BUT HE IS A SNAKE!

di sxds
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 (prologo). ***
Capitolo 2: *** 2. Bastardo. ***
Capitolo 3: *** 3. Draco... ***
Capitolo 4: *** 4.dimmi, ci sarai? ***



Capitolo 1
*** 1 (prologo). ***


But he is a Snake!

 

 

 

1
Prologo.

 

Hermione si affacciò alla finestra della sua stanza, mentre Harry e Ron chiacchieravano, fingendo naturalezza.

La strega doveva riconoscierglielo: erano bravi attori - be', finché si trattava di parlare di quante Burrobirre aveva bevuto Ron o dell'ultima sorpresa trovata da Harry con le Cioccorane... pensò però.

Si appoggiò al vetro con la fronte.

Hogwarts non era affatto come prima.

"Hermione! Perché stai lì?" la chiamò Ron che, dal loro bacio - errore, fatto che avrebbe incrinato la loro amicizia, evento da rimuovere dalla mente - si era fatto molto più aperto nei suoi confronti. Ma non come amico.

Per la prima volta la ragazza provò disagio nel guardarlo negli occhi, così posò lo sguardo su quello velato dalle lenti degli occhiali dell'altro amico.

Questo rimarcò: "Già, Hermione. Vieni" la invitò. "Stare a pensare, ora, non è la cosa più comoda" aggiunse con fare fraterno: la capiva. Si vedeva che, anche lui, pensava ogni attimo alla guerra. Senza godersi appieno la pace.

"E va bene" acconsentì allora lei, sedendosi sul letto di Harry, vicino a loro. Recuperò un grosso manuale e li invitò a proseguire il discorso. "Andate pure avanti" sorrise, "io devo solo trovare una cos-"

"Eh dài Herm!" Ron le passò un braccio sulle spalle. La strega non poté fare altro che subìre le sue attenzioni, temendo di offenderlo scostandosi o facendogli notare che la metteva in imbarazzo. "Metti via quel libro!" la apostrofò. "Parliamo un po'?"

"Ehm... Di cosa?"

Guardò Harry in cerca di aiuto. La capì al volo.

"Dài Ron, lasciala cercare ciò che le serve" sorrise all'amico, che si staccò da Hermione. "Sai che è fatta così!" aggiunse strappando a tutti un sorriso.

La verità era che Hermione non riusciva più a interagire liberamente con Ron.

Non l'avrebbe mai dovuto baciare, dannazione...

"Quindi, Ron?" incitò Harry. "Sei Burrobirre? Solo? Hagrid se ne scola anche una decina!"

"Ma Hagrid è tre volte me!" protestò Ron, cercando di glissare l'argomento, che non interessava ad Hermione.

"E che c'entra?" domandò Harry sorridente.

"Beh!" esclamò l'altro. "Ecco... Digerisce meglio l'alcool!" tentò.

"Comunque consumare alcool per gioco è sciocco" intervenne Hermione. Sì, si rimproverò, era davvero la solita. Cancellò dalla voce il tono da saputella. "Non trovate? Pensate al vostro fegato."

Harry le regalò un ampio sorriso: "Hai ragione, Herm."

Ron invece s'incupì.

"Ma comunque..." provò a rimediare la ragazza "sei è un buon numero, no Ron? Né troppe ne... ehm... troppo poche."

Questo non lo ravvivò.

"Già. Non dovevi cercare qualcosa in quello?" le indicò il tomo.

La ragazza avvampò, imprecando fra sé. Che stupida! Lei non era proprio un'attrice!

"Eh già. Un verbo..."

"Ma quello non è un libro di erboristeria?" sibilò il rosso.

"Ron" lo ammonì allora Harry.

La ragazza, sempre più a disagio, non fissò che il libro. Effettivamente, sulla copertina era stampata a chiare lettere la scritta 'Erboristeria magica'. Come non notarlo? Che stupida!

Si passò una mano fra i mori capelli crespi.

"Oh... Ho-Ho sbagliato libro..."

Cosa? squittì in sé. Ora pure balbettava? Maghi, com'era caduta in basso.

Le labbra le si piegarono all'ingiù mentre Harry e Ron discorrevano sulla McGranit preside. Un bene o un male?

Hermione non resse la situazione, si alzò e, incespicando, raggiunse l'uscita della stanza dei ragazzi.

Provò a sorrider loro.

"Ciao allora" salutò.

Harry la guardò, soppesandola: "Ci vediamo a cena?" chiese.

La mora abbassò lo sguardo. "Non credo... Sono molto stanca."

"Ah" disse Ron, secco.

"Ciao Herm, riposati" la rassicurò Harry, amichevole.

 

 

Che stupida!

Sbagliava sempre tutto! Hermione non pianse, nella sua stanza, ma immerse il viso nel cuscino e le venne il singhiozzo. Come poteva essere così sciocca?

Ron aveva tutte le ragioni per trattarla male: lei gli aveva dato speranze davvero vivide. Un bacio! Dopo anni e anni di un amore abilmente celato da parte di Ron, si erano baciati...

Cosa poteva aspettarsi? Che l'amico (ora non troppo) le infilasse la lingua in bocca e poi, ghignando, le dicesse 'E' stato bello Herm ma, tranquilla, ti tratterò come prima'?

Sono un'idiota, maghi!

Passò ore e ore sui libri. Imparò a memoria diverse formule. Lesse persino il libro di Erboristeria magica che l'aveva messa a disagio poco prima, con Ron, e andò a trovare Hagrid.

Stava sorseggiando assieme a lui del tè caldo, quando qualcuno bussò alla porta. Il mezzogigante si alzò in piedi, battendo la testa contro il soffitto.

"Chi sarà mai?" mormorò burbero.

Herm alzò le spalle. "La McGranit?"

"No" annusò l'aria perplesso. "Una serpe. Si direbbe."

"Vado io" la ragazza si alzò anch'essa e camminò verso la porta.

Si appoggiò ad essa. Hagrid sbuffò infastidito. "Apri" la esortò. "Tanto ormai sa che siamo qui."

La strega - la più brillante della sua età! - annuì obbedendo. La porta marcita qui e lì cigolò, prima di rivelare l'ultima persona che si sarebbe aspettata.

Lui?

"Ciao, Mezzosangue. Perché non ti levi, così entro?" soffiò scontroso Draco Malfoy, guardandola dall'altro in basso.

Hagrid si appostò alle spalle della mora.

"Sta' attento Malfoy. Ha un nome."

Draco, arricciò le labbra. "Ah sì? Buono a sapersi, ora però fatemi entrare."

"Cosa vuoi?" gli sibilò scontrosa Hermione.

Lui si chinò un po' su di lei, che orgogliosa non si scostò, ma fu Hagrid a salvarla spingendo via Draco.

Questi le rispose, con semplicità: "Mi serve un favore, stupida."

Allora Hagrid lo spintonò fin quasi a farlo cadere.

"Malfoy! Un altro passo falso e finirai morto come il tuo Signore!" lo minacciò, molto seriamente, il Mezzogigante. La ragazza, ancora dinnanzi a lui, si voltò - non curandosi di Draco, che si sistemava la divisa dei Serpeverde spiegazzata - e lanciò uno sguardo dubbioso ad Hagrid.

"Hagrid! Ma che dici?" gli domandò perplessa da tanta cattiveria Hermione.

"Non è chiaro? Lo ammazzerò con queste mani" alzò i grossi pugni callosi "se prova un'altra volta a mancare di rispetto a qualcuno."

"D'accordo Hagrid" acconsentì Draco alle spalle della strega. "La chiamerò come preferisce, intesi? Ora però, devo parlarti."

 

 

Entrarono tutti e tre, nonostante le molteplici richieste da parte di Hagrid che la invitavano a tornare al suo dormitorio, e si sedettero allo stesso sgangherato tavolo dove, poco prima, Hermione e il Mezzogigante stavano bevendo tè zuccheroso.

Draco, lo si capiva, era piuttosto a disagio.

Chissà che pensa? si domandò Hermione. "Povero me! Con una Mezzosangue Grifondoro e un Mezzogigante!"

Nessuno iniziava l'argomento, così Hermione decise che si sarebbe sacrificata. "Insomma, Malfoy, cosa ti serve?"

Lui la guardò sorridendo sornione, con quel suo fare così intrigante e allo stesso tempo stronzo.

"Innanzitutto, prima che il tuo amico si arrabbi, come ti devo chiamare?" le chiese per nulla serio.

