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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Settant’otto anni *** Capitolo 2: *** Il ritorno di Fantomius *** Capitolo 3: *** Ogni fine non è altro che un inizio *** Capitolo 4: *** Un vizio di famiglia ***
Ed
eccomi qui con la mia prima storia in questo fandom!
E sì, ho voluto cimentarmi in questa piccola fan fiction (durerà solo
quattro capitoli), e spero di aver fatto un buon lavoro...
Beh, prima di lasciarvi alla lettura ringrazio hinata 92 per avermi
betato il capitolo!
E ora... buona lettura a tutti!
Capitolo
1: Settant’otto anni
Paperopoli,
1920
“Sì
Dolly,
è andato tutto come previsto.” fece sorridendo un papero con addosso
una
maschera blu aderente che gli copriva perfettamente il volto; indossava
una
tuta nera e rossa con una grossa cintura attorno alla vita e, sollevato
dal
vento che sfrecciava sulla sua macchina decapottabile, un mantello da
un lato
blu e dall’altro rosso. “Il
diamante è in mano mia.” continuò Fantomius, rivolto al telefono
portatile che
il suo amico Copernico aveva installato sulla sua macchina. “Sarò
presto a
casa.” “Perfetto
caro. Non vedo l’ora di ammirarlo.” rispose la voce della sua compagna
di vita
e di avventure, Dolly Paprika. “Tranquilla
cara. Pinko ha provato a fermarmi di nuovo, ma sono troppo furbo per
lui e-” Il
papero
mascherato s’interruppe di colpo. Davanti
a
lui, in mezzo alla strada, era come apparsa dal nulla una figura
imponente, che
lo costrinse a sterzare di colpo, rischiando di uscire fuori strada. “Fantomius,
tutto bene?” chiese preoccupata Dolly, non appena la macchina fermò la
sua
corsa. “Sì…
credo
di sì…” rispose il ladro gentiluomo, massaggiandosi la testa per poi
voltare lo
sguardo verso la figura, che aveva cominciato ad avvicinarsi. “E tu chi
sei?
Non sai che è pericoloso giocare in mezzo alla strada, soprattutto in
piena
notte?” “Oh,
ma io non stavo giocando.”rispose
questi, con una voce simil-robotica, che
spiazzò il papero. Quando
fu
sotto il raggio dei fari della macchina, la figura si mostrò in tutto
il suo
aspetto: si trattava di un enorme rapace dalle piume marroni, con delle
strane
polsiere a forma di spirale che sembravano essere di metallo, seguite
da dei
bracciali d’oro. Dietro la schiena portava un mantello viola che
ricordava le
ali di un’aquila. Ma la cosa che saltò subito all’occhio di Fantomius,
e che
forse lo spaventò per la prima volta, era il suo occhio destro, che
sembrava
essere di vetro blu, se non fosse per i riflessi che emanava,
facendogli capire
chiaramente che quell’occhio era ben in grado di vedere. “C-Chi
o
cosa sei?” domandò il ladro, prendendo in mano un fumogeno, pronto ad
usarlo.
Il suo istinto gli diceva che quell’individuo era pericoloso. Ben più
pericoloso della polizia. “Su,
non c’è bisogno di comportarsi così. In fondo, siamo colleghi.”
rispose lui, ghignando. “Siamo entrambi dei
criminali.” “Gradirei
venire definito ‘Ladro gentiluomo’,
grazie.” replicò il papero. “Così
simile… e allo stesso tempo così diverso.” “Eh?” “Ora
capisco perché ti ha preso come ispirazione… e questo non fa altro
che confermare i miei piani. Saluta la tua compagna, perché non la
rivedrai
più… a meno che lei non si dimostri incredibilmente longeva.” “Non
credo
che ti seguirò in prigione come se niente fosse.” “Prigione?
E chi ha mai parlato di
prigione? Ho in mente qualcosa di
meglio…” Dicendo
ciò, prima che Fantomius potesse fare qualcosa, afferrò il papero per
il collo,
sollevandolo come se niente fosse. “Ti porterò
a fare un bel viaggio… molto lontano e
allo stesso tempo molto vicino.” Subito
dopo, entrambi vennero avvolti da un vortice, che fece spalancare gli
occhi al
ladro, il quale stava cercando di recuperare il fiato di cui quella
stretta lo
stava privando, poco prima che la sua vista si oscurasse. In
pochi
secondi, l’unica cosa che restò su quella strada fu la macchina, ancora
con i
fari accessi e la voce di Dolly che continuava a chiamare il suo amato,
senza
ottenere alcuna risposta.
Paperopoli,
1998
“Ugh…”
fece
Fantomius, aprendo lentamente gli occhi. “C-Cos’è successo?” Con
un
piccolo sforzo, si alzò in piedi, barcollando. Si
guardò
subito intorno: si trovava in un vicolo, illuminato a malapena da un
piccolo
lampione, mentre una fredda brezza lo fece tremare. “Dove
mi ha
portato quello squilibrato?” Prima
che
potesse farsi altre domande, il rumore di un’esplosione attirò la sua
attenzione. Corse
subito nella direzione da cui aveva sentito il botto, ma si fermò prima
di
uscire allo scoperto. Di
fronte a
lui, al riparo dietro diverse macchine, c’erano decine di poliziotti
intenti a
sparare contro dei paperi viola, che erano sospesi in volo sopra delle
strane
tavole, con in mano delle pistole dalla forma bizzarra. “C-Che
cosa
sono q-quelli?” balbettò spaventato Fantomius, indietreggiando. “Cercate
di
resistere!” urlò un poliziotto, riparandosi giusto in tempo per evitare
che un
raggio luminoso sparato da quegli strani paperi lo colpisse in pieno.
“Sono
sicuro che arriverà tra poco!” “Parlavate
di me?” rispose una voce. Il
ladro
mascherato alzò lo sguardo, giusto in tempo per vedere un lunghissimo
braccio
nero colpire in pieno uno di quei mostri, per poi tornare indietro dal
suo
proprietario, che atterrò davanti alla macchine della polizia. Indossava
gli stessi abiti di Fantomius, tranne per la maschera, che si limitava
a
coprire il bordo degli occhi, e con l’aggiunta di un berretto da
marinaio che
gli copriva la testa. “Paperinik!”
esclamarono felici gli agenti, abbassando la guardia. “Meno male!
Temevamo di
non farcela!” “Ehi,
così
mi offendete. Sapete che ho occhi e orecchie in tutta la città. Un
tentativo di
invasione non può di certo passare inosservato.” “È
Paperinik!” urlò uno dei paperi viola, indicandolo. “Coolflamizzatelo!” Immediatamente
tutti i mostri cominciarono a sparare contro il papero mascherato, che
con
agilità saltò di qua e di là per evitare i raggi, per poi rispondere al
fuoco
usando uno strano scudo rettangolare che indossava sopra il braccio
destro. Il
suo
raggio colpì alcuni degli alieni, che caddero a terra immobili. “Io
non
riesco proprio a capire… sono anni che combatto voi Evroniani e ancora
non
volete ammettere che sono migliore di voi?” fece divertito Paperinik.
“Stasera
mi sento buono: andatevene e non vi farò male.” Un
paio di
alieni scesero a recuperare i compagni immobilizzati, guardando truci
il
giustiziere. “Grr… hai vinto solo questa volta, guastafeste… Ma
ricordati che
Evron alla fine vincerà!” Dopo
questa
minaccia, il gruppo decollò verso il cielo, sparendo nell’oscurità
della notte. Fantomius
per tutto il tempo era rimasto a guardare incredulo quel papero vestito
quasi
esattamente come lui, che si avvicinò ai poliziotti. “Nessun
ferito, vero?” chiese all’agente più vicino, che scosse la testa. “Per
fortuna no. Abbiamo seguito le tue istruzioni e abbiamo evitato
accuratamente
di venire colpiti da quegli strani raggi.” rispose lui. “Ma senza il
tuo
intervento non saremmo durati molto.” “Dovere.
