Why me?

di lollipop 2013
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Bentornata a casa Mirea ***
Capitolo 3: *** Valknutr ***
Capitolo 4: *** Strychnos ***
Capitolo 5: *** Dhi Qar ***
Capitolo 6: *** Shadoen ***
Capitolo 7: *** L'Alleanza ***
Capitolo 8: *** Aria 51 ***
Capitolo 9: *** Zero Dark Thirty ***
Capitolo 10: *** La croce di Sant'Andrea ***
Capitolo 11: *** Progetto Alpha ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Mirea Santo è una giovane 23enne italo-americana che si trasferisce a Roswell in New Mexico da suo zio Luke Santo dopo che a New York, durante una rapina è stata accoltellata.
Mirea era un infermiera e prestava servizio come volontaria in Iraq. Lì, si trovò in mani nemiche e durante uno scontro a fuoco tra patrioti americani e ribelli afgani, Mirea morì. Qualcosa o qualcuno però l'ha riportata in vita... ma chi? Al suo risveglio sul suo braccio destro c'è inciso un simbolo.
Mirea scappa dal suo passato, rifugiandosi tra le braccia del suo amato cugino Steven. Sicura, che a Roswell, troverà la pace che cerca. Ma qualcosa di nuovo è all'orizzonte... 
Riuscirà Mirea a scopire chi la'ha riportata in vita e quale sia il significato di quel simbolo?
E Steven? Anche lui sembra nascondere qualcosa e le sue nuove amicizie insospettiscono la sua adorata cugina.

Salve gente, ho voluto accogliervi con questa breve introduzione per stuzzicare la vostra curiosità, spero di esserci riuscita. XD
Attendo le vostre opinioni con qualche piccolo commento, prima della pubblicazione del primo vero capitolo, che è già in fase di lavorazione.
Come avete potuto notare è una storia complessa e contorta (proprio come la mia testa) mi è venuta in mente dopo aver assimilato informazioni da svariate serie tv e film americani, insomma ho unito tanti effetti speciali che in tv vi propinano separatamente, quindi ci sarà da restare senza fiato, capitolo dopo capitolo. Ve lo assicuro!
Bene, detto questo passo a presentarvi i personaggi da me scelti. Per ora vi mostrerò i loro volti e vi dirò in anteprima i loro nomi... Per il resto dovrete aspettare il primo chapter.
;)

                                          Mirea Santo                             Steven Santo                             Shane McDonell
                              
                Derek West                       Halima Nagi                                  Iman Madani                             Layla Moore
   



 

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Capitolo 2
*** Bentornata a casa Mirea ***



(1)
About Mirea

New York: 2 mesi prima

Mirea cammina, quasi si trascina tra le strade dei sobborghi di New York. Guarda nel vuoto mentre il gelido venticello invernale raggela le sue guancia. La mano sinistra stringe il braccio destro, quasi per non perderlo. Tra le strade si accavalla l'odore dell'alcool misto a fumo provenire dai locali della zona, a quello degli hot dog del chiosco in fondo alla strada. Ancora qualche passo e poi svolta in un vicolo, buio e desolato. Non é lei a condurre il suo corpo... I suoi piedi fanno tutto da soli. Dinanzi a lei si alza un muro...
<< Oh accidenti dove sono finita... >> Si volta Mirea e fa per tornare indietro, la sua sbadataggine l’ha condotta in un vicolo cieco.
<< Ciao bella... >> una voce la fa sussultare, senza accorgersene Mirea finisce contro un muro... << Dammi tutti i soldi che hai... >> le intima un giovane visibilmente alterato. Mirea si tocca la spalla destra, li dove di solito é poggiata la tracolla della sua borsa.
<< Cavolo l’ho dimenticata sulla metro! >>Non ha soldi con se, ne un telefono.
Il suo aggressore non può andarsene senza ottenere nulla. La blocca contro il muro ed inizia a sbottonare la sua giacca. Urla, grida di aiuto non sortiscono effetto. La caotica New York non può ammutolirsi per ascoltare una richiesta di aiuto. Il malcapitato ragazzo non ha però fatto i conti con Mirea, lei non è come le altre ragazze. Lei è una tipa grintosa e combattiva. Uno, due, tre calci. Mirea scappa ma dopo solo pochi passi il ragazzo la riacciuffa e decide di fargliela pagare. Tira fuori dalla tasca un piccolo coltellino e lo ficca nel fianco sinistro di Mirea. Due pugnalate, prima di lasciarla sul marciapiede immersa nel suo sangue. Ancora cosciente Mirea fa pressione sulla ferita con la sua sciarpa di seta, come le hanno insegnato al corso da infermiera. Mentre, con l’ultimo lembo di voce che le resta prima di perdere i sensi, invoca aiuto.

Una luce accecante le penetra negl'occhi, Mirea li riapre lentamente e a poco a poco comprende dove si trova... É in ospedale!
<< Sono viva? >> chiede con una flebile voce alle figura ai piedi del suo letto.
<< Credo che qualcuno nei piani alti non voglia lasciarti morire bambina mia. >> suo padre si avvicina a lei schioccandole un bacio sulla fronte.
I medici dicono che è fuori pericolo ma dovrà comunque restare in ospedale per qualche giorno.
Dimessa, Mirea organizza le sue cose, ha fretta di lasciare le tetre mura dell’ospedale.
E’ strano ha lavorato per un po’ in questo posto eppure ora queste mura grigie le sono estranea. << Devo andarmene da qui prima che mi venga l’orticaria. >>
Il signor Santo fissa l’asfalto che scorre sotto le ruote della sua auto, è invecchiato, la sua vista non è più quella di un tempo. Inchioda lo sguardo sulla strada senza mai distoglierlo… << Che ne dici di andare a stare un po’ dallo zio Luke? >> Mirea guarda suo padre, capisce il senso delle sue parole…
Adrien Santo è un uomo sulla sessantina con non pochi acciacchi, che nella vita ha perso tutto, anche Mirea, si perché sua figlia non è più la stessa da quando è tornata dall’Iraq.
E’ disposto a stargli lontano se questo può servire ad aiutarla.
<< Vuoi che ritorni a vivere a Roswell? E cosa farei lì? >> ferma l’auto Adrien proprio dinanzi alla clinica dove ogni giorno lo aspetta l’infermiera  Rosaline che ha il compito di occuparsi di lui e di assicurarsi che non perda un giorno della sua dialisi.
<< Potresti riprenderti in mano la tua vita. >> << E tu papà? Cosa farai tu, qui da solo a New York? >> con la sua mano rude e calda Adrien accarezza il viso triste e crucciato di Mirea… << Va da mio fratello, passa del tempo con tuo cugino Steven e quando starai meglio torna da me. Io starò bene, sono anni che bado a me stesso da solo. >> sorride così da infondere sicurezza a sua figlia.

Roswell, New Mexico – Oggi.

Roswell è sempre la stessa. Una cittadina dispersa in mezzo alle montagne. Polvere e terra ricoprono le strade. I pochi abitanti si conoscono tra di loro e tutti ricordano la dolce Mirea Santo, la giovane volontaria della croce rossa che, nonostante la sua giovane età, ha salvato molte vite durante la guerra che riversa corpi sulle strade irachene.
Il taxi si ferma dinanzi alla dimora del bottegaio Luke Santo, nel cortile che precede l’abitazione, due ragazzi sono intenti a battersi in un sfida all’ultimo canestro. Sono alti, belli e muscolosi. I loro tratti somatici sembrano essere cambiati ma Mirea li riconosce. Quei sorrisi, quelle risate e poi, poi i loro occhi, quelli non possono celare le loro identità.
<< Caspita quanto sono cresciuti! >>
 
Iraq – Un anno prima.

<< Hey Mirea chi sono quei due ragazzi nella foto sul tuo letto? >> Caroline si accuccia sulla branda dell’amica interrompendo la sua lettura.
<< Sono dei ragazzini Caroline, trattieni i tuoi ormoni. >> << Saranno anche giovani ma sono davvero belli. >> Carrie è la veterana del gruppo, pur avendo poco più di trent’anni è l’infermiera con più anni di esperienza. << Lui è Steven mio cugino e questo alla mia sinistra è Shane, il suo migliore amico. >> Mirea mostra la foto alle sue compagne. Quell’immagine su carta plastificata ritrae un momento felice della sua vita. Uno di quei momenti che solo Steven e Shane sono capaci di farle trascorrere.

Roswell – Oggi.

<< Mirea. >> i due si accorgono di lei, le corrono incontro abbracciandola. Mirea riporta la sua mente al presente, affondando il suo corpo in quello atletico e sudato di Steven.
<< Ci sei mancata. >> anche Shane accoglie Mirea con un caldo abbraccio. << E’ bello rivedervi ragazzi. >> un sorriso si dipinge sulle labbra della giovane. Un sorriso sereno di chi vuol cercare di dimenticare le atrocità del passato.

Luke Santo è ai fornelli, impegnato nella realizzazione di piatti prelibati, che possano deliziare il palato della sua giovane nipote. A tavola si fa a gara, su chi riesce a spazzolare via per primo, tutto il cibo che vi è nel piatto. << Piantala Steven, somigli ad un animale. >> le risate, le battute e gli scherzi rallegrano la serata. Mirea osserva quella parte della sua famiglia che per tanto tempo le è mancata. Si sente a casa adesso, al sicuro.

<< Mi dispiace che tu debba dividere la camera con Steven, ma come ben sai la casa è piccola e non ho una stanza in più. >> << Tranquillo zio, non è la prima volta che io e Steve dividiamo la camera. >> Mirea prende possesso del suo letto e lascia che quelle calde coperte la cullino, fino a portarla nel mondo dei sogni. Steven è di fianco a lei, disteso su una brandina che cigola troppo… << Potresti evitare di muoverti, disturbi il mio sonno. >> Sghignazza Mirea, prendere in giro suo cugino minore è sempre stato il suo hobby preferito. << Domani compreremo un nuovo letto, non ho intenzione di restare su questo coso scomodo! >> un ultima risata e poi il buio.

Iraq – Un anno prima.

<< Hey Carrie, perché il campo è così vuoto, dove sono andati tutti? >> << C’è stata un emergenza nella zona nord, sono corsi tutti li. >> Mirea sistema i medicinali nella sua borsa e fa per uscire, un grido di aiuto la blocca sull’uscio della tenda. << Questa è la voce di Caroline! >> Carrie si fionda fuori, Mirea la segue. Di fronte a loro, nascosti da dei burqa di colore scuro, vi sono una decina di ribelli iracheni armati. Uno di loro tiene stretta Caroline, puntandole un coltello alla gola. << Dov’è il vostro quartier generale? >> gridano. Mirea e Carrie scuotono il capo, non è un informazione che viene data a delle semplici infermiere, e anche se lo sapessero non potrebbero dirlo, anche a costo delle loro vite. << Allora la vostra amica morirà! >> la punta del coltello viene infilata nella giugulare di Caroline, che inizia a sanguinare. << Nooo, fermati! >> urla Mirea…

Roswell – Oggi.

<< Nooo fermati! >> Steven sobbalza, cadendo dalla branda. Accende la luce per poi fiondarsi sul letto della cugina. << Mirea, sveglia. Svegliati è solo un incubo. >> << Lasciala ti prego, non ucciderla. >> urla Mirea e piange, pur continuando a dormire. Steven la scuote, fino a farla svegliare. << L’hanno uccisa Steven, l’hanno uccisa. >> si aggrappa alla canotta del cugino, stringendone un lembo nel pugno tremante… Steven la stringe tra le sue braccia, accarezzandole con dolcezza la lunga chioma nera.
<< E’ solo un incubo ok, solo un incubo. Calmati adesso. >> gli occhi verdi di Mirea sono intrisi di paura. La sua fronte è sudata e le sue mani non cessano di tremare. << Cerca di dormire… >> Mirea afferra la mano di Steven stringendola forte. << Ti va di dormire accanto a me, come quando eravamo bambini? >> Steven sorride, per poi infilarsi sotto le coperte e stringere Mirea tra le sue braccia.
Sorto il sole è arrivato il momento per Mirea di lasciare il comodo letto, dinanzi a lei, di fianco alla scrivania vi è posto uno specchio, uno di quelli lunghi sino al pavimento.
Senza volerlo Mirea vi si specchia e l’immagine che le si propone non è delle migliori.
Il suo pigiama color panna ricamato con teneri fiori rosa, è intriso di sangue.
<< Oh no ancora… >>

New York – Pochi giorni prima.

Mirea ripone le ultime cose nelle sue valige, l’indomani salirà sul volo che la riporterà nella vecchia Roswell.
Riposti anche gli stivali di pelle marrone, Mirea si getta sulla vecchia sedia a dondolo, i preparativi, anche di semplici bagagli, la sfiniscono.
Si dondola per un po’, poi una fitta sul fianco sinistro, lì, dove poco meno di un mese prima, quel balordo l’aveva accoltellata.
Mirea china il capo, il suo maglioncino rosso risulta essere più scuro in quel punto. Passa su di essa la mano destra, stupendosi di sentire al tatto il maglioncino umido.
Lo alza Mirea delicatamente, scoprendo il suo ventre ferito.
<< Oh mio Dio! >> i sei punti applicatigli all’ospedale sono saltati, uno dopo l’altro, riaprendo la sua ferita che con lentezza tenta di rimarginarsi.
<< Non ho fatto nessun sforzo, come è possibile che i punti si siano scuciti. >> chiede a se stessa quasi incredula.
Corre in bagno e tira fuori dal mobile del lavandino la sua cassetta del primo soccorso.
Sterilizza l’ago e poi da sola inizia a ricucirsi la ferita.
In Iraq ne ha ricucite tante, quanti soldati le sono sfilati dinanzi con le più crude delle ferite…

Roswell – Oggi.

Come pochi giorni prima, Mirea sfila dalla sua valigia il kit d’emergenza del primo soccorso e si ricuce nuovamente la ferita.
Scuote il capo, come possono dei punti scucirsi due volte a distanza di pochi giorni?
Mirea non se lo spiega, sa solo che nell’ultimo periodo le sue ferite non guariscono come dovrebbero, anche il più piccolo graffio ci impiega molto tempo per rimarginarsi.
Fa in tempo a mettersi l’ultimo punto, poi sente bussare sulla porta…
<< Un attimo. >> Mirea infila frettolosamente una canotta e spinge con un piede la maglia sporca di sangue sotto al letto, poi apre la porta.
Steven entra di fretta nella stanza, Mirea sorride nervosamente per poi nascondere il suo braccio destro dietro la schiena, lì dove c’è impresso quel tatuaggio, quel marchio misterioso, diventato un grattacapo da risolvere per la ragazza.
<< Scusa, devo prendere il mio zaino. Ci vediamo stasera. >> Steven saluta sua cugina con un leggero bacio che sfiora la sua guancia, poi corre via. Sembra non essersi accorto di nulla, e il nulla è ciò che Mirea vuol lasciar trapelare.
Ci sono molti punti interrogativi nella sua vita, molte situazioni strane da risolvere. Misteri che l’hanno indotta a tornare a casa.
Dopo l’Iraq la sua vita è cambiata, ora sente il bisogno di ridargli un senso, ma prima, deve arrivare a capo di tutto, ripartendo dall’inizio…

 
 

Mirea Santo.

Steven Santo.

Shane McDonell.


Nota Autrice:
Ecco a voi il primo capitolo della mia nuova storia originale.
Tengo particolarmente a questo progetto e spero di non aver deluso le vostre aspettative con questo primo capitolo.
Si evince la drammaticità della storia in quete poche righe, il lato sovrannaturale ancora non è emerso, ma presto arriverà...
Grazie in anticipo a tutti coloro che passeranno a leggere la storia.
Spero in qualche vostro anche piccolo commento, ho bisogno di sapere cosa ne pensate.
Qualora vogliate vi attendo settimana prossima nel secondo capitolo.

xo lollipop 2013



 

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Capitolo 3
*** Valknutr ***


 Premessa: Quando dopo gli about dei personaggi leggete la parola "oggi", vuol dire che in quel momento la storia è ambientata nel presente quindi tutti gli avvenimenti avvengono a Roswell in New Mexico.
 
(2)

About Shane – Oggi.

