Are You My Dream?

di Kif_AleProduction
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Mondo Cambierà Domani ***
Capitolo 2: *** Chi Sei E Chi Sarai ***
Capitolo 3: *** The Have Hundreds of Questions ***



Capitolo 1
*** Il Mondo Cambierà Domani ***


Chapter One

Chapter One

-        Il Mondo Cambierà Domani –

The World Will Change Tomorrow

 

Ci sono giornate strane, che cominciano bene o male dalla mattina, in cui apri la finestra, guardi il cielo e ti dici “oggi sarà un giorno migliore!” e poi la giornata ti va da schifo.

E magari proprio quel giorno parte con un’interrogazione di latino… a sorpresa. E si da il caso che tu non abbia studiato.

Mattine che partono con il caffè della macchinetta che fa più schifo del solito (come se fosse possibile). E mattine invece che partono male ma finiscono bene.

Poi c’è un tipo di mattina, tinta di un unico inesorabile colore. Grigio.

Tinto di quella normalità che diventa noia, come i collant color “Fumo di Londra” che se poi ci pensi è uguale al fumo di Roma, di Parigi, o dell’Islanda.

Grigio, monotono, monocromo.

E non fai nient’altro se non sbadigliare.

Ecco la mattina di quel 27 gennaio. E tra tutto quel grigiume una macchia di giallo.

Le All Stars di una ragazza che alle 6.30 di quel lunedì aspetta l’autobus.

In ritardo, come al solito.

Sotto il cielo di Milano, cupo, con il fumo delle ciminiere delle fabbriche di periferia che si confonde con lo sporco dell’asfalto.

 6.35 è ancora li.

Quella ragazza, 18 anni, capelli biondi, occhi verdi, e troppi pensieri nella testa.

Lei e quelle insolite scarpe gialle.

Probabilmente se le chiedi perché così lei ti risponderà che Milano ne ha bisogno.

Che via Cavour quella mattina grigia ha bisogno di un po' di giallo.

Che ne ha bisogno anche il cartello scrostato dell’autobus che ti dice:

FERMATA A TOBU

Dove siano finite la U e la S è un mistero.

 A che pensa quella ragazza?

Pensa che quella vita le va stretta, come i Jeans che ha provato il giorno prima e che erano della taglia sbagliata.

Le sta stretta la Scuola, le sta stretta la Casa.

Le stanno stretti i pensieri fissati della mamma. Che come un incubo le intimano i cento centesimi alla maturità.

E lei pensa che probabilmente i 100/centesimi non li prenderà.

Prenderà 99/100 solo per far dispetto. Per dirle in faccia che lei non è perfetta. Che nessuno lo è.

 Tutto si affolla nella testolina spaesata, mentre dalle cuffiette dell’I-Pod escono le parole di “Famous Last World”.

Perché alle 6 e 40 hai ancora sonno, e serve la voce di Gerard dei My Chemical Romance per svegliarti. Perché lo schifoso caffè assomigliante a acqua tinta non è servito a molto.

 “I am not afraid to walk this world alone”

“Non ho paura di camminare in questo mondo solo”

 Io invece si...

Hai sempre bisogno di qualcuno su cui contare.

Non sono sola.

Ci sono tante persone a cui voglio bene. Tanti nomi che non sono passati, sono rimasti.

C’è “Lui”.

Già lui, carino, il suo ragazzo.

E poi “loro”

Non carini, bensì fantastici.

La grande Compagnia.

 6.50

Finalmente l’autobus arriva e la ragazza si perde tra l’altra gente.

C’è un liceo ad aspettarla, una giornata da passare, la maturità che si avvicina e un nuovo giorno che deve cominciare.

 

È una mattina come tante a Milano, Ma da domani per Chiara sarà un mondo diverso.

Sarà un mondo diverso per te,per il tuo nome, chiaro come il colore delle scarpe, come il cielo d’inverno, come un sogno di notte, come l’alba di domani.

Sarà diverso, perché qualcosa spezzerà la routine. E non sarà il giallo delle tue scarpe. Ma bensì un qualcuno.

