The Guardian

di Yuri Black
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Mi hai tradito, eh? ***
Capitolo 3: *** L'istituto. ***
Capitolo 4: *** La lezione di Mr. Esmerald ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Quanti di voi hanno mai desiderato avere dei poteri paranormali? Quanti di voi hanno sempre voluto avere delle caratteristiche differenti da un comune essere umano? Direi tutti. Ci impersonifichiamo in esseri mitologici o derivanti da qualche mente di scrittore, disegnatore di fumetti o regista, speriamo con tutti noi stessi di poter possedere noi stessi quel determinato potere. Quanti eroi sono da sempre idolatrati da migliaia di persone di tutto il mondo?

Ebbene, gli eroi non esistono. Ma questo tutti lo sappiamo, dico bene?

E se invece sfatassi un mito? E se dicessi che invece esistono? E se dicessi che IO sono un essere ritenuto “di mera invenzione”? Non sono stato creato come tale, non sono stato inventato, non sono uscito da un cartone, da un fumetto, da un film o da un libro. Sono nato coi super poteri, ma non sono un eroe, bensì un comune ragazzo di paese che è andato a studiare ad un liceo in città. Ho una storia comune a tutti voi, non sono diverso né ho mai compiuto atti di dimostrazione dei miei poteri come invece la gente vorrebbe. Io vago nella notte, nascondo ciò che sono, non uso il mio potenziale sempre a fin di bene, anzi. Non ho bisogno di dar sfoggio a ciò che ho nel corpo. Alla fine, gli eroi non sono esseri coi super poteri, bensì dei comuni mortali che fanno qualcosa per il prossimo e ne è piena l'aria.

 

Volete sapere la mia storia? Non aspettatevi però che vi racconti la storia di un eroe, solamente... aspettatevi che vi racconti la mia vita.

Da dove potrei iniziare? Credo che sia la domanda di chiunque che deve iniziare a raccontare di sé, ma credo che, per essere interessante, una storia, deve contenere particolari momenti di tensione, o sbaglio? Allora iniziamo dal giorno in cui iniziai il liceo, che ne dite? Si parte.

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Capitolo 2
*** Mi hai tradito, eh? ***


Era una giornata di inizio Settembre, era particolarmente soleggiato nonostante stava per terminare l'estate e la cosa si poteva riscontrare dalla lieve brezza fresca che tirava sulla faccia di un ragazzo vestito con un cappotto blu elettrico, una sciarpa che gli ricopriva il volto fino metà naso, lasciando vedere solo i celesti occhi che teneva socchiusi per non farli lacrimare. Le mani erano al sicuro nel soffice e caldo tessuto delle tasche del cappotto che ricopriva parte dei jeans bianchi attillati. Portava una berretta blu, con delle orecchie da lupo attaccate sulla sommità, che gli ricopriva la nuca e riparava la fronte. Il suo nome? Dimitri.

Quella mattina iniziava la scuola e per le strade del quartiere c'era la calca di studenti di tutte le età, alcuni alle fermate attendevano i pullman, altri che temporeggiavano chiacchierando con i propri amici, altri che si dirigevano in tutta fretta verso le rispettive scuole, e chi invece, come Dimitri, camminava tranquillamente evitando possibili urti con qualche persona.

Il giardino del liceo era enorme, curato e traboccante di ragazzi che attendevano lo squillo della campanella d'inizio. Il ragazzo si mise sotto un albero, attendendo come gli altri, guardando l'edificio imponente di fronte a sé.

Il momento in cui chiamavano i ragazzi in base alle loro classi era arrivato e per Dimitri era stata scelta la 3^ D, al che si diresse nella direzione di quell'aula che si trovava al secondo piano. I corridoi erano puliti e pieni di armadietti e ragazzi che ne ostruivano il passaggio. Entrato in aula, il ragazzo si sedette al primo banco in attesa dell'inizio delle lezioni e nel mentre fece qualche schizzo a matita sul proprio block notes. Di lì a breve la classe si riempì di alunni, una ventina e poco più, ma Dimitri era stato ben attento a tutte le loro facce, aspettando l'arrivo del suo amico, Mirco. Era un ragazzo coetaneo di Dimitri, era alto poco più di lui ed era un tipo socievole oltre modo, aveva un bel fisico atletico e un bel viso, ciò lo rendeva popolare tra le ragazze. Una volta preso il banco vicino all'amico, Mirco iniziò a parlare con tutti come li conoscesse da una vita, mentre Dimitri sorrideva guardandolo con quell'atteggiamento con il quale lo conobbe tre anni prima.

 

Passarono i giorni e nella classe si erano già formati i gruppetti di amicizia, Dimitri e Mirco erano i “vaganti” di tutti: parlavano di tutti di qualsiasi cosa, non erano i tipi che si tiravano indietro di fronte alle persone. Erano iniziati i primi test, così Dimitri si fermava più spesso alla biblioteca scolastica per studiare in pace, lontano da qualunque distrazione. Di certo non era l'unico che la pensava a quel modo, infatti non era mai vuota. Si sedeva sempre al solito posto e prendeva sempre i soliti libri e, se era necessario, ne prendeva altri per poter approfondire qualcosa di cui non conosceva l'esistenza.

Quel giorno di inizio ottobre Dimitri scoprì di esser stato preso in giro da Mirco. Come accadde? Ora vi narrerò.

