La virtù della Gelosia

di Stilistire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo. ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo. ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto. ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto. ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo. ***


Capitolo I. Differenza [-rèn-] s.f. 1 l'essere differente; la qualità per cui si differisce: - di carattere; di colore; una piccola- sin. Diversità, dissomiglianza. La differenza tra me e lei era enorme. Lei, liscia e mesciata sulle punte in un corpo scolpito, nome Ester. Io, riccia e castana, corpo normale, niente di speciale, nome Irene. Lei la fidanzata di Stephan El Shaarawy. Io la migliore amica di Stephan El Shaarawy. Amica agg. [ pl.f -ci] 1 animata da un'amicizia , benevola. 2 chi ha legami d'amicizia con un altra persona. 3 amante. Fidanzata agg. [sin.f -to] 1 atto di fidanzamento, effetto del fidanzarsi. Tra me e lei la differenza era grande, forse in tutto. L'unica cosa che accomunavamo era Stephan El Shaarawy. Inutile dire che mi stia sul cavolo. Non è nemmeno gelosia. Non ero gelosa di non essere io la fidanzata, non ero il tipo da moine di innamorati, niente gelosia, o forse mi sbaglio. Ma comunque sono solo dettagli. Forse la paura di non averlo più tutto per me mi turbava. Mi turbava doverlo condividere con un altra ragazza. La paura che lo potesse far allontanare da me, come in parte è successo. Passavamo tutti i sabato sera assieme, da soli, con una pizza o con i miei e i suoi amici, tutti insieme. Ogni suo compleanno, quando gli davo il regalo, mi ripeteva che il regalo più bello che gli potessi fare era di avermi come amica per un altro anno, per sempre. Forse sono passata di moda. "La moda passa, lo stile resta" diceva Chanel. I sabato sera , dopo aver trovato questa "segretaria-modella" come fidanzata, li passa sempre con lei. Non lo biasimo nemmeno più, è la sua fidanzata e forse è giusto così, anche se qualche volta mi potrebbe chiamare per fare due chiacchiere tra amici anche di sabato. Tutto è cambiato dal suo arrivo, e forse anche io. Ho iniziato a fare shopping per bene, ho riversato la mia tristezza tra i negozi di via Monte Napoleone. Gucci, Armani, Missoni, Bulgari, Louis Vuitton, aiutata anche dal mio lavoro di bordocampista durante le partite. Giornalista sportiva, in poche parole. Lo shopping mi ha migliorato, ma mi ha fatto venire anche certe manie. Non ho più un capello fuori posto, cambio lo smalto ogni tre giorni per non farlo scheggiare, ripongo le mie borse in delle scatole dentro l'armadio per non farle scolorire alla luce del sole e per non fargli provare il brio della polvere. Precisa, puntigliosa, testarda e viziata, maniaca delle mie cose. La prima volta che Stephan mi vedette cambiata nella mia nuova mise stentò a riconoscermi. " Dov'è la Vecchia Ire?" mi domandò. " In un cassonetto! Vizi e virtù, Stephan!" Risposi. To Be Continued

