BUT HE IS A SNAKE!
''I bambini morti non diventanto mai grandi"
(apritemi sono io).
3. Draco...
"Hermione?"
"Oh, Harry".
L'occhialuto l'abbracciò. "Com'è andata la mattinata con Malfoy?" le chiese.
Oh. Malfoy.
"Bene..." Sì, come no; si nascose ancor meglio i polsi, afferrando i lembi delle maniche saldamente.
"Davvero?" le domandò Harry, porgendole i libri che aveva lasciato in aula.
"Grazie Harry..."
"Perché non parliamo un po', Herm?"
"Parlare?" bofonchiò allora lei. "Di cosa?"
Harry le strinse forte la mano.
"Di me, te, e Ron."
La strega crollò. Per un attimo pensò che avrebbe pianto addosso all'amico -al fedele compagno di vita, non più solo di scuola-, ma riuscì a contenersi, con tutte le sue forze.
Mormorò: "Oh, Harry... Dove sono i vecchi noi?"
"Non lo so, Herm. Dobbiamo solo ritrovarli."
Andarono in camera di Hermione, cacciando educatamente la sua compagna, che se ne andò lanciando ambigue occhiate al disinteressato Sopravvissuto.
La mora si gettò sul letto, mentre lui andò alla scrivania.
"Perché hai baciato Ron?" domandò a un certo punto il mago, prendendo alla sprovvista l'altra.
Arrossendo, balbettò: "Baciato? Sì, ma... Un bacetto..."
"Hermione" la rimproverò Harry.
"Harry" lo imitò lei, sorridendo."Perché quel cipiglio? Ron... Se ne dovrà fare una ragione, ecco..."
"HERMIONE! COME PUOI DIRE QUESTO!? UNA MATTINA CON MALFOY TI HA RESA COSI'!?"
"Harry non urlare!" lo rimproverò scioccamente lei. "L'ho baciato sotto pressione. E non pensare che ignorassi i suoi sentimenti!" buttò lì, peggiorando tutto.
Harry la squadrò.
"Tu... Lo sapevi?"
"Ma certo, Harry" borbottò allora la mora, con la tipica faccia da presuntuosa so-tutto-io. "Ron non è così un bravo attore, che dici?"
Non si riconosceva: che stava dicendo? A lei importava tanto di Ron! E ora Harry la guardava così penosamente... Come si guarda un cucciolo smarrito. Ma che ti ha appena morso a sangue.
"Senti... La McGranitt ti ha accenato cosa farò con Draco?"
"Me l'hai detto tu stessa, Hermione" sussurrò deluso l'altro. "E' meglio che vada."
Lei non poté che lasciarlo andare, perché sapeva di avere torto marcio.
Tutta il pomeriggio meditò.
Forse Malfoy l'aveva resa davvero più crudele... E non aveva neppure detto a Harry dell'incidente! Forse l'avrebbe scusata per l'acidità delle sue parole. O forse no: era Harry, chi poteva saperlo?
Erano amici da molti anni, eppure la Granger faticava a capirlo. 'Pazzesco', mugugnò fra sé.
Certamente non poteva starsene lì a pensare e pensare - il suo più grande difetto? Non agiva mai, dannazione! -, perciò si alzò e raggiunse l'ala maschile del dormitorio Grifondoro.
Quando arrivò a passo malfermo dinanzi alla stanza di Harry e Ron, esitò.
'E se fossero così arrabbiati da non volermi neppure parlare?' si chiese, sentendo le lacrime pungere calde. 'Non m'importa. Devo dar loro delle spiegazioni!' e bussò tre volte, sicura .
Sentì qualcnuno alzarsi pesantemente dal letto e raggiungere sbuffando la porta. Afferrò la maniglia ma si bloccò. "Chi è?" domandò Ron.
La mora tentennò solo un po'.
"Sono Hermione..."
"Oh" le aprì, mostrandosi trafelato, con un'evidente leccata di mucca al posto della capigliatura sbarazzina e scompigliata e gli occhi gonfi di sonno.