 

Stava leggendo delle cose riguardanti la nascita della filosofia, era preso dai suoi studi, la filosofia lo attirava molto, quando qualcuno lo prese per il braccio e lo lanciò contro il muro dietro di sé. Preso alla sprovvista non seppe reagire, ma dopo esser stato sbattuto al muro realizzò che di fronte a sé c'era un compagno della squadra di basket di Mirco. Proprio quel tizio era quello per il quale Dimitri prese una cotta di un anno in prima superiore. Sapeva che era un omofobo e per ciò non rivelò mai i suoi sentimenti, ma qualcuno aveva parlato e l'unico che poteva saperlo era Mirco.

-Tu, frocetto. Come ti sei permesso?-

-Di...?- nascose la propria frustrazione, di certo non sarebbe andato a frignare per una cosa passata. Sì certo, stava rischiando di prenderle, ma d'altronde era la vita. Di una cosa era certo: qualcuno avrebbe pagato.

-Non fare il finto-tonto. Sappiamo entrambi che tu sei un finocchio che mi è corso dietro. Allora? Vuoi succhiarmi il cazzo ora?-

-Magari nemmeno ti lavi dopo che te lo sei fatto succhiare dai tuoi amichetti dalla quale non ti separi mai, quindi no, grazie. Sono abbastanza schizzinoso.-

Sentì un forte dolore al naso, del caldo liquido che percorreva le labbra fino a raggiungere il mento e poi di nuovo, ma alla guancia. Aprì gli occhi e, quando lo stava per raggiungere un altro dei suoi pugni, lo parò e gli assestò una ginocchiata sul ventre che lo fece quasi vomitare. Dimitri si ripulì il sangue con la manica dell'uniforme mentre lo guardava dall'alto. Era un misto tra l'irato e il deluso. Vide i suoi amici venirgli addosso, ma per una qualche fortuna, la responsabile della biblioteca li richiamò tutti all'ordine. Girando gli occhi per la sala, Dimitri notò nei volti dei ragazzi un lieve disgusto misto all'eccitazione di quella rissa bloccata prima che potesse scatenarsi. Sospirò, prese i libri e si recò al bagno dove avrebbe ripulito il sangue sui vestiti e dal proprio viso. Guardandosi allo specchio vide un'immagine deformata di sé, qualcosa di strano agli occhi della gente comune, ma non ai suoi. Si asciugò il volto ed uscì dall'istituto. Si recò, senza nemmeno pensarci, davanti casa del suo amico.

 

-Mi hai tradito eh?- furono le parole che disse quella figura totalmente nera dagli occhi rossi che si era parato davanti a Mirco, terrorizzato e semi-sdraiato sul pavimento di camera sua. I suoi occhi erano colmi di paura mentre guardavano quelli assetati di sangue della figura distorta davanti a sé. Capitò tutto in breve tempo, così breve da non riuscire ad esser spiegato.

La figura si chinò sul corpo, ormai privo di qualunque forma vivente e di qualunque tessuto potesse contenere, un lieve ghignò varcò la sua faccia nera.

-Ora non potrai più farlo.- e così, come era entrato, uscì dalla finestra, tornando a casa sua attraversando il più rapidamente possibile le strade trafitte dalle gocce martorianti che cadevano dal cielo senza tregua. Era finita.

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Capitolo 3
*** L'istituto. ***


Il lutto per la morte inspiegabile di uno studente del terzo anno del liceo Mahomina si era prolungato nei giorni, pochi ragazzi ne parlavano, la maggior parte ci pensava. A Dimitri non piaceva quella situazione, era esasperato dal falso buonismo della gente attorno a lui. Tutti in quell'istituto, chi più, chi meno, lo aveva preso in giro nel corso della sua permanenza lì, per cui il blaterare di quei ragazzi gli dava il voltastomaco. In classe non rivolse più la parola a nessuno, il silenzio era l'unico suono che usciva dalle sue labbra, andava in classe e, finite le lezioni, si dirigeva in biblioteca come da rituale. La situazione non cambiò fino alla fine delle vacanze natalizie. Ormai da tempo studenti e docenti si erano ripresi e la polizia archiviò il caso, Dimitri taceva ed evitava chiunque gli si avvicinasse, non tanto per la morte di Mirco, ma perché le persone iniziavano a disgustarlo nel profondo.

 

Di nuovo in biblioteca, la tosse degli studenti in quel luogo era l'unico rumore a rompere il silenzio che si era formato. Dimitri non alzava mai gli occhi dalle lettere stampate sulle pagine bianche del libro di storia, eppure non riusciva a concentrarsi. Continuava a toccarsi i biondi capelli che gli ricadevano sulla nuca, si grattava insistentemente il braccio fino quasi a spellarsi. Qualcosa nell'aria lo infastidiva terribilmente, si leccava le labbra ogni minuto anche se non era necessario. Si alzò dalla sedia ed andò a posare il libro nello scaffale dal quale l'aveva preso, richiuse la borsa e si diresse fuori. Ad attenderlo c'era un uomo vestito in modo elegante, di nero, che posteggiava una BMW coupè bianca. Dimitri fece finta di non vederlo e, come niente fosse, prese a camminare seguendo il marciapiede per tornare verso casa.

-Puzzi.- disse all'uomo che lo seguiva senza dir una parola, dopo essersi stancato di venir pedinato fino a casa. Svoltò dunque all'angolo e si fermò di fronte ad un negozio che era propenso a chiudere, fingendo di osservar la vetrina dove erano esposti degli abiti costosi. Questo non rispose, si fermò nello stesso istante in cui anche il ragazzo lo fece.