La strega strinse i denti e sussurrò: "Granger."

"Come? Non ho sentito" la canzonò, facendo serrare i pugni ad Hagrid, che gli sedeva davanti.

"Granger!" ripeté, più forte.

"Bene, Granger. Cercavo te."

"Eh?"

La prendeva in giro, forse? Per tutto il tempo lei pensava che Draco stesse cercando Hagrid. Non lei. Accettò la cosa e attese pazientemente che Malfoy proseguisse.

Parte di lei le gridava 'Non sperarci troppo, Granger, ti sta prendendo in giro' mentre l'altra, contrastante, diceva 'Draco cercava te, Hermione? Oh maghi!'.

Così la ragazza si sentì sballottata qua e là, nauseata da sé stessa e irritata da Draco. Un traditore.

"Hai sentito bene" soffiò rude, facendo irrigidire Hagrid, che gli lanciò un'occhiata gelida.

Hermione deglutì a vuoto.

"Cosa vuoi allora?"

"Ho bisogno del tuo aiuto per..." Si capì chiaramente che gli costava moltissimo ammettere di avere bisogno d'aiuto, lui, il Malfoy, "per quel progetto che ci ha assegnato Gazza."

La ragazza quasi scoppiò a ridere.

Che blaterava, il biondo? Gazza assegnava progetti? Era l'ennesima presa in giro?

"Sicuro che non ti confondi con il progetto sulle creature magiche? E' per giovedì - se non l'hai iniziato già da un po' penso sia tardi per-"

"No, Granger, ascoltami" le ordinò e lei fu soddisfatta del fatto che l'aveva chiamata come gli aveva chiesto e non 'Mezzosangue'. "Il progetto di Gazza. G-a-z-z-a."

"Ma... Che dici?" insisté lei, confusa, afferrando la tazza del suo tè, ormai freddo. "Gazza non può assegnare progetti. Lui pulisce."

A Draco costò molto mantere la pazienza, constatò Hermione.

"Io penso che tu sia impazzito Draco" intervenne Hagrid, che da un po' non parlava più se non a grugniti. "Gazza non è un professore."

"Lo so" li freddò il biondo, passandosi una mano sugli occhi cerulei. "Ma mi ha assegnato un progetto -approvato dalla Preside- come... Diciamo..." rimuginò "punizione?"

"Oh! Allora va bene!" esclamò soddisfatto Hagrid, mentre Hermione pensava le sarebbe scoppiata la testa.

Draco ed il Mezzogigante parlarono un po', rigidi e a disagio, finché Hermione non trovò il coraggio di domandare: "Non dovrò mica aiutarti a pulire la scuola, vero?"

Draco quasi le scoppiò a ridere in faccia, cosa che la rincuorò, almeno fino a che non le rispose: "Sei sveglia, eh, Granger? Proprio così!".








ANGOLO AUTRICE(!)
Beeenvenuti! Se siete sopravvissuti fin qui, allora potete fare tutto!
Mi presento, sono Sxds e questa è la prima FanFic che scrivo, ciononostante, mi trovo benissimo a comporta, pur non essendo la fan più sfegatata di HP.
Glisserò molto sulla storia prima della Pace (si nota? xD) perché voglio raccontarvi ciò che, per me, succede dopo. E, perché no, cosa accadrà fra Hermione, Ron e Draco.
C'è una parvenza di triangolo, ma poca, perché Herm capirà subito cosa fare.
Perciò, a prestissimo! Aggiornerò solo quando avrò qualche vostra opinione :) Va bene?
Ciao a tutti
Sxds.

 

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Capitolo 2
*** 2. Bastardo. ***


BUT HE IS A SNAKE!
 

2. Bastardo.

 

 

 

"Professoressa McGranitt-"

"Preside, Hermione" la corresse l'anziana, che portava su di sé fin troppo peso e incertezze -ma mai quante ne aveva sopportate Albus- con fare tranquillo, nel suo studio.

La strega si ricompose.

"Preside McGranitt" ricominciò, "io vorrei sapere perché mi ha assegnato il 'progetto di Gazza' assieme a Malfoy". Mimò le virgolette, al che la McGranitt tossicchiò per soffocare una ragionevole risata.

Sillabò: "La punizione, dunque?"

"Ecco, sì."

"Draco così ti ha già tirata in mezzo..." mormorò alzandosi dalla poltrona, lasciando Hermione seduta, un po' a disagio. "Quel ragazzo è così buono, alla fine" sospirò allora, paralizzando l'altra.

Buono? Malfoy? Deve esserci un errore! pensò in sé, senza commentare ad alta voce.

"Comunque non preoccuparti, Hermione cara" la guardò come solo la McGranitt sa guardare. Ti rassicurava con un'occhiata. Sembrava quasi magia. "non preoccuparti: dovrai solo fargli da supervisore. Non ho trovato persona migliore" si complimentò.

Ma alla ragazza non interessava affatto.

"Per supervisionare Malfoy che fa le pulizie?" sbottò, sempre con quella sua anda educata. "Poteva assegnare questo compito direttamente a Gazza!" suggerì.

"Oh, no Hermione. Per quanto Gazza si sarebbe divertito" momorò sorridendo, senza riuscire però a coinvolgere Hermione, "non è il caso. Ha molto lavoro da fare" aggiunse, ed era vero. "Bisogna trovare un diversivo e qui entri in gioco tu, cara."

"Un diversivo? Ma... Profes- Preside! E' pazzesco! Io ho lezione e-"

"Granger, su, obbedisca" la zittì secca, pur sempre materna, "finirà tutto prima, no?"

La strega deglutì.

Proprio così.

 

 

A cena, solo Harry le parlò.

Ron non venne, usando la stessa scusa della stanchezza che aveva usato Hermione, quel pomeriggio.

Infilzando con la forchetta del purè di patate abbastanza invitante, buttò lì:

"Dovrò supervisionare Malfoy nella sua punizione."

Harry non si stupì: lui ne aveva certamente passate di peggiori: cos'era dover stare a guardare Malfoy in confronto a essere quasi ucciso da Voi-Sapete-Chi?

Replicò "Ah sì? Perciò eri nervosa, con Ron?"

"No, Harry" mormorò Hermione. Magari aver litigato per quello. "L'ho saputo dopo la nostra... conversazione".

"Davvero?" le chiese l'altro, fingendo stupore. "E allora perché Ron è diventato così per te?"

La ragazza arrossì a disagio.

"Be' Harry! Lo sai!" sibilò piano, per non attirare l'attenzione degli altri Grifondoro. Subito si pentì di essere andata a cena. 'Meglio starsene sola a letto, che qui a essere giudicata. Da Harry, poi!'.

L'amico si incupì un po': "Sai, credo che Ron si sia veramente innamorato di te" le sussurrò. Lo disse piano, ciononostante Gretel, la ragazzina del primo anno seduta vicino a loro, lo sentì. Probabilmente stava origliando da tutto il tempo.

"Ron?" sillabò intromettendosi, con voce acuta. "E Hermione?" proseguì.

Lei la fulminò con un'occhiata che diceva tutto.

"Gretel, perché non mi passi quel vassoio?" Harry le indicò un punto dall'altra parte del tavolo.

Gretel avvampò arrabbiata ma, visto che quello era Harry - Harry Potter -, non poté far altro che alzarsi e camminare dondolando fin laggiù.

"Davvero?" sussurrò allora Hermione.

"Sì" le rispose l'amico.

"Io..."

"Tu? Non l'avevi capito? Oh, Ron è-"

"Ecco il vassoio Harry!" tornò quella vipera di Gretel. Pensandoci, perché non era stata assegnata ai Serpeverde? Sarebbe stata perfetta!

Harry a quel punto s'inventò qualcos'altro da farle fare, che le prendesse più tempo.

"Ron è pazzo di te, Herm" le dichiarò. "Sei intelligente in molte cose, ma qui..." si indicò il petto, a livello del cuore, "sei un caso perso."

In quel momento la ragazza alzò lo sguardo al soffitto magico. Riportandolo su Harry, si accorse che un Serpeverde li stava osservando.

Draco? avvampò.

'Io avvampo?!' si arrabbiò. 'E' perché lo detesto! E se uno che odio mi fissa allora avvampo!' si giustificò.

Tuttavia, forse era davvero un'imbranata, nel gestire il suo cuore.

 

 

La mattina dopo andò a lezione, considerato il fatto che né la McGranitt né Draco le avevano detto nulla sulla sua supervisione.

