A Trainers Story

di r_Astrello
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mio primo Pokémon! ***
Capitolo 2: *** La mia prima lotta! ***
Capitolo 3: *** Centro Pokémon, Palestra Pokémon! ***



Capitolo 1
*** Il mio primo Pokémon! ***


La primavera era appena iniziata, e nonostante le piogge fossero ormai occasionali e le giornate piuttosto soleggiate, l’aria era ancora fresca e pungente, al punto da far tenere ancora il riscaldamento acceso a chi era particolarmente freddoloso. Non era il caso di Astro, che il freddo lo reggeva abbastanza bene, nonostante anche nelle giornate più calde dell’estate non si privava di un indispensabile lenzuolo. Non per questioni di temperatura, ma per... comodità. Quella mattina fu svegliato molto presto dalla suoneria del suo cellulare. Cominciò ad agitarsi tra le coperte, un po’ seccato. Non che lui amasse dormire più di tanto, ma da sveglio non faceva che annoiarsi, e alzarsi prima significava in quel momento annoiarsi di più.
Allungò una mano verso il telefono che non smetteva di squillare, più infastidito dal rumore che incuriosito dalla chiamata. D’altronde aveva appena aperto gli occhi e non riusciva a focalizzarsi su qualcosa che non fosse il fastidio che provava per il risveglio improvviso.
Il numero sullo schermo non era di nessuno dei suoi contatti. Lo guardò qualche secondo, poi rispose.
 
«Pronto?» La voce ancora un po’ intontita.
«Buongiorno, parlo Astro di Novartopoli?» Era una voce femminile, doveva avere all’incirca la sua età, ma gli parlava in tono formale.
«Sì, Sono io. Con chi ho il piacere di parlare?»
«Oh, scusi, non mi sono presentata! Mi chiamo Mitsuki e sono un’assistente del professor Platan. Il professore mi hai chiesto di chiamarti per-»
«Platan?! Il professore pokémon di Luminopoli?!» Si esaltò al punto di dimenticare le buone maniere, interrompendola per dire una cosa ovvia.
«Sì, proprio lui.» Ribatte lei, un po’ seccata.
«Il professore mi ha chiesto di chiamarti per dirti che è tutto pronto. Si scusa per la lunga attesa, ma dice che è stato difficile trovare un pokémon adatto. A volte il professore in queste cose è così complicato...»
«È tutto pronto? Davvero?!» Era davvero su di giri, non stava più nella pelle. Avrebbe ricevuto il suo primo pokémon!
 
Passarono due ore dalla telefonata, e non ne poteva più di aspettare. Okay, aveva aspettato per mesi, ma una volta che sapeva essere arrivato il momento, quelle ultime ore di attesa lo stavano divorando. Se ne stava seduto sulla sedia, muovendo la gamba freneticamente, quando finalmente suonò il campanello di casa. Andò ad aprire, entusiasta.
Dall’altro lato lo attendeva una ragazza, sembrava avere circa la sua età, alta quanto lui, capelli scuri. Portava dei pantaloni beige tenuti da una fibbia di pelle, mentre una cintura attrezzata con sei tasche stava attaccata a un solo fianco, pendendo sulla coscia dal lato opposto. Indossava anche una felpa color rosso scarlatto, le maniche lunghe, chiusa a cerniera quasi fino al mento, e aveva una bandana in testa, anche questa rossa, da cui uscivano fuori i lunghi capelli. Aveva anche con se una  grande borsa a tracolla nera.
Gli bastò un istante per capire che era lei che stava aspettando.
 
