Like Anybody Else

di DaughterOfAthena
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A Wish ***
Capitolo 2: *** Have I Dreamt? ***
Capitolo 3: *** Impossible ***



Capitolo 1
*** A Wish ***


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“Non un’altra volta!”
“A quanto pare sì”
“Correre!”
Iniziamo a correre come se non ci fosse un domani, scappando da un enorme gruppo di ragazze. Se me lo avessero detto qualche anno fa avrei detto che era impossibile. Noi che scappiamo da delle ragazze che ci adorano? Impossibile. Ma da tre anni ogni sera è così.
Entriamo nella lobby del Palm Woods, saliamo le scale e ci chiudiamo nel nostro appartamento.
“Incredibile!” esclamo ansimante gettandomi sul divano.
“Ma come fanno a correre così?” domanda Logan stremato.
“Non lo so ma sono fantastiche” esclama James bevendo un bicchiere d’acqua.
“Fantastiche? Amico ti sei bevuto il cervello?” rispondo mettendomi a sedere.
“Sì Kendall, fantastiche. Lo vedi come ci sostengono?” risponde lui avvicinandosi a me.
“Scherzi vero? Abbiamo corso per 10 isolati con loro alle calcagna” rispondo alzandomi.
“Ehi amico, calmo. Lo facciamo sempre” dice Carlos togliendosi l’elmetto e mettendosi al fianco di James.
“Già, calmati, che hai stasera?” chiede Logan mettendosi all’altro fianco di James.
“Cosa ho?! Scherzate?! Non ne posso più! Non possiamo uscire che ci sono dappertutto! Non possiamo andare in piscina per i paparazzi! Non abbiamo un minimo di privacy!” replico io arrabbiato.
“Ma lo facciamo per loro e poi stiamo vivendo il sogno di milioni di ragazzi della nostra età” mi dice James sorridente.
“Come no...  chi non vorrebbe andare in piscina con centinaia di paparazzi intorno pronti a scattare una foto se scivoli?”
“Stai dicendo che non sei felice?” chiede Carlos.
“Esatto!”
“E cosa vorresti fare?” chiede Logan.
“Vorrei solo che fossimo come tutti i ragazzi della nostra età!” urlo e me ne vado in camera gettandomi sul letto. Stranamente mi addormento subito ed inizio a sognare.
 
Sono da solo in una stanza buia. Inizio a chiedere se c’è qualcuno e a camminare finché qualcuno inizia a parlare.
“Kendall Knight, ti stavamo aspettando”
E’ una voce maschile, molto profonda e devo ammetterlo, un po’ spaventosa.
“Tu chi sei? E perché mi stavi aspettando?”
“Sono il destino e sei qua per realizzare il tuo desiderio”
“Quale desiderio?”
“Quello di essere ragazzi normali”
“Non si può cambiare il passato”
“Ma io posso cancellarlo”
“Questo è solo un sogno. Quando mi sveglierò mia mamma mi dirà che sono in ritardo per le prove”
“Non questa volta, ragazzo normale”
La voce inizia a ridere e io mi sento cadere nell’oscurità.




ANGOLO DELL'AUTRICE
Hey everybody! So che devo finire e continuare ancora molte ff, ma questa mi è venuta di getto e non potevo non scriverla :) Spero vi piaccia, recensite mi raccomando ;)
Un bacione 
DaughterOfAthena
P.S. Se non conosceste i Big Time Rush e quindi i protagonisti della storia, sono questi ragazzi qua sotto.
Kendall
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Logan
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James
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Carlos
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Capitolo 2
*** Have I Dreamt? ***