E poi, sperava ancora fosse uno scherzo - 'Pesce d'Aprile!' anche se era il ventuno gennaio. Avrebbe preferito qualsiasi cosa - perfino l'umiliazione di uno scherzo - a dover controllare Malfoy.

Malfoy, già, che si era dato a Tu-Sai-Chi. Proprio lui.

Arrivò a lezione con qualche minuto d'anticipo, e si prese tempo per ripassare un po'. Per non pensare alla guerra -e a Ron- si era fiondata nello studio. Chiunque l'avrebbe detta fuori di sé. Chi non voleva pensare a ciò che era stato fuggiva da Hogwarts, non studiava. Però lei era Hermione Granger, e da tale si comportava.

Al suono della campanella l'intera classe - eccetto Ron, constatò con un misto di tristezza e sollievo - si riversò nell'aula, attendendo l'inizio della lezione.

"Ciao" la salutò Harry.

"Harry" gli sorrise. "Dov'è... Hm, Ron? Volevo parlargli" confidò.

"Di cosa?" L'amico si accomodò vicino alla strega e sfilò i libri - grossi e pesanti tomi - dalla sacca. "Comunque sta male. Non è venuto neppure a colazione."

"Oh... Neanch'io" mormorò Hermione, in colpa.

"Già, l'ho notato."

La mora si schiarì la gola, decisa a non far cadere il discorso. "Uhm, Harry... Ron ti ha detto qualcosa di... Ecco..."

"Del vostro bacio?"

"No, ecco... Del dopo" precisò Hermione, imbarazzata. 'Ma perché è così difficile parlarne anche con Harry?'.

"Granger, Potter, eccovi qui" li salutò una voce acida, alle loro spalle. Si voltarono, notando lo splendente Draco che, come Gretel la sera prima, aveva origliato ogni parola.

Harry lo squadrò.

"Draco, c'è qualcosa che ti serve?"

"Credo voglia parlare con me" intrevenne Hermione, facendo sussurrare all'amico quattrocchi un sommesso 'ah, già'. Quindi si voltò verso Draco - bello! Bellissimo! - e domandò "A che ora iniziamo?"

"Adesso" sbuffò il biondo. "Perché sei a lezione, poi? Ho dovuto cercarti" rimarcò piccato. "Forza, alzati" le ordinò alzandosi, così Hermione notò che non aveva né zaini né libri con sé, ma una buffa scopa da pulizia.

Harry non riuscì a trattenersi: "Ti dai alle pulizie, Malfoy?" gli chiese ridendo.

La ragazza si trattenne dall'imitarlo, perché Draco aveva esordito lanciando una gelida occhiata a Potter: "Già. Granger, vieni" le ripeté e lei obbedì.

 

 

"Insomma, da dove cominci?"

Draco la guardò e Hermione si stupì: per la prima volta, era senza parole.

Cos'aveva detto? Oh! Forse aveva qualcosa fra i denti? Ci passò rapidamente sopra la lingua, ma niente; Malfoy era taciturno, e non a causa sua.

"Da qui" rispose alla fine, quando arrivarono nell'ex studio di Silente; ogni cosa era ancora al suo posto e Hermione si sentì soffocare.

Quante volte sapeva che, mentre lei era in biblioteca o con Ron, Harry era là dentro con Albus, a discutere su come salvare tutti?

Si sentì molto più che la patetica, secchiona Granger, che tutti conoscevano perché conosceva Harry Potter: si sentì parte del trio, nonostante ne fosse solo la mente.

Harry era la forza, l'onore e la determinazione; mentre Ron... Cos'era? La battuta pronta al momento giusto -o non-, la gaffe che fa ridere tutti e allevia la tensione, il sorriso che ti emoziona...

"Granger? Ci sei?" Draco le schioccò le dita davanti agli occhi, arrabbiato. Eh sì, si arrabbiava per ogni cosa, il ragazzo. "Bisogna iniziare."

La strega si sentì profondamente stronza -che linguaggio inappropriato, Hermione!- quando gli sussurrò: "Be', inizia, che aspetti?"

Malfoy serrò la mascella.

"Cosa intendi ottenere, Mezzosangue? Farmi incazzare non ti aiuterà di certo."

Si avvicinò a lei -troppo, troppo!- e si chinò sul suo viso, così tanto da far sfiorare i loro nasi, paralizzandola con quegli occhi di ghiaccio che, Hermione ne era certa, rispecchiavano il cuore del Serpeverde.

"Draco..." balbettò, senza riuscire ad allontanarsi. L'altro lanciò la scopa da pulizie e le afferrò i polsi, tanto forte da farle male. La ragazza gemette, sotterrando il dolore con l'orgoglio, e non poté che digrignare i denti quando Malfoy le portò le mani sopra la testa.

Faceva già male, ma quando l'alzò da terra -Hermione tentò di ancorarsi con le gambe a qualcosa ma, nel giro di un metro, c'era solo lui- la strega strillò sentendo orribili fitte a polsi e spalle.

Si agitò come un'anguilla, ma Draco non diede segno di volerla lasciare.

Ma quanto era forte?!

"Allora, Mezzosangue, sei zitta adesso?" la derise la serpe, con un'espressione accigliata, come se non volesse comportarsi così, ma Hermione l'avesse costretto, con le sue azioni. Le si avvicinò ancor più, fin quasi a sfiorarle le labbra. Era un gioco sadico: solo lui aveva la possibilità di vincere.

La strega iniziò a piangere di dolore e paura.

"Dra-co... Ti prego!" strillò. Urlò ancora: "BASTA!" nella speranza che qualcuno la sentisse, ma nessuno la soccorse.

Provò allora ad issarsi sul ragazzo: gli piantò i piedi sulle ginocchia, alzandosi e sottraendosi momentaneamente alla morsa del dolore. Malfoy non le mollò le mani, anzi: le strattonò fino a farle così male da annebbiarle la vista, e piegò le ginocchia, togliendole ogni appiglio.

"Ti fa così male, Granger?" le domandò.

Hermione grugnì. Che andasse a 'fanculo!

"Bene" esclamò il biondo, stringendo ancora più forte i polsi della mora, che urlò, prima di posarla a terra, senza farla cadere.

"Che ti serva da lezione" le sussurrò all'orecchio, prima che Hermione si piegasse su se stessa e piangesse dal male.

Mentre Draco ripuliva la stanza -a che sarebbe servito? Tanto Silente era morto!-, lei si esaminò i polsi.

Erano blu! La scoperta la fece piangere, e tirò più giù possibile il maglione dei Grifondoro, per celarli.

Mezzora dopo, il ragazzo la guardò.

"Ti senti meglio?" le chiese senza nessun'espressione in viso.

Lei annuì.

'Sei un bastardo' pensò, ma non l'avrebbe mai detto: i suoi polsi facevano ancora troppo male e Draco era abbastanza lunatico da spezzarglieli senza motivi validi.

"Hm. Okay. Qui è a posto."

Hermione si guardò attorno: c'era più ordine e meno polvere.

Chissà se Albus avesse apprezzato le pulizie di Draco. Draco Malfoy.

Oh, certo che no! pensò la strega, alzandosi da terra.

"Va bene" gli concesse. "E' ordinato, sei stato bravo". Lo lodò e subito si maledì. Maghi! Era davvero così stupida!?

Draco si lasciò sfuggire un sorriso fugace.

"Sarà meglio che tu vada in infermieria, Hermione."

 

 

 

 

 ANGOLO AUTRICE:
Che dire? Draco è Draco *w* Sempre stato un po' bastardo.
Ma si rifarà sì u.u
Hermione, non sfidare la sorte :")
E poi, in the end, la chiama col suo nome! Btw, non penso che accadrà tanto presto un'altra volta..
Saprete tutto a suo tempo! :D
Ciao,
Sxds.

Continuo a una recensione min :3

 

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Capitolo 3
*** 3. Draco... ***


BUT HE IS A SNAKE!

''I bambini morti non diventanto mai grandi"
(apritemi sono io).




3. Draco...

 

"Hermione?"

"Oh, Harry".

L'occhialuto l'abbracciò. "Com'è andata la mattinata con Malfoy?" le chiese.

Oh. Malfoy.

"Bene..." Sì, come no; si nascose ancor meglio i polsi, afferrando i lembi delle maniche saldamente.

"Davvero?" le domandò Harry, porgendole i libri che aveva lasciato in aula.

"Grazie Harry..."

"Perché non parliamo un po', Herm?"

