Occhi di smeraldo

di _Cthylla_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 - il primo incontro. ***
Capitolo 3: *** 2- l'inizio della fine. ***
Capitolo 4: *** 3- un bravo ragazzo. ***
Capitolo 5: *** 4- le conoscenze...e le conseguenze. ***
Capitolo 6: *** 5- Londra ***
Capitolo 7: *** A Natale ogni scherzo vale ***
Capitolo 8: *** 6- sempre in mezzo, come il giovedì. ***
Capitolo 9: *** 7- un'insana voglia di pudding ***
Capitolo 10: *** 8- la punta dell'iceberg ***
Capitolo 11: *** 9- l'apparenza inganna ***
Capitolo 12: *** 10- Hunted ***
Capitolo 13: *** 11- volere non è potere ***
Capitolo 14: *** 12- tonto! ***
Capitolo 15: *** 13- Dies Irae ***
Capitolo 16: *** 14- un passo avanti, due indietro ***
Capitolo 17: *** 15- scandalous ***
Capitolo 18: *** 16- end of a dream ***
Capitolo 19: *** 17 - la punta dell'iceberg, parte II ***
Capitolo 20: *** 18- oltre la linea ***
Capitolo 21: *** 19- discorsi ***
Capitolo 22: *** 20- rosso di sera... ***
Capitolo 23: *** 21- trouble, troublemaker... ***
Capitolo 24: *** 22- absinthe ***
Capitolo 25: *** 23- il fazzoletto rosso ***
Capitolo 26: *** 24- O Fortuna... ***
Capitolo 27: *** 25- veni, vidi...vici? ***
Capitolo 28: *** 26- back, part I ***
Capitolo 29: *** Epilogo- back, parte II ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Emmie

PROLOGO






Kid Muscle osservava allibito la ragazza che fronteggiava senza battere ciglio i due colossi che le stavano davanti, uno dei quali aveva appena mandato il suo avversario in terapia intensiva dopo avergli strappato le braccia.

«Lasciala perdere, Kevin. Come si può pretendere che capisca?» disse Lord Flash guardando la mora con aria di sufficienza.

«Tu chiudi la bocca o ti prendo a calci in culo da qui fino a Mosca. Se lui è diventato così la colpa è tua!» esclamò la ragazza, puntando il dito contro il petto di Lord Flash «la tua influenza gli ha fatto perdere ogni senso della misura, ogni senso della sportività! Gli hai ficcato in testa che vincere è tutto quello che conta…»

«Perché è tutto quello che conta, Emerald, e se non l’hai ancora capito allora sei stupida quanto Meat» sentenziò Kevin Mask, con calma glaciale.

Da arrabbiata che era, l’espressione della ragazza divenne semplicemente dura come la pietra. «Ah davvero! E magari secondo te meriterei anche di fare la stessa fine».

«Di certo sarebbe bene se ti togliessi di torno una buona volta» commentò Flash.

«Sì beh, mammina protegge sempre il suo bambino!» sbottò Emerald.

«Cosa vorresti insinuare?» le domandò Kevin guardandola dall’alto al basso.

«che sei diventato talmente dipendente da quest’imbecille da non riuscire più a ragionare da solo! Possibile che tu non ti renda conto…»

«Emerald. Zitta».

La ragazza lo guardò, scosse la testa, per poi scoccare anche a Flash un’occhiata carca di disprezzo. «Questo è colpa tua» ripeté.

«Se non ti piace che Kevin sia diventato un chojiin come si deve puoi sempre toglierti di torno. Nessuno ti tratterrà» disse con durezza il russo.

Emerald guardò nuovamente Kevin, che non aveva più detto una parola. Evidentemente era d’accordo con il suo caro allenatore.
Flash, russo maledetto…non che avesse niente contro i russi in generale, ma se fosse stato per lei avrebbe mandato Capitan Pantaloni Aderenti a marcire in un gulag.

«Sai cosa? È proprio quel che farò» disse, dopo aver preso una decisione improvvisa «E farò anche qualcos’altro. Kid Muscle» si voltò verso il ragazzo, inginocchiato vicino alla Lanterna della Leggenda che era luminosa quanto una lucciola a mezzogiorno «Hai trovato la tua nuova allenatrice. Prova a dirmi di no e ti strangolo».

«C-C-CHE COSAAAAAAA?!!» esclamò Kid, insieme a tutti i presenti.

Lei, Emerald Lancaster, parte ormai storica del trio che formava con Kevin Mask e Lord Flash…allenare Kid Muscle?

L’unico avversario col quale Kevin fosse davvero interessato a combattere?

Il lottatore che si preparava ad affrontare da tutta la vita, per “vendicare il nome della famiglia Mask”?

Lei…proprio lei, che sapeva quanto Kevin tenesse a vincere…

«Ma…non puoi, non…» avviò a dire Ikimon «non puoi essere tu ad allenare Kid Muscle!»

“il trio che si divide?! Così faranno precipitare l’audience!” pensò preoccupato il nuovo presidente della IWF.

«In nome di quale regola? Sei solo un altro che deve chiudere la bocca, tanto sei in grado di sputare fuori solo enormi minchiate» sibilò Emerald, appena prima di essere afferrata per il polso da Kevin.

«Tu non lo farai. Ci siamo intesi?» le disse l’inglese. 

Emerald lo guardò dritto negli occhi, tentando senza successo di liberarsi dalla sua presa. Conosceva bene quegli occhi di falco, come anche ne conosceva il vero colore, perché lei lo aveva visto…

«Non ti azzardare a dirmi quello che devo fare, allenerò Kid Muscle, che a voi due piaccia oppure no. E adesso molla la presa, o ti infilo due dita negli occhi».

Gli amici di Kid Muscle osservavano la scena a bocca aperta, incapaci di commentare, un po’per il coraggio dimostrato dalla ragazza e un po’perché avevano sempre pensato che tra quei due avesse iniziato ad esserci qualcosa di più di -e già solo quello era quasi incredibile conoscendo Kevin- semplice amicizia.

E invece…

Mask lasciò bruscamente la presa. «Emerald Lancaster, questo lo considero un tradimento. E sappi che ti sbatterò la porta in faccia quando tornerai a chiedermi perdono strisciando».

Lei non fece una piega. «Allora sta’fresco, che se strisciassi non farei che abbassarmi al tuo livello, vista la larva d’uomo che sei, quindi non lo farò tanto presto».

Kid Muscle emise uno squittìo spaventato. Possibile che Emerald non vedesse?! Possibile che non si rendesse conto che così rischiava di fare la fine di Turbinskii?!

«Come osi?!» ringhiò Kevin.

«qui non è questione di “osare”, ma di dire le cose come stanno. Se non ti piacciono non è un mio problema, chiaro?» fece cenno a Kid di alzarsi, ordine che il suddetto eseguì immediatamente «Inoltre non capisco come tu possa sentirti minacciato da una…come mi hai chiamato? Ah, già: stupida» disse seccamente, avviandosi verso l’uscita insieme ad un tremante Kid.

«Ultima possibilità di tornare a ragionare» Kevin Mask le si parò davanti con aria decisamente minacciosa, ottenendo solo l’ennesima occhiata gelida.

«Kevin Mask, togliti dalla mia strada».

Dopo un lungo silenzio carico di tensione l’inglese si fece da parte. Kid si fece piccolo piccolo, aggrappandosi alle gambe di Emerald.

«Mamma-mamma-mamma-mamma…» piagnucolò.

«Hai fatto la tua scelta. Se vuoi stare dalla parte dei perdenti sei liberissima di farlo» disse Kevin freddamente «Fidandomi di te ho commesso un gigantesco errore».

«Non fare la vittima, non ci casca più nessuno. Se mai sono io ad aver sbagliato pensando che fossi una brava persona» ribatté Emerald altrettanto freddamente «E sprecando un sacco di tempo ad ascoltare le tue scempiaggini. Andiamo, Kid…»

Neanche a dirlo, Kid Muscle si fiondò fuori dalla porta. Emerald lo seguì senza nemmeno voltarsi per dare a Kevin un’ultima occhiata, pur sapendo che sia lui che Lord Flash, come tutti, la stavano osservando.

“Come siamo potuti arrivare a questo?!” pensò, tra la rabbia e la tristezza.

Già. Come si era arrivati a questo?...

***

Eccomi di nuovo a scrivere su Ultimate Muscle, cosa che io stessa non mi aspettavo minimamente. È vero che questo anime è un mio antico amore, ma credevo di averlo lasciato perdere, e invece…no. Sapete come sono i vecchi amori, a volte (purtroppo) ritornano!
Spero di avervi incuriositi almeno un pochino, e soprattutto…che lo abbia fatto Emerald. Se pensate “ma come accidenti è fatta questa ragazza?! Hai soltanto detto che è mora!”, abbiate un po’di pazienza; è solo il prologo, in fondo.
 
Credo si sia capito a che punto della storia siamo, ma se così non fosse chiarisco: è appena finito l’incontro Kevin Mask-Turbinskii. Da adesso la storia farà un salto indietro, per vedere appunto “come si è arrivati a questo”, per poi arrivare pian piano allo scontro finale tra Kid e Kevin (…o almeno, la mia idea è questa. Poi c’è anche caso che l’ispirazione se ne vada e ciao mare…).
 
Se come prologo vi piace sentitevi liberi di recensire, e se non vi piace idem, lasciate pure una critica costruttiva; sono una persona ragionevole e non vi mangerò vivi. Sapete com’è, preferisco la pizza.
 
Detto ciò…basta. Chiacchiero troppo. Bye bye!

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Capitolo 2
*** 1 - il primo incontro. ***


All’incirca un anno prima…

 

 

 

“Sempre con quei pantaloncini corti…” pensò Kevin Mask, appena uscito di casa a prendere il giornale, guardando la moretta che da un paio di settimane passava correndo proprio davanti a casa sua. Cuffiette nelle orecchie, strani capelli neri sfumati di verde smeraldo raccolti in un ciuffo, e sguardo costantemente rivolto davanti a sé.

“E tra dieci metri…nove…otto…”

Eccola lì, come sempre, a fermarsi e tirare fuori dal piccolo marsupio grigio perla un pacchetto di Marlboro rosse, niente meno. 
Kevin Mask aveva pensato spesso che sarebbe morta di cancro ai polmoni tra massimo una diecina d’anni, se non avesse smesso.

Posò nuovamente il giornale a terra, aveva deciso: quella mattina le avrebbe rivolto la parola. Poco importava se fino a quel momento lei non lo aveva mai neppure degnato di un’occhiata.

L’inglese aveva pensato spesso e volentieri che quello fosse un fatto piuttosto strano, considerando che al suo arrivo in qualunque luogo gli occhi di tutte le ragazze finivano inevitabilmente su di lui; a volte ciò era anche piuttosto seccante perché, sciaguratamente, le sue coetanee sembravano incapaci di articolare discorsi compiuti o comunque interessanti.

Uscì rapidamente dal cancello, camminando come se nulla fosse verso la ragazza che stava scegliendo la canzone sull’I-Pod.

«Sai che quel che fai è una pura e semplice contraddizione, vero?»

Sentendosi interpellare la ragazza alzò lo sguardo e sollevò leggermente un sopracciglio. «Immagino che tu sia anche ansioso di dirmi perché».

Non sembrava importarle di stare parlando con una star del wrestling, né di arrivargli a malapena al petto. Anzi, sembrava perfino un po’scocciata, come se non si rendesse conto di che grande onore fosse il fatto che lui le avesse rivolto la parola.

Kevin la vide aspirare un’altra boccata di fumo, dopo aver portato la sigaretta tra le labbra sottili. 

«Allora? Intendi dirmelo o hai raggiunto il limite di parole giornaliero?» gli disse, con uno sguardo quasi divertito negli occhi verde smeraldo.

Smeraldo, smeraldo…quel colore doveva piacerle molto, pensò Kevin, visto che anche l’I-Pod, le meches sui capelli e la maglietta che indossava avevano la stessa tinta.

«Devo ridere?» le domandò l’inglese, un po’seccato. 

Lei fece spallucce. «Se ti va ridi, se non ti va non ridere. Dunque? Quale sarebbe questa contraddizione?»

Fu a quel punto che Kevin notò il suo accento londinese, più leggero del proprio ma comunque presente. Che fosse inglese anche lei, allora? Certo che la galassia era piccola…

«Corri per mantenerti in forma, quindi tieni alla tua salute. Poi però fumi Marlboro rosse, che ti uccidono i polmoni. Questo è il controsenso».

Per tutta risposta la ragazza tirò un’altra lunga boccata. «Ok. Adesso però mi verrebbe da domandarti una cosa».

«Ossia?»

«A te, che ti frega?»

Kevin ammutolì. Non era abituato a sentire qualcuno rivolgerglisi così, tantomeno una ragazza. «Niente».

«Allora perché ci tenevi tanto a dirmelo?»

Con quell’aria noncurante la ragazza aveva l’inquietante capacità di farlo sentire un perfetto idiota, e lui non era un idiota. Non si chiamava mica Kid Muscle o quasi peggio ancora -almeno a parer suo- Jeager Broken.

«Comunque… niente più commenti sulle Marlboro» lo avvisò lei «In fin dei conti io non ne ho fatti sulla quantità di birra che bevi».

Ecco, lo aveva nuovamente preso in contropiede. «La quantità di?… Ma che c’entra?»

“Ma più che altro, lei che ne sa di quanta birra bevo?!” pensò.

«fumare fa male, ma se non lo sai nemmeno sbronzarsi fa tutto questo gran bene alla salute».

«Tu cosa ne sai di quanto bevo? Mi spii?»

Kevin sapeva che non viveva troppo lontano da dove viveva lui, pur non sapendo in quale casa abitasse di preciso; la vedeva tornare dalla corsa e svoltare in una via - che lui sapeva essere chiusa - ad un paio di case di distanza.

«Non ne ho bisogno. Il portone che, prima di capire che era quello sbagliato, hai tentato in tutti i modi di aprire due notti fa era quello di casa mia» fece un sorrisetto ironico guardandolo dritto in faccia «Per la cronaca, attraversandolo non avresti trovato il mondo di Narnia».

Quelli erano i rari momenti in cui Kevin si sentiva fortunato a portare una maschera di ferro sul volto, visto quanto era arrossito. Aveva il brutto difetto di ricordare ogni dettaglio delle proprie sbronze, infatti si era domandato di chi fosse quella casa, ed ecco la risposta. Era proprio la sua, maledetta la birra e chi l’aveva inventata.

«Magari provando nell’armadio di casa tua avresti avuto più fortuna» concluse lei.

Kevin Mask non rispose neanche, limitandosi a girare sui tacchi e battere in ritirata verso casa. Aveva fatto una serie di pessime figure e, se fosse rimasto lì un altro po’, probabilmente avrebbe finito per tramortirla con un pugno in testa purché smettesse di prenderlo in giro. Come si permetteva?! E il brutto era che, dopo Narnia, non poteva nemmeno dirle di chiudere la bocca.

«Batti in ritirata? Non ti facevo un vigliacco».

A quelle parole l’inglese smise bruscamente di camminare, voltandosi nuovamente verso di lei. «Io non sono un vigliacco».

«Buon per te».

«È solo che non mi va di sprecare tempo a parlare con te» continuò.

«Ma tu guarda, è lo stesso motivo per cui io non ti avevo mai calcolato finora: sapevo che sarebbe stata una perdita di tempo…dai, uno che ancora crede all’esistenza di Narnia…» la ragazza fece schioccare la lingua contro il palato «È un caso disperato».

«Vedi di smetterla» la intimò l’inglese, riavvicinandosi lentamente. 

Lei spense la sigaretta e la gettò nel cestino per poi, quasi come fosse stata una sfida, riaccenderne di seguito un’altra.

«Mettila così, Kevin Mask, la prossima volta che vorrai avvicinare una ragazza di’ semplicemente “Ciao” invece che sputare sentenze sui suoi vizi» gli stava sorridendo leggermente, adesso «Non tutte le ragazze le accettano, anche se provengono da una specie di star».

Oh, perlomeno quello lo aveva riconosciuto. «Me ne ricorderò. Assodato che conosci il mio nome, sarebbe il caso che mi dicessi il tuo».

La ragazza fece degli anelli di fumo, avendo comunque la cortesia di non soffiarglieli in viso. «Se fossi stato meno ubriaco magari due sere fa l’avresti visto scritto sul campanello».

«Mi è sembrato di averti detto di smetterla! Guarda che altrimenti…»

«…batterai ancora in ritirata?» disse lei con espressione alquanto divertita per poi, notando l’occhiataccia, porgergli velocemente la mano destra «Mi chiamo Emerald J. V. P. Lancaster ».

Indeciso se stritolarle le dita o meno, alla fine l’inglese scelse la seconda opzione. «Kevin Mask. Ma questo lo sapevi già» commentò «J.V.P.?»

«Janice Verbena Phoebe» Emerald alzò gli occhi al cielo «Rispettivamente mia madre, mia nonna materna e mia nonna paterna, lascia perdere».

«Verbena è un nome strano» commentò Kevin.

Eccolo di nuovo, quel sorrisetto ironico. «È più strano camminare con una lattina blu in testa»

«Senti un po’…» avviò a protestare l’inglese, immediatamente interrotto da Emerald che sollevò il dito indice davanti al viso.

«Ascolterò eventuali rimostranze solo se riuscirai a prendermi» disse rapidamente lei «Cosa, come ti dimostrerò, niente affatto facile da farsi, my dear».

«Londinese, eh?» le domandò il lottatore, ottenendo in risposta un’alzata di spalle.

«Forse si, forse no…perché dovrei dare tutte queste informazioni ad uno sconosciuto?»

Kevin incrociò le braccia davanti al petto. «Non sono uno sconosciuto. Il mio nome lo conosci».

Lei alzò gli occhi al cielo e fischiò ad un uomo che passava dall’altra parte della strada. «Ehi tu! Come ti chiami?»

«Eeehm…Frank?»

«Lo domandi a me?...tutto a posto, continua pure a camminare» disse Emerald con un cenno, per poi tornare a rivolgersi a Kevin «Ecco, conosco anche il suo nome, quindi adesso andando secondo il tuo ragionamento Frank è il mio nuovo amichetto del cuore?»

Stavolta fu l’inglese ad alzare gli occhi al cielo. «Stai iniziando a seccarmi».

«Problemi tuoi. Comunque, perché non saresti uno sconosciuto?»

«Perché ti vedo correre ogni mattina» avviò a rispondere, accorgendosi che come motivazione effettivamente era alquanto debole.

«Considerando che ti passo davanti ad un metro e mezzo massimo di distanza se non mi avessi vista avresti avuto seri problemi agli occhi» commentò Emerald «Cooooomunque, la sfida è ancora valida. Se riuscirai a prendermi ti dirò tutto quello che vuoi sapere» si appoggiò al palo della luce con la schiena e gli sorrise ancora «Andata?»

«Non faremmo prima se rispondessi e basta?»

«Hai paura di non prendermi o sei troppo pigro per fare una corsetta? Bada che tra l’ozio e la birra metterai su un rotolo di ciccia tale che potrò nascondermici sotto».

Mask lanciò l’impermeabile blu scuro nel proprio giardino. «Non mi sono mai tirato indietro davanti a una sfida, quindi perché cominciare adesso? Sarò gentile, Lancaster» fece scrocchiare le dita delle mani «Ti concederò cinque secondi di vantaggio».

“Lancaster…ho come l’idea di averlo già sentito, ma dove?” pensò.

«A partire da…?»

«Adesso».

Un ultimo sorrisetto ed in un attimo la ragazza aveva già percorso un centinaio di metri. 
Ma quanto accidenti correva, quella?!

«Comincia a correre, Mask!» ebbe perfino la sfacciataggine di urlargli arrivata al terzo secondo di vantaggio e, pur non essendo il tipo d’uomo che corre dietro ad una donna, per una volta Kevin Mask obbedì senza stare a discutere.

Correndo e correndo ebbe la conferma di quel che aveva già largamente intuito: non l’avrebbe presa. Lei era sempre duecento metri avanti, per quanto lui potesse correre forte, per quanti ostacoli potessero trovare sulla loro strada. 

Saltarono steccati, saltarono persone, finirono addirittura correre sui tetti dei palazzi del centro; sembrava la classica scena tra Willy il Coyote e Mimì lo Struzzo.

“Sono certo che non abbia la mia stessa resistenza. La prenderò, la pren…dov’è finita?!” Kevin si guardò attorno, ma sul tetto di quel palazzo non c’era più nessuno. 
Fece correre lo sguardo sulla strada… eccola lì, ad almeno trecento metri di distanza. 
Lei, prima di sparire in un vicolo,
lo salutò perfino.

“Non finisce qui” pensò Kevin Mask “Passi davanti a casa mia tutte le mattine, arriverà quella in cui ti prenderò”.

«Lassù, sul tetto! È Kevin Mask!» urlò qualcuno da sotto. 

Il Cavaliere Mascherato pensò che fosse meglio dileguarsi prima di essere assediato da una torma di ragazze urlanti…nella quale, di certo, Emerald Lancaster non sarebbe stata presente.

È in corso la Massima Sfida dei Muscle, perché diamine non pensano a quella?!” pensò fuggendo via, ed occhieggiando l’immagine di Kid Muscle contro For Colossus sul grande schermo al plasma.

Kid Muscle…quello sciocco…era da non credersi che ad avere il titolo di wrestlers più forti della galassia fossero i Kinniku, le cui teste di generazione in generazione diventavano sempre più vuote. Ma sarebbe venuto il momento di vendicare il nome dei Mask, era per quel motivo che lui si allenava in solitaria  da una vita.

Il pensiero tornò alla ragazza. Chissà, forse con Emerald a cui correre dietro ogni mattina il lupo solitario avrebbe finito per diventare un po’meno solitario.

Non si riteneva un misantropo, solo qualcuno che non sopportava le persone frivole e stupide com’erano Kid Muscle e compagnia. Se trovava qualcuno con cui valeva la pena “perdere tempo”, perché non avrebbe dovuto farlo? Certo, la ragazza non sembrava un tipino facile. Ma non pensava nemmeno che gli fosse ostile, non per come gli aveva sorriso…

***

È un capitolo breve, lo so, ma pensavo che il loro primo incontro ne meritasse uno tutto per sé. Adesso la questione è una sola: ne volete uno che parli di quando Kevin riuscirà finalmente ad acchiappare la nostra sfuggente londinese cercando di farsi rivelare quel che gli interessa, oppure preferite un piccolo salto in avanti nel tempo? Dite, dite…

Grazie a giuliaxace e all’immancabile Cyberluna per aver recensito il prologo :)



creata con Dolldivine. Un po'le somiglia. 


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Capitolo 3
*** 2- l'inizio della fine. ***


Al sesto giorno di inseguimento, Kevin Mask non era ancora riuscito a concludere nulla. Non era stato in grado di prenderla, e di conseguenza non era neanche stato in grado di farsi rivelare da lei qualcos’altro oltre il suo nome.

Stava quasi diventando un chiodo fisso. Emerald, Emerald! Era qualcosa di irritante considerando quanto lavoro aveva da fare, ma non riusciva più a concentrarsi sugli allenamenti, non da quando aveva parlato la prima volta con quella benedetta ragazza.

Ok, in realtà la faccenda era qualcosa di peggio che irritante. Era “frustrante”, perché non riusciva proprio a lasciar perdere.

La colpa era anche della ragazza stessa che adesso, se quando passava lui non era ancora uscito in giardino, si fermava perfino ad aspettarlo prima di correre via come una dannata saetta con uno sguardo sfacciatamente divertito.


Kevin sentiva che era come se Emerald stesse giocando con lui come il gatto fa col topo, e non si poteva certo dire che la cosa gli piacesse. Non era uno che amava essere influenzato, o manipolato; anche per questo motivo era scappato di casa a soli otto anni, nel tentativo di sfuggire ad un padre che aveva fatto di tutto per farlo diventare esattamente come lui.


Poi, che la mossa di Kevin fosse o meno servita realmente a qualcosa era opinabile. In fin dei conti era fuggito, aveva vissuto per strada, si era alleato con i D.m.P., e poi che fine aveva fatto?...aveva finito per combattere anch’egli nella Muscle League, classificando la propria alleanza con i “cattivi” del wrestling come la ribellione di un adolescente. Come se adesso fosse stato qualcosa di diverso, a poco più di diciotto anni!


“Già, chissà quanti anni ha Emerald” pensò.

 
Fece uno sbuffo nervoso. Ancora lei, ancora un pensiero per lei!


La stava aspettando seduto sullo scalino del portico. Infilando una mano in tasca per sincerarsi che le chiavi di casa fossero ancora al loro posto, le sue mani trovarono…

«Come se mi piacessero, poi» borbottò, rimettendosi in tasca le nocciole dopo averle tirate fuori.

 
Regalino di Emerald Lancaster, la Donna Scoiattolo, che il giorno prima durante la corsa aveva visto un albero pieno di nocciole e si era arrampicata su di esso veloce come un fulmine.


“Tu non provare a venire su, che altrimenti si spaccano tutti i rami… non è che tu sia leggerino eh!”


Effettivamente centocinquantacinque chili di muscoli non erano uno scherzo. Sotto gli occhi allibiti di Kevin, la ragazza aveva tirato fuori dal marsupio un sasso e si era messa a rompere i gusci per poi lanciarsi in bocca le nocciole sgusciate tre per volta.


“Nocciola?”


“Non sono un amante delle nocciole” le aveva risposto lui “Si può dire che ti abbia presa, Lancaster”.

 

“Nah. Una volta finito di mangiare salterò da qualche altra parte. Hai ancora parecchia strada da fare prima di riuscire a prendere Squirrel Woman” aveva commentato con un sorriso, mostrandogli i perfetti dentini bianchi “Acchiappa, Fido”.


Gli aveva tirato tre nocciole, che lui aveva afferrato al volo. “Fido?!”


“se preferisci Rex per me è lo stesso. Io invece per gli amici sono Hammy, come lo scoiattolo di Over the Hedge ” aveva ribattuto la ragazza, appena prima di saltare via dall’albero ed oltrepassare uno steccato.


E lui, com’era ovvio, l’aveva inseguita.
Inutilmente.

Beh, se non altro adesso sapeva come la chiamavano gli amici. Per scrupolo aveva perfino cercato su Google lo scoiattolo in questione!


“Com’è che oggi non arriva?” pensò “È già in ritardo di un quarto d’ora, di solito lei è puntuale… non per niente è inglese…”


Un quarto d’ora.
Venti minuti.
Mezz’ora.
Quaranta minuti.
Quarantacinque minuti.
Un’ora.
Un’ora e venti.


Era ottobre, non era esattamente tutto questo gran caldo, e Kevin Mask nonostante solitamente non soffrisse il freddo aveva iniziato a trovare l’aria un po’pungente. Emerald non si era ancora vista. Forse quel giorno non aveva voglia di correre, o forse semplicemente aveva deciso di non passare per quella strada.


“Abbiamo una sfida in corso e mi lascia così?” pensò Kevin “Poi secondo lei il vigliacco sono io… stupida che non è altro!”


Guardò le nocciole. Quella faccenda non poteva finire così e, si disse mentre usciva dal cancello, “se Maometto non va alla montagna, la montagna andrà da Maometto”. In fin dei conti sapeva benissimo dove abitava, purtroppo!


A passi veloci raggiunse la via chiusa a due case di distanza, per poi proseguire una cinquantina di metri.

 
Eccola lì, la tana di Squirrel Woman, e lui stava per fare una…”descoiattolizzazione”.


Percorse il breve vialetto che conduceva alla porta. Il giardino, come la casa, era molto piccolo ma ben tenuto.

Suonò il campanello più volte. Nessuna risposta.


“Magari è andata da qualche altra parte, allora, come immaginavo” pensò, finendo a sfiorare la porta per sbaglio ed accorgendosi solo in quel momento che…


“Era socchiusa!”


Tale scoperta ebbe il potere di allarmarlo, e nemmeno poco. Se la casa era vuota e la porta socchiusa non significava niente di buono. Una porta principale socchiusa, a dirla tutta, non significava mai niente di buono, a meno che il proprietario della casa non fosse fuori a curare il giardino, e quello non era il caso.


Le cose erano due: o in casa Lancaster c’era un ladro o era accaduto qualcosa di peggio. Sebbene quello fosse un quartiere tranquillo, non i vicoli di Londra, secondo lui non era mai bene che una ragazza così giovane e gracile vivesse sola.


Già, che poi chi glielo diceva che Emerald vivesse sola? Magari aveva già qualcuno. Un coinquilino, una coinquilina… un compagno, un fidanzato…


Decidendo che fosse meglio non stare a pensarci troppo, Kevin Mask si infilò rapidamente nella casa, pronto a combattere.


Non c’era nessuno.


Si guardò attorno, aguzzando vista e udito. Niente di sospetto in vista, e niente rumori strani, se non…


“Hammy! Ti avevo detto di pensare ai laser!”
“…io quel biscotto lo vorrei…”


Non ancora persuaso che fosse tutto a posto, l’inglese seguì le voci che, vista la qualità dell’audio, sembravano provenire da un pc o che di simile. Si trovò davanti ad un’altra porta socchiusa…


“va bene. Adesso capirò finalmente che succede” pensò dando una spintarella alla porta.


«Ma chi si rivede. Se cerchi Narnia guarda, hai sbagliato posto…»


Emerald era lì tranquilla nel letto, sotto le coperte, con il pc portatile sulle gambe che teneva incrociate ed un bel piatto di pancakes allo sciroppo d’acero sul comodino di destra. Il succo di frutta invece era sul comodino a sinistra.


«Al diavolo tu e Narnia. Nemmeno ti sei degnata di venirmi ad aprire, e sì che ho suonato…»


«il campanello non funziona. La porta comunque era socchiusa».


«Perché diamine lasci la porta principale socchiusa?»


Emerald tirò fuori un termometro da sotto le coperte. «Trentotto e sei. La cosa non depone bene» commentò tra sé e sé «L’ho lasciata socchiusa tante volte fossi tornato qui a cercare Narnia, Kevin Mask, e neanche a dirlo… eccoti qui» gli indicò i pancakes «Ce ne sono anche per te, se ti vanno, sono  pure caldi. Oggi niente corsa però, mi spiace».


Kevin era rimasto sulla soglia a guardarla stupito. Lei sapeva che sarebbe venuto a cercarla, lo aveva previsto e lo aveva fatto con tale matematica precisione da aver perfino azzeccato il momento in cui cuocere i pancakes.


Era davvero così prevedibile per lei?, si chiese. «Come hai fatto a prevederlo?»
«Non l’ho previsto. Diciamo che ci ho sperato. Ho la febbre a trentotto e sei quindi non posso uscire, e mi annoio a stare sola. Piantala di stare lì impalato, mi metti addosso un’uggia che non ti dico».


Che doveva fare Kevin? Prese la sedia accanto alla scrivania di legno scuro che era nella stanza e si sedette.


Gran bel mobile, a guardar bene. Come anche il letto, il comò, il letto, il tappeto che se non era veramente persiano era comunque un’ottima imitazione…e anche il portatile era ultimo modello. Emerald sembrava passarsela bene, chissà che razza di lavoro faceva. Già, ma lavorava?


«Niente pancakes? Ok, vorrà dire che ne mangerò di più io. Quando mi viene la febbre alta ho tre volte più appetito del solito» commentò la ragazza, assaltando i dolci «Sei stato carino a venire a cercarmi».


«Tsk…non l’ho fatto per te, l’ho fatto perché ho una sfida da vincere, e quando ho visto la porta socchiusa ho pensato che fosse capitato qualcosa. Ecco tutto» ribatté l’inglese «Piuttosto mi stupisce che ti sia fidata a lasciarmi entrare qui, se mi consideri un estraneo. Potrei volerti fare del male, non ci hai pensato?»


«Vuoi farmene?»


«No, ma…»


«Allora non vedo il problema» concluse Emerald.

 

Kevin scosse la testa. «Certo che con te non si può ragionare! E comunque da quella porta avrebbe potuto entrare chiunque altro, oltre a me. Come avresti fatto in quel caso, visto che sei anche malat-»


Sgranò gli occhi quando la vide tirare fuori una pistola da sotto il cuscino, oltretutto con un sorriso.


«La uso solo per legittima difesa» com’era apparsa la pistola scomparve di nuovo sotto il cuscino «in fin dei conti una ragazza che vive sola deve potersi difendere, e certe volte un pugno in faccia e un calcio nelle palle non bastano. C’è da dire che fino ad ora non l’ho mai usata se non al Poligono. Per fortuna questo è un quartiere tranquillo».


Kevin rimase lì senza dire nulla per un po’, ancora scioccato per quel che aveva visto. «Dimmi una cosa: ma quella…» indicò il cuscino, ma intendeva la pistola «Ce l’avevi anche ieri?»


«Ieri, l’altro ieri, l’altro-altro ieri…certamente. Era sotto il giacchetto nero» lo informò.

«È leggermente rischioso, lo sapevi?»


«Mask, non siamo tutti pesi massimi. Ad ogni modo, dato che sei stato tanto carino a preoccuparti per me…»


«Non ero preoccupato per te» disse seccamente l’inglese, venendo però palesemente ignorato.


«Ti dirò tutto quel che vorrai sapere, anche se sei ancora ben lungi dal potermi prendere» continuò Emerald.

 Al che, Kevin si alzò e le toccò una spalla. «Presa».

«Ti piace vincere facile?» gli chiese, per poi iniziare a canticchiare la musichetta del gratta e vinci.

 
Kevin alzò gli occhi al cielo, chiedendosi “Chi me lo fa fare di rimanere qui?!”
. «Sei in grado di rimettere in funzione i neuroni o dovrò sorbirmi la versione femminile di Kid Muscle tutta la mattina?»

«versione femminile mora, con gli occhi verdi e tettona».


“Tettona? Proprio no” pensò Kevin, tenendo però il commento per sé. «Sempre di una versione di Kid si tratta».


«Ho la febbre alta. Non ragiono granché. Infatti non ti ho ancora tirato niente in testa».


Kevin si rimise a sedere. «Va bene. Allora, vieni davvero da Londra?»


«Sissignore. Nata e cresciuta in quel di Londra, in cui sono rimasta fino a un anno fa prima di trasferirmi sei mesi in Sicilia e poi qui…gran bel posto la Sicilia, ma è stato un attentato alla mia linea, ho messo su vari chili e non li ho ancora persi».


“Prima allora cos’era, anoressica?” pensò Kevin. «Forse metterne su altri cinque o sei non ti avrebbe fatto male».


Emerald si guardò. «Se lo dici tu».


Mask accavallò le gambe, osservandola in ogni dettaglio con quello sguardo che metteva molti a disagio ma su di lei non sembrava fare il minimo effetto. «Il cognome Lancaster non mi è nuovo, ma non riesco a ricordare dove l’ho sentito…»


«È quello delle borse» disse Emerald.


«mi hai preso per scemo? Non parlo di quei Lancaster, o comunque non di quel ramo» disse l’inglese «forse…non so. Magari i tuoi c’entrano qualcosa con il wrestling?»


Emerald si stiracchiò, poggiandosi sui cuscini. «Howard Hogan Robert John Lancaster».


Ecco l’illuminazione che aspettava! Kevin si diede dello stupido almeno tre volte per non esserci arrivato prima. «Ma certo! adesso ricordo. Quand’ero piccolo c’era quest’uomo che conosceva mio padre...un allenatore, vero?»


Avrebbe dovuto ricordarlo prima. Lancaster, certo. Fino a quando aveva avuto sei anni, Howard H.R.J. Lancaster si era fatto vedere molto spesso a casa Mask, poi improvvisamente era tutto finito, chissà perché.

Kevin di sicuro non lo sapeva, ed Emerald sapeva solo che suo padre ed il padre di Kevin si conoscevano.

 

«Già. Allenatore, figlio di un allenatore che era a sua volta figlio di un altro allenatore. Poi è arrivata la pecora nera» si indicò «che finiti gli studi e l’addestramento non ha voluto saperne di fare l’allenatrice e fa la DJ» mimò la console «Oh yeah. Prima di andare via da Londra ho avuto l’occasione di stringere la mano a David Guetta in una tournee, era la mia ultima sera lì».


«…la…DJ. Ho capito bene?» allibì Kevin. Quella ragazza era una sorpresa continua.


«Lo dici come se facessi la prostituta» Emerald sollevò un sopracciglio «Sì, faccio la DJ. Mi conoscono come DJ Smeraldya. Problemi?»


Kevin incrociò di nuovo le braccia. «Non ha senso che tu ti sia addestrata una vita a fare da allenatrice ai wrestler per poi fare la DJ. Tuo padre…»


«Si è arreso. Anzi, ci ha fatto le bocce, dire così mi piace di più. Dove credi che abbia preso i soldi per mobili del genere?» la ragazza fece un ampio gesto con il braccio «Tutti regalini di papà».


Kevin la guardò con aria di sufficienza. «Emerald Lancaster, la ragazza che si è fatta da sola» commentò sarcastico «Tanto tosta da viaggiare con una pistola, ma incapace di mantenersi da sola».


«Mentre tu sei scappato di casa a otto anni bla bla bla per allontanarti da tuo padre che ti voleva eroe come lui e bla bla bla, la storia la sanno tutti. Lo detesti, ti rifiuti di usare le sue mosse, fai la parte del figlio ribelle, ma facci caso» lo sguardo della ragazza divenne penetrante come quello di Kevin, se non di più «Io sono riuscita a convincere mio padre a lasciarmi percorrere la strada che desidero e anche a farmi aiutare, diventando tutt’altro da quel che lui avrebbe voluto e continuando comunque ad andare d’amore e d’accordo con lui; tu invece detesti ancora Robin Mask, ma hai finito per diventare, guarda caso, un wrestler della League» osò perfino sorridergli ironicamente «Non sei uscito molto dal tracciato».


Poco le importava che l’aria di Kevin stesse diventando pericolosa, Emerald non cedette di un punto.


«Né tu né nessun altro avete il diritto di giudicarmi. Chiaro?»


«Sicuro! E ribatto col tuo stesso concetto, Kevin Mask; dare giudizi a qualcuno espone al rischio di essere giudicati, anche in modi che possono non piacere. Tienilo a mente, quando parli con me» gli disse lei «perché io non temo di dire le cose in faccia alle persone, anche quando sono due volte più alte e tre volte più pesanti».


Calò il silenzio. Per almeno due minuti nessuno disse niente.


«I pancakes sono ancora tiepidi, forse sono anche meglio di prima. L’offerta è ancora valida».


«No, grazie» disse freddamente Mask.


«Sicuro?» Emerald prese in mano il piatto, sollevandolo «Hanno un ottimo profumo, anche da sotto quell’affare blu dovresti sentirlo».


Nessuna risposta da parte di Kevin.

«Limite giornaliero di parole raggiunto. Capito tutto» lo guardò «Forse sono stata un po’dura. Mi spiace».

«Tsk. Come se mi importasse quel che pensi tu» borbottò «Dammi quei pancakes, voglio proprio sentire quanto fanno schifo».


Oh, parlava di nuovo. Probabilmente, pensò Emerald, nel vocabolario di Kevin Mask significava “scuse accettate”. In fin dei conti ehi, aveva iniziato lui!


Uscì da sotto le coperte, incurante di avere addosso i boxer da uomo che usava per dormire ed una canottiera bianca visibilmente consunta, prese il piatto e gli porse i pancakes. «Tiè, schifati».


«Anche dieci».


La ragazza lo guardò con aria interrogativa. «Dieci che?»

«Chili che dovresti mettere su».


«Sono pesante dove serve» si indicò la testa con un sorriso.


«Torna sotto le coperte, va’» le disse, continuando ad osservarla quando lei obbedì «In un incontro di lotta di metterebbero immediatamente al tappeto, Lancaster».

«Sì, se riuscissero a prendermi».


«Non si può scappare per sempre».


«Come no? Scappi- scappi- scappi, quello si stanca, gli tiri un calcio nelle parti basse, set- partita- vittoria».


L’inglese scosse la testa. «Che c’entra il tennis?! Ma che ti ha insegnato tuo padre?!»


«Tutt’altro, ma la mia strategia funziona di sicuro, le sue…boh» Emerald fece spallucce. Per essere febbricitante era molto attiva, questo va detto.

«Ma che mi tocca sentire…sei proprio come quello scoiattolo».

«Hammy! Non dirmi che l’hai googlato».

«La colpa è tua».


«Lui però non è l’unico Hammy. Anche io posso essere Hammy» gli sorrise «per te. Ma solo se mi passi le Marlboro sulla scriv-nooooo, perché le hai buttate?!»


«Hai l’influenza e vorresti fumare, roba da pazzi. Sei più incosciente di…non so nemmeno io di chi».


«Di te?»


Kevin la guardò a lungo, prima di sbuffare. «Ma che ne parlo a fare…» borbottò alzandosi.


«Dove vai?»


«Secondo te? A fare il brodo di pollo per oggi, ovvio!»

«Perché cavolo mangi brodo di pollo?»

L’inglese sbuffò. Non capiva proprio niente quella ragazza, probabilmente era per la febbre. «Non io. Tu».

Detto questo lasciò la stanza, diretto in cucina.

Emerald si strinse nelle coperte. Quel tipo non aveva tutte le rotelle a posto, forse sotto quell’affare di ferro faceva più caldo del normale e ciò aveva ripercussioni sul suo cervello.

Però era carino. Non se l’aspettava. Ne parlavano tutti come un tipaccio, e invece sotto sotto era lo stesso bambino con cui aveva giocato a inseguire le farfalle quando avevano quattro anni.
Pensare che lui non se lo ricordava neanche, ma in fondo non tutti avevano una memoria eidetica come la propria, doveva farsene una ragione.
 

 

 

 


Da quel giorno in avanti, Emerald J.V.P. Lancaster e Kevin Mask iniziarono un’assidua frequentazione che sfociò in una semi-convivenza.

 Si era arrivati al punto che la metà dei vestiti di Emerald era da Kevin, e viceversa; infatti capitava spesso che dopo le corse o gli allenamenti facessero la doccia a casa di uno o dell’altra, e un cambio serviva sempre.


Kevin soleva darle -un po’con reale intenzione di rimproverarla, molto no- della parassita. Infatti pian piano dalle docce si era passati ai pranzi, le cene, il tè delle cinque, lo scrocco della WiFi, ed era anche capitato che Hammy ogni tanto dormisse sul divano, quando non aveva voglia di tornare a casa.


Eh si, “divano”. Perché in tutto ciò, per quanto patetico possa sembrare, non erano mai usciti dalla classica friendzone. Se mai c’era stato qualcosa di ambiguo, era finito a perdersi un una spallucciata di Emerald o in una serie di flessioni di Kevin.


Era passata qualche settimana.

La Massima Sfida era ancora in corso, pure se mancava poco alla fine.

Non potevano immaginare che quel giorno…

«Hanno suonato…»

«Vado io Kev».

«Non chiamarmi in quel modo, lo detesto».

«E chi se ne importa» rise la ragazza, aprendo la porta.

Era un altro colosso mascherato mai visto prima, con un’orribile giacchetta blu, un’ancora più orribile calzamaglia grigio chiaro e una valigetta in mano.

“Capitan Pantaloni Aderenti” pensò Emerald.

«Kevin Mask è in casa?»

«Chi lo cerca?»

Un attimo di esitazione di troppo.

«Lord Flash» disse l’uomo «Chiamalo».

«Credo che tu abbia frainteso, amico. Non sono la cameriera» ribatté Hammy.

“Ma che cavolo di accento ha?” pensò.

«È importante. Probabilmente la cosa più importante della vita di Kevin» la guardò dall’alto in basso «Chiamalo o fatti da parte e lascia che lo trovi da solo».

La ragazza sollevò un sopracciglio, per poi dare le spalle a Flash. «Kev, c’è qui un tizio con una calzamaglia orrorifica che cerca di venderci…vattelapesca che» guardò Flash «Che c’è in quella valigetta, un frullatore?»


Ok, pensò Flash, era ufficiale: non sapeva chi fosse quella ragazza e nemmeno voleva saperlo, ma non la sopportava. Se Kevin disgraziatamente avesse avuto una storia con lei, la fatica sarebbe stata doppia. Non solo avrebbe dovuto convincerlo a fidarsi di lui, ma anche ad allontanare lei.


«Un venditore di…?» Kevin ammutolì.

No. Quello tutto faceva meno che vendere frullatori.

«Sono un personal trainer. Mi scuso per essere piombato qui così» disse l’uomo «ma ho molto da dirti».

«Sì, prima di tutto da quale fogna sbuchi».

«Hammy…lascia stare» la calmò Kevin.

Non potevano immaginare che quello sarebbe stato l’inizio della fine.

 

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Capitolo 4
*** 3- un bravo ragazzo. ***


Emerald aveva quasi dato retta a Kevin quando le aveva chiesto di lasciare soli lui e Capitan Pantaloni Aderenti.

Appunto. Quasi.

Erano andati a discutere in cucina, e lei era rimasta fuori dalla porta ad ascoltare tutto quanto. Beh, tecnicamente li aveva lasciati soli.

Le era sembrato che il tizio avesse avuto un certo impatto su Kevin, nonostante né lui né lei lo avessero mai visto prima. A parer suo aveva un nonsoché di…non avrebbe saputo dirlo…carismatico, forse? Perché per far si che Kevin Mask accettasse di farlo entrare in casa e che pensasse che quel che aveva da dirgli fosse importante per davvero doveva esserlo.

Con lei però non aveva funzionato. Se mai il contrario. Lord Flash le aveva provocato un’immediata antipatia, e definirla così era riduttivo; Emerald avvertiva in modo chiaro di essergli completamente ostile, ed anche che la cosa era stata reciproca fin dalla prima occhiata.

“Lord Flash…ma chi vuol prendere per i fondelli, l’amico? …quello è inglese quanto io sono una pigmea, ed io non sono una pigmea, dunque lui non è inglese. Pertanto la domanda è: tenendo in considerazione l’accento cretino che si ritrova, da quale lurida tana di sorci è saltato fuori questo tizio?”

Per essere una londinese di ottima famiglia  il linguaggio di Emerald era piuttosto colorito, segno evidente di quanto poco avesse contato per lei l’ambiente in cui era cresciuta, tra casa propria e la scuola privata. Le elementari, poi, le aveva fatte dalle suore…

E adesso faceva la DJ, era atea e viaggiava con una doppietta sempre carica!

A quel punto pensò bene di avventurarsi in cucina, che avessero finito di parlare o meno; aveva fame, e poi doveva chiedere a Kevin una cosa della massima importanza.

«ri-ciao. Avete finito?»

«no, Emerald».

«e se poi veniamo anche interrotti durante la discussione ci metteremo ancora di più» aggiunse Lord Flash.

«allora avevo intuito bene, sei un simpaticone» Emerald aprì il frigorifero «e salta sul letto, mi rode il guanciale, ma porca miseria che pelo che haaaa…’sto maledetto sorcio, che va di qua e di laaaà…» canticchiò «Kevin è da ieri che lo cerco in casa mia ma non trovo il tanga, quello rosso. È qui da te?»

Calò per qualche istante un silenzio imbarazzato.

«si…l’ho messo ad asciugare. Ha stinto» borbottò l’inglese «l’unica maglietta bianca che avevo è diventata rosa».

«eeeh, ma allora è un vizio. Non è successo lo stesso anche all’altra? Per l’ennesima volta: quando lavi le mutande devi impostare la lavatrice su “capi delicati”! E poi lo sanno tutti che rosso e bianco non vanno lavati insieme …»

Lord Flash la guardava completamente allibito. Cosa le veniva in mente di…ma insomma! erano discorsi da fare davanti ad un estraneo? Diede un’occhiata a Kevin, che sembrava pensare la stessa identica cosa e, Flash ne era quasi sicuro, sotto la maschera era diventato rosso come il tanga di Emerald.

«possiamo riparlarne dopo?» disse Kevin, con voce giustamente un po’seccata.

«ma anche no, tanto io volevo solo sapere che fine aveva fatto il tanga» fece spallucce «ma allora che vorrebbe il tizio? Gliel’hai detto che qui di frullatori non abbiamo bisogno,si?...ma dove cavolo è il burro…» borbottò, avendo deciso di mangiarsi una buona quantità di fette biscottate con burro e marmellata.

«vorrei chiarire questa cosa, ah…signorina» si sforzò di dire Flash tenendo per sé il “brutta puttanella imbecille” con il quale avrebbe voluto apostrofarla «io non vendo frullatori. E da oggi, se Kevin accetta…»

«è il mio allenatore, Hammy».

 Per un attimo, solo per un attimo, Lord Flash sembrò quasi felice. Lo aveva convinto. Incredibile. Lo aveva convinto! E non era stato neanche troppo difficile. Aveva la fortuna di saper essere un uomo molto convincente, ma non pensava che avrebbe ceduto così presto. Era come se, sotto sotto, Kevin avesse sentito il bisogno di un personal trainer. In fin dei conti da dopo aver lasciato la D.M.P. non aveva più fatto nulla di che; si era tenuto in forma, ma niente di più.

«ti fai allenare da un venditore di frullatori? E poi a che ti serve un personal trainer? Per non parlare del fatto che eventualmente potevi rivolgerti a me» disse Emerald, spalmando il burro sulle fette biscottate con un coltellino.

«mia cara, c’è differenza tra le mosse sotto le lenzuola e quelle sul ring» disse Flash, che ovviamente aveva frainteso il rapporto che c’era tra Kevin ed Emerald. Quest’ultima si voltò con un sorrisetto sarcastico sul viso.

«mio caro, c’è differenza tra l’essere un uomo con almeno un neurone funzionante ed uno schifoso sorcio in calzamaglia dai dubbi natali» .

«Emerald!» sbottò Kevin «piantala!»

«natali dubbi i miei? Da come parli, Dio solo sa da dov’è che provieni tu!» ribatté Flash.

«dall’aristocrazia di Londra, my dear. Emerald J.V.P. Lancaster» si indicò con il coltellino «e non posso dire che sia un piacere conoscerti».

La ragazza era riuscita stupirlo ancora una volta. «Lancaster…la figlia di Howard H.R.J. Lancaster?»

Questo Lord Flash non se l’aspettava assolutamente. La figlia di Howard Lancaster, insieme a Kevin…il destino si rivelava spesso e volentieri pieno di ironia, considerando tutto quel che c’era sotto e di cui probabilmente nessuno dei due era a conoscenza.

«già. Visto? Quello dai dubbi natali qui sei ancora tu» gli disse, per poi rivolgersi a Kevin «vuoi anche tu da mangiare?»

«no. A dire il vero vorrei che ci lasciassi ancora soli, se non ti spiace».

Dopo un’occhiata perplessa Emerald fece spallucce. «come vuoi. Sorcio in Calzamaglia, qualunque cosa tu faccia tieni a mente che ho una gran quantità di veleno per topi» lo avvertì, per poi uscire.

Kevin fece un sospiro. «quella ragazza mi farà diventare matto».

«se posso permettermi, non sembra la figlia di una famiglia altoborghese di Londra. Mi spiace di aver reagito in modo…forse…poco educato».

«non c’è problema, riconosco che anche l’atteggiamento di Emerald nei tuoi confronti non è stato dei migliori, e so per esperienza quanto possa essere difficile mantenere la calma quando inizia ad agire a quel modo…è quasi l’ora del tè» notò «ne vuoi?»

«da, volevo dire…si, Kevin».

L’inglese mise dell’acqua nella teiera, accese il fornello ed attese che l’acqua iniziasse a bollire. «dunque, se ho ben capito quel che mi hai detto la IWF a breve proclamerà l’inizio della ventunesima edizione del Torneo per la Corona Chojiin, giusto?».

«si. La notizia non è ancora stata data ufficialmente, ma tutto quanto avrà inizio al termine della Massima Sfida dei Muscle. Penso che tu sappia quale occasione rappresenti per te…e anche per la tua famiglia. Ti dico fin da ora che ci alleneremo ogni giorno quanto più possibile».

«la fatica non mi ha mai spaventato, Lord Flash».

«il che è ottimo. Serviranno determinazione…concentrazione…» disse l’allenatore «e a tal proposito se me lo consenti vorrei farti una domanda un po’indiscreta».

«dimmi».

Kevin glielo consentì perché se c’era una cosa che sapeva per certo era che teoricamente tra allenatore ed allievo non avrebbero dovuto esserci segreti. Quindi avrebbe dovuto fare l’abitudine a tutto ciò, ed era meglio iniziare fin da subito. Certo, non era esattamente una cosa semplice per lui, ma lo aiutò il fatto che fosse già avvezzo a condividere praticamente tutto con un’altra persona.

«te lo chiedo solamente con il fine di capire meglio in quale situazione mi trovo, e come agire di conseguenza: tra te ed…Emerald…che rapporto c’è?»

L’acqua aveva iniziato a bollire. Ottima scusa che Kevin sfruttò per non voltarsi a guardarlo in faccia. «non abbiamo una relazione, se è quel che intendi».

«non ti nasconderò che sono sollevato. Non per la ragazza in sé, non mi fraintendere» puntualizzò, mentendo «ma semplicemente perché sarebbe stato difficile portare avanti una relazione dovendo dedicare tutto il proprio tempo e tutte le proprie energie agli allenamenti. Una cosa del genere avrebbe causato diversi problemi, mi segui? Discussioni, liti che ti avrebbero deconcentrato…ecco perché te l’ho chiesto».

«capisco. Ma non devi preoccuparti. Siamo solo…amici. Solo questo».

«bene».

Eppure, nonostante le rassicurazioni del ragazzo, Flash non era affatto persuaso. Se non avevano una relazione perché diamine i suoi tanga erano a casa di Kevin?!

«potrai stare nella camera degli ospiti, tanto è libera».

«oh. Pensavo fosse occupata dalla ragazza».

“altra piacevole sorpresa, a meno che non dormano insieme” pensò Lord Flash.

«no, no…Hammy vive più o meno a due case di distanza dalla mia. Il fatto che scrocchi sempre colazione, pranzo, cena, WiFi e a volte dorma sul divano è un altro discorso».

“una specie di convivenza parassitaria a distanza. Questi giovani d’oggi…chi li capisce?” pensò Flash. «capisco».

«e…non preoccuparti se per adesso si comporta così. Sono certo che le passerà presto» disse Kevin versando il tè nelle tazzine.

«non mi preoccupo, anche perché con tutto quel che abbiamo da fare non penso che ci vedremo molto spesso».

Kevin fece una debole risata. «temo di doverti correggere. Scommetto la maschera che porto che assisterà a tutti gli allenamenti, dovesse venire qui avendo la febbre a quaranta».

«non so se sia buona cosa, compagn-ehm, Kevin. Ci sono delle cose…delle tecniche che devo insegnarti, che sarebbe meglio se restassero tra noi finché non le utilizzerai nel Torneo».

«capisco, ma Emerald non è tipo da mettersi a parlare di certe cose con chiunque capiti».

Sarebbe stato complicato allontanare Emerald da Kevin, pensò Flash. Ma tutto stava a gettare il seme del sospetto in un terreno fertile, così che pian piano crescesse tanto da diventare una pianta maligna che avrebbe stritolato il rapporto di quei due ragazzi nei suoi tralci al momento giusto.

«non dico che potrebbe farlo apposta, ma potrebbe succedere. Non essendo coinvolta in prima persona è impossibile che capisca la reale importanza della questione, e inoltre…adesso che ci penso, non vorrei sbagliarmi ma credo di averla vista in città a spasso con Jeager Broken. Non so se sia possibile, magari era una ragazza che le somigliava; è successo due giorni fa».

Era successo mentre lui era in autobus. Guardando fuori dal finestrino l’occhio gli era caduto sul tedesco, che stava sorridendo ad una morettina che, focalizzando il ricordo, se non era Emerald era la sua copia sputata.

«due giorni fa ed…era di pomeriggio?»

«da,ehm,si. Verso quest’ora, più o meno».

“ecco perché ha saltato il tè delle cinque!!!” pensò Kevin Mask, quasi con rabbia “era in giro con quel tedesco maledetto!”

«fuori dal centro commerciale?»

«credo fossero appena usciti».

Si, era Emerald, ormai era ufficiale. Quando l’aveva chiamata lei gli aveva detto di essere uscita e di essere andata proprio lì. Ma non gli aveva detto di essere in compagnia. E che compagnia!

La faccenda necessitava di essere chiarita immediatamente, quello era un momento delicato; se davvero il Torneo stava per iniziare Kevin sentiva di non potersi assolutissimamente permettere il rischio di essere tradito, e se usciva con quel tedesco…forse lei…non gliene avrebbe parlato di proposito…ma magari Lord Flash aveva ragione a dire che avrebbe potuto lasciarsi sfuggire qualcosa. Dovette ammettere con sé stesso che pur conoscendosi da neanche un’ora e mezza quell’uomo era riuscito ad inquadrare sia lui che i potenziali rischi.

Certo, quell’allusione su Hammy, quel “le mosse sul ring sono diverse da quelle sotto le lenzuola” non gli era piaciuta moltissimo. Principalmente perché lui non l’aveva mai toccata, non in quel senso almeno.

Tanto era convinto che da Squirrel Woman non avrebbe mai avuto altro se non delle noccioline tirate negli occhi, se ci avesse provato. Ed era un peccato…perché quando la vedeva girare per casa con una delle sue magliette addosso, quando non aveva voglia di rimettersi la propria, gli era difficile distogliere lo sguardo.

«Emerald!» la chiamò.

«sssseeeh?» si affacciò sulla porta «non avevi detto che volevate stare soli?»

«che ci facevi insieme a Jeager Broken due giorni fa?!»

«insieme a chi?...ah, parli del biondino tedesco!» si batté la mano sulla fronte «dev’essere quel ragazzo tanto simpatico e carino che mi ha aiutata a portare a casa tutte le gran buste di roba che ho comprato. Non mi aveva detto il nome, è uno della League? Magari dava per scontato che lo conoscessi. Comunque ricordo bene l’accento, molto spraken deutsch».

Lord Flash guardò Kevin come a dire “ecco, non vorrei infierire giovanotto, ma te l’avevo detto; vedi come l’ho inquadrata subito?”

«si, Emerald, è uno della Muscle League».

«non me ne avevi mai parlato, altrimenti me ne ricorderei» si indicò la testa «memoria eidetica».

Pure!, pensò Lord Flash. Non solo era una rompiscatole scassamaroni, ma anche una rompiscatole scassamaroni con la memoria eidetica, che avrebbe notato e memorizzato ogni più piccolo dettaglio delle sue azioni!

«non l’ho fatto perché parlare di lui non mi piace. Emerald…questa qui è una fase delicata».

«il Torneo. Lo so» gli fece un sorrisetto «ho sentito».

La ragazza diede un’occhiata a Flash come a dire “capito? Ti tengo d’occhio. Sono sempre a portata d’orecchio. Non potrai fare niente senza che io lo sappia, non potrai fare stranezze che io non noti. Non avrai vita facile”.

«una signorina un po’impicciona» commentò l’allenatore.

«diciamo interessata al bene di un amico».

«per l’appunto, non so dirti quanto sia bene che frequenti altri lottatori» disse Kevin.

«Kevin. Non lo frequento. Ci siamo visti una volta, e pure per caso»  la ragazza si appoggiò sullo stipite della porta «gliel’hai messa in testa tu questa cosa, eh Capitan Pantaloni Aderenti?...e comunque sia io ho tutto il diritto di frequentare chi mi pare».

«c’era da immaginarsi che non avrebbe capito. Kevin, direi che sia bene iniziare immediatamente con gli allenamenti, concordi? Abbiamo molto su cui lavorare, ancora molto di cui parlare, e ci sono delle cose che devo darti».

Le cose in questione erano due libri, chiusi nella valigetta che si era portato appresso. Ma non era ancora tempo…

«va bene».

«un attimo, allora prima accompagnami al locale, che i preparativi li iniziamo ora! Devo fare il sound check!»

«Lancaster…Kevin non ha tempo da perdere. Usa la tua auto, no?» disse Lord Flash, innervosito.

«non ho la patente, ho solo il patentino e dopo l’incidente di quattro mesi fa non ho più la moto, sennò ovvio che usavo la mia, genio» ribatté Emerald.

«mi sa che dovrai prendere l’autobus Hammy…io ho da fare».

Flash era decisamente compiaciuto, tanto che non si sa come riuscì a far comparire un largo sorriso sulla maschera*. Emerald sollevò un sopracciglio.

«seh, fai anche le smorfie, che tanto sei bellino» commentò trucemente, facendoglielo evaporare come neve al sole.

«Hammy!!! Piantala. Senti, sul serio, abbiamo da fare. Quindi se devi andare…vai».

La ragazza lo guardò, sbuffò, e se ne andò stizzita. Kevin fece un sospiro.

«ribadisco, mi farà diventare matto».

«non stare a pensarci su troppo, compagn-ehm, Kevin. Te l’ho già spiegato…» si alzò dalla sedia «non può capire».

 

 

«schifosissimo sorcio di fogna. Inutile venditore di frullatori! Ignorante babbeo!!! Capitan Pantaloni Aderenti!!!» sbottò Emerald prendendo a calci la pensilina. L’ultimo autobus era passato dieci minuti prima, ed il locale era quasi dall’altra parte della città. E adesso? che poteva fare?

«…Lord Chiappmosce!!!»

…a parte insultare Flash, ovviamente?

«…”le mosse sotto le lenzuola sono diverse da quelle sul ring”! beh, quella è una cosa che di sicuro sa bene sua madre, che avrà preso talmente tanti uccelli da averi imparato a volare!» diede un altro calcio alla pensilina «oggi non è proprio giornata…e non c’è nemmeno uno straccio di albero di nocciole in giro…come cavolo faccio adesso?» piombò a sedere sulla panca di ferro con un lamento, facendo finire a terra il borsone che si era portata dietro  «coooome-cooome-coooomeee…?!»

Una bmw vecchio -anzi, vecchissimo- modello si fermò proprio davanti alla pensilina. «buonasera, fräulein…c’è qualcosa che non va?»

Emerald alzò gli occhi. «oh! Ciao. No, non c’è qualcosa che non va. È tutto, che non va».

«ti serve un passaggio, tante volte?»

Emerald fece un sorrisetto amaro. «si, per andare in un locale dall’altra parte della città. Sono la DJ, non mi andava di perdere l’ingaggio ma, per colpa del Sorcio, Kevin non mi accompagna. E io sono rimasta fregata».

«Kevin…Mask?»

«già».

Così era amica di Kevin Mask. Che sorpresa! Dal canto suo, Jeager non lo sopportava granché, e si chiese come facesse una ragazza così adorabile a sopportarlo, a meno che non fosse cotta persa di lui.

«se mano a mano mi indichi la strada ti accompagno io. Tanto il tuo ragazzo non dovrebbe avere niente in contrario se sei rimasta a piedi a causa sua» Jeager la invitò con un cenno «salta su!»

«sei sicuro?!»

«ja».

«Jeager Broken, tu mi salvi la vita!» esclamò la ragazza, aprendo la portiera, gettando il borsone sul sedile posteriore e salendo in macchina «e comunque Kevin non è il mio ragazzo. Per carità del cielo! Ho la faccia di una che ha tanta voglia di tribolare io?» chiese al tedesco, indicandosi.

«nein, non direi! Allacciati la cintura» la avvisò «sono uno a cui piace correre».

«meglio, meglio, più corri prima arriviamo» commentò, per poi fare uno sbuffo «mi hai salvato la giornata, giuro. Un’altra cosa storta ed avrei finito per tirare al Sorcio con la doppietta» disse, tirandola fuori e facendo sobbalzare Jeager.

«hai una pistola?!»

«è solo per legittima difesa, e comunque ho il porto d’armi. E poi scherzavo».

«se potessi rinfoderarla sai…mi sento un po’a disagio» disse il tedesco, mettendo in moto l’automobile mentre lei obbediva.

«perché, volevi essere l’unico qui ad avere una…pistola?» la ragazza scoppiò a ridere vedendolo diventare rosso fuoco «e dai, sciogliti un po’!...vabbè che anche Kevin all’inizio faceva uguale. Credo. Ha sempre quella lattina blu in testa…».

«ahah. Già. quindi se ho capito bene fai la DJ…è un lavoro divertente, eh?»

«non ne hai idea. si conosce un sacco di gente solo che è più una cosa del tipo “migliaia di amici su Facebook, migliaia di followers su Twitter, un mucchio di gente sul blog e pochi amici reali”».

«quando torneranno magari ti farò conoscere i miei amici della Muscle League. Se ti va».

Emerald aggiustò il sedile in modo da stare più comoda. «non sarebbe male. Certo, Kevin non sarebbe molto contento, but who cares, boy? Non posso restare fregata come oggi solo perché il suo nuovo allenatore decide così».

«nuovo allenatore?» quella era una notizia interessante. Strano che uno come Kevin Mask si affidasse ad un allenatore.

«si chiama Lord Flash, o meglio, dice di chiamarsi Lord Flash e di essere inglese come me e Kevin anche se secondo me è inglese quanto te, ma lasciamo stare. Ti dico solo che…»

«…gli avresti sparato con la doppietta» concluse il wrestler.

«già».

Fecero almeno settecento metri di strada in silenzio, a parte gli “a destra”, “a sinistra”, “dritto fino in fondo”.

«i tuoi amici al momenti sono impegnati a supportare Kid Muscle nella Massima Sfida, vero?»

«ja. Avrei voluto andare anche io, ma purtroppo avevo delle cose da fare. Mi è dispiaciuto non poterci essere» ammise il tedesco «ma ci sono con lo spirito».

«l’importante è quello, alla fine. A meno che uno non faccia il DJ, perché gli spiriti non manovrano la consolle».

Tale considerazione strappò a Jeager un’altra risata. «anche questo è vero, fräulein…ehm…Hemherald» disse il tedesco con diverse difficoltà.

«Hammy riesci a dirlo?»

«Hammy» ripeté Jeager.

«allora d’ora in poi chiamami in quel modo. Gli amici mi chiamano così, e se mi porti dall’altra parte della città solo per farmi piacere devi essere un amico per forza. Specialmente sapendo che ho una doppietta. Si fa prima a premere il grilletto che a fare una qualsiasi mossa di wrestling».

«immagino. Ad ogni modo prima dicevo sul serio, quando torneranno ti farò conoscere i ragazzi, ed anche le ragazze, a meno che tu non le abbia conosciute a scuola…»

«ho finito la scuola a sedici anni perché essendo nata a giugno ho fatto la primina, e sono andata un’ulteriore classe avanti grazie alla memoria eidetica, perché imparavo prima. Tutto ciò a Londra. Quindi non che le abbia conosciute a scuola è impossibile» disse la ragazza «…di’, non è mica che hai delle nocciole?»

«noccioline?»

«no! Nocciole-nocciole!»

«nein. Mi spiace. Ma che dovrei farci con delle nocciole in macchina?»

«tante volte una ragazza salisse e le volesse…» Emerald si mise a ridere «anche se credo di essere l’unica che potrebbe cercarle, a dire il vero!...Jeager…visto che sei stato così carino magari posso chiedere al direttore del locale di farti rimanere lì gratis» gli propose «e poi sei una star del wrestling, gli converrebbe pure, perché attireresti gente».

«non sono il tipo da discoteche e cose simili, nonostante ci finisca spesso quando esco con herr Muscle e gli altri…»

Il semaforo era rosso, dunque si fermarono.

«oh, andiamo…per una volta…e poi mi esibisco io, DJ Smeraldya! Tipregotipregotiprego» fece un piccolo finto broncio nel tentativo di convincerlo, ma lui parve più interessato al nome.

«Smerladya?…mi sa che i miei amici sono venuti diverse volte nei locali in cui ti sei esibita, perché…di te hanno parlato parecchio» borbottò.

Effettivamente i ragazzi avevano tessuto parecchio le lodi di questa DJ Smeraldya, più per le caratteristiche fisiche che per la musica in verità. Leggings aderenti in pelle nera lucida, top simil-costume da danza del ventre, una stella a quattro punte in gel di brillantini verdi che dall’occhio destro finiva in fondo alla guancia e, soprattutto…

«allora ti avranno detto del mio tatuaggio» commentò Emerald voltandosi e scoprendosi la schiena, mostrando una grande “s” mascherata da drago sputafuoco stilizzato, il cui unico “occhio” mostrato era composto da…

«dimmi una cosa…ma sono adesivi o…»

«nossignore. Ho degli smeraldi innestati nella pelle. Allora? Rimani?...parti, che è verde…dimmi che rimani, dai, non mi abbandonare nelle fauci della folla».

Gira che ti rigira alla fine riuscì a convincerlo a rimanere nel locale. Come previsto la sua presenza sommata a quella di una star del wrestling attirò una marea di gente, ed imprevedibilmente Jeager finì perfino a bere qualche bicchiere di troppo. Rimasero lì fino alla chiusura del locale, alle cinque e un quarto di mattina.

«mi sa che non posso guidare…» disse Jeager «ho bevuto e sono anche stanco morto…fortuna che avevo ieri e oggi liberi dagli allenamenti…»

«guido io!» si offrì Emerald «dimmi dov’è casa tua e io ti ci porto».

Ecco, questo comportamento era decisamente da biasimare. Hammy sapeva guidare ma, come aveva detto a Flash, non aveva mai voluto prendere la patente. Il che significava che non avrebbe dovuto mettersi al volante, e che se la polizia l’avesse beccata sarebbe successo un gran guaio. Ma Emerald Lancaster di solito, quando si trovava in situazioni come quella, aveva fortuna.

«va bene. Grazie».

Casa Broken era solo a pochi isolati di distanza dal locale, e riuscirono ad arrivare a destinazione senza intoppi. Il tedesco scese dall’auto.

«non ci avevo pensato…ma…tu adesso come fai a tornare a casa?»

«ah, già è vero, ma tu guarda. Beh…» lanciò un’occhiata al portone «possiamo prenderci il bicchiere della staffa e poi tutti a letto».

“…e va bene in qualunque senso. Almeno quello impara a dirmi chi devo e chi non devo frequentare, e a non accompagnarmi, e a dare retta ad un Sorcio conosciuto da manco due ore” pensò Emerald. Jeager era arrossito ancora.

«si…volendo…in fin dei conti la stanza degli ospiti è libera…»

“è un bravo ragazzo. Anche troppo. Però è tenero, l’amore crucco** mio!” pensò Emerald con un sorrisino.

«grazie mille».

Ed entrarono in casa…

 

***

* dall’espisodio 76, “non mollare!” in cui si vede Flash che non si sa come riesce a far sorridere una maschera presumibilmente di ferro o di un materiale simile che fino a quel momento, oltretutto, non aveva mai mostrato di avere buchi o di potersi muovere.

** “crucco” è un termine improprio utilizzato per indicare i tedeschi, di solito a mo’di presa in giro. Qui Emerald però lo usa in modo affettuoso, senza intenti offensivi (anche perché di offendere Jeager non ha proprio motivo xD)

 

Grazie, sempre, a chi mi segue. Alla prossima :)

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Capitolo 5
*** 4- le conoscenze...e le conseguenze. ***


“Deutschland, Deutschland über alles, über alles in der Welt, wenn es stets zum Schutz und Trutze brüderlich zusammenhält. Von der Maas bis an die Memel, von der Etsch bis an den Belt: Deutschland, Deutschland über alles, über alles in der Welt...”*
«ma che è?...ah…» bofonchiò Emerald, sentendo il cellulare di Jeager squillare. Il tedesco, crollato sul pavimento dopo il ventesimo “bicchiere della staffa” non si svegliò nemmeno.

Rizzandosi a sedere sul divano la ragazza si sporse fino ad afferrare con mano malferma il cellulare che era sul tavolino accanto. «si, chi è…» borbottò, ancora decisamente insonnolita. Si sentiva la testa pesante, e diversi ronzii nelle orecchie; aveva decisamente bevuto troppa birra. Ma non era stata colpa sua, aveva dovuto farlo per mantenere alto l’orgoglio dei bevitori di birra britannici contro i grandi bevitori germanici. Era una questione di patriottismo!

aaah…mi sa che ho sbagliato numero, stavo cercando Jeager…

«non hai sbagliato numero, che il telefono è suo» con gli occhi semichiusi Emerald si passò una ano tra i capelli già spettinati e bisognosi di essere lavati «ma chi cavolo sei?»

...ma chi è? – chiese una voce fuori campo.

– è una ragazza!

– Jeager ha una ragazza in casa? Uh-oh! – esclamò un’altra voce ancora.

– beato lui…– sospirò una terza.

«ma si può sapere chi cavolo siete? Guardate che chiudo eh».

sono Kid Muscle, ovvio!!!

«ah, ok, e perché chiami a quest’ora di mattina?»

Dall’altra parte si sentirono delle risatine in sottofondo.

– guarda che non è mattina, sono le sei del pomeriggio!

«sono le COSA?!!» esclamò Hammy, ormai completamente sveglia «le sei del pomeriggio!!!»

– ahahahah eh già! Senti, non è che mi passeresti Jeager? Volevo dirgli che ho vinto, che alle nove saremo a casa e che daremo una festa.

«provo a svegliarlo» sospirò la ragazza. Altre risatine di sottofondo dall’altra parte.

«Jeager? Jeager?...senti o ti svegli così o ti tiro una secchiata d’acqua gelida!!! Jeager!!!»

«papà, ma chessucced…»

«papà un corno, sono Emerald!!!»

Adesso dal cellulare non provenivano più risatine, ma grasse risate perfettamente udibili.

«…ma chi è che ride…» bofonchiò il tedesco con uno sbadiglio «…mi gira la testa…»

«eh, pure a me, si chiamano postumi della sbronza» disse Emerald passandogli il cellulare «è Kid Muscle».

«Kid…?» Jeager si portò il telefono all’orecchio «herr Muscle, tutto bene?»

ho vinto-ho vinto-ho vintooooesultò Kid al telefono – ho vinto la Massima Sfida, e stasera alle nove quando saremo tutti a casa si festeggia! Vieni anche tu,vero?...Oooooooooo hai di meglio da fare?...chi era la ragazza? La tua fidanzata?

Jeager arrossì tremendamente. «lei…non…eh…io veramente…»

«siamo due amici che stanotte si sono divertiti tanto, Kid Muscle!» disse ad alta voce Emerald, facendo arrossire Jeager ancora di più, anche perché detto in quel modo sembravano aver fatto chissà cosa quando invece si erano solo presi una sbronza colossale!

– aaaaah, ecco com’è andata! Capito tutto! Ma allora stasera vieni, anzi venite, alla festa oppure no? Almeno ce la fai conoscere! Eddaaaai…

«Kid, non ti so dire se-»

«si, ci veniamo, ci veniamo» lo interruppe Emerald «facciamo una doccia, ci prepariamo e per le nove saremo lì».

– posso fare una domanda?

«ssseeeh?» disse la ragazza, notando che Kid doveva aver messo il vivavoce.

– ma la doccia la fate insieme?

«herr Muscle!!!»

«oh si, e sarà una doccia mooolto caliente!» esclamò Emerald. Dall’altra parte si sentirono degli “uuuuuuh!”, e dei “vai Jeager!!!”.

– allora vi lascio! A dopo! – concluse Kid, chiudendo la chiamata. Emerald fece una risatina.

« Mr.Muscle è un gran porcello» commentò.

«e tu che gli dai corda!!! Ma perché gli hai detto…?»

«rifletti, che figura ci avresti fatto ad avere avuto una ragazza in casa tutto questo tempo senza averci fatto niente? A meno che ti dispiaccia far pensare ai tuoi amici di essere stato con una brutta come me».

«brutta?! Ma tu non sei brutta, non è quello il problema, è che non…sono…abituato a…insomma, sono uno riservato…» borbottò Jeager, imbarazzato.

«tanto ormai è fatta, e se mai chiedessero qualche dettaglio ci penso io» spallucciò Emerald «doccia?»

«tanto ormai…vai prima tu?»

«no, meglio se vai prima tu. Per fortuna nel borsone ho i vestiti puliti…» commentò Hammy.

«…e la doppietta?»

Emerald indicò il marsupio pieno di brillantini argentei che aveva addosso. «qui!»

Detto questo Jeager  prese degli asciugamani puliti per entrambi e a turno si fecero la doccia. Ad Emerald piacque la scelta di bagnoschiuma, alle felci; lo usava anche Kevin per di più…

Cavolo!

Kevin!!!

Uscì dalla doccia senza neanche aver finito di sciacquarsi di dosso il bagnoschiuma, aprì il marsupio e riaccese il cellulare. Quando andava a lavorare nei locali di solito lo spegneva…oh cielo…era rimasto spento per più di ventiquattro ore!...

“una…due…otto…undici chiamate perse. Che stalker!” pensò la ragazza “ma ormai tanto vale tornare a casa stasera tardi e basta…se mai gli invio un messaggio, altrimenti c’è anche caso che quello chiami la polizia per denunciare la mia scomparsa…allora, ‘ciao Kev scusa il silenzio, qui tutto ok, a domani’. Ecco, il mio l’ho fatto” sospirò e spense il cellulare, uscendo dal bagno. Jeager scelse proprio quel momento per uscire dalla propria stanza con la maglietta in mano ed il petto palestrato ben in vista.

«la versione tedesca di uno dei bronzi di Riace, eh? Versione restaurata però».

Il tedesco arrossì per l’ennesima volta. «danke».

Emerald guardò l’orologio, erano le sei e tre quarti. Tra tutti e due ci avevano messo un bel po’di tempo, eppure mancavano ancora due ore e un quarto all’appuntamento.

«quella maglietta non era tra quelle che hai comprato qualche giorno fa?» le domandò lui. Emerald sorrise.

«ti sei ricordato… devi averla vista nella busta».

«ja».

«dato che abbiamo due ore magari potremmo…mi secca presentarmi alla festa a mani vuote. E…» controllò il portafogli «ok, come soldi sto a posto…cosa potrebbe piacere a Kid Muscle e agli altri?»

«cibo» rispose semplicemente il tedesco «cibo, cibo, cibo, e ancora cibo! Riso e manzo per herr Muscle, vegetariano per Van Dik, salmone per Wally Tusket, grigliata texana per Kenyon e Meat, beh, lui si adatta».

«Meat…» Emerald fece una risatina «nella mia lingua madre vuol dire “carne”».

«ahah, già, è vero. Beh allora andiamo, fräulein Lancaster» prese le chiavi della vecchia Bmw «abbiamo parecchio cibo da doverci procurare!»

 

 

«“ ciao Kev scusa il silenzio, qui tutto ok, a domani”. Sparisce una giornata intera, mi manda solo un sms…e per di più spegne il cellulare di nuovo! E io che non avendola vista tornare né qui né a casa sua…ma tu guarda questa…ma perché accidenti lo ha spento ancora?!»

«forse è in compagnia e non vuole essere disturbata. Ma ti prego di concentrarti sugli allenamenti, non su quella ragazza. Hai visto, sta bene».

«ma potrebbe essere stata sequestrata, quel messaggio potrebbe essere stato solo un falso!» ribatté Kevin, mentre correva con dei pesi da non si sa quanti chili su schiena, gambe e braccia, e Flash gli stava dietro col cronometro.

«ma per piacere! Sequestrata! E da chi?»

“per non parlare del fatto che l’avrebbero rispedita subito a casa appena avesse aperto bocca” pensò.

«non lo so…qualche stalker…in fin dei conti è una DJ famosa, anche se con tutto quel trucco è tanto irriconoscibile che struccata nessuno si rende conto di chi sia…»

«sono tutte assurdità. Kevin, devi stare concentrato!» lo riprese Flash.

«va bene…va bene…in fin dei conti se qualcuno l’avesse minacciata ha sempre la doppietta…»

«lei ha che cosa?! Mi stai dicendo che quella pazza gira con una doppietta carica?!» l’allenatore aumentò la velocità per arrivargli di fianco «roba da non credere».

«non è pazza, è una ragazza che vive da sola e deve potersi difendere» ribatté l’inglese.

«dire che vive da sola è un eufemismo considerando che fa più la parassita in casa tua che altro» commentò Lord Flash.

“una DJ rompiscatole con la memoria eidetica e una doppietta. Di male in peggio”.

«…voi giovani d’oggi…tutti uno più strano dell’altro. A parte te, ovviamente».

«grazie per la puntualizzazione, Lord Flash…ma io vorrei sapere dove diavolo è andata a finire!»

L’allenatore alzò gli occhi al cielo. «Kevin! Che ti ho detto? Non ci pensare! Rispunterà fuori anche troppo presto!»

«se l’avessi accompagnata…»

«…avresti perso la serata nel locale, invece che ad allenarti com’è bene che tu faccia. Dammi retta, meno ci sta intorno meglio sarà per te».

«il meglio per me tendo a deciderlo da solo» ribatté Kevin, un po’freddamente «non sono un bambino».

«lo so, comp-ehm, Kevin. Ma il fatto che quella ragazza ti interessi annebbia il tuo giudizio».

«Emerald non…ah, non mi interessa! Non come credi tu! Te l’ho già detto una volta» accelerò con uno scatto nervoso «non stiamo insieme. Non viviamo insieme. Siamo solo amici. Lei non interessa a me per nient’altro, e di certo io non interesso a lei!»

“e pensare che…tsk…a questo punto visto com’è venuta su la ragazza direi che è una fortuna che sia andata com’è andata, dodici anni fa” pensò Flash “l’unica scelta davvero sbagliata di Robin Mask, l’unica volta in cui è stato un bene che le cose non siano andate come lui voleva”.

«ecco, tienilo a mente, invece di stare a pensare a lei tutto il tempo. Probabilmente adesso si sta divertendo come una matta».

 

 

«YEE-HEEE!!! Jeager la tua amica è davvero simpatica!!!...e anche terribilmente carina!» esclamò  Kid Muscle ingozzandosi di riso e manzo.

«grazie. Anche tu chiudendo entrambi gli occhi non sei poi così male…» disse Emerald facendo scoppiare a ridere tutti i presenti tranne Kid Muscle stesso, che aveva i goccioloni di lacrime che gli dondolavano dagli occhi, e…Roxanne.

La giovane Nikaido non aveva preso molto bene il vederla arrivare insieme a Jeager, ed aveva preso ancor meno bene i commenti che i ragazzi avevano fatto prima che quei due arrivassero, che avevano lasciato intendere che Emerald e Jeager avessero un rapporto molto “caliente”. Kid non aveva fatto che ripetere a pappagallo quella parola da quando Hammy gliel’aveva detta al telefono.

Poi, se fosse tutto vero o meno, non lo sapeva.

«e dai Roxanne, cos’è quella faccia scura?» le chiese preoccupata Trixie «e per Emerald?»

«non ha il minimo senso del pudore, è una svergognata, o così mi pare» borbottò piano.

«…CHE COSAAAAAAAAAAAAAAA tu sei DJ Smeraldya?!» urlò Kid, attirando l’attenzione di tutti su Emerald, come se ne avesse avuta poca.

«eh si, sono proprio io. Jeager può confermarlo, non sono ieri sera mi ha vista esibirmi, ma ha anche visto il tatuaggio mooooolto da vicino» disse Emerald con un sorrisetto quasi malizioso, scatenando degli altri “uh-oooh!” e dei fischi, mentre Jeager…indovinate? Arrossiva.

«ma come vi siete conosciuti, voi due?» indagò Meat.

«ci siamo visti la prima volta fuori dal centro commerciale qualche giorno fa, poi ieri sera l’ho vista sotto alla pensilina…»

«ero disperata, per colpa di Kevin che non ha voluto accompagnarmi poco ci mancava che perdessi la serata!»

Improvvisamente calò il silenzio.

«aaah…Kevin?» disse Dik Dik «Kevin Mask?»

«proprio» sbuffò la ragazza.

«conosci Kevin?!» strillò Kid «oh cieeeelo Jeager non dirmi che ti sei fatto la ragazza di Kevin Mask!»

«ohé, piano un po’! Io e Kevin siamo solo amici, non stiamo insieme, mica sono masochista io!»

L’atmosfera si sciolse con un’altra risata.

«amica…di Kevin Mask» disse piano Chichi «pensi che me lo presenterebbe?»

«non credo» sospiro Trixie.

«ma fa collezione di wrestlers o cosa?» borbottò Roxanne.

«un momento! Se sei davvero DJ Smeraldya facci vedere il tatuaggio!» disse improvvisamente Terry.

«ma vi ho detto che ce l’ha!» esclamò Jeager.

«dai dai, accontentiamo questi ragazzi» disse semplicemente Emerald dopo aver fatto spallucce ed essere salita sul tavolo, afferrando delicatamente il bordo in fondo alla maglietta «are you ready for the DJ?»

«la voce robotica!!! La sua voce robotica!!!» esclamò Wally, mentre la ragazza si toglieva la maglietta mostrando il tatuaggio della S/drago con gli innesti di smeraldo guadagnandosi urla entusiaste ed applausi.

«e davvero lei DJ Smeraldya!» allibì Trixie «dici che mi farà un autografo?! O-mio-Dio, è DJ Smeraldya!»

«abbiamo capito!» sbottò Roxanne, mentre Emerald si rimetteva la maglietta. “esibizionista!” pensò.

«sai, tu sei l’unico che non ho mai visto nei locali» osservò Hammy sprofondando a sedere vicino a Meat «non sei il tipo da disco club, eh?»

«eh…no…non proprio» balbettò Meat, ancora un po’rosso in viso per averla vista togliersi la maglietta senza tanti problemi «hai detto di chiamarti Emerald, e poi…?»

«un attimo» la ragazza picchettò con la forchetta sul suo bicchiere di vetro «ragazzi, ve lo dico una volta a tutti quanti almeno non dovrò ripeterlo ventisette volte: mi chiamo Emerald Janice Verbena Phoebe Lancaster, si,  sono la figlia di Howard Hogan Robert John Lancaster, si, Lancaster l’allenatore, si, sono stata addestrata da lui per fare l’allenatrice ma no, non intendo assolutamente seguire le orme paterne, infatti ho mandato tutto al diavolo e, potessero crepare tutti i sorci di Londra e di questo mondo, faccio la DJ!»

Altre urla, altri applausi, mentre iniziavano a piovere domande su domande a cui Hammy rispondeva tranquillamente.

“la figlia di Lancaster…che fa la DJ! Che spreco” pensò Meat “proprio un orribile spreco. Ma d’altra parte la vita è sua».

Tra una cosa e un’altra si erano fatte le undici e tre quarti di sera, e la festa si stava appena scaldando.

«dai ragazzi, usciamo!» li incitò Kid «andiamoci a divertire!»

«ho una proposta!» disse subito Hammy «una prova di coraggio!»

«qualunque cosa sia Dik Dik Van Dik non si tirerà indietro!»

«scommetto un giro di birra per tutti che non avete il fegato di farvi fare un tatuaggio!» disse Emerald.

«eh…io infatti sono allergico al dolore!!!» strillò Kid, andando a nascondersi sotto il letto.

«io ce l’ho già, non ho problemi a farmene un altro!» fisse Kenyon con un sorriso arrogante «ci sto! E voi? Andiamo, che mezze cartucce che siete!»

Alla fine Emerald e Kenyon convinsero tutti -a parte le ragazze che decisero forse saggiamente di tornare a casa propria- ad uscire ed andare dal tatuatore.

«tu che ti fai?» domandò Emerald a Jeager.

«il teschio del mistero sull’avambraccio. E tu?»

«mi farò innestare questi smeraldi» li tirò fuori dal marsupio «sulle fiamme del drago, almeno brillerà ancora di più».

«tu sei pazza!!! Chissà che dolore!!!...io ho cambiato idea…»

«fermo lì! Si è deciso tatuaggio, sarà tatuaggio» sentenziò Wally tenendolo fermo mentre il tatuatore iniziava a lavorare sul muso di manzo versione tribale che Kid aveva detto di farsi tatuare sul petto.

«DOLOREEEEEEEEEEEEEEEE!!!»

Gli altri fecero decisamente meno scene. Perfino Meat alla fine si fece tatuare una -oh cielo- farfalla tribale sulla schiena.

«che ora abbiamo fatto?» sbadigliò Dik Dik, diverse ore dopo.

«le quattro del mattino!!!» urlò Meat «è tardissimo!»

«dai che la notte è giovane! Che ne dite se andiamo a mangiare?» propose Emerald.

«ANCORA?!!» sbalordirono tutti, eccetto Kid a cui tale proposta servì a far riprendere dallo shock del tatuaggio.

«SIIIIII evviva!!!»

«e poi vi pago da bere come promesso» aggiunse Hammy.

«e poi ti riportiamo a casa» concluse Terry  «tanto hai visto, nella mia macchina chi stiamo tutti».

Infatti era un irrealistico misto tra jeep, familiare e una specie di furgone con il retro all’aperto come gli ape della Piaggio.

«si, e dietro devo starci sempre io!» protestò Kid.

«perché puzzi come una latrina!!!» urlò Meat.

Sedate le polemiche andarono a bere il famoso bicchiere di birra e svuotare di cibo un ristorante. Addirittura Kid Muscle perse la gara a chi mangiava di più contro Emerald!

«è incredibile che tu sia così magra, per quanto mangi dovresti essere obesa!» allibì Terry.

«super metabolismo, my dear».

Tra una cosa ed un’altra girarono per locali fino alle sette del mattino, ora in cui finalmente i ragazzi della League la riaccompagnarono a casa. Emerald scese dalla macchina con un sorriso.

«grazie ragazzi, serata fantastica…»

«vedo che come avevo previsto ti sei data alla pazza gioia».

Emerald si voltò sorpresa.

Kevin ed il Sorcio in Calzamaglia. Non ci voleva proprio.

La ragazza fece a Terry cenno di ripartire, e lui obbedì, fermandosi però in un punto nascosto e non troppo lontano.

«almeno sentiamo che succede» bisbigliò.

«condivido. Quindi quel tipo dev’essere Lord Flash» disse Meat.

«da come ce l’ha descritto si» disse piano Jeager «ssst! Zitti adesso!...se la situazione dovesse mettersi male…»

«io non intervengo di sicuro! Kevin mi fa paura!» pigolò Kid Muscle, beccandosi un pugno in testa da Meat.

«oh, e così è per stare con quella massa di perdenti che sei scomparsa dalla circolazione per quasi due giorni! E dire che, cos’è che si era detto? Ah, si: in un momento come questo non è bene che tu frequenti altri lottatori!»

«…ma di che sta parlando Kevin Mask?» bisbigliò Kid.

«non lo so» disse piano Meat «zitto».

«voi due l’avete detto, ma io ho risposto che frequento chi cavolo mi pare».

«non c’è da stupirsi che una sciocca come te non riesca a capire l’importanza di tutto questo!»

«e questo che parla ora è Flash» commentò Van Dik.

«sciocca io? Parla per te che sei così stupido da viaggiare con quella ridicola calzamaglia che mette in evidenza quelle brutte chiappe mosce che ti ritrovi».

I ragazzi della League dovettero tappare la bocca a Kid perché non scoppiasse a ridere.

«stupida piccola…!»

«Emerald, smetti di insultare il mio allenatore, anche perché sei tu ad essere in torto. Sei sparita per tutto questo tempo senza dare notizie di te, senza pensare nemmeno per un momento che io potessi preoccuparmi della tua salute, e per di più -ribadisco- sei uscita con persone con cui non era bene che tu uscissi!...ma perché proprio con loro? Eppure lo sai cosa ne penso!»

«si, perdenti qui, perdenti là…ma ci siamo divertiti come matti. Non ti piace? Non è un mio problema, Kevin. Credevo che ormai sapessi come sono fatta io».

«ed io credevo che tu sapessi cosa significa la parola lealtà» sbottò l’inglese, girando i tacchi ed andandosene via.

«seh, bravo!!! Molto maturo, Kevin!» urlò Emerald «batti in ritirata, come al solito!»

«lo fa per evitare di sfracellarti la testa contro il marciapiede».

«ahia…» sussurrò Wally.

«perché tanto che ci sei non ti togli anche tu dai piedi, eh Sorcio?!»

«chi deve togliersi dai piedi sei tu. Lo deconcentri, lo distrai» disse duramente Flash «lo sai cosa sei? Una puttanella viziata, oltre che la pecora nera della famiglia Lancaster, ed una come te non ci serve».

«è quel che deve aver pensato quella zoccola di tua madre quando ti ha abbandonato in un cassonetto, “uno come questo non mi serve”».

Kid e gli altri, sempre nascosti, sgranarono gli occhi. Oh cavolo, Lord Flash ci stava andando pesante, ma anche lei non scherzava!

«se solo fosse tempo…se solo sapessi…» sibilò Flash «se sapessi chi sono ti comporteresti diversamente».

“se sapesse chi….? Quello non la racconta giusta…” pensò Meat, ed anche Emerald fece una riflessione analoga.

«guarda che io lo so chi sei tu: un tonto».

Lord Flash la guardò allibito. «come prego?»

«questo è quel che sei tu: tonto. Tu sei tonto, tonto col botto, qui in città e in tutta la Nazione, che dove vai vai puoi star sicuro che ti riconoscono da lontano. Mi stai ascoltando? Tonto» fece un gesto con la mano destra «per sempre!»

«tu non hai idea di chi io…»

«si che ce l’ho! Sei un tonto! Erede di una famiglia di tonti, di stirpe tonta…ton-to! Tu» gli puntò un dito contro il petto «tonto tuo padre» ripeté il gesto «tonto tuo nonno, che è stato così cretino da non far fuori immediatamente figlio e nipote e che era il più tonto del mondo, tanto che quando usciva di casa lo ricacciavano dentro a calci nel sedere dalla disperazione!» esclamò Emerald. Riuscì ad evitare lo schiaffo di Flash, ed osò dargliene uno a sua volta.

«hai osato…?!»

Sciaff!!! Un altro schiaffo ancora, anche questo tanto forte che i ragazzi della League lo sentirono distintamente.

«questo tienilo da conto. Tante volte vista la stagione con quella stupida calzamaglia sentissi freddo».

Solo a quel punto Lord Flash notò il leggero borbottio non troppo lontano dell’auto di Terry, e capì che c’era gente in ascolto. E dunque non poteva fare mosse azzardate. «questa non finisce qui, Lancaster».

«è vero».

Sciaff!!! E tre!

«tante volte mentre torni a casa dovessi sentire un po’di freddo e dire “sarebbe stato meglio prenderne un’altra”…almeno torni a casa da tonto. Ma caldo» lo guardò truce «tonto. Ricordatelo».

Reprimendo l’istinto omicida che stava diventando sempre più forte Flash se ne andò dopo un’ultima occhiata assassina, ed Emerald rientrò in casa propria con l’intenzione di farsi una bella dormita.

Terry era ripartito, una volta constatato che Flash se n’era andato.

« “tonto tu…tonto tuo padre”…»

Nemmeno fosse stato un segnale concordato scoppiarono tutti a ridere come matti, ma Meat riportò immediatamente tutti alla realtà.

«c’è poco da ridere! Emerald rischia grosso!»

“quel tipo è a dir poco sospetto…spero solo che non le accada nulla…»

 

***

*Jeager ha l'inno nazionale tedesco come suoneria! Questo si che è patriottismo! xD

Il discorso di Emerald a Lord Flash si ispira a quello di un video su youtube, che sarebbe anche in dialetto perugino. Purtroppo non potevo riportarlo identico, per diversi motivi, tra i quali il fatto che non tutti lo capiscono nonostante sia abbastanza simile all’italiano corretto xD

 

Come sempre, ringrazio chi mi segue. Alla prossima :)

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Capitolo 6
*** 5- Londra ***


«lo so…è il quarto messaggio che ti lascio, e probabilmente adesso starai dicendo qualcosa di simile a “ma non hai ancora capito che non ti voglio parlare razza di scemo?”…e immagino anche che dopo quest’ultima frase avrai anche fatto la tua classica faccia da “appunto, ma se lo sai perché perseveri?”…riconosco che forse…e dico forse…sono stato un po’avventato. Ma ero preoccupato per  te. E sai che non è cosa da poco…hm, adesso avrai detto “ah! Che grande onore che Sua Maestà Mask mi degni della sua attenzione!”, vero?...ecco, e poi è come se tu lo avessi fatto apposta, uscire proprio con chi ti avevamo sconsigliato di uscire. Emerald…io non so cosa sia successo tra te e Lord Flash dopo che me ne sono andato, ma per quanto cercasse di nasconderlo quando è tornato era quantomeno irritato. Non gli avrai dato ancora del sorcio vero?...ah, senti…tanto non è questo che conta. Quello che conta è che ormai è ufficiale, il Torneo è iniziato, io domattina devo prendere l’aereo e tornare in Inghilterra per le selezioni…» fece un sospiro nervoso «sotterra l’ascia di guerra, e vieni con me. Flash ha delle faccende da sbrigare qui in città, quindi non ci sarà; tanto alle selezioni sarà una cosa veloce, e non mi serve il suo aiuto per battere quei perdenti…mentre invece voglio vedere te sugli spalti a sostenermi» ammise «pensaci su. Avresti anche il tempo di andare a trovare tuo padr-ah, te lo dico già da ora Emerald Janice Verbena Phoebe Lancaster: non provare a dirmi di andare a trovare il mio, di padre».

Con quell’ultimo avvertimento Kevin Mask terminò la telefonata ad Hammy, anzi alla sua segreteria. Aveva fatto la parte dell’uomo mortalmente offeso per qualche giorno, ma alla fine era stato lui a provare a chiamarla. In fin dei conti era solo uscita, e poi non poteva sapere per certo se avesse fatto davvero qualcosa per danneggiarlo oppure no, visto che lui e Lord Flash -contento come una Pasqua di non averla avuta attorno in quei giorni- l’avevano immediatamente attaccata senza darle la possibilità di parlare, col risultato che lui, Kevin, se n’era andato e non l’aveva più vista, e Lord Flash…doveva essersi preso un bel po’di insulti. Presumibilmente anche qualcosa di peggio che “Sorcio”.

Si, lo seccava ancora l’idea di lei con quelle inutili mezze calzette.

No, l’idea che tra quelle mezze calzette ci fosse anche Jeager Broken non gli piaceva affatto.

Si, non era detto che fosse successo qualcosa di “strano”, e tantomeno che fosse successo proprio con il tedesco.

Ma, no, non era neanche detto che non fosse successo qualcosa. E, si, anche se fosse capitato con qualunque altro membro della Muscle League la cosa lo avrebbe fatto innervosire lo stesso. In fin dei conti aveva il meglio a disposizione -e con “il meglio” intendeva lui stesso- non avrebbe avuto senso che cercasse altrove, e…

Ma che ci pensava a fare?! Tanto era inutile, e non era nemmeno il momento opportuno.

Magari quando avrebbe vinto il Torneo…si, a quel punto sarebbe stato tutto diverso, tutto più semplice, lineare. Avrebbe vendicato il nome della propria famiglia, e sarebbe stato il campione. L’unico e solo. Il più forte. Era già convinto di esserlo, ma vincendo la Corona Chojiin lo avrebbe dimostrato a tutti, Squirrel Woman inclusa.

Sentì con colpo sordo che sembrava provenire dalla finestra, chiusa e coperta da tende. Quasi gli prese un colpo quando, dopo averle aperte per sincerarsi che non ci fosse niente di strano, si trovò davanti Emerald che evidentemente si era arrampicata fin lassù non si sa come.

Probabilmente era saltata sopra lo steccato e poi da lì sul davanzale.

Emerald da fuori gli stava facendo cenno di aprire la finestra.

«ma suonare il campanello no eh?»

«alle due di notte? Ma sei coglione? Non svegliare il can che dorme, e nemmeno il Sorcio, dice il proverbio. Ti decidi ad aprire la cavolo di finestra si o no? è freddo qui fuori!»

Ad una richiesta così “educata” Kevin Mask non poté che obbedire. «potevi mettere il cappotto, no?»

«se un genio non ti lascia a congelare fuori dalla finestra i vestiti che ho bastano e avanzano» ribatté Emerald indicando il maglione oversize verde bosco che le arrivava sopra al ginocchio, i panta-collant in lana beige con disegni marrone scuro che Kevin trovava semplicemente orribili ed i suoi soliti stivaletti alla caviglia.

Oh, e il marsupio ovviamente. Marrone scuro. Anche quello, con dentro la doppietta, non mancava mai.

«quindi parti».

«partiamo» la corresse Kevin «perché non avrebbe senso se tu fossi venuta qui solo per dirmi che non verrai con me».

«ironico che tu voglia con te qualcuno che “non sa cosa significa la parola lealtà” e di cui, di conseguenza, non ti fidi».

Silenzio.

«non lo penso davvero. L’ho detto perché…ah, al diavolo. Lo sai perché, te l’ho detto anche quel giorno stesso, io ti dico “non uscire con altri lottatori” e ti vedo arrivare con sei di loro! Proprio a presa in giro. e tu sai che a me essere preso in giro non piace».

«lo so. Ma se anche uscissi con loro non significherebbe che io debba parlare per forza di te e delle “tecniche segretissime”» mimò le virgolette con le dita «che il Sorcio vuole insegnarti».

«non chiamarlo in quel modo. Non è “Sorcio”, è Lord…»

«…Chiappemosce».

«Emerald!»

«lo odio, non posso farci niente, ok? Arriva qui, “non fare questo, non fare quello, non uscire con questo, non uscire con quest’altro, una come te non ci serve perché lo deconcentri e basta”, ma chi si crede di essere? E il brutto è che gli dai retta!»

«perché dal suo punto di vista devi riconoscere che i suoi consigli sono sensati».

«Kevin, quelli non sono consigli. Quello si aspetterebbe che io sparissi, e che tu ad ogni sua parola rispondessi “hail, mein fürher Lord Chiappemoscen!”» esclamò, irrigidendosi nel saluto nazista e piombando sul letto di schiena «…sembri ancora più grosso da qui, lo sapevi?»

«Lord Flash non è come credi tu. Dagli almeno una chance, no?»

«solo quando si deciderà a dire chi cavolo è in realtà, perché non sarà COME credo io, ma non è nemmeno CHI credi tu!» si mise a sedere, la testa voltata nella direzione dove sapeva che si trovava la stanza degli ospiti «non è chi dice di essere. Lord Flash, o chi cavolo è davvero, è inglese quanto io sono pigmea. E ti sembro pigmea io? No!»

L’inglese scosse la testa. «sono tutte illazioni, Hammy, né tu né io lo conosciamo abbastanza per giudicare se mente o meno».

«se lo conosci abbastanza per dargli retta lo conosci abbastanza per decidere se è un impostore oppure no, e secondo me lo è».

Anche Kevin si voltò nella stessa direzione di Emerald. «i suoi modi sono quelli di un gentleman inglese».

«si…davanti a te. Perché deve recitare la sua parte. Ma quando non ci sei non è né inglese né tantomeno un gentleman».

Kevin la guardò. «ti ha fatto del male?»

Emerald fece una smorfia. «a dire il vero sono io che gli ho dato tre sberle  ma credimi, avevo dei validissimi motivi».

Se non avesse avuto la maschera ad impicciargli Kevin si sarebbe messo le mani tra i capelli. Ci credo che Lord Flash era irritato! Tre ceffoni. «e sarebbero?»

«ha cominciato lui, eh!»

«ok. Basta. Non voglio sapere altro» guardò fuori dalla finestra «ed anche in futuro, se potessi almeno provare ad andare d’accordo con lui mi risparmieresti molte seccature, Emerald…»

Incurante del fatto che Kevin non avrebbe apprezzato la cosa la ragazza incrociò le gambe sopra il letto. «diciamo che potrei fare un tentativo, se mi promettessi di pensare bene a quel che ti ho detto di Flash. Rimane un tipo sospetto, e va tenuto d’occhio».

«direi che tu lo stia già tenendo molto d’occhio, senza bisogno che mi ci metta anche io».

«non solo lo tengo sott’occhio ma pure sotto tiro».

«Emerald».

«e va bene, va bene! proverò davvero ad andare d’accordo con lui, ma tieni bene a mente che lo faccio solo perché me l’hai chiesto tu, e che se fosse per me già dalla prima volta che ha aperto bocca lo avrei impacchettato e spedito in Lapponia a fare la controfigura di Rudolf da Babbo Natale. Anche se è talmente brutto che avrebbe spaventato le renne…»

«Emerald Janice Verbena Phoebe Lancaster, se vuoi davvero andare d’accordo con lui non è questo il mod-screanzata che non sei altro!» sbottò l’inglese quando Emerald gli tirò un cuscino dritto in faccia.

«comunque…si, parto con te» disse la ragazza.

«dopo la cuscinata chi ti dice che io voglia ancora che tu parta con me?»

«perché senza la tua parassita preferita non sarebbe la stessa cosa!» rise Hammy.

«già, poi con chi potrei prendermela se non ci fossi tu a mangiare di straforo anche la mia porzione di fish and chips?»

«eh a proposito, dovresti comprarne di più di chips, perché in casa scarseggiano».

«potresti comprare TU da mangiare invece di venire qui a mangiare a scrocco!»

«tanto tu agli scrocconi ci sei abituato, guarda anche Flash adesso…»

«Lord Flash contribuisce alle spese, al contrario di te!» la contraddisse Kevin.

«lui qui ci vive, io mica no».

Kevin alzò gli occhi al cielo. Ma perché perdere tempo a discutere? Tanto avrebbe sempre trovato il modo di ribattere. «perlomeno riuscirò a farti mettere su qualche chilo. Forse. Io non riesco ancora a capacitarmi del fatto che tu mangi quanto Kid Muscle se non di più e non ingrassi nemmeno un grammo. Se non altro questo mi renderebbe ancora più facile batterti, se lottassimo».

«non credo. Ho la doppietta».

«e da quando in qua negli incontri di wrestling si usa la doppietta?»

«da quando un mostro di centocinquantacinque chili piomba su una ragazza di cinquanta, ecco da quando!» ribatté Hammy.

«cinquanta?! Ma non erano cinquantadue?!»

«sono riuscita a perderli…»

«tu sei la più grande bastian contrario che abbia mai visto» sentenziò Kevin.

«mi sa che una caratteristica comune di noi inglesi» commentò Emerald tirando fuori dal marsupio le Marlboro rosse, che nemmeno a dirlo vennero immediatamente sequestrate da Kevin.

«che ti ho detto sul fumo?!»

«ma se ogni tanto ho visto fumare anche te!»

«le mie sono Lucky Strike, e poi io fumo solo una sigaretta ogni due settimane, di mercoledì alle dieci e dodici di sera…»

«cosa che è completamente imbecille secondo me, ma lasciamo stare. E poi se proprio devi incatramarti i polmoni fallo per bene, no?»

Kevin scosse la testa. «ma nemmeno per sogno. E poi…a detta di Lord Flash è bene che io smetta completamente. Dovresti pensare di farlo anche tu, rischi davvero il cancro Hammy».

«tiè! A te, al cancro e a Lord Chiap-ehm,Flash» disse Emerald facendo le corna «e comunque ho già ridotto parecchio, prima un pacchetto da venti durava quattro giorni, adesso a dieci ci arrivo. Meglio di niente sarà,no? comunque…se l’aereo è domattina mi spieghi come cavolo facciamo con i biglietti?»

«ne avevo già presi due».

Emerald incrociò le braccia davanti al petto con un sorrisetto. «l’avevi previsto?»

«diciamo che ci contavo».

«e magari mi hai pure fatto la valigia visto che tanto ho qui la maggior parte della mia roba».

«già».

«e Flash che ha detto ci ciò?»

«niente. Non lo sa!»

Emerald sbuffò una risata. «ti comporti come un adolescente che scappa di casa con la fidanzatina».

«mi stai dando dell’immaturo?»

«stai facendo tutto da solo, non c’è neppure bisogno che io ci metta bocca».

«…e poi io e te siamo ben lontani dall’essere fidanzati» aggiunse Kevin, come per ripicca.

«per fortuna, altrimenti sai che scartavetramento di palle sarebbe per me!» disse Emerald, mimando perfino lo scartavetramento in questione «…che c’è?»

«niente» rispose seccamente l’inglese «perché?»

«sembrava che te la fossi presa».

«ah, stupidaggini. Sono un lupo solitario io, e ora come ora tutto mi serve meno che una relazione».

«anche questa è una perla del tuo allenatore?»

«no, del buonsenso».

«…e di Flash».

«il fatto che abbia un allenatore non significa che non sia più in grado di pensare da solo, chiaro?!» sbottò prima di voltarsi verso la finestra e darle la schiena.

«sembri nervoso».

«macché».

Lei si alzò dal letto e gli avvolse le braccia attorno alla vita, stringendosi contro la sua schiena. «è per il ritorno a Londra, anche se sarà breve, o per le selezioni?»

Inutile provare a nascondersi. Lo aveva beccato.

«per il ritorno a Londra ed il Torneo in generale. Per me è una cosa importante. Lo capisci?»

«probabilmente non lo capirò mai davvero non vivendolo in prima persona, ma se per te è importante allora… è importante, e basta».

Sotto la maschera Kevin fece uno dei suoi rarissimi sorrisi. «sapevo che avresti compreso, Hammy».

«il tuo allenatore afferma che io non ne sarei in grado, in verità».

«è un allenatore, non un oracolo, può sbagliarsi» si voltò, e lei lasciò al presa «e tu? sei nervosa all’idea di tornare a Londra?»

«per niente. E poi dai, almeno conoscerai i miei…di nuovo».

Kevin la guardò perplessa. «di nuovo?»

«vabbè, conoscerai di nuovo mio padre e di sana pianta mia madre. Mamma mia che precisino».

«ah ecco…»

«che poi a dire la verità quando avevi quattro anni hai conosciuto anche lei. Ma non ti ricordi. Kevin…» esitò un po’ «te le ricordi le farfalle?»

«le cosa?»

«far-fal-le» Emerald mimò con le ali il gesto di volare «quelle cose con le ali colorate che volano…»

«so benissimo cosa sono le farfalle, ma non capisco di che parli».

«quando avevamo quattro anni abbiamo giocato a rincorrere le farfalle nel giardino di casa tua. Una delle poche volte in cui tuo padre non ti faceva studiare. Non ricordi proprio eh?»

No, non si ricordava. Non aveva la memoria eidetica come la sua. Ma avrebbe dato chissà che cosa pur di riuscire a riportare a galla quello che probabilmente era l’unico ricordo felice della sua infanzia. «no ma, credimi, vorrei poterlo fare. Ad ogni modo non so se incontrare i tuoi genitori sia una buona idea…»

«nemmeno si trattasse di conoscere i futuri suoceri, ma dai! Che problema c’è?!»

«tuo padre ed il mio non si parlano chissà per quale motivo, e per quanto anche io disprezzi mio padre purtroppo ho sempre il suo sangue a scorrermi nelle vene. Perché dunque Howard H.R.J. Lancaster dovrebbe accettare che io entri in casa sua, e di parlare con me?»

«perché altrimenti si scorda di vedermi in faccia quando saremo a Londra, ecco perché. Anzi adesso lo chiamo, che in Inghilterra credo sia giorno» disse, e prima che Kevin potesse fermarla la chiamata partì.

­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­– Hammy! Come stai? Sono contento di sentirti…come va? Va tutto bene?

“se io avessi chiamato mio padre probabilmente mi avrebbe sbattuto il telefono in faccia” pensò Kevin, con un po’di amarezza. Incredibile quanto le scelte analoghe potessero avere effetti tanto diversi, Emerald faceva la DJ e tanto suo padre le voleva bene lo stesso, mentre lui…

«si papà. Ho una novità…sai del Torneo, vero?»

– ovviamente.

«e sai anche chi è Kevin vero?»

Il suddetto non aveva più la forza di guardarla in faccia, e ancora meno di stare ad ascoltare, ma si sforzò comunque di rimanere lì.

– Kevin…Mask?

«eggià. La cosa è questa, lui torna a Londra per le selezioni ed io lo seguo, quindi volendo rivedere anche te e mamma e volendo pure prendere due piccioni con una fava mi domandavo se ci avreste ospitati…»

Lungo silenzio dall’altra parte.

«…te l’ho chiesto più che altro perché rischieremmo di finire in chissà quale fetido motel, con tutta le gente che verrà in città. Eh…papà? Ci sei?»

si.

«guarda che non stiamo insieme. Non pensare che io e Kevin stiamo insieme. Non è così. Nemmeno per scherzo. Siamo solo due amici bisognosi di un tetto nella nostra piovosa madrepatria» disse Emerald in tono drammatico «siii, lo so che non parli con suo padre, ma Kevin Mask e Robin Mask sono due persone diverse, su!»

Kevin -che si stava vergognando come poche volte in vita sua- stava per dirle di lasciar perdere, ma Howard Lancaster precedette la sua interruzione.

indubbiamente è meglio che stiate qui, piuttosto che in chissà quale topaia.

Aveva detto di si.

«allora siamo d’accordo! Bene. Noi partiamo tra…Kevin, quand’è che si parte?»

«tra cinque ore».

«ecco, noi tra cinque ore partiamo, se tutto va bene in nove ore saremo a Londra».

dobbiamo venirvi a prendere?

«eh, magari…e puoi dire a mamma di preparare parecchio da mangiare? Perché probabilmente quando scenderò dall’aereo sarò molto-molto-molto affamata».

Si sentì Howard Lancaster che rideva.  e figurati se non chiedeva da mangiare…di’, ti sei decisa a mettere su qualche chilo?

«anche tu con questa storia?! Sono già obesa!...vabbè dai…ci vediamo presto. Ciao papà» Emerald terminò la chiamata e guardò Kevin «visto? È tutto a posto».

«non sembrava molto felice all’idea di ospitarmi».

«quanto la fai lunga, ha detto di si! E ci vengono anche a prendere! Dai,dai…tranquillizzati» gli diede una pacca sull’avambraccio perché alla spalla non ci arrivava «e adesso che si fa?»

«in che senso?»

«vale davvero la pena andare a dormire considerando che tra il traffico e tutto per raggiungere l’aeroporto ci vorrà almeno un’ora e mezza, il che significa che dovremo partire poco più tardi delle cinque?»

«mi sa di no. E poi non ho sonno».

«allora sai cosa? Usciamo. Stando qui e continuando a chiacchierare altrimenti finiremmo per svegliare Flash, e francamente di tutto ho voglia meno che vederlo».

«non è una cattiva idea» Kevin tirò fuori da sotto il letto due grossi zaini «zaino in spalla e andiam-Emerald!»

«eh».

«non potresti uscire come fanno gli esseri umani invece che come una scimmia?» le domandò l’inglese vedendola appollaiata sul davanzale, senza che l’enorme zaino sembrasse impicciarle.

«deciditi mask, sono una scimmia o uno scoiattolo?»

«…uno scimmiattolo».

Emerald scoppiò a ridere e…cadde dalla finestra!!!

Quasi. Era riuscita a restare appesa con il piede destro.

