The End of Nothing

di Mala Mela
(/viewuser.php?uid=23852)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Verita Che Ricordavo ***
Capitolo 2: *** Farfalle e Uragani ***
Capitolo 3: *** Vecchi Difetti ***



Capitolo 1
*** La Verita Che Ricordavo ***




Questa FF è arrivata prima al contest NaruSasu indetto da Mikichan17



 

T h e E n d O f N o t h i n g

 

 

 

I

La verità che ricordavo

 

 

“…spiego ai miei sogni
il concetto di onestà
loro che si son trasformati
in una professione adatta
voglio la verità che ricordavo
perché questa è troppo brutta…”

 

[Afterhours - La verità che ricordavo]

 

1.1

 

Appena sollevate le palpebre ebbe la netta sensazione che quella sarebbe stata una pessima giornata. Il sottile spicchio di cielo che riusciva a vedere dalle tende leggermente socchiuse era pervaso da nubi cariche di pioggia e, al di là del vetro della finestra, il vento fischiava incessantemente.

L’istinto gli suggeriva chiaramente di richiudere gli occhi ed infilare la testa sotto al cuscino, un po’ come facevano gli struzzi: magari, se si fosse concentrato, sarebbe riuscito a convincersi che lui con quella giornata spettrale non aveva nulla da spartire. Purtroppo la ragione, altrettanto insistentemente, gli intimava di alzarsi, lavarsi e vestirsi, scendere al piano di sotto per una rapida colazione e, infine, dirigersi una volta per tutte a quella dannata riunione. Doveva farsene una ragione: in nessun modo sarebbe riuscito a sfuggire alle grinfie del gran consiglio di Konoha.

Sospirò rumorosamente. Voleva rimanere accoccolato nel confortante tepore delle lenzuola ancora per qualche minuto, aspettando il momento in cui Sakura avrebbe fatto irruzione nella camera per rammentargli l’ora e, nella più disastrosa delle ipotesi, comunicargli che il ramen non era esattamente l’alimento più adatto per una colazione bilanciata. Attese qualche istante lo spalancarsi della porta, ma questo non avvenne.

Sospirò rumorosamente per la seconda volta mentre si alzava dal letto, per rabbrividire all’improvviso contatto dei suoi piedi con il freddo pavimento sottostante. Quella sarebbe stata decisamente una lunga giornata.

Un bigliettino attaccato sulla credenza gli fece capire che Sakura era uscita di casa due ore prima, diretta all’ospedale, a causa di un’urgenza improvvisa. Peccato e fortuna. Peccato perché nessuno gli avrebbe dato il buon mattino con un bacio, l’avrebbe abbracciato e l’avrebbe coccolato un po’, prima di mandarlo -quasi a calci- in pasto al consiglio. Fortuna perché, senza la maniacale precisione e puntualità della compagna, avrebbe avuto il tempo di prepararsi fisicamente e psicologicamente alla giornata lavorativa che lo attendeva e, forse, avrebbe avuto anche l’occasione di fare colazione con una nutriente scodella di ramen.

Si avvicinò alla credenza, la aprì e sospirò rumorosamente per la terza volta. Quello non era un buon giorno.

Aveva terminato il ramen istantaneo.

Evidentemente la dea bendata non era dalla sua parte, quel dì. Probabilmente le forze celesti cercavano di dirgli qualcosa… ma cosa?

Rassegnato si diresse verso il frigorifero ed estrasse un cartone di latte, l’unica valida alternativa al ramen che gli venisse in mente in quel momento, poi agguantò un’inerme confezione di biscotti che si trovava sul tavolo e si sedette stancamente su una sedia.

Non capiva se fosse la sua cattiva stella, o il destino avverso, ma quei biscotti sembravano essere a base di segatura e il latte stranamente annacquato.

Effettivamente, pensò, tutto fuorché il ramen appare disgustoso, di prima mattina.

Terminata la sua triste colazione, si diresse di nuovo in camera.

Lavarsi e vestirsi, che fatica. Da tempo prendeva in considerazione l’idea di andare a letto già vestito per il giorno successivo, così da evitarsi quell’inutile fastidio… sfortunatamente Sakura gliel’aveva impedito -ogni volta-.

Nell’uscire di casa, Naruto, sospirò rumorosamente per la terza volta.

Non per un motivo ben preciso, per la mancanza del ramen o per il tempo infernale. Semplicemente una piccola e saccente voce interiore gli aveva suggerito si sospirare.

E godersi gli ultimi attimi tranquilli della giornata.

 

 

1.2

 

A pensarci bene venti centimetri non erano poi così bassi come sembravano, soprattutto se moltiplicati per la miriade di gradini che conducevano al suo ufficio. Annotò mentalmente che una delle prime cose che avrebbe fatto non appena terminata la riunione con il gran consiglio -se solo fosse riuscito ad uscirne vivo- sarebbe stata spostare l’intera stanza al piano terra, evitando così quella fatica immane. 

In un giorno qualsiasi avrebbe salito le scale saltellando su di un piede, con un enorme pacco di documenti in equilibrio sul naso e stringendo tra le braccia svariate copie di “Icha Icha Paradise”. Ma è anche vero che, benché fosse Hokage, in un giorno qualsiasi doveva affrontare al massimo cinque o sei individui altamente fastidiosi, pronti a lamentarsi del suo operato o del sole che sorgeva troppo tardi o troppo preso per i loro gusti. 

