Welcome to the family

di Rejected
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Welcome to the family

Capitolo uno


"Phoebe?"
Mugugnai.
"Phoebe, è ora di svegliarsi! Dobbiamo finire di preparare le ultime cose!" mi gridò mia madre dalla cucina, al piano di sotto.
Quasi dimenticavo, tra poche ore avremmo dovuto lasciare casa, a San Diego: ci saremmo definitivmente trasferite a casa del nuovo fidanzato di mia madre, ad Huntington Beach.
Lei non era di qui, di San Diego. Era nata ad Huntington Beach, appunto, e si era trasferita una volta sposata con mio padre, per motivi di lavoro.
Avevo perso mio padre circa cinque anni fa, per una malattia. Per anni mia mamma non era riuscita a rifarsi una vita con nessun altro uomo, nonostante l'avessi spronata a farlo. L'unica volta che ero riuscita a farla uscire di casa, era per farla andare ad una riunione della sua vecchia classe del liceo. Lì aveva incontrato un suo vecchio compagno, con il quale andava molto d'accordo quando stava al liceo, e che aveva divorziato qualche anno prima. Ricominciarono a parlare e a frequentarsi, finché lui non si dichiarò, un anno fa, e chiese a mia madre di sposarlo.
All'inizio ero contentissima, finalmente sarebbe riuscita a rifarsi una vita, però quando mi disse che ci saremmo dovute trasferire, mi crollò il mondo addosso. Non volevo lasciare la scuola, i miei amici, ma non ho avuto scelta.
Aveva anche un figlio della mia età, ma non sapevo nulla di più, mamma disse che sarebbe stata una sorpresa. 
"Phoebe, non ho intenzione di chiamarti un'altra volta"  urlò ancora una volta mia madre.
"Sono sveglia!" risposi, alzando anche io la voce.
"Porta giù i tuoi scatoloni, sono arrivati i ragazzi dei traslochi"
Alzai finalmente il culo dal letto, con poca voglia, e iniziai a staccare i vari poster che avevo appesi in camera. Non me ne sarei di certo sbarazzata, sarebbero venuti con me e mi avrebbero fatto sentire a casa una volta sistemate nell'appartamento nuovo.
Li sistemai nello stesso scatolone contenente la mia collezione di CD, mi vestii con un paio di shorts e una maglietta semplice, mi legai velocemente i miei lunghi capelli lisci, color nero con qualche ciocca viola, e raggiunsi mia mamma in cucina per fare colazione.
"Buongiorno mamma" dissi, lasciandole un bacio sulla guancia.
"Hai proprio il sonno pesante" mi rimproverò.
"Sai che ho problemi ad alzarmi dal letto" cercai di scusarmi.
"Non ci provare, la verità è che sei solo pigra!" rise lei.
Mi sedetti al tavolo, dove trovai una tazza di latte caldo e una brioches ripiena di crema pasticcera.
"Come mai la brioches?" chiesi a mia madre, non era solita comprarmi questi "pasticci".
"Sarà una giornata impegantiva oggi, hai bisogno di forze" disse, finendo di sistemare le ultime cose nelle borse.
"Già... E, dimmi" dissi, addentando la mia colazione "quanto tempo ci vorrà? Per il viaggio, intendo"
"Circa due ore, dipende dal traffico"
Feci spallucce e finii di mangiare, misi la tazza nel lavandino e tornai in camera; sarebbe stato un lungo viaggio, avrei dovuto scegliere qualcosa da ascoltare in auto.
Riaprii lo scatolone con i CD e, dopo qualche minuto, scelsi il CD degli Operation Ivy, una band di Berkeley, vicino a San Francisco, e Dude Ranch dei blink-182, una band della mia città natale.
Richiusi lo scatolone giusto pochi secondi prima che irrompessero in camera mia gli uomini del trasloco, che erano saliti apposta per prendere la mia roba. Diedi un ultimo sguardo alla mia camera, per poi allontanarmi, con un po' di magone. Per fortuna avevo già salutato i miei amici la sera prima, non avrei sopportato di guardarli mentre mi allontanavo dalla città.
Salimmo in macchina e ci dirigemmo verso Los Angeles. A metà viaggio mi addormentai, quando mi annoio mi viene naturale. Quando mi svegliai, lessi un cartello sopra un bivio l'autostrada che diceva "Huntington Beach - Anaheim"; mi venne una strana sensazione, sicuramente non ero pronta a tutto questo, ma non avevo scelta.
Dopo una mezz'oretta arrivammo finalmente a destinazione. 
"Ti accompagno a scuola" disse mia madre, di getto.
"Eh? Come?" la guardai attonita, non pensavo dovessi iniziare scuola proprio oggi.
"Sì, ho chiamato la preside ieri e mi ha detto che non ci sarebbero stati problemi e ti avrebbe ammesso a lezione dopo la ricreazione" 
"Potevi dirmelo prima, non ho nemmeno un libro o un quaderno o-"
"Te li farai prestare da qualcuno, così inizierai presto a fare amicizia con i tuoi nuovi compagni" mi sorrise, ma io sbuffai.
Non sopporto questo comportamento di mia madre, lo fa sempre. Mi organizza le giornate e non si preoccupa nemmeno di chiedermi se abbia qualcosa da fare o meno.
Non potendo oppormi, mi feci lasciare davanti alla Huntington High.
"Vuoi che ti accompagni dentro?" chiese mia madre.
"Tranquilla, non mi perderò" le feci l'occhiolino, per poi addentrarmi nella scuola.
Forse non era stata una grande idea quella di entrare da sola nella scuola, dato che non avevo la minima idea di dove andare, però sicuramente mia mamma mi avrebbe messo a disagio e avrebbe detto qualcosa di troppo, meglio evitare.
Una cosa che non volevo assolutamente era essere notata: avrei passato le giornate tranquillamente e da sola, ci sto bene. E poi, conoscendomi, sabrebbe stato difficile per me farmi nuovi amici.
Trovai un ragazzo, seduto a fumarsi una sigaretta, così decisi di avvicinarmi per chiedergli informazioni, aveva una faccia simpatica.
"Ciao" iniziai a parlare, ma notai che aveva delle cuffiette nelle orecchie, così gli diedi dei colpettini sulla spalla, fino a farlo girare verso di me.
Aveva dei capelli neri, alzati con del gel, degli occhi verdazzurri, qualche tatuaggio e dei piercings in volto, un septum e degli snake-bites, al labbro inferiore.
Appena mi vide, iniziò a squadrarmi dalla testa ai piedi, mettendo mi un po' in agitazione.
"Scusami, sono nuova di qui e sto cercando la segreteria per confermare la mia iscrizione, puoi aiutarmi?" dissi, abbozzando un sorriso.
"Certamente, è in fondo a questo corridoio" rispose lui, sorridendomi.
"Grazie mille! E scusami per il disturbo" lo salutai, allontanandomi, mentre lui mi fece un gesto con la mano.
Arrivai davanti alla segreteria, vidi la segretaria al telefono, così le diedi il foglio d'iscrizione e mi sedetti sulla prima sedia libera che trovai. Si sentivano delle urla provenire dalla stanza accanto e, d'un tratto, la porta si spalancò.
"Alla prossima sei fuori Sullivan! Questo è l'ultimo avvertimento che ti do, combinane un'altra delle tue e puoi ritenerti espulso dalla scuola! E ora vai a casa, non voglio più vederti fino a domani"
Alzai lo sguardo, vidi un ragazzo uscire sbuffando, evidentemente era stato richiamato dalla preside perché aveva combinato qualche danno. 
Era molto alto e magro, con dei capelli scompigliati. I nostri sguardi si incrociarono per un secondo e notai i suoi occhi. Erano di un blu acceso, non avevo mai visto degli occhi così belli, tanto che arrossii e abbassai lo sguardo.
"Signorina Davis, si avvicini pure" mi esortò la segretaria.
Mi avvicinai e la donna mi scortò nell'ufficio della preside, parlammo qualche minuto e mi venne consegnato l'orario delle lezioni, dopodiché fui accompagnata nella mia aula. 
La signora bussò alla porta, entrò e parlò al professore che, dopo avermi notata, chiuse il libro e si rivolse alla classe.
"Bene ragazzi, colgo l'occasione per presentarvi una nuova compagna di classe. Si è iscritta stamattina, spero la accogliate come si deve. Prego, entra pure" disse, allungando il braccio verso di me, come per esortarmi.
Feci un respiro profondo e varcai la soglia: fu meno traumatico di quanto pensassi, i ragazzi mi salutarono con aria molto amichevole. Dopotutto, non dovevano essere così male.
"Allora, vuoi dirci come ti chiami e da dove vieni?" fece il professore.
"Io sono Phoebe Davis, mi sono trasferita qui da San Diego con mia madre" spiegai.
"Bene Phoebe, puoi accomodarti lì, vicino al nostro caro Zachary, che come vedo si è preso la libertàdi farsi una dormitina!" affermò, avvicinandosi al banco del ragazzo e sbattendo un libro su di esso, facendo spaventare il ragazzo.
Quando si alzò finalmente lo riconobbi, era il moretto che avevo fermato nel corridoio della scuola. Mi fece un sorriso, che io ricambiai, per poi avvicinarmi e sedermi accanto a lui.
"Allora emh... come hai detto che ti chiami? Credo di non aver afferrato il nome" disse ridendo.
"Phoebe" risposi.
"Zachary, ma puoi chiamarmi Zacky"
"Piacere di conoscerti"
"Come mai ti sei trasferita qui?" mi chiese, voltandosi verso di me e dando tranquillamente le spalle al professore, che intanto spiegava.
"Mia madre si risposa. Ci siamo appena trasferite a casa del suo nuovo ragazzo" iniziammo così a parlare, finché non terminò la lezione.
Suonata la campana, Zacky fece cenno ad un ragazzo che lo aspettava fuori dall'aula, così mi salutò e se ne andò.
Io, da parte mia, mi alzai e uscii da scuola, avvicinandomi a mia madre che, intanto, mi aspettava fuori dal cancello, dove mi aveva lasciato stamattina.
Entrai in macchina e subitò iniziò a farmi un sacco di domande sulla giornata.
"Mamma, sono appena arrivata, dammi un attimo per respirare! Arrivate a casa ti spiegherò tutto con calma"
Arrivate a casa, ci sedemmo al tavolo e iniziai col raccontarle del mio nuovo "amico" - lo chiamai così, anche se effettivamente parlammo solo un'ora - e poi accennai alla scenata che vidi davanti alla presidenza.
Quando cominciai a spiegarle i dettagli, qualcuno entrò in casa: era il futuro marito di mia madre che, appena mi vide, mi abbracciò forte.
"Tu devi essere Phoebe, tua mamma mi ha parlato tanto di te! Io sono Joe. Dimmi, com'è andato il viaggio? E la scuola? Ti trovi bene con i nuovi compagni?"
Era davvero entusiasta di vedermi, chi l'avrebbe mai detto! Non mi sembra un uomo cattivo, anzi mi ha fatto una buonissima impressione. Ora capisco perché mamma se n'è innamorata.
Risposi a tutte le domande quando, improvvisamente, la porta si aprì di nuovo: con mia enorme sorpresa, il ragazzo che mi si presentò davanti altri non era che il ragazzo che era stato ripreso dalla preside.
"Jim, lei è Phoebe, la ragazza di cui ti ho parlato" disse Joe, indicandomi.
"Piacere, James" il ragazzo si voltò e mi guardò velocemente, per poi salire le scale e chiudersi in camera sua.
Sinceramente, ci rimasi un po' male. Non mi aspettavo di certo un saluto come quello di Joe, ci mancherebbe, ma nemmeno una cosa così...fredda.
"Forse è meglio che vada anche io in camera mia, così sistemo le mie cose" affermai, dirigendomi al piano superiore della casa.
Notai che la mia camera e quella di James erano vicine, così ne approfittai per provare a fare quattro chiacchiere con lui, giusto per rompere il ghiaccio; bussai alla porta.
"Avanti" affermò il ragazzo, con voce roca.
"Hey ciao" dissi entrando in camera e cercando di iniziare una conversazione con lui.
Lo vidi sdraiato nel letto, intento a far roteare una bacchetta tra le dita, evidentemente doveva essere un batterista.
"Non vedi che sono impegnato?" disse con tono scocciato.
"Scusami non intendevo-"
"Vattene" rispose.
"Ma-"
"Ho detto che te ne devi andare"
"Ma vaffanculo" mi voltai di scatto, facendo sbattere la porta alle mie spalle.
Che stronzo! E io che volevo essere carina con lui, nonostante non sia nella mia indole. Bene, che si fotta. Io non ho intenzione di stare dietro ad un bambino viziato come lui, non è l'unico a cui questa cosa non va giù e di certo non deve prendersela con me! Se questo primo giorno è andato così, non oso proprio immaginare gli altri.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo due

