The best of...

di CrazyFantasyWriter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il meglio deve ancora venire ***
Capitolo 2: *** Happy Ending ***
Capitolo 3: *** Grace Kelly ***
Capitolo 4: *** Stella Cometa ***
Capitolo 5: *** Boulevard of Broken Dreams ***
Capitolo 6: *** Hot 'n Cold ***
Capitolo 7: *** Ymca ***
Capitolo 8: *** Mi Tengo ***
Capitolo 9: *** Heroes ***
Capitolo 10: *** L'amore è una cosa semplice ***
Capitolo 11: *** Origin of Love ***
Capitolo 12: *** Billie Jean ***
Capitolo 13: *** The eyes of the Tiger ***
Capitolo 14: *** Sono Solo Parole ***
Capitolo 15: *** True Love ***
Capitolo 16: *** Ci vediamo a casa ***
Capitolo 17: *** Fra Martino ***
Capitolo 18: *** Love You When I'm Drunk ***
Capitolo 19: *** Any Other World ***
Capitolo 20: *** Let Her Go ***
Capitolo 21: *** Stardust ***
Capitolo 22: *** (The True) Happy Ending ***



Capitolo 1
*** Il meglio deve ancora venire ***


1- Il meglio deve ancora venire

“Fa schifo” mi dice il mio capo, il signor Fusero, sbattendo il mio ultimo articolo sulla scrivania.

Io mi mordo il labbro, so di aver fatto il peggior lavoro di sempre. Avevo proprio la testa fra le nuvole oggi.

“Non ti posso prendere in queste condizioni”

“E' stato un errore imperdonabile... mi scusi, non lo farò più” cerco di giustificarmi, ma dai suoi baffi che tremano di rabbia so già cosa sta per fare.

“Sei fuori. Non me ne frega che il mese di prova non è finito. Non puoi screditare i cantanti dei Talent, non in questo periodo dove la musica vive di Talent Show. Chiara, Mengoni, Scanu... Noemi, Emma, la Amoroso... credi davvero che non abbiano talento? Credi davvero che ci sia solo una questione di soldi dietro Amici, dietro X Factor...”

“Non ho mai scritto questo e non ho nemmeno cercato di screditare i Talent, ho semplicemente scritto che la musica perde di valore per alcuni ragazzi che si presentano alle audizioni...” cerco di spiegare.

“Fuori!” esclama Fusero.

Io non posso far altro che alzarmi da quella maledetta poltrona a forma di disco in vinile accartocciato e andarmene via sbattendo la porta dell'ufficio e urlando un vaffanculo più che giustificato.

Fantastico. Primo lavoro a diciotto anni, primo fallimento. Non posso nemmeno tornare più in Piemonte, farei solo la figura della deficiente con mio padre, ed è quello che non voglio fare.

Resterò a Milano a costo di lasciare il mondo della musica e lavorare in una gelateria.

Raggiungo quasi di corsa quello stanzino buio che mi hanno affidato due settimane fa come ufficio, prendo la mia borsa e me ne vado senza dare retta a Silvia, la ragazza alla reception che mi dice qualcosa che non capisco.

Era la mia più grande aspirazione essere licenziata durante il mese di prova... cavolo... Scappo da quell'edificio che mi sta portando solo guai. Appena mi chiudo la porta alle spalle comincia a piovere a dirotto.

22 Giugno 2013 un giorno di merda da segnare sul calendario.

Comincio a correre come una pazza, ma è tutto inutile, sono le sei passate e sta già diventando buio, con la pioggia non riesco a vedere nulla.

Senza accorgermene mi ritrovo in una via stretta che non conosco.

Solo io potevo perdermi nel centro di Milano, solo io!

Scoppio a piangere, non posso evitarlo. Le lacrime mi rigano il volto, non so nemmeno dove sono finita, possibile che il sabato sera in questa via non ci sia nessuno?

Avevo appena formulato questo pensiero che qualcuno mi viene addosso facendomi cadere la borsa. Siccome non sono stata abbastanza sfortunata di oggi, mi escono dalla borsa dei fogli e un paio di cd che si bagnano tutti sotto la pioggia scrosciante.

Vorrei lanciare insulti di ogni genere al tizio che mi è venuto addosso, ma sono preoccupata di più dal cd diviso in due. Mi chino e spero che non sia quel cd, ovviamente è proprio quello. Lo prendo fra le mani mentre il ragazzo che mi è venuto addosso si premura almeno di coprirmi con il suo ombrello dicendo:

“Sorry”

“Vaffanculo!” esclamo, non mi importa che sia inglese, americano o ostrogoto, le parolacce in italiano le conosco tutti.

“Sorry” ripete il tipo.

Io raccatto i fogli e mi alzo.

“Lascia perdere” dico cercando di non piangere, “T-tanto non capisci...”

Lui non dice nulla, mi prende solo una parte del cd.

Io alzo lo sguardo e... non posso crederci. No, forse non voglio crederci, perché infondo questa era nata come una giornata di merda e trovarmi davanti il mio idolo mi sembra un miraggio.

Lui sorride notando la mia espressione, devo sembrare un ebete.

Mi sfrego velocemente la faccia e il cuore comincia a battermi cento, mille, diecimila volte in più del normale.

Capelli ricci e scuri, occhi marroni...

Sta ancora sorridendo e vedo i suoi incisivi un po' troppo grossi... E' lui. Sono sotto lo stesso ombrello di Mika, la persona che ammiro di più in assoluto, la colpa del mio trasferimento a Milano, la stessa persona che ha distrutto la cosa più cara che avessi.




NOTE:
Ciao a tutti, sono una Mikafreak da poco e ho provato a cimentarmi con questa ff. Cosa ve ne pare? Spero che recensiate, ditemi soprattutto se c'è qualcosa che non va.

Grazie a tutti per aver letto fino alla fine.

PS: posterò uno, due capitoli alla settimana e i prossimi saranno più lunghi.

Ciao!

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Capitolo 2
*** Happy Ending ***


2-Happy ending

Mika mi ha fatto segno di seguirlo e io non ho potuto fare altro che obbedire. Siamo arrivati davanti ad una porta scura e io non ho ancora avuto il coraggio di alzare lo sguardo per guardarlo un'altra volta. Ho paura che non sia lui, devo ammetterlo. Ho paura che la persona che sto seguendo sia solo uno stronzo che mi ha rotto il cd e ora mi vuole portare a casa sua.

Quando lui entra tentenno un po', ma poi lo seguo. Saliamo un piano ed entriamo nel suo appartamento.

“Permesso” dico.

Lui mi guarda strano e ripete:

“Permesso?”

In questo momento mi accorgo che il mio inglese fa proprio pena, come si dice permesso? Siccome non trovo una risposta sorrido e basta.

Lui mi conduce fino alla cucina e mi lascia lì. Mi sembra strano che uno come Mika porti un ospite in cucina, ma se pensi che sono una perfetta estranea la cosa è più che normale.

Mi guardo intorno.

La cucina dell'appartamento che divido con le altre ragazze è quasi il doppio di questa e di certo ci sono molti più attrezzi per cucinare. Mika non dev'essere uno che cucina, forse ha una donna di servizio... allora perché non è qui?

Mika torna con una maglietta asciutta e due cd.

“Ecco, scusa per il tuo”

Rimango stupita.

“Cos... tu... tu parli italiano?”

Lui sorride.

“Poco” risponde con un accento buffo.

“Bé... grazie, ma... non dovevi”

“Cambia maglia” mi dice ed esce dalla stanza.

Io spiego la maglietta che mi ha portato. Dev'essere sua, perché ha stampato un papillon e delle bretelle, è di certo maschile. Quando la metto mi rendo conto che mi arriva alle ginocchia, ma non mi importa. Voglio solo togliere il disturbo, sono troppo stanca e la situazione mi sembra troppo assurda.

Esco dalla cucina e vedo che Mika è nella stanza di fronte alla mia.

“Ehm... io non volevo disturbare” dico imbarazzatissima, “Scusami. I cd...”

“Sono tuoi” mi dice uscendo dalla stanza e avvicinandosi a me.

“No, non... non posso accettarli” dico.

Lui invece cerca in tutti i modi di mettermi quei cd in mano.

“Grazie” dico con un sospiro.

Lui alza le spalle.

“Perché was you so...”

“Era una cosa speciale” dico e senza che possa evitarlo gli occhi mi si riempiono di lacrime.

“Io... c'è scritto the best of Mika ho pensato che forse sono le canzoni che ti piacciono di più and then...” mi spiega, “Prendi”

“Non posso” dico ancora e vado verso l'uscita, “Davvero, no... ti porto la maglietta domani mattina sul tardi. Grazie di tutto”

E così esco, senza dargli tempo di dire qualcosa.

Corro fino a casa. Ha finalmente smesso di piovere, devono essere quasi le nove.

Quando entro tutte mi assalgono preoccupate.

“Che fine hai fatto?” mi chiede spaventata Stefany.

Greta mi prende la borsa dalla mani e Georgia mi guarda scioccata.

“Da dove arriva quella maglietta?”

Io ho la forte voglia di scappare, ma mi trattengo e spiego tutto alle mie coinquiline.

“Ok” dice Stefany alla fine del mio racconto, “Di cosa ti sei fatta Cris”

Io scoppio a ridere, ma le altre tre sembrano serie.

“Ragazze è successo veramente!” esclamo.

“Si, proprio come quella volta che avevo raccontato di aver baciato Liga alla fine del suo concerto... ero ubriaca marcia, Cris!” commenta Greta.

“Oh... è diverso, era davvero Mika. Vi sembra che la maglia sia mia?”

“Si, ma allora dove l'hai incontrato?” si inserisce Georgia, “In ufficio?”

“No” rispondo seria, “Se lui fosse stato lì forse non sarei stata licenziata, ma... adesso basta domande, ok?” aggiungo leggermente seccata.

Le ragazze mi guardano ognuna preoccupata in modo differente.

“Vado a dormire” e così mi alzo e vado nella camera che divido con Georgia.

Lei è la più normale fra le tre.

Noi quattro, anche se ci conosciamo solo da due settimane formiamo un quartetto abbastanza vario.

Georgia, l'attrice calabrese: è simpaticissima ed è la ragazza con cui ho legato di più. E' alta come me e ha i capelli scuri, come gli occhi che sono molto profondi. Studia teatro da un anno ed è la prima ad aver occupato la casa, molto probabilmente sarà l'ultima a lasciarla.

Poi c'è Stefany, la perfettina francesina: è una rompiscatole, devo ammetterlo. Non sta simpatica a nessuna, ma cerchiamo di sopportarla come possiamo. Fa un corso di Cake Design qui a Milano e torna in Francia fra una settimana. E' il tipo stereotipo della ragazza francese, le manca solo il basco rosso e il naso all'insù.

E dopo Greta, la sarta: è arrivata una settimana prima di me ed ha la mia stessa età. E' minuta e ha i capelli corti che la fanno somigliare ad una bambina, ma ha delle mani da fata, grazie alle quali ha ottenuto un posto da aiutante nel teatro in cui Georgia si esibisce la domenica.

E infine ci sono io, la poetessa, o almeno, è così che le altre mi hanno definita: amo scrivere e adoro la musica, ora però sono più confusa che mai e non vorrei mai lasciare questa casa. Il cd che si è rotto... cavoli quanto era importante per me. Mi ricordo ancora quando mio fratello me lo aveva dato, la mattina prima di partire. Era semplicemente una raccolta delle canzoni di Mika che mi sentiva spesso cantare, ma per me era speciale. Era uno dei pochi ricordi belli che avevo di casa e adesso è svanito.

Come se stesse sentendo i miei pensieri Gabriele mi invia un SMS proprio in questo momento.

Ciao sorellina, tutto ok?

Merda.

Non posso dirgli che ho perso il lavoro, non posso tornare a casa e fare una figuraccia davanti a mio padre. No, non gliela voglio dare vinta. E' colpa sua se sono venuta a Milano, perché lui odiava il fatto che io scrivessi. Aveva detto che non serviva a nulla inventare storie e pensava che tutti gli scrittori nati dal nulla, come la Rowling, fossero dei buoni a nulla che hanno fatto soldi con della carta straccia. Dire che mi ero sentita offesa era davvero poco. Ero stata umiliata così tanto da lasciare il liceo al quarto anno e partire per Milano, avevo anche un bel lavoro in prova e poi... puff.

Avete presente quella pozione dorata che Harry Potter prende nel sesto libro? Ecco, a me servirebbe una bella pinta di Felix Felicis in questo momento, così sì che le cose andrebbero bene!

Prendo l'mp3 e mi metto le cuffiette.

This is the way you left me, I'm not pretending. No hope, no love, no glory, no happy ending...



NOTA: Ciao!!! Ecco il secondo capitolo, fresco fresco. E' cortino, ma spero che vi piaccia lo stesso. Il terzo l'ho praticamente finito ed è lungo il doppio ;)
L'introduzione della storia è finita, dal prossimo capitolo entreremo nella storia e... indovinate un po'? Sarà il 18 Agosto, a voi le ipotesi... Vi dico solo che cambieranno un sacco di cose, perché appunto si salta un mese dal loro primo incontro.
Questo è stato un tantino noioso, perchè bisognava presentare meglio Cris, ma il prossimo sarà più entusiasmante.
Grazie mille per le scorse recensioni!

Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Grace Kelly ***


Capitolo 3- Grace Kelly

Sono sveglia da un pezzo ormai, ma mi decido ad uscire solo quando le altre ragazze sono già uscite.

Prendo la maglietta che mi era stata prestata ieri e torno, non senza qualche difficoltà, difronte al palazzo dove vive Mika.

Suono al campanello con scritto Penniman e mi risponde una voce femminile dal forte accento milanese.

“Devo restituire una cosa al signor Penniman” dico e la donna mi apre.

Salgo il primo piano e una signora bassa e tarchiata dallo sguardo gentile mi accoglie nell'appartamento.

C'è una musica fantastica in quella casa, Mika sta suonando il pianoforte.

Senza aggiungere una parola la donna mi indica una stanza e io ci entro.

E' un salotto non tanto grande con un divano ad angolo, un tavolino basso e un piano. Lui ha dei semplici pantaloni neri e una maglietta bianca. I suoi capelli sono spettinati e il suo sguardo concentrato segue le dita che corrono sui tasti del piano.

Vorrei dire qualcosa, o almeno fare un passo avanti, ma sono completamente bloccata.

Mika non canta, suona e basta. Suona una melodia che non ho mai sentito, è bella, è dolce, è... speciale. Ad un certo punto le dita di Michael si fermano, per poi cominciare a suonare una canzone che conosco benissimo, è la mia canzone preferita.

I could be brown, I could be blue, I coul be violet sky...

Mi mette un' allegria pazzesca questa canzone.

Quando finisce con quel gridolino fantastico sorrido e finalmente parlo:

“E' la mia canzone preferita”

Un po' mi spiace che abbia finito.

Lui sorride.

“Come here” mi dice e io mi avvicino a lui, tira fuori uno sgabello e lo mette vicino al suo.

Credo di dovermi sedere, ma un po' mi vergogno, non so suonare il pianoforte e non ho idea di cosa voglia farmi fare. Alla fine prendo coraggio e mi siedo.

Ta ta ta ta ta ta tan... ta ta ta ta ta...

Suona sempre la stessa serie di note, poi mi prende una mano e mi fa premere un tasto.

“Ready?”

Annuisco, ricordo la versione col piano, e capisco che devo suonare quella nota più acuta che mi piace tanto quando ascolto la canzone.

Lui riprende dall'inizio e quando viene il mio turno sorride.

I try to be like Grace Kelly...

Sto cantando anche io e non mi vergogno, ovviamente non vado in falsetto come fa lui, ma mi sto divertendo un sacco.

“Credevo fossi uno con la puzza sotto il naso” commento quando finiamo di cantare.

Lui mi guarda con l'espressione buffa di chi non ha capito un bel niente.

“The man with smell under the nose...” traduce letteralmente grattandosi una tempia con l'indice.

Io scoppio a ridere.

“Snob”

“Oh...” sembra un po' deluso.

“Ma non è così, don't worry!” mi correggo subito.

Lui sta per dire qualcosa, ma gli suona il cellulare e si alza per rispondere.

Non vorrei sentire, ma è inevitabile capire che centra qualcosa con X Factor, di cui farà il giudice.

Quando finisce sprofonda sul divano, preoccupato. Si passa una mano fra i capelli.

“I'm in trouble” sussurra più a sé stesso che a qualcuno di preciso, “Domani ho un intervista e... devo imparare tutto su the italian culture”

“Non credo che sia una tragedia non conoscere la storia italiana, ci sono un mucchio di italiani che non la conoscono” cerco di rassicurarlo.

“Si, ma non voglio fare la figura di scemo” poi traffica un po' col cellulare, “La mia insegnante di italiano non c'è... tu!” esclama puntandomi un dito contro.

“Io...?”

“Si, tu. My new italian culture teacher”

“No, no... davvero, non posso. Non ho nemmeno il diploma, sarebbe un insulto all'intelligenza. Ho perso il lavoro prima di finire il periodo di prova... Seriamente, non posso”

Lui ride e si avvicina al tavolo, poi prende un foglio che c'è lì sopra e me lo porge. Lo riconosco, è il mio racconto sulle Fate Acquee, delle specie di ninfee di mia invenzione che vivono in Scozia. Devo averlo dimenticato qui ieri sera o forse lui l'ha preso quando ci siamo scontrati.

“E' una cosa completamente diversa...”

“No, it's the same.” mi fa lui, pratico, “Ascolta. Il tuo libro è bellissimo”

“Libro...” rido sarcastica, non esageriamo, è semplicemente un racconto.

Faccio per uscire dal salotto.

“Non me ne frega niente” dice lui all'improvviso. E' una richiesta d'aiuto, deve tenere davvero tanto a non fare una figuraccia.

“Non voglio fare figura di merda” dice infatti poco dopo.

“Merda lo dici proprio bene” commento.

“Allora?”

Aspetto un po' cercando di trovare pro e contro e alla fine dico si, anzi, yes!

“Yes!” ripete lui con carisma scagliando un pugno in aria.

“Te sei tutto matto” dico scuotendo la testa, mi è scappato, ma sono sicura di non averlo offeso.

“Lo so. Mi piace pazzo” conferma con il suo buffo italiano, “Tu sei pazza, vero?”

Alzo le spalle.

“Alcuni dicono di si”

“Ok, it's perfect” sorride, “Ora andiamo. Ho tempo fino a mezzanotte”

E così usciamo. La tensione iniziale scivola via come niente. Sto bene con lui e lui sta bene con me, almeno, a me sembra così.

Passiamo la mattina a chiacchierare dell'Italia e proseguiamo anche il pomeriggio andando in giro per Milano. E' strano che non ci siano frotte di fan che ci seguono, ma è meglio così e molto probabilmente è perché Mika ha gli occhiali da sole ed è vestito esattamente come era vestito a casa sua, questa mattina, quindi si mescola alla folla.

Sono quasi le dieci.

“Voglio mangiare ancora italiano” dice Mika mentre camminiamo in una via deserta.

“Ancora?” chiedo, “Che stomaco hai? Io sono strapiena”

“Ho voglia di un gelato!” esclama, sembra un bambino che fa i capricci e mi morire dal ridere.

“Ok, ok... allora vada per un gelato” gli concedo e faccio strada verso un chioschetto che ho scoperto qualche giorno fa.

I gelati li prendo io così lui non viene assalito dai fan e poi ci appartiamo in una via con poca gente. Ci sono solo due fidanzati che... bé, di certo non badano a noi.

“E tu?” mi chiede all'improvviso Mika mentre osservo la coppia che si sta baciando.

“Io cosa?” chiedo confusa, poi do una leccata al mio cono.

“Hai il ragazzo?”

“Si, no... forse...” sono imbarazzatissima, “No, non ce l'ho” dico alla fine concentrandomi su quel che resta del mio gelato.

Lui mi mette una mano su una spalla e continuiamo a camminare.

“Meglio così” mi dice.

“Perché?”

“Avrai più tempo per la cosa che sto per dire” mi spiega.

“Spar... vai” mi correggo subito, sorridendo figurandomi la sua faccia una volta che gli avrei detto spara.

Lui però è serio, dev'essere qualcosa di importante, ma non ho la più pallida idea di cosa si tratti.

“Ho bisogno di qualcuno che mi aiuti, una specie di s-seg...”

“Segretaria?”

“Si, segretaria. Bene, mi serve qualcuno che mi accompagna in giro per il mondo e...”

“Oh... no, no. No.” ho capito dove vuole andare a parare e non voglio la compassione di nessuno.

“Ma tu hai perso il lavoro e io...”

“Non mi interessa, non capisci che è proprio questo il motivo?” non vorrei essere così dura, ma mi ha colpita proprio nell'orgoglio, come aveva fatto mio padre.

“Sorry, I...” cerca di scusarsi, poi si passa una mano fra i ricci scuri e sospira, “No. Hai ragione. Sono stato uno stupido, non ho pensato. Ho davvero bisogno di un italiano che mi aiuti a imparare qualcosa fra un concerto e l'altro, ma la mia insegnante non si può spostare dalla Sicilia e...”

Non so che pensare, non so cosa dire. Mika è arrivato come un tornado nella mia vita, ma non posso fregarmene come pensa lui. Ho diciotto anni e non ho tutte le libertà del mondo, anche se vivo lontana chilometri e chilometri dalla mia famiglia.

“Un vero lavoro?” chiedo dopo alcuni istanti.

Lui annuisce e mi fa segno con la mano, tre e mezzo.

“Tremilacinquecento euro all'anno?!” esclamo incredula.

“No, of corse...” dice lui quasi scioccato, “Al mese!”

Io lo guardo negli occhi. Credo mi stia prendendo in giro. Per me è meglio che un terno al lotto.

Tremilacinquecento euro al mese...

Duecento li uso per l'appartamento, cento per gli extra, un altro centinaio per il cibo e... gli altri per cosa li uso?

Cavoli... potrei fare come la protagonista di I Love Shopping, creare tante carte di credito e congelarle, per poi usarle quando mi servono... fico!

“Allora?”

“Non so, io... come faccio, i miei sanno che lavoro per un giornale musicale e... non crederebbero mai che lavoro per un cantante famoso”

“Lasciali perdere” mi dice lui semplicemente.

Scuoto la testa.

“Vedi che non capisci? Tu hai trent'anni, io diciotto, non posso fare quello che voglio, anche se in questo momento la più matura sembro io” sussurro la parte finale, ma tanto lui pare non avermi capita.

Sono arrabbiata, pensavo fosse una persona diversa... e invece è proprio un bambino, come lo è nelle sue canzoni. Sembra uscito da un mondo tutto suo.

Mi allontano da lui e sento la mia stima per lui sfumare in un millesimo di secondo.

Sto camminando quando Mika mi afferra per un braccio.

“Sei una stupida se non accetti”

“Non sai nulla di me, come potresti anche solo...” non finisco la frase, sono quasi esasperata.

“What's the problem?”

Mika è difronte a me adesso ed è serio.

“Mio padre” dico e subito abbasso lo sguardo.

“Non sei costretta a dirglielo. Se... se lui ti ha trattata male non si merita di sapere tutto di te”

“Non so...” bisbiglio.

“Verrai pagata anche per sentirmi cantare” mi dice con un sorriso.

Sono costretta a ricambiare, perché so che è vero.

Lo sentirò cantare quasi tutti i giorni.



NOTA:
Innanzi tutto scusate se non ho messo la parte annunciata, ma il capitolo era troppo lungo e l'ho dovuto tagliare ^^ Seconda cosa, non sono sicura se in inglese "persona con la puzza sotto il naso" si dica "snaps", quindi se è sbagliato avvertitemi subito!

Alla prossima <3

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Capitolo 4
*** Stella Cometa ***


Capitolo 4- Stella cometa

E' passato poco più di un mese da quando ho incontrato Mika. La sua intervista è andata benissimo e io sono contenta per lui. Cerchiamo di vederci un giorno si e uno no, così lui può imparare più in fretta e non dimentica l'italiano quando è all'estero. Per ora siamo andati a Bruxelles, a Londra e a Roma, ma non siamo stati molto. Un giorno per città con i voli per l'andata e per il ritorno la mattina e la sera.

Ho imparto a conoscere quello che una volta era solo il mio idolo e adesso siamo qualcosa di molto simile agli amici. Ovviamente a casa le ragazze hanno dovuto credermi alla fine... Si, lavoro davvero per il signor Penniman, o come tutti lo conosco: Mika. E' il lavoro più divertente del mondo, l'unico difetto è che non riesco mai ad andare a dormire prima dell'una e delle volte devo svegliarmi alle cinque del mattino e sopportare un australopiteco fino a quando, dopo aver bevuto mezzo litro di caffè, Mika non torna in sé.

Oggi è il 18 Agosto, il compleanno del mio capo, ovviamente ho in serbo una sorpresa per lui e sarà una sorpresa... mattiniera.

Sono le otto, ogni bambino sognerebbe di svegliarsi tutti i giorni alle otto, ma Michael è ancora nel mondo dei sogni a quest'ora.

Apro con le chiavi che mi ha lasciato la settimana scorsa e richiudo delicatamente la porta dietro di me.

Maria, la signora delle pulizie, non c'è oggi, meglio così.

Poggio silenziosamente la borsa per terra, prendo il suo regalo e vado fino alla sua stanza.

La porta è aperta, proprio come se mi stesse aspettando.

Entro per la seconda volta in quella stanza e noto subito che Mika ha incasinato ancora di più tutto. C'è la scrivania con il pc da una parte, un foglio scarabocchiato in un angolo e le matite colorate sparse ovunque. I pantaloni che probabilmente indossava ieri sono buttati in un angolo e la camicia a righe penzola dallo schienale della sedia vicino alla scrivania.

Mi avvicino al letto in fondo alla stanza. Non ho paura di vederlo in mutande, l'ho già visto nel video di We Are Golden, che differenza può esserci!

Vedo solo i suoi ricci scuri spuntare dal piumino lilla con le giraffe stampate sul bordo... che strana coperta.

Sospirò e poi grido con tutto il fiato che ho in gola:

“GOOD MORNING AND HAPPY BIRTHDAY”

Lui sobbalza e alza le mani, alla ricerca di qualcuno o qualcosa di invisibile.

“What...”

“Tadan!” esclamo porgendogli i regali mentre lui ha ancora gli occhi semichiusi.
“Cris...” mugugna addormentato.

“Scusa, ma dovevo farti gli auguri come si deve” mi giustifico.

“D-devo ricordarmi di toglierti le chiavi” dice scostando la coperta.

E' più vestito di quanto mi aspettassi, devo ammetterlo.

“Cosa c'è?” mi chiede.

Io scrollo la testa, probabilmente sembro delusa, così scosto immediatamente lo sguardo.

“Nulla”

Mika si alza.

“Posso buttare via la sveglia” dice, “Tanto ci sei tu”

Io sorrido cercando di non guardarlo, ma lui non sembra vergognarsi affatto.

Indossa solo un paio di pantaloni morbidi e bianchi e ha il petto nudo. Per quel poco che riesco a vedere posso dire che è un bellissimo ragazzo anche se continuo a pensare che sia troppo magro.

Il riccio mette una maglietta a maniche corte che trova accatastata al fondo del letto e poi si rivolge a me.

“E' un casino, eh?”

“Ehm... si, decisamente”

Lui ride arricciando il naso, è buffissimo.

“Comunque ti ho portato una scatola di cultura italiana” dico porgendogli la confezione di gianduiotti che mi sono fatta spedire da mio fratello.

“Grazie!” esclama lui, ora sembra un po' più sveglio.