-Puzzi di marcio.- ribadì -Cosa vuoi da me?-

-Il padrone ha ordinato di prenderti.- la sua voce pareva meccanica alle orecchie di Dimitri, infastidendolo alquanto.

-Sparisci.-

-Il padrone ha ordinato di prenderti, Dimitri Vlacovshky.- ripeté come un disco rotto, irritando maggiormente l'animo del ragazzo che iniziò a spazientirsi.

-E a Dimitri Vlacovshky non frega un cazzo del tuo padrone e dei suoi ordini. Sparisci.-

-Il padron...-

-Chi c'è con te?- Dimitri si voltò finalmente in quella direzione, vedendone quel tizio ed un secondo vestito di bianco, vestiti eleganti i suoi, agghindato con un cilindro candido. Il suo volto era solcato da un sorriso che poteva sembrar cortese e da buon uomo, se non dagli occhi che ne tradivano le reali intenzioni. Dimitri poteva esser tutto fuorché ingenuo.

 

-Vuoi venire nella mia scuola? Non te ne pentirai.- propose l'uomo che si era presentato con il nome di Claiton. Dimitri scoppiò in una sonora risata, si piegò in due dal ridere, non c'è che dire, era davvero così sicuro quell'uomo di ciò che stava facendo?

-Ho già un liceo da frequentare, mi spiace.- lo liquidò accompagnando le parole con un gesto della mano che ne dimostrava il proprio assenso. -E mi basta.-

-Non è una scuola per persone comuni. Ti insegneremo ad usar i tuoi poteri, nessuno ti eviterà.- tentò di convincerlo. Una lampadina s'accese nella mente del ragazzo quando si ritrovò a sorridere ed annuire all'uomo.

-Sono tutti come me, quindi?-

-Sì, tutti.-

Dimitri sorrise, era proprio ciò che voleva e, solamente per questo, accettò.

 

Era di fronte ad un enorme istituto circondato da un prato all'inglese, era chiuso da un enorme cancello riccamente decorato. Il luogo in cui si ereggeva quella scuola era in mezzo ai boschi di collina. Era affiancato dal presunto preside e quello strano tizio che puzzava di marcio, ma non li degnò di alcun interesse e non appena si aprirono i cancelli ferrei e metallici, avanzò senza chieder nulla come fosse solito avventurarsi in quel posto. Attorno all'edificio vi erano vari ragazzi e ragazze. Contando le finestre, Dimitri riuscì a capire che quell'istituto aveva dieci piani al proprio interno, compreso il piano terra, al che rimase abbastanza stupito. Si guardò attorno. Aveva ragione quel coglione del preside, qui c'è davvero tanta gente. Mi divertirò. Con questo pensiero, Dimitri entrò nell'edificio.

Il preside gli procurò un'uniforme e la chiave del dormitorio in cui avrebbe dovuto dormire o andar a studiare, stanza 369, venne poi scortato da quell'uomo che odorava di marciume e latrina al proprio olfatto.

-Che stanza enorme.- notò guardandosi attorno dopo aver appoggiato la propria borsa sul letto celeste sul lato destro della stanza, vedendone però un secondo sul muro opposto al proprio, al che arricciò la bocca in una smorfia di assenso, corrucciando lievemente la fronte formando così delle piccole rughe espressive sul viso pulito dalla pelle pura. -Chi cazzo sta qui?- si voltò fulmineamente verso la porta ormai chiusa, al che digrignò i denti ed uscì senza pensarci due volte, dirigendosi verso l'ufficio del preside. L'ultima cosa che avrebbe voluto era trascorrere la propria giornata in compagnia di qualche demente e dover condividere le proprie cose. Non si fidava più di nessuno dopo Mike, era finito il tempo in cui lui stava calmo e buono, in cui lui si fidava di qualcuno. La vita era solo un gioco per lui, un gioco dove chi pensava al meglio le proprie mosse vinceva, e il fidarsi era una mossa azzardata alla quale non avrebbe più concesso di esistere nel proprio mondo.

Sbatté la mano aperta sulla cattedra in cedro dell'uomo di fronte a lui, adagiato sulla propria comoda seduta rossa, il quale non si mosse dalla propria postazione. Teneva infatti il pugno davanti le proprie labbra un poco screpolate tenendo il peso sul proprio gomito puntato sul bancone della cattedra enorme e cosparsa di fogli. Il telefono alla sua sinistra squillò proprio quando Dimitri ebbe finito di lamentarsi con Claiton, così l'uomo rispose.

-Si? … oh sì, certamente. Ah ah. mh... sì...- il ragazzo ringhiò appena, drizzò la schiena facendola scricchiolare al movimento. Claiton gli fece cenno con una mano d'attenderlo fuori mentre si girò con la seduta, dandogli le spalle come se non esistesse minimamente. Recepito il messaggio, Dimitri si accomodò fuori per attendere quelli che dovevan essere un paio di minuti, ma che si prolungarono a molti di più.

Al diavolo. Mi arrangerò da solo. Si alzò dalla sedia e si diresse al dormitorio che ora era affollato di gente di tutte le età. Sembrava quasi un raduno di gente strana, nessuno fece caso a lui e non sapeva se fosse un bene o un male.