Avere una riunione ufficiale con il gran consiglio di Konoha al completo equivaleva al suicidio. Avrebbe preferito farsi mozzare tutti gli arti, piuttosto che passare anche un minuto più del dovuto in compagnia di quelle mummie. Stranamente non si accontentavano solamente di fargli notare che Konoha non era più quella di un tempo -infatti, pensava Naruto, ora è più forte sia militarmente che economicamente!- ma non rinunciavano mai a confrontare l’attuale Hokage, ovvero lui, con quelli precedenti.

Questa era probabilmente la cosa che lo innervosiva maggiormente, prima di tutto perché di certo non si era auto-investito della carica, secondo perché era convinto che nonna Tsunade, e Sarutobi  e suo padre, se solo fossero stati vivi, sarebbero stati decisamente orgogliosi di lui.

Semplicemente non era il burattino che gli anziani volevano che fosse, non si limitava a chinare il capo e a firmare documenti ed autorizzazioni senza informarsi od obbiettare. E questo li mandava in bestia.

Salì i gradini più lentamente possibile, come per rimandare ulteriormente lo spiacevole incontro. Sarebbe arrivato alla sommità dell’edificio, avrebbe preso i resoconti che la squadra ANBU che pattugliava il confine gli aveva spedito il giorno prima, alcune missive provenienti da Suna e poi avrebbe ridisceso le scale, fino a raggiungere l’ampia sala utilizzata per le riunioni. Aveva più o meno ancora dieci minuti di vita, dopodiché i medici avrebbero potuto decretare la sua morte cerebrale. O, nel peggiore dei casi, quella di tutti quei viscidi vecchiacci con la puzza sotto al naso.

Le missive da Suna erano esattamente dove le aveva lasciate il giorno prima, sulla scrivania, accanto a qualche confezione vuota di ramen istantaneo. Ora il problema era trovare i resoconti della squadra ANBU.

La sera precedente, uno dei suoi impiegati l’aveva avvertito dell’arrivo di quei resoconti, promettendo di lasciarli nell’ufficio non appena ne fosse stata verificata l’autenticità. Naruto aveva annuito distrattamente ed aveva continuato a fingere di compilare importanti attestazioni. Fare l’Hokage era davvero un lavoro stancante.

Sconsolato prese soltanto le lettere che portavano la firma di Gaara e si avviò verso la sala del consiglio.

Entrando scoprì con irritazione che tutti i partecipanti alla riunione erano già presenti, attorno all’ampio tavolo tutte le sedie erano state occupate dall’élite di Konoha, eccetto una, quella riservata a lui.

Circa venti paia di occhi lo seguirono fino a quando non si sedette, studiando con maniacale attenzione tutti i suoi movimenti. D’altro canto Naruto aveva iniziato a sudare freddo, temendo d’aver commesso anche questa qualche passo falso. Probabilmente, si disse nel vano tentativo di calmare i nervi, quelle cariatidi erano indisposte semplicemente per il suo imperdonabile ritardo. Di certo quei maledetti quattro minuti persi nel cercare i resoconti avrebbero potuto permettergli di cambiare il mondo, concluse mentalmente con sarcasmo, appoggiando sul tavolo i fogli che stringeva in mano.

- Vi ringrazio per aver presenziato anche oggi a quest’importante riunione del consiglio, e scusatemi per il ritardo - esordì, con il tono più serio e ipocrita che conoscesse. Come se dovesse perfino essergli grato per quella tortura! - All’ordine del giorno ci sono i nuovi accordi propostici da Suna, per volontà del Kazekage stesso. Dei rivoltosi appartenenti al villaggio della Nebbia stanno facendo irruzione nella terra del Vento, con il preciso intento di attaccare il villaggio della Sabbia. Sabaku no Gaara ci chiede di inviare dei team di supporto alle squadre ninja già presenti sul posto, certo della nostra collaborazione. Onorevole Kaname, vuole dire qualcosa? - terminò rivolto ad un uomo sulla settantina, elegantemente vestito, che stava discutendo a mezza voce con l’anziana donna seduta accanto a lui.

- Certo - disse l’uomo chiamato Kaname, alzandosi in piedi e schiarendosi la voce - Parlo a nome mio, della rispettabile Asako e, credo, di molti altri di noi -.

Naruto fece uno sforzo immane, costringendosi a non roteare gli occhi. Un classico.

- Come lei ben sa, nobile Hokage, Konoha sta uscendo da un periodo di grandi disordini e profondi mutamenti - continuò Kaname, guardandosi attorno in cerca di cenni d’assenso - Sarebbe poco proficuo e alquanto avventato, soprattutto in questo primo ed instabile periodo di pace, iniziare una nuova faida con il villaggio della Nebbia; non crede? -.

- Io credo, saggio Kaname - rispose Naruto con veemenza - Che in nome dell’antica e duratura alleanza tra il villaggio della Foglia e quello della Sabbia, sia nostro dovere offrire a Suna l’adeguato sostegno militare che richiede-.

- Rokudaime Hokage, la esorto ad essere realista - Intervenne Otsune Nao, matriarca di una delle famiglie più influenti dell’intera terra del Fuoco, con cipiglio severo, come se stesse parlando ad un bambino disobbediente e testardo. - Provi anche solo ad immaginare la perdita che comporterebbe per Konoha. Se mentre i nostri migliori ninja si trovano nella terra del Vento, intenti a combattere contro insulsi guerriglieri ribelli, si presentasse uno serio e concreto problema qui? Chi provvederebbe a proteggere il villaggio? -.

