You are beautiful

di Dahmer
(/viewuser.php?uid=278955)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Watch out! ***
Capitolo 2: *** Still you?! ***
Capitolo 3: *** Are we friends now? ***
Capitolo 4: *** Hey, look! She is smiling ***
Capitolo 5: *** You're my obsession ***
Capitolo 6: *** You're only mine, ok? ***
Capitolo 7: *** Fuck you! ***
Capitolo 8: *** One final fight for this tonight ***
Capitolo 9: *** What are you thinking about? ***
Capitolo 10: *** Is this the end? ***
Capitolo 11: *** Goodbye my love ***
Capitolo 12: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Watch out! ***


YOU ARE BEAUTIFUL
Image and video hosting by TinyPic



WATCH OUT!

 
Roxy uscì dal bagno. Era pallida, nonostante avesse la pelle ambrata. Il trucco intorno agli occhi aveva sbavato e il mascara le era colato sulle guance. Si sciacquò il viso, togliendo il trucco rimasto.

Alzò lo sguardo sulla sua immagine riflessa nello specchio. Un’ombra scomposta passò sul fondo e si rifugiò in uno dei bagni alle sue spalle.  La ignorò e rimase immobile a fissare il suo viso smorto.

-Complimenti Roxy, anche questa volta ce l’hai fatta a ridurti uno schifo- mormorò tra sé stropicciandosi il viso con una mano. Prese una sigaretta, questa volta normale, dal pacchetto di Marlboro estratto dalla tasca del giubbotto di pelle. L’accese e aspirò a fondo, sentendo il fumo raschiarle la gola mentre scendeva nei polmoni.

La voce del cantante Paul Stanley riecheggiava in sottofondo. Il concerto stava per iniziare.

Si appoggiò alla parete umida del bagno decadente dello stadio e si lasciò scivolare finché si trovò seduta a terra.
Il pensiero di tutto ciò che aveva fumato e bevuto le offuscò la mente. Tirò ancora dalla sigaretta per poi spegnerla sulle piastrelle sudice che ricoprivano il pavimento.

Si alzò e si chiuse nuovamente in bagno.



 


Andy afferrò la mano di Miriam, una ragazza bella,  dai capelli neri e gli occhi castani, che aveva conosciuto pochi minuti prima ma con la quale c’era stato sin da subito un grande feeling.

-Vieni con me- le sussurrò maliziosamente trascinandola lontana dalla folla, verso il bagno.




 

Roxy riemerse. La testa le doleva e con essa adesso anche il polso, tormentato fino ad ora con una lama da rasoio che si portava sempre appressa.  Era autolesionista.

Sentì il sangue accarezzarle la pelle per andare a insediarsi tra le dita affusolate. Ora era più tranquilla. Tirò un respiro di sollievo e si diresse verso l’uscita.

Fece pochi passi, proseguendo a testa bassa, prima di scontrarsi contro qualcosa, o forse qualcuno.

-Ahia!- sentì imprecare una voce maschile.

Si voltò, agitata dalle droghe e dal brusco scontro.

-Dannazione! Sta’ un po’ attento!- sbraitò contro chi che l’aveva urtata. Alzò lo sguardo, trovandosi di  fronte a un ragazzo dagli occhi celesti e lunghi capelli neri, visibilmente piastrati, che teneva per mano una ragazza di qualche anno più giovane. Lui portava degli attillati pantaloni di pelle e un gilet sempre di pelle che copriva il torso nudo.

-Dovresti essere tu a guardare dove vai!- ribatté prontamente lui. I suoi occhi esaminarono attentamente  la figura slanciata davanti a loro, senza riuscire a vederla bene, essendo nella penombra.

Roxy, ormai infuriata, non ribatté, ma si limitò a sbuffare e andarsene.

Andy notò alcune goccioline scure che avevano macchiato il pavimento di cemento dove poco prima c’era la ragazza e, mentre questa si allontanava, udì un tintinnio, ma prima che potesse guardare cosa lo avesse provocato, fu trascinato nei bagni da Miriam, intenta nel baciargli passionalmente il collo.

Roxy raggiunse a fatica le prime file della folla, dove l’aspettavano gli amici Michael e Emmett, mentre i Kiss suonavano “Detroit Rock City”.

-Va tutto bene?- domandò preoccupato Michael, cercando di sovrastare il volume della musica. La ragazza annuì, esibendo un sorriso pacato.

Percepì la manica della giacca inzupparsi di sangue, mentre agitava il pugno a ritmo di musica.

Fu di nuovo urtata da qualcuno che tentava di superarla per raggiungere la prima fila.

-Ma che diavolo hanno tutti oggi?!- strillò tirando una gomitata nelle costole della figura che la stava spingendo.

-Ah!- sentì gemere la stessa voce di prima. 

Si voltò.

-Ancora tu!- esclamò lui sorpreso.

Senza proferire parola Roxy si allontanò il più possibile.

-Aspetta!- lo sentì gridare.

Lo ignorò e si concentrò sul suo gruppo preferito.

Pian piano l’effetto delle droghe e dell’alcool si alleviò, anche il male al polso era passato e questo significava cercare al più presto un posto e un motivo per riaccendere il dolore.

Il concerto terminò e i tre ragazzi si indirizzarono verso un bar nei pressi dello stadio. Entrarono e si accomodarono a uno dei tavolini.

Roxy infilò le mani nelle tasche degli attillati pantaloni di pelle, alla ricerca della lama, senza trovarla. Iniziò a innervosirsi.

-Ro, che ti prende?- chiese Michael notandola inquieta.

-Non la trovo- strepitò lei in preda al panico.

Gli amici sapevano del suo problema, così tentarono di calmarla, distraendola.

Parlarono del concerto fino alla nausea e ciò riuscì a rilassarla, finché dalla porta vide entrare il ragazzo del bagno.

-Dio no! Non ci posso credere!- vociò a denti stretti.

I due amici si voltarono, notando cinque ragazzi vestiti completamente di nero, sedersi poco lontani dal loro tavolo.

-Vado a ordinare da bere- decise Roxy per evitare di essere notata.

Si diresse verso il bancone ma fu fermata da una voce alle sue spalle.

-Ehi!- sentì urlare.

Proseguì senza farci caso, fingendo di non sentirlo.  

Andy la seguì, fino a quando lei si decise a fermarsi.

-Che diavolo vuoi ora?- domandò irritata.

Finalmente Andy poté osservarla bene. Si accorse che la ragazza aveva gli occhi di un debole color ghiaccio, che quasi mettevano in soggezione se fissati troppo a lungo. Un ciuffo scalato castano scuro le copriva parte dell’iride dell’occhio sinistro e la fronte era nascosta da una benda nera con il logo dei Kiss, che le avvolgeva la testa.

Rimase in silenzio e le porse qualcosa.

Lei rimase sbigottita nel notare che il ragazzo teneva in mano la sua lama.

-D-Dove l’hai trovata?- balbettò afferrandola.

-Ti è caduta quando sei andata via … ah … credo che tu abbia sanguinato- le disse riferendosi al sangue sul pavimento.

-Lo so- rispose lei allontanandosi.

-Di solito le persone educate ringraziano- le fece notare lui.

-Hai scelto la persona sbagliata- rispose Roxy continuando a camminare.

Andy si arrese e tornò a sedersi con gli amici, osservandola da lontano.  

Anche Roxy tornò al suo tavolo.

-Quello chi era?- si incuriosì Emmett.

-Nessuno di importante - replicò lei togliendosi il giubbotto, rimanendo con una canotta nera che lasciava scoperti gli avambracci pieni di cicatrici e tagli ancora sanguinanti. Non si vergognava delle sue ferite, anzi talvolta le mostrava fiera, ma erano la dimostrazione di un problema serio che non le permetteva di vivere normalmente.

Poco dopo i tre ragazzi furono raggiunti da Andy e i suoi amici.

-Ci possiamo unire?- chiese retoricamente lui, prendendo una sedia.

-No!- strillò Roxy.

-E questa dove l’hai trovata?- gli domandò uno degli amici, Ashley.

-In bagno- disse lui.

-Wow! Un tempo in bagno regalavano preservativi, ora ti trovi delle tipe irritabili!- ironizzò un altro amico, Christian.

-Peccato che i preservativi non li vendessero anche ai tempi dei vostro genitori- ribatté lei impassibile, scatenando una risatina di gruppo.

Si sedettero tutti, ignorando il dissenso di Roxy e in men che non si dica erano accomodati al loro stesso tavolo.

Lo sguardo di Ro era agghiacciante. Li fissava tutti in cagnesco, tentando di evitare con loro qualsiasi contatto fisico.

-Mi chiamo Andy- si presentò lui, con un sorriso bastardo in volto, divertito nel vederla infastidita.  

Emmett e Michael, ricambiarono il saluto, mentre lo sguardo di lei era fisso sulla scena.

Gli occhi di uno degli amici di Andy erano saldi sulle sue braccia. La ragazza gli rivolse un’occhiataccia. 

-Che cazzo hai da guardare?- domandò sempre più adirata. 

Jinxx, il ragazzo a cui era rivolta la domanda, si scusò in fretta, tentando di creare un clima amichevole, senza successo.

Roxy lo squadrò, capendo le sue buone intenzioni, così gli porse la mano, quasi pentendosi di come lo aveva trattato.

-Sono Roxy- disse con un tono di voce talmente basso che era quasi impossibile da avvertire.

-Jeremy, ma tutti mi chiamano Jinxx- fece lui, sorridente.

-Io sono Ashley, ma puoi chiamarmi Ash- si intromise l’altro.

-Christian Coma, chiamami CC- sorrise Christian.

-Jake- concluse l’unico ragazzo che ancora non aveva parlato.

Andy la guardò, come per chiedere il permesso di presentarsi.

-Come ho già detto io sono …- cominciò.

-Andy … si, ho sentito- lo interruppe lei stringendogli con fermezza la mano.

Solo in quel momento Roxy si accorse che Andy non era più in compagnia della ragazza del bagno, ma non chiese nulla, in fondo non erano fatti che la riguardavano.

La cameriera si avvicinò con le loro ordinazioni. Appoggiò un long Island davanti a Roxy che lo afferrò subito.

-Non credi di aver bevuto abbastanza prima?- le chiese Emmett, allontanandole il bicchiere dalla bocca.

-No, mamma!- rispose lei seccata, bevendone un sorso.

Si creò un clima quasi sereno, tutti i ragazzi parlavano tra di loro, per conoscersi meglio. Roxy era perennemente in silenzio, non amava parlare, non amava nemmeno stare in compagnia, se non dei suoi due migliori amici. 

Si alzò, con la sigaretta già in bocca.

-Vado fuori a fumare- annunciò prima di dirigersi all’uscita.

Una lieve pioggerellina cadeva sull’asfalto, scurendolo. La porta sbatté alle sue spalle e Andy si piazzò accanto a lei.

-Hai da accendere?- le chiese.

Ro gli diede l’accendino e in pochi secondi fu colpita da una nuvola di fumo.

-Posso farti una domanda?- iniziò lui, intimorito. La vide annuire flebilmente, così prese coraggio.

-Mi chiedevo perché una bella ragazza come te deve farsi del male- disse lui rischiando di essere reputato un impiccione. Si aspettava una sfuriata com’era successo poco prima con Jinxx, ma non fu così.

- E’ il mio modo di fuggire. Tutti ne hanno uno- rispose pacatamente lei.

In quel momento furono raggiunti dagli altri.

-Andiamo- asserì Ashley mettendo una mano sulla spalla dell’amico.

Andy le porse un biglietto.

-Chiamami se ti va-

-Non ci contare- fece lei afferrando il biglietto e guardandolo allontanarsi sotto la pioggia. 



So che non dovrei iniziare una FF mentre sto già lavorando a un'altra, ma la fantasia non ha limiti ;)
Spero vi piaccia! :D
*Black Devil*

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Still you?! ***


STILL YOU?!

Erano passati dieci giorni e di Roxy neanche una chiamata.

Andy vagava per la città diretto all’appartamento del suo migliore amico Ashley. Erano ormai le 21.00 e, come al solito era in ritardo.

Proseguì per la via e svoltò l’angolo, inciampando in qualcosa.

-Che diavolo …?!- cominciò, guardando a terra.

Aveva colpito qualcuno.

“Sarà un altro barbone” pensò avvicinandosi alla figura scura rannicchiata a terra, apparentemente senza sensi.

Quando fu abbastanza vicino notò la benda dei Kiss sulla fronte e la riconobbe.

-Roxy!- gridò inginocchiandosi accanto a lei e cominciando a scuoterla.

-Roxy!- continuò a incitarla, senza vederla svegliarsi. I suoi occhi erano chiusi, sembrava dormisse, dalla bocca un rigagnolo di sangue scendeva fino al mento.