«Mitsuki, giusto?» Le chiese, entusiasta.
«In persona!»
«Prego, entra pure, ti stavo aspettando.» La guardò e spalancò la porta, facendole spazio per permetterle di passare. La ragazza non si fece pregare ed entrò, facendo un cenno con la testa, come per ringraziare per l’ospitalità.
«posso prepararti un te?» Gli chiese lui, con cortesia.
«Oh, non è necessario, davvero! Come se avessi accettato! Piuttosto, veniamo al dunque.» Astro la guardò. Il suo sguardo era deciso, convinto, determinato. Era lì in qualità di assistente del professor Platan, e voleva limitarsi al suo dovere, saltando le cortesie di rito. Non gli dispiaceva, era stanco di aspettare.
«Oh. Dritti al punto eh? Okay!» Disse a Mitsuki. Lei lo guardò, per poi mettere mano alla sua borsa, tirando fuori una pokéball nuova di zecca. Sembrava non essere mai stata lanciata.
«Questo, Astro, è il tuo primo pokémon. Non chiedermi per quale motivo il professore abbia scelto questo... Ho provato anche io a dissuaderlo, a dirgli che non è certo un buon primo impatto per un allenatore, ma ha insistito. Anche io ho iniziato con un pokémon a mia scelta tra i tipi erba, fuoco e acqua... non ho capito perché con te ha voluto scegliere qualcosa di così diverso. Forse avrai modo di chiederglielo tu. Tanto, prima o poi il tuo viaggio passerà da Luminopoli, no?» Gli sorrise, e lui si senti stranamente sereno.
«Beh, sì!» Non sapeva cosa dirle, era infinitamente grato a quella ragazza, nonostante l’avesse appena conosciuta. Era il suo primo vero contatto con la sua vita da allenatore.
«Scusa, ma adesso dovrei proprio andare. Ho moltissime cose da fare, devo tornare al laboratorio a svolgere del lavoro per il professore. Se capiti a Luminopoli, passa in laboratorio, potresti trovarmi lì! Ti lascio il tuo pokédex qui sul tavolo, il manuale spiega perfettamente come funziona, quindi non c’è bisogno che stia qui a raccontartelo. Adesso scappo Astro, ciao!» Detto questo, lascia sul tavolo lo scatolo rosso contenente il Pokédex e la pokéball con il suo primo pokémon, correndo fuori con un sorriso, e in un attimo si era già lanciata sulla sua bici, diretta a Luminopoli. La guardò allontanarsi, poi si avvicino a ciò che lei gli aveva lasciato. Aprì la scatola e prese pokédex e manuale, li ripose nella sua borsa a tracolla, e se la mise in spalla. Poi prese la pokéball tra le mani, varcando la soglia di casa.

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Capitolo 2
*** La mia prima lotta! ***


Astro chiuse la porta di casa, una lieve brezza gli muoveva i capelli davanti agli occhi mentre girava la chiave nella serratura, un sorriso soddisfatto appariva sul suo viso mentre si voltava, salutando la sua casa, con la mente già rivolta all’avventura.
Poi un pensiero gli passò per la testa, e si domandò perché non fosse successo prima. Mitsuki gli aveva consegnato il suo primo pokémon, ma non gli aveva nemmeno detto quale pokémon fosse! Come aveva potuto non pensarci? Era talmente preso dall’idea di stare per partire come allenatore, che si era dimenticato la cosa più importante solo per fantasticare su tutto ciò che avrebbe fatto insieme ai suoi pokémon.
Fortunatamente, pensò, era abbastanza preparato sul piano teorico. Aveva frequentato due volte il corso alla scuola per allenatori, la prima volta da giovanissimo, la seconda mentre attendeva di ricevere il suo primo pokémon, appena il mese precedente. Qualunque fosse stato il suo primo pokémon, a prescindere dal suo tipo, era sicuro che lo avrebbe adorato, così come era certo che sarebbe riuscito in un modo o in un altro ad allenarlo al meglio.
Guardò la pokéball, come se stesse guardando la misteriosa creatura che conteneva, come se volesse comunicargli le sue sensazione riguardo il loro futuro come allenatore e pokémon, come se volesse consolidare in quel momento il loro legame. Si fece coraggio e andò a sud, verso il Bosco Novartopoli, lungo la via Aperta, in cerca di una prima esperienza nel mondo dei pokémon. Aveva sentito infatti che da quelle parti si allenavano tutti coloro che volevano affrontare la palestra di Violetta.
Uscendo dalla città si sentì come rinato, una nuova energia scorreva in lui, rendendolo scoppiettante, allegro, volenteroso. Si mise a correre spensierato, ridendo.
Fece una piroetta, allargando le braccia e lanciando la sua pokéball. La vide atterrare sul sentiero in terra battuta appena fuori dalle porte di Novartopoli, aprendosi.
 