"Dormivi?" sussurrò la strega, sull'uscio.
Ron la fece entrare. "Sì" ammise. "Sta notte ho..." esitò. "Ho avuto parecchio da fare."
Subito Hermione avvampò.
Cosa?! Da quando Ron aveva "da fare" di notte?! E con chi?!
Non poteva però essere gelosa dell'amico...
"Capisco. Volevo scusarmi" iniziò, accomodandosi sul letto ordinato di Harry. 'Chissà dov'è?' si domandò, tornando poi al suo discorso. "Non so perché ti ho baciato" mormorò, ferendo l'aria. "Non penso che succederà ancora e.. Ron, ti prego, non arrabbiarti" proseguì guardandosi le piccole mani pallide. "Io non voglio mentirti."
Ci fu un lungo silenzio.
Lei ragionò sulla sua stupidità: era stata, di nuovo, durissima con un amico. Prima Harry poi Ron.
'Non mi merito il suo perdono' si abbatté. 'Non mi merito la sua amicizia...'
Il ragazzo la fece sussultare. "Non ti crucciare, Herm. Cho è molto meglio di te. Da un po' uscivamo assieme, però non volevo dirtelo. Sai" continuò acido, godendo nel vederla shockata, "lei è meravigliosa. Non volevo ferirti, Hermione, però le cose stanno così."
"Cho?" le sfuggì.
CHO!?
Ma... Quella stronza! Prima s'era presa Harry e poi Ron!?
Non poteva crederci, maghi! O Ron mentiva, o Cho non era una ragazza 'semplice', ma una 'facile'!
"M-ma... Da quanto?" s'informò cauta.
"Un mese ormai."
"Un m-mese?" balbettò. Alzandosi, sussurrò, senza mai guardare Ron: "Spero durerà, Ron. Spero non finirà come con Harry."
"Herm, non preoccuparti" una nota sadica lo tradì: lo faceva apposta. "Harry ora ha Ginny, no?"
La mora sentì la testa leggera e le gambe molli.
"Già. Ginny."
E se ne andò.
Tre giorni dopo -tre giorni senza rivolgere parola a Harry, Ron e Cho- Hermione si trovava in biblioteca.
Mentre sfogliava un grosso manuale sulla magia nera, incrociò uno sguardo per nulla amichevole né desiderato.
"Granger, eccoti finalmente!" sibilò Malfoy, sedendosi al suo tavolo, di fronte a Hermione.
"Malfoy, che c'è?"
Troppo tardi si rese conto che la sua voce era piatta ma triste; neanche provò a mascherarla.
Comunque, a Draco non importò.
"Oggi devi aiutarmi." annunciò il bellissimo biondo.
Un tempo Hermione avrebbe elogiato fra sé la bellezza di Draco, ma quel giorno si limitò a glissare quegli occhi di ghiaccio, che le ricordavano il loro spiacevole incontro di alcuni giorni prima. Nonostante i polsi si fossero ripresi, la ferita era ancora aperta. Nel suo cuore.
"Ah sì" chiuse il libro. "Cosa facciamo?"
"La McGranitt vuole che riordini il giardino".
"Cioè?" C'erano molte cose da fare, il giardino era ancora mezzo distrutto dall'ex battaglia.
"Vuole che potiamo le piante."
"Wow, figo" mormorò annoiata la mora.
Perché Draco usava il 'noi'? Tanto avrebbe fatto tutto lui, solo. Ma meglio tacere.
"Andiamo " ordinò brusco.
Al che, Hermione, già stressata di suo, sbottò: "Perché usi questi toni Malfoy? Portare più rispetto verso gli altri non nuocerebbe!"
Lui la guardò per un breve istante, prima di sussurrare mesto "Hai ragione" e voltarsi.
Ma la mora lo vide: nei suoi occhi c'era una profonda tristezza, oscura e all'apparenza impenetrabile.
Arrivati all'enorme giardino, anche Draco si sentì a disagio.
