Adesso andiamo a casa e ne discutiamo, poi decideremo" concluse mamma.

Uscimmo dall'aula, riuscii ad accennare un saluto e poi venni strattonata fuori. I miei per tutto il viaggio non parlarono, sempre muti ma con degli sguardi che valevano più di 1000 insulti. A casa ci sedemmo a tavolo, stile riunione di famiglia, e cominciammo a parlare della cosa. E questa volta c'era anche mio fratello, perciò la cosa sarebbe stata ancora più umiliante.

"Quel professore è un insolente! Come si è permesso di fare quei test senza permesso?! E poi tu potevi non farli, ma come al solito sei così stupida che segui tutti!" sbottò mamma

"E' proprio questo che non riuscite a capire, io non sono stupida! So bene chi vuole aiutarmi e chi no! Lui l'ha fatto per me, e sai una cosa...forse tu non vuoi aiutarmi e la cosa mi fa male"

"Noi ti vogliamo aiutare ma tu ti devi applicare, sei dislessica!" urlò a gran voce mio fratello

"Ecco, voi dovete sempre farmelo notare o farmelo pesare. Sono dislessica, qualche problema? Sapete cosa vi dico...andate a farvi fottere!" detto questo presi la porta e me ne andai.

Lasciai quella casa per sbollire, per calmare un po' i miei poveri nervi. Da quando Bianchi è entrato nella mia vita, sono cominciati i casini! Prima mi ignoravano tutti e forse era meglio...

Il giorno dopo, appena salita in coriera, mi misi a sedere sugli scalini come sempre. Cuffie alle orecchi, fissavo il paesaggio fuori. Ad un certo punto, qualcuno, mi prese per la felpa e mi tirò su di peso.

"Qui ci sto io!" s'impose il tipo

"Scusami, c'ero io...e poi adesso scendiamo"

"Non me ne frega nienta, io ho deciso che voglio stare qui! Che c'è vai a piangere da mammina adesso?" quando odio i tipi come quello

"Senti scimmione, o ti alzi o ti alzi, scegli tu"

"Avete sentito?! Ti hanno insegnato a picchiare a scuola...o forse sarà un meccanismo di difesa dato il tuo problema?" continuava a ridere

"Wow, chi ti ha insegnato una parola difficile come "meccanismo"? Dev'essere stata dura!"

Le porte si aprirono, e dato che era venerdì mattina, erano pochi quelli che scendevano lì. Il bestione mi spinse fuori con prepotenza. Ed io non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno.

"Ragazzina, stai attenta a te! Di solito non picchio le ragazze...ma potrei fare un' eccezione!"

"Dai no, dato che sai solo menare le mani. Non mi fai paura!"

"Tu stai scherzando troppo!"

"Sei tu che hai cominciato, idiota! Soffri anche di amnesia?!"

Il tipo lasciò perdere e s'incamminò con gli amici dalla parte opposta alla mia. Mi avviai verso la scuola, ma all'improvviso venni bloccata. I tre tipi avevano fatto solo finta, e dato che non c'era nessuno ne approfittarono per picchiarmi.

"Questo è per avermi dato dell'idiota!" e via con il primo pugno allo stomaco

"Questo è per la presa in giro!" il secondo pugno, dritto in volto

"Ti sentirai figo, a picchiare una ragazza!" risposi con quel poco fiato che avevo

"E questo è per...non lo so, poi mi verrà in mente!" tirò l'ultimo sempre al volto.

Gli amici chiusero l'opera con una serie di calci. Non riuscivo ad aprire un occhio, sentivo il sangue scendermi giù per il collo e la mia faccia non si sentiva per niente bene. Non riuscivo ad alzarmi, così restai lì. Qualcuno corse verso di me, e mi aiutò a tirarmi in piedi. Non capivo bene chi fosse, avevo la vista annebbiata.

"Arianna...ch'è successo?" la voce era quella di Bianchi

"...N-niente..." mormorai a denti stretti

"Oh, aspetta. Siediti" mi appoggiò al sedile della sua macchina...deduco che eravamo nel parcheggio della scuola

"...Se lo prendo stavolta lo concio per le feste!" aggiunsi con quella poca forza rimasta

"Andiamo dentro che ti disinfetto la faccia, non per allarmarti ma continua a sanguinare!"

"Prof. lei ha una capacità di tranquillizzare la gente proprio innata!" gli strappai un sorriso

Entrammo, le bidelle e i professori in segreteria rimasero a bocca aperta. Subito Francy corse a prendere disinfettante, cerotti e ghiaccio. C'era anche Adriana, mentre Bianchi mi teneva il fazzoletto, lei stava lì a fissarmi schifata.

"Prof. faccio io!" si propose Francesca

"No, ce la posso fare."

"Ne è sicuro?"

"Sisi. Allora Arianna, adesso ci metto il disinfettante. Brucerà, ma tu resta ferma, o stringi i denti o stringi qualcosa in mano"

"Uhm...v-vada..."

Come il disinfettante mi scese sulle ferite, mi partì una smorfia di dolore. Comincia a muovere i piedi, credo di aver dato qualche calcio a Bianchi ma non era mia intenzione. Adriana continuava ad osservare la scena dallo sfondo. Dopo qualche minuto, l'uomo, finì la sua opera d'arte. Un cerotto sul naso, uno sulla bocca e un occhio gonfio. Perfetto.

"Prof. mi fa malissimo una spalla..."

"Veramente, avevo notato come tenevi il braccio...se la muovi ti fa male?" sembrava davvero essere preoccupato

"Si, non la posso muovere..."

"Io la porto al pronto soccorso, non può stare così" l'uomo cercava consensi negli occhi degli altri che erano lì

"Si, anche io! Non rischierei" rispose Francy

"Adriana, puoi prendere le mie classi?"

"Si, ma non ha niente. Solo scena..."

Bianchi fece finta di niente, e mi portò d'urgenza al pronto soccorso. Neanche stessi per partorire. Fece quel breve tratto di stratda a 200km/h.

"Ma perchè ti hanno conciata in quel modo?"

"Non lo so, ero seduta sugli scalini in coriera e questo tipo mi ha scansata per prendersi il mio posto e da lì è nato un dibattito."

"Sei una testa calda! Scommetto che tu gli rispondevi"

"Certo, io non abbasso la testa con nessuno!"

In sala d'aspetto c'erano una decina di persone. Ci sedemmo, e notai che Bianchi si guardava sempre intorno come se volesse trovare qualcuno.

"Cosa hanno detto i tuoi genitori, dopo l'incontro di ieri?"

"Niente, continuano a pensare che sia solo colpa mia cioè che non studio. Non vogliono accettarlo, neanche che avessi detto sono lesbica! Ho una lieve dislessia."

"Vedrai, capiranno con il tempo"

"Posso farle una domanda...perchè mette sempre questi maglioni così...fantasiosi?"

"Sai, me lo fanno notare tutti. Non lo so, mi alzo e mi vesto come capita"

"Capito"

"Signori tocca a voi! Entrate pure, il dottore vi sta aspettando" ci chiamò l'infermiera

Quando entrai, mi misi seduta sul lettino, e subito il dottore mi prese il braccio e lo alzò. Poi mandò fuori Bianchi e mi fece togliere la maglia per vedere bene la spalla. Dopo vari movimenti, decide di mettermi un tutore. Una fasciatura per tenerla ferma.

"Arianna, hai la spalla lussata, dovrai tenere il tutore per un mese, poi torni e rifacciamo la visita" il dottore era un tipo calmo e pacifico

"Grazie, per andare a dormire posso toglierla, vero?"

"Certo, però dovrai rimetterla alla mattina" sorrise

"Grazie, arrivederci"

Uscii dalla stanza. Bianchi non c'era però sentivo la sua voce...e non era affatto tranquillo. Sentivo anche una voce femminile ma non la conoscevo. Venivano dal corridoio parallelo a quello dov'ero seduta.

"Volevi il divorzio? Adesso firma e basta! Sei tu che l'hai voluto, io ti avevo proposto di ricominciare ma tu no, dovevi continuare la tua vita. Adesso arrangiati!" urlava lui

"Ah, caro mio, non finisce così!" rispondeva lei

Poi il silenzio, e dei passi pesanti.

"Andiamocene, vieni" due parole dette a mezza bocca con freddezza

In macchina, dopo essersi ripreso, parlò.

"Cosa ti ha detto il medico?"

"Che ho la spalla lussata, adesso devo tenere la fasciatura per un mese e poi tornare per fare la visita di controllo"

"Fa ancora tanto male?"

"No, poco, mi ha fatto fare dei movimenti per ridurre il dolore"

"Scusami se mi hai sentito urlare in quel modo..."

"Tranquillo prof. sono fatti suoi, ma se vorrà parlare io ci sono!" cercai di tirargli su il morale.

Quel prof. infondo era la mia unica ancora di salvezza. L'unico che mi avesse dato un pizzico di fiducia.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


TENDIMI UNA MANO

-Capitolo 6

"Prof, non sa quanto ci manca!" le mie compagne di classe riuscivano ad essere le più false di questo mondo.

"Voi no...dai scherzo, questa classe l'ho accompagnata fino in 4°!" Stefano era tornato a farci un saluto, era la prima volta in quest'anno che veniva.

"Prof. ma adesso dove insegna?" Rachele sembrava particolarmente interessata...

"Adesso lavoro al Classico"

"Sarà contento è quello che sempre voluto" commentai

"No, vi svelo un piccolo segreto ma voi non ditelo in giro, voi siete molto più simpatiche!"

"Prof. si ricorda la terribile 1bu? Quante ne abbiamo fatte in prima!" tutti scoppiarono a ridere.

Suonò la campanella, uscirono tutti e dentro rimasero Stefano, Rachele, Ludovica e Lisa a parlare. Mi fiodai alla macchinetta del caffè, ma c'era una fila lunghissima...dopo qualche minuto gettai la spugne e tornai di sopra.

"Arianna!" mi girai era Bianchi che mi seguiva

"Dica prof."

"Come va la spalla?"

"Bene, stamattina è stata una battaglia riuscire a mettere la fasciatura però ce l'ho fatta!" sorrisi

"Comunque oggi pomeriggio alle 14.30 recupero di latino, non mancare!"

"Ci sarò, anche se con poca voglia..."

"Simone! Simone!" ci voltammo, era Stefano tutto contento.

"Ehi, che ci fai da queste parti?"

"Sono venuto a prendere dei fogli in segreteria e ho pensato di passare a salutare le ragazze"

"Adesso ho preso io il tuo posto, e devo dire che hai fatto un duscreto lavoro con loro"

"Ci abbiamo messo un po' però in 4 anni qualcosa hanno imparato...e con lei come va?" disse guardandomi

"Lei? Lei è testarda come i muli e troppo orgogliosa"

"Io? Ma prof. cos..." cercai di ribattere

"Visto? Tanto l'ultima parola è la sua!"

"E' sempre stata così, con me restava calma...a volte" si lasciò scappare una risata

"Giuro che riuscirò a piegarla per la fine dell'anno!"

"Io non ci giurerei troppo..." replicai andandomene

I due si spostarono in un angolo e cominciarono a parlare in segreto. Non mi interessava, sapevo che i due erano amici quindi, non erano affari miei. Le 14 arrivarono presto ed io dovevo rientrare a scuola, Lisa era andata a prendere la corriera quindi non avevo più nessuno con cui parlare.

Quando entrai, vidi che non c'era nessuna bidella nei paraggi...poi sentii dei rumori venire dalla sala insegnanti. Mi avvicinai e vidi Francesca in piedi sulla porta. Mi affacciai, trovai Bianchi che ormai aveva distrutto la macchinetta del caffè e nessuno che lo fermava.

"Che succede?" domandai preoccupata

"Non lo so, ha chiuso il telefono e ha cominciato a prendersela con la macchinetta...io non mi avvicino ho paura di prenderle!" mi rispose Francy

"Ci penso io, ha le mani completamente insanguinate!"

Entrai, l'uomo neanche si accorse di me, continuava la sua opera.

"Prof. non può prendersela con la macchinetta...non risolverà il suo problema..."

"Arianna vattene, non avvicinarti!" urlò con le lacrime agli occhi

"Eh no caro mio, io non me ne vado senza di lei! La smetta, si fermi!" mi avvicinavo sempre di più

"Io sono stufo di tutto!"

"Lo so, adesso mi guardi, io sono qui e lei si fida di me. Venga via da lì!"

L'uomo piano si fermò, e riuscii a bloccarlo. In tanto Francesca aveva chiuso la porta per evitare i ficcanaso. Lo feci sedere.

"Grazie...sono un professore, certe scenate non dovrei farle..."

"Tutti dobbiamo sfogarci in qualche modo...certo lei ha distrutto la macchinetta...e credo che gli altri prof. ce l'avranno a morte con lei però..." gli strappai un sorriso

"Pagherò tutto, lo prometto"

"Mi faccia vedere la mano, forza!" l'uomo cercava di nascondere le ferite

"Non è grave, smetterà di sanguinare prima o poi..."

