Welcome to the jungle

di lunatique
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** New Life ***
Capitolo 2: *** Down ***
Capitolo 3: *** Do you remember me? ***
Capitolo 4: *** "Best Friends" ***
Capitolo 5: *** Party ***
Capitolo 6: *** Stay Please? ***
Capitolo 7: *** Luna Park ***
Capitolo 8: *** Bitches are everywhere. ***
Capitolo 9: *** He ***
Capitolo 10: *** Cartoons ***
Capitolo 11: *** My dilemma ***
Capitolo 12: *** Unexpected kiss ***
Capitolo 13: *** Fight ***
Capitolo 14: *** We accept the love we think we deserve ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** I'm sorry, Louis. ***
Capitolo 17: *** Styles tows the old woman ***
Capitolo 18: *** "Buon Natale" de sto cazzo. ***
Capitolo 19: *** Cioccolata calda e Gossip Girl ***
Capitolo 20: *** Surprise! ***
Capitolo 21: *** 1Day ***
Capitolo 22: *** Beach party ***
Capitolo 23: *** Ma fottetevi tutti, va. ***
Capitolo 24: *** From bad to worse ***
Capitolo 25: *** Maybe ***



Capitolo 1
*** New Life ***








“Buongiorno Alexandra, dormito bene?”
“Non rompere Jul.” Sputai con voce impastata dal sonno, posizionandomi il cuscino sopra alla testa per non sentire la vocina fastidiosa di mia sorella maggiore.
“Juliette.” Mi corresse.
La guardai di sottecchi, lei era di spalle di fronte allo specchio a sistemarsi qualche ciocca di capelli biondi già perfettamente in ordine, non capivo il senso di tutto ciò.
Passarono pochi minuti prima cheKatherine-la-belva, ovvero mia madre, entrò in camera mia come un uragano rovesciandomi giù dal letto.
“Alex alza quel culo e preparati per andare a scuola!” Mi disse lei educatamente come al solito.
“Ho capito!” Urlai esasperata.
Nuova città.
Nuova scuola.
Nuovi amici.
Stessa madre rompi palle.
Stessa sorella troppo gentile ed intelligente per somigliare a me.
Mi trascinai sbattendo i piedi per terra, ancora assonnata e con gli occhi mezzi socchiusi, non abituati alla luce accecante del lampadario.
Un ragazzino con le ciabatte a forma di Homer Simpson mi sorpasso correndo e, prima che me ne accorgessi, si chiuse nel bagno.
“Chris, esci subito!” Sbattei la mano aperta contro il legno freddo della porta.
Passai tutto il tempo a cercare di contrattare con lui offrendogli soldi, cioccolata o cose come ‘pulire la sua camera per un mese’. Niente da fare, quel moccioso di mio fratello si ostinava a non uscire, come al solito, prima di mezz’ora. Quando aprì la porta del bagno ringraziai mentalmente tutti i Santi, Maria, Gesù, Giuseppe, l’asino e il bue per avermi assistita.
 

Mi riavviai i capelli con la mano, entrando con mia madre in quella che doveva essere la mia nuova scuola. Ci dirigemmo verso l’ufficio del preside accompagnate da un signore con i baffi grigi e una divisa sporca, probabilmente il bidello.
“Buongiorno Mr.Thompson.” Disse mia madre con tono educato mentre lui ci feceva segno di accomodarci sulle due sedie girevoli davanti alla cattedra.
“È un piacere conoscerla, Mrs. Stewart.”
Iniziarono a parlare di fatti che riguardavano la scuola ed altre sciocchezze di cui non mi importava granché.
Guardai le diverse immagini e stemmi attaccate alle pareti che mi circondavano. Una foto catturò la mia attenzione, mostrava un gruppo di giovani ragazzi vestiti con le uniformi da basket, uno di loro sollevato dagli altri, teneva un trofeo tra le mani. Aveva l’aria piuttosto familiare.
Mi avvicinai a questa foto, non curante dei bisbigli di mia madre che mi intimavano molto dolcemente di riportare il mio di dietro su quella sedia.
Il cuore cominciò a fare capriole e acrobazie prendendo il mio petto per una palestra di ginnastica artistica, quando riconobbi il ragazzo col trofeo in mano nella foto. Harry.
“Lui chi è?” Indicai il riccio che sorrideva in quella piccola immagine appesa al muro. Mr.Thompson si alzò avvicinandosi a me.
“Harold Edward Styles, capitano della squadra di basket.”
Mia madre sgranò gli occhi sorpresa almeno quanto me, all’udire quel nome. Continuai a guardare quell’insignificante foto mentre sentivo qualcosa pungermi gli occhi.
 

“Grazie per la sua disponibilità Mr.Thomson, spero che mia figlia non le dia problemi.” Mia madre fece uno dei sorrisi più falsi che io abbia mai visto, mentre stringeva la mano del preside.
“Non si preoccupi, di sicuro farà la brava.” Mi accarezzo la testa come fossi un cagnolino. Ci mancava solo che iniziassi ad abbagliare e potevo assomigliare ad uno di quei chiwawa spelacchiati che si mettono nelle borse. Feci un sorriso ancora più falso di quello di mia madre uscendo dalla presidenza con un foglio in mano.
“Prima ora: biologia.” Lessi.
Sbuffai, avevo sempre odiato quella materia e la odierò per sempre. In realtà odiavo ogni cosa che riguardasse le parole scuola, studio o sport, ma questi sono solo dettagli.
Cercai di sistemarmi i capelli con la mano prima di prendere un respiro profondo ed entrare in classe.
“Tu sei?” Una donna che portava degli occhiali con lenti spesse mi squadrò. Soffocai una risata quando si girò verso di me: sembrava si fosse truccata in una lavatrice.
“Alexandra Marie Stewart.” Risposi.
Mi cercò tra l’elenco di nomi che aveva aperto sulla cattedra.
“Ah, tu devi essere la nuova arrivata. Guarda c’è un posto libero li infondo vicino al Signorino Fisher, vatti a sedere.” Mi guardai intorno. L’unica sedia libera era vicino ad un ragazzino strano con i capelli color carota, mi avvicinai intuendo che fosse lui questo ‘Fisher’ lasciandomi cadere a peso morto sul posto libero con la stessa eleganza di un elefante incinto di dieci gemelli. Penso di aver reso l’idea.
“Oh una ragazza!” Lo sentii sussurrare fissandomi con i suoi piccoli occhietti verdi nascosti dietro alle spesse lenti degli occhiali.
Il suo sguardo era lo stesso di un ragazzino che aveva appena visto un pezzo di torta al cioccolato e voleva divorarsela. Terrorizzata, mi trascinai quanto più lontano potessi da questo Fisher.
Presi il quaderno e iniziai a scriverci sopra almeno una trentina di volte il mio nuovo indirizzo di casa, per ricordarmelo meglio. Mi girai verso il mio compagno di banco vedendo che continuava ancora a fissarmi, alzai gli occhi al cielo irritata.
Lui lo notò e si ricompose porgendomi la mano.
“Piacere di conoscerla signorina, il mio nome è Bobby Fisher.”
Primo giorno di scuola e la mia nuova  gentilissima professoressa mi metteva vicino ad una carota umana che parlava come mio nonno, poi aver scoperto che Harry frequenta questa scuola è stata la ciliegina sulla torta.
Mi lasciai scappare uno sbuffo incrociando le braccia al petto.
“Alexandra Stewart.” Risposi a Mr.Carota senza neanche guardarlo in faccia.
 
 
“Alexandra passami il succo.” Mio fratello scandì bene le parole del mio nome prima di fare una risatina. Sapeva che mi dava fastidio quando le persone mi chiamavano con il mio nome completo. Lo incenerii con lo sguardo.
“Prenditelo da solo tappetto!” Misi quanto più veleno possibile nelle mie parole e detti un altro morso all’hamburger.
“Alex prendi il succo a Christian.” Mi disse gentilmente mia sorella.
Alzai gli occhi al cielo, avvolte Jul era più fastidiosa di mia madre.
Presi il succo e iniziai a versarglielo nel bicchiere, poi con un gesto veloce della mano feci finta di far scivolare la bottiglia e tutto il contenuto arancione li presente finì sui pantaloni di Chris.
Lui mi guardò come se volesse uccidermi, il che probabilmente era vero.
“Alex!” Sentii urlare mia madre.
“Mi è scivolato!” Feci gli occhi da cerbiatto innocente, sbattendo velocemente le palpebre.
Lo sguardo di mia madre si fece duro, Katherine-la-belva stava tornando.
Si girò per prendere dei tovaglioli dalla mensola ed io ne approfittai per mimare con le labbra un “vendetta” a mio fratello che ancora mi guardava in cagnesco.
“Non mi piace come ti stai comportando signorina, chiedi scusa a tuo fratello.” Il solito tono che hanno le madri quando sono in modalità ‘cazziatone’.
“No!” Risposi come una bambina di cinque anni che fa i capricci.
“Alex, dai ascolto alla mamma e chiedi scusa a nostro fratello.” La voce fastidiosamente angelica di mia sorella mi irritava.
Ma perché proprio a me era toccato il “privilegio” di nascere in questa famiglia? L’unico che raramente mi irritava il sistema nervoso era mio padre, ora intento a leggere il suo giornale in completa calma.
“Tu chi sei per dirmi cosa devo fare?” Mi rivolsi a Juliette, stanca di come mi comandasse ogni giorno. Non era nessuno per permettersi di darmi ordini.
“Sono tua sorella maggiore, e ti sto dicendo di ascoltare la mamma! Quindi ora chiedi scusa a Christian!” Rispose, avvolte preferivo davvero mia madre a mia sorella.
“No! Come ho già detto non sei nessuno, non fai nemmeno veramente parte della famiglia. Ti abbiamo trovata in un orfanotrofio e presa con noi ma questo non significa che puoi permetterti di fare come vuoi Jul! Tu non sei veramente mia sorella, non sei nessuno per me.” Urlai esasperata.
Vidi gli occhi verdi di Juliette bagnarsi di lacrime, poi iniziare a singhiozzare prima di correre in camera nostra trascinando con se il suo pianto soffocato.
Cosa avevo fatto? Averi voluto prendermi a pugni, sbattermi al muro e ripetermi quanto fossi incredibilmente scema. Non potevo aver veramente detto quelle parole. Mi morsi la lingua realizzando di aver esagerato nello sfogarmi contro Juliette, ma non la sopportavo più.
Chris restò fermo come un allocco a guardare la scena, mamma e papà assunsero la sua stessa espressione.
Corsi in camera e trovai Jul distesa sul suo letto vicino al mio, con la testa affondata sul cuscino che piangeva come una fontana. Avevo davvero esagerato stavolta.
“Ehi, Juliette.” Provai a chiamarlo con tono dolce.
“Lasciami stare!” Gridò.
“Almeno mi fai parlare!” Sbuffai.
“No, esci fuori da quella porta. Hai già parlato troppo!” Rispose fredda alzando finalmente la testa dal cuscino per girarsi verso di me.
“Fai come vuoi, mi sono pentita di quello che ho detto ed ero venuta qui a chiederti scusa! Ma sai che c’è? Parlare con te è inutile!” Si, lo ammetto. Forse ero una che si alterava parecchio e anche parecchio in fretta, ma ero fatta così e purtroppo non ci potevo far niente.
“Bene fai come vuoi!” Rispose, sentivo il veleno delle sue parole martellarmi il cuore.
“Vaffanculo!” Urlai uscendo, sbattei la porta alle mie spalle prima di dirigermi quasi correndo verso il bagno.
“Ti odio!” La sentii rispondermi da dentro camera sua.

Mi tolsi i vestiti e riempii la vasca di acqua bollente, mi ci infilai dentro talmente velocemente da far schizzare l’acqua sul pavimento del bagno, poco me ne importava, volevo solo rilassarmi e dimenticare questa giornata.


Mi ci volle un po’ per struccarmi, uscii dalla porta del bagno dirigendomi verso la cucina. I muffin che avevo preparato dopo essermi fatta la doccia erano quasi pronti.
Sorrisi soddisfatta di come ero riuscita a cucinarli senza far saltare l’intero quartiere per aria.
Mi misi davanti alla tv facendo zapping tra i canali. Possibile che non davano niente di interessante alle cinque di pomeriggio?
Il ‘drin’ fastidioso del taimer riecheggiò fino alle mie orecchie, segno che i muffin erano pronti. Li tirai fuori dal forno aspettando che si raffreddassero un po’, altrimenti Juliette si sarebbe ustionata mangiandoli. Li misi in un vassoio in ordine, facendo si che le lettere incise con la glassa su di essi formassero la parole ‘scusa’. Non resistetti da prendere un po’ di glassa della lettera ‘A’ con il dito, e mangiarla. Sfortunatamente ne presi un po’ troppa ed ora quella A assomigliava a una V messa al contrario. Bestemmiai in aramaico, poi presi un altro po’ di glassa per sistemarla ma sbagliai mira ed ora assomigliava ad un triangolo strano fatto da un bambino con gli attacchi epilettici. Bestemmiai in arabo, per cambiare lingua, e tolsi quel cavolo di trattino fatto male per poi sistemare il tutto con un altro po’ di glassa. Ringraziai San Crispino perché mi stava simpatico e andai in camera mia e di July camminando con la stessa lentezza con cui Internet Explorer ci mette a caricarsi. Realizzai che di questo passo sarei arrivata in camera trovando Juliette con tre figli già laureati, quindi velocizzai la mia andatura.
Presi un respiro profondo prima di bussare.
Nessuna risposa.
Riprovai.
Nessuna risposa.
Provai ad aprire la porta stile ninja dandogli un calcio.
Fallii  miseramente e il mio sogno di diventare la nuova erede di Bruce Lee volò via.
 Misi una mano sotto al vassoio pieno di muffin in modo da farlo stare in equilibrio, mentre con l’altra aprivo la maniglia.
Entrai ritrovandola ancora distesa sul letto, mi schiarii la voce cercando di provocare una sua reazione, ma niente.
“Ehi Juliette.” Parlai col tono di voce più dolce che potessi avere.
“Sei viva? Dammi un segnale, ti prego.”
Lei emise un verso simile a quello di un procione partorente.
“Dai Juls, ho portato anche i muffin.” Indicai il vassoio che tenevo in mano anche se lei non mi poteva vedere, visto che era girata di spalle.
Si alzò dal letto improvvisamente come se avessi appena urlato “C’è Orlando Bloom tutto nudo qui vicino a me.”
Si scagliò veloce sul mio vassoio, lesse la scritta glassata sopra i muffin e i suoi occhi sembrarono addolcirsi. Ne prese uno e iniziò a mangiarlo, io posai gli altri sul comodino sedendomi sul letto vicino a lei.
“Senti Juliette…” Iniziai il mio monologo sperando di renderlo figo come quello dei film.
“Sono stata una stronza lo so..”
“È vero.”
“E mi merito un calcio in culo…” Continuai.
“Decisamente…”
“Ma ti giuro che non pensavo davvero quelle cose, le ho dette così tanto perché ero incazzata. Oggi ho avuto una giornata di merda e mi sono sfogata su di te ma non volevo.” Cercai di fargli notare quanto mi fossi pentita.
Lei abbassò lo sguardo torturando l’ultimo pezzo di muffin che aveva in mano.
“C’ho pensato Alex, ed hai ragione. Insomma chi sono io? Me lo chiedo spesso, sono solo una ragazzina che i genitori hanno lasciato all’orfanotrofio da piccola. Pensavo che dopo 13 anni passati lì dentro nessuno mi avrebbe adottata, poi siete arrivati voi ed io ero così felice che quel giorno mi ripromisi di comportarmi bene, di essere la ‘figlia modello’ per guadagnarmi l’amore di Katherine e Peter.”
Potrei giurar di aver sentito una lacrima bagnarmi la guancia, ma per fortuna feci in tempo ad asciugarmela e lei non la notò.
“No ok? Tu sei mia sorella, non importa se non di sangue, sei mia sorella comunque.”
Mi sentii tipo nel bel mezzo di una soap opera, se non sbaglio di solito a questo punto c’è l’abbraccio e gli spettatori da casa faranno un sonoro “aaaw” inteneriti.
Ed ecco l’abbraccio, che finì prima del previsto.
“Ma li hai fatti davvero tu?” Mi chiese indicando i muffin caldi.
“Si.” Risposi soddisfatta.
“Senza incendiare casa? O far saltare il quartiere?” Mi guardò sorpresa.
Presi il cuscino e glie lo tirai in faccia.
“Non sei simpatica.” Cercai di non ridere ma non resistetti.
“Invece lo sono.”
“Ok, lo sei.”
“Visto?”
Gli feci la linguaccia e addentai un muffin.

***

Hi babes.
Allora, ho scritto questo capitolo due settimane fa lol ma solo ora ho avuto il coraggio di metterlo.
So che mi odiate perchè anche se ho menzionato Harry in questo capitolo, non l'ho inserito e quindi voi non sapete perchè Alex ha avuto quella reazione lalala.
Nel prossimo però ci sarà un sorpresina(?) quindi continuate a seguire questa storia.
Torneremo fra poco, subito dopo la publicità *voce da giornalista*
Ok,sono tornata dal bagno lol
Mh bho, spero questo capitolo vi piaccia e non siate timidi nelle recensioni, potete anche scrivermi che questa storia fa cagare basta che mi scrivere il perchè e cercherò di migliorare c:
Un saluto a tutti i miei faaansii.
*i lettori applaudiscono perchè se ne va*

Ps. se siete curiosi, queste sono Alex (la prima) e Juliette (la seconda).



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Capitolo 2
*** Down ***








I shot for the sky
I'm stuck on the ground
so why do I try
I know I'm gonna fall down
I thought I could fly
so why did I drown
I'll never know why it's coming down down down

 

“Alex sbrigati!”
Ma chi cavolo era che disturbava il mio sonno?
Emisi un grugnito incomprensibile.
“Alex, ti ho detto di alzarti!” Mia madre continuava ad urlare con lo stesso tono con cui si annuncia una fine del mondo imminente.
“Dieci minuti mamma!”
“Dieci minuti? Dieci minuti un corno! È un’ora che mi rispondi ‘solo dieci minuti’, sbrigati che sei in ritardo!”
Spalancai gli occhi ritrovandomela davanti.
“Davvero?”
“Si!”
Cazzo, oltre ad assomigliare ad un elefante con seri problemi di equilibro ora aveva anche l’alzheimer, figo.
Andai a lavarmi, poi mi infilai le prime cose che trovai nell’armadio e corsi verso il portone di casa pettinandomi. Lasciai il pettine accanto allo specchio messo vicino alla porta e mi osservai in quella superficie lucida.
Si, sembravo un barbone.
Si, di sicuro oggi si sarebbero chiesti se venivo dai cassonetti o da sotto a un ponte.
No, nessuno si sarebbe avvicinato per parlarmi.
Grandioso.
Presi la metro che a quell’ora assomigliava ad una riproduzione della prima guerra mondiale: gente che lottava per entrarci, gente che lottava per uscire, gente che lottava per uno stupido posto a sedere.
Lotta, lotta, lotta.
Mi sta venendo voglia di prendere a pugni qualcuno oggi. Magari me, ma sembrerei solo pazza e probabilmente finirei su youtube, il video di intitolerà “la ragazza che vive nel cassonetto si rincoglionisce completamente e inizia a prendersi a pugni da sola”.
Di sicuro tutto il mondo mi avrebbe vista.
Quindi sarei diventata famosa.
Questo vuol dire che prendersi a pugni equivale a diventare una diva di Hollywood.
Ad un tratto l’idea di menarmi non mi sembrava più così tanto stupida, i miei pensieri furono interrotti da una voce metallica proveniente dagli altoparlanti, che pronunciava la fermata a cui sarei dovuta scendere. Di solito non capivo mai cosa diceva ed ero sempre costretta a chiedere ai signori che aspettavano accanto a me: “Che fermata è?”
Dopo la decima volta che lo chiedevo di solito loro rispondevano con un “Hai rotto le palle ragazzina!”. La gentilezza dei Londinesi non ha eguali. Ma oggi la voce dell’altoparlante aveva deciso di parlare in inglese e non in Aramaico con delle parole in Cinese stretto.
Scesi e mi avviai verso scuola.

 
“Tu sei?” Mi chiese la Prof. di spagnolo con quella sua ‘s’ così, emh così, spagnoleggiante.
Esiste il termine spagnoleggiante vero? Vabbè la s spagnola.
“In ritardo!” Risposi sovrappensiero, entrando quasi correndo in classe.
La donna dalla pelle olivastra e i lunghi capelli neri e ricci mi guardò male.
Sentii delle risatine provenire da un ragazzo seduto al banco al centro della classe.
“Alexandra Marie Stewart, la nuova arrivata.” Mi corressi quasi a mo’ di cantilena.
“Bueno, yo soy la Señorita Gonzales.”
Ma perché ogni insegnante di spagnolo aveva il cognome Gonzales?
Rimarrà sempre un mistero.
Mi sedetti al secondo posto vicino al muro, lo stesso ragazzo che prima aveva riso alla mia battuta mi lanciò un bigliettino che mi colpì la testa.
Lo guardai confusa e lui mi mimò con le labbra uno “scusa”.
Presi il biglietto e lo aprii.
 

“Ciao bella, sei nuova giusto?”

 
Presi la penna e iniziai a scrivere.
 

“Non ti sfugge niente vero?”

 
Gli rilanciai il biglietto che finì precisamente sul quaderno aperto davanti a lui.
Centro Alex! Vai così!

Mi girai per guardarlo meglio mentre mi rispondeva.
Quasi non svenni cadendo per terra, in realtà ero seduta sopra la sedia ma se fossi stata in piedi probabilmente a quest’ora la mia faccia si ritrovava già sul pavimento freddo della scuola.
Era l’incrocio tra Leonardo Di Caprio e Bon Jovi mischiato ad un adone greco!
Mr. Sono-Un-Fottuto-Dio tirò di nuovo il pezzetto di carta e lo presi al volo.
Wao Alex! Dovresti iscriverti alla squadra di basket! Sei un vero fenomeno!
Mi sentii davvero stupida a complimentarmi da sola e caccia subito via quell’idea pensando a quanto avresti dovuto faticare e al fatto che comunque Harry ne era il capitano.
Feci un sbuffo e aprii il biglietto.
 
“Hahaha! Da dove vieni?”
 
“Torquay!” Risposi veloce, e con altrettanta velocità lui mi rilanciò il pezzo di carta.
 
“Allora sei del sud! Ma voi di Torquay non dovreste essere tutte bionde, e alte 1.90? Hahaha”
 
Mi girai per fargli la linguaccia e lui ricambio con una risata.
“Tomlinson e Stewart quieres repeter a la clase el motivo delle vostre risate?” Una cosa che odiavo dei professori di spagnolo è che parlavano mezzo nella nostra lingua a mezzo nella loro, insomma decidetevi!
Io e Mr. Sono-Un-Fottuto-Dio (che per ora avevo capito che facesse di cognome Tomlinson) ridemmo sotto ai baffi.
“Stavamo parlando di come quelle di Torquay siamo tutte gnocche bionde e alte 1.90, Mrs. Gonzales, vuole unirsi a noi?” Risposi sorridendo e questo scatenò in Tomlinson una risata, seguita da quella del resto della classe.
Vidi la faccia della prof. diventare a chiazze verdi, viola e puoi blu, facendola assomigliare ad un puffo.
“Stewart, noto che vuole fare la spiritosa! Vediamo se riderà ancora oggi in punizione!” Poi si girò verso Tomlinson. “E tu le farai compagnia!”
“Ai suoi ordini, Grande Puffo!” Rispose lui.
Ormai l’intera classe era senza controllo, c’era chi rideva, chi scambiava battutine su quello che era appena successo e chi era impaurito nel vedere Mrs. Gonzales esplodere come un vulcano in eruzione.
La professoressa sbattè le mani sulla cattedra per farci zittire e continuò la lezione.
Notai una ragazza dai capelli rossi guardarmi come se gli avessi appena rotto una delle unghie finte 2e continuò a farlo per il resto della lezione.
 

“Ciao bella!”
Sobbalzai ed i libri che stavo per rimettere nell’armadietto mi scivolarono dalle mani, li raccolsi e mi girai per ritrovarmi la figura di Tomlinson davanti, in tutto il suo spendore da modello super sexy dell’Hollister.
“Ti ho spaventata?”
“No ti pare? Noi di Torquay facciamo sempre così quando ci salutano!” Risposi alzando gli occhi al cielo.
“Davvero?”
“Ovvio! E poi ci esibiamo in una passionale danza del ventre per chiedere ‘come stai?’.”
Cominciai a ballare come se mi fosse entrato un topo nei pantaloni e lui rise.
“Comunque piacere, sono Louis Tomlinson.”
“Piacere, Alexandra Stewart!” Sorrisi.
“Lo so.”
“Allora perché me l’hai chiesto?”
“Non te l’ho chiesto.”
“Bhè avresti dovuto, che ne sapevi tu? Magari il mio vero nome era Astrubbala e tu avresti continuato a chiamarmi Alex.”
“Ma tu non ti chiami Astrubbala.”
“È vero ma se..” Non finii di parlare che mi zitti mettendomi un dito davanti alla bocca.
“Puoi stare zitta solo per un minuto?” Mi guardò negli occhi e sorrise.
Annuii leggermente in capace di muovere qualsiasi altra parte del mio corpo.
Alex, respira.
Mio dio, i suoi occhi.
Alex, respira.
E la sua bocca.
Alex, respira.
E il suo sorriso.
Alex, porca mignotta respira e smettila di sbavare dietro a Louis.
Mi ricomposi e afferrai i pantaloncini e la maglietta per ginnastica.
“Scusa Lou, ma ho educazione fisica.”
“Ok, ci vediamo oggi pomeriggio in punizione.” Fece una risatina ed io sorrisi chiedendomi che cazzo avesse da ridere.
Camminai per i corridoi e fermai uno sfigato di turno che mi disse dove si trovava lo spogliatoio.
 

Entrai insieme ad altri ragazzi nella palestra.
Ci fermammo davanti alla porta aspettando che la squadra i basket e delle cheerleader finissero di allenarsi.
Il coach suonò il fischietto.
“Abbiamo finito per oggi, andatevi a cambiare.” Urlo facendo si che delle vene si gonfiarono sul suo collo.
Un ragazzo alto e con delle braccia da far collassare qualsiasi ragazza nel raggio di cinquanta chilometri, posò il pallone in una cesta, si avvicinò ad una cheerleader dai capelli rossi e la baciò, la stessa che in classe all’ora prima mi aveva guardata male.
Calma Alex, non è lui.
Harry hai i capelli molto più folti, le maniglie dell’amore e non è così alto e muscoloso.
Ma che ne potevo sapere io? Ormai erano cinque anni che non lo vedevo più, cinque anni senza le sue fossette dolci, senza i suoi occhi penetranti e limpidi, senza la sua risata cristallina. Senza il mio Harry.
 
“July sbrigati!”  Trascinai per una mano mia sorella.
“Che vuoi ora Alex?”  Mi chiese ancora assonnata, aveva dormito in macchina per tutto il viaggio.
“Ti devo far vedere una persona!” Sorrisi istintivamente.
Avevamo adottato Juliette da un po’ di mesi e le dovevo assolutamente far conoscere il ragazzo dai capelli ricci di cui gli parlavo sempre.
“Alex, aiutami a portare le valigie dentro casa!” Mi disse mio padre.
“Dopo, prima vado da Harry a salutarlo.”  Dissi correndo via con Jul al mio fianco.
Sentii i miei urlarmi qualcosa ma non ci badai molto, non vedevo l’ora di andare dal mio migliore amico dopo un lungo inverno in cui l’avevo visto massimo due o tre volte, solo durante le festività.
Girai per le strade familiari di Holmes Chapel diretta verso la casa della nonna. Eccola li, in mezzo a tante quell’abitazione in cui avevo passato la maggior parte del mio tempo in tutte le estati precedenti. L’aria fresca di quella città a Luglio mi accarezzò dolcemente il viso.
“Corri July, siamo quasi arrivati!” Dissi tutta eccitata.
Avvicinandomi sempre di più alla casa, notai che nel giardinetto non c’era ancora la macchina della madre che portava Harry e sua sorella, da Londra fino a qui, nella casa della nonna dove passano sempre l’estate.
Probabilmente non erano ancora arrivati, strano visto che di solito vengono qui da metà Giugno, quindi molto prima di noi.
Pazienza, vuol dire che saluterò sua nonna e gli chiederò il giorno in cui Anne porterà Harry e Gemma nella deserta Holmes Chapel.
Ormai ero arrivata davanti al giardinetto aperto, corrugai la fronte non vedendo più i soliti fiorellini che la Signora Styles metteva sui davanzali.
Le serrande erano abbassate e non riuscivo ad intravedere le tende che avrò rotto una trentina di volte con Harry da piccola giocando a nascondino, ma quella buona signora non si era mai arrabbiata con noi e ogni volta faceva un sorriso e la ricuciva aggiustando tutto.
Amo sua nonna, le ero affezionata come se fosse anche la mia visto che non ne ho mai avuta una.
La mamma di mia madre morì prima che io nascessi, l’altra invece dopo soli due mesi dalla mia nascita e ci lasciò in eredità la casa qui ad Holmes Chapel dove noi alloggiamo ogni estate.
Mi avvicinai al portone per bussare quando lessi un cartello appiccicato su di esso.
 

VENDESI
Casa a due piani, un giardino, quattro camere da letto, due bagni, un salotto e una cucina.
Per maggiori informazioni contattare il numero in sovrintendenza.

 
No.
No.
No.
No.
Questo è solo un sogno, anzi un incubo.
Deve esserlo.
Non è possibile.
Perché?
“Alex, sei sicura di non aver sbagliato casa?” Mi chiese mia sorella.
No, non avevo sbagliato. Il numero civico era quello. Ma loro dov’erano?
Scoppiai in lacrime e cominciai a correre per ritrovarmi nel retro della casa.
L’albero di pesche era ancora li, mi ci avvicinai e lo abbracciai, probabilmente sarei sembrata stupida agli occhi di Juliette che mi  rincorse fino a la, ma non me ne importava.
Tracciai con un dito i segni sulla corteccia rileggendo quelle parole scritte qualche estate prima.

“H + A = BFF
Ti voglio bene riccio del mio cuore.
Ti voglio bene maghetta sexy.”

 
Sorrisi tra le lacrime per la prima frase da bimbiminchia, la seconda  scritta era stata fatta da me, mentre la terza da lui che mi chiamava “maghetta” per il semplice fatto che la mia trasmissione preferita erano I maghi di waverly, e la protagonista si chiamava Alex come me.
Mi sedetti sul prato accucciandomi sulla spalla di mia sorella che mi consolava mentre piangevo disperata.
Ripensai a tutte le giornate passate insieme ad Harry, all’ombra di quell’albero. Le volte che piangevo e mi rifugiavo li, lui sapeva sempre dove trovarmi ormai e mi consolava ripetendomi che sarebbe andato tutto bene.
Ripensai alle volte in cui rompevamo qualcosa a casa mia, i miei genitori si incavolavano, noi ci nascondevamo li e cominciavamo a ridere gustandoci il tempo che ci restava prima della sgridata.
Ricordai le volte che per farmi stare meglio lui cantava per me, aveva una voce davvero magnifica sin da piccolo.
Ricordai le serate passate a guardare le stelle cadenti e ad incavolarmi con lui perché ne trovava sempre più di me.
Ricordavo tutto, e ricordare ora faceva davvero male.
“Alex stai calma. Magari la nonna si è solo trasferita in un’altra villa qui ad Holmes Chapel, torniamo casa dai.”
Mia sorella provò a rassicurarmi ma tutto questo non avevo senso, perché mai avrebbero dovuto cercare un altro posto dove abitare in questo covo di casette che non si poteva neanche definire città?
Poi anche se fosse, sicuramente Harry mia avrebbe avvertita prima.
Mi alzai e ci incamminammo verso cosa, aprii la porta trovando mia madre intenta a cucinare e papà davanti alla tv.
“Alex, vai a disfare la tua valigia!” Mi disse la mamma prima di girarsi.
Notò i miei occhi rossi e gonfi per colpa del pianto di prima e si avvicinò a me abbracciandomi.
“Ti prego, dimmi non se ne sono andati. Dimmi che, anche se è impossibile, si sono trasferiti in un’altra casa qui ad Holmes Chapel.” Scoppiai di nuovo in lacrime.
“Tesoro siediti.” Mi disse mio padre.
Feci quello che mi aveva detto e li vidi prendere un respiro profondo.
“Ascolta, ad Aprile ci ha chiamati Anne, la madre di Harry e Gemma. Ha detto che la signora Styles era morta un po’ di giorni prima. Loro hanno preferito vendere la casa. Per Harry è stato un colpo duro, sai com’era legato alla nonna! E non ce la faceva a rimettere piede li dentro..”
Eccole di nuovo, le lacrime mi rigarono il viso mentre ripensavo alla donna buona che si era sempre presa cura di me come fossi sua nipote.
Ora che ci pensavo di solito Harry mi scriveva sempre almeno un messaggio col cellulare a settimana, o mi chiamava. Da Aprile aveva smesso, non mi rispondeva più al telefono, non mi scriveva più. Niente, come sparito. Ogni volta mi consolavo pensando che forse era impegnato, o che aveva perso il telefono.
Ma a quanto pare non era così.

***


Ehi piccole puledrine che nuotano(?)
Puledrine che nuotano? Ma da do cazzo mi è uscito?
AHAHAHAHAHA OK NO.
amatemi perchè il flashback che ho inserito alla fine mi piace a me,quindi spero piacerà anche a voi.
wuaaao la prima volta che mi piace qualcosa che ho scritto!
La canzone citata sopra si chiama "Down di Jason Walker" io la amo, ascoltatela che merita davvero.
Io l'ho sentita mentre rileggevo il flashback e avevo le lacrime lol
se recensite mi fareste un grosso piacere, altrimenti penso che non vi piace e mi deprimi :c
a massive thank you :*

Ps: la ragazza rossa che squadrava male Alex è Ariana grande, lol la amo ma mi piaceva inserirla con questo ruolo perchè poi... *tralala non ve lo dico*



il mio twitter: @hazdimples

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Capitolo 3
*** Do you remember me? ***








Well let me tell you a story
About a girl and a boy
He fall in love for his best friend
When she’s around, he feels nothing but joy






“Quello è Styles?”
“Si, hai visto quant’è carino?”
“Non mi sorprende che sia il capitano della squadra di basket.”
Sentii delle ragazze vicino a me parlare mentre vedevano la rossa ed Harry amoreggiare proprio in mezzo alla palestra. Le labbra di quest’ultimo si muovevano in modo esperto, forse quella specie di barbie tinta non era la prima ragazza che baciava, mi rattristai al solo pensiero.
Finalmente si staccarono e lui le mise un braccio intorno alla spalla mentre si avviavano verso l’uscita, verso me.
Harry mi si fermò davanti e corrugò la fronte. Trattenni le lacrime, era davvero diverso dall’ultima volta che l’avevo visto: la faccia molto più dura di quella tenera di quando era piccolo era ancora segnata da fossette dolci, gli occhi avevano la stessa intensità di sempre, era diventato più alto di me e la sua tuta lasciava vedere i bicipiti scolpiti e i suoi polpacci fini in sostituzione del grasso che aveva prima, o meglio, non era grosso solo che era più 'morbido'.
“Ciao Styles.
 Dissi in modo atono.
Nel sentire la mia voce sgranò gli occhi e pregai con tutte le mie forze che mi avesse riconosciuta. Se ricorda chi sono significa che sono stata importante per lui.
“Stewart, che ci fai qui?”
Aveva ancora la faccia da pesce lesso.
“Trasferita.” Risposi quasi seccata dalla sua domanda.
Una voglia matta di sputare in un occhio alla rossa che mi guardava male mi pervase tutto il corpo.
“Sei così..” Non riuscì a trovare le parole mentre alzava e abbassava lo sguardo su tutta la lunghezza del mio corpo, o meglio la bassezza visto che a mala pena arrivavo al metro e sessantacinque.
“Lo so, anche tu.” Tagliai corto.
Cercai di mostrarmi il più fredda e distaccata possibile, come se di lui non me ne importasse niente. Una parte del mio corpo mi diceva di saltargli addosso e abbracciarlo, fregandomene della battona che aveva affianco. L’altro spronava le mie mani a schiaffeggiare il suo bel visino per avermi abbandonata.
“Ho saputo che abbiamo una new entry qui alla South Hampstead High School.” Sentii urlare il coach. “Chi tra voi si chiama Alexandra Marie Stewart?” Sobbalzai udendo il mio nome e corsi verso i miei compagni accerchiati intorno a quell’uomo di mezz’età con la testa pelata.
 


Io odio ginnastica.
Odio muovermi.
Odio correre.
Stanca morta presi il cellulare dall’armadietto.
“Ma’,  sto in punizione e rimango a scuola fino alle quattro.” Digitai velocemente sulla tastiera un messaggio a mia madre.
Corsi verso il quarto piano, forse più che una corsa era un ‘trascina i piedi fino al quarto piano con la stessa andatura di una tartaruga’.
Aprii la stanza in fondo al corridoio dove c’era scritto sopra “detenzione” e mi ritrovai davanti ad una signora seduta dietro alla cattedra che guardava un punto fisso di fronte a lei.
Mi schiarii la voce ma lei non si mosse, così schioccai le dita davanti ai suoi occhi ma ancora niente, era davvero inquietante. Rassegnata, posai il foglietto della punizione sulla cattedra e mi andai a sedere vicino a Louis che mi rivolse un sorriso.
“Puntuale come sempre.” Disse scherzando, feci roteare gli occhi prima di rivolgergli un buffetto sulla spalla.
“Sh!” Ci zittì la donna che finalmente spostò lo sguardo su di noi.

Ore 3:10
Feci delle palline di carta con i fogli del mio quaderno e le tirai al ragazzo-cespuglio (per via della foresta tropicale che aveva al posto dei capelli) seduto davanti a noi.

Ore 3:20
Iniziai a scrivere sul muro tanti trattini per ogni minuto che passavo li dentro, dovevo riuscire a procurarmi un’armonica e sarei diventata una di quelle carcerate depresse e rompi palle che strusciano i bicchieri sulle sbarre.

Ore 3:25
Io e Louis continuammo a tirare le palline di carta tra i capelli del cespuglio umano, povero ragazzo.
 

“Voi due! Vedo che vi state divertendo molto, chissà se riderete ancora dopo aver pitturato la scenografia del teatro.” Ci disse con tono aspro la donna seduta alla cattedra.
In questa scuola c’era un teatro?
Chi mai vorrebbe segnarsi ad un corso scolastico di teatro?
Che tristezza.
La signora ci portò in una sala enorme con un palco situato alla destra. Ci porse non molto gentilmente dei contenitori con la pittura e indicò verso un albero fatto di cartone, prima di ritornare nell’aula delle punizioni.
Iniziai a dipingere intenta a finire il prima possibile per potermene andare quando qualcosa di freddo e liquido sporcò il mio braccio, mi girai scoprendo Louis che rideva come una iena con crisi isteriche, tenendo un pennello in mano.
“Considerati morto.” Scandii bene le parole abbinando il tutto a un’occhiata assassina.
Lui in risposta mi fece la linguaccia e corse fino a ritrovarsi attaccato al muro supplicandomi di non sporcarlo.
“Farò tutto quello che vuoi!” Disse.
Mi bloccai corrugando la fronte.
“Tipo?”
Fece per pensarci quando prontamente afferrò un pennello sporco di blu dal pavimento, cospargendo il mio naso con quel liquido appiccicoso.
“Stronzo.” Imprecai dipingendogli il mento di azzurro.
Cercai di pulirmi il viso con le mani ma probabilmente peggiorai solo la situazione visto che Louis scoppiò in una risata fragorosa.
Vorrei tanto prendere a pugni il suo bel faccino in questo momento.
No ok, non è vero, ha un viso troppo perfetto.
Affondai le mani nel giallo e gli inzuppai la maglietta.
“Questo non dovevi farlo, Stewart.” Lo sentii sussurrare prima di fare il mio stesso gesto ma nella pittura rossa.
Corsi via, cosa piuttosto inutile visto che lui mi raggiunse con facilità e mi abbracciò da dietro sporcandomi la maglia nuova. Vaffanculo a me e a quando avevo deciso che partecipare alla squadra di corsa era inutile, a quest’ora sarei già scappata via sana e salva.
Louis iniziò a farmi il solletico ricomprendo la mia maglietta di chiazze.
“Che cos’è tutto questo casino?” Sentimmo urlare da fuori.
“Cazzo, Albert è qui!” Tomlinson mi tirò via entrando nello sgabuzzino seguito da me. Aprimmo leggermente la porta per poter vedere cosa stesse accadendo.
“C’è qualcuno?” Urlò il bidello con la sua voce roca.
Quest’ultimo si guardò intorno prima di mormorare qualcosa di cui compresi solo “stupidi adolescenti”come diceva sempre mio nonno, e se ne andò via.
Solo allora mi resi conto di quanto io e Louis fossimo pericolosamente vicini, e di quanto  io stessi pericolosamente per svenire.
Ci guardammo per un istante che pareva non finire mai e uscimmo dallo sgabuzzino.
 
 


Aprii la porta di casa il più lentamente possibile per non farmi sentire da mia madre. Trovai Christian sul divano a guardare la tv.
“Che cavolo ti sei fatta?”
“Zitto scemo, la mamma non deve sentire che sono tornata!” Gli sussurrai muovendomi stile Catwoman, la differenza è che non avevo affianco quel figone di Batman.
“Ah ok, mamma Alex è tornata!” Urlò prima di farmi la linguaccia.
“Stronzo!”
“Ora arrivo e facciamo i conti ragazzina!” Urlò lei prima di uscire dalla cucina.
Mi squadrò da capo a piedi e sgranò gli occhi che assunsero la grandezza di due palle da bowling.
“Che cavolo ti è successo?”
“Per farmi perdonare di come mi ero comportata oggi con la prof. di spagnolo ho detto al preside che avrei pitturato la scenografia e sono caduta sporcandomi tutta.”
Forse non era andata proprio così ma questo sarebbe servito a far in modo che invece di spellarmi viva mi avrebbe solo dato una punizione, nel peggiore dei casi.
“Allora perché ci sono delle impronte di mani sulla tua maglietta?”
“Fai finta di non averle viste perché non mi va di spiegartelo.” Tentai di persuaderla e lei mi lanciò un’occhiata assassina.
“Vatti a lavare, dopo ne riparliamo!” Disse con tono serio.
Corsi via per farmi una doccia, asciugarmi i capelli, piastra, truccarmi diverse volte per poi ricominciare da capo e farmi la ceretta, tutto questo solo per perdere tempo e quindi affrontare mia Katherine-la-belva il più tardi possibile.
“È pronto!” Urlò mia madre, corsi verso la cucina e mi sedetti a tavola iniziando a ingurgitare la pasta.
“Mangi come una maiale!” Constatò mio fratello dopo avermi osservata.
“Tu invece ci puzzi come un maiale!” Risposi con educazione.
“Piantatela voi due! Piuttosto Alex, raccontaci cos’è successo oggi.” Disse mia madre.
“Ma non posso parlare col boccone in bocca.” Dissi infilando dentro a quest’ultima un quintale e mezzo di pasta.
“Alex!”
“Va bene!” Alzai gli occhi al cielo e ingoiai il tutto prima di iniziare a parlare.
“Sono stata messa in punizione per aver risposto male a Mrs. Gonzales, in realtà avevo fatto solo una battuta ma a quanto pare quella donna non ha il senso dell’umorismo. Fatto sta che per farmi perdonare, da brava ragazza che sono, mi sono offerta per dipingere la scenografia del teatro e cadendo mi sono sporcata tutta.”
“Imbranata!” Disse mio fratello.
Perché quel ragazzino deve stare sempre in mezzo ai coglioni?
“Deficiente!” Risposi a tono.
“Allora Peter?” Mamma si rivolse verso papà impegnato a leggere il giornale.
“Kat, tesoro, è una ragazzina…” Iniziò lui.
“Ehi! Non sono una ragazzina!” Replicai.
“…E ha fatto una delle sue solite marachelle, non ne fare un problema grave visto che ha chiesto scusa.” Continuò babbo ignorandomi
“Mamma, posso dirti che hai un marito molto saggio? Dovresti ascoltarlo.” Sorrisi.
“E va bene!” Mia madre face roteare gli occhi al cielo. “Ma fa che non si ripeta più o saranno guai.”
 


Corro per i corridoi della scuola in cerca dell’aula di Inglese, in ritardo come al solito.
“Vai più lenta ragazzina!” Mi urla Albert.
“Ti dice niente la parola corri-doi? Sono fatti apposta per correre ed io la faccio.” Gli rispondo.
Con la mia solita fortuna vado a sbattere contro un ragazzo e mi ritrovo per terra con i fogli che tenevo in mano sparsi ovunque.
“Stai attenta ragazzina!” Sentii questo lamentarsi.
Alzai lo sguardo per trovare Harry in piedi davanti a me.
“Stewart.” Mi disse porgendomi una mano per aiutarmi ad alzarmi.
“Styles.” Risposi rifiutando il suo invito e rimettendomi in piedi da sola.
Ci guardammo per qualche istante, poi lui spostò i suoi occhi fuori dalla finestra vicino a noi.
“Allora…” Iniziò.
“Allora?” Chiesi.
“Mi hanno detto che ti sei trasferita qui.” Parlò mordendosi un labbro.
“Complimenti, vedo che non ti sfugge niente, Harold.” Risposi acida.
Fece roteare gli occhi al cielo.
 

***
 

eei babbani c’:
allora, devo dire un paio di cosucce prima di lasciarvi a vomitare per questa merda di capitolo çç
so che fa schifo e che è da tanto che non aggiorno, ma non mi veniva in mente niente e ieri quando sono andata al mare ho partorito su un foglio di carta sta cosa e poi l’ho trascritta al computer.
Amatemi comunque perché il momento tra Louis e Alex (Loulex? lol mi serve un nome più figo) non è male.
So che mi odiate comunque perché ho fatto finire la conversazione di Harry e Alex, ma era per creare un po’ più di suspance(?)…si scrive così giusto?
Se avete domande da farmi o semplicemente mandarmi affanculo per come è finito il capitolo...sono qui lol
Se avete critiche scrivetemele, si può sempre imparare:)
Grazie a tutte le ragazze che recensiscono, siete più carine degli opossum rosa *-* e io amo gli opossum rosa (ma che cazz?AHAHAHAHA)
Ok, questo spazio autrice sta diventando più lungo della storia stessa quindi me ne vado.
*i lettori applaudiscono*
Vi lascio con una gif ajdks del nostro Harold ai tempi di xfactor *piange*.
Ps. Ditemi se preferite la coppia Loulex(?) o Harlex(?) mi servono davvero dei nomi migliori .-.
Pps. Se volete seguirmi su twittah sono @hazdimples ricambio tutti se mi chiedete il follow back:3
Ppps. La canzone citata sopra è "Fall" di Justin Bieber, che ha ispirato questa storia.
Adiooos rape sexy c':

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Capitolo 4
*** "Best Friends" ***








We have each other to lean on for the road ahead
This happy ending is the start of all our dreams
And I know your heart is with me






“Perché ti comporti così?” Notai un leggero accenno di sofferenza nei suoi occhi, ma probabilmente era solo una mia impressione.
“Così come?” Corrugai la fronte.
“Così!” Fece una pausa e mosse le mani morbide - almeno da quanto mi ricordo - per indicarmi. “Sei acida con me!”
E mi chiedeva pure perché?
Vaffanculo Harold, ora un bel pugno sulla faccia non te lo toglie nessuno!
Ma che sto dicendo? Se avessi provato a tirargli un gancio destro mi sarei fatta più male io che lui, lo guardai negli occhi e mi sentii quasi come se avessi dimenticato come respirare.
“Sono cambiata Harry, sono successe molte cose dall’ultima volta che ci siamo visti.” Feci una pausa cercando di far tornare la mia voce ormai tremolante, al suo tono normale. “Ma tu che ne vuoi sapere?” Abbozzai un sorriso palesemente falso.
“Lo so, perché sono il tuo migliore amico.”
Ora lo prendo a pugni sul serio, ma cosa sta dicendo? Il mio migliore amico?
“Il mio migliore amico?” Diedi fiato ai miei pensieri. “A quanto mi risulta il mio migliore amico non sarebbe mai sparito da un giorno all’altro non lasciandomi niente di lui, neanche un messaggio ogni tanto. Capisco che magari non avevi tempo ma mentre stavi a cagare sul cesso e non sapevi che fare potevi digitare un ‘tranquilla sono vivo’ sulla tastiera, non ci voleva tanto Styles!” Quasi gli urlai in faccia. Togliamo il quasi, strillai quelle parole come se farle fuoriuscire dalla mia bocca mi avrebbe fatta sentire meglio, ed infatti fu così. Mi sentii libera per la prima volta dopo tanti anni.
Rimase immobile come un allocco, sbarrando gli occhioni verdi contornati da ciglia lunghe.
“Voi che ci fate ancora qui? Filate in classe!” La voce irritante del bidello rovinò il mio momento da crisi isterica.
“Albert vuoi chiudere quella cazzo di bocca? Ci sono due ragazzi qui che stanno cercando di conversare, grazie.” Sputai quelle parole indicando prima me e poi Harry.
“Se non ve ne andate subito chiamo il preside!” Urlò ancora quel vecchiaccio.
Cazzo no, mia madre mi ammazza.
“Ho capito.” Iniziai a camminare verso l’aula d’Inglese.
“Aspetta.” Harry mi fermò afferrandomi il polso. “Dopo ne riparliamo ok?” Chiese titubante.
Strattonai via il mio braccio liberandomi dalla sua presa.
“Io non ho più niente da dirti Harold, Ciao.” Pronunciai quelle parole con quanta più durezza possibile e corsi via.
 

Niente arte, un’ora di buco è la cosa migliore che mi sia capitata oggi.
Peccato che io non conosca nessuno e quindi sono costretta a girare per i corridoi come una povera asociale, con le mani infilate nelle tasche dei jeans e le cuffiette nelle orecchie.
Passai davanti alla palestra dove notai Styles in tutto il suo splendore che giocava a basket insieme ad altri ragazzi con la sua stessa uniforme.
Mi misi vicino alla porta facendo attenzione a non farmi vedere, Harry aveva appena segnato un canestro ed ora stava giocherellando con un ragazzo dagli occhi color nocciola e un braccio pieno di tatuaggi, questi due stavano facendo una lotta amichevole ridendo e scherzando. Sorrisi nel guardare la scena quando una voce femminile mi fece sobbalzare.
“Carino vero?” Tolsi le cuffiette dalle mie orecchie e mi girai verso una figura minuta notando subito i suoi capelli ricci e la pelle olivastra.
Gli occhi di questa puntarono Harry, poi si spostarono su di me con lentezza estenuante.
“Sai, non è così speciale come sembra.” Mi disse abbozzando un sorriso. “Dentro è vuoto, ti fa credere di essere il centro del suo mondo e poi ti molla di punto in bianco.” Continuò.
Styles vuoto? Ma come cazzo ti permetti brutta stron… forse aveva ragione.
“Lo so.” Sospirai.
“Come fai a saperlo?” Corrugò la fronte confusa.
“Lunga storia.” Tagliai corto sorridendo.
“Comunque piacere Tayla Webster, tu?” Allungò la mano nello spazio tra noi due, io la guardai titubante e poi la strinsi sorridendo.
“Alexandra Stewart.”
 “Tu piuttosto, come fai a conoscerlo così bene da poter dire quelle cose su di lui?” Chiesi curiosa.
Lei abbassò lo sguardo e si morse un labbro.
“Io ed Harry stavamo insieme l’altro anno, prima che arrivasse Mabel.” Sussurrò appena.
“Mabel?” Chiesi.
“Hai presente la rossa che si veste come una cubista e che va in giro vantandosi di essere il capo delle cheerleader mentre muove il suo culone da ippopotamo? Bhè, lei è Mabel Jones, la nuova ragazza di Harry.” Mi spiegò lei prima di iniziare a imitare quella battona che avevo visto baciare Harold qualche giorno prima.
Ridemmo insieme quando, non ricordandoci che ci trovavamo ancora davanti all’entrata della palestra, mi girai notando gli sguardi di tutta la squadra di basket fissi su di noi.
“Merda.” Imprecai trascinando Tayla per il braccio che ancora rideva come una mongoflettica.
Corremmo verso il bagno delle femmine fermandoci davanti agli specchi dentro ad esso, lei ormai era diventata tutta rossa e si piegava in due dalle risate.
Anche in quello stato riusciva ad essere bella, a contrario di me che sembravo un procione con gli attacchi epilettici.
Sentimmo la porta del bagno spalancarsi per mostrare una rossa tinta che camminava come se stesse calpestando il tappeto del Red Carpet, secondo me in quella testa vuota non gli arrivava il messaggio che si trovava in un comune e puzzolente bagno della scuola, poteva anche evitare di sculettare come una delle Veline.
Ci guardò come fossimo sterco di mucca e ci oltrepassò chiudendosi in una delle quattro cabine dove c’era il water, neanche due minuti ed uscì da li dentro.
Ci sorpasso con lo stesso sguardo di prima dipinto sul volto e si mise davanti ad uno specchio iniziando a cospargersi le labbra di rossetto.
Tayla cominciò a fargli boccacce alle spalle e a muoversi in modo strano non ricordandosi che Mabel la poteva vedere visto che la sua immagine era riflessa nello specchio.
“Cos’hai Webster, ti è entrato un topo nei pantaloni o speri che facendo questo esercizio possa far dimagrire quei rotoloni di grasso che tu chiami ‘cosce’?” Sputò Mabel alzando un sopracciglio.
Ma stiamo scherzando? Tayla è probabilmente la ragazza più magra che io abbia mai visto
“Se fossi in te mi concentrerei di più sui tuoi baffetti che sul mio grasso, Jones.” Rispose a tono Tayla indicando la zona tra il naso ed il labbro superiore della rossa.
Quest’ultima spalancò la bocca e uscì fuori dal bagno a passo veloce mentre io e la riccia scoppiavamo a ridere battendoci il cinque.
“Sai non sei affatto male Stewart.” Mi sorrise.
“Modestamente.” Feci finta di spolverarmi le spalle e la sua risata cristallina mi arrivò alle orecchie.
 

“Ehi Stewart.” Sentii Louis sedersi vicino a me sul muretto, interrompendo la conversazione tra me e Tayla.
“Webster!” Continuò a mo di saluto verso la riccia alla mia destra.
“Vi conoscete?” Corrugai la fronte.
 “Si, siamo amici da tanto tempo.” Sorrise Tayla, lui rispose con un sorriso debole, quello che si fa quando non hai altra scelta.
Corrugai la fronte e la mia attenzione venne catturata da una figura alta con i capelli ricci che camminava al fianco di una ragazza rossa che indossava una mini gonna più “mini” che gonna.
Feci una smorfia disgustata riconoscendo mio malgrado le due figure.
“Alex?” Louis – come al solito – interruppe i miei pensieri facendo schioccare le sue dita davanti ai miei occhi.
“Si?” Dissi disorientata.
“Che ti prende?”
“Ragazzi io devo andare, ci sentiamo domani.” Tayla si alzò in piedi guardando l’orario sul cellulare. “Alex chiamami appena torni a casa ok?”
Gli mostrai il mio pollice in su mentre continuavo a fissare Harry e Mabel scambiarsi tenerezze nel cortile della scuola quando mi resi conto che la campanella era suonata da un pezzo e sarei dovuta ritornare a casa.
Vabbè, avrei aspettato fino a che quei due piccioncini non se ne fossero andati.
Mi sento una stolker tremenda.
“Oddio, c’è Justin Bieber senza maglietta!” Urlò Louis.
Mi girai di scatto verso di lui e poi iniziai a guardarmi in torno.
“Dove?” Chiesi eccitata.
“Da nessuna parte, ma era l’unico modo per attirare la tua attenzione, è mezz’ora che fissi quei due.” Rispose Tomlinson mostrandomi il suo più che perfetto sorriso.
“Coglione! Non si scherza su Justin Bieber.” Gli diedi una pacca sulla spalla e lui alzò gli occhi al cielo.
“E comunque non li stavo fissando.” Finii.
“Si che lo stavi facendo.”
“Non è vero.”
“Si che lo è.”
“No che non lo è.”
“Si.”
“No.”
“Si.”
“Vogliamo continuare così per tutto il pomeriggio?” Chiesi scocciata.
“Se è questo quello che vuoi.” Rispose.
Feci roteare gli occhi al cielo e lui, per la decima volta in cinque minuti, mi fece sentire la sua risata dolce prima di prendermi la mano sinistra e stringerla tra le sue.
Ormai eravamo rimasti solo noi due, anche Harry e Mabel se ne erano andati e il cortile era vuoto.
“A parte gli scherzi, che c’è fra te e il riccio?” Il suo tono di voce calò e divenne come quello di un fratello maggiore che è preoccupato per la sorellina.
“Assolutamente niente.” Risposi abbassando lo sguardo, non riuscendo a sostenere il suo.
“Si ed io sono Zac Efron.” Disse sarcastico.
“Ma non lo sei, sennò a quest’ora ti avrei già fatto perdere la verginità.” Risposi sorridendo.
Mi guardò come se avessi appena detto di essere trans e fece roteare gli occhi al cielo, di nuovo.
“Sto scherzando!” Risi. “Forse.” Sussurrai e lui mi diede una pacca sulla spalla.
“Sei brava nel cambiare argomento, ma non mi hai ancora detto cosa c’è fra voi due.”
“Tell’ho già detto e lo ripeto: non c’è assolutamente niente.” Risposi e improvvisamente le mie scarpe divennero un soggetto molto interessante da guardare.
Sospirò prima di lasciarmi un bacio sulla fronte.
“Va bene, vuol dire che me ne parlerai un altro giorno, andiamocene.”
Scendemmo dal muretto e ci incamminammo verso l’uscita dei cancelli, lui mise un braccio intorno alla mia spalla e mi riaccompagnò a casa.
 
 

“Alex, vieni e aiutami ad apparecchiare la tavola.” Urla mia madre dalla cucina.
“Non mi va.” Risposi distesa sul letto stanca morta.
“Alexandra Marie Stewart vai ad aiutare tua madre!” Urlò a sua volta papà dal salotto.
Alzai gli occhi al cielo anche se loro non potevano vedermi e aprii la porta della mia camera, cosa che probabilmente non avrei dovuto fare: mi ritrovai davanti un padre tutto sudato e peloso come un gorilla che faceva esercizi per cercare di perdere peso, in mutande – che bisogno c’era poi di farlo in biancheria intima? – e riproducendo i movimenti del figone palestrato di turno in televisione. Mio fratello stava filmando tutto con il cellulare e mia sorella intagliava pannocchie.
Che senso ha intagliare pannocchie? Non li capirò mai.
Feci un’espressione disgustata nell’osservare quella scena e mi diressi verso la cucina dove mia madre stava cercando di mettere il ripieno nel pollo.
Avevo sempre odiato il pollo, ma lei diceva che ‘dovevo provare cose nuove’ quindi si ostinava a cucinarlo.
“Cavoletti!” Si fece scappare mia madre.
Perché diceva cavoletti? Era quasi peggio di quando diceva ‘per dindirindina’ o ‘per dincibacco’.
“Prendi i piatti e inizia a metterli sul tavolo.” Mi ordinò lei.
“Si signora!” Mi misi sull’attenti prima di dirigermi marciando verso la credenza, afferrai cinque scodelle e le posizionai ordinatamente l’una vicino all’altra.
“Non fare la scema!” Rise leggermente. “Secondo te come si imbottisce il pollo?” Mi chiese guardando quel povero animale morto davanti a lei.
“Non ne ho la più pallida idea.”
Sbuffò e buttò tutto nel secchio.
“Al diavolo il pollo, prendi il telefono e chiama la pizzeria.”
Grazie Signore che da la su mi assisti e hai fatto in modo che mia madre non mi avvelenasse con i suoi soliti esperimenti in cucina.
Composi il numero della pizzeria tornando in salotto e buttandomi sul divano, cercando di non guardare mio padre che faceva esercizi.
“Chi stai chiamando tesoro?” Mi chiese lui col fiatone.
“La pizzeria.” Risposi.
In quel momento mi ricordai che non avevo chiamato Tayla nel pomeriggio, ma ormai il telefono squillava e non potevo attaccare.
“Pronto, Pizzeria West Hampstead, desidera?”
“Che questa conversazione finisca il più presto possibile, così potrò chiamare Tayla.” Risposi sovrappensiero.
“Come scusi?” Chiese la voce femminile dalla cornetta del telefono.
“Lasci stare, vorrei ordinare cinque pizze da portare al 99 di Stanhope Street.” Cominciai.
Dopo aver detto alla signorina della pizzeria le ordinazioni, riagganciai il telefono e composi il numero di Tayla.
“Pronto, chi è?” Riconobbi la sua voce.
“Tay, sono Alex.” Risposi incamminandomi verso la mia camera.
“Ciao bella, come va?”
“La mia famiglia pare il cast di una sottospecie di reality di squilibrati, però per il resto tutto ok, tu?”
“Bene dai, ci vieni alla festa di sabato sera?” Mi chiese.
“Quale festa? Dove?” Domandai incuriosita.
“Liam Payne della squadra di basket darà una festa a casa sua sabato sera, ne parlano tutti a scuola. Tu ci sarai, vero?” Marcò l’ultima parola come per dirmi ‘o ci vieni o ci vieni, scegli.’
“Ma non conosco nessuno!” Ribattei.
“Ed io cosa sono? Un paguro? E dai che ti costa per una sera uscire da quella casa e smettere di fare l’asociale?” Mi supplicò lei.
“Ah ah sei davvero simpatica! E va bene, però se provi ad abbandonarmi tra la folla giuro che te la faccio pagare.” Cedetti io mentre la sentii ridere e mormorare un ‘prometto che starò con te’ che mi rassicurò. 

***

Si è davvero cortissimo lo so ç.ç
scusatemi ma lo dovevo finire così perchè sennò sarebbe venuto male(?)
sorratemi comunque c':
prima che iniziate a laciarmi pomodori e a gridarmi "ritiraaati" vi volevo solo dire che almeno potreste essere felici del fatto che ho inserito anche una parte Harlex anche se corta lol
prometto che ce ne saranno di migliori.
giurin giurelloooo
no ok, AHAHAHAHAH
tipo che oggi ho mangiato due gelati e mi sento piena ç.ç
ora la finisco ok, volevo solo dirvi che ho intenzione di fare una storia su justin e selena:33
in quante/i la leggerebbero?
lasciate una recensione che non fa mai male..tanto per sapere se vi piace o se dovrei cambiare qualcosa e come vi aspettate i prossimi capitoli.
vi amo mie giuliette (ogni riferimento alla frase che ha detto harry a verona è puramente casuale lol).
che poi io manco ci sono andata a quel concerto perchè sto in culonia de sotto.
ma al where we are tour ci sarò, quanto con me? ajdks
Comunque la canzone citata qua sopra è Wherever I go di Miley Cyrus ed Emily Osment
Vabbè ora vi lascio davvero:*
Se volete farvi un'idea, ecco Tayla Webster la nuova amica di Alex.

Mio twitter (se mi menzionate ricambio tutte) : @hazdimples

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Capitolo 5
*** Party ***








“Buongiorno bellissima.” Squittì Tayla catapultandosi al mio fianco, dallo spavento sbattei la testa che avevo infilato nell’armadietto per cercare i libri.
“Ahio!” Mi massaggiai il capo.
“Ti ho messo paura?” Corrugò la fronte.
La guardai come per dirle ‘mi prendi per il culo o cosa?’ e cominciai a camminare per i corridoi al suo fianco.
“Giornata bellissima, non trovi?” Sorrise a trentadue due denti.
Emisi un grugnito simile a quello di un coiote che ha mangiato troppo.
“Ma cosa ci trovate tutti di bello nella mattina?” Mi chiesi trascinandomi nell’aula di musica.
Lei in risposta fece roteare gli occhi al cielo.
“Ho comprato il vestito!” Saltellò dalla gioia.
Stavo per risponderle ‘e chi se ne frega’ scazzata com’ero quella mattina, ma mi bloccai.
Essendo solo le dieci, cioè l’alba, la mia mente non era in grado di elaborare cosa stesse dicendo.
“Per la festa…” Disse notando la mia confusione.
“Di sabato sera…” Mi diede un’altra informazione visto che continuavo a guardarla come se non avessi idea di cosa stesse parlando, che in effetti era vero.
“A casa di Liam! Dio Alex, ma sei tarda o cosa?” Mi chiese.
Gli feci la linguaccia e ci sedemmo in banco in fondo, tirammo fuori il flauto e aspettammo l’arrivo della Professoressa.
I ragazzi intorno a noi si davano alla pazza gioia: gente che rideva, altri si tiravano palline di carta, alcuni che si esibivano in assoli con la batteria ed altri strumenti credendosi dei fottuti geni, e poi c’ero io che avevo un occhio chiuso dal sonno, l’altro mezzo aperto e la bava che mi faceva assomigliare ad un Bulldog.
Presi lo specchietto dal mio astuccio e guardai il riflesso nel vetro: devo ammettere che per essere un cane bavoso ero davvero sexy.
No, non è vero, ma pensarla così fa aumentare la mia autostima, quindi mi convinco di essere bella come Afrodite.
Che era la Dea della bellezza giusto? O quella della Guerra? Bho non lo so, dormivo alla lezione di storia.
“Io ci vado in pigiama alla festa se non mi sbrigo a cercare un vestito.” Mi rivolsi verso Tayla che non mi rispose.
“Tay, mi stai ascoltando?” Chiesi a lei che continuava a guardare qualcosa dietro di me.
Una mano picchietto sulle mie spalle.
“Non ora!” Risposi alla persona dietro di me.
“Tu dove l’hai comprato?” Feci sempre verso la mia amica riccia. “Sai ho visto un negozietto…”
Venni di nuovo interrotta dalla solita mano che picchietto sulla mia schiena ma con più forza.
“Porca puttana ti ho detto non ora!” Urlai girandomi e ritrovandomi faccia a faccia con l’insegnante di Musica, rossa dalla rabbia.
“Buongiorno mia amata Mrs. Miller, come le sta bene questo cardigan color…” Non sapevo come continuare la frase perché la verità è che l’unico colore che mi veniva in mente è ‘vomito’.
“Per questa volta passi perché non ho tempo da perdere Stewart, la prossima in presidenza!” Rispose severa andando alla cattedra per iniziare la lezione.
“No ma dico, sei cogliona? Mi potevi avvertire che mi stava dietro!” Mi rivolsi sotto voce verso Tayla che era scoppiata a ridere.
La lezione passò più velocemente di quanto mi aspettassi e mi ritrovai di nuovo con la faccia nell’armadietto a cercare i libri di matematica.
“Ehi Stewart!” Sentii pronunciare il mio nome da Louis.
Sbattei di nuovo la testa dallo spavento e lui rise.
“Cos’è una nuova moda far prendere un infarto alla nuova arrivata di primo mattina?” Risposi scazzata. Finalmente trovai il libro che cercavo e tolsi la testa dall’armadietto.
“Ma sono le undici Alex, non mi sembra tanto presto!” Intervenne, alzai lo sguardo per rispondergli ma mi trovai davanti un ragazzo biondo dal sorriso di un angelo e gli occhi celesti affiancato da Louis.
“Lui è…” Cominciò a parlare quest’ultimo ma lo interruppi quasi istintivamente.
“…Da stupro.” Pronunciai quelle parole ancora stordita da tutta quella bellezza.
Il biondino rise di gusto.
“Veramente mi chiamo Niall, ma se preferisci mi va bene anche essere chiamato ‘da stupro’.”
Le mi guancie si tinsero violentemente di rosso, dato che le sentii bruciare.
“E tu invece mi vuoi dire il tuo nome, bellissima?” Mi chiese Mrs. Sono-il-sesso-che-cammina.
“Alexandra.” Risposi a bassa voce.
Encantado.” Pronunciò quelle parole cercando di imitare l’accento spagnolo per poi prendere la mia mano e baciarla, non distogliendo le sue iridi celesti dalle mie verdi.
Sto sognando?
Perché sento le campane suonare?
Portatemi all’altare, io sono pronta!
“Alex ci vieni alla festa di sabato sera?” Mi chiese il castano facendomi ritornare alla realtà.
“Si cazzo, perché ne parlate tutti? Manco ci fosse l’annunciazione del Cristo risorto sabato sera!” Si, lo ammetto: mi girano parecchio le ovaie, ma non so perché.
“Ti sei alzata dalla parte sbagliata del letto Stewart?”
Sbuffai rumorosamente e lui rise.
Mi diede un bacio sulla fronte e se ne andò via con Niall.
“A dopo!” Mi urlarono e io li salutai con la mano
 
 
SABATO
“Alex, c’è qualcuno per te!” Urlò mi madre spalancando la porta di camera mia.
“Digli che sono partita per le Bahamas e di andare via!” Risposi mettendomi il cuscino sulla testa.
“Buongiorno simpaticona!”
Quelle parole…
Di mattina non era particolarmente brava a riconoscere la gente attraverso la voce, così tolsi il cuscino che mi copriva la visuale e vidi Louis seduto sul bordo del mio letto.
“Vaffanculo, sono le 8 di mattina.”Gli risposi molto gentilmente, questo fece rimbombare la risata nel suo petto.
“Che ci fai qui?”
“Ero solo passato a trovare la mia scazzata preferita.” Mi sorrise.
“Eccomi, in tutto il mio splendore.” Indicai tutta la bassezza del mio corpo.
 Ogni traccia di felicità scomparve dal suo volto quando guardò qualcosa sul mio comodino.
Si alzò dal mio letto dirigendosi verso questo oggetto che aveva catturato la sua attenzione: una foto.
Mi alzai seguendolo per capire di cosa si trattasse.
“Lui è…” Iniziò a parlare prima che io finì la sua frase.
“…Harry Styles, si è lui.”
“E perché avete una foto insieme?” Mi chiese confuso.
Sorrisi guardando quell’immagine: ritraeva noi due da piccoli, completamente sporchi di qualcosa di marroncino, giallo e bianco.
“Io e lui, bhè era il mio migliore amico quando eravamo piccoli.” Parlai a bassa voce, presi in mano la foto che lui teneva ancora tra le sue e sorrisi.
 