Stanza 369, giuntogli dinanzi notò che era appoggiata alla serratura preannunciando che qualcuno era all'interno. L'aprì il più lentamente possibile per constatare che il proprio coinquilino, in realtà, era una ragazza. Sbiancò letteralmente e sbatté la porta rimanendo fuori, attirando però l'attenzione di un paio di ragazzi che si voltarono verso di lui, il quale fulminò con lo sguardo.

-Che volete?-

-Nulla.- si affrettarono a rispondergli prima di voltargli le spalle e andarsene.

Questi si fidano fin troppo di me. Che imbecilli. Pensò mentre le sue labbra accennarono un lieve sorriso appena percettibile sul proprio viso. Una donna in camera con me... che pazzia. Fu la sua conclusione di quella bizzarra condizione. Eppure una cosa era strana: non c'era odore di donna in quel dormitorio maschile.

 

Quella notte non rimase nel dormitorio, andò però a perlustrare i dintorni. Vedeva tremendamente bene, quasi meglio che in pieno pomeriggio. Si muoveva agilmente tra un masso ed un altro, facendo attenzione a non scivolare qualora la superficie non era liscia o bagnata, ritrovandosi in breve tempo a più di duecento chilometri dall'istituto, in mezzo ai boschi, mentre seguiva il corso di un fiume tranquillo dalle acque stranamente pure.

-Oh luna, Madre...- mormorò mentre chiuse gli occhi prima puntati a quella tonda ed argentea figura circolare che ora si ritrovava in mezzo al cielo scuro, circondata dalle stelle brillanti. Stava esalando a pieni polmoni l'aria fredda della notte, si sentiva tremendamente potente, sorrise e si alzò osservando il circondario con gli occhi che gli brillavano d'argento, la sua pupilla stava lentamente sparendo mentre il colore delle iridi andava via via scemando cedendone il posto al bianco accecante che la luna stessa imponeva con la sua presenza. Iniziò a muover rapidamente le proprie gambe, camminava sopra all'acqua, si tolse i vestiti rimanendo nudo, percorrendo tutto il bosco ad un'incredibile velocità. Non aveva freddo, anzi, si sentiva come dovesse esplodere da un momento all'altro, era diventato un animale. Evitava alberi e inseguiva animali di grossa e piccola taglia tenendo loro testa. Aveva i polmoni che sembravano bruciare di brama d'aria e il cuore agitarsi come a volersi staccare dai vincoli che gli imponevano i vasi sanguignei attaccati ad esso. Si arrampicò senza tregua sugli alberi più alti e, una volta raggiunta la vetta, si lanciava nel vuoto senza timore, aggrappandosi ai rami di altre piante che di certo non mancavano, come una scimmia leggera ed esperta dei propri movimenti. Sembrava non aver alcun peso in quel momento, come fosse uno spirito vagante, ululava e urlava, non gli faceva alcuna differenza.

La mattina seguente giunse, all'alba, la propria stanza per poter prender la propria sacca per poi dirigersi in presidenza per la consegna dei propri manuali ed attrezzatura. Si era rivestito non appena l'effetto idilliaco su colei che era sempre stato propenso a nominare Madre sul proprio corpo non svanì, era tornato quello di sempre.

Aprì la porta velocemente entrando, non curandosi di nulla e nessuno, dirigendosi verso il proprio letto ancora immacolato.

-Sei il mio compagno di stanza quindi?- la voce alle spalle di Dimitri lo fece voltare, guardando con noncuranza la figura minuta di fronte a lui che si stava sistemando la divisa femminile della scuola.

-Io sono Krisa.- l'accento che aveva ricordava l'Olanda.

-Dimitri.-

-Sei russo?-

-Presumo di sì.-

-Presumi...?- domandò con una nota di scherno nel tono, le iridi di Krisa erano neri mentre le pupille erano sottili fili rossi che solcavano quell'oceano di oscurità.

Dimitri non le rispose, si limitò semplicemente a prender la propria sacca ed uscire dalla stanza a passo tranquillo in direzione della segreteria. Krisa non puzzava affatto di femminile, ma neppure di testosterone. Era chiaro che qualcosa c'era sotto, ma poco gli importava, finché non lo avesse infastidito, per lui quell'essere non esisteva come la maggior parte delle persone di quel luogo.

Si diresse in classe dopo aver ricevuto ciò di cui aveva bisogno, la struttura della scuola era uguale a quella dei dormitori, era solamente situata due piani più in alto di quest'ultimi. Quando Dimitri aprì la porta dell'aula vide i suoi compagni seduti ai banchi in silenzio che voltarono i loro volti verso di lui, non vide però il professore.

-Scusate il ritardo. Ma il professore?- da dietro la porta, dopo che Dimitri chiese, comparve un uomo sulla ventina dai lunghissimi capelli bianchi legati in una coda di cavallo portata alta e gli occhi color smeraldo, i suoi abiti sono celesti come il cielo mentre fissava il giovane ritardatario. Con un gesto elegante della mano lo invitò a sedersi senza aprir bocca, c'erano tre banchi vuoti e Dimitri decise di andare a sedersi in quello più isolato affiancato dalla finestra.

-Prof! Ma perché ci sono dei poteri che aumentano d'intensità in determinate ore del giorno?!- domandò la voce squillante di una ragazza dai capelli corti e violacei ai primi banchi.