Zaini in spalla Steven e Shane prendono posto al loro banco, nella classe della signorina Chamberlaine. L’ora di chimica è la più noiosa per i ragazzi…
<< Signor McDonell, da oggi lei cambierà partner di laboratorio. >> Shane posa il suo sguardo disperato su Steven. Tra i due quello bravo nello studio è sempre stato il giovane Santo.
La Chamberlaine con un gesto della mano chiama a se una ragazza, che da sola è seduta al primo banco. E’ una nuova studentessa. Ha il corpo minuto e lunghi capelli neri che le scendono lungo tutta la schiena. Gli occhi leggermente tirati di un colore simile a quello del ghiaccio… Davvero bella.
<< Lei è Halima Nagi, è una vostra nuova compagnia. E’ straniera, ha qualche difficoltà ad ambientarsi e chi meglio della stella della nostra squadra di basket può aiutarla. >>
Shane lascia a malincuore il suo posto, è lui la stella del basket, il ragazzo più popolare della scuola. Steven con un gesto ironico della mano saluta il suo compagno di scorribande, Shane prende posto di fianco alla giovane Halima che con fare impacciato lo saluta a stento.
<< Io sono Shane, benvenuta alla Major High School! >> tende la mano verso la ragazza che con timore gliela stringe, lasciandogli un lieve sorriso.

About Mirea – Oggi.

Steven e Shane entrano in camera facendo rimbalzare la palla da basket sul pavimento. Mirea alza gli occhi dal suo libro e con sguardo inquisitorio guarda i due giovani…
<< In questi ultimi giorni siete piuttosto arzilli e rumorosi? Che avete? >>
Steve sudato e con la tuta impolverata, salta sul letto di Mirea, piegando il busto verso le sue gambe, in modo da sostenersi. << E’ colpa sua. >> punta il dito contro Shane, che è intento a giocherellare con il computer. Il giovane alza il capo e con occhi incrociati guarda il suo amico. << Si è innamorato! >> ride Steven mentre il viso di Shane arrossisce lievemente. << E chi sarebbe la fortunata? >> i due cugini Santo stuzzicano il mal capitato Shane, che però non fa una piega e continua la sua partita a flipper. << Si chiama Halima Nagi, è una nuova studentessa ed’è la compagna di laboratorio di Shane. Dovresti vederli Mirea, quanto sono teneri insieme… Ridacchiano, lei lo aiuta con i compiti e lui le manda messaggini. Si conoscono da una sola settimana ma ormai passa più tempo con lei che con me. >> china il capo Steven con espressione triste mentre Mirea gli accarezza i capelli in modo consolatorio. All ultima affermazione di Steve, Shane si allontana dal computer, lanciandosi anche lui sul letto e sul corpo della povera Mirea, per poi abbracciare forte Steven… << Ma cosa dici gelosone… Nessuna ragazza si metterà mai tra noi, sei tu l’unico che amo. >> Mirea scoppia in una fragorosa risata, una di quelle che da un po’ non comparivano sul suo volto, per poi essere seguita dai due giovani ragazzi.

About Shane – Oggi.

<< La mangi questa mela? >> Steven sfila via dal vassoio di Shane il suo frutto per poi addentarlo con voracità. << Prego fa pure. >> digrigna infastidito tra i denti, Shane.
La campanella suona, l’ora per il pranzo è terminata, i due devono rientrare in classe per il proseguo delle lezioni. Mentre attraversano il cortile che separa il refettorio dall’aula di filosofia, i due ragazzi si imbattono in Halima. << Ecco la tua amata… >> canticchia Steven sottovoce, nell orecchio dell’amico. << Piantala! >> lo spinge via Shane, mentre Halima a passo svelto si avvicina a loro. << Ciao ragazzi. >> col viso dolce ed impreziosito dalle fossette sulle guance che le compaiono ogni volta che sorride, Halima saluta i due.
<< Ciao Halima. Ok Shane io mi avvio in aula ci vediamo dopo. >> Steven fa per andarsene, lasciando così l’amico da solo con la sua nuova “fiamma”.
<< No aspetta Steven, volevo chiedere una cosa ad entrambi. >> corruga la fronte Steven, per poi avvicinarsi nuovamente ai due. << Sapete… Oggi è il mio compleanno e - - - >>
<< Oh Halima auguri. >> Steven abbraccia la ragazza che, un po’ sorpresa, resta pietrificata dinanzi a tale gesto. Shane accortosi dell’imbarazzo della giovane, tira a se l’amico lanciandogli un occhiataccia. << Grazie. Comunque, i miei genitori hanno organizzato una festa per me, invitando tutti i miei vicini. Persone che neanche conosco… >> china il capo Halima arrossendo in modo evidente. << In realtà, a parte voi due, non conosco nessun altro qui a Roswell, ma mia madre vuole comunque che io inviti dei miei compagni di scuola pur non conoscendoli… Non potrei mai fare una cosa del genere! Quindi, mi chiedevo se voi due potreste venire, anche solo per un ora, giusto il tempo di mangiare una fetta di torta. Mi salvereste dalle grinfie di mia madre e da una serata noiosa. Potete portare chi volete… Anche, anche le vostre fidanzate… >> balbetta Halima. Il clima tra i tre si raggela, l’imbarazzo è palpabile… << Ok, qui c’è scritto il mio indirizzo, se vi va di venire… io sarò li. Ciao! >> lascia nelle mani di Shane un bigliettino e poi scappa via Halima, a passo veloce e a testa china raggiunge la sua aula.
Shane infila il biglietto nella tasca, senza prestargli importanza. << Ci andiamo vero? >> chiede Steven quasi sicuro della risposta. << No, perché dovremmo. >> Steven frena i suoi passi, fermandosi di fonte all’amico. << Non vuoi andarci? Andiamo Shane, quella ragazza ci ha quasi supplicato di aiutarla. >> sotto lo sguardo inquisitorio di Steven, Shane tenta di accampare scuse… << Non mi sentirei a mio agio alla sua festa… Insomma la conosciamo solo da pochi giorni… >> << Proprio per questo. Pensaci, è una ragazza straniera in un paese da lei sconosciuto, che non parla neanche fluentemente la nostra lingua… Si sentirà piuttosto sola e noi siamo gli unici che lei conosce. Andremo a quella festa, e non si discute! >> Shane storce il naso a quest’ultima battuta dittatoria di Steven, per poi sorridere ed acconsentire alla sua affermazione.

About Mirea – Oggi.

<< Ciao cugina. >> Steven seguito dall immancabile Shane irrompe nella camera dove un infreddolita Mirea è intenta ad infilarsi delle calze… << Hey, non si usa bussare. >> i due ragazzi fanno dietrofront attendendo che Mirea si rivesta e dia loro il permesso ad entrare nella stanza. << Cosa c’è di così urgente? >> Shane pronuncia un sibillino “scusa” arrossendo oltremodo. << Cugina, stasera andiamo ad una festa! >> Mirea alza un sopracciglio, ha ben altro a cui pensare che prendere parte a stupide festicciole.
<< Non voglio sentire un no come risposta. Sei qui da più di due settimane e non sei mai uscita da questa camere. Passi da un libro all’altro… non ti fa bene, lo dico per la tua salute, quindi stasera indossi un bel vestito e vieni a far baldoria con me e Shane. >>
<< Grazie per la proposta ragazzi ma davvero non sono in vena. Sono un po’ stanca. >>
Steven apre l’armadio dove sono riposti i vestiti di Mirea ed inizia a spulciare al suo interno… << Stanca? Ma se non fai altro che poltrire dalla mattina fino alla sera. Ecco… Questo è perfetto! >> poggia un vestito nero sul letto, uno di quelli che Mirea non indossa da una vita, di certo in Iraq non avrebbe potuto metterlo e da quando ha fatto ritorno a casa non ne ha avute molte di occasioni per svagarsi, uscire e di indossare qualcosa di più scomodo ma sicuramente più femminile di un semplice paio di jeans.

Costretta a forza, Mirea viene condotta a casa Nagi. Una dimora lussuosa nella zona residenziale a sud della piccola Roswell.
La musica classica e raffinata si ode sin dall’esterno dell’abitazione, decine di persone vestite con abiti eleganti fanno il loro ingresso nell’abitazione.
Stretta ai bracci di Steven e Shane, Mirea tira un lungo sospiro, poi un passo dopo l’altro su quei tacchi che tanto le dolgono i piedi, si accomoda nel gran salone della famiglia Nagi.
<< Ragazzi siete venuti… >> il vestito rosso e il sorriso caldo di Halima accolgono i tre giovani, poi il suo sguardo va a posarsi su Mirea. << Lei è mia cugina. Mirea Santo. >> Steven si prodiga a presentare le due ragazze e poi… la festa ha inizio!
I genitori di Halima spingono la ragazza a ballare un lento col suo amico Shane. I due, timidi e rossi in viso aprono le danze. << Allora cugina ti va di ballare? >> Mirea fa per accettare l’invito di Steve quando, si accorge di una giovane ragazza dai lunghi boccoli oro che da lontano guarda con interesse Steven… << C’è qualcun'altra a cui potresti chiedere di ballare. >> Steve corruga la fronte, fino a quando Mirea non gli indica la ragazza che, nascosta in un angolo non fa altro che fissarlo. << Ti dispiace se ti lascio qui da sola? >> Mirea scuote il capo sorridendo. << Ok. Tanto non credo che resterai da sola per molto. Sei uno schianto e la stanza è piena di bei ragazzi single. >> Steven le lascia un occhiolino e poi si lancia alla conquista della sua “preda”.
Orfana dei suoi due accompagnatori, Mirea vaga tra le stanze della residenza Nagi, fino ad entrare in quella che sembra essere una biblioteca.
Mentre sorseggia il suo drink analcolico, la ragazza posa lo sguardo su i titoli dei vari volumi impolverati posti sugli scaffali.
I suoi occhi si soffermano su una collana di circa cinque libri dai titoli in lingua straniera…
<< Sembra arabo! >> borbotta tenendo lo sguardo ben fermo su quei libri, poggia il bicchiere sulla maestosa scrivania posta al centro della stanza per poi prendere tra le mani uno di quei libri e sfogliarlo con parsimonia.
Su una di quelle pagine vecchie ed ingiallite, che quasi odorano di vecchio… Mirea nota un simbolo a lei familiare. Si alza la manica destra della sua giacca da sera nera, scoprendo così il braccio dove vi è inciso quel marchio… << Sembra essere stato fatto dalla stessa mano. >> bofonchia fra i denti.
<< Mio padre non vuole che si tocchino i suoi libri… E’ piuttosto geloso delle sue cose! >> Halima entra nella libreria e si avvicina a Mirea.
<< Scusami è che sono stata attirata da questi simboli… Che lingua è? >> << La mia. >> sorride divertita Halima. << E’ arabo, io sono nata in Iraq, pur avendo vissuto gran parte della mia vita in Francia, nella città natale di mia madre. >> Mirea gira il libro aperto verso Halima, mostrandole la pagina sulla quale si era soffermata la sua attenzione. << E tu parli arabo? >> << In realtà non molto, mio padre ha provato ad insegnarmelo ma fa a cazzotti con la lingua francese… >> Mirea vede negli occhi color ghiaccio di Halima, l’unica persona in grado di aiutarla, l’unica capace di rispondere a tutte le sue domande. << Sai dirmi cos’è questo simbolo? >> tre triangoli, intrecciati l’uno nell’altro, riempiono la pagina numero 38 del libro. << Non saprei… ma posso informarmi, se vuoi. >> Mirea sorride, felice che qualcuno possa aiutarla a capire. << Si ti prego! >>

L’orologio a pendolo che riempie un angolo del maestoso salone di casa Nagi, segna le 24. E’ ora di tornare a casa. Mirea saluta Halima con un abbraccio per poi lasciargli, in modo discreto nella mano, un pezzetto di carta con su segnato un numero.

About Halima – Oggi.

L’orologio digitale posto sul comodino segna le due. E’ notte fonda e tutto tace. Halima, nascosta dalle sue coperte e illuminata solo dalla luce fioca della bajour, digita a raffica sulla tastiera del suo portatile. Libri arabi sono sparsi su tutto il letto, e quel simbolo, quei tre triangoli intersecati tra di loro, passano e ripassano dinanzi ai suoi occhi.
Ha promesso a Mirea di aiutarla, di scoprire cosa fosse, cosa significasse quel disegno ed’è ciò a cui sta lavorando da ore.
Il sole inizia a sorgere e gli occhi di Halima stanno per chiudersi… << Ci sono. Eccolo! >> un gran balzo per poi fiondarsi sotto la doccia, dell’acqua fredda l’aiuterà a scrollarsi di dosso la notte trascorsa in bianco. Vestitasi digita il numero scritto sul pezzo di carta datogli da Mirea. << Credo di aver trovato ciò che cercavi, ci vediamo nel cortile della scuola all’ora di pranzo. >> messi a posto i libri di suo padre, Halima prende i suoi appunti e si dirige a scuola.

About Mirea – Oggi.

Coperta dalla sua solita giacca di pelle nera, Mirea entra nel cortile della Major High School, li dove Halima Nagi le aveva dato appuntamento. L’orologio appuntato al suo polso segna le 13.30, è l’ora di pranzo per gli studenti.
Decine e decine di ragazzi camminano alla ricerca di un tavolo libero, stringendo tra le mani i loro vassoi ricolmi di cibo.
Mirea si fa spazio tra la folla, alla ricerca del tavolo dove l’attende Halima. Poi la vede, la giovane sventola la sua mano, in modo da attirare l’attenzione della ragazza.
<< Ciao Halima. >> << Ciao a te Mirea. Vuoi favorire? >> il vassoio dinanzi alla giovane francese è pieno di cibo che a Mirea fa venire la nausea.
Ultimamente tutto ciò che mangia le provoca disgusto, quasi come se i sapori di questi cibi, le fossero estranei. << Halima, cosa hai scoperto su quel simbolo? >> << Prima di dirtelo vorrei sapere perché ti interessa tanto… Sai è un tantino macabro… >> Mirea storce il naso, poi sente il bisogno di confidare a qualcuno ciò che le è accaduto… Si disfa della sua giacca, restando così coperta da una canottiera che le lascia le braccia nude.
Gira l’avambraccio destro Mirea, mostrando ad Halima ciò che è marchiato su di esso.
<< Ma è il simbolo che mi hai fatto cercare… Te lo sei fatto tatuare senza sapere cosa voglia dire? >> << Non esattamente… >>

Iraq – Un anno prima.

Un grande tonfo fa tremare e sgretolare le deboli travi che sostengono la capanna dove Mirea è rinchiusa. La ragazza trema e si copre il capo. Poi un altro colpo, stavolta più vicino… L’urto, violento scaraventa il corpo inerme di Mirea nella zona a nord di Baghdad. Poi, poi il buio. Persone impanicate urlano, piangono, ma nessun si sincera delle condizioni della giovane distesa sul suolo. Non è un irachena, la sua pelle, i suoi vestiti lo dimostrano. Gli iracheni hanno paura, una paura che li tiene lontani anche dalle loro ombre.
<< Generale Miles, che ne facciamo del corpo? >> chiede il soldato semplice Finch.
<< Generale Miles, a che ora ha dichiarato il decesso dell’infermiera Santo? >> chiede la dottoressa Cruz.
Mirea giace su di una branda, ricoperta sino al collo da un lenzuolo bianco, le voci intorno a lei, le arrivano alle orecchie come echi lontani.
Lentamente Mirea apre gli occhi, cercando di capire dove si trovi, i suoi ricordi la riportano a quella baracca dove era prigioniera di mani nemiche.
Le orecchie le fischiano, reazione tipica che sussegue lo scoppio ravvicinato di una mina.
 << Dov-ve son-o? >> chiede con voce incerta e tremante Mirea alle persone che circondano il suo letto… La dottoressa Cruz che ha tentato di rianimarla, di farle riaprire i suoi profondi occhi azzurri, si volta udendo quella voce… << Mirea? >> chiede con timore  e sorpresa. I presenti nella stanza si avvicinano cautamente al letto di Mirea, chinandosi verso di lei. << Ma come è possibile… >> l’incredulità del generale Miles, è la stessa che vi è dipinta sui volti degli altri presenti.

I giorni passano e la giovane infermiera Mirea Santo sembra stare meglio. << Buongiorno signorina Santo, come si sente oggi? >> Avere ai piedi del proprio letto il generale Miles, non è una cosa che capita a tutti, Mirea si sente privilegiata ma è anche sorpresa da tutta questa attenzione rivoltagli. << Meglio generale, la ringrazio. >> << Ciò che le è successo signorina, è un vero miracolo. Il suo cuore ha cessato di battere per trenta minuti per poi ripartire, così come se nulla fosse successo. E’ qualcosa che la medicina non può spiegare… >> e di certo non è Mirea a sapere la risposta…

<< Sei felice di tornare a casa? >> chiede la giovane infermiera Chace, che, amorevolmente, si è presa cura di Mirea nei giorni seguenti al suo risveglio.
Mirea si alza dal suo letto e si sveste della sua camicia ospedaliera, per indossare gli abiti da civile con i quali ritornerà tra le braccia di suo padre a New York.
Sul suo braccio destro però si evince una macchia nera, qualcosa che non aveva notato prima… << Cos’è? >> chiede a se stessa…
Corre a far vedere quel simbolo per lei informe al generale Miles, cercando in lui spiegazioni plausibili. << Non so cosa voglia dire ma, quando ti abbiamo trovata priva di sensi, ti trovavi nella zona a nord di Baghdad, lì, la gente del posto usa dipingersi il corpo con simboli che, apparentemente non hanno alcun senso. >> << Generale, le chiedo il permesso di recarmi in quella zona, per capire chi, tra gli iracheni residenti, ha tatuato questo simbolo sul mio braccio. >> il generale Miles scuote il capo. << Mi dispiace signorina Santo ma non posso darle il permesso. Quella zona è a rischio, i ribelli ne hanno preso possesso. >> Mirea non può ribattere, agli ordini del generale bisogna solo obbedire!
 