Quello che ne uscì fuori sembrava un vero e proprio cucciolo, era alto circa mezzo metro, sembrava essere molto leggero, un vero e proprio piccoletto. Sembrava quasi una lucertola con qualcosa di un cagnolino, la testa tonda, la punta della coda e gran parte delle lunghe orecchie erano le uniche parti nere del suo corpo, mentre il resto era tutto giallo, i grandi occhi azzurri. Non era un pokémon che si potesse trovare dalle parti di Novartopoli!
Lo guardò e gli corse incontro, sedendosi a terra e abbracciandolo. Già lo adorava. Lo strinse a sé e lui emise un verso acuto, agitandosi un po’. Sembrava divertito, sembrava capire e provare le stesse sensazioni di Astro. Gli leccò la mano, lui rise e poi lo lasciò andare, guardandolo saltellare a destra e a manca, festoso.
«Vediamo un po’ che cosa dice il Pokédex su di te, piccino.»  Prese il pokédex, inquadrandolo, sorridente.
«Helioptile, il Pokémon Generatore di tipo Elettro e Normale» La voce del Pokédex inziò a leggere gli stessi dati che dava su schermo. «Vive nei deserti. Può produrre energia elettrica sfruttando la luce solare e, grazie a essa, può sopravvivere anche senza mangiare.»
«Uh, quindi sei un tipo tosto! Elettro/Nomale.. niente male! Mi piace!» Helioptile continuava a saltellare, sembrava capirlo, era piuttosto esaltato.
Astro guardò un po’ più attentamente il pokédex: Helioptile era il pokémon numero 046 della zona di Kalos Costiera. Allora aveva intuito giusto! Novartopoli faceva parte della zona di Kalos centrale, Helioptile non apparteneva a quel luogo, infatti, come aveva già detto il pokédex, è un pokémon che vive nei deserti. Sempre secondo il pokédex, lo si poteva incontrare allo stato selvatico nel percorso Punzoni, che da Petroglifari portava alla Grotta dei Bagliori. Era da tutt’altra parte rispetto alla loro posizione!
Helioptile, nel frattempo, continuava a fare le feste e saltellare allegro, salendo poi sulle gambe di Astro, leccandogli ancora la mano. Lui posò il pokédex e lo accarezzò sorridente, strusciando poi la guancia sulla sua testolina, ricevendo un’altra leccata, stavolta in viso.
Giocarono insieme per qualche minuto, poi Astro si alzò e Helioptile si mise a fianco a lui.
«Ti chiamerò Helios!» Lo guardò sorridendo, e lui parve entusiasta. Avanzò lungo la via Aperta, di fronte a sé aveva dell’erba alta dove probabilmente si nascondevano dei pokémon selvatici, alla sua sinistra continuava il sentiero fino a una scala che risaliva il dislivello di una parete rocciosa. Era già uscito alcune volte, tempo prima, lungo il sentiero verso il bosco senza però, essersi mai addentrato nell’erba alta. Tuttavia conosceva quella zona abbastanza bene, ogni tanto ci andava per vedere le lotte tra gli allenatori che si preparavano ad affrontare la palestra di Novartopoli. Adorava le lotte pokémon, anche da spettatore. A volte aveva anche assistito alle sfide in palestra.
Decise di non entrare ancora nell’erba alta e seguì il sentiero verso il bosco, con Helios che gli correva intorno e tra le gambe, entusiasta.
 
«Hey, tu!» Una voce attirò la sua attenzione appena dopo che lui avesse salito le scale. Un ragazzo alla sua destra lo stava chiamando, si girò a guardarlo.
Aveva l’aria di essere un allenatore, aveva anche lui l’immancabile borsa a tracolla per gli stumenti, e quel gonfiore rotondo nella tasca doveva essere una pokéball.
«Parli con me?» Si rivolse a lui, perplesso.
«Sì, certo! Carino il tuo Pokémon, non ne avevo mai visto uno simile!»
«Non se ne trovano da queste parti. È un piccoletto molto speciale!» Sorrise, mentre il pokémon correva qua e la.
«Dimmi un po’» il ragazzo riprese a parlare «Ti andrebbe di fare una lotta? Devo allenarmi per affrontare la palestra          !» Il suo sguardo era serio e determinato, ma anche entusiasta.
«Una... Lotta?» Guardò il suo pokémon, come se stesse chiedendo a lui di decidere il da farsi. Helios sembrava capirlo davvero, infatti il suo sguardo si fece determinato e sembrò annuire con quella sua testolina rotonda. Astro si rivolse di nuovo al ragazzo misterioso che lo aveva sfidato. Per la prima volta avrebbe lottato, non sarebbe stato un semplice spettatore.
«Accetto!»
 