Il Jinchuuriki si morse la lingua, cercando ancora una volta di darsi un certo contegno di fronte agli anziani. Apparentemente era calmo, sufficientemente disteso e lucido, ma se solo avesse potuto si sarebbe alzato, rovesciando sedia e tavolo, e avrebbe avvertito quei cadaveri ambulanti che aveva intenzione di aiutare Suna, anche a costo di mettersi in viaggio da solo.

Naturalmente non poteva, costretto a riconosce che era anche merito del consiglio se lui ora ricopriva quel ruolo, se aveva realizzato il sogno di una vita.

Ricordava quando, più di dieci anni prima, affermava soddisfatto ed orgoglioso “io diventerò Hokage!”. Finalmente ce l’aveva fatta, era il ninja più forte del villaggio, ma nonostante tutto non era contento. Voleva aiutare Konoha, proteggerla e proteggere le persone che amava, ma non in quel modo. Ogni volta che il consiglio prendeva una decisione a cui era contrario, si opponeva, ma alla fine tutti i suoi sforzi si rivelavano inutili.

- Infatti non intendo inviare centinaia di uomini, venerabile Otsune - riprese Naruto, con l'insolito tono educato - se mandiamo soltanto una piccola rappresentanza, sono certo che il villaggio non ne sentirà la mancanza. Ma propongo comunque di effettuare una votazione - concluse, vedendo gli sguardi dubbiosi degli uomini seduti accanto a lui.

 - Alzi la mano chi è favorevole all'invio delle squadre di supporto - annunciò Kaname con solennità. Naruto alzò la mano e trattenne il fiato, aspettando che che qualcuno facesse altrettanto.

Il silenzio regnò nella stanza per alcuni minuti, infine l'Hokage chinò il capo.

- Uno contro venti. Mozione respinta -.

Il bambino fiducioso e un po' spaccone che si trovava dentro Naruto tacque per un momento. Quello non era il suo sogno. Quella non era la sua verità.

 

 















***

La mia prima NaruSasu, che emozione!

Oggi non è stata esattamente una bella giornata, mi hanno rubato il portafoglio e altre simpaticherie simili, quindi spero che almeno questa mia FF vi piaccia ;__;

[si, sto cercando di farvi pena]

...

That's all, folks!



MM






Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Farfalle e Uragani ***






T h e E n d O f N o t h i n g







II

Farfalle e Uragani

 

Change everything you are

And everything you were

Your number has been called

Fights and battles have begun

Revenge will surely come

Your hard times are ahead…”

 

Cambia tutto quello che sei

tutto quello che eri

Il tuo numero è stato chiamato

I combattimenti e le battaglie sono cominciati

La rivincita arriverà sicuramente

I tempi difficili sono dritti davanti a te…”

 

[Muse - Butterflies and Hurricanes]

  

 

2.1

 

Era sempre stato così, fin da quando era bambino. Si illudeva sempre di poter cambiare le cose, di essere utile, di essere nel giusto, ma per quanto si sforzasse tutti lo consideravano sempre e solo per quello che era. Soltanto il Jinchuuriki, soltanto il contenitore di Kyuubi.

Sapeva che cambiare la mentalità degli abitanti di Konoha non sarebbe stato facile, ma c'era sempre stato qualcosa che rendeva tutto meno amaro, che rendeva i suoi giorni meno grigi e gli sguardi della gente meno freddi. Quando era diventato Genin aveva conosciuto i suoi compagni di squadra, quelli che sarebbero diventati i suoi migliori amici.

Sakura era stata il suo primo amore, nonostante l'indole manesca e la sua incomprensibile passione per Sasuke. Con il passare degli anni era cresciuta -come lui, dopotutto- e la lontananza di Sasuke non aveva fatto che avvicinarli, sempre di più. Certi giorni, quando la osservava dormire, era dilaniato dl dubbio, incapace di capire se stessero insieme per amore, o per sentire meno la sua mancanza.

In fondo erano amici, migliori amici. Non se l'era inventato, erano parole sue.

A volte la gente sembrava non capirlo, ma quello strano rapporto che si era instaurato tra loro non era solo rivalità. Era rivalità, amicizia, rispetto...affetto? Forse era soltanto la sua immaginazione, ma a volte ciò che li legava gli sembrava molto più forte.

Ma di Sasuke erano andare perse le tracce da anni, probabilmente era fuggito lontano da Konoha e dal suo passato, oppure era morto. Tutto il rispetto che Naruto nutriva nei confronti dell'ex compagno di squadra e nelle sue capacità di ninja gli impediva anche solo di pensare a quell'ultima, remota possibilità. Sasuke era vivo.

E se non tornava al villaggio era solo perché era un maledetto testardo.

Con questi pensieri che con un po' di sforzo definì confortanti, Naruto appoggiò pigramente la testa sulla scrivania, nascosto da alcune pile di documenti che attendevano solo di essere firmati. La riunione di quella mattina l'aveva distrutto moralmente e fisicamente, ora aveva soltanto bisogno di dormire.

Fortunatamente il Rokudaime Hokage ignorava che, mentre cercava di delinquere dai propri doveri, una squadra ANBU in ricognizione lungo il confine nord-occidentale della terra del Fuoco seguiva le tracce di Sasuke Uchiha.

Inequivocabilmente vivo.

L'avevano avvistato poche settimane prima, credendolo un semplice invasore deciso a creare un po' di caos, ma dopo giorni e giorni d'inseguimento l'avevano riconosciuto. Non appena erano stati certi dell'identità del ninja misterioso, si erano premurati di spedire un dettagliato resoconto all'Hokage.