“Non è un regalo...” dico sorridendo, “Dammene uno”

E mentre usciamo dalla camera lui mi da un cioccolatino, io me lo metto in bocca e mentre il cioccolato si scioglie mi vengono in mente tutte quelle volte che io e Gabriele avevamo rubato i gianduiotti, da nonna. Eravamo piccoli, quindi dovevo farmi prendere in braccio per arrivare alla credenza, perché nonna Rosa metteva sempre i cioccolatini in alto, diceva che ci facevano male, ma noi non la ascoltavamo. Una volta eravamo stati male sul serio. La notte più brutta della nostra vita, ricordo che il giorno dopo avevo saltato la scuola perché avevo un mal di pancia atroce.

Senza accorgermene sorrido, mi vedo riflessa nelle piastrelle della cucina.

Mika si sta preparando il caffè all'americana, che schifezza!

“Ne vuoi?” mi chiede prendendo le tazze.

“No, no. Quella brodaglia non la bevo. Non so come faccia a farti effetto un caffè così” dico e mi siedo di fronte a lui.

“Comunque questo è il mio regalo” annuncio porgendogli il foglio arrotolato che avevo tenuto in mano tutto il tempo.

Ho scritto una storia. La storia del suo pianoforte, è pazza, ma sono sicura che gli piacerà. Ho cercato di non scrivere parole troppo difficili, sia perché non è ancora bravissimo con l'italiano, sia perché so della sua dislessia.

“Grazie!” esclama, poi lo apre e bevendo il caffè comincia a leggere. Quando vedo le sue labbra mimare l'ultima frase capisco che ha finito.

Alza lo sguardo e punta i suoi occhi contro i miei. Mi sento nervosa, forse sono stata troppo decisa a pensare che gli potesse piacere.

Vorrei avere l'anello del Signore degli Anelli per sparire e scappare via. Poi Mika si alza e mi raggiunge, dall'altra parte del tavolo.

Ha gli occhi pieni di lacrime, è la prima volta che lo vedo così e non so davvero cosa fare. Sto cercando di pensare a qualcosa da dire quando lui mi stringe a sé sussurrandomi un “grazie” all'orecchio. Io sento il cuore battermi a mille e ricambio l'abbraccio inspirando forte il suo profumo.

Tutto quello che ho scritto in quel racconto era tremendamente vero, quello che "pensava" il pianoforte era quello che io pensavo di lui.

“Sono contenta che ti piaccia” dico, quando lui mi lascia.

Mika mi sorride e io provo la strana voglia di gettargli ancora le braccia al collo.

“Sei perdonata per avermi roto le scatole così presto” mi fa col suo accento inglese e mi da un bacio sulla guancia.

E' la prima volta che lo fa e io sento per un istante l'aria bloccarsi nel polmoni, qualcosa non va' come dovrebbe andare. Sta succedendo qualcosa in me, non so ancora se sia bello o brutto, so solo che questa strana percezione di agitazione è piacevole.

Cerco di riprendermi.

“S-sai cos'ho pensato?” comincio, “Potresti cominciare a leggere la Divina Commedia di Dante. Così migliori l'italiano e aggiorni la tua...”

“Si, ma...ho una cosa da dirti” mi interrompe euforico, “Sai che la prossima settimana ho un concerto a Londra” si fa immediatamente serio, “Bé, potresti venire. Passiamo una settimana assieme e... ne approfitto per farti conoscere una persona”

“Oddio, vuoi farmi conoscere Katy Perry, vero?” chiedo speranzosa.

Lui sorride e scuote il capo.

“E' una persona più importante”

“Più importante?” chiedo incredula.

Lui annuisce.

“Vedrai” mi dice soltanto.

* * *

Ho dovuto raccontare tutto a mio fratello per telefono. Mi sono beccata una bella sgridata, ma me lo aspettavo. Comunque è felice che il mio capo sia pure il mio cantante preferito, anche se ha voluto parlare con Mika per accertarsi che non raccontassi balle. L'ho scongiurato di cercare di evitare che mia madre mi chiami al cellulare, altrimenti saprà che sono all'estero e figuriamoci come reagirà mio padre. Ovviamente mio fratello deve anche tenere per sè tutta la storia sul lavoro perso.

Mika è molto comprensivo con me. Quando ha parlato con Gabriele ha capito che la situazione a casa è davvero tesa e che sarebbe un problema se i miei venissero a sapere del lavoro che ho perso e di quello che sto facendo ora.

E' davvero un ragazzo d'oro.

Siamo sul volo numero 234 diretto verso Londra e io sono abbastanza agitata. No, ok. Sono super-arci-extra-agitata. Non ho mai preso l'aereo e ho paura che parta da un momento all'altro senza alcun preavviso.

“Relax” mi dice Mika, come se capisse il mio stato d'animo.

“E' facile per te. Stai più su questi cosi che...”

“Ascolta un po' di musica” mi fa.

Io seguo il suo consiglio e prendo l'mp3. Tengo una cuffietta, l'altra la dò a Michael che accetta senza farsi pregare.

Metto la riproduzione casuale e capita subito Part of Me, di Katy Perry. E' proprio quello che mi ci vuole. Quando un segnale acustico avverte tutti che l'aereo sta per partire mi allaccio la cintura e spero che il decollo sia così rapido da concludersi quando la canzone non è ancora finita.

Sento che ci stiamo alzando e stringo istintivamente il braccio di Mika che è seduto sulla mia destra.

Lui si volta e dice qualcosa a bassa voce, in inglese. Non ho capito nulla, ma annuisco ugualmente e lui fa un sorriso ancora più largo.

Finalmente l'aereo si è alzato.

Non so come, ma si è alzato.

La canzone cambia. Ora c'è Stella Cometa, di Jovanotti.

Chiudo gli occhi, magari riuscirò a dimenticare che sono a decine e decine di metri sopra il livello del mare.

Penso a te prima di dormire, guardando il sole che fa spazio all'imbrunire...

Quello che fanno tutti gli innamorati del mondo: stupendo.

... io ti amo e fuggo lontano. La misura di quanto di amo è il pianeta, di ogni viaggio lontano da te sei la meta. Io re magio, tu stella cometa... io re magio, tu stella cometa.

Mi ricordo quando Alex mi aveva inviato questa parte in un messaggio. Alex è il mio ex, abbiamo litigato quando ho deciso di trasferirmi a Milano, mi manca e sono consapevole di averlo fatto soffrire tanto. Probabilmente ora mi avrà già rimpiazzata, c'era una ragazza che era in classe con noi che gli sbavava dietro dalla prima.

Lo pensavo sempre prima di addormentarmi. Dopo alcuni giorni a Milano, però, ho smesso di passare le notti insonne, forse perché avevo altre cose più importanti a cui pensare o forse perché quella che avevo per lui era una semplice cotta.

E ora a chi penso prima di addormentarmi? Dicono che l'ultimo pensiero prima di entrare nel mondo dei sogni è sempre rivolto alla persona amata.

...e son scappato via perché da troppo amore, non so respirare... amore, amore, amore, amore, amore, amore, amore... questa parola vista da lontano, mi fa sentire un pellegrino, un penitente, un cavaliere errante, un mezzo deficiente...

Chissà se Mika conosce Jovanotti, chissà se questa canzone gli piace, forse si, altrimenti avrebbe già tolto l'auricolare...

* * *

Qualcuno mi scosta una ciocca mossa e castana dalla fronte e io apro gli occhi. Non mi ricordo nemmeno di essermi addormentata. Chi ho pensato prima di chiudere gli occhi... chi ho pensato...

“Dormito bene?” mi chiede Mika sorridente come al solito.

“Si, grazie” rispondo e mi tolgo l'auricolare dall'orecchio, “Dove siamo?”

“Oh... credo che siamo quasi arrivati”

“No, l'atterraggio, no” mormoro e reclino la testa contro il sedile.

“Tranquilla, ci sono qui io”




NOTA:
ciaooooo mi piace un sacco questo capitolo!!! Non so se a voi ha fatto lo stesso effetto. Ho un sacco di cose da dirvi oggi, per cui procediamo per gradi:
1- per chi non fosse del nord i gianduiotti sono dei cioccolatini al cioccolato gianduia, buonissimi *_*
2-scusate per il salto temporale, ma era necessario per far capire i sentimenti di Cris
3-chi sarà mai la persona più importante di Katy Perry che Mika deve far conoscere a Cris???? Vi dico solo che non è la regina Elisabetta
4-la maggior parte di voi forse non avrà mai sentito la canzone Stella Cometa, di Jovanotti, ve la consiglio, è davvero bella *_*
5-scusate la pappardella, ora vado. Ciao! Grazie per le recensioni avute fin'ora, aspetto quelle per questo capitolo!

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Capitolo 5
*** Boulevard of Broken Dreams ***


Capitolo 5-Boulevard of Broken Dreams

Avete presente quei film americani dove fin dalla primissima scena sai come andrà a finire? Un po' tipo 'Piacere Sono un po' Incinta' che quando lui e lei prendono lo stesso taxi capisci che si metteranno insieme; oppure tipo 'Pretty Woman', che quando Julia Roberts è sulla strada e lui accosta davanti a lei sai che si innamoreranno; o ancora, in 'Trent'anni in un Secondo', prima che passino trent'anni sai già che i due amichetti si sposeranno entro la fine del film.

Ecco.

E' proprio questa la sensazione che provo quando Mika mi stringe la mano durante l'atterraggio.

L'ho sempre saputo. Sempre. Non avevo la certezza di averlo pensato prima di addormentarmi, ma stavo pensando al significato di quella canzone di Jovanotti, ne sono certa. Quindi la conclusione è che mi sto innamorando di Mika? O forse di Michael Holbrook Penniman? Si, molto più probabile la seconda, perché a me non piace solo la star che sta sul palco e che canta We are Golden in mutande, a me piace anche la persona che mi sta stringendo la mano.

Sono completamente consapevole di ciò che provo per lui e vorrei gridarlo al mondo e sorridere in continuazione, sembrando un ebete agli occhi di tutti... non me ne frega niente.

E' bello essere innamorati, è bella quella sensazione di continua agitazione, il cuore che batte forte...

“Welcome to London” dice la voce metallica dell'alto parlante.

“E' andato tutto bene, visto?” sorride Mika.

“E' andato tutto benissimo” rispondo felice.

Scendiamo dall'aereo, andiamo a recuperare le nostre valige e usciamo dall'aeroporto.

E' venuto a prenderci un' autista inglese con una macchina lucida e nera, una di quelle auto con cui arrivano i vip alle prime dei film.

Quando saliamo mi sento un po' in imbarazzo. Non sono mai stata su una macchina del genere. I due sedili dove siamo seduti io e Mika sono divisi da un tavolino con una bottiglia di champagne e due bicchieri.

“Vuoi?” mi chiede cortesemente.

“Non bevo” dico arricciando il naso, per la verità il vino non mi piace proprio.

“Allora non bevo nemmeno io...”

Il viaggio prosegue silenzioso e una volta arrivati all'hotel ci dividiamo. Non ho ancora capito perché Mika non dorma a casa sua, ma se lui non mi ha detto nulla avrà i suoi buoni motivi.

“Vestiti bene, ci vediamo alle sei dietro le quinte. Ti faccio conoscere quella persona più importante di Katy Perry” aveva detto. Oggi ha le prove per il concerto di domani sera, chi ci sarà di così importante alle prove di uno spettacolo?

Adesso sono le cinque e mezza e io sono pronta, anche se un po' in ritardo.

Ho messo un vestito al ginocchio nero, abbinato a una cintura color pesca con dei ricami bianchi e azzurri e dei sandali con la zeppa che richiama la stessa lavorazione della cintura. I capelli sono sciolti e leggermente più pettinati del solito, sugli occhi ho un po' di ombretto rosa e un po' di mascara nero, sulle labbra ho solo un po' di lucida labbra.

Quando esco dall'hotel c'è già una macchina ad aspettarmi.

Salgo e l'autista comincia a parlarmi fitto fitto in inglese.

“Can you repeat, please?” chiedo, non ho capito quasi nulla.

Il tipo mi fa un grosso sorriso.

“Sei la ragazza italiana?” mi chiede con un forte accento romanesco.

“S-si” rispondo stupita della sua cadenza.

“Il signor Penniman ti sta aspettando”

“Oh... si, sono davvero in ritardo”

“Tranquilla, vuol dire che per la prima volta lui non sarà l'ultimo”

“Lei lavora per Mika... cioè, per il signor Penniman?”

“Non proprio, lavoro per l'agenzia che lo scorta ai vari concerti” mi spiega lui.

Continuiamo a parlare del più e del meno fino a quando io non vengo lasciata all'entrata dello stadio dove si terrà il concerto domani.

Saluto velocemente l'autista romano e entro.

E' strano, non sono mai andata ad un concerto di Mika e questa volta vado addirittura a vedere le prove.

Appena entro in quello che dovrebbe essere il backstage intorno a me si scatena il putiferio. C'è gente che mi strattona da una parte all'altra e una donna mi sta insultando in inglese.

“Stop, stop, STOP!”

E' la voce di Mika.

Finalmente mi lasciano e io posso riprendere a respirare normalmente, frugo nella borsa e faccio vedere il mio pass a tutti, che si scusano subito.

“Hello” saluto.

Mika mi sorride.

“Sorry, ma prima delle ragazze hanno provato ad entrare”

“Nulla, devo solo abituarmi”

Lui mi mette una mano attorno alle spalle e mi porta oltre l'ingresso del backstage.

“Ti devo presentare una persona davvero importante” mi dice, sembra nervoso.

Possibile che un cantante del suo calibro sia agitato per presentarmi qualcuno?

Arriviamo fino al suo camerino. Non ci sono vestiti, probabilmente li porteranno domani, c'è solo un ragazzo.

Appena entriamo il ragazzo si fionda su di me e mi da tre baci sulle guance.

Dire che sono scossa è dire poco.

“C-ciao” dico.

“Bonsoir” mi dice lui, dev'essere francese, ecco spiegati i tre baci.

Mika intanto segue tutto con un sorriso smagliante.

Qualcuno bussa alla porta togliendoci tutti da quella situazione a dir poco imbarazzante.

“Ready?” chiede un tecnico dai capelli ossigenati affacciandosi.

“Yes, I am” risponde pronto Mika, poi fa un gesto di scuse con me e il tipo che mi è saltato addosso e se ne va.

Rimaniamo soli, io e il francese egocentrico.

Mi siedo su uno sgabellino in un angolo e comincio a osservarlo.

E' un bel ragazzo. E' biondo scuro e ha gli occhi verdi, e poi ha quella mascella squadrata che un po' tutte noi ragazze adoriamo.

“Tu sei la sua insegnante?” mi chiede ad un tratto.

“Si e tu sei...”

“David Debois” si presenta sorridendo, devono conoscersi da una vita lui e Mika, perché il loro sorriso sembra contagioso allo stesso modo.

“Piacere, Cris” dico facendo un poco educato cenno con la mano.

“Tu parle français?”

“Non molto” rispondo in italiano, “Tu invece parli italiano meglio di...” sinceramente non so come rifermi a Mika, non so che tipo di legame abbia con questo tizio.

“Si, Mika è un po'...” e si batte un pugno contro il palmo dell'altra mano.

“Ma no” sorrido io, “E' stato bravissimo a imparare le cose fondamentali in pochi mesi, adesso dobbiamo cominciare a leggere la Divina Commedia”

La musica comincia a risuonare anche nel camerino, le prove devono essere cominciate.

“Vuoi sentirlo cantar?”

“Oh, si, mi piacerebbe molto” dico, “Possiamo andare a vederlo?”

Oui” mi risponde David e mi accompagna fuori davanti al palco.

Mika è seduto al piano e sta suonando l'introduzione di Rain.

E' semplicemente bellissimo.

Ascolto quella canzone ad occhi semichiusi e immagino che stia cantando per me.

Senza accorgermene comincio a fantasticare come una bambina. Immagino me e lui sotto la pioggia, come la prima volta che ci siamo incontrati...

Basta!

Devo smetterla di lasciarmi andare. Io ho diciotto anni, lui trenta, non si metterebbe mai con me, senza contare il fatto che è gay, o almeno, così dicono i giornali.

 

Is it really necessary
Every single day
You're making me more ordinary
And every possible way
This ordinary man is broken
You did it and you don't even know
You're leaving me with words unspoken
You better get back because I'm ready for...

 

E' dolcissima suonata solo con il suo piano. E' completamente diversa da tutte le altre versioni che ho ascoltato. E' perfetta.

Poi è la volta di Grace Kelly.

 

I wonna talk to you...

 

Sembra stia andando tutto bene quando al primo ritornello la voce gli si spezza. Mi spiace moltissimo, si vede che tiene a ciò che fa.

Guarda serio i musicisti intorno a lui che riprendono dalla parte subito prima del ritornello.

 

I could be brown
I could be blue
I could be violet sky
I could be hurtful
I could be purple
I could be anything you like

 

Ok. Meno male. E' andato tutto bene, sono davvero sollevata. David invece non sembra farsi condizionare da quello che succede. Non riesco ancora a capire che tipo di rapporto abbia con Michael, ma dev'essere abbastanza distaccato e professionale, altrimenti credo che si sarebbe dispiaciuto per la sua voce.

Le prove procedono per il meglio. E' tutto perfetto, non una sbavatura o una frase stonata. Dopo aver assistito ad un piccolo concerto personale sono pronta a festeggiare con lui.

Io e David torniamo nel camerino e quando Mika rientra gli getto le braccia al collo.

“Sei stato fantastico” dico con un sorriso.

Lui scuote la testa e ride, poi dice qualcosa in francese a David che ride a sua volta.

Da quanto ne capisco David non parla inglese, perciò Mika è costretto a parlare un italiano-francesato.

Mi lascia andare e si avvicina a David che gli da una pacca sulla schiena un po' troppo strana.

“Cris, devo dirti una cosa importante” comincia il ragazzo riccio, “Volevo dirti tutto prima, but...” e si indica un orologio inesistente al polso.

C'è qualcosa di strano, perché divaga? Perché non viene dritto al punto? Deve forse licenziarmi? Vuole smetterla con l'italiano per approfondire il suo già perfetto francese?

Mi sorride, non dev'essere nulla di brutto. Poi fa una cosa che non avrei mai immaginato, da un bacio sulla guancia a David.

Si, ha dato un bacio al biondino che io avevo anche trovato carino. Gli da un bacio come una moglie da' un bacio al marito, come un fidanzato lo da' alla propria ragazza, oppure... si, avete capito.

Ogni muscolo mi si contrae e un sorriso finto quando la simpatia che ho in questo momento per David si dipinge sul mio viso.

“Noi stiamo insieme” dice Mika sorridendo a me e poi al suo amatissimo David.

Vorrei che fosse tutto un sogno, vorrei che sia tutta una presa in giro, un modo qualsiasi per dirmi che non mi sopporta, che non mi vuole più, ma è vero.

E' tutto stramaledettamente vero.

“Sono contenta per voi” dico con una strana voce tranquilla che mi stupisce.

“Davvero?” mi chiede Mika.

“Si, ma adesso...” sento il sorriso spegnersi, “Devo... devo andare, mio fratello... mio fratello mi sta chiamando, Mika” mento spudoratamente indicando l'uscita.

Lui mi fa un cenno con il capo e io scappo via.

Quel camerino cominciava ad essere troppo stretto, mi bloccava l'aria nei polmoni. Era troppo per me.

Sto di nuovo soffrendo e questa volta per amore.

Perché mi ero innamorata di uno che alle ragazze nemmeno ci pensava? Perché ero stata così scema? Perché sono così scema?

Corro fra le strade di Londra e comincia a piovere. Perché in questa città non c'è mai il sole?!

Prendo l'mp3 e metto Boulevard of Broken Dreams dei Greenday. Ho bisogno di qualcosa di forte, metto a tutto volume e entro in un piccolo parco giochi.

Non c'è nessuno.

Vado sotto lo scivolo e mi siedo a terra, al riparo dalla pioggia.
Faccio ricominciare la canzone e mentre piango lacrime di rabbia aspetto che smetta di piovere.



NOTA:
Ciao, non pensavo di postare così velocemente, ma eccomi qui! Spero che vi piaccia più del solito, perché è davvero stato faticoso scriverlo e il prossimo (che è già stato miracolosamente terminato) è stato ancora più difficile da buttare giù, sia per le tematiche, sia per l'evoluzione della storia che per tutto il resto.
Bene. Cris ha finalmente capito che è davvero innamorata di Mika, ma siccome la fortuna è cieca e la sfiga ci vede benissimo lui ha ben pensato di presentargli David, un personaggio che io odio con tutto il cuore e che odierò fino alla fine anche se alla fine molto probabilmente non verrà né nominato, nè apparirà nei capitoli.
Il prossimo capitolo lo posterò sabato, così non vi faccio penare molto e non peno nemmeno io, perché sto contunando a leggerlo e... non posso anticiparvi nulla, ma...   vedrete XD

Alla prossima!!!!

Ah... dimenticavo, avete qualche titolo di canzone da suggerirmi come tema per i prossimi capitoli? Magari non li userò subito, ma prima o poi mi torneranno utili e poi è sempre musica nuova che ascolto, no? ;)

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Capitolo 6
*** Hot 'n Cold ***


Capitolo 6- Hot 'n Cold

Sono tornata all'hotel con un taxi e adesso sono a pancia in giù sdraiata sul soffice letto della mia stanza.

Credo che starò così fino a quando non finirà il concerto, domani, verso la mezzanotte. Non ho voglia di vedere Mika, non voglio dargli spiegazioni e non voglio che lui me ne chieda.

Qualcuno però bussa alla porta e io sono costretta ad aprire.

Non mi premuro nemmeno di sistemarmi, so già che è lui.

Come al solito le cose vanno al contrario di come vorrei che andassero.

“Ciao” borbotto e lo lascio entrare. Poi mi stravacco su una poltroncina puntando i piedi sul bordo di tessuto spesso e stringendomi le ginocchia al petto.

Mika si siede sul letto sfatto e guarda verso il basso.

“David dorme nella mia stanza”

“Non avevo dubbi” rispondo senza usare un tono preciso.

“Mi spiace se ti sei arrabbiata, volevo dirtelo prima, ma...”

“Lascia perdere. Non mi sono arrabbiata, ho solo un po' di mal di testa” dico evasiva.

Lui sembra poco convinto, ma mi chiede ugualmente:

“Ci vediamo al concerto?”

“No, magari vengo alla fine così saluto il tuo amico” rispondo.

Lui sembra dispiaciuto.

Apre la bocca per dire qualcosa, ma la richiude subito dopo. Sospira e se ne va.

“Goodnight”

* * *

Mi sono sbattuta tutto il giorno cercando di non pensare a Mika e al suo nuovo o vecchio fidanzatino, non so da quanto stiano insieme, ma deve essere abbastanza. E comunque tutto ciò che ho provato a fare non è servito a nulla. Né il bagno turco alla SPA, né la dormita dopo pranzo, né aver sentito mio fratello per e-mail. A proposito! Per lui lei cose stanno andando davvero bene, lui e Alessia, la sua fidanzata, hanno deciso di sposarsi all'inizio di settembre. Io non sarei mai riuscita a scegliere una data così vicina, ma Gabriele è speciale.

Adesso sono le dieci di sera e mi decido finalmente ad uscire.

Prendo un taxi e mi faccio accompagnare fino allo stadio dove si tiene il concerto. Ovviamente non ho tenuto conto di tutto il traffico, del casino causato dalla pioggia e dei tassisti imbranati, quindi quando arrivo il concerto è finito.

Con il pass riesco a salire fino ai camerini e quando arrivo davanti a quello di Mika mi blocco.

C'è David dentro, stanno parlando in francese.

Provo la brutta sensazione di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato, quindi mi giro e comincio ad allontanarmi, quando la voce di Michael mi blocca.

Ha gridato qualcosa, sembra arrabbiato e ora sta sussurrando qualcos'altro, forse degli insulti, perché si sente qualcosa sbattere, forse una sedia, forse un tavolo o semplicemente una porta lontana, ma io non riesco a capire più niente.

Sono preoccupata. Non voglio che litighino... e se fosse per colpa mia? Mika ha forse capito tutto e lo ha detto a David? E se lui pensasse che io e Mika...

Con un balzo torno vicino al camerino, accosto l'orecchio alla porta, tanto non c'è nessuno che può vedermi.

Sento bene le parole.

Sono insulti, insulti irripetibili.

E' David che grida a Mika, lui cerca solo di rispondere e... difendersi, si, credo stia cercando di difendersi, ma da cosa? Perché ci sono tutti quei rumori?

Vorrei entrare, spalancare quella maledetta porta e fare vedere che non sono soli, che ci sono anche io, magari si calmeranno. Ma so che non posso. Ho diciotto anni e sono alta la metà di Michael, forse avrei potuto far del male a lui, si, perché è magro, ma a David non avrei nemmeno fatto un graffio.

Il mio cuore comincia a battere all'impazzata.

Mi sposto dalla porta e mi siedo a terra.

Fortunatamente non ho mai sentito i miei genitori litigare, almeno loro due andavano d'accordo insieme e vanno d'accordo tuttora, ma so che le sensazioni che sto provando io sono molto simili a quelle che un bambino prova sentendo i genitori litigare in questo modo.

Qualcuno sbatte un pugno contro il muro e la voce di Mika dice:

“Mais je t'aime” è quasi un sussurro, mi sto ancora chiedendo come ho fatto a sentirlo.

Non so se mi fa più male sentire quella frase o sentire gli insulti di cui viene ricoperto subito dopo.

Non voglio più ascoltare nulla. Vorrei scappare lontano, ma non posso muovermi, è come se fossi bloccata e poi ho troppa paura.

Forse la cosa migliore è aspettare che finiscano e che David decida di andarsene, perché deve andarsene. Poi potrò entrare, abbracciare Mika e poter non avere più paura per lui.

Prendo con le mani tremanti l'mp3 dalla borsa e metto la musica a tutto volume.

E' una playlist di Katy Perry.

La prima è Firework, una canzone che non mi ha mai messo tristezza, ma che per questa volta non posso fare a meno che ascoltare piangendo.

Poi c'è Hot 'n Cold.

Pensavo che la musica fosse abbastanza alta da attutire i rumori proveniente dal camerino, ma mi sbagliavo, perché adesso sento un fuck forte e chiaro. E poi altri colpi, non so cosa stiano facendo, ma non voglio pensare che si stiano picchiando, non posso pensarlo.

David ricomincia ad urlare in francese. Riesco a capire poche cose.

Dice che Mika è un buon a nulla, dice che è uno stupido, che l'unica cosa che sa fare e spogliarsi davanti ad un pubblico e cantare a un branco ci ragazzine eccitate.

So che non è vero, so che Michael è molto di più, so che è una persona migliore, so che vale molto!

Quando ormai non riesco più a trattenermi e vorrei aprire la porta quella si apre dall'interno e David esce, furibondo. Non mi degna nemmeno di uno sguardo.

Immediatamente, senza pensare. Senza curarmi del fatto di essere rimasta rannicchiata per tanto tempo e di avere le ginocchia che fanno male. Senza pensare che forse Mika non vuole vedere nessuno, che vuole rimanere da solo. Senza preoccuparmi dell'mp3 che strappo via con forza, entro nel camerino e mi getto fra le braccia di Michael.

Lui... bé, non lo vedo, ma credo che sia sorpreso di vedermi lì.

Con gli occhi chiusi, inspirando forte il suo profumo, gli sfrego la schiena con le mani, alla ricerca di qualcosa che non va, ma è tutto a posto.

Sento le sue lacrime bagnarmi la nuca e lo stringo ancora più forte.

“Ho avuto paura” riesco solo a dire.

Non mi rendo nemmeno conto che è la prima volta che lo vedo piangere.

