Una nuova Ribellione

di Elbeth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tanto tempo fa... ***
Capitolo 2: *** Mirith ***
Capitolo 3: *** Will ***



Capitolo 1
*** Tanto tempo fa... ***


Tanto tempo fa, in una Galassia lontana lontana…
 
Coruscant è invasa! Per la prima volta dalla caduta dell’Imperatore Palpatine, i nemici di un tempo hanno acquisito forza e rinnovato vigore. Dopo anni di corruzione, intrighi e sotterfugi all’interno del governo della Nuova Repubblica, l’Impero e i Sith hanno portato a compimento i loro piani malvagi.
 
La capitale della Nuova Repubblica è in mano alle truppe imperiali ed i centri nevralgici del governo repubblicano sono stati attaccati contemporaneamente. Lo spazioporto della città ed il Tempio jedi  sono stati lo scenario di una sanguinosa battaglia che ha visto caduti da entrambe le parti. L’Ordine jedi e il governo rimasto fedele alla Repubblica sono stati costretti alla ritirata, per una destinazione ignota, in una rocambolesca fuga improvvisata dal pianeta.
 
I nuovi ribelli, capitanati da Leon Tilmitt, autorevole membro del Consiglio jedi, che è rimasto su Coruscant per prestare aiuto alla popolazione, hanno strenuamente portato avanti la Resistenza sul pianeta, radunando quanti più superstiti possibili. Il giovane generale e jedi Will Darklighter negli ultimi due anni ha portato in salvo gran parte del vecchio e fedele governo repubblicano e chiunque si sia voluto unire alla Nuova Ribellione…
 
 
******************************************
N.d.A.A.

Ci sono due A. perchè la storia verrà scritta in due: la sottoscritta e Darklighter.
Lui è particolarmente permaloso per cui ci tengo a precisarlo.
Ci alterneremo, ovviamente, un capitolo per uno.
Abbiamo tirato a sorte e l'ispirazione è venuta a me!
Ergo, dopo questo breve incipit troverete il primo capitolo della sottoscritta.
Lui scrive più velocemente di me, quindi se la storia rallenterà, mi prendo fin da ora le mie responsabilità! :D
Ah.. i personaggi sono completamente inventati... anni or sono! ;)
Che la Forza sia con voi!

El 
 

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Capitolo 2
*** Mirith ***


 

Coruscant, Bassifondi, ore 23 p.m.
 
“Essere sicura di quello che tu fare?”
 
“Abbastanza…” rispose con voce melodiosa ma decisa la giovane donna.
 
Mirith posò gli occhi di un caldo colore castano sul volto del piccolo toydoriano, che le svolazzava accanto, con un fare rassicurante.
 
“Tu capo, io seguire…” la giovane jedi scosse la testa, sorridendo appena, sotto il cappuccio che le celava il volto, tornando a guardare la strada davanti a loro “…ma tu sapere che io non d’accordo!”
 
La risata appena accennata della donna, lo fece sbuffare.
Rutz, il suo secondo pilota, non amava non essere preso sul serio e lei lo sapeva benissimo e di solito evitava di contraddirlo.
Ma questa volta è troppo importante…
I bassifondi di Coruscant – o di Imperial City, come preferiva chiamarla l’Impero - in meno di due anni erano molto cambiati. La piccola rissa che scoppiò appena poco distante da loro, non fece che confermare ciò che la Forza le aveva già suggerito.
I tempi erano decisamente cambiati e occorreva essere cauti.
E non solo per la nostra incolumità!
Le guardie imperiali erano in ogni dove e vedendo lo stato in cui era ridotta la popolazione, soprattutto quella delle classi meno abbienti, non serviva altro. Aiutare dei ribelli non sarebbe stata una saggia idea! Per quanto potessero simpatizzare con chi combatteva l’Impero, era conscia che la povertà poteva rendere un nemico anche chi in condizioni normali non lo sarebbe stato.
Era il modo di agire dell’Impero, affamare e spaventare la gente…
… e dei Sith!
I cuore prese a batterle velocemente, mentre la sua mascella si contrasse impercettibilmente.
Ben le avrebbe detto che ancora una volta si era lasciata trasportare dalle sue emozioni. Il suo vecchio maestro aveva sempre cercato di farle accettare quella parte di lei, il suo cuore e la sua estrema sensibilità agli altri; Mirith invece la reputava il suo lato più debole, quello che la faceva vacillare.
In fondo era quello che non la faceva sentire un jedi a tutti gli effetti!
Non si sarebbe mai rimproverata abbastanza la sua ritrosia ad esempio ad usare la spada laser. Lo aveva fatto – certo! – ma solo in condizioni estreme e sempre per difendere se stessa o qualcun altro in pericolo, ma non amava la battaglia. Nonostante facesse parte di un Ordine antico, che manteneva la pace e la giustizia nella Galassia, di tutti i compiti che ricopriva un jedi, non era quello di guerriero il ruolo che amava.
Si sentiva molto più a suo agio nel suo laboratorio. Preferiva approfondire lo studio della Forza sul piano medico e botanico, piuttosto che la parte dinamica legata alla battaglia.
Questo non le aveva impedito, però, di diventare uno dei piloti più abili nello spazio...
Era per quello che si trovava lì, invece che con gli altri jedi dell’Ordine?
No! E’ stata solo una casualità! Uno sfortunato incidente!
 