In
fondo, sono l’eroe di questa città, farei solo una brutta figura se
lasciassi
la polizia a combattere da sola, e Angus andrebbe a nozze con ciò. Ora
scusate,
ma vorrei fare in tempo a finire di vedere almeno il secondo tempo del
derby.” fece
il papero mascherato, guardando un orologio. Dicendo
ciò
alzò lo scudo verso l’alto, per poi decollare via grazie ai propulsori
di
quest’ultimo. “Eheh…
è
pur sempre un paperopolese come noi.” ridacchiò un agente, accedendo la
radio
di una macchina, che trasmetteva la diretta di una partita di calcio. Fantomius
restò in silenzio, per poi tornare sui suoi passi correndo. “Che
cosa significa?”
pensò. “Chi
era quell’impostore? E perché la polizia sembrava andarci così
d’accordo? Se
conosco bene Pinko, prima di accettare una mano da me avrebbe ingoiato
almeno
un centinaio di bocconi amari.” Si
fermò
sotto un lampione, guardando lo scenario di fronte a sé. Decine
e
decine di grattacieli lo circondavano, mentre a regnare sopra di essi
c’era il deposito
di Paperon de Paperoni che, nonostante fosse più piccolo, grazie alla
collina Ammazza
Motori guardava ancora dall’alto verso il basso Paperopoli. “Non
mi ricordavo
tutti questi palazzi…” mormorò il ladro, guardandosi attorno.
“Dev’essere un
sogno… Sì, per forza…” “Paperinik
è un lestofante!” urlò una voce alle sue spalle. Fantomius
fece un salto, girandosi solo per ritrovarsi a vedere un oggetto a lui
sconosciuto,
di forma rettangolare, dentro una vetrina, dentro il quale c’era un
kiwi con
addosso un impermeabile giallo, che aveva appena sbattuto un pugno
contro la
sua scrivania. “Sono sicuro che anche l’attacco di ieri sera è stata
una delle
sue solite messinscene per farsi credere un eroe! Se è così, allora lo
invito a
mostrarsi in pubblico senza maschera! Dopotutto, se è un eroe non ha
nulla da
nascondere, no?” Il
ladro
gentiluomo si avvicinò al televisore per osservare meglio. In alto a
destra, a
fianco alla testa di quello che immaginava fosse un giornalista, c’era
la
scritta ‘00 Channel’, mentre sotto il
nome ‘Angus Fangus’ lo illuminò
sull’identità del kiwi. “Beh…
sembra che anche questo Paperinik abbia i suoi nemici…” borbottò,
continuando a
fissare il televisore, per poi guardarsi attorno. “Però… mi chiedo da
dove
stiano trasmettendo questo filmato. Non vedo alcun proiettore. E
inoltre… è a
colori. Com’è possibile?” Il
papero
scosse la testa. “Non importa. Devo tornare a Villa Rosa. Solo da lì
potrò capire
cosa sta succedendo. Senza considerare che Dolly e Copernico saranno
preoccupati da morire.” La
sua
attenzione a quel punto si rivolse verso una macchina parcheggiata lì
vicino. Si
trattava
di una piccola decapottabile rossa e blu, con un semplice 313 come
targa. “Beh,
spero
che al proprietario non dispiaccia se la prendo in prestito… dopotutto,
è
un’emergenza.” Dicendo
ciò
saltò dentro l’abitacolo, dove con poche semplici mosse riuscì a farla
partire. “Villa
Rosa… arrivò!” esclamò, partendo subito a tutto gas. Impiegò
quasi tutta la notte per trovare la strada giusta. Con sua grande
sorpresa
sembrava che l’intera mappa di Paperopoli fosse stata ridisegnata
completamente. “Non
pensavo avrei mai fatto tanta fatica a tornare a casa…” mormorò
sbadigliando,
mentre superava il cartello che delimitava Località Roseto. “Sono così
stanco e
pieno di domande che-” Fantomius
inchiodò di colpo, tenendo gli occhi sgranati per lo spettacolo di
fronte a sé. Là,
dove
doveva trovarsi la sua villa, ora c’era solo un mucchio di vecchie
macerie, con
solo un cartello a ricordare cos’erano in origine. “No…
No,
no, no!” esclamò, saltando fuori dalla macchina e correndo nel giardino
della
villa, aprendo l’ormai arrugginito cancello. “Non può essere!” Rallentò
la
sua corsa, fino a camminare lentamente, fermandosi là dove una volta
c’era il
portone d’ingresso. “C-Cos’è
successo? Sono stato via solo una notte… non può essersi ridotta in
questo
stato in così poco tempo! Dolly! Dolly, dove sei?!” cominciò a urlare,
spostando qualche maceria, fino a scoprire un pezzo di giardino. Facendo
attenzione a dove metteva le mani, fece scattare un meccanismo che
mostrò una
maniglia, la quale fu subito presa dal ladro, che sollevandola rivelò
un
passaggio segreto. “Speriamo
si siano nascosti qui sotto…” fece, scendendo la scala. Ma
quando
finì la discesa e accese le luci (ancora funzionanti), lo spettacolo
che si
presentò di fronte a lui lo lasciò stupefatto. Tutti
i
suoi marchingegni, il suo costume… era tutto sparito. “Quindi
hanno scoperto anche questo posto… Dolly e Copernico non l’avrebbero
mai
svuotato se non fosse stato scoperto.” mormorò, avanzando lentamente. Fantomius
si guardò intorno, cercando di trovare qualcosa, qualsiasi cosa a lui
familiare. “Non
hanno
lasciato nulla… Ma forse…” Facendo
attenzione, poggiò una mano su un mattone, che rientrò nel muro,
facendo
scorrere una sezione di esso lateralmente, che rivelò una stanza
nascosta. Il
ladro
tirò fuori da sotto la calzamaglia un accendino, con il quale accese
una
candela che era all’ingresso della stanza, grazie alla quale riuscì a
illuminarla. Al
suo
interno, oltre a una piccola cassaforte, ben conservati dentro delle
buste
c’erano diversi vestiti. “Fortunatamente,
Copernico aveva pensato anche a una situazione del genere… Spero solo
che stia
bene…” Togliendo
le ragnatele che coprivano tutto, prese i vestiti, cambiandosi subito
nei panni
di Lord Quackett, in abiti non eleganti. “Così
passerò più inosservato. Se hanno scoperto questo posto, è probabile
che
sappiano anche della mia identità segreta…” Dopo
aver
nascosto il suo costume sotto i vestiti, in maniera tale da non
risultare
visibile, tornò allo scoperto, richiudendo dietro di sé il passaggio
segreto. Fu
allora
che l’alba del nuovo giorno lo illuminò. “Ora
comincio davvero a chiedermi… dove sono finito?” Ritornò
in
città con la macchina rubata, riuscendo incredibilmente a ritrovare il
vicolo
dove l’aveva presa, lasciandola lì e nascondendo nel cruscotto qualche
banconota per il proprietario, dopodiché si allontanò a piedi,
intenzionato a
scoprire qualcosa di più su quello che stava succedendo. Si
inoltrò
nel centro della città, che cominciava a riempirsi di pendolari agitati. “Ennesima
invasione aliena sventata da Paperinik!” sentì urlare uno strillone che
distribuiva giornali. “Ehi!”
lo
chiamò Quackett. “Quanto costa quel giornale?” “Un
dollaro
signore.” “Uh,
piuttosto caro…” commentò il papero, tirando fuori una banconota da
cinque
dollari, che lasciò al ragazzo. “Il resto tienilo come mancia.” “Wow!