"Parlare?" bofonchiò allora lei. "Di cosa?"

Harry le strinse forte la mano.

"Di me, te, e Ron."

La strega crollò. Per un attimo pensò che avrebbe pianto addosso all'amico -al fedele compagno di vita, non più solo di scuola-, ma riuscì a contenersi, con tutte le sue forze.

Mormorò: "Oh, Harry... Dove sono i vecchi noi?"

"Non lo so, Herm. Dobbiamo solo ritrovarli."

Andarono in camera di Hermione, cacciando educatamente la sua compagna, che se ne andò lanciando ambigue occhiate al disinteressato Sopravvissuto.

La mora si gettò sul letto, mentre lui andò alla scrivania.

"Perché hai baciato Ron?" domandò a un certo punto il mago, prendendo alla sprovvista l'altra.

Arrossendo, balbettò: "Baciato? Sì, ma... Un bacetto..."

"Hermione" la rimproverò Harry.

"Harry" lo imitò lei, sorridendo."Perché quel cipiglio? Ron... Se ne dovrà fare una ragione, ecco..."

"HERMIONE! COME PUOI DIRE QUESTO!? UNA MATTINA CON MALFOY TI HA RESA COSI'!?"

"Harry non urlare!" lo rimproverò scioccamente lei. "L'ho baciato sotto pressione. E non pensare che ignorassi i suoi sentimenti!" buttò lì, peggiorando tutto.

Harry la squadrò.

"Tu... Lo sapevi?"

"Ma certo, Harry" borbottò allora la mora, con la tipica faccia da presuntuosa so-tutto-io. "Ron non è così un bravo attore, che dici?"

Non si riconosceva: che stava dicendo? A lei importava tanto di Ron! E ora Harry la guardava così penosamente... Come si guarda un cucciolo smarrito. Ma che ti ha appena morso a sangue.

"Senti... La McGranitt ti ha accenato cosa farò con Draco?"

"Me l'hai detto tu stessa, Hermione" sussurrò deluso l'altro. "E' meglio che vada."

Lei non poté che lasciarlo andare, perché sapeva di avere torto marcio.

 

Tutta il pomeriggio meditò.

Forse Malfoy l'aveva resa davvero più crudele... E non aveva neppure detto a Harry dell'incidente! Forse l'avrebbe scusata per l'acidità delle sue parole. O forse no: era Harry, chi poteva saperlo?

Erano amici da molti anni, eppure la Granger faticava a capirlo. 'Pazzesco', mugugnò fra sé.

Certamente non poteva starsene lì a pensare e pensare - il suo più grande difetto? Non agiva mai, dannazione! -, perciò si alzò e raggiunse l'ala maschile del dormitorio Grifondoro.

Quando arrivò a passo malfermo dinanzi alla stanza di Harry e Ron, esitò.

'E se fossero così arrabbiati da non volermi neppure parlare?' si chiese, sentendo le lacrime pungere calde. 'Non m'importa. Devo dar loro delle spiegazioni!' e bussò tre volte, sicura .

Sentì qualcnuno alzarsi pesantemente dal letto e raggiungere sbuffando la porta. Afferrò la maniglia ma si bloccò. "Chi è?" domandò Ron.

La mora tentennò solo un po'.

"Sono Hermione..."

"Oh" le aprì, mostrandosi trafelato, con un'evidente leccata di mucca al posto della capigliatura sbarazzina e scompigliata e gli occhi gonfi di sonno.

"Dormivi?" sussurrò la strega, sull'uscio.

Ron la fece entrare. "Sì" ammise. "Sta notte ho..." esitò. "Ho avuto parecchio da fare."

Subito Hermione avvampò.

Cosa?! Da quando Ron aveva "da fare" di notte?! E con chi?!

Non poteva però essere gelosa dell'amico...

"Capisco. Volevo scusarmi" iniziò, accomodandosi sul letto ordinato di Harry. 'Chissà dov'è?' si domandò, tornando poi al suo discorso. "Non so perché ti ho baciato" mormorò, ferendo l'aria. "Non penso che succederà ancora e.. Ron, ti prego, non arrabbiarti" proseguì guardandosi le piccole mani pallide. "Io non voglio mentirti."

Ci fu un lungo silenzio.

Lei ragionò sulla sua stupidità: era stata, di nuovo, durissima con un amico. Prima Harry poi Ron.

'Non mi merito il suo perdono' si abbatté. 'Non mi merito la sua amicizia...'

Il ragazzo la fece sussultare. "Non ti crucciare, Herm. Cho è molto meglio di te. Da un po' uscivamo assieme, però non volevo dirtelo. Sai" continuò acido, godendo nel vederla shockata, "lei è meravigliosa. Non volevo ferirti, Hermione, però le cose stanno così."

"Cho?" le sfuggì.

CHO!?

Ma... Quella stronza! Prima s'era presa Harry e poi Ron!?

Non poteva crederci, maghi! O Ron mentiva, o Cho non era una ragazza 'semplice', ma una 'facile'!

"M-ma... Da quanto?" s'informò cauta.

"Un mese ormai."

"Un m-mese?" balbettò. Alzandosi, sussurrò, senza mai guardare Ron: "Spero durerà, Ron. Spero non finirà come con Harry."

"Herm, non preoccuparti" una nota sadica lo tradì: lo faceva apposta. "Harry ora ha Ginny, no?"

La mora sentì la testa leggera e le gambe molli.

"Già. Ginny."

E se ne andò.

 

 

Tre giorni dopo -tre giorni senza rivolgere parola a Harry, Ron e Cho- Hermione si trovava in biblioteca.

Mentre sfogliava un grosso manuale sulla magia nera, incrociò uno sguardo per nulla amichevole né desiderato.

"Granger, eccoti finalmente!" sibilò Malfoy, sedendosi al suo tavolo, di fronte a Hermione.

"Malfoy, che c'è?"

Troppo tardi si rese conto che la sua voce era piatta ma triste; neanche provò a mascherarla.

Comunque, a Draco non importò.

"Oggi devi aiutarmi." annunciò il bellissimo biondo.

Un tempo Hermione avrebbe elogiato fra sé la bellezza di Draco, ma quel giorno si limitò a glissare quegli occhi di ghiaccio, che le ricordavano il loro spiacevole incontro di alcuni giorni prima. Nonostante i polsi si fossero ripresi, la ferita era ancora aperta. Nel suo cuore.

"Ah sì" chiuse il libro. "Cosa facciamo?"

"La McGranitt vuole che riordini il giardino".

"Cioè?" C'erano molte cose da fare, il giardino era ancora mezzo distrutto dall'ex battaglia.

"Vuole che potiamo le piante."

"Wow, figo" mormorò annoiata la mora.

Perché Draco usava il 'noi'? Tanto avrebbe fatto tutto lui, solo. Ma meglio tacere.

"Andiamo " ordinò brusco.

Al che, Hermione, già stressata di suo, sbottò: "Perché usi questi toni Malfoy? Portare più rispetto verso gli altri non nuocerebbe!"

Lui la guardò per un breve istante, prima di sussurrare mesto "Hai ragione" e voltarsi.

Ma la mora lo vide: nei suoi occhi c'era una profonda tristezza, oscura e all'apparenza impenetrabile.

Arrivati all'enorme giardino, anche Draco si sentì a disagio.

Sicuramente c'era così tanto da fare che né lui né Hermione avevano idea di dove sbattere la testa.

"Potare le piante..." consigliò lei, ricordando ciò che le aveva detto prima.

Lui guardò le enormi forbici che teneva salde in mano e mormorò scontroso "Se solo avessi una dannata bacchetta!" incamminandosi verso una quercia.

Lei lo seguì intimidita dal tono grezzo.

"Come si pota una pianta?" domandò il biondo.

"Beh, io saprei farlo.. Ma con la magia."

"Però non c'è" le disse secco. "Quindi ingegnati, Granger!"

Lei capì perché la McGranitt l'aveva scelta per quell'arduo compito: oltre all'essere determinata, era ingegnosa, e sarebbe tornata molto utile. Un po' lusingata, maledì quella sua dote.

"Dunque" soffiò, puntando il naso all'insù, verso le fronde. "Credo che dovresti recidere innanzitutto i rami secchi, così potranno ricrescere." consigliò.

"Sì, e poi li porteremo dai Serpeverde così li useremo per fare il fuoco nei camini delle stanze" aggiunse piatto lui, sorprendendola. Geniale, accidenti. Lei avrebbe gettato tutto in un angolo a fare humus.