“E' tutto finito” mi rassicura col suo accento inglese.

Io accenno un sorriso, so che mi sta dicendo la verità.

Lo amo. In questo momento ne ho ancora di più la certezza.

Perché David si era arrabbiato così tanto con lui, perché lui sta così male?

“Non volevo arrabbiarmi con te ieri” sussurrò senza lasciarlo andare.

I know” mi risponde, “I know...

Poi ci dividiamo e io finalmente lo vedo in faccia.

E' triste, i suoi occhi sono tristi, le sue labbra, persino i suoi riccioli scombinati sono tristi. David gli ha detto delle cose veramente dure e brutte che lo hanno ferito molto, più di quanto io pensassi.

Mika si allontana da me e comincia a buttare a terra quelle poche cose che sono ancora sul tavolino in un angolo.

“Merda!” esclama, “Fuck...”

E' arrabbiato. Non l'ho mai visto così. Pensavo che sul suo viso non avrei mai visto un espressione del genere.

“Dice che sono uno stupido. Che non so fare nulla. Che dovrei imparare a leggere l'ora o a scrivere a mano al posto di ballare in mutande davanti a un branco di ragazzine che vogliono solo saltarmi addosso”

“Sai che non è vero” intervengo, “Non è così, Mika”

Lui annuisce, ma ovviamente le mie parole lo sfiorano appena.

“E' stato il primo. E' con lui che ho capito che... vaffanculo!” e tira un pugno al muro.
Il suo accento inglese è quasi impercettibile quando è arrabbiato.

Mi avvicino a lui e gli stringo la mano con cui ha colpito la parete.

“Non servirà a niente tirare pugni ovunque” dico seria, “E poi non c'è nulla di male nel cantare in mutande davanti ad un gruppo di ragazze, basta avere il fisico e... tu ce l'hai”

Lui osserva le nostre mani che si stringono e ride. Non è un semplice sorriso, è proprio una risata.

Sono sorpresa, non pensavo arrivasse così presto quel suono così limpido e puro, eppure il fatto che ha un bel corpo deve averlo divertito.

“Grazie” dice imbarazzato spostando lo sguardo verso il suo petto nudo, deve essersi tolto la maglia alla fine del concerto, ecco spiegato il litigio fra lui e David. Sarà nato tutto da un commento stupido e poi... si sa come vanno queste cose.

“Tu sai fare altro. Non sei un buon a nulla, ok?” gli dico.

Lui stringe forte la mia mano.

“Tanks. Io... se non ti fossi venuto addosso quella sera, a Milano...”

“Il mio cd non si sarebbe rotto” dico sbrigativa e gli lascio la mano per abbracciarlo di nuovo, voglio essere rassicurata da quell'abbraccio, perché mi sa tanto che fra i due quella più impaurita sono io.

“Non ti ha fatto male, vero?”

“No” mi risponde Mika, “Ha solo preso a pugni un po' di cose, ma...”

“Credevo di volesse picchiare” dico all'improvviso mentre gli occhi mi si riempiono di nuovo di lacrime. Mi pento di aver parlato.

Mi sento una bambina.

“Sssh...” mi sussurra lui, “Ti sei solo spaventata. Va tutto bene. E' andato via”

“Michael ti voglio bene” bisbiglio.

“Anche io, sei una vera amica Cris”

Rimaniamo così per un po', poi comincia a canticchiare una canzone dolce e lenta. Dev'essere la canzone dei momenti tristi: Rain... e i miei ricordi sfumano.



NOTA:
Ciao!!! Contro ogni previsione vi stresso in anticipo. Ok, lo ammetto, non ho resistito, ho dovuto postarlo subito!
Ho tante cose da dirvi.
In primis, nel complesso il capitolo mi piace
Seconda cosa, non mi piace come ho descritto i sentimenti di Cris. Cioè, si sente proprio come ho descritto, ma... non so, forse l'ho letto così tante volte che ha smesso di farmi qualsiasi effetto, quindi mi sembra abbastanza privo di emozioni.
Terza cosa, il prossimo capitolo è già pronto, ma dovrei postarlo lunedì pomeriggio
Quarta cosa, sto scrivendo altre storie su Harry Potter, quindi se vi va' passate anche di là a dare un occhiata ;)
Quinta ed ultima cosa, se avete suggerimenti sulle canzoni-tema scrivete, ogni consiglio è ben accetto

Grazie mille per il spporto ricevuto fin'ora, a presto!
PS: se volete farmi leggere una storia su Mika scrivetemi che corro o dare un occhiata e vi faccio sapere il mio parere ;)

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Capitolo 7
*** Ymca ***


Capitolo 7-Ymca

Dalla sera del concerto ho la conferma che io e Mika siamo dei veri amici e... spero solo che lui non abbia interpretato il mio affetto in un altro modo, o almeno, che se abbia capito qualcosa, faccia finta di nulla, perché ora so che non posso fare niente per cambiarlo.

A lui non piacciono quelle come me punto e basta.

L'ho sempre saputo, infondo, ma trovarsi la verità spiattellata in faccia fa sempre uno strano effetto.

L'estate sta quasi finendo e piano piano io e Mika riusciamo a vederci sempre meno anche se il nostro rapporto si approfondisce.

Tra poco cominceranno le cose serie per Xfactor e lui sarà ancora più incasinato.

E' sabato sera e lui miracolosamente non ha un intervista, uno show o un incontro con qualcuno. Era da due settimane che non ci vedevamo.

“E' una sera da festeggiare!” esclamo trafficando negli scaffali della cucina alla ricerca di qualcosa di commestibile, “Perciò cominciamo a leggere la Divina Commedia dopo cena”

Mika si avvicina a me.

“Potevo far fare un extra a Maria, non abbiamo nulla da mangiare”

“Oh... non preoccuparti” dico sbrigativa trovando un pacco di riso, “Ecco! Risotto col sugo”

Mika fa una faccia schifata.

“Non ti piace il riso?” chiedo.

Lui arriccia il naso:

“E' da malati!”

Io scoppio a ridere e prendo una pentola.

“C'è solo questo signor Penniman, quindi si deve accontentare”

Metto una paio di manciate di riso sul fondo della pentola con un po' di sugo e accendo la fiamma.

“Perché non vai a suonare?” chiedo quando mi accorgo che lui mi osserva mescolare il riso ancora crudo.

Lui scuote la testa di ricci scuri e va via. Poco dopo sento una musica che non è di certo sua, sembra Ymca, anzi, è Ymca.

Mika torna in cucina ballando come un pazzo, con quei suoi capelli spettinati che saltano da una parte all'altra. Mima le parole della canzone con le labbra e ride.

Io poso il mestolo e lo seguo, ballando di fronte a lui.

Michael si tappa il naso con una mano e fa finta di affondare in un oceano immaginario, è troppo buffo. Scoppio a ridere e comincio a muovere le braccia come se fossero i tentacoli di un polipo.

“Il riso!” esclama Mika indicando la pentola dietro di me.

Io mi giro, preoccupata che il mio risotto sia tutto bruciato e mi ritrovo a mezz' aria con la testa che penzola sulla schiena del mio capo.

“Lasciami, lasciami!” grido, ma la sua presa è forte. Non pensavo che mi potesse sollevare solamente con un braccio, o lui è più forte di quanto pensassi o io sono più leggera di quel che mi dice la bilancia.

Fa il giro del tavolo della cucina cantando con me su una spalla, poi mi porta nel salotto e ruota su sé stesso.

Mi gira la testa, ma mi sto divertendo un mondo.

“Mika basta...” dico ridendo.

Lui allunga la mano libera verso lo stereo e la canzone riprende. Mika ricomincia a cantare e a portarmi in giro per la casa in braccio, mentre io cerco di divincolarmi o almeno di non soffocare a furia di ridere a testa in giù.

Quando ormai non riesco a capire più dove sono, lui mi getta su qualcosa di morbido e capisco di essere sul suo letto.

Lo guardo dal basso. Sembra stanco, ma forse si è divertito addirittura più di me.

Sospira e si passa una mano fra i capelli scuri spettinandoli ancora di più. Mi guarda negli occhi e io ho paura che mi voglia tirare di nuovo un brutto tiro.

“Che c'è?” chiedo con fiato grosso.

Lui sorride. Mi sembra di notare per la prima volta quanto è bello quando sorride... Poi si butta sul letto capitando sopra di me. Si sostiene puntando un gomito alla mia destra e uno alla mia sinistra.

Non so come siamo finiti in quella situazione.

E' pericolosamente vicino a me. Il suo viso dev' essere a meno di una decina di centimetri dal mio.

“Si brucia il riso” dico, non so nemmeno io perché ho parlato.

“Non mi piace il riso” dice lui con un sorriso.

E' troppo vicino, dovrebbe capire che se mi salta addosso io non posso fare molto per controllarmi...

E' un attimo, un battito di ciglia, il momento per la strofa finale di Ymca e poi ci baciamo. Sto baciando Michael e non ci posso credere.

E' un sogno, né sono certa. La musica che si ferma... Le sue mani che accarezzano i miei capelli senza esitazioni, senza ritrarsi, senza che tutto quello che stiamo facendo sembri sbagliato.

Ma infondo perché dev'essere sbagliato? Perché lui è gay? E allora? C'è gente a cui piacciono sia gli uomini che le donne e poi... non per sembrare pacifista e hippie, ma l'amore è libero e a ognuno piace chi gli pare. E se io piaccio a Mika... bé, queste cose valgono il doppio.

Vorrei baciarlo ancora, perché appena lascio le sue labbra ho la sensazione di aver già dimenticato la maggior parte dei particolari di quel momento, ma non posso perché lui si alza da letto e si ricompone.

Il mondo fantastico con la colonna sonora, i sorrisi, i baci e tutto il resto sembra scomparso. Probabilmente anche lui non riesce a capacitarsi di quello che abbiamo fatto, anzi, ha fatto, perché se lui non mi avesse presa in braccio tutto questo non sarebbe mai successo.

“Il riso si sta bruciando davvero” dico passandogli affianco e uscendo dalla stanza.

Lui mi blocca con un braccio, è serio.

I nostri sguardi si incrociano e il suo si raddolcisce. Non sta sorridendo, le sue labbra sono rilassate, sono solo i suoi occhi che mi guardano in modo diverso. Poi mi sfiora una guancia con la mano e mi lascia andare.

A che gioco sta giocando?

Arrivo in cucina e scopro che il risotto non è ridotto male come pensavo. Almeno una cosa è andata per il verso giusto.

Spengo i fornelli e riempio i piatti di riso al pomodoro, poi li metto a tavola.

Mika si siede da una parte e io di fronte a lui.

Lo guardo mentre prende qualche chicco di riso con la forchetta e lo porta alla bocca. La faccia che fa dopo non può che farmi ridere.

Ride anche lui, come se nulla fosse, come se prima non ci fossimo baciati, come se tutto fosse normale.

“Non ti piace, eh?” chiedo divertita.

Lui scuote la testa, ma continua a mangiare.

Io finisco in fretta il mio piatto e mi alzo.

“Ti aspetto in salotto. Sono venuta per la lezione, no?”

Arrivata nella sala di casa Penniman prendo la mia copia dell'Inferno e comincio a sfogliarla, pensierosa.

Non mi ama. Non so perché lo penso, ma so che è così.

Non gli piaccio nemmeno un po'.

Voleva solo divertirsi e io gli ho servito il divertimento su un piatto d'argento... che stupida.

Vorrei solo che fosse tutto più semplice, come nei libri di Moccia. Un bacio risolve tutto nei suoi libri, è per quello che non mi piacciono. Non sono reali, ti danno l'illusione di un amore che non esiste.

Incontro; bacio; sesso; litigata; sesso per fare pace; sesso per il gusto di farlo; quarta di copertina.

Fine del libro.

Esistesse un mondo così la gente non sarebbe mai triste e ci sarebbero un sacco di gravidanze indesiderate, ovvio. Ci si potrebbe andare in vacanza in quel mondo. Sarebbe meglio di Gardaland o delle spiagge affollate di Riccione.

Niente dolore, niente grigio, niente bugie. Solo zucchero, cuori, arcobaleni, unicorni e ancora zucchero.

La perfezione.

Tra le pile di libri stile Moccia, comunque, non ho ancora trovato la mia storia. Avrebbe un titolo fico, una cosa tipo: “La diciottenne che va dietro alla star omosessuale (e la star omosessuale, maschio, che bacia la ragazza)

Mamma mia... Se comincio ad auto-commiserarmi vuol dire che le cose non vanno per niente bene.

Mika ha finalmente finito di mangiare. Arriva in salotto e si siede affianco a me.

“Tieni tu il libro” dico alzandomi, “Io l'inizio lo so a memoria”

E così lo studente comincia a leggere.

Nel mezzo del cammin di nostra vita,

mi ritrovai per una selva oscura,

che le diritta via era smarrita...

Il buon Dante ha ancora ragione. Non so davvero più cosa fare. Ho perso la strada e questa volta non so se riuscirò a trovarla tanto facilmente.





NOTA:
Ciao, posto di nuovo in anticipo (sta diventando un abitudine ^^) ma sono strafelice, proprio per questo vi metto il nuovo capitolo.
1- ho un dubbio esistenziale su una cosa che cambierà totalmente la mia vita da fan. Avevo sentito in un intervista che Mika aveva detto che il suo nome era dovuto al fatto che spostandosi in Francia la pronuncia di Micheal era deventata Micael, che sua madre abbreviava spesso in Mica, quindi è diventato Mika. Ora, è logico che credo a questa versione, perché Mika stesso lo ha spiegato, ma su un sito ho letto un intervista che diveva ch il suo vero nome è Mika Penniman e non Michael Halbrook Penniman, sarà vero? Qual'è la verità? o.O
scusate se ho divagato, ma il dubbio era troppo forte XD
2- mi sono divertita un mondo scrivendo questo capitolo. L'idea di usare Ymca mi è venuta mentre facevo step in palestra :) e anche la continuazione della storia, quindi spero che vi piaccia. Così se la palestra mi fa venire buone idee ci vado più spesso ^^"
3- credo di pubblicare lunedì, quindi non dovrete aspettare molto e il prossimo capitolo è già completo
4- so che vi sto creando dei dubbi atroci sull'orientamento sessuale di Mika e sulle sue idee in generale, perdonatemi!!!!
5-Sono felicissima delle recensioni che ricevo, ma solo poco fa mi sono resa conto che ho 20 recensioni. Cioè, 20 recensioni???? NON è una ff sugli OneDirection! Non è una ff su Harry Potter o Naruto... non mi sarei mai aspettata un successo simile :) dico davvero, perché ci sono poche ff su Mika e non è una categoria, come dire, popolare.
Quindi posso solo ringraziarvi ancora tanto sperando che aumenterete sempre di più!!!!
Grazie grazie grazie <3
A presto!

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Capitolo 8
*** Mi Tengo ***


Capitolo 8- Mi Tengo

Io e Mika stiamo finendo il I Canto dell'Inferno. Lui ha continuato a leggere e io gli ho spiegato il significato delle cose che non capiva. Se non ci fossimo baciati sarebbe di certo stato più divertente con i suoi choosare, developpare e tutte le altre parole di sua invenzione.

Cris, I wonna tolk to you” mi dice Mika mentre metto a posto il libro.

“Non c'è bisogno di citare l'inizio della mia canzone preferita” dico, forse sono un po' troppo acida.

“Dobbiamo parlare di quello che è successo prima. Ci siamo baciati e...”

Ha detto baciati come se parlasse di me e lui che si baciano dalla mattina alla sera.

Preferirei essere calpestata da una mandria di gnu piuttosto che sentire la sua versione dei fatti, perciò decido di anticiparlo.

La verità fa meno male se tu sei la prima ad accettarla.

“Non è successo niente prima” dico.

Ci troviamo a una spanna l'uno dall'altra. Lui mi guarda negli occhi, io per guardarlo sono costretta a tenere su la testa.

Nothing?” chiede, “Un bacio è niente?”

Mi sta solo confondendo le idee.

“Dipende” rispondo senza sbilanciarmi, voglio valutare la sua reazione, non voglio essere diretta e fare la figura della scema o peggio, sentirmi dire che secondo lui è stato solo uno sbaglio, cosa che secondo me direbbe anche se fosse etero vista la nostra differenza d'età.

Mika mi guarda, pensieroso, poi, come nei migliori film, il mio cellulare squilla e io mi volto per cercarlo.

“Chi ti chiama a quest'ora?” mi chiede.

“Non so” rispondo sincera, mentre frugo nella borsa.

Finalmente trovo il cellulare e rispondo.

“Pronto?”

“Pronto, Cris” è mia madre, sembra agitata.

“Mamma!” esclamo.

Mika mi guarda incredulo e io lo liquido con un gesto della mano.

“Cristina è successa una cosa” comincia mia madre, “Gabriele... Gabriele ha avuto un incidente in macchina, poco tempo fa. Lo hanno portato all'ospedale, non sappiamo nulla, ma...”

“Era solo?” chiedo subito. Sto cominciando ad agitarmi anch'io.

“Si, voleva fare una sorpresa a...”

“In quale ospedale è?” la interrompo.

“Molinette, ma... Cristina non venire”

“Mamma è mio fratello” dico scioccata, non riesco a capire perché non dovrei correre dalla mia famiglia in un momento come questo.

“Rimani a Milano”

“Neanche per sogno” dico, per una volta la mia testardaggine mi torna utile.

“Non venire” dice ancora mia madre, poi mi attacca il telefono in faccia.

Rimango immobile per qualche secondo. Mika mi chiede qualcosa in inglese, ma io non ho tempo di ascoltarlo.

Guardo svelta l'ora. E' l'una, non so se ci siano treni verso Torino a quest'ora, ma andare alla stazione non mi farà perdere tempo. Fortuna che lo stipendio di Mika è più che abbondante.

“Tre ore per arrivare, mezz'ora da Porta Nuova alle Molinette...” ragiono a voce alta, chiudo gli occhi, mi sto facendo prendere dal panico e non ci capisco più niente, “Tre ore per arrivare, mezz'ora per le Molinette... tre ore e mezza... sono lì per le quattro e mezza, cinque...”

Presa dal panico non mi sono nemmeno accorta che Mika si è vestito e adesso è davanti a me e mi guarda preoccupato.

“Andiamo in macchina” dice.

“No” rifiuto, “Domani hai le selezioni, non puoi saltarle e poi non avevi... non avevi quell' intervista a Parigi?

“Sono cose che si possono rimandare” mi dice lui ed esce di casa, “Mando un messaggio a mia sorella che spiegherà la situazione a quelli di Parigi, per Xfactor non preoccuparti”

Raggiungiamo in fretta una macchina scura parcheggiata sotto casa e partiamo di fretta. Non riesco a credere che Mika abbia rinunciato a tutto per accompagnarmi a Torino. E' proprio speciale...

“Cosa è successo di preciso?” mi chiede mentre imbocchiamo l'autostrada.

“Non lo so. Mia madre mi ha solo detto che Gabriele ha avuto un incidente... non voleva nemmeno che mi muovessi da Milano” rispondo confusa.

Ho paura lo ammetto.

La forte Cris, quella che ultimamente si sta lasciando andare in pianti che non si sarebbe mai sognata di fare, la ragazza che è praticamente scappata di casa e se n'è fregata di tutto e tutti, la stessa ragazza che non si è mai commossa vedendo il Titanic, ha paura.

Devo distrarmi, devo pensare ad altro.

Comincio ad osservare le luci che schizzano via attorno a noi, nel buio delle campagne milanesi, mentre Mika si lascia indicare la strada dalla voce inglese del suo Tom Tom.

 

Mi tengo molto più di quel che perdo,

io lascio andare te, non il ricordo...

 

Chissà perché nella testa mi risuonano le parole di quella canzone della Pausini.

 

Perchè con te ho imparato che felici

lo si è senza un miracolo.

Con te guardare dalla stessa parte

era già quello uno spettacolo.

 

Guardo Mika concentrato sulla strada. Gli sono infinitamente grata per quello che sta facendo.

Lui si accorge che lo sto guardando, perché tieni il volante con una mano sola e mi mette l'altra sulla gamba.

“Andrà tutto bene” cerca di rassicurarmi.

Io annuisco e guardo altrove.

Perché non riesco a capire cosa pensa in questo momento... Vorrei leggere nei suoi pensieri, capire cosa sono io per lui. Di sicuro non una semplice segretaria-insegnate, forse sono semplicemente un' amica più importante delle altre.

Vorrei tanto sapere cos' ha provato con il bacio di poche ore fa.

Cerco di far riaffiorare i ricordi.

Le sue labbra erano così morbide, e i suoi occhi... era uno sguardo sincero. Aveva sorriso con gli occhi, mia nonna mi aveva detto che il sorriso vero è quello degli occhi, non delle labbra e la sua bocca non sorrideva affatto.

Mi assale la tristezza.

 

Mi tengo certi brividi alla schiena,

perché fermarli non ne val la pena...

 

E Gabriele? Come sta in questo momento? Perché non vogliono che torni, lui è mio fratello, farei qualunque cosa per lui...

Alzo lo sguardo verso il cielo trapunto di stelle luccicanti.

Ti prego fa che stia bene.

Chiudo gli occhi, sono stanca, mi sveglierò prima di arrivare a Torino, lo so, sono troppo agitata per dormire tranquillamente.

 

Perché non c'è una colpa da cercare se non c'è nessun colpevole,

c'è solo un'altra strada da trovare

non c'è il forte, non il debole...

 

Quando mi sveglio siamo ancora in autostrada.

We are near Turin”mi informa Mika.

Io mi guardo intorno. Riconosco la strada, la facevamo sempre quando tornavamo dalle vacanze, in estate.

“Michael, grazie” dico, ringraziarlo mi sembra il minimo.

“Di nulla, Cristina” mi dice lui.

“Non chiamarmi Cristina”

“E tu non chiamarmi Michael”

Mi ha fatta sorridere. E' incredibile, non potrei non amarlo.





NOTA:
Tadan!!!!
Ecco il nuovo capitolo. Personalmente non mi piace molto, ma è solo di passaggio, quindi non preoccupatevi :)
Perché la madre di Cris le ha detto di non tornare???
Cosa troverà Cris a Torino?
Gabriele starà bene?
E Mika che cavolo pensa?
Vi lascio con tutti questi dubbi e vi informo che il prossimo aggiornamento sarà mercoledì o giovedì, ma non escludo di riuscire a concluderlo entro oggi e di postare domani pomeriggio :)
Alla prossima!
Kisses <3
 

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Capitolo 9
*** Heroes ***


Capitolo 9-Heroes

“Dovremmo essere quasi arrivati” dico vedendo il Po alla nostra sinistra.

“Yes...” risponde Mika dando un occhiata allo schermino del navigatore, poi sbadiglia.

“Dovevi accostare e riposare”

“Non serve” mi fa lui guardando concentrato la strada.

“Scusa, io... Sai...” non so perché mi viene in mente solo ora, ma credo sia la cosa giusta da fare per dare un taglio a quest'enorme situazione incasinata, “Mika... credo sia giusto che io mi licenzi”

“Licenzi?” ripete lui, “Non capisco questa parola”

“Smettila. Sai cosa vuol dire...”

Il suo viso si contrae in un'espressione arrabbiata.

“Non ha senso” dice.

“Invece si. Tu mi paghi una cifra esorbitante e io non... quello che faccio non è un lavoro! Insomma, prendere alcune telefonate, fissarti gli appuntamenti con i giornalisti... si, quello si. Ma accompagnarti ai concerti, aiutarti a leggere... no, quelle sono cose che puoi fare da solo.”

Mika è serio, forse sta pensando che io non ho tutti i torti. E quindi perché mi ha voluta come sua dipendente?

“Ne parliamo dopo” dice solamente, perché siamo arrivati.

Scendiamo in fretta dalla macchina e entriamo nell'ospedale.

Raggiungiamo la reception e veniamo accolti da un'infermiera assonnata, probabilmente reduce dal turno notturno, che fa la Settimana Enigmistica.

“Gabriele Ghilelmo è stato portato qui qualc...”

“Niente visite fuori orario” risponde con voce strascicata la donna.

Io non posso crederci. Mika mi ha accompagnata di corsa a Torino, abbiamo raggiunto l'ospedale in tempo record e adesso non posso nemmeno vedere mio fratello?

“Non posso sapere sue notizie? Come sta? Quali sono le sue condizioni?” chiedo, sto per perdere il controllo.

Mika mi cinge le spalle.

“Devi aspettare l'orario di visita” dice l'infermiera e riprende a fare le sue parole crociate.

“Ma mia madre è qui, ne sono certa!” esclamo.

“E allora chiama tua madre, no?” fa lei semplicemente.

Io guardo Mika cercando di comunicare qualcosa con lo sguardo e lui annuisce.

“Allora torniamo fra un po'” dice.

La donna alza lo sguardo e osserva attentamente Mika, sembra stupita, forse lo ha riconosciuto. Poi scuote la testa e ritorna alla sua Settimana Enigmistica.

“Andiamo” mi sussurra Michael.

Io lo seguo fino all'atrio, poi, inaspettatamente, lui devia a destra, e comincia a camminare velocemente per un corridoio.

“Dove vai?” chiedo seguendolo.

“Don't worry”

Entrambi ci fermiamo davanti al cartello con le indicazioni per i vari reparti.

“Pronto soccorso” dico e cominciamo a seguire i corridoi indicati sul cartello. Stiamo attenti che nessun infermiere ci noti e io ho la spiacevole sensazione di stare facendo una cavolata.

Prendiamo l'ascensore e arriviamo a destinazione.

Vedo subito mia madre, mio padre e la fidanzata di mio fratello, Alessia.

Corro verso di loro.

“Cristina!” esclama mia madre vedendomi, mio padre invece scuote la testa, non me ne frega nulla ciò che sta pensando in questo momento.

Abbraccio forte mia madre e lei ricambia l'abbraccio.

“Avevo detto di non venire!” esclama, sembra quasi un rimprovero.

La lascio andare.

“Gabriele è mio fratello” dico usando forse un tono più duro di quel che avrei voluto.

“Dovevi restare a Milano” interviene mio padre, “E invece ti sei pure portata la scorta”

Mi volto verso di lui, sta guardando Mika che è rimasto all'inizio del corridoio.

Guardo il mio accompagnatore. Ha una maglia bianca a maniche corte con una stampa rossa e un gilet nero abbinato a dei jeans e delle Converse rosse. Se aveva una minima possibilità di non stare antipatico a mio padre l'ha bruciata rimanendo lì impalato.

Decido di lasciare perdere tutto, voglio solo vedere mio fratello.

“Come sta Gabriele?” chiedo ad Alessia che fra i tre sembra quella più propensa a parlare.
“E'... non lo sappiamo. Ha perso i sensi, adesso sta dormendo” mi risponde lei con voce roca, deve aver pianto.

Sono nervosa, voglio vederlo. Ho bisogno di vederlo. E se le cose si mettessero male? Non è un bene quando la gente dorme in ospedale, non dopo aver avuto un incidente.

Vedo alcune porte chiuse con affianco i numeri delle camere.

“Dov'è?”

“Non puoi entrare”dice mia madre.

“Alessia, dov'è?”

Lei mi indica una stanza con un cenno del capo e io non posso fare a meno di precipitarmi là dentro senza ascoltare i commenti contrariati di mio padre e i sussulti di mia madre.

Appena entro rimango bloccata.

Gabriele è sdraiato su un letto, ha una flebo attaccata ad un braccio e ha una parte della fronte completamente sporca di sangue.

Prendo una sedia e mi siedo vicino a lui.

Mille pensieri mi assalgono. Ho paura, tanta paura.