La sollevò di peso e, per quanto fosse possibile, corse fino a casa di Ashley, a pochi minuti da lì.

-Ash, apri!- urlò appena raggiunse il portone.

Ashley apparse sulla soglia sfoggiando un fantastico sorriso.

-Ehi stronzetto che fine hai fat …?!- si bloccò appena vide Roxy abbandonata tra le braccia dell’amico.

-Che è successo?- domandò preoccupato mentre lo aiutava a portare la ragazza in casa.

-Non lo so, l’ho trovata sdraiata sulla strada- rispose Andy.

La poggiarono sul letto di Ashley, che si sedette accanto a lei.

-Devo chiamare l’ambulanza?- domandò Andy che, essendo il più piccolo, era insicuro sul da farsi.

Un lamento arrivò dalle labbra serrate di Roxy che, poco dopo, aprì gli occhi a fatica.

-Mi sa che non ce n’è bisogno- rispose Ash guardandola risvegliarsi.

La ragazza si portò una mano alla testa, confusa, massaggiandosi la fronte da sopra la bandana.

-D-dove sono?- chiese più a se stessa che ai due ragazzi nella stanza, non avendoli ancora messi a fuoco.

-Sei a casa mia- sorrise Ashley.

Roxy riuscì a riconoscere il viso del ragazzo e, accanto a lui, Andy.

-Non ci posso credere. Ancora tu?! Che fai mi perseguiti?!- sbraitò rivolgendosi  al ragazzo rimasto in piedi vicino al letto.

-Allora ti ricordi di me, mi fa piacere- asserì Andy con un profondo tono di voce che la fece rabbrividire.

-Che è successo?- si intromise Ash, ancora impensierito.

Ro si sedette e cominciò a spiegare ciò che riusciva a rammentare.

-Niente, dei ragazzi ce l’hanno con me per il mio modo di vestire e per la musica che ascolto, così stasera mi hanno seguita all’uscita di un pub, fino a un vialetto e lì … mi hanno picchiata- accennò un debole sorriso, poi abbassò lo sguardo sulla maglietta nera con il logo dei Black Sabbath.

-Cazzo, mi hanno rotto la maglietta- osservò, afferrandone un lembo strappato, che ormai metteva in mostra l’addome.

-Un momento. Ti hanno picchiata?! Chi è stato? Vanno denunciati e …- attaccò Andy prima di essere interrotto dalla mora.

-Non importa, sono abituata-

Sul viso di Andy comparì un’espressione angosciata.

-No!- tentò di convincerla Ash.

-Tranquilli- fece lei, tentando di alzarsi, cadendo però in avanti, finendo tra le braccia di Andy.

Impallidì.

-Levami le mani di dosso- ringhiò.

-Potrei farlo, ma a quel punto finiresti a terra- le fece notare lui, continuando a sorreggerla.

La ragazza non ebbe più la forza di ribattere e si lasciò andare completamente in quell’abbraccio forzato e non voluto, almeno da lei.

Svenne di nuovo, adagiando la sua testa al torace del ragazzo.

Quando riaprì gli occhi era notte fonda. La stanza era immersa nell’oscurità e, di tanto in tanto, si udivano dei lievi respiri.

Si alzò, scostando le coperte di un letto morbido, molto probabilmente quello di Ash.

Proseguì a tentoni, con difficoltà. Sbatté il piede contro qualcosa che, al contatto, sussultò.

Stava per raggiungere la porta quando il display di un cellulare le illuminò il voltò. 

-Dove vai?-  sussurrò Andy, steso a terra, sotto una coperta decisamente leggera.

La ragazza lo scrutò perplessa, chiedendosi perché stesse dormendo sul pavimento.

Andy si alzò, prendendola per un braccio.

-Torni a dormire, domani mattina se starai bene te ne andrai- le ordinò accompagnandola al letto.

Lei non obiettò, in fondo, non avrebbe avuto la forza di tornare a casa.

-Occhio ad Ash, dovrebbe dormire qui da queste parti- la informò alludendo al fatto che anche l’amico era steso a terra, per lasciarle il letto.

-Mmmh …- si sentì mugugnare da un angolo remoto della stanza.

-Ecco questo era lui- bisbigliò in una risata sommessa, deconcentrandosi dal percorso al buio.

Fecero qualche altro passo e imbatterono nel comodino, cascando sul letto.

Roxy sentì Andy caderle addosso e si lasciò andare in una risata realmente divertita.

-Ops, perdonami- si scusò lui, ridacchiando.

La mora sentì il suo fiato sul suo volto, era a pochi centimetri da lei.

La luce si accese di colpo, rivelandoli uno sopra l’altra.

-Che cavolo state facendo?- domandò Ashley con un dito sull’interruttore e gli occhi socchiusi per la forza della lampadina.

-Niente, la riportavo a letto, voleva andarsene- spiegò Andy, notando con piacere che anche la ragazza, come lui, stava sorridendo.

-Togliti- lo scostò lei con una mano, rialzandosi.

Andy si dovette ricredere, era ancora la stronza che aveva conosciuto al concerto, forse quella risata era stata un sintomo di debolezza dovuta ai due svenimenti.

-Dormite, sono le tre- li ammonì Ashley, tornando a distendersi.

-Andy, spegni la luce- gli disse poi, prima di cadere in un sonno profondo.  

Tutti si riaddormentarono.

Quando i due amici si svegliarono Roxy non c’era già più e accanto al portone c’era un suo biglietto: “Grazie di avermi ospitato per la notte Ashley. Roxy”.

Lo trovò Andy e rimase deluso di non aver ricevuto i ringraziamenti per averle salvato la vita.

Ripensò tutto il giorno a quanto fosse bastarda quella ragazza e decise che era il caso di dimenticare di averla conosciuta finché, verso tardo pomeriggio, suonò il cellulare e sul display apparve un numero che non conosceva. Rispose.

-Pronto?-

-Sono Roxy … volevo ringraziarti per avermi soccorsa la scorsa notte e mi sembrava squallido lasciartelo scritto su un bigliettino …- il tono della ragazza era sicuro e davvero grato. 

Quando il ragazzo sentì la sua voce sorrise d’istinto.

-R-Roxy! Che sorpresa! Comunque, tranquilla, non ti avrei lasciata lì-  balbettò.

-Grazie …- sibilò lei.

-Ciao- disse poi, in procinto di attaccare.  
 
-Aspetta!- tentò di trattenerla lui.

-Si?-

- ... Ti va di vederci domani?- le chiese tutto d’un fiato, temendo la risposta.

Dall’altra parte calò il silenzio, Andy riusciva a sentire solo il suo respiro.

-Ci sei?- la incalzò.

-D’accordo- rispose alla prima domanda la mora. Il suo tono era sempre molto freddo e distaccato, ma sembrava contenta.

-Oh! Davvero?!- si stupì Andy.

-Si, dove?- replicò Roxy.

-Ricordi la strada per raggiungere casa di Ash?-

-Si-

-Bene, allora raggiungimi qui verso le 16.00- le indicò.

-Mhmh ...- annuì lei come se lui potesse vederla.

Riagganciarono contemporaneamente dopo essersi salutati. Andy era la persona più felice del mondo in quel momento. Saltò sul letto di Ashley, essendo ancora a casa sua.

-Che è successo?- intervenne l’amico, apparso improvvisamente sulla soglia.

-Domani esco con Roxy- fece lui con l’entusiasmo di un bambino. 

-Non ci credo! Come l’hai convinta?- si informò l’altro.

-Gliel’ho solo domandato e mi ha detto si-

-Vedi di non fare cazzate!- lo avvisò scompigliandogli i capelli.

I due erano come fratelli e Ash era il maggiore che si doveva occupare del più piccolo.


  
Emmett corse subito incontro a Roxy, seduta a un tavolino del bar.

-Santo cielo, ero preoccupatissimo! Dimmi che stai bene ti prego!- le disse abbracciandola.

-Sto bene- soffiò lei senza fiato per l’eccessiva stretta.

-Cos’è successo?- domandò liberandola.

-Ancora quel tipo del pub … ma sto bene, davvero. Andy mi ha trovata e ho passato la notte dal suo amico- spiegò Ro.

-Ancora lui?! Io lo uccido se lo vedo!- sbraitò l'altro in preda all’ira.

-Uhm … un momento … Andy?!- si calmò all’istante.

-Già- confermò lei.

-E domani ci vediamo- continuò, sempre impassibile.

-Cosa?! Pensavo lo odiassi!- urlò lui in un gridolino leggermente femminile.

-Non ho mai detto di odiarlo- gli fece notare Roxy, dirigendosi verso l’uscita.

-Paga tu- gli disse prima di uscire definitivamente dal bar.

Il ragazzo lasciò i soldi sul tavolino e raggiunse l’amica, ormai abituato a sottostare ai suoi ordini.

-Smettila di fumare, prima o poi ti brucerai i polmoni- la rimproverò levandole la sigaretta dalle mani.

Lei lo fulminò con lo sguardo, riprendendosi la Marlboro.

Si immerse nel fumo dolciastro che fuoriusciva dalla sua bocca e rifletté su cosa le sarebbe successo se Andy non l’avesse salvata e gli fu estremamente grata di averlo fatto.

 


Grazie a chi mi segue e a tutti quelli che leggono :D 
*Black Devil*

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Are we friends now? ***


ARE WE FRIENDS NOW?

Andy scrutava tra i passanti in attesa di veder comparire Roxy, senza successo. Era poggiato al muro della casa di Ashley e, come d’abitudine, stava fumando. Alzò gli occhi al cielo, convinto che la ragazza non sarebbe più arrivata. Si perse nella distesa azzurra illuminata dal sole. Il caldo estivo stava iniziando a farsi sentire, anche se in anticipo di qualche mese.

Una voce lo riportò alla realtà.

-Ehi- la mora era di fronte a lui, sfiancata. Doveva aver corso parecchio per arrivare lì. Come al solito sulla fronte sfoggiava la bandana dei Kiss.

-Ciao, pensavo non venissi-  la salutò sorpreso.

-Sono una di parola- sorrise lei, sempre orgogliosa.

Andy ricambiò dolcemente il sorriso, facendo l’ultimo tiro dalla sigaretta per poi gettare la cicca a terra.

-Che vuoi fare?- le chiese.

-Sei tu che mi hai invitato- rispose calma lei.

-Ma tu sei una ragazza quindi la scelta è tua- obiettò Andy.

-Non ti conviene intraprendere questo tipo di discussione con me, vincerei io- lo avvertì Roxy.

-D’accordo, che ne dici se facciamo due passi? Conosco un bel parco qui vicino, ci potremmo prendere un gelato … se ti va- asserì lui insicuro.

La ragazza annuì e i due si incamminarono.

-Perché hai accettato di vederci?- domandò lui.

-Se ti infastidisco vado via-  replicò lei stizzita, equivocando il suo tono.

-Nono, non fraintendere, non pensavo fossi … interessata- spiegò il ragazzo.

-Ti dovevo un favore- ribatté Ro, pacatamente.

-Capisco …- sussurrò Andy in un lieve sibilo.

Proseguirono per qualche minuto in silenzio, finché raggiunsero un grazioso parchetto. Al centro spiccava una grande fontana circolare, in cui alcuni bambini si divertivano a schizzarsi. Il verde regnava tutt’intorno e i fiori rivestivano ogni albero.

Si sedettero su una panchina. La mente di Roxy si immerse nel dolce profumo della natura, riuscendo a fondersi con essa.

-E’ un posto bellissimo- sussurrò ancora assorta in quell’atmosfera quasi magica.

-Sono contento che ti piaccia- disse lui.

La ragazza si accorse che i suoi occhi celesti non avevano mai smesso di guardarla, si voltò fino a specchiarsi nelle iridi azzurre.

Lo guardò con aria interrogativa, spostandosi il ciuffo da davanti alla vista.

-Perché porti sempre la fascia dei Kiss?- domandò incuriosito.

La ragazza si accese una sigaretta, prima di rispondere.

-E’ un ricordo- disse con un lieve sorriso sulle labbra che fece risaltare lo sguardo triste.

-Di chi?- continuò lui, notando l’espressione diventata improvvisamente cupa.

-Di un mio grande amico, con cui non ho più rapporti da qualche anno.  Lui mi ha fatto conoscere la musica che ascolto oggi-  spiegò lei.

-Perché avete chiuso?- la incalzò Andy.

La ragazza rimase in silenzio, odiava raccontare quella storia e odiava parlare di lui.

-Scusami se sono invadente- asserì il ragazzo.  