Qualcuno che in questo momento russa spaparanzato su un letto in una camera sconfusionata.

Che è da solo 20 minuti che dorme. E sono gia le 7.

 Ma domani.

Ora resta solo il silenzio di quella strada ormai vuota.

E Chissà magari quelle All Stars domani saranno grige.

Milano forse riuscirà a splendere da sé.

 La sveglia suona.

Non si sa come, non si sa perché ma alle 7. e 30 la sveglia suona.

Una manata, precisa da pugile la sbatte poco aggraziatamente per terra.

Fine della vita della sveglia.

Una breve esistenza terminata su un tappetino blu della carica dei cento uno.

Cosa ci fa in quella stanza?

La risposta non c’è.

Se ne sta immobile tra vestiti buttati, poster di Eminem e cianfrusaglie.

Se ne sta davanti a un letto occupato.

Occupato giusto da poco.

Occupato da una figura che reagisce male alla sveglia, reagisce con il mal di testa ed è già tanto che non abbia ancora vomitato.

Bella vita eh…

Esci alle 7 di sera torni alle 7 di mattina.

Peccato che l’alcol si senta.

Suona un cellulare.

Ma nessuno risponderà.

Non di certo quel ragazzo di diciannove anni, che si crede quasi un dio e che vanta una lista di conquiste che fa invidia alla Divina Commedia di Dante. Continua a suonare, l’inno del Messina.

Accanto a quello una foto. Un bimbo sorride all’obbiettivo.

Tra le mani un pupazzo, ride. Gli è appena caduto un dente. Manca dal sorriso.

Dove sarà finito quel bimbo? Forse è chiuso in un album di foto, forse è sotto a un cumulo di vestiti, forse è in quel tappetino.

Sarà da qualche parte dentro a lui? O se ne è andato per sempre?

Certe cose non le sai. Aspetti…

Aspetti che un giorno quel bimbo trovi una ragione per tornare.

 Solo ore più tardi quel ragazzo si sveglia.

Si veste ed esce.

Quanto tempo ci starà in casa? Quante volte ha già varcato quella porta? Tante domande, poche risposte.

Che hai sognato Alessandro?

Hai sognato una birra? Una nuova “amica”?Una nuova discoteca?

Forse non lo sai. Fra qualche giorno sognerai lei.

E forse non rientrerai alle 7 di mattina. Forse dormirai comunque fino a tardi.

Non per il troppo alcol, bensì per un altro tipo di cosa.

Per due occhi verdi.

Per quel sorriso.

Per quel No.

Perché prima o poi ci si innamora.

E c’è chi lo dice.

Ce una prima volta per tutto.

E non sarai tu a farti male, sarà quel bimbo che cadrà da una bici perché non ha le rotelline. Perché, Ale, è difficile imparare. È difficile imparare ad amare.

 

ANGOLO SCRITTORI.

Non ve l’aspettavate?

Forse nemmeno noi…

Perché ricominciare a riscrivere Are You My Dream?

Forse perché la storia iniziava a starci stretta, forse perché non volevamo che fosse la classica storia Secchiona-Figo.

Volevamo fosse di più.

Volevamo dare a loro un carattere più spesso e complesso.

Siamo cambiati noi e anche loro.

Perché ciò che scrivi alla fine ti rispecchia.

Buona lettura e commentate, perché per un autore non vi è miglior gratificazione che conoscere l’effetto del proprio lavoro sulle altre persone.

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Capitolo 2
*** Chi Sei E Chi Sarai ***


Chapter Two

Chapter Two

-        Chi Sei E Chi Sarai –

Who You Are And Who You Will Be

 

Un murales rosa.

Una scritta su un muro, un muro di una camera, una camera piena di sogni, troppo grandi per quel posto troppo piccolo. Creativa come la padrona. Sul murales c’è scritto “Kiara”, la proprietaria di quella camera, e gettata sul letto c’è lei. Risponde a un messaggio, il messaggio di Lui. Quel lui si chiama Alessio. Un anno più grande, due occhi scuri e un dolce sorriso.

“Esci oggi?”

L’ennesimo no, quel giorno non può. Ha un impegno, un impegno importante.