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"Kendall! Svegliati! Farai tardi!”
La voce di mia mamma come sveglia è una delle cose migliori. Non è quel freddo DRIIIN di un arnese infernale fatto di ingranaggi, ma è calda e dolce.
Senza neanche aprire gli occhi vado in cucina, guidato dall’odore dei pancakes di mia madre.
“Gli altri sono già svegli?” domando assonnato.
“Tua sorella è già in bagno come ogni mattina” risponde lei dandomi il bacio del buongiorno.
“Carlos, James e Logan dormono ancora?” le chiedo sedendomi e stiracchiandomi.
“Chi?”
“Lo sai chi, i raga... woah, che ci facciamo a casa?!” esclamo accorgendomi di essere nella cucina della nostra casa in Minnesota e non nell’appartamento 2J del Palm Woods.
“Ci viviamo tesoro” risponde lei tranquilla versandomi dello sciroppo d’acero sulle frittelle e della spremuta d’arancia nel bicchiere.
“Sbagliato, ci vivevamo, tre anni fa. Ora viviamo al Palm Woods”
“Non so che posto sia o di cosa tu stia parlando, ma sbrigati a mangiare o farai tardi a scuola”
“Scuola? Mamma, ti ricordo che io non vado a scuola da un anno. Sono una popstar” ribatto prendendo un sorso di succo d’arancia e divorando due pancakes.
“Devi aver di nuovo sognato di essere un cantante di fama mondiale. Ma ora sei a casa e questa è la realtà” replica mamma carezzandomi la testa.
“No mamma, questa non... aspetta ho capito. Dove sono loro? E le telecamere?”
“Loro chi? E quali telecamere?”
“I ragazzi e le telecamere per registrare la mia reazione allo scherzo”
“Quale scherzo? Ma di cosa parli tesoro?”
“Di tutto questo. Di te che fai finta di non conoscere James, Carlos e Logan. Di noi qua invece che a Los Angeles. Della scuola invece dello studio di registrazione”
“Deve essere stato un sogno stupendo e molto realistico, ma pur sempre un sogno, nient’altro”
“No, era la realtà e te lo dimostrerò”
“Come?”
“Ma certo!”
Sarà anche uno scherzo ben progettato ma  non possono cancellare i Big Time Rush da Internet! Prendo il cellulare e digito il nostro nome su Google e... non è possibile! Secondo Internet non esiste alcuna band con quel nome.
“Non è possibile” mi dico sottovoce.
Come posso essermi immaginato tutto? Come posso in una notte essermi inventato tre anni di una band inesistente? Come posso aver sognato i Big Time Rush, Gustavo; Kelly, Griffin, Bob, Bitters, Camille... Jo. Non posso essermi immaginato anche lei. Scrivo velocemente Jo Taylor su Google e tutto quello che esce su di lei sono foto su foto insieme a Jett Stetson e articoli sulla sua carriera e sul suo fidanzato. Non ci credo ho sognato di stare con una giovane stella del cinema che probabilmente ho visto in tv o in una rivista in edicola. Provo a digitare Gustavo Rocque ed escono varie pagine su di lui e sulla sua vita. Ne apro una e trovo fra le ultime notizie “Il produttore di numerose band, tra cui i Boys In The Attic e le Angel Angel, è ormai fuori gioco da nove anni ed ha ancora una volta sprecato l’opportunità di tornare in vetta cacciando ogni singolo pretendente a diventare la nuova star della sua casa discografica”. Allora forse ho sentito del discografico e ho sognato tutto questo. Forse davvero era solo un sogno. Forse sto diventando matto.
Finisco la colazione e mi precipito a scuola. Continuo a rimuginare sul fatto della band. Non ho così tanta immaginazione. Non posso averlo sognato in una notte sola. No, deve essere solo uno scherzo. Forse Logan ha semplicemente modificato il mio cellulare di modo che io non pensi sia uno scherzo...ma non in una notte. Allora davvero non conosco quei ragazzi. Davvero non ho mai avuto successo. Davvero ho solo sognato tutto.
Entro nell’enorme edificio bianco. Ogni parete è tappezzata da colorati cartelloni che invitano alle svariate attività scolastiche, che ricordano che manca solo un mese al ballo scolastico e che cercano una band che canti tutta la sera. Se i ragazzi esistessero, potrei cercarli per cantare insieme. Sospiro e mi dirigo al mio solito armadietto rosso.
“Bella partita capitano!” esulta un ragazzo di un paio di anni più piccolo di me dandomi una pacca sulla spalla.
“Grazie” rispondo io confuso non ricordando minimamente di quale partita stia parlando. Per quanto ne so il capitano a hockey è sempre stato... giusto, Carlos non esiste, è solo frutto della mia immaginazione.
Chiudo l’armadietto e a pochi passi da me quello che dovrebbe essere un frutto della mia immaginazione: Logan Mitchell. E’ alle prese con troppi quaderni per entrare nell’armadietto. Allora forse non mi sono immaginato tutto, ho solo trasformato alcuni ragazzi di scuola mia in popstar.
“Ehi amico!”
Lui sobbalza facendosi cadere addosso una montagna di libri e quaderni.
“Io?”
“Sì, tu”
“Ciao” risponde rialzandosi e sistemandosi gli occhiali mentre raccoglie i libri. Che strano. Come ho fatto a immaginarlo senza occhiali se sembra tenerli così stretti?