-Ci sono varie tipologie di poteri.- spiegò il professore, si era appena seduto sulla cattedra e guardava i suoi studenti con quell'intenso sguardo -ci sono gli Elemental, coloro che hanno poteri su un particolare elemento naturale quale può essere il fuoco, l'acqua e così via, ci sono poi i Phisics, coloro che mutano forma in altre persone, in animali o in ibridi. Ci sono quindi gli Psycho ovvero coloro che usano i poteri della mente come la telepatia, la telecinetica, la psicologia, le parole ed altro ancora, ci sono i Rockbreak che usano la loro forza disumana o particolari doti sensoriali sviluppate oltre la norma o caratteristiche fisiche come la resistenza e la velocità ed infine esiste una razza che ha poteri che variano in base al momento e allo stato d'animo, gli Agona, considerati i più pericolosi in assoluto poiché non sono prevedibili. Con questa premessa posso dirvi, ragazzi, che i poteri d'ognuno vengono potenziati soprattutto da un determinato orario perché può dipendere se diurno o notturno. Questo varia però a seconda della tipologia dell'anima.-

Agona? Che razza di nome... Dimitri guardò oltre i vetri delle finestre pulite. Il suo pensiero era rivolto a tutt'altro che a quella lezione.

Voglio combattere contro qualcuno, voglio divertirmi, diamine.

-Signor Vlacovshky siamo in classe, non su d'un campo da prova.- il cupo tono dell'insegnante richiamò all'ordine Dimitri che lo vide di fronte a lui, rimanendo interdetto per la realtà delle sue parole.

-Come... lei...-

-Telepatia, sono uno Psycho. Oh, ho dimenticato di dirvi un'altra cosa ragazzi, tutti noi...- si voltò appoggiando le spalle al muro rivolgendosi all'intera classe -possiamo avere un qualche aspetto o un particolare segno distintivo fisico che può far intuire a quale razza apparteniamo, Agona a parte. Inoltre ci sono gli ibridi tra queste razze che potrebbero somigliare ad un Agona, ma hanno tratti distintivi fisici che ne confermano le due stirpi d'origine.-

-Prof. Ma se gli Agona sono esseri perfetti, chi può competer con loro? Altri Agona e basta? Insomma... sarebbero i padroni del mondo!- intervenne un ragazzo in fondo all'aula.

-No, affatto. È vero, gli Agona sono terribilmente potenti, ma ricordatevi che un meticcio può comunque gareggiare contro uno di loro.-

-Esistono ibridi tra un Agona e un'altra razza?- azzardò Dimitri, puntando gli occhi contro quelli del professore in piedi di fronte a lui che accennò ad un sorriso compiaciuto.

-Sarebbe impossibile fermarlo.-

Si udì un mormorio proveniente da tutti gli alunni, tranne che da Dimitri.

Impossibile...? Interessante.

-La lezione è terminata. Potete deporre le vostre cose e andare. Arrivederci.-

-Arrivederci!- esclamarono tutti all'unisono.

Una volta fuori da quella classe, Dimitri incontrò Krisa.

-Ciao Dimitri.- salutò lei, ricevendo solamente un cenno del capo in risposta. -Dove stai andando?-

-In stanza.-

-Anche io.- sorrise seguendolo. Non parlò nessuno dei due finché non giunsero in strada.

-Come mai tu non odori di nulla?- interruppe il silenzio Dimitri dopo essersi adagiato sul materasso comodo, cercando di capirne il reale sesso.

-Il mio odore? Che intendi scusa?-

-Il tuo sesso effettivo.- precisò scrutando quell'esile figura stesa sul materasso appoggiando tutto il proprio peso sul suo fianco sinistro, rivolgendo l'attenzione al ragazzo. Il suo viso era solcato da un lieve sorriso compiaciuto, si sollevò, sedendosi, guardandolo.

-Sono un asessuato. Krisa infatti significa senza-genere nell'antica lingua del mio popolo.-

-Un asessuato? Quindi sei un neutrale?-

-Più o meno, dammi del maschio.- Dimitri intrecciò le labbra in un'espressione di stupore. Di certo sarebbe stato difficile considerando ciò che indossava, ma non era impossibile abituarsi.

-Ok, Krisa.- sorrise alzandosi, per poi uscire dalla porta.

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Capitolo 4
*** La lezione di Mr. Esmerald ***


si ritrovò davanti all'aula di educazione fisica, si guardava attorno con fare interrogativo siccome si ritrovava lì da solo. Aveva controllato quattro volte se in quel martedì ci fosse stata ginnastica e il foglio glielo dimostrava ogni volta che i suoi occhi leggevano le scritte. Dove sono finiti tutti? Si guardò attorno sbuffando più e più volte per poi sedersi vicino alla porta di plastica degli spogliatoi, contemplando ogni tanto l'orologio. In lontananza si udirono voci sovrapposte, le sue orecchie acute ne riconobbero quelle di alcuni dei suoi compagni di classe, così si alzò in piedi nell'immediato, scrutando l'angolo di fronte a sé che dava alle scale per acceder alla palestra dall'istituto. Finalmente vide tre dei suoi compagni sbucare dall'angolo, erano sorridenti e parlavano ad alta voce. Ancora Dimitri non ne aveva imparato i nomi, non parlava con tutti, era più un tipo sulle sue benché fossero passate delle settimane dal suo arrivo.

-Dove sono tutti?- chiese a quello più alto, al centro dei tre ragazzi che alzò le spalle guardandosi attorno.

-Credevo fossero tutti qui...- rispose dopo aver constatato che erano i soli ad esser nei corridoi della palestra scolastica, così si sedettero come fece inizialmente anche Dimitri, attendendo l'arrivo di qualcuno.