Roswell – Oggi.

<< Qualche giorno dopo, io stavo per salire sull’aereo che mi avrebbe riportata a New York, quando, alla base arrivò la notizia che una bomba aveva colpito la zona nord di Baghdad e purtroppo tra i civili non vi erano superstiti. >> Halima ha gli occhi sgranati, ha ascoltato la storia di Mirea col fiato sospeso. Qualche lacrime che, sfuggita alle sue mani le riga il viso. << Whao, questa versione della storia proprio non mel’aspettavo… Ma adesso tu stai bene? >> << Più o meno… Se riesco a scoprire cosa mi è successo forse starò meglio! >> Halima porge dei fogli stampati a Mirea… << E’ questo il simbolo che hai tatuato vero? Bene, il suo nome è Valknutr, gli indiani ma anche alcuni gruppi arabi lo usano come emblema di doppia vita. Viene visto come una figura oscura, perché riporta in vita i morti, ma i credenti, lo vedono anche come un segno di luce e lo usano per indicare quelle persone meritevoli di una seconda possibilità, una seconda vita appunto. >> il cervello di Mirea inizia ad immagazzinare tutte queste nuove informazioni…
Lei è morta, morta clinicamente per mezz’ora per poi svegliarsi inspiegabilmente, che sia questo marchio ad averla riportata in vita?
<< C’è dell’altro Mirea. >> la giovane libera la mente e torna a posare nuovamente la sua attenzione su Halima… << Chiunque porti sul proprio corpo questo simbolo, ha avuto la fortuna di ricevere una seconda possibilità, ma ci sono anche delle conseguenze… La persona diventa debole, il suo sangue è alterato e non si coagula più normalmente, se davvero questo simbolo centra con quello che ti è successo in Iraq, potrebbe aver causato dei problemi al tuo organismo… >> Mirea si porta la mano sul ventre, lì dove quella cicatrice continua a riaprirsi. Le sue ferite faticano a rimarginarsi ed ora ne sa il motivo… Resta da capire chi e perché ha voluto riportarla in vita…
<< Halima, ti chiedo di non raccontare nulla a Steven e a Shane. Questa storia deve restare un segreto tra di noi. >> la ragazza acconsente alla richiesta di Mirea. << Farò altre ricerche, voglio aiutarti Mirea… Puoi contare su di me. >> Mirea sorride per poi salutare la sua nuova amica e lasciarla alle sue ore di lezione.
Con la mente colma di pensieri Mirea vaga tra i cortili della Major High, fino ad imboccare il tunnel che conduce al campo da bascket.
Da lontano una voce a lei familiare la fa risalire dal suo assopimento. Mirea si guarda intorno, sino a vedere in lontananza un gruppo di ragazzi, tra di loro ci sono anche Steven e Shane.
Mirea si avvicina, cercando di riconoscere i volti di quei due ragazzi che sono con loro… ma Mirea sembra non averli mai visti prima.
C’è un ragazzo alto, moro e dai tratti tipicamente stranieri, ha la pelle olivastra. Ne ha visti tanti come lui in Iraq.
L’altro ragazzo sembra essere più grande, potrà avere circa la stessa età di Mirea o forse di più. Anche lui ha colori scuri, tranne per gli occhi, quelli sono chiari, anche da una discreta distanza Mirea riesce a vederli… e poi la barba, incolta, gli dona un aria matura e al contempo misteriosa.
Ad un tratto una ragazza bassa ed estremamente magra si avvicina al quartetto di ragazzi, iniziando a parlare furtivamente con loro…
Tutti gli studenti sono nelle loro aule, perché Steven e Shane sono ancora qui fuori? E’ ciò che si chiede Mirea e, a passo svelto, sta per andare a chiederlo di persona a loro…




 

Halima Nagi.

Shane McDonell.

Steven Santo.

Mirea Santo.


 
Nota Autrice:

Salve gente, grazie per aver letto questo capitolo di Why me? spero possa esservi piaciuto.
In questo capitolo abbiamo conosciuto un nuovo personaggio, la arabo/francese Halima. Che ne pensate di lei, vi ha fatto una buona impressione?
Lasciatemi qualche commento/recensione, voglio davvero sapere cosa ne pensano della mia storia tutti coloro che leggono in silenzio, quindi battete un colpo di tanto in tanto ;)
Vi aspetto la prossima settimana con un nuovo capitolo. A presto!

xo lollipop 2013 

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Capitolo 4
*** Strychnos ***


 Premessa: Quando dopo gli about dei personaggi leggete la parola "oggi", vuol dire che in quel momento la storia è ambientata nel presente quindi tutti gli avvenimenti avvengono a Roswell in New Mexico.
* P.S: Non chiedetemi il perchè di una parte del capitolo scritta in grassetto, non è una mia scelta, efp oggi è impazzito!
 
(3)
 

About Mirea - Oggi.

Quel parlottare in privato e sottovoce, insospettiscono Mirea. La ragazza si avvicina al gruppetto a passo veloce e deciso. Il più grande del gruppo la nota e fa cenno ai suoi compagni di voltarsi. Steven si gira e vede sua cugina avvicinarsi... << Che ci fa qui? >> borbotta fra se e se. << Steven, Shane. Cosa ci fate qui fuori, le lezioni sono riprese. >> li rimprovera Mirea con tono autoritario. << Stavamo per andare, tu piuttosto... Cosa ci fai qui? >> non può dire la verità, ha fatto promettere ad Halima di tacere, ora non può spifferare lei stessa tutto. << Sono venuta a rivedere il mio vecchio liceo... Ho avuto un pò di nostalgia. >> dopo aver spudoratamente mentito a suo cugino, Mirea punta i suoi occhioni azzurri sui tre ragazzi a lei sconosciuti. Steve se ne accorge e si prodiga subito a presentare i tre giovani alla cugina. << Mirea loro sono Derek, Iman e Layla dei miei amici. Ragazzi lei è mia cugina Mirea. >> Mirea corruga la fronte per poi indicare il ragazzo che sembra essere un suo coetaneo... Il suo nome è Derek. << Tu non sei un pò troppo grande per frequentare questo liceo? >> << No, lui non frequenta la scuola. Passava di qui e si è fermato a salutarmi. Lavorava nella bottega di mio padre lo scorso anno e siamo diventati molto amici. >> Steven evita di far rispondere Derek prendendo lui la parola.
<< Ok noi ora dobbiamo rientrare in aula. Ci vediamo a casa Mirea. >> Steve scocca un bacio sulla guancia della cugina per poi rientrare a scuola seguito da Shane, Iman e quella che sembra essere la sua ragazza, la minuta Layla.
Derek saluta con un cenno della testa Mirea per poi imboccare l'uscita. La ragazza si guarda intorno insospettita per poi lasciare anch'essa il liceo.

About Steven - Oggi.

<< Maledizione Steven, tua cugina stava per scoprirci... >> sbotta Iman battendo un pugno contro l'armadietto di metallo. Layla lo zittisce, qualcuno degli insegnanti potrebbe sentirli. << Mirea è un problema mio Iman. Non preoccupartene. >> il giovane non sembra essere convinto delle parole di Steve ma decide comunque di lasciare risolvere il "problema" a lui.
Iman incrocia le dita della mano con quelle dell'esile mano di Layla e insieme abbandonano il liceo. << Dai Steve, rientriamo in classe. >> Shane poggia una mano sulla spalla dell'amico, invitandolo a seguirlo. << Shane, devi aiutarmi. Mirea non dovrà mai saperne nulla di noi e dell’Alleanza. >> Shane acconsente alla richiesta di Steven, per poi dirigersi insieme alla lezione di matematica.

About Mirea – Oggi.

Mirea ingoia l’ultimo pezzetto di pollo alle mandorle che dimora nel suo piatto, per poi uscire dal ristorante cinese ed incamminarsi tra le vie di Roswell, dritta verso casa.
Passo dopo passo, nella mente di Mirea ritornano le parole di Halima… Prende tra le mani il suo telefono per poi accedere ad internet e digitare la parola Valknutr. Decine di pagine aperte e poi chiuse, Mirea non trova nulla di utile sul suo simbolo tra quelle righe.
Con lo sguardo fisso sul telefono, Mirea continua a camminare tra le fresche e soleggiate strade della sua cittadina. Ad un tratto intravede a distanza di una decina di metri da lei, una figura barcollante che, a passo incerto si dirige verso un auto. Alza lo sguardo dal display e raffigura meglio la sagoma che le è d’avanti. << Ma è quel Derek… >> bisbiglia tra se e se per poi veder crollare a peso morto il ragazzo sull’asfalto. << Oh mio Dio. Derek! >> corre verso di lui Mirea, cercando di farlo rinvenire. Il ragazzo apre lentamente gli occhi, è visibilmente stordito. << Ti porto in ospedale! >> Mirea solleva Derek, facendo leva sulle gambe. << No, niente ospedale… Portami al rifugio. >> << Rifugio? Di che parli? >> << Prendi la mia auto. >> mormora con voce flebile.
Mirea raccoglie le chiavi cadute sul marciapiede e trascina Derek sul sedile del passeggero.
<< Sul navigatore satellitare c’è l’indirizzo del rifugio. Segui quelle indicazioni. >> rifugio? Mirea non riesce a capire cosa stia dicendo Derek, ma non può fargli domande, il ragazzo ha nuovamente perso conoscenza. Segue le indicazione precedentemente dategli e, seguendo il navigatore posto sul cruscotto dell’auto, arriva ad imboccare una stradina selciata che conduce ad un vecchio capannone abbandonato.
Mirea apre la porta scorrevole di metallo per poi trascinare un inerme Derek all’interno del magazzino. Pochi istanti, in cui i suoi occhi si guardano intorno, le bastano per capire che quel posto non è affatto abbandonato. Un enorme scrivania ricoperta di fogli, dimora al centro del locale. In un angolo vi è posto un vecchio divano marrone, di fronte ad esso vi sono due poltrone dello stesso colore. Vicino ad un finestrone c’è anche un piccolo vaso con dei fiori, un tipico tocco femminile.
Mirea trascina Derek privo di sensi, sul divano. La sua fronte è calda e il ragazzo non riesce a riprendere conoscenza. Presa dal panico Mirea compone il numero di Steven e frettolosamente gli racconta l’accaduto…
Mirea veglia sul dormiente Derek, fissando il suo corpo si accorge di quanto i suoi arti si stiano irrigidendo.
<< Mirea, Derek. >> Steven arriva al rifugio, seguito da Shane e Iman.
<< Cosa è successo? Cos’ha Derek? >> chiede con veemenza Iman.
<< I muscoli del collo e del viso gli si sono irrigiditi e anche gli arti. Scotta e la schiena gli si inarca, non riesce a stare in posizione eretta. >> << Questo cosa vuol dire Mirea? Di cosa si tratta? >> Mirea sposta lo sguardo sui ragazzi e decisa, espone a loro la sua diagnosi.
<< Credo che sia stato avvelenato. >> gli occhi sgranati dei ragazzi sono l’unica espressione possibile a tale notizia. << Tu puoi guarirlo? >> << Potrei, ma ho bisogno di sapere che tipo di veleno ha ingerito per potergli dare la cura appropriata. >>
Shane ed Iman si fiondano nel bar dal quale Mirea ha visto uscire Derek. E’ quello l’ultimo posto dove il ragazzo sembra essere stato, ed’è li che potrebbe essere stato avvelenato.
<< Steve, devi andare a casa e prendere dalla mia valigia il kit del pronto soccorso. Ho bisogno dei medicinali che sono al suo interno. Quando Shane ed Iman torneranno con il nome del veleno, devo avere sotto mano il trattamento più adeguato da somministrare a Derek. >>


About Shane ed Iman – Oggi.

I due ragazzi arrivano al bar, parlano col barista che sembra non sapere nulla.
Quando stanno per uscire, una ragazza alta e bionda con appuntato alla vita un grembiule bianco, si avvicina ai due giovani. << Io l’ho visto oggi il vostro amico. Viene spesso a pranzare qui… >> Derek è sempre molto accorto a causa del suo passato, non frequenta mai gli stessi posti e non fa mai amicizia con nessuno. I due giovani sono sorpresi di sapere che anche nella vita del loro amico possa esserci qualcosa di normale, come pranzare sempre nello stesso posto.
<< Hai per caso notato qualcosa di strano oggi? >> << In verità si… ma non in Derek, lui era taciturno, come sempre. Però, seduti a due tavoli dietro di lui, vi erano due ragazzi che non hanno fatto altro che guardarlo furtivamente per tutta l’ora che è stato qui. La cosa più strana è che uno di loro mi si è avvicinato con una scusa banale, mentre portavo al vostro amico il suo secondo caffè. All’inizio ho pensato che il suo fosse un modo goffo per abbordarmi ma, poi li ho visti filare via subito dopo che Derek ha consumato il caffè. >>
Ora quadra tutto, quei due hanno versato il veleno nel caffè di Derek, è così che lui l’ha ingerito senza accorgersi di nulla. << Grazie per l’aiuto. >>
Non c’è bisogno di chiedere alla cameriera che aspetto avessero quei due, Shane ed Iman sanno già chi sono.
Saltano sulla moto di quest’ultimo e arrivano al confine. Lì dove il vecchio cartello di metallo tinteggiato di blu, da ai viaggiatori il benvenuto nella città di Roswell.
L’aria 51 dista pochi metri dai due giovani, la zona è limitata. Possono oltrepassare il confine solo i militari, ma a Shane ed Iman non interessa passare oltre la barriera di filo spinato, loro restano li, in attesa di coloro che hanno giocato un tiro mancino a Derek.


About Mirea – Oggi.

Nella mezz’ora successiva Mirea si ritrova da sola a far fronte agli spasmi continui di Derek… << Questo non è un buon segno. >>
In contemporanea i tre ragazzi rientrano al rifugio. Steven stringe tra le mani il kit d’emergenza di Mirea, mentre Shane ed Iman hanno i volti colorati da un ghigno.
<< Siete riusciti a scoprire di che veleno si tratta. >> << Certo! >> Shane porge a Mirea una fiala sulla quale vi è segnato il nome del veleno: Stricnina.
<< Sai cos’è? >> chiede Iman passandosi una mano tra i folti capelli neri.
In quel momento Mirea nota delle abrasioni sulle nocche delle mani di entrambi i ragazzi… << Ma cosa avete fatto alle mani? >> << Nulla. Allora, dicci… Cos’è questa stricnina? >>
Mirea inizia a cercare tra i vari flaconi che riempiono la sua valigetta d’emergenza e a testa china spiega ai ragazzi di che tipo di veleno si tratta. << La stricnina è una sostanza organica di origine vegetale molto tossica. Viene estratta dai semi di due piante appartenenti al genere Strychnos. Dai sintomi avrei dovuto capirlo prima ma, nei tre anni da infermiera non ho mai visto questo tipo di avvelenamento. Di solito la stricnina viene usata come veleno per topi o volpi, nessuno lo ha mai usato su un essere umano, neanche per gioco essendo questo un veleno mortale. >> prende tra le mani una boccetta e con una siringa tira fuori da essa 2,5 mg di liquido per poi rilasciarli giù nella vena del braccio sinistro di Derek.
<< Sopravvivrà? >> chiede con voce tremante Steven. << Gli ho somministrato del diazepam è la cura migliore per l’avvelenamento da stricnina. Ora dobbiamo aspettare 24 ore, se tutto filerà liscio questa notte, c’è buona probabilità che il vostro amico si riprenda del tutto. >> Mirea si porta le mani ai fianchi e con sguardo di sfida guarda i tre giovani che le sono di fronte… << Ora dovete spiegarmi chi vuole vedere Derek morto. Se gli fosse stata somministrata una quantità maggiore di stricnina il vostro amico avrebbe avuto un arresto cardiaco e sarebbe morto sul colpo. >> i tre ragazzi si guardano tra di loro, cercando di evitare lo sguardo di Mirea. << Ci sono dei ragazzi che vengono da fuori Roswell con cui abbiamo giocato qualche volta a basket, vedi loro non amano perdere, soprattutto quando in palio ci sono dei soldi e questo è il loro stupido modo di vendicarsi. >> Steven ingoia il magone che gli blocca la gola e con la fronte sudata spiega a Mirea ciò che è successo. La ragazza corruga la fronte, non sa se credere o meno alle parole di suo cugino… << Questi sono dei criminali, dovreste denunciarli! >> i ragazzi facce cenno di si col capo per poi cambiare discorso. << Chi resta a controllare Derek stanotte? >> chiede Steven guardando i suoi due amici. << Posso restare io. >> Iman si candida ma Mirea sembra avere altri piani. << No, resterò io con Derek, devo monitorarlo e vedere se il diazepam fa il suo corso, voi non sareste capaci di distinguere il veleno dalla cura! >>
Iman sorride stizzito, tra lui e Mirea non sembra esserci simpatia. << Steven di allo zio Luke che passo la notte da una mia vecchia amica di
liceo. >>


About Steven – Oggi.