«non urlare, per carità! Sennò svegli il Sorcio!» sibilò subito a Kevin «è tutto ok! Di’, c’è roba che si rompe dentro allo zaino?»

«…no».

La ragazza allora se ne liberò, facendolo cadere a terra, e dandosi lo slancio riuscì a tornare sul davanzale. «bene».

«vedi che succede a comportarsi come una scimmia?!»

«mi pare di star bene» replicò lei, saltando improvvisamente dalla finestra allo steccato, e poi a terra «muovi le chiappe! Altrimenti anche le tue diventeranno mosce come quelle del tuo trainer!»

“l’ho detto e lo ripeto: questa ragazza mi farà diventare matto” pensò Kevin, gettando a sua volta lo zaino dalla finestra “e quel che sto per fare dimostra la veridicità della mai teoria”, concluse, saltando a sua volta dalla finestra.

«come vedi io non ho nemmeno bisogno dello steccato» commentò.

«se tu fossi saltato sullo steccato lo avresti ridotto in un ammasso di schegge di legno, dato che sei una roba pesante il triplo di me. È anche per questo che di ingrassare ulteriormente non mi va…poi mi ridurrei come te!»

«io sono in perfetta forma, scimmiattolo» ribatté Kevin, tirando fuori la Harley dalla rimessa.

«non me la fai guidare, ovviamente».

«fossi matto! Considerando la fine che hai fatto fare alla tua moto non mi fiderei nemmeno a darti un modellino! Salta su, muoviti».

Emerald obbedì, ed appena usciti dal vialetto diede un’ultima occhiata alla casa.

Lord Flash li stava guardando dalla finestra. E non sembrava contento.

Senza che Kevin si accorgesse Emerald infilò una mano nella tasca del suo impermeabile e spense il cellulare.

Almeno nessuno dei due avrebbe sentito squittii indesiderati da lì a Londra.

 

 

::: Ore dopo, Londra (sera tardi) :::

 

«ma dove sono…ah, eccoli! Hammy!»

«…cavolo, ci sono praticamente tutti!» si sorprese Emerald, correndo verso i suoi parenti con un gran sorriso «ciaaaao!!!»

Il padre fu il primo che abbracciò, ma c’erano anche la madre e le due nonne -da un pezzo purtroppo vedove- quindi Hammy fu stritolata più volte durante i saluti.

«sei cresciuta in altezza, ma sei ancora secca come un chiodo!» sentenziò nonna Verbena «ragazza, non ti ho mandata dai parenti in Sicilia per farti restare così magrolina! Il vento finirà a portarti via!»

«e lasciala stare, Verbena, vuol dire che lei si piace così!» intervenne nonna Phoebe «e poi chi se ne importa dei chili? Basta che sia tornata! E pure insieme ad un bel ragazzo!»

«già, a quando il primo figlio? Lo sai che ci tengo a diventare bisnonna!» abbaiò Verbena. Per la prima volta da quando la conosceva Kevin vide Emerald arrossire leggermente.

Dal canto suo, sotto la maschera aveva qualcosa di peggio che un rossore “leggero”.

«nonna! Non stiamo nemmeno insieme!»

«ma come?! Frequenti uno così e non ti ci sei divertita nemmeno una volta?...i giovani d’oggi…ma dove andremo a finire!» sospirò la signora «se avessi avuto qualche anno di meno ti avrei fatto la corte, giovanotto!»

«…eh…grazie» bofonchiò Kevin.

«di poche parole,eh? Oh, ma assomiglia a qualcuno…» nonna Phoebe lo studiò attentamente «eh si, somigli proprio a qualcuno, ma non mi sovviene…»

«è il figlio di Robin Mask».

Howard lo aveva detto in tono abbastanza secco, ma si avvicinò comunque a Kevin per stringerli la mano. «sei cresciuto molto dall’ultima volta che ti ho visto».

«all’epoca ero un bambino, sarebbe stato preoccupante se fossi rimasto com’ero. Grazie dell’ospitalità».

«è raro che io non soddisfi una richiesta di mia figlia, se mi è possibile farlo».

Sottinteso: “lo faccio solo perché me l’ha chiesto lei. Non perché mi faccia poi così tanto piacere. Tuo padre ed io non ci parliamo, ed anche se non sei lui sei sempre un Mask”. O almeno, Kevin interpretò la cosa in questo modo.

«capisco».

«le selezioni si svolgono domani, se non sbaglio».

Mentre parlavano Kevin notò che Emerald aveva preso da lui gli occhi ed i capelli, mentre dalle nonne -a giudicare da come si stavano comportando- il carattere. Dalla madre, che aveva i capelli biondo rossiccio e gli occhi neri di Verbena, aveva preso solo il corpo minuto.

«non sbaglia».

«non mi resta che augurarti buona fortuna».

«grazie».

Lancaster si voltò ad osservare le donne della sua famiglia con aria assente. «presumo che non andrai a trovare tuo padre».

Kevin si irrigidì. Non amava parlare di suo padre e del rapporto che avevano, né amava sentirne parlare. «…no. Non lo farò».

«andiamo a casa?! Ho fame io!» esclamò Emerald. Il volto di Howard Lancaster quasi trasfigurò, diventando nuovamente quello sorridente con cui l’aveva accolta.

«ma certo! Via, tutti a casa» disse in tono gioviale «l’autista ci aspetta fuori nella limousine».

«dai Kevin non restare lì impalato, muoviti!» esclamò Emerald prendendolo per mano -cosa che generò in lui un po’di stizza dato che lo fece sobbalzare leggermente- e correndo con lui verso la limousine, ignorando la persone che iniziavano ad accalcarsi attorno a loro scattando fotografie.

Saliti in macchina l’autista partì immediatamente.

«riconoscerai il posto, Kevin Mask. La nostra tenuta non dista troppo da quella della tua famiglia» disse Howard, sempre con lo stesso tono allegro finto come una banconota del Monopoli.

“già” pensò lui, cupo. «vero. Per quanto…è da molto tempo che non torno qui. Da quando me ne andai di casa ho preferito stare nei bassifondi di Londra, sapendo che di certo nessuno della mia famiglia si sarebbe spinto a cercarmi fin là. In un certo senso preferisco la vita di strada a quella dei quartieri alti. Per strada…c’è meno ipocrisia».

Piccola frecciatina alla quale Howard rispose con un sorrisetto cortese di plastica. «non ho mai avuto esperienza diretta con la strada, ma posso immaginare. Emerald…com’è che tu e Kevin vi siete ritrovati?»

«la casa dove mi sono trasferita è a due di distanza dalla sua, e mentre andavo a correre ci siamo incontrati. È stato per caso, insomma».

«capisco, capisco. I casi della vita, eh? Ti trasferisci lì dalla Sicilia e rincontri proprio Kevin Mask».

Janice Lancaster fece spallucce. «sono cose che capitano» disse con tranquillità «e forse è un bene che Emerald possa contare sull’amicizia di un compatriota. Meglio la vicinanza di un inglese piuttosto che quella di, che so, un tedesco».

«lo sa signora, anche io condivido la sua opinione sui tedeschi!» disse Kevin, beccandosi una gomitata da parte di Emerald.

«purtroppo sono una potenza economica europea, dobbiamo abituarci all’idea di avere dei rapporti quantomeno cortesi con loro» continuò Janice «ma non ne vorrei mai uno in famiglia».

«guarda che a volte i tedeschi sono simpatici!» ribatté Emerald.

«oh si, quasi quanto i francesi. Ma andiamo!» Janice scosse la testa «fammi conoscere un tedesco simpatico e ti regalerò il Big Ben, Emerald».

«preparati a regalarmelo allora, perché io di tedeschi ne conosco uno non solo simpatico, ma pure carino».

«ah si, una meraviglia» commentò Kevin «trattasi di Jeager Broken, figlio di Broken Jr.».

«Broken Jr. non era molto socievole, ma in compenso non era una cattiva persona da quel che ricordo del mio passato come allenatore nella Muscle League» osservò Howard «peccato che poi se ne andò, poco prima che lasciassi anch’io la Lega. Oh, siamo quasi a casa».

In due minuti arrivarono davanti al grande cancello che si aprì automaticamente, entrando nell’enorme tenuta dei Lancaster.

Kevin notò con piacere che il prato era curato alla perfezione. Beh, d’altronde erano inglesi di ottima famiglia. Forse Howard non era molto simpatico, ma se non altro il suo giardino era perfetto esattamente come avrebbe dovuto essere*.

Davanti alla villa era schierato uno stuolo di maggiordomi e cameriere, tutti vocianti ed apparentemente contenti come pasque per il ritorno -seppur breve- di Emerald.

«SIGNORINAAAAAAAAAAAA» il maggiordomo più anziano si fiondò ad abbracciarla con le lacrime che gli scendevano dagli occhi come una fontanella «è tornata! Finalmente!»

«CI È MANCATA TANTO!» urlarono gli altri.

«seh…anche voi mi siete mancati…ma era proprio necessario tutto questo teatrino? Io ho fame!»

“e poi Kevin mi sembra particolarmente cupo” pensò.

E tale cupezza rimase anche per tutta la cena. Kevin aveva mangiato parlando il minimo indispensabile, in contrasto con il vociare delle nonne che lo bombardavano con un’infinità di domande a cui lui rispondeva per pura e semplice cortesia.

«ma perché quella maglietta rosa?»

«ma perché tieni i capelli lunghi?»

«di che uccello è quella piuma?»

«perché la maschera è blu? Quella di tuo padre è argentea**».

Ogni tanto mentre rispondeva guardava Hammy, messa dal padre strategicamente lontana da lui. Accorgendosi che le occhiate erano ricambiate cercava di non mostrare il suo disagio, ma sapeva fin troppo bene che non era possibile, non con lei.

E nemmeno il fatto che la stanza assegnatagli da Howard a cena finta - lussuosa come tutte le altre nella villa- fosse il più lontana possibile da quella di Emerald dissuase da ragazza dall’andarlo a trovare in piena notte. Passando dalla porta, per una volta, invece che dalla finestra.

«Kevin? Sei sveglio?»

«se anche non lo fossi stato ormai non avrebbe importanza, ti pare?»

Emerald entrò nella stanza, diede un’ultima occhiata circospetta al corridoio e chiuse la porta. «devo dirti una cosa».

«dimmi».

«sono stata una perfetta imbecille. E pure insensibile, ed egoista».

Kevin la guardò quasi perplesso. «perché?»

«andiamo, ti ho visto da quando siamo scesi dalla limousine, se non da prima. Avevo voglia di rivedere i miei, di tornare qui in villa, e non ho pensato minimamente a te che…con tuo padre…ed io, con la mia bella famiglia felice» .

Che Emerald si sentisse in colpa era evidente sia dal suo sguardo, che da come si mangiava le unghie. Ma per quanto avesse azzeccato in pieno i motivi del suo disagio, e per quanto forse avesse ragione ad accusarsi di insensibilità, Kevin non riusciva ad avercela con lei.

«non è colpa tua se la tua famiglia ti vuole bene, né è colpa tua il fatto che per me le cose siano diverse. So benissimo che non volevi sbattermelo in faccia» disse «non stare a pensarci su».

Lei andò a sederglisi vicina, sul letto. «e invece ci penso eccome. Anche se magari avrei dovuto farlo prima» ribatté lei «non volevo farti del male. Mi dispiace».

Per un po’nessuno dei due disse niente. Poi, in un gesto puramente istintivo, lui andò ad accarezzarle la mano. «tutto questo lo vorrei anche io».

Emerald non parlò.

«qualcuno che sia contento di vedermi tornare dopo che me ne sono andato» continuò lui «pensi sia chiedere troppo?»

«io sarei felice di vederti tornare» disse piano la ragazza «ma a dirla tutta sarei ancora più contenta se non te ne andassi».

Probabilmente quella era la cosa più bella che gli avessero mai detto, e quasi si commosse*3.

E tra questo, il loro legame di -non solo- grande amicizia e qualche bicchiere di vino bevuto durante la cena, si può dire che l’epilogo di quella visita fu praticamente scontato.

E tra le altre cose, Emerald fu l’unica ad avere mai visto che in realtà gli occhi di Kevin Mask erano azzurro ghiaccio.

 

 

«ciao…»

«ciao» bisbigliò Emerald alle sei del mattino dopo. Aveva ancora un’ora intera per tornare nella propria stanza prima che la servitù si svegliasse e qualcuno la vedesse uscire dalla stanza di Kevin, il quale come prima cosa rimise immediatamente la maschera.

«ne vogliamo parlare?»

Lei si strinse nelle coperte. «mi è piaciuto».

«questo lo sapevo…»

«sbruffone!» lo rimproverò lei con una smorfia «…a parte gli scherzi…»

«scherzi? Come sarebbe a dire “scherzi”? A me sembra una cosa piuttosto seria» disse Kevin con fare deciso.

«sei tu che te ne sei uscito con quella frase, non io. Parlavo di quella» ribatté lei alzando gli occhi al cielo «stavo dicendo, è stato un…bel momento».

«e fin qui ci siamo».

«però è inutile che ti dica…insomma…siamo quelli di prima» disse rapidamente Emerald «due amici. Due amici che si sono trovati particolarmente vicini. Insomma, non vuol dire che se siamo stati a letto insieme dobbiamo sposarci, no?» rise nervosamente «immagino che la pensi così anche tu».

Appena prima Kevin aveva pensato di andare a fare la doccia. Beh, era stato accontentato, perché ne aveva appena ricevuta una gelata.

«insomma, era evidente che anche per te non fosse la prima volta. Sai come funziona, no?»

Era già la seconda volta che Emerald terminava una frase con “no?”, e per quel che ne sapeva Kevin lo faceva le rare volte in cui era nervosa o agitata.

«si. So come funziona».

«quindi siamo d’accordo. La pensiamo allo stesso modo. Potremmo dire di aver seguito il consiglio di nonna Verbena…»

“…no?” pensò Kevin. Si era illuso che lei potesse essere arrivata ad amarlo. Quanto era stato stupido…chiaro che non sarebbe mai successo.

«…no?»

«già. Abbiamo proprio seguito il consiglio di tua nonna» disse con voce atona.

«quindi è tutto a posto».

«si».

«tutto chiarito».

«si, Emerald».

«bene».

«bene».

“ed io che speravo che se ne sarebbe uscito col dire ‘no che non sono d’accordo!’…sono stata proprio stupida, eh” pensò la ragazza.

«oook…allora, a che ora sono le selezioni?»

«alle due del pomeriggio».

«vuoi ancora che ti accompagni?»

«perché avrei dovuto cambiare idea?» disse rapidamente lui «ovvio che voglio».

Emerald sorrise, decisamente più tranquilla. «va bene. Adesso è meglio che torni in camera mia, altrimenti sai…» si rivestì rapidamente «la servitù chiacchiera».

«già. Ci provano gusto a spettegolare».

«proprio» Emerald aprì la porta, uscì, e poi rimise la testa dentro la stanza.

«ti voglio bene. E tanto».

Detto questo se ne andò. In silenzio Kevin si trascinò sotto la doccia.

“ti voglio bene, dice. Tanto, dice. Ma non abbastanza da considerare quel che è successo stanotte come qualcosa di più di ‘due grandi amici che si sono trovati particolarmente vicini’, ma che assurdità” pensò.

Ma come assurdità non era niente in confronto a quella cui andò incontro Emerald appena tornata nella propria stanza.

Sul cellulare aveva trovato la chiamata di un numero sconosciuto, ricevuta tre minuti prima…

“chissà chi cavolo era…magari richiama…oh! Eccolo!” pensò, quando il cellulare riprese a squillare.

Che fare? Rispondere, non rispondere?

Scelse la prima opzione.

– Emerald Lancaster. Da quanto tempo.

Se non fosse stato per la memoria eidetica non avrebbe riconosciuto la voce dell’uomo con cui stava parlando. L’ultima volta che l’aveva sentita aveva quattro anni. Ma averla riconosciuta non diminuì la sorpresa, piuttosto causò esattamente la reazione opposta.

«quattordici anni. In verità quasi quindici. Come ha avuto il mio numero?»

– allora la storia della tua memoria eidetica è vera, se hai riconosciuto la mia voce. Ti avevo riconosciuta già dalle fotografie dei giornali in cui comparivate solo tu e mio figlio…sei identica a tuo padre…ma quando ho visto quelle con il resto della tua famiglia ho avuto la conferma che non mi ero sbagliato.

«Robin Mask, mi era sembrato di averle fatto una domanda. Come sapeva il numero del mio cellulare?» disse Emerald con freddezza.

– amici nell’MI6. Tutto sommato penso che tu possa considerare un grande onore che i servizi segreti di Sua Maestà si siano scomodati per trovarmelo.

Addirittura. Wow. «e l’MI6 non ha di meglio da fare che trovare il numero di una diciotto-quasi-diciannovenne londinese?...cosa vuole da me?»

come hai osservato tu stessa, hai raggiunto l’età giusta per fare una chiacchierata che avresti dovuto fare con tuo padre, e già da tempo. E direi sia il caso di farla il prima possibile. Non sono cose di cui è bene parlare al telefono; raggiungimi nella mia tenuta. In cinque minuti a piedi dovresti farcela.

«vero, ma francamente non vedo perché dovrei farlo».

a te la scelta. Puoi sempre decidere di restare nell’ignoranza, ma se assomigli appena un po’a tuo padre so che non lo farai. Allora, Emerald?

«sarò lì tra cinque minuti. Ma vediamo di fare una cosa rapida, non ho molto tempo prima che la servitù si svegli, e se avesse voluto che gli altri sapessero del nostro incontro avrebbe chiamato ad un’ora diversa».

– complimenti per la perspicacia.

Chiamata terminata.

Emerald decise che tutto sommato uscendo dalla finestra avrebbe fatto prima.

 

 

 

«accomodati, Emerald Lancaster».

La ragazza obbedì all’invito, sedendosi proprio davanti a Robin Mask. «facciamo in fretta».

“…se prova a fare qualcosa di strano userò per la prima volta la doppietta su qualcosa che non sia una sagoma di cartone del Poligono di tiro» pensò. Robin Mask si alzò, diretto verso la finestra che illuminava almeno un po’la stanza, dandole la schiena.

«immagino che tu sappia che tuo padre ed io non ci parliamo da molti anni».

«si».

«sai il perché?»

Emerald pose una mano sopra il marsupio. Doppietta. Aveva la doppietta. Doveva tenerlo a mente.

«no. Ma immagino che lei non tarderà a dirmelo».

«sai anche che tuo padre ha lasciato la Lega, da allora».

«potrebbe parlarmi di quello che non so, invece che elencare quello che so?»

Silenzio, per due minuti buoni.

«leggi quel documento sul tavolo».

Perplessa, Emerald obbedì.

Man mano che leggeva perse colore sul viso. «…impossibile».

«errore. Non solo possibile, ma come dimostrano la mia firma, quella di tuo padre, del testimone e del notaio…anche reale».

«non è legale».

«altro errore. È solo desueto. Ma legale. Poi, che tuo padre una volta avuti i soldi che gli servivano non sia stato ai patti è un altro discorso».

Emerald scosse la testa. «al diavolo. Io non ci sto».

«eppure non dovrebbe essere troppo difficile» disse lentamente Robin votandosi verso di lei e guardandola con i suoi occhi rosso sangue.

«io non ci sto» ripeté Emerald «e non ci starebbe neanche…lui. E lei avrebbe potuto fare a meno di dirmelo, tanto non cambierà nulla. Se non si è già ripreso i soldi significa che non ha potuto farlo…»

«tuo padre me li ha restituiti, appena ha potuto».

«per l’appunto, allora, non capisco cosa diavolo voglia ancora».

Robin le si avvicinò. «riportare una certa pecorella all’ovile. E tu mi sembri perfetta per tale missione».

«le ho già detto che non ci penso nemmeno. Può pure metterselo dove so io, questo foglio».

«anche tu sei una gran testarda. Ebbene, abbiamo finito. Sia come sia, prendilo come…un promemoria».

Emerald si alzò, allibita. «mi sconvolge la vita e poi l’unica cosa che sa dire è “abbiamo finito e prendilo come un promemoria”?! Annulli quel patto».

«non è nelle mie intenzioni».

«lo annulli. Ho una pistola».

«ed io un sistema di sicurezza molto avanzato. Ci stanno osservando» le indicò un punto del soffitto «telecamere a circuito chiuso».

«è un bluff!» sibilò Emerald.

«se ne sei così convinta allora agisci come ritieni opportuno. Ma se davvero hai una pistola ti sconsiglio vivamente anche solo di tirarla fuori».

La ragazza indietreggiò verso la porta. «io…io farò quello che mi pare. Per me quel foglio non vale nulla, come non valse per mio padre. È assurdo. Semplicemente assurdo!» esclamò, prima di girare sui tacchi e scappare più velocemente che poteva da quella stanza, da quella casa, da quell’uomo.

Maledisse la sua memoria.

Maledisse non poter dimenticare.

 

 

 

«e il vincitore è Keviiiiiiiiiin Maaaaaask!!!» urlò l’annunciatore.

Kevin alzò le braccia in segno di vittoria, cercando con lo sguardo Emerald sugli spalti.

Lei gli sorrise. Per fortuna era riuscita a nascondere…tutto.

Tutto si trattava di convincersi che non era vero. Che era stato solo un incubo, o simili. O semplicemente che fosse uno scherzo, che la firma di suo padre su quel documento fosse fasulla.

Non ne avrebbe mai parlato.

Non ci avrebbe più pensato.

Per quanto questo fosse possibile…

 

***

 

* se Kevin, come dimostra l’ultima parte dell’episodio “la forza dell’amicizia”, ha la mania del mignolo alzato mentre si beve il tè, perché non dovrebbe avere anche quella -molto inglese- del prato curato alla perfezione? Avrà vissuto nei bassifondi, ma certe fissazioni da perfettino non sono sparite con il tempo! xD

**la maschera di Robin è argentea (quasi azzurrina in verità) nell’anime, ma ci sono in giro delle immagini che lo ritraggono con la maschera blu. Non so perché. Inoltre c’è un mistero: perché la mascherasfregiata di Robin nell’episodio 72 è argentata/azzurrina/quello che è, e poi quando Kevin se la mette non solo diventa blu, ma anche appuntita dove invece prima non era? Kevin l’ha limata e verniciata? -.- bah.

*3che anche i duri piangano si vede nell’episodio 75, e solo per “tuo padre ed io abbiamo una grande fiducia in te” detto da Flash…

*4 Turbinskii aveva un amico nel KGB, quindi Robin può avere contatti nell’MI6. Why not?

 

Di nuovo, grazie a Portuguese D. Rogue e a Cyberluna per aver seguito la storia fino ad ora xD


Ed ora...*musichetta dello squalo che arriva*...beccatevi la Lancaster family! xD
Howard Lancaster

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Emerald Lancaster

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Janice Lancaster

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Capitolo 7
*** A Natale ogni scherzo vale ***


N.d.A.: pur non sentendo per nulla il Natale uno Speciale l'ho fatto anche io. Giusto perchè mi girava. Ma non aspettatevi il classico Speciale in cui sono tutti felici tutti amici tutti dolci e tutti a mangiare. Perché, forse semplicemente per l'odio reciproco o perchè l'hanno confuso con un Carnevale particolarmente sadico per Emerald e Lord Flash anche a Natale ogni..."scherzo"...vale.

Anche se è uno speciale è comunque cronologicamente coerente con il resto della storia, non preoccupatevi. E lo so, lo sto postando in anticipo. Ma lo faccio perchè già so che quasi certamente il 24 o il 25 non potrò farlo perchè, anche se a me del Natale non importa, al resto del parentado si.

Buona lettura...spero. xD

**A Natale ogni scherzo vale!**

«considerando che siamo al 23 dicembre voglio che voi due proviate ad andare d’accordo. Dato che fino al sette gennaio dell’anno prossimo le prove per il Torneo non inizieranno voglio passare un tranquillo periodo di allenamenti…e sottolineo…» Kevin guardò particolarmente Emerald mentre lo diceva «tranquillo. Mi sono spiegato?»

«perché guardi me? La colpa è sua!» indicò Lord Flash con un cenno del capo «”non dovevi portarla a Londra con te, Kevin, è stato un errore, Kevin, fai quel che dice il führer, Kevin!”»

«come puoi vedere è lei ad essere assolutamente incontrollabile, Kevin».

L’inglese fece un grosso sospiro. Nonostante le promesse Emerald e Lord Flash non riuscivano proprio ad andare d’accordo, e oltretutto Flash sembrava anche avere ragione sul fatto che la colpa fosse tutta della ragazza.

Ma Emerald non poteva farci niente se appena lui voltava le spalle e/o se ne andava, Flash si rivelava per il bastardo che era. Solo che lui quando c’era Kevin riusciva a nascondere l’odio che provava verso di lei, mentre a lei proprio non riusciva.

Ed Hammy, oltretutto, era già troppo impegnata a nascondere dell’altro per impegnarsi a farlo anche riguardo ai suoi sentimenti negativi per Flash. Non che le riuscisse bene quanto pensava.

Kevin si era accorto che c’era un “nonsoché” di diverso tra loro due, come se lei mantenesse un po’più le distanze; ma era qualcosa di visibile solo facendoci molta attenzione, ed oltretutto lui tendeva ad imputarlo a quella magnifica notte trascorsa a Londra. Lui stesso, se pensava all’epilogo “rimaniamo come siamo” tendeva a chiudersi un po’di più, quindi lasciava correre.

«la cosa è questa: lui non se ne va» disse con decisione l’inglese guardando Emerald e riferendosi a Flash «e nemmeno lei se ne va» disse poi, facendo il contrario «quindi dovete necessariamente trovare un accordo».

«appena lui mi dirà chi è davvero prenderò in considerazione la cosa. Guarda che ho trovato nel suo armadio!» esclamò Emerald tirando fuori una balalaica* da dietro la schiena. Flash quasi sobbalzò. Quella aveva messo il naso tra le sue cose!!!

«da, ehm volevo dire si, ho una balalaica, e allora?!»

«suonare una balalaica non è molto inglese, da?» rincarò la dose Hammy agitando lo strumento a pochi centimetri dalla sua faccia.

Se Kevin non fosse stato presente, Flash gliel’avrebbe rotta in testa.

Negli anni aveva imparato a mantenere un controllo quasi perfetto di sé, complice anche l’influenza positiva di una certa persona…ma quella ragazza aveva la capacità di tirare fuori la sua parte peggiore e più spietata, crudele, selvaggia e malvagia. Un po’era per il carattere -bisognava ammetterlo- non facile di Emerald, e un po’perché si stava immischiando in qualcosa che non la riguardava minimamente e che era un obiettivo che si era prefisso ormai da anni. Un obiettivo a cui si stava avvicinando, e che non poteva rischiare di fallire a causa di quella che per lui era una stupida puttanella viziata.

Lord Flash doveva ripagare un debito. Doveva farlo, altrimenti non si sarebbe mai sentito a posto. Ed avrebbe dovuto lasciare che lei glielo impedisse? Ma nossignore.

«è solo un hobby! Se tu sei mentalmente chiusa verso la cultura dei Paesi stranieri non è colpa mia, Lancaster».

«non è per quello Flash, il problema è che non so quanto per te i Peasi stranieri di cui hai parlato siano effettivamente stranieri!»

Kevin dovette riconoscere che effettivamente era piuttosto strano che Lord Flash avesse una balalaica nell’armadio, ma poteva essere davvero solo un hobby curioso. C’era chi si metteva in testa di imparare le lingue, come Emerald, e chi invece di imparare a suonare la balalaica. Restava il fatto che comunque non era stato corretto che fosse andata a curiosare nell’armadio del suo trainer. Per niente.

«Emerald, piantala con queste illazioni e scusati immediatamente con lui!» le ordinò.

«altrimenti?»

«altrimenti il Natale lo passerai da sola, e potrai scordarti i tuoi regali».

Hammy guardò Flash con la balalaica ancora in mano e l’aria truce. «…scusa».

“scusa ‘sto grandissimo CAZ…Sorcio!!!” pensò.

“accetterò le tue scuse se ad esse aggiungerai la promessa di non rifarlo» disse Flash con tono falsamente accomodante.

“me le pagherai tutte, sgualdrina che non sei altro. E lo sei davvero visto come hai trattato Kevin a Londra”.

Era successo durante un allenamento. Lord Flash era riuscito a vedere che Kevin non sembrava essere non solo deconcentrato, ma anche…deluso. E alla fine, con grande fatica, era riuscito a tirargli fuori quel che era successo.

Kevin aveva minimizzato, ovviamente. Aveva detto che anche per lui non aveva significato granché, solo che ogni tanto gli capitava di ripensarci, poi si era scusato ed aveva detto che da quel momento in poi si sarebbe concentrato solo sugli allenamenti.

Lord Flash aveva avuto quasi pena di lui, interessato alla ragazza più sbagliata a cui potesse interessarsi…almeno secondo lui. C’era chi aveva tutt’altra opinione. 

Era stato anche tentato di rivelargli…dei retroscena…a modo suo. Ma avrebbe dovuto spiegare troppe cose e, concetto che valeva anche per tanto altro, non era ancora tempo.

«Hammy. Prometti, su» la incitò Kevin.

«solo perché me l’hai chiesto tu» sospirò infine la ragazza «prometto che non lo rifarò».

«bene. Ed ora se gentilmente volessi restituirmi la mia balalaica…» disse Flash, tendendo una mano verso di lei.

Ma Emerald evidentemente non aveva alcuna voglia di farlo dato che spiccò un balzo che la allontanò di un metro dal divano.

«dovrai venirtela a prendere. È carina, magari me la terrò…»

Le mani di Lord Flash tremavano leggermente nel tentativo di resistere alla tentazione di sguainare degli artigli che chiunque avrebbe trovato quantomeno sospetti -oltre che simili a quelli di Wolverine- ed usarli per squarciarle “dolcemente” la candida e morbida gola.

«suvvia, signorina, direi sia il caso di evitare certi giochetti infantili…» si alzò anch’egli dal divano dirigendosi lentamente verso di lei, che man mano indietreggiava «dammi quel che mi appartiene, coraggio» disse, tendendo entrambe le mani.

«vienitela a prendere» ripeté Emerald fondandosi improvvisamente fuori dalla porta di casa nel giardino ricolmo di neve, inseguita da Lord Flash che stavolta non era riuscito a trattenersi nonostante Kevin stesse chiamando entrambi.

«dammi la mia balalaica!!!» le intimò, correndole dietro senza riuscire ad avvicinarsi a lei abbastanza da acchiapparla.

«scordatelo Sorcio!» esclamò lei, arrampicandosi sull’acacia che stava nella parte est del giardino.

«Emerald Lancaster, smetti di fare la scimmia schizofrenica e scendi subito!!!» disse con durezza l’allenatore, appena prima di beccarsi una palla di neve in pieno viso.

«tiè!» esclamò la ragazza aggiungendo anche il ben noto gesto del dito medio.

Kevin in tutto ciò non si stava degnando di intervenire. Mancava poco alle cinque, quindi era quasi l’ora del tè, e l’ora del tè per un vero inglese è sacra.

E poi sapeva che non sarebbe riuscito a far ragionare Emerald nemmeno a suon di cinghiate. Quindi perché perderci tempo?

«se non vuoi scendere da sola vorrà dire che ti butterò giù io» sibilò Flash compattando della neve con dentro, di straforo, qualche sasso. E poco gli importava che in quel modo avrebbe potuto ammazzarla. Poteva sempre farlo passare per un incidente.

«provaci, Lord Chiappemosc-UAH!!! Ma sei idiota?!» sbottò Emerald evitando il proiettile di neve con un salto su un ramo vicino.

«voglio-la-mia-balalaica».

«te-la-scordi».

Lord Flash iniziò a compattare e tirare palle di neve e sassi ad impressionante velocità, che per fortuna Emerald tra un po’di fortuna e semplice agilità riuscì ad evitare quasi con facilità. Fino a quando…

“questa ad evitarla non ci riesco! Per fortuna a baseball me la cavo!” pensò Emerald utilizzando la balalaica come mazza per colpire la palla.

La palla cadde.

La balalaica si ruppe.

«la mia balalaica!» disse Flash in un lamento «tu…è tutta colpa tua! pagherai anche per questo!»

Seria in volto Emerald gli lanciò i pezzi che le erano rimasti in mano per poi saltare giù dai rami. «balalaica un corno, tu volevi ammazzarmi figlio di una cagna che non sei altro».

Lord Flash guardò i pezzi della balalaica e poi lei. «non nego che sarebbe stata una gran soddisfazione» le sibilò.

«se è così che la metti sappi che significa guerra. Non ti darò tregua. Dovrai stare sempre attento alle spalle, e a dove metterai i piedi. Kevin vuole che andiamo d’accordo, ma occhio non vede cuore non duole».

Erano in piedi, uno davanti all’altra, a guardarsi con un odio spaventoso negli occhi. «non vuoi coinvolgere Kevin nella nostra contesa? Sia. Forse in quel modo ti sarebbe andata meglio, ma se hai deciso così…»

«…se avete finito di litigare il tè è pronto» annunciò Kevin uscendo di casa «ma la balalaica dov’è?»

«c’è stato un incidente. Si è rotta» disse Emerald.

«non sarebbe successo se l’avessi lasciata dov’era!...Lord Flash, mi dispiace per…»

«fa niente comp-ehm, Kevin. Io e la signorina Lancaster abbiamo comunque raggiunto un accordo. Siamo in tregua. Giusto, Emerald?»

«sicuro» confermò lei con un sorriso a trentadue denti.

Kevin era scettico, molto scettico. Diciamo pure che non credeva ad una parola di nessuno dei due. ma tant’è, se avevano deciso di risparmiargli grane perché avrebbe dovuto dissuaderli?

«beh…meglio così. sono lieto che siate giunti ad una tregua».

Come no. sicuro.

 

 

Flash alla fine si era appisolato.

Poi sentì prudergli il volto all’altezza del naso.

Cercò di ignorare quella sensazione, ma diventava sempre più acuta.

Ok, non ce la faceva più, doveva grattarsi.

Alzò la mano sinistra, se la portò al volto e…

Plaf.

«ma che accidenti…?!!»

«a Kevin è avanzata della panna e mi è venuto in mente un uso migliore che mangiarla. Poi dimmi com’è» disse Emerald, andandosene rapidamente via.

Vendetta, tremenda vendetta, che dolci parole pensò Flash.

 

Emerald si stava facendo la doccia, ed aprì lo shampoo che usava sempre anche Kevin. Anche se era da uomo le faceva i capelli proprio come voleva lei, quindi perché badare a certe quisquilie?

«ma che diavolo…?!!» sbottò, quando invece dello shampoo dalla bottiglia venne giù dell’olio di frittura «Flash, maledetto!!!» sbottò, uscendo dalla doccia ed infilandosi l’asciugamano.

Eccola la bottiglia di shampoo vera, era messa in un punto nascosto. Bastardo.

Improvvisamente sentì che la pelle iniziava a prudere e ad arrossarsi proprio dove toccava l’asciugamano.

Oh no.

Anche la polvere pruriginosa!

“adesso gliela faccio vedere io a quell’idiota!!!”

 

 

::24 dicembre::

 

Lord Flash stava scendendo tranquillamente le scale, quando all’improvviso sentì i piedi scivolare su qualcosa e crollò a terra, trovandosi a scendere le scale con il sedere e finire bocconi sul pavimento. E gli era andata bene, perché avrebbe potuto rompersi il collo.

«attento a dove metti i piedi, non vorrei che finissi a farti male» disse piano Emerald, arrampicandosi sulla ringhiere e rompendo la bottiglia vuota di olio d’oliva vicino alla pozza sulla quale lui era scivolato, per poi tornare giù «Flash, certo che sei imbranato» disse a voce alta «non solo ti fai scivolare la bottiglia d’olio dalle mani, ma cadi pure dalle scale!»

Dopo aver rassicurato Kevin, sopraggiunto a vedere come stava, Lord Flash iniziò di nuovo a pensare ad una vendetta come si deve…

 

“…proprio stasera tocca a me stirare…come se vivessi qui!” pensò la ragazza “vabbè, spero solo che la roba non sia troppa”.

Aprì la porta della lavanderia.

La scopa che c’era dietro cadde addosso alla pesante armatura di Kevin (che ci faceva lì?!), facendola cadere sopra all’asse da stiro messo in bilico e scagliando il ferro arroventato che c’era sopra -il filo, attaccato alla presa, si staccò- dritto in faccia alla ragazza che se non avesse avuto ottimi riflessi si sarebbe trovata il volto ustionato.

“quello è uno psicotico!!!” pensò.

Uhm…era veleno per topi quello?

 

Lord Flash entrò in cucina proprio mentre lei finiva di preparare il suo piatto.

Vide la fiala di veleno per topi che lei aveva in mano. Buttò via il piatto.

«la prossima volta fai qualcosa di meno eclatante».

«il ferro da stiro ha beccato la porta e ha fatto un bel segno. Dovremo abbassare il tiro, altrimenti finiremo a distruggere casa di Kevin».

«sia».

Niente più scherzi potenzialmente letali. Almeno in teoria.

 

 

::25 dicembre (sera)::

 

«non lo avrei mai creduto, ma alla fine siete riusciti ad andare d’accordo» commentò Kevin mentre mangiavano il tacchino che aveva fatto arrosto «ne sono lieto».

«visto, se mi impegno checché ne dica Lord Flash riesco ad essere civile…» disse Emerald «sale? Pepe? Tutto a posto? il condimento per me è perfetto, ma non si sa mai…» disse la ragazza a Flash, con un sorriso.

«sono a posto così, dunque declino l’offerta» rispose lui in tono cortese «ma ti ringrazio. Comode queste sedie, non trovi Emerald?»

Il sorriso di lei si incrinò leggermente. «oh si. La mia è comoda. Ed anche la tua…dovrebbe essere molto comoda».

Flash le lanciò un’occhiata strana prima di chinarsi di nuovo sul piatto. «indubbiamente. Kevin, complimenti per come hai preparato il tacchino; è squisito».

«grazie. Devo ammettere però che Emerald mi ha aiutato molto».

Lei gli sorrise. «se non altro lo riconosci!»

Lo scambio dei regali era avvenuto la mattina. Kevin aveva regalato ad Emerald una collanina d’oro, ed Emerald aveva ricambiato con due bracciali da uomo in acciaio con inserti in oro rosso di CK. A Lord Flash Kevin aveva regalato nientemeno che una balalaica nuova -che lui aveva apprezzato parecchio- e l’allenatore aveva ricambiato con ben sei bottiglie di vodka particolarmente pregiata che, diceva, aveva “ordinato direttamente dalla Russia”.

Anche ad Emerald aveva preso qualcosa. Un portachiavi con una bambolina di plastica con intimo sexy e calze a rete che aveva proprio l’aria della puttana. La cosa divertente era che Emerald aveva avuto la stessa idea, solo che al posto della puttana c’era un brutto pupazzetto di un ratto.

A cena terminata sia Lord Flash che Emerald curiosamente manifestarono il desiderio lui di andare a dormire, lei di tornare a casa. Kevin lo trovò alquanto strano e, nel caso di Emerald, ci rimase quasi male. Aveva sperato che avrebbero passato insieme l’intera giornata di Natale, che si sarebbe trattenuta fino oltre le tre di notte magari…e invece…

«allora…buonanotte» disse Kevin, alzandosi per portare il piatto in cucina.

A quel punto notò che non solo entrambi non stavano minimamente accennando ad alzarsi, ma che si stavano anche fissando.

«…c’è qualcosa che non va?»

«no, Kevin».

«infatti Kev, è tutto ok, vai pure».

Dopo aver ribadito ad Emerald che non doveva chiamarlo in quel modo si voltò e si incamminò verso la cucina…per poi voltarsi all’improvviso volendo coglierli in flagrante.

Cosa che gli riuscì in pieno.

Lord Flash le stava puntando contro il coltello, ed Emerald dopo aver addirittura rotto dentro la tovaglia la bottiglia di vino vuota per non far rumore lo stava minacciando con quella. Avrebbe potuto usare la doppietta, ma con la bottiglia  c'era tutt'altro effetto.

Ed entrambi avevano le sedie attaccate al sedere presumibilmente con della colla a presa rapida.

«giuro che se potessi…» stava ringhiando Lord Flash.

«spaco botilia amazo familia» sibilava Emerald.

«alla faccia dell’andare d’accordo!!! Ma siete impazziti! Tu! Giù quella bottiglia!...»

Lord Flash mise giù il coltello, ma era un po’tardi. «non…non so cosa mi abbia preso. Ho perduto il controllo. Ero fuori di me…»

«raccontalo a qualcuno cui non hai lanciato una palla di neve con dentro un sasso!»

«…disse quella che ha cercato di rompermi il collo facendomi cadere giù dalle scale!»

«e tu, che hai fatto in modo di lanciarmi contro il ferro da stiro?!»

«e tu con quel veleno per topi?!»

«quella è la fine che meritano i ratti!!!»

Guardarono Kevin.

Si guardarono.

Scoppiarono in una risata completamente fasulla.

«Kevin, che faccia che hai, ci sei davvero cascato?» disse Emerald.

«andiamo, come hai potuto credere che lo avessimo fatto davvero? Io ed Emerald andiamo d’accordo adesso!»

Kevin scosse la testa, gli occhi ancora sgranati. «…ma la colla, la bottiglia…»

«altrimenti non sarebbe stato credibile» minimizzò Emerald.

«non è stato affatto divertente!» sbottò l’inglese «mi avete davvero fatto pensare che voleste ammazzarvi!»

«scusa...»

Senza dire altro e terribilmente di malumore Kevin Mask se ne andò al piano superiore. Nemmeno quell’anno uno straccio di natale decente,eh? E dire che fino a poco prima aveva sperato che stavolta sarebbe andato tutto proprio come voleva lui.

Al piano di sotto intanto Emerald, ancora con la sedia incollata al sedere, si stava mettendo il cappotto e stava uscendo dalla porta. In mano aveva ancora la bottiglia rotta e la tovaglia con i pezzi di vetro dentro.

«spaco botilia, Sorcio» sibilò.

Non ricordava di aver mai odiato a tal punto qualcuno in vita sua. Erano arrivati al punto di uccidersi, quasi!

«ma ad amazare familia sarò io» sibilò lui di rimando.

Mezzanotte ed un minuto.

Natale era finito.


***

*Lord Flash, alias Warsman, che suona la balalaica è una cosa che viene dalla Kinnikuman Wiki. Non me lo sono inventato. Dice anche che ha il sangue di tipo A e che sa ballare la danza dei cosacchi.

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Capitolo 8
*** 6- sempre in mezzo, come il giovedì. ***


“forse non avrei dovuto accettare la proposta di Ikkebrutto Ikkeorrore Ikkeschifo MacMad” pensava Emerald -anzi, al momento DJ Smeraldya- aggrappata con una mano sola ad una mostruosa testa fluttuante in attesa che questa chiudesse la bocca facendola precipitare sul materasso o, se tutto fosse andato come doveva andare, tra le braccia di qualche wrestler.

Perlomeno se guardava verso l’alto le era impossibile vedere la faccia di Kevin che sicuramente si stava chiedendo “ma che diavolo ci fa lassù?!”.

Oh, stavolta la colpa era stata solo e soltanto di Emerald che invece di starsene buona sugli spalti -non potendo stare accanto a Kevin come avrebbe voluto- aveva letteralmente strappato il microfono dalle mani di Ikimon MacMad dopo averlo coperto di insulti e prese in giro decidendo che voleva essere lei a presentare le prime prove di “morra cinese” e “ah!Hai guardato!”.

Hammy aveva diversi pregi, ma bisognava ammettere che oltre al carattere per certi versi difficile era anche abbastanza egocentrica, ritenendo il mondo una sorta di palcoscenico personale e la folla come la sua consolle. Come DJ aveva il potere di coinvolgere le persone, di catalizzare la loro attenzione si di lei, di farle muovere come lei desiderava a seconda delle canzoni che decideva; un atteggiamento che restava anche quando rientrava nei propri panni ed usciva da quelli di DJ Smeraldya.

Si era persino trovata a domandarsi addirittura se il suo vero “io” fosse Smeraldya, ed Emerald J.V.P. Lancaster il personaggio. Il più delle volte era arrivata semplicemente alla conclusione che fossero la stessa cosa, solo che Smeraldya aveva chili di trucco e vestiti più sexy…

Ma torniamo a noi. Insomma, Emerald aveva strappato ad Ikkebrutto il microfono dalle mani presentando lei stessa le prove appena prima che le guardie del corpo del nuovo presidente della IWF le fossero addosso. Chiaramente era riuscita a darsela a gambe per un bel pezzo, ma la parola “denuncia” pronunciata tra le varie minacce l’aveva bloccata, e si era lasciata catturare.

Così, mentre i chojiin affrontavano le prime due prove, Ikimon l’aveva presa da parte e le aveva detto che se voleva evitare la denuncia avrebbe dovuto sostituire una ragazza che avrebbe dovuto avere Hammy-non-aveva-capito-quale-parte nella terza prova.

“però dovrai metterti questo” le aveva anche detto Ikimon sventolandole davanti un costumino rosso “che ne dici di fare una prova per vedere come ti sta e ti spogli? Qui? adesso? Davanti a me?”

Inutile dire che a quel punto Emerald se n’era fregata delle denunce e gli aveva tirato una sberla. “porco con i boccoli che non sei altro!” aveva detto poi, piombandogli addosso, premendogli un ginocchio contro la gola e puntandogli pure la doppietta in mezzo agli occhi -ovviamente con la sicura inserita e senza colpo in canna, non voleva certo rischiare di ucciderlo-…

“pietaaaaà! Scusaaaa!!!” Ikimon si era messo a piangere senza ritegno. Emerald era stata indecisa se provare schifo o pena per quel povero mostro che aveva avuto la sciagura di non esserle simpatico. Per dire, se a chiederle di spogliarsi fosse stato Kid si sarebbe semplicemente messa a ridere e forse gli avrebbe anche dato la soddisfazione di vederla in intimo.

Alla fine aveva deciso che le faceva pena.

“ok dai, sostituirò quella ragazza, ma a delle condizioni”.

“quelle che vuoi, quelle che vuoi!!!” aveva urlato Ikimon.

“primo, evita di parlare di questa faccenda della doppietta. Secondo, non posso indossare quel costume perché mostrerebbe troppo la schiena. Io sono una DJ piuttosto famosa, ma non molti sanno chi sono in, diciamo, “abiti civili”. Magari più in là lo rivelerò, ma non adesso…”

“e che c’entra la schiena con l’essere una DJ?!”

Emerald aveva sospirato e, sempre in ginocchio sopra al suo petto, si era voltata e si era tolta la maglietta per mostrargli il tatuaggio sulla schiena.

“…aspetta…ti ho vista su MTV! DJ Smeraldya!...ragazza ma potevi dirmelo prima! Sai quanti soldi mi faresti fare se, ehm, cambiamo argomento, ok” aveva detto Ikimon guardando la doppietta “come pensi di fare?”

“invece del costume potrei indossare i panni di Smeraldya. Arrivaci, pure tu!...certo che sei proprio stupido…”

Ikimon aveva accettato.

E lei adesso penzolava da quella orrenda testa, che comunque trovava meno orrenda di quella di Ikkebrutto.

E a dirla tutta si annoiava, nonostante gli “oh-mio-Dio-quella è DJ Smeraldya!” che venivano da sotto.

«…una bandiera d’eccezione, signori, che ha cortesemente accettato di essere con noi qui oggi…» la voce di Ikimon suonava ancora un po’roca per lo “scontro” di prima con Emerald, e con quello slippino dorato che anche Tarzan avrebbe trovato orribile e demodè era in assoluto la cosa più grottesca e ridicola in quella spiaggia, anche peggio del water umano.

« ma quella è Hammy…che ci fa lì?»

Non lo avrebbe mai ammesso neppure con sé stesso, ma sentendo Jeager chiamarla in quel modo Kevin Mask si innervosì, e nemmeno poco. “è a cacciarsi nei guai, ecco che ci fa lì” pensò “eppure glielo avevo detto che avrebbe dovuto stare tranquilla per una volta!”

Diede un’occhiata agli spalti. Perlomeno Lord Flash non dava problemi, nonostante stesse osservando Emerald appesa scuotendo la testa e con totale aria di disapprovazione. C’era da dire che da dopo Natale -in cui, checché ne dicessero loro, Kevin era convinto che fossero davvero quasi arrivati ad uccidersi- le cose tra loro sembravano essere migliorate almeno un po’.

O se non altro non si erano più puntati alla gola coltelli e bottiglie rotte dicendo “spaco botilia amazo familia”. Poi che una volta avesse visto Emerald guardarlo ed indicare il marsupio e lui rispondere con un gesto di “ti taglio la gola+pollice verso” era un altro discorso.

Entrambi, almeno davanti a lui, sembravano tentare di accettare la presenza l’uno dell’altra per il suo bene. Questo gli dava un po’di conforto per il semplice fatto che forse per la prima volta in vita sua non solo aveva qualcuno al proprio fianco, ma questo “qualcuno” sembrava tenere a lui.

E forse, quando ripensando a Londra desiderava anche qualcosa in più da parte di Emerald, si trovava a ripetere a sé stesso che chiedeva più di quanto si meritasse.

«mi sa che la nostra amica si è cacciata in qualche guaio» commentò Terry.

Ulteriore tacca di nervosismo sull’ “Incazzometro” di Kevin.

«ragazza carina, un po’troppo magra ma sempre piacevole da salvare» commentò il brasiliano Ricardo.

Due tacche.

«mah, se fosse metà aeroplano a me andrebbe bene com’è. Forse però è un po’troppo truccata, la mia famiglia potrebbe pensare che sia una poco di buono, ma immagino che tutti quei brillantini ed i vestiti rientrino nel personaggio…» disse Turbinskii.

Due tacche ancora, per il “poco di buono”. Promemoria: fargliela pagare alla prima occasione.

«EEEEEEEEEEHIIIIIIII se ti salvo me lo dai un bacio?!!» le urlò Kid, guardandola con gli occhi a cuoricino come faceva con qualunque ragazza carina. Lei si voltò per quanto poteva, facendosi una risata.

«anche due, Labbra di Fuoco!» scherzò Emerald, che in realtà anche con tutta la buona volontà del mondo non sarebbe mai riuscita a baciare le labbra in silicone di quell’orribile maschera.

L’ “Incazzometro” di Kevin dopo quello schizzò al massimo. “Labbra di Fuoco”?! Prima dichiarava di trovare simpatico Jeager, ora chiamava quel demente “Labbra di Fuoco”! Che ne sapeva di come baciava Kid Muscle?! A meno che non fosse tra loro due che era successo qualcosa…

Si impose di mantenere la calma. Di ragionare. Ma che gli era venuto in mente?

Aveva davvero pensato che potendo scegliere Emerald gli avrebbe preferito Kid, o chiunque altro?

Era proprio messo male. Ma male, male, male.

Anche se, riflettendoci bene…dopo Londra lei non aveva proprio idea di poter scegliere.

E forse, semplicemente, non le interessava nemmeno avere tale possibilità. Altrimenti non lo avrebbe liquidato in quel modo, e non si sarebbe “freddata”.

Se solo Kevin avesse saputo il vero motivo di questo leggero cambio di atteggiamento! Ma Emerald non aveva detto una parola a riguardo né a lui -anche se forse avrebbe dovuto- né a nessun altro; Non aveva detto nulla nemmeno al proprio padre, una delle parti in causa nonostante in seguito avesse cercato senza successo di tirarla fuori da quel maledetto patto che, se da un lato in un certo senso semplificava le cose, dall’altro rendeva ad Emerald inconcepibile l’idea di…

Ah, meglio lasciar stare.

«i chojiin vadano in posizione!» esclamò Ikimon. E tra i primi tre che avrebbero dovuto salvare Emerald c’era proprio l’uomo-aeroplano, Turbinskii, il quale dopo una gara breve ma senza esclusione di colpi “salvò” Emerald dalla caduta sul materasso.

«va tutto bene mia luccicante amica, da

«ssseh, direi che è tutto ok…» disse Emerald «aspetta. Hai per caso detto da?»

«in russo significa “si”. Perdona l’accento, faccio del mio meglio» disse il lottatore, che ancora non si era deciso a metterla giù.

«sai cosa, il tuo accento mi ricorda molto quello di un’altra persona» disse Emerald guardando Flash sugli spalti.

“…se n’è accorta. Doveva essere salvata proprio da lui?” pensò Lord Flash “calma. Calma. Non ha ancora prove sufficienti per agire contro di me”.

«EHI DOC! Tovarich Turbinskii non si è ancora deciso a mettere giù la ragazza, è forse un caso di rapimento in gara?» quasi urlò Mac Metafor, commentatore ufficiale della IWF insieme a Doc Makano.

«non lo so Mac! Potrebbe anche essere un semplice colpo di fulmine!»

«…se così fosse mi spiace mia luccicante amica, ma la mia famiglia accetta solo donne che sono metà aeroplano…» disse ad alta voce Turbinskii mettendola giù e passandole di nascosto un bigliettino che, mentre si preparava a tornare nella testa di mostro dopo che Checkmate ebbe salvato la ragazza bionda, scoprì avere scritto sopra un numero di cellulare. Alla faccia di “solo donne metà aeroplano”.

Le venne pure da ridere, magari lo avrebbe chiamato per chiedergli di fare un voletto gratis.

“oh…adesso tocca a Jeager e Terry” pensò Emerald, penzolando di nuovo. «ragà’! Dateci dentro!»

«herr Kenyon…»

«Jeager…»

Anche in questo caso fu una bella sfida ma alla fine Terry, anch’egli ragazzo fin troppo per bene, rinunciò a vincere per salvare un bambino che stava per affogare. Jeager se ne accorse solo in seguito, quando ormai aveva Hammy tra le braccia, ed ancora con lei in collo andò da Terry.

«herr Kenyon, è stato un gesto…»

«ah-a» lo interruppe Terry, andandosene dallo stadio senza dire una parola.

«beh…se non altro il padre sarà fiero di lui. Era sugli spalti, l’ho visto da lassù» disse piano Emerald a Jeager «non sentirti in colpa, tu hai vinto e lui è più eroe di quanto già non fosse».

«forse hai ragione» concluse Jeager mettendola giù e notando solo allora che Mask lo stava guardando in un modo che sembrava dire “ti uccido. Ti uccido. Ti uccido!!!”.

Dopo fu il turno di Kid, che si trovò a dover salvare un grosso e grasso lottatore di sumo invece di una bella ragazza. Riuscì nell’impresa per pura fortuna nonostante i suoi antagonisti fossero una sottospecie di uomo banana e Bobby Wasabi, ma d’altra parte non era forse vero che il 98% delle volte Kid riusciva ad arrivare dove voleva per pure e semplici botte di cu-ahem-, improvvisi momenti di indicibile buona sorte?

E finalmente toccò anche a Kevin, deciso a sfogare il nervosismo accumulato a suon di botte.

«ehi Mask…scordati di vincere» sogghignò uno di loro. Kevin non disse una parola.

«cos’è, hai troppa paura per parlare?»

“te ne accorgerai tra un po’, povero sciocco” pensò l’inglese che al via partì come una saetta e quando disgraziatamente gli altri due tentarono di intralciarlo afferrò loro le teste sbattendole tanto forte una contro l’altra quasi da romperle come due noci di cocco.

«IIIIIIIH oggi Kevin fa più paura del solito!» strillò Kid aggrappandosi a Jeager.

«ho la vaga impressione che Emerald c’entri qualcosa» commentò il tedesco. Kid lo guardò con tre punti di domanda sopra la testa.

«ciiioè? Che vuoi dire?»

«forse Emerald gli piace».

«e tu sei stato con la ragazza che piace a Kevin?...io non andrei a dirglielo!» Wally scosse la testa «no no!»

“non ci ho fatto niente, ma dettagli” pensò Jeager, mentre Emerald, con un sorriso luminoso sulle labbra sottili, piombava dritta tra le braccia di Kevin.

«lo sai, non me l’aspettavo» commentò lei, ironica.

«dopo io e te dobbiamo fare due chiacchiere, Scimmiattolo» disse piano lui «sia sul perché sei finita lassù che su cosa vi siete detti tu e quel russo, perché non ho sentito!»

«che ti importa, tanto Tovarich può frequentare solo donne metà aereo, l’hai sentito almeno questo?» ribatté Hammy alzando gli occhi al cielo «il fatto che poi mi abbia dato di straforo il suo numero di cellulare su un biglietto è un’altra storia».

Senza dire una parola Kevin aprì il marsupio, tolse da dentro il bigliettino e lo strinse nel pugno. «ops. Temo sia appena diventato illeggibile».

«ops. Temo di averlo già imparato a memoria».

«memoria eidetica del…ah, al diavolo» borbottò, lasciandola cadere di botto sul materasso ed allontanandosi.

«sempre gentile eh!»

«…e adesso spostiamoci tutti nel luogo dove si terrà l’ultima prova!» disse Ikimon al microfono. E tanto che c’era Emerald andò a cambiarsi. A dirla tutta era pure curiosa di vedere di cosa si trattava…

 

 

 

«l’ultima prova, che salverà solo dodici di voi, è nientemeno che la corsa a tre gambe!» disse Ikimon.

Jeager -con somma irritazione da parte di Kid- era legato a Roxanne, Meat era con Turbinskii, Kevin -che per una volta aveva avuto fortuna- proprio con Lord Flash, e Trixie e Chichi erano legate a Barrier Freeman ed Hollywood Bole, il water umano.

Emerald stranamente era tra quelli rimasti fuori, e non si poteva dire che fosse soddisfatta. No, affatto. Era una donna d’azione, perché avrebbe doveva restare in panchina a non fare niente?!

«Hammy, credo che per oggi tu abbia già combinato abbastanza guai» la avvertì Kevin, vedendo la faccia che aveva fatto al termine delle estrazioni.

«mi annoio a starmene qui mentre tu corri con…lui» borbottò Emerald, indicando Flash con un cenno del capo.

«è un bene che tu sia rimasta fuori, rischieresti di rovinare il tuo delizioso faccino. Poi non basterebbero dieci chili di trucco a mascherare i danni, e addio DJ Smeraldya. Riflettici» disse Lord Flash.

«anche tu dovresti rifletterci, magari se mettessi un po’di trucco arriveresti ad essere vagamente decente!»

«Emerald! Piantala! Non è il momento per queste stupide scaramucce. Stai qui buona…e guardami tornare da te come vincitore» disse Kevin dapprima duramente ed addolcendo il tono verso la fine.

«di questo non dubito…ok…» lei si stiracchiò «proverò a starmene qui buona…»

 «ehi non è giusto!!!» esclamò qualcuno. Emerald rizzò subito le orecchie, piantò lì Kevin e Flash e corse in direzione della voce.

«…mi avete messo con Sasaki palla di burro!!!» si lagnò Kid Muscle, legato per una caviglia al lottatore di sumo di prima. Ikimon fece spallucce.

«mi dispiace, ma ho formato personalmente le coppie estraendo i nomi a caso da un cappello…» disse, indicando il cappello in questione.

“ovviamente c’erano solo due nomi nel cap-MA CHE DIAMINE…?!!”

«ah si? Da un cappello? Ed il cappello è questo vero?» disse Hammy dopo averlo trafugato ed aver rovesciato il contenuto a terra «oooops, mi sono caduti i foglietti! Allora, “Kid Muscle”, “Sasaki”…» lesse a voce altissima «“Sasaki”, “Sasaki”, “Sasaki”…”Kid Muscle”, “Kid Muscle”…ci sono solo due nomi qui! SOLO DUE NOMI NEI BIGLIETTIIII, IRREGOLARE, IRREGOLAREEEE!!! Truffa, beffa, prova truccata, volevi boicottare Kid Muscle!» esclamò la ragazza puntando il dito contro Ikimon che alzò le mani davanti a sé con un sorriso stiracchiato.

«c’è di sicuro un equivoco…» disse il presidente «nessuno vuole boicottare nessuno, qui è tutto perfettamente regolare…»

“bastardo” fu il pensiero di Kid stesso e di tutti i suoi amici, nonostante Roxanne non avesse gradito l’ennesima intromissione di Emerald. Più in là si andava più le restava antipatica, per i suoi gusti era troppo esibizionista…più o meno quanto lo era Kid Muscle, a pensarci bene!

«sicuramente chi aveva l’incarico di preparare i biglietti si è sbagliato, ma potete star certi che verranno prese le dovute misure, e quanto a Kid Muscle beh può sempre…»

«…correre con Sasaki? Ma nossignore! Se è irregolare è irregolare, Kid deve necessariamente correre con qualcun altro!»

«non vedo perché».

Emerald si voltò.

Kevin.

«come perché?! È irregolare!»

«ormai le coppie sono già state fatte, giusto? Non avrebbe senso rifarle tutte quante per-»

«ma non c’è bisogno!» lo interruppe lei «correrei io con lui!»

“proprio quel che voglio evitare!” pensò l’inglese. «ribadisco che non credo sia necessario!»

«…strano che Kevin si sia immischiato» disse piano Roxanne a Jeager «e soprattutto a favore dei MacMad!»

«è meno strano di quanto credi» rispose il tedesco in un sussurro.

«si beh è il presidente ad avere l’ultima parola» disse alla fine Emerald guardando Ikimon ed andando “casualmente” ad indicare il marsupio dove Ikimon l’aveva vista rimettere la pistola «allooooora?»

“se non dico di si questa mi spara!” pensò terrorizzato Ikimon, non immaginando che Emerald difficilmente sarebbe riuscita ad ammazzare qualcuno che non fosse Lord Flash…

«beh…credo che anche per salvare il buon nome del Torneo, e per dimostrare la totale assenza di scorrettezze, si, penso che Kid Muscle possa…beh, scegli tu Kid Muscle, Sasaki o la ragazza?»

«ma che domande, la ragazza, ovvio!!!» esclamò Kid, andandole vicino e facendo la “faccia da bello” «sarà un piacere correre con te, dolcezza…»

«potremmo iniziare la prova adesso? Stiamo perdendo anche troppo tempo» sbottò Kevin «sei il solito pagliaccio, Kid Muscle!»

«non capisco che hai da fare l’acido sinceramente, non mi pare che abbia fatto davvero il pagliaccio come suo solito» osservò Emerald.

«è questo il problema, tu non capisci mai niente» sentenziò Flash prima di allontanarsi con Kevin, mentre Emerald legava la propria caviglia a quella di Kid.

«se passa quello che mangia i simpatici il Sorcio può girare tranquillo» commentò la ragazza, stiracchiandosi «dai Kid, non sei contento di correre insieme a me?»

«si, ma certo, ma ovvio!!! Senti ti va di fissare un appuntamento con me?...ti preeegoooo farò il bravo ragazzo!»

“ma senti tu questo! Corre dietro a tutte!!!” pensò con rabbia Roxanne.

«ma si dai, un giorno di questi in cui non ho troppo da fare se mi dai il tuo numero ti chiamo e combiniamo per uscire» spallucciò Emerald «o io ti do il mio e mi chiami tu».

«SIIIIIIIIII!!!» esultò Kid Muscle «allora, quando me lo dai?»

Emerald tirò fuori una penna dal marsupio, gli tolse un guanto, scrisse il numero del proprio cellulare sulla sua mano, gli rimise il guanto e ripose la penna. «alé».

«….3…!...2…!...1…!...PARTENZAAAA!!!» urlò Ikimon sparando in aria.

I chojiin iniziarono a correre più velocemente che potevano, ansiosi di riuscire ad arrivare tra i primi dodici. Nemmeno a dirlo Kevin e Jeager con i rispettivi partners erano in testa, ma…

«HAMMY VAI PIANOOOOOOOOOOOO» urlò Kid mentre Emerald correva sollevando pure un gran polverone, superando in breve tempo tutti quelli che avevano davanti ed arrivando quasi dietro a Kevin.

«muovi tu le chiappe, che mi rallenti!»

«Lord Flash…dovremo andare più veloci, altrimenti c’è rischio che Emerald ci raggiunga» lo avvertì Kevin.

«…sul serio? D’accordo, aumentiamo il ritmo» disse l’allenatore, correndo più velocemente «c’è davvero questo rischio?»

«se non avesse avuto Kid Muscle a rallentarla già sarebbe duecento metri avanti a noi, te lo dico per esperienza personale».

«dai Jeager su, su, che fai, perché vai così lento?» Emerald superò il tedesco con una risata, mentre Kid già aveva tirato fuori la lingua come fanno i cani quando c’è l’afa.

«Emerald possiamo rallentare? Non ce la faccio più a correre!»

«se continui ed acceleri usciamo due volte invece di una».

«OOOOOOH SIIIIIIIIIIIIIIII!!!» urlò Kid Muscle correndo velocemente come quando vedeva passare il carretto del riso con manzo.

«ma…ma…Kid!!!» strillò Roxanne.

«lascia stare, vedrai che gli passerà» la tranquillizzò Jeager. Lei gli rispose con un sorriso.

«ok…lascerò stare…ma non l’idea che corra con lei non mi piace».

«guarda che Hammy è una brava persona. Fatta a modo suo, ma una brava persona».

Mentre correva Roxanne fece una smorfia. «ci credo che lo dici, andate a letto ins…» arrossì, abbassò la testa e si interruppe «detto niente, non mi riguarda».

Anche Jeager era arrossito. «ti voglio svelare un segreto. Non era vero niente…io ed Emerald abbiamo solo dormito insieme dopo che avevamo, ahem, bevuto un po’troppo, ma non abbiamo fatto niente».

«che cosa?! Ma allora perché…»

«per farmi fare bella figura con gli altri, ha detto» bofonchiò, arrossendo ancora.

«certo che non ha un briciolo di pudore, eh?»

«nein, non molto» concordò Jeager «però è molto spontanea, e se si mette in testa di fare qualcosa la fa senza farsi problemi e senza stare a pensarci su più del necessario. E non è un tipo a cui si possono mettere facilmente i piedi in testa».

«di quello mi ero accorta già solo da come ha trattato Kevin Mask».

Jeager fece un sorrisetto. «a dirla tutta io vedendo l’atteggiamento di Kevin nei suoi confronti mi sono fatto una mia idea, ma probabilmente potrei anche sbagliarmi».

Roxanne represse la curiosità e non indagò oltre. Meglio risparmiare il fiato.

Poco dopo tutti quanti si fermarono davanti alla madre di tutte le salite, eccetto pochi che provarono a prenderla di petto e caddero pietosamente giù.

«ah, e adesso?» disse Turbinskii «hai qualche idea, mio piccolo amico?»

«uhm…» iniziò a rimuginare Meat.

«Lord Flash, qualche idea in proposito?»

«ci sto pensando, comp-ehm, Kevin».

«Jeager, come facciamo adesso?»

«speravo che tu avessi un’idea».

«BUUUUUAAA-AH NON CE LA FAREMO MAAAAIII» piagnucolò Kid. Emerald lo guardò perplessa.

«…ma perché non usiamo la scala, scusa eh?»

«uh?» Kid smise di piangere «quale scala?»

«ai lati della salita c’è una ringhiera* che potremmo usare come scala. Dovrebbe reggerci perché anche se tu sei pesante io sono magrolina; la cosa è questa, io mi arrampico, tu ti limiti a penzolare a testa in giù ricordandoti di appoggiarti ai “pioli” improvvisati in modo da non pesarmi» disse Emerald «è alto ma faremo in fretta. Se Kevin mi da’ dello Scimmiattolo un motivo c’è, dopotutto! Andiamo!»

«ma che stanno combinando quei due?!» allibì Meat vedendo Emerald arrampicarsi e Kid penzolare a testa in giù spostando il peso sulla mano che appoggiava ai “pioli”.

«ma cosa…»

«questa poi…» Jeager li guardava stralunato.

«Scimmiattolo che non è altro» borbottò Kevin.

“sta’a vedere che mi farà perdere! Se così fosse troncherei ogni rapporto con quella sciocca!” pensò “ma che le viene in mente?!…e poi…proprio con Kid Muscle!”

«beh mi pare evidente che è una strategia che possono usare soltanto loro, dovremo trovarne altre» disse Meat «uhm…ah-ha! Senti, gigante…»

«dimmi, mio piccolo amico…» anche Turbinskii guardava Emerald, trovando le sue fattezze quantomeno familiari «…lo sai che quella ragazza mi ricorda la mia luccicante amica smeraldina?»

«ho pensato che dovremmo correre in diagonale» gli fece un cenno esplicativo con la mano «così teoricamente dovremmo avere più presa sul terreno e raggiungere quei due che sono in cima».

Turbinskii fece spallucce e cominciò a correre come aveva detto Meat. «sei un piccoletto piuttosto intelligente!»

Seguendo il loro esempio anche gli altri alla fine riuscirono a superare la salita. Kid Muscle ed Emerald intanto si erano fermati davanti al secondo ostacolo, perché Kid era stramazzato a terra per aver, parole sue, corso troppo.

«tsk…se avessi fatto come te Kevin mi avrebbe acchiappata da un pezzo» sbuffò la ragazza.

«uh? In che senso acchiappata?»

«letterale. I primi tempi in cui avevamo iniziato a conoscerci lo avevo sfidato ad acchiapparmi. Deve ancora riuscirci!» rise Emerald.

«ma tra te e Kevin che rapporto c’è di preciso?...se non sono indiscreto…» le domandò Kid facendo ancora il verme per terra. Emerald smise di ridere, passando ad un leggero sorriso per di più quasi amaro.

«eravamo, siamo e sempre saremo solo amici. Non potremmo mai essere altro, perché… se anche volessimo…ci sono delle cause esterne che, pur volendo obbligarci ad essere questo “altro”, allo stesso tempo non ce lo permetterebbero».

Kid la guardò decisamente confuso. «non ci ho capito niente. Fai discorsi troppo complicati» si lagnò Kid «mi gira pure la testa adesso».

«tranquillo, tanto non è niente d’importante. Piuttosto, ti sei ripreso? Guarda che alla fine gli altri ci raggiungeranno se non muovi le chiappe!»

«uuuff, ma io non ce la faccio più a correre!» sbuffò Kid.

«o corri o puoi considerare nulle le uscite che ti ho promesso» lo minacciò Emerald.

«MA NON PUOI!!! Una promessa è una promessa!!!»

«hai voluto correre con lui, ma come partner non è proprio l’ideale» disse Lord Flash passando improvvisamente accanto a loro insieme a Kevin «…Kevin, se corriamo attorno al tronco non cadremo!»

«va bene».

Kid ed Emerald rimasero lì a guardarli, appunto, correre attorno al tronco. E non cadere.

«ah, le leggi della fisica» sospirò Emerald alzando gli occhi al cielo, appena prima che anche Jeager e Roxanne e Meat e Turbinskii superassero l’ostacolo del tronco.

«corri, mia luccicante amica!» le urlò Turbinskii una volta passato dall’altra parte, riprendendo a correre.

«toh, mi ha riconosciuta…cavolo!!! Sta arrivando un mucchi di gente, Kid, alzati porco mondo!!!»

«ma io sono stancoooo…»

Emerald a quel punto tirò fuori la doppietta e gliela puntò dritta alla testa. «tu ora corri. Chiaro?»

Kid diventò blu dallo spavento, rizzandosi però in piedi e decidendo di imitare Jeager e Roxanne per superare il tronco. Arrivati dall’altra parte Emerald iniziò ad accusare un po’la fatica; in fin dei conti un conto era una semplice corsa per quanti ostacoli potesse avere, un altro un’arrampicata così lunga, i salti, e quant’altro; e pur essendo vero che suo padre l’aveva addestrata a certe cose, era anche vero che Emerald non aveva la struttura fisica per reggerle a lungo essendo piccolina e magra magra. Probabilmente aveva perso ancora più peso!

«Hammy, tutto bene?» le chiese Kid.

«ovvio che va bene! Ora andiamo» disse lei con decisione «sta arrivando il tuo amico con i pezzi degli scacchi sulle spalle».

Ripresero a correre. Checkmate e gli altri però li raggiunsero abbastanza presto dato che nessuno dei due riusciva a correre più come prima, ed Emerald aveva deciso di risparmiare le forze per lo sprint finale. Oltretutto sembrava che i chojiin avessero deciso di eliminarsi a vicenda…

“e in ogni modo possibile!...cioè…questi si amamzzano!” pensò giustamente la ragazza vedendo scene di lotta sanguinosa davanti e dietro a lei e Kid.

Un chojiin in particolare -simile ad un distributore automatico per com’era fatto- ad un certo punto iniziò a dare addosso a Checkmate, rimasto un po’indietro a causa del suo compagno che non era esattamente in formissima.

«non potrai schivare i miei colpi per sempre!» disse il tizio, scagliando delle grandi sfere di plastica addosso a Checkmate. Kid si fermò all’improvviso.

«ma che vuoi fare?!» esclamò Emerald.

«aiutarlo!»

Proprio in quel momento una sfera colpì il compagno di Checkmate, che decise di rompere il laccio alla caviglia per portarlo in salvo.

«tsk…gli eroi, che sciocchi» commentò il tizio facendo spallucce «vuole aiutare il suo compagno e si squalifica da solo, ma che cuore tenero!»

Kid stava per saltargli addosso, ma Emerald lo precedette tirando fuori la doppietta e sparando dritto al laccio che legava la caviglia del chojiin a quella del suo compagno.

«ops. Sei fuori anche tu».

«ha-ha-HA UNA PISTOLAAAAAA!!!» urlò il compagno del chojiin allontanandosi tremante.

«come hai osato piccola stupida…ora ti spacco tutte le ossa!» urlò il tizio scagliandosi su di lei.

“è fatto per buona parte di vetro. Sopravviverà. Toh, è la prima volta che sparo a qualcuno”.

«errore».

Con un altro colpo della doppietta ruppe il vetro di cui era fatto il torace del chojiin, facendo uscire tutte le sfere. Kid era di nuovo blu dalla paura, e stava quasi per farsela addosso.

«se usiamo due di queste andremo parecchio più veloci» disse Emerald saltando sopra una delle sfere e facendolo fare anche a Kid.

«si, si, va bene, tutto quello che vuoi!» guaì il ragazzo.

«arrivati un pezzo in là le lasciamo» aggiunse Emerald, superando alla svelta diversi altri chojiin in corsa -grazie al fatto che Emerald aveva ancora la doppietta spianata e Kid urlava “DONNA CON PISTOLA CARICAAAA, PISTAAAA!!!”- e tornando alla posizione di prima, ossia appena dietro a Kevin, Jeager e Turbinskii «Kid, mi sembri strano. È perché ho sparato al tizio?»

«si!!! Mi hai fatto paura!!! Ha-Hammy…ma tu…ehm…hai mai ucciso qualcuno?»

«no, e fino ad ora avevo sparato solo alle sagome di cartone del Poligono. Ma se devo difendermi non ho paura di usare la pistola. Lo sai Kid Muscle, una pistola nelle mani di qualcuno che ne ha paura ed ha dunque paura di usarla è probabilmente la cosa più letale di questo mondo. Quando adoperi un’arma da fuoco devi ragionare lucidamente. Se ci fai caso, infatti, gli ho sparato in pieno petto perché sapevo che considerata la struttura fisica sarebbe sopravvissuto. Se avessi voluto ucciderlo, ad esempio, gli avrei sparato all’arteria femorale».

Kid deglutì. «m-ma ehm per curiosità tu da quand’è che hai imparato a sparare?...»

«my dear, appena sono stata in grado di cavalcare e tenere un fucile in mano mio padre mi ha portata con sé a caccia di volpi. Quindi praticamente da sempre!»

«ah…ok…» Kid Muscle cercò di sorridere «a-adesso potremmo parlare d’altro?»

«tipo?...guarda che tra poco abbandoniamo le sfere» lo avvertì.

«tipo…» la faccia di Kid divenne simile a quella di un porcellino «qualche discorso un po’…caldo?»

«ho detto bene a Jeager, sei proprio un porcello Mr.Muscle!» Hammy sbuffò una risata «dimmi».

«quando-dove-come-con chi hai perso la verginità?...» le domandò quasi sbavando.

«è stato quando…aaaspetta, prima rispondi tu alla mia domanda: tu sei ancora vergine o no?»

«…»

«ok, capito tutto. È stato quando ho finito la scuola ed io e la mia famiglia siamo andati in viaggio a Buenos Aires …con famiglia intendo anche cugini, cose così…» disse Emerald «insieme a questi cugini una sera siamo usciti e siamo andati in un locale e lì…ho incontrato lui. Era un uomo come non ne avevo mai visti. Non solo era bello, ma aveva qualcosa di…non lo so, era come se dei tentacoli di ghiaccio bollente mi avessero attirata a lui**.  Non saprei descriverlo meglio. Sono stata con quest’uomo, anche se sapevo che sarebbe stato solo per una volta e poi non l’avrei neanche mai più visto, ma francamente…devo ancora pentirmi!»

«ah, capisco…» Kid era un po’perplesso, per farfallone che fosse alle ragazze finiva più che altro a chiedere baci, e se immaginava di fare davvero l’amore con una ragazza questa di solito era Roxanne, che dichiarava spesso e volentieri di voler sposare. Difficilmente riusciva a concepire qualcosa di diverso.

«ok Kid, al mio tre lasciamo le sfere…TRE!!!»

«e dove sono l’uno e il due?!» esclamò Kid quasi cadendo.

«corri Kid, corri!!!...che tanto Turbinskii e Jeager stanno cercando di eliminarsi a vicenda quindi se corriamo più alla svelta che possiamo nemmeno ci faranno caso, e a quel punto resterà da superare solo Kevin».

«la vedo dura! E poi…sono stancoooo» sbuffò Kid.

«tre uscite. E tutti i racconti piccanti che vuoi».

«PISTAAAAAAAAAAAAA» urlò Kid facendo uno scatto incredibile assieme ad Emerald e superando di botto Turbinskii e Jeager.

«ma che cos…?! Herr Muscle!»

«Kid Muscle!»

«ma era Kid quello?!»

«insieme alla mia luccicante amica smeraldina!»

Sentendo quelle esclamazioni Kevin si voltò. Li stavano tallonando, se non stavano attenti avrebbero finito per superarli, e stavano per arrivare primi!

«Emerald ci è dietro!»

«allora diamo lo sprint finale, Kevin! Dobbiamo arrivare primi!»

«…altrimenti me lo rinfaccerà per almeno sei mesi» concluse cupo l’inglese accelerando bruscamente.

«Kevin!!! Vinco io, eh!» gli urlò Emerald da dietro.

«non contarci!» ribatté lui.

Hammy e Kid erano a due metri di distanza da loro, al traguardo ne mancavano ancora dieci…otto…sei…quattro…

Due…

«KEVIN MASK E LORD FLASH TAGLIANO IL TRAGUARDO PER PRIMI!!!» urlò Mac.

«seguiti a ruota da Kid Muscle! Jeager! Turbinskii! Ricardo!...» continuò ad elencare Doc. Ma tanto ormai non importava più a nessuno.

Kid ed Emerald fecero tre metri e poi stramazzarono entrambi a terra, sdraiati.

«fameeee….abbiamo fame!»

«dateci da mangiare!» implorò Emerald sollevando le braccia «ho fameee, ho bisogno di mangiare!»

«io ne ho di più! Voglio il mio riso con manzo!» piagnucolò Kid, mentre Meat toglieva loro il laccio dalla caviglia.

«bravo, Kid…e brava anche tu Emerald, come hai fatto a farlo correre così? Quasi quasi ti cedo il posto da allenatore!»

«ma no no per carità…non è il lavoro per me quello…ho fameeeeeee!!!» strillò «…e manco ce la faccio ad alzarmi…»

«bella gara, mia luccicante amica» volle complimentarsi Turbinskii.

«grazie, mio aeroplanoso amico» disse Emerald con un sospiro. Era tanto stanca da iniziare a non capire più niente…

Improvvisamente si sentì sollevare da terra.

«tu sei una pazza incosciente, e come minimo avrai perso altri cinque chili! Sei sempre in mezzo come il giovedì. Ti avevo detto di startene tranquilla, ma tu nooo, devi sempre fare di testa tua e adesso guarda come sei ridotta! Dimmi che devo fare con te, Emerald Janice Verbena Phoebe Lancaster, perché io proprio non lo so».

Emerald aveva la vista un po’appannata e capiva sempre meno. Con una mano toccò la catenina d’oro che, da quando Kevin gliel’aveva regalata, non si era più tolta e con l’altra mano gli accarezzò la maschera. «un paio di idee le avrei, occhi blu, se non fossi così debole e non avessi così fame…» bisbigliò, prima di addormentarsi dalla grande stanchezza.

“…da stanca o no una puttanella viziata è sempre una puttanella viziata” pensò lord Flash, che come Kevin -che sotto la maschera era leggermente arrossito- aveva capito benissimo cosa aveva voluto dire Emerald. Tutti e tre se ne andarono senza dire una parola.

“mi sa che avevo ragione” pensò Jeager, che come gli altri non aveva sentito quel che Hammy aveva detto ma aveva notato l’atteggiamento sia suo che di Kevin Mask.

«ma voi dite che…» avviò a dire Wally, sopraggiunto con Dik Dik al “capezzale” di Kid.

«ah, non lo so. Ma dagli atteggiamenti sembrerebbe che possano essere quasi innamorati» commentò la gazzella.

«Kevin Mask innamorato, questa poi!» allibì Meat.

«beh, in fondo anche lui è un essere umano…perché non dovrebbe potersi innamorare? È vero che di solito sembra privo di emozioni e a dirla tutta fa anche un po’paura, ma magari con lei è diverso» disse Roxanne.

«dite che alla festa di stasera li rivedremo?» chiese Kid, sbafandosi il riso con manzo che i ragazzi gli avevano portato.

«sicuro, anche perché stasera ci sono  i sorteggi…»

 

***

 

Non credevo fosse possibile, ma per una volta sono riuscita a pubblicare un capitolo a Natale! Se lo avessi saputo avrei aspettato a postare lo Speciale, ma…vabbè dai xD prendetelo come un altro regalo, se vi va.

 

* la ringhiera c’è davvero xD ci avevo fatto caso dopo la seconda o terza volta che guardavo quell’episodio (quando avevo TUTTA la serie registrata in VHS…adesso il videoregistratore non funziona più, ma io ormai ho visto tutti gli episodi talmente tante volte da ricordarmi quasi i dialoghi a memoria! xD) io l’avrei usata come ho fatto fare ad Emerald qui, come scala.

**…Buenos Aires…uomo bellissimo…”tentacoli di ghiaccio bollente”…Cyberluna, dovrebbe ricordarti qualcuno  che conosci e detesti !!! …tanto, Spectrus Specter c’entra sempre xD

Ovviamente, come sempre, grazie a tutti coloro che leggono. Grazie a Portuguese D.Rogue, a Cyberluna, e a mistery dragon ed _UnInvernoMuto_ per aver messo la storia tra le seguite (particolarmente a Mistery Dragon che l'ha fatto nonostante l'antipatia per Kevin, ed ha pure recensito!) xD

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Capitolo 9
*** 7- un'insana voglia di pudding ***


Emerald aveva avuto abbastanza furbizia da fingere ancora di dormire quando, aprendo appena appena un occhio, si era resa conto:

a) di essere in camera di Kevin

b) che lui aveva fatto la doccia, e che

c) …aveva appena iniziato a rivestirsi.

Era vero che lei aveva già visto tutto e anche di più, considerando quel che era successo a Londra, ma perché rovinare un bel momento? E così pur sapendo che al suo “amico” probabilmente non avrebbe importato se anche se fosse reso conto che era sveglia -in fin dei conti…cos’era che aveva di cui vergognarsi? Niente!- decise di starsene zitta e falsamente addormentata fino a cinque minuti dopo che lui ebbe finito.

«ho fameee…» fu la prima cosa che disse.

« “grazie per avermi riportata a casa quando ero svenuta, Kevin”. Prego, Scimmiattolo screanzato».

Emerald si accomodò meglio tra i cuscini. «hai ragione. Grazie. E scusami».

L’inglese si mise a sedere sul letto, cercando di non pensare a cos’era successo l’ultima volta che si erano trovati insieme in un contesto simile. Non perché fosse un brutto ricordo, ma semplicemente perché non vedeva per quale motivo avrebbe dovuto tormentarsi con la speranza di qualcosa che non sarebbe mai più capitato. «hai dormito due ore».

«dimmi che non mi sono persa l’ora del tè…»

«mancano esattamente quarantaquattro minuti e sette secondi, quindi no» la tranquillizzò lui, come sempre compiaciuto quando Emerald dava spazio alla parte più “britannica” di sé.

«…ci sarà anche Flash, vero…» sospirò lei.

«ovviamente».

Hammy incrociò le braccia davanti al petto, quasi seccata. «è un sorcio barbaro del cavolo. quel mignolo non gli sta dritto nemmeno col cric!»

Era una cosa che entrambi avevano notato abbastanza presto: Lord Flash, il cosiddetto english gentleman, per quanto ci provasse non riusciva a mescolare il tè tenendo il mignolo sollevato. Non riusciva al alzarlo nemmeno la metà di quanto avrebbe dovuto, e tanto anche in quel modo sembrava avere evidenti difficoltà.

Era qualcosa che puntualmente strappava un sorrisetto ad Emerald, che gli rivolgeva occhiate di sufficienza dall’alto della sua perfetta “britannicità”, e che innervosiva Kevin, il quale quando si trattava dell’ora del tè ed abitudini correlate diventava quasi maniacale anche nei dettagli più insignificanti*.

«effettivamente è qualcosa che mi innervosisce non poco, ma magari lo fa perché ha qualche strana forma di artrite…»

«seh, se non qualcosa di troppo grezzo te lo direi io dov’è quello che ha l’artrite» sbuffò Emerald.

«Emerald Janice Verbena Phoebe Lancaster, per censurate che siano a volte rimango basito dalle grezzaggini che tiri fuori».

Lei lo guardò fisso per qualche istante con un sopracciglio sollevato, per poi scoppiare a ridere. «e io invece “rimango basita” dal fatto che tu abbia vissuto per strada riuscendo nonostante ciò a mantenere certe manie da Piccolo Lord!» esclamò. Poi smise improvvisamente di ridere «comunque…ok».

Per due minuti almeno nessuno dei due disse niente. Emerald giocherellava con la catenina d’oro, senza nemmeno riuscire a guardarlo in faccia.

«dobbiamo parlare» disse lui. Emerald continuò a giocherellare con la catenina.

«se è per quel che ho combinato stamattina, o quel che mi ha detto Turbinskii…»

«non è per quello, nonostante sia un altro argomento di cui dovremmo discutere» la interruppe Kevin «quello di cui voglio parlare è il motivo per cui...senti, forse è solo una mia impressione, ma mi sembra che da dopo Londra tu mi tenga un po’più a distanza. Come se non fosse più “come prima”. A volte percepisco addirittura che mi nascondi qualcosa».

Sforzandosi quanto poteva di rimanere impassibile Emerald trovò anche da forza di alzare lo sguardo e puntarlo nel suo, sapendo che era necessario, altrimenti lui non avrebbe creduto ad una parola. «è tutto a posto».

«non è vero, è “a posto” quanto lo era il rapporto tra te e Lord Flash a Natale. E non credere che mi sia dimenticato di com’è andata a finire, Miss “Spaco Botilia Amazo Familia”».

Istintivamente la reazione di Emerald sarebbe stata un alzare gli occhi al cielo ed un urlare “ti ho detto che è tutto a posto porco mondo!!! Smettila di fare tutte queste domande!!!”, ma sapeva che quello non era il modo per dissuaderlo dal continuare. Se mai avrebbe ottenuto l’effetto contrario. Quando Kevin passava alle domande dirette nessuno riusciva a fermarlo finché non otteneva una risposta.

«posso assicurarti che è tutto ok. Magari proietti il tuo tenermi un po’più a distanza su di me, ma ti ribadisco che da parte mia non è cambiato niente».

«il mio tenerti…?...non mi sembra affatto di tenerti a distanza, non provare a rigirare la frittata, Lancaster. Con me non attacca» disse seccamente, facendo passare qualche altro istante di silenzio.

«è per quel che è successo a Londra?» le chiese infine. Lei gli sorrise, anche con dolcezza.

«guarda che non me ne sono affatto pentita, per me bello è stato e bello rimarrà. E…tu…ti sei pentito, invece?»

«assolutamente no. Ma se non è per quello allora per cos’è?»

«secondo me non è niente, ci siamo solo fatti un’idea sbagliata della questione. L’abbiamo fatta più grande di quello che era, può succedere tra due persone che sono piuttosto legate, ma d’altra parte abbiamo subito messo in chiaro che è stato un bel momento e nulla di più. Giusto?»

No, “giusto” un corno! “più grande di quello che era”! persone solo “piuttosto” legate! “un bel momento e nulla di più”! Possibile che non si rendesse conto delle assurdità che stava dicendo, una dopo l’altra?! Che non si rendesse conto di quanto stesse minimizzando la cosa riducendola ad un immeritato “niente”? Altro che “farla più grande di quello che era”, Emerald non sembrava dare alla faccenda nemmeno un briciolo della considerazione che avrebbe meritato in realtà.

Almeno secondo Kevin.

«si, infatti».

…che comunque, ancora una volta, finse di darle ragione e rimase zitto. Che figura avrebbe fatto a dirle “no invece, non è affatto giusto, perché io sono…”

Non riusciva nemmeno a finire di pensarlo.

Probabilmente Emerald gli avrebbe riso in faccia o peggio ancora lo avrebbe compatito, dicendogli che le dispiaceva ma non era proprio cosa, e che sarebbe stato uno “scartavetramento di palle” per entrambi che andava evitato.

“e comunque non ho tempo per una relazione” concluse “quindi al diavolo questi sciocchi pensieri”.

«appunto, vedi…non c’è nemmeno niente da chiarire» sorrise ancora lei, andandogli più vicina «quindi in realtà il problema non esiste. È stata solo una defaillance nel nostro rapporto di amicizia» disse lei, facendo spallucce «fai funzionare quei poveri neuroni che languiscono sotto questa lattina blu e tieni a mente che ti voglio bene, sciocco che non sei altro».

Possono, anche per uno come Kevin Mask, delle parole dare conforto ed essere una stilettata al cuore allo stesso tempo, come quell’  “infatti” era stato per Emerald? Evidentemente si.

«sciocco a me? Come osi, Scimmiattolo?»

«come “oso”, ma sentitelo…ti comporti come se tu fossi il re d’Inghilterra ed io avessi commesso reato di lesa maestà! Ma c’è una soluzione a tutto questo, e si chiama camomilla» disse Emerald facendogli pure la linguaccia «beviti una dozzina di tazze, poi ne riparliamo».

«sei la solita sfacciata» disse l’inglese afferrandole i polsi avendo cura ovviamente di non farle male e stendendola sul letto in una sorta di lotta fatta per gioco «chiedi scusa a sua maestà».

«tiè, a te e alla tua corona invisibile!» rise lei, facendo il noto gesto col dito medio.

«bada che ho un paio di prese di sottomissione nuove da provare...quindi ti conviene arrenderti finché sei in tempo» la avvisò lui, continuando a tenerla per i polsi mentre lei si divincolava senza impegnarsi minimamente a liberarsi davvero, sapendo sia che lui non le avrebbe mai fatto del male che…dell’inutilità di provarci.

«frangar, non flectar. Posso spezzarmi ma non mi piego!» ribatté Hammy.

«eh, ma allora te le vai proprio a cercare…» sempre attento a non farle male le bloccò entrambe le braccia dietro la schiena con una mano sola, mentre per bloccarle le gambe bastò semplicemente il proprio peso. Anche qui Kevin ebbe cura di non schiacciarla, in fin dei conti Emerald pesava tre volte meno di lui, ed era così…piccola…delicata…

Erano le stesse identiche cose che aveva pensato quella notte a Londra, l’atmosfera era quasi la stessa, c’erano solo troppa luce e troppi vestiti…

«ti sei procurato anche tu una pistola o questa situazione ti piace?»

A quelle parole non solo l’inglese tornò bruscamente in sé, ma addirittura si staccò da lei come se si fosse scottato. Anche se nessuna bruciatura avrebbe scottato come il proprio viso completamente rosso, fortunatamente coperto dalla maschera.

«al diavolo tu e le pistole!» sbottò, ritornando seduto sul letto com’era prima, dandole le spalle. Lei gli gettò le braccia al collo. «tranquillo, stavo solo scherzando».

«…»

Non gli riusciva neanche di dirle di staccarsi. Probabilmente perché non voleva che lo facesse.

«non mi parli più? Raggiunto il limite di parole giornaliero?»

Ancora con quella vecchia battuta…Kevin testardamente rimase in silenzio. Emerald sciolse la presa -Kevin pensò che non fosso solo uno Scimmiattolo, ma che avesse pure qualcosa di un koala- scese dal letto e Kevin la sentì aprire la lampo del borsone di Londra, che ancora non aveva finito di disfare.

«perché non parli? Chettihoffatto di maleee?»

…un orsetto bianco di peluche. Con la Union Jack disegnata sulla maglietta. E che Emerald, ancora dietro di lui, gli stava sventolando davanti al viso e facendo parlare con una delle vocine più idiote che Kevin avesse mai sentito.

Ok. Non poteva mettersi a ridere.

No, non poteva.

Non doveva.

«è che ho a che fare giornalmente con un certo Scimmiattolo rompiscatole, lo conosci?»

«uno Scimmiattolo? Che cos’è uno Scimmiattolo?»

«un animale che ama arrampicarsi in ogni dove, il cui habitat naturale è quello in cui può vivere come un parassita…» disse l’inglese, tentando disperatamente di restare serio.

«davveeeeeerooo? Ed è un animale pericoloso?»

«oh si, molto…pericoloso…»

Non avrebbe retto per molto.

«pauuuuura!!! Devo nascondermi! Mi nasconderò qui!» Hammy gli infilò l’orsetto sotto la maglietta «guarda Kevin! Sono il fantasma orso della maglietta rosa!»

Incredibile ma vero, a quel punto Kevin Mask scoppiò a ridere come mai in vita sua. Rise fino a che non gli fece male la gola, fin quasi ad avere le lacrime agli occhi, fino a che non si sentì dolere le costole. Finì di schiena sul letto e rideva ancora.

«si, ma non morirmi dal ridere adesso, che stasera ci sono i sorteggi se non sbaglio…»  gli ricordò Emerald, appena prima che lui la prendesse di peso e se la mettesse sul petto.

«non ho la tua memoria ma le cose importanti non le dimentico, Scimmiattolo».

Le accarezzò il viso. Lei gli sorrise…

E proprio in quel momento il cellulare di Emerald iniziò a squillare.

«devo prendere…»

«lascia stare, tanto a chiamarti non sono io, quindi direi che non è importante».

«ah, ma va’ là…Kevin, lascia» gli intimò Emerald vedendo che lui l’aveva di nuovo afferrata per i polsi.

«no».

«Kevin, ti tiro qualcosa. Non so cosa, ma se non mi lasci te lo tiro!»

«tsk…» le bloccò entrambe le braccia con una mano e prese il cellulare, che squillava ancora «vediamo un po’chi è. Ah» terminò la chiamata «nessuno!»

«Kevin!!! Sei…» lui le lasciò i polsi, e la ragazza ne approfittò per dargli un colpetto in testa «…antipatico! Dimmi chi era».

«no».

«devo tirare fuori la pistola? Perché se mi costringi lo faccio, eh…»

Mask si stese sui cuscini, e le fece fare altrettanto. «forse Lord Flash avrebbe ragione di avere paura di una minaccia come questa, ma io no…» il cellulare riprese a squillare «ah, insiste…!»

Emerald gli strappò improvvisamente il telefono dalle mani. «…ciao Jeager. Si, mi sono ripresa. Si, stasera ci sono…»

«…ma tu fai come se non ci fosse!»

«e zitto!...no, non dicevo a te Jeager…è che ci sono delle interferenze particolarmente fastidiose!...»

Senza fare un plissé Kevin si riprese di nuovo il cellulare.

«Jeager. A stasera».

E terminò la chiamata.

«Kevin, immagino che tu sappia che ti picchierei se potessi».

«l’ho fatto per lui, le chiamate costano…ma cos’è, il centralino?!» il cellulare riprese a squillare «numero sconosciuto…» fu lui a rispondere «si?»

«Kevin!!! Il telefono!!!» Emerald cercava di riprenderselo, ma era inutile.

– Haaaammy, allora per le nostre uscite avevo pensato a qualcosa come dopodomani…– Kid Muscle non aveva nemmeno fatto caso che la voce all’altro capo del telefono era decisamente maschile – …ti va bene???

«ecco come hai fatto a farlo correre in quel modo! …non posso credere che tu voglia uscire con questo perdente…»

IIIIIIIIIIIIIIIIH!!!! KEVIN!!!...– urlò Kid dall’altra parte, terminando di botto la chiamata.

«era per farlo correre, appunto. E poi comunque non ti riguarderebbe, lo sai?»

«il discorso di “non frequentare altri lottatori” è ancora valido!»

«anche la mia risposta di allora è ancora valida. Ossia che non me ne frega niente perché, se il problema è il rischio che io riveli le tue tecniche segrete, posso assicurarti che non c’è» cercò di rassicurarlo.

«lo so, Hammy. È che…non mi piace lo stesso che frequenti certa gente. Meriti di meglio».

«mi sa che se fosse per te finirei a stare con te e basta».

Kevin la guardò. «…e sarebbe così terribile?»

Lei dopo qualche esitazione gli sorrise. «stare con te non è terribile. Personalmente…mi trovo bene» si stiracchiò e si alzò dal letto, con il cellulare in mano «forse anche troppo. Devo fare una telefonata…dopo».

«aspetta! Che vuol dire “anche troppo”?!»

«fatti miei!» gli fece la linguaccia prima di chiudersi in bagno ed iniziare a far scorrere l’acqua.

Pure quella gli scippava…che parassita!

«compag-ehm, Kevin?» Flash aveva bussato.

«entra, entra».

L’allenatore entrò tranquillamente in camera. «è quasi l’ora del tè…»

«lo so. Tra poco metto l’acqua a bollire. Senti, Lord Flash…»

«this is the rhytm of the ni-ight…the ni-ight! Oh yeah…» Hammy iniziò a cantare sotto la doccia.

«ah, si è svegliata. Peccato, mi sarebbe piaciuto avesse dormito un altro paio d’ore…» sospirò Lord Flash «che volevi dirmi?»

«è che…si tratta del mignolo».

Flash resistette alla tentazione di alzare gli occhi al cielo. Ancora con quella storia! Kevin era un ragazzo che aveva tante qualità, ma era così maniacalmente britannico, ed Emerald così maniacalmente rompiscatole e pronta a far notare a Kevin qualunque cosa sospetta che per un povero straniero in terra straniera non era facile farsi passare per quello che non era. «so che ti da’ noia, sto cercando di risolvere…»

«ehi Flash! Oggi ho notato una cosa interessante, tu ed il “mio aeroplanoso amico” avete un accento parecchio somigliante! Sarai mica un russo?!» urlò Emerald da sotto la doccia.

Flash ammutolì. Non credeva che l’avrebbe buttato lì in quel modo! E adesso?...

«sicuramente ti sbagli, Emerald…posso assicurarti che sono proprio un gentiluomo inglese».

«seh, e io la befana in borghese!»

«ok…a questo punto ammetto di avere vissuto per motivi miei qualche anno nei paesi sovietici, ma non vuol dire molto» disse Lord Flash, cercando di salvare il salvabile «sono sempre un inglese».

«quindi hai vissuto da quelle parti?» gli domandò Kevin «non me l’avevi detto…»

«me ne sono semplicemente dimenticato. Prometto che un giorno ti racconterò di quel periodo, Kevin, ma nel frattempo ti chiedo di pazientare, ed essere comprensivo» disse con garbo, ma anche con fermezza «è stato un periodo piuttosto…duro. Non mi piace rievocarlo».

L’inglese lo guardò a lungo, per poi annuire. In fin dei conti si rendeva conto di non essere il solo al mondo a non avere avuto una bella vita. «va bene, non ti farò pressioni. Scusami».

“devo iniziare a pensare ad un ri-edit della mia storia da potergli raccontare. Ed è tutta colpa di quella maledetta puttanella…devo farla smettere di mettersi in mezzo…” pensò Lord Flash “altrimenti rovinerà tutto, e non glielo posso permettere!”

Kevin si alzò dal letto con un movimento fluido. «direi che sia ora di scendere giù. Emerald vedi di non tardare!»

«l’ora del tè è sacra…per un vero inglese!»

Altra frecciatina nei confronti di Lord Flash.

Quella storia doveva finire.

«vieni anche tu al sorteggio?» gli domandò Kevin una volta arrivati in cucina.

«no…non sono un tipo da feste. Se fosse stato davvero solo un sorteggio ti avrei accompagnato, ma non mi va di sorbirmi tutta la parte precedente ad esso, Kevin».

«ti capisco, se potessi anche io ne farei a meno. Trovo certe cose siano stupide, inutili, e che facciano perdere tempo. Quella che sguazza come un pesce in certe cose è Hammy».

«è abbastanza egocentrica, se mi permetti il commento».

«lo so. Lei stessa lo ammette. Ma se fossi in te non andrei a dirglielo. Un conto è se lo faccio io, ma se lo facessi tu forse ti punterebbe la doppietta in mezzo agli occhi».

«immagino che sarei fortunato se decidesse di non spararmi».

«…mi sa».

Cinque minuti. L’acqua iniziò a bollire proprio mentre Emerald, con indosso solo una maglia di Kevin, le mutandine, il marsupio con la doppietta e dei calzini scivolava lungo la ringhiera.

«non sei nemmeno in grado di scendere normalmente le scale?» le domandò Flash, appena prima che lo facesse Kevin.

«tutta invidia perché tu non lo puoi fare dato che la ringhiera rimarrebbe incastrata tra le tue povere chiappe mosce…»

«Emerald!!!»

«io perlomeno le possiedo. Le tue sono andate in vacanza» ribatté Flash.

«Lord Flash, ti ci metti anche tu?!» protestò Kevin, venendo palesemente ignorato. Era un po’che non litigavano più in quel modo, e lui sperava che fosse finita…che sciocco era stato, eh?

«seh, insieme al tuo cervello. Solo che loro tornano con due o tre cheeseburger, il tuo cervello invece no».

«Lancaster. Tu cammini in un campo minato e sei troppo sciocca per rendertene conto, eppure ti ho avvertita più volte. Sappi questo…se continui a tirare la corda, il tempo degli avvertimenti finirà. E non dico altro».

Emerald indicò il marsupio con un cenno del capo. «c’è un proiettile con su scritto il tuo nome, Sorcio. O meglio, quello che tu ci fai credere esserlo. Pensa, verrai sepolto e sulla lapide non ci sarà scritto nemmeno il nome giusto».

«BASTA TUTTI E DUE! Se non la piantate con questi discorsi da pazzi psicotici andrà a finire che sarò io a sparare ad entrambi, va bene?!»

Emerald e Lord Flash ammutolirono.

«scusaci».

«beviamo questo tè e facciamola finita» borbottò Kevin «ma voi ditemi che ho fatto di male per meritare tutto questo…»

 

 

 

«Kid, piantala di ingozzarti! Stai facendo la figura del maiale!!!»

«ma Meat, ai buffet si viene per mangiare giusto?!» disse Kid Muscle, finendo la ventesima ciotola di riso con manzo. Meat sospirò.

«è una causa persa, ma che gliene parlo a fare?»

«in effetti…è un po’una perdita di tempo» concordò Terry con una risata che contagiò anche Dik Dik Van Dik e Wally. Roxanne, da canto suo, osservava Kid con aria quasi disgustata. Lo conosceva da tempo e si era quasi abituata alle sue maniere, ma non significava che le approvasse.

«salve a tutti!»

«oh, ciao gnam Jeager!!!» lo salutò kid sputacchiando cibo in ogni dove «vuoi favorire anche tu al buffet? È pieno di cose deliziose!»

«ti ringrazio, ma sono a posto così» sorrise il tedesco.

“oh, è così educato…e muscoloso!” pensò Roxanne, arrossendo dolcemente.

Oh, Jeager…lui era così serio…così diverso dagli altri dementi che c’erano in giro! A volte si trovava a sognare di vivere con lui in una villa in Baviera, vestiti come Hansel e Gretel e con un giardiniere fisso a prendersi cura dei viali di rose multicolori che di certo avrebbero avuto nel giardino della…

«l’amore tedesco mio!!!»

Ecco, il sogno era finito grazie a quell’egocentrica di Emerald Lancaster. Quanto non la sopportava!

«oh, Hammy! Sei venuta!» sorrise largamente Jeager.

«quando si tratta di te…vengo…sempre, my dear!»

«uuuuuuuuuuu-oooooooh!!!» strillò Kid Muscle, che già sbavava, mentre Terry Kenyon dava a Jeager -rosso come un semaforo, naturalmente- una pacca sulla schiena e gli faceva l’occhiolino, mentre Dik Dik cercava qualcuno che gli spiegasse la battuta.

«mio Dio, quant’è porca!» sibilò Roxanne, con i nervi a duemila. Non era così sicura che Jeager le avesse detto la verità, riguardo a non avere fatto nulla con lei.

«Hammy ma lo sai che stai proprio bene?!» disse Kid Muscle avvicinandosi e strusciandosi a lei, che invece di allontanarsi infastidita si fece una gran risata.

«ti ringrazio, Mr.Muscle!»

Aveva un curioso vestito verde smeraldo con eleganti ricami floreali in un verde ancora più scuro, con una scollatura a fascia tenuta su da due sottili bretelline che si allacciavano dietro al collo. Aveva raccolto i capelli e scoperto il viso, ed invece del marsupio aveva una pochette nera ed oro in pelle, abbinata agli…stivaletti alla caviglia. No, quelli non se li era tolti.

«le gonne corte ti stanno magnificamente!» continuò Kid «di’, hai niente in contrario se do una sbirciatina sotto?...voglio vedere le mutan-»

«KIIIIIIIIID!!!» urlò Meat colpendolo in testa.

«mi spiace Kid, ma questo non è un vestito: è una tutina fatta in modo da sembrarlo, questi dunque sono pantaloncini. E oltretutto…» fece un sorrisetto «chi ti dice che io le abbia, le mutandine?»

Dopo aver assunto un’aria ancora più ebete del solito e sbavato più di una lumaca con la rabbia Kid Muscle svenne con gli occhi aperti ed un gran sorriso.

«alé, sistemato il porcello» commentò la ragazza. Jeager e gli altri della League risero. Giusto Emerald poteva neutralizzare Kid in quel modo!

«ecco dov’eri, ti ho cercata dappertutto!»

«ah, ci sei anche tu Kevin» disse Terry, non esattamente contento.

«ovviamente. Per quanto ritenga le feste come questa inutili perdite di tempo devo necessariamente assistere al sorteggio. Perché, sai com’è…io ce l’ho fatta».

Per Terry fu difficile resistere alla tentazione di tirargli un diretto in faccia, e lo stesso valeva per Wally e Van Dik. Ma avevano anche troppa paura di lui per provarci.

Kevin, indubbiamente, era bravo. Era forte. Per questo faceva tanto il superiore, e lo faceva pesare a tutti quanti…

«salvare la vita di un bambino per quanto mi riguarda vale più di una qualifica. Poi dipende anche dalla sensibilità di chi paragona le due cose».

…beh, quasi.

Quanto Kevin aveva quelle uscite da spaccone ad Emerald andava il sangue alla testa. Gli voleva un bene dell’anima, ed anche qualcosa di più, ma riteneva assurdo che Kevin facesse pesare a Terry il fatto che non potesse combattere nel Torneo, visto il motivo per cui aveva lasciato perdere la gara.

A volte aveva l’impressione che Kevin avesse una doppia personalità, una assolutamente insopportabile che tirava fuori con le altre persone, ed una divertente…a tratti anche dolce, quasi…che invece era quella che via via Hammy aveva imparato a conoscere.

La ragazza non arrivava proprio a capire che Kevin Mask riteneva di avere un’immagine da duro che doveva mantenere a costo di stare sulle scatole a tre quarti della galassia.

«cosa stai insinuando?!»

«io non insinuo, io faccio accuse precise: tu sei un insensibile».

Jeager si lasciò scappare un sorrisetto.

Purtroppo intercettato da Kevin.

«riderai di meno se disgraziatamente di capiterà di incontrarmi sul ring, Jeager».

«questo è tutto da vedere, Kevin Mask».

«e piantatela, sembrate due alci che si prendono a cornate!» Emerald cercò di calmare le acque, ma decisamente non ottenne il risultato voluto.

«Emerald, non sono cose che ti riguardano, stanne fuori» disse Kevin.

«nemmeno le mie telefonate ti riguardavano, eppure ti sei messo a rompere le palle ugualmente, come la mettiamo?» replicò freddamente Emerald «perlomeno che lo scartavetramento sia reciproco!»

«HAAAAAMMYYYY allora, le fissiamo queste uscite? Mi farai vedere le mutandine vero?» Kid Muscle si era ripreso, e non aveva neppure notato Kevin essendo troppo impegnato a pensare a quel che Emerald aveva -o non aveva- sotto la gonna/pantaloncini/vestito/tutina o quello che era.

«gli farai vedere le COSA?!» allibì Kevin. E adesso cos’era quella storia delle mutandine?!

«eh Kid, quello dipende da te. Dopodomani comunque va bene, volevo dirtelo oggi pomeriggio ma, sai…»

«come sarebbe a dire “dipende da te”?!»

«Kevin, chiamasi “vita sociale”. E poi magari scherzo, tu che dici?...Kevin!...» lo chiamò, quando lui si allontanò bruscamente dal gruppo «...si…comunque…»

«allora dopodomani? Eh? Eh?» Kid continuava a saltellarle attorno, ma Emerald guardava altrove, nella direzione in cui Kevin si era allontanato.

E se agli altri e a Kid stesso -troppo impegnati a mangiare e scherzare tra loro ora che Kevin non c’era e l’atmosfera si era risollevata- l’espressione malinconica ed il sospiro di Emerald sfuggirono, non sfuggirono invece a Meat, che aveva notato sia questo che l’atteggiamento di Kevin Mask.

«Emerald…possiamo parlare un po’?»

«mh?...oh…si, ovviamente» assentì la ragazza seguendo Meat, che si stava allontanando un po’dal gruppo «dimmi».

«sarò indiscreto ma…perché tu e Kevin non la piantate con questi giochetti e vi mettete insieme? Non so se l’hai notato, ma penso che abbia una cotta per te. E penso anche che tu ce l’abbia per lui».

Emerald gli fece un sorriso triste, ed in quel momento a Meat sembrò molto più vecchia di quello che era. Una diciotto-quasi-diciannovenne con gli occhi malinconici e quasi rassegnati che avrebbe potuto avere un’anziana.

«sei un tipino sveglio. Ma le cose purtroppo sono più complicate di quanto di possa pensare…si…molto, molto più complicate».

«puoi provare a spiegarmi. Insomma, se ti va».

Emerald si accovacciò sui talloni, arrivando all’altezza di Meat. «immagina di essere ad un buffet pieno di cose buone, che mangi volentieri, e di avere una gran voglia di pudding. Fin qui ci sei?»

«si».

«ovviamente in questo buffet il pudding c’è. Anche in grande quantità, e forse pure a portata di mano. Solo che purtroppo non solo non sei sicuro che per te mangiarlo sia giusto, ma un…batterio esterno…ti ha fatto diventare intollerante al pudding. Così sei costretto a ripiegare su altre pietanze. Grigliata texana, wurstel e crauti, o magari il borscht. Tutte cose buone, che ti sfamano, ti riempiono…e così, pur continuando ad avere un’insana voglia di pudding, una volta sazio ci pensi di meno» si rialzò «questa è la mia situazione».

Meat rimase un po’in silenzio. «il pudding sapeva che non eri sicura se mangiarlo fosse la cosa giusta?»

«si».

«e sapeva del batterio esterno?»

Emerald si mordicchiò il labbro inferiore e scosse la testa. Meat le afferrò le mani.

«dimmi di che si tratta» la incitò «non lo dirò ad anima viva, ma devi parlarne con qualcuno».

«Meat, tu non puoi aiutarmi, come nessun altro!»

«Emerald, per favore…forse non posso aiutarti per davvero, o forse invece si, ma non lo sapremo mai se non mi dici nulla! Senti, io lo so che magari non mi consideri un amico poi così stretto…però…se posso fare qualcosa…»

Era così tenero che le fece venire gli occhi lucidi. Era piccolo di statura, ma aveva un cuore grande come il mondo e forse di più.

Forse poteva dirglielo.

Forse poteva parlarne almeno a lui.

«io e Kevin siamo promessi l’uno all’altra da un patto che fecero tra loro i nostri padri, con un tal Warsman come testimone. Ogni legame mio o di Kevin con chiunque altro sarebbe non valido. Ma io non ci sto a sottomettermi ad una cosa del genere, e se lo sapesse non ci starebbe neppure Kevin».

Meat era sconvolto.

Un matrimonio combinato…incredibile, ancora succedevano cose come quella? Non erano più nel Medioevo! E poi non pensava che Robin Mask potesse fare qualcosa del genere**, e tantomeno Howard Lancaster. Non sembravano proprio tipi da…santo cielo…no!

«com’è successo…quando l’hai saputo?» balbettò.

«io e Kevin siamo tornati a Londra per le selezioni. La mattina dopo Robin Mask mi ha telefonato, sono andata a casa sua, ho letto il documento; è tutto reale. E tutto legale, per desueto che sia. Mio padre stette al patto perché Robin Mask gli prestasse dei soldi…soldi che peraltro gli ha restituito…ma Robin Mask non vuol saperne di annullare il patto. Sono anche arrivata a minacciarlo con la doppietta, ma non c’è stato verso» la voce cominciava ad incrinarsi, ma ancora non piangeva. Non era tipo da farlo in pubblico, e non era una frignona in generale.

«è una cosa barbara, è…aspetta…che significa “se Kevin lo sapesse”? vuol dire che non gliel’hai detto?!»

Emerald scosse ancora la testa. «no, non l’ho fatto».

«non puoi tacergli una cosa del genere! Non riguarda solo te, ma se ho ben capito anche i suoi legami con qualunque altra donna non sarebbero validi!»

«se glielo dicessi lo perderei, perché non crederebbe mai che io non sono stata mandata da suo padre! Quando si tratta di lui diventa il triplo più testardo e…e poi…» fece un sospiro nervoso «voglio risparmiargli la consapevolezza che suo padre è davvero un uomo dal quale più lontani si sta, meglio si campa. E a dirla tutta non so come ho fatto a continuare a guardare in faccia il mio. Forse perché so che si è pentito».