Comincio ad accarezzargli una mano. E' calda, sulle nocche ha dei graffi leggeri. Mi fa male vederli, ma non riesco a lasciarlo andare.

“Gabri sono riuscita a venire. C'è anche Michael con me” sussurro.

Appoggio il capo sul bordo del letto, mi sento immensamente sola.

“Ho fatto un casino... adesso lui è qui e... dovrò dire a tutti la verità... non posso farcela ad affrontare papà da sola, ti prego svegliati... E poi... Gabriele, io credo di essermi innamorata di lui, ma... lo sai, vero? Sai che lui è...” non riesco a dire più nulla, perché quella parola è così brutta? Perché a quelli come lui dobbiamo dare un nome diverso? Non siamo tutti uguali? Allora che bisogno c'è di etichettare le persone?

“Gabri svegliati...”

Sento un respiro un po' più profondo e alzo il capo di scatto. Lui però è ancora addormentato.

Gli occhi mi si riempio di lacrime, perché non si sveglia? Deglutisco e caccio via le lacrime, non devo piangere. Io sono forte, non devo piangere.

All'improvviso mi viene in mente la melodia di una canzone che lui cantava spesso, è degli Aerosmith. Non ricordo nemmeno una parola, perciò canticchio la melodia.

“Non mi è mai piaciuta questa canzone” dico, poi rimango in silenzio un po', cercando di ricordare il titolo, ma proprio non mi viene.

“Adesso vado, non posso stare qui” bisbiglio e mi alzo, gli do' un bacio sulla guancia e accarezzo i suoi capelli castani e corti.

“Ti prego svegliati, fratellone”

***

Cris è appena entrata nella camera dove c'è suo fratello e io sono rimasto qua solo, con quella che dovrebbe essere la sua famiglia.

All'improvviso mi suona il cellulare.

Senza dire nulla mi allontano.

Guardo lo schermo, è un numero sconosciuto. Prendo la chiamata, esito un po', non so in quale lingua rispondere, poi mi decido e dico:

“Hello”

Dall'altra parte mi risponde qualcuno in francese. Senza che si presenti so già che è David.

“Dobbiamo parlare” mi dice in francese.

“Non ho nulla da dire” rispondo sempre in francese, cercando di stare calmo.

“Io si: scusa”

Davvero non riesco più a capirlo. Prima mi insulta in un modo spaventoso e poi mi chiede scusa?

“E per cosa? E' vero che sono uno stupido” ribatto, “Non so leggere l'ora e non so nemmeno scrivere con una penna. Si, David. Sono stupido”

Lui sembra sorpreso, perché non dice più niente per qualche secondo.

“Ti amo” fa dopo un po', è appena un sussurro ma io lo percepisco forte e chiaro.

Qualcosa si smuove dentro di me. Mi ama ancora, è un buon segno.

Vorrei rispondere qualcosa, dire che lo amo anch'io, ma... è troppo doloroso. I ricordi del nostro litigio sono ancora troppo vividi. Non posso e mai potrò dimenticare ciò che mi ha fatto provare David.

“Ti amo” ripete, forse pensa che io non lo abbia sentito.

Senza pensarci un po' su, senza dire nulla o fare qualcos'altro chiudo la chiamata.

Mi passo una mano sui capelli, ultimamente lo faccio spesso.

Sono stanco.

Vorrei solo che le cose fossero più semplici, non mi sembra di chiedere la luna.

Il bacio con Cris... non so come sia stato. E poi adesso... questa situazione...
E' stata la prima in assoluto, Cristina, devo ammetterlo. Non avevo mai baciato una ragazza, almeno, non con un bacio vero.
Non riesco più a capire niente.
Dovrebbe essere uguale l'amore verso un uomo e l'amore verso una donna, ma a me sembra il contrario.

Cris mi capisce, non mi giudica per la mia dislessia e mi ama. Si, credo proprio che mi ami... David invece...

Il solo pensiero di quel giorno dopo il concerto mi fa venire l'istinto di gridare.

Mi appoggio ad una parete bianca e socchiudo gli occhi. Comincio a pensare a qualcosa di bello e senza che me ne accorga ricordo il bacio con Cris. Le sue labbra morbide e il suo essere... non so. Diversa da me sembra l'espressione giusta per definirla. Mi piace mettere le mani nei capelli, cose che invece con gli uomini non mi è mai capitata.
Sto forse cambiando? Mah... non lo so. E forse non lo voglio nemmeno sapere, a dirla tutta. Voglio essere felice e se Cris mi fa essere felice... Io però devo fare felice lei e quindi, per prima cosa, devo cercare di capire se quello che provo per lei è amore.
Cerco di ricordare la prima volta che mi sono innamorato e non posso evitare che un sorriso mi increspi le labbra.
Josh era un ragazzo che avevo visto solo una volta a teatro. Studiavo pianoforte all'epoca... io stavo salendo le scale e lui le scendeva, canticchiava Heroes e mentre saltellava sui gradini i suoi capelli biondi balzavano da ogni parte.
Non so cosa mi abbia colpito di lui, ma quando sono tornato a casa ho cominciato ad ascoltare Heroes a ripetizione.
Sorrido ancora.
Avevo fatto impazzire mia madre.
Com'è che faceva?
And we can be heroes... just for one day...
Un rumore mi distrae dai miei pensieri e mi riporta alla realtà.
Sospiro e torno idietro, Cris ha bisogno di me.




NOTA:
Ciao!!! Ecco il nuovo capitolo! Spero vi piaccia, soprattutto l'aggiunta della parte su Mika, fatemi sapere!!!!

A presto ;)

 

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Capitolo 10
*** L'amore è una cosa semplice ***


Capitolo 10- L'amore è una cosa semplice

Esco dalla stanza e ho gli occhi di tutti puntati su di me.

Vogliono una spiegazione, è normale.

Mika dev'essere andato via per qualche motivo, perché sta tornando nel corridoio in questo momento.

Cerco il suo sguardo, ma lui abbassa il capo.

Non so cosa fare, cosa dire... così lo raggiungo e rimango lì, in piedi affianco a lui e osservo le sue Converse rosse.

Ad un certo punto Alessia parla.

“Tu sei proprio Mika? Il cantante?”

Lui annuisce.

“Yes, io e... Cristina ci siamo conosciuti alla redazione. Mi ha fatto parecchie interviste e siamo diventati amici”

Faccio di tutto per non far spuntare un' espressione sorpresa sul mio viso. Non posso crederci. Mika è stato formidabile, ha mentito spudoratamente. E' meglio che aver detto che ho perso il lavoro.

Grazie...

“E lui sarebbe quello che ascoltavi sempre? Quello che...” chiede mio padre.

“Si” lo interrompo con aria di sfida, sta per dire qualcosa di cattivo su di lui.

Vi state chiedendo se io sono andata fino a Milano per Mika? Si, anche per lui. Perché credo in quello che dice nelle sue canzoni e anche perché a mio padre non è mai piaciuto.

Me ne sono andata per ripicca? Si, anche. Non mi vergogno di ammetterlo, mio padre mi aveva messo troppi confini.

No al canto, no alla scrittura, no alla musica che a me piaceva. Insomma, no all'arte e sì a una vita da operaia della Fiat in cassa integrazione, almeno quello non oscurava il nome della mia famiglia. Si, perché il mondo dell'arte è un brutto mondo pieno di gente raccomandata. E' per quello che io sono stata licenziata, è per quello che la Rowling ha cominciato essendo meno di niente, la stessa ragione per cui la gente che vince i Talent fa un lavoro comune o studia, lo stesso motivo per cui Mika ha ricevuto tante porte chiuse, giusto? E' la ragione per cui io ho un lavoro con una star internazionale, no?

Siamo tutti raccomandati... come no!

Che schifo... il modo di pensare di mio padre fa proprio pena. Non lo sopporto.

“Me ne vado” dico e senza aggiungere altro vado via. Mika mi sta seguendo, sento i suoi passi.

Mi spiace fargli vedere che bella famiglia ho, ma non ho scelta e non sarei comunque riuscita a resistere con mio padre un minuto di più.

Sbuffo, esasperata e come un flash, un ricordo improvviso, passa per la mia testa il titolo della canzone che ho canticchiato a Gabriele.

I don't want to miss a thing.

Come ho fatto a non ricordare il titolo?

Mi sembra di sentirmi meglio, ma forse e solo una sensazione.

Usciamo dall'ospedale.

L'aria è calda, asfissiante e il sole sta per sorgere.

Io comincio a camminare avanti e indietro sperando che mi aiuti a scacciare i brutti pensieri.

“Basta” Mika è davanti a me, “Non serve a niente”

Io non posso farcela e faccio l'unica cosa che mi suggerisce il mio istinto: chiudo gli occhi e lo abbraccio, appoggiando il mio capo sul suo petto.

Lui mi stringe e sospira.

“Ora hai capito perché me ne sono andata?” chiedo, ma uso un tono talmente basso che non so se lui mi abbia sentita.

Poco dopo risponde, aveva sentito.

“Si, I understand

“Sto' sbagliando tutto, Mika”

“Non è vero” mi rassicura lui e mi libera dall'abbraccio.

Cominciamo a passeggiare nel parcheggio dell'ospedale.

“Invece si” voglio essere sincera con lui, in questo momento non mi importa più quello che pensa di me oppure no, voglio solo dirgli la verità, tutta la verità, “Mika, io... non sai quanto ho sognato quel bacio”

Lui deglutisce e il suo sguardo si fa, se possibile, ancora più serio.

“Non devi mentirmi dicendo che all'improvviso ti sei innamorato di me, perché non ti crederei mai e poi mai”

“Cris” comincia.

“Davvero, non fa male, tranquillo” mento.

“Cris, io...”

“Mika, sto bene, sul serio. Non...”

“A me quel bacio è piaciuto. I liked it.” dice all'improvviso.

Io accenno un sorriso e smetto di camminare.

“Mika non mentire, per favore, non mentirmi... almeno adesso”

Sono stanca, stanca di tutto.

Anche Michael si ferma e mi guarda negli occhi.

“Mi è piaciuto davvero quel bacio. Io... I don't know, succede qualcosa di strano in me...”

Qualcosa mi fa pensare che stia dicendo la verità.

“Abbiamo un sacco di anni di differenza” dico.

“Non è quello, Cris. E' qualcosa di...” si passa una mano fra i capelli, “Normalmente chi è gay non torna ad essere etero e... a me le ragazze non sono mai piaciute. Never

Non so cosa pensare. Mi sento inadeguata. Devo dire qualcosa?

Fortunatamente lui continua a parlare e insieme riprendiamo a passeggiare.

“L'ho capito quando andavo al liceo” dice, “Di essere gay. Ma... è stato difficile accettarlo... La dislessia, la scuola... mi prendevano già in giro per quello. Perciò ho cercato di... non dirlo nemmeno a me stesso... ma adesso è cambiato tutto, luckly. Tu... Io ho davvero bisogno di te Cris, anche per il lavoro”

Mi fermo e mi appoggio di nuovo a lui, come ho fatto poco fa.

“Ma io non voglio che tu stia male per colpa mia. Non voglio...” sento un brivido lungo tutto il corpo, ho tantissima paura di essere respinta e ho un'incredibile voglia di piangere, “Mika, non voglio che...”

“Si?” mi incoraggia lui stringendomi.

“So che se uno è gay rimane gay” bisbiglio.

“Io non voglio prenderti in giro”

“Lo so, ma io non voglio che tu stia male solo perché devi... si, insomma, accontentarmi”

Mika ride.

“Ma che dici? Non mi fai stare male. Nemmeno se mi fai diventare pazzo e mi cancelli tutte le interviste”

Alzo il capo per guardarlo in faccia, sono un po' più rassicurata.

“Quindi saresti disposto a baciarmi ancora?”

“D-disposto?” ripete col suo accento inglese.

“Si, mi baceresti ancora?”

Lui si abbassa un po' e mi fissa negli occhi.

“Sei stata la prima ragazza che ho baciato, non so se bacio bene for a girl

Sono colpita dalle sue parole, non sono mai stata la prima per nessuno, Alex ne aveva già baciate tre prima di me e adesso mi ritrovo a baciare un trentenne che ha baciato solo... me. Avrà baciato altri ragazzi, ovvio, ma per me non contano.

“Baci benissimo” dico accennando un sorriso, non so perché, ma mi sento sicura e decisa, forse è lui il più imbarazzato.

Adesso i nostri nasi si sfiorano.

Socchiudo gli occhi e premo le mie labbra sulle sue.

Eccole, di nuovo tutte quelle emozioni, tutti quei particolari... Non devo più preoccuparmi di dimenticarli, perché so che questo sarà seguito da altri baci.

Mika ride.

Perché si ride sempre hai primi baci?

Rido anche io, sulle sue labbra e lui fa una cosa strana, che non mi aspettavo, non dopo il bacio.

Si ritrae un po' e il sorriso sulle sue labbra sfuma. Sembra allarmato da qualcosa, mi preoccupa. Vedo il suo petto alzarsi e abbassarsi velocemente, poi deglutisce a fatica e abbassa la testa.

Gli prendo una mano.

“Tutto bene?” chiedo.

“S-si” risponde lui, ma la sua faccia dice tutto il contrario.

“Mika?” lo chiamo.

“Cris, io...”

Sembra strano... è impazzito davvero, forse.

Fa due saltelli sul posto, agitato, capisco che è tornato in sé e che sta benissimo

“Cris io...”

Continuo ad annuire come un ebete, ma non capisco cosa mi voglia dire.

“I love you, Cristina” dice e fa un sorriso fantastico.

Io scoppio a ridere.

“Tutto qui?” chiedo, ma in realtà sono felicissima.

“Io... sono sicuro è... è successo così, it's fast, too fast...” e poi comincia a dire cose incomprensibili in inglese.

Sembra un bambino.

Un bambino innamorato.

Un bambino innamorato di me.

Mika, it's love” dico, adesso sono seria.

Lui mi osserva con i suoi occhi scuri, poi sorride.

“Andiamo via da questo posto” dico, voglio allontanarmi un po' dall'ospedale. Voglio smetterla di pensare a Gabriele e ai miei genitori.

Io e Mika ci amiamo, è questo quello che conta ora.
Mi sembra di sentire una voce in lontananza, la voce di Tiziano Ferro.

L'amore è una cosa semplice
e adesso, adesso
te lo dimostrerò...




NOTA:
Ciao!!! Ecco il nuovo capitolo. Mooolto romanticoso. Ok, adesso penserete un sacco di cose, io per ora vi dico solo di non stare del tutto tranquilli ;)
Ho cercato di rendere il parlato di Mika più scorretto e "inglesato" perché mi sono resa conto che gli facevo azzeccare tutti i verbi, congiuntivi e condizionali compresi, ed era un po' troppo strano :)
Spero che vi piaccia, vi anticipo che il prossimo capitolo sarà l'ultimo ambientato a Torino, poi si tornerà a Milano e si girerà per il mondo :D

Alla prossima!!!

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Capitolo 11
*** Origin of Love ***


Capitolo 11- Origin of Love

Corriamo dall'altra parte della strada e poi ci sediamo, ansimanti, su una panchina, sulla riva del Po.

L'aurora è bellissima.

Ridiamo. Cosa ci sia di divertente nella situazione proprio non lo so, ma ridere è l'unica cosa che mi viene da fare.

Sembra che la stanchezza sia passata ed è incredibile, perché io alle otto di ieri mattina ero già in piedi e durante il viaggio ho riposato davvero poco.

“E' bella Torino” dice Mika quando entrambi abbiamo recuperato il fiato.

“Si, è bella” rispondo. E' quello che credo veramente. Sono in pochi quelli che vedono la bellezza nelle grandi città e io sono una di quelle poche persone.

Sento improvvisamente una forte tristezza. Ho la sensazione di essere la persona peggiore del mondo. Gabriele è in quella stanza, mentre io sono qui, con Mika e me ne sto fregando totalmente.

Senza che possa fermarle le lacrime mi rigano il viso.

Michael mi accarezza i capelli e io mi appoggio a lui.

“Mi canti una canzone?” chiedo.

Siamo soli, è presto, non c'è ancora nessuno in giro.

“Quale?”

“Origin of Love”

Lui non canta l'inizio, passa subito al ritornello, è la versione in italiano.

 

Scende su di me la certezza e,

ora io so che, sei l'origine dell'amor

sale fino a Dio il pensiero mio...

Dubbi non ho più,

l'origine sei tu.

 

E' diversa dalla versione che gira su internet, quella che conoscono tutti.

E' bella, dolce e lenta.

Chiudo gli occhi e senza accorgermene mi addormento.

Quando mi sveglio dev'essere passata un ora da quando ci siamo seduti su quella panchina e devono essere le sette e mezza, circa.

Mika ha un paio di occhiali scuri e si è addormentato.

Fortuna che ha messo gli occhiali, così quelle poche persone che sono uscite presto per correre non l'hanno riconosciuto.

“Michael?” lo chiamo, ma lui non risponde.

Gli sposto delicatamente il braccio con cui mi stringeva e cerco di svegliarlo dandogli dei leggeri colpetti sulla spalla.

Dopo un paio di minuti si sveglia.

“Oh... goodmorning”

“Anche a te” rispondo e cerco di sorridere, ma probabilmente non ci riesco, perché Mika mi guarda, preoccupato.

“Andiamo?”chiede.

Io annuisco. Poi prendo il cellulare per guardare l'ora, si, sono le sette del mattino passate e...

“Merda! Dobbiamo tornare a Milano” dico, “Quelli della Repubblica XL vogliono che pubblichi un nuovo articolo. Devi consegnarlo in redazione dopodomani, è per il numero di settembre”

Lui scuote la testa.

“Scriverò qui, non preoccuparti”

“Si, ma...” non so cosa dire, ancora una volta mi sento inadeguata, “Mika non puoi”

“Non mi importa. Andiamo a prendere il computer, scriverò qualcosa mentre aspettiamo”

* * *

Tornando in ospedale abbiamo scoperto che Gabriele si è svegliato, è stata Alessia a dirmelo appena ci vede arrivare.

“Cosa? Perché non mi avete chiamata?” sono arrabbiata con i miei genitori, non gli costava nulla chiamarmi, tanto ero qui, non ero andata a Milano, lo sapevano.

Senza pensare a nulla o dare retta a qualcuno mi fiondo nella stanza di mio fratello seguita da Mika, che purtroppo non scriverà un bel niente.

Non mi interessa che non posso entrare.

“Gabri!” esclamo, forse con un po' troppa enfasi, entrando.

Mio fratello si gira verso di me. E' sempre nel letto e non ha una bella faccia, ma non ha più la flebo e poi è sveglio. E' sveglio!

Quasi gli salto addosso, abbracciandolo, sono troppo felice.

“Haia...” impreca sottovoce.

“Ops... scusa” dico liberandolo e schioccandoli un bel bacio sulla guancia senza graffi, “Cosa ti è venuto in mente di fare” dico, “Mi sono spaventata a morte”

Lui fa un gesto noncurante con la mano e punta i gomiti sul materasso, alzandosi un po'.

“Non mi presenti il tuo amico?” dice accennando un sorriso a Mika, che è rimasto sulla porta.

“Ciao” dice Michael avvicinandosi a noi.

“Grazie per averla accompagnata fino a qui”

Mika sorride, leggermente in imbarazzo.

“Adesso... Cris, adesso potete tornare a Milano. Davvero, io sto bene e poi voi avete un sacco di cose da fare e...”

So cosa sta per dire.

“Riesco a reggere papà benissimo. Mika ha detto che ci siamo conosciuti in redazione. Mamma e papà non sanno ancora niente”

It's true” conferma Michael.

“Si, ma Cris io sto bene, non c'è bisogno di stare qui”

Io sposto lo sguardo da lui a Mika.

If Gabriele dice che possiamo andare...”

“Mika non ti ci mettere anche tu” esclamo facendo scoppiare a ridere sia lui che mio fratello.

Guardo di sbieco entrambi, poi sono costretta a sorridere anche io.

E' evidente che ora Gabri sta bene, non mi devo più preoccupare.

“Allora noi andiamo” dico pensierosa.

“Si. Ah... ovviamente il matrimonio verrà spostato, non posso andare all'altare conciato in questo modo” dice indicandosi le ferite.

Lo guardo qualche istante, poi gli do un bacio sulla guancia.

“Ciao, Gabri”

“Aspetta piccolo demonio” mi dice sottovoce mettendomi una mano dietro la nuca e costringendomi ad accostare il mio orecchio alle sue labbra, “Non crederai che io non abbia sentito tutto quel discorso sul tuo nuovo amore, vero?”

Avvampo immediatamente e mi alzo.

“Le cose sono andate come volevo” dico senza guardarlo.

Mika non sembra capire.

Gabriele invece fa un ghigno divertito.

Lo odio quando fa così.

“Non so come sia stato possibile, ma sono contento per te e...”

“Rimettiti fratellone” dico interrompendolo, “Ci sentiamo!”

Lui ride e io e Mika facciamo per uscire. Poi, quando ormai siamo sulla porta mi volto verso Gabriele. Sono seria adesso.
"A presto" lo saluto ed esco definitivamente dalla stanza.

“Come sta?” mi chiede subito Alessia.

“Bene, tranquilla. E' tutto a posto, dice solo che vuole spostare il matrimonio perché non è presentabile”

I suoi occhi si riempiono di lacrime e corre verso la camera, ignorando mio padre, come avevo fatto anche io.

“Andate via?” chiede poi lui indicando Mika con una mano.

“Si” rispondo io.

Non voglio perdermi in convenevoli, non volevano nemmeno che tornassi a Torino, non si meritano proprio niente.

Mi fa male farlo, ma devo essere dura o non mi rispetteranno mai.

“Noi torniamo a Milano, il lavoro chiama” dico semplicemente, “Ci vediamo al matrimonio”

Mia madre sta per mettersi a piangere, vorrei parlarle, so che lei può capire, ma c'è mio padre ed è ovvio che dovrà stare sempre dalla sua parte.

Mi volto ed esco dall'ospedale prima di potermi pentire.



NOTA:
Ciaoooo ecco il capitolo. Vi avverto di una cosa, il prossimo è appena cominciato e quando dico appena vuol dire che ho scritto sei-sette righe, ma visto che scriverò sicuramente un oretta domani mattina in pullman  non dovrei avere problemi a postarvelo o domenica (mattina) o lunedì (pomeriggio-sera)
Ma ora passiamo alla storia.
Dal prossimo capitolo sarà più approfondito il lavoro vero e proprio di Cris, Mika comincerà ad essere super incasinato (come è successo davvero, perchè settembre-ottobre è stato impegnato in un sacco di cose, tanto per cominciare da xFactor), ci saranno XFactor, interviste vere che potrete trovare su Youtube (vi metterò i link di quella di cui scriverò) Songbook che è uscito a Novembre e che quindi nel periodo della mia ff non è ancora stato terminato... insomma, ce ne sono ancora cosa da raccontare!

L'articolo a cui mi riferisco in questo capitolo è la lettera al Mika ottantenne pubblicata sulla Repubblica XL di settembre. Se non l'avete ancora lett andate a cercarlo, perché è davvero bello come articolo ;)

Alla prossima, aspetto i vostri commenti-recensioni, grazie a tutti quelli che mi hanno supportata e sopportata fino ad adesso.
Ciao!

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Capitolo 12
*** Billie Jean ***


Capitolo 12-Billie Jean

Siamo tornati a Milano ieri, il viaggio è stato abbastanza lungo e anche se io ho dormito tutto il tempo abbiamo deciso di passare la giornata a riposarci io nell'appartamento che divido con le ragazze, lui nel suo.

Tra poco ci rivedremo, perché Mika ha un intervista in diretta a Radio Deejay.

Sistemo le ultime cose e sono pronta ad uscire. Lascio un post-it sul frigorifero con scritto che tornerò tardi ed esco di casa.

Le ragazze capiranno.

Ormai siamo rimaste io, Georgia e Greta. Fra un paio di settimane dovrebbe arrivare un ragazzo dalla Toscana che occuperà una camera da solo, quindi noi tre dovremo riunirci nella stessa stanza, ma non mi preoccupo, passo pochissimo tempo all'appartamento da quando lavoro con Mika.

Quando arrivo a casa Penniman Maria è già andata a casa e Michael è solo.

“Ciao!” esclamo entrando.

“Cris...” dice lui sollevato, “Sono in ritardissimo”

“Non si dice ritardissimo” dico con un sorriso, correggendolo, “Si dice: sono veramente in ritardo”

“Sono veramente in ritardo” ripete lui con tono cantilenante.

“Non preoccuparti, lo studio della radio non è lontano da qui e poi il lunedì a quest'ora non c'è nessuno per strada”

Mika mi guarda pensieroso e poi si mette davanti allo specchio.

“Puoi controllare Twitter e il telefono?”

Io prendo il suo Iphone sul mobile affianco la specchiera e vedo che ha due SMS.

“C'è il direttore della Repubblica che ti chiede quanto ti manca per finire l'articolo” lo informo.

Damn...” sussurra lui, “Ehm... non so... ho dovuto...”

“Non l'hai ancora incominciato” concludo.

“Si” ammette lui, “E... non ci sono altri messaggi?”

“Si, è ancora il direttore della Repubblica, dice: stiamo aspettando il suo articolo, la scadenza massima è stata anticipata a domani, deve inviarmi il pezzo entro domattina”

Il suo viso si contrae in una smorfia, trattiene parecchie parolacce e poi si gira verso di me.

“Come sto?” chiede.

“Benissimo” dico distratta senza nemmeno guardarlo, “Se vuoi dopo ti aiuto, tanto ho detto alle ragazze che torno tardi” aggiungo riferendomi all'articolo.

“Non ho bisogno di aiuto” dice lui freddo.

“Non volevo offenderti.” faccio, sulla difensiva, “Ho solo pensato che magari...”

“Adesso dobbiamo andare” mi interrompe.

Mi metto davanti a lui, impedendogli di passare.

“Adesso mi spieghi che cavolo ti è preso” dico con aria di sfida.

“Niente”

“Dimmelo”

“Niente”

Non dico più nulla, lo guardo solamente negli occhi e lui sputa tutto.

“Sono solo nervoso”

“E poi?”

And... è un intervista inportante...”

“Importante” lo correggo.

Lui rotea gli occhi al cielo.

“Mika sono anche la tua insegnante, no?”

“Un insegnante rompiscatole” mi risponde.

“Grazie” dico seria, incrociando le braccia al petto, “Allora impara a...”

Sorry” mi dice mettendomi le mani sulle spalle.

Io guardo in basso.

“Sono agitato, l'ho detto...”

“Non ti ho mai visto così agitato per un' intervista” dico.

“Si, ehm... Cris, non fare domande” divaga sistemandosi i capelli.

“Invece le faccio, perché non voglio vederti stare così” ribatto per nulla demoralizzata.

Gli accarezzo una guancia.

“Andrà tutto bene, tranquillo”

Lui sospira e appoggia la testa sulla mia spalla.

“Sono stanco” sussurra, “Stanco delle persone che vogliono cambiarmi... che dicono che non vado bene come sono...”

Ok, il problema è un altro. Non ci capisco davvero più niente.

“Ma di cosa stai parlando?” chiedo.

“Nulla Cris, nulla...”

“Ma Mika...” provo.

“Lascia stare” dice, si divide da me e scrolla la testa, “It's ok. Adesso andiamo.”

“No, adesso tu mi dici tutto” lo fermo.

Lui... lui è troppo strano, troppo...

What's the metter?”chiedo.

“Ho già detto tutto. Il direttore della Repubblica... Devo scrivere una lettera a me stesso”

“A te stesso?” ripeto.

Yes, ma... non so da dove cominciare, ho... ho paura di deludere tutti”

Io gli sorrido. Il problema è sempre lo stesso: che lui si fa condizionare da quello che gli altri potrebbero pensare di lui.