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo. ***


Capitolo I I Che non sopportassi la cara Ester già si sapeva, ma forse quella che sopportavo ancora di meno era me stessa. La mia egocentricotà non l'avrebbe mai ammesso, ma era così. Cavolo Stephan, quando tu mi confidasti di avere una ragazza e mi chiesi se per me c'era qualche problema, ti avrei risposto di si , che era un problema. Stephan ho paura di perderti, invece sono solo riuscita a dirti di essere felice per te, ma mentivo spudoratamente. Per un minimo secondo in cui mi guardasti negli occhi avrei voluto che scoprissi che mentivo. Il mio Iphone vibrò, un messaggio. " Ire mi devi fare un favore" era Stephan. "Dimmi" risposi. " Tra poco è il compleanno di Ester, e ho assolutamente bisogno di un regalo..mi accompagni a trovare qualcosa?♥" Continuò in un attimo. Sai Stephan? Io una cosa in mente per la tua cara fidanzatina già l'avrei...un bel collarino anti pulci per i cani a due euro sarebbe perfetto, avrei voluto rispondere, non ne ebbi il coraggio. "Va bene" risposi. Cavolo, per lui avrei fatto di tutto. " grazie amore" rispose. Ma mi prendi anche per il c**o? Mi chiami anche amore eh! Solo quando quando ti fa comodo! Per non parlare poi della richiesta che mi hai fatto. Fare shopping con te per trovare un regalo alla Ester? Che divertimento! Non potevo rifiutare. - Stephan sono qua" urlai alzando la mano dall'altra parte di Via Monte Napoleone. Attraversò e venì verso la mia parte. - hai qualche idea in mente?- affrettai io. Prima avremmo fatto e prima sarebbe stata una libertà per me. - volevo fargli un vestito per la sua festa di compleanno- rispose lui. - ok, vediamo qualcosa". - entriamo ?- chiese davanti al negozio Armani. - Entriamo- . Varcammo la soglia del negozio. Iniziai a cercare un bell'abito da sera. Ce n'erano di tutti i tipi, lunghi e corti, di tutte le sfumature e dai svariati modelli. - Credo che questo gli piacerà- dissi prendendo tra le mani un fantastico Armani gioiello color smeraldo corto fino a metà coscia sul davanti e lungo con lo strascico sul dietro. Stephan mi guardò come se mancasse qualcosa. Ormai dopo tanti anni capivo quello che voleva in un solo sguardo. - no Stephan...non ho voglia di provarmelo- annunciai. - Dai che ti costa!!- disse alzandosi per pregarmi. - Ok palloso- dissi alzando gli occhi al cielo. Come ho detto in precedenza, lui riesce a convincermi in tutto. - grazie- mi abbracciò calorosamente. Almeno avevo ottenuto un suo abbraccio! Mi diressi verso il camerino ed entrai. Infilai il corpetto e poi stesi la tela della gonna per addrizzarla, visto che si era ripiegata all'interno. Mi giardai ripetutamente allo specchio e "allacciai" i miei capelli in uno chignon scompigliato lasciando qualche fiezza giù, per ricreate l'effetto corto-lungo che aveva l'abito. Uscii e Stephan si accostò di fianco a me e ci riflettemmo nell'enorme specchio che avevamo davanti. -Siete una bellissima coppia!- esclamò la commessa osservandoci. - no no, io non sono la sua fidanzata- commentai tremendamente imbarazzata. - non siamo fidanzati tra noi- continuò Stephan strascinando il piede di lato. - questo è un abito che cade a pennello su di lei..a poche ragazze donano- diss la commessa guardandomi da cima a piedi. Sorrisi semplicemente. C'era una leggera nota di imbarazzo nell'aria. - prendiamo questo- disse Stephan . Uscimmo con la busta in mano e con i ringraziamenti dovuti da parte di Stephan e me ne andai a casa. Accesi lpad e mi connettei a Twitter . Un nuovo annuncio. Ester: domani alle 21.30 la mia festa di compleanno, tutti invitati! Rilessi il messaggio a voce alta imitando la voce di una tipica principessina snob dei film. Quel tono sembrava proprio il suo. TO BE CONTINUED....