Dopo aver cenato insieme a mia mamma e Joe - Jimmy era uscito da solo con dei suoi amici, nonostante Joe gli avesse detto di portarmi con lui, per farmi conoscere qualcuno - passai la serata tranquillamente chiusa in camera mia, sistemando le cose che avevo ancora ammassate negli scatoloni.
Iniziai con mettere i miei vestiti nell'armadio: per di più erano magliette di band, felpe e jeans, mia mamma mi rinfacciava sempre il fatto che non avessi mai nulla di carino da mettermi e iniziò ad essere ancora più opprimente proprio in vista del suo matrimonio, era preoccupata per come mi sarei presentata ai nostri nuovi parenti.
Finito di sistemare quello, passai ad appendere i poster nella camera - ne avevo davvero parecchi - per poi dedicarmi ai miei CD. Li sistemai su una mensola, posizionata sopra il mio letto, tutti ordinatamente in fila. Non ero mai stata una ragazza ordinata, tranne quando si parlava dei miei dischi, erano il mio piccolo tesoro e ne ero gelosissima; fu mio padre a passarmi la passione per la musica, da quando, l'anno prima che morisse, mi regalò il primo disco ("Let's go!" dei Rancid), iniziai a comprarne sempre più, era lìunico modo che avevo per sentirlo ancora vicino a me.
Una volta finito, mi misi il pigiama e andai a coricarmi.
Dormii stranamente bene e mi svagliai di buon umore, così andai a farmi una doccia. 
Quando aprii la porta del bagno, con addosso un asciugamano avvolto intorno al corpo e i capelli bagnati che mi coprivano le spalle, mi imbattei in una figura alta, ferma immobile proprio lì davanti: era Jimmy.
"Buongiorno" disse, prendendomi per un braccio e spostandomi da lì, per poi entrare nella stanza.
"Ciao" riposi fredda, ricordandomi come mi aveva trattata la sera prima.
"Senti scusa per ieri" affermò, aprendo leggermente la porta del bagno, giusto per far uscire la testa.
"Non ti preoccupare" dissi io, entrando in camera mia.
Nonostante si fosse scusato, avevo una brutta sensazione. Mi asciugai i capelli, mi vestii con dei leggins, una maglia bianca dei Rancid e delle All Star nere, poi scesi a fare colazione.
Poco dopo arrivò James, indossando una maglia nera dei Metallica. Continuai a fissarlo mentre sorseggiavo il mio latte, finché non si voltò verso di me.
"Bella maglia" affermò, fissando la maglietta che indossavo.
"Grazie, anche la tua" dissi, arrossendo e abbassando lo sguardo, ma riuscendo comunque a intravedere un suo sorriso.
A quel punto mi alzai, andando in camera mia a prendere l'occorrente per la scuola.
Quando scesi, James stava aspettando sul portico, probabilmente voleva che andassimo a scuola insieme. Mi avvicinai a lui, sorridendogli, ma lui cambiò subito espressione.
"Senti, non pensare che, ora che siete venute ad abitare in questa casa, io mi comporti in modo carino con te, non ne ho alcuna intenzione" sputò acido.
"Come scusa?" chiesi io, sgranando gli occhi.
"Hai capito bene" continuò.
"Sei proprio uno stronzo" dissi io, allontanandomi da lui e avviandomi verso la scuola.
Non ho proprio capito cosa passi per la testa di questo ragazzo, poche ore fa si è scusato per come mi ha risposto ieri sera, per poi trattarmi di nuovo così. Manco gli avessi fatto qualcosa.
Una cosa è certa: non capiterà mai più. Vuole fare lo stronzo? Bene, io lo sarò di più.
Continuai a camminare pensando a quello che era appena successo e non mi resi conto di aver sbagliato strada; così tornai indietro e riuscii comunque ad arrivare a scuola prima dell'inizio delle lezioni. 
Quando entrai in classe, non riuscii a credere ai miei occhi: seduto, vicino a Zacky, c'era James. Alzai gli occhi al cielo, sbuffando, ed entrai in classe.
"Ciao Phoebe!" mi salutò Zacky.
"Ciao Zacky" ricambiai il saluto e lanciai un'occhiataccia all'altro ragazzo, che era intento a fissarmi.
"Come mai così tardi? Ti sei persa per strada?" disse il più alto.
"Non sono affari tuoi" risposi acidamente.
"Sei proprio stupida"
"Almeno non sono stronza"
"Ma...voi due vi conoscete?" ci interruppe Zacky.
"Purtroppo..." affermai, sedendomi nel banco dietro di loro.
"Mio padre sta per sposare sua madre" spiegò Jimmy.
"Che fortuna..." aggiunsi io.
Zacky si ammutolì appena entrò il professore in classe, forse anche perché percepiva la tensione che c'era nell'aria.
L'insegnante cominciò a spiegare: stava parlando della guerra di secessione, argomento che io avevo già affrontato nella mia vecchia scuola, quindi mi misi a disegnare su un foglio, non ascoltando una sola parola di quello che diceva. Riuscii solo a sentire che fece una domanda, rivolta alla classe, alla quale però nessuno rispose.
"Sono sicuro che la nostra Phoebe saprà rispondere alla domanda, visto che non sta seguendo dall'inizio dell'ora" saltò su James, vedendomi persa nei miei pensieri. A quel punto mi voltai verso l'insegnante.
"E' vero quello che dice il signor Sullivan, Phoebe?" chiese il professore.
"Assolutamente no" riposi io, cercando di non andare nel panico. 
"Quindi saprai sicuramente dirmi quando terminò la guerra di secessione" continuò, cercando di mettermi in difficoltà.
Sentii la risatina di James in sottofondo, che pensava di avermi incastrata, così schiarii la voce.
"Certo, il 9 aprile del 1865, con la vittoria degli stati del Nord" risposi.
"Esattamente! Mi complimento con te! Per domani ragazzi voglio che mi facciate degli schemi riassuntivi di tutto l'argomento" disse il professore.
Jimmy si voltò a fissarmi, incredulo, e io feci una smorfia di sfida.
"Secchiona" disse, per poi alzarsi e dirigersi verso il cestino, per buttare un foglio di carta.
Quando tornò a sedersi, mi venne spontaneo levargli la sedia con il piede, facendolo cadere a terra e provocando le risate dell'intera classe.
"Sullivan..." lo riprese il professore.
"Ma è stata Phoebe!" cercò di giustificarsi lui, mentre io alzai le mani, come per far intendere che non fosse colpa mia. 
"Questa me la paghi, puttanella" continuò poi, alzandosi da terra e sistemandosi sulla sedia.
"Non vedo l'ora" risposi io, con tono di sfida.
"Ti darà del filo da trocere" aggiuse Zacky, beccandosi un pugno sul braccio dall'amico e un occhiolino da parte mia.
Dopo questo scherzo, James non mi calcolò più per tutta la durata delle lezioni, finché non tornammo a casa.
Arrivammo insieme alla porta d'ingresso, nonostante lui camminasse qualche passo avanti a me, e, una volta che aprì la porta, la richiuse subito, facendomi sbattere il naso su di essa.
Rientrai nervosamente e chiusi la porta talmente forte, che mia madre, dalla cucina, mi chiese se fosse tutto a posto.
"Si, mi è solo scappata di mano la porta" mi giustificai.
"Vieni pure in cucina, è pronto da mangiare"
Così feci, mi sedetti al mio posto e iniziai a mangiare ciò che mia madre aveva cucinato.
"Allora ragazzi, com'è andata oggi a scuola?" 
"Benissimo mamma, ho fatto una buona impressione al professore di storia" spiegai.
"Era una domanda facile" intervenne Jimmy.
"Si certo. Lo sai, mamma, che James oggi è caduto dalla sedia? Non sai che risate!" puntualizzai.
"Oh, caro, e come mai?" chiese mia madre, preoccupata.
"Evidentemente, non sa prendere le misure per sedersi" ironizzai, mentre il ragazzo si alzò dalla sedia e si diresse in camera sua.
"Phoebe, sii carina con Jim, non fare come al tuo solito" mi rimproverò mia madre.
"Tranquilla mamma, farò del mio meglio" le risposi, alzandomi e dirigendomi anch'io in camera mia, per studiare.
Mi sedetti alla scrivania e iniziai a ripassare la lezione di storia di questa mattina, quando qualcuno bussò alla porta.
Era Jimmy, che altro poteva volere ancora?
"Che vuoi?" chiesi con tono scocciato.
"Vedo che la nostra secchiona sta studiando. Hai paura che il professore la prossima volta ti colga impreparata?" disse in tono ironico.
"Immagino che a te l'idea di essere pronto per una possibile interrogazione non passi nemmeno per l'anticamera del cervello, vero? Ah, giusto. Tu non hai un cervello" continuai.
"La gattina tira fuori le unghie, eh? Ti farò passare le pene dell'inferno" continuò, avvicinandosi minacciosamente a me.
"Passiamo alle minacce, adesso? Non mi lascerò mettere i piedi in testa da te, puoi starne certo" anche io mi avvicinai a lui, finché non fui così vicina da poterlo guardare attentamente nei suoi profondi occhi blu. Era un ragazzo altissimo, un metro e novantatré circa, e io, alta appena un metro e sessantacinque, mi sentivo una formica. 
Ci fissammo negli occhi per almeno un paio di minuti, quando lui finalmente decise di uscire da camera mia.
Feci finta di nulla e tornai al mio studio. Per calmarmi però, presi uno dei miei CD - quello che mi regalò mio padre - dalla mensola e lo misi nello stereo.
Tornai alla scrivania e continuai a scrivere gli schemi che ci aveva assegnato il professore. Non scesi nemmeno a mangiare, ero talmente preoccupata di fare una buona impressione davanti ai nuovi compagni. Una volta finito, preparai la borsa per il giorno dopo e mi misi a dormire. Arrivai tranquillamente in classe il giorno dopo, da sola e mi sedetti al mio posto, sempre dietro a Zacky e Jimmy, che, stranamente, arrivò con due ore di ritardo, entrando tranquillamente per l'ora di storia.
Appena dietro di lui c'era il professore, che entrò in aula e chiuse la porta dietro di sé.
"Bene ragazzi, ora passerò a controllare gli schemi che vi avevo assegnato per casa" disse, poggiando la sua borsa sul tavolo.
Subito aprii la borsa per cercare i miei appunti che, con mia sorpresa, non c'erano. Eppure ero convinta di averli portati, anzi, ne ero sicurissima!
"Perso qualcosa?" chiese James in tono ironico, quasi irritante, voltandosi verso di me e mostrandomi dei fogli, quelli dei miei schemi.
"Stronzo li hai presi tu dalla mia borsa! Ridammeli subito!" lo intimai, provocando una sua risata.
"Dormi proprio bene la notte, sai?" continuò, sfottendomi.
"Sei entrato in camera mia mentre dormivo? Oh, me la pagherai James, ci puoi scommettere!" mi sporsi sul banco per riprendere i fogli, ma il ragazzo si scansò.
Cercai di riprenderli ancora una volta, ma notai che il professore era dietro di me, così mi rassegnai.
"Dove sono i suoi appunti, signorina Davis?" chiese, fissandomi negli occhi.
"Emh...io...credo di averli lasciati sulla scrivania" cercai di giustificarmi.
"Per questa volta passi, ma che non ricapiti più. Non facciamo sconti ai nuovi arrivati" mi rimproverò, spostandosi verso Sullivan.
"Signor Sullivan, vedo che ha deciso di mettere la testa a posto e di fare, per una buona volta, i compiti che le sono stati assegnati" ironizzò l'insegnante.
"Sì, questo argomento mi interessa" fece una risatina, beccandosi, per tutta risposta, un mio calcio sulla sedia.
Il professore si voltò a guardarmi, così mi scusai, dicendo che il piede mi era scivolato.
Tornai a casa incazzata nera e, per il nervoso, non mangiai. Salii al piano superiore e, arrivata davanti la camera di James, mi fermai, fissando la porta: mi era venuta un'idea.
Entrai in camera sua e iniziai a frugare tra i cassetti, cercando qualcosa da poter prendere. Trovai di tutto: fogli sparsi, biancheria intima sparsa, la carta di un hamburger, un pacchetto di preservativi che, ovviamente, non sfiorai neanche. La mia attenzione, però, fu attirata dall'unico angolo "pulito" della camera: quello dove era situata la sua batteria. Evidentemente, ci teneva parecchio. 
In quel momento, senza pensarci due volte, presi una delle bacchette che erano posizionate affianco alla grancassa, mi avvicinai allo spigolo della scrivania e, facendo leva su entrambe le estremità, la spezzai, per poi rimetterla al suo posto.
Feci appena in tempo ad uscire dalla sua stanza, che Jim entrò dalla porta principale, così mi precipitai in camera mia, mi buttai sul letto con le cuffiette nelle orecchie e feci finta di dormire.
Passarono dieci minuti circa e lo sentii urlare, per poi irrompere bruscamente nella mia camera.
"Che cazzo hai fatto?" mi urlò in faccia.
"Come scusa?" chiesi, facendo finta di nulla.
"Sei entrata in camera mia e hai rotto una delle mie bacchette. Non dovevi farlo" si avvicinò al mio letto, così mi scansai.
"Ma cosa stai dicendo? Ero qui che dormivo!"
"Non dovevi toccarmi la batteria. Non dovevi farlo"
Sentite le urla, mia madre e Joe ci raggiunsero al piano di sopra, pretendendo delle spiegazioni.
"Che diavolo sta succedendo qui?" chiese l'uomo.
"Ha osato rompere una delle mie bacchette, tu sai quanto ci tengo"
"Hai davvero fatto una cosa del genere?" mia madre mi guardò malissimo.
"Ma no! Ero qui che dormivo!"
"Sei una bugiarda!"
"Parla quello che ieri notte è venuto in camera mia e mi ha fottuto i compiti!"
"Ora basta!" Joe riportò la situazione alla normalità "Voi due inizierete ad andare d'accordo, che vi piaccia o no. Quindi, Jimmy, stasera quando uscirai con i tuoi amici della band, porterai Phoebe con te"
"Cosa? No!"
"Non ci voglio uscire con lui e i suoi amici"
"Non si discute. Joe ha ragione, stasera uscirete insieme" 
Non potevo crederci, per fare un dispetto a James, ero finita per tirarmi la zappa sui piedi da sola. Perché avrei dovuto uscire con loro? E se fossero tutti antipatici e presuntuosi come lui? Non avevo idea di cosa mi aspettasse e iniziai a pentirmi seriamente di avergli rotto quella maledettissima bacchetta della batteria.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo tre

Entrai in camera mia sbattendo la porta e mi sdraiai sul letto. Mia mamma e Joe non potevano dire sul serio, come potevano pretendere che io e Jimmy saremmo usciti insieme, se non andavamo d'accordo e a malapena ci salutiamo?
In quel momento, sentii bussare alla porta.
"Chi è?" chiesi con tono scocciato.
"Dobbiamo andare" disse Jimmy, con voce altrettanto scocciata.
Sbuffai forte, apposta per farmi sentire, mi misi le scarpe e lo raggiunsi. Appena mi fu davanti gli lanciai un'occhiataccia e sbuffai ancora, questa volta in faccia a lui.
"Muoviti, siamo già in ritardo" disse mettendomi una mano dietro la mia schiena e spingendomi leggermente.
"Sai quanto mi interessa" risposi.
Così uscimmo di casa e salimmo nella sua auto, per raggiungere i suoi amici, probabilmente in qualche locale. Una volta seduta sul sedile anteriore, sbattei la portiera e incrociai le braccia al petto, mettendo il broncio.
Passai la maggior parte del viaggio senza parlare, guardando fuori dal finestrino. Continuavo a pensare a questa nuova situazione, a lui che, non si sa per quale motivo, aveva cominciato a trattarmi male e a fare lo stronzo, anche se, in realtà, non aveva mai nemmeno provato ad essere gentile con me. Mi voltai velocemente a guardarlo, notai che aveva indossato degli occhiali da vista e, ad un tratto, mi venne una strana sensazione, come se in qualche modo fossi attratta da lui.
"NO!" sentii le mie guance arrossire, così mi rivoltai di scatto e tornai a guardare fuori. 
"Senti, questa situazione non sta bene a te come non sta bene a me, questo è chiaro. Quindi piantala di tenere il muso e vedi di non farmi fare brutta figura con i miei amici" disse lui, mantenendo lo sguardo fisso sulla strada.
"Come?" chiesi, pensando avesse intuito qualcosa.
"Hai capito bene"
"Fanculo James"
Finalmente arrivammo davanti ad un locale, il "Johnny's", e, appena parcheggiammo, un gruppo di ragazzi si avvicinò all'auto. Jimmy scese, mentre io rimasi seduta in macchina ad osservarli.
Vidi che si salutarono: notai un ragazzo alto, con dei capelli scuri, dei bicipiti enormi e alcuni tatuaggi sulle braccia, uno leggermente più basso, con i capelli neri, lunghi fino alle spalle, uno ancora più basso, con una crestina nera e l'ultimo, che riconobbi subito, Zacky.
Iniziarono a parlare, quando ad un certo punto uno dei suoi amici - quello con i capelli lunghi - si girò verso la macchina e mi guardò dal parabrezza. Disse qualcosa a Jimmy, che a sua volta si voltò, si avvicinò all'auto e mi aprì la portiera.
"Avanti scendi, non mordono" disse.
A quel punto mi alzai e scesi dalla macchina, venendo subito accerchiata dai ragazzi, che si presentarono: il primo ragazzo che si presentò fu Matt, il più alto (dopo James), poi arrivò Johnny, il ragazzo con la cresta, e infine Zacky - che salutai sorridendo, era l'unico che avevo il piacere di vedere - e Brian, che si faceva chiamare Synyster Gates, il ragazzo con i capelli lunghi.
"La tua nuova scopamica?" chiese Brian.
"E' la figlia della nuova compagna di mio padre" spiegò Jimmy.
"Pensavo ti fossi finalmente stufato di Leana" appuntò Matt.
"Anche perché lei è decisamente meglio" affermò Gates.
"Se pensate che potrei mai finire a letto con una come lei, scordatevelo proprio"
"Manco morta" sputai acida.
Neanche il tempo di finire, che arrivò una ragazza bionda, bassina, che si avvicinò e, dopo aver parlato nell'orecchio a James, si allontanò.
"Ragazzi devo andare, ve la lascio in custodia per una mezz'ora, mi raccomando" disse, per poi seguire la ragazza.
"Parli del diavolo..." commentò Matt.
"Immagino che quella sia Leana, quindi" puntualizzai.
"Esatto. Gelosa?" chiese Gates.
"Di lui? Ci parlo a fatica, figurati se posso essere gelosa di lui"
Entrammo nel locale e ci sedemmo ad un tavolo, io mi misi vicino a Zacky, visto che era l'unico che conoscevo fino a quel momento, e subito Brian si spostò al mio fianco.
Ordinammo da bere, loro presero dei superalcolici, io mi limitai ad un paio di birre.
Non l'avrei mai detto, ma gli amici di James sono davvero simpatici, al contrario di lui. Legai parecchio soprattutto con Zacky e Brian, che iniziai a credere avesse un certo interesse per me: continuava a farmi battutine strane, voleva sapere della mia vita sentimentale, se avessi un ragazzo a San Diego e cose così. Quando gli risposi di no, gli si illuminò il volto.
Erano passate ormai un paio d'ore da quando Jimmy se n'era andato con quella Leana, iniziai a preoccuparmi che si fosse dimenticato di me. Uscii quindi a prendere una boccata d'aria e a controllare se la sua macchina fosse stata ancora lì.
Mi sedetti su una panchina di fianco all'ingresso del locale, quando ad un certo punto vidi qualcuno che si sedette sulla stessa panchina, rimanendo comunque lontano me, ma non mi voltai a vedere chi fosse.
"Preoccupata per qualcosa?" chiese quello che poi capii essere Brian.
"No, no. Sono solo venuta fuori a prendere un po' d'aria, dentro si muore" spiegai.
"Allora... Come ti trovi a casa di Jimmy?" mi domandò, schiarendosi la voce.
"La casa è bellissima e suo padre è davvero una brava persona. Peccato che lui sia uno stronzo" 
"Non è poi così male, una volta conosciuto meglio" 
"Se continua così, non vedo come ci potranno essere miglioramenti"
"Vedrai che cambierà, soprattutto con te. Lo conosco bene" disse, avvicinandosi un po' a me e poggiando il braccio destro sullo schienale, dietro la mia schiena.
"Se lo dici tu" gli sorrisi "Beh dimmi un po' di te, Brian. Per tutta la sera mi hai fatto domande sul mio conto, ora voglio sapere di te"
"Non c'è molto da dire, suono la chitarra con Jimmy in un gruppo chiamato Pinkly Smooth, probabilmente però inciderò una canzone con l'altro gruppo di James, gli Avenged Sevenfold"
"Aspetta, fammi capire: Jimmy suona in due gruppi?" chiesi, sbarrando gli occhi.
"Sì, è un batterista di grande talento, anche se in realtà suona anche un sacco di altri strumenti" mi spiegò.
"Ah, non ne avevo idea"
"Già... D'altra parte, anche io sono un gran musicista, sai? Mio padre è un famoso chitarrista e io, non per vantarmi, ma penso di essere anche più bravo di lui" disse, avvicinandosi.
"Menomale che non volevi vantarti!" ironizzai.
Feci appena in tempo a finire la frase che Brian cercò di baciarmi, ma mi scansai in tempo.
"Che stai facendo?" chiesi, quasi sconvolta.
"Io-"
"Hey ragazzi, che ci fate qui fuori?" mi sentii sollevata quando vidi Jimmy accanto a noi, non avrei mai pensato di dirlo, ma ero felice di vederlo.
"Parlavamo..." disse Gates, abbassando lo sguardo.
"Bene, allora rientriamo" affermò Jimmy, aprendo la porta del locale.
Io e Gates ci alzammo - non con poco imbarazzo - e seguimmo il batterista nel locale.
"Vado un secondo in bagno" dissi, allontanadomi dai due, che sembravano non avermi sentita.
Entrai in bagno e mi fermai davanti all'enorme specchio, fissandolo.
Iniziai a pensare a Brian e a quello che aveva appena fatto, ma subito mi tornarono in mente quei pensieri che feci in macchina, su Jimmy.
Cercai di non pensarci più, così mi sciacquai la faccia con un po' d'acqua, mi asciugai con un fazzolettino e uscii, dirigendomi al bancone del bar.
"Una birra, per favore"
"Che brutta cera che hai tesoro, tutto okay?" mi chiese la barista, passandomi la bottiglia di vetro.
"Si nota tanto, eh?" chiesi, abbozzando una smorfia.
"Parecchio, direi... Avanti, cosa ti turba?" disse, passando uno straccio sul bancone.
"E' un po' complicata come storia, non vorrei annoiarti" risposi.
"Non ti preoccupare. Anzi, è proprio perché qui è una noia che non mi daresti fastidio! Raccontami..." insistette.
Così le raccontai come stavano le cose.
"Quindi, tu ti sei trasferita da San Diego a casa di Rev?"
"Rev?" chiesi, non capendo a chi si riferisse.
"Sì, Jimmy. Si fa chiamare The Rev, è l'abbreviazione di un soprannome a mio parere un po' stupido" rise.
"Ah sì? E quale sarebbe?"
"The Reverend Tholomew Plague" solo a pronunciare il nome, scoppiò in una fragorosa risata. E io con lei. Dio, era proprio un soprannome stranissimo!
"Lo conosci?" le chiesi, visto che sembrava sapere così tanto di lui.
"Conosco tutti i ragazzi della band, eravamo a scuola insieme anni fa. Tranne Johnny, lui è il più piccolo tra tutti, l'abbiamo conosciuto grazie a Jimmy" mi spiegò.
"Ah, non ne avevo idea! Comunque piacere, io sono Phoebe!" mi presentai.
"Io sono Elizabeth, ma preferisco essere chiamata Effie" rispose.
"Bene Effie, è stato un piacere parlare con te! Ora devo proprio tornare di là, altrimenti James farà lo stronzo e mi lascerà qui. E' stato proprio un piacere parlare con te!" dissi, alzanomi dallo sgabello.
"Il piacere è tutto mio! Comunque, se ti serve qualsiasi cosa, sai dove trovarmi!" 
"Ti ringrazio tanto! Se ti va, puoi uscire con noi qualche volta. Anzi, a me farebbe piacere, visto che non ho molta confidenza con i ragazzi. Mi farebbe piacere avere una ragazza con cui parlare!"
Raggiunsi Jimmy giusto in tempo, come pensavo se ne stava andando e non si era nemmeno degnato di dirmelo.
Tornammo a casa e, subito, mi misi a dormire. Ero davvero stanchissima.
Il mattino dopo, fui svegliata da dei rumori strani. Uscii dalla mia camera e, ancora assonnata, andai al piano di sotto, pensando ci fossero mamma e Joe, ma nulla. Tornai quindi di sopra e, passando davanti camera di James, capii che i rumori provenivano proprio da lì. Aprii poco la porta e guardai dentro: vidi due figure completamente nude, James era sopra la ragazza - che poi capii essere Leana -.
Per niente imbarazzata dalla situazione, presi la palla da football che era appoggiata sul mobile della camera e gliela gettai addosso, colpendo Jimmy in pieno volto.
"Ma sei scema?" mi urlò lui, coprendosi velocemente con un cuscino, mentre la ragazza si tirò addosso le coperte.
"Qui c'è gente che vuole dormire" dissi uscendo dalla stanza.
"Invidiosa del fatto che io abbia una vita sessuale più attiva della tua?" fece, per sfottermi.
"Invidiosa del fatto che tu scopi con una che nemmeno è la tua ragazza? Non credo proprio, caro" urlai.
Entrai in camera mia e, mentre mi stavo rimettendo a letto, sentii Leana che stava salutando Jimmy, evidentemente era imbarazzata per la situazione che si era venuta a creare. Sentii anche un paio di insulti rivolti a me, ma poco mi importava, mi piaceva dargli fastidio, mi sentivo sollevata.
Passarono le settimane, io e James continuavamo ad darci fastidio l'uno con l'altro, Effie ormai era diventata parte del gruppo e in tutto questo tempo avevamo legato un sacco, per me era diventata come una sorella, tanto che la inivitai al matrimonio di mia madre con Joe.
In realtà, Effie non aveva legato tanto solo con me. Si era avvicinata molto anche con Brian, che scoprii poi essere il migliore amico di James.
Erano sempre appiccicati e, ci avrei messo la mano sul fuoco, prima o poi si sarebbero messi insieme.