«ti rendi conto che non puoi lasciare le cose come stanno spero!...santo cielo, tutto avrei immaginato ma non che Robin Mask potesse…no, mi sembra impossibile…non mi fraintendere, ti credo, ma…mi sembra tutto così strano».

Emerald era diventata ancor più cupa, e seria in volto come se fosse stata ad un funerale. «prima o poi riuscirò a risolvere questa faccenda, ma Kevin non deve sapere niente. Mi inventerò qualcosa…non so cosa, non so quando, non so come…» guardò Meat «ti prego, non una parola con nessuno. Per favore».

Lo stava guardando con gli occhi supplicanti del cerbiatto che guarda il cacciatore implorandolo -muto- di risparmiargli la vita e di lasciarlo andare. Meat dunque non se la sentì proprio di dirle di no, specialmente perché Emerald -nonostante secondo lui sbagliasse a non voler dire niente al…suo promesso sposo!...- sembrava davvero agire in buona fede e per i motivi che gli aveva detto, ossia per evitare di peggiorare ulteriormente i rapporti tra Kevin Mask e suo padre Robin. Che gran disastro però.

E che bastardo si era rivelato Robin Mask. Adesso Meat iniziava a biasimare meno Kevin per essersi dato alla fuga; se Robin era davvero come sembrava da quel che gli aveva appena rivelato Hammy, al posto di Kevin forse avrebbe fatto lo stesso.

«va bene. Ma…»

«la mia luccicante amica e il mio piccolo amico!»

Entrambi si voltarono. L’espressione di Emerald trasfigurò con una rapidità sconvolgente.

«oh, il mio aeroplanoso amico!» esclamò la ragazza con un gran sorriso «come va?»

«adesso molto meglio. Sai una cosa? Stai bene anche con meno luccichii. Forse sei perfino più carina*3».

«grazie».

«la sapete una cosa, a me dei risultati del sorteggio non interessa neppure. Tanto batterò chiunque mi troverò davanti, e non sarei nemmeno stato obbligato a venire; pensavo di si, come tutti, ma una mezz’ora fa ho deciso di informarmi meglio ed è saltato fuori che invece avrei potuto anche farne a meno perché i risultati ci sarebbero stati comunque comunicati via lettera. Un vero spreco di tempo, da

«beh, direi» commentò Meat.

«è che Ikkeorrore voleva attirare la stampa, tutto qui» sbuffò Emerald alzando gli occhi al cielo.

“è dilaniata dalla situazione in cui si trova, eppure…è come se recitasse la parte che i “fan”, i suoi amici, le persone che la conoscono, le richiedono” pensò Meat.

«forse hai ragione, mia luccicante amica…comunque…aspetto ancora la tua telefonata».

«sapevo che ti avrei rivisto stasera. E poi volevo chiamarti, giuro sulla Regina, ma ho avuto qualche problema…scusami».

«fa niente. Ho in mente un modo in cui potresti farti perdonare. Dato che come festa è noiosa potremmo andare da qualche altra parte, che ne pensi? Ti farei provare l’ebbrezza dell’assenza di gravità. E poi…» tirò fuori una bottiglia di vodka «questa è buona, te l’assicuro. Allora?»

«come rifiutare una proposta così emozionante?»

«ottimo, ottimo!» Turbinskii le fece cenno di avvicinarsi e la sollevò con un braccio soltanto. Si alzò da terra, fluttuando qualche centimetro più in alto «assistenti di volo, pronti al decollo!»

E detto questo lui ed Emerald schizzarono in alto scomparendo nel cielo notturno, con Meat ancora allibito dalle rivelazioni di Emerald…e anche dal suo comportamento.

In pratica aveva quasi detto di essere innamorata di Kevin Mask, e adesso se n’era andata via con il russo!...poi ripensò alle sue parole.

“…un…batterio esterno…ti ha fatto diventare intollerante al pudding. Così sei costretto a ripiegare su altre pietanze. Grigliata texana, wurstel e crauti, o magari il borscht. Tutte cose buone, che ti sfamano, ti riempiono…e così, pur continuando ad avere un’insana voglia di pudding, una volta sazio ci pensi di meno”.

Era una situazione delicata. E Meat non riusciva a giudicare se quel che faceva Hammy fosse o meno sbagliato. Aveva ragione a dire che Kevin avrebbe reagito malissimo se avesse saputo del matrimonio combinato, e forse anche nel dire che non le avrebbe creduto, ma…avrebbe dovuto sapere, e…oh, era difficile, proprio difficile.

Meat non lo sapeva ma dieci minuti dopo i Sei Velenosi gli avrebbero dato dell’altro a cui pensare.

Ed Emerald non sapeva che, essendo stata “rapita” da Turbinskii, aveva evitato un rapimento vero e proprio…

 

 

::due ore dopo::

 

 

«ti stai divertendo?»

Emerald Lancaster e Tovarich Turbinskii erano in cima alla torre più alta di Tokio. Uno spettacolo che aveva dell’incredibile. Sembrava tutto un altro mondo, a vederlo da un punto così alto. Ad Emerald le luci dei fari delle auto sembravano una miriade di formiche brulicanti fluorescenti. Il tran-tran quotidiano adesso le sembrava qualcosa di così inutile, così alieno, così privo di senso.

«moltissimo».

Aveva volato, ed era stato stupendo. Non aveva mai provato un’emozione simile, le era sembrato di dominare il cielo, di poter rubare le stelle e potersele portare a casa. Era tutto così piccolo, da lassù. Aveva invidiato Turbinskii, che poteva provare sensazioni simili ogni volta che voleva, sentirsi il re dei cieli e superiore ai piccoli umani con i piedi tristemente incollati al terreno.

Si, c’erano aerei ed astronavi, ma non era la stessa cosa; Emerald adesso lo capiva.

«ti è piaciuto volare insieme a me?»

«sinceramente è stata una delle cose più sparaflesciose che mi siano mai capitate».

«spara-che?»

«è un altro modo di dire…che ne so…allucinanti, elettrizzanti…un misto tra queste due cose. È un termine che ho coniato io».

Avevano quasi finito la vodka, ma non la voglia di trascorrere dell’altro tempo insieme. Hammy non l’avrebbe mai creduto ma quel mezzo androide russo che sembrava a tutti cinico e spietato si stava rivelando una compagnia molto, molto intrigante.

«capisco. Mia luccicante amica» disse lui «questa serata è molto piacevole anche per me».

«si…ma credevo che non potessi uscire con donne normali, Tovarich».

«aaah, quel che ho detto era solo una scusa per tenermi lontane le sanguisughe che non mi interessano. Alla mia famiglia interessa solo che io trovi una brava ragazza. Come te, per esempio».

«mi sento quasi lusingata, anche se il fatto che tu voglia già farmi conoscere i tuoi mi inquieta un po’» ammise Hammy.

«ahahah, no, è ancora presto. Prima voglio conoscerti meglio io, mia luccicante amica smeraldina. E sarò sincero, mi dispiace l’idea che questa serata debba finire».

«anche a me».

Il russo si voltò con un sorriso. «anche se…non è detto che debba finire per forza».

Era chiaro dov’è che Turbinskii voleva andare a parare. E ad Emerald l’idea non dispiaceva.

“Kevin”.

“è infattibile”.

Kevin”.

“l’ho detto anche a Meat: non posso mangiare il pudding! Devo levarmelo dalla testa!”

“KEVIN!!!”

“AL DIAVOLO KEVIN!...no…non posso”.

«temo…di doverti deludere. Stasera non è proprio cosa. Non è per te, è che sono piuttosto stanca per via delle prove di stamattina…»

«ah, giusto, che sciocco. Perdonami. Non avrei nemmeno dovuto chiederlo» disse Turbinskii «aspetterò, non voglio mettere fretta a nessuno».

«grazie».

«di niente. Ma restiamo qui ancora un po’. Poi mi dirai dov’è casa tua, e ti porterò lì in volo».

«va bene».

Ma si…perché non giocare a sentirsi la padrona del mondo per un altro po’?

 

***

 

*dell’argomento “ora del tè” ho già parlato. Voglio solo aggiungere che

a)quando l’ho sentito la prima volta sono allibita per poi crepare da ridere. Ma andiamo, pure quello sta a guardare?

b)io al posto di Flash probabilmente mi sarei messa a mescolare il tè col tanto discusso mignolo. Così, tanto per rompere.

 

**c’è chi potrebbe sorprendersi di come viene mostrato Robin Mask in questa storia. Tanto che ci sono vi spiego da cosa deriva la mia decisione di dargli questo ruolo.

Nell’anime ha un carattere ed un atteggiamento severi si, duri anche; nonostante ciò, però, appaiono ineccepibili.

E qui casca l’asino.

Kevin nell’episodio 72 afferma di essere andato via di casa e di essersi allontanato dal padre perché “i suoi modi di fare ipocriti e solo apparentemente ineccepibili lo soffocavano”.

Inoltre, sempre da quanto afferma Kevin -episodio5, “Maschera di terrore”- pare proprio che Robin Mask volesse controllare ogni singolo aspetto della sua vita. Quindi perché non avrebbe dovuto scegliere anche la ragazza che avrebbe dovuto stare al fianco di suo figlio, inglese, altoborghese, e figlia di un (ormai ex) membro della Muscle League? Fatte queste considerazioni a me non sembra poi così improbabile. Poi ovviamente sono opinioni, e se qualcuno la pensa diversamente non gli sparerò di certo! :)

 

*3 non me ne vogliate, ma a me quel che Turbinskii ha detto a Jacqueline nell’anime è sempre sembrata un’imbecillata che ha inventato lì per lì per levarsi la sanguisuga di torno…

 

 

Grazie a tutti coloro che leggono, mi seguono e recensiscono. Senza di voi scrivere questa storia avrebbe senso solo fino ad un certo punto. Alla prossima! xD

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Capitolo 10
*** 8- la punta dell'iceberg ***


“ma dove sei? Che fine hai fatto, eh? Sei sparita ancora…l’unica consolazione è che non sei in quell’assurda testa di giullare, ma se c’è una cosa che odio è non sapere dove ti trovi, se stai bene oppure no”.

Kevin stesso non capiva davvero il motivo per cui fosse andato insieme a Kid Muscle e combriccola a salvare quelle tre ragazze di cui, francamente, non avrebbe potuto importargli di meno.

Perché, anche se lei non lo “vedeva” proprio e Kevin comunque non gliel’avrebbe mai confessato, per lui di ragazze ne esisteva una sola. Le altre non erano degne di nota, nemmeno vestite da donne della giungla. Anzi, a dirla tutta gli sembravano proprio ridicole, oltre che una più brutta dell’altra.

Non che gli piacesse Emerald solo per il suo aspetto fisico, anche perché bisognava ammettere che in giro c’erano ragazze molto più carine, con visi più pieni, capelli più setosi, labbra più carnose e con più curve. Ma Hammy era Hammy, con le sue Marlboro rosse con cui impestava tutta casa, con le sue mangiate epiche, con le sue vocine idiote, la sua abitudine di fregargli le magliette e di arrampicarsi in ogni dove, il suo amore viscerale per le nocciole e -ultimi ma non per importanza- marsupio & doppietta.

O lei o nessuna. A costo di rimanere solo vita natural durante. Perché a cosa sarebbe servito sostituirla con una Roxanne o una Chichi qualunque? A niente, assolutamente a niente.

Osservava lo scontro di Jeager e Terry Kenyon contro Protector e lo stregone solo apparentemente attento, desiderando un’unica cosa: che Emerald fosse lì a fare le sue scimmiattolate che se non altro avrebbero reso tutto meno noioso.

E invece non rispondeva nemmeno ai suoi sms e alle sue chiamate…l’aveva cercata dappertutto alla festa, dopo che i Sei Velenosi erano andati via con le ragazze rapite, ma sembrava essere evaporata.

Pensò che magari, dal momento che lui si era allontanato lasciandola sola con quella manica di idioti, dopo un po’potesse essersi annoiata ed essere tornata a casa, forse decidendo di prendersi una bella sbronza in solitaria per dimenticarsi la serataccia. Si, probabilmente era andata proprio così…

“non gli piacerà…” pensò digitando un messaggio “ma se non chiedo a Flash di andare a vedere se Emerald è a casa e sta bene finirò a diventare matto”.

 

 

“effetti del Bicchiere della Staffa numero -?-: parte seconda” pensò Emerald, svegliandosi se non altro sul divano di casa propria, stavolta. E con Turbinskii a terra al posto di Jeager.

…era vestita…? Si, bene, era vestita. Tutto ok. Ci sarebbe mancato solo che per tenere alto l’orgoglio dei bevitori inglesi contro i bevitori russi fosse finta nei guai! Cos’era che non faceva per puro e semplice amor di patria, provando al mondo che erano ancora gli inglesi ad essere superiori!

«buongiorno…mia luccicante amica» disse lentamente il russo svegliandosi quasi in contemporanea «ti prego, dimmi che hai un’aspirina. Ho un mal di testa tale che non penso neanche di riuscire a volare».

«credo che una non basti, per te almeno tre ce ne vogliono» bofonchiò la ragazza alzandosi traballante dal divano e, tra sé e sé, pensando che fosse quasi assurdo che anche un mezzo androide come lui potesse assumere le aspirine. Ma vabbè…

«fai tu, io mi fido…» sospirò il russo passando dal pavimento al divano «…lo sai mia luccicante amica, devo ancora capire chi di noi due ha vinto».

«tu conta i bicchieri di plastica che ci sono in giro, quelli bianchi sono i tuoi e quelli rossi i miei…» disse Emerald dalla cucina, mentre preparava le aspirine per sé e per lui guardandole sciogliersi nell’acqua con aria assente.

«33, 36, 39…41 pari!» annunciò Turbinskii dal salotto.

«ah, ok, devo necessariamente ricomprare la vodka» commentò Emerald, tornando dal russo con i bicchieri.

«tieni…» disse, porgendogli il bicchiere e stratandosi sul divano di fianco a lui.

« le prime due bottiglie per quel che ricordo erano una varietà di vodka estremamente rara e pregiata…dove le hai prese?» le domando Turbinskii passandole un gigantesco braccio attorno alle spalle.

Se in confronto a Kevin Hammy era piccola, accanto a Turbinskii lo sembrava ancora di più. Ma ormai non ci faceva più caso, tanto frequentava tutta gente mastodontica.

«sarebbero state un regalo di Natale di Lord Flash a Kevin Mask, ma tanto ora che c’è il Torneo non può berne una quantità decente quindi gliele ho prese io».

E con "prese" ovviamente intendevasi "fregate".

«Lord Flash è russo?»

Emerald fece uno sbuffo ed una smorfietta. «ah! Bella domanda. Perché me lo chiedi?»

«perché quel tipo di vodka è prodotta e venduta solo ed esclusivamente dalle mie parti. Dunque non può nemmeno averla ordinata su Internet. E se questo non bastasse è tanto pregiata che è illegale venderla ad uno straniero…»

«ah davvero?»

Nonostante il mal di testa Emerald Lancaster sapeva riconoscere un discorso interessante quando ne sentiva uno. E quello, dal suo punto di vista, era estremamente interessante. Se quel che diceva Turbinskii era vero, Flash doveva essere russo per forza; la bugia di “sono un inglese che ha vissuto nei Paesi sovietici” non reggeva più, se quel tipo di vodka era riservato solo ed esclusivamente ai russi.

«eh si…quindi le cose sono due, o è un compagno russo o l’ha rubata, cosa per la quale potrebbe essere estradato e messo in carcere».

«addirittura?!» allibì Emerald, che si stava trattenendo dall’esultare e mettersi a saltellare per tutta casa. Il Sorcio in carcere! In gattabuia! In galera per un paio di bottiglie di vodka!

«da. A Kevin Mask invece non accadrebbe nulla, se non il ritiro delle bottiglie».

«ah, ok. E tornando a Lord Flash…se ti dicessi che ho trovato una balalaica nel suo armadio? E che avete lo stesso modo di parlare?»

«allora è un compagno russo, mia luccicante amica. Non c’è alternativa!...dunque era lui la persona di cui mi parlavi, quella con il mio stesso accento».

«proprio lui. Ma ne sei sicuro?»

«il tempo di scambiare due parole con lui e saprò subito dirti se ho ragione oppure no. Ma sono propenso a credere di si. Mi domando solo perché voglia farsi passare per un inglese…»

«me lo chiedo anche io».

«il tuo mascherato amico è razzista?»

Emerald lo guardò, ci pensò un po’, e poi mimò “fifty-fifty” con un cenno della mano. «un po’».

Un po’ molto in verità, ma erano dettagli.

«il razzismo è una brutta bestia».

«ah, lo so! E purtroppo è comune a più persone di quanto si pensi. Per dire, se dovessi dar retta a mia madre io qui potrei frequentare solo Kevin Mask; "e i tedeschi sono antipatici, e i francesi sono una spina nel fianco, e gli spagnoli sono così, e gli slavi sono cosà, e i polacchi sono questo, e russi sono quello"! Ti giuro, a volte non si sopporta. Le voglio bene, ma quanto ad apertura mentale sta a zero. Giusto sugli italiani non ha niente da dire, perché nonna Verbena è siciliana».

«concludendo, tu come la pensi sui russi?» le domandò a bassa voce, accarezzandole una gamba.

« a Lord Flash sparerei in mezzo agli occhi, ma quanto al resto sono molto a favore degli scambi culturali» disse lei con un sorrisetto «in tutti i sensi».

«c’è russo e russo, mia luccicante amica; io vengo dalla capitale, lui magari dalla steppa, e più che come trattare le donne sa come trattare il bestiame» sussurrò, prima di iniziare a baciarla anche delicatamente, dopotutto, prendendola in braccio così da essere sicuro di non finire a schiacciarla.

Il mal di testa ancora pulsante se non altro le impediva di pensare troppo a Kevin, come invece era successo la sera prima. Kevin, Kevin…ma perché non lasciava perdere e basta, e si godeva il momento?

…anche perché a giudicare dal fatto che Turbinskii stava facendo scendere la lampo della sua tutina/vestito col gesto fluido di chi l’ha fatto diverse volte l’atmosfera stava decisamente cominciando a scaldarsi.

E pur sopportando alla grande il freddo, ad Emerald il caldo piaceva molto di più.

Peccato che in quel momento qualcuno bussò alla porta. La ragazza si staccò dal russo quasi seccata. «e chi può essere a quest’ora…» borbottò, guardando fuori dalla finestra e sgranando gli occhi «è Flash!!! Maledizione!...che strano, ho una specie di dejà vu…»

E adesso? …non era certa di volere che Kevin venisse già a sapere che aveva iniziato ad uscire con Turbinskii, e sicuramente non che venisse a saperlo da Lord Flash.

«l’allenatore di Kevin Mask?» anche Turbinskii venne a vedere «uhm…strano che non ci sia anche lui, allora».

Già, in effetti era strano. Ma il problema adesso era un altro, ossia nascondere un uomo aeroplano alto oltre due metri e trenta. «già, già…devo andare ad aprire, tu…»

«ho un’idea, mia luccicante amica. Vuoi sapere se è russo o meno?» le tirò su la lampo del vestito «sta’ a sentire cosa ho pensato…»

«aspetta. Ho avuto un’idea anche io» lo  interruppe lei, dandogli in mano il Galaxy ultimo modello «adesso ti dico…ah, senti, se mai saltassero fuori cose spiacevoli sui russi in realtà varrebbero solo per Flash, tienilo a mente».

Passarono tre minuti. Lord Flash si era stancato di bussare, a quel punto tanto valeva dire a Kevin che Emerald non era a casa, ma chissà dove con chissà chi, come si confaceva alla puttana che era.

Stava proprio per tirare fuori il cellulare, quando la ragazza aprì la porta. «cavolo vuoi, Sorcio?! Stavo dormendo!...Kevin che fine ha fatto?»

«Kevin è a combattere. Magari ieri sera chiusa in bagno con chissà chi ti è sfuggito, ma sei tizi hanno rapito le tre ragazze che sono sempre dietro a Kid Muscle…»

«ah si? Poveracce…»

“lui combatterà…ed io non sarò lì a vederlo…”

«ad ogni modo Flash a furia di alludere alle mie presunte attività sessuali modello coniglio arrapato inizierai a darmi l’idea che si tratti di un caso simile a quello della volpe e l’uva…non potendo averla, la definiva acerba».

«non sono interessato a prendere una malattia venerea».

«ed a me basta vedere le chiappe mosce, non ho bisogno di vedere anche le p…andiamo, non farmi essere rozza già a quest’ora».

«da, sicuro, ma quel che ti sfugge è che a te per essere rozza basta semplicemente alzarti la mattina».

«senti, tornatene nella steppa e non scartavetrare le palle» sbuffò Emerald facendo per chiudere la porta, ma Lord Flash glielo impedì con una mano.

«sentimi bene-» le diede della puttana in russo «che non sei altro…»

«non so che hai detto ma nel dubbio “la zoccola di tua madre”».

Stava accadendo ancora.

Stava perdendo il controllo. E nonostante sapesse che non era saggio, non era giusto, non era prudente, per un attimo Flash si sentì bene come non si sentiva da tanto tempo.

Come se quel mostro di volenza che per lungo tempo aveva represso e tenuto nel petto a fianco del cuore fosse improvvisamente evaso, e lui ne avvertisse la gioia selvaggia che provava per essere finalmente libero.

La spinse in casa, chiuse la porta e ce la spedì contro.

«smettila-di-immischiarti. A te non deve importare di chi io sia e chi non sia».

«se ti da’tanta noia significa che ci ho azzeccato; sei russo. Come provano le bottiglie di vodka che hai regalato a Kevin, vendibili solo in Russia e solo ai russi, e come prova il tuo accento, e quella maledetta balalaica!» disse con voce strozzata. La stava tenendo per la base del collo.

«ho un debito con qualcuno a cui devo praticamente tutto. Ho aspettato per anni il momento in cui avrei potuto saldarlo, anni, e non lascerò che una -» le diede di nuovo della puttana in russo «come te rovini tutto!»

«non so con chi diamine hai questo debito, so solo che Kevin non merita di avere accanto un bugiardo!!!» sbottò Emerald, venendo sbattuta di nuovo contro la porta.

«lo faccio per il suo bene, Lancaster. E ti ripeto…che non ti riguarda» disse con un tono tanto gelido da far paura.

Non gli importava niente.

Se avesse stretto ancora un po’la presa attorno al collo l’avrebbe uccisa, e non gli importava niente.

«c’è chi non è del tuo stesso parere, a quanto ne so io».

Si guardarono negli occhi per un istante che parve durare un’eternità.

«capita a tutti di sbagliarsi».

“lui…sa?...ma come?” pensò Emerald, stupita.

“lei sa…?” anche Lord Flash era stupito “impossibile. Avrò frainteso, avrò…”

Sentì qualcosa di duro e gelido premere contro il suo inguine.

Click.

«hai ragione. Capita a tutti di fare uno sbaglio, ed il tuo è stato distrarti».

«non hai il coraggio di premere quel maledetto grilletto».

Emerald premette più forte la doppietta contro di lui. «scommettiamo? Lasciami o, se credi in Dio, inizia a pregare nella tua lingua barbara che ti salvi almeno un testicolo».

Altra lunga occhiata. Un’altra eternità di tensione. Lord Flash lasciò lentamente la presa.

«la tensione ti ha giocato un brutto tiro, Emerald. Un tiro che ci colloca in una situazione di stallo…»

Lei non disse una parola, continuando però a puntargli contro la pistola. Flash si tolse la povere di dosso.

«…in cui conviene ad entrambi tacere».

“lui sa. Questa è la conferma, ma mi chiedo come sia possibile” pensò Emerald “lui dice che ora siamo in stallo per colpa di un mio errore; in parte può anche essere vero, ma sono sicura che avrebbe tirato fuori comunque la storia del matrimonio combinato se ne avesse avuto bisogno, anche se io adesso non avessi detto nulla. Forse è un bene che sia andata così. Sapendo che sa, posso organizzarmi…in qualche modo. E con un video come questo potrei pure farlo arrestare, chissà…ma questa sorpresa la terrò in serbo ancora per un po’ ”.

«ho ancora un colpo in canna. Fuori di qui».

“non parlerà” concluse Flash, relativamente soddisfatto. «me ne vado con piacere. E, Lancaster…» si voltò appena prima di andarsene «non una parola».

Emerald sparò un colpo a meno di cinque centimetri dai suoi piedi. «la prossima volta miro alla testa, Sorcio».

“fortuna che la pistola è silenziata”.

Lord Flash se ne andò, lei chiuse la porta e solo dopo aver abbandonato la doppietta sul pavimento iniziò a tremare. Era tosta, si, addestrata, si, ma non era Lara Croft, non era un’eroina di un film d’azione; era una ragazza qualunque che faceva la DJ, aveva la memoria eidetica e la sfiga di essere coinvolta in una situazione da pazzi contro un russo psicotico che si fingeva un gentleman inglese.

«tu mi hai detto di non intervenire, ma è stata dura e…non avrei dovuto darti retta, mia luccicante amica» disse piano Turbinskii uscendo dalla cucina «hai rischiato più di quel che pensavi».

Già. Molto di più. Quel pazzo l’aveva quasi fatta fuori a sangue freddo. Un conto erano gli “scherzi” di Natale, un altro che l’avesse quasi strangolata mentre la guardava in faccia.

«hai il video? A me importa di quello, Tovarich, nient’altro».

«ce l’ho, ce l’ho. Ma a me importa più il fatto che stai tremando come una foglia, se permetti» le disse, chiudendola in un abbraccio caldo per quanto il corpo per la maggior parte metallico gli permetteva di darle «di quale situazione di stallo parlava?»

«entrambi sappiamo l’uno dell’altra qualcosa che non va rivelato a nessuno».

"o meglio, che non va rivelato a Kevin" pensò.

«quindi…questo video è inutile?»

«no. Può servirmi più in là. Troverò un altro modo di dimostrare a Kevin che lui non è chi dice di essere…indirettamente...»

«se mi avessi ascoltato, mia luccicante amica, sarebbe andata proprio così perché lo avrei portato allo scoperto. Non avrebbe resistito alla tentazione di parlare con un compagno russo dopo tanto tempo passato a recitare la parte dell’inglese*» la prese in braccio e le accarezzò i capelli «e tu non avresti dovuto subire…questo…» disse, sfiorandole delicatamente le ecchimosi attorno al collo «ed è per questo motivo che metterò in pratica la mia idea. Credo che apprezzeresti di più una vendetta che ti permetta di raggiungere i tuoi obiettivi, che un semplice massacro» continuò «…quanto ho faticato a restare lì dietro…»

«Turbinskii, io mi so difendere. E scusa per quel che ho detto sulla lingua barbara, non è vero niente».

«dall’accento che ha è un russo delle steppe più che un moscovita, quindi ci hai praticamente azzeccato…comunque…credo che con dell’ulteriore addestramento avrebbero potuto prenderti nel KGB, se fosse stato il periodo giusto e fossi stata una compagna russa; sei riuscita a mantenere il sangue freddo, ed è già impressionante».

Lei tremava ancora, anche se un po’meno. «grazie. Per tutto».

«lo rispediremo nella steppa a suon di calci, te lo assicuro mia dolce amica».

Si era passanti dal “luccicante” al “dolce” amica.

«e se penso che stai facendo tutto questo per qualcuno che non ne ha la minima idea…sei innamorata di Kevin Mask?»

Era innamorata di Kevin Mask? La domanda da un milione di dollari...

«siamo molto amici. Ma non potremmo stare insieme neanche volendo, specialmente adesso».

«Kevin Mask non se la merita una ragazza come te, e se mi dici che non state insieme sono più tranquillo sul proposito di rivederci…»

Questo la fece sorridere. Dopo quel che era capitato non solo voleva aiutarla, ma anche rivederla!

«…e dopo quel che hai visto vorresti ancora uscire con me?»

«certamente!»

Le accarezzò il viso e riprese a baciarla come aveva fatto prima che Lord Flash li interrompesse. Solo che immaginando che al momento di tutto avesse voglia meno che di abbandonarsi alla passione sul divano si limitò a quello.

«voglio darti un altro motivo per volermi rivedere…» le sussurrò all’orecchio il russo.

«un altro ancora?»

«si. ja ljublju tebja, Emerald».

Lei lo guardò perplessa. «ja ljublju tebja…che significa?»

«lo scoprirai se continueremo a vederci. Dopodomani, per esempio…»

«ah…no, per dopodomani ho già un impegno con Kid Muscle. Niente di che, gli avevo solo promesso che se avesse corso ad una velocità decente durante l’ultima prova sarei uscita con lui tre volte. È un ragazzo simpatico, ma…» allargò le braccia «what else? Quindi una volta tenuto fede ai patti, si può dire che sarò completamente disponibile per te».

“Kevin.”

“…zitta”.

Kevin”.

“ti ho detto zitta!!!”

KEVIN!”.

“…Kevin dov’era mentre il suo caro Lord Flash quasi mi ammazzava?”

“si, e Turbinskii che ha fatto mentre il suo compagno russo quasi ti ammazzava?!”

“ha fatto quel che io gli ho detto di fare, e tra questo e quel che abbiamo in serbo Flash è a dir poco nei guai. Devo solo aspettare…e mettere a posto gli ultimi tasselli del puzzle…”

“guarda che Kevin non è andato a divertirsi”.

“si, è solo andato a salvare tre ragazze di cui non gli importa un fico secco!”

“sei ingiusta”.

“coscienza mia, segui l’esempio del Sorcio e vai fuori dalle scatole. Il pudding non lo posso avere, ma il borscht si, giusto?”

“si, ma…”

“mettiti tu a dieta, se pensi di averne tanto bisogno. Io peso meno di cinquanta chili adesso. Quindi mangio quando cavolo di borscht mi pare”.

«va bene, buono a sapersi. Lo sai chi è ad essere simpatico?»

«chi?»

«il piccolo amico di Kid Muscle».

«ah, Meat! Si, lo so…è una bravissima persona, piccolino ma con un cuore grosso così» allargò completamente le braccia per rendere l’idea «ce ne sono pochi di tipi come lui, purtroppo…ci credi che ha trentacinque anni? Io devo ancora abituarmi all’idea».

«non dico che sia incredibile ma ci va vicino, mia dolce amica» concesse il russo accarezzandole la schiena «dimmi, hai voglia di…»

«non mi sembra di averti fermato, prima, quando mi stavi togliendo i vestiti».

Turbinskii ammutolì per qualche istante. «a dire il vero io avrei voluto chiederti se avevi voglia di volare, visto che ieri sera ti è piaciuto tanto».

«scusa. Ho frainteso. È che ho solo pensato che un po’di…conforto in più…non mi sarebbe dispiaciuto. Tsk…mi sa che tutto sommato ha ragione a darmi della puttana» sospirò lei.

«io non la penso così. Da quando in qua avere rapporti intimi con qualcuno che ti piace è reato? E se pensi che possa farti stare meglio non ti dirò di no, questo è certo. Non hai voluto che intervenissi prima…ma posso “intervenire” adesso» si alzò e la prese in braccio come lo sposo fa con la sposa nell' attraversare la soglia di casa per la prima volta «dov’è la tua stanza?»

«in fondo al corridoio, la stanza a sinistra».

Kevin era Kevin. E sarebbe sempre rimasto “Kevin”. Tutti i russi, texani e bei ragazzi tedeschi del mondo non avrebbero cambiato questo, e se non ci fosse stato quel patto maledetto forse…forse…

Però c’era. C’era quello, c’era Lord Flash -o come si chiamava…ed era così difficile…

Non avrebbe sbattuto in faccia a Kevin che adesso si vedeva con Turbinskii, non gli avrebbe mai fatto una cosa del genere. Lei e Tovarich sarebbero usciti insieme, con molta discrezione, ed ovviamente lei non avrebbe abbandonato il suo Occhi Blu nelle mani di quel pazzo psicotico di un russo della steppa.

Ma doveva iniziare a cercare di uscire da quella situazione, pian piano. Con un nuovo legame, con una soluzione per il problema Robin Mask , e con un’altra soluzione ancora per Flash.

“ma se risolvi il problema Robin Mask poi non avresti motivo di non stare con Kevin”.

“coscienza, che cavolo ti ho detto poco fa?! Una cosa alla volta. Vivi e lascia vivere, per cortesia”.

«solo una cosa…»

«dimmi» Emerald si ripiegò un po’su sé stessa per non battere la testa mentre entravano in camera.

«ma quella pistola da dove l’hai tirata fuori?»

«elastico-fondina-coscia».

«davvero? eppure non ci avevo fatto caso, prima».

«beh, era la coscia sbagliata Tovarich».

 

 

:: qualche ora dopo ::

 

Cosa gli era saltato in testa?

Cosa gli era saltato in testa?! Perdere il controllo in quel modo! Avrebbe potuto ucciderla davvero!

Forse sarebbe stato un problema in meno…no, senza “forse”…ma…aveva rischiato di commettere un errore fatale.

Che sarebbe successo -ponendo che il patto con cui si assicurava che restasse muta non ci fosse stato- se, lasciata viva, Emerald avesse detto tutto a Kevin? Sarebbe stata la fine.

Si, sarebbe stata la parola di Emerald contro la sua, perché non c’era nessun altro. Ma di certo le aveva lasciato delle ecchimosi, per come le aveva stretto il collo.

Eppure sarebbe bastato così poco! Giusto questione di stringere un attimo di più, senza darle il tempo di puntargli all’inguine quella stramaledetta pistola.

Già, a pensarci bene…perché diamine non lo aveva fatto subito? Eppure Emerald aveva la “puntatura” facile. Non sparava quasi mai, ma quanto al “puntare” a momenti lo faceva più volte di una zanzara che durante l’estate puntava e poi pungeva i malcapitati dal sangue più “dolce” degli altri.

“magari sono riuscito a spaventarla davvero, per una volta, e non ha pensato di reagire subito” ipotizzò Flash “o…”

O, magari…

“…lo ha fatto apposta”.

Ma a che pro?! Non avrebbe avuto senso. Non poteva essere così sciocca da aver rischiato tanto per cercare di incastrarlo facendo, che so, un video o cose simili. Era arrivato a tanto così dall’ammazzarla come la cagna che era, a cosa sarebbe servito l’ipotetico filmato, una volta morta lei?

No, non aveva la minima logica.

Istinti suicidi inconsci?

No, non ci credeva neanche un po’.

Via, l’aveva spaventata e basta. Perché stare a pensarci su? Meglio rassicurare Kevin sul fatto che la cagna era nel canile, e farla finita.

«comp-ahem volevo dire Kevin, come va laggiù?»

andiamo, come vuoi che vada? Finora tutto liscio, Terry Kenyon e Jeager hanno salvato una delle tre ragazze e il prossimo incontro inizia tra poco. Siamo al Lago Keruga…– Lord Flash lo sentì sospirare – la compagnia è orribile, ma se non altro c’è un bel panorama. Allora? Hammy? È a casa? Sta bene?

«tutto a posto, Kevin. Nonostante avesse i vestiti di ieri sera e l’aria di chi ha bevuto decisamente troppo».

Altro sospiro, stavolta di sollievo. – a me basta sapere che sta bene…a proposito, spero che non vi siate di nuovo minacciati vicendevolmente con bottiglie rotte e coltelli.

«non preoccuparti. Niente bottiglie rotte e niente coltelli».

“l’ho quasi ammazzata, ma a mani nude. Tecnicamente non sto mentendo”.

ottimo. È già qualcosa…– improvvisamente Lord Flash lo sentì sbuffare – io ODIO questi impiccioni. Li detesto. Non li sopporto. Non solo pretenderebbero di origliare, ma pensano pure che io non li veda.

«forza e coraggio Kevin, una volta che tutto sarà finito se tutto va bene non li rivedrai per un po’».

dipende da quando rifaranno il sorteggio, Lord Flash.

«anche questo è giusto».

purtroppo ti devo lasciare…impiccioni…– borbottò l’inglese, appena prima di chiudere.

“se non altro è quasi scontato che entro stanotte Kevin sarà a casa” pensò Lord Flash, continuando a passeggiare per i fatti propri. Quella mattina inizialmente era tornato a casa, ma aveva ben presto capito che non sarebbe bastato a fargli passare il nervosismo, ed era uscito.

Uhm. Un chioschetto dei gelati, quasi quasi…

Mentre rimuginava sul comprarsi o meno un grosso cono alla crema nonostante l’ora qualcuno lo salutò calorosamente con un’espressione russa, alla quale automaticamente lui rispose con quella di rito.

Rendendosi conto solo in seguito della cavolata appena commessa.

Soprattutto perché Tovarich Turbinskii non parlava neanche con lui, ma con qualcuno al cellulare con cui ebbe una brevissima conversazione in madrelingua, per poi chiudere.

«bella serata, vero compagno?»

«eh…compagno?...non ti seguo…» si schermì Lord Flash.

«ah, ma andiamo, ti ho sentito benissimo rispondere al saluto che ho fatto al mio amico a cui stavo telefonando. Lo hai fatto automaticamente, puoi essere solo un compatriota».

Lord Flash non immaginava neanche che la telefonata fosse finta, e che d’ora in poi si sarebbe incontrato “casualmente” con Turbinskii spesso e volentieri. Possibilmente in sempre presenza di Kevin, così da spingerlo a tradirsi davanti a lui, proprio come voleva la sua dolce amica dalla quale -avendo ormai perso la giornata di allenamenti tanto aveva fatto trenta conveniva fare trentuno- sarebbe tornato una volta fatto il proprio "dovere".

Turbinskii temeva che avrebbe finito per rivelarle il significato di “ja ljublju tebja” fin troppo presto, di questo passo...

«mi spiace deluderti, ma pur avendo vissuto per molto tempo in territorio sovietico io sono un inglese…»

«aaaah, andiamo compagno! Nessun inglese che abbia vissuto in Russia anche per vent’anni potrebbe mai avere una pronuncia così perfetta. No no, tu sei un compagno, scommetto le ali che non mi sbaglio. E visto che è così, e siamo due stranieri in terra straniera, ti offro il gelato!»

Che avrebbe dovuto fare Flash, se non accettare? Tanto ormai a Turbinskii l’idea -giusta- che lui fosse russo non l’avrebbe tolta dalla testa nessuno.

E poi, effettivamente…erano davvero due stranieri in terra straniera…avere qualcuno con cui, volendo, poter conversare nella propria lingua madre avrebbe potuto rivelarsi confortante. Bastava semplicemente evitare di farlo davanti a Kevin.

Ecco, in quei momenti che l’unica persona che Kevin frequentasse fosse Emerald era quasi una buona cosa; Emerald già sapeva tutto e non poteva dirgli niente, e dato che Kevin non aveva altri amici non avrebbe potuto farlo neanche…nessun altro.

«d’accordo. Se proprio insisti…»

«quale gusto preferisci? A me piace la crema».

“ti impalerei con uno degli ombrelloni vicino al chiosco, fosse per me” pensò Turbinskii “per quel che le volevi fare!”.

«curioso, io pensavo di prendere proprio quel gusto!»

Era tanto, troppo tempo che per fare contento Kevin era costretto a mangiare il gelato alla zuppa inglese, che comunque non era cattivo, ma non era nemmeno il suo preferito.

Chissà. Tutto sommato…forse…lui e Turbinskii avrebbero potuto anche andare d’accordo.

«e allora via, due coni alla crema. Grandi! »

Con i gelati in mano si misero a conversare del più e del meno. Lord Flash notò con piacere che nonostante Turbinskii sapesse benissimo che lui era l’allenatore di uno dei suoi potenziali avversari non gli aveva chiesto di Kevin nemmeno una volta, così come non aveva parlato quasi mai di wrestling. Sembrava semplicemente volere qualcuno con cui rievocare i ricordi di Madre Russia, così diversa dalla chiassosa Tokio; e quando Lord Flash gli aveva chiesto di non far sapere in giro della propria vera nazionalità, Turbinskii non aveva nemmeno domandato come mai.

«qui purtroppo non si trova un borscht fatto come si deve nemmeno a pagarlo oro» commentò dopo un po’Turbinskii «una vera seccatura».

«purtroppo devo concordare con te, è quantomeno irritante. Mi manca, il borscht…»

 

 
:: tre ore dopo ::

 

 
«eccomi arrivato a casa».

«oh, quindi tu ed il tuo mascherato amico abitate qui. Un posto carino».

«da, ehm, volevo dire…da» si ri-corresse «abitiamo qui. È stata una serata piacevole».

E parlava seriamente, per di più. Avevano parlato ininterrottamente per tre ore, per la maggior parte del tempo in madrelingua. Oh, che meraviglia, dopo tanto tempo!

«lo penso anche io. Dovremmo rifarlo qualche volta, quando avremo tempo» disse, porgendogli la mano. Lord Flash la strinse dopo una breve esitazione.

«già, credo proprio che dovremm-»

…e proprio in quel momento si sentì il rombo di un’Harley-Davidson che Lord Flash conosceva fin troppo bene.

Kevin, di ritorno.

Proprio adesso che lui e Turbinskii si stavano stringendo la mano davanti a casa. Se non era sfortuna quella!

L’inglese infatti li stava guardando quantomeno perplesso.

Ed in seguito da perplesso divenne decisamente seccato. 

Turbinskii se ne andò con un ultimo saluto veloce, consapevole di aver fatto egregiamente la propria parte.

«che ci faceva qui Turbinskii?!»

Ahia.

«ci siamo incontrati per caso quando sono andato a prendere un gelato, poco dopo che ti ho chiamato…»

«ah. Tre ore fa? Un incontro per caso durato piuttosto a lungo» disse freddamente lui «cosa voleva?»

«abbiamo fatto due chiacchiere, nient’altro».

Lord Flash sapeva fin troppo bene che quello non sarebbe bastato a “sedare” Kevin.

«due chiacchiere riguardo cosa, di preciso?»

Appunto.

«Kevin: due-chiacchiere. Cosa significa? Due chiacchiere».

«dici ad Emerald di non frequentare altri lottatori per poi uscirci tu stesso?!» sbottò giustamente Mask «e la cosa è anche più preoccupante, perché Emerald non ha delle tecniche da insegnarmi, non mi insegna degli schemi segreti, mentre tu si!»

Lord Flash cercò di trovare una risposta valida, mentre Kevin tentava per l’ennesima volta di chiamare Emerald al cellulare sperando di non trovarlo spento. Stavolta gli andò bene.

O almeno così gli parve all’inizio.

«finalmente ti degni di rispondere…»

scusa Kev, è che oggi non è proprio giornata. Non ho fatto che dormire. Mi ha giusto svegliata il Sorc-ehm, Flash, stamattina, poi mi sono riaddormentata, risvegliata per cena, e riaddormentata ancora…e anche adesso mi hai svegliata, a dirla tutta.

«ah…quindi…non vieni qui da me?»

no, per stasera passo. A domani Kev – un’esitazione – ti voglio bene.

E dopo quell’ennesima stilettata fu Emerald stessa a chiudere la chiamata.

Kevin guardò il cellulare, guardò Flash, guardò di nuovo il cellulare e poi diede un calcio allo steccato.

«io ODIO queste giornate inutili! Le odio!!!» sbottò, quasi correndo dentro casa.

Era decisamente di malumore.

Aveva sconfitto Jag Hedd, ma era stato squalificato lo stesso a causa di un cavillo.

Hammy era “troppo stanca” per andare da lui.

E Lord Flash era davanti a casa insieme a Turbinskii.

Una vera e propria giornataccia.

E per di più…era solo la punta dell’iceberg.

 

***

 

*a giudicare da quel che Kevin rimprovera a Lord Flash nella parte finale dell’episodio “La forza dell’amicizia” peraltro pare che sia andata proprio così. Infatti Mask dice testualmente che si augura che “l’eccessiva frequentazione di Turbinskii non lo porterà a tradirlo”…

 

Per le poche parole in russo mi sono rivolta alla Fonte di tutte le Fonti: Google! Spero di averci azzeccato, ma se qui qualcuno conoscesse bene il russo e si accorgesse che ho sbagliato, non esiti a farmelo notare xD perché un conto è che Emerald sbagli le parole in tedesco, un altro che dei russi sbaglino delle parole in russo!

Questo è stato un capitolo piuttosto "missing moments". Ma non ha comunque stravolto la storia, perchè gli incontri con i Sei Velenosi si sono regolarmente svolti. Solo che, come sono andati quelli, lo sanno tutti; Invece 

a)delle premesse per  l'incrinatura nel rapporto tra Kevin e Flash

b)dell motivo per cui prima si parla di "eccessiva frequentazione" e poi Turbinskii durante l'incontro parli a Kevin di Lord Flash come "quel bugiardo del tuo trainer" - segno che in realtà non gli era poi così simpatico-

c) ed anche delle premesse della crudeltà che Kevin ha dimostrato verso Turbinskii e viceversa  - ancora Kevin non sa che Hammy e il russo si frequentano, ma prima o poi...-

nessuno sa nulla, perchè pur potendo "starci" nella storia sono un parto della mia fantasia xD

 

Ovviamente, ragazze…grazie mille a tutte quante per le recensioni, che non mi fate mai mancare. Kisses :*

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Capitolo 11
*** 9- l'apparenza inganna ***


«e poi? E poi- e poi- e poi??»

«e poi…che altro? Mi pare di averti detto tutti i dettagli».

«non ma dico poi com’è andata a finire? Nel senso che vi rivedrete oppure no?» Kid bevve l’intero bicchiere di coca cola in un sorso, e si che aveva preso la maxi.

«devo rivederlo per forza, perché non mi ha ancora detto cosa significa ja ljublju tebia».

«ja-che?!! Oh, vabbè, chisseneimporta. Dai, sono contento per te, anche se pensavo che avresti iniziato a frequentare Jeager».

Emerald Lancaster era una ragazza che, quando faceva una promessa, poi la manteneva. Di qualunque cosa si trattasse. Nello specifico, la prima delle tre uscite con Kid Muscle che si era dimostrato ancora una volta simpatico nonostante i discorsi da bollino rosso; ma d’altra parte anche quelli rientravano nell’accordo. E poi Emerald non si faceva problemi a parlare di certe cose.

Così, dopo aver svuotato la cucina di due ristoranti ed essersi presi una coca in un fast-food, si erano messi a sedere sulle altalene del Beverly Park, dove Kid viveva insieme a Meat. E Kid non aveva tardato ad offrirsi di spingerla, mentre continuavano a chiacchierare.

«è un ragazzo molto dolce, carino e simpatico, ma non è il tipo col quale potrei “vedermi” inteso come “avere una storia”» disse la ragazza.

«quindi il tuo tipo ideale è uno come il russo? A me fa venire i brividi» commentò Kid Muscle.

“non è quello il russo che dovrebbe farti venire i brividi” pensò Hammy.

«non è come sembra, te lo assicuro».

«se lo dici tu! E…Kevin?»

Di quel che era successo tra loro due a Londra, Emerald non aveva detto una parola a nessuno. Nemmeno a Kid. Probabilmente era l’unica cosa che non gli aveva raccontato.

«siamo amici, ma ho già detto che non sono così masochista da volermici mettere insieme».

«e con lui non hai fatto niente-niente-niente?»

«no» rispose Emerald, avendo la sensazione che il naso le si stesse allungando di almeno un paio di metri «niente».

«ma non ci ha mai nemmeno provato? Insomma, sei una ragazza carina, e se non ho capito male andate d’accordo…»

«eppure…nada. A volte le apparenze ingannano».

Kid continuò a spingerla, in modo da farla andare più in alto. «dimmi una cosa…»

«eh».

«ma Kevin è così insopportabile anche con te?»

A quel punto Emerald scoppiò a ridere, sia per la domanda in sé che per la totale ingenuità con cui le era stata rivolta. Ecco perché Kid era diverso dagli altri, se ne usciva con delle cose che lo facevano sembrare ancora un bambino.

«non si può negare che abbia un carattere un po’difficile, ma d’altra parte ce l’ho anche io, quindi sappiamo gestirci bene a vicenda…ehi Kid! Acchiappa!»

«acchiappa cos-UAH! Ma che fai?! » esclamò Kid quando lei si lanciò dall’altalena finendogli -grazie ai riflessi che nonostante le apparenze il giovane Kinniku aveva pronti- dritta tra le braccia.

«test dei riflessi. Risultato: ottimo!»

«e se non avessi fatto in tempo?!»

«sarei caduta in piedi. Kid…non badare al fatto che non prendo a pugni il primo che passa e che sono magrolina; ho anche io il mio addestramento alle spalle» gli ricordò.

«ah…giusto…ovviamente tuo padre ti ha addestrata…»

«dico, ma la vuoi smettere?!!»

Emerald e Kid si voltarono, dopo che lei si era fatta rimettere a terra.

Ad aver sbottato in quel modo era stata Roxanne, e sembrava anche arrabbiata. Trixie e Chichi erano rimaste indietro, sapendo che conveniva fare così quando la loro amica perdeva la calma.

Le cose erano andate così: le tre ragazze stavano passeggiando tranquillamente, al ritorno da scuola. Chiacchieravano, ridevano, scherzavano, meditavano di andare al centro commerciale…insomma, era filato tutto liscio come sempre finché passando davanti al Beverly Park Roxanne aveva visto Emerald lanciarsi dall’altalena e finire tra le braccia di Kid Muscle -a cui fare quel salvataggio non era dispiaciuto- e non ci aveva più visto.

M chi si credeva di essere quella lì per passare da un lottatore all’altro come se nulla fosse?! Jeager! Kid Muscle! Kevin Mask! E c’era qualcuno che diceva di averla vista volare via insieme a Turbinskii, la sera della festa!...ma non poteva andare ad insidiare i ragazzi da un’altra parte? in un’altra città, per esempio, o direttamente in un altro Stato?

«aaaahem…c-ciao Roxanne» a Kid tremavano le ginocchia dalla paura, e si era nascosto dietro ad Hammy che osservava Roxanne con aria decisamente perplessa, perché a quanto sembrava visto il modo in cui la due codini la stava guardando quel “la vuoi smettere” era rivolto proprio a lei.

«ciao Roxanne. Come stai? Sono contenta che siate salve…»

«non cambiare argomento!» esclamò la due codini «la devi smettere con questo atteggiamento!»

«specifica».

«d’accordo, non volevo scendere nel volgare ma dato che sei troppo stupida per capirlo sono costretta: devi piantarla di ripassarti tutti i lottatori che ti capitano a tiro, perché è una cosa che non si sopporta! Hai capito?!»

Per Emerald quella scenata fu una specie di fulmine a ciel sereno. Non se l’aspettava, e soprattutto non se l’aspettava da una ragazza con cui era uscita insieme a tutti gli altri e che non sembrava neanche una cattiva persona. Addirittura ci rimase male, pur non dandolo a vedere e reagendo come faceva ogni volta che veniva “attaccata”…

«punto primo: dal momento che non ci conosciamo bene non vedo come tu possa giudicarmi. Punto secondo: se anche ci conoscessimo bene, non ne avresti comunque il diritto. Punto terzo: se volessi davvero ripassarmi tutti i lottatori che incontro non vedo come la cosa potrebbe riguardarti. E per finire, se invidi le mie presunte “ripassate” non è colpa mia…sciogliti quei capelli, togliti di dosso quegli stracci e forse troverai qualcuno che abbia abbastanza stomaco da farti fare una cavalcata come si deve…anche se al posto tuo inizierei a cercare tra i ciechi».

«chiudi la bocca!!!» strillò Roxanne avventandosi su di lei con l’intento di darle un diretto in pieno viso.

“ma…perché mi guarda così?” pensò; per un solo attimo Hammy gli era sembrata quasi triste.

Un solo attimo, appunto.

Perché poi Emerald non solo evitò il pugno, ma le bloccò rapidamente il braccio dietro la schiena, le afferrò la nuca e le sbatté con forza la faccia contro il palo dell’altalena tanto da lasciarci una grossa ammaccatura, tutto questo davanti agli sguardi allibiti di Kid Muscle, di Trixie e  di Chichi. Fatto ciò la lasciò cadere a terra, facendo qualche passo indietro come se non credesse a quel che aveva appena fatto.

«che…che ti avevo fatto di tanto male?» disse con aria assente e a voce tanto bassa che solo Roxanne e Kid poterono sentirla, prima di girare sui tacchi e correre via. Trixie e Chichi si erano intanto avvicinate a soccorrere la loro amica, ancora incredule. Qualcuno aveva picchiato Roxanne!

«Roxanne…come stai?» Chichi era visibilmente preoccupata «ti fa tento male?»

«mio Dio, sei ferita!» esclamò Trixie «ma che razza di colpo ti ha dato?!»

Kid era rimasto lì fermo, senza dire una parola, per poi improvvisamente mettersi a correre nella direzione in cui lo aveva fatto Emerald.

«Kid!!! Dove stai andando?!!» lo chiamò Trixie, ma lui non si voltò neppure.

«non posso crederci, sta correndo dietro ad Emerald con te in queste condizioni?» si stupì Chichi, aiutando Roxanne a rialzarsi.

«beh magari va a picchiarla» ipotizzò Trixie. Anche Roxanne guardò il punto dove Kid era sparito.

«no…io non credo…»

«dai Roxanne, ora ti portiamo…dove la portiamo?! Al pronto soccorso!!!» disse concitatamente Chichi, ma la due codini scosse la testa.

«non c’è bisogno, è tutto a posto…»

«ma potresti avere un trauma cranico!» le fece notare Trixie.

«non ho niente, e voglio andare a casa. Se mai ci farò mettere un impacco freddo da mia madre».

«sei sicura?»

Roxanne annuì, e le sue amiche a quel punto fecero come aveva detto lei, accompagnandola a casa.

Intanto Kid era ancora all’inseguimento di Emerald, che non si era nemmeno accorta di avere qualcuno alle calcagna e che correva e correva fino a -sembrava- voler perdere le gambe. Interruppe la corsa solo quando vide un nocciolo, e non poté resistere a salire sull’albero e mangiare fino a scoppiare.

Molte ragazze si consolano con la Nutella, lei con le nocciole; e comunque l’essenza era sempre quella…

«Hammy?»

La ragazza voltò leggermente la testa a guardare in basso. A quanto pareva Kid l’aveva seguita, ed era serio in volto come non l’aveva mai visto. Probabilmente voleva fargliela pagare per quel che aveva fatto a Roxanne, ma in quel caso poteva stare fresco; non sarebbe mai riuscito a prenderla.

«se vuoi picchiarmi per quel che le ho fatto rinuncia, che tanto non mi prenderesti» disse cupamente, lanciandosi in bocca ben cinque nocciole.

«non ti voglio fare del male, ma…puoi scendere di lì? Guarda che altrimenti salgo io, e rischio di far cadere l’albero».

«cosa vuoi allora? Perché non sei dalla tua amica? Le ho quasi spaccato la testa».

«Emerald…vieni giù».

Dopo diverse esitazioni la ragazza finì per obbedire, saltando giù dal ramo e finendo proprio davanti a lui. Rimase a guardarlo in silenzio, attendendo la prossima mossa di Kid.

Solo che tutto si aspettava meno che le accarezzasse il viso con una mano e con l’altro braccio la stringesse a sé.

«da come hai reagito non deve essere la prima volta che accade qualcosa di simile…e per quanto voglia bene a Roxanne, e non giustifichi l’averle quasi provocato un trauma cranico bisogna riconoscere che è stata lei ad aver sbagliato per prima, attaccandoti in quel modo».

Emerald chiuse gli occhi. «non ce l’hai con me?»

«no. Parliamo un altro po’, ti va?»

Lei annuì, e si lasciò condurre sulla panchina che era ad una decina di metri di distanza.

«ho reagito male, anzi malissimo. Ho esagerato».

«tranquilla, Roxanne è una ragazza forte».

Detto questo Kid aspettò che fosse Emerald ad iniziare il discorso dopo essersi tranquillizzata un po’.

«in tutta la vita io non sono mai riuscita ad avere un’amica femmina».

Kid non disse ancora niente, aspettando che continuasse.

«con voi ragazzi non ho mai avuto problemi, fin da quando ero piccola. Ho sempre stretto amicizia molto facilmente con voi, e mi sono sempre trovata perfettamente a mio agio, ma…già da allora le altre bambine mi tenevano a distanza, perché più che giocare alla signora che prende il tè a me piaceva giocare a tirare palle di fango, e alla lotta. E crescendo le cose sono peggiorate…io stavo sempre con i ragazzi, non avendo amiche…e le ragazze non facevano che dirmi cose come quelle che ha detto Roxanne. Non è neanche la prima volta che qualche ragazza prova a picchiarmi, convinta, chessò, che volessi rubarle il fidanzato» fece spallucce, e scosse la testa con un leggero sorriso malinconico «non è colpa mia se sono fatta così. Non è colpa mia se lego bene con i ragazzi, né lo è se ho meno tabù rispetto alle altre o se vado a letto con un ragazzo mi piace molto e mi sento di farlo, non faccio niente di male a nessuno! Non ho mai neanche pensato di rubare il fidanzato ad un’altra ragazza!» esclamò «e poi…Kid…io a Roxanne ho fatto qualcosa di sbagliato?...prima di oggi dico. Le ho mancato di rispetto in qualche modo, l’ho trattata male? A me non è sembrato, ma forse le ho detto qualcosa di brutto senza rendermene conto…e dire che pensavo che forse frequentando le stesse persone avremmo potuto diventare amiche, piano piano…e invece anche lei non mi può vedere, come tutte le altre».

Con molto garbo Kid le fece appoggiare la testa sulla propria spalla, accarezzandole la nuca in un gesto di puro e semplice affetto, fatto per consolarla. «sono sicuro che non voleva dire quello che ha detto. È solo che Roxanne a volte è un po’impulsiva…ma vedrai, capirà che si è sbagliata. Non è sciocca, in fondo».

Emerald sorrise. «grazie, Mr.Muscle. Comunque credo che dovrei scusarmi con lei…in fin dei conti anche se è stata lei ad attaccarmi per prima forse sbatterle la testa contro il palo dell’altalena è stato un po’eccessivo».

«un pochino…» convenne Kid. Emerald si strinse un po’di più contro di lui, in cerca di conforto, e chiuse gli occhi. Curiosamente Kid non puzzava nemmeno tanto come al solito, dato che Meat era riuscito a convincerlo a farsi un bagno due giorni prima.

«dove abita Roxanne?»

«ti ci porto io. Dopo però. Adesso è meglio se le lasci un po’di tempo per sbollire…» iniziò a brontolargli lo stomaco «tutta questa storia mi ha fatto venire fame!!!»

Ciò strappò ad Hammy una gran risata. «lo sai, adesso che ci penso ha fatto venire fame anche a me!»

«andiamo a mangiare allora!!! Siiiiii, CIBOOO!!!» esultò Kid «ye-eh, con il riso mi piace la ciccia-ciccia-ciccia…»

«è così buono ch’è una delizia-izia-izia!» esclamò Emerald mettendosi non solo a cantare insieme a lui, ma anche a fare il balletto!

«è un piatto prelibato che mi sazia, sazia, sazia! Oooooooh, cheeeeeeeee…primi-zia!»

«brava!!!» Kid Muscle applaudì perfino, a fine balletto «l’hai fatta proprio come va fatta!!! E adesso a mangiareeeeeeeeee» strillò Kid, iniziando una corsa sfrenata verso il primo ristorante che avrebbero incontrato sulla loro strada…

E finendo a fermarsi prima.

«ehi, Kid Muscle!»

«uh? Ehi, ma è Sasaki! Ed ha uno stand di riso con manzo!!! Hammyyyyy abbiamo trovato da mangiare!!!»

«dove-dove-dove? Oh! Tu sei Mr.Sasaki, il lottatore di sumo con cui Kid avrebbe dovuto correre! Quindi tu in realtà hai uno stand di riso con manzo? Che bello! Ne voglio dieci porzioni per favore!» disse Emerald con un gran sorriso.

«io dodici!» disse Kid.

«allora io quindici!»

«sedici!»

«diciotto!!!»

«facciamo una gara Emerald, e chi mangia più pappa di manzo vince!» propose Kid.

«perderai di nuovo» lo avvertì la ragazza con un sorrisetto.

Kid fu felice di essere riuscito a farla sorridere ancora. Era quella la Emerald che conosceva lui, non quell’altra non solo pericolosa, ma anche malinconica e a tratti cupa.

«non contarci!»

«…uh…»

«che succede, Hammy?»

«è da ieri sera che non accendo il cellulare…e io e te siamo fuori da stamattina presto, quindi mi sa che mi sono persa un bel po’di chiamate, oltre che…oh cavolo» fece un grosso sospiro «oltre che l’ora del tè. L’ultima volta Kevin me ne ha dette di tutti i colori».

«…l’ora del tè?»

«oh si. Che ci sia un tornado, un’alluvione, il terremoto o un attacco alieno, alle cinque del pomeriggio in punto Kevin Mask beve il suo tè, con una zolletta di zucchero e un goccio di latte, perché senza latte è alla russa, e “noi siamo inglesi, non possiamo bere il tè in modo così barbaro”. Io infatti adesso che sono le cinque e venti ho quasi paura ad accendere il cellulare, perché so che se disgraziatamente dovesse chiamarmi -ed io altrettanto disgraziatamente dovessi decidere di rispondere- inizierebbe a farmi una paternale che durerebbe da adesso a domattina».

«beh, allora non accendere il cellulare».

«devo accenderlo, altrimenti quello è capace di chiamare la polizia per denunciare la mia scomparsa. O peggio ancora un presunto rapimento. Sapeva che oggi io e te saremmo usciti, ma non l’ora» disse, accendendo il Galaxy «…una…quattro, sette chiamate perse di Kevin, cinque sms sempre suoi e…oh, un sms di Turbinskii».

incontrati “per caso” il compagno russo e il tuo mascherato amico. Quest’ultimo non era contento” lesse in silenzio Emerald, rispondendo con un “ottimo, grazie, :) “

«sette chiamate?!» allibì Kid.

«guarda che è andata di lusso, se sono solo sette. Il suo record è di ventotto. Gli mando un sms che è tutto ok va’…» sospirò, digitando il messaggio e poi, al solito, spegnendo di nuovo il cellulare «e adesso gara di cibo e poi, quando mi dirai che è ora, vado da Roxanne e…senti…cosa potrebbe piacerle? Insomma non mi va di presentarmi a mani vuote».

«non lo so…fiori?»

«mmmh, come idea è carina, quali però? Cioè, non è che posso presentarmi con un mazzo di rose».

«io regalerei dei giacinti color porpora» intervenne Sasaki «se devi chiedere scusa a qualcuno sono perfetti».

«grazie del consiglio!»

«giacinti porpora? Devo tenerlo a mente!» disse Kid.

 

 

 

«Roxanne! Ma che ti è successo?» allibì Miss Mary vedendo tornare a casa la figlia con un grosso livido in verticale su tutto il volto e ferita sulla fronte, dove aveva preso più forte il colpo.

«ho litigato…»

«vieni vieni, che ci mettiamo subito qualcosa…un impacco freddo…» la condusse rapidamente in cucina «hai di nuovo fatto a botte per difendere qualche tua compagna di scuola?» le chiese, mentre faceva l’impacco.

«no…stavolta il motivo è diverso, e poi quegli energumeni li so gestire».

«allora chi è stato a ridurti così? E soprattutto, perché?...ecco, brava, tieni la testa all’indietro e adesso andiamo sul divano…»

«è stata un’altra ragazza, mamma…» iniziò a raccontare Roxanne mentre dalla cucina andavano in salotto, e si stendeva sul divano.

«cosa? Sul serio?...e che razza di energumeno è, per averti ridotta così?»

«no, a dire il vero è magra magra e alta come Chichi…è la ragazza che era insieme a Kid Muscle nella corsa a tre gambe…»

«ah, l’ho vista in televisione. Dovrebbe essere la figlia di Lancaster, se non erro».

«già…avrei dovuto immaginare che era stata addestrata, ma ho agito senza riflettere. È andata così, ero con le ragazze e siamo passate davanti al Beverly Park, lei era tra le braccia di Kid Muscle e…non ci ho visto più! Prima intrallazza con Jeager, poi con Kevin Mask, forse anche con Turbinskii, con Kid! È sempre in mezzo, e quando c’è lei sono tutti “Hammy di qua, Hammy di là”…fosse bella, poi…» fece un sospiro nervoso «…insomma…non ci ho più visto. E praticamente le ho dato della puttana».

Miss Mary non disse niente, aspettando che Roxanne finisse di raccontare.

«lei a quel punto ha detto che non devo permettermi di giudicarla, aggiungendo che se la invidio tanto per le sue presunte attività sessuali dovrei cercare un cieco che mi “cavalchi”…io allora l’ha attaccata, ma lei mi ha evitata e mi ha sbattuto la testa contro il palo dell’altalena. Ma la cosa assurda è che per un attimo quando le sono saltata addosso mi è sembrata triste, e poi…si è allontanata…ha detto “che ti avevo fatto di male, eh?”…ed è scappata. E Kid Muscle le è corso dietro. Fine».

Miss Mary a quel punto disse la sua. «lei ha esagerato, ma tu effettivamente non avevi alcun diritto di insultarla e di attaccarla solo perché era tra le braccia di Kid. Anche perché...tu conosci bene questa ragazza?»

«no, non benissimo, ci sono uscita un paio di volte insieme a tutti gli altri».

«quindi, ponendo che se anche le fosse comunque non ti riguarderebbe, non puoi dire con certezza che sia una puttana solo perché ha molti amici uomini. Non è detto che vada a letto con ognuno di loro, e non è detto che nonostante fosse tra le sue braccia stesse facendo qualcosa di “sospetto” con Kid Muscle».

Effettivamente…con Jeager-da quel che diceva lui- non aveva fatto niente, e riguardo tutti gli altri non si sapeva nulla di concreto. Forse era davvero stata troppo avventata. Forse non avrebbe dovuto comportarsi con lei in quel modo perché, dopotutto, Emerald non le aveva fatto proprio niente di male fino a poco prima.

«già. Mi sa che ho sbagliato a fare come ho fatto».

«oltretutto da quel che mi hai detto lei è sembrata dispiaciuta per come stavano andando le cose. Dimmi una cosa…oltre che con i tuoi amici o qualche altro uomo, ti è mai capitato di vederla in giro insieme a un’altra ragazza, o più?»

Ogni tanto l’aveva vista al centro commerciale, in effetti, anche se le era stata il più lontano possibile. E a pensarci bene no, non l’aveva mai vista insieme ad un’altra ragazza. Era come se Emerald-la-favolosa-DJ-Smeraldya non avesse amiche femmine con cui uscire, ma solo tanti amici maschi.

«no, le volte in cui l’ho vista al centro commerciale era da sola. Ma…è che…ruba tutta la scena, capisci? Insomma, te l’ho detto, anche se non è bellissima quando c’è lei i ragazzi sono tutti “Hammy Hammy”. Perfino Kevin Mask, da quel che sembra».

«ti ho detto molte volte che l’aspetto fisico conta solo fino ad un certo punto. Se tutti questi ragazzi le vogliono bene, e bene davvero, ci dev’essere per forza un altro motivo che non sia “è una puttana”. Perché ai ragazzi non importa nulla delle cosiddette “puttane”, ronzano loro intorno ma non gli sono davvero affezionati come i ragazzi della Muscle League sembrano essere con Emerald. Kid Muscle in particolare non si circonda di cattive persone; i Kinniku non lo fanno quasi mai e, le poche volte in cui lo fanno, le “cattive persone” in questione cambiano in meglio».

Roxanne socchiuse gli occhi. «quindi mi stai dicendo che la ragazza che mi ha quasi spaccato la testa in fondo non è una cattiva persona?»

«già. Solo che ha veramente esagerato, su questo non c’è dubbio».

Roxanne sospirò. «se non altro una lezione l’ho imparata…»

«evitare di giudicare le persone con superficialità?»

«non attaccare briga con Emerald. E ad evitare di giudicare le persone con superficialità, mamma, si,  ho imparato anche quello».

Passò circa un’ora. Miss Mary era uscita a comprare qualcosa per cena, e Roxanne era rimasta sul divano, sibilando ogni tanto per il dolore ogni volta che spostava l’impacco freddo. Sperò solo che quell’ultima disavventura non si diffondesse troppo in giro, altrimenti gli energumeni che metteva al tappeto quasi regolarmente avrebbero iniziato a non temerla più. O beh, in quel caso se mai avrebbe ricordato loro perché invece c’era ragione di avere paura di lei…

Il campanello suonò. Chi poteva essere a quell’ora? Che fosse sua madre che aveva dimenticato le chiavi, il portafogli, o chissà che cosa? Comunque sia decise di andare ad aprire.

«si, chi…»

Ammutolì.

«…scusami per prima, mi dispiace immensamente» disse Emerald tutto d’un fiato sollevando il mazzo di giacinti «non volevo davvero spaccarti la testa contro il palo dell’altalena, giuro su…beh su Dio non posso perché secondo me non esiste…giuro sulla Regina!» da dietro il mazzo di giacinti che era grosso tre volte la testa di Roxanne spuntarono due occhi verdi che sembravano davvero dire “scusa-scusa-scusa-scusa”!

Roxanne rimase lì a guardarla allibita per un pezzo. Tutto si aspettava meno che di vedere lei! Emerald ad un certo punto parve quasi allarmata.

«ehm…ci sei?...oddio non è che col colpo di prima ti ho sconclusionato il cervello?»

«ci sono. Solo che è una visita inaspettata» disse lentamente Roxanne prendendo i giacinti.

«ah. Ok. Le testa va meglio vero? Giuro, non avrei mai voluto che finisse in quel modo. È che…quando vengo “attaccata”, in ogni modo…reagisco malamente, nel senso che tendo a restituire il favore con gli interessi, per così dire…»

«ho capito».

Momento di silenzio.

«prima si stava bene, ma adesso inizia a fare freddo quindi…direi di entrare».

«...entrare?»

«ah…se non vuoi non sei obbligata» specificò Roxanne. Accidenti, forse sarà stato per il senso di colpa o simili, ma adesso Emerald sembrava quasi un po’impacciata.

E in effetti lo era, un po’perché l’aveva picchiata poco prima, e un po’semplicemente perché era sorpresa che volesse farla entrare in casa propria. Pensò anche che forse dentro c’erano quindici persone e Roxanne la stava attirando in trappola per cercare di riempirla di mazzate…ma Kid prima di tornare a casa propria aveva detto che non era il tipo da fare una cosa del genere.

«no, no…accetto l’invito».

Le due ragazze entrarono in casa, ed Emerald si sedette -ancora un po’a disagio- su una sedia in cucina, dopo aver accettato anche la tisana che Roxanne le aveva offerto.

«è stata colpa mia».

Emerald guardò Roxanne, che nel preparare la tisana le stava dando le spalle. «specifica».

«ho sbagliato a darti della puttana, anche se un po’tra le righe. E forse ti ho giudicata troppo in fretta. Come hai detto tu stessa, in fin dei conti, non ti conosco bene. Inoltre anche volendo farlo beh…non avrei elementi per dire che sei una puttana. Jeager mi ha confessato che non è vero niente».

«già. Io comunque ho sbagliato a dirti quella cosa della cavalcata. Non è vero nemmeno quello, sei una ragazza carina».

La tisana era pronta, e Roxanne la servì. «attenta, è bollente. Io ho sbagliato a cercare di metterti le mani addosso».

«e io a mettertecele. Avrei potuto evitare i tuoi colpi e finirla lì. Beh direi che entrambe avremmo potuto evitare tante cose».

«si. È che…quando ti ho vista tra le braccia di Kid…non so che mi è preso».

Emerald bevve pian piano qualche sorso di tisana. «se ti piace Kid Muscle posso garantirti che siamo solo e soltanto amici. Non è il mio tipo. Non hai niente da temere da me. E oltretutto mi vedo già con un altro quindi guarda, non hai proprio motivo di preoccuparti!»

«ti vedi con…oh!...quindi sei fidanz-»

«ah-ha!» la interruppe Emerald «non dire la parola con la “F” per piacere. Ho detto che mi ci sto vedendo. Ultimamente, per motivi miei, la parola “F” soprattutto se seguita da “ufficialmente e dinanzi a testimoni” mi da’ la nausea».

«ah. Ok. Comunque…non sono innamorata di Kid Muscle» disse Roxanne, bevendo la tisana.

«va bene. Hai dato di matto vedendomi in braccio a lui perché NON ne sei innamorata».

Qualche minuto di silenzio seguì l’affermazione di Emerald. Arrivarono a metà tisana.

«qualunque cosa ti abbia fatto per esserti così antipatica ti assicuro che non l’ho fatta di proposito. Addirittura…avevo pensato che magari avreste potuto essere le mie prime amiche femmine. Tu e le altre due ragazze. Ma credo di aver sbagliato».

«le prime…? Che significa, che non hai mai avuto un’amica femmina?»

Hammy scosse la testa. «da quando faccio la DJ ho milioni di ragazze mie seguaci su Twitter, ma nient’altro. Nella realtà no, non ne ho. Frequento solo ragazzi. È sempre stato così».

Roxanne bevve un altro po’di tisana. «capisco. Anche io da piccola tendevo a giocare più con i maschietti…»

«mi ricordo quando da bambina scappavo dalla scuola delle suore ed andavo nei vicoli a fare a botte con i bambini di strada» rise Emerald, col lo sguardo perso nei ricordi «poi però le suore mi trovavano sempre, e mi riportavano a casa da mio padre…»

«immagino le prediche…»

«al contrario. Applicavo sul campo le tecniche che mi insegnava. E poi l’idea della scuola delle suore era di mia madre. Mio padre bontà sua mi ha sempre lasciato fare quel che volevo…»

“e adesso so anche perché. Perché si sentiva in colpa”.

«sei fortunata ad avere un padre. Io non so nemmeno chi siano i miei veri genitori».

Altra lunga pausa di silenzio tra le due.

«però Kid mi ha detto che tua…madre…comunque ti vuole bene. Ti dirò…i legami di sangue alla fine contano ben poco. In una famiglia degna di tale nome l’unica cosa che conta è volersi bene, e tra consanguinei non succede sempre».

“chiaramente si riferisce a Kevin Mask” pensò Roxanne. «anche questo è vero. Miss Mary comunque è un’ottima madre, e mi ritengo fortunata».

«probabilmente vorrà staccarmi la testa, adesso. Per…» le indicò la fronte «quello».

«a dire il vero è stata lei a farmi capire che ho sbagliato».

«sul serio?»

«eh già».

Emerald finì la tisana con due ultimi sorsi. «era buona. A che cos’era?»

«gelsomino».

«me ne ricorderò, potrei proporla a Kevin come alternativa al tè, giusto per strappargli un “vaffanculo”…guarda che non è semplice da fare…a proposito» riaccese il cellulare «vediamo quante volte ha provato a chiamarmi ancora, un’ora fa stavamo a sette».

«sette?!»

Appena lo schermo del Galaxy si illuminò Emerald lo spinse imprevedibilmente verso Roxanne. «guardaci tu, che io ho quasi paura».

«sicura?»

«oh si».

Roxanne guardò il display. «diciotto chiamate perse e sei messaggi!» allibì.

«lo sapevo io…se sente che il telefono è spento non è mica che desiste, no; lui chiama, chiama, chiama come se potesse farlo riaccendere per magia».

«non lo facevo così».

«infatti con gli altri non lo fa. Scartavetra le palle solo a me».

Roxanne le restituì il cellulare. «sai, a molte ragazze piacerebbe che Kevin “scartavetrasse” loro le palle».

«immagino, e a me non dispiace che lui mi cerchi. Solo che quando sono in giro con altra gente non voglio rotture, soprattutto se sono con i nostri amici in comune. Non fa che dirmi che sono dei perdenti, cosa che assolutamente non è, e quando fa così non si sopporta. E poi le cose andavano meglio, prima che arrivasse il suo…allenatore».

Mentre parlava la sciarpa che si era avvolta intorno al collo era scivolata, ed anche il fondotinta era andato via; le ecchimosi perfettamente definite delle dita di Flash strette attorno al suo collo dunque erano ben visibili.

«ma…cos’hai sul collo?»

«eh?...» si accorse con orrore che la sciarpa era scivolata «oh, quelli…niente, niente, solo che l’uomo con cui mi vedo esagera con i succhiotti» minimizzò, risistemando la sciarpa «io gliel’ho detto di non esagerare ma ehi, che vuoi farci, non recepisce. Comunque è meglio che vada, tra poco immagino che cenerai e non voglio disturbare oltre» disse rapidamente Emerald alzandosi in piedi «ci…vediamo in giro. Ciao».

E prima che Roxanne potesse fermarla Emerald uscì di casa di corsa, scomparendo nel buio che ormai era sceso già da un po’.

«se quelli erano succhiotti io sono Candy Candy» disse Roxanne tra sé e sé.

Ma chi poteva essere stato a farle quei segni? L’uomo con cui diceva di vedersi?

Kevin Mask?

…Lord Flash?

Un altro ancora?

Forse Emerald J.V.P. Lancaster non solo NON ERA una sottospecie di diva puttanella, egocentrica e viziata…ma aveva anche più problemi di quanto si potesse pensare.

 

 

 

:: quattro ore dopo ::

 

 

Non gli importava se fuori era freddo.

Non gli importava degli allenamenti.

Non gli importava delle prediche di Lord Flash.

Lui era lì, e l’aspettava.

Aveva tenuto spento il cellulare per tutto il giorno, e non era ancora tornata a casa. Ed essendo uscita con Kid Muscle di mattina, questo era preoccupante.

E se si fosse lasciata traviare dal…

Ehi. Aveva veramente pensato “dal fascino nascosto dei reali Kinniku”?

“Kevin Mask, sei ridotto sempre peggio” pensò.

O magari era uscita con Kid Muscle, ma poi aveva incontrato Jeager Broken ed era rimasta con lui…o magari poi si erano uniti al resto della combriccola, ed era rimasta con quel perdente al cubo* di Terry Kenyon…quella sottospecie di cowboy purtroppo aveva un discreto successo con le ragazze…

In quel momento vide la luce di un fanale brillare lungo la via, ed una motocicletta bianca piuttosto vecchia si fermò davanti a casa Lancaster.

E nemmeno a dirlo…Emerald era senza casco. Lei e le regole della strada non andavano d’accordo.

Ma dove l’aveva presa la moto?!

«vuoi diventare un totem ghiacciato?»

«dove diamine eri finita?! Ti ho chiamata un sacco di volte, e tu avevi sempre il cellulare spento! Ma che te lo porti dietro a fare, allora?!» guardò la moto «e questa da dove viene?»

«praticamente è successo così, stavo andando alla fermata del bus per tornare a casa, e guardavo gli annunci su EBay. A un certo punto ho visto che un tizio che stava in una via a poco distanza da quella dov’ero vendeva questa moto, e dato che avevo dietro il libretto degli assegni sono andata a comprarmela. Poi ho fatto qualche giretto di prova e gira che ti rigira che ti rigira dalle sei e quaranta come vedi si sono fatte quasi le undici».

Tipico di Emerald, quando usciva non solo non sapeva mai se e quando tornava a casa, ma nemmeno con cosa.

Al momento però quel che interessava a Kevin era altro.

«e che avete fatto tu e Kid Muscle fino alle sei e quaranta?!»

«…e venti. Erano i quaranta quando ho preso la moto».

«fa lo stesso! Che avete fatto tutto questo tempo?»

Emerald accese una Marlboro. «ma che ti importa?»

«dimmi-cosa-avete-fatto».

Emerald alzò gli occhi al cielo con aria drammatica. «oh Kevin non avrei mai voluto dirtelo così ma…io…mi sono innamorata di Kid Muscle e oggi siamo andati in comune a sposarci!»

«come come?!!»

Emerald innamorata di Kid…Emerald sposata con Kid Muscle?! No, non era possibile, non poteva essere, era un incubo che diventava realtà!

Emerald soffiò tre anelli di fumo. «e ci credi pure? Ma sei coglione?...che vuoi che abbiamo fatto, abbiamo mangiato! E poi mangiato, e mangiato, e mangiato…»

Kevin trattenne un sospiro di sollievo. «però di chili non ne hai messo su mezzo».

«eh no».

«ma non avrete solo mangiato, avrete anche parlato…»

«oh cielo» sbuffò Emerald cercando le chiavi ed aprendo la porta per entrare in casa. Niente da fare, ormai Kevin era partito all’attacco e non se lo sarebbe più levato di torno.

…perché, perché non potevano stare insieme?...era così dolce a preoccuparsi per lei, anche se somigliava vagamente ad uno stalker.

«…e io voglio sapere di cosa! E non dirmi “non posso dirti tutto, non mi ricordo” perché so benissimo che tu hai la memoria eidetica e dunque ricordi tutto quel che ha detto, quando l’ha detto e la faccia che aveva quando ha detto…quello che ha detto!»

«non abbiamo parlato di wrestling, quindi nemmeno di quel che fai con Flash».

«lo so! Per questo la cosa mi preoccupa, perché non so di cos’altro avresti potuto parlare con lui. A parte che…di sesso…e non ridere, non c’è niente da ridere!!!»

Emerald, ridendo ancora nonostante quel che lui aveva detto, gli si avvicinò e gli prese le mani. «Kevin Mask, datti una calmata o finirà per scoppiarti qualche vena. Io e Kid Muscle siamo solo amici. Oltretutto non hai di che preoccuparti. Non svelerei mai i tuoi segreti. E dato che anche tu ed io siamo solo amici, anche se di certo voglio molto più bene a te…non vedo il motivo di scenate come questa».

“solo amici”.

Oh, Hammy con le stilettate ci sapeva fare.

«non era una “scenata”. Sono solo preoccupato che la compagnia di quel demente ti rovini».

«ah, ma dai! Guarda che è una brava persona».

«è un DEMENTE».

«vieni qua» Emerald lo abbracciò con un sospiro «non devi stare a preoccuparti per me. So badare a me stessa. Tu devi pensare al Torneo, quando ricomincerà, e ad allenarti per vincere; lo so che per te la Corona Chojiin conta molto, e non voglio che ti deconcentri a causa mia. Quindi…tranquillo. Ok?»

Dopo diverse esitazioni l’inglese iniziò ad accarezzarle i capelli. «è che non vorrei che frequentando quelle persone finissi a non avere più tempo per me, o a non volermi più vedere e basta» ammise.

«questo non succederà mai. Poi sennò da chi la scrocco la WiFi?»

«…fammi capire bene, tu lo fai solo per la WiFi?!»

«certo che no. Anche per la birra, il fish&chips, l’acqua corrente…»

«parassita!»

«…e perché voglio bene al mio cacciatore di farfalle preferito».

Un altro sorriso sotto la maschera. Raro come l’ultimo che aveva fatto.

«ecco, già va meglio».

«comunque qualcosa da raccontarti effettivamente ce l’ho. Ho sbattuto la faccia Roxanne contro un palo».

«e perché? Comunque dovresti averle fatto un favore, se le hai rotto il naso magari l’hai migliorata un pochino».

«Kevin! Non essere cattivo!»

«non sono cattivo sono realista».

«Kevin!»

«che c’è?! È vero!» si mise a sedere sulla poltrona «dai, raccontami».

Lei si mise a sedere sul divano. «allora, è successo che…»

«perché lì?» l’inglese indicò il divano.

«…e dove avrei dovuto sedermi?»

«dove ti siedi sempre».

Con l’ennesimo sospirò si spostò in braccio a lui. Aveva la sensazione che avrebbero parlato per parecchio tempo…

 

***

 

 

*...prevedo che con questi pensieri Kevin come minimo si troverà il letto pieno di formiche rosse…messe da *chissà chi* (vero, mistery dragon? xD)

 

Voglio mettere in chiaro una cosa: Roxanne mi sta sulle scatole. Ma volevo che Hammy potesse avere delle amiche femmine, e non avevo voglia di inventarmele. Quindi, visto che un’amicizia con Jacqueline è impossibile

 

Grazie a Cyberluna, mistery dragon, Portuguese D. Rogue e _UnInvernoMuto_(o _b_bb_r_ xD) per aver seguito la storia fino a qui :D

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Capitolo 12
*** 10- Hunted ***


Fu solo dopo circa due mesi e mezzo che si ebbero nuove notizie sul Torneo, in una lettera in cui si comunicava che i sorteggi si sarebbero tenuti il sabato mattina della settimana successiva. Emerald aveva accolto la notizia con un sospiro di sollievo; se disgraziatamente fosse stato il sabato della settimana attuale sarebbe stato un bel problema…

«Kevin, prova la manovra di evasione numero sette!»

«va bene».

La ragazza sollevò la testa per osservare la manovra in questione con attenzione. L’ennesima di cui avrebbe memorizzato ogni piccolo particolare, esattamente com’era avvenuto per le altre; vista solo una volta, avrebbe potuto tranquillamente riprodurre su carta -o rifare lei stessa- tutte le mosse che servivano.

Era una delle cose su cui Lord Flash aveva dovuto cedere, pur di mantenere il rapporto di fiducia che era riuscito a creare con Kevin. E nonostante inizialmente le cose fossero andate bene, tanto che Kevin gli aveva concesso di aiutarlo fin da subito,  da quando lo aveva visto davanti a casa con Turbinskii le cose erano leggermente cambiate.

Non era che Kevin avesse già smesso di fidarsi di lui o di ascoltarlo, ma era evidente che non gli piacesse trovarsi davanti Turbinskii spesso e volentieri mentre lui, Lord Flash ed Emerald si allenavano fuori.

E come accadeva spesso, Kevin si “irritava” solo per la punta dell’iceberg; se avesse saputo cosa c’era davvero sotto chissà cosa avrebbe fatto, tra le bugie di Flash e quel che Emerald gli stava nascondendo. Per quanto assurdo potesse sembrare, le uniche due persone che sembravano tenere a lui erano anche quelle che gli mentivano di più!

Oltretutto Emerald non gli nascondeva solo la faccenda del matrimonio combinato, no…adesso c’era anche la sua relazione con Turbinskii da tenere segreta, sia a lui che -soprattutto- a Flash!

Lei e Tovarich avevano discusso a lungo se continuare o meno su quella linea “discreta”, decidendo infine di si; erano agli inizi, e volevano un po’di privacy. Così, quando uscivano insieme, lo facevano sempre in luoghi un po’appartati, lontani…o semplicemente si trovavano a casa di Emerald, o nella suite che si era preso lui nell’albergo.

«ottimo lavoro, Kevin» disse Lord Flash, quando Kevin finì con successo la prova.

«grazie. Emerald?»

«eh».

«io devo ancora capire dov’è che vuoi andare questo weekend».

La ragazza fece un grosso sospiro. «per l’ennesima volta, Kevin, io e Roxanne, Trixie e Chichi ce ne andiamo in montagna. A  s-c-i-a-r-e. sai quella cosa che si fa con due tavole sotto i piedi e due bastoni?»

Piccola bugia. Era vero che le tre ragazze sarebbero andate in montagna per il weekend. Ed era anche vero che l’avevano invitata, dato che da dopo quel “piccolo incidente” con Roxanne avevano iniziato ad uscire insieme per andare al centro commerciale o cose così. Ma Hammy aveva dovuto rifiutare, perché aveva già altri programmi con Turbinskii proprio per quel weekend, che avevano stabilito di passare a Mosca. Non per conoscere la famiglia di lui, sia chiaro; se fosse stato così Emerald non avrebbe accettato di seguirlo nemmeno sotto tortura, era solo per mostrarle dal vivo tutto ciò di cui le aveva parlato e passare due giorni insieme.

C’era da dire che l’invito delle ragazze era capitato a fagiolo, così non aveva dovuto inventare chissà cosa o sparire semplicemente per due giorni col rischio di trovarsi la polizia che la cercava.

«so cosa vuol dire sciare!...quindi siete solo voi quattro?»

«seh. Solo noi. Te l’ho già spiegato, è una gita tra ragazze, il che significa che non ci sarà nessuno degli altri!»

«nel linguaggio di Emerald significa che ci saranno tutti» disse Lord Flash.

«certo, da, compagno, come no. Se qui c’è qualcuno che mente non sono io».

“si, beh, più o meno!" pensò “il mio non è mentire, io ometto solo qualcosina”.

«basta! Tutti e due!» li zittì Kevin, prima che la discussione degenerasse «torniamo alle questioni serie per cortesia».

“tanto prima o poi finirò il lavoro che ho cominciato tempo fa” pensò Flash, fissando con astio Emerald che, dal canto suo, stava pensando più o meno la stessa cosa.

Peraltro Hammy stava facendo qualche progresso nella faccenda “matrimonio combinato”: nello specifico, si era decisa a parlarne con suo padre. Era stato duro, per lei, fare quella telefonata…

 

“Hammy, che piacere…”

“papà…dobbiamo parlare”.

All’altro capo del telefono c’era stato un improvviso silenzio, quando Howard si era reso conto che il tono di voce della figlia non era esattamente incoraggiante.

“dimmi tutto”.

“so della faccenda del matrimonio combinato”.

Altro lungo silenzio.

“come l’hai saputo? Chi te l’ha detto?!”

“Robin Mask stesso quando sono venuta a Londra, e non provare e negare papà, perché ho visto l’atto scritto e firmato da te, da lui, dal notaio e da ‘sto Warsman che non so nemmeno chi sia!...è stato la mattina dopo che sono arrivata lì con Kevin. Mi ha chiamata al cellulare, mi ha detto che dovevamo parlare, e mi ha fatto vedere quel foglio maledetto”.

“…perché non hai detto una parola, dopo?”

“perché ho cercato di convincermi che non era vero niente. Che era stato un incubo. Perché è roba che può star bene nel Medioevo, ma di sicuro non adesso. E perché mi sembrava assurdo che tu, che mi hai sempre lasciata vivere come volevo, mi avessi legata a qualcuno quando ero ancora una bambina. Ti rendi conto che qualunque legame io possa avere non sarà valido, a meno che non sia con Kevin?!”

“tu e Kevin però, ironia della sorte, mi siete sembrate piuttosto legati”.

“cosa vuoi che c’entri questo?! Non posso stare insieme a lui finché ci sarà quel patto di mezzo, perché lui stesso se sapesse come stanno le cose non vorrebbe! E francamente a queste condizioni non voglio nemmeno io!...è…per questo…che mi hai sempre sostenuta in tutto, vero?”

“Hammy…”

“perché sapevi cosa c’era sotto e ti sei sentito in colpa”.

“io ho cercato di spezzare quel patto, Emerald. Ho restituito a Robin Mask tutto quel che mi aveva prestato già due anni dopo la stipulazione. Ma lui non ha voluto saperne di annullare tutto, ed è per questo motivo che non ci siamo più parlati, ed ho lasciato la Lega; non sopportavo di lavorare di fianco a quell’uomo, se uomo si può chiamare. Non che…non che io sia migliore, forse. Nonostante poi abbia cercato di rimettere tutto a posto, ti ho comunque messa in mezzo…ed è stato uno sbaglio”.

“decisamente. E adesso, papà? Che facciamo?”

“sinceramente, Emerald, non lo so. Hai letto il patto. Sai che può essere annullato solo se sia io che Robin Mask accettiamo di farlo, ed in presenza di Warsman. Dunque abbiamo due problemi, figlia mia: Robin Mask che non ci sta, e Warsman che è scomparso da anni. E se anche dovessimo riuscire a convincere Robin -e la vedo dura, perché io stesso ci ho provato in tutti i modi-  non potremmo ugualmente fare niente”.

“ma questo Warsman chi è?”

“probabilmente l’unico amico che Robin Mask abbia mai avuto, oltre a me quando ancora ci frequentavamo. Ogni tanto sono venuti entrambi a casa nostra…”

“io però Warsman non l’ho mai visto, o mi ricorderei”.

“perché quando c’era lui ti mandavo in camera con qualche scusa o a giocare fuori, o al parco insieme a tua madre. Non mi andava che lo vedessi. Accettavo la sua presenza in casa solo perché io e Robin allora eravamo amici, e lui era suo amico; ma non gli ho mai permesso contatti con altri se non con me, nella nostra famiglia. Avrei potuto passare sopra al fatto che fosse russo e mezzo robot, ma non sul fatto che era un’autentica…bestia. Non che io sia un santo, ma a tutto c’è un limite. Lui, di limiti, non ne aveva”.

“capisco”.

“proverò a parlare nuovamente con Robin Mask nel tentativo di farlo ragionare. E farò di nuovo cercare Warsman in tutto il pianeta, se necessario…”

Emerald aveva sentito un’esitazione nella voce del padre. Stava per dire qualcosa che non era certo che lei avrebbe approvato.

“…e una volta trovato, se Robin continuerà a fare il testardo, beh…vedremo quanto tiene al suo vecchio amico. In fin dei conti non è il solo ad avere contatti nell’MI6, ed i servizi segreti sono sempre stati interessati a studiare da vicino cose come Warsman. Tecnologia sovietica all’avanguardia, sai la storia.”.

 “se erano tanto amici come hai detto tu una minaccia del genere dovrebbe bastare”.

“auguratelo per quella povera bestia, bambina mia”.

 

Dopo la telefonata, comunque, si era sentita un po’meglio. Se non altro ora sapeva di avere l’appoggio del padre, e che quest’ultimo stava -da quanto aveva capito, di nuovo- dando la caccia a Warsman.

Andava trovato. Ad ogni costo.

“un russo mezzo robot…anche Turbinskii lo è, ma di certo non è una bestia come questo russo q-“.

Uh oh.

«Lord Flash, direi di provare la tattica 32…»

«d’accordo compagn-ehm, volevo dire Kevin».

Uh oh.

A proposito di bestie russe, non ne aveva forse una davanti?

“il colmo sarebbe scoprire che è proprio a lui che mio padre sta dando la caccia. Oh, magari fosse così! In quel caso una volta portato davanti al notaio insieme a Robin Mask per rompere il patto sarebbe da lasciarlo comunque nelle grinfie nell’MI6” pensò crudelmente Emerald.

Ma d’altra parte ehi, Lord Flash aveva cercato di strangolarla. In un certo senso che volesse vederlo, chessò, steso su un tavolo con un’équipe di scienziati che lo facevano a pezzi era quasi giustificabile…

«che hai da guardare in quel modo?» le chiese Flash, alquanto seccato e quasi…

Impaurito?

«perché? Ti guardo come al solito».

“no invece. Di solito mi guardi con odio, o con disprezzo. Invece quello che hai ora è uno sguardo che io ho già visto…ormai quasi undici anni fa”.

 

 

 

:: Anni prima ::

 

 

«la cosa è questa, Robin. Io ti ho restituito, oltretutto con gli interessi, tutto quel che mi hai generosamente prestato. Ora sii nuovamente generoso, e saggio, nel liberare i nostri figli dal vincolo».

Howard Lancaster, seduto davanti al camino di uno dei salotti della sua immensa tenuta, agitò leggermente il bicchiere pieno a metà di un ottimo vino rosso, del quale poi bevve qualche sorso attendendo la risposta di Robin Mask. Alla luce delle fiamme, gli occhi verde smeraldo dell’uomo sembravano essi stessi due fuochi.

«Howard. Chiedo a te di ragionare, adesso. Se nel nostro patto la restituzione del denaro non era contemplata, non pensi che possa significare che non sono interessato? Di soldi ne ho fin troppi. Invece tengo molto a far si che le nostre famiglie si uniscano, e non vedo quale possa essere il problema».

In tutta la conversazione Warsman era rimasto in disparte, in un angolo buio. Non parlava molto di suo, ed in questo caso comunque non avrebbe nemmeno saputo cosa dire. Era stato coinvolto in quel patto tra l’uomo a cui doveva tutto ed Howard Lancaster, si era lasciato travolgere dagli eventi senza nemmeno rendersi bene conto di cosa tutto questo avrebbe comportato. Allora era ancora troppo ingenuo per capire, o meglio, ancora troppo “selvaggio” nonostante fosse già migliorato molto rispetto a com’era prima.

Warsman sapeva che probabilmente l’elegante inglese che stava bevendo quel vino delizioso lo considerava alla stregua di una delle bestie le cui teste erano appese in bella mostra sulla parete. Volpi…un alce, souvenir di un viaggio nel continente europeo…un rinoceronte, una gazzella, una iena, che invece venivano dall’Africa come le due zanne di elefante poco distanti da dove si trovava lui…e via dicendo.

«non lo vedi? Sono sorpreso. Eppure il problema mi sembra piuttosto evidente: matrimonio combinato» scandì Lancaster con lentezza «come ti suona?»

«ricordo che quattro anni fa a te non suonava poi così male».

«questo perché ero in pessime acque. Avevo bisogno di aiuto, ero disperato. Mi hai aiutato a risalire, e ti ho ripagato per questo; ma adesso rendi nullo il patto che abbiamo stipulato, perché non ha ragione di esistere. Inoltre non so quanto sia opportuno che mia figlia, inglese ed altoborghese…»

«stai dicendo che improvvisamente il nome dei Mask non è più degno di comparire accanto a quello della tua famiglia?!» cercò di interromperlo Robin, senza riuscirci.

«…finisca maritata con un teppista come tuo figlio che, se non erro, è da poco scappato di casa. Immagino che tu non abbia neanche la più pallida idea di dove sia».

«questi non sono affari che ti riguardano, Howard Lancaster. Dopo due anni che non ci parliamo mi hai fatto venire qui per rinnovare il tuo rifiuto?!»

«ora più che mai. Che la mia unica figlia sia legata ad un criminale è fuori discussione».

«non azzardarti ad insultare nuovamente mio figlio» lo avvertì con freddezza Robin Mask. Lancaster bevve un altro sorso di vino.

«altrimenti? Mi farai attaccare da quella bestia russa lì nell’angolo, che ti porti dietro come una specie di animaletto da compagnia? Andiamo, eppure lo vedi anche tu che sulla parete non c’è posto per la sua testa».

Warsman ebbe l’impulso di saltargli addosso, ma Robin lo fermò con un cenno. «Warsman. No».

Lui obbedì. Lancaster rise, senza vera allegria.

«precisamente ciò che intendevo dire. Tu gli dai un ordine e lui esegue, proprio come i nostri cani da caccia».

«Howard Lancaster, stai oltrepassando il limite; sei avvisato».

A Warsman tremavano ancora le mani, cercava di dominarsi e di non tirare fuori gli artigli pur non desiderando altro che piantarli nel cranio di quell’uomo che lo trattava esattamente come un animale. E lui non era un animale, grazie a Robin aveva imparato a controllarsi. Lui non era una bestia. Lui era…

«Robin, ho colpa io se è un mostro frutto degli strani esperimenti dei sovietici?»

Un…mostro.

Già.

«Lancaster. Ti ho detto di smetterla».

Eppure Warsman aveva più volte osservato di nascosto Howard Lancaster e Robin Mask a casa di quest’ultimo, anni addietro, quando la loro amicizia era ancora salda. A quei tempi non era così, con Robin. A quei tempi…Robin addirittura rideva e scherzava, insieme a quell’uomo…e Warsman ricordava di quanto avrebbe voluto, anche lui, poter avere un rapporto simile con quella persona che sembrava così a modo!

Era come se in Howard Lancaster abitassero due personalità distinte: una, quella abituale; l’altra, che invece veniva fuori nei momenti in cui si sentiva minacciato, o quando qualcosa non andava come lui desiderava. E adesso, decisamente, a prevalere era la seconda.

«Robin. Sii ragionevole ed annulla quel patto. Non costringermi a fare cose che non vorrei mai fare. Andiamo da un notaio, e chiudiamo questa brutta storia» disse Howard in tono deciso.

Ma Robin scosse la testa. «no. Un patto è un patto, e da quel che ricordo i nostri figli si trovavano anche piuttosto in sintonia. Non vedo alcun motivo per spezzare l’accordo. Dunque io e Warsman ci rifiutiamo».

Lancaster si voltò con aria quasi annoiata verso quest’ultimo, ancora nell’angolo. «da quando in qua anche le bestie hanno diritto ad esprimere il proprio parere? Speravo proprio di non arrivare a tanto, ma se mi costringi, che dire…» l’aria annoiata mutò improvvisamente in quella di un predatore affamato. Una pantera dagli occhi di smeraldo.

«Howard, non…» avviò a dire Robin, di nuovo venendo palesemente ignorato.

«…trattiamo la bestia come tale. Che la battuta di caccia al mostro abbia inizio» disse, e subito dopo da due delle quattro porte che conducevano nel salone uscì una valanga di uomini armata fino ai denti che, più di una “security”, rappresentava l’esercito privato di Howard Lancaster  «una volta preso il tuo animaletto da compagnia credo che tornerai a ragionare Robin, “amico mio”».

Tutti quegli uomini si scagliarono addosso a Warsman, il quale riuscì ad atterrarne soltanto un paio per poi essere brutalmente colpito da un fucile ad impulsi elettrici.

«WARSMAN!!! Non combattere!!! Scappa!» urlò Robin Mask «SCAPPA!»

Era la primissima volta che glielo diceva. Solitamente valeva il concetto contrario…

Stordito per la fucilata ma non ancora a terra grazie alla resistenza che gli dava l’essere mezzo robot Warsman non vide alternativa se non lanciarsi dalla finestra. Il salto da fare era alto…ma lui poteva resistere…

I vetri andarono in frantumi facendo un gran baccano, mentre il russo cercava di attutire il più possibile l’impatto con il terreno. Ci riuscì abbastanza bene, si era solo fatto un po’male alla caviglia, ma era sopportabile; poteva correre.

Anche perché doveva farlo, se non voleva che la sua testa finisse con quelle degli animali che aveva visto nel salotto.

«ECCOLO, A ORE DUE! Il mostro!» urlò un uomo, sparandogli con il proprio fucile elettrico e mancandolo per un soffio.

Da un uomo solo che c’era, ne arrivò un gruppo. Sempre più folto.

Poi due gruppi. Cinque, quindici, che convergevano tutti quanti su di lui. Uomini armati, e col solo obiettivo di catturarlo e fargli…chissà cosa…

Forse gli avrebbero fatto ciò che gli avevano fatto anche quegli uomini del laboratorio, in Russia, che lo avevano catturato nei campi quando era bambino per fare su di lui esperimenti di crudeltà indicibile…solo per poi classificarlo come un esperimento fallito, e gettarlo di nuovo nella steppa, dove i suoi stessi compaesani -che prima avevano sempre avuto un sorriso e un po’di pane e latte per lui- lo avevano braccato urlando “al mostro”, senza riconoscerlo neppure, senza ascoltarlo quando aveva tentato di dire loro chi era.

Con quei pensieri orribili nella mente che lo portarono a prendersi la testa tra le mani ed emettere un urlo straziante, Warsman si diede alla fuga correndo più velocemente che poteva nell’immenso giardino della tenuta dei Lancaster, con un solo obiettivo: non farsi prendere.

«buttate giù quel mostro!»

«sparategli alle gambe, o in punti non vitali, Lancaster lo vuole vivo!»

Ebbe fortuna.

Riuscì ad uscire dalla villa di Howard Lancaster quasi indenne, eccetto che per la caviglia messa male, due proiettili nel braccio destro e uno nella spalla sinistra.

Non sapeva dove andare, non sapeva cosa fare. Tornare a casa di Robin Mask? Oppure no?...

Alla fine fuggì in un vicolo. Forse sarebbe tornato…ma non quella sera…di certo Lancaster aveva fatto mettere degli uomini anche vicino alla tenuta del suo amico…

 

 

«tu…come hai potuto?! Warsman non è un animale! È un mio amico, e sei tu il mostro, non lui!»

«la colpa è tua, Robin. Se avessi accettato di annullare il patto ora il tuo amico non sarebbe braccato come la bestia che è. E, soprattutto, non dovrei far riparare la finestra».

«andatevene al diavolo tu e la tua finestra! E scordati che io annulli quel patto, anzi, lo manterrò valido solo perché so che ti fa rabbia!»

Howard non si era mai mosso dalla poltrona, in tutto ciò. Finì il vino con un ultimo sorso. Tutto quel disordine eppure il suo completo candido non aveva neppure una macchiolina, pensò compiaciuto, trovando oltretutto che il bianco facesse risaltare maggiormente l’abbronzatura ottenuta con tanta difficoltà durante l’ultimo viaggio d’affari. Economicamente parlando, lasciare la Muscle League si era rivelato conveniente.

«il peggio è per il tuo caro animaletto, non per me. Gli darò la caccia, lo stanerò…e poi il suo destino sarà deciso solo ed esclusivamente dalla tua saggezza. Tieni a mente che ho anche io amici nell’MI6, e so per certo che non vedrebbero l’ora di mettere le mani su quella…cosa».

«taci…mostro» sibilò Robin Mask, uscendo dalla stanza pieno di ira.

In quel momento l’anziano maggiordomo che era a capo di tutta la servitù entrò nella stanza. «signore, vuole che chiami qualcuno per quel vetro?»

«domani, domani; fallo coprire provvisoriamente con qualcosa, Jordan, per cortesia. Telefonare al vetraio a quest’ora sarebbe proprio ineducat-»

«papy…? Ho…sentito dei rumori…ma che è successo al vetro?»

Emerald scelse proprio quel momento per entrare nella stanza, con il visetto da bambina di otto anni che era un misto tra l’insonnolito ed il preoccupato.

«niente, Hammy, si è semplicemente rotto. Succede» minimizzò, alzandosi per prenderla in braccio e riportarla di peso in camera da letto.

«ma…ho sentito tanti colpi…»

«teppistelli con i petardi. Si sentono perfino da qui. Fastidiosi eh?»

«mi hanno fatto paura».

«tranquilla, Emerald. Va tutto bene. Andrà tutto bene, finché ci sarà papà a proteggerti».

 

 

 

 Passò una settimana prima che Robin Mask rivedesse il suo amico Warsman, una settimana in cui non fece che temere il peggio. Si, Warsman era più che in grado di cavarsela da solo. Ma non poteva restare tranquillo sapendo che Howard H.R.J. Lancaster lo stava spietatamente braccando in tutta Londra.

Per Robin -al momento intento a bere il tè in giardino-  era un periodo davvero orrendo, tra tutta questa storia con Howard e la fuga di Kevin. Quel piccolo scapestrato. E dire che lui le aveva provate tutte per insegnargli come avrebbe dovuto comportarsi, ma non c’era proprio stato verso; aveva cercato di intervenire in ogni singolo dettaglio della sua vita, pianificando le sue giornate in ogni minimo particolare. Com’era possibile che fosse venuto su esattamente al contrario di come lui avrebbe voluto?!

«Robin…»

All’inglese cadde quasi la tazzina dalle mani. «Warsman! Grazie a Dio» disse, con autentico sollievo nella voce, alzandosi per andare dal suo amico «come stai? Sei ferito? È passata una settimana ho temuto che gli uomini di Lancaster ti avessero…»

«no, anche se diverse volte…ci sono andati vicino…» una ferita fresca ad una coscia gli strappò un gemito di dolore. Robin Mask non stette a pensarci due volte, caricandolo sulla propria schiena e portandolo rapidamente in casa per farlo curare.

«quel…non ho parole per definirlo. Con che coraggio…una battuta di caccia!» Robin non riusciva nemmeno a mettere in fila due frasi di senso compiuto, dalla gran rabbia «come ho potuto essere amico di un uomo così…così…ah, non…no, non ho parole per definirlo. Credevo di conoscerlo. Mai sbagliato tanto su qualcuno».

«e allora perché non gli dai quello che vuole?...annulla quel patto e facciamola finita…con un padre del genere come vuoi che venga su quella bambina?»

«mai» disse testardamente l’inglese.

«la mela non cade mai troppo lontana dall’albero, Robin».

«qualcuno avrebbe dovuto dirlo a Kevin» borbottò lui, arrivando in infermeria «è ferito, ha bisogno d’aiuto. Tornerò tra un’ora, più o meno».

Lo lasciò lì in infermeria, dove i medici -anche loro sempre inquieti all’idea di avere a che fare con il russo- curarono Warsman al meglio. Robin tornò un’ora dopo come promesso.

«grazie per il lavoro svolto. Lasciateci soli per favore».

I medici obbedirono.

«grazie per avermi fatto curare ma…cos’è che hai in mano?»

Infatti Robin aveva con sé dei vestiti, un grosso borsone ed una valigetta in acciaio.

«finché Lancaster ti da’ la caccia non puoi restare qui a Londra, ed anche all’estero non potrai viaggiare col tuo vero aspetto, perché ti troverebbe lo stesso. Appena starai meglio ti farò partire per un Paese a tua scelta con primo aereo, con un biglietto a nome Lord Flash».

«m-ma…Robin, io non me ne voglio andare!» disse subito Warsman. Non voleva allontanarsi dall’unico vero amico che avesse mai avuto dopo una vita.

«è necessario. Cerca di capire. E poi…vorrei che tu facessi qualcosa per me, in futuro».

Aprì la valigetta. Due libri con due sigilli, e relative chiavi.

«qui dentro» indicò il libro rosso «sono illustrate le tecniche più segrete della famiglia Mask. La maggior parte te le ho insegnate. Quanto al resto, so che puoi impararle da solo».

«ma…Robin, questo è…io non faccio parte della famiglia…»

«per quel che mi riguarda invece si, ne fai parte eccome. Allora, il libro rosso è per te. E l’altro…questo è il favore che volevo chiederti di farmi…»

«qualunque cosa. Io ti devo tutto, lo sai».

«voglio che tu, al momento giusto, dia questo libro a mio figlio Kevin. Adesso neppure io so dove sia, ma sono certo che un giorno in tutta la galassia conosceranno il suo nome. Il fin dei conti, per ribelle che sia, ha il mio sangue nelle vene» disse piano «lo farai?»

«te l’ho detto Robin…qualunque cosa».

 

Warsman, sotto mentite spoglie, partì una settimana dopo.

Howard Lancaster gli diede la caccia per otto anni, prima di rinunciare con l’idea di convincere Emerald a sposarsi a Las Vegas, se mai lei avesse voluto.

Ma se mai quel mostro fosse rispuntato fuori…avrebbe saputo benissimo cosa farne.

 

 

 

:: il presente ::

 

 

«beh…tu smettila di guardarmi e basta».

«santo cielo Flash, soffri di manie di persecuzione!» Emerald alzò gli occhi al cielo «te l’ho detto, ti sto guardando esattamente come al solito, ossia schifata perché a me i ratti non piacciono…»

«Emerald!» Kevin cercò di zittirla, senza successo.

«…fosse per me organizzerei una battuta di caccia per derattizzare la casa, tu che dici Kevin?»

Hammy lo aveva detto più che altro scherzando.

Ma Lord Flash aveva visto come l’aveva guardato; il cucciolo della pantera degli occhi di smeraldo…ma a dirla tutta non era nemmeno così “cucciolo”, ormai.

«stai…ZITTA!» sbottò afferrando un peso da settantacinque chili con un solo braccio e scagliandolo contro di lei con tutta la forza che aveva. Fortunatamente Emerald riuscì ad evitarlo.

«ma sei diventato completamente scemo?!» esclamò.

Lord Flash guardò lei, poi guardò Kevin, che aveva l’aria allibita.

E scappò via dalla stanza.

«hai visto che hai fatto, Emerald?! Lo hai fatto andare via!»

«eppure non ho detto niente di nuovo. Erano battute piuttosto vecchie…va’ a capire cosa gli è preso…»

«io lo seguo! Lord Flash! Aspetta!» lo chiamò Kevin, correndo a sua volta fuori dalla stanza con Emerald che -più che altro per curiosità- lo seguiva.

Flash correva, e correva, simile al modo in cui aveva corso Hammy tempo prima anche se lui non lo sapeva; aveva la stessa voglia di correre fino a perdere le gambe, fino a non capire più niente, fino a stramazzare a terra e non ricordare più quegli occhi.

«Lord Flash! Non andare! Fermati, qualunque cosa sia successa adesso è tutto a posto!»

“no…non è affatto a posto, ma tu questo non lo sai” pensarono sia Emerald che Flash, in contemporanea, sentendo Kevin dire quelle parole.

Alla fine, facendo violenza su sé stesso, Lord Flash riuscì a fermarsi. E adesso? Come avrebbe giustificato le sue azioni con Kevin?

«oh…ti sei deciso a fermarti» disse l’inglese, poggiandogli una mano sul braccio «cos’è successo?»

«non…era…niente. Lascia stare. Sto bene, è stato solo un momento di…ah, non lo so nemmeno io. Mi spiace di averti fatto preoccupare compagn-ehm, Kevin. Adesso…è tutto a posto».

«se mai a teatro cercassero qualcuno che fa la parte dello psicotico ti proporrò subito» intervenne Emerald.

«Emerald. Piantala. Hai fatto abbastanza danni, direi» disse Kevin con una freddezza ed una durezza che con lei usava molto di rado e che riuscirono miracolosamente a zittirla.

«torniamo a casa, va bene?»

«…si».

Kevin si voltò ed iniziò a procedere verso casa, con Lord Flash ed Emerald che gli camminavano dietro.

«lo sai, sembravi quasi spaventato. Anche una bestia come te ha un punto debole, dunque?» disse Emerald in un sussurro.

«taci, altrimenti finisco il lavoro che ho iniziato tempo fa» ribatté lui, altrettanto piano.

Bestia, aveva detto. No, la mela non cadeva mai troppo lontana dall’albero.

«a tal proposito, può essere che tra poco io possa parlare senza problemi. Quindi… sta’ attento a te» si voltò a guardarlo diritto negli occhi.

La pantera. Ancora.

«Keviiiin sta’ pronto!» esclamò poi Hammy all’improvviso, tornando quella di sempre, mentre si lanciava addosso a Kevin salendogli sulla schiena.

«guarda che ce l’ho ancora con te, Scimmiatt…così non vale, eh…» protestò, quando lei iniziò a massaggiargli i muscoli del collo.

«se i tuoi avversari sapessero che basta un massaggino sul collo per farti cedere saresti rovinato» rise lei «di’…ma secondo te che gli è preso, prima, a Flash?» aggiunse in un bisbiglio.

«non lo so. Ma se non vuole parlarne non posso costringerlo, ti pare?» disse Kevin, altrettanto piano.

Lord Flash invece stava rimuginando su quel che Hammy gli aveva appena detto. Cosa poteva significare “tra un po’ potrò parlare senza problemi”? Che stesse cercando di convincere Robin Mask ad annullare il patto? O cos’altro?

...forse…aveva parlato con suo padre e l’aveva convinto a riprendere la caccia…

E se disgraziatamente Emerald avesse intuito che…

No, no. Non poteva succedere, non ora. Doveva rimanere calmo, ed evitare altre scene come quella di prima, anche se non aveva proprio potuto fare a meno di scappare come aveva fatto allora.

Forse era anche per quel motivo che l’aveva odiata fin da subito. Inconsciamente l’aveva immediatamente identificata come la figlia dell’uomo che avrebbe gradito mettere la sua testa accanto a quella della iena. Warsman infatti dubitava seriamente che, se anche Robin Mask avesse ceduto, Howard l’avrebbe davvero lasciato andare.