Helios si mise di fronte ad Astro, pronto per combattere nella sua prima lotta. Il ragazzo fece un passo indietro per mettere distanza tra gli allenatori, così da lasciare lo spazio per la lotta, e lanciò la pokéball.
«Forza, Kai, fai vedere cosa sappiamo fare!» La pokéball cadde a terra, e il Pokémon uscì.
Era una piccola volpe gialla con del pelo arancione che usciva fuori dalle sue orecchie. Era poco più bassa di Helios, ma a differenza sua, era quadrupede, mentre la lucertolina elettrica camminava sulle zampe posteriori, nonostante la postura del corpo ricordasse molto quella degli animali si quattro zampe.
Astro mise mano al proprio pokédex, esaminando la piccola volpe, leggendo i dati sullo schermo. Un mucchio di punti interrogativi, il numero 4 nella zona di Kalos centrale, e un nome: Fennekin.
Nient’altro.
«Sei un allenatore alle prime armi, vero?» Il ragazzo lo guardò, sguardo curioso.
«Anche io ho iniziato la mia avventura da poco, un mese fa mi muovevo esattamente come te! Lasciatelo dire, quel pokédex non ti servirà moltissimo. Non dice niente di un pokémon finché non lo catturi. O meglio, niente di interessante. Ti dice solo numero, nome, e dove lo si può catturare, se è possibile trovarli allo stato brado.»
«Oh.» Rispose Astro perplesso. «Non lo sapevo.» Concluse.
«Ti do un consiglio, tieni il pokédex in questo modo.»  Con un gesto della mano, il ragazzo gli indicò il proprio pokédex. Il piccolo quadrato rosso era attaccato alla cintura, rivolto in avanti.
«Così inquadra e rileva in automatico tutti i pokémon nuovi che incontri, e dovrai prenderlo per consultarlo solo quando ti servirà davvero.» Torno con lo sguardo su di lui. «è davvero pratico, fidati!»
«Beh, Grazie!» Astro attaccò il suo pokédex alla cintura come gli aveva mostrato, poi rialzò la testa, lo sguardo determinato.
«Allora» fece una breve pausa «Lottiamo o no?» La domanda, ovviamente, era retorica.
 
Il ragazzo sorrise. «Kai, avanti, usa Braciere!»
Il Fennekin scattò verso Helios, e spiccando un piccolo salto, sputando una piccola fiammella colpendo l’avversario, che non aveva fatto in tempo a evitare il colpo.
«Helios!» Lo guardò preoccupato, stringendo i denti per un istante.
«Tutto okay?» Il pokémon si voltò verso di lui e annuì.
«Bene, allora vai al contrattacco! Helios, Usa Botta!» La sua voce era carica di energia e determinazione. La lucertola gialla si lanciò verso il Fennekin, cercando di dargli un colpo con la zampa anteriore. Il piccolo avversario incassò, arretrando di un passo, soffiando aria calda dalle orecchie.
«Kai, forza! Usa Nitrocarica!» Il volpino, già in sintonia con l’allenatore, sapeva da prima cosa fare. Aveva già cominciato a caricare il suo corpo con delle piccole fiamme, rendendosi con l’energia sprigionata dal calore più veloce, e adesso stava caricando Helios, non abbastanza lontano da poter evitare l’impatto. Cadde a terra, spinto via di diversi centimetri dall’urto. Provò a rialzarsi, ma non ci riuscì e Astro lanciò la pokéball, facendolo rientrare.
«È stata una bella lotta, complimenti!» Il rivale lo guardò incredulo.
«Dici davvero? » Rispose curioso. «Nessuno mi ha mai detto qualcosa del genere dopo una sconfitta» continuò.
«Dico davvero. Tu e il tuo Fennekin siete stati grandi!» Sorrise, porgendogli la mano come per stringergliela.
«Si chiama Kai.» Disse, poi fece una brevissima pausa. «E io mi chiamo Neksu!» Alzò la mano, senza stringergliela, ma chiudendo il pugno davanti a se, tenendo il braccio in avanti.
«Io, invece, sono Astro.» strinse il pugno a sua volta e alzò il braccio mettendosi come lui, per poi far scontrare i loro pugni chiusi, il dorso di una mano contro quello dell’altra. Sorrisero entrambi in segno di intesa.