“Come mai così tanti quaderni e libri, amico?”
“Sono i compiti per la squadra di basket, di football e ovviamente per quella di hockey”
“Perché fai i compiti per tutti?”
“Perché devo farli, me lo chiedono, ma non preoccuparti, la tua squadra e soprattutto tu siete i primi” risponde abbassando lo sguardo.
“Io? Amico, è dalla prima superiore che ti chiedo una mano solo con i compiti di chimica” rispondo sicuro di quello che dico. So che dalla prima superiore ho sempre fatto i miei compiti, quello che dice Logan non mi torna.
“No, ti ho sempre fatto tutti i compiti dalla prima media” risponde guardandomi stranito mentre suona la campanella “Ecco qua il tuo quaderno con la ricerca per Storia sulla Guerra Civile Americana. Nel cambio dell’ora ti do il resto” continua chiudendo l’armadietto e scappando letteralmente in classe.
Come è possibile? Ricordo di aver tormentato Logan per i compiti, ma una volta alle superiori sono sicuro di non avergli quasi mai chiesto aiuto se non per qualche esercizio di chimica. Ancora con mille domande in testa entro in classe e mi siedo al solito posto, solo che non riconosco la ragazza mora che mi sta accanto. Ho come la sensazione che al suo posto dovrebbe esserci un altro membro della mia band immaginaria: James.
Non faccio in tempo a pensare a lui che lo vedo entrare in classe lasciando decine di ragazze adoranti sulla porta. Lui si gira, lancia un bacio volante e va a sedersi all’ultimo banca accanto ad una bionda che gli fa gli occhi dolci.
Sospiro e scivolo sulla mia sedia. A quanto pare neanche con lui sono in amicizia, dato che non mi ha minimamente salutato. Eppure sono sicuro, ho come il presentimento che accanto a me, invece della mora ci debba essere lui. Ma come diamine ho fatto a sognare di essere suo amico e suo compagno di band? E poi perché proprio lui? Se sono davvero il capitano della squadra di hockey, perché non ho immaginato una band con i miei compagni di squadra ma con ragazzi a cui non sembro stare simpatico?
L’ora del professor Evans passa velocemente e così decido di andare da Logan per il resto dei compiti, dato che non sono sicuro di voler entrare in classe senza libri, e per domandargli qualcos’altro su James. Ho l’impressione di conoscerlo ma se non mi rivolge la parola forse non so nulla di lui...
Trovo il moro alle prese con il distribuire fogli, libri e quaderni a tre armadi con le divise di hockey, basket e football. Non appena finisce i tre se ne vanno e quello con la maglia da hockey mi da una spallata accompagnata da un complimento al capitano per la partita.
“Mi hai detto di passare al cambio dell’ora per il resto, ma sembra tu abbia dato tutto quello che avevi a loro” esclamo scherzosamente.
“No, tranquillo” si affretta a prendere vari libri e quaderni col mio nome sopra e a consegnarmeli “Come mi hai chiesto tu, te li consegno personalmente ogni giorno”
“Davvero ti ho chiesto questo?”
“Sì, non ricordi?”
“No... comunque, posso farti una domanda?”
“Sì....”
“Conosci James Diamond?”
“Tutti lo conoscono”
“Dimmi tutto quello che sai su di lui”
“Ehm... è nato il 4 settembre, alto 1,85 m, sua madre Brooke è una spietata donna d’affari. E’ il più popolare della scuola e le ragazze lo definiscono il più bello. Ha superato ogni singolo atleta per notorietà. Da quando è qua è sempre stato nominato re del ballo anche se non era un vero e proprio candidato. E’ uscito quasi con tutte la parte femminile della scuola, spezzandone la maggior parte dei cuori. Ma tu tutto questo lo sai, perché me lo domandi? Se posso saperlo...”
“Curiosità. Ha mai giocato a hockey?” domando quasi sicuro di averlo già visto con la divisa della squadra.
“No, reputa gli sport di squadra stupidi”
“E tu?”
“Io? No, penso gli sport siano magnifici” risponde poco convinto e tossendo. Chi sa perché sono convinto che quel colpo di tosse sia il simbolo di una bugia.
“Intendevo se hai mai giocato a hockey” ribatto sorridente sicuro di un sì.
“Mi hai cacciato dai provini al secondo anno, non ricordi?”
“Cosa?!”
“Sì, mi hai cacciato dicendo che non ero minimamente portato”
“Ah si, ricordo” rispondo mentendo spudoratamente.
La campanella suona, il che significa che adesso ho letteratura. Spero di incontrare il membro mancante, Carlos, e magari scoprire che non è così diverso dal mio sogno.
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Hola chicossss!
Ecco qua il secondo capitolo di questa ff. Ho aggiornato presto dato che questo e il prossimo mi sono usciti fuori di getto, ma non abituatevici, non è detto che aggiorni così velocemente xD
In ogni caso, ringrazio marshmaslow1 e Rusherina_Girl per le recensioni e ogni singolo lettore silenzioso (anche se vi avverto, farete maglio a recensire miei cari).
Un bacione
DaughterOfAthena 