Era l’altra faccia dei Lancaster. Una faccia che anche Emerald aveva dimostrato di avere, e di cui Kevin non si rendeva neanche conto perché -concetto che valeva anche per gli altri- tutti loro avevano a che fare con “Hammy”…era con lui, Lord Flash, che rispuntava fuori Emerald J.V.P. Lancaster.

Tornarono sul ring. Kevin volle provare la tattica 33, dimostrando di non avere particolari problemi.

«io avrei da dire una cosa» intervenne ad un certo punto Emerald.

«che aveva che non andava?! Era perfetto!» protestò subito Kevin.

«effettivamente pur avendo il permesso di poter stare a guardare non lo hai per intervenire. Perché non continui a comporre le tue cacofonie da DJ sul portatile?» aggiunse Flash.

«cacofonie l’idiota di tua sorella. Ma sentitelo…cacofonie! Allora è vero che non capisci un accidenti in generale» Hammy si spostò comunque accanto a lui, appoggiandosi alle corde del ring «io non volevo dire che Kevin ha sbagliato, non ha sbagliato niente. Ho solo pensato: “e se qualche lottatore se ne uscisse con una mossa difensiva particolarmente potente?”…se succedesse i suoi pugni ed i suoi calci, per quanto forti siano, non basterebbero».

«ah, ma andiamo! Non c’è una mossa difensiva che possa neutralizzare la tattica 33. Abbi un minimo di fiducia, Hammy, altrimenti potrei iniziare a pensare che non mi reputi in grado di vincere» disse l’inglese, un po’piccato.

«sarai in grado di vincere se troverai un attacco che possa spezzare ogni mossa difensiva possibile, altrimenti un modo per fregarti ci sarà sempre, e se lo trovassero sai…pa-ta-tracche-te» sillabò lei.

«ma che patatracchete e p-»

«a dire il vero…credo che sia giunto il momento che tu apprenda una tecnica nuova…è piuttosto difficile da usare e da controllare, ma credo che tu possa farcela» disse piano Lord Flash.

«…mi stai dando ragione, Sorcio? E che santo è oggi?» disse Emerald, scendendo dal ring e tornando a sedere vicino al portatile. Lord Flash decise saggiamente di ignorare l’ultima provocazione.

«credi che sia davvero necessario?» gli domandò Kevin, al che lui annuì.

«si, Kevin. Trattasi del Polverizzatore Mac…»

«e tu saresti in grado di insegnarglielo? È una tecnica molto più che complicata, da quanto diceva mio padre, ed i chojiin in grado di utilizzarla erano pochi. Come quel russo, per esempio» Emerald si stiracchiò «Warsman. Ho fatto da poco qualche ricerca su di lui. Dicono che fosse un’autentica bestia. Crudele. Più selvaggio delle volpi che mi portava a cacciare mio padre. Qualcosa che avrebbero dovuto tenere in cattività, piuttosto che sul ring».

Lord Flash si voltò rapidamente verso la ragazza. «possiamo piantarla con tali digressioni, così che Kevin possa riprendere ad allenarsi?»

Rapidamente…ma non abbastanza perché a Kevin sfuggisse del tutto l’occhiata omicida di Lord Flash ad Emerald. Certo che non si sopportavano proprio, eh…

 

 

 

:: sabato della settimana successiva ::

 

 

«Emerald! Siamo quiiiiii!» urlò Roxanne. Ormai era più di una settimana che non si vedevano, dal weekend in montagna che aveva trascorso insieme a Trixie e Chichi, e sapendo che lei invece lo aveva trascorso con Turbinskii -perché discreti si, ma non era proprio un segreto…eccetto che per Kevin e Flash!- ovviamente era interessata a tutti i dettagli del suo viaggio a Mosca. Oh, come le sarebbe piaciuto poter partire anche lei con…eh…già…con chi? Kid o Jeager? Vabbè, comunque le sarebbe piaciuto partire. Ma a diciotto anni suonati era già stato tanto riuscire a strappare a sua madre il permesso per quello weekend in montagna con le amiche, figurarsi con un eventuale ragazzo. Pensare che Emerald invece, finita la scuola a soli sedici anni, era andata prima a Buenos Aires con tutta la famiglia, poi aveva vissuto in Sicilia ed infine si era trasferita a Tokio sempre col benestare di papà!

«volevamo tenerti il posto ma non ci siamo riuscite…» disse Chichi «qui è strapieno di gente!»

«e che problema c’è? Se Wally mi prende in braccio sono a posto!»

«e perché proprio Wally?» le domandò Terry con una risata.

«perché è il più morbido!» esclamò Emerald lanciandosi in braccio al tricheco, che la accolse con gioia ed un po’di rossore sulle guance.

«visto, anche la mia ciccia serve!...se ti vedesse la mamma probabilmente ti rimpinzerebbe di salmone fino a farti mettere su almeno venti chili!»

«my dear, per quanto mi riguarda può rimpinzarmi quanto le pare, che da quando sono stata in Sicilia mi sono innamorata di ogni tipo di pesce!...oltre che di ogni tipo di carne, di pasta, di dolci…»

«lasciando da parte le questioni mangerecce, com’è andata col russo?» si informò Dik Dik, che pur essendo una gazzella era curioso più di una scimmia.

«bene, bene, Mosca è bellissima. Il primo giorno mi ha fatto vedere tutti i luoghi di cui mi aveva parlato…»

«e il secondo?»

Emerald gli rubò la bibita e la finì in pochi sorsi. «e il secondo…andiamo, sei adulto e vaccinato, puoi immaginartelo senza che venga a dirtelo io».

«ah…io veramente non ho capito» disse Van Dik, perplesso.

«peggio per te. Non posso mettermi a spiegartelo, qui ci sono dei bambini…»

«e Kevin?» intervenne Chichi «che ha detto di tutto ciò?»

«Kevin era convinto che fosse con noi in montagna» le ricordò Trixie.

«già, ma perché glielo nascondi?» domandò Terry ad Emerald.

«e me lo domandi pure? Sono andata in viaggio con uno dei suoi potenziali avversari, se venisse a saperlo non scartavetrerebbe più soltanto, passerebbe direttamente alla pialla!» esclamò, aggiungendo un gesto esplicativo «njjjjjjjjiiieeeeeom!...oh, ma Kid dove sta? Quando ho accompagnato Kevin di là non l’ho visto…»

Ed infatti Kid arrivò un quarto d’ora dopo, decisamente in ritardo, quando già il curioso sistema che Ikimon aveva adottato per il sorteggio -un flipper- aveva cominciato ad andare.

«dove…?»

«KID! LASSù!» urlò Roxanne. Intanto le sfere iniziavano già ad entrare nelle buche.

«DOC! UNA DELLE SFERE STA PER FINIRE IN UNA DELLE POSIZIONI FAVORITE DALLO SPAREGGIO!» urlò Mac.

Ma inaspettatamente la suddetta sfera cambiò direzione, finendo in una delle buche più in là.

«scommetto che è Kevin…sa solo combinare guai» commentò Terry.

«no, è solo un presuntuoso che vuole dimostrare di poter vincere senza essere un favorito» disse Dik Dik, azzeccandoci per una volta.

«no, non è presuntuoso; è che non capisce niente!» sbottò Emerald «io gli voglio bene, ma a volte lo prenderei a martellate in testa, perché in certe occasioni gli si fotte il cervello e in qualche modo va riattivato…forza Kid!!!» strillò poi «cerca di entrare anche tu in una buca!...certo che le sta prendendo…»

«MAC! UNA PALLINA STA ATTACCANDO KID MUSCLE!» urlò Doc.

“com’è possibile che una pallina decida di colpire un chojiin in particolare?!” pensò Emerald.

Poi guardò Ikimon ed ebbe la risposta. Quel bastardo aveva in mano un telecomando, e stava premendo freneticamente un bottone. Hammy dubitava fortemente che non c’entrasse nulla.

«blitz» disse velocemente, tirando fuori dal doppietta silenziata, prendendo la mira e sparando per poi far sparire la pistola dentro il marsupio prima che le persone che le stavano attorno si accorgessero che aveva un’arma.

Il proiettile colpì il telecomando senza toccare minimamente la mano di Ikimon, che comunque voltandosi nella direzione da cui era partito il colpo aveva capito fin troppo bene chi aveva sparato. Anche perchè Emerald  gli fece un gesto che significava "ti tengo d'occhio"...

«oh, Kid ce l’ha fatta!» esclamò Roxanne.

«e pur non essendo in una buona posizione, beh…basta che sia dentro, no?» disse Wally.

Meat era l’unico che aveva visto il “blitz” di Emerald…che gli fece l’occhiolino.

Quella ragazza era qualcosa di incredibile!

 

***

 

Spero che non troverete la prima parte eccessivamente prolissa. Ho cercato di mostrare “l’altro lato” dei Lancaster, di Howard in particolare, padre meraviglioso e uomo adorabile…fino a che non gli si rompono le scatole. Perché a quel punto, come avete visto, arriva a fare cose ahem…discutibili. Un altro punto è quello che riguarda il passato di Warsman, so che in realtà lui in quel modo disgraziato ci è nato proprio, ma se si prende in considerazione esclusivamente Ultimate Muscle, l'unico anime della serie trasmesso in Italia, il perché Warsman sia un mezzo robot non viene specificato. E visto che questa fic si basa sull'anime...ho rieditato appena un po' (?) la storia del suo passato.

 

Grazie a chi mi segue, come sempre! :D

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Capitolo 13
*** 11- volere non è potere ***


Quello era l’ultimo giorno che precedeva il primo scontro sia di Kid contro -mah!-, che di Kevin Mask, sempre contro -mah!-.

Quando Emerald aveva saputo che Ikimon aveva deciso di tenerlo segreto, l’aveva trovato ancora più imbecille del solito. Per come la pensava informare i chojiin su chi avrebbe dovuto combattere chi sarebbe stato quantomeno doveroso…

Ma, decisamente, al momento non era quello il problema.

«…e l’idea non mi va, perché io…sono innamorato di te».

Ecco, appunto, questo era un problema molto più grosso: Kevin si stava dichiarando…

«pfffftt…»

«e zitto! Non ridere!» sibilò Emerald.

…e ciò era aggravato dal fatto che lo stava facendo proprio mentre Emerald si stava concedendo una doccia molto, molto, mooolto calda insieme a Turbinskii, a casa propria. Ma perché quel giorno aveva proprio dovuto dimenticarsi di chiudere la porta sul retro?!

«Kevin, senti, potremmo parlarne più tardi? Adesso non è proprio il momento».

«lo so, stai facendo la doccia, ma posso aspettare…»

«guarda che ci metterò parecchio, tipo…un’ora e mezza…» disse Emerald, mentre si arrampicava addosso a Turbinskii per chiudergli la bocca, così da evitare che scoppiasse a ridere o facesse qualcosa di peggio.

«un’ora e mezza per una doccia? Ma andiamo!»

«o senti, io la doccia quando la faccio a casa mia posso farla lunga quanto cavolo mi pa…aaah…re…fermo con quelle mani tu, non è il momento!!!» aggiunse in un bisbiglio concitato dando un pugno in testa al russo, che evidentemente si stava divertendo come un matto in quella situazione da commedia degli equivoci.

«è sempre il momento!» ribatté lui a bassa voce «ed è anche più eccitante».

«dopo!...se mai continuiamo dopo! Fammi finire!» lo fermò lei, per poi tornare a parlare a voce alta «ascolta…Kevin…adesso proprio non-è-il-momento, anche perché oltretutto ho ancora il ciclo…»

«ma che c’entra?!» sbottò l’inglese da fuori, mentre Turbinskii per poco non crollava a terra dal troppo -trattenuto- ridere.

«c’entra, c’entra!!! Non sono in grado di sostenere un discorso serio quando ho il ciclo! Ma tanto oggi è l’ultimo giorno, quindi ecco, domani possiamo parlare quanto ti pare…»

«Emerald, io non voglio parlarne domani, io ne voglio parlare ora! Hai idea di quanto sia stato difficile per me decidere di venire qui…»

“già, perché diamine ha deciso di venire a dirmi proprio adesso che…che mi ama…?”

 

 

:: circa un’ora prima ::

 

 

«royal stretch!» esclamò Kevin mentre, quasi letteralmente, “stirava” sulle corde del ring un malcapitato che aveva pagato per allenarsi.

«più pressione, Kevin! Applica più pressione!» lo incitò Flash.

«e che è, una pentola?» disse Emerald.

E per stupida che fosse quella battuta fece addirittura scoppiare a ridere Kevin, che allentò tanto la presa da finire a cadere di faccia sul ring. Per fortuna aveva la maschera, altrimenti come minimo si sarebbe rotto il naso.

«così non si può lavorare! Lancaster, le cose sono due: o te ne vai, che a dirla tutta sarebbe la cosa migliore, o te ne stai zitta in un angolo e non-rompi-le-scatole!» sbottò Lord Flash «non riesci a capire l’importanza di questo Torneo! Qui non si tratta solo di vincere un trofeo, qui si tratta dell’onore, dell’orgoglio, della redenzione!...»

«ego te absolvo in nomine patris et filii et spiritus sancti*. To’» disse Emerald con voce piatta facendogli addosso il segno della croce «ecco fatto, per me sono tutte cavolate ma se tu ci tieni tanto alla redenzione posso darti una mano avendo fatto le elementari dalle suore…»

«non solo sei una sciocca ragazzina viziata senza pudore alcuno, ma sei perfino un’eretica!»

«e basta!» intervenne Kevin prendendo di peso Emerald e facendola scendere all’altro capo del ring «però lui ha ragione, Hammy, ho bisogno di concentrarmi, e se te ne esci con cose del genere mi risulta piuttosto complicato».

«guarda che probabilmente se l’è presa perché è ortodosso ed io l’ho assolto con rito cattolico emeraldizzato dal “to’…” finale, invece che amen…» disse Emerald.

Proprio in quel momento il suo cellulare iniziò a squillare, ed Emerald si precipitò a prenderlo prima che lo facesse Kevin, uscendo poi velocemente dalla stanza.

«si…? Oh! Ciao…Kevin io vado a casa, ci vediamo!» urlò dopo, prendendo il cappotto ed andandosene via.

Non essendo riuscito a batterla sul tempo e prenderle il cellulare Kevin, continuando ad osservare la porta, fece qualche passo ed un salto all’indietro per tornare sul ring.

«qual è il problema ora?» gli domandò Flash. Kevin si voltò lentamente verso di lui.

«di che parli?»

«del fatto che non riesci a concentrarti come dovresti, ed è grave. Dobbiamo risolvere questa faccenda» si appoggiò sulle corde del ring «parlamene».

«…»

“parlamene”…nemmeno fosse la cosa più facile del mondo! Ed infatti Kevin non riuscì a dire una parola che fosse una, mentre Flash continuava a guardarlo appoggiato sulle corde.

«come puoi pretendere che riesca ad allenarti se non mi permetti di aiutarti a risolvere un problema che ti deconcentra? Tra allenatore ed allievo deve esserci totale fiducia. Dovresti saperlo».

Kevin era tornato a guardare altrove. «non è per mancanza di fiducia. È che è…difficile…anche solo pensare di parlarne con chiunque».

Lord Flash saltò giù dal ring. «se hai tanta voglia di bruciare ogni possibilità di vincere continua pure a tenere tutto per te».

«dove vai? »

«in cerca di qualcuno più ragionevole» disse Flash, avanzando verso la porta contando però che tra tre…due…uno…

«no…Lord Flash, aspetta».

Ah, bravo Kevin. Non lo deludeva praticamente mai pensò, fermandosi.

«è per Emerald…mi nasconde qualcosa. Non parla più al cellulare davanti a me, non mi permette di leggere i suoi sms cosa che prima invece mi lasciava fare tranquillamente, e la sera…prima era sempre qui con me… adesso invece è già tanto se resta due volte la settimana».

“sempre una parassita rimane” pensò Lord Flash avendo comunque cura di non interromperlo.

«è vero che adesso esce anche con quelle tre ragazze, però non è possibile che lo facciano tutte queste volte! Prima non era così, prima le uscite erano più rare! Il che mi fa pensare che forse non esce soltanto con loro e tutta quella combriccola di perdenti, forse lo fa anche con qualcun altro, o forse…con uno della combriccola in questione, ma loro due da soli…»

Quel che diceva Kevin era vero, le uscite serali di Emerald -quando non lavorava, s’intende- erano aumentate. Questo perché prima lei usciva davvero con Roxanne e compagnia, mentre adesso le sere in cui non era con Kevin e non doveva lavorare di solito le passava con Turbinskii, perché man mano che la loro relazione andava avanti si vedevano di più. Ma Kevin ovviamente non lo sapeva.

«…è questo che mi fa diventare matto!» concluse Kevin, attendendo che Lord Flash gli desse qualche consiglio, o comunque dicesse la sua. Il russo lo guardò fisso, per poi scuotere la testa.

«non era innamorato, diceva…» disse quasi tra sé e sé, rimettendo a posto i pesi che c’erano in giro. Lo rilassava. E dopo quel che aveva appena sentito ne aveva decisamente bisogno per evitare di urlargli in faccia un “ma sei completamente imbecille?!”

«ma non è per…!»

«“siamo solo amici”, diceva» proseguì Flash con lo stesso tono di prima, continuando a rimettere in ordine «“non mi interessa in quel senso”, diceva… »

«ma io…!»

«“ho fatto l’amore con lei a Londra, ma per lei non ha significato nulla”, diceva…» continuò Lord Flash, impietoso.

«e infatti non…!»

«“ed anche per me ha voluto dire poco e niente”, diceva…Kevin, forse tu non hai chiara la questione. Ai tuoi avversari non interessa se senti la primavera, e se non ti preparerai come si deve potrai scordarti di vendicare il nome della famiglia Mask! È questo quello che vuoi? Mandare tutto a monte per una ragazza?! Ti facevo più intelligente!» Lord Flash lasciò cadere a terra il peso che aveva raccolto «tanto più se la ragazza in questione è una come quella…»

«che vorresti dire?! Emerald è-»

«Emerald è una sciocca che non ti considera neppure, eccetto che quando si tratta di scroccare pranzi, cene, WiFi e -visto quel che è successo a Londra- un po’di sesso nei periodi di magra! Mi dispiace dirtelo in questo modo, ma è ora che tu ti renda conto con chi è che hai veramente a che fare. È una parassita, e nulla di più! Non le interessi come persona, le interessa solo ed esclusivamente quel che può ottenere da te!»

«non è affatto vero!» ribatté l’inglese, che cominciava ad arrabbiarsi «e non parlare di lei in quel modo! La conosco da più tempo di te, so che lei non è affatto così!»

«“la conosco”, diceva!» quasi guaì Flash alzando gli occhi al cielo e finendo a mani giunte «ragazzo mio, lascia che ti dica che tu non hai capito proprio niente di lei. È una Lancaster, e solo questo la dice lunga…»

«forse suo padre non è proprio un simpaticone, ma tu stesso le hai detto più volte che è la pecora nera della fam-»

«l’ho detto perché fa la DJ. Non per altro. Perché, quanto al resto, quella ragazza è esattamente come suo padre» scandì Lord Flash «e ti garantisco che è un eufemismo dire che lui “non è esattamente un simpaticone”. Quell’uomo è molto peggio di quanto sembra».

Tra i due calò un silenzio piuttosto teso.

«mi verrebbe da chiederti cosa ne sai, ma immagino che risponderesti “a suo tempo, Kevin, ora non posso dirtelo”, esattamente come per un sacco di altre cose…» disse Mask «come la tua inspiegabile amicizia con Turbinskii per esempio».

«te l’ho detto, ho vissuto per anni in territorio sovietico…»

«e allora?! Cosa vuoi che c’entri?...e poi non so se è un caso ma praticamente ogni volta che ci alleniamo fuori ce lo troviamo davanti, e la cosa inizia a scocciarmi».

«pensavo che avessi detto che ti fidi di me».

«ed è così, ma se mi dicessi qualcos’altro di te…in fin dei conti l’hai detto tu stesso che tra allenatore ed allievo ci dev’essere totale fiducia, ed è un controsenso che poi tu mi nasconda dei segreti».

A quel punto Flash capì che doveva fare qualcosa, altrimenti avrebbe finito per perdere quel che era riuscito a costruire. Forse era tempo di tiare fuori la versione ri-edit del proprio passato.

«…vuoi…che ti racconti del mio “periodo sovietico”?»

«lo faresti?»

«continueresti a fidarti di me, se non lo facessi?»

Kevin non rispose. Al che Flash si sedette.

«quando siamo partiti ero un bambino. Io e i miei abbiamo vissuto in Russia per quindici anni esatti, e non nel lusso. Vivevamo in una casetta in mezzo ai campi, e ci sostentavamo con quel che io e mio padre riuscivamo a far crescere da quel fazzoletto di terra che eravamo riusciti a comprare. Non sono neanche andato a scuola, per lavorare…e se scendevo giù in paese era giusto per cercare di vendere qualcosa…» disse «solo che per i miei coetanei noi che vivevamo nei campi eravamo delle bestie, o poco più. Così, invece che vendere ortaggi, finivo irrimediabilmente a prenderle. E quando tornavo a casa anche mio padre ci metteva del suo, per il mancato guadagno. Era anche per colpa sua se…» sospirò «c’era una bambina bellissima, si chiamava Anja…era bionda, con gli occhi azzurri. Sembrava una bambola di porcellana. Ne ero innamorato, ma con i lividi e le ferite che avevo addosso le ho sempre fatto ribrezzo. Quando mi vedeva scappava via».

Ecco, su Anja non aveva mentito. Esisteva davvero e in realtà era anche riuscito a legare con lei, prima che lo rapissero e lo trasformassero in…quello che era.

Anja non l’aveva riconosciuto, quando era tornato. Era stata la prima ad urlare “al mostro”, senza ascoltare le sue suppliche…senza credergli quando le urlava “sono io, non voglio farti del male, ti prego, ascoltami”…

«è stato così fino a che non ho compiuto diciotto anni e, arcistufo di tutto questo, me ne sono tornato in Inghilterra lasciando i miei al loro destino. Non me ne pento, Kevin. Anche perché a loro non è dispiaciuto, avevano una bocca in meno da sfamare. E una volta tornato in Inghilterra conobbi un uomo cui, ad oggi, devo tutto quello che sono».

«e…chi era?»

«magari te lo dirò un’altra volta».

«l’uomo del mistero, eh?» sospirò l’inglese «va bene, per ora mi accontento. Mi spiace per com’è andata».

«non preoccuparti. E quanto ad Emerald secondo me, sai cosa…dovresti dirle tutto».

«che?! Ma no!» disse subito Kevin «non è fattibile!»

«una volta messe le cose in chiaro non ci penserai più. Se andrà bene, saprai che finito il Torneo oltre alla cintura di campione avrai anche una ragazza che avuto la pazienza di aspettarti; se non andrà bene…non era quella giusta. No?»

«eh, la fai facile tu! E se non andasse bene e lei poi decidesse di non volermi più vedere?»

«sarebbe meglio, perché se ti dicesse di no per poi continuare a ronzarti intorno sarebbe un tormento inutile per te» gli fece notare Lord Flash.

«non penso che tu capisca davvero com’è la questione…è che io…» faticava sia a trovare le parole che a tirarle fuori «o lei o nessuna, perché preferisco rimanere solo a vita e far morire la dinastia dei Mask con me piuttosto che trovarmi una ragazza qualunque per continuarla».

“se avessi dei capelli me li strapperei” pensò Lord Flash. «sei ancora giovane, sai quante volte lo dirai ancora, e di quante ragazze? Quel che stai passando adesso è una cosa momentanea…»

Kevin scosse la testa. «sono un uomo abbastanza maturo da distinguere una cosa momentanea da quel che invece voglio da lei».

«eppure c’è tanto di meglio, ragazzo mio!...e temo che Emerald non ti meriti. Che finirai a soffrire soltanto. Ecco perché ti sto dicendo queste cose, anche se non….dove vai?»

Kevin infatti si era alzato e senza nemmeno indossare uno straccio di t-shirt si era messo l’impermeabile blu. «l’hai detto tu che devo dirglielo».

«ma non adesso!»

«se non glielo glielo dico adesso finirò per non dirglielo mai» replicò Kevin, uscendo dalla stanza -ed anche di casa- correndo.

«Kevin!» provò a chiamarlo Lord Flash «tsk…ma che ci provo a fare…»

Se non altro era sicuro di una cosa: dopo quella sera i rapporti tra quei due sarebbero stati irrimediabilmente compromessi, perché col patto che c’era sotto lei gli avrebbe senz’altro detto di no. Gli dispiacque anche, pensando alla delusione di quel povero ragazzo che era più cotto di un tacchino abbrustolito. Ma con un po’di fortuna avrebbe presto capito che più lontano stava da Emerald e meglio era.

E se -checché ne dicesse- in futuro avesse trovato un’altra ragazza ed avesse voluto sposarla che dire, lo avrebbe convinto a farlo a Las Vegas.

Intanto Kevin stava suonando ripetutamente il campanello -che Hammy aveva fatto riparare da un po’- senza ricevere risposta. Ma che stava facendo, per non sentirlo?

…se avesse saputo…!

Comunque sia non poteva assolutamente lasciar perdere. Cercò una finestra aperta, senza trovarne, e fu allora che tentò -sperando in un miracolo- di entrare dalla porta sul retro.

“tutto sommato i miracoli accadono” pensò, una volta entrato in casa.

Sentì l’acqua scorrere…ecco perché non aveva sentito, era sotto la doccia! Bussò alla porta del bagno.

«Hammy…?»

Rumori concitati. Nessuna risposta. Bussò ancora.

«ah…ehm…Kevin qualunque cosa sia puoi ripassare dopo? Ho un po’da fare al momento…»

Gli parve di sentire dei bisbigli, ma di sicuro era solo un effetto uditivo dell’acqua che scorreva ancora «ma da dove sei passato?»

«la porta sul retro…l’hai lasciata aperta. Dovresti stare più attenta, avresti potuto ricevere visite sgradite».

«effettivamente non hai tutti i torti…sgradite o nel momento sbagliato…»

Altri di quelli che sembravano bisbigli. Due colpi.

«ma che sta succedendo lì dentro?»

«la doccia ogni tanto si incanta, lascia perdere…che devi dirmi?»

Kevin prese un bel respiro. Se non altro non essendo faccia a faccia era più semplice. Un pochino.

«il fatto è che…è difficile da dire però…ah, al diavolo. Ultimamente percepisco come se tu mi stessi nascondendo di nuovo qualcosa, e la cosa non mi piace. Tutte queste uscite con quelle ragazze…prima non era così. E mi è venuto in mente che forse non esci solo con loro, ma che magari ti vedi con qualcuno, e l’idea non mi va, perché io…sono innamorato di te».

Ecco. Era fatta, gliel’aveva detto.

Ed in quel momento Emerald era stata combattuta tra il lanciarsi fuori dalla doccia con un urlo di gioia o semplicemente mettersi a bestemmiare, anche se non credeva in Dio.

 

 

«qui bisogna fare qualcosa».

«digli che sei in compagnia e facciamola finita» disse pianissimo Turbinskii.

«non posso. Sarebbe troppo umiliante per lui, non voglio fargli una cosa del genere…come facciamo?»

Turbinskii la guardò a lungo. «mi avevi detto che tenevi molto a lui…a quanto vedo è anche più di quanto pensassi».

Il russo non era sciocco, ed aveva capito praticamente da subito che il cuore di Hammy era stato già preso. Ma se per qualche motivo lei e Kevin non potevano stare insieme, perché non avrebbe dovuto tentare di farglielo dimenticare?

«per favore, voglio parlare con lui da sola».

«ci ha rovinato la serata» sbuffò Tovarich.

«ce ne saranno altre, ma adesso troviamo un sistema per-»

«hai detto le parole magiche, mia dolce amica: “ce ne saranno altre”!...ja ljublju tebja Emerald…tu esci dal bagno, e portalo in un punto dove non si vede la porta sul retro. Io uscirò da là».

Emerald lo abbracciò forte. «grazie…ma quand’è che mi dirai cosa vuol dire ja ljublju tebia

«quando sarà ora. Adesso vai».

La ragazza uscì dalla doccia, infilò un accappatoio avendo lasciato i vestiti in camera sua, ed aprì la porta del bagno chiudendosela rapidamente alle spalle una volta uscita.

«eccomi, hai vinto. Parliamone di là però» disse, facendole cenno di seguirla in camera, da dove era sicura che Kevin non si sarebbe accorto dei movimenti di Turbinskii ,il quale una volta asciutto uscì di soppiatto dalla porta sul retro come un ladro professionista.

«ebbene…» Emerald si sedette poggiando le mani sulle gambe «dicevamo?»

«io quel che dovevo dire l’ho detto. Adesso tocca a te» disse piano Kevin. Emerald giocherellava nervosamente con la cintura dell’accappatoio…tra le altre cose, Kevin notò che aveva ancora al collo la catenina d’oro che le aveva regalato, come lui indossava i braccialetti.

«Kevin…» la ragazza fece un sospiro nervoso «forse avresti potuto dirmelo prima».

«avrei voluto, già da quando siamo andati a Londra, ma è un po’complicato dire “sono innamorato di te” a qualcuno che dichiara costantemente che “siamo solo amici”».

Già. E adesso? Che fare?

Doveva dirgli di togliersi di torno? Doveva dirgli che aveva una relazione con Turbinskii? O doveva dirgli la verità, del patto, del resto?

«non hai tutti i torti».

Silenzio.

«e quindi?» la incalzò lui «di’ qualcosa. Non stare in silenzio, dimmi anche di…di andare al diavolo se vuoi…ma di’ qualcosa. Qualunque cosa!»

Alla fine Emerald alzò il viso, il labbro leggermente sanguinante per un morso che gli aveva dato.

«anche io vorrei che potessimo essere altro. Non solo amici. Perché la verità è che tu sei più di un amico, per me…molto di più».

Kevin non ci poteva credere. Dunque anche per lei era lo stesso! Anche lei forse lo amava, ricambiava i suoi sentimenti! Flash aveva torto, non era una parassita, non era interessata solo a quel che poteva darle, lei voleva lui, lui, LUI!

«Hammy, lo sapevo che-»

«aspetta…fammi finire. Ho detto che vorrei. E vorrei davvero tanto. Ma non possiamo».

Peggio che sulle montagne russe. Un attimo prima toccava il cielo con un dito, quello dopo scendeva in picchiata. Stavolta era stato più di una stilettata, stavolta lo aveva proprio pugnalato.

«ma…come sarebbe? Perché?!» le chiese, allibito, deluso, ed anche un po’arrabbiato. Lei scosse la testa.

«non…non posso dirtelo».

A quelle parole l’inglese indietreggiò come se si fosse scottato. Che discorso era? “vorrei ma non possiamo”…

«avresti fatto meglio a dirmi semplicemente che non vuoi saperne invece di uscirtene con simili stupidaggini» disse freddamente «invece no, dovevi prop-»

«non sono stupidaggini Kevin!» quasi gridò la ragazza con uno sguardo tale da farlo rimanere quasi di sasso.

Perché sembrava straziata.

«non…sono…stupidaggini» ripeté lei con estrema lentezza «ti vorrei. Forse avrei fatto davvero meglio a dirti che non è così in modo da risparmiarti la sofferenza, ma non ti voglio mentire, e voglio che tu sappia almeno questo: ti vorrei. E non hai idea di quanto. Ma ci sono delle…cose…che non ci permetterebbero di stare insieme. E che non posso proprio dirti».

Kevin non sapeva più che dire. Da un lato sapere che lei lo amava era qualcosa di meraviglioso, ma cos’era che gli stava nascondendo? Cos’era che non poteva dirgli? Perché non potevano stare insieme?!

«non pretenderai che io accetti di essere liquidato in questo modo, spero! Rimarresti delusa. Emerald Janice Verbena Phoebe Lancaster, dimmi per quale motivo non possiamo stare insieme. Adesso».

Già. Doveva immaginare che non si sarebbe accontentato di un “non posso dirtelo”. Doveva aggiungere qualcosa in più, e allo stesso tempo rimanere sul generico.

«sono…questioni di famiglia».                               

Kevin incrociò le braccia. «ah. Capisco» disse «non hai il benestare del tuo accomodante papà?»

«è un po’più complicato di così. Ma davvero, non posso dirti di più; ho già parlato troppo. Kevin…» si inginocchiò sul letto e gli pose le mani sulle spalle «forse un giorno si risolverà tutto, e allora potremo stare insieme quanto ci pare. Ma per adesso non si può. Ed è per questo che ti dico che fino ad allora meno ci pensi meglio è».

«come sarebbe?!»

«sarebbe che fino a quando non sarà tutto a posto non devi tormentarti. Pensa ad altro. Distraiti. Pensa al Torneo, pensa al tè, trova qualcosa o…o qualcuno…che per te sia un diversivo, che ti aiuti a stare un po’meno solo, se ne hai bisogno…»

«in pratica mi stai dicendo che dovrei lasciarti perdere e trovarmi un’altra? Ma ti senti quando parli?!...farlo sarebbe inutile. Perché se anche trovassi un’altra avrei comunque in testa te. E allora a che pro? Non me ne farei nulla di un tappabuchi…» la guardò «…ah…forse ho capito perché ti fai vedere meno, di sera. Forse tu lo hai trovato, un tappabuchi» disse, senza però crederci sul serio. Principalmente perché non voleva farlo.

“di nuovo, non ha tutti i torti. E Turbinskii è un tappabuchi in ogni senso a dire il vero” pensò Emerald.

«quel che voglio è che sia io che te cerchiamo di stare il meglio possibile» disse lei, senza confermare né negare quel che aveva detto Kevin «tutto qui. E a questo punto, Kevin, sta a te».

«cosa?»

«decidere se vuoi che io continui a starti vicino o se sarebbe troppo doloroso. Quale che sia la tua scelta io l’accetterò, anche se ammetto che sarebbe dura uscire dalla tua vita, per me. Ovviamente non pretendo che tu decida ora…»

Inutile dire che Kevin invece aveva già fatto la sua scelta ancor prima di entrare in casa di Emerald ed ancor prima di uscire dalla propria.

«non c’è niente da decidere, allontanarci adesso significherebbe arrendersi. Ti risulta che io sia un uomo che ama la resa?»

«no. Non mi risulta».

L’inglese le prese le mani. «non ti permetterei di uscire dalla mia vita nemmeno se tu volessi farlo. Hai capito?»

«si» lo guardò «…fermiamoci qui però» disse, togliendo le mani dalla sua presa «altrimenti c’è caso che finiamo a fare come a Londra, e non penso che sarebbe…saggio. Non adesso, perlomeno».

«“non è saggio”, proprio adesso che avrebbe assunto un senso più profondo del semplice trovarci vicini».

Avrebbe voluto sapere di più. Avrebbe voluto insistere, sapere cosa c’era che non andava, specie dopo aver visto il suo sguardo straziato. Aveva detto “questioni di famiglia”, ma cosa poteva essere? Perché lei e Lord Flash sembravano nascondere così tanti misteri?! Eppure prima non era così!

…o magari si sbagliava?

Era sempre stato così, ed era solo lui a non essersene reso conto?

«a che pensi?»

«al fatto che pur detestandovi tu e Lord Flash vi somigliate molto più di quanto tu creda. Mi ha raccontato del periodo che ha trascorso in Russia…»

Emerald fece una smorfia scettica. «immagino. Un mucchio di cavolate modello film malinconico. “Ero povero e vivevo in una piccola casetta di campagna, i miei genitori non mi volevano bene, gli altri bambini mi picchiavano, ed ero innamorato perso della ragazza più ricca del paese che però, essendo io un poveraccio, non ricambiava i miei sentimenti”».

Kevin si stupì. «ma…lo ha raccontato anche a te?»

«no! Queste sono solo le cavolate da film malinconico di cui ti parlavo!...ci ho azzeccato? Ti ha detto cose come queste?» alla ragazza venne quasi da ridere. Oh cielo, quel russo quanto a creatività stava proprio a zero.

«praticamente identiche».

«tu non hai visto molti polpettoni romantici/malinconici/semitragici, eh?»

«quindi secondo te mi ha mentito?...ma perché avrebbe dovuto farlo?!»

“ecco, se riesco a spostare la sua attenzione su Flash non indagherà oltre sui ‘motivi di famiglia’. E se tanto che ci sono riesco a fargli capire che gli ha detto un mucchio di imbecillaggini, tanto meglio” pensò Emerald “però…quanto avrei voluto potergli dire ‘si, per me è lo stesso, mettiamoci insieme! Conquisteremo il mondo, la galassia, l’Universo!’…tanto per rimanere in tema minchiate da film”.

«perché nasconde chissà che cosa, ecco perché. Magari scopriamo che è un serial killer sotto mentite spoglie».

Kevin scosse la testa, decisamente confuso. «io non credo…ma è un po’…ah, al diavolo. Io e te stavamo discutendo d’altro, mi pare!»

“ha provato a spostare la mia attenzione su Lord Flash…bella mossa, ma non attacca. Nonostante da quel che Emerald ha appena detto sembrerebbe davvero che lui si sia inventato un sacco di stupidaggini per tenermi buono. E se così fosse, mi chiedo perché debba mentirmi. Cosa nasconde?...‘un uomo a cui devo tutto’, ha detto…” rimuginò Kevin.

«mi sa che abbiamo finito, però. Adesso abbiamo chiarito sul serio».

«chiarito dici? Hai uno strano concetto di chiarezza, Scimmiattolo».

«sempre meno strano di quello del So-ehm, Flash».

Mask alzò gli occhi al cielo. «so cosa stai cercando di fare, ma non attacca».

«riflettici, vivi sotto lo stesso tetto con qualcuno che nemmeno conosci…io mi preoccuperei. Magari è uno psicotico evaso da un manicomio criminale!»

“eh, tutto considerato come ipotesi questa non è nemmeno stupida” pensò la ragazza.

«Emerald. Piantala».

«allora non lamentarti se una notte ti ritroverai legato nel letto con i testicoli asportati ed inchiodati al muro mentre lui ci fa sotto la danza dei cosacchi» sbottò Emerald, facendolo quasi rabbrividire «io è per te che lo dico, mica per me. Personalmente, a Flash non l’avrei preso in casa nemmeno per un milione di sterline!... e se ti accadesse qualcosa per colpa sua non lo sopporterei».

Questa affermazione riuscì ad intenerire l’inglese, che le accarezzò il volto. «so badare a me stesso. Lo sai».

Pausetta nella conversazione.

«…però…hai niente in contrario se stanotte mi fermo qui?»

«ah-ha! Allora inizi ad avere anche tu qualche dubbio!» esclamò Emerald.

«non è per quello! È solo che voglio dormire con te!...o anche questo non sarebbe saggio?»

Emerald sorrise. «effettivamente no, non lo sarebbe, ma voglio far si che i tuoi gioielli di famiglia restino dove sono…»

«più in là ci potrebbero servire» commentò lui «faccio una doccia e arrivo».

«ok».

“tanto Turbinskii se ne sarà andato da un pezzo” pensò Hammy, mentre lui si alzava ed andava in bagno “certo che giusto io potevo ficcarmi in una situazione del genere. C’è solo da sperare che papà trovi quel russo al più presto. Forse…dovrei anche dirgli di Flash. Sempre di un russo di tratta, Tovarich stesso me lo ha confermato pur non essendo ancora riuscito a far si che si tradisca davanti a Kevin…” tirò fuori il cellulare “tanto meno di un quarto d’ora la sua doccia non dura. Ho tempo per una telefonata veloce”.

Howard rispose al primo squillo.

Hammy. Se vuoi chiedermi di Warsman purtroppo no, non l’ho trovato, altrimenti puoi star certa che ti avrei chiamata – disse subito lui.

«non è per quello. Solo che ho scoperto che l’allenatore di Kevin è russo. Ma si fa passare per un inglese, il che a me suona piuttosto strano. Potrebbe farlo perché altrimenti Kevin non sarebbe propenso ad accettare il suo aiuto, ma forse c’è sotto dell’altro».

Silenzio pensieroso da parte di Howard, che effettivamente condivideva. – forse. Suona strano anche a me. Tienilo d’occhio, mh? Potrebbe davvero essere la persona che stiamo cercando, e se così fosse saremmo a cavallo. Ma se così fosse Emerald ti chiedo di stare molto, molto attenta! Perché te l’ho detto: Warsman era una bestia. Ed il fatto che tu sia una ragazza nel fiore degli anni non lo fermerebbe, se volesse farti del male.

«già, effet-…ok, papà» si corresse Emerald, rendendosi conto di essersi portata una mano al collo, memore del quasi-strangolamento.

–…Emerald? Che vuol dire “effettivamente”?

«che hai ragione tu, che da quel che mi racconti e da quel che ho letto in giro è proprio una bestia».

Altra pausa di silenzio.

ti ha fatto qualcosa?

Domanda da un milione di dollari, parte seconda.

“si papà, ha cercato di strangolarmi, di uccidermi con delle palle di neve che avevano dentro dei sassi e di ustionarmi il volto con un ferro da stiro. Poi che anche io abbia cercato di rompergli il collo e di avvelenarlo è un dettaglio”.

Ma Emerald sapeva fin troppo bene cosa avrebbe significato per Kevin se avesse dato quella risposta a suo padre: avrebbe perso il suo allenatore. E di conseguenza, temeva la ragazza, il Torneo.

E Kevin, a vincere, teneva tantissimo. Non poteva fargli una cosa del genere.

Se fosse saltato fuori che Flash era Warsman, beh, avrebbe detto tutto a suo padre…ma  solo una volta che Kevin avesse vinto, o -poteva succedere- perso in un incontro precedente a quello finale…a quel punto, per quel che la riguardava, una volta annullato il patto Warsman poteva pure crepare in modo atroce. Ma solo a quel punto.

“se non è amore questo…”

«no. Assolutamente no».

sicura?

«si, papà».

Dall’altra parte, Howard stava scuotendo la testa. Non sapeva perché, ma non riusciva a crederle; nonostante ciò non poteva intervenire, se la sua bambina -a quanto sembrava- non voleva, avendo forse altri piani.

d’accordo. Adesso però ti saluto, Hammy…da te è tardi, ed è decisamente ora che tu vada a dormire.

«ahah…già. Buonanotte papà».

buonanotte, principessa – disse Howard con dolcezza chiudendo la chiamata giusto un paio di minuti prima che Kevin uscisse dalla doccia ed entrasse in camera. Emerald in quei due minuti si era vestita per dormire, boxer e canottiera, come al solito. Lui era ancora in accappatoio.

«pantaloni del pigiama e mutande pulite» disse Emerald, che glieli aveva messi sopra al letto.

«ma che premura».

Mentre lui si vestiva Emerald si infilò sotto le coperte. «dai che per stanotte sei salvo…»

«dipende, la porta sul retro è chiusa?»

«si, si» lo tranquillizzò lei, sapendo che Tovarich l’aveva chiusa di sicuro.

«allora si, sono salvo» Kevin la raggiunse sotto le coperte «…seconda volta che dormiamo insieme».

«già. E domani hai l’incontro».

«vero, vero…è anche un’ora fin troppo tarda, questa» disse lui.

«nervoso?»

Erano entrambi sdraiati sotto le coperte, a guardarsi negli occhi. Kevin fu tentato di togliersi la maschera, come aveva fatto l’altra volta, ma infine lasciò perdere. Lo avrebbe fatto quando…se…un giorno fossero riusciti a stare insieme. Non prima.

«non per l’incontro. Ovviamente vincerò, chiunque sia il mio avversario».

«guarda che ci conto, eh!» gli sorrise lei «spero che anche a Kid vada bene. Combatte prima di te…»

«e chi se ne importa».

«…gli ho promesso che sarei andata a vederlo. Così non faccio torto a nessuno, mi vedo sia il tuo che il suo».

Ecco, quella era una notizia a dir poco pessima. «è necessario?»

«una promessa è una promessa. Quando ne faccio una di solito tendo a mantenerla».

«e allora voglio che anche tu me ne faccia una adesso» disse Kevin, serio più che mai «prometti che per me ci sarai sempre, nel bene e nel male. Io farò lo stesso».

“una promessa simile a quella che vorrebbe farci fare tuo padre, ma tu non lo immagini nemmeno. E chissà se saresti così propenso a farmi una promessa del genere se lo sapessi! Io non credo. Io credo che mi manderesti al diavolo e via, pensando che mi abbia mandata tuo padre e che io in realtà non ti ami, ma che voglia solo ‘riportarti all’ovile’!” pensò la ragazza. «non ti pare un po’…beh, dai, assomiglia un po’ad una specie di promessa nuziale…»

«prometti» disse lui in tono secco «…se davvero conto qualcosa per te».

«ricattatore che non sei altro! D’accordo. Promesso. E adesso dormiamo, che dici?»

Si addormentarono poco dopo, lei accoccolata contro di lui, che la avvolgeva con entrambe le braccia come a volerla proteggere.

A volte il destino era proprio ingiusto…

 

 

 

:: il giorno dopo, cima di un grattacielo ::

 

 

 

«mmmh, per una volta siamo persino in anticipo» osservò Meat.

«ma…ma devo veramente combattere qui?! Ah, ma dai!» sbuffò Kid «sulla cima di un grattacielo, ma andiamo, ma ci saranno pochissimi tifosi!»

«Mr.Muscle, quel che conta non è la quantità, ma la qualità!» gli ricordò Emerald «ho perfino messo un vestitino vero in tuo onore, ti pare poco?» disse, indicando il vestitino bianco in pizzo forse-falso-anticato-forse-veramente-antico che indossava.

“è l’ultima volta che lascio che Kevin scelga quel che devo mettermi quando sono indecisa. Sembro una specie di sposa!...vuoi vedere che l’ha fatto apposta, oh no…” pensò “tanto alle brutte ho dietro i vestiti da DJ Smeraldya…”

«infatti Kid, non preoccuparti, noi siamo tutti qui per sostenerti» aggiunse Roxanne «…già strano che tu abbia messo un vestito».

«non avevo altro nell’armadio, lasciamo perdere».

Appena Kid ricominciò a fare il cascamorto con Roxanne e chiacchierare con le altre due ragazze Meat si allontanò e fece cenno ad Emerald di seguirlo, come aveva fatto la sera della festa.

«non ci siamo più visti molto. Stavo iniziando a preoccuparmi un po’» disse «come stai?»

«bene».

«vuoi sapere quand’è che mi sono preoccupato di più? Quando Roxanne ha detto di avere visto delle ecchimosi attorno al tuo collo».

Ah, cavolo. Non aveva creduto alla storia dei succhiotti.

«…e tu non hai detto nulla di quel che è successo davvero a nessuno dei ragazzi» continuò Meat.

«non è stato Kevin. Non pensare che sia stato lui» fu la prima cosa che disse Emerald «non mi farebbe mai del male. Anzi…»

«allora è stato Turbinskii?»

«ma dai, ti pare il tipo? No. Meat, è tutto ok».

«pensavo che ormai avessi capito che con me puoi parlare tranquillamente» disse lui «e se permetti viaggiare con delle ecchimosi attorno al collo, avere un legame ufficiale da annullare e non so cos’altro non mi pare precisamente un “tutto ok”».

Emerald guardò Kid e gli altri, ancora lì a ridere. Non avevano neppure fatto caso a loro…tanto meglio.

«è stato due mesi e mezzo fa, il giorno dopo la festa. Flash è venuto a casa mia...» sospirò nervosamente «è una cosa lunga, Meat. Lui non è che dice di essere. In primis, non è inglese, ma russo…»

«…davvero?» si stupì Meat.

«Kevin però non lo sa, e non posso nemmeno dirglielo. Adesso ti dico perché. Quel giorno Flash è venuto a casa mia. Con me c’era Turbinskii. Gli ho detto di nascondersi e filmarmi mentre cercavo di portare Flash al punto di confessare…ma ho tirato troppo la corda, credo…e mi ha quasi strangolata».

«come come?!»

«solo a quel punto gli ho puntato la pistola all’inguine, e mi ha lasciata. Quel che volevo tanto l’avevo più o meno ottenuto, dimostrare che è russo e che è pure mezzo psicotico. Resta il fatto che, però, a Kevin ora come ora non posso dire nulla perché è saltato fuori che Flash sa del matrimonio combinato».

Meat era sempre più stupefatto. E orripilato. A vederlo Flash non sembrava il tipo da mettere le mani addosso ad una ragazza, e invece…

«è…è terribile! E tu sei pazza a rischiare in questo modo! E Turbinskii, perché lo ha lasciato fare?! E poi come fa Flash a sapere…? Perché io non gliel’ho detto!»

«Turbinskii ha agito come lo avevo pregato di agire. Gli avevo detto io di non intervenire per nessun motivo».

«pazza».

«e comunque che non potevi averglielo detto tu, a Flash, lo so. Ed è questo che mi ha portato a fare un paio di congetture che…vabbè…peraltro ho anche parlato con mio padre».

«oh. Questa è una buona notizia. Anche se avresti dovuto parlarne in primis con Kevin, secondo me, e fin da subito».

«mi ha detto che convincere Robin Mask non basterebbe, e che va trovato anche il testimone del patto, ossia Warsman. Lui si sta muovendo in questo senso, adesso; Lo sta cercando di nuovo».

«dimmi…tuo padre sa che Lord Flash ti ha messo le mani addosso?»

Lei scosse la testa. «se glielo dicessi Kevin rimarrebbe senza trainer. Non posso fargli questo. E poi mi sto “muovendo” anche io…» aggiunse, pensando a Turbinskii che faceva sempre in modo di incontrare il suo compatriota mentre quest’ultimo era con Kevin.

«dici che non vuoi lasciarlo senza trainer, ma stai facendo di tutto perché Kevin lo allontani…» le fece notare Meat «che senso ha?»

«non lo faccio perché lo allontani, ma perché Kevin faccia le sue scelte sapendo la verità. Lord Flash, se vogliamo chiamarlo così, gli ha detto un mucchio di frottole. Ed io voglio capire che ha da nascondere, perché non mi va che Kevin corra il rischio di finire nelle mani di uno psicopatico».

Meat scosse la testa. «se avessi detto a Kevin del patto adesso potresti parlargli liberamente. Inoltre…mi permetti una domanda un po’scomoda?»

«quante ne vuoi».

«se fai tutto questo per Kevin e sei innamorata di lui come sembra mi chiedo perché accidenti stai uscendo con Turbinskii da tempo».

Già. Domanda abbastanza scomoda.

«mi sta aiutando a raccogliere prove sul fatto che Flash è russo, oltre a cercare di incontrarlo spesso quando c’è anche Kevin in modo da spingerlo a tradirsi. Ma intendimi bene, Meat: non esco con lui per usarlo. Sto bene insieme a lui. E purtroppo io e Kevin, come sai, non possiamo stare insieme. A tal proposito…» sorrise, un po’con dolcezza e un po’con malinconia «si è dichiarato ieri sera».

«chi? Turbinskii?»

«no…Kevin».

Una sorpresa dopo l’altra! «accidenti, che razza di situazione».

«non ne hai idea, anche perché quando l’ha fatto ero sotto la doccia con Tovarich, ma dettagli!...proprio una commedia degli equivoci. Comunque siamo riusciti a non farci beccare, e alla fine a Kevin ho detto una specie di verità. Ossia che anche io vorrei stare con lui ma per questioni di famiglia non meglio specificate non posso. Ho avuto fortuna, essendo riuscita a spostare la sua attenzione su Flash ho evitato che facesse altre domande…»

«glielo dovevi dire!!! Dovevi dirgli tutto!» sibilò Meat dopo averla tirata giù per il colletto fino alla propria altezza «perché hai voluto complicarti la vita?!»

«Meee-eat…Hammyyyy….l’incontro sta per iniziare, si può sapere perché fate gli asociali???» li chiamò Kid «e poi ho decisamente bisogno del mio allenatore!!!»

«arriviamo subito!» esclamò Emerald con un gran sorriso «Meat, come l’altra volta non una parola per favore».

Ovvio, non avrebbe detto nulla.

Ma non si poteva dire che approvasse.

Per niente.

 

***

 

 

*non so se la formula dell’assoluzione così scritta vada bene. È il risultato di google traduttore+mia nonna. Io ringraziando il cielo non ho studiato il latino, e inoltre non frequento granché che chiese (eufemismo!!!) quindi non ho mai sentito questa formula dal vivo. Se qualcuno si rendesse conto che è sbagliata me lo dica, se mai correggo.

 

 

Ci ho messo un po’più del solito a postare…ma che dire, Capodanno -anzi, Capo Danno- è riuscito a “rapirmi”, contrariamente al Natale. Ragazze…non picchiatemi xD questa storia non la lascio. Grazie sempre a chi legge, a chi mi segue, e a chi mi recensisce.

E buon 2014 :D

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Capitolo 14
*** 12- tonto! ***


“che ragazza carina!” pensò Emerald, vedendo arrivare una rossa con la pelle chiara, gli occhi verdi come i suoi e pure maggiorata.

«e quella ragazza con i capelli rossi chi è?» domandò Roxanne. Fu Meat a risolvere la situazione, andando vicino alla tipa in questione.

«Jacqueline MacMad, sono sorpreso di vederti qui».

«voglio vedere il torneo chojiin» disse con un sorriso «c’è qualcosa che me lo vieta?»

«JAAAAAAAAACQUELINEE» sbavò Kid Muscle, smettendo improvvisamente di considerare Hollywood Bowl «ehi, che ne dici, vuoi uscire insieme a me?»

Emerald a quella scena rise. Che farfallone, Kid! Peccato che gli andasse male il 98% delle volte perché era un caro ragazzo ma era anche brutto come un babbuino, educato come una scimmia del Burundi e puzzava da togliere il fiato. Oltretutto non era nemmeno intelligente. Era solo forte, fortunato, e buono come il pane.

Roxanne ebbe una reazione decisamente opposta, arrabbiandosi di brutto. Possibile che Kid dovesse scodinzolare dietro ad ogni ragazza carina?! Era qualcosa di veramente irritante.

«beh, se riuscissi a vincere questo scontro magari potremmo andare a bere un milk-shake insieme» disse Jacqueline, con fare sensuale.

«si, si SIIIII!!!» esultò Kid.

«milk-shake? È meglio la vodka. Ce n’è una che è uno spettacolo, peccato che sia distribuita solo in Russia, e solo ai russi» disse Emerald «Emerald Janice Verbena Phoebe Lancaster, per gli amici Hammy» le tese perfino la mano. Aveva deciso di volersi impegnare ad allargare il giro di amicizie femminili! «quindi ti chiami Jacqueline MacMad…»

«già».

La mano di Emerald rimase tesa e completamente ignorata. La ragazza infine la ritirò. Per quanto lei potesse mettersi di impegno, questa Jacqueline aveva iniziato decisamente male. Forse era una snob…o forse era solo timida? Bah, quell’idea non la convinceva. Comunque volle continuare nel suo tentativo di approccio amichevole.

«sarai mica imparentata col presidente della IWF?» le chiese dunque, cercando di essere cortese.

«in effetti mi vergogno a dirlo ma è mio fratello maggiore…»

«COOOOOOOOOOOOOSA?!!» urlarono tutti. Una bruttura come Ikimon aveva un simile angelo di sorella?!

«…comunque sia era una domanda un po’sciocca. Sarebbe stato come se io ti avessi chiesto se sei la figlia di Howard H.R.J. Lancaster…ma che ci si può fare, non tutti sono in grado di fare domande intelligenti» spallucciò Jacqueline.

Ok. Hammy ci aveva provato. Ma adesso basta. Non era proprio tipo da lasciarsi dare della stupida, tra le righe oppure no.

«non siete i soli MacMad nella galassia, come i miei non sono i soli Lancaster. E arrivati a questo punto mi trovo a doverti fare una domanda che spero reputerai sufficientemente intelligente» disse con un sorrisetto falsissimo, al quale Jacqueline rispose allo stesso modo.

«ossia?»

«chi tra te e tuo fratello è frutto di un corno?»

Oh cielo.

«ma come ti permetti?!»

«che c’è? Volevi una domanda intelligente, e considerando che lui è un incrocio tra il jack di cuori, Tarzan e riccioli d’oro direi che oltre che intelligente la domanda che ho fatto sia anche legittima».

«non è che spaccherà la testa contro un palo anche a lei?» disse piano Chichi. Meat intanto urlava indicazioni a Kid, che cercava in ogni modo di sfuggire ai colpi di Hollywood Bowl senza riuscirci troppo bene.

Jacqueline fece un sorrisetto di sufficienza. «senti, perché adesso non ti scusi e ce ne torniamo a guardare l’incontro in santa pace?»

«sul tornare a guardare l’incontro in pace sono d’accordo, ma a scusarmi non ci penso nemmeno. La verità fa male? Non è un mio problema. Per non parlare del fatto che ti ho semplicemente accontentata».

«solitamente non do importanza alle ragazzine sciocche come te» disse la rossa, gettando i capelli dietro la schiena con una mano «ma devo ammettere che tu sei riuscita ad irritarmi».

«chissenefrega. Sai cos’è la camomilla? Bevitene una dozzina di tazze mentre rifletti sul tuo albero genealogico».

«Emerald Lancaster, stai rovinando questo splendido spettacolo ricco di brutalità» disse con durezza Jacqueline «non sono venuta qui per dare retta ad una come te».

«perdonami se ho cercato di fare conversazione» Hammy alzò gli occhi al cielo «dovevo immaginare che se riesci a stare in piedi non è grazie al cervello, ma grazie all’elio di cui è riempita la tua testa vuota…cos’è questo odore?» disse poi, annusando l’aria «pare frozen yogurt…»

«frozen yogurt eeeeeeeeeeh buoooooonoooo» sbavò Kid, muovendosi verso Hollywood Bowl come uno zombie. Jacqueline gli lanciò un’occhiata annoiata.

Uno sciocco contro un water umano.

Squallido.

«rettifico sullo spettacolo ricco di brutalità. È una noia mortale» sospirò Jacqueline.

«si beh, a trattenerti non c’è nessuno. L’uscita è quella» disse Emerald, indicandogliela.

«dovresti utilizzarla tu per andare al più presto dal parrucchiere» disse la rossa.

«o tu per andare dal chirurgo estetico a sistemarti le protesi al seno. Iniziano a cedere. Io avrò poca roba, ma almeno è tutta naturale» disse Emerald.

«scusa, dov’è che hai questa “roba” esattamente? Non la vedo» ribatté Jacqueline.

«allora pigliati un paio di occhiali, che se sei cecata non è colpa mia» spallucciò Hammy.

«tsk…lo sapevo che avrei dovuto vedere soltanto l’incontro di Kevin Mask. Dicono che sia tanto carino, volevo constatare di persona…» disse la MacMad.

«carino è carino, te lo assicuro, quindi perché non vai a vederlo, mh?»

Glielo disse perché era abbastanza sicura che Kevin non l’avrebbe calcolata minimamente; ma se anche non fosse stato così e Jacqueline gli fosse piaciuta, in fin dei conti, gliel’aveva detto lei stessa che non doveva fare voto di castità nell’attesa di poter stare insieme. Non era così bastarda da pretendere una cosa simile, sapendo di essere stata lei a dirgli un mezzo “no”.

E se poi, magari, avesse deciso di lasciarla perdere davvero e rimanere con la rossa, o avesse trovato un’altra ancora…beh…a lei bastava che Kevin fosse felice e stesse bene. Erano giovani, in fondo. Ed il solo fatto che lei uscisse con Turbinskii dimostrava che -nonostante l’amore fosse tutt’altra cosa- poteva stare bene anche con qualcun altro.

«dopo lo farò sicuramente».

«magari se è in buona te lo da’» concluse -piuttosto rozzamente- Emerald, decidendo finalmente di lasciar perdere Jacqueline MacMad e dedicarsi finalmente all’incontro.

«KIIIIID!!! Ignora quell’odore! Non avvicinarti a lui!» stava urlando Meat.

«che succede?»

«Hollywood Bowl sta attirando a sé Kid con quell’odore, Kid non capisce più niente!» disse concitatamente Roxanne.

«allora bisogna trovare il modo di dargli una mano» disse Emerald.

Già, ma come?

Proprio in quel momento però un altro odore arrivò sul ring. Un odore conosciuto ed apprezzato sia da Kid che da Emerald.

«sniff…sniff…ma io questo odore lo conosco!»

«eccicredo che lo conosci!!! YE-EEEH!» esultò Kid Muscle allontanandosi bruscamente dal water umano «chissenefrega del frozen yogurt, questo è odore di riso e manzo!»

«odore di che?» allibì Hollywood.

«della pietanza più buona che ci sia dopo la pizza del sesto fratello di mia nonna Verbena…ecco, quello sarebbe un valido motivo per fare di nuovo una capatina giù in Sicilia…» disse Hammy.

Eh.

Se fosse andato a finire tutto a carte quarantotto quella di tornare in Sicilia non sarebbe stata una soluzione così malvagia…

 

 

 

«…ricominciamo come ieri, Kevin?»

Erano allo stadio, e Kevin stava facendo gli ultimi esercizi prima dell’incontro con il suo avversario misterioso.

«Lord Flash, non ne voglio parlare. Non c’è bisogno. Io ed Emerald abbiamo chiarito, e questo è quanto» disse l’inglese, arrivato ormai alla settemilacinquecentosettantesima flessione fatta in verticale sul dito indice*.

«quindi ti ha detto di si?» si stupì il russo. Ma come? Pensava che Emerald non avrebbe mai accettato di stare con Kevin a quelle condizioni, e lui lo stesso. A meno che Emerald non gli avesse detto nulla del patto…ah…se così fosse stato avrebbe goduto come un matto a metterla nei guai…

«non mi ha detto né si né no».

«ma che vuol dire?»

«Lord Flash, è complicato, lascia stare».

“ribadisco, se potessi mettermi le mani nei capelli lo farei immediatamente” pensò Flash.

«complicato…ma andiamo, temi che non possa capire? Kevin, credo di avere un po’più esperienza di te».

“mmmh…dubito che gli abbia detto del patto. Kevin è troppo tranquillo, nonostante tutto. E se non gli ha detto del patto posso continuare a tenerla in pugno a mia volta” pensò.

«ribadisco che è tutto a posto, con Emerald. Tant’è vero che dovrebbe arrivare tra un po’…appena l’incontro di quel demente di Kid Muscle sarà finito…ma che è andata a vederlo a fare, mi domando?!» disse Kevin, aumentando la velocità delle flessioni.

«”è tutto a posto con lei”, diceva….» commentò Flash.

«e basta! Non ricominciare con “diceva, diceva”, non lo sopporto!» sbottò Kevin, saltando in piedi.

«dici di aver risolto per poi continuare a tormentarti, cosa dovrei dire?» osservò l’allenatore.

«e infatti ho risolto. Solo che non mi va che stia con quella gente. Dovrebbe essere qui con me, non con loro».

Lord Flash stava per avviare l’ennesima tirata sulla presunta slealtà di Emerald, per poi decidere improvvisamente di cambiare tattica. In fin dei conti quella strategia non aveva avuto granché successo fino ad ora, non essendo riuscito a far si che Kevin si staccasse da lei.

«secondo me sei troppo attaccato a quella ragazza…» avviò a dire dunque, interrotto quasi immediatamente da Kevin.

«e ridagli, anche con questa storia! Io le sono troppo attaccato e bla bla bla, lei a dir tuo è interessata solo a quel che posso darle e bla bla bla, mi sta attaccata e cerca di spezzare il nostro legame di fiducia solo perché mi vede come un oggetto di sua proprietà e bla bla bla…»

«a dire il vero non volevo dire nulla di tutto questo. Riflettendoci bene credo, piuttosto, che sia il contrario…ossia che sia tu, a vederla come una “cosa tua”».

«ma che stai dicendo?!»

«che non so per quale motivo ti abbia risposto “nì”, ma probabilmente anche questo c’entra. Personalmente non mi piacerebbe stare a fianco di qualcuno così eccessivamente possessivo nei miei confronti».

Se avesse convinto Kevin che era quello il suo errore, portandolo ad essere un po’più distante nei confronti della ragazza, questa non avrebbe capito cosa stesse passando per la testa di Kevin, e vedendolo allontanarsi avrebbe finito per farlo a sua volta….forse.

«non sono affatto possessivo!» nooo, non era possessivo, sicuramente «e quel che hai detto non c’entra niente con la sua risposta! È per tutt’altro, va bene?! Nessuno dei due è possessivo, anzi, lei mi ha detto che…che si sarebbe anche allontanata, se io avessi voluto così, per far si che non mi tormentassi troppo per quel “nì”».

Ah! Se le cose stavano così quel cambio di strategia cascava a fagiolo, perché Emerald a quel punto avrebbe davvero mantenuto le distanze pensando che anche Kevin volesse così! Era stato sciocco a non pensarci prima.

«o te l’ha detto per quello o perché in realtà vuole farsi i fatti suoi. Nel dubbio, al posto tuo, la lascerei stare. Basta pressioni, basta cercarla in continuazione. Se è davvero interessata a te non ci dovrebbero essere problemi, anzi, dovrebbe sentirsi sollevata sapendo di avere la tua fiducia».

«io di Emerald mi fido, e tu devi smetterla con questi consigli non richiesti, d’accordo? Un conto è quando sono io a chiederti un’opinione sulla mia vita privata, un altro è che tu ti metta a dire simili assurdità!»

«chiamale assurdità se vuoi, ma se non ti ha detto di si un motivo c’è. Ed io ti do questi consigli perché mi dispiace vedere un uomo come te, che potrebbe ottenere risultati eccezionali se solo fosse sufficientemente concentrato, perso dietro ad una ragazza che lo fa soffrire soltanto e non gli permette di pensare a quel che è davvero importante».

«lei me lo permette eccome!!! Mi ha spinto a farlo giusto ieri sera, mi ha detto lei stessa di pensare al Torneo! Cosa vuoi saperne tu? L’hai giudicata male fin da subito…»

«…cosa che a quanto pare è reciproca dato che cerca costantemente di allontanarci, cosa nella quale sta riuscendo!» gli fece notare Flash.

«no invece! Lei pensa che tu nascondi qualcosa, e vuole scoprire cosa perché teme che tu possa farmi del male in qualche modo! Non è interessata ad allontanarci, a lei importa solo che io stia bene, ma tu questo non lo capisci perché a te, invece, non importa affatto; a te interessano solo i miei risultati, niente di più e niente di meno!»

«spero che tu non creda veramente a quel che stai dicendo, Kevin» ribatté Flash «è ovvio che mi importa che tu stia bene!»

«tsk. Come no. A nessuno interessa come sto, è sempre stato così fino all’arrivo di Emerald, e non voglio rischiare di perderla per dare retta a te».

Certe volte avere a che fare con quel ragazzo era qualcosa di veramente estenuante. Però lo doveva a Robin. E poi Kevin si sbagliava, aveva iniziato a tenere veramente a lui -forse non proprio fin da subito ma quasi- facendo propri i suoi problemi, cercando di stargli vicino, dargli consiglio. E gli dispiaceva veramente quando lo vedeva tormentarsi in quel modo.

Era anche per quel motivo che cercava di dividere lui ed Emerald: niente più Hammy, niente più tormenti.

«ma finirà esattamente così se continui a pressar-dove vai?!» 

«affari miei!!!» sbottò Kevin uscendo dalla porta e correndo lungo il corridoio diretto non si sa dove.

Lord Flash fu tentato di inseguirlo, poi scosse la testa e rimase seduto. A che pro andargli dietro? Non lo avrebbe ascoltato, non in quel momento.

«se fosse stata un’altra, o se fossi stato sicuro che Emerald Lancaster poteva farti davvero stare bene, ti avrei aiutato a metterti insieme a lei» mormorò tra sé e sé «ma più andiamo avanti più sono convinto che se riuscirò a farvi allontanare poi mi ringrazierai. È la principale causa del tuo tormento, e non è in grado di renderti felice come meriti, perché lei non può capire quanto tutto questo sia importante, perché è sciocca, viziata ed immatura, e perché è una Lancaster. Howard in realtà è una persona orribile, e la mela non cade mai lontano dall’albero…» aprì la valigetta, ed il libro rosso, cercando una foto di Robin Mask «ed anche tu, pur non volendo accettarlo, somigli così tanto a Robin…testardo d’un ragazzo».

Kevin intanto si era infilato in una sauna, nonostante gli addetti gli avessero sconsigliato di entrare con quella maschera di ferro sul volto. Ma cosa credevano? Che fosse così stupido da non sapere fin dove poteva spingersi?

E poi non aveva voglia di discutere, così aveva perfino alzato la temperatura, e minacciato quei tizi di pestarli a sangue se disgraziatamente fossero entrati a disturbarlo**. Parte di lui si era detta “forse ho esagerato”…

Ma la parte preponderante invece stava urlandogli nel cervello “ma che ca… ti frega?! Almeno stanno fuori dalle scatole. Visto, con le buone maniere si ottiene tutto”.

“Lord Flash non sa quello che dice!” pensò, mentre riprendeva a fare flessioni in verticale su un dito “non ha la più pallida idea di come sia Emerald in realtà, non sa niente di com’è davvero il nostro rapporto, quindi perché diamine non se ne sta zitto?! ‘ci tengo a te, Kevin, quella ragazza non ti merita, e te lo dico perché non voglio vederti tormentato ma concentrato altrimenti come facciamo a vincere?’…gli interessa solo quello” concluse.

Però c’era una vocina che invece gli diceva: “lui comunque non ha tutti i torti. Emerald non ti ha detto di si. E da quando hai iniziato a cercare di vietarle di uscire con gli altri lottatori non ha forse iniziato a frequentare tutti i membri della Lega che ci sono in città, togliendo del tempo a te? Dunque Lord Flash potrebbe avere ragione nel dire che la tua possessività ha contribuito al “nì”. E che con la tua paura che si allontani finirai a perderla davvero”.

«mai!» sbottò, rivolto alla “vocina” in questione.

“mai, dici? Eppure dov’è lei adesso? È qui con te nella sauna? No. È a vedere l’incontro del suo caro amico Kid Muscle. Vedi che tutto sommato quel che dice il tuo allenatore non è poi così campato in aria?”

«silenzio».

“…ti rendi conto che stai perfino parlando da solo? Si, beh, non è la prima volta. E in questo caso credo che il calore giochi a favore. È stata una pessima idea quella di venire qui, lo sai? Se ci fosse la tua amata Hammy ti darebbe del tonto da qui fino a domattina”.

«tsk» aumentò ulteriormente il ritmo, nonostante avesse già iniziato a grondare di sudore, e sentisse la testa pulsare leggermente.

“quel che stai facendo non ha senso. Cos’è, vuoi metterti alla prova? È una sfida con te stesso? O lo stai facendo per poterle dire, dopo, ‘ho sconfitto il mio avversario dopo essermi sfinito nella sauna’? Emerald non cadrebbe ai tuoi piedi meravigliata dalla tua resistenza, la conosci; con quella ragazza ci vuole ben altro”.

“non intendo smettere”.

“se non altro non parli più a voce alta, è già un miglioramento”.

“immagino che tu sia la famosa voce della coscienza”.

La testa pulsava sempre di più. Il dito iniziò a tremare leggermente, ma Kevin non intendeva ancora fermarsi.

“già. Dovresti ascoltarmi più spesso”.

“no, perché la tua voce varia da quella di mio padre a quella di Flash. Due persone a cui di me non importa niente. Specialmente a mio padre. Voleva che fossi una sua stupidissima copia, non gli è mai importato un accidenti di quel che volevo IO. Quindi perché dovrei ascoltarlo? È da un pezzo che non credo più a ‘papà sa quello che fa’. Quello lo lascio ad Emerald. Questioni di famiglia, dice…odio che mi nasconda dei segreti. E idem Lord Flash”.

“non hai pensato che forse è per il tuo bene?”

“mi credono un bambino?!! Io sono un UOMO, dannazione! E poi cos’è bene per me lo decido io. Hammy e Lord Flash non riescono a deciderlo nemmeno per loro stessi…guarda quel che è successo a Natale…e pretendono di decidere cos’è meglio per me e cosa no? Non serve che mi raccontino balle ‘per il mio bene’! Posso sostenere qualunque cosa!!!”

“oh si. Qualunque cosa…”

Il dito tremò ancora di più, prima di cedere. Kevin cadde a terra, la testa girava, pulsava, non riusciva nemmeno a respirare come si deve.

“…eccetto te stesso in questo momento”.

«m-maledi…zione…» disse debolmente l’inglese cercando di strisciare verso una panca e tentare di rimettersi in piedi.

“rinuncia. Non ce la fai”.

«ce la farò…eccome…» contrasse i pugni, strisciò ancora per un po’e si aggrappò al bordo di una panca.

“no, invece. Non riuscirai a rialzarti”.

«p-perché non stai zitto, eh papà?...tu…hai sempre preteso c-che mi rialzassi…è l’unica cosa buona…che ho imparato da te…» sibilò, tentando di fare forza sulle braccia per rialzarsi. Il colpo di calore che aveva preso gli fece credere addirittura di stare veramente parlando con suo padre «andiamo…f-forza…»

“cadrai. Solo questo sai fare, cadere. Sempre più in basso”.

«TACI!» esclamò, appena prima di perdere l’equilibrio e finire a cadere di nuovo, stavolta di schiena, quasi seduto grazie alla panca che gli sosteneva la schiena.

“ce la faccio, diceva…”

«n-non ti ci mettere anche tu…adesso…Lord Flash…» mormorò.

“chiama aiuto. Chiamami”.

«c-ce la faccio, capito?»

“testardo che non sei altro. Non vuoi proprio facilitarmi le cose, eh?...e adesso come pretendi di fare, riguardo all’incontro? Lo sai quanto tempo sei stato qui? Guarda l’orologio”.

Dieci minuti.

Mancavano dieci minuti.

«no…»

“e invece si”.

«io…uscirò…e andrò a c-combattere…»

“ma se nemmeno respiri come si deve!...alzate la temperatura, diceva…Kevin, chiama aiuto”.

«mi rifiuto…»

chiama  aiuto. Fare le verticali su un dito nella sauna, ma sei coglione?!”

«d-da te le prediche non le accetto…Scimmiattolo…» la vista gli si stava annebbiando sempre di più «l-la colpa di questo è…anche…tua…»

“eh no. Manco per niente. Fosse per me, non saresti mai entrato lì dentro. Ma tu nooo, devi fare il duro per forza quando sai benissimo che a me non frega cazzi di cose come questa”.

«e…e allora…perché…non mi vuoi? Eh?»

“te l’ho detto. Io vorrei. Ma non posso. Guarda l’orologio”.

Ma come cavolo andava il tempo?...adesso di minuti ne mancavano due!...

 

 

 

Sopra il tetto del grattacielo intanto era successo qualcosa che aveva quasi dell’incredibile. Kid Muscle era riuscito dapprima a tappare il water (…) con una ciotola vuota di riso e manzo, cosa che peraltro aveva fatto morire dal ridere Emerald. Decisamente quel ragazzo aveva uno stile di lotta poco ortodosso…sempre che “stile” si potesse chiamare.

“Kid va a fulminanti intuizioni ed altrettanto fulminanti colpi di fortuna*3. Diciamo che la sua mente percorre binari alternativi…” pensò la ragazza “certo che però questo allagamento se lo poteva risparmiare. Sta rovinando il vestito in pizzo Sangallo che era di mia nonna”.

Infatti le azioni di Kid Muscle avevano provocato un’assurda fuoriuscita d’acqua da Hollywood Bowl, che era quasi arrivato sulla Luna a causa della pressione. Hammy, di nuovo, aveva pensato “ah, le leggi della fisica…”

“una cosa buona però c’è” si consolò poi, vedendo Jacqueline che si aggrappata ad uno di quei giochi per bambini per non farsi portare via dall’acqua. Uno spettacolo alquanto ridicolo. Lei invece si era aggrappata forte con le gambe attorno alla vita di…

«non le dispiace vero?» chiese a Mac Metafor con un gran sorriso.

«n-non mi dispiacerebbe se stringessi un po’meno fortee-eh!» disse con voce strozzata il commentatore, che aveva il volto quasi blu.

«ops».

«la pressione comincia a diminuire! Ed ecco che Hollywood Bowl sta tornando giù!» esclamò Doc, tornato al suo posto dopo aver salvato il suo povero parrucchino che non era in grado di nuotare «…ahem ragazza, volendo puoi aggrapparti anche a me sai?...il tuo volto oltretutto mi è familiare…»

«dipende, se ha mai visto Howard Lancaster è probabile che abbia notato la somiglianza. Sono la figlia, piaaaaacere» sorrise, tendendogli la mano che stavolta non venne ignorata e scendendo dalla vita di Mac.

«ah, adesso mi spiego!»

«ehi Doc, vogliamo tornare all’incontro?!»

«è ora di chiudere questa storia!» disse con forza Kid «Ultimate Muscle!» esclamò, lanciandosi verso le corde del ring, afferrandone una e tendendola verso l’esterno.

«KID MUSCLE SI PREPARA A SFERRARE IL SUO ATTACCO FINALE!» urlò Mac «la sola…! L’unica…!»

«Muscle Millennium!!!» disse Kid, lasciando che la corda del ring lo sparasse verso l’interno come avrebbe fatto una fionda e schiacciando Hollywood Bowl contro le corde dell’altro lato del ring.

Aveva vinto.

«ha vinto!!! Kid Muscle ha trionfato! Con la sua sempre strabiliante Muscle Millennium si è aggiudicato l’incontro!» esclamò Doc.

«sei grande Kiiiid!!!» urlarono Roxanne, Trixie e Chichi, mentre Emerald applaudiva con degli “uh-uuuuuuh” scagliando il pugno in aria.

«mmmh, forse frequentando una scuola di fascino…» disse quasi tra se e sé Jacqueline, ancora seduta sul gioco per bambini…

Che dopo tre colpi di non si sa quale natura si ruppe, facendola andare a gambe all’aria.

«ma che accidenti?!...»

“ci ho sprecato tre colpi ma ne valeva la pena” pensò Emerald rimettendo la doppietta al suo posto “oh, è finita…e adesso direi proprio che sia ora di-IIIIH!!! L’incontro di Kevin è iniziato da due minuti!” pensò Hammy orripilata dopo aver guardato l’ora sul cellulare “…e io devo pure cambiarmi, che non posso rimanere con il vestito fradicio!...già immagino lo scartavetramento...”

Corse in bagno e, ringraziando la propria prudenza nell’essersi portata dietro i vestiti da DJ Smeraldya, li indossò rapidamente dopo essersi tolta il vestitino di pizzo. Per fortuna si era portata anche dietro un giacchetto di pelle, così da coprire il “top ufficiale” che le lasciava per ovvie ragioni la schiena completamente scoperta.

«veloce-veloce-veloce!!!» strillò, fiondandosi fuori dal bagno proprio mentre Doc e Mac avevano attivato gli zainetti a razzo per poter raggiungere lo stadio «vengo anch’io!» disse, aggrappandosi alle gambe di Doc.

«Hammy! Dove vai?!» le urlò Kid da sotto.

«sono in ritardo anzi in arciritardissimo!!! Ci vediamo allo stadio se vieni!» urlò lei di rimando mentre volava via.

«per fortuna che sei leggerina!» commentò Doc.

«quarantanove chili, me se qualcuno dovesse chiedervelo dite cinquanta».

Arrivarono in pochissimo tempo allo stadio, dove Doc e Mac presero posto mentre Emerald -che aveva saltato ben prima che atterrassero- era a malincuore corsa immediatamente accanto a Flash. Perché se c’era una cosa che lei, e Kevin stesso, gli avevano chiarito fin da subito era che lei sarebbe stata vicino al ring e non sugli spalti.

Notò immediatamente che l’avversario di Kevin, come da programma, era già sul ring.

Ma…

«dove diavolo è Kevin?» chiese a bruciapelo e a bassa voce Emerald a Lord Flash, senza ovviamente sprecarsi a salutarlo «l’incontro dovrebbe essere iniziato da cinque minuti ormai!»

«se fossi stata qui invece che andare dal tuo amichetto lo sapresti» replicò lui, con voce ancora più bassa.

«scartavetra poco e dimmi dov’è».

Lui non rispose.

«è chiaro contro chi dovrò combattere, contro Kevin Mask, che sta cercando di irritarmi!» disse il tizio sul ring, togliendosi il mantello nero.

«E IL TERZO DEI NERI è JIJIMIMAN! Volevo dire Jijimi…insomma, quello là. Ma dov’è il suo avversario? Che abbia deciso di dichiarare forfait?»

Emerald cominciava seriamente ad allarmarsi, specialmente perché Flash non le rispondeva.

Oddio. E se lo avesse ucciso?

E se fosse stato davvero un serial killer?!

«dimmi dove è Kevin altrimenti giuro su quel che ti pare che ti sparo alla testa qui davanti a tutti!» gli sibilò Emerald. Al posto della consueta occhiata di disprezzo, essendo in pubblico, ne ricevette una vuota ed indifferente.

«non lo so» ammise il russo in un bisbiglio «penso sia in camera sua…»

«ma come “pensi”?!»

«nell’altro angolo vediamo…LORD FLASH!» esclamò Mac «ed accanto a lui Emerald Lancaster, che evidentemente fa parte del gruppo».

“toh. Questa non me l’aspettavo” pensò Vance MacMad “ma va bene lo stesso. È la figlia di un ex componente della Muscle League piuttosto famoso…”

«dal momento che c’è qua Lord Flash, allora è sicuramente Kevin Mask» commentò Jijimi.

«si, Lord Flash, il misterioso allenatore di Kevin Mask, sta aspettando il suo pupillo…»

“tu non hai idea di quanto sia misterioso questo tipo” pensò Emerald.

«…il che vuol dire che l’incontro sarà tra Kevin Mask e Jijimi

Intanto nello stadio fece il suo ingresso anche Jacqueline, che dopo qualche istante di concitata conversazione col fratello si mise a sedere.

“rieccola. Non bastava il Sorcio, no…” pensò Emerald. Ma non aveva tempo da perdere con lei, perché Kevin non si vedeva ancora, ed Ikimon aveva preso in mano il microfono per avvertire tutti quanti che se non si fosse presentato subito la vittoria sarebbe andata automaticamente a Jijimi.

«il vero Kevin Mask è pregato di alzarsi in piedi…» disse Doc.

«sono io Kevin Mask! Il solo!» disse Van Dik -che aveva indossato una finta maschera di Kevin- colpendo Wally sulla pancia.

«Flash» disse piano Hammy dopo qualche esitazione «vallo a cercare. Penso di poter guadagnare qualche minuto».

«dubito che Ikimon MacMad ti lasci fare un lavoretto in pubblico» ribatté lui, in modo che solo lei potesse sentire.

«mi sa che hai fatto confusione, quella è una specialità di tua madre! Ma ne riparliamo dopo, vallo a cercare e non rompere le palle. Qui ci penso io».

«…io questa te la faccio pagare Dik Dik!» lo minacciò Wally puntandogli contro il dito, al che la maschera che Dik Dik aveva sul volto cadde.

«chiaramente sono io il vero Kevin Mask, ascoltate bene la voce!» disse Checkmate, il quale -a meno che a Kevin non fossero improvvisamente spuntate altre due teste- non aveva la minima speranza di assomigliargli.

«non fare altri danni» concluse Lord Flash, correndo verso i camerini mentre Emerald saliva sul ring.

«se Kevin Mask non…» stava dicendo Ikimon, interrompendosi bruscamente quando Hammy con la scusa di mettergli un braccio attorno alla vita -nascosto dal mantello- gli puntò la doppietta addosso.

«credo che serva qualche minuto in più. Puoi farci questo favore, vero?»

Ikimon era diventato blu dalla paura, come l’altra volta. «questa gente vuole vedere qualcosa! è venuta qui per uno spettacolo!»

A quel punto Emerald prese una decisione…

«spettacolo è il mio secondo nome, hai dimenticato che sono una DJ? Annuncia il breve ritardo, chiudi la cupola dello stadio, metti un paio di luci colorate che una volta collegata alla rete qui ci penso io» si guardò attorno «tanti di questi li ho già visti nei locali…»

«ma non-»

«devo spararti?»

Quando Ikimon scosse la testa Emerald, con un movimento veloce, fece sparire la doppietta.

«ahem…signore e signori, sono spiacente di comunicarvi che in seguito ad un errore tecnico l’incontro inizierà con qualche minuto di ritardo, ma state tranquilli» disse con un gran -falso- sorriso ed in tono rassicurante «perché nell’attesa ad intrattenerci avremo nientemeno che una delle DJ più famose del Paese…»

«i Paesi sono quattro ma dettagli…» sospirò Emerald.

«DJ Smeraldya!» annunciò Ikimon. La notizia provocò dapprima qualche brusio, ma in poco tempo la maggior parte del pubblico non faceva che chiedere “dov’è DJ Smeraldya?!”.

«Emerald vuole davvero rinunciare al suo anonimato-ma-non-proprio?» si stupì Wally

«evidentemente vuole far guadagnare tempo a Kevin Mask» commentò Dik Dik.

«DJ Smeraldya…? Ma cosa c’entra?» sbuffò Jacqueline. Come DJ le piaceva pure, ma era qualcosa di diverso dall’incontro sanguinoso e brutale che voleva vedere in quel momento.

«è una fortuna, altrimenti il pubblico avrebbe chiesto indietro il prezzo del biglietto!» disse subito Vance.

«ma dov’è?»

«eccola. È la ragazza sul ring».

«quella?!» Jacqueline si ripromise di cancellare dal suo mp3 tutte le canzoni di DJ Smeraldya «la figlia di Lancaster?!»

«a quanto pare…»

La cupola dello stadio si chiuse. Per un attimo ci fu buio totale, il tempo che serviva ad Emerald per togliersi il giacchetto di pelle, scompigliare un po’i capelli e salire su uno dei montanti all’angolo. Non poteva truccarsi, ma pace. Tirò fuori il portatile, ed una volta entrata nella rete ringraziò il cielo che qualcuno avesse inventato Music Maker Jam.

Ikimon le aveva passato di straforo un microfono.

all right” pensò, quando due riflettori la illuminarono “si comincia”.

«ma…è la ragazza di prima!» urlò uno dagli spalti.

«è quella che hanno presentato, Emerald Lancaster!»

«ma non c’era un Lancaster nella Muscle League?»

«quindi DJ Smeraldya è lei? scoop!» urlò un giornalista, al che molti iniziarono a fare foto.

«ready for the DJ?...» disse Emerald con un sorriso e la “sua” voce robotica prima di attaccare la musica «salve a tutti gente meravigliosa! Ho visto parecchi di voi nei locali dove mi sono già esibita, sbaglio?»

«noooooo non sbagli!» urlarono, soprattutto i ragazzi.

«ottimo, mi piace l’idea di essere tra amici! E nell’attesa che Kevin Mask arrivi…godetevi il mio nuovo singolo!»

“non so se arrabbiarmi o…bah. In fondo la ragazzina è piuttosto carina. Forse un po’troppo magra…” pensò Jijimi, appoggiandosi sulle corde.

“non che mi dispiaccia quel che sta succedendo ma spero lo stesso che Flash si sbrighi a trovare Kevin. Ma dove sarà finito?! Quando lo rivedo però mi sente…” pensò Hammy.

 

 

 

«Kevin!!!»

Lord Flash corse allarmato dal ragazzo, semidisteso ed ansante nella sauna.

«Kevin, rispondimi!»

“…ma è reale…o è ancora la vocina di prima…?” pensò l’inglese confusamente.

«lo avevo avvertito che non era saggio entrare con quella maschera di ferro qui dentro, perché col calore poteva diventare incandescente…»

Flash sostenne la schiena di Kevin con un braccio. Ma che era saltato in testa a quel ragazzo?! Non si rendeva conto che avrebbe anche potuto restarci secco?!...oltre ovviamente a giocarsi l’incontro, ma al momento quello era secondario: quel che contava era che stava male.

«…ma lui ha addirittura alzato la temperatura» continuò l’addetto «ed ha detto che mi avrebbe pestato a sangue se fossi entrato a disturbarlo durante l’allenamento».

«compagno mio…»

“lui è preoccupato per me?” pensò Kevin, cercando di mettersi almeno a sedere da solo “è davvero preoccupato per me? Quindi…gli importa?”

«suo cosa?» disse l’addetto perplesso, venendo del tutto ignorato.

«sta’calmo Kevin…sta’calmo» disse il russo.

«beh vorrà dire che denunceremo il tutto con-» avviò a dire l’addetto, venendo interrotto.

«aspettate! Non denunciate niente. lui è un atleta che partecipa al Torneo Chojiin, e si stava semplicemente allenando fino allo stremo! È una cosa piuttosto normale…»

«il suo incontro è iniziato diversi minuti fa!»

Flash continuò a guardare Kevin. «forse ha esagerato. Non sa mai quando fermarsi».

Kevin si era reso rapidamente conto che vedendolo in quelle condizioni Lord Flash stesse pensando di portarlo a casa, o al pronto soccorso. Lo leggeva nella sua espressione allarmata, che adesso l’incontro era passato in secondo piano.

Aveva sbagliato. Non gli interessavano solo i suoi risultati, dopotutto.

«Lord Flash…» disse debolmente.

«si?»

«n-non ho intenzione di mollare…portami sul ring…temo che dovrai trascinarmi di peso!»

«come vuoi tu, Kevin. Se sei sicuro…»

«si» disse con fermezza l’inglese, mentre si lasciava aiutare ad alzarsi in piedi «Lord Flash…mi dispiace per…»

«lascia stare» lo interruppe lui brusco «è passato».

Camminarono per un po’in silenzio. «mi sono giocato il match…?...Hammy…»

«dipende tutto da te. Emerald sta guadagnando tempo in modo da permetterti di combattere» lo informò Flash «se le è riuscito per una volta potrò dire che si è resa utile».

“lo sapevo che sarebbe arrivata” pensò Kevin “che non mi avrebbe abbandonato”.

Iniziò a pensare che adesso di persone che gli volevano bene ce n’erano due, dopotutto. Era anche più di quanto avesse mai osato sperare.

«manca poco…» disse Flash «ma che diamine…?!»

Musica a palla. Riflettori puntati sul ring. Emerald, o meglio DJ Smeraldya, con il portatile in mano ed un gran sorriso.

«love you all guuuuuuyyyyys!!!» esclamò.

«ovviamente non perde occasione per mettersi in mostra» commentò Flash.

«credo che abbia rinunciato al suo anonimato-ma-non-proprio» disse Kevin «per me».

Lord Flash rimase in silenzio. Per una volta, non aveva più niente da dire.

Dopo aver fatto un occhiolino a Kid che, sopraggiunto, si sbracciava, Emerald notò Kevin e Flash.

«all right, ladies and gentleman!» esclamò saltando di nuovo su un montante «siete stati fantastici, ma è tempo che mi faccia da parte per lasciarvi assistere al vero spettacolo…vi ha fatti aspettare ma di certo ne varrà la pena…» tese il braccio destro verso l’entrata «KEVIIIIIN MAAAAASK!!!» urlò per poi far partire gli applausi.

E, tutti concentrati sull’arrivo di Kevin, non la videro diventare bianca come un foglio di carta nel vedere le condizioni del suo amico/amore/amante. Forse gli altri non ci avevano ancora fatto caso, ma per lei era evidente che Kevin, non sapeva come, fosse ridotto male come non l’aveva mai visto.

“ma che accidenti gli è successo?!”

Vide degli addetti alla sicurezza filare alla svelta da Ikimon a bisbigliargli qualcosa. Di tutto il discorso lei riuscì a capire solo “sauna”.

La cupola sopra lo stadio si riaprì.

«oh, ti sei fatto vivo» commentò Jijimiman «si può dire che era ora. Per quanto abbia preferito vedere la ragazza carina con quel bel tatuaggio luccicante, piuttosto che te».

Venne ignorato da tutti e tre.

«si può sapere che ti è successo?» sibilò Emerald a Kevin. Lui non rispose, non la guardò nemmeno, la testa gli girava e si sentiva stanco come mai…che figura orribile stava facendo, agli occhi di Lord Flash ma soprattutto a quelli di Hammy. E lui che avrebbe voluto stupirla!

«parliamone dopo» disse semplicemente Flash, aiutandolo a togliersi l’impermeabile.

“se disgraziatamente quel tizio mi battesse non riuscirei più a guardarla in faccia” pensò Kevin “oltre a perdere tutto il resto”.

In molti nel pubblico fecero degli “ooooh” stupiti vedendo Kevin Mask -di solito fisicatissimo- con tutte le costole in fuori. Hammy, se possibile, sbiancò ancora di più prima di scendere dal ring con Flash.

«tu non c’entri niente, mi auguro» disse lei, in un bisbiglio appena udibile.

«pensi di meritare una risposta?» replicò lui «adesso mettiti buona da una parte e, per l’amor del cielo, qualunque cosa accada tieni nel marsupio quella maledetta pistola!»

Dopo un’ultima occhiata a Kevin, per una volta, la ragazza obbedì senza fiatare.

«…e non svenire. Altrimenti me lo distrai» aggiunse l’allenatore «sei pallidina».

«Sorcio. Non me ne frega niente se siamo in pubblico, se devo darti nuovamente del tonto ad alta voce e in mondovisione -invece di fingere di andare abbastanza d’accordo con te- sappi che non esiterò a farlo».

«mi stavo preoccupando per la tua salute» disse lui, ironico, guardando però Kevin.

«avresti dovuto preoccuparti di più per la sua, di salute!»

«ribadisco, tu dov’eri?»

Parlavano a voce così bassa che nessuno li sentiva, ed in molti non si accorsero nemmeno che lo stavano facendo. Meat si però. Ed avrebbe dato chissà cosa per poterli sentire.

Che lui la stesse minacciando anche in quel momento? In fin dei conti lei non aveva esattamente l’aria tranquilla. Ma più probabilmente quello era dovuto al fatto che Kevin le stesse prendendo dal Dragone Coreano.

«non pensavo che sarebbe stato così facile» commentò quest’ultimo, tenendo Kevin in piedi a suon di calci «ragazza carina, perché non cambi schieramento?» disse, rivolto ad Emerald che sollevò molto garbatamente il dito medio in risposta.

«incivile» sibilò Flash.

«fatti i cavoli tuoi» sibilò lei di rimando.

“possibile che ci sia IO qui e Jijimiman chiami LEI ragazza carina?!” pensò Jacqueline “quella specie di stecchino luccicante e maleducato?...se non altro è abbastanza violento da interessarmi. Anche se mi aspettavo di meglio da Kevin Mask. Non è poi così forte…” guardò le costole in fuori “…e nemmeno poi così carino…ma che sta facendo Ikimon?”

Infatti suo fratello stava facendo cenno ad Emerald di andare da lui, ma questa non lo considerò neppure. Alla fine fu lui a doversi alzare ed andare da lei.

«non è il momento!...Kevin reagisci maledizione!!!» strillò.

«si, so che non è l’occasione migliore MA» tirò fuori un foglio «ho un contratto da farti firmare. Tu prima di qualcuno degli incontri farai lo spettacolo che hai fatto oggi…»

«da quel che vedo qui non si parla di pagamento» disse la ragazza dopo aver letto -e memorizzato- tutto molto velocemente, ed aver controllato le righe in piccolo. Prese perfino la lucina a raggi UV ed avvicinò al foglio la fiamma dell’accendino per controllare che fosse tutto in regola.

«chiaro: tu fai in modo che venga più gente, ma per te è una grossa pubblicità. Sei in mondovisione, in fin dei conti…»

«oh ma andiamo, a che ci serve?» disse Jacqueline da dov’era seduta.

«e azzittati, corno!» ribatté Hammy facendole cenno di chiudere la bocca «ci sto» disse, firmando rapidamente. Ikimon, schifosamente esultante, tornò al proprio posto.

“e figurati!” pensò Lord Flash “se la diva non è al centro dell’attenzione non è contenta!...Kevin!!!”

Jijimiman aveva quasi fatto cadere Kevin dal ring. Solo “quasi”, per fortuna. Se fosse caduto, kevin avrebbe perso.

«Kevin! Fatti forza! Pensa all’onore! Pensa al nome della tua famiglia!» lo incitò Flash.

«…pensa alla cassata! Pensa ai cannoli!» aggiunse Emerald, rimediando un’occhiataccia dall’allenatore.

«taci».

«a me personalmente i cannoli e la cassata motivano molto di più di quell’altra roba».

«ANCHE A MEEEEEEEEEE» urlò Kid dagli spalti, perché avendolo detto ad alta voce tutto avevano sentito. Emerald sollevò il pollice in un gesto di approvazione.

«ti sei allenato tanto per arrivare fino a qui. Non puoi mollare ora!»

«lascia perdere. È ridotto uno straccio, è un mucchio d’ossa. Mi aspettavo di meglio dal figlio di Robin Mask, ma a quanto pare la forza della vostra dinastia con lui si è esaurita» disse Jijimiman.

Un lampo dorato negli occhi di Kevin.

Emerald sorrise, con un sospiro di sollievo. «ok, è fatta».

Eh si, lo conosceva proprio bene. Infatti dopo quel commento, e dopo che il Dragone Coreano ebbe avuto l’imprudenza di avvicinarglisi, Kevin lo intrappolò con una Royal Stretch per poi passare -con ritrovata energia- alla Botta del Big Ben.

In pratica, dopo averne prese tante, vinse lo scontro con due mosse. E fu Jacqueline a suonare, con allegria, la campana finale.

“finalmente uno scontro esaltante!” pensò.

Kevin saltò giù dal ring, e Flash gli si avvicinò.

«tu non sei uno stupido. Che diavolo ti è saltato in testa di metterti a fare flessioni su un dito…»

“ti prego, non andare oltre” pensò l’inglese, occhieggiando Emerald che lo stava fissando con gli occhi sempre più a fessura ed una sigaretta bellicosamente accesa.

«…nella sauna fino a svenire, e prima dell’incontro più importante della tua vita?!»

Kevin non ebbe la forza di voltarsi di nuovo verso Hammy. «ogni tanto a un uomo piace mettersi alla prova. Come quando la lancetta della benzina indica lo zero, ma tu vuoi ancora fare un altro paio di chilometri».

Kid Muscle a quel punto si avvicinò a loro con una cavolata delle sue. Tutti -Hammy inclusa- lo ignorarono, andandosene nel camerino a prendere quel che Kevin e Flash avevano lasciato lì.

“…non dice una parola…strano…”

Si sentiva perfino deluso. Emerald non si era nemmeno complimentata con lui per aver vinto.

Anche Lord Flash trovava strano il silenzio della ragazza, ma era quasi pronto a scommettere che non sarebbe durato a lungo.

Kevin alla fine, una volta entrati in camerino, non riuscì più a stare zitto. «Emerald…ci hai fatto guadagnare tempo in modo  che potessi combattere, e per questo ti rin-»

«MA CHE DIAVOLO TI HA DETTO IL CERVELLO??!!!!» strillò lei all’improvviso «CHE-CAZZO-TI-È-SALTATO-IN-TESTA?!!!»

«…Hammy…»

«sei uno stupido!!!» strillò ancora, lanciandogli tutto quello che le capitava in mano «stupido, stupido, stupido, STU-PI-DO!!! Altro che “non sei uno stupido”, tu sei qualcosa di peggio! Tu sei un coglione!!!» lo insultò, lanciandogli contro l’ultima cosa che aveva trovato (un peso da tre chili).

«Emerald…» cercò di dire Kevin evitando il peso «non hai sent-»

«COGLIONE!!!»

“ma perché io me lo immaginavo?” pensò Lord Flash, che nonostante l’occhiata quasi supplicante di Kevin che avrebbe voluto un minimo di sostegno stavolta non si sentì di intervenire. In fin dei conti Emerald aveva torto? No! Per una volta, no.

«lo so, avrei potuto perdere, ma è andata bene…»

«ma chissenefrega dell’incontro!!! Potevi rimanerci secco, stupido!!!» sbottò ancora lei, dandogli un pugno in pieno petto per poi stringersi a lui, e poco le importava che fosse ancora tutto sudato «un conto è rischiare sul ring, un altro farlo fuori! Che non ti salti più in mente di fare una cosa del genere!...stupido!»

“in questi momenti sembra quasi tenere a lui” pensò Lord Flash “lo credo bene che è confuso. Se solo la vedesse come la vedo io…”

Kevin le accarezzò i capelli. «tranquilla. Non lo rifarò».

«vedi tu, anche perché se non ci resti secco da solo la prossima volta ti faccio fuori io».

«dolce oggi».

Flash prese in mano le chiavi della macchina. «dai, andiamo a casa».

 

***

*ecco, se qualcuno lo sa mi spieghi a che serve fare flessioni in verticale su un dito. Perché secondo me gli serve solo a far vedere che “lui è tanto forte e tanto figo che sa fare le flessioni su un dito solo”. Ma se disgraziatamente cedessero i tendini?

 

** devo dirlo. Per forza.

TONTO. TOOOOOON-TO. Solitamente Kevin non è proprio proprio stupido, ma magari essendo un perfezionista lo è anche nel prendere cantonate come questa.

Può dire quel che vuole ma secondo me non era questione di mettersi alla prova. Era questione che…ha fatto il tonto!

E poi non mi spiego perché diamine -nell’anime- Flash non aveva la minima idea di dove fosse, e perché non fosse insieme a lui. Meat sta sempre con Kid, quando si allenano prima di ogni incontro. Se non altro questa faccenda è stata utile nel capitolo: Flash non sapeva dov’era perché avevano discusso e Kevin era andato a fare il (si, lo dico di nuovo) TONTO nella sauna.

Mi spiace per mia sorella che se lo vorrebbe sposare ma, se è tonto, è tonto.

---> numero di “tonto” nella nota: 6! <---

 

*3 tra i più eclatanti colpi di fortuna di Kid Muscle abbiamo, ad esempio, quella faccenda dei tronchi. Inizialmente infatti si era rifiutato di partecipare alle qualificazioni per il Torneo, e quando cambia idea...

“l’avversario di El Niño è stato colpito da un tronco…”

“cercate il chojiin che si è classificato per terzo!”

“stava meditando sotto la cascata, quando un tronco…”

“e allora trovatemi subito il quarto!!!”

“lei non ci crederà signore, stava pranzando in una tavola calda quando un tronco…”

“ma da dove diavolo arrivano tutti questi tronchi?!”

EPICO.

 

 

Ragazze, al solito, vi ringrazio tutte quante. Stavolta però un ringraziamento in particolare va a vermissen_stern, che ha iniziato a seguire anche questa storia nonostante non sia sui nostri amatissimi robot giganti! xD

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Capitolo 15
*** 13- Dies Irae ***


«…una…banda di strada».

Kevin non sapeva perché ma, guardando Emerald e Lord Flash -senza riuscire a giudicare chi dei due fosse conciato peggio- dubitava seriamente che il loro sfacelo fisico e quello che c’era in casa fosse dovuto a chiunque altro se non a loro due.

«già. È che ultimamente insieme a Roxanne mi è capitato di pestare qualcuno, quindi…» disse Emerald con una smorfia di dolore «a volte capita».

«ah davvero».

«io ovviamente ho cercato di difenderla…» aggiunse Flash.

Oh si. Aveva tentato di difenderla, sicuro.

Tanto per rendere la cosa ancora meno credibile…

«ah-ha. Poi è arrivata Peppa Pig con tutta la famiglia e avete fatto un barbecue tutti insieme. Bel regalo di compleanno, grazie mille» sbottò l’inglese andando a chiudersi in camera sua.

Possibile che non ci fosse verso, nemmeno adesso, di passare dei giorni di festa decenti?! E si che quei due, teoricamente, tenevano a lui. E allora perché diamine invece di starsene tranquilli come sembravano aver fatto da dopo lo scontro con Jijimiman avevano dovuto scegliere proprio quel giorno per combattere la terza Guerra Mondiale, e oltretutto in casa sua?! Kevin non riusciva proprio a capirli, quei due.

Ok, che non si sopportassero era chiaro come il sole.

Ok, se tentavano di cooperare lo facevano -anche questo ormai gli era chiaro- soltanto per lui, cosa che lo rendeva quasi, beh…felice. Perché praticamente nessuno aveva mai fatto qualcosa per lui.

E, ok, era ufficiale, si detestavano -non lo sapeva ma in realtà si odiavano proprio, e profondamente, anche a causa del rancore che Flash nutriva verso Howard- diffidavano l’uno dell’altra, si punzecchiavano di continuo, “quello in realtà è uno psicotico”, “quella è una sciocca che ti farà solo soffrire”…l’ultima volta che aveva detto loro di darci un taglio, a pranzo, avevano iniziato -assurdo ma vero- ad insultarsi in Codice Morse picchettando l’indice contro la superficie del tavolo…

Fin qui, insomma, gli era tutto chiaro.

Quel che non riusciva a capire Kevin, invece, era perché pareva quasi che sotto sotto si divertissero come matti a farsi la guerra, tanto da arrivare a cercare di coprirsi le spalle e negare l’evidenza durante e/o dopo le loro battaglie.

Già, da due che si odiavano in modo così profondo ci si sarebbe aspettati che cercassero di accusarsi a vicenda. E invece cercavano di coprirsi, proprio com’era successo a Natale. Chi li capiva era bravo!

In realtà la spiegazione era più semplice di quanto si potesse pensare: per il suo bene, pur odiandosi ed pur essendo lui stesso una delle cause di quell’odio, cercavano di tenerlo fuori in modo da lasciarlo tranquillo. Solo che non gli riusciva granché bene.

“pensare che stamattina mi ero detto ‘ dai Kevin, forse per una volta passerai un bel compleanno ’…come no! Sicuro! Non ho nemmeno voglia di mangiare la torta…ma come ho potuto sperare, anche solo per un millesimo di secondo, che sarebbe andato tutto per il verso giusto? Non va MAI niente per il verso giusto!”

 

 

 

::diverse ore prima, mattino::

 

 

Gli era capitato molto di rado di svegliarsi con delle carezze, disteso, rilassato, e anche felice.

Quando aveva vissuto per strada non lo era mai stato. E quando si era unito ai D.M.P. …meglio non parlarne. Lì era rischioso anche solo dormire.

«buon compleanno…»

Purtroppo lui ed Emerald non avevano più dormito insieme da dopo quella volta e lui, seguendo a malincuore il consiglio di Lord Flash, adesso cercava di lasciarla “un po’più in pace”. Ma essere svegliato da lei era stato bellissimo.

«si…decisamente lo è, un buon compleanno…» aveva detto dunque con un gran sorriso, nascosto dalla maschera.

«potevi dirmelo che era oggi» disse Lord Flash, che era rimasto vicino alla porta «auguri, ragazzo mio».

«grazie…» guardò la sveglia «che ora…le dieci del mattino?! Perché la sveglia non ha suonato? E gli allenamenti? E il Torneo? E-»

«…e sta’calmo! È il tuo compleanno!» lo rimproverò Emerald dandogli un pacco morbido con un fiocco blu «tieni».

Quando Kevin aprì il regalo di Emerald si trovò davanti tanta, molta, troppa biancheria intima tutta firmata Armani. Dio solo sapeva quanto Hammy ci aveva speso! Ma tanto i soldi non le mancavano perché a parte quel che guadagnava con il “lavoro” da DJ c’erano sempre le settemiladuecento sterline al mese che le passava suo padre, che equivalevano a 1.132.075,47 yen…

«nemmeno fossi una sposa che necessita del corredo…grazie lo stesso però».

«almeno ti deciderai a gettare via tutti quei boxer e quegli slip con sopra Peppa Pig…» commentò Hammy, facendolo diventare rosso come un semaforo perché l’aveva detto proprio davanti al suo allenatore!

«…Peppa Pig?» allibì infatti quest’ultimo.

«ma si! Otto slip ed otto boxer tutti con Peppa Pig e famiglia, una cosa assurda…»

Ed il brutto era che continuava, tanto che Kevin non resistette e si nascose sotto le coperte dalla vergogna.

«…eh, bravo, fai bene a nasconderti a Sottocopertalandia» disse la ragazza, alquanto impietosa «dai che adesso non avrai più di questi problemi».

«Peppa Pig…» ripeté Lord Flash, ancora scioccato.

«e poi il bello è che si è stupito quando ha visto quelli di Kid Muscle con l’elefantino…»

«e tu che ne sai dei boxer di Kid Muscle?!» sbottò Kevin riemergendo da Sottocopertalandia.

«se vai da lui al Beverly Park due volte su cinque lo vedi con quelli. Quasi quasi me li compro uguali per andare a dormire…»

«se ci provi gli do fuoco» borbottò l’inglese decidendosi ad alzarsi.

«meglio quelli che Peppa Pig, scusa ve’».

«Peppa Pig!» guaì Flash «questa non la volevo sapere!»

«dici sempre che non devono esserci segreti tra allenatore ed allievo, poi non lamentarti» disse Emerald, facendogli cenno di spostarsi per poter uscire «per non parlare del fatto che tu, le mutande, le hai di Star Wars…»

«e tu che diavolo ne sai?!»

Emerald sollevò un sopracciglio. «tra tutti e due, se non volete che io venga a conoscenza di certe cose potreste anche imparare a farvi il bucato da soli invece che far fare più turni a me che qui non ci vivo nemmeno...» dal piano di sotto si sentì un “ding” «evvai, i muffin sono pronti!»

«muffin...?» si stupì Kevin.

«li abbiamo fatti prima» gli spiegò Flash.

«“abbiamo”?! Li avete fatti insieme?!»

Per l’appunto: Hammy e Lord Flash si o-d-i-a-v-a-n-o. Ma se si trattava di Kevin arrivavano a fare anche cose come questa, pur non essendo facile lavorare con qualcuno che aveva tentato di strangolarci, o avvelenarci. E comunque, come notò Kevin nello scendere in cucina…

«…ehm. Perché ci sono dei coltelli infilati più o meno ovunque?»

«quando uno lavora col burro le mani diventano unte. Ce ne è sfuggito dalle mani qualcuno…» minimizzò Lord Flash.

“ecco cos’era che avevo dimenticato!” pensò “togliere i coltelli!”

Kevin li guardò a lungo entrambi.

Voleva davvero indagare oltre?

Decise di no.

Emerald sfornò i muffin. «annusa bene Kevin, questo è l’odore del Paradiso. Se ci credi».

«non proprio, ma so che è buono» disse l’inglese prendendone uno dal vassoio. Come facesse a mangiare con quell’affare di ferro sul viso era un po’un mistero, eppure ci riusciva benissimo «…ed è buono anche il sapore!»

«sono tutti tuoi. Ovviamente domani ti allenerai il doppio per smaltirli…ma per oggi ti lascio in pace» disse Lord Flash.

«d’accordo. Ma voi due non ne prendete nemmeno uno?»

«ti ho appena detto che sono tutti tuoi».

«ma sono un po’troppi…»

«nonna Verbena non direbbe la stessa cosa. Direbbe “e questa la chiamate colazione?! Ci credo che sei secca come un chiodo! Non mangi niente!”…e si metterebbe a sfornare croissant, pancakes, crêpes, le veneziane, la crostata, i cannoli…»

«seh vabbè, non voglio diventare un ciccione come Wally Tusket» disse Kevin, dando l’assalto al quarto muffin.

«…il tutto accompagnato da latte, succhi di frutta, un cappuccino…»

«abbiamo capito, sei un pozzo senza fondo, lo sappiamo, direi di piantarla» cercò di interromperla Flash. Inutilmente.

«…la cosa divertente è che da quando lui e nonna si conoscono anche mio padre è diventato uno che fa onore alla tavola!» esclamò Emerald.

E fu Lord Flash a zittirsi diventando più cupo del solito, come accadeva ogni volta che veniva nominato Howard Lancaster. Ed insieme a ciò -come se ce ne fosse stato bisogno!- gli ritornavano in mente una volta di più tutti i motivi per i quali odiava la ragazza che al momento gli era seduta davanti. La figlia dell’uomo che più odiava al mondo, al pari con i tizi del laboratorio.

«l’avevo notato. Tra tutti mangiate un’infinità di cibo, il brutto è che tu non lo metti da nessuna parte! sono pronto a scommettere che sei dimagrita ancora, Scimmiattolo. A dirtela tutta la cosa mi preoccupa anche un po’, nonostante abbia visto con i miei occhi i risultati degli esami che ti ho costretta a fare…»

«sono sanissima! Non è colpa mia se ho un super metabolismo, e poi mi muovo anche tanto visto che durante il giorno mi alleno quasi sempre con te. Cioè…allenavo» rettificò con un piccolo sorriso quasi malinconico «è da un po’che tra una cosa e l’altra ci vediamo meno».

Ed ecco che ricominciavano le stilettate. Tanto, almeno una Kevin ne beccava quasi sempre.

«lo sai, è che…il Torneo…»

«tranquillo, era solo una considerazione».

Una considerazione che non rendeva esattamente le cose facili a qualcuno che già le faceva a malincuore. Ma lei cosa poteva saperne? Imputava tutto al “nì” e, come gli aveva detto quella sera, se per lui fosse stato troppo difficile averla sempre intorno lei si sarebbe fatta un po’da parte.

Lui allungò una mano, ponendola sopra alla sua.

«non è cambiato niente, però».

“non fare commenti. Resisti. Resta zitto” si impose Lord Flash “non rovinare tutto. Resta. Zitto”.

Lei sorrise. «allora, che si fa oggi? Si esce?» disse la ragazza, cambiando improvvisamente argomento.

«non ne ho molta voglia a dire il vero. Oggi voglio starmene a casa tranquillo…ah! No…effettivamente qualcosa da fare ce l’ho».

Tanto bene aveva qualcuno con cui condividerla, perché non regalarsi la sua prima torta di compleanno? Certo, la pasticceria dove avrebbe voluto prenderla era dall’altra parte della città. Certo, ci sarebbe voluto del tempo. Però ne sarebbe valsa la pena.

Solo che c’era un problema: voleva che fosse una sorpresa per quei due, che gli avevano addirittura preparato i muffin. Quindi come avrebbe fatto? Avrebbe potuto ordinarla via Internet…ma no, voleva vederla e scegliersela…

Solo che questo significava lasciarli soli a casa.

«ossia?» indagò Flash.

«non ve lo posso dire…per una volta sono io che ho un segreto, ma guarda un po’».

Doveva essere una battuta, ma fece calare il silenzio più totale. Lord Flash si alzò improvvisamente, scomparendo di sopra.

«ma che gli piglia adesso? bah. Psicotico» spallucciò Emerald.

«non ne ho idea…»

Flash tornò giù neanche un minuto dopo, con la valigetta che aveva anche quando era arrivato.

«tutto sommato penso di avere anche io un regalo per te» disse.

«il frullatore?»

Hammy si beccò un’occhiataccia, ma non avrebbe potuto fregargliene di meno. Specialmente perché lei sapeva benissimo cos’era che conteneva quella valigetta: due libri e due chiavi.