Grazie mille!” rispose lui, consegnandogli il quotidiano, per poi
allontanarsi. Il
ladro
gentiluomo aprì il giornale, ma si fermò subito sulla prima pagina. Sentì
subito il respiro venirgli meno, e fu costretto ad appoggiarsi a un
lampione
per non cadere. “C-Che
cosa
significa?” fece, tornando a guardare la pagina. Sotto
la
scritta ‘Papersera’, la data
riportata era l’8 giugno 1998… settant’otto anni più tardi di quello
che
credeva. “Dev’essere
uno scherzo…” mormorò. “DEVE esserlo… se così non fosse… Dolly…
Copernico…
Tutte le persone che conosco…” Fantomius
si rimise in piedi. “Però… questo spiegherebbe tutto… perché la villa è
a
pezzi… e perché nessuno chiama questo Paperinik con il nome di
Fantomius…” “Largo!”
urlò una voce, poco prima che un paperotto su uno skateboard gli
passasse
accanto, seguito subito da altri due paperi identici a lui. Lord
Quackett, colto di sorpresa, perse l’equilibrio e cadde definitivamente
a
terra. I
tre
paperotti si fermarono subito, tornando sui loro passi. “Tutto
bene
signore?” chiese uno di loro, che aveva una maglietta nera come gli
altri due,
con un semplice berretto rosso a differenziarlo. “S-Sì…
tranquilli… ho avuto botte ben peggiori.” rispose lui, rialzandosi. “Ci
scusi,
non era nostra intenzione farla cadere.” fece un altro, che il ladro
intuì
essere il fratello gemello, come anche il terzo. “Tranquilli…
ero io ad essere distratto. Piuttosto, come mai tutta quella fretta?” “Stiamo
andando a scuola e non vogliamo arrivare in ritardo, altrimenti
rischiamo una
punizione una volta tornati a casa.” “Allora
andate. Non voglio di certo esserne io il responsabile. Inoltre sono un
po’
ostico alle punizioni.” ridacchiò. “Solo, un informazione: per caso
avete mai
sentito nominare Copernico Pitagorico o Dolly Papera?” “Pitagorico?
Forse ha a che fare con Archimede.” rispose uno dei tre paperotti,
tirando
fuori dalla tasca un foglietto, su cui scrisse qualcosa. “Ecco, questo
è il suo
indirizzo. Per l’altra persona… mi spiace, mai sentita.” “Capisco.
Vi ringrazio.” replicò lui, sorridendo triste. “Lo immaginavo…” mormorò. “Tutto
bene?” “Sì.
Mi
stavo solo perdendo nei ricordi, nulla di cui preoccuparsi. Ora andate,
vi ho
già fatto perdere troppo tempo.” I
tre
paperi annuirono, per poi riprendere la loro corsa. Fantomius
tornò a osservare il foglio lasciatogli. “Archimede
Pitagorico… Inventore e ripara tutto… Direi che ha mantenuto la
tradizione di
famiglia, se è parente di Copernico. Piuttosto… come farò a trovarlo?” “Difficoltà
con le mappe?” chiese una voce alle sue spalle. Lui
si girò
subito, ritrovandosi a guardare una papera più alta del normale, che
indossava
un completo viola e aveva i capelli color paglia raccolti indietro. “S-Sì,
non
mi dispiacerebbe… sono stato fuori città per un po’ e non riesco più a
trovarmici…” fece, temendo di essere stato sentito, mentre consegnava
il foglio
per farglielo leggere. “Oh,
Archimede, eh? Sì, so dove si trova, ci sono stata anche un paio di
volte… il
mio phon mi ha dato parecchi problemi in passato… È fortunato, basta
che va
dritto da questa parte. Troverà facilmente il suo laboratorio.” “Grazie
mille! È stata molto gentile, signorina…” “…
Lyla
Lay.” si presentò. “E lei invece è?” Quackett
sussultò. Non poteva presentarsi con il suo vero nome. Anche se non
fossero
stati a conoscenza della sua identità segreta, se si trovava davvero
nel futuro
sarebbe risultato alquanto strano. “Mi
chiamo…
Oliver Duck, piacere.” rispose infine, dicendo i primi due nomi che gli
vennero
in mente.
02: Il ritorno di FantomiusCapitolo 02: Il ritorno di Fantomius
“Uhm…
direi
che non ci sono dubbi, sono arrivato.” mormorò Lord Quackett, guardando
l’enorme cartello con sopra scritto ‘Archimede
Pitagorico’, affiancata da una curiosa costruzione, che in origine
doveva
essere stata una casa, ma che ora, a causa di tutti gli oggetti che
spuntavano
fuori da essa e che il ladro non aveva mai visto prima, sembrava più un
ammasso
di metalli e cose indefinite. Si
avvicinò
cautamente al campanello, restando qualche secondo a pensare. Se era
come
Copernico, disturbarlo poteva significare rischiare di provocare
un’esplosione. Scosse
la
testa e premette il bottone. Nessun suono uscì da esso. “Eh?”
fece
lui, ripetendo il gesto diverse volte. Stava
per
premere di nuovo il bottone quando la porta si aprì di colpo. “Ho
sentito, ho sentito, non c’è bisogno di insistere!” urlò un aquilotto
dai
capelli biondi, tenendosi la testa tra le mani. “S-Salve…”
disse Fantomius, guardandolo incredulo. Era la fotocopia di Copernico,
salvò
l’età e il colore dei capelli. “Oh…
un
nuovo cliente… ecco perché hai insistito. Dovrei scriverlo sopra che il
campanello suona direttamente nelle mie orecchie grazie ai miei nuovi
micro
auricolari…” “Sì,
direi
che sei senza dubbio tu.” esclamò Quackett, sorridendogli. “Ci
conosciamo?” “Temo
di
no, però io sono un grande amico di un tuo parente.” “Davvero?
Mio padre o mio nipote?” Il
papero
mascherato ridacchiò. “Forse non ci crederai, ma tuo padre l’ho visto
solo una
volta, quando Copernico lo ha portato da noi per presentarci suo
nipote.” “C-Copernico?
Il mio bis nonno?” ripeté Archimede, guardando sorpreso il papero di
fronte a
lui. “Ma è vissuto a inizio secolo, non puoi averlo conosciuto.” “Credo
di
potermi fidare di te. Dopotutto, sei suo nipote. Posso entrare?” “Uh?
Oh,
certo… Edi, fa un po’ di spazio per piacere!” Sotto
lo
sguardo sorpreso di Lord, un piccolo robottino con una lampadina al
posto della
testa saltò giù da un tavolo, andando a premere un bottone sopra un
oggetto,
che risucchiò subito tutto quanto, lasciando il laboratorio vuoto. “Il
mio
nuovo miniaturizzatore.” spiegò Archimede, prendendo due sedie. “Così
perdo
molto meno tempo a sistemare a fine giornata. Allora, in che rapporti
sei con
mio nonno?” “Diciamo
che sono un suo caro amico. Quello che sto per dirti ti lascerà
probabilmente
sorpreso… ma diamine, lo sono anch’io!” “Difficile.
Con quello che è successo di recente in questa città, c’è ben poco in
grado di
meravigliarmi.” “Vengo
dal
passato. Più precisamente dal 1920.” Archimede
lo guardò incredulo. “Dici
sul
serio?” “Già.
Ieri
notte mentre tornavo a casa ho avuto un incontro poco piacevole con una
persona, che mi ha fatto perdere i sensi. Quando mi sono svegliato, mi
sono
ritrovato in questa città, che si chiama come la mia ma è ben diversa.
Inoltre
sono tornato a casa mia e l’ho trovata demolita, e quello che era
rimasto era
in stato d’abbandono da diversi anni.” “Allora
tu
devi essere… Lord Quackett, il suo amico di vecchia data!” esclamò
l’inventore.
“Mio nonno ha scritto di te in un suo diario.” “Lo
immagino. Per questo voglio ritrovare quel tipo che mi ha portato qui.
A meno
che tu non sia in grado di farmi tornare direttamente al mio tempo.” Archimede
chiuse gli occhi. “Fino
a
qualche anno fa, non avrei avuto alcuna difficoltà. Ma sfortunatamente,
negli
ultimi tempi, qualunque mia invenzione riguardante il tempo non
funziona. E non
è solo un mio problema. Ho sentito un mio amico inventore, che ha
costruito una
vera e propria macchina del tempo, e anche lui non riesce più a farla
funzionare. C’è una qualche interferenza.” “Allora
io
come ho fatto a finire qui? Ieri ero nel 1920 e oggi nel 1998!