Steven e Shane imboccano il viale che conduce a casa Santo. Tra i due non vi è conversazione… << Hey, amico cosa hai? >> prima di varcare il cancello che conduce alla porta di ingresso, Shane sorpassa  Steven, fermandosi dinanzi a lui. Gli poggia entrambe le mani sulle spalle e lo guarda diritto negli occhi. << Sono solo preoccupato. >> Shane alza un sopracciglio… << Derek guarirà stai tranquillo. >> << Non sono preoccupato per questo… >> spazientito Shane incrocia le braccia al petto, odia quando Steven diventa reticente con lui. << Detesto doverti tirare le parole con le tenaglie. Vuoi dirmi cosa ti fa preoccupare? >> Steven si siede su di un muretto basso fuori dalla sua residenza. << Non so per quanto tempo riuscirò a mentire, a tenere il nostro segreto nascosto a Mirea. >>
Shane si accomoda di fianco all’amico. << Metterla al corrente della nostra nuova vita la esporrebbe a pericoli. >> << Lo so, ma Mirea non è una stupida, capirà che io non sono più il cugino che lei ricordava. >>
Il sole cala e Luke Santo richiama i due ragazzi invitandoli ad entrare in casa.
<< Steve, sai che puoi contare su di me vero? Anche per proteggere Mirea, lei è come una parente per me. >> Shane abbraccia Steven, facendo emergere l’amore fraterno che li lega.

About Mirea - Oggi.

Rimasta sola con Derek, Mirea gironzola un po’ nel magazzino, ma ciò che riempie il posto è davvero poco. Si siede poi sul davanzale di un finestrone che affaccia su di un ruscello e da lontano intravede i monti.
Il buio cala e, guardando la luna brillare nel cielo circondata dalle stelle, Mirea si assopisce.


Iraq - Un anno prima.

I ribelli iracheni trascinano Mirea, Carrie e Caroline nella piazza di Bagdad.
Con una bastonata nelle gambe fanno inginocchiare sulle strade polverose le tre giovani infermiere. << Dov’è il vostro quartier generale? >> intimano puntato delle mitragliatrici sulla fronte delle ragazze. Caroline inizia a piangere e una lacrima riga anche il viso di Mirea. << Non sappiano dov’è, non ci è concesso avere questa informazione. >> Carrie è la veterana del gruppo, quella con più esperienza. Non le è mai capitato di trovarsi in questa situazione ma sa come trattare con criminali e ribelli. << Vogliamo il generale Miles. >> continua l’unico uomo col volto scoperto. Sul suo viso si nota una lunga e profonda cicatrice che parte appena sotto l’occhio sinistro e scende giù lungo tutta la guancia.

<< Non sappiamo dove sia il comandante. >> risponde Caroline a voce bassa e singhiozzando. L’uomo si avvicina a lei e le intima di parlare ma la ragazza non sa davvero nulla, ne del campo ne del generale Miles.
Il capo dei ribelli la prende per i capelli facendola alzare in piedi per poi farla nuovamente inginocchiare proprio di fronte alle sue amiche. 
 
Il mascara nero riga le guance color cipria di Caroline. I suoi occhi sono gonfi e rossi per le troppe lacrime versate. La gola, ferita in precedenza, dal coltello puntatole nella giugulare da uno dei ribelli, le sanguina leggermente facendo cadere qualche goccia sui jeans sporchi di terra. Quel taglio era solo l’inizio di ciò che i ribelli le avrebbero fatto...
Il capo dei ribelli prese dalla fondina una pistola per poi puntarla dietro la nuca di Caroline. << Ditemi dove posso trovare il generale Miles o la uccido. >> tira via la sicura dalla pistola per poi guardare Mirea e Carrie. << Non lo sappiamo come dobbiamo dirtelo. >> urla Carrie ormai esausta. << Allora la uccido! >> preme il grilletto della pistola tra le urla di Mirea e Carrie. 
Caroline però è ancora viva, i ribelli stanno giocando con la sua vita come la roulette russa. C’è solo un proiettile in quella pistola e prima o poi verrà sparato fuori, diritto su Caroline o su una delle altre due ragazze.
Il sole cala e lo spietato gioco continua. << Ultima occasione… >> Mirea disperata si getta sull’asfalto… << Non sappiamo dove sia, come dobbiamo dirtelo. >> urla disperata ormai esanime. << Allora dite addio alla vostra amica. >> Caroline alza il capo per incrociare i suoi occhi con quelli di Mirea, poi uno sparo ed il suo corpo privo di vita si accascia al suolo. I suoi capelli biondi si scurirono, il sangue gli da una sorta di colore castano.
Mirea urla, piange, schizzi di sangue ricoprono il suo volto e quello di una scioccata Carrie… << Nooo Caroline! >>


Roswell – Oggi.

Derek riapre gli occhi sentendo le urla di Mirea, tenta di alzarsi e ci riesce per poi avvicinarsi alla ragazza che si è risvegliata dal suo assopimento… << Stai bene? >> gli chiede Derek poggiandole una mano sulla spalla. << Dovrei chiedertelo io. >>
L’orologio segna le cinque, l’alba sta per sorgere. I due, seduti uno di fronte all’altro, restano a fissare l’orizzonte per un po’, in attesa che il sole si alzi alto in cielo.
<< Cosa ti è successo in Iraq? >> Mirea distoglie lo sguardo da quel panorama per posarlo su Derek. << Come fai a sapere che sono stata in Iraq? >> << Parli nel sonno e chiacchieri anche parecchio. >> ghigna divertito Derek. Il suo sorriso ridà colore alla sua faccia smorta. Mirea fissa i suoi lineamenti, gli occhi sono profondi e sofferenti, di un colore verde che si distaccano dalla cupigine dei suoi colori, si perché Derek non ha solo i capelli o la barba scura, il suo viso, le sue espressioni, anche quelle sono scure, sofferenti.
<< Quello in Iraq non è stato un bel periodo per me. Quella gente, la loro sofferenza, credo di averla assorbita a tal punto da farla diventare anche la mia. Ogni giorno si udiva un tonfo, un rumore forte che solo le mine fanno. Un rumore che ti fa battere il cuore a mille e ti fa ringrazia il Signore per ogni secondo della tua vita. Ho visto tanta gente morire e molte di esse erano persone che conoscevo a cui volevo bene. Questo odio, questo bisogno di potere, non finirà mai. Se ne inventeranno sempre una per scendere in battaglia e dichiarasi guerra e ogni volta saranno più forti, più cattivi. Ho davvero paura di rivivere ancora tutto questo… >> una lacrima le scende lungo la guancia per infrangersi sulle sue labbra. << Ciò che si vive in quei posti diventa come una cicatrice impressa nelle nostre anime che non può più cancellarsi. >> Mirea guarda Derek con espressione interrogativa, non capisce da dove vengano queste sue affermazioni.
Guarda i suoi occhi e li vede inumidirsi, poi una vena di tristezza attraversa il suo viso.
Derek si accorge dello sguardo interrogativo di Mirea… << Ero un soldato e prestavo servizio proprio a Bagdad, quindi credimi Mirea, io posso capirti più di chiunque altro. >>
<< Perché non sei più un soldato? >> Derek ride chinando il capo. << Sono stato congedato… con disonore. >> Mirea corruga la fronte accennando un sorriso, attende che Derek gli spieghi meglio la sua ultima affermazione. << E’ una lunga storia --- >> Derek si alza dal davanzale per poi accasciarsi al suolo. << Oh mio Dio Derek, che ti succede. >> il ragazzo scuote leggermente il capo per poi puntare i suoi occhi in quelli di Mirea. << Non lo so, mi sento debole. >> Mirea si allontana da lui, prende dalla sua borsa una bottiglina con dell’acqua e ci versa dentro una bustina contenente della polvere di colore giallo.
Si avvicina a Derek e gli porta la bottiglia alla bocca. << Cos’è? >> mormora il ragazzo.
<< E’ dell’acqua con un integratore. Il veleno che hai ingerito ti ha disidratato, quindi bevi. >> lo aiuta Mirea, versando l’acqua nella bocca poco alla volta, poi con fare amorevole gli accarezza i capelli, attendendo che il ragazzo si riprenda del tutto.

 

 
 


Mirea Santo & Derek West.


Iman Madani.



 
Nota Autrice:

Holaaa, ecco a voi il terzo capitolo, spero sia stato di vostro gradimento. Mi raccomando, lasciatemi qualche commento e fatemi sapere che ne pensate dei due nuovi ragazzoni, Derek ed Iman. Attendo i vostri pareri e vi aspetto la prossima settimana con il quarto capitolo.  ;)

 
xo lollipop 2013 

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Capitolo 5
*** Dhi Qar ***


 Premessa: Quando dopo gli about dei personaggi leggete la parola "oggi", vuol dire che in quel momento la storia è ambientata nel presente quindi tutti gli avvenimenti avvengono a Roswell in New Mexico.
 

(4)

 
About Mirea – Oggi.

I raggi del sole trapassano le tapparelle, infrangendosi in ogni angolo della stanza.
Il sole è già alto in cielo e il sonno sembra aver abbandonato Mirea.
<< Cugina in piedi, è giorno. >> Mirea si copre la testa col piumino, ignorando le parole di Steven. << Ok, fai come vuoi, ma non dimenticarti della partita, ti lascio il biglietto qui. >>
Steven poggia il ticket per la partita di basket sulla scrivania per poi lasciare la camera in silenzio. Controvoglia Mirea si scopre il capo. Il lenzuolo gli ha arruffato i capelli.
Sguscia fuori dal letto, raggiungendo la scrivania, lega i capelli in una coda per poi prendere tra le mani il biglietto. Non ha alcuna voglia di andare a vedere una partita di basket ma sa, che la sua assenza farebbe rammaricare Steven e questa non è una cosa che Mirea desidera.
Si infila sotto la doccia e lascia che l’acqua cancelli lo stress e la negatività accumulata negli ultimi giorni. Una mano le scivola sul ventre, le dita sfiorano la ferita. Mirea rabbrividisce.
L’acqua bollente, copiosa le scorre sulla schiena, il getto d’acqua cocente le duole, facendole rammentare il passato. Piange Mirea, le lacrime vanno a mescolarsi all’acqua.
Esce dalla doccia e si copre con un asciugamano.
Il suo viso si riflette nello specchio appannato, l’aria stanca e segnata da anni di sofferenza la fanno ansimare.
Mirea chiude gli occhi, cercando così di far svanire quel rossore che circonda le sue iridi.
Velocemente si passa il phon tra i capelli per poi uscire dal bagno in biancheria intima e rintanarsi nella camera da letto.
Lo specchio intero affisso ad una della pareti della stanza, le regala un immagine intera del suo esile corpo, contornato però da carnose curve.
Il busto e le gambe sono colorate da graffi, abrasioni e ferite che non donano femminilità al suo corpo e che la rimandano a momenti duri e pesanti. Velocemente Mirea si copre, odia vedere il suo corpo nudo. Infila i suoi soliti jeans sdruciti, una camicia a quadri blu che le copre quel braccio marchiato. Poi, svogliatamente riordina la camera, ripulendo per bene il disordine lasciato in giro da Steven, indossa la sua solita giacca di pelle per poi uscire di casa e raggiungere la Major High School.

Una folla di persone accalca gli spalti della palestra, le squadre sono in campo.
Da un lato, con le loro divise verdi ci sono i Crickets, la squadra ospite.
A destra, vestiti con le loro casacche rosse, ci sono i padroni di casa, gli Hawks.
Shane è pronto a ricevere la palla, Steven è dietro di lui, Iman infila in bocca il suo paradenti, l’arbitro del match fischia l’inizio… si comincia.
Canestro dopo canestro, le due squadre si rispondo a suon di schiacciate in quel cerchio rotondo posto a quasi cinque metri di altezza.
La gente urla, gioisce quando gli Hawks segnano punti e si dispera quando ne incassano.
Mirea sorride, guardando la partita e tifando per i suoi due ragazzi.
<< Ciao, speravo che venissi, ti cercavo. >> un sorriso dolce e dei profondi occhi azzurri, si avvicinano a Mirea, facendola trasalire. << Halima, è successo qualcosa? >> << Ho bisogno di parlarti, vieni con me. >> Mirea lascia il suo posto e segue una misteriosa Halima. Da non molto lontano qualcuno le guarda, seguendole negli spogliatoi di fianco alla palestra.
<< Di cosa si tratta? >> Mirea incrocia le braccia sul petto e con fronte corrugata attende le parole di Halima. << Ho trovato il posto dove ti è stato fatto questo simbolo… Hai mai sentito parlare del Dhi Qar? >> Mirea scuote il capo. << Il governatorato di Dhi Qar è uno dei diciotto governatorati dell’Iraq. Nel 1976 si chiamava Muntafiq. Il suo capoluogo è Nassiriya. >> Mirea china il capo e si appoggia con la schiena contro una delle pareti di mattonelle. << Ho sentito parlare di Nassiriya, era una delle zone meno a rischio, ma non ci sono mai stata, ci era proibito superare il confine di Baghdad… Ma cosa centra questa Dhi Qar con me? >> Halima sfila dalla borsa un libro e lo apre alla pagina segnata dal segnalibro, per poi girarlo verso Mirea… << Dhi Qar è una provincia che si trova a nord di Baghdad e nel sud della Mesopotamia. E’ abitato da diverse culture di differenti credenze. Ci sono i cattolici, i mussulmani, gli sciiti e i sunniti. >> Mirea ascolta in silenzio, cercando di comprendere le parole di Halima. << Ci sono alcune persone, che mescolano queste diverse credenze, usandone le parti occulte. Leggende dicono che il Dhi Qar ha dato la patria alla stregoneria, alla magia nera e mistica. >> Mirea scuote il capo, accennando una risata. << Scusami ma non credo alla stregoneria o alla magia, sono sempre stata una persona razionale. >> << Ti capisco, anch’io stento a crederci, ma sul web sono riuscita a risalire a delle foto che ritraggono alcuni abitanti del Dhi Qar… guarda. >>
Giovani donne e uomini iracheni sono ritratti in quelle foto, sui loro volti, sui loro corpi sono impresse cicatrici, divise tra di loro da simboli, simili a quello di Mirea.
L’ultima foto ritrae un bambino, sulla sua fronte c’è un marchio irriconoscibile, che sembra essere stato fatto dalla stessa mano che ha tatuato Mirea. << Questo che vedi impresso sulla fronte di questo bambino, è un sigillo di protezione, le donne del posto lo tatuano su quei giovani che vengono arruolati dai ribelli iracheni, per combattere contro le forze armate straniere. Pensano che questo sigillo possa proteggerli. >> Halima respira per poi riporre il libro nella sua borsa e poggiarsi di fianco all’amica. << Vedi Mirea, per questa gente, ogni simbolo ha un significato fondamentale, ciò che non riesco a capire è, cosa lega  te a loro… >> Mirea posa lo sguardo curioso su Halima… << Da come ho potuto capire, sono le donne del Dhi Qar a saper usare la simbologia mescolandola alla magia nera, ma, la usano solo sulla loro gente, non lasciano che un estraneo la veda, figuriamoci usarla su uno di loro… >> Halima si porta di fronte a Mirea, stringe le sue spalle tra le mani, facendo avvicinare i loro volti. << Tu significhi qualcosa per quel popolo, hai un ruolo importante, ti hanno concesso una seconda possibilità, una seconda vita. Deve esserci un motivo per questo loro gesto, dobbiamo capire quale è. >>
Mirea si agita, le sue mani iniziano a sudare e una fitta le blocca la bocca dello stomaco.
<< Hey che ti succede? >> Halima china lo sguardo, i suoi occhi vanno a posarsi sul ventre di Mirea e, sotto la stretta giacca di pelle, Halima riesce a vedere del sangue impregnare il lembo sinistro della camicia. << Stai sanguinando… >> Mirea china il capo, per poi perdere i sensi e accasciarsi sulla parete, sino a sedersi sul pavimento. << Oh Dio, Mirea! >> Halima prende la sua testa tra le mani cercando di farla rinvenire.
Da dietro ad un armadietto, fa capolino una figura magra che fino a quel momento ha ascoltato in silenzio la conversazione delle due. << Che cosa gli è successo? >> udendo quella voce Halima si volta sgranando gli occhi. << Tu chi sei? >> << Mi chiamo Layla Moore. Conosco suo cugino, Steven. >> indica l’inerme Mirea, pronunciando le ultime parole. << Cosa le è successo? >> chiede Layla. Halima scuote il capo, poi china la testa sul ventre insanguinato di Mirea. Le sbottona la camicia per poi sgranare gli occhi e fissare la giovane ragazza che le è di fronte. << I punti le sono saltati… >> << Come è possibile? >> Layla scuote il capo incredula. << Ora cosa facciamo? >> << Dovremmo ricucirle i punti. Perde troppo sangue. >> Layla corruga la fronte inorridita. << E come pensi di fare? >> Halima scaraventa a terra il contenuto della borsa di Mirea… << Qui ci deve essere qualcosa… >> borbotta fra se e se, sotto lo sguardo esterefatto di Layla.
Halima prende tra le mani una scatola di colore rosso, la apre e al suo interno vi trova un ago e del filo. Mirea è previdente, ha con se un kit per ricucirsi quella ferita che troppo spesso si riapre. << Trovato! >> tira un respiro di sollievo Halima per poi guardare Layla… << Dovrei sterilizzare l’ago, come posso fare? >> Layla le tira via dalle mani l’ago per poi sfilare da una tasca dei suoi jeans un accendino. Passa la fiamma su tutto l’ago, poi lo porge ad Halima. << Ora è sterilizzato! >> Halima punta i suoi profondi occhi azzurri sulla ferita di Mirea ed inizia a cucirla, punto dopo punto, chiude quello squarcio sul fianco della sua giovane amica.
Mirea riprende lentamente i sensi, stringendo un lembo del top di Layla nella mano destra, per smorzare così, il dolore che il lavoro di Halima sul suo corpo, le fa provare.
<< Finito. Come ti senti? >> Mirea si alza in piedi, mentre Halima con un panno umido le ripulisce il ventre sporco di sangue. << Meglio, grazie. >> le sorride lievemente Mirea, ancora frastornata per ciò che le è accaduto. << Si può sapere cosa ti è successo? >> le chiede Layla incrociando le braccia al petto. << Niente, mi si sono solo scuciti i punti, capita. >> << Non proprio. Ma comunque non mi riferivo a quello, ma a ciò che hai sulla schiena. >> Mirea velocemente si infila nuovamente la camicia, coprendo il suo busto. Halima fa un passo indietro, comprendendo il disagio di Mirea… La ragazza china lo sguardo, i suoi occhi si intristiscono… La mente la riporta al passato, in quel posto che tanto l’ha cambiata e le ha fatto del male.