-Siamo sicuri che sia giusto l'orario?- chiese uno dei ragazzi ai suoi amici che borbottavano tra di loro sull'argomento, visibilmente ansiosi.

-Ho controllato più di quattro volte l'orario ed è giusto. Il martedì alle prime due ore c'è educazione fisica e ci si ritrova in palestra alle otto del mattino precise.- intervenne Dimitri senza però guardarli, stava cercando altre forme di vita oltre a loro e iniziava a spazientirsi. Questi sono degli incompetenti, altro che docenti, manco il professore c'è.

Alle 9.10 della mattina erano arrivati tutti gli alunni e stavano aspettando l'arrivo del professore intrattenendosi con le più svariate delle attività. Dimitri invece stava fissando l'angolo delle scalinate, innervosito dall'attesa, finché non vide un uomo palestrato con una tuta da ginnastica nera ed attillata, i capelli erano castani e aveva gli occhi ambrati. Dimitri ringhiò impercettibilmente e, dopo l'apertura delle porte della palestra e degli spogliatoi da parte dell'insegnante, iniziò la lezione.

-Oggi la lezione riguarderà la resistenza fisica alla fatica. Ovviamente non sarà una prova semplice. Ho studiato la vostra struttura anatomica e per ognuno di voi ho deciso quale prova eseguire, mettetevi in fila per ordine alfabetico.-

Dimitri era penultimo e stava guardando verso il muro attendendo il proprio turno che, una volta arrivato, si ritrovò di fronte all'insegnante con le mani nelle tasche dei suoi pantaloni.

-Dimitri Vlacovshky, per te una continua corsa del campus. Devi contarne i giri, mi raccomando.-

-Non mi dice quanti farne?-

-No, voglio testarti fino in fondo dato che sei nuovo di questo posto. Era la prova che avevo fatto ad inizio anno ad ognuno di loro.- il docente alluse ai compagni del ragazzo il quale si apprestò a far l'esercizio richiestogli senza particolare enfasi.

Durante la corsa attorno all'edificio il ragazzo passò vicino al campo d'addestramento esterno dove si fermò per osservarne l'allenamento che si stava svolgendo, nascondendosi all'ombra di una quercia. Stavano combattendo i ragazzi del terzo anno, tra cui vi era niente di meno che Krisa contro un tipo che pareva un Rockbreak pronto a colpirlo. Il potere che il compagno di stanza di Dimitri dimostrò superò le sue aspettative: sapeva manovrare sia acqua che fuoco, creando così un ibrido dei due elementi che riuscì a metter ko il proprio avversario come se nulla fosse. Non aveva avuto bisogno di muovere qualche muscolo oltre alle iridi che si ingrossavano focalizzandone il bersaglio e, senza esitazione alcuna, colpire in un punto preciso del corpo per facilitarne la perdita di conoscenza.

-Ottimo lavoro Krisa. Ed ora è il turno di Jack e Loren.- annunciò il professore, Mr. Esmerald, ai due candidati per l'incontro successivo. I due si guardarono attentamente negli occhi.

Jack era un tipo che a Dimitri ricordava l'amico defunto, Mirco, sia per i modi sia per aspetto, seppur con qualche anno in più, mentre Loren era un tipo schivo che passava facilmente inosservato. Era lui ad attirar l'attenzione di Dimitri, il quale pensava proprio che un tipo forte si nascondesse sotto ad un velo di silenzio e solitudine per celarne la realtà dei fatti. Il potere di jack era ben conosciuto da tutti, era un Phisics che mutava spesso e volentieri in persone care all'avversario per farlo titubare nell'attaccare; il potere di Loren era invece sconosciuto a Dimitri che si limitò a contemplarne la presenza in silenzio, attendendo che si svelasse ai suoi occhi, cosa che non attese molto a fare: era un Elemental sul tipo vegetale.

I rami dei due alberi, i quali crebbero dal terreno ad una velocità smisurata ai fianchi del ragazzo, si scagliarono contro braccia e gambe di Jack che tentò di usar i poteri della persona in cui si era trasformato, ovvero Loren stesso, tentando un contrattacco con una raffica di foglie taglienti, spezzando in parte i rami e giungendo a colpire la pelle di Loren, seppure di sfuggita.

 

-Oggi faremo una lezione sui Phisics.- aveva annunciato il professore dai lunghi capelli bianchi e gli occhi color smeraldo da cui prese il nome di Mr. Esmerald. I suoi alunni ne erano innamorati totalmente, le lezioni che trattava quell'uomo erano qualcosa di speciale per loro. Nessun docente in quell'istituto era tanto ambito e ascoltato, se non idolatrato addirittura, come il Mr. Esmerald. Il silenzio calò nell'aula, sui banchi di tutti gli studenti vi erano adagiati carta e penna per gli appunti e gli schemi che ne sarebbero seguiti alla spiegazione, in tutti i banchi fatta eccezione per quello di Dimitri. Lui non amava scrivere ciò che sentiva, aveva ottima memoria, poteva venir definito quasi il suo potere da quanto strabiliante era quella sua capacita di rimembrare cose così banali come il numero di una pagina letta tre anni prima in una determinata lezione in un determinato mese, giorno, ora, minuto, secondo. Le sue orecchie erano puntate sul suono che le labbra del bel docente pronunciavano.