Gli sposto dalla fronte i capelli ricci.

“Tu sei la persona migliore che io abbia mai conosciuto” dico, “Sei fantastico Mika, sei...” deglutisco a fatica, “Sei speciale. Non sono l'unica che lo pensa, davvero. Scrivi quello che vuoi in quell'articolo, andrà bene in ogni caso” poi mi avvicino e gli sfioro le labbra con le mie, era dal bacio sotto l'ospedale che non... insomma, no. Non ci siamo più baciati.

Lui mi mette una mano fra i capelli e l'altra la usa per spingermi contro il suo corpo.

E' strano e bello allo stesso tempo sentire dei muscoli come i suoi addosso a me. Non un filo di grasso... Mika è magro come un chiodo, ma gli addominali ce li ha ben sviluppati, posso assicurarvelo.

Mi bacia, con più foga questa volta.

“Farai tardi all'intervista” sussurro al suo orecchio.

“Vaffanculo all'intervista” dice lui divertito senza il suo tipico accento inglese.

Io mi divido un po' da lui e scoppio a ridere. Perché ogni volta che dice una parolaccia non sbaglia un accento?

Poi mi faccio seria e lo guardo negli occhi.

“Davvero vuoi mandare all'aria tutto?”

Lui annuisce.

“Devo scrivere quell'articolo.”

“Allora mando un e-mail a quelli della radio” dico, lui però ferma la mia mano prima che riesca a fare qualsiasi cosa.

“No. Lascia stare” mi dice, “Almeno questa sera”

Suona tanto come una richiesta d'aiuto, come quando aveva bisogno di me per imparare un po' di cultura italiana.

Gli do un bacio sulla guancia.

“Ok. Allora lascio stare tutto”

Lui mi abbraccia. Sento dinuovo il suo corpo asciutto, ma scolpito sul mio. Sono un po' imbarazzata, ma rispondo a quell'abbraccio.

Mika si avvicina al mio viso e mi bacia. A questo punto sento i suoi muscoli contrarsi e qualcosa... qualcosa contrarsi un po' di più.

Non so che fare. Non so come reagire. E' la prima volta che mi capita...

Senza che potessi evitarlo avvampo e mi libero dall'abbraccio.

Do' un paio di colpi di tosse, fissandomi le scarpe.

Lui deve aver capito che ho sentito... si, che ho sentito la sua roba, perché tira un respiro profondo e si volta di spalle, le mani poggiate sui fianchi.

Vorrei dire qualcosa, qualunque cosa, ma ho la bocca più asciutta del deserto del Sahara. Sono felice che gli sia successo, vuol dire che qualche effetto gli faccio, no? Ma... non so, ho paura, paura che lui voglia portarsi troppo avanti. Io non mi sento ancora pronta.

Alzo lo sguardo e solo guardando la sua schiena arrossisco ancora.

Fortunatamente Mika parla:

“N-non sono un... un... com'è che si dice?” chiede rimanendo di schiena.

“Un pezzo di legno?” suggerisco un po' sollevata che lui non menta spudoratamente facendomi credere di essermi immaginata tutto.

Yes, un pezzo di l-legno” poi si gira e mi sorride, “Tutto ok?”

Annuisco anche se sono ancora un po' scossa.

Non parliamo più di cos'è successo quando eravamo abbracciati e Mika comincia a scrivere il suo articolo, ovviamente lo scriverà tutto in inglese e poi lo tradurranno prima di pubblicarlo.

Sono certa che non voglia che legga ciò che sta scrivendo, perciò prendo il mio computer e comincio a rispondere a tutti i tweet che gli sono arrivati.

E' pazzesco notare quanta gente è innamorata di Mika. C'è una ragazza che gli chiede addirittura l'indirizzo dell'appartamento di Milano. Ovviamente non gli direi l'indirizzo nemmeno sotto tortura, ci tengo alla riservatezza del mio capo e anche alla mia, visto che sto passando un mucchio di tempo con lui.

Un'altra fan gli chiede se è vero che è gay.

Mi blocco, poi scuoto la testa è rispondo: le inclinazioni sessuali non determinano il valore della persona.

Non sono stata né da una parte né dall'altra, sono davvero soddisfatta da questa risposta poetica.

Vado avanti un paio d'ore.

Fortunatamente ci sono delle pizze che io e Mika smangiucchiamo fra una riga e l'altra, ma non ci parliamo. Lui è concentrato sul suo articolo e io sul mio lavoro.

Rispondo ad un paio di e-mail che arrivano dalla Francia e ogni tanto osservo Michael con la coda dell'occhio.

Quando ormai ho finito di lavorare e sto prendendo un libro per leggere un po' Mika si alza, va allo stereo e mette un CD di Michael Jackson.

Billie Jean comincia a suonare per tutta la stanza.

“E' il mio cantante preferito” dice ballando e avvicinandosi a me.

Cominciamo a ballare come degli stupidi, perché quella non è una canzone da ballare in coppia, eppure noi ci prendiamo per mano e cominciamo a sculettare da una parte e dall'altra.

Sorride arricciando il naso e facendomi ridere. Deve aver finito l'articolo, finalmente è felice.

Billie Jean Is Not My Lover
She's Just A Girl Who Claims That I Am The One
But The Kid Is Not My Son
She Says I Am The One, But The Kid Is Not My Son


E' felice.
Canticchia e mi fa fare una giravolta.
Va' tutto bene, l'articolo sarà un successo.




NOTA:
Ciaooooo ecco il nuovissimo capitolo. E' stato difficile scriverlo, ho cambiato la fine quattro volte, sper che a voi piaccia comunque :)

L'articolo di cui parlo è questo: http://xl.repubblica.it/articoli/mika-pop-up-xl-89-caro-mika-anche-sei-hai-80-anni-spero-che-tu-sia-ancora-eccentrico/5741/

In realtà è stato scritto alla vigiglia del suo trentesimo compleanno, che nella storia è già passato, ma ho deciso di farglielo scrivere in questo capitolo perché è stato pubblicato nel numero di settembre.
Spero davvero che leggiate anche l'articolo, perché è davvero bello. Ci sono delle piccole incongruenze con la ff, ma concedetemelo come licenza poetica XD

Per quanto riguarda Michael Jackson ho rivisto per caso un pezzo di una vecchia puntata di XFactor dove lui era andato come ospite per presentare We Are Golden e Facchinetti gli ha detto che sapeva della sua passione per il cantante e gli ha chiesto se era vero che aveva le scarpe che JAckson avrebbe usato al suo ultimo concerto. Mika ha risposto di no e ha detto che si va solamente fare le scarpe dallo stesso stilista che le faceva all'altro Michael ^^

Ciao e alla prossima!

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Capitolo 13
*** The eyes of the Tiger ***


Capitolo 13- The Eyes of the Tiger

La Repubblica XL è uscita poche ore fa e io non esito ad uscire di casa per raggiungere l'edicola più vicina.

Georgia mi ha chiesto se per caso sono pazza a uscire alle sette di mattina per comprare un giornale di cui leggerò un solo articolo, io gli ho risposto che il mondo è pazzo, per cui lo sono anche io. Lei ovviamente è scoppiata a ridere ed è tornata a letto.

E' confermato: il ragazzo toscano arriverà la prossima settimana, quindi abbiamo ancora sei giorni per prepararci ad essere delle perfette donne di casa. Poi, il giorno dopo il suo arrivo, dopo che avrà versato la sua parte per l'affitto, ci riveleremo per quello che siamo veramente, cioè delle perfette casiniste disordinate.

Pago il giornalaio e prendo una copia della Repubblica. La guardo, eccitata. Sono tentata di sedermi su una panchina vicino a Piazza Duomo per leggere subito l'articolo, ma mi fermo in tempo. Voglio godermi quelle parole. Chissà cosa ha scritto...

Torno indietro con aria sognante.

Quando arrivo a casa, Georgia e Greta stanno facendo colazione.

“Cavoli, perché tu che puoi andare al lavoro più tardi ti svegli così presto!” borbotta Greta inzuppando i biscotti nel latte.

“Non è proprio piacevole andare a letto all'una ogni giorno” dico in risposta sedendomi a capotavola fra lei e Georgia.

Metto il giornale sul tavolo.

“Hai già letto l'articolo?” chiede Georgia.

Scuoto la testa tamburellando con le dita sul tavolo.

“E quindi?” interviene Greta, “Non lo leggi?”

“S-si, è solo che... ok. Lo leggo” balbetto, poi vado alla pagina destinata a Pop Up e comincio a leggere ad alta voce.

Quando concludo sono colpita.

Non so che dire, non so che fare.

Mika si vede con tanti bambini che non saranno di certo frutto di una donna? E io cosa sono, un semplice svago?

Deglutisco.

“Che bello” commenta Greta, “Dev'essere fantastico lavorare per uno come lui, così vero, così... normale”

“Si, devo dire che vero è proprio un aggettivo che gli addice” dico cercando di non far trasparire in alcun modo quello che sto provando in questo momento.

Mika ha scritto che spera che i gay abbiano più diritti quando avrà ottant'anni. Vuole avere una famiglia numerosa... tanti bambini adottati...

Improvvisamente mi rendo conto che tutta la faccenda di noi due, dei nostri baci, del nostro rapporto... è tutta una farsa, una stupidaggine che abbiamo fatto perché lui forse non aveva il coraggio di dirmi di no. Perché è stato troppo codardo per dirmi che non sarebbe mai cambiato e che non mi voleva.

“Adesso... adesso è meglio se vado da lui” dico facendo un falso sorriso alle ragazze, “Devo fargli i complimenti”

E così vado fino al suo appartamento.

Una canzone risuona nella mia testa. Più che le parole sento il ritmo.

Il ritmo di The Eye of the Tiger, la colonna sonora di Rocky, mi rimbomba nella testa e scandisce ogni passo di corsa che faccio.

Uno, due passi. Mika è stato un cretino.

Uno, due passi. Mika mi sta facendo soffrire e mi farà soffrire da morire.

Uno, due passi. Devo fregarmene.

Uno, due passi. Devo solo pensare a fargliela pagare.

Uno, due passi. Deve stare male come me.

Non mi interessa se dorme o se è sveglio, voglio solo insultarlo in qualche modo. Cosa credeva di fare?

Spalanco la porta e la sbatto dietro di me, chiudendola.

Passo davanti alla cucina.

“Dove cazzo sei?” chiedo arrabbiata e corro fino in camera sua. Spalanco anche quella porta e lo trovo lì che si sta vestendo.

“Cris...”
“Cosa vogliono dire le cose che hai scritto?” chiedo lanciandogli addosso il giornale.

Lui, preso alla sprovvista lo lascia cadere a terra.

“What...” prova a chiedermi confuso, ma io non lo lascio parlare.

“Ti avevo detto di non mentirmi!” grido, “Ti avevo detto di dirmi la verità! Lo sapevi e lo sai ancora... sai che quello che provo per te è vero!” senza che possa evitarlo comincio a piangere.

Mika si avvicina a me e cerca di abbracciarmi, ma io mi dimeno scagliando i pugni su ogni parte del suo corpo che riesco a raggiungere.

“Smettila, smettila!” esclamo, “Stronzo! Perché hai fatto finta di niente, perché?” chiedo colpendolo forte al petto, “Dovevi dirmi che non mi amavi!”

Lui prova a fermarmi tenendomi stretti i polsi, ma io non demordo.

Dice qualcosa sottovoce, ma non lo ascolto, sono troppo arrabbiata anche per sentire le sue scuse. Sto troppo male. Ce l'ho con me stessa perché mi innamoro sempre di quelli sbagliati... cioè, mi sono sempre piaciuti quelli sbagliati... è questa volta mi ero finalmente innamorata davvero. Come ho fatto a essere così stupida...

Sto cominciando a perdere il ritmo, ora lo colpisco piano e molto meno velocemente.

Sono stanca, ho il fiatone e ho la faccia coperta di lacrime.

Chiudo gli occhi e mi rifugio nella maglietta di Michael. Non voglio perderlo.

Sento il suo profumo... un profumo buonissimo... E' un misto fra l'odore di bucato, il profumo di dolci e quello della sua pelle.

“Cris, I...”

Comincio a piangere più rumorosamente e lui inizia a darmi dei leggeri baci sulla testa.

Vorrei che mi tenesse per sempre stretta a sé, ma so che non prova nemmeno un briciolo di quello che provo io... sarebbe tutto inutile.

Vorrei sprofondare.

“Cris” mi sussurra all'orecchio, “L'ho scritto per tenere il... secret”

“Non è vero” dico senza staccarmi da lui, “Non è vero niente!”

Yes, it's...

Basta!

Sto sbagliando a stare qui. Devo smetterla o sarà peggio, molto peggio.

Devo finirla una volta per tutte. Andarmene ancora una volta, scappare di nuovo...

Mi separo da lui.

E' stato tutto sbagliato fin dal principio. Il lavoro... il nostro legame... Io.

“Don't cry” dice Mika.

Alzo lo sguardo e mi asciugo le lacrime.

E' serio, preoccupato.

Fa un respiro profondo e poi dice:

“Devo parlarti e spiegare todo...”

“Io non voglio ascoltarti” dico senza una qualche intonazione, “E tu non mi devi alcuna spiegazione”

Sit down” mi ordina sedendosi sul letto e battendo le mani sulle sue gambe.

Io lo osservo per qualche istante, poi mi decido ad andargli in braccio.

Mi viene di nuovo da piangere, ma reprimo le lacrime.

Mika accenna un sorriso, poi mi mette una ciocca ribelle di capelli castani dietro l'orecchio e si fa serio.

“Cris, I... E' assurdo che mi sono innamorato di una donna” dice. Il suo tono è dolce, basso... quasi avesse paura che qualcuno ci stesse spiando da dietro la finestra.

Non so cosa pensare... sta davvero dicendo che si è innamorato di me?

“E' assurdo che mi sono innamorato di una ragazzina”

“Non sono una ragazzina!” esclamo sulla difensiva.

“No, it' true” annuisce, “Hai il... corpo di una ragazzina, ma sei molto di più, Cris... io...” si concentra, cercando le parole giuste da dire, ma poi esclama:

“Merda! Se parlo italiano meglio...”

Mi fa sorridere e le lacrime mi appannano la vista.

“Se parlassi” lo correggo ridacchiando.

“Ok, if I....” comincia e va' avanti per un po'. Sembra la registrazione di un corso di inglese, ma non si capisco assolutamente nulla. Parla troppo velocemente per una che ha imparato la lingua a scuola. In più è agitato e a volte balbetta rendendo più confusionario tutto quanto.

What?”chiedo quando ha finito e lui scoppia in una fragorosa risata in perfetto stile Penniman.

“Non ho capito nulla” dico quando ha smesso di ridere e far ballonzolare anche me che sono seduta sulle sue gambe.

“Ok” annuisce e diventa immediatamente serio. Poi comincia a parlare in inglese lentissimamente e a mimare quello che dice.

Prende il giornale e mi indica il suo articolo. Poi imita qualcuno che fa delle foto e capisco: ha scritto quello che tutti si aspettavano che scrivesse per non farsi assalire dal paparazzi.

Do you understand?”

“Si” rispondo.

Allora lui mi fa alzare e si mette in piedi davanti a me che mi sono riseduta sul letto. Poi deglutisce e sorride.

So... I talk very slowly for you... Cris, I” e si indica con i pollici, “Love” e fa un cuore con le mani, “You” e mi indica.

Non sorrido, voglio essere sicura che mi stia dicendo la verità.

“E' la verità, Michael?”

“Si, è la verità” dice col suo accento estero.

E' qui che io sorrido, ma lui rimane davanti a me.

“E' vero quello che hai scritto sul fatto di avere trent'anni?”

Lui annuisce e io sospiro.

“Però c'è qualcosa che non mi torna” dico e lui si rabbuia, “E' strano che io e te stiamo così bene insieme... voglio dire, ho quasi la metà dei tuoi anni!”

Mika aggrotta le sopracciglia facendo una faccia buffissima, ma cerco di restare seria, devo recitare la mia parte ancora per un po', è una piccola soddisfazione per non avermi detto tutto prima che fosse pubblicato il giornale.

“Uno dei due è sbagliato” concludo, “O io sono vecchia dentro oppure... bé è chiaro che tu sei infantile caro Mika e io non credo ad una parola che hai scritto su quel giornale. Davvero pensi di aver passato l'adolescenza?”

Lui mi guarda come se avesse visto un fantasma e io non riesco più a trattenermi, così scoppio a ridere.

“Non sono infantile” protesta il riccio mettendosi le mani sui fianchi.

“No” rido e mi avvicino a lui accostando il mio viso al suo petto, “Però vivi e vivrai sempre in un mondo tutto tuo Mika. Tu sei giovane e fatto d'oro, nessuno potrà cambiarti... e mi piaci per questo”

Lui sorride e poi, finalmente, poggia le sue labbra sulle mie.



NOTA:
Ok ok ok ok...
Devo smetterla di scrivere queste cose dolciose e melense... Sono senza speranze -.-
Il prossimo capitolo sarà ancora moooolto fluffoso (?), poi spero di riuscire a scrivere qualcosa di meno strappalacrime :)
Spero che vi piaccia e scusate se vi ho fatto penare per metà capitolo, scommetto che ci eravate cascati anche voi... pensavate che Mika volesse lasciare Cris??? Io, sinceramente, non ho saputo cosa fare combinare ai due fino all'ultimo.

Grazie mille per tutti quelli che continuano a seguirmi e a supportarmi <3

Alla prossima!

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Capitolo 14
*** Sono Solo Parole ***


Capitolo 14- Sono solo parole

Mika è fantastico.

Mika è divertente.

Mika è stupendo.

Mika è dolce.

Mika è... super-incasinato!

Ci stiamo baciando e io ho ancora le lacrime agli occhi quando gli squilla il telefono ed è costretto a lasciarmi per rispondere.

Hi” dice.

Qualcuno dall'altra parte gli sta parlando in inglese.

Oh... yes” risponde dopo un po' Michael con aria preoccupata, “Parto questa sera.”

La voce dice qualcosa.

“No, solo che pensavo...” spiega Mika, “Good. Allora, a domani”

Riattacca.

“Problemi?” chiedo.

“Yes. Ehm... cominciano gli Home Visit di XFactor”

“Ma no” dico scuotendo la testa, “Io stessa ho preso la chiamata quasi un mese fa”

“Hanno sbagliato a dirmi la data” mi spiega con una smorfia, “Solo a me”

“Cosa?!” esclamo incredula e anche un po' divertita, “Tutti gli altri sanno che cominciano domani?”

Of corse... Soprattutto i concorrenti.”

“E' stato un sabotaggio perché sei nuovo” dico con una voce roca che non mi si addice per niente.

“Che...?” chiede, non ha capito una parola, ma ride ugualmente.

“Nulla di importante” rispondo con una scrollata di spalle, “Allora, gli Home Visit sono ancora a Dublino o hanno sbagliato anche a dirti il luogo”

“No... quello no”

“Ok... e a che ora partiamo?” chiedo impaziente.

“Chi ha detto che vieni pure tu?” domanda a sua volta scompigliandosi i capelli.

Alzo le spalle e sorrido. Mika mi si avvicina e mi schiocca un bacio sulla fronte.

“Dovresti dirlo a tuo fratello”

“Si, gli mando subito un messaggio” annuisco e mentre Mika si prepara la valigia scrivo a Gabriele.

Ormai sono abituata alle partenze improvvise, perciò ho sempre un trolley pronto con lo stretto necessario messo sotto il letto. Quando Michael è pronto e sono arrivati a prenderci con un auto dai vetri oscurati partiamo verso l'appartamento che divido con le ragazze. Mi bastano una decina di minuti per scrivere uno dei miei soliti post-it e prendere la valigia, poi sono pronta ad andare all'aeroporto.

Non mi sono ancora abituata e mai mi abituerò all'aereo, ma il viaggio dura meno di quanto mi ricordassi era durato il viaggio fino a Londra.

L'Hotel in cui alloggiamo a Dublino è fantastico. Ha uno stile antico e raffinato. Ci assegnano due stanze differenti e appena arrivati ci separiamo, ognuno impegnato a sistemare le proprie cose.

 

Su Michael! Prendi un po' di coraggio!

Sto cercando di auto-convincermi che posso farcela, ma tutto ciò che sto facendo è inutile.

Come on!

Allez!

Merda, non è difficile!

Provo ad esortarmi in tutte le lingue che conosco, ma nulla. Mi alzo in piedi e mi tremano le ginocchia.

Così mi risiedo sulla poltrona e prendo un bel respiro. Sposto lo sguardo di lato e vedo la mia collana con la scritta HOPE poggiata sul tavolino della suite. Sorrido. Sperare è l'unica cosa che mi resta da fare.

Mi alzo per l'ennesima volta, ignoro le gambe che ballano come se fossero possedute, e mi metto difronte allo specchio.

Mi guardo.

Sono io, sempre io. I miei capelli spettinati, la mia camicia bianca perfettamente stirata, i pantaloni blu elettrico... si, è tutto a posto, forse dovrei radermi, ma non è indispensabile. L'unica cosa che mi serve ora è il coraggio.

Cerco di non pensare a niente, ma poi, quando spingo in giù la maniglia della porta della camera vengo assalito dall'agitazione.

E se lei fraintendesse tutto? E se credesse che voglio andare a letto con lei? Potrebbe non averlo ancora fatto e io rovinerei tutto...

Deglutisco e mi maledico mentalmente, poi apro quella dannatissima porta e busso su quella della stanza accanto alla mia.

 

Qualcuno ha appena bussato alla porta della mia camera. Sono impegnata a rispondere a varie e-mail per il lavoro, così dico semplicemente: avanti.

Mika entra e si chiude la porta alle spalle.

“C'è l'elenco dei ragazzi che sono passati agli Home Visit” dico girando lo schermo del pc verso di lui.

“Si, ho visto le loro schede poco fa sul cellulare” mi spiega distratto e si siede sul divanetto che c'è davanti a me.

“La mia stanza è uguale alla tua” dice dopo alcuni secondi il mio capo.

“Mmm... si, sono tutte e due suite singole” rispondo senza staccare gli occhi dal pc.

“Bé... allora... po... p-potresti...”

“Wow hai azzeccato il tempo del verbo!” esclamo sorridendogli, “Bravo! Io lo sapevo che prima o poi ci saresti riuscito”

Sono davvero contenta del mio allievo.

“Ok, grazie... ehm... potresti venire a dormire nella mia stanza” dice Mika pronunciando il finale tutto d'un fiato, “Se ti va” aggiunge dopo, probabilmente vedendo che sono sbiancata.

Lascio perdere le e-mail.

Non so cosa dire.

“Si, sarebbe bello” rispondo meccanicamente.

“Però lascia la tua roba qui. Non voglio che...”

“No. Lo so” lo interrompo, “Lascio qui la roba e metto in disordine il letto.”

La giornata passa in fretta.

Mika è impegnato con le riprese e anche io sono incasinata.

Finora ho inventato una scusa per quelli di Radio Deejay che vogliono un intervista in sostituzione di quella che Mika ha saltato senza preavviso. Ho dato una risposta vaga ai produttori del The Voice francese che vogliono Mika come giudice della prossima stagione. Ho insultato mentalmente una ragazza che ha definito la voce di Mika “voce da gatto agonizzante” (avrei voluto vedere se avesse avuto il coraggio di dirglielo di persona). Ho detto a mio fratello che io e Mika saremo lieti di andare al suo matrimonio, ma che non sono ancora sicura che Michael sia libero. E infine ho mandato a cagare quel deficiente della casa discografica di Londra che continua a chiamarmi con la speranza che Mika firmi un nuovo contratto entro il tramonto (ovviamente mentre lui parlava inglese l'ho mandato a quel paese in italiano e poi ho agganciato).

Come ho già detto, la giornata è passata in fretta e adesso è ora di cena. Fortunatamente i proprietari dell'hotel ci consentono di mangiare tranquillamente nella suite di Mika, al riparo da occhi indiscreti.

Mi metto una camicia beige con una stampa floreale, dei sandali con la zeppa e un paio di shorts in denim. Non sono elegante, ma almeno sono presentabile.

Chiudo la porta e busso alla camera di Mika.

Poco dopo siamo già a tavola che mangiamo portate dopo portate e in men che non si dica arriviamo al dolce.

“C'è il discografico di Londra che mi ha di nuovo chiesto informazioni per la realizzazione di un nuovo disco” lo informo dopo aver mandato giù l'ultimo boccone di torta.

“Ma l'ho detto mille volte che ho altri progetti adesso. Il nuovo disco uscirà in estate. Adesso...” si ferma, pensieroso, poi riprende, “Cris, ho fatto tutto di nascosto, volevo fare una sorpresa anche a te”

“Di cosa stai parlando?” chiedo, non capendo cosa centri la sorpresa con il nuovo cd.

“Del nuovo cd” risponde lui semplicemente, “Ho già registrato, la copertina è pronta. Lo pubblico a Novembre”

“Ma... cosa?!” esclamo incredula, mi ha appena detto che il nuovo disco uscirà in estate, cos'è questo cd?

“Si” annuisce lui con vigore, “Ho fatto tutto a Milano, l'idea però lo rubata dal cd di tuo fratello. E' una cosa solo per l'Italia”

“Hai fatto un The Best?” chiedo emozionata.

“No” dice lui quasi offeso, “The Best è brutto. Ho fatto una raccolta: Song Book Volume 1. Ci sono le canzoni che c'erano nel tuo disco”

Non posso crederci. Mika ha fatto un cd seguendo quello che mi aveva fatto Gabriele? Sono contenta e commossa.

Mi alzo e lo raggiungo dall'altra parte del tavolo, poi lo abbraccio.

“Grazie”

“Sono felice che ti piace” dice sorridendo.

“Anche io, ma appena c'è un momento libero ti spiego un po' di verbi, perché questo non l'hai azzeccato”

“Sissignora!” risponde lui con un'espressione seria e determinata che si scioglie subito in una più rilassata e divertita.

Ormai è tardi.

Un cameriere ci porta via le ultime cose e poi ci lascia soli.

Vado a sedermi sul divano e Mika si mette affianco a me.

“E' tardi” dice guardandomi negli occhi.

“Si, è tardi” rispondo imbarazzata e abbasso lo sguardo, facendo vagare gli occhi su qualcosa che non sia Mika.

Sento una strana sensazione allo stomaco. Non sono le farfalle, è qualcosa di più intenso. E' adrenalina, agitazione...

Michael mi appoggia una mano dietro la nuca, affondandola nei miei capelli e mi bacia.

Come rapita mi abbandono fra le sue braccia e... è tutto normale, tutto automatico.

“Sono il primo?” mi chiede.

“Sono la prima?” domando io.

Lui sorride, posso sentire le sue labbra incresparsi sfiorando le mie.

“Non si risponde ad una domanda con un altra question

Sorrido anche io, poi sospiro e dico:

“Si”

“Si” ripete lui rispondendo alla mia domanda, poi mi accarezza il viso, “Sicura che...”

Annuisco senza dargli il tempo di finire. Lo voglio. Voglio fare l'amore con lui. E' tutto quello che voglio in questo momento.

“Io non...” comincia imbarazzato alzandomi la maglietta.

“Sssh...” lo zittisco accompagnando le sue mani.

But I... Cris, I...

“Basta. Sta' zitto” sussurro con una risata un po' nervosa, poi mi appoggio al suo petto, ancora coperto dalla camicia, “Relax”.