“Harry non so che fare!” Sbuffai sbattendo i piedi per terra.
Lui guardò il piccolo orologio che teneva al polso e corse al piano di sotto trascinandomi con se.
“Sbrigati Alex, il boss delle torte sta per iniziare!”
Mi ricordai di quel programma che io e lui amavamo guardare, mi correggo, lui amava guardare ma io lo assecondavo.
Ci buttammo a peso morto sul divano e accendemmo la tv. Ecco la solita sigla che annunciava l’inizio del programma.
Da quello che avevo capito era il compleanno della madre del proprietario di cui non mi ricordo mai il nome, e loro stavano cercando di fargli una torta speciale.
A dir la verità come al solito non lo guardavo molto, preferivo osservare Harry seduto vicino a me che fissava lo schermo come se stessero trasmettendo foto di modelle mezze nude. Non so perché ma in quello stato era adorabile.
Ed ecco la canzoncina che annuncia la fine.
Il riccio si alzò come illuminato da un’idea geniale, lo guardai e una luce fioca di speranza illumino i miei occhi.
“Perché non proviamo a fare anche noi una torta come quella in tv?”
Tutta la speranza che avevo prima scomparse, mi buttai sul divano e lo guardai con un’espressione alla ‘stai scherzando, vero Styles?’.
Lui alzò gli occhi al cielo, mi prese per il polso e mi trascinò in cucina.
Sapevo che amava cucinare, ma io che centro? A me non piaceva per niente, perché mi doveva sempre mettere in mezzo a queste cose?
“Lo faremo per la nonna!” Esordì.
O bhè, è una cosa carina visto che la signora Styles era sempre così buona con noi, dai lo faccio. Tanto cosa ho da perdere?
Lui iniziò a prendere degli ingredienti dagli scaffali, non avevo la minima idea di cosa fossero ma li fissai con aria esperta.
“Sbatti le uova!” Mi ordinò lui porgendomele.
Non sapendo cosa fare presi uno di quegli ovali marroncini all’esterno e lo lanciai contro al muro, poi presi l’altro per fare lo stesso gesto ma una mano mi blocco il polso.
“Cosa diamine stai facendo?” Mi chiese.
“Mi hai detto di sbattere le uova, è quello che sto facendo: le sbatto al muro.” Gli spiegai io.
Lui alzò gli occhi al cielo.
“Lasciamo perdere, faccio io tu mi devi solo passare gli ingredienti quando te lo chiedo ok?”
“Ok.” Annuii.
Passò un’ora e l’impasto della torta stava assumendo un odore strano e cominciava ad assomigliare al vomito del gatto di Harry.
“Non ci riusciremo mai.” Dissi arrendevole.
“Dobbiamo riuscirci!” Mi incitò lui.
“Dai riccio, è un’ora che ci stiamo provando e quella cosa sembra un rigurgito di Squink.”
Lui si ostinava a continuare a cucinare, così presi un po’ di impasto con la mano e gli sporcai i capelli.
“Ma che cavolo fai?” Mi chiese.
“Sei buffo sai?” Scoppiai in una risata fragorosa e lui ne approfittò per sporcarmi la faccia.
Da li iniziò una furiosa lotta a chi colpiva per primo l’altro con quella sostanza appiccicosa.
“Che sta succedendo qui?” Sentimmo la voce della nonna di Harry seguita da passi che si facevano sempre più vicini.
“Cavolo, nasconditi!” Mi disse lui spingendomi sotto al tavolo prima di infilarsi la con me.
“Che cos’è tutto questo casino?” La vedemmo toccare il piedi di Styles che molto intelligentemente aveva lasciato fuori da sotto il tavolo.
Si piegò alzando la tovaglia per guardarci.
“Siete stati voi piccole pesti?” Non sembrava incavolata anzi, rideva mentre uscivamo dal nostro nascondiglio.
“Scusa nonna ma noi…” Iniziò a giustificarsi Harry, ma venne bloccato dalle risate da quell’anziana signora.
“Ma che ti ridi?” Disse il riccio.
“Dovreste vedervi! Siete adorabili.” Continuava a ridere e noi ci guardammo allo specchio posto a destra della stanza.
In effetti eravamo davvero buffi, anche noi imitammo la Signora Styles piegandoci in due dalle risate.
“Dai venite qui, fatevi fotografare.” Disse lei prendendo una macchinetta digitale prima di premere ‘click’.
 

Raccontai tutto a Louis, gli parlai del giorno ritratto in quella foto e di come Harry mi aveva abbandonata. Il castano sembrava così attento nel sentire la mia spiegazione.
Lasciai che i miei occhi iniziassero a perdere lacrime che bruciavano sulla mia guancia.
Lui mi baciò lo zigomo e mi abbracciò.
“Non piangere, Styles è un coglione.” Cercò di rassicurarmi come fa un fratello maggiore con la sorellina più piccola.
“Lo so.” Risposi sincera.
“E non ti merita.” Continuò.
“Per niente.”
“Io ci sarò sempre per te.”
Non doveva dirlo, è la stessa frase che mi ripeteva Harry quando eravamo ancora amici.
Scoppiai in un pianto isterico e mi buttai all’indietro sul letto, capendo che questo non era lungo come mi aspettassi visto che sbattei la nuca alla testiera rovinando questo momento drammatico che si era creato.
“Ahio!” Mi massaggiai il punto dolorante mentre Louis si avvicinava a me preoccupato.
“Stai bene?”
“Si, sto benissimo.” Comincia a ridere e piangere contemporaneamente come una povera rincoglionita, Tomlinson mi guardò come se avessi tre teste prima di annunciare che sarebbe andato a prendere il ghiaccio.
Juliette entrò in camera preoccupata.
“Cosa è successo?” Urlò.
“Ho sbattuto alla testiera del letto.” Dissi tra una risata e l’altra.
Lei fece roteare gli occhi al cielo.
“Io corro qui per vedere se stai bene, facendomi tutti i peggiori film mentali immaginabili e mi ritrovo davanti ad una cogliona buttata sul letto che ride come una iena.” Parlò lei ed io gli tirai un cuscino in risposta.
“Eccomi qui col ghiaccio.” Disse Louis varcando la soia di camera mia.
“Tu sei?” Chiese July.
“Louis Tomlinson, un amico di Alex.”
“Ah…” Rispose lei. “Piacere, io sono la sorella, Juliette.”
E il bello è che io in tutto questo tempo continuavo a ridere, ma non ne capivo il perché.
“Devi aver preso una bella botta.” Mi disse Louis prendendomi in giro.
“Stronzo.” Risposi.
 
 
“Come sto?” Chiesi a Juliette che si pettinava i capelli, mostrandomi con indosso il vestito.
“Sei perfetta.” Mi rispose dolcemente.
Ci abbracciamo ed io corsi in salotto, per quanto mi era possibile con quei trampoli che mia sorella chiamava ‘tacchi’.
Ad aspettarmi c’era Tayla, più bella che mai che mi guardò dalla testa ai piedi mentre la sua bocca assunse la forma di una ‘O’.
“Andiamo?” Gli sorrisi e lei fece cenno di si con la testa.
I miei genitori misero in moto la macchina ed io aspettai in silenzio mentre Tayla gli faceva da navigatore verso casa di questo cosiddetto Liam.
Ci ritrovammo davanti a un palazzo alto 8 piani circa, citofonammo al cognome ‘Payne’ e una voce metallica ci rispose.
“Chi è?”
“Liam sono Tayla.” Quelle parole vennero seguite da un bip segno che la porta si era aperta.
Entrammo in quell’appartamento pieno di ragazzi sudati che ballavano appiccicati l’uno all’altro.
“Ma che cavolo? Peggio dei party americani che ci sono nei film!” Urlai alla riccia, la musica era talmente alta che non riuscivo neanche a sentire i miei pensieri.
Tayla guardò un punto tra la folla e poi sorrise soddisfatta.
“Scusa Alex, devo andare torno subito. Tu rimani qui.” Mi disse prima di dirigersi tra la folla per salutare un ragazzo alto con i capelli corti e una specie di voglia sulla gola.
Questi due dopo essersi scambiati qualche parola iniziarono a ballare.
Come immaginavo, io mi ritrovai da sola come un cane.
Ora comincio ad abbaiare, magari qualcuno mi nota.
 
 
Ormai erano ore che stavo seduta su quel dannato divano di pelle con una bottiglia di birra in mano dalla quale non avevo preso neanche un goccio, ma faceva più ragazza vissuta quindi la tenevo.
Davanti a me la folla continuava a scatenarsi e a ballare, ma l’unica cosa che riuscivo a vedere di ogni persona erano i culi visto che stavo seduta.
Avevo anche fatto una classifica dal sedere più bello a quello più brutto, tanto per far capire quanto mi stessi annoiando.
Decisi di camminare in mezzo a quei galeotti sudati alla ricerca di Tayla ma niente, sembrava volatilizzata.
Andai in bagno sperando che fosse li ma mi ritrovai davanti ad una ragazza dai capelli rossi seduta sul ripiano dei lavandini che baciava con foga un ragazzo riccio.
Lui gli passava una mano dentro il vestitino corto di questa che gemette come un maialino in calore.
Le lacrime iniziarono a rigarmi il viso, con questo mi gesto i due si staccarono e i loro occhi si andarono a posare sulla mia figura.
Uscii fuori quasi di corsa mischiandomi con il resto dei ragazzi li presenti, buttai giù tre sorsi di birra.
La mia gola iniziò a pizzicare a la mente venne offuscata, come se fosse scollegata dal resto del corpo.
Ne bevvi altra finche due grandi mani presero quella bottiglia verde e la tirarono via.
“Ridammela.” Urlai come una bambina che rivuole indietro le sue caramelle.
“No hai finito con questa.” Mi disse Harry con voce roca.
“Non rompere i coglioni, mica sei mio padre!” Continuai, l’alcolico che avevo appena bevuto mi stava dando la forza di parlargli.
“Non sono tuo padre ma tu adesso vieni via con me, ti riposto a casa.” Nella sua voce si poteva notare la fermezza che aveva nell’aver preso questa decisione.
Gli diedi uno schiaffo sulla guancia e me ne pentii.
Alex cosa stai facendo? Perché il corpo non ubbidisce ai miei comandi?
Le ginocchia iniziarono a tremarmi e quasi caddi per terra ma le braccia di Harry mi ressero.
“Sei ubriaca.” Mi disse ovvio ed io scoppiai a ridere senza motivo.
Mi sentivo gli arti mollicci e la testa girarmi, così chiusi gli occhi e mi lasciai andare mentre nella mia mente si faceva spazio il nero.
 
 
“Dove sono?” Chiesi strofinandomi gli occhi.
“Sei sveglia Alex, finalmente!” Mi disse una ragazza girata di spalle di cui potevo vedere solo i lunghi capelli neri.
Mi guardai intorno constatando di essere in una camera, di una femmina probabilmente notando il rosa di alcuni oggetti.
“Non ti ricordi di me?” Questa misteriosa individua si girò e mi venne accanto.
La misi a fuoco, sembrava familiare ma non ero ancora tanto lucida per capire chi fosse. Un difetto che avevo è che non reggevo per niente l’alcool.
“Sono Gemma.” Mi sorrise.
Gemma?
È vero Gemma, la sorella di Harry!
Come ho fatto a non riconoscerla subito?
Gli avvolsi le braccia al collo stringendola a me.
“Non sai quanto mi sei mancata.” Mi disse lei ancora avvolta nel mio abbraccio.
“Anche tu.” Risposi sincera.
“Perché non mi hai mai scritto in tutto questo tempo?” Gli chiesi confusa.
Lei abbassò lo sguardo e iniziò a torturarsi le mani.
“Harry non voleva.” Rispose calma.
Una miriade di domande iniziarono a farsi spazio nella mia testa, ma ne pronunciai solo una.
“Perché?”
Andò davanti l’armadio e prese dei pantaloni ed una camicia prima di lanciarmeli.
“Tieni metti questi, io scendo ad aiutare la mamma con la colazione.” Mi spiegò prima di uscire dalla stanza.
Scesi dal letto ed andai verso il corridoio.
Dove si poteva trovare il bagno?
Passai davanti ad una porta e decisi di aprirla, mi ritrovai in una camera con un letto ricoperto di lenzuola beige affiancato ad un armadio, probabilmente quella di Harry.
Entrai notando una piccola scrivania piena di oggetti e fotografie appese al muro li sopra.
O mio Dio.
Aveva il muro letteralmente pieno di nostre foto e la scrivania ricoperta di oggetti che gli avevo regalato negli anni precedenti.
Vidi la mia infanzia passarmi davanti e quasi non scoppiai a piangere, quando un foglio bianco macchiato da parole nere attirò la mia attenzione.
Era proprio li, mezzo piegato al centro di quel tavolino.
Mi avvicinai ad inizia a leggerla.
“Cara Alex,
Non so perché mi ostino a scriverti lettere che non leggerai mai.
Sono passati tanti giorni dall’ultima volta che ti ho visto e fidati, li conto uno ad uno mentre penso a tutto il tempo che sto sprecando…”
“Che ci fai tu qui?” Una voce maschile mi fece sobbalzare.
“S-stavo cercando il bagno.” Balbettai ritrovandomi davanti un Harry mezzo nudo e con i capelli bagnati, l’unica cosa che lo copriva era un asciugamano bianco messo sulla vita.
“Seconda porta a sinistra, ed ora esci.” Mi disse duro.
Eseguii i suoi ordini imbarazzata, dirigendomi verso il bagno.

***

Eccomi tornaaata.
Dai, questo capitolo è più lungo degli altri, amatemi.
*i lettori fischiano*
Si lo so çç fa cagare.
Ma in questi capitoli stiamo conoscendo meglio la storia di Harry e Alex...poi ci saranno più colpi di scena.
Io penso di odiarli.
Odio i personaggi, sapete perchè? Stanno facendo come cavolo gli pare.
Io gli dico di fare una cosa e loro mi si ribellano facendone un'altra.
BRUTTI STRONZI :(
ahahahahha sto iniziando a diventare matta.
Ho scritto un capitolo della mia storia, quella che avevo intenzione di fare su Justin e Selena.
In quanti la leggerebbero?
A massive thank you.
Allora...ne approfitto per ringraziare TUTTI quelli che hanno messo tra preferite/scelte ecc..
Un ringraziamento speciale a tutti quelli che hanno recensito...in tutto sono 25 recensioni,cazzo sono tantissime *O*
Vi amo.
Poi un ringraziamente più speciale dello speciale a mysmjle che è sempre così carina nelle sue recensioni e mi fa pisciare sotto dal ridere AHAHAHAHAH poi a xstylinsonslove che ieri ha aggiornato la sua storia adjsk e mi ha deto l'ispirazione.
Vi.amo.tutti.
Pace, amore e unicorni di cioccolato.

Mio twitter: @hazdimples (menzionatemi e ricambio tutte).

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Capitolo 6
*** Stay Please? ***








Riempii la vasca e mi ci immersi provando a rilassarmi.
La mia testa era un cumolo di pensieri che non avevano un senso logico, come pezzi di puzzle diversi che non si possono incastrare fra loro.
Decisi di uscire di li dopo poco tempo, stranamente l’acqua mi stava stressando. Avvolsi un asciugamano intorno al mio corpo, presi il fono ed iniziai ad asciugarmi i capelli.
Una volta asciutti li raccolsi in una treccia e mi vestii con le cose che mi aveva dato Gemma.
Uscii dal bagno, camminai lungo il corridoio per cercare la cucina, una volta trovata mi ci infilai dentro.
“Alex!” Mi abbraccio Anne, la madre di Harry e Gemma, quando mi vide entrare.
“Anne, da quanto tempo!” Ricambiai l’abbraccio stringendola a me.
Quella donna era davvero fantastica, ormai le davo del ‘tu’ dato che per me era come una zia.
“Ma come sei cresciuta tesoro, sei diventata una signorina.” Mi disse pizzicandomi la guancia ed io sorrisi istintivamente.
“Vieni accomodati.” Indicò una sedia vuota con davanti uova strapazzate ed un bicchiere di succo di frutta.
Mi guardai intorno, la cucina era arredata nei temi del rosso e del bianco, davvero carina.
Era abbastanza ampia e al centro aveva un tavolo bianco con dei sgabelli rossi posizionati intorno.
Guardai nella direzione di Harry che mi fissava corrugando la fronte, come se stesse cercando di capire qualcosa. Abbassai lo sguardo e arrossii leggermente.
Io e Gemma finimmo di mangiare e ci dirigemmo verso camera sua.
Mi buttai sul letto a peso morto, lei si sedette vicino a me.
“Ieri Harry mi ha detto che ti sei finita una bottiglia di birra in un sorso, ci credo che dopo sei svenuta, considerando che tu l’alcool lo reggi malissimo.” Mi disse Gemma ridacchiando.
Sbuffai con la faccia immersa nel cuscino.
“Ti senti bene?” Mi chiese.
“Benissimo.” Risposi ironica.
Mi sedetti a gambe incrociate davanti a lei.
“Non so cosa mi sia preso ieri sera è solo che..” Sentimmo qualcuno bussare che interruppe la nostra chiacchierata.
“Posso?” Chiese Harry in piedi all’entrata della camera.
“Che vuoi?” Gli rispose Gemma, lui alzò gli occhi al cielo.
“Vorrei parlare con Alex.”
Gli stavo per rispondere ‘pensavo di averti già detto che non volevo parlare con te’ ma la mia curiosità spinse i miei piedi a muoversi verso di lui.
Non appena vicini mi prese per la mano portandomi verso camera sua.
Strattonai il mio braccio per liberarmi, e continuai a camminare al suo fianco prima di entrare nella stanza.
Mi guardai intorno: gli oggetti e le foto riguardanti il nostro passato erano magicamente spariti. Quel gesto mi infastidì ma sapevo che le aveva tolte per evitare domande da parte mia.
“Dove le hai messe?” Chiesi comunque indicando la parete e la scrivania vuoti.
“Cosa?” Chiese facendo l’innocente.
“Le foto, gli oggetti…tutto!” Risposi.
“Non so di cosa tu stia parlando.”
Alzai gli occhi al cielo, mi stava facendo arrabbiare.
“Li ho visti quando sono entrata qui dentro prima.”
Lui in risposta abbassò lo sguardo.
“Almeno dimmi perché li tenevi ancora li.” Chiesi respirando profondamente per calmarmi.
Si sedette sul bordo del letto, lo seguii e feci la stessa cosa mentre lo vedevo torturarsi le mani.
“Non lo so.” Si decise a rispondermi.
“Si che lo sai, solo che non lo vuoi ammettere neanche a te stesso.” La testa mi faceva ancora male, probabilmente per questo tirai fuori quelle domande senza pensarci due volte.
Continuò a torturarsi le mani, io ne presi una nelle mie per farlo smettere.
 

HARRY’S POV:

Alex prese una delle mie mani e la mise fra le sue, la sua pelle era congelata a contatto con la mia.
Ripensai a quello che mi aveva detto pochi secondi prima.
“Si che lo sai, solo che non lo vuoi ammettere neanche a te stesso.”
Da una parte si sbagliava, quella a cui non lo volevo ammettere era lei.
Avevo troppa paura della sua reazione, insomma, l’avevo abbandonata e non mi ero fatto più sentire, mi pare abbastanza ovvio che lei ce l’abbia con me.
Sei uno stupido Harry, solo uno stupido.
Mi distesi sul letto passandomi le mani sul viso.
Sentii lei sdraiarsi vicino a me.
Dovevo smetterla di pensare, ora o mai più, le dovevo dire tutto.
E se lei mi prende a pizze? E se non mi volesse più bene come una volta?
In quel momento tutti i ricordi di quando eravamo piccoli mi passarono davanti, come se stessi guardando un film.
Presi un lungo respiro e mi decisi a parlare.
Aprii gli occhi e la trovai rannicchiata su un fianco, che mi dava le spalle.
Mi alzai e mi sporsi verso di lei, in modo da vedere la sua faccia: stava dormendo.
Sorrisi leggermente, era la solita, fin da piccola aveva sempre avuto lo strabiliante talento di addormentarsi praticamente ovunque ed in qualsiasi momento.
Gli passai le nocche sulla guancia rosea per accarezzarla.
Lei ancora con gli occhi chiusi si girò verso di me, mise la testa sul mio petto ed il braccio lo portò a circondare il mio stomaco.
Risi, era davvero adorabile quando faceva così.
Provai a muovermi lentamente per divincolarmi dalla sua presa e lasciarla da sola a risposare, ma lei mi strinse ancora più forte.
“Ti prego, resta.” Mi disse con gli occhi ancora chiusi.
Quella frase mi sembrava contenere più del semplice ‘resta a dormire con me sul letto’, è come si mi stesse chiedendo di non andarmene di nuovo come avevo fatto in passato.
Aprì gli occhi e alzò lo sguardo verso il mio viso.
Le sorrisi rassicurandola, lei accennò un sorriso dolce prima di richiudere gli occhi.
Le passai una mano fra i capelli per indurla a dormire e, dopo un po’ caddi anche io nel mondo dei sogni.
 

ALEX’S POV:

 Mi alzai dal petto di Harry mettendomi seduta sul letto, portai le mani chiuse in un pugno agli occhi per strofinarli.
Li riaprii e lasciai al mio sguardo cadere sulla figura distesa vicino a me, immersa in un sonno profondo.
Sorrisi leggermente e mi alzai camminando in punta di piedi per non svegliarlo.
Camminai verso la cucina dove trovai Anne che sfogliava un libro di ricette.
“Che fai?” Le chiesi sorridendo.
“Cerco qualcosa da prepararvi per pranzo.” Mi disse continuando a sfogliare le pagine.
A quel punto mi venne un’idea e sorrisi come un’ebete.
“Che ne dici se preparo la carbonara? È un piatto italiano che mia madre ama cucinare, e avvolte l’aiuto. Lo faccio io per ringraziarti della tua ospitalità!” Dissi alla donna vicino a me, non mi era mai piaciuto cucinare, ma amavo la carbonara e volevo fare qualcosa di carino per Anne.
Poi non sapevo che fare, quindi quella mi parve un’ottima idea.
“Tranquilla tesoro, faccio io.” Mi rispose lei.
“Assolutamente no. Ora tu esci dalla cucina e vai a rilassarti, ci penso io qui.” Le sorrisi, lei mormorò un ‘va bene’ e uscì dalla porta sorridendomi.
Mi guardai intorno ricordandomi di una cosa: non avevo la minima idea di come si cucinasse la carbonara.
L’unica cosa che sapevo di quel piatto era che è di origine italiana e che servono la pasta e la pancetta. Mamma la cucina spesso perché la ama, ma io non l’ho mai aiutata perché non mi piace cucinare.
Sono davvero intelligente.
Mi meriterei un applauso.
“Forse qui c’è scritto qualcosa.” Dissi tra me e me sfogliando le pagine di quel libro enorme.
“Trovata!” Saltellai alla vista della ricetta che cercavo.
“Mettete sul fuoco una pentola contenente abbondante acqua che, a bollore, salerete moderatamente. Nel frattempo tagliate il guanciale in dadini o listarelle.” Lessi.
Presi il necessario, misi una pentola sui fornelli ed iniziai a tagliare la pancetta.
I dadini che facevo non assomigliavano per niente a quelli del libro, anzi, sembravano più pezzi di carne sfracellata.
Mi lamentai rumorosamente vedendo lo schifo che mi stava venendo.
Qualcuno da dietro mise le sue mani sulle mie per aiutarmi a tagliare in modo decente.
“Così.” Mi sussurrò Harry con la sua voce roca.
Riuscivo a sentire il suo respiro solleticare il mio collo mentre ripeteva quel movimento con le mani ancora che circondavano le mie, per aiutarmi.
Sorrisi leggermente e una volta finito lessi le altre indicazioni che il libro di ricette mi dava.
“Mettetelo in un tegame antiaderente, senza l’aggiunta d’olio e lasciatelo sul fuoco fino a quando il grasso diventerà trasparente e leggermente croccante.” Lessi anche per Harry vicino a me.
“Che cazzo vorrebbe significare?” Chiesi guardandolo.
Lui sorrise e prese un tegame dalla credenza, lo mise sul fuoco e ci buttò dentro la carne che avevamo appena tagliato.
Lo lasciai fare sedendomi su uno degli sgabelli vicino al tavolo.
Lui si girò verso di me ed io abbassai lo sguardo arrossendo mentre ripensavo a quello che era successo tra noi qualche ora prima.
Lui sembrò divertito dalla mia reazione.
Prese tre uova dal frigorifero ed una ciotola.
“Ti chiederei di sbattere le uova ma dall’ultima volta che lo hai fatto non penso sia una buona idea.” Disse scherzando sul fatto che le avevo lanciate contro il muore un po’ di anni fa.
Risi anch’io con lui e afferrai quei tre ovali.
“Lo so fare Styles, non ho più 9 anni.” Risposi.
Afferrai la frusta ed iniziai a mescolare il tuorlo delle uova, poi lui ci aggiunse un po’ di pecorino e del pepe.
“Non mi merito un ringraziamento per averti aiutato?” Mi chiese facendo la faccia da cucciolo.
“Dopo avermi sfottuto, no.” Risposi provocandolo.
Lui prese un po’ di pecorino grattugiato e me lo lanciò addosso sporcandomi la maglietta.
Lo mandai a quel paese e mi pulii prima di fare il suo stesso gesto.
Ridemmo insieme ed io tornai a sbattere le uova mescolate a quegli altri due ingredienti.
Lui si avvicinò verso il tegame con la pancetta e spense il fuoco, poi versò la carne nella ciotola che avevo davanti.
Continuai a mescolare il tutto con la frusta.
Harry iniziò a far cuocere la pasta e, una volta pronta, la unì alla salsa precedentemente preparata.
Mettemmo il tutto nei piatti e chiamammo Anne e Gemma.
“Davvero ottima questa pasta, Alex.” Mi fece i complimenti la prima.
“Grazie, tutto merito di Harry.” Dissi sorridendo verso il riccio che mi mostrò le sue fossette.
“Bravo cucciolotto mio!” Esclamò Anne prima di stampare un bacio sulla guancia di suo figlio.
“Mamma!” Disse lui scansandosi, ridemmo e continuammo a mangiare.
 
 
Guardai fuori dal finestrino i palazzi di Londra, stavo tornando a casa in macchina con Gemma.
Ero un po’ preoccupata per la reazione che avrebbe avuto mia madre una volta arrivata, ma lei mi spiegò che aveva chiamato Katherine questa mattina e le aveva detto che durante la festa avevo visto Harry, gli avevo chiesto se potevo passare un attimo a casa sua per salutare il resto della famiglia ma durante il viaggio in macchina mi ero addormentata e lui aveva deciso di non svegliarmi.
È un scusa molto buona, considerando il talento che ho nel dormire, forse l’unica cosa che so fare davvero bene.
Arrivammo davanti al portone, suonammo al citofono e mia sorella ci aprì.
Salimmo le scale prima di arrivare al mio appartamento, trovai Juliette che ci aspettava all’entrata.
“Alex, finalmente sei tornata!” Squittì lei.
La abbracciai forte e lei fece lo stesso con me.
“Piacere, Juliette, la sorella di Alex.” Disse verso la mora che mi aveva accompagnata.
“Gemma, piacere mio.” Rispose lei stringendo la mano della bionda.
Vidi mamma correre verso di me.
“Alex! Com’è andata? Hai fatto la brava in casa della famiglia Styles?” Mi chiese, sorrisi aspettando una reazione alla Katherine-la-belva che ormai tutti conosciamo.
“Si mamma!” Risposi alzando gli occhi al cielo.
Mia madre si rivolse verso Gemma stringendola in un abbraccio.
“Da quanto tempo che non ti vedo!” Mormorò la donna.
“Sei davvero cresciuta tesoro, ma sei bellissima come sempre!”
Gemma rispose con un grazie sincero prima di salutarci annunciando che doveva tornare a casa.
“Come sta Anne?” Mi chiese mia madre.
“Bene, è la stessa di sempre.” Dissi con un sorriso prima di chiudermi in camera.
Non sapendo che fare mi misi seduta a gambe incrociate sul letto e ci posizionai sopra il computer portatile.
Lo accesi ed andai su Twitter.
I miei follower erano aumentati dall’ultima volta che ci erano entrata, cliccai sulla ‘home’ per cercare tweet interessanti da retwittare.
Il mio cellulare vibrò sul comodino.
 
Da: Tayla
Dove sei finita ieri sera? Ti ho cercata ovunque!

Digitai velocemente una risposta.

A: Tayla
Poi ti racconto. Tu piuttosto non avevi promesso di restare con me per tutta la serata?

Passarono pochi minuti e lo schermo si illuminò di nuovo.

Da: Tayla
Scusa è che Liam mi ha chiesto di ballare, poi abbiamo chiacchierato e mi sono scordata!

A: Tayla
Fa niente, ne parliamo domani xx

Da: Tayla
A domani xx

Stetti al computer per tutto il pomeriggio prima di andare in salone davanti al tv.
Stavano dando un’altra di quelle trasmissioni strappa lacrime in cui i due fidanzatini si lasciano, non mi piacevano granché ma la noia porta a questo.
Osservai l’ora sullo schermo: 7 e mezza.
Decisi di andare in cucina per controllare cosa stesse preparando mia madre.
“Insalata di riso.” Rispose alla ‘cosa c’è per cena’ che le avevo posto.
Sorrisi, mi piaceva molto l’insalata di riso.
Inizia ad apparecchiare la tavola impaziente di mangiare.
Dopo poco mamma servì i piatti caldi sul tavolo.
“Muovete le vostre chiappe flaccide e venite a mangiare!” Dissi, educata come un camionista, urlando in modo che tutti mi sentissero.
Sentii dei passi e finalmente tutta la famiglia si riunì a tavola, ingerii l’insalata di riso mentre mia sorella mia guardava sbarrando gli occhi.
“Che c’è?” Le chiesi ancora con la bocca piena.
Lei spostava il suo sguardo da me a mio fratello Christian, poi di nuovo a me.
“Hai visto un fantasma?” Dissi corrugando la fronte.
“Si vede che siete fratelli.” Rispose, non capivo cosa stesse dicendo, così mi girai verso Christian notando che stava nella mia stessa posizione con la bocca piena di cibo, mezza faccia sporca e il piatto quasi vuoto.
Io e mio fratello ci guardammo con aria di sfida, come facevano in cowboy prima di iniziare quella specie di duello con le pistole.
“Gara a chi finisce per primo?” Mi chiese inchiodandomi con lo sguardo.
“Gara a chi finisce per primo.” Affermai prima di iniziare il conto alla rovescia, quando dissi via cominciammo a mangiare tutto il contenuto nel piatto come fossimo cagnolini affamati, finii per prima.
“Louser!” Gli dissi facendo il segno della ‘L’ con la mano.
Io e lo scricciolo ci guardammo per un momento seriamente, poi scoppiammo a ridere sotto gli occhi sbalorditi del resto della famiglia.
“Bella partita fratello!” Dissi porgendogli la mano.
“Bella partita!” Rispose lui stringendola.
“Alex, Chris, smettetela con queste gare infantili!” Mi disse mio padre.
“Hai ragione papà, scusa.” Risposi fingendomi mortificata.
Io e Christian involontariamente afferrammo insieme il rispettivo bicchiere pieno di coca-cola, ci guardammo ancora capendoci al volo.
“Vuoi la rivincita?” Chiesi.
“Si che la voglio!” Rispose lui in modo inquietante.
“Bene, tanto non l’avrai!” Lo avvertii.
“Chi fa il rutto più grande?” Mormorò in modo da non farsi capire bene dal resto dei presenti.
“Ci sto fratello.”
Bevemmo tutto il liquido del bicchiere, inspirai l’aria e lasciai rilassare i muscoli.
Lui fece lo stesso, ma il suo rutto venne meglio del mio quindi cominciò a saltare per tutta la stanza gridando ‘Christian il grande vince sempre!’.
Tornò a sedersi a tavola con noi.
“Non so più come dirvelo! Peter, fa qualcosa!” Ci inchiodò con lo sguardo mia madre.
“Certo cara!” Fece una pausa. “Volevo partecipare anche io! Di sicuro vi avrei battuti!”
Io e mio fratello scoppiamo a ridere per prenderlo in giro.
“Credici!” Gli dissi io prendendolo in giro.
Mia madre fece roteare gli occhi al cielo.
“Meno male che c’è Juliette!” Sospirò.
La bionda la guardò prima di far uscire dalla sua bocca un rutto discreto, rise leggermente portandosi la mano davanti alla bocca.
“Come inizio non è male!” Le dissi battendole il cinque.
Mia madre si portò una mano alla fronte e iniziò a compiere movimenti quasi impercettibili con la testa mentre sussurrava un ‘non ci posso credere’.
 

Mi misi davanti alla scrivania e iniziai a leggere le pagine da studiare di biologia.
Erano passati cinque minuti, avevo studiato abbastanza per oggi.
Presi il cellulare  lo misi in mezzo al libro iniziando a giocare con tutti i minigiochi che trovavo.
Mi sorella entrò e mi guardò piegata sul libro di biologia.
“Cosa stai facendo?” Mi chiese.
“Studio.” Risposi.
Lei mi venne accanto e mise una mano sulla mia fronte.
“Sei sicura di stare bene?” Domandò allarmata.
“Simpatica! Comunque non è vero, stavo giocando col cellulare, guarda!” Dissi mostrando lo schermo che segnava che avevo vinto una partita ad un gioco impronunciabile.
“Pensavo di dover chiamare l’ospedale!” Disse lei sarcastica, feci roteare gli occhi al cielo e ci sedemmo a gambe incrociate sui nostri rispettivi letti che, siccome stavano vicini, potevano sembrare un letto matrimoniale.
“Non mi va di dormire!” Dissi guardando il buio fuor dalla finestra.
“Neanche a me!” Rispose sbuffando.
“Se prenda un po’ di latte e cereali che ne dici di vederci un film?” Le chiesi.
Lei annuì sorridendomi ed io scesi di sotto per prendere da mangiare.
Quando rientrai in camera la ritrovai ricoperta di dvd mentre cercava di sceglierne uno.
A nessuna delle sue erano mai piaciuti gli Horror, quindi scartammo film come ‘Paranormal Activity 3’ o ‘Scream 4’.
Optammo per ‘Ti presento i miei’ con Ben Stiller e lo guardammo finché non ci addormentammo una vicina all’altra.
 

“Buongiorno!” Mi urlò nell’orecchio Louis da dietro, facendomi saltare dallo spavento.
Anche se le prime ore erano passate, ero ancora assonnata quindi quel gesto fece andare il mio cuore a mille.
“Se lo fai di nuovo ti bestemmio in Tailandese!” Dissi incenerendolo con lo sguardo.
Alzò le mani in segno di arresa e mi fece udire la sua risata cristallina.
“Povera ragazza, non la trattare male!” Disse Niall al fianco del castano, spostandosi vicino a me per cingermi la spalla con un braccio.
Sposami.
Adesso.
Ti prego, ti prego, ti prego.
Horan sposami.
Ho detto che mi devi sposare.
Fanculo.
“Ben detto biondo! Ho bisogno di un Horan hug, Louis mi ha messo paura.” Feci la faccia da cucciolo piagnucolando come una bambina di due anni.
Lui mi abbraccio e e guardò il castano mormorando un ‘sei stato cattivo’ prima che scoppiammo a ridere tutti e tre.
“Cosa avete ora?” Chiese Louis facendoci capire che si stava rivolgendo alle materie.
Continuai a camminare per il corridoio in mezzo a loro.
“Arte, voi?” Risposi.
“Arte anche io.” Disse Louis.
“Scienze.” Sbuffò Niall.
“Sfigato!” Cominciammo a ridere e a prenderlo in giro.
Lui ci diede una pacca sulla spalla, poi si incamminò verso l’aula in cui doveva andare, mentre io e Louis andammo nella nostra.
Ci sedemmo davanti a due tele bianche con vicino le rispettive tempere e pennelli, eravamo tutti seduti a cerchio e c’era una specie di telo bianco steso per terra al centro di questo.
“Buongiorno ragazzi.” Disse la Professoressa Foster posizionandosi sul telo bianco.
“Oggi impareremo come dipingere una figura umana, chi vuole offrirsi per posare?” Chiese quell’anziana signora dai capelli biondo chiaro.
“Scommetto che tu non avresti il coraggio di andarci.” Mi sussurrò il castano dagli occhi celesti all’orecchio.
“Credi?” Dissi con tono di sfida.
Quando le persone iniziano una frase dicendo ‘scommetto che tu non avresti il coraggio di…’ è sicuro che io quella cosa la faccio.
“Io Mrs. Foster!” Alzai la mano sorridendo all’insegnante che mi fece cenno di avvicinarmi a lei.
“Stewart ora si metterà qui al centro, voi venite e mettetela nella posizione più strana che volete, poi tornate ai vostri posti e provate a farle un ritratto.” Esclamò la donna eccitata.
Tutti gli alunni presenti nella classe mi vennero incontro, alzarono la mia mano destra mettendola sulle mia testa, mentre quella sinistra me la portarono sul fianco. Mi dissero di postare il mio peso sulla gamba sinistra in modo da poter piegare leggermente quella destra. Avevo assunto una posizione abbastanza bizzarra, Louis mi alzò leggermente il mento e rise di gusto, seguito da me.
Tornarono ai loro posti ed iniziarono a dipingere, ogni tanto mentre Tomlinson mi guardava scoppiava a ridere ed io in risposta gli facevo la linguaccia.
“Stewart stai ferma, altrimenti non riusciranno a dipingerti.” Mi continuava a ripetere la professoressa.
Dopo parecchio tempo che stavo in quella posizione mi vennero i crampi, ma cercai di resistere dato che Louis, vedendo la mia stanchezza, mi mimava col labiale che di sicuro avrei ceduto prima della fine dell’ora.
La campanella finalmente suonò ed io potei rilassarmi.
“Voglio vederlo!” Dissi a Louis cercando di sbirciare per vedere la tela che stava coprendo.
“Aspetta due secondi.” Mi disse passando qualche pennellata sul foglio.
Sorrisi ed aspettai, lui con un gesto teatrale mi dimostrò il suo lavoro finito.
Scoppiai in ridere e mi piegai in due portandomi le mani alla pancia.
“Quella sarei io? Sembro un maialino!” Dissi tra una risata e l’altra.
“Davvero? Allora mi sei venuta bene!” Rispose Louis facendomi la linguaccia.
“Me lo sono meritato.” Gli risposi io arrendendomi.
Uscimmo fuori dall’aula di arte andando verso gli armadietti.
“Ciao Alex!” Disse Tayla affiancandosi a me e stampandomi un bacio sulla guancia.
Notai Louis irrigidirsi cingendo il mio fianco con un braccio.
Gli lanciai un’occhiata interrogativa a cui lui rispose con un sorriso palesemente forzato, poi portai di nuovo la mia attenzione a Tayla.
“Sono ancora arrabbiata per Sabato sera.” Le dissi mettendo il broncio.
“Scusa! Giuro che era per una buona causa!” Mi rispose cercando di convincermi.
“Spara!” Le dissi.
“Io e Liam è da un po’ che ci frequentiamo, è bhè, l’altra sera mi sembrava il momento perfetto per conquistarlo. Scusa, mi sono lasciata prendere!” Mi supplicò.
La guardai seria e lei si morse il labbro speranzosa.
Le sorrisi e l’abbracciai divincolandomi dalla presa di Louis che si faceva sempre più dura sul mio fianco.
“Sei perdonata.” Le dissi e lei tirò un sospiro di sollievo.
“Andiamo a pranzo Alex? Niall ci sta aspettando.” Mi avvertì il castano.
“Certo!” Risposi pensando di far venire con noi anche Tayla.
Guardai i due scambiarsi uno sguardo serio per poi sorridere appena, più che sorridere sembrava si volessero uccidere a vicenda.
“Dopo parliamo.” Sussurrai a Louis coprendomi la faccia con i capelli in modo tale da non far leggere alla riccia il mio labiale.
“Io vado, Liam mi aspetta. A dopo Alex!” Mi salutò con un bacio sulla guancia.
“Ciao.” Si rivolse a Louis con lo stesso sorriso omicida di prima.
Camminammo un po’, appena realizzai che Tay era abbastanza lontana da non poterci sentire bloccai Louis sbarrandogli la strada.
“Che succede adesso?” Mi chiese scocciato.
“Perché tu e Tayla vi guardavate come se volesse mangiarvi a vicenda?” Gli dissi tutto d’un fiato.
“Si nota tanto?” Mi chiese abbassando lo sguardo.
“Rispondi.” Dissi con tono fermo.
“Non mi convince quella ragazza, si comporta in modo strano con te.” Rimasi spiazzata nell’udire quelle parole.
“È come se volesse esserti amica per arrivare a qualcosa, o a qualcuno…” Continuò.
Rimasi a bocca aperta prima di riprendere coscienza.
“Tayla? Non mi sembra tipo, è una brava persona!” La difesi.
“Sarà, ma non mi convince.”

***

hi guuuuys.
i'm back.
come va? considerate che oggi ho fatto il tema di italiano sui miei idoli e secondo la mia modesta opinione è venuto ajdks u.u
eniuei(?) passiamo al capitolo.
non pensate che siccome che harry ed alex si erano scambiati quelle smancerie nei prossimi capitoli si baceranno e faranno 10 figli lol, manca ancora tanto a quel momento.
che poi chi lo sa che magari (come ci ha fatto notare il nostro dolcissimo louis) tayla non stia davvero con alex a scopi personali e potrebbe intralciarle il cammino(?)
proprio ieri sera mi è venuta un'idea fantastica che allungherà ancora di più la storia (ma non centra con tayla se è questo che vi state chiedendo) ouo
mi amo da sola skstm.
cosa pensate del momento romantico tra harry ed alex? o preferite come coppia louis ed alex?
cosa pensate di tayla? secondo voi come sarà il prossimo capitolo?
voglio sapere tutto di tutto, magari riuscite a darmi qualche idea per rendere la storia più bella ouo
lo spazio autrice sta diventando lunghissimo, quindi ora evaporo.
vorrei ringraziare TUTTE le persone che hanno recensito, in tutto ci sono 38 recensioni omg.
voglio ringrazie anche quelli che mettono tra preferite/seguite/ricordate e tutti quelli che leggono in silenzio.
pace amore e balene volanti.
vi lascio con una gif del nostro horan e di juliette (perchè mi andava lol)





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Ask (se volete farmi domande non esitate, rispondo a tutto)

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Capitolo 7
*** Luna Park ***








Forever young, i wanna be forever young 
Do you really want to live forever, forever or never. 






Le settimane volarono via, Harry ed io non ci eravamo più parlati dall’ultima volta dopo la festa.
Era sabato mattina, dormivo beatamente quando qualcuno ebbe la bella idea di venire a saltare sul mio letto urlando ‘sono un tirannosauro rex’, volevo rispondergli ‘sti cazzi’ ma non avevo neanche la forza per parlare.
“Alexandra alzati!” Mi urlava il marmocchio che mi aveva svegliata.
“Me la pagherai.” Dissi affondando la testa nel cuscino.
Christian in risposta scaraventò per terra le coperte, poi urlò ‘this is Sparta’ prima di avventarsi su di me per buttarmi giù del letto.
“Se ti prendo…” Gli dico io minacciosa, lasciando la frase in sospeso.
Lui fa una risata divertita ed inizia a correre, seguito da me.
Ad un certo punto, non so come, non so per cosa, ma mi ritrovo con la faccia spiaccicata sul pavimento.
Giro di poco la testa trovando una scimmietta di peluche vicino ai miei piedi, probabilmente sono inciampata in quella.
Mi rannicchio sul pavimento che sembrava incredibilmente comodo e chiudo gli occhi.
“Cosa stai facendo?” Sento la voce di mia madre parlare al mio fianco.
Rispondo con la prima cosa intelligente che mi passa per la testa.
“La barbona.”
“Alzati, non sei un cane!” Continuò lei.
“Wof wof!” Fu la risposta geniale che uscì dalla mia bocca.
Aprii lentamente le palpebre per vederla alzare gli occhi al cielo e andarsene borbottando.
Rimasi pochi minuti ancora li quando due mani esili mi afferrarono le braccia e mi trascinarono in camera.
“Ma stavo così comoda!” Borbottai a mia sorella che mi aveva intimato di alzarmi dopo avermi fatto fare da straccio trascinandomi fino a li.
“Lavati e vestiti.” Mi disse severa spingendomi fuori dalla porta fino al bagno.
Mi bloccai girandomi verso di lei.
“Ma cosa stai facendo?” Le chiesi corrugando la fronte.
“Non ti ricordi? Mamma e papà oggi partono per quel viaggio in Argentina e gli ho promesso che avrei badato io a te e Christian, ma se vedono che vi comportate male non partiranno mai.” Disse tutto d’un fiato.
Annuii capendo cosa mi stesse dicendo.
“Ok, ma io ho fame, vado a fare colazione.” La avvisai dirigendomi verso la cucina.
Dopo aver ingurgitato i cereali saluto mamma e papà che se ne vanno recitando la solita premessa di fare i buoni e non incendiare casa, avvertendoci che manderà Anne a controllare come stiamo ogni tanto. Tipico dei genitori.
Corro verso il bagno e inizio a lavarmi i denti, quando suona il campanello.
“Alex, è per te!” Mi urla Juliette sul portico.
“Chi è adesso?” Mi dirigo verso di lei con lo spazzolino ancora in bocca sbuffando.
La trovo davanti alla porta mezza socchiusa che mi aspetta.
Mi avvicino per notare Louis e Niall che mi guardano divertiti. Imbarazzata, butto per terra lo spazzolino e mi metto in una posa sensuale, provo a dire ‘ciao’ ma mi ricordo che ho la bocca piena di dentifricio, quindi mi sto zitta e continuo a guardarli come un’ebete.
Lancio un’occhiata veloce a mia sorella, come per chiederle di aiutarmi.
“Vi lascio soli.” Disse lei facendomi l’occhiolino.
Ma cosa aveva capito? Stupida bionda.
Sbarro gli occhi e lei mi mima un ‘tranquilla, ho capito tutto, vado via’ con le labbra prima di sorridermi e chiudersi in camera.
“Davvero sexy il pigiama!” Si decide a parlare Niall, abbasso lo sguardo per notare che indosso ancora il mio bellissimo completo rosa pieno di panda disegnati sopra.
Divento tutta rossa e mimo con le mani di aspettarmi un minuto.
I due annuiscono e corro verso il bagno, questo accentua il ‘crack crack’ che fanno le mie ciabatte a forma di ranocchietta quando toccano il suolo.
Sputo il liquido presente nella mia bocca nel lavandino, poi la sciacquo e torno da Tomlinson e Horan.
“Eccomi qui!” Dissi catapultandomi sull’uscio di casa.
Li guardai ancora rossa in viso e li invitai ad entrare.
“Eravamo venuti qui per chiederti se volevi venire con noi a fare un giro per le strade di Londra.” Mi sorrise Louis.
“Ma non pensavamo di ritrovarti in questo stato.” Continuò scoppiando a ridere.
Gli diedi un piccolo buffetto sulla spalla e lui ricambio scompigliandomi i capelli, cosa che trovai piuttosto difficile dato non pensassi che si potessero scompigliare più di quanto già lo erano.
“Sei adorabile comunque.” Pronunciò il biondo con tono dolce.
Arrossii e sorrisi come una bambina ebete prima di saltellare vicino a lui e stampargli un bacio sulla guancia.
“Grazie Biondino!” Vidi le sue guance avvampare e curvai le mie labbra in un sorriso, intenerita.
“Ha ragione!” Si intromise il castano. “Mi merito anche io un bacio?”
“Louis!” Pronunciai alzando gli occhi al cielo prima di lasciargli un bacio innocente sullo zigomo.
Lui sorrise soddisfatto ed io non potei fare a meno di pizzicargli la guancia con una mano.
“Vado a mettermi qualcosa di decente, aspettatemi qui!” Annunciai dirigendomi verso camera mia, iniziando a saltellare come solo Heidi sulle montagne sa fare.
Tirai fuori tutti i vestiti ammucchiandoli sul letto, classificandoli in ‘orrendi’ ‘decenti’ ‘carini’.
Dopo aver constatato che di vestiti carini per girare a Londra non ne avevo, decisi di svaligiare anche l’armadio di Juliette cercando qualcosa della mi taglia.
Mi arresi scegliendo un paio di jeans aderenti ed una maglietta semplice.
Mi tolsi il pigiama rimanendo in reggiseno e mutande quando qualcuno aprì la porta.
“Oh scusa, credevo fossi morta mentre cercavi di infilarti la maglietta, sono due ore che ti aspettiamo!” Esordì Louis guardandomi attentamente da testa ai piedi. Provai a coprirmi col primo vestito che mi capitò sott’occhio e gli urlai di uscire. Quando finalmente fui vestita lo invitai ad entrare.
Si affiancò a me che mi truccavo quel poco da coprire le imperfezioni del mio volto.
“Scusa ancora per prima, è che Juliette e Niall hanno cominciato a parlare di Justin Bieber e non la finivano più.” Si giustificò.
“Juliette e Niall?” Ripetei corrugando la fronte e fermando la mano che stava spargendo con un pennello la cipria sul mio volto.
“Si, sembra che il nostro irlandese abbia trovato dei CD di quel cantante Canadese nel salotto e a chiesto a tua sorella di chi fossero, hanno incominciato a parlare di  Bieber e non sapendo che fare sono venuto a controllare che stessi bene.” Mi spiegò.
“Sono sana come un pesce!” Dissi gonfiando le guancie per provare assomigliare ad un pesce palla.
Rise, probabilmente per compassione e ci dirigemmo verso il salotto, dove i nostri due superfan di Bieber ci stavano aspettando.
“Usciamo?” Sorrisi.
“Può venire anche Juliette?” Chiese Niall a Louis.
“Ma certo!” Rispose quest’ultimo.
“Chris, noi usciamo. Non rompere niente e fai il bravo, se mi dai ascolto al ritorno ti darò dieci sterline.” Urlai e sentii lui gridare ‘si!’ tutto esaltato.
Povero illuso, pensa che glie li dia davvero.
Uscendo chiusi a chiave la porta, per sicurezza e cominciammo a camminare per le vie di quella meravigliosa città.
 
 

“Che ti ridi?” Chiese Horan spazientito.
Mi piegai in due dalle risate, tanto da farmi male la pancia.
“Hai il naso sporco di gelato alla fragola, sembri un folletto!” Dissi continuando a ridere e prendendolo in giro.
Lui storse gli occhi provando a guardarsi il naso, poi tirò fuori alla lingua per leccare il gelato sulla punta, ma senza ottenere grandi risultati.
“Oh bhè, i folletti sono carini.” Mi disse facendo spallucce e sorridendomi.
“Ma io odio i folletti, mi fanno paura!” Risposi sincera.
Louis mi guardò scioccato, poi spostò i suoi occhi su mia sorella come per chiedere la conferma.
“È vero, Christian si veste sempre da folletto a carnevale per spaventarla.” Rispose July ridendo.
Feci per parlare quando qualcuno mi picchietto sulla spalla, mi girai trovandomi davanti un Niall con un cappello verde che mi urla ‘bu!’ per spaventarmi.
Lancio un grido di terrore facendo un salto all’indietro, sento la mia schiena poggiare sul petto di Louis che ride e cinge le sue braccia sul mio stomaco.
“Povera piccola.” Disse il castano dandomi un bacio sui capelli.
“Niall James Horan, togliti subito quel cappello da folletto e smettila di fare il coglione!” Dico al biondo davanti a me, che ride insieme a quella traditrice di mia sorella.
Lui mi obbedisce ma continua a portarmi in giro.
“Non è divertente!” Faccio io, mettendo il broncio e incrociando le braccia al petto.
“Si che lo è!” Ride mia sorella.
“Vogliamo parlare delle tue paure, mia cara Juliette?” Pronunciai quelle parole con tono di sfida.
Lei si bloccò di scatto sbarrando gli occhi, sapeva che le conveniva stare dalla mia parte.
“Niall non è divertente!” Diede uno schiaffetto sulla spalla del biondo che la guardava sconcertato.
“Ma fino a due minuti fa…” Iniziò a parlare lui confuso.
“Non prendere in giro la mia cara sorellina!” Disse lei sgridandolo e mettendosi al mio fianco.
“Brava, vedo che hai capito.” Parlai all’orecchio di Jul che mi sorrise.
Ci sedemmo su una panchina, ricominciando a parlare del più e del meno.
“La tua paura delle montagne russe è ancora più stupida della mia!” Dissi riferendomi a Juliette.
“Davvero? Delle montagne russe?” Chiese Louis.
“Si…” Rispose sincera.
“Fifone!” Intervenne Niall.
“Parla per lei, io non mi spavento a salire su una stupida montagna russa.” Dissi con aria di sufficienza.
“Scommetto che urli dal terrore!” Mi sfidò Louis.
“Ed io scommetto che te urli dalla paura!” Risposi.
“Se gridi spaventata per prima dovrai andare a scuola con quell’adorabile pigiamino che avevi questa mattina.” Mi disse porgendomi la mano.
“Ci sto.” La strinsi e lasciai che la mia bocca si aprisse in un sorriso malvagio.
“Ma se gridi tu per primo, dovrai venire a scuola col tutù rosa da ballerina.”
Il castano all’inizio spalancò gli occhi, poi ci penso un attimo prima di annuire deciso.
Prendemmo la metro ed arrivammo fino a Chessingtong Park, un Lunapark a sud di Londra.
“Il tiro al bersaglio!” Mia sorella indicò un bancone iniziando a saltellare.
“Vi prego, facciamo per prima quello?” Continuò.
Io e Louis portammo la nostra attenzione su delle montagne russe poco più lontane da li, poi ci guardammo con aria di sfida.
“Alex ed io vi raggiungiamo fra poco.” Spiegò lui ai due biondi che ci guardavano.
“Pronto a perdere?” Gli dissi sicura di me.
“Non esserne così sicura.” Mi rispose lui puntando i suoi occhi incredibilmente magnetici nei miei.
Feci il segno di una ‘L’ con la mano destra e me la portai sulla fronte, per dirgli ‘Louser’.
“Prepara il pigiama, Stewart.” Mi disse ridacchiando.
“Hai già alloggiato un tutù Tomlinson?” Risposi a tono.
Il castano mi prese per mano e ci mettemmo in coda alla fila eccessivamente corta, per nostra fortuna, pochi minuti dopo ci sedemmo sul vagone al centro.
“Spero che la sconfitta non ti bruci troppo.” Mi disse, non feci in tempo a rispondergli che il vagone partì, prima lento in salita per poi buttarsi su una discesa incredibilmente spaventosa.
Mi venne voglia si urlare ma mi trattenni gonfiando le mie guancie di aria, non so perché ma mi aiutava a stare zitta.
Louis mi guardò di scatto e scoppiò a ridere, dato che probabilmente assomigliavo ad un castoro.
Questo lo fece deconcentrare e non si accorse che stavamo per fare il giro della morte. Quando quel momento arrivò, lui preso dalla sprovvista, urlò dal terrore ed io iniziai a ballare la conga mentalmente.
Ormai avevo vinto, giusto? Quindi potevo anche urlare?
E infatti così feci fino a quando il vagone tornò alla sua postazione iniziale.
“Mi hai rotto un timpano!” Disse mentre ci dirigevamo verso Niall e Juliette.
“Ma ho vinto comunque!” Sorrisi soddisfatta.
Lui alzò gli occhi al cielo.
“Non devo veramente andare a scuola in tutù vero?” Chiese speranzoso.
“Oh si che ci andrai, mio caro Louis.” Gli sorrisi pensando alla scena di lui vestito da ballerina che girava per i corridoi.
Ci accorgemmo di essere arrivati dai nostri due amici, solo quando Juliette sventolo un animaletto davanti ai nostri occhi.
“Guardate, ho vinto un elefantino di peluche!” Sorrise come una bambina.
“Veramente l’ho vinto io, ma tu me l’hai rubato.” Intervenne Niall.
“Mi lasci sognare di non aver sbagliato tutti i tiri per almeno due minuti, grazie?” Le chiese Juliette.
Lui fece roteare gli occhi al cielo e le lasciò tenere l’elefantino.
Passammo la giornata e giocare dentro quel Lunapark, finché non iniziò a fare buio e decidemmo di tornare a casa.
 
 

“Chris, siamo a casa!” Urlai aprendo la porta con le chiavi.
Non sentii nessuna risposta, così guardai mia sorella preoccupata.
“Chris, ci sei?” Chiese lei, la luce era spenta quindi cercò l’interruttore tastando il muro.
Quando il salotto fu illuminato dal bagliore del lampadario, sbarrai gli occhi e la mia mente venne offuscata da un solo pensiero: bruciare nell’acido mio fratello.
Louis e Niall, che nel frattempo erano entrati anche loro richiudendosi la porta alle spalle, assunsero la stessa espressione scioccata che avevamo dipinta sul volto io e mia sorella.
“Che cavolo è successo qui?” Chiese Niall.
Il divano era completamente sommerso da vestiti da lavare, la tv ricoperta da nastri colorati che proseguivano per il corridoio su un comodino c’era un piatto gigante di panna e cioccolata e cibo sparso per tutta casa.
Poco dopo entrò in salotto Christian, con le mutande di papà come mantello che sparava dalla pistola finta delle  ciliegie che si schiantavano contro il muro, sporcandolo.
Puntò l’arnese che aveva in mano verso di noi.
“Sono arrivati i criminali!” Disse al Woki Toki finto, fece finta di ricevere una risposta e lo rimise in tasca.
“Posa subito quella pistoletta!” Scandii bene ogni parola.
“Non prima di avervi sistemati, fuorilegge!” Rispose.
Ci fece mettere tutti per terra, dicendoci che se avessimo provato a scappare ci avrebbe sparati con le ciliegie, ci legò con la corda e rise come i malvagi dei cartoni animati.
Ogni giorno la stessa storia, ci coinvolge sempre nei suoi giochi stupidi.
“Chris, slegaci subito, il gioco è finito.” Disse Juliette.
“Giammai!” Rispose duro.
“Se non ci lasci andare chiamerò mamma e papà e gli dirò tutto quello che hai fatto.” Gli dissi sapendo già che avrebbe ceduto.
“Non oseresti.”
“Oh si che oserei.” Risposi tirando fuori il cellulare dalla mia tasca, è talmente stupido che neanche ci ha legato i polsi dietro la schiena.
“Ma così loro torneranno qui e addio pacchia!” Mi sussurrò July all’orecchio.
“Tranquilla, cederà prima che io possa chiamarli.” Le risposi sicura di me.
Christian abbassò lo sguardo e si avvicinò a no che stavamo seduti per terra, slegò il laccio avvolto intorno alla nostra pancia e se ne andò in camera con una faccia da cane bastonato.
“Che palle, ora dobbiamo ripulire tutto!” Sbuffai guardandomi intorno.
“Se volete vi aiutiamo.” Ci disse Niall.
“Grazie mille, ma non siete obbligati.” Risposi io sorprendendomi della mia gentilezza.
“Tranquille…” La voce dolce di Louis mi arrivò alle orecchie. “Tanto non sappiamo che fare.”
Ah, ecco spiegato perché volessero aiutarci.
Pulimmo tutto, poi ci mettemmo seduti sul divano.
“Film?” Chiesi sorridendo.
Annuirono e mi alzai per scegliere qualcosa di bello da vedere, Louis mi seguì aiutandomi, alla fine optammo per “Bambola Assassina”, un horror che io e Juliette odiavamo ma dato che Tomlinson e Horan ci avevano aiutate, decidemmo di fare un sacrificio per loro e sorbirci il film per il resto della serata.
Provai a nascondermi il viso ad ogni scena paurosa, Louis lo notò e rise leggermente facendomi accoccolare sul suo petto. Mi cinse con un braccio le spalle ed iniziò ad accarezzarmi i capelli.
Il suo corpo era incredibilmente caldo, mi sentivo al sicuro tra le sue braccia quindi lo lasciai fare, ma non volevo succedesse niente tra noi.
Insomma eravamo amici, giusto? Solo amici.
Questo non toglie il fatto che Louis sia dannatamente stupendo.
Ma non riuscivo a pensare a lui come ad un fidanzato, perché ogni volta che chiudevo gli occhi aveva l’immagine fissa di Harry che mi baciava dolcemente.
Mi lasciai trasportare dal tocco leggero di Lou e chiusi gli occhi fregandomene delle urla proveniente dalla tv e da mia sorella, dopo pochi minuti mi concessi di cadere nel mondo dei sogni.

***

Scusate,scusate,scusate!
Lo so, non aggiorno da tanto ma mi stavo deprimendo perchè al capitolo precendente ho ricevuto solo due recensioni e mi ci ero impegnata per farlo çç
vabbè,succede c:
cooomunque.
come avete visto in questo capitolo ho menzionato anche justin...sono una belieber e non potevo non mettelo ajdks
in questa storia non ci saranno insulti a justin o ad altri artisti, tranquilli :) infatti justin piace anche ad alex e louis, ma i due belieber nella storia sono juliette e niall lol
questo capitolo è molto semplice direi, viene raccontata una normale giornata passata fra amici.

so che è noioso, ma è di passaggio e mi serviva per forza.
sorratemi uu
spero che questa volta recensirete in molti, love u.
grazie a tutti quelli che hanno messo tra preferiti/seguiti ecc..
grazie a quelli che leggono in silenzio ajkds
grazie a todo el mundo(?)
ora vi lascio..secondo voi succederà qualcosa tra louis e alex? ci sperate o no? preferite che stia con harry?
lasciatemi i vostri pareri e cosa succederà secondo voi nei prossimi capitoli,pls. è importante per me c:
vi amo tanto,ciaao:*
vi lascio con una gif di Alex Stewart / Sarah Hyland ajdks



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Ps. avete sentito la canzone che ha cantato harry? don't let me go, io la trovo fantastica ajkds

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Capitolo 8
*** Bitches are everywhere. ***








Aprii le palpebre il giusto per riuscire a notare che stavo ancora tra le braccia di Louis che dormiva beatamente.
Mi alzai con cautela stando attenta a non svegliarlo e mi accorsi che Niall si trovava li vicino a noi che russava lievemente, ma non c’era traccia di Juliette.
Mi diressi in cucina dove trovai mia sorella intenta a preparare la colazione.
“Buongiorno Alex.” Mi sorrise.
“Giorno Juls.” Risposi abbozzando un sorriso, ancora assonnata.
Provai ad aiutarla a cucinare finchè lei mi intimò, non molto gentilmente, di smetterla di fare casino.
Mise i piatti a tavola e uscì dalla cucina con me per svegliare i due dormiglioni.
“Louis, Niall, svegliatevi.” Disse lei con voce smielata sedendosi vicino a loro.
Continuarono a dormire.
“Dai ragazzi, alzatevi.” Continuò la biondina con tono di voce leggermente più alto, ma sempre dolce.
“Volete toglierei quei culoni pesanti dal divano e venire con noi a fare colazione?” Urlai alzando gli occhi al cielo.
Dalla bocca di Juliette uscì la sua risata cristallina mentre mi guardava.
Niall e Louis nel sentire quelle urla si alzarono di soprassalto, ci guardarono non capendo niente e tornarono a dormire sul divano, con il castano che poggiò la testa sulla spalla del biondo.
Faci roteare ancora una volta gli occhi al cielo.
“Che carini che sono!” Disse July osservandoli con un sorriso.
“Si, davvero teneri. Ma ora vieni qui e aiutami a buttarli giù!” Le risposi posizionandomi dietro al divano.
Mettemmo entrambe i palmi delle mani su di esso, contammo fino a tre per poi dare un spinta forte abbastanza da far alzare la parte dietro del divano.
Horan e Tomlinson rotolarono per terra e noi cominciammo a ridere finchè i due non ci fulminarono con lo sguardo.
“Bastarde!” Disse il castano mentre si massaggiava la testa.
“Siete voi che dormite come ghiri in letargo!” Risposi andando a svegliare Chris mentre gli altri si dirigevano in cucina.
Entrai in quella camera in cui speravo non doverci mettere più piede dopo l’ultima volta.
Una puzza di ascella e calzini sporchi mi pervase le narici ed i miei occhi iniziarono a lacrimare, trovai mio fratello a giocare con le macchinine, fortunatamente si era già svegliato.
“Christian vieni, è pronta la colazione.” Dissi tappandomi il naso e sbattendo le palpebre cercando di impedire ai miei occhi di lacrimare.
Lui sembrò divertito da quella scena e si alzò correndo verso la cucina.
Mi avviai anch’io e mi sedetti a tavola insieme agli altri.
Ad un tratto si sentì lo squillo di un cellulare, vidi Niall estrarlo fuori dalla sua tasca e sbloccare velocemente lo schermo per leggere il contenuto del messaggio.
Louis allungò di poco il collo per riuscire a leggere anche lui e sbarrò gli occhi, la sua faccia assunse un’espressione tra il disgusto e la rabbia.
Il biondo si alzò per primo rimettendo quell’aggeggio in tasca.
“Scusate ragazze, devo andare.” Ci disse dando un bacio sulla guancia a me e mia sorella, scompose leggermente i capelli di Christian con una mano, abbozzò un sorriso e uscì dalla cucina.
“Vengo con te.” Intervenne Louis quando il biondino stava già sulla soglia di casa.
Il castano ci salutò con un gesto veloce, mentre Horan gli intimava che non voleva che venisse.
Uscirono fuori discutendo su solo loro sanno cosa e lasciarono me, Juls e Chris scioccati.
Finimmo di mangiare e pulimmo i piatti mettendo apposto la cucina, ormai era passata un’ora da quando Niall e Louis era usciti di casa.
“Secondo te cosa sarà successo?” Chiesi alla ragazza dagli occhi celesti vicino a me.
“Bho, ma sembrava essere una cosa importante dato la reazione che hanno avuto. Vabbè, non sono cavoli nostri.”
Juliette ha ragione, ma io voglio comunque sapere cosa sta succedendo.
La curiosità si impossessa di ogni cellula del mio corpo, corro in camera senza dare spiegazioni e afferro il mio cellulare.
Cerco nella rubrica ‘Lou’ e schiaccio il tasto verde per chiamarlo.
Uno squillo.
Due squilli.
Tre squilli.
Merda Louis, rispondi.
Quattro squilli.
“Pronto, Alex?”
“Finalmente ti sei degnato di rispondermi, ora mi spieghi perché tu e Horan ve ne siete andati così. È successo qualcosa?” Corrugai la fronte preoccupata.
“Niente, tranquilla.” Mi rassicurò ma si poteva notare la preoccupazione nel suo tono di voce anche attraverso la cornetta del telefono.
“Non mi sembrava niente.” Risposi dura, intenta a farmi dare da lui delle spiegazioni.
“Vediamoci tra un’ora davanti allo Starbucks.” Mi dice in modo frettoloso, non faccio neanche in tempo a rispondergli che lui attacca e la sua voce viene sostituita dal ‘bip’ continuo.
Sbuffo e vado a sciacquarmi, mi vesto velocemente ed esco di casa.
Cammino per le strade di Londra fino ad arrivare al posto da lui stabilito, lo vedo in lontananza e lo saluto con un sorriso che però non ricambia, preoccupata aggrotto la fronte e lo osservo avvicinarsi.
“Louis, mi stai facendo preoccupare.” Inizia quando mi fu abbastanza vicino. “Spiegami cos’è successo, non è niente di grave, vero?” Gli chiesi.
Abbassò lo sguardo e sembrò pensarci un attimo.
“Tayla.” Disse duro lasciando in sospeso la frase, sbarrai gli occhi ricordandomi della mia amica, l’avevo sentita poco quest’ultimo mese perché diceva di essere sempre impegnata.
Cosa centra in tutto questo?
Lo guardai negli occhi per sollecitarlo a parlare.
“È da un po’ di tempo che quella ragazza piace a Niall, sai com’è fatto lui, non si rende conto che è una troia che lo farà solo soffrire.” Disse con rabbia nello sguardo.
Gli occhi minacciavano di uscirmi dalle orbite quando lo guardai sconcertata. Tayla non è una troia, insomma non mi era mai sembrata una zoccola.
“Prima lui ha ricevuto un messaggio che diceva ‘Che ne dici se oggi ci vediamo? Vieni a casa mia, ti aspetto’. Ho provato a dire a Niall che quella ragazza non è affidabile, ma lui non ha voluto ascoltarmi e dopo che siamo usciti da casa tua mi ha detto che non dovevo provare neanche a fermarlo perché lui sarebbe andato da Tayla.” Parlò tutto d’un fiato con una nota di disgusto nella sua voce.
Rimasi scioccata, non sapevo che dire.
“Pensavo che a Tayla piacesse Liam.” Dissi sottovoce quasi a me stessa.
“Appunto. Quella riccia se la fa sia con Liam che con Niall e chissà con quanti altri ragazzi.” Mi spiegò.
“Dobbiamo dirlo ad Horan.” Presi il cellulare per chiamare il biondino ma lui me lo tolse dalle mani.
“No, starebbe malissimo se sapesse il doppio gioco che sta facendo Tayla, non dobbiamo dirgli niente.” Mi avvertì e, dopo averci pensato su, annuii rimettendo il mio cellulare nella borsa.
“Avevi ragione tu quando dicevi che quella ragazza non ti convinceva.” Dissi disgustata.
“Si ma non era per questo motivo.” Rispose.
“E quale allora?” Chiesi curiosa.
“Lascia stare.” Mi sorrise dolcemente e cominciammo a camminare, mi riaccompagnò a casa prima di andare nella sua.