Iraq – Un anno prima.

Dopo aver gettato il corpo di Caroline in una fossa, i ribelli caricano sui loro furgoni Mirea e Carrie, le bendano e le conducono non molto lontano.
Una volta arrivati a destinazione, trascinano le due giovani in una capanna, legando le loro  braccia a delle travi. I loro corpi pensolano sul pavimento polveroso.
<< Ora facciamo un gioco… >> il capo dei ribelli taglia le maglie delle due ragazze, lasciandole coperte solo della loro biancheria intima.
Tra le mani stringe una frusta, una di quelle col beccuccio di ferro dinanzi… << Allora, parlate, dov’è la  vostra base? >> urla, girando intorno alle due ragazze che pendono da una trave. << Dov’è il generale Miles? >> batte il frustino freneticamente nel palmo della sua mano sinistra, facendo un rumore assordante. Mirea serra gli occhi, continuando a restare in silenzio. L’eco dello sparo le rimbomba ancora nella testa. Caroline è morta e lei sente sulle sue esili spalle la colpa dell’accaduto.
Lei e Carrie non sanno dov’è il quartiere generale delle forze armate americane, non sanno dove si trovi il generale Miles, colui che è a capo dell’operazione di pace in Iraq, ma i ribelli non sembrano credere alle loro parole, allora, non resta altro da fare che tacere dinanzi alle loro domande.
<< Non parlate? Bene, verrete punite! >> con un colpo di polso, il capo dei ribelli colpisce col frustino, ripetutamente le schiene nude delle due ragazze.
Urla, pianti, non fanno cessare la sua rabbia…
La punta di ferro si infila nella carne di Mirea, sfregiandola e facendola sanguinare…
Quei momenti come altri trascorsi in Iraq, non l’hanno solo mutata fisicamente, l’hanno cambiata nel profondo… Rendendola la Mirea che è oggi. Ogni graffio, ogni cicatrice ha un motivo, una storia da raccontare…

Roswell – Oggi.

<< Mi dispiace. >> mormora fra i denti Layla, ascoltando lo straziante racconto di Mirea.
<< E’ passato ormai. >> pronuncia poco convinta quelle parole Mirea, tanto da non convincere neanche le due giovani ragazze che le sono vicino.

Il primo tempo della partita è terminato, i giocatori di casa rientrano nello spogliatoio, trovandovi inaspettatamente tre ragazze ad attenderli. << Layla cosa ci fai qui? >> chiede sorpreso un sudato ed ansimante Iman… Halima e Mirea si guardano nervosamente, devono trovare velocemente una scusa, ma non trovano la bugia adatta da propinare all’intera squadra di basket. << Mirea si è sporcata la camicia con del ketchup, le serviva dell’acqua per ripulirsi, ho pensato di usare il bagno del vostro spogliatoio… >> Mirea si copre la camicia, abbottonando la lampo della sua giacca di pelle. << … Tanto voi eravate impegnati a sudare, non lo stavate usando… >> continua Layla ghignando, sotto lo sguardo inquisitorio dei giocatori e quello interdetto di Mirea e Halima.

Uscite dallo spogliatoio, le ragazze si incamminano verso gli spalti alla ricerca dei loro posti a sedere… << Grazie per averci aiutate… Non avremmo saputo che scusa accampare. >> Mirea sorride dolcemente, poggiando una mano sulla spalla di Layla.
<< Figurati. Sono nel club di teatro, sono una attrice fantastica! >> sbatte le lunghe ciglia nere Layla, per poi girare i tacchi e varcare la soglia che conduce alla palestra, senza neanche salutare le due ragazze. << S-i-m-p-a-t-i-c-a. >> digrigna Halima tra i denti, scuotendo il capo, provocando la risata di Mirea. << Sarà un po’ acida, ma ci ha aiutate e non aveva alcuna ragione per farlo… >> << Credo che il tuo racconto sull’Iraq l’abbia colpita. >> china il capo Mirea, rilassando i muscoli del viso e tirando un leggero sospiro. << Già… L’Iraq è capace di colpire l’animo di chiunque! >> << Sai Mirea, credo che quella ragazza, Layla, ci abbia sentite parlare del Dhi Qar… Cosa facciamo? >> Mirea scuote il capo. << Nulla, non credo abbia capito molto di ciò che abbiamo detto e se mai dovesse dire qualcosa, solo allora penseremo cosa fare. >> Stringe il braccio di Halima nel suo Mirea, per poi varcare anch’essa la soglia che conduce alla palestra. << Sei sicura di voler restare a vedere la partita, dopo quello che ti è successo? >> << Si, sto meglio e poi devo restare, per Steven. >>





Mirea Santo.

Halima Nagi.

Layla Moore.



Nota Autrice:

Salve gente, si lo so, questo capitolo è breve, ma è uno di quei capitoli di passaggio, ma comunque importante perchè abbiamo conosciuto un pochino meglio anche la giovane Layla. Cosa ne pensate di questa ragazza? 
Mi raccomando, lasciatemi qualche commento e fatemi sapere che ne pensate... Attendo i pareri anche di quei molti che leggono in silenzio. ;) 
Vi aspetto la prossima settimana con il quinto capitolo.  ;)

 
xo lollipop 2013 

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Capitolo 6
*** Shadoen ***


 Premessa: Quando dopo gli about dei personaggi leggete la parola "oggi", vuol dire che in quel momento la storia è ambientata nel presente quindi tutti gli avvenimenti avvengono a Roswell in New Mexico.
 
(5)
 

Roswell – Oggi.

<< Shane parlami, cosa succede? >> gli spari si odono come tuoni negli auricolari che collegano Steven al resto della squadra. << Derek andiamo. >> urla Shane portando sulle spalle il peso di un corpo inerme e ferito.
Derek cincischia, cercando attorno a se qualcosa che possa condurlo al suo peggiore incubo.
 << Derek! >> ancora un grido, stavolta in tono autoritario, poi lo sguardo di Shane coglie quello di Derek e i due scappano insieme, allontanandosi dalla zona di fuoco.

<< Che cavolo avete combinato? >> la porta di ferro del capannone viene aperto con foga, Steven batte i pugni sulla scrivania di legno per poi alzare lo sguardo e poggiarlo sulle figure che varcano la soglia. Layla dorme sul divano, il tonfo dei pugni sferrati sul legno da Steven, la fanno sobbalzare, riapre gli occhi per poi strofinare i polsi delle mani su di essi, in modo da far svanire la stanchezza che l’ha colpita.
Derek entra nel capannone, dietro di lui si scorge la figura di Shane che, con fatica varca la soglia. Sorregge sulle sue spalle un ragazzo dai capelli neri, con indosso una t-shirt bianca intrisa di colore rosso… << Oh mio Dio, Iman. >> Layla riconosce il giovane inerme, correndovi incontro. Shane si fa spazio nel rifugio per poi poggiare il ragazzo sul divano. << Cosa è successo? >> sbraita Layla in preda al panico. Il suo ragazzo è privo di sensi e la sua maglia è sporca di sangue. << Gli hanno sparato. >> Layla sgrana gli occhi per poi coprirsi il volto con le mani. << Dobbiamo portarlo all’ospedale! >> la giovane è decisa, non vuole veder morire il suo ragazzo. << Non possiamo Layla lo sai! >> Derek si poggia dinanzi alla giovane, parlandole con tono serio e distaccato. Layla si porta ad un palmo dal suo volto, lo sfida, puntandogli un dito contro… << Allora trova una soluzione, perché io non lascerò morire Iman ti è chiaro. >>
Shane sfila la maglia ad Iman, cercando di capire come curare la sua ferita… << Non vedo il foro d’uscita, il proiettile è ancora all’interno. >> Steven si libera del tremolio alla voce che sino a quel momento gli ha impedito di proferir parola e si avvicina all’amico. << Allora dobbiamo tirarglielo fuori, prima che infetti la ferita. >> Shane alza un sopracciglio e guarda l’amico. << E come conta di fare dottor Santo? >> neanche in certi momenti Shane riesce a liberarsi del suo sarcasmo.
<< Infila le dita nella ferita e cerca di capire se il proiettile è già sceso in profondità… >> sospira Shane per poi fare ciò che gli dice Steven. << Non lo sento. Il proiettile non è in superficie? >> scuote il capo Steven, la notizia non è delle migliori. << Cosa vuol dire? >> Layla spinge Steven facendolo voltare verso di lei… << Vuol dire che per estrarre il proiettile bisogna operarlo, aprirgli la ferita. >> << Allora fallo genio. >> ancora un urlo… << Piantala Layla, Steven non è capace di fare un operazione. >> Derek richiama l’ordine, cercando di placare gli animi dei suoi compagni.
<< Allora che facciamo Derek, lo guardiamo morire? >> Shane incrocia le braccia al petto, attendendo una risposta da Derek. << Steven, chiama tua cugina, lei è l’unica che può aiutarci. >> Steven sgrana gli occhi scuotendo il capo. << Cosa Mirea, no! Non posso coinvolgerla in tutto questo Derek, già la storia del tuo avvelenamento le ha messo una pulce nell’orecchio, come potrei spiegarle tutto questo? Non se ne parla, non coinvolgerò Mirea in questa storia! >> Steven sembra fermo sulla sua decisione, Iman continua a perdere sangue, la sua fronte scotte e Layla lo sta guardando morire lentamente… << Chiama Mirea, Steven. Iman sta morendo, non voglio che il mio ragazzo muoia. >> stringe le mani intorno alle braccia di Steven, scuotendolo. << Smettila Layla ho detto di no. Troveremo un'altra soluzione… >> << Non ci sono altre soluzioni pezzo di idiota. >> tra i due ormai è un botta e risposta continuo, Shane cerca di calmarli senza però ottenere alcun risultato. Derek ascolta le loro grida, mentre con sguardo corrugato guarda Iman spegnersi ogni secondo di più sul suo giacimento… << Smettetela state zitti. >> da vero capo Derek richiama l’attenzione, facendo tacere i tre amici. << Steven chiama Mirea, non possiamo aspettare oltre… Iman sta morendo. >> << Ma Derek --- >> le parole del giovane Steve vengono fermate dallo sguardo rude di Derek. << Il mio era un ordine Steven. Chiama tua cugina e dille di venire qui il prima possibile. >> Steven si arrende, non può controbattere le decisioni di Derek.
In poche minuti compone il numero di Mirea e, ad ogni squillo spera che sua cugina non risponda. E’ spaventato Steven, coinvolgere Mirea in questa sua doppia vita vorrebbe dire metterla in pericolo e ciò non lo aggrada. << Dille di fare presto, non ha un bell’aspetto… >> Layla ingoia le sue lacrime, mentre con delicatezza accarezza la fronte accaldata del suo giovane amore.
Shane sfila dalla tasca dell’inerme Iman delle chiavi e le stringe in pugno. Dall’altro capo del telefono, la voce di Mirea riecheggia nel capannone come un faro di speranza, il cuore di Steven batte forte nel suo petto… << Di a Mirea che passo a prenderla io. >> Shane fa per uscire per poi fermare la sua spalla sinistra contro quella di Derek. << Con la moto di Iman sarò da lei in poco tempo… Tenetelo in vita. >> Derek fa cenno di si col capo per poi dare una pacca sulla spalla al giovane che poi fila via come un fulmine.

About Mirea – Oggi.

<< Shane ma cosa succede? >> Mirea corre verso la moto guidata dal giovane, stringendo tra le mani la sua borsa di pelle nera, contenente il suo kit del pronto soccorso. << Ti spiegheremo tutto appena saremo arrivati sul posto, ora sali, dobbiamo sbrigarci. >>
Il buio profondo della notte, scorre veloce dinanzi agli occhi di Mirea. La moto sfreccia, e, nonostante la giacca di pelle a coprirla, la giovane rabbrividisce. La visiera calata sugli occhi la protegge dal vento che avrebbe sicuramente punto i suoi occhi azzurri, facendoli lacrimare. L’alta velocità le fa battere il cuore, un accelerata improvvisa spinge il suo corpo all’indietro, quasi la fa cadere, Shane afferra il suo braccio stringendola intorno alla sua vita.
<< Mi dispiace ma devo andare veloce, perciò reggiti. >> lo ascolta Mirea e si aggrappa al busto del giovane con entrambe le braccia, piegando il suo corpo verso la schiena del ragazzo… In pochi minuti sono giunti a destinazione. Il capanno è di fronte a loro. Shane salta giù dalla moto, tirando Mirea per un braccio e conducendola all’interno. Entrata la ragazza si ritrova dinanzi Steven, Derek e Layla, i tre sono visibilmente sconvolti. << Mi spiegate cosa sta succedendo? >> i ragazzi si scostano, mostrando il divano sul quale dimora il corpo di Iman. << Ma che diavolo gli è successo? >> Mirea gli corre incontro osservando il busto ferito del giovane. Sul suo pettorale sinistro c’è una ferita apparentemente innocua, che però sta assumendo un colorito violastro, il tipico colore che preannuncia un infezione. << Gli hanno sparato. >> mugugna Steven.
<< Questo lo vedo ma chi? E perché non lo avete portato all’ospedale… >> tra i due cugini si accende una discussione, Mirea cerca risposte e Steven non sa più quale scusa accampare.
<< Ok, basta, potete continuare questa discussione più tardi. >> Derek divide i due, spinge via Steven, invitando con lo sguardo Shane a condurre l’amico a fare un giro. I due escono e lo sguardo di Derek si posa su Mirea. << Salva Iman e poi dopo avrai tutte le risposte che vuoi. >> Derek esce dal capanno lasciando Mirea e Layla da sole, intende a salvare il giovane Iman Madani.

About Steven – Oggi.