Finalmente, il grande giorno era arrivato: Effie venne a casa mia al mattino presto, così avremmo aiutato mia mamma con il vestito e ci saremmo preparate insieme.
Io avevo un vestito a fascia, color turchese - ero andata apposta il giorno prima dal parrucchiere, a cambiare il colore delle ciocche da viola a blu, in modo che fossero a tono col vestito - con la gonna a balze poco sopra le ginocchia e una cintura nera, avvolta appena sotto il seno. I miei capelli erano mossi, lasciati cadere sulle spalle.
Lei invece aveva un tubino blu, semplice. Anche lei aveva lasciato i suoi lunghi capelli rossi sciolti e mossi.
"Però, che tette che ti fa quel vestito!" appuntò Effie.
"Senti chi parla! Vedrai che sicuramente Syn oggi sarà ai tuoi piedi!" le dissi ridendo, facendola arrossire. 
Noi due avremmo fatto da damigelle a mia mamma, io l'avrei accompagnata anche all'altare, poiché mio nonno era venuto a mancare qualche anno fa.
Appena finimmo di prepararci, raggiungemmo la chiesa in auto, affittata apposta per l'avvenimento.
Quando arrivammo, gli invitati erano già tutti sistemati in chiesa, Joe, Jimmy e Brian - che facevano da testimoni per il padre di James - ci aspettavano all'altare.
Quando entrammo, vidi Brian dare una gomitata a Jimmy, che stava parlando con qualcuno tra gli invitati, probabilmente i ragazzi della band. Quando si voltò, notai qualcosa di diverso nei suoi occhi, inziò a fissarmi e continuò a farlo per tutta la durata della cerimonia, mentre Gates, ovviamente, fissava Effie.
Finita la cerimonia, andammo in una struttura dove si sarebbe svolto il pranzo. C'erano un sacco di stanze, una piscina e un grande giardino dove saremmo stati.
Io e Jimmy finimmo seduti vicini, con affianco Gates e Effie.
Notavo che Rev continuava a fissarmi, per tutta la giornata non aveva provato nemmeno una volta a mettermi in imbarazzo o a darmi fastidio, anzi parlava con me tranquillamente, era addirittura gentile. Tutte queste attenzioni mi avevano resa talmente nervosa che iniziai a bere quantità indefinite di alcol. Per fortuna, gli altri ragazzi bevevano con me.
Mi allontanai a prendere ancora da bere, quando mi sentii prendere per un braccio: era James.
"Puoi venire con me un secondo?" mi chiese serio.
"Che succede?" gli domandai preoccupata.
"Mi voglio divertire un po'..."affermò.
Forse avrei dovuto dirgli di no, forse me ne sarei dovuta andare. 
Forse, ma non lo feci. Anche io mi volevo divertire, avevo bevuto e tanto nessuno lo sarebbe venuto a sapere.
Lo presi così per mano e lo portai in uno stanzino, chiudendo la porta.
In pochissimo tempo si avventò sulle mie labbra con dei baci veloci e quasi aggressivi che io, ovviamente, ricambiai. Mi prese le coscie e mi alzò, facendomi sedere su un piccolo tavolo dietro di noi. 
"Niente di serio, vero?" chiesi.
"Niente di serio" afferò, per poi baciarmi insistentemente.
Gli sbottonai la camicia, mentre le sue mani vagavano lungo il mio corpo, accarezzandomi un seno.
Feci per slacciargli i pantaloni, quando qualcuno aprì la porta.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo quattro

"Ma che-"
Sentita quella voce, subito mi staccai da James, che si abbottonò in fretta la camicia. 
Non mi ero mai spaventata tanto, finire quasi a fare sesso con il mio ormai fratellastro, al matrimonio dei nostri genitori, non era stata proprio una grande idea. Per fortuna, però, non arrivammo a quel punto e, soprattutto, non furono né i nostri genitori, né i nostri parenti a scoprirci in quella imbarazzantissima situazione.
"Che...che ci fate voi qui?" chiesi, abbassando lo sguardo e arrossendo.
"Non vi vedevamo da un po', così io e Brian siamo venuti a cercarvi..." rispose Effie, passandosi una mano tra i lunghi capelli rossi.
"La prossima volta che decidete di appartarvi, almeno avvisate" ci rimpoverò Brian.
Ci fu un attimo di silenzio, interrotto da Jimmy che, sbuffando, uscì dalla stanza per tornare in giardino, così lo seguimmo.
"Tu ora vieni con me" mi ordinò Effie, portandomi dietro un albero.
"Che stai facendo?" 
"Devi darmi qualche spiegazione, mia cara"
"Effie io-"
"Tu cosa? Stavi per scoparti Jimmy, cazzo. Per di più al matrimonio di tua madre! Che cazzo ti è passato per la testa?" disse, alzando un poco la voce.
"Non so cosa mi sia preso, ho bevuto un po' troppo e-"
"E? Stavi per combinare un casino!"
"Mi volevo soltanto divertire un po', che c'è di male?"
"Certo, giusto. Allora perché la prossima volta non ti scopi direttamente Joe? James ormai è il tuo fratellastro, se si venisse a sapere-"
"Ma non si verrà a sapere, non deve venirsi a sapere" la zittii.
Effie era visibilmente nervosa, molto più di me. Se si fosse venuto a sapere, probabilmente il rapporto tra mia madre e Joe non sarebbe più stato lo stesso e io non potevo permettere che anche il secondo matrimonio di mia madre andasse in frantumi, specialmente per colpa mia.
"Effie, devi promettermi che non dirai niente a nessuno, non dovrà mai venire fuori quello che tu e Brian avete visto in quello stanzino" la implorai.
"Ma certo, scema. Non dirò niente" disse, per poi abbracciarmi forte. Un abbraccio sincero che io, ovviamente, ricambiai.
"Ora torniamo di là, i ragazzi ci staranno cercando" 


Jimmy's POV.
Appena sentii la porta aprirsi, pensai ad almeno una decina di modi in cui mio padre avrebbe potuto ammazzarmi. Ammetto che non era stata proprio una grande idea quella di provarci con lei.
Per fortuna però, erano Effie e Brian.
Non sentii una parola di quello che dissero, l'unica cosa che volevo era andarmene da lì, soprattutto perché, conoscendo Gates, mi avrebbe fatto la paternale, così uscii dalla stanza, sbuffando.
Cercai di allontanarmi il più possibile da loro, ma Brian mi raggiunse e, con forza, mi voltò verso di lui, per poi tenermi fermo per le braccia. 
"Mi spieghi che cazzo avevi intenzione di fare, James? Ti sei bevuto il cervello?" 
"Non vedo che c'è di male" lo vidi sgranare gli occhi, dopo questa affermazione.
"Sei un coglione!" mi spintonò.
"Oh avanti, Brian. Non sei mia madre"
"Non sono tua madre, ma posso lo stesso prenderti a calci nel culo. Dovevi per forza scoparti tua sorella?"
"Primo, non me la sono scopata. Secondo, non è mia sorella. Perché ti agiti tanto?"
"Te la stavi scopando al matrimonio di tuo padre! Cazzo, Jimmy, ragiona un po'!"
"Ma non me la sono scopata" mi giustificai.
"Perché siamo arrivati io e Effie. Pensa se l'avessi fatto, come ti saresti sentito? Pensa se non fossimo arrivati noi, ma la madre di Phoebe o, peggio ancora, tuo padre. Hai Leana per scopare, perché cazzo ti sei messo in sto casino? Perché hai provato a scopart-"
"Perché sono attratto da lei, sei contento Brian?" sbottai.
"T-tu cosa?" chiese sconvolto.
"Hai capito bene. Sono fottutamente preso da lei" dissi abbassando lo sguardo.
"Ma se non fai altro che trattarla di merda"
"L'hai detto anche tu che è mia sorella, no? Sto provando a farmela passare"
"Così finirà solo per odiarti" 
"Forse è meglio così..."
"Sei un coglione, confermo"
Dopo quella abbrassai lo sguardo, mi voltai verso la folla e la vidi.
Dio, era bellissima. Mio padre mi aveva mostrato qualche foto sua, ma quelle foto non le rendevano di certo giustizia. 
"Ragazzi, ma dove eravate finiti? Dai, andiamo a divertirci un po'!" per fortuna Zacky ci venne a chiamare, distraendomi da tutti quei pensieri su di lei. Mi voltai verso Brian, che mi fece un occhiolino, per poi raggiungere l'altro chitarrista e il resto della band. Per tutta la sera cercai di non guardarla, di non calcolarla più, anche se ogni mio pensiero era rivolto a Phoebe.
"Che hai, Rev?" chiese Matt, vedendomi pensieroso.
"Niente, si è quasi scopato Phoebe e ora ha i sensi di colpa" intervenì Syn. I miei amici sgranarono gli occhi.
"Hey" dissi, lanciandogli un'occhiataccia.
"Tu che cosa?!" Zacky era forse il più sconvolto tra tutti, visto che più di una volta mi aveva visto trattarla male.
"Ragazzi, questa cosa non dovrà mai venirsi a sapere. Ne nascerebbe un casino. Darò la colpa all'alcol, ma voi non dovrete mai farvelo scappare con nessuno" affermai - in realtà, dal tono, poteva quasi sembrare una minaccia -.
"Sei un coglione, lo sai questo, vero?" disse Zacky, facendo un cenno negativo con la testa.
"Qualcun altro che voglia darmi del coglione?"
"Sì, sei un coglione" affermarono poi Matt e Johnny, insieme.


Phoebe's POV.
Passai il resto della festa ad evitare James, cosa che probabilmente avrei continuato a fare per il resto dei miei giorni, visto che, una volta svanito l'effetto dell'alcol, iniziai a realizzare quello che era successo. 
Iniziarono a venirmi i sensi di colpa, così mi risedetti al tavolo, sorseggiando l'ennesimo drink.
"Arrivano i sensi di colpa?" Effie sbucò da dietro, per poi sedersi affianco a me.
"Effie, io ti voglio bene, ma ti prego, smettila di sbucare così" dissi, provocando una sua risata.
"Scusami" affermò, continuando a ridere "come ti senti?"
"Meglio, sto cercando di non pensarci" 
"Non è proprio la faccia di una che non ci pensa"
"Sto bene, dico davvero" cercai di convincerla.
Per fortuna in quel momento arrivò Zacky, subito seguito da Gates.
"Che ci fate lì sedute? Avanti, andiamo a ballare" fece il primo.
"No davvero, non ne ho molta voglia" dissi.
"La mia non era una domanda" affermò Zacky, per poi porgermi la mano.
Gates fece lo stesso con Effie.
"Ti va di ballare?" lei non rispose, si limitò a prendere la mano del chitarrista e, alzandosi dalla sedia, mi guardò e mi sorrise, facendomi un cenno con la testa, come a dire di seguirla.
Così presi anche io la mano del mio chitarrista e, tutti e quattro, andammo sulla pista da ballo.


Jimmy's POV.
"Zacky e Brian sono andati a ballare, vieni con noi a prendere da bere?" chiese Johnny.
"No grazie, sto qui"
"Sicuro?" 
"Sì, non vi preoccupate" insistetti.
Vidi Johnny e Matt allontanarsi, finalmente avevo un po' di tempo per stare per conto mio. Iniziai a fissare il vuoto, lo feci per cinque minuti almeno, quando la mia attenzione ricadde, guarda caso, su Phoebe.
Vidi lei prendere la mano di Zacky e seguirlo sulla pista, la vedevo divertirsi, la vedevo sorridere. Non potevo sopportare il fatto di non essere io a farla sentire così.
"Jimmy?" sentii qualcuno chiamarmi, ma non risposi.
"James!" era Matt.
"S-si, dimmi" distolsi per un secondo lo sguardo da lei.
"Si può sapere che ti prende?" chiese Johnny, sedendosi per terra, vicino a me.
"Ho solo un po' di mal di testa, devo aver bevuto troppo" cercai di inventarmi qualcosa per evitare domande scomode.
"Prendi una pastiglia" disse il cantante.
"Sì, mamma, dopo la prendo"
Scoppiammo tutti e tre a ridere, per un momento tutti i miei pensieri si erano dissolti, finché non mi voltai e vidi Phoebe ballare un lento con Zacky.
Iniziò a ribollirmi il sangue nelle vene, lei aveva avvinghiato le braccia attorno al collo del chitarrista; parlavano, si sorridevano e i loro visi erano vicini. Troppo vicini.
Cercai di mantenere la calma, visto che nessuno - a parte Brian - sapeva di quella mia cotta per lei, non volevo inveire contro uno dei miei migliori amici, dopotutto non aveva colpa di niente e non aveva ancora fatto niente, ma non ci riuscii.
"Vado a prendermi una birra" affermai, alzandomi di scatto.
Arrivai al tavolo con le bevande e notai, con grande disappunto, che tutte le birre erano finite, così optai per un cocktail. Presi il mio bicchiere e feci per tornare dai ragazzi. Una volta arrivato vicino alla pista da ballo, venni da mio padre.
"Jimmy, vieni con me" disse prendendomi per un braccio e portandomi proprio al centro della sala da ballo.
"Che stai facendo?" chiesi, non capendo.
"Un momento di attenzione, per favore" mio padre richiamò così l'attenzione di tutti gli ospiti.
"Papà che sta succedendo?" insistetti.
"Questo per me è un giorno molto importante, poiché ho sposato la donna che amo. Inoltre, questa non è solo l'unione di due persone fisiche, ma di due famiglie diverse, che, con oggi, sono diventate una sola. Ho, quindi, una proposta da fare: come io e Anne abbiamo ballato insieme per celebrare, ora vorrei che anche James e Phoebe danzassero insieme" disse, indicando me e la ragazza.
"Come scusa?" chiesi sorpreso, voltandomi verso Phoebe, che era sorpresa quanto me.
"Oh avanti, non è poi una richiesta così assurda" affermò mio padre, mettendo una mano dietro la mia schiena.
Presi il suo braccio e lo levai con forza, poi girai i tacchi e me ne andai.
"James, vieni qui" mi urlò.
Alzai gli occhi al cielo, poi mi rigirai di scatto verso gli invitati.
"Lo volete capire o no che dovete lasciarmi in pace? Non voglio ballare con lei, non voglio fare questa stupida sceneggiata, non voglio neanche averci niente a che fare con lei. Non la voglio nella mia vita" non riuscivo a credere a quello che stavo dicendo, soprattutto perché non pensavo nemmeno una parola che usciva dalla mia bocca.
Vidi le facce di tutti sbiancare e, soprattutto, gli occhi di Phoebe diventare lucidi. Mi voltai per un'ultima volta, per poi incamminarmi verso l'uscita della location.
"James!" sentii ancora una volta mio padre chiamarmi, ma non mi voltai.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo cinque