E nessun lucchetto, né quello della valigetta né quelli dei libri, l’aveva fermata durante la Seconda Grande Ispezione fatta qualche giorno prima, quando durante un allenamento Flash era uscito senza valigetta pensando che Emerald quel giorno non si sarebbe fatta vedere.

«no» aprì la valigetta e porse a Kevin il libro verde e relativa chiave.

Sotto la maschera Kevin impallidì, perché aveva riconosciuto il sigillo.

«alcune delle tecniche che voglio che tu impari».

L’inglese non toccò il libro. Anzi, si allontanò da esso come se fosse una creatura malefica.

«non so come tu abbia avuto questo libro, e non sono neanche del tutto sicuro di volerlo sapere…»

“tu no, ma io si, specialmente avendo visto quel che contiene” pensò Emerald.

«…ma so per certo una cosa, e cioè che io mai…MAI…utilizzerò alcuna tecnica appartenente a mio padre, se è come penso io ed è di questo che tratta quel libro».

«quei, Kevin» lo corresse il russo mostrandogli anche l’altro libro, quello rosso.

«no. Non ci penso nemmeno».

Ecco, adesso le creature malefiche erano diventate due. Doveva andare via di lì.

«pensaci, invece. E appena sarai pronto dagli un’occhiata».

«no. E adesso» infilò l’impermeabile «vado a fare quella cosa che volevo fare!» disse, mentre usciva di casa quasi correndo, inforcava la Harley e partiva.

I libri di suo padre…

Come poteva averli Lord Flash?!

Scosse bruscamente la testa. Era un mistero che andava risolto, ma ad aprirli non ci pensava nemmeno. Se aveva afferrato la chiave e se l’era messa in tasca era stato solo per un automatismo.

Non avrebbe mai usato le tecniche di un lottatore -di un uomo- che disprezzava così tanto. Mai.

E mentre faceva mente locale sulla lunga strada da percorrere per arrivare alla Pasticceria Da Carlo, non pensò minimamente a quel che l’aveva quasi trattenuto dall’andarsene solo qualche momento prima.

Aveva lasciato quei due insieme.

Da soli.

 

 

«bravo. Gli hai rovinato il compleanno» disse gelidamente la ragazza. Adesso che Kevin non c’era potevano tranquillamente riprendere ad odiarsi e mostrare di farlo. Lord Flash rimise i libri nella valigetta, notando che Kevin aveva preso la chiave di quello verde.

«credevo che l’avrebbe presa diversamente».

«tanto quel che sei te l’ho già spiegato: tonto».

La tensione cresceva in maniera esponenziale. Da tranquilla e quasi allegra che era, l’atmosfera si fece decisamente pesante.

«Lancaster, tieni presente che Kevin al momento non c’è».

«lo so. Infatti ho un colpo in canna» si alzarono contemporaneamente, fissandosi ed allontanando le sedie con un calcio «ad ogni modo, forse Kevin ha deciso di non volerne sapere, ma a me piacerebbe avere una spiegazione plausibile su come quei libri siano finiti in mano tua».

«non ti riguarda» ribatté lui con durezza.

«riguarda Kevin, indi mi riguarda. Specialmente perché quelle tecniche lì, soprattutto quella a pagina quarantaquattro…»

«hai messo le mani sui libri?!!»

«…sono quelle più segrete della famiglia Mask. E se ne sapevo già qualcuna è solo perché me le mostrò mio padre, che essendo stato molto amico di Robin Mask le conosceva. E tra questo, ed il fatto che tu sia a conoscenza del patto che mi lega a Kevin che io lo voglia o meno, la pretesa di sapere chi sei in realtà si fa sempre più grande ed urgente. Nonostante io, un paio di idee, le abbia già».

«devo proprio ucciderti per far si che tu la smetta di impicciarti? Se finora non l’ho fatto sul serio è solo e soltanto perché so che Kevin ne soffrirebbe. Nonostante sia convinto che starebbe meglio lontano da te…ma riuscirò a far si che arrivi a capirlo da solo» disse lui con una freddezza spaventosa mentre estraeva due coltelli dal mobile dietro di lui. Emerald tolse la sicura.

«vuoi cercare di rompere del tutto il nostro legame senza parlargli del patto, sapendo che se io salto salti anche tu? Buona fortuna. Lord Flash, o come ti chiami, sappi che se fino ad ora non ti ho sparato in mezzo agli occhi è solo perché devo ammettere che Kevin è migliorato, da quando lo alleni tu, e per vincere gli serve tutto l’aiuto possibile. Per quanto non approvi affatto che tu stia cercando in ogni modo di far si che superi dei limiti che a parer mio sarebbe meglio che non superasse» si preparò a sparare «perché tu lo spingi a massacrare gli avversari senza un minimo di pietà, di senso della sportività».

«non mi stupisce che sciocca come sei non arrivi a capire che l’unica cosa che conta è vincere» sibilò il russo, con i muscoli delle braccia in tensione, pronto a lanciare i coltelli «al diavolo i limiti».

Emerald indietreggiò verso il salotto, continuando a fissare Flash, che la seguiva. Arrivata fino allo stereo, sapendo quale cd c’era dentro, premette alla cieca il tasto play.

 “Dies irae!…dies illa…!”

«forse la cosa ti sfugge, ma è grazie ai limiti che si pone che un uomo si distingue da una bestia».

Quella frase determinò l’inizio della battaglia.

“solvet sæclum in favilla, teste David cum Sybilla…”

Lord Flash lanciò con violenza entrambi i coltelli contro la ragazza la quale, con il lato oscuro dei Lancaster ormai venuto completamente a galla, si gettò a terra per evitarli e dopo una veloce capovolta gli sparò dritto al ventre. Flash evitò il proiettile, che andò a colpire una mensola facendola crollare frantumando tutto quel che c’era sopra.

“quantus tremor es futurus quando iudex est venturus…”

Vedendola rialzarsi Flash prese velocemente uno dei tavolini bassi che c’erano in salotto, lanciandoglielo contro. Il tavolo finì contro la finestra, mandando il vetro in frantumi. Emerald invece afferrò uno sgabello e, dopo averglielo lanciato, si fiondò a sua volta contro l’allenatore afferrando lungo la strada uno dei coltelli che lui stesso le aveva tirato prima, con l’intento di infilzarlo.

“…cuncta stricte discussurus!”

Da notare il fatto che proprio lei, atea per eccellenza, avesse scelto una “colonna sonora” del genere…

Avvedendosi della mossa della ragazza Lord Flash si scansò appena in tempo, riuscendo -nonostante lei stessa si fosse scansata- a colpirla violentemente alla spalla sinistra con un pugno. Nonostante il dolore lei tenne stretto il coltello, e con una mossa improvvisa riuscì a ferirlo profondamente ad un braccio. Con un ringhio di dolore il russo l’afferrò e la lanciò contro un mobile, rompendo così le ante vetrate e facendo crollare giù tutto.

“tuba mirum spargens sonum per sepulchra regionum…”

Hammy…anzi, Emerald Janice Verbena Phoebe Lancaster, perché non era “Hammy”, quella…per ferita che fosse cercò di non curarsi del dolore dei vetri che le tagliavano la carne e sparò, mancandolo solo perché lui era riuscito di nuovo a spostarsi, correndo in cucina. Con un sibilo di dolore lei lo inseguì, togliendosi man mano quante schegge di vetro poteva.

“…coget omnes ante thronum”.

Il “Dies Irae” continuava a risuonare in casa a tutto volume, ma nessuno dei due ci faceva ormai più caso.

Per pura fortuna Emerald evitò una serie di grossi coltelli da cucina che le venne lanciata addosso da Flash, e sparò un altro colpo, stavolta riuscendo a ferirlo di striscio. La concentrazione nel prendere la mira e sparare però le costò una brutta ferita ad una coscia; il bastardo non li aveva tirati tutti, i coltelli. Con un ringhio di dolore Emerald si tamponò la ferita -dalla quale usciva un flusso di sangue piuttosto abbondante essendo profonda almeno 5cm- con una mano, e Lord Flash ne approfittò per rientrare in cucina a cercare qualche altro coltello, o una mannaia.

Fu in quel momento che la ragazza si avvide del deodorante spray sopra un tavolino -ancora miracolosamente intatto- nel corridoio. Lo afferrò velocemente e lo lanciò in cucina, sparando e colpendolo in pieno generando un’esplosione che pure se -purtroppo- non era abbastanza forte da ferirlo gravemente investì Lord Flash.

Stava per finire i colpi. Per fortuna nel marsupio aveva un altro caricatore pieno.

Corse su per le scale più velocemente che poteva, diretta in bagno a cercare una medicazione veloce per quella maledetta ferita alla coscia. Sentì dietro di sé Flash che la inseguiva…un po’in ritardo, notò…evitò l’ennesimo coltello -ma quanti accidenti ne aveva in casa Kevin?!- e si voltò sparando due colpi di fila, che mancarono il bersaglio. In “corsa” sostituì il caricatore.

Si voltò ancora. Ecco perché ci aveva messo tanto. Il maledetto era andato a prendere il cric.

Hammy gli avrebbe detto di ficcarselo in c…avete capito.

Emerald J.V.P. Lancaster però non era tipo da battute del genere in situazioni simili.

Era la ragazza che dopo essere stata quasi strangolata aveva tremato a lungo, e allo stesso tempo non lo era. C’era qualcosa di duro e freddo in lei, adesso, qualcosa che le impediva di spaventarsi o di provare qualsiasi emozione.

Entrò in bagno, chiuse velocemente la porta a chiave, disinfettò con rapidità la ferita e -mentre la porta veniva divelta dal cric- creò una fasciatura di fortuna, per poi saltare sul davanzale della finestra e da lì sul tetto della rimessa. Ignorò le terribili fitte alla gamba e sparò a Flash appena si affacciò anch’egli sul davanzale.

Anche quest’ultimo aveva perso del tutto il controllo. La bestia che era in lui si era scatenata davvero dopo tanto tempo, e senza che lui potesse fare nulla per contrastarla.

Evitò di nuovo il proiettile, per poi lanciarsi a sua volta sul tetto ed in seguito addosso alla ragazza, che sprecò altri due colpi prima di lanciarsi sui rami dell’acacia. Tutto quel movimento fece riprendere a sanguinare le sue ferite, proprio ora che sembravano aver finito…l’unica cosa che la consolava era che il russo non era messo tanto meglio di lei.

Abbandonato il cric Lord Flash saltò giù dal tetto ed iniziò a lanciarle dei sassi mirando alla testa. Dopo averne scansati un po’la ragazza si decise a scendere con un -dolorosissimo- salto, sparando e colpendolo ad un braccio. Come si deve, stavolta; il proiettile infatti lo trapassò da una parte all’altra, generando un grande spruzzo di sangue.

Emerald aveva ancora due proiettili.

Approfittando del fatto che la rimessa fosse aperta Lord Flash si lanciò dentro, prese un taglierino ed una tanica di benzina ed uscì, lanciando la suddetta tanica contro la ragazza che com’era prevedibile si allontanò rapidamente e sparò.

Confrontata a questa, l’esplosione di prima era stata un miserabile fuoco d’artificio, di quelli più economici.

Grazie a quel diversivo Flash era riuscito ad avvicinarsi, Emerald sparò l’ultimo colpo mancandolo del tutto, e l’attimo dopo si trovò addosso il russo che la ferì con taglierino. Per fortuna lei riuscì a colpirlo sotto il mento con il calcio della pistola, e forte, facendolo finire al tappeto.

Momento di pausa.

Entrambi feriti ed ansanti si guardarono.

Guardarono la casa.

L’espressione sui volti di entrambi fu impagabile.

«merda» commentò Emerald -ora di nuovo Hammy- con rozza semplicità.

La casa era in condizioni catastrofiche, idem il giardino, e nessuno dei due sapeva quando Kevin sarebbe tornato.

Lord Flash, riuscito a “rimettere in gabbia” il suo lato più bestiale, si rialzò lentamente e si avvicinò ad Emerald, affiancandosi a lei.

«dici che riusciremo a ripulire tutto prima che Kevin torni?»

«nemmeno se tornasse dopodomani» lo guardò «direi di limitare i danni ed inventarci qualcosa».

«sia».

«al pagamento per rifare finestre e mobili e quant’altro ci penso io » tirò fuori il libretto degli assegni e ne compilò uno da trentamila sterline -4.716.981,13 yen- «limitiamo i danni. Procurati dei mobili uguali a quelli distrutti e falli consegnare qui immediatamente. Questi dovrebbero bastare» disse dandogli in mano l’assegno «procura anche dell’intonaco per le pareti. E la porta del bagno.».

Flash prese l’assegno, salì in macchina e partì.

In tre ore -ossia fino a quando non tornò Kevin- riuscirono a sostituire i mobili, la porta e mettere a quasi del tutto a posto le pareti. Inoltre Emerald si era “ricucita” da sola la ferita alla coscia, e Flash era andato al pronto soccorso a farsi medicare il colpo di arma da fuoco al braccio.

Kevin si era lagnato dello sfacelo. Ma in realtà non ne aveva idea.

E dire che, quando era tornato, risuonava ancora il “Dies Irae”…

 

 

E adesso Emerald era seduta a gambe incrociate sul divano, mentre Flash faceva il “boss” nella poltrona singola, davanti al camino acceso. La finestra era provvisoriamente stata coperta con dei fogli di giornale.

«avremmo dovuto mantenere il controllo» esordì lui. Emerald giocherellò con la catenina d’oro.

«già. Avremmo dovuto. Ma riesci sempre a tirare fuori un lato della mia personalità che non mi piace affatto».

«se è per questo la cosa è reciproca».

«no. Tu avevi l’aria di sentirti bene. Io invece non mi sentivo bene affatto. Diciamo pure che non “sentivo” e basta».

Flash accavallò le gambe. «è di famiglia».

“a riprova del fatto che la mela non cade lontana dall’albero” pensò.

«tanto prima o poi arriverò alla verità. E a quel punto non potrai più fare tanto il misterioso» lo avvisò «capirò cos’è che hai da nascondere a Kevin, e perché sai tutte queste cose. Come ho detto, io un’idea ce l’ho. Ma…un passo alla volta».

Erano incredibili. Prima, scene che erano un misto tra Shining e La Guerra dei Roses; poi si aiutavano e si coprivano a vicenda; e adesso parlavano di come si sarebbero rovinati tranquillamente, davanti al camino acceso. Bah.

«non voglio fare del male a Kevin» disse lui.

«lo stai influenzando come ti pare e piace però. E il discorso dei limiti l’abbiamo già fatto. Inoltre, nemmeno io voglio fargli del male. Anche se con questa storia del patto finisco a fargliene lo stesso».

«è uno dei tanti motivi per cui voglio allontanarvi, oltre al fatto che ti odio profondamente».

«la cosa è reciproca. Anche io ti odio, sia perché menti continuamente che per l’atteggiamento da capetto che hai avuto fin da subito. Non so se ti avrei odiato altrettanto se ti fossi mostrato per quel che sei e se all’inizio fosse andata diversamente» ammise lei.

«tu mi sei d’ostacolo. Anche se avessi voluto, e non ho voluto, non avrei potuto agire in modo differente. Oltretutto Kevin mi sta a cuore, e vederlo tormentarsi per te -che secondo me non lo meriti- tormenta anche me».

Emerald distolse lo sguardo dalle fiamme per puntarlo in quello di Lord Flash. «oh. Dunque hai un cuore».

«non ho mai detto il contrario. Io ho un cuore» scavallò le gambe «e sottolineo io. Cosa che non so se si possa dire dei Lancaster in generale. Lascia che ti racconti una storia. C’era, un tempo, un uomo in difficoltà. Questo chiese ed ottenne l’aiuto di un altro uomo, che coinvolse un amico rendendolo una parte praticamente fondamentale di qualcosa in cui, in realtà, l’amico in questione non c’entrava. Una volta risolti i suoi problemi l’uomo in difficoltà, per uscire dal “qualcosa” in questione, minacciò l’amico dell’uomo che lo aveva aiutato. Diciamo che lo fece braccare come un animale  per anni. Dimmi, Emerald Lancaster…un uomo che fa una cosa del genere ad un altro, trattandolo come fosse selvaggina, è un uomo che ha un cuore?»

“che sia lui l’uomo braccato? O che sappia semplicemente la storia, come aveva già dimostrato?... se l’uomo in difficoltà è mio padre comunque non capisco cosa intenda per ‘far braccare un uomo’. Che c’entra? L’unica cosa che so è che ha cercato Warsman, ma cercare e braccare sono due cose diverse” pensò Emerald “ad ogni modo, se è di Warsman che parla, mo’ lo sistemo…”

«dipende se quello braccato è un uomo trattato come una bestia, o una bestia che si crede un uomo ed avrebbe preteso di essere trattata come tale. Perché per quante cose possa fare e quante pretese possa avere, un uomo sarà sempre un uomo…ed una bestia sarà sempre una bestia. E può essere trattata da bestia».

Lord Flash la guardò fisso. «e con quale diritto, e quale modo si distingue un uomo da una bestia?»

La ragazza distese le gambe sul divano. «te l’ho detto oggi. Dai limiti che si pone».

«e tu, tre ore fa, quale limite ti sei posta?»

«quello di non tagliarti la gola con il taglierino mentre eri a terra» si alzò e si stiracchiò «non so se tu l’avresti fatto, al posto mio».

Flash non rispose. Lo avrebbe fatto?

In verità, non lo sapeva. Meglio cambiare argomento.

«come ce la vediamo con Kevin? Non ha creduto alla banda di strada».

«chiaro. Non ci avrebbe creduto nessuno. Ad improvvisare panzane non te la cavi benissimo, s’è visto quando gli hai raccontato il tuo “periodo sovietico”. Troppo melodramma. Scommetto che c’è sotto altro di più interessante. Ma torniamo a noi, e cerchiamo di trovare qualcosa».

«prima che esca…»

«non uscirà» sospirò lei «non c’è pericolo».

Lord Flash tornò ad osservare il fuoco con un sospiro.

«Emerald Janice Verbena Phoebe Lancaster, in tutta la vita non ho mai avuto una nemica come te. Ti odio, ti disprezzo, e sai che arriverei ad ucciderti. Nonostante ciò, va ammesso che non sono molte le donne in grado di sostenere una battaglia come quella e riportare solo qualche ferita. E pur sapendo per certo che non ci risparmieremo ogni sorta di colpo basso per quanto riguarda il resto, è stato notevole che tu non ne abbia utilizzati durante la nostra lotta».

«l’ho pensato anche io di te. Prima ci siamo rinfacciati di tutto, ma poi abbiamo combattuto in silenzio…se si esclude il fracasso di tutto quel che abbiamo distrutto».

«la prossima dopo il Torneo».

Emerald, con gli occhi del predatore, indicò il marsupio.

«ti aspettiamo».

«un’ultima cosa prima di iniziare a pensare ad una scusa plausibile. “Dies Irae”…ammetto che è stata una raffinata scelta di colonna sonora. Poco consona ad un’atea…ma di classe».

 

 

:: sera ::

 

 

Qualcuno bussò alla porta della stanza.

«non ho voglia di parlare!!! Con nessuno dei due!» disse Kevin «una banda di strada, ma chi volete prendere in giro?!»

«d’accordo…è vero. Scusaci se ti abbiamo mentito, le bande di strada non c’entrano; abbiamo avuto una discussione che ci è un po’sfuggita di mano, ma è tutto a posto…»  disse Flash da fuori.

«tutto a posto?! Emerald zoppica! Tu non muovi un braccio! Siete pieni di ferite! E mi vieni a dire che è tutto a posto?!»

«beh nessuno dei due è tre metri sotto terra, o sbaglio?»

«Emerald non dirlo nemmeno per scherzo!!!»

Kevin temeva di essere più che mai vicino ad una crisi isterica. L’idea che quei due avessero davvero potuto tentare di…no…no, non loro, non le uniche due persone che tenevano a lui!

Non solo gli nascondevano delle cose, ma cercavano perfino di uccidersi.

Per davvero.

«Kevin, puoi stare tranquillo. Io ed Emerald stiamo bene. Un po’ammaccati, ma stiamo bene».

«e poi è normale durante un allenamento» disse lei.

«a…allenamento?» quella gli era nuova.

«ma si…non avevamo niente di meglio da fare, ed abbiamo fatto un paio di prove per un tuo futuro allenamento. Da lì è nata la discussione, e poi il resto. Te l’ho detto, ci è sfuggita di mano, ma nessuno ha cercato di uccidere nessuno» continuò Flash «per chi ci hai presi? È solo che capita di scaldarsi un po’troppo».

«e perché diamine avreste dovuto fare quelle prove?»

«per conoscerci un po’meglio. Un conto è assistere agli allenamenti, un altro viverli in prima persona. Oltretutto se ricordi io sono stata addestrata da mio padre proprio per fare da allenatrice; è nato tutto da qualche divergenza di opinioni».

Divergenza di opinioni…caratteri in contrasto…Emerald che passava ai fatti fin troppo facilmente…beh, ci stava. Ed era ben più rassicurante di un “hanno tentato di ammazzarsi”.

«…quanto al vetro e il resto non preoccuparti, ripago io» continuò Emerald.

«e il suo braccio? E la tua gamba?»

«slogature!» dissero entrambi da fuori. Entrambi infatti, tra le altre cose, avevano fatto sparire i vestiti insanguinati, rotti e bruciati, e ne avevano messi di nuovi -nel caso di Flash nuovi ma identici essendo un travestimento vero e proprio- così da coprire il più possibile. Particolarmente le ferite peggiori.

Che dire, Emerald avrebbe fatto in modo che Kevin la vedesse più coperta possibile d’ora in poi…

“...!!!...a proposito!!!...ma a Tovarich devo dirglielo di oggi?...” pensò la ragazza.

Mh. No. Tutto sommato, no. Non avrebbe capito perché poi si erano coperti a vicenda in quel modo…e in fin dei conti non lo capiva bene-bene-bene nemmeno lei.

O beh. Avrebbe inventato qualcosa, con lui. Una caduta sopra qualcosa di affilato mentre era per strada, tipo dei cocci di bottiglia.

«…»

«e dai Kevin…vieni fuori! Ho fatto le lasagne! E poi c’è quella bellissima torta che aspetta solo te!»

«non so se mi va ancora di festeggiare».

«le cose sono due, o esci tu o entriamo noi. Con tanto di lasagne e torta» specificò Flash.

«non lo fareste. E poi ho chiuso a chiave».

«un paio di proiettili ed apro lo stesso sai?»

“il brutto è che questa lo farebbe sul serio” pensò Kevin, decidendosi infine ad uscire. E si, avevano in mano lasagne e torta.

«andiamo in cucina però».

“per fortuna che quella e il salotto sono le stanze che abbiamo sistemato per prime” pensarono sia Hammy che Flash.

«e sappi che mangeremo in quattro» lo avvisò Emerald con un sorrisetto. Kevin la guardò perplesso.

«e il quarto chi sarebbe?»

«la quarta! È una “lei”!» lo corresse Hammy.

Lord Flash pur sapendo cosa lo aspettava rifiutò di commentare nonostante l’occhiata dell’inglese. Lui l’aveva trovata un’imbecillata, ma era stata anche una di quelle pochissime imbecillate che gli aveva QUASI strappato un accenno di risata, lui che non rideva mai!

E così arrivati un cucina, seduta a capotavola, Kevin vide…

«Hammy…non sono un tipo rozzo ma stavolta il “vaffanculo” me l’hai proprio tirato fuori con le pinze: vaffanculo!» esclamò, per poi mordersi un labbro per non ridere.

«credo che convenga muoversi, Peppa Pig ha fame!»

E tutto quel che ricevettero in risposta dal pupazzo fu ovviamente un’occhiata vuota.

 

 

 

:: tre giorni dopo ::

 

 

«Hammyyyyyyy, finalmente sei arrivata!...Kevin non è con te?»

«ah, Kid, ma perché lo cerchi? Se non c’è tanto meglio così!» disse Terry «…senza offesa Em».

«nessuna offesa, lo so che non vi è propriamente simpatico…e considerando il modo in cui si comporta con voi non posso nemmeno darvi torto…» sospirò la ragazza.

Dal ring, lasciando perdere per un attimo Distruction, Turbinskii si voltò a farle un veloce cenno di saluto. Tanto si sarebbero visti più tardi, una volta che fosse tutto finito.

«già…dai, salta in braccio!» la incitò Wally, che ormai era ufficialmente diventato la sedia di Emerald. Cosa, questa, risaputa anche da Turbinskii che però l’aveva ovviamente presa sul ridere; insomma, come si poteva essere gelosi di Wally Tusket o di Kid Muscle, per porco che potesse essere?

…era una faccenda che qualcuno avrebbe dovuto spiegare a Kevin, forse, ma dettagli…

Hammy si mise a sedere con più prudenza del solito sulle ginocchia del tricheco. «mi spiace di essere arrivata solo a metà. Ma dalle ferite che Distruction ha addosso direi che stia andando tutto bene…anche se Tovarich è un po’sporco…»

«sono particelle magnetiche» le spiegò Meat «utilizzate da Distruction per annullare la sua trasformazione in bombardiere stealth».

«ah, ho capito» disse lei, facendo un’involontaria smorfia di dolore nel muovere malamente la gamba mentre si sistemava. Quella maledetta ferita, che il giorno stesso -forse anche a causa dell’adrenalina- le aveva causato dolore ma solo fino ad un certo punto, adesso stava diventando qualcosa di insopportabile. Bruciava e doleva in continuazione, togliendole diversa libertà di movimento. Forse non avrebbe dovuto disinfettarsi e ricucirsi da sola. Forse avrebbe dovuto andare al pronto soccorso come aveva fatto Lord Flash, che comunque aveva il braccio messo molto peggio della sua gamba considerando che il proiettile lo aveva attraversato.

«comunque credo che il tuo amante ce la farà» disse Van Dik «nell’azione Distruction si è privato di un corno, come puoi vedere…»

«poteva procurarsi dell’inchiostro e sputargli addosso quello» borbottò la ragazza.

«tutto bene Hammy? Non sei comoda? Eppure ti assicuro che non sono dimagrito per niente!»

«pfff, tranquillo Wal, è tutto a posto» cercò di rassicurarlo lei «è solo che ho visto che c’è Jackie Mac Matta».

«chi?»

«quell’essere lì» Emerald indicò Jacqueline con un cenno del capo «Jackie Mac Matta!»

«JAAAAACQUELIIINE» sbavò Kid Muscle, beccandosi da Roxanne il tradizionale pugno in testa.

«ma sei scemo, non ti accorgi di com’è fatta quella donna non-»

«e dai Roxanne calmati!» esclamarono Trixie e Chichi trattenendola «non fargli vedere che sei gelosa!»

«io non sono gelosa!!!» strillò lei.

«oh cielo…» Emerald rise, per poi sibilare di dolore. La ferita bruciava ancora di più, doleva ancora di più, ma perché?!

« signorina Emerald ma quello è sangue!» esclamò Checkmate indicando la macchia che si stava allargando sui suoi pantaloni.

«cosa?! Sangue?!» strillò Kid Muscle.

Emerald si alzò bruscamente, facendo un’altra smorfia di dolore. «è…è tutto ok. Tutto ok, capito?» disse loro prima di coprire la macchia con una mano e “correre” più velocemente che poteva fino ai bagni.

Bagni unisex. Ancora si stupiva, a volte.

Fortuna sua erano completamente vuoti, chiaro che a nessuno venisse in mente di andarci proprio nel bel mezzo dell’incontro, e a lei stessa dispiaceva di non poter assistere, ma doveva vedere che diamine stava succedendo là sotto. Tirò su la gamba dei pantaloni - larghissima, essendo un modello simil-arabeggiante, leggero ed elasticizzato.

Alcuni punti si erano rotti, e dalla ferita usciva qualcosa di giallastro che poteva essere solo pus. Eh no, a quanto pare non l’aveva disinfettata bene per niente.

«porco mondo» sibilò, finendo di rompere il resto dei punti «porco, porchissimo mondo!!!»

«Emerald che cosa…MA…MA CHE SUCCEDE?!»

“ultra porchissimo mondo” pensò la ragazza con uno sbuffo poggiando la schiena contro il muro. E lasciando scivolare giù il tessuto  «niente, Meat, cosa vuoi che succeda? È un taglietto. Non si vede nemmeno».

Seh. Sicuro.

«ho scritto “giocondo” in fonte?! Fa’vedere!» le intimò.

«Meat…»

«FA’VEDERE HO DETTO!»

Era inutile, non se lo sarebbe tolto di torno. E poi…era solo un amico preoccupato per lei. E l’unico a sapere tutta la storia. Dunque senza dire una parola tirò nuovamente su la gamba dei pantaloni.

«contento adesso?»

«devi andare immediatamente al pronto soccorso!!! Non ti rendi conto che è infetta?!»

«ne parli in un modo che nemmeno se fosse il morso di uno zombie».

«e piantala! Adesso io e te andiamo all’ospedale, che ti piaccia oppure no, e nel frattempo mi dici cos’è suc…»

«Emerald, è tutto-IH! Ma cos’è quel taglio?!»

Roxanne, Trixie, Chichi, Kid, Checkmate, Wally, Terry, Dik Dik…il gruppo al completo insomma.

«due giorni fa camminando per strada ho inciampato e sono finita su un…affare di ferro tagliente, non so bene cosa fosse. Sono tornata a casa, ho disinfettato tutto e l’ho ricucita…ma a quanto pare non avevo fatto un gran lavoro. Errore mio ragazzi, è tutto a posto…»

«mi trasformo in modalità cavallo ed andiamo subito al pronto soccorso» disse Checkmate.

«veniamo con voi!» disse Wally.

«no, non c’è bisogno, ma grazie lo stesso. Però se qualcuno potesse portare a casa la moto…tanto in queste condizioni non so se potrei usarla...per tornare a casa prenderò l’autobus».

«ma nemmeno per idea! E poi non vedi perché dovrebbe andare al pronto soccorso a cavallo quando io ho la macchina» disse Terry «ci pensiamo io e Meat. E poi penso che la moto entri benissimo sul retro, basta legarla con un paio di catene».

«ben, allora andiamo» disse rapidamente Meat. Terry prese addirittura in braccio Emerald*, uscendo di corsa dallo stadio insieme a Meat. Gli altri tornarono, cupi, sugli spalti.

«a me la storia della caduta non convince» disse Roxanne.

«sinceramente non convince neanche me» convenne Trixie «quella non sembrava una ferita accidentale».

«ma allora come se la sarebbe fatta?» domandarono insieme, perplessi Kid e Wally.

«forse è stato davvero solo un incidente…»

«o forse sta cercando di coprire qualcuno» disse infine Checkmate.

«che sia stato Kevin Mask non ci crederei nemmeno se lo vedessi!» esclamò Chichi «andiamo, è ridicolo!»

«sarà ridicolo ma quel taglio lo era di meno! Per quanto anche a me credere una cosa del genere risulti difficile» ammise Roxanne «e poi perché avrebbe dovuto farlo?»

«forse è stato lui. Turbinskii» disse Dik Dik.

«no. Non avete visto la sua faccia quando si è voltato ed ha visto Emerald correre via con quella macchia di sangue sui pantaloni? Non c’entra neanche lui».

«ma allora chi potrebbe averlo fatto?...certo…a meno che…ma non ci vedo nemmeno lui a fare una cosa del genere, per di più ad una ragazza…» farfugliò Wally.

«ma di chi parli?» gli chiese Kid.

«di Flash…»

«ah, ma dai! È vero che forse non si stanno molto simpatici ma non penso che lui sarebbe arrivato a piantarle un coltello nella coscia! E poi perché proprio lì?» Dik Dik scosse la testa «non avrebbe senso!»

«magari voleva colpire da qualche altra parte, non pensi?» gli fece notare Trixie.

«prima le ecchimosi, ora questo! Ma che diamine succede tra quei tre? Si, sempre che Kevin ne sappia qualcosa…insomma, mi sembrerebbe assurdo se permettesse che Flash pugnali tranquillamente quella ragazza…» disse Checkmate.

«però mi domando come possa non accorgersene! Insomma se fosse come abbiamo pensato…cioè…te ne accorgi se una persona odia tanto un’altra da cercare di ucciderla!» esclamò Kid Muscle, povero ingenuo «forse è stato un incidente per davvero!»

«e quelle ecchimosi?!» sbottò Roxanne.

«beh…le hai viste solamente tu. Forse ti sei sbagliata ed erano davvero succhiotti».

«Kid, riconosco un succhiotto quando lo vedo, e se hai qualche dubbio sulle ecchimosi vieni qui che ti faccio una lezioncina!!!» lo minacciò Roxanne. Proprio in quel momento suonò il gong, l’incontro era finito senza che se ne accorgessero neppure!

Esaltata dalla brutalità del russo oltretutto Jacqueline MacMad si spiattellò contro la sua schiena nel tentativo di abbordarlo…

«…per essere sincero posso uscire solo con donne metà aeroplano. La mia famiglia non accetterebbe mai le altre. Ma se anche tu fossi una di loro non cambierebbe nulla; io sono impegnato».

…fallendo miseramente!

«oh!»

“sei cinico russo che infrange i cuori!” pensò Jacqueline “ma dove va adesso?!”

Infatti Turbinskii si era avvicinato agli spalti. «Emerald. Dov’è? Come sta? Che le è successo?»

«ha una ferita ad una gamba che…»

«…quella dell’incidente per strada! Me lo aveva detto, ma mi aveva anche detto che era a posto!»

“CHE?!! Non sarà mica la Lancaster la ragazza con cui è impegnato?! Ma lei non è metà aeroplano!” pensò Jacqueline.

«non tanto, la ferita si è infettata, Terry e Meat l’hanno portata al pronto soccorso» lo informò Roxanne.

«volo subito lì» disse il russo «assistenti di volo…pronti al decollo!» esclamò trasformandosi di nuovo nel bombardiere stealth e volando via.

«ha detto anche a lui la stessa cosa, visto…?»

«si, ma io continuo a non crederci, Kid».

 

 

«…ma perché non arriva nessuno?!» sbottò Terry «io vado a cercare un dottore! Che razza di pronto soccorso è questo?!» protestò, scomparendo nei corridoi.

Inutile dire che una volta rimasti soli Meat non aspettò molto per partire con le domande.

«siamo soli, dimmi che è successo! È stato Flash? È stato lui a farti quella ferita?»

«quella…quella qui…» indicò un punto poco più in alto del seno, il tutto strategicamente coperto da una strana canottiera a collo alto, largo che ricadeva giù morbido «e le altre, che però tra disinfezione, cerotto liquido e un po’di trucco non si vedono nemmeno».

«è da denunciare! Da sbattere in galera! Quello è-»

«…messo peggio di me dal momento che gli ho preso in pieno un braccio con la doppietta, l’ho ferito più volte di striscio ed ha subìto una piccola esplosione…»

Meat la guardò allibito. «siete pazzi. Siete. Pazzi. E Kevin non…?!»

«lui era via. Ha trovato casa un po’disastrata, ma in realtà avevamo già sistemato parecchio; lui in tutto questo non c’entra, non vedo perché farlo stare in ans-»

«insomma vi ammazzate di nascosto per non farlo stare in ansia?!! Ma ti rendi conto di quello che dici?!!»

«eddai Meat, io sono viva, Lord Flash è vivo, Kevin è tranquillo…» fece spallucce «e poi abbiamo stabilito che la prossima battaglia…dopo il Torneo».

Meat la guardò fisso per poi scuotere la testa. «per l’amor del cielo Emerald, da come parli sembra quasi che sotto sotto ammazzarti con Flash ti diverta!»

«non è così. Non proprio. È complicato, non so come descrivere…io lo odio, e adesso sai quanto, lui mi odia, e anche in questo caso sai quanto; io voglio scoprire cosa nasconde, lui vuole allontanarmi; eppure quando si tratta di situazioni come questa in cui ci troviamo a combattere come se fossimo in guerra…è come se…fosse “tra noi”. Una questione personale che va al di là di tutto il resto. Anche per questo motivo evitiamo di coinvolgere Kevin, evitando di fare cose come questa quando c’è lui…cooperando perfino…» lo guardò «lo so, è un concetto che sembra quasi privo di senso ma lui è “Il Mio Nemico”, ed io sono “La Sua Nemica”. Non so dirlo meglio».

«oh eccoti! Emerald!...ciao mio piccolo amico. Grazie per averla accompagnata» Turbinskii le si inginocchiò accanto «come stai? Ti hanno curata?»

«non ancora, Terry è in cerca di un dottore, ma non preoccuparti…oh, eccolo».

«dov’è la ragazza? Oh, bene. ce la fa a camminare?» le chiese il dottore, arrivato insieme ad un trafelato Terry.

«si».

«bene, andiamo immediatamente in ambulatorio…»

Hammy sparì assieme al dottore, lasciando i suoi due amici -più l’amante- nel corridoio.

«vi ringrazio per averla portata qui, io dal ring ho visto ma non potevo…»

Sembrava tanto senza cuore, mentre lottava, eppure la preoccupazione verso Hammy era genuina.

«no, no, ti capisco…ma come se l’è fatta quella ferita? Lei ha parlato di un incidente…» indagò il texano, mentre Meat pensava “INCIDENTE UN CORNO!!!”.

«è quel che aveva detto anche a me, ma mi aveva anche rassicurato sul fatto che era a posto adesso! e poi…aveva parlato di una ferita non troppo profonda…»

«cinque centimetri di ferita infetta, altro che poco profonda» borbottò Meat.

«…!!!...deve averlo detto per non farmi stare in pensiero…»

«Hammy non vorrebbe far stare in pensiero nessuno» commentò Terry.

“non l’ha detto nemmeno a lui, o lui lo sa e fa finta di niente? Eppure a detta di Emerald c’era quando Flash l’ha quasi strangolata!” pensò Meat.

«eh, lo so…»

“no, secondo me non gliel’ha detto. Ma perché?! ‘il mio nemico, la sua nemica’…è diventata una questione che va oltre il bene di Kevin, altroché! Io dovrei dire tutto, a Kevin in primis, ma le ho promesso di non farlo!”  Meat continuò nelle sue elucubrazioni “e pur essendo vero che si sa difendere benissimo se ha ridotto Lord Flash -o chi sia- come ha detto…non posso evitare di pensare a cosa accadrebbe se…”

Si sentì un cellulare che squillava. Era evidente che Emerald non stesse bene, avendo lasciato lì il marsupio!

«che facciamo?» disse Terry.

«guardiamo chi è» disse Turbinskii tirando fuori il cellulare «ah, è Mask».

“quasi quasi rifiuto la chiamata” pensò, ma prima che potesse fare qualunque cosa Meat salì su una sedia e gli prese il cellulare dalle mani.

«Kevin? sono Meat».

«…e perché stai rispondendo tu? Lei dov’è?!»

«siamo all’ospedale, Emerald-»

«arrivo» disse seccamente l’inglese chiudendo la chiamata. Emerald, ospedale; non gli interessava sapere altro!

«una telefonata molto breve» commentò Turbinskii.

«ha detto che arriva».

«a questo punto l’unica cosa che devo riportare a casa di Hammy è la moto» disse Terry «vuoi che non la riporti Kevin?»

«veramente avevo pensato di portarla a casa io in volo. Si fa prima» osservò Turbinskii.

«già, ma Kevin sa che tu ed Emerald state insieme?» gli domandò Terry. Lui scosse la testa.

«non ancora. Più che altro perché Emerald non vuole noie del tipo “ah, essendo il tuo ragazzo gli rivelerai chissà che cosa su di me” da parte sua».

“e voleva risparmiargli l’umiliazione di essersi dichiarato mentre lei era con me sotto la doccia” pensò, quasi divertito.

Kevin arrivò venti minuti dopo. Emerald non era ancora uscita dall’ambulatorio.

«che è successo? Lei dov’è?!»

“e il russo che c’entra?!” pensò, vedendo lì Turbinskii.

«la ferita riportata durante l’incidente di due giorni fa si è riaperta, infettata…o meglio, si sono rotti i punti e-» avviò a dire Terry, bruscamente interrotto.

«quale incidente?! Emerald non mi ha detto niente a riguardo!» allibì.

Un altro segreto. Ancora. “riaperta”…quindi doveva essersela fatta in un giorno precedente a quello…perché non gliel’aveva detto?!

«ah, non te l’ha detto?» disse Turbinskii.

«…a te si?»

«beh…siamo amici. Diciamo pure che andiamo molto d’accordo».

Sembrava che volessero -tanto per restare in tema- uccidersi l’uno con l’altro sul posto.

«cosa vorrebbe significare?»

«…ma a lui chi l’ha chiamato…?» si stupì Emerald, tornata dall’ambulatorio in quel momento insieme al dottore «ehm. Volevo dire…» “ho pure iniziato a parlare come Flash!” pensò «ciao Kevin».

«fammi capire bene: tu hai un incidente di non so quale natura che ti causa una ferita tale da mandarti al pronto soccorso e non mi dici niente?!»

«ma era un graffietto…»

«se per lei una ferita profonda cinque centimetri è un graffietto non so cosa intenda per “ferita grave”» commentò il dottore.

«cinque centimetri!!!...e…adesso come sta?»

“solo amici, dicono, ma se lui non è innamorato poco ci manca” fu il pensiero di Terry.

«puoi chiederlo a me visto che sono qui!» gli ricordò Hammy.

«adesso deve solo riposare e stare attenta a come si muove, la ferita è stata disinfettata come si deve, ed idem i punti. La prossima volta venga subito qui invece che provare a medicarsi da sola! Lei è il suo compagno?»

“gli piacerebbe” pensò Turbinskii.

«no. Sono il suo vicino di casa. e siamo amici» fu costretto a rispondere Kevin «…o almeno così credevo. Dai Emerald, ti porto a casa».

«pensavo di portarla io. Io volo».

«tu fatti gli affari tuoi» ribatté Kevin.

«io però devo seguirvi per forza, visto che devo riportarle a casa la moto» disse Terry. Kevin non replicò, limitandosi ad uscire insieme alla ragazza.

«poi dici a me che sono uno stupido?»

Eh no, la paternale non era finita, ma continuò ad oltranza anche una volta che saliti sulla moto di Kevin partirono verso casa.

«hai una ferita così profonda e pretendi di medicarti da sola?! E poi perché diavolo non mi hai detto niente?!...e inoltre…non ci siamo più visti dal giorno del mio compleanno…»

«non ti ho detto niente per non farti stare in pensiero».

«non mi credevi capace di sostenerti? Emerald, quella promessa che si siamo fatti per me non era uno scherzo!»

«lo so…»

«non mi pare, visto che hai preferito dirlo a quel russo piuttosto che a me!»

«ah, ecco il vero problema. Sei geloso».

Si fermarono davanti al semaforo rosso.

«è che ci stiamo allontanando. Dici che non possiamo stare insieme e non mi dici perché, solo “questioni di famiglia”. Mi nascondi delle cose, come se non ti fidassi più di me, o non mi ritenessi in grado di capirle, nemmeno fossi uno stupido. È vero che non posso importi di starmi vicina, o di dirmi tutto quel che ti succede, come non posso importi di non avere degli altri amici o… o anche una relazione, visto che nemmeno tu lo pretendi da me. Ma io non volevo tutto questo. Non volevo…iniziare a perderti».

Il semaforo diventò verde. Ripartirono.

«e nemmeno io voglio perdere te».

«io infatti non vado da nessuna parte. Ricordalo».

 

 

***

 

*non ingelosirti mistery dragon xD Terry è solo gentile con una ragazza in difficoltà!

 

 

Probabilmente avrete trovato eccessiva la prima parte del capitolo, con quell’incredibile disastro. Ma ha mostrato ancora meglio che genere di odio c’è tra quei due. Si ammazzano, poi si aiutano, poi boh! xD nemici mortali, chi li capisce?

 

Grazie 1000 a chi segue/recensisce/legge soltanto :D


Tanto per farvi un quadro della situazione...xD
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Capitolo 16
*** 14- un passo avanti, due indietro ***


«…sapevo che eri stupida ma non così tanto da non capire che questa casa non è un albergo in cui puoi entrare ed uscire quando ti pare!»

«ah si guarda, poi dopo il modo in cui l’abbiamo ridotta l’altra volta al massimo potrebbero classificarlo come B&B».

Flash incrociò le braccia. «tu-non-puoi-passare».

Emerald gli puntò la doppietta all’addome. «seh ascolta Gandalf, togliti dalle scatole. Non è colpa mia se oggi grazie a questa nebbia del cavolo il segnale della WiFi non mi arriva».

«e perché non te ne fai una tua invece che scroccare quella di Kevin?»

«perché dato che c’è la sua non vedo il motivo per cui dovrei farne una mia» ribatté la ragazza notando la finestra del salotto aperta. Un buon modo per evitare Gandalf, decise, dunque corse e si lanciò dentro da lì, per poi gettarsi di botto sul divano.

«oooh, alleluia» sospirò vedendo tornare il segnale «la WiFi è viva!»

«tu sai che Kevin non c’è, vero?» la ricordò Flash, entrando nella stanza.Lei alzò gli occhi al cielo.

«si ma oggi non ho tempo né voglia di fare “Dies Irae parte II”».

«quello si è detto dopo il Torneo» lui si mise sulla poltrona singola di sinistra, al solito «e comunque è strano che tu non sia andata con lui, dato che sei sempre ad impicciarti».

«sarei andata via con lui eccome, ma devo imparare i passi della lambada entro oggi perché domani mentre voi due farete parte delle foto di gruppo che Ikkeorrore vuole per mettere in quel libretto, io e Ricardo dovremo girare un video in cui balliamo un mio remix della lambada, e io quella non la so ballare!...solo che per pubblicizzare un po’ la traccia o faccio così o faccio così» disse seccamente Hammy stendendosi sul divano e poggiando il portatile sui cuscini.

«credo che ci sia anche Jacqueline, lì dov’è Kevin. Una gran bella ragazza, dura come la pietra, appartenente ad una potente famiglia…è vero, Kevin al momento non ha tempo per una relazione, ma sarebbe la partner ideale».

Era chiaro che Lord Flash volesse provocarla, e lei non abboccò all’amo. «se mai dovesse decidere di stare con Jackie Mac Matta per me potrebbe fare pure. Non deve mica farsi prete solo perché adesso non possiamo stare insieme. Poi il fatto che lei abbia le tette rifatte e sia tonta come una staccionata è un altro discorso».

«tutta invidia» sentenziò Lord Flash.

«mah...più che invidiarla c’è da compatirla» commentò Emerald «ha un fratello bruttissimo e di tutti quelli con cui ci ha provato l’ha calcolata solo Kid Muscle che per carità è buono come il pane ma pure lui non è una bellezza…» cercò dei video di lambada su Youtube «…dovrò anche tenere conto che il ritmo è più veloce rispetto alla lambada originale…»

«dimmi una cosa, non è che sei così concessiva con Kevin riguardo allo stare con altre persone solo perché, forse, è quel che TU hai fatto per prima?»

Emerald non sollevò nemmeno lo sguardo dal video. «se Kevin, prima che io riesca a risolvere tutto il casino, troverà un’altra ragazza con la quale starà più che bene io mi farò da parte. A me basta che sia sereno. Detto ciò, quel che faccio io non ti riguarda. Inoltre…» mise il video in pausa per guardarlo dritto in faccia, stavolta «ogni volta che tiri fuori questa storia mi torna in mente “come può esserne a conoscenza?”, perché non è esattamente di dominio pubblico. Credo che non lo sappia nemmeno mia madre. Ciò mi spinge a fare diverse congetture».

«sarebbe bene che evitassi» la avvisò lui.

«sei russo, nascondi la tua identità, sai del patto, c’è un uomo a cui -come mi hai detto ormai mesi fa- devi tutto, e caso strano hai dietro i libri di Robin Mask. Tutti questi indizi mi portano ad un nome. E nemmeno un nome qualunque!...ma a Kevin servi. E se anche avessi ragione…per adesso potrei solo lasciarti in pace. Oltre a rimanere in silenzio sulla tua non-esattamente-"gentlemaninglesità", che porterebbe Kevin a farsi tante belle domande che a te risulterebbero alquanto scomode, visto che pur dicendogli bugie a frotte non ce n’è una che sia davvero valida. Ma d’altra parte, come mi disse quell’uomo a Buenos Aires, “mentire bene non è solo una necessità. Mentire bene è un’arte, una vocazione, dunque non è cosa per tutti; c’è chi può e che non può”».

«”quell’uomo”…uno dei tanti che ti sei portata a letto?»

Aveva risposto con una battuta sarcastica, ma in verità era piuttosto allarmato. Emerald era arrivata a collegare troppi indizi, e non gli era piaciuto quel “per adesso potrei solo lasciarti in pace”. Affatto. Gli fece scattare in testa un segnale di allarme tale da fargli quasi perdere ancora il controllo, ma sapeva che se l’avesse fatto avrebbe solo finito per rovinare tutto.

Stava camminando in un campo minato, ora più di prima. Perché se i suoi timori erano fondati non rischiava solo di perdere la fiducia di Kevin, ma anche la vita, e di veder finire la sua testa appesa alla parete del salotto di casa Lancaster.

«non sarebbero fatti tuoi ma te lo dico lo stesso: era il primo. E adesso dai, dammi della puttanella perché sono stata la prima volta con un uomo che mi piaceva pur sapendo che sarebbe stata una botta e via».

«puttanella».

«bigotto» ribatté lei, continuando ad osservare i video della lambada. Lord Flash decise di allontanarsi ancora di più dal discorso di prima.

«di che utilità è guardare soltanto i video senza provare i passi? È come se Kevin, se bontà sua si decidesse ad aprire quel libro che gli ho dato, guardasse soltanto l’immagine della tecnica Olap…»

«che l'è il contrario di “palo”…»

«…taci!...E poi tentasse di metterla in pratica la prima volta durante un match! Non avrebbe il minimo senso!»

«io fino ad ora ho sempre fatto qualcosa del genere» si picchettò una tempia «memoria eidetica, Sorcio. Adesso ho perfettamente chiaro in mente ogni fotogramma dei video che ho già visto, e lì resteranno. E quanto a senso del ritmo per fortuna sono messa bene; non avrò problemi».

Andava detto che ogni tanto Emerald riusciva quasi a sorprenderlo. È vero, della sua memoria eidetica Lord Flash lo aveva saputo fin dall’inizio, ma non l’aveva mia vista “in azione”, per così dire. E a malincuore doveva ammettere di essere incuriosito.

«quindi se ho capito bene tu grazie a questa memoria eidetica riesci a ricordare praticamente tutto nei minimi dettagli».

«precisamente. Se, ad esempio, mi chiedessi di dirti dov’ero undici anni fa, il 7 aprile, alle quattordici e ventidue minuti e ventisei secondi ti direi che in quel momento ero nel giardino della tenuta dei Mask, avevo appena incontrato Kevin, e gli avevo indicato una farfallina bianca che era su un fiordaliso. Io indossavo un vestitino color carta da zucchero e avevo i capelli raccolti, lui aveva pantaloni grigio fumo a righine, una camicia bianca ed una cravatta, e la seconda cosa che gli ho detto -dopo “guarda, una farfalla”- è stata “perché sei vestito come se andassi a un matrimonio?”».

«…adesso ricordo!!!»

Sia Hammy che Flash fecero un sobbalzo nel sentire la voce di Kevin.

«ah…Kevin, da quant’è che sei tornato?»

«meno di un minuto, da quando le hai chiesto della memoria eidetica. Oh. Noto che casa è ancora a posto».

Emerald e Lord Flash si scambiarono un’occhiata come a dire “fiuuuuù! Ci è mancato un pelo!”.

«si beh non è che discutiamo pesantemente tutte le volte che tu non ci sei» disse il russo «com’è andata?»

L’inglese si mise a sedere sull’altra poltrona singola, quella a destra, con un sospiro. «è stata una totale perdita di tempo. E la cosa più fastidiosa era che quella sanguisuga dai capelli rossi si attaccava a tutti quanti; non c’è stato un chojiin a cui non abbia chiesto di uscire. E nonostante io abbia rifiutato ha perfino avuto la sfacciataggine di infilare di nascosto il suo numero di telefono della tasca del mio impermeabile!»

«quindi le hai detto di no? è vero che è un’oca sadica e tonta come poche alla quale io se potessi sparerei sul posto, ma indubbiamente ad andare in giro con lei avresti fatto una bella figura» commentò Emerald. Kevin la guardò a lungo, e sembrava quasi triste.

«non è con lei che mi interesserebbe stare» disse.

Hammy tornò a guardare i video di lambada. «hai perso un’occasione. Jackie Mac Matta avrebbe potuto renderti la vita più semplice, un’interpretazione salvachiappe di una regola lì, un’irregolarità dei tuoi avversari là…»

«voglio vincere con le mie forze, dovresti conoscermi ormai. Non mi interessa farlo da raccomandato. Non è onorevole» replicò lui, piuttosto freddamente «e se anche mi avesse promesso la cintura di campione in cambio di quell’uscita le avrei detto di no lo stesso. è inutile che cerchi di liberarti di me, cara mia; non è semplice come credi».

Era un po’ che ogni tanto Emerald se ne usciva col dire cose come “lo sai, c’è Chichi che non fa che dire quanto avrebbe voglia di conoscerti meglio!”, oppure “c’è quella ragazza che ti sta mangiando con gli occhi, sembra carina, sarebbe da farle un saluto” o, ancora, “è vero che Jackie Mac Matta è un’imbecille, però non è brutta brutta, potresti farci un pensierino”.

Era una cosa che lo infastidiva abbastanza, perché lui non era interessato alle altre, lui voleva lei, voleva Hammy! Che gli importava di Jacqueline?! Che gli importava di Chichi?!

Si rendeva conto che Emerald gli diceva quelle cose nel tentativo di spingerlo a non pensare troppo a loro due, buttandosi su altro, così che non si tormentasse. Ma non solo non otteneva l’effetto sperato, oltretutto lo portava anche a pensare che lei invece si fosse eccome “buttata su altro” pur -forse- continuando a volere lui.

«non voglio liberarmi di nessuno. Quel che volevo dire era che se avevi rifiutato perché pensavi che me la sarei presa potevi anche rettificare e dirle ok».

“ma quant’è gentile” pensò Flash, pur senza esprimersi avendolo già fatto in precedenza.

«lo so che non te la saresti presa. Se non le ho detto di si è perché io detesto quella ragazza. Profondamente. Chiaro?»

«cristallino…» chiuse lo schermo del pc «…allora, che dicevi, ti sei ricordato di quella volta di quando eravamo piccoli?»

«si» sotto la maschera sorrise «quando hai detto quella cosa del matrimonio mi è tornato in mente. L’unico giorno decente della mia infanzia, probabilmente*…quello con la bella bambina dagli occhi verdi».

Anche lei gli sorrise. Per Lord Flash era fin troppo da sopportare, ma anche stavolta rimase sulle sue limitandosi ad osservare che se non altro il giorno dopo Kevin non si sarebbe annoiato da solo.

«…tocca anche a me, per le foto del gruppo: prima e seconda parte, visto che la signorina qui deve anche girare un video con Ricardo e non sarà disponibile fin da subito».

«come come?! Questa mi è nuova!» anche con il brasiliano intrallazzava, adesso? Non bastavano il tedesco maledetto e il dannatissimo soviet volante, che peraltro l’aveva pure cercata?

...come se non avessero progettato di vedersi il giorno stesso, poi, e a casa di Emerald…

«è stata un’idea di Ikkeschifo MacMad, che ovviamente ci guadagna la sua parte. Dato che la traccia in questione è una specie di elettro-lambada e Ricardo è brasiliano ha detto “fate un video insieme così posso metterlo tra quelli della pubblicità del Torneo”. Indubbiamente è un’ottima occasione per ottenere più visibilità, e adesso che ho rinunciato al mio anonimato-ma-anche-no tanto vale sfruttarla».

Kevin si zittì, pensando al motivo per il quale Emerald aveva rinunciato a quella condizione. Lo aveva fatto per permettergli di combattere nonostante la sua stupidità nel ridursi uno straccio facendo il cretino nella sauna; senza di lei Jijimiman avrebbe vinto a tavolino, e lui avrebbe potuto dire addio al suo sogno.

«si, beh…è giusto anche questo».

«ecco che dovevo fare!...tu e le tue chiacchiere» esclamò improvvisamente Lord Flash, rivolto ad Emerald «devo andare a fare la spesa per stasera, altrimenti io e Kevin che mangiamo, il tavolo? Ci facciamo la segatura e la mangiamo col latte?...ma già, a te non interessa, tu arrivi, apri il frigo e giù, mangi come Kid Muscle» la rimproverò aspramente, alzandosi e prendendo le chiavi della macchina.

«non pensavo avessi problemi con la segatura. Se puoi sopportarla in testa al posto del cervello puoi sopportarla anche nello stomaco».

«no eh! Niente discussioni!» li avvisò Mask «non sono dell’umore!»

«io infatti non le rispondo nemmeno. Ci vediamo dopo» concluse Flash, uscendo dalla porta principale e lasciandoli soli.

Era diverso tempo che non riuscivano a trovare un attimo tutto per loro. C’era sempre di mezzo qualcosa, o qualcuno, ed anche questo aveva contribuito ad allontanarli, tanto che i primi cinque minuti rimasero ognuno al proprio posto senza parlarsi o guardarsi nemmeno.

«ma che stiamo facendo? Al diavolo» sbottò infine lui, abbandonando la poltrona a favore del divano e mettendosi Hammy in braccio senza nemmeno chiederle se lei volesse o meno.

«finalmente siamo solo io e te, dopo tanto tempo…»

Lei gli sorrise ancora, appoggiando la testa sul suo petto. «già. Senza sorci in casa si sta meglio».

«Hammy, in che lingua devo dirti di piantarla con la storia del sorcio nonché tutte le altre?» la rimproverò «piuttosto…quelle questioni di famiglia…»

«procedono. Credo che man mano si stia avvicinando la soluzione, Kevin».

«davvero? Sul serio?» ecco, quella era una buona notizia. Se solo avesse saputo tutti i retroscena, però, non sarebbe stato altrettanto contento…

«eh si. Solo che ci sono degli intralci belli grossi da superare. E al momento non posso superarli. È come essere un campione di corsa ad ostacoli, conoscere il percorso, avere abbastanza energia da correre per arrivare primo, ma avere una caviglia lussata».

…perché nel migliore dei casi -migliore dal punto di vista di Flash-, se Emerald avesse agito ora e sulla base dei propri sospetti, il russo si sarebbe dato alla macchia portando via con sé le possibilità che Kevin aveva di vincere il Torneo.

«odio quando tu e Flash parlate per enigmi. Lo odio per davvero».

«lo so».

«lo odio di più quando lo fai tu. è brutto quando la persona che ami ha dei segreti, e il cielo solo sa quali. Prima non era così».

«prima è prima, adesso è adesso. purtroppo. Nemmeno per me è facile, ma seguo il mio stesso consiglio mentre cerco di risolvere la faccenda: mi distraggo, non ci penso, esco con gli amici…»

«eh, a proposito, Turbinskii ti ha cercata oggi. Non gli basta Lord Flash, no…cerca di insidiare anche te adesso…»

“ma veramente ormai mi ha ‘insidiata’ da tre mesi e passa” pensò lei.

Già, ultimamente anche Tovarich era un po’inquieto. Sarà che dopo più di tre mesi gli sarebbe piaciuto poter dire al mondo intero che stavano insieme, sarà che pur sapendo fin dall’inizio che Emerald era innamorata di Kevin ormai sperava di riuscire a farglielo dimenticare, sarà che se Kevin avesse vinto lo scontro con Blocks avrebbero dovuto affrontarsi -e sapeva che Emerald sarebbe stata nell’angolo di Kevin perché il trio ormai era per così dire “ufficiale”- ma da prima che non le faceva nessunissima pressione adesso se usciva sempre più spesso con cose del tipo “dovremmo dirlo a tutti, in fin dei conti è un pezzo che ci frequentiamo, così facendo sembra quasi che ci vergogniamo , e per quanto riguarda Kevin Mask sarebbe ora che capisse che la vita è tua e ne fai quel che ti pare; capisco che tenevi -e tieni ancora molto- a lui, ma così non potremo andare avanti per molto”.

La ragazza non sapeva per quanto ancora sarebbe riuscita a tenerlo buono, e soprattutto non riusciva nemmeno a biasimarlo del tutto. Era comprensibile che tenendo davvero a lei ed essendo anche diventata una cosa piuttosto “seria” Turbinskii volesse qualcosa di più che una relazione semi-nascosta. Ma lei non se la sentiva di uscire allo scoperto.

«non stare a pensarci su» cercò di sviare lei.

«io ci penso eccome, invece!»

«ma non avevamo deciso di…»

«si, lo so cosa si era deciso. Tu non mi impedisci di avere amicizie e/o una relazione, ed io non devo impedire a te di avere…amicizie» borbottò lui «lo so».

«amicizie…o una relazione» aggiunse piano Emerald.

«non c’è bisogno che me lo ricordi. Come non c’è bisogno che tu mi spinga a trovarmi un’altra ragazza, tanto le altre non mi interessano, dovresti averlo capito» disse l’inglese «e non intendo trovare un “ripiego”, preferisco starmene da solo, ci sono abituato».

«guarda che non sei più da solo. Io sono ancora qui. E poi nonostante mi secchi dirlo e nonostante abbia trenta milioni di motivi per cui quell’uomo non mi piace, beh, c’è anche Flash adesso. Ha troppi segreti, e il cielo solo sa perché si ostina a tenerli nascosti -solito discorso, non fami ripetere- e sono sempre convinta che non sia chi dice di essere, però credo che a modo suo anche lui tenga a te».

«senz’altro ci tiene più di mio padre. Quell’uomo mi odia, ed io lo disprezzo…perché dovrei anche solo guardare quei libri che Lord Flash mi ha dato?!»

Emerald ci avrebbe scommesso l’osso del collo che Kevin prima o poi avrebbe tirato fuori quella storia. «c’è da domandarsi come li abbia avuti, non credi?»

«già. Se ci sono delle tecniche segrete della mia famiglia perché mio padre avrebbe dovuto darli a lui? Non ha senso. A meno che non li abbia rubati…»

«col sistema di sicurezza che avete? Non ci credo» commentò Emerald.

«…e tu del sistema di sicurezza della tenuta di mio padre che ne sai?»

Ops.

Aveva parlato troppo.

«Kevin, ho una memoria eidetica, sai benissimo che mi basta vedere le cose una volta per ricordarmele a vita».

«quando sei venuta lì però io e te siamo stati in giardino, non in casa» le fece notare lui.

«ah, ma andiamo, è chiaro che una villa del genere debba avere un sistema di sicurezza che nemmeno all’MI6. Mi stupirebbe il contrario!»

«eppure non sembrava che lo avessi detto come una supposizione. Lo hai detto come se lo avessi visto di persona, o simili…» insistette lui. La ragazza alzò gli occhi al cielo.

«Kevin mamma mia quanto sei fiscale! Era per dire!...adesso torniamo al discorso di quei libri».

«non vedo per quale motivo visto che io non intendo aprirli» ribadì lui testardamente.

«secondo me invece dovresti».

L’opinione di Hammy a riguardo lo soprese non poco. Stava dando veramente ragione a Flash, che insisteva ogni santo giorno perché lui usasse quella maledetta chiave che teneva ancora in tasca?!

«non ci posso credere, stai veramente dicendo che io dovr-»

«proprio. Senti io lo so che con tuo padre hai un pessimo rapporto e non posso nemmeno darti tutti i torti visto che tipo è» disse con una piccola smorfia «però un conto è l’uomo, un conto le mosse. E di mosse buone Robin Mask ne aveva parecchie».

«è solo uno stupido, ed un perdente, ed io non voglio utilizzare delle mosse da perdente!...e poi…devo essere stato molto esaustivo nei miei racconti se ti ho portato a dire “visto che tipo è”».

“Kevin, Kevin, sei stato qualcosa più che esaustivo ma che Robin Mask sia un grandissimo testa di minchia purtroppo l’ho scoperto di persona” pensò Hammy.

«già…proprio molto esaustivo. Ma Kevin, dovresti davvero dare un’occhiata a quei libri».

«ma perché?!»

«perché tu il Torneo lo vuoi vincere, giusto? E allora quelle mosse sarebbero…non vorrei dire vitali ma…da quel che ho visto…»

Ops. Lo aveva fatto ancora, e Kevin -ancora una volta- purtroppo lo aveva notato.

Che voleva dire “da quel che ho visto”? Che Lord Flash le avesse mostrato i libri…? Ma perché avrebbe dovuto farlo?! Non si sopportavano granché, quei due!

A meno che Flash non avesse voluto che Emerald facendo leva su quel che lui provava per lei lo convincesse…

«approfittarti di quel che provo per te per convincermi a fare qualcosa che non voglio è squallido, e dillo anche al tuo caro amico!» sbottò dunque, rimettendola sul divano ed alzandosi di scatto «credevo di essermi già fatto intendere un paio di giorni fa!»

Due giorni prima durante un allenamento infatti Lord Flash gli aveva detto di eseguire la spaccaossa ad arco, una delle tecniche preferite ,pure se non segrete, di Robin Mask. Kevin ovviamente si era rifiutato, spiegando a Flash il perché -dopo che quest’ultimo aveva indicato la vecchia maschera da battaglia di Robin che Kevin aveva messo vicino ai premi che possedeva- con parole piuttosto dure verso suo padre.

Emerald aveva pensato che, povero ingenuo Kevin, lo detestava tanto senza neanche sapere fino a che punto Robin Mask avesse tentato di condizionargli la vita.

Flash invece, rischiando di beccarsi una pallottola in mezzo agli occhi, lo aveva schiaffeggiato dandogli dell’ingrato per poi cercare nuovamente di convincerlo “con le buone”.

“se riuscissi a superare il tuo odio verso di lui diventeresti il più grande lottatore di wrestling che sia mai esistito”, gli aveva detto.

Emerald aveva riflettuto su quelle parole forse più di quanto lo avesse fatto Kevin stesso. Era vero, se Kevin avesse utilizzato quelle tecniche sarebbe diventato molto più potente. E poi chi diceva che dovesse ripeterle identiche? Poteva svilupparle, farle sue, come aveva detto anche Lord Flash.

E così infine aveva deciso che avrebbe cercato di convincerlo, per quanto lei stessa detestasse quell’uomo. In fondo tra i motivi per cui non aveva detto a Kevin di quel che avevano fatto i loro genitori non era stato per evitare che il suo amico/amore/amante finisse ad odiare ancor di più suo padre? Per risparmiargli la consapevolezza, una volta di più, di che persona orribile fosse Robin Mask? “matrimonio combinato”…che cosa barbara…suo padre Howard perlomeno una volta capito l’errore aveva fatto -e faceva ancora- di tutto per cercare di rimediare, mentre invece Robin perseverava.

Ma come gli aveva detto poco prima, l’uomo era l’uomo, il lottatore era il lottatore.

«spero che tu non stia pensando che sia stato Lord Chiappemosce a dirmi di cercare di farti aprire quei libri perché, se così fosse, vorrebbe dire che gli unici due neuroni che avevi sono morti entrambi per giocare a nascondino! Kevin!!! Che diavolo! Eppure lo sai che io Flash lo detesto! È solo che anche io come lui credo che quelle tecniche potrebbero aiutarti moltissimo a vincere!»

«e tu che ne sai di che tecniche sono, ribadisco?!»

«secondo te?! Gli ho di nuovo perquisito la stanza quando voi due eravate ad allenarvi fuori, genio! Lo sai che io di quello non mi fido!...e volevo vedere se nella valigetta aveva davvero un frullatore oppure no» aggiunse «per la cronaca, di frullatori non c’era traccia…»

«non posso crederci, lo hai fatto ancora?!»

Lei fece spallucce. «per il tuo bene. Per me è e sempre resterà uno psicotico isterico nevroticheggiante con tendenze schizomaniacali sublimate nonché stronzo».

Kevin la guardò perplesso. «un…che?»

«lascia perdere, e apri quel libro che ti ha dato. La chiave ce l’hai».

Kevin scosse velocemente la testa. «no!»

«Kevin…»

«ti ho detto di no! E piantala con questa storia, d’accordo?» la guardò quasi triste, di nuovo «è uno dei pochi momenti in cui siamo da soli, non roviniamolo così».

Per quanto anche a lei dispiacesse, però, Emerald non poteva evitare di continuare.

«appunto, non roviniamolo ulteriormente, prendi la chiave ed aprilo».

«Emerald, io-non-voglio».

«ma perché?!»

Lui scosse ancora la testa. «non voglio! Non me la sento, va bene?! Non…» fece un grosso sospiro «non ce la faccio, Hammy, che diritto ho io di utilizzare quelle tecniche dopo tutto quello che gli ho fatto?»

Finalmente erano arrivati al vero problema. Ad Emerald faceva quasi pena, Kevin, che si era perduto già da troppo tempo tra rancore e sensi di colpa. E in casi come quello, più che mai, non poteva resistere alla tentazione di abbracciarlo.

«vieni qui» lo invitò tendendo le braccia verso di lui, e prendendolo per mano vedendolo esitare «su».

Quando lui si avvicinò lei salì in piedi sopra il divano per poterlo abbracciare come si deve. A lei piacevano gli uomini alti e grossi, ma in certi casi era una cosa alquanto scomoda.

«te l’hanno mai detto che le pippe mentali fanno male alla salute?» gli disse con un sospiro, mentre giocherellava con i suoi capelli «non solo puoi usare quelle tecniche, ma DEVI. Sono un’eredità della tua famiglia. E quando riuscirai a padroneggiarle, e tuo padre ti vedrà farlo durante uno scontro, ne sarà orgoglioso» gli diede un piccolo bacio sul collo, mentre pensava “vuole rendere orgoglioso un simile bastardo…” «fidati».

Quasi le mancò il respiro quando lui la strinse forte a sé, senza riuscire a dire una parola. Era quasi commosso, ma non riusciva a sostenere l’idea di mettersi a piangere come un bambino davanti a lei nonostante quasi non riuscisse a trattenersi e sapesse che lei, di certo, non l’avrebbe mai preso in giro per questo.

Perché lei…lo amava…

«il libro è in camera tua?»

Lui annuì. Quando Kevin sciolse l’abbraccio lei gli prese di nuovo la mano.

«andiamo ad aprirlo allora».

Andarono in camera dell’inglese in perfetto silenzio, senza che le loro mani si lasciassero mai. Dopo aver preso il libro da sopra la scrivania Emerald glielo porse, e lui lo prese, ancora esitante.

«su» lo incitò gentilmente lei, tirando perfino fuori la chiave dalla sua tasca e mettendogliela in mano. L’inglese sollevò lo sguardo, e lei annuì con aria seria.

A quel punto Kevin infilò la chiave nella serratura**.  La “R” rossa sul sigillo si illuminò, il libro si aprì…

«papà…»

Emerald non si intromise in quel momento. Era una questione tra Kevin e…Kevin, il quale sfogliò le pagine del libro con aria febbrile fino ad arrivare alla 44, quella in cui era illustrata la tecnica Olap.

«e questa cos’è?!...è la prima volta che vedo una tale mossa…ecco perché Lord Flash mi ha dato i libri di mio padre!» solo a quel punto sollevò lo sguardo verso Emerald, voltando verso di lei il libro con le mani che tremavano in maniera quasi impercettibile «Hammy, guarda…»

“è talmente emozionato da non ricordare che io ho già sfogliato quel libro, poverino” pensò la ragazza, facendogli comunque un sorriso dolce. «vedo, vedo».

«tu la conosci? L’hai mai vista?»

«a dire il vero si. Mio padre la conosceva, e me la mostrò in passato. Forse Robin Mask non gli ha mai “insegnato” nel vero senso del termine, ma avevano comunque un rapporto abbastanza stretto da far si che conoscessero le rispettive tecniche…poi lasciamo perdere che papà, come il nonno, le conosce e le sa applicare ma non le usa perché preferisce allenare…»

«significa che erano veramente molto, molto amici se…ma perché non si parleranno più?...ah, non importa ora…»

Continuava a fissare quelle fotografie come a volerne memorizzare ogni minimo dettaglio, cosa per lui difficile, e per Emerald invece automatica. «visto? Quando l’hai aperto non sei stato risucchiato dentro le pagine come forse temevi».

«che spiritosa…» disse Kevin un po’piccato, ma gli passò subito «Emerald…grazie».

«non ringraziarmi Kevin, ha fatto solo quel che era giusto» si schermì lei «anche se mi dispiace di averti forzato la mano».

«no. Hai fatto bene, altrimenti non l’avrei mai aperto…» lanciò con delicatezza il libro, che rimase aperto, sulla scrivania per poi abbracciare di nuovo la ragazza, facendola sdraiare sul letto insieme a lui «ti devo un altro favore».

«un modo per ricambiare ce l’hai…»

L’atmosfera era quella che era, loro due erano soli, in camera, vicini come non erano da tempo…chi se ne importava delle questioni di famiglia?, pensava Kevin, qualunque fosse il problema in quel momento per lui contava meno di niente. Accarezzò delicatamente la striscia di pelle nuda tra la canottiera di Emerald e i pantaloni.

«ossia?»

Il momento era quello giusto, era pronto, pronto per…

«fammi giocare con Pou sul tuo telefono! Eddaaaaaaai…»

…farla giocare con la cacchetta “vivente” che lei gli aveva voluto fare installare sul cellulare.

Ok.

Per quello non era pronto.

«ah…»

«eddai!...dov’è il telefono?»

«sul mio comodino».

Hammy gli salì sul petto per arraffare il cellulare ed aprire l’applicazione di Pou. «Kevin! Ma sta malissimo! Non gli dai mai da mangiare?! E poi va lavato, va fatto andare in bagno, gli vanno date le medicine…»

Kevin non sapeva se mettersi a ridere o se strapparle il telefono di mano urlando un “ma che cazzo dici?!”. Alla fine reclinò il capo all’indietro con un sospiro.

«…padre degenere…» continuò a rimproverarlo «guarda come l’hai fatto ridurre, poverino!»

«Emerald, per favore. È soltanto una cacca virtuale» disse alla fine, quasi esasperato.

«ah-ehm» si sentì la voce di Flash e la sua leggera bussata sulla porta socchiusa «compag-ehm, Kevin, posso entrare o rischio di trovarmi a guardare uno spettacolo a luci rosse?»

L’inglese sotto la maschera arrossì leggermente. «…no. Entra pure» disse, quasi malinconico. Flash entrò comunque cauto.

«volevo solo dirti che la cena è quasi pronta, giusto il tempo di apparecchiare la tavola…»

«faccio io» disse subito Kevin, alzandosi dal letto «Emerald, se-»

«non credo che la mia presenza sia gradita» lo interruppe lei «ma non me ne fregherebbe niente se stasera non avessi altri impegni».

«altri…impegni» ripeté Kevin a pappagallo.

«eggià».

Dopo un’ultima occhiata Kevin uscì rapidamente dalla stanza, mentre Emerald faceva giocare Pou.

«hm. Credo che invece che blu la colorerò di verde smeraldo».

«altri impegni, eh?»

«dovresti essere lieto di non avermi attorno, Sorcio» alzò gli occhi e gli indicò la scrivania con un cenno del capo «e adesso inginocchiati e ringraziami ventisette volte».

«di cosa…» avviò a dire avvicinandosi, per poi interrompersi nel rendersi conto di quel che aveva sotto gli occhi: il libro verde. Aperto. Guardò la ragazza.

«sei riuscita a farglielo aprire prima o dopo avere aperto tu le gambe?» le domandò con grande garbo.

«se gli avessi “aperto le gambe” lo spettacolo a luci rosse sarebbe ancora nel vivo dato che non sei stato via moltissimo. Mah…forse tu non duri tanto e pensi che siano tutti come te?» sollevò un sopracciglio «queste tue battutine mi fanno pensare ogni volta che vorresti fare un giro. Non sarò bellissima, ma comunque mi ritengo appetibile».

«tsk. Ti piacerebbe, puttanella che non sei altro».

«no, credimi, viste le tue chiappesche moscezze del resto faccio volentieri a meno» replicò leii con estrema tranquillità evitandolo quando lui cercò di agguantarla con l’intento di fare non si sa cosa, e saltando sul davanzale della finestra aperta «eh no! Ricorda: tutto dopo il Torneo».

“se NON sei chi penso io e NON sarai nelle grinfie dell’MI6” aggiunse mentalmente la ragazza prima di saltare dal davanzale allo steccato, e poi sul terreno con una smorfia di dolore.

Doveva ricordarsi di avere quella ferita, le prossime volte. Per quanto fosse migliorata di certo non era guarita! Ad ogni modo, corse via lo stesso accorgendosi di essere in ritardo di cinque minuti rispetto all’ora in cui aveva detto a Tovarich di presentarsi a casa sua. Non che ci fosse il rischio che qualcuno lo vedesse aspettare fuori, visto che lei gli aveva dato le chiavi…

«ci sei?» fu quindi la prima cosa che disse Emerald entrando in casa. Nessuno rispose.

«è in ritardo, stra…oh…» guardò a terra e vide dei petali di rosa tigrata, l’unica varietà che le piacesse nonché il suo fiore preferito in assoluto «no…mi sa che non è in ritardo» mormorò.

“sia chiaro, dopo a pulire sarà lui” pensò, mentre seguiva il sentiero di petali fino alla propria stanza.

Quando aprì la porta trovò Turbinskii tranquillamente disteso sul letto, con una bottiglia di vodka di quelle vendibili solo in Russia, due bicchieri già riempiti a metà e -soprattutto- un recipiente argentato pieno di nocciole già sgusciate. Ad illuminare la stanza c’erano solo cinque candele.

«piaciuta la sorpresa, zajchik moj*3? Vieni qui» la invitò «se non per me fallo per le nocciole…»

La battuta la fece ridere. «si, perché io secondo te in un momento come questo sto a pensare a…» “Kevin, e il suo abbraccio”.

«…mangiare nocciole?» lo raggiunse nel letto, finendogli dritta tra le braccia «e che voleva dire zajchik moj?» gli domandò, tra un bacio ed un altro mentre veniva spogliata si con urgenza, ma anche col dovuto garbo.

«voleva dire “coniglietto mio”» tradusse lui «e voglio dirti anche cosa significa ja ljublju tebja, stasera…ormai, in fin dei conti, stiamo insieme da qualche mese» le accarezzò il viso «significa “ti amo”».

Avrebbe dovuto immaginarlo.

E magari adesso avrebbe dovuto rispondere con un “anche io”.

Ma non poteva. E non voleva neppure.

«finalmente ti sei deciso…è una cosa dolcissima».

«avevo voglia di tradurtelo già dalla prima settimana».

…e Turbinskii questo lo sapeva perfettamente. Un “anche io” lo avrebbe sorpreso moltissimo. Sapeva che Emerald aveva ancora nel cuore Kevin Mask, ma non per questo intendeva arrendersi, anzi, lo spingeva a lottare ancora di più.

Lui la vedeva spesso giocare con quella catenina, come vedeva l’espressione del suo viso ogni volta che Kevin veniva nominato, o faceva spallucce dicendo “tanto io e lui non possiamo stare insieme”, o, ancora, dopo una delle telefonate a suo padre nelle quali il nome “Kevin” -non sapeva per quale ragione, lei non gliel’aveva detta, lui non aveva chiesto- spuntava fuori abbastanza spesso. La vedeva soffrire , ed odiava tutto ciò. Perché continuava a volersi affliggere a causa di quello sciocco inglese? Perché non lasciava perdere? Con lui in fin dei conti stava bene, sapeva di piacerle molto, era sicuro -e giustamente- di renderla felice. Era assurdo che continuasse a tormentarsi in quel modo, secondo lui.

«già…effettivamente me l’hai detto già il giorno dopo la festa» sorrise lei.

«magari perché già allora ero perso dietro a te, tu che dici, mia dolcissima amica? Infatti ho una proposta da farti: portarti con me a Mosca una volta che avrò vinto il Torneo ».

Oh. Quella le era nuova.

«di nuovo in vacanza?»

«no. In pianta stabile, zajchik moj».

Doppio “oh”. Doppio, triplo, quadruplo “oh”!

«forse ti sembrerà eccessivo» continuò il russo  «forse ti sembrerà che poco più di tre mesi insieme siano pochi per parlare di cose come questa, ma io faccio sul serio, con te. Per questo spero che accetterai la mia proposta. Ovviamente non pretendo che tu lo faccia subito, se mai a Torneo finito, e ancora tra tutto manca qualche mese; direi che hai tutto il tempo del mondo».

Emerald era incredibilmente ammutolita, tutto si aspettava ma non una cosa come questa. Andare a vivere con lui a Mosca…si…probabilmente sarebbe stata bene, però…

«non so se…»

«immagino che tu sia pensando a Mask. Zajchik moi…lo so che tu ce l’hai ancora per la testa, ma renditi conti che ti tormenti inutilmente. E a me dispiace. Anche per questo vorrei che ci dessi un taglio. Basta nascondersi, basta segreti. La vita è tua, non so perché non potete stare insieme, ma non è giusto che tu eviti di viverla per questo».

Proprio il discorso che lei aveva fatto a Kevin. E oltretutto Emerald sapeva che Turbinskii era uno di quelli che credeva in una convivenza vita natural durante, ma non nel matrimonio -cosa che Hammy oltretutto condivideva abbastanza- dunque non ci sarebbe stato nemmeno alcun problema legale.

Avrebbe potuto lasciar perdere tutto.

Avrebbe potuto andarsene a Mosca e mandare a fanculo il patto, Robin Mask e Warsman, Flash, e tutto il resto del mondo. Sarebbe stato così semplice, se non fosse stata innamorata di Kevin.

«tu pensaci su» concluse il russo «io tanto non vado da nessuna parte. E adesso torniamo a noi, zajchik moj…»

 

 

 

:: una settimana dopo, mattina ::

 

 

 

«…quindi Turbinskii si è fatto avanti in questo modo?! Emerald, io non volevo dirtelo, ma la cosa diventa sempre più complicata…»

«ci avevo fatto caso Meat, grazie tante».

«…ma non fai niente per risolverla!!! Tu ami complicarti la vita, ragazza mia. Santo cielo, mi dai più grattacapi tu che Kid Muscle, se non avessi tanto da fare con lui starei dietro a te ad urlarti di risolvere la faccenda una volta per tutte e non fare stupidaggini!!!»

«tutto quell’urlare ti stroncherà la corde vocali, temo…»

Era andata a trovare Meat quella mattina, l’unica che aveva avuto libera, perché di solito quelle erano divise tra Turbinskii e gli allenamenti di Kevin. Ma non volendo sorbirsi la tensione pre-incontro -stavolta l’avversario sarebbe stato Blocks- di quest’ultimo più quella di Lord Flash aveva saggiamente deciso di togliersi dalle scatole ed andare a raccontare tutte le ultime novità al suo piccolo amico.

«e basta con le battute!!! Tu devi dire a Kevin del patto, così potrai dirgli anche di Flash, e chiudere tutta questa benedetta faccenda nonché la tua relazione di ripiego con Turbinskii, col quale stai solo perché secondo te Kevin sapendo del patto non ti vorrebbe al suo fianco!!!»

«e perché, tu pensi che andrebbe diversamente?» sbuffò Hammy.

«potrebbe! In fin dei conti l’unica colpa che hai è non avergli detto tutto subito, ma se ti facessi coraggio e ti decidessi a dirgli la verità magari non solo continuerebbe a voler stare insieme a te, ma cercherebbe anche di aiutarti a risolvere tutto!»

«e come, Meat? Se anche sapesse, e continuasse a volermi cosa di cui dubito, non avrebbe modo di aiutarmi. Inoltre lui deve pensare al Torneo, adesso, deve stare tranquillo, non-posso-parlargliene, o rischia di perdere. Si sta allenando tantissimo, e duramente, non posso rischiare che vada tutto a puttane solo perché sono innamorata di lui per stare zitta».

«ma se venisse a saperlo per vie traverse Kevin non penserebbe questo, quanto piuttosto che non gliel’hai detto solo perché volevi continuare a farti gli affari tuoi con Turbinskii!» le fece notare Meat «…cosa che sinceramente è venuta in mente più volte anche a me».

«hai davvero pensato che io?! …»

«…che uno dei veri motivi per i quali non dici niente sia che vuoi continuare a farti gli affari tuoi? Si. Continuare ad ammazzarti con Flash, continuare a divertirti in giro, continuare a stare con Turbinskii senza che nessuno -nemmeno Kevin se lo sapesse- possa dirti niente. Si, l’ho pensato. Certo…so che non è così. So che, a modo tuo e secondo me sbagliando, è per il bene di Kevin che hai deciso di rimanere in silenzio. Ma l’impressione che potresti dare a qualcuno di “esterno” è l’altra, Hammy».

«se avessi voluto farmi gli affari miei avrei detto di si a Tovarich già ieri sera, una volta finito tutto sarei andata a Mosca con lui e chi s’è visto s’è visto, e se non avessi davvero voluto che Kevin fosse sereno ad ogni costo non gli avrei detto che se voleva e se la sentiva poteva cercare altre ragazze!»

«credo che prima o poi mi scoppierà la testa a forza di pensare a tutto il casino che stai affontando. Anche perché Turbinskii continua a raccogliere prove, immagino, e a spingere Flash a tradirsi davanti a Kevin».

«ha i video di quando si incontrano da soli e si, continua a farlo, così quando Lord Flash si tradirà avrò anche un mucchio di prove a sostegno. Così Kevin deciderà se tenerlo con sé nonostante le bugie, oppure no…» sospirò «…e oggi ha lo scontro con Blocks…»

«immagino che sarai al suo angolo a sostenerlo».

«non me lo perdonerebbe, se non ci fossi. E, francamente, non me lo perdonerei nemmeno io».

 

 

:: pomeriggio ::

 

 

«non è finita, tornerà lo so! Magari come carro armato, o come una gigantesca tenaglia!!!» si disperò Kid Muscle, che era corso vicino a Lord Flash. Era incredibile come quel ragazzo di preoccupasse per le condizioni di qualcuno a cui non stava nemmeno simpatico -a dir poco!- ma il giovane kinniku era fatto così, ed anche per questo Emerald gli era affezionata.

«nah, è finita» sorrise la ragazza, non guardando lui ma Kevin.

«rilassati Kid. È innocuo adesso, credimi» lo rassicurò Flash con inusuale calore. Evidentemente era stato così in ansia che vedendo Kevin vincere aveva avuto un aumento di gentilezza dalla gran gioia. Non che di solito fosse scortese con Kid e combriccola, ma non era nemmeno chissà quanto compagnone.

«…E KEVIN MASK VINCE L’INCONTRO!»

«c’è stato di tutto: rulli compressori, cloni, perfino uno scivolo alto sessanta piani, ma alla fine ce l’ha fatta!» esclamò Doc.

«e il pubblico non potrebbe essere più felice!»

«...e sembra anche che Emerald Lancaster abbia ripreso un po’di colore…»

«Makano, fatti un po’di parrucchini tuoi!!!» sbuffò Hammy, che dopo essere diventata bianca come uno straccio ogni volta che Blocks aveva fatto una mossa particolarmente dannosa per Kevin aveva, effettivamente, ripreso un po’di colore.

«sai cosa significa Doc? Che l’incontro per le semifinali nel gruppo nero sarà tra Kevin Mask e Tovarich Turbinksii!» continuò Mac.

Eh.

EH. Quello si che era un problema.

«bello spettacolo, vecchio mio» disse Lord Flash a Kevin, aiutandolo a scendere dal ring.

«grazie. Hammy…non svenirmi qui, su. È finita» le diede un leggero buffetto sulla guancia «tranquilla, mh?»

«guarda che son di una tranquillità che manco il Buddha» replicò lei avviandosi con lui e Flash verso l’uscita, poco dopo Vance ed Ikimon MacMad. Certo, a rompere le scatole in mezzo alla strada purtroppo c’era ancora…

«JAAAAAAAAAAAACQUELIIIIIINE! L’incontro è finito, vuoi fissare un appuntamento con me?» la pregò Kid, facendo proprio come un cagnolino «non farti implorare…ripensandoci ti implorerò, non c’è problema…»

“eeeh, Kid, non sono tutte così disponibili come me se si tratta di uscire insieme” pensò Emerald.

«…ti preeeego, farò il bravo ragazzo!»

«sparisci!» sbottò la rossa dandogli un calcio che lo fece letteralmente volare via.

Far volare un tipo di oltre cento chili di peso con un calcio…ah, le leggi della fisica…

Ma perché quella non se ne andava?!...ad ogni modo, né lei né Kevin le diedero la minima attenzione.

Cosa che evidentemente, sommata al fatto che Kevin non l’avesse chiamata, la fece irritare.

«bell’incontro, Kevin Mask. Ma non sei stato all’altezza del nome della tua famiglia».

Tale secco giudizio gelò l’inglese sul posto. Se non avesse tirato in ballo il nome dei Mask se ne sarebbe altamente fregato, ma così…

«cosa?»

Anche Emerald si era fermata. E come Kevin non si era voltata.

Ma aveva già aperto il marsupio.

«è stato un bello spettacolo, mi hai fatta divertire, e non è esattamente una cosa facile da fare. Per questo dovresti essere onorato».

“cosa crede questa? Di essere la principessa, e noi chojiin dei giullari di corte che ci esibiamo per farla divertire?!” pensò l’inglese mentre si voltava, deciso a risponderle ma senza darle soddisfaz…

«sentimi bene Jackie MacMatta, la cosa è questa…»

Troppo tardi. Emerald lo aveva preceduto.

«…se vuoi divertirti vai sulla giostra dei cavallini, che considerando la tua intelligenza e maturità va benissimo. Ma azzardati di nuovo a sputare sentenze come questa e io prendo una mazza da golf, ti ci impalo, e poi ti sventolo come una bandiera» disse freddamente, col tono secco dei colpi della sua doppietta, che peraltro stava puntando contro Jacqueline e alla quale tolse perfino la sicura «chiaro?»

La rossa indietreggiò, visibilmente spaventata. «n-non oseresti…»

No, non l’avrebbe fatto. Non stava lasciando che il suo lato oscuro venisse del tutto a galla, ma solo abbastanza da farglielo credere.

«se hai tanta voglia di raccogliere le tue stesse budella dal pavimento puoi mettermi alla prova».

All’inizio, Mask pensava che scherzasse. Hammy non era nuova ai “puntamenti” di pistola, purtroppo.

Ma quando vide quell’espressione sul suo volto, quello sguardo duro e freddo che non le aveva mai visto prima e che non era niente rispetto a quello che invece Lord Flash aveva imparato a conoscere bene, non solo Kevin Mask capì che non era così scontato che scherzasse, ma si spaventò perfino un po’.

«giù quell’arnese, Emerald» disse con durezza Flash. Curiosamente, lei obbedì riprendendo a camminare «…andiamocene. E, Jacqueline MacMad, se vuoi divertirti va’ da un’altra parte. Questa è una guerra; ed è solo l’inizio».

Detto ciò anche Kevin riprese a camminare, stavolta a fianco del suo allenatore, mentre Emerald era diversi passi avanti.

«devo dirle di non farlo mai più» disse pianissimo l’inglese.

«quel che hai visto oggi tienilo a mente, Kevin; Emerald J.V.P. Lancaster è anche questo» disse il russo, altrettanto piano.

«pensi…che le avrebbe sparato davvero?»

“oh. È sconvolto. Pensare che in realtà non ha visto niente”.

«non credo. Immagino che volesse solo spaventarla, e direi che le è riuscito».

«oh si».

«quell’oca imbecille» sbottò Emerald da davanti «non la sopporto proprio. In compenso credo che tra un po’ se la sarebbe fatta addosso…» si voltò «se Flash mi avesse fatta finire…»

«non rifarlo ancora! Mi hai fatto…inquietare. Non sembravi nemmeno tu» la rimproverò aspro Kevin, ancora spaventato «non voglio più vederti in quel modo!»

Lei lo guardò a lungo, ma non aveva più quel “che” di freddo e duro. Sembrava quasi dispiaciuta. «ti ho fatto paura eh?»

«…macché. Ma…non rifarlo».

 

***

 

*le lagne di Kevin. “mio padre non faceva che farmi studiare ed allenare di continuo”, “ha cercato di modellarmi a sua immagine”…”sono scappato di casa, la mia casa è diventata la strada, sfogavo le mie frustrazioni sulle bande che circolavano per Londra”…(Ep.5)

 “anni passati a diventare grande nei peggiori vicoli di Londra, a cercare di scamparla, a fare a pugni...era un posto duro per un bambino […] …ed ora tutto quel rancore si rovescerà addosso a te!” dice a Turbinskii nell’ep.69.

Ma ce l’ha mandato lui a vivere per strada? No! è Kevin che ha voluto fare così. Quindi gli altri che colpa ne hanno se invece che tirare fuori le palle ed affrontare suo padre ha preferito scappare di casa e picchiare il primo che passa? Nessuna. E non venitemi a dire “ma era un bambino, non ne aveva la forza”, se ha potuto affrontare la vita di strada poteva benissimo vedersela anche con suo padre.

Secondo me.

** la chiave nella serratura…sarà che sono in una giornata da doppi sensi…

*3 teoricamente dovrebbe voler dire “coniglietto mio”.

 

…lo sapete che io Vi V.B., vero ragazze? xD a presto!

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Capitolo 17
*** 15- scandalous ***


«quindi domani c’è lo scontro Ricardo/Jeager, se non ho capito male. Vabbè, proporrò il remix delle quadriglia tedesca stavolta…»

“al diavolo la ferita, questi se la sono cercata” pensò Emerald mentre insieme a Roxanne -colpo combinato: Super Gomitata di Roxanne+Ginocchiata Assassina di Hammy!- neutralizzava l’ultimo dei cinque bestioni che avevano avuto l’immensa sfortuna di infastidire una ragazza davanti a loro due.

Oh, Emerald avrebbe anche potuto tirare fuori la doppietta e farli scappare via grazie a quella. Ma sia lei che la sua -ormai- amica avevano una certa voglia di menare le mani.

«Kevin Mask verrà?» le domandò Roxanne pulendosi le mani «…tu com’è con quella ferita?»

«uff» fu la risposta di Emerald, accompagnata da un cenno annoiato della mano «quanto a Kevin andiamo, ti pare che sprecherebbe benzina per venire ad assistere all’incontro di Jeager? Non gli è propriamente simpatico» alzò gli occhi al cielo «a Kevin non è simpatico quasi nessuno, e a quasi nessuno è simpatico Kevin» disse.

Uscirono dal vicolo a passo lento, Emerald si stiracchiò. Tutto sommato era una bella giornata, e pensava di aver fatto bene a scegliere di dedicare quel sabato mattina ad una Roxanne che proprio non aveva avuto voglia di andare a scuola, decidendo di rimanere a casa e poi di uscire sperando di trovare Hammy libera...che gusto ci sarebbe stato, sennò, ad andare da sola al centro commerciale?

«è che fa troppo il superiore» disse Roxanne «è vero, anche lui non è come tutti questi deficienti che ci sono in giro, ma se la tira veramente troppo. Poi che sia bravo nessuno lo nega, ha anche contribuito al mio salvataggio quella volta con i Sei Velenosi, però…»

«non giustificarti Ro’, se ti sta sulle scatole ti sta sulle scatole. E che l’atteggiamento che ha con i nostri amici non sia dei migliori è un dato di fatto. Da quando c’è Flash, poi, è perfino peggiorato».

Ecco, Roxanne giusto sperava di finire su quel discorso. Era passato diverso tempo, ma non si era certo dimenticata di quella ferita, e delle ecchimosi, e di tutto il mistero che c’era attorno.

«eh…come va con Lord Flash?»

«alla grande» rispose la ragazza con un sorriso falsissimo «perché?»

«voglio essere sincera…è un po’che io e gli altri ci rimuginiamo sopra, e abbiamo pensato che, beh…magari quella ferita poteva non essere un incidente. Che te l’avesse fatta qualcuno. e che quel qualcuno fosse lui, perché, insomma, Kevin non ce lo vedo…»

Hammy calciò via un sasso. «Kevin si ammazzerebbe piuttosto che farmi del male».

«appunto. Anche Turbinskii nonostante sul ring faccia paura non ce lo vedo…» continuò Roxanne.

«a proposito di lui, ho un paio di novità che tra una cosa ed un'altra …sai, gli allenamenti di Kevin, i video, Turbinskii stesso …non ti ho raccontato » tornarono al parcheggio, Emerald porse il casco a Roxanne mentre entrambe salivano sulla vecchia motocicletta bianca. Con una smorfia Miss Due Codini notò che Emerald si rifiutava ancora di indossare il casco a sua volta, ma era troppo curiosa di sapere le novità di cui la londinese stava parlando per rimproverarla.

«ossia?»

«sai che ormai sono quasi quattro mesi che io e Tovarich stiamo insieme, anche se un po’ seminascosti… comunque…un paio di settimane fa e più mi ha proposto di andare con lui a Mosca una volta finito il Torneo» raccontò Emerald mentre partivano verso il centro commerciale.

«di nuovo in vacanza a Mosca? O beh, in due giorni -anzi uno da quel che hai detto- non l’hai vista tutta, ovviamente…»

«no, Ro’. Non in vacanza. In pianta stabile» specificò Hammy «vorrebbe che una volto finito tutto io andassi a vivere a Mosca insieme a lui. Ha un appartamento in centro, vivremmo lì…conoscerei la sua famiglia…praticamente è già tutto sistemato».

«m-m-ma ma ma non sono nemmeno quattro mesi che vi conoscete! E già parla di…?! Oh mamma!» allibì Roxanne «ma veramente?»

Le sembrava incredibile, non riusciva a concepire una ragazza della sua età che già andava a convivere con qualcuno. D’accordo che Emerald viveva a Tokio da sola già da un pezzo, evidentemente la mentalità inglese a riguardo era diversa da quella dei giapponesi, però…accidenti.

«eh si».

«e tu che gli hai risposto quando te l’ha detto?»

«che devo pensarci su. Lui mi ha detto precisamente “forse ti sembrerà che poco più di tre mesi insieme siano pochi per parlare di cose come questa, ma io faccio sul serio, con te. Per questo spero che accetterai la mia proposta. Ovviamente non pretendo che tu lo faccia subito, se mai a Torneo finito, e ancora tra tutto manca qualche mese; direi che hai tutto il tempo del mondo”».

Si fermarono al semaforo. «insomma…lui fa proprio sul serio-sul serio» disse Roxanne, un po’inquieta.

«già».

«e Kevin sa che tra qualche mese potresti essere a Mosca nel lussuoso appartamento in centro città insieme a Turbinskii?» indagò.

«eeeeh…no. anche perché io devo ancora decidere, eh» specificò Hammy «sarebbe già tutto sistemato ma non è detto che io alla fine accetti. E poi dipende anche da come si mette il tutto, nel senso…c’è caso che quando il Torneo sarà finito io e lui nemmeno staremo più insieme, che ne sappiamo? Non posso fare una scelta del genere adesso!»

Si immaginò cosa sarebbe successo una volta finito il Torneo, se alla fine le cose non si fossero risolte: lei con le valige pronte,Turbinskii con la cintura, o ferito, che la teneva per mano, e Kevin a dirle di non partire…

“non partire, io non ti voglio perdere!”

“mi dispiace…”

Ok, meglio tornare alla realtà, anche perché Roxanne stava dicendo dell’altro.

«ma perlomeno Kevin mask sa che tu e il russo state insieme? ok, so che avevi deciso di non dirglielo all’inizio, ma dopo quattro mesi…»

«è quello che anche Tovarich va ripetendo ultimamente ma no, non lo sa ancora».

«ma si affronteranno in un incontro! E tu a quel punto come farai?»

«effettivamente è un po’una “situation”…auguro a Kevin di vincere, ma sto insieme a Turbinskii e…pff. Basta oh. Voglio andare a sputtanare un po’di soldi senza pensare ad altro, stamattina!»

Ecco come Emerald teneva a bada la tensione:

a) sparava

b) mangiava

c) correva

d) faceva la DJ

e) SHOPPING!

«come vuoi» disse Roxanne, memore del fatto che era meglio tenerla buona se non voleva finire di nuovo con la testa contro un palo. Il semaforo diventò verde, e ripartirono, arrivando al centro commerciale in pochi minuti.

«avevo giusto bisogno di qualche vestito nuovo» commentò Roxanne passando davanti alle vetrine «quel maglione rosso per esempio…»

Emerald storse il naso. «non solo è da vecchia ma anche di sei collezioni fa. Poi è vero che anche io alla moda non sto granché attenta ma a tutto c’è un limite…»

«e allora…»

«e allora si fa che ti vesto io!» disse con decisione trascinandola nel negozio vicino «Jooooooooshuuuaaaaa?»

«la mia cliente preferita!» esclamò lui arrivando tutto trafelato ed osservandole attraverso gli occhiali dalle lenti rosa «ho giusto dei nuovi arrivi! E poi speravo che venissi…»

«ma…è un negozio di intimo» balbettò Roxanne.

«il restauro è da capo a piedi my dear. Speravi che venissi? E perché?» si incuriosì.

«non vedi la passerella? Non vedi la gente che c’è? C’è la sfilata dei nuovi arrivi di Victoria’s Secret di cui ti ho parlato, ma due modelle si sono ammalate! E io non so come fare!...non è che tu e la tua amica potreste prendere il loro posto?» Joshua si inginocchiò nonostante l’idea di sporcare i pantaloni bianchi immacolati lo uccidesse «vi preeeeegooooooo….»

«io modella di intimo…mah…vabbè che vanno le ragazze magre» disse Emerald quasi tra sé e sé, riflettendo sul fatto che comunque la sua era una “magrezza tonica” non una “magrezza scheletrica” «accettiamo!»

«CHE?!....ma io non!!!...ma-» cercò di dire Roxanne, ma dopo aver emesso un urlo di gioia Joshua le trascinò nei camerini senza se e senza ma.

«truccatele, pettinatele e fatele svestire tesori miei!» disse ad alcune donne che erano lì «che tra poco inizia la sfilata!...ooooh con te qui Emerald venderemo un mucchio di roba!!!»

«aspettate ma io non…!» tentava ancora di opporsi Roxanne, ma in un baleno fu svestita, truccata, pettinata, le fu dato dell’intimo e fu cacciata dietro al separé così che se lo mettesse. Trattamento un po’diverso quello di Emerald che essendo la guest star veniva “coccolata” decisamente di più.

«allora tesoro, prima sfileranno la tua amica e le altre ragazze, poi tu con la collezione “#Rose_Of_Midnight:Special”!» disse Joshua mentre le metteva il fondotinta illuminante «ooooh sarà meravigliosooooo!!!»

«m-ma ma io non-» balbettò un’ultima volta Roxanne che, iniziata la musica, fu cacciata nella passerella quasi a pedate.

Rossa in viso e rigida come un paletto la ragazza cercò -riuscendoci- di mantenere l’equilibrio sui tacchi vertiginosi che le avevano fatto indossare e di non perdere il controllo, di non fuggire urlando. Che figura avrebbe fatto? Già a parer suo ne stava facendo una tremenda!

«EHIIIIII BEEELLAAAAA!!!»

“oh no…Kid Muscle!” pensò Roxanne “fa’ che non mi riconosca, fa’ che non mi riconosca!”

«sapete a chi somiglia? A Roxanne!» commentò Checkmate.

“accidenti a te potevi stare zitto!!!” pensò la ragazza.

«…ma…quella lì È Roxanne!» esclamò Dik Dik.

«Roxanne ad una sfilata di intimo?! Ma non dovrebbe essere a scuola?» allibì Terry.

«pare che non ci sia andata» disse Checkmate.

Per fortuna era il momento di rientrare, altrimenti si sarebbe messa ad urlare davvero.

«yu-uh! Sei stata bravissima Ro’!» si complimentò Emerald mentre le altre modelle sfilavano e Joshua era passato al correttore.

«un corno!!! Ci sono i nostri amici là fuori!!!» sbottò lei.

«e figurati se quel porcellino di Mr.Muscle non veniva alla sfilata!» Hammy scoppiò a ridere «oh cielo. Vabbè dai non ti avranno nemmeno ric-»

«MI HANNO RICONOSCIUTA ECCOME!!!» strillò Roxanne, appena prima di trovarsi nuovamente dell’intimo in mano ed essere cacciata di nuovo nel separé a calci.

«ammetto di averla presa a fare la modella solo per disperazione, ma truccata, pettinata e svestita tutto sommato la tua amica è accettabile» disse piano Joshua «dovresti consigliarle dell’intimo che la valorizzi».

«eravamo venute qui apposta» disse Emerald mentre una parrucchiera iniziava ad occuparsi dei suoi capelli acconciandoli in un falso “effetto wild” e Joshua passava al primer occhi.

«EMERAAAALD fa’qualcosa!!!» strillò Roxanne, mentre una delle donne la buttava di nuovo in passerella «oh mamma…»

«ehiiiiii Roxa-anne!!! Ma lo sai che sei uno schianto?!» urlò Kid Muscle da sotto la passerella «non sapevo che facessi la modella di biancheria intima!!!»

“io dopo questo cretino lo prendo a calci nel sedere…” pensò la ragazza, che era diventata ancora rossa come il fuoco “oh mio Dio. Joshua deve aver chiamato più paparazzi…”

Rientrò di nuovo nei camerini. «Emerald, ci sono un sacco di gior…ma dov’è Emerald?!» esclamò guardandosi attorno mentre iniziava ad andare ancora più nel panico temendo che Hammy l’avesse piantata lì da sola.

«Joshua sta sistemando gli ultimi dettagli…vuol farle fare un’entrata in grande. Ha chiesto perfino un mantello di seta nera con tanto di cappuccio, va’a capirlo…» disse una donna dai capelli rossi dandole l’ultimo completo «un’ultima uscita di te e le altre modelle e poi sarà il turno di Emerald con la “#Rose_Of_Midnight:Special”» le sorrise «fatti coraggio. Non ci sei abituata, eh?»

«i-in effetti no» ammise Roxanne mentre andava dietro il separè «per nulla».

Intanto mentre Roxanne si cambiava e Joshua dava, appunto, gli ultimi ritocchi Emerald si era messa a pensare ai fatti suoi. I discorsi di Roxanne le avevano riportato alla mente proprio ciò a cui cercava di pensare il meno possibile. Kevin…suo padre che non l’aveva ancora richiamata…Lord Flash…

«uh-oh! Rimani così!»

«mh?»

«con quell’espressione. È perfetta…non è molto “da te” ma…è magnifica».

Guardandosi allo specchio capì che cosa intendeva Joshua col dire che “non era da lei”. Hammy sapeva che in determinate occasioni assumeva un’espressione che…mah…sapeva di aver quasi spaventato Flash, una volta, grazie a quella. Ma non si era mai vista allo specchio.

Adesso però capiva.

Gli occhi del predatore.

Aveva visto uno sguardo simile solo sulle pantere, le tigri…e adesso ce l’aveva anche lei.

“dunque è così che mi vedono quando…?....è così che mi ha vista Kevin quando ho minacciato Jacqueline con la doppietta?” pensò, tendendo una mano in avanti a toccare il suo riflesso.

«va bene. Cercherò di mantenerla».

“immagino che mi basti continuare a pensare a Flash. Per una volta quel brutto sorcio torna utile”.

«brava, anche perché tra pochissimo tocca a te. Ecco, finito» sentenziò Joshua «adesso vai a metterti il primo completo, “#Rose_Of_Midnight:Special, raso e rose”! è di là, dietro quel separè. Ci sono anche le scarpe e il mantello di seta nera, entrerai con quello -a riflettori spenti- e quando li accenderò lo farai scivolare giù…»

«tu si che sai come fare spettacolo,eh?» sorrise la ragazza andando a mettersi il completo in questione ed il mantello.

“pensa a Flash. Lord Flash. Sparare a Flash. Impiccare Flash. Avvelenare Flash”.

Raggiunse Roxanne, appena rientrata.

«Emerald…? Sei tu?»

«no, sono l’uomo nero. Certo che sono io, che credevi, che ti avessi mollata?»

«ma allora era vera la storia del mantello!...lo senti, Joshua sta annunciando la “guest star”…»

«vuol dire che tra poco tocca a me. Appena spengono i riflettori, precisamente…appunto. A dopo Ro’» disse rapidamente Hammy entrando in scena.

Buio.

“s-s-so scandalous*…”

Appena partita la canzone un unico, potente riflettore si accese ad illuminarla. Lei iniziò ad avanzare lasciando scivolare via il mantello man mano.

«…è…Emerald…» si stupì Kid, mentre la guardavano tutti con tanto d’occhi.

Normalmente viaggiava del tutto struccata, ed il trucco da DJ Smeraldya era a bella posta eccessivo. In questo caso però era qualcosa del tutto differente.

Lo smokey eyes che le aveva fatto Joshua rendeva lo sguardo ancora più intenso, così come la particolare applicazione di un rossetto non troppo vistoso rendeva le labbra più voluminose e la combinazione illuminante-blush-terra aveva sistemato quelle piccole irregolarità del suo viso. Non sembrava neanche lei, ai ragazzi della League, soprattutto perché loro non l’avevano mai vista con quello sguardo. Inoltre il completo “#Rose_Of_Midnight:Special, raso e rose” blu scuro era un bel vedere.

«è la Lancaster!»

«DJ Smeraldya! Ha il tatuaggio!»

«è quella che sta con Kevin Mask e Lord Flash!»

«ma siete sicuri?»

«fotografa, fotografa!»

«riprendi, riprendi! “Emerald J.V.P. Lancaster sfila al Joshua’s Luxourious”!»

«mi sa che finirà in televisione» commentò Wally.

«senza mi sa. Ma non so dirti quanto i suoi compagni apprezzeranno la cosa» osservò Terry «i giornali di gossip si scateneranno dopo questo».

«a quanto pare non le interessa» disse Dik Dik mentre Emerald poco dopo essere rientrata nei camerini usciva con un altro completo, nero in pizzo stavolta «chissà com’è che lei e Roxanne ci sono finite in mezzo!...e poi tu dici i compagni Terry, ma cosa pensi che dirà Tur-»

«principalmente che è bellissima, mio amico antilope» disse Turbinskii, arrivato da circa tre minuti «e quanto a “come c’è finita in mezzo”, diciamo che Joshua è un suo amico e gli mancavano due modelle. Così mi ha scritto in un sms».

«e l’amicizia con questo Joshua non ti preoccupa???» indagò Kid Muscle, gli occhi sempre puntati su Emerald che sfilava.

«macché. È gay. E poi gli devo tre quarti dei completini che le ho visto addosso».

«quindi non ti infastidisce che la tua ragazza sfili in intimo?» gli chiese Terry.

«non è mica nuda. E se può girare in spiaggia in bikini davanti a tutti non vedo perché non possa sfilare in intimo, su per giù è la stessa cosa no?» il russo fece pure spallucce «perché dovrei prendermela?»

«beeeeeeeeeellaaaaaaaa…» sbavò Kid.

«eeeh…per quello?» disse Wally indicandolo. Ma Turbinskii si fece una risata.

«spiacente Kid Muscle, ma quella ragazza» si indicò «è mia. Ci sono anche ottime probabilità che una volta finito il Torneo venga a vivere con me a Mosca».

«ma veramente?» Checkmate era esterrefatto «sul serio?»

«perché ti stupisci? Ormai stiamo insieme da quattro mesi».

“e tra un po’lo saprà tutta la galassia. Incluso Kevin Mask” aggiunse mentalmente Turbinskii “non è ancora il momento giusto, mi serve un evento con ancora più risonanza mediatica, ma dopo l’incontro di domani tra Ricardo e Jeager dovrebbe esserci la parata dei quattro chojiin che rimarranno. Andrà benissimo”.

«beh non sono molti».

«a me bastano e avanzano. Quando troverai anche tu quella giusta capirai quanta inutilità c’è ad aspettare, Terry Kenyon!»

«mah…forse hai ragione».

«permesso...PERMESSO…scusate devo passare scusateeeeeeeeeh AH, ECCOVI QUI!» urlò Meat «PELANDRONI CHE NON SIETE ALTRO!!!»

«oh nooo ci ha trovati!!!» dissero in coro i ragazzi.

«dovete allenarvi!!! Tutti quanti!!! Anche chi non partecipa al Torneo!!!»

«dai, calmati mio piccolo amico! Un po’di svago ogni tanto fa solo bene» cercò di rabbonirlo Turbinskii.

«cosa…tu qui, Gigante?» si stupì Meat «di’, la tua ragazza approva che tu guardi delle modelle sfilare in biancheria intima?»

«guarda con attenzione la ragazza che sta sfilando, mio piccolo amico» replicò il russo con un sorrisetto «e capirai perché Emerald non ha niente da dire!»

«m-ma…ma è lei!» Meat rimase a bocca aperta «è lei che sfila!»

All’inizio non l’aveva nemmeno riconosciuta, gli ci era voluto un po’per fare mente locale.

«appunto!»

«e c’è anche Roxaaaaaanne» disse Kid, facendo un sacco di cuoricini «e anche lei è bellissima!!!»

«ma Roxanne dovrebbe essere a scuola!»

«eppure era qui! E poi tanto…credo sia finita…quindi adesso dovrebbero uscire tutte le modelle» disse Terry.

«un applauso alle nostre favolose modelle!» disse infatti Joshua al microfono, mentre tutte le ragazze uscivano insieme in passerella «e soprattutto uno alla nostra ospite d’onore, Emerald Janice Verbena Phoebe Lancaster!»

«grazie a tutti!» dissero le ragazze con un inchino ed un sorriso.

«e adesso, al mio segnale, scatenate l’inferno di acquisti! Uno…due…tre…VIA!!!»

La folla spingeva per entrare nella parte del negozio in cui c’era la merce, mentre le modelle erano già rientrate a cambiarsi e struccarsi.

«siete state talmente brave che vi regalo i completi che avete indossato!...si, anche a te!» disse Joshua a Roxanne «ne hai tanto bisogno, tesoro!»

Roxanne non fece in tempo a decidere se ringraziarlo o meno che Emerald una volta finito la portò fuori.

«è stato scandalosamente divertente si o no?»

«la cosa scandalosa è che Roxanne dovrebbe essere a scuola!!!» le rimproverò Meat appena le vide «Roxanne! Ormai Emerald la conosco, ma ti facevo più responsabile!»

«ma non è stata colpa mia, io mi ci sono solo trovata in mezzo…» tentò di difendersi lei, senza successo.

«se fossi andata a scuola non ti ci saresti trovata in mezzo però! E tu!» adesso era il turno di Emerald «credi che ai tuoi compagni starà bene una cosa del genere?»