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Capitolo 3
*** Centro Pokémon, Palestra Pokémon! ***


«Buongiorno! Sei in un Centro Pokémon.» Disse l’infermiera dallo sguardo gentile e cortese.
Qui rimettiamo in sesto i pokémon stanchi. Vuoi far riposare la tua squadra?» Continuò poi.
«Sì.» Rispose Astro, ancora un po’ preoccupato per il suo Helios, mentre consegnava la pokéball alla ragazza.
«Ok, prenderò in consegna la tua squadra di pokémon per qualche secondo.» Prese la pokéball e si voltò, poggiandola sulla macchina. La piccola sfera si illuminò, o meglio, fu circondata da una luce azzurra che scaturiva da quel macchinario particolare, mentre sopra la loro testa, su un monitor, appariva un icona raffigurante un Helioptile. La luce cominciò a lampeggiare e si sentì un allegro motivetto, poi quella strana macchina curativa si spense del tutto, e l’infermiera riprese la pokéball e la riconsegnò ad Astro.
«Ecco Fatto! Adesso la tua squadra è in perfetta forma.» Astro la guardò sollevato. Meravigliato dalla rapidità dell’operazione.
«Torna pure quando vuoi!» Lo salutò la giovane infermiera con un cordiale sorriso sul volto.
«Grazie infinite, arrivederci!» Rispose, poi si voltò alla sua sinistra, avvicinandosi al grande divano nero ad angolo nella saletta di attesa. Non che ci fosse mai attesa in un Centro Pokémon, ma poteva capitare che si fermassero a riposare anche gli allenatori, o che si dessero appuntamento lì.
 
«Te lo avevo detto che sarebbe stato velocissimo.» Seduto ad aspettarlo c’era Neksu.
«Beh, avevi ragione» replicò «Ma non pensavo che durasse una manciata di secondi!»
Neksu ridacchiò. «Allora, cosa farai adesso?»
«Io? Non lo so, non ci ho ancora pensato» fece una breve pausa «sai, ho appena ricevuto il mio primo pokémon, quella con te era la mia prima lotta, non ho ancora deciso cosa fare di preciso.»
«allora sei ancora più novellino di quanto pensassi! Hai iniziato oggi!»
«Sì, in effetti dovrei essere il più novellino tra gli allenatori!» Rise spensierato. In qualche modo sentiva di aver trovato molto più che l’avversario di un lotta in quel ragazzo. Era un amico.
«E tu, invece? cosa farai?» Chiese a Neksu «Come mai passavi dalle parti del Bosco?» Continuò.
«Mi allenavo. Voglio affrontare la palestra di Novartopoli! È una lotta dura!»
«Dici che sarà difficile? Secondo me non hai bisogno di allenarti ancora» cercò di incoraggiarlo. «Ce la faresti.»
«Tu dici?» Lo guardò con aria un po’ incerta e lui annuì per dargli conferma. «Sì, certo! Ho assistito spesso alle lotte in palestra, ho visto allenatori e pokémon meno affiatati di te e il tuo Fennekin vincere la medaglia.»
«Davvero Pensi che potrei farcela? Non mi sono mai cimentato in una simile sfida.» Era decisamente insicuro.
«Io dico di sì! Tu e Kai siete formidabili! E poi Violetta è specializzata nei pokémon di tipo Coleottero... Il tuo tipo fuoco è in netto vantaggio!»
«Non credo, Astro. Sarebbe troppo semplice se bastasse il vantaggio di tipo! È una capopalestra, e proprio perché è specializzata nel tipo coleottero sarà di sicuro in grado di far fronte a uno svantaggio di questo genere!»
«In effetti non ci avevo pensato.» Rifletté. «Però, per quanto possa essere abile per colmare la distanza, parti comunque da una situazione di vantaggio iniziale, no? Sicuramente la metterai più in difficoltà rispetto a un allenatore con un pokémon di tipo erba!»
«Anche questo è vero, Astro.» Gli rispose lui, un po’ più speranzoso. «Forse è giunto il momento di provare!» Si alzò in piedi e strinse il pugno di fronte a sé con determinazione.
 