 Cammina su e giù nervosamente Steven, seguito con lo sguardo da Shane. << Cosa le dirò, non so che scusa propinarle stavolta, un proiettile è ben diverso da un tentato avvelenamento. >>  a passo lento e con le mani infilate nelle tasche dei suoi jeans, Derek si avvicina ai due. << Le diremo la verità! >> sentenzia, sotto lo sguardo interrogativo dei due ragazzi. << No Derek ti prego, non posso coinvolgere Mirea in tutto questo, non riuscirebbe a reggere. >> Derek sorride, poi poggia un braccio intorno al collo di Steven… << Credimi piccoletto, tua cugina ha più spina dorsale di te. >> ghigna Steven, spingendo via Derek da se. << Piuttosto, siete riusciti a trovare qualcosa nell’aria 51? E chi diavolo ha sparato ad Iman? >> Shane con rabbia, tira un calcio ad un sasso, facendolo capitolare nel laghetto nei pressi del capanno. << Niente, non siamo riusciti a trovare nulla, non abbiamo neanche passato la soglia che ci separa dalla zona 51. >> Steven si passa le mani sul volto, cercando di cancellare l’amarezza e la frustrazione. << Gli uomini di Shadoen hanno aperto il fuoco, sembra quasi che abbiamo previsto il nostro arrivo, pochi istanti ed Iman era a terra, ferito… E come ben sai abbiamo dovuto rinunciare alla nostra spedizione. >> Shane racconta l’accaduto… << Quindi non sei riuscito ad incontrarlo… Shadoen. >> Steven guarda Derek, il volto del ragazzo è cupo, sono anni che rincorre la figura del generale Rinaker, ma egli si cela dietro ai suoi uomini. << No. E’ un continuo fallimento, non riuscirò mai ad avvicinarmi a quel mostro. >> Shane da una pacca sulla spalla a Derek per poi invitare i due giovani a rientrare per sincerarsi delle condizioni di Iman.

About Mirea – Oggi.

Mirea sterilizza il suo bisturi,per poi incidere sulla ferita ed aprirla facendola diventare uno squarcio… << Layla ho bisogna di acqua ed asciugamani puliti. >> la giovane si fionda a cercare ciò che occorre a Mirea, mentre quest’ultima, infila le dita della mano destra, coperte dal guanto di lattice bianco, nella fessura aperta sul pettorale muscoloso di Iman, e al tatto riesce a sentire la presenza del proiettile. Iman si contorce sul divano, sta riacquistando i sensi e sente il dolore del lavoro di Mirea. << Eccomi. >> Layla porta a Mirea una ciotola con dell’acqua e degli asciugamani. Mirea si sfila i guanti in lattice e  con una siringa infila nella vena di Iman della morfina, per farlo riaddormentare, in modo di poter lavorare su di lui con più facilità.
Gocce di sudore le scendono sulla fronte, ha già lavorato in passato in situazioni disagiate, avendo nel palmo della propria mano una vita umana ma, al suo fianco aveva equipe di medici specializzati ad aiutarla, seguirla. Ora è da sola, e sente di dover vincere questa “battaglia”.
Layla poggia gli asciugamani bagnati sulla fronte di Iman, cercando di far calare la sua eccessiva temperatura corporea, mentre Mirea lavora sul suo corpo.

<< Allora, come sta? >> Derek, seguito da Steven e Shane entrano nel capanno. Mirea si asciuga la fronte, gettando i guanti di lattice sporchi di sangue nella pattumiera, mentre Layla copre il corpo seminudo di Iman con un plaid. << C’è la farà, ho estratto il proiettile appena in tempo. >> Layla le getta le braccia intorno al collo, è visibilmente commossa… << Grazie Mirea. >>
Sembra che il destino abbia di nuovo incrociato il loro cammino e tra Mirea e Layla sembra essere nata una nuova alleanza.
Mirea smorza un sorriso per poi divincolarsi da quell’abbraccio. Incrocia le braccia al petto e si pone di fronte ai tre ragazzi… << Ora dovete spiegarmi che diavolo sta succedendo, in cosa siete invischiati? >>


 



Iman Madani.

Shane McDonell.

Steven Santo.

Derek West.

Layla Moore.



Nota Autrice:

Salve gente, la verità su Steven e i suoi amici sembra farsi vicina... Voi cosa pensate che nascondino? E domanda più importante chi è questo Shadoen? Lasciatemi qualche commento e fatemi sapere che ne pensate... A presto col sesto capitolo.  ;)
 
xo lollipop 2013 

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Capitolo 7
*** L'Alleanza ***


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 * Premessa: Quando dopo gli about dei personaggi leggete la parola "oggi", vuol dire che in quel momento la storia è ambientata nel presente quindi tutti gli avvenimenti avvengono a Roswell in New Mexico.

About Autrice: Chiedo venia per l'enorme ritardo, spero che il capitolo possa piacervi e che vi aiuti a chiarire qualche vostro dubbio.
Buona lettura ;)


(6)

 
About Mirea - Oggi

Mirea incrocia le braccia al petto e si pone di fronte ai tre ragazzi… << Ora dovete spiegarmi che diavolo sta succedendo, in cosa siete invischiati? >> Derek, Steven e Shane conducono Mirea all’esterno del capanno, lasciando Layla sola a vegliare su Iman. La stessa scena del capanno si ripropone al suo esterno, Mirea a braccia conserte, è dritta d’avanti ai tre ragazzi e attende che almeno uno di loro proferisca parola… << Allora… vi decidete a parlare o aspettate che spunti l’alba? >> Derek accenna un sorriso, l’irruenza di Mirea gli mette allegria. << Ok, ti racconteremo tutto. >> Steven china il capo, non è d’accordo con la decisione di Derek, vorrebbe tenere Mirea fuori da questa storia… << Come avrai capito noi non siamo solo un gruppo di amici, lavoriamo insieme. >> Mirea corruga la fronte. << Quale tipo di lavoro ti fa prendere un proiettile? >> Derek china il capo, senza perdere quel sorriso che la sfacciataggine di Mirea riesce a dipingergli sul volto. << Siamo dei “soldati”, combattiamo contro il governo americano. >> Mirea sgrana gli occhi e fa per replicare ma Derek la blocca… << Fammi spiegare tutta la storia e poi ci dirai cosa ne pensi Mirea, va bene? >> la ragazza fa cenno di si con la testa, si poggia sulla moto di Iman e ascolta in silenzio il racconto di Derek. << Ti ho già detto che ero un soldato in missione a Bagdad e che mi hanno congedato vero? >> Mirea fa capolino con la testa… << Si, ma non mi hai detto il motivo del congedo. >> Derek si avvicina a Mirea, sedendosi di fianco a lei sulla sella della moto. << Quando ero a Bagdad ero sotto il comando del generale Rinaker, un uomo tutto dun pezzo, stimato da noi cadetti e dai nostri superiori. Dopo circa sei mesi dal mio arrivo al campo notai qualcosa di strano… >> Mirea corruga la fronte, puntando i suoi occhi in quelli verdi e profondi di Derek. << A noi soldati giovani ci era proibito accedere al quartier generale di Rinaker, ma, alcuni dei miei compagni entravano ed uscivano senza alcun problema… Iniziai a notare in quei giovani qualcosa di insolito, erano scostanti, silenziosi e aggressivi. Sulle loro braccia notai segni evidenti di punture… >> Mirea si scostò dalla moto, guardò per un attimo Steven e Shane che, se ne stanno impalati con gli occhi puntati sul lago. Poi si porta di fronte a Derek. << Punture? Stai cercando di dirmi che drogavano i soldati a Bagdad? >> Anche Derek si allontana dalla moto, arrivando di fronte a Mirea. << Non li hanno drogati Mirea, hanno fatto esperimenti su di loro. >> le iridi azzurre di Mirea si allargano e il suo viso si porta ad un palmo da quello di Derek. << Che tipo di esperimenti. >> << Genetici. >> interviene Steven avvicinandosi a i due. << Il generale Rinaker era a capo di un progetto segreto del governo americano. Il progetto prevedeva il potenziamento delle attività fisiche dei soldati, ci volevano rendere più forti, delle vere e proprie macchine da guerra. >> Mirea inizia a camminare nervosamente lungo tutta la riva del lago. Steve, Shane e Derek la seguono con lo sguardo, senza proferir parola. << E tu, anche tu sei… “geneticamente modificato” ? >> Mirea si ferma e punta il dito verso Derek… Il ragazzo scuote il capo per poi fare qualche passo in avanti in modo da avvicinarsi a lei. << Mi introdussi nel quartier generale, per capire cosa stesse accadendo. Aprii i file segreti contenuti nel laptop del generale Rinaker e ne lessi il contenuto. Scoprendo la verità. Uscendo, venni beccato da alcune guardie. Fui mandato dinanzi al generale, non sospettava che io sapessi la verità e di conseguenza la mia punizione fu lieve. Venni congedato con disonore, per aver disobbedito agli ordini di un superiore e per essermi introdotto in una zona limitata. Lasciai Bagdad e mi recai qui… >> << Perché qui? >> << I file del generale Rinaker disegnavano come base operativa del progetto, questo posto. Il confine tra Roswell e l’Aria 51 ospita una struttura militare di ricerca. E’ lì che hanno inventato il siero che, iniettato nel sangue, trasforma i soldati in mostri da guerra. >> Mirea sospira, si passa le mani con frenesia sul volto, nel maldestro tentativo di cancellare la paura che vi è dipinta su esso. << In cosa si trasformano questi soldati? >> Derek incrocia le braccia al petto e alza il capo, puntando gli occhi su Mirea. << Fisicamente restano immutati ma, la loro forza si moltiplica. >> Mirea si volta verso il lago, allargando le braccia…
<< E’ un bene che i soldati siano più forti no? >> << Non proprio, vedi c’è stato un inceppo nella produzione del siero. L’iniezione fortifica ma causa una pericolosa perdita di memoria. I soldati non ricordano più contro cosa combattono, uccidono tutto ciò che hanno dinanzi, senza distinzione. >> Mirea scuote il capo, è sconcertata da tutto ciò che le ha appena raccontato Derek, ma c’è ancora qualcosa che non riesce a capire… << E loro due, cosa c’entrano in tutta questa storia? >> indica Shane e Steven che, eretti e silenziosi, osservano il tutto dal retro delle spalle di Derek. << Quando sono arrivato a Roswell ho iniziato ad indagare sull’Aria 51, ma da solo ottenevo ben pochi risultati. Ho cercato quindi qualcuno che mi aiutasse, per strada un giorno vidi Iman, conoscevo già quel ragazzo, o meglio conoscevo suo fratello Alik. Era il mio addestratore all’accademia militare, è morto durante una missione. Ho avvicinato Iman come un vecchio conoscente di passaggio in città, mi sono accertato di potermi fidare di lui poi, gli ho raccontato l’intera storia e lui ha accettato di aiutarmi, per onorare suo fratello. Dopo svariati mesi dovendomi fermare in città, mi sono trovato un lavoro alla bottega di tuo zio. Lì ho incontrato Steve, ho visto quanto è bravo con i computer e spesso mi sono servito di questo suo talento per decriptare qualche file che io ed Iman sottraevamo agli scienziati dell’Aria 51. Conoscendo tuo cugino ho imparato a fidarmi anche di lui e quindi l’ho coinvolto nell’operazione, lui a sua volta ha incluso nel gruppo anche il suo migliore amico, Shane… I due vivono praticamente in simbiosi. >> le ultime parole lo fanno sorride, illuminando il viso nascosto da un incolta barba nera. << Così, abbiamo fondato l’Alleanza e diamo la caccia a Shadoen. >> Shane sbuca dalle spalle di Derek e si avvicina a Mirea. << Alleanza?!? >> chiede la ragazza alzando un sopracciglio… Shane guarda Steven per poi puntare l’indice verso di lui. << Tuo cugino ci ha etichettati con questo nome. >> ride Mirea per poi tornare seria. << Chi è Shadoen? >> Derek sospira, infilando le mani nelle tasche dei suoi jeans. << E’ il soprannome militare che il generale Rinaker usava in guerra, ora lo chiamiamo così… >> Mirea sgrana gli occhi, tutto quello che le ha raccontato Derek la sconcerta. << Sono sicura che il governo americano bloccherà questo progetto, visti i problemi che esso comporta. >> Derek china il capo, colorando il suo viso con un espressione di sconfitta. << Il governo ha deciso invece di proseguire, lo stesso Rinaker si è iniettato il siero su se stesso… >>
L’espressione sbigottita di Mirea è l’emblema del momento assurdo che sta vivendo.

About Steven – Oggi.

Mirea e Steven camminano in silenzio, nella mente della giovane ricorrono le parole di Derek… << Come ci sei finito in tutto questo Steven? >> bisbiglia Mirea passandosi una mano sulla fronte. << E’ la cosa giusta da fare… Qualcuno deve pur contrastare le idee folli di chi ci governa. >> << Certo ma non tu. >> Mirea frena i passi di Steve bloccandolo per una spalla, per poi porsi dinanzi al giovane. << E’ una cosa troppo grossa, troppo pericolosa, tu sei solo un ragazzino Steven, dovresti pensare solo alla scuola, alle ragazze e al basket. >> Steven fa roteare i suoi occhioni color ghiaccio per poi puntarli, arcigni, su sua cugina. << Forse non te ne sei accorta Mirea, ma io non sono più il ragazzino che ricordavi, sono cresciuto, ne ho passate e superate tante. >> Mirea cinge il viso di Steven tra le sue mani facendo aderire le loro fronti. << Lo so che sei forte cuginetto, ma non posso non avere paura per te. >> il giovane poggia le sue mani su quelle di Mirea, stringendole con affetto. << Volevo tenerti fuori da tutta questa storia, ma  quello che è successo ad Iman ci ha portati a chiedere il tuo aiuto… >> << Avresti dovuto dirmelo quando sono tornata. Perché non ti sei fidato di me? >> Steven sorride per poi abbracciare Mirea. << Io mi fido di te, cercavo solo di proteggerti. >> << Sei tu il piccolo della famiglia, sono io che devo proteggere te. >>
Un caldo sorriso accompagna il sole che, lentamente, sorge sulla ridente e misteriosa cittadina di Roswell.




 



Derek West.

Mirea Santo.

Steven Santo.



 
Nota Autrice:

Eccoci giunti al sesto capitolo, spero vi sia piaciuto. Vi chiedo nuovamente perdono per il ritardo >__<
Allora, in questo capitolo avete scoperto cosa nascondono Steven e il resto dei ragazzi, cosa ne pensate? Credete anche voi come Mirea che questa situazione sia troppo pericolosa?
Lasciatemi qualche recensione, spero di trovarne qualcuna anche di coloro che leggono silenziosamente.
A presto, spero, con un nuovo capitolo. Intanto passate anche nella mia originale drammatica: Unbreakable.

 
xo lollipopo 2013 

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Capitolo 8
*** Aria 51 ***


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 * Premessa: Quando dopo gli about dei personaggi leggete la parola "oggi", vuol dire che in quel momento la storia è ambientata nel presente quindi tutti gli avvenimenti avvengono a Roswell in New Mexico.
 


(7)

 
About Mirea

Iraq - Un anno prima

<< Mirea a cosa pensi? >> chiese Caroline avvicinandosi alla branda dell’amica.
<< Pensavo alla mia famiglia. >> << Sei preoccupata per la salute di tuo padre? >> Mirea scuote il capo prendendo da uno dei suoi libri una foto… << Non pensavo a mio padre ma ad un altro ceppo della mia famiglia… Loro sono mio zio Luke, il fratello minore di mio padre e mio cugino Steven. >> mostra la foto a Caroline indicandogli le persone al suo fianco nella foto. << Quando mia madre se ne andò mio padre cadde nello sconforto. Non fù più capace di prendersi cura di me. Mi lasciò a Roswell con la famiglia dello zio Luke, mentre lui si trasferì a New York e si lanciò a capofitto nel suo lavoro. Soffrivo molto, mia madre mi aveva abbandonata e mio padre si teneva ben lontano da me ma la zia Tracy si prese cure di me come se fossi sua figlia. Mi ha amata mettendomi allo stesso livello di Steven, suo figlio. Quando è morta io e Steven ci siamo fatti forza a vicenda, siamo cresciuti insieme e voluti bene come fratelli. >> smorza un sorriso Mirea, e un velo di lacrime riempie i suoi occhi. << E’ bello avere una famiglia che si aiuta e si ama nonostante le difficoltà. >> sentenzia Caroline abbracciando l’amica.

Roswell – Oggi

Mirea guarda Steven dormire, sono passati pochi giorni da quando ha scoperto la verità su suo cugino e i suoi amici e ancora non le sembra vero.
Gli accarezza dolcemente i capelli prima che il beep della sveglia la faccia sobbalzare.
<< Oh no… spegnila. >> brontola Steven mentre Mirea gli sfila di dosso le coperte inducendolo ad alzarsi dal letto. << Su ragazzino alzati devi andare a scuola ed io devo passare dal tuo amico Iman per l’ultima medicazione. >> controvoglia e col viso imbronciato Steven si rinchiude nel bagno ed infila la testa sotto il lavandino nella speranza di svegliarsi.