“Sempre il solito, va beh non importa ci sentiamo più tardi amore.”

Almeno comprende, comprende il perché.

Il perché sta in una parola. Danza.

Una passione, una vita.

Quella parola che racchiude in sè un intero mondo…

Perché ballare è più che seguire la musica.

Ballare è dare agli altri una parte di te.

Ballare è stare davanti ad uno specchio per ore a correggere i passi.

Anche se sei stanca. Se non ce la fai.

 

“Hai mai guardato dentro lo specchio, Chiara?

Ti sei mai fermata a osservare la gente dallo specchio? Vederli da fuori per come sono realmente.

Ti piacerebbe, vero, starci dentro uno specchio e guardare con i tuoi occhi curiosi la gente che passa. Che và.

Madri in carriera, ragazzine prima di un appuntamento. Gente comune e Non.

Sarebbe bello. Perché uno specchio lo puoi usare anche come arma.

Per smascherare i difetti.

Non degli altri.

I tuoi”.

 

“Mamma ma a cosa serve quello?”

La prima, lampante cosa che quella bimba minuta dai grandi occhi curiosi notò, appena entrata dalla porta, era quello. Quell'immenso, gigantesco specchio che riluceva ricoprendo una buona parte della parete della stanza.

Pulito, perfetto.

Luminoso.

 

E la prima cosa che quella bimba si chiese fu: se c’è uno specchio vorrà dire che siamo finiti nel posto sbagliato, no?

Chissà magari è un negozio di vestiti, e la mamma non se ne è accorta.

 

“Serve per correggere gli errori, i difetti”

Una calda voce con un delicato accento rispose. Non era la voce della mamma.

Bensì di quella signora accanto a lei.

 

Sembra uscita da un libro di fiabe.

Si, era proprio quello che aveva pensato.

Quella signora sembrava uscita da una favola.

Una via di mezzo tra la fata e un elfo. La bimbetta sgranò gli occhi stupita.

Una gonna lunga, scarpe nere lucide. Una camicetta piena di pizzi elaborati e uno scialle. Sì, uno scialle nero, con i ricami fitti. E poi i capelli tirati in una strana acconciatura.

‘Un po’ troppo… troppo…’ Inutile la parola non le veniva.

 

“Sono Teresa, tua futura maestra di Danza. E tu sei?” Sorrise forzatamente verso la bimbetta.

Lei punto i suoi occhioni su di lei “Chiara… mi chiamo Chiara”

 

“Fu cosi che cominciò la tua vita di ballerina…appena poche settimane dopo trovasti la parola adatta.

Teresa era severa.

Non esisteva altro aggettivo. Forse nella tua mente era “cattiva”. Ma il punto rimaneva uno.

PRETENDEVA solo il MASSIMO.

E il primo pensiero che comincio a nascere dentro di te era uno.

Odiavi la danza, volevi smettere.

Non ti piaceva quel tutto.

I body, le amichette smorfiose. Non ti piaceva Lei.

No, tu Chiara ti eri ripromessa una cosa.

Mai. Mai. Per nulla al mondo avresti continuato a ballare.”

 

“Mamma…” Otto di sera, la bimbetta appoggiata al bancone scrutava la mamma al di sopra del suo bicchiere d’acqua.

La borsa di scuola vicino e gli occhi decisi.

“Amore che c’è?” La voce della signora Carla, sui 40 dai capelli neri, risuonò leggermente preoccupata.

“La danza non mi piace.”

Testarda. Cocciuta.

“Non sono capace, e la maestra è severa. Dice che non mi impegno. Ma non è vero! Solo che…”

“Solo che cosa, Chiara?”

“Io non voglio ballare”

La madre corrugò le labbra indecisa.

La doveva obbligare? Se non le piaceva era inutile obbligarla.

Con la mano libera si asciugò la fronte e ravvivò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

Guardò la figlia.

Due grandi occhi verdi la fissavano. Cercando di capire la possibile risposta. Chiedendosi se avrebbe continuato o no.

“Vorrà dire che smetterai.”

Prima stupore, poi un sorriso.

“Grazie mamma!”