Uscirono dal centro pokémon e si diressero verso la piazza centrale della città, Astro faceva strada, conoscendo la città molto meglio di Neksu, che era lì solo per via della palestra. Al centro del esatto del crocevia su cui convergevano tutte le strade di Novartopoli si ergeva una grande statua di pietra, dalle sembianze di un Roselia in piedi su una enorme rosa, dell’acqua sgorgava dalle fontane poste sui fiori all’estremità delle sue braccia che teneva alzate accanto alla testa, finendo poi dentro la grande rosa sotto il pokémon.
«Non tutti lo sanno, ma questa fontana per gli abitanti di Novartopoli è speciale!» Esordì Astro.
«Speciale? Cosa intendi?» Neksu era confuso.
«Non si sa molto del periodo in cui è stata costruita, è come se fosse sempre stata qui. Non si sa neanche perché raffiguri un roselia, ma in qualche modo, deve essere stato un pokémon molto importante e non solo una scelta stilistica, o almeno così si crede. Dicono che questa fontana porti fortuna a chi bagna con la sua acqua la propria fronte. È come un segno di buon auspicio!» Bagnò indice e medio nell’acqua che zampillava da uno dei fiori mentre parlava, per poi avvicinarsi al suo compagno allenatore, poggiandogli le dita sulla fronte, una goccia d’acqua scivolò lungo il naso di Neksu.
«Per la tua sfida in palestra.» Disse, facendo poi un attimo di pausa. «Amico.» Concluse subito dopo, sorridendogli.
«Sì.» Lasciò anche lui in sospeso la frase per accentuare la parola che stava per dire. «Amico!» Confermò.
Astro era al settimo cielo: la sua avventura era appena iniziata e aveva già trovato qualcuno con cui condividerla.
Fece strada a Neksu, proseguendo alle spalle della fontana e oltre la scuola per allenatori, prendendo la strada sulla destra, trovandosi di fronte alla palestra.
Era un grande edificio la cui facciata presentava quattro colonne: due più piccole posizionate ai margini della struttura che sembravano reggere la costruzione, altre due un po’ più grandi e sporgenti reggevano la sezione centrale del tetto verde, a forma di cupola, e tra di esse c’era la grande porta di accesso alla palestra, mentre tra le colonne grandi e quelle piccole erano situate delle vetrate ad arco. Di fronte all’edificio, sulla sinistra rispetto alla porta, vi era un piedistallo con sopra una placca argentata raffigurante il simbolo delle palestre di tutta Kalos. Un’altra placca uguale, ma molto più grande, era incastonata sul tetto. Era il tipico aspetto esteriore degli edifici delle palestre: infatti erano uguali in ogni città, l’unica differenza era nel colore del tetto, per l’appunto verde nel caso di Novartopoli.
 