Settant’otto
anni mi paiono un po’ troppi per passare inosservati!” “Posso
solo
immaginare che chi ti ha portato qui sia il responsabile delle
interferenze.” Archimede
restò in silenzio per qualche secondo, per poi alzarsi. “Conosco
una sola persona che potrebbe aiutarti… ma sfortunatamente non la sento
da un
po’. Inoltre, mi scoccerebbe infastidirlo visto tutto quello che ha da
fare.” “È
per caso
questo famoso Paperinik di cui sento continuamente parlare da quando
sono
arrivato?” L’aquilotto
annuì, girandosi verso la finestra. “Già.
Per
anni sono stato io a fornirgli le sue armi e ad aiutarlo. Ma a quanto
pare, ha
preferito non coinvolgermi nella sua battaglia più importante e
pericolosa.” Qualckett
ridacchiò, attirando l’attenzione dell’inventore. “Vedo
che
in quasi un secolo, le cose non sono cambiate.” fece, portandosi una
mano sotto
i vestiti. “Cosa
intendi dir-” Archimede
si interruppe quando il papero poggiò sul tavolo il suo costume di
Fantomius. “Tuo
nonno
mi ha aiutato a vestire i panni di Fantomius.” spiegò sorridendo. “Era
il mio
fidato complice.” “F-F-Fantomius?!”
esclamò incredulo l’altro, avvicinandosi per osservare meglio il
costume. “Tu
sei il famoso ladro gentiluomo?!” “In
penne e
ossa.” replicò lui. “Ma non mi sembri sconvolto per aver scoperto di
tuo
nonno.” “Perché
ne
ero già a conoscenza. Ho trovato qualche tempo fa il suo diario
segreto, ma non
ha mai fatto il tuo nome. A tutt’oggi nessuno è a conoscenza della tua
identità
segreta.” “Questo
mi
solleva. Ma credo sia comunque meglio se continuo a usare un nome falso
finché
resto qui, vero?” “Sì,
sarebbe meglio.” “Allora,
come posso contattare Paperinik?” domandò Quackett, nascondendo
nuovamente il
costume. “Non
saprei… di solito era lui a venire da me. Però…” “Però?” “Beh,
c’è
il suo migliore amico. Lui dovrebbe saperti aiutare a metterti in
contatto con
lui. È l’unico a conoscere la sua identità segreta, almeno, credo.” “Fantastico!
Dove posso trovarlo?” “Sei
fortunato, abita qui vicino e-” “Archimede!”
urlò una voce fuori dalla casa. “Anzi,
direi che non dovrai fare molta strada. È lui!” esclamò l’inventore,
andando ad
aprire la porta. Subito
dopo
tornò indietro, seguito da un papero vestito da marinaio, con un
berretto
incredibilmente simile a quello indossato da Paperinik. “Ciao
Paperino.” lo salutò Archimede. “Credevo che a quest’ora dovessi essere
al
lavoro.” “Ci
sarei
andato, ma a quanto pare qualcuno ha avuto la brillante idea di rubarmi
la
macchina e riportarmela con i cavi danneggiati e quasi senza benzina. E
oltre
al danno, ha voluto farmi la beffa di lasciarmi dieci miseri dollari
come
rimborso!” Archimede
ascoltò le sue lamentele, osservando con un occhio il suo ospite del
passato sbiancare,
mentre alle spalle del nuovo arrivato lo intimava con un dito a non
dire nulla. “Davvero
qualcuno ha avuto il coraggio di rubarti la 313?” domandò, guardandolo
fintamente incredulo. “Già…
anch’io ne sono rimasto sorpreso, credimi.” Solo
allora
Paperino sembrò accorgersi dell’altro papero, che guardò leggermente
sorpreso. “Salve.”
lo
salutò Quackett, porgendoli la mano. “Oliver Duck.” “Paolino
Paperino.” rispose l’altro, stringendogli la mano, dopo un secondo di
esitazione. “Capiti
a
proposito Paperino.” intervenne Archimede. “Oliver aveva appunto
bisogno del
tuo aiuto.” “Davvero?
Come mai?” “Vorrebbe
contattare Paperinik per una questione abbastanza importante.
Garantisco io per
lui.” “Oh…
Questo
potrebbe essere un problema…” rispose lui. “Ultimamente non sono
riuscito a
sentirlo nemmeno io. Con quasi un’invasione al giorno, non ha molto
tempo per
gli amici…” “So
di
chiedere molto, ma mi servirebbe il suo aiuto, è fondamentale.
Archimede mi ha
detto che è l’unico in grado di farlo.” “Mi
spiace,
ma a meno che non sia più importante di un’invasione aliena o
qualcos’altro che
mette a rischio il pianeta, dubito che il mio amico possa intervenire.
Ed è
meglio non mentirgli, credimi.” Dicendo
ciò
si girò verso l’amico inventore. “Ti chiedo scusa per il poco
preavviso, ma
potresti sistemarmi la macchina per stasera? Devo uscire con Paperina e
sai
com’è…” Archimede
ridacchiò. “Tranquillo,
capisco perfettamente. Ora ti conviene andare, o Angus ti farà
impazzire più
del solito oggi.” “Già…
se
non fosse che è un buon lavoro, me ne sarei già andato. Scusate, ma ora
devo
scappare.” Detto
ciò
corse fuori, lasciando gli altri due nuovamente da soli. “Non
è
andata come speravo.” ammise Archimede. “Ma non posso nemmeno dargli
torto… Immagino
che i falsi allarmi siano parecchi…” Quackett
restò in silenzio. “Paperinik
è un eroe, no?” domandò, intrecciando le dita delle mani. “Sì.
Ha
avuto qualche diverbio con la polizia in passato, ma è tutto sistemato
ora.” “Quindi,
se
dovesse succedere qualcosa, interverrebbe, vero?” “Dove
vuoi
arrivare?” Il
Lord si
alzò in piedi. “Archimede,
ho un favore da chiederti come amico del tuo bis nonno!” esclamò,
tirando
nuovamente fuori il costume. “I miei marchingegni sono ormai datati per
quest’epoca, perciò vorrei che tu sottoponessi il mio costume a una
revisione e
a un aggiornamento!” “Cosa?
Non
vorrai-” “Se
Paperinik non vuole aiutarmi… allora Fantomius lo costringerà a
mostrarsi!”
disse serio. “Ma credo che dei banali stivaletti a molla e dei gas
fumogeni non
lo impensieriranno di certo.” “Fammi
capire: tu vuoi mostrarti nei panni di un ladro che non si vede da
ormai
ottant’anni solo per far uscire allo scoperto Paperinik? Tu non puoi
saperlo,
ma Paperinik si è basato sul tuo alter ego per crearsi il suo.” “Lo
so.
L’ho incontrato questa notte, anche se lui non mi ha visto. Ti lascio
immaginare la mia sorpresa nel rendermi conto che aiutava la polizia e
che questa
non cercava di arrestarlo.” Archimede
si portò indietro gli occhiali, che oscurarono i suoi occhi grazie al
riflesso
della luce. “Sai,
di
solito non aiuto a compiere furti o robe simili. Ho avuto degli episodi
in
passato che mi hanno portato a rifiutare simili lavori. Tu però sei un
amico di
mio nonno… e se lui si fidava di te, perché non dovrei farlo io?” L’inventore
sorrise, per poi rivolgersi al suo assistente. “Edi, metti alla porta
il
cartello ‘Invenzioni in corso’ e tira
fuori i vecchi progetti PK! È ora di rimettersi all’opera e di
dimostrare che
non sono da meno di mio nonno!” Poi
si rivolse
a Quackett. “Dammi un giorno solo, e stasera Fantomius tornerà di nuovo
nei
cieli di Paperopoli!”