 

“Che buffa la vita…”

 

14 anni dopo, nella stessa sala davanti ad uno specchio dai bordi dorati, una ragazza.

Continua a provare un passo sulle punte di gesso.

Non le riesce ma continua.

La musica risuona ripetitiva dalle casse, e lei continua imperterrita a eseguirlo.

“Passe, passe, demi-plies, arabesque, ronde, e 1…2…3…piroet. Preparo, 1-2-3. Ferma. »

Finalmente, dopo un’ora, il passo riesce.

La ragazza si ferma, i piedi in prima a raddrizzare il busto.

Corregge la linea della caviglia, abbassa le spalle e allinea le mani.

 

‘Serve a correggere i difetti’

 

Sorride al pensiero di quella frase.

Si è corretta, si è corretta anche lei. Merito di quel giorno. Quando vide il lago dei cigni.

Aggraziate, le ragazze piroettavano leggiadre sulle punte, nei loro stupendi costumi.

Apparivano cosi eteree a quella bimba di sei anni.

Che disse a fior di labbra, incantata.

“Voglio essere cosi anch’io…voglio tornare a ballare”

 

“Ci credi ancora in quel sogno, vero, Chiara? Nell’essere una ballerina… Non saresti lì se no..”

 

Da quanto ricordava ballare non era mai stato facile, ma era stato lì, un giorno uscendo da uno spettacolo che aveva conosciuto Lui. E da allora aveva sorriso. Da allora l’aveva sempre ritrovato ai suoi spettacoli, perché sì, alla fine l’aveva fatta…

 

Ecco il motivo di tanti “No”, dei tanti “più tardi”.

 

“Ciao Mauro!” sorride Chiara salutando il barista. Ogni volta dopo lezione si ferma lì. Si ferma e compra l’acqua, un panino, qualcosa.

E Mauro ormai la conosce, conosce quella ragazzina che cambia le scarpe in base all’umore. Che spera un giorno di poter ballare alla scala, a Parigi, a New York.

“Una bottiglia d’acqua principessa?”

“Grazie Mauro, ma principessa è vecchio. Lo diceva anche Benigni”

“E io sono vecchio, ho il diritto di dirlo” lei ride.

“Non sei vecchio… sei… vissuto!”

“Non sono un vestito!” Scrolla la testolina bionda e ride.

Mauro le mette il sorriso. 50 anni in quel bar, vicino al teatro. Una parte di storia di una città.

Paga l’acqua, si siede al tavolo e tira fuori un foglio, lo appoggia sulla sedia.

Lo prenderà poi dopo, nella borsa si stropiccia.

Beve la sua acqua, gira le pagine del giornale. Si riposa dopo quelle tre ore.

Il campanellino sulla porta del bar tintinna. Allegro a dire “c’è una nuova persona, guarda!”

E lei guarda… si gira.

È un ragazzo. Con un borsone da nuoto al braccio. Si dirige al bancone, le sbatte contro…nemmeno se ne accorge, cafone.

Butta l’occhio sull’orologio. È tardi deve andare. Quella sera è la grande sera, quella sera è la sera dello spettacolo. Raccatta la borsa.

“Ciao Mauro vado, faccio tardi senno”

“Giorno X?”

“Sì” ride lei incrociando le dita.

“In bocca al lupo principessa.”

Speriamo crepi…

 

E se ne va da quel negozio, da quel bar, da quel tavolo. Se ne va con la fretta di chi ha qualcosa di molto importante da fare. Se ne va e scorda qualcosa.

Che no, non si doveva stropicciare ma nemmeno dimenticare.

 

*-*

 

- 3…2…1…partenza!-

Splash, il rumore di otto persone che si tuffavano in acqua, e lì nella fila centrale, in vantaggio rispetto a tutti gli altri, lui… Alessandro.

Una gara di nuoto, l’acqua fredda gli schiarisce le idee. Bracciata a libero veloce, e poi ancora per arrivare a quel muretto che da piccolo sembrava così lontano.