All’interno la palestra si presentava come una galleria d’arte, le pareti bianche presentavano varie fotografie scattate da Violetta, la capopalestra, tutte raffiguranti elementi naturali o pokémon di tipo Coleottero. La stanza era una sola, quadrata, il pavimento grigio era pieno di silhouette disegnate con un colore più scuro, sagome di pokémon dall’aspetto simile a farfalle o falene quali Venomoth e Mothim. Entrando dalla porta i due ragazzi videro di fronte a loro un buco sul pavimento, con una specie di fune che dal tetto scendeva fino al piano inferiore, dove si sviluppava la struttura effettiva della palestra. Per Neksu era tutto nuovo, non era mai entrato lì, ma Astro non era nuovo a quella stravagante struttura. Di fronte a loro si trovavano altri due piedistalli con il logo delle palestre come quello piazzato fuori, mentre oltre il varco per terra, sul muro opposto all’entrata, due fotografie spiccavano su tutte le altre, non erano incorniciate ma su stampa di grandi dimensioni e attaccate al muro, andando dal suolo al soffitto, quella sulla sinistra raffigurava un Metapod tra le foglie di una pianta, quella sulla destra invece dipingeva un Butterfree in cerca di nettare, in volo di fiore in fiore.
«Benvenuti nella palestra di Novartopoli!» Un uomo in attesa di fronte alla discesa li accolse.
«Siete qui per cercare di conquistarvi la Medaglia Insetto?» Astro guardò Neksu, che annuì un po’ determinato. «Conquisterò la mia prima medaglia!».
«Bene, quando vi sentite pronti, scendete pure verso la palestra. Questo è per voi e per i vostri pokémon, la offriamo a tutti gli sfidanti. Buona fortuna!» L’uomo lanciò una bottiglietta di acqua fresca verso Neksu, che la prese al volo e la mise nella borsa. «Grazie, Signore!» Replicò e si lanciò giù, aggrappato alla corda e Astro lo seguì a ruota.
 
Il piano di sotto era sospeso: erano atterrati su una enorme ragnatela di cavi, con delle palizzate di legno che sbucavano in alcuni punti precisi, formando pedane su cui gli allenatori potevano lottare. In fondo alla palestra, sulla palizzata più grande, Violetta attendeva i suoi sfidanti.
Sotto la grande ragnatela, invece, la stanza era alta diversi metri, e al suolo delle enormi piante verdi crescevano rigogliose.
Neksu sobbalzò e barcollò, cadendo quasi sulla schiena per la sorpresa, Astro era dietro di lui e lo aiutò a reggersi in piedi.
«Tutto bene, amico?» gli chiese dandogli appoggio.
«Sì, sto bene. Solo, non mi aspettavo di finire su delle ragnatele!» Rispose, mentre queste tremavano sotto i loro piedi.
«Non temere, sono stabili! Venivo spesso qui in palestra a guardare le lotte, puoi stare tranquillo.»
«Se lo dici tu…» Non sembrava troppo sicuro, a giudicare dalla voce.
«Puoi fidarti! Un sacco di allenatori passano da qui, e mi hanno detto che tutte le palestre sono parecchio strane, ma sono tutte sicure più di quanto sembri!» Rise divertito.
«Okay, okay, mi fido!» Rise anche lui. Finita lo stupore e il lieve spavento iniziale si era rimesso in equilibrio sulle sue gambe, e ora si guardava intorno.
Camminarono sulle ragnatele Fino a raggiungere la prima pedana, dove ad attenderli c’era un allenatore.
«Hey! Vi va una lotta? Se riuscite a battermi vi lascerò passare!» Esordì, mentre Astro guardò il compagno che la sorte gli aveva messo accanto.
«Ci penso io, tu risparmia le tue per Violetta!» Prese la pokéball e la lanciò. «Vai, Helios!»
Il suo fidato Helioptile uscì e il suo sfidante prese a sua volta la sua sfera in mano.
«Vedo che non vi manca il coraggio! Io sono Piero, primo allenatore del percorso verso il capopalestra! Se volete sfidare Violetta dovrete battere me e i miei amici Renato e Rosalia!»
«Sappiamo come funziona, adesso manda avanti il tuo pokémon!» Astro era impaziente.
«E sia! Forza, Ledyba!» Il ragazzo lanciò la Pokéball e il pokémon saltò fuori.
Il Pokédex lampeggiò dalla cintura di Astro, segno che aveva registrato i dati basilari di Ledyba.
«Helios, forza, usa colpocoda!»
L’istruzione di Astro fece scattare la lucertola gialla, che saltò verso il coleottero avversario colpendolo con la coda, il colpo sembrava non arrecargli danni.
«Coraggio, Ledyba, rispondi con supersuono!»
Il pokémon rispose ai comandi dell’allenatore, battendo le ali con energia, producendo un fastidioso ronzio.
«Helios, non farti confondere, concentrati e usa botta!»
L’Helioptile scattò, colpendo in pieno il Ledyba, nuovamente con la coda. Il colpo precedente era stato molto simile e non aveva ferito minimamente l’avversario ma aveva comunque ottenuto l’effetto desiderato, stavolta il pokémon di Piero si aspettava di incassare tranquillamente un attacco simile e aveva abbassato la guardia, permettendo alla botta era andata a segno in pieno e Ledyba quasi cedette.
«Ledyba, rispondi con cometapugno! Forza!» L’allenatore era preoccupato, qualche goccia di sudore scivolava lungo la sua fronte.
Il pokémon, già indebolito, attacco l’avversario e andò a segno, con una serie di 3 colpi. La peculiarità di quell’attacco infatti era la capacità di colpire più volte in serie, ma i colpi non erano particolarmente efficaci ed Helios li incassò abbastanza bene.
«Forza, possiamo farcela! Colpiscilo di nuovo con Botta!» Urlo Astro, esaltato.
L’attacco andò ancora una volta a segno, e il Ledyba avversario cadde a terra, incapace di rialzarsi, mentre l’Helioptile saltò festante tra le braccia del suo allenatore.
«Sei stato grandissimo, Helios!» Astro gli accarezzò la testa, stringendolo tra le braccia.
«Wow! Sei stato davvero bravo, complimenti! Potete procedere il vostro cammino verso la capopalestra!» si congratulò Piero mentre allenatore e pokémon festeggiavano la loro prima vittoria insieme all’amico che era rimasto in silenzio per tutto il tempo, concentrato nel guardare la sfida, ma che adesso abbracciava entrambi gli entusiasti lottatori e gioiva con loro.
Astro non poté fare a meno di notare qualcosa di diverso nel suo pokémon. Piccolissime sporadiche scosse contornavano per pochi istanti la punta delle sue lunghe orecchie, quasi impercettibili, ma c’erano.
«Helios! Le tue orecchie stanno facendo scintille!» Il suo fedele compagno sembrò intuire dalla voce lo stupore e la meraviglia del suo allenatore iniziando a scodinzolare intorno a lui, festante, dimostrando con una serie di piccole scosse di saper controllare l’energia che aveva accumulato e che scaturiva dalle sue orecchie.
«Helioptile ha imparato una nuova mossa! Deve essere salito di livello!» Neksu era entusiasta tanto quanto il suo nuovo compagno di avventura. «Quando Kai ha imparato Nitrocarica, anche io ero davvero su di giri!»
«Fantastico! Vedrai che diventeremo fortissimi, Helios!» Astro strinse a sé il suo pokémon, per poi rivolgersi all’amico. «Saremo un duo imbattibile, noi e i nostri pokémon!» Gli sorrise, e lui ricambiò. «Puoi starne certo, Astro!»
 