Era passata una settimana dal matrimonio, io e Jimmy non avevamo più parlato. Quella sera, quando rincasammo, lui e suo padre litigarono parecchio, credo che Joe gli avesse mollato anche uno schiaffo per come si era comportato, perché quella sera James non dormì a casa.
In reatlà, nemmeno le sere seguenti tornò a casa per dormire. Venne solo un pomeriggio a prendersi dei vestiti puliti, per poi uscire ancora. Non si presentò neanche a scuola. Da quanto capii, si era trasferito a casa di Brian.
Litigò anche con lui, la sera del matrimonio, quandi si presentò a casa sua, non sapendo dove andare. Me lo raccontò proprio Gates, che venne a trovarmi il mattino dopo quella scenata, insieme a Effie e agli altri tre ragazzi della band.
Mi aveva fatto un enorme piacere vederli, anche se non ero nelle condizioni migliori, contando che piansi tutta la notte: non perché Jimmy aveva detto quello che pensava di me, ma perché non capivo cosa avessi fatto per meritarmi tutto quell'odio da parte sua. Anche perché, fino a qualche momento prima, stavamo per finire a fare sesso.
Non lo so, quel ragazzo era strano, fin troppo. Eppure, qualcosa di lui mi attirava.
Non pensavo che avrei mai potuto dirlo, ma mi mancava: mi mancava lui, i suoi occhioni blu, quel suo sorriso che avevo - purtroppo - visto poche volte, il suo prendermi continuamente in giro. Non ero sicura, ma avevo come l'impressione che fosse il suo modo di prestarmi attenzioni.
Nell'ultimo periodo, in cui avevo cominciato a conoscerlo meglio, avevo notato che non prestava attenzioni a molte persone, solo ai ragazzi della band.
Forse, per avere un'idea più chiara, avrei potuto parlare con Gates, sotto consiglio di Effie.
Così, dopo scuola, mi decisi ad andare da lui. Arrivai davanti a casa sua - una bella villa -, attraversai il vialetto e bussai alla porta.
Dopo pochi secondi, un uomo venne ad aprirmi la porta: era la copia di Brian, anche se con un naso un po' più buffo. 
"Buongiorno, stavo cercando Brian" dissi, schiarendomi la voce.
"Ce l'hai davanti!" rispose il padre del ragazzo, lasciandomi un po' perplessa.
"Emh, intendevo... Intendevo Synyster Gates" balbettai incerta, provocando la risata dell'uomo.
"Sì avevo capito, ma vedi, lui ha ereditato il mio nome e mi diverto sempre molto a fare questo giochino alle persone" affermò divertito.
"Oh papà, non di nuovo quella battutaccia sul nostro nome" si sentì la voce di Syn, che sbucò direttamente dietro al padre, salutandomi con la mano.
"Lo sai che non resisto. Ora forse è meglio che vi lasci in pace. Ah, dacci dentro, figliolo!" io sbarrai gli occhi dopo questa affermazione, mentre l'uomo rientrò in casa.
"Scusalo, è un completo idiota!" disse Brian, vedendo la mia reazione.
"Dev'essere di famiglia, allora" mi misi a ridere, provocando anche una sua risata.
"Come mai sei qui?"
"Avevo bisogno di parlare un po' con te, riguardo-"
"Jimmy" disse, concludendo la frase al posto mio.
"Esatto" risposi, abbassando lo sguardo.
"Con piacere. Solo, ti va se andiamo da un'altra parte? Non vorrei che magari arrivasse proprio il diretto interessato"
Così ci spostammo e ci dirigemmo verso la piazza della città, per poi sederci su una panchina vuota.
"Allora, che volevi chiedermi?" disse lui, poggiando le braccia sullo schienale. Questa scena mi ricordò tanto la prima sera che uscimmo, quando provò a baciarmi.
"Tu sai perché ce l'ha così tanto con me?" chiesi, appoggiandomi anche io allo schienale e incrociando le braccia.
"Sinceramente, non credo che ce l'abbia con te, Phoebe. E' che Jimmy è un po' strano e questa situazione nuova sicuramente deve averlo spaventato un po', credo sia anche normale" mi spiegò.
"Sì, posso capire, ma la situazione non è nuova solo a lui. Non è che per me è stato semplice lasciare San Diego, la casa in cui sono cresciuta e i miei amici per trasferirmi con dei completi estranei"
"Devi sapere che lui non è uno abituato a mostrare le sue emozioni, ma tu prendilo come un modo per darti attenzione. Lo so che è strano e non è facile da capire, ma fidati che se avesse avuto qualche problema con te, non ti avrebbe mai parlato"
"Si ma Brian, hai visto quello che  è successo al matrimonio. Fino al giorno prima mi trattava da schifo, poi, tutto d'un tratto, diventa gentile con me e mi chiede pure di andarci a letto insieme, per poi tornare il solito stronzo. Non so davvero cosa pensare" gli spiegai.
"Phoebe, Jimmy è fatto così no-"
"Ciao Brian!" sentimmo una voce femminile, appena Gates si voltò e focalizzò chi fosse la ragazza, sgranò gli occhi.
"C-ciao Leana, come mai da queste parti?"
Oh merda, chissà da quanto tempo "l'amica" di Jimmy era lì. Deglutii e la salutai con la mano, facendo finta di nulla. Notai che la ragazza continuava a fissarmi, ma cercai di non dare molto peso alla cosa.
"Shopping, voi?" disse sorridendo e mostrandoci le borse che aveva in mano.
"Niente di che, parlavamo..." rispose Brian, abbassando lo sguardo.
"Ho capito. Beh ragazzi, io devo andare, ci si vede!" si congedò la ragazza.
Guardai Syn, cercando un po' di rassicurazione.
"Tranquilla, non ha sentito niente" 
"Tu dici?" chiesi, con un po' di agitazione.
"Sì, fidati di me" cercò di rassicurarmi.
"Speriamo... Tu, invece, come sta andando con Effie?" chiesi, cercando di cambiare discorso.
"Non lo so. Sarò sincero con te, a me lei piace, parecchio. Ma non sono sicuro di interessarle" confessò, abbassando lo sguardo.
"Non è così, fidati. Se posso darti un consiglio, confessale tutto, non ti dirà di no"
"So che è difficile da credere, Phoebe, ma sono timido con le ragazze che mi interessano. Non saprei come fare"
"Se vuoi provo a parlarci io" dissi, toccandogli un braccio.
"Lo faresti?" chiese, sorridendo.
"Ovvio! Lascia fare a me!"
Passammo il resto del pomeriggio su quella panchina a parlare, poi Syn si offrì gentilmente di accompagnarmi a casa, visto che si era fatto buio.
Arrivammo al cancello, quando sentimmo delle urla provenire dall'angolo della strada. Ci avvicinammo e vedemmo Jimmy e Leana discutere. 
"Te la sei quasi scopata!"
"Quante volte te lo devo ripetere che non è successo assolutamente niente?"
Leana fece per dire qualcosa, ma spostò gli occhi e notò me e Brian; fece così un cenno a Jimmy, che a sua volta ci fissò, con uno sguardo tutt'altro che calmo.
"Che cazzo le hai detto?" urlò, avvicinandosi minacciosamente alla mia faccia.
"Io non le ho detto assolutamente niente!" urlai a mia volta.
"Dio, ma non riesci proprio a farti i cazzi tuoi, vero?"
"Io ero con Brian, stavo parlando con lui, che avrei dovuto dirle se nemmeno la conosco?"
"Riesci sempre a rovinare tutto, complimenti davvero!"
"Oh Jimmy, ma che problemi hai? Senti se non ti vado a genio dillo subito ed evita anche solo di parlarmi. E' inutile andare avanti così" sbottai.
"Bene, allora vaffanculo" esordì, per allontanarsi da noi.
"Sei proprio uno stronzo James, vaffanculo!" gli urlai, mentre lo vidi girare l'angolo.
"Dai Phoebe, ti accompagno a casa"
"Forse è meglio" se ne uscì la bionda.
"Senti, non ho intenzione di litigare con te, quindi vedi di lasciarmi stare" sputai acida.
Prima che la ragazza potesse controbattere, Gates mi prese per un braccio e mi portò via.
Mi accompagnò fino alla porta di casa e mi salutò.
"Domani saremo qui con i ragazzi della band, se hai bisogno di parlare, non esitare a chiamarmi!" 
"Sicuramente, grazie Syn" gli diedi un abbraccio e lo salutai.

Il mattino seguente mi preparai e, come al solito, andai a scuola. Fu una giornata normalissima, anche se nella ricreazione notai un gruppo di ragazzi che, da lontano, continuavano a fissarmi e a commentare tra di loro. Evidentemente a qualcuno non dovevo stare particolarmente simpatica. In effetti, oltre alla band e a Effi, non avevo avuto modo di fare nuove conoscenze, nemmeno con i miei compagni di classe. Feci comunque finta di nulla, continuando a godermi quella breve pausa proma dell'inizio di una nuova lezione.
Quando tornai a casa, vidi delle biciclette appoggiate sulla ringhiera, capii che i ragazzi dovevano essere a casa. Mangiai e mi diressi direttamente in camera.
Decisi di rilassarmi un po', così cercai tra i miei CD quello che mi regalò mio padre, ma, con mio grande stupore, non c'era.
Pensai a dove avessi potuto metterlo, cercai nello zaino, nel lettore CD, nei miei cassetti, nulla. Il CD non si trovava.
Scesi al piano di sotto e chiesi a mia mamma se per caso l'avesse visto.
"Mamma, hai per caso visto il CD che mi ha regalato papà?"
"No cara, non l'ho proprio visto"
Iniziò a salirmi un po' di ansia, non potevo averlo perso. Andai così in salotto, da Joe.
"Joe, ascolta, non è che hai visto un CD dei Rancid in giro? Lo sto cercando"
"No piccola, mi spiace"
In quel momento mi venne in mente che, probabilmente, era nelle mani di quello stronzo di Jimmy.
Così corsi di sopra e spalancai la porta della sua camera, facendo spaventare lui e i ragazzi.
"Dove l'hai messo?" sbottai.
"Non ho idea di cosa tu stia parlando" disse, ridendo.
"Jimmy tira fuori quel maledettissimo disco" lo intimai.
Lui, con tutta calma, si alzò e si diresse verso uno dei cassetti, dal quale tirò fuori proprio l'oggetto che stavo disperatamente cercando.
"Dammelo"
"Altrimenti?"
"Jimmy dai, dalle il CD" esordì Zacky.
"Non ci penso neanche" rispose.
"James, ti prego" lo supplicai.
"Dev'essere proprio importante per te" aprì la custodia e lo tirò fuori.
"Jimmy, che stai facendo?" la mia voce iniziò a tremare, avevo paura di quello che avrebbe potuto fare.
"Ora vedrai" disse, per poi spezzare a metà il disco. In quel momento, non fu l'unica cosa che si spezzò.
Sentii gli occhi bruciare, ma cercai di trattenermi. Avrei voluto fermare il tempo a qualche istante fa, prima che rompesse l'unica cosa che ancora mi legava a mio padre.
"Oh Jim..." Brian cercò di dire qualcosa
"Che cazzo hai fatto?" chiesi incredula.
"Beh, immagino di averlo rotto" affermò, per poi buttare a terra ciò che ne rimaneva.
"Ti odio" sputai acida.
"Quante storie per un insulso CD" 
"Non è un insulso CD, è il CD che mi ha regalato mio padre, è l'unica cosa che mi rimaneva di lui" inziai a singhiozzare.
"Come la fai tragica. Tuo padre è a San Diego, puoi andarlo a trovare quando ti pa-"
"Mio padre è morto!" urlai, proprio in faccia al ragazzo che, come gli altri ragazzi nella stanza, sbarrò gli occhi.
Scoppiai poi in un pianto isterico, uscii velocemente dalla stanza e mi chiusi in camera mia.
Mi buttai sul letto e cercai di calmarmi, ma con scarso successo. Riuscivo comunque a sentire le voci di Matt, Syn e Zacky che parlavano - in realtà urlavano - con Jimmy, dicendogli che aveva esagerato.
Passarono una decina di minuti, quando qualcuno venne a bussare alla porta: era Zacky.
"Phoebe, come stai?" chiese con un po' di esitazione.
"Come ti sembra che stia?" lo vidi indietreggiare dopo quella risposta "scusami, non volevo... È che per me era la cosa più importante. E lui l'ha distrutta"
"Ci lasci da soli?" sentii la voce di James provenire da dietro la porta. Il chitarrista si voltò a darmi un ultimo sguardo e poi si allontanò, facendo entrare Jimmy.
"Senti io-"
"Che vuoi?"
"Phoebe io non lo sapevo, davvero..." cercò di scusarsi. Mi alzai di scatto e mi misi proprio davanti a lui.
"Hai rovinato tutto, Jimmy, hai rovinato tutto!" affermai, per poi tirargli uno schiaffo in pieno volto.
Il ragazzo, d'istinto, mi afferrò il braccio e mi attirò a sé. Prese il mio viso tra le mani e velocemente lo avvicinò al suo, per poi lasciarmi un lungo bacio sulle labbra.
Io sbarrai gli occhi e rimasi ferma, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo.
Riuscivo, però, a sentire il suo profumo, il più buono che avessi mai sentito. Il mio cuore mancò un battito, una strana sensazione stava prendendo il sopravvento.
Si staccò da me dopo qualche secondo, lasciò il mio viso e si diresse verso la porta.
"Mi dispiace" disse, per poi uscire dalla stanza, lasciandomi immobile al centro di essa.




~ Scusatemi tantissimo per il ritardo, ma ero praticamente senza idee ç_ç prometto che prossimamente aggiornerò più in fretta!
Intanto, colgo l'occasione per ringraziare tutti voi che seguite e recensite la fanfic :) ~

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo sei

Rimasi in quella posizione per non so quanto tempo, cercando di capire cosa fosse successo.
Quel bacio, però, mi fece smettere di piangere. Avevo bisogno di schiarirmi le idee, così presi una felpa, mi misi le scarpe e uscii, cercando un posto tranquillo per pensare. Abitavo in una delle vie principali della città, era molto trafficata e per metà la conoscevo a memoria, poiché facevo quella strada tutti i giorni per raggiungere la scuola. Da quella parte non c'era nessun angolo tranquillo, così la percorsi dall'altra parte, finché non mi trovai davanti ad un grande parco: lessi un cartello che diceva "Central Park", proprio sopra ad un enorme cancello, così decisi di entrarvici.
Era un parco molto frequentato, ma era talmente grande che si riusciva comunque a respirare un aria di tranquillità assoluta. Passai anche vicino ad un laghetto, il "Lake Huntington", dove vidi tante piccole imbarcazioni solcare quelle acque, padre e figlio che pescavano dalla riva, altra gente che semplicemente prendeva il sole. Potevo quasi dire di essermi innamorata di quel parco.
Presi un sentierino che si allontanava da quello principale, addentrandomi ancora di più nel parco, fino ad arrivare ad un altro laghetto, chiamato "Lake Talbert".
Vidi una piccola passerella in legno, che dava proprio sopra il lago, ci salii e mi appoggiai con le braccia sulla recinzione, sporgendomi un poco.
Iniziai a fissare l'acqua, notando dei pesciolini nuotare proprio sotto di me.
"Phoebe?" udii una voce e subito dopo una mano, poggiarsi sulla mia spalla, così mi girai.
"Ciao Effie" dissi, abbracciandola.
"Che ci fai da queste parti?" mi chiese un po' sorpresa.
"Avevo...avevo bisogno di pensare" confessai, continuando a fissare l'acqua.
"Jimmy?"
"Già..." sospirai.
"Che ha combinato questa volta?"
"Ricordi quando ti parlai del disco che mi regalò mio padre?"
"Sì, l'ultimo regalo che ti fece prima di...ecco..." annuì.
"L'ha spezzato, proprio davanti ai miei occhi" feci.
"Ma che pezzo di-"
"Non è tutto, Effie" la interruppi.
"Che altro c'è?" chiese, con tono quasi minaccioso.
"Dopo che me ne sono andata piangendo e dopo che i ragazzi lo hanno rimproverato, è venuto in camera mia e, mentre parlavo, mi ha baciata" dissi, sospirando nuovamente.
"Cosa?!" urlò incredula.
"Hai sentito bene. Mi ha preso il viso tra le mani e mi ha baciata, semplicemente. Poi è uscito, scusandosi"
Mi voltai verso di lei, vedendo la sua faccia sbalordita. MI uscì una risatina isterica, prima di iniziare di nuovo a piangere. Lei mi abbracciò, cercando di asciugarmi le lacrime.
"Cos'ho che non va, Effie? Perché deve trattarmi così?" 
"E' lui un coglione, Phoebe, non darti colpe che non hai" cercò di rassicurarmi lei.
"Voglio soltanto capire che gli ho fatto di male" continuai, piangendo.
"Ci parlo io con Jim" affermò seria.
"Non voglio metterti in mezzo Effie, ma grazie comunque del pensiero" dissi, asciugandomi gli occhi.
"E invece mi metto in mezzo eccome. Non può comportarsi così. Se non da una spiegazione a te, dovrà sicuramente darla a me, che lui lo voglia o no" era irremovibile, nulla l'avrebbe convinta a cambiare idea.
L'abbracciai, era l'unica cosa di cui avevo bisogno, al momento.
"Che ne dici di andarci a prendere qualcosa? C'è un bar carino al di là del lago" mi propose, sorridendo. Accettai, avevo proprio bisogno di mettere qualcosa nello stomaco.
Raggiungemmo il locale, prendendo posto in uno dei tavoli fuori, nella veranda.
Ordinammo due coppe gelato, che arrivarono poco dopo.
"Come ti senti adesso?" chiese la mia migliore amica.
"Molto meglio" dissi, mangiando un cucchiaio di gelato.
"Non ci pensare più, lascialo perdere" continuò, mentre io annuii, sorridendo.
"Tu, a proposito, che hai deciso di fare con Syn?" 
"Non lo so ancora, sinceramente. più che altro, non saprei che dirgli..." abbassò lo sguardo.
"Facciamo così: visto che ti sei offerta di aiutarmi con Jimmy, io ti aiuterò con Gates" 
"Davvero lo faresti?" disse, sorridendo.
"Certamente!" le sorrisi anche io.
Passammo un gran bel pomeriggio insieme, era l'unica che riusciva a non farmi pensare a niente quando stavo con lei, era uno dei motivi per cui le volevo così tanto bene.
Uscimmo dal chioschetto e, incamminandoci ancora nel parco, incontrammo Zacky e Matt, intenti a fare qualche tiro a baseball.
"Tanto sei una schiappa, Vee!" gli urlai, facendolo spaventare e facendogli mancare la palla con la mazza, provocando una forte risata della mia amica.
I ragazzi si voltarono e ci raggiunsero per salutarci.
"Mi hai distratto tu!" disse, per poi darmi una leggera spinta sul braccio.
"Non dare la colpa a Phoebe, l'avresti mancata comunque!" affermò Matt.
"Oh, non ti ci mettere anche tu" affermò il chitarrista, facendo finta di essersi offeso.
"Dove ve ne andate di bello?" chiese il più alto.
"A casa, eravamo qui al bar" spiegai.
"Ti va se ti riaccompagno a casa? Dovrei parlarti di una cosa..." continuò Zacky.
"Sì, certo. Mi devo preoccupare, per caso?" chiesi, facendo uscire dalla mia bocca una risatina quasi isterica.
"No, figurati!"
Così salutammo gli altri due ragazzi e ci avviamo verso casa mia. Il mio amico voleva parlarmi di James, del fatto che fosse realmente dispiaciuto per quello che aveva combinato quel pomeriggio e che non immaginava che quel CD valesse così tanto per me. Zacky era riuscito a farlo ragionare, era finalmente riuscito a convincere mio "fratello" a non darmi più fastidio, così, a detta del chitarrista, decise di non calcolarmi più.
Era sempre meglio che nulla, dopo quello che aveva fatto, sarebbe stato più facile anche per me non dargli corda.
Arrivammo a casa e ci salutammo.
"Allora, ci vediamo domani a scuola!" disse il ragazzo.
"Certamente! A domani Zacky, e grazie" risposi, per poi lasciargli un delicato bacio sulla guancia.


Jimmy's POV.
Ero sdraiato nel letto e, non riuscendo a dormire, mi trovai a far roteare in aria una bacchetta della mia batteria, fissando il soffitto. Era uno dei pochi movimenti che riusciva a rilassarmi.
Continuavo a pensare a quello che avevo fatto a Phoebe, a come non avevo fatto altro che trattarla male da quando era entrata in casa, al matrimonio, al disco di suo padre. 
Zacky aveva ragione, era ora di smetterla di comportarmi da bambino e prendere una decisione, o tutto o niente: o avrei smesso di prenderla in giro e trattarla male, o l'avrei lasciata perdere del tutto. Optai per la seconda.
Non perché non mi piacesse lei come persona, anzi, quando al matrimonio confessai che mi piaceva, dicevo seriamente. Era proprio per quello che non potevo permettere che quella "cotta" diventasse qualcosa di più.
Mentre ero assorto nei miei pensieri, qualcosa attirò la mia attenzione: delle urla, provenire dalla stanza accanto alla mia. Mi alzai dal letto e aprii la porta della camera di Phoebe.

"Papà? PAPA'! Ti prego torna da me, non mi lasciare! Papà non morire, cerca di resistere!"