-         -         Vai Ale vinci!!!!-

I suoi amici da dietro la vetrata si sbracciavano e facevano il tifo, sembrava quasi di essere allo stadio. Quattro o cinque ragazzi, alcuni biondi altri mori, giubbotti di jeans e piumini reggevano in mano dei cartelli improvvisati con la scritta “Vai e battili tutti”. Tifo come per una partita, neanche si giocasse una nazionale.

Che pazzi…ma è questa l’amicizia no?

Essere folli, allegri, avere 18 anni e fregarsene dei problemi.

Ancora poche bracciate e eccolo arrivare per primo.

Dietro al vetro i ragazzi improvvisarono un trenino molto stile conga.

Alcune mamme indignate si alzano, gettando occhiatacce a quei teppistelli.

Dall’altra parte della piscina, un ragazzo dai capelli e dagli occhi castani stava cavandosi la cuffia mentre sorrideva, quasi ebete con un sorriso sulle labbra.

Una tizia gli si avvicino sorridendo.

“Complimenti bella gara…” Lo abbraccia ridendo.

“Ehm grazie Lucia…”

“Lucia?”

“Scusami è vero Giulia…” la ragazza si stacca indignata.

“Giulia?”

“Oddio mancava solo questa…Federica, nono, Alessandra, no ehm…” pensò il ragazzo inquieto.

“Giada!!!Ma stavo scherzando!”

“Speriamo se la beva”

“Già tu hai sempre voglia di scherzare!!!”

Ammicca maliziosa in sua direzione, e si allontana sculettando.

“Troia…” è il suo primo pensiero nel vedere quella bassina dai capelli lisci color topo allontanarsi.

“Che mondo e Che gente…”.

 Raccatta svogliato l’asciugamano buttato alla rinfusa sulla panca e si dirige negli spogliatoi.

“11 Vittorie, suona parecchio bene…” Sorriso tra sè e sè… ”ah e tante belle ragazze intorno”.

Riempie il borsone dopo la doccia, e poi di corsa al bar.

 

Ed è lì. Che si siede a una tavolo, che si siede su qualcosa di scomodo, si rialza e scopre che è un pezzo di carta. Una locandina di uno spettacolo, che è… quella sera.

E gli viene in mente la ragazza dai boccoli biondi con la felpa verde mela.

A cui ha apposta sbattuto contro. E che il barista ha salutato con un principessa.

“Mauro scusa… ma c’era questo”

Indica il foglio.

“oh no, Chiara! Corri, guarda se c’è ancora…” e allora esce. Con i capelli bagnati e la tuta. La cerca tra la folla. Ma di quella maglia verde non c’è traccia.

Rientra e scuote la testa poggia il foglio sul banco a Mauro.

“Chi è?” Chiede.

“Si chiama chiara, ma non è roba per te.” Risponde lui.

Chiara, bel nome. Cosa fa la ballerina? Puah.

 

Al teatro…

31 gennaio giorno del saggio di danza…

 

Lo spettacolo stava andando per il meglio.

Chiara, splendente come sempre, danzava con aggraziata dolcezza.

-You never take the way of I am mon cher-

In prima fila Alessio applaudiva fragorosamente.

Aveva preparato un enorme mazzo di rose per la sua ragazza, adesso in mano al vecchino sonnecchiante alla sua sinistra.

“The tiger is a tiger not a lamb mon cher” diceva con voce forte e sensuale la ragazza.

Il direttore, un omino basso con tendenze omosessuali, applaudiva in punta di piedi.

“Brava” gesticolava con le mani. “Bravissima! Carissima, vedrai che applausi alla fine!”

E così fu. 

Al termine dell’ultima, intensa nota la platea era in fiamme.

Urla, applausi, invadevano il teatro.

Si chiuse il sipario e le urla si calmarono per un istante, per poi riprendere più forti di prima quando le tende si aprirono.

Chiara e tutti gli attori si tendevano per mano e si inchinavano alla folla galvanizzata.

Negli spogliatoi…

Pippo… il direttore artistico della scuola di danza, entrò nello spogliatoio delle ragazze.

“Bravissime, siete state uniche, complimenti!” disse l’uomo con varie piroette.