-Nessun problema. Il fatto è che … era un emarginato, come me … poi è diventato improvvisamente popolare e … ha voluto disfarsi di tutto ciò che avrebbe messo in pericolo la sua posizione, quindi la nostra musica e … me- raccontò tutto d’un fiato la mora, lasciandosi andare in un lungo sospiro.

Andy capì che quel discorso la feriva, così si alzò di scatto e la prese per mano, ricevendo subito un’occhiata gelida.

-Vieni, c’è il carrettino dei gelati- esultò facendola alzare, senza mai lasciare la presa.

Mentre correvano verso il gelataio Andy non  poté accorgersi, essendo davanti a lei, che sul suo volto l’espressione era cambiata.
Gli angoli della bocca erano sollevati in una risata allegra.

Si sentiva una bambina, ma si sentiva libera, per davvero. Per la prima volta non si sentiva giudicata.

Raggiunsero il baracchino e ordinarono due gelati che, ovviamente, pagò lui.

Si sedettero sul bordo della fontana, intenti a mangiare i loro spuntini, in silenzio. L’atmosfera era colma di tensione. Serviva qualcosa per rompere il ghiaccio e a questo ci pensò Andy.

-Oddio! Attenta!- le gridò fingendosi terrorizzato.

-Cos …?!  AAAAAAAAHHHHH!- urlò lei quando il ragazzo, con un abile movimento, la gettò nella fontana.

-C’era un’ape- si giustificò lui ridendo, sotto lo sguardo assassino della mora, bagnata dalla testa ai piedi.

-Seriamente, perché lo hai fatto?!- domandò Ro sorpresa.

-Mi dispiaceva vederti così tenebrosa, allora ho deciso di provare a farti ridere, ma mi sa che non ci sono riuscito-  le disse porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi.

Le loro mani erano strette e lei era seduta nella fontana.

-Non ancora vuoi dire- asserì con un pizzico di malizia Roxy.

Lo tirò veementemente verso di sé, facendolo finire in acqua al suo fianco.

Rise spontaneamente quando il ragazzo riemerse, fradicio, e la guardò perplesso.

-Giochi sporco- sorrise lui, schizzandola leggermente.

La sua risposta fu una risatina compiaciuta.

Si alzarono e uscirono dalla fontana, sotto lo sguardo attonito della gente.

Era ormai tardi, ed era arrivato il momento di tornare a casa. Comminarono fino a raggiungere la casa di Roxy.

-Grazie, mi sono divertita- sibilò lei, quasi imbarazzata a pronunciare una frase del genere.

-Stasera hai da fare?- chiese lui, guardandola per la prima volta intensamente negli occhi glaciali che assunsero lo stesso colore dei suoi. 

-No perché?-

-Facciamo festa a casa di CC ... mi farebbe piacere vederti, porta anche i tuoi amici- rispose il ragazzo. 

-Parli già come se avessi accettato- gli fece notare Roxy con fare altezzoso. 

-Perché, vorresti dire di no?!-

Andy le si avvicinò pericolosamente, lanciandole un’occhiata provocante.

La ragazza poté percepire il suo respiro caldo incollarsi alla pelle.

-Va bene, mi passi a prendere alle nove- si mostrò autoritaria, ritraendosi.

Entrò in casa, lasciandolo immobile con un’espressione ebete a rischiarargli il viso. Lo guardò allontanarsi dalla finestra, davvero contenta.

Tirò un respiro di sollievo e subito chiamò Emmett e Michael per avvisarli dell’invito.

Dopo aver riagganciato si precipitò in camera, aprì l’armadio e lo esplorò, alla ricerca di qualcosa da mettersi per la festa.

Si fermò, rimanendo pietrificata con una maglietta tra le mani.

“Cosa sto facendo?!” si chiese perplessa, non riconoscendosi. Non si era mai preoccupata di dover apparire al meglio per un ragazzo e, di certo, quella volta non sarebbe stata un’eccezione.

Richiuse l’armadio, appoggiando la schiena alle ante. Sospirò.

-Ehi! Che fai?- intervenne Harvey, suo fratello minore, un bambino di dieci anni, vivace, fin troppo, ficcanaso e davvero irritante.

-Niente- lo liquidò Roxy.

-Dai dimmelo!- l’assillò lui cominciando a correre per tutta la stanza, pronunciando ripetitivamente la frase come fosse una filastrocca.

-Niente, và fuori dalla mia stanza- gli ordinò Ro, indicandogli la porta.

Il bambino non accennava a cedere, anzi, la sua voce era diventata più forte e cadenzante e ciò portò Roxy al limite della sopportazione.

Lo afferrò per il colletto della polo, fermandolo.

-Hai rotto. Non è niente che ti riguarda, fatti gli affari tuoi, pulce!- sbraitò a pochi centimetri dal suo naso.

Gli occhi di Harvey diventarono lucidi e, in pochi secondi, dei grossi lacrimoni cominciarono a scorrere sulle sue guance paffute.
Iniziò a lagnarsi, cosa che ormai era all’ordine del giorno a casa di Roxy.

-Roxanne, lascia stare tuo fratello-  l’ammonì la madre, comparsa improvvisamente sulla soglia.

La ragazza lasciò la presa, senza obiettare. Era abituata a prendersi i rimproveri anche se la colpa non era sua.

I due uscirono. Harvey, protetto tra le braccia della madre, voltò il viso per poter vedere lo sguardo della sorella, per l’ennesima volta sconfitta. Le fece la linguaccia, godendo nel vederla annientata. Già, per Harvey il rapporto con la sorella era una continua guerra e, solitamente, era sempre lui a vincerla.

Rimase finalmente sola. Si gettò sul letto e si infilò gli auricolari. Selezionò Love gun dei Kiss sull’i-pod a massimo volume, immergendosi nella quiete che solo quel gruppo sapeva dargli. 




Grazie mille a chi ha recensito e a chi continua a seguirmi :D
Ecco il nuovo capitolo che stavate attendendo ;) spero sia all'altezza delle vostre aspettative :D
*Black Devil*

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Hey, look! She is smiling ***


HEY, LOOK! SHE IS SMILING

 
Il campanello suonò svariate volte. Sembrava che l’ospite si fosse attaccato al campanello solo al fine di dar noia.

Roxy aprì la porta, trovandosi di fronte  Andy, con il dito ancora premuto sul campanello e un sorriso infantile in volto. Alle sue spalle Ashley, Jinxx e Jake erano immersi in una sonora risata.

Quando il ragazzo se la trovò davanti si bloccò. Era stupenda.  Indossava un paio di pantaloncini in pelle inguinali e una canotta nera che le lasciava scoperto l’ombelico con un piccolo piercing che brillava sull’addome piatto. Le gambe erano coperte da finissime calze a rete e, come al solito, portava un paio di anfibi. Ovviamente ancora indossava la fascia. Gli occhi ghiacciati erano circondati da una linea sottile ma marcata di matita nera e le lunghissime ciglia erano messe in risalto dal mascara. Gli occhi spiccavano ancora più del solito grazie all’abilità di make up.

Rimasero tutti a bocca aperta davanti alla meravigliosa figura demoniaca che si proponeva di fronte ai loro occhi.

Dopo qualche secondo di silenzio, in cui i ragazzi stettero imbambolati, dietro la mora comparve Emmett, spettinato e affaticato. Si piegò sulle ginocchia per poter controllare il respiro affannato.  

-T-tu …o …tuo … fra …tello … tuo fratello è … è … un demone!- farfugliò tra un sospiro e l’altro.

Ebbe il tempo di pronunciare solo quella frase sconnessa prima di essere di nuovo attaccato da Harvey che, con scatto felino lo agguantò alle spalle accompagnando il salto con un -Banzaiiii-.

L’amico scomparve dentro il salotto e al suo posto apparve Michael, anch’egli stremato per una lunga lotta con la piccola peste dai capelli rossi.

-Oh ciao!- esordì appena si accorse dei ragazzi sulla soglia. Gli altri ricambiarono vivacemente il saluto, mentre tentavano invano di capire cosa stesse succedendo in casa.

-Harvey finiscila!- sbraitò improvvisamente Roxy afferrando prontamente il ragazzino che correva dietro a Emmett brandendo un quotidiano accartocciato su se stesso.

Riuscirono ad uscire di casa, liberandosi dell’assillante fratellino.

Giunsero da CC, già immerso in una ressa assordante di gente che occupava ogni singolo centimetro della piccola casa.

Appena vide gli amici un’espressione radiosa gli si accese sul volto. 
Si precipitò ad accoglierli, procedendo a gomitate, scusandosi continuamente.
Dopo essersi salutati, il piccolo gruppetto si divise.

Ashley, infatti, poco dopo aver varcato la soglia aveva già notato una bella ragazza ballare tra gli invitati, sulle note di “Rock and roll all night” degli insuperabili Kiss. La ragazza, accorgendosi di lui, gli aveva lanciato un’occhiata davvero poco casta e aveva preso ad ancheggiare marcatamente, al solo scopo di attirare la sua attenzione.  Ash aveva capito subito con chi sarebbe tornato a casa quella sera e la cosa non gli dispiaceva affatto. Si fiondò verso quella bellezza disarmante, allontanandosi così dagli altri.

Jinxx intanto aveva dato il via a una delle conversazioni che amava di più, quella che trattava l’argomento musicale. Le sue parole erano seguite con grande minuziosità e attenzione dai due amici di Roxy, poco interessati all’argomento, ma divertiti nel vederlo così coinvolto. Spesso i due si lanciavano occhiate complici, intendendo che nessuno di loro capiva una parola di ciò che stava raccontando l’altro.  

Jake nel frattempo, aveva intrapreso una conoscenza molto approfondita con una ragazza seduta in un angolo, all’apparenza timida, ma non abbastanza da trattenersi dal saltargli addosso e baciarlo, lasciandolo inerme sotto il suo tocco avido.

CC invece, subito dopo il loro arrivo, si era dedicato all’alcool, tentando di moderarsi, senza farcela.  Passava spesso tra la gente, alla ricerca degli amici per offrire loro un po’ di vodka.

Roxy  aveva raggiunto il centro del salotto, senza sapere come aveva fatto. Si trovò circondata da un mucchio di persone che nemmeno conosceva. La situazione iniziò a darle fastidio, si sentiva soffocare. Aveva provato a ballare, ma ogni volta che si muoveva veniva colpita da qualcuno, che nemmeno aveva la gentilezza di scusarsi.

Andy infine, si era accomodato su uno sgabello in soggiorno, nonché salotto, per poter tenere sott’occhio Roxy senza mai perderla di vista. La fissava, giocherellando con un bicchiere mezzo pieno di vodka, versata, senza il suo consenso, da CC, già alticcio. Spostò per un attimo lo sguardo sul liquido, deconcentrandosi dalla ragazza. Quando riprese a guardare tra l’affollamento notò che Ro era sparita.

Si alzò di scatto appoggiando il bicchiere sul tavolo e immergendosi nel caos. La intravide allontanarsi verso la camera di Christian, probabilmente senza sapere dove stesse andando.

La seguì finché la raggiunse, trovandola seduta sul letto di CC, in preda a un lieve attacco di panico. La piccola lama scintillante era poggiata al polso, ma non premuta contro la pelle, sembrava che qualcosa la stesse trattenendo dal farsi del male.

Si sedette accanto a lei e le prese dolcemente le mani tra le sue.

-Non farlo- le sussurrò.

-Non avevo intenzione di farlo- asserì lei sempre distaccata.

La ragazza percepì la stretta salda delle mani gelide del ragazzo sulle sue, tremolanti. Alzò lo sguardo fino a incrociare quello di lui. Ancora una volta erano faccia a faccia, vicinissimi. La distanza tra loro si riduceva sempre di più. I loro nasi quasi si sfioravano.
Le sembrò di poter sentire il cuore del ragazzo battere a ritmo incalzante. Pensò di ritrarsi, ma il celeste intenso degli occhi di lui le impediva di distogliere lo sguardo. Fu come se in quel momento avessero potuto vedere l’uno attraverso l’altra. Avvertì i brividi percorrerle la schiena al pensiero di qualcuno che potesse leggerle dentro e scoprire tutte le voglie più oscure e nascoste che vagavano nel suo corpo.

Andy si avvicinò sempre di più fino a limitare lo spazio che li divideva a pochissimi millimetri.

Le loro bocche erano quasi combacianti, senza nemmeno toccarsi. I loro respiri si mescolavano in un profumo sdolcinato.

Il ragazzo stava per baciarla, ma fu fermato.

Christian entrò, poggiandosi traballante alla cornice della porta.

-Ehy! Ti stiamo aspettando!- annunciò a Andy prendendolo per il braccio e issandolo, allontanandolo così dal suo desiderio più profondo.