Sicuramente c'era così tanto da fare che né lui né Hermione avevano idea di dove sbattere la testa.
"Potare le piante..." consigliò lei, ricordando ciò che le aveva detto prima.
Lui guardò le enormi forbici che teneva salde in mano e mormorò scontroso "Se solo avessi una dannata bacchetta!" incamminandosi verso una quercia.
Lei lo seguì intimidita dal tono grezzo.
"Come si pota una pianta?" domandò il biondo.
"Beh, io saprei farlo.. Ma con la magia."
"Però non c'è" le disse secco. "Quindi ingegnati, Granger!"
Lei capì perché la McGranitt l'aveva scelta per quell'arduo compito: oltre all'essere determinata, era ingegnosa, e sarebbe tornata molto utile. Un po' lusingata, maledì quella sua dote.
"Dunque" soffiò, puntando il naso all'insù, verso le fronde. "Credo che dovresti recidere innanzitutto i rami secchi, così potranno ricrescere." consigliò.
"Sì, e poi li porteremo dai Serpeverde così li useremo per fare il fuoco nei camini delle stanze" aggiunse piatto lui, sorprendendola. Geniale, accidenti. Lei avrebbe gettato tutto in un angolo a fare humus.
Annuì, però Draco non la guardò, iniziando ad arrampicarsi sul tozzo tronco. Non fu difficile e si trovò in pochi minuti a qualche metro da terra, mentre Herm lo fissava temendo cadesse.
Iniziò a tagliare i rami morti.
"Così?" le chiese. "Questo è morto?"
"No!" strillò lei per farsi udire. "Ma quello alla tua destra sì! Taglialo!"
"Okay".
Fu sorprendentemente facile: Malfoy imparò in fretta la tecnica e finì l'operazione in sola mezzora.
Scendendo, le domandò a bruciapelo: "Perché mi fissi?"
Hermione avvampò.
"Io- Io devo controllarti, Draco" gli ricordò. "Non sono qui perché mi diverto" aggiunse più piano.
Il biondo non commentò, la raggiunse e andarono verso un'altra quercia, tralasciando alcuni abeti sempreverde.
"Allora io salgo" le disse, arrampicandosi agilmente.
'Maghi, se è bello' arrossì la strega.
Lentamente si scordò dei diverbi con Harry e Ron, e arrivò a perdonare Cho per la sua "disponibilità". Pensava solo ai movimenti di Draco, al suo sguardo deciso, alle grandi mani che impugnavano le forbici taglienti e alla sua determinazione.
Incredibile come affrontasse umilmente la punizione.
Ma chissà quant'avrà stressato la McGranitt perché cambiasse punizione. O compagna di punizione...
Hermione scrollò il capo. Dopotutto, anche lei avrebbe preferito non essere stata scelta per quel compito. Chissà, magari Cho avrebbe felicemente preso il suo posto!
Eh no, non l'aveva perdonata, per quanto si sforzasse.
"Granger!" la chiamò dall'altro Malfoy. "Va bene così?" chiese.
Lei pensò d'aver sentito male: Draco che chiedeva a un'altra persona -a lei! A Hermione Granger, una Mezzosangue!- se il suo operato andava bene!?
"Uhm.. Sì, è ottimo. Scendi pure."
Lui annuì e iniziò una rapida discesa.
Arrivato davanti a lei, ancora scossa, propose: "E' passata un'ora, perché non andiamo a bere qualcosa?".
"Eh?" balbettò.
"Granger" sibilò l'altro, irritato. "Non è un cazzo di appuntamento. Sono solo stanco, perciò vieni e basta."
La precisazione calmò e deluse la strega.
"Sì, scusa, okay. E comunque non pensavo fosse un appuntamento!" aggiunse talmente veloce che Draco non le credette per un istante, voltandosi e camminando verso la scuola.
Quella sera, Hermione si sentiva a pezzi.