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Capitolo 3
*** Impossible ***


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Non è possibile! Quel ragazzo seduto da solo e vestito di nero dalla testa ai piedi e con la sigaretta dietro l’orecchio non può essere lui. No, non può essere Carlos!
Mentre gli passo accanto per sedermi in fondo alla classe, lo osservo e lui per tutta risposta mi lancia uno sguardo torvo con quei suoi occhi cioccolato che nel mio sogno erano così amichevoli e simpatici.
Mi lascio scivolare sulla sedia, chiudo gli occhi e respiro profondamente. Come ho fatto a sognare una band con loro? Perché li ho sognati così diversi? Ma soprattutto perché ricordo solo il mondo del mio sogno e non quello reale? C’è qualcosa che non mi torna...
“Posso capitano?”
Apro gli occhi e vedo Trevor, un compagno di squadra, o almeno sembra lui, solo con qualche anno di più di come lo ricordo...
“Sì, certo Trevor”
“Come mai mi chiami per nome capitano?” chiede lui sistemandosi accanto a me.
“Perché? Come dovrei chiamarti?” replico guardandolo negli occhi.
“Di solito mi chiami Dalton, capitano”
“Allora d’ora in poi ti chiamerò Trevor. Poi mi spieghi perché mi continui a chiamare capitano e non mi chiami col mio nome?”
“Lo hai chiesto tu, capitano”
“Se è così, da oggi in poi non chiamatemi più capitano, ma Kendall, ok?”
“Perfetto, ca.. Kendall”
“Senti Trevor, che mi sai dire di Carlos Garcia?”
“Niente in più di quello che sai tu”
“Dai, parla”
“Va bene... è il più solitario della scuola, si veste da bullo ma non ha mai picchiato nessuno. Appena può fuma. Non fa alcuna attività extrascolastica. Si vocifera che sia stato in cella, ma niente di confermato.”
“Si fa fare per caso i compiti?”
“Sì, da Mitchell, come tutti”
“Vuoi dire che Logan fa i compiti  a tutta la scuola?”
“Logan? Chi è Logan?”
“Logan Mitchell, quello dei compiti”
“Non esiste alcun Logan Mitchell. Il secchione si chiama Hortense Mitchell”
“Sì, hai ragione, scusa”
Perché gli ho cambiato nome? Ero convinto si chiamasse Logan e non... Hortense.
“E fa i compiti anche a James Diamond?”
“Direi di sì”
“C’è qualcuno che non si rivolge a lui per i compiti?”
“Le ragazze.”
“Perché?”
“Terry Ellis li fa per loro”
“Dici la bionda con gli occhi scuri e gli occhiali?”
“Sì, ma stai bene? Perché fai tutte queste domande?”
Come è possibile? Ricordo tutto tranne ciò che riguarda noi quattro. Sono sicuro che il nome fosse Logan e non Hortense, anche se ho l’impressione di averlo chiamato così tempo fa. Non ricordo però che portasse gli occhiali... Non ricordo James sempre con una miriade di ragazze dietro e di sicuro non ricordo Carlos vestito in quel modo. Ma a quanto dice Trevor è tutto normale, tutto è sempre stato così.
“Kendall, ti senti bene?”
Perché mi sembra tutto così strano? Così diverso da quello che la mia mente suggerisce?
Sento la testa pesante e la voce di Trevor ovattata. Lo guardo un attimo, è preoccupato. Sbatto un paio di volte gli occhi per mettere a fuoco ma è inutile. Mi alzo per andare in bagno ma non appena mi stacco dalla sedia mi accascio a terra e tutto diventa nero.
 