«maaaamma mia, nemmeno mi avessi beccata a prostituirmi! Ho solo dato una mano ad un amico, tutto qui! E io perlomeno scuola l’ho finita» guardò Turbinskii «buone notizie, Joshua mi ha regalato i completini che ho indossato».

«te l’ho già detto che io adoro il nostro amico dagli occhiali rosa, vero?»

«potremmo tornare a fare un discorso serio?!!» urlò Meat «quando si è una squadra bisogna adottare una linea comune di comportamento e seguirla, ed io dubito che Kevin…»

«o, e basta adesso, è tutta la mattina che sento nominare Kevin, lo vedo già tutti i giorni per una volta che sto con voialtri dovete rimproverarmi per forza?» tirò fuori il telefono e lo spense «alé, sistemata la questione paternale-dopo-il-telegiornale».

«in fin dei conti non ha fatto niente di grave, voglio dire, se non me la prendo io perché dovrebbe prendersela Kevin Mask?» disse Turbinskii mettendole un braccio attorno alle spalle.

“eheh, io a dire il vero lo so perché, visto che Mask è innamorato, geloso, ed è anche di mentalità molto più chiusa rispetto alla mia” pensò “io la penso davvero come ho detto a Terry Kenyon, se va in spiaggia in bikini…ma non credo che il mio mascherato amico apprezzerà la cosa”.

«ma che ne parlo a fare…E VOI TORNATE AD ALLENARVI, PIGRI CHE NON SIETE ALTRO!!!» ricominciò ad urlare Meat tirando fuori una scopa da non si da dove e mettendosi ad inseguire Kid&Co.

«noi possiamo continuare il giro di shopping» disse Emerald a Roxanne, che guardò Turbinskii.

«ma…se mai credo che tornerò a casa…»

«guarda che non c’è rischio che ti trovi a reggere il moccolo Ro’, non siamo una coppietta di quelle appiccicose. Quelle non le sopporto nemmeno io!»

«infatti, per quel che mi riguarda possiamo anche girare tutti e tre insieme» disse il russo «in fin dei conti quello arrivato dopo sono io».

«no…grazie, dopo quel delirio voglio davvero tornarmene a casa. Se mai sarà per un’altra volta. Ciao Emerald».

«bye bye, Ro’».

La guardarono allontanarsi fino alla fermata del bus, notando che effettivamente aveva l’aria esausta.

«credo che la tua amica non avesse mai sfilato in intimo».

«nemmeno io se è per questo. Ma credo di essere più abituata alla calca di quanto lo sia lei» disse Hammy «mmmh, mi va un gelato».

«con le nocciole?»

«e beh! Che domanda è?»

…due amici potevano viaggiare come loro, con il russo che aveva ancora un braccio attorno alle sue spalle? Mah. Volendo, si.

«a volte penso che saresti capace di lasciarmi per metterti assieme ad un albero di nocciole».

«dipende se l’albero in questione mi fa mangiare le nocciole anche se stiamo insieme!» dal marsupio tirò fuori il pacchetto di Marlboro ed accese una sigaretta «è la prima che fumo dopo tre giorni».

«sono contento man mano che tu stia smettendo, almeno non dovrò perderti per via del cancro ai polmoni».

«anche tu con questa storia?!»

«è scientificamente provato che riempirsi i polmoni di catrame non faccia bene» sottolineò lui «non lo dico io, lo dice la scienza».

«allora sia tu che la scienza sarete soddisfatti visto che sto smettendo».

Mentre camminavano ad un certo punto lui iniziò a ridacchiare per fatti suoi.

«che c’è di divertente?»

«il fatto che troverai trenta chiamate appena riaccenderai il cellulare!»

 

 

 

::fine ora di pranzo (ossia, tre ore dopo)::

 

 

«è un bene che oggi quella non ci sia. Almeno non c’è stato nessuno a mangiare a scrocco» disse Flash.

«ha detto che l’ha chiamata quella lì…Roxanne. Ma perché invece di rompere le scatole ad Emerald non è andata a scuola?»

«non le rompe tanto le scatole evidentemente, dato che ci è uscita. Che canale metto?...ah. Domanda sciocca» Lord Flash mise il telegiornale. Ormai anche lui aveva imparato che Kevin non se ne perdeva uno, quando non si allenava e poteva vederlo. Quello nazionale, quello regionale, la BBC…perché non gliene bastava mica uno, nossignore «ma temo che siamo arrivati quasi alla fine, almeno su questo canale».

«fa lo stesso».

“…la scossa di terremoto a Kyoto non ha comunque causato danni, né vittime” concluse il giornalista “ed ora la linea a Aki Azumaya, con i gossip del giorno!”

«…ma davvero ti interessano anche i gossip?»

«quelli li guardo solo per scrupolo…»

“c’era ressa stamattina al “Joshua’s Luxourious”, negozio di biancheria intima nel più grande centro commerciale della capitale. Già molte persone si erano recate lì per assistere alla sfilata dei nuovi modelli di intimo “Victoria’s Secret”…”

“effettivamente di questo non me ne importa granché” pensò l’inglese.

“…ma lo spettacolo è entrato nel vivo quando Joshua Luvillier, come avrebbe fatto un mago con il suo cilindro, ha tirato fuori un’ospite a sorpresa…in onda il servizio!”

“s-s-so scandalous…”

Alla televisione comparve il video di una ragazza con un mantello di seta nera che scivolava via man mano che procedeva…

«ma non è possibile!!!»

“…che ad Emerald J.V.P. Lancaster piacesse stupire si era intuito già dai suoi spettacoli pre-incontro: remix particolari, effetti sonori e visivi abbacinanti, lei stessa -solitamente-  un tripudio di luccichii. Di diverso stampo però è la Emerald Lancaster che stamattina, come potete vedere, ha sfilato al  “Joshua’s Luxourious”…”

Si susseguivano immagini su immagini di Emerald che sfilava con i vari completi, e con “Scandalous”come sottofondo musicale.

“rinunciando ai suoi soliti panni a favore di quelli totalmente inediti di una splendida donna che mostra senza pudore un fisico molto magro ma estremamente tonico…”

«ma le ha dato di volta il cervello?!!» sbottò Kevin tirando fuori il cellulare «adesso mi sente!!! Non è possibile una cosa del genere, non è proprio possibile! Un conto è che a denudarsi pubblicamente sia quel demente di Kid Muscle, un altro che sia LEI!»

la presenza della Lancaster inoltre sembra avere attirato alcuni famosi wrestler come Terry Kenyon, Checkmate, e due chojiin ancora in gara: Kid Muscle e Tovarich Turbinskii …

«della serie parli del diavolo e spunta la coda» commentò Flash cupo, vedendo in TV Kid Muscle che sbavava.

“non pensavo che il compagno Turbinskii fosse tipo da mettersi a guardare delle sfilate di ragazze in intimo” pensò “o beh d’altra parte è giovane…ormoni a duemila…”

«è spento!!! Ha il cellulare spento! Ma che se lo porta dietro a fare se tanto non lo accende mai?!» continuava a dare in escandescenze Kevin. E dire che di solito era così controllato…«ma che le è saltato in testa, dico io?! Una sfilata in biancheria intima! E davanti a quel russo per di più!»

«avrebbe potuto risparmiarselo» concesse Lord Flash continuando ad osservare il servizio in tv «ma prenditela perché da’ scandalo in sé per sé, non per la gelosia. Non ne vale proprio la pena».

«non sono geloso! Capito?!»

A bella posta Lord Flash diede una lunga occhiata ad Emerald in tv. «devo ammettere che in realtà è una magnifica ragazza. Avessi vent’anni di meno mi divertirei prenderla, spingerla contro la parete,  passarle delicatamente la mano nell’interno coscia per poi…»

«sta’zitto!!! ZITTO!!!»  ringhiò Kevin, balzato in piedi all’improvviso come un animale feroce «non ti azzardare, non ci pensare nemmeno togliti dalla testa l’idea di-»

Ammutolì improvvisamente vedendo Flash che lo guardava con un misto tra serietà, sufficienza e compatimento.

«“non sono geloso”, diceva…»

«non-»

«…eppure pur sapendo che lei non mi piace e non la toccherei neppure se fosse fatta d’oro zecchino, mi salti alla gola appena io ti metto alla prova» continuò il russo «era un test. E mi dispiace dire che tu non l’hai superato».

Kevin gli restituì un’occhiata irritata. «non è stato un test, è stata una bastardata bella e buona. Eppure lo sai che sono innamorato di lei, che bisogno c’era di-»

«volevo vedere quanta influenza su di te ha questa “cotta” che ti sei preso. E a quanto pare ne ha troppa, se reagisci in questo modo» lo interruppe di nuovo lui «alla faccia di “tu puoi avere amicizie e relazioni con altri e viceversa”».

«lo so cosa si è detto! Lo so! Ma se penso a lei con un altro, con chiunque altro, io…non lo sostengo. Ecco la verità, io non lo sostengo, le ho detto che andava bene e invece non mi va bene per niente, e tutto quello che vorrei sapere è quali sono queste dannatissime questioni di famiglia che ci tengono lontani! Ecco come stanno le cose, Lord Flash. Io mi ci arrovello giorno e notte, e non riesco a venirne a capo. Cosa può essere? Suo padre che ci ostacola, e a cui lei non vuole andare contro? Cos’altro?!»

“Emerald ha voluto dirgli una mezza verità, ma avrebbe fatto meglio a dire semplicemente che non voleva saperne di lui almeno, forse, si sarebbe messo l’anima in pace. Specialmente perché se tutto va come deve andare mi spiace per Kevin, ma le ‘questioni di famiglia’ non si risolveranno mai dato che…una volta finito dovrò sparire ancora, temo…”

«…Lord Flash? Tsk, non mi ascolti nemmeno…si può sapere a cosa stai pensando?»

“al fatto che dopo quel che abbiamo passato l’idea di lasciarti solo mi ripugna, eppure ci sono costretto a causa della ragazza di cui sei innamorato -o meglio, di suo padre- che se disgraziatamente sapesse che sono qui…” rabbrividì leggermente, con la paura negli occhi.

«a niente di importante comp-ehm, Kevin».

«e se anche fosse importante tanto non me lo diresti, vero…è sempre così…”tutti zitti, nessuno dica nulla a Kevin, è troppo sciocco ed immaturo per sapere!”» disse l’inglese estremamente irritato «niente d’importante, sicuro, come se non vedessi benissimo che qualunque cosa sia quella a cui stai pensando ti fa paura».

Flash chiuse gli occhi per qualche istante, riacquistò il controllo di sé e li riaprì. «Kevin. Non devi preoccuparti per me. Io sto benissimo. E a suo tempo ti dirò quel che vuoi sapere».

«a suo tempo quando?...sei fortunato che un’indagine rappresenterebbe una distrazione eccessiva per me, adesso. E di distrazioni ne ho già fin troppe» chiamò Emerald altre tre volte. Spento, sempre spento «ma perché non risponde?!» sbatté il cellulare sul tavolo con un lungo sbuffo nervoso, poggiando la testa su una mano «quando la rivedo mi sente…»

«d’accordo, ma stai calmo adesso».

«mi dici come faccio a calmarmi al pensiero che l’abbiano vista tutti quanti in intimo?!»

« quando va in spiaggia indossando il bikini fa più o meno la stessa cosa» gli fece notare Flash che pur pensando “puttanella-puttanella-puttanella” da perfetto bigotto doveva assolutamente tranquillizzare Kevin, o l’intera sessione di allenamento pomeridiano ne avrebbe risentito.

«ma non va in tv!» la chiamò altre quattro volte, fino a che seccato Lord Flash non gli tolse il cellulare di mano e se lo mise in chissà quale tasca mimetizzata.

«adesso basta».

«ma come ti permetti di…ridammelo!!!»

«guarda un po’che mi costringi a fare, neanche fossi un bambino! E per fortuna che ti descrivi come un uomo maturo!» sbottò il russo alzandosi per evitare che Kevin -che si era alzato a sua volta- si riprendesse il cellulare ed andando dall’altra parte del tavolo.

«io lo sono. E rivoglio il mio cellulare» disse lentamente Kevin scattando dall’altra parte del tavolo mentre Flash faceva lo stesso, trovandosi a posizioni invertite.

«Kevin, non fare il bambino».

Le posizioni si invertirono di nuovo.

«se tu che stai facendo il bambino! Ridammi il telefono!»

«no, perché poi la chiameresti altre venti volte».

Fu inutile che Kevin provasse a prenderlo di sorpresa saltando il tavolo invece che girarci attorno, perché Flash fece esattamente lo stesso.

«se anche la chiamassi TRENTA volte non ti riguarderebbe lo stesso!»

«mi riguarda, perché così facendo finirai a mandare tutto all’aria per una ragazza!» dalla tasca nascosta di Flash si sentì uno strano suonino.

«Pou ha fame…» osservò Kevin «dammi il cellulare, che se non le do da mangiare si ammala e muore!»

A Lord Flash quasi caddero le braccia. «ti prego dimmi che non fai sul serio…ah, ma che vado a sperare, sto parlando con uno che a diciannove anni ancora ha i boxer di Peppa Pig…»

«parla quello che ne ha un paio con sopra Obi Wan Kenobi!»

Si sentì improvvisamente qualcuno che scoppiava a ridere.

«ma vi siete dati a fare le comiche o cosa?»

E mentre Emerald, perché di lei si trattava, continuava a ridere sia Kevin che Flash diventavano rossi come il fuoco. Il primo a riprendersi fu Kevin.

«non c’è niente da ridere!!! una sfilata in intimo! Mi dici che diamine ti è saltato in testa?! Eh?!»

«a Joshua si erano ammalate due modelle e allora gli ho dato una mano, che c’è di male?»

«che c’è di male, dice lei!!!» esplose Kevin «eri sul tg nazionale! In intimo!!!»

Il brutto era che ad Hammy veniva pure da ridere, cosa che con Kevin Mask arrabbiato non era propriamente consigliabile, ma lei trovava così assurdo che lui se la prendesse tanto!

«ah, quindi facevo così schifo?»

«ma non è…! Non…! Ma dico, tu…al diavolo!» Kevin a quel punto prese l’impermeabile e si fiondò fuori dalla cucina, e poi fuori di casa.

«i lunghi discorsi perfettamente logici di Kevin Mask» disse Emerald guardando la porta che lui aveva lasciato spalancata «con tutta la buona volontà non riesco a capire perché se l’è presa tanto. Se fosse stato lui a sfilare in intimo probabilmente avrei registrato il servizio».

«ecco perché io continuo a dire che non sopporto l’idea di vedervi insieme: tu-non-capisci. Eppure lo sai che è innamorato di te, non hai pensato nemmeno per un secondo che l’idea di vederti sfilare in intimo davanti a tutti avrebbe potuto non piacergli?» le chiese Flash «e da quanto era arrabbiato si è pure dimenticato che io ho ancora il suo cellulare…»

«evidentemente abbiamo opinioni diverse perché per quanto mi sforzi non mi sembra di aver commesso chissà che crimine. Ho pure rimediato l’intera “#Rose_Of_Midnight:Special” gratis…»

«tanto quel che sei te l’ho già detto».

«quindi tutte le modelle di Victoria’s Secret sono puttanelle secondo te?»

«loro forse no, ma tu sicuramente si».

«e ammettilo che vorresti farti un giro, e falla finita».

«preferirei portarmi a letto una lebbrosa piuttosto che te. Non capisco proprio per quale assurdo motivo Kevin ti ami! Se così non fosse sarebbe tutto molto più facile!» Flash si mise a girare per la stanza come una tigre in gabbia «lui sarebbe più concentrato ed io non avrei tra i piedi qualcuno che rischia di far finire tutto a carte quarantotto!»

La tv era ancora accesa, c’era la Top 10 vintage. Precisamente, al momento, c’era il video di “Summer Wine”.

strawberries, cherries, and an angel’s kiss in spring, my summer wine is really made from all this things…”

«se non ci fosse quel patto-»

«non cambierebbe niente perché patto o non patto, insieme o non insieme, lo faresti diventare matto proprio come fai ora! Avresti dovuto dirgli semplicemente che non lo ami, e invece no, hai preferito un “questioni di famiglia”! Quel ragazzo si arrovella giorno e notte a cercare di capire cosa c’è che non va…»

“I walked down in town on silver spurs that jingled to a song that I had only sang to just a few…”

«eppure io gliel’ho detto che non deve pensarci su».

“she saw my silver spurs and said lets pass some time, and I will give to you summer wine…ohh-oh-oh, summer wine…”

«Emerald Janice Verbena Phoebe Lancaster, sei così stupida che se fosse per me ti prenderei a schiaffi dal mattino fino alla sera per una settimana prima di tagliarti la gola, gettare il tuo cadavere in un cassonetto e farti mangiare dalle pantegane!»

«ah, dalle tue cugine!»

Ok via, forse non ce la facevano ad aspettare dopo il Torneo.

“my eyes grew heavy and my lips still could not speak, I try to get up but i couldn’t find mt feet, she reassured me with an unfamiliar line, and then she gave to me more summer wine…ohh-oh-oh, summer wine…”

Si saltarono addosso contemporaneamente, dopo aver afferrato entrambi uno dei coltelli che erano sopra al tavolo, Lord Flash che le teneva il polso sinistro ed Emerald a cercare di fermare l’avanzata del braccio destro del russo verso la sua gola…

«ma che state…?»

Oh, la fuga di Kevin era durata poco.

strawberries, cherries, and an angel’s kiss in spring, my summer wine is really made from all this things…”

Fecero sparire rapidamente i coltelli l’uno nella manica dell’altra, per poi passare -altrettanto rapidamente- dallo stringersi i polsi a tenersi per mano e a muoversi a ritmo di musica.

“take off your silver spurs and help me pass the time, and I will give to you more summer wine…mmm-mm- summer wine…”

«balliamo…questa canzone ci piace» disse Lord Flash. Kevin scosse la testa.

«scommetto che nemmeno sai come si chiama».

«Summer Wine, di Nancy Sinatra e Lee Hazlewood» lo soccorse Emerald mentre continuavano a ballare «abbiamo scoperto di avere in comune una specie di passione per le canzoni vintage…»

«ma non eravamo arrabbiati con lei, Lord Flash?!»

«la musica vintage ha un effetto calmante su di me…»

«questo perché sei uno psicotico» concluse Hammy staccandosi al termine della canzone.

«e tu» la indicò col mignolo «sei una…monella».

“se penso che questi due sono i miei unici amici, nonché il mio allenatore e la ragazza di cui sono innamorato, mi viene quasi l’orticaria” pensò Kevin.

«io penso che voi due mi farete uscire di senno».

«noi due a te, eh?»

 

***

 

 

* “Scandalous”, delle Mis-Teeq. Se non la conoscete, è quella che c’era tempo fa nella pubblicità di Armani Code. Io l’adoro, e mi pareva appropriata non solo per il titolo -che è anche quello del capitolo xD- ma perché come avete visto lo “scandalo” Emerald l’ha fatto…e ancora non è niente! questo infatti era solo un “capitolo riempitivo” pare dare l’idea del tempo che passa, e per farvi stare in ansia un altro pochino, visto che sono bastarda. Ma dal prossimo…

 

 

Resistete e continuate a seguirmi ragazze. E grazie eh! *si inchina modello giapponese*

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Capitolo 18
*** 16- end of a dream ***


:: Londra, sera tardi ::

 

 

«quindi non c’è alcuna novità?»

nossignore. Non risulta alcuna traccia di Warsman da nessuna parte, è come se si fosse volatilizzato, esattamente come l’ultima volta in cui Voi lo avete fatto cercare.

«niente in Russia? Niente in Venezuela,  Las Vegas, Chicago? O in Cina?»

nossignore. Lo abbiamo fatto cercare perfino in Italia, nonché lì da Voi in Inghilterra. Abbiamo cercato perfino nei Paesi sudafricani dove avete le miniere, e in India, ovunque Voi abbiate dei contatti, ma non abbiamo ottenuto nulla.

«capisco. Mi raccomando, tenetemi aggiornato; se lo troverete otterrete una promozione, oltre che un cospicuo premio in denaro».

– sissignore.

Howard Lancaster chiuse la chiamata, e per qualche attimo pensò di tornare al libro che stava leggendo, per poi invece cambiare idea e servirsi quello che sarebbe stato l’ultimo bicchiere di vino della serata.

“quella bestia non si trova da nessuna parte, nonostante i miei contatti. Che mia figlia sia sulla pista giusta, e che il russo che allena Kevin Mask sia lo stesso a cui do la caccia da anni?” bevve un sorso “se anche lo fosse probabilmente Emerald non me lo direbbe, o almeno non adesso. Temo che tenga troppo al figlio di Robin Mask per lasciarlo senza trainer, cosa che accadrebbe se questo ‘Lord Flash’ si rivelasse essere il mostro di Frankenstein sovietico sul quale voglio mettere le mani”.

No, Hammy non gli avrebbe detto questo, così come non gli avrebbe detto se Flash le aveva davvero messo le mani addosso oppure no.

“in quel caso Warsman o non Warsman non gliela farei certo passare liscia. Non avrebbe neanche il diritto di guardare mia figlia, se l’avesse anche solo sfiorata con l’intento di farle del male la pagherebbe cara. molto, molto cara”.

E poco avrebbe contato se Howard avesse saputo che anche Emerald aveva cercato di far fuori Lord Flash a sua volta. Avrebbe sempre trovato il modo di giustificare la sua principessa, anche se questa avesse commesso le peggiori atrocità.

Peraltro c’erano ottime possibilità che si sarebbero rivisti a breve, perché se tutto fosse andato per il verso giusto -ed Howard non ne dubitava- avrebbe dovuto recarsi a Tokio per incontrare di persona dei “nuovi amici” giapponesi. Eh si, da quando aveva lasciato la Lega -cosa che inizialmente gli era pesata molto ma della quale in seguito non si era pentito- Howard H.R.J. Lancaster si era fatto moltissimi “amici” in ogni parte del mondo, e qualcuno anche più in là.

Avvolto nella veste da camera beige si alzò e si diresse in camera da letto, dopo aver finito l’ultimo bicchiere di vino.

«allora ci avevo visto giusto: sei pensieroso».

«non per colpa tua Janice, di questo puoi essere sicura…sono nocciole quelle?» le chiese indicando il piattino che Janice gli aveva lasciato sul comodino.

«proprio nocciole».

«credo di amarti ogni giorno di più, Janice Brackenstall, e quasi mi dispiace dover partire a breve per Tokio in viaggio d’affari».

«quindi adesso tratti anche con i giapponesi? È ufficiale?»

Howard aprì l’armadio. «non esattamente. Ma essendo sicuro che lo diventerà a breve sarebbe bene che io iniziassi a pensare a ciò che metterò in valigia…»

Mentre sceglieva i vestiti l’occhio gli cadde su un completo in particolare. Uno che non indossava più da quando Emerald era una bambina di sei mesi.

La giacca era simile a quella di un tight, nera, con l’interno in seta rossa e due file di bottoni dorati. I pantaloni erano dello stesso tessuto, a vita alta, e anch’essi con quattro bottoni dorati, due per parte, messi sui fianchi. Vicino c’era una camicia in seta nera, e sotto degli stivali neri.

E, ovviamente, il fazzoletto rosso sangue.

Howard aveva un particolare “codice” quando si trattava di vestirsi, ed il fazzoletto al collo -fermato sempre da una spilla con un grosso rubino- era l’elemento più importante.

Se era bianco o di un colore chiaro Howard era di ottimo umore, ed andava tutto bene.

Se era grigio c’era qualche problema, ed era buona regola non seccarlo troppo.

Se era nero c’erano problemi seri. Il che significava che la persona che gliene stava dando, se di una persona si trattava, ne avrebbe avuti di grossi a sua volta.

E se era quello rosso…beh…

«porti via…il completo?» si stupì Janice. Lui annuì.

«può essere che ne abbia bisogno».

 

 

 

:: Tokio, pomeriggio ::

 

 

Dopo il brutale scontro tra Jeager -il dannato tedesco, Kevin docet- e Ricardo -quello svitato di un brasiliano, Kevin docet: parte II- Ikimon MacMad aveva deciso di mettere su quell’incredibile ridicolata che serviva solo e soltanto a far guadagnare soldi a lui, e a nient’altro.

Sia Kevin che Lord Flash si annoiavano.

Oh, come si annoiavano.

Si annoiavano terribilmente…

«allora ragazzi, voglio un bel UH-UH!» esclamò Emerald da sopra il carro, rivolta al pubblico che rispose con un “UH-UH!” entusiasta.

«e adesso voglio un bel coro da stadio!!! Cantate con me, “Jackie Jackie è Mac Maaa-tta, ed è tutta rifaaa-tta”…

« Jackie Jackie è Mac Maaa-tta, ed è tutta rifaaa-tta…» cantò il pubblico, rovinando la piazza a Jacqueline che stava facendo la diva come suo solito.

Quanto a Kevin e Flash non sapevano se picchiare Emerald, mettersi a piangere o scoppiare a ridere. Nel dubbio dunque cercavano di ignorare quel che stava facendo.

“possibile che non possa lasciarla stare nemmeno una volta? Perfino nell’incontro Ricardo vs. Jeager questo Scimmiattolo e Jacqueline MacMad hanno finito per litigare!” pensò Kevin “mmmh. A quanto pare la MacMad ha la testa dura se dopo il colpo sulla fronte che Emerald le ha fatto dare contro il tendicorde non ha più nemmeno un segnetto. È vero però che ha anche sei quintali di trucco sul viso” guardò Emerald “pensare che invece lei acqua e sapone, e tanto è bella lo stesso…” lei intercettò l’occhiata e gli sorrise “…specialmente ora”.

«che perdita di tempo…siamo qui per fare i guerrieri, non le regine da parata!» brontolò Kevin. Flash si voltò verso di lui.

«è quello che stavo pensando anch’io. Direi di movimentarla un po’» concordò Flash, colpendo “improvvisamente” Kevin con un pugno.

“improvvisamente” per il pubblico, perché in realtà avevano concordato quella manovra già da un pezzo. “Tattica Speciale del Momento di Noia”.

Kevin afferrò Flash sollevandolo sopra le spalle e mandandolo a finire con i piedi sulla testa di Doc Makano.

«andiamo!» esclamò poi, invertendo la posizione e saltando di testa in testa su quella marea umana che c’era.

«aspettate! Non stanno combattendo! Oh, che bello…» commentò Mac «saltano l’uno sulla testa dell’altro!»

«non soltanto sulla loro! giuro che se trovo qualche gomma o ricordino di cane mi pagheranno il lavaggio a secco!» esclamò Doc, controllando il parrucchino.

«hanno lasciato la loro compagna Emerald Lancaster qui da sola però!» osservò Mac Metafor «e pur essendo vero che non ha bisogno di loro due per fare scena bisogna dire che non è stato molto carino».

«ma infatti si…sola come il cucco mi hanno lasciata…teste di minchia che non sono altro…» borbottò Hammy guardando in lontananza «o beh, fa niente…»

“sono sempre messa meglio del povero Kid con il carretto a pedali lì dietro, in fondo” si consolò, guardandolo fare una brutta caduta nel momento in cui lui e Meat tentarono di imitare Kevin e Flash, senza riscuotere altrettanto successo.

Fu a quel punto che…

«ma che succede adesso? Tovarich Turbinskii ha abbandonato il suo carro e sta andando su quello di Emerald!» esclamò Doc.

«oi! Sei venuto a farmi compagnia?» lo salutò Emerald con un sorriso. Non aveva notato il microfono che il russo stava tenendo in mano, collegato wireless agli amplificatori dai quali uscivano anche le voci di Doc e Mac. C’era da domandarsi perché anche Jacqueline non ci avesse pensato quando voleva farsi sentire da tutti, ma forse era semplicemente perché col megafono faceva più scena?

«anche, ma in verità la mia idea era un’altra» disse restando in piedi ed invitando anche lei ad alzarsi mentre portava il microfono vicino alle labbra «ho un altro annuncio ufficiale da fare!» esclamò.

«un altro annuncio? e cosa sarà adesso? con il primo ha dichiarato che smetterà di volare per sempre se non vincerà questa gara!» ricordò a tutti Mac «di cosa si tratterà?»

Anche Emerald era curiosa. Non le aveva parlato di alcun annuncio, nei giorni passati.

«volevo dire ai presenti e a chiunque ci stia guardando ed ascoltando che io, Tovarich Turbinskii, da più di quattro mesi sto con una ragazza che amo alla follia: Emerald J.V.P. Lancaster! Ja ljublju tebja, zajchik moj» concluse, impedendo ad Emerald di dire qualunque cosa dato che subito dopo la strinse a sé e la baciò.

Inizialmente tutti quanti li guardarono a bocca aperta, poi si scatenò il putiferio. Urla d’incoraggiamento, fischi d’approvazione, cori esultanti dei russi presenti, e quant’altro.

Anche Kid&Co. erano stupiti e perplessi, perché per quanto ne sapevano Emerald voleva ancora restare sul discreto, e Meat era il più stupito di tutti, perché sapeva per certo che lei era innamorata di un altro, non del Gigante! E adesso faceva una cosa del genere in mondovisione?

Che avesse lasciato perdere Kevin?

“no…” la guardò meglio “no, è Turbinskii che ha scelto da solo di dirlo a tutti. Evidentemente si è stufato di doverla dividere con qualcun altro”.

«insieme da oltre quattro mesi?!» disse qualcuno nel pubblico.

«e chi lo sapeva?»

«ce l’hanno tenuto nascosto!»

«Emerald Lancaster e Tovarich Turbinskii insieme! E lui e Mask si affronteranno a breve!»

«SCOOP!!!»

«SCANDALO!»

«saranno fidanzati ufficialmente?»

«andrà a vivere con lui a Mosca?»

«si sposeranno e avranno dei figli metà aeroplano?»

«…già ma lui non aveva detto di non poter uscire con donne normali?»

«evidentemente era una balla!»

“ma allora ci avevo azzeccato!” pensò Jacqueline, irritata “Turbinskii mi ha rifiutata per quella lì!

Ed in tutto questo ciò che Emerald, incredula e pietrificata dalla sorpresa, pensava era “ed ora che dico a Kevin? Saprà che gli ho tenuto nascosta questa cosa per tutto il tempo visto che questo stupido ha detto pure da quant’è che stiamo insieme!”.

Hammy lo riconosceva, in un certo senso era stato carino. Se lei non fosse stata innamorata di un altro, ma di lui, sarebbe stato addirittura fantastico. Una dichiarazione d’amore in mondovisione, e pure in russo, meglio di così…peccato però che in una situazione come la sua quella non fosse assolutamente la cosa migliore.

«UNA DICHIARAZIONE D’AMORE COI FIOCCHI, SIGNORI!» urlò Mac «chi l’avrebbe mai detto? Anche Turbinskii ha un cuore!»

«non è esatto mio riccioluto amico, io il mio cuore l’ho dato ad Emerald!» disse il russo, passando un braccio attorno alla vita della ragazza «e adesso che ne dici se voliamo via?»

Non attese la sua risposta, schizzando con lei in aria pochi istanti dopo sotto gli sguardi ancora semi-scioccati di tutti.

«una cosa però va detta, non so dirti quanto a Kevin Mask potrebbe piacere che la sua compagna di squadra sia fidanzata col suo prossimo avversario» disse Doc.

“sarà qualcosa di peggio che un ‘non piacergli’ considerando che è innamorato perso di lei” pensò cupo Meat “qualcosa mi dice che tra quei tre, anzi quei quattro, succederà un gran disastro. Oh, Emerald, ma perché non mi hai voluto dare retta? Perché hai deciso di volerti rendere la vita difficile, e così facendo rendere difficile anche quella di Kevin?”

«una dichiarazione in grande stile, eh?» disse Wally «è stata una cosa romanticissima! Vorrei tanto avere anch’io una ragazza a cui potermi dichiarare in mondovisione, ma la mamma ancora non mi giudica pronto!»

«direi di no considerando che ti ha chiamato per rimproverarti dopo averti visto tenere Hammy sulle ginocchia, eheheheheheh» lo prese in giro Kid Muscle.

«ho la vaga impressione che a Kevin Mask e Flash questa faccenda non andrà giù» disse Dik Dik «i loro allenamenti sono sempre segreti, ma Emerald partecipa, e adesso che sanno che sta insieme a Turbinskii potrebbero ritenerlo un problema, nonostante anche io sia sicuro che fino a questo momento lei non abbia mai parlato al suo ragazzo di quelle cose».

«potrebbero anche sentirsi traditi, se la metti così…» aggiunse Wally «Meat, tu non hai niente da dire?»

«io avrei fin troppo da dire, per questo me ne sto zitto».

“e temo proprio che dovrò andare a fare scorta di fazzolettini di carta, perché qualcuno qui ne avrà un gran bisogno…benedetta ragazza…ma io gliel’avevo detto…”

 

 

 

:: più tardi, casa di Emerald ::

 

«NON DOVEVI FARLO! Si può sapere che ti è saltato in testa, eh?! Una dichiarazione d’amore in mondovisione, fantastico, proprio quel che mi ci voleva, come se non avessi abbastanza problemi! Sarebbe stata anche una cosa carina in un’altra situazione, ma in QUESTA era l’ULTIMA cosa che dovevi fare, e TU LO SAPEVI!!!» strillò Hammy «hai idea di cosa dovrò affrontare adesso, hai idea di come la prenderanno quei due, in particol-»

«è proprio per questo che l’ho fatto, perché questa faccenda va avanti da troppo tempo e doveva finire. Tra me e te c’era sempre lui, Kevin Mask» ribatté il russo «Mask, Mask, Mask, e ancora Mask. Non se ne poteva più».

La specie di calma che Hammy aveva ostentato durante la dichiarazione che le aveva fatto durante la parata era completamente svanita. Adesso era visibilmente furiosa, e pure disperata. Anche pensando di dire della sua relazione a Kevin, prima o poi, non aveva certo in mente di farlo in quel modo! E invece Turbinskii gliel’aveva sbattuto in faccia in mondovisione. Sarebbe bastato che Kevin in quei due/tre giorni avesse guardato il tg, che non avrebbe parlato d’altro.

Non solo stava con un altro ragazzo, ma il tipo in questione era pure il suo prossimo avversario; oltre al danno pure la beffa. Si sarebbe sentito ferito, deluso, arrabbiato, avrebbe parlato di cose come “fiducia tradita”, avrebbe detto che “non era in grado di essergli leale”, e che pensava che anche lei lo amasse, e invece “probabilmente era solo una presa in giro, ti sarai divertita un mondo, eh?”…poi l’avrebbe guardata…“perché l’hai fatto?”…e sarebbe andato via senza lasciarle dire una parola, e senza volerla vedere mai più.

«ma da quando stiamo insieme non ti avevo mai nascosto che io-»

«…che sei innamorata di lui? Vero, non me l’hai mai nascosto. Lo sapevo, lo so. Ma mi ero stancato di tutto ciò, non solo perché sono restio ad accettare di condividerti con chiunque altro arrivati a questo punto, ma anche per te, zajchik moj» cercò di accarezzarle il viso, ma lei si ritrasse «per te, che soffri a causa sua e non riesci ad essere felice come sarebbe giusto che fossi. È anche un po’per egoismo che l’ho fatto, lo ammetto, ma più che altro l’ho fatto per amore. Per amor tuo».

Il bello era che il russo credeva davvero in quel che le stava dicendo. Lui l’aveva fatto esattamente per -quelli che lui stesso credeva che fossero- i motivi detti, un po’per egoismo, molto per amore. Ma ad Emerald risultava difficile crederci al momento.

«se volevi fare qualcosa per me avresti dovuto continuare a seguire la linea che avevamo stabilito. Non l’hai fatto un po’per egoismo e un po’per amore, l’hai fatto SOLO per la prima di queste due cose, checché tu ne dica!»

«se fossi stato egoista avrei preteso che lasciassi perdere Mask fin da subito» ribatté lui.

«no invece, perché tu non lo sopporti come Kevin non sopporta te, e ci hai goduto come un matto all’idea di portarmi via da lui, di stare insieme a me sotto il suo naso, sapendo che lui…che lui…»

«che lui probabilmente, innamorato com’è, avrebbe dato tutto quello che ha per essere al mio posto» completò Turbinskii «rientra in quel po’di egoismo per cui l’ho fatto, direi».

«non è un “po’di egoismo”, è PURO egoismo!!!» strillò lei.

«lo stesso egoismo per il quale ti sei messa con me pur amando lui, zajchik moj. Sai che sono innamorato di te, ti piacevo molto, e tu “volevi vivere la tua vita” senza rinunciare ad alcun singolo piacere. O negherai di essere stata bene quando ti ho fatta volare, o quando siamo stati a Mosca, o tutte le volte che siamo usciti insieme, o che abbiamo fatto l’amore? Non venirmi a parlare di egoismo, amore mio. Perché sei l’ultima che può giudicarmi».

Lo sguardo della ragazza divenne gelido. Era una verità che non le piaceva. Gli indicò la porta.

«vattene».

Il russo rimase per un po’ad osservarla in silenzio. Sperava tanto che lei avrebbe capito i suoi motivi…e invece no…pazienza. Se non li capiva ora, li avrebbe capiti più in là; e ancora meglio quando Kevin Mask sarebbe stato in coma irreversibile su un letto d’ospedale.

A proposito, a quel punto tanto valeva completare l’opera di “distruzione pre-incontro dell’avversario” che aveva avviato con quella dichiarazione d’amore ad Emerald (un’opera che, questo Turbinskii non lo sapeva, Howard H.R.J. Lancaster avrebbe approvato dato che come allenatore -ed anche, una singola volta in tutta la vita, come atleta- aveva sempre usato tattiche di distruzione anche psicologica oltre che fisica).

Se doveva far crollare il mondo addosso a Kevin Mask, tanto valeva farlo come si deve togliendogli ogni possibile appoggio.

Uno glielo aveva tolto di già.

Ne rimaneva soltanto un altro.

« zajchik moj, anche se ce l’hai con me tieni a mente che io ti amo. E che quanto ho fatto, e faccio, è per il tuo bene».

Detto questo obbedì ad Hammy, uscendo da casa sua.

Rimasta sola la ragazza si sedette sulla poltrona. Che doveva fare adesso?! Chiamare Kevin e tentare di spiegare? E a che pro?! Una volta saputo quel che era successo lui non l’avrebbe più ascoltata.

Di cose da fare ne restava una sola, ormai: munirsi di gelato, Chardonnay -…molto Chardonnay…un po’di Jack Daniel’s…un mucchio di vodka...- nocciole in quantità e piangere come una fontana maledicendo il destino ingrato, Robin Mask, Warsman, Flash, Turbinskii, e soprattutto sé stessa per non aver dato retta a Meat.

Il telefono fisso iniziò a squillare, ma poteva fare pure, tanto Hammy non avrebbe risposto. Non aveva voglia di andare a chiudere la porta a chiave, figurarsi di rispondere al telefono.

“questa è la segreteria telefonica di Hammy! Se sei Kevin per piacere non lasciare settantamila messaggi, se non sei lui parla dopo il bip!”

Biiiip

– Hammy, sono papà. Ti ho vista in televisione, mi sono svegliato presto apposta per vederti in diretta. Non sapevo che avessi un ragazzo, specialmente adesso, ma se non pensate di sposarvi dal punto di vista legale sarebbe ok. Comunque volevo darti due notizie, una buona e una cattiva. La cattiva è che di Warsman non c’è traccia…

“questo perché forse lui è qui, papà…”

– la buona è che adesso è ufficiale: il mio business si è esteso fino in Giappone. Dunque è solo questione di tempo prima che io faccia una capatina a Tokio.

Quella notizia risollevò un po’il morale di Emerald. Che bello, forse a breve avrebbe visto di nuovo suo padre!

– non vedo l’ora di riabbracciarti. Ci sentiamo principessa. Ciao. Stai serena.

“questo è un po’difficile. Ma sono contenta all’idea di rivederlo, perché avrei tanto bisogno di lui qui, adesso” pensò Emerald, ricordando il profumo di assenzio misto a quello dei sigari che sentiva quando si abbracciavano, un odore che amava da sempre moltissimo.

Era affezionata a tutta la sua famiglia, ma ad essere sinceri a suo padre lo era ancora di più, ed anche dopo aver saputo di quel patto non era cambiato nulla. Lui l’aveva sempre assecondata e sostenuta in tutto, c’era stato in molti dei momenti più felici della sua vita, ed in quelli più bui gli aveva sempre dato conforto ed una spalla su cui piangere. Lui l’aveva addestrata per diventare un’allenatrice, insegnandole tutto quello che sapeva senza però farle pressioni, ed accettando la sua decisione di non seguire le sue orme. Lui era quello che le aveva insegnato a cacciare, ad andare a cavallo, a sparare. Lui era quello che l’aveva sempre difesa quando aveva combinato qualche guaio in casa, lui era quello che prima le ricordava che fumare faceva male per poi accendere uno dei sigari più pregiati, fumarne la metà e lasciarle finire l’altra. Lui era quello che aveva raddoppiato il numero di alberi di nocciole nella tenuta quando si era reso conto che avevano iniziato a piacere anche a lei, ed era stato quello che le aveva insegnato ad arrampicarsi sugli alberi, ed il modo giusto in cui cadere se mai le fosse capitato. Il modo giusto in cui cadere e, nella vita, quello per rialzarsi.

Ed era stato anche quello che si era messo giù con pazienza ad aiutarla in quei pochi compiti che non aveva avuto voglia di fare da sola, tra i quali disegnare l’albero genealogico. In quell’occasione aveva scoperto che il suo trisnonno era cinese, e che la sua bisnonna -frutto dell’unione del trisnonno in questione con una donna inglese- si chiamava Eichiko Zheng. Da quando aveva avuto l’età per capire la questione dei tratti somatici si era sempre domandata perché quelli di suo padre Howard, e un pochino anche i propri, avessero delle caratteristiche simili a quelle degli orientali…

Insomma, se lei era quel che era lo doveva a suo padre.

Un padre del quale però conosceva solo un lato…

 

 

 

:: sera ::

 

 

«corri, Kevin Mask! Il dolore che senti oggi si trasformerà in…”

“…lividi…”

«…domani! Tu devi provare al mondo di essere il più grande wrestler dell’Universo! Che nessuno può fermarti! Né Ricardo, né Turbinskii, e nemmeno l’erede della stirpe dei più acerrimi rivali della tua famiglia, Kid Muscle, della dinastia Kinniku!»

«la gloria sarà mia!»

Kevin se l’era immaginato, avendo perso mattina e pomeriggio Lord Flash l’avrebbe fatto allenare di sera e di notte.

E niente ora del tè.

E niente tg.

E niente…

«Lord Flash, credo che Pou abbia fame…» esordì l’inglese, sentendo un suonino.

Correndo con un mucchio di pesi addosso e l’armatura Kevin non aveva potuto tenere con sé il cellulare, così lo aveva affibbiato a Flash che invece viaggiava leggero, non avendo nemmeno la valigetta dietro.

“gli voglio bene ma a volte credo che dovrebbe farsi curare il cervello, questo ragazzo, perché quando qualcosa c’entra con Emerald gli si spengono tutti i neuroni” pensò l’allenatore, rassegnandosi a tirare fuori il cellulare e ad occuparsi di Pou mentre sia lui che Kevin continuavano a correre.

«non solo ha fame, ma andrebbe anche lavato…»

«lavata! Emerald l’ha fatta diventare femmina!» puntualizzò Kevin.

«una cacca virtuale transgender, andiamo bene…andiamo proprio bene»  sospirò Flash mentre con qualche difficoltà nell’utilizzare il touch dava da mangiare a Pou e le faceva anche il bagnetto.

«cosa pensi che avranno detto al telegiornale?» gli domandò Kevin «tra una cosa e l’altra non ho potuto vederlo…e non ho nemmeno preso…il tè».

Il ragazzo corse più forte nel sentire il suo allenatore emettere qualcosa che era un incrocio tra un sospiro ed un ringhio.

«Kevin, è la trentaduesima volta che lo dici, e la risposta non cambia! Non posso sapere cos’è che hanno detto i telegiornali!!!» esclamò esasperato.

«eh, ci pensi, magari in Inghilterra è successa una disgrazia tipo la vittoria del Manchester City sul Chelsea e noi non lo sappiamo!»

“dopo dicono di Kid Muscle…ma loro non hanno la più pallida idea di come sia davvero Kevin! Mancano due giorni all’incontro di semifinale, e mentre ci alleniamo ‘ah, non è che il Manchester City ha battuto il Chelsea?’...‘io voglio il tè!’...‘dai da mangiare a Pou che ha fame!’...‘ma perché Emerald non risponde quando la chiamo?’…e che strazio! Mi sono affezionato a lui, ci tengo e tutto quanto ma a volte è veramente un rompipalle”.

«Kevin, se provi a dire anche solo un’altra cosa che non riguardi l’allenamento ti…mmmh, triplicare il numero di flessioni sarebbe inutile, saresti perfino contento…»

«quindi potrei triplicarlo?»

«NO!»

«mpf, scusa tanto se ho chiesto!» borbottò l’inglese continuando a correre in silenzio. La cosa durò però giusto una ventina di minuti in cui Lord Flash aveva iniziato a rilassarsi pensando “oh, finalmente si è deciso a concentrarsi solo su quel che c’è da fare”…

Vana speranza.

«il Chelsea che perde contro il Manchester City…fa più orrore questo che la faccia di Kid Muscle…tsk…sai i festeggiamenti di quello Scimmiattolo…»

«adesso basta!» sbottò infine Flash fermandosi bruscamente «piantala con questa storia di Pou, del Chelsea, di Emerald e di tutte le altre stupidaggini! Credevo che per te l’onore e la gloria contassero qualcosa, ma a quanto pare somigli a tuo padre molto meno di quanto pensassi!»

Quelle parole fecero fermare anche Kevin, che si voltò lentamente verso l’allenatore.

«io e mio padre non siamo la stessa cosa. Siamo due persone diverse» disse freddamente Kevin «di-ver-se. Capito?»

«questo lo so. Lo vedo» ribatté l’altro altrettanto gelido «purtroppo».

«che vorresti dire?»

«che in una situazione come questa tuo padre avrebbe lasciato perdere tutto il resto e si sarebbe concentrato sull’unica cosa che conta davvero: vincere. E non sapere i risultati della partita Manchester City-Chelsea!»

«mio padre, mio padre, hai sempre in bocca mio padre, non ne posso più!!!» reagì l’inglese «nemmeno fosse chissà quale modello di perfezione! Ho accettato di provare ad adottare e sviluppare le sue tecniche, ti ho ascoltato quando mi hai parlato dell’importanza della tecnica Olap, ma non venirmi a dire che mio padre è un uomo migliore di me perché posso assicurarti che non è così! Se quando ero ancora piccolo sono fuggito di casa un motivo c’è, non ti pare?»

«si, che eri un piccolo ingrato, come sei un ragazzo ingrato adesso. Non ti rendi conto che se sei diventato quel che sei lo devi a tuo padre, all’addestramento a cui ti ha sottoposto, a tutto quello che ti ha insegnato?!»

«io a lui devo solo un’infinità di problemi!!! tutto il resto lo devo alla vita per strada, non a lui, perché a lui di me non è mai importato assolutamente NIENTE!»

«tu non hai la più pallida idea di quel che stai dicendo, Kevin! Non hai la più pallida idea del dolore che hai causato a quell’uomo quando te ne sei andato all’improvviso!!!»

«e tu invece si?! Perché se così fosse mi verrebbe da chiederti come lo sai! Ma sarebbe inutile perché tanto diresti che non è ancora tempo, non sono ancora pronto e tutto il resto della manfrina che mi propini da mesi, della quale sono arcistufo se vuoi saperlo! E a dirtela tutta non credo ad una parola nemmeno del tuo racconto sulla tua gioventù in Russia o dovunque l’hai passata, perché assomiglia troppo ad un melodramma…»

«e chi è che ti ha messo in testa questa cosa? Emerald, chi altri?!»

«forse lei aveva ragione» concluse Kevin, ricominciando a correre all’improvviso ed ignorando il fatto che Flash lo stesse chiamando. Checché ne dicesse chiunque, correre via ed andarsene erano le attività preferite di Kevin Mask.

«Kevin! torna qui immediatamente! Kevin!!!...ah…è inutile…ma che devo fare io con questo giovanotto?»

Pensò di inseguirlo, ma era già sparito, perché nonostante avesse tutti quei pesi addosso era sempre molto veloce. Quindi decise di tornare a casa, dopo aver dato un’occhiata all’orologio ed aver notato che era anche in tempo per il tg serale. Se non altro sarebbe stato un buon tentativo di approccio con Kevin quando sarebbe tornato, raccontargli i fatti del tg.

“devo ricordarmi che nonostante sia più maturo di molti altri e si definisca un uomo Kevin resta sempre un ragazzo di nemmeno vent’anni, con i suoi sbalzi d’umore e tutto il resto. Si, devo ricordarmi questo: per quanto gli somigli, Kevin NON è Robin” pensò facendo ritorno a casa più rapidamente che poteva, ossia circa un’ora considerando che lo aveva fatto correndo.

Una volta arrivato accese la televisione e pensò che al ritorno di Kevin oltre alle notizie del tg sarebbe stato utile anche fargli trovare qualcosa da mangiare. Un piatto freddo, ovviamente, perché il cielo solo sapeva quando sarebbe tornato. C’era anche caso che non si ripresentasse fino al mattino dopo.

“…questa sera prima delle consuete notizie di cronaca andrà in onda Aki Azumaya con uno speciale su un fatto che ha sconvolto moltissimi -e soprattutto moltissime- fan del wrestling. A te la linea, Aki!”

“c’è sempre in mezzo questa giornalista ultimamente…ma sarà su quel che io e Kevin abbiamo fatto questo pomeriggio, sicuramente” pensò, finendo di preparare il cibo “solo che non pensavo che i fan si sconvolgessero per così poco!”

“grazie Oota! Questa sera parleremo di una sconvolgente relazione tenuta nascosta per oltre quattro mesi tra due volti estremamente noti del Torneo Ikimon Chojiin…”

Lord Flash sollevò lo sguardo. Una relazione tra due volti noti, eh? La domanda in quel caso era una sola: “Jacqueline con chi”?, pensò, mentre si versava dell’acqua in un bicchiere.

Quanto si sbagliava!

trattasi infatti di Tovarich Turbinskii, semifinalista del Torneo, ed Emerald Janice Verbena Phoebe Lancaster, componente storica del trio che forma insieme a Kevin Mask e Lord Flash! Poco dopo che questi ultimi se ne sono andati dalla parata con delle mosse acrobatiche, Tovarich Turbinskii ha confessato al mondo intero il suo amore verso la Lancaster, come vedrete dalle immagini…”

volevo dire ai presenti e a chiunque ci stia guardando ed ascoltando che io, Tovarich Turbinskii, da più di quattro mesi sto con una ragazza che amo alla follia: Emerald J.V.P. Lancaster! Ja ljublju tebja, zajchik moj!”

Alla dichiarazione seguiva un bacio appassionato contornato dalle esclamazioni della folla stupita ed esultante.

A Lord Flash, pietrificato, era caduto di mano il bicchiere già quando Aki aveva detto “trattasi di Tovarich Turbinskii ed Emerald”.

No, non era possibile. Non era possibile.

Immagini di tutte le volte che lui e Turbinskii si erano incontrati da soli e non in quei lunghi mesi lo assalirono togliendogli il respiro fin quasi a soffocarlo. Anche Turbinskii sapeva che era russo e…e tutte quelle volte che lo aveva incontrato quando era insieme a Kevin…tutte quelle allusioni, quelle domande che sembravano buttate lì a caso e che quando Turbinskii se ne andava generavano discussioni interminabili tra lui e l’inglese…le volte che aveva rischiato di tradirsi davanti a Kevin per colpa sua…

Oltre quattro mesi che stava con Emerald, aveva detto.

Allora non poteva essere un caso.

Allora lui sapeva.

Lo aveva fatto apposta. Era stata Emerald a mandarlo da lui col preciso intento di farlo scoprire.

Ed oltre a questo pensò a quanto Kevin avrebbe sofferto per quella dichiarazione in mondovisione.

«questo è troppo» disse col tono gelido e determinato che avrebbe potuto avere un assassino, mentre usciva precipitosamente di casa per andare da Emerald…senza sapere di essere seguito.

 

 

 

:: circa un’ora prima ::

 

 

“in certi momenti non so più cosa pensare, ma chi si crede di essere Lord Flash per sputare sentenze del genere, dico io?!” pensò Kevin mentre, verificato che voltandosi non vedeva più Flash, si fermava e si sedeva su una panchina dopo essersi tolto i pesi di dosso.

Non aveva nemmeno il cellulare, non poteva nemmeno chiamare Hammy. Fantastico, proprio fantastico.

«guai in paradiso, mio mascherato amico?»

Mask sollevò lo sguardo, sorpreso dalla voce che aveva sentito. Infatti tutto si sarebbe aspettato meno che di incontrare il suo prossimo avversario, Turbinskii, in piedi sopra un palo della luce*.

«sono affari miei. Cos’è, cerchi di provocarmi in modo che ti attacchi e venga squalificato? Mi dispiace “amico”» mimò le virgolette con le dita «ma non funziona. Dovrai inventarti qualcosa di meglio».

«mio mascherato amico...» il russo fece una risata che a Kevin non piacque affatto «non ho bisogno di inventare niente. Non ti chiedi perché sono qui?»

«non mi interessa».

«dovrebbe, perché ci sono diverse cosucce che sarebbe meglio tu sapessi in vista del nostro incontro. Dimmi un po’, Kevin, non ti sei mai domandato…» sorrise, ancora in cima al palo «perché il tuo allenatore ha un accento russo così evidente, anche se meno del mio?»

«dato che siete “tanto amici” ti avrà detto che pur essendo un inglese ha vissuto in Russia in gioventù» ribatté Kevin, con un senso di inquietudine crescente acutizzato dall’ennesima risata del russo.

«ah, ti ha detto così? Io la sapevo diversa».

«non so cosa credi di fare, ma non funzionerà. Vattene via, io con te non ho niente da spartire!»

«si, eccetto Emerald».

Una stretta ghiacciata allo stomaco fece scattare in piedi Kevin come una molla. Che significavano tutte quelle allusioni?! Odiava le sorprese, odiava gli enigmi, odiava a morte tutto quello che era così incerto e confuso.

«che vorresti dire?» quasi ringhiò al russo che in risposta fece un altro sorrisetto.

Ok. Pronto a sferrare il colpo, Turbinskii, si disse. Assistenti di volo…pronti al decollo!

«che io ed Hammy stiamo insieme da oltre quattro mesi» gli rivelò, scandendo bene le ultime tre parole «pensavo lo sapessi, non li vedi i telegiornali? Oggi alla parata ho dichiarato pubblicamente il mio immenso amore nei suoi confronti».

Kevin sentì il terreno sparirgli da sotto i piedi.

Emerald…

….e…

…Turbinskii…

…INSIEME.

Emerald che usciva con Turbinskii, in braccio a Turbinskii, che baciava Turbinskii, a letto con Turbinskii, Emerald che partiva per Mosca, Emerald con il vestito rosso da sposa, Emerald che conosceva la famiglia di Turbinskii, Emerald madre di tre bambini metà aeroplano.

E lui non era contemplato in tutto ciò.

«non è vero!!! Non è possibile, non credo ad una parola, non può stare insieme a te, lei…ama me! Me! Mettitelo bene in testa! Non crederò mai che tu e lei stiate insieme!»

“e dire che sembrava così stoico, e va fuori di testa appena nomino il mio coniglietto. Ok, fammi divertire un altro po’…”

«eeh, mio mascherato amico, so benissimo che anche tu sei innamorato di lei. Anche se per come la penso avresti potuto scegliere un momento migliore per dirglielo, visto che quel giorno Hammy aveva compagnia» il sorrisetto si allargò «sotto la doccia. Ti dirò, ho faticato parecchio a non scoppiare a ridere, “Emerald io sono innamorato di te”…e lei era sotto la doccia con ME! Fino ad ora avevo visto scene del genere solo nei film comici…”

Kevin lo guardava immobile, con gli occhi sgranati, e sembrava non respirare.

Era vero, allora.

Mio Dio, era tutto vero.

«arrenditi all’idea di non poter contare su nessuno, Kevin Mask. Hammy sta con me, il tuo allenatore ti mente su chi è…non ti ha nemmeno detto di essere russo. Gentleman inglese, ma andiamo. Oltretutto è anche un ricattatore. Emerald sapeva benissimo che non ha fatto altro che riempirti di bugie, ma lui è riuscito a farla star zitta facendo leva su chissà quale segreto che la ragazza di cui sei perdutamente innamorato ti ha tenuto nascosto! Kevin Mask, ma di chi ti circondi? A chi vai a dare la tua fiducia? Al peggiore dei bugiardi. Sei più ingenuo di quanto io pensassi…e sei anche più solo di quanto pensassi TU» gli lanciò un cellulare, un LG vecchio modello full touch che Kevin afferrò al volo in un automatismo «dai un’occhiata ai video che ci sono qui, se non credi che il tuo trainer sia un bugiardo. Ci vediamo all’incontro. Dasvidania, mio mascherato amico».

E detto questo volò rapidamente via, dando un’occhiata al suo cellulare principale.

“ah, cavolo. Non ho selezionato il primo video, quello in casa di Emerald. O beh, fa lo stesso; il mio dovere l’ho fatto, ed ora vado ad allenarmi. Hammy capirà, prima o poi. E mi ringrazierà per aver fatto finire questa storia” pensò Turbinskii.

Kevin aveva ancora in mano il cellulare lanciatogli da Turbinskii. Ancora sconvolto e con la sensazione che il mondo gli fosse crollato addosso all’improvviso, deluso, tradito, si mise a guardare i video.

Si…anche Lord Flash gli aveva mentito. Non era inglese, era russo, e se aveva mentito su quello e sul racconto del suo passato chissà su cos’altro l’aveva fatto. Viveva sotto lo stesso tetto con qualcuno che non conosceva nemmeno, ed amava una ragazza che per tutto quel tempo gli aveva nascosto di avere una relazione con un altro, e che gli aveva nascosto anche la verità su Flash oltre alle “questioni di famiglia” e…con cos’era che Flash l’aveva convinta a rimanere in silenzio?!

Si era illuso, era stato uno sciocco. Come aveva potuto credere anche solo per un istante che qualcuno gli volesse bene, che qualcuno lo amasse? Non era cambiato niente in realtà. E lui era ancora una volta solo, com’era sempre stato e come sarebbe rimasto per sempre.

Non poteva contare su nessun altro se non sé stesso. E dire che ormai avrebbe dovuto saperlo, ma era stato così bello credere che le cose non stessero in questo modo, per una volta.

Ruppe il cellulare stringendolo nel pugno e cominciò a correre verso casa, mentre la rabbia e la delusione lo assalivano più che mai. Corse così velocemente da arrivarci in nemmeno un’ora, giusto in tempo per vedere Flash uscire furiosamente di casa diretto presumibilmente a quella di Emerald…un meeting tra bugiardi, fantastico.

Avrebbe rimandato un altro po’…adesso voleva sapere una volta per tutte cosa avevano da nascondere quei due bugiardi.

E poi agire di conseguenza.

 

 

 

«stronza d’una puttanella!»

A sentire quella dolcissima definizione in concomitanza con l’apertura del portone principale Emerald lasciò il gelato e prese in mano la doppietta carica, togliendo la sicura.

«fuori-da-casa-mia».

«tu stavi con Turbinskii!!! Tu lo hai mandato da me per far si che mi tradissi con Kevin! Tu, ancora tu, sei la causa di tutti i miei problemi, come se gestire quel testardo fosse facile!!!» le ringhiò «tu, che dici di amarlo per poi metterti col suo avversario!!!»

«a parte il fatto che con Kevin si era detto che potevamo stare con altre persone non potendo stare insieme noi due -e tu sai benissimo perché - quella dichiarazione d’amore in mondovisione non era assolutamente prevista!»

«e tu credi che questo cambi le cose?!! Cosa sa? Cosa sa Turbinskii?!»

«sa che sei russo per tua gentilissima concessione, e sempre per tua gentilissima concessione sa che mi ricatti. C’era quando sei venuto a casa mia, mesi fa».

«allora è andata proprio come pensavo…hai lasciato che io quasi ti uccidessi pur di raccogliere prove contro di me!»

Emerald aveva di nuovo quello sguardo, quello ereditato dal padre. «per il bene di Kevin questo ed altro. Solo per lui non ho parlato a mio padre di tutti gli indizi su di te che ho collegato».

«tuo padre…quel mostro di tuo padre…e tu sei identica a lui!» Flash scattò in avanti, ed Emerald lo bloccò sparando a pochi centimetri dai suoi piedi.

«non un passo di più e non un altro insulto su mio padre, o stavolta invece che nel braccio la pallottola finirà in mezzo agli occhi, e tu non hai un coltello con cui tentare di tranciarmi l’arteria femorale come hai fatto l’altra volta. Mio padre non è un mostro».

«è solo un uomo che ha coinvolto la figlia in un matrimonio combinato in cambio di soldi!»

«lui ha tentato di tirarmene fuori in ogni modo, l’unico vero mostro è Robin Mask che nonostante mio padre gli abbia restituito tutto con gli interessi non vuole spezzare il patto che lega me e Kevin!...dubito che Kevin accetterebbe di stare con me a certe condizioni, come dubito che avrebbe acconsentito ad usare le sue tecniche se avesse saputo che suo padre è ancora peggiore di quel che pensava!!!»

«Robin Mask non avrebbe mai fatto dare la caccia ad un uomo!!!»

«e nemmeno mio padre!!!»

Si sentirono degli applausi. Dei lenti, sarcastici applausi.

«direi che qui, quanto al più grande bugiardo dell’anno, abbiamo un ex equo».

Sia Emerald che Flash si voltarono. Emerald gettò a terra la pistola.

«Kevin, non è come…»

«”non è come sembra”? ma certo. Adesso mi verrete a dire, che so, che era tutta una commedia. Che state facendo delle prove per partecipare ad uno spettacolo teatrale. Che voi non avete mai tentato di uccidervi, che tu» guardò Flash «non sei affatto russo e che tu» guardò Emerald «mi ami. E tutto il resto delle menzogne che mi avete raccontato fino ad ora».

Lord Flash era ancora impietrito.

Era finita.

Finita.

Il suo sogno era infranto, non avrebbe mai più potuto ripagare Robin per quel che aveva fatto per lui, lui e Kevin non avrebbero più combattuto insieme. Aveva perso la sua fiducia, il suo rispetto, la sua amicizia.

«e naturalmente mi verrete a dire che lo avete fatto per il mio bene. Perché voi fate sempre tutto per il mio bene, vero? Per il mio bene mi riempite di bugie…mi nascondete cose che mi riguardano molto da vicino e delle quali io avrei dovuto NECESSARIAMENTE essere a conoscenza…» si avvicinò ad Emerald «e ovviamente era per il mio bene che ti sei scopata Turbinskii. Adesso capisco perché insistevi tanto col fatto che io dovessi trovare un’altra. Ci avevo pensato, ma non volevo crederci non potendo concepire che una persona innamorata di un’altra stia quattro mesi con un’altra ancora» il tono di voce divenne ancora più gelido e cupo «a quanto pare abbiamo una concezione dell’amore diversa, sempre che di amore si tratti. E dire che a quanto pare io e te siamo perfino legati da un patto che fecero i nostri padri...per soldi…incredibile, a questo punto sono arrivati…di’ un po’, da quanto lo sai? Da quando mi hai avvicinato?»

«tuo padre mi ha chiamata quando siamo andati a Londra».

Kevin scosse la testa. «lo sai da allora e non mi hai detto niente. Cristo. E tu? Tu come lo sai?» tornò ad osservare Flash «l'uomo del mistero...anzi, il ricattatore del mistero…perché era con questo che le hai impedito di dirmi che sei russo. Ma chi diavolo sei, mi chiedo? Perché devi conoscere piuttosto bene quei vermi dei nostri padri, se lo sapevi già per conto tuo».

Flash non rispose.

«muto come un pesce. Ovvio. Sulla tua identità e su tutto il resto, incluso il fatto che abbiate tentato di uccidervi a vicenda».

«ti parà incredibile ma è davvero per il tuo bene che abbiamo taciuto. Tu ci tieni a vincere. E per farlo dovevi essere più sereno e concentrato possibile, oltre che disposto ad imparare delle tecniche che ti avrebbero reso più potente. Non avresti potuto farlo se avessi saputo tutto» disse piano Emerald, mentre Kevin essendo ancora voltato verso Flash le dava le spalle «per questo ho tentato di risolvere la faccenda da sola, cercando di non coinvolgerti. Ed idem per le mie battaglie con Flash, non volevamo farti stare in pensiero…quanto a Turbinskii…» si morse il labbro «lui sapeva benissimo dall’inizio che sono innamorata di te. Non nego che…mi piacesse…ma l’amore è un’altra cos-»

«tu NON PUOI parlarmi di amore. Tu non hai la più pallida idea di cosa sia, Emerald…non ne hai proprio la più pallida idea» ribatté Kevin seccamente «perché se l’avessi avuta avresti agito diversamente. Non hai voluto dirmelo per “farmi stare sereno” eh? Ma non ti è passato per la testa che non solo io avessi il diritto di saperlo, ma che magari avrei fatto di tutto per cercare di risolvere questa faccenda insieme a te?! O pensavi che non ti avrei creduta, che ti avrei allontanata? Complimenti, hai davvero moltissima fiducia in me. Quanto al resto, “tutti zitti per non farlo preoccupare, ammazziamoci di nascosto”, come pensi che avrei reagito se dopo uno dei vostri massacri fatti “di nascosto” fossi tornato e vi avessi trovati morti?!!» il tono di voce dell’inglese cresceva man mano, non riuscendo più a contenere tutta la rabbia, la delusione e anche la disperazione che provava «e per finire, io lo so cos’ avevamo stabilito, ma non solo non riesco a concepirlo, quello che trovo veramente grave è che tu abbia voluto nascondermelo! Non sarei stato bene sapendo che ti vedevi con qualcuno, si, ma pensi che sia stato meglio per me scoprirlo in questo modo, col tuo caro amico russo che me l’ha sbattuto in faccia poco fa?!! Ebbene NO!!!» si allontanò verso la porta, a guardarli entrambi un’ultima volta. Doveva andarsene di lì, sentiva che tra un po’sarebbe esploso e probabilmente sarebbe anche scoppiato a piangere come un bambino, e non voleva farlo davanti a loro…davanti a quei bugiardi.

«Kevin…» avviò a dire Flash, bruscamente interrotto dal ragazzo.

«stai zitto. E non ti azzardare a tornare a casa perché giuro su quello che ti pare che ti ridurrei in poltiglia. Io mi fidavo di voi, e voi mi avete ingannato! Pensavo che ci teneste a me…credevo di non essere più solo…che stupido sono stato» gli si stava incrinando la voce. Decise che era meglio correre via.

Non voleva più averci a che fare, dopo tutti quegli inganni, quelle menzogne. Se tra due giorni sarebbe entrato nello stadio con loro sarebbe stato solo per una proforma ipocrita che avrebbe odiato con tutto sé stesso.

Lo avevano tradito. Lord Flash lo aveva tradito, ed Hammy…

…Hammy…

Entrò in casa propria e sbatté la porta dietro di sé.

 

 

Lord Flash ed Emerald si guardarono.

Si odiavano ancora.

«sta’. Non c’è rischio che tu mi uccida mentre dormo. E chi dorme stanotte?»

Flash si limitò a chiudere la porta principale e sedersi sul divano. Incredibile che la sua acerrima nemica fosse tutto quel che gli restava. Emerald andò verso la credenza, e prese tutti gli alcolici che c’erano.

«non so tu, ma io intendo passare i giorni che ci separano dallo scontro con Turbinskii a bere come una spugna».

Il russo alzò lo sguardo. «quella vodka è un regalino del tuo ragazzo?»

«ex».

«ah. Dammi una bottiglia».

Emerald gliene diede due mentre ne apriva una a sua volta. «Tattica Speciale dello Sfascio Totale».

«hai un disco dei Pooh?»

«ho un cd con tutte le loro canzoni».

«mettilo».

dammi solo un minuto, un soffio di fiato, un attimo ancora…! Stare insieme è finito, abbiamo capito…ma dirselo è dura…”

 

 

***

* se ci stava Mars, sul palo, ci può stare pure lui. 

Soddisfatte, ragazze mie? xD tutti gli altarini sono venuti fuori. Con quel che ne consegue.

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Capitolo 19
*** 17 - la punta dell'iceberg, parte II ***


«io dico che ci stiamo preoccupando troppo. Dai, Emerald è una che se la cava…» disse Kid quando, dopo aver superato più velocemente possibile casa di Kevin, lui, Meat e Terry arrivarono davanti a quella della ragazza.

«tu non sai quello che dici Kid» scosse la testa Meat. Terry diede un’occhiata alla casa, le imposte erano tutte spalancate, e solo nella finestra che dava sul salotto le tende erano tirate. Non sembrava che ci fosse stata alcuna Terza Guerra Mondiale, se non altro.

«d’accordo, sia come sia il problema resta uno solo: come entriamo?»

«beh suoniamo il campanello ed aspettiamo che ci venga ad aprire…» disse Kid.

«e se non lo facesse? Magari non è nemmeno in casa…»

Si avvicinarono cautamente alla porta principale, notando che man mano che avanzavano si sentiva sempre più forte una canzone in una lingua che nessuno di loro capiva.

“o-oh piccola Katy, o-oh piccola Katy, oooo-oh piccola Katy…”*

«c’è, visto che c’è la musica» disse Kid suonando più volte il campanello «EMERAAAALD???»

«dai Emerald, apri!» Terry bussò a più riprese contro la porta, senza ottenere risultati «niente, non si fa vedere…»

«oh cielo!!! E se non potesse farsi vedere?! E se Kevin le avesse rotto tutte le ossa???» si spaventò Kid.

«Kevin che fa del male ad Emerald, ma in quale mondo parallelo? Naaah, non la toccherebbe mai…» cercò di rassicurarlo Terry.

«magari Kevin no, ma…ok…forse la porta sul retro è aperta, con un po’di fortuna» Meat corse dietro casa e tentò di aprire, ma anche in quel caso…niente.

«ragazzi…non mi piace questa storia» disse a Terry e Kid, che l’avevano raggiunto «non mi piace affatto».

«forse dovremmo sfondare la porta ed entrare…»

Fu a quel punto che Meat, alzando gli occhi e guardando sul tetto, ebbe un’altra idea…

«non c’è bisogno mi sa. Aiutatemi a salire sul tetto, che poi ci penso io».

 

 

Poco dopo dal camino nel salotto di Emerald si sentirono provenire degli stranissimi rumori, che diventavano man mano sempre più forti. Era come un grattare ed uno strisciare misto a degli “hhhhn” di qualcuno che sta compiendo uno sforzo di qualche tipo.

Infine dalla cappa del camino cadde qualcosa di nero, alto circa un metro e che tossiva.

«dovrò farmi un bagno dopo…che faticacc-aaaaaahiooooo scotta-scotta-scotta!!!» Meat -perché era lui il qualcosa di nero in questione- schizzò fuori dal camino dandosi dei forti schiaffi sul pannolone nel tentativo di spegnere le fiamme.

«uuuuff, che fatica mi fa fare questa rag………»

Il piccolo allenatore ammutolì, sgranò gli occhi e gli cadde la mascella quando, pietrificato dalla sorpresa e pure dal disgusto, si rese finalmente conto della scena che aveva davanti: il pavimento coperto di bottiglie vuote e bicchieri di plastica rovesciati, e quelli che non lo erano avevano dentro sigarette, sigari, e -dall’odore che sentiva- anche delle sigarette artigianali un po’ “particolari”.

Ma non era quello il peggio. La scena madre era l’intreccio dei due corpi che era sul divano verde scuro, che ormai sporco com'era di...oh, di tutto e di più...era decisamente da buttare.

“…ma…che diavolo…?!...ma…non è possibile” si sfregò gli occhi e si diede dei pizzicotti sperando in una brutta allucinazione “non può essere…!”

Già vedere Flash ed Emerald insieme non in un posto pubblico e senza ferite fresche gli pareva strano. Ma trovarli in quello stato, reduci da un totale sfascio…

Che doveva fare adesso? Tentare di svegliarla? Francamente l’idea di avvicinarsi gli metteva pensiero, oltre che a fargli schifo considerando quel che c’era a terra, sul divano e sul corpo nudo di lei. Ed avrebbe anche dovuto stare attento a non svegliare quell’altro.

«io di cose brutte ne ho viste ma questa è proprio oscena» borbottò «sapevo che sarebbe finita male ma non pensavo che si sarebbe sfasciata così. E soprattutto non insieme a…» scosse la testa, mentre andava in cucina a cercare dei guanti di lattice usa e getta «…che schifo».

Completata con successo la missione si avventurò vicino al divano, con estrema delicatezza “sciolse” l’intreccio di gambe e fece scivolare via Emerald dal divano tirandola per le braccia.

La ragazza era in condizioni tali che non se ne accorse nemmeno, come non si accorse che Meat la strava faticosamente trascinando verso il secondo dei due bagni che c’erano in corridoio, quello con la vasca. Fatto questo ed aperta l’acqua corse fino alla porta principale, facendo sbucare fuori la testa.

«allora? Come sta? Sta bene?» si informò Kid. A Terry però bastò guardare Meat in faccia per capire che non era così.

«che è successo?»

«è viva e non è ferita, ma è in condizioni a dir poco oscene. Si è data allo sfascio più totale. Me ne occupo io però, voi non entrate».

«ma aspetta, almen- oh, ha chiuso» sbuffò Kid «…ma in che razza di stato è se Meat non ci fa entrare?»

Terry fece “mah…”. «non lo so, ma se Meat ci ha detto così ha sicuramente i suoi buoni motivi».

«quindi che facciamo, restiamo qui lo stesso vero?»

«ovviamente. Dai, non possiamo lasciare un’amica nei guai» disse Terry «aspetteremo qui finché Meat non avrà finito».

Ed il suddetto al momento, dopo aver messo Emerald nella vasca…fortuna che lei era leggerina…le stava togliendo tutto lo sporco di dosso, ovviamente sempre indossando i guanti. L’acqua calda e gli sfregamenti parvero finalmente risvegliare la ragazza, che avvertì subito un lancinante mal di testa oltre che la sensazione di non avere il controllo del proprio corpo.

«mmmmfff…»

«oh, bentornata nel mondo dei vivi» brontolò Meat. Emerald pensò di avere le allucinazioni. Che ci faceva lì Meat? Che c’entrava?

…perché lei era nell’acqua calda, che era già sporca da far schifo?

…e perché lui la stava lavando?!

«Meat, ma sei proprio tu?»  mugugnò.

«no, sono uno spazzacamino. Ma guarda come ti sei ridotta! Ubriaca, drogata…»  disse lui, con tono di totale disapprovazione.

«…eh? drogata io? Ma che dici?» bofonchiò lei, che non ricordava assolutamente niente se non l’aver iniziato a bere insieme al Sorcio. Quanto al resto buio totale. E forse era anche meglio così «ubriaca sicuramente, ma drogata no…»

«drogata si. Tu e lui, con dell'erba».

Emerald nonostante il mal di testa cercò di far mente locale. Meat le stava davvero dicendo che sia lei che Lord Flash si erano drogati?

«ma davvero io e Coso ci siamo fatti una canna...?»

«magari fosse stata una sola!»

Oh cavolo. «stai scherzando vero?...ma perché mi stai facendo un bagno?»

«perché eri completamente sporca di…aaahg. Che schifo. Una volta finito torniamo in salotto, così ti renderai conto da te».

Mh. Quel discorso non le piaceva. Ma più che altro stava pensando di aver proprio bisogno di un’aspirina.

«Kevin ha scoperto tutto Meat, non solo che sto…anzi stavo…con Turbinskii, ma anche del resto…Flash aveva sentito la notizia al tg, credo…ed era venuto qui…ci siamo rinfacciati di tutto e di più, e Kevin era fuori…ha sentito tutto…» disse farfugliando Hammy «io non so bene cos’è accaduto, ma è arrivato qui che già sapeva che Flash  è russo…credo che gliel’abbia detto Turbinskii stesso da quel poco che ho capito…e poi…è stato tremendo. Ha pure cacciato Flash di casa. E io praticamente ho detto a Flash “rimani qui e beviamoci sopra”…»

«avreste fatto meglio ad evitare, non solo perché bere e sfasciarsi non risolve le cose, ma…ah, te l’ho detto, vedrai da te perché. Senti…se riesci a continuare da sola vado a cercare qualche vestito pulito in camera tua».

«si, penso che ce la faccio…grazie…e non è mica che mi porteresti un paio di aspirine? Sono in cucina…»

Scuotendo la testa con un sospiro Meat andò in camera di Emerald, aprì l’armadio -rimanendo stupito dalla quantità di vestiti e biancheria intima di Kevin che c’era a casa di Hammy- prese mutandine, canottiera, una maglietta abbastanza larga, un paio di pantaloncini e dei calzini per poi andare a prendere le aspirine e portare tutto in bagno. Emerald aveva finito di lavarsi, ed aveva l’accappatoio.

«grazie mille, Meat. Se solo ti avessi dato retta…» prese l’aspirina «e invece…»

Lui si voltò. «già, ma ormai è tardi. Rivestiti».

«sei assurdo, mi hai fatto il bagno e poi ti volti quando mi vesto?» comunque obbedì, più velocemente che poteva considerando tutto «ma…quindi che c’è in salotto?»

«tieniti forte».

Uscirono dal bagno.

Arrivarono in salotto.

La faccia che fece Hammy era uguale a quella di Meat quando aveva visto lo sfacelo.

«anche tu eri sdraiata lì. Senza vestiti, come lui. E quel che c’è addosso a lui e sul divano era anche addosso a te».

Emerald rimase in silenzio per due minuti.

«alla fine il suo “giro” è riuscito a farselo. Che schifo! Schifo-schifo-schifo-schifo!»

Per fortuna che lei usava precauzioni…

«ma più che altro…oddio, Meat, non dirlo a nessuno per piacere. E se Kevin sapesse che…già non ci vuole più vedere, e…oh merda».

«mi fa schifo solo a pensarci, figuriamoci se ho il coraggio di andare a dirlo a chiunque» disse Meat, con aria disgustata «che intendi fare adesso?»

«con lui?»

«con lui, con Kevin…in generale».

«allora, in primis voglio uscire di qui. E quanto al resto…» andò a prendere il marsupio, tirò fuori il libretto degli assegni, ne compilò uno da Meat-non-vide-quanto, lo strappò, e lo mise sul tavolino vicino al divano. Poi tirò fuori una moneta da uno yen, un foglietto ed una penna e scrisse qualcosa, lasciando poi il foglietto e la moneta accanto all’assegno «e ora via di qua».

«ma che gli hai scritto?» le domandò Meat mentre andavano verso la porta principale.

«che l’assegno è per un divano nuovo e l’impresa di pulizie, e la moneta da uno yen è per la sua “indimenticabile” prestazione”» rispose la ragazza mentre uscivano «per fortuna non mi ricordo niente…» disse con un’esitazione. Una di troppo.

A volte la memoria eidetica era proprio una maledizione.

“beh. Più o meno”.

«ehi Hammy…hai l’aria abbastanza sfatta, mh?» disse Terry «dai dai, coraggio…oggi stai con noi, ok?»

«Haaaammyyy dai facciamo a gara a chi mangia di più, ti va?» le propose Kid mettendole un braccio attorno alle spalle ed attirandola a sé.

«a dire il vero…non ho fame per niente…» disse piano lei.

«beh sai come si dice l’appetito vien mangiando» disse il kinniku tentando di nascondere la preoccupazione nel sentirla dire una cosa simile. Tante cose si potevano dire di Kid Muscle, ma non che fosse proprio così tanto stupido da non capire quando un amico od un’amica stavano male, e per lui era chiaro che -al di là di quel che aveva detto prima Meat- Emerald fosse a terra «dai, fallo per me!»

«mmh…»

«ok, capito, devo usare le maniere forti» concluse Kid iniziando a farle il solletico.

«Kiiiiiiiid sta’buono!!!» esclamò lei cercando di sottrarsi alla sua presa e ridendo. A quel punto Kid le sorrise a sua volta.

«ecco, già mi piaci di più. Non essere triste Em…hai i tuoi amici a tirarti su, oltre che il tuo ragazzo».

«ex».

Ops. Piccola gaffe.

«ah…scusami».

«eh già Kid…ieri ho perso il mio ragazzo, ho perso l’…amicizia… di Kevin, insomma non è stata una gran giornata».

«mi dispiace».

Fu anche abbastanza intelligente da non indagare oltre.

«dai, dai, man mano si sistemerà tutto. Insomma…per testardo che sia Kevin capirà che se anche stavi con Turbinskii non gli hai rivelato niente delle sue “tecniche ultrasegrete”…» disse Terry «tornerete a parlarvi presto. E se così non fosse, tu sai che io sono dell’idea che un simile combina guai è meglio perderlo che trovarlo»

“combina guai Kevin? Non è niente in confronto ad Emerald” pensò Meat “ed oltre al resto non oso immaginare a come reagirebbe se sapesse che Emerald e Flash…eh, già…io non lo facevo mica così, saltare addosso ad una ragazza che potrebbe essere sua figlia! Ma d’altra parte primo, certe cose si fanno in due, secondo, non lo credevo nemmeno capace di tentare di uccidere Emerald cosa che invece ha fatto. Ma che razza di rapporto hanno questi due? Si uccidono, si odiano, fanno di tutto per distruggersi, poi si alleano, si sfasciano insieme e fanno anche…oscenità…sul divano. Roba da matti”.

«non rimani mai sola a lungo, eh?»

Sentire la sua voce con quel tono fu una stoccata per la ragazza. «Kevin» si voltò verso di lui «why are you here?»

«passeggio. Corro, cammino, mi alleno. È un posto pubblico in fondo. Problemi?»

«scusa se te lo dico ma non ha molto senso andare a correre in una strada chiusa come questa» gli fece notare Terry, intuendo che l’inglese fosse in cerca di ben altro che di semplice allenamento.

«che abbia senso o meno non penso siano fatti tuoi, Terry Kenyon. Mh…ti vedo piuttosto sfatta. Notte brava?»

“…non hai idea di quanto…” pensarono sia Emerald che Meat.

 «oh, e voi non perdete tempo a chiederle dov’è stata e con chi, tanto mentirebbe. Solo quello sa fare, mentire, omettere la verità...» continuò Kevin «…anche se ovviamente lo farebbe per il vostro bene. Mai perché vuol farsi gli affari suoi. Lei non pensa mai per sé stessa, lei pensa solo per il bene altrui. Generosa, eh?»

Sembrava freddo e sarcastico come solitamente era quasi con tutti, ma in realtà ribolliva, e si sentiva esattamente come la sera prima: col mondo crollato addosso. E non riusciva ad uscire da sotto le macerie, tanto che era andato lì perché…non aveva potuto farne a meno.

Ci aveva pensato, e ripensato, e ripensato ancora. Tutta la notte. Al patto, a Flash, alle loro bugie, al resto.

Era legato alla ragazza di cui era innamorato da quando si erano rivisti la prima volta mesi fa. Un legame che lei non sembrava volere, almeno non in quel modo. Kevin questo lo condivideva, ma aveva pensato con una certa disperazione che se solo lei gliel’avesse detto l’avrebbe aiutata in ogni modo. Avrebbero trovato il modo di risolvere la cosa i-n-s-i-e-m-e. E lei non avrebbe nemmeno dovuto ripiegare su Turbinskii -se poi di ripiego si era trattato, e al quale comunque avrebbe spaccato tutte le ossa- perché si, ok, c’era quel patto di mezzo, ok, lui odiava suo padre, ok, entrambi i loro padri checché ne dicesse lei erano stati davvero dei vermi, ma l’amore che c’era -sembrava esserci- tra loro due non gliel’aveva imposto nessuno, era nato e cresciuto per conto proprio…perché, perché aveva voluto tenerlo all’oscuro raccontandogli tutte quelle bugie, o stando in silenzio?

Era stato quello a ferirlo, ancora più dell’idea di lei e Turbinskii insieme: la sua mancanza di fiducia, ed il fatto che per lei sembrasse valere, come uomo, meno di quel che lui sentiva di valere in realtà. Non lo aveva ritenuto in grado di sostenerla, di starle accanto, di amarla nonostante la loro situazione non fosse tutta rose e fiori…e dire che se l’erano perfino promesso…

«capita a tutti di sbagliare, da quanto ne so non sei perfetto neanche tu anche se ti piace credere, e far credere, il contrario» ribatté il texano al posto di Emerald, che non aveva avuto la forza di dirgli niente.

Lei lo conosceva troppo bene, sapeva cosa gli stava passando per la testa, sapeva che se stava facendo così non era per cattiveria ma solo perché stava male e, considerando che Kevin aveva tutte le ragioni del mondo per avercela con lei, non riusciva nemmeno a dirgli di smetterla.

E se pensava a quel che era successo quella notte…mamma mia. Che vergogna.

«sei il suo avvocato difensore? Avresti dovuto utilizzare meglio queste capacità per salvarti dalla squalifica. “tenetemi dentro, sono un eroe, ho salvato un bambino”…»

«ma la vuoi smettere?!» sbottò Kid in un improvviso momento di coraggio «non so che problemi hai ma lascia stare Terry, ed anche Emerald. Non so neanche bene cosa sia successo tra voi ma…insomma, non hai il diritto di trattarla così!»

«ah, Kid Muscle…sei il solito sciocco ingenuo. Ed impiccione. Per non parlare del fatto che io su questa ragazza qui ho più diritti di quanto si pensi, ma è solo un dettaglio».

“strano che il nanerottolo non abbia detto niente” pensò Kevin “tanto meglio, un impiccione di meno”.

«non so di che vai blaterando e francamente non me ne importa niente. Em, andiamo via di qui» disse Terry aprendole lo sportello della jeep/camioncino/quello che era. Lei salì in fretta, senza nemmeno guardare in faccia Kevin.

“non mi da’ nemmeno un’occhiata, non mi parla, come se ritenesse una perdita di tempo farlo…come se non le interessasse più…magari lei così facendo si è tolta un peso, dopotutto, ha la coscienza alleggerita e non mi ha più intorno. Non mi ha mai cercato ieri sera...si, non le avrei risposto se l’avesse fatto ma se fossi stato io al posto suo avrei tentato…invece lei niente…” pensò “perché non le importa. E idem Flash. Bugiardi. Traditori che non sono altro”.

E poco importava che lei avesse ancora la collana che le aveva regalato, poteva pure buttarla. Come lui avrebbe potuto gettare via i braccialetti.

La sera prima aveva provato a strapparseli via, ma appena aveva provato a dare lo strattone si era bloccato. Togliersi quei braccialetti significava togliersi di dosso una parte di lei, una delle parti di lei che gli erano rimaste. E per lo stesso motivo non era riuscito a strappare le loro foto insieme, e a cancellare quelle nel cellulare, come non era riuscito a gettare via i suoi vestiti o tutto quello che segnalava la presenza del suo Scimmiattolo in casa propria.

Ma come avevano potuto arrivare a quel punto, come avevano fatto a ridursi così? Quei sorrisi nelle foto gli sembravano impossibili, adesso.

“…Emerald…perché?”

Kevin Mask non lo sapeva, ma in realtà quell’allontanamento non era ancora niente.

«non mi guardi nemmeno? Vai, vai, Emerald, vatti a divertire con i tuoi amichetti, torna dal tuo caro fidanzatino se ti va, ma tanto il peso delle tue bugie ti seguirà ovunque tu vada e con chiunque tu stia! E di Turbinskii non rimarrà molto, una volta che ci avrò messo su le mani».

«non ti piacerà sentirtelo dire ma sei una gran seccatura, amico» concluse Terry salendo in macchina per ultimo al posto di guida «proprio proprio».

Partirono a tutto gas prima che Kevin decidesse si polverizzare le ossa anche a Terry.

E Kevin, dopo aver osservato l’auto andarsene, si trascinò lentamente verso casa. Tanto i fazzoletti non li aveva ancora finiti.

Emerald, quel giorno, avrebbe detto ben poco ai suoi amici di quel che era capitato. Si sarebbe limitata a dire loro quel che aveva già detto a Kid, ossia che aveva perso tutti, e che l’unica cosa davvero buona era che suo padre sarebbe presto arrivato in città.

E sarebbe a stento riuscita a guardare Meat in faccia.

 

 

 

::varie ed eventuali ore dopo, sera tardi::

 

 

“chissà se il Sorcio è ancora qui” pensò la ragazza infilando la chiave nel portone e rientrando.

Con sommo piacere vide che la casa era stata tirata a lucido, che c’era un divano nuovo e c’erano anche due poltroncine più piccole. L’unica cosa che non andava, insomma, era l’uomo seduto sulla poltroncina di sinistra.

«ancora qui sei?»

Flash stava leggendo uno dei libri di Tolstoj che Emerald aveva sugli scaffali. Oltre che ben fornita di alcolici, la ragazza infatti lo era anche di libri. Autori russi, inglesi, francesi, spagnoli, italiani, americani, e anche degli scritti di Socrate, Epicureo e quant’altro. I libri che aveva in casa li aveva letti tutti almeno una volta, il che significava che li aveva anche memorizzati, ma era un altro discorso.

«i soldi sono sul tavolino. Le banconote sono quelle avanzate tra divano e impresa di pulizie. I due yen sono per la prestazione!»

«vedi, nel mio piccolo valgo sempre più di te» replicò Emerald prendendo tutti i soldi e mettendoli nel marsupio «non ti avevo detto di comprare anche delle poltrone».

«c’era un’offerta, me le hanno date gratis».

Dieci minuti di silenzio.

«non posso credere di averti davvero portata a letto» esordì lui «che schifo».

«allora, primo non mi hai portata proprio "a letto" ma se mai mi hai portata sul divano. E secondo qui l’unica che hai il diritto di lamentarsi sono io, visto che tu ti sei fatto una diciannovenne e se anche non arrivi ai sessanta comunque ci sei quasi. Sei oltre dieci anni più vecchio di mio padre…» scosse la testa «se non fossi atea bestemmierei».

«l’ho fatto io per te stamattina».

«tu ricordi qualcosa?»

Flash alzò gli occhi dal libro. «ho qualche lampo di memoria. Tu no, Miss Memoria Eidetica?»

«per fortuna no».

Hammy poteva stare mentendo spudoratamente sul fatto di non ricordare, o forse no. Ma se anche si fosse ricordata non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura.

«è una di quelle cose che, se mai per qualche miracolo dovessi riuscire a riavvicinarmi a Kevin, non gli dirò mai» disse il russo, immaginando la reazione che Kevin avrebbe potuto avere se fosse venuto a conoscenza di quel che era capitato. Certo, entrambi erano ubriachi e non solo. Certo, non avevano avuto il minimo controllo di loro stessi in tutto ciò. Ma era successo lo stesso, e per Kevin non avrebbe fatto differenza se erano o meno in sé.

«dirgli cosa? Non è successo niente» disse Emerald. Dopo una breve occhiata lui annuì, approvando la scelta.

«già. Non è successo niente. A meno che tu non sia rimasta incinta».

«non so se lo sai ma è da anni che esiste una cosa chiamata “pillola”. E poi essendo un vecchio bacucco ormai sarai diventato sterile».

«guarda se non fosse che in un caso del genere avrei anche io dei problemi mi augurerei di averti messa incinta di tre gemelli!» disse Flash «ma direi che siamo già abbastanza nei guai senza aggiungere anche questo. Dopodomani Kevin si scontrerà con Turbinskii, e a dirtela tutta sono preoccupato che non riesca a cavarsela. Non è un ragazzo stupido ma si prospetta uno scontro difficile, ed ha bisogno di una guida. Della mia guida».

Incredibile che avessero preso in questo modo quel che era successo tra loro. Si erano dati allo sfascio, e dopo aver liquidato la faccenda con due frasi erano tornati a pensare a Kevin. Cos’erano quei due? Nemici mortali, alleati, potenziali assassini l’uno dell’altra, amanti, vicendevolmente diffamatori e, insieme, strateghi. Per non parlare del fatto che probabilmente si conoscevano molto meglio loro due di quanto Kevin invece conoscesse entrambi. Chi li capiva era bravo!

«è già abbastanza determinato a rompergli le ossa senza che ti ci metta anche tu ad aizzarlo. Me l’ha detto stamattina…ok, era ora di pranzo veramente… “di Turbinskii non rimarrà molto, una volta che ci avrò messo su le mani”, ha detto» riferì Emerald «c’è caso che riveda il lato oscuro che ha tirato fuori già nello scontro con Blocks, e non sono sicura che l’idea mi vada a genio. Non mi piace Kevin in quel modo. Per niente».

«oh, proprio tu mi vieni a parlare di lati oscuri? Tu che con lui eri - qui lo dico e qui lo nego- assolutamente adorabile ed appena volgeva lo sguardo altrove diventavi la Emerald che ho imparato a conoscere io?»

«è diverso».

«ah davvero. In cosa?»

«io non uccido. Non ti so dire se Blocks sia ancora vivo dato che Kevin ha disintegrato il suo pezzo principale. Non ho provato pena per quell’uomo di pietra, intendimi bene. E non penso che a parti invertite Kevin avrebbe fatto una fine migliore di quella che ha fatto Blocks. Ma se il proprio avversario fa qualcosa che non va fatto non vuol dire che si debba agire nel suo stesso modo, piuttosto bisognerebbe cercare di essere migliori di lui».

«belle parole Lancaster, peccato che poi tu e la tua famiglia siate i primi a seguire il principio contrario» poggiò il libro sulle ginocchia «e inoltre questo non è un gioco. Questa è una guerra. E l’unica regola valida in guerra è che vince il più forte ed il più spietato, e bisogna essere pronti a tutto per arrivare all’obiettivo finale».

Erano discorsi familiari per Emerald, nonostante quelli che aveva sentito da quando era bambina fossero meno schietti e più intrisi di giustificazioni e paroloni. Erano quelli che le aveva fatto suo padre, “non si può essere sempre leali”, “occorre mettere psicologicamente sotto pressione l’avversario”, “conoscere chi ti sta di fronte, sul ring e non, ti da’ potere su di lui e puoi utilizzare tali conoscenze per raggiungere il tuo scopo quale che sia”…ma lei li aveva sempre presi come parole e nulla più. Tutta accademia. Non ce lo vedeva nemmeno suo padre a seguire certi “princìpi”, se così si volevano chiamare.

«non condivido».

«tu forse no. Ma Kevin si. Non dimenticare che ha fatto parte della D.m.P. , ed esperienze come quella non si dimenticano facilmente».

«me ne ha sempre parlato malvolentieri».

«fa comunque parte di lui».

Il telefono fisso iniziò a squillare. Emerald però non aveva la minima voglia di rispondere, e se fosse stato Kevin? da un lato ci sperava, ma dall’altro…

Biiiip

– della serie, “chiami una volta alla settimana e adesso due volte in due giorni? Così mi asfissi!”…probabilmente starai dormendo, adesso, ma non importa…

Nel sentire quella voce a Flash si era mozzato il respiro, il libro gli era caduto dalle ginocchia e gli occhi si erano sgranati dalla paura, mentre le mani avevano afferrato convulsamente i braccioli della poltrona. Un conto era pensare a lui, arrivare a parlarne, un altro sentire in diretta forte e chiara la voce di quello che da undici anni era diventato il suo incubo peggiore.

“eppure lo vedi che sulla parete non c’è posto per la sua testa”.

“trattiamo la bestia come tale”.

“che la battuta di caccia abbia inizio”.

La fuga, gli spari, il dolore, la rabbia, la disperazione, il terrore più cieco.

- volevo solo dirti di richiamarmi quando puoi. Insomma, ti ho chiamata ieri ed oggi non ti sei fatta sentire…questo silenzio mi preoccupa un po’. Si, lo so che hai una vita molto piena, ma è normale che un padre si preoccupi per la sua principessa. Dai, dai…se non altro tra un po’ci vedremo di persona. Ciao, Emerald.

«papà si preoccupa sempre troppo. Lo richiamerò domattina, oggi tra una cosa e un’altra mi è proprio sfuggito» commentò lei «…ehi, cos’è quella faccia?»

«che…voleva dire…che vi vedrete di persona tra un po’?» trovò la forza di chiederle il russo che pur cercando di controllarsi tremava.

«che papà ha esteso il business anche qui in Giappone, e arriverà qui in città a breve. Non so tra quanto di preciso».

Allora aveva capito bene: Howard H.R.J. Lancaster stava per arrivare.

Il panico era diventato martellante, tanto che riuscì a controllarlo solo pensando che Howard non sapeva ancora che lui, Lord Flash, era Warsman. Perché se l’avesse saputo lui a quell’ora sarebbe già stato vivisezionato.

«di’ un po’, tremi per il freddo o per la paura?» quella di Emerald era una domanda retorica, si vedeva benissimo che Flash era spaventato «con tutta la buona volontà non riesco proprio a capire perché sembri avere tanta paura di mio padre. Non farebbe male a nessuno…a parte che alle volpi, eh…»

Il russo si chinò a raccogliere il libro pur di non guardarla negli occhi. «tu non sai quello che dici. Tuo padre non è come credi tu».

«non tirare di nuovo fuori quella storia che ha fatto braccare Warsman perché non ci credo nemmeno un po’. Forse non è proprio un santo, lo ammette lui stesso, ma non arriverebbe mai a fare una cosa simile. Insomma, parliamo dello stesso uomo che pur di vedermi contenta quando si è trattato di scegliere la scuola privata dove fare le medie ha girato dodici istituti per trovarne uno che avesse una divisa di mio gusto».

Flash scosse la testa. «se solo sapessi…quello è solo un lato di tuo padre. E tu conosci solo quello, come Kevin fino a poco tempo fa conosceva solo il TUO lato migliore» la guardò «tu e tuo padre siete uguali. E in un certo senso diversi, o non adesso non mi troverei qui seduto sulla poltrona di casa tua. È difficile da spiegare. Dimmi…lui ti ha mai raccontato dell’unico incontro di wrestling che abbia mai combattuto?»

Ecco un argomento che la incuriosiva. Si, suo padre le aveva detto di aver combattuto una volta, e che aveva vinto. Ma nulla di più. «mi ha detto che ha combattuto e vinto, nient’altro. Tsk…magari se sai vita morte e miracoli di Robin Mask adesso salterà fuori che sai anche qualcosa su questo».

«io ho assistito all’incontro in questione».

«oh» la ragazza incrociò le gambe, vi appoggiò i gomiti e pose la testa leggermente inclinata sulle dita intrecciate. Quella era da sempre la posizione che assumeva quando qualcuno gli raccontava una storia, che fosse Howard a raccontarle del cavaliere che uccideva il drago e salvava la fanciulla o che fosse chiunque altro a raccontarle chissà cosa «me lo racconti?»

Pareva proprio una bambina, stesso sguardo innocente, stessa attesa. Era impressionante vedere come cambiava da un momento all’altro. Ma d’altra parte per suo padre non valeva forse lo stesso discorso?

«…»

«ti muovi?»

Flash si mise a guardare le fiamme del caminetto. «se insisti. È accaduto poco meno di diciannove anni fa, credo che tu fossi appena nata. Tuo padre era ancora nella Muscle League. Un giorno il figlio di un D.m.P. in passato sconfitto da tuo nonno Hogan Lancaster…quanti incontri ha affrontato tuo nonno?»

«tre, ma vai avanti».

«d’accordo. Insomma, quell’uomo in cerca di vendetta minacciò tuo padre dicendogli che per vendicare quel che era stato fatto alla propria famiglia si sarebbe rifatto sulla sua. Ossia tu, tua madre, i tuoi parenti…e sfidò tuo padre in uno scontro».

«il tizio non ha fatto una bella fine vero?»

Flash non spostò lo sguardo dal camino. «finì in coma per poi morire. Io stesso sono stato un wrestler alquanto…violento. Ma devo ammettere che tuo padre mi impressionò. Certo…solo dopo capii cos’era davvero, proprio perché io stesso ero spietato sul ring non pensavo che lo fosse anche fuori. Sembrava così amabile, e invece non lo era affatto. Più o meno come te».

«aveva ragione Kevin a dire che sei uno sputasentenze. Se quel tizio ci ha minacciati e mio padre l’ha mandato in coma beh, ha fatto solo bene, al posto suo l’avrei fatto anche io; la famiglia non si tocca».

«tanto tu avrai sempre una giustificazione pronta, immagino».

“sta per arrivare. Spero solo che sia dopo il Torneo, per allora sarò già sparito…mi dispiace, Kevin…forse è stata una fortuna che ci siamo allontanati…almeno non ce l’avrai con me, quando me ne andrò”.

«senti, parliamo d’altro eh?...in primis, se le due poltrone erano gratis avrebbero dovuto avanzare più soldi».

«ho preso i rifornimenti di alcol…»

«aaah, allora va bene» indicò il libro «…“Anna Karenina”».

«quando l’ho visto mi sembrava un sogno. Sei un impressionante conglomerato di difetti, ma ammetto che hai una “biblioteca” di tutto rispetto. È un sollievo, per me, considerando che in questi mesi ho letto quel poco che Kevin aveva in casa ed erano tutti autori inglesi contemporanei».

«anche tra quelli c’è roba buona» gli fece notare Emerald.

«lo so, ma la scelta è estremamente limitata» sospirò Lord Flash «tra libri e cd è una vera tristezza. Solo ed esclusivamente libri di autori inglesi, solo ed esclusivamente metal, heavy metal, progressive metal, death metal di gruppi inglesi…tu se non altro pur ostinandoti a mettere su quelle cacofonie oltre alla musica più moderna apprezzi anche la musica classica e la lirica, oltre ad avere brani di tutti i generi, tra latino americano, arabo, indiano e quant’altro».

«è che io sono inglese ma non sono una britannica fissata, mi sento più cittadina del mondo. Anche per questo mi piace imparare le lingue, cosa in cui la memoria eidetica mi facilita».

«una delle poche cose nelle quali Kevin dovrebbe prendere esempio…lui è proprio fissato. È così» mise le mani ai lati della testa «con i paraocchi, e…oh».

«oh cosa?»

«guarda fuori, Lancaster».

Emerald si voltò.

Kevin.

E li stava guardando.

«anche tu potevi chiudere le tende».

«mi sono dimenticato, e non pensavo che si facesse vedere qui. Non due volte in un giorno, poi» disse Lord Flash, alzandosi.

«che vuoi fare?»

«che vuoi che faccia, devo provare a parlargli! Kevin!» corse verso la porta e la aprì di botto, ed il ragazzo a quel punto di diede alla fuga «aspetta! Non andare!»

Niente da fare, era corso via. Flash, rientrando, ebbe la sensazione di aver peggiorato ulteriormente le cose.

Ed ebbe la sensazione di essere tornato nella stessa condizione di prima, con Kevin che se la prendeva solo per la punta dell’iceberg.

 

 

“quindi è così che stanno le cose…non ci posso credere, questi due si odiano, hanno tentato di ammazzarsi, eppure è andato a stare a casa sua!!! Ma che senso ha tuto questo?! Cosa sono, loro?! Si odiano, si alleano, si ammazzano, non possono stare soli mezz’ora ma riescono a vivere sotto lo stesso tetto se serve, è assurdo, completamente assurdo!” pensò Kevin “ho proprio frainteso tutto quanto. Pensavo che Lord Flash fosse il mio partner, ma anche su questo credo di essermi sbagliato. Sono loro due i partner l’uno dell’altra. Io e Lord Flash avevamo fatto il patto di sostenerci l’un l’altro costi quel che costi, ma a quanto pare per lui erano solo parole, ed è con Emerald che è passato ai fatti. È inutile, io non posso proprio contare su nessuno, solo su me stesso…” rientrò in casa propria sbattendo la porta “ma perché? Perché, che ho fatto di tanto male per non meritare di avere qualcuno accanto, chiunque, anche un cane? Perfino il randagio che avevo preso prima di conoscere Emerald è finito sotto una macchina!”

Avrebbe voluto distruggere qualcosa, ma aveva già spaccato tutto la sera prima.

“non avrei mai dovuto lasciarmi avvicinare. Tanto è sempre così…le persone mi avvicinano, per interesse o meno, e poi se ne vanno mentre io rimango qui a chiedermi perché e percome come uno stupido! Possibile che non ci sia nessuno al mondo a cui interessa davvero la mia compagnia, a cui interesso davvero io?”

Era da parecchio che non si sentiva così solo. I mesi passati aveva quasi dimenticato quell’atroce sensazione di vuoto, avendo qualcuno a riempirlo. E adesso…

Tuffò la mano nella tasca dell’impermeabile cercando le chiavi per poter chiudere la porta principale, ma le sue dita afferrarono qualcosa di piccolo, rettangolare e leggermente ruvido.

Il biglietto con il numero di telefono di Jacqueline MacMad. Credeva di averlo gettato via, ma a quanto pare non era così.

Fu tentato di dargli fuoco con l’accendino -nonostante avesse smesso completamente di fumare continuava a portarlo in tasca per abitudine- ma poco dopo ebbe un’altra idea.

Emerald voleva che si distraesse, pensasse ad altro e frequentasse con qualcuno, giusto?

Tirò fuori il cellulare, compose il numero, poco gli importava dell’ora tarda.

pronto? Chi è?

«sono Kevin Mask».

oh! Che…sorpresa…

«come sei messa quanto ad impegni dopo gli incontri di semifinale?»

“Kevin Mask mi sta chiedendo di uscire! Non perde tempo! Oh, che uomo!” pensò la rossa.

come potrai immaginare ho diversi impegni, ma potrei trovare un momento libero se fosse qualcosa per cui vale davvero la pena…

“ma guarda come sono ridotto. Ad elemosinare un appuntamento con Jacqueline MacMad, che per giunta detesto!” pensò l’inglese.

«siamo nella stessa condizione allora. Io volevo proporti di uscire insieme, per una volta che ero libero, ma se proprio non ce la fai beh, pace».

che, no, no…! Ehm. Volevo dire, penso che il giorno dopo il tuo scontro con Turbinskii riuscirò a liberarmi, di pomeriggio. Ti andrebbe bene?

«si».

bene.

«bene. Ciao».

ciao.

“ma l’ho fatto davvero?” Kevin guardava il cellulare come fosse una specie di creatura aliena “ho davvero fissato un appuntamento con quella lì? Non posso crederci…o beh…adesso vediamo come la prende la cara bugiarda, sapendo di non essere più la sola che guarda altrove” pensò poi “vediamo se sarà contenta!”

Ecco, l’unica cosa di cui gli importava era proprio quella: cercare di fare ingelosire Emerald, cercare di ripagarla con la sua stessa moneta, o almeno vedere la sua reazione. Adesso avrebbe capito come si era sentito.

Quando dirglielo però?

Mh. Prima dell’incontro con il povero Turbinskii, decise.

Lo avrebbe ridotto un rottame solo per avere avuto l'audacia di SFIORARLA. Non avrebbe mai dovuto osare fare una cosa simile. Non avrebbe mai dovuto permettersi di baciarla, toccarla, stringerla, fare l’amore con lei; Emerald era sua. E di nessun altro.

…sarebbe stato divertente sapere come avrebbe reagito sapendo che il suo allenatore, ex allenatore, quello che era, ci aveva messo a sua volta le mani sopra…ma per fortuna almeno questo colpo gli sarebbe stato risparmiato.

Ed ora non rimaneva che attendere.

 

 

 

:: due giorni dopo ::

 

 

L’atmosfera nel camerino era veramente tesa e pesante.

Kevin faceva flessioni su un dito per fatti suoi, Lord Flash sistemava le lancette del cronometro, ed Emerald dopo aver fatto il suo spettacolino -giù di morale o meno un contratto era un contratto- ed aver assistito per circa venti minuti all’incontro Kid Muscle vs Ricardo si era diretta lì dov’era adesso il più lentamente possibile.

Ad aprirle era stato Flash, col quale si era scambiata un’occhiata del tipo “com’è?”…ebbene, “era” sempre peggio. In tutto il tempo in cui erano stati lì nessuno aveva spiccicato parola. L’unico rumore era stata la ripetuta vibrazione del cellulare di Hammy; Turbinskii infatti dal giorno prima non aveva fatto altro che chiamarla senza che lei gli rispondesse mai.

«puoi anche rispondere» disse Kevin a un certo punto «ormai non c’è più nulla da nascondere, no?»

Lei aveva rifiutato la chiamata, come aveva fatto sempre. «no. Ma non gli rispondo lo stesso».

«non c’è nulla di male nell’avere una vita sociale. Anche io in fin dei conti domani esco con qualcuno».

Se per Emerald quella fu una doccia fredda non lo diede a vedere. Anche Flash aveva sollevato lo sguardo dal cronometro, incuriosito sia da quel che Kevin aveva appena detto che dalla reazione che avrebbe avuto Emerald…

Anzi, dalla non-reazione.

«ti sei deciso ad allargare il giro di amici? Ottimo» disse infatti la ragazza, con estrema tranquillità.

«non è un amico o un’amica. È Jacqueline MacMad» la informò Kevin sottolineando bene il nome.

«finalmente ti sei deciso ad ascoltare i miei consigli, era ora».

“ha più la faccia da poker lei che io che porto una maschera” pensò Lord Flash. Kevin smise di allenarsi per avvicinarsi ad Emerald.

«facile che sia un pomeriggio molto…intenso. Credo di piacerle molto» continuò Kevin «se tutto va come deve andare probabilmente finiremo a divertirci un po’sotto le lenzuola».

«uh. Se le cose stanno così ti dico quel che nonna Verbena disse a me» si alzò, dal marsupio tirò fuori un preservativo, gli prese la mano, gli fece mettere il palmo all’insù e glielo diede «meglio prevenire che cullare, Kevin» disse con solennità «non penso che tu o Jacqueline sappiate come si mette un pannolino. Probabilmente finireste a metterglielo in testa, a quella povera creatura» aggiunse, sempre con estrema calma «ma questo è un dettaglio».

L’inglese rimase per un po’lì fermo, basito, arrabbiato, sentendosi sprofondare sempre più nella disperazione.

“non le importa niente di me. Non le importa assolutamente niente!!!” pensò Kevin “non mi ama, non mi ha mai amato, non ami amerà…mai…e allora…perché io invece si?!”

Non rispose, si limitò a scagliare via quel che lei gli aveva messo in mano ed andarsene fuori sbattendo forte la porta. Hammy si rimise a sedere.

«eppure dovrebbe saperlo che con me certi giochetti non funzionano» disse. Da notare la voce leggermente incrinata «ti amo ti amo ma mi ha dimenticata molto in fretta direi».

«ah, quindi è così che stanno le cose. Ti dirò, quando gli hai detto in quel modo hai spiazzato anche me» ammise Flash «”meglio prevenire che cullare”…questa me la segno».

«è vecchia».

«non la sapevo».

«eppure avendo più di mezzo secolo dovresti saperne qualcosa di vecchiume. Dimmi, Kevin a te ha parlato?»

«si. Ha detto che non devo sprecare fiato a dargli consigli, perché tanto non mi ascolterebbe, che lui può farcela da solo, che non crede più ad una sola parola di quello che dico e che ha perduto ogni rispetto per me».

«siamo messi male, insomma».

«e lo scontro con Turbinskii è tra venti minuti. Sono preoccupato. Molto, molto preoccupato».

“e perché io no?...Kevin…perché devi essere così testardo, accidenti a te?” pensò Emerald. Aveva una voglia matta di corrergli dietro, ma si limitava a giocherellare con la collanina che non aveva ancora tolto.

Se non altro nemmeno Kevin aveva ancora tolto i braccialetti, glieli aveva visti al polso.

“che significhi che forse nonostante esca con Jacqueline non mi ha dimenticata?” pensò -anzi sperò- Emerald.

Kevin stava avendo un pensiero analogo, dopo quelli di prima. Hammy aveva ancora il suo regalo. Forse nemmeno lei riusciva a toglierselo. E forse, forse…se non era in grado di togliere quella collana dal proprio collo, non era nemmeno in grado di togliere lui dalla propria mente, o dal cuore, o dovunque lo avesse tenuto fino ad ora.

Era molto, molto confuso. Era arrabbiato con lei, non voleva più saperne, l’idea di parlarle per farsi raccontare un sacco di bugie lo disgustava, il pensiero di toccarla lo portava a temere di…poteva l’ ipocrisia essere contagiosa?

Ma avrebbe anche voluto mandare tutto al diavolo dimenticando quanto di brutto era successo, riaverla al suo fianco proprio come prima, poterle parlare di tutto e starla ad ascoltare, ed avrebbe voluto abbracciarla senza lasciarla mai più.

Che confusione…che confusione…

 

*** 

* la mia conoscenza delle canzoni dei Pooh deriva solo da Paolo Bitta xD niente di più e niente di meno.

 

 

Ed eccoci ragazze, ci siamo! A coloro che hanno resistito fino ad ora e che continuano eroicamente a resistere *inchino alla giapponese* graziegraziegrazie :D

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Capitolo 20
*** 18- oltre la linea ***


“per chi sa come stanno davvero le cose il ‘cambio di schieramento’ tra quei tre è abbastanza evidente” pensò Meat.

Kevin avanzava per primo, tre passi avanti, come facendo finta di non conoscere i suoi due ex compagni; e questi ultimi, dal canto loro, viaggiavano uno di fianco all’altra. Prima non era così, nello scontro con Blocks per esempio era stato Flash ad a camminare davanti, e Kevin ed Emerald dietro, vicini vicini…

Tempi lontani, ormai.

«ehi Kevin, hai visto il mio incontro?» cercò di dirgli Kid, venendo del tutto ignorato «oh. Ne parleremo più tardi…»

«mh, oggi non è giornata Kid» Emerald si fermò lì, poggiando i gomiti sulla ringhiera «lascia perdere».

«tu non vai con loro?» le chiese Wally con tono delicato. Forse nemmeno lui era intelligentissimo, ma senza dubbio era sempre molto dolce, e palesemente un bravo ragazzo. Secondo Hammy il solo difetto che aveva era l’eccessivo attaccamento alla mamma, per quanto lei stessa capisse cosa significava essere attaccati alla famiglia. Qualunque cosa potesse dire Flash a riguardo, niente e nessuno al mondo l’avrebbe MAI allontanata -spiritualmente s’intende- da suo padre. Mai.

«no…è un po’inutile arrivati a questo punto» disse lei «voglio lasciarlo tranquillo, adesso. Siamo venuti qui tutti e tre insieme solo per proforma».