Sia emotivamente che fisicamente. Alla fine era arrivata ad aiutare Draco a potare le piante per riuscire a finire tutto il lavoro.
Si lasciò cadere sul letto, quando qualcuno bussò.
Proprio adesso!? si lamentò fra sé, alzandosi e indossando un'espressione educata.
"Chi è?" chiese aprendo la porta.
Sarà Ron. O Harry. Magari Draco arrossì un po' Ma proprio a quest'ora? Dovrebbero essere a cena!
Ma non era nessuno dei tre.
Era Gretel.
"Oh, ciao Gretel" la salutò Hermione, palesemente sorpresa. "Che ti serve?" aggiunse, sperando fosse una visita veloce.
La ragazzina le porse con un sorriso un giornale.
"E' il Giornale di Hogwarts, Hermione. La preside McGranitt ha chiesto a noi del primo anno di tenerlo e così... Eccolo qui" glielo diede.
L'altra lo afferrò curiosa.
"Che bella cosa" esclamò. "Così tutti potranno essere aggiornati".
"Sì" sorrise Gretel. "Arriverà anche alle famiglie di chi è tornato a casa. Proprio un'eccellente iniziativa. Ora vado a cena, ciao".
Si congedò con un sorriso un sorriso un po' sadico e forzato, ma Herm non ci prestò attenzione, almeno finché non vide la foto animata in prima pagina: ritraeva lei e Draco sull'ultima quercia che avevano potato, l'uno vicino all'altra e all'opera. Chiudendo la porta, strabuzzò gli occhi.
Oh Maghi!
Il titolo urlava: "Punizione per Draco Malfoy. La Granger approfitta."
L'imbarazzo l'avvolse.
"Come tutti sappiamo, la preside McGranitt ha assegnato una punizione a scopo disciplinare a Draco Malfoy, l'ex Mangiamorte.
Ha tutto il nostro appoggio, Hogwarts è con lei.
Ma, soprattutto, la più presa da quest'evento è Hermione Granger (ultimo anno). La preside l'ha nominata supervisore di Malfoy, e non aiutante.
Ma la Granger è ostinata: aiuta Malfoy (foto sopra) a potare le querce del giardino di Hogwarts con fervore.
Per ora questi sono gli sviluppi sono questi.
La Redazione."
"Ma! Ma! CHE CAZZO!?"
La ragazza gettò il giornale nel fuoco, con zelo eccessivo, ricordandosi che con la legna ricavata dalla potature l'aveva alimentato. Con la legna di Draco.
Avvampò di rabbia.
Certamente Ron e Harry l'avrebbero letto. E che avrebbero pensato?
Be', probabilmente Ron si sarebbe fatto risollevare la morale da Cho, mentre Harry avrebbe scrollato deluso le spalle per poi stare con Ginny...
E lei, sola, sarebbe crollata.
Infatti andò così.
Recuperò, dopo aver pianto a lungo, un altro giornale. Stracciò la prima pagina e scorse il resto dei titoli.
"La scuola risorge dalle ceneri."
"Allenamenti di Quiddich: a quando l'inizio? La preside risponde."
"Biblioteca: molti libri andati persi."
"Lezioni riprese: qual è l'impressione degli studenti sui nuovi insegnanti?"
Tutti innocui, fortunatamente. Ma ciò non servì a calmare il suo cuore.
Il giorno dopo si recò da Gazza: aveva in mente un'idea eccezionale, nonostante si sentisse una sciocca infantile.
Lo prese da parte e disse: "Gazza. Voglio che prendi il mio posto a supervisionare Malfoy."
Il vecchio, molto allettato ma incerto, le mormorò roco "La preside mi ha detto che prima o poi saresti venuta a chiedermelo. Ma pensavamo più poi."
Lei si sentì delusa da se stessa: l'avevano sopravvalutata, quindi? Era meno delle aspettative della McGranitt e di Gazza?
Il suo stomaco si rivoltò orgoglioso.