“Il pubblico è rimasto a bocca aperta”

“Lucia sistemati quella maglietta, è uno spreco all’arte del  &G portarla in quella maniera!” la ragazza lo guardò inarcando il sopracciglio.

“Mattia sensuale come sempre” il ragazzo, schifato, uscì dallo spogliatoio ancora vestito per la danza.

“Ma soprattutto… Chiara, eccezionale come sempre!” la ragazza arrossì e rispose con un timido grazie.

“Tesoro ricordi quella proposta?”

“Quale?”

“Per Parigi mon chèrie”

Gli occhi le si illuminano…

“E’ arrivata?”

“Sì tesoro” Pippo si porta una mano al cuore, mimando uno svenimento.

“E…?”Chiede lei curiosa.

Lui le porge la busta, “Mia cara, mi sono quasi mangiato le unghie dall’agitazione” Mormora mostrando le mani con lo smalto “Quasi…ma non l’ho aperta. L’onore spetta a te superstar.”

Lei sorride prendendo la busta e poggiandola nella borsa.

“Grazie Pippo, ti darei un bacio se non fossi orientato verso altre tendenze” Ridacchia voltandosi per uscire.

“Cooosa?!”

“Ti bacerei se non fossi gay!” Gli urla di rimando.

“Ah parla Potabile grazie… bye cherie” Saluta sventolando la manina.

 

Fuori dalla porta Alessio e il mazzo di rose, Prontamente ripescato sul finale, attendevano la biondina. Fu l’ultima ad uscire, tra tutte quelle teste castane lei era l’unica bionda dagli occhi chiari, verde speranza.

“Per la ballerina più brava del mondo”sorrise lui.

“Grazie…” disse lei prendendo le rose e dandogli un leggero bacio.

Alessio era il meglio, era unico... no non l’avrebbe cambiato con nulla.

Manterrai la promessa, Chiara?

Chi lo sa… magari vedrai il tuo lago dei cigni… riflesso negli occhi di un altro.

 

 

Angolo autori.

Ringraziamo di cuore Vampy, Giuggiolina43 e Alermeglio92 per i commenti.

Continuate a seguirci e fateci pubblicità!!^^

 

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Capitolo 3
*** The Have Hundreds of Questions ***


They Have Always Questions

They Have Always Questions

 

 

C’era un ragazzo che come meeeeee amava i Beatles e i Rolling Stonesssss!” cantava a squarciagola Marco.

 

“Ti prego fammi il piacere, le mie orecchie non possono soffrirti ancora!”

Eddai Ale, mi sto annoiando troppo! E poi io tifo anche Milan!”

Stadio Giuseppe Meazza, Milano. San Siro per i tifosi. 40.000 tifosi circa per uno stadio che ne può contenere il doppio.

Nessuno era venuto per vedere il Messina, squadra di poco conto, un quattro a zero certo per il Milan.

Curva Sud. Tifosi del Messina: 6.

Due coppie che forse tifavano Milan forse Poggibonsi chi poteva dirlo, erano venute a cercare un posto libero a nascondersi da occhi indiscreti. E poi più giù quasi al bordo del campo quei due pazzi.

Uno, Alessandro, agghindato completamente giallorosso con il seguente abbigliamento: Cappello di lana (15 febbraio) con scritto “I Campioni Siamo Noi” una bugia, ultimi in classifica e ormai retrocessi, una sciarpa “Non Mollate Mai” ma avevano gettato la spugna già da tempo, maglietta numero 10 Riganò il bomber (unico che ogni tanto si ricordava di buttare qualche palla in porta) scarpe scarlatte con linee gialle firmate da Di Napoli: tutto ciò rimaneva del tifo sfegatato di quel ragazzo che si poteva descrivere in 4 parole: Messina, nuoto, discoteca, donne.

Un tipo che pensava solo al divertimento, 60 centesimi allo scientifico, scuola scelta da suo padre e di fondo senza alcun interesse per il suo futuro. Tutto ciò che rimaneva di un tifo rimaneva anche di una vita…

A fianco a lui Marco, soliti occhialetti da secchione, successo con le ragazze inversamente proporzionale ai suoi voti alti a scuola…

Perché quei due fossero amici nessuno può dirlo, ma forse non erano davvero amici.