NOTA:
Ciaooooooooooooo spero che vi sia piaciuto questo capitolo e che il finale non vi abbia lasciati scioccati. Si, lo fanno... non so se è stata una scelta giusta, quindi fatemi sapere i vostri pareri, vi preeeeego!!!
Detto ciò: Buon primo meso The Best of...!!!! E' un mese esatto che posto e ho stabilito un record: 13 capitoli in un mese :D è davvero un buon traguardo per me :)

Ciao, alla prossima e grazie per tutto quello che avete fatto fino ad adesso

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Capitolo 15
*** True Love ***


Capitolo 15- True Love

Sbadiglio. E' mattina.

Comincio a stiracchiarmi quando urto con il braccio destro la testa di Mika, che sta ancora dormendo.

“Ops! Scusa...” dico subito mentre lui si sveglia e impreca, “Scusami” dico ancora cercando di trattenere le risate.

Lui mi fa un gesto non curante con la mano, poi mi sorride serafico.

Goodmorning”

Goodmorning” rispondo e mi accoccolo fra le sue braccia.

Sento il suo odore e ogni sensazione che ho provato stanotte ritorna.

E' stato bellissimo...

Respiro a fondo, socchiudendo gli occhi e Mika mi da un bacio sulla pelle nuda della spalla.

“Quello che è successo stanotte...” comincio.

“E' stato fantasticissimo” mi anticipa Michael.

Volto la testa verso di lui.

“Come?”

“E' stato fantasticissimo” ripete.

“E cosa vuol dire fantasticissimo?” chiedo divertita.

Lui sbuffa.

“Non so come si dice in italiano... tantissimo fantastico?”

Sorrido.

“Si dice fantastico e basta, ma per questa volta fantasticissimo può andare bene”

Smettiamo di parlare e rimaniamo un po' in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Sento il respiro leggero del mio ragazzo suo collo, è piacevole averlo così vicino. Vorrei riaddormentarmi, ma temo di farlo arrivare in ritardo sul set di XFactor.

“Ho paura di fare la scelta sbagliata” bisbiglia dopo un po', più a sé stesso che a me.

“Tranquillo, andrà tutto bene” cerco di confortarlo, “l'Italia ti adora”

“Non voglio eliminare dei ragazzi. So come si sente chi viene eliminato”

Lo guardo negli occhi.

“Vuoi dire che anche tu...”

Annuisce.

“Mi spiace” dico. Mi accorgo che non conosco quasi nulla della sua vita, almeno, non so nulla di più di un comune mikafreak, “Mi racconti quello che è successo?”

Lui si fa ancora più serio.

“Ok” risponde e comincia:

“C'era un talent, uno dei primi, e io ho deciso di partecipare. Avevo sedici anni e... non sono piaciuto” poi conclude freddamente, “Fine”

“Perdonami, non volevo obbligarti a parlarne” dico vedendo come si è incupito.

“Lascia stare. Stavo solo pensando che... Io non posso credere che tutto questo è vero”

“Cosa intendi?” chiedo e appoggio il capo alla sua spalla.

“Essere famoso. Essere un giudice di un programma in Italia...”

“Ma sono anni ormai che sei famoso” dico.

Gli sorrido e lui ricambia.

“Si, ma credo che” fa una pausa, “E' difficile abituarsi quando per anni ti hanno sbattuto porte in faccia”

“Non saresti disposto a rivivere tutto pur di fare quello che ami?”

Lui prende una ciocca dei miei capelli e comincia a giocherellarci.

“No”

Non capisco.

“Ma la musica... La musica è tutto quello che volevi, no?”

“No” dice, “Poter leggere la musica, poter comporre come le persone normali... Questo voglio” poi riprende, “Certo se... se av-”

“Avessi”

Yes, thanks... Se avessi la certezza di incontrare le stesse persone di questa vita... Cris, sono stato troppo male quando avevo la tua età, devi capirmi”

“Io ti capisco, ma tutto questo è reale, devi mettertelo in testa” dico, poi gli pizzico un braccio”

“Ahi!”

“Ecco, visto? L'hai sentito. Vuol dire che tu sei reale, almeno... lo è il tuo braccio e... io!” esclamo, “Io sono calda, sono vera”

Lui mi sta guardando come se fossi pazza, così io comincio a fare sul serio la matta.

Mi metto in ginocchio e saltello sul letto.

“Il letto è vero, Michael”

Poi ho un idea. Scendo con un balzo dal letto e corro verso il cellulare.

Alzo il volume al massimo.

True love...

True love...

Comincio a ballare e lui balla con me sulle note di quella canzone di P!nk.

“E' tutto vero. Hai capito, zuccone?”

“Come mi hai chiamato?” chiede lui ridendo.

“Zuccone!” esclamo.

Succone?” ripete.

Rido e continuo a ballare prendendogli le mani.

“No, zuccone con la Z. Zuccone!”

“Zuccone” dice e poi scoppia a ridere: “It's true love too

“Puoi giurarlo”

* * *

XFactor prosegue alla grande, tra un po' dovrebbero anche cominciare a trasmetterlo su Sky.

Mio fratello si è sposato l'altra settimana e sono andata da sola al suo matrimonio. Ovviamente non ho parlato con nessuno della famiglia. Sono andata alla cerimonia in chiesa e sono tornata a Milano. So che forse avrei dovuto dare delle spiegazioni a qualcuno, ma non avevo voglia. Non voglio dire nulla a nessuno, sto meglio così.

Insomma, a parte il rapporto con la famiglia sta andando tutto benone. Anche fra me e Mika sta andando tutto bene, ieri ho conosciuto suo fratello Fortuné e... è uguale identico a Michael, simpatico allo stesso modo.

Ovviamente il nostro rapporto è ancora segreto, più che altro perché Mika aveva raccontato a tutti di essere gay, non poteva presentarmi come la sua nuova fidanza, no?

Siccome il sole splende come mai ha fatto in tutta la mia vita il ragazzo Toscano, arrivato oggi con giorni e giorni di ritardo ha trasformato l'appartamento che divido con Georgia e Greta in un accampamento rom.

Raggiungo la stanza dove si è chiuso da una decina di minuti e busso.

Nulla.

Busso ancora.

Nulla.

Sto perdendo la pazienza, possibile che le altre mi abbiano lasciata sola proprio il giorno che doveva arrivare questa specie di concentrato di casino?

Lo ammetto, nemmeno io sono ordinata, ma non come lui!

E' entrato, ha lasciato una borsa in cucina, l'altra nell'entrata, ha bevuto il succo che mi ero preparata e non si è ancora fatto vedere.

Stufa, spalanco la porta e lo trovo spaparanzato sul letto che una volta era di Greta.

“Buongiorno anche a te” dico acida.

Lui mi guarda stupito e poi mi sorride.

“Ciao!”

“Ciao” dico senza intonazione, “Ehm... lo sai vero che devi mettere in ordine?”

“Oh... si, lo faccio” dice, “Tra poco” aggiunge vedendo il mio sguardo truce.

Sospiro e vado a sedermi sulla sedia vicino alla scrivania.

“Comunque io sono Cris” dico alzando la mano nel mio solito gesto di saluto poco educato.

“E io Andrea” si presenta.

Per la prima volta lo osservo. Mi sembra abbastanza basso per essere un ragazzo, ha i capelli biondicci, gli occhi marroni e un sorriso decisamente troppo arrogante per i miei gusti.

“Quindi tu sei quella che lavora per Mika, il cantante?” chiede, come se mi avesse chiesto se lavoro per il portinaio.

“Si, quel Mika” dico.

“Già...” dice annuendo con quel sorriso stupido sulle labbra.

“A proposito. Adesso io devo andare al lavoro, quindi vedi di mettere in ordine e di pagare la tua parte dell'affitto, devi mettere i soldi nella cassetta verde che c'è nell'entrata” poi mi alzo e faccio per uscire.

Andrea mi segue e mi accompagna alla porta.

Si è già abituato alla casa...

“Quando tornerai?” chiede con tono annoiato.

“E tu quando metterai a posto?” domando a mia volta appoggiandomi alla porta, ma stando sul pianerottolo.

“Sei sempre così antipatica?”

“Sei sempre così rompipalle?”

Lui mi guarda divertito e poi mi fa il dito medio.

Io rimango bloccata a guardarlo. Quel ragazzo deve avere qualche problema, poi scuoto la testa e scendo le scale più arrabbiata che mai.

Perché quando mi va tutto bene una cosa piccola e insignificante mi deve rovinare la giornata?

Raggiungo in men che non si dica la casa di Mika e finalmente lì trovo un po' di pace.

“Cos'è successo?” mi chiede lui dandomi un bacio veloce sulle labbra.

“E' arrivato un ragazzo nuovo... un deficiente totale” borbotto lasciandomi andare nel suo abbraccio.

Lui sorride e mi mette una ciocca ribelle dietro l'orecchio, ormai lo fa spesso.

“Pensa che mi ha salutata facendomi il dito medio” dico quasi scioccata.

Mika ride ancora di più e io gli tiro uno schiaffo sulla spalla.

“Ehi! Don't hurt me!

“E tu non ridere” dico, ma devo ammettere che vista da un altra prospettiva la scena deve sembrare divertente.

“Io non rido se tu mi dici si”

Lo guardo negli occhi.

“Ti dico si a cosa?”

“Vieni a vivere qui con me?”





NOTA:
Perdonatemi per la suspense finale, ma il capitolo sarebbe diventato davvero trooooppo lungo. Vi lascio col dubbio ^^
Sper vi piaccia questo capitolo anche se secondo me non è per nulla fantasticissimo... non so, non mi soddisfa :(
Fatemi sapere voi!
Anche a voi l'html sta dando dei problemi? Non riuscivo a centrale l'immagine e giustificare il testo con l'editor... fortuna che mi ricordavo un po' di html che ho studiato in prima, così ho fatto tutto a mano... ma che noia! Alla prossima!!!

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Capitolo 16
*** Ci vediamo a casa ***


Capitolo 16- Ci vediamo a casa

Michael Holbrook Penniman Jr. mi aveva appena chiesto di andare a vivere con lui. Credo che se me lo avesse chiesto un mese fa sarei quantomeno svenuta fra le sue braccia. Ma oggi è diverso. Sento un senso di tranquillità pervadermi dalla punta dei capelli alle punte dei piedi. Sono serena, infondo passo più tempo qui che all'appartamento in affitto, non ci sarebbe alcuna differenza... e poi non rivedrò più quel deficiente del nuovo inquilino che mi ha fatto saltare i nervi poco fa.

“Si” dico come se nulla fosse.

“Cris, tu hai capito me?”

Annuisco e lui spalanca gli occhi, incredulo.

“Mika che ti prende?”

Lui sbatte gli occhi e si guarda intorno come se non credesse alle proprie orecchie, poi mi prende in braccio facendomi girare.

It's fantastic!” esclama e io scoppio a ridere, “Non pensavo fosse così semplice”

“Passo un mucchio di tempo con te, posso sopportare le difficoltà della vita di coppia” dico con aria di chi la sa lunga, “La tavoletta alzata, la musica a qualsiasi ora del giorno... tu che suoni il piano... Maria che viene a fare le pulizie mentre tu canti... si, credo di poter sopportare tutta questa musica”

Lui mi lancia uno sguardo profondo che mi fa arrossire, tossicchio leggermente e lui mi mette giù.

Ecco, ora io sono di nuovo la ragazzina e lui il gigante secco come un chiodo e sorridente. Che buffa coppia!

“E' strano” dico seria, poco dopo, “Ho diciotto anni e vado a vivere con l'uomo che amo” mi vengono i brividi e tutto mi crolla addosso. Scoppio in un pianto liberatorio e mi getto fra le braccia di Mika.

All'improvviso ho paura di tutto. Mi è sempre sembrato di avere la situazione sotto controllo, ma evidentemente non è mai stato così. Dovrei parlare con la mia famiglia. Confessare a tutti quello che ho tenuto nascosto per quasi tre mesi. Subire l'umiliazione da parte di mio padre che mi riterrà meno di niente.

“Scusa, è colpa mia” sussurra Mika stringendomi forte a sé, “Sei giovane ho... ho fatto tutto troppo in fretta”

“No” dico senza scostarmi da lui, “Io non voglio lasciati, voglio vivere con te è solo che... non posso più tenere nascosto tutto alla mia famiglia”

Lui mi da un bacio sulla fronte e mi asciuga le lacrime dal viso.

“Allora torniamo a Torino?”

Scuoto la testa.

“Non posso farti perdere altre interviste o ancora peggio: XFactor. Sono il tuo lavoro, la tua vita... ci vado da sola”

Lui mi guarda fisso negli occhi.

“Ascolta: non puoi farcela da sola, lo sai”

Abbasso lo sguardo. So che ha ragione.

Lui mi mette una mano sotto al mento e mi costringe a guardarlo.

“Prendila in un altro modo, ok? Devi... com'è che si dice quando...” si gratta la tempia facendomi sorridere.

Sorride anche lui.

“Non so come si dice ma... è uguale a picchia... ripicchia?”

“Ripicca vorrai dire” lo correggo, come fa nei momenti peggiori a farmi sorridere?

Yes! Ripicca” dice e comincia a gesticolare, “Diciamo ai tuoi genitori tutta la verità.”

“Ma tu... no. E se lo venissero a sapere un po' di persone? La voce si spargerebbe e... non voglio che mettano la tua vita sui giornali”

“Tuo padre non dice nulla a nessuno Cris, si vergogna” dice, è serio.

Quelle parole fanno più male di una lama di coltello, perché so che sono vere. Mio padre si vergogna di me. Il trucco è farlo vergognare così tanto da non fargli uscire mezza parola dalla bocca.

Deglutisco e caccio via le lacrime che minacciano di salire nuovamente agli occhi.

“Andiamo”

* * *

Il viaggio è stato come quello che abbiamo fatto quando Gabriele aveva avuto l'incidente, solo che l'ansia è sostituita dall'agitazione.

Prima di scendere dalla macchina Mika mi da un bacio veloce sulla bocca e mi dice:

It's ok

Mando un messaggio a Gabriele, che essendo stato avvisato qualche ora fa ha organizzato una cena a casa di mamma e papà in tutta fretta.

Aspettiamo un paio di minuti davanti al portone e poi vediamo la figura scura e robusta di Gabri che ci viene ad aprire.

Mi abbraccia.

“Ciao sorellina”

“Mi sei mancato” dico in risposta e gli do un bacio sulla guancia.

Lui mi libera dall'abbraccio.

“Ehm... volete raccontagli proprio tutto?”

Io e Mika annuiamo in contemporanea.

“Bene. Allora saliamo” poi mi sorride incoraggiante, ma io non riesco a rispondergli.

Entriamo in casa e sento la voce di mio padre borbottare qualcosa dalla cucina. Afferro la mano di Mika e raggiungo i miei genitori.

Il silenzio cala come un ascia sulla testa di un giustiziato quando entriamo nella sala.

Ci sono mamma, papà e Alessia a tavola. Papà lascia cadere la forchetta che colpisce il piatto con un tintinnio.

“Ciao” dico.

“Che sei venuta a...”

“Mauro!” esclama mamma, ma io me ne frego.

“Lascia stare” dico sbrigativa, “Sono venuta perché devo raccontarvi una cosa, quindi è meglio se state tutti seduti”

Gabriele, recitando la parte di chi non sapeva nulla si siede affianco alla moglie.

“Bene” fa mio padre, “Parla”

Il osservi le persone sedute a tavola. La situazione mi sembra troppo assurda, troppo complicata. E' tutto troppo difficile. Temo di non farcela.

“Allora?” mi incoraggia burbero mio padre.

“Allora se sta zitto, le racconta che mi ama!” esclama Mika stupendo tutti, me compresa, “Le racconta che io amo lei più di ogni altra cosa al mondo e le racconta che ha perso il lavoro al giornale dopo due settimane che era a Milano!”

“Mika basta” vorrei dire, ma dalle labbra mi esce poco più di un soffio.

Mia madre ha il volto rigato di lacrime, Alessia è allibita e mio padre è rosso di rabbia, l'unico che sorride è Gabriele, che probabilmente sta pensando solo a quanto è protettivo Michael nei miei confronti.

“Lavoro come segretaria e insegnante di italiano per lui” dico senza intonazione, “Abbiamo deciso di andare a vivere insieme, così non devo nemmeno più pagare la mia parte di affitto dell'appartamento. La casa è a Milano, è piccola ma... tanto ci staremo poco”

Mia madre sta soffocando i singhiozzi in un fazzoletto mentre mio padre sembra sempre più adirato.

“Che bella notizia” dice Alessia e le sono infinitamente grata per aver aperto bocca, “E' una fortuna che tu abbia trovato un uomo che ti ama così presto. Inoltre è un cantante bravissimo... Mika, davvero complimenti”

Vedo con la coda dell'occhio il mio accompagnatore sorridere imbarazzato.

Poi mio padre si alza ed esplode.

“Ho letto delle cose su di te, sai?” dice puntando un dito accusatore contro Mika, “Ho letto quello che sei! Hai scritto pure quella stupida lettera sul giornale... Ah...” scuote la testa, “Non ti permetto di stare con mia figlia”

Mika non sembra affatto turbato da quello che gli sta accadendo intorno.

“Amo sua figlia. Quello che faccio credere agli altri non conta”

“Ma... ma sei vecchio!” esclama mio padre, “Cristina è troppo giovane per uno come te”

Su questo sono d'accordo con lui, io ho quasi diciannove anni e Mika ne ha trenta, tuttavia la differenza non si sente molto, perché io sono più matura di quello che dovrei essere e Michael è molto... giovane e carismatico.

“Siete troppo diversi e poi non mi piace che uno che va con gli uomini vada anche con mia figlia, Ecco, si. Ora l'ho detto!”

Io sposto lo sguardo da Mika a mio padre, a mia madre che non ha ancora smesso di piangere.

Non so cosa fare, non so cosa dire... mi sembra tutto un incubo, un brutto incubo dal quale non uscirò mai.

Prendo Mika per mano.

“Andiamocene” dico in un sussurro.

Lui mi guarda e annuisce leggermente. Poi ci voltiamo e, senza rendere conto a nessuno, senza voltarci perché mia madre ci sta chiamando, senza preoccuparci che una volta che saliamo in macchina lei si sporge dalla finestra e ci grida di rimanere, andiamo via.

Il viaggio di ritorno è silenzioso.

Mika non dice nulla, è serio e probabilmente è anche ferito per le parole che gli ha detto mio padre. Io ho paura di parlare perché non voglio scoppiare a piangere all'improvviso, perciò non dico niente.

Siamo quasi arrivati a Milano quando Mika accosta in una zona di sosta. Lascia il volante e si gira verso di me.

“E' stata una cattiva idea, scusa”

“No. Adesso posso smettere di raccontare bugie” dico, ed è la verità. E' bruttissimo raccontare balle anche a mia madre, lei infondo non mi ha fatto niente.

“Il prossimo passo è presentarti alla mia famiglia” dice Michael accarezzandomi una guancia.

“No” dico subito. Non voglio che si ripeta la stessa scena di poche ore fa, “Non diciamo più a nessuno che stiamo insieme” continuo, “Ti prego”

Lui mi guarda pensieroso e poi risponde:

“Ok”

Quando arriviamo a Milano e tardissimo. Le strade sono deserte e raggiungiamo il centro in poco tempo.

Appena tocchiamo il letto ci addormentiamo e passiamo la prima notte in quella che è diventata casa nostra.





NOTA:
eccomi!!!! Continuo a non capire quello che sta succedendo all'editor oggi non mi faceva incollare il testo -.- vabbè...
Oltre ai litigi con l'editor ci sono altre noviità: Cris e Mika vanno a vivere insieme!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! E poi: Cris ha detto tutto hai suoi!
Inutile dire che questo è uno di quei capitoli tosti che scrivo in poco tempo e che mi piacciono un casino *_* nonostante tutto sono dispiaciuta ç ç ho anche trovato il finale della storia e la conclusione mi sembra sempre più vicina ç ç
Spero di non deludere le vostre aspettative ;)
Fatemi sapere i vostri pareri e... alzi la mano chi ha fatto di tutto per guardarsi almeno un pezzettino di concerto su Cielo ieri sera! (io l'ho fatto anche se l'avevo già visto decine di volte XD)

Alla prossima!

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Capitolo 17
*** Fra Martino ***


Capitolo 17- Fra Martino

E' una settimana che io e Mika viviamo insieme e ho capito una cosa: anche gli uomini perfetti lasciano la tavoletta del water alzata. In realtà è successo solo due volte, poi ha capito come doveva fare e il bagno è sempre perfetto.

Ho dovuto lasciare l'appartamento, ma continuo ugualmente a frequentare le ragazze, che, come il mondo intero, non sanno nulla di me e Mika. Ho semplicemente detto che non aveva senso avere un appartamento che occupavo poco.

Ho scritto anche una lettera a mia madre in questi giorni, non mi ha ancora risposto , la cosa mi fa un po' preoccupare, ma cerco di non pensarci.

E' quasi Ottobre ed è domenica,ciò vuol dire: riposo a casa Penniman.

Siamo arrivati ieri a Londra e oggi siamo invitati dalla famiglia di Michael a pranzo.

Casa Penniman è enorme e bellissima. E' fuori da Londra e ha un maestoso giardino verde.

Quando suoniamo sua madre ci viene ad aprire cordiale.

E' proprio come l'ho immaginata: semplice, solare e simpatica.

“Buongiorno signora Penniman” dico in inglese.

“Ciao” mi saluta lei abbracciandomi e schioccandomi due baci sulle guance.

Poi ci spinge letteralmente in casa dove trovo Fortunè, che avevo già conosciuto, e il resto della famiglia.

Sono tutti molto cordiali e sorridenti. Insomma: delle nuove versioni maschili e femminili di Michael.

Ci rimpinzano di qualsiasi cosa, come se non mangiassimo da mesi. E' tutto ottimo e deliziosamente speziato, la maggior parte dei piatti che mi servono devono essere della tradizione libanese.

Poi, una volta finito il pranzo la mamma si dilegua per riordinare, io mi offro di aiutarla, ma lei mi affida a Fortunè, perché io sono: “The teacher of Mika” non posso stancarmi. A dirla tutta credo abbiano paura che mi dimentichi l'italiano. Comunque non voglio fare la maleducata, così seguo Fortunè nello scantinato della casa e rimango a bocca aperta.

A quanto pare l'arte è di casa qui. Davanti agli occhi ho le fotografie più belle che io abbia mai visto.

Amazing” riesco solo a dire.

Ci sono foto di famiglia, foto in bianco e nero e foto di paesaggi bellissimi. Il mar rosso, l'Irlanda, il Big Bang...

“Le hai fatte tutte tu?” chiedo, sempre in inglese.

“Si” annuisce lui orgoglioso.

Prendo in mano una foto di Mika, probabilmente aveva la mia età quando Fortunè gliel'ha scattata. C'è lui con i jeans, le classiche Converse colorate e una maglietta stampata. E' sdraiato sull'erba, con le mani dietro la nuca e gli occhi socchiusi. Lo scatto è preso dall'alto e gli da un aspetto da cartone animato.

“E' bellissima” dico prendendola in mano. Non ha la cornice ed è un po' impolverata. La pulisco e la guardo meglio.

“La vuoi?” mi chiede.

“Oh... ehm...” sono imbarazzata, non so cosa dire, “Grazie”

“Di nulla. Aveva diciotto anni in quella foto” mi spiega confermando i miei pensieri.

“Vi somigliate molto” dico facendo il confronto fra la fotografia e il ragazzo in piedi di fronte a me.

“Si, adesso...” si passa la mano fra i capelli mossi in quel gesto così simile a quello del fratello, “Adesso devo andare, rimani pure qui a guardare”

E così mi lascia nello scantinato da sola.

Riprendo a contemplare le foto.

Ce n'è una bellissima con Mika e sua sorella Paloma e un altra con Fortunè e Mika, questa volta Fortunè è senza occhiali e non riesco a distinguere quale sia il ragazzo che amo e quale sia il fratello.

Dò una veloce occhiata alla foto che mi è stata regalata, poi la metto nella borsa ed esco dallo scantinato.

 

In questo momento non mi interessa molto quello che vuole Cris. Sarò anche egoista, ma io devo confidarmi a qualcuno, altrimenti scoppio.

Porto Paloma in quella che era la mia vecchia camera e mi siedo sul letto. E' morbido come me lo ricordavo e le molle cigolano come cigolavano anni fa.

Le pareti sono ancora tappezzate di poster. C'è Michael Jackson vicino alla finestra e Freddie Mercury dietro la porta. Fa uno strano effetto sapere che molti mi paragonano a lui...

La mia scrivania è in disordine, come quella dell'appartamento di Milano, ci sono dei fogli scritti e degli schizzi... mamma mia come scrivevo male, per fortuna che scrivo sempre al computer adesso!

“Allora, cosa mi dovevi dire?” mi chiede mia sorella, impaziente, distraendomi dai miei ricordi.

“E' difficile, Paloma...” comincio, “Io... io e David abbiamo litigato”

La sua espressione si incupisce.

“Mi spiace”

“Si, ma...” sorrido, “Non mi importa” dico semplicemente alzando le spalle.

Lei mi guarda negli occhi e risponde al mio sorriso.

Probabilmente starà pensando che sono pazzo.

“Cris... Cris non è solo la mia segretaria o la mia insegnante di italiano, noi... ci siamo innamorati” senza che possa evitarlo mi compare un sorriso dolce sulle labbra, lo vedo riflesso negli occhi scuri di mia sorella “Non so come sia successo, ma... a me gli uomini non piacciono più come prima”

“Sei sicuro di esserti innamorato anche tu?” mi chiede preoccupata, “Sai... mi sembra una brava ragazza, non voglio che tu stia sbagliando e... starà malissimo”

Io le metto le mani sulle spalle.

“Ascolta” dico radioso, “Sono più che convinto. Abbiamo...” abbasso la voce, “Abbiamo deciso di vivere insieme nella mia casa di Milano. E' una settimana che dormiamo insieme. E' una settimana che bevo uno schifoso caffè all'italiana a colazione e... pensa: vado anche a dormire prima delle due!”

Dallo sguardo di Paloma capisco che devo sembrare completamente fuori di testa, eppure non riesco a togliermi il sorriso dalle labbra.

“Mi sembra tutto troppo accelerato, ma... se siete felici, sono felice anche io”

Le getto le braccia al collo, sapevo che avrebbe capito!

“Non sai quanto sono felice. Però non dirlo a nessuno, mi raccomando”

“Tranquillo, terrò il segreto” mi rassicura allegra, scompigliandomi i capelli.

“Per il mondo io sono gay” dico poi tornando serio.

“L'importante è che tu sia felice e se questa ragazza italiana ti fa felice...”

Annuisco vigorosamente.

“E' giovane, ma... è la prima volta per tutti e due. Io non sono mai stato fidanzato con una ragazza e lei non ha mai avuto un vero fidanzato è...” non riesco a trovare parole che descrivano bene quello che provo: “E' incredibile. Cris... Cris è un po' come una bambina curiosa, ma... è più matura di quanto sembri, è audace, sincera, divertente è... italiana”

Rido e ride anche Paloma, poi torna seria e mi chiede:

“E David?”

“Non so. Non si è più fatto sentire. Ma non mi importa. Creerebbe solo scompiglio fra me e Cris e io non voglio litigare con lei”

 

Stavo cercando Mika e ho sentito per caso che parlava con sua sorella Paloma. Volevo andarmene, ma non ho resistito a sentire le cose carine che stava dicendo su di me, su di noi.

Sorrido. Va tutto bene.

Sento un rumore provenire da dietro la porta e mi scanso, facendo finta di niente.

“Ciao!” esclama Mika vedendomi.

“Stavamo proprio parlando di te, sai?” mi dice Paloma con un sorriso.