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo. ***


Capitolo III Caffè e cornetto era il risveglio migliore. Il risveglio migliore che si potesse avere in un caloroso sabato di Giugno. Stavo assaporando la dolce crema del cornetto quando mi disturba il sonoro tono del campanello, che mi entra in testa rimbombando. Di mattina fa dei brutti scherzi. - la Signorina Irene?- domandò il corriere espresso davanti a me con un pacco enorme sulle mani. - si sono io- risposi interrogativa. - dovrebbe firmare qua- disse indicandomi la fila con il mio nome. Firmai e mi porse il pacco che era abbastanza pesante. E fosse stato un pacco bomba? Un attentato a me? Non mi consideravo così irritante e stronza da poter essere ammazzata con una bomba! O forse si. Forse era Ester che si voleva liberare di me...cavolo non fa una piega. Ma forse erano solo film mentali. Aprii il pacco, e mi ritrovai piegato nella scatola il vestito che avevamo scelto io e Stephan per Ester. Non consideravo Stephan così stupido da sbagliare indirizzo e mandare il vestito della sua cara ragazza alla sua amica. " Stephan sei davvero uno stupido" pensai, finché non vidi un biglietto in fondo alla scatola. " Questo era il tuo vestito, andava a pennello a te. Ogni abito deve appartenere alla sua modella e sei tu la modella perfetta di questo abito! Sei meravigliosa. Stephan". Non si era sbagliato, quell'abito lo aveva preso apposta per me. E pensare che gli avevo dato dello stupido fino a due secondi prima. Mi aveva proprio meravigliato. È difficile non voler bene ad uno come lui, apposta gli sono sempre stata accanto, perché è talmente speciale da farti meravigliare quando meno te lo aspetti. Forse è proprio questo il segreto della felicità. Andai a casa sua per ringraziarlo. - ehi! Cosa ci fai qui?- disse trovandosi me alla porta. - ti volevo ringraziare- dissi io entrando. - e per cosa?-domandò. - per il vestito- risposi sorridendo. - quello era fatto su misura per te! Era tuo. Non ti devi ringraziare!- sogghignò e anche io sorrisi. - forse non te l'ho detto abbastanza volte...ma tu sai che ti voglio un bene da morire- dissi io abbracciandolo. - sei la persona migliore che conosca! Ok sei un po' vanitosa, testarda , puntigliosa e maniaca della precisione, ma io ti voglio come sei!- rispose lui ricambiando l'abbraccio. Quell'abbraccio ci stava stritolando. Ma il bello era che nessuno dei due voleva smettere, era così bello quel momento che faceva un baffo a tutte le favole Disney. Perché dobbiamo capire che una persona è così tanto speciale per noi quando si allontana un po' e non gli stiamo più accanto come prima? - sei troppo speciale- dissi con una lacrima che mi rigò il viso. - cacchio sto piangendo! Ma cosa mi sta prendendo? Sono davvero ridicola- continuai poi io. - ti faccio questo effetto?- - ti ho detto che sei speciale! Nessuno è capace di farmi fare questo! Non piango più da quando avevo 4 anni ! Dovremmo allontanarci!- esclamai io. - stasera vieni alla festa di Ester no?- chiese cambiando discorso. - vedremo- risposi freddamente. Continuammo a fare quattro chiacchiere e poi me ne ritornai a casa. Al compleanno di Ester sarei andata. Avevo deciso, di certo no. Ci sarei andata con un sorriso a 360 gradi, ma a Stephan lo dovevo, dopo tutto quello che aveva fatto. Indossai il vestito, misi delle decolletè con plateau e tacco 13, allacciai la collanina con il mio nome. Presi la Pochette e uscii. Il locale dove si teneva la festa era davvero bellissimo, ampio e enorme, c'era anche una sala da ballo. Presi in mano un cocktail e mi appoggiai con la schiena al muro. Ero da sola, non conoscevo nessuno e sinceramente non aveva nemmeno voglia di conoscere le biondine rifatte. Stephan mi vedé e venne nella mia direzione. - come siamo belli!- esclamò squadrandomi dalla testa ai piedi. - già!- risposi io. - ti stai divertendo?- chiese lui guardandosi in giro. - eh eh..una cifra!- risposi io freddina. - so che Ester non ti va molto a genio, ma potresti provarci almeno oggi!- consigliò lui. - per una volta che non faccio niente! Non ho mandato a quel paese nessuno, sorrido e annuisco , non gli ho ancora tirato i capelli! Dovresti essere felice di me!- esclamai io. - mi sembra il minimo!- - dico davvero! Mi mette una rabbia vedere tutta questa plastica in giro!- dissi riferendomi alle ragazze intorno a me che si erano sottoposte un po' di troppe volte alle mani del chirurgo estetico. Stephan rise, ormai mi conosceva, sapevo come era fatta, sapevo chi ero. Mi conosceva meglio di quanto potessi farlo io.

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Capitolo 4
*** Capitolo quarto. ***


Capitolo IV. Una pallonata. Iniziò tutto con una dannata pallonata. Era un tiepido venerdì di maggio, il sole era alto in cielo e ormai i giorni iniziavano ad allungarsi. Lo ricordo bene perché quel giorno non era un venerdì qualunque, ma bensì , era venerdì 17 maggio. Doppia sfiga. Il numero 17 e il giorno venerdì. Non credevo alla sfiga , ma diciamo che ogni venerdì diciassette fossi un po' devota alla fortuna. Sono sempre stata un appassionata di calcio, e qui non ci piove, ma non mi abbassavo ad andare a vedere le partitelle di città , considerandole noiose e con zero professionalità. Io era la tipa da stadio, del Meazza o San Siro come volete chiamarlo per la precisione, ma quel venerdì fui costretta ad andare, visto che la mia amica aveva un fratello che avrebbe debuttato quel giorno il serie B. Come debutto, venerdì 17 non era il massimo, infatti di strada non ne ha fatta un granché. Il mio entusiasmo nell'assistere a quella partitina tra dilettanti under 16 non era alle stelle. Diciamo che ero indifferente, anzi con quel sole che batteva sopra la testa ero più scocciata in realtà. Stavamo pure in piedi a bordo campo. Tenevo gli occhiali Rey Ban per non far irritare gli occhi e ogni tanto seguivo il movimento lento del pallone che girava per il campo. Calcio d'angolo. Tira Teroni (?) o qualcuno del genere, rinvio della palla con grande potenza e...boom! La sfera di pelle mi colpisce alla testa. Dopo il colpo attutii un grande mal di testa. Credo anche di aver bestemmiato qualcosa dopo il colpo! Dopo aver fatto una grandissima figura con tutti i presenti e aver ottenuto l'emicrania a vita , maledissi colui che sferò quel colpo. A fine partita, Nicola, il fratello della mia migliore amica, portò con se colui che mi aveva tirato in testa quella pallonata, non che suo amico e non ché a mia insaputa, colui che sarebbe poi diventato il mio di migliore amico, Stephan El Shaarawy. - grazie per l'emicrania a vita- commentai il suo arrivo. - scusa..non era mia intenzione. Piacere Stephan- si presentò. - Irene- risposi porgendo la mano. - dovrei farmi perdonare in qualche modo- annunciò lui. - la solita scusa per arrancare eh! Non vorrei rischiare la vita. Di nuovo.- presi confidenza. - non sono così pericoloso fuori dal campo!- - meglio vederci lontano da un campo e un pallone- risii io. - non sei molto amante del calcio!- esclamò. - io amo il calcio, non fraintendiamo, ma amo quello ad alto livello- finii. - allora dovremmo far conoscenza. Ti porterò a San Siro un giorno- disse lui. - posso andare anche da sola- sogghignai. - ti ci porterò da calciatore...del Milan. Poi vediamo..da cosa nasce cosa!- ridette. - accetto il tuo invito solo per San Siro.. Meglio far morire quel da cosa nasce cosa!- risii io. - allora ci vediamo?- chiese. - accetto- finii.