***

SCUSATE SCUSATE SCUSATE!
Scusate se aggiorno sempre in ritardo, e quando lo faccio escono fuori ste cagate.
Si, il capitolo è cortissimo, lo so.
Ma mi serviva così, mi serviva perchè questo capitolo è di passaggio.
PROMETTO CHE CI SARANNO TANTISSIMI CAPITOLI CONCENTRATI SOLO SU ALEX ED HARRY (PIU' DELLA META'), SOLO PIU' AVANTI PERCHE' PRIMA DEVO SISTEMARE UN PO' DI COSE.
Ok, detto questo...in questo capitolo scopriamo la vera natura di Tayla (chi sospettava qualcosa?) ma c'è il nostro caro Louis che ci fa notare che c'è qualcos'altro sotto che non lo convince (penso che tutte abbiate capito che questa cosa centra con Alex).
Ok, spero che sarete in molte a recensire, giuro se vi fa schifo o avete delle critiche da farmi,FATELE.
Vi amo tutte/i.
Ringrazio tutti per i preferiti/seguiti ecc...ringrazio tutti quelli che recensisco.
Vorrei ringraziare anche Caterina e Andreana che mi hanno dato delle idee stupende,non le ho messe in questo capitolo ma le scriverò nei prossimi ajdks.
SIETE TUTTI STUPENDI, VI AMO.

La nostra Alex ajdks:



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Capitolo 9
*** He ***








But I won't hesitate 
no more, no more 

It cannot wait, I'm yours.

 




“Alex, alzati.” Mi disse mia sorella tirandomi un cuscino.
“Non mi va.” Risposi dura.
“Devi andare a scuola, sei in ritardo!”
“Ma mamma e papà non ci sono, non lo sapranno mai!”
“Non mi interessa, ci vai comunque!” Concluse la nostra conversazione.
Rimasi distesa sul letto a pensare se ne valeva davvero la pena di alzarmi e esporre il mio corpo al freddo.
È già lunedì.
Non era oggi il giorno in cui Louis doveva mettersi il tutù?
Sorrisi con malizia e ripescai dall’armadio uno dei miei vestiti di quando facevo danza classica, scelsi quello più imbarazzante e lo ficcai in una busta.
Entrai in bagno ed iniziai a sciacquarmi il viso, ero ancora un po’ scossa da quello Louis mi aveva detto ieri riguardo Tayla.
Dovevo comunque far finta di niente e sorridere alla riccia, magari sarei riuscita a capire il suo gioco.
È deciso allora, avrei finto un sorriso come se quello che mi avesse detto Lou non contasse minimamente.
Uscii dal bagno ed andai a mettermi un paio di Jeans ed una felpa extralarge rossa.
Ho sempre amato quelle felpe, forse perché essendo bassa e “piccolina” di corporatura, con le felpe extralarge addosso mi dicevano che ero tenera.
Uscii di casa e mi infilai nella metro per andare a scuola.
La campanella era già suonata ed io come al solito cominciai a correre verso la mia classe ignorando le urla del bidello a cui rispondevo con molta gentilezza “o stai zitto o la prossima volta faccio la cacca nel cesso così la devi pulire”.
Entrai in classe e corsi verso il primo posto libero che trovai, non badando neanche chi fosse seduto li vicino.
“Sempre in ritardo, vero Signorina Stewart?” Mi disse il professore.
“Mi è morto il pesciolino rosso e gli ho dovuto fare un funerale.” Non avevo niente di meglio da dire.
“La settimana scorsa le è morto il gatto e quella prima ancora il cane.” Affermò corrugando la fronte.
“Non me lo ricordi, la prego.” Finsi un pianto mettendomi la mano sul cuore, poi con il dorso dell’altra mi strofinai gli occhi per fargli capire che mi stavo asciugando le “lacrime”.
“Le cose sono due, o mi sta prendendo per i fondelli o vive in uno zoo.” Tuonò col suo vocione. “Ma penso che sia più giusta la prima.”
“Lei lo dice perché non ha mai visto la camera di mio fratello.” Ribattei pensando a quel porcile in cui Christian dormiva.
Sentii una risata roca e spaventosamente familiare provenire dalla persona di fianco a me, spostai lo sguardo su di essa e mi si formò un nodo in gola quando le mie iridi incrociarono quelle di Harry.
Il professor Adams si arrese e tornò alla sua lezione.
Presi un foglio e iniziai a ricoprirlo con segni strani.
“Ciao.” La voce roca del mio vicino di banco arrivò fino alle mie orecchie.
Abbassai la testa per far ricadere i capelli sulle mie spalle, in modo tale da coprirmi il viso.
“Dai non fare così, almeno un ‘ciao’ me lo dici?” Mi chiese notando che lo avevo ignorato.
“Ciao.” Risposi. “Meglio adesso?”
“Decisamente.” Mi sorrise e feci lo stesso senza pensarci, avevo dimenticato quanto fosse bello e contagioso il suo sorriso.
Alex ma sei scema? Tu sei arrabbiata con quel riccio, devi farglielo capire.
Tornai seria all’istante e cominciai a fissare il vuoto pensando alla scena di Louis con il tutù a cui avrei piacevolmente assistito nell’ora successiva, mi trattenni del ridere ed inizia su tutti i motivi per odiare Harry, in modo da farmi salire il livello di rabbia.
Lanciai una rapida occhiata verso il ragazzo seduto vicino a me, sembrava concentrato a prendere appunti dalla lezione, strano. Ne approfittai per scrivere quella lista coprendo il foglio col braccio mentre la mano faceva scorrere la penna su quel pezzo di carta.

1) Se n’è andato.
2) Mi ha lasciata sola senza neanche spiegarmi perché non si facesse più sentire.
3) Quando avevo 6 anni mi ha rotto la mia macchinina preferita.
4) Quando avevo 9 anni ha ucciso (lui dice accidentalmente) i miei pesciolini rossi.
5) A 10 anni quando c’era la disinfestazione e sono andata a dormire a casa sua, mi ha buttando giù dal letto e sdraiandosi completamente su esso (anche se è stato carino da parte sua sollevarmi da terra e riportarmi sul letto per farmi dormire abbracciata lui).
6) Quasi dimenticavo, i suoi ricci sono troppo ricci, e dannatamente sexy.
7) I suoi occhi sono verdi, io amo gli occhi verdi, soprattutto i suoi perché sono occhi dove puoi leggere dentro ma riesci a cogliere solo quello che lui ti vuole mostrare.
8) Le fossette, ho sempre amato le fossette e su di lui sono ancora più belle.
9) Il suo profumo, sa di menta, è fresco e lo adoro.
10) Il suo nasino a patatina, che gli dona un’aria ancora più innocente.
11) Le sue labbr…

 
Mi bloccai rendendomi conto che si stava trasformando (senza che neanche lo volessi) in una lista di cose che amavo di Harry, sbarragli gli occhi rileggendo quello da me scritto pochi secondi prima, piegai il foglio e lo misi dentro un quaderno, poi mi girai verso di lui: per fortuna non si era accorto di niente, era troppo impegnato a vivisezionare la sua penna.
Mi concessi un minuto (o forse più) per ammirare i suoi lineamenti perfetti, il modo in cui qualche suo ricciolo ricadeva ribelle sulla fronte, i suoi occhi verdi che sembravano brillare, erano così limpidi e incredibilmente profondi che ne scrutai ogni singolo dettaglio, come per paura di non rivederli più. Arrivai alla sua bocca, non eccessivamente sottile, rosea, sembrava così morbida, come un batuffolo di lana.
Ritornai ai suoi occhi, erano come una calamita per me. Non riuscivo a non annegarci dentro, come se mi risucchiassero senza lasciarmi la possibilità di oppormi.
Una risata fece vibrare il suo petto, mentre mi mostrava le sue fossette.
“Mi stai fissando?” Chiese divertito continuando a guardare la penna con cui stava giocherellando.
“Io? No, non lo farei mai.” Risposi sentendo le mie guancia bruciare nell’udire quella domanda che non mi aspettavo uscisse dalla sua bocca.
Cominciai a disegnare elefanti su un foglio, sperando che la nostra conversazione finisse li, ma con la mia solita fortuna che aveva deciso come ogni giorno di sputarmi in faccia anziché baciarmi, non fu così.
“Sai che quando arrossisci…” Iniziò a parlare il riccio con tono dolce.
Lo guardai per invitarlo a continuare, sapendo già che avrebbe tirato fuori la solita frase tipica dei maschi, in queste situazioni, “sei davvero bellissima?”.
“…Sembri un cucciolo di maialino?” Disse scoppiando in una risata bassa, per non farsi sentire dal Prof.
Lo inchiodai con lo sguardo e mi trattenni dallo scoppiare a ridere con lui.
Mi finsi offesa e girai la testa dall’altra parte incrociando le braccia al petto.
“Non mi rispondi con un insulto? Strano, fino ad un po’ di anni fa in questa situazione avresti cominciato a paragonarmi a qualsiasi animale conosciuto e sconosciuto dell’uomo, e se non sapevi che dire mi avresti dato uno schiaffo.” Emise un’altra risatina.
Ben detto Styles, un po’ di anni fa, ora sono cambiata. No, non è vero, è solo che in quel momento non ero abbastanza creativa da trovare un insulto decente, e non potevo picchiarlo visto che c’era il Signor Adams se ne sarebbe accorto, l’unica alternativa mi sembrava mettere il broncio.
“Dai, mi rispondi?” Chiese sorridente.
Iniziò a giocare con le ciocche dei miei capelli ed io gli diedi un piccolo colpetto sulla mano per farla allontanare da me, tornai a fare il broncio corrugando la fronte.
“Non mi lasci altra scelta allora…” Iniziò la frase, restai in silenzio incuriosita. “Una cosa che mi ricordo bene è che tu fin da piccola hai sempre sofferto il solletico.” Il sangue mi si gelò e sgranai gli occhi.
Non poteva farlo, non ne avrebbe avuto il coraggio, vero?
“Soprattutto sui fianchi.” Disse più a se stesso che a me.
“No, Harry non ti azzardare a farm…” Non feci in tempo a finire la frase che sentii le sue dita punzecchiare i miei fianchi.
Mi portai una mano sulla bocca per soffocare la mia risata che minacciava di uscire, mentre saltellavo sulla sedia ad ogni volta che le dita del riccio affondavano nei miei fianchi.
“Stewart e Styles, vedo che questa lezione vi diverte molto.” Ci disse il Professore.
“Oh certo, è meglio di un viaggio a DisneyLand!” Rispose Harry ironico.
Gli diedi un calcio sotto al banco, non volevo beccarmi un’altra punizione.
“Ma come siamo simpatici oggi!” Rispose il Prof con lo stesso tono di voce di Harry.
“Ci scusi Mrs. Adams, le promettiamo di stare in silenzio.” Tagliai corto, precedendo Harold che aveva appena aperto la bocca per tirare fuori una delle due battute velenose.
 
 

“Louis!” Cantilenai scrutandolo in modo malvagio.
Lo vidi sbarrare gli occhi e posare il suo sguardo su di me.
“Ti ricorda qualcosa la parola tutù?” Chiesi mostrando l’abito rosa che avevo tenuto nascosto dietro la schiena.
“Tu non penserai davvero che io metta quel coso!” Si impose.
“Sei un uomo, e come vero uomo devi rispettare le promesse fatte.”
“Ma io…”
“Il tutù aspetta solo te.” Lo spinsi nel bagno dei maschi lanciandogli addosso l’indumento che avrebbe dovuto indossare, aspettai li fuori finché lui non uscì.
Scoppiai in una risata guardandolo da capo a piedi.
“Vieni Louisa, facciamo un giro della scuola.” Lo presi per mano, lui all’inizio fece resistenza ma poi si arrese facendo roteare gli occhi al cielo.
“Me la pagherai.” Lo sentii bisbigliare tra le risate dei compagni, spostai lo sguardo per incrociare quello della rossa, Mabel, che sembrava volesse bruciarmi viva.
Visitammo tutti i piani della scuola prima di tornare davanti ai nostri armadietti.
“Sai che con questo vestitino sei davvero sexy?” Gli dissi facendo uno di quegli sguardi “hot” che fanno le modelle.
“Ah ah ah, spiritosa.” Mi rispose.
“No davvero, sprizzi omosessualità da tutti i pori.” Scoppiai in una risata che lo irritò.
Tirò fuori i suoi vestiti dall’armadietto e andò in bagno per cambiarsi.
Quando ne uscì fuori mi butto il tutù da ballerina tra le braccia e cominciò a camminare al mio fianco, mi prese la mano ed entrammo nella mensa scolastica.
Vedemmo Niall seduto in un tavolo vuoto, nell’angolo di quella grande stanza.
Louis sospirò ed iniziò ad avviarsi verso l’amico, ma io lo fermai per il polso.
“Ma che cavol…?” Lo bloccai indicando una figura riccia che si stava muovendo verso il biondo, lui capì e rimase in silenzio a guardare quella scena con me.
Tayla si avvicinò a Nialler facendo un sorriso di quelli che se non avessi molto autocontrollo, probabilmente adesso le sarei già saltata addosso e l’avrei riempita di pugni.
Il biondo si alzò e le lasciò un bacio a fior di labbra, lei lo prese per mano ed uscirono dal cortile.
“La ammazzo.” Dissi tra i denti.
Louis aveva la faccia di uno che avrebbe fatto saltare l’intera città, quindi gli passai la mano su un braccio cercando di farlo calmare, prendemmo due vassoi e ci mettemmo sopra il cibo per poi avviarci verso un tavolo libero.
Dopo aver finito il mio pezzo di pizza, alzai lo sguardo per osservare la persona seduta davanti a me e scoppiai in una risata.
“Sei tutto sporco di ketchup!” Dissi ridendo come una cogliona.
“Dove?” Chiese sbarrando gli occhi.
“Ovunque.” Continuai a ridere.
Provò a pulirsi, ma con la sua grande intelligenza, usò la mano piena di maionese e face ancora più casino.
“Oddio!” Risi ancora di più.
Mi lanciò un pomodoro preso dal suo hamburger che mi colpì in piena faccia.
“Coglione!” Imprecai.
“Adesso siamo in due ad essere sporchi!” Rise di gusto.
Gli lanciai il succo che avevo davanti che gli colpi la maglietta, lui mi rivolse uno sguardo assassino prima di aprire la sua coca-cola e sporcarmi i capelli.
Da allora iniziò una lotta tra noi due, che si allargò comprendendo anche il resto dei ragazzi presenti nella mensa ogni volta che io e Louis sbagliavamo mira e colpivamo qualcun altro.
“Vaffanculo!” Gli dissi ridendo mentre mi metteva gli spaghetti nella maglietta.
“Cosa sta succedendo qui?” Sentimmo tuonare il preside, ci bloccammo tutti guardando nella direzione dell’uomo che era appena entrato nella mensa.
“Cazzo.” Sentii Louis sussurrare.
“Chi è stato ad iniziare questa lotta col cibo?” Chiese il Preside.
Tutti i ragazzi presenti si girarono verso noi.
“Minchia vi guardate?” Dissi incenerendoli con lo sguardo uno ad uno.
“È stata quella sciattona lì!” Disse la rossa, Mabel, avvicinandosi a me.
Meglio che ti allontani troia, o ti faccio saltare per aria.
“Tomlinson, Stewart, avete qualcosa da dire?” Ci chiese avvicinandosi a noi l’uomo pelato.
“Noi…” Iniziai a parlare lentamente cercando una scusa.
“Non la ascolti, sono stato io a cominciare la lotta Mr. Thompson.” Sentimmo una voce parlare alle nostre spalle.
Mi girai per incontrare gli occhi di Harry, il suo sorriso si aprì per un secondo e poi ritornò serio verso il Preside.
“Styles, da lei non me lo sarei aspettato. In presidenza.” Finì l’uomo calvo prima di uscire dalla mensa col povero Harry che si girò solo un’ultima volta per farmi l’occhiolino.
Sentii Mabel sbattere per terra i piedi dalla rabbia e se ne andò via.
“Meglio che andiamo a ripulirci.” Mi sorrisi Louis.
“Mi spieghi perché ogni volta che sto con te finisco sempre per tirarti addosso della roba? Pittura, cuscini, cibo.” Risi e lui fece lo stesso.
“Bho, forse perché sei antipatica.” Mi fece la linguaccia.
“O forse sei tu che sei irritante.” Controbattei.
Lui mi abbracciò e mi diede un bacio sulla testa.
“Puzzi di coca-cola.” Osservò.
“Davvero? Chissà di chi sarà la colpa!” Ridemmo insieme e ci andammo a dare una ripulita nei bagni della palestra.
 


“Com’è andata oggi a scuola?” Mi chiede mia sorella che stava ripiegando i suoi vestiti per infilarli nei cassetti, mi buttai sul letto stanca e le sorrisi.
“Harry.”
“Harry?” Domandò spostando lo sguardo su di me.
“Si è preso la colpa per una cosa che avevo fatto ed è finito in presidenza.” Spiegai.
“Che gesto dolce!” Rispose Juliette con gli occhi a forma di cuoricino.
“Già, ma sono arrabbiata con lui.”
“Sei arrabbiata?”
“Si lo sono!”
“Perché?”
“Lo sai.”
“Ma è passato.”
“Ma rimane sempre un coglione.”
“Ma è anche dolce.”
“Questo non toglie il fatto che sono comunque arrabbiata con lui.”
“Non dovresti esserlo.”
“Perché?”
“Perché è stato carino con te.”
“Così tanto da farmi venire il diabete! Ci vuole ben altro per far si che io lo perdoni.” Dissi alzando gli occhi al cielo e misi fine a quella conversazione tra me e Juls.
Cambiai discorso e gli spiegai tutto quello che avevo scoperto su Tayla in questi giorni.
“Che stronza.” Juliette sembrava davvero incazzata. “Niall si merita di meglio di lei.” Disse a denti stretti.
“Louis dice che c’è qualcos’altro che non lo convince in quella ragazza.” Cominciai a pensare ad alta voce.
“Tipo?”
“Non ne ho la più pallida idea.”
Riordinammo la camera e ci piazzammo in salotto sul divano insieme a Christian.
Accesi il computer che tenevo sulle gambe per connettermi su Skype, vidi il pallino verde vicino al contatto dei miei genitori.
Ci sistemammo tutti e tre prima di iniziare la videochiamata, sfoderando uno dei nostri sorrisi più angelici.
Premetti il tasto di avvio chiamata, neanche due squilli che loro già avevano accettato.
“Ciao ragazzi!” Ci salutò papà.
“Ehi!” Dicemmo noi in coro, mantenendo i nostri sorrisi.
“Come va li, tutto apposto?”
“Certo, ho tutto sotto controllo.” Gli spiegò Juliette.
“Ne sono felice. Vi state comportando bene, vero?”
“Certo papà, siamo degli angioletti!” Sorrise Christian.
“Detto da te è molto convincente.” Sussurrai al marmocchio al mio fianco, in modo sarcastico, non smettendo di sorridere alla webcam.
“Oggi Katherine ha chiamato Anne, la mamma di Harry e Gemma. Ha detto che se volete, potete andare a mangiare a casa della famiglia Styles stasera, Gemma ha proposto di farvi rimanere anche a dormire.” Ci spiegò papà.
Stavo per controbattere, rifiutando l’offerta, ma July non me ne diede il tempo, rispose a papà che ci saremo andati volentieri e poi spense il computer.
“Ma cos’hai nel cervello? Unicorni volanti?” Le urlai spazientita.
“Mi sembrava una bella occasione per conoscere la famiglia di Harry.” Si vedeva che stava bleffando, ora le cose erano due: o mi spiegava perché aveva accettato, o mi spiegava perché aveva accettato. Ok, la cosa è una.
La guardai alzando un sopracciglio e lei si arrese.
“E va bene, so che ti piace Harry ed anche tanto, si vede dal modo in cui ti brillano gli occhi quando ne parli. Volevo solo aiutarti.” Si giustificò.
Grandioso, quindi adesso devo anche andare a dormire sotto lo stesso tetto di Harry, fantastico.
Mi aspetta una lunga serata.

***

Bueeenos dias, allora.
sono appena tornata da meeelano c:
eccomi finalmente nella mia amata roma ajdks (si,sono di roma).
La canzone citata sopra è I'm yours di Jason Mraz.
cosa pensate del capitolo?
devo ammettere che la parte di harry ed alex in classe è caruccia dai c:
siete tutti stupendi ajdksl davvero.
allora, passiamo ad i ringraziamenti:
ringrazio le 50 persone che hanno messo questa storia tra le preferite omg, le 19 delle ricordate e le 78 delle seguite, omgomgomg.
i ringraziamenti speciali vanno a: Caterina che è una ragazza davvero fantastica e mi ha aiutata molto ajdks la amo, poi ad Andreana che mi ha dato molti consigli. Vorrei ringraziare anche xstylinsonslove (nick di efp) che è sempre così dolce con me nelle recensioni ajdksl.
ovviamenti vi amo TUTTI, davvero.
visto che siete in così tanti a seguire la storia, che ne dite di lasciare un parere? dai,giuro non c'è cosa che mi renderebbe più felice!
adioos.
Che cucciolo questo fotomontaggio con Harry e Alex (Sarah Hyland).

 

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Capitolo 10
*** Cartoons ***








“Alex sbrigati!” Mi urlò Juliette mentre infilavo il pigiama nel mio zaino.
“Arrivo!” Le risposi io afferrando quest’ultimo e correndo verso l’entrata, dove mio fratello e mia sorella mia aspettavano.
Ci posizionammo sul marciapiede scrutando la strada aspettando un taxi che ci avrebbe portati davanti casa Styles, ma quella stradina sembrava deserta.
“Oh bhè, ci abbiamo provato. Chiamo Anne e le dico che non veniamo più.” Dissi iniziando a camminare verso il portone di casa.
“Dove credi di andare?” Mi fece mia sorella prendendomi per un braccio e riportandomi al suo fianco.
Feci roteare gli occhi al cielo e sbuffai.
Aspettammo qualche minuto e vedemmo un taxi arrivare da lontano.
Mia sorella iniziò a sbracciare come una mongoflettica per dire al taxista di fermarsi.
Questo ci invitò ad entrare, July gli disse l’indirizzo a cui avrebbe dovuto portarci e partimmo.
Mi misi a guardare fuori dalla finestra mentre Christian al mio fianco giocava col Game-boy.
Passarono svariati minuti quando un taxi si fermò, uscimmo fuori e mi fermai a guardare la casa di fronte a noi mentre Juls porgeva al taxista i soldi.
“Suona tu.” Dissi mettendomi dietro di lei mentre si avvicinava al portone.
In risposta premette il campanello che risuonò tra le mura di casa Styles. Poco dopo il portone si aprì mostrando una donna dagli occhi verdi ed il sorriso dolce, che ci invitò ad entrare.
“Anne lei è mia sorella Juliette, Juliette lei è Anne, la madre di Harry e Gemma.” Juls stava per allungare la mano per salutare la donna di fronte a lei, quando quest’ultima la strinse in un abbraccio.
“Piacere di conoscerti, Katherine mi ha parlato molto di te.” Pronunciò la mora sciogliendo il loro abbraccio, mia sorella sorrise sincerante rispondendo “Il piacere è tutto mio.”.
“Ma come sei cresciuto! Ora sei un ometto!” Anne scompigliò i capelli a Christian posizionato al mio fianco.
Gemma ci raggiunse in salotto e ci strinse tutti in un abbraccio che ricambiammo.
“Harry è uscito, dovrebbe arrivare fra un po’.” Ci informò la giovane mentre ci indicava dove lasciare i nostri zaini.
“Alex, tu e Juliette dormirete con me mentre Christian andrà in camera da Harry.” Parlò senza smettere di mantenere il suo sorriso dolce. Annuimmo in silenzio. Juliette entrò in cucina trascinando con lei anche Chris, dopo avermi spiegato che voleva aiutare Anne a cucinare, così ne approfittai per andare in bagno e darmi una rinfrescata.
Una volta uscita andai verso la cucina per dare una mano, dato che non avevo niente da fare.
Trovai Juliette ed Anne a chiacchierare mentre armeggiavano con le padelle sui fornelli ed il piccolo Christian che guardava tutto quel cibo con la bava alla bocca.
Quest’ultima si rese conto della mia presenza e mi sorrise, per poi ritornare sul cibo che stava cucinando.
Mi avvicinai sorridente.
“Posso dare una mano?” Feci appena mi trovai accanto a loro.
Si girarono impaurite verso di me urlando un “No!” che mi fece sobbalzare.
“Vogliamo dire, forse è meglio che non tocchi i fornelli…” Provò a spiegarmi la più grande.
“Questo è un modo gentile per dirmi che non so cucinare?” Alzai un sopracciglio incrociando le braccia al petto.
“No è solo che…” Continuò la bruna lasciando la frase in sospeso.
“Alex si, era un modo gentile per dirti che non sai cucinare.” La interruppe mia sorella.
Feci la linguaccia alla bionda mentre Anne rideva.
“Ok, allora apparecchio.” Annunciai iniziando ad aprire gli scaffali.
“Basta che non rompi niente.” Rise mia sorella.
“Ma come sei simpatica oggi.”
“Lo so.” Chiuse la conversazione facendomi l’occhiolino.
Iniziai a mettere i piatti quando sentimmo la porta della cucina aprirsi.
“Mamma oggi si ferma a cena anche Mabel ok?” Sentii una voce roca alle mie spalle ed il sangue mi si gelò nelle vene.
Era Harry.
Mabel?
Vi prego, ditemi che non era come pensavo.
Mi girai di scatto e quando trovai il riccio con la roscia in piedi davanti all’entrata della cucina, sbarrai gli occhi.
Il piatto che tenevo in mano mi cadde e si ruppe con un tonfo sul pavimento, mi affrettai a raccoglierne i pezzi con le guancie tutte rosse.
“Alex, ti sei fatta male?” Mi chiese Anne accasciandosi vicino a me.
“N-no tranquilla.” Balbettai con le guancie completamente rosse.
Mi pareva strano che non avevo ancora fatto nessuna figura di merda oggi.
Raccolsi i cocci e li buttai nel secchio.
“Per me va bene se rimane.” Disse Anne camminando verso Harry e Mabel.
“È un piacere averti a cena con noi.” Sorrise la mora alla rossa che ricambiò.
Harry mi si avvicinò con la scusa di aiutarmi ad apparecchiare e mi sussurrò all’orecchio.
“Cosa ci fai tu qui?”
“Rompo i piatti a tua madre perché non ho niente di meglio da fare.” Risposi.
“Non ti da fastidio la presenza di Mabel, vero?” Mi chiese con un sorrisino odioso stampato sul volto.
Lo vorrei prendere a pugni.
Alex calmati.
Non fare cadere altri piatti.
“Perché dovrebbe?” Finsi indifferenza.
“Ah, niente, così…” Fece il riccio un po’ deluso.
Abbozzai un sorriso e mi diressi verso un contenitore con al suo interno le posate.
Mentre camminavo passai davanti alla roscia, c’era qualcosa di diverso in lei.
Indossava dei semplici jeans aderenti ed un maglioncino bianco abianato alle sue scarpe del medesimo colore.
Il trucco era leggero, sembrava una ragazza qualunque, non la solita troietta che vedevo a scuola.
Anne servì le pietanze a tavolo ed iniziammo a mangiare, lo stomaco mi si era chiuso e non riuscivo ad ingogliare neanche uno stupido spaghetto.
Mabel ed Harry finiscono di mangiare per primi, si alzano e vanno verso la camera del riccio.
In questo momento vorrei solo urlare e scappare via da quella casa, correre finchè non ne ho più le forze e poi buttarmi per terra a riposare, come i barboni.
Fare la barbona mi era sempre sembrata una buona idea, e pensa lo stesso mia madre dato che continua a sostenere “Se continui così nello studio, ti ci ritroverai molto presto per strada” ed io ribattevo con un “Sono troppo bella per fare la barbona, dopo un po’ di giorni verrebbe qualche figo di città a portarmi nella sua villa e vivremo felici e contenti con tre figli”.
“Cosa c’è Alex? Non ti piace?” Anne interruppe i miei pensieri, scossi la testa come per tornare alla vita reale e corrugai la fronte.
In risposta fece un cenno verso il piatto.
“Ohw no, ma non ho tanta fame, mi dispiace.” Le dissi assumendo un’espressione triste.
“Non fa niente cara.” Parlò dolcemente, ormai tutti avevano finito di cenare così sparecchio la tavola e mi infilo i guanti per iniziare a lavare i piatti.
Comincio a pensare ad Harry che entra mano nella mano con Mabel, al dolore atroce e inspiegabile che ho provato nel punto dove sta il cuore.
Comincio a pensare ad ogni volta che li avevo visti baciare ed ho girato la testa facendo finta di niente.
Comincio a pensare a tutte le volte che ho pianto ed Harry non c’era.
Comincio a pensare a quelle in cui c’era.
Comincio a pensare che dovrei smetterla di farlo, perché mi sta iniziando a fare male la testa.
“Più pulito di così non diventa.” Rise Anne, la guardai stordita e poi posai la mia attenzione sul piatto che avevano in mano.
Era più di mezz’ora che lo strofinavo con la spugnetta senza accorgermene.
Sorrisi debolmente alla mora e ritornai sui piatti, una volta finiti di lavare decisi di andare in camera di Gemma.
Camminai lungo il corridoio quando sentii delle voci provenire dalla camera di Harry.
Alex fermati, non si origlia alle porte.
Alex.
Alex ma dove stai andando?
No, non andare verso quella porta.
Sembra quasi la scena di un film horror in cui la mia coscienza mi dice di non andare verso la porta, ma io faccio la trasgressiva e ci vado lo stesso.
Poggio il mio orecchio sul legno freddo e riesco a sentire cosa dicono i due piccioncini.
“Cosa mi devi dire?” È una voce femminile, Mabel.
“Per me è difficile, ma penso sia meglio per tutti e due se ci lasciamo.” Questa frase però, esce con un suono roco e maschile, di sicuro è Harry.
“È per lei vero?” Fa la ragazza.
Improvvisai una veloce danza della gioia e ritornai a spiacciacare il mio orecchio sulla porta.
Silenzio.
Ancora silenzio.
Un lungo ed estenuante silenzio.
Lei chi? Lei chi? Brutti bastardi volete parlare?
“Non ti preoccupare, rispetto la tua decisione. Ciao Harry.” Sentii quasi una nota di felicità e liberazione nelle ultime due parole.
La porta si aprì ed io, siccome mi ci ero appoggiata, caddi per terra come una povera stupida.
“Ciao Alex.” Mi saluta Mabel con un sorriso a trentadue denti stampato sulla faccia.
Ma cos’è tutta questa felicità improvvisa?
Io la gente non la capisco, si lasciano e sembra che hanno appena ricevuto una proposta di matrimonio da Leonardo Di Caprio.
Senti una risata provenire da una persona vicino a me, alzo lo sguardo ed incontro quello di Harry, in quel momento ho quasi la sensazione che il mio cuore abbia smesso di battere.
“Sai che è maleducazione origliare?”
“Non stavo origliando.” Dissi mentre mi alzavo.
“E allora cosa stavi facendo?” Chiese incrociando le braccia al petto con un sorriso stampato sulla faccia.
“Stavo controllando se le porte erano ben saldate, non si sa mai.” Spiegai velocemente.
Lui alzò gli occhi al cielo ed io uscii dalla stanza in completo imbarazzo.
Andai in camera dove trovai Gemma e Juliette distese sul letto a scherzare.
Mi salutarono e mi invitarono a sdraiarmi vicino a loro, feci come mi avevano detto, subito dopo essermi messa la mia camicia da notte che mi copriva fino a sotto il sedere.
Dopo mezz’oretta a chiacchierare ci addormentammo, o meglio, loro si addormentarono ma io non ci riuscii.
Perché?
Gemma mi russava in un orecchio come se fosse un maiale in agonia, mentre Juliette continuava a ripetere “No la cioccolata no!”.
La guardai sbarrando gli occhi anche se non poteva vedermi dato che dormiva.
“No la cioccolata no? Ma sei seria?” Le dissi anche se non poteva sentirmi.
Sbuffai cominciando a fissare l’orologio appeso nella parete di fronte che segnava l’una di notte.
Passarono i minuti, ed intanto Juliette era passata dal “no la cioccolata no” al “no la panna no” per poi finire con “no il pistacchio no” e “no la fragola no”.
Ma che aveva nel cervello quella povera ragazza?
Con queste due vicino mi stava venendo una crisi isterica, così mi alzai per andare in cucina a bere un po’ di latte, nei film lo fanno sempre.
Camminai a passo felpato fino ad arrivare al frigo, afferrai il cartone contente il latte e presi un bicchiere dalla mensola. Iniziai a versare il liquido bianco, portai il bicchiere alla bocca ed iniziai a bere. Posai il tutto nel lavandino e mi girai per tornare in camera, proprio mentre compievo quell’azione andai a sbattere contro qualcuno, aprii la bocca per cacciare fuori un urlo dato che la stanza era buia e non vedevo chi fosse.
La persona mi tappo la bocca con una mano sussurrandomi “Sono Harry, stupida”.
Gli pestai un piede per fargli capire che doveva togliere la mano dalla mia bocca e così fece.
Alzai gli occhi al cielo mentre accendevo la luce della cucina, non fui più capace di muovere un muscolo quando vidi che era completamente nudo, l’unica cosa che indossavano erano dei boxer neri.
Lui mi scrutò da testa a piedi e sentii le mie guancie bruciare come se stessero prendendo fuoco, dato che l’unica cosa che mi copriva era una camicia da notte che mi copriva fino a sotto il fondoschiena.
“C-che ci fai q-qui?” Dissi in completo imbarazzo.
“Non riesco a dormire, tuo fratello continua a parlare nel sonno.” Rispose sistemandosi i ricci scompigliati.
“Ah, ok.” Feci un piccolo sorriso che si allargo subito dopo il suo.
Cadde il silenzio, iniziai a guardarmi le punte dei piedi aspettando che si decidesse ad aprire la bocca.
Che schifo, ho i piedini di un folletto con le unghie mette spezzate.
Mi morsi le labbra e lo guardai, lui spostava i suoi occhi da una parte all’altra della stanza senza mai soffermarsi su di me.
“Allora…” Iniziò.
“Allora…” Lo imitai mentre iniziavo a dondolarmi sui talloni e sulle punte dei piedi.
“Che imbarazzo.” Dissi e lui sorrise debolmente, guardò un punto alle mie spalle e mi mostrò di nuovo le sue adorabili fossette.
“Che ne dici di guardare un po’ di tv?” Mi chiese mentre usciva dalla cucina, acconsentii e lo seguii sul divano.
Mi misi vicino a lui e lo vidi afferrare il telecomando, glie lo tolsi dalle mani con un gesto veloce.
“Però scelgo io che vedere.”
“Ma, Alex…” Provò a parlare lui ma lo zittii.
Accesi la tv e girai tra i canali, mi fermai su uno che trasmetteva Spongebob e sorrisi felice.
“Un cartone?” Corrugò la fronte.
“Un cartone.” Affermai io ridacchiando.
Forse se l’era dimenticato, ma io avevo sempre amato i cartoni, li amo e li amerò per sempre.
I minuti volarono via, l’unico rumore che si sentiva era quello della televisione.
“Harry…” Pronunciai a bassa voce.
“Si?”
“Di quale ‘lei’ stavate parlando tu e Mabel?” Feci uscire dalla mia bocca quella domanda che mi frullava nella testa da ore.
Lo sentii irrigidirsi al mio fianco, alzai lo sguardo verso il suo viso, la mascella era contratta e guardava un punto davanti a lui.
“Nessuno in particolare.” Si decise a rispondermi.
Stronzo, ora tu me lo dici, la curiosità mi sta mangiando viva.
“Ah, ok.” Mi limitai a dire, riportando la mia attenzione sulla tv.
Di nuovo silenzio, che fu interrotto dalla mia pancia che gorgogliava.
“Zitta stupida.” Mi rivolsi al mio stomaco in un sussurro, come se potesse obbedirmi. Sperai con tutte le mie forze che lui non avesse sentito, ma purtroppo non fu così.
“Hai fame?” Mi chiese preoccupato.
“Oh bhè, dato che non ho cenato direi proprio di si.” Sorrisi.
Lui si alzò ed iniziò a camminare verso la cucina, ritornò con una vaschetta di gelato in mano e due cucchiai e dei fazzoletti.
Afferrai uno dei due e lo guardai con aria interrogativa.
“L’altro per chi è?” Chiesi.
“Per me.” Rispose ovvio.
“Diventerai ciccione.” Dissi cominciando a punzecchiare il suo addome più duro di quanto mi aspettassi.
“Pft parla per te.”
“Hey!” Feci finta di essermi arrabbiata, aprii la confezione ed iniziai a mangiare.
Affondai il cucchiaio nel gelato, ne riuscii a prendere un bel po’ e me lo infilai in bocca, ma essendo troppo gonfiai le guance per riuscire a tenerlo in bocca.
Harry mi osservò e scoppiò in una risata.
Alex, trattieniti, non gli sputare tutto in faccia.
Alex tieni la bocca chiusa ed ingoia.
Brava Alex.
La testa prese a girarmi e mi si congelò nel giro di due secondi.
“Ahio ahio ahio ahio ahio ahio.” Ripetei mentre chiudevo gli occhi e mi coprivo le testa con le mani.
“Che hai?” Mi chiese il ragazzo vicino a me.
“Ho…La…Testa…Congelata…E…Sto…Muorendo…Di…Brividi…” Parlai a scatti come fossi malata, un brivido di freddo mi salì per tutto il corpo fino alla punta dei capelli.
Senza pensarci due volte mi fiondai su di Harry appoggiando la testa sul suo petto sperando di trovare una fonte di calore.
Alex, fermati un attimo, che cazzo stai facendo?
Levati subito.
No, il riccio qui presente emana un calore troppo invitante, non ci riesco.
Lo sentii ridire prima di avvolgere le braccia intorno al mio piccolo corpo.
Quando la testa smise di farmi male per il troppo gelato inghiottito, aprii gli occhi lentamente e guardai la vaschetta appoggiata vicino a noi.
“Odio il gelato.” Farfugliai prima di prendere il cucchiaio ed immergerlo di nuovo in quel cibo fresco.
Portai il cucchiaio alla bocca e chiusi gli occhi.
“Però è così buono!” Esordii tutta eccitata, alzai lo sguardo verso Harry che mi osservava con sguardo alla “questa è tutta matta”.
“Ma che cazz?” Lo sentii pronunciare corrugando la fronte.
“Sono le due di notte, non sono completamente lucida a quest’ora.” Mi giustificai poggiando di nuovo la testa sul suo petto.
Sbarrai gli occhi, ricordandomi di essere ancora in braccio ad Harry.
Mi rimisi seduta sul divano in completo imbarazzo, lui sembrò rattristarsi leggermente e tornammo a guardare la tv.
Ogni tanto, con la coda dell’occhio spostavo lo sguardo su di lui e lo trovavo semp renella stessa posizione.
Iniziai a giocare distrattamente con il pizzo della mia camicia da notte.
“Quella biondina che ho visto oggi è tua sorella?” Mi chiede all’improvviso.
Mi giro verso di lui e corrugo la fronte.
“Si perché?” Chiedo curiosa.
“Mica male.” Dice con un sorrisini pervertito stampato in faccia.
“Stupido!” Rispondo lanciandogli un cuscino in faccia.
“Che c’è? Lei è una ragazza, io sono un ragazzo, e stiamo nella stessa casa, ed è notte…” Lascia la frase in sospeso alzando e abbassando le sopracciglia con uno sguardo da ebete.
“Coglione!” Intervengo lanciandogli di nuovo il cuscino in faccia.
Lui rise leggermente e io gli feci la linguaccia.
Spense la tv e si alzò dicendomi che sarebbe tornato a letto, mi alzai anch’io dal divano e presi la confezione vuota di gelato per andarla a buttare nel secchio.
“Ah, Alex.” Mi chiamò girandosi.
Mi bloccai all’istante e spostai il mio sguardo su di lui. “Dimmi.”
“Tu sei molto più bella di tua sorella.” Sorrisi mostrandomi le sue adorabili fossette ed io arrossii come un peperone.

***

Scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate per il ritardo.
Lo so, stavolta sono imperdonabile ma almeno vi spiego il perchè: allora, è estate anche per me e quindi esco molto spesso con i miei amici, poi devo semp re stare in giro perchè sto cercando una maglietta da mettere per il raduno delle beliebers a roma il 18 e non vedo l'ora di andarci ajfkdlfhdhk
Seconda cosa, non avevo ispirazione.
Non sapete quanto è stressante guardare i fogli di Word senza riuscire a digitare un cazzo di frase.
Mi sono anche un po' scoraggiata perchè è la prima volta che faccio un ritardo così lungo e 15 persone hanno smesso di seguire la mia storia, 8 l'hanno tolta dalle preferite.
Oh, bhe non è tanto una cosa carina aprire efp e trovare che molte persone ti hanno abbandonato solo per il ritardo.

Ringrazio tutti quelli che sono rimasti.
Non so, in questo periodo mi sto deprimendo perchè (anche con questa cosa che ho scritto prima) mi sembra che a nessuno piaccia la mia storia, le recensioni stanno calando ed anche il numero di persone che la seguono.
Ceh se fa schifo ditemelo:)

Vabbè, passo ai ringraziamenti speciali: vorrei ringraziare Caterina ed Emanuela che sono due ragazze FANTASTICHE che mi supportano sempre, davvero vi amo.
Poi ringrazio Isabella, per tutti i complimenti che mi ha fatto, davvero mi sono commossa.
Ringrazio anche Ghiandaia per il suo incoraggiamento, è una persona meravigliosa.
Con questo ho finito, spero che qualcuno almeno scriva una recensione (positiva o negativa che sia).

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Capitolo 11
*** My dilemma ***








Le mie orecchie udirono degli uccellini cantare, probabilmente era già mattina ma decisi di non aprire gli occhi e di rimanere distesa sul letto, ad un certo punto sentii qualcosa muoversi vicino a me.
Girai la testa tenendo sempre le palpebre serrate ed un odore di calzino sporco e formaggio mi pervase la narici.
Aprii gli occhi e mi ritrovai davanti il piede di Gemma, urlai d’istinto e questo mio gesto la fece sobbalzare dal letto, cadde con un tonfo ancora scossa, forse si era girata durante la notte dormendo ed è per questo che al mio risveglio il suo piede stava sulla mia faccia.
“Ma che cavolo ti urli?” Mi chiese Gemma ancora per terra, massaggiandosi la testa.
Non feci in tempo a rispondere che lei mi tirò un cuscino in piena faccia, sentii una risata provenire da un angolo della stanza, mi girai verso quel suono dolce e trovai mia sorella in piedi a vestirsi.
“Buongiorno ragazze.” Ci disse lei mostrandoci il suo sorriso.
“Buongiorno.” Rispondemmo io e la ragazza mora dirigendoci come due morte viventi verso la cucina.
“Buongiorno!” Ci salutò Anne che stava prendendo il latte dalla credenza.
“Giorno.” La salutammo io e Gemma, seguite da Juliette che fece irruzione nella stanza con un sorriso stampato in viso.
Odio la positività di quella ragazza in ogni situazione.
Quest’ultima prese i cereali e li piazzò al centro della tavola, quando sentimmo la porta riaprirsi, mi girai scontrandomi con gli occhi di Harry che mi rivolse uno sguardo intenso prima di spostarlo su sua madre.
Intanto Christian era entrato correndo con in mano un aeroplano giocattolo e si era messo seduto davanti al bicchiere di latte che Anne aveva appena messo a tavola.
Aprii la credenza per prendere la scatola delle brioches, ma realizzai che si trovavano troppo in alto così iniziai a saltellare per riuscire ad afferrarle.
Sentii qualcuno posizionarsi dietro di me, un braccio si allungò per prendere le brioches e porgermele, alzai lo sguardo per incontrare quello dolce di Harry, lo ringraziai silenziosamente e quasi scappai via andandomi a sedere a tavola insieme agli altri, proprio al fianco di Juliette.
“Buon appetito.” Ci disse Anne, noi ricambiammo tutti in coro.
Iniziai a mangiare spostando lo sguardo ogni volta sul riccio che mi lanciava occhiatine intense, facendomi perdere i sensi per pochi secondi.
“Allora… Hai dormito bene Alex?” Sentii la sua voce roca parlare, così alzai lo sguardo verso di lui.
“Si, tutto apposto… E tu... Come hai dormito?” Parlai a scatti come se non sapessi che parole usare.
“Benissimo.” Mi sorrise.
Ricambiai il sorriso pronunciando un “perfetto”.
Intanto la bionda seduta al mio fianco spostava il suo sguardo da me ad Harry e viceversa come se stesse cercando di capire qualcosa.
Anne si alzò per mettere la sua tazza nel lavandino e si diresse verso il frigorifero.
“Chi vuole un po’ di gelato?” Disse la donna allegramente, sentii Christian emettere un “iooo” eccitato dall’idea di mangiare il gelato.
Sgranai gli occhi e notai che Harry fece lo stesso.
Cazzo, il gelato l’avevamo finito noi due stanotte.
“Umh… qui non c’è.” Constatò Anne perquisendo tutto gli scaffali.
Io e il riccio ci lasciammo scappare una risatina soffocata, sotto lo sguardo indagatore di Juls.
“Eppure ero sicura di averlo comprato!” Si rattristò Anne.
Mi alzai velocemente da tavola ridendo mentre quasi urlavo un “vado in camera” ed Harold fece lo stesso.
Quando ci ritrovammo soli in corridoio scoppiamo a ridere insieme.
“Se mia madre lo scopre mi trucida.” Rise Harry.
“Trucida anche me.” Scoppiai in una risata sincera.
“Allora questo sarà il nostro piccolo segreto.” Disse lui mostrandomi le fossette.
“Certo…” Iniziai la frase.
Lui mi sorrise ed iniziò ad avviarsi verso la sua camera.
“…Però…” Quasi urlai per farlo girare, cose che lui fece ed io mi avvicinai a lui.
Alzai il braccio lasciandolo a mezz’aria, chiusi la mano a pugno tenendo dritto solo il mignolo.
“Dobbiamo fare la promessa col mignolo.” Dissi seria.
Lui inizialmente mi guardo e poi scoppiò in una fragorosa risata nel quale trascinò anche me.
“Dai sono seria!” Dissi in modo molto poco convincente se considero il fatto che stavo ridendo.
Lui fece attorcigliare il suo mignolo al mio e sorrise.
Sciolsi il mio mignolo dal suo e distesi il braccio lungo il mio fianco, fu allora che notai l’estrema vicinanza dei nostri corpi.
I suoi occhi cercavano nei miei, un qualcosa che neanche io sapevo.
Abbassai lo sguardo incapace di tenere il suo.
“Allora… a dopo.” Dissi titubante.
“A dopo.” Mi sorrise entrando in camera e richiudendosi la porta alle spalle.
Mi buttai sul letto e chiusi gli occhi, non passarono neanche due minuti che udii la porta aprirsi.
“Ora mi racconti tutto.” Era la voce di mia sorella.
“Tutto cosa?” Chiesi con voce innocente.
“Tutte le occhiatine e le risatine che vi siete scambiati tu ed Harry prima a colazione.”
Il sangue mi si congelò, mi alzai alla svelta andando verso la porta.
“Dove vai ora?” Mi chiese lei.
“Devo pisciare.” Dissi richiudendomi la porta alle spalle.
“Tanto non finisce qui!” Mi urla lei per farsi sentire, dato che sono già in corridoio.
Corro in bagno e mi chiudo la porta alle spalle, mi spoglio velocemente e mi infilo nella doccia, inizio a spalmare lo shampoo sui capelli e a sciacquarlo quando guardo in basso, l’acqua è rossa, tutta sporca di sangue.
Cazzo ho il ciclo, tempismo di merda.
Esco dalla doccia ed inizio a guardarmi intorno. Dove cazzo sono gli assorbenti?
Mi copro con un asciugamano abbastanza lungo ed apro la porta del bagno, per sporgere la testa.
“Juliette! Gemma!” Inizio a chiamare ma non ottengo nessuna risposta.
“Ragazze potete venire un attimo! Juliette!” Ancora nessuna risposta, la porta della stanza davanti a me si apre, mostrando Harry e Christian che mi guardano con aria interrogativa.
“Cos’è successo?” Chiede il più grande.
Lo ignoro e continuo ad urlare i nomi di sua sorella e della mia.
“Alex? Se mi dici cos’è successo ti posso aiutare io.” Continua il riccio.
“No, non mi puoi aiutare!” Lo liquido la lui rimane fermo li davanti con accanto mio fratello.
Vedo Juliette venire verso di me e tiro un respiro di sollievo.
“Cos’è successo?” Mi chiede.
“Ho il ciclo e non trovo gli assorbenti.” Sussurro per non farmi sentire da Harry, è piuttosto imbarazzante fargli udire le mie parole.
“Cosa hai detto?” Mi chiede.
“Ho il ciclo e non trovo gli assorbenti.” Sussurro, stavolta scandendo meglio le parole.
“Non ti sento.” Mi dice la bionda.
“Cazzo mi sanguina la patata e mi servono degli assorbenti, non ci vuole tanto a capirlo!” Urlò in preda ad un attacco di crisi isterica.
Vedo gli occhi di Harry e Christian spalancarsi e lo stesso fece la loro bocca.
“V-vieni C-chris… Lisciamole alle l-loro cose da d-donne…” Balbettò il più grande seguito dal più piccolo.
Ok, forse avrei potuto essere un po’più delicata nel linguaggio.
“Gemma!” Urla mia sorella.
Vedo la ragazza dai capelli neri spuntare da una stanza e dirigersi verso di noi.
“Che è successo?” Chiede questa.
“Alex è indisposta e non trova gli assorbenti.” Risponde Juliette, ovviamente in maniera più educata di quanto avessi fatto io.
“Mamma dove stanno gli assorbenti?” Urla Gemma.
“Ma non ti era finito?” Risponde la madre da una stanza.
“Servono ad Alex.” Urlò di nuovo la ragazza.
“Gemma, urla un po’ più forte, i vicini non l’hanno ancora capito!” Dico alzando gli occhi al cielo.
Vedemmo la madre raggiungerci a passo veloce con delle bustine in mano.
“Tieni tesoro, vuoi una mano?” Mi chiese la donna dagli occhi verdi.
Ma scherza? Vuole aiutarmi a mettermi l’assorbente? Ma che cazz?
“No grazie.” La liquidai, chiudendomi dentro al bagno.
Cazzo, che figura di merda.
Non riuscirò più a guardare Harry in faccia, me lo sento.
Mi rivestii velocemente ed uscii dal bagno, raccogliendo i capelli bagnati in una treccia che mi ricadde sulla spalla sinistra.
Andai in camera per riordinare la mia roba nello zaino e me lo caricai sulla spalla.
“Andiamo?” Dissi a Juliette.
“Di già?” Chiese in uno sbuffo.
“Ti prego!” La supplicai.
“Ok, dammi solo un minuto.” Mi rispose, andò a riordinare anche lei le sue cose nello zaino e disse a Christian di fare lo stesso.
“Ciao Anne, noi andiamo, grazie per l’ospitalità!” Disse mia sorella alla donna che ci venne incontro.
“Di niente cara, chiamatemi quando ne avete bisogno!” Ci disse con un sorriso.
“Lo faremo, grazie ancora di tutto.” Le sorrisi di rimando, aprendo la porta principale.
Io, mia sorella e mio fratello uscimmo da casa Styles e prendemmo un taxi per tornare a casa.
Posai la mia roba all’entrata, troppo stanca per portarla fino in camera mia, e mi buttai a peso morto sul divano.
Il mio cellulare vibrò nella tasca dei jeans, lo estrassi e feci scorrere il dito sullo schermo per sbloccarlo.
Lessi il destinatario del messaggio che mi era appena arrivato: Louis.
“Hai da fare oggi? x”
Digitai velocemente una risposta.
A: Louis
“No, perché? x”
Passarono pochi minuti quando lo schermo del mio cellulare si illuminò di nuovo.
Da: Louis
“Voglio portarti in un posto x”
A: Louis
“Dove? Mi fai paura…”
Da: Louis
“Hahaha tranquilla, ti passo a prendere dopo pranzo okkay?”
A: Louis
“Okkay.”
Rimisi il cellulare nella tasca dei miei jeans e mi avviai in cucina.
“Juliette, dopo pranzo Louis passa a prendermi, dice che vuole portarmi in un posto. Ci pensi tu a Christian?” Chiesi alla ragazza bionda impegnata a cuocere il pranzo.
“Certo, tanto non ho niente da fare.” Si voltò verso di me, sorridendomi.
“Perfetto!”
“Hai un appuntamento! Wao, non credevo sarebbe mai arrivato questo momento!” Rise mio fratello piegato sul tavolino mentre disegnava dei dinosauri.
“Non è un appuntamento! Voglio dire, si che lo è, ma non il quel senso!” Risposi dopo aver fatto la linguaccia a Christian.
“Dove ti porta?” Chiese Juliette mentre metteva i piatti pieni di pasta a tavola.
“Bho, è una sorpresa.” Risposi alzando le spalle.
“Mh, allora si, è un appuntamento.” Sorrise Juliette.
“Tra rosa e fior, nasce l’amor, Louis ed Alex si voglion sposar! Lui dice…” Comincia a canticchiare mio fratello ma io lo interrompo.
“Smettila! Siamo solo amici!”
“Sisi, dicono tutte così.” Ribatte mio fratello alzando e abbassando le sopracciglia velocemente.
“Chiude il becco!” Gli rispondo.
“Quack!” Mi dice fingendosi un’anatra.
Non pensavo che la stupidità di quel ragazzino arrivasse fino a questo punto.
Alzai gli occhi al cielo e mi misi a tavola, mangiai velocemente e corsi in camera per prepararmi.
Misi dei jeans aderenti, le converse e una maglietta a maniche lunghe che lasciava una spalla scoperta.
Mi sistemai i capelli, applicai sul mio viso un po’ di trucco ed aspettai sul divano l’arrivo di Louis.
Dopo una mezz’oretta il campanello suonò.
“Vado io!” Urlai dirigendomi verso la porta.
Aprii quest’ultima, ritrovandomi un ragazzo dagli occhi celesti che mi sorrise sinceramente.
“Hey!” Dissi uscendo di casa e richiudendomi la porta alle spalle.
“Sei mai stata allo St James’s Park?” Chiese lui con un sorriso.
“No ma ne ho sentito parlare.” Risposi io.
“Perfetto.” Sorrise a trentadue denti e non riuscii a non imitarlo, avevo un sorriso contagioso.
Entrammo nella sua macchina, era davvero bella, grigia metallizzata. Non conosco il nome dato che non me intendo di macchine, ma di sicuro so che una di queste non può essere guidata a sedici anni.
“Louis, ma non si deve aspettare i 18 per guidare macchine così?” Chiesi curiosa.
“Si.” Rispose con un sorriso.
“E…allora perché la stai guidando?” Non riuscivo a capire.
“Perché io ho 18 anni.” Rise di gusto.
“Davvero? Pensavo ne avessi 16… Aspetta un attimo, allora perché frequenti il mio stesso anno e non l’ultimo? ”Non riuscivo a capire.
“Sono stato bocciato, due volte.” Rispose.
“Ohw, che cattivo ragazzo!” Risi prendendolo in giro.
Lui fece lo stesso, senza distogliere gli occhi dalla strada.
Il tempo volò via velocemente, in un batter d’occhio vidi Louis parcheggiare vicino ad un parco, scendemmo dalla macchina camminando verso di esso.
Entrammo in esso, venni circondata da una lunga distesa verde piena di alberi e fiori colorati, al centro di questo di trovava un lago limpido, illuminato dal sole che oggi avevo deciso di uscire da dietro alle nuvole.
“Wao!” Non feci a meno di esclamare, davanti a tutta questa bellezza.
“Vieni con me.” Mi disse Louis sorridendo, io annuii e lo seguii, ci mettemmo seduti du una panchina in riva al lago.
“Questo posto mi rilassa, ci venivo sempre con mia madre e le mie sorelle quando ero piccolo.” Sorrise al ricordo guardando la grande distesa celeste davanti a se.
“Hai delle sorelle?” Gli chiesi.
“Si, ne ho quattro, Lottie, Felicite, Phoebe e Daisy, più una sorellastra, si chiama Georgie ma non la vedo da molto tempo.”
Sgranai gli occhi, cinque sorelle in tutto?
“Chissà com’è difficile vivere in casa con quattro sorelle.” Mi lasciai scappare.
“Non vivo più con loro, io e Niall ci siamo comprati un appartamento quest’anno, quando entrambi abbiamo compiuto diciotto anni. Ma in realtà vivere con mia sorella e mia madre non era tanto male, insomma, stare in casa con cinque donne ti aiuta a capirle.” Rise, e vidi una scintilla illuminargli gli occhi.
“Tuo padre?” Appena lo chiesi mi morsi il labbro. Stupida Alex, devi imparare a tenere la bocca chiusa.
“Non vive più con noi da tempo, i miei hanno divorziato quando ero piccolo.” Iniziò a guardarsi le mani che giocavano tra loro.
“Ohw, mi dispiace.” Dissi sincera.
“Fa niente, non mi manca più di tanto. Credo che l’unica cosa che mi manca è il cibo che cucinava mia madre, Niall divora tutto e quando prova a cucinare qualcosa, rischia di far saltare l’intero palazzo.” Rise sincero e lo feci anch’io.
“Immagino.” Feci continuando a ridere.
Lui si girò verso di me, guardandomi negli occhi.
Non so descrivergli i suoi occhi, sembrano un sogno. Forse è l’unica cosa a cui li posso paragonare, i sogni sono nati per far felice la gente, i sogni sono belli. Ecco come sono gli occhi di Louis, sono estremamente belli e lui, con uno sguardo, sa far sorridere la gente.
Mi resi conto che mi ci stavo perdendo dentro e, se non distoglievo subito lo sguardo, avrei rischiato di annegarci.
Mi auto imposi di guardare il lago, e i miei muscoli del collo ubbidirono facendomi girare la testa.
“E le tue sorelle invece? Come sono?” Chiesi provando a rompere il silenzio.
“Sono fantastiche, le due gemelle, Phoebe e Daisy hanno un’energia pazzesca, sono sempre allegri e sorridenti. Lottie e Felicite hanno un cuore grande, soprattutto la prima, mi da sempre buoni consigli anche se sono io che dovrei darli a lei dato che sono il fratello maggiore…” Fece una breve pausa. “… Io e Lottie siamo molto legati.” Continuò.
“Un giorno mi piacerebbe conoscerle, da come le descrivi sembrano adorabili.” Sorrisi.
“E lo sono, solo quando vogliono, a volte complottano contro di me e mi ricattano con cosa come  “se non ci dai cinque sterline a testa diciamo tutto alla mamma”, ma gli voglio bene comunque.”
Ridemmo insieme, finchè non lo vidi piegarsi per prendere un sassolino.
Si alzò in piedi, lo tirò nell’acqua, questo rimbalzò sulla superficie una volta per voi sprofondarci dentro.
“Scommetto che non lo riesci a fare.” Mi sfidò.
Mi alzai anche io, prendendo un sassolino da per terra.
“Tu dici?” Con quella frase accettai la sua sfida, tirando il sassolino nell’acqua.
Due rimbalzi, davvero notevole Alex!
“Vediamo se sai fare di meglio!” Alzai un sopracciglio esaltata dalla mia vittoria.
Lui non ce lo fece ripetere, tirò il sassolino che rimbalzò tre volte. Oh, vaffanculo.
“Dicevi?” Disse prendendomi in giro.
Provai a far fare anche io tre rimbalzi al mio sassolino ma senza riuscirci.
“Oh vaffanculo, quel sasso era difettoso!” Protestai.
“Si, il sasso è difettoso…” Continuò a prendermi in giro ridacchiando.
Gli diedi una piccola spintarella e lui mi abbracciò mormorando un “dai, scherzavo”.
Cominciammo a camminare in giro per il parco, quando mi ritrovai davanti ad una lunga distesa di fiori lilla, i miei preferiti.
“Sono bellissimi!” Mi soffermai a guardarli con un sorriso.
“Eh già!” Disse lui al mio fianco.
“Ho avuto un’idea! Posso farti una ghirlanda di fiori?” Lo supplicai.
“Fa molto gay!” Protestò.
“Oh dai, secondo me il look da gay ti dona.” Risi e lui alzò gli occhi al cielo.
Riuscii a convincerlo e mi accasciai vicino ai fiori, cogliendone un po’, li legai tra loro formando una ghirlanda che poi misi in testa a Louis.
“Ti sta benissimo!” Annunciai eccitata.
Lui se la tolse dalla testa e la mise sulla mia, corrugai la fronte non capendo il perché di quel gesto.
“Sorridi.” Disse dolcemente.
Obbedii sorridendo come una bambina di cinque anni alla quale hanno appena regalato la sua bambola preferita.
Lui rise leggermente.
“Come immaginavo, sta molto meglio a te.” Il suo tono era dolce.
Arrossii visibilmente e quasi maledissi la mia pelle bianca, perché il rossore si notava di più.
Ci guardammo negli occhi per un momento che sembrò non finire mai, lo vidi abbassare lo sguardo velocemente per poi riportarlo su di me.
Feci lo stesso e notai che la sua mano si avvicinava alla mia, così sorrisi senza pensarci e la strinsi.
Sorrise anche lui di rimando e continuammo a camminare per il parco, parlando del più e del meno.
Quando iniziò a farsi buio ritornammo in macchina, per tornare a casa.
Lui parcheggiò proprio davanti al portone di casa mia, lo salutai con un bacio sulla guancia e scesi dalla sua auto, presi le chiavi dalla mia borsa e le infilai nella serratura.
Entrai in casa richiudendomi la porta alle spalle, e corrugai la fronte notando Juliette sul divano, accovacciata tra le braccia di Niall, i due ridevano insieme come due bambini felici.
“Ho interrotto qualcosa?” Dissi portando la loro attenzione su di me.
“Niente, stavamo solo guardando la televisione. Mi annoiavo a casa da sola, così ho deciso di chiamare Niall per farmi un po’ di compagnia.” Mi sorrise Juls.
“Okkay.” Dissi avviandomi verso la mia camera.
Mi distesi sul letto ed iniziai a guardare il soffitto.
Louis già mi mancava, insomma con lui stavo bene, non avevo preoccupazione per la testa o ansie. Tutti i problemi parevano scomparire ed io mi sentivo libera in un certo senso.
Ma no, a me non piace Louis.
Forse…
Bho, non ne ho la mia idea.
La testa iniziò a girarmi così chiusi gli occhi sperando con tutte le mie forze di essere inghiottita dal sonno.

***

Salve salviiiino.
allora,considerate che sto in webcam con due miei amici e non ci capisco niente,crepo.
eniuei,dai questa volte non ho fatto tanto ritardo,lol.
comunque,ve piasa el capitoloooo?
VORRESTE LOUIS ED ALEX INSIEME O NO?
RISPONDERE PLEASE.

ok,ho finito non mi va molto di scrivere.
Ringrazio come sempre tutti quelli che leggono,che recensiscono,che hanno messo tra preferiti ecc..ringrazione Caterina, Emanuela e Pre_Everdeen che sono delle ragazze fantastiche,vi amo.
ok vi lascio,baaaci.

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Capitolo 12
*** Unexpected kiss ***








One and only
I adore ya
Girl I want ya
The one I can't Live without that's you, tha'ts you
You're my special
Little lady
The one that makes me crazy
Of all the girls I've ever know it's you, It's you,
My favorite girl.