Annuì, però Draco non la guardò, iniziando ad arrampicarsi sul tozzo tronco. Non fu difficile e si trovò in pochi minuti a qualche metro da terra, mentre Herm lo fissava temendo cadesse.

Iniziò a tagliare i rami morti.

"Così?" le chiese. "Questo è morto?"

"No!" strillò lei per farsi udire. "Ma quello alla tua destra sì! Taglialo!"

"Okay".

Fu sorprendentemente facile: Malfoy imparò in fretta la tecnica e finì l'operazione in sola mezzora.

Scendendo, le domandò a bruciapelo: "Perché mi fissi?"

Hermione avvampò.

"Io- Io devo controllarti, Draco" gli ricordò. "Non sono qui perché mi diverto" aggiunse più piano.

Il biondo non commentò, la raggiunse e andarono verso un'altra quercia, tralasciando alcuni abeti sempreverde.

"Allora io salgo" le disse, arrampicandosi agilmente.

'Maghi, se è bello' arrossì la strega.

Lentamente si scordò dei diverbi con Harry e Ron, e arrivò a perdonare Cho per la sua "disponibilità". Pensava solo ai movimenti di Draco, al suo sguardo deciso, alle grandi mani che impugnavano le forbici taglienti e alla sua determinazione.

Incredibile come affrontasse umilmente la punizione.

Ma chissà quant'avrà stressato la McGranitt perché cambiasse punizione. O compagna di punizione...

Hermione scrollò il capo. Dopotutto, anche lei avrebbe preferito non essere stata scelta per quel compito. Chissà, magari Cho avrebbe felicemente preso il suo posto!

Eh no, non l'aveva perdonata, per quanto si sforzasse.

"Granger!" la chiamò dall'altro Malfoy. "Va bene così?" chiese.

Lei pensò d'aver sentito male: Draco che chiedeva a un'altra persona -a lei! A Hermione Granger, una Mezzosangue!- se il suo operato andava bene!?

"Uhm.. Sì, è ottimo. Scendi pure."

Lui annuì e iniziò una rapida discesa.

Arrivato davanti a lei, ancora scossa, propose: "E' passata un'ora, perché non andiamo a bere qualcosa?".

"Eh?" balbettò.

"Granger" sibilò l'altro, irritato. "Non è un cazzo di appuntamento. Sono solo stanco, perciò vieni e basta."

La precisazione calmò e deluse la strega.

"Sì, scusa, okay. E comunque non pensavo fosse un appuntamento!" aggiunse talmente veloce che Draco non le credette per un istante, voltandosi e camminando verso la scuola.

 

 

Quella sera, Hermione si sentiva a pezzi.

Sia emotivamente che fisicamente. Alla fine era arrivata ad aiutare Draco a potare le piante per riuscire a finire tutto il lavoro.

Si lasciò cadere sul letto, quando qualcuno bussò.

Proprio adesso!? si lamentò fra sé, alzandosi e indossando un'espressione educata.

"Chi è?" chiese aprendo la porta.

Sarà Ron. O Harry. Magari Draco arrossì un po' Ma proprio a quest'ora? Dovrebbero essere a cena!

Ma non era nessuno dei tre.

Era Gretel.

"Oh, ciao Gretel" la salutò Hermione, palesemente sorpresa. "Che ti serve?" aggiunse, sperando fosse una visita veloce.

La ragazzina le porse con un sorriso un giornale.

"E' il Giornale di Hogwarts, Hermione. La preside McGranitt ha chiesto a noi del primo anno di tenerlo e così... Eccolo qui" glielo diede.

L'altra lo afferrò curiosa.

"Che bella cosa" esclamò. "Così tutti potranno essere aggiornati".

"Sì" sorrise Gretel. "Arriverà anche alle famiglie di chi è tornato a casa. Proprio un'eccellente iniziativa. Ora vado a cena, ciao".

Si congedò con un sorriso un sorriso un po' sadico e forzato, ma Herm non ci prestò attenzione, almeno finché non vide la foto animata in prima pagina: ritraeva lei e Draco sull'ultima quercia che avevano potato, l'uno vicino all'altra e all'opera. Chiudendo la porta, strabuzzò gli occhi.

Oh Maghi!

Il titolo urlava: "Punizione per Draco Malfoy. La Granger approfitta."

L'imbarazzo l'avvolse.

"Come tutti sappiamo, la preside McGranitt ha assegnato una punizione a scopo disciplinare a Draco Malfoy, l'ex Mangiamorte.

Ha tutto il nostro appoggio, Hogwarts è con lei.

Ma, soprattutto, la più presa da quest'evento è Hermione Granger (ultimo anno). La preside l'ha nominata supervisore di Malfoy, e non aiutante.

Ma la Granger è ostinata: aiuta Malfoy (foto sopra) a potare le querce del giardino di Hogwarts con fervore.

Per ora questi sono gli sviluppi sono questi.

La Redazione."

"Ma! Ma! CHE CAZZO!?"

La ragazza gettò il giornale nel fuoco, con zelo eccessivo, ricordandosi che con la legna ricavata dalla potature l'aveva alimentato. Con la legna di Draco.

Avvampò di rabbia.

Certamente Ron e Harry l'avrebbero letto. E che avrebbero pensato?

Be', probabilmente Ron si sarebbe fatto risollevare la morale da Cho, mentre Harry avrebbe scrollato deluso le spalle per poi stare con Ginny...

E lei, sola, sarebbe crollata.

Infatti andò così.

Recuperò, dopo aver pianto a lungo, un altro giornale. Stracciò la prima pagina e scorse il resto dei titoli.

"La scuola risorge dalle ceneri."

"Allenamenti di Quiddich: a quando l'inizio? La preside risponde."

"Biblioteca: molti libri andati persi."

"Lezioni riprese: qual è l'impressione degli studenti sui nuovi insegnanti?"

Tutti innocui, fortunatamente. Ma ciò non servì a calmare il suo cuore.

 

 

Il giorno dopo si recò da Gazza: aveva in mente un'idea eccezionale, nonostante si sentisse una sciocca infantile.

Lo prese da parte e disse: "Gazza. Voglio che prendi il mio posto a supervisionare Malfoy."

Il vecchio, molto allettato ma incerto, le mormorò roco "La preside mi ha detto che prima o poi saresti venuta a chiedermelo. Ma pensavamo più poi."

Lei si sentì delusa da se stessa: l'avevano sopravvalutata, quindi? Era meno delle aspettative della McGranitt e di Gazza?

Il suo stomaco si rivoltò orgoglioso.

"Dici davvero, Gazza?" chiese retoricamente per guadagnare tempo. Nonostante l'implicita non-richiesta di risposta, l'anziano Gazza squittì comunque, con in braccio il gatto spelacchiato, un gracchiante "Sì, certo", facendo sentire Hermione ancor più sciatta.

No: lei avrebbe resistito. Assolutamente.

"Bene. Io ritiro tutto, Gazza. Grazie comunque" iniziò ad andarsene, salutandolo con un cenno.

Lo sentì mormorare "Non avrei potuto comunque accettare, maghi" prima di bestemmiare contro Silente. Ciò le fece accaponare la pelle: aveva insultato Albus, il migliore fra i maghi?

Certo, Gazza era un po' burbero e stolto, però non l'aveva mai sentito bestemmiare, soprattutto verso il quasi "santo" Albus Silente.

Con un senso di ribrezzo verso l'uomo tenente il gatto, se ne andò a passo spedito per raggiungere il dormitorio dei Serpeverde.

Voleva chiarire alcune cose con Malfoy. Al più presto.

 

 

Lo trovò nella sua stanza, intento ad osservarsi l'elegante tatuaggio che lo contrassegnava come ex Mangiamorte. Probabilmente gli doleva, perché, nonostante Voi-sapete-chi fosse morto, ogni marchiato gli era ancora devoto; forse fino alla morte.

"Draco" lo salutò.

"Granger" lui non la guardò. Aveva la voce mesta e stava disegnando qualcosa. "Non riesci a starmi lontano, a quanto pare" la stuzzicò, ma lei lo ignorò e si avvicinò curiosa.

Stava tracciando a matita alcune lettere greche, in stile antiquato: vi trovò una lambda, un'elegante beta, una sigma in ogni sua forma (la sigma ha due forme: una all'inizio e internamente alla parola simile a una "o" e una che si usa solo alla fine della parola somigliante a una "s" allungata) e un'alfa, più grezza delle altre lettere.