“Andiamo di qua!”
 
Mirith svoltò bruscamente in un piccolo vicolo, mentre il toydoriano la seguiva prontamente senza fiatare: aveva imparato a riconoscere le intuizioni della sua giovane amica. Gli fece cenno di celarsi allo sguardo, addossandosi più possibile contro il muro. Il vicolo era appartato, il sole era ormai calato e le ombre della notte erano un ottimo riparo.
La Forza, nonostante i suoi pensieri si fossero persi dietro altre considerazioni, era un alleato potente. Sempre la avvertiva di un pericolo imminente e lei era sempre sensibile ai suoi dolci e fermi comandi.
E’ un’amante esigente la Forza…
Una volta era così che Leon Tilmitt le aveva descritto il suo rapporto con quel legame speciale che li univa al tutto che permeava la Galassia. Quel tutto che loro, i jedi, avevano il privilegio di poter sentire.
Mirith levò con grazia la sua mano destra, quasi a descrivere una parabola ascendente verso l’alto. Rutz la fissava ammirato.
La giovane donna non se ne rendeva conto, ma il suo contatto con quel lato della Forza era evidente, anche in chi non era sensibile ad essa. Il toydoriano nei dieci anni passati accanto a lei aveva imparato a riconoscere quando la usava. Le veniva naturale, ma Mirith Yu spesso non se ne rendeva conto.
Uno sparuto drappello di droidi imperiali passò oltre il vicolo in cui si erano riparati, senza neanche gettare uno sguardo e senza fare caso al sordo svolazzare delle ali di Rutz.
Quando erano ormai fuori portata, il piccolo pilota non potè che commentare.
 
“Io deve imparare essere più silenzioso!”
 
“Tranquillo, Rutz, cosa ci sto a fare io, altrimenti?”
 
E Mirith gli regalò uno dei suoi rari sorrisi, inarcando ironicamente le sopracciglia.
 
“Tu avere altro da pensare…”
 
E prima che lei potesse rispondergli, uscì dal vicolo riprendendo la strada verso la Taverna del Bantha Rampante.
Era il luogo forse più conosciuto dai contrabbandieri su quel pianeta e se cercavi qualcosa di illegale o di proibito, quello era il luogo giusto in cui trovarlo!
Era per questo che si stavano recando lì.
Avrebbero dovuto trovare il loro “cliente” e Mirith sperava che quella sarebbe stata la volta buona!
La Forza l’avrebbe guidata....
Rutz sbuffò vistosamente.
 
“Non è stata colpa tua, Rutz.”
 
“Tu non potere leggere mia mente!” commentò alterato.
 
“Scusa, amico mio. Sai che non lo faccio intenzionalmente, ma se mi stai accanto, non posso fare a meno di percepire il tuo disappunto. Sei troppo trasparente, Rutz!” lo canzonò la donna.
 
“So che tu non fare apposta...” aggiunse conciliante e con voce seria “… ma mia responsabilità era! Tu sapere!”
 
“Nelle condizioni in cui eravamo, avrebbe potuto sbagliare chiunque.”
 
“Tu non sbagliare mai!”
 
Mirith aprì la bocca per rispondere, ma non potè fare a meno di richiuderla.
Era vero che lei non sbagliava, ma era la Forza a guidarla.
Se non avesse avuto quel meraviglioso alleato, forse, anche lei avrebbe sbagliato manovra.
 