Purtroppo anche loro non sapevano una cosa: da mesi gli anziani intercettavano tutte le missive indirizzate a Naruto Uzumaki.



 

2.2

 

Un pensiero improvviso scosse Naruto dal suo torpore. Non si trattava di una vera e propria necessità, quanto più di una mera curiosità, unita ad un minuscolo e nemmeno troppo infondato sospetto.

I resoconti. Erano settimane, forse mesi, che per un motivo o per l'altro non riusciva mai a leggerli. Certe volte venivano persi, altre volte distrutti da nemici occasionali, altre volte ancora sembravano manomessi, dal momento che contenevano informazioni decisamente irrilevanti.

Non era certo una coincidenza, se ne sarebbe accorto perfino un genin alle prime armi... come aveva fatto ad ignorare la cosa per tutto quel tempo?

Si diede dello stupido da solo, picchiandosi più volte la mano sulla fronte.

Se gli avessero chiesto di pensare ad un possibile “colpevole”, Naruto avrebbe di certo fatto i nomi dell'intero consiglio. Ancora non sapeva quale motivo li aveva spinti a sottrarre i messaggi inviati dai ninja della squadra ANBU in ricognizione presso i confini, ma di certo era qualcosa di grosso. E presto avrebbe scoperto cosa.

Gli anziani non erano degli ingenui, sicuramente non erano talmente stolti da conservare tali messaggi, né da parlarne pubblicamente; scoprire il loro contenuto si sarebbe rivelato più difficile del previsto.

L'Hokage iniziò a camminare avanti e indietro per il proprio ufficio, cercando di trovare una possibile soluzione al suo problema, ma senza venire a capo di nulla. Aveva soltanto due alternative. La prima era evocare Gama e spedirlo al confine, sperando che i ninja al servizio del consiglio non lo intercettassero; la seconda possibilità era pedinare e spiare ogni membro di persona.

Dopo una rapida riflessione decise per quest'ultima. Lo avrebbe esposto troppo, sicuramente, ma la carica che ricopriva lo qualificava come miglior ninja del villaggio della foglia. Lui era l'Hokage e il suo principale compito era tutelare e difendere tutta Konoha, anche dai suoi stessi capi.

Quella stessa sera avvisò Sakura che sarebbe rimasto a lavorare fino a tardi, lasciando la compagna a dir poco stupita, appese l'ampio mantello bianco e si preparò per la sua missione.

Avrebbe seguito Kaname e Otsune, da tempo immaginava fossero loro gli organizzatori dei consensi. Erano sempre loro ad obbiettare e distruggere le sue proposte, erano loro a parlare ad ogni riunione, erano loro -indubbiamente- a prendere le decisioni fondamentali per l'intero consiglio.

I due abitavano in un'elegante villa ai margini del villaggio, il muro di cinta era spesso e disseminato di sentinelle. Entrare non sarebbe stato facile, ma Naruto non poteva permettersi errori.

Camminò lungo il muro, attento a non farsi notare dagli shinobi di guardia, poi scavalcò il muro, deciso a raggiungere la residenza principale il prima possibile. Il giardino era straordinariamente ampio, decorato con siepi, piante di bambù ed un piccolo stagno; lo superò con un unico balzo, poi scalò la parete, mettendosi in ascolto fuori da una delle poche finestre illuminate.

- Quell'idiota di Mokichi - sbraitò una voce maschile, facendolo sobbalzare - per poco non faceva saltare i nostri piani! Consegnare i resoconti direttamente all'Hokage senza prima consultarci... roba da pazzi! -.

- Calmati, Kaname - lo tranquillizzò una seconda voce - Ho detto personalmente a Hosai di occuparsene. Ha fatto in modo che Mokichi non possa più commettere simili errori, se capisci quello che intendo -.

Naruto assottigliò gli occhi e tese ulteriormente le orecchie. Allora erano stati realmente loro!

- Si è anche sbarazzato dei messaggi? - si informò Kaname, con un tono di voce leggermente più allarmato - Se qualcuno li trovasse o se quel moccioso dell'Uzumaki ne entrasse in possesso... non oso immaginare i guai a cui andremmo incontro -.

- Ho nascosto momentaneamente i documenti nel tempio votivo, quello sul lato est della villa>> continuò la voce di donna, probabilmente appartenente a Otsune - Domani provvederò io stessa a distruggerli, in modo che nessuno possa trovarli -.

- Perfetto. Se mi è concesso saperlo, che informazioni contenevano quei resoconti? Ancora avvistamenti dell'Uchiha? -.

- Ovviamente. Da settimane le missive non parlano d'altro...-.

Naruto ebbe come l'impressione che il tempo avesse deciso di fermarsi, bloccando ogni cosa. Non percepiva più il fruscio dell'erba mossa dal vento, il sommesso vociare proveniente dalle cucine... per quanto fosse incredibile, perfino il delicato profumo dei cespugli fioriti sembrava essere scomparso.

In quel momento sentiva nelle orecchie soltanto l'assordante rumore del silenzio, che gli impediva di pensare lucidamente.

Sasuke era vivo... e lui doveva trovare assolutamente quei documenti!

 

2.3



 - Nobile Hokage, mi è concesso chiedere il motivo di questa riunione straordinaria? - chiese un uomo seduto dall'altra parte del tavolo - abbiamo discusso solamente ieri, e nonostante la mia memoria non sia più quella di una volta, non mi pare avessimo lasciato dei punti in sospeso! -.