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Capitolo 5
*** Capitolo quinto. ***


Capitolo V Le vacanze mi facevano sentire sola anche se era l'unico momento in cui riuscivo veramente a rilassarmi. Ognuno prendeva la sua strada. Ognuno si divideva. Non ci si vedeva per diversi giorni, non si sapeva cosa succedesse e loro non sapevano più niente di te, nemmeno se fossi morta. Eppure tra me e Stephan non era lo stesso. Quando non andavamo in vacanza insieme, ci telefonavamo sempre, anche in mezzo all'acqua, quando il telefono squillava ma tu stavi già immersa in acqua, correvi, correvi veloce, perché non volevi perdere quella telefonata. Quella telefonata speciale. Poi arrivò lei. Le cose mutarono. Nessuno quanto me sa quanto le cose possono cambiare tanto velocemente. Stephan mi manca, mi manca perché non telefona più come una volta, non parla con me più con una volta, ora io sono stata rimpiazzata. Il rimpiazzo è davvero difficile da ingoiare, è una tale sensazione che ti corrode dentro e non ti fa nemmeno respirare. E pensare che il respiro è indispensabile per vivere. Eppure era arrivata un' altra estate, le valigie mi fissavano già pronte vicino alle vetrate del salotto. E un' altra vacanza stava arrivando. Firenze, tanto per cambiare, anche se ci andavo due estati su tre, e quell'estate era una di quelle. Firenze era come la mia seconda casa, avevo parenti lì, avevo amici, avevo i miei negozi di fiducia lì . Era mattina, una calorosa mattina di luglio, stavo scendendo dalla freccia per Firenze. Le mie braccia e le mie mani erano doloranti. Le valigie e i trolley erano davvero pesanti, ma non riuscivo a non portare le mie abitudini dentro una valigia. I miei occhi ruotarono verso l'alto, finché non si fermarono su dei meravigliosi occhi neri, occhi color carbone, profondi. Non mi succedeva di provare amore per degli occhi che non avevo nemmeno mai visto. Eppure quella volta fu così. Il ragazzo si accorse di quanto soffrissi a portare quelle valigie, e mi venne incontro. - vuoi un aiuto con quelle valigie!? Sembravo pesanti- chiese facendo cadere gli occhi su quella valigia color glicine che sembrava scoppiare da un momento all'altro. - eh magari! Ma non vorrei disturbare!- affermai io continuando a camminare per la mia strada. - non è un disturbo! Aiutare le belle ragazza come te è solo un comportamento da galantuomo!- rispose rincorrendomi. Sorrisi alla sua battuta. - grazie- risposi lasciandogli la valigia più pesante. - il viaggio è stato pesante!- inizia a. Parlare io, tanto per non sembrare antipatica agli occhi di chi mi stava aiutando. - da dove vieni?- chiese. - da Milano! Anche se in realtà sono un immigrata!- risii io. - un immigrata!?- domandò sorridendo lui. - non sono una milanese doc! Sono nata a Livorno. A Milano ci sono andata per lavoro- risposi io. - e che lavoro fai?- chiese lui curioso. - faccio la giornalista a bordo campo- risposi. - ah..interessante!- - e ora passi l'estate dai tuoi?- chiese curiosamente. - no..i miei la vacanza se la stanno facendo per conto loro! Io vengo a passare l'estate a Firenze, non a Livorno. Livorno non mi piace!- risposi io. Arrivammo davanti all'hotel. - allora grazie!- risposi io. - non mi hai nemmeno detto come ti chiami!- affermo esclamando lui. - sono Irene, piacere- dissi stingendo la mano. - Micheal- rispose. - ci vediamo in giro Micheal- dissi io entrando. Fece un cenno di saluto con la testa ed entrai. Il mio Hotel mi stava aspettando. Ormai ero di casa lì.

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