"Si ma tra meno di 10 minuti ci saranno i corsi e non deve fare brutta figura!" mi alzai ed andai alla cassetta d'emergenza.

Presi il disinfettante e una benda.

"Adesso tocca a me vendicarmi, no scherzo, può bruciare"

"Piano, piano...ah..."

"Scusi!"

"Sto scherzando"

"Guardi che alla fine le faccio male davvero!" dissi sorridendo

Gli sistemai la benda e rimisi apposto il tutto.

"E' finita...abbiamo chiuso..." esordì con lo sguardo fisso sulla mano

"Mi dispiace...e a lei...dispiace?"

"Si...o forse no, infondo erano mesi che mi tradiva...ma qualch'è peggio,è che io lo sapevo e non facevo nulla per impedirglielo. Sapevo che la scusa del tennis non era vera, ma la sentivo distante da tempo e non m'interessava. Forse aspettavo solo questo momento..."

"Io non posso dire niente, però non devo sentirsi così. Lei è un bell'uomo e che so io è anche simpatico...sa quante ne trova, non ha da preoccuparsi!"

"No, non ho più l'età per queste cose, io nel mio piccolo sto bene e sinceramente non so il motivo della mia sfuriata..."

"Era un modo per sfogarsi e lasciare uscire fuori tutta quella rabbia repressa che aveva dentro"

"Quanti anni hai?"

"17 perchè?"

"Riesci ad essere più matura delle tue compagne..." i nostri sguardi erano fissi l'uno sull'altro

"Era solo il mio pensiero..."

"Grazie ancora, però sarà meglio andare che sono le 14.27..."

Eh...si ha ragione, meglio andare" ci alzammo contemporaneamente.

L'imbarazzo era improvvisamente salito e Bianchi era diventato molto impacciato...quasi inciampava sulla sedia...

Entrammo in aula, la prof. era già seduta alla cattedra. La lezione fu abbastanza impegnativa e senza alcun motivo, mi tremavano le mani. Bianchi tentava di restare impassibile, ma con scarsi risultati.

"Arianna, mi sai dire che caso è?" la prof. si girò di scatto

"C-c-cosa...ah si, credo genitivo singolare..."

"Esatto"

Arrivarono le 17 e il corso finì.

"Allora a domani..." ruppe il ghiaccio Bianchi

"S-si, a domani..." non so cosa mi stesse accadendo però non volevo andarmene, sentivo che dovevo rimanere lì con lui

"Ah, una cosa...non dire niente di quello che ti ho raccontato...va bene?"

"Certo, non mi sarei mai permessa..."

"Vuoi una mano con il giubbotto?" si accorse del mio tentativo di mettere quello stupido indumento che odiavo

"No, ci riesco..." riprovai, dato che il braccio sinistro non potevo muoverlo, dovevo fare molta attenzione

"Dai, ti aiuto!"

Sentii il suo tocco leggero sulle spalle. In quel momento realizzai che forse...un piccolo interesse da parte mia c'era.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


TENDIMI UNA MANO

-Capitolo 7

"Dai ragazze, salite che devo fare l'appello!" urlava la Livari

"Evviva!" esclamai con moltissima gioia

"Non sarà poi così male..." tentò di fami cambiare ida Ludovica

"Ludo, secondo te, 3 ore in un museo...sono divertenti?!!" le sclerate mattutine di Rachele, erano sempre buffe

"Ragazze, cosa aspettate? Salite" ci invitò Bianchi

Anche in autobus, le varie classi sociali si vedevano. Infondo c'era il gruppo delle più fighe, in mezzo noi e davanti le più tranquille e secchione.

"Oi, Ari siediti qui" mi chiamò Irene

"Scusa, ma sto vicino a Lisa"

"Ok"

Cuffie alle orecchie, musica a tutto volume e un bel viaggio davanti. Intanto Lisa giocava con il suo cellulare e le altre parlavano. Seduti in prima file c'erano Bianchi e la Livari. Lei che non smetteva di blaterare e lui che cercava di ascoltarla.

"Oh, invece di ascoltare la musica con le cuffie, che ne dici di condividerla con noi?" Lisa mi tolse le cuffie dalle orecchie.

"Certo, che canzone volete?"

"Facciamo noi!" Rachele con un gesto fulmineo mi prese il telefono dalle mani.

Dopo qualche minuto di indecisione, mise " Some Nights" dei Fun. Tutte cominciammo a cantare ad alta voce. Tutti si erano girati per guardarci, c'era chi rideva e chi si era unito al coretto. La Livari infastidita dalla musica di alzò, e dirigendosi da noi.

"Non tutti vogliono ascoltare la musica, siete pregate di abbassarla" quella ghigno da cornacchia.

"Ma prof. stanno cantando tutti!" cerco di convincerla Rachele

"Non m'interessa a me..." ribattè ma venne interrotta

"A me non danno fastidio, almeno non si annoiano" sorrise Bianchi dopo essersi avvicinato

"Visto?! Piace, quindi..." esordii

Cercai di non guardare Bianchi negli occhi, altrimenti sarei finita per perdermici. I due prof. tornarono alle loro postazioni.

"Posso sapere perchè non hai calcolato Bianchi? Non l'hai neanche guardato in faccia..." mi chiese subito Ludovica

"Così, non ci ho fatto a posta..."

"Guarda che a noi puoi dire tutto...ma non sarà che ti piace?" Lisa mi conosceva meglio di chiunque altro e forse aveva centrato il punto.

"Cosa? Ma sei matta, no!" sapevo di mentire.

"Sarà...Arianna tu non mi convinci." concluse la ragazza

Il bus si fermò. Era ora di scendere.

"Andiamo, la guida ci starà aspettando" ordinò la Livari. Tutti gli andarono dietro, io e Lisa eravamo rimaste un po' indietro.

Entrammo nell'edificio. Non era per niente brutto, era abbastanza moderno per essere un museo. C'era anche tanta gente, ci avvicinammo alla guida.

"Salve ragazzi, io sono Maria, e vi guiderò in questa visita" la tipa sembrava simpatica, ma non sapeva di che pasta siamo fatte.

"Venite, cominciamo da là...allora avete fatto i promessi sposi?" già, il museo era dedicato ad Alessandro Manzoni. Se a scuola ero stata poco attenta, figuriamoci qui nel museo.

"Ehi, ti stai addormentando?" mi si avvicinò Ludovica

"No, però ci manca poco, sai quant'è facile il mio abbiocco" ci scappò una risatina ma Bianchi ci fece capire che dovevamo smetterla.

"Questo quadro è di un artista sconosciuto, rappresenta Lucia e la Monaca di Monza...è molto bello." la ragazza continuava a spiegare ma la metà della gente era distratta.

La Livari era sempre in prima fila con il gruppetto delle vip. Mentre a chiudere la fila c'era Bianchi.

"Adesso ragazze andiamo al piano di sopra, per favore salite sull'ascensore a piccoli gruppi" la tipa salì per prima.

Ascensore. Quella parola risuonava nella mia testa. Ho sempre avuto la fobia degli ascensori, mi facevano paura. Forse il pensiero di rimanere chiusa dentro, mi ha sempre accompagnata. Tutti piano piano salirono, gli ultimi eravamo io, Rachele, Ludovica,Irene e Bianchi.

"Forza, salite in tre e l'altra sale con me" spiegò l'uomo

"Ma le scale?" domandai guardandomi intorno

"Ma a che ti servono, c'è l'ascensore...comunque non ci sono" disse lui serio

"Come non ci sono, i-io non salgo con l'ascensore..."

"Come sarebbe a dire?"

"Io ho la fobia degli ascensori, non salgo!"

"Dai non fare la bambina, ti sali e basta!"

"Ho detto di no!"

"Voi ragazze salite, arriviamo anche noi" le altre ubbidirono, le porte si chiusero.

"Perchè non vuoi entrarci?"

"Perchè ho paura, mi sembra ovvio"

"Ma di cosa?"

"Di rimanere chiusa dentro e di non uscire mai più"

"Ma anche se accadesse, ci sono i tasti d'allarme, ti tirerebbero fuori in un secondo"

"Resta il fatto che io non ci salgo, e poi le mie precedenti esperienze hanno rafforzato la mia teoria"

"Entriamo insieme, non succederà nulla, vedrai!"

"Ho detto di no!" puntai i piedi.

L'uomo senza preavviso, mi prese la mano e mi trascinò dentro. Prima che riuscissi a liberarmi dalla presa, le porte si erano chiuse. Cominciai a sudare freddo, e il respiro era sempre più corto.

"Le ho mai detto che la odio? Bene, ora lo sa!" commentai acida, tenendo gli occhi chiusi.

"Puoi aprirli gli occhi"

"A che piano andiamo?"

"All'ultimo, al 4°" rispose calmo

"Come al 4°, lei è pazzo, io mi sento male! Fermi questo coso, io devo uscire!" cominciai ad agitarmi.

"Stai calma, se fai così ti prenderà il panico"

"Ce l'avevo già prima di entrare qui, il panico!"

Ad un tratto quella macchina infernale si bloccò, le luci si spensero e le porte rimasero serrate.

"Cosa sta succedendo?"

"Niente, tranquilla Arianna, non succede niente"

"Essere bloccati in questo stupido coso, le sembra niente?!"

"Stai tranquilla, ho già premuto il tasto per l'emergenze, arriveranno ad apririci"

"Io l'avevo avvisata, ogni volta che salgo su un ascensore, si ferma. E' una legge ormai!"

Mi lasciai scivolare a terra, cercavo di pensare ad altro ma con scarsi risultati. Bianchi stava zitto, non diceva nulla. Io respiravo a fatica, la paura mi stava uccidendo. Dopo qualche minuto anche l'uomo si mise a sedere, affianco a me.

"E' colpa mia, non avrei dovuto tirarti dentro..." ruppe il ghiaccio

"Si, ha ragione...no, dai scherzavo"

"Volevo solo aiutarti, volevo farti affrontare una tua paura"

"La prossima volta mi avvisi, così magari mi preparo" sorridemmo contemporaneamente.

"...Perchè ci mettono così tanto...io voglio uscire!" la tachicardia si faceva sentire.

"Calma, che ne dici di farci delle domande...almeno non ci pensi..."

"Ok, forse ha ragione."

"Va bene...colore preferito?"

"Verde, il suo?"

"Probabilmente non ne ho uno preferito, forse blu. Ora tocca a te"

"...Mare o montagna?"

"Montagna, tu?"

"Si anche io"

"Sport preferito?"

"Calcio, lei?"

"Si, anche io"

"Prof. ho la vista annebbiata...e non riesco a respirare..."

"Non pensarci, appoggia la testa sulla mia spalla...e prova anon pensarci..."

La cosa stava diventando un po' imbarazzante però ero felice.

"Mancano pochi mesi alla fine dell'anno...ci saranno gli esami poi..."

"Già, secondo lei ce la potrei fare?"

"Certo, con un po' di studio in più...puoi fare tutto quello che vuoi se ci credi veramente, ci credi?"

"Si...ci credo"

"Non chiudere gli occhi, non svenire...devi restare qui con me e devi essere cosciente"

Purtroppo, cominciavo ad affaticarmi. Gli occhi si facevano sempre più pesanti e il respiro corto.

"Ehi, guardami! Pensa a qualcosa di bello, che ti piace" si era messo in ginocchio davanti a me

"Prof...i-io non ce la faccio più, faccia qualcosa..."

L'uomo ricominciò a schiacciare il bottone d'allarme con insistenza, una piccola scritta su di un monitor situato vicino alla porta, cercava di calmarci.

"Attenzione, stiamo risolvendo il problema. La preghiamo di restare calmo e ci scusi per l'accaduto."

Quella scritta continuava ad apparire. L'uomo mi tirò su in piedi, pensando che magari fosse stato meglio. Svenii e Bianchi cercava di tenermi su. Quando le porte finalmente si aprirono, c'era una squadra di paramedici ad aspettarci. Non so cosa successe, so solo che quando riaprii gli occhi eravamo dentro ad un'ambulanza.

"Ti sei svegliata, meno male...temevo di averti persa..." Bianchi era seduto lì al mio capezzale.

"Io non mollo così facilmente"

"Lo so, tu sei troppo forte!"

"Come temeva di perdermi..."

"...Bè sei svenuta ed io non sapevo cosa fare, stavo andando in paranoia anche io..."

Continuavo a respirare l'ossigeno che veniva dalla mascherina. Eravamo soli, non c'era nessuno del nostro gruppo.

"Ma gli altri dove sono?"

"Sono dentro, ho preferito avvisare solo la Livari, in modo di non spaventare le tue compagne"

"Grazie"

"Grazie a te"

"Adesso sto bene, possiamo anche tornare dentro..." mi tirai su, seduta sulla barella

"Forse è meglio che resti qui" mi bloccò l'uomo

"No, sto bene" mi alzai a fatica, mi appoggiai al mezzo e scesi.