 



“Alex!” Sentii urlare mia sorella.
Fingiti in coma e non muove un muscolo, Alex.
“Alexa’!” Continuò mia sorella scuotendomi.
Ricorda Alex, tu sei in coma quindi resta ferma.
“Alexandra!” Un altro strattone.
“Alexandra Marie Stewart!” Urlò mia sorella tirandomi un cuscino in faccia.
“Dobbiamo andare a scuola!”
Feci un verso simile a quello di un procione ubriaco e mi strofinai gli occhi con le mani chiuse a pugno.
“Che palle.” Farfugliai.
“Muoviti!” Mi ordinò.
Andai in cucina per fare colazione, mangiai quanta più roba possibile dato che avevo fame, ieri sera non avevo cenato.
Mi vestii il più lentamente possibile chiudendomi in bagno.
“Quanto ti ci vuole ancora?” Urlò mia sorella da fuori alla porta.
“Non ho ancora finito!” Urlai di rimando.
“Ok, allora oggi a scuola ci vai con la metro, io prendo la macchina ed accompagno Christian.” Fu la sua risposta.
Aspettai qualche istante prima di uscire dal bagno completamente vestita e piazzarmi davanti alla televisione.
E Juliette pensava pure che ci andassi davvero a scuola, non ci sarei andata per tutta la settimana se solo lei non mi accompagnasse ogni giorno con la macchina.
Dopo un quarto d’ora iniziai ad annoiarmi, dato che in tv non c’era niente.
Presi il cellulare e cercai tra i contatti il numero di Louis, per scrivergli un messaggio.
A: Louis
“Esci prima da scuola oggi? Dai, mi annoio!”
Iniziai a fissare lo schermo finchè non comparse il simbolo di un nuovo messaggio, lo aprii velocemente.
Da: Louis
“Perché non sei a scuola?”
A: Louis
“No, quindi muoviti ad uscire di li così mi fai compagnia!”
Digitai velocemente sulla tastiera.
Da: Louis
“Io sto a casa, passa se vuoi!”
Fu la sua risposta, mi affrettai di cercare tra gli appunti l’indirizzo che mi aveva dato un po’ di giorni fa ed uscii di casa.
Presi la metro, ed in meno di dieci minuti stavo già davanti al palazzo dove abitava Lou.
“Allora, vediamo un po’… Tomlinson…” Sussurrai a me stessa mentre cercavo il pulsante del suo citofono.
“Ah, eccolo!” Esclamai felice.
Tenni il dito attaccato al pulsante finchè una voce acuta non mi rispose.
“Alex smettila! Mi stai triturando i timpani!” Urlò Louis dall’altra parte del citofono.
“Non sono Alex.” Parlai con una voce maschile.
“Non sei brava a fingere, sono al sesto piano.” Disse, mi misi a ridere e lui mi aprì.
Entrai nell’atrio di quel piccolo palazzo, guardandomi intorno, c’era una rampa di scale ma non vedevo nessun ascensore.
Mi avvicinai al portinaio.
“Scusi, dov’è l’ascensore?” Chiesi gentilmente.
“In questo palazzo non c’è nessun ascensore, mi dispiace signorina.” Mi rispose con un sorriso.
Come? Quindi mi devo fare sei piani a piedi? Perfetto.
“Ok, grazie.” Gli dissi avviandomi verso la prima rampa.
Quelle scale erano un’agonia.
Al quarto piano quasi caddi per terra svenuta ed al quinto iniziai a gattonare per salire perché i miei piedi non ce la facevano più.
Si, sono sempre stata una grande sportiva.
Arrivai davanti ad un porta al sesto piano, con una targhetta vicino “Horan Tomlinson” vi era scritto.
Cominciai a bussare dando colpetti con la fronte sul legno, dato che le braccia mi facevano troppo male.
Louis mi aprii sorridente.
“Dovrebbero davvero mettere un ascensore, o almeno tu dovresti trasferirti al piano terra così non devo farmi sei piani a piedi.” Sbuffai entrando e togliendomi le scarpe, le lasciai sul pavimento buttandoci anche la borsa.
“Prego, fai come fossi a casa tua.” Mi disse ironico.
“Mi sono fatta quelle scale solo per te passando le pene dell’inferno, quindi il minimo che puoi farmi ora è massaggiarmi i piedi.” Dissi seria.
“Te lo scordi.” Mi rispose.
Sbuffai visibilmente e girai per la casa cercando il salotto, quando lo trovai mi buttai a peso morto sul divano accendendo la tv.
Lui mi osservò e sorrise allegramente, andando verso la cucina.
Tornò da me con in mano una ciotola piena di pop-corn, sorrisi e lui ne sembrò felice.
“Vuoi?” Mi chiese con un sorriso.
“Il mio tesssssoro!” Imitai quel mostriciattolo strano e schifoso del Signore degli Anelli.
Lui rise allegramente, mi misi accanto a lui appoggiando la mia testa sulla sua spalla mentre mi circondava le spalle col braccio.
Aveva un buon profumo, di vaniglia.
Quando le trasmissioni in televisione ci iniziarono a scocciare, iniziammo a chiacchierare divorando pop-corn.
Il suo cellulare squillo all’improvviso, lo vidi premere il tasto verde e portarselo all’orecchio, alzandosi dal divano.
“Dimmi.” Pronunciò camminando avanti e dietro per la stanza.
Corrugai la fronte sentendo una voce femminile provenire dalla cornetta del telefono, ma non riuscivo a decifrare le parole.
“Ok, arrivo subito.” Chiuse la chiamata.
“Chi era?” Chiesi infilandomi tre pop-corn in bocca.
“Mia sorella Lottie, dice che Daisy sta male, mamma sta a lavoro e nessuno se ne può occupare dato che lei deve andare a scuola.” Mi spiegò spegnendo la televisione.
“Vuoi venire con me?” Mi chiese sorridente.
“Okkay.” Annuii felice.
Uscimmo di casa ed entrammo nella sua macchina che era parcheggiata a pochi metri dal palazzo.
Ci mettemmo un po’ per arrivare dato che mi aveva spiegato che casa sua si trovava in periferia.
Arrivammo in un quartiere pieno di case con giardini enormi, lui parcheggiò la macchina davanti ad uno di questi e scendemmo per andare a bussare alla porta.
Una ragazza bionda dagli stessi occhi di Louis, alta più o meno quanto me ci aprì velocemente.
“Grazie al cielo sei qui, sono già in ritardo!” Quasi urlò lei spalancando la porta e correndo in giro per casa, la vidi afferrare il suo zaino e correre di nuovo verso noi due che nel frattempo eravamo già entrati.
“Allora, Daisy ha la febbre, ora sta a letto, i medicinali si trovano in cucina e se hai bisogno di aiuto ci sono i numeri di tel…” Iniziò a parlare a raffica finchè Louis non le mise un dito sulla bocca.
“Tranquilla, sono abituato a stare a casa con voi malate, so che devo fare.” Un sorriso si allargò sulla bocca del giovane.
“Grazie, comunque mi sei mancato.” Disse la biondina gettandosi tra le sue braccia.
“Anche tu.” La voce di Louis era dolce, mentre la stringeva.
“Ok, io scappo!” Annunciò lei sciogliendosi dall’abbraccio.
“Tu sei?” Mi chiese Lottie girandosi verso di me.
“Alex, una sua amica.” Risposi sorridendo.
“Piacere di conoscerti, io sono Lottie.” Sorrise di rimando gettandosi tra le mie braccia.
Mi strinse forte ed io feci lo stesso.
“Stai attenta che quell’incosciente di mio fratello non dia le medicine sbagliate alla povera Daisy, come aveva fatto con me.” Mi sussurrò, ridemmo insieme e lei uscì di corsa da casa.
Si chiuse la porta alle spalle, Louis si avvicinò a me sorridendo.
“Cosa ti ha detto?” Chiese.
“Che sei il fratello più responsabile che potesse desiderare!” Risi prendendolo in giro.
Lui alzò gli occhi al cielo e mi fece ascoltare la sua risata contagiosa, ancora una volta.
“Dai vieni!” Fece prendendomi per mano e portandomi al piano di sopra.
Bussò ad una delle porte ed una vocina flebile disse “avanti”.
Noi entrammo in una stanza con le pareti bianche, dei mobili bianco panna e rosa con due letti da un lato, completamente rosa.
Camminai tra le bambole lasciate per terra ed altri giocattoli, fino ad arrivare al fianco di Louis ad uno dei due letti, dove una bambina dai capelli biondi e corti vi era distesa.
“Boo!” Urlò questa togliendosi da sotto le coperte e mettendosi in piedi sul letto.
Quando lui fu abbastanza vicino la prese in braccio, lasciandogli piccoli baci sulla guancia.
“Daisy!” Urlò Louis di rimando.
Lou la rimise sul letto dove lei si posizionò a gambe incrociate con un sorriso a trentadue denti.
“Che ci fai qui?” La sua vocina era allegra.
“Sono venuta a prendermi cura di questa piccola malaticcia!” Rispose il fratello dolcemente, scompigliandole i capelli.
La ragazzina rise dolcemente e posò lo sguardo su di me.
“Sei la ragazza di Louis?” Chiese incuriosita, non feci neanche in tempo a risponderle che lei guardò il ragazzo vicino a me ammiccando. “È davvero bella, complimenti fratellone!”
Io ed il castano ridemmo di gusto.
“No, non è la mia ragazza, anche se non mi dispiacerebbe.” Parlò lui rivolgendomi un sorriso.
Gli diedi un piccolo colpetto dietro alla schiena ed arrossii, lui rise divertito dalla mia reazione.
“Ti sei misurata la febbre?” Le chiese il ragazzo inginocchiandosi davanti a lei.
“Si, ho trentotto.” Rispose la bambina in uno sbuffo.
“Hai fatto colazione?” Le chiese lui, con fare premuroso.
Daisy in risposta face oscillare la testa a destra e sinistra, per dirgli di no.
“Ok, vado a prepararti un po’ di latte caldo col miele.” Annunciò uscendo dalla stanza.
Eravamo rimaste solo io e lei, adesso.
La vidi guardare un punto del pavimento pieno di giochi e andarci, prese due bambole e si inginocchio vicino ad un castello giocattolo.
“Vuoi giocare?” Mi chiese porgendomi una delle bambole che teneva in mano.
“Certo.” Le sorrisi mettendomi a gambe incrociate al suo fianco.
Iniziammo la giornata nel castello delle bambole con loro che si alzavano la mattina e andavano a fare colazione, poi a lei gli venne l’idea di inserire una festa così pronunciò “dobbiamo andarci a preparare per il ballo del principe”, infilammo i vestiti da sera alle bambole e le mandammo a questo presunto “ballo”.
Ad un certo punto spuntò Ken vicino a noi.
Mi girai trovando Louis che si era accovacciato dietro alle mie spalle, ci guardammo per un secondo negli occhi e sorridemmo istintivamente.
“Vattene via!” Si lamentò Daisy girandosi verso di Louis.
“Perché?” Lui fece la faccia da cucciolo con gli occhietti dolci.
“Perché non sei bravo a giocare con le bambole, sono cose da donne.” Rispose la sorellina.
“Hai sentito Louis? Sono cose da donne, tu vai via.” Mi rivolsi al castano, la biondina allungo una mano ed io le battei il cinque.
Il ragazzo accovacciato vicino a noi alzò gli occhi al cielo.
“Va bene, vi lascio alle vostre cose da donne.” Sbuffò uscendo dalla stanza. “Comunque, Daisy ho lasciato il latte sul comodino.” Disse indicando una tazza a forma di mucca.
“Okkay.” Sorrise lei tuffandosi su di essa.
Si mise a gambe incrociate sul letto ed io feci lo stesso, afferrò la tazza tra le mani e ne prese un sorso.
“Che buono!” Esclamò chiudendo gli occhi.
“A te piace il latte col miele?” Mi chiese bevendone un altro sorso.
“In realtà non l’hai mai assaggiato.”
“Io lo adoro! Louis ce lo faceva sempre quando io e le mie sorelle stavamo male, poi ci leggeva una storia e si addormentava a letto con noi.” Mi spiegò, ed improvvisamente il suo sguardo cadde sul bicchiere, osservando tristemente.
“Vi manca, vero?” Chiesi con il tono di voce dolce.
“Si tantissimo, insomma, è il mio fratellone e gli voglio tanto bene.” Sussurrò.
Sentii un leggero rumore e guardai la porta, era mezza socchiusa e riuscivo a vedere Louis li fuori che ci spiava.
“Sono sicura che ve ne vuole anche lui.” Sorrisi alla biondina affianco a me che mi guardò felicemente.
Spostai di nuovo il mio sguardo fuori dalla porta e notai Louis sorridermi, feci lo stesso facendogli l’occhiolino.
Daisy finì il latte tutto d’un sorso e risposò la tazza sul comodino, a quel punto entrò il castano.
“Tutto apposto qui?” Chiese lui sedendosi vicino alla sorella.
“Si, stavamo parlando di te!” Le sorrise lei.
“Ah, e che dicevate?” Chiese fingendo di non sapere.
“Che ti voglio tanto bene!” Disse lei allungando la “a” di “tanto”.
La piccola gettò le braccia al collo del grande e lui la strinse forte.
Quest’ultimo mi guardo mormorando un “grazie” io sorrisi di rimando, quasi istintivamente.
“Lou mi leggi una storia?” Chiese lei con la faccia da cucciola.
“Certo.” Le rispose lui.
“Però…” La biondina lasciò la frase in sospeso. “…Devi vestirti da Boo mentre la leggi.” Sorrise.
“No, da Boo Bear…” Spalancò gli occhi lui.
Boo Bear?
“Ti prego ti prego ti prego!” Lo supplicò Daisy.
“Ti prego ti prego ti prego!” La imitai, qualsiasi cosa sia questo “Boo Bear” se Louis non ci si vuole travestire significa che è divertente.
“Okkay.” Disse alzando gli occhi al cielo.
Uscì dalla stanza entrando nella sua per andarsi a cambiare.
“Vieni!” Mi disse Daisy prendendomi la mano e portandomi in quella che doveva essere la camera della madre.
Lo stile della stanza era piuttosto semplice e classico, c’era un letto al centro, noi ci buttammo là sopra aspettando l’arrivo di Louis.
Dopo pochi minuti, bussarono alla porta.
“Avanti!” Pronunciammo insieme io e Daisy.
Lui entrò con indosso un costume da orso ed il libro della Principessa ed il ranocchio tra le braccia.
Io e sua sorella scoppiammo in una fragorosa risata contorcendoci sul letto.
“Spiritose, prendetemi in giro dai!” Disse lui con tono acido.
“Sei bellissimo, dovresti venirci anche a scuola con questo look!” Lo presi in giro tra le risate.
Lui si sdraiò sul letto accanto alla sorella, ed aprì il libro.
“C’era una volta un re le cui figlie erano tutte belle, ma la più giovane era così bella che persino il sole…” Iniziò a leggere ad alta voce il castano, mentre la piccola guardava il libro colorato ed i disegni qua e la per le pagine con gli occhi che le brillavano.
Durante il racconto, Louis aggiungeva sempre qualche sua battutina che faceva ridere sia me che Daisy.
“… La principessa ne fu felice e ringraziò in cuor suo il buon re che le aveva insegnato a essere gentile e riconoscente.” Lesse l’ultima frase e chiuse il libro, ormai la piccola Daisy era addormentata tra me ed il castano che le lasciava piccoli baci sulla fronte.
Mi alzi lentamente dal letto per non svegliarla, presi il mio cellulare e guardai l’ora.
Le undici e mezza.
Mi girai appena in tempo per notare Louis che rimboccava le coperte alla sorellina, e si dirigeva nella sua camera per togliersi il costume.
Ne uscì dopo qualche minuto.
“Credo sia meglio iniziare a preparare il pranzo.” Lo informai facendogli vedere l’orario in alto a destra sul mio cellulare.
“Ok, tu sai cucinare?” Mi chiese speranzoso.
“No.”
“Perfetto, neanche io.” Ridemmo insieme ed entrammo nella cucina.
“Cosa le vuoi preparare?” Gli chiesi.
“Mh..la minestrina?” Rispose lui.
Annuii.
“Allora, di solito mia madre metteva l’acqua nel pentolino, e poi altre cose come la cipolla, i pomodori e carote…” Iniziò a spiegarmi.
“Ok, quanto la dobbiamo lasciare a cuocere?” Dissi mettendo dentro l’acqua tutti gli ingredienti che mi aveva elencato.
“Stupida, li dovevi tagliare a pezzi, non puoi mettergli cipolle intere, o carote e pomodori.” Mi disse guardando quello che avevo combinato.
“Oh vabbè, avrà una minestra un po’ più saporita.” Feci spallucce.
Sembrò pensarci un attimo e poi lasciò perdere.
“Bisogna metterci il dado, qualsiasi cosa sia.” Lo informai.
Lui iniziò a cercare nella mensola fino a trovare una bustina, ci infilò tutta la polvere che vi era in essa, ed aggiungendo un po’ di pastina.
“Perfetto!” Sorrisi.
“Ok, ora possiamo andare a vedere la tv.” Ci avviammo in salotto stendendoci sul divano.
Dopo un tempo indefinito, cominciammo a sentire un odore strano. Corremmo in cucina trovando la minestra che colava dai bordi della pentola, e continuava a fare bolle.
“Mi fa paura.” Dissi guardandola terrorizzata.
“Anche a me.” Rispose lui.
“Sicuro che non prenda vita?” Gli chiesi.
“No, non penso, ma secondo me è sul punto di esplodere.” Disse prendendo la pentola e rovesciando tutto il contenuto nel lavandino.
“Ok, proviamo con un’altra cosa.” Esordì.
“Tipo? Mh, la pasta!” Esclamai io.
“Buona idea.”
Dopo aver fatto bollire l’acqua prendemmo il sale per mettercelo dentro.
“Quanto ce ne vuole?” Gli chiesi io.
“Bho.” Disse alzando le spalle.
Abbondai col sale, almeno non ci ritrovavamo una pasta sciapa, poi aggiunsi gli spaghetti.
Aspettai che questi fossero cotti e li divisi in tre piatti.
Louis ci verso sopra l’olio ed il parmigiano.
“Assaggia tu.” Mi disse.
“Non voglio morire giovane.” Replicai guardando il contenuto del mio piatto.
Il ragazzo vicino a me si portò una forchettata di spaghetti alla bocca, che subito sputò nel lavandino disgustato, pulendosi la lingua con una spugnetta.
“Quanto sale ci hai messo?” Mi fulminò con lo sguardo.
“Abbastanza.” Mi morsi il labbro.
“Direi più che abbastanza!”
Dopo poco vedemmo entrare Daisy in cucina, con gli occhi mezzi chiusi.
“Cos’è tutto questo casino?” Chiese la piccola bambina.
“Uh, pasta!” Urlò gettandosi sul piatto posto sopra al tavolo.
“NO!” Urlammo io e Louis, ma ormai la biondina già aveva infilato gli spaghetti in bocca.
La vidi fare una faccia disgustata, e correre via dalla cucina.
Io ed il castano la seguimmo fino al bagno dove lei iniziò a vomitare il tutto nel water.
“Oh dai, non era tanto cattiva…” Mormorai, questo fece scoppiare Louis in una risata.
“Mi hai quasi avvelenato e hai fatto dare di stomaco mia sorella, era di sicuro buonissima!” Si poteva sentire il sarcasmo nella sua voce.
Gli rifeci il verso con una vocina da ritardata.
Daisy finì di vomitare, tirò lo sciacquone ed iniziò a lavarsi i denti.
Quando ebbe finito trascinò sia me che Louis per i polsi, fino alla cucina.
“Ora vi insegno io come si cucina la pasta!”
Daisy per tutto il tempo ci disse quali ingredienti mettere, la quantità di tutto ed i tempi, quando finalmente la pasta fu pronta la dividemmo di nuovo per tre piatti.
“Assaggiate.” Ci ordinò come uno di quegli chef americani e schizzofrenici.
“Louis…” Feci, sperando che avesse mangiato la pasta lui per primo.
“Eh no, stavolta tocca a te.” Fu la sua risposta.
Oh, vaffanculo.
Sbuffai e me ne infilai un boccone in bocca.
“Oddio, è buonissima!” Esclamai sorridendo.
La piccola biondina davanti a noi si pulì le spalle con una mano, con aria fiera.
Finimmo di mangiare tutti e tre e ripulimmo la cucina, ormai si erano già fatte le tre e qualcuno suonò al campanello.
Louis andò ad aprire mentre io rimettevo Daisy al letto, poi riscesi le scale fino a posizionarmi all’entrata, al fianco del castano.
“Lou!” Urlò una ragazza che assomigliava incredibilmente a Lottie, ma con i capelli un pochino più scuri.
“Felicite!” Urlò lui abbracciandola, all’abbraccio si unì anche una ragazzina identica a Daisy, probabilmente doveva essere la gemella, Phoebe mi pare si chiamasse.
I tre si staccarono dall’abbraccio.
“Piacere, Felicite, la sorella tu Louis, tu?” Mi disse la grande allungando la mano verso di me.
“Alex, un’amica.” Sorrisi stringendole le mano.
“Io sono Phoebe.” Sorrise la piccolina.
“Come sta?” Chiese Fely al fratellone.
“Un po’ meglio, siamo stati dei bravi baby-sitter.” Sorrise lui.
“Ma se mi avete quasi avvelenato!”
Ci girammo tutti trovando dietro di noi una Daisy con le braccia incrociate al petto.
“Ma cosa dici!” Disse lui facendo finta di niente e prendendola sul ridere.
“Cosa hai fatto?” Lo fulminò la più grande tra le sorelle.
“Mi hanno fatto mangiare una cosa che più che pasta sembrava sterco di mucca.” Le informò la biondina malata.
“Stai zitta.” Le sussurrò il castano continuando a guardare Fely e sorridere.
“Oh povera piccola!” Esclamò quest’ultima abbracciandola.
“Noi andiamo, ciao!” Esclamò Louis prendendomi per la mano ed aprendo la porta.
“Louis William Tomlinson, questa sera facciamo i conti.” Le urlò la sorella mentre io ed il castano scappavamo via.
Prendemmo la macchina per tornare nell’appartamento di Louis, quando qualcuno mi mandò un messaggio.
Da: Sconosciuto.
“Stasera ci vieni all’ Aquarium Nightclub? Ci sarà metà scuola!”
Ma che cazz?
A: Sconosciuto.
“Chi sei?”
Da: Sconosciuto.
“Harry. Allora, ci vieni si o no?”
Perché vuole che io venga? Vabbè, ci faccio un salto, magari mi diverto.
A: Harry.
“Io si, tu?”
Da: Harry.
“Si, allora ci vediamo lì. A dopo x”
Sbuffai visibilmente, Louis spostò un attimo gli occhi dalla strada per portarli su di me.
“Chi era?”
“Harry.” Risposi secca.
“E che voleva?”
“Mi chiedeva se stasera andavo all’Acquarium Nightclub, vieni anche tu vero?” Pronunciai girandomi verso il castano.
“No stasera no, sono stanco, scusa.” Mi spiegò.
“Va bene.” Sbuffai ancora una volta.
Louis mi lasciò davanti casa mia, io citofonai e mi aprì mia sorella.
“Com’è andata oggi a scuola?” Mi chiese mentre entravo.
“Non ci sono andata.” Risposi semplicemente.
“Come?” Sgranò gli occhi.
“Hai sentito bene, mi dovresti firmare la giustifica.” Le diedi un libretto che avevo tirato fuori dallo zaino.
“Alex!” Mi sgridò.
“Dai! Tu sei maggiorenne quindi puoi firmarlo.” Mi guardò per qualche secondo ed io provai a convincerla facendogli gli occhi dolci.
“Va bene.” Alzò gli occhi al cielo e firmò.
“Grazie!” Dissi stampandole dei baci sulla guancia.
Corsi in camera per andare a prepararmi, seguita dalla bionda.
“Devo trovare un abito decente.” Farfugliai aprendo l’armadio.
“Dove vai?”
“All’acquarium Nightclub.” Risposi rovistando gli abiti.
“Ma non facevano entrare solo i maggiorenni in quel posto lì?” Mi chiese.
Alzai le spalle.
“Bho, Harry ci va ed ha la mia età.” Le spiegai.
“Si, ma Harry è quasi alto due metri e può passare tranquillamente per un diciottenne, tu sembri una tredicenne con crisi ormonali.” Parlò mia sorella.
“Ha ha ha, davvero divertente.” Dissi ironica facendole la linguaccia.
“Tu che ne sai che Harry viene?” Mi chiese dopo un po’.
Le lanciai il cellulare che lei prese al volo.
“Guarda i messaggi.” Le spiegai.
Fece come gli avevo detto, leggendo la conversazione tra me ed Harry.
Alla fine scelsi di mettere un top interamente ricoperto di brillantini color argento, degli shorts color jeans e delle scarpe con tacco nere.
“Come sto?” Dissi girando su me stessa.
“Sexy.” Rise mia sorella.
Mi truccai leggermente e poi fui pronta per uscire.
Presi il taxi che mi lasciò davanti alla discoteca, e vi entrai.
 
 
“Davvero ti piace? Io la adoro!” Dissi a Mabel.
“Si, Britney Spears è forte!” Mi sorrise lei prendendo un altro sorso del suo drink.
Avevo incontrato Mabel in discoteca, dato che Harry ancora non si faceva vedere decisi di parlare con lei, è davvero simpatica.
“Abbiamo un sacco di cose in comune.” Sorrisi.
“E già, chi se lo aspettava!” Mi rispose lei.
“Guarda chi è arrivato.” Mi disse indicando un punto dietro le mie spalle.
Mi girai riconoscendo un ricciolino dal sorriso dolce.
“Come sto?” Le chiesi elettrizzata.
“Benissimo, ora vai da lui.” Mi sorrise lei.
Seguii il suo consiglio e mi mossi in mezzo alla folla di persone sudate che si agitavano, quando mi bloccai all’istante, pietrificata.
Quella era Tayla, e perché stava parlando con Harry?
E perché ora lo stava baciando?
Le lacrime iniziarono a rigarmi il viso.
Uscii dalla discoteca quasi correndo, una volta fuori mi tolsi le scarpe col tacco e comincia a correre per davvero.
“Alex aspetta!” Sentii una voce femminile gridare dietro di me, probabilmente era Mabel, ma non le diedi ascolto, corsi il più velocemente possibile.
Cominciarono a cadere goccioline ogni tanto sulla mia testa, fino a quando non venne giù la pioggia.
Fui costretta a rallentare la corsa per non rischiare di scivolare.
Svoltai l’angolo sorpassando un ragazzo incappucciato, quando questo mi chiamò.
“Alex!” Disse lui, mi girai di scatto riconoscendo quella voce.
Al buio e sotto al cappuccio non l’avevo riconosciuto, ma avvicinandomi meglio ero riuscita a vedere i suoi occhi celesti illuminati dalla luce della luna.
“Che ci fai qui?” Mi chiese afferrandomi per il polso e portandomi sotto ad un balcone di un palazzo, per ripararci dalla pioggia.
Mi guardò attentamente e notò i miei occhi gonfi ed i singhiozzi che provavo a trattenere.
“Che è successo?” Mi chiese passando la sua mano sulla mia guancia.
In risposta mi gettai tra le sue braccia stringendolo a me.
“Calmati, prendi un respiro profondo e spiegami tutto.” Mi disse preoccupato, dopo che io mi fui staccata.
“Non c’è niente da spiegare Louis, va sempre tutto male, quando pensi che finalmente i tuoi problemi non esistano più e che è tutto perfetto c’è sempre qualcosa che rovina tutto, sempre. Io non ce la faccio più pensavo che…” Non feci in tempo a finire che sentii le sue labbra sulle mie.
Oh mio Dio. Louis William Tomlinson mi stava baciando. Il mio Louis mi stava baciando.
Fu un bacio casto all’inizio, che poi si trasformò in qualcosa di più passionale quando decisi di dare accesso alla sua lingua.
Mi strinse forte a lui mettendo le sue mani sui miei fianchi.
Io portai le mie sul suo collo, continuando a baciarlo.
Il cuore mi tamburellava talmente forte, che non riuscivo neanche più a sentire il rumore della pioggia.
Aveva un buon sapore, di vaniglia, come il suo odore.
Ci staccammo guardandoci negli occhi.
Opss.” Disse lui ridendo.
“Già, opss.” Risposi baciandolo un’altra volta.

***

Bueeenos dias.
Ok, il bacio tra Louis ed Alex awaw.
Chissà come ci rimarrà male Harry quando lo scoprirà ehehe.
Comunque, dai questo capitolo è lunghetto.
Potrste lasciarmi una recensione please? Davvero, ci ho messo tre giorni interi (si,sono stata tre giorni davanti al computer) per scrivere questo capitolo.
Non facevo altro, iniziavo la mattina alle 10 e finivo la sera a mezzanotte.
E tutto questo solo ed esclusivamente per voi,quindi che ne dite di sprecare 2 minuti della vostra vita per lasciarmi una recensione?
Davvero,non sapete quanto io mi sia impegnata per scrivere questo capitolo cercando di non renderlo noioso.

Tra l'altro,sabato parto e per un mese non avrò il computer *piangiamo insieme* quindi,proverò a scrivere i prossimi capitoli sugli appunti del mio cellulare.
Comunque,durante tutto il mese in cui non aggiornerò,continuerò a mettere spoiler sul mio profilo facebook,ogni settimana (vi metto sotto il link del mio profilo).
Se volete possiamo chiaccherare,dai,non siate timidi lol.
Comunque,vi amo tutti,giuro.
Vi lascio con una gif di Alex ed una di Mabel,perchè mi va lol.
Ps. La canzone sopra è "favorite girl" di Justin Bieber
Adioos, besoss *3*





 

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Capitolo 13
*** Fight ***








“A domani.” Mi disse stampandomi un bacio a fior di labbra.
“A domani.” Risposi sorridendogli e uscendo dalla macchina.
Presi le chiavi di riserva da dentro il vaso, entrai provando a non fare rumore e richiudendomi la porta alle spalle.
La casa era buia, chissà che ore erano. Presi il cellulare per leggerlo e sbarragli gli occhi vedendo la scritta “3.12”.
Ero troppo stanca per muovere un altro passo, così mi buttai sul divano addormentandomi mentre il mio corpo cadeva su quei cuscinetti morbidi.
“Alex che ci fai qui?” Sentii una voce darmi fastidio.
Sto sognando?
“Alex!” Qualcuno mi scuoteva.
Aprii gli occhi di scatto, ritrovandomi due iridi celesti davanti.
“Eh?” Dissi guardando mia sorella.
“È mattina dai, preparati per andare a scuola.” Rispose buttandomi giù dal divano.
Afferrai il cellulare guardando l’ora: 6.30.
Avevo dormito pochissimo, ero stanca, confusa e la testa mi faceva un male atroce.
Mi alzai di malavoglia andando verso la cucina, bevvi solo un po’ di latte e successivamente mi fiondai in bagno per farmi la doccia.
Una volta uscita di li, mi asciugai i capelli lasciandoli mossi, mi truccai leggermente e mi vestii alla svelta.
“Muoviti.” Mi disse mia sorella mentre uscivo di casa, lei già vicino alla macchina con mio fratello Christian seduto sui sedili posteriori.
Mi misi sul posto del passeggero, Juliette mise in moto la macchina e partimmo.
Andammo prima nella scuola di Chris dato che era quella più vicina, poi la bionda mi portò alla mia e ripartì per la sua.
Entrai nelle mura di quella costruzione così triste, mi avviai verso il mio armadietto per prendere i libri.
“Buongiorno amore mio.” Mi fece qualcuno all’orecchio da dietro, stampandomi un bacio sulla guancia.
Mi girai trovandomi faccia a faccia con Louis.
Perché mi stava chiamando amore mio?
Ancora assonnata, cercai di ricordare in meno di due secondi tutto quello che era successo ieri sera.
Mabel.
Abbiamo parlato.
Harry.
Tayla.
Il loro bacio.
Io che corro via.
Louis.
Bacio.
Mi riaccompagna a casa.
“Buongiorno bellissimo.” Farfugliai stampandogli un bacio casto sulle labbra.
“Che hai?” Mi chiese.
“Sonno, tanto tanto stramaledetto sonno.” Risposi sbadigliando.
Lui rise leggermente, io per la stanchezza appoggiai la testa sul suo petto, così lui ne approfittò per avvolgermi in un abbraccio che ricambiai.
Mi piaceva abbracciarmi con Louis, il fatto che riuscissi a scomparire tra le sue braccia quando lo faceva anche se era incredibilmente basso.
Il suono della campanella ci interruppe, feci un verso straziato, Louis decise di accompagnarmi fino alla mia classe di Inglese.
Notai Tayla al primo banco, le lanciai un’occhiataccia e le passai accanto per poter arrivare ad uno di quelli più in fondo vicino a Mabel, ma, per colpa di uno sgambetto della riccia, finii a faccia per terra.
“Vaffanculo.” Mormorai tra i denti, riordinai i miei libri e provai ad alzarmi senza riuscirci.
“Attenta a dove cammini.” Mi rispose Tayla facendo finta di niente.
“Chiedile scusa.” Si alzò Mabel dal suo posto, camminando a passo veloce verso la riccia.
“Io? Non ho fatto niente.” Rispose quest’ultima con aria innocente.
“Troia.” Rispose la roscia, fulminandola con uno sguardo da far gelare il sangue.
“Stai bene?” Chiese la mia amica, chinandosi vicino a me.
“Si, tutto a posto.” Sorrisi.
Provai a rialzarmi, ma la caviglia mia faceva un dolore tremendo.
Mabel lo notò, così mi alzò leggermente l’orlo dei pantaloni per scoprirla, scoprimmo che era rossa e gonfia, mi faceva paura.
“Ti fa tanto male?” Chiese lei.
Annuii prendendo un respiro profondo.
“Vieni, andiamo in infermeria.” Mabel mi aiutò ad alzarmi, zoppicai con lei che mi reggeva fino alla porta, proprio in quel momento entrò la professoressa.
“Che succede qui?” Chiese guardandoci.
“Si è fatta male, è caduta e deve aver preso un storta.” Parlò la mia amica per me.
“Ok, portala in infermeria.” Fu la risposta della prof.
Prendemmo l’ascensore con Albert, il bidello, fino all’ultimo piano dove si trovava l’infermeria della scuola.
“Vediamo un po’ cosa abbiamo qui.” Disse una donna grassa di mezz’età, mentre mi faceva sedere sul lettino e mi visitava la gamba.
“Dovremo fasciarla, c’è una microfrattura.” Mi disse prendendo un fasciatura che mi avvolse alla caviglia.
“Cerca di fare leva il meno possibile su questa gamba, almeno per qualche giorno poi torna qui e vediamo come va.” Mi sorrise lasciandomi sola in quella stanza bianca.
Mi distesi sul letto, chiudendo gli occhi e iniziando a riposare un po’, quando sentii la porta aprirsi.
“Mabel mi ha detto che ti sei fatta male oggi.” Mi girai ritrovando Louis che mi veniva incontro.
Mi misi seduta sul lettino.
“Si, Tayla mia ha fatto lo sgambetto e sono caduta.” Risposi arrabbiata.
“Quella zoccola.” Mormorò lui tra i denti, posizionandosi in piedi tra le mie gambe.
“Non deve più provare a torcerti neanche un campanello.” Continuò guardandomi negli occhi.
“O bhe, se ci prova la prendo a pizze.” Risi.
“Brava la mia piccola.” Mormorò sulle mie labbra.
Chiusi gli occhi appena le nostre bocche si sfiorarono, unendosi poi in un bacio tranquillo.
“Tu non dovresti stare in classe?” Risi sfiorando le sue labbra, un’altra volta.
“Mh, dovrei…” Rispose ridendo anche lui.
Mi baciò di nuovo, sentii le sue mani insinuarsi nella parte posteriore delle mie cosce per prendermi in braccio, allacciai le mie braccia al suo collo e le mie gambe sul suo bacino per non cadere.
“Mettimi giù!” Risi.
Lui mi lasciò per un secondo, stavo per cadere ma mi riprese al volo.
Bastardo.
“Giuro che se mi fai cadere ti uccido.” Risi e lui fece lo stesso, tornai a baciarlo quando sentii la porta cigolare, segno che si era aperta.
“S-sono venuta a vedere come stavi, ma vedo che hai già compagnia.”
Non è possibile, quella voce.
Mi staccai da Louis per vedere la persona che era appena entrata: Harry.
Il castano mi rimise sul lettino squadrando malissimo il riccio che era appena entrato.
“Bene, grazie.” Dissi in modo atono, senza lasciar trapelare nessuna emozione.
“Sicura, se hai bisogno di qualcosa chiamami.” Mi rispose Harry.
“Tranquillo, non mi serve aiuto.” Mi affrettai a parlare, con lo stesso tono impostato di prima.
“Styles, ti ha detto che sta bene. Ora puoi anche andartene.” Pronunciò Louis in tono acido.
“Non me ne vado finchè non sarà lei a dirmelo.” Rispose il riccio, contraendo la mascella.
“Alex?” Si girò verso di me il più piccolo.
“Alex?” Fece lo stesso il più grande.
“Harry, vattene, ci penserà Louis a me.” Dissi in un sussurro, guardando il pavimento.
“L’hai sentito Styles? Esci fuori, la porta sta lì.” Il castano indicò l’uscita, con un sorrisetto sulla sua bocca.
Harry se ne andò via, chiudendosi la porta alle spalle.
Continuai a guardare il pavimento, con l’umore sotto ad i piedi.
“Hey.” Disse Louis mettendomi una mano sotto al mento, per far scontrare i miei occhi con i suoi.
Automaticamente lo strinsi in un abbraccio nascondendo la mia testa nel suo petto.
“Non pensarci, ti stai facendo del male da sola.” Mi sussurrò accarezzandomi la testa.
“Menomale che ho te.” Sussurrai a mia volta lasciandogli un bacio sulla bocca.
 
 
Ormai non c’era quasi più nessuno nel cortile, solo qualche anima in pena che non sapeva che fare.
Ero costretta a rimanere li ad aspettare Louis che stava riprendendo dei libri dal suo armadietto, così mi avrebbe riportata a casa dato che non potevo fare un passo senza rischiare di cadere.
“Alex.” Sentii qualcuno parlare.
Mi girai facendo leva sulla mia gamba buona, scontrandomi con due iridi verdi che conoscevo bene.
“Che vuoi?” Dissi acida ad Harry.
“Perché stai con lui? Perché?” Mi chiese, lo osservai meglio e notai che aveva gli occhi gonfi, probabilmente aveva pianto.
“Perché io lo amo.” Deglutii provando a fargli bere quella bugia, non che io non amassi Louis, o meglio, ho una cotta per lui ma non ne sono innamorata.
“Tu menti.” Alzò il tono di voce.
“Ed anche se fosse? A te che importa?” Alzai anche io la voce, per non lasciarmi intimidire da lui.
Provai ad andarmene via ma non riuscii a mettere bene il piede e quasi caddi, ma Harry mi prese al volo.
“Stai più attenta.” Mi disse continuando a sorreggermi, anche se non ne avevo più bisogno.
“Lasciami stare!” Gli urlai provando a divincolarmi dalla sua presa.
“Alex, non riesci a muovere un passo da sola, rischi di cadere se io me ne vado.” Fu la sua risposta.
“Ho detto che mi devi lasciar stare!” Urlai più forte.
“Lasciala in pace!” Lo minacciò Louis venendo verso di noi.
“Sennò che mi fai?” Lo prese in giro Harry.
Il castano non ci pensò due volte, sferrò un pugno sullo stomaco del riccio che si contorse dal dolore.
Quest’ultimo però si riprese subito, dando un pugno in faccia a Louis.
Lui cadde per terra, il sangue usciva dalla sua bocca dove si poteva vedere un’enorme taglio sul labbro inferiore.
Vidi Harry pronto per fiondargli addosso ma saltellai posizionandomi in mezzo ai due, bloccando il riccio.
Diedi uno schiaffo sulla guancia a questo, che sembrò sorpreso dalla mia reazione.
“Vaffanculo Harry, vattene e lasciaci stare.” Dissi quasi scoppiando in lacrime.
Vorrei chiedergli scusa per averlo colpito, vorrei scusarmi per avergli detto che amo Louis quando non è vero, io amo lui.
Lo amo e lo odio, per questo voglio che se ne vada.
“Harry, ti prego.” Sussurrai con la voce interrotta dal pianto, portai i miei occhi su di lui, mi guardò per un secondo interminabile poi si girò uscendo dal cortile.
“Louis! Stai bene?” Mi accovacciai con fatica vicino a lui, con le lacrime che mi rigavano il viso.
“S-si tutto a-apposto.” Rispose lui, alzandosi.
“M-mi dispiace è tutto colpa mia!” Scoppiai in un pianto, stringendolo forte.
“Tranquilla, io sto bene, dai torniamo a casa.” Mi rassicurò aiutandomi a camminare, ma dato che andavamo troppo lenti decise di prendermi in braccio “modello sposa”.
Risi tra le sue braccia e cominciai a tempestargli la mascella di baci.
“Mi dispiace così tanto, hai un taglio enorme.” Sussurrai osservando il suo labbro.
“Non è niente di che.” Rispose posandomi sul sedile del passeggero della macchina.
Lui si mise nel posto del guidatore e mise in moto, cominciai a guardare fuori dal finestrino ripensando a tutto.
“Cosa ti ha detto?” Il castano interruppe i miei pensieri.
“Che?” Chiesi guardandolo, aveva ancora gli occhi fissi sulla strada mentre guidava.
“Cosa ti ha detto prima del mio arrivo?” Riformulò la domanda.
“Mi ha chiesto perché stessi con te…” Cominciai a giocherellare con le mie mani in maniera nervosa.
“E tu cos’hai risposto?”
Presi un respiro, guardando il suo volto di profilo.
“Che lo faccio perché ti amo.” Sussurrai.
Vidi il suo viso assumere un’espressione felice, e la sua bocca ancora sporca di sangue incrostato aprirsi in un sorriso.
“Ti amo anch’io.” Disse sorridente e mettendomi una mano sul ginocchio.
Arrivammo a casa, dove già c’era mio fratello con mia sorella.
Quando quest’ultima quando aprì il portone ci guardo sbarrando gli occhi.
“Oh mio dio cosa vi è successo?!” Quasi urlò inviandoci ad entrare, camminammo lentamente dato che io zoppicavo e ci sedemmo sul letto.
“Ho preso una storta, Tayla mia ha fatto lo sgambetto.” Spiegai.
“Cos’hai fatto al labbro?” Chiese Christian, seduto per terra a giocare con un aeroplano giocattolo, a Louis.
“Mi sono picchiato con un ragazzo.” Spiegò quest’ultimo.
“Così si fa, da vero uomo!” Si complimentò mio fratello aggiungendo un verso da cavernicolo e mostrando i suoi muscoli/braccette ossute.
“Chi era lui?” Chiese Juliette.
“Harry.” Risposi io al posto del mio ragazzo.
“P-perché hai fatto a botte con Harry?” Spalancò gli occhi Juls.
“Stava importunando Alex.” Le spiegò, in modo molto semplice.
“Ohw..” Fu la sua risposta molto intelligente.
“Juliette Juliette Juliette Juliette!” Cominciò ad urlare mio fratello saltellando intorno alla bionda.
“Che c’è?” Rispose lei, spazientita.
“Devi accompagnarmi a casa di Josh me lo avevi promesso, dai è tardi!” Rispose lui.
Juls guardò l’orario sul cellulare.
“O cavolo, dai muoviti, andiamo!” Disse lei uscendo insieme a Christian.
“Vieni con me, ti devo medicare la ferità.” Dissi a Louis alzandomi dal divano.
“Non ti scomodare, se mi dici dov’è vado a prenderla da solo.” Rispose.
“No, ce la posso fare.” Presi un respiro profondo, alzai la gamba sinistra e cominciai a saltellare su quella destra fino ad arrivare in bagno, lui mi seguì stando attento a non farmi cadere.
Presi il kit, tirando fuori una garza ed un disinfettante, bagnai la garza con quel liquido e la appoggiai delicatamente sulla ferita di Louis.
“Ah.” Si lamentò appena.
“Ahu!” Fece questa volta un po’ più forte, mentre tamponavo.
Continuai.
“Ahio!” Quasi urlò.
“Zitto e non rompere il cazzo!” Dissi concentrata.
“Parli come un camionista.” Rise lui.
“Ma io sono adorabile!” Feci gli occhi dolci buttando la garza nel cesso.
“Si che lo sei.” Rise baciandomi.
“Louis, le tue labbra sanno di disinfettante.” Mi staccai ridendo.
“Mh, davvero?” Rise continuando a baciarmi.
“Vaffanculo.” Imprecai sulle sue labbra, dato che anche se provavo a scansarmi lui continuava.
“Oh grazie, anche tu sei una persona stupenda, ti amo anche io.” Mi prese in giro.
“Stupido.” Gli diedi un colpetto sul petto così lui iniziò a farmi il solletico.
“Smettila di prego!” Urlai tra le risate.
“Solo se mi baci.” Fu la sua risposta.
“Ok…” Dissi. “Ma, prima vatti a sciacquare la bocca che sai di disinfettante.” Risi e lui mi fece la linguaccia, dandomi un bacio sullo zigomo.
 
 

HARRY’S POV:

Misi le chiavi nella serratura facendole girare, per aprire la porta.
“Ciao Harry.” Mi salutò mia sorella, sbattei la porta alle mie spalle senza neanche risponderle e mi avviai verso la mia camera.
“Hey, che hai?” Mi chiese afferrandomi per un braccio.
“Niente, lasciami stare.” Le urlai contro strattonando il mio braccio dalla sua presa.
Entrai in camera e misi una mano sotto al letto, dove c’era una scatola.
La aprii, quella scatola conteneva tutti i regali, tutte le foto e tutti i ricordi di me ed Alex, la prima cosa che mi capitò sotto le mani era un’immagine di me e lei, al mare.
Lei stava sopra le mie spalle sul punto di cadere, mentre i ridevo immerso nell’acqua del mare fino al bacino.
“Vaffanculo.” Mormorai stracciando quella foto in mille pezzi.
“Vaffanculo.” Ripetei col tono di voce più alto, sbattendo la scatola in un punto remoto della mia stanza.
“Vaffanculo!” Stavolta urlai sbattendo un pugno contro al muro.
Preso dalla rabbia buttai per terra tutte le cose che trovavo, per la stanza.
“Harry farmati!” Urlò mia sorella entrando.
Provai a mandarla via ma non mi diede retta.
“Datti una calmata! Cos’è successo?” Mi urlò contro Gemma, guardandomi negli occhi.
Mi buttai in ginocchio per terra, davanti a lei, l’abbracciai scoppiando a piangere.
Gemma mi accarezzò i ricci.
“Vuoi parlarne?” Mi disse con tono più calmo.
“Io… io la amo.” Mormorai tra le lacrime.

***

Buooonasera.
AMATEMI,NO SUL SERIO, A M A T E M I.
Amatemi perchè oggi,mentre pulivo casa con mia madre,lavavo i piatti,cambiavo le lenzuola e facevo la valigia,sono riuscita comunque a sfornare un capitolo decente tutto per voi.
Sono o non sono la "scrittrice" più buona del mondo?
Dato che ho fatto questo enorme sforzo (perchè giuro,mi stava venendo l'esaurimento nervoso) mi lasciate una picccccola recensione?
In un giorno me ne avete lasciate sei,omg,vi amo.
Vogliamo vedere se siete altrettanto brave anche con questo capitolo?
Questo è definitivamente L'ULTIMO per un mese,ma come ho gia detto continuerò a mettere spoiler sul mio profilo facebook (link sotto) ogni settimana.
Considerate che nelle recensioni dell'altra volta siete state particolarmente dolci,una di voi mi ha anche detto (LoveNiallVoice) mi ha anche detto che è dipendente dalla mia ff,aw,ragazza sei dolcissima ajdksljdks.
Comunque,oggi tra le storie che ho io tra le prefeirte,una di queste ha aggiornato e tipo mi sono messa a saltare felice per tutta casa perchè aveva aggiornato..allora mi sono tipo chiesta "chissà se quando aggiorno io c'è qualcuna che si mette ad urlare felice perchè ho aggiornato" bho,secondo me no lol.
Ora faccio i ringraziamenti speciali alla mia Caterina, a Pre_Everdeen ed a Simona , vi amo.
Tra l'altro ho scoperto che Simona scrive una storia fantastica della quale mi sono letteralmente innamorata, vi consiglio di leggere le sue storie, su efp si chiama moncina (cliccate sul nome per andare sul suo profilo).
Vabbè,io evaaaaporo.
Vi lascio con una gif del nostro piccolo Harry.




 

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Capitolo 14
*** We accept the love we think we deserve ***








You said you loved me,
I said I loved you back,
What happened to that?



Tre giorni di assoluto niente.
Sapete quando il tempo sembra fermarsi e non passare mai? Vi sentite come intrappolate, vero? Bene, ecco come mi sento io da tre giorni a questa parte.
Ho passato tutto il tempo distesa su un letto a non fare assolutamente niente.
Esattamente tre giorni fa avevo chiamato i miei genitori informandoli della mia caviglia slogata.
Loro hanno detto “fino al nostro arrivo è meglio che non esci”, siccome che Juliette e Christian stanno sempre fuori, a me tocca rimanere a casa da sola, sdraiata su un letto senza la possibilità di muovermi.
Lo squillo del telefono di casa mi distolse dai miei pensieri.
Mi guardai intorno, notando che avevo lasciato quell’apparecchio elettronico sulla mia scrivania, mentre le stampelle erano dalla parte opposta della stanza. Fantastico.
Mi rizzai in piedi, cominciando a saltellare fino alla scrivania, con le gambe ancora intorpidite.
“Finalmente ti sei degnata di rispondermi!” Pronunciò Mabel dall’altra parte del telefono.
Mi poggiai con la mano libera sulla sedia, non ricordando che questa era mezza rotta quindi, sotto al peso del mio corpo, cadde per terra trascinandomi con se.
“Oh, vaffanculo!” Urlai esasperata.
“Ti voglio bene anch’io.” Rise la mia amica al telefono.
“Non dicevo a te.” Sbuffai alzandomi.
“E a chi?” Chiese.
“Alla sedia.” Spiegai.
“Alla sedia?” Domandò. “Sicura di non avere la febbre?” Continuò sarcastica.
“Fottiti.” Le dissi.
“Questo era per me o stai continuando la tua litigata con la sedia.” Rise, sempre con quel tono fastidiosamente sarcastico.
Alzai gli occhi al cielo, arrendendomi.
“Che fai?” Chiesi zoppicando fino al salotto per distendermi sul divano.
“Guardo la tv, tu?”
“Mi annoio.” Alzai le spalle, anche se non poteva vedermi. “Cos’è successo a scuola, in questi giorni in cui non c’ero?” Chiesi.
Nessuna risposta.
“Hey?”
Ancora nessuna risposta.
“Mabel ci sei?” Chiesi con tono di voce più alto.
“Sposta quel bussò!” Urlò distruggendo completamente tutto il mio apparato uditivo.
“Ma che cazz?” Feci.
“Eh? Si scusa, sto vedendo Extreme makeover home edition ed è arrivato il momento in cui fanno vedere la nuova casa alla famiglia!” Squittì come se le avessero detto che Zac Efron vuole sposarla.
Alzai gli occhi al cielo, di nuovo.
Continuammo a parlare del più e del meno, fino a quando lei mi fece il grande onore di spegnere la televisione e di prestarmi un po’ di attenzione.
“Che ne dici se vieni a casa mia?” Le chiesi.
“Certo, posso portare anche la mia sorellina? Non posso lasciarla a casa da sola.”
“Si, giocherà con Christian.”
“Okay, a dopo.” Mi salutò attaccando.
Tempo venti minuti e qualcuno bussò alla porta.
Spalancai la porta sapendo di chi si trattava, mi ritrovai davanti una ragazza roscia che teneva la mano ad una bambina dai capelli marroncini con i riflessi sull’arancione. Era davvero carina la sorellina di Mabel.
“Ciao piccola, come ti chiami?” Le sorrisi, invitandole ad entrare.
“Renee.” Mi sorrise lei.
“Vieni Renee, ti faccio conoscere una persona.” La portai in camera di mio fratello, che stava giocando con la playstation e teneva il volume al massimo.
“Christian.” Dissi.
Il ragazzino davanti a me non mi degnò di uno sguardo.
“Christian!” Urlai.
“Christian porca puttana ti vuoi girare un secondo?”
Mio fratello mise in pausa il gioco, girandosi verso me e la bambina.
“Lei chi è?” Domandò.
“Lei è Renee, la sorella di una mia amica, Renee lui è mio fratello Christian.” Li presentai.
“Sai giocare a Call of Duty?” Le chiese lui.
Call of che?
“Vuoi scherzare? Sono già a livello sessanta!” Le rispose Renee.
“Dove sei stata per tutto questo tempo!” Sussurrò mio fratello alzando il viso al cielo.
Uscii dalla stanza, lasciandoli soli.
Mi misi vicino a Mabel che si era comodamente distesa sul divano e si grattava la pancia. La somiglianza a mio padre era impressionante.
“Allora, come va tra te e Louis.” Chiese lei con un sorriso, che a me pareva eccessivamente tirato.
“Benissimo!” Sorrisi raggiante.
“Posso chiederti solo una cosa?” Diventò seria.
“Spara.”
“A-a te Louis p-piace davvero?” Balbettò abbassando lo sguardo.
“Certo.” Mentii spudoratamente, che stavo bene con lui era vero, ma non potevo evitare di pensare ad Harry.
“Okay.” Disse, girai di aver visto una lacrima uscire dal suo occhi destro, ma lei se l’asciugò subito ed io feci finta di niente.
“Vuoi mangiare qualcosa?” Cambiai discorso.
“Certo.” Mi sorrise alzandosi in piedi.
Mi aiutò ad arrivare fino alla cucina, tirai fuori due bicchieri e li riempii di fragole, poi aggiunsi tanta panna. Davvero tanta. Bha, ma che ci posso fare? Io amo la panna.
Iniziammo a mangiare e a chiacchierare normalmente, quando il mi cellulare vibrò nella tasca dei pantaloni.
“Pronto?” Risposi infilandomi altre fragole in bocca.
“Tesoro!” La voce di mio padre mi entrò nel cervello.
“Papà!” Risposi. “Come va? Tutto bene?”
“Si, noi stiamo all’aeroporto, tra un’oretta partiamo ed in circa due ore saremo a casa.” Mi disse allegro.
Come? A casa?
Diedi un’occhiata veloce al calendario, notando che il giorno di oggi era cerchiato con il rosso. Cazzo è vero, i miei tornano oggi ed in casa sembra sia passato un ciclone.
“Okay, prendetevela comoda, qui è tutto apposto. Devo andare adesso. Ciao, vi voglio bene!” Attaccai, forse troppo frettolosamente.
“Che succede?” Chiese Mabel.
“I miei tornano oggi, dobbiamo mettere a posto.” Usai il plurale per farle capire che le cose erano due: o mi aiutava, o mi aiutava.
Chiamammo con noi anche Christian e Renee che ci diedero una mano.
Neanche passata mezz’ora che qualcuno suonò il campanello.
“Ma cos’è questa casa? Una stazione nell’ora di punta?” Urlai esasperata aprendo la porta.
Feci entrare Juliette e Niall.
Aspettate un attimo, perché mia sorella ed il biondino erano venuti a casa insieme?
Juls mi aveva detto che andava a danza, non che usciva con Niall.
Mh… quei due mi nascondono qualcosa, secondo me.
“Juls, mamma e papà tornano tra meno di due ore, dobbiamo mettere apposto.” Le dissi.
“Certo.” Annuì. “Tu ci aiuti?” Sorrise verso Niall.
“Mh.. tu cosa mi dai in cambio?” Domandò questo con un sorrisino.
“Tanti tanti baci!” Rispose lei, fiondandosi sulla guancia di Horan.
Il giovane rise divertito, diventando tutto rosso.
“Okay, sono dei vostri.” Annuì anche lui.
In quel momento Mabel fece irruzione nella stanza, correndo verso di me.
“Ho finito di fare la cucina, Christian e Renee stanno pulendo la camera di tuo fratello, ora manca il bagno e la camera tua.” Parlò tutto d’un fiato, poi si girò verso Horan. “Niall! Come mai qui?”
“Le aiuto, tu perché sei qui?” Sorrise il biondo alla roscia.
“Idem.”
“Voi due vi conoscete?” Intervenne Juliette.
“Si, ho conosciuto Niall e Louis all’asilo, siamo amici da tanti anni.” Le rispose Mabel.
“Si interessante, ma ci dobbiamo sbrigare. Io e Mabel puliamo camera mia mentre tu e Juliette pensate al bagno, okay?” Mi rivolsi al ragazzo davanti a me.
Lui annuì, tutti corremmo verso le stanze a noi assegnate.
Mabel prese l’aspira polvere e iniziò a pulire per terra, mentre io saltellavo da una parte all’altra della stanza per mettere nell’armadio i vestiti lasciati in giro per la stanza.
“Dove sta la pezza per pulire i mobili?” Domandai alla roscia.
“L’ultima volta l’avevo visto in bagno.” Corsi nel luogo da lei indicato.
“Juls mi serv…” Mi bloccai sullo stipite della porta, vedendo Juliette e Niall a ridere, mi nascosi per non farmi vedere, sporgendo di poco la testa per osservarli.
Avevano due spugnette piene di sapone in mano, una buona parte del bagno era pulita.
Il biondo allungò la spugnetta verso la faccia di Juliette, sporcandole il mento di sapone.
Ridacchiarono mentre lui provava a ri-sporcarla, mia sorella indietreggiò finendo nella vasca, trascinando con se Niall.
I due risero fragorosamente, lui le diede un bacio sulla guancia.
“Credo che dobbiamo continuare a pulire.” Fece l’irlandese alzandosi.
“Già.” Rispose July.
Sbaglio o quei due stanno sempre insieme?
Juliette esce spesso con Niall, sto iniziando ad insospettirmi.
Li osservai vedendo che avevano rincominciato a pulire, così entrai.
“Juls mi serve lo straccio per pulire i mobili.” La bionda si guardò intorno, poi afferrò uno straccio porgendomelo.
Ritornai in camera mia.
Dopo ore impiegate a lavorare come muli, finimmo e ci stiracchiammo sul divano a guardare la tv.
Il campanello suonò, Juliette andò ad aprire e tutti ci alzammo in piedi.
“Mamma, papà!” Facemmo io ed i miei fratelli correndo tra le braccia dei nostri genitori.
“Hey ragazzi!” Ci dissero loro stringendoci, ci staccammo dall’abbraccio. Mia madre e mio padre guardarono con aria interrogativa Niall, Mabel e Renee.
“Voi siete?” Chiese la donna.
“Degli amici di Juliette ed Alex.” Rispose la roscia.
“Papà, mamma, questi sono Niall, Mabel e la sua sorellina Renee.” Spiegai indicando le persone che nominavo.
“Piacere di conoscervi, volete rimanere a cena?” Chiese papà.
“Mi farebbe davvero piacere, ma io e mia sorella dobbiamo tornare a casa, a presto!” Ci salutò la mia amica andandosene.
“Tu invece, vuoi rimanere?” Domandò mamma a Nialler.
“Certo signora Stewart.” I miei genitori sorrisero al biondino, Katherine volò via in cucina mentre Peter andò in camera sua.
 
“Allora Niall, tu hai 18 anni giusto?” Chiese mio padre mentre tutti iniziarono a mangiare.
Ci eravamo appena seduti, io vicino a mio fratello, Niall di fronte e Juliette si era messa al suo fianco. I miei genitori occupavano i due capotavola.
“Si, 18 e mezzo.” Rispose deciso il biondo.
“E stai in classe con Alex? Sei stato bocciato quindi?” Fu l’altra domanda di Peter.
Ecco il mio caro papà in modalità “interrogatorio”, ci aspetta una lunga serata.
“No signore, frequento l’ultimo anno nella scuola di Alex.”
“E come sono i tuoi voti?”
“I miei v-voti non s-sono eccellenti, m-ma me la cavo.” Rispose Nialler diventando completamente rosso, sapevo che si sentiva in imbarazzo.
Juliette anche lo capì, infatti intervenne per far tacere nostro padre.
“Papà lo stai tartassando di domande! Basta!” Lo sgridò la bionda.
“Oh scusa, forse mi sono lasciato un po’ prendere…” Mio padre borbottò e tornò a mangiare.
Vidi Niall fare l’occhiolino a Juleitte.
“Dammi il succo donna!” Mi urlò Chris nelle orecchie, stile cavernicolo.
“Hai due mani, prenditelo da solo!” Risposi acida. Che rompi coglioni quel ragazzino.
Mia madre mi fulminò con lo sguardo, sbuffai e diedi il succo a mio fratello.
Per sbaglio feci cadere la forchetta per terra così mi chinai per raccoglierla.
Guardai davanti a me le mani di Juliette e Niall erano intrecciate sotto al tavolo.
Okay, quei due mi devono assolutamente dire cosa sta succedendo tra loro.
Però devo ammettere che sarebbero una bella coppia.
Mi rimisi composta e tornai a mangiare, guardando mia sorella ed il mio amico, scoppiai a ridere come una cogliona.
“Cos’è successo ora?” Mi fece mia madre, con tono esasperato.
“Oh niente, penso solo che Niall e Juliette abbiano davvero delle belle mani.” Risi, intrecciando le mie mani sul tavolo per fargli capire cosa intendevo.
Loro si guardarono arrossendo, questo fece aumentare la mia risata.
“Questa è davvero tutta matta.” Sentii mugulare mia madre.
Finimmo di mangiare e Niall se ne tornò a casa.
Io corsi in camera, trascinando con me mia sorella.
Ci buttammo sul letto e scoppiai a ridere.
“Avete davvero delle belle mani.” Mormorai ridendo.
“Ma che cogliona che sei!” Ridemmo insieme.
“Ancora una cosa non mi è chiara, perché sei tornata a casa con lui?”Chiesi.
“Avevo appena finito la lezione di danza e stavo tornando a casa, l’ho incontrato per strada e si è offerto di accompagnarmi.” Mi spiegò.
“Aw che dolce il piccolo Nialler.” Parlai con voce da ritardata.
Il mio lato smielato stava parlando al posto mio.
“Essì.” Juliette sembrava malinconica, aveva gli occhi lucidi.
“Che hai?” Corrugai la fronte avvicinandomi a lei.
“È Niall… beh, penso di piacergli ma ogni volta che mi avvicino sperando che lui mi baci, fa esattamente il contrario e comincia a parlare… Insomma, se fosse dolce con me solo per gentilezza?” Mi rispose singhiozzando, una lacrima rotolò vai dai suoi occhi per scendere sulla guancia.
“Calma Juls, Niall è timido lo sai.” Risposi abbracciandola.
“Lo so ma perché? Ho fatto di tutto per fargli capire che sono cotta di lui. E se non si sentisse a suo agio con me?” Riuscii a malapena a capire cosa mi stesse dicendo, dato che aveva la voce smorzata dal pianto.
“Ma cosa dici! Senti, ci parlo io domani con Niall okay?” La mia era più un’affermazione che una domanda.
“No Alex, grazie ma devi restarne fuori.” Mi guardò negli occhi.
“Sei davvero sciocca sorellina se pensi che non mi impiccerò.” Risi e lei mi lanciò uno sguardo omicida.
“Okok, ne sto fuori!” Alzai le mani “arrendendomi”.
Ci sdraiammo vicine, dopo qualche minuto fu tutto nero e mi addormentai beatamente.
 
 
“Tu!” Urlai al biondo che camminava davanti a me. Questo si immobilizzò. Camminai con le stampelle, accorciando la distanza tra noi.
“Niall, dobbiamo parlare.” Tagliai corto trascinandolo nello sgabuzzino della scuola.
“Che ho fatto?” Chiese impaurito.
“Ti piace mia sorella.” Si, ero una che andava subito al punto.
“C-come  l’hai s-scoperto?” Iniziò a balbettare grattandosi la testa nervosamente.
“Veramente era solo una mia ipotesi, che tu hai appena confermato.” Risi, lo avevo sgamato. “Comunque anche tu piace a Juliette.”
“Davvero?”
“Si, ma siccome sei stupido…” Gli diedi un colpetto sulla spalla. “… Lei pensa che tu non sia interessato.”
“Oh n-no io sono i-interessato e…” Lo sbloccai.
“Allora, organizza un’uscita, o un qualcosa e baciala, testa di uovo.”
“Okay, hai ragione.” MI sorrise, ricambiai soddisfatta ed uscimmo dallo sgabuzzino ritrovandoci nel corridoio.
“Ah, Alex.” Mi disse fermandomi.
“Dimmi.”
“Grazie.” Mi baciò sulla guancia, risi scompigliandogli i capelli.
“Di niente biondino.”
Dovrei davvero prendere in considerazione l’idea di fare cupido come lavoro, mi riesce benissimo.
Dai Alex vai così, sei una forza della natura!
“Dai Alex vai così, sei una forza della natura, yee!” Diedi voce ai miei pensieri iniziando a muovere le braccia a mo’ di danza africana.
“Ma a te cosa danno la mattina?” Louis mi piombò alle spalle, facendomi saltare dallo spavento.
Quel ragazzo deve assolutamente smetterla di fare così.
“Dovrei metterti una di quelle campanelle per le mucche al collo, almeno ti sentirò arrivare la prossima volte e non rischierò di morire d’infarto.” Lo sgridai, rise baciandomi sulla fronte.
“Fa ancora male?” Abbassò lo sguardo verso la caviglia fasciata.
“Oddio me ne ero dimenticata! Devo andare dall’infermiera!” Iniziai ad avviarmi ma Louis mi fermò.
“Aspetta, ti porto io, Sali.” Si mise davanti a me aspettando che io mi mettessi sulla sua schiena.
“Louis, ci guarderanno tutti.” Esitai.
“Lo faranno comunque, siamo bellissimi, come farebbero a non guardarci?” Si atteggiò scherzosamente.
“A beh, io sono più bella.” Mi vantai scherzando con lui.
“Certo.” Mi sorrise, sincero.
Aw, il suo sorriso.
“Louis William Tomlinson, se continui a sorridere in quel modo sappi che un giorno sverrò per colpa tua.” Feci un gesto teatrale quando pronunciai la parola “sverrò”.
Il suo sorriso si allargò ancora di più, tanto da farlo sembrare un bambino.
Mi aiutò a salire sulla sua schiena, allacciai le mie braccia intorno al suo collo mentre lui reggeva la porta posteriore delle mie gambe che avevo allacciato intorno al suo bacino.
“Vamos!” Iniziò a correre per i piani, ridemmo come matti ogni volta che le persone si giravano verso di noi a guardarci come se avessimo tre teste.
Arrivammo in infermeria dove l’infermiera si stava occupando di una ragazza che si era fatta male al polso.
Louis mi lasciò scendere, mi affiancai a lui aspettando che la signora grassottella finisse di curare la ragazza.
“Alex!” Si girò, venendo verso di me. “Come va la caviglia?” Chiese.
“Meglio.” Sorrisi, mi fece sedere su uno dei lettini vuoti.
Tolse la fasciatura per fare dei controlli, io rimasi in silenzio con Louis che mi stava accanto e giocherellava con una ciocca dei miei capelli.
“Tutto apposto, ma per una settimana non potrai fare sport, ne a scuola e ne fuori.” Sorrise l’infermiera.
“Tanto già non lo faceva prima.” Bisbiglio Louis, lo mandai affanculo mentalmente dandogli una gomitata fra le costole.
“Quindi posso tornare a camminare normalmente?” Squittii.
“Certo cara, ora andate che tra poco ricominciano le lezioni.” MI salutò, io ed il mio ragazzo uscimmo dall’infermeria, per ritrovarci girovagare nei corridoi.
“Oggi usciamo?” Chiesi prendendo la sua mano.
“Mh, e dove la porto signorina?” Sorrise recitando la battuta del Titanic.
“Su una stella.” Risposi come Rose.
Ridemmo, poi lui si avvicinò per baciarmi dolcemente, come faceva sempre.
Lo strinsi a me, ero davvero felice di avere Louis al mio fianco.
Il bacio fu normale, come al solito.
N o r m a l e.
Perché non riuscivo a sentire gli uccellini cantare mentre ci baciavamo?
Non che non mi piacesse baciare Louis, ma i nostri baci mi sembravano tutti così estremamente normali.
Solo un bacio in tutta la mia vita, mi aveva fatta sentire davvero al settimo cielo, quello che il signorino Harry-Stosempreinmezzoaicoglioni-Styles mi aveva dato.
Proprio così, io ed Harry moltissimo tempo fa c’eravamo dati un bacio innocente, ma che per me significa tanto.
Alla fine di ogni estate, i ragazzi e bambini di Holmes Chapel organizzavano dei tornei di basket, alla quale la maggior parte delle volte partecipava anche il riccio.
Avevamo otto anni, io ero andata a vederlo giocare e per tifare la sua squadra.
Erano pari, all’ultimo momento Harry fece canestro e portò la sua squadra alla vittoria.
Tutta la gente si alzò per festeggiare, vedevo gente che si abbracciava ovunque, persi Harry tra la folla.
Lo cercai, trovandolo ancora sotto al canestro che mi sorrideva da lontano.
Corsi verso di lui per abbracciarlo, ma una volta vicini, lui fece una cosa che non mi sarei mai aspettata: mi baciò.
Ed ancora, dopo tanti anni, riesco a ricordarmi i brividi che provai in quell’istante.
 