Interessata e, visto che non la scacciava, domandò: "Cosa fai?"

Lui iniziò a tracciare i contorni per disegnare una splendida zeta dai motivi floreali -solo poi la mora si rese conto che i fiori erano malinconici crisantemi appassiti-, per poi risponderle, sempre col tono curiosamente abbattuto: "Non vedi? Disegno."

"Sì. Ma... Perché quelle lettere?" insisté, nonostante lui avesse glissato parecchio.

"Perché è quello che è uscito."

Lei non comprese; lo lasciò disegnare un po' ma poi, consumata dalla curiosità, tornò a chiedere: "In che senso è quello che è uscito?"

Si sentì piuttosto invadente, ma lui la graziò risparmiandole rimproveri.

"Nel senso che quando mi siedo a disegnare non sono io che decido. E' il disegno a sceglierti."

"Un po' come le bacchette..." sussurrò rapita Hermione.

Lui si voltò, stupido, e la guardò con quei suoi bellissimi occhi, tanto belli che lei cedette abbassando lo sguardo, più che imbarazzata era confusa. Cosa stava provando dentro di sé in quel momento? Il cuore era impazzito e notò di avere la testa leggera. Sensazioni troppo nuove, come un pacco regalo ancora da scartare, che non le capì.

"Nessuno ha mai approvato questa passione" sussurrò Draco. "Tutti mi dicevano che era troppo... femminile" ammise a disagio. "E Goyle sosteneva che mi prendesse tempo allo studio, al Quiddich e alle ragazze..."

"Oh.."

Ragazze? Certo, Draco aveva piuttosto successo con l'altro sesso, anzi, svettava in confronto a tutti gli altri, ma Hermione non l'aveva mai immaginato con nessuna. Davvero: Draco sembrava così fiero e sicuro da non abbassarsi a condividersi con un'altra persona, per di più in modo intimo.

"Hai letto il giornale?" le domandò, strappandola dai suoi ragionamenti.

La mora divenne ancor più rossa.

"Sì" e inveì mestamente. "Certo che Gretel non ha proprio nulla da fare eh." aggiunse imbarazzata.

"Ma ha ragione" intervenne il biondo, riprendendo a disegnare, con così grazia e armonia che Hermione ne rimase di nuovo rapita.

Dopo alcuni istanti, collegò.

"Perché?" gli chiese, un po' offesa.

"Perché è la verità: la mia punizione è giusta e dovrò affrontarla da solo. Tu sei anche di troppo" sferzò.

Hermione tralasciò l'implicita -ma neanche così tanto- offesa finale, buttata lì quasi per abitudine, e sussurrò convinta:

"Draco, guarda che nella vita non si è sempre soli. Magari io ora sono un po' sola, perché ho deluso Harry e Ron, però ora tu solo non lo sei, assolutamente. Ora ci sono io ad aiutarti. Dici che sono di troppo? Sul serio? Io non credo. Hai bisogno del mio aiuto."

Non ebbe il tempo di ragionare sulle parole dette -su quanto aveva detto! Decisamente troppo! Lei era sola? E a Draco che importava?!- perché lui fece strisciare la sedia all'indietro, senza farla stridere, si alzò in tutta la sua perfezione e le arrivò a un centimetro dal viso.

Stringendo i denti, le ringhiò: "Per prima cosa: chi ti ha chiesto tutto ciò? Sta' zitta Granger, non m'interessa la tua situazione sentimentale fra quello spaccone di Potter e quell'idiota che è Weasly. Se poi sei sola sono cazzi tuoi, non me ne frega. Secondo: IO NON-HO-BISOGNO-DI-NESSUNO!"

Hermione scoppiò a piangere.

Strozzando le parole, urlò.

"Ma perché sei così!? Ce l'hai un fottuto cuore!?" gli colpì con forza il petto e lui la lasciò sfogare, nonostante i colpi che gli scagliava ripetutamente fossero sempre più forti. "Come cazzo puoi essere così bastardo!? IO-TI-ODIO! Sarebbe stato meglio se fossi morto assieme a quella merda di Tu-sai-chi! TI ODIO!"

Non urlò mai così tanto.

Davvero. Lei era una ragazza controllata, posata, educata.

Ma in quell'istante non era più Hermione Granger: lei era morta e ora c'era il suo guscio d'emozioni che teneva sempre dentro sé, sempre aiutando gli altri e sempre trascurando se stessa.

Crollò a piangere sul petto di Draco, che aveva percosso. Si aspettò botte, urla e insulti: era pronta ad incassarli con orgoglio, invece accadde una cosa inaspettata.

L'ultima che avrebbe ipotizzato.

Draco l'abbracciò e la fece sedere per terra. Lì la strinse ancor più forte e la scaldò con il suo corpo, sussurrandole parole incoraggianti e dolci.

"Forse, se staremo insieme, tutto sembrerà mentre schifoso" le mormorò all'orecchio, prima che Hermione si addormentasse ascoltando il ritmo del cuore di lui.




Angolo autrice.
*volando uova, pomodori marci, di tutto!*
Sentite, non so cos'è successo. Praticamente la fic è basata sulla Dramione, invece..divagavo! Fra Harry, Ron, Cho, Gazza, la McGranitt...
Così poi, alla fine, eccola: l'illuminazione. Il finale è dolce da 1 a 10 : ...8 *.*
Vi prometto che da ora inizieranno le danze, efp!


MI SPOILERO:
Draco era, come dire, freddo con me, come il vento d'inverno, che pizzica e ti fa arrossare il naso.
Non mi guardava più come una volta, con disprezzo, insultandomi; mi lanciava brevi occhiate che variavano dall'odio alla dolcezza.
Io sapevo perché era così scostante: avevo abbattuto le sue mura, l'avevo conquistato ed era per lui una debolezza.


(Potrebbe in ogni caso essere modificato/migliorato!)

Per ora è tutto, efp, e visto che il mio pc stupido non mi fa copiare gli URL non posso lasciarvi alcuna foto... :( Sorry..

Baci,
Sxds.

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Capitolo 4
*** 4.dimmi, ci sarai? ***


 

❤️

But he is a snake!


DIMMI: CI SARAI?

Quella sera, a cena.

 

"Hermione, adesso ce lo dici" ordinò insistente Ginny, attirando l'attenzione degli amici.

Ron masticò in fretta e inghiottì del pollo.

"Dirci che?" domandò.

"Dirci cosa" sbottò la mora infastidita, presa dal desiderio di strozzare Ginny.

Cho, che era andata abusivamente alla tavolata Grifondoro, s'incuriosì. "Cosa? Cosa?"

"Shh! Cho!" la riprese Harry.

Con abusivamente si intendeva che Cho era sotto il tavolo fra le gambe di Harry. Cioè. Herm non poteva non avere strane idee a tal proposito. Cioè!

"Heeermioneee!" cantò Ginny, facendo così arrivare Gretel.

"Che succede?" chiese acidamente.

"Succede che se dici un'altra cosa ti spezzo le gambe" sibilò Hermione, lasciando tutti a bocca aperta.

Harry, soprattutto, si trovò con la mascella a terra. "Hermione?"

Lei arrossì. "Non devo dirvi nulla" balbettò insicura. Aveva minacciato Gretel? Lei? Forse la sua -ehm- relazione... con Draco, la stava rendendo davvero più subdola e perfida.

O semplicemente apprezzava l'essere al centro dell'attenzione e si atteggiava.

Mannaggia, non poteva essere così... Babbana. Era un comportamento più che altro dei non-maghi. Perché la loro normalità li faceva sentire inconsciamente inferiori e dovevano trovare il modo di riscattarsi. Anche rendendosi ridicoli.

"Scusagretel" mormorò più veloce che poté.

"Allora... ve lo dirò io: HERM HA UNO!" annunciò gioiosa Ginny.

"COSA!?" Ronald sputò il pollo sul piatto, scioccato.

"Oh, che schifo Ron" si coprì gli occhi la mora, cercando di glissare e salvarsi la faccia.

"No. Ci spieghi" ordinò una voce incorporea: Cho. Quanto sarebbe resistita là sotto senza... ehm... avere l'impulso di fare qualcosa a Harry?

"Uffa! Non è vero, e che cavolo..."

"Hermione! A lezione oggi eri proprio andata e hai mormorato anche qualcosa come baciami!" Scoppiò a ridere Ginny seguita dall'impicciona Gretel che si guadagnò occhiatacce infastidite.