"Dici davvero, Gazza?" chiese retoricamente per guadagnare tempo. Nonostante l'implicita non-richiesta di risposta, l'anziano Gazza squittì comunque, con in braccio il gatto spelacchiato, un gracchiante "Sì, certo", facendo sentire Hermione ancor più sciatta.
No: lei avrebbe resistito. Assolutamente.
"Bene. Io ritiro tutto, Gazza. Grazie comunque" iniziò ad andarsene, salutandolo con un cenno.
Lo sentì mormorare "Non avrei potuto comunque accettare, maghi" prima di bestemmiare contro Silente. Ciò le fece accaponare la pelle: aveva insultato Albus, il migliore fra i maghi?
Certo, Gazza era un po' burbero e stolto, però non l'aveva mai sentito bestemmiare, soprattutto verso il quasi "santo" Albus Silente.
Con un senso di ribrezzo verso l'uomo tenente il gatto, se ne andò a passo spedito per raggiungere il dormitorio dei Serpeverde.
Voleva chiarire alcune cose con Malfoy. Al più presto.
Lo trovò nella sua stanza, intento ad osservarsi l'elegante tatuaggio che lo contrassegnava come ex Mangiamorte. Probabilmente gli doleva, perché, nonostante Voi-sapete-chi fosse morto, ogni marchiato gli era ancora devoto; forse fino alla morte.
"Draco" lo salutò.
"Granger" lui non la guardò. Aveva la voce mesta e stava disegnando qualcosa. "Non riesci a starmi lontano, a quanto pare" la stuzzicò, ma lei lo ignorò e si avvicinò curiosa.
Stava tracciando a matita alcune lettere greche, in stile antiquato: vi trovò una lambda, un'elegante beta, una sigma in ogni sua forma (la sigma ha due forme: una all'inizio e internamente alla parola simile a una "o" e una che si usa solo alla fine della parola somigliante a una "s" allungata) e un'alfa, più grezza delle altre lettere.
Interessata e, visto che non la scacciava, domandò: "Cosa fai?"
Lui iniziò a tracciare i contorni per disegnare una splendida zeta dai motivi floreali -solo poi la mora si rese conto che i fiori erano malinconici crisantemi appassiti-, per poi risponderle, sempre col tono curiosamente abbattuto: "Non vedi? Disegno."
"Sì. Ma... Perché quelle lettere?" insisté, nonostante lui avesse glissato parecchio.
"Perché è quello che è uscito."
Lei non comprese; lo lasciò disegnare un po' ma poi, consumata dalla curiosità, tornò a chiedere: "In che senso è quello che è uscito?"
Si sentì piuttosto invadente, ma lui la graziò risparmiandole rimproveri.
"Nel senso che quando mi siedo a disegnare non sono io che decido. E' il disegno a sceglierti."
"Un po' come le bacchette..." sussurrò rapita Hermione.
Lui si voltò, stupido, e la guardò con quei suoi bellissimi occhi, tanto belli che lei cedette abbassando lo sguardo, più che imbarazzata era confusa. Cosa stava provando dentro di sé in quel momento? Il cuore era impazzito e notò di avere la testa leggera. Sensazioni troppo nuove, come un pacco regalo ancora da scartare, che non le capì.
"Nessuno ha mai approvato questa passione" sussurrò Draco. "Tutti mi dicevano che era troppo... femminile" ammise a disagio. "E Goyle sosteneva che mi prendesse tempo allo studio, al Quiddich e alle ragazze..."
"Oh.."
Ragazze? Certo, Draco aveva piuttosto successo con l'altro sesso, anzi, svettava in confronto a tutti gli altri, ma Hermione non l'aveva mai immaginato con nessuna. Davvero: Draco sembrava così fiero e sicuro da non abbassarsi a condividersi con un'altra persona, per di più in modo intimo.
"Hai letto il giornale?" le domandò, strappandola dai suoi ragionamenti.
La mora divenne ancor più rossa.
"Sì" e inveì mestamente. "Certo che Gretel non ha proprio nulla da fare eh." aggiunse imbarazzata.