~~~~~~~~~~~~~~
“Brr…
Sarà
anche giugno, ma la notte fa sempre freddo!” esclamò Paperinik,
avvolgendosi
con il mantello, mentre osservava dalla cima di un palazzo le strade
sotto di
lui. “Qualche novità, Uno?” “Nessuna
socio.”
rispose una voce robotica proveniente dal suo
scudo. “Una notte perfettamente
tranquilla e-” Uno
s’interruppe, mentre il papero mascherato sospirò. “Quante
volte farai ancora l’errore di dire quella frase?” domandò ironico. “Di
cosa si
tratta? Evroniani? Altri criminali del futuro? Alieni casuali? Semplici
ladri?” “Ecco…
devo dire che al momento non saprei
risponderti, socio… i miei sensori stanno cercando di analizzare la
situazione
e-” “Meno
giri
di parole e dimmi dove devo andare.” “Al
deposito di tuo zio.” “Quindi
sono o i Bassotti o Amelia.” disse lui, decollando subito in direzione
della
collina Ammazza Motori. Giunse
in
pochi minuti e atterrò in mezzo a due macchine della polizia. “Cos’abbiamo
agenti?” domandò, ricevendo sguardi increduli. “Beh? Sembra che abbiate
visto
un fantasma!” “Ecco…
noi
credevamo che fossi tu il responsabile di questa situazione…” disse uno
dei
poliziotti. “De Paperoni ci ha chiamato dicendo che tu
hai attaccato il deposito e che stai minacciando di rubare la
sua Numero Uno.” “Come?
È
diventato completamente senile? Stavo facendo il mio solito giro di
perlustrazione.” “Ma
allora
chi c’è con lui?” “Ovviamente
è tutta una sua messinscena!” intervenne una voce orribilmente
familiare al
super eroe, che si girò per ritrovarsi faccia a faccia con Angus Fangus
e il
suo immancabile compagno Camera 9. “Ne
so
quanto te Angus, perciò è inutile che tenti di screditarmi nuovamente.”
disse
freddamente lui. “Sta
uscendo qualcuno dalla finestra!” urlò un agente, facendo girare tutti
i
presenti. Infatti
dall’unica finestra del deposito una figura si sporse fuori oscurando
la luce
interna, per poi puntare qualcosa contro l’antenna sul tetto, lanciando
un cavo
che si avvolse attorno ad essa. Poi, con agilità, si lanciò nel vuoto,
riavvolgendo
la fune che lo trascinò così sul tetto. “Presto,
i
fari!” urlò un poliziotto, mentre dalle macchine i suoi colleghi
tiravano fuori
le luci, che puntarono verso il tetto, accendendole. “Che
cosa…?” esclamò Paperinik, sorpreso quanto tutti gli altri presenti, ad
esclusione di Angus, che sorrise. “Questa
non
me la posso perdere! Stai riprendendo, Camera 9?” chiese al cameraman,
che fece
il segno dell’okay con una mano. Sul
tetto
del deposito, con in mano la Numero Uno, un papero vestito esattamente
come
Paperinik salvo che per la maschera blu e che avvolgeva completamente
la testa,
sorrise. “Vedo
che
finalmente ti sei fatto vivo, Paperinik!” esclamò ad alta voce, per poi
lasciare cadere la moneta sul tetto. “Sapevo che derubare il papero più
ricco
del mondo sarebbe servito a qualcosa!” “Chi
sei? E
perché indossi il mio costume?!” “Il
tuo
costume?” ripeté il ladro. “Stai facendo un grave errore. Sei tu a indossare il mio costume, non il
contrario!” “Eh?” “Ascolta
attentamente, Paperinik! E anche voi,
paperopolesi! Il mio nome è Fantomius, il ladro gentiluomo… e sono
tornato!”
Capitolo 3 *** Ogni fine non è altro che un inizio ***
03: Ogni fine non è altro che un inizioCapitolo 03: Ogni fine non è altro che
un inizio
“Caro,
come mai non hai
mai derubato il deposito di de Paperoni?” domandò Dolly, guardando il
gioiello
che il suo amato le aveva appena offerto. “Non
sarebbe divertente.
È ancora in giro per il mondo, e ora ci sono solo i suoi parenti, che
non mi
sembrano i soliti ricconi. Aspetterò il suo ritorno e poi, se ne varrà
la pena,
farò il mio furto ai suoi danni.” rispose Quackett, togliendosi la
maschera.
Erano
questi
i pensieri di Fantomius, mentre osservava le auto della polizia ai
piedi della
collina. Aveva
messo
a dormire Paperone con un semplice spray. Per sua fortuna lo aveva
confuso per
il suo autonominato erede, quindi aveva abbassato la guardia. Tuttavia
non aveva immaginato la sua resistenza: non appena aveva poggiato le
mani su
quella monetina tenuta rigorosamente da parte, il vecchio papero (di
cui,
sinceramente, si domandava come potesse essere ancora così arzillo,
vista la
sua veneranda età) si era svegliato di colpo, cercando di colpirlo con
quella
spingarda vecchia quanto lui. Voleva
attirare l’attenzione di Paperinik e c’era riuscito. “F-Fantomius?”
ripeté l’eroe mascherato. “Non prendermi in giro! Non esiste più da
molto prima
che io indossassi i suoi vecchi abiti!” “Eppure
sono qui. E sono quello vero, al vostro servizio.” rispose lui,
inchinandosi
elegantemente. “Fantomius?
Il famoso ladro degli anni venti?!” domandò Angus, senza far sparire il
suo
ghigno. “Oh, sento odore di scoop del secolo! Ed è pure la fotocopia di
Paperinik!” “Se
è
come
dici…” continuò Pikappa, ignorando il giornalista. “Come mai ti sei
fatto vivo
solo adesso?” “Se
sei
così curioso di scoprirlo… perché non mi insegui?” Dicendo
ciò
saltò verso l’alto con i suoi stivali a molla, per poi lanciare con una
pistola
una fune la cui cima si arrotolò attorno al un lampione. Superando
tutti i presenti, il ladro mascherato volò sopra le loro teste,
atterrando
sopra il cornicione di una casa e girandosi nuovamente. “Vediamo
se
sei all’altezza del tuo originale!” esclamò, per poi premere un tasto
sulla sua
cintura. Come
un
palloncino gonfiabile, una piccola elica uscì dalla schiena della tuta,
permettendo così al ladro di volare via. “Lo
inseguo
io! Voi pensate a calmare Paperone, che sarà di certo su tutte le
furie!”
ordinò Paperinik, per poi volargli dietro usando i propulsori
dell’Extransformer. “Fantomius?”
fece un agente, ancora incredulo. “In centrale abbiamo ancora qualcosa
su di
lui, ma pensavamo che ormai fosse sparito per sempre… sono passati
quasi
ottant’anni dalla sua ultima apparizione…” “Chi
se ne
importa?” esclamò Angus, prendendo per il colletto Camera 9 e
cominciando a
trascinarselo dietro a forza. “Io ho il mio scoop ad aspettarmi in
redazione,
giusto giusto per l’edizione del mattino!” Una
ragazza
entrò in casa, poggiando il cappello sull’appendiabiti. Si
diresse
in sala, dove trovò la televisione accesa su 00 Channel. “Nonno?”
chiamò, guardandosi in giro. “Quante volte ti ho detto di non lasciare
la tel-” “LO
SAPEVO!!!” urlò una voce che fece spaventare la ragazza, mentre da una
porta
usciva un vecchio signore con addosso un impermeabile da detective,
logorato
dal tempo, agitando in alto il suo bastone. “Lo sapevo che Fantomius
non poteva
essere sparito così come se niente fosse!” “Di
che
stai parlando nonno?” domandò la ragazza, guardando il parente come se
fosse
impazzito… beh, non che ai suoi occhi non lo fosse. “Fantomius
è riapparso stanotte!” continuò suo nonno, indicando il televisore. “Sarà
il
solito impostore o nemico di Paperinik.” “No,
no,
riconoscerei la sua voce ovunque! È lo stesso Fantomius con cui ho
avuto a che
fare settant’otto anni fa! E ora posso finalmente arrestarlo!” “Ex
commissario Pinko!” gridò la ragazza. “Tu non ti muoverai di qui, non
da solo!” “E
allora
accompagnami! Catturare Fantomius è stato l’obiettivo di tutta la mia
vita!
Credevo che non ci sarei più riuscito, ma ora eccolo lì, a beffeggiarsi
di
nuovo dell’autorità e del suo stesso successore!” La
ragazza
sospirò. “Roh,
per
favore. È lui, ne sono sicuro.” continuò Pinko, guardando seriamente la
nipote.