 

MABEL’S POV:

Camminai per il cortile, l’aria era freddo ormai, dato che eravamo arrivati a dicembre.
Vidi in lontananza Harry seduto per terra, con la schiena appoggiata alle mura della scuola, da solo. Sembrava pensieroso, aveva le cuffiette nelle orecchie e le mani nel giubbotto.
Mi avvicinai a lui, sedendomi al suo fianco.
“Che ascolti?” Chiesi, mi rivolse uno sguardo e mi porse una delle due cuffie.
La misi nell’orecchio. Il ritmo di uno dei successi degli Iron Maiden mi entrò nel cervello.
Il silenzio che era calato tra noi stava diventando imbarazzante.
“Mabel.” Mormorò.
“Mh?”
“A te piace Louis, giusto? Quella domanda mi ghiacciò letteralmente, dato che non me l’aspettavo.
“Si vede tanto?” La nostra voce era più bassa del solito, come se ci stessimo dicendo un segreto.
“L’ho capito quando ci baciavamo, tu dopo ti giravi ogni volta verso Louis. O anche quando sorridevi spontaneamente vedendolo la mattina.” Mi rispose cautamente.
“Non pensavo che l’avessi notato.” Mi sentivo in colpa. Insomma, io voglio bene ad Harry e so che è un bravo ragazzo, ma sono sempre stata innamorata di Louis.
“Ma allora perché non fai niente per dividere Alex e Louis? Io davvero non ti capisco.” La sua voce era leggermente più alta e stava iniziando a scuotere la testa.
“Io voglio bene ad Alex e voglio solo vedere Louis felice, non mi interessa con chi.” Spiegai.
Il fatto che Louis stava bene con Alex mi rallegrava, ma questo non toglie il fatto che fa male lo stesso.
Harry mi circondò le spalle stringendomi a se, appoggiai la testa sulla sua spalla singhiozzando silenziosamente.
“Ti prego, non cercare di dividerli, io sto bene così.” Piansi.
“Te lo prometto.” Sussurrò sincero.
“Harry?” Chiesi dopo un po’.
“Si?”
“Perché ci innamoriamo di persone che ci fanno soffrire?” La mia voce era rotta dai singhiozzi leggeri.
Accettiamo l’amore che pensiamo di meritare.” Rispose semplicemente.
***
Daaai,l'ultima frase alla "noi siamo infinito" ci stava,secondo me lol.
Il brano citato sopra è tratto dalla canzone "love will remember" si selena gomez.
sto ascoltando il suo cd ajkdfsl la mia migliore amica me lo ha appena regalato.
okay considerate che mi scuso per il ritardo di un mese,ma vi avevo gia dato le motivazione.
All'inizio il capitolo era molto più lungo, ma ho deciso di spezzarlo in due parti perchè sennò era troppo e vi sareste addormentate.
Allora..vi piacee?
Mi sono appena resa conto di avere la mente contorta in una maniera assurda, questa storia è peggio di beautiful lol.
Vi amo tutte, giuro, grazie per le recensioni, grazie per le cose carine che mi scrivete su facebook.
Grazie ad ognuna di voi che legge in silenzio, siete dolcissime e senza di voi questa storia starebbe ancora tra le pagine di word ad invecchiare ahahahahah.
Che ne dite di lasciarmi una piccola recensione? In questo capitolo si scopre la cotta segreta di Mabel per Louis aw.
Nel prossimo capitolo ci sarà l'appuntamento tra Niall e Juliette ajkfldfjdksfdskfdsjk.
Okay la finisco, vi amo, alla prossimaaa.
Vi lascio con una foto di Renee (interpretata da mackenzie foy) ajfksdlfdjkls.

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***








Mi scuso in anticipo per l'attesa, ma ho il romanticismo sotto al culo e per scrivere questo capitolo mi ci è voluto un sforzo immenso.
Vi amo tutte, buona lettura *3*






“Sono tornata!” Urlai togliendomi le scarpe e lanciando via lo zaino in un angolo indefinito del mio salotto. Mi buttai sul divano stile “aquila in volo” e accesi la televisione.
“Hey!” Mi urlò mia sorella affacciandosi dalla camera.
“Juliette Juliette Juliette Juliette!” Urlai andando verso di lei.
“Che è successo?” Mi guardò come se fossi pazza.
“Niente, volevo solo sapere se è successo qualcosa oggi, com’è andata la giornata?” Sorrisi con faccino innocente.
Mi guardò come se le avessi appena detto di venire da plutone, poi si decise a parlare.
“Oh bhe niente di che…” Face la vaga.
Cazzo. Come niente di che?
“…Niall mi ha chiesto di uscire!” Urlò cominciando a saltare ed io la imitai.
“Okay a che ora passa a prenderti? Ti ha detto dove andate?” Domandai, calmandomi.
“Alle sei ha detto che sarà qui, il posto in cui andremo è una sorpresa.”
“Aw che cosa romantica!” Feci uscire il mio lato eccessivamente tenero che ama le cose rosa e gli unicorni che vomitano arcobaleni.
“Perfetto, allora…” Ritornai in me. “… Abbiamo tre ore per renderti talmente sexy da farti assomigliare all’unione tra Megan Fox ed Emma Roberts.” Cominciai a riflettere passandomi le dita sulle tempie.
Mia sorella aveva un “wtf?” dipinto sul volto mentre mi osservava camminare per la stanza.
Le presi la mano facendola correre fino al bagno.
“Fatti una doccia, così poi ti sistemo capelli e trucco.” Le ordinai chiudendo la porta e ritornando in camera mia.
Aprii l’armadio cominciando a passare da una stampella all’altra, in cerca di qualcosa di sexy.
Tra i vestiti di Juliette la cosa più sexy che trovai fu una pelliccia leopardata anni 80. Rendetevi conto di come stava messa male.
Cercai tra i miei, buttando fuori tutta la roba più schifosa e lanciandola qua e là per la stanza.
“Minchia, devo assolutamente ricominciare a fare shopping ogni tanto.” Mormorai tra me e me. Riuscii a trovare, nell’angolo più remoto dell’armadio, un vestitino corto, il colore del corpetto era azzurro e si andava a sfumare fino a diventare bianco alla fine del vestito.
“Perfetto.” Mormorai.
In quel momento la porta si aprì, mi nascosi il vestito dietro alla schiena dato che volevo che per Juliette fosse una sorpresa.
“Ho trovato il vestito!” Cantilenai, contenta.
“Fammelo vedere.”
“No, è una sorpresa.”
“Alex, mi va bene qualsiasi cosa basta che non mi fai assomigliare ad una di quelle battone del Jersey Shore, ti prego.” Risi e rimisi il vestito nell’armadio, stando attenta a non farglielo vedere.
“Siediti.” Le ordinai prendendo il fono.
Mi obbedì e le asciugai i capelli, lasciandoglieli mossi e morbidi, al naturale.
“Non penso che tu abbia bisogno della ceretta.” Le dissi guardandogli le gambe scoperte, dato che indossava dei pantaloncini corti.
Juliette, oltre ad avere il culo enorme di essere spelacchiata, gli unici peletti che aveva erano talmente biondi da risultare non visibili all’occhio nudo. Stupida sorella fottutamente perfetta.
La truccai il meno possibile, mettendole un lucidalabbra rosa e l’eye-liner nero, abbinato al mascara dello stesso colore.
“Mi fai vedere il vestito?” Sbuffò mentre finivo di metterle il mascara.
“Non rompere il cazzo, è una sorpresa.” Risposi molto educatamente.
La feci spogliare, rimase in biancheria intima, le ordinai di chiudere gli occhi aiutandola e mettersi il vestito.
Presi delle ballerine bianche mettendogliele, abbinate ad una borsa dello stesso colore. La feci posizionare, ancora ad occhi chiusi, davanti allo specchio grande di camera nostra. Le misi il tocco finale, una collana con un ciondolino a forma di cuore, argento.
“Apri gli occhi.” Sorrisi.
Nel momento in cui lo fece, rimase sbalordita ammirando il suo riflesso nello specchio.
“Dio mio avevi ragione…” Mormorò.
“Su cosa?”
“Sul fatto che mi avresti fatta diventare un incrocio tra Megan Fox ed Emma Roberts.” Si vantò girando su se stessa.
“Ora non ti montare la testa però.” Risi e lei fece lo stesso.
Si mise di profilo per guardarsi meglio.
“Secondo me ti fa un bel balconcino questo vestito.” Constatai guardando la sua immagine riflessa nel vetro.
“Stupida.” Rise zittendomi.
“Sono a casa!” Urlò mio madre, sentii la porta chiudersi così mi precipitai in salotto con mia sorella.
La vidi togliersi le scarpe e gettare la borsa in un angolo della stanza.
“Adesso so da chi hai ripreso.” Mi sussurrò Juliette riferendosi ai gesti che aveva appena compiuto mia madre.
Alzai gli occhi al cielo.
“Ciao mamma!” La salutammo con un sorriso a trentaquattro mila denti.
“Dove devi andare?” Chiese guardando mia sorella.
“Oh bhè, c’è un ragazzo…” Iniziò.
“Niall.” La interruppi.
“…Che mi ha chiesto di uscire.” Continuò lanciandomi un’occhiata assassina.
“Quello che era venuto l’altra volta a cena da noi?” Ci chiese.
“Si.” Rispondemmo insieme io e mia sorella.
“Vai pure, mi sembra un bravo ragazzo.” Sorrise Katherine. “Ma ricordati di ritornare a casa entro mezzanotte.”
Il mio lato tenero cominciò a fare capriole e a mangiare caramelle, notando la somiglianza a Cenerentola.
“Come Cenerentola!” Risi divertita mentre io e mia sorella tornavamo in camera.
“Secondo te che mi metto?” Le chiesi, cominciando ad afferrare alcune tra le mie magliette preferite.
“Dove devi andare?” Chiese buttandosi sul letto.
“Esco con Louis.” Risposi guardandomi allo specchio, per capire che lo stato dei miei capelli era davvero pietoso.
“Emh… Mettiti questa.” Mi lanciò una maglietta larga color bordò, con scritto sopra “New York Girl”. La misi, abbinandola a dei pantaloni neri aderenti e a delle vans dello stesso colore della maglia.
In casa c’era il silenzio più totale – cosa davvero strana – mi stavo mettendo eye-liner quando qualcuno citofonò alla porta, sobbalzai dallo spaventò e feci una linea lunga dal occhio all’orecchio, per sbaglio.
“Cazzo.” Imprecai a denti stretti togliendomi la linea con una pezzetta. Guardai l’orario, erano le sei in punto, di sicuro non era Louis.
Juliette corse ad aprire ed io la seguii, buttandomi sul divano per vedere la scena.
“Ciao!” Sorrise lei ritrovandosi davanti un Niall tirato a lucido, più o meno. A dir la verità era vestito piuttosto semplice, con una camicia a maniche corte, leggermente sbottonata e dei bermuda beige.
“Hey, s-sei bellissima.” Sorrise lui, guardandola.
“Grazie, anche tu.”
Anche se Juliette era girata di spalle, ero sicura che il suo viso era diventato completamente rosso.
“Andiamo?” Chiese il biondo, prendendola per mano.
“Certo.”
Si richiusero la porta alle spalle, lasciandomi completamente sola.
Guardai l’orario sul mio cellulare, mancava ancora mezz’ora all’arrivo di Louis, senza contare i minuti di ritardo che sicuramente farà.
Mi diressi in cucina, non sapendo che fare, dove mia madre stava già preparando la cena e mio padre stava sgranocchiando qualcosa.
“Mamma non cucinare per me, esco anche io.” La avvertii, entrando.
“Lui chi è?” Mi chiese papà.
“Oh Louis, un… amico.” Risposi facendo finta di niente.
“Il ragazzo basso che era venuto quella mattina a trovarti, un po’ di tempo fa?” Mi domandò Katherine.
“Si, lui.”
“Ma non è più piccolo di te?” Continuò mia madre.
“Mamma! Ha diciotto anni, è persino più grande!”
“Diciotto anni? Tu non vai.” Chiuse il discorso mio padre.
“Ma perché?” Protestai.
“Perché è troppo grande per te.” Mise su come scusa.
“Allora, come prima cosa ho sedici anni, due anni di differenza non mi sembrano tanti, neanche ti avessi detto che vado a farmi il prof di educazione fisica…” Okay, forse l’ultima cosa avrei potuto evitarla di dire, dato che mio padre mi lanciò uno sguardo omicida e schifato allo stesso tempo. “… Per secondo, Louis è solo un amico. Stop.”
“Non mi interessa, tu rimani qui a casa signorina.”
Sbattei i piedi per terra come una bambina.
“Ma papà!” Mi lamentai. “A Juliette l’avete fatta uscire, e poi mi sembra che tu hai cinque anni in più della mamma quindi ora che vuoi da me?”
Tiè, beccati questa vecchio.
“Peter, Alex ha ragione.” Lo guardò mia madre.
Go Katherine go.
“Questa sera puoi uscire, divertiti cara e anche tu rientra e mezzanotte come tua sorella.” Concluse mia madre.
“Grazie ti amo!” Mi avvinghiai al suo collo ricoprendole la guancia di baci.
“Alex c’è  il tuo ragazzo che ti aspetta alla porta.” Sbuffò mio fratello facendo irruzione nella stanza.
“Non avevi detto che era solo un amico?” Mi fece mio padre.
Cazzo. Quando mai imparerà a starsi zitto quella testa di pera di mio fratello?
“Ed infatti lo è.” Mentii spudoratamente.
“Ma se l’altro giorno vi ho visti mentre vi sbaciucchiavate in bagno, mica sono stupido.” Continuò quel nanetto rompicoglioni.
“Devo andare, ciao.” Corsi via non sapendo più cosa dire.
“Alex, facciamo i conti quando torni!” Urlò mio padre.
Presi la borsa nera con scritto “miao” in camera mia e mi fiondai al portone, uscendo e richiudendomi la porta alle spalle senza neanche salutare Louis prima.
“Ma che cazz?” Lo sentii pronunciare mentre lo trascinavo verso la sua macchina.
“Corri prima che cambino idea e decidano di farmi rimanere a casa.” Gli spiegai mentre entravamo nella sua auto nera.
“Dove andiamo?” Chiesi, una volta che i nostri culi si posizionarono sui sedili.
“Dove vuoi tu.” Alzò le spalle.
“Burger King?” Proposi.
“Non ho tanta voglia di andarci, che ne dici del bowling?” Mi rispose.
“Mh…” Emisi un verso incomprensibile.
“Facciamo così…” Iniziai, prendendo una monetina dal cruscotto. “… Se esce testa vinco io, se esce croce perdi tu.” Parlai velocemente per non fargli capire l’inganno della mia proposta, dato che qualsiasi cosa uscisse lui avrebbe perso.
“Okay.” Accettò tutto convinto.
Lanciai la monetina ma lui mi bloccò, prendendola.
“Aspetta un attimo…” Corrugò la fronte, probabilmente riflettendo su quello che avevo detto. Giuro di aver sentito le rotelline nella sua testa iniziare a girare.
“Sia se esce testa che croce, io perdo.”
“Complimenti Tomlinson, ci sei arrivato.” Dissi battendo le mani.
Alla fine decidemmo di andare in tutt’altro luogo: a casa sua.
Non pensate male, se prova a toccarmi in quel senso lo strozzo con le sue stesse mani. Insomma, è ancora troppo presto. Si, sono una che la pensa un po’ all’antica su queste cose.
Per tutto il viaggio mi preparai mentalmente ai sei piani di scale che avrei dovuto affrontare, sperando che Dio mia assista e che mi dia la forza necessaria per non svenire.
 

JULIETTE’S POV:

“That’s amoreee!” Continuava a cantare Niall, imitando la voce del cantante alla radio.
“Ti prego smettila!” Ormai era mezz’ora che ascoltavamo questo canale radio, e il biondo qui presente aveva deciso di farmi pisciare sotto dalle risate con le sue esibizioni liriche.
Mi contorsi sul sedile della macchina ridendo come una ritardata, lui fece lo stesso.
Sarà meglio cambiare canale radio, o rischierò di pisciarmi sotto davvero.
Feeling fine and free, crashing into you, crashing into me…” Sentii le parole della nuova canzone di Selena Gomez, arrivarmi alle orecchie. Cominciai a canticchiare presa dal ritmo, guardando fuori dal finestrino.
“Dove stiamo andando?” Provai a chiedere per la centesima volta a Niall.
“Non te lo dico!” Rispose, come al solito.
“Bastardo.” Feci la faccia arrabbiata, si girò verso di me per un secondo, scoppiando a ridere come al solito.
Continuò a guidare per chissà quanto altro tempo.
Quasi non saltai spaventata vedendo la portiera aprirsi, ritornai al mondo reale accorgendomi che ci eravamo fermati e che Niall stava aspettando che io scendessi.
Sorrisi allegramente, guardandomi intorno. L’aria era abbastanza calda anche se tirava un po’ di venticello.
Horan prese un cestino da picnic, dal bagagliaio, iniziammo a camminare fino ad una spiaggia libera, arrivando a riva.
“Mio Dio.” Sussurrai, guardando la grande distesa d’acqua davanti ai miei occhi.
“Bello vero?” Sentii Niall affiancarsi a me dopo un po’.
“Si, il mare è la seconda cosa che amo di più al mondo.” Sussurrai ancora stordita dalla bellezza della spiaggia.
“Qual è la prima?”
Esitai, girandomi verso di lui e guardandolo nelle iridi blu.
“Lascia stare.” Risi scuotendo la testa.
“Sei tu.” Avrei voluto dirgli, ma mi mancava il coraggio.
Mi girai notando un telo rosso disteso sulla sabbia, con un cestino sopra, probabilmente deve averlo messo la Niall mentre io guardavo il mare.
Cominciammo a mangiare cheeseburger, patatine fritte e a bere coca-cola.
“Che hai da ridere?” Mi chiese notando che mi stavo contorcendo dalle risate.
“Sei tutto sporco.” Continuai a ridere.
“Dove?” Chiese prendendo il fazzoletto.
“Più a destra.” Niall si pulì nel punto in cui gli avevo indicato. “No, non così a destra.” Presi il fazzoletto dalle sue mani, iniziando a pulirgli il viso.
Sentii il suo respiro sulle mie labbra, alzai gli occhi puntandoli nei suoi e rendendomi conto che era davvero tanto vicino. Davvero davvero tanto vicino.
Guardai le sue labbra, a pochi millimetri dalle mie, la pancia mi si contorse.
Baciami baciami baciami baciami ti prego.
“Emh… allora davvero bello il mare eh.” Si girò Niall verso la distesa azzurra.
Cazzo vaffanculo.
“Essì…” Risposi abbassando lo sguardo.
Perché non vuole baciarmi? Ho per caso qualcosa fra i denti?
Rimanemmo zitti per un po’ di tempo, presi un pacchetto di patatine iniziando a mangiarle per distrarmi da tutto quel silenzio assordante.
“Oh guarda, una stella cadente!” Disse Niall all’improvviso, indicando il cielo.
“Dove?” Alzai lo sguardo. In quell’istante in cui mi distrassi, Horan mi tolse dalle mani il pacchetto di patatine iniziando a ridere.
“Hey è mio!” Protestai provando a riprenderlo.
“Non più.” Rise iniziando a correre via con me che provavo a raggiungerlo.
“Niall vieni qui.” Urlai ridendo.
“Giammai!” Pronunciò con voce da eroe dell’epoca.
All’improvviso si bloccò girandosi verso di me, non feci in tempo a fermarmi e finii addosso a lui, cademmo insieme sulla sabbia come due stupidi, mentre ridevamo.
Stavo letteralmente sopra di lui, lo guardai negli occhi per un momento che mi sembrò non finire mai, poi passai alle sue labbra. Tanto non mi bacia, ne sono sicura.
Mi alzai rassegnata e tesi la mano per aiutarlo a rimettersi in piedi.
“Chi ti ha detto di alzarti?” Chiese, prendendomi la mano e ributtandomi sulla sabbia vicino a lui, che poi si posizionò sopra di me.
Successe tutto talmente velocemente che nemmeno me ne resi conto. Sfiorò le mie labbra con le sue, poi spostò le sue iridi sulle mie, come se mi volesse chiedere conferma di quello che stava per fare.
Poggiò delicatamente le labbra sulle mie, in quell’istante iniziai letteralmente a non capirci più niente, l’unica cosa di cui mi rendevo conto era che Niall James Horan mi stava baciando, il mio cuore stava martellando contro il mio petto per uscire da lì dentro ed il mio stomaco si contorceva come se stesse ballando la samba.
Sentii la sua lingua toccare il punto in cui le mie labbra si univano, chiedendomi di entrare. Le dischiusi permettendoglielo. Sapeva di cheeseburger, probabilmente per colpa di quello che aveva mangiato prima.
All’iniziò fu delicato come nessun’altra persona era mai stata, col passare dei secondi diventò sempre più passionale, finchè non ci staccammo.
“Volevo farlo da un sacco di tempo.” Disse, guardai il suo volto estremamente perfetto illuminato dalla luce della luna.
“Io non aspettavo altro.” Risposi, facendogli spuntare un sorriso angelico che mi scaldò il cuore.
Ci alzammo dirigendoci di nuovo verso il telo rosso, per stenderci lì sopra.
 
“Eccone un’altra!” Esclamò indicando un punto del cielo, per la dodicesima volta.
“Non mi sembra tanto giusto il fatto che tu ne vedi tre mila di stelle cadenti ed io neanche una.” Borbottai.
“Sei cieca.”
“Sei stronzo.”
“Acida.”
“Come te.”
Ci guardammo seri, poi scoppiamo a ridere fragorosamente. Mi accoccolai contro il suo petto mentre lui giocava con una ciocca dei miei capelli.
“Niall.” Lo chiamai.
“Mh?”
“Hai presente quando ti ho detto che il mare era la seconda cosa che amavo di più al mondo?”
“Si.” Mi rispose curioso.
“La prima sei tu.” Riuscii a biascicare quella frase, rischiando di esplodere da un momento all’altro. Lo sentii stringermi ancora di più a se, baciandomi a fior di labbra.
Sarei rimasta ferma così, accoccolata tra le sue braccia, mentre eravamo distesi sulla sabbia a guardare le stelle, per tutta la mia vita.
 

ALEX’S POV:

Girai lentamente le chiavi nella serratura, cercando di fare meno rumore possibile.
Era già l’una meno un quarto del mattino, sarei dovuta rientrare a mezzanotte e se i miei genitori scoprono che ho fatto ritardo di quarantacinque minuti mi sciolgono nell’acido come minimo.
Pregai che stessero già dormendo.
Quando entrai notai che era tutto buio, decisi di non accendere la luce e di accontentarmi di quella che proveniva dalla luna fuori dalla finestra.
Camminai lentamente fino alla mia camera, dove trovai Juliette a sonnecchiare nel suo letto.
Mi tolsi le scarpe iniziando a cercare il pigiama senza far casino.
Sentii delle voci provenire da fuori la porta.
“Sono già rientrate a casa Alex e Juliette?” Era mio padre. Cazzo.
“Non so, andiamo a vedere.” Udii dei passi avvicinarsi sempre di più. La prima cosa che mi venne in mente fu buttarmi sotto le coperte facendo finta di dormire.
Mamma e papà aprirono la porta, sbirciando nella camera. Indossavano tutti e due il pigiama. Presi a respirare pesantemente facendo finta di russare per rendere la cosa più realistica.
“Guarda come sono carine le nostre bambine.” Disse amorevolmente papà.
Aw in questo momento lo riempirei di baci.
“Ormai non sono più bambine, Peter.” Intervenne mia madre rovinando la frase romantica di mio padre.
“Si, sono cresciute, sono donne.” Concluse lui, prima di andare via insieme a mia madre e di chiudere la porta.
“Per un pelo.” Sussurrai a me stessa, buttando fuori l’aria che non sapevo di aver trattenuto.
***

Da cosa inizio?
Scusate se ci ho messo tanto ad aggiornare.
Scusate se il capitolo è corto.
Scusate se l'ultima parte dal punto di vista di alex non centra un cazzo, ma l'ho scritta per allungarlo un po'.
Scusate se l'appuntamento tra Niall e Juliette non è come ve lo aspettavate, ma non so fare di meglio, come ho scritto anche sopra ho il romanticismo sotto al culo.

Cooomunque, è ricominciata scuola. Che dio mi aiuti.
a voi come va? io quest'anno ho gli esami (di terza media) cazzo mi cago in mano.
Vi piace il capitolo? Recensite se volete, mi farebbe molto piacere ahfskjdfhdsjk
Vi amo davvero tanto ceh. Siete tantissime a seguire la mia storia ed io non so come ringraziarvi aw.
Ringrazio Caterina che mi sta sempre accanto, la amo. Ringrazio tutte le ragazze che mi aiutano quando entro in crisi perchè non riusco a continuare il capitolo.
Ringrazio tutte quelle che seguono la mia storia in silenzio, amo anche voi.
Ringrazio clacla25 che mi ha recensito il capitolo precedente insieme a cate, ceh vi amo.

Ringrazio le otto ragazze che hanno recensito al capitolo 13 e le sei ragazze che hanno recensito al 12, ed anche quelle che hanno recensito ai capitoli precedenti.
Non so se l'avete capito, oggi sono in vena di ringraziamenti, bho e poi amo tutti. Forse è perchè sono tipo gasata perchè incontrerò molte delle mie amiche a distanza ajhdfhdskjfd.
Non so perchè vi sto dicendo queste cose ma okay ahahahahaha.
Vi amo. Okay me ne vado lol.

Ho trovato questa foto di Harry che è tipo tenerissima awaw. Ceh bho amavo quando si metteva quei cappelli e le felpe oddio piango.

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Capitolo 16
*** I'm sorry, Louis. ***








“Bella scelta un picnic in spiaggia, sei un genio!” Mi complimentai con Niall al telefono, aprendo la porta di casa.
Lui rise dall’altra parte, facendomi ridere anche a me.
“Allora, com’è andato il compito di algebra?” Chiesi al mio amico.
Passai nel salotto e trovai mamma sul divano a vedere la tv, la superai con nonchalance e mi avviai verso la mia camera.
“Alex, vieni qui.” Katherine mi chiamò.
Mi bloccai, dandogli le spalle.
“Devo andare Niall, a dopo.” Sussurrai chiudendo la chiamata.
Fa che non mi voglia mettere in punizione, fa che non mi voglia mettere in punizione, fa che non mi voglia mettere in punizione ti prego.
Mi trovai a pregare, prima di girarmi e rivolgerle un’amplio sorriso.
 
“Dai vieni qui, siediti così parliamo un po’.”
Cazzo.
Le obbedii continuando a pregare mentalmente.
“Com’è andata oggi?” Mi chiese lei.
“Come al solito.” Sorrisi ancora più di prima, se possibile.
“Allora… Cos’è questa storia tra te e… umh, come si chiamava quel nano?”
“Louis, mamma, si chiama Louis!” Ero esasperata, quanto cazzo ci voleva ad imparare il suo nome?
“State insieme?”
“Si.”
“Ah… okay.” Rispose osservandomi.
La guardai interrogativa.
“Che c’è?”
“Niente, è solo che pensavo ti piacesse Harry.” Alzò le spalle.
Vaffanculo a mia madre e al fatto che mi conosce troppo bene.
“Oh bhe si, cioè no, cioè non lo so, cioè con Louis... bho.” Rispondo, non mi rendo neanche conto di cosa sto dicendo.
“Ti racconto una storia okay?” Si sistemò meglio sul divano, abbassando il volume della televisione accesa.
“Ti prego fai che non sia una di quelle che iniziano con ‘quando io andavo al liceo’.” Sussurrai pregando il signore.
“Quando io andavo al liceo…” Iniziò. Grandioso.
“… Conobbi un ragazzo di nome Charlie, diventammo subito amici ed un giorno lui mi baciò, così ci mettemmo insieme. Ma io , riflettendo, capii che in realtà ero ancora innamorata di uno della mia classe. Così sai che feci? Chiarii con Charlie, gli dissi i miei sentimenti e ci lasciammo. La verità sai qual’era? Che io e Charlie avevamo uno stupendo rapporto di amicizia che provammo a forzare, facendolo diventare una relazione. Dopo un po’ di tempo mi misi col ragazzo che amavo, e sentii che era quello giusto.” Parlò guardando un punto indefinito della stanza, sorridendo ogni tanto.
“E poi? Cos’è successo tra te e quel ragazzo? Come si chiamava?” Chiesi curiosa, strano che fossi così interessata ai racconti di mia madre, sto iniziando davvero a diventare matta.
“È successo che ora è diventato mio marito e padre dei miei stupendi figli.” Sorrise allegramente, tante piccole rughette le affiorarono intorno agli occhi.
“Papà?!” Esclamai sorpresa.
“Esatto.” Rise.
“Oh mio dio.” Sussurrai stupita.
Riflettei per un po’ su quello che mi aveva detto.
“Quindi stai dicendo che… io e Louis avevamo uno stupendo rapporto di amicizia che abbiamo provato a forzare in una relazione di coppia?” Le chiesi.
“Esatto.”
“E questo è sbagliato, giusto?”
“Giusto.”
“Ed ora ci dovremmo lasciare, non è così?” Domandai, ancora.
“È così.” Sorrise rassicurante.
“Grazie mamma!” La abbracciai. “Ora so esattamente cosa devo fare.”
Dovevo lasciare Louis, non potevo più andare avanti così. Il problema è che gli voglio troppo bene, il pensiero di lui che soffre mi distrugge.
Mi chiusi in camera mia, afferrando il telefono di casa e componendo il numero di Mabel.
“Hey!”
“Devo parlarti.” Arrivai subito al motivo della chiamata, iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza.
“Che è successo? Mi preoccupi.” Si allarmò.
“Devo lasciare Louis.” Iniziai spiegandole della conversazione che avevo avuto con mia madre.
“Non vorrai mica lasciarlo per telefono, vero?” Mi chiese Mabel.
“Ma che sei matta! Non sono ragazza che fa queste cose. È solo che, ho paura.” Iniziai a giocare con la mia pallina antistress, facendola rimbalzare da una parte all’altra della stanza.
“Paura di cosa? Non hai mai lasciato un ragazzo?”
“Si che ho lasciato dei ragazzi, in passato, il problema è che erano tutti stronzi e a nessuno di loro volevo bene come ne voglio a Louis. Ho paura di quello che accadrà dopo, paura che smetta di parlarmi, paura di non riuscire più a guardarlo in faccia senza sentirmi in colpa, paura che possa iniziare ad odiarmi.” La voce mi si spezzava in gola, pregai che fosse riuscita comunque a capirmi.
“Senti facciamo così, domani dopo scuola vieni a casa mia così ti calmi un po’, chiami Louis e gli chiedi di vedervi da qualche parte e vi lasciate.”
“Va bene.” Presi un respiro profondo, l’ansia cresceva sempre di più.
Chiusi la chiamata, andando a farmi la doccia. Mentre l’acqua scorreva accarezzando il mio corpo, iniziai a pensare a tutte le possibili reazione di Louis dopo che gli avrei detto che non volevo più stare con lui.
Lo immaginai lì, davanti a me, con un sorriso enorme, il suo solito sorriso. Un minuto dopo aveva la mascella contratta, mi guardava in modo freddo e distaccato, mi urlava insulti pesanti che detti da lui, facevano davvero tanto male.
Cominciai a sbattere la testa al muro ripetutamente.
“Come ho fatto a cacciarmi in questo casino?” Mi lamentai, cercando di scacciare via i miei pensieri.
 

Non ho parlato con Louis per tutta la giornata, evitandolo durante l’ora di ginnastica e a mensa. Non riesco più a guardarlo in faccia, il senso di colpa mi sta uccidendo.
Cammino velocemente al fianco della mia amica rossa, avviandomi verso casa sua.
“Mabel, non ce la faccio.” Mormorai una volta entrata dentro le mura della sua abitazione.
“Lo so Alex, lo so, ma l’unica alternativa è continuare a prenderlo per il culo, pensi sia meglio?” Ovviamente mi pose quella domanda sapendo già la mia risposta.
“No.”
“E allora vi dovete lasciare.”
Andammo in camera sua, iniziando a fare le prove come due imbecilli. Mi preparai un discorso da farmi, per rendere il tutto il meno pesante possibile. Poi, una volta pronta, decisi di chiamare Louis.
“Pronto?”
“Hey, Louis. Sei libero tra un po’?”
“Scusa, ho premesso a mia madre di andarle a fare visita.”
Oh, vaffanculo.
“Dice che deve andare dalla madre.” Sussurrai a Mabel, mettendo una mano sulla cornetta per far in modo che il castano non mi sentisse.
“Digli che è urgente!” Mi incoraggiò la mia amica, sempre sussurrando.
Annuii.
“Perfavore Louis, è importante.” Feci la seria.
“È successo qualcosa di brutto?” Si sentiva la preoccupazione nelle sue parole.
“No è solo che… vieni al Green Park tra un’ora, ci vediamo lì.” Lo liquidai, incapace di dire nient’altro.
“Okay, a dopo.” Attaccò.
“Perfetto, ora fai un respiro profondo e vai al Green Park, poi chiamami, okay?” Mi abbracciò Mabel.
“Certo.”
 

Mi sedetti su una delle panchine all’entrata del parco. Avevo il fiatone dato che per arrivare fin qui avevo preso la metro e poi corso per un bel pezzo di strada.
Il tempo non era dei migliori, il cielo era grigio ricoperto di nuvoloni, il vento faceva svolazzare le foglie secche che erano poggiate per terra.
“Louis, cazzo sbrigati a venire mi sto congelando il culo!” Dissi, mettendomi le mani nelle tasche del giacchetto.
Mi girai notando che una vecchietta era seduta vicino a me e mi squadrava male.
“Questa è matta.” La sentii brontolare.
“Senta signora non sono dell’umore giusto. Eviti di scartavetrarmi i coglioni, grazie.” Bbuffai.
“Satana! È la figlia di Satana!” Se ne andò via urlando.
Ma wtf? Figlia di Satana? Poi sarei io quella matta eh.
In lontananza vedi arrivare un ragazzo castano, avvolto in un giaccone, che mi salutava con la mano.
“Ciao.” Dissi, non appena mi fu vicino. “Forse è meglio che ti siedi.” Lo avvertii, seria.
“Qualcosa mi dice che non è niente di piacevole quello che mi stai per dire.” Pronunciò mentre si passava una mano tra i capelli.
“Bhè, io… io, vedi, sai quando….” Iniziai a dire parole a caso, dimenticandomi completamente il discorso che avevo fatto con Mabel. Che cazzo sembro dislessica.
“Ho capito che mi vuoi dire.” Sorrise amaramente.
“Davvero?” Sgranai gli occhi.
“Si, ma voglio sentirmelo dire da te…”
Vaffanculo va. Non gli basta aver capito?
Presi un respiro profondo.
“Louis, io davvero, non trovo le parole. Tu sei un ragazzo fantastico, il migliore. È solo che, che… non voglio più andare avanti con questa storia. Davvero ti meriti una ragazza che ti ami, perché sei speciale, ma quella ragazza non sono io…” Mi sentii uno schifoso verme viscido che striscia sulla merda, mentre gli dicevo quelle parole.
“Capisco.” Mormorò.
“Allora è… finita?” Cominciai a guardare gli alberi, non volendo incontrare il suo sguardo.
“Se è questo quello che vuoi. Stammi bene, Alex.” Il suo tono di voce sembrava più basso di quanto mi ricordassi. Avrei voluto abbracciarlo, ma sarei sembrata stupida. Insomma, non si abbracciano gli ex-fidanzati dopo essersi lasciati un secondo prima, di solito.
“Anche tu.” Sorrisi ammala pena, la verità è che i muscoli della mia bocca sembravano non voler collaborare per allargare il sorriso.
Mi dispiace, Louis.
***
SCUSATE SCUSATE SCUSATE SCUSATE.
VI CHIEDO UMILMENTE PERDONO IN GINOCCHIO *IMMAGINATEMI LI IN GINOCCHIO DAVANTI A VOI*
QUESTA CAPITOLO E' IL PIU' CORTO DELLA STORIA, MA LO DOVEVO FARE COSI' PERCHE' GIURO CHE DAL PROSSIMO CAPITOLO LA STORIA SARA' BASATA SU HARRY, NON VOLEVO INSERIRLO IN QUESTO PERCHE' SENNO' MI PAREVANO TROPPI CAMBIAMENTE IN UN SOLO CAPITOLO.
Chiedo perdono a potatoess alla quale avevo giurato che in questo capitolo ci sarebbe stato harry, scusa tesoro, il prossimo capitolo l'ho già scritto e questa volta harry c'è davvero.
Mi dispiace tantissimo, mi sto sentendo un botto in colpa ma ho fatto di tutto per allungarlo, davvero.
Okay, detto questo mi scuso anche con le persone meravigliose a cui è venuta la voglia di cavarsi gli occhi leggendo questo capitolo, ma vabe vi amo comunque.
Come sempre amo caterina (anche se ormai nve ne fotte più ncazzo ahahahaha sorry) e poi bho non so più che dire.
Beeesos *3*

quanto.cazzo.è.perfetta.omg.



Ma anche lui non scherza eh afhdsjkdfh

 

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Capitolo 17
*** Styles tows the old woman ***








Mi sento come in pace con il mondo, felice. Tipo gli hippy che si fanno le canne e girano per strada scalzi abbracciando la gente e dicendo che amano tutti, mi sento proprio così.
Poi io ho sempre stimato gli hippy.
È passato un mese ormai da quando io e Louis abbiamo troncato, e lui è tornato a parlarmi dopo una settimana circa, Niall aveva ragione dicendo che il castano non mi rivolgeva parola solo perché doveva riprendersi da quello che era successo.
Beh, a quanto pare Louis non è uno che porta rancore, adesso ci parliamo come se non fosse successo niente.
Poi a rendere il tutto ancora migliore, c’era il fatto che io ed Harry avevamo deciso di smetterla di evitarci, lanciarci frecciatine o cose così, dato che tutto questo non portava a niente.
“Harry che ne dici di umh… ricominciare da capo? Nel senso lasciamo tutto al passato e potremmo tornare a parlarci come se…” Gli avevo detto meno di un mese fa, non mi aveva dato neanche il tempo di finire che aveva rispondo “certo” sorridendo.
La mia vita mi sembra un sogno e la cosa mi spaventa. Insomma, quando è tutto così perfetto c’è sempre la catastrofe che rovina le cose.
“Stewart, vuole ripeterci quello che sto dicendo?” La prof di scienze mi fece prendere un colpo, alzai di scatto la testa che avevo poggiato sul banco all’inizio dell’ora.
“Eh?” Ero spaesata.
Mi incenerì con lo sguardo.
“Al prossimo richiamo vai dal preside.”
Ma che vuole questa da me?
“Stavo dicendo, dato che stiamo affrontando l’argomento natura, dovrete fare a coppie un lavoro sulle piante, studiandole attentamente.” Vidi la prof prendere il registro. Ecco appunto, la “catastrofe” che rovina la mia pace interione è la signorina Bercovich che se non assegna un progetto a settimana non è felice.
Spero almeno di capitare con uno dei geni della classe, mi renderebbe tutto più facile.
“Umh… Stewart tu stai con…” fece scorrere il dito nell’elenco.
“Malik.”
Malik? Perché mi pare di aver giù sentito questo cognome?
Ah si, Zayn Malik, l’amico di Harry.
Mi girai verso la direzione del moro che mi mostrò un sorriso che ricambiai.
“La media di Zayn?” Sussurrai a Mabel, che continuava a sbattere la testa contro al banco dato che a lei era capitato David Lewis, un ragazzo bocciato per tre volte consecutive.
“Sei.” Rispose.
Sbuffai. Cazzo no. Non che non mi stesse simpatico quel Zayn eh, è solo che, volevo qualcuno con la media dell’otto così da far fare il lavoro a lui.
“Non ti lamentare, almeno la sua media è più alta della tua.” Alzò lo sguardo verso di me.
Feci roteare gli occhi al cielo, iniziando a giocare con la zip del mio astuccio.
Il problema è che oggi avevo in mente di andare in giro con Harry, lui ancora non sapeva niente ma nel pomeriggio sarei andata a citofonarlo – come ogni giorno ormai, da una settimana a questa parte – trascinandolo per tutti i posti conosciuti e sconosciuti dell’Inghilterra.
Quindi penso che rimanderò l’incontro tra me e Zayn per il progetto, ad un altro giorno.
Proprio in quel momento la campanella suonò e sorrisi allegra. Alleluja, anche quest’ora è finita.
“Allora, quando ci vediamo?” Chiese il moro, avvicinandosi a me mentre uscivamo dall’aula.
“Non so, ma oggi non posso.”
“Perfetto, magari mi dai il tuo numero così quando sei libera, umh… mi chiami.”
“Certo.” Annuii salvandogli il mio numero sul cellulare.
“Okay allora, ci si vede in giro Stewart.” Mi salutò.
“Ciao Malik.”
 
“Louis ma che schifo!” Urlò Mabel mentre lui si metteva il ketchup nel naso, facendolo passare per sangue e spaventando le matricole che passavano.
Risi divertita mentre il castano provava a macchiare la rossa con le salse e lei lo mandava a quel paese.
Presi con la forchetta un po’ della carne putrefatta, poi la rimisi nel piatto.
“Ma che è sta roba?!” Chiesi corrugando la fronte.
“La signora della mensa ha detto che è manzo.” Mi disse Mabel.
“A me sembrano più interiora di rana, non so a voi.” Le risposi.
“Di la verità, mangerai davvero quella cosa?” Mi osservò Niall.
“Secondo me non lo farà.” Mabel mi precedette.
“Già, è troppo fifona.” Louis mi osservò con un sorrisino divertito.
“È una sfida, Tomlinson?”
“Solo se tu decidi di accettarla.”
Feci un sorrisino sicura di me, presi con la forchetta un po’ di carne, mettendomela in bocca.
“Oddio l’ha fatto.” Mormorò il biondo.
“Non ci credo, che schifo.” Mabel era disgustata, mentre mi osservava.
Sputai il tutto di nuovo nel piatto. Ma che schifo era?
“Mi correggo, non sono interiora di rana, questo è vomito di un qualche strano animale ancora sconosciuto dagli scienziati!” Bevvi un po’ d’acqua.
Louis rideva come un coglione.
“Ho vinto!” Cinguettava.
Gli feci la linguaccia, bevendo altra acqua.
“Hey ma, dov’è Harry?” Chiesi ai miei amici, guardandomi intorno.
Ah, una cosa ho dimenticato di dirvi: da quando io ed Harry abbiamo ricominciato a parlare, ho chiesto a Niall, Mabel e Louis se poteva pranzare con noi. I primi due avevano subito accettato, il castano all’inizio non era contento di dover pranzare col riccio, ma stanno imparando a conoscersi quei due ed hanno fatto progressi.
“Prima l’ho visto in palestra, forse è ancora lì.” La rossa fece spallucce.
“Di nuovo? Sono già tre giorni che salta il pranzo per stare in palestra. Ma poi perché sta sempre lì?” Posi un’altra domanda.
“Non lo sai? Tra poche settimane ci sarà il torneo di basket contro la Regent High School ed il coach sta facendo un po’ di pressione ad Harry perché, essendo il capitano, deve guidare la squadra alla vittoria, quindi si deve preparare al meglio.”
Sbuffai. Che palle, proprio oggi che volevo uscire con lui.
 
 
“Pronto? Con chi parlo?”
“Anne sono Alex, Harry è tornato a casa?” Giocai col bordo della mia maglietta nervosamente.
“Ciao tesoro! No è ancora a scuola ad allenarsi, perché?”
“No niente, lascia stare. Grazie Anne, a presto.” La salutai.
“A presto Alex.”
Guardai l’orologio: le cinque del pomeriggio.
È tutto il giorno che si allena, una pausa non se la prende mai quel povero ragazzo?
L’unico modo per vederlo è andare in palestra. Presi un foglietto dove scrissi sopra “sono a scuola a vedere gli allenamenti di Harry. –Alex” e lo appesi al frigorifero, afferrai velocemente il mio cellulare e uscii fuori, andando verso la mia scuola.
Tralasciando il fatto che sono inciampata due volte nella metro e sono quasi scivolata sopra il piscio del cane di un barbone, il mio viaggio fu molto calmo dato che – stranamente - in metro non c’era nessuno.
All’entrata della scuola trovai il custode che quasi dormiva sulla scrivania del bidello, passai li accanto velocemente ed entrai nella palestra, cercando di non farmi vedere da Harry.
Lui era lì davanti, sudato, con i riccioli arruffati e la maglietta che implorava di essere lavata. Continuava a tirare al canestro, incazzandosi quando non riusciva a centrare il buco.
Mi misi seduta sugli spalti, infondo, e cominciai ad osservarlo.
Era affannato, ad ogni passo che faceva le gambe sembravano cedergli. Povero, chissà quanto è stanco.
Si concesse una pausa, buttandosi seduto per terra e bevendo un po’ d’acqua da una bottiglietta, in quel momento mi notò.
“Da quanto sei qui?” Chiese.
“Tanto da poter vedere che non sei un bello spettacolo quando ti incazzi perché non riesci a fare canestro.” Risi portandolo in giro.
Sorrise anche lui, mostrandomi le fossette. Dio quanto le amo, quando sorride e gli spuntano sulle guance mi viene voglia di riempirlo di baci e stringerlo come fosse un peluche.
Da piccola la facevo, ma ora sembrerei solo una pazza ritardata, quindi preferisco contenermi, per ora.
“Guarda che non è facile fare canestro, ci vuole duro allenamento e precisione.” Disse in sua difesa, mantenendo sempre il suo solito sorriso. “Prova se non ci credi.” Accennò al pallone.
Mi alzai prendendolo in mano e tirandolo, errore colossale.  Il pallone andò da tutt’altra parte, rimbalzando contro il muro per poi finire in testa a me.
“Ahio!” Mi massaggiai la fronte.
Sentivo il riccio ridere dietro di me. Stronzo.
“Ti sei fatta male?” Chiese avvicinandosi ed osservandomi la fronte.
“No no sto bene.” Sorrisi e lui ricambiò. “Hai ragione tu, non è poi così facile fare canestro.” Ammisi.
“Non ci credo, Alexandra Marie Stewart ha ammesso di aver sbagliato?” Fece una faccia stupita e da mongoloide allo stesso tempo.
“Scemo.” Diedi un colpetto sul suo petto e ridemmo.
“Ti mostro come si fa, ci vuole solo mira e anche un po’ di culo.” Mi sorrise, non me ne resi neanche conto ma si posizionò dietro di me, la mia schiena aderiva al suo ventre. Mi aveva ridato il pallone tra le mie mani guidate dalle sue. Il cuore mi batteva fortissimo, quasi non riuscivo più a sentire la sua voce e questa cosa mi da ai nervi. Mi da ai nervi il fatto di non riuscire a controllare le mie emozioni e, spesso e volentieri, la gente lo nota.
Sperai solo che lui non avesse notato il rossore delle mie guance.
Mi insegnò a tirare, dopo un po’ riuscii per miracolo a fare canestro da sola.
“Sono un genio!” Saltellai felice.
“Merito del maestro del basket.” Si vantò lui.
“Hey non ti pompare troppo Mister.” Risi e lui fece lo stesso.
Iniziammo a simulare una partita, con lui che parlava come fosse un telecronista. I primi due canestri li fece lui, ma poi mi lasciò palesemente vincere.
“Tu sai che il fatto che sono una ragazza non ti vieta a giocare seriamente a basket con me, vero?” Gli chiesi mentre ci stendevamo per terra, stanchi.
“Lo so.”
“Allora perché mi hai fatto vincere?”
“Lo faccio sempre, perché mi piace vederti saltellare allegramente vantandoti della tua vittoria e poi portarmi in giro e chiamandomi ‘perdente’.” Rise giocando con una ciocca sei miei capelli.
“Aspetta un attimo…” Sgranai gli occhi. “Questo significa che tutte le volte che ho vinto con te a calcio, basket e pallavolo da piccoli, non era vero? Mi avevi solo lasciato vincere?”
“Alcune volte si.” Sorrise.
“Mi hai traumatizzata.” Piagnucolai portandomi la mano al viso. Lui rise di gusto.
Bastardo, ed io che andavo tutta gasata vantandomi con metà Holmes Chapel di aver vinto contro Harry Styles.
“Domani ti va di accompagnarmi a comprare un paio di scarpe?” Mi chiese sedendosi sugli spalti, seguito da me.
“Shopping!” Urlai eccitata.
“Non ci sperare, non ti porterò in giro per mezza Inghilterra solo per cercare una maglietta.” Bloccò il mio sogno sul nascere. “Devo solo comprarmi delle scarpe.”
“Ti prego!” Feci gli occhietti dolci appoggiando la mia testa alla sua spalla.
Scosse la testa, guardando altrove.
Io continuavo a fare gli occhi da cerbiatto, sperando che cedesse.
Ad un certo punto sorrise divertito, ritornando a puntare il suo sguardo su di me. Scoppiò a ridere ed annuì.
“E va bene.”
“Si!” Urlai contenta portandogli le braccia al collo e stringendolo. La sua risata aumentava, non c’è cosa che mi piace di più di sentirlo ridere.
 
“Il fatto che usciamo spesso non fa di noi dei fidanzati.” Risposi scocciata a Mabel, buttandomi sul letto.
“Si lo so,  siete solo buoni amici.” Cantilenò le cose che le ripetevo sempre.
“Brava.” Sorrisi anche se lei non poteva vedermi, dato che stavamo al telefono.
“Passiamo a cose più importanti.” Fece una pausa. “Meglio l’eye-liner della Kiko o di Chanel?”
“Chanel.” Risposi prontamente.
“Sicura?”
“Si, la Kiko fa schifo.”
Rise divertita.
“Lo dici solo perché dopo che hai fatto cadete tutti gli smalti alla Kiko, la proprietaria ti ha cacciata via a calci in culo.” Continuava a ridere come una stupida.
“Dettagli.”
“Che ti metti domani per uscire con Harry?” Domandò.
“Le solite cose, è un’uscita tra amici.” Scrollai le spalle.
“Si ma non vestirti come una barbona, sennò lo fai scappare.”
“Ti ricordo che stiamo parlando dell’ Harry Styles che mi ha visto con indosso un pigiama di Hello Kitty e delle magliette mezze rotte.”
“Si ma eravate piccoli.”
“Vabe, ma i miei momenti peggiori da appena alzata li ha già visti, quindi posso stare tranquilla.”
Continuammo a parlare del più e del meno, quando ad un certo punto sentii sua madre urlare qualcosa dall’altra parte del telefono.
“Devo andare a cena Alex, a domani.”
“A domani.” Attaccai.
Andai in salotto, trovando mio fratello e mia sorella con dei fogli in mano, in piedi davanti al divano.
“Oh Romeo, Rome, Perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre e rifiuta il tuo stesso nome. Ovvero, se proprio non lo vuoi fare, giurami soltanto che mi ami, ed io smetterò di essere una Capuleti.” Disse mia sorella.
“Devo continuare ad ascoltarla, oppure rispondere a ciò che dice?” Lesse scocciato Christian.
“Mettici più passione quando leggi la tua battuta Chris!” Lo sgridò la bionda, fermando la scenetta.
“Che state facendo?” Li guardai.
“A scuola dobbiamo interpretare Romeo e Giulietta per lo spettacolo di Natale. Io farò Giulietta quindi sto facendo fare a lui Romeo per provare.” Mi spiegò velocemente.
Già, mi ero dimenticata che Juliette andava all’Academy Of Arts di Londra, quindi era sempre impegnata in spettacoli, esibizioni musicali ed altro.
“Perché non chiami Niall per fargli fare la parte di Romeo?” La presi in girò, lei mi guardò malissimo e tornò a recitare con mio fratello.
Mi distesi sul divano, andando un po’ su Twitter col mio cellulare, in quel momento mi arrivò un messaggio.
“Da: Louis
“Niall che dorme, fai vedere la foto a tua sorella hahaha.”
Sotto vi era una foto del biondo, steso sul divano a pancia in sotto, senza maglietta e con i pantaloni e le mutande abbassate che lasciavano il suo fondoschiena scoperto. Sulla schiena c’era scritto “I’m sexy and I know it” col pennarello.
Di sicuro era opera di quello scemo di Louis. Risi divertita e feci vedere la foto a mia sorella, che scoppiò a ridere e chiamò immediatamente il castano, mettendo il vivavoce.
“Louis cosa hai fatto al mio ragazzo?!”
“Ti è piaciuta la foto, Juliette?”
“Ma che cazz? Poverino.”
Dal cellulare sentimmo qualcuno mugolare.
“Che è tutto questo casino?” Mormorò Niall, probabilmente si era appena alzato.
“Niall guarda la foto che ti ha scattato Louis.” Urlò mia sorella, per farsi sentire.
Si sentirono dei “dammi il cellulare” dei “no è mio” ed altri suoni. Poi silenzio.
“Louis! Che cazzo hai fatto!” Urlò Niall.
Io e mia sorella stavamo ridendo come matte.
La risata di Tomlinson echeggiò fino alle nostre orecchie, susseguita a dei rumori simili ai passi di persone che corrono, dopodiché Niall attaccò.
Io e mia sorella eravamo tutte rosse e ci stavamo contorcendo dal ridere, mentre Christian ci guardava male.
“Che amici strani che avete.” Mormorò il piccolino, noi non potemmo neanche controbattere dato che il fiato ci mancava e non riuscivamo a spiccicare una parola senza ricominciare a ridere.
“È pronto a tavola!” Urlò mia madre dalla cucina, mi ricomposi ed andai a cena.


Uscimmo dai cancelli della scuola, finalmente un’altra giornata era finita.
“Vuoi un po’?” Mi chiese Harry porgendomi una barretta di cereali.
“Certo.” Sorrisi mentre ci incamminavamo verso la metro.
La spezzò a metà, un pezzo me lo presi io ed uno lui.
“A che ora passi a prendermi oggi?” Chiesi mentre entravamo nella metro e ci sedevamo sui primi posti liberi.
“Verso le quattro sono da te, okay?”
“Perfetto.” Sorrisi e lui ricambiò.


Mi infilai una felpa semplice e dei leggins neri. Non feci neanche in tempo a truccarmi che qualcuno citofonò alla porta.
Corsi andando ad aprire e trovandomi davanti il ricciolino che mi sorrideva.
“Aspetta un attimo.” Gli dissi mentre correvo via e provavo ad infilarmi le scarpe. Presi la borsa dalla mia camera e ritornai all’entrata.
“Possiamo andare.” Sorrisi.
Iniziammo a camminare per le strade, lui aveva le mani nella tasche ed io mi guardavo intorno in cerca di qualche negozio carino.
“Allora, che hai fatto oggi?” Mi chiese, rompendo il silenzio.
“Harry sono stata con te a scuola fino a due ore fa.” Risi.
“Umh… è vero.” Rise pure lui.
“Che scarpe ti devi comprare?”
“Veramente non so, ne stavo cercando un altro paio perché quelle mie sono mezze rotte.” Fece spallucce.
Continuammo a camminare per altri cinque minuti. Svoltammo un angolo e ci ritrovammo davanti un negozio di scarpe.
“Qui!” Esordii prendendolo per la mano e trascinandolo fin dentro al negozio.
Ci accolse una ragazza con la divisa del negozio.
“Buon pomeriggio. Avete bisogno di una mano?” Ci chiese gentilmente, sorridendo verso Styles.
“Emh si avete un paio di… converse numero quarantaquattro?” Fece Harry.
Spalancai la bocca. Quarantaquattro? Nemmeno bigfoot arriva a questo numero di scarpe.
“Certo, ve le porto subito, di che colore le vuoi?”
“Mh… bianche.” Precedetti il mio amico.
La ragazza guardò Harry per chiedergli la conferma, sbattendo le ciglia come fosse un cerbiatto in calore. Cosa cazzo vuole quella da lui?
“Bianche vanno bene.” Sorrise lui.
Io e il riccio ci sedemmo sulle poltroncine nere in pelle che erano li accanto, aspettando il ritorno della ragazza.
Questa arrivò dopo pochi minuti con una scatola in mano. Notai che la camicetta che indossava era leggermente più aperta rispetto a prima, e gli si vedeva un pezzo dell’airbag che aveva al posto delle tette.
Aprì la scatola con un sorrisetto, fissando Harry e fregandosene completamente di me.
Tirò fuori le scarpe e le mise ai piedi del riccio.
“Vuoi che ti do una mano?” Parlò con voce ancora più seducente.
“Non so se l’hai notato, ma ha 16 anni e si sa mettere delle cazzo di scarpe anche da solo, grazie.” Risposi io acidamente, lei mi guardò male e si allontanò, andando da altri clienti.
Harry rise mentre si infilava le converse.
“Che c’è?” Chiesi.
“Sei gelosa?” Continuava a ridere come uno scemo.
“Pft… Non sono gelosa. È solo che mi da fastidio che quella zoccoletta ci provasse con te come se non avesse visto che sei entrato qui dentro con me che sono una ragazza.”
“Hai ragione, ma noi due non stiamo insieme.”
“Si, ma lei non lo sa.”
Si zittì continuando a ridacchiare.
Dopo essersi messo tutte e due le scarpe, cominciò a camminare avanti e indietro davanti a me, guardandosi i piedi.
“Secondo me ti stanno benissimo.” Gli sorrisi.
“Dici?”
“Ovvio, segui i miei consigli che di moda ne so’ più così, Harold.”
Si guardò allo specchio provando ad imitare una delle pose che fanno le modelle nelle riviste, facendo la bocca a papera.
“Umh hai ragione sono proprio sexy!” Parlò con voce da bambina.
Scoppiai in una fragorosa risata.
“D’accordo futura modella di Vouge, sei sexy, ora vogliamo andare?” Continuavo a ridere ed in quel momento lo fece anche lui, risedendosi vicino a me. Si sfilò le converse, rimettendosi le scarpe da nonno che aveva prima.
Andammo a pagare alla cassa ed uscimmo, continuando a camminare per le vie di Londra.
Decidemmo di andare al centro commerciale Westfield, in cerca di qualcosa per il mio guardaroba scadente.
Una volta entrati in quell’enorme costruzione, ci fiondammo nel primo negozio che trovammo.
Corremmo tra le corsie afferrando qualsiasi maglietta o pantalone risultasse carino. Ci rincontrammo davanti ai camerini, con una pila di vestiti in mano.
Entrai in uno dei camerini iniziando a provare ogni vestito, ed uscendo fuori per fare la sfilata, con Harry che mi guardava e rideva, poi dava un voto alla maglietta per aiutarmi a scegliere.
Ritornai in camerino, notando che tra le ultime cose che c’erano da provare, vi era un top semi-trasparente, di sicuro l’avrà preso lui.
Alzai gli occhi al cielo, lanciando il top fuori dal camerino.
“Non mi metterò questa roba Harry, non ci sperare.” Urlai per farmi sentire, dopo aver compiuto questo gesto.
Sentii una risata provenire da lì fuori. Uscii per capire a cosa era dovuta, e feci l’errore più grande della mia vita: mi ritrovai davanti il mio prof di latino con il top che avevo appena lanciato, proprio in testa.
Girò il capo verso di me molto lentamente, come fanno le bambole assassine, per intenderci.
“Oh cazzo.” Sussurrai portandomi una mano alla bocca, mentre Harry continuava a ridere come un matto.
“Emh… Scusi.” Mormorai con un sorriso da angioletto, prendendo il top dalla testa del mio prof e rientrando nel camerino.
Che figura di merda.
“Che palle non trovo niente.” Mormorai uscendo dal camerino, dopo aver provato gli ultimi vestiti.
“Alcune delle cose che hai provato ti stavano bene, sono a te che non piacciono.
“Ma sono tutti orribili.” Mormorai, spostando il mio sguardo su un punto dietro ad Harry. Su un’insegna vi era scritto “reparto maschile”.
“Paradiso.” Mormorai dirigendomi verso quella scritta.
Non so se l’avete capito, ma ho un debole per le magliette extralarge o le felpe enormi da maschio, sia semplici che con scritte. Per questo la maggior parte delle volte amo andare nel reparto maschile, anche se la gente mi guarda male.
Harry mi seguì, alzando gli occhi al cielo.
Riuscii a trovare una maglietta nera con scritto “nirvana” ed una felpa sempre nera con l’immagine di Homer Simpson.
Uscii dal negozio canticchiando allegramente insieme ad Harry.
“Hai fame?” Mi chiese mentre passammo davanti ad una pizzeria.
“Ovvio!” Sorrisi.
“Che te lo chiedo a fare.” Rise e gli feci la linguaccia. Entrammo nella pizzeria prendendo due pezzi di pizza.
Iniziammo a parlare, distraendomi non mi resi conto di una bancarella di un marocchino a cui andai addosso, facendola rovesciare.
Il marocchino in questione iniziò a bestemmiarmi contro in chissà quale lingua.
“Cazzo, corri.” Dissi ad Harry che mi obbedì. Corremmo ridendo fino a trovare un autobus nella quale entrammo senza neanche comprare il biglietto, tanto perché oggi ci sentivamo trasgressivi.
Ci buttammo sui primi due posti che trovammo liberi, accorgendoci solo dopo esserci seduti che nel sedile in mezzo a noi c’era una signora con la pelliccia di opossum attorno al collo.
Mi appoggiai con la testa al finestrino, aspettando che l’autobus arrivasse alla mia fermata.
Il telefono vibrò nella mia borsa, lo tirai fuori leggendo il messaggio che mi era appena arrivato.

“Da: Harry

Non trovi anche tu che questa nonnetta sia dannatamente sexy?” 

Risi girandomi verso di lui, lo trovai ad alzare ed abbassare le ciglia velocemente come uno scemo, con un sorrisetto pervertito stampato in faccia.
“A: Harry
Coglione. Piuttosto, quand’è che se ne va? Che palle.” 
Mi girai verso il riccio, trovandolo a digitare.
“Da: Harry
Sono sicuro che rimane qui perché in realtà gli piaccio. Rosica, ho rimorchiato una vecchietta.”
Scoppiai a ridere.
“A: Harry
Sogna bello, sogna.”
Styles lesse la mia risposta, poi si girò verso la signora.
“Hey pupa, vuoi giocare ‘a trova la dentiera’ con me, stasera?” Harry cercò di fare la voce sexy ma gli uscì male. La vecchietta lo squadrò e, prima che potesse succedere un casino, mi alzai dal mio posto e feci alzare anche il mio amico, trascinandolo dall’altra parte dell’autobus per il polso.
“Coglione.” Risi.
“Era cotta, ne sono sicuro.”
“Ovvio, ti stava stuprando con gli occhi.”
Scoppiammo di nuovo a ridere, mettendoci davanti all’uscita dell’autobus.
“Che fai domani?” Gli chiesi.
“Allenamenti.”
“E dopodomani?”
“Allenamenti.”
“Che palle. Ma non ti fermi mai?” Sbuffai.
“Se vuoi puoi venire in palestra come ieri.” Mi sorrise.
“Bho non so, ho da fare sia domani che dopodomani.”
“Cosa?” Mi guardò interrogativo.
“I compiti.”
“Ah si certo, la prossima volta trova una scusa migliore. Ti avrei creduta di più se mi avessi detto ‘vado a salvare la razza umana’.” Mi portò in giro.
“Vaffanculo.” Gli dissi ridendo.
Scendemmo alla fermata dell’autobus, facendo il piccolo tratto di strada che portava fino a casa mia.
Una volta sul portico ci salutammo con un bacio sulla guancia ed io rientrai dentro, buttandomi sul divano, stanca morta.

***
STO IN FISSA CON MIKA AIUTO.
okay, so che non vi interessa ma volevo iniziare questo spazio autrice così. ceh insomma, chi non ama mika? cazzo è adorabilmente adorabile.
vabe passiamo al capitolo.
ci sono stati abbastanza halex moment in questo capitolo?ahahaha
bho a me un po' me piace,quindi spero piaccia anche a voi.
mi sto sentendo grace kelly di mika...I could be brown, I could be blue, I could be violet skyyyyyy lalalala *momento da cantate*
boh ho notato che le recensioni sono diminuite e mi dispiace,che ne dite di lasciarmene qualcuna?
okay in questo capitolo avevo intenzione di ringraziare un sacco di persone.
allora,ringrazio la mia caterina (obvious) e la amo tantissimo,ringrazio irene che ora si sentirà una vippa perchè l'ho ringraziata ed amo anche lei,ringrazio elena perchè mi ha aiutata per una ff che avevo in mente (non vi dirò niente su questa nuova storia,per farvi stare in ansia muahaha) e per ultima (ma non meno importante) ringrazio potatoess e le sue recensioni dolciose awaw.
poi bho non so più chi ringraziare.
ah si,mi mancano le persone stupende che seguono la mia storia e che la leggono in silenzio,amo anche voi ahfdsjk.
okay basta ho finito,evaaaporo.
adios,vado a spararmi perchè domani ho le prime due ore di tecnica,kill me,now.

ps. chi va al concerto?io ci vado,ma questo sarà l'unico spazio autrice in cui ne ho parlato per rispetto di chi non ci va:)





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Capitolo 18
*** "Buon Natale" de sto cazzo. ***








“Allora per oggi pomeriggio va bene?” Mi chiese.
“Certo, alle quattro, giusto?”
“Si.”
Zayn mi diede il suo indirizzo, poi attaccai la chiamata.
Osservai l’orologio notando che erano appena le tre e un quarto. Mi preparai velocemente ed uscii di casa, portandomi un po’ di quaderni che infilai violentemente nella borsa.
Arrivai davanti al palazzo che mi aveva indicato il moro, citofonai a “malik” e qualcuno mi aprì, senza neanche chiedermi chi fossi.
“A: Zayn
A che piano stai?”
Inviai velocemente la domanda, e lui altrettanto velocemente mi rispose.
“Da: Zayn
Secondo piano.”
Presi l’ascensore, grazie al cielo questo palazzo ce l’aveva, al contrario di quello di Louis.
Una ragazza dai capelli neri e la pelle olivastra, mi aprì sorridendo.
“Ciao, tu sei l’amica di Zayn, giusto?” Si spostò leggermente per permettermi di entrare.
“Si. Sono Alex, piacere.” Le porsi la mano.
“Io sono Waliyha, sua sorella.” Strinse la mano sorridente. “Zayn è in cucina.”
La ringraziai e mi avviai per la casa cercando la cucina. Una volta trovata entrai, trovando il moro davanti ad un computer portatile con dei libri sparsi li accanto.
La cucina era enorme, aveva un tavolo circolare al centro, ed era bellissima.
“Ciao.” Lo salutai.
“Hey.” Mi rispose, spostando lo sguardo su di me.
Iniziammo a lavorare col computer, cercando informazioni su piante con nomi strani tipo “abrotono” o “acalifa”.
Alla fine ci ritrovammo a scherzare giocando con la pallina di carta che avevamo fatto con un foglio del mio quaderno.
“Se andiamo avanti di questo passo dovremo vederci altri giorni, per riuscir a finire il lavoro.” Risi dopo averlo colpito con la pallina sulla spalla.
“Meglio di no.” Rise anche lui, recuperando la pallina che era rimbalzata per terra.
“Perché?” Chiesi.
“Perché Harry mi ucciderebbe. Quando ha saputo che dovevi venire qui per fare il lavoro di scienze, mi ha dato delle regole che dicono tipo ‘stai lontano da lei minimo un metro, non toccarle la gamba, la spalla, la mano, puoi solo sfiorarle il braccio’.” Si contorse dalle risate. “Non l’ho mai visto così geloso di una ragazza.”
“Oh mio dio!” Risi anche io. “Però che tenero, aw!” Il mio corpo venne pervaso dalla dolcezza del riccio.
“Dolce un corno, mi fa paura, se provo a sfiorarti mi brucia nell’acido.” Rise ancora ed io feci lo stesso.
“Parla mai di me Harry?” Chiesi dopo un po’, pervasa dalla curiosità.
“Parla solo di te, in poche parole mi ha raccontato la vostra vita da quando vi siete conosciuti ad ora.” Mi rispose, arrossii visibilmente. “Prima che tu venissi nella nostra scuola io già ti conoscevo in pratica, e devo ammettere che sei carina proprio come ti aveva descritta lui.” Sorrise mostrando la sua fila perfetta di denti bianchi a contrasto con la sua pelle olivastra.
“Aw!” Mi intenerii. “Cos’altro ti dice di me?”
“Tante cose, ma ho promesso di non dire niente.”
“Dai! Ti prego!” Lo supplicai.
“No no!”
Gli tirai la pallina in faccia e continuammo il nostro lavoro per scienze.
Il fatto che Harry parlasse di me mi provocava una sensazione piacevole allo stomaco. Pensavo di essere l’unica a parlare costantemente di lui con la povera Mabel che finirà per odiare sia me che il riccio.
 