"Sei veramente sicura di voler rientrare? Possiamo aspettarli qui"

"Tranquillo"

Camminavo verso la porta del museo, ero qualche passo avanti a Bianchi. Sentii una mano afferrarmi il braccio e tirarmi. Due morbide labbra mi accolsero, era un bacio. Uno di quelli così dolci da toglierti il fiato. Quando ci staccammo, e aprii gli occhi mi ritrovai i suoi che mi fissavano. Quei due occhi azzurri come la notte, si stavano perdendo nei miei.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


TENDIMI UNA MANO

-Capitolo 8

Restammo in silenzio, tutto intorno a noi sembrava essersi fermato...gli sguardi erano sempre persi l'uno nell'altro, e a rompere quella magia furono la Livari con la classe. Bianchi mi lasciò andare il bracio prima che qualcuno se ne accorgesse, e quando la sua collega era più o meno davanti a lui, si allontanò da me. Lasciandomi come una cretina lì, con gli occhi di tutti addosso.

"Noi abbiamo finito, voi state bene?" chiese la Livari a Bianchi

"S-si, stiamo bene..." l'uomo continuava a fissare il terreno.

"Possiamo andare a fare un giro della città, che ne dici Simone?" continuava lei

"Si, non c'è problema"

"Ragazze allora, vi lasciamo del tempo per girare la città, ci ritroviamo qui tra un'ora"

"Si prof!" risposero alcune.

"Dove andiamo?" Rachele e le altre mi accerchiarono

"Prima Bianchi ha detto che laggiù c'è una fontana, possiamo andarla a vedere..." commentò Ludovica

"Tu che ne dici, Ari?"

"...C-cosa? Oh, per me è uguale..."

Ero ancora un po' scossa, alzai lo sguardo per vederlo, ma non c'era più. Il suo era stato un vero e proprio asssedio, non me lo sarei mai aspettato. E adesso? Conoscendomi, adesso lo ignorerò...sperando che la cosa passi e piano piano venga dimenticata.

"L'abbiamo persa, pronto Arianna! Terra chiama Arianna, rispondete!"

"Scusami Rachi, ma oggi ho la testa fra le nuvole..."

"Ce ne siamo accorte, dai che è stato solo un attacco di panico e poi c'era il prof." esordì Irene

"Vado a fare due passi, ci vediamo davanti al museo"

"Ok, non continuiamo a girare..." sentenziò Irene

"Aspetta, vengo con te!" Lisa probabilmente aveva già capito qualcosa.

Passeggiavamo per le strade della città, in silezio. Ma Lisa, sapeva quando parlare.

"Perchè sei così pensierosa?"

"Non lo so, così..."

"Senti Ari, agli altri puoi lasciar intendere quello che vuoi, ma a me no!" la ragazza si bloccò

"Ok...Bianchi mi ha baciata e credo che la cosa mi sia piaciuta..."

"Cosa cosa cosa?! Veramente avevo già captato qualcosa...sapevo che alla fine ti sarebbe piaciuto"

"Si, mi è simpatico e con lui ci sto bene, ma non possiamo...cioè lui è un professore e io sono minorenne!"

"Non devi mica sposarlo! E comunque, secondo me, dovresti dimenticarlo...è stato solo un bacio, niente di più"

"Forse hai ragione, ma non riesco a cancellare dalla mente...quel momento. Io che cammino, lui che mi ferma e boom, mi bacia...questa cosa mi sta mandando fuori di testa!"

"Adesso cerca di restare calma, e se ti parla devi far finta di niente. Come se non fosse accaduto nulla."

"Ci proverò, è stato...magico...speravo che quell'istante non passasse più ma una parte di me diceva che era sbagliato..."

"E' normale, c'è una grande differenza tra voi. Lui è un prof. e tu un' alunna, lui ha 40 anni e tu 17, lui è adulto e tu no. Non funzionerebbe..."

"E se funzionasse? Comunque non ha 40 anni..."

"No, hai ragione ne avrà almeno 55!" scoppiammo a ridere.

Tornammo al museo, per fortuna non eravamo le ultime. Mancavano ancora Bianchi e la Livari. Nel frattempo io e le latre ci eravamo seduto su un muretto.

"Dove siete state voi?" ci chiese subito Ludovica

"Noi...siamo state in giro, abbiamo camminato un po' in centro" spiegò Lisa

"Noi siamo state alla fontana e poi siamo andate in un parco lì vicino" esordì Irene.

"Eccoli...ma sono loro? La Livari la vedo...ma Bianchi?" si girò Rachele

"Dev'essere quella montagna di buste che si muove..." ci sfuggì un sorriso.

"Bene ragazze, se siete tutte, possiamo ripartire" ci avvertì la prof.

Si ammassarono tutti sulla porta, io e Lisa decidemmo di aspettare...tanto i posti erano sempre quelli.

"Voi due! Aiutate il prof. con le buste" ordinò la strega

"Ma queste cose sono sue, perchè non le mette a posto lei?" ribattei

"Arianna, ti sei appena guadagnata una nota,sappilo!"

"Almeno ho detto la mia!".

"Dev'essersi divertito molto prof.!" lo canzonò Lisa

"Abbiamo girato tutti i negozi del corso, in ogni negozio avrà provato 10 abiti! Volevo fuggire ma non ci sono riuscito!" disse sconsolato.

Nessuno dei due disse niente, ci limitavamo a qualche occhiata. E Lisa non sapeva che fare.

"Queste erano le ultime, saliamo!" concluse poi.

Lisa salì, l'uomo era dietro di me e restava a debita distanza. Sguardo sempre puntato giù.

Ripartimmo, cercai di non pensarci. Meglio staccare, per un po', la spina.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


TENDIMI UNA MANO

-Capitolo 9

Erano passati 3 giorni da quell'evento che aveva cambiatoil mio modo di pensare, il mio modo di vivere...insomma qualcosa in me era cambiato. A scuola lo ignoro, e lui ignora me. Alle lezioni di recupero non si presenta, e in classe cerco di non fissarlo. So bene che non è la soluzione migliore, ma infondo era stato lui a baciarmi, dovrebbe essere lui ha venire da me. Mia madre, non si sa come ma era venuta a sapere della mia crisi di panico e sapeva anche che era stata colpa di Bianchi. Era anche venuta a scuola per parlargli e lui le aveva dato ragione, non aveva ribattuto, le aveva chiesto scusa almeno un milione di volte. Tra noi non c'è più dialogo, non c'è più niente. Però dovremmo parlare, siamo indifferenti l'uno nei confronti dell'altro. Il giorno dopo alla gita, Lisa mi aveva convinta a raccontare tutto a Rachele e Ludovica.

"Adesso c'è italiano..." disse Rachi quasi sussurrando

"Già" risposi senza neanche guardarla

"Ce l'hai con lui?"

"No, perchè dovrei...è solo che mi aspettavo almeno una spiegazione"

"Eccolo"

"Dai ragazze, tutte al proprio posto!" esordì

Posò la borsa sopra alla cattedra, uno sguardo veloce al registro e libro in mano.

"Oggi leggiamo la scena 4° della Locandiera, chi vuole leggere?"

"Io" alzò la mano Lisa

"Anche io" si aggiunse Rachele

A loro si aggiunsero altre due ragazze. Si distribuirono le parti, e iniziarono. Appena finirono di leggere, Bianchi chiese chi era in grado di riassumere il testo. Come sempre nessuno si propose. Ludovica con un gesto fulmineo mi alzò il braccio, non feci neanche in tempo a realizzare il tutto.

"Si?"

"...C-cosa io?"

"Hai alzato la mano"

"Si. Queste scene raccontano di Mirandolina che vuole a tutti i costi far crollare i pregiudizi del cavaliere nei confronti delle donne. Alla fine, il cavaliere cede alla seduzione di Mirandolina e lei gli fa capire che le armi della donna sono infinite e che nessun uomo può rimanere indifferente davanti a queste."

"...Esatto, andiamo avanti..."

Nemmeno un'occhiata, niente di niente. Non aveva alzato mai la testa dal libro. Ero zero per lui, ma lui non lo era per me.

La campanella suonò, e durante l'ora successiva, la prof. di diritto mi chiese di portare dei libri in biblioteca. Scesi le scale molto lentamente, non avevo la minima voglia di sentire i discorsi della prof. sulla politica. Apii la porta della biblioteca, mi ritrovai Bianchi davanti che mi fece cadere tutti i libri dalle mani. Contemporaneamente ci abbassammo per raccoglierli e inevitabilmente i nostri sguardi s'incrociarono.

"...Scusa" era imbarazzatissimo

"Si, figuri..."

"Non dovresti portare dei pesi, la tua spalla non è ancora guarita..."

"Già, ma non mi fa più tanto male..."

Ci ritirammo in piedi. Posai i libri sul tavolo vicino a noi e feci per andarmene.

"Aspetta, mi dispiace..." disse per fermarmi

Non dissi niente, mi girai chiudendo la porta alle mie spalle.

"Sono stato uno stupido, non avrei dovuto...baciarti e poi ignorarti...ma mi vergognavo, sono il tuo professore e non dovrei fare certe cose..." cercava di scusarsi, ma non era neanche convinto di quello che diceva.

"...Non sono arrabbiata, solo che mi aspettavo almeno un chiarimento da parte sua...e quando ho visto che mi ignorava, ho usato la sua tecnica anche io"

"L'avrei fatto anche io, mi sono comportato da ragazzino non presentandomi ai recuperi, però avevo paura...e quando mi sono visto arrivare tua madre, ho pensato fosse la fine."

"Non direi mai una cosa così a mia madre, non è nel mio carattere..."

"Scusami ancora...adesso sarà meglio che torni in classe"

"Si, è vero. Allora ci si vede al recupero"

"Contaci, a dopo" finalmente un sorriso.

Tornai in classe saltellando come una scema.

"Perchè sei così contenta?" mi domandò Ludovica con uno sguardo malizioso

"Poi ti dico" mi limitai.

"Allora, la scuala è finita e siamo al Mc, adesso puoi parlare!" esordì Lisa

"Sono andata in biblioteca e c'era Bianchi, si è scusato per il suo comportamento e mi ha sorriso"

"Quindi adesso è tutto a posto, sono felice per te!" commentò Rachele.

"Si, anche io".

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


TENDIMI UNA MANO

-Capitolo 10

Dopo una serie di 4 in latino era ora di cambiare qualcosa. Più studiavo e più le mie conoscenze andavano sotto lo zero. Tra tra 3 giorni il compito che dovrebbe anzi, deve, salvarmi la vita. Ancora mia madre non sa niente dei vari votacci, non volevo deluderla...Nessuno, della mia famiglia, credeve che potessi affrontare un liceo eppure sono in 5° e non posso inciampare davanti al traguardo. Se adesso sono una persona chiusa e insicura come dice la prof. di matematica, se non venissi ammessa agli esami finali, sarebbe la conclusione di un'esistenza di merda. Rachele, Ludovica,Lisa...loro credono in me e mi aiutano sempre e perciò non posso tradire la loro fiducia.

"A cosa stai pensando?" una voce maschile mi riportò alla realtà

"Come? Oh, scusi...è che ho la testa da un'altra parte..." Bianchi mi guardava innervosito

"Sono 45 minuti che siamo sui sistemi a tre incognite, cerca di impegnarti!"

"Si, ha ragione mi scusi..."

"...Vuoi dirmi che c'è che ti distrae?"

"Niente, è solo che comincio ad avere seri dubbi...Con i voti da schifo che mi ritrovo, non mi ammetteranno mai all'esame..."

"No, hai ancora molto da recuperare, ma se ci concentriamo ce la faremo!" sorrise dolcemente, meno male che c'era lui altrimenti ero già andata fuori di testa.

"Grazie, dai continuiamo matematica" mi rimboccai le maniche e ripresi.

Dopo aver finito quel lavoraccio, ci alzammo, lui sarebbe andato dalle ragazzine di prima e io da Rachele e le altre a studiare latino.

"...Non vai a casa?" mi chiese sistemando i libri nella borsa

"No, mi fermo con delle amiche...mi aiuteranno con latino..."

"Ah...chiamami se ti serve una mano!" disse uscendo.

Lasciai l'aula con un sorrisone sulle labbra e una voglia di rimettermi in gioco pazzesca!

"Eccola, sei pronta?!" mi chiese Ludovica

"Si, ora si!"

Erano tutte sedute e con la testa china sul libro.

"Lungo questo recupero...eh?" mi canzonò Lisa ridendo

"Ma magari facevano altro..." aggiunse Rachele

"Voi siete matte! Sarà meglio cominciare con latino!"

Ripassammo metà del programma, alcuni argomenti mi restavano più difficili da ricordare però ci stavo mettendo anima e corpo.

"Ragazze sono le 20, sarà meglio smettere? Riprendiamo domani mattina durante le ore di psicologia e poi torniamo al pomeriggio, come oggi" propose Ludovica

"Per me va bene, però io continuo a ripassare anche stasera e domani arriverò presto!" chiusi il quaderno e cercai di non dimenticare nulla

"Domani arriverò presto così ti do una mano" sentenziò Rachele

"Grazie, l'apprezzo molto! Siete fantastiche!" ci abbracciammo, era uno di quegli abbracci di gruppo che racconterai ai tuoi nipoti un giorno.