Roxy li seguì in salotto. Era stranamente tranquilla, senza essere ricorsa all’autolesionismo. Quel ragazzo doveva avere un qualche potere speciale per essere riuscito a farla stare bene, di nuovo.

Fu raggiunta da Emmett e Michael, finalmente liberi dai racconti sfiancanti di Jinxx.

Tutti gli ospiti furono poi invitati ad andare nel garage della modesta casetta di periferia. Il box auto era grandissimo e finalmente si stava decisamente più comodi.

Roxy notò i cinque ragazzi disposti su un lato della stanza. Ognuno era accompagnato da uno strumento. Jinxx e Jake tenevano salde due chitarre, Christian era nascosto da un’immensa batteria, Ash giocherellava abilmente con le corde di un basso e Andy era posizionato dietro al microfono.

-Sono una band!- si esaltò Michael.

-Dai?! Non ti facevo così perspicace!- lo derise Roxy, ridacchiando.

Cominciarono a suonare.

“These times in life we learn to try, with one intention
Of learning how and when we’ll die, but we can’t listen
I wish to god I’d known that I, I didn’t stand a chance
Of looking back and knowing why, or pain of circumstance”
 

La voce calda di Andy si insediò in ogni angolo del locale.

“You’re not alone, we’ll brave this storm”

Quella fu la frase che fece crollare la corazza di Roxy. La voce profonda, gli occhi azzurri continuamente incollati sulla sua figura esile, le parole … fu come se una lama affilata le penetrasse il corpo fino a raggiungere il cuore, fino a farla stare bene. Era come l’autolesionismo, un dolore assurdo che però le apriva l’anima. Si sentì parte del mondo per la prima volta. Sorrise quando anche Andy sorrise guardandola. Maledetto sorriso,  quello di Andy era perfetto, dannatamente bello, come lui.

Nuovamente si sentì confusa, come se non fosse più se stessa, ma in quel momento non le importava. Stava bene, veramente e non avrebbe permesso a niente di rovinarle quella ritrovata serenità, anche se fosse stata momentanea.

I ragazzi eseguirono altre sei canzoni, ricevendo un caloroso applauso al termine dell’esibizione.

Andy sopraggiunse alle spalle di Roxy.

-Non pensavo sapessi sorridere- le sibilò cingendole la vita.

La mora si voltò di scatto.

-Non pensavo sapessi cantare- ribatté immediatamente lei.

Sul volto del ragazzo comparve un’espressione bastarda, ma al contempo estremamente maliziosa e sensuale.



Finita la festa tornarono tutti a casa. Roxy entrò in punta di piedi, cercando di non fare rumore, per non svegliare i genitori che dormivano.

Erano le tre. Andò subito in camera e si sdraiò sul letto, esausta ma contenta. Alzò gli occhi al soffitto, ripensando ad Andy, alle occhiate che si erano scambiati tutta la sera, a quando, dopo il concertino,  avevano ballato insieme ed era stato come se tutto il resto non esistesse, a quando lui l’aveva raggiunta in camera di CC, alle parole della canzone che l’aveva fatta cedere.

Provava qualcosa per lui? Ancora non lo sapeva, ma di sicuro quel ragazzo aveva qualcosa di speciale.

Prese il cellulare, lo osservò con l’intento di scrivergli per ringraziarlo, ma si trattenne. Lei era forte, non avrebbe ceduto a due occhi splendidi e a un sorriso perfetto, come facevano tutte le altre ragazze.

No, se sarebbe dovuto succedere qualcosa sarebbe successo senza il suo intervento. Ora era tutto nelle mani del destino.




Scusate per tutte le parti riflessive ;) Scusate anche per tutte le cose troppo sdolcinate, decisamente non caratteristiche di Roxy :)
Grazie ancora a chi recensisce e a chi legge :D
*Black Devil*

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** You're my obsession ***


YOU’RE MY OBSESSION

Roxy fu svegliata dalle grida della madre che canticchiava cercando di sovrastare il rumore dell’aspirapolvere.

Afferrò il cuscino e se lo premette sul viso, sperando di poter continuare a dormire, senza riuscirci, quindi si arrese e si alzò.
Passò davanti alla madre che la salutò con un grande sorriso accompagnato da un –Buongiorno Roxanne- poi si diresse verso bagno, chiudendosi dentro.  

Entrò in doccia. L’acqua le accarezzò la pelle e il vapore l’avvolse in una nube confortante. Si rilassò completamente sotto il tocco morbido del bagnoschiuma.

Quando uscì l’atmosfera profumava di fragole e l’umidità aveva invaso l’aria. Si guardò allo specchio, restando immobile a fissare ogni singola cicatrice che le fregiava il corpo. Aveva la pancia piena di segni rossi e, come essa, anche le braccia e le gambe. Per la prima volta schifò ciò che amava e la rendeva felice.

Si accarezzò ciascuno sfregio, sentendo la pelle irregolare, sotto il suo tocco. Sospirò. La cosa tornò a confortarla. Si stava solo illudendo di poterne uscire, non ce l’avrebbe mai fatta e chissà, forse un giorno qualcuno l’avrebbe trovata morta in un lago di sangue, per aver inciso in un punto troppo delicato.

Si vestì, indossò dei pantaloncini e una canotta nera con il logo dei Black Sabbath.

Uscì di casa con ancora i capelli bagnati e ovviamente la bandana.

Ebbe solo il tempo di girare l’angolo prima di essere fermata da una voce familiare.

-Ro-  esordì Andy correndole in contro.

Roxy sorrise spontaneamente nel vederlo dirigersi verso di lei.

-Ehi- disse lei.

-Dove vai di bello?- chiese lui.

-Pensavo di fare un giro- asserì Roxy.

-Posso venire con te?-

La ragazza assentì senza dire nulla.

-Ieri sera siete stati bravissimi- disse poi per iniziare la conversazione.

-Ti ringrazio, ti sei divertita?- domandò di rimando Andy.

-Certo- sorrise timidamente lei.

I due raggiunsero un piccolo bar in centro e si accomodarono a uno dei tavolini.

-Senti …- cominciò insicuro Andy.

La ragazza sollevò lo sguardo, annuendo.

-Alla festa c’è stato qualcosa tra noi? Scusami se sono così diretto ma devo saperlo, sono stato ossessionato da questa cosa per tutta la notte- proseguì.

Ro lo fissò, incredula forse, non lo sapeva nemmeno lei, sapeva solo che era stata bene, veramente, ma non era certa che fosse nato qualcosa.

Gli si avvicinò. Osservò il suo petto sussultare per la tensione. D’istinto gli mise la mano sul braccio, lui strinse il pugno, nervoso per l’attesa.

Lo guardò negli occhi, intensamente. Si perse nel suo sguardo, sentì il suo cuore accelerare all’impazzata, in quel momento era possibile percepire solo i loro respiri smarrirsi nell’aria. Continuò ad avvicinarsi, rendendo l’attesa sempre più snervante.

La canzone I was made for loving you dei Kiss risuonava nel locale.

Roxy finalmente parlò.

-Non lo so- sussurrò.

Andy non resistette più, quel sibilo così seducente lo spinse contro le labbra di lei, sfiorandole in modo impacciato. Si staccò velocemente.

-S-Scusa …- bisbigliò preoccupato.

Roxy non disse nulla, si limitò ad attrarlo a sé. Lo baciò con foga, spingendo la lingua tra le sue labbra. Le mani di Andy le accarezzarono i capelli, facendola rabbrividire. Lei aveva agito d’istinto e non poteva esser più felice di averlo fatto.

Andy assecondò quel bacio scottante, sperando che non finisse mai. Le loro lingue si intrecciarono in una danza lussuriosa, le loro bocche combaciavano alla perfezione, i loro respiri andavano all’unisono. Quel bacio era stato il sogno ricorrente di Andy, sin da quando aveva conosciuto Ro.

Sentì il profumo della ragazza colpirgli dolcemente il viso, il suo petto appoggiarsi a lui, la sua mano stringergli il braccio.

Aprì gli occhi solo per vedere l’espressione perfetta di lei durante quel momento idilliaco. Il suo cuore non aveva smesso di martellargli le tempie e il suo battito non accennava a rilassarsi.

Avvertì le dita di lei intrecciare le sue e stringere affettuosamente  la presa, così richiuse gli occhi.

Era il momento più bello che avesse mai vissuto.

Quando si dovettero staccare lei lo guardò sorridendo.

-Si- asserì sicura.

Lui la guardò con aria interrogativa, ma felice.

-C’è qualcosa- spiegò lei, lasciandogli un leggero bacio a fior di labbra.

Andy non poté non notare che aveva parlato al presente, senza riferirsi alla sera precedente.

La stinse a sé, facendole poggiare la testa sul suo petto. Con una mano le accarezzò il palmo e proseguì su tutto il braccio, concentrandosi su ogni cicatrice con un tocco delicatissimo. La ragazza si sentì a disagio, temette che per colpa di quei dannatissimi segni lui l’avrebbe rifiutata, come succedeva di solito con gli altri ragazzi.

Ma Andy era diverso. Accostò la bocca al suo avambraccio segnato dal dolore e lo baciò dolcemente. Gli bastò quel gesto per farla tranquillizzare, per farle capire che non era più sola.

Rialzò lo sguardo su di lei, incredula della sua sensibilità.  

-Non farlo mai più, ti prego, chiamami ogni volta che ti viene il desiderio di distruggerti, ogni volta che ti senti sola, sbagliata, indegna. Io sono qui per te, voglio esserci sempre, voglio aiutarti. Ti prego- le disse con un tono amabilmente rassicurante.

-Io … non so se posso promettertelo- rispose per la prima volta incerta lei.

 -Ti prego- replicò lui sicuro. Lei lo guardò. Dannazione, si sentiva così debole davanti a quegli occhi meravigliosamente preoccupati.

Sospirò.

-Ci proverò- riuscì a dire. La sua voce era rotta, strozzata in gola.

Andy notò che i suoi occhi di ghiaccio brillavano. In poco tempo le lacrime le segnarono gli zigomi, rigandole le guance fino a raggiungere il mento. Roxy non piangeva mai, no, lei era forte, non poteva piangere, eppure in quel momento si sentiva così protetta da poter esprimere tutte le sue emozioni più nascoste.

Non sarebbe cambiata, lo sapeva, ma con lui sarebbe stata se stessa.

Andy fu sorpreso di vederla piangere, non se lo sarebbe mai aspettato, non sapeva cosa fare, come reagire, così procedette impulsivamente. La strinse.

-Va tutto bene, ci sono io- la rassicurò.

Il viso di Roxy sprofondò nell’incavo del collo di Andy, le sue lacrime gli bagnarono la pelle pallida.

Ro non avrebbe voluto mai staccarsi da lui, si sentiva bene, si sentiva al sicuro.

-Non smettere di abbracciarmi ti prego- lo implorò tra un singhiozzo disperato e l’altro.

-Non lo farò, lo giuro- la consolò lui.

La vita della ragazza doveva essere stata davvero difficile. Il suo pianto era straziante, i suoi rari sorrisi erano tristi, i suoi tocchi incerti, i suoi occhi non lasciavano trasparire alcuna emozione.

Ma ora c’era lui al suo fianco, c’era lui pronto per correre da lei in ogni situazione, c’era lui per non lasciarla mai sola.

Le baciò la fronte con un amore che lei non aveva mai ricevuto.

Da quando l’aveva conosciuta si era sempre chiesto quale fosse il suo punto debole, senza riuscire a trovare una risposta, ora era lei a farglielo capire. Lui, lui era il suo punto debole, lui era ciò che la faceva diventare una persona con dei sentimenti. Lei non gli avrebbe permesso di andarsene.

Il calore del suo corpo gli dava sicurezza. Ogni suo abbraccio le ricordava il suo passato, in particolare quando il padre era morto, suicidandosi, lasciandola sola. Non glielo aveva mai perdonato. Questo era ciò che la tormentava. Lui era sempre stato l’unico a capirla e a condividere tutto con lei, ma il pensiero che non aveva più il denaro per poter mantenere la famiglia lo aveva abbattuto, tanto da fargli odiare la vita. Ora l’aver trovato Andy le fece ritrovare la fiducia in se stessa e nella gente, che la morte del padre le aveva tolto.

Si sentì libera. 

Grazie a tutti, scusate per gli errori e per le parti troppo romantiche, giuro che poi torno a descrivere Roxy come una stonza ;) spero vi sia piaciuto il capitolo :) 
Un bacio
*Black Devil*

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** You're only mine, ok? ***


YOU’RE ONLY MINE, OK?

 

Erano trascorsi cinque giorni da quando Roxy aveva baciato Andy nel bar, cinque fottuti giorni senza vedersi e a lei iniziava a mancare la sua assillante presenza nelle sue giornate.