 
UN MESE DOPO:
La prof di spagnolo continuava a spiegare le irregolarità dei verbi.
Quella brutta zoccola non capiva che, essendo l’ultima ora dell’ultimo giorno prima delle vacanze di Natale, a nessuno fotteva dei suoi inutili verbi?
Mi guardai intorno, tutti i miei compagni avevano praticamente gli occhi fissi sull’orologio al centro del muro.
Cinque minuti e sarebbe suonata. Solo cinque minuti e sarei stata per quasi un mese libera da questa tortura.
Le lancette sembravano scorrere più lentamente, come se fossero mezze rotte. Iniziai a mangiarmi le unghie.
“Cazzo muoviti!” Imprecai contro l’orologio, quasi senza accorgermene.
Nel giro di due secondi la prof si era interrotta per guardarmi male ed il resto degli alunni erano tutti girati verso di me.
Feci una risatina nervosa guardandomi intorno.
“Scusate, tutto apposto.” Dissi con un sorriso da scema stampato in faccia. La Gonzales tornò a spiegare facendo finta di niente.
Finalmente suonò la campanella, si sentirono della urla provenire dall’intera scuola, come se avesse appena segnato il Manchester.
Afferrai velocemente lo zaino caricandolo sulla spalla destra e correndo fuori dall’aula insieme a Mabel.
I corridoi erano pieni di alunni che andavano da una parte all’altra.
Corremmo fino ai nostri armadietti per prendere i libri che avevamo lasciato li dentro e ficcandoli velocemente dentro lo zaino.
Mi sembrava di stare in high school musical 2 quando finisce la scuola ed inizia l’estate.
“Che farai durante le vacanze?” Chiesi alla mia amica camminando per i piani.
“Andrò a Roma, in Italia per un po’ di giorni, tu?”
“Oddio davvero? Roma? Voglio andarci anche io!”
“Se vuoi puoi venire con me.” Mi sorrise.
“I miei genitori non mi farebbero venire, ma prima o poi riuscirò ad andarci.” Scrollai le spalle. “Comunque penso che rimarrò a casa ad intagliare pannocchie con quella squilibrata di mia zia e la mia cara cuginetta francese che si comporta come una suora di clausura che a 14 anni ancora pensa che i ragazzi abbiano i pidocchi.” Feci la sarcastica emettendo un finto urlo eccitato. Eccitato nel senso di emozionato, non fatevi strane idee.
“Hey ragazze! Che mi dite di bello?” Louis ci piombò vicino facendoci sobbalzare, si mise in mezzo a me e la mia amica circondato le nostre spalle con le sue braccia.
Vidi Mabel arrossire visibilmente e sorrisi intenerita. Sarebbero una bellissima coppia lei e Louis a mio parere.
Una cosa mi sono dimenticata di dirvi, Mabel mi ha confessato circa un mese fa che le piace Louis da un’eternità. All’inizio ero incazzata con lei perché non me lo aveva detto prima, ma poi l’ho capita, insomma dato che io stavo insieme al castano ha preferito rimanere in silenzio.
Vidi Harry camminare verso la nostra direzione con lo sguardo abbassato su dei fogli che stava rimettendo nel suo quaderno. Neanche ci notò, una volta arrivato vicino a me lo afferrai per un polso, facendolo sobbalzare.
“Hey riccio, com’è andato il compito di algebra?” Gli chiesi.
“Bene, diciamo… bho non so, insomma si avevo studiato, più o meno.”
Povero, la sua prof. aveva deciso di inserire il compito di algebra all’ultima ora proprio oggi. Ed Harry sono due giorni che impazziva perché non va particolarmente bene in algebra ed aveva paura di prendere un brutto voto nella pagella di primo quadrimestre, sua madre l’avrebbe ucciso.
“Sono sicura che sei andato bene.” Gli sorrisi rassicurandolo e lui ricambiò.
“Harreh!” Urlò Louis dando una pacca sulla spalla a Styles, che quasi non tossì pure l’anima.
“Ahio!” Urlò quest’ultimo massaggiandosi il punto dolorante.
Io e Mabel scoppiamo a ridere come foche.
“Allora, che facciamo oggi?” Chiese Louis, dopo che tutti e quattro riprendemmo a camminare verso l’uscita.
“Festeggiamo la fine del primo quadrimestre?” Propose la rossa.
“Per me va bene.” Sorrise Harry.
“Anche per me.” Sorrisi.
“Grandioso, allora oggi usciamo e poi venite e mangiare tutti da me e Niall che vi cuciniamo una delle specialità della casa.” Esordì il castano dagli occhi celesti.
“Te lo scordi. Io non mangio assolutamente niente che sia preparato da te.” Obbiettai.
“Ma almeno Niall sa cucinare.” Controbatté Tomlinson.
“Si ma divorerebbe tutta la cena prima ancora di metterla in tavola.” Rise Mabel.
“Quando parli del diavolo…” Accennò Harry verso il biondo che camminava nel cortile col telefono all’orecchio.
“Ciao asociale.” Lo salutai, dopo essermi avvicinata a lui insieme agli altri.
L’irlandese ci fece il segno ‘un minuto’ e continuò a parlare al telefono.
Mabel gli fece il segno delle forbici per dirgli di sbrigarsi e lui sbuffò, rassegnato.
“Devo andare Juliette, ti amo.”
Ah, ecco chi era l’altra asociale con cui stava parlando.
“No ti amo di più io.” Sorrise Niall probabilmente rispondendo a mia sorella.
“No io.” Continuò.
Alzai gli occhi al cielo afferrando il suo cellulare.
“Mi fate venire il voltastomaco.” Dissi a mia sorella che rise, dall’altra parte del telefono.
“Sei acida perché non hai un ragazzo.” Mi prese in giro.
“Sei acida perché non hai un ragazzo.” Le feci il verso, con voce da bambina tarda.
“Ridammelo!” Protestò Niall.
“Te lo scordi biondo!” Gli risposi ed attaccai la chiamata.
“Hey! Io stavo parlando con Juliette, se permetti.” Riprese il suo cellulare.
“Interessante. Oggi uscita di gruppo e poi mangiamo a casa mia, dillo anche a quella bionda sexy della tua ragazza.” Disse Louis al biondo, tutti ridemmo tranne Niall che gli lanciò una sguardo assassino.
“È mia.” Disse Horan tra i denti.
“Tutta tua fratello.” Rise Louis divertito dalla reazione dell’amico.
 
 
Cazzo i regali di Natale. Non c’avevo proprio pensato in questa settimana passata ad uscire con gli altri. Ed ora mancava un giorno a Natale ed io ero completamente sola nel bel mezzo di Londra a cercare qualcosa di decente per i miei genitori, mia sorella e mio fratello. A quella stronza di mia zia e alla verginella di sua figlia non faccio un cazzo, che si fottessero.
La maggior parte dei negozi erano affollati ed il prezzo della roba era più alto, cosa non positiva per la sottoscritta poveraccia che aveva meno sterline in tasca di un barbone.
Qua mi serve qualcuno che mi aiuti a scegliere dei regali che costano poco ed orribilmente orribili, ma d’altronde è il pensiero che conta, no? Quindi o la mia famiglia si accontenta o sono cazzi loro.
Ed ho bisogno anche di qualcuno che mi presti un po’ di sterline per riuscire a prendere qualcosa di seconda mano, e quel qualcuno era un ricciolino dagli occhi verdi ed il gusto nel vestirsi simile a quello di mio nonno: Harry Styles.
Lo chiamai e lui mi rispose subito.
“Harry mi serve una mano.” Gli dissi senza neanche salutarlo.
“Fammi indovinare, ti servono sterline o biglietti per la metro stavolta?” Fece il sarcastico dato che gli chiedevo favori in continuazione.
“Perché pensi sempre che io ti voglia chiedere di prestarmi qualcosa?”
“Ti conosco.”
“Oh bhe veramente di stavo per chiedere altro…”
“Tipo?”
“Emh… mi aiuti a scegliere i regali per Natale alla mia famiglia?”
Lui rise divertito. No ma che cazzo hai da ridere coglione io sono seria.
“Tu come al solito ti riduci a comprare tutto un giorno prima di Natale.”
Alzai gli occhi al cielo.
“Ti vengo a prendere, fatti trovare pronto perché appena arrivo usciamo, non mi interessa se sei in mutande o se i tuoi capelli assomigliano ad un cespuglio più del solito.”
Attaccai.
Presi la metro ed in dieci minuti mi ritrovai davanti casa Styles a suonare il campanello ripetutamente.
“Arrivo cazzo!” Sentii il riccio urlare da dentro l’abitazione. Risi continuando a suonare ripetutamente per provocarlo.
“Eccomi!” Urlò esasperato aprendo la porta. Risi come una stupida e fece roteare gli occhi al cielo. Iniziammo ad andare in giro per bancarelle e negozi.
Fare shopping con Harry era una delle cose che mi divertiva di più.
“Questo?” Mi chiese prendendo una specie di maglione dove sembrava avesse vomitato sopra una capra.
“È un regalo per dirgli che le voglio bene, non che la odio.” Bocciai il maglioncino.
“Okay, allora che ne dici di un buono per un pasto gratis da Nando’s?”
“Harry ti ricordo che stiamo parlando di Juliette, non di Niall.”
Andammo in giro per altri due negozi dove comprai una sciarpa per mia madre ed un maglione bordò per mio padre.
Ora mancava solo Juliette. Maledetta sorella con gusti difficili.
“Una tazza?” Propose lui.
“No.”
“Delle mutande?”
“No.”
“Un cuscino?”
“No.”
“E allora fottetevi entrambe eh.”
“No grazie.” Risi.
Vidi nella vetrina di un negozio un cappello fuxia di lana, con due pon-pon adorabili.
“Questo!” Urlai entrando nel negozio.
Harry mi seguì, chiedemmo alla commessa il costo del cappello esposto.
“Nove sterline.” Ci rispose lei.
Cazzo, io ne ho solo cinque.
“Emh… Harry, emh… mi potresti prestare quattro sterline?” Feci gli occhi dolci.
“Mi sembrava strano che non mi avessi ancora chiesto dei soldi.” Rise porgendomele.
“Tranquillo tanto te le ridò.”
“Si certo, sto ancora aspettando le trenta sterline che ti ho prestato nell’arco di un mese, e non mi hai ridato niente.”
“Sono poveraccia Styles, capiscimi.”
Comprammo il cappello e riuscimmo, iniziando a passeggiare per le strade. Le abitazioni erano piene di lucine colorate e tanti Babbo Natale appesi alla finestra.
La strada era piena di bambini che giocavano e persone che si divertivano. In un angolo c’era un gruppo di ragazzi che cantava le tipiche canzoni del Natale, con un cappello davanti per chiedere soldi ai passanti.
Harry si avvicinò ad una bancarella dove due ragazzine che avranno sugli otto anni stavano vendendo della roba. Queste due avevano la divisa da scout ed una fascia con pochi distintivi.
“Buongiorno signore.” Disse la bambina bionda ad Harry, che gli sorrise dolcemente.
Spostai lo sguardo sul bancone: era pieno di oggetti fatti in casa da quelle ragazzine, probabilmente.
“Vuole comprare qualcosa?” Chiese la mora con gli occhiali.
“Che bello questo!” Disse lui, prendendo in mano una specie di porta-matite.
“L’ho fatto io.” Arrossì la mora.
“Sei bravissima!” Sorrise lui dolcemente.
Aw, ma come si fa a non riempirlo di baci. Come? Alex frena i tuoi ormoni, o rischi di stuprarlo davanti a due povere ed innocenti ragazzine.
“Grazie mille signore. Stiamo cercando di vendere un po’ di roba per prendere il distintivo.” Gli spiegò la bambina con gli occhiali.
“In realtà dovremmo vendere biscotti fatti in casa, ma non siamo brave a cucinare quindi abbiamo pensato a questo come alternativa.” Continuò la biondina. “Però non riusciamo a vendere niente.” Si rattristirono.
Harry tirò fuori dalla tasca venti sterline e spese tutto comprando gli oggetti da quelle bambine. Loro sembravano felicissime, gli diedero una busta ringraziandolo almeno mille volte.
“Buon Natale!” Le salutò lui, andandosene via con me.
“Buon Natale!” Gli urlarono le ragazzine di rimando.
“Ti piace veramente quella roba?” Domandai sorridente al riccio.
“No ma quelle bambine avevano bisogno di vendereper il loro distintivo, voglio che entro Natale riescano a prenderlo.”
La dolcezza. Oddio mi stavo lentamente sciogliendo come lo zucchero filato rosa.
“Sai una cosa, Harry?” Lo guardai negli occhi, sincera.
“Sei davvero una brava persona.”
Lui di rimando mi baciò la guancia, provocandomi una serie di brividi lungo la schiena.
Mi fa piacere il fatto che, nonostante sia estremamente bello, capitano della squadra di basket e adulato dalle persone della scuola che hanno una vagina, sia rimasto sempre lo stesso Harry che conosco. Insomma, penso che se inizia a diventare uno di quei ragazzi che se la tirano solo perché sono fighi, lo piglio a sberle in faccia con i suoi ricci.
 
 
Avete presente quei momenti schifosamente familiari ed inutili dove si parla del passato con parenti che non vedi dall’era dei dinosauri e che non avresti più voluto vedere? Ecco, io in questo momento mi ritrovavo in uno di quelli e non sapevo come sfuggirci.
La mia cara mamma aveva chiesto ai nostri cari parenti francesi se volevano venire qui da noi in Inghilterra per Natale.
Avrà invitato tipo dieci persone e si sono presentate solo in due, quelle che mi stavano più sulle palle: mia zia Nadège - non ho ancora imparato a pronunciare il suo nome e non ho intenzione di farlo - e sua figlia Colette - soprannominata da me e Juliette “cotoletta”-.
In questo momento mia zia sta sgridando sua figlia perché non vuole mangiare il pollo. Il problema è che lo fanno in francese, quindi non posso neanche godermi la litigata e l’unica cosa che sento è “afhdfhdsbdsjfdhbfdsjfbdsj”.
Perfetto, di bene in meglio.
La cena continuò normalmente, fino a quando mia zia non scoppiò a ridere all’improvviso, sotto lo sguardo sconvolto dei miei fratelli e dei miei genitori.
Ma cos’hanno i francesi che non va? Cosa?
“I-io devo andare in bagno.” Dissi prima di alzarmi e quasi correre verso il cesso.
Chiusi la porta alle mie spalle, afferrando il telefono e digitando il numero di Harry. Quello stupido non rispondeva, così composi il numero di Mabel.
Lei ci mise trent’anni a rispondere, come al solito.
“Hey Alex!” Mi salutò allegra.
“Mabel aiuto.” Sussurrai sedendomi sul cesso e prendendo un pacchetto di patatine che avevo nascosto vicino al cassetto dei trucchi.
“Che succede?”
“I miei parenti, quelli francesi. Mia zia è pazza e quella cretina di sua figlia ha il cervello di un criceto rincoglionito ed una suora fusi insieme.” Sussurrai spaventata.
Lei si mise a ridere. Cazzo si ride? Io rimarrò traumatizzata.
Aprii il pacchetto di patatine, ancora seduta sul tazza del water.
“Ma ora dove stai?” Mi chiese.
“Sul cesso.”
Rise ancora.
“Mabel sono seria! Aiutami, ho intenzione di scappare dalla finestra.”
“O puoi infilarti nel water e scaricarti, così magari incontri nemo.” Rise ancora.
“Cogliona.” Alzai gli occhi al cielo.
Il mio cellulare iniziò a vibrare, avvertendomi che qualcun altro mi stava chiamando.
“Aspetta in linea.” Dissi alla rossa, rispondendo all’altra persona.
“Perché mi hai chiamato?” Era Harry.
“Sono venuti i miei parenti dalla Francia, mia zia non ci sta col cervello e mi fa paura, mentre mia cugina sono sicura che finirà per fare la monaca e parla come se avesse i teletubbies nel cervello. A I U T O.” Portai un’altra patatina alla bocca masticando rumorosamente.
“Ed ora dove sei?”
Oh ma che palle perché a tutti interessa dove sono? Uno non può neanche più stare sul cesso in pace.
“Sul cesso.” Lo sentii ridere e quasi non mi venne voglia di scappare via dalla finestra, andare fino a casa sua e picchiarlo con il sacchetto di patatine.
“Aspetta un attimo, aggiungo anche Mabel alla chiamata.” Lo avvertii prima di armeggiare con il cellulare come un vero genio dell’informatica (che non sono).
“Alleluja sono due ore che aspetto qui.” Brontolò la rossa.
“Ciao Mabel.” Sentii parlare Harry.
“Hey Harry, come va?”
“Tutto bene, tu? Com’è l’Italia?”
“Bellissima! Oggi mi sono fatta un giro per il centro, sono andata in una strada chiamata ‘Via del corso’ a comprare un po’ di roba e…”
“Vi state un attimo zitti e tornate al mio problema? Vi prego, me la sto facendo sotto non posso resistere ancora due minuti a tavola con quelli.” Brontolai.
“Beh ricapitoliamo. Tu stai seduta sulla tazza del cesso a mangiare patatine mentre di là c’è la tua famiglia più quelle due tizie francesi che sono, se ho capito bene, una suora ed una da manicomio. Quindi l’unica via di scampo che hai è buttarti dalla finestra.” Fù la risposta eloquente di Harry.
“Styles il tuo cervellino non riesce a pensare a qualcosa di meno suicida?”
“Mh… Fa finta che ti sei sentita male e chiuditi in camera con una bella scorta di cibo.” Propose la rossa.
“Mabel sei un genio! Appena ti vedo ti riempio di baci, giuro!” Squittii.
“Adesso vado, ci si sente.” Salutai velocemente ed attaccai.
Nascosi il pacchetto di patatine dietro alla schiena, uscendo dal bagno. Portai una mano alla mia pancia facendo la faccia tipica di chi non riesce a cagare e mi avvicinai al tavolo con i miei parenti.
“Scusate, io non mi sento molto bene di stomaco. Vado in camera a riposarmi, forse è meglio.” Me ne andai via subito senza che loro potessero ribattere.
Afferrai una rivista e mi distesi sul letto, iniziando a sfogliarla.
“Getway, il film con Selena Gomez.” Lessi la prima cosa che trovai. Con la mente però, ero da tutt’altra parte.
Iniziai a pensare a quanto la mia vita fosse cambiata in così pochi mesi. E poi, così velocemente.
Mi sembra di essere in un reality show, la testa mi fa male e più ripenso a quello che è successo da quando sono a Londra, più mi convinco che niente è successo realmente.
Come se stessi sognando.
Tipo nell’episodio di Hannah Montata in cui lei sogna di rimanere Hannah per sempre, ed il fratello diventa un barbone mentre il padre si sposa l’ultima modello di barbie in circolazione.
Magari anche io sto sognando, proprio come lei. Magari non mi sono mai trasferita a Londra.
Magari io sono Hannah Montana, o Miley Cyrus.
Ma cosa sto dicendo? Aiuto i francesi hanno una cattiva influenza su di me.
La porta di aprì. Parli del diavolo e spuntano le corna.
“Ciao Alexandva.” Mi disse Mss. Cotoletta entrando, come se qualcuno l’avesse invitata a farlo.
“Il mio nome è Alex.” Brontolai.
La guardai meglio, era vestita con una divisa della scuola – orribilmente orribile – ed i suoi capelli color giallo piscio di vacca, erano raccolti in una coda.
Ma io mi chiedo: perché, PERCHÉ, P E R C H È si veste così? Per prima cosa stiamo in Inghilterra, non in Francia. Per seconda cosa, non so se l’ha notato ma questa non è una scuola.
Oh i miei poveri occhi, non riesco più a guardarla o finisco per cavarmeli.
“Allova Alex, questa è la tua chambre?” Mi chiese con quella r fastidiosamente moscia.
“Si dice camera, c a m e r a.” Scandii bene le parole. “Comunque si, lo è.”
“Umh, non mi piace pev niente.”
E chi cazzo ha chiesto la tua opinione?
“Me ne farò una ragione, cotoletta…emh scusa, Colette. ”
Neanche notò la mia risposta, si mise a girovagare per la stanza come un’ebete.
“Questo chi è? Il tuo vagazzo?”
Prese una foto mia e di Harry che c’eravamo scattati l’ultimo giorno del primo quadrimestre, la sera a casa di Louis e Niall.
Stavo dando un bacio sulla guancia al riccio, proprio sulle sue fossette adorabili.
“No è un amico.” Strappai via la foto dalle sue mani.
“Non mi sebvava pvopvio un amico, state in una posizione molto… Intima.”
Da quando in qua un bacio sulla guancia sarebbe una posizione intima? Ma wtf?
“Lo stavo solo baciando sulla guancia, Colette. Mai dato un bacio in guancia ad un tuo amico?”
“No no! Sono ancora troppo piccola per queste cose!”
Troppo piccola? Ha quattordici anni, io ed Harry li davo già a cinque anni!
A beh, mi ero dimenticata dell’animo da suora repressa che ha lei.
Feci roteare gli occhi al cielo. Che qualcuno mi uccida, ora.
***
cotoleeeeette. umh ho fame. peccato che ho la stessa abilità nel cucinare di louis quindi devo aspettare mia madre che si decida a preparare qualcosa.
so che mi amate (ahaha si certo come no) ma io vi amo di più *tipo la scena tra niall e juliette*
ho il mal di testa cazzo.
in questo capitolo potete ben vedere quanto alex ami i francesi ( lol
quando ho scritto il pezzo della telefonata tra alex, harry e mabel ho pensato a lizzie mcguire che passava la maggior parte degli episodi al telefono con gordon e miranda.
mmmh bho la parte dolciosa di harry che compra le cose alle scout (awawaw)
mi sento le interiora fatte di zucchero. so che anche harry è fatto di zucchero. mi sta venendo voglia di morderlo.....
vabe mi lasciate una piccola recensione amori miei? comunque, vengo a napoli con la scuola ahfdsjkfhdsjfdsk sclero troppo.
amo napoli. la amo tantissimo, è la mia città preferita (italiana) ahfdsjkfsjdk.
okay ora saluto la mia caterina (se vengo a napoli ci dobbiamo vedere, sennò ti vengo a cercare ahahahah <3) poi saluto la mia irene-laragazzachebevelacocacolaconlacannucciacorta.
detto questo, saluto anche quelli che hanno recensito e che amo (vi riempio di baci virtuali) e saluto anche il mio cervello che è andato a farsi fottere dato che è dall'una che sono al computer.
(si,non so che fare).
quindi bho vi amo adiosss.

GIURO CHE SPOSO CHIUNQUE ABBIA FATTO QUESTO FOTOMONTAGGIO.



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Capitolo 19
*** Cioccolata calda e Gossip Girl ***








Colette non mi fa dormire. Porca troia sono le tre e lei ora ha cominciato a cantare in francese nel sonno, canzoni orribili, d’altronde.
Mi rigirai nel letto guardando il suo viso da porcellino. Mi viene voglia di ficcargli un cuscino in bocca e strozzarla.
Ma la mia coscienza mi diceva che se sarei finita in carcere per omicidio, mi sarei dovuta vestire con quelle orrende divise arancioni (che tra l’altro è un colore che odio) e soprattutto non ci sarebbe stato nessun Harry Styles a farmi compagnia. A meno che non posso metterlo in mezzo in qualche modo, tipo facendo finta che lui è il mio complice...
NO.
Rotolai giù dal letto sedendomi per terra, con la schiena poggiata al lato del materasso. Accesi il computer sulle mie gambe, per passare un po’ il tempo mentre quella rincoglionita continuava a canticchiare nel sonno. È insopportabile persino quando dorme.
Mi connessi su facebook e notai con piacere che Mr. ricci selvaggi era connesso.
Che faccio, gli scrivo o no? Meglio di no, aspetto che sia lui a farlo.
“Ti prego scrivi ti prego scrivimi ti prego scrivimi. Ora. Adesso. Subito.” Mi ritrovai a pregare contro il mio computer.
Perché cazzo quel coglione non mi scrive?
Girovagai per tumblr, ricontrollando ogni due secondi facebook.
Il suono che annuncia l’arrivo di un messaggio mi fece sobbalzare.
“Che ci fai sveglia a quest’ora?” Lessi. Giuro d’aver sentito qualcuno intonare l’alleluja. O forse era Cotoletta…
“La suora non mi fa dormire, si è messa a cantare in francese ora. Tu invece?”
“Oh, niente… non riesco a dormire quindi mi sono messo a chattare con un po’ di gente.” Fu la sua risposta.
“Gente? Tipo chi?”
“Non le conosci.”
  “LE?” Scrissi velocemente.
“Si, niente di che… due ragazze che ho conosciuto in vacanza in Irlanda, un po’ di anni fa.”
“Nomi di queste?”
“Tanto non le conosci.”
Afferrai velocemente il cellulare digitando il suo numero. Quando mi rispose stava ridendo.
Okay Harry, ora un bel ‘vaffanculo’ non te lo toglie nessuno.
“Che ti ridi?” Dissi a bassa voce.
“Rido perché sei gelosa ma non vuoi ammetterlo.” Mi prese in giro.
“Gelosa io? Per cosa? Tu sei mio amico, Harry. E gli amici non sono gelosi se i proprio amici hanno altri amici che quegli amici non conoscono.” Farneticai velocemente.
“Che?”
“Lascia stare. Piuttosto, come sono queste due? Bionde? Alte?”
“Si.”
Cazzo vaffanculo. Parto già in svantaggio.
“Formose?”
“Abbastanza.”
Due a zero per le amichette di Styles.
“Occhi celesti?” Ingogliai la saliva rumorosamente.
“Si.”
“Bene. Di sicuro saranno simpatiche, dato che sono solo tue amiche. Vero? Sono solo amiche? Viva l’amicizia! Bello il tempo, no?” I miei discorsi continuando a non avere un senso logico, che qualcuno mi aiuti!
“Ma che stai dicendo?”
“Lascia stare, ora vado così puoi tornare a chattare con le tue bionde irlandesi.” Dissi con acidità.
Lo sentii ridere. Per quanto amassi la sua risata, in questo momento avrei tanto voluto tappargli la bocca.
“Che ti ridi?”
“Che non sto chattando con nessuna bionda irlandese Alex, ci sei cascata!” Mi prese in giro.
“Dopo questa davvero non ti parlo più.” Trattenni la mia risata.
“Dai gelosona. Davvero Colette canta in francese?”
Avvicinai il telefono alla bocca della francesina, per fargli ascoltare il magnifico concerto che mi stava scartavetrando i coglioni da due ore.
“Ommioddio. Fai prima a spararti con quella in camera.” Mi disse.
“Ah si Harry, sei molto d’aiuto.”
Rise.
“Vai a dormire sul divano, no?”
“No perché c’è quella grassona di mia zia e non posso. Sto morendo di sonno.” Mi lamentai sbattendo la testa contro al muro.
“Dormi allora.”
“Lo trovo impossibile con certi elementi in casa.”
“Dai, ora mettiti sotto le coperte e chiudi gli occhi.” Mi disse dolcemente, obbedii.
“Harry…” Sussurrai una volta sotto le coperte.
“Mmh?”
“Mi canti qualcosa?”
Quanto mi mancava sentirlo cantare, ha sempre avuto una voce bellissima e spesso lo torturavo facendolo cantare continuamente per me.
Intonò una ninna nanna mezza inventata da lui, che mi fece sorridere d’istinto. La sua voce era più roca di quanto me la ricordassi, ma anche molto più bella. Le farfalle nello stomaco ormai si erano trasformate in uno zoo impazzito. Non so dirvi come si sentissi esattamente in quel momento, so solo che il mondo sarebbe potuto finire in quell’esatto istante per quanto mi riguardasse.
“Harry, tu non dormi?”
“No, sono appena uscito di casa.”
“A quest’ora? E che vai a fare?” Mentre glie lo chiedevo, notai con sollievo che Colette aveva smesso ed ora stava in silenzio. Grazie al signore che mi guarda da lassù.
“Niente di che, ora dormi, ci sentiamo domani.”
“Okay…” Mi arresi dato che ero stanca. “Buonanotte.”
“Buonanotte.” Attaccò.
Mi sistemai meglio sotto alle coperte, togliendone un po’ a Colette che se n’era completamente appropriata.
Lei si mosse leggermente (e per “leggermente” intendo “leggermente come un cavallo imbizzarrito”) strattonando le coperte ed esponendo una buona parte del mio corpo al freddo.
Alzai gli occhi al cielo, rassegnata.
Si rigirò, spingendomi quasi fuori del letto mentre lei era spaparanzata su tre quarti del materasso.
Adesso mi ha rotto davvero.
Strattonai via le coperte mettendole sul mio corpo, con una gamba e con le braccia la spinsi via tanto forte da farla cadere per terra.
“Ahio!” Si lamentò dopo essere caduta.
Mi rannicchiai per bene, facendo finta di dormire.
1 a 0, mi cara cuginetta.
 
 
“Alexandva.”
Ma che cazz?
“ALEXANDVA!”
“Che cazzo vuoi cotolè?” Mugugnai.
“Ti devi alzave, è la mattina di Natale, ci sono i vegali!” Squittì con la sua r moscia.
“Ti prego Alex, svegliati non la sopporto più. Non mi lasciare sola con questa.” Mi sussurrò mia sorella all’orecchio mentre con un occhio aperto la osservavo infilarsi le pantofole.
 Mi alzai dal letto, dirigendomi lentamente verso il salotto.
Lì era riunito tutto il resto della famiglia, più due intruse del cazzo.
“Alex, Juliette! Finalmente siete qui, è ora di aprire i regali!” Ci salutò nostra madre, poi si chinò sotto l’albero.
“Okay allora, questo è per Nadège e l’altro per Colette, da tutti noi.” Sorrise mio padre porgendo loro due pacchi regali.
Sinceramente non sapevo cosa gli avevano regalato, quindi ero molto curiosa.
“Gvazie mille!” Sorrisero le francesi, prendendo le due tazze nel pacco.
“Questo è di Juliette ed anche questo… questo è per Christian… questi due per Alex e questi sono per me e Peter.” Sorrise la mamma distribuendo tutti i pacchi regali.
Su uno dei miei pacchi trovai un bigliettino con su scritto “buon natale sorellina”.
Sorrisi verso Juliette, aprii il regalo e trovai dentro un’arriccia capelli.
“Amore mio!” Urlai gettando le braccia al collo di mia sorella.
“L’ho comprata sapendo che poi me l’avresti prestata.” Rise lei.
Aprì il regalo che le avevo fatto. Mi sentivo in colpa, lei mi ha appena regalato un’arriccia capelli fantastico ed ora stava per scoprire che il mio regalo era uno stupido cappello di lana.
“Oddio Alex è adorabile!” Mi disse mettendoselo.
Come immaginavo, le stava perfettamente perfetto. I miei genitori mi regalarono degli stivali con la pelliccia dentro.
“Oddio li adoro!” Sorrisi, ringraziandoli.
“Di grazie a Christian, è stata una sua idea comprarti questi.” Mi disse mia madre.
Abbracciai mio fratello che cercò di liberarsi dalla mia stretta.
“Prova a dire a qualcuno che ho fatto qualcosa di carino per te e sei morta.” Disse acido.
“Tutto chiaro Mister!” Risi dandogli un bacio sulla guancia nonostante lui non volesse.
“Umh, e questo cos’è?” Chiese mia madre prendendo un pacco regalo rimasto sotto l’albero.
“Penso sia per te Alex.” Disse mio padre, osservando il bigliettino in mezzo al fiocco con scritto in grande ‘ALEX’. Però, perspicace il vecchio eh.
Afferrai il regalo incuriosita, aprendolo. Saltai letteralmente dalla gioia, lanciando un gridolino da bambina ritardata.
“Oh.mio.dio.”
La famiglia mi guardava malissimo mentre io afferravo il mio regalo, mostrandolo a tutti.
“Il cappello col panda!” Gridai saltellando qua e là. Tutti alzarono gli occhi al cielo, scuotendo le teste. Non hanno il senso del gusto sti plebei.
Era un cappello di lana con la faccia di un panda e le orecchiette nere. Erano anni che lo cercavo e finalmente lo avevo tra le mie mani. So che è una cosa stupida, ma io lo amo.
“Da chi è?” Chiese Katherine.
“Bho.” Feci spallucce, ritornando in me. Poi notai un biglietto sul fondo del pacco regalo.
“Appena l’ho visto ho subito pensato a te. Spero ti piaccia, buon Natale. –Harry.” Lessi nella mia mente.
“Un amico.” Sussurrai sorridendo, rispondendo alla domanda di mia madre.
Juliette si avvicinò per leggere il biglietto che avevo ancora in mano, poi sorrise.
“E che amico!” Rise.
 

Uscii velocemente di casa infilandomi un maglioncino bianco, il giaccone nero, i guanti bianchi ed i leggins e gli stivali neri. Misi velocemente il cappellino che mi aveva regalato Harry e corsi per le strade di Londra. Mia madre non mi aveva permesso di uscire prima perché non voleva che saltassi il pranzo di famiglia proprio il giorno di Natale. Che rottura di palle.
Mi ritrovai in poco tempo davanti casa Styles, col fiatone e citofonai ripetutamente. Harry mi aprì ed io mi gettai tra le sue braccia a mo’ di koala facendolo traballare all’indietro, preso alla sprovvista.
Rise facendo vibrare il suo petto, mentre mi stringeva.
“Questo cappello… oh mio dio… sclero. Tu sei… adoro!” Farfugliai una volta che ci staccammo.
“Se non ti piace posso cambiarlo, ho ancora lo scontrino.” Rise.
“No, NO, N O. È MIO.” Dissi. “Lo adoro!” Saltellai sul portico di casa Styles come una bambina felice.
“Ti sta benissimo.” Mi sorrise.
Harry se dici ste cose come faccio a non riempirti di baci? Come?
“Aw, grazie.” Probabilmente avevo gli occhi a forma di cuoricino, ma non fa niente.
“Entra.” Mi disse spostandosi di lato. Obbedii e lui chiuse il portone.
“Però mi stavo chiedendo una cosa… com’hai fatto a mettere il regalo sotto l’albero di nascosto?” Chiesi.
“Hai presente quando stanotte mi hai chiamato? Io ti ho detto che stavo fuori a fare un giro e ti ho chiesto di dormire. Tutto questo era perché tua madre ha dato la copia delle chiavi di casa tua alla mia un po’ di tempo fa, ieri sono riuscito a trovarle e alle quattro di notte sono venuto a casa tua mettendo il regalo sotto l’albero e sono riuscito subito, senza farmi sentire.”
“Dovresti fare l’agente della CIA.” Risi.
“Che è sto casino?” Urlò Gemma da un’altra stanza, dopo pochi secondi arrivò in salotto e mi notò, sorridendo.
“Ah, ecco il motivo delle urla.” Rise e le feci la linguaccia. Mi strinse in un abbraccio che ricambiai.
 “Volete una cioccolata calda preparata dal vostro uomo di casa preferito?” Rise il riccio, indicandosi.
“Certo.” Rispondemmo io e la sorella in coro.
Posai il giaccone, tolsi le scarpe e i guanti posizionandomi a gambe incrociate sul divano insieme Gemma che mi imitò.
“Allora, Mss. Occhiacuoricino, come va?”
“Cosa? Che?” Sbiancai.
“Hey mica sono stupida! Fino a due minuti fa, quando Harry era ancora qui, avevi in fronte una scritta rosa che lampeggiava ‘love’.” Rise come una stupida.
“Ah-ah molto divertente. Ma la scritta in fronte era per il cappello.”
“Ah se lo dici tu.” Rise ancora. “Comunque devo ammettere che quel tardo dio mio fratello per una volta ha avuto buon gusto.” Mi sorrise.
“Hey guarda che ti sento!” Urlò il riccio dalla cucina.
“Stai zitto e fai la cioccolata calda, uomo di casa.” Lo prese in giro la sorella.
“Spero che ti ci scotti la lingua!”
“Gnegne.”
Risi sentendo i loro battibecchi.
“Allora, come va?” Le chiesi.
“Benissimo, sai oggi esco con Mark.” Sorrise eccitata.
“Mark? Non me ne hai mai parlato, chi è? Voglio sapere tutti i dettagli, ORA!”
“Anche io voglio.” Entrò nel salotto Harry portando due tazze con la cioccolata calda. La sua fronte era corrugata e guardava seriamente la sorella.
“Fatti i cazzi tuoi.” Sputò Gemma.
“Quanti anni ha?” Disse Harry facendo finta di niente.
“Oh ma mi ascolti quando parlo?” La mora alzò gli occhi al cielo.
“Che università fa? È bravo? Lavora già?”
“P l a c a t i.” Disse esasperata Gemma.
“Voglio solo sapere.” Fece spallucce.
In un certo senso capisco Harry, non essendoci il padre tocca a lui fare ‘il maschio di casa’ ed il riccio sta solo facendo quello che tecnicamente dovrebbe fare suo padre. Anche se la cosa è abbastanza esilarante dato che Harry è quattro anni più piccolo di Gemma, ma a vederlo così sembra suo fratello maggiore.
“Comunque Mark è un ragazzo che viene all’università con me, ha la mia stessa età.” Spiegò lei. “Ed Harry, se te lo stai chiedendo no, non ha commesso nessun crimine.”
“Perfetto.” Sorrise il ragazzo dagli occhi verdi.
Ma perché ogni volta che sorride sento il mondo fermarsi? La mia mente è completamente concentrata sul suo sorriso e non riesco a non guardarlo, in più provo una sensazione piacevole allo stomaco che adoro.
Bevvi un sorso di cioccolata calda mentre Gemma accendeva la tv. Stavano dando Gossip Girl, una seria che io amo.
Harry si sistemo al mio fianco sul divano mentre io portavo le mie gambe piegate contro il mio petto.
Cioccolata calda, Gossip Girl ed Harry. Potrei desiderare di meglio?
Quando finii la cioccolata calda il programma era già finito e ne stava iniziando uno su una ragazza che si innamora del badboy della scuola che non contraccambia. Gemma se n’era andata in camera perché qualcuno l’aveva chiamata al cellulare.
Vidi Harry mettere un braccio attorno alle mie spalle, trattenni il respiro sentendo il mio cuore scoppiare e mi accoccolai contro il suo petto.
Iniziò a passare una mano sulla mia guancia, poi cominciò a giocare con le ciocche dei miei capelli.
“Harry?”.
“Mmh?”
“Sto cercando di vedere questo programma, mi distrai.”
“Era questo il mio scopo.”
Ridacchiò cingendomi il fianco. Neanche un minuto dopo iniziò a punzecchiarmelo con un sorrisino da imbecille stampato in faccia.
Provai a trattenere le risate concentrandomi su quello che davano in tv.
Lui notando la mia indifferenza aumentò la forza che metteva nelle dita che premevano contro il mio fianco. Scoppiai a ridere dandogli uno spintone.
“Harry hai rotto le palle.”
Risi e lui fece lo stesso. Mi finsi incazzata sedendomi dall’altra parte del divano, il più possibile lontana da lui.
Lo vidi ridere scuotendo la testa, poi si avvicinò lentamente mettendo la testa sulle mie gambe e stendendo il resto del suo corpo su tutto il divano.
“Comodo?” Lo provocai.
“Si.”
Alzai gli occhi al cielo.
La ragazza del telefilm - che per ora avevo capito si chiamasse Susie -  aveva appena fatto una figura di merda con Joseph aka il ragazzo figo. Poverina.
Harry prese la mia mano mettendosela tra i ricci con un sorrisino dolce. Capii cosa voleva, così cominciai a passargli la mano tra i ricci ripetutamente senza spostare lo sguardo dalla televisione.
Lo sentii ridacchiare.
“Tu guarda se ti devo pure coccolare come un bambino.” Alzai gli occhi al cielo e la sua risata aumentò.
Ritrassi la mano dai suoi ricci per sistemarmi un ciuffo ribelle dietro l’orecchio.
“Alex?”
Non risposi.
Mi tirò leggermente il maglione per chiamarmi, ma io restai ferma.
“Alex?”
Rimasi in silenzio.
“Alex Alex Alex Alex.” Ripetà il mio nome tremila volte.
“Che vuoi?!” Dissi esasperata.
“Me lo dai un bacino?”
Il sangue mi si congelò nelle vene. Ho sentito bene?
“Che hai detto?” Deglutii guardando verso il basso per incontrare le sue iridi verdi.
“Voglio un bacino!” Protestò con voce da bambino facendo il labbruccio. Sembra un cucciolo di chiwawa cresciuto vicino d una centrale nucleare, date le sue dimensioni.
“Sei un rompicoglioni, sai?”
“Lo so.”
Mi guardò ancora speranzoso, battendo velocemente le palpebre.
“E va bene.” Mi rassegnai ridendo e piegandomi su di lui per lasciargli un bacio sulla fronte. Appena le mie labbra si posarono su di essa chiuse gli occhi.
Quando mi staccai li riaprì e mi sorrise mostrandomi le fossette, cosa che fece sorridere anche me.
“Ora mi lasci guardare la tv?”
“Va bene.” Sbuffò sistemandosi meglio sulle mie cosce.
Sorrisi. Mi deve ancora spiegare come fa ad essere così dannatamente tenero nonostante il suo metro e ottanta.
 

UN PO’ DI MESI DOPO:
“Louis!” Urlò Mabel gettandosi tra le braccia del castano che la prese in braccio.
“Mabel!” Urlò lui di rimando, baciandola.
Piccolo appunto, i due si erano messi insieme pochi giorni dopo Natale. Da quello che mi aveva raccontato Mabel lei era andata a casa di Louis perché doveva prendere un libro che aveva lasciato da lui. Niall aveva strategicamente messo il vischio appeso al lampadario del salotto per quando sarebbe arrivata Juliette.
Louis e Mabel si sono ritrovati li sotto. Lui le ha indicato il ramoscello appeso sopra le loro teste ed ha sorriso, Mabel non ha fatto neanche in tempo a capire cosa stesse succedendo che si stavano baciando.
È stata tipo una cosa da “wao vischio, poi bum bacio” da come me l’aveva descritta all’inizio la rossa.
“Alex!” Urlai a me stessa abbracciandomi da sola. Da perfetta forever alone che sono.
“Che stai facendo?” Mi chiese Mabel guardandomi come se avessi tre teste.
“Beh dato che i miei due amici se ne stanno a fare i piccioncini lasciandomi in disparte io mi abbraccio da sola.” Spiego. “E tu…” Puntai un dito verso il castano. “Non ti vedo da due settimane e neanche ‘ciao’ mi dici? Stronzo.”
Mabel e Louis mi guardarono, poi si girarono uno verso l’altro e scoppiarono a ridere.
“Vieni qui!” Dissero in coro allargando le braccia. Mi girai dall’altra parte incrociando le braccia al petto, facendo l’incazzata.
Tempo due secondi che la rossa ed il castano mi stavano stringendo in un abbraccio soffocante.
“Mi sei mancata te ed il tuo umore da costante ciclo.” Scherzò Louis.
“Sbaglio o sei più simpatico del solito, Tomlinson?”
Ruotò gli occhi al cielo e ci staccammo.
Cominciammo a camminare e canticchiare per le strade di Londra. Sembravamo la banda dei tres amigos.
L’aria fresca d’Aprile mi punzecchiava le guance.
Tecnicamente dovrebbe essere primavera ma il tempo a Londra non è mai dei migliori, quindi sembrava ancora inverno.
Che palle, voglio vivere in un posto caldo come la California, il Messico o il Brasile. Invece sono rinchiusa in questa città. Non che non mi piacesse eh, è solo che per colpa del sole assente non mi abbronzo mai e sembro un cadavere.
Ci sedemmo sul marciapiede con la schiena appoggiata ad un palazzo del centro di Londra. Tirammo fuori il pacchetto gigante di pop corn che avevamo comprato prima ed iniziammo a mangiarli e a chiacchierare.
“Che poi mi si avvicina e mi chiede se voglio fare insieme a lui la raccolta degli stickers di mario bros. Non sapevo se ridere o piangere.” Raccontai ai miei amici dell’incontro spiacevole con Bobby Fisher che avevo avuto l’altro giorno in corridoio.
“Sei una calamita attira persone strane.” Rise Mabel.
 “Per questo ho attirato voi.” Risposi in tono acido e la rossa mi diede un buffetto sulla spalla.
“Alex le stai finendo tutte te!” Protestò Louis dopo un po’ guardando il pacchetto mezzo vuoto di pop corn.
“Che c’è? Se voi perdete tempo ad impegnare le vostre labbra per baciarvi, io le impegno per ingurgitare pop corn.”
Ritornai a divorarle, peccato che dopo poco finirono.
“Fanculo.” Imprecai lanciando il pacchetto a pochi centimetri da noi, sul marciapiede.
She’s so out of the reach, and I’m finding it hard cause she makes me feel, makes me feel, like I try, like I try, like I’m trying too hard.
La canzone dei 5sos mi stava rimbombando nella testa da almeno un’ora così decisi di iniziare a canticchiarla.
“Ti piacciono i 5 seconds of summer?” Mi chiese Louis.
“Si li amo.” Dissi prontamente.
“Sono la mia suoneria.” Mi sorrise lui.
Presi velocemente il cellulare dalla sua tasca, mettendo Try Hard a tutto volume. Mi alzai in piedi cominciando a ballare come una disagiata col cellulare del castano in mano.
“Mabel, vieni!” Urlai per provare a superare la musica. La feci alzare e cominciammo a ballare e cantare insieme fingendoci delle rock star.
“Non vi conosco.” Disse Louis ridendo, si allontanò da noi ma lo afferrammo per un braccio coinvolgendolo nella mischia.
Si, siamo due sedicenni ed un diciottenne che ballano.
Si, stiamo in un marciapiedi nel bel mezzo di Londra.
Si, una mamma ha coperto gli occhi ad una ragazzina che ci stava guardando.
Si, probabilmente avevamo appena sconvolto un gruppo di turisti che passavano di lì con i loro zaini forniti di tremiliardi di cose.
Aiutateci.
Le canzoni continuavano a susseguirsi una dopo l’altra e noi continuavamo a cantare e ballare come se fossimo da soli e non davanti a mezza Londra.
Qualche signore di fermò vicino a noi ad osservarci. Probabilmente sembravamo dei disagiati ma noi continuavamo. Era questa la cosa più preoccupante.
Dei signori scambiarono il cappello di Louis che aveva lasciato per terra per un porta soldi, versandoci delle monetine dentro.
Mi misi a ridere. Quando le canzoni finirono facemmo l’inchino davanti alla mischia di gente che si era formata intorno a noi e che ci applaudiva, Mabel prese il cappello del castano ed iniziò a contare i soldi che avevamo fatto.
“Quindici sterline!” Disse eccitata lei.
“Quindici sterline!” Urlai io cominciando a saltare.
Si, forse quindici sterline sono poche ma per noi tre poveracci sono come l’oro.
Ce le dividemmo tra noi avviandoci verso il Green Park in cerca di un po’ di pace e silenzio da distruggere, come nostro solito.
Ci distendemmo sul prato del parco, continuando la nostra conversazione su qualsiasi cosa ci venisse in mente. È bello passare del tempo con Louis e Mabel, forse perché non si stanno mai zitti e così non si creano dei momenti imbarazzanti di assoluto silenzio.
Beh, in realtà Harry mi ripeteva sempre che dove c’ero io non c’era silenzio, perché non tenevo un secondo chiusa la bocca.
Harry… è da un bel po’ che non lo sento. Tipo da cinque ore.
Non so perché ma ho la costante voglia di chiamare Harry, stare con Harry o pensare ad Harry.
Harry Harry Harry.
La mia mente sembra incentrata solo ed esclusivamente su di lui.
E questo non va affatto bene.
***
hey branco di capre. questa frase mi fa pensare a quella capretta di justin lol.
anyway, come vi va la vida? Io sto passando le mie giornate a casa come un'emarginata sociale.
boh sto in fissa con quei figoni dei 5sos quindi l'ho inseriti qui.
eeeeh boh sono troppo contenta sabato 19 vado ad un'incontro dell'ois (official italian selenators) a roma e sono gasatissima.
vedrò moltissime ragazze con cui ho legato un casino nell'ois. in realtà ho legato con tanto altra gente perchè io amo l'ois lol.
vabe ma a voi che vi fotte? assolutamente niente, i know.
vi piace il capitolo? la parte di alex ed harry mi fa venire il d i a b e t e.
scusate se il capitolo è troppo corto ma mi pesa il culo la mano.
vi amo tutti, vi ringrazio per le cinque recensioni al capitolo precedente (sto sclerandoo) siete uno più stupendo dell'altro.
adiosss amigosss.

harry in questa gif è più dolce di un koala rosa che si rotola sopra una montagna di zucchero filato.

 

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Capitolo 20
*** Surprise! ***








Solo un mese e la scuola chiude. Un mese. Un fottutissimo mese e sarò libera.
Mi sembra quasi di vedere la luce, gli angeli intonare l’alleluja e Gesù risorgere davanti ai miei occhi.
“Che stai facendo?” Chiedo a mia sorella entrando in cucina e aprendo il frigo. Lei stava piegata sul tavolo come se stesse dormendo.
Cazzo, la coca-cola è finita.
“Studio studio studio studio.” Si lamentò.
“Sfigata.” Risi e lei mi uccise con lo sguardo.
“Ti ricordo che io ho gli esami tra un mese, non come te che sei una bambinetta del terzo.” Mi prese in giro.
Qualcuno suonò al citofono.
Cazzo, mamma è tornata dai colloqui con i prof, sono nella merda.
 
10 MINUTI E TANTE PUNIZIONI E BESTEMMIE DOPO.
“Che fai?” Chiese Juliette osservando mentre mi sedevo al suo fianco.
“Studio.” Risposi aprendo il libro.
“Sfigata.” Mi derise. “Deja vu, Alex?”
“Nnnnghrrrrrr!” Dissi stringendo le mani a pugni mentre immaginavo di strozzarla. “Mamma si è incazzata perché i prof di spagnolo e biologia mi rimandano se in questo mese non mi impegno, quindi mi ha mandata a studiare.”
“Stai zitta e fai i tuoi compiti, somara.” Mi sgridò Katherine entrando in cucina e tirando fuori un po’ di pentole.
“Dove sei arrivata Juls?” Chiese mia madre affiancandosi alla bionda.
“A buon punto, non mi manca molto.”
“Riposati un po’ tesoro, ti preparo il ciambellone. Come lo vuoi, al cioccolato o alle mele?”
“Mele.” Sorrise Juliette chiudendo il libro.
“Per me al cioccolato.” Intervenni.
“Tu zitta e vedi di studiare.” Ritornò seria.
Ah certo, la figlia preferita di casa può anche non studiare e starsene li a mangiare il ciambellone ovviamente, mentre la sfigata di turno deve sgobbare come un mulo e non può neanche dire “a”.
Ma vaffanculo.
“Cara non sei andata a riprendere Christian dalla partita di calcio?” Fece irruzione mio padre.
“Non dovevi andare tu, Peter?” Chiese mamma.
“No, sono appena tornato da lavoro.”
“Ed io sono appena tornata dai colloqui con i prof di Alex.”
“A che ora finiva la partita?” Intervenne Juliette.
Mio padre puntò uno sguardo veloce verso l’orologio, tempo due secondi ed era già corso via urlando “quaranta minuti fa”.
Ma in che famiglia sono capitata? Rinchiudeteli o impazzirò prima o poi.
“Hey!” Sorrise entrando Niall.
“Ciao!” Cinguettò mia sorella lasciandogli un bacio a fior di labbra. Ma che ci fa tutta sta gente a casa mia?
L’irlandese afferrò una mela da un cestino al centro del tavolo e prese il mio libro sedendosi accanto a me.
“Che fai, studi?” Domandò.
“Fai come se fossi a casa tua eh…” Strappai il libro dalle sue mani, riprendendolo. “E comunque si, studio.”
Scoppiò a ridere come se gli avessi appena raccontato la battuta del secolo.
“Alexandra Marie Stewart che studia?” Ri-scoppiò a ridere come un coglione.
“Si, studia perché è una somara. Sai oggi cos’ho scoperto? Che ha preso due quattro alle verifiche di spagnolo di cui non mi ha parlato e che non porta mai i compiti di biologia, in più non studia e non sta attenta in classe. Ma ti rendi conto?” Iniziò a parlare mia madre, come se non fossi a DUE CENTIMETRI da lei e non la stessi ascoltando, al povero Niall a cui di sicuro non glie ne fregava un cazzo.
Bah, mamma in questi ultimi tempi aveva sviluppato una profonda simpatia per il biondino tanto da definirlo il “fidanzato perfetto per la mia adorata figliettina Juliette”. Beh che ci volete fare? Il piccolo angelo dagli occhi celesti riesce a rimorchiare anche le quarantenni acide e odiose.
“Alex non si fa! Sei una ragazza cattiva!” Mi sgridò Niall provando a non ridere.
“Vamos?” Chiese Juls al suo ragazzo, mentre uscivano dalla cucina per farsi un giro per le strade di Londra.
E chi è l’emarginata sociale che studia? Io, ovviamente.
Uccidetemi.
 
UN MESE DOPO.
“Dieci giorni. Dieci giorni cazzo!” Continuava a ripetere mia sorella camminando nervosamente da una parte all’altra della stanza con il libro in mano.
“Sta tranquilla, è un di un mese che studi quella roba, ormai la sai a memoria.” Afferrai un chicco d’uva mettendomelo in bocca.
“No no no! Andrò malissimo, sto in ansia aiuto!”
Si fermò davanti alla tv, continuando a sfogliare la pagine del suo libro nervosamente.
“Si okay però levati da davanti alla televisione, non vedo un cazzo.” Protestai ma lei neanche mi ascoltava.
“E se mi bocciano?”
“Se ti togli da davanti alla tv te lo dico cosa succede.”
“Dai Alex smettila di andare appresso a ste cazzata e aiutami!”
Prese il telecomando e spense la televisione.
Oh no, questo non doveva farlo.
“Tu, brutta erede di Satana! Come hai osato spegnere la televisione mentre la stavo guardando?!” Ristrinsi gli occhi a due fessure, sperando che da essi mi spuntassero due raggi laser come nei film per poterla incenerire.
“La storia della musica oddio non mi ricordo niente!” Mi ignorava completamente.
“Ma se me l’hai ripetuta ieri e la sapevi a memoria, virgola per virgola!”
“Vogliamo di Leopardi? Chi cazzo se lo ricorda!” Quasi urlò.
E continuava a ignorarmi.
“Sono incinta perché ieri ho scopato con un trans nel frigo.” Sputai fuori.
“Ma che cazzo vai blaterando Alex?!”
È tutto il pomeriggio che continua ad ignorarmi e decide di prestarmi attenzione proprio mentre le dico questo. Mia sorella è esaurita, ne sono sicura.
Si buttò sul divano vicino a me, continuando a sfogliare le pagine come un’assatanata.
“No no no no! Sono troppe pagine!” Piagnucolava diventando tutta rossa.
Presi il cellulare componendo velocemente il numero di Niall.
“Pronto?”
“Niall.”
“Mm?”
“Devi venire qui, subito.”
“Perché?”
“La tua ragazza è esaurita, aiutami mi fa paura.”
Rise.
“Okay, dammi venti minuti e sono lì.”
 
QUARANTA MINUTI DOPO:
“Dovevi arrivare venti minuti fa.” Dissi a Niall aprendogli la porta.
“Juliette dov’è? Che è successo?”
Accennai verso il divano a pochi metri da me, facendolo entrare.
“Juls che hai?”
“I-io non mi ricordo niente Niall, e s-se andassi male?”Piagnucolò mentre le circondava il braccio con una spalla.
“Andrà bene dai, hai studiato tantissimo.”
“E tu hai studiato?”
“Beh si, magari non mi ricordo proprio tutto ma penso di riuscire a passarlo.”
“Leopardi te lo ricordi?”
“Beh…”
“La seconda guerra civile?”
“V-veramente…” Balbettò il biondo.
“Niall e se ti bocciano pure a te, c’hai pensato?”
Ecco che arriva la Juliette depressa che pensa tutto al negativo. Qualcosa sembrò accendersi negli occhi di Niall, prese il libro che aveva in mano la sua ragazza e cominciò a sfogliare le pagine.
“Cazzo non mi ricordo niente.” Imprecò lui.
“Neanche io!”
“Alex aiutaci!” Piagnucolò Niall.
Li guardai con gli occhi spalancati. Menomale che avevo chiamato Niall per distrarla un po’ eh.
“Oddio Santo.” Dissi prima di andare in camera e prendere il cellulare, digitai velocemente il numero di Harry sedendomi per terra vicino al letto.
“Pronto?”
“Harry!” Quasi urlai.
“Hey Alex, perché urli?”
“Gli esami di maturità mi stanno facendo impazzire.” Risposi.
“Ma tu quest’anno non hai gli esami.”
“Ma Juliette e Niall si ed in questo momento sono in salotto a sclerare perché non si ricordano niente. Mi faranno impazzire.”
“Pensalo come a un’opportunità per cominciare a capire come sono gli esami e gli argomenti da studiare.” Mi disse con tono saggio.
“Oh ma chi sei, mia madre? Vi siete messi d’accordo?”
Rise divertito.
“Dai, vieni a casa mia, c’è anche Louis.”
“Che ci fa Louis da te, Harry?”
“Aleeeeeeeeeeeex!” Sentii il castano urlare da li vicino.
Alzai gli occhi al cielo, sorridendo.
“È venuto perché dice che mi deve far vedere un trucco di magia che ha imparato.” Mi spiegò il riccio.
“Questa scena non me la voglio perdere.” Risi “Vengo subito.”
Uscii dalla mia camera prendendo la borsa.
“Juliette dì a mamma che io sono andata a casa di Harry e che torno entro le otto.” Parlai velocemente.
“Fai silenzio, devo studiare!” Mi urlarono i due fidanzati insieme.
“Miaaao! Qualcuno si è girato dalla parte sbagliata del letto oggi, eh?” Risposi.
Mi guardarono come se fossi la loro preda, così corsi via per evitare di essere mangiata.
 
 
“Pescane una ma non farmela vedere.” Mi disse Louis con un cappello da mago in testa ed un mazzo di carte in mano.
“Lou è la decima volta che ci provi, non penso che il trucco sia così.” Risi.
“Zitta e fai lavorare il grande Tomlinik!” Urlò lui.
Tomlinche?
Alzai gli occhi al cielo pescando un sei di cuori, facendola vedere ad Harry e Gemma che stavano comodamente seduti vicino a me.
“Okay, ora rimettila nel mazzo.” Mi ordinò ed io obbedii.
Mischiò le carte chiudendo gli occhi ed iniziando ad intonare un canto in chissà quale lingua strana.
All’improvviso buttò tutte le carte per aria, recuperandone una da per terra.
“È questa la carta?” Ci chiese facendocela vedere.
“No Lou, la mia era un sei di cuori, questo è un due di picche.” Risi.
Lui mormorò qualcosa di incomprensibile sbattendo i piedi a terra. Si buttò in ginocchio davanti alle nostre facce sconcertate e mise le mani davanti agli occhi.
“Il grande Tomlinik ha fallito!” Piagnucolò.
Tutti ridemmo e lui, con una faccia da cucciolo bastonato, raccolse tutte le carte e si mise accanto a noi.
“Il mio sogno di diventare un mago è finito!”
“E da quando in qua sogni di diventarlo?” Gli chiese Harry.
“Da stamattina quando ho visto un bambino per strada fare magie.”
Alzai gli occhi al cielo.
“Menomale che sei carino, Louis.” Risi e gli altri fecero lo stesso, tranne il castano che sembrava volesse strozzarmi. Togliamo il “sembrava”.
 
 
Entrammo nei cancelli della scuola, oggi ci sarebbero stati i quadri per sapere chi era stato promosso, chi rimandato e chi bocciato.
Afferrai la mano di Harry facendomi coraggio mentre l’ansia saliva. Louis, Mabel e Niall avevano delle facce impaurite almeno quanto la mia.
Ci avvicinammo alla porta d’entrata, chiusa, dove vedemmo dei fogli appesi con diversi nomi e cognomi.
Cercammo tutti i nostri nomi per un po’, poi ci guardammo tra noi.
“Promossa.” Sorrise Mabel.
“Anche io.” La seguì Harry.
“Promossa, per fortuna!” Sospirai di sollievo.
Tutti guardammo Louis mentre Niall stava ancora cercando il suo nome.
“Promosso!” Sorrise il castano.
Urlammo felici abbracciandoci tra noi e saltando come coglioni qua e là.
“Niall, a te com’è andata?” Chiese la rossa mentre si girava verso il biondo che aveva una faccia bianchissima e sembrava stesse per sentirsi male.
“Promosso.” Disse lui quasi incredulo. Gridammo tutti di gioia, circondandolo in un abbraccio.
“Ti sei diplomato, amico mio!” Esultò Louis dandogli due pacche sulla spalla.
Il mio cellulare squillò, mi allontanai un po’ per rispondere.
“Pronto?”
“Alex, ho visto i quadri. Potete raggiungermi davanti alla mia scuola?” Era mia sorella, dalla sua voce non trapelava nessuna emozione.
“Okay, arriviamo.”
“Chi era?” M chiese Harry.
“Juliette, ha detto di raggiungerla davanti alla sua scuola.” Spiegai.
Ci affrettammo a prendere la metro ed in venti minuti ci ritrovammo davanti ai cancelli della Accademy of Arts di Londra. Una ragazza bionda aspettava lì, con la schiena appoggiata ai cancelli e guardava il cellulare.
“Allora? Com’è andata?” Le chiese Niall dopo essersi avvicinato.
Juliette sembrava fatta di pietra, non si muoveva.
“Juls non ci far stare sulle spine! Dicci!” Insistette Harry.
“Promossa.” Mormorò lei mostrando le sue fossette.
“Così si fa sorella!” Urlai eccitata insieme agli altri, abbracciandola.
“A voi invece?” Ci chiese.
“Tutti promossi.” Le rispose la rossa.
Iniziammo a chiacchierare camminando fino ad un parchetto lì vicino.
Era pieno di altalene, scivoli e giochi per bambini. Mi sedetti su un’altalena, parlando con Harry che si dondolava in quella affianco alla mia, mentre gli altri salivano nei giochi rimanenti.
“Che farai quest’estate?” Domandai.
“Non so, tu?”
“Boh, spero solo che mamma non mi chieda di andar a trovare qualcun’altra mia zia strana di cui non so neanche l’esistenza, altrimenti mi sparo.”
“Io spero solo che mia madre non mi faccia andare in culonia dall’altra parte del mondo in un posto dove le persone non sanno neanche dell’esistenza del cellulare.” Aggiunse lui.
“Sarebbe bello andare in vacanza insieme.” Sorrisi, dopo un po’.
“Già, dopotutto le nostre madri sono amiche…”
 
 
Guardai l’orario, erano le nove e mezza.
“Juliette vieni!” Urlai accendendo il computer e mettendolo sulla mia scrivani, lei fece irruzione nella stanza mettendosi seduta vicino a me.
Mi connessi su ooVoo notando che Harry era già connesso, cliccai sul tastino verde per avviare la videochiamata con lui.
“Ce l’avete fatta a venire.” Mi disse dall’altra parte delle schermo, dopo aver risposto.
“Mabel è già arrivata?” Chiese Juls.
“No mi ha chiamato prima e ha detto che tra poco si connette, sta finendo di farsi la doccia.” Le rispose il riccio.
Annuimmo aspettando l’arrivo dei nostri amici.
La rossa si aggiunse alla video chiamata poco dopo, ancora con i capelli bagnati. Adesso mancavano sono Louis e Niall e saremo stati al completo.
“I soliti ritardatari.” Mormorò Juliette notando che si erano fatte quasi le dieci.
Tempo cinque minuti i due entrarono nella video chiamata, con un sorriso da un orecchio all’altro.
“Che ci dovete dire?” Chiese il riccio ai due appena arrivati.
“Dai muovetevi!” Continuai.
“Qual è questa grande notizia?” Fece Mabel, prendendo un altro chicco d’uva da un piattino vicino a lei.
“Dai Niall diglielo!” Saltellò il castano.
“Okay okay. Allora, ho una casa al mare dove fino a un po’ di anni fa andavo insieme a mio fratello e alla mia famiglia, ma ormai non ci andiamo più e sono quattro anni che quella casa rimane vuota. Ho chiesto a mia madre se quest’estate potevo andare lì in vacanza insieme ai miei amici e per lei va bene.”
“Dove sta la casa?” Chiesi cominciando a saltellare dentro di me.
“Felixstowe.”
“I tuoi genitori ci saranno?” Domandò Harry.
“No, staremo da soli. Ma c’è mia zia in una delle case vicino alla nostra, quindi se succede qualcosa c’è lei ad aiutarci.”
“Questo significa che passeremo un’estate tutti e sei insieme, giusto?” Fece Mabel.
“Giusto.” Annuii il biondo.
“Okay, vado a chiederlo a mia madre.” Disse Harry con un sorriso enorme, chiudendo la videochiamata.
Io e Juliette facemmo lo stesso, precipitandoci in camera dei nostri genitori.
“Mamma mamma mamma mamma!” Urlò lei, buttandosi sul letto.
“Papà papà papà papà!” Feci lo stesso io.
“Che è successo?” Ci chiese Katherine.
“Vi dobbiamo chiedere un favore enorme.” Iniziò la bionda.
“Avete presente Niall?” La precedetti, mamma e papà annuirono vigorosamente. “Beh, ha una casa al mare a…umh, Felixstowe mi pare. Lui e la sua famiglia non vanno più in quella casa da anni ed a chiesto se possiamo andare lì per passare l’estate, i suoi genitori non ci saranno ma sua zia abita in una casa li vicino e se c’è bisogno di qualcosa c’è lei.” Spiegai con gli occhi da cerbiatto.
“Sarete solo voi due e Niall?” Ci chiese papà.
“No, ci saranno anche Mabel, Harry e Louis.”
Mamma nel sentire l’ultimo nome sbarrò gli occhi. Diciamo che non nutre una grande simpatia per il castano dato che l’ultima volta che l’ha visto lui le ha rotto il suo vaso preferito.
“Non lo so ragazze, siete ancora piccole.” Peter scosse la testa.
“Papà ma ho 18 anni e mezzo!” Protestò Juliette.
“Si ma Alex è piccola.”
“Vabe ma fanno venire anche Mabel ed Harry che hanno la mia età. E poi, voi conoscete i nostri amici e sapete che non sono dei pazzi stupratori.” Provai a convincerli. “E poi papà, se ci fate andare con me ci sarà Juliette che è responsabile.”
Mamma stava riflettendo, mentre spostava lo sguardo da me a mia sorella.
“Mammina?” Feci gli occhi dolci.
Prese un respiro profondo.
“Ci dovrete chiamare ogni sera per dirci come state, se succede qualcosa chiamate la zia di Niall ma avvertite anche noi e non andate in giro da sole di notte, a meno che con voi non ci siano Niall o Harry che sono due ragazzi.” Fece lei.
“Mamma, anche Louis è un ragazzo.” Le dissi.
“Meglio che con voi ci siano Niall o Harry, mi fido di più.”
Alzai gli occhi al cielo.
“Aspettate un attimo, questo è un si?” Chiese Juls.
I nostri genitori si guardarono, poi sorrisero.
“Si.”
Ci gettammo letteralmente tra le loro braccia, ripetendo “grazie” almeno una decina di volta.
Afferrai velocemente il cellulare.
“A: Niall
Noi veniamo! :) x“
Dopo minuti ricevetti una sua risposta.
“Da: Niall
Grandioso! Vediamo domani mattina alle dieci e mezza sotto casa mia, così partiamo.”
Feci leggere la risposta a mia sorella che annuì decisa.
Andammo a preparare le valige, così da avere più tempo domani mattina per sistemarci per bene.
 