Sono di nuovo da solo nel buio totale e la stessa voce del sogno dell’altra notte riecheggia nell’aria.
“Allora Kendall Knight, ti piace la tua vita normale?”
“La mia vita normale?”
“Già hai dimenticato il tuo desiderio?”
“Quale desiderio?”
“Quello di essere esattamente come ogni altro ragazzo della tua età, invece di essere una popstar internazionale”
“Quello della popstar era solo un sogno”
“Oh no, era la realtà. Ti sei chiesto come mai non ricordi i tuoi amici in quel modo?”
“Sì, ma forse è solo lo stress”
“No, quello della boyband non era un sogno, era la realtà, ma tu hai chiesto una vita normale e noi te l’abbiamo data”
“Sì, ok, ora mi devi spiegare una cosa però. Se eravamo una boyband, eravamo amici, no?”
“Migliori amici”
“E allora perché adesso due nemmeno mi rivolgono la parola e il terzo fa i compiti a mezza scuola?”
“E’ molto semplice, per fare in modo che voi non sareste diventati una band, dovevamo essere sicuri che non sareste diventati amici, così le vostre vite non si sono mai intrecciate”
“E Logan.. cioè voglio dire Hortense?”
“Dici per il nome?”
“Sì, perché lo chiamavo Logan mentre ora il suo nome è Hortense?”
“Non ricordi? Il suo nome è Hortense. Ma la madre di James lo cambiò”
“Quindi se non si sono mai frequentati, lei non l’ha mai rinominato”
“Esattamente”
“Ora voglio sapere come avere indietro la mia vita”
“Ma è semplicissimo. Devi far tornare tutto come era al momento del desiderio per poter tornare a quella vita”
“Cosa?! Ma è impossibile!”
“Solo se pensi che lo sia”
 