Alessandro, ribelle, privo di legami, nessuno è ancora riuscito a domarlo, ne i suoi genitori, ne le sue numerose conoscenze ed alcuna amicizia ne le molte donne incontrate sul suo cammino.

Marco lo invidia in tutto e forse è quello il motivo di quella improbabile accoppiata: Marco è un “fan” di Alessandro.

54’ minuto.

Ma muori brutta…” e insulti vari che volano dal ragazzo in tinta giallorossa mentre tutto lo stadio esulta: gol del Milan.

55’ minuto.

Fischi assurdi. Alessandro comincia a ballare la salsa per il pareggio del Messina.

58’ minuto.

Trenino Ale-Marco mentre tutto lo stadio raggelato e incredulo per il vantaggio del Messina. La partita finisce così.

I fieri tifosi del Milan, increduli per aver perso una facile partita. La speranza che si fa più viva in Alessandro: almeno quella del tifo, il resto è tutto il solito grigiore.

 

Riuscirà mai ad incontrare la persona giusta che gli farà trapanare il petto dall’emozione ogni volta che la vede? Dov’è quella ragazza che lo farà sussultare di gioia, che gli darà una luce di speranza? Forse non esiste, Alessandro non se ne preoccupa ancora, ma presto, anche molto presto, caro Ale, dovrai fare i conti con la piccola ragazza dai boccoli biondi e gli occhi cangianti, come piacciono a te…

 

“Mi stancherei...
non crederei più a niente...
Ma poi ce lei inaspettatamente...

Ora come allora all'ora di punta la valanga....
dei ragazzi In banda...
e forse ce né uno sull'ultima panca....
Lo sguardo scuro lo protegge
, non dice una parola...
E Quando scrive o legge... non è mai roba di scuola....
Forse non s'impegna al massimo e i voti si abbassano....
E ha cuffie che lo staccano da genitori...
che se i soldi non bastano si scannano....
e certe sere tiene il fiato tanto che...
la fine sembra lì ad un secondo....
e non crede più alle favole perché....

Ora Fa a pugni con il mondo!
….


ma nonostante il galateo e le immagini sacre....
 sarai espulso dal liceo avrai il disprezzo di tuo padre....
che magari è un rispettato avvocato....
che pensa alle brutte compagnie che ti hanno rovinato...
e a quando gli hai urlato scusa....
tanto se non sono come te io comincerò dal fondo...
e non credo alle tue favole perché...
faccio a pugni con il mondo!! 

Mi stancherei...
non crederei più a niente...
Ma poi ce lei inaspettatamente...
….

 

 *-*

 

“Stasera usciamo?”

“No Ale scusami ma ho danza!”

Ma sono tre giorni di fila che ci vai!”

“Abbiamo lo spettacolo domenica e siamo molto indietro… ti prego Ale comprendimi!”

“Ah sono io che devo comprendere! Sai da quant’è che non usciamo io e te da soli? Ogni volta o hai danza o ti inventi la scusa delle tue amiche!”

“Cos’hai contro le mie amiche?”

“Io nulla ma non mi piace il fatto che il tuo poco tempo libero lo passi con loro invece che con me!”

Anche tu passi il tempo con i tuoi amici e io non ti dico nulla. Non c’è bisogno di fare queste scene…”

Ma quali scene? È mai possibile che tu debba sempre andare a danza? È possibile che tu non abbia un pomeriggio libero per me, Alessio, il tuo ragazzo?”

“Ale abbi pazienza ti prometto che…”

“Sai cosa ci faccio ormai con le tue promesse? E poi c’è quell’altra storia…”

No Ale ti ho detto no! Non sono ancora pronta… abbi un po’ di…”

“Non dirlo! Non dire pazienza! Sono stato fin troppo paziente! Chiara voglio una risposta precisa da te… vuoi continuare questa storia o no?”

Ma la smetti? Credi sul serio di essere tu la vittima? Credi che a me fa piacere essere sempre a danza e non vederti mai?”

“Stai evitando la domanda!”