- Dei punti in sospeso, eh? - ringhiò Naruto, stringendo i pugni e guardando con odio ogni singolo membro del consiglio - Durante questo incontro ho intenzione di risolvere anni di punti in sospeso -

- Credo di non capire - disse Otsune, ostentando tranquillità e calma - vuole per caso illuminarci? -.

- Ovviamente! - Naruto gettò sul tavolo una lettera evidentemente indirizzata a lui, recante la firma del capo della squadra ANBU.

- Continuo a non capire - affermò la donna, visibilmente più agitata. Come aveva fatto quel ragazzino a trovare le lettere? Nessuno oltre a lei sapeva dove erano nascoste!

- Sono i resoconti degli shinobi che si trovano al confine - continuò l'Hokage con decisione - Per qualche strano motivo non mi erano pervenuti, ma ora che sono nelle mie mani posso agire di conseguenza... signori miei, ho intenzione di sciogliere il consiglio degli anziani di Konoha, per riformarlo con elementi più degni e leali nei confronti del villaggio -.

Un brusio concitato si diffuse tra i presenti, assieme a molte lamentele e parole di dissenso.

- Non può farlo! - urlò Kaname, alzandosi in piedi a sua volta - Noi siamo gli uomini più influenti dell'intera terra del Fuoco. Mettersi contro di noi equivale al suicidio politico, moccioso -.

- Non posso farlo, lei dice? È un vero peccato, perché tecnicamente l'ho già fatto - gli rispose lentamente Naruto, gustandosi ogni singola parola - Inoltre non sono un moccioso, non siete gli unici ad aver conosciuto la guerra e la sofferenza; e vi dirò di più... ho intenzione di cercare Sasuke Uchiha per riportarlo a Konoha, e voi non potrete fare nulla per fermarmi -.

- Glielo sconsiglio, rispettabile Hokage - ribatté Otsune melliflua - lei non sa cosa comporterebbe il ritorno di Sasuke Uchiha al villaggio della foglia. L'equilibrio si romperebbe, il ruolo di rilievo che molte famiglie hanno ottenuto andrebbe in rovina...-.

- Equilibrio, ruoli di rilievo, potere... sapete parlare solo di questo? - chiese amareggiato e adirato - agite soltanto per il vostro tornaconto personale, senza pensare realmente al bene del villaggio: la pace e l'equilibrio che tanto vantate è soltanto quello delle vostre tasche. Siete voi a non capire che le guerre non terminano da un momento all'altro, che il potere e l'autorità si merita, non si ottiene per sangue o ricchezza! -.

Si fermò un attimo per riprendere fiato, cercando di inumidirsi la labbra ormai secche per la discussione.

- ...quindi, a prescindere dalla vostra opinione, io andrò di nuovo da Sasuke, e lo riporterò qui. Sarà libero di seguirmi o meno, ma almeno avrò la certezza che è vivo -.

- Fallo e verrai considerato un traditore di grado S - lo avvisò il vecchio Kaname, cercando gli sguardi d'assenso di altri membri dell'assemblea.

- Chi lo decide questo? - domandò Naruto con rinnovata spacconeria - un consiglio che è appena stato esautorato del suo potere? Io lo troverò, che voi lo vogliate o no -.

- Non lo farai! - urlò Otsune con il volto completamente trasfigurato dalla collera. Rapidamente compose un complicato sigillo e si avventò con rabbia sull'Hokage, pronta ad attaccarlo con odio.

- Impediscimelo! - rispose questi con voce più bassa, per poi sparire in una nuvola di fumo.

L'intero consiglio era allibito: Naruto Uzumaki era già alla ricerca dell'Uchiha... per tutto quel tempo avevano discusso con un clone d'ombra.



Sakura lo guardò seria, con gli occhi lucidi e le labbra tremanti.

- Quindi è...vivo? - domandò, come per ricevere un'ulteriore conferma sulla veridicità dell'informazione. Non poteva crederci. Poche attimi prima Naruto aveva fatto irruzione nell'appartamento -senza nemmeno esser tornato per la notte- e l'aveva messa al corrente di tutto.

- Secondo gli ANBU inviati al confine, si - asserì il biondo, guardandosi attorno nervosamente.

- ..e ora tu vorresti andare a cercarlo - continuò la ragazza, cauta e sempre più insicura.

Naruto non sapeva cosa rispondere, né cosa fare. Una parte di lui, quella razionale, gli suggeriva di lasciare perdere; già una volta aveva provato a fermarlo, a farlo tornare, ma si era rivelato tutto inutile. Un'altra parte, quella più umorale, voleva trovarlo e... dannazione, non sapeva nemmeno lui quello che voleva fare.

Senza padroneggiare completamente il proprio corpo, Naruto si ritrovò ad annuire e sotto lo sguardo lucido e po' spaventato di Sakura, a prepararsi per la partenza. In quello stato di semi-incoscienza la baciò -senza sentirne realmente il bisogno-, si affacciò alla finestra e spiccò un agile balzo, in direzione a nord-ovest.

- Sasuke, sto arrivando -.








***


Eccovi il secondo e penultimo capitolo della mia NaruSasu ^^

Voglio ringraziare chi l'ha messa nei preferiti, ma soprattutto chi ha recensito, ovvero: CloudRibbon, Kairi84, Ryanforever, Gaaralover e Capitatapercaso.

Grazie!