“Non so come sia possibile, ma è lui. Lo riconoscerei tra mille. Quella
maschera… è la sua.” Roh
lo
guardò, per poi sospirare nuovamente. “E
va
bene,
ti porto io in giro con il mio sidecar. Ma se ti è sfuggito quando eri
al pieno
delle tue forze, dubito che ora tu possa riuscire a fare qualcosa.” “Questo
lo
vedremo.” Fantomius
si girò, notando che Paperinik non era più al suo inseguimento. “Pare…
che
di mio abbia ereditato solo il costume.” mormorò, fermandosi sopra il
tetto di
un palazzo. “Mi sono lasciato trasportare… ma dopotutto, non sono mai
stato in
grado di tirarmi indietro di fronte a una sfida.” “Si,
in
effetti è una cosa che ti accomuna con il vero Fantomius.” rispose una
voce
alle sue spalle, che lo costrinse a voltarsi. In
piedi
sopra una macchina volante rossa, Paperinik lo osservava serio. Il
ladro
mascherato non resistette alla tentazione di sorridere. Per la prima
volta
poteva dire di trovarsi in difficoltà… ed era contento che colui che
era
riuscito a metterlo in tale situazione altri non era che il suo erede. “Sai
com’è,
sono cose che capitano, quando ti ritrovi in un posto mai visto prima…
o
almeno, non visto da molto tempo. Mi hai sorpreso però. Pensavo di
averti
seminato un po’ di tempo fa.” “Ho
occhi e
orecchie in tutta la città. Non ti ho perso di vista un secondo.”
rispose lui,
per poi puntargli contro l’Extransformer. “Ora, saltiamo i convenevoli
e dimmi
chi diamine sei. Quello di Fantomius, per quanto famoso, non è un
costume poi
tanto usato. Utilizzano direttamente il mio.” “Vedo
che
la presunzione è la stessa. A Villa Rosa ho notato che il mio vecchio
nascondiglio era stato svuotato. Sei tu il responsabile?” Paperinik
sgranò gli occhi. Quella era un’informazione di cui nessuno, neppure
Uno, era a
conoscenza, a parte l’eroe stesso. “Sorpreso?”
domandò divertito Fantomius. “Sono stato a Villa Rosa neanche un giorno
fa.
Speravo di scoprire cosa mi era successo… beh, di certo non immaginavo
di
essere finito nel futuro.” “Come
fai a
sapere di Villa Rosa?” esclamò Paperinik. “Nessuno dovrebbe esserne a
conoscenza!” “Nessuno…
a
parte il suo proprietario. Ho fatto costruire io i passaggi segreti, e
ce ne
sono diversi di cui tu non hai scoperto ancora l’esistenza.” “Di
che cosa sta parlando, socio?”
chiese la voce di Uno. “Villa Rosa non è altro che un
vecchio rudere dopo che è stato fatto
saltare in aria da Gastone Paperone.” “Beh,
diciamo che non è sempre stato così. Ti racconterò tutto più tardi.
Ora, se non
ti spiace, avrei una piccola questione personale di cui occuparmi.” “E
quella
voce a chi apparteneva?” domandò Quackett, facendosi serio. “È
dannatamente
simile alla sua, anche se non trasmette la stessa sensazione di
pericolo.” Paperinik
si voltò verso di lui. “La sua?” “La
persona
che probabilmente mi ha portato qui. Aveva un voce distorta, e uno
strano
occhio di vetro.” L’eroe
restò a fissarlo, per poi sussurrare qualcosa al suo scudo. Pochi
secondi dopo,
da esso uscì un raggio verde, che creò l’ologramma di un rapace
antropomorfo. “È
lui!”
esclamò l’altro, indicandolo. “È stato lui a prendermi!” “Il
Razziatore…” mormorò Paperinik. “Ma allora… tu sei davvero l’autentico
Fantomius!” “Oh,
adesso
finalmente mi credi?” “Sono
stato
anch’io nel futuro per ragioni legate a questo tipaccio. So bene cosa
si
prova.” replicò, facendo sparire l’ologramma. “Quindi
avevo ragione. È lui il responsabile, vero?” “Già…” Mentre
diceva ciò, il cruscotto della sua macchina si aprì. “Forza, salta su.
Ti porto
in un posto dove potremo parlare tranquilli.” “Spero
non
la centrale.” “Non
credere che io sia poi in così ottimi rapporti con la polizia. Sono un
eroe
indipendente e ho pestato loro i piedi diverse volte. Collaboriamo, ma
non sono
al loro servizio.” Fantomius
ridacchiò, per poi saltare anche lui sulla macchina, affiancandosi a
Paperinik.
“È bello sentirtelo dire. Temevo che ormai il mio costume fosse ridotto
ad
affrontare paperi viola volanti e arrestare ladruncoli da due soldi.” “Oh,
non
sai quanto mi piacerebbe che fosse così…” replicò l’altro, per poi
sedersi sul
posto di guida. “Dimmi, a che velocità sei abituato ad andare?” “Beh…
il
mio carro mobile può raggiungere ben 40 chilometri orari e-” Fantomius
non riuscì a finire la frase che si ritrovò schiacciato sul sedile,
mentre la
P-Kar sfrecciò a tutta velocità tra i palazzi, evitandoli come se
niente fosse. “Ehm…
temo
allora che starai leggermente male…” “S-Sapevo
che la tecnologia si è evoluta non poco… ma non mi aspettavo fino a
questo
punto!” riuscì ad esclamare, mentre la macchina si dirigeva verso un
alto
grattacielo viola. Riuscendo,
per qualche motivo sconosciuto, a non venire vista da nessuno, l’auto
entrò
dentro uno dei piani, le cui finestre si aprirono per lasciarla passare. La
P-Kar
atterrò sulle ruote, lasciando subito uscire Fantomius, che si appoggiò
sopra
essa. “Ugh…
Preferisco il mio vecchio carro mobile… non sarà così veloce, ma lo
preferisco…” “Uhm…
Avevo ancora qualche speranza che fosse un
difetto video, ma vedo che non è così. È proprio la tua fotocopia,
socio.”
disse una voce che lo fece girare. Lord
Quackett era solito rimanere impassibile, ma in quel folle giorno ne
stava
vedendo davvero tante, forse troppe per i suoi gusti. Di fronte a lui
c’era
un’enorme sfera verde, con all’interno la testa galleggiante di un
papero, dello
stesso colore, che lo guardava curioso. “Riesci
a
confermare che non è del nostro tempo?” chiese Paperinik per nulla
sorpreso
dalla strana presenza, uscendo anche lui dalla macchina. “Ho
cominciato le analisi dal momento in cui è
salito sulla P-Kar. Dice il vero.” “Ma
perché
mai il Razziatore dovrebbe portarmi un possibile alleato?” si chiese
l’eroe.
“Inoltre, credevo fosse in prigione…” “Scusa…
ma
non ti spaventa nemmeno un po’ questa… cosa?” domandò il ladro. “Eh?
No,
no, lui è solo Uno.” “E
gli
altri dove sono?” “Sgrunt!
Si vede che è il tuo predecessore! La
stessa identica pessima battuta!”
sbottò offesa l’intelligenza artificiale. “Per tua informazione, sono
un avanzato computer dotato di volontà propria.” “Computer?” “È
inutile
Uno, ai suoi tempi i computer non esistevano nemmeno come fantasia.” “A-Allora…
questa è la tua base segreta?” chiese Fantomius, cercando di
allontanarsi dalla
sfera verde, salvo vederla moltiplicarsi in ogni schermo presente. “Già.
Anche
se mi sono trasferito qui da relativamente poco tempo. Sai, affrontare
un’invasione aliena richiede qualcosa di più di qualche maschera.” “Immagino…
allora, come hai scoperto i segreti di Villa Rosa? Dubito avrei detto a
qualcuno del suo segreto.” Paperinik
ridacchiò, mentre anche Uno si mostrava curioso. Dopotutto, non aveva
mai
sentito la storia di come era nato il suo compagno di avventure. “Vediamo…
direi che è stato un colpo di fortuna dentro la sfortuna.” rispose lui.