Ci salutammo e poco dopo ero fuori dalla scuola, subito arrivò mio padre a prendermi. Notai la macchina di Bianchi dietro di noi, ma preferii non dire nulla dato che papà non nutriva molta simpatia nei suoi confronti. Chissà come avrebbe passato la serata...e con chi...no non mi interessa, adesso devo pensare solo alla scuola!

"A che ora sei andata a dormire ieri sera?" mi domandò Lisa appena mi vide, neanche un 'ciao'

"Alle 2.30 circa perchè?"

"Hai due occhiaie, scommetto che hai studiato..."

"Si vede tanto?! Ho un sonno, rischierò di addormentarmi durante le lezioni!" dissi tra uno sbadiglio ed un altro

"Non puoi fare così, devi dormire!" si impose lei

"Lo farò appena avrò tempo, fino ad allora devo studiare latino!"

"Forza, tutti seduti che cominciamo!" urlò Bianchi entrando

La lezione cominciò, per favorire il mio bisogno di riposo, c'era una bella materia: storia. Non riuscii a reggerla e dopo neanche 15 minuti di spiegazione crollai nel più profondo sonno. Non sentii le mie compagne che parlavano, non sentii la spiegazione, non sentii niente di niente...neanche Bianchi che mi chiamava...

"Arianna...Arianna...Arianna!" continuava a ripetere

"Prof. non risponderà...sta dormendo" mi indicò Rachele

"E perchè dorme, la mattina si viene a scuola per imparare non certo per dormire!"

"Ha ragione ma sono due giorni che non dorme, vuole migliorare i suoi voti e perciò passa tutto il tempo sui libri" aggiunse Ludovica

"Si, ma così non va bene..."

"Vuole solo che qualcuno sia fiero di lei, tutto qui" concluse Lisa

Quando la campanella suonò, Bianchi si avvicinò al mio banco e con fare galante cercò di svegliarmi.

"Ehi...Arianna sveglia, se entra la Livari e vede che dormi siamo fritti tu ed io!"

Nessuna risposta.

"Daii apri gli occhi che è tardi..."

Neanche questa volta ricevette alcuna risposta.

"Stai dormendo sul compito di latino, così non lo finirai mai..."

"Oddio, cosa?! Dov'è, devo scrivere!" tornai al mondo normale, solo la parola latino mi faceva venire i capelli verdi (?)

"Calma, adesso c'è la merenda e non c'è latino...L'ho detto solo per farti svegliare!"

"Mi scusi, ma continuo ad odiarla!" sorrisi ancora un po' assonnata

"Per studiare non devi perdere il sonno, perchè il sonno riposa la mente e il corpo"

"Si ma io non ho tempo, devo recuperare tutto quel tempo perso"

"Ti aiuto io, quando ce l'hai questa interrogazione?"

"Domani"

"Ok, dopo le lezioni faremo latino...tanto non ho nessuno che mi aspetta a casa" accennò un sorriso ma con lo sguardo rivolto a terra

"Non deve farlo, è colpa mia se adesso sono in questa situazione, spetta a me risolvere il tutto!"

"Non voglio sentire ragioni, alla fine delle lezioni in bibliotaca, puntuale" detto questo lasciò la stanza nel momento in cui la campanella suonò la fine della merenda.

Avrei passato un intero pomeriggio sola con lui, certo, non era la prima volta ma sarebbe stato diverso. Questa volta è diverso.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


TENDIMI UNA MANO

-Capitolo 11

"Arianna, puoi venire un attimo nell'ufficio del preside?" mi chiese la Feltrini con molta calma

"Cosa? Che ho fatto?"

"Dobbiamo parlare"

Ecco quel "dobbiamo parlare" erano le uniche parole che mettevano in ansia qualsiasi persona.

"Entra" mi spinse dentro con un gesto fulmineo la prof.

C'erano tutti, la Livari, Bottali, Appiotti, Cecchini, il Preside e Bianchi. Appena mi avvicinai alla scrivania, i vari prof. mi fissavano come se avessi profanato il loro territorio.

"Tra pochi giorni ci saranno gli scrutini, e vedremo chi sarà ammesso o meno all'esame...La tua situazione non è delle migliori, hai diverse insufficienze e in più non ti applichi molto..." cominciò Alfio (il preside)

"Io ce la sto mettendo tutta, non è colpa mia se alcuni professori ce l'hanno con me..."

"Ma che diavolo dici!?! Io la boccierei solo per questa risposta!" gridò la Livari facendosi avanti

"Stia calma professoressa, discutiamone..." continuò l'uomo

"La ragazza sta cercando di rimediare in tutte le materie, io stesso gli do ripetizioni qui a scuola e non mi sembra che sia così malaccia...certo non ci sono voti altissimi, ma la sufficienza c'è" mi difese Bianchi

"Senti Simone, solo perchè è sotto la tua ala protettiva, non vuol dire che è speciale!" replicò di nuovo quella cornacchia della Livari

"Sto solo dicendo che si sta impegnando, e poi non è vero quello che hai detto, il preside mi ha dato l'ordine di aiutarla, vero?"

"Si, è stato un mio ordine. Adesso però direi di finirla. Arianna, hai una settimana per recuperare al meglio, altrimenti ci rivediamo il prossimo anno"

"Ce la farò vedrà, nonostante qualcuno..." dissi guardando l'arpia.

Usciti dall'ufficio, la Livari se ne andò di corsa innervosita, mentre gli altri discutevano tra di loro.

"Ehi, sta tranquilla...ci andrai sicuro all'esame" mi incoraggiò Bianchi

"Mi mancano solo poche materie da recuperare, latino, matematica e scienze...non vedo tutta questa premura di farmi la ramanzina"

"Sai come sono gli insegnanti, pretendono sempre troppo. Comunque adesso vai a prendere lo zaino e ci vediamo in biblioteca, vediamo di combinare qualcosa" mi fece l'occhiolino e mi lasciò salire le scale.

In aula erano rimaste Rachele e Ludovica ad aspettarmi.

"Allora, che volevano?" domandò Ludovica alzandosi di scatto

"Niente, dicono che rischio l'anno...ho troppe insufficienze e la Livari non mi vuole mandare all'esame"

"Ma quant'è patetica quella prof.? Solo perchè non la pensi come lei, allora devi essere bocciata?! Questa è pazza!" esclamò Rachele

"Non preoccupatevi, non mi abbatte nessuno..."

"Dai, ci vediamo domani e faremo questo benedetto compito di latino..." si congedarono...

"Ah, comunque la Livari ha fissato il compito di storia per dopo domani...ce l'ha detto quando tu ancora non c'eri..." mi avvisò la bionda

"Quella vuole mettermi K.O. ma non ci riuscirà..."

"Va bene dai ti lasciamo al tuo amore..." mi canzonò l'altra

"Andate và, che è meglio!"

Dopo un caffè velocissimo, eccomi in biblioteca a studiare una materia che non mi servirà a niente. Bianchi scrive alla lavagna e non riesco a non fissarlo...dai, è troppo carino!

"Allora, traducimi questa frase" si girò di colpo

"S-si, Sparta...era...la città...più...più...forte?"

"Esatto, ma sei troppo tesa, rilassati..."

"E' che non mi ricordo mai i verbi e li studio continuamente!"

"Si vede che ci stai troppo tempo sopra...veramente...Stefano mi aveva accennato qualcosa..."

"Poverino, abbiamo fatto tantissime verifiche, tantissime lezioni su i verbi ma ancora mi confondono...non so perchè ma faccio fatica a memorizzarli...e non dica che è la dislessia!"

"Un po' è anche quella...però è anche un fatto psicologico...dai continuiamo"

La lezione durò circa due ore, due ore di puro latino...pensavo sarei morta ed invece avevo ancora un briciolo di energie.

"Senti questo è il calendario delle tue verifiche, in questa settimana dovrai darti da fare...Martedì: verifica di latino, Mercoledì: verifica di storia, Giovedì: interrogazione d'inglese, Venerdì: verifica di matematica e interrogazione di scienze."

"Lo so e non so ancora come organizzare il tutto, però posso riuscirci, tanto i quadri escono la settimana prossima, giusto?"

"Escono Mercoledì prossimo, comunque dopo ci sarà un altro mese. E poi il responso finale"

"Speriamo bene..."

"Sono le 18, vuoi andare a casa o continuare?"

"Continuiamo" affermai decisa

L'uomo con molta nonchalance si tolse il maglione e rimase in camicia, a questa visione potevo anche andarmene felice.

"Dove eravamo rimasti?"

"C-come? Ah, alla proposizione finale..."

La settimana finì in un secondo, eravamo già arrivati a sabato. Tutti aspettavano i quadri per vedere l'esito della riunione. Le verifiche le passai tutte con abilità, feci il massimo per ogni materia e anche i professori si accorsero del mio cambiamento...Adesso dovevo solo sperare che il mio impegno si servito a qualcosa. Da ieri non vidi più Bianchi, e se lo incrociavo faceva di tutto per non fermarsi, notai solo la sua espressione arrabbiata...magari aveva ancora problemi con l'ex moglie.

"Ragazze, sono usciti i quadri...andate a vederli con calma" ci avvertì l'Appiotti

Oggi, 27 Aprile, io al primo scrutinio sono stata...non ammessa.

Non potevo credere hai miei occhi, dopo aver sudato 8 camicie non avevo risolto nulla...ero rimasta quella stupida ragazza di sempre...No, non era possibile! Avevo recuperato ogni materia...passato ore ed ore sui libri per cosa?...Per niente, per un banalissimo: non ammessa.

Mi distaccai dal gruppo, affacciati all'aula prof. c'erano la Livari che mi guardò subito con quel ghigno di vittoria, l'Appiotti alquanto dispiaciuta e dietro di loro Bianchi che mi fissava dispiaciuto. Non ci pensai due volte, uscii dalla scuola e corsi via. Più lontano che potevo, fregandomene della pioggia. Corsi nel mio rifugio, era lontano dalla scuola, ma viaggiavo alla velocità della luce, senza accorgermi della fatica. Arrivai al faro. L'unico posto dove mi sentivo protetta, lì non ci andava nessuno, quindi potevo stare tranquillamente sola con i miei pensieri. La pioggia mi bagnava e le lacrime mi rigavano il volto, bello schifo!

"Cha fai lì? Ti prenderai una polmonite!" gridò una voce alle mie spalle

Era Bianchi, anche lui completamente fradicio.

"Se ne vada, ho bisogno di stare sola!"

"Sei scappata da scuola e le tue amiche mi hanno detto che ti avrei trovata qui...sta piovendo a dirotto, torniamo a scuola"

"No, non ce la faccio adesso...domani, forse"

"Non è ancora finita, c'è ancora l'ultimo mese, passerai te lo prometto"

"Sono stufa! Più mi impegno e più la vita mi sbatte la porta in faccia!" mi alzai e lui si avvicinò

"Sarà sempre così, però tu non devi abbatterti...l'hai detto tu che non ti saresti arresa...metti questo, almeno evitiamo un malanno" mi porse il suo giubbotto verde

"Grazie...ma non mi farà cambiare idea..."

"Adesso sei scossa, però non devi darla vinta alla Livari...ha fatto di tutto per metterti fuori gioco e ci è riuscita, ma non è detta l'ultima parola"

"A nessuno importa come andranno le cose, nessuno pensa mai a come sto io...chi lo dirà ai miei?"

"Ci parleremo insieme, gli farò vedere i tuoi voti"

"Non saranno mai fieri di me, nessuno è mai fiero di me!"

"Io si, io sono fiero di te e continuerò ad esserlo, adesso vieni qui..."

"Non ci voglio tornare a scuola...mi lasci qui e dica che non mi ha trovata"

"Io non me ne vado senza di te, lo vuoi capire?!" con uno scatto si fiondò sulle mie labbra e per la seconda volta ci abbandonammo a quel bacio così spontaneo, che entrambi aspettavamo e cercavamo da tanto tempo. La pioggia continuava a bagnarci ma per noi era come se non ci fosse.

Oggi, 27 Aprile, mi hanno chiuso la porta ma Bianchi era dietro al portone.

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


TENDIMI UNA MANO

-Capitolo 12

Come dice la canzone di Max Pezzali, "questo è il mio secondo tempo e non voglio perderlo". Esatto, adesso mi rimetterò in gioco, non la darò vinta a quella cornacchia della Livari. Ha avrà vinto una battaglia, ma vedremo chi vincerà la guerra!

Erano passati due giorni dall'onda che mi aveva travolto, le cose sembravano filare bene...certo, io e Bianchi non potevamo parlare di certe questioni a scuola, perciò cercavamo di vederci dopo. Non era un fidanzamento, nessuno dei due cercava questo, è solo amicizia. L'attrazione da parte mia c'è però non voglio correre, non voglio rovinare questo momento. Rachele e le altre avevano intuito qualcosa ma ancora non le avevo aggiornate sugli ultimi avvenimenti.