Io ricambio e guardo Mika fingendomi confusa. Poi Paloma ci lascia soli e Mika mi invita in camera sua.

Osservo i poster, i dischi in vinile, le musicassette... il pianoforte in fondo alla stanza, il letto, la scrivania... mi sembra di essere stata catapultata negli anni ottanta-novanta.

Come da copione Mika si siede sullo sgabello di fronte il pianoforte.

Schiena dritta, sguardo concentrato sui tasti.

Mi metto vicino a lui.

Le sue dita cominciano a danzare sulla tastiera.

Fratelli d'Italia

l'Italia...

Scoppio a ridere. E' troppo divertente sentire l'inno italiano cantato con l'accento inglese.

Mika smette di cantare e ride anche lui, poi mi ammicca e comincia a suonare l'inno inglese.

“Ecco, questo è più credibile” dico in italiano, “Però puoi fare di meglio, ne sono certa”

Of corse” dice con un' aria disinvolta che gli fa guadagnare un occhiataccia truce da parte mia.

Poi comincia:

Fra Martino, campanaro...

Non ho la più pallida idea di dove abbia imparato Fra Martino in italiano, ma sembra che lo faccia apposta a non farmi ascoltare una sua canzone.

“Non fare il cattivo” borbotto e lui comincia a cantare seriamente.

Took a ride to the end of the lane
Where no one ever goes
Ended up on a broken train with nobody I know
But the pain and the longing's the same
When you're dying
Now I'm lost and I'm screaming for help alone...




NOTA: a parte l'idea stupida del titolo: come sono andata??? Lo ammetto, fra le 4 canzoni che Mika ha cantato alla fine non sapevo quale usare per il titolo e alla fine ho scelto quella che secondo me non vi faceva capire nulla di quello che avrei parlato nel capito XD
A parte lo sclero...
Nel prossimo capitolo le cose si faranno serie, per cui non state troppo tranquilli a causa delle troppa zuccherosità (?) di questo... lettore avvisato mezzo salvato ù.ù

Alla prossima!

PS: vi rivelo solo che il titolo del capitolo sarà una canzone di Mika...

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Capitolo 18
*** Love You When I'm Drunk ***


Capitolo 18- Love you When I'm Drunk

Siamo tornati a Milano e io sono stata indaffarata quasi tutti i giorni per il nuovo album di Mika. Ci tiene davvero tanto a realizzare tutto in Italia, ma adesso che manca poco tempo all'uscita ufficiale è abbastanza teso.

Sono ancora alla casa discografica, credo che ne avrò per un bel po', lui invece è a una conferenza stampa per un giornale, non ricordo quale.

Quando esco sono le sei di sera passate ed è buio.

Il vento degli inizi di Novembre mi accappona la pelle. Tiro su il bavero del cappotto e aspetto che l'auto scura che mi riporterà a casa arrivi.

Sono infreddolita e stanca, spero che Maria abbia lasciato qualcosa di buono da mangiare. Scendo dalla macchina e saluto l'autista. Poi prendo le chiavi, apro il portone e salgo.

Apro la porta di casa. Si sente la musica da fuori: Mika sta suonando.

“Sono tornata!” esclamo entrando e richiudendomi la porta alle spalle.

La musica cessa.

“Ciao” dice Mika con un tono che non gli avevo mai sentito.

Raggiungo il salotto, aspettandomi che sia raffreddato, che abbia il naso tappato, che sia con una coperta addosso, ma... no.

Mika è seduto al pianoforte con due bottiglie di birra vuote posate a terra e una a metà, poggiata sul piano.

“Cosa stai facendo?” chiedo preoccupata, ma mi accorgo troppo tardi che il mio intervento suona più come un rimprovero.

Lui alza le spalle e sorride.

Scuoto la testa: è completamente ubriaco.

Mi tolgo svelta il cappotto e mi avvicino a lui.

“Cos'è successo?” chiedo, non l'ho mai visto in quello stato.

Nothing” risponde lui sorridendo come un ebete, poi riprende a suonare Lollipop.

Canta.

Sucking too hard on your lollipop,
or loves gonna get you down...

Dev'essere successo qualcosa. Michael non beve, è già tanto se accetta lo champagne quando è invitato a cena fuori, figuriamoci ubriacarsi... ormai lo conosco bene.

Improvvisamente mi passa davanti agli occhi l'immagine di un giornale con la foto di noi due in copertina.

“Mika, il nostro segreto è al sicuro, vero?” chiedo preoccupata mettendogli le mani sulle spalle.

Lui si gira verso di me e ride.

“Si, è al...” poi abbassa voce, è poco più di un sussurro, “sicuro”

“Scemo” taglio corto dandogli uno scappellotto sulla nuca.

Non riuscirò a capire cosa è successo fino a quando non starà meglio.

Gli metto le mani sotto le braccia e cerco di tirarlo su.

“Forza! Andiamo a letto” dico.

Lui si alza svogliato e si blocca davanti a me.

“Cos'hai Cris?” mi chiede inclinando il capo da una parte.

“Cos'hai tu” borbotto spingendolo in camera.

Lo faccio sdraiare sul letto a forza e mi siedo sul bordo del materasso.

Lui comincia a canticchiare Grace Kelly mimando di suonare il piano sulla sua pancia.

Mi fa sorridere.

“Dai dormi, poi mi spiegherai cos'è successo” dico spostandogli i capelli dalla fronte.

“Voglio cantare” dice, sembra un bimbo che fa i capricci, “Tanto non riesco più a scrivere niente, fammi cantare... this song

“Cosa stai dicendo?” chiedo, sono seria adesso.

Yes, non riesco a scrivere niente. Dopo Popular Song... zero!” l'espressione spensierata di poco fa si trasforma in una depressa e il suo sguardo diventa vacuo, credo che abbia la nausea.

“Scommetto che le idee ti torneranno presto” cerco di convincerlo, ma la verità è che sono delusa. Credevo andasse tutto bene, mi aveva detto che stava già scrivendo il secondo inedito per il cd che avrebbe pubblicato in estate: mi ha mentito.

Sorry” dice.

“Potevi parlarmene” dico, ma non posso arrabbiarmi con lui, in questo momento sta troppo male.

“Non volevo deluderti”sussurra girandosi di spalle e tenendosi lo stomaco.

“Dormi” sospiro sdraiandomi accanto a lui e appoggiandomi alla sua schiena.

Lui si gira e a quanto pare lo spostamento ha causato uno spostamento ancora più vigoroso nella sua pancia, perché sbianca del tutto.

Mi guarda negli occhi:

“Non so più scrivere canzoni”

“Non è vero” dico scuotendo la testa, “Adesso chiudi gli occhi o starai peggio, hai bevuto un casino...”

“Perché non avevo idee” si giustifica, “Ero giù e...”

“Dormi” ribadisco.

“Ok. Ti amo”

“Anche io, ma adesso dormi” dico dolcemente.

Mika annuisce appena e appoggia il suo capo alla mia spalla. Dopo due minuti è profondamente addormentato.

Gli accarezzo i capelli.

Certe volte sa essere proprio un bambino!

Gli do un bacio sulla fronte imperlata di sudore.

Gli voglio bene anche se si è ubriacato.

Quando si sveglia deve sbattere gli occhi parecchie volte prima di abituarsi alla luce artificiale della lampada.

“Com'è?” chiedo.

“La testa...” mormora socchiudendo gli occhi.

“Adesso hai mille idee per nuove canzoni, vero?” dico con tono canzonatorio.

Lui mi lancia un occhiataccia e io vado a sedermi sulla sedia vicino alla scrivania.

“Scusa, è che hai fatto davvero una cretinata” spiego.

“Lo so” dice e si alza dal letto, cominciando a camminare avanti e indietro davanti a me.

“Primo: perché è una cosa stupida bere per farsi venire l'ispirazione. Secondo: perché avresti potuto parlarmene tranquillamente. Terzo...”

“Cris, non è solo la musica il problema” mi interrompe.

Io mi alzo dalla sedia e lo raggiungo, lui si ferma.

Lo abbraccio all'altezza della vita.

“Cosa sta succedendo?” chiedo.

Lui non risponde al mio abbraccio, rimane con le braccia lungo i fianchi, non mi guarda nemmeno in faccia: sto incominciando a preoccuparmi.

“Cris... ho sbagliato tutto”

“Ma...” rido nervosamente, “Di che parli?”

Finalmente mi guarda in faccia.

“Dobbiamo lasciarci” dice con un sussurro.

Deglutisco a fatica e mi divido da lui.

“Due ore fa hai detto che mi ami”

Mika si passa una mano fra i capelli.

“Ho... ho pensato tanto negli ultimi giorni... Sono cambiate tante cose...”

“Si, ma...” sento le forze venirmi meno, “Ha... hai detto che mi ami”

“Cris mi spiace” dice solamente.

Le lacrime mi salgono agli occhi, ma le trattengo, non voglio piangere.

“No. Non puoi rovinare tutto così...”

Michael sospira e mi mette una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Sembra dispiaciuto, non riesce a trovare le parole, apre un paio di volte le labbra, ma le richiude subito dopo, così parlo io:

“Paloma ti aveva detto di stare attento. Ti aveva chiesto se mi amavi davvero...”

“Come...”

“Ho sentito per caso quando ne parlavate in camera tua.” spiego, “Mi sono sentita la persona più felice del mondo quando hai detto di amarmi”

“Credevo fosse così, ma... quelli come me non cambiano”

Davvero non lo capisco, o forse non voglio capirlo.

“Mi hai baciata, devi aver provato qualcosa”

Lui abbassa lo sguardo.

“E' la vita di un altro” dice semplicemente.

“Abbiamo fatto l'amore” sussurro.

“Ed è stato bellissimo, ma... non posso mentirti: quello che provo in quei momenti è diverso da quello che provo per te, ti voglio bene, ma come una sorella... una figlia”

A questo punto le lacrime che ho trattenuto finora cominciano a rigarmi il viso.

“E' per quella cazzata dell'età, vero?”

Scuote la testa e vedo che anche i suoi occhi sono lucidi.

“E' perché sei una ragazza”

Stringo forte un pugno, fa sentire meglio avvertire dolore fisico quando pensi di non farcela più.

Lui si avvicina a me e mi abbraccia.

Lo stringo forte e lui fa lo stesso con me. Ho smesso di piangere. E' giusto così, starebbe solamente male stando con una ragazza, devo accettarlo.

“Solo una cosa... perché hai detto di amarmi?”

Lui mi guarda pensieroso e poi risponde:

“Non lo so, non ricordo”

Annuisco, so che dice la verità.

“Era l'alcol” sentenzio e lui annuisce appena, “Come la canzone... I only love you when I'm drunk

Sorrido. Non so cosa ci sia da sorridere, ma mi viene spontaneo farlo. Sorride anche lui e si mette a canticchiare la canzone.
I don’t wanna be that guy,
look you in the face and lie
But someone has to say it first
Even if the words may hurt
I only love you, I only love you, I only love you
Only love you, only love you when I’m drunk
I only love you, I only love you, I only love you
Only love you, only love you when I’m drunk

Mi divido da lui.

Sono da punto a capo. Non posso continuare a lavorare con lui, non posso vivere con lui, non posso più vederlo.

Anche lui sta pensando la stessa cosa, perché dice:

“Dimmi dove vai a dormire così ti faccio portare le tue cose”

“Non so... credo... credo di andare nell'Hotel che c'è vicino al Duomo” dico confusa, “Però non venire tu, ti prego”

“No, of corse” risponde, “Ti... ti faccio portare anche lo stipendio di questo mese”

“Ma ho fatto solo una settimana e mezza questo mese” dico, non voglio la sua carità.

“Non preoccuparti”

“Non serve, davvero...”

“Non è un problema”

“Ok” mi arrendo, poi prendo la giacca che avevo appoggiato ai piedi del letto.

“Non ti dimenticherò mai” mi dice.

Per un attimo i nostri sguardi si incrociano.

“No, nemmeno io” rispondo, “Sarai sempre il mio idolo” mormoro, poi esco dalla stanza, Mika ha detto qualcos'altro che non ho capito, ma non mi importa: prima uscirò meno starò male.

Mi volto per un ultima volta indietro. Vedo che è seduto sul letto e ha la testa fra le mani... Senza pensarci un minuto di più prendo le chiavi dalla tasca del cappotto e le lascio cadere a terra, poi mi chiudo la porta alle spalle.




NOTA:
oooooooooooooooooooooooook, sono perfidamente sadica ç ç ma vi ho fatto un favore postandovi 2 capitoli in un giorno, no???? E... si, si sono lasciati.
D'ora in poi i capitoli saranno divisi, nella stragrande maggioranza, ma non escludo di fare solo capitoli: tutto Mika o tutto Cris.

Adesso che ho finito potete scatenare la vostra ira, ma abbiate pietàààààààààààà

Alla prossima

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Capitolo 19
*** Any Other World ***


Capitolo 19-Any Other World

Sono proprio un idiota.

Ho sussurrato quella mezza frase che lei di sicuro non ha nemmeno sentito. Ovviamente adesso Cris mi odia. Come darle torto...

Avrei dovuto alzarmi da questo dannato letto, avrei dovuto correrle dietro e poi urlare quanto mi dispiaceva di aver rovinato tutto, avrei dovuto spiegarle quanto sono stato stupido a non accorgermi che quello che provavo per lei non era amore vero... Adesso penserà che le ho mentito fin dal primo giorno, che non c'è stata una sola volta che l'ho baciata perché volevo davvero farlo... eppure è così. Ogni volta che l'ho baciata è stato perché volevo farlo, perché mi faceva sentire bene. Ma non era amore. Ricordo com'è baciare un ragazzo... ero me stesso quando baciavo David, non ero davvero io quello che ha baciato Cris... Non so come spiegarmelo.

All'improvviso mi balena un'idea davanti agli occhi. Devo andare contro le sue volontà. Lei voleva che non andassi a portarle la sua roba, ma devo essere io a portargliela! Così posso spiegarle tutto, posso farmi capire... Saremo amici, non credo le dispiaccia... e potrà continuare a lavorare per me. Sarà difficile all'inizio, ma poi le passerà: è appena una ragazza, riuscirà a trovare qualcuno che la ama prima che lo trovi io.

Domani mattina le porto le sue cose all'Hotel...

Si... adesso che ci penso è così semplice!

Sbadiglio, sono stanco, è tardi. Devo dormire o non riuscirò nemmeno ad uscire di casa.

Quando mi sveglio il sole è già alto da un bel po'.

Mi catapulto giù dal letto e appena arriva Maria assieme a lei prendo le valigie di Cris e le metto in macchina.

“E' successo qualcosa?” chiede preoccupata, nonostante sappia che viviamo assieme non sa della nostra relazione.

“No, Maria. Cris ha trovato un altro appartamento. Tranquilla, tornerà a trovarci ogni tanto” dico con un grosso sorriso. Sono sereno, andrà tutto bene.

La signora mi sorride dolcemente e annuisce.

Messe le valige nel baule parto verso il Duomo, dopo dieci minuti sono arrivato. Scarico le valigie e mi dirigo alla reception.

Chiedo di Cris, ma l'uomo che mi accoglie dice che non vuole essere disturbata.

“Ma è importante” dico quasi scongiurandolo.

“La signorina mi ha detto esplicitamente che non vuole ricevere visite, ci aveva avvertito che le sarebbero stare recapitate delle cose”

“Devo parlarle, bastano dieci minuti” provo ancora, ma l'uomo scuote la testa.

Nulla avrebbe senso. Cris non vuole più vedermi, se anche le scrivessi una lettera (cosa improbabile perché ci impiegherei una giornata) non la leggerebbe.

God! Non ci metto tanto!” esclamo, ma il tipo dell'hotel è irremovibile, “Va bene” mormoro, “Grazie lo stesso”

Mi volto ed esco dall'hotel, poi mi chiudo in macchina, allaccio la cintura e parto. Voglio andare lontano. Devo pensare a me adesso. Questa sera c'è XFactor, tra poche ore ho le prove, devo tornare in me.

Perché devo sempre rovinare tutto, perché?

Sento le lacrime venirmi agli occhi, ma le reprimo, non posso essere debole. Devo tenere duro ancora per qualche ora.

Esco da Milano e raggiungo la campagna circostante. Accosto l'auto al bordo di uno stradone asfaltato e mi incammino per una viuzza di terra battuta piena di pozzanghere.

Fa freddo, metto le mani in tasca.

Cris mi ha cambiato. Sono diventato una persona migliore, anche se non sono riuscito più a comporre un solo brano. Spero davvero che un giorno venga a suonare al campanello dell'appartamento di Milano. Potrebbe succedere domani, la prossima settimana... potrebbe anche non accadere mai... eppure io sono convinto che lo farà una volta. Forse sono ancora una volta troppo positivo, ma non posso smettere di sperare. Magari quando sarà diventata una scrittrice di fama mondiale e io sarò un vecchio con la pancia che suona il pianoforte al centro anziani ci rincontreremo, magari io parlerò bene l'italiano.

Mi suona il telefono, scaccio via i pensieri e rispondo:

“Buongiorno” dico, chiunque ci sia dall'altra parte mi risponde con un italiano... strano.

“Ciao Mika”

“Chi è?” chiedo, temo la risposta, preferirei attaccare e fare finta di nulla, ma non sono un codardo.

“Sai chi sono” dice in francese la voce.

“David” sussurro.

“Voglio parlarti, Michael” mi spiega il mio ex.

“Io no” rispondo, sempre in francese.

“Ti prego non farmi credere di aver fatto il viaggio da Parigi a Milano per niente”

“Cosa?!” esclamo preso alla sprovvista, “Sei a Milano?”

“Si, ehm... ho pensato che non avresti mai voluto parlarmi, così...”

Ha perfettamente ragione, non voglio parlargli, non dopo le cose orribili che mi ha detto. Sto per attaccare quando lui mi ferma.

“So cosa stai per fare” sembra disperato, “Dammi sono un'ultima possibilità”

Non dico nulla e lui prosegue.

“Ci vediamo tra un'ora in piazza Duomo”

 

Bussano alla porta della mia camera.

Non voglio alzarmi, vorrei stare coricata su questo letto morbido per sempre e dimenticare... ma purtroppo bussano ancora e sono costretta ad andare ad aprire.

“Signorina le hanno portato queste” mi dice un fattorino vestito di bordeaux.

“Oh...” dico guardando le mie valigie, “Grazie” poi prendo il portafoglio e dò una banconota al ragazzo che mi sorride smagliante e va via.

Porto dentro le borse.

Michael non mi ha lasciato nessun messaggio, meglio così.

Non vorrei farlo, perché sono stata io a dirgli di non venire ed è solo colpa mia se adesso sono sola in una stanza d'hotel, ma mi metto a piangere.

Prende l'mp3 e schiaccio disperata i tasti alla ricerca della playlist di Mika.

Eccola...

Cos it's all in the hands
Of a bitter bitter of man
Say goodbye to the world
You thought you lived in
Take a bow
Play the part
Of a lonely lonely heart
Say goodbye to the world
You thought you lived in
To the world you thought you lived in
...

 

Mi appoggio al muro e piano piano scivolo giù. Adesso sono seduta a terra, con la schiena appoggiata alla parete.

Piango sentendo quelle parole, piango come quando ho guardato in DVD il concerto a Parigi e non ho potuto far altro che commuovermi.

Ora però è tutto più triste...

Sono io quella che ha lasciato per sempre il mondo in cui pensava di vivere... sono io quella che è triste, ma che non può farlo vedere agli altri.

Voglio qualcuno accanto a me, non voglio rimanere sola.

Mi tolgo gli auricolari e prendo il cellulare. Mi asciugo svelta le lacrime dalla faccia e quando Gabriele risponde dall'altra parte della cornetta dico, cercando di non fare trapelare le mie emozioni:

“E' finita” sono riuscita a dire solo questo e poi ho ricominciato a piangere come una bambina.

“Cazzo” è il commento di mio fratello, dall'altra parte del telefono, “Ehm...” nemmeno lui se lo aspettava.

“Cos'è successo?” mi chiede.

“Vieni qui?” domando a mia volta senza rispondergli.

Lo sento sospirare.

So che non potrà mai raggiungere Milano la mattina, durante la settimana, ma ho bisogno di vederlo, di stare con lui. Mi sento terribilmente egoista.

“Ti prego” lo scongiuro.

Dopo tre ore esatte Gabriele mi sta abbracciando. Gli ho appena raccontato tutto, non sa cosa dirmi, ma non c'è bisogno delle parole fra me e lui, non ce n'è mai stato bisogno.

“Cos'hai intenzione di fare, adesso?” mi chiede dopo un po'.

“Non lo so” rispondo pensierosa, “Ma non voglio tornare a casa”

“No... certo” dice, poi comincia ad accarezzarsi quella stupida barbetta che si è fatto crescere ultimamente.

“Cris io non posso rimanere qui, lo capisci, vero?”

Annuisco.

“Posso farcela” dico, “Ho i soldi che mi bastano per rimanere in questo posto ancora per un po', poi... posso sempre chiamare Georgia, sarà felice di dividere la camera con me. Per il lavoro... il peggio che mi può capitare è trovare un posto in una gelateria e... adoro il gelato, lo sai”

Mi sorride e io contraccambio.

Poi si avvicina a me e mi da un bacio sulla fronte.

“Non ti voglio addossare anche i miei problemi, ma...”

“Cos'è successo?” chiedo preoccupata.

“Nulla” sussurra e sorride un'altra volta.

“Dimmi cos'è successo” gli impongo.

Lui tira un respiro profondo, poi dice:

“E' una settimana che non sento mamma e papà. Ho litigato con papà perché... Alessia è rimasta incinta e vogliamo trasferirci all'estero, magari in Svizzera. E' lì che vogliono trasferire Alessia, avremo un lavoro tutti e due e il nostro bimbo crescerà in mezzo alla natura”
“E' una notizia fantastica” riesco solo a dire, non gli dirò mai che le cose con i nostri genitori si sistemeranno, perché non sarà mai così, lo sa anche lui.

“Ovviamente sarai sempre invitata da noi, lassù, fra le montagne”

“E ovviamente io verrò a rompere le scatole” dico sorridendo.

Mi ha fatto bene vedere Gabri, adesso sto meglio. Sarà difficile dimenticare Michael, ma devo farcela.



NOTA:
Capitolo postato in super anticipo, perché oggi sono uscita prestissimo da scuola, perciò... eccolo!
E' abbastanza positivo, dai! Mika sa che prima o poi rivedrà Cris e Cris sa che prima o poi dimenticherà Mika. Ma... tadan!!!!!!!!!!! Ecco David che fa ritorno con tutto il suo fascino! Vabbè, non che Gabriele faccia schifo, no? Ma David... io lo odio comunque XD Il prossimo capitolo mooolto probabilmente sarà tutto su Mika, perché ho cominciato a scriverlo e sta venendo abbastanza lunga la sua parte, quindi lascio Cris riposare per un po' e metto lui sotti i riflettori. Andrà all'appuntamento con David oppure no?

Alla prossima e grazie mille per tutto il supporto che mi date!!!

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Capitolo 20
*** Let Her Go ***


Capitolo 20- Let her go

E' quasi mezz'ora che aspetto David. Non so cosa mi abbia spinto ad ascoltarlo, ma voglio almeno sentire cos'ha da dirmi.

Guardo dall'interno dell'auto ferma la gente che passa. Sembrano tutti così spensierati e felici nonostante il cielo sia grigio e faccia freddo... A nessuno importa che io e Cris ci siamo lasciati, infondo cosa siamo noi in confronto a tutta la popolazione della Terra? Continuo a guardarmi intorno alla ricerca di David, ma non lo vedo.

Accendo l'autoradio e mi sposto da una stazione all'altra, ma non c'è nulla che mi ispira, poi finalmente risento quelle note che mi hanno catturato fin dalla prima volta che le ho ascoltate.

Cos you only need the light when its burning low
Only miss the sun when it starts to snow
Only know you love her when you let her go


E' proprio bella questa canzone, ho fatto bene a farla cantare a Violetta, sono sicuro che piacerà anche questa sera. Ormai siamo quasi alla fine, i ragazzi devono tenere duro.

La canzone finisce e due deejay cominciano a parlare proprio di XFactor, per scaramanzia non ascolto mai quello che si dice dello show prima della puntata e oggi vale la stessa regola, perciò spengo e ritorno a guardare oltre il finestrino oscurato.

Tamburello con le dita sul volante.

Se David voleva vendicarsi per quella volta che gli ho attaccato il telefono in faccia, lo sta facendo nel peggiore dei modi facendomi aspettare in pieno centro a Milano.

Comincio a canticchiare una melodia a caso tenendo il tempo con le mani sul volante.

Mi piace il motivetto che è venuto fuori. Lo ripeto un paio di volte per non dimenticarlo, appena avrò un momento libero dovrò mettermi al piano e provare a suonarlo, non è male. Potrebbe diventare una canzone sulla speranza o potrebbe semplicemente parlare dei sorrisi della gente che mi circonda in questo momento o ancora: potrebbe parlare di un uomo che aspetta il suo ex-ragazzo chiuso in una macchina nera dai vetri oscurati.

Sorrido.

E' tutto così assurdo!

Bastava davvero così poco per trovare l'ispirazione per un nuovo brano?

Sto ancora ridendo quando vedo David passare accanto alla mia auto. Abbasso leggermente il finestrino e gli faccio cenno di entrare.

Lui mi sorride ed entra.

All'improvviso tutti i pensieri positivi di prima svanisco.

David è seduto affianco a me, mi sorride, ma io non posso ricambiarlo.

Metto in moto.

“Mi sei mancato” dice in francese.

Non rispondo.

“Dobbiamo parlare di quello che è successo a Londra. Io... non volevo dire quelle cose, sai che non volevo dirle”

“Le hai dette” rispondo solamente.

“Non ho smesso un solo giorno di pensare a te da quando abbiamo litigato. Ero geloso. Prova a metterti nei miei panni. E' difficile vederti mezzo nudo a ogni concerto... soprattutto perché io per il mondo non sono nessuno”

“Allora sei invidioso, non geloso” dico accostando.

Scendiamo dalla macchina e cominciamo a camminare per una via stretta.

“Non sono invidioso” ribatte.

“Hai detto che tu per il mondo non sei nessuno e io invece sono qualcuno, vero?”

“Non intendevo...” cerca di scusarsi.

“Ecco. Vedi perché è finita? Vedi perché non ho più voluto parlarti?”

Si passa una mano fra i capelli e io sento la mia pazienza svanire in un colpo solo.

“Sei tu che hai voluto che ci mettessimo insieme” sussurro, “Sapevi quello che rischiavi. Sapevi cosa avresti dovuto sopportare. Sapevi che non avrei mai voluto dirlo a nessuno che non fossero i miei e i tuoi parenti”

“E infatti sono qui per chiederti scusa” dice.

Mi fermo e mi volto verso di lui.

“Non puoi pensare che adesso si sistemi tutto come se nulla fosse”

“Sapevo che non sarebbe stato facile” dice guardandomi negli occhi.

Rimango qualche secondo in silenzio, poi riprendo:

“Non hai proprio idea di quanto sia stato difficile per me dire davvero chi sono alle persone che mi volevano bene”

“Pensavo l'avessi fatto perché eri sicuro di essere accettato”

“E invece l'ho fatto solamente perché ero stufo di essere guardato male per ogni cosa che facevo, perché i giornalisti continuavano a chiedermi se ero gay o etero, perché ero stanco di tutti i sospetti della gente”

David mi guarda, è sconvolto.

“Non l'hai fatto perché non volevi che ci nascondessimo, altrimenti avremmo potuto dire chi è l'uomo che sta con te da sette anni” mi osserva, truce, poi il suo sguardo diventa deluso, “Non l'hai fatto per me, vero?”