Mi avvicinai di più al suo letto, la vedevo agitarsi tra le coperte, sudava freddo.
"Phoebe?" la chiamai, sfiorandole appena il braccio e facendola sobbalzare.
Vedevo il terrore nei suoi occhi e una tristezza infinita, di quelle che non se ne andranno mai.
Non dissi nulla, la feci spostare di poco e mi sdraiai accanto a lei, facendo aderire la sua testa al mio petto e accarezzandole dolcemente i lunghi capelli scuri. Riuscivo a sentire il suo respiro affannato e il suo corpo tremare. Nemmeno lei si azzardò a dire qualcosa, evidentemente era sconvolta dal brutto sogno che aveva appena fatto.
Rimasi con lei finché non si riaddormentò, le diedi un lieve bacio sulla fronte e, dopo averle dato un ultimo sguardo, tornai in camera mia.
Riuscii a dormire pochissimo, il minimo indispensabile ad affrontare la giornata successiva. Mi vestii e andai in cucina per fare colazione; quando varcai la porta, vidi Phoebe seduta al tavolo, sola, che fissava la tazza del latte e girava il contenuto con cucchiaio. Aveva lo sguardo perso e non potevo biasimarla. Mi avvicinai al frigorifero e presi il cartone del latte, poi un bicchiere dalla credenza e ce lo versai.
"Come ti senti?" chiesi, senza però voltarmi verso di lei.
"Un po' meglio" rispose.
Sentii a mala pena la sua voce come interrotta da un singhiozzo, così guardai il suo riflesso nella credenza e vidi che si asciugò una lacrima con la manica della sua maglietta rossa. Avrei voluto dirle qualcosa che potesse consolarla, avrei voluto stringerla forte a me, ma non potevo. Sentivo qualcosa per lei, inutile provare a negarlo, e vederla così mi faceva soltanto stare peggio. Posai il bicchiere nel lavandino e mi incamminai verso la porta.
"Grazie per essere stato con me, stanotte" mi disse, con voce flebile prima che io uscissi definitivamente dalla stanza.
"Non devi ringraziarmi. Ci vediamo in classe" risposi, per poi allontanarmi.
Non che non volessi fare la strada con lei fino a scuola, ma dovevo incontrarmi con Leana, avevamo finalmente chiarito e le avevo promesso che ci saremmo visti per andare a scuola insieme. Se mi avesse visto arrivare con Phoebe, avrebbe scatenato l'inferno.
La raggiunsi a casa sua, mi stava già aspettando fuori dal cancello e, appena mi vide, mi saltò al collo, provando a baciarmi, ma mi spostai.
"Che ti prende?" mi chiese, insospettita.
"Niente, problemi a casa" risposi, prendendola poi per mano.
"Quella?" sputò acida.
"Sì, ho saputo ieri che suo padre è morto. Insomma, un po' mi dispiace"
"Sì beh, a me non interessa"
Se c'era una cosa che non sopportavo di Leana, era questo suo fare da snob; ma per una scopata assicurata, avrei anche fatto finta di nulla.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo sette

"Non devi ringraziarmi. Ci vediamo in classe"
Quelle parole continuavano a rimbombarmi in testa. Non si girò nemmeno a guardarmi, il che un po' mi ferì. Rimase con me, quella notte, nonostante tutti i casini in cui ci eravamo cacciati da quando mi trasferii a casa sua, nonostante tutte le litigate, nonostante mi avesse privato della cosa a me più cara. Riuscii finalmente a capire quanto fosse dispiaciuto per quel gesto, così cercai a mia volta di passarci su e di perdonarlo. Ci avrei messo un po', conoscendomi, ma decisi di provarci ugualmente.
Mi alzai dalla sedia, quando mia madre entrò in cucina.
"Buon compleanno, tesoro!" disse tutta eccitata, abbracciandomi e baciandomi la guancia.
"Grazie mamma!" le sorrisi, cercando di non far trasparire nulla della brutta nottata passata.
"E' tutto a posto, cara?" mi chiese.
"Sì, tutto alla grande! Ora scusami, ma devo andare a scuola" mi congedai, lasciandole a mia volta un bacio sulla guancia.
"Ah, aspetta!" mi voltai, sentendo la voce di mia mamma chiamarmi "prima di tutto, è arrivata questa lettera per te. Poi, dimmi, festeggerai stasera?" 
"No, non credo. Non ne ho molta voglia" dissi, per poi prendere la lettera e uscire frettolosamente da casa, incamminandomi verso scuola.
Ebbene sì, era il mio compleanno. Dopo quella notte, quasi me n'ero dimenticata. 
Per non parlare del fatto che era il primo compleanno che passavo lontana dalla mia città, San Diego. 
Passeggiavo con le cuffiette nelle orecchie, ascoltandomi tranquillamente l'album "Dookie" dei miei amati Green day, quando un ragazzo mi venne addosso, cadendo per sbaglio dal suo skateboard, proprio addosso a me.
"Ahia!" dissi, toccandomi la spalla destra.
"Oddio, scusami! Non ti ho proprio vista! Ti sei fatta male?" chiese, preoccupato.
"Solo una botta alla spalla" risposi, rialzandomi.
"Perdonami, davvero, ho girato l'angolo e-"
"Tranquillo, davvero. Non è nulla" dissi, sorridendogli.
Lo guardai bene in faccia, non sembrava male. Alto, con i capelli scuri e gli occhi verdi, aveva anche il bridge, come piercing, e un tatuaggio sul braccio.
"Menomale! Ora scusami, ma devo proprio scappare" afferò per poi saltare sopra il suo skate e allontanarsi tra la folla.
Arrivai a scuola giusto in tempo per l'inizio delle lezioni, quel ragazzo mi aveva fatto quasi arrivare in ritardo.
Entrai in classe e mi sedetti al mio posto qualche secondo prima che la professoressa raggiunse la classe.
Dopo l'appello iniziò a spiegare la sua noiosissima lezione sulla letteratura inglese di fine 1800, così, per farmi passare la noia, decisi di prendere la lettera che mi era stata data da mia madre quella mattina e la aprii.

«Cara Phoebe, 
come stai? Se i miei calcoli sono giusti, dovresti ricevere questa lettera nel giorno del tuo compleanno, quindi: TANTI AUGURI!
Sai, qui la tua mancanza si sente parecchio, soprattutto durante le lezioni. Mi mancano parecchio i tuoi interventi e le tue battutacce che facevano passare più in fretta il tempo. La mia nuova compagna di banco è una rottura, non parla mai.
Anche quando usciamo con il vecchio gruppo si sente che non ci sei più. Gli altri cercano di non darlo a vedere, ma manchi a tutti, qui a San Diego.
Vedi di farti vedere presto, magari per le prossime vacanze.
Un bacio
Elise.»


Elise era la mia compagna di banco nella vecchia scuola, ci conoscemmo il primo anno e da quel momento diventammo inseparabili. Condividevamo un sacco di cose, ma, cosa più importante, condividevamo la stessa passione per la musica.
Lei suonava la batteria e aveva un gruppo, io cantavo, ma niente di serio, solo per passare il tempo. Non mi ritenevo nemmeno così brava.
Anche a me mancava parecchio, mi mancavano lei, i vecchi compagni e i ragazzi con cui uscivo di solito.
Leggere quel pezzo di carta mi fece emozionare, tanto che chiesi alla professoressa di uscire un secondo.
Andai in bagno a sciacquarmi la faccia e, quando tornai a sedermi, trovai Zacky che leggeva la lettera.
Sgranai gli occhi, così corsi al mio posto e cercai di levargliela dalle mani, ma senza successo.
"Dai Zacky, ridammi la lettera!" dissi scocciata.
"Perché? Sto solo leggendo!" rispose, così sbuffai.
"Zacky non è il momento, non fare lo stronzo" continuai.
"E' il tuo compleanno oggi?" chiese.
"Forse..."
"Bene, allora stasera si va fuori a bere" affermò deciso, voltandosi poi verso Jimmy  e richiamando la sua attenzione.
"Eh? Cosa?" chiese il batterista, che a quanto pare era assorto nei suoi pensieri.
"No Zacky, non-"
"Non si discute, stasera andiamo tutti a festeggiare al Johnny's, è deciso"
Sbuffai ancora e riuscii finalmente a prendere la lettera dalle mani del chitarrista. Suonò la ricreazione, ci alzammo tutti e uscimmo dalla classe. Zacky mi fece cenno di andare con lui e Jimmy, così li seguii. Ci incamminammo nel corridoio principale della scuola, io e Zacky parlavamo, mentre James ci stava davanti, a pochi passi da noi. Ad un tratto, però, mi ritrovai nuovamente con il culo per terra. Sentii il chitarrista ridere e, quando alzai lo sguardo, con mia sorpresa mi trovai davanti lo stesso ragazzo che mi cadde addosso quella mattina.
"Mi vuoi morta per caso?" sputai acida, mentre il mio amico mi aiutò a rialzarmi.
"Giuro che non è colpa mia!" disse, raccogliendo i miei libri da terra.
"Vi conoscete?" chiese Zacky.
"No, ma è la seconda volta in una giornata che mi fa cadere a terra" spiegai, sistemandomi i pantaloni.
"Già, dovremmo smetterla di incontrarci così!" rispose il ragazzo, cercando di sdrammatizzare. L'unica cosa che ricevette, fu una mia occhiataccia.
"A proposito, io sono David" disse, porgendo la mano.
"Io sono Zacky, lei è Phoebe e lui è-" si interruppe, quando vide Jimmy guardarci serafico e allontanarsi per i fatti suoi.
"Beh, forse aveva da fare" disse David.
"Comunque, stasera diamo una festa per il compleanno di Phoebe, ti vuoi unire?" propose il chitarrista. Io lo guardai interrogativa, aveva davvero appena invitato un completo sconosciuto alla mia "festa"?
"Ci sarò sicuramente!" rispose lui, facendomi l'occhiolino.
"Alle otto e trenta al Johnny's, mi raccomando!" 
"A stasera allora!"
Il ragazzo se ne andò, mentre io continuavo a fissare Zacky.
"Oh, non farla tragica, Phoebe. Più siamo, meglio è"
"Se lo dici tu... Dov'è James?"
Ci guardammo in giro e lo notammo vicino ai bagni, con il gruppo di Leana. Il sangue mi ribollì nelle vene, iniziai ad agitarmi e diventai rossa in faccia. Non capii il perché, ma vederlo con quella mi infastidiva, mi infastidiva parecchio.
"Phoebe?" Zacky mi chiamò, ma non lo calcolai.
Continuavo a fissarli e a chiedermi cosa effettivamente lui ci trovasse in lei. Era bassa, con dei lunghi capelli biondi - tinti, per giunta - e la faccia da maialino. Mi sforzavo a capire cosa avesse potuto attrarlo, ma non riuscii a darmi una risposta, forse era solo brava a letto.
Leana si voltò improvvisamente verso di noi, si giò verso il suo gruppo di amici dicendo qualcosa e tutti iniziarono a ridere, continuando a fissarmi. Tutti, tranne Jimmy, lui abbassò lo sguardo. Con mio grande stupore, realizzai che quelli erano gli stessi ragazzi che avevano iniziato a darmi fastidio qualche giorno prima. Ora iniziavo a capire molte cose.
"Phoebe, che ti prende?" sentii Vee tirarmi per una manica. 
"Emh...sì, sì stavo solamente pensando" balbettai.
"E' ora di tornare in classe" 
Annuii e lo seguii verso l'aula. Passai il resto del tempo a scarabocchiare forme insensate su un foglio, aver visto James ancora con quella proprio non mi andava giù.
Non che mi interessasse particolarmente quello che faceva, era una sensazione strana.
Che stesse iniziando a piacermi?
No, non poteva essere, non potevo farlo accadere.
Non tornai a casa per pranzo, andai con Zacky al Johnny's per avvisare il proprietario che avremmo organizzato una festa quella sera. Fortunatamente Effie era di turno al bancone.
"Zacky, Phoebe, che ci fate qui a quest'ora?" chiese, passando uno straccio sul legno del bancone, per asciugarlo.
"Ciao Effie! No, niente, Zacky ha deciso di organizzare una festa per stasera qui al locale... Tu verrai?" chiesi alla mia amica.
"Certamente! Stacco alle quattro, quindi non ci saranno problemi! Che si festeggia?" 
"Il compleanno di Phoebe" intervenne Zacky.
"Oddio, auguri! Non ne sapevo niente" Effie uscì di corsa dal bancone e mi abbracciò.
"Sì, beh, non lo sapeva nessuno" cercai di giustificarmi.
Ci accordammo con Effie per l'orario, avremmo detto agli invitati di raggiungere il Johnny's per le otto e mezza.
In realtà Zacky mi disse che io non avrei dovuto occuparmi di nulla, avrebbe fatto tutto lui, compreso chiamare gli invitati. Chissà se ci sarebbe stato anche Jimmy.
Così andai a casa, mi lavai e mi vestii: indossai una canottiera dei blink-182, una minigonna in jeans, delle calze in cotone lunghe fino al ginocchio a righe bianche e nere e delle Converse All Star basse e nere. Mi truccai come al solito con una linea di eyeliner e lasciai i capelli sciolti.
Senza nemmeno rendermene conto si fecero le sette e mezza, così mi affrettai a prendere il mio chiodo in pelle e ad uscire di casa per raggiungere il locale.
Quando entrai, venni accolta subito da Zacky e Effie, che mi abbracciarono. Arrivarono poi Brian, Matt e Johnny. 
Quasi mi venne un colpo quando, voltandomi, finii tra le braccia di Jimmy.
"Buon compleanno" disse, per poi darmi un bacio sulla guancia.
"Grazie, Jim" risposi.
"Finalmente riusciamo ad incontrarci senza farti finire per terra!" la mia attenzione fu attirata dalla voce di David.
"Fortunatamente, aggiungerei" ribattei, per poi farmi abbracciare dal ragazzo.
"Tanti auguri, comunque. Oggi non ho fatto in tempo a dirtelo" 
"Grazie mille! Che ne dici, ci uniamo agli altri? Così te li presento"
Così portai il mio nuovo amico dalla band e lo presentai. I ragazzi lo accolsero molto calorosamente, come fecero con me mesi prima.
La festa era ormai iniziata da un paio di ore, l'alcohol scorreva a fiumi e tutti si stavano divertendo.
Persi il conto di quanti shot bevvi, mischiati con un numero indefinito di drink che mi erano stati gentilmente offerti dai miei amici. Ero decisamente brilla.
"Zacky, hai per caso visto Effie?" chiesi al mio amico.
Lui non disse nulla, si limitò ad indicare una coppia seduta su un divanetto, lei seduta a cavalcioni su di lui, intenti a scambiarsi dei baci tutt'altro che casti.
Realizzai che era lei, ma non riuscii a identificare il ragazzo finché non si alzarono: era Brian.
Sapevo che tra i due sarebbe nato qualcosa, ci avrei scommesso!
Anche io, però, avevo voglia di divertirmi, così andai a cercare Jimmy, pensando che avremmo potuto concludere quello che avevamo iniziato al matrimonio, ma non lo trovai.
"Phoebe, tutto a posto? Sto andando a prendere da bere, vuoi qualcosa?" incontrai David, che si stava avvicinando al bancone per prendere l'ennesimo drink.
"No, però vieni con me"
Senza pensarci due volte, lo presi per un braccio e lo portai in una parte isolata del locale, divisa dal resto tramite una semplice tenda.
Una volta arrivati lì iniziai a baciarlo, le nostre lingue iniziarono ad intrecciarsi. Non capii bene quello che stava succedendo, l'alcohol continuava a farsi sentire, l'unica cosa che sapevo era che quel ragazzo mi attirava da morire e, visto che l'unica persona che in quel momento volevo davvero non si trovava, pensai di divertirmi con lui.
Nel bel mezzo del momento però, fummo interrotti da un rumore acuto, come di un bicchiere che si ruppe.
"Vaffanculo" ci staccammo e notai James guardarci infuriato, diventò paonazzo in viso e si allontanò subito, così decisi di seguirlo.
"Jimmy, aspetta!" lo raggiunsi fuori dal locale, prendendolo per un braccio e facendolo fermare.
"Che vuoi?" mi chiese, acido.
"Che ti prende?" chiesi.
"Dovevi per forza fartelo quel tipo?" mi domandò, agitando il braccio per farmi mollare la presa.
"Non stavamo facendo nulla di male, non vedo perché te la prendi tanto" dissi.
"Me la prendo tanto perché tu mi piaci, Phoebe. Mi piaci dal primo giorno che ti ho vista. Permetti che vederti avvinghiata ad un altro mi dia fastidio?" sbottò d'un tratto.
"Ma che stai dicendo? Sei ubriaco?" chiesi incredula.
"Forse se lo fossi sarebbe tutto più facile" si voltò e iniziò ad incamminarsi lungo la via.
"Dai, Jimmy, aspetta...fammi spiegare" cercai di non farlo andare via.
"Non sarei dovuto venire. Ah, a proposito, buon compleanno" affermò, allungandomi un piccolo pacchetto regalo. 
Presi l'oggetto e lo fissai qualche secondo, mentre il ragazzo si allontanava da me.
"Jimmy!" gli urlai, sperando che si fermasse, ma non lo fece.
Decisi di aprire il pacchetto e, quando lo scartai, non riuscii a credere ai miei occhi: era il CD di "Let's go" dei Rancid, lo stesso che mi regalò mio padre e che finì in spazzatura per colpa di Jimmy.
Trovai anche un biglietto. "Spero che un giorno mi perdonerai".
Alzai lo sguardo verso la strada, ma la sagoma di James ormai era sparita. 



~ Vi chiedo ancora scusa, sto aggiornando una volta ogni morte di papa D: in mia difesa, però, posso dire che tutto questo tempo non è stato sprecato. Infatti l'ho usato per pensare a come svolgere i prossimi capitoli e vi posso già dire che ho dei grandi progetti per il capitolo finale! A presto :) ~

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo otto

Tornai nel locale e subito venni bloccata da Zacky.
"Dove sei stata? Ti aspettavamo per la torta"
"Ero...ero fuori" dissi, abbassando lo sguardo.
"Hai una faccia sconvolta, Phoebe. Che è successo?" chiese preoccupato.
Ripensai a quello che era successo poco prima e rimasi un attimo a pensare fissando il vuoto. Solo quando Zacky mi toccò la spalla, tornai in me. 
"No, è tutto okay. Stavo solamente pensando ad una cosa..." sorrisi, rassicurandolo.
"Meglio così. Ascolta noi ce ne stiamo andando, domani mattina abbiamo le prove in studio ed è meglio che andiamo a dormire, o sembreremo degli zombie!" ridacchiò, per poi salutarmi con un bacio sulla guancia.
"Ah, Zacky, aspetta! Hai per caso visto Dave?" chiesi.
"Se n'è andato qualche minuto fa, credevo ti avesse avvertito" ripose sorpreso.
"No, non l'ha fatto... Va beh, non importa! Ciao Vee!"
In quel momento mi raggiunse Effie, che era rimasta sola, poiché anche Brian era andato a casa.
Appena la vidi l'abbracciai e le raccontai quello che era successo.
"C'è un solo modo per sistemare la cosa" affermò lei.
"Non ho intenzione di scusarmi per quello che è successo ieri. Io e Jimmy non siamo niente e probabilmente mai lo saremo e non capisco perché si sia incazzato così tanto, visto che è stato il primo a trattarmi di merda" sputai acida, interrompendo la mia amica.
"Non intendevo quello, però dovresti parlarci e mettere in chiaro le cose una volta per tutte. Tu cosa provi per lui?" mi chiese.
"Io....non lo so..." abbassai lo sguardo.
"Come puoi non saperlo?" sgranò gli occhi.
"Non lo so, Effie, okay? L'attrazione c'è, questo non posso negarlo. Però non sono ancora convinta di provare qualcosa per lui" spiegai.
Parlammo ancora per qualche minuto, poi ci salutammo e ci dirigemmo anche noi a casa. 
Il mattino seguente mi svegliai più carica che mai: ero decisissima a parlare con Jimmy e mettere in chiaro le cose.
Mi feci quindi dire da Joe in quale studi i ragazzi erano soliti provare e mi diressi lì.
Una volta arrivata, entrai e una ragazza mi fece accomodare su una sedia, proprio affianco allo studio dei ragazzi. Aspettai circa una mezz'oretta, durante la quale riuscii a sentire alcuni pezzi delle canzoni che stavano provando. In particolare, mi rimase impressa in testa una strofa di una canzone.