"Arianna, scusa se disturbiamo i tuoi pensieri, ma potresti rispondere alla domanda?" mi domandò acida la Bottali

"Scusi, mi ero distratta un attimo..."

"Si, un attimo...comunque, dov'eravamo rimasti?" e riprese a blaterare qualcosa sullo Stato, niente d'importante.

All'intervallo Ludovica mi presa da una parte, con aria un pochino sconvolta.

"Puoi raccontare bugie alle altre, ma non puoi mentire a me! Ho visto come vi guardate, come vi cercate, come ti distrai facilmente e come sorridi senza nessun motivo. Io sono certa che il giorno del primo quadro degli esami, è successo qualcosa tra te e Bianchi!" la ragazza mi teneva in pugno.

"Ludo, ma che dici! E' solo venuto a prendermi al faro per riportarmi a scuola, tutto qui..."

"Continua con le tue cavolate, tanto io la verità la scoprirò lo stesso! E comunque un professore non dà il proprio giubbotto ad una alunna..."

"...L'ha fatto solo per non farmi prendere una polmonite! Ludo se era successo qualcosa ve l'avrei detto, adesso andiamo dalle altre che ci stanno aspettando" sorrisi preoccupata, per certe cose Ludovica era come una spia russa!

"Scusa Arianna, ho quelle fotocopie che ti dicevo, puoi venire un secondo che te le do?" esordì Bianchi.

"Si, certo" mi sentii tutti gli sguardi addosso ma quello più pesante era quello di Ludovica, che mi scrutava attentamente.

Andammo fino alla biblioteca.

"Senti, oggi pomeriggio ti andrebbe di andare a fare una passeggiata? Non sei obbligata ad accettare, cioè se non ti va, ti capisco..." aveva abbassato lo sguardo ed era arrossito un po'.

"Si, mi va..." gli sorrisi

"Che ne dici di andare al mare?"

"Con te verrei anche in capo al mondo..." sussurrai.

"Cosa?"

"No, dicevo che va benissimo"

"Bene..."

"Bene..." stavo per uscire dall'aula.

"Le schede, altrimenti sospetteranno qualcosa" scoppiai a ridere dolcemente e Bianchi stava lì a fissarmi sognante.

"Allora ciao, a dopo"

"Ciao"

Quando tornai dalle altre, feci quel breve tragitto saltellando, Ludovica aveva assunto un ghigno di vittoria. Probabilmente era il più bel periodo della mia vita, ero già uscita con qualche ragazzo ma non erano poi così importanti. L'unico ostacolo erano i miei, chissà cosa mi avrebbero detto se mi avessero scoperto...meglio tralasciare!

Appena suonò la campanella mi catapultai fuori, ma ad aspettarmi trovai la Pirani (prof. di religione).

"Arianna, devo dirti una cosa" disse secca, ma sempre con la sua solita delicatezza.

"Dica..." vedevo Bianchi uscire

"Senti, per quella cosa del non ammessa, spero tu non ti sia abbattuta. L'abbiamo fatto solo perchè abbiamo visto un po' d'impegno in questo ultimo mese e pensiamo che dovrebbe essere costante. Perciò devi prendere questa cosa come un invito..." la prof. continuava a parlare ed usavo la vecchia tecnica del "sorridi e annuisci".

"Si, ha ragione prof. ho sprecato un sacco di tempo, ma sto migliorando! Adesso la devo lasciare, altrimenti perdo l'autobus ma grazie dell'incoraggiamento!" sorrisi e dopo il suo saluto la lasciai.

Mi guardai in giro ma niente Bianchi, da nessuna parte. Dopo qualche minuto decisi di incamminarmi verso la fermata dell'autobus.

"Ti piacciono tanto i tuoi piedi?" alzai lo sguardo e vidi una macchina che continuava a costeggiarmi.

"Prof!" esclamai dimenticandomi di trattenere l'enfasi.

"Sali, se non sbaglio avevamo un appuntamento..." disse sorridendo.

Salii in macchina, era abbastanza in ordine. C'era un profumo di Nord, non so come spiegarlo...sembra quell'odore che ha il venticello di montagna...(vi prego non prendetemi per pazza!).

"Comunque...quando non siamo a scuola puoi chiamarmi Simone...sai è così che mi chiamano di solito..." accennò una risata.

"Ah, scusi non pensavo che anche lei avesse un nome...buono a sapersi!" ribattei io

In pochi minuti arrivammo in spiaggia. Passeggiavamo tranquilli, lui raccontava aneddoti sulla sua giovinezza e io l'ascoltavo incantata. Sembrava così felice di parlare con qualcuno, era sereno. Ridevamo, era come se il mondo si fosse fermato.

"Hai mai fatto il bagno ad Aprile?" mi chiese ad un tratto

"No, credo che l'acqua sia ancora fredda"

"Ma se non l'hai mai provato, come fai a dire che l'acqua è ancora fredda?"

"Non lo so..."

All'improvviso l'uomo mi strattonò dentro, in effetti l'acqua non era proprio caldissima.

"Questa me la paga!" dichiarai guerra aperta.

Una serie di schizzi colpì il povero Simone che non poteva fare altro che sopportare, ma in un mio attimo di distrazione ecco che la situazione si era capovolta. Dopo una buona mezz'ora di battaglia, dichiarai la mia resa. Uscimmo, eravamo completamente bagnati.

"Però è stato divertente!" sentenziò lui passandosi una mano tra i capelli.

"Già, però questa è la seconda volta che mi fai fare qualcosa all'improvviso, però l'ascensore non lo dimentico! Credo di non averti ancora perdonato per quello!" risposi ridendo e allungando il passo.

"No neanche io non l'ho dimenticato..." bisbigliò prendendomi la mano e facendo finta di nulla.

Camminammo ancora, fino ad arrivare alla Rotonda, mano nella mano e completamente fradici.

"Ma è..." qualcosa o meglio qualcuno era pronto a rovinare il nostro pomeriggio.

"Ma no non mi sembra..."

"Oddio! Si, si è..." esclamò l'uomo spaventato.

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


TENDIMI UNA MANO

-Capitolo 13

"Cosa facciamo?" gli chiedo frettolosa

"Se giriamo le spalle e torniamo indietro penserà male, fingiamo di esserci incontrati qui?"

"...Non mi convince ma tentar non nuoce..." ormai eravamo nei pressi dell'uomo.

"Simone...ah, Arianna...anche voi a passeggiare?" Stefano era in tenuta sportiva.

"Ci siamo incrociati 10 minuti fa e stavamo parlando, ma tu piuttosto, che fai?" rispose repentino il ragazzo dagli occhi blu.

"Non avevo niente da fare così appena sono uscito da scuola, ho pensato di venire a correre" Stefano aveva un sorrisetto accusatorio.

"Però, che coincidenza...chissà quante probabilità c'erano di vederci tutti qui..." esordii

"Ah, Simone...ti dovrei dire una cosa...in privato..."

"Faccia pure prof. io tanto sono in ritardo, devo scappare. Allora arrivederci a tutti e due..." dissi allontanandomi dal pericolo.

Mi incamminai finchè non mi imbattei in Ludovica con il suo fidanzato Nicola. Insomma, oggi è la mia giornata fortunata!

"Ciao Ari, che ci fai in spiaggia?" mi domandò subito

"Ciao ragazzi. Sono qui con mio fratello, l'ho accompagnato da un amico e adesso non ho la più pallida idea di dove sia finito!" sorrisi imbarazzata.

"L'hai cercata anche dentro al mare? Sei tutta bagnata!" mi fece notare

"No, è che abbiamo giocherellato un po'..."

"Dai, va bene, ti lasciamo alla tua ricerca...ci vediamo domani a scuola!" e anche questa era scampata. Tirai un sospiro di sollievo.

Dopo qualche minuto mi raggiunse Simone.

"Ehi, oggi non è giornata eh?!" rise

"Proprio no! Non bastava Stefano, anche Ludovica!"

"Si, l'ho salutata prima...Riusciremo mai a restare soli e tranquilli per una volta?"

"E' la vita...vuole metterci alla prova" stavolta lo presi io per mano e sapevo che non l'avrei perso in quel momento.

Tornati alla macchina, Simone decise di riportarmi a casa, era così premuroso. La prima cosa che aveva detto dopo aver guardato l'orologio fu "Li avevi avvisati i tuoi?", dopo aver risposto positivamente alla sua domanda pensai a come l'avrebbero presa. Chissà come ci rimarranno se sapessero...per adesso meglio non pensarci, io e Bianchi non dovevamo mica sposarci, eravamo solo dei buoni amici che si conoscono.

"Sai, non ci sono mai stato nel tuo paesino, com'è?"

"Non è molto grande, non ci sono grandi cose però è carino...Ma non ti consiglio alcuni abitanti, diciamo che è un posto dove regna il pettegolezzo"

"In che senso?" l'uomo guardava la strada tranquillamente

"Nel senso che ci sono persone che non si fanno i fatti propri e molte prime donne, è il solito paesino dove si creano dei livelli."

"Tu non sei così"

"Ma non sono neanche migliore di loro, diciamo che preferisco pensare alla mia di vita e allo stare bene con me stessa"

L'uomo sorrise dolcemente, come se quel sorriso fosse la risposta, come se quel sorriso valesse più di cento parole. Mentre lui parlava, ma comunque sia sempre attento alla strada, lo fissavo incantata. La mia mente era pervasa di domande, impressioni ed il mio corpo veniva colpito da emozioni che non avevo mai provato prima. Felicità, spensieratezza, tranquillità, pace e libertà avevano preso il posto di tante altre cose quali: tristezza, rabbia, malinconia, indifferenza e nervoso. Finalmente mi sentivo bene ed era una bella sensazione.

Arrivammo a destinazione nel giro di 20 minuti, mi feci lasciare abbastanza lontano da casa, in modo che ne i miei ne i vicini potessero vedere Simone.

"Sono promosso come pilota?"

"Sono ancora viva, no?!"

"Simpatica, comunque mi sono divertito con te..."

"Anche io, di solito i professori sono noiosissimi..."

"Pensavi questo di me?!"

"No, dai, pensavo che ti saresti addormentato ad una certa ora" scoppiammo a ridere

"Mi sottovaluti"

"Mi scusi"

"Mi ricordi un fiore, bisogna essere delicati con te perchè al minimo sgarro ti chiudi"

"Lo so, ho un caratteraccio ma non si possono cambiare queste cose già prescritte, si può solo ammorbidirle"

"Adesso o mai più...non è che puoi darmi il tuo numero di telefono...sai, se usciremo ancora non ci sarà bisogno di scuse per farti venire da me...anzi, ho detto una cavolata, lascia stare..." era diventato rosso come un peperono e non riusciva neanche a guardarmi in faccia.

Senza pensarci due volte, tirai fuori una penna dallo zaino e scrissi il numero sul suo braccio. Simone era incredulo, non pensava l'avessi fatto.

"Ecco fatto..."

"Wow...g-grazie..."

"Ora vado altrimenti mi daranno per dispersa..."

"Si, hai ragione..."

"Allora...ciao...Simone"

"Ciao Arianna"

Scesi dalla macchina, ma prima di chiudere lo sportello mi venne in mente una cosa.

"Ah, ma poi ti ha detto qualcosa Stefano?"

"...No no, cose di lavoro..."

Ci risalutammo e tornai a casa, mamma e babbo sapevano che ero a casa di Rachele perciò non fecero domande. Però si accorsero della mia grande felicità.

Ormai sotto alle coperte, continuavo a pensare a quello splendido pomeriggio e alla tenerezza di Simone, poi pensavo: Chissà cosa starà facendo, chissà se si è divertito davvero...Chissà com'è quando dorme, chissà com'è quando si sveglia... Venni interrotta dal suono del mio cellulare, sovrappensiero andai a controllare. Un messaggio.

"Non cambiare mai, resta così perchè sei perfetta. Buonanotte fiorellino..."

E con questo potevo andare a dormire serena. 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


TENDIMI UNA MANO

-Capitolo 14

I giorni passarono veloci e sereni, finalmente ero felice. Se ripenso all'interrogatorio delle mie amiche, dopo che Ludovica gli aveva raccontato di averci incontrati, mi viene ancora da ridere. Mi avevano portato in bagno, bloccato la porta e circondata. Sembrava uno di quei film d'azione dove ci sono gli interrogatori. Per fortuna, riuscii a non dire niente.

"Usciamo oggi?" mi chiesero tutte,

"I-io veramente avrei da fare..."

"Cosa?" Ludovica subito partì in quarta.

"Devo...andare ad una visita..."

"Sì, sappiamo noi che te la fa questa visita!" commentò vispa Rachele.

"Sceme! Ancora non siete convinte?!"

"Senti, tu sei una di quelle persone talmente lunatiche che non riesci a restare allegra per più di 10 minuti. Ultimamente non fai altro che saltellare di qua e di là, sprizzando gioia da tutti i pori!" esordì Irene.