 
“Dov’è il mio costume verde?!” Urlai in preda ad una crisi isterica.
“Sta nell’armadio.” Strillò mia madre.
“È mezz’ora che lo cerco e non c’è.”
La sentii sbuffare, poi mi si affiancò.
“Eccolo!” Lo tirò fuori dopo un po’, dalla mischia.
“Ma… ma…” Rimasi a boccheggiare.
“Muoviti!”
Misi nella valigia le ultime cose, con mia sorella che ancora stava cercando i suoi pantaloncini nuovi in mezzo al casino di quella stanza.
“Niall è ancora il tuo fidanzato, giusto?” Chiese papà, mettendosi all’entrata della stanza.
“Si.” Rispose Juliette continuando a fare la valigia.
“E dormirete in due letti separati, giusto?” Continuò Peter.
Mi trattenni dallo scoppiare a ridere.
“Papà! Non lo so che letti ci sono a casa di Niall ma penso di si.” Mia sorella era diventata tutta rossa e provava a nascondere il viso con i capelli
“Ah, a proposito!” Mormorò nostra madre, uscendo un attimo dalla stanza per poi rientrare due minuti dopo con un pacchetto in mano.

Un pacchetto di preservativi.
Ma wtf?
Appena la vidi scoppiai a ridere,  Juliette si girò verso di lei e sgranò gli occhi, diventando dello stesso colore del semaforo quando è rosso.
“Mamma! Perchè cavolo hai preso dei preservativi?” Urlò la bionda.
Mio padre quasi si strozzo con la sua stessa saliva mentre io cadevo a terra dalle risate.
“Juliette, amore caro. Passerai tre mesi circa in vacanza col tuo ragazzo senza genitori e beh, questi ti serviranno sicuramente.” Spiegò mia madre con tono amorevole dandogli il pacchetto.
“Cosa? Nononono! La mia bambina non andrà a letto con nessun ragazzo!” Gesticolò mio padre diventando tutto rosso.
“Dai Peter! Non fare lo stupido, hanno 18 anni ormai e con o senza il nostro permesso, Niall e Juliette l’avrebbero fatto prima o poi. Io gli sto solo dando delle precauzioni.” Katherine continuava a sorridere come se fosse normale che una madre dava i preservativi alla propria figlia per poter scopare tranquillamente con il proprio ragazzo.
Per le risate mi iniziarono ad uscire anche le lacrime dagli occhi.
“Ma che cazz? Mamma io e Niall non…” Iniziò Juls super imbarazzata.
“Fanne buon uso July.” La interrupe Katherine facendole l’occhiolino.
Mio padre se ne stava lì a bocca aperta a guardare la scena ancora sconvolto, mentre la mamma lo afferrava per un braccio e lo trascinava via, lasciandoci da sole.
“Fanne buon uso eh!” Ripetei le parole di mia madre scoppiando a ridere.
“Scema!” Mi urlò tirandomi addosso il pacchetto. “Ma cosa va a pensare quella?” Alzò gli occhi al cielo, chiudendo la sua valigia.
Infilai le ultime cose come trucchi, la piastra e gli smalti, poi chiusi anche la mia.
“Dormiamo?” Le chiesi, buttandomi sul letto.
“Già, c’aspetta una grande giornata.” Sorrise buttandosi anche lei sul suo letto. “Buonanotte.”
“Notte Juls.”
 
 
Tecnicamente stanotte io e mia sorella avremmo dovuto dormire, appunto, tecnicamente.
Praticamente abbiamo passato tutta la notte a chiacchierare dato che eravamo troppo eccitate per chiudere occhi, quindi ci siamo addormentate alle sei del mattino ed è un miracolo che alle nove e mezza fossimo riuscite a prepararci e a camminare (strisciare) fino a sotto casa di Niall e Louis.
Ed ora stavamo lì, mezze addormentate insieme a Mabel sulle nostre valige che aspettavamo l’arrivo degli altri.
Citofonai il biondo e il castano per la centesima volta, dato che continuavano a ripeterci ‘arriviamo’ ma i minuti passavano e non arrivavano mai.
“Siamo quasi pronti!” Urlò Louis con una voce metallica, dopo un minuto che premevo il pulsantino del citofono.
“Muovetevi.” Biascicai quelle parole con la poca forza che avevo.
Harry arrivò con una valigia nera, pantaloni neri e maglietta nera, in poche parole con un look da far deprimere anche Heidi che salta allegramente sui monti.
“Ciao Styles.” Mormorai con un occhi chiuso e l’altro aperto.
“Dormito bene stanotte?” Mi chiese.
Feci una faccia alla “mi stai prendendo per il culo?” e lui capì, ridendo.
I minuti passavano e quei due coglioni non scendevano. Ma quanto cazzo ci vuole a prendere una valigia e scendere le scale? Eh?
Harry si mise seduto per terra con la schiena poggiata al muro del palazzo.
“Sono stanca!” Piagnucolai.
Mi sorrise dolcemente.
“Vieni qui.”
Mi sdraiai per terra vicino a lui, poggiando la testa sul suo stomaco. Chiusi gli occhi, riposando un po’.
Sentii le sue mani giocare con i miei capelli e accarezzarmi leggermente la pelle per spostarmeli dal viso. Mi bloccai non ricordando più come respirare.
Dai Alex, non è difficile, inspira, espira, inspira, espira…
“Mi fai il solletico!” Risi dato che lui mi aveva appena sfiorato il collo. Mi girai su un lato sistemandomi meglio ed aprii un occhio, Juliette era stravaccata vicino a noi, mezza addormentata sulla sua valigia e Mabel stava in piedi ad armeggiare col cellulare sprizzando felicità da tutti i pori.
Richiusi gli occhi, riposando un altro po’.
“Peeeeeee!” Il suono di una vuvuzela mezza rotta mi fece prendere un colpo.
“Sveglia dormiglioni, dobbiamo partire!” Mi ritrovai davanti Louis (o meglio i piedi di Louis) che urlava tutto felice, dietro di lui c’era Niall che caricava le valige nel portabagagli di una macchina decappottabile.
“Che ore sono?” Mormorai alzando la testa dalla pancia di Harry.
“Le undici e mezza.” Mi rispose il castano, abbassando lo sguardo.
Mi alzai incazzato puntando il dito verso quel ritardato di Tomlinson.
“C’avete fatto svegliare alle nove e mezza a me a Juliette per venire qui, per poi presentarvi con un’ora di ritardo?! Io… nnnnnghhhhrrr!” Riuscii solo a dire.
Louis rise dandomi un bacio sulla guancia. “Buongiorno anche a te.”
Buongiorno de sto cazzo, io prima o poi ti strozzo brutto nano malefico.
Entrammo in macchina, Niall si mise davanti al posto del guidatore con vicino Juliette, mentre io e gli altri tre ci posizionammo nei sedili posteriori.
“Vamos!” Disse il biondo con un accento spagnolo, mettendo in moto la macchina.
Si parte, finalmente.
 
 
“Woo hoo, all the windows down. Woo hoo, when I’m rolling through your town, woo hoo, saying yeah yeah, woo hoo saying yeah yeah!”
Stavamo cantando tutti la canzone dei Big Time Rush con lo stereo a palla, come i figoni dei film americani.
Le canzoni continuavano a susseguirsi e noi continuavamo a cantare, esaurendo le poche forze che avevamo in corpo. Così poggiai la testa sulla spalla di Mabel entrando nel dormi veglia.
Vicino a me sentivo Harry che parlava con Louis ma non glie prestai tanto attenzione, finché non sentii pronunciare il mio nome.
“Alex sta dormendo?” Era il riccio che parlava.
“Si.” Rispose Louis
“Almeno quando dorme si sta zitta.” Rise il più piccolo.
Mi sforzai di non prenderlo a calci.
“Guarda che ti sento Harold!” Mormorai.
Lou scoppiò a ridere, così aprii un occhio per vedere che la faccia di Styles era tipo “cazzo ora mi uccide”. Sorrisi richiudendo l’occhio e tuffandomi beatamente nel mondo dei sogni.
 

“Siamo arrivati!” Mi urlò Niall in un orecchio.
Dallo spavento saltai, dandogli per sbaglio un pugno in pancia. Lui si piegò in due, portandosi le mani sul punto dolorante.
“Che cazzo ti urli!” Strillai.
“Ahio… porca… troia… giuro che la prossima volta non lo faccio più se questa è la tua reazione.” Parlò a scatti come se stesse per morire.
Beh se lo merita.
Spostai lo sguardo su una casa semplicemente stupenda. Fuori era tutta bianca e a due piani, aveva un giardinetto pieno di fiori colorati ed un cancello davanti. Rimasi incantata per svariati secondi, poi presi la mia valigia e mi misi davanti al cancello insieme agli altri, aspettando che Niall la aprisse.
Quasi corremmo tutti quanti fino al portone d’ingresso, quando il biondo aprì rivelò davanti ai nostri occhi un salone gigantesco e meraviglioso. Era tutto sui toni del bianco e del beige, semplicemente stupendo.
“Bene allora, dividiamo subito le camera.” Fece l’irlandese.” Lasciate un attimo le valige qui e seguitemi al piano di sopra.”
Obbedimmo salendo delle scale in legno che portavano al secondo piano.
“Allora, questo è il bagno.” Fece aprendo la prima porta a destra del corridoio. “Questo è lo sgabuzzino.” Ci spiegò aprendo la stanzetta accanto.
Nel lato sinistro del corridoio c’erano altre tre porte che lui aprì prontamente.
“Questa è la camera dove di solito dormivano i miei nonni.” Indicò la prima stanza dove si vedeva un letto matrimoniale.
“Questa è quella in cui dormivano i miei genitori.” Accennò verso la seconda.
“E questa è quella dove dormivamo io e mio fratello.” Indicò l’ultima stanza, grazie alla porta spalancata riuscivo a vedere che vi era un letto a castello.
“Io e Mabel prendiamo la prima.” Disse prontamente Louis, fiondandosi nella camera.
“D’accordo allora io e Juliette prendiamo la seconda e… umh voi due andate nella terza?” Ci chiese Niall a me ed Harry.
“Per me va bene.” Disse il riccio entrando nella camera col letto a castello.
“Emh… Niall non avresti un’altra camera?” Gli chiesi, sinceramente mi vergognavo a dormire in camera insieme a Styles.
“Certo.” Mi sorrise portandomi al piano di sotto, aprì una porticina infondo al salotto rivelando delle scale impolverate che portavano davanti a due porte. In una di queste c’era una taverna mentre nell’altra una camera con un letto matrimoniale.
“Se vuoi puoi dormire qui.” Mi fece, entrando insieme a me nella camera.
Mi guardai intorno, la stanza aveva delle crepe sul soffitto, c’era puzza di muffa e appeso davanti al letto impolverato vi era un quadro di un signore con gli occhi sbarrati, assolutamente terrificante.
“Qui?” Mormorai corrugando la fronte.
“Si, qui o puoi dormire nel letto a castello con Harry.”
“No no, mi va bene anche questa stanza.” Mentii sedendomi sul letto che scricchiolò in una maniera terrificante.
In questa stanza non c’era neanche una finestra, dato che stava sotto terra.
Ed io è qui dentro che dovrei dormire per tutta l’estate? Grandioso.
***
lo so che mi odiate perchè ho fatto mettere harry ed alex in due camere separate eheh.
comunque, come avete notato sopra ho citato un pezzo di una canzone dei big time rush che si chiama "windows down" boh io la amo ed in questa settimana sto in fissa co loro.
in questo capitolo non ci sono molti momenti dolci tra harry ed alex (anzi, sono quasi esistenti) ma è per spezzare un po' dato che sennò rischiavo di rendere il tutto troppo smielato.
finalmente è estateeee (per loro, però çç)
juliette e niall che impazziscono per gli esami ahahaha.
anyway, dato che ero vivono tutti nella stessa casa succederanno molte cose.
il pezzo di juliette e dei preservativi mi è venuto in mente all'improvviso, e giuro che mentre lo scrivevo scoppiavo a ridere da sola.
sono stancaaa ed ho aggiornato prima del solito.
okay, vorrei ringraziare la mia caterina aw (amore ti penso sempre anche se non ho mai il tempo di scriverti), poi vorrei ringraziare irene e amo troppo anche lei, vorrei ringraziare potatoess, clacla25 e demi_oned che sono dolcissime.
poi boh ho finito, ringrazio tutti e AMO le vostre recensioni siete l'amore davvero.
okay smetto di rompervi le palle, adiosss.

oggi mi andava di mettere una gif di ariana grande aka mabel (so che irene mi amerà perchè ho messo la sua gif).


 

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Capitolo 21
*** 1Day ***








When you look me in the eyes
And tell me that you love me
Everything's alright,
When you're right here by side.
When you look me in the eyes,
I catch a glimpse of heaven.
I find my paradise,
When you look me in the eyes.

 
Vorrei chiedervi la cortesia di leggere lo spazio autrice a fine capitolo, grazie e buona lettura:)


Per tutta la giornata avevamo ripulito casa e disfatto le valige, poi eravamo andati a conoscere la zia di Niall che è una donna davvero dolce. Ed ora sto qui, distesa sul letto di quella camera, completamente sotto le coperte (che puzzano di muffa) a cagarmi sotto perché il quadro appeso davanti a me è inquietante.
Dai Alex, ora chiudi gli occhi e non ci pensare.
Mi rigirai nel letto, sentendolo scricchiolare in una maniera inquietante. Chiusi gli occhi cercando di non pensarci.
Cazzo quanto fa freddo qui sotto!
Mi raggomitolai nelle coperte nascondendo la testa sotto al piumone, quando sentii dei rumori.
Cosa cavolo è?
Tranquilla Alex, è tutto frutto della tua immaginazione, non c’è nessuno.
Più i rumori continuavano più io mi cagavo sotto. Afferrai il cellulare che avevo messo su un comodino lì vicino e feci luce nella stanza.
Il quadro davanti a me continuava a fissarmi, quel signore sembrava vivo.
Feci luce in ogni ancora della stanza, notando che vicino all’armadio c’era qualcosa che si muoveva.
Mi avvicinai lentamente (molto lentamente) a quella cosa.
Riuscivo solo a vedere una codina attaccata ad un corpicino mezzo nascosto, era… un topo.
UN TOPO?!
Ma che cristo ci fanno i topi qui?
Che schifo! Non voglio dormire con quell’essere in camera!
L’unica alternativa è andare da Harry.

Topo o Harry?
Presi un respiro profondo, afferrai la mia valigia che aveva ancora i miei vestiti dentro, dato che non volevo tirarli fuori per metterli in quell’armadio mezzo rotto e impolverato.
Mi feci luce col cellulare su tutte le scale, cercando di fare meno rumore possibile.
Aprii lentamente la porta della stanza, proprio in quel momento la luce si accese.
“Che ci fai qui?” Mi chiese Harry, seduto sul letto di sotto.
“La mia camera è inquietante e c’è un topo, posso dormire qua?” Chiesi con un sorrisino.
“D’accordo.” Mi sorrise anche lui.
Posai la borsa per terra, in un angolino.
“Scegli tu dove dormire.”
Che?
In quel momento notai che il letto di sotto era a due piazze, mentre quello di sopra era singolo.
Vai sopra Alex, vai sopra.
“Emh… p-penso che andrò s-soprà.” Balbettai con le guance che mi andavano a fuoco.
Mi arrampicai sulle scalette, posizionandomi comodamente sul letto.
“Buonanotte.” Mi disse.
“Buonanotte Harry.” Sorrisi.
 
UN’ORA DOPO:
“Harry.”
Nessuna risposta.
“Harry.”
 “Harry, stai dormendo?”
“Che palle, non riesco a dormire.” Mi lamentai.
“Quanto fa caldo qui, sembra di stare in Africa.” Sbuffai ancora.
“Harry ma sei sveglio?” Chiesi ulteriormente.
“No che non sei sveglio, ovvio. Saranno le due di notte ed io sto parlando da sola come una completa cogliona.” Mi rigirai nel letto e sentii qualcuno ridacchiare.
“Harry?”
La risata aumentò, mi sporsi leggermente guardando verso il letto di sotto. La luna fuori dalla finestra illuminava la sua bocca che era aperta in un sorriso divertito.
“Coglione, che ti ridi?!” Imprecai tirandogli un cuscino in pieno viso, la sua risata aumentò ed io provai a trattenere la mia. Mi sporsi leggermente di più, calando un braccio per riuscire a riprendere il cuscino, dato che odio dormire senza.
Mi sbilanciai troppo e caddi nel letto di sotto, proprio accanto a Styles.
“Ahio! Quanto cavolo è duro questo materasso!” Imprecai massaggiandomi la schiena.
“Come hai fatto a cadere?” Mi chiese guardandomi, ancora sdraiato vicino a me.
“È colpa tua.”
“Mia? È colpa mia se hai l’equilibrio di un bambino neonato?”
“Gnègnè.”
Gli diedi una botta sulla spalla e mi alzai in piedi.
Misi le mani sopra al materasso del letto di sopra, provando ad aggrapparmi per risalire.
“Hey, dove vai?” Chiese.
“Non voglio parlare con te.” Dissi dura.
Riuscii a darmi la spinta necessaria per andare nel mio letto, ma proprio in quel momento Harry mi tirò per una caviglia ributtandomi vicino a lui. Tempismo perfetto, Harold.
“Dai, resta qui. Tanto neanche io riesco a dormire.” Mi sorrise mostrandomi le fossette dolci.
Ci pensai su, poi annuii.
“D’accordo, buonanotte.” La mia voce era sempre dura. Mi girai su un lato, in modo tale di avere Harry alle mie spalle.
Mi raggomitolai nelle coperte, cercando di non pensare al fatto che effettivamente ero a letto con Styles.
Wao Alex, sei passato in poche ore dal dormire con i topi a dormire a cinque centimetri di distanza col riccio, complimenti.
Lo sentii stuzzicarmi un fianco e quasi non mi venne voglia di tirargli un calcio nei gioiellini di famiglia.
“Che c’è ancora?” Sbuffai senza girarmi verso di lui.
“Ho freddo.” Si poteva notare una nota giocosa nella sua voce, ero sicura che aveva ancora il suo sorriso stupido stampato in faccia.
Ma poi freddo di che? Come minimo fanno 30 gradi.
“Tieni, eccoti la coperta.” Tolsi il lenzuolo dal mio corpo per gettarlo bruscamente dalla sua parte. “Ti senti meglio ora?”
“No, ho ancora un po’ di freddo.” Mi stuzzicò ancora il fianco, provai a non ridere appena fece pressione. Giuro che se mi fa il solletico potrei non rispondere più delle mie azioni.
“Vieni qui?” Mi domandò, percorrendo con una mano la lunghezza del mio fianco.
Sorrisi istintivamente e ringrazia il cielo che dato che ero girata di spalle, lui non potesse vedermi.
Sentii il suo corpo avvinarsi al mio, trattenni il respiro cercando di rimanere calma e di controllare i battiti cardiaci esageratamente aumentati.
Mi cinse con un braccio il girovita, dandomi un bacio umido sulla mascella. Soffio sul quel punto e rise vedendo il mio corpo rabbrividire.
Girai il viso nella sua direzione, puntando le mie iridi verde scuro in quelle sue smeraldo, illuminate dalla luce della luna.
Sorrisi cedendo.
“Sei uno stronzo.” Ridacchiai accoccolandomi contro il suo petto, mentre mi stringeva a se avvolgendoci tra le coperte.
“Perché?” Alzò un sopracciglio, divertito.
“Non so come fai, ma lo fai. E sai che dovresti smettere.” Farfugliai.
“Dovrei smettere di fare cosa, esattamente?”
Dovresti smettere di sorridere in quel modo.
Dovresti smettere di puntare i tuoi occhi nei miei perché mi metti a disagio, ma è una cosa che adoro.
Dovresti smettere di essere così testardo.
Dovresti smettere di stuzzicarmi perché sai che cedo sempre.
Dovresti smettere di riavviarti i ricci in quel modo.
Anzi, dovresti smettere di essere riccio perché amo i tuoi ricci. Fatti pelato.
Dovresti anche smetterla di sorridere, perché ti vengono le fossette e sono la cosa più bella che io abbia mai visto.
Dovresti smettere di parlare, perché hai una voce roca ma dolce e mi piace troppo sentirti parlare, a tal punto che ora non riesco a fare a meno di sentirla.
Dovresti smettere di… di essere te.
“Niente.” Risposi semplicemente, uccidendo ogni idea malsana che avevo di dire quello che mi passava per la mente. “Notte Harry.” Alzai il viso per lasciargli un bacio sul collo.
“Buonanotte.”
 
Mi rigirai più volte nel letto tastando con una mano il materasso intorno a me, non c’era nessuno.
Aprii lentamente gli occhi notando che ero sola, Harry s’era già alzato.
Mi alzai di malavoglia, camminando fino al piano di sotto ed entrando nella cucina dove vi erano Juliette e Louis a fare colazione.
“Buongiorno.” Biascicai strofinandomi gli occhi.
Aprii il frigorifero ma era completamente vuoto, sbuffai visibilmente e mi sedetti vicino al piano cottura.
“Ah Alex, oggi dobbiamo andare a fare spesa e siccome non abbiamo niente sono andata a prendere dei cornetti stamattina per tutti.” Mi avvertì mia sorella avvicinandosi a me con una busta bianca in mano.
Tirai fuori un cornetto alla nutella e lo addentai con gli occhi socchiusi, dondolando le gambe nel vuoto.
“Mabel è già sveglia?” Chiese la bionda.
“No è ancora nel letto a dormire.” Le rispose Louis addentando il suo cornetto alla crema.
Ritornai a concentrarmi su quel buonissimo cornetto, ancora caldo.
“Che facciamo oggi?” Domandai dopo un po’.
“Andiamo in spiaggia?” Parlò il castano a mo’ di domanda, guardandoci.
“Perfetto.” Rispondemmo io e Juls.
“Dormito bene stanotte?” Ci fece la bionda.
“Si, Mabel parla nel sonno ma è adorabile quando lo fa, anche perché parla di me.” Sorrise il castano. “Tu?”
“Benissimo.” Mostrò le fossette mia sorella. “Tu Alex? Non hai paura a dormire nel seminterrato?” Corrugò la fronte.
“I-io…” Balbettai.
“Nel seminterrato? Stamattina ho visto che dormivi con Harry, sono passato per chiedergli se aveva un caricatore e vi ho trovati abbracciati a russare come due ippopotami.” Mi prese in giro il castano, diventai tutta rossa e sgranai gli occhi.
“Ooooh! Roba piccante!” Se ne uscì fuori Juliette. Ma che cazz? “Allora, raccontaci un po’ della tua nottata di fuoco con Styles.”
“Ma quale nottata di fuoco?! Sei fuori strada Juls!”
“E allora perché eravate abbracciati nel letto?” Alzò un sopracciglio incrociando le braccia al petto.
“Emh, devo andare a prepararmi.”
Mi alzai velocemente, salendo in camera. Aprii la valigia iniziando a mettere i miei vestiti nei cassetti ancora vuoti.
“Buongiorno.” Mi disse una voce calda. Harry mise le mani sui miei fianchi dandomi un bacio sotto all’orecchio.
Sobbalzai dallo spavento.
“Buongiorno.” Sorrisi girandomi, il suo volto a pochi centimetri dal mio.
Accennò un sorriso. Ci guardammo per secondi che sembrarono non terminare mai, poi abbassai i miei occhi verso il pavimento e sgattaiolai vicino alla valigia ancora mezza piena di roba.
“Allora, vieni in spiaggia con noi?” Buttai giù per rompere il silenzio imbarazzante del momento.
“D’accordo.” Rispose semplicemente.
“Bene.” Sorrisi girandomi verso di lui per poi ritornare sulla mia valigia.
Iniziai a rovistare distrattamente tra i miei costumi, cercandone uno da poter mettere. Abbassai la testa lasciando cadere i capelli per coprirmi il viso.
“Dormito bene stanotte?” Chiese all’improvviso.
“Si, tu?” Risposi girandomi verso di lui con un costume in mano.
“Benissimo, la compagnia era ottima.” Mi fece l’occhiolino e sentii le mie guance avvampare.
“O-okay senti io vado a… a cambiarmi emh… a dopo.” Balbettai uscendo con fretta dalla stanza per chiudermi in bagno.
Perché è tutto così imbarazzante? Questa non è stata la prima volta che ho dormito con Harry, eppure mi sembra tutto così strano.
Insomma, forse perché l’ultima volta eravamo due bambini che ci mancava poco non facessero la doccia insieme e non sapevamo cosa significasse la parola “sesso”. Per noi era normale dormire insieme, come due fratelli, ma ora abbiamo sedici anni ed è tutto diverso.
Noi siamo diversi.
Non posso dormire con lui e come se fosse mio fratello, o uno di quei cugini brutti che non farebbero eccitare nemmeno una troietta che ha appena visto un porno e quindi dormire con lui non fa nessun effetto. Perché dormire con lui fa molto effetto, almeno questo è quello che deduco dalla mia pancia in subbuglio.
“Voglio avere otto anni.” Sbuffai guardandomi allo specchio e provando a ricordare com’ero prima, eppure io non vedevo nessuna differenza a parte qualche curva in più.
Mi cambiai velocemente mettendo gli occhiali da sole sopra la mia testa, a mo’ di cerchietto per capelli.
Misi una maglietta sbracciata larga, bianca abbinati a dei pantaloncini di jeans chiari per coprire il costume, infilai le ciabatte e decisi di non truccarmi dato che anche i trucchi woterproof finivano per colarmi. Meglio evitare di sembrare un panda disperato e far scappare tutte le persone presenti in spiaggia.
Uscii di corsa fiondandomi in salotto dove erano riuniti tutti, chi a guardare la tv, chi a parlare al telefono e chi a chiacchierare.
“Andiamo?” Sorrisi.
“D’accordo.” Mi rispose Niall alzandosi in piedi e andando verso l’uscita, seguito dagli altri.
 
 
“Sai, da piccola mi ci mettevo sempre dentro e mio padre mi spingeva in giro per il supermercato con mia madre che ci seguiva tutta incazzata.” Dissi ad Harry distrattamente, mentre prendevo una confezione di biscotti e la mettevo dentro il carrello.
“Lo so, ti ricordi la gara che abbiamo fatto da piccoli? Matt che spingeva te e mia sorella che spingeva me.” Sorrise ricordando.
“Io e Matt eravamo indubbiamente i più forti, potevamo vincere se solo il proprietario del supermercato non fosse venuto a romperci le palle e non abbia chiamato i nostri genitori.” Sbuffai.
“Si mi ricordo, Gemma era tutta terrorizzata mentre tu stavi per mettere le mani addosso a quel tizio e gl’hai quasi sputato in un occhio.” Rise scuotendo la testa.
“Ero una bambina adorabile.” Battei velocemente le ciglia facendo un sorrisino amabile.
 
“Matt dobbiamo vincere.” Sussurrai al ragazzino dei capelli castani, leggermente alzati.
“Ci puoi scommettere.” Mi sorrise, ammiccando.
Guardai con aria di sfida Harry, seduto nel carrello vicino al mio. Lui ricambiò lo sguardo con un velo di superiorità nei suoi occhioni verdi. Alzai un sopracciglio aspettando che fosse lui a distogliere lo sguardo per primo, infatti così accadde ed io risi tra me e me.
“Pronti?” Ci chiese Madelaine in piedi tra Matt e Gemma. Quest’ultimi annuirono ed io ed Harold facemmo lo stesso.
“Tre, due, uno…” Si fermò creando un po’ di suspance. “Via!” Urlò, Matt e Gemma cominciarono a correre spingendo me ed il riccio tra le corsie del supermercato.
“Più veloce!” Urlai a Matt, dato che i nostri carrelli continuavano a sfiorarsi senza superarsi.
Gemma era più alta di tutti noi, dato che era più grande, in fatto di corsa era molto brava e questo era un vantaggio, ma io mi fidavo di Matt e del suo anima da bambino iperattivo che sprigionava ogni volta che si doveva fare una gara.
Eravamo quasi alla fine del percorso, riuscivamo già a vedere la figura alta e sfocata di Gabriel che ci aspettava al traguardo.
Matt iniziò a correre più veloce di prima, sorpassando il carrello avversario, mi girai verso Harry per fare una linguaccia e lo sentii spronare la sorella a superarci.
Non feci in tempo a rivoltarmi che Matt si era fermato bruscamente, lo stesso anche Gemma.
Girai la testa guardando davanti a noi una ragazza con la divisa del supermercato, probabilmente lavorava lì.
“Merda.” Imprecai, nonostante la mia tenera età non mi facevo troppi problemi a dire cosa mi passava per la testa, ed in quel momento il mio cervello lampeggiava la parola “merda”, che ci potevo fare?
“Johnson, abbiamo un problema nella corsia cinque.” Mormorò in una specie di walkie tolkie blu.
POCHI MINUTI DOPO.
“Stewart, chissà perché sospettavo che in mezzo a tutto questo casino ci fosse il tuo zampino.” Mi disse con un sorrisino maligno dipinto in volto, Johnson, il proprietario del supermercato. “Stavolta hai portato la tua piccola banda con te?” Mi prese in giro.
“Felice di rivederti, Johnson.” Lo guardai male.
Lui era convinto che noi eravamo tutti dei bambini da rinchiudere, soprattutto io, mi odiava e diceva che ero “il capo della banda di Holmes Chapel”, insomma, parlava di noi come fossimo mafiosi.
Non capivo perché mi odiava, solo perché avevo messo le mentos nelle bottiglie della coca cola allagando metà supermarcato, perché avevo giocato a capitan uncino usando le mele per simulare le palle dei cannoni e le lanciavo alle persone, o perché versavo tutto l’olio tra le corsie per poter far finta di sciarci sopra, non sono buoni motivi per avercela con me.
“Corsa con i carrelli, questa non mi è nuova.” Passò davanti ad ognuno di noi.
“Eh ragazzi, così non va bene…” Iniziò con quella frase il solito monologo su quanto siamo incivili e blah blah blah.
Sentii Harry toccarmi un fianco, come per chiamarmi. Girai lo sguardo verso di lui e accennò con gli occhi alla sua mano. Abbassai lo sguardo con nonchalance, vedendo che teneva tra le dita una bomboletta di spry al peperoncino, presa dagli scaffali li accanto. La afferrai lentamente, nascondendo le mani dietro la schiena per non farmi scoprire. Tanto Patrick Johnson era troppo preso dal suo discorso e non se ne accorse.
Guardai Gemma e Matt che mi capirono con lo sguardo, ormai avevano imparato ad afferrare i miei segnali.
“Tre…” Sussurrai.
“Due…” Continuai puntando gli occhi su Johnson.
“Uno…” Feci una pausa cortissima, poi mormorai un “ora” e spruzzai lo spry al peperoncino negli occhi di Johnson che iniziò ad urlare.
Gli altri avevano già iniziato a correre ed io li raggiunsi facilmente.
“Venite qui!” Sentimmo Patrick urlare, ma noi ridavamo continuando a correre per arrivare all’uscita.
Due commessi però si fermarono davanti a noi impedendoci di continuare, mi presero mettendomi sulla loro spalla a mo di sacco di patate e trascinarono gli altri verso un Johnson isterico.
“Voi piccoli demoni!” Puntò il dito verso di noi. “Ora chiamo subito i vostri genitori!”
“Fa come vuoi.” Alzai gli occhi al cielo arrendendomi, ancora sulla spalla di quel commesso.
Gemma iniziò a piagnucolare mentre Harry sbiancò completamente. Matt invece sembrava tranquillo almeno quanto me.
 
“Ma alla fine mi è andata bene dai.” Scrollai le spalle, ritornando nella realtà.
“Ma i tuoi ormai si erano abituati ad essere chiamati da Johnson perché rompevi le palle, mentre mia madre no quindi mi ha strillato per un’ora.”
“Hey non è vero! Johnson non chiamava sempre mamma e papà, mica facevo così tanti casini eh.” Replicai.
Lui alzò un sopracciglio guardandomi.
“I tuoi avevano il suo numero tra i preferiti.” Continuò.
“Vabè svaghiamo.” Feci un gesto con la mano. “Che dici, la prendo la nutella?”
Chiesi.
“Si, meglio prenderne due barattoli dato che abbiamo Niall in casa.”
Risi.
“D’accordo, che due barattoli siano.”
Continuai a camminare al fianco di Harry (e del carrello) tra le corsie, in cerca di qualcos’altro.
“Hey, ma dove sono gli altri?” Chiesi all’improvviso notando che la voce squillante di Louis non mi stava rompendo i timpani.
“Boh, hanno detto che sarebbero andati nel reparto pesce.” Scrollò le spalle.
Però che strano, non fanno altro che lasciarci soli a me e Styles. Anche stamattina in spiaggia, trovavano delle scuse per andare da qualsiasi parte a fare qualsiasi cosa e mi lasciavano sola col riccio. Chissà cosa stavano tramando, forse gli facevamo solo pena perché siamo due single in mezzo a delle coppiette felici ed esageratamente diabetiche.
“Che strano, non fanno altro che scappare via e lasciarci soli.” Mormorai dando fiato a parte dei miei pensieri.
“Già, credo lo facciano a posta.”
“Chissà cosa tramano.” Continuai.
“Mmm… magari un attacco a sorpresa, forse ora spuntano da dietro ai surgelati e…” Mi attirò a se stringendomi tra le sue braccia con un urlo grottesco, simile a quello che emettono i pirati. Lanciai un gridolino di terrore.
Mi prese in braccio ridendo mentre cercavo di divincolarmi.
“Harry ci guardano tutti!” Urlai ridendo. Mi mise dentro il carrello tra i cibi che avevamo preso, con un sorrisino soddisfatto.
“Ora ti ho presa in ostaggio.” Rise spingendomi tranquillamente in giro per il supermercato e continuando a prendere distrattamente roba dagli scaffali. “Potrei chiedere un riscatto, guadagnerei un casino con un prigioniero così…” Si bloccò.
“Così?” Lo spronai a continuare.
Sembro pensarci su, poi mi sorrise in un modo semplicemente adorabile.
“Così speciale.”
Arrossii visibilmente e provai a nascondere la mia testa tra i capelli, facendoli ricadere sulle mie spalle.
“Aw.” Riuscii a mormorare mentre il mio stomaco ballava la macarena e si contorceva dalla gioia. “Però conoscendo Louis ti pagherebbe per non liberarmi.” Dissi ridendo per spezzare l’imbarazzo, lui scoppiò in una risata fragorosa che fece aumentare la mia.
“Hai ragione, ma in ogni caso io ci guadagno.”
 

LOUIS:

Mi sporsi leggermente, nascosto dietro agli scaffali pieni di roba per riuscire a vederli meglio.
“Che stanno facendo?” Mi chiese Juliette dietro di me con gli altri.
“Scherzano.” Sorrisi, Mabel si lasciò scappare un “aw” e ritornai a spiare i due che sembravano una coppia di innamorati. Ansi, erano una coppia di innamorati, ormai l’avevamo capito tutti tranne loro, un classico.
 “Adesso Harry l’ha presa in braccio e la sta mettendo dentro un carrello, Alex ha gli occhi che lampeggiano la parola ‘sposami’.” Scherzai mentre Niall protestava perché voleva vedere.
Il biondo si sporse vicino a me, forse un po’ troppo ed io lo sgridai.
“Niall così ti vedono!”
Sbuffò e si accucciò dietro di me.
“Si ma non vale, voglio vedere!” Rispose.
“Anche io voglio vedere, levati di mezzo!” Juliette mi diede un calcio per spostarmi ed io la guardai malissimo.
“Dai Lou togliti!” Continuò Mabel.
“Grazie perché, in quanto mia ragazza, stai sempre dalla mia parte.” Ironizzai e lei mi diede un bacio sulla guancia, cosa che mi fece perdere un battito al mio povero cuore.
Mi sorrise in un modo che solo lei sapeva fare e mi venne quasi voglia di assalirla li, davanti a tutti e riempirla di baci.
“Louis placa i tuoi ormoni da diciottenne impazzito.” Mi sgridò una vocina rompicoglioni nella mia testa.
Qualcuno si schiarì la voce davanti a noi quattro che alzammo lo sguardo molto lentamente, incontrando quello di Alex ed Harry che avevano entrambi il sopracciglio alzato.
Ci alzammo in piedi sorridendo come degli ebeti.
“Cosa state facendo?” Scandì bene le parole il riccio, che ci guardava come fossimo bambini tardi.
“Emh noi stavamo… a Niall era caduta una lente a contatto.” Buttai giù velocemente, ma proprio in quel momento Mabel mi parlò sopra, inventando un’altra scusa. “Mi era caduto un orecchino.”
Merda.
Ci guardammo tutti imbarazzatissimi, poi Juliette si decise a parlare.
“Stavamo aiutando Mabel e Niall a cercare le loro cose.”
Tutti e quattro annuimmo, sorridendo quasi in un modo inquietante.
“Okay…” Disse Alex spostando lo sguardo su ognuno di noi, molto velocemente.
Siamo decisamente dei pessimi attori.
“Allora, avete preso tutto?” Fece Harry per spezzare il silenzio. Annuimmo a tutti e sei ci dirigemmo verso la cassa, dividendoci il costo della roba.
 

ALEX:

“Juliette ho fame!” Sentii Louis piagnucolare dalla cucina che aveva la porta aperta, mentre ero comodamente distesa sul divano col computer in grembo.
“Aspetta un attimo!” Urlò lei con l’esasperazione che le usciva da ogni parola. “Sei più rompipalle di un bambino di due anni che fai i capricci.”
“Cattiva!” Ribatté Louis. “Harreh!” Urlò quel nome con una voce talmente acuta da farmi storcere la bocca e tapparmi un orecchio.
“Dille qualcosa!” Sentii ancora la voce del castano arrivarmi alle orecchie come fosse accanto a me.
“Juliette birbantella, non toccare il povero Louis.” Udii la sua voce roca ed ironica che mi fece sorridere.
“Voi due invece di fare i coglioni, ci date una mano?” Questa volta era Mabel al parlare.
“Niall prendi i bicchieri?” Chiese mia sorella.
“Subito principessa.” Rispose lui col suo accento irlandese.
Sentii un coro di “awww” provenienti dalla cucina e alzai gli occhi al cielo, probabilmente ora Juliette stavo arrossendo come un peperone e fulminava tutti con i suoi sguardi omicidi.
“Tu guarda com’è dolcioso il nostro Nialler!” Disse Harry ed un altro coro di “aw” si sollevò facendomi ridere.
Continuai a concentrarmi sul computer davanti a me, girando un po’ su youtube quando delle grida richiamarono la mia attenzione.
“No Lou che fai! Non così tanto sale!” Urlava Mabel.
Posai il computer sul divano e corsi in cucina per vedere la scena.
“Fai lavorare lo chef, donna!” Rispose lui imitando uno strano accento francese e aggiungendo del sale in una pentola.
Juliette provava a fermarlo mentre Harry e Niall erano appoggiati al muro a ridere.
“Chiamami ancora ‘donna’ e torni single, baby.” Gli fece la rossa alzando un sopracciglio.
“Scusa scusa scusa, lo sai che ti amo!” Disse lui abbracciandola stile koala e baciandole ogni angolo della faccia, lei rise e lo strinse.
A modo loro, anche Louis e Mabel sono dolci, alla fine.
“Alex sei qui!” Juls buttò lo sguardo su di me, ancora all’entrata e mi sorrise per poi tornare sulle pentole.
“Hey che ci fai qui?” Mi sorrise il riccio.
“Harry, non so se hai capito che per questi mesi io vivo qui.” Risposi ovvia, ridendo.
“Ah già, è vero.” Arrossì visibilmente, tutti i presenti si girarono verso di noi guardandoci in un modo inquietante.
“Che c’è?” Chiesi dopo un po’, guardandomi intorno.
“Niente.” Risposero tutti in coro, dio sembra di stare in un film horror.
“Emh… Mi sta squillando il cellulare, devo andare.” Fece Mabel uscendo dalla stanza.
“Alex, io vado a chiamare la mamma.” Mi sorrise la bionda uscendo anche lei.
“Niall mi aiuti a cercare quella cosa che avevo messo nella tua valigia.” Fece Lou.
“Emh… si okay.”
Io e Harry guardammo gli altri andarsene via con aria sospettosa. Ma che sta succedendo? Che hanno tutti?
“Sai cucinare tu, vero?” Feci per spezzare il ghiaccio, avvicinandomi ai fornelli.
“Si, perché?”
“Allora dimmi perché l’acqua della pasta fa le bollicine.” Guardai la pentola corrugando la fronte.
Rise leggermente, mettendosi accanto a me.
“È normale, non hai mai visto tua madre cucinare la pasta?”
“Se per ‘pasta’ intendi quella roba somigliante alle feci suine che mi fa mangiare allora no.”
Rise divertito guardandomi con la coda dell’occhio.
“Dai, Katherine non fa così schifo a cucinare.”
Alzai un sopracciglio assumendo lo sguardo da ‘mi stai prendendo in giro’?
“Okay, forse hai ragione tu.” Finì dopo avermi guardata, ridemmo insieme e continuammo a “cucinare” (lui cucinava e io lo guardavo come se fosse una specie di adone greco venuto sulla terra per scatenare i miei ormoni da povera adolescente).
***
scusate l'enorme ritardo, ma sono stata sempre occupata in questi giorni tra la scuola e il piangere sentendo i jonas brothers.
probabilmente nei prossimi capitoli continuerò a parlare di loro rompendovi le palle come non so cosa (come sto già facendo a quelle del gruppo di facebook)
ma i jonas sono stata la mia prima cotta, il primo gruppo che mi sia veramente piaciuto, i primi cantanti (maschi) che ho amato.
ed ora che si sono sciolti sento un vuoto al petto come non so cosa.
per questo ho deciso di mettere all'inizio di questo capitolo la canzone "when you look me in the eyes" dei jonas, è senza dubbio una delle mie preferite ed ascoltatela, perchè merita davvero.
sarei sempre voluta andare ad un loro concerto, ma a quanto pare questo non succederà.
mi sento incredibilmente vuota, sola, e boh è una cosa strana e vi sto facendo deprimere anche a voi, scusate.
per tutte le jonatics che stanno leggendo questo, mi dispiace tantissimo e se volete io ci sono perchè mi sento male anche se loro non sono i miei idoli.
detto questo, la finisco di fare la depressa e passo al capitolo.
mmmh boh a me non piace tanto, c'ho messo tanto per scriverlo e lo trovo pesante da leggere, banale e ripetitivo.
grazie a tutte quelle che hanno speso tempo per leggere questo spazio autrice, grazie a quelle che recensiscono e mi fanno sorridere in questi giorni molto tristi per me, grazie a quelle che seguono la mia storia e che mi supportano qui, su twitter e su facebook. vi amo davvero tanto, grazie a tutte.
ringrazio come sempre caterina, irene, potatoess, clacla_25 e demi_oned vi amo tantissimo.
a presto, scusate se aggiornerò in ritardo ma sono proprio distrutta e non ce la faccio, mi scuso per gli errori che ci sono nel capitolo ma non l'ho riletto:)


                                                                               

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Capitolo 22
*** Beach party ***








“Vieni.” Mi fece Louis, facendo qualche passo in avanti sulla sabbia calda.
Lo seguii provando a non fare rumore. Arrivammo davanti ad Harry che era disteso comodamente sul suo asciugamano blu a prendere il sole. La sua pelle era imperlata da goccioline di sudore a causa del caldo, mentre i suoi ricci ricadevano morbidamente sull’asciugamano.
Io mi posizionai vicino al fianco destro del riccio, Louis dalla parte opposta. Harry aveva gli occhi chiusi e non si era accorto di niente, probabilmente dormiva. Stappai la mia bottiglietta, il castano fece lo stesso con la sua. Fece un cenno col capo ed in quel momento versammo l’acqua gelida delle bottiglie sul corpo di Harry che urlò preso alla sprovvista. Aprì bruscamente gli occhi guardandoci come per ucciderci.
“Corri!” Mi urlò Louis con un sorriso a trentadue denti. Iniziammo a correre con Styles che ci veniva dietro urlandoci solo Dio sa cosa.
Non feci a meno di ridere ripensando alla sua faccia di quando gl’avevamo versato l’acqua addosso.
“Merda!” Imprecai ridendo, dato che Harry c’aveva quasi raggiunti.
Vidi il castano accanto a me, avvicinarsi sempre di più all’acqua fino a buttarsi nel mare.
Mi bloccai per accorgermi che Harry aveva lo sguardo fisso sul corpo di Louis che nuotava via, poi in meno di tre secondi riportò lo sguardo su di me. Fu un momento, le mie gambe si mossero da sole cercando di correre via, ma Harry era troppo veloce, mi prese in braccio con facilità caricandomi sulla sua spalla stile sacco di patate.
“Lasciami!” Urlai colpendolo più volte sulla schiena. Lo vidi camminare nell’acqua che saliva fino ad arrivargli alla vita, man mano che avanzava.
“Harry ti prego!”
Rise divertito. “Questo è per avermi gavettonato, stronzetta.” Non feci in tempo neanche a capire il senso delle sue parole che venni lanciata in acqua.
Lanciai un urlo al contatto col mare freddo, affondando sempre di più. Toccai il fondo con un piede, dandomi la spinta necessaria con braccia e gambe per risalire.
“Bastardo!” Dissi sputando acqua, la gola mi pizzicava tantissimo a causa del sale.
“Ah, io vero?” Mi fece ironico. “Sono io quello che ti ha fatto prendere un infarto lanciandoti dell’acqua addosso mentre dormivi, giusto?”
“Ma vai via!” Risi schizzandogli l’acqua.
Cominciò anche lui a schizzarmi. “Vuoi la guerra?” Mi urlò per farsi sentire, sopra il rumore dell’acqua.
“Che guerra sia!” Accettai.
In un secondo venni travolta da ondate d’acqua sempre più forti, spinte verso di me dalle sue mani enormi.
Presi un respiro profondo lasciandomi sprofondare, chiusi gli occhi dato che il sale presente nel mare mi dava fastidio e  rimasi così per un po’ di secondi.
All’improvviso sentii qualcosa afferrarmi il polso, dischiusi le palpebre rivelando la figura sfocata di Harry davanti ai miei occhi.
I ricci fluttuavano nel mare in modo disordinato, mi salutò con una mano e mi auto imposi di non ridere per non farmi entrare l’acqua in bocca. Ricambiai il saluto.
Mi fece il segno della pace con la mano sinistra ed io alzai il dito medio con quella destra. Sentivo i miei polmoni andare a fuoco, non sarei riuscita a resistere ancora per molto sott’acqua.
Liberò il mio polso dalla sua presa, portando entrambi le sue mani vicino al petto e unendole, formando un cuore. In quel momento il mio corpo venne pervaso dalla voglia di stringerlo tra le mie braccia e di rimanere il quel modo per sempre. Mossi velocemente le mi gambe, riducendo la distanza tra noi e stringendolo, appoggiai la mia testa sul suo petto e incrociai le mie gambe intorno alla sua vita.
Mi strinse forte, la gola mi bruciava tantissimo, i polmoni supplicavano per un po’ di aria e gli occhi erano irritati dall’acqua ma era un momento perfetto, uno di quelli che sogni da piccola, abbracciando il tuo orsacchiotto preferito.
Mi staccai da Harry risalendo a galla, lui mi segui e prendemmo tutti e due un grande respiro, come se avessimo appena corso.
“Ho vinto.” Sorrise come un bambino, il suo naso sfiorava il mio e le sue pupille puntarono nelle mie, come se volesse leggermi la mente.
“Ti ho solo lasciato vincere, Harold.” Sorrisi anch’io schizzandogli poco poco la spalla.
Rise cingendomi la vita con le mani, dentro l’acqua. Mi avvicinò a se riducendo quei pochi centimetri di distanza tra noi. Mi resi conto che ogni cellula del mio corpo desiderava un contatto con lui, con la sua pelle, con le sue braccia, le mani, le gambe…con la sua bocca. Un formicolio di piacere si diffuse nel mio stomaco, questo mi fece sorridere ancora di più.
“Hey voi due piccioncini, venite a mangiare o no?” Ci urlò qualcuno.
Ci girammo di scatto vedendo la figura sfocata di Louis sulla riva che ci guardava con un sorriso enorme dipinto sul volto. Quel rompiscatole deve arrivare sempre sul più bello e che cazzo! Aveva lo sguardo di chi la sapevo lunga e questo mi spaventava, chissà che starà pensando.
Io ed Harry nuotammo fino ad arrivare a una secca, da li trascinammo i nostri piedi nell’acqua raggiungendo il castano che continuava a sorridere come un’ebete.
Arrivammo al bar della spiaggia, sedendoci vicino a Mabel, Juliette e Niall che ci aspettavano.
“Alelluja, pensavamo foste scomparsi!” Esclamò la rossa guardandoci.
“Ho una fame incredibile.” Mormorò Niall.
“Che novità.” Dissi con tono ironico, facendo ridere gli altri.
“Cos’hai mangiato stamattina? Pane e simpatia?” Mi provocò.
“E tu invece? Uno yogurt acido?” Si sollevò un coro di “sbooo” tra i nostri amici ed io sorrisi soddisfatta.
“T’ha chiuso amico!” Rise Louis dando due pacche sulla spalla al biondo.
 
 
“Ho vinto!” Esultò la roscia accanto a me, alzando le braccia in aria e battendo i piedi a terra.
“Cazzo, ce l’avevo quasi fatta!” Mormorai guardandola, seduta sul pavimento vicino a lei.
“Hai vinto? Qual’era il tuo obiettivo?” Le chiese Niall, dubbioso.
“Conquistare il Nord America e l’Oceania.” Mabel fece vedere la carta che teneva vicino, al biondo. Quest’ultimo diede uno sguardo veloce al gioco davanti ai suoi occhi e sbuffò.
“Risiko è un gioco orribile.” Mormorai, lasciandomi cadere all’indietro sul pavimento freddo.
“Solo perché non ci sai giocare.” Mi fece la linguaccia la mia amica.
“Ma che dici?” Controbattei. “Ho conquistato quasi tutto il mondo.”
Niall e Mabel risero di gusto. “Ma se a malapena hai conquistato l’Inghilterra.” Fece quest’ultima.
“Sono una tipa patriottica io eh, non tradisco la mia patria come voi. Preferisco rimanere nella mia amata Inghilterra.” Nel dire l’ultima frase portai una mano al cuore con fare teatrale.
“Ma smettila!” Mabel mi diede una spintarella sulla spalla, risi e le scansai la mano con uno schiaffo.
Mi alzai velocemente avviandomi verso la cucina. Non c’era nessuno, i piatti ed i bicchieri sporchi ricoprivano il tavolino in mezzo alla stanza.
“Sapete, qualcuno dovrebbe pulire qui.” Urlai per farmi sentire da tutti gli altri presenti nella casa.
“E perché quel qualcuno non puoi essere tu?” Urlò Harry da chissà quale stanza.
“Perché mi pesano le mani, okay?” Strillai a mia volta.
Silenzio. Poi dei passi e di nuovo silenzio.
La porta si spalancò all’improvviso con un cigolio inquietante, dietro ad essa fece capolino Juliette e la sua chioma di fluenti capelli biondi.
“Stasera danno un party sulla spiaggia, vieni?” Mi fece prendendo un po’ di biscotti dalla mensola e ficcandosene qualcuno in bocca.
“Tu come fai a saperlo?” Domandai.
“L’ho sentito dire da uno dei ragazzi con cui ho giocato a pallavolo oggi in riva al mare. Da quello che ho capito il proprietario del Bonds Wine Bar ha un figlio che l’ha convinto ad usare il locale per i cibi e le bevande, quindi la festa si farà lì intorno al bar, sulla spiaggia.” Mi spiegò.
Annuii e presi anche io un biscotto dalla confezione che teneva in mano “Okay, a che ora è?”
“Mh..verso le sette e mezza circa.” Scrollò le spalle.
“Va bene, vengo.” Annuii.


“Allora, come va tra te ed Harry?” Mi domandò d’improvviso Juliette, afferrando una maglietta dal suo armadio.
Mi girai a guardarla con aria interrogativa.
“Come va cosa?” Chiesi. “Siamo solo amici Juls, non ti fare strane idee. È come se ora ti chiedessi ‘come va tra te e Louis?’… cosa risponderesti?”
“Niente, io e Louis siamo solo amici.”
“Appunto, lo stesso vale per me ed Harry.” Afferrai dei pantaloncini celeste chiaro a vita alta, con qualche strappo qua e là.
“Si ma è diverso, tu… Harry… voglio dire…”
“Invece no, è esattamente la stessa cosa.” Mi tolsi la tuta per infilarmi i pantaloncini che aveva precedentemente preso.
“Intendo che la differenza è che io non dormo a letto con Louis.” Mi spiazzò con quella risposta.
Sgranai gli occhi, fissandola.
“Se p-pensi che io ed Harry abbiamo f-fatto…” Balbettai ma mi interruppe. “Non penso a quello Alex, dico solo che due semplici amici non dormono a letto insieme, secondo me mi stai nascondendo qualcosa.” Alzò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto.
“Non so proprio di cosa tu stia parlando.” Arrossii abbassando lo sguardo per chiudermi il bottone dei pantaloncini.
“Invece si che lo sai. Secondo me a te piace Harry ma hai paura che tu a lui non piaci e non mi dici niente perché non vuoi sembrare una fifona.” Sorrise soddisfatta appoggiandosi con la schiena al muro.
Bingo.
“Sei fuori strada Juls.” Feci una risatina isterica. “Ed ora sbrighiamoci che gli altri ci aspettano.” Svagai.
 
“Sai dov’è andato Louis?” Mi urlò Mabel nell’orecchio, cercando di superare il volume alto della musica.
“No, ma se lo trovo a ballare con un'altra ragazza lo picchio per te.” Le strillai a mia volta.
Forse era meglio fermarmi a ‘no…’ dato che i tuoi occhi assunsero la forma di due palle da bowling e mi fissò impaurita.
Risi. “Dai scherzo Mab, ti pare? Non ti fidi di Louis per caso?”
“Certo che mi fido di Lou, ma di tutte queste gallinelle ubriache no.” Mi rispose indicando le persone accalcate intorno a noi con un dito, mentre con l’altra mano si torturava una ciocca di capelli.
Risi divertita dalla sua gelosia. Ma io non sto scherzando, se becco Louis a ballare con un’altra ragazza lo picchio fino a farlo diventare viola.
Che ragazza dolce che sono.
Mi guardai intorno, facendo finta di cercare il suo ragazzo, quando in realtà l’unica chioma che volevo riconoscere era una riccia che contorna un faccino dolce e due paia di occhi verdi smeraldo.
Come fa Harry a nascondere il suo quasimetroenovanta in mezzo a questa gente? Tecnicamente avrei dovuto trovarlo facilmente data la sua statura, ma non è così.
Mi mossi velocemente tra la folla, con la mia amica sotto braccetto che ogni tanto inciampava nei piedi dei ragazzi carini che le chiedevano scusa con un sorriso da ‘stanotte ti stupro’ ma lei, da brava ragazza fidanzata e casta che è, non li guardava nemmeno.
“Hai visto che carino quello?” Accennai verso il ragazzo che la stava guardando come se la volesse mangiare. “Chi?” Si guardò intorno come una completa scema.
Appunto.
“Quello seduto al bancone che sta bevendo.”
La rossa capì chi intendessi, poi rise come se le avessi appena detto una battuta. “Si è carino, ma ti ricordo che sono fidanzata.”
Alzai gli occhi al cielo. “E allora? Vai li è fattelo come amico, da quando in qua una ragazza fidanzata non può avere un amico carino?”
Si morse il labbro, poi riguardo il ragazzo dagli occhi celesti.
“E comunque sta guardando te.” Con quella frase mi spiazzò, corrugai la fronte e lei si strinse nelle spalle. “Si vede chiaramente. Dai, vai a rimorchiare mentre io cerco Loulou.”
Loulou, ah che stress questi nomignoli dolci.
“Okay.”
Camminai molto lentamente facendo la vaga, mi sedetti proprio accanto a quel ragazzo cercando di non spostare lo sguardo su di lui per nessuna ragione al mondo. Ordinai un drink riavviandomi i capelli con una mano.
“Non ho mai visto una ragazza bere così tanto, complimenti.” Si complimentò qualcuno. Mi girai verso il castano scoprendolo a sorridermi in un modo adorabile.
“Davvero? Si vede che non hai conosciuto molto ragazze prima d’ora.” Risi.
No no no no no. Alex, che stai facendo? Di sicuro ora penserà che lo stai insultando.
“Emh… Non nel senso che sei uno che non attira ragazze. Ceh, sei carino, emh… insomma non è quello che volevo dire. Allora, ricomincio…” Iniziai a blaterare diventando completamente rossa.
Rise divertito, riavviandosi i capelli con una mano. “Sei divertente, sai?” Mi interruppe.
“Grazie.” Arrossii ulteriormente.
“In più sei anche carina, combinazione perfetta.” Bevve un altro sorso dal suo drink. Non sapevo cosa dire, così mi limitai a sorridere come le vallette dei programmi per idioti.
“Comunque, mi chiamo Alex.” Buttai giù per rompere il silenzio (silenzio per modo di dire, dato che la musica era a palla e le persone facevano un chiasso assordante).
“Piacere, io sono Luke.”
Luke. Che nome adorabile.
Le luci stroboscopiche illuminavano ogni tanto il suo sorriso fatto di una perfetta linea di denti bianchissimi.
 

HARRY:

Camminai tra la mischia di persone sudate che continuavano a ballare, la musica era a palla ed i miei poveri timpani probabilmente stavano sanguinando.
Passai davanti a qualche ragazza carina che mi fece l’occhiolino, io ricambiai a tutte con un sorriso per educazione, andandomene poi nella direzione opposta molto, molto velocemente.
Alex sembrava volatilizzata, sparita nel nulla, non la trovavo più da quando mi aveva detto “devo pisciare” ed era scappata via in bagno come un razzo. Sorrisi pensando a con quanta naturalezza è capace di dire certe cose.
Volevo vederla, volevo chiederle di ballare e stare con lei per tutta la serata. Ma è difficile cercare una nana in mezzo a tutte queste ragazze con tacco quattordici e ragazzi alti come palazzi.
Eccola finalmente la riconobbi mezza nascosta dalla gente tra noi a parlare con una persona di cui non riuscivo a vedere il volto.
Camminai più velocemente per raggiungerla, quando una mora dagli occhi color ghiaccio mi si parò davanti.
“Hey.” Mi fece, come se ci conoscessimo da anni.
“Ciao.” Ricambiai con un sorriso, continuando a guardare Alex da lontano.
“Ti va se balliamo un po’?” Non risposi alla sua domanda, continuando a non spostare lo sguardo dalla ragazza castana seduta al bancone.
“Stai andando di fretta per caso?” Mi chiese ancora la mora di cui non sapevo il nome. In quel momento un ragazzo che nascondeva metà di Alex si spostò permettendomi di vederla meglio, ma riuscii a vedere anche che quello con cui stava parlando era… un ragazzo.
Mi morsi il labbro pervaso dalla gelosia e dalla rabbia. Alex doveva essere solo ed esclusivamente mia stanotte, e invece…
Spostai lo sguardo sulla ragazza che mi stava quasi appiccicata, ripensando alle domande che mi aveva fatto poco prima.
“No no, non sto andando da nessuna parte. Allora, balliamo?” Mostrai un sorriso riavviandomi i ricci.
La mora accettò, così iniziammo a ballare in mezzo alla folla e a parlare per conoscerci un po’. Dopotutto, è davvero una ragazza bella, forse la più bella di tutte in questa festa. La più bella di tutte, eccetto una…
Scacciai via quei pensieri, concentrandomi sulle sue risposte. Per ora sapevo che si chiamava Lela e che veniva da un paesino del nord Inghilterra.
“Di dove sei?” Mi chiese.
“Londra.”
“Oh, un londinese.” Sorrise, come ammirata. Ma ammirata di cosa? “Vieni da un metropoli, wow. Non ho mai parlato con un ragazzo di Londra, ora so che tutte le dicerie sui londinesi sono vere.” Sorrise.
“E cioè?” Chiesi confuso.
“Che siete tutti dei bellissima ragazzi.”
Sorrisi ringraziandola, avrei restituito anche io quel complimento in qualche modo, se solo non avessi capito da dove cazzo venisse lei e se solo la mia mente non fosse troppo concentrata su un’altra ragazza.
Quest’ultima invece, stava amorevolmente ridendo con Mister Muscolo. Dio che nervi. Questa serata non doveva andare così.
***

hola amighee.
allora,considerate che in questi giorni sto dando di matto,boh faccio cose che solo una ritardata farebbe. (uh....ecco spiegato il perchè li faccio.....)
per prima cosa,oggi dopo scuola una mia amica mi ha accompagnata a comprare una penna (dato che me le hanno fottute tutte sti bastardi dei miei compagni) lei mi aspettava fuori dalla cartoleria perchè ha detto che glie pesava il culo a entra (valla a capì come ragiona quella scema lol) prima di entrare nella cartoleria la stradina era completamente vuota, quando sono uscita stavo guardando una cosa sul mio cellulare e ho urlato "nnamo patata" (tradotto: andiamo patata) e mi sono ritrovata davanti un ragazzo carino, così mi sono guardata intorno e la mia amica non c'era più.
solo dopo cinque minuti ho capito che era andata a comprarsi le gomme in un bar li accanto senza avermi avvertita. CHE.FIGURA.DI.MERDA.
poi mi sono resa conto di essere arrivata all'esaurimento solo dopo che, scrivendo il capitolo, nel momento in cui c'è scritto "Ordinai un drink riavviandomi i capelli con una mano" avevo scritto "Ordinai un drink riavviandomi la mano con i capelli".
MA WTF.
comunque, ve piasa el capitolo?come aveva già accennato a quelle del gruppo di facebook, ho inserito nella storia due persone che ""disturbano"" gli harlex (su facebook avevo scritto 'pino' e 'pina' ma per fortuna ho trovato dei nomi migliori a quei due pori cristi). eh boh il momento dolce nell'acqua all'inizio me piasa. scusate se è corto ma ho compensato con quello dell'altra volta che era lungo.
boh fatemi sapere cosa ne pensate e adiossss, vado a suicidarmi all'allenamento di kung fu dove mi aspettano i tanto amati addominali e le flessioni. kill me.
saluto le mie patate (scusate sono fissata con questa parola) Caterina, Irene, Potatoess, clacla_25, demi_oned, What_The_Hell e ringrazio la dolcissima YouAreMy_Dream, aw.
okaaay vi amo tutte, goodbye.

ecco a voi un'alex sexy. che puttanella <3

 

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Capitolo 23
*** Ma fottetevi tutti, va. ***


Ma fottetevi tutti, va.





“Allora? Com’è andata la festa?” Mi chiese Harry d’improvviso, gettando i suoi vestiti nel cestino del bucato.
“Bene.” Sorrisi buttandomi sul letto come ogni sera. “A te?”
“Anche.” Fece una breve pausa cominciando a cercare chissà cosa nell’armadio. “Sai non t’ho visto alla festa, che hai fatto?” Mi squadrò in un modo strano che mi fece quasi paura.
“Niente di chè, ho aiutato Mabel a cercare Louis, poi mi sono presa un drink.” Scrollai le spalle.
Serrò la mascella passandosi nervosamente una mano tra i capelli. “Noi ci diciamo tutto, vero? Cioè se tu conoscessi qualche ragazzo, me lo diresti?”
A che punto voleva arrivare? E se mi avesse vista con Luke? No, impossibile…
“Certo.” Alzai di poco gli angoli della bocca, abbozzando un sorriso.
“Quindi non hai conosciuto nessun bel ragazzo, stasera?” Si passò una mano tra i capelli.
“No.” Mentii.
“Sicura?” Continuò. Cristo gl’ho già detto che non ho conosciuto nessuno, N E S S U N O. Vuole che gli faccio lo spelling?
“Si sono sicura.” Mi lasciai scappare uno sbuffo.
“Ah okay, perché sai, ho vista tanti bei ragazzi oggi. Boh, qua Felixstowe sembrano tutti modelli e…” Cominciò a parlare velocemente.
“Fermo un attimo…” Lo bloccai, poggiandogli un dito sulle labbra.
Perché d’improvviso sta parlando dei bei ragazzi che ci stanno qui? E se fosse gay…?
“Harry, stai cercando di dirmi qualcosa?” Domandai seria. Lui prese un respiro profondo, gesto che mi fece preoccupare ancora di più.
Ti prego Signore, se mi stai ascoltando, fa che non sia gay. Mi va bene qualsiasi cosa, anche che gli stanno crescendo i peli sulla schiena o che ha la sudorazione ai piedi che glie li fa puzzare come cadaveri in decomposizione, ma ti prego gay no. Non sono omofoba, ma non ho speranze di conquistare un gay. Beh, anche se in tal caso mi farei crescere il pisello…
“Emh…” Ci pensò su. “No niente, non ti devo dire niente.”
“Harry…” Stavolta fui io a prendere un respiro profondo. Lo feci sedere sul letto davanti a me e gli strinsi le mani. Mi guardò come se fossi un alieno ed io puntai le mie iridi nelle sue. La tensione era palpabile. “Hai le orecchie pesanti?” Glie lo dissi nel modo più delicato possibile.
“Eh?” Fu la sua risposta.
Io provai a farglielo capire accennando ai suoi boxer.
“Che stai cercando di dirmi?”
“Ti piace il pisello?!” Sbottai, alzando gli occhi al cielo. Gli devo proprio spiegare tutto!
Lui sgranò gli occhi che presero la forma di due palloni da basket. “Che? No! Ma che vai pensando!”
“Hey! Sei tu che hai iniziato a fare discorsi sui bei ragazzi qua intorno, non mi sembra proprio una cosa da etero.” Alzai le braccia in segno di difesa.
“Non sono frocio!”
“Okay okay, e allora perché tutte queste domande?”
Contrasse la mascella. Non promette niente di buono.
“Lascia stare, buonanotte.” Si distese sul letto, infilandosi sotto le coperte ed io feci lo stesso.
Ma quella notte, Harry non mi abbracciò e non provò nemmeno a farlo, ansi, si mise dall’altro lato del letto girandosi sul un lato in modo tale da mostrarmi la schiena.
 
Ore 9.45
Mi sono appena svegliata ed Harry non era nel letto, sono uscita dalla stanza per andare in bagno e l’ho incontrato per il corridoio. Non mi ha detto nemmeno “buongiorno”…
 
Ore 10.30
Non capisco perché ogni volta che entro in una stanza in cui c’è anche lui, se ne va. Non mi guarda nemmeno, non mi rivolge parola. N I E N T E, inizio a pensare che Harry abbia il ciclo.
 
Ore 13.00
Abbiamo appena finito di pranzare, ma lui ovviamente non ha mangiato. Di bene in meglio.
 
Ore 13.20
Louis ha notato la tensione tra me ed il riccio, mi è venuto a chiedere spiegazione e gli ho risposto “gli sono arrivate le sue cose, sai, succede…” e lui mi ha tappato la bocca con un cuscinetto poggiato sul divano. Che nano aggressivo, non ha un minimo di sensibilità!
 
Ore 15.00
Louis è appena uscito dalla camera dove Harry si è rinchiuso da almeno tre ore. Mi sta guardando come se fossi un esperimento scientifico da analizzare. Non vorrà mica vivisezionarmi, vero…?
 