Passarono oltre la prima pedana proseguendo il loro cammino sulla gigantesca ragnatela, e l’obbiettivo della medaglia era sempre più vicino. Le lotte con Renato e Rosalia furono abbastanza semplici, e dopo poco si ritrovarono di fronte alla tanto decantata capopalestra di Novartopoli.
«Astro, qual buon vento!» Violetta lo guardava sorridente, e Neksu sobbalzò un’altra volta, guardando l’amico.
«La conosci?!» La voce e il viso erano una rappresentazione della sorpresa, ma fu la capopalestra a rispondere alla sua domanda.
«Io e Astro ci conosciamo sin da quando era bambino! Abitiamo in due case affiancate, e quando era piccolo capitava che io badassi a lui o che giocassimo insieme! Poi ho iniziato il mio viaggio e siamo stati lontani a lungo, fino a quando sono tornata qui come capopalestra, un anno fa. Aspetto ancora che lui venga a sfidarmi!» Rise divertita, portando la mano davanti alla bocca.
«Oggi non sarò io a sfidarti, Violetta, anche se ho ottenuto il mio primo pokémon! Oggi il tuo sfidante sarà Neksu!» Indicò l’amico che scosse lievemente la testa, spaesato dalla velocità con cui tutto stava accadendo, per poi annuire convinto. Lo sguardo di Violetta si fece serio di colpo e prese in mano la sua pokéball.
«Allora, cominciamo?»

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