<< Oh ciao Mirea, ben arrivata. >> Layla apre la porta lasciando entrare Mirea nella dimora dei Madani, la famiglia di Iman.
<< Bene, finiamola con questa tortura. >> Iman si sfila la t-shirt e si poggia al tavolino posto sotto la rampa delle scale. << E’ solo una medicazione Iman non è mia intenzione torturarti… >>
Qualche goccia di disinfettante, una pomata cicatrizzante e l’ultimo cerotto poi Iman infila la t-shirt. << Tieni coperta la ferita ancora per qualche giorno poi potrai ritenerti completamente guarito! >> << Splendido! >> Layla salta al collo del suo ragazzo baciandolo dolcemente. << Così potrai venire con noi all’Aria 51. >> Mirea si blocca sull’uscio della porta voltandosi verso Layla… << Andrete di nuovo nell’Aria 51, dopo quello che è successo? >> << La Major High School ogni anno organizza per quelli del terzo anno una gita di informazione nella zona limitata. Quest’anno noi ci andremo con uno scopo diverso… >> sentenzia Iman sotto lo sguardo palesemente preoccupato di Mirea.

About Halima – Oggi

<< Bene ragazzi, dividetevi in coppie e fatevi un giro nell’aria militarizzata. >>
Halima stringe tra le mani il suo block notes e cerca un compagno con cui girare l’Aria 51.
Cerca tra i suoi compagni un volto a lei familiare fino ad incontrare gli occhi scuri e profondi di Shane, si avvicina a lui e al suo gruppetto, cercando di infilarsi nel loro discorso. << Ciao ragazzi. >> il gruppo si zittisce immediatamente, puntando gli su Halima. << Hey. >> sibila Shane quasi in soggezione. << Volevo chiederti di fare coppia con me per il giro di perlustrazione… >> con voce tremante e le gote di colore rosso, Halima invita Shane ad unirsi a lei nel giro di istruzione. I ragazzi però hanno altri piani, loro vogliono approfittare di questa gita per introdursi nell’ufficio di Rinaker e cercare le prove del siero che muta il DNA dei soldati americani. << Sono in coppia con Steven mi spiace. >> china il capo Shane per evitare di tenere lo sguardo di Halima e mentirgli negli occhi.
Steven poggia un braccio intorno al collo di Shane, mentre Layla incrocia le dita della mano con quelle di Iman. << Mi dispiace Halima ma sono arrivato prima io. >> gli sorride Steven per poi trascinare via Shane.
Halima sola, si guarda intorno per un po’ poi inizia il suo giro nell’Aria 51.
Appunta tutto ciò che vede sul suo block  notes fino ad essere attratta da un vociferare.
In un angolo al di là di un cordone rosso di limitazione, vi sono Iman e Shane.
Il primo forza la serratura di una porta con un coltellino, lasciando entrare Shane.
<< Che fanno? >> chiede a se stessa Halima, perplessa.
Steven e Layla che poco distante fanno da vedetta, si accorgono della presenza della ragazza. << Cavolo, non ci voleva. Ha visto Shane ed Iman. >> bisbiglia nervosamente Steven. << Ok, ci penso io. >> Layla si dirige verso Halima, stampandosi un sorriso sulle sue sottili labbra. << Hey, hai visto la zona ad ovest. Vieni, ti accompagno è bellissima. >> << Ma che stanno facendo, non possono entrare in quell’ufficio. >> Layla spinge Halima che storce il naso in attesa di una risposta della ragazza che ovviamente non arriva…

About Shane – Oggi

La grande porta di ferro dietro la quale è celato il ritrovo dell’Alleanza, si apre lasciando entrare i ragazzi. Derek alza lo sguardo dal suo libro posandolo sui volti dei suoi compagni. << Allora… >> mormora ticchettando l’angolo del libro sul ripiano in legno della scrivania. << Abbiamo qualcosa. >> Shane sfila dalla tasca anteriore del suo jeans una pendrive e la porge al fondatore dell’Alleanza. << Cosa contiene? >> << Alcuni file estrapolati dal computer dell’ufficio del generale Rinaker. Sono tutti file criptati ma un genietto tra di noi, con un po’ di tempo e fortuna potrebbe decriptarli e rivelarci il contenuto. >> Iman da una pacca sulla spalla a Steven che lo guarda con sguardo arcigno.
Derek lascia la sua poltrone e porge la pendrive a Steven. << Bene, mettiti subito a lavoro. >>

<< Grazie del passaggio amico. >> Shane salta giù dalla moto di Iman, infila la chiave nella toppa e respira aria di casa. << Oh ciao tesoro, c’è una persona in camera tua, una compagna di scuola è venuta per parlarti ma tu non c’eri, le ho permesso di attenderti in camera tua. >> Shane sbuffa ascoltando le parole di sua madre… << Chi è? >> la donna scuote il capo. << Ha un nome strano… non ricordo tesoro. >> gira i tacchi e si rintana in cucina. Shane con piccoli saltelli sale le scale che conducono al piano superiore, fino ad arrivare nella sua camera. Apre la porta di botto, facendo sobbalzare la persona che è all’interno che, si lascia cadere dalle mani il libro trovato su uno dei ripiani nella stanza.
<< Halima, cosa ci fai qui? >> la ragazza raccoglie il libro dal pavimento e lo ripone nuovamente sulla scrivania. << Tua madre mi ha detto che potevo attenderti qui. >> arrossisce lievemente, per poi appoggiarsi sul davanzale della finestra. << Oggi ti ho visto… con Iman, avete forzato una porta nell’Aria 51… >> Shane china il capo, cerca di pensare in fretta ad una scusa plausibile da propinare ad Halima. << Era solo un gioco, una roba da squadra di basket. >> Gli occhi azzurri di Halima sembrano come fari capaci di leggere il cuore di Shane. I due si avvicinano l’uno all’altra… << Non ti credo. >> la voce ferma e severa della ragazza scuote Shane. << Perché dovrei mentirti… >> << Non lo so, dimmelo tu. >> Halima si passa nervosamente una mano tra i capelli per poi riportarla nelle tasche del suo giacchetto. A mezz’ aria le sue dita si incrociano con quelle della mano di Shane. Puntano gli occhi l’uno nell’altra, fino a calarli sui movimenti impulsivi delle loro mani che si uniscono. << Non fare domande Halima, resta fuori da questa storia… >>
<< Perché, cosa state nascondendo voi ragazzi? >> scuote il capo Shane in risposta alla sua domanda.
Halima tira via la mano, passandola nuovamente nei suoi folti capelli neri. << Credo che tu mi piaccia. >> pronuncia il tutto in un soffio, chinando lo sguardo sui suoi stivali.
<< Anche tu mi piaci e proprio per questo ti chiedo di non fare domande e di tenere per te ciò che hai visto. >> le cinge le spalle con le mani per poi sussurrarle in un orecchio…
<< Lo dico per il tuo bene. Sei troppo bella per farti del male… >> ghigna Shane per poi incrociare lo sguardo con quello imbarazzato della ragazza…



 



Mirea Santo.

Iman Madani.

Steven Santo.

Shane McDonell & Halima Nagi.




Nota Autrice:

Eccoci giunti al settimo capitolo, spero vi sia piaciuto. Chiedo venia per l'enorme ritardo ma la mancanza di tempo e di idee non aiutano >.<
Allora, in questo capitolo non viene detto molto, avete scoperto qualcosa in più sul passato di Mirea e c'è stato un piccolo avvicinamento tra Shane ed Halima. La ragazza francoirachena, lascerà perdere o indagherà su Shane e i suoi amici?
Lasciatemi qualche recensione e fatemi sapere cosa ne pensate in proposito. Spero (perchè la speranza è l'ultima a morire...) di trovare qualche recensione dei lettori "silenziosi". Un vostro parere anche solo di dieci parole mi darebbe un immensa carica per continuare.
Detto questo, ci risentiamo presto con un nuovo capitolo che non so quando scriverò e pubblicherò. Abbiate pasienza.  ;)
Intanto passate anche nella mia originale drammatica: Unbreakable.

 
xo lollipopo 2013 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Zero Dark Thirty ***


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(8)

 
About Mirea

Roswell
– Oggi.

Steven e Shane sono fuori per il weekend, un fine settimana nel bosco con lo zio Luke… Qualcosa da veri uomini o meglio così aveva detto Steve per dissuadere Mirea dall’andare con loro.
Fare qualcosa di normale l’avrebbe aiutata ed invece ora è da sola in casa a tormentarsi sul suo passato e su quello che le riserva il presente.
La casa dello zio Luke è ricolma di foto di famiglia. In tutte Steven sorride come il più sereno e normale dei ragazzi ma in realtà Mirea sa bene che non lo è.
Stanca di girarsi i pollici tra le mura domestiche, Mirea esce a fare una passeggiata tra le vie caratteristiche di Roswell.
Fa un giro tra i vari negozietti, pranza nel suo pub preferito e prima che chiuda corre al supermarket. Steven e lo zio Luke sono capaci di svuotare il frigo e spetta a lei riempirlo.
Riposta l’ultima busta nel bagagliaio dell’auto, Mirea fa per salirvi ma qualcosa la frena.
Uno strano odore di bruciato le penetra le narici. Mirea si volta e vede del fumo provenire dall’Aria 51. << Sta andando a fuoco qualcosa… >> borbotta fra se e se. << No signorina stia tranuquilla, ogni settimana alla base bruciano dei documenti per evitare che dei mal intenzionati possano venire a conoscenza di segreti militari. >> un vecchietto con una mano tremante si avvicina a Mirea sorridendo alle sue parole…
Quella zona nasconde dei segreti, misteri a cui Steven e l’Alleanza stanno cercando di accedervi e svelarli da diverso tempo.
Tutto ciò che fa parte della nuova vita di suo cugino, intriga Mirea. La giovane salta in auto e raggiunge il confine. Parcheggia l’auto sul lato opposto della strada, di fronte a lei vi è la zona militarizzata meglio conosciuta come Aria 51.
Mirea si avvicina in modo furtivo e passo dopo passo sente il braccio destro pizzicargli. 
La ragazza alza la manica della sua giacca e si accorge che il marchio sul suo braccio, il Valknutr è di un intenso colore rosso… << Ma che succede… >> ritira giù la manica e non si lascia distrarre dal simbolo. Ha varcato la soglia dell’Aria 51 intenta a voler parlare col generale Rinaker, l’unico capace di rispondere alle sue domande. La sera cala, tutto intorno a Mirea è buio…
Mirea cammina in un vicolo stretto, continuando a stringere il braccio destro nel pugno sinistro, il bruciore ed il pizzichìo la infastidiscono facendole perdere la lucidità.
Continua a camminare Mirea ma c’è qualcos’altro che la disturba, si sente osservata.
Un sguardo la segue,degli occhi che le fanno raggelare il sangue… Neanche il tempo di voltarsi che Mirea si trova catapultata al suolo.
Una figura grossa e muscolosa le si piazza addosso, colpendola ripetutamente sul ventre.
Mirea urla e riapre gli occhi, puntandoli in quelli del suo aggressore. L’azzurro dei suoi occhi si scontra col rosso fuoco di colui che le è addosso. Mirea deglutisce, quel colore non è tipico di normali iridi…
Due mani grosse le stringono la gola non lasciandola respirare… Mirea trova però la forza per un ultimo, disperato urlo. << Aiuto! >>
L’urlo le si strozza in gola quando, un secondo uomo, le tappa la bocca con una mano.
Sui suoi occhi appare un simbolo… una croce a quattro punte, tatuata sul braccio destro dell’uomo che le tiene chiusa la bocca.
Mirea si distrae per qualche istante a fissare quel simbolo che sembra essere stato fatto dalla stessa mano che ha inciso il suo.
L’uomo che è a cavalcioni su di lei, le lascia il collo per sfilare da uno stivale, un coltello. Fa per piantarlo nel petto della ragazza. Mirea sgrana i suoi profondi occhi azzurri cercando invano, di divincolarsi. << Devi morire. >> le sussurrano i due, in un tono che fa rabbrividire Mirea.
In quel momento una figura si avvicina ai due uomini e dopo pochi istanti Mirea è tirata su contro un muro e a sostenerla c’è un ragazzo… << Grazie Derek. >> << Non dovevi venire qui
Mirea… >>. DereK inizia una colluttazione con i due, mentre Mirea continua a stringersi il braccio destro, il Valknutr brucia sulla sua pelle e la giovane non riesce a capire il perché.
I due aggressori sono distesi al suolo privi di sensi, Derek stringe ancora tra le mani il bastane di ferro con cui li ha colpiti. I due ragazzi indossano delle uniformi mimetiche, tipiche dei militare…
<< Dobbiamo andare. >> Derek sostiene una Mirea alquanto malconcia e cerca di trascinarla via, la ragazza però è attratta da qualcosa, si avvicina ai due uomini distesi al suolo e lentamente alza dalle loro braccia le maniche delle t-shirt.
Sui bracci destri di entrambi gli uomini c’è inciso lo stesso simbolo, una croce a quattro punte.
<< Tu sai cosa significa questo simbolo? >> Derek scuote il capo poi sfila dalla tasca anteriore dei suoi jeans il suo cellulare e scatta una foto a quel marchio.
In quel momento una sirena suona nella base… << Oh mio Dio ci hanno scoperti. >> trema Mirea aggrappandosi al braccio di Derek. << No tranquilla. >> guarda l’orologio appuntato al suo polso Derek per poi tornare a parlare… << Sono le 24.30, a quest’ora suona in tutte le basi militari americane la sirena, per ricordare lo Zero Dark Thirty, l’ora in cui nel maggio 2011 fu ucciso Osama Bin Laden. E’ un modo per noi soldati per festeggiare una vittoria… >>
I due fuggono prima che il generale Rinaker possa scoprirli e si rintanano nel rifugio dell’Alleanza. Mirea ha diverse contusioni e graffi al ventre, deve essere medicata. Cerca con non poca difficoltà di sfilarsi di dosso la maglietta << Ti aiuto a toglierla. >>
Derek sfila via la maglia di Mirea, tenendo però puntati gli occhi in quelli della ragazza evitando di abbassare lo sguardo sulle sue curve.
Distesa sul divano, Mirea rabbrividisce per l’aria fresca arrivata col calar della notte. Derek con delicatezza le passa una pomata sui lividi per poi disinfettarle le ferite.
<< Perché eri nell’Aria 51? >> << Cercavo di aiutare Steven, volevo trovare qualche prova per smascherare il generale Rinaker, così che lui potesse uscire dall’Alleanza e tornare ad essere un ragazzo normale. >> Derek accarezza quasi con compassione la guancia triste di Mirea.
Il ragazzo si sfila il cellulare dalla tasca ed apre la foto scattata poco prima. Allarga l’immagine per vedere meglio quel simbolo… << Appena Steven torna gli chiederò di fare delle ricerche su questo simbolo. >> Mirea scatta in piedi, rivestendosi. << So io chi può aiutarci… >>
Dopo una ventina di minuti i due sono fermi fuori casa Nagi.
Halima coperta da un cappotto che nasconde il suo pigiama rosa, si avvicina all’auto. << Mirea che succede, sono quasi le due di notte. >> << Scusami Halima ma dovevo farti vedere una cosa… E’ importante. >> << Stai bene? >> Le chiede la ragazza notando in controluce i lividi che circondano il collo di Mirea. La ragazza fa si col capo per poi porgere il cellulare contenete la foto, ad Halima… << Sai cosa vuol dire questo simbolo? >> Halima lo guarda ed impercettibilmente, impallidisce. << No. >> mormora incerta. << Potresti fare delle ricerche per me, ti prego è importante. >> un cenno d’approvazione con la testa poi, passata la foto sul suo cellulare, Halima rincasa.
<< Credi che possa esserci qualcosa di oscuro in quei simboli? >> chiede Derek curioso e spaventato a Mirea.  << Devo farti vedere una cosa… >> i due ritornano alla base dell’Alleanza e Mirea prima di raccontare a Derek del Valknutr, strappa una promessa al ragazzo…
<< Ciò che sto per mostrati deve restare tra noi, Steven non deve saperne nulla. >> un cenno di intesa da il via al racconto.
I due osservano il sorgere dell’alba con un caffè tra le mani e le parole sulle labbra.
La storia di Mirea colpisce Derek che la ascolta con attenzione. << Penso che questi simboli abbiamo un significato ben preciso, dobbiamo capire quali siano. >> le parole di Derek trovano l’approvazione di Mirea… << Sai Derek, stasera ho avuto la sensazione che quei due uomini volessero uccidermi a tutti i costi… >> << Effettivamente, non sembravano comuni soldati…  Avevano qualcosa di strano negl’occhi. >> Mirea fa capolino con la testa mentre il suo cuore batte all’impazzata quando, le ritornano alla mente gli occhi di quegli uomini.
Il marchio sul braccio di Mirea ha ripreso il suo colorito naturale, ora non brucia e non pizzica più. La ragazza lo guarda passando con delicatezza le dita della mano sinistra su di esso…
Che cosa nasconde il Valknutr e cosa significa questo nuovo simbolo è  ciò che Halima dovrà scoprire anche se la giovane sembra sapere più di quello che dice…




 



Mirea Santo.