-Partiamo con lo spiegare la loro nascita. Qualcuno di voi ne è a conoscenza forse?- i suoi occhi guizzavano da un ragazzo all'altro come ad interpellarne l'ignara mente cercando conferma al proprio quesito. Mr. Esmerald poteva legger nel pensiero con la telepatia poiché era uno Psycho, ogni pensiero non espresso a parole si poteva esser sicuri che lui lo poteva percepire, forse prima che l'autore stesso ne fosse a conoscenza. -Bene. Signorina Sephore?- incalzò una ragazza dei penultimi banchi, di fronte a Dimitri. Era una bella ragazza, attraente e ricercata da molti degli studenti di quell'istituto, di ricca famiglia e di ottimo intelletto. Appena fu chiamata si alzò in piedi annuendo ed a iniziare a gran voce a narrar la propria versione.

-Sì prof! I Phisics sono esseri nati dall'incrocio di due specie differenti! I più conosciuti sono quelli tra umani e animali, solitamente carnivori e di grande mole, prendendo le caratteristiche di ambi due e decidendo quando e come trasformarsi in loro. I primi Phisics erano primitivi, si trovavano nelle zone dei due poli terrestri dove la mancanza della popolazione, per questo anche di potersi riprodurre, scarseggiavano terribilmente.- tornò a sedersi, finendo di condividere ciò che sapeva in merito.

-Bene, una buona spiegazione, ma devo precisare che i primi in assoluto non erano affatto degli ibridi tra umani e bestie, bensì tra vegetali e funghi e dopodiché tra bestie di specie differenti come potrebbero essere un cane ed un gatto. Come ha già detto la vostra compagna Sephore, tra i Phisics è facile mischiarsi tra umani e belve.-

-Allora perché possono mutar forma e diventar altre persone che conoscono?- chiese un ragazzo ai primi banchi, attirando l'attenzione e la curiosità di tutti.

-Ottima domanda Trevor. Questa cosa è nata solo successivamente tramite l'unione dei primi Phisics, creando quindi umani in grado di trasformarsi in altri umani e non più in ibridi, poiché nella razza umana è maggiormente probabile ereditare i geni umani a quelli animali, ma non è detto che nascano solamente con sembianze tali. Ci sono infatti dei Phisics puri che nascono con sembianze animali in grado di trasformarsi in altri animali della stessa specie. Un esempio potrebbe essere quello di un cane: potrebbe nascere un Phisics puro con sembianze di un pastore tedesco marrone e nero che, trasformandosi, prende i colori di un altro pastore tedesco o addirittura riesce a mutare in un alano. È chiaro fino a qui?- mentre spiegava ai suoi allievi, Mr. Esmerald si sedette come suo solito sul legno liscio della sua enorme cattedra. Il suo viso non faceva mai traspirare alcuna emozione, alcuna sensazione, nulla, il che metteva sempre sull'attenti le persone che vi avevano a che fare. Notando che nessuno disse nulla, continuò con la propria spiegazione. -I principali poteri dei Phisics sappiamo che sono il mutare della propria forma e prender possesso anche delle capacità di ambe due le specie nel caso degli ibridi tra specie, mentre tra i quelli che si trasformano in altri esseri umani, o animali, è quello di prendere le caratteristiche, o i poteri, di quel preciso individuo per un lasso di tempo che varia a seconda dell'energia che il mutaforma ha a disposizione.-

-Quindi se un Phisics si trasformasse in lei, maestro, avrebbe i suoi stessi poteri?- intervenne Dimitri. Era l'unico a chiamare Mr. Esmerald “maestro” e altrettanto era l'unico a intervenire raramente durante le lezioni, ma doveva esser certo di ciò che aveva capito di quella lezione. Gli occhi brillanti dell'uomo si soffermarono su quelli celesti del ragazzo mentre il suo capo annuì.

-Esattamente, signorino Vlacovshky.-

 

Stare in quella scuola, per Dimitri, si rivelò una fonte di sapere che non avrebbe potuto nemmeno immaginare. Vide Loren venir travolto da un'ondata di verde fogliame che avrebbe potuto ridurlo in brandelli, se lui stesso non conoscesse il potere con cui aveva convissuto fino ad allora. Aveva contrastato l'attacco facendo crescere un albero ai propri piedi, era un castagno e lui era sui rami più alti. Guardava Jack che decise di scagliargli dei rami appuntiti che potessero colpirlo con più facilità rispetto a delle foglie, ma Loren preparò un attacco più veloce di quello del ragazzo. Nonostante Jack riuscì a colpire l'avversario, quest'ultimo fece crescere quattro enormi piante carnivore che si scagliarono su jack con aggressività colpendolo in pieno. Si sentì un urlo assordante di dolore quando le piante scomparvero e ne rimase il ragazzo svenuto al centro. Loren era ferito al braccio da uno dei rami scagliati dal mutaforma che nel frattempo era tornato con la propria forma reale. È questo che chiamano autocontrollo? Si chiese Dimitri per poi tornare alla propria mansione.