«i rapporti tra loro due come sono?» indagò Terry, incuriosito. Infatti il giorno prima pareva che Kevin avesse diramato la notizia che “Lord Flash” era russo. Nemmeno Kevin stesso aveva capito perché lo aveva fatto, forse in una sorta di strano sfogo del tipo “lui non è chi dice di essere, lui mi mente, visto, visto?!”.

«abbastanza tesi».

Presa com’era a parlare con loro Emerald non si accorse nemmeno che Kevin una volta salito sul ring si era brevemente voltato a guardarla per poi scuotere leggermente la testa. Lo aveva abbandonato proprio, eh. Non sapeva più cosa pensare, non ci capiva più niente. l’unica cosa che aveva ben chiara era che quel bastardo di un mezzo aeroplano che gli stava davanti non avrebbe fatto una bella fine.

Lui aveva distrutto il suo mondo, e Kevin avrebbe distrutto lui. Così sarebbero stati più o meno pari.

“e la guarda, per di più. Osa ancora guardarla!”

Infatti Turbinskii non guardava mica lui. No. Guardava Emerald, nonostante questa non paresse avere la minima intenzione di volarsi verso il ring.

Dal giorno prima non aveva fatto che provare a telefonarle, sperando che gli avrebbe risposto almeno una volta, ma non c’era stato niente da fare. Evidentemente per lei era tutto finito.

Pensare che lui lo aveva fatto per lei, la ragazza che avrebbe voluto portare a vivere con sé a Mosca, che avrebbe voluto far conoscere ai suoi…e invece nulla di tutto ciò sarebbe accaduto…e la colpa, pensò decidendosi finalmente a guardare il suo avversario, era tutta di Kevin Mask. Se lui non ci fosse stato Emerald si sarebbe innamorata di lui, ne era aricisicuro. E invece era persa dietro quel povero, debole, sciocco inglese.

Turbinskii non riteneva che Kevin Mask meritasse così tanto. Per come la pensava l’unica cosa che meritava quel tizio era di finire polverizzato, non certo di essere amato da Emerald.

Proprio in quel momento Jacqueline MacMad tirò fuori un telecomando, dichiarando di aver “deciso di alzare il ring per quella disputa”.

“ma che accidenti vuole dire Jackie Mac Matta con ‘alzare il ring’?” si chiese Hammy “qualunque cosa sia senz’altro non è niente di buono!”

Il Muscle Dome Stadium iniziò a tremare violentemente.

«questo però è un terremoto, sono troppo giovane per morire AIUTAMIIIII» urlò Kid abbarbicandosi a Meat mentre il ring, sorretto da quattro grossi pali, iniziava ad alzarsi da terra.

«tu avevi detto che non era possibile costruirlo, fratello» disse Jacqueline sorridendo sadicamente «ma eccola qui, la mia creazione più brillante: lo Sky Cube Ring!»

«lo Sky Cube Ring…?» ripeté a pappagallo Kid.

«è un ring a forma di cubo nel cielo, come vorresti chiamarlo?»

«l’ultima follia di una pazza psicotica sadica, ecco come dovrebbe chiamarlo!» sbottò Emerald, preoccupata come mai. Forse Turbinskii avrebbe potuto trarre vantaggio da quel ring pentagonale, in fin dei conti poteva trasformarsi in aereo, e poi…c’era quel propulsore a fulcro di cui le aveva parlato tempo fa…

Ma Kevin? Se disgraziatamente fosse caduto da quell’altezza sarebbe morto, o finito come minimo in coma irreversibile, o qualcosa del genere insomma!

Emerald fece dunque un potente fischio. «Jackie Mac Matta, ti consiglio vivamente di riportare il ring dov’era o stavolta giuro che ti apro quella testaccia vuota come una noce di cocco!!!» la minacciò.

«ah, ma taci» sbuffò Jacqueline «sei solo invidiosa» la accusò, pensando al fatto che -se fosse sopravvissuto- il giorno dopo sarebbe uscita insieme a Kevin Mask!

«delle tette rifatte? Manco per niente» disse però Emerald pur avendo capito benissimo a cosa si riferiva la rossa «e adesso tira giù quell’accidenti di ring! Cos’è, ti sei già dimenticata della botta contro il tendicorde? Devo rifarlo? Guarda che non ho problemi».

«penso che a chi-sai-tu dispiacerebbe» replicò Jacqueline con un sorrisetto maligno.

«se a chi-so-io piaci, piacerai anche col naso rotto» disse Hammy «il naso rotto…il labbro spaccato…gli occhi neri…un trauma cranico…»

«basta!» disse Kevin sa sopra «non importa quanto pericolose siano le condizioni: un vero membro della Muscle League si dimostra sprezzante…»

«…coglione…» lo corresse Emerald, piano, ma non così tanto piano da non essere sentita.

«…ed accetta la sfida» continuò Kevin, ignorando la correzione.

«coglione che non è altro, dopotutto che uno cerca di difenderlo» borbottò Emerald allontanandosi da Jacqueline «vada come vada spera di non incontrarmi in giro, Mac Matta».

“Kevin Mask è veramente stupido. Lei cerca ancora disperatamente di difenderlo, e lui quasi la maltratta” pensò Turbinskii “un altro ottimo motivo per buttarlo giù da questo ring come un sacco di patate”.

«pronto per il decollo?» disse poi sfacciatamente a Kevin.

«si. Diamo inizio all’incontro» si tolse la maglietta mentre tornava nel suo angolo «Lord Flash…la mia corazza».

Lo aveva preso di sorpresa, il russo non si aspettava che Kevin gli avrebbe di nuovo rivolto la parola a quel punto, ed era troppo impegnato a guardare quell’altro russo al di là del ring. Kevin non era il solo a sentirsi tradito. In quei mesi era stato così contento di avere qualcuno con cui parlare liberamente di Madre Russia, aveva creduto Turbinskii un amico, ed era saltato fuori che invece era stato tutto un inganno e che, se davvero era in casa di Emerald quando lui aveva tentato di strangolarla, probabilmente lo odiava pure.

Tutto sommato come attore Turbinskii era migliore di lui.

«mh?»

«Lord Flash, c’è qualche problema?» si fece sentire nuovamente Kevin, un po’stizzito.

«prego, no signor-ehm, volevo dire Kevin…»

A quella scena Turbinskii fece un sorrisetto che fece incupire entrambi ancora di più.

«…scusami, ero distratto» cercò di dire Flash, facendo indossare a Kevin la corazza.

“tsk…distratto…adesso ti sistemo io. Che lo sappiano tutti, che sei un bugiardo” pensò l’inglese.

«Lord Flash, perdonami se sono esplicito: io so per certo che qualche volta non si è chi si dice di essere…»

«eh, come qualcuno che si dice intelligente, mentre invece…» disse Emerald tra sé e sé. Ma anche in questo caso l’aveva detto un po’troppo forte. Il fatto è che era talmente in ansia per lui da non riflettere sul fatto che dandogli ripetutamente del coglione -pur non avendo poi tutti i torti, su!- non avrebbe certo migliorato le cose con lui!

Lord Flash ebbe un pensiero simile, infatti, accompagnato ad un “si sta scavando la fossa da sola”.

«…l’incespicare frequente della lingua e la tua incapacità di tenere il mignolo dritto quando mescoli il tè…»

E qui Lord Flash finì a pensare un inevitabile “ecchesega con questo mignolo però!”.

«ti identifica come prossimo ad un inglese. Io spero che l’eccessiva frequentazione di Turbinskii…» tirò le corde del ring per scaldare i muscoli «non ti porterà a tradirmi».

Praticamente gli aveva dato del bugiardo traditore.

«non temere Kevin. Io sarò sempre al tuo fianco» disse il russo, scendendo rapidamente giù lungo la scala. Emerald intanto si era avvicinata.

«se mi avesse lasciata fare avrei convinto Jackie Mac Matta a…»

«è tardi per parlarne. Gli addetti stanno togliendo la scala» disse cupo Flash «e adesso Kevin è lassù da solo contro un mezzo uomo e mezzo aereo».

«certo che non è furba» commentò in un bisbiglio Hammy incrociando le braccia davanti al petto «cercare di stroncare il tizio con cui dovrebbe uscire domani. Idiota d’un’idiota! Ma non è importante adesso».

“e io non posso nemmeno fare liberamente il tifo…non posso certo mettermi ad urlare ‘dai Kevin distruggilo’ dato che sta combattendo contro il mio -di recente ex- ragazzo che peraltro è ancora innamorato di me dando retta agli sms che mi ha mandato!” pensò “ma chi me l’ha fatto fare di andare ad impelagarmi in una situazione del genere, accidenti a me?...oltretutto se…se questi adesso si massacrassero come temo…sarebbe anche colpa mia!”

Perlomeno lo riconosceva. E inutile dire che anche in quel caso Lord Flash stesse pensando più o meno la stessa cosa.

Suonò il gong.

L’incontro ebbe inizio.

«lo scontro è ufficialmente iniziato!» disse Doc.

«e Kevin è ufficialmente in viaggio! Guarda!»

Kevin infatti era partito subito all’attacco, colpendo il suo avversario con dei pugni, delle sberle shotei, ed un buon calcio.

«ragazzi, Kevin non perde tempo, ce la sta mettendo proprio tutta!» esclamò Roxanne.

“finché è così va bene. Io spero, prego, solo che non finisca ad esagerare” Emerald guardava fisso il ring “dai, Kevin!”

Per quanto fino a quel momento sembrasse andare bene Flash continuava a stare in ansia. Aveva come l’impressione che quella situazione di relativa calma non sarebbe durata a lungo.

Turbinskii infatti pensò che ci volesse qualcosa per sbigottire un po’ l’avversario…

«io lo so perché combatti con tanta furia, Mask. Ma mi spiace» disse in un sussurro che solo l’inglese udì «ormai me le sono goduta, che ti piaccia o meno».

«taci!»

Perse la calma. Turbinskii ne approfittò per assestargli qualche colpo piuttosto duro -sotto gli sguardi sempre più allarmati di Emerald e Lord Flash. L’inglese però non si diede per vinto, e lo attaccò nuovamente scagliandolo in aria. Lord Flash parve leggermente sollevato da questa mossa, ma cambiò idea vedendo l’espressione cupa di Emerald.

Era quasi sicuro che non avesse quella faccia perché Kevin sembrava stare rimontando, dunque doveva significare che c’era sotto dell’altro.

«per cos’è?»

Lei continuò a fissare il ring. «non servirà a niente».

E proprio contemporaneamente a quelle parole Turbinskii rimase sospeso in aria a pochi centimetri dal tappeto, per di più a testa in giù. Fece pure una risatina.

«ma che diavolo…?»

Turbinskii tornò sul ring, rimettendosi in piedi. «non male, eh?» guardò Emerald da sopra «dalla faccia sorpresa che hai deduco che il mio coniglietto è stato leale e non ti ha detto niente».

«dire niente riguardo cosa? Ah» Kevin scosse bruscamente la testa «non so a che gioco stai giocando, Turbinskii, ma ti annullerò!»

Il russo sorrise ancora, mentre Kevin lo scagliava nuovamente in aria senza ottenere alcun risultato.

«non l’hai ancora capito, mio mascherato amico? È completamente inutile scagliarmi in aria, o tentare di buttarmi fuori dal ring» gli disse il russo con un sorrisetto.

«si può sapere cos’è che sta architettando Turbinskii? Emerald! Tu lo sai…» la interpellò Meat «che cos’è?»

Ormai era inutile tenerlo nascosto.

«ha un propulsore a fulcro antigravitazionale».

Turbinskii da sopra rise. «esattamente. Un dispositivo che fa si che la gravità non si possa più applicare con me» spiegò «quando Emerald mi ha parlato del progetto di questo ring pentagonale non ho potuto fare a meno di dotarmene».

«e tu come facevi a saperlo?» le domandò Kid.

«l’ho strappato di bocca ad Ikimon MacMad dopo uno dei miei spettacoli. Ma non pensavo che quella pazza» Hammy guardò Jacqueline «l’avrebbe fatto costruire davvero. Ikimon stesso mi aveva detto che era impossibile. Per questo non mi sono curata di dirlo a Kevin, mi pareva un’assurdità, allora. È stato mesi fa».

«il giorno prima che partissimo per il nostro week-end a Mosca, zajchik moi, ricordi?» aggiunse Turbinskii «due tra i giorni più belli della mia vita».

Kevin impietrì. Week-end a Mosca?!

Mesi prima?!!

Ecco con CHI era andata “in montagna” allora! Giusto, tutto tornava.

“Emerald sapeva tutto questo e non mi ha detto niente!” pensò con rabbia “traditrice, Giuda!!! Non solo è andata via con lui a Mosca, ma lo ha perfino aiutato!”

«ovviamente guai a dire una sola parola sul fulcro propulsore» disse sarcastico Flash «week-end a Mosca a parte».

«come non ho parlato a lui delle vostre tecniche, non ho parlato a voi delle sue» ribatté Emerald «non è un tradimento è una questione di correttezza».

“correttezza un corno!” pensò Kevin.

Ma non era quello a farlo arrabbiare davvero. Era il pensiero di lei con Turbinskii a Mosca…aveva tentato di portarla fisicamente via da lui, il bastardo…

Pensando a ciò Kevin saltò addosso al russo che lo intrappolò nel cosiddetto “Abbraccio dell’Orso” e al quale l’inglese riuscì a sfuggire aggrappandosi al ginocchio dell’avversario, sollevandolo e sbattendolo contro il tappeto.

«pagherai per averla toccata» disse pianissimo all’orecchio del russo mentre lo intrappolava con un Laccio Silverback alla gamba.

«toccata, baciata…leccata…»

Tale puntualizzazione fece si che Kevin perdesse di nuovo la concentrazione, cosa che permise a Turbinskii di liberarsi per poi chiuderlo nella stretta delle proprie gambe. Questa mossa però non preoccupò eccessivamente l’inglese.

«non chiudere mai una tigre nella gabbia in cui sei anche tu» disse alzando un pugno.

«non ho paura di te!» ribatté il russo. Al che Kevin iniziò a pestare ogni centimetro quadrato del suo corpo.

«e invece ne avrai!»

«quando si dice venti variabili…» commentò Doc.

«tutto sommato non sembra andare male» disse piano Emerald.

«non ancora» Lord Flash sperava che tutto andasse per il meglio, ma non ci credeva.

«vecchio, porco e menagramo» sibilò in modo che solo lui la sentisse.

«porco dici…allora qualcosa ricordi dopotutto» ribatté lui altrettanto piano e sotto sotto anche abbastanza soddisfatto «ma decisamente non è il momento di parlarne».

«sei tu che ne stai parlando».

«sei tu che mi hai dato del porco».

“io mi domando che avranno fatto questi due tutto ieri, considerando che Emerald non si è vista” pensò Meat guardandoli, pur non riuscendo né a sentirli né a vedere che parlavano “vuoi vedere che hanno fatto il bis?”

No, per fortuna Meat si sbagliava. E pur avendo di nuovo -dopo la disquisizione sui libri e la brevissima visita di Kevin- ceduto ai piaceri dell’alcol, non erano arrivati al punto della notte prima. Si erano fatti una buona bevuta e poi si erano addormentati. Quanto al lasso di tempo che andava dalla mattina dopo in poi, sera e notte comprese…mistero, mistero. Probabilmente si sarebbero portati il racconto di tutte le vicende nella tomba.

Dopo un po’Turbinskii lasciò andare Kevin, strisciando via dandogli la schiena e cercando apparentemente riparo.

«tsk…dovresti affrontare l’avversario a testa alta, se ti giri di spalle sei solo un codardo» sentenziò Kevin «e sei anche più vulnerabile ai miei colpi!»

“ed Emerald sarebbe stata con un codardo del genere, ed avrebbe anche passato uno week-end romantico con lui?! Codardo, bastardo…cosa se ne faceva di uno così? Doveva essere per forza un ripiego…o forse…forse non lo era e a lei nonostante fosse  così codardo piaceva perché lo riteneva comunque meglio di me…nel dubbio lo faccio a pezzi e chi s’è visto s’è visto” pensò intrappolando il russo in un Nodo a Crotalo Strisciante.

«quella mossa fa più male della testata di un toro!» disse Terry.

«che pensava di fare Turbinskii mettendosi in quella posizione?» disse Kid, che continuava a sperare che perdessero entrambi così da vincere a tavolino.

«qualunque cosa fosse era una stupidaggine, lo sanno tutti che un wrestler  è vulnerabile al massimo in quella posizione. Certo, a meno che…»

«a meno che non mi servisse per preparare il volo!» esclamò il russo «trasformazione dello spitfire!»

Le braccia divennero ali, e riuscì a sfilarsi dalla Morsa del Crotalo facendo finire Kevin a terra.

Ed Emerald, guardando la faccia del suo ormai ex ragazzo, aveva proprio l’impressione che solo adesso avesse iniziato a fare sul serio. Il che significava enormi guai per Kevin.

Il russo, mentre Kevin si rialzava a fatica, salì sopra un tendicorde.

«amore mio» disse rivolto ad Emerald «lo so che abbiamo avuto dei problemi, ma la proposta che ti ho fatto di venire a vivere con me a Mosca è ancora valida».

E se per un buon 10% lo disse per fare andare Kevin fuori di testa, per il restante 90% era serissimo. Emerald stessa riusciva a rendersene conto,  pur avendocela con lui, pur tifando per Kevin e nonostante la preoccupazione per quest’ultimo. Per questo motivo non le riusciva di rispondergli a male parole, come poteva farlo con qualcuno che era innamorato di lei per davvero?

«Turbinskii…non è cosa. Non ne ero convinta prima, e ancor meno lo sono adesso» replicò dunque, col tono più gentile possibile.

«spero che cambierai idea» saltò in aria, Kevin ormai era in piedi «ti amo…» iniziò a completare la trasformazione in spitfire «…io».

“io, non questo cretino d’un inglese” aggiunse mentalmente volando addosso al cretino in questione che tra l’altro aveva capito benissimo quel che intendeva dire il suo avversario.

«ti amo, ti amo…sono le semifinali del Torneo Chojiin, non “C’è Posta Per Te”!» sbottò Jacqueline «voglio carneficina, violenza, devastazione, sangue!!!»

«guarda che ti basta chiedere, eh» Emerald tirò pure fuori la doppietta  «se ti faccio saltare le protesi al seno avrai carneficina, violenza, devastazione, sangue e un mucchio di silicone da raccogliere».

«tieni a posto quell’arnese, non è il momento!» la intimò Flash, che però guardava fisso lo Sky Cube Ring.

«…proprio tu mi vieni a dire di tenere a posto l’arnese?» disse pianissimo la ragazza. Lui avrebbe tanto voluto potersene uscire con un “…ma vaffanculo va’!...” solo che primo, non era il luogo, e secondo…

«Kevin sta per eseguire la sua mossa finale!» esclamò Meat, ed Hammy tornò a seguire l’incontro con la sola grande speranza che il suo ex amico/amore/amante se la sbrigasse davvero così presto e bene, senza farsi troppo male.

Eppure, vedendo l’aria tranquilla di Turbinskii, dalla speranze passò alla crescente inquietudine e poi direttamente alla paura.

«mio mascherato amico, non te l’hanno mai detto che gli oggetti tendono a spostarsi durante il volo?» disse infatti Turbinskii mentre grazie al propulsore a fulcro non solo si liberava dalla presa di Kevin ma…

«ha ragione, mi si sono rovinate un mucchio di cose in quei portaoggetti» commentò Doc.

«lascia perdere Doc, c’è un’altra rovina in vista…» disse Mac mentre Turbinskii intrappolava Kevin nella stessa presa con cui l’aveva intrappolato lui poco prima «molto più importante!»

“NO!” pensò Lord Flash, che nonostante la maschera aveva l’aria -come Emerald- visibilmente scioccata.

«Kevin!!!» gridò quest’ultima, non riuscendo più a trattenersi.

«battuta a rovescio sulla Botta Big Ben!» esclamò il russo per poi ridere mentre la testa di Mask sbatteva rovinosamente sul tappeto.

«non è possibile…» disse qualcuno nel pubblico.

«non può essere…l’attacco di Kevin è stato bloccato!» esclamò Jacqueline.

“…se Turbinskii lo mandasse in coma poi io con chi potrei uscire?” pensò.

Emerald era diventata bianca come uno straccio. Kevin era crollato sul tappeto, e non sembrava avere forza sufficiente per rialzarsi.

«Kevin…mi dispiace» iniziò a dire Flash «non avrei dovuto tenerti nascosta la mia identità. Hai perduto ogni rispetto per me. Ma se solo ne conoscessi il motivo…forse torneresti a stimarmi, ed accetteresti i miei consigli…mi dispiace…»

Non era solo una questione di obiettivi, non lo era più da tempo, e gli dispiaceva talmente tanto per quel ragazzo che quasi era sul punto di piangere. Gli dispiaceva di non avergli potuto dire la verità, gli dispiaceva di avere nascosto a Kevin tutti quei segreti, e -per forza di cose- di dover continuare a nascondergliene tuttora.

Ed Emerald pur avendo ascoltato il suo discorso non riuscì a dirgli “visto, è anche colpa tua! Se non ti fossi messo in mezzo o se l’avessi fatto diversamente a quest’ora non solo Kevin ti ascolterebbe, ma probabilmente non ce l’avrebbe neanche con me!”. Era troppo sinceramente afflitto perché lei ci mettesse su il carico da undici, e poi ad Hammy al momento di Lord Flash non avrebbe potuto importare di meno.

Non con Kevin lassù che, appena tentò di rialzarsi, venne letteralmente calpestato e preso a ginocchiate da Turbinskii. I fan russi urlavano a gran voce il nome del loro beniamino “Tur-binskii, Tur-binskii, Tur-binskii!”

«tu e Kevin avete fatto un patto» disse Meat rivolto a Flash il patto di sostenervi l’un l’altro costi quel che costi! Non aiutare lui significa aiutare Turbinskii!»

“e tu pensi che io non lo sappia?! Ma che posso farci io se è Kevin stesso a non volere più alcun aiuto da me?! Qualunque cosa io dicessi non mi ascolterebbe!” pensò il russo, dando una breve occhiata ad Emerald che si era stretta nelle spalle e guardava a terra, come se quel brutale pestaggio per lei fosse troppo.

«non ti piace? Eppure il “merito” di tutto questo è anche tuo».

«o senti, va’ a giocare da solo alla roulette russa» sibilò lei sforzandosi di rialzare lo sguardo.

“Signore Iddio, è vero che sono atea, ma proprio perché una come me ti sta pregando aiuta Kevin lo stesso!” pensò disperatamente.

Ma Dio non parve ascoltarla.

«ti finirò in un modo tale che nemmeno i tuoi più illustri antenati avrebbero potuto resistere!» esclamò Turbinskii dopo un po’. Kevin era ancora disteso a terra, la testa annebbiata dal dolore, ma una cosa ce l’aveva ben presente…

Kevin!!!

Ossia il grido di Hammy nel vederlo vittima della sua stessa mossa, il suo sguardo terribilmente ansioso, le mani strette convulsamente a pugno, il suo rifiuto di seguire Turbinskii a Mosca. Forse un pochino teneva ancora a lui. Ma giusto un pochino…

Proprio quando traendo forza da tali considerazioni cercò di rialzarsi, però, un Turbinskii versione elicottero iniziò a martoriargli la schiena con le pale.

«non avrebbe dovuto finire in questo modo…avremmo potuto escogitare un piano!» anche per Lord Flash era dura guardare un massacro del genere, ed Emerald perso ogni contegno si era accucciata a terra con le mani sopra la testa e gli occhi chiusi, con una voce nel cervello che gli urlava che era colpa SUA, SUA!

«nemmeno Emerald Lancaster sembra reggere lo spettacolo» commentò Mac.

«ovvio. Quale essere ragionevole ci riuscirebbe?» ribatté Doc.

«straordinario! Le pale taglienti di Turbinskii non solo ci offrono la carneficina che ci piace…ma ci fanno aria con una piacevole brezza!»

A quelle sadiche parole di Jacqueline Hammy avvertì nel proprio cervello qualcosa di simile al rumore di una goccia che cade in uno specchio d’acqua.

E poi, non sentì più niente.

La sola fortuna di Jacqueline in quel caso fu che Lord Flash era come riuscito ad percepire lo “switch” che faceva passare la sua arcinemica dall’essere “Hammy” ad “Emerald J.V.P. Lancaster”, ed appena questa era scattata di nuovo in piedi con un ringhio feroce era riuscito a bloccarla e a toglierle la pistola dal marsupio.

«non mi importa se finirò in galera, io farò saltare la testa a quella cagna dai capelli rossi!» la ragazza si divincolò «lasciami!»

«no! Abbiamo già abbastanza problemi!» disse Lord Flash, che dovette sforzarsi parecchio per tenerla a freno. Alla fine la ragazza fu “presa in custodia” da Kid e il resto dei suoi amici, mentre a Meat erano toccati la doppietta e il marsupio.

«Emerald, dai, sta’buona…» Wally si era messo seduto e se l’aveva presa in collo, imprigionandola con le braccia «non aiuterai Kevin se fai così!»

«infatti non aiuterei solo Kevin, ma l’intera galassia!»

«anche a me Jacqueline non piace e quel che ha detto è stato…pessimo…ma non per questo voglio ucciderla» disse Roxanne «calmati, per favore…ci stai facendo paura».

«però se lo meriterebbe!»

«se lo facessi saresti peggio tu di Jacqueline. Sii superiore, sii migliore di lei e lasciala perdere. Solo perché lei è così non vuol dire che tu debba abbassarti al suo livello, se non scendere ancora più giù!»

Un concetto familiare. Lei stessa aveva detto qualcosa di simile a Lord Flash pochi giorni prima. Fece un respiro profondo, chiuse gli occhi, li riaprì. Wally sentì le membra della ragazza rilassarsi, i muscoli dapprima duri e tesi tornare allo stato normale.

«è giusto. Hai ragione, Roxanne» appoggiò la schiena sul corpo del tricheco «è che ho paura che la cosa finirà male, ancora peggio di così!»

«guarda, Mac! Turbinskii ha smesso di martoriarlo con le pale!»

«ma sembra non aver finito, da come ha tirato su Kevin Mask!» esclamò Mac «adesso stanno volendo in aria e sembra proprio che…OH! Gran brutto colpo!» commentò quando il russo sbatté violentemente Kevin contro il tappeto.

“appunto!” pensò Emerald, ed avrebbe voluto alzarsi, ma appena Wally sentì i muscoli tendersi ancora riprese a stringerla come prima temendo che volesse di nuovo sparare a qualcuno.

Sullo Sky Cube Ring nel frattempo Turbinskii fece una risatina per poi saltare all’indietro finendo in uno dei ring di lato e facendovi sbattere violentemente la testa di Kevin.

«io questo lo chiamo Giro del Terrore!»

E ripeté la cosa ancora, e ancora, e ancora…

«squiiiiiiiiiik!»

Un rumore decisamente inaspettato che fece voltare sia Wally che Emerald.

«squiiiiiiiiiik!»

«eh…perché c’è qui uno scoiattolo con uno zainetto grigio scuro ed un pacchetto di Marlboro rosse in bocca?» il tricheco era decisamente perplesso. Hammy invece no.

«eeeh, Meat, puoi mettere nello zaino dello scoiattolo le venti nocciole che ci sono nel mio marsupio? Squiken! Squit squiky» disse poi la ragazza alo scoiattolo indicando Meat. Lo scoiattolo lasciò lì il pacchetto di sigarette per dirigersi da Meat, che allibito gli mise le nocciole nello zainetto.

«…da quando in qua parli con gli scoiattoli?!!» Kid guardava la scena con due occhi così.

«ma mica ci parlo davvero. Il mio è broken squirrelish. Solo che a quanto pare mi capisce, dato che da ieri mi porta le Marlboro in cambio delle nocciole».

Cosa ancora più strana, una volta prese le nocciole lo scoiattolo si parò davanti a Flash.

«squiiiiiiiiiik!»

“ancora lui?!” pensò il russo.

«squiiiiiiiiiik!»

“guarda tu che mi tocca fare! Ma non voglio certo che vada a finire come ieri”.

«squiken» borbottò piano e molto di malavoglia. Lo scoiattolo comunque scappò via, evidentemente soddisfatto.

Chissà di cosa si trattava. Ma come detto precedentemente quel che era successo il giorno prima era e sempre sarebbe rimasto un segreto, e c’erano cose molto più serie alle quali pensare.

«peccato, mio mascherato amico» disse Turbinskii dopo aver completato il Giro del Terrore «eri in gamba una volta…»

Rallentato solo dal piede che si era conficcato nel tappeto Kevin Mask scivolò rapidamente giù finendo quasi oltre il ring.

Kevin non ci poteva credere. Stava davvero per perdere, e forse non solo l’incontro, ma anche la vita…o le facoltà motorie…e forse insieme a tutto questo avrebbe perduto del tutto anche Hammy; una volta fuori lui, cosa avrebbe impedito a Turbinskii di riprendersela?

Lord Flash, sotto di lui, si stupiva che anche gli altri non sentissero gli stranissimi battiti del proprio cuore per quanto erano forti e veloci. La preoccupazione per il suo pupillo lo straziava, concetto che valeva anche per Emerald naturalmente…

«non temere Kevin, se cadrai quel bugiardo del tuo trainer ti spezzerà la traiettoria così come ha spezzato la fiducia che avevi in lui!» Turbinskii mosse dei passi verso l’inglese, probabilmente per buttarlo fuori.

“e non preoccuparti per Hammy. La consolerò io”.

«è così che la pensi?»

Kevin inclinò la testa ancora più indietro per poter guardare Lord Flash. Vide la sua agitazione, il suo “attaccamento” a lui, la sua preoccupazione. Ed arrivò a capire qualcosa di fondamentale: che poteva avergli mentito sulla sua identità, poteva avergli nascosto delle cose, ma Lord Flash o chiunque fosse teneva a lui. Bastava incrociarne lo sguardo per capirlo.

«pazzo, la nostra fiducia è talmente forte che non si spezzerà mai!»

…e quel che disse lo confermò.

«può darsi che non conosca Lord Flash quanto pensavo…» ammise Kevin.

“…e che lui ed Emerald si conoscano meglio tra loro di quanto non li conosca io, e che io detesti quella sua incapacità di bere il te come si deve, nonché l’idea che lui ed Emerald si siano quasi ammazzati sotto il mio naso, le bugie, gli inganni, le omissioni di verità…mh. Non farmici pensare troppo o finirò per cambiare ancora idea…”

«…però lo conosco abbastanza da considerarlo il mio trainer. Il mio partner».

A quelle parole nella testa del russo iniziò a risuonare “Aaaalleluia!!! Alleluia!!!  Alleluia!!!”…non lo aveva perso! Lo aveva ancora!

«Kevin Mask…quanto ho desiderato che tu parlassi così! Siamo di nuovo insieme!»

Quella consapevolezza diede a Kevin una nuova scarica di energia. Uno su due era tornato. Anzi, non se n’era mai -spiritualmente- andato nonostante lui l’avesse cacciato via.

Ad Emerald che al momento era in braccio al tricheco se mai avrebbe pensato dopo. Forse. Non era più solo! Adesso si che andava meglio.

«è un piacere sentirtelo dire, dopotutto ci siamo allenati come squadra, siamo perfetti…e vinceremo come un sol uomo!»

E dopo questo ben poco poté fare Turbinskii tentando di buttarlo giù del tutto visto che adesso Kevin aveva di nuovo -(e qui chiedo venia, sia perché doveva essere un momento serio che perché le estimatrici di Kevin non gradiranno)- la metà di cervello che gli mancava più i neuroni riattivati della propria! A volte ripetute botte in testa fanno miracoli.

Seguendo i consigli del suo trainer l’inglese riuscì a tornare sul ring “in piano”, ed anche ad assestare diversi ottimi colpi al russo, che iniziava a vedere la malaparata.

«hnnnn…» mugugnò «avrai anche di nuovo il tuo trainer, ma io dalla mia parte ho sempre il propulsore, che è un alleato di gran lunga migliore!» so scontrarono di nuovo al centro del ring «…per non parlare del fatto che non ti lascerò Emerald così facilmente» aggiunse piano.

Ma i colpi subiti e la gioia di riavere Flash al suo angolo avevano generato in Kevin Mask uno switch simile a quello che aveva avuto Emerald stessa poco prima.

Adesso le uniche cose che voleva erano la vittoria e la vendetta. Nient’altro. Non esisteva Emerald, non esistevano le leggi della sportività cui fino ad ora aveva cercato di attenersi, c’era solo una gran voglia di tener fede a quanto si era prefissato di fare: sistemarlo definitivamente.

«non me ne importa niente» ribatté dunque in tono glaciale «questi giochetti non funzionano più».

Si sarebbe reso conto di quanto ciò che aveva appena detto fosse falso al prossimo switch. Purtroppo per lui.

«non te la meriti» concluse Turbinskii scagliandolo in aria, trasformandosi in un altro modello di aeroplano ed infilzandolo letteralmente con lo spuntone che aveva sulla cima.

«di’ qualcosa, Lord Flash!» esclamò Kid.

«effettivamente dopo tutta la scena che hai fatto mi chiedo quand’è che ti deciderai a renderti utile davvero» aggiunse “dolcemente” Emerald.

«Kevin Mask non ha così bisogno di me come credi tu».

E infatti nonostante fosse ancora in volo ed infilzato Kevin rideva.

«lo sai, esiste un proverbio, forse lo conosci…» disse Kevin «non c’è rosa senza spine».

“tutti quei colpi in testa devono avergli sconclusionato il cervello” pensò Turbinskii.

«ma che vuol dire?» si chiese Kid da sotto.

«mah!» dissero in coro tutti quanti eccetto Emerald la quale non solo aveva notato il cambiamento di Kevin, ma aveva anche intuìto che doveva aver avuto un’idea risolutiva. Solo che non capiva proprio quale.

Ma non le piaceva, quello “switch” di Kevin, proprio no.

«non so cosa vuoi dire ma qualunque cosa sia non mi interessa» Turbinskii lo lasciò cadere in aria per poi volare in avanti, voltarsi e tornare indietro per infilzarlo ancora, l’ultima volta «questo sarà il mio ultimo approccio! Dasvidania…e buon atterraggio!»

Fu l’unico vero errore che Turbinskii commise durante tutto il match.

L’unico, quello fatale.

Kevin lo evitò assestandogli un calcio con tutta la forza che aveva, tanto da -si vide quando il russo dopo un breve voletto fuori controllo atterrò sul tappeto e tornò in forma umanoide-aprirgli il petto in due.

«…gli…ha…lo ha…» farfugliò Emerald, gli occhi verdi sgranati dalla sorpresa e anche un po’dalla paura.

«gli ha aperto il petto. Si» disse Wally, anch’egli tanto stupito da sciogliere la presa su Emerald che ne approfittò per alzarsi, saltare la ringhiera e tornare ad un paio di metri di distanza da Lord Flash.

«guardate! Nel petto…» esclamò Roxanne «cos’è quello? Sembra un motore, ma…non lo è!»

«no, non lo è. È l’amato meccanismo, il propulsore a fulcro antigravitazionale» disse Kevin «ed ora che giochiamo entrambi a carte scoperte, la sorte del match è di nuovo tutta da ridiscutere!»

E a poco valsero i successivi attacchi di Turbinskii. Kevin Mask oltretutto, per mettere fuori gioco il propulsore che evidentemente basava il suo funzionamento su un costante movimento rotatorio, con una mossa particolare fece girare Turbinskii nella direzione opposta.

E quando ebbe finito, il fulcro era fermo. Non funzionava più.

«posso ancora combattere!» sibilò tra i denti il russo.

«combattere? Ma per favore! Senza il propulsore a fulcro» Kevin lanciò via l’avversario che diede un gran colpo con la testa al tappeto «non sei più in grado di difenderti!»

Emerald continuava ad osservare tutto sempre più inquieta, sempre più agitata, era come se avesse una sorta di bruttissimo presentimento.

Guardò Kevin. La sensazione si acuì. No…quello non era il Kevin che conosceva lei…e non era nemmeno lo stesso Kevin che si era battuto contro Blocks, era qualcosa di peggio.

Turbinskii intanto si era rialzato, e in un ultimo disperato tentativo cercò di far ripartire manualmente il propulsore.

«NON LO FARE!!! Lascia perdere!!!» gli gridò la ragazza «lascia perdere, arrenditi!!! Non continuare oltre, ritirati adesso!!!»

Era un’esclamazione disperata, quasi una supplica. Il cuore martellava nel petto di Hammy, che voleva soltanto che quel massacro finisse immediatamente, sia per Turbinskii stesso che -soprattutto, in verità- perché non voleva che Kevin superasse QUELLA linea…la linea che Lord Flash voleva fargli oltrepassare da mesi...quella su cui Kevin in quel momento stava camminando sopra.

«hnn…zajchik moj…» Turbinskii continuò a girare il propulsore «arrendersi a questo punto…mi farebbe più male che perdere…»

“si preoccupa per lui, eh?” pensò Kevin con una gelida rabbia crescente.

Il fulcro riprese a girare.

Mask attaccò l’avversario con una Sensei Slap, alla quale Turbinskii rispose con uno sfondamento lombare. Non contento, afferrò Kevin e si lanciò con lui fuori dal ring trasformandosi in elicottero con l’intento di schiacciarlo contro il ring un’ultima volta. Peccato che il propulsore perse di nuovo potenza, e lui perse il controllo della traiettoria.

«sembra che le mie azioni sul propulsore abbiano influito anche sul tuo volo» osservò Kevin sganciandosi e saltando via «forse posso darti una mano…»

Con un calciò sfondò il tappeto -che precedentemente era già stato rotto, dopo il “Giro del Terrore”- e creò una rottura orizzontale che si intersecò con l’altra, per poi aggrapparsi alle corde e lanciarsi contro la superficie che aveva iniziato a cedere.

«ma ora che fa, Doc?!»

Il tappeto si stava chiudendo contro quello del ring accanto, dove Turbinskii stava cadendo.

«fa quel che si fa con qualsiasi insetto fastidioso, Mac: lo spiaccica!»

E così fu. Kevin si lasciò cadere sulle corde del ring, mentre Turbinskii era rimasto lì, in forma umanoide e schiacciato.

«ti saresti dovuto arrendere quando ne avevi l’occasione…ora assaggerai la mia potenza in tutta la sua furia!» esclamò Kevin tendendo le corde del ring, lanciandosi in aria ed acchiappando Turbinskii mentre era in volo, preparandosi nuovamente ad eseguire la Botta del Big Ben.

«dicevi che non avresti più volato se avessi perso questo match. Beh…avevi ragione! Botta del Big Ben!»

La mossa stavolta riuscì senza intoppi e lo schianto fu tanto forte da incrinare parecchio la testa del russo, che dal dolore non riusciva nemmeno a respirare.

«beh…pare che sia finita. Dopo quest’ultimo colpo non credo che si rialzerà più» osservò Mac.

Emerald era ancora un po’turbata, ma accennava a rilassarsi. Era finita, finalmente. Certo…se Turbinskii le avesse dato retta sarebbe stato meglio, ma…

«che stai aspettando, Kevin? Finiscilo!»

La voce di Lord Flash la ricosse dai suoi pensieri. «che cosa?! Finirlo?!! Ma lui È finito!» sbottò. L’inquietudine ebbe una grossa impennata «finito lui, finito l’incontro! Basta così!!! È durata anche troppo, non mi sembra il caso…»

«silenzio».

Flash fu così perentorio che per un istante riuscì pure a zittirla. Ma solo per un istante, appunto.

«silenzio un corno! Kevin, non dargli retta!!!» strillò la ragazza «basta!»

Non si rendeva conto che, se il 20% di Kevin era tentato di darle ascolto, il restante 80% -ancora sotto lo switch- aveva una gran voglia di fare esattamente il contrario sentendola darsi tanta pena per quel russo.

«Kevin, se vuoi essere riconosciuto come il più grande wrestler dell’Universo non devi avere pietà! Questa è l’occasione di mostrare a Kid Muscle che cosa lo aspetta…»

«piantala di farneticare!» Emerald cercò di farlo stare zitto con le maniere forti, ma venne spinta via, e cadde a terra.

«non è una cattiva idea» disse Kevin.

«mostra a tutti il tuo autentico potere. Usa la tecnica proibita della famiglia Mask…»

“no, non l’Assalto Olap!!!” pensò Hammy.

«…e finiscilo» concluse Flash facendo il classico “ti taglio la gola+pollice verso”.

«NO!!!» urlò Emerald.

«va bene. Che sia» disse infine Kevin.

Sentendo che non aveva ancora finito con lui anche Turbinskii pur essendo agli sgoccioli cercò di alzarsi in piedi e reagire.

«te l’avevo detto che posso ancora combattere…ora ti faccio vedere…»

«no. Errore».

Kevin saltò sulla schiena del russo, afferrandogli entrambe le braccia. Iniziò a risplendere di un forte bagliore dorato.

«Maelstrom Power!»

«ma che…» avviò a dire Terry.

«che cos’è?!»

Turbinskii iniziò ad urlare di dolore mentre Kevin sembrava volerlo spezzare.

«qualcuno deve fare qualcosa, Turbinskii sarà anche l’avversario di Kevin, ma non è un nemico!» esclamò Meat, preoccupatissimo per il suo amico Gigante.

«ti sbagli Meat! Tutti gli avversari sono nemici! Finiscilo, Kevin!» lo incitò Flash.

«KEVIN FERMATI!!!» urlò Emerald. Lo urlò più volte, tanto da farsi venire la voce rauca e le lacrime agli occhi. Ma non venne minimamente ascoltata. In quel momento Kevin aveva solo voglia di distruggere.

«osserva attentamente Kid Muscle: questo è quello che più tardi farò a te!» esclamò l’inglese. Iniziò a brillare ancora più forte, e a tirare ancora di più. Le urla di dolore di Turbinskii risuonavano in tutto lo stadio.

«arrivo, Turbinskii!» urlò Meat scavalcando la ringhiera.

«questo va contro tutte le regole sportive!» esclamò Mac.

«va oltre il punto di rottura!» lo contraddisse Doc.

E fu in quel preciso momento che, con un lampo dorato più luminoso degli altri, Kevin strappò via le braccia al suo avversario senza alcuna pietà.

E non si sa se fu più forte l’urlo di dolore del russo o quello di orrore di Hammy, che osservava la scena con gli occhi sgranati.

Turbinskii aveva perduto le braccia…e Kevin…

…aveva oltrepassato la linea…

«per favore…c’è qualcuno disposto…a darmi…una mano…» per annebbiato che fosse lo sguardo di Turbinskii si posò su Emerald, e la riconobbe «…zajchik moj…» mormorò prima di crollare sul tappeto privo di sensi.

Jacqueline finalmente suonò il gong. L’incontro era finito.

«eh già, l’incontro è finito, ed ora tocca ai soccorritori stare al centro della scena» commentò Mac.

«sbrigatevi ragazzi!» li esortò Meat.

«un momento!»

«Kevin!!!» esclamò Meat. Tutti alzarono lo sguardo.

L’inglese era sul bordo del ring, e teneva quel che rimaneva di Turbinskii su una spalla. Ancora sconvolta, Hammy sbiancò completamente.

Perché aveva capito.

«fermati, è finita!!!» urlò Meat.

«dato che Turbinskii era così appassionato per il volo, perché non fargli fare un ultimo viaggio?» disse Kevin.

«sono d’accordo. Un chojiin che di gravità ferisce, di gravità perisce. Che sia un avvertimento: chiunque abbia dubbi sulle possibilità di Kevin di vincere la Corona Chojiin…che ci ripensi!» disse con solennità Lord Flash.

«Kevin…ti prego…» Hammy lo fissava supplicante, con gli occhi lucidi e la voce incrinata «hai già fatto un passo oltre la linea, non farne un altro ancora, ti prego…non lo fare…»

La percentuale dal 20 salì al 30%.

Ma non era sufficiente.

Kevin saltò.

«addio, giovane pilota!» esclamò, scagliando giù Turbinskii con una mossa spietata.

Turbinskii cadeva. In molti avevano distolto lo sguardo.

Emerald Lancaster non ci riusciva, sconvolta dall’autentica crudeltà di Kevin, e trovandosi assurdamente a pensare che se Kevin aveva fatto questo a Turbinskii, reo di essere stato insieme a lei, cos’era che avrebbe fatto a lei stessa se disgraziatamente Flash fosse riuscito a convincerlo? Era un pensiero irrazionale, perché Kevin non l’avrebbe mai toccata, e se si fosse trattato di liberarsene definitivamente Lord Flash magari l’avrebbe fatto di persona…ma al momento non riusciva a toglierselo dalla testa, ed era sommato alla consapevolezza che quella per Turbinskii sarebbe stata la fine.

La fine di un uomo che l’amava ed aveva continuato ad amarla anche dopo che lei lo aveva lasciato, per mano di un altro uomo che invece era quello realmente amato da lei.

Ed Hammy in tutto ciò non poteva fare a meno di chiedersi una cosa.

«che…»

Mentre parlava qualcuno si mise sulla traiettoria di Turbinskii.

«bisogno…»

Turbinskii stava per toccare terra.

«…c’era?»

Ma, invece, non andò così.

«posso guardare ora?» chiese Doc.

«si…» rispose Mac «ma non crederai ai tuoi occhi».

Infatti, assurdo ma vero, a mettersi sulla traiettoria di Turbinskii per tentare di salvarlo era stato Meat.

«Meat!!!» esclamò Kid.

Meat, un nanetto di un metro, aveva provato a salvare un gigante di oltre due in caduta libera rompendosi tutte le ossa.

Lui cedette. Emerald si riscosse dallo shock, correndo da lui insieme a Kid e gli altri.

«MEAT!!!»

L’unico che sapeva tutta la storia, l’unico che le era sempre stato vicino, che le aveva dato dei consigli che lei non aveva seguito, che l’aveva sempre aiutata, che si era sempre preoccupato per lei.

«Kid…» disse il piccoletto, per poi voltarsi verso di lei «…Hammy…Meat…vi vuole bene…» disse prima di perdere i sensi.

«no! No, non ci lasciare!» urlò Kid.

«il vostro amico verrà rimesso in sesto. Avrebbe dovuto saperlo…tsk…» commentò -purtroppo seguendo effettivamente la logica- Flash «rischiare l’osso del collo per salvare un rottame».

Plic.

La goccia.

Kevin scese lungo la scala.

«specialmente se gli importava qualcosa di te, Kid. Ora sembra che sarai tu senza trainer nel prossimo incontro. Ma considerando quant’è stupido…forse è meglio così».

Stupido…

“mi fai sempre stare in pensiero, ragazza mia”.

stupido…

“con me puoi parlare tranquillamente lo sai. Dimmi tutto”.

…STUPIDO…

“se solo potessi aiutarti…farei qualunque cosa…”

STUPIDO?!

Kid stava per voltarsi e tirare all’inglese un pugno in faccia, ma venne bloccato -come tutti i presenti- da una semplicissima frase.

«Kevin Mask. Stai ZITTO».

All’inizio Kevin non capì neppure chi lo avesse detto. Era una voce conosciuta ma con un tono così aspro, freddo e quasi ringhiante che lì per lì non riuscì ad identificarla.

Poi Emerald J.V.P. Lancaster sollevò lo sguardo dal suo amico ferito puntandolo contro di lui ed avvicinandoglisi.

E a quel punto Kevin capì. Anche se crederci gli risultava difficile, come gli sembrava assurdo vedere Emerald in quel modo, gelida, dura, assolutamente feroce; qualcosa che a parer suo strideva completamente col modo di essere della ragazza che lui conosceva.

Lord Flash invece, che conosceva benissimo quel lato di lei, vedendo che si era ripresa marsupio e doppietta fece almeno tre passi indietro.

«Emerald, lui-» avviò a dire Kevin, ma fu bruscamente interrotto.

«forse quel che ha fatto Meat non è stata la cosa più logica del mondo, ma non ci sarebbe stato bisogno se tu ti fossi fermato. Volevi dimostrare di essere il più grande wrestler dell’Universo, vero?» si avvicinò ancora «beh, hai sbagliato. Così hai dimostrato solo di essere il più grande stronzo».

Trattennero tutti il fiato.

Per Kevin fu una pugnalata in pieno petto, così come lo era il suo sguardo, ma era ancora in “switch”, e le parole di Emerald ebbero dunque solo l’effetto di fargli montare ancor di più quella rabbia gelida che l’aveva preso durante il match e non accennava ancora ad andarsene.

«e tu, dopo di lui, la più grande stupida» ringhiò di rimando.

«…Meat…e adesso io…sono senza trainer e…tanto chiunque può allenarmi, Terry, Wally…» balbettava Kid.

«sbagliato» lo corresse Jacqueline con un sorrisetto «le regole stabiliscono molto chiaramente che il tuo allenatore e secondo non deve mai aver sfidato uno dei tuoi potenziali avversari. Indi il texano che strilla, il tricheco palla di pelo, ed anche l’antilope, sono tutti ineleggibili».

Era una minchiata grossa come tutto lo stadio. Se Terry aveva fatto da secondo a Slyscraper, che peraltro era nel gruppo rosso come Kid, perché non avrebbe potuto essere anche il secondo del suddetto? Oh si, era una stupidaggine bella e buona, detta per ammansire il crudele e sensuale uomo con cui sarebbe uscita il giorno dopo. Per favorirlo, per aiutarlo.

«lasciala perdere Kevin. Come puoi pretendere che capisca?» disse duro Flash.

Quella era l’occasione perfetta per liberarsi della presenza di Emerald una volta per tutte. Niente più problemi, solo una grande pace…

Gli sarebbero mancate le battaglie. Gli sarebbe mancata la sua arcinemica, in un modo che nessuno, nemmeno lui stesso, riusciva a comprendere appieno. Ma vincere veniva prima di tutto.

E quanto a quel che sarebbe successo dopo, la decisione di Emerald e tutto il resto…si sa.

 

 

 

“…ecco come siamo arrivati a questo. Anche io sto a farmi certe domande…”

«ah…Emerald…»

«si?»

«dove andiamo adesso? Io ho paura…ho paura di affrontarli…» confessò Kid.

Emerald andò verso la moto. «salimi dietro» disse semplicemente, togliendo il cavalletto.

Lui obbedì.

«…e se provi a scappare ti impallino» lo avvertì, mentre partiva.

 

 

***

 

 

Indi, ci siamo.

Inutile dire che senza il sostegno di chi legge, segue, recensisce e preferisce difficilmente la storia sarebbe arrivata fin qui. Quindi, grazie. :D

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Capitolo 21
*** 19- discorsi ***


Arrivati al Beverly Park, Kid Muscle ed Emerald -che aveva parcheggiato la moto vicino alla minuscola casetta di legno in cui lui  viveva ormai da circa un anno- entrarono nella suddetta senza scambiarsi ancora una parola. Nessuno dei due infatti aveva detto più nulla per tutto il viaggio, troppo presi a pensare a quanto era successo.

Emerald si guardò attorno. Conosceva già bene l’interno di quella casetta, ma non avrebbe mai pensato di dover finire a trascorrerci due settimane.

Già, perché non sarebbe certo tornata a casa propria. No, no. Assolutamente. Casa era troppo vicino a due persone con le quali, momentaneamente, proprio non voleva imbattersi.

L’atteggiamento di Kevin l’aveva semplicemente sconvolta, e pur continuando a pensare che quanto era accaduto fosse anche un po’colpa sua trovava orribile che avesse “superato la linea”.

E le aveva pure dato della stupida!

Ma quella Emerald poteva riconoscerla come una reazione a “hai dimostrato di essere il più grande stronzo dell’Universo”.

No…quello che l’aveva fatta inferocire in quel modo era stato un misto tra il fatto che Kevin avesse preso in giro Meat -che si era ridotto in quel modo nel tentativo non solo di salvare Turbinskii ma forse anche di evitare a Kevin di diventare un assassino- ed il non essersi fermato quando lei aveva supplicato di farlo, cosa che invece prima avrebbe fatto immediatamente rendendosi egli stesso conto di stare esagerando.

E Flash, poi… naturalmente si odiavano sempre, ma proprio ora che tra una cosa ed un’altra i rapporti si erano fatti un po’meno tesi era andato tutto di nuovo a catafascio.

Ed ora lei era schierata con l’unico avversario col quale a Kevin fosse mai importato davvero combattere, Kid Muscle, e a fare proprio quello che oltre tre anni prima aveva dichiarato di non voler fare: l’allenatrice.

Forse suo padre -quanto sperava che arrivasse a breve!- sarebbe stato contento di vederla, anche solo per una volta, mettere in pratica quel che le aveva insegnato…ma era l’unica cosa buona di tutta la faccenda, che tra l’altro era resa ancora peggiore dal fatto che al di là di rabbia, delusione ed orrore, nonché la consapevolezza che il giorno dopo si sarebbe portato a letto Jacqueline, lei fosse ancora innamorata di Kevin.

Un Kevin che aveva decisamente bisogno di una lezione per tornare sulla retta via.

Insomma, il fatto che altri sbagliassero non significava certo che dovesse farlo anche lui, giusto? E che lei stessa avesse un lato oscuro che la portava a fare cose che normalmente non avrebbe fatto non significava che anche Kevin dovesse lasciare che questo prendesse il controllo in quel modo.

Oh, ma quanto sarebbe stato tutto più facile se quell’amore non fosse mai esistito!

«io e Meat…dividevamo il letto» disse piano Kid «non so se tu…nel caso avessi pensato di stare qui, insomma, io dormo sul pavimento e…ma mi alleni davvero?»

« si, ti alleno davvero. E non c’è bisogno che tu dorma sul pavimento, Kid. A dirtela tutta ho dormito con più uomini in quest’ultimo periodo che in tutto il resto della mia vita, uno in più non fa differenza» si gettò sul letto «e se non altro con te ho la sicurezza che non tenterai di uccidermi nel sonno…»

«eh?!» allibì Kid «che vuol dire?»

«niente».

Kid si sedette a terra a gambe incrociate. «ma tu sei proprio sicura di quel che stai facendo?»

«a te serve un trainer si o no?!» sbottò la ragazza per poi cercare di rilassarsi e fare un respiro profondo «scusami Kid, non volevo trattarti male. Mi spiace».

«no…tranquilla. Insomma mi rendo conto che per te non dev’essere facile…da quanto ne so tu a Kevin tieni molto».

Lei sbuffò. «lui a me per niente, però. E poi...è anche per questo che non posso lasciarlo fare. Lui ha oltrepassato la linea, Kid» disegnò la suddetta in aria, con un dito «non si è fermato nonostante lo abbia supplicato, e se lo avesse fatto Meat adesso starebbe bene. Kevin ha perso il senso della misura. Bisogna che lo riacquisti…» tirò fuori la doppietta con un gesto improvviso «dove-cavolo-vai?!»

Kid, che stava strisciando verso la porta, diventò blu ed un grosso sorriso stupido gli comparve sulla faccia. «eeeeeeeeeeh a comprare il latte!»

«e che ci faccio col latte? Se mi poi usciamo insieme a comprare la grappa. Un bel po’…di grappa» aggiunse con un sospiro «e del buon vino rosso. Credo proprio che mi servirà…»

«ahem intendi allenarmi da ubriaca?» le domandò Kid.

«non voglio ubriacarmi mattina e pomeriggio, solo la sera. Per evitare incubi bisogna svuotare la testa prima di andare a dormire, giusto?»

«eeeeh…giusto?»

«sapevo che avresti capito».

In verità Kid non aveva capito più di tanto. E quel poco, non gli sembrava poi così giusto. Ma com’era che si diceva, “questo passa in convento”, e quello che passava in convento al momento era Hammy. Lui non aveva più un istruttore, lei si era resa disponibile; tanto per restare in tema di proverbi, o mangi la minestra o salti dalla finestra. E Kid Muscle di saltare dalla finestra non aveva voglia.

«ma se per esempio io andassi a cercare mia madre…» tentò poi.

«Kid, ho capito che hai paura, piantala con queste scuse…e il latte, e la mamma…dimmi “ho paura e vorrei fuggire”, che fai prima!» borbottò Emerald.

«vuoi che lo dica?! OK! Ho paura, vorrei fuggire, temo che Kevin mi rompa tutte le ossa e non ho idea di che fare contro lui e Lord Flash! Sei contenta adesso?!!» strillò il kinniku scoppiando a piangere dalla paura come suo solito «se lo sei meglio per te, perché io invece non lo sono per niente! Meat è all’ospedale, senza di lui non so che fare, è vero che ci sei tu però…» guardò tristemente in basso «non è la stessa cosa. Io e te siamo amici, diciamo anche amici stretti, ma qui si tratta di mettersi completamente nelle tue mani. Io lo so che tuo padre ti ha addestrata per fare proprio questo, ma tu non hai mai voluto saperne…e poi…io a parlare con te non ho problemi, ma mi è sempre sembrato che ci fossero tante cose che tu invece non mi dici, come non le dici agli altri».

«Kid…»

«e non solo, ma mi trovo anche ad avere paura che tenendo molto a Kevin tu possa finire per abbandonarmi, ed in quel caso sareste tre contro uno!»

Anche Emerald si era messa a sedere a gambe incrociate, sul letto però. «insomma è una questione di fiducia».

«…si».

Hammy lo guardò a lungo. «se voglio allenarti non è solo per dare una lezione che riporti Kevin sulla retta via, ma anche perché voglio bene a Meat. E perché gli sono debitrice» disse «lui mi ha sempre aiutata per quanto ha potuto, Kid. Mi è sempre stato vicino. Mi fidavo di lui al punto di raccontagli cose che non ho raccontato a nessun altro. Si, hai ragione: ci sono diverse cose che non ti ho detto. Sono storie…pessime…e di raccontarle non mi andrebbe, ma…se accetterai che io ti aiuti non voglio che finiamo nelle condizioni di Kevin e Flash all’inizio dell’incontro di oggi. Perciò, se mi chiederai di dirti tutto quel che mi sono risparmiata di dire a te e agli altri fino ad ora, Kid, lo farò. Serve che ti fidi completamente di me come io e i tuoi amici ci fidiamo di te sul fatto che non ci deluderai, nel prossimo incontro» gli sorrise «sei un Kinniku. Indi, sei un campione».

Quando Emerald disse così Kid si commosse. Aveva ragione lei, come aveva potuto pensare di scappare via e non affrontare l’incontro? Non poteva certo deludere i suoi amici, la sua famiglia, tutti quelli che lo avevano sostenuto!

Ma la paura faceva ancora novanta.

«grazie. Hai ragione, io non posso scappare così. Però voglio anche sapere qualcosina di più».

La ragazza dopo un paio di esitazioni annuì.

Se voleva che Kid si fidasse di lei doveva dirgli tutto,  o quasi. Il dettaglio della sua disastrosa nottata col suo arcinemico lo avrebbe tenuto per sé. Ma quanto al resto, ormai, poteva anche raccontarglielo.

«ok. Ma non ti piacerà quello che sentirai… vedi, è una storia abbastanza sordida. Dunque, tutto è iniziato quando mio padre , diversi anni fa, si è trovato in pessime condizioni economiche…»

 

 

 

Neanche a casa Mask l’atmosfera era delle migliori. La gioia di entrambi di essersi ritrovati, infatti, era stata completamente guastata dalla decisione di Hammy di allenare Kid Muscle.

Kevin era nelle condizioni di qualche sera prima, furioso e disperato. Come aveva potuto fargli una cosa simile dopo tutto quello che avevano passato? Emerald, Hammy, il suo Scimmiattolo, la ragazza con cui avrebbe voluto stare insieme per tutta la vita, lo aveva tradito in quel modo.

Non riusciva a crederci. Se n’era veramente andata? Aveva veramente compiuto quella scelta assurda?

Aveva ancora in testa il tono gelido della sua voce, la durezza e la ferocia del suo sguardo. Più ci pensava meno lo riteneva possibile…

“Kevin Mask. Sta’ ZITTO”.

E lui le aveva obbedito. Poi lei gli aveva dato dello stronzo…lui della stupida…ma forse la colpa era sua. Aveva ignorato le sue urla, aveva ignorato le sue suppliche, aveva ignorato lei, e adesso ne pagava le conseguenze. Già solo per questo, a quel punto, finalmente Kevin fece lo “switch” inverso.

Aveva detto a Turbinskii che non gli importava più niente di Emerald! Bugia, menzogna! Altro che “non mi importa”, gli importava eccome.

Che figura aveva fatto? Quello, il mezzo aereo bastardo, a dirle che l’amava praticamente durante tutto l’incontro; lui invece ad ignorarla, maltrattarla ed uscire pure con un’altra.

Lei lì sotto a preoccuparsi per lui,  lui a pensare solo al massacro.

Lei ad urlargli che non c’era bisogno di essere così spietati, e lui più crudele che mai.

Lei a supplicarlo di farla finita, lui a fare tutto il contrario.

Oh, Dio. Forse non aveva tutti i torti a dargli del coglione.

Che diavolo, aveva ridato fiducia -e riaccolto in casa- Flash a parità di torti, perché con lei non aveva fatto lo stesso? Tanto più che ne era innamorato!

“Kevin non farlo, non oltrepassare quella linea, ti prego”.

“non oltrepassare quella linea”.

Non “ti prego non fargli più del male perché lo amo”.

C’era una differenza fondamentale, ed era che lo aveva supplicato per il suo stesso bene, più che per il bene di Turbinskii.

Le aveva mostrato il suo lato peggiore…ovvio che adesso lei non volesse più saperne…

“per quanto, pensandoci bene, a proposito di lati peggiori credo di aver finalmente capito cosa intendeva Lord Flash col dire che Emerald non è solo ‘Hammy’. Per un attimo ho temuto che ci freddasse sul posto!...ah, ma che vado a pensare? Lei non lo farebbe mai! Non a me…” pensò “e per quanto continui a pensare che Meat sia stato completamente idiota, forse se non avessi detto nulla, se l’avessi ascoltata, lei sarebbe qui. Forse avremmo risolto. E io non dovrei più uscire con Jacqueline MacMad. Ma che avevo in testa quando le ho chiesto di uscire?! In certi casi mi viene da pensare che Emerald non ha torto quando mi da’ del coglione. E adesso?...che faccio?” fece uno sbuffo nervoso e cercò di tornare in sé “d’accordo. Basta piangersi addosso. Ormai lei è contro di me. Ha scelto di stare dalla parte del mio avversario. Devo agire di conseguenza”.

Però stava male come un cane.

Anche Lord Flash era pensieroso. Pur conoscendo l’altro lato di Emerald tutto si sarebbe aspettato ma non un voltafaccia simile da parte sua. Ma non era quella che teneva tanto a Kevin, lei? E andava ad allenare il suo avversario?! Roba da non credersi. Flash si sarebbe aspettato scenate, arrabbiature -verso Kevin- e verso di lui puntamenti di pistola, nuovi tentativi di omicidio, un paio di altri sfasci…no quelli non se li aspettava, se mai ci sper-NO, niente!!!...

Insomma, per farla breve, tutto ma non questo. E se lì per lì era stato semplicemente euforico all’idea di poter allenare Kevin in santa pace, da quando erano saliti in macchina per tornare a casa aveva già iniziato a cambiare idea.

Non riusciva neppure a capire bene perché Emerald se la fosse presa tanto. Ok, era stata completamente ignorata per tutto il match, ma era davvero solo per quel motivo? Il secondo switch lo aveva avuto quando Kevin aveva definito -giustamente a parer suo- stupido Meat. Beh, che quei due fossero amici si sapeva. Ma nonostante ciò la reazione della ragazza era stata assolutamente eccessiva, per un semplice “amico”.

Sempre che fosse tale. A questo punto il russo si permetteva di dubitarne.

…chissà, magari se avesse saputo che Meat era a conoscenza di tutta la storia da mesi, incluso il loro sfascio, avrebbe capito i motivi del comportamento di Hammy…

«quella ragazza ha più difetti che pregi, eppure non avrei mai creduto che avrebbe fatto una cosa simile. Tradirti proprio prima del combattimento più importante che tu abbia mai affrontato».

Kevin si tolse l’impermeabile e lo appese all’attaccapanni. «che faccia quello che vuole, non mi interessa più ormai. Ha fatto la sua scelta, ha voluto tradirmi, e le conseguenze saranno quelle che saranno» disse in tono più fermo possibile. Peccato che poi rovinò tutto con…«ma perché è dovuto finire tutto così, con lei? Io non volevo questo».

“possibile che sia ancora perso dietro a lei, anche dopo questo tradimento? Possibile?!” pensò Flash, pur non essendo stupito da questo quanto piuttosto quasi rassegnato. «è andata com’è andata».

«e se…tornasse…»

«devo ricordarti che giusto poco fa le hai detto che non l’avresti riaccolta al tuo fianco nemmeno se fosse tornata strisciando? Hai già cambiato idea?» gli chiese il russo in tono quasi sarcastico «una cosa del genere è imperdonabile».

«io so per certo solo una cosa, Lord Flash: che non doveva finire in questo modo. E che se lei, ed anche TU» lo indicò «aveste agito diversamente probabilmente sarebbe anche finita, diversamente. Con te qui, e con LEI qui, esattamente come dovrebbe essere! È vero che ti ho riaccolto però sia chiaro: alcune cose devono cambiare. E abbiamo anche parecchio di cui discutere, in primis la tua ostinazione a non volermi dire chi sei davvero, tanto da essere arrivato a ricattarla pur di farla stare zitta! Perché lo hai fatto, perché lo fai?! E non tirare fuori bugie melodrammatiche come hai fatto quando ti ho chiesto del tuo passato».

Lord Flash lo guardò a lungo esitando, pur avendo immaginato già da prima che Kevin gli avrebbe fatto una richiesta del genere. Un po’lo capiva, povero ragazzo, aveva creduto per mesi che le cose stessero in un certo modo per poi vedere improvvisamente aprirsi il vaso di Pandora e scoprire che invece c’era molto, molto altro sotto. E se tutto fosse andato come doveva andare  Kevin non avrebbe mai saputo cosa c’era in fondo al vaso, sepolto in un mezzo oblio di alcol, fumo e droga.

«tra le altre cose potremmo dire che lo faccio per salvarmi la vita».

“salvarsi la…?”

«che vuol dire? Non è che questo chiarisca molto la situazione, se mai mi inquieta ancora di più!» sbottò Kevin «perché qualcuno dovrebbe volerti morto, cosa sei, un ricercato, un ex mafioso, un criminale di non so quale natura, un pazzo scappato da un manicomio, cosa?!»

«non ti sembra che se fossi stato un pazzo scappato da un manicomio avrei potuto ucciderti e darti da mangiare ai cani randagi mesi fa?» gli fece notare il russo.

«non tutti i pazzi sono SEMPRE pazzi» ribatté Kevin «ad alcuni quando si arrabbiano vengono dei raptus che…»

«Kevin, anche io voglio “essere diretto”» mimò le virgolette «come tu lo sei stato prima, nel dirti che se fossi stato un pazzo del tipo che dici saresti morto da un pezzo».

Allegria. «e perché, di grazia?»

«perchè con quella tua maledetta ossessione del mignolo, e qui devo citare per forza Emerald anche se la detesto ed è un modo di dire estremamente volgare, hai veramente scartavetrato le palle. E il mignolo, e il telegiornale, e la cacchetta virtuale transgender, e “ma dov’è Emerald, dove non è Emerald, che fa, che non fa, che dice, che non dice, con chi è, con chi non è”…intendiamoci, io ti ascoltavo, ti ascolto e sempre ti ascolterò qualunque cosa tu voglia confidarmi» puntualizzò «non è che tu non possa parlarmi di qualcosa, se vuoi farlo. E quando lo fai ne sono lieto, perché significa che ti fidi di me. Solo che in tutto questo tempo ho pensato che ti concentrassi troppo su di lei e poco sulla vittoria».

Kevin non disse una parola.

«e comunque, assodato che sono russo, posso bere il tè come mi pare e piace?» gli domandò mentre andavano nel soggiorno e si sedevano sulle due poltroncine.

Anche se Emerald non c’era, evidentemente a nessuno dei due riusciva di occupare il suo posto sul divano.

«seh» concesse l’inglese senza nessun entusiasmo «certo che tutto questo avresti potuto dirmelo prima».

«per farmi cacciare? Sarei andato contro il mio fine».

«e quale sarebbe? Io non l’ho ancora capito, come non riesco a capire un sacco di cose, e tutto questo non mi piace per niente. Sono confuso. E non mi piace nemmeno questo. Ho troppe domande e le poche risposte che ho sono vaghe, io…ho bisogno di fare ordine, capisci?» si guardò attorno «anche qui in casa a dire il vero».

«poi magari ti aiuto».

«POI. Prima, le domande».

Niente da fare, non c’era verso di distoglierlo. «E va bene. ma ti risponderò solo per quanto posso».

«almeno un “si” o un “no” devi dirmelo a tutte» Kevin incrociò le braccia «ti pongo di nuovo la domanda di prima: perché nasconderti?»

«e io ti do la risposta di prima: per salvarmi la vita, tra le altre cose».

«sei un ricercato?»

«no».

«ex mafioso?»

«assolutamente no».

«chi ti costringe a nasconderti?»

«non posso dirlo. Ancora».

E già iniziava con i “non posso dirlo”. Uff.

«è la polizia russa?»

«no».

«i servizi segreti russi?»

«no».

«l’MI6?»

«no».

«la mafia russa?»

«no».

«un mafioso inglese?»

«similia».

Oh. Un piccolo passo avanti l’avevano fatto. A Kevin sembrava di giocare a indovina chi…

«da quanto va avanti?»

«circa undici anni».

«perché?»

«gli servo».

«hai detto che ti vuole morto».

«perché una volta che gli sarò servito poi diventerò inutile».

«ma che cosa gli hai fatto?»

«nulla».

«e allora perché ti vuole morto?!» sbottò Kevin esasperato.

«perché mi considera una bestia rara della quale gli piacerebbe avere la testa».

Silenzio. Kevin lo guardò a lungo, notando che il suo trainer aveva di nuovo quella paura nello sguardo. No, non mentiva stavolta. Ma il ragazzo non riusciva a spiegarsi perché, percome, come fosse possibile una cosa del genere, trattare un uomo come un animale!

«tu non sei una bestia».

Da spaventato lo sguardo del russo divenne triste, e quasi dolce. «purtroppo non tutti la pensano come te, ma ti ringrazio, Kevin».

«la vera bestia è lui. Una caccia all’uomo! Ma che storia è? Io…ah, non so come definirlo».

Lord Flash pensò che Robin Mask a suo tempo aveva detto esattamente la stessa cosa. «un uomo spietato. Ecco come puoi definirlo».

Kevin scosse la testa. «mi sembra assurdo».

«eppure è vero».

«lo so. Non ho messo in dubbio questo».

«torniamo alle domande?»

Preferiva che continuasse il terzo grado pur di non parlare più di quell’argomento. E Kevin, riuscendo a capirlo, poté solo rispettare la scelta. Magari gliel’avrebbe detto più in là.

«va bene. Quindi…sei russo».

«si».

«però hai vissuto in Inghilterra».

«si».

«come sapevi del patto? Insomma…dubito che mio padre l’abbia sbandierato ai quattro venti. Tsk…più ci penso e più rimango sconvolto, ma che gli è saltato in testa?!»

«voleva far si che la famiglia Mask e la famiglia Lancaster si unissero».

«e lo vuole tuttora, direi, visto che ha detto ad Emerald della cosa quando siamo andati a Londra!» Kevin scosse nervosamente la testa «è assurdo…non siamo nel Medioevo. È anche per colpa di questo patto se Emerald ora non è qui. E a proposito, non hai risposto alla mia domanda: come sai del patto? Conosci mio padre».

«…si».

«ecco, che tu lo conosca da un filo più di senso al fatto che tu possedessi quei libri. Ma comunque…perché hai ricattato Emerald?»

«se i risultati delle sue indagini su chi sono realmente fossero trapelati, o fossero finiti in mani in cui non dovevano finire, la persona di cui ti ho parlato prima mi avrebbe trovato. Non avrei dovuto ricattarla così e avremmo dovuto dirti del patto, ma io in quel momento non ci ho pensato. Ho pensato solo a salvarmi la vita e al fatto che devo ripagare una persona per tutto ciò che ha fatto per me, e se fossi stato ucciso o lontano da te non avrei potuto farlo».

«quindi questa persona a cui devi tutto esiste».

«si».

«e non mi dirai chi è».

«non ora».

«tu ed Hammy…Emerald…vi siete davvero quasi ammazzati?» gli chiese, pregando per un “no” nonostante sapesse di “si”.

«più volte».

«la ferita alla gamba gliel’hai fatta tu?»

Ecco, se pensava a quello gli veniva voglia di tirargli qualcosa come minimo.

«si».

«il giorno del mio compleanno».

«eh si».

«quindi non era una slogatura».

«no».

«e nemmeno il tuo braccio era slogato, vero? Non lo muovi ancora bene…»

«mi ha sparato. Mirava ai punti vitali, a dire il vero» puntualizzò «si. Abbiamo cercato di ucciderci sul serio. Ed i danni che hai visto non erano niente, prima era peggio».

«come sarebbe a dire??!! Mi stai dicendo che dopo esservi fatti la guerra avete rimesso a posto casa insieme?» allibì l’inglese, trovandolo semplicemente assurdo.

«proprio. Per non farti preoccupare, sai».

«MA NON HA SENSO!!!»

Il russo fece spallucce. «che abbia senso o meno, è così».

«vi ammazzate, vi alleate, vi coprite, vi odiate, vi diffamate, avete vissuto insieme per tre giorni, è assurdo! Lord Flash…io non riesco a capire. Una persona o la odi o ci vai d’accordo, non è ammissibile una cosa come questa, insomma…» unì le mani davanti al viso, ce lo appoggiò chiudendo gli occhi, prese fiato e tornò a guardarlo «…cosa siete?»

«nemici mortali».

«ma i nemici mortali non vivono sotto lo stesso tetto!!!» strepitò Kevin, più esasperato che mai.

«a volte a quanto pare lo fanno».

«io con questa storia ci divento matto».

«non sforzarti di capire, Kevin».

«mi stai dando dello stupido?»

«no, è che non lo capisco nemmeno io che sono una delle parti in causa, figurarsi tu che sei un esterno».

Kevin iniziava a rimpiangere di essersi avventurato in quel discorso, sia perché non aveva senso che perché l’idea di aver rischiato di perdere uno dei due o entrambi lo atterriva.

«…a proposito…ma che avete fatto tu ed Emerald quei due giorni?» indagò poi.

Al russo tornarono in mente diverse cose, in primis la sua pelle bianca…il corpo flessuoso…Emerald, così giovane, così calda…nonostante quel che le aveva detto, intimamente trovava un vero peccato ricordare così poco di quella notte, nonostante in quei giorni quello non fosse il solo momento in cui si erano trovati -pure se in modo molto meno compromettente- un po’più a contatto.

E al fatto che lei non ricordasse proprio niente-niente non credeva neanche un po’.

«niente di che. Ho letto qualcuno dei libri che ha in casa, devo ammettere che ha una collezione di volumi di tutto rispetto» disse.

«tutto qui?»

«cos’altro volevi che facessimo?»

«ma non è per quello…è solo che…insomma, avete passato due giorni a leggere?»

«più o meno si».

“mmmh…sarà…” pensò Kevin. «ah…sbaglio o Emerald ha cambiato divano? L’ho visto da fuori».

«già».

«chissà come mai. Le piaceva parecchio quel divano, dato che era verde smeraldo».

«non ne ho proprio idea» mentì Flash «a proposito, devo andare a prendere alcune cose che ho lasciato da lei» disse, alzandosi.

«dubito che lei sia tornata a casa, probabilmente…è da Kid Muscle» borbottò Kevin, funereo, alzandosi e seguendolo fuori casa e lungo la via.

«tanto so dov’è la chiave di riserva».

«…ha una chiave di riserva?»

“e perché a me non l’ha detto?!...” pensò Kevin mentre passavano davanti a casa di Emerald e la superavano.

«Lord Flash…casa di Emerald l’abbiamo passata».

«lo so» disse il russo avvicinandosi ad una quercia e battendo due colpi lenti e tre veloci. Poco dopo dall’alto cadde qualcosa di argenteo «bene andiamo…ah, no, un attimo: squiky» disse guardando in alto. Kevin invece guardava lui, decisamente stranito.

«che cos’era quello?!»

«broken squirrelish. A proposito, se mai un giorno uno scoiattolo con uno zaino grigio dovesse parartisi davanti e dirti “squik” tu rispondi “squiken”, altrimenti te lo ritroverai nelle mutande. Quegli animali si infilano ovunque» commentò. Kevin era più allibito di prima.

«ma…che c’entrano gli scoiattoli?» gli chiese mentre si riavviavano verso casa di Emerald.

«credi che la chiave me l’abbia data un fantasma?»

«…vorresti dire che te l’avrebbe data uno scoiattolo?!!»

Le cose erano due, o lo stava prendendo in giro per farlo esasperare o…lo stava prendendo in giro per farlo esasperare. Perché non aveva il minimo senso.

«a dire il vero su quella quercia ci sono cinque famiglie. Non so chi me l’abbia data».

«mi stai prendendo in giro, ammettilo una buona volta!»

«non mi permetterei mai. Perché ti stupisce tanto che Emerald abbia addestrato degli scoiattoli a fare certe cose? Da ieri poi c’è Sammy che va pure a rubare le sigarette in cambio di nocciole».

«…ma…lo scoiattolo di prima allora c’era davvero?...»

Kevin effettivamente era riuscito a vederlo, ma aveva pensato fosse un’allucinazione dovuta alle tante botte in testa.

«già».

«ma tu com’è che sai di questa cosa?» indagò Kevin mentre Flash apriva la porta.

«una volta siamo rimasti chiusi fuori».

Ma certo. Tutto normale.

“ma perché continuo a fargli domande?!”

Appena entrato in casa fu assalito da un’ondata di ricordi. Per la maggior parte erano piacevoli…ma…

“questa è la casa dove Emerald e Turbinskii si vedevano. Quella” guardò verso il corridoio, pensando alla camera da letto, mentre Flash prendeva le cose per cui era venuto “è la stanza dove andavano a letto insieme. E…e lì c’è il letto dove ho dormito il giorno in cui mi sono dichiarato…se ci penso mi viene la nausea, adesso, quello era sotto la doccia con lei! E ho dormito dove quei due hanno…aah, mi rifiuto di pensarci!!!”

«io credo di aver finito. E tu, Kevin?»

«mh?»

«non vuoi riprenderti le tue cose? Immagino che qui ce ne siano parecchie».

…rivoleva le proprie cose?

«si…no…non lo so. Se mai…mi riprendo qualcosa di biancheria intima».

“non vuole neppure riprendersi i suoi vestiti, come se questa per lui fosse solo una condizione transitoria invece che davvero la fine. Come se credesse che Emerald prima o poi tornerà. Io non ci credo nemmeno un po’, dopo aver visto come ci guardava. Kevin non ha ancora capito che non ha più a che fare con Hammy, non avrà a che fare con Hammy durante l’incontro, ma con Emerald J.V.P. Lancaster”.

«come vuoi. Ti aspetto».

Ma quando Kevin provò a percorrere il corridoio semplicemente si bloccò. Non ci riusciva. Non ci riusciva proprio. Fare quei passi verso e poi dentro la stanza di Emerald voleva dire ripercorrere momenti felici che forse non sarebbero più tornati ed una grave umiliazione; non ce la faceva.

«Kevin?»

«non…lasciamo perdere».

«vuoi che ci pensi io? Se mi dici dov’è la roba…»

In realtà dov’era la roba lo sapeva benissimo perché si era concesso una Grande Ispezione dopo che l’impresa di pulizie aveva fatto il proprio dovere. Ma erano dettagli.

«nell’armadio. Il secondo cassetto…in teoria».

“e anche in pratica, Kevin” pensò Flash. «vado io» disse, e sparì nella stanza. Kevin intanto era andato in salotto. Divano nuovo, tappeto nuovo…e…

Una statuetta con un uomo ed una donna che ballavano il tango. Un trofeo precisamente. E la data sulla targhetta, sotto a “1st Place”, risaliva al giorno prima.

«eccomi. Ho preso quel che volevi, ora possiamo andare».

«eh…e questo?» l’inglese indicò il trofeo. Flash fece spallucce.

«andiamo, su».

“che questi due…nah, è troppo assurdo anche per loro” pensò Kevin seguendolo fino alla quercia, di nuovo, dove Flash abbandonò la chiave in un buco sapendo che gli scoiattoli l’avrebbero presa in custodia poco dopo.

«fatto».

«mi sa che con le domande su cos’avete fatto ieri ho finito. Tanto le risposte sono troppo assurde» borbottò Kevin mentre tornavano verso casa sua.

«sono quelle che sono, Kevin».

«io…quando vi ho visti lì insieme davanti al fuoco ho pensato…ho creduto di essermi sbagliato, nel senso...che fossi il suo partner, non il mio. Sono felice di aver sbagliato».

«ti assicuro che possiamo essere tutto meno che partner come lo siamo io e te».

Ossia nel wrestling. Perché invece per altre cose…comunque rientrarono in casa, e come stabilito iniziarono a rimettere un po’in ordine.

«già…è stato un pensiero stupido, tu ed Emerald non potreste essere partner nemmeno a scopone».

A Lord Flash nel sentire quelle parole cadde tutto quello che aveva in mano. «eh…?»

«scopone…il gioco di carte, hai presente?»

«non lo conosco…certo che oggi ho le mani di burro, eh?»

«ogni tanto succede…ma tu guarda che casino che ho fatto…» borbottò «ci sono anche tutte le carte sparpagliate. Giocarci con Emerald era una seccatura, con quella memoria eidetica del cavolo sapeva non solo benissimo quali erano uscite e quali no, ma le ricollegava pure alle strategie che avrei potuto utilizzare con le diverse combinazioni, visto che ricordava pure quell’associazione! Te lo dico…mai scommettere giocando a carte contro qualcuno che ha la memoria in quel modo. Quelli così ricordano tutto…»

Venne interrotto da un nuovo schianto. A Lord Flash era caduto tutto di mano un’altra volta, e l’aria che aveva era da “porco mondo!”.

«Lord Flash, cosa-»

«Emerald ha la memoria eidetica».

«eh, questo lo so. E quindi?» non capiva proprio dove volesse andare a parare.

«Emerald ha la memoria eidetica» ripeté Flash «Emerald c’era ogni volta che provavamo tattiche, strategie, mosse, contromosse vecchie e nuove. Ha visto le prove di tutte le situazioni in cui vanno applicate. Sa tutto quello che ti ho insegnato, anche tecniche che dovevano restare segrete, dato che tu hai necessariamente preteso che fosse presente. Conosce a menadito i tuoi punti di forza e le tue debolezze psicofisiche. Sa che conosciamo il modo in cui bloccare la Kinniku Buster, la Kinniku Diver e la variante ruotata della Kinniku Buster! Sa che userai le mosse di tuo padre, sa che cercherai di mettere a punto l’Assalto Olap, sa che stiamo cercando il modo di bloccare la Muscle Millennium! Sa tutto!» esclamò «sa tutto e se lo ricorda alla perfezione! Può ricreare tutto per Kid Muscle, e volendo può studiare delle contromosse!»

Anche a Kevin cadde da roba dalle mani. Adesso aveva la stessa espressione del suo trainer.

È vero. Emerald ricordava tutto. Come avevano potuto non pensarci?! Lasciare che se ne andasse con Kid Muscle era stato come dare a Kid i filmati completi di tutti i loro allenamenti segreti, inclusi “fuori onda” e “scene eliminate”.

Avevano dato dello stupido a Meat? Erano loro i veri stupidi, ad aver lasciato andare via una specie di videocamera vivente!

«ma…Emerald non…insomma, non ha detto nulla nemmeno a Turbinskii…» farfugliò Kevin «perché dovrebbe…?»

«dico ma non l’hai vista che faccia aveva?!» si prese la testa tra le mani e scosse la testa «e ancora credi che non gli dirà niente? Ma certo che lo farà. Tutto quello che abbiamo provato per mesi, Kevin. Tutto».

«n-non-»

«SI, Kevin, SI. Quella con cui abbiamo a che fare non è la tua cara Hammy, renditene conto una buona volta! Non è “Hammy”! È con la figlia di Mr.Lancaster che dobbiamo vedercela, e se ha imparato qualcosa da suo padre -e non ne dubito- allora siamo in guai seri. Non si fermerà solo perché sei tu, come tu non ti sei risparmiato di finire Turbinskii solo perché lei ti supplicava» calciò rabbiosamente via un oggetto a terra «abbiamo fatto un gravissimo errore!»

Kevin sentiva un gran vuoto, dentro. Quello di qualcuno che era a tanto così da raggiungere almeno UNO dei suoi obiettivi e rischiava di non riuscirci.

«e ora…che facciamo?»

«devi padroneggiare la tecnica Olap, e dobbiamo trovare il modo di fermare la Muscle Millennuim. È l’unica speranza, perché quanto al resto…non possiamo più contarci» disse Flash «dovremo impegnarci più di quanto abbiamo mai fatto. Dovrai permettermi di aiutarti al massimo delle mie capacità».

Kevin lo guardò, inquieto. «tu…pensi davvero che lei…»

«per l’ennesima volta, Kevin, SI» lo prese per le spalle con fermezza «si. E non solo, ma se fossi in te starei attento non solo durante l’incontro ma anche in questi giorni. Mr.Lancaster non esitava a giocare sporco, quando faceva l’allenatore, non vedo perché lei dovrebbe essere diversa nonostante debba ammettere che durante le nostre battaglie non lo abbia mai fatto».

«ma se non lo ha fatt-»

«ma la situazione è diversa, Kevin. Abbiamo una Lancaster arrabbiata, che vuol darci una lezione e che vuole vincere; un mix letale. Per di più allena un kinniku».

«Kid Muscle è un semplicotto ingenuo!» sbottò Kevin «non si può cavare sangue da una rapa!»

«e se Emerald proprio perché è un sempliciotto ingenuo riuscisse a fargli fare tutto quello che vuole?!» ribatté Flash «e non da ultimo, nonostante quel che ha detto non è scontato che Emerald sia la sola Lancaster che ci troveremo ad affrontare» aggiunse cercando di non far tremare la voce sapendo che Kevin se ne sarebbe accorto, e chinandosi a raccogliere quel che aveva fatto cadere.

«…che significa?»

«Howard l’ha chiamata…quella sera» gli rivelò il russo «col dire che a breve sarebbe arrivato qui in città».

«Howard Lancaster però non conosce tutte le nostre mosse. Un conto è che sia Emerald a giostrare il tutto avendo visto ogni cosa di persona, un altro che lo lasci fare a suo padre» disse non molto intelligentemente Kevin, tanto che Flash alzò gli occhi al cielo.

«forse non ha visto tutto quel che hai detto tu, ma è stato a strettissimo contatto con tuo padre, e le mosse di Robin sono parte integrante di quelle che ci sarebbero servite, adesso! Inoltre è molto più esperto di Emerald!»

“per non parlare del fatto che probabilmente vedendolo non capirei più niente dalla paura, ma a Kevin non lo dirò. E spero sempre che ‘presto’ voglia dire ‘dopo l’incontro’!” aggiunse mentalmente Lord Flash.

«…e…se…forse potrei provare…» avviò a dire piano Kevin «…a dirle di tornare».

Sarebbe stato un colpo durissimo al proprio orgoglio, ma cos’era peggio tra quello e perdere l’incontro per il quale si allenava da una vita? Amore a parte, naturalmente.

«e tu credi che ti darebbe retta? Kevin…concentriamoci su quel che ho detto. Senza pensare ad altro. E anche quell’appuntamento con Jacqueline…»

«quello lo annullo, non sono in vena di uscirci» disse subito Kevin «non ne ero in vena nemmeno quando gliel’ho chiesto, figurarsi adesso».

“spero solo che la MacMad non gli renda la vita difficile per questo” pensò il russo.

«bene».

«quindi l’allenamento inizia da stasera?»

«da domani. Hai affrontato uno scontro molto duro, ed io voglio allenarti, non massacrarti. Come hai detto tu stesso…non sono la bestia che qualcuno pensa che sia» disse Flash «questa sera, fisicamente parlando, sarà di riposo. Se hai fame…»

Kevin scosse la testa. «per niente. Non mi va affatto di mangiare. Voglio solo stare…tranquillo» guardò il divano desolatamente vuoto. Niente più Emerald col portatile e con il vasetto delle nocciole vicino, da quel giorno in poi, pensò mettendosi sulla poltroncina di destra «per quanto è possibile».

Il russo si mise su quella di sinistra. «ottimo. E comunque non ho fame nemmeno io».

Anche lui osservava quel divano vuoto, ripensando a tutte le volte in cui ci aveva visto sopra la sua arcinemica, a volte a leggere, a volte a comporre musica, a volte a disegnare, o semplicemente sdraiata senza fare niente…spesso dopo aver appena fatto una doccia, e con indosso una delle tante magliette che via via aveva fregato a Kevin…

«non me ne capacito, Lord Flash. Che sia dall’altra parte. Non me ne capacito».

Ed ecco che, prevedibilmente, ricominciava. Facile che andasse avanti con quella storia per giorni, forse per tutto il tempo.

«siamo in due».

«l’unica cosa di cui ho voglia è mettermi a bere fino a non capire più niente» disse l’inglese «ma primo, non risolverebbe nulla e dunque è inutile. Secondo, la quantità di alcol che vorrei assumere sfora di molto il massimo che mi consenti».

«ragazzo giudizioso. No, bere non risolve niente. Peggiora le cose, se mai!» disse, con l’aria di chi la sa lunga sull’argomento.

«Lord Flash…»

«si?»

«posso continuare con le domande?»

Mh. Quasi quasi avrebbe preferito ascoltare l’ennesimo sfogo riguardante Emerald -il che la diceva lunga su quanto avesse voglia di continuare quel giochetto delle domande- ma purché Kevin si fidasse di lui avrebbe fatto e gli avrebbe detto qualunque cosa.

O quasi.

«se proprio devi…»

«questa però è parecchio personale…»

«hm».

«tu quando mi hai parlato del tuo passato hai nominato una ragazza…» avviò a dire Kevin.

«da, Anja» confermò Flash.

«quindi lei esiste davvero».

«posso essere costretto a mentire su tante cose, ma non su di lei, o sull’amore che provavo per lei. Da, esiste. Ed era davvero bella come ti ho detto, o almeno, a me sembrava una principessa. Ed ho mentito sul fatto che non mi avesse mai guardato, lei…» di nuovo quello sguardo dolce e triste «mi regalava sempre delle collanine di fiori. Ed io pur essendo un maschietto, e nell’età in cui di solito si tende a stare alla larga dalle femmine, ero felice quando lo faceva. E tutto volevo meno che starle alla larga».

Kevin ascoltava in silenzio. Era una cosa talmente rara che Flash gli parlasse di sé senza mentire che non osava interromperlo.

«solo che poi per…cause di forza maggiore…sono sparito da quel paese. E quando sono tornato…avrò avuto la tua età, forse un paio d’anni meno…lei è stata la prima da cui sono andato. Ma non mi riconobbe, e temette anche che volessi farle del male. Provai a spiegarle che ero io…che ero sempre io…ma non mi ascoltò» guardò altrove con aria assente «e non fu affatto piacevole per me. Anzi, voglio dire le cose come stanno, visto che sei tu: fu devastante. Ed il pensiero lo è ancora oggi, nonostante siano passati moltissimi anni» tornò a guardare Kevin «ricordati sempre questo, Kevin: non importa quanto un uomo possa essere duro, non importa l’età, non importa l’orgoglio, non importa la forza d’animo, e nemmeno la maturità o il tempo che passa; ricorda sempre che esistono cose in grado di distruggere qualunque uomo, o lasciargli ferite tanto profonde da rendere loro impossibile rimarginarsi».

Kevin pensò che chiunque lo avesse definito una bestia non capiva proprio un accidenti, o semplicemente non lo conosceva.

«capito. Mi dispiace di…»

«fa niente. Era un discorso che qualcuno doveva farti, prima o poi…e te l’ho fatto io».

«va bene» disse Kevin «grazie».

«hai altre domande?»

«no. Credo che per adesso mi basti. Adesso l’unica cosa che vorrei è dormire per una settimana».

“e svegliarmi scoprendo che Ham...Emerald è qui, ed è stato solo un incubo”.

 

 

 

«…ecco. Soddisfatto?»

«più che altro scioccato, Emerald…» ammise Kid, che non credeva alle proprie orecchie. Che situazione orribile. E lei ne aveva parlato solo a Meat!

In compenso si era tolto una curiosità, avendo avuto la conferma che Kevin fosse -o fosse stato- innamorato di lei.

«ti avevo detto che non ti sarebbe piaciuto, ricordi?»

«si ma…non pensavo che fosse TANTO brutto, ecco».

«adesso ti fidi di me? O ti sei allontanato, piuttosto?» gli domandò la ragazza.

«no…adesso che so…beh, quel che è successo mi da’ un motivo in più per combattere e vincere, anche solo sapendo quanto deve essere dura per te questa situazione. Prima lo avevo intuìto, ma adesso ne ho proprio la conferma. Ma…sei proprio sicura di volerlo fare?»

«si, Kid. E già da ora ti anticipo che pur non oltrepassando la linea come Kevin, forse finiremo ad uscire un po’dalle righe…»

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Capitolo 22
*** 20- rosso di sera... ***


–…quindi l’appuntamento salta. Ho più da fare di quanto pensassi – breve pausa – mi spiace.

«ma come sarebbe a dire che “salta”?! Io ti concedo generosamente di uscire con me e tu annulli?! Lo prendo come un oltraggio! »

E Jacqueline MacMad non scherzava affatto mentre lo diceva. Lei, una MacMad, la donna più bella della galassia, piantata in asso così da un grosso omone sudato qualunque! Che affronto! Che scandalo! E poi perché? Perché “lui aveva troppo da fare”! Possibile? lei era molto più importante di qualunque cosa avesse da fare Kevin Mask! Ma come ragionava quel tipo?!

Per non parlare del fatto che la rossa dubitava seriamente che quello fosse il vero motivo per cui stava disdicendo. Aveva la sensazione che ci fosse tutt’altro sotto, altro che “da fare”, e che questo “altro” fosse di sesso femminile, piatta come una tavola da surf, ed anche del tutto insopportabile.

prendilo un po’come vuoi. Ciao.

«Kevin Mask, non azzardarti a riat-»

TUUT-TUUT-TUUT-TUUT-TUUT

«…ha riattaccato…ha veramente riattaccato, questo zotico, questo pezzo d’infame! Mpf!» Jacqueline lanciò il cellulare sul letto «e io che volevo mettere il mio vestito nero sexy solo per lui! ah, ma questa me la pagherai, Kevin Mask. Me la pagherai eccome!» sbottò guardandosi allo specchio e quasi strappandosi via i bigodini che si era messa per farsi dei boccoli come si deve «commetti solo una minima infrazione durante l’incontro, anche solo per sbaglio, e giuro che ti butto fuori e faccio vincere Kid Muscle. Oh si!» gettò con violenza i bigodini in un cassetto «almeno tutto questo gran daffare che hai non ti sarà servito a niente!!!»

Reazione "molto matura" , insomma, e il brutto era che poteva tranquillamente tener fede a quanto stava giurando.

«che poi…daffare…sei solo uno stupido che si strugge perché è stato piantato in asso da un’imbecille insopportabile bassa e senza seno!» continuò a borbottare «stupido, stupido, stupido!»

«sorellinaaaa…»

A proposito di stupidi, ecco quello per eccellenza, suo fratello Ikimon. Ma non era proprio in vena di starlo a sentire. Non che lo fosse mai, ma quel giorno ancora meno.

«SPARISCI!!!» gli urlò, afferrando un soprammobile e scagliandoglielo sulla fronte con tanta forza da farlo cadere all’indietro, fuori. La porta si chiuse da sola, per fortuna.

«che nervi però» iniziò a struccarsi «possibile che di tutti i chojiin che c’erano l’unico che mi abbia calcolata sia stato Kid Muscle?! Si, magari frequentando una scuola di fascino migliorerebbe ma…è veramente brutto…non come mio fratello, questo è impossibile…» sospirò «…ma poco ci manca!»

 

 

:: due giorni dopo::

 

 

«come on, Kid, non costringermi a minacciarti nuovamente. Lo sai che a me piace di più essere tenera» era in piedi davanti a lui e teneva le braccia incrociate davanti al petto «dunque vai a fare questo accidenti di bagno e scartavetra poco le palle».

«ma l’ho fatto ieri!!! Sono tre giorni che mi fai fare il bagno tutte le sere, non pensi che per il resto di tempo che rimane basti?» si lagnò Kid.

«no, visto che dividiamo il letto. Su, muoviti» gli indicò il bagno con un cenno del capo.

«Meat non era così severo! E poi con lui era più facile. C’era più pratica e meno teoria. Devo davvero tenere a mente tutte quelle cose? E come faccio?!»

«cosa mi dici se io dico hot dog?»

«ketchup».

«e cosa significa hot dog?»

«tattica trentadue».

«alla quale devi rispondere col ketchup, ossia come?»

«devo fargli perdere la calma così che si deconcentri, faccia delle mosse stupide ed io possa colpire» ripeté a pappagallo Kid.

«appunto. Mi chiedi “come faccio a tenerlo a mente”, ma vedo che lo tieni a mente eccome» gli fece notare Emerald «sei come Po».

«come chi?»

«Po. Il panda di Kung-fu Panda. Il maestro Shifu gli ha insegnato grazie al cibo, e tu sei uguale».

«al sensei

«no, a Po ho detto!!!»

«solo che non mi è chiara una cosa…» avviò a dire Kid.

«ne parliamo mentre entri in bagno» disse Emerald spingendocelo letteralmente dentro.

«ma io non voglio!!!» cercò di opporsi il kinniku «NON VOGLIOOOO!!!»

«e che palla che sei! Mettiamola così Mr.Muscle, se fai il bagno ti lavo la schiena».

“altro che entrare in una casa infestata dai fantasmi, questa si che è una prova di coraggio” pensò la ragazza sospirando.

Kid a quelle parole entrò in bagno, fece scorrere l’acqua bollente, si tolse senza alcun pudore i vestiti e si tuffò nella vasca. «sono prontoooo!!!» le passò la spugna «sfrega bene, baby-AHIOOO perché l’hai fatto?!» mugolò massaggiandosi la nuca, dato che Hammy gli aveva dato uno scappellotto.

«non mi piaceva il tuo tono».

«sei manesca!»

«a volte» la londinese lo insaponò ed iniziò a sfregargli la schiena «oh, ecco, era così difficile accontentarmi?»

«mmmmmh, no direi di no…» disse Kid con un sorriso ebete «se entri nella vasca con me poi ti insapono io la schiena…e le spalle…e dovunque ci viene in mente!»

«sei il solito porcello» disse lei alzando gli occhi al cielo e sbuffando una risata «ma no».

«ma con Turbinskii lo hai fatto!»

«ma lui era il mio ragazzo. Tu mica no» gli fece osservare Hammy «non faccio la doccia o il bagno con tutti quelli che capitano».

«ma tu mi vuoi bene».

«ma non tanto da fare il bagno insieme a te» replicò «allora, cos’è che mi stavi dicendo non era chiaro?»

«si…ecco…come faccio a capire se si tratta di un hot dog o di un piatto di lasagne?»

«te lo dico io».

«ma se poi si accorgono e fanno una contro-contromossa?»

«Kid, che vuoi che capiscano di quel che vogliamo fare se mi metto ad urlare, che so, “CASSATAAAAAAA”!!!...? Al massimo penserebbero che io sia pazza».

«…ma era questo che ti ha insegnato tuo padre?»

«mi ha insegnato che ogni incontro è diverso dall’altro, ogni avversario è diverso dall’altro, ogni allievo è diverso dall’altro ed anche se le cose da insegnare magari si somigliano per tutti ognuno è un caso a sé e come tale va preso. Mi ha insegnato ad essere elastica, Kid. Per dire, con te non avrei mai potuto applicare un metodo rigido come quello di Flash per farti ricordare tutte quelle tattiche e le contromosse che stiamo studiando; non avrebbe mai funzionato. Invece facendo così sono riuscita a farti imparare tutta la teoria che serviva in poco tempo» sfregò la schiena con più vigore «dicono che sei stupido…»

«io sono stupido».

«fammi finire! Dicono che sei stupido, ma in realtà non è così, semplicemente la tua mente segue strade alternative…polenta!»

«cacciagione, barriera muscle».

«appunto».

Emerald pensò che avrebbe dovuto dare delle dritte a Meat, quando sarebbe andata a trovarlo. Il suo piccolo amico infatti si era spesso e volentieri lagnato perché non riusciva a mettergli in testa assolutamente niente di teoria, ma lei a quanto pare aveva trovato il modo.

«e poi c’è anche dell’altro che…beh…»

«dimmi, dimmi».

«quelle…cose…farlo distrarre ed attaccarlo pesantemente, attaccarlo mentre è impegnato ad intrattenere il pubblico, i calci nelle…hai capito…i colpi a tradimento, accecarlo e poi colpirlo, insomma, tutto questo mi convince poco e mi piace ancora meno; io non sono così. Per non parlare di quell’idea di cercare di farlo discutere col suo allenatore! Queste sono scorrettezze!».

«non so se ti è chiaro Kid, ma loro due non si fermeranno davanti a niente pur di vincere. Questo toglie loro diversi impicci, e se anche tu non entrerai in quest’ottica partiranno estremamente avvantaggiati» disse Emerald «cosa che non possiamo permettere, se vogliamo vincere NOI e vogliamo restituire a Kevin il senso della misura».

«ma così non sbagliano solo loro, sbagliamo anche noi!» protestò il kinniku «non mi piace! E so che nemmeno a te piace, lo vedo ogni volta che ne parli quanto ti costa pensare di fare qualcosa del genere al ragazzo di cui sei innamorata!»

Già. Era così evidente…ogni volta…

Emerald sapeva quanto Kevin si fosse impegnato, quanta fatica, quanto dolore, quanti lividi, quante notti insonni aveva sopportato per arrivare in finale; sapeva quanto tenesse a vincere, e perché; e infine, Kid aveva ragione a dirlo, le pesava l’idea di dover agire in quel modo anche perché nonostante tutto era ancora innamorata di lui.

Ma lui era diventato assolutamente spietato anche se si trattava di lei. Le era crollato un mito, vedendolo agire in quel modo e vedendosi ignorare così. Che Kevin non fosse un santo l’aveva sempre saputo ed anche accettato, ma non pensava che sarebbe mai arrivato a quei livelli. Diceva di amarla no? Allora avrebbe dovuto darle ascolto come sempre, anche perché lei gli aveva detto di fermarsi per il SUO bene, mica per il proprio.

Ma sembrava che Kevin fosse andato troppo oltre perché questo fosse sufficiente.

Quindi…era costretta a passare a metodi alternativi.

Anche se le dispiaceva.

Anche se l’idea di vederlo perdere la rattristava immensamente.

Anche se così l’avrebbe visto soffrire, e non voleva che soffrisse.

Ma se avesse sofferto, avrebbe significato che il Kevin con amore e senso della misura era tornato.

Ed era questo che lei voleva, no? Vederlo tornare come prima.

Perché “come prima” era ok.

E “come adesso” invece no.

Ma era giusto davvero? Kevin aveva esagerato sul serio, o lei stava agendo solo basandosi sulla sua personalissima opinione, nonché per pura e semplice ripicca?

No, no. Aveva esagerato sul serio, era stato davvero troppo spietato, TUTTI avevano riconosciuto ciò.

Quindi lei non era in errore.

Poteva intervenire? Si.

Doveva farlo? Assolutamente si.

E fatte tali considerazioni Hammy sentiva di poter agire di conseguenza ossia, purtroppo per Kevin,  esattamente come Lord Flash aveva previsto.

«tu hai perfettamente ragione Kid ma, come dice un vecchio proverbio, il fine giustifica i mezzi. E il nostro è un fine buono, perché non si tratta solo di vincere il Torneo».

«si, questo me l’hai già detto, ma io Kevin l’ho sempre visto così. Solo…non fino a quel punto. Da come me ne hai parlato tu, invece, sembra tutt’altra persona».

«perché infatti lui non era come sembrava, altrimenti invece che innamorarmene sarei stata sempre a picchiarlo».

«immagino la scena…ma quindi…devo proprio-proprio farlo? Tutto quello che mi hai detto?»

«si, Mr.Muscle, altrimenti non te l’avrei detto».

«ma…»

«ti sei messo nelle mie mani. Non l’avresti fatto se avessi saputo cosa dovevi fare, isn’t it? Io invece cosa fare, purtroppo, lo so fin troppo bene. E poco conta quanto la cosa mi faccia soffrire. Sii solo un braccio, Kid. Pensa di essere solo un braccio, quando lo farai. Un braccio può solo eseguire. Un braccio non è colpevole. L’unica colpevole è la mente, e la mente sono io; io dunque sarò colpevole, mentre tu continuerai ad essere l’anima candida che sei».

Era un discorso consolante in un certo senso, ma a Kid venne in mente un’altra cosa ancora.

«Kevin non te lo perdonerà».

«Kevin già non mi perdona. Ho fatto trenta, tanto vale fare trentuno, specialmente visto che è per il suo bene. Mi odierà vita natural durante, e già adesso è bene che stia attenta a non incontrarlo in un vicolo buio credo…ma sarà consolante per me sapere che sarà tornato quello di prima. Faticherà anche meno a trovare una ragazza che lo faccia felice, no?»

Evidentemente non aveva capito quanto l’amore del suo caro compatriota verso di lei fosse serio. Primo, non l’avrebbe mai toccata; secondo, nonostante quel che aveva detto se lei fosse tornata probabilmente sarebbe stato freddo come il ghiaccio per un po’di tempo, poi avrebbe ceduto; terzo…trovare un’altra?! Ma lui non voleva un’altra! Non aveva ancora vent’anni, ma su questo punto le idee di Kevin erano chiarissime: o-Emerald-o-nessuna. Un modo di vivere l’amore diverso da quello di lei, che invece era convinta che “nella vita non si sa mai”. Soprattutto perché, per l’appunto, anche lei non aveva ancora vent’anni! Mica potevano essere tutti come i suoi genitori che, conosciutisi al debutto in società di Janice, si erano messi insieme, fidanzati ufficialmente, sposati e mai più lasciati. Quelle erano solo eccezioni. Suo padre gliel’aveva anche ripetuto spesso, questo concetto, e come tutti gli altri le era entrato in testa benissimo.

Forse qualcuno avrebbe dovuto dirlo anche a Kevin, che invece in quel caso aveva fatto come un ramarro* e le si era “appiccicato” appena l’aveva vista passargli davanti!

«io non lo sopporterei» disse Kid «insomma, se litigassi così ferocemente con Roxanne per gli stessi motivi per i quali hai litigato con Kevin cercherei di fare di tutto per riappacificarmi con lei e basta».

«se litigassi con lei per gli stessi motivi NON POTRESTI riappacificarti con lei e basta, Kid, perché una volta diventate in quel modo le persone NON CI TENGONO a riappacificarsi» sospirò lei «lo sai , a volte ti invidio. Tu la fai sempre semplice».

«e…è un bene o un male?»

«dipende. In un certo senso è un bene perché non ti stressi. In altro senso invece è un male perché tu pensi che sia semplice e invece vai a battere il muso su qualcosa di difficile».

Kid socchiuse gli occhi, sempre più rilassato. «io la faccio troppo semplice…e tu troppo difficile…perché se avessi ascoltato Meat…»

«lo so. Ma il brutto di Meat è questo: pur essendo molto intelligente e molto saggio, nessuno lo ascolta…» disse la ragazza, interrompendo improvvisamente lo sfregamento e lasciando cadere la spugna nell’acqua.

«ma perché hai smesso…»

«mi sono ricordata che devo andareaprendereilmiovattelapesca» disse lei rapidissimamente uscendo dal bagno, togliendo la sicura e mettendo un colpo in canna. Aveva sentito dei movimenti fuori dalla casupola, ed era quasi sicura che non fossero di qualche animale.

Ebbe strane visioni di Flash, il suo Nemico Numero Uno, che l’aspettava fuori. Se era lui, beh, era pronta.

Afferrò una torcia, socchiuse la porta principale per poi uscire all’improvviso. Una figura umana -al buio indistinta- stava girando intorno alla casetta.

«mani in alto. Ho una pistola, e ultimamente l’ho usata anche troppe volte».

La figura parve congelare sul posto, per poi alzare lentamente le mani. Emerald riuscì ad intuire che le stava dando le spalle. Non accese ancora la torcia.

«voltati lentamente».

La figura obbedì. Continuando a puntargli addosso la doppietta Emerald accese la torcia, ed il fascio di luce finì dritto sul volto dell’uomo.

«¡caray!** una chica peligrosa, eh? Ma io sono solo un povero contadino che non vuol fare male a nessuno…»

«…El Niño?...» Hammy abbassò la doppietta «come mai sei qui?»

Nonostante fosse stata più che altro dietro alle selezioni di Kevin si era tenuta informata anche su quelle dei suoi amici. Quella di Kid in particolare aveva suscitato non poco scalpore, sia perché era avvenuta all’improvviso e in modo non proprio regolarissimo dato che Kid non si era nemmeno candidato che per tutta quella storia de “il principe e il povero” e bla bla bla.

«a Kid Muscle serve un istruttore. Non indovini chi è stato a mandarmi qui? Naturalmente è stato Meat».

Evidentemente Meat non era a conoscenza dei nuovi sviluppi. Probabilmente aveva chiamato lo spagnolo -o quello che era, Emerald non lo sapeva. Insomma l’accento era spagnolo ma poi boh!- appena era uscito dalla terapia intensiva ed aveva potuto usare un telefono.

“allora domani io e Kid dobbiamo andare immediatamente a trovarlo e…e sentire se…insomma…come sta Tovarich…”

Emerald era una sorta di coagulo di sensi di colpa verso…oh, un mucchio di gente! Gran brutta condizione in verità, la sua.

«quindi è uscito dalla terapia intensiva, ne sono lieta. Domani andrò a trovarlo. Solo una cosa, El Niño: Kid Muscle un’istruttrice ce l’ha già» si indicò «me».

¡caray! Spero che questo ruolo della piccola Lancaster non complichi le cose” si augurò El Niño.

«ma Meat lo ha chiesto a me».

«guarda…sarei più che tentata di lasciarti il posto sinceramente ma, primo, ho dichiarato in mondovisione che l’avrei allenato io. Secondo, è di me che si fida. Terzo, siamo già estremamente avanti riguardo tattiche, mosse e contromosse, ed è solo il terzo giorno; non intendo rallentare il ritmo o fare qualsivoglia inversione di marcia. Quarto, non metto in dubbio le tue capacità, ma io sono stata addestrata una vita a fare proprio questo lavoro qui».

Speranza vana.

Le aveva complicate eccome, dato che Hammy non sembrava voler rinunciare.

«io però…» avviò a dire il contadino, ma Emerald lo interruppe alzando un dito.

«ciò non toglie che potremmo trovare il modo di utilizzarti. È chiaro che Kid Muscle non possa provare molte mosse con me, Kevin è pesante tre volte me e molto più alto, ci sarebbe troppa differenza; tu, invece, saresti adatto allo scopo» rifletté ad alta voce Hammy girandogli attorno «inoltre se fossi disposto ad insegnare a Kid Muscle qualcuna delle tue mosse potremmo infoltirne il numero. Le sue Kevin le conosce, sa come ribattere, il che è un problema non indifferente… ma che Kid utilizzi le tue non se lo aspetta».

«un principe che utilizza le mosse di un contadino…» El Niño doveva ammettere di averci pensato, ma era stata una cosa molto campata in aria.

«ma chissenefrega di chi sono, se son buone son buone no? E poi due degli otto fratelli maggiori di mia nonna Verbena sono contadini» aggiunse, anche se non c’entrava niente «vabbè, comunque, la cosa è questa hombre: tu ci darai una mano e proverai le mosse con Kid, ma quella che terrà le redini continuerò ad essere io, right?...¿claro?»

«claro».

Non era molto felice di ciò, ma se Emerald diceva il vero…che poteva farci? Era già tanto che avesse accettato di metterlo in mezzo.

«e nel frattempo rinfrescherai il mio spagnolo, sono una mezza fanatica dell’imparare le lingue sai» gli disse facendolo entrare nella casupola «KIIID vestiti e salta fuori dalla vasca, abbiamo visite».

Il kinniku “obbedì” uscendo dalla vasca ed uscendo dal bagno con intorno solo un asciugamano. «chi…cosa?! El Niño?! Ma che ci fa qui?»

«lo ha mandato Meat dall’ospedale, a quanto pare il nostro amico si è ripreso un po’. Avrebbe dovuto allenarti lui, ma dato che ci sono già io ci aiuterà a provare le mosse e te ne insegnerà qualcuna delle sue, nella situazione in cui siamo tutto torna utile».

«M-Meat…dall’ospedale…» balbettò Kid «grazie…per aver accettato».

«di niente» disse con calore El Niño.

«domani lo andiamo a trovare, Meat, vuoi?» chiese Emerald a Kid per poi dare un’occhiata all’orologio «¡caray! È l’ora!...ah…andava bene la pronuncia?»

«perfetta, ma…l’ora di cosa?» chiese loro perplesso El Niño «e tu copriti, c’è una signorina qui!!!» intimò a Kid.

«non mi fa specie vedere un uomo seminudo» spallucciò Emerald mentre Kid filava in bagno a rimettersi i vestiti «e quanto alla tua domanda beh…» tirò fuori una bottiglia di ottimo vino rosso da sotto il cuscino e la stappò «dato che domani pensavo di allenarci tutti all’aperto spero sia vero il proverbio secondo il quale “rosso di sera, bel tempo si spera”. Salute!»

Si sdraiò sul letto ed iniziò a bere direttamente dalla bottiglia con El Niño che la guardava a bocca aperta. «m-ma…»

«per domattina sarò a posto».

«ma vuoi bertela tutta?!! Ma sei pazza? Ti rovinerai il fegato, e poi… » si avvicinò al letto e tentò di strapparle di mano la bottiglia, senza successo «devi allenare un chojiin che deve affrontare lo scontro finale con un avversario estremamente difficile! E ti metti a bere?! Tu devi restare lucida!»

«non da quest’ora in poi, amigo. E probabilmente bere tutta la bottiglia mi renderà solo vagamente brilla, sono abituata a roba mooooooooolto più forte» bevve altri lunghi sorsi. Kid, uscito dal bagno, si scambiò un’occhiata con El Niño per poi fare spallucce.