MM

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Vecchi Difetti ***






T h e E n d O f N o t h i n g



 

III

Vecchi difetti

 

 

Tutto ciò da cui stavi fuggendo

Torna come valanga più grande che

Ti trascina al punto di partenza se vestirai

Vecchi difetti

Volami accanto e solca il tempo

E bevi l’immenso soffio eterno

Guardami cambiare forma dopo forma e ancora

Respirare i tuoi capelli dentro a un giorno nuovo

Nello spazio che adesso riempi c’è

Succo acerbo di densi silenzi che

Colleziono da tempo

Come schegge d’inferno”

 

[Marta sui tubi - Vecchi Difetti]

 

 

3.1

Era completamente sporco, e sentiva freddo. L'incessante pioggerellina lo colpiva ad ogni passo, permettendo al gelo di quella notte d entrargli dentro, fino alle ossa. Odiava quel clima, odiava la luna piena che a malapena si intravedeva nel cielo, odiava la fitta coltre di nebbia che ricopriva ogni cosa.

Più volte in quel mese di ricerche si era trovato a maledire se stesso, così come la sua geniale idea. Era ormai arrivato ad un punto critico per le sue ricerche, non sapendo più da che parte sbattere la testa. Gli anziani avevano ritirato tutti gli avamposti ANBU che si trovavano sul confine, così da rendere addirittura più difficile la sua impresa.

Non aveva più scelta, doveva trovare Sasuke.

Tornare al villaggio avrebbe significato andare incontro a morte certa, non doveva dimenticare che ora era un Mukenin, un traditore di grado S.

Un sorriso gelido e ironico comparì sulle sue labbra.

Ogni tanto gli piaceva immaginare le storie che gli abitanti annoiati avrebbero raccontato su di lui, soprattutto se quelle mummie avvizzite del consiglio avevano provveduto a diffondere voci false sul suo conto.

Probabilmente un giorno i bambini sarebbero andati a letto presto, per paura che il tremendo Naruto Uzumaki -contenitore della spaventosa Kyuubi- arrivasse di soppiatto e con i suoi devastanti ninjutsu li attaccasse, così come anni prima aveva fatto con i poveri, giusti ed innocenti anziani di Konoha.

Un fruscio alle sue spalle richiamò la sua attenzione, costringendolo a mettersi sull'attenti. Non di rado quelle zone erano frequentate da predoni e malviventi, praticamente la feccia di tutta la terra del Fuoco e zone limitrofe. Estrasse silenziosamente tre shuriken e li lanciò verso la fonte del rumore.

Con un suono sordo questi colpirono il tronco di un albero, facendogli perdere la concentrazione per pochi istanti che, seppur minimi, permisero al “nemico” di attaccarlo alle spalle e di puntargli un kunai alla gola.

Dannazione, pensò Naruto cercando di divincolarsi. In una situazione normale non si sarebbe fatto attaccare in quel modo stupido da chicchessia, ma il sonno e la fame lo stavano privando dei suoi riflessi

- Fermo e non dire una parola - lo avvisò lo sconosciuto con voce roca - prova anche solo ad urlare e sei morto -.

- Io non muoio così facilmente - rispose Naruto, voltandosi con un movimento stranamente agile e privando l'avversario della sua arma.

Indossava un ampio mantello nero che gli copriva il volto e si muoveva rapidamente, schivando con precisione tutti gli attacchi di Naruto.

Sulla sua schiena riusciva scorgere i resti di quello che un tempo era probabilmente lo stemma della casata Uchiha, anche se non poteva averne la certezza matematica.

Che sia...?

Il dubbio attraversò la mente di Naruto come un lampo a ciel sereno, spingendolo a combattere con nuova determinazione. Impastò più chakra possibile, iniziando a liberare anche quello di Kyuubi, per effettuare la tecnica suprema della moltiplicazione.

Una miriade di figure identiche a lui invasero la radura, circondando l'uomo che l'aveva attaccato, che però continuava a difendersi con abilità. Perché diavolo usava solamente il taijutsu?

Finalmente una delle copie era riuscita ad avvicinarsi a lui e a coglierlo di sorpresa. Un calcio ben assestato nello stomaco lo fece rotolare a terra per diversi metri e sbattere violentemente contro un albero.

Con passi lenti e cadenzati Naruto lo raggiunse, sentendo il proprio cuore sul punto di esplodere o di fermarsi. Si chinò e con prudenza gli tolse il cappuccio.

- Ti supplico, non uccidermi - piagnucolò un ragazzo sulla ventina, dall'aria anonima - io non volevo farlo, lo giuro... non uccidermi! Ti giuro che non volevo! .

Dire che il Jinchuuriki era adirato sarebbe stato un eufemismo. Sentiva il chakra Kyuubi sfrigolargli nello stomaco e la sua voce insinuante spingerlo a radere al suolo l'intera foresta, o perlomeno a lavarsi le mani nel sangue di quell'incauto ragazzino. Ma non fece nulla di tutto ciò.

Respirò a fondo, lasciò cadere il kunai e si rivolse al giovane.

- Che cosa esattamente non volevi fare? - gli chiese, cercando di far tacere la volpe dentro di lui.

- T-tutto, t-tutto! - balbettò il ninja anonimo, atterrito dal feroce sguardo di Naruto - L-lui mi ha dato il mantello e..m-mi ha d-detto che se non ti a-avessi attaccato mi avrebbe u-ucciso! Io non volevo! -.

Il biondo afferrò il ragazzo per la collottola, tirandolo verso di se.

- Lui chi? - ringhiò.

- L-lui... il ninja con gli o-occhi rossi. Qui tutti hanno paura di lui -.