Derek West.



Nota Autrice:

Salveeee, eccovi l'8 capitolo. Due tipi hanno aggredito Mirea, sui loro polsi vi è un simbolo simile a quello della ragazza... Cosa vorrà dire?
E Halima, secondo voi nasconde qualcosa? 
Lasciatemi qualche commento e fatemi sapere cosa ne pensate. Vi aspetto la prossima settimana (se tutto va bene).  ;)
Intanto passate anche nella mia originale drammatica: Unbreakable.

 
xo lollipopo 2013 

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Capitolo 10
*** La croce di Sant'Andrea ***


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(9)
 
 
About Halima – Oggi


Il telefono squilla, Halima alza gli occhi dal computer dove, da ore vi ha chino il capo nel tentativo di scoprire qualcosa in più su quel simbolo mostratole la notte prima da Mirea, e risponde alla chiamata… << Oh ciao Mirea, in verità non ho scoperto molto su quel marchio… >> mente Halima, in realtà lei sa più di ciò che dice. << Ho scoperto soltanto il nome col quale viene denominato: croce di Sant’Andrea. Cercherò dell’altro e ti terrò aggiornata. >> Riagganciato il telefono, Halima indossa la sua giacca, prende dalla stampante la foto del simbolo e la infila nella sua borsa, poi corre via. << Tesoro dove stai andando? >> le chiede suo padre fermandola sull’uscio della porta. << Oh ciao papà, esco, vado a fare visita allo zio Barak. >> suo padre la osserva con espressione perplessa…
<< Da quando siamo qui non sei mai andata a trovarlo se non costretta da me e tua madre. Come mai questo desiderio oggi? >> << Nulla… >> mente, allungando una gamba fuori dalla porta di ingresso. << Devo solo chiedergli una cosa… Ora vado papà. >> gli lascia un bacio sulla guancia e scappa via onde evitare ulteriori domande scomode.

Halima arriva di fronte al ristorante gestito da suo zio Barak, lo vede barcamenarsi tra i tavoli mentre serve la colazione della domenica mattina alla sua clientela.
Barak Nagi è il fratello minore di suo padre, un uomo sulla trentina alquanto schivo e solitario.
La campanella posta sullo stipite della porta, tintinna introducendo ai commensali l'ingresso di Halima. Barak Nagi sembra visibilmente sorpreso nel trovarsi sua nipote sulla soglia del suo locale. << Halima cosa ci fai qui? >> l'uomo si avvicina alla giovane gettandosi uno strofinaccio sulla spalla sinistra. << Ciao zio Barak, avresti un minuto per parlare con me? >> I due si accomodano in una stanza che fa da ufficio... << Di cosa vuoi parlarmi Halima? >> la giovane sfila dalla sua borsa la stampa della croce di Sant'Andrea e gliela mostra. << Di questo. >> l'uomo guarda l'immagine con un impercettibile fastidio. << Non so cosa sia... >> Halima sbatte i pugni sul tavolo... << Non mentirmi, hai questo simbolo tatuato sul braccio sinistro. Lo ricordo chiaramente. >> Barak si alza abbandonando la sua sedia. Si passa una mano sul capo poi posa lo sguardo su sua nipote. << Perché ti interessa il mio tatuaggio? >> << Ti racconterò tutto zio, ma prima devi dirmi cosa significa e perché hai questo tatuaggio... >> Barak Nagi afferra sua nipote per il braccio e la trascina via. << Vieni con me, devo presentarti una persona. >>
Dopo circa mezz’ora di viaggio in auto i due arrivano poco fuori Roswell in una zona montana molto isolata. In mezzo al nulla si erge una vecchia casa, da essa esce una vecchietta ricurva. << Chi è quella donna zio? >> << Lei potrà darti tutte le risposte che cerchi. >> Halima sembra essere titubante, tira un lungo respiro, poi ricorda che c'è qualcun'altro che ha bisogno di risposte... << Aspetta. >> afferra il braccio di suo zio.
 << C'è una persona che dovrebbero essere qui. >> << No Halima, nessuno può venire a conoscenza di questo posto. Non mi fido di nessuno... >> Halima prende tra le mani il suo cellulare e inizia a scorrere la rubrica... << Di lei dovrai fidarti e quando vedrai ciò che ha impresso sul braccio capirai il perché. >> Pigia il pollice sul nome di Mirea e le ordina di raggiungerla subito e da sola.

<< Halima ciao, cos’è questo posto? >> Mirea si guarda in torno, tutto è cupo e isolato, rabbrividisce. << Lui è mio zio Barak, conosce una persona che ha le risposte che cerchiamo… >> Mirea guarda l’uomo che è di fronte a lei con interesse poi lo segue all’interno della casa.
La donna è seduta vicino al camino, lavora a maglia. Punta gli occhi sui suoi ospiti udendo i loro passi vicini… << Barak, chi sono queste due ragazze? >> << Adila questa è mia nipote Halima e lei è Mirea una sua amica. >> la vecchia signora si volta verso i tre e con un gesto della mano li invita ad accomodarsi. Barak si volta verso sua nipote facendole segno di porgere ad Adila tutte le domande che desidera.
Halima e Mirea si guardano per un po’ poi la prima mostra la foto della croce di Sant’Andrea ad Adila. << Mi dica quello che sa su questo simbolo per favore. >> la donna si rigira tra le mani la foto poi guarda Barak ed inizia a parlare… << Le donne del mio popolo usavano questo stemma per i guerrieri, lo disegnavano sui loro corpi. Negli anni la nostra simbologia è stata usurpata. Migliaia di soldati cadevano sotto i nostri occhi ed il governo americano ci ha obbligati a salvare le loro anime ma i nostri rituali hanno sempre un’altra faccia… >> << Che vuol dire? >> Mirea è pallida in volto e totalmente assorda dalle parole pragmatiche della donna. << La simbologia fa emergere il lato può profondo e nascosto della nostra anima, certo, ogni simbolo ha il proprio significato. La croce di Sant’Andrea si usa sui guerrieri e quando li utilizzavamo sulla nostra gente faceva emergere il loro coraggio e la loro purezza d’animo, come è successo per Barak. Sui guerrieri americani è stato diverso, la loro anima era sporca di sangue, la croce li ha trasformati in assassini. >>
Mirea ed Halima si guardano terrorizzate, le parole di quella donna hanno cancellato dalle loro menti tutte le domande da porre… non sanno più cosa dire.
Mirea alza la manica della sua camicia e mostra alla donna il Valknutr. << Cosa sa dirmi su questo simbolo? >> la donna guarda il tatuaggio per poi posare gli occhi in quelli di Mirea. << Sei stata in Iraq di recente? >> la ragazza annuisce. << E sei morta? >> ancora un cenno con la testa. Adila afferra la mano di Mirea accarezzandola. << Allora sei fortunata bambina, qualcuno ha deciso di salvarti, di ridarti indietro la tua vita. >>
<< Come è possibile questo? >> << Sei destinata cara, il tuo tempo non era finito… Il mio popolo ha scelto te come nostra salvatrice. >> Mirea corruga la fronte sembra aver perso il filo… << Salvatrice? Da cosa dovrei salvarvi? >> << La mia gente usa la simbologia mista a magia nera da secoli. L’abbiamo sempre usata tra noi finché non sono arrivati quei soldati e ci hanno costretto ad utilizzarla per scopi oscuri come la guerra. Chiunque di noi si rifiutava di utilizzare la magia veniva ucciso. >> Barak guarda le ragazze e prende la parola… << Adila è l’unica anziana della tribù rimasta viva, per questo l’ho portata qui, per proteggerla e tenerla lontana dal quel folle generale. >> << Rinaker >> mormora Mirea tra sé e sé. << Tu Mirea, sei stata scelta per porre fine a questa guerra. La mia gente ha visto in te forza e coraggio. Devi lottare Mirea non lasciare che usino la magia nera e la simbologia come arma… >>
Halima e Mirea lasciano l’abitazione di Adila, molte delle loro domande hanno ottenuto risposta ma ce ne sono delle altre e nuove di domande che attendono un responso.
<< Come farò a fermare questi soldati? >> Halima afferra la mano di Mirea stringendola.
<< Non devi farlo da sola… >>
Mirea è stata scelta. Scelta per salvare un intera tribù e non solo… deve fermare una guerra e salvare il mondo. Ma nessuno ha detto che dovrà farlo da sola!




 





Halima Nagi

Mirea Santo



 
Nota Autrice:

Dopo quasi un mese sono riuscita a scrivere e pubblicare il 9° capitolo.
Ultimamente ho avuto un blocco... non avevo ispirazioni e questo capitolo è venuto un pò così.... Scusate!
Siamo però venuti a conoscenza del simbolo misterioso che avevano gli uomini che hanno aggredito Mirea... Quest'ultima è stata scelta per salvare il mondo da un imminente guerra... Ci riuscirà? 
Vi aspetto presto (almeno spero, la prossima settimana ho due esami importanti e non so se riuscirò a scrivere e pubblicare...) intanto lasciatemi qualche recensione che non si pagano, ve lo assicuro ;)
Passate anche nella mia originale drammatica: Unbreakable.

 
xo lollipopo 2013 
 

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Capitolo 11
*** Progetto Alpha ***


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(10)

 
About Mirea – Oggi

Mirea si sveglia all’alba, ha trascorso la notte in bianco ripensando alle parole di Adila.
Guarda il letto di fianco a lei, stupendosi di vederlo vuoto. << Sono le 6.30, Steven non può essere gia sveglio a quest’ora! >>
Mirea scende le scale che la conducono al piano inferiore facendo attenzione a non fare rumore per non svegliare lo zio Luke.
Dà un occhiata in bagno e poi in cucina ma nulla, di Steven non c’è traccia.
Poi Mirea si accorge che il borsone con le attrezzature per il basket manca… << Sarà andato ada allenarsi al parco con Shane… >> ripete tra se e se. 
Riprendere sonno le sembra impossibile quindi decide di andare da Derek e raccontargli quello che ha scoperto la sera precedente…
Il sole non è ancora del tutto alto in cielo e c’è una fioca nebbia che non lascia vedere l’azzurro.
Mirea arriva al capanno, la porta è aperta e riesce ad intravedere la figura di Derek poggiato ad un muro. << Sapevo di trovarti qui, ieri  ho incontrato Halima ed insieme abbiamo scoperto delle cose sul Valknutr e sul simbolo tatuato sulle braccia di quei soldati… >> Mirea pronuncia il tutto velocemente mentre entra nel capanno, senza accorgersi di chi c’è intorno a lei. << Di che stai parlando Mirea? >> Steven è seduto ad un tavolo dinanzi al computer. Solo all’ora la ragazza si accorge di lui e degli altri membri dell’Alleanza. << Cosa c’entra Halima? >> domanda incuriosito Shane.
Nessun altro a parte Derek sa del segreto di Mirea… i due si guardano e capiscono che ormai non possono più nascondere agl’altri il segreto dei simboli.
Mirea ed il resto dell’Alleanza si accomodano e sono pronti a mettere tutte le carte in tavola.
<< Ti è successo tutto questo in Iraq e non mi hai mai raccontato nulla… Perché? >> chiede Steven poggiando un braccio intorno al collo di Mirea in modo da stringerla a se.
<< Non volevo coinvolgerti nei miei problemi… Mi dispiace. >> Mirea ricambia l’abbraccio di suo cugina, tuffando il viso nel suo petto.
<< Quindi Halima ti ha aiutata… ecco perché era tanto interessata a scoprire cosa io nascondessi… >> Shane si morde le unghie, è visibilmente nervoso, Halima deve piacergli davvero tanto!
<< Ok, ora che facciamo. >> Iman è poggiato con le spalle contro una delle colonne portanti dell’edificio e sul suo petto stringe Layla.
<< Ora scopriamo come fermare Shadoen! >> Derek si dirige verso il computer, fermandosi dinanzi ad esso… << Cosa sei riuscito a scoprire nella pendrive Steven? >> il ragazzo lo raggiunge fermandosi al suo fianco. << Ho scaricato un programma che decripterà il contenuto al suo interno, è questione di un paio d’ore e scopriremo cosa nasconde questo pezzo di plastica nera. >>

About Steven – Oggi

Steve tamburella nervosamente le dita sul tavolo mentre quella barra di colore blu sullo schermo del suo computer, lentamente avanza. 80  
Mirea si avvicina a Steven, sedendosi di fronte a lui… << Come procede? >>
<< Lentamente… >> sbuffa Steven. << Ascolta Mirea, io vorrei aiutarti… Questa cosa del Vikram o come cavolo si chiama… mi preoccupa! >> << Steve io - - - >> il ragazzo la zittisce, poggiandole una mano sulla spalla. << Lasciami finire. Sono preoccupato per te e mi sento in dovere di aiutarti, insomma tu sei la mia famiglia e in una famiglia ci si aiuta sempre. Sai da ciò che mi hai raccontato su quella donna… Adila, si direbbe che tu e il tuo simbolo… non siate qui a caso. >> << Cosa vuoi dire? >> Mirea corruga la fronte incerta delle parole di suo cugino. << Quei militari sono stati “riportati in vita” grazie alla croce di Sant’Andrea che li rende forti e a quanto pare maligni. Il popolo del Dhi Qar ti ha dato una seconda possibilità col Valknutr perché crede che tu possa fermare Shadoen e tutti i militari con quei marchi. E’ a Roswell che tutto ha avuto inizio ed ora eccoti qui… >> un beep proveniente dal computer interrompe la loro conversazione. << Oddio ci siamo! >> Steven sposta lo sguardo da Mirea al computer, gli altri si avvicinano al tavolo, circondando Steve. << Allora… cosa c’è scritto? >> << Ragazzi lasciatemi respirare per favore… >> digrigna Steve tra i denti. Clicca sulla scheda che gli si è aperta dinanzi e appare un file denominato: Progetto Alphas.
Ben dodici occhi sono puntati su quel monitor e solo un “Oh mio Dio” è ciò che esce dalle labbra dei sei ragazzi.
<< Non ci credo, devono essere impazziti! >> sbotta Derek dando un pugno al tavolo.
<< Vogliono iniettare il siero a tutti i soldati, fingendo che sia una cura preventiva contro il tetano… E’ assurdo! >> un brivido percorre la pelle di Mirea e gli occhi le si inumidiscono, non si aspettava che il governo progettasse di mutare il DNA dei soldati a loro insaputa.
<< Vogliono creare un esercito sovrannaturale… Quale nazione non lo vorrebbe per poter vincere le guerre? >> sentenzia Iman. << Voi non capite… >> la voce tremante di Derek attira l’attenzione di tutti… << Il siero potenzia le abilità dei soldati questo è vero ma potrebbe portarli alla morte. Non tutti i DNA sono compatibili con il siero. Alcuni tipi di sangue lo rigettano causando notevoli danni al corpo umano… >> << Quindi molti di quei soldati moriranno? >> Derek fa capolino di si alla domanda di Shane.
Steven si alza dalla sedia ed inizia a camminare nervosamente in tutto il capanno… << Ah, cosa facciamo? Come li fermiamo? >> << Li combattiamo! >> << Ma Derek ragiona, loro sono forti… geneticamente forzuti. Noi siamo semplici adolescenti con neanche tanta massa muscolare a parte te… Come credi che potremmo combatterli? >> Mirea si avvicina a lui, bloccando i suoi passi. << Ci riusciremo ed io so chi può aiutarci. >> Mirea fa per lasciare il capanno ma i ragazzi la fermano. << Dove stai andando? >> << Vado da Halima, lei ci aiuterà, magari potrebbe chiedere aiuto ad Adila infondo quella donna pratica le arti magiche ed è questo ciò che ce serve! >> le espressioni perplesse e timorose di tutti non scalfiscono la decisione di Mirea. << Noi dobbiamo fare qualcosa, è nostro compito fermare Shadoen, siete con me? >>




 



Mirea Santo

Steven Santo



 

Nota Autrice:

Avrei dovuto pubblicare questo capitolo settimana scorsa ma non l'ho fatto e non vi chiederò neanche scusa perchè ormai le ho terminate :D
Allora, i ragazzi hanno scoperto il contenuto della pendrive... Il generale Shadoen progetta di iniettare il siero che aumenterà le potenzialità dei soldati così da creare un esercito a dir poco invincibile. Riusciranno Mirea, Halima e l'Alleanza a fermarlo? 
A presto con un nuovo capitolo! ;)
Lasciatemi i qualche vostro parere.
Passate anche nella mia originale drammatica: Unbreakable.

 
xo lollipopo 2013 

 

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