"Magari è l'estate che si avvicina...e-e poi a voi cosa importa?! Io sono una persona strana e lunatica, appunto!" distolsi lo sguardo.

"Tu non ce la racconti giusta, ma siccome è suonata la campanella, lasceremo perdere..." concluse Lisa.

I miei genitori cominciavano a sospettare qualcosa, negli ultimi tempi uscivo quasi tutti i pomeriggi e portavo a casa voti più che decenti. La scuola stava andando bene e finalmente ero stata ammessa all'esame, l'esultanza mi aveva portata ad abbracciare Bianchi...ma in privato!

"Giovedì prossimo ho la comunione del figlio di un mio amico, solo che non ho la più pallida idea di cosa mettere...idee?" eravamo in macchina ed ero talmente presa da lui che neanche mi ricordavo più qual'era la nostra meta.

"Tu che pensavi di mettere?"

"Non lo so...il maglione arancione con sotto una camicia nera?"

"Stai scherzando spero!" lo fulminai con lo sguardo.

"Certo! Comunque pensavo al solito completo nero: giacca, cravatta e pantaloni neri, camicia bianca"

"Ottima scelta"

"Devo passare a casa, ho dimenticato il cellulare, ti dispiace se ci fermiamo un attimo?" chiese con uno sguardo da cucciolo.

"No, tranquillo" gli sorrisi.

Scendemmo, era un bel quartiere, un po' in periferia. La casa, da fuori, sembrava molto bella, aveva anche un bel vialetto.

"Entra pure, ma non fare caso al disordine!" mi avvertì repentino.

Aveva un salotto molto bello e spazioso, l'arredamento era molto moderno e discreto. C'erano vestiti in ogni angolo, paia di scarpe abbandonate per il corridoio e anche calzini vecchi di chissà quanto tempo.

"E' che da quando vivo da solo non trovo mai il tempo di sistemare, ammetto che fa schifo!" diventò rosso dall'imbarazzo.

"Anche io sono molto disordinata, ma tu mio caro mi batti!" lo canzonai.

"Vado un attimo di sopra a prendere il telefono, tu fai come se fossi a casa tua" sorrise salendo le scale velocemente.

Rimasi folgorata, nel vedere un pianoforte vicino ad una libreria. Sembrava in usato, un lieve velo di polvere lo incorniciava.

"Ti piace?"

"C-cosa?" sobbalzai.

"Ti piace, lo sai suonare?"

"No, non sono capace, so qualche nota a dire tanto"

"Siediti"

Obbedii all'ordine, l'uomo restò in piedi dietro di me, appoggiò con delicatezza le sue mani sopra le mie e poi mi guidò in una melodia lenta ma solare. L'imbarazzo era tanto, Simone era molto impacciato ed entrambi eravamo rossi in volto. Mi girai verso di lui, l'uomo si chinò verso di me e senza dire ne uno ne due mi baciò. Le sue mani appoggiate al piano, le mie incollate allo sgabello. Gli occhi chiusi e i cuori persi in quel momento. Il mio cellulare squillò, Bianchi si allontanò fissandomi ancora. Tirai fuori il cellulare dalla tasca, era Ludovica. Era la terza chiamata...ma prima non aveva suonato...

"Devo rispondere..." sussurrai

"Ma figurati" mi sorrise.

"Ciao Ludo, dimmi tutto...Cosa? Ma dici davvero? Ma come è successo? Ok, arrivo, tranquilla!" chiusi, ero visibilmente scioccato e anche Simone se n'era accorto.

"Che è successo?" domandò subito

"Irene...Irene è stata investita...devo andare subito in ospedale!"

"Ti accompagno"

Nel giro di dieci minuti, eravamo già lì vicino.

"Scendi, vai da lei, io parcheggio e vengo"

Corsi più in fretta che potevo, feci tre piani di scale, arrivai davanti alla sua stanza senza fiato. Trovai Ludovica, Rachele e Christian seduti fuori dalla porta.

"Allora? Che è successo?"

"I-io ero dall'altra parte della strada...lei ha attraversato e qu-quella macchina è uscita dal nulla...è colpa mia!" il ragazzo era spaventatissimo.

"Non è colpa tua Chri" non sapevo cosa dire.

"Noi eravamo con Ire, ma lei diceva di essere da sola a casa, perchè i suoi erano andati non so dove" spiegò Rachele.

"Li avete chiamati?"

"Si, arrivano, partivano per tornare...Sono ormai due ore che la stanno visitando..." aggiunse Ludovica.

Dal fondo del corridoio, scorsi la figura di Simone. Appena arrivò da noi, tutti lo squadrarono.

"Come sta?" fece

"Non sappiamo ancora niente...-notai che continuavano a fissarlo-...Ebbene sì, avevate capito tutto, però adesso non fateci domande"

L'uomo si sedette tra me e Christian, mi appoggiai alla sua spalla e aspettammo. Dopo un'altra mezz'oretta buona, i medici e i vari infermieri uscirono dalla stanza. Una donna e due uomini.

"Simone..."

"Miriam." rispose l'uomo con un tono freddo.

"Come sta Irene?" s'intromise Rachele

"La ragazza ha lieve trauma cranico e qualche piccola frattura, è andata bene! Adesso sta dormendo, lasciatela risposare e quando si sveglierà, non fatela stancare troppo" comunicò la donna.

Bianchi continuava a tenermi la mano, io non sapevo più dove guardare e l'aria si era fatta all'improvviso pesante. Io non l'avevo mai vista, era carina ma per i miei gusti era troppo sofisticata.

"Puoi venire a firmare dei fogli, dato che sei l'unico maggiorenne..."

L'uomo si alzò, e seguì l'ex moglie. Cercai di aguzzare le orecchie, ma non sentii molto. Quando tornò, non sembrava come prima.

"Hanno detto che potete entrare, ma uno alla volta" ci avvertì

"Entro io per prima" affermai alzandomi in piedi.

Appena misi piede dentro quella stanza così spoglia mi saltò subito all'occhio la figura mingherlina della ragazza, sembrava così indifesa. Mi avvicinai e con cautela gli presi la mano, era tiepida.

"Capisco che avevi visto Christian e che perciò non capivi più nulla, ma potevi almeno guardare la strada. Comunque ti farà piacere sapere che è seduto qui fuori ed è anche sconvolto. Finalmente vi siete messi insieme, non puoi lasciarlo qui da solo...Svegliati, fallo per me, per Christian e per le altre. Sì, hai visto bene, quello lì fuori è Bianchi...Sicuramente non vedi l'ora di farmi la tua predica, ma io sto bene e tu lo sai. Adesso esco e lascio entrare Chri, ma sappi che non me ne andrò da qui finchè non ti sarai svegliata!".

Chiusi la porta alle mie spalle, fuori c'erano solo Bianchi e Christian, le altre erano andate via.

"Andiamo, ti porto a casa..." disse l'uomo dandomi la mano.

"No, io resto qui finchè non si sveglia, lei l'avrebbe fatto per me!"

"Sei sicura, e i tuoi?"

"Adesso li avviso, capiranno..."

"Non ti lascio qui da sola, resto anche io!"

Ci sedemmo, parlammo, aspettammo e ci addormentammo. Ma l'importante è che eravamo insieme.

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


TEMDIMI UNA MANO

-Capitolo 15

"Arianna...Arianna sveglia!"

Aprii gli occhi e vidi la mamma di Irene con tutta la famiglia.

"Buongiorno"

"Grazie di essere rimasta qui tutta la notte..."

"Si figuri, ci sono novità?"

"No, è ancora in coma, dobbiamo aspettare che si svegli"

"Io comunque, non me ne vado da qui finchè non si sveglia!"

"Vai a casa, fatti una doccia e poi tona qui. Hai già fatto molto" la signora mi rassicurò.

Decisi di seguire il suo consiglio, solo che volevo restare lì in caso Irene si svegliasse...Mentre scendevo le scale dell'ospedale, fissavo il display del cellulare nella speranza di qualche messaggio da parte di Simone. Ma niente, solo 3 chiamate di mia madre. Meglio richiamarla.

"Ehi, mamma, dimmi?"

"Torna immediatamente a casa!" era molto arrabbiata.

"Che è successo, cos'ho fatto?"

"Vieni qui che dobbiamo parlare." poi riattaccò.

Aveva un tono di voce molto innervosito...però io non avevo combinato niente di male...sarà la menopausa...

Presi un lungo respiro prima di varcare la soglia di casa. Entrai. Erano in salotto. Oddio. Simone era seduto sul divano e i miei gli camminavano davanti.

"Finalmente..."

"Prof...cosa ci fa qui?" recitai la mia parte.

"Puoi anche chiamarlo per nome dato che vi frequentate no?!" lo sguardo di mio padre era leggermente inniettato di sangue.

"Ve l'avrei detto..."

"Quando? Quando, dopo averti usata, ti avrebbe lasciata? O quando ti avrebbe messa incinta?!"

"Signora, le giuro che non l'ho toccata neanche con un dito!" cercò di spiegare lui.

"Si, certo! Arianna è una ragazzina mentre lei è un adulto, dica la verità: vuole solo divertirsi?"

"Se pensate questo sbagliate di grosso! Non ho toccato vostra figlia, e non lo farei mai senza il suo permesso..."

"Lei è un professore, un autorità! Nostra figlia a solo 17 anni...lei invece, quanti ne ha?" babbo era di mille colori.

"Volete capire che non abbiamo fatto nulla? Simone è un brav'uomo, non beve, non fuma, guida bene, lavora...Cosa volete ancora?! Io per la prima volta sono felice! Non ho litigato con nessuno, non ho più brutti voti, non mi sono più cacciata nei guai! STO BENE!"

"Piccola mia, devi capire che appena avrà ottenuto quello che vuola, se ne andrà...è un uomo!"

"Signora le ripeto che non è vero, io e sua figlia abbiamo messo in conto tutte le differenze e i limiti che potremmo incontrare"

"Lei è bravo con le parole...Perchè proprio nostra figlia? L'ha detto anche lei che è malata, che è dislessica, perchè non una con meno problemi?"

"Perchè non considero la dislessia una malattia a differenza vostra...Mi piace, voglio continuare a conoscerla...So bene che l'età è un grande ostacolo però non mi arrendo. Se sto bene con una persona, non tengo conto dei mille problemi..."

"Avete notato che da qualche mese, quando rientro a casa, sono al settimo cielo? Avete notato che sono cambiata in questo periodo? Vedete, io non sono mai stata una persona solare, anzi, ero schiva e aggressiva, mentre adesso ho degli amici nuovi...Non ho rotto niente e non ho più picchiato nessuno...Sono semplicemente IO e sto bene! Se vi va bene o no, io sono questa. Prendere o lasciare. E' lui che mi ha cambiata in meglio, non lo lascierò..." mi alzai fiera dal divano, presi per mano l'uomo e l'accompagnai alla porta, i miei rimasero pietrificati.

La sua mano tremava un pochino, il suo sguardo aveva ripreso la lucentezza e dal nulla si creò un piccolo sorriso.

"Allora...ciao...Ci vediamo domani..."

"Perchè sei così tranquilla?"

"Perchè ho detto quello che penso...Nessuno può fermarmi!"

"Sei perfetta, mi piaci..."

"Meglio che vai altrimenti chiameranno la polizia...ciao"

"Si...ciao".

Ormai chiusa in camera con la musica a tutto volume, non mi interessava niente di quello che accadeva fuori dalla mia stanza. I mie potevano capire ma se non vogliono sono solo problemi loro. Io continuerò a frequentare Simone anche se è sbagliato, ma non si dice che sbagliando si impara? Questo è il mio momento per sbagliare o per imparare.

"Dove vai?" mi fermò mamma.

"Vado da Irene e poi a scuola"

"Vai dal tuo prof?"

"Che differenza fa? Tanto per te non andrebbe bene, giusto?"

"Sei diversa...sei solare, sei rilassata e felice...Cosa credi, che non me ne sia accorta?! Sono tua madre, certe cose le capisco a pelle...Ma con un professore no, non posso appoggiarti. Lui è più vecchio, tu hai solo 17 anni...Perdonami..." la donna tornò in cucina.

Presi la corriera, arrivai in ospedale. Irene era sempre lì, ad occhi chiusi persa chissà in quale dimensione.

"Arianna, potresti rimanere un attimo che vado giù al bar a prendere un caffè?" dalla faccia del papà di Ire, si capiva che era rimasto sveglio tutta la notte.

"Vai, vai pure! Resto io"

Accesi il cellulare, nessun messaggio e tanto meno chiamate. Spero che la scenata dei miei non abbia fatto cambiare idea a Bianchi...

Dato che non avevo niente da fare, entrai nella stanza di Irene.