“Ho
ricevuto una lettera che mi diceva che l’avevo vinta a una lotteria ma,
sfortunatamente, in realtà era un premio di mio cugino Gastone, anche
se lui
non l’ha mai scoperto. Lì trovai un tuo diario, dove avevi annotato
tutti i
tuoi segreti, tranne la tua vera identità, anche se non ci misi molto a
scoprirla. Tranquillo, non ho rivelato a nessuno il tuo segreto. Trovai
anche
il tuo costume e alcuni tuoi vecchi congegni, e inizialmente li usai
per
vendicarmi di alcuni torti subiti. Poi, piano piano, iniziai ad aiutare
le
persone. E così finii col diventare l’eroe di questa città.” “Un
mio
diario, eh? Avevo cominciato a scriverne uno, ma mi limitavo a
descrivere le
mie avventure in terza persona, così da non far capire chi fosse
l’autore.” “Angus
pagherebbe oro per sapere queste cose.” fece una voce, mentre una porta
si
apriva, lasciando entrare una papera. “Lyla!
Come
mai da queste parti?” chiese sorpreso e allo stesso tempo felice
Paperinik,
mentre Fantomius la guardava incredulo. “Ho
ricevuto un messaggio anonimo che mi diceva di entrare nell’ascensore.
Il tuo
misterioso socio, che come al solito non si farà vedere, immagino.” Solo
in
quel momento il ladro si rese conto che Uno era sparito non appena
quella
papera era entrata. “Dovevo
immaginarlo. Beh, mi ha solo anticipato, ti avrei chiamato a breve.
Immagino tu
sia già a conoscenza della situazione, no?” “Posso
suppore che il Razziatore abbia fatto un viaggio negli anni Venti.
Forse
pensava che portandolo qui ti avrebbe cancellato, ma fortunatamente non
è
andata così.” “Scusa…
ma
tu chi sei?” “Lyla
Lay,
giornalista di 00 Channel e agente della Tempolizia. E, tranquillo, ci
occupiamo solo di criminali che giocano con il tempo.” “Ah…
meno
male, temevo di dover scappare subito dopo aver incontrato una così
bella papera.”
fece lui, prendendole e baciandole la mano. “Dolly
potrebbe prenderla male se lo dovesse scoprire, sai?” ridacchiò
Paperinik.
“Inoltre, senza offesa Lyla, ma dubito che potreste essere molto
compatibili.” “Tranquillo
Paperinik. Sai che per me la mia natura non è un problema.” “Ho
paura a
chiedere spiegazioni... e inoltre qualcosa mi dice che non mi
risponderesti,
vero? Mi hanno detto che venendo dal passato è meglio che io non scopra
troppe
cose sul futuro. Solo una domanda: tu sei a conoscenza della sua vera
identità?” La
giornalista sembrò sorpresa, guardando l’amico mascherato, che decise
di
intervenire al suo posto. “Sì,
ma lo
ha scoperto da sola. Perché?” “Giusto
per
sapere se potevo parlare liberamente… Paolino Paperino.” Paperinik
sgranò gli occhi. “Come-” “Non
sono
Fantomius per niente. Credi davvero che io, tra tutti, non sia in grado
di
distinguere la differenza tra le tue identità? Ho avuto il primo
sospetto
quando ci siamo incontrati ieri da Archimede, vista la tua reazione
quando mi
hai visto, e me ne hai dato la conferma quando hai detto che sapevi chi
ero.
Inoltre, piccola critica: il cappello è lo stesso.” Dicendo
ciò, si tolse la maschera, rivelando il suo volto. “Lord John Lamont
Quackett
al vostro servizio.” “Pensavo
avessi detto di chiamarti Oliver Duck.” ridacchiò Lyla, mentre anche
Paperinik
si toglieva la maschera. “Non
potevo
di certo presentarmi con il mio vero nome.” “Allora…
credi di poterlo riportare al suo tempo?” chiese Paperino, guardando
l’amica. “Ho
già
richiesto l’autorizzazione ai miei superiori. Sarà questione di poco e-” La
papera
s’interruppe portandosi una mano sulla fronte, per poi sospirare.
“Scusate, ma
devo tornare in studio. Angus sta sbraitando di nuovo contro di te, e
se non
intervengo finirà con il scrivere un servizio dove dirà che tu e
Fantomius
siete la stessa persona.” “Pensavo
l’avesse già fatto. Quell’Angus riesce ancora a sorprendermi!” Lyla
si
mise a ridere. “Dirò al capo che hai avuto un imprevisto in famiglia… e
in un
certo senso è così. Ti farò sapere quando sarò pronta per il viaggio.” Dicendo
ciò
tornò indietro sui suoi passi, e non appena fu scomparsa, Uno riapparve. “È
così
semplice quindi? Archimede mi aveva detto che non si poteva viaggiare
nel tempo
e-” “La
Tempolizia
ha bloccato qualsiasi viaggio del tempo che non usi la tecnologia del
XXIII°
secolo. Creavano troppe interferenze.” spiegò Pikappa. “Allora, toglimi
una
curiosità: perché quel nome, tra tanti che potevi scegliere per
nasconderti?” “Beh,
l’ho
scelto a caso… Perché?” “Vedi,
anche-” “FANTOMIUS!!!” urlò
una voce che risuonò nella stanza. I
due
paperi si voltarono verso uno schermo, dove Uno mostrò un vecchio che,
a bordo
di un sidecar guidato da una ragazza, andava in giro agitando un
bastone da
passeggio urlando il nome del ladro. “Vieni
fuori Fantomius, lo so che mi senti!!!” “E
quello
chi è?” domandò Paperinik. Quackett
invece restò in silenzio per qualche secondo, per poi cominciare a
ridacchiare. “Non
ci
credo… pensavo che qui non avrei mai incontrato nessuno di mia
conoscenza…”
fece, smettendo di ridere. “Senti, credi di potermi dare il tempo di
fare una
piccola uscita prima di farmi tornare al mio… tempo?” “Perché?” “Voglio
incontrare un mio vecchio avversario.” Paperinik
restò a rifletterci per qualche secondo. “Uno,
pensaci tu a guidare la P-Kar. Credo sia meglio
che lo incontri da solo.”
Capitolo
04: Un vizio di famiglia
“È inutile nonno… non verrà di certo fuori così solo perché lo chiami
urlando.”
fece Roh, esasperata. Erano in giro da ore e ovviamente non avevano
trovato
nessuno.
“Tu non lo conosci come lo conosco io! So che verrà fuori!”
“Infatti eccomi qui!” fece una voce.
La ragazza fermò subito la sua moto, evitando solo per pochi centimetri
di
prendere in pieno Fantomius, che era saltato fuori dal nulla davanti a
loro.
“Immagino ne sia passato di tempo… Commissario Pinko.” continuò il
ladro, senza
riuscire a nascondere un velo di tristezza. “Forse troppo.”
“Sapevo saresti saltato fuori!” esclamò l’altro, sorridendo. “Ora
finalmente
posso arrestarti e-”
“Mi spiace, ma non intendo fermarmi. Sai, sono leggermente fuori posto.
Però,
quando ti ho sentito chiamarmi, non potevo restare nascosto aspettando
di
ripartire.”
“E tu credi davvero che io ti lascerò-”
Ma Pinko si dovette interrompere quando cominciò a tossire forte,
subito
soccorso dalla nipote.
Il ladro gentiluomo restò a osservarlo, mentre un crescente senso di
colpa si
faceva largo dentro di lui.
“Sai… penso che la smetterò con i furti.” disse, cogliendo di sorpresa
i due.
“Dopo ciò che ho visto qui, non credo di poter continuare.”
“Che cosa vuoi dire?”
Fantomius sorrise.
“Il mio erede è un eroe. È il salvatore dell’intero pianeta. In un
certo senso,
ha ristabilito il mio nome. Ed è per questo che non ho intenzione di
infangarlo
ulteriormente. Non appena tornato a casa, appenderò il costume al muro.
E lì
rimarrà, finché un giovane papero non lo ritroverà solo molti, molti
anni
dopo.”
Pinko restò a osservarlo. Poi, con sua grande sorpresa, il ladro si
portò una
mano sulla maschera.
“Ma prima di andare… penso sia giusto lasciarti un regalo d’addio.”
fece, per
poi levarsela.