Lui non si era più fatto vivo, la cosa iniziò a preoccuparla. E se tutto ciò che le aveva detto fosse stato una bugia? Le avrebbe fatto male, molto, non glielo avrebbe perdonato.

Si buttò a peso morto sul divano, impugnando una birra, cominciò a bere a lunghe sorsate, tentando di distrarsi.

A un tratto il telefono vibrò. Era Andy. Grazie a Dio! Si stava davvero agitando.

-Pronto?- chiese mostrandosi fredda anche se in realtà moriva dalla voglia di sentirlo.

-Splendore, come stai?- domandò Andy più felice che mai.

Ro arrossì.

-Tutto bene e tu?- rispose lei.

-Sto bene, senti …- attaccò Andy.

Roxy deglutì con forza, aveva una voce così insicura.

-Potresti uscire un secondo?- continuò il ragazzo.

-U-Uscire? Che …?- chiese stupita Roxy.

-Esci di casa, c’è una sorpresa- asserì lui, sorridente.

La ragazza si precipitò fuori. La luce quasi l’accecò. Era ancora in pigiama, nonostante fosse mezzogiorno, ma non le importava se tutto il vicinato l’avesse vista così, con i capelli spettinati, senza la sua benda e con dei pantaloncini attillati che la coprivano a malapena e una maglietta più grande di qualche misura.

Si ritrovò Andy ad aspettarla sulla soglia.

-Che ci fai qui?- chiese lei sorpresa ma felice, abbracciandolo.

-Ho una notizia fantastica e volevo fossi la prima a saperlo. Un produttore discografico ha deciso di farci registrare un disco!- l’abbracciò di rimando lui.

-Oh mio Dio! Ma è fantastico!- lo baciò. Fu istintivo, fu come se ne avesse bisogno. Si staccò subito, pensando che lui non lo volesse.

-Scusami- sussurrò.

-Scusarti? E di cosa? Per questo?- le domandò avvicinandosi a lei, baciandola passionalmente, assaporando quelle labbra bollenti.

Le mise una mano tra i capelli, accarezzandola come nessuno aveva mai fatto.

Lei lo guardò dritto negli occhi. Sorrise. Contenta.

-Stasera vieni con noi?- proseguì Andy, lasciandole un leggero bacio a fior di labbra.

-Certo!- esultò lei.

Lui ridacchiò, stringendola ancora a sé.

-Ti va di entrare? Non c’è nessuno in casa- gli disse lei, con tono leggermente malizioso.

-Non vorrei disturbar …- cominciò lui prima di essere trascinato in casa da Roxy, che lo attirò a sé, chiudendosi la porta alle spalle.

Andy la spinse dolcemente contro la porta, cominciando a baciarla lentamente. La schiena di Roxy ormai aderiva perfettamente alla porta, mentre il petto di Andy si poggiava amabilmente su di lei. Il corpo di Ro fu pervaso da un calore gradevole, una scia che l’attraversò dalla testa ai piedi.

Andy si allontanò un momento da lei, guardandola dritta negli occhi. Le spostò il ciuffo dagli occhi. Era ancora più bella senza la bandana. Lei sorrise lievemente, tentando di dare un contegno al turbine di sentimenti che le si ammassavano dentro.

Il ragazzo riprese a baciarla. Roxy sentì le sue mani cominciare a vagare sul suo corpo, con un tocco quasi impercettibile, da tanto che era delicato.

Fu una sensazione meravigliosa. Nessun ragazzo l’aveva mai toccata così. Percepì le mani di lui fermarsi sul bacino, proprio in prossimità di alcune cicatrici e alcuni tagli. Nonostante il tocco dolce, quando le sfiorò, la ragazza sussultò. Facevano male, non solo fisicamente, ma la distruggevano anche dentro.

Andy tolse la mano.

-Scusa, ti ho fatto male?- domandò realmente impensierito. Quello era ciò che mancava di più nella vita di Roxy, uno sguardo che la guardasse preoccupato, veramente, per tutti i suoi dolori, ma no. La gente la ignorava, ignorava i suoi occhi perennemente tristi, gli bastava guardare da un’altra parte per fingere che quella ragazza non avesse problemi.

-Un po’, ma è normale, sono nuovi- rispose lei, con tono basso, sperando che lui non sentisse, temendo di deluderlo.

-Guardami- le disse lui con tono deciso, ma gentile. Le alzò il capo, facendo specchiare i loro occhi gli uni negli altri.

-Sei bellissima- sibilò a pochi centimetri da lei.

Roxy rimase immobile. Non glielo aveva mai detto nessuno. Lui l’abbracciò, stringendola il più affettuosamente possibile facendole riempire il cuore di gioia.

Questa volta fu lei a baciarlo. Le sue labbra si muovevano lentamente, con una lentezza assillante, ma al contempo estremamente eccitante.

Andy ricambiò il bacio, facendo scontrare la sua lingua con quella di lei. Il bacio diventò sempre più voglioso, come se i due si desiderassero, come se avessero bisogno l’uno dell’altra.

La ragazza lo spinse sul divano, finendogli sopra cavalcioni. Si tolse la maglietta rapidamente, restando in reggiseno. Andy si sentì avvampare. Aveva un corpo meraviglioso, anche se la sua pancia era una fitta rete di segni sottili e pallidi.

Roxy si fiondò di nuovo sulle labbra di Andy, dopo averlo aiutato a disfarsi della maglietta.

I loro toraci si sfioravano in una danza lussuriosa. La pelle calda di Roxy si scioglieva al contatto con quella gelida di lui. Andy cominciò ad eccitarsi, iniziando a sentire i pantaloni stretti per la situazione.

Roxanne prese a baciarlo su tutto il corpo, assaporando ogni lembo di pelle del suo corpo.

Presto i due si liberarono anche dei pantaloni, restando nudi. I loro corpi si toccavano, si fondevano, si bramavano.

Sentire le mani di Andy accarezzarla le fece aumentare il battito cardiaco, fino a sentirlo battere forte nelle tempie, con un ritmo insistente. Fu il più bel mal di testa di sempre.

Lo voleva, desiderava stringersi a lui e così fu. I loro corpi erano un tutt’uno, lui era di una delicatezza infinita, lo fu anche quando entrò dentro di lei, regalandole il momento più bello della sua vita. Si sentì amata.

-Roxy …- cominciò lui. La ragazza era sdraiata su di lui, sfiorando insicura il suo torace pallido. Sollevò lo sguardo sul ragazzo per il quale iniziava a provare qualcosa di serio.

-Si?- chiese guardandolo dritto negli occhi. Dio, erano gli occhi più belli che avesse mai visto.

-Penso di essermi innamorato di te- divenne incerto, ma al contempo sembrò liberarsi di un tormento, di qualcosa che lo opprimeva.

Ro riabbassò la testa, poggiandola sul suo petto.

-Anch’io- sussurrò sorridendo, accoccolandosi su di lui. 





Grazie mille a chi legge e recensisce :) Spero di non annoiarvi :) 
un bacio
*Black Devil*


 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Fuck you! ***


FUCK YOU!

 

Arrivò la sera, Andy e gli altri erano giunti da poco a casa di Roxy per una serata tra amici.

Ro uscì. Benda, anfibi e shorts in pelle. Sopra portava una canotta grigia da cui trasparivano alcune cicatrici, in prossimità delle clavicole.

Andy sorrise spontaneamente quando la vide. Dio quanto era bella.

Si incamminarono tutti verso un bar, Andy teneva un braccio attorno al collo di Roxy.

Raggiunsero un locale, nei pressi di casa di Ashley. Entrarono e si sistemarono a un tavolino. Subito Roxy ordinò da bere, seguita a ruota da Ashley, Jinxx e poi Andy.

Emmett e Michael cominciarono le loro ramanzine che, come al solito, Roxanne ignorò.

-Ro …- attaccò Emmett dopo la milionesima volta che le intimava di smetterla di bere. Questa volta però il suo tono era come spaventato.

Lei annuì, continuando a ingerire alcool.

-Dobbiamo andare- disse lui, sempre più impensierito, cominciando a fissare qualcosa alle spalle di Ro. Lei si voltò, curiosa di sapere cosa stesse osservando di tanto orribile da farlo preoccupare in quel modo.

Quando si girò notò un ragazzo, non uno qualsiasi, il ragazzo che la picchiava. Sbiancò.

-Che succede?- chiese Andy, vedendola impallidire.

Roxy non rispose, era immobile a fissare quel tipo.

-Ro- Andy la scosse leggermente, lei d’istinto si alzò, senza dire una parola e si diresse verso l’uscita.

Era quasi fuori dal bar quando fu fermata.

-Sei ancora viva?- domandò il tizio, avvicinandosi a lei malignamente. Roxy indietreggiò, ma lui le strinse il polso violentemente, premendo i tagli che sfoggiava con orgoglio. Ro gemette, stringendo i denti. Faceva un male assurdo, alcune ferite ripresero a sanguinare copiosamente, ma questo non bastò per fare demordere il ragazzo.

-Lasciami- gridò lei, cercando di spingerlo via.

Lui alzò una mano, desideroso di distruggerla con la sola forza di un suo pugno ben assestato sul viso.

Lei si coprì il volto con la mano rimasta libera. Era terrorizzata.

Aveva gli occhi chiusi in attesa di sentire dolore, questa volta indipendente da lei, era qualcun altro che l’avrebbe fatta soffrire. Il colpo tuttavia non arrivò.

-Togli la mano da lei- Andy era in piedi accanto a lui e gli stava intimando di lasciarla andare, mentre gli bloccava il braccio, pronto a colpire.

Roxy aprì gli occhi solo quando sentì la voce di Andy.

Il ragazzo lasciò la presa, voltandosi verso Andy. Lo spinse via, provando a riconcentrarsi su Roxanne, ma Andy glielo impedì di nuovo.

Il tizio gli sferrò un pugno sul viso, dando il via a una rissa parecchio accesa. Presto intervennero i suoi  amici e anche Ashley, CC, Jake e Jinxx in aiuto del compagno, mentre Emmett e Michael accompagnavano Ro fuori dal locale.

Roxy appena uscì corse via, sfuggì alle braccia degli amici e scappò.

-RO!- gridarono entrambi, tentando disperatamente di trattenerla, invano.

Il buttafuori si occupò di sedare lo scontro. Andy aveva ricevuto pochi colpi, aveva solo l’occhio destro leggermente arrossato. Ashley e Jinxx erano come immuni da queste cose, quindi ne erano usciti illesi. Jake aveva il labbro spaccato in un punto, da cui colava una goccia di sangue scuro. CC era quello messo peggio, aveva ricevuto parecchi colpi sul viso, lo zigomo sinistro era gonfio, così come l’occhio e perdeva sangue dal naso.

Uscirono dal pub, aspettando di trovare i tre amici, ma trovarono solo Emmett e Michael.

-Dove cazzo è Roxy?- sbraitò Andy, angosciato dal non vederla. I due gli spiegarono che era fuggita. Andy non se lo fece ripetere due volte, corse nella direzione che gli indicarono gli altri. Doveva trovarla.

 Corse come un dannato per più di mezz’ora, senza vederla, poi, finalmente la scoprì in un vicolo, seduta a terra con il volto tra le mani. Non piangeva, ma qualcosa le bagnava le mani e gli avambracci. Sangue.

-Roxy- Andy corse da lei, togliendole le mani dal viso, scoprendo un’espressione decisamente delusa.

-Roxy- sussurrò di nuovo avvicinando le sue labbra a quelle di lei. Lasciandole un lieve bacio.

Gli occhi gelidi di lei brillavano sotto la luce fioca della luna e a pochi passi dal suo corpo c’erano alcune lame, sporche.

Lui le notò, così la guardò, impensierito. L’aiutò a rialzarsi, posizionandosi a pochi centimetri da lei.

-Cosa ti avevo detto? Per qualsiasi cosa dovevi chiamarmi, soprattutto per questo- le ricordò abbracciandola stretta, istintivamente.

Lei scoppiò a piangere. Si sentiva uno schifo. Sentì le braccia di Andy stringere ancora di più il suo corpo, in un abbraccio confortante.

Affondò il viso sul suo petto, singhiozzando.

-Roxy, ti amo- le parole di Andy erano uscite spontaneamente, lui non le aveva programmate, non avrebbe mai pensato a un momento del genere per confessarle i suoi sentimenti.

Ro lo fissò, allontanandosi. Piangeva ininterrottamente, ma in quel momento la cosa più difficile da trattenere era la rabbia, l’odio non le lacrime.