Mi risveglio in infermeria, una stanza completamente bianca con solo due lettini e due armadietti. La signora Wright, una donna sui 40 con i capelli neri e gli occhi color dell’oceano mi si avvicina e mi aiuta e mettermi seduto.
“Come ti senti?”
“Bene.. penso”
“Il tuo amico ha detto che sei svenuto alzandoti dalla sedia, ricordi qualcos’altro?”
“Solo che prima di svenire sentivo la testa pesante e i suoni ovattati”
“Bene, è stato solo un calo di pressione”
“Signora Wright?”
“Sì, giovanotto?”
“Conosce James Diamond, Carlos Garcia e Lo..Hortense Mitchell?”
“Sì, certo. Hortense è qua un giorno sì e uno no”
“Perché?”
“Giovanotto, dovresti saperlo bene come mai”
“Perché?”
“I giocatori di football sono la causa maggiore”
“E perché nessuno li ferma? O protegge.. Hortense?”
“Parli proprio tu?”
“Perché?”
“Due anni fa, non ricordi? Lo spintone in corridoio e la rissa?” mi guarda stranita mentre scuoto la testa “Gli fratturasti  un polso, per non parlare del labbro rotto e dei lividi che aveva ovunque”
“Perché l’avrei fatto?”
“Non ti aveva passato il compito di letteratura, mi pare. Non ricordi?”
“Sì... oggi potrò allenarmi?”
“No, mi dispiace, dato il calo di pressione è meglio se oggi resti a casa”
Suona la campanella, raccolgo lo zaino e mi dirigo al mio armadietto. Come posso aver fatto del male a un ragazzo tanto dolce e disponibile? Gli voglio bene, è come un fratello.. o almeno lo era. A quanto aveva detto la voce questi non eravamo i noi del sogno, della vita reale.
Svolto l’angolo e vedo un cerchio di giocatori di football accerchiati davanti all’armadietto di.. Logan!
Getto lo zaino a terra e mi precipito tra Aaron e un Logan/Hortense sanguinante
“Ehi! Basta!”
“Togliti di mezzo Knight”
“Cosa ti ha fatto?!”
“Ha sbagliato la mia relazione di chimica!”
“Hai idea di quante relazioni fa al giorno?! Ci può stare che sbagli!”
“Da quando proteggi gli sfigati, Knight?!”
“Io non proteggo gli sfigati, proteggo chi ne ha bisogno!” esclamo con la vena del collo che pulsa insistentemente.
“E va bene Knight, ma se sbaglia ancora...”
“Te la prenderai con me e non con lui! Ora sparisci Aaron!”
Lui se ne va portandosi via tutta la squadra di football. Io mi giro verso il moro che ha il labbro spaccato, una ferita sul sopracciglio e del sangue che scende dal naso.
“Come va?”
“Tutto bene.. è normale” dice restando seduto, appoggiato all’armadietto con la testa in alto per fermare l’epistassi.
Poco più in la ci sono i suoi occhiali, così li prendo e glieli porgo.
“Grazie, ma perché lo fai?” domanda lui inforcando gli occhiali. Ha il colletto della camicia troppo in alto e il gilet sgualcito e macchiato di sangue.
“Perché sono stato uno stronzo con te e forse è arrivato il momento di smetterla” gli porgo la mano che lui prende dopo qualche secondo di esitazione e lo aiuto ad alzarsi.
“Vieni, andiamo in infermeria”
“No, vado in bagno e poi torno a casa, ho troppi compiti da fare”  risponde lui prendendo la tracolla stracolma di libri e andando in bagno.
“Aspettami!” grido recuperando lo zaino e seguendolo dentro.
Lui si sciacqua il viso facendo qualche smorfia di dolore.
“Sicuro di non voler andare in infermeria?”
“Sì, sicuro. L’unico problema sarà spiegare a mia madre le ferite e la maglia sul gilet”
“Dallo a me, fidati”
Lui mi guarda titubante ma poi mi porge il maglione senza maniche. Lo prendo e inizio a lavarlo nel piccolo lavandino.
“Come sai che lo faccio anche io?”
“Piccoli trucchi dell’hockey per non far preoccupare le mamme. Tranquillo, Joanna non dubiterà di nulla, almeno per il gilet”
“Come sai il nome di mia madre?”
“Devi averlo detto tu una volta, forse”
“No, non dico mai il nome di mia madre, tu come..”
“Ecco qua, come nuovo” dico porgendogli il maglione e asciugandomi le mani sui jeans.
“Io allora vado”
“Dove?”
“A casa, te l’ho detto, ho da fare i compiti per tutti” dice uscendo dal bagno.
“No, aspetta, vieni da me, mia madre ti disinfetterà le ferite e io ti aiuto con i compiti”
“Cosa? Tu che mi aiuti con i compiti? Ma se non hai mai fatto neanche ai tuoi?”
“Per questo oggi ti aiuterò. Te l’ho detto, voglio recuperare tutto il male che ti ho fatto”
“E se fosse una trappola?”
“Non lo è, fidati”
“E va bene, ma lo faccio solo perché altrimenti mia mamma si preoccupa per le ferite”
“Perfetto, avviso mamma che viene un amico a casa”
“Un amico?”
“Sì, un amico Logan”
“Logan?”
“Volevo dire Hortense, scusa. Oggi faccio confusione con i nomi”
“Non è male Logan, sempre meglio di Hortense” replica lui sorridendo.
Sorrido a mia volta e mi rendo conto di quanto Logan sia importante nella mia vita. E’ un amico meraviglioso e un ottimo compagno di avventure, come ho fatto a trattarlo male in questa vita? L’unico modo per farlo sorridere sempre è far tornare tutto come prima. Come prima del mio stupido ed egocentrico desiderio.
 
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Ecco qua il terzo capitolo, finalmente l’ho copiato. So di avere mille ff da scrivere e continuare (Megs_ potrebbe uccidermi se non continuo Heart Attack :P), ma cosa ne pensate di una Kogan?
Ringrazio ancora marshmaslow1 per la recensione e mi scuso se non ho risposto. Un grazie speciale a Rusherina_Girl che nonostante lei sostenga il contrario, è una ragazza dolce e simpatica. Un grazie per le visualizzazione anche se preferirei qualche recensione in più ;D
Un bacione
DaughterOfAthena

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