La Grifondoro avvampò letteralmente: era sicura che anche le dita dei suoi piedi fossero rosse d'imbarazzo.

"Davvero?!"

"Sì!"

Harry rise carezzando i capelli di Cho -come se la McGranitt non se ne fosse accorta. La lasciava lì nascosta solo perché era Harry Potter a volerlo, non perché fosse così allocca-.

"Davvero Hermi? Daaai! Chi è?" la punzecchiò.

Ron sorrise e s'imbarazzò.

"Guarda che bastava chiedere" ammiccò.

Sta scherzando sbarrò gli occhi la mora. "Ehm..." Che poteva dirgli? Metà di lei pensava d'essere presa in giro...L'altra invece era certa che Ronald Weasley avesse orribilmente frainteso.

Ginny divenne bordeaux.

"R-Ron... Non credo che Hermi intenda te." gli comunicò la sorella minore.

Se ci fossero stati Fred e George (Hermione ebbe una fitta) l'avrebbero sicuramente deriso.

"Che dici Ginny? Chi altri si fila Hermione!" rise.

"Cosa..."

Chi altri si fila Hermione

Chi altri si fila

Chi altri

Chi ... Chi ... Chi!

"Draco Malfoy" sillabò sicura. "E' lui che mi fila" urlò incazzata nera "e non ti permettere MAI PIU' di dirmi nulla. Nulla, Ron, nulla!"

Si alzò e corse via, diretta ai bagni, sperando non vi trovasse un altro trol molesto.

 

 

POV Draco.

 

Alzò lo sguardo dal piatto invitante per vedere che succedeva al rumoroso tavolo Grifondoro.

Proprio in quel momento vide Hermione alzarsi e correre via. Weasley si levò in piedi e Draco scorse qualcuno nascosto sotto il tavolo. Fra le gambe di Potter. Chi era? Possibile fosse Cho?

A chi importava. Sicuramente non a lui.

Non si preoccupò: Hermione si arrabbiava spesso con quell'imbecille dai capelli carota. La sorella di questo -Ginny- lo prese per un braccio e strillò furiosa, così ad alta voce che persino lui la sentì "SEI UN IDIOTA RON!"

Oh. Ottimo. Una Weasley con un po' di cervello, finalmente.

Si appuntò di darle il cinque, più tardi -anche se probabilmente l'avrebbe terrorizzata-.

"Che palle 'sti Grifondoro eh?" sbottò una new entry, Montgomery, infilzando la propria dose di pollo.

"Già" confermò Draco, non del tutto certo dei suoi sentimenti verso certi Grifondoro. "I Weasley in particolare" commentò.

Da dove tutta quella voglia di fare conversazione?

"Vero. Prima ho incrociato quel demente di Ronald Weasley e per poco non mi Cruciava! Pazzesco!" si passò una mano fra i capelli scuri, facendo sospirare ogni Serpeverde.

Sì, Draco l'ammetteva: forse Montgomery per alcuni versi era migliore di lui -esteticamente, s'intende. E ciò non gli importava minimamente.

"Ah sì? " a me sta rubando la ragazza.

Oh, meglio tenersi per sé certi pensieri.

"Sì. Che idiota, maghi. Che ti chiedo: com'era l'ex insegnante di Trasfigurazione?" s'interessò Mont -Draco non l'avrebbe mai chiamato così a voce alta.

"Era la preside. La della Croce l'ha precisato." gli fece notare piccato Malfoy.

"Sì ma.. com'era? Non chi era. Com'era."

Ah. Touché.

"Brava. Anche se Trasfigurazione non mi appassiona, con la McGranitt non ci sono state grane."

"Bah. Comunque la Megan è una figa!"

"Cosa?!" Klariss, seduta a fianco a Montgomery si inviperì. Draco la detestava. Una volta l'aveva usata per l'unico motivo per il quale una così -bionda, formosa, arrendevole- poteva essere usata. "Ma ieri sera non dicevi così!"

Frivola.

"Kla Kla Kla..." le mormorò Montgomery all'orecchio, dando l'occasione a Draco di alzarsi e andarsene.

"Montgomery. Klariss." li salutò, nonostante fossero troppo presi per sentirlo.

Sfuggì alle attenzioni di una curiosa Corvonero e non rispose all'occhiata della McGranitt.

Che voleva di più da lui?

Lo aveva umiliato costringendolo a rinnegare la sua identità di Malfoy imbattibile, l'aveva costretto a affrontare un'umile punizione insieme a Hermione Granger... Un momento. A Draco non dispiaceva affatt-

Andò a sbattere contro qualcuno in corridoio.

"Oh, scusa!" mormorò afflitta una ragazza.

Oh, non 'una ragazza'. La 'sua ragazza'.

"Hermione..." le sollevò il viso e vide che era solcato da lacrime. "Sarà meglio parlare..."

 

Pov Hermione.

Andammo in camera sua.

C'ero già stata, ma 'sta volta mi sentii a disagio. Molto a disagio.

Lui armeggiò con le chiavi, alla fine affidandosi alla magia, e la fece entrare per prima, con un sorriso gentile.

Be', nessuno poteva negargli d'essere un sopraffino gentleman, quando s'impegnava.

Lei si accomodò alla scrivania -dove trovò una sfilza di disegni- mentre lui sul letto -l'unico letto, poiché Draco era considerato "un elemento potenzialmente pericoloso" e così non aveva compagno di stanza.

Che fortuna! lo lodò fra sé la ragazza.

"Insomma, è stato Weasley, vero?"

"Cos-"

"A farti piangere" precisò Draco, pacato, guardando fuori dalla finestra; "è sempre stato un idiota."

"E' vero..." acconsentì Hermione, triste. "E comunque sì. Ma non è colpa sua. E' mia."

"Che dici?" la riprese placido il biondo. "Non prenderti le ovvie colpe di Weasley. E' ridicolo."

"No, senti. Lui ha frainteso perché io sono stata...ambigua. Ecco."

Si interessò sinceramente.

"Va' avanti" la invitò con un ampio sorriso senza mostrare i denti.

"Io- Ecco- Okay. Dunque. Ginny mi ha chiesto perché fossi distratta a Trasfigurazione... Dopo essere andata alla lavagna, per capirci." Si torturò le unghie senza smalto. "Bene.. Ha pensato che fosse a causa di un ragazzo."

"E lo è?" la interruppe, senza tono.

Oh maghi.

E ora? Che dico?

Che sciocca sono. Potevo mentirgli.

"Io... Non dico di no. In un certo senso..ecco..."

"Prosegui pure, Hermione" le serbò un'occhiata indecifrabile.

Idiota.

Che pezzente.

Gliel'ho anche detto, cazzo.

Maghi, perché sono una tale deficiente?

"S-sì. Non le ho detto chi" rimarcò indispettita dalla non-reazione di Draco, "e così a cena ha insistito, con l'appoggio di tutti ovviamente." Omise il baciami! che aveva sussurrato e concluse "Ma Ronald ha frainteso tutto pensando d'essere l'interessato e.. Ginny gli ha detto che non era assolutamente come pensava e lui ha d-detto..."

Le mancò la voce.

Draco aspettò che trovasse il coraggio, pazientemente, in silenzio; alla fine Hermione rigettò le parole di Ron.

"Ha detto Chi altri si fila Hermione? e lui r-ridev-va.. L-lui.."

"E' un coglione!"

Draco si alzò e, raggiuntala , l'abbracciò finché non fu ora di separarsi.

 

 

 

Questa volta Hermione non scappò come suo solito.

Già, prima apprezzava le attenzioni di Draco e poi, dopo un assaggio, fuggiva.

Si alzò dal letto dov'erano stati distesi a guardarsi negli occhi, e camminò su e giù per la stanza.

"Beh.. Hm.. Che vuoi fare?" domandò insicura, analizzando la situazione: erano solo lei e Draco, in una stanza da letto, con lui già tranquillamento disteso con le braccia dietro la testa e la camicia aderente al petto scolpito.

Hermione arrossì e pensò ad altro; ci provò, almeno.

"Ti va un tè?" le domandò guardandola.

"Oh.. sì, certo."

Un tè? Com'era possibile? Nessuna allusione? Neppure piccola? Si sentì un po' delusa, ma molto più a suo agio.

Draco si alzò dal letto e raggiunse il cucinino della sua stanza, l'unica ad averne uno. A pensarci, la mora non lo vedeva quasi mai a pranzo né a cena: probabilmente la McGranitt non gli concedeva sempre di stare a contatto con gli altri studenti, relegandolo tutta la giornata lì.