“Quackett, eh?” disse lui, osservando il suo volto. “Hai già provato a
farmi
credere di essere lui e-”
Ma il papero si avvicinò interrompendolo. “Tira pure. Non è una
maschera. Sono
davvero io.”
Il vecchio commissario lo guardò in silenzio.
“Quindi, alla fine… eri davvero tu…” fece a bassa voce, osservandolo
rimettersi
la maschera.
“Già. Ora sai la verità, vecchio mio.”
“Umpf. Non sono poi così vecchio.” rispose lui, sorridendo. “Ora va, e
ringrazia che nella fretta di uscire mi sia dimenticato le manette a
casa!”
Fantomius annuì, per poi superarlo.
“Sai cosa mi mancherà più di tutto?” fece, fermandosi. “I tuoi
inseguimenti.
Erano quelli a darmi la motivazione per continuare. Mi divertivano.”
Dicendo ciò riprese ad allontanarsi, finché non scomparve.
“Nonno… ne sei sicuro?” domandò Roh.
“Mi sono sempre chiesto chi si nascondesse dietro quella maschera… E
anche se
non so come sia possibile che lui fosse qui, come se non fosse passato
un solo
giorno, ora mi è tutto chiaro. Quell’ultimo messaggio che Fantomius mi
inviò
settant’otto anni fa, nel quale mi ringraziava… Ora ha finalmente
senso.”
Pinko si calmò sul sedile del sidecar.
“Torniamo a casa, Roh.” disse chiudendo gli occhi. “Sono stanco e non
vedo
l’ora di dormire… Voglio tornare a inseguirlo, proprio come facevo
tanti anni
fa…”
La ragazza annuì, rimettendosi alla guida e sorridendo tristemente. “Fantomius… il più grande rivale di mio nonno… Non pensavo che
l’avrei mai
incontrato di persona. Immagino dovrei ringraziarlo… se mai lo dovessi
rivedere.
Non ho mai visto il nonno così felice.”
Con questi pensieri in testa, mise in moto.
~~~~~~~~~~~~~~~
Paperopoli,
1998
Archimede stava finendo di sistemare una nuova invenzione, quando la
luce di un
lampione fuori dalla finestra venne oscurata.
“È da tempo che non vieni a trovarmi… Paperinik.” fece senza girarsi.
“Volevo ringraziarti. Anche a nome di Fantomius.”
“Immagino che sia riuscito a tornare al suo tempo allora, vero?”
“Già. Non abbiamo capito come fosse finito qui, ma alla fine siamo
riusciti a
risolvere la questione. Mi ha detto di chiederti scusa per non essere
riuscito
a passare a salutarti e ringraziarti.”
“Capisco… Beh, sono contento per lui. Sarebbe stato un crudele scherzo
del
destino se fosse rimasto qui.”
“Non hai idea di quanto…” rispose il papero mascherato, per poi
allontanarsi.
Solo a quel punto l’inventore si girò.
“Non potevo certo dire… che il nonno aveva scritto su un suo diario che
un
giorno il suo amico Lord Quackett gli raccontò di un curioso episodio
che aveva
vissuto.”
Paperopoli,
1920
“Ne sei sicuro caro?” chiese Dolly, osservando il suo amato nascondere
il suo
costume in una delle stanze segrete.
“Sì. Ormai per Fantomius è giunto il momento di riposarsi.”
“È successo qualcosa l’altro giorno, vero?”
Quackett sorrise. “Non hai idea di cosa… e un giorno te lo racconterò
volentieri.”
“Ma sei certo di poter sopportare una vita noiosa come quella di un
nobile?”
“No di certo. Però, non posso più usare i panni di Fantomius. Quelli
serviranno
in futuro a un altro coraggioso papero.”
“Non riesco proprio a capire cosa vuoi dire.” fece Dolly Papera,
sospirando ma
sorridendo subito dopo.
“Voglio dire… che intendo partire per un lungo viaggio intorno al
mondo… e mi
piacerebbe che tu mi accompagnassi. E non solo in questo viaggio.”
Dolly sgranò gli occhi.
“Vuoi dire-”
“Sì.” la interruppe lui. “Direi che siamo stati semplici complici per
troppo
tempo, no?”
“Sarebbe fantastico!”
“Prima però, devo inviare l’atto di proprietà di questa villa.”
“Come?” fece lei sorpresa.
“Oh, non ti preoccupare. L’atto verrà consegnato solo tra qualche
decina
d’anni… a un certo Gastone Paperone, ma all’indirizzo di Paolino
Paperino. E
dovrà risultare come il premio di una lotteria.”
1998,
da qualche parte sul pianeta Terra
Un papero dai capelli neri, che indossava una maglietta dello stesso
colore,
appoggiò la mano sul bordo di una rupe, per poi tirarsi su con forza.
“Forza amore… ci siamo.” disse, cominciando a tirare una corda.
Pochi secondi dopo, la testa di una papera fece capolino da sotto.
Il compagno la osservò tirarsi su, mettendosi seduta sul bordo come se
niente
fosse: era una papera dai capelli biondi, che indossava una semplice
maglietta
da marinaio, decorata con un farfallino attorno al collo.
“Da qui c’è un’ottima vista, Oliver.” fece Della, ammirando il
paesaggio.
“Già.”
“Sapevo che vi sarebbe piaciuto.” fece una voce ben nota ai
due, che si
girarono, ritrovandosi faccia a faccia con il Razziatore.
“Mi chiedevo quanto ci avresti fatto aspettare.” fece Oliver, per nulla
spaventato. “Dai tempo al tempo. Creare un paradosso non è così
facile come
può sembrare.” rispose lui.
“Allora hai incontrato mio fratello, eh?” domandò la papera,
ridacchiando. “Anche troppe volte.” sbuffò il criminale temporale. “Allora,
avete portato quello che vi avevo chiesto?”
“Certo.” rispose Oliver, per poi tirare fuori dalla tasca un grosso
diamante
rosa. “Il Monte Rosa è tutto tuo.” concluse, lanciandolo al ladro, che
lo prese
al volo. “Avevo sentito di quanto fosse bello… e le leggende su di lui
dicevano il
vero. Mi frutterà un bel po’ di quattrini.” “E per l’altra cosa che ti avevamo chiesto?” domandò Della. “Sì, ho fatto anche quello.” rispose lui, tirando fuori
da sotto
il mantello una fotografia che le consegnò.
I due paperi la osservarono, sorridendo.
“Crescono velocemente, eh?” disse la papera, guardando Qui, Quo e Qua
che
sorridevano mentre andavano sullo skateboard, ignari di essere stati
fotografati. “Ancora non capisco perché li avete affidati a quel papero.
Stando con
lui, rischiano di diventare anche loro degli squilibrati che vanno in
giro con
un mantello.” “Beh, non che con noi il rischio fosse minore, anzi! All’epoca
ignoravamo
che anche il mio caro fratello si fosse dato a una doppia vita. Credo
che alla
fine sia un difetto di famiglia.” spiegò Della.
“Già, sebbene credo sia più colpa di mio nonno. Anche se effettivamente
loro
avevano un ottimo potenziale. Mi hanno messo un candelotto di dinamite
sotto la
sedia come se niente fosse. E ho sentito che hanno risolto parecchi
misteri con
i loro zii.” “Già. Anche da dove vengo io sono piuttosto famosi. Non come loro
zio, ma
anche loro hanno lasciato il segno nella storia.”
“Bene… Ora direi che è meglio andare.” fece Oliver. “Abbiamo dato un
orario ben
preciso, sarebbe maleducato da parte nostra non presentarci. Non pensi
anche
tu, Dolly cara?”
“Temo proprio di sì, Phantom.” rispose lei, ridacchiando, per
poi tirare
su con la corda un zainetto, da cui estrasse un costume rosso e uno
nero.
Il Razziatore sghignazzò e si girò, per poi lasciarsi avvolgere dal
vortice del
tempo. “Ogni volta che li incontro non posso fare a meno di ridere.”
fece scomparendo. “Paperinik è l’eroe che combatte i criminali…
e sua
sorella, assieme al marito, sono due famosi ladri internazionali.
L'ironia
della sorte mi sorprende sempre.”