"Stand tall, they'll break your heart. 
Stand tall, they'll smash your ego.
Stand tall, they'll tear you down.
Stand tall.
Scar your soul, break your thought, fuck your mind."


Iniziai a sentirmi in colpa, non pensavo che James provasse quelle cose per me. Come avrei anche solo potuto pensarlo? 
Finalmente, li vidi uscire dalla stanza: li salutai tutti, poi mi diressi verso Jim. Mi fissò per un momento, ma poi voltò subito la testa, facendo finta di non vedermi.
"Non fare finta di non vedermi Jim" affermai, prendendolo per un braccio.
Lo sentii sbuffare e lo vidi alzare la testa. Sentii inoltre Syn incitare i ragazzi ad uscire, in modo da lasciarci soli.
"Cosa sei venuta a fare?" chiese, senza però voltarsi verso di me.
"Dobbiamo parlare di ieri sera" dissi, con voce ferma.
"Non credo di avere nulla da aggiungere" sputò acido.
"Beh, io sì. Ti spiace se andiamo fuori?"
Ci spostammo quindi fuori dall'edificio, trovammo una panchina abbastanza isolata e decidemmo di sederci lì.
"Senti, Phoebe, non voglio parlare di-"
"Allora ascoltami e basta" lo interruppi.
Non lo vidi molto convinto, però rimase comunque ad ascoltarmi, con lo sguardo basso e le braccia incrociate.
"Senti, so che siamo partiti col piede sbagliato, ma ormai sono mesi che ci conosciamo e in tutto questo tempo non abbiamo fatto altro che dividerci tra l'insultarci e il dimostrare che teniamo l'uno all'altra. Non posso negare di esserci rimasta male più di una volta, ma allo stesso tempo mi sono sentita bene con te, nonostante tutto quello che mi hai fatto passare. Quando poi ieri mi hai confessato ciò che provi per me, mi hai incasinato di brutto. però-" 
"Phoebe, io-"
"Lasciami finire, Jimmy, ti scongiuro. Quello che sto cercando di dirti è che anche io sono attratta da te, ma non riesco ancora a capire cosa provo realmente."
"Dici sul serio?" lo vidi strabuzzare gli occhi.
"Ieri ero con David solo perché ero ubriaca e stavo cercando te..." spiegai.
Senza dire nulla, James si avvicinò a me e mi abbracciò. Sentii il mio cuore mancare un battito, ero contenta di essere lì, tra le sue braccia - da sobria, soprattutto -.
Senza pensarci, mi avvicinai al suo viso e lo baciai. Provai una sensazione stranissima, ma mi piaceva. Mi piaceva tutto di lui, in realtà: mi piacevano i suoi capelli sempre spettinati, mi piaceva il fatto che fosse molto più alto di me, mi piaceva il suo sorriso, la sua risata, ma più di tutto mi piaceva perdermi in quei suoi bellissimi occhi blu.
"Con Leana, che pensi di fare?" chiesi.
"Non lo so, ma per ora è meglio non dare nell'occhio. Ormai noi ci siamo chiariti, ma capisci che non possiamo presentarci agli altri come una coppia, sarebbe...."
"Strano..."
"Ecco. Poi è ancora presto, alla fine tu hai detto che non sai ancora bene cosa provi e io non voglio metterti fretta." sospirò.
"Quindi?"
"Conosciamoci meglio, divertiamoci e lasciamo le cose come stanno, almeno per ora. Continuerò a stare con Leana, per coprire la storia con te"
"Non pensi che si arrabbierà? Voglio dire, già non le sto molto simpatica, se poi scoprisse che la tradisci con me..."
"Non ti devi preoccupare, so gestirla ormai" mi rassicurò lui, prendendomi ancora tra le sue braccia.
Restammo abbracciati qualche minuto, poi sentimmo il cellulare di Jim squillare.
Si allontanò, evidentemente non voleva farmi sentire con chi stesse parlando e, velocemente, capii perché.
"Scusami, devo...devo andare..." balbettò.
"Tranquillo, non mi devi spiegazioni" lo rassicurai.
Così mi diede un leggero bacio sulla guancia, poi si allontanò.
Rimasi ancora qualche secondo in quella posizione, un po' infastidita dal fatto che mi avesse lasciata lì per correre da Leana, ma era una cosa con cui dovevo iniziare a convivere.
Decisi così di chiamare Effie, per passare il resto del pomeriggio in sua compagnia.



Jimmy's POV.

'Vieni a farmi compagnia? Sono a casa da sola e c'è una sorpresina per te'

Ero in questa situazione da nemmeno venti minuti e già la odiavo: Phoebe aveva finalmente ammesso di provare qualcosa per me, ma per ovvie ragioni non potevamo stare insieme alla luce del sole, in più continuavo ad essere bloccato in questa pseudo-relazione con Leana.
Come se non bastasse tutto ciò, quella vipera continuava a darmi ordini come se fossi il suo schiavetto. Fino ad ora mi era sempre andata bene, almeno avevo la scopata assicurata, ma era ora di finirla. Non potevo chiudere con lei, ma avrei sicuramente smesso di farmi trattare così.
Dopo una decina di minuti di camminata, arrivai a casa della mia "ragazza".
Non feci in tempo a suonare il campanello, che mi aprì la porta e si buttò sulle mia labbra, infilandomi un metro e mezzo di lingua in bocca.
L'assecondai, entrammo in casa e mi sfilò la maglia. Io, per mia risposta, feci lo stesso con la sua, si staccò velocemente e, dopo essersi allontanata di qualche passo, si slacciò i jeans e li lasciò cadere a terra.
"Allora, che te ne pare di questo completino?" mi chiese, ammiccando con lo sguardo.
"Mh, niente male davvero!" la fissai e, per qualche secondo, immaginai un'altra persona con addosso quell'intimo mozzafiato.
"L'ho preso stamattina solo per te, amore mio"
Non feci in tempo a realizzare cosa avesse detto che mi si era già ributtata addosso. In men che non si dica ci trovammo in camera sua, sdraiati sul letto. Facemmo tutto quello che c'era da fare, poi mi rivestii e cercai di scappare dalle grinfie di quella vipera.
"Già te ne vai?" chiese con tono scocciato.
"Ho da studiare" risposi secco.
"Da quando ti interessa della scuola?"
"Da quando rischio di perdere l'anno"
"Capirai che perdita" sentenziò.
"La sorpresa l'ho vista, scopato abbiamo scopato, che altro vuoi?" sputai acido, rimettendomi la maglia.
"Vaffanculo Jimmy" 
Sbuffai e me ne andai sbattendo la porta.
Tornai a casa e me ne andai in camera mia. Passai davanti alla stanza di Phoebe e la vidi alla scrivania, evidentemente stava studiando per il compito di domani.
La salutai e lei ricambiò; ci guardammo negli occhi per qualche secondo, poi il suo sguardo diventò cupo, come se avesse capito quello che era successo. Non dissi nulla, mi limitai ad distogliere i miei occhi dai suoi ed entrare nella mia camera.


Phoebe's POV.
Mi si strinse il cuore quando vidi Jimmy tornare. Sapevo che era andato da Leana e sapevo benissimo cosa avessero fatto, ma più cercavo di non pensarci, più ci pensavo e più ci stavo male. 
Forse non ci voleva stare davvero con me, forse sono solo una cotta passeggera. Tra qualche giorno si stancherà e mi lascerà per Leana. Andrà sicuramente così.
Rimisi la testa sui libri, sapevo bene che se non avessi studiato per il compito sarebbe andato male, ma non riuscivo più a concentrarmi.
Senza un apparente motivo, scoppiai a piangere. Chiusi i libri, mi buttai sul letto e dopo pochi minuti mi addormentai.
Dormii fino al mattino dopo, poi mi preparai e uscii di casa, diretta verso la scuola.
Quando il professore ci consegnò il compito, quasi lo consegnai in bianco dalla poca voglia che avevo di concentrarmi, ma mi feci forza e lo finii.
Passai la ricreazione per i fatti miei, seduta su un muretto nel parco della scuola.
Mentre ero immersa nei miei pensieri, vidi un gruppetto di ragazzi fissarmi da lontano e, senza tanta sorpresa, notai che erano Leana e i suoi amici.
Subito mi raggiunsero e si sedettero vicino a me.
"Come mai qui sola soletta?" chiese un ragazzo alto, con i capelli biondi.
"Mi stavo solamente rilassando" risposi acidamente, prendendo le mie cose e alzandomi di scatto.
"Non hai uno straccio di amico qui, è inutile che fai la sostenuta. Lo sappiamo tutti" affermò Leana.
Subito i suoi amichetti iniziarono a ridere, così me ne andai.
Sentii una lacrima bagnarmi il viso, ma velocemente me l'asciugai. Non pensavo che qualcuno mi avesse vista, invece mi sbagliai. Venni bloccata da James che, da lontano, aveva visto tutta la scena.
"Che ti hanno detto?" chiese con voce quasi incazzata.
"Nulla di particolare" cercai di avitare il discorso, ma con scarsi risultati.
"Dimmi che ti hanno fatto"
"Niente Jim, non è successo nulla. Ora andiamo in classe" lo presi per un braccio e ci incamminammo verso la classe.

"Bene ragazzi, ho un progetto per voi: dovrete dividervi in coppie e fare una ricerca su uno stato estero a vostro piacimento" affermò la professoressa di geografia.
Mi guardai intorno, per vedere con chi avrei potuto fare il progetto, ma con scarsi risultati. 
Da quando arrivai in quella scuola, le uniche persone con cui feci amicizia in classe furono Zacky e Jimmy, che sicuramente avrebbero fatto il progetto insieme. 
"Sto io con te" vidi James sedersi vicino a me.
"Pensavo l'avresti fatto con Vee" affermai.
"Beh, pensavo che in questo modo avremmo potuto stare insieme per un po'. Da soli. Ma se non ti va..."
"No, certo che mi va!" 
Mi sorrise, in quel momento sentii il mio cuore scoppiare di gioia. Forse avevo sbagliato a pensare che non volesse stare con me. Gli sorrisi anche io, non mi ero mai sentita così. Ero felice.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo nove

Jim rimase accanto a me per tutta la lezione e continuò a starci anche nei giorni successivi, finché non tornò Zacky - che nel frattempo era a casa con l'influenza -.
Non mi dispiacque per niente, soprattutto perché parlammo come non avevamo mai fatto: da amici.
Gli raccontai di Effie e di come avevo cercato di convincerla ad andare con Brian e Jimmy mi confessò che anche lui aveva spronato Brian a provarci con la mia migliore amica, parlammo anche di mio padre e di sua madre e di un sacco di altre cose.
Anche all'uscita di scuola eravamo insieme. Ovviamente eravamo in compagnia anche di Brian, Matt e Zacky, ma era come se gli altri tre ragazzi non ci fossero. Gates, inoltre, iniziò a guardarci in modo strano, secondo me aveva capito benissimo cosa stava succedendo tra me e il suo migliore amico.
A metà strada, salutammo i nostri amici e ci dirigemmo verso casa. 
Una volta entrati, però, non potevamo essere più così affiatati: infatti, come avevamo fatto per tutto il resto della settimana, cercammo di evitarci per tutto il pranzo.
"Allora, com'è andata a scuola?" chiese il padre di James.
"Ci hanno dato un progetto di geografia ad inizio settimana, dovremo farlo insieme" affermai.
"Beh, è una cosa buona! Almeno inizierete a collaborare e magari inizierete ad andare d'accordo!" sentenziò mia madre. Non lo dava a vedere, ma si capiva benissimo che sperava che tra me e Jimmy si instaurasse un bel rapporto.
Io e Jim, che era seduto di fronte a me, ci guardammo per un attimo e mi venne spontaneo fargli un sorrisino, poi abbassai subito lo sguardo, per non essere vista da mia madre o da Joe.
"Sarà..." disse il ragazzo.
"Comunque, dobbiamo dirvi una cosa" iniziò Joe.
"Sì, io e Joe andremo via per il week end. Abbiamo prenotato una villetta ad Aberdeen, ci prenderemo qualche giorno di riposo" continuò mia madre.
"Ah, beh buon per voi! Spero vi divertiate! Quando partite?" chiesi.
"Questo pomeriggio, così saremo ad Aberdeen per stasera"
Finimmo di pranzare e, nell'ora seguente, aiutai mia madre a preparare la valigia. Riuscivo a sentire Jimmy che, nel frattempo, si stava esercitando alla batteria. Come se si dovesse esercitare, poi. Era un vero e proprio mostro, quando si sedeva dietro a quello strumento, entrava come in trans, si lasciava totalmente trasportare dal ritmo. Infatti adoravo vederlo e sentirlo suonare.
Verso le quattro, i nostri genitori partirono, così io e Jim rimanemmo da soli in casa.
Il moretto chiuse la porta a chiave e, con fare malizioso, si avvicinò a me.
"Mh, allora...andiamo di sopra a-"
"Studiare per il progetto di geografia?" chiesi, ridendo.
Avevo capito benissimo quali fossero le intenzioni di Jimmy e le avrei soddisfatte volentieri, ma volevo farlo attendere ancora un po', giusto per divertimento.
Lo vidi avvicinarsi pericolosamente alle mie labbra e, per tutta risposta, lo baciai con passione. In men che non si dica ci trovammo sul letto di camera sua: lui era sopra di me e, mentre le mie mani vagavano per la sua schiena e i suoi capelli scuri, le sue cercavano di intrufolarsi nella mia intimità.
Quando slacciò il bottone dei miei jeans e posò la mano sui miei slip, lo bloccai, prendendogli la mano e incrociando le mie dita con le sue.
"Dovremmo seriamente studiare" affermai.
"Hai detto bene, dovremmo" disse lui, ribaltando le posizioni, per poi attaccarsi di nuovo alle mie labbra.
Le nostre lingue si intrecciavano senza fine, quando ad un tratto mi venne un'idea strepitosa.
"Ci sono!" esclamai, per poi alzarmi di scatto, lasciandolo perplesso sul letto.
"Che intendi?" chiese incuriosito.
"Perché non organizziamo una bella festa?"
"Quando?"
"Stasera, qui a casa. Tanto i nostri prima di domenica non torneranno. Sarà divertente!"
Il ragazzo rimase un po' a pensare, ma poi accettò. Iniziammo così a chiamare quante più persone potevamo e, dopo un paio d'ore, la casa si riempì di gente. Ovviamente Effie e i ragazzi della band furono i primi ad arrivare, portando fiumi di birra ed altri alcolici sicuramente trafugati dalle scorte dei genitori.
Ad un certo punto della serata, i ragazzi improvvisarono addirittura un mini concerto tra gli applausi e l'ammirazione di tutti i presenti.

"Phoebe, hai per caso visto Brian?" mi chiese Zacky, che stava cercando il chitarrista da non so quanto tempo.
"No, in effetti è un po' che non lo vedo. Anche Effie è sparita da un po', in effetti"
A quel punto Jimmy ci fece un cenno con la mano, indicando il piano di sopra. Scoppiammo tutti e tre a ridere, poi Zacky si allontanò con la scusa di prendersi una - l'ennesima, oserei dire - birra.
"E se andassimo anche noi di sopra?" propose Jimmy, cingendomi la vita e lasciandomi una scia di baci sul collo.
"Dobbiamo fidarci a lasciare qui tutta questa gente?"
Non mi rispose, mi prese per mano e mi portò nuovamente in camera sua, stavolta chiudendo la porta a chiave.
Iniziammo a baciarci, ci lasciammo cadere sul letto - ancora una volta si mise sopra di me - e ci levammo le maglie, lui slacciò nuovamente i miei jeans per addentrarsi con le mani nella mia initimità e io lo lasciai fare. Si liberò poi del mio reggiseno e iniziò a baciarmi entrambi i seni, mentre io iniziai ad ansimare. Lo liberai quindi dei pantaloni e successivamente dei boxer, per poi lasciarlo entrare completamente in me.
Finalmente il desiderio carnale di possederci l'un l'altro era stato soddisfatto. 
Raggiungemmo entrambi il piacere e, quando uscì, si sdraiò affianco a me e portò la mia testa al suo petto. Riuscivo a sentire il suo cuore battere all'impazzata, come il mio, d'altra parte.
Mentre eravamo accoccolati, sentimmo bussare violentemente alla porta.
"JIMMY ESCI SUBITO, È ARRIVATA LEANA!" la voce di Brian ci fece sobbalzare, così ci rivestimmo velocemente. Non potevamo assolutamente farci beccare insieme, né tantomeno farci vedere uscire insieme dalla stessa stanza.
James aprì la porta e uscì per primo, mentre io aspettai qualche minuto, per poi raggiungere Effie e gli altri al piano di sotto.
"Dove sei stata?" bisbigliò la mia amica, con l'approvazione degli altri.
"Ero...emh...ero con Jimmy" balbettai, sistemandomi la maglietta.
"Finalmente vi siete messi insieme, allora!"affermò Zacky, poggiandomi un braccio sulle spalle.
Sgranai gli occhi, non pensavo che anche gli altri sapessero che io e Jimmy ci stessimo frequentando.
"E' stato Brian a dircelo. Puoi fidarti, non ne faremo parola con nessuno. In più, Leana non ci è mai piaciuta" mi rassicurò Johnny.
"Esatto! Poi, insomma, più aiuto avete per coprire la storia meglio è, no?" continuò Matt, sorseggiando una birra.
"Grazie ragazzi, siete fantastici" affermai, per poi abbracciarli tutti.
"Che scena commovente" sentimmo una vocina stridula provenire da poco lontano, subito capimmo chi fosse.
"Non ricordavo di averti invitata"
"Non ho bisogno dell'invito, questa è anche casa del mio ragazzo e mi presento qui quando mi pare e piace" 
"Non hai qualche ragazzo con cui andare a scopare?" dopo aver pronunciato queste parole e notando che la situazione stava degenerando, Effie decise di portarmi via.
"Grazie per avermi portata via"
"Se fossi rimasta altri due secondi, le avrei spaccato il muso" sputò acida.
"Ti voglio bene"
Non mi rispose, mi abbracciò e basta.
Poco dopo, fui raggiunta da Jimmy. Venne a sapere come stavo, visto che i ragazzi l'avevano avvertito di ciò che era successo con Leana. Lo rassicurai, ma notò che non ero tranquilla, così mi disse di aspettarlo seduta lì con Effie, sarebbe andato lui a parlarle.
Non essendo del tutto convinta, decisi di andare a sentire cosa si stessero dicendo quei due.
Li vidi allontanarsi nel retro della casa, così entrai velocemente in cucina, mi nascosi dietro la porta che dava sul cortile e iniziai ad origliare la conversazione.