"Limone?"

"Sì grazie".

Lui spremette alcune gocce in una tazza.

Hermione si accomodò su una delle due sedie disposte vicino un micro tavolino. Quant'era opprimente non uscire da là per così tante ore? Lei sarebbe impazzitta.

"Quanto zucchero?"

"Un cucchiaino."

"Hm-hm."

Versò lo zucchero e il tè caldo nella tazza della strega, versando solo tè amaro per lui.

"Grazie" sorrise timida lei, prendendogliela dalle mani.

Draco gliele afferrò delicatamente. "Questa è la mia" protestò gentile.

"Ah s-sì?"

Dire che stava impazzendo di lui era un eufemismo, maghi.

Seduti, rimasero in silenzio. Hermione non provò imbarazzo, però: bevve alcuni sorsi del suo tè osservando di nascosto il biondo.

"Che ne pensi della nuova prof?" le domandò lui ad un certo punto, rigirandosi la tazza intoccata fra le mani affusolate.

"Quale?"

"La della Croce" precisò.

"La conosci?" Ma come?

"Oggi ero a lezione."

"Davvero?" E non l'aveva visto? Com'era possibile? Però lui aveva visto la sua figura con la prof.

"Sì."

"Beh..." che dirgli? Non le piaceva proprio. E poi perché parlavano della prof di Trasfigurazione nel loro raro momento d'intimità? Forse si sentiva a disagio? Ma come..Draco Malfoy a disagio? Hermione espirò l'aria che aveva in corpo e commentò "Non mi piace. La trasfigurazione non è rigore" sibilò. "E' arte."

Lui sorrise poco. "Già. Come può essere rigore? E' anche rigore, ovviamente, ma non solo. Se la della Croce inizia così, con me ha già chiuso."

Le sfuggì un sospiro sollevato.

"Anche con me."

"Si è notato" le fece notare quasi ridendo. "Pensavo l'avresti cruciata" aggiunse divertito.

"Uhm? Davvero? Dici che sarà lei a cruciarmi?" ridacchiò la ragazza, a suo agio finalmente.

"No," lui tornò serio, "non finché ci sarò io."

Come poteva non amare Draco Malfoy?

 

 

"Hei! Hermi! Ferma!"

Cho la raggiunse, affannata.

Hermione provò a sottrarsi al suo abbraccio appicicoso, senza risultati.

L'educazione prima di tutto.

"Cosa c'è, Cho?"

"Sai Hermi, oggi volevo proprio parlarti. Bisogna dirsi le cose, no?"

Divagava? Non era un buon segno.

"Direi di sì." 'ma di solito non sono cose belle, se inizi il discorso così,' pensò Hermione, stringendo a sé i libri che stava riportando in biblioteca, quella mattina. La notte aveva sognato Draco e -come scordarlo?- era quasi rimasta a dormire da lui. Fosse matta! La McGranitt l'avrebbe spennata viva, e tolto l'incarico di supervisore di Draco. Solo la sua forza di volontà e buon senso l'avevano salvata.

Arrossì un po', come sempre, quando pensava a lui.

"Bene, perché io... Volevo chiarire a proposito di Ron, ecco."

"Oh".

Se l'aspettava, ma detta così cruda la spiazzò un poco.

"A me non è mai piaciuto, Cho; non sentirti come se fossi una ... rivale, ecco, perché non lo sono."

Avevano chiarito?

Camminò più velocemente verso la biblioteca. Non sarebbe comunque riuscita a seminarla, però.

"Davvero? Perché Ronald mi dice sempre quanto l'amavi e anche che era quasi troppo, quasi ossessivo. Chi è che mente? Tu o lui? Io credo al mio piccoluccio, perciò Hermi, siamo amiche, te lo dirò una volta sola: sta' lontana da Ronni."

"Okay. Se mi scusi..."

Corse nella biblioteca, restituì sotto shock i libri e andò a prenderne uno a caso. Vedi te, le capitò "Pozioni e intrugli d'amore".

Perché Cho la trattava così? Lei l'aveva sempre trattata con rispetto, nonostante tutto, nonostante non fosse ancora sicura di provare nient'altro che amicizia per Ron. Poi però era arrivato Draco e aveva chiarito tutto.

Perché lei amava Draco, vero?

Aprì il libro a una pagina a caso e lesse, rifugiandosi in un mondo segreto, solo suo.

 

Dopo pranzo, quasi scoppiò a piangere addosso a Harry.

Andarono in camera sua -accertandosi non vi fosse Ronald, che però era probabilmente da Cho- e lei iniziò a sfogarsi.

"HARRY! PERCHE' RON HA DETTO A CHO CHE SONO OSSESSIONATA DA LUI!? Io non l'ho mai amato..mai..." singhiozzò disperata, in braccio all'amico, l'unico fedele quanto gliene era lei.

"Hermione... Porta pazienza, sai com'è Ron..." la pregò lui, accarezzandole le tempie. "Lui è in cerca di attenzioni ma-"

"MA COSA Harry? Se lo venisse a sapere Drac-"

Si bloccò.

Non aveva detto a Harry di Draco.

L'amico non capì.

"Draco?"

"Macché Draco.. Dicevo.." meditò, ma non trovò nessun altro con cui sostituirlo. Si arrese. A Harry poteva dirlo, no? "Sì... Draco."

Seguì un lungo silenzio.

"Draco Malfoy? L'ex Mangiamorte? Quello che per anni ci ha trattati peggio di-"

"Sì sì sì lui Harry! Ma basta così okay?" si innervosì.

Non doveva parlare così di Draco, nonostante avesse ragione.

"Okay..." accettò l'enorme novità, stupito, più che altro. "Ma...da quando ?"

"Da quando la McGranitt mi ha assegnata come supervisore.." gli rivelò, un po' orgogliosa di sé.

"Quindi era lui che fissavi a Trasfigurazione!" esclamò sorpreso. "Io e Ginny pensavamo fosse Paciock!" aggiunse divertito, non facendole pesare quell'attrazione forse inconcludente, che forse l'avrebbe solo fatta soffrire ma... Hermione preferì glissare.

"Paciock? Scherzi?"

Nonostante Neville fosse cresciuto e sì, decisamente cambiato in meglio, restava Neville, il goffo ragazzo di una volta, che coraggiosamente aveva sopportato ciò che era stato fatto ai suoi genitori e tutte le ingiustizie che aveva subìto. Anche a causa di Draco.

Per lo più a causa sua e dei suoi amici.

La mora inghiottì amaro.

Come scordare il passato di Draco? Restava un Malfoy, Serpeverde...

"Assolutamente no. Io penso staresti bene con Neville."

"Sì, mi diresti che starei bene persino con Gazza se questo mi facesse cambiare sentimenti verso Draco..."

"Hermi" le accarezzò fraterno il viso. "Non è vero. Anzi, ti dico di più: tieniti stretta Malfoy, solo..non lasciarti fare del male. E sappi che io ci sarò, okay?"

Lo guardò meravigliata.

Il suo amico. Il migliore.

"Harry Potter.. Penso d'adorarti.." gli sussurrò con l'animo in pace, forse per poco, forse per sempre, ma sapeva che fra le braccia di Harry sarebbe stata bene per sempre.


Angolo autrice:
ciao a tutti!
Ehm, sono in ritardo eh? Accidenti :c
Però vi ho soddisfatti! Vero? VERO?
Comunque sia, visto che il cap 6 (dal titolo 'stia attenta, miss Granger') è praticamente ultimato *cough cough che balle racconta?* vi lascio un anticipo.. C:


 

Afferrò Montgomery per il bavero.

"Perché t'importa così tanto?"

L'aveva capito. Ogni volta che si parlavano, bene o male c'entrava Hermione. E no, Draco non se la sarebbe fatta portar via da quel Don Giovanni di Mont.

"Cos-"

"Parla!" gli ordinò, lasciando che la manica della camicia gli scoprisse il tatuaggio. Alla tal vista Montgomery s'impaurì.

"Perché non voglio che stia male!"

"Ma perché non lo vuoi?" lo esortò crudele.

"P-perché la Granger.. mi piace!"

Draco lo lasciò.

"Ottimo. Da oggi in poi guardati alle spalle, e grazie per avermi avvisato."


Detto ciò, alla prossima (speriamo presto! Il limite sarà il 16.02 ok?;3)
SXDS.

 

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