Era al trentesimo giro del perimetro in soli dieci minuti, il che era un'impresa assai ardua considerando la vastità del circondario istituzionale, ma ancora non si sentiva affaticato. La sua velocità era elevata ed il respiro era costante, alle volte rischiava d'inciampare perché non prestava attenzione a dove andava, ma anche se fosse caduto si sarebbe rialzato nell'immediato e senza dir nulla. Vedeva dalle finestre che davano alle aule i ragazzi lanciargli qualche occhiata interrogativa, sentiva qualche parola da parte dei tizi che incontrava nel cortile che stavano rientrando dagli addestramenti al di fuori dell'edificio e, seppur non fossero dei più gradevoli, Dimitri non vi diede peso e continuò il suo addestramento che terminò solo quando l'insegnante di educazione fisica non lo richiamò. Non aveva nulla di esageratamente affaticato, aveva solo un po' di fiato corto e del sudore che gocciolava lentamente lungo la pelle del volto.

-Dannazione ragazzo, quanti giri hai fatto?-

-Trentacinque in una decina di minuti.-

-Dieci minuti? E cosa hai fatto prima?- chiese l'insegnante rimanendo interdetto.

-Sì, ho guardato un addestramento di quelli di terza.- rispose senza menzogne il ragazzo, portando un braccio sulla propria fronte ad asciugarne le gocce che lo infastidivano, portando dopodiché la mano nella tasca dei pantaloni. L'insegnante sospirò e gli fece strada fino alla classe delle ore seguenti.

 

-Ti ho visto mentre guardavi la nostra classe al corso d'addestramento.- disse Krisa mentre accompagnava Dimitri verso la biblioteca scolastica. Quest'ultimo non rispose, i suoi pensieri erano chiaramente rivolti verso ad un futuro dove anche lui avrebbe combattuto contro qualcuno d'interessante. Era stanco di quelle lezioni teoriche e nulla più. Una volta terminato lo studio i due ragazzi si diressero verso il dormitorio e lì Dimitri ebbe la sua prima rissa.

-Sta attento a dove metti i piedi, primino.- lo avvisò, con una punta di cattiveria ed ironia, un ragazzo dell'ultimo anno dopo essersi scontrati con le spalle nel bel mezzo del corridoio traboccante di gente che si voltò verso loro due.

-Andiamo Nicolas, non ti ha spaccato un braccio e non ha nemmeno fatto di proposito.- Krisa tentò di calmar le acque, invano. Dimitri, infatti, si avvicinò terribilmente al tizio che l'aveva appena provocato, rimanendo faccia a faccia con lui.

-Vuoi far a pugni?- lo istigò nuovamente.

-Anche te sei uno Psycho?-

-No, ma si capisce benissimo dal tuo modo di guardarmi.- rispose Nicolas. Dimitri si spostò appena da lui voltandosi poi verso la calca di ragazzi formatasi attorno a loro due, una cosa abbastanza irritante per uno come lui. Qualcosa gli sfiorò i capelli quando capì che era il vento che si spostava per via del pugno stretto dell'altro che si stava scagliando sul suo volto, ma aveva una sensibilità oltre la media e quindi, grazie anche alla sua velocità anomala, riuscì ad evitare il colpo abbassandosi di scatto col busto.

-Un Rockbreak eh?- lo schernì nuovamente Nicolas, ma Dimitri non parlò e gli assestò un poderoso cazzotto in pieno ventre che fece piegare il tizio su se stesso mentre dalle labbra non uscivano altro che rantoli misti ad imprecazioni e bestemmie. Quando sollevò il capo i suoi occhi divennero del colore del sole e la sua pelle arrossava terribilmente, come se stesse per scoppiare e a Dimitri fu chiara una cosa: era un Elemental del fuoco. Delle vampate di calore gli toccavano la pelle che sarebbe dovuta finire ustionata, ma così non fu. Dimitri tenne fisso lo sguardo verso quel tizio quando, con la coda dell'occhio, notò che il sole stava per calare e per questo il potere del ragazzo di fronte a lui diminuiva lentamente.

-Non sono un Rockbreak.- puntualizzò dopo aver sferrato un altro colpo all'altezza della guancia, facendo barcollare Nicolas all'indietro di qualche passo. Tra le mani dell'avversario si creò un martello fatto di fiamme arance che colpirono Dimitri ripetutamente, facendogli perder l'equilibrio e finir così a terra. Proprio quando Nicolas stava per colpirlo alla testa, un urlo fuori dal comune uscì dalla bocca sbarrata del ragazzo a terra. Le onde sonore spensero le fiamme e sbalzarono l'avversario contro il muro, dall'altra parte del corridoio, dando così a Dimitri di alzarsi e ringhiargli contro, assumendo una posa d'attacco tipica di una qualche belva affamata.

-Che succede qui?!- proruppe però il preside Claiton seguito da due degli uomini puzzolenti, interrompendo il combattimento a favore di Dimitri.

-Mi ha provocato.- rispose freddamente il ragazzo assecondato dalla testimonianza di Krisa e degli altri studenti presenti in corridoio, ma il preside si arrabbiò notando i danni causati ai muri dalle onde sonore emanate da Dimitri.

-Nel mio ufficio. Tutti e due.-

I due ragazzi non aprirono bocca fino a che non vengono interpellati sulla realtà dei fatti.

Il preside storse la bocca ed esalò un lungo sospiro portandosi due dita al centro delle sopracciglia in un'espressione di esasperazione.

-In quanto preside dovrei espellervi entrambi, ma è la prima volta che vi riprendo, quindi per ora vi ho avvisato. Tornate nelle vostre stanze e che non si ripeta più.-

-Sissignore...- bisbigliò Nicolas mentre si voltava dando le spalle a Claiton e lanciando un'occhiataccia in direzione dell'altro ragazzo che non si trattenne a commentare:

-Stammi lontano prima che ti apri il culo.-

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