"Leana, dobbiamo parlare"
"Che c'è, amore?"
"Primo, non chiamarmi amore. Secondo, devi lasciare stare Phoebe una volta per tutte"
"Come, scusa?"
"Devi lasciarla stare, non parlarle più e, soprattutto, non darle più fastidio"
"Ora ti sta anche simpatica? Fino ad un mese fa nemmeno la potevi vedere"
"Questi non sono affari che ti riguardano"
"Ah, allora ti sei preso una cotta per quella stronza. Lo sapevo che ha sempre cercato di allontanarci, alla fine ci è riuscita"
"Modera i termini, Leana. Lei non c'entra nulla, ho fatto tutto io"
"E la difendi anche? Sei patetico, Jim"
"Può essere, ma è sempre meglio essere patetico che continuare a stare con una troia come te"
"Osi darmi della troia? Ma come ti permetti?"
"Oh senti, pensi che non lo sappia che mi hai messo le corna tutto il tempo con quel cretino del tuo amico, il biondino? Non ho mai detto nulla perché mi andava bene scopare con te"
"Non ci posso credere"
"Invece è così, ora esci da casa mia. Tra noi è finita"
"Come ti pare, ma sappi che quella stronza me la pagherà!"
"Prova a farle qualcosa, anche solo rivolgerti a lei, e te la vedrai con me"


Non riuscii nemmeno a rendermi conto che quei due avevano finito di discutere, che mi trovai intontita e con il culo per terra.
"Oh mio dio, Phoebe, mi dispiace un sacco!"
Jimmy, entrando di fretta in cucina, mi aveva tirato la porta sul naso.
Subito si chinò verso di me, aiutandomi ad alzarmi e porgendomi un fazzolettino bagnato per pulirmi la goccia di sangue che mi stava uscendo dalla narice sinistra.
"Non...non fa niente Jim" balbettai.
"Che stavi facendo lì dietro? Non dovevi aspettarmi da Effie?" chiese, avvicinandosi alla mia faccia per controllare che non ci fossero altri danni.
"Sì, però non ce l'ho fatta, volevo sentire come andava" spiegai.
"Quindi hai sentito?"
"Sì, ho sentito. Me la farà pagare"
"Non oserà, sa che non le conviene" cercò di rassicurarmi.
"Ora come faremo? Anche la copertura con Leana è saltata"
"Non lo so, ma un modo lo troveremo"
Mi sorrise e mi lasciò un lieve bacio sulle labbra. Tutte le mie paure se ne andarono con quel bacio. Nonostante tutte le preoccupazioni, nonostante i pericoli ai quali saremmo andati incontro, ero felice di affrontare tutto questo con lui, mi sentivo protetta. Mi sentivo forte.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo dieci

La festa durò per tutta la notte e, quando anche gli ultimi invitati se ne andarono, finalmente riuscimmo ad andare a dormire. Anche i ragazzi della band ed Effie si fermarono da noi: Matt e Johnny dormirono sul divano letto del salotto, Zacky si addormentò ubriaco sul mobile della cucina, Brian ed Effie "dormirono" nel mio letto – diamine, alla fine avrei sicuramente dovuto cambiare le lenzuola – e infine io e James dormimmo in camera sua, abbracciati. 
Dormimmo fino al pomeriggio seguente e, quando mi svegliai, lo trovai accanto a me, intento a spostarmi una ciocca di capelli dal viso.
"Buongiorno" 
"Buongiorno, piccola"
"Che stai facendo?"
"Quel ciuffo ti copriva la faccia, avevi un'espressione così beata che volevo godermela fino in fondo. Sei tenerissima quando dormi" mi sorrise. Sentii le mie gote diventare incandescenti, probabilmente dovevo essere diventata bordeaux e Jimmy, per tutta risposta, mi baciò dolcemente.
"Da quanto tempo sei sveglio?"
"Non molto, ma non volevo svegliarti"
Guardai l'orologio, segnava le 4:15 del pomeriggio. 
"Devo andarmi a cambiare" mugugnai, rotolandomi nel letto.
"Va bene, io intanto vado a farmi una doccia, allora" 
Lo salutai nuovamente con un bacio sulle labbra, poi mi diressi verso camera mia. Aprii la porta molto delicatamente, per paura di svegliare i due che si erano appropriati della mia camera, ma con mia non troppa sorpresa, erano già belli svegli e in procinto di "consumare".
Feci subito marcia indietro richiudendo la porta, tornando poi in camera di Jimmy.
"Già di ritorno?" mi urlò dal bagno, chiudendo l'acqua della doccia.
"La mia camera è momentaneamente inagibile" 
"Ah, ci stanno dando dentro allora!"
"Già!"
Lo vidi uscire dal bagno con solo un asciugamano legato in vita e i capelli ancora bagnati. Dio, quanto era bello.
"Tieni, mettiti questa" mi disse, porgendomi una delle sue magliette, una dei Metallica, per essere precisi.
"Grazie Jim" dissi, per poi togliermi i miei vecchi vestiti, ormai sporchi, rimanendo in intimo.
Poco prima che potessi infilarmi la sua maglia, però, mi prese per i fianchi e, dopo avermi voltata verso di sé, iniziò baciarmi appassionatamente e io, ovviamente, lo assecondai.
Lasciai cadere l'asciugamano che lo copriva, mentre lui, dopo avermi slacciato il reggiseno, mi prese in braccio e mi poggiò sulla cassettiera dei vestiti, continuando ad accarezzare tutto il mio corpo. Mentre stavamo per iniziare l'amplesso vero e proprio, però, fummo interrotti da un tonfo secco, come se qualcuno avesse buttato giù una porta, seguito da un urlo.
Mi infilai velocemente la maglia di Jim e insieme scendemmo le scale per vedere cosa fosse successo. Presto fummo raggiunti dal resto dei ragazzi, tutti tranne Zacky.
Ci dirigemmo quindi in cucina e, con nostra sorpresa, lo trovammo in terra, mentre si teneva la testa con una mano.
"Vee, che cazzo è successo?" chiese Brian preoccupato.
"...promettete di non ridere" affermò, continuando a tenersi la testa.
"Non dirmi che...."
"....sono caduto"
"Ma come sei caduto?"
"Stavo dormendo sul mobile, mi sono girato e BOOM, sono caduto"
Scoppiammo tutti a ridere. Jimmy addirittura cascò per terra anche lui per il troppo ridere.
"Sei un coglione, Zacky!" disse Effie, cercando di trattenere le risate
"E voi degli stronzi!"
"Ma come cazzo hai fatto?" chiesi.
"Devono essere i postumi della sbronza"
Lo aiutammo a rialzarsi e, dopo aver smesso di ridere e dopo averlo preso per il culo per una buona mezz'ora, iniziammo a sistemare casa.
Il salotto era un disastro, ma il peggio era in cucina: bottiglie di alcolici ovunque, scatole di cibo vuote, qualcuno lasciò addirittura un sacchetto con del fumo che, ovviamente, i ragazzi nascosero.
Ci impiegammo circa un'oretta per sistemare tutta casa, dopo di che ordinammo delle pizze e cenammo tutti insieme, dopo di che ognuno tornò a casa propria.
Io e Jim ci sistemammo nel letto, avevamo intenzione di dormire insieme anche quella sera, visto che era l'ultima disponibile prima che tornassero i nostri genitori.
Stavamo uno di fronte all'altra, coccolandoci dolcemente.
"Senti Phoebe, ti va di fare una cosa domani?"
"Dipende, che cosa vorresti fare?"
"Vorrei portarti al Central Park, così protremmo passare le ultime ore insieme, prima che tornino tua mamma e Joe tornino"
"Dovremo anche fare il progetto, il termine della consegna è tra poco e ancora non abbiamo combinato nulla" borbottai.
"Lo porteremo domani e lo faremo, te lo prometto"
Non volevo rovinare la giornata con James, però, come lui aveva detto a Leana, voleva cercare di non perdere l'anno e io volevo aiutarlo, glielo dovevo.
Mi diede un bacio sulla fronte, poi ci addormentammo.

Il mattino seguente mi svegliai prima di Jim, mi feci una doccia veloce e poi scesi in cucina a preparare i panini che ci saremmo portati al parco. Una volta finito, visto che il mio ragazzo ancora non aveva dato cenni di vita, lo andai a svegliare io.
Mi buttai sul letto accanto a lui, sperando che in qualche modo si svegliasse, ma nulla. Così decisi di baciarlo sulle labbra. Lo feci delicatamente, praticamente sfiorai le sue labbra, ma, con un movimento veloce, lui si attaccò alle mie.
"Quanta foga per uno che si è appena svegliato" dissi, una volta staccatami dalle sue labbra.
"Ero già sveglio, ti ho sentita entrare in camera"
"Perché non sei sceso?"
"Volevo farti spaventare" sorrise.
Stavo scoprendo dei lati di Jim che non avrei mai pensato potesse avere, ma mi piacevano da morire.
Dopo un ultimo bacio ci preparammo e ci avviamo verso il parco.
Arrivammo davanti al lago Talbert, proprio dove mi ero messa a pensare quando successe quel casino con lui.
In quel momento, ripensando a tutto quello che avevo passato per colpa sua, iniziarono a venirmi dei grossi dubbi sulla nostra relazione: e se più avanti l'avesse fatto di nuovo? E se finirà col ferirmi, ancora? Non volevo stare male, non più. Anche perché stavo iniziando a provare qualcosa di molto, molto forte per lui, una rottura mi avrebbe sicuramente distrutta.
D'altra parte, sapevo benissimo che non l'avrebbe fatto. Stava dimostrando di tenere molto a me e sicuramente non mi avrebbe mai spezzato il cuore. E' una di quelle persone che, quando ti apre il cuore, non ti lascia più, perché si fida ciecamente.
Mentre cercavo di farmi passare tutti questi brutti pensieri, però, mi sentii prendere per mano.
"Vieni con me"
Ci avviammo per una stradina secondaria e, dopo pochi minuti, arrivammo in un posto appartato: era immerso negli alberi, c'era anche un grande tronco caduto a terra e c'era un piccolo lembo di terra che dava sul lago.
"Non ero mai stata da queste parti"
"E' il posto segreto. Cioè, noi lo chiamiamo così. E' il posto dove io e Brian veniamo quando vogliamo divertirci un po', ma spesso vengo qui da solo, per pensare"
"Come mai mi hai portata qui, allora?"
"Perché volevo condividerlo anche con te. Sei diventata molto importante per me, quasi indisensabile e..."
"E...?"
"Insomma Phoebe, io..."
Lo vidi bloccarsi, allora continuai a fissarlo, cercando di capire quello che volesse dirmi.
"Io...ho fame..."
Scoppiai a ridere, poi presi un panino e glielo diedi. Mangiammo, studiammo e ci coccolammo un po', finché non arrivò l'ora di arrivare a casa.





~ Chiedo scusa in anticipo per questo capitolo, è un po' scarno e privo di senso, ma dovevo in qualche modo riempire i buchi per arrivare al prossimo hahaha spero vi piaccia comunque :) ~

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo undici


Ci avviammo mano nella mano verso casa, continuando a scherzare tranquillamente tra di noi. Ad un paio di isolati dall'appartamento ci nascondemmo dietro un angolo e iniziammo a baciarci, facendo attenzione a non essere visti da nessuno.
Arrivati a casa, scoprimmo con grande sorpresa che i nostri genitori non erano ancora arrivati.
Ci mettemmo quindi a sedere sul divano, accendendo la tv e cercando qualcosa di interessante da vedere.
Mentre eravamo accoccolati sentimmo il telefono squillare, così mi alzai di corsa per andare a rispondere.
"Pronto?"
"Ciao Phoebe, sono David. Senti, volevo chiederti una cosa..."
"Si certo, dimmi tutto"
"Ti andrebbe di venire al ballo di primavera con me, la prossima settimana?"

Cazzo, il ballo! Me n'ero completamente dimenticata.

"Non lo so David, sono successe delle cose e non credo di essere libera per il ballo"
"Ah, certo, non c'è problema. Al falò almeno ci sarai?"
"Credo di sì"
"Perfetto, ci vediamo lì al limite"
Interruppi la chiamata e fissai il telefono qualche secondo: la realtà era che pensavo che Jim mi avrebbe chiesto di andare con lui al ballo, ma forse non gli interessa poi così tanto.
Inoltre, farci vedere insieme ad un evento della scuola così importante come il ballo di primavera forse non era una grande idea, più che altro perché sapevo che non saremmo riusciti a comportarci da amici, tanto meno saremmo riusciti ad evitarci.
Tornai sul divano e mi sedetti, ma rimasi imbambolata a fissare il tappeto.
"È tutto a posto, piccola?" Jimmy si alzò dallo schienale e si avvicinò a me.
"Si, tranquillo" sorrisi per tranquillizzarlo.
"Chi era al telefono?"
"Era David"
"Chi?!" chiese stupito.
"David...?" possibile che non si ricordi di lui?
"E chi diavolo è David?!"
"Il ragazzo dello skate" spiegai.
"AH! Ora ricordo, il tipo che ti stava mettendo la lingua in bocca il giorno del tuo compleanno" ecco, ora si è ricordato.
"Esatto, proprio lui" risi.
"E cosa voleva?" alzò gli occhi.
"Mi ha invitata al ballo della scuola" lo fissai, lui mugugnò.
"E ci andrai con lui?"
Mi bloccai e lo fissai. Era ovvio che non ci sarei andata con David, ma come facevo a chiedere a Jim di andare? Se lui non avesse voluto accompagnarmi, o se comunque l'avesse fatto controvoglia, ci sarei sicuramente rimasta male.
"No. Però sarebbe carino andare almeno al falò, al lago" deviai il discorso.
"Mh" mugugnò freddo, un pochino mi ferì questa sua reazione.
Appoggiò la mano sulla mia spalla e mi portò a sé, facendomi appoggiare sul petto e stringendomi in un caldo abbraccio.
"Fortuna che ora hai di meglio" sputò acido.
"A che ti riferisci?" lo guardai interrogativa.
"A David. Voglio dire, ora stai con me ed sono DECISAMENTE meglio" fece per vantarsi.
"Mh, però bacia davvero da dio" smorzai il suo entusiasmo e mi misi a ridere.
"Ah, è così?!" per tutta risposta mi trovai ribaltata sul divano, con Jim sopra di me.
Dio, quegli occhi. Erano la cosa più bella che avessi mai visto, sarei rimasta a guardarli per ore.
Velocemente James si abbassò e mi diede un bacio sulla bocca. Appena le nostre labbra si toccarono, però, sentimmo il rumore delle chiavi entrare nella serratura della porta. Ci staccammo velocemente, io mi sedetti e il mio ragazzo balzò su dal divano, dirigendosi velocemente in cucina.
Erano i nostri genitori, finalmente tornati dal viaggio.
"Mamma! Joe! Finalmente siete tornati" corsi da mia madre e la abbracciai, mi era mancata tanto.
"Ciao tesoro, come stai? Com'è stata la convivenza con James mentre non c'eravamo?" mi chiese, accarezzandomi i capelli.
"Normale, abbiamo dovuto studiare, sono venuti i ragazzi a cena...solite cose" sorrisi. In realtà è stati i giorni più belli da quando ho lasciato San Diego, sono stata felice come non lo ero da tempo, ed era tutto merito dei ragazzi, di Effie e, soprattutto, di Jimmy. Iniziavo a sentire davvero che fosse la persona giusta per me, fu quello il momento in cui capii che stava nascendo qualcosa di importante.
"Dov'è Jim? Vorrei salutarlo" chiese Joe, gli indicai la cucina.
Dopo qualche minuto vedemmo Jim correre verso l'ingresso e dirigersi sul pianerottolo, senza dire nulla.
"Dove stai andando? Siamo appena arrivati e già scappi?" chiese suo padre.
"Devo- devo fare una commissione, rientrerò per cena!" e si dileguò fuori dalla porta.
Nel frattempo io parlai con mia mamma e Joe del loro viaggio, delle escursioni, della loro "gita" da Aberdeen a Las Vegas e del tempo di qualità che finalmente erano riusciti a passare per conto loro. Mi mostrarono l'anello e la collana che Joe regalò a mamma proprio mentre erano nella città del Nevada. Era tanto che non vedevo mia mamma così felice, Joe era proprio un uomo fantastico, la faceva sentire protetta e nello stesso tempo la faceva divertire, doveva proprio essere una qualità di famiglia.
Dopo qualche minuto, andai in camera per trascrivere gli appunti di James per il progetto scolastico, dato che lui sicuramente non l'avrebbe fatto. Ci tenevo che fosse preparato, perché si stava impegnando e volevo aiutarlo a migliorare e a fargli passare l'anno con una buona media.
Mentre ero immersa a scrivere al computer, sentii bussare alla porta della mia camera, così invitai la persona ad entrare, ma la porta non si aprì. Mi alzai e uscii dalla stanza, ma l'unica cosa che vidi era una scatola rettangolar3 con un fiocco appoggiato sopra, un regalo, appoggiato a terra.
Lo presi e lasciai chiudere la porta dietro di me, mi avvicinai al letto e, dopo essermi seduta, iniziai a scartare il pacco: con mia sorpresa, mi ritrovai davanti agli occhi un vestito bellissimo, con una sfumatura di colori che andava dal verde petrolio al verde acqua, con una fascia nera stretta appena sotto il seno e con una gonna in tessuto e tulle abbastanza corta.
Lo provai immediatamente, infilai il vestito e un paio di décolleté nere lucide con un tacco vertiginoso, mi stava benissimo. Rimasi a fissarmi allo specchio per parecchi minuti, poi mi voltai verso il letto per togliermi le scarpe e notai che a terra c'era anche un biglietto, evidentemente era caduto quando tirai fuori il vestito.

       «Spero lo indosserai al ballo.»