Erano nel pieno di una battaglia, sotto il fuoco nemico, attaccati da due Super Star Destroyer e lo spazio per il salto era ai limiti del possibile. Lei e gli altri due jedi sulla MYB-One – il cargo corelliano che era il loro mezzo di trasporto – erano impegnati ai cannoni laser, Rutz aveva fatto il massimo in quelle condizioni estreme e disperate.
Non dormivano da due giorni, erano scappati dal Tempio, avevano preso parte alla battaglia allo spazioporto ed era solo per miracolo che erano riusciti a scappare.
Avevano mancato il rendez-vous con gli altri – era vero! – ma erano vivi.
Al contrario di molti altri. Lo aveva ripetuto tante volte al suo co-pilota.
Evidentemente senza successo, dato che ancora si rimproverava di quanto era successo!
Sospirò. Ancora una volta il suo cuore aveva tradito i suoi pensieri e il ricordo di due occhi profondi e neri che la guardavano con amore, balenò per un attimo davanti a lei.
Anche lui era vivo. Lo sapeva. Era più corretto dire che lo sentiva…
Da quella notte, aveva sempre sentito che lui era vivo e sapeva che avrebbe sentito quando non lo sarebbe stato più. Avevano condiviso troppo e troppo intensamente ed era come se una parte di lei, la più nascosta e profonda, fosse legata con un filo invisibile e indistruttibile, nutrito dalla Forza, all’animo di lui.
Lo avrebbe sentito sempre. Ovunque lui fosse. Ovunque lei fosse.
Anche se non si sarebbero visti mai più…
E sapeva che era lì! A battersi per la popolazione. Caparbio, autorevole e deciso. Come solo lui era. Lo era stato nel Consiglio jedi, avrebbe continuato a esserlo per l’Ordine, per gli altri, per la Galassia. Sempre!
 
“La Taverna…” le sussurrò Rutz, riportandola al presente.
 
“La Taverna…” rispose lei.
 
Si guardarono per un attimo negli occhi.
 
“Pronto, Rutz?”
 
“Prontissimo, Mirith!”
 
Il leggero ronzio sottolineò l’apertura della porta automatica davanti a loro.
Mirith istintivamente portò le mani alle tasche dei pantaloni bianchi, che le aderivano al corpo sinuoso. Il poncho con il cappuccio che indossava era anch’esso bianco. Era stata costretta ad abbandonare il saio jedi, la tenuta classica dei cavalieri e dei maestri, a favore di un abbigliamento più informale. Ma aveva tenuto un colore chiaro, quasi bianco: era il suo modo di rimanere legata all’Ordine, ai jedi. Il bianco era sinonimo di purezza e di verità, quella che era il credo di un vero jedi.
Si rigirò il fulminatore in tasca, levando la sicura. Sperava ardentemente di non essere costretta ad usarlo.
Era evidente che aveva un’arma in tasca e doveva essere così. Chiunque in quel bar doveva sapere che lei era armata e che dietro l’apparenza di una bella donna, si nascondeva una temibile contrabbandiera. Era una sorta di codice di riconoscimento.
Faceva parte della loro vita precedente. Di quella vita precedente alla sua decisione di tornare al Tempio jedi, quando lei e Rutz svolgevano regolarmente l’attività di contrabbando. Di quella vita in cui Mirith aveva rifiutato e rinnegato il suo legame con la Forza.
Di quella vita condotta prima della decisione di rientrare in seno all’Ordine.
Poi, tutto era stato più semplice.
Affrontare i suoi fantasmi, i fantasmi del passato, lo era stato…
 
Fino a che l’Impero ed i Sith non avevano riportato distruzione e terrore nella Galassia.
Erano stati così ciechi da non accorgersi di cosa stava succedendo sotto i loro occhi, ma la disfatta non era stata totale. La Nuova Ribellione si era subito organizzata.
Ora, era determinata a ritrovare i suoi compagni dell’Ordine e ad unirsi di nuovo a loro.
Non avrebbe più rinnegato il suo legame con la Forza.
Era particolare, era vissuto in modo diverso dagli altri, ma lei era e rimaneva una jedi.
Una guardiana della Galassia, a servizio della pace e della giustizia.
Dovevano solo …trovarli! Ovunque fossero nascosti! E anche se Coruscant era il luogo più pericoloso della Galassia per loro in quel momento, era l’unico punto di partenza che avevano.
Con un cenno del capo le indicò il secondo tavolo sulla sinistra, che era stato riservato apposta per loro.
Rutz capì al volo, come al solito. Rimaneva sempre stupita di come il toydoriano la comprendesse anche senza essere sensibile alla Forza.
Si accomodarono e la cameriera Twi’lek prese le loro ordinazioni.
 
“Un succo di Yuri e un Bantha Special” disse con voce suadente Mirith.
 