"Ma ha ragione" intervenne il biondo, riprendendo a disegnare, con così grazia e armonia che Hermione ne rimase di nuovo rapita.
Dopo alcuni istanti, collegò.
"Perché?" gli chiese, un po' offesa.
"Perché è la verità: la mia punizione è giusta e dovrò affrontarla da solo. Tu sei anche di troppo" sferzò.
Hermione tralasciò l'implicita -ma neanche così tanto- offesa finale, buttata lì quasi per abitudine, e sussurrò convinta:
"Draco, guarda che nella vita non si è sempre soli. Magari io ora sono un po' sola, perché ho deluso Harry e Ron, però ora tu solo non lo sei, assolutamente. Ora ci sono io ad aiutarti. Dici che sono di troppo? Sul serio? Io non credo. Hai bisogno del mio aiuto."
Non ebbe il tempo di ragionare sulle parole dette -su quanto aveva detto! Decisamente troppo! Lei era sola? E a Draco che importava?!- perché lui fece strisciare la sedia all'indietro, senza farla stridere, si alzò in tutta la sua perfezione e le arrivò a un centimetro dal viso.
Stringendo i denti, le ringhiò: "Per prima cosa: chi ti ha chiesto tutto ciò? Sta' zitta Granger, non m'interessa la tua situazione sentimentale fra quello spaccone di Potter e quell'idiota che è Weasly. Se poi sei sola sono cazzi tuoi, non me ne frega. Secondo: IO NON-HO-BISOGNO-DI-NESSUNO!"
Hermione scoppiò a piangere.
Strozzando le parole, urlò.
"Ma perché sei così!? Ce l'hai un fottuto cuore!?" gli colpì con forza il petto e lui la lasciò sfogare, nonostante i colpi che gli scagliava ripetutamente fossero sempre più forti. "Come cazzo puoi essere così bastardo!? IO-TI-ODIO! Sarebbe stato meglio se fossi morto assieme a quella merda di Tu-sai-chi! TI ODIO!"
Non urlò mai così tanto.
Davvero. Lei era una ragazza controllata, posata, educata.
Ma in quell'istante non era più Hermione Granger: lei era morta e ora c'era il suo guscio d'emozioni che teneva sempre dentro sé, sempre aiutando gli altri e sempre trascurando se stessa.
Crollò a piangere sul petto di Draco, che aveva percosso. Si aspettò botte, urla e insulti: era pronta ad incassarli con orgoglio, invece accadde una cosa inaspettata.
L'ultima che avrebbe ipotizzato.
Draco l'abbracciò e la fece sedere per terra. Lì la strinse ancor più forte e la scaldò con il suo corpo, sussurrandole parole incoraggianti e dolci.
"Forse, se staremo insieme, tutto sembrerà mentre schifoso" le mormorò all'orecchio, prima che Hermione si addormentasse ascoltando il ritmo del cuore di lui.
Angolo autrice.
*volando uova, pomodori marci, di tutto!*
Sentite, non so cos'è successo. Praticamente la fic è basata sulla Dramione, invece..divagavo! Fra Harry, Ron, Cho, Gazza, la McGranitt...
Così poi, alla fine, eccola: l'illuminazione. Il finale è dolce da 1 a 10 : ...8 *.*
Vi prometto che da ora inizieranno le danze, efp!
MI SPOILERO:
Draco era, come dire, freddo con me, come il vento d'inverno, che pizzica e ti fa arrossare il naso.
Non mi guardava più come una volta, con disprezzo, insultandomi; mi lanciava brevi occhiate che variavano dall'odio alla dolcezza.
Io sapevo perché era così scostante: avevo abbattuto le sue mura, l'avevo conquistato ed era per lui una debolezza.
(Potrebbe in ogni caso essere modificato/migliorato!)
Per ora è tutto, efp, e visto che il mio pc stupido non mi fa copiare gli URL non posso lasciarvi alcuna foto... :( Sorry..
Baci,
Sxds.
|