Iniziai a saltellare come una scema in giro per la stanza, avevo quasi perso le speranze di andare al ballo con Jim, invece mi aveva addirittura regalato il vestito.
Tutta emozionata, iniziai a prepararmi per la serata: optai per in trucco sfumato, nelle tonalità del marrone, un rossetto rosa tenue, i capelli raccolti in una treccia laterale, con due ciuffetti che cadevano davanti alla faccia.
Mentre stavo per mettermi il vestito, notai un bigliettino comparire sotto la porta, ovviamente era Jim.
“Mh, mi eccita l’idea di essere scoperti.” lo punzecchiai, lo sentii ridere aldilà della stanza.

«Passano Brian e Effie a prenderti alle otto, vi raggiungo dopo.»

Sul serio, tutto questo segreto, questa “trasgressione”, la paura di essere scoperti, mi piaceva parecchio.
Finii di vestirmi, indossai il vestito regalatomi da James, con un paio di décolleté nere, una pochette e uno scialle in velluto abbinati al tutto.
Scesi le scale e, puntuali come un orologio, trovai la mia migliore amica e il suo ragazzo ad aspettarmi davanti alla porta.
“Tesoro, sei bellissima!” si complimentò mia mamma, che nel frattempo aveva intrattenuto i due ospiti con qualche chiacchiera. La ringraziai e le diedi un bacio.
Mentre stavamo per uscire di casa, mi voltai istintivamente verso il salotto e vidi Jimmy, intento a fissarmi con due occhi emozionatissimi; gli sorrisi e abbassai lo sguardo, onestamente ero parecchio imbarazzata ed era la prima volta che mi succedeva. Cosa mi stava facendo quel ragazzo?
Ci avviammo verso il ballo, incontrammo Matt e gli altri, Jimmy ci raggiuse dopo una mezz’oretta.
Passammo una serata bellissima, finalmente co ritrovavamo tutti insieme e non potevo essere più contenta. Finito il ballo ci trasferimmo al Central Park, dove avremmo assistito al falò in riva al lago.
Nonostante ci fossimo ripromessi di non scambiarci effusioni troppo esplicite, io e Jim non riuscivamo a staccarci l’uno dall’altra, infatti ci appartammo nel ‘posto segreto’ e restammo un pochino da soli, accoccolati, sentendo gli altri ragazzi della scuola divertirsi poco distanti da noi.
Non parlammo, io ero appoggiata al suo petto, mentre lui mi accarezzava i capelli.
Sentivo battere il suo cuore.
In quel momento pensai a noi, se un giorno avremmo potuto vivere la nostra storia alla luce del sole.
Io lo volevo.
Sapevo che i miei sentimenti per lui stavano diventando importanti, quando stavo con lui mi sentivo forte, come se avessi il mondo in mano, ma allo stesso tempo mi sentivo debole, avevo paura di perdere tutto.
Volevo dirgli quello che provavo per lui. Volevo gridarlo al mondo intero.
“Jim?”
“Dimmi, piccola”
Mi bloccai. Quello che pochi secondi prima mi era così chiaro, ora era attanagliato da un sacco di dubbi. Ero veramente pronta a fare quel passo? E se rovinassi tutto?
“Niente, nulla di importante. Torniamo alla festa, dai” lo baciai appassionatamente, poi raggiungemmo i ragazzi.
“Ahh, ecco i piccioncini!” Johnny ci offrì delle birre, che ovviamente non rifiutammo.
Mentre stavo sorseggiando la birra insieme ad Effie, si avvicinò a noi David.
“Ciao ragazze! Phoebe, puoi venire con me un secondo?” mi chiese, allungando la mano verso di me.
“Certo!” presi la sua mano e lo seguii.
“Senti Phoebe, devo parlarti.”
“Certo Dave, dimmi pure!”
“Stavo ripensando a quello che è successo tra di noi e-”
“Ah, sì.” fermai il suo discorso “ascolta, David, mi dispiace per esserti praticamente saltata addosso, ma ero ubriaca e non capivo niente. Non voglio che tu ti faccia strane idee sul mio conto, sto con una persona e quel comportamento non è decisamente da me.”
“Sì...certo...nessun problema” balbettò.
“Scusami ancora” lo liquidai velocemente, non volevo che Jimmy ci vedesse insieme.
Quando tornai, sentii qualcuno toccarmi la spalla. Quando mi voltai, vidi Leana, che mi stava fissando con un sorrisino beffardo in volto.
“Ti serve qualcosa?” chiesi inacidita.
“Fai già le corna a James?” mi accusò la bionda.
“Ma di che stai parlando?”
“Oh, avanti Phoebe, ti ho vista sbucare da lì dietro con David. Dillo, stavi tradendo Jimmy.”
“Tu sei fuori di testa” dissi, allontanandomi diq ualche passo, ma lei mi raggiunse e mi afferrò il braccio.
“Non ti azzardare a toccarmi” sputai con tono minaccioso.
“Altrimenti?” mi sfidò.
In quel momento si avvicinarono James e Brian, che stavano assistendo alla scena da lontano.
“Che sta succedendo?” chiese Brian di getto.
“Fatti i cazzi tuoi Brian, sono affari miei e di questa puttana!” affermò Leana.
“Te l’ho già detto una volta, Leana, non ti azzardare a rivolgerti a lei con questo tono. Non mi ripeterò ancora” intervenne subito James, mettendosi tra me e la sua ex.
“Difendila pure, intanto ti stava tradendo con quel David.”
“Ma davvero?”
“Sì. Erano appartati proprio lì dietro. Non lamentarti poi se la chiamo puttana.”
“Bla bla bla. Non sai inventarti altro?”
“Fai come vuoi James, non sono io la cornuta qui.”
“Sicura? Ricordo diversamente!” Brian non riuscì a trattenersi dal commentare.
“Vaffanculo Brian, andate a fanculo tutti e tre” Leana si allontanò con la coda tra le gambe.
“Vieni Phoebe, andiamo a casa.” James mi prese per mano, e insieme ci dirigemmo verso casa.
Una volta arrivati davanti alle nostre camere ci salutammo con un bacio sulle labbra.
“Buonanotte Phoebe, a domani”
“Buonanotte. Ah, James?” lo richiamai prima che entrasse in camera sua.
“Dimmi”
“Io e David stavamo solo parlando…”
“Tranquilla, tesoro, non credo neanche ad una parola che esca dalla bocca di quella vipera, mi fido di te!” mi sorrise e mi fece l’occhiolino, prima di entrare definitivamente in camera sua.



~  GUESS WHO'S BACK! Scusatemi davvero tanto per essere tipo sparita dalla circolazione. Devo essere sincera, mi mancavano totalmente le idee per mandare avanti la storia. Ora che ho finalmente il resto della storia in mente, cercherò di aggiornare un po' più spesso, promesso!
Concludo ringraziando chi ancora segue la mia storia e chi la recensisce, grazie mille davvero! ~ 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo dodici
 

“Signor Sullivan, vedo che finalmente si sta mettendo in riga con lo studio!”"
Si signore, vorrei evitare di perdere l’anno per l’ennesima volta”
“Molto bene, apprezzo i suoi sforzi. Chissà che magari a fine semestre non si riesca finalmente ad arrivare ad una buona media”
Ero emozionata, Jim stava finalmente recuperando i risultati a scuola ed il merito era anche mio. Da quando avevamo iniziato a frequentarci gli davo una mano anche con lo studio e vederlo raggiungere la sufficienza senza enormi sforzi mi appagava.
“Grazie  dell’aiuto, secchiona” mi sussurrò una volta tornato a posto, e per tutta risposta si beccò un calcio sulla gamba.
Suonò la campanella che segnava la fine dell’ora, così mi alzai per andare in bagno. Mentre stavo uscendo dall’aula, però, mi scontrai con qualcuno.
“Hey, guarda dove vai!”
“Chiedo scusa, io-”
“Ah, ma sei tu” no, non poteva essere vero, era una persecuzione!
“Leana, ovviamente” affermai.
“Ciao, stronza. Dove hai lasciato il tuo cagnolino?” ghignò.
“Cos’è, sei gelosa perché non ti considera più?” replicai.
“L’unica cosa che mi manca di James sono le nostre scopate” cercò di infastidirmi.
“Beh, posso immaginare il perché”

La vidi diventare rossa, quando ad un tratto si materializzò una figura dietro di lei.
“Andiamo, amore” vidi quel suo amico che si porta appresso da quando si è lasciata con James darle un bacio.
Più passava il tempo, più non riuscivo a capire quella ragazza. O meglio, potevo capire che fosse gelosa quando Jimmy la tradiva con me, ma ora che si frequenta con questo, perché continua a darmi fastidio? Probabilmente è solo un’esaltata.
“Ci si vede in giro, allora” Leana mi sorrise, il sorriso più falso che avessi mai visto.

 

Prima di rientrare in classe, mi fermai al mio armadietto per prendere il libro che mi sarebbe servito nella lezione successiva. Quando lo aprii, cadde un bigliettino proprio ai miei piedi.
 

«Eri bellissima al ballo.»

 

Ah, James. Questa cosa dei bigliettini gli stava sfuggendo di mano, ma non posso negare che fosse una cosa dolcissima. Piegai il fogliettino e lo misi in tasca, poi mi avviai per tornare in classe. Mi sedetti vicino al mio ragazzo e gli diedi un bacio sulle labbra, non riuscii a trattenermi.
“E questo per cos’era?” mi chiese, intontito.
“Niente, sono solo felice” gli sorrisi.
Finita la scuola, avevo appuntamento con Effie per passare una giornata insieme, solo noi due, mi mancava tanto.
Arrivata davanti casa sua, incontrai Brian.
“Hey, Gates, cosa ci fai qui?” chiesi.
“Ciao Phoebe! Nulla volevo fare una sorpresa ad Effie. Tu?”
“Dovevamo vederci per passare la giornata insieme” sorrisi nervosamente, non ero proprio a mio agio.
“Oddio scusami, non lo sapevo! Levo subito il disturbo!” era mortificato.
“Ma no, tranquillo! Resta pure, non è un problema per me” lo tranquillizzai.
Effie finalmente ci raggiunse, così decidemmo di andare ad una caffetteria non lontana da casa sua, ci sedemmo e ordinammo.
“Allora, con James come va?” chiese Effie.
“Benissimo, assolutamente, a parte la sua ex psicopatica che sembra una stalker. Me la ritrovo ovunque, mi mette ansia”
“Leana è una bella gatta da pelare, quando si impunta diventa tremenda” intervenì Brian.
“Lo so, me ne sono accorta!” risi nervosamente.
“Ragazze, mi assento un secondo” Brian si allontanò, lasciando me e la mia migliore amica al tavolo.
Stavo sorseggiando tranquillamente la mia tazza di caffè, quando Effie mi lanciò un’occhiata strana, seguita da un ghigno inquietante.
“Cosa?” chiesi.
“Allora?”
“Allora cosa?”
“Non devi dirmi niente?”
“Non lo so, devo dirti qualcosa?”
“Oh, avanti Phoebe, sai a cosa mi riferisco!”
“Effie, è caffè corretto, quello?”
“Dai, voglio sapere!” mi beccai una manata sul braccio.
“Ma che cosa?”
“Tu e James…”
“Eh…?”
“Eh… avete...?” ammiccò.
“Ti serve una mano finire la frase?”
“Avete fatto sesso o no?”
Quasi mi andò di traverso il caffè.
“S-si”
“SI?!”
“Sì!”
“Ahh, finalmente! E quando è stata l’ultima volta?”
“Non… non mi ricordo…” balbettai.
“Come non ti ricordi?”
“Sarà stato una, due settimane fa”
“Phoebe!” urlò, portandosi una mano alla testa “devo proprio insegnarti tutto”
Grazie al cielo in quel momento Brian ci raggiuse al tavolo.
“Eccomi, sono andato a fumarmi una sigaretta. Di che parlavate?”
“Mah, niente di importante...” sviai.
“Le stavo raccontando di quanto fossi tremendamente bravo a letto” scherzò la mia amica, mentre Brian arrossì come un pomodoro.
“Cambiando discorso” dissi, tirando fuori il bigliettino trovato questa mattina “guardate cosa mi è stato messo nell’armadietto”
“Che cosa dolce, è di Jimmy?”
“Beh, penso di sì. A casa comunichiamo passandoci questo tipo di bigliettini sotto la porta”
“Mh, non credo sia di Jim” esordì Gates.
“Dev’essere per forza lui, chi altri se no?” sgranai gli occhi.
“Non è la sua scrittura, fidatevi, la riconoscerei in mezzo a mille”
“E allora di chi potrebbe essere?”
“Un ammiratore segreto, forse?” Effie la buttò sul ridere.
Caddi dal pero, come avevo potuto non riconoscere la scrittura di James? E chi poteva essere questo nuovo ‘ammiratore’? La cosa, comunque, mi fece sorridere.

 
 
 
 

“Phoebe?”
“Mh…”
“Phoebe svegliati!”
“Ancora due minuti, dai…” mi avvolsi la testa nelle coperte.
“Abbiamo lezione tra quindici minuti, alza quel tuo bellissimo culo dal letto e vestiti!”
Ad un tratto qualcuno mi afferrò per una gamba e mi fece cadere dal letto.
“Ahia! Ma sei scemo?”
“Ho detto che ti devi muovere, andiamo! Non voglio fare tardi per causa tua!”
“Sai Jim, ti preferivo quando non te ne fregava un cazzo della scuola!” sbuffai.
“Ah si?” affermò, afferrandomi per i fianchi “vediamo se mi preferisci adesso”
D’un tratto mi ritrovai di nuovo sdraiata sul letto, James era sopra di me.
Iniziammo a baciarci, le sue mani vagavano per il mio corpo e i suoi baci delicati sul mio collo mi mandavano in estasi. Mi accarezzò i fianchi e velocemente mi sfilò i pantaloni del pigiama, poi la biancheria intima e iniziò a giocherellare con le dita nella mia intimità. Iniziai a fremere. così lo spogliai anche io, Jim si alzò giusto il tempo di mettersi il preservativo, poi ritornò su di me, io avvinghiai le mie gambe attorno al suo bacino e lo lasciai entrare. Si muoveva con una tale foga, cercai di non fare alcun rumore ma non riuscii a trattenermi, iniziai a gemere. Quando finalmente entrambi raggiungemmo il piacere, si sdraiò accanto a me.
“Te l’ho detto che avremmo fatto tardi”
“Sai, non mi dispiacerebbe fare tardi un po’ più spesso”
Ci vestimmo entrambi e uscimmo di casa velocissimi, per raggiungere la scuola in tempo per la seconda lezione, ma quando arrivammo era già iniziata.
“Come mai così in ritardo? Non è suonata la sveglia?”
“Sapesse, professore!” affermò James, mentre io ero diventata tutta rossa, sentivo le mie gote andare in fiamme.



 

“Aspettami alla fontana, vado a recuperare i ragazzi”
James mi diede un delicato bacio sulle labbra e  si allontanò verso il corridoio principale della scuola, così io mi avviai verso il cortile. Ovviamente, per arrivare alla fontana, sarei dovuta passare davanti a dove erano soliti fermarsi Leana e i suoi amici. Il cuore iniziò a battermi fortissimo, non ero tranquilla senza Jim, sapendo che avrei potuto incontrarli.
Fortunatamente, però, non erano al solito angolo. Sentii il cuore diventarmi leggerissimo, pericolo scampato.
Mi sedetti tranquilla sul bordo della fontana, aspettando il mio ragazzo. Vidi da lontano un tizio che mi salutava, poi lo riconobbi: era David. Lo salutai velocemente con la mano, ma venni subito tirata per un braccio, per poi trovarmi la faccia appiccicata al torace di qualcuno. Avrei riconosciuto il suo profumo ovunque, mi lasciai inebriare da esso.

“Come siete carini"
“Ci mancava la rottura di coglioni mattutina…”
“Allora Jim, ancora non ti sei stancato di questo manico di scopa?”
“Leana, non iniziare, te lo chiedo per favore”
“Che ho detto? Era solo per curiosità!”
“Perché, pensi davvero che questa verginella sia già andata a letto con James?” commentò uno dei ragazzi amici di Leana.
“Hai ragione Phil, a questo non avevo pensato”
Iniziarono a ridere, io abbassai lo sguardo e cercai di non rispondere a quelle insinuazioni, ma Jimmy non riuscì a trattenersi.
“Abbiamo scopato anche questa mattina, se proprio ti interessa. E, tanto per dire, a letto è molto più brava di te!” commentò, imbarazzandomi ulteriormente, come se non fossi già abbastanza a disagio da tutta quella situazione.
“Non mi sembrava ti lamentassi quando ci frequentavo!”
“Ciò non vuol dire che mi piacesse!”
I due cominciarono a discutere animatamente, così decisi di andarmene. Mi voltai e mi avviai lontano da quel gruppo, Jimmy mi seguì poco dopo e mi prese per mano.
“Non fare caso a ciò che dicono, vogliono solo vederti stare male” mi sussurrò.
Non dissi niente, mi limitai a stringere la sua mano.
“Stai attento a scoparti quella, Jimmy, potrebbe attaccarti qualche malattia venerea!”

 
 


 

Non riuscii a capire cosa fosse successo, era stato tutto così veloce che non ci fu nemmeno il tempo di realizzare.
Jimmy non era più accanto a me, mi voltai e lo vidi letteralmente buttato nella fontana, quando mi avvicinai riuscii a vedere che era letteralmente a cavalcioni sull’amico di Leana, Phil, e lo colpiva, continuava a colpirlo.
Un sacco di persone accorsero, tutti studenti - per lo più curiosi, e qualche professore.
Vidi Zacky buttarsi nella fontana, mentre cercava di allontanare Jimmy dall’altro ragazzo.
Io non riuscivo a muovermi, ero paralizzata e nel panico più totale. Avrei voluto sprofondare.
Quando vidi James che cercava di riavvicinarsi a Phil scattai come una molla, corsi verso di lui e lo presi per un braccio, tirnadolo con forza.
“Jim, ti prego, smettila! Lascialo stare!”
Non mi ascoltava, era come accecato dalla rabbia.
Provò a farlo rinsavire anche Zacky, ma senza risultati.
“Smettetela immediatamente!”
Si udì una voce maschile, improvvisamente calò il silenzio e tutti si fermarono.
“Pretendo spiegazioni”
Lo riconobbi, era il preside della scuola.

Nessuno rispose.

“Sullivan, che cosa è successo?”
Jimmy non rispose, abbassò lo sguardo e non fece un fiato.
“Bene, tutti e due con me in presidenza”
Prese entrambi i ragazzi per un braccio e li portò via con sé.
Trattenni le lacrime, Zacky si passò una mano tra i capelli, continuava a fare ‘no’ con la testa.
“Stai tranquilla Phoebe, andrà tutto bene…” come avrei voluto credergli.
Ci avviamo verso la presidenza, io avevo il cuore in gola e il magone, mentre Zacky non parlava.
Aspettammo fuori per una buona mezz’ora, poi uscì James. Gli corsi incontro e lo abbracciai.
“Allora? Cosa ti ha detto?” chiesi, ma non ricevetti risposta.
“James, per l’amor di Dio, parla!”
“Sono stato espulso…”

 

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