- COME PUOI AMARMI? GUARDAMI, GUARDA IL MIO CORPO, SONO ORRIBILE ANDY, TUTTO QUESTO, TUTTI QUESTI DANNATISSIMI TAGLI, SONO UNA FOTTUTISSIMA RETE DI DOLORE, DI DEMONI CHE MI CONTROLLANO IN QUESTI MOMENTI! ANDY NON MI PUOI AMARE, SONO SBAGLIATA, SONO DIVERSA …-  gridò.

Le parole uscivano senza controllo dalle sue labbra. Era disgustata da se stessa e pensava che gli anche gli altri dovessero odiarla. Una come lei non poteva essere amata.

-Proprio per questo ti amo, sei perfetta per me, sei stupenda- la voce di Andy era calma e calda e trasmetteva un senso di protezione.

Roxy riprese a piangere, gettandosi di nuovo sul suo sterno.

-Ti amo Andy- gli disse in un sussurro sconvolto dalle lacrime e dal sangue che ormai imbrattava entrambi.

Andy la riaccompagnò a casa. Sulla soglia la baciò. Lei si volse verso la porta.

-Aspetta- la fermò lui.

-Ho un regalo- continuò.

Lei si riavvicinò a lui. Andy estrasse dalla tasca del giubbino in pelle un pezzo di stoffa nero, o almeno così parve a Roxy a primo impatto, invece era una fascia.

-E’ quella della nostra band. So che non può sostituire un ricordo, ma spero che possa crearne altri, solo nostri- le sorrise, legandole la benda sulla fronte, sostituendo quella dei Kiss.

Qualcosa dentro di lei stava cambiando. 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** One final fight for this tonight ***


ONE FINAL FIGHT FOR THIS TONIGHT
 

Image and video hosting by TinyPic



 Dopo la rissa al bar avevano tutti deciso di fare una festa a casa di Jinxx, il giorno dopo.

Il volto di CC era ancora segnato dai colpi ricevuti, mentre gli altri sembravano già miracolosamente guariti.

Roxy per la prima volta si presentò puntuale e corse subito ad abbracciare Andy. Il suo ragazzo Andy.

Si diressero tutti a casa di Jinxx, decisi a non farsi rovinare la serata da nessuno questa volta.

Il volume altissimo della musica li colpì appena entrarono nella villetta dell’amico.

-Perché non facciamo spesso feste qui?- chiese beffardamente Jake, alludendo al fatto che Jinxx era l’unico ad avere una casa grande, mentre gli altri vivevano in appartamenti davvero stretti.

Tutti risero.

Andy prese Roxy per mano e la condusse in salotto, cominciando a ballare con lei, senza mai allontanarsi dal suo corpo caldo.

La festa questa volta era tra loro, quindi non c’era nessun invitato superfluo.

Poco dopo si aggiunsero al loro ballo passionale anche CC e Ashley, che interruppero la danza idilliaca, con grande scontento di Andy.

-Vieni con me- le sussurrò Andy, trascinandola fuori dal cerchio che si era creato.

Lei lo seguì senza obiettare fino ad arrivare a una finestra al piano superiore, che si affacciava sul tetto.

Andy l’aprì e uscì, stando attento a non scivolare. Si voltò e le tese la mano.

-Vieni- sorrise.

Roxy afferrò la sua mano, fiduciosa e salì sul tetto con lui.

L’unica luce ad illuminare quella notte, altrimenti buia, era quella delle stelle.

-Wow, è meraviglioso- bisbigliò Ro scrutando il cielo nero segnato dal luccichio di tutti quei puntini bianchi.

-Tu sei meravigliosa- replicò Andy, sedendosi sulle tegole scomode, facendole segno di accomodarsi accanto a lui.

Lei si accasciò tra le sue braccia, continuando a guardare in su, assorta in un’atmosfera di pura quiete e serenità, come non era mai successo prima.

-Andy, ora tocca a me- sorrise, guardandolo fisso negli occhi, creando un contatto blu confortante.

-Che vuoi dire?- domandò lui, cominciando ad impensierirsi.

-Tranquillo, voglio farti un regalo anch’io- lo rassicurò lei, iniziando a cercare nelle tasche dei pantaloncini.

Lui non disse nulla, si limitò a guardarla, quasi incuriosito.

Dopo un breve momento di ricerca accurata, Ro estrasse dai pantaloni un piccolo oggetto metallico. La sua lama.

-Voglio che la tenga tu, voglio combattere e se sarai tu a custodire questa, io potrò vincere- faceva fatica a parlare, le veniva da piangere, ma si stava trattenendo, nonostante non si vergognasse più di farlo.

Andy non riuscì a non sorridere. La guardò con lo sguardo più dolce che potesse avere. Dio, quanto l’amava.

Afferrò quell’oggetto diabolico, che l’aveva segnata per tutta una vita, nei momenti più scuri.

-Sei sicura?- le chiese. Sapeva che da un problema come l’autolesionismo non si usciva da un momento all’altro, quindi lei doveva essere completamente certa di voler tornare a stare bene anche senza tagliarsi, ma soprattutto, di avere la forza per farlo.

Roxanne annuì convulsivamente.

-Si. Ora che ci sei tu, Andy, non ho più paura di cosa potrà succedere. Se un giorno mi venisse l’istinto di farmi male, solo pensandoti, riuscirò a resistere- non smetteva di sorridere, mostrando dei perfetti denti bianchi.

-D’accordo- sospirò contento lui, abbracciandola.

-Ci sono qui io- sorrise, stringendola a sé e guardando la notte, immerso in un’atmosfera magica.  

Era tutto perfetto. 

Ho voluto aggiornare proprio oggi perchè, forse lo sapete già, proprio il 17 giugno è stata scelta come giornata internazionale dei Black Veil Brides, quindi da brava componente della BVB army mi sono sentita in dovere di dedicarmi soprattutto a questa FF :) 
Un bacione 
*Black Devil*
 


Image and video hosting by TinyPic
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** What are you thinking about? ***


WHAT ARE YOU THINKING ABOUT?

 

Era passato qualche giorno da quando Roxy si era liberata di tutto ciò con cui avrebbe potuto farsi del male.

Era immobile nel suo letto, a fissare il soffitto, quanto le mancava quella lametta sulla pelle, quel dolore che le squarciava la pelle, era tutto estremamente difficile.

Quando aveva consegnato ad Andy la sua lama non aveva nemmeno immaginato che sarebbe stato così complicato uscire da quel circolo vizioso.

Andy l’aveva assillata di chiamate a cui lei non aveva risposto.

Non voleva rovinare tutto con lui, ma in quel periodo voleva stare un po’ da sola e concentrarsi sul proprio obiettivo, cioè riuscire a sconfiggere quel dolore psicologico, che si portava appresso dalla morte del padre, senza ricorrere all’autodistruzione.

Il telefono squillò di nuovo. Guardò il display, era di nuovo lui.

Nuovamente riagganciò senza nemmeno rispondere, non ce la faceva, non voleva mostrarsi debole, non voleva fargli vedere che non sapeva resistere.

In casa non c’era nessuno, il silenzio regnava sovrano, in quel momento avrebbe potuto fare qualsiasi pazzia e nessuno se ne sarebbe accorto, come al solito del resto.

Di nuovo la suoneria ruppe la quiete e subito dopo il silenzio, dopo l’ennesimo rifiuto della chiamata.

Partì la segreteria. 

-Roxy, santo cielo, non mi fare preoccupare così, ho bisogno di sapere che stai bene, richiamami- quel tono, quel tono amorevole era lo stesso con cui le parlava suo padre.

Scoppiò in lacrime.

-Lo perderò, proprio come ho perso papà …- singhiozzò, sussurrando.

La sua voce si spense velocemente, dopo essere scemata in ogni angolo della stanza vuota.

Si alzò, in preda a un attacco di nervi, e corse al piano inferiore.

Si precipitò in cucina e cominciò a frugare tra i cassetti, alla disperata ricerca di un coltello abbastanza affilato da lasciarle il segno per sempre.  
Sapeva che così facendo non avrebbe mantenuto la parola nei confronti di Andy, sapeva che subito dopo si sarebbe sentita terribilmente in colpa ma ormai c’era abituata.

Estrasse un lungo coltello da chef. Lo fissò a lungo, prima di cedere a quel dolore insopportabile.

Si passò la lama su tutto il braccio, in ogni direzione, in ogni punto, più e più volte, facendo riaprire le vecchie ferite e creandone di nuove.

Si stava arrendendo e non le importava.

Si alzò la maglietta, continuando a premere il coltello nella carne, sentendola sfibrarsi sotto ogni passaggio lento e ridondante.

In pochi secondi il suo polso e il suo addome erano ricoperti di sangue. Una goccia di quel liquido rosso e viscoso cadde dalla punta dell’oggetto.

La guardò toccare terra.

La vista le si annebbiò, cominciò a non riconoscere più le figure, ma a limitarsi a vederne solo i contorni.

Quella sera avrebbe raggiunto suo padre?

Di nuovo udì il telefono, che continuò a suonare insistentemente finché sentì le sue gambe soccombere sotto il peso della colpevolezza.

Cadde a terra, in ginocchio, cercando di sorreggere il proprio corpo sulle braccia esili e dilaniate, mentre un’atmosfera ricca di tensione si impadroniva dell’aria circostante.

La gocciolina di sangue adagiata sul pavimento si tramutò presto in una piccola pozza vermiglia, calda e densa.

Il telefono cessò di squillare.

Si accasciò a terra, era sicura che quella volta sarebbe stata la fine, era convinta che quella volta non avrebbe più riaperto gli occhi.

Sentì i vestiti e i capelli imbrattarsi di sangue, tuttavia, continuò a lesionarsi, spingendo sempre più a fondo, chissà, forse desiderava veramente morire.

Le sembrò di sentire la porta di casa aprirsi e qualcuno entrare.

Una voce la chiamò, non ne era certa ma, dentro di sé, sperava che fosse realmente così.

Quando la luce della cucina si accese, chiuse istintivamente gli occhi, già deboli.

Un’ombra le si gettò addosso.

-ROXY!- la voce era quella di Andy, la preoccupazione segnava ogni singola lettera che usciva dalla sua bocca.

Il suo respiro affannoso contrastava con quello debole della ragazza.

-Papà …- Ro chiamò il padre, in un gesto sconnesso di pura disperazione e paura. Era tutto così irreale.

-RO! … RO APRI GLI OCCHI! … RO, SONO ANDY! … RO!- Andy urlava, le sue grida straziate furono l’ultima cosa che Roxy riuscì a percepire.

-No no no … Roxy ti prego- il moro ora piangeva, le parole gli si strozzavano in gola, le lacrime andavano a fondersi con il sangue a terra.

Le sollevò il viso, appoggiandoselo al petto.

Accostò il suo capo a quello di lei.

-Roxanne?- la madre di Ro rientrò.

Andy schiuse la bocca, sperando di poterle dire che si trovavano in cucina, ma non ci riuscì. L’unica cosa che sapeva fare era piangere, tenendo stretto il corpo esanime della sua fidanzata.

Come avrebbe potuto reagire una madre davanti a una scena del genere? Cosa avrebbe fatto?

La donna notò la luce della cucina accesa, così li raggiunse.

Appena li vide si gettò a terra, piangendo disperata, gridando il nome della figlia.

-Chiami un’ambulanza, la prego- la supplicò Andy con un filo di voce, guardandola dritta negli occhi.

Era la fine? Sarebbe terminato tutto quella sera? Avrebbe più rivisto la sua Roxy? L’avrebbe più abbracciata e baciata? Se fosse successa una disgrazia, l’avrebbe saputa affrontare?

Era diventato tutto troppo confuso per poter rispondere a quelle domande, così si limitò a guardare la sua ragazza che veniva caricata sull’ambulanza e trasportata urgentemente in ospedale.  

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Is this the end? ***


IS THIS THE END?
 
Il dottore aveva detto che erano arrivati in tempo, ma non si sapeva che effetti avrebbe avuto tutto ciò che era successo sulla salute psicologica di Roxy, né se la ragazza si sarebbe concretamente ripresa.

Andy fissava il corpo inerme di Roxanne, accasciato sul letto dell’ospedale, privo di forze e coperto fino al collo da uno sterile lenzuolo bianco. Un braccio emergeva impotente da quell’oceano latteo.

Nell’avambraccio era infilata sottopelle una piccola cannula rosea, l’unico colore che si poteva vedere in mezzo a una fitta rete di tagli profondi di cui la maggior parte era stata ricucita con dei punti.

Il volto di quella ragazza stupenda ora era tremendamente pallido. Le sue iridi trasparenti non erano visibili e le lunghe ciglia nere proiettavano una lieve ombra sugli zigomi esangui.

Due occhiaie violacee le circondavano gli occhi.

La bocca socchiusa dava l’idea che stesse soffrendo. Che stesse soffrendo veramente tanto.