"Ciao Ire, quanto ancora dovrò aspettare prima di vederti sorridere di nuovo? Sbrigati perchè tra poco ci saranno gli esami e dovremo studiare insieme...Anche se lo studio adesso non è al centro della mia vita, vedi...ieri i miei hanno scoperto di Bianchi e ci hanno rimproverati entrambi. So che tu daresti ragione a loro, però quello che provo con lui non l'ho mai provato prima...Tutti hanno diritto ad avere la propria favola e la mia è questa, potrà avere un lieto fine come portà non avercelo, ma quello che mi interessa è il presente. Adesso vado o farò, come sempre, tardi a scuola. Appena finisco torno qui da te!" uscii, salutai il padre della ragazza e corsi via.

Fino alla fine delle lezioni non incrociai mai Simone, la cosa mi preoccupava...Era impossibile, il suo giorno libero è il lunedì e oggi è giovedì! Neanche adesso c'erano ne messaggi ne chiamate. Forse aveva veramente seguito gli ordini di mamma e babbo, forse ci aveva pensato...Devo trovarlo!

All'uscita, mi fermai nell'atrio. Cercavo il suo sguardo, il suo sorriso...

"Ehi"

"Finalmente, non ti ho mai visto oggi" era dietro di me.

"E' che ho avuto da fare..."

"Che c'è...Sembri strano..."

"Devo dirti una cosa..." cambiammo posto, lontani da occhi indiscreti.

"Dimmi tutto" cominciavo a spaventarmi anch'io.

"...Miriam...Miriam è incinta..."

Panico.

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


TENDIMI UNA MANO

-Capitolo 16

"I-io non...I miei avevano ragione...T-tu sei u-un..." non riuscivo neanche a rispondere, quella notizia mi aveva sconvolta. Dovevo lasciare tutto e chiudermi nel mio mondo.

"Aspetta...Aspetta..." sentivo Simone chiamarmi ma pensavo solo a correre via. Via da lui, da quella verità e forse anche da me stessa.

Mi hanno sempre detto di non fidarmi di nessuno, e ho vissuto con questa regola, ne ho fatto la mia filosofia di vita. E per una volta che abbasso la guardia, ho perso.

Tornai in ospedale con la testa piena di domande e rimpianti. Intravidi la figura di Miriam, trattenni la rabbia e passai avanti. Adesso non era il momento di discutere, devo prima calmarmi.

"Ciao, ti dispiace rimanere con Irene mentre vado a chiedere all'infermiera di cambiargli l'aflebo?"

"Ciao Chri, vai pure. Io e Ire dobbiamo parlare" sorrisi.

"Ok...Stai bene?"

"Credo di si..." entrai e chiusi la porta alle mie spalle.

Mi squillò il cellulare, dopo aver letto lo stesso nome di prima, decisi di chiudere ed ignorare il tutto come in precedenza.

"Ire, come ti senti oggi? Ho visto Chri, siete proprio carini...Io non mi sento bene per niente...E' comico come le cose filano lisce e poi crollano nell'abisso più profondo. Simone mi ha detto che Miriam è incinta e, a meno che non sia stato lo Spirito Santo ma ne dubito fortemente, il bambino dovrebbe essere suo...Non gli ho nemmeno dato tempo di spiegare, come aveva detto mia madre, Bianchi era bravo con le parole e non volevo sentirle. Tu quando ti decidi a svegliarti? Ho bisogno di qualcuno che mi capisca davvero, adesso. Non sono all'altezza di niente, non mi merito uno come lui...è così perfetto, ma questa volta mi ha dimostrato di non esserlo..."

"Arianna, ho chiamato l'infermiera..." mi avvisò il ragazzo.

"Devo andare, è tardi, sono le 20. I miei si infurieranno..." uscimmo dalla stanza.

"E' la ragazza che ha bisogno di un cambio di aflebo?" arrivò Miriam.

"Si, è finito il liquido trasparente" rispose Christian, io avevo già fatto qualche passo e mi stavo allontanando.

"Scusami...Simone mi ha detto che sai del bambino..." mi poggiò una mano sulla spalla.

"Non voglio sapere niente." me ne andai.

Mentre andavo alla fermata dell'autobus riaccesi il cellulare. 9 chiamate e 6 messaggi di Bianchi, 2 chiamate di mamma e una chiamata di Ludovica.

Durante il viaggio lessi gli sms, voleva parlarmi...sono io che non ho il coraggio...L'unica cosa che voglio è andare a dormire e dimenticare tutta questa faccenda.

"Ari, dove sei stata?" ora anche l'interrogatorio.

"Dove vuoi che ero, ero in ospedale da Irene"

"Ha chiamato Ludovica, ha detto di prepararti perchè andate a cena fuori. Passa tra 20 minuti" mamma aveva una strana espressione.

"Non ne ho voglia..."

"Muoviti, vatti a cambiare, è un ordine!"

"E va bene..."

Salii in camera, mi cambiai. Optai per un abbigliamento normale normalissimo, non ero in vena di uscite allegre.

"Scendi, sono qui" urlarono dal piano di sotto.

"Siete in anticipo"

"Meglio" rispose repentina Ludovica.

"Ciao mà"

"Ciao Ari, ah, ascolta bene..." dopo questa, chiuse il portone.

Alla guida c'era Nicola, il fidanzato di Ludo, che continuava a scambiarsi sguardi strani con la ragazza e Rachele, intanto Lisa canticchiava allegramente. Sapevo di avere delle amiche poco serie, ma non pensavo così! Arrivammo al mare, non sapevo perchè, magari il ristorante era lì.

"Scendete, io vado a parcheggiare"

"Si"

"In bocca a lupo"

"Per cosa?" chiesi di sfuggita.

"Vieni Ari, andiamo!" mi trascinò via Lisa.

Camminammo fino al faro, era notte e non c'era molta gente.

"Togli le scarpe, andiamo in spiaggia" disse secca Rachele.

Eravamo davanti al faro.

"Ciao"

"Che cosa significa?!"

"Il prof. ci ha raccontato tutto, e tu non gli rispondevi così abbiamo pianificato questo..." spiegò Ludo.

"Loro mi hanno aiutato e anche tua madre..."

"Si, ma io non voglio parlare con te..."

"Noi vi lasciamo soli, buona serata!" e le tre malefiche scomparvero.

Simone era davanti a me, così bello e nervoso...

"Sediamoci, dobbiamo parlare..."

"Io non ho niente da dire..."

"Basta che ascolti...Ti fidi di me?"

Avrei voluto dirgli di no, che mi aveva preso in giro.

"...Si..."

"Sei scappata stamattina, è comprensibile...ma non mi hai fatto finire di parlare..."

"Cosa c'è da dire? Che mentre uscivi con me, sei andato a letto con la tua ex moglie? Va bene, io sono una ragazzina e tu un uomo, hai le tue esigenze. Finito?"

"Vuoi smetterla di saltare a conclusioni affrettate?! Ascoltami...Io non sono andato a letto con Miriam, il bambino è del tipo con cui mi tradiva..."

"Cosa?" mi sentii uno schifo.

"Quando eravamo sposati, volevamo avere figli e ci abbiamo provato...non venivano, così andammo a fare un controllo e il medico disse che non potevamo averne. Uno dei due era sterile, allora decidemmo di non voler sapere chi era tra noi due. Perciò se lei è rimasta incinta..."

"Tu sei...Sono una scema..."

"Si, io sono quello sterile. Non sei affatto scema, sei saltata alla conclusione ma anche io l'avrei fatto. Volevo dirti questo, ma tu sei scappata e perciò non ho potuto..."

"Come ti senti?"

"Non potrò avere figli...adesso che lo sai, puoi anche lasciarmi. Nessuno vuole un compagno così..."

"Mai...Questa cosa non cambierà il fatto che mi piaci."

"Non è facile per un maschio...Ma grazie a te, non mi importa. Ho scelto questo posto per dirtelo, perchè tutto è cominciato qui al faro..."

"Ma davvero hai convolto mi madre?"

"Si, le ho spiegato tutto e forse ha capito che non è un gioco per me. Voglio stare con te, l'ultimo ostacolo è tuo padre, ma cambierà idea anche lui"

"Tu sei pazzo!"

"Sarò anche pazzo, ma mi piaci"

Detto questo potevo solo baciarlo e non lasciarlo andare mai. Distesi sotto al faro, capii di essermi seriamente innamorata nonostante i problemi che c'erano. Ora e Sempre.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