Ore 16.30
Louis ha parlato con Juliette di chissà cosa ed ora stanno trascinando me ed il riccio a fare una passeggiata, ma era palese che ad Harry non andasse di uscire con noi. Mi sto seriamente preoccupando.
 
“Allora…” Provai a spezzare il silenzio.
“Allora…” Fece anche Juliette.
“Bel tempo.” Buttai giù, tanto per iniziare una conversazione con uno dei presenti. Proprio in quel momento mi resi conto che il cielo era ricoperto da un nuvolone enorme. Bel tempo davvero. Spero solo che gli altri non se ne siano accorti, o mi prenderanno per scema.
“Eh già.” Rispose Louis. Oh, ecco c’è qualcuno più scemo di me allora.
“Hey Harry, il gatto t’ha mangiato la lingua?” Scherzai per provare a tirargli fuori qualche parola, dato che da quando eravamo usciti non aveva spiccicato nemmeno una sillaba.
“No.” Rispose secco.
Mi feci dondolare leggermente sull’altalena sulla quale ero seduta, vicino a quella in cui stava Louis.
“Miao. Calmo eh, stavo solo scherzando.” Risi per spezzare la tensione.
“Sono calmissimo.” La sua voce era ancora dura, okay forse farlo parlare non era stata una bella idea, ma ormai non posso più tornare indietro.
“Ma che hai oggi? È tutto il giorno che mi eviti e che mi tratti malissimo.” Mi alzai dall’altalena.
“Non ho niente.” Serrò la mascella. “Sono solo deluso.”
“Deluso di chi?” Alzai un sopracciglio.
Vidi Louis e Juliette dirsi qualcosa e poi allontanarsi, fino ad uscire dal parco. Saggia idea.
“Di te.”
“Di me?” Mi indicai da sola.
“Si, perché pensavo che noi due ci dicessimo tutto. Pensavo che non mi avresti mai mentito ed invece l’hai fatto, come posso fidarmi di te, allora?” Mi accusò, alzando leggermente la voce.
“Spiegami che ho fatto di così grave!” La alzai anch’io per non farmi intimorire.
“Hai flirtato con quel ragazzo ieri sera e quando t’ho chiesto se avessi conosciuto qualcuno mi hai detto di no.” Era molto incazzato, a giudicare dagli sguardi che mi lanciava.
Ma che cazz? Scoppiai in una risata fragorosa, gesto che evidentemente non si aspettava, dato che corrugò la fronte.
“Ti prego, dimmi che stai scherzando!” Dissi tra le risate.
“No.” Ancora una risposta secca.
“Ieri sera ho solo parlato con un ragazzo.”
“E ci hai anche ballato.” Mi interruppe.
Alzai gli occhi al cielo. “Non è questo il punto. Non capisco perché sei così incazzato, io posso avere quanti amici maschi voglio, di certo non devo chiedere il permesso a te dato che non stiamo insieme!” Alzai la voce, irritata.
“Ah certo, quindi dato che non stiamo insieme tu puoi permetterti di scoparti chi ti pare e piace!” Era palesemente incazzato.
“Non me lo sono scopato!” Urlai.
“Solo perché noi due dormiamo nello stesso letto, sarebbe stato imbarazzante scopartelo con un altro che vi dormiva vicino, no?” Sputò.
“Ma lo conoscevo da appena un’oretta, potevo portarmelo a letto secondo te?!”
“Beh ne saresti stata capace.” Disse, sentii ogni parola impregnata da un veleno che mi arrivò dritto al petto.
Oh no, questo non doveva dirlo.
“Mi stai dando della puttana?” Dissi con voce tremante, cercando di trattenere le lacrime. “Sai Styles, non pensavo che arrivassi fino a questo…” Iniziai con voce flebile, ma lui mi fermò.
“Alex, non intendevo questo.” Iniziò, col tono di voce di chi si vuole scusare.
“Si che lo intendevi!” Urlai scoppiando in un pianto. “Sei uno stronzo! Sai perché ho ballato con Luke? Perché non ti trovavo da nessuno parte e avevo bisogno di qualcuno che mi distraesse dal pensiero di te che balli con un’altra.”
Feci una breve pausa asciugandomi le guance. Non riuscii a guardarlo negli occhi dato che li teneva fissi sul terreno.
“Sai che ti dico?” Venni percossa da un brivido di rabbia. “Ora vado a casa di Luke, magari a scoparmelo. Così avrai un buon motivo per chiamarmi puttana.” Non era vero, non sapevo neanche dove abitava Luke, ed in ogni caso non l’avrei mai fatto.
A quella mia frase contrasse la mascella e riportò lo sguardo su di me, i suoi occhi erano più duri del solito e mi faceva quasi paura. “Brava, vai dal tuo Luke, scopate come cani e fate tanti figli. Non mi interessa!” Mi urlò contro, non me lo feci ripetere due volte e corsi via, fuori dal parco. Girai angolo più di una volta, senza guardare bene dove stessi andando.
Il mio petto si alzava e abbassava mentre le lacrime scivolavano velocemente sulle mie guance senza fermarsi. Ero ferita, distrutta.
Harry non aveva neanche provato a fermarmi, ansi, mi aveva incoraggiato ad andarmene via.
“Brava, vai dal tuo Luke, scopate come cani e fate tanti figli. Non mi interessa!” Il disprezzo con cui aveva detto quella frase mi fece ribollire dalla rabbia. La sua voce rimbombava petulante nella mia mente confusa.
Tentai di fermarla portandomi le mani alle orecchie, chiusi gli occhi fermandomi nel bel mezzo del marciapiede. Tutto questo era praticamente inutile dato che la sua voce si trovava nella mia testa e non fuori.
I polpacci mi bruciavano per colpa della corsa, il mio respiro era pesante. Mi guardai intorno, non rendendomi conto di dove fossi. Non conoscevo bene questa città, erano poco meno di una settimana che avevo messo piede a Felixstowe e correre via senza una meta forse non era stata proprio una buona idea.
Continuai a camminare fissando il terreno, cercando di scacciare via i miei pensieri. Ma tanto chi se ne frega! Non voglio tornare in quella casa, non dopo quello che mi ha detto Harry.
Non voglio più vederlo.
Sentii delle goccioline iniziare a bagnarmi la testa, guardai verso l’alto notando che il cielo era ricoperto da un nuvolone nero.
“Ora inizia pure a piovere?!” Urlai verso l’alto. “Ma vaffanculo!” Imprecai, per fortuna che la stradina era vuota o mi avrebbero presa per pazza.
Come se la nuvola si stesse vendicando delle cose che gli avevo appena detto, le goccioline iniziarono a cadere più velocemente ed una vera ondata di pioggia mi bagnò da testa a piedi.
Rimasi li ferma ancora un po’, poi decisi di ripararmi sotto ad un balcone. Mi sedetti sul gradino di un negozio chiuso. Ero già completamente zuppa e infreddolita. Mi accorsi che il mio cellulare stava vibrando nella tasca dei miei shorts, lo afferrai vedendo lampeggiare sullo schermo la scritta “Louis”.
Premetti il tasto verde per rispondere, senza però spiccicare una parola, lasciandolo parlare.
“Alex dove sei finita? Io e Juliette eravamo andati in un bar per lasciarvi un po’ di intimità e quando siamo tornati tu non c’eri più. Harry ha detto che eri andata via e sembrava parecchio incazzato. Io ora sto per strada con tua sorella, dicci dove sei che ti veniamo a prendere.” Sembrava una macchinetta, parlava velocemente e potevo capire dal suono della sua voce che era preoccupato.
Non risposi, continuando a fissare lo schermo con il suo nome. Non volevo tornare indietro, non volevo vedere ne Louis ne Juliette. Volevo stare da sola.
“Alex?” Parlò, dato il mio silenzio.
“Alex, ci sei?” Ripeté, cercando un disperato segno di vita da parte mia.
“Dammi qua.” Sentii sussurrare mia sorella, udii alcuni movimenti e poi la sua voce dolce. “Alex rispondi, sta piovendo e noi siamo veramente preoccupati.”
Mi passai una mano tra i capelli e mi auto imposi di rimanere in silenzio.
“Alex?” Mi chiamò. “Ci sei?”
“Forse è caduta la linea. Dai, andiamo a cercarla.” Sentii dire Louis da lì vicino, seguito da un “tututu” continuo, segno che avevano attaccato.
Rimasi tranquilla, prima di ritrovarmi avrebbero dovuto correre un quarto d’ora minimo, ma neanche ci sarebbero riusciti dato che queste stradine sono tutte uguali.
Continuai a fissare il mio cellulare nella quale si susseguirono decine di chiamate, ma non risposi neanche ad una.
Prima aveva iniziato Niall, poi anche Mabel. Qualche volta Louis e Juliette ci riprovavano ma attaccavano dopo un po’. La rossa aveva smesso con le chiamate, iniziando ad intasarmi la casella dei messaggi.
“Dove Cristo sei?” “Secondo me tu sei tutta matta, rispondi a questo cazzo di telefono!” “Vuoi farci diventare matti?”
Leggevo, i minuti continuavano a passare e la pioggia cessò. Questo però non mi fece alzare dalla mia posizione, rimasi lì, seduta con l’intenzione di rimanerci per chissà quanto ancora.
Harry mi aveva dato della puttana, non che non mi avessero mai chiamata così, ma detto di lui il dolore viene amplificato.
Sapeva che non ero una puttana, eppure l’aveva detto. Non pensavo ne avesse il coraggio.
“Forse non conosco bene Harry come credevo.” Sussurrai tra me e me. Però lo conoscevo bene da sapere che quando si arrabbia o è ferito non ragiona più e si fa uscire molte cose non molto carine. Forse è per questo motivo che mi aveva dato della troia, ma non per questo lo giustifico. Non doveva farlo, punto.
“Alex!” Sentii qualcuno esclamare. Alzai lo sguardo per incontrare quello della persona che mi aveva chiamata, e di tutte quelle che potevo sperare di vedere, era l’ultima.
 
***
*i lettori lanciano i pomodori e si avventano su di lei con un coltello*
okaaay, ora so che i vostri pensieri sono "sta brutta zoccola aggiorna in ritardo, fa capitoli corti, fa litigare harry ed alex e fa finire il capitolo così? ma io la strozzo"
risparmiatemi perchè mi amate dai....ahahah...ah ah... .-.
chissà chi sarà quello che ha detto "alex!" alla fine, magari louis che l'ha trovata (dato che lui ha esperienza con i momenti tristi di alex) o harry che si è pentito, o mabel o juliette o niall..boh
comunque, in questa settimana è successa una cosa ad una mia amica e non ho proprio avuto sbatti de continua #sorrynotsorry ora per fortuna sta bene:)
emhemh ecco il capitolo del litigio, harry è uno stupido testa di minchia ma tanto lo è già nella vita reale #loveforstyles
voglio farmi i capelli rosa chiaro, quando mi cresceranno e diventeranno lunghi fino al fianco mia madre me li farà fare dajee (colore dei capelli
 http://data3.whicdn.com/images/88245884/large.jpg)
poi non vedo l'ora di farmi il septum (questo piercing http://data2.whicdn.com/images/87921179/large.jpg) lo AMO
non ho parlato quasi per niente del capitolo come in ogni spazio autrice ormai ahah #trasgressiva
AAAAAAAH VI VOLEVO DIRE, DITEMI CHE IO ED IRENE NON SIAMO LE UNICHE AD AVER NOTATO CHE DURANTE LA LIVE DI 7 ORE (1DDAY) MENTRE CANTAVANO LITTLE THINGS LOUIS ED HARRY SI SONO GUARDATI PER TUTTO IL TEMPO DDDIO STAVO MORENDO I MIEI LARRRRRYYYYY.
okay ora saluto la mia caterina awaw, poi saluto potatoess, clacla_25, demi_oned e What_The_Hell awww.
per ultima saluto irene perchè una troia che dice di essere un fallimento totale e se la vedo glie spezzo le gambine #muchlove
bohhh vi lascio con una gif che io A M O di quello stronzo di harry
approposito, avete sentito le canzoni di midnight memories?le amoo, soprattutto happily.. i don't care what people say when we're together you know i wanna be the one who hold you when you sleeeeep
ed amo anche alive, you & I, don't forget where you belong, little back dress e right now awww sono stupende.
vado a rivedermi le puntate di "diario di una nerd superstar" in streaming dalla prima eheh, avete visto quella di ieri quando matty deve dire ai genitori di jenna "mi dispiace di aver preso la verginità di vostra figlia" e jenna che dice a quelli di matty "mi spiace di...avergliela...fatta prendere" STAVO MORENDO.






 

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Capitolo 24
*** From bad to worse ***








“Ciao.” Dissi con un filo di voce, alzandomi in piedi per avvicinarmi a lui. Il leggero venticello sfregava contro le mie guance bagnate, provocandomi brividi di freddo.
“Che ci fai qui tutta sola?” Mi chiese Luke corrugando la fronte.
Mi guardai i piedi, non sicura su cosa dirgli. Come se lo facesse apposta ricominciò a piovere, inzuppandomi più di quanto già lo fossi. Grandioso, davvero.
“Cazzo.” Imprecò guardando il cielo. “Vieni.” Mi prese la mano e cominciammo a correre verso non so dove, sinceramente non mi interessava tanto dato che o andavo con lui o sarei rimasta a dormire su un gradino.
La pioggia diventò sempre più fitta, non riuscivo a vedere niente e se non fosse per Luke sarei già scivolata per terra.
Dopo venti minuti passati a correre ci ritrovammo davanti alla porta di un palazzo di appena sei piani ricoperto di mattoncini sul marroncino, Luke prese le chiavi dalla sua tasca ed aprì il portone. Prendemmo l’ascensore andando al terzo piano, in completo silenzio, una volta fermatosi lo seguii fino ad una porta di legno scuro. La aprii rivelando il corridoio di un monolocale davvero carino, almeno la parte che riuscivo a vedere io. In un istante la puzza di dopobarba e profumi da uomo mi fece storcere il naso. Ho sempre odiato quell’odore, è troppo forte per i miei gusti. Entrammo sempre in completo silenzio, si passò una mano tra i capelli posando le chiavi su un comodino ed iniziò a camminare verso una stanza.
“Vieni.” Mi fece sorridendo, obbedii seguendolo fino ad arrivare al salotto.
“Sei tutta bagnata.” Mi osservò.
E grazie al cazzo, mica sono Mosè che separo le acqua e la pioggia non mi bagna eh.
Un brivido di freddo scosse leggermente il mio corpo. Di sicuro mi beccherò uno di quei raffreddori che restano nella storia!
“Hai freddo?” Annuii quasi impercettibilmente, Luke se ne andò ritornando pochi secondi dopo con un plaid celeste in mano. Mi accomodai sul divano, non sapendo esattamente cosa fare. Ero nervosa, insomma, non lo conoscevo molto bene ed ora mi ritrovavo a casa sua, infreddolita e probabilmente avevo una cera degna si un fantasma.
Ad un certo punto, sentimmo un cane abbaiare. “Chi è?” Domandai impaurita.
“Il mio cane.” Rise. “Deve essersi svegliata quella dormigliona.” Si guardò intorno.
“Hai un cane?” Domanda molto intelligente, Alex. “Che razza è?”
“Volpino.”
“Io adoro i volpini!” Squittì. Rise leggermente, poi si concentrò sul cane che stava appena facendo irruzione nella stanza. Luke lo prese in braccio, accarezzandogli la testa.
“Lei è Becca.” Esordì sedendosi vicino a me.
Cominciammo a giocare con la sua cagnolina, accarezzandola e facendogli le coccole mentre si rotolava sulle nostre gambe. Aveva un pelo morbidissimo, mi sembrava di toccare una nuvola o un pezzo di ovatta.
Becca iniziò a leccarmi la mano provocandomi solletico, risi divertita notando che Luke mi stava fissando. Mi schiarii la voce nervosamente, odiavo quando la gente mi fissava così. Harry lo faceva sempre, lui fissava tutti in un modo talmente intenso che quando lo faceva mi sentivo quasi nuda, come se mi stesse spogliando con gli occhi.
“Che c’è, ho qualcosa fra i denti?” Chiesi, visibilmente a disagio.
“No.” Si fermò. “Ma hai davvero un bel sorriso.” Sembrava non aver notato il mio momentaneo imbarazzo
“Grazie.” Arrossii riavviandomi i capelli con una mano (non quella che aveva leccato Becca, ovviamente).
La cagnolina scese dalle mie gambe con un balzo, camminando per il salotto. Mi soffermai a guardare Luke mentre era rivolto verso la tv. Però, è davvero un bel ragazzo, non gli si può negare questo.
“Che ci facevi sotto a quel balcone tutta sola?” Mi fissò negli occhi come prima, spezzando il silenzio.
“B-bhè…” Balbettai. Che gli dico ora? “Niente di che, per colpa tua ho litigato con l’unico ragazzo che mi sia mai veramente piaciuto, sono corsa via e mi sono persa, poi mi sono ritrovata a fare la barbona seduta su un gradino tutta infreddolita… secondo te Jenna si deciderà a mettersi con Collin nella prossima puntata di Awkward?”
No. Sicuramente non posso dirgli questo.
“Hey tranquilla, se non me lo vuoi dire non fa niente.” Sorrise in modo rassicurante, mettendomi una mano sul ginocchio.
“No è solo che…” Presi un respiro profondo. “Ho litigato con un amico, uno di quelli con cui vivo insieme per tutta l’estate, mi ha detto delle cose pesanti e non voglio più tornare in quella casa.”
“Se vuoi qui c’è sempre posto per te.” Mi mise un braccio attorno alle spalle, sorrisi accoccolandomi a lui e spostando il mio sguardo sulla televisione. Il mio cellulare vibrò sul tavolinetto davanti al divano, lo schermo si illuminò all’improvviso. Mi alzai di scatto, prendendolo per poi ributtarmi vicino a Luke.
Lessi sullo schermo il nome “Louis” mi passai una mano tra i capelli con fare nervoso ed attaccai, lasciandomi cadere il cellulare sulle gambe.
“Era il ragazzo con cui hai litigato?” Chiese Luke, accennando alla chiamata.
“No, lui è solo un amico ma non centra niente con questa storia, infatti non capisco perché si ostini a chiamarmi dato che non è lui quello che dovrebbe farlo.” Sbuffai.
“Magari è solo preoccupato per te.”
“Lo so.” Scrollai le spalle. “Ma la cosa mi irrita, voglio dire. È vero che ho solo 16 anni ma non sono una ragazzina, so cavarmela da sola e lui si dovrebbe fidare di più di me, dovrebbe smetterla di chiamarmi, non è mio padre.”
Rise, ma non ne capii il senso. Si sistemò meglio sul divano in modo da guardarmi bene il volto.
“Ma che senso ha farlo preoccupare? Se ci tiene a te tanto da riempirti di chiamate non merita questo.” Constatò.
Ci pensai su, poi gli sorrisi istintivamente. “Sai che hai ragione, ansi, adesso lo chiamo.” Presi il cellulare cercando il numero di Louis nella rubrica, avviandomi verso la portafinestra.
Il telefono iniziò a squillare, mi morsi il labbro dal nervosismo. E se mi attaccasse in faccia? E se mi mandasse a quel paese? Probabilmente, anzi, sicuramente lo farà. Quindi meglio che io mi preparai psicologicamente ad un sono “vaffanculo”.
“Pronto.” Dissi, con un filo di voce. L’aria nel balcone era fresca e, anche se indossavo solo dei pantaloncini ed una maglietta che mi aveva prestato Luke, stavo piuttosto bene.
“Alex!” Mi urlò Louis in un orecchio.
“Hey Lou.” Cercai di trattenere una risatina.
“Dove porco giuda sei? Come stai? Io ti uccido!” Mi urlò contro ed io risi.
“Tranquillo sto bene, per questa notte dormo da…” Mi girai verso Luke che stava prendendo delle cose dalla mensola in cucina “Un amico.” Conclusi.
“Ci hai fatto preoccupare tantissimo.”
“Lo so, scusa.” Dissi mortificata.
“Che ha detto? Sta bene?” Sentii la voce di Harry parlare da li vicino.
“C’è Harry li con te?” Chiesi, più duramente di quanto volessi. Mi feci improvvisamente seria ed ogni traccia di sorriso che avevo fino a due secondi prima, scomparve repentinamente.
“Si.” Mi rispose il castano, si dissero qualcosa che non capii perché probabilmente Louis aveva messo una mano sul telefono e poi riparlò. “Dice che ti vuole parlare.”
“Beh io non voglio.” Ci volle tutta la forza che mi rimaneva per dire quelle parole. “Digli che non voglio parlargli e di non provare a richiamarmi.” Sentii gli occhi inumidirsi. Merda.
“Sta sentendo tutto.” Mi avvertì Louis, anche la sua voce ormai seria.
“Alex ascoltami una buona volta…” Iniziò Harry prendendo il cellulare di Lou probabilmente, dato che sentivo la sua voce più chiaramente, ma io lo interruppi.
“Va a farti fottere.” E attaccai, con le lacrime agli occhi.
Tornai velocemente dentro la cucina, Luke si girò verso di me posando le cose che aveva in mano.
“Hey com’è andat…” E non fece in tempo a finire perché mi fiondai letteralmente tra le due braccia, in lacrime, nascondendo la testa sul suo petto.
 
 
“Da qui è meglio che io prosegua da sola.” Dissi fermandomi a due case prima di quella di Niall.
“Già, chiamami se ne hai bisogno.” Mi sorrise Luke dandomi un bacio sulla guancia e andandosene via.
Camminai molto lentamente, le mie scarpe strusciavano sull’asfalto, producendo un rumore gracchiato e fastidioso. Avevo passato un giorno intero a casa di Luke e devo dire di essere stata anche piuttosto bene, mi ha persino portata a mangiare cibo giapponese (anche se io lo odio) ma è stato un gesto piuttosto carino.  Ormai era notte inoltrata già da ore, probabilmente erano le undici o giù di lì. Presi un respiro profondo e attraversai quasi a rallentatore il vialetto in mezzo al giardino, che portava all’entrata. Quei coglioni avevano, come al solito, lasciato il cancello aperto.
Mi passai una mano tra i capelli e suonai al campanello. Tempo nemmeno dieci secondi che la porta di spalancò mostrando mia sorella Juliette.
“Alex oddio!” Urlò abbracciandomi senza neanche farmi entrare. Risi stringendola e vedendo Louis avvicinarsi con la bocca spalancata.
Quando la bionda si staccò mi accolse il castano tra le sue braccia.
“Se provi di nuovo a fare una cosa del genere ti pugnalo durante la notte.” Mi sussurrò all’orecchio. Scoppiai a ridere stringendolo forte.
Mi fecero entrare, Juls urlò un “Alex è tornata” che bastò per far venire di corsa Mabel e Niall che mi stritolarono in un abbraccio.
“Rega, dio sembra che non ci vediamo da anni, invece è passato solo un giorno.” Risi e gli altri mi lanciarono uno sguardo trucido.
“Tu non sai gli infarti che mi hai fatto prendere, brutta troia.” Mi sgridò contro Mabel trattenendo una risata.
“Alex.” Sentii qualcuno mormorare il mio nome. Mi girai insieme ai presenti, ritrovando sullo stipite della porta che dava alla cucina, un Harry pallido e con il viso che non lasciava trapelare emozioni.
“Sono tornata, contento?” Dissi con tono amaro. Non mi rispose e continuò a fissarmi, così io distolsi lo sguardo andando al piano di sopra per chiudermi in bagno, avevo assolutamente bisogno di una doccia.
 
 
“Dove hai dormito questa notte?” Mi chiese Mabel mentre le pettinavo i capelli, entrambe sedute sul letto matrimoniale della sua camera.
“Da Luke.”
“A proposito.” Si girò improvvisamente, quasi non le strappai via una ciocca di capelli per sbaglio. “Racconta tutto. Lou ha provato a spiegarmi qualcosa ma non ho capito un cazzo.”
“Praticamente questo Luke è il ragazzo che era seduto al bancone alla festa dell’altra sera, c’ho parlato e infine abbiamo ballato. Poi ho litigato per Harry e Luke mi ha ritrovata per strada e mi ha portata a casa sua. E vissero tutti felici e contenti.” Sbuffai.
“Detta da Louis suonava meno deprimente la cosa.” Osservò.
“Grazie, tu si che sai come migliorarmi l’umore.” Ironizzai.
Ormai era quasi mezzanotte ed io cominciavo a sentirmi abbastanza stanca, uscii dalla stanza andando in bagno, che aveva appena usato Louis, per potermi preparare per la notte impiegandoci circa mezz’ora.
Merda ma io devo dormire con Harry? Si certo, come no.
Mi avviai velocemente verso la camera dove dormivo di solito, presi il cuscino non degnando Harry di un solo sguardo e me ne uscii con la stessa velocità, ritrovandomi da sola nel corridoio silenzioso.
Bussai alla porta della camera di Mabel e Louis che mi urlarono un “avanti”.
Entrai stringendo il cuscino tra le braccia, entrambi corrugarono la fronte aspettando che parlassi. “Posso dormire con voi stanotte?” Provai a giocare la corta della cucciolosità, per convincerli.
Si guardarono per un istante, poi annuirono. Lanciai il cuscino sul letto colpendo accidentalmente Louis, mi scusai e mi infilai sotto le coperte, in mezzo a loro.
 

LOUIS:

Alex continua a rigirarsi nel letto da ormai un’ora.
“Non riesco a dormire.” Si lamentò, sistemandosi meglio sotto le coperte.
Nemmeno io Alex, nemmeno io.
“Hey ragazzi.” Ci sussurra.
“Che c’è?” Io e Mabel cercammo di assumere il tono più dolce possibile, dato che sta attraversando dei giorni difficile e non voglio che si butti dal Tamigi o cose del genere per la depressione.
“Riuscite a dormire?”
Se ti stai zitta e ferma magari si.
“No.”
“Perfetto.” Sembrava felice di questa cosa. “Allora, che facciamo?”
Non so lei ma io vorrei buttarmi dalla finestra o andare a dormire nella vasca, piuttosto di stare qua.
“Di solito quando non riuscivo a dormire parlavo con Harry…” Fece una pausa. “…Ma lui non è qui.” Prese un respiro profondo. “Ma noi possiamo comunque parlare, allora, cosa mi raccontate? Che avete fatto oggi?” Disse con tono allegro.
Io e Mabel ci sistemammo meglio, mettendoci seduti e accendendo la luce.
“Niente di che, siamo stati tutto il tempo a casa.” Rispose la rossa cercando di assumere un tono dolce, ma era stanca almeno quanto me. Riuscivo a vederla dalle sue palpebre che a stento riuscivano a rimanere alzate, stava lottando contro il desiderio di chiudere gli occhi.
“Sapete che oggi ho mangiato il sushi con Luke? All’iniziò non volevo perché a me ha sempre fatto schifo il pesce…” Iniziò Alex il suo monologo.
 

MEZZ’ORA DOPO:

“Allora Luke mi ha detto ‘dai è buono fidati’, ed io ero tutta ‘no, non voglio assaggiarlo’ anche perché ho brutte esperienze col pesce. Vi ho mai raccontato di quella volta…”
Come faccio a farla stare zitta? Dovrà esistere un interruttore per spegnerla da qualche parte!
Sarà una lunga nottata.
 

UN’ORA DOPO:

“Dai Mabel ora tocca a te indovinare! Cosa sto facendo?” Alex era in piedi davanti a noi, che giocava allegramente al gioco dei mimi come una ragazzina di sette anni che ha appena bevuto tre tazze di caffè.
“Stai giocando a basket?” Chiese la mia ragazza assonnata, con gli occhi mezzi chiusi ed il tono di voce esasperato.
“No! Riprova!” Continuò Alex, muovendosi in un modo strano.
“Stai rompendo i coglioni…” Mormorai, più a me stesso che a lei.
“Che hai detto?” Corrugò la fronte.
“Emhemh… stai giocando a pallavolo?” Provai a pararmi il culo.
“Bravo!” Saltellò.
Feci un sorriso tiratissimo, fingendomi felice di aver vinto.
Stewart si buttò sul letto, sbuffando visibilmente. “Questo gioco è noioso.”
“Infatti.” Colsi l’occasione per dormire. “Meglio smettere di giocare, buonanotte.” Mi infilai sotto le coperte, sperando che questa tortura fosse finalmente finita.
“No! La notte è ancora giovane!” Mi gridò nell’orecchio. Mi rassegnai rimettendomi seduto con un occhio chiuso e l’altro parte.
“Umh, ho fame. Vado a prendere qualcosa!” Esclamò, uscendo velocemente dalla stanza.
 

MEZZ’ORA E TANTI OMICIDI MENTALI DOPO:

“E-e io non volevo fare n-niente di sbagliato m-ma lui è sempre così g-geloso e allora mi sono lasciata prendere e mi sono incazzata, m-ma forse non avrei dovuto.” Disse Alex, piangendo e infilandosi in bocca un altro cucchiaio di gelato.
Continuai a sbattere la testa contro la testiera del letto, al limite della sopportazione. Mabel aveva più pazienza di me, difatti ora la stava consolando passandogli una mano sulla schiena e ripetendogli cose come “non piangere”, “non è colpa tua” o “è lui che è uno stronzo”.
Dovrebbero farci Santi.
“I-insomma non volevo litigare con Harry, m-ma lui poteva anche evitare di dirmi quelle cose!”
Un'altra pausa per ingoiare il gelato. “E di sicuro non s-sarò io a chiedergli scusa! No signore! Deve farlo lui!” La sua voce sembrò arrabbiata. Quindi è questo che fanno le ragazze quando litigano con quello che le piace? Piangono come dannate e si sfondano di gelato ed altre schifezze varie? Ringrazio dio che mi ha donato un bel bruchetto invece della farfallina, facendomi nascere maschio.
Mezz’ora di monologo. La strozzerei volentieri col cuscino in questo esatto momento.
 
 
“Hey ragazzi!” Ci salutò Niall, entrando in cucina. “Dormito bene stanotte?”
Lo osservai con gli occhi mezzi chiusi ed il mento poggiato sul tavolo freddo, mentre giravo il cucchiaino nella tazza davanti a me.
“Ho capito.” Rise. “Ma che sta facendo?” Spostò lo sguardo verso Mabel che aveva la faccia completamente immersa nei suoi cereali.
“Probabilmente dorme.” Alzai le spalle. “Alex non c’ha fatto chiudere occhio per tutta la notte. È distrutta per la sua litigata con Harry e ha cominciato a piangere e ingurgitare gelato fino alle tre.” Spiegai.
“Harry neanche ha dormito.” Mi disse lui, sottovoce, sedendomi sulla sedia affianco alla mia. “Mi sono alzato per prendere un bicchiere d’acqua e l’ho trovato sul divano a guardare la tv.” Fece una pausa, guardandosi intorno.
Bah, mi sembra di sicuro una reazione migliore a quella di Alex.
“Ma la cosa peggiore è che sono rimasto un po’ con lui per fargli compagnia, e ho visto che il film che si stava guardando parlava di due persone che si amano, litigano e smettono di parlarsi. Poi la ragazza finisce per drogarsi e morire di overdose mentre il ragazzo, venendo a sapere della morte di lei, si suicida.”
“Che cosa deprimente.” Storsi il naso, passandomi una mano tra i capelli.
Stavo per parlare ancora, ma Alex arrivò in cucina con indosso ancora i vestiti di questa notte. Si stiracchio sbadigliando, poi ci sorrise.
“Buongiorno.” Mormorò sedendosi vicino a Mabel. Spostò lo sguardo su quest’ultima, corrugando la fronte. “Ma che sta facendo?” Sussurrò indicandola.
“Boh.” Risposi alando le spalle. Alex la guardò, poi si avvicinò piano al suo orecchio.
“Buongiorno!” Urlò. Mabel, presa dallo spavento, saltò rischiando di cadere dalla sedia.
“Eh? C-che è successo?” Disse spaesata.
“Stavi dormendo nei cereali?” Rise la sua amica.
“Che? N-no io stavo…” Ci pensò un attimo. “Stavo…” Mormorò con la voce flebile, poi la testa le ricadde sul tavolo e tornò a dormire.
Risi leggermente e cominciai a mangiare i miei cereali beandomi del completo silenzio che si era creato tra i presenti.
Osservai Alex. Mi dispiace per lei, sinceramente, nonostante la voglia di trucidarla fosse stata tanta stanotte, non voglio che soffra ulteriormente per Harry. La cosa li sta distruggendo entrambi ma a quanto pare sono due emeriti coglioni che invece di chiarirsi affogano i loro dispiaceri nel gelato e nei film da tagliarsi le vene.
Harry entrò in cucina, spostai subito lo sguardo sulla mia amica e notai il suo corpo irrigidirsi, ma fece finta di niente e continuò a mangiare i biscotti.
“Hey.” Parlai verso il riccio, sorridendo.
“Giorno.” Mi rispose lui, senza smettere di fissare Alex.
Quest’ultima si alzò di scatto, uscendo frettolosamente dalla cucina. Sbuffai, appoggiando la testa sulle mie braccia che erano conserte sul tavolino.
Che situazione di merda.
 
 
Il tempo non era dei migliori nemmeno oggi. Il cielo era ricoperto dalla solita nuvola grigia, per questo motivo avevo deciso di uscire con una semplice felpa addosso invece delle mie amate magliette a maniche corte.
Mi girai a guardare il ragazzo che camminava al mio fianco, scoprendolo con le mani nelle tasche della felpa che copriva una maglietta a maniche lunghe. Harry era di sicuro più freddoloso di me.
La situazione si faceva sempre più stancante a casa, non solo l’umore del riccio e di Alex andava peggiorando ma ora si parlavano anche e, fidatevi, preferivo quando non lo facevano. Ormai sono cinque giorni che si lanciano frecciatine, lei parla di Luke quando Harry è presente, mentre lui parla di Lela quando lei è nella stessa stanza. Quest’ultima poi, è una ragazza adorabile.
L’ho incontrata in un modo un po’ strano, l’altro ieri: mi ero appena fatto la doccia, era mattina ed io indossavo solo dei boxer grigi. Ero sceso al piano di sotto per andare a fare colazione e mi ero ritrovato Harry davanti, con una ragazza dai capelli neri. È stato sicuramente un momento imbarazzante, lei provava a non guardare il mio corpo e cercava di sposare gli occhi su qualsiasi altro oggetto nella stanza, mentre io ero tutto rosso dato che non la conoscevo. A quanto pare quei due hanno iniziato a “frequentarsi” da dopo la litigata di Harry ed Alex. Ovviamente a quest’ultima sta parecchio sulle palle la povera Lela.
Io ed il riccio entrammo nel solito parchetto, quello in cui lui ed Alex avevano litigato. Mi misi seduto sull’altalena mentre lui si posizionò con la schiena appoggiata ad uno dei pali che la reggevano.
“Allora, come va con Lela?” Spezzai il silenzio.
“Tutto apposto.” Mi guardò per un secondo, poi spostò le iridi su un albero ì vicino. “È una ragazza carina.”
“E già.” Sussurrai. “E Alex?”
Fece una risatina amara. “Sempre peggio.” Iniziò a scalciare qualche sassolino.
La storia di Luke che le girava sempre intorno lo stava divorando, l’avevo capito ormai. Così aveva deciso di rispondere giocando la carta ‘Lela’ contro di Alex.
“Non vuole ascoltarmi.”
“Che ci vuoi fare.” Sorrisi. “Lei è fatta così, alla fine tocca a noi accettarla anche con i suoi difetti.”
“Lo so.” Camminò lentamente, mettendosi seduto sull’altalena vicino alla mia e dondolandosi lentamente. “Lei è un uragano. Ti entra nella vita in maniera inaspettata…” Guardò il terreno. “…E poi arriva un momento in cui non riesci più a farne a meno.” Sorrise.
“Lo dici a me! Quando ci siamo conosciuti siamo finiti entrambi in punizione.” Ridemmo insieme a quella mia frase.
“Vuoi sapere come l’ho conosciuta io?” Mi chiese, voltandosi verso di me. Annuii quasi impercettibilmente, cos’ lui si inumidì le labbra e iniziò a parlare. “Eravamo piccolissimi, avremo avuto circa tre anni. A Holmes Chapel c’era una piazza dove di solito venivano tutte le nonne del paese a chiacchierare il pomeriggio e portavano i loro nipoti a giocare.  Di solito non mi piaceva andarci dato che non conoscevo nessuno, però mia nonna mi ci portò lo stesso, insieme alle mie due macchinine preferite: una rossa ed una blu.” Fece una pausa, passandosi una mano tra i capelli. “Mi misi a giocare vicino alla panchina dove era seduta la nonna, guardando da lontano delle bambine che giocavano con le barbie e bambini che se ne stavano in gruppo a combattere con i power rangers. Poi una ragazzina, Alex,  si avvicinò a me e mi chiese ‘posso giocare’? Io all’inizio rimasi sorpreso dato che tutte le femmine preferivano le bambole, ma annuii e le diedi la macchinina blu, dato che quella rossa mi piaceva di più e la volevo io.” Sorrise al ricordo. “E sai cosa fece?”
Mimai un ‘no’ con le labbra, allora Harry ricominciò a parlare.
“Lei me la lanciò addosso.” Non feci a meno di ridire, seguito da lui. “E mi prese la macchinina rossa dalle mani dicendo ‘voglio io quella bella’. Iniziammo a litigare e finimmo anche per picchiarci e piangere. Ma il giorno dopo Alex e sua mamma tornavano sempre lì, e io le ridavo la macchinina blu sperando che mi concedesse quella rossa, almeno per una volta, ma lei me la tirava addosso e si prendeva la più bella.”
“Che modo strano di conoscersi.” Esordii.
“E già. Ma con Alex le cose non sono mai normali, è tutta una continua sorpresa.”
***

Hello everyonee!
Come state? Non aggiorno da più di un mese e sono una zoccola, lo so.
Ma ora sono qui, a lasciarvi con un nuovo capitolo che è abbastanza lunghetto. Di sicuro avrei potuto fare di meglio.
Scusatemi ma quando non mi va di scrivere nemmeno mi sforzo a farlo, perchè: verrebbe di sicuro una merda; io non mi divertirei; di sicuro il capitolo sarebbe triste da tagliarsi le vene.
Mi dispiace ma è così, scrivo solo quando ho voglia di farlo e nonostante io provi ad aggiornare ogni settimana non ci riesco, infatti ci sono periodi in cui non scrivo un cazzo.
Ma alla fine penso che ognuno di noi sia qui per divertirsi, no? Insomma, io mi diverto scrivendo, voi vi divertite leggendo. Io di solito sono abituata a scrivere mini seghe mentali (me ne faccio a milioni, ma ne riporto solo alcune) che trasformo in storie. Difatti, come potete vedere, le mie storie non sono il massimo dell'originalità. Scommetto che solo tra la categoria 'One Direction' ci saranno almeno trenta storie con una trama simile a questa, ma non mi interessa. Dopotutto io sono qui per sognare, divertirmi e piangere con voi, non per fare una gara con le altre autrici a chi scrive la storia più originale. Altrimenti passerei notte a giorno a scervellarmi per cercare di trovare una trama super originale e non mi divertirei più, scriverei storie con la stessa allegria con cui faccio i compiti di latino (cioè pari a zero) e probabilmente voi le trovereste anche noiose. Per esempio, tra le mie autrici preferite ce n'è una che basa le sue storie su idee a dir poco banali, cose per niente originali e riproposte tremila volte (come per esempio i due che si odiano ma poi si innamorano per una scommessa, lo sfigato che si innamora della tosta della scuola, il barista che si innamora della riccona... etc). Ma è il modo che ha di strutturare le storie, di mandarle avanti che le rende stupende (a mio parere) e degne di essere lette.
Quindi, w  la non-creatività e le idee banaliii hahaha.
Vabe questo poema per dirvi che tanto non riuscirò MAI ad aggiornare entro la prossima settimana, nonostante ci proverò.
Per i curiosi, ecco i volti di Luke e Lela:

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Capitolo 25
*** Maybe ***











Questo sarà l’unico capitolo ad essere scritto in terza persona, per motivi che capirete leggendo.
se non capite lo spiego comunque nello spazio autrice hahaha.
 





Erano passate ormai due settimane, e le cose andavano degenerando. I battibecchi tra Alex ed Harry proseguivano ed i loro amici non sapevano più che fare per farli riavvicinare.
“Mi passi il sale?” Chiese la ragazza, al riccio.
“Non riesci a prenderlo da sola? Ti fanno male le mani?” Rispose quest’ultimo, con tono acido.
“Si, tantissimo.” Disse iniziando ad innervosirsi.
“A forza di fare seg…”
“Ecco il sale!” Louis alzò la voce, porgendo la saliera alla ragazza seduta vicino a lui.
“Ora smettetela di litigare ogni cazzo di volta che aprite la bocca!” Continuò, stufo.
“Scusa eh.” Risposero Alex ed Harry, piccati. Il castano ritornò a mangiare insieme a tutti gli altri presenti, in completo silenzio.
La cosa che lo turbava molto, oltre a queste situazione, era il fatto che Niall quasi non mangiava più. Lui lo conosceva bene, era il suo migliore amico da praticamente sempre e sapeva che mangiava più di qualsiasi altra persona nel mondo. E purtroppo sapeva anche che non sopportava le litigate, lo rendevano nervoso e ci stava male più lui che le persone coinvolte. E quando queste avvenivano gli passava la fame e mangiava il minimo indispensabile per non farlo svenire.
Ed ora lo osservava mentre se ne stava in silenzio a guardare le sue polpette giocandoci con la forchetta, con la faccia di chi gli è appena morto il gatto.
Louis era incazzato, perché se quei due volevano continuare a fare i coglioni stuzzicandosi come due bambini piccoli non li avrebbe più fermati, purché davanti a Niall non avessero tenuto la bocca chiusa.
“Luke ha detto che mi porta fuori a cena stasera!” Squittì Alex a Mabel, stando attenta a farsi sentire perfettamente dal riccio, lanciandogli occhiate fugaci per vedere la sua reazione.
“Davvero? E dove andate?” Chiese la rossa.
“Al China Garden!” Rispose lei sempre col tono di voce alto.
“Sai Niall, oggi io e Leila andiamo a cena fuori.” Annunciò il riccio prontamente, facendo finta di non aver sentito la conversazione tre le due amiche.
“Porti a cena quella vacca troia?!” Domandò Alex retoricamente.
“Tu vai a cena con quel coglione?!” Rispose Harry, nello stesso modo.
“Non è un coglione.”
“Non è una troia.”
“Infatti è una vacca, troia nel tempo libero.”
“Non è una vacca. E comunque le vacche non sono troie.” Si innervosì Harry.
“Lei è l’eccezione che conferma la regola.” Pronunciò prontamente Alex.
Harry alzò gli occhi al cielo, facendola innervosire ancora di più.
“Comunque divertiti con la vacca!” Ormai lei stava urlando.
“E tu divertiti col coglione!”
“Bene!”
“Super bene!”
Dopo questa frase entrambi si alzarono dalla tavola facendo strusciare rumorosamente la sedia sul pavimento ed uscirono a grandi passi dalla cucina.
Juliette sbuffò facendo roteare gli occhi al cielo, stufa.
“Ogni giorno la stessa storia.” Si lamentò.
Gli altri avevano la sua stessa espressione dipinta sul volto, Mabel si passò una mano tra i lunghi capelli, guardando la porta.
Non sarebbe più andata da quei due a farli ragionare un’altra volta, tanto non capivano. E lei era stufa di sorbirsi le loro sfogate un’altra volta.
 
 
“Ho bisogno di vestiti nuovi.” Constatava Alex rovistando nell’armadio.
“Ma ne hai già milioni.” Sbuffò Juliette, distesa sul letto con le braccia unite sopra la pancia, ad ammirare il soffitto. Che poi l’unica cosa da ammirare era una macchia color caffè che sporcava un angolo.
“Ma nessuno di quelli è abbastanza sexy da piacere a Luke.” Rispose trascinando i suoi piedi fino al letto. Rivolse uno sguardo speranzoso alla sorella.
“Che c’è?” Chiese la bionda, non capendo a cosa volesse arrivare l’altra.
“Mi accompagni a fare shopping?” Alex fece il labbruccio, sbattendo un po’ di volte le palpebre.
Juliette fece roteare gli occhi al cielo. “Ah, e va bene.” Si alzò di malavoglia e si rimise le scarpe.
A lei non andava molto di fare shopping, non le era mai piaciuto. Insomma, le piaceva vestirsi bene ma non aveva questa ossessione per i vestiti come sua sorella che ogni mese le chiedeva di andare a fare shopping, comprando tremila vestiti di cui poi non ne metteva neanche la metà.
Juliette era più il tipo da avere solo i soliti tre paia di jeans nel cassetto e le solite cinque magliette che le piacevano.
Si sistemarono entrambe, vestendosi leggere dato che fuori la temperatura era alle stelle. Prima di uscire chiesero a Niall se conosceva dei bei negozio dove comprare roba, ovviamente quest’ultimo non ne aveva idea, così Alex si demoralizzò un po’, ma riacquistò subito un sorriso dicendo “vabe, significa che andremo all’avventura!”.
Juliette non poté che seguirla, così si ritrovò in un piccolo negozietto a dare un voto ai vestiti che provava Alex.
“Questo ti fa il culo grosso.” Le disse mentre l’altra si specchiava.
“Dici?”
“Si.” Rise. “Sembri una ragazza di colore pronta a twerkare addosso a qualcuno.”
“Ah ah ah mi sto rotolando per terra dalle risate.” Disse Alex nel modo più serio possibile, piccata.
Ne provò altri due, uno blu elettrico ed uno nero senza spalline.
“Secondo me è più bello quello blu, ti sta meglio.” Le consiglio Juliette.
“Non so.” Sbuffò. “Forse a Luke piace più quello nero.”
Bugia.
Tremenda bugia.
Alex conosceva talmente poco Luke che non aveva la più pallida idea di che vestito gli potesse piacere e del parere del ragazzo poco le importava. Ma, anche se non voleva ammetterlo nemmeno a se stessa, sapeva che ad Harry quel vestito sarebbe piaciuto.
In realtà quello che non sapeva è che ad Harry lei sarebbe piaciuta con addosso persino i sacchi della spazzatura, quindi nemmeno l’avrebbe notato.
“Se lo dici tu.” Alzò le spalle la bionda.
Decise di prendere quello nero, poi fecero un salto in un bar li vicino per prendersi qualcosa.
“Allora… Sai in che ristorante Harry porterà Leila?” Chiese Alex facendo girare il cucchiaio nel suo cappuccino distrattamente.
“No, non mi ha detto niente.”
“Ah, okay.” Abbassò lo sguardo.
“Che Succede Alex?”
“Oh, niente di che.” Alzò le spalle. “Volevo solo sapere se porterà quella pecora da pascolo in un vero ristorante o in mezzo ai campi.” Disse seriamente facendo ridere Juliette che quasi le sputò il caffè in faccia.
“Ma che schifo Juls cerca di trattenerti!” Alzò la voce quando vide la sorella ripulirsi il mento su cui le era caduto il caffè ridendo.
“Non ti va proprio a genio Leila, ve?”
“No.” E con questa parola bevve un sorso di cappuccino riposando poi la tazzina con forza, un po’ di cappuccino uscì dalla tazza ed andò a sporcare il ripiano.
“Cazzo.” Imprecò, mentre la sorella tornava a ridere. “Non ci trovo niente di divertente, Juls.”
“Stiamo facendo un casino.” Rise l’altra.
“Ma che dici! Ora pulisco, non ci vuole tanto eh.” Fece per prendere i fazzoletti ma con la mano urtò la tazzina della bionda, facendola cadere per terra.
Entrambe si portarono le mani alla bocca imprecando mentalmente.
Alex tirò fuori dalla tasca dieci sterline che mise sul ripiano, prese Juliette per il polso e la fece correre fuori da quel bar in meno di due secondi, senza neanche chiedere il resto.
Camminarono velocemente per allontanarsi.
“Non possiamo nemmeno bere il caffè senza rompere qualcosa.” Disse la bionda, con la faccia tutta rossa dalle risate.
“NON raccontare questa figura di merda a Niall, so che lo farai.”
“Okay non lo farò.” Rispose la sorella.
Alex si fermò guardandola con un sopracciglio alzato, allora l’altra scoppio a ridere e “… Ma non ti prometto niente.”
La mora fece roteare gli occhi al cielo e si incamminarono verso casa.
 
 
“Sai già dove portarla stasera?” Chiese distrattamente Louis, continuando a guardare la tv.
“Si.” Annuì Harry.
“Dove?”
“Al China Garden.” Fece un sorrisetto che lasciava vedere un velo di giocosità, guardando il suo amico.
“Ma non è il ristorante in cui vanno anc…” Louis non fece in tempo a finire che venne interrotto dal riccio. “Si Lou, è quello.”
“Ma…” Provò a ribattere il castano, ma ancora una volta non riuscì a finire.
“Ci sarà da divertirsi.” Harry chiuse la conversazione, lasciando intendere a Louis cose che non avrebbe voluto sapere.
“E mo so’ cazzi.” Pensò quest’ultimo, immaginando la faccia di Alex scoprendo Harry e Leila a cenare nel suo stesso ristorante.
Ovviamente il riccio aveva scelto a posta quel ristorante, ma cos’aveva in mente di fare ancora non lo sapeva. Di sicuro niente di buono.
 
 
“Stai benissimo.” Sorrise Niall, mentre Alex ammirava la sua figura allo specchio. Aveva abbinato al vestito delle parigine dello stesso colore, con ai piedi delle creepers, rendendo l’outfit meno formale.
“Dici?”
“Certo, guarda che bomba sexy.”
Juliette scattò con uno schiaffo sul braccio del suo ragazzo, guardandolo male.
“Ahio, come sei aggressiva oggi!”
La bionda gli rivolse uno sguardo di fuoco, che fece ridere a crepapelle il ragazzo.
“Dai rega, fate i seri.” Li interruppe Alex. “Sicuri che sto bene così o dovrei mettermi delle ballerine sotto?” Si girò verso i due che non la filavano di pezza, troppo impegnati a darsi piccoli baci.
“Ah, lasciamo stare.” Disse fra se e se facendo roteare gli occhi al cielo.
In quel momento qualcuno suonò il campanello, Alex corse al piano di sotto con più felicità del dovuto, non prima di essersi scontrata con Harry e avergli gridato un “levati dai coglioni” però.
Aprì la porta e si ritrovò davanti un Luke sorridente.
“Hey!” Salutò Alex con un sorriso.
“Hey, wao, stai davvero bene!” Si complimentò Luke, spostando lo sguardo sul suo corpo.
“Hey amico!” Si mise in mezzo Harry con una bottiglia di birra in mano ed un sorriso che fece paura alla ragazza vicino a lui.
“Ciao Harry.” Lo salutò.
“Allora che fate stasera ragazzi, uscite?” Chiese il riccio ancora con quel sorriso inquietante.
“Beh, si, emh, andiamo a mangiare fuori.” Rispose Luke quasi imbarazzato.
“Oh ma che coincidenza, stasera anch’io esco con Leila.” E detto quello scoppiò a ridere, senza un preciso motivo.
Alex fece una risatina isterica, fulminandolo con lo sguardo. “Si interessante noi andiamo ciao addio è stato un piacere parlare con te.” Pronunciò tutto d’un fiato ed uscì il più veloce possibile, chiudendosi la porta alle spalle.
“Devi scusarlo, è ubriaco.” Inventò per spiegare a Luke lo strano comportamento del ragazzo.
“Ah, okay.”
I due si incamminarono ed in poco raggiunsero il China Garden, dato che si trovava lì vicino.
 
Alex era ormai uscita da venti minuti ed Harry se n’era andato un po’ dopo di lei.
In casa regnava il silenzio più totale. Mabel e Juliette erano chiuse nella camera della rossa, al corrente di dove sarebbe andato Harry a cena stasera, dato che quella bocca larga Louis l’aveva detto a tutti.
Persino al vecchio – e quasi morto – vicino di casa
“Dobbiamo andare al China Garden.” Disse Niall all’improvviso, spaventando l’amico.
“Ma sei fuori? Succederà un casino, non voglio trovarmi li quando Alex ucciderà a morsi ogni persona presente nel locale.” Gli rispose Louis, passandosi una mano tra i capelli.
Il suo amico continuava a camminare avanti e indietro davanti ai suoi occhi, cosa che lo fece innervosire.
“Ma pensaci, non ti piacerebbe sapere cosa stanno facendo?” Tentò di convincerlo.
“Beh…” Il castano lasciò la frase in sospeso.
Niall si sedette velocemente vicino a lui. “Dai! Ci mettiamo qualcosa addosso per non farci riconoscere, tipo occhiali e roba varia, poi prendiamo un tavolo e li spiamo.”
Se c’era una cosa davvero impossibile da fare era dire di no a Niall, non lo faceva mai nessuno, nemmeno Louis.
“D’accordo.” Annuì.
Si misero entrambi degli occhiali da sole con le lenti molto grandi, per coprirli meglio, infilarono in testa un berretto con la visiera e sgattaiolarono di sotto.
Stavano per aprire la porta di casa quando una voce li fermò.
“Cosa state facendo?” Chiese Mabel alle loro spalle.
Ai due gli prese quasi un infarto, si girarono di scatto scoprendo che con Mabel c’era anche Juliette.
“Noi stavamo…” Cercarono di prendere tempo per inventarsi qualcosa. “… Andando a farci un giro. Sai com’è, siamo amici, la notte è giovane…” Buttò giù Niall.
“Ah davvero?” La bionda alzo un sopracciglio incrociando le braccia al petto. “Quindi non state andando a spiare Alex ed Harry?”
“No!” Fecero una risatina isterica.
“E voi, cosa state facendo?” Louis cerco di cambiare argomento, notando che entrambe erano vestite per uscire ed indossavano dei berretti.
“Noi?” Mabel diventò tutta rossa. “Stavamo uscendo, sai com’è, siamo amiche, la notte è giovane…” Usò la stessa scusa patetica di Niall.
Juliette sospirò e bloccò l’amica. “Okay stavamo andando al China Garden per spiare quei due, contenti?”
“Anche noi.” Disse Louis.
Si guardarono tutti e quattro per un momento che parve interminabile, poi si sbrigarono ad uscire di casa e raggiunsero il China Garden in qualche minuto.
Dentro il locale era abbastanza carino, non molto grande come i ristoranti di Londra ma nemmeno tanto piccolo. Era arredato come ogni tipico ristorante Cinese che si rispetti: dipinti di dragoni ai muri, al bancone una piccola statua di Buddha e c’erano degli ideogrammi in cinese sulle porta che davano alla cucina.
“Un tavolo per quattro.” Disse Louis ad una cameriera, che subito li portò ad in un posto abbastanza appartato.
“Li avete trovati?” Chiese la rossa a bassa voce, aprendo il menù.
“Io ho trovato solo Alex, è seduta nell’angolo infondo.” Le rispose Juliette, tutti si voltarono molto lentamente verso quel tavolo e la trovarono a chiacchierare allegramente con Luke.
“Io non trovo Harry.” Si lamentò Louis, continuando a guardarsi intorno.
In quel momento la porta ci aprì, rivelando Harry che entrò con un sorrisetto divertito dipinto sul volto, affiancato da Leila che le teneva la mano.
Il riccio vide subito Alex e Luke che non l’avevano ancora notati, e non potè che esserne felici.
“Un tavolo per due.” Disse alla solita cameriera, che iniziò a fargli strada portandoli infondo alla sala. Proprio mentre stavano per arrivare al loro tavolo passarono accanto al tavolo di Alex, così Harry si fermò e li guardò divertito.
“Alex! Luke! Che sorpresa trovarvi qui!” recitò con un sorriso.
“Hey ragazzi!” Rispose l’altro, con il suo solito sorrisino dolce – e irritante, pensò Harry – dipinto sul volto.
“Ciao.” Salutò Leila timidamente.
Alex non aveva ancora aperto becco, e si era limitata a stirare le labbra in una sottospecie di sorriso, mentre uccideva in tutte le maniere possibili il ragazzo in piedi vicino a lei.
“Sono dei nostri amici, va bene qui.” Spiegò Harry alla cameriera che annuì e se ne andò, mentre i due si sederono sul tavolo li vicino.
Una volta accomodati, il riccio spostò leggermente il tavolo per farlo quasi sfiorare con quello di Alex e Luke.
Aprì il menù, iniziando a leggere i cibi che vi erano scritti.
 
“Cosa stanno facendo?” Sussurrò Louis, nascosto dietro al suo menù come tutti gli altri.
“Harry si è appena seduto al tavolo vicino a quello di Alex e l’ha avvicinato ancora di più, in pratica più che due tavoli per due sembra un tavolo per quattro!” Rispose Niall, sbirciando da dietro al menù.
“Cazzo.” Imprecò la bionda, passandosi una mano tra i lisci capelli.
“Stasera questo locale scoppia, me lo sento.” Disse Mabel.
 
Harry si stava piacevolmente divertendo a rovinare la serata a quei due ed Alex lo aveva notato.
Lui sapeva che in questo momento lei l’avrebbe volentieri ucciso e la cosa non faceva che rendere il tutto ancora più spassoso.
I piatti di Luke ed Alex arrivarono ed Harry colse l’occasione per rompere ulteriormente le palle.
“Spaghetti con gamberi?” Corrugò la fronte guardando il piatto della ragazza.
“Si, hai qualche problema? Luke ha scelto i piatti per entrambi, è una cosa romantica.” Rispose lei.
“Perfetto” pensò Harry e si sforzò di non sorridere compiaciuto.
“Ma non ti facevano schifo i gamberi?” Chiese con finta aria innocente.
“Non ti piacciono? Pensavo di si, scusa, se vuoi chiedo alla cameriera di portare qualcos’altro.” Parlò subito Luke, dispiaciuto.
“No, mi piacciono tantissimo i gamberi!” Sorrise lei.
“Davvero?” Chiese Luke.
“Davvero?” Lo imitò Harry, ma con un tono di sfida.
“Si Styles. Davvero.” Lo zittì lei bruciandolo vivo con lo sguardo.
La cameriera arrivò a chiedere le ordinazioni anche nel loro tavolo.
“Per me il pollo alle mandorle ed il riso saltato alla cantonese.” Annunciò Leila con un sorriso.
“Okay, tu cosa prendi?” Chiese la cameriera accennando al riccio.
“Lo stesso.” Rispose lui guardando Leila con un sorriso sghembo, cosa che fece arrossire le sue bianche gote.
“Ohw che cosa romantica, il nostro piccolo Don Giovani ha ordinato la stessa cosa!” Esclamò Alex con tono infantile ed una gelosia che la divorava.
Harry fece finta di non sentirla per farla incazzare, prese la mano di Leila ed iniziò a sussurrare cose dolci che avrebbero fatto sciogliere anche un iceberg.
Ma la cosa più triste è, che di tutte quelle frasi, non ne pensava nemmeno una. O meglio, le pensava, ma le stava dedicando alla persona sbagliata.
 
“Harry le ha preso la mano!” Esclamò Niall.
“Ad Alex?” Chiese Juliette.
“No! A Leila!”
“Ed Alex come ha reagito?” Domandò Mabel.
Niall fece un pausa che le lasciò capire tutto. “Meglio che non te lo dico.”
 
Nel ristorante entrò un marocchino con dei mazzi di rose rosse in mano ed iniziò a vagare per i tavoli in cerca di qualche ragazzo disposto a regalarne qualcuno alla sua bella.
Quando arrivò ai tavoli dei quattro “amici” Luke lo fermò per comprarne una.
“Per te.” Disse il ragazzo porgendola ad Alex che diventò paonazza in viso.
Harry lo guardò malissimo ma l’altro non lo notò.
“Compro due rose.” Annunciò ad alta voce al marocchino.
Dopo aver preso le due rose, le porse con dolcezza a Leila che diventò – se possibile – ancora più rossa.
Alex fece cadere la forchetta in modo davvero poco indiscreto. “Oh, accidenti!” Squittì e si abbassò per raccoglierla.
“Harry.” Sussurrò verso il riccio, e quando lui si girò nella sua direzione, lei lo prese per un braccio e lo fece chinare.
“Cosa hai intenzione di fare?” Sussurrò in modo incazzato.
“Cenare con Leila, e tu?” Rispose Harry con innocenza.
Questa cosa irritò ancora di più la ragazza che quasi non esplose.
Cominciarono a mangiare silenziosamente, lanciandosi occhiate assassine e, da parte di Styles, divertite.
All’improvviso Harry si alzò. “Devo andare al bagno, torno subito.” Disse a Leila.
“Anche io devo andare!” Sorrise Alex che lo affiancò ed iniziò a camminare con il riccio al suo fianco.
 
“Si sono alzati.” Mormorò Louis.
“Si sono alzati?!” Chiesero retoricamente gli altri tre, stupiti.
“Si, vanno verso il bagno. Non promette niente di buono.”
 
“Hai deciso di rovinarmi la serata!” Sbroccò Alex, facendo indietreggiare Harry che toccò il muro del bagno con la schiena.
“Assolutissimamente no.” Rispose lui con un sorriso divertito.
“Andiamo Harry! Mi prendi per culo?” Fece roteare gli occhi al cielo. “Stai facendo di tutto per mandare a puttane il mio appuntamento!”
“Hey, non sei mica il centro del mondo, non sono qui per questo.”
La ragazza lo guardò per qualche secondo, poi mormorò un “ma che ci parlo a fare con te” e fece per andarsene, ma il riccio la bloccò.
“Aspetta.”
“Cosa vuoi?” Disse esasperata.
“Solo dirti che oggi sei davvero carina. Ti sta bene questo vestito.” Mormorò Harry, puntando le due iridi in quelle di lei.
Questa frase la spiazzò, non se l’aspettava.
“G-grazie.” Balbettò, con un tono ancora leggermente incazzato.
“Sai a cosa stavo pensando?”
“A cosa?” Chiese Alex, senza pensarci.
“Che sei venuta qui con la persona sbagliata.” I loro visi erano a pochi centimetri l’uno dall’altro, i loro respiri si fondevano diventando uno solo.
Lei non sapeva a che gioco stesse giocando, ma tutto questo non le piaceva. Non le piaceva perché lei è incazzata con Harry, o almeno, dovrebbe esserlo.
Ci mise molto a collegare il cervello con resto del corpo, così strattonò via il braccio dalla sua presa e si girò, ma lui la fermò di nuovo, questa volta urlando in suo nome.
“Alex! Aspetta cazzo, ascoltami per una buona volta!”
“Esci dal bagno, esci dal bagno, esci dal bagno” pensò, ma non lo fece, mandò mentalmente a puttane Luke e rimase a guardare Harry camminare avanti e indietro cercando le parole giuste per dirle nemmeno lui sa cosa.
“Cos’altro vuoi?” Voleva dirlo con tono incazzato, ma la voce le uscì stranamente calma.
“Solo chiederti di ascoltarmi.” Quasi supplicò, lei non ebbe la forza di dirgli di no e chiuse la porta del bagno a chiave, appoggiandosi poi sulla parete fredda con la schiena.
Harry si fermò davanti a lei, prendendo un respiro profondo.
“Non trovo le parole, non so cosa dirti. Forse avrei dovuto fare questo discorso tempo fa, ma sai che non sono mai stato bravo a dire le cose giuste. O almeno, non a te. Con te non so mai cosa dire, ogni parola potrebbe essere sbagliata. Forse mi piace vederti sorridere, forse una tua risata mi riempie la giornata. Forse mi piace parlare con te, perché parli tantissimo, non ti stai mai zitta. Forse mi piace semplicemente abbracciarti, stringerti forte, stare sotto le coperte con te, farti il solletico e poi ricominciare tutto da capo. Forse sono solo uno stupido perché dovevo fare tutto questo discorso, che non ha ne capo ne coda, molto tempo fa. Forse ora tu non starai capendo niente, o starai valutando l’idea di scappare. Fallo pure se vuoi, ti lascerei correre da Luke senza nemmeno fermarti. A dir la verità forse proverei a fermarti, perché sennò mi farebbe troppo male. Forse mi piaci, forse mi piaci tantissimo. Ma sai perché sto rimanendo sul “forse”?”
Harry non aspettò neanche una risposta da parte di Alex, dato che era pietrificata a guardarlo confusamente, che continuò. “Perché avrei troppa paura che tu mi possa rispondere “fantastico” o “va bene” o, ancora peggio, “sti cazzi”. Così mantenendomi sul “forse” alla fine di questa conversazione potrei dirti “scherzavo” anche se non èvero, e continueremmo con le nostre vite.” Si fermò, un po’ perché gli mancava il fiato, un po’ perché non sapeva cosa dire o cosa fare.
“O potrei rispondere “piaci tanto anche a me”.” Alex tirò fuori tutto il coraggio che aveva in corpo per dire quelle parole, cercando di ricollegare il cervello alla bocca.
“Che hai detto?” Chiese Harry, spaesato.
“Posso chiederti un favore?” Ignorò la sua domanda.
“Certo.” Rispose il riccio.
“Baciami, ora.” Disse molto lentamente.
Styles pensava di aver capito male, così rimase a guardarla, incerto su cosa fare.
“Non sto scherzando, voglio che tu mi baci.”
Allora non se lo fece ripetere due volte, azzerò la distanza tra i loro corpi e andò a cercare quelle labbra tanto bramate, con le sue. Le catturò in un bacio colmo di confusione, passione e dolcezza.
Nessuno dei due stava capendo niente, non si stavano nemmeno più preoccupando dei loro compagni che avevano lasciato nel ristorante, non si stavano preoccupando nemmeno delle persone incazzate che bussavano alla porta gridandogli di uscire.
C’erano solo loro due, Alex ed Harry.
Il bacio divenne più passionale, tutti e due si godevano con felicità quel contatto che cercavano da tempo. Quando le labbra cominciarono a far male ad entrambi per la passione, si resero conto del tempo che scorreva e si staccarono, ripensando a tutto quello che stava succedendo fuori.
“Ed ora che facciamo con quei due?” Chiese Alex, guardandolo negli occhi.
Harry le teneva ancora i fianchi, i loro bacini si toccavano. Si guardò intorno, come se la risposta potesse apparire magicamente su un muro. Guardò la finestra al suo lato e gli venne un’idea.
“Scappiamo.” Accennò verso la finestra con un sorrisino divertito.
“Fai il serio, dai.” Rise Alex.
“Sono serissimo.”
Erano due pazzi incoscienti. Le persone normali non vanno a baciarsi in uno squallido bagno di un ristorante cinese, per poi lasciare i rispettivi compagni e scappare dalla finestra. Eppure la cosa li divertiva, quindi lo fecero.
Harry la aiutò a salire sul davanzale della finestra, poi la raggiunse ed insieme si spinsero avanti, per ricadere sul marciapiede di una via che costeggiava il ristorante.
“E adesso?” Chiese Alex, ridendo.
“Corri.”
La prese per mano ed iniziarono a correre via, nemmeno loro sapevano dove stavano andando, ma erano insieme e questo bastava.
***

HELLO EVERYONEEEE
si, sono proprio io, la vostra scrittriceeee
prima che vi spari qualche cazzata sul mio ritardo imperdonabile (come mettendo la scusa che mi hanno rapita gli alieni o cose del genere) vi volevo spiegare perchè ho scritto il capitolo in terza persona
come vedete, in questo capitolo si vede il pensiero di un po' tutti e sinceramente cambiando 574854 pov sarebbe venuta una cagata colossale, quindi ho deciso di metterlo così
(ma dal prossimo capitolo si ricomincia dal punto di vista della nostra cara alexxxx)
che dire di quei due, sono dei coglioni ma noi li amiamo lo stesso
no non è vero, a me cominciano a stare sul cazzo
spero che il capitolo vi sia piaciuto, ringrazio tutte (t u t t e) quelle che recensiscono, mettono la storia tra le preferite/seguite/ecc...
ringrazio anche quelle che mi hanno messo tra le loro autrici preferite (awaw, mi commuovoo)
per finire, vi auguro buon ferragosto perchè se continuo con questi ritardi il prossimo capitolo riuscirete a leggerlo forse entro fine 2014 hahaha (....non c'è niente da ridere, ansi....)
goodbye




 

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