Appena la cameriera si allontanò, si lasciò andare contro la spalliera della sedia.
Il cappuccio le celava ancora il volto. Né i suoi occhi, né i lunghi capelli castani erano visibili.
 
“Noi aspettare!”
 
“Già…”
 
Eppure un tremito nella Forza la fece quasi sobbalzare.
Se il cappuccio non le avesse celato il volto, si sarebbe visto Mirith Yu, valente Cavaliere jedi, sbiancare.


 
*******************************************
N.d.A.

Questa è la mia Mirith.
Jedi un pò sui generis... spero che vi piaccia.
...Spero che vi piaccia più di Will! :P
Baci

El 

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Capitolo 3
*** Will ***


Coruscant, Taverna del Bantha Rampante, ore 23.22 p.m.
 
Quanti usi ci possono essere in un cubetto di ghiaccio? Un semplice pezzettino di acqua solidificata? 
Beh, in genere lo si usa per raffreddare le bevande, specie del buon rosso Alderaaniano o se non si è amanti di cose troppo raffinate, un buon Juri corretto alla Correlliana o magari... Ma qui si sta divagando, tutti voi sapete a cosa può servire, giusto?
Ecco, immaginate che lo si voglia utilizzare per fare un saluto molto originale, originale quasi quanto è la persona che lo invia: un individuo che siede in un angolo di uno dei più malfamati bar di Coruscant, o Taverna come qualche amante dei nomi antichi ha voluto nominarlo.
Rigorosamente da solo, si direbbe il classico katarn solitario con troppi pensieri per la testa, impegnato a fissare gli avventori che lo circondano come se fosse alla ricerca di qualcosa... o di qualcuno.
E' sulla trentina, e veste un lunghissimo cappotto di pelle nera che gli arriva fin quasi alla suola di una coppia di stivali borchiati dello stesso colore. Ha capelli castani, di uno strano colore amaranto, portati con una lunga frangia che quasi copre una fascia di colore rosso, che a sua volta gli cinge la fronte. Sotto di essi, due iridi color smeraldo che sembrano averne viste di tutti i colori e anche qualcosa di più. Poco più sotto un pizzetto ben tenuto, caratterizzato da una vispa peluria rossiccia.
Il cappotto è ben chiuso sul davanti e questo impedisce di vedere cosa si celi al di sotto di esso. 
Un piccolo orecchino dorato gli pende dall'orecchio sinistro, è molto luccicante. Probabilmente per una piccola perlina incastonata su di esso.
Ad un certo punto il suo sguardo si ferma a seguire una figura appena entrata nella Taverna; è ammantata e sembra non si voglia far notare ed è accompagnata da uno svolazzante toydoriano.

Quasi ha un colpo quando si rende conto di chi si tratta; perché si, questo misterioso figuro ha occhi che possono vedere al di là di semplici paramenti, occhi che servono a scrutare in profondità un'anima, specie se quell'anima è sensibile all'onnipresente Forza.
Un sorriso si affaccia sul suo volto, conosce molto bene quella persona. 
Sono uniti da un vincolo di fratellanza, ma non di sangue. Qualcosa di molto, molto più importante.
Non intende arrestare il suo incedere, la lascia fare, la lascia sedersi ed ordinare una bevanda.
Vi ricordate il cubetto di ghiaccio di cui stavamo parlando all'inizio? 
Dicevamo che poteva essere utilizzato per un saluto... e così viene utilizzato. 
Prendendolo tra pollice e indice, quel singolare individuo seduto ad un tavolo isolato lo lancia con sicurezza in direzione della bevanda appena servita alla donna incappucciata. 
Il cubetto colpisce di sponda il limite di boccale per poi finirne all'interno.
Ponendosi indice e medio della mano destro vicino alla tempia, l'uomo saluta la donna mimando uno pseudo saluto militare, uno che la donna conosce molto bene.
 
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N.d.A.
 
Ahhhhh! 
Il vantaggio di essere IO a pubblicarlo, vuol dire che qui, nelle note, posso sbizzarrirmi, anche se il capitolo l'ha scritto Darklighter! ;)
E soprattutto che LUI non può dire niente. 
Scherzo. Se avrà qualcosa da comunicare, lo modifico prontamente.
 
Come preannunciato, è MOLTO più veloce di me.
Insomma l'ha già scritto... O.O
 
Ed ecco che anche Will Darklighter ha fatto il suo ingresso nella storia.
Restate sintonizzati.
 
Ah... i commenti sono graditi, eh? :D di qualunque natura essi siano!
Baci
 
El (..forse vi saluta anche Will...ma sì!)
 

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