“Adesso devo andare. Ho le prove per un programma” divago.

Lui mi mette una mano sulla spalla e ripete la domanda:

“Non l'hai fatto per me, vero?”

Scuoto la testa.

“No, sono stato un egoista, lo ammetto”

Annuisce appena, non dice una parola.

Io mi sento completamente svuotato, gli ho detto tutto, finalmente gli ho detto tutto. Faccio schifo.

Mi giro e torno in dietro.

Pensavo che David mi chiamasse, mi dicesse ancora qualcosa, ma niente. Evidentemente ha capito che non è l'unico ad aver sbagliato e ha ragione. Non riesco a capire quello che provo per lui. Mi è sembrato sincero, ma sono ancora confuso dalla faccenda con Cris, è stato troppo... diverso per me, mi ci vorrà un po' per capire davvero quello che provo per David. E poi è tutta vera la storia sul coming out, fosse stato per farci sentire più liberi l'avrei detto in un'intervista indicando nome e cognome di David. Volevo solo un po' di privacy.

Il pomeriggio passa in fretta.

Le prove sono andate alla grande, i ragazzi sono stati tutti fantastici, ma la tensione comincia a farsi sentire, infondo la finale è vicinissima. Quando proviamo cerco di fare qualche battuta, di scherzare con Elio... e lancio qualche frecciatina scherzosa alla Ventura, i ragazzi così si distraggono dallo show e la tensione cala un po'. Abbiamo quasi finito e adesso sono io che comincio ad essere teso. Sono certo che Cris accenderà la televisione per guardarmi, non voglio che lo faccia. Non voglio che stia male. Ma la conosco ormai, accenderà la TV e mi odierà ancora di più. Forse anche David mi guarderà, ma non voglio più pensare a lui per un po'. Se dovremo fare pace e tornare insieme sarà così, se non dovesse essere così allora staremo meglio soli, ne sono certo.

Penso a cosa farà Cris dopo cena fino a quando non salgo sul palco e la diretta comincia.

Bene. Ora devo smettere di pensare ai miei problemi o farò una figura di merda dietro l'altra.

La cosa che temevo di più succede.

La puntata è quasi finita è il turno del penultimo concorrente, poi ci sarà la pubblicità e potrò andare a chiamare Cris, devo dirle quanto mi dispiace o non riuscirò a chiudere occhio.

Sono l'ultimo a dover commentare la performance di Michele e quando mi chiedono come ho trovato la sua canzone rispondo con:

What?”

Il pubblico e i giudici attorno a me ridono, ride perfino Michele, quindi mi adeguo e riparo alla figuraccia dicendo:

“Era così bella che sono rimasto senza parole”

Poi alzo le spalle e sorrido.

Pubblicità.

Pausa.

Sospiro e vado dietro le quinte. Morgan si avvicina a me e mi guarda con aria preoccupata:

“Tutto ok?” chiede mettendomi una mano sulla spalla, “Sei pallido”

“Oh... si” rispondo con un sorriso, “Grazie, ho solo un po' di sete, bevo e arrivo” mi giustifico.

Poi mi chiudo nel mio camerino e prendo il cellulare. Chiamo Cris. Squilla. Aspetto un po', ma lei non risponde. Riprovo. Nulla. C'è la segreteria.

“Cris, scusami. Perdonami per non averti fermata ieri. Volevo spiegarti... sorry. So che non ascolti la segreteria, nessuno la ascolta, ma devo parlarti. Quindi... quindi se la ascolti chiamami, ti prego. Ricorda che ti voglio bene”

Attacco.

Non ascolterà mai il messaggio, non conosco una sola persona che ascolti la segreteria del cellulare, ed è un ragionamento giusto: se qualcuno vuole parlarmi mi richiama.

Fosse così facile con Cris!

All'improvviso mi accorgo di aver davvero fatto tardi, torno in studio imbarazzatissimo, quando la pubblicità è già finita.

“Che fine hai fatto, Mika?” chiede divertita la Ventura attirando l'attenzione di tutti su di me.

“Scusate, non ho sentito la campana” spiego.

“Ma non avevi l'orecchio assoluto?” chiede Elio e Morgan scoppia a ridere, non ho capito la battuta, ma sorrido ugualmente e lo spettacolo riparte.

Quando finisce l'XtraFactor sono completamente andato e raggiungo casa in pochissimo tempo, fortuna che è vicina alla studio.

Prendo un'altra volta il cellulare e richiamo Cris.

Non risponde ancora.

Attacco e sospiro. Non so cosa succederà adesso, so solo che voglio fare pace con quella ragazza.


NOTA:
tadan!!!! Ho un mucchio di cose da dirvi, perciò cerco di essere sintetica.
1- ho finito di scrivere la storia, sono elettrizzata di farvi leggere la conclusione * . * mi piace molto, spero che piacerà anche a voi.
2- ci saranno solo più 2 capitoli e chiuderò la storia ç ç
3-questo è stato tutto su Mika, il prossimo capitolo sarà tutto su Cris e poi ci sarà la conclusione. Surprise!!!
4-ho in serbo un'altra ff su Mika con come protagonista una ragazza di diciannove anni chiamata Alex, cioè: Alessandra detta Alex ^^ dovrei riuscire a postarla entro stasera, ma non ho ancora idee per il titolo, quindi non sono sicura di farcela. Comunque confido nel vostro supporto. Sarà completamente diversa da questa e... non vi svelo nulla: leggerete nella trama XD
5-mi dispiace un po' di non aver ricevuto recensioni lo scorso capitolo, spero che questa volta mi scriviate le vostre impressioni, se no non so davvero se sto scrivendo nel modo giusto.
6-questo è un capitolo un po' incasinato, lo so, ma è perché Mika ha un bel casino in testa, si nota soprattutto quando incontra David, almeno gli è tornata l'ispirazione, dai!!!
7-ho scoperto leggendo il discorso che Mika ha fatto alla Bocconi durante la lezione di MArketing che ha tenuto che non ha la patente. Mi sono data della stupida, perché dovevo intuirlo, ma ormai il danno l'avevo fatto "facendolo guidare" nei capitoli precendenti, quindi guida anche qui, nella prossima ff mi assicurerò che Mika viaggi solo accompagnato da un autista ;)
8-sto scrivendo cose senza un ordine preciso, mi dilungherei ancora, ma devo andare a cercare un titolo per l'altra storia, quindi scappo: ciao!!!
Alla prossima

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Capitolo 21
*** Stardust ***


Capitolo 21-Stardust

Mika mi sta letteralmente sommergendo di chiamate e e-mail, mi fa male non rispondergli e ignorare tutte ciò che mi scrive, ma devo farlo, altrimenti non riuscirò mai a dimenticarlo.

Sono tornata a vivere all'appartamento che dividevo con le ragazze prima di andare a vivere con Mika. Va tutto bene, a parte quel deficiente che ho come coinquilino.

La casa è diversa da quando l'ho lasciata. Innanzi tutto la mia vecchia camera si è rimpicciolita ancora, perché Andrea, il dolce e tenero Andrea, non aveva spazio per la sua batteria extra-large, perciò Georgia ha avuto pietà di lui e gli ha dato mezza stanza a disposizione. Inoltre, siccome lui è un ragazzo gli abbiamo lasciato una stanza tutta per sé e quindi, a turno, una di noi dorme sul divano (Andrea non lo fa mai, quindi gli abbiamo aumentato l'affitto di cinquanta euro, questo però è un segreto fra noi ragazze).

Ho ricominciato a scrivere le storie sulle Fate Acquee, mi sto divertendo un mondo a scrivere, anche perché ho un molto tempo libero avendo solo un lavoro serale alla gelateria sotto casa. Si, alla fine mi è toccata la gelateria. Ho chiesto informazioni al teatro dove lavorano Greta e Georgia, ma non ci sono posti per nessuna mansione, ho anche lasciato una mia storia che potrebbe essere di ispirazione per una rappresentazione, ma non mi hanno fatto sapere ancora niente.

E' il giorno di San Valentino, a differenza di Natale e delle altre festività che ho festeggiato con mio fratello e sua moglie oggi sarò sola e avrò il turno alla gelateria fino a mezzanotte, quanti gelati venderò la sera, in pieno inverno, davvero non lo so.

E' un mese che Michael né mi scrive e-mail, né prova a chiamarmi, sto male per questo: forse si è dimenticato di me. E' strano, ma anche se non leggevo quello che mi scriveva era piacevole sapere che lui mi pensava.

Mi alzo dal letto, mi metto una felpa blu e mi avvicino alla scrivania. C'è la foto che mi ha regalato Fortunè appoggiata a dei libri. Riesco a pensare solo all'ultima volta che ho visto Mika. Mi manca da morire... adesso dovrebbe essere in Francia, ho letto che è il giudice della versione francese di The Voice.

Sospiro e giro la foto, in modo che non possa più vederla.

“Michael, è solo per oggi” dico.

Ultimamente parlo un sacco con quella foto, forse sto impazzendo... comunque so che non mi fa bene, ma non ho il coraggio di buttarla. Ascolto anche le sue canzoni, risento la sua voce, mi fanno venire in mente le volte che ha cantato per me e anche se mi rattristano un sacco non posso farne a me. Oggi però è un giorno speciale. E' San Valentino e Mika non dev'essere contemplato nei miei pensieri.

Forse dovrei andare da uno psicologo, non posso continuare a vivere di ricordi, soprattutto perché sono diventata abbastanza intrattabile.

Quando arrivo in cucina c'è Andrea che traffica con il pc vicino ad una tazzona di cappuccino.

“Che guardi?” chiedo.

“Un' intervista” dice concentrato.

Mi avvicino ancora assonnata a lui e vedo che l'intervista che sta guardando è quella di Mika a Che Tempo Che Fa.

“Spegni quella roba” borbotto, non voglio vedere Mika da nessuna parte, non voglio pensare a cosa avremmo fatto se non ci fossimo lasciati.

“Oh... giusto, ci sei tu che mi puoi parlare di lui” dice il biondo e chiude subito il computer, “Ti prego devi aiutarmi!”

Lo squadro. So che ascolta solo rock, perché dovrebbe interessargli Mika?

“E'... è perché oggi devo uscire con una ragazza” mi spiega, poi mi sorride, arrogante come al solito, “L'ho conosciuta l'altro ieri e l'unica cosa che so di lei è che le piace Mika... almeno, stava ascoltando Stardust.”

“E cosa dovrei fare?” chiedo mentre mi preparo un tè.

“Parlarmi di lui, dirmi com'è veramente... non so: sta scrivendo altre canzoni?”

Scuoto la testa.

“Non lo so” dico distratta.

“Ma non lavoravate insieme?”

“Si, quindi?” rispondo, solo dopo mi rendo conto del tono che ho usato.

Mi da fastidio parlare di lui come se nulla fosse, non riesco a controllare le mie emozioni...

“La signorina si è svegliata con la luna storta oggi” commenta acido Andrea.

Roteo gli occhi al cielo.

“Mika è come lo vedi nei video delle sue canzoni e ai concerti, nulla di più, nulla di meno” taglio corto.

“Mika? Si fa chiamare Mika?” mi chiede, gli manca solo il quaderno per prendere appunti.

“Si, è stata sua madre la prima a chiamarlo così”

“Ho capito... e la tua canzone preferita?”

“La mia?”

“Si, la tua”

“Grace Kelly” dico e mi ritorna alla mente il nostro primo incontro, avevamo cantato insieme... Poggio bruscamente la tazza sul piano della cucina provocando un rumore sordo.

Poi esco e mi chiudo in camera mia.

Perché tutte quelle domande, perché proprio oggi?!

Mi viene da piangere, ma penso alla figuraccia che farei se Andrea mi vedesse. Prendo la foto girata al contrario ed esco dalla camera.

Stai facendo la cosa giusta. Penso.

Stai facendo la cosa giusta.

“Tieni” dico ad Andrea porgendogli la fotografia, “Quella ragazza cadrà ai tuoi piedi quando vedrà questa foto”

Lui la prende incredulo.

“Wow!” esclama.

“Gliel'ha scattata suo fratello quando aveva diciotto anni. L'unica cosa è che manca l'autografo”

“E' fantastica” dice, “Cavoli! Devi proprio essere stata fortunata a lavorare per uno come lui! A proposito: non ho ancora capito perché hai lasciato il posto”

Sento le guance infuocarsi, ma ignoro l'imbarazzo e invento una scusa:

“Lui era troppo impegnato, quindi non riusciva a studiare molto e aveva già una segretaria, perciò ho deciso di andarmene piuttosto che rimanere con le mani in mano”

“Capisco... bé, allora grazie” dice e per la prima volta su quel volto arrogante vedo un sorriso sincero e riconoscente.

Accenno un sorriso e vado a vestirmi, poco dopo sono pronta ad uscire.

“Dove vai?” chiede.

“Perché mi devi fare il terzo grado?!” esplodo prendendo le chiavi.

Lui borbotta qualcosa, che non sento, poi esco sbattendo la porta.

Perché si deve festeggiare San Valentino? E poi chi è il deficiente che ha stabilito che fosse la festa degli innamorati quando invece, in concreto, festeggiano i fidanzati?

Imbocco una via per il centro e in pochi minuti mi trovo in piazza Duomo. E' piena di ragazzi che si fanno foto mentre si baciano sotto il simbolo di Milano.

Vorrei correre via, ma è solo mattina, so che fra qualche ora le cose potrebbero anche andare peggio.

Passo davanti alla Fnac, solitamente mi fa bene stare fra i libri, così entro senza indugiare e mi inoltre fra scaffali ed espositori.

C'è un intero scaffale con più versioni della Divina Commedia. Ripenso a quando io Michael avevamo cominciato a leggere l'Inferno... ci eravamo appena baciati.

Scuoto la testa per scacciare quei pensieri, possibile che anche qui c'è qualcosa che me lo fa ricordare?

Mi sposto dai libri e vado nel reparto dei cd, è come se ci fossero dei fili che qualcuno usa per direzionare il mio passo. Devo essere completamente andata fuori di testa, perché non posso fare una cosa del genere. Avevo deciso di non farlo: di non ascoltare più le sue canzoni, di estraniarmi completamente da qualsiasi cosa mi ricordi Mika, almeno per oggi... eppure sono qui, c'è la bellissima e coloratissima copertina di Song Book vol. 1 davanti a me.

Lo prendo.

“Ha fatto questo cd per me, l'ha fatto per me!” grida una vocina nella mia testa.

Vado svelta alla cassa e pago. Corro come una pazza fino a casa.

Non posso stare senza Michael Holbrook Penniman Jr. Devo sentirlo, sentire la sua voce che mi parla. Dirgli che sono stata una scema a non ascoltare tutti quei messaggi in segreteria e a non leggere le sue e-mail e che l'unica cosa che voglio è tornare a lavorare per lui.

Mi chiudo in camera e prendo il cellulare.

Digito il numero.

Mi risponderà, ne sono certa!

Uno squillo, due squilli...

Non risponde e dopo un po' cade la linea.

Riprovo, non posso arrendermi.

Questa volta il telefono è staccato.

Senza che possa fermarle le lacrime mi salgono agli occhi. Esco dalla mia camera. Deglutisco cercando di calmarmi.

“A-Andrea” chiamo.

Il biondo esce dalla sua stanza.

Il suo sorriso arrogante scompare quando mi vede.

“Cos'è successo?” chiede.

“Nulla” dico, “Vorrei... vorrei solo...” non so come dirglielo, “Scusa, non voglio... non voglio rovinarti l'appuntamento con quella ragazza, ma... la... la foto, mi sono accorta che ci tengo davvero tanto”

Lui si mette una mano in tasca e mi restituisce la fotografia.

La guardo. No, non dimenticherò mai Michael.

“Te l'avrei restituita comunque” mi spiega Andrea, “Mi ha appena mandato un messaggio con scritto che è fidanzata”

Sembra deluso.

“E' la prima che ti dice no, vero?”

“Si!” esclama, “Sai, a volte voi ragazze siete così stupide!”

Quel commento mi ha fatta ridere.

“Sapessi quanti siete complicati voi ragazzi invece” dico di rimando osservando la foto fra le mie mani.

“Era un riferimento a Mika, vero?” chiede, “Ovviamente non mi dirai mai cos'hai e cos'è successo”

“Esattamente” dico, poi metto il cd e rimaniamo insieme nel piccolo salotto ad ascoltarlo.

“Non è così male, sai?” commenta dopo aver ascoltato un paio di canzoni.

“No, non è affatto male” dico pensierosa.

La giornata passa tranquilla, a pranzo ci siamo solo io e Andrea e scopro che in fondo, molto in fondo, non è arrogante. E' divertente e si intende abbastanza di musica. Inoltre col fatto che studia all'ultimo anno di Alberghiero fa una frittata fantastica.

“Ma dimmi ancora una cosa” dico quando ormai è tardo pomeriggio e io sono pronta ad uscire, “Perché oggi hai saltato la scuola?”

Lui alza le spalle.

“Innanzitutto è San Valentino e poi... bé, quella ragazza non sa che io vado ancora a scuola”

“Ma potevi andarci comunque, non ti avrebbe visto”

“Dovevo calarmi nella parte” spiega con aria saccente.

“Certo” ridacchio, “Ci vediamo più tardi se sei ancora sveglio”

E così vado in gelateria. Mi ha fatto bene stare con Andrea tutto il giorno, sono riuscita a dimenticare Mika, almeno per qualche ora.

In gelateria ci siamo solo io e Gaia, ma lei è sul retro a fare le pulizie (evviva, oggi non tocca a me!). Mi siedo su uno sgabello dietro il bancone e aspetto che passi l'ora di cena, in attesa dei clienti.

Arrivano un paio di coppie innamorate verso le dieci, poi niente. Prendo il cellulare e comincio a giocare a Candy Crash, sempre più convinta che una gelateria che chiude a mezzanotte, in pieno Febbraio, a Milano non serva a un fico secco.

Gaia va via e io rimango sola (tocca a me chiudere visto che lei ha fatto le pulizie). Chiudo i frigoriferi e metto dentro il menù, quando un uomo entra.

Lo vedo con la coda dell'occhio, non lo riconosco.

“Siamo chiusi” dico, ma lui non si ferma, io al contrario rimango bloccata.

E' come se mi avesse colpita un incantesimo e adesso sono qui, non riesco a muovere un muscolo, a dire nulla. Vorrei gridare di gioia, mettermi a piangere dalla felicità, ma non ci riesco.

Anche Mika forse sta provando tutte quelle cose, perché mi guarda con gli occhi lucidi e stanchi di chi ha camminato per tutta la notte.

Finalmente riusciamo a sbloccarci e a fare l'unica cosa naturale che ci riesce: abbracciarci.

Sento le sue mani calde sulla mia schiena e il suo respiro tiepido sul collo. Mi stringe forte e io faccio lo stesso.

“Finalmente ti ho trovata” dice liberandomi dall'abbraccio.

Io lo guardo negli occhi marroni e rido. Era tanto che non ridevo così.

“Mi sei mancato” dico tornando seria.

Anche lui è serio, si riavvicina a me e mi stringe a sé, facendomi poggiare il capo al suo petto.

“Avrei dovuto rispondere alle tue chiamate, alle tue e-mail” sospiro mentre lotto per trattenere le lacrime, “Ho cercato di dimenticarti, ma...”

“Sssh...” sussurra al mio orecchio, “Abbiamo tutto il resto della notte per parlarne”







NOTA:
When you're begging for attention
Once the crowd goes home
And there's no one left to listen
Tah Dah!


Oooook, basta con le pazzie. Torno seria.
Mi piace un sacco questo capitolo *_* quindi a voi farà sicuramente schifo ç ç
-1 alla fine, anche se ormai il finale è abbastanza scontato, almeno, io credo ci sia solo una cosa che può succedere: per cui SI ACCETTANO SCOMMESSE!
Come ho già scritto ieri ho completato la storia. Ieri ho pubblicato anche il primo capitolo di "Click!" se vi va passate a dare un occhiata.
Bene, ora che ho finito di fare pubblicità vi lascio.
Aspetto le vostre recensioni, sono davvero curiosa di sapere cosa vi aspettate dal finale

Kiss...
 

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Capitolo 22
*** (The True) Happy Ending ***


Capitolo 21- (The True) Happy Ending

Ho chiuso il negozio velocemente e adesso io e Mika stiamo passeggiando in Piazza Duomo, è deserta, ma credo sia normale visto che è quasi l'una.

“Come stai?” chiede lui per primo.

Sospiro, mentire non serve.

“Sono stata malissimo, Mika. Credevo... credevo di poter riuscire ad andare avanti da sola, ma...”

La sua mano si intreccia alla mia. Mi fermo per guardare le nostre mani stringersi.

“Io e David siamo tornati insieme” dice.

Stranamente non provo nulla, forse è perché, nel più profondo del mio cuore, ho sempre saputo come sarebbe andata a finire. E poi, probabilmente, provo per lui qualcosa di così forte da mette in primo piano la sua felicità e non solo la mia.

“E' stato completamente strano” spiega con il suo italiano-inglesato, “Abbiamo sbagliato tutti e due, lui quando abbiamo litigato e io prima”

“Non voglio che ti faccia soffrire” sussurro e ricominciamo a camminare.

I know”

Mi fermo di nuovo e gli lascio la mano per poi appoggiarmi a lui. Ho bisogno di quel contatto, non posso farne a meno.

Lui non dice nulla, si limita solo a stringermi proteggendomi dal freddo di Febbraio.

“Io e Gabriele non sentiamo più i nostri genitori da quando siamo andati a Torino io e te... più o meno”

“Mi spiace” dice.

“A me no” rispondo determinata, è la pura verità, “Gabri e Alessia si sono trasferiti in Svizzera e aspettano un bimbo”

“Anche Paloma aspetta un bambino” dice con un sorriso guardandomi dall'alto, “Noi due zii...” aggiunge, poi alza lo sguardo verso il cielo stellato e scuote la testa.

Sorrido anche io.

Andiamo a sederci su una panchina.

“Adesso posso parlarti di me?” mi chiede serio.

Annuisco appoggiando la testa alla sua spalla.

“Ho imparato i verbi in italiano da solo. Anche il passato remoto, senti” e recita perfettamente il passato remoto di essere.

“Sono fiera di te” dico soddisfatta.

Lui sorride appena e poi continua.

“Ho anche finito di leggere l'Inferno e... ho cominciato a scrivere le canzoni per il prossimo cd. Ho inciso una canzone a New York. Volevo dirtelo, ma non riuscivo a trovarti da nessuna parte. Sono stato un idiota, volevo parlarti, ma tu sei scappata. I... I was... ero davvero... come si dice...dis-dispiaciuto. Non puoi mai perdonarmi”

Deglutisco, non pensavo fosse stato male anche lui.

“Ti ho perdonato appena ho chiuso la porta di casa dietro di me, Mika” ammetto, “Sapevo che quello che mi avevi detto era vero... ho solo pensato a dimenticarti, ma... la prima cosa che ho fatto arrivata all'hotel è stata ascoltare Any Other World, poi ho ritrovato la foto che mi aveva dato Fortunè e allora è diventato tutto così difficile...”

Lui mi guarda e mi sposta per l'ennesima volta una ciocca di capelli castani dal viso.

Stringo la sua mano vicino alla mia guancia e la prima lacrima mi riga il viso.

“Devi capire” bisbiglia, “E' complicato”

“Lo so” dico socchiudendo gli occhi e lasciandogli la mano.

Of course” afferma, “Sei più grande di quello che sembri”

“E tu sei la persona migliore che io abbia mai conosciuto” dico e un sorriso appare immediatamente sulle sue labbra.

“Sai... ho pensato tanto...”

Io rido asciugandomi il viso.

“Quando pensi tanto le cosa vanno sempre male” commento.

“Questa volta no.” scuote la testa, “Ho studiato un po' da solo, ma... la mia dislessia continua a peggiorare. I don't understand, really! Ho bisogno di una segretaria in più, di un' insegnante di italiano e... di un'amica”

Sorrido.

“Segretaria va bene, insegnante pure, amica... non so” dico.

Lui arriccia il naso e mi getta le braccia al collo.

“Non fare la stupida” borbotta.

“A parte gli scherzi” dico tornando seria, “Te l'avrei chiesto io, perché ho capito che l'unico modo che ho per dimenticare quello che provo per te e averti al mio fianco. Non mi importa che ti piacciano gli uomini, gli elefanti o i macachi, l'importante...”

“Ma... ma-macachi?” ripete stranito.

A monkey” traduco e lui scoppia a ridere, poi mi da un bacio sulla fronte.
“Ho capito, ma non voglio farti stare male”

“Non lo farai. Devi solo continuare a essere te stesso” detto questo mi accoccolo a lui, e cominciamo ad osservare le stelle.

Non sappiamo cosa ci riserverà il futuro. Dublino, Mosca, Parigi, New York, Miami, Honk Kong, Milano, Atene... Lui è felice con David e io sono felice avendolo affianco a me. Come dice lui sono giovane, ma non piccola, lo dimenticherò in fretta e magari mi innamorerò di quello scapestrato del mio coinquilino o forse di un ragazzo americano incontrato per caso dietro il backstage di un concerto.

Quel che è certo è che saremo felici e saremo insieme anche se non insieme come intendono tutti. Credo che il legame che ci lega sia diventato un legame fraterno di cui abbiamo estremamente bisogno entrambi.

Sorrido e sposto lo sguardo dalle stelle agli occhi di Michael.

“Poi mi devi raccontare come hai scritto Stardus” dico.

“E non te lo racconterò mai” ribatte lui.

“Sono la tua segretaria, insegnante... e amica” aggiungo, non può farmi un torto del genere!

It's a secret”

“Sinceramente Mika, avrei tenuto segreto il significato di Lollipop... insomma: succhia il tuo lecca-lecca... è abbastanza equivocabile”

Lui sgrana gli occhi e poi scoppia a ridere.

“Che ragazza pazza” dice poi col suo accento inglese scuotendo la testa.

Rido anche io, poi ritorniamo a guardare le stelle, silenziosi.

“Sei felice?” mi chiede dopo un po', serio.

“Si” rispondo e sono sincera. Perché non puoi essere triste vicino a un uomo come Michael e non mi riferisco solo alla sua dolcezza o al suo aspetto fisico. Intendo dire che Mika è davvero speciale, un giorno dovrei dirglielo.

Sposto lo sguardo verso il suo viso.

Magari fra un po' di mesi o addirittura fra una decina di anni, quando sarà più saggio: non voglio che si monti la testa.




NOTA:
ecco!!!
Allora? Vi è piaciuto????????? Spero di si!!! Sono abbastanza agitata, quindi passo a tutti i ringraziamenti.
Grazie a chi ha letto e basta, grazie a chi a messo la storia in una delle categorie, a chi ha recensito (siete grandi!!!) e grazie anche a chi ha smesso di leggere perché pensava che la storia sia troppo stupida (ci saranno state di sicuro delle persone che l'hanno fatto) non mi importa, sono soddisfattissima del risultato ottenuto ;)

Come già sapete sto lavorando ad un'altra ff è ho un ideuzza per una ff sulla vita di Mika da adolescente, quando ha provato a partecipare a quel talent, quando ha conosciuto Carolina, quello che ha provato dopo tutte quelle porte in faccia... insomma, approfondire un po' inventando e romanzando (anche se la sua davvero sembra un romanzo!) quello che lui ha raccontato in parecchie interviste.
Che dire... Aspetto i vostri pareri? Si, forse "aspetto i vostri pareri" va bene :)
Allora: aspetto i vostri pareri e vi ringrazio ancora tantissimo per il grande sostegno che mi avete dato, è solo grazie a voi se ho finito la storia in poco più di un mese

 

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