~TENDIMI UNA MANO
-Capitolo 17
Piano piano i pezzi del puzzle tornavano a posto. Tra me e Simone procedeva tutto bene, la scuola andava bene e Irene mostrava segni di miglioramento.
Erano le 16.23 quando, seduta al capezzale della mia amica, assistetti ad un evento straordinario.
"Vuoi finirla con questo Bianchi, Bianchi di qua e Bianchi di là..." disse la ragazza con un filo di voce.
"Irene, ma...ma sei sveglia...Ti sei svegliata....Dio, sapevo che non mi avresti lasciata" l'abbracciai, le strinsi forte le mani, volevo sentirla davvero vicino a me.
Chiamai subito i dottori, mi fecero uscire dalla stanza, però dopo 15 minuti circa, ci permisero di entrare. Nel frattempo avvertii i genitori, i fratelli, Christian e tutti quelli che mi passavano per la testa. C'è chi piangeva dall'emozione, chi sorrideva incontrastato e chi non smetteva di parlare. Insomma eravamo tutti felici per quell'evento.
"Ehi, sono corso appena ho potuto, è tutto vero?" mi raggiunse Simone.
"Si, si è svegliata, sta benissimo" lo strinsi forte a me, per assicurarmi che non era un sogno.
Lasciai Irene con la sua famiglia, non volevo essere di troppo. Seduta su quella sedia, in quel freddo corridoio ospedaliero, capii che la vita non andava sempre secondo i nostri piani, a volte si vinceva e a volte si perdeva. Io in questa mano, contro il destino, avevo vinto. Avevo il fidanzato che speravo e delle amiche stupende.
Quando Simone se ne tornò a scuola, guardai al di là del vetro, osservai gli sguardi che aleggiavano nell'aria. Finalmente tutto era tornato come doveva essere.
Irene mi fece segno di entrare, ed io ubbidii.
"I miei mi hanno detto che non te ne sei mai andata da qui, che mi sei sempre stata accanto. Grazie, grazie di tutto. Ho sempre saputo di potermi fidare di te, che eri diversa da tutti gli altri anche se fai la dura ed hai un caratteraccio. Però devi sapere che io mi ricordo tutto quello che mi hai raccontato mentre ero in coma, di tutte le cose che ti sono successe. Purtroppo non potevo risponderti, ma adesso sono tornata e sono pronta per farti le mie solite ramanzine" si concesse una risata.
"Io ti voglio bene, nonostante i litigi e le parole grosse che volano, io sono così. Sono spavalda ma in cuor mio, so di essere una persona sensibile, che non esita ad aiutare il prossimo. Avrei voluto fare di più per te, ma si trattava di aspettare. Per passare il tempo, ti raccontavo cosa succedeva nel mondo reale, nel mondo in cui tu finalmente potrai tornare. E tornerai con una bella gioia...gli esami. Questa settimana c'è la preparazione per entrare agli esami, dopodichè si farà sul serio"
"Sarà dura per me rimettermi al pari, non credo che verrò ammessa, molto probabilmente verrò bocciata."
"Non se ti aiuterò io, verrò qui con le altre per studiare insieme, per farti recuperare il tempo perso. Se dovremo farcela, ce la faremo insieme!"
"Ti voglio bene, Ari"
"Ti voglio bene anche io, Ire".
Dopo essere uscita dall'ospedale, corsi verso la la fermata degli autobus per non perderlo. Dovevo correre a casa a studiare, purtroppo con la situazione che era appena passata non mi ero concessa molto ai libri. Tornata a casa, diedi la buona notizia.
"Mà, Irene si è svegliata, adesso sta abbastanza bene. Sono contentissima, ma devo andare a studiare" salii le scale con rapidità e mi gettai tra le braccia della filosofia.
I giorni a seguire, mi feci interrogare in quasi tutte le materie e, per fortuna, tutte con esiti più che positivi. Simone si era offerto più di una volta di aiutarmi, ma non mi sembrava giusto nei confronti delle altre compagne, così non accettai. Dopo essere stata ammessa agli esami, avevo solo un obbiettivo: passarli.
"Ehi, mi stai diventando una secchiona?!" mi canzonò Bianchi
"Mai e poi mai!" risi.
"Dobbiamo festeggiare, sei stata ammessa agli esami nonostante la partenza negativa"
"Già, ma sarò libera solo dopo averli passati"
"Cosa vuoi fare stasera?"
"Stasera ho un appuntamento con un ragazzo..."
"E chi è?" si allarmò subito.
"Mio cugino, ha 6 anni e siccome nessuno può stare con lui, ci penso io"
"Per un attimo ho sudato freddo, comunque potrei venire da te e darti una mano" sorrise con quel suo modo da cucciolo.
"Come vuoi, tanto mamma e babbo sono a lavoro e tornano tardi e Leo mi sa che dopo il lavoro ha un compleanno perciò non c'è nessuno"
"Ok, allora ci vediamo da te, vengo verso le 16?"
"Si, tanto Mattia arriva dopo pranzo".
Dopo aver salutato Simone, corsi alla fermata dell'autobus dalle mie amiche, purtroppo le avevo trascurate un po'.
"Eccola la nerd del gruppo!" mi diede una pacca sulla schiena Lisa.
"Ma quale nerd!?!"
"Usciamo oggi?" propose Ludo.
"Non posso, oggi devo badare a Mattia" risposi.
"Non è che ci dai buca per stare con Bianchi, vero?" mi lanciò uno sguardo scrutatore Rachele.
"No, però ha detto che vuole darmi una mano..."
"Cioè fate le prove per una famiglia futura?" rise Lisa.
"Cosa?! Certo che no, non vuole lasciarmi sola..."
"Sarà, ma questa cosa sembra seria. Un uomo non si offrirebbe mai di fare da babysitter se non fosse per qualcosa di serio" commentò Rachele.
"Tranquille, lo fa solo per me" sorrisi.
"Convinta tu..." concluse Ludovica.
Tornai a casa, mi feci un panino per pranzo, dato che non so cucinare neanche un uovo. Verso le 14.30 arrivò Mattia accompagnato da zia.
"Grazie Ari, se non ci fossi tu! Adesso torno su al negozio, grazie ancora!" disse di corsa.
"Vai tranquilla zia, te lo riportiamo noi su"
"Grazie" urlò chiudendo la portiera dell'auto.
"Allora piccolo, cos'hai portato nello zaino?" adoravo giocare con lui, praticamente siamo cresciuti insieme.
"I compiti e la pista delle macchinina, non riesco a montarla" disse poggiando lo zaino sul divano del salotto.
"Vedrai che troveremo qualcuno che ci aiuti" gli feci l'occhiolino.
"Dai giochiamo con le macchinine!" sentenziò felice.
"Tra poco arriverà un mio amico, lui saprà montare la pista"
Il bambino mi guardò un attimo stranito, ma poi riprese a giocare. Dopo circa un'oretta arrivò anche Simone.
"Ciao Ari" non feci in tempo ad aprire la porta che mi ritrovai le sue labbra sulle mie.
"Ehi, con calma" sorrisi.
"Scusa, ma mi mancavi" non riuscivo a resistere alla sua espressione da cucciolo.
"Vieni, ti presento il capo di casa" lo guidai fino in salotto.
I due si scambiarono occhiate di curiosità.
"Ciao, io sono Simone" si presentò l'uomo.
"Ciao, io mi chiamo Mattia" sembrava averla presa bene.
"Prima ho detto a Mattia che tu l'aiuterai a costruire la pista delle macchinine, però prima ci sono i compiti da fare" buttai lì.
"Noo, prime la pista" protestò il bambino.
"Facciamo una cosa, io ti aiuto a fare i compiti e poi facciamo la pista, che ne dici?" propose Bianchi.
"Va bene...Però dopo giochiamo fuori" il piccolo era testardo.
"Certo, dai che prima iniziamo e prima finiamo" lo fece sedere Simone.
Vedere l'uomo alle prese con il bambino era una gioia per me, sembravano già amici nonostante si conoscessero da poco. Bianchi aveva una pazienza infinita col piccolo, ad ogni errore, gli spiegava come poteva correggerlo. Mattia sorrideva ed ascoltava attentamente i consigli del professore.
"Noi abbiamo fatto!" mi avvisò Simone.
"Bene, che fate adesso?".
"Andiamo fuori a giocare a calcio!" urlò correndo verso il portone il marmocchio.
"Andate giù al campetto che qui è pericoloso" li lasciai andare.
"Tu non vieni?" mi domandò l'uomo.
"Faccio i compiti e poi vengo giù" sorrisi.
Cercai di concentrarmi sulle pagine da studiare, ma la mia mente era completamente da un'altra parte. Sapere Simone con Mattia mi rendeva troppo felice, ma anche un po' triste. Purtroppo l'uomo non poteva avere dei figli, chissà come si sentiva.
Dopo un'oretta circa, finito il mio lavoro, decisi di raggiungerli. Preparai una bottiglia d'acqua per i miei uomini che sicuramente avranno sete, e la merenda.
A bordo campo era pieno di mamme, donne e ragazze. Simone stava giocando con una marea di bambini usciti dal nulla, e naturalmente il pubblico femminile non era lì per la partita. Come dargli torto, era lì tutto sudato con la camicia mezza sbottonata, che lasciava intravedere un petto in forma. La dolcezza che mostrava nei confronti dei numerosi bambini e quell'energia, che solo chi ama giocare ha.
Mi sedetti sull'erba in un angolino, anche perchè non c'era molto posto, era pieno di gente. Appena mi vide, mi venne incontro sorridente. Tutte si voltarono a guardarmi sorprese.
"Pensavo non venissi più".
"Te l'avevo detto, dovevo fare i compiti".
"Ci stiamo divertendo, anche Mattia sembra felice".
"Già...Odio quando la gente mi fissa..." dissi riferendomi a due ragazze che conoscevo molto bene.
"Le conosci?".
"Purtroppo sì, da piccole mi prendevano in giro e dicevano sempre che ero troppo brutta per avere un fidanzato...".
"Per me sei bellissima" quegli occhioni blu.
"Grazie, ma infondo hanno ragione, loro sono belle ed io no".
"Tu mi piaci appunto perchè non sei una come loro, non sei una slavata. Sei una ragazza riflessiva, intelligente e forte".
"Meno male che ci sei tu che mi tiri su il morale" sorrisi.
"Vuoi farle morire di invidia?".
"Cosa?".
Mi baciò, senza dire ne uno ne due. Voleva dimostrare che l'aspetto non era tutto, e che mi voleva bene.
"Grazie" sospirai sulle sue labbra.
Come due volpi, le tipe vennero da noi.
"Ehi Ari, non ci presenti al tuo amico?".
"Simone, loro sono Michela ed Eva".
"Piacere".
"Sai, sei proprio bravo con i bambini".
"Grazie, mi piacciono molto".
Cominciarono a parlare, ed io feci solo da sfondo. Per fortuna non parlarono di scuola, chissà cosa avrebbero pensato se fossero venute a sapere che era un professore.
"Amore, porto l'acqua a Mattia e gli faccio togliere la maglietta, altrimenti suderà ancora di più" disse alzandosi.
"Sì, hai ragione, stavo per farlo io".
Ormai sole.
"Ma non ha un paio d'occhiali? Guardati, come fa uno bello così a stare con te?" che false.
"Tienitelo stretto uno così, o te lo ruberanno subito".
"Lasciate perdere, non siamo più delle ragazzine, queste cose non attaccano più".
Simone mi fece un cenno, mi alzai, raggiunsi i due maschi e me ne andai. Le lasciai lì a rodersi il fegato. Dopo tanti anni ero io quella che aveva vinto. Mi presi la mia vittoria. Per una volta, anche io avevo qualcosa di cui vantarmi, anche se non ero il tipo da vanto. La vita è proprio strana.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


~"Sei pronta?" Simone mi abbracciò da dietro.
"Credo di si...".
"Hai studiato molto, hai sorpreso tutti, sei cambiata in questo tempo...Quando ti ho conosciuta eri una ragazza testarda e con dei limiti, ora sei diventata una ragazza giudiziosa. Per te mi sono messo in gioco, ho messo a rischio la mia vita ma, lo rifarei, anche subito. Domani e nei giorni a venire, entrerai in quell'aula e dimostrerai a tutti che nessuno può metterti i piedi in testa".
"Grazie, se non fosse stato per il tuo aiuto non sarei qui...non saremmo qui. Ti chiedo anche scusa per tutte le volte in cui ho avuto poca fiducia in te. Io ho un caratteraccio, lo so, e sono pochi quelli che riescono a starmi accanto sempre e comunque, e tu sei uno di quelli. Non avrei mai pensato di dirlo...odio dover mostrare i miei sentimenti ma...io ti amo, e non riesco più a tenerlo per me" sentivo che era il momento di liberarmi, lui era l'uomo perfetto.
"Anche io ti amo, nonostante sei precipitosa nelle cose e non segui mai i consigli, ma sei te stessa ed è questo l'importante. Tu mi hai salvato rubandomi il cuore e togliendomi il tempo di pensare agli errori che avevo commesso. Ti amo, e se tuo padre sarà un ostacolo, io lo supererò anzi, noi, lo supereremo".
Lo baciai, era il momento più bello che avessi mai passato. La notte, le stelle, le luci in lontananza e la brezza che tirava, ci accarezzavano e facevano da sfondo a quel piccolo siparietto chiamato: amore.
"Arianna, è tardi, domani hai gli esami, è meglio se vai a dormire!" si affacciò dalla porta del balcone, mia madre.
"Si, ha ragione lei, devi riposarti per domani" sorrise Simone allontanandosi un po' da me.
"Va bene, vado, ma non fate comunella!" dissi ridendo.
Lo accompagnai al portone, mi dispiaceva lasciarlo così, ma purtroppo dovevo concentrarmi solo su una cosa, sul mio obbiettivo.
"Buonanotte Ari" mi diede un dolce bacio sulla fronte, non osava baciarmi se c'era mio padre in giro per casa.
"Notte Simo".
Mi infilai a letto, chiusi gli occhi ma l'agitazione prendeva via via il sopravvento. Cavolo quanto tempo è già passato, mesi in cui è successo di tutto, ma per fortuna, mesi positivi.
"Arianna muoviti che perdi la corriera!" urlava una voce dal piano inferiore.
Risposi con un mugugno, neanche io sapevo cosa avevo detto di preciso, ma aveva funzionato a far azzittire mia madre. Andai in bagno, davanti allo specchio mi feci coraggio per quella mattinata.
Presi l'autobus, era praticamente deserto, tutti a dormire a quell'ora. In fondo era estate, c'erano le vacanze ed i ragazzi potevano finalmente riposarsi...non io, non noi che avevamo le prove scritte.
"Ariii sei agitata?" mi chiese subito Lisa, quando arrivai in classe.
"Sì, ma non lo do a vedere".
"E se sbagliamo?" eccola la positività di Irene, sempre un piacere.
"Pensiamo a mettercela tutta, possiamo farcela!" cercò di prendere in pugno la situazione Ludovica.
Quel giorno facemmo il tema, solite opzioni da scegliere. In quelle parole, ci caricai tutte le emozioni e le esperienze vissute in un anno.
Titolo: Racconta come hai passato quest'ultimo anno di scuola.
Parecchio banale come scelta, ma ne avevo di cose da scrivere.
Quando uscimmo, una dopo l'altra, trovammo tutti i nostri prof ad aspettarci fuori dall'aula. Cercai Simone e lo vidi con la Livari, così non mi avvicinai.
"Ari, com'è andata?" noi del solito gruppetto, ci mettemmo a parlare.
"Credo bene Rachi, ho fatto quello più scontato, ma solo perchè avevo molte cose da scriverci" sorrisi.
"Io ho fatto l'analisi del testo" rispose.
"Ehi ragazze, a voi com'è andato questo tema?" si intromise la mia prof preferita, la Livari.
"Bene, speriamo" fece Lisa.
"Quale avete scelto?" arrivò anche Bianchi.
"Io e Rachi analisi del testo, Lisa e Irene saggio breve, e Ari il tema normale" spiegò Ludovica.
"Ovvio, non è alla vostra altezza" sentenziò l'arpia.
"Sono qui" dissi indicandomi.
"Sentiamo, perchè non hai fatto uno degli altri?" ecco che ripartiva la sfida.
"Perchè scrivere di quest'ultimo anno era più importante, io me lo ricorderò cosa ho scritto, loro no".
"Ha ragione, bisogna sempre scegliere quello che vi sentite di scegliere, non badare al livello" mi appoggiò l'uomo della mia vita.
"Sempre a difenderla tu" detto questo, la tipa se ne andò.
Quando uscimmo da scuola, ci dividemmo, ognuna aveva da studiare. Negli occhi delle ragazze si leggeva tutta la fatica che stavano provando e che avevano provato. Ma nei miei cosa si leggeva?
"Sicura che vuoi prendere l'autobus?" distratta, non mi resi neanche conto che una macchina si era fermata davanti a me.
"Arianna..." era Simone.
"O-oh scusa, ero immersa nei miei pensieri" salii.
"Vai, raccontami del tema" amavo quel sorriso, mi faceva sentire bene.
"Non c'è molto da dire, ho scritto tutto quello che c'è stato in questo quinto anno di scuola. Dalla punizione alla dislessia, da Irene a...te".
"Non avrai scritto il mio nome?!".
"Mi fai così stupida? Certo che no, sono stata sul generale".
"Devi aver scritto molto allora, secondo me è andata bene. Ti vedo rilassata, non sembri preoccupata".
"Il tema non mi crea nessuna agitazione, perchè quello che ho scritto è stato l'anno più importante della mia vita. Non solo perchè ho trovato te, ma proprio perchè sono cambiata, in meglio credo".
"Ti amo, non c'è altro da dire".

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