Gli abiti corvini di pelle e la benda che le aveva regalato le erano stati tolti, per il ragazzo era come vederla spogliata di tutto: le ferite erano i suoi unici vestiti.

Non sembrava più quella ragazza forte e strafottente che Andy aveva conosciuto. Pareva niente più che un’anima, un’anima priva di corpo, un’anima priva di vita.

Una debole luce fioca filtrava dalle persiane semichiuse, illuminandole le guance scolorite.

Andrew le strinse la mano ancora più forte, non l’aveva mai lasciata.

Quelle lunghe unghie nere erano l’unica cosa che la rendevano riconoscibile.

Lui si portò la fascia della sua fidanzata al cuore, l’adagiò allo sterno. Gli sembrò di sentire il suo battito cardiaco venire avvolto da quella striscia di stoffa scura.

Sospirò, abbassando la testa verso il ventre di lei. Le tempie gli pulsavano, e percepiva il capo tremendamente pesante: erano tre notti che non chiudeva occhio, con la speranza di rivedere quello sguardo penetrante che lo aveva fatto innamorare, ma ancora non era successo nulla e Andy iniziava a temere che non ci sarebbe mai stata una svolta, un risveglio.

Quella meraviglia gli avrebbe sorriso di nuovo? Aveva paura.

La madre di Roxanne fece irruzione nella stanza, facendolo sussultare.

La sua espressione raccontava perfettamente il dolore che stava provando quella donna.

I capelli rossicci erano raccolti in una coda scomposta ed erano visibilmente sporchi, come quelli di Andrew del resto.

I suoi occhi glaciali, proprio come quelli della figlia, erano spenti, privi di una qualsiasi emozione. Le borse sottostanti evidenziavano la loro assenza di vitalità. 

Il suo viso era scavato, scarno, segnato dal tormento. Aveva perso qualche chilo e la cosa non era indifferente.

-Ti ho portato qualcosa da mangiare- gli disse, cercando di sorridere, senza successo.

-No, la ringrazio, non ho molta fame. Lo mangi lei, ne ha bisogno- Andy declinò gentilmente il vassoio colmo di cibo che gli aveva offerto la donna.

-Non ho fame nemmeno io- sospirò la madre, Iris.

-Non dovrebbe digiunare- le fece notare lui.

-Nemmeno tu se è per questo. Vai a prendere una boccata d’aria, sei terribilmente smorto, Andrew- Iris non conosceva bene Andy, anzi non sapeva della sua esistenza fino a quella tragedia, così come non sapeva del problema della figlia.

-Non la voglio lasciare- sibilò lui. Sentiva le palpebre pesanti, assurdamente pesanti.

La donna emise un lungo respiro, sedendosi accanto a lui. Con una mano gli sfregò la schiena.

-Dovresti riposare- asserì.

-No, stia tranquilla, resisto per lei- i suoi occhi color cielo si spostarono sul viso della sua ragazza.

In quel momento i due furono raggiunti da Ashley, che bussò alla porta aperta, prima di entrare nella camera colorata di un bianco insensibile.

Portava sulla spalla destra la sua chitarra, rivestita di una custodia nera piena di cerniere e borchie.

Doveva essere appena tornato da casa di CC. Di solito, quando Jinxx e Jake non avevano tempo per le prove, si incontravano per fare musica e scrivere qualche canzone e, comunemente, c’era anche Andy.

-Ehi- sibilò il ragazzo appena arrivato. Anche lui sembrava distrutto, nonostante non avesse con Ro il rapporto che avevano Iris e Andy. Ma Roxy ormai era una di famiglia, della loro famiglia, quella formata da lui, il suo migliore amico, Jake, Jeremy e Christian.

-Ehi- lo salutò di rimando Andrew, senza alzare nemmeno lo sguardo su di lui.

-Come sta?- Ash si rivolse alla donna, impassibile davanti alla scena.

-Non lo so. Prima sono andata a cercare un dottore con cui parlare, per poter sapere di più su Roxanne, ma non ho trovato nessuno disposto a darmi delle spiegazioni- espose Iris, lanciandogli un’occhiata di gratitudine per essersi interessato della salute della figlia.

Ashley sospirò.

-Dannazione- sibilò a denti stretti, tirando un colpo secco con la mano, alla parete fredda.

-Salve- un’altra voce, più roca e profonda, li raggiunse.

Tutti e tre si voltarono verso la soglia, da dove proveniva quel tono grave. Un uomo sulla cinquantina era in piedi perfettamente eretto e perpendicolare alla  cornice della porta.

Indossava un lungo camice bianco, sotto cui portava un paio di jeans scuri, che andavano a contrastare i colori candidi della stanza.

Aveva capelli brizzolati e grigiastri. Gli occhi neri erano nascosti dietro a un paio di occhiali da vista, la cui montatura argentea dominava il viso fino agli zigomi alti.

-Sono il Dr. Craig, mi è stato riferito che ha chiesto di poter parlare con qualcuno- si riferì a Iris, ancora seduta accanto a Andy.

La donna si alzò, dirigendosi verso di lui e, quando lo raggiunse, gli strinse la mano, con pacata compostezza.

-Salve- fece un cenno con il capo in conferma di ciò che aveva appena affermato lui.

-Le spiace venire con me?- chiese il medico, indicando con un segno poco accennato della mano il corridoio alle sue spalle.

-D’accordo- la madre di Ro lo seguì, lasciando Andy e Ashley con sua figlia. Sapeva che di loro poteva fidarsi, in quei giorni aveva avuto la possibilità di conoscerli e di fare più volte affidamento al loro supporto.

Ash poggiò lo strumento a terra, adagiandolo al comodino a fianco del letto, poi occupò la sedia della donna, prendendo posto vicino all’amico.

-Ehi amico. CC, Jake e Jinxx hanno detto che ci raggiungono dopo- bisbigliò, sperando di tirargli su il morale: magari vedere dei volti cari lo avrebbe sollevato.

-Gentili- si limitò a rispondere Andy con un filo di voce.

-Già …- convenne Ash.

-… senti … ho letto su internet che in casi come questo, si deve far sentire tutto il proprio supporto- le parole di Ashley non erano perfettamente chiare. Andrew infatti non riuscì a capire a cosa si riferisse.

-Di che parli?- chiese spaesato. Tutta la preoccupazione che lo stava divorando lentamente  lo aveva reso incapace di captare anche il significato più elementare delle frasi.

-Si, insomma, dovremmo parlarle, farle sentire che siamo qui con lei, spesso funziona e i pazienti si risvegliano- spiegò l’altro, diffidente riguardo quanto aveva appena affermato.  Ecco di cosa parlava.

-Credi che se le parliamo ci sente?- domandò Andy, senza mai staccare gli occhi da quella figura statica.

-Dicono … cosa abbiamo da perdere? Ci proviamo …- sorrise l’amico, dandogli una leggera pacca sulla spalla, in segno di appoggio. 

Andrew sospirò, buttando fuori l’aria con la bocca, e chiuse gli occhi per pochi secondi. Quando li riaprì, questi erano lucidi e brillavano di una strana luce. Sentiva di essere sul punto di perdere tutto.

Guardò il polso segnato di Roxy e si chiese perché. Perché lui non era con lei in quel momento. Perché lo aveva fatto. Perché.

-Ro … ti prego … se puoi sentirmi … resisti … non ti lasciare andare. Sono qui con te, non ti abbandonerò mai. Ro, io ti amo. Non so come … Roxy, io … non ho le parole, Ash … ho paura- il suo tono era andato affievolendosi, mentre poche lacrime silenziose lo vincevano, rigandogli il viso.

‘Non ho le parole, Ash … ho paura’. Mentre si apriva completamente e ammetteva i suoi timori, l’incertezza di non poterla rivedere, aveva spostato lo sguardo verso Ash. Era come una confidenza fatta al suo migliore amico riguardo la ragazza che amava.

Sul volto di Ashley si fece largo un’espressione orgogliosa. Vedere Andy piangere era come un essere nel punto giusto e nel momento giusto per poter assistere a un’eclissi lunare. In poche parole, era un evento raro.

Il bassista si alzò, dirigendosi verso l’altro lato del letto, per prendere la sua chitarra.

-Che fai ora?- il cantante lo squadrò da cima a fondo, senza capire le sue intenzioni, mentre lui estraeva la Cort dalla custodia. 

-Dicono che anche la musica aiuti e, da quando ti conosco, so che con la musica riesci a trovare sempre le parole- Ash si risedette al suo posto, cominciando a suonare qualche nota, per accordarla.

Iniziò poi a eseguire alcuni accordi, cercando di tenere la mano leggera quando scendeva a sfiorare le corde con il plettro, per fare in modo che la musica risultasse più leggiadra, più delicata possibile.

Andy sembrava ancora titubante, tuttavia decise di seguire l’amico e prese a cantare.

-After the blood, after the tears have fallen down like rain, a loaded gun shot through the years and heaven was to blame, I’ll take on all your shattered dreams. I’d give you almost anything, a chance to rise above the fog. I swear these words are true. I believe in you. I’ll never let you down, I promise right here, right now. I won’t let you down …-

Guarda un po’. Ashley aveva ragione. Andy aveva gli occhi chiusi e si stava completamente lasciando trasportare dalla base creata dall’amico e dalle frasi che avrebbe tanto voluto urlare il suo cuore, ma non era riuscito a trovare la forza. Ora ci stava riuscendo.

-We’ll never let you down …- questa volta quelle parole non erano state pronunciate dalla voce calda e confortevole di Andrew, bensì da quelle insicure e immature di Emmett e Michael, appena arrivati in ospedale.

I due amici già lì, non si erano nemmeno accorti del loro arrivo, ma non si scomposero e continuarono il loro concertino, volto a far tornare in vita quella bellezza cupa che caratterizzava la loro Roxanne.

-We’ll promise right here, right now … we won’t let you down- altre tre persone si unirono al coro, facendo solo da sfondo a Andy, che proseguiva seguendo un ritmo che scandiva nella sua mente.

Erano Jinxx, Jake e CC. La stanza ora era affollata ma a nessuno importava di essere schiacciato addosso agli altri in quello spazio angusto. Erano lì tutti per lo stesso motivo: Roxy e il resto era poco rilevante.

Il clima teso presto si era tramutato in un’atmosfera carica di speranza e voglia di vivere, proprio ciò che stavano tentando di trasmettere a quella ragazza trasgressiva e tanto delicata.

Emmett scoppiò in un pianto isterico, non aveva smesso di singhiozzare in quei giorni ed era un ragazzo estremamente fragile.

Michael, al suo fianco, gli teneva una mano intorno alle spalle, stringendolo a sé. I due erano praticamente cresciuti insieme, per questo non si vergognavano di mostrarsi deboli.

Andy si stava trattenendo, solo una lacrima gli attraversava il viso, in una lenta discesa che sembrava non finire mai, che pareva corrodergli la pelle, proseguendo fino al mento.

CC sentiva un groppo in gola, faceva fatica a seguire gli altri nella canzone, ma si impegnava per emettere almeno qualche suono strozzato.

Lo sguardo di Ash era fisso sulle piastrelle grigie e avorio del pavimento logoro.

Jake sfoggiava un flebile sorriso triste, mentre studiava attentamente le reazioni di ognuno dei compagni.

Jinxx non smetteva di pensare al primo giorno che l’aveva conosciuta. L’immagine delle braccia lacerate di Ro continuavano a scorrergli davanti agli occhi.

Sulla soglia, ferma immobile a fissare la scena, c’era Iris con il dottore, entrambi con un sorriso dolce sulle labbra.
Roxy aveva intorno a sé tantissimo affetto, peccato che non potesse sentirlo.

-We won’t let you down … we . won’t. let . you . down.- scandirono contemporaneamente le ultime parole, affidando ad ognuna di esse un valore sempre più duro, sempre più significativo, sempre più forte.

Andrew alzò il capo, scrutando tutti i presenti, uno ad uno. Lanciava ognuno di loro occhiate di pura riconoscenza.
Sorrise alla donna sulla porta, accompagnando il sorriso con un cenno lieve del capo.

-Mi ha stretto la mano- sussurrò poi con gli occhi lucidi, rivoltandosi verso la sua ragazza, colto alla sprovvista da quel gesto inaspettato. 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Goodbye my love ***


GOODBYE MY LOVE
 
-Sta dicendo che me lo sono immaginato?- Andy era fuori di sé. Nessuno poteva permettersi di negare quanto aveva sentito. La mano di Roxy che stringeva la sua era qualcosa di più vivido di un sogno allucinatorio.

Era passata una manciata di giorni da quel gesto, ma per Andy era tutto più che un ricordo. Quel momento lo aveva tormentato ogni ora e adesso qualcuno cercava di dirgli che era tutto frutto della sua mente. 