“E poi quella arrabbiata dovrei essere io: non so chi frequenti, non so con chi esci, con chi ti vedi… che ne so io se vai in giro con altre donne?”

“Vedi? Non ti interessa nulla di me! Potrei uscire con il Signore in persona te non lo sai! Sei proprio un’egoista Kif!”

“Avanti Alessio dillo: la vuoi chiudere qui? Abbi almeno il coraggio di ammetterlo!”

Era proprio il momento che aspettava. Sapeva che adesso Alessio, come sempre, avrebbe chiesto scusa e avrebbe ammesso di essere stato uno stupido a pensar male di Kif.

Ma…

“Può darsi Kif! È meglio se ci prendiamo entrambi un po’ di tempo! Anzi soprattutto tu… chiamami quando comincerà a fregartene qualcosa di me!”

Chiara rimase lì, davanti alla porta per iniziare a far danza, con il suo ragazzo, o almeno con il suo ex… insomma con Alessio che se ne andava… metteva il casco, accendeva la moto e si allontanava così nella tristezza della pioggia, come dimostravano gli occhi malinconici di Chiara, quella sera più grigi del solito.

E intanto le parole di Alessio fendevano il suo cuore come frecce d’argento. Era davvero un egoista? Davvero non si interessava al suo lui… o suo ex-lui? Ci avrebbe sofferto? E dopo che sarebbe successo? Aveva solo una certezza: si trovava sotto la pioggia con la borsa di danza fradicia non chiedendosi che avrebbe detto Teresa del suo body totalmente bagnato ne con la certezza che l’avrebbe sgridata per il suo ritardo. E il cuore era pesante sia per le urla dell’istruttrice perché la fanciulla non si concentrava sulla danza sia per il suo amore che forse amore non è mai stato… affetto, grande amicizia, ma amore no… ecco perché non voleva fosse lui il primo… solo lui e le sue amiche sapevano , per tutti gli altri che le chiedevano si nascondeva dietro ad un sorriso pieno di malizia, che poteva voler dire molte cose tranne la realtà…

 

“She's
An Extraordinary girl
In an ordinary world
And she can't seem to get away

He
Lacks the courage in his mind
Like a child left behind
Like a pet left in the rain

She's all alone again
Wiping the tears from her eyes
Some days she feels like dying
She gets so sick of crying

 

Lei è
una ragazza straordinaria
In un mondo ordinario
e non sembra voglia andare via

A lui
manca il coraggio nella mente
Come un bambino lasciato dietro
Come un cucciolo abbandonato nella pioggia

Lei
È di nuovo tutta sola
Asciuga le lacrime dagli occhi
Certi giorni si sente morire
è così stanca di piangere”

 

Alessandro… Chiara… due vite totalmente diverse e pure così simili per dubbi e guai… Il grigio cielo di Milano si schiuderà in sole per loro? Solo per vedere quegli splendidi occhi verdi in tutta la sua bellezza di nuovo, o forse per la prima volta, la vera prima volta, dischiusi solo a lui…

“Altroché ma questa vita un po' la cambio....
se quando torno ad aspettarmi trovo te....
io la mia casa la difendo....
e si può credere alle favole anche se.....
 fai a pugni con il mondo...”

Angolo autori:

 

Qui è Chiara in mondovisione.

Allora diciamo un po’ di cose su questa storia.

Partiamo dal primo capitolo, ha uno stile un po particolare, uno dei tanti che vedrete susseguirsi tra i vari capitoli. Quello è il mio. Per quanto riguarda il secondo e la storia sulla danza. Beh è una storia vera, la mia. L’ho scritta io e tante volte provo la stessa sensazione quando ballo. La passione per quello “sport” anzi per quell’arte è mia

Ale fa nuoto invece. Per finire questo terzo capitolo. È lo stile di ale.

Molte volte vedrete stili mescolati. Le cose le scriviamo assieme. ^-^

Ringrazio Giuggiolina43 e Vampy.

Continuate  a recensire!

 

Per terminare:

“fatti, luoghi, nomi e persone sono puramente casuali”

Forse, o forse no.

 

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