In principio…
Come aveva
potuto essere così stupida?
Fidarsi di quell’uomo era stato il suo errore più grande. Si era
avvicinato, con l’aria stanca, l’aspetto trasandato di un babbano. Da quando Voldemort era tornato al potere, i babbani non se la
passavano tanto bene, anche se ancora i suoi Magiamorte
erano troppo impegnati a prendersela con i dissidenti e i nati babbani per fare
più di qualche scorribanda contro i babbani.
Le era
giunto alle spalle, proprio lì di fronte al loro nascondiglio.
Le aveva
chiesto con tono gentile che ore fossero.
E poi in un
attimo l’avevano accerchiata. Mentre la portavano là
non aveva fatto altro che pensare se Ron avesse
assistito alla scena, ma probabilmente no, poiché in quel momento doveva
trovarsi nella cantina di quel palazzo in cui si erano momentaneamente
nascosti.
L’urlo di Bellatrix la distrasse dei suoi cupi pensieri.
“Siii! Era ora!”. Hermione si voltò di scatto e
i suoi occhi tremarono quando incontrarono quelli folli di Bellatrix
che si stava avvicinando a fatica spingendo tutti gli uomini incappucciati.
Quando le
fu davanti la guardò con un sorriso follemente ampio che le increspava il
volto.
“Come ti
senti, sudicia Mezzosangue, ora che sei finalmente giunta al posto per te più
consono?” la derise la donna.
Hermione,
nonostante fosse ben cosciente di essere probabilmente arrivata alla prigione
dalla quale non sarebbe più uscita, alzò il mento in una posa orgogliosa e
rispose pungente: “Credevo che questo insulso maniero fosse il posto per lei più consono”, e rivolse un’occhiata
sprezzante alla Villa riccamente decorata e alle siepi ben curate.
Un lampo di rabbia attraversò il viso di Bellatrix:
“Come osi, sudicia ragazzina?” La guardò con gli occhi ridotti a fessure, poi
proruppe in una lunga risata che fece tremare la Grifondoro:
“Sei
insolente, come ricordavo. Ma sono altrettanto certa che qui dentro la perderai tutta, la tua insolenza” quindi fece un cenno
agli altri, “portatela dentro”.
Draco Malfoy spalancò la bocca in un grido muto dove si
mescolavano orrore inspiegabile e stupore. Guardò l’intera scena attraverso i
vetri dell’ampia finestra. Al suono della risata della zia, ebbe un tremito e
la sua mano andò velocemente a stringere la bacchetta.
Si voltò e
si fiondò giù per le scale.
Il Mangiamorte più grosso degli altri posò la sua bacchetta
sul lungo tavolo. Con un movimento della bacchetta un altro le liberò i polsi,
finora legati da corde invisibili.
L’avevano fatta
entrare in un ampio salone illuminato fiocamente, le pareti tappezzate di argentee
S, i cornicioni bianchi, i tappeti finemente decorati, tutto pulito e lucido in
modo quasi maniacale.
In un
angolo, lontano da tutti gli uomini incappucciati e da Bellatrix
Lestrange un piccolo, logoro elfo domestico la
guardava con i suoi occhi grossi e sporgenti.
Nemmeno da
quelli Hermione ottenne pietà.
Chiuse gli occhi schiacciata dal terrore per quello che le sarebbe successo e dall’umiliazione
di tutte quelle facce ostili che la guardavano sprezzanti, come il falco guarda
la lepre che tenta inultimente di sfuggire alle sue
zampe arcuate.
“Vediamo un
po’….come potremmo iniziare?” Bellatrix gongolava
dalla felicità e le puntava la bacchetta stringendola fino a far diventare le
nocche bianche.
Hermione
deglutì. Pensò a Ron, disperato nel non trovarla. Pensò
a Harry, che s’era andato coraggiosamente. Non voleva essere da meno. Si
preparò all’incantesimo con aria determinata.
Perché? Perché
correva? Non lo sapeva, ma continuava a farlo. Scendeva gli scalini a due a
due, il respiro affannato, nella mente solo un pensiero.
Bellatrix
levò la bacchetta e gliela puntò al petto. Hermione
trattenne il respiro.
“Bellatrix, sai bene che lui
vorrebbe essere avvertito”. Lei si guardò intorno furiosa,
senza però abbassare la bacchetta. A parlare era stato Lucius
Malfoy, che si era liberato della maschera, e la
guardava con fredda ostilità.
“Non dire
sciocchezze, Lucius, credi che non permetterebbe a me di farlo?” Quanta tracotanza, quanta
folle presunzione nella sua voce.
Malfoy
sollevò le sopracciglia e la guardò con aria ironica.
“Cosa stai
insinuando, Lucius? Che non si fidi di me?” Lo
guardava con lo sguardo lampeggiante, “ E’ ancora la tua vecchia gelosia a
parlare… Non sei mai stato il preferito, né lo sarai mai”.
Il volto di
Malfoy si deformò per la rabbia. Uno sguardo
malvagio.
“Se credi
di esserlo tu, Bellatrix, allora fallo. Inizia a
divertirti tu con la Mezzosangue. Vedremo
cosa ne dirà quando tornerà”. Il suo tono di sfida non
ammetteva regole.
Si lanciò
per il corridoio, evitò un mobile, trascinò con sé un tappeto. E perché poi?
Non sapeva, non voleva rispondersi.
“E sia”
sentenziò Bellatrix. Hermione
si morse il labbro inferiore per trattenere un gemito strozzato di paura.
Vide la
donna sorridere. La guardò negli occhi un momento prima che lei aprisse la bocca.
Nello
stesso istante la porta del salone si aprì.
Draco ne
venne fuori correndo.
“No!” gridò
avvicinandosi a Bellatrix.
Quest’ultima
lo guardò sorpresa e adirata per averla interrotta.
“Che cosa
vuoi adesso anche tu, stolto ragazzo?”
Draco, il
respiro affannato, guardò lei, poi Hermione, sola in
mezzo alla stanza che ricambiava il suo sguardo. Nei suoi occhi il biondo lesse
il suo terrore, il suo momentaneo sollievo, la sua forza, il suo orgoglio.
“Ho un’altra
idea, zia”.
Un grosso grazie a ImAya e a
ramosa4ever per aver commentato. Spero apprezziate anche il seguito. Grazie
anche a babibabi, giuly94, Leleo91 e Martuzza per aver messo la fanfiction
tra i preferiti.
Un bacio,
AlterEgo.