-Dico solo che a volte può capitare di desiderare talmente tanto una cosa, da …-  tentò di spiegare il dottore, senza scomporsi. La sua voce calda e profonda solitamente era rassicurante, ma con Andy pareva non funzionare.

-IMMAGINARLA?! Senta, con tutto il rispetto, dottore, MA IO NON HO IMMAGINATO PROPRIO NULLA!- le emozioni nel corpo del ragazzo sembravano lottare con quel minimo di razionalità che ancora lo manteneva calmo, con la voglia di avere il sopravvento su di essa.

-Andrew, purtroppo dobbiamo accettare la realtà. Roxanne non ha più grandi possibilità di riprendersi. Peggiora ogni minuto che passa. È trascorsa una settimana da quando l’abbiamo portata qui e in teoria ora dovrebbe essersi già stabilizzata. Andrew, quello che sta vivendo Roxanne è definito “coma irreversibile”, non si riprenderà più- rispose il medico con pacata compostezza.

Andy rimase basito, immobile, con gli occhi sbarrati fissi su quell’uomo imponente. Si sentiva talmente insicuro e inutile da sottomettersi a quella figura slanciata che si ergeva autoritaria davanti a lui.

-E quindi cosa dovremmo fare?! Lasciarla morire?!- il suo tono era incredulo, la voce gli si strozzava in gola ad ogni parola, come se qualcuno gli stesse stringendo le corde vocali in un pugno saldo.

-La madre ha dato il consenso per staccare la spina- annunciò l’uomo, abbassando lo sguardo sul pavimento. In fondo anche lui era un essere umano e si stava parlando della vita di una ragazzina.

-C-Cosa? …- sibilò Andy, lasciandosi cadere a peso morto sulla sedia rossa alle sue spalle, senza più essere in grado di muovere un muscolo.

-Vede, sono stati lesionati buona parte dei vasi sanguigni, di cui la maggior parte non siamo riusciti a suturarli, quindi l’apporto di sangue e, di conseguenza, di ossigeno agli organi e, in particolare, al cervello è diminuito radicalmente, portando Roxanne in questo stato. I suoi organi quindi si deteriorano con il passare dei giorni e il cervello fatica a mantenere il ritmo operativo che aveva normalmente, quindi si sta lasciando andare. Tecnicamente possiamo dichiarare la morte cerebrale- chiarì il dottore. Questa volta la sua voce tremò impercettibilmente.

Il ragazzo si rimise in piedi, a fatica, deciso a trovare Iris, per avere spiegazioni. Quale madre degenerata dava il consenso per uccidere sua figlia, e il tutto senza il minimo senso di colpa?

Si precipitò nella stanza di Roxy, trovando Iris seduta al suo fianco, avvolta da un’aura di calma inquietante.

L’atmosfera si fece pressante, tutte le parole del medico gravavano sulla sua testa, tutta l’insicurezza e l’incertezza sembravano non dargli pace. 

-Ha davvero intenzione di lasciarla andare?- le domandò, facendo irruzione nella stanza, adirato da quanto appena appreso.

La donna gli fece segno di accomodarsi accanto a lei, battendo il palmo della mano sulla seduta di una sedia blu.

-Andrew, sai, alcuni dicono che ci sono persone che nascono con la tragedia nel sangue, altri che la depressione è un fattore ereditario …- cominciò.

Ad Andy sembrò che la donna stesse divagando, così non rispose. Forse anche lei aveva bisogno di rassicurazioni e forse le trovava in quei discorsi senza senso.

-Suo padre si è suicidato, Andrew. E lei ha voluto fare lo stesso. Chi sono io per trattenerla? Vivrebbe per morire … non … non posso farla soffrire. Le madri vivono solo se i loro figli stanno bene, Roxanne non sta bene- Iris cominciò a tremare lievemente, sperando che Andy non se ne accorgesse, ma era impossibile non notarlo.

-Roxy merita di vivere- sussurrò lui, con un filo di voce. Non aveva argomenti a suo favore. La medicina raramente sbagliava e lui non aveva le capacità di contraddirla.

-Roxy merita di essere felice, Andy-  replicò cautamente lei.

-Io … non credo di riuscirci- asserì il ragazzo, mascherando le parole con flebili sussurri inespressivi.

-Dobbiamo farlo per lei, Andy- la mano di Iris andò ad afferrare stretta quella di Andy, tenendola forte, fino a quasi fargli male.

-Come può stare tranquilla sapendo che perderà una figlia?!- dagli occhi del cantante scese un’unica lacrima. Lenta, dolorosa, sola. Proprio come lui.

-Non sono affatto tranquilla. So cosa sto per abbandonare, so cosa sto per affrontare. Il dolore di ogni mattina, quando mi sveglierò e andrò in camera sua per svegliarla e lei non ci sarà, ci sarà solo quel letto vuoto a ricordarmi che io l’ho fatta volare via; quando la gente per strada mi stringerà la mano in segno di conforto o mi abbraccerà, facendomi le condoglianze; quando continuerò a cucinare anche per lei, anche se lei non sarà lì per mangiare; quando sentirò la mancanza della sua voce, dei suoi rari abbracci, del suo sorriso …- Iris cominciò a piangere incontrollatamente, con un sorriso velato sul volto, convinta di fare la cosa giusta per la sua bambina.

-So a cosa vado incontro- mormorò di nuovo, nascondendo il capo nell’incavo del collo di Andy.

-Lo so- ripeté stremata.

Andy era rimasto pietrificato da quanto stava accadendo. Sembrava tutto un maledetto incubo, sembrava tutto finto e invece …

Si sentiva incapace di mostrare emozioni, ma il suo corpo lo tradiva di continuo. Il suo labbro inferiore sanguinava, dal tanto che lo aveva tartassato con i denti, le sue mani erano perennemente chiuse a pugno, tremanti, il suo sterno sussultava eccessivamente ad ogni respiro, il suo viso invecchiava ogni secondo che trascorreva nell’agonia.

-Quando si farà?- domandò infine, arrendevole davanti a quella situazione.

-Questa sera- rispose il medico, apparso sulla soglia con una pila di scartoffie in mano, da consegnare alla madre di Ro.

-Chiamo gli altri- avvisò Andy, uscendo dalla stanza, sconfitto.


Quando tornò in camera lo fece con i suoi compagni al seguito. Ashley non parlava, era incredulo davanti a ciò che gli aveva riferito poco prima l’amico; CC teneva la testa china verso le piastrelle lucide in marmo bianco; Jinxx non lo si sentiva nemmeno respirare, sembrava essere in apnea, un’apnea continua, forse per impedirsi di piangere; Jake indossava un paio di occhiali da sole, ovviamente inappropriati per l’ambientazione, ma sicuramente un buon diversivo per i suoi crolli emotivi.

Dietro di loro, Emmett e Michael. Il primo aveva il viso affondato in un enorme fazzoletto ricamato con piccoli ghirigori argentei, l’altro con gli occhi concentrati sull’amico, pronto a consolarlo, qualora non avesse più retto la situazione.

-Possiamo procedere?- domandò il dottore, rivolgendosi ad Iris. La donna si voleva mostrare sicura, forte, determinata a fare il bene della figlia, ma Andy poté giurare di vedere il senso di colpa cibarsi del suo cuore.

Lei annuì leggermente, senza prestare attenzione ai singhiozzi dei ragazzi alle sue spalle.

L’uomo spense i macchinari che tenevano in vita Roxy e ora tutti si trovavano in attesa di vederla morire. ‘Quando smetterà di respirare, anche il cuore cesserà di battere. Ci può volere anche tutta la notte’ aveva spiegato ad Iris poco prima.

L'atmosfera sembrò fermarsi, in una fase di stallo. Era tutto a rallentatore. Ogni movimento, ogni suono, tutto. 

La donna si coprì il volto con le mani, piangendo sommessamente la sua piccola creatura che volava in cielo.

-Ro … perdonami … ti avevo promesso che non ti avrei lasciata andare … non ho potuto mantenere la promessa … voglio solo che tu sappia che sarai il mio ricordo più prezioso, sarai la luce che mi sveglierà ogni mattino. Ti amo, Ro. Ti amo- le parole che riempirono la stanza furono quelle di Andy, che non aveva smesso di tenere la mano alla sua ragazza, con ancora un briciolo di speranza ad animarlo.

Ma ora sapeva che era la fine. Non l’avrebbe mai più potuta baciare e stringere a sé, non l’avrebbe mai più vista sorridere e piangere, non l’avrebbe mai più sentita sua.

Si piegò su di lei, lasciandole un leggero bacio a fior di labbra. L’ultimo.

Se quella fosse stata una favola, allora la bella principessa si sarebbe risvegliata e si sarebbe gettata al collo del suo vero amore.

Ma quella non era una fiaba, era la crudele realtà e Roxanne non si svegliò più. 



Ehi ciao! Non mi uccidete vi prego, avevo bisogno di una svolta alla storia e, dato che solitamente le mie ff finiscono bene, quale svolta migliore di una morte inaspettata della protagonista dopo avervi dato un barlume di speranza con il capitolo precedente?! Muahahahh
Beh, se non mi sentirete più nominare vuol dire che qualcuna di voi non l'ha presa bene, ma spero che questo non accada ;) 

Beh, mi dileguo così mi preparo agli insulti :3
Bacione.
*Black Devil*



 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Epilogo ***


EPILOGO
 
Andy’s pov:
Da quel giorno porto sempre la sua fascia con me. Ricordo ancora il suo profumo, il suo sorriso, il suo respiro.

A volte mi sveglio nel bel mezzo della notte credendo che lei sia al mio fianco, la percepisco, ma tutto ciò che vedo è un posto vuoto.

Mi sento vuoto, ogni giorno senza lei è un’agonia. I miei amici sono con me, non mi lasciano solo, eppure mi sento solo, sempre.

La amo, la amo più di qualsiasi altra cosa. Pagherei per averla ancora qui con me, pagherei per smettere di soffrire.

Vorrei raggiungerla, stare con lei, farla sorridere.
 

Tengo la sua lama al polso, come ciondolo di un braccialetto improvvisato. A volte la sento scalfirmi lievemente la carne e vedo piccole gocce di sangue colarmi tra le dita, ma resto impassibile. Non sono più capace di provare dolore.

Spesso mi capita di immaginare il mio corpo coperto dalle sue ferite.

Ogni giorno mi convinco che avrei dovuto salvarla, avrei dovuto subire io la sua pena e il suo tormento. Avrei dovuto cedere la mia vita per lei. Dovevo morire io per lei.

Invece io sono vivo, ma la mia anima sembra non esserlo. Soffre, grida, si agita, muore. E io, ancora, vivo.

Vorrei tornare indietro, vorrei porle la mia mano e tirarla fuori da tutto quello che ha cercato di combattere, senza successo.

Mi domando in continuazione cosa sarà di me, senza di lei mi sento una nullità.

La vita si accompagna alla morte. Accanto a gente che vive c’è gente che muore. Ma chi sta in mezzo? Cosa prova chi, invece di vivere, sopravvive?

Io lo sto provando.

Stringo i pugni e vado avanti, faccio fatica a guardare al futuro, non so nemmeno più se esiste un presente degno di essere vissuto.

Sono svuotato di ogni emozione. Sono morto, eppure vivo.

È ironico, ma al contempo così triste. Chi vuole vivere, muore, chi vuole morire, sopravvive.

Fa male vivere senza lei. È difficile combattere quella sensazione che mi oscura il cuore. Non riuscirò mai più a vedere l’amore.

Ora sono qui, davanti alla sua tomba spoglia. A farmi compagnia solo un mazzo di rose che le hanno portato i nostri amici. La sua benda dei Kiss avvolge il vaso con fare protettivo.

-Veglierò su di te- mormora il vento, mentre mi accingo a chiudere gli occhi e a lasciarmi inghiottire dal buio, con la speranza di rivederla, almeno per una volta, almeno nella mia mente. 


Eccoci, è la fine, come al solito mi sento un po' vuota a lasciare andare un'altra storia :') Ma come sempre mi sento fiera del mio lavoro (no, non me la tiro :3) 
Beh, approfitto di questo piccolo spazio per salutarvi tutte e ringraziarvi, anche se vorrei farlo una per una, di aver recensito e letto :) 
Ora mi sto dedicando soprattutto a un'altra ff, se volete leggerla la trovate nella categoria 'altri', dato che parla di molte band, però una delle protagonista è proprio questa, i Black Veil Brides. (smettila di farti pubblicità inutile, non ti si caga nessuno)
Beh, vi ringrazio ancora, siete la mia ispirazione (come sono poetica) :) 
Grazie mille. 
Bacione
*Black Devil* 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1663828