Naruto imprecò, liberandolo dalla stretta. Quindi Sasuke era nei paraggi e sapeva che lui si trovava lì. Probabilmente aveva inscenato quel patetico spettacolino per confonderlo e riuscire ad allontanarsi.

Ma c'era la possibilità che l'Uchiha avesse sopravvalutato il suo giovane diversivo e che quindi non fosse poi così lontano.

- Ti lascerò in vita ad una condizione - disse Naruto senza distogliere gli occhi dal ragazzo - dimmi dove è andato. Se scoprirò che menti, tornerò indietro e ti scuoierò con le mie stesse mani, chiaro? -.

Il ninja annuì febbrilmente, iniziando a tremare.

- Si stava dirigendo a est, dove il fiume grigio segna il confine -.

- Grazie - rispose Naruto sorridendo in maniera inquietante -...spero per te che sia vero -.

 

 

3.2

Sasuke sbuffò, augurandosi che la “trappola” tesa a Naruto avesse funzionato. Se quest'ultimo avesse fatto ricorso a Kyuubi era ovvio che quel ragazzino non sarebbe sopravvissuto, ma almeno avrebbe rallentato la corsa del Jinchuuriki.

Se l'avesse trovato... beh, sarebbe stato davvero un problema. Non era dell'umore per un combattimento all'ultimo sangue, né per sentire le sue stupide chiacchiere sull'amicizia, la lealtà e chissà cos'altro.

Che tutta la squadra ANBU di Konoha potesse essere maledetta!

Se non fosse stato per loro, non si sarebbe ritrovato quel dobe alle calcagna. Di nuovo. Era sfiancante, in ogni senso.

Si fermò a riprendere fiato, dopotutto era in fuga da almeno cinque ore, anche se fosse riuscito a scoprire dove era diretto, Naruto non sarebbe mai riuscito a raggiungerlo. Era decisamente impossibile, anche per un ninja del suo livello.

- Ti riposi già? E io che speravo di continuare ancora per un po' questa piacevole corsetta! - disse una voce spaventosamente familiare, alle sue spalle.

Dannazione.

- Naruto - lo salutò con un cenno del capo, mentre questi si rendeva visibile - devo dedurre che il mio diversivo abbia cantato -.

- Deduci bene, Sasuke. Sappi comunque che è ancora vivo -.

- Come se la cose mi importasse - rispose Sasuke sprezzante - Veniamo al succo della questione... che cosa vuoi ancora da me? -.

- L'unica cosa che voglio da quando avevamo dodici anni! - gridò Naruto, con gli occhi che fiammeggiavano.

- Farti sconfiggere da me? Andiamo Nacchan, pensavo fossi stanco di farti umiliare dal sottoscritto - lo derise, schiacciando su uno dei tasti più dolorosi per il suo avversario - ma d'altronde se desideri ancora mangiare la polvere...chi sono io per non accontentarti? -.

- Taci! - sbraitò Naruto, stringendo convulsamente i kunai e portandosi in posizione d'attacco - Io voglio soltanto che tutto torni come prima. Non posso rassegnarmi perché tu sei un mio amico! -.

La risposta strafottente di Sasuke non tardò ad arrivare, facendolo innervosire ancora di più.

- Beh, allora arrivi tardi, baka. La verità è che tu non ti sai rassegnare perché sei ancora un bambino -.

- La verità è che tu sei un idiota! - urlò Naruto, fuori di sé.

- Ti ringrazio, ho atteso più di vent’anni questa rivelazione.. sento che ora potrò morire in pace - rispose il moro, roteando gli occhi.

- Tu non morirai finché non te lo dirò io, Sasuke! -.

- E perché? Perché lo dice il peggior ninja del villaggio della Foglia? -.

- Perché tu non hai idea di quello che ho affrontato per te, per trovarti, per fare in modo che tu avessi un'altra possibilità - rispose Naruto, cercando in tutti i modi di darsi una calmata - Ho realizzato il mio sogno di diventare Hokage, è vero, ma è altrettanto vero che vi ho rinunciato... per che cosa poi? Per un deficiente, bastardo, pallone gonfiato chiamato Uchiha?! -.

Si fermò per riprendere fiato e poi ricominciò.

- Hai ragione, sono ancora un bambino. Lo sono perché nonostante fossi a conoscenza della tua proverbiale ingratitudine e insensibilità, sono venuto lo stesso. Lo sono perché ho pensato che almeno tu fossi cresciuto e avessi capito quanto contano certi legami, lo sono perché ho pensato che il mio sacrificio avrebbe contato qualcosa. Alla luce di tutto questo, si Uchiha, sono un fottuto moccioso, ma almeno mi comporto come un essere umano -.

- Tu non ti comporti come un essere umano - ribatté Sasuke con freddezza - ti comporti come un cucciolo abbandonato. Cerchi sempre di tornare da chi ti ha lasciato la prima volta, senza andare avanti e imparare dai tuoi errori -.

Naruto rimase in silenzio, sempre fermo e pronto a saltare verso Sasuke.

- L'unico motivo per cui non imparo dai miei errori... - disse con più tranquillità, abbandonando la posizione d'attacco - ...è che non li considero tali. Se dovessi tornare indietro, rifarei esattamente ogni cosa; anche se dovessi rivivere mille vite, in ciascuna di esse io cercherei di riallacciare il nostro legame -.

- Sei soltanto un maledetto testardo! - rispose Sasuke, iniziando a perdere la calma, di fronte alla  risolutezza dell'altro - Ti sei dato tanta pena per nulla, dal momento che io non potrò mai tornare a Konoha: sono un ninja traditore e verrei processato come tale. Il tuo sacrificio, se così vuoi chiamarlo, non è servito a nulla. Cosa ti aspettavi che dicessi? “Oh Naruto, ti amo e ti seguirò fino in capo al mondo?” -.

- Chi ha parlato di amore? - chiese Naruto allarmato e imbarazzato dalle parole di Sasuke.

Coda di paglia?

- Era solo un modo di dire - disse quest'ultimo, spazientito - ti ho deluso forse? -.

-Figuriamoci! - rispose Naruto digrignando i denti, punto sul vivo - Se dovessi andare contro-natura almeno sceglierei qualcuno con due dita di cervello...e magari con un cuore! -.

- Strano, perché dalla tua morbosa determinazione si evince tutt'altro, dobe - continuò a canzonarlo.

- La mia determinazione non è morbosa - puntualizzò - Tempo fa dissi che ti avrei riportato indietro e io non mi rimangio mai la parola data, questo è il mio credo ninja -.

- ...se ti piace crederlo - .

- E va bene, razza di bastardo ingrato e so-tutto-io - esplose Naruto, avvicinandosi a Sasuke fino a puntare gli occhi in quelli scuri di lui. Non aveva attivato lo sharingan, evidentemente non aveva intenzione di combattere. - Sarò anche morboso, malato e  ossessionato, ma è una vita che cerco di salvare tutto questo. E ogni volta vedo i miei sforzi andare in fumo... ma quello che mi fa più male è vedere che la nostra amicizia per te non conta niente -

 - Ancora una volta dimostri la tua ingenuità, Naruto - disse Sasuke, distogliendo lo sguardo dall'ex compagno di squadra e divincolandosi dalla sua presa - Uno dei motivi per cui non riuscirai mai a convincermi a tornare è che io, a differenza tua, so che questa non può essere solo amicizia; l'ho sempre saputo! Sono un realista, mentre tu sei un inguaribile utopista. Ora devi tornare, non puoi lasciare che il consiglio -o peggio, la radice- prenda il controllo del villaggio. Hanno bisogno di te -.

- E io di cosa ho bisogno? - mormorò Naruto fissando il terreno - mi sono trovato di fronte ad una scelta importante, dovevo capire se avevo bisogno di loro, o avevo bisogno... di te. Ebbene, io ho deciso, per questo non ho intenzione di lasciarti indietro -.

- Per non lasciare indietro me stai lasciando indietro tutto il resto, non ci hai mai pensato? - gli fece notare con voce seria - Tutte le persone vicine a te hanno una vita. È probabile che gli anziani cerchino di renderglela un inferno...vuoi che questo accada? -.

- Io... no, ovviamente no - rispose tristemente - Non vorrei mai che Sakura perdesse il suo lavoro all'ospedale, non me lo perdonerei mai -.

- Complimenti, dobe - disse Sasuke, cercando invano di assumere un tono sarcastico - perché probabilmente questo è già successo. E Rock Lee, Hinata, Shikamaru, Ten Ten... che fine avranno fatto? -.

Naruto si morse le labbra, ma non parlò. Sapeva già la risposta.

- ...a questo punto, sei sicuro che il gioco valga la candela? - chiese nuovamente Sasuke - Avanti, rispondimi! -.

Il biondo rimase nuovamente in silenzio, inerme davanti a quelle dolorose affermazioni.

- Capisco. La verità fa male... -

- Smettila! - disse Naruto stringendo i pugni fino a conficcarsi le unghie nelle mani - Tu questo non lo puoi sapere. Non devi nemmeno permetterti di nominare Sakura e gli altri, capito? -

- Non lo posso sapere, ma posso fare delle supposizioni. Ti consiglio di pensarci -.

Un pesante silenzio calò tra i due, rotto soltanto da alcuni rumori in lontananza.

Infine Naruto si decise a parlare, con la bocca impastata dal senso di colpa.

- Io... Io lo so che loro hanno bisogno di me. Ma tu?-.

Sasuke sorrise.

- Tranquillo baka, io me la cavo anche da solo -.

Naruto abbassò gli occhi. Non avrebbe mai voluto udire quelle parole, ma riconobbe che era inevitabile.

- Dunque questa è la fine? - chiese cauto, allungando una mano verso Sasuke.

- Già... è la fine di tutto, ma è come se fosse la fine di niente - ripose questi, porgendo a sua volta la mano per stringere quella dell'amico.

Ma Naruto si sporse ulteriormente verso di lui riuscendo a sfiorargli le labbra, ricevendo in cambio uno sguardo interrogativo.

- ...ora o mai più, giusto? - disse con un'alzata di spalle, rivolgendogli un ampio sorriso. Sapeva di aver fatto qualcosa di stupido e inequivocabilmente insensato, ma quando si era reso conto che non si sarebbero più visti, che non avrebbero avuto un'altra occasione per parlare, o litigare, o insultarsi... ecco, non era riuscito a pensare ad altro.

Ora o mai più.

Sul volto di Sasuke comparve un sorriso amaro. Quella era davvero la fine di niente.


 

 

 

 

 

***

Yeeee ù__ù e questa è anche la fine della mia Fan Fiction.

Colgo l'occasione per salutare tutti:

Mala Mela, domattina, parte alla volta della Grande Mela (è un pellegrinaggio, per me).

<3

Ci sentiamo a Luglio, hasta luego!

 

 

MM




Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=241024