«fa così tutte le sere ormai, ma è vero che diventa solo un pochino brilla…»

«ma non…ma non è…ma non va bene! Dios mio, che gioventù bruciata!»

“e lei dovrebbe allenarlo per vincere?! Non vedo come!...mi farò dire meglio da Kid appena lei si addormenterà…”

«ne riparleremo tra qualche anno quando anche le tue figlie inizieranno a uscire e non tornare mai la sera…» disse Emerald con una risata cretina finendo la bottiglia «la vita è bella amigo!»

«oh cielo…» sospirò il contadino, che aveva l’impressione non troppo vaga che quella ragazza, che teoricamente doveva essere “la mente”, gli avrebbe dato molto più da fare del “braccio”. Ad ogni modo accese la televisione…

…una sessione di prove aperte che presenta gli allenamenti, di solito segreti, del finalista della corona chojiin Kevin Mask!”

Alle parole di Mac in televisione Emerald si rizzò subito a sedere. «Kevin…»

dicci cosa ci aspetta Doc!”

“beh con Kevin vedrete la cattiveria, la strafottenza e la bellezza”.

«eh si eh. Ma che cavolo ci fa sull’impalcatura?...e che cavolo ci fa Flash con una…sfera…da…demolizioni…» il tono di voce di Hammy si abbassò man mano che iniziava a comprendere «a meno che…no…»

E invece si, visto che Kevin si lanciò giù dall’impalcatura, in rotta di collisione con la sfera da demolizioni.

“è una mia impressione o è un comportamento vagamente imprudente? Doc, dicci cosa ne pensi!”

“se Kevin lo considera pericoloso? Non credo. Quella palla rappresenta la potenza di Kid Muscle quando si lancia nella sua Muscle Millennium. Consideriamolo un messaggio che dice a Kid ‘io non so cosa vuoi tu, ma io voglio distruggerti’!…”

«IIIIIIIIIIIIIIH vuole distruggermiiiiiiiiiiiiih!!!» strillò Kid «mamma-mamma-mamma-mamma voglio la MAMMAAAAAAAAA!!!»

«è un allenamento estremamente duro» commentò El Niño.

«…»

Emerald continuò ad osservare lo schermo luminoso per un po’, senza dire niente. Poi all’improvviso...

«io…quel figlio mica capisce niente» borbottò cercando dell’altro vino «io mi sbaglierò…porco mondo mi sbaglierò…porco cane mi sbaglierò…ma secondo me non capisce niente. Si deve far curare il cervello. Si, si. Si deve far-curare-il-cervello» sentenziò stravaccandosi di nuovo sul letto, aprendo la bottiglia che aveva preso e riattaccando a bere «non capisce una beata minchia!!! Finirà per farsi ammazzare in quel modo!!!» strillò, per poi sospirare «…vabbè…torna utile a noi, se arriva allo scontro già massacrato ci sarà meno lavoro da fare…mh. No. Cazzata. Con Kevin vale il concetto contrario» con tre sorsi arrivò a metà bottiglia «vale SEMPRE il concetto contrario, perché lui è un bastian contrario…ma si farà ammazzare lo stesso…STUPIDO!!!» altri due lunghi sorsi «possibile che come mi allontano quello debba fare qualche minchiata?!»

Più si andava avanti più El Niño trovava conferme della propria teoria. Si chiedeva cosa potesse venir fuori, se ad allenare Kid era una ragazza innamorata del suo avversario che la sera beveva per dimenticare.

Anche Kid scosse la testa, preoccupato più per lei che per la propria sorte. Poi, invece, riprese a preoccuparsi per sé.

«Hammy quelli ci ammazzano!!!»

«non se ci alleneremo duramente Kid Mus-» cercò di rassicurarlo El Niño, ma Emerald semplicemente prese una terza bottiglia di vino, l’aprì, aprì la bocca di Kid e ce ne versò dentro metà.

«bevici sopra anche tu, che ti fa bene!»

«ma siete pazzi?!!» allibì El Niño. Emerald bevve l’altra metà della bottiglia numero tre, dopo aver finito la numero due.

«ooooh, la sbronza! Finalmente!» lei e Kid, ubriaco fradicio con quel poco che aveva bevuto, si avvolsero vicendevolmente un braccio attorno alle spalle «dai cantiamo qualcosa!»

«no, adesso voialtri due vi mettete a dormire e-»

«”osteria numero uno!!! In cantina non c’è nessuno!!! Ci son solo suore e frati che s’inc…”»

«ah, ma per favore!» sbottò El Niño «piantatela! Ma non vi rendete conto di quant’è seria la faccenda?!»

«è proprio perché è troppo seria che bevo!» ribatté Hammy «”osteria numero quattro! La Peppina ha rotto il piatto! E per non farlo vedere, se lo infila nel sedere dammelammé biondina dammelammé bion-dà!*3”» cantò insieme a Kid Muscle.

«capitanoooo» guaì Kid «la stanza ondeggia!»

«nooo boss, sei tu che stai ondeggiando, non la stanza» lo informò Hammy «tu non sei abituato a vevere. Bivere. BEVERE!Dob-bia-mo bevere tutta l’acqua del Tevere dobbiamo bevere…”»

«…ma che cos’è il Tevere?» le domandò Kid.

«un fiume assolutamente di-vino!»

El Niño uscì fuori dalla casupola, scuotendo la testa. Oh cielo. Avrebbe dovuto farli sparire, tutti quegli alcolici. Scoraggiato, si allontanò nel buio, ripromettendosi di tornare domattina presto.

E fu proprio in quel momento che, anche da Kid ed Hammy, arrivarono dei giornalisti insieme a Doc e Mac che avevano abbandonato temporaneamente la sessione di allenamento di Kevin. Dopo aver visto quella infatti erano curiosi di vedere come se la stava cavando Kid Muscle. Dunque, loro e i suddetti giornalisti si assieparono tutti fuori dalla casupola.

«e adesso vediamo come se la cava il suo diretto avversario, Kid Muscle, insieme alla sua nuova istruttrice!» annunciò Mac «secondo te cosa dobbiamo aspettarci, stavolta?»

«Kevin Mask e Lord Flash li conosciamo, ma di Emerald Lancaster nelle vesti di allenatrice non so dirti niente. Possiamo solo stare a vedere…» Doc bussò alla porta. Niente «mh…non rispondono, eppure la luce è accesa…»

«eeeeeeeeh la vita di mare è stupenda perché è quella che fa per me! Nnarà nnarà nnarà nnarà- nnarà nnarà nnarà, EH!» si sentì cantare da dentro. Doc si allontanò dalla porta.

«beh…amici a casa, non so bene cosa stiano combinando quei due ma senza dubbio sono allegri…»

«oh, ma ci sono i rumori lì fuori!» si sentì dire Hammy.

«rumori tipo questo?!» strillò Kid, e da fuori si sentì il rumore di un peto micidiale.

«no, altri…fammi andare a vedere va…» Emerald aprì la porta, con i capelli scompigliati e vestita con una canottiera ed i boxer con l’elefantino -che per inciso aveva lavato prima di indossare- di Kid Muscle, ossia vestita per andare a letto. Aveva in mano la doppietta, ma se non altro la bottiglia di vino l’aveva lasciata dentro.

«ah…ehm…» balbettò Mac «capitiamo in un brutto momento?»

«ma no no stavamo per andare a letto…nel senso che andavamo a dormire, porcellini! Ihihih. Eh. Si. Insomma che volete?»

«volevamo chiedere a te e Kid Muscle se avete visto gli allenamenti di Kevin Mask…» disse Doc.

«sie».

Emerald non disse altro.

«e…commenti?» le domandò un giornalista avvicinandole il microfono.

«si un paio di cose da dire ce l’ho, allora, uno: è coglione perché massacrarsi prima di essere massacrato non ha senso» sentenziò con voce un po’malmferma «due, mi sembra comunque il giusto contrappasso…»

«cioè? Non ti seguo» disse perplesso Mac.

«cioè che dopo una vita passata a rompere le palle, che una palla rompa lui mi sembra cosa buona e giusta» di nuovo quella risata cretina che faceva solo quando alzava il gomito «ihihihih l’avete capita?»

«ma sei ubriaca per caso?» indagò Doc.

«io no. Ho solo bevuto un paio di bicchieri, è Kid quello ubriaco!»

Fantastico, veramente.

«ah. Ok».

«ma non badate a quel che facciamo di sera, durante il giorno ci alleniamo seriamente assai, e siamo già a buon punto…messaggio per Flash…piglia il colbacco, i guanti di pelliccia, e torna a casa tua. O, ma non prendetela come una battuta razzista verso i russi, a me i russi piacciono eh! E io piaccio a loro! Anche ai russi vecchi! Ogni riferimento ad un tizio con le chiappe mosce è puramente casuale!...» nonostante la sbronza si rese conto di stare parlando troppo, per fortuna «buonanotte neh» concluse, entrando nella casupola e chiudendo la porta, lasciando tutti di stucco.

«beh, ognuno ha i suoi metodi» disse lentamente Doc mentre lui, Mac e i giornalisti se ne andavano. Emerald li guardava dalla finestra.

«oooh, se ne sono andati. Kid? Ki-id?» provò a scuoterlo un po’ «e che diamine, si è già addormentato…o beh…ripensandoci mica ho tanto sonno…» borbottò afferrando la felpa nera con la zip davanti, il marsupio ed infilando gli stivali «vado a prendere un po’di roba a casa mia…tanto ormai è tardi e quei due non li incrocio sicuro…»

Uscì conciata in quel modo, felpa, canottiera, boxer come pantaloncini e pure sbronza. Nonostante ciò riuscì a far partire la moto…

“ma perché la mia non è una casa come quelle degli americani, che le trasportano proprio?” pensò confusamente la ragazza “che almeno non avrei dovuto guidare fino all’altra parte della città…”

 

 

::circa un paio d’ore dopo::

 

«…che voleva dire che “piace anche ai russi vecchi”?» non solo Kevin Mask si era irritato non poco per la battuta sul rompere le palle, ma c’era anche quest’altra faccenda a farlo innervosire, perché quel che pareva sottintendere non gli piaceva affatto.

«non ne ho la minima idea».

«eppure quel messaggio era per te!»

«ma aveva bevuto come una spugna, non hai visto? Il cielo solo sa cosa voleva dire! Comunque posso assicurarti che non solo lei non mi piace, ma che non ci ho assolutamente messo le mani sopra…»

“che beva è un buon segno perché significa che nemmeno per lei questa situazione è facile e che sta avendo diversi problemi, come speravo, ma ci è mancato poco che si lasciasse sfuggire la verità quella demente!” pensò il russo, inquieto.

«avrà bevuto come una spugna, ma in vino veritas…» commentò Kevin osservandolo sospettoso.

«Kevin! In che lingua devo dirtelo che non me la sono portata a letto?!»

“tecnicamente era il divano”.

«ci mancherebbe altro, non so bene quanti anni hai ma da quel che racconti dovresti averne quasi sessanta, quindi Emerald potrebbe essere tua nipote! Per fortuna che non l’hai fatto…»

«non mi è mai nemmeno passato per la mente di farlo, te l’assicuro».

«…o saresti un grandissimo porco».

Ehm. Era proprio quello. Un porco.

«ti sembro tipo da fare una cosa simile? No, assolutamente. Dai, te lo dico io cos’è: era ubriaca e basta. E ha cercato di mettere un po’di zizzania tra me e te. Ma se continuerai a fidarti di me non avremo problemi di sorta».

Avevano finalmente terminato gli allenamenti, per quel giorno, e dopo aver visto la breve intervista alla tv avevano iniziato a discuterne. Flash, inconsapevole del fatto che nonostante le bevute serali la sua arcinemica si fosse portata molto avanti, si era perfino rilassato un po’, dandosi dello sciocco per la preoccupazione dei giorni passati. Emerald era sempre Emerald, la puttanella fumatrice, sciocca e beona. Come poteva averne avuto paura? Non era suo padre Howard, per quanto potesse somigliargli.

«vero. Però…Emerald non dovrebbe bere in quel modo, le fa male! Ero riuscito a farla quasi smettere di distruggersi i polmoni con le sigarette, e adesso vuole mandare al diavolo il fegato? Possibile che come mi allontano lei debba fare qualche stupidaggine?!» sbottò Kevin, senza sapere che Hammy aveva detto una cosa analoga. Quei due erano proprio fatto l’uno per l’altra, c’era poco da fare.

«a me risulta che lei le faccia anche quando sei presente» gli fece notare Flash «non è per Emerald che devi preoccuparti! Preoccupati per te! e per…la gamba…»

«ti ho detto che sto bene. E poi…mi hai fasciato. Quindi è tutto ok, davvero…» lo rassicurò l’inglese, che alzò bruscamente la testa sentendo un rumore conosciuto.

«Emerald».

«come?»

«la moto di Emerald!» si alzò di scatto e corse verso la porta «l’ho sentita!»

«Kevin, resta dove sei!» gli intimò il russo, che aveva un orribile presentimento e temeva il peggio. Oltretutto si domandava anche come poteva aver fatto Emerald ad attraversare la città in moto, brilla e senza avere incidenti. Gli pareva impossibile.

«no, non ci penso nemmeno!» l’inglese aprì la porta con tanta irruenza che quasi la scardinò, lanciandosi fuori ad inseguire una moto che in realtà avrebbe potuto essere quella di chiunque, ma stava scomparendo proprio lungo la via dove abitava la ragazza «Emerald!!!»

“perché io la vedo male? Perché io ho questo orribile presentimento?”

Lord Flash se lo sentiva addosso, una morsa allo stomaco, brividi freddi lungo la schiena. Aveva paura, ma non per sé: per Kevin.

“dovrei seguirlo, ma se lo facessi so che non gradirebbe, e al momento quello che serve a me è un Kevin con un rapporto pressoché perfetto col sottoscritto” pensò “e poi…potrei anche sbagliarmi, no? potrebbe anche non succedere niente”.

Ma era solo una speranza a cui non credeva minimamente.

 

 

***

 

* questa faccenda dei ramarri che si affezionano è vera. Il mio bisnonno confermerebbe, visto che ce n’era uno che da quando l’ha visto lo ha sempre seguito finché non è morto (il ramarro, s’intende) schiacciato sotto una macchina.

** nel doppiaggio inglese lo dice, quindi ho voluto mettercelo.

*3 questa quando andavo alle medie era un classico.

 

 

Allora. Colgo l’occasione per ringraziare qualcuno arrivato un po’più tardi, ma che da quel momento ha sempre lasciato una recensione: Fedies! Oh yeah.

E grazie anche a tutte le altre, cosa credete, che mi sia dimenticata di voi? :D

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Capitolo 23
*** 21- trouble, troublemaker... ***


Erano lì da due ore ormai.

Lord Flash, il “russo senza cuore”, seduto sul divano, che in un paterno gesto consolatorio teneva stretto al petto un uomo di quelli che ne hanno passate tante senza mai versare una lacrima e che, invece, da ore stava dando fondo a tutta la riserva.

«n-non era questo c-che vo…volevo!…se questo è il p-prezzo da p-pagare è…è…t-troppo alto!…»

Flash chiuse gli occhi. Purtroppo capiva fin troppo bene quel che stava passando Kevin, dato che a lui era successa la stessa cosa con Anya anni ed anni prima. E ricordava bene quanto facesse male, dato che ancora oggi quella ferita non si era chiusa.

Aveva pregato che a quel povero ragazzo non dovesse mai capitare una cosa simile, ma evidentemente le sue preghiere non erano state ascoltate da nessuno.

Ed aveva un’orribile impressione a riguardo.

“forse lo ha fatto apposta” riaprì gli occhi ed osservò brevemente Kevin, e la sua maschera appoggiata poco distante “si…spero di sbagliarmi. Prego di sbagliami. Sapevo che avrebbe potuto mettere in atto qualche colpo basso, ma non voglio pensare che sia davvero arrivata a tanto. Spero che fosse davvero ubriaca, che non fosse tutta una manovra che conducesse a questo”.

 

 

 

::due ore prima::

 

 

«mh…casa non è distrutta…tanto meglio» borbottò Emerald mentre entrava in casa propria barcollando e sbattendo qui e là. Come avesse fatto a guidare la moto in quelle condizioni era davvero un mistero, visto che era ubriaca fradicia. E non lo era solo per le tre bottiglie di vino -due e mezzo- che si era scolata con Kid Muscle, quella era roba da poco; ad aver fatto veramente effetto erano le quattro di liquori vari che si era fermata a bere in un bar durante il tragitto!

Comunque, riuscì a trovare anche la strada di camera sua e dopo aver sbagliato qualche interruttore riuscì accendere la luce nella stanza, andò fino all’armadio e cacciò nel borsone vicino qualche vestito a cavolo e dell’intimo. Resasi conto con un po’di fastidio che per qualche strano motivo il marsupio le impicciava -lo aveva allacciato male attorno ai fianchi- mise nel borsone anche quello, col dire “tanto a che mi potrebbe servire?”.

Sempre barcollando uscì dalla stanza, spense la luce, camminò lungo il corridoio e nella zona living per poi uscire anche di casa.

Fu a quel punto che Kevin, dopo essersi fatto coraggio per tutto il tempo da quando l’aveva vista scendere dalla moto ed entrare in casa in poi, decise di mostrarsi.

«Emerald…» disse piano, avvicinandosi lentamente.

La ragazza sobbalzò, divenne bianca come un foglio di carta e sgranò gli occhi verde smeraldo facendo un passo indietro.

Nei fumi dell’alcol non riusciva nemmeno a vedere bene Kevin, figurarsi a capire che intenzioni avesse. Aveva le percezioni tanto alterate che per un attimo le parve perfino di vedere negli occhi di lui un bagliore rosso simil-demoniaco che in realtà non c’era proprio stato.

Istintivamente cercò il marsupio.

Non c’era.

Perché non c’era?!!

Ah, già, era nel borsone. Che cogliona era stata! E adesso?! Quello era venuto lì per massacrarla e lei non poteva difendersi!

Indietreggiò ancora. «n-non ti avvicinare!» esclamò, con paura reale nella voce. Già solo per quella reazione Kevin si sentì come una di quelle farfalle che i collezionisti trafiggono con gli spilloni.

«Em-»

«s-stammi lontano ho…de-detto, capito?!» tra l’alcol e la paura farfugliava e barcollava peggio di prima, indietreggiando ulteriormente verso la moto.

Kevin non ci poteva credere.  Hammy…aveva davvero paura di lui?

La ragazza che senza nemmeno conoscerlo bene aveva lasciato la porta aperta così che lui potesse entrare in casa sua…la stessa di Londra…la stessa che gli aveva regalato quei braccialetti, e che portava la catenina che le aveva regalato lui come una sorta di simbolo del loro legame…la stessa che non era mai stata spaventata da lui tanto da dirgli cose che nessuno avrebbe mai avuto il fegato di dirgli, la stessa ragazza grazie alla quale aveva scelto di aprire il libro che Lord Flash gli aveva dato…la stessa di tutti quegli abbracci, quei baci, quelle carezze…una delle uniche persone che lo avesse mai amato…

Hammy, la ragazza che lui amava disperatamente da mesi stava davvero indietreggiando intimandogli di starle lontano, con tutta quella paura nella voce e negli occhi?

«io non…»

«vuoi s-staccare le braccia anche a me…?»

…era davvero arrivata a pensare una cosa del genere, a pensare che lui potesse farle del male quando piuttosto che toccarla per ferirla avrebbe preferito rubarle la doppietta e spararsi in pieno petto?!

«non ti farei mai del male!» ribatté lui in un’esclamazione disperata avvicinandosi ulteriormente, allungando una mano per toccarla «Emerald, ascoltami…»

«non toccarmi!!!» la ragazza andò a sbattere contro la moto che solo per pura fortuna non crollò a terra.

L’inglese si sentì come gelare sul posto, con la mano ancora tesa, quando lei gridò in quel modo con gli occhi resi lucidi dall’alcol e, soprattutto, dal panico.

Mio Dio, cos’era che lei stava vedendo per reagire in quel modo?

I battiti cardiaci acceleravano sempre di più, Kevin se li sentiva rimbombare nelle orecchie ormai; tutta quella faccenda glielo avrebbe fatto scoppiare, quel povero cuore, che sembrava avere una gran voglia di schizzargli fuori dal petto ed urlare ad Emerald di non agire in quel modo, di pregarla di ascoltarlo anche solo per un secondo, di non guardarlo con quegli occhi spaventati perché non c’era motivo, e perché in quel modo lo stava distruggendo.

«Emerald, sono io!…sono sempre io…» Kevin riprese ad avvicinarsi con le mani che tremavano, mentre lei saliva sulla moto con qualche difficoltà e dopo una dozzina di tentativi inseriva la chiave «ascoltami…»

A guardarlo in quel momento Kevin pareva tutt’altra persona rispetto a qualche ora prima quando si era lanciato dall’impalcatura; era esitante, tremante, con la voce terribilmente incrinata e prossimo al pianto. Ma Emerald era troppo ubriaca per notare tutto questo, tutto ciò che riusciva a capire era che lei gli diceva di fermarsi e lui invece continuava ad avvicinarsi, chissà con quali intenzioni, poi…

Emerald stava proiettando in quelle immagini confuse i propri sensi di colpa, tutto quel che pensava di meritare per averlo abbandonato, la delusione e la reale paura che fosse davvero diventato tanto spietato e crudele da essere irrecuperabile. Quello che lei vedeva non era Kevin, era solo una caricatura spaventosa fatta con tinte eccessivamente cupe.

«no!!! Non sei tu! Tu…tu sei solo un mostro! Un mostro!!!» partì, per un attimo parve che sarebbe caduta ma non fu così, e sbandando un po’qua e un po’là lungo la corsia riuscì ad andarsene immettendosi sulla strada principale e riuscendo a sfuggire al “mostro”.

Il quale era rimasto bloccato lì dov’era in stato di shock.

Mostro…mostro…

mostro

Quell’orribile parola con tutto quel che significava adesso gli rimbombava in testa insieme ai battiti del cuore, ancora più veloci di prima dopo che -se l’era sentito- avevano mancato un colpo.

Ecco cos’era che vedeva Hammy, se l’era domandato ed era stato accontentato. Vedeva un mostro, un mostro che gli somigliava.

Era questo per lei, adesso.

Mostro, mostro, mostro!!!

Senza nemmeno capire cosa stesse facendo camminò lentamente verso casa, l’immagine di lei ancora davanti agli occhi.

“sei solo un mostro che gli somiglia!”

Quando dalla finestra lo vide arrivare al vialetto che conduceva verso casa Lord Flash capì immediatamente che, proprio come aveva temuto, gli era successo qualcosa di orribile. Per cui corse immediatamente fuori.

«Kevin!»

Nessuna risposta dal ragazzo che guardava fisso davanti a sé con gli occhi sgranati ed assenti. Lo prese per le spalle, lo guardò lo scosse, ma lui continuò a rimanere fermo.

«Kevin, che è successo?!» il russo era sempre più allarmato «Kevin, reagisci maledizione!!! Di’qualcosa!!!»

«mi…fa male…il petto» disse infine l’inglese con un sussurro rauco per poi crollare a terra. Il cuore batteva ancora più forte di prima, non riusciva a respirare, se non si fosse calmato presto avrebbe potuto arrivare ad avere un attacco cardiaco o qualcosa di simile, oltre all’attuale attacco di panico!

«Kevin!» rendendosi conto di quel che stava succedendo Flash, in primis, fu costretto a togliergli la maschera per permettergli di respirare meglio. Poco importava se era contro le tradizioni, ne andava della vita di quel povero ragazzo! «Kevin, cerca…cerca di stare calmo, va tutto bene, capito? qualunque cosa sia andrà a posto, ci sono io qui, d’accordo?» gli mise una mano sul petto «ascoltami. È vitale che mi ascolti, mh? Adesso inspira…ed espira…hai capito quello che ho detto?»

«s-…» non riuscì nemmeno a dire quel semplice monosillabo.

«non parlare! Fa’come ti dico! Inspira…ecco…bravo…adesso espira…ancora…uno…due… forza compagno, puoi farcela…» il battito cardiaco era ancora troppo veloce, ma in diminuzione «di nuovo…inspira…espira…»

“ma che diamine gli ha fatto per ridurlo in questo stato?!” pensò Flash, vedendo che man mano che si calmava da quegli occhi in realtà azzurro ghiaccio stavano anche iniziando a scendere le lacrime. Dopo un paio di minuti riuscì a farlo alzare e portarlo dentro casa, facendolo sedere sul divano.

«va tutto bene adesso…dimmi cos’è capitato. Su, compagno!» gli sollevò il viso «dimmi che è successo!»

Cos’era più forte, la disperazione o la vergogna di piangere davanti al suo trainer? Era tutto così confuso, orribile, e lui era ancora in stato di shock…

«qualunque cosa sia me ne puoi parlare. Puoi fidarti di me».

Ormai piangeva tanto da avere la vista completamente offuscata. Si, la disperazione era decisamente maggiore della vergogna.

«no-non le farei mai del m-male i-io non sono un…un m-mostro…»

Flash sobbalzò all’indietro, preda dei ricordi.

“Anya, ti prego, ascoltami, sono sempre io…non ti farei mai del male, io ti amo, ti scongiuro…”

“vattene via, mostro!!! Non toccarmi, non ti avvicinare!!!”

E la sua fuga, quell’immenso dolore, quel totale senso di vuoto, di gelida solitudine.

Guardò Kevin, e lui gli ricordò sé stesso, e quanto anni addietro avrebbe desiderato solo che qualcuno lo stringesse a sé, chiunque, anche uno sconosciuto, dicendogli che “loro” si sbagliavano, che LEI si sbagliava, che lui non era affatto un mostro.

E fu per questo che, messosi a sua volta a sedere sul divano, decise di dare a Kevin quella stretta, quella consolazione che lui non aveva mai avuto.

«no. Non lo sei per niente» lo strinse forte, riuscendo anche a sorprenderlo in tutto ciò «per niente, Kevin».

 

 

::ora::

 

 

«non voleva nemmeno che mi avvicinassi…»

Kevin parlava piano e piangeva ancora, ma stava un pochino meglio. Si, per meglio che potesse un ragazzo a cui la persona che amava di più in tutta la galassia aveva dato del mostro.

«…temeva che le avrei strappato le braccia…io le ho detto che non l’avrei mai fatto, che sono sempre io, e …l-lei i-invece ha detto…che sono un mostro!»

«stupida che non è altro» quasi ringhiò il russo, anch’egli diviso tra l’incredulità, la rabbia verso Emerald e l’immensa compassione verso il suo pupillo «la colpa di tutto ciò è-»

«…mia. è mia la colpa, avrei dovuto ascoltarla, non avrei dovuto agire come ho agito, la colpa è mia!» Kevin si staccò la lui per prendersi la testa tra le mani «mia!!! Se l’ho persa è solo per colpa mia…avrei dovuto metterla al primo posto, prima della vittoria…»

Ed eccolo che ricominciava. A Lord Flash faceva una pena immensa…un ragazzone di due metri e quindici che piangeva in quel modo.

«Kevin…»

«…perché per ottenere quest’ultima ho fatto si che la ragazza che voglio al mio fianco per tutta la vita mi creda un mostro! Che senso ha vincere, adesso?! Non sono neanche sicuro di volerlo più, non mi interessa più, se il prezzo da pagare è questo è troppo Lord Flash…dolore fisico…lo sostengo…dolore in generale…sostengo anche quello…» l’inglese sollevò lo sguardo verso Flash «ma questo…no. Questo…non ce la faccio. Non ci riesco. È troppo grande».

In un’altra occasione il russo avrebbe reagito con durezza, magari dandogli un ceffone per farlo riprendere e dicendogli “ma brutto idiota, ti fai distruggere da una così?!”…ma in quel caso non ci riusciva. Era qualcosa in cui anche lui si sentiva troppo emotivamente coinvolto, avendo vissuto la stessa esperienza.

«lo so, adesso sembra così, ma…si sopravvive. L’ho vissuto anch’io, ricordi?»

Kevin annuì. Il russo gli posò una mano sulla schiena.

«fatti forza ragazzo mio. Cos’è che ti ho detto tante volte? senza dolore e sofferenza, non si raggiunge la gloria».

«a me della gloria non importa niente al momento».

«eppure dovrebbe».

«e perché?!»

«perché oltre a me e la tua volontà, ormai vincere è tutto quello che hai».

Già. Era stato molto diretto, ma non aveva torto. Era proprio in quel modo che si sentiva Kevin, come uno che ha perso tutto ciò che aveva di importante e a cui rimanevano solo le briciole.

Ok, un attimo, Lord Flash non era una briciola. In quel momento a dire il vero era una sorta di porto sicuro. Incredibile che ad avere quel ruolo fosse un tizio del quale non conosceva neppure il vero nome.

Una volta quel ruolo era di Hammy…ma era stata proprio lei a gettarlo nel mare in tempesta.

«…non è bello. Ma purtroppo è vero».

«inoltre avrei da dire una cosa ma…è solo un’ipotesi. Ed è talmente disgustosa che io stesso pur odiando quella ragazza sono restio a prenderla davvero in considerazione».

«di…dilla».

Per un attimo gli era mancato il respiro di nuovo.

«Kevin…» iniziò esitante il russo «tu sei proprio sicuro che lei avesse davvero paura?»

Kevin lo guardò perplesso. «non ti seguo, e…» indicò la maschera «me la passeresti per favore? Non ci arrivo».

“mi sento più nudo senza quella maschera che se mi spogliassi sul serio” aggiunse mentalmente.

«tieni».

«grazie» l’inglese fece un sospiro di autentico sollievo, riuscendo anche a fermare finalmente il fiume di lacrime. Era impressionante come una maschera di metallo potesse fare la differenza, per lui «comunque…che volevi dire?»

«volevo dire che per quanto la sola idea mi disgusti, e mi allibisca, non possiamo non tenere in considerazione l’ipotesi che Emerald abbia agito in quel modo per ottenere esattamente questo: distruggerti» disse Lord Flash. L’inglese scosse vigorosamente la testa.

«no».

«Kevin…»

«no! Lei…lei aveva paura davvero» gli occhi divennero nuovamente pieni di dolore «non lo ha fatto per distruggermi. Mi crede davvero…un mostro. E francamente non so se è poi tanto meglio di quello che hai detto tu» distolse lo sguardo «io la amo e lei non vuole nemmeno che mi avvicini!»

«la ami ancora dopo questo? anche se potrebbe aver-»

«se ha paura di me è colpa mia. E se invece dovessi avere ragione tu e lei dovesse volermi distruggere è colpa mia lo stesso, perché IO l’ho portata a volerlo!»

Ma perché quel ragazzo quando si trattava di Emerald doveva essere così cieco, tanto da arrivare a colpevolizzarsi anche se era stata lei a causargli un attacco di panico tanto violento da fargli rischiare anche qualcosa di peggio?!

«eh no, non ti permetto di assumerti colpe che non hai! Devi smetterla con questa cosa di “o lei o nessuna”, ci sono tanti pesci nell’oceano, anche molto più belli…» cercò di dirgli, come sempre, il russo. Ma Kevin scosse di nuovo la testa.

«io non la amo solo perché per me è bella. È vero, io sono giovane, dell’amore…non ho grande esperienza sinceramente… né sono tanto presuntuoso da volergli dare per forza una definizione precisa. Ma quando lei c’è io sono felice, e appena se ne va la rivorrei qui. E vorrei che lei stesse sempre bene, che avesse sempre quel sorriso, perché quando la vedo stare bene sto bene anche io. E nonostante le abbia detto non so quante volte che non volevo che si mettesse le mie magliette, beh, era una stupidaggine perché amo sentire il suo profumo su qualcosa di mio. Come amo trovare le sue cose in casa mia, o le mie nella sua. È come se avessimo donato l’uno all’altra dei pezzi di noi. Si, ci sono tanti pesci nell’oceano. Si, ce ne sono di più belli, di meno pericolosi e…che fumano e bevono di meno…ma se anche riempissi l’acquario con cento di loro non lo vedrei mai pieno, perché mi mancherebbe sempre quell’uno» tornò ad osservare Lord Flash, che non aveva detto più una parola «mi capisci?»

Il russo rimase in silenzio per un po’.

«tuo padre diceva cosa simili quando parlava di tua madre. Ed il loro era amore vero. Peccato che Emerald sia diversa da Alisa…»

«ogni volta che te ne esci con cose come questa mi ricordo che io non so ancora chi accidenti sei, ma adesso non mi importa nemmeno» fece un lungo sospiro «…ma perché doveva succedere proprio a noi? andava tutto bene, fino a pochi mesi fa. Era tutto così bello. A ripensarci, adesso, non mi sembra neanche possibile…e se poi penso che io e quella ragazza effettivamente siamo anche tuttora legalmente promessi…è tutto così assurdo».

“se Robin mi avesse dato retta quando gli avevo detto di spezzare quel patto dando a Lancaster quel che voleva adesso avresti un problema in meno. Anzi…un bel po’, di problemi in meno” pensò Flash “anche a me già allora, quando tuo padre propose un accordo del genere, sembrava assurdo. Si…approfittò…di un amico che aveva l’acqua alla gola ed aveva un disperato bisogno di aiuto per ottenere quel che voleva. Peccato che fosse l’amico sbagliato col quale fare questi giochetti. Ah, Robin…se solo mi avessi dato ascolto quanti problemi avresti risparmiato anche a me!”.

 

 

:: il giorno dopo, undici del mattino ::

 

 

«…ma quindi…no, aspetta, fammi capire bene: ti sei sbronzata di brutto».

«si».

«hai comunque preso la moto ed hai guidato fino a casa tua dopo un pit-stop in un bar, che ti ha fatta sbronzare ancora peggio».

«si».

«forse hai incontrato Kevin».

«si, almeno credo. Ero talmente fuori che non ne sono granché sicura».

«poi hai ripreso la moto, volevi tornare da Kid ma ti sei persa e sei finita in un bar dove hai preso degli altri alcolici».

«a quanto pare…»

«fatto questo sei ripartita, ti sei persa di nuovo, sei finita nel parcheggio di questo ospedale e ti sei messa a bere tutto quello che avevi comprato».

«a-ah».

«poi hai vomitato anche l’anima ed un infermiere ti ha presa e ricoverata credendo che avessi chissà cosa».

Emerald, seduta su un letto dell’ospedale dei chojiin, fece un sospiro. «eh si».

«TU SEI UNA GRANDISSIMA INCOSCIENTE!!! E stai diventando anche alcolizzata!!!» urlò Meat, per poi tossire «e dovrei lasciare che tu alleni Kid?!! Ma neanche per sogno!!!»

«è stato un caso isolato, ok? riguardo Kid sennò procede tutto a meraviglia, abbiamo studiato tattiche e contro-tattiche, e adesso può anche provare tutte le mosse che abbiamo stabilito…»

«tu hai più bisogno d’aiuto di quanto ne abbia Kid Muscle!!!»

Appena aveva saputo che Emerald era stata ricoverata Meat si era fatto mettere in una carrozzella e portare da lei da Checkmate di nascosto visto che non avrebbe potuto lasciare il letto. Se da un lato il fatto che la ragazza non avesse niente lo aveva tranquillizzato, dall’altro lo aveva mandato letteralmente in bestia. Possibile che dovesse sempre mettersi nei guai?! Che quando questi non l’andavano a cercare fosse lei stessa a cercare loro?!

«è solo un periodo un po’così ma sto bene visto, non ho nemmeno avuto un incidente…»

«perché hai avuto fortuna!!! Non si guida la moto sbronzi e senza casco, una moto anche truccata per andare più veloce, poi!!!»

«non lo faccio più. Adesso calmati però, altrimenti finirai per sentirti male» lo avvertì Hammy realmente preoccupata. Riconoscendo che aveva ragione Meat iniziò a fare dei respiri profondi per quanto le sue costole rotte, la milza spappolata ed in pancreas andato glielo permettevano.

«calmo Meat…» si disse «calmo…calmo…calmo…»

Emerald pensò che se mai gliel’avesse chiesto era meglio non dirgli di quel che voleva far fare a Kid durante l’incontro. Non pensava che a Meat sarebbe stata bene l’idea di vedere Kid combattere senza seguire uno straccio di regola.

«tanto oggi volevo venire a trovarti sai…»

«altro che venire a trovare me! Se proprio vuoi allenare Kid Muscle fallo come si deve accidenti, voglio dire…non sei una ragazza stupida, perché ti comporti come tale?!» si avvicinò al letto con la carrozzella «e perché non lasci che sia El Niño ad allenare Kid?»

«perché siamo già avanti, non posso lasciar perdere, un cambio di percorso adesso non è quel che serve a Kid. E poi sbronze a parte ritengo di poter fare di meglio di quanto faccia El Niño, per bravo che sia».

«io questo lo so, ma non è solo per Kid Muscle che l’ho mandato lì. C’erano gli allenamenti di Kevin Mask in televisione ieri sera» la guardò a lungo «con quella sfera da demolizioni».

«questo perché non capisce niente. E poi da quel che ricordo la mia opinione su quella faccenda l’ho detta, “dopo una vita intera passata a rompere le palle, che sia una palla rompere lui è cosa buona e giusta”».

«peccato che poi tu abbia bevuto come una spugna per non pensare a quanto si stia massacrando!!! Ho mandato lì El Niño nonostante sapessi benissimo che ti eri offerta tu come istruttrice proprio per questo motivo!»

«pensi che io non possa sostenere la situazione?!»

«pensa a quanto è successo stanotte e risponditi da sola, considerando che dici che potresti averlo pure incontrato, a Kevin, e non ricordi nemmeno se è vero o no!»

Purtroppo per Mask quell’incontro c’era stato eccome…

«probabilmente era un ricordo fallato, se l’avessi incontrato davvero sarei sempre qui in ospedale ma per motivi più seri…»

«secondo me ti sbagli».

«proprio tu dici una cosa del genere, che sei qui per colpa sua?!» allibì Emerald «sicuro di non avere la febbre?»

«no che non ce l’ho, ed io credo che col tuo abbandono tu abbia peggiorato le cose, sinceramente. Non sono un ingrato e so quanto ti costi aiutare Kid, ma non hai pensato che se Kevin è davvero diventato così spietato lasciarlo sono con Flash sia un errore? Tu vuoi dare loro una lezione, Hammy, ma io non so quanto questo possa essere giusto».

Emerald si alzò dal letto. «…Checkmate! Meat vuole tornare in camera» disse a mezza voce. Il wrestler sgusciò rapidamente in camera e prese la carrozzella.

«va bene, tanto fuori c’è via libera…»

«ah si?» Hammy osservò pensosa la porta per un istante.

«non voglio tornare in camera!!!» sbottò Meat voltandosi verso Checkmate «e tu non pensare di potermi sviare con…» si voltò verso il letto, ma non c’era più niente e nessuno. Né Hammy, né il né il borsone «…ma dov’è andata?!»

«eh? Oh, è scomparsa!»

«va’ a vedere che sta andando a cacciarsi in un altro guaio» brontolò Meat.

E non si sbagliava.

Emerald infatti aveva colto l’occasione di “via libera” per uscire dalla stanza in cerca di un’altra persona, ossia Turbinskii. Non stavano più insieme, ma ciò non significava che non le importasse assolutamente più niente di lui; in fondo, pensa che ti ripensa lo aveva ufficialmente riconosciuto, quel che aveva fatto lo aveva fatto per amore. Per non parlare del fatto che l’ultima cosa che aveva detto prima di svenire e di essere scagliato giù dal ring era stata “coniglietto mio”, mentre la guardava.

Fu per questo motivo che cammina cammina, quando trovò un ripostiglio con delle divise da infermiera, se ne mise una senza stare a pensarci due volte ed abbandonò lì il borsone con l’intento di tornare a prenderlo in seguito. Vestita da infermiera avrebbe dato meno nell’occhio mentre viaggiava nel reparto di terapia intensiva.

Mise su anche una mascherina, tanto per stare sicura, e si avviò lungo i corridoi. Ci vollero tre quarti d’ora per riuscire a trovare la stanza dove lo tenevano.

Era in condizioni spaventose, ancora senza braccia, ancora pieno di ferite. Ma d’altra parte era solo il quarto giorno. Emerald ebbe fortuna, con lui c’era solo un’infermiera di guardia.

«…di già? il cambio era previsto tra un quarto d’ora…» si sorprese l’infermiera. Emerald fece spallucce.

«va’ a capire che combina il primario. Non pensa ad altro se non a toccare i sederi altrui».

L’infermiera alzò gli occhi al cielo. «non me ne parlare…beh, vi lascio…» disse, andandosene via «Cristo se voglio un caffè».

Una volta partita l’infermiera Emerald si avvicinò al letto e tirò giù la mascherina.

«ehi».

Il russo non aveva abbastanza forza per parlare, ne aveva solo per stare sveglio, ma avrebbe riconosciuto ovunque il suo coniglietto. Non ci poteva credere, si era veramente vestita da infermiera pur di poterlo vedere?

«fatti…fatti forza, eh? Mi dispiace tantissimo per quel che è successo. È stata anche colpa mia se…mi dispiace, mi dispiace così tanto!»

Lui avrebbe voluto dirle che era tutto ok, che non ce l’aveva con lei, e che non avrebbe potuto prevedere cosa sarebbe capitato. Ma si limitò ad appoggiare la testa contro la sua mano, sperando che capisse comunque qualcosa.

«mi dispiace anche di averti coinvolto in tutta questa faccenda e…e in una storia senza futuro…hai avuto ragione a darmi dell’egoista. La colpa è mia».

“non avevamo futuro e lo sapevo, non è colpa tua se mi sono innamorato di te” pensò Turbinskii “non è colpa di nessuno”.

«…nnnh» cercò di dirle.

«…come…?»

«nnnh».

«vuoi dire che non è colpa mia?»

«…»

«EHI TU!!!»

L’infermiera di prima, l’infermiera che avrebbe dovuto sostituirla ed un tizio che doveva essere il primario.

«devo filare mi sa» commentò Hammy «ci vediamo».

Corse verso la porta e riuscì a passare tra le gambe del primario, per poi darsi alla fuga lungo il corridoio, arrivare fino al ripostiglio di prima, afferrare il borsone e senza nemmeno perdere tempo a cambiarsi fiondarsi di nuovo in corridoio e fuggire via dall’ospedale in sella alla moto.

«che razza di sfiga però, avrei avuto altri dieci minuti come minimo!» sbottò, mentre filava via lungo la strada facendo dei pericolosi slalom «non ho potuto nemmeno salutare tutti come si deve…tutti fissati con la sicurezza, questi ospedali…»

Fece diversi altri chilometri arrivando quasi a casa di Roxanne prima di imbattersi per caso in un nocciolo. Non poté resistere, scese dalla moto e salì sull’albero.

«se Dio esistesse gli direi di benedire le nocciole!» disse a sé stessa rompendo il guscio di cinque e lanciandosele in bocca «God save the Nuts! The gracious Nuts!» canticchiò, storpiando l’inno inglese.

«squiiiiik!»

Emerald voltò la testa di lato trovandosi faccia a faccia con…« Squiken. Sammy…come mai qui? ah vabbè…tanto che ci sei non è che in cambio di venti mandorle mi porteresti le Lucky Strike blu? Squkely-squik-sqiquik-squit-squike? Io ti aspetto qui. Intanto» tirò fuori dal marsupio dieci mandorle e gliele mise nello zainetto grigio «ecco la metà».

«squik» parve acconsentire Sammy scendendo giù dall’albero e correndo fino al primo bar. Emerald accese l’ultima Marlboro che le rimaneva e poi si mise a penzolare dal ramo a testa in giù rimanendovi attaccata solo con un piede, nemmeno fosse stata un pipistrello.

«ma…Emerald?»

«ma fammi capire, tu a scuola non ci vai mai? Ok, ti capisco, è una grandissima palla…» non si curò nemmeno di rimettersi a testa in su «ciao, Ro’».

«scusa se te lo chiedo, ma tu non dovresti essere con Kid Muscle? L’ho visto con El Niño lì al parco!»

«tra un po’ci torno. È che ho avuto una notte un po’movimentata, se mai dovesse prenderti voglia di farlo ricordati che metterti a guidare la moto da sbronza, comprare degli altri alcolici e finirteli tutti nel parcheggio dell’ospedale dei chojiin non è una grande idea».

«m-ma come sarebbe a dire?! cioè, tu hai davvero…»

«si! E ma mi sa che ho pure incrociato Kevin, solo che avevo bevuto talmente tanto che non ci potrei giurare, potrebbe essere benissimo un ricordo fallato o che…»

« ma tu stai male, veramente».

«no, quelli che stanno male sono Meat e Turbinskii, li ho visti prima. Meat è tutto rotto, Turbinskii non riesce nemmeno a parlare…»

Roxanne si stupì ricordando di aver sentito che Turbinskii era ancora in terapia intensiva, e dunque non fossero permesse visite. «come è possibile che tu lo abbia visto?»

«mi sono travestita da infermiera e sono entrata nel reparto di terapia intensiva, peccato che cinque minuti dopo abbia dovuto filarmela».

Roxanne si mise le mani tra i capelli. «non ci credo!»

«è vero però. Oh, ecco Sammy» passò le dieci mandorle restanti a Roxanne «potresti mica mettergliele nello zaino e prendere le cicche?»

Sempre più allibita Roxanne obbedì. «anche questo ha dell’assurdo».

«due nostri amici sono uno mezzo antilope e uno mezzo tricheco, stavo insieme ad un mezzo aeroplano, sei stata rapita da sei tizi uno dei quali aveva una faccia da culo vera e propria, Lord Flash va tranquillamente in giro con quella tutina grigia orrorifica senza che nessuno gli getti della benzina addosso e gli dia fuoco e tu pensi che sia assurdo addestrare scoiattoli?» si voltò di lato per non soffiarle il fumo addosso «sono quattro giorni che ho ripreso a fumare come una ciminiera, e dire che avevo quasi smesso».

«magari è per lo stress…ehm…non è che potresti tornare a terra? E stare in piedi invece che a testa in giù? Mi sento un po’a disagio a parlare con una che sembra un pipistrello».

Hammy obbedì lasciandosi cadere e dandosi la spinta all’indietro con la gambe che non aveva mai appeso. «lah. Ecco, accontentata» fece altri due tiri «non vedo l’ora che arrivi mio padre, diceva che sarebbe arrivato presto, ma…presto quando? Io lo vorrei qui adesso, non chissà quando».

«arriva tuo padre…?»

«non te l’avevo detto? Si, dovrebbe arrivare a Tokyo, è una questione di giorni credo ma…boh» sbuffò «credo che quando tutto questo sarà finito me ne tornerò in Inghilterra per un mesetto, tanto ormai se sto qui è solo per te, Kid, e gli altri visto com’è finita con Kevin».

«io non ho mai capito bene che rapporto avete. Dite di essere amici ma sinceramente sembrate innamorati, anche quando stavi con Turbinskii…»

«a beh adesso non è faticoso capire che tipo ti rapporto abbiamo  io e Kevin: nessuno!...sisi…io almeno un mese lo passerò a casina mia a mangiare, bere, fare shopping e soprattutto a starmene nel mio piccolo giardino da duecentocinquanta ettari a fare il bagno nel laghetto, nel fiume o lì dalla sorgente dopo essere andata a cavallo».

Roxanne la guardava con due occhi così. «hai duecentocinquanta ettari di terreno con un fiume, una sorgente e un lago?! E pure i cavalli?»

«ne abbiamo otto. Dieci, a breve, se papà riesce a mettere le mani su quei puledrini di shire horse… e non dubito che ci riuscirà».

Tutta un’altra realtà rispetto a quella in cui viveva Roxanne, che non aveva mai indagato a fondo riguardo la vita di Emerald prima che si trasferisse in Sicilia e poi lì a Tokyo. Una cosa però la giovane Nikaido la sapeva, ed era che al posto di Emerald non si sarebbe mai mossa da casa propria!

«hai delle foto?»

«e beh! Il palomino di mamma, che si chiama Rose» le mostrò la foto «i purosangue inglesi delle mie nonne, che nonostante l’età ancora qualche passeggiata la fanno; Sirio e Andromeda, i miei purosangue arabi bianchi; i frisoni neri di mio padre e poi, beh…»

Sullo schermo del cellulare comparve la foto di un cavallo nero a dir poco immenso, ancora più dei due frisoni di prima.

«Abraxas. Ha nove anni ed al momento è il cavallo più grande del mondo, al garrese è alto venti centimetri più di Kevin».

«me è gigantesco! Sembra il cavallo del tizio di un vecchio anime*!»

«non solo è gigantesco ma rifiuta di farsi sellare ed imbrigliare da chiunque. Oltre a farsi avvicinare e montare solo da me e papà. Gli altri di casa li evita come la peste, e gli estranei li attacca per uccidere. Non scherzo neh».

«ma se non si fa mettere alcun finimento come fate a cavalcarlo?»

«senza. Ovvio».

Mica tanto, ovvio.

«eeeh…ok…» disse Roxanne «ma quindi con Kid Muscle che state facendo?»

«per dirtela in breve, se mi ficco in testa che non devo sbronzarmi più e se nessuno si intromette credo che tra undici giorni troverai Kid molto, molto diverso».

Emerald non aggiunse altro, ma a Roxanne quell’affermazione non fece per niente un buon effetto…

Restava solo da aspettare.

 

 

***

 

* il cavallo a cui si riferiscrìe Roxanne è Re Nero, il cavallo di Raul/Raoh o come caspita si chiama il fratello maggiore di Kenshiro. L’anime è Hokuto No Ken.

 Il titolo del capitolo invece è tratto da "Troublemaker" di Olly Murs (ft.Flo Rida), una canzone che mi pareva piuttosto appropriata se riferita alla nostra Hammy xD 

 

…e dal prossimo capitolo in poi…incontro finale!

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Capitolo 24
*** 22- absinthe ***


22

Undici giorni via via erano passati.

Molti limiti, erano stati by-passati.

Poi, se questo fosse evidente o meno, era un altro discorso.

Kevin Mask, Lord Flash ed Emerald non avevano avuto più alcun contatto.

Quest’ultima, incurante delle opinioni di Meat, aveva continuato ad allenare Kid Muscle.

Ed il piano d’azione che avevano sviluppato era piuttosto complesso per diverse ragioni; è possibile indurre sé stessi ad essere qualcosa di diverso da ciò che si è, e allo stesso tempo fingere che tale forzatura non ci sia tentando di apparire naturali negli atteggiamenti fin quando non viene tempo di rivelarsi?

A questo, pensò Kid Muscle nel mangiare la sua ciotola di riso con manzo nel camerino dello stadio, avevano mirato lui ed Emerald.

«tutto ok Kid?»

«si».

«pronto?»

«si» rispose il kinniku senza esitazione. Rare volte si era visto Kid così serio, non sembrava neanche lui. Forse perché, tutto sommato, in quel momento c’era ben poco del vero Kid Muscle. E non soltanto per il tipo di allenamento…

«a tutto?»

«si».

«farai tutto quel che ti dirò?»

«si».

Emerald lo guardò a lungo. «proviamo se funziona, un’ultima volta» disse piano «absinthe».

Kid Muscle parve come riscuotersi. Il volto da gelido e serio che era tornò ad essere quello che Kid aveva di solito, spaventato e parecchio sciocco.

 «oh cavolo, ho paura!!!...» strillò «Hammy ma devo proprio andarci là fuori? Ma devo proprio-proprio?...» vuotò la ciotola di riso per poi guardarla quasi supplichevole «nel senso…devo proprio andarci così? Non posso entrare già in quell’altro modo?»

«è bene che anche questa sia una… sorpresina, Kid. Come il tuo nuovo modo di combattere».

Kid strisciò i piedi per terra. «ho ben chiaro quel che va fatto, ma nonostante abbia accettato di fare quello che hai voluto che facessi non penso che riuscirei ad essere sleale e spietato da solo».

Emerald gli prese il viso tra le mani e lo sollevò, così che si guardassero negli occhi. «questo lo avevo capito anche io, per questo siamo corsi ai ripari. Dimmi, prima sentivi paura?»

«no…» disse piano il kinniku «non sentivo niente. Era come se uno strato di acciaio mi avesse circondato il cuore, se mi avessi de-detto “uccidi” probabilmente l’avrei fatto e non avrei avuto alcun rimorso» balbettò un po’ nell’ammetterlo, perché effettivamente faceva paura «ma comunque… l’unica cosa che voglio è finirla in fretta».

«è comprensibile» Emerald continuava a tenergli il volto tra le mani, accarezzandolo «non ti preoccupare, Kid. Andrà tutto bene».

«…cosa dirà Meat? Cosa dirà Roxanne, cosa diranno i miei amici?» scosse la testa «cosa diranno quando sapranno che ho accettato di lasciarmi ipnotizzare in modo da riuscire a combattere come tu vuoi che io combatta ogni volta che sento la tua voce dire quella parola che io non riesco nemmeno a ripetere perché è troppo strana?»

«che dovrebbero dire? è per non deludere tutti quelli che ti sostengono che l’hai fatto» avvicinò il suo viso a quello di lui, facendo toccare le loro fronti «e comunque, dopo oggi, non ti vedranno più sotto l’effetto di quella parola».

«mmh. Ok…»

Si sentirono dei rumori fuori dalla stanza.

«cos’è stato?»

«beh, vai a vedere Kid».

Il kinniku si alzò ed aprì la porta. «ehi, qualcuno mi ha portato qualcosa! Spero che sia altra roba da mangiare, tipo riso e manzo» disse, tutto contento mentre apriva il fagotto di stoffa «cosa…?!»

«cos’è?» anche Hammy si avvicinò temendo che Kid avesse trovato qualcosa come che so, un pacco bomba, una testa di maiale tagliata o vattelapesca cosa.

«è…l’uniforme fresca di bucato di mio padre…»

«oh!» esclamò la londinese passandoci sopra la mano «è in ottimo stato, non c’è che dire».

Lo stomaco di Kid iniziò a fare un gran rumore. «ooooh senza l’effetto dell’ “absinthe” mi è tornata una gran fame!!!»

«vai a prendere da mangiare, se vuoi. Così io intanto faccio prendere aria all’uniforme e mi cambio a mia volta…»

«…quindi non posso assistere?» le chiese Kid facendo gli occhi da pesce lesso e sbavando. Lei dandogli le spalle si diresse verso la panca dove aveva appoggiato il borsone.

«no, non puoi assistere, e ora vai prima che cambi idea riguardo il cibo».

«ma allora quale vestito metti?» le chiese Kid uscendo.

«ah, non lo so…sono indecisa. Forse rimango anche così, vestita come al solito, non lo so, non lo so…»

«oook» concluse Kid decidendo che era meglio lasciarla fare una scelta così complicata in santa pace.

Chiuse anche la porta. Non si può dire, dunque, che quel che accadde dopo sia stato colpa sua. La colpa fu semplicemente della porta stessa; chiusa a chiave, chiusa restava. Non chiusa a chiave…non era detto.

E in quel caso, infatti, si riaprì da sola silenziosamente nemmeno dieci secondi dopo…

 

 

“forse quel che sto per fare non è esattamente etico, ma la ritengo ugualmente una buona mossa. Se quella sera non l’ha fatto apposta, e prova ancora qualcosa per lui, sapere che Kevin ha avuto un attacco di…d’accordo, voglio esagerare, un mezzo attacco di cuore per colpa sua dovrebbe sconvolgerla abbastanza da non permetterle di dare ordini a Kid Muscle lucidamente come dovrebbe”.

Flash aveva pensato a questo per tutto il tempo, mentre aveva osservato Kevin fare flessioni a ritmo frenetico. Per fortuna dandogli tutto il supporto che gli era servito era riuscito a convincerlo a continuare ad allenarsi per vincere, addirittura arrivando a dirgli che “magari vedendoti vincitore cambierà idea sul tuo conto. In fondo tutti amano i vincitori. Ed Emerald non è diversa in questo”.

Inutile dirgli di lasciarla perdere, era troppo innamorato di lei per farlo, quindi tanto valeva “usare” Emerald e la prospettiva di un riavvicinamento per spingerlo a dare il massimo.

Caricare lui attraverso l’amore per lei, distruggere Emerald attraverso il suo -discutibile- amore per Kevin.

Il fine giustificava i mezzi no?

Ed ecco che dunque, una volta che Kevin era arrivato alla flessione numero diecimila, era uscito dalla stanza con la scusa idiota di dover recuperare il cronometro. Come se lui se ne separasse mai! Ma per favore. La sua unica fortuna era che Kevin fosse tanto preso da altro da non rendersi conto della scempiaggine che gli aveva rifilato.

E così, cammina cammina, era arrivato nei corridoi che portavano fino al camerino di un Kid Muscle che -altro colpo di fortuna, altrimenti avrebbe dovuto trovare il modo di allontanarlo- al momento era impegnato a strafogarsi di riso con manzo nella tavola calda dello stadio. Tanto meglio così, per quanto il russo avesse trovato curioso che Kid fosse così tranquillo da farsi una mangiata del genere.

Percorrendo il corridoio continuava a rimuginare sulla sua arcinemica, e tutto quel pensa e ripensa portò a galla nella sua mente un ricordo particolare, che fino a quel momento era rimasto nascosto chissà dove nel suo cervello.

Si era sbagliato. La prima volta che l’aveva vista non era stata diversi mesi fa, ma anni ed anni prima, quando ancora Robin Mask ed Howard Lancaster non avevano stretto il patto che avrebbe spezzato la loro amicizia per sempre...

 

:: quindici anni e mezzo prima ::

 

Era successo in un giorno d’estate nel quale lui e Robin erano andati a casa di Howard. Quel giorno i due gentiluomini inglesi, tra le altre cose, avevano considerato l’idea di acquistare dei nuovi cavalli.

«ho visto due puledri di purosangue arabo bianco che sarebbero perfetti per mia figlia, quando tra un annetto inizierò ad insegnarle ad andare a cavallo. Dovresti prendere un puledro anche a tuo figlio, Robin».

«no, Kevin ha altro da fare che andare a cavallo. Deve studiare, allenarsi… »

Howard aveva sorriso. «tieni molto al fatto che diventi un lottatore in gamba come te, mh?»

«mpf. Non c’è bisogno di essere condiscendente, so benissimo cosa ne pensi».

«ammetto di avere idee differenti dalle tue su come tirare su dei figli, ma non mi permetterei mai di criticare. Quanto a me, stravizierò Emerald finché potrò. Allora, tornando al discorso cavalli…»

«ecco, per Kevin è inutile prenderne uno, ma sai benissimo che il mio Nolan ormai è tanto vecchio che quasi non ce la fa più a sostenere le nostre battute di caccia. Avevo visto un mustang che avrebbe fatto al caso mio, ma non sono certo che prenderlo sia una buona idea…»

«hai delle foto?»

In tutto questo Warsman era rimasto in disparte, zitto zitto. Non si intrometteva mai nelle conversazioni dei due, anche se gli sarebbe piaciuto tanto poterlo fare! Howard gli piaceva molto come persona. Forse perché piaceva molto anche a Robin.

«si. A casa, però» sospirò Robin.

«posso…andare io. A prenderle».

Entrambi i gentiluomini si voltarono verso il russo, sorpresi che avesse parlato.

«lo faresti davvero?»

«si…certo Robin».

Howard non aveva commentato, limitandosi a sorseggiare il tè.

«sono nella stanza dove tengo i documenti di lavoro. Terzo cassetto a sinistra, nella scrivania».

«vado e torno».

Detto questo aveva iniziato a scendere la scalinata che scendeva fino in giardino, per poi dirigersi al lungo viale che lo avrebbe portato fino al cancello.

«ma che bravo ragazzo» disse Howard «santo cielo Robin, se come wrestler non riuscisse a migliorare ulteriormente potresti pensare di assumerlo come maggiordomo» poi aveva riso «sto scherzando, naturalmente. Comunque… da quel poco che ho sentito sembra che abbia imparato bene l’inglese».

«sai che è con me da molti anni, ormai, e non è uno sciocco. Lascia perdere il fatto che quando ci sei tu non parla mai…»

«hai idea del perché?»

«non una precisa» disse Robin «non pensare di non piacergli però, è tutto il contrario. Credo che vorrebbe cercare di stringere un legame d’amicizia con te, ma magari si sente un po’in soggezione».

«ah davvero? Non lo avrei mai immaginato. Spero che non sia per l’incontro al quale ha assistito una paio d'anni fa, sarebbe assurdo dato che lui stesso è estremamente violento sul ring»  osservò Mr.Lancaster.

«no, no…di certo non è per quello».

«magari si sente inferiore. Nonostante io non pensi assolutamente che lui lo sia» specificò -mentendo- Howard. Robin Mask fece spallucce.

«potrebbe essere. Non saprei dirtelo, magari glielo chiederò».

E mentre i due gentiluomini discutevano di tutto ciò, il russo non era ancora arrivato fino al cancello. Un po’perché era lontano, un po’perché doveva ammettere che il viale, ed il parco tutto attorno -del quale non riusciva a scorgere la fine- tra il prato perfetto, i fiori di ogni tipo e dei veri e propri boschetti oltre naturalmente al fiume i cui riflessi si vedevano da lì, erano un gran bel vedere. Il terreno attorno alla tenuta di Robin era bello, si, ma non così bello, e lui essendo un po’distratto camminava anche più lentamente.

Fu mentre si guardava attorno che a meno di sei metri di distanza vide una bambina trotterellare da sola in mezzo ai fiori, tutta contenta, mentre seguiva qualcosa che sembrava un grillo. Non si era nemmeno accorta della sua presenza, presa com’era dalla caccia.

Warsman capì subito che poteva trattarsi solo della figlia di Howard, i capelli, gli occhi ed il colore della pelle erano gli stessi. Non l’aveva mai vista fino ad ora, di solito ogni volta che lui e Robin arrivavano lei era altrove con sua madre, le nonne o la tata. Che fosse sfuggita alla sorveglianza di una di loro, quel giorno?

Si fermò ad osservarla, attento a non disturbarla. Era l’immagine dell’innocenza e della spensieratezza, tanto che le bastava seguire un grillo per essere felice. Al russo non capitava di vedere simili immagini da molto tempo, forse troppo.

Si nascose dietro un albero quando lei, forse sentendosi osservata, si voltò nella sua direzione con uno sguardo perplesso nei grandi occhi verdi. Non vedendo nessuno riprese subito la caccia al grillo, allontanandosi man mano.

E mentre Warsman si allontanava continuava a percorrere il viale arrivando finalmente al cancello, si trovò a chiedersi come sarebbe diventata da grande. Chissà se l’avrebbe più vista…

 

 

::ora::

 

 

“direi che il tempo dei grilli sia decisamente finito” pensò Flash. Era arrivato davanti alla porta del camerino di Kid Muscle, che era pure socchiusa.

Per un attimo fu indeciso, doveva entrare e via o sarebbe stato meglio segnalare la propria presenza? Se fossero stati altrove non avrebbe avuto dubbi in proposito, ma purtroppo in quell’occasione era bene che stesse attento alle proprie mosse: finire ad attaccarla, per esempio, avrebbe potuto costargli la squalifica.

Si avvicinò dunque alla porta socchiusa con l’intento di bussare leggermente, ma quel che vide sbirciando attraverso la fessura bloccò le sue azioni lasciandolo lì, con la mano ancora sollevata.

Emerald dava le spalle alla porta, e stava facendo scivolare via la felpa che cadde sulla panca con un rumore leggero. Fatto questo abbassò con gli indici le bretelline sottili della canottiera verde smeraldo, che essendo abbastanza larga scivolò giù come acqua dal suo corpo magro. Stessa sorte toccò ai pantaloncini corti neri, che finirono a terra senza fare rumore.

Una parte di Flash pensò che sarebbe stato bene andarsene immediatamente, perché si era già trattenuto troppo, perché era una cosa sciocca restare lì, perché era una nemica, perché quel che stava facendo era proibito, quel che stava desiderando era proibito.

Un’altra parte di lui però, più insistente, gli aveva fatto diventare le gambe pesanti come piombo e gli stava impedendo di distogliere lo sguardo da quel corpo candido al quale si era avvinto giusto un paio di settimane prima, e in quel momento tutto gli veniva in mente meno che Kevin era innamorato di lei, che Emerald gli aveva causato un attacco di panico, che loro due erano arcinemici e quant’altro. Di fronte al movimento rapido ed elegante con cui lei, sempre dando le spalle alla porta, si tolse il reggiseno gli sembravano tutte grandissime stupidaggini. Roba di poco conto.

“è la tua nemica”.

“non me ne importa niente”.

“Kevin la ama!”

“il giovanotto però non è qui, giusto?”

a causa di questa puttanellaha pianto tutte le notti credendo che tu non lo sentissi,  da quando ha avuto quell’attacco di panico! Voleva lasciar perdere il Torneo! Tu  la odi!”

“capisco la sua sofferenza, ma dovrebbe imparare ad essere più uomo, specialmente se è ancora convinto di volersi legare ad una come questa qui”.

La mano sinistra di lei si infilò sotto la sottile striscia di stoffa del tanga, sui fianchi. Perché ci stava mettendo tanto per toglierselo?!

“più uomo? Tipo te, magari?”

“tipo!”

“perché spiare una ragazza che potrebbe essere tua figlia è molto da uomo, vero? Ti rendi conto che con questa calzamaglia la tua eccitazione è fin troppo evidente?”

“che diamine, se non fosse stato così mi sarei preoccupato!”

“torna a ragionare per piacere. È la figlia dell’uomo che ti dà la caccia da anni”.

“o beh! Se mai dovesse trovarmi se non altro potrò togliermi la soddisfazione di dirgli che mi sono portato a letto quella puttana di sua figlia”.

“bravo, così ti ammazzerà lentamente e dolorosamente, troverà il modo di resuscitarti e ti riammazzerà lentamente e dolorosamente altre cinque o sei volte. Vai via di qui!”

“e perché?”

perché è la stessa bambina che dava la caccia al grillo! Quando lei non aveva nemmeno tre anni tu ne avevi già più di quaranta! Ma come ti sei ridotto, un vecchio porco che sbava dietro una ragazza di nemmeno vent’anni, una ragazza che hai visto giocare quando era piccolissima!”

“come ho detto prima, il tempo dei grilli è finit-“

«allora…» Emerald si voltò verso la porta con un braccio a coprire il seno e l’altro teso verso la porta, con la mano che stringeva la doppietta «serve qualcosa, Flash? È da un pezzo che aspetto che tu mi dica perché sei venuto».

Il russo gelò sul posto, mentre provava una vergogna grande come poche volte l'aveva provata  in vita sua per essere stato colto in flagrante dall’ultima persona con cui ciò sarebbe dovuto accadere, e si rendeva conto che la parte lucida di sé stesso aveva avuto perfettamente ragione nel dargli del vecchio porco.

Lei gli voltò ancora le spalle, recuperò la felpa e se la mise addosso per avere più libertà di movimento.

«mh. Lascia stare. Anche se non so perché sei venuto so perché tra un po’… verrai. Vai a mettere a nanna il fratellino, il bagno degli uomini è da quella parte».

«l’ho detto e lo ribadisco, tu sei solo una grandissima puttana!» sibilò lui, provando maggior vergogna a ogni parola della ragazza, la quale gli stava rivolgendo un sorrisetto palesemente sarcastico. Se solo avesse potuto farle… oh qualsiasi cosa! Ammazzarla, saltarle addosso in altro senso!...

«da quel che vedo le puttane ti piacciono. Mi ero accorta che Kid non aveva chiuso bene la porta proprio quando ho sentito il rumore dei tuoi passi in corridoio, e mi son detta “vediamo un po’ se il porcello grufola ancora”…»

«tu…tu sei…giuro su quello che ti pare che me la paghi!»

«ti ho già pagato. Uno yen. Ed era pure troppo» gli ricordò la ragazza.

«al diavolo! Non contenta di aver fatto avere un mezzo attacco di cuore a Kevin giorni fa adesso cerchi anche di…insidiarmi…» ringhiò. Ma ce l’aveva più con sé stesso per essere stato tanto stupido di quanto ce l’avesse con lei.

«io ho fatto avere cosa a Kevin?...»

Ah. Era riuscito ad attirare la sua attenzione, dunque. Se non altro, forse, quella visita non sarebbe stata del tutto infruttuosa.

«undici notti fa. Tu sei tornata a casa tua, Kevin è venuto da te per…per chiederti di tornare da lui, credo. E tu lo hai ridotto uno straccio. Non hai voluto che si avvicinasse a te. Gli hai dato del mostro. E lui ha quasi avuto un attacco di cuore. È tornato a casa in stato di shock, non riusciva neanche a respirare…»

Il sorriso era svanito dal volto della ragazza sostituito da un pallore degno di un fantasma. «menti» sibilò.

Ma sapeva che non era così, glielo leggeva in faccia, e poi le sue parole le avevano riportato alla mente qualcosa di quella nottata.

Oh, Dio. Lo aveva fatto davvero e Kevin era davvero stato così male.

“no…Kevin…non…non un attacco di cuore per colpa mia, io non volevo questo!” pensò Hammy, sconvolta, preoccupata e triste.

E pensò anche che se Kevin aveva sofferto…allora non era diventato spietato senza rimedio…

Che la lezione gliel’aveva già data.

Che era tornato in sé.

Aveva ottenuto quel che voleva, quindi.

...un attacco di cuore, quasi. Non poteva pensarci, se gli fosse davvero successo qualcosa di grave ed irreparabile non se lo sarebbe mai perdonato.

Kevin avrebbe potuto morire.

Lei aveva rischiato quasi di ucciderlo.

“non posso crederci…io gli ho causato...non posso crederci…Kevin!…e adesso?”

Già, e adesso?

Kevin era di nuovo il “suo” Kevin, e con “suo” intendevasi “quello che lei conosceva”, ma non poteva certo mollare Kid a pochi minuti dall’incontro, poverino.

Quindi avrebbero combattuto. E poi, solo poi, se mai Kevin se la fosse sentita di parlarle, di considerarla, o addirittura di amarla ancora, solo a quel punto, in qualunque modo fosse finito quell’incontro che Kid avesse vinto o meno, avrebbe potuto tornare da lui.

«come colpo basso non era male, Flash. Informarmi di una cosa del genere per distrarmi, a pochi minuti dallo scontro. Complimenti. Io e Kid daremo comunque il massimo» disse Emerald più freddamente che poteva «ed ora vai, tanto il lavoretto dovrai fartelo da solo, perché io da sobria non ci metto le mani di sicuro» ostentò un altro sorriso ironico «su quel poco…»

«te ne approfitti solo perché non posso toccarti ma riderai di meno durante lo scontro. E… anche in seguito» disse con un tono che avrebbe spaventato chiunque…

Se quel “chiunque” guardandogli l’inguine non fosse scoppiata a ridere!

«vai, vai…sei più porcello del padre di Peppa Pig».

«e tu sei più puttana di quelle sulla tangenziale!» sbottò l’altro uscendo.

«c’è tua madre tra quelle?»

«ok, quando è troppo è t...hrr. Lo stai facendo apposta. Tu vuoi che io ti attacchi così da farmi squalificare, vero?»

«colpo basso per colpo basso».

Lui la guardò a lungo, quella ragazza verso la quale nutriva un gigantesco odio misto ad una sorta di passione, di…“attaccamento”, in un certo senso…

Lo infuriava, lo eccitava, se fosse stato a pensarci troppo sarebbe impazzito, e lei lo sapeva, e se n’era approfittata.

«il tempo dei grilli è proprio finito, vero Emerald?»

Detto questo, finalmente, fece la cosa più saggia e se ne andò via lasciandola perplessa. Chissà che voleva dire quel russo psicotico.

Ripensando alla faccia che aveva fatto quando lei si era voltata all’improvviso le venne di nuovo da ridere.

E pensando al suo amore che stava male, la risata finì di nuovo.

“gli ho dato davvero del mostro?...”

Si mise a tormentare la catenina d’oro che aveva al collo. No, non se l’era tolta. Non se la sarebbe tolta mai.

Le dispiaceva così tanto…

«ehi Hammy, sono tornaaaaa…» a Kid Muscle iniziò ad uscire del sangue dal naso vedendola in mutandine e felpa che lasciava comunque il petto quasi nudo «…to…ma-ma-ma quindi esci così?»

«no!!!» disse subito lei «ho solo avuto un contrattempo. Uff. E io non ho ancora deciso che mettermi».

«posso scegliere io?»

La ragazza alzò gli occhi al cielo, e chiuse la porta dello spogliatoio a chiave. «a questo punto sono talmente disperata da dirti di si, comunque la tua uniforme è lì Kid».

 

 

«gentilissime signore e gentili signori, è giunto il momento che stavate aspettando: la finale del Torneo per la Corona Chojiin ha ora ufficialmente inizio!» annunciò Jacqueline MacMad.

Lei più di tutti non vedeva l’ora che lo scontro iniziasse, così da avere un’occasione qualsiasi per vendicarsi dell’uomo che aveva osato trattarla in quel modo. Perché Jackie non aveva certo digerito l’annullamento dell’uscita con Kevin in quei giorni, assolutamente no.

Ed era a quello che continuò a pensare mentre prima di annunciare l’entrata dei due contendenti annunciava quella dei tre giudici: Ramenman, Buffaloman, e Starface.

«sono uomini che ci garantiranno una sfida leale, e io spero anche sanguinosa. Ed ora farà il suo ingresso il primo dei due finalisti in gara: il mago del Kinniku, Kid Muscle!» esclamò la rossa, indicando una delle entrate.

«povero Kid. Il suo istruttore era la sua mente, ed anche se quella ha una pistola e mi fa una paura tremenda non so dirti quanto sia brava come allenatrice» sghignazzò Ikimon insieme a suo padre.

«e quando Kid perderò l’incontro noi avremo tutti i soldi ed il controllo della Muscle League!» aggiunse Vance.

Fu a quel punto che Kid fece il suo ingresso nello stadio, con l’uniforme del padre e tanto di mascherina protettiva tirata su.

«accidenti! Kid Muscle sembra un altro oggi!» esclamò Mac «ma dov’è…ah, eccola qui e…oh!»

Comprensibile quell’ “oh” del commentatore, perché Kid non era il solo ad essere sorprendente quel giorno.

Kid Muscle aveva scelto per Emerald le uniche cose che la ragazza non aveva nemmeno pensato di indossare, ossia un vestito verde smeraldo e dei tacchi beige mediamente alti. Fin qui niente di strano, se non fosse stato che il vestito in questione pur essendo lungo al ginocchio e piuttosto “castigato” sul davanti, lasciava la schiena nuda fino ad un bel pezzo in giù mostrando il tatuaggio che era la sua firma, la “S” mascherata da drago con innesti di smeraldi veri.

«messaggio piuttosto chiaro quello della Lancaster» disse Doc «“vi schiaccerò in modo elegantemente sensuale”».

«se non altro è riuscita a zittire i fan di Kevin Mask, che non hanno preso bene la sua defezione…ma che stanno facendo ora?»

Kid Muscle infatti le aveva galantemente -!!!- offerto il braccio, al quale lei si era aggrappata con una grazia francamente non molto “da lei”.

«un ingresso elegante. Sembra che stiano entrando in una villa nella quale è in corso una festa di gala» disse Doc «ah, quando ero giovane ci andavo spesso…che bei ricordi!»

I due continuarono a camminare in quel modo fino al ring, suscitando i commenti dei loro amici.

«strano, eh?» disse Terry.

«mpf…mi chiedo il perché di tutto questo» borbottò Roxanne a braccia incrociate «se non sapessi per certo che Kid e lei non…penserei che…mpf».

No, non era molto contenta di quell’entrata, pur sapendo per certo che tra i due non c’era del tenero. Ma Kid sembrava così…differente…

E non era niente, anche se non lo sapeva; quell’entrata Kid l’aveva fatta ancora senza essere sotto l’effetti dell’ipnosi, era sempre “Kid”…

«impressionante, mh?»

Roxanne e gli altri si voltarono, vedendo El Niño dietro di loro.

«El Niño! Tu qui, e...oh!» esclamò Wally.

«ma che ti è successo al braccio?» gli chiese Roxanne allarmata.

Infatti il contadino aveva un braccio rotto, viaggiava con una stampella ed era pieno di ferite. Sembrava reduce da un incidente d’auto, mentre invece era semplicemente reduce dall’ultimo allenamento con Kid, un Kid sotto effetto “absinthe”.

E infatti aveva anche una faccia da funerale.

«señorita, eppure tu sai che io aiutavo Kid Muscle ad allenarsi».

«vuo…vuoi dire che è stato lui a…?» balbettò Chichi. Gli altri continuavano a guardarlo allibiti, e pietrificati, mentre il contadino annuiva.

«m-ma non è possibile…Kid non lo farebbe mai, non è da lui, è uno scherzo vero?» gli chiese Wally speranzoso «…vero?»

El Niño osservò Kid che, rifiutando l’aiuto di Emerald ad entrare nel ring, saltava le corde con una mossa elegante. «mi spiace deluderti, amigo, ma non scherzo affatto».

«m-ma quindi…cioè…che è successo?» cercò di indagare Trixie «e quando è che ti ha…hai detto l’ultimo allenamento con te…»

«due giorni fa. Non lo aveva mai fatto prima, nemmeno gli altri giorni, nonostante già da allora Emerald tentasse di farlo combattere proprio in questo modo».

Terry scosse la testa. «no, dai. No. Non Emerald, e non Kid Muscle. Insomma, è di loro che stiamo parlando…due persone che peggio che possono fare è svuotare la cucina di un ristorante e, ehm, ok, sbattere le teste della gente su pali e tendicorde, ma c’è una cera differenza…»

«sentite…io cosa Emerald gli abbia fatto non lo so. So solo che lei gli ha detto di attaccarmi in un certo modo e lui l’ha fatto, ed ha continuato a farlo finché lei non gli ha detto chiaramente di fermarsi» raccontò loro piano El Niño «e a me questa cosa non piace. Kid Muscle è diverso. Lei è riuscita a cambiarlo in meno di due settimane».

Wally scosse la testa. «no…no, no…è assurdo, dai».

«ed ora, per tutte le ragazze presenti ecco un cavaliere con la sua splendida armatura…» annunciò Jacqueline piccata dal fatto che Emerald attirasse più l’attenzione rispetto a lei nonostante lei fosse più bella «lo scontroso uomo del mistero…»

“lo stronzo uomo del mistero, altroché” pensò “tanto me la paga, me la paga…”

«il migliore della Britannia, Kevin Mask!»

Le ragazze sue fan ovviamente chiamavano a gran voce il suo nome.

Ma l’inglese, entrando dietro a Flash, non le sentiva nemmeno.

Non gli importava di loro, non gli era mai importato. L’unica della quale avrebbe voluto sentire le urla di incitamento nel fare il tifo per lui era all’angolo opposto, l’allenatrice del suo avversario. Ma non doveva farsi distrarre troppo da questo.

Doveva vincere.

Per sé stesso, per vendicare il nome della propria famiglia, ed anche per lei. Lord Flash gli aveva detto che lo avrebbe riamato, se lui avesse vinto. Doveva essere vero per forza, allora…doveva!…

E una volta vinto sarebbe stato a posto. Lui sarebbe stato il più grande lottatore dell’Universo, avrebbe trasformato la maschera sfregiata di suo padre in una maschera della vittoria invece che della sconfitta, ed Hammy sarebbe tornata.

Lo avrebbe abbracciato ancora, accarezzato ancora, baciato ancora, amato ancora. Avrebbe cessato di vederlo come un mostro, quando le avrebbe dedicato quella vittoria.

Ignorò le urla di stupore ed orrore del pubblico nel vedere la sua maschera tagliata, e lui stesso ridotto in un modo tale che sembrava avesse combattuto con una tigre. Non gliene poteva importare di meno, il suo sguardo era fisso sul ring a comprendere sia Kid Muscle che Emerald. Hammy…finalmente si era decisa a mettere un vestito vero…

«Hammy ti prego di’ quella parola» piagnucolò Kid con le ginocchia che tremavano «quella maschera m’impressiona!!! Ho paura!!!»

«è la maschera di suo padre…strano che l’abbia messa. Ma di certo per noi non è buona cosa…» commentò lei, voltandosi verso Kid in modo da dare la schiena ai due in arrivo.

«dilla!!! Ti prego-ti prego-ti prego!!! Me la faccio sotto, che cavolo!!!»

«l’incontro non è ancora iniziato e già te la fai sotto?!» sibilò lei.

«El Niño ma sei sicuro di quello che dici? Perché da come si comporta Kid a me sempre sempre il solito» disse Terry.

«appunto. Sembra!»

Nessuno disse più niente.

Man avanzava Kevin continuava a guardare il ring. Flash invece aveva lo sguardo fisso sulla ragazza, o meglio sulla sua schiena messa così bene in mostra. Pensando a cos’era successo poco prima quasi tremava di rabbia, e non solo, ma era certo che si fosse messa quel vestito per continuare a provocarlo, per distrarlo. Non immaginava certo che avesse scelto tutto Kid Muscle, e che se Emerald avesse voluto davvero vestirsi per provocarlo avrebbe avuto ben di meglio in quel borsone.

Arrivarono finalmente sul ring, dove Kevin tentò di saltare le corde, e ci riuscì perfino. Peccato che poi si piegò sulle ginocchia.

«amico mio! Qual è il problema, stai bene? lascia che ti aiuti…» il russo aiutò il ragazzo a rialzarsi.

“che figura del cavolo che ho fatto, che figura, e io che volevo stupirla!” pensò Kevin.

«s-spiacente…non so cosa mi sia successo, devo avere inciampato…» cercò di giustificarsi.

Emerald si lasciò sfuggire un’occhiata preoccupata, intercettata da Flash. Resasi conto di questo chiuse gli occhi per qualche istante, dicendosi che il piano doveva andare avanti, che the show must go on . Lord Flash non avrebbe lasciato che Kevin combattesse se quel mezzo attacco di cuore lo avesse ridotto troppo male per poterlo fare. Quindi lei poteva agire come stabilito…evitando di guardarlo in faccia, però.

«me lo ricordavo meno imbranato Kid, tu no?»

L’inglese contrasse i pugni, in procinto di sollevare lo sguardo ferito su di lei, ma Flash non glielo permise.

«Kevin. Calmo. Sai perché lo fa, non farti distrarre, vinci e riavrai la “tua” Hammy» gli disse in un bisbiglio.

«è dura».

«lo so».

“pensavo di averla colpita con quel che le ho detto prima…le cose sono due, o davvero non le importa o sta fingendo. Forse è la seconda. Non ci sta neanche guardando, né lo ha fatto nel prenderlo in giro…si, si, è la seconda” pensò il russo.

«…e comunque finge, è preoccupata per te. Non hai visto come ti ha guardato prima?» lo aiutò a togliersi l’impermeabile.

«sicuro?»

«si».

«allora mi fido. Anche se, Lord Flash…»

Jacqueline era ancora al centro del ring, a sproloquiare cose di cui non fregava nulla a nessuno dei quattro.

«si?»

«io continuo a chiedermi…perché sei diventato il mio allenatore? Perché? Qual è il tuo obiettivo? I miei mi sono chiari. Ma i tuoi non li capisco. È per questo che devo insistere. Perché sei così ossessionato dai miei risultati, ti sei praticamente gettato ai miei piedi, ma io ignoro chi tu sia realmente…»

Via, qualcosa in più arrivati a quel punto poteva dirglielo.

«spero che tu sia pronto per le mie parole Kevin. Tuo padre è il motivo per cui sono qui. Egli mi affidò quei due manuali di tecniche segrete che ti ho mostrato; uno era per me, l’altro avrei dovuto darlo a te al momento giusto».

“quindi…l’ha mandato mio padre…lui…ma allora è lui il cosiddetto ‘uomo a cui deve tutto’? ma chi è, chi è veramente Lord Flash?!”

Lasciate fare le dovute presentazioni ad una signora che a detta di Jacqueline era un’ospite speciale, la rossa invitò Kevin e Kid al centro del ring.

«signori, ricordate che siete dei chojiin, quindi ci aspettiamo una sfida leale ma certamente non noiosa. E adesso, in nome dello sport, stringetevi la mano…»

Ma Kevin non era dell’idea.

Stringere la mano a Kid Muscle, un kinniku, nonché il tizio per il quale Hammy aveva abbandonato il suo angolo?! In nome della sportività, poi, quella che Lord Flash gli aveva sempre detto essere “un’inutile ossessione da perdenti”? Mai.

«agh!» esclamò Kid.

«Kevin non è un esperto in strette di mano» commentò Mac.

«vero, è più esperto nello stritolarle!» disse Doc. Kevin lasciò bruscamente la mano dell’avversario, e guardò Jacqueline.

«siamo in guerra, e dobbiamo combattere. Non ha senso fingere il contrario. Non ci sto ai vostri ipocriti giochetti».

«qualcuno è nervosetto oggi!» sbottò Kid, massaggiandosi la mano.

Jacqueline si strinse nelle spalle e guardò in basso.

“mh, mi sa che l’uscita è finita male” pensò Emerald, con una certa soddisfazione a dire il vero. Ironia della sorte provò quasi pena per Jacqueline, nonostante la detestasse e fino ad un paio di settimane prima volesse farle saltare la testa. In fondo era solo una ragazza che cercava a modo suo di farsi strada in una realtà piena di omaccioni sudati…

«mi sa che qualcuno qui ha dimenticato come si trattano le donne» commentò dunque «stavolta che ha fatto di male?»

“difende Jacqueline addirittura!!! Assurdo!!!” pensò Kevin, che non le rispose. Anche perché non avrebbe saputo che dirle, era troppo allibito.

«fatti gli affari tuoi, tu» le sibilò la rossa. Al che Hammy sollevò di nuovo il sopracciglio.

«cercavo di darti una mano».

«non ne ho bisogno, grazie!» sbottò Jacqueline strappando il gong di mano al fratello che povero illuso, aveva davvero creduto di riuscire a suonarlo «che l’incontro finale del Torneo Chojiin abbia finalmente inizio!»

Suonò il gong.

La battaglia era iniziata.

«sia Kid Muscle che Kevin Mask sono due lottatori noti per la loro aggressività, questo dunque sarà un incontro pieno di grinta fin dalle prime battute!» auspicò Mac.

Ma Kid non si era mosso dal suo angolo, rimanendo vicino ad Emerald. Kevin, apparentemente stanco morto, si avvicinava loro lentamente.

«eeeeehiiiiii ragazzo del cibo, non è mica che mi porteresti un hot dog col ketchup?!» strillò Hammy ad uno dei ragazzi che servivano cibo agli spettatori «ho fame!»

“hot dog e ketchup vuol dire tattica trentadue, quindi dobbiamo-oh cavolo, dobbiamo fargli perdere il controllo” pensò Kid “e a detta di Emerald per riuscirci devo dare l’impressione di non prenderlo minimamente sul serio, perché quello lo manda in bestia”.

«ehi Hammy lo sai cosa fanno otto cani al mare?» disse dunque con solennità il kinniku, poggiato sul tendicorde con le mani dietro la nuca ed un piede sopra all’altro.

«che fanno?»

«un canotto!»

In molti caddero dalla sedia.

«i-io non intendevo QUESTE battute!!!» disse Mac Metafor.

«e tu Kid sai qual è il colmo per un elettricista?»

«eeeeh no».

«bere birra…alla spina!» esclamò Hammy. Di nuovo caddero tutti dalla sedia.

«e il colmo per un idraulico, lo sai qual è?» le chiese Kid.

«nuuuu».

«non capire un tuuuubo eheheheheh».

“ma che diavolo credono di fare quei due?! Questa è una guerra non cabaret di bassa lega!!!” pensò Flash, attonito.

«bella Kid. Allora, senti questa: un bel giorno re Artù trova sul muro del castello la scritta “Artù è cornuto”, eseguita con la pipì. Ovviamente si incavola e dice a Merlino “trovami il colpevole!”…il giorno dopo Merlino lo chiama e gli dice “ho trovato il colpevole maestà, e a riguardo ho una notizia pessima e una cattiva”…»

Il pensiero di Flash era condiviso da tutti quanti, che li guardavano con due occhi così. Kevin incluso, al quale iniziavano a tremare le mani dalla rabbia. Lui si era massacrato per arrivare a quel punto, si era impegnato come mai, e loro buttavano tutto in barzelletta! Era un affronto, un’offesa bella e buona il loro atteggiamento, la voglia di scattare e prendere a pugni quella faccia da scemo di Kid aumentava inesorabilmente.

«…e Artù gli dice “dimmi prima la cattiva”. Merlino lo guarda e gli fa “la cattiva notizia è che l’esame dell’urina dice senza dubbio che appartiene al tuo amico Lancillotto”!...sconvolto a quel punto Artù gli chiede quale sia la notizia pessima, e Merlino risponde…”la calligrafia è di tua moglie Ginevra”!!!».

Tutti svennero di nuovo mentre Kid scoppiava a ridere come un matto.

E Kevin Mask a quel punto non ci vide più.

«adesso basta!» ringhiò, scagliandosi contro Kid col pugno sollevato. Il kinniku strillò di paura.

«absinthe» disse piano Emerald voltandosi dando le spalle al ring «sai che fare, Kid».

Kid non urlava più.

Evitò il pugno di Kevin, gli diede una fortissima ginocchiata allo stomaco che nonostante l’armatura lo fece piegare in due per poi assestargli una forte gomitata sul retro del collo, che non era protetto dalla maschera. Fatto ciò gli sbatté la testa contro il tendicorde.

«absinthe» disse ancora Emerald, sempre piano e sempre voltata, e con gli occhi chiusi. Kid si allontanò bruscamente da Kevin, di nuovo spaventato.

«cavolo-cavolo-cavoloooo!!!» strillò.

Lord Flash osservava la scena allibito. Ma cos’era successo? Kid Muscle non era sembrato più lui per un attimo, ed aveva utilizzato una serie di mosse ben poco leali con assoluta spietatezza per poi tornare apparentemente il solito sé stesso.

Ma che stava succedendo?!

Qualunque cosa fosse Hammy c’entrava di certo. Anche perché evidentemente non aveva nemmeno la forza di guardare quello che aveva creato.

Kevin si rialzò lentamente, con la mano sul capo.

«non guardi, Emerald?» le chiese piatto. Lei a quel punto si voltò di nuovo verso il ring.

«pensa a combattere, right?»

Kevin continuò ad osservarla. «nemmeno io li ho tolti» disse in un bisbiglio mostrandole il polso al quale portava ancora, e sempre, i braccialetti. Lei si morse il labbro.

«absinthe».

«mh? Argh!» Kevin venne nuovamente colpito da Kid in quel momento che era distratto, con la stessa durezza di prima ed una Mossa dello Svenimento.

«Kevin! Liberati dalla sua presa!»

«nngh…non so cosa pensi di fare Kid, ma non funziona…» disse Kevin, liberandosi dalla mossa grazie all’utilizzo della pura e semplice forza bruta, colpendolo poi con un buon calcio.

«benissimo Kevin! Adesso non stare lì a guardarlo, colpiscilo di nuovo!» lo incitò Flash «abbandoniamo lo schema 32 e passiamo al 33…attaccare subito…e attaccare spesso».

“se solo potessi sapere come ha fatto Emerald a…mh. Ci penserò dopo”.

«è inutile Kid Muscle, per quanto tu possa sforzarti sei destinato a perdere!» Kevin corse verso Kid ed iniziò a tempestarlo di potentissimi pugni, e Kid lì ad incassare…

Solo che a parte che degli “ngh” non c’era altra reazione.

«Kid Muscle…» disse Roxanne.

«che vi avevo detto?» El Niño era ancora più cupo «è cambiato».

«ma prima sembrava lui! Prima era il solito Kid!» esclamò la ragazza.

«Kid! contro-tattica 33. Versione…alternativa» disse Emerald.

E si voltò ancora.

Senza dire una parola Kid Muscle si abbassò e colpì Kevin alle caviglie facendolo cadere addosso alle corde del ring avvolgendogli la prima di esse attorno al collo con aria gelida, e stringendola in un gesto naturale e spietato.

Emerald, voltata, si era morsa a sangue il labbro inferiore e tremava leggermente. I sensi di colpa iniziavano a sovrastarla, era anche peggio di quanto avesse creduto.

«ma cosa succede a Kid Muscle?! Non aveva mai combattuto in questo modo!» esclamò Mac.

«evidentemente la sua allenatrice ha deciso di fargli imboccare una via…diversa…» disse Doc, scioccato «molto…molto diversa. Non è il Kid Muscle che siamo abituati a vedere».

«mio Dio, ma è…è orribile!» esclamò Wally.

«KID!!! SMETTILA!!!» urlò Roxanne «smettila, ti prego!»

Anche Lord Flash era terrificato. Emerald era riuscita davvero a fare questo? Non era il Kid che lui e Kevin si erano preparati ad affrontare, era tutta un’altra persona.

Ed anche Meat, dall’ospedale, pensava lo stesso mentre osservava lo schermo con gli occhi sgranati dall’orrore.

«Emerald…che hai fatto al mio Kid?» boccheggiò «devo…devo andare là!»

«sei tutto rotto, e poi…Kid comunque sta vincendo…» disse debolmente Checkmate.

«NON COSÌ! Va bene vincere, ma non così!!!» urlò il piccoletto.

Emerald intanto continuava a dare le spalle a quella scena orribile, fino a che non resse più.

«absinthe…» disse con voce incrinata. Al che Kid lasciò immediatamente la presa, con uno sguardo terrorizzato per quello che lui stesso aveva fatto.

«un colpo violento e sleale» disse cupo Mac «ma ora Kid Muscle sembra averne paura, perché?»

«Kevin…mio Dio…Emerald!» Flash batté i pugni sul ring «che cosa hai fatto? COME hai fatto a cambiare Kid Muscle in questo modo, e come puoi permettere che combatta così?!...oltretutto…sei anche vigliacca. Perché non hai cuore di guardare la tua opera. Non sei nemmeno in grado di tradire fino in fondo, eh?»

«STAI ZITTO!!!» strillò lei, mentre Kevin si rialzava.

«q-quella…parola…c’entra, vero…» disse l’inglese mentre si toccava il collo «Kid Muscle non è tipo da combattimenti come questi…e…lo sapevi…per questo…» la guardò «…devi averlo fatto ipnotizzare…»

Emerald non disse niente, non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi.

«…lo hai fatto…gli dici di attaccarmi, eppure ti pesa, ti pesa…» tossì, rimettendosi in piedi «sempre a complicarti la vita, e complicarla agli altri…»

«te l’ho detto prima, pensa a combattere».

«non sono io il mostro Emerald…»

Quella frase di Kevin le fece sollevare lo sguardo. «adesso escitene con “il vero mostro sei tu” mi raccomando, prevedibile come sempre».

«non era quel che volevo dire, ma a quanto pare ti senti tale».

«Kevin! Attacca Kid Muscle!» gli ordinò Flash «non perdere tempo in chiacchiere!!!»

Kevin obbedì, intrappolando Kid Muscle nella Tower Bridge. «è una chiacchierata che riprenderemo».

 

 

«signora, dove ha detto che…?»

«l’ospedale di chojiin. Devo parlare con una persona».

Un soldato si avvicinò all’uomo che stava salendo su un elicottero. «signore, pensate che la nostra presenza sarà necessaria allo stadio, dopo?»

Howard Lancaster, arrivato a Tokyo con uno spiegamento di forze abbastanza consistente ed un completo bianco immacolato come il fazzoletto, tirò fuori un altro fazzoletto ancora dalla tasca, quello rosso.

«dipende dal fazzoletto col quale mi vedrai tornare».

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Capitolo 25
*** 23- il fazzoletto rosso ***


Osservando il suo datore di lavoro volare via a bordo dell’elicottero, Jenna McGreene non poté fare a meno di chiedersi, ancora una volta, “perché”?

«problemi, miz McGreene?»

La bionda ed occhialuta ventiseienne irlandese si voltò con una smorfia infastidita verso il comandante della “fetta” più grossa della specie di esercito che Howard si era portato dietro, Michael Connors, che come al solito da quando si erano incontrati la prima volta le stava rivolgendo una specie di sogghigno di presa in giro.

miz”…vattelapesca da dove veniva quel tizio. Jenna sapeva solo che era americano.

«no, Connors, e comunque non ti riguarda».

Il soldato sbuffò una risata. Se non fosse stato insopportabile Jenna avrebbe potuto pure trovarlo carino, con quei capelli castani perennemente scompigliati, gli occhi neri ed una spruzzata di lentiggini su quella faccia da schiaffi che si ritrovava. E oltretutto aveva poco più di trent’anni.

«non farti troppe domande sul capo» disse l’uomo «è un consiglio».

Lei non rispose. Si limitò ad incrociare le braccia e tornare a parlare con l’uomo dal quale avevano noleggiato l’elicottero, in un giapponese abbastanza comprensibile pure se ben lontano dall’essere perfetto. Non era certa di aver detto bene “devE”, o “l’ospedale DEI chojiin”…

“perché?” pensò ancora.

L’argomento sul quale Jenna McGreene si stava facendo tante domande era: “perché era stata assunta”?

Laureatasi con ottimi voti alla Winchester e specializzatasi come interprete e traduttrice della lingua giapponese, era stata contattata da Mr.Lancaster in persona circa tre settimane prima. Le aveva semplicemente detto che presto avrebbe dovuto recarsi a Tokyo per affari, e necessitava di un interprete.

E sarebbe stato un impiego a tempo indeterminato.

Se già da subito Jenna non aveva avuto molti dubbi sull’accettare o meno un incarico simile -specie se proveniente da un uomo così ricco, potente ed in vista che per di più aveva frequentato la sua stessa università- era quasi svenuta ed aveva balbettato un “sissignore, come comandate” quando Howard le aveva parlato del suo stipendio.

Nei giorni successivi si erano incontrati di persona, nell’ufficio della sua tenuta. Jenna era rimasta di sasso nel vedere quanto fosse…oh, semplicemente immensa. Ne aveva sentito parlare già da prima, e si era informata per conto proprio, ma vederla dal vivo era tutt’altra cosa. Si era sentita così piccola ed insignificante mentre camminava lungo il viale, stringendosi nel cardigan rosa pallido che di certo non aiutava a snellirla mentre si guardava attorno incespicando più volte nei suoi stessi piedi nonostante portasse scarpe piuttosto basse e tormentandosi i flosci e corti riccioletti. Quando il maggiordomo l’aveva accolta lì al portone principale, poi, la cosa era peggiorata ulteriormente.

Il primo momento di sollievo lo aveva avuto durante il tragitto verso l’ufficio.

“può tranquillizzarsi, miss McGreene; Mr. Lancaster non ha l’abitudine di mangiare i suoi collaboratori” le aveva detto con un sorriso. Jenna si era chiesta quanti anni dovesse avere quell’uomo, sessanta, settanta? Ma era comunque impeccabile nella divisa con tanto di stemma.

“ah…ehm…meglio così no, Mr. …”.

“Jordan Lederdale. La mia famiglia serve quella dei Lancaster da cinque generazioni”.

“oh!”

Arrivati davanti alla porta dell’ufficio il maggiordomo aveva bussato, si era sentito un “avanti” deciso e tranquillo. A quel punto Jordan l’aveva invitata ad entrare con un gesto ed un ultimo sorriso, per poi chiudere la porta ed andarsene via.

La prima cosa che aveva fatto Howard -dopo averla salutata con un impeccabile baciamano da uomo d’altri tempi- era stata complimentarsi per la puntualità.

“è un requisito essenziale, se si lavora per me” aveva detto “si accomodi”.

Le aveva indicato le tre sedie imbottite davanti alla scrivania, che avevano un’aria indubbiamente comoda. L’intero ufficio sembrava essere arredato in modo da mettere gli ospiti a loro agio, aveva pensato Jenna, senza sapere che infatti era proprio così.

“faccio del mio meglio, sir» aveva risposto lei obbedendo e guardando in basso.

“non so se Jordan gliel’ha detto signorina, ma può guardarmi in faccia senza timore di essere mangiata. Poi, se abbassa lo sguardo perché mi trova brutto è un’altra faccenda…”

“no, no signore, assolutamente, non vi trovo brutto!” aveva immediatamente rialzato lo sguardo, il viso rosso come il fuoco.

“miss McGreene, stavo solo scherzando. Quel che volevo dire è che non deve essere così in soggezione, tutto qui. Tanto più che è una ragazza in gamba, oltretutto laureata nell’istituto dove ho studiato io stesso. Porta ancora il fazzoletto dell’università, vedo…io il mio l’ho appeso lì” glielo aveva indicato. Un fazzoletto non vecchissimo, ma piuttosto rovinato “in memoria delle battaglie contro quegli insopportabili etoniani…”

“etoniani! Tsk” aveva borbottato Jenna. Intanto l’occhio le era caduto sulle foto che Mr. Lancaster aveva sulla scrivania, nelle quali i soggetti più ricorrenti erano lui insieme a quella che doveva essere sua moglie e, soprattutto, una ragazza molto giovane e piuttosto carina che gli somigliava moltissimo.

“mia figlia, Emerald. Fa la DJ a Tokyo” aveva detto Howard facendola trasalire “non vive più qui da quando si è diplomata a sedici anni”.

“sed…?”

“memoria eidetica. Oltre ad essere una classe avanti, nata a giugno, mi capisce. Mi sarebbe piaciuto se avesse continuato gli studi, ma ha preferito fare altro. Consideri che pur di seguire la sua passione mi ha minacciato di iscriversi ad Eton, se avessi continuato ad insistere sulla laurea! A quel punto ho lasciato stare”.

Insomma, tra una chiacchiera e l’altra -serie riguardanti il lavoro, e meno serie- erano passate un paio d’ore. E Jenna era uscita da quell’ufficio serena e felice di avere trovato un lavoro stabile, super pagato, e soprattutto di dover lavorare con un uomo assolutamente im-pec-ca-bi-le. Non poteva credere alla propria fortuna, e non vedeva l’ora di partire per Tokyo…

“mh. Quando il capo aveva parlato della nuova interprete avevo sperato che tanto per cambiare ne scegliesse una carina. Mah. Magari con altri vestiti, un bel paio di tacchi e senza quegli occhiali…”

Quando Jenna si era voltata si era trovata davanti un soldato con la faccia da schiaffi più faccia da schiaffi che avesse mai visto, e con un accento americano da far paura.

“con chi ho il dispiacere di parlare, Mr. …?”

“Connors. Micheal Connors” il tizio aveva alzato gli occhi al cielo “quando si dice avere soldi da buttare via…quanto ti dà, ventimila sterline al mese? Meno sicuramente no. Tsk. Pensare che non gli servi nemmeno, come vedrai. Arrivederci, miz” aveva detto, continuando ad avanzare verso l’ufficio.

Jenna McGreene era decisamente confusa, ma rispose comunque abbastanza a tono. “io invece spero di non rivederti affatt-”

“vana speranza, visto che verrò a Tokyo” aveva replicato, entrando nell’ufficio dopo aver bussato quattro colpi in rapida sequenza e senza nemmeno aspettare il permesso di entrare. Che bifolco d’un americano…!

Ma come avrebbe scoperto circa tre settimane dopo, una volta che il lussuoso jet privato dei Lancaster atterrò a Tokyo, il bifolco in questione non aveva avuto tutti i torti.

A riceverli erano stato un gruppo di giapponesi con delle facce da paura. Se prima Jenna non aveva trovato giustificazione al fatto che Mr. Lancaster si fosse portato dietro la security armata fino ai denti -Connors compreso- in quel momento aveva compreso senz’altro di più. Pur continuando a non capire come mai -da quel poco che aveva sentito a riguardo- fossero in arrivo anche diversi altri aerei pieni di ulteriori soldati.

Ad ogni modo il gruppo di giapponesi li aveva fatti entrare all’interno di un edificio quasi futuristico per com’era concepito, facendoli in seguito entrare in un ufficio nel quale un vecchio giapponese -neanche a farlo apposta vestito di bianco come Howard- stava fumando un sigaro dall’aria pregiata. Il gruppo che li aveva fatti entrare si fermò a sua volta nell’ufficio.

La conversazione, nonostante la tensione di Jenna, si era svolta in modo piuttosto normale per un bel pezzo. Affari, investimenti…Jenna traduceva, ed anche piuttosto bene, ma in realtà non capiva molto di quel che stavano parlando davvero. Quando poi il vecchio aveva iniziato a parlare in una sorta di dialetto e molto velocemente con il gruppo attorno a loro, aveva capito poco e niente.

Curioso che Mr. Lancaster non solo fosse rimasto perfettamente tranquillo, ma avesse perfino fatto uno strano sorrisetto che Jenna McGreene non gli aveva mai visto fare.

Ma come avrebbe visto subito dopo, aveva i suoi motivi.

“Yokoshino Fuyu, l’onorabilità dei giapponesi è conosciuta in ogni parte della galassia. Direi che non sia il caso di sfatare questo mito, giusto? Perciò, da uomo d’onore a uomo d’onore, vi invito a non cercare di imbrogliarmi e tenere fede ai nostri accordi. O potrei sempre rivolgermi alla famiglia Fujitora, auspicando che mostrino più rispetto”.

I giapponesi erano impietriti, ed anche Jenna. Howard aveva parlato nella stessa lingua del vecchio con tale naturalezza che sembrava lo facesse tutti i giorni. Voltandosi leggermente la ragazza aveva intercettato il sorrisetto di Connors, che era un “te l’avevo detto” bello e buono.

Da lì in poi le trattative avevano proseguito senza problemi, ma Jenna non aveva più detto una parola, ancora sorpresa.

Se Howard H.R.J. Lancaster parlava tranquillamente il giapponese, dialetti inclusi, a che cosa gli era servito assumerla?

Non era riuscita ad arrivarci per quanto ci avesse pensato, e non ci arrivava ancora. Era una ragazza troppo ingenua per capire di essere stata “usata” per testare la lealtà degli Yokoshino, dei quali Howard aveva voluto osservare il loro comportamento in un falso stato di vantaggio per capire una volta di più con che tipo di persone avrebbe avuto a che fare. E sarebbe stato suo compito anche trattare con gente come il tizio del noleggio.

Finito di parlare con l’uomo che noleggiava gli elicotteri, la ragazza tornò -pur se di malavoglia- a rivolgersi all’americano che le si era piantato vicino e al quale non poté fare a meno di chiedere una cosa.

«cosa intendeva dire Mr. Lancaster con quella storia del fazzoletto?»

«pfff…ma non sai proprio niente eh? Perlomeno lo sai che un tempo era un istruttore della Muscle League? E sai dell’unico incontro che abbia mai combattuto?» gli occhi dell’uomo si illuminarono «…e della fine che ha fatto il suo avversario?»

In verità Jenna aveva sempre badato solo agli studi. Del wrestling se n’era sempre altamente fregata. Si, sapeva del passato del suo capo come istruttore. E si, sapeva dell’incontro, e sapeva che aveva vinto. Nulla più, però.

«ma di che accidenti parli?! Che vuol dire “la fine che ha fatto”?!»

«sei piuttosto ignorante, miz. Lascia che ti faccia una breve lezione: Mr. Lancaster col fazzoletto bianco = no problem» sollevò il pollice «Mr. Lancaster col fazzoletto grigio = ahi. Non va seccato troppo» oltre al pollice sollevò l’indice «Mr. Lancaster in nero = ahi ahi. Più per chi l’ha indotto al total black che per lui stesso, di solito, anche perché c’è la possibilità che la mia squadra e le altre entrino in azione» sollevò anche il medio «e per finire…c’è il fazzoletto rosso. Con tanto di completo abbinato» sollevò l’anulare con un sogghigno «ed è a quel punto che ci si diverte davvero».

«io continuo a non capire!!!» sbottò Jenna.

«indovina che fazzoletto aveva quando ha combattuto contro quel tipo? Quello rosso. E indovina che fine ha fatto il tipo in questione?...»

La ragazza non rispose. Connors sollevò il mento e si passò lentamente il pollice lungo la gola.

«hope ya understood, gurl».

Detto questo finalmente si allontanò.

Jenna si strinse nelle spalle. Scherzava. Ma si, scherzava di sicuro.

Guardò in  cielo nel punto dove l’elicottero era scomparso. E senza nemmeno capire bene perché, dato che continuava a ripetersi che lei a Connors non credeva nemmeno un po’, iniziò ad augurarsi di vederlo tornare con il fazzoletto bianco.

 

 

«Kid!!! Vedi di liberarti da quella presa, lo sai benissimo come si fa!» esclamò Emerald «immagino che tu non abbia tutta questa voglia di farti spaccare la schiena!»

«hnn…non è facile sai?!» disse con fatica il kinniku.

«non ho mai detto che è facile, ho detto solo che se non lo fai finisci con la schiena rotta in due!»

«aspetta che ci provo…»

Fortunatamente per lui Kid Muscle era piuttosto forte, e riuscì a liberarsi dalla tremenda Tower Bridge. Ma Emerald sapeva che quello era solamente l’inizio. Kevin aveva ancora parecchie mosse da utilizzare, sia proprie che quelle di suo padre riadattate, una più devastante dell’altra. Inoltre pur non avendo uno straccio di prova aveva l’intima certezza che Kevin e il Vecchio Porcello avessero trovato il modo di bloccare la Muscle Millennium, il che nonostante tutta la preparazione di lei e Kid restava un grosso problema. Se si trattava di sviluppare delle contro-contromosse era un conto, ma inventare un nuovo attacco dal nulla…eh no, quello Emerald non era ancora in grado di farlo. Ci sarebbe voluto suo padre, ma non c’era, ed era una settimana che non si sentivano…fatto strano. Eppure era parso contento quando lei gli aveva detto che finito il Torneo sarebbe tornata a casa per un mesetto o due.

«ancora la tattica 33, Kevin! Si tratta solo di stare più attento» disse Flash «l’ipnosi non rende Kid Muscle invulnerabile».

«giusta considerazione. Dai, Emerald, di’ la parola magica così che il buon Kid Muscle faccia del suo peggio; non cambierà niente. E più che altro mi domando…hai il coraggio di dirla ancora?»

«te l’ho mai detto che per quanto chiacchieri somigli all’Araquà, Kev? Sai, quella specie di uccello della Disney» ribatté Emerald sarcastica. Kid tentò di attaccare Kevin, ma non solo venne respinto, venne anche riempito di pugni un’altra volta!

«dopo faremo una chiacchierata anche su queste battute» la avvisò l’inglese mentre pestava l’avversario «non mi piacciono molto».

«chi se ne importa di cosa piace o non piace a Lady Oscar strafatta di steroidi con un vaso da notte sulla testa?»

«appunto» quasi ringhiò lui «diciamo che non mi piacciono per niente».

«sta solo cercando di distrarti con mosse futili» commentò Lord Flash «non funziona, Lancaster, dovrai trovare qualcosa di meglio».

«oh, avrei MOLTO di meglio. E tu lo sai benissimo» ribatté lei, alludendo presumibilmente a quello che era capitato prima  «ti conviene davvero che io ti dia retta? Non penso. Poi vedi tu. Kid!!! POLENTA!!!»

«ma è affamata davvero per mettersi a urlare nomi di cibi…» commentò Wally, sentendo anche il proprio stomaco iniziare a brontolare «…un po’la capisco».

«io sono ancora sconvolta per il modo in cui ha fatto agire Kid! Ipnosi, ma come ha potuto?! Potrebbe distruggerlo psicologicamente, in questo modo!» esclamò Roxanne «ma non si rende conto?!»

Perfino Jacqueline MacMad era rimasta esterrefatta dalla brutalità di Kid Muscle, essendo abituata ad un Kid nei limiti del possibile buono, corretto e gentile. E non era sicura che quella metamorfosi le piacesse.

No, diciamolo, non le piaceva affatto, e nonostante di solito apprezzasse quel tipo di spettacoli in quel caso l’atteggiamento strideva troppo con il protagonista. Se fossero stati personaggi di un manga, di un anime o che di simile avrebbe detto che quando Emerald diceva “absinthe” Kid Muscle diventava molto “OOC”, troppo. Ma quella purtroppo era la realtà, non una storia, e non bastava cancellare un paio di righe per cambiarla.

«polenta…cacciagione…succhio il pollice» mormorò Kid succhiando il pollice e portando entrambe le braccia con le mani chiuse a pugno davanti al petto e al viso. Kevin continuò a colpirlo per un po’.

«ma che vai blaterando? I miei colpi ti hanno ridotto in pappa quel poco cervello che avevi? Avanti, cresci!»

Ben presto però si accorse che i suoi pugni ed i suoi calci non facevano più alcun effetto.

«la posizione succhia pollice di Kid Muscle si è trasformata in una difesa a braccia unite, che neppure Kevin Mask può infrangere!» osservò Doc Makano.

Kevin continuava a colpire, e colpire, e colpire ancora, non persuaso dal fatto che la tattica 33 fosse stata annullata.

«adesso sei tu che devi trovare di meglio, Flash» commentò Emerald «la tua tattica 33 è appena andata a puttane».

«facile così, vero?...Kevin, fermati. Riuscirai solo a spellarti le mani, se continui!»

L’inglese obbedì. Ricordò gli allenamenti…non era stata Hammy stessa a dire che quella tattica poteva anche non funzionare? Ecco la dimostrazione pratica.

«ma brava. Sarei contento di vedere che gli insegnamenti di tuo padre hanno dato i solo frutti, se non li stessi usando contro di me» le disse Kevin «e se non foste comunque destinati a perdere».

“perché sia chiaro che non mi fermerò davanti a niente pur di vincere e riaverti” aggiunse mentalmente.

«fai tacere l’Araquà, Kid» disse seccamente la ragazza «trova un punto debole e attacca!»

«ora si che mi piace!»

«il sipario si è sollevato sulla Barriera Muscle!» esclamò Doc.

«Kid fa la ruota, si libra in aria, doppio salto mortale all’indietro e castiga Kevin nel suo punto debole!» aggiunse Doc.

I fan di Kid esultavano.

Emerald invece era impallidita, vedendo Kevin cadere addirittura fuori dal ring. Batté le mani sul tappeto.

«KID!!! Che ti avevo detto a riguardo?!!» strillò. Il kinniku si voltò verso di lei, e da euforico che era divenne perplesso.

«eh?»

«che ti avevo detto?!! Non la maschera!!! Colpisci tutto ma non la maschera!!! Ma tu no!»

«me l’hai detto tu che dovevo trovare un punto debole!!!» protestò Kid.

«ce n’erano un mucchio di altri!!! E tu vai a colpire proprio dove ti avevo detto di non…oh, shit…»

Kevin non le aveva mai fatto paura -da sobria- non davvero. Forse anche perché non l’aveva mai visto arrabbiato sul serio. L’aveva visto irritato, nervoso, deluso…ok, si, anche arrabbiato la sera che aveva scoperto tutto, ma anche lì più che altro era sempre deluso…

Ma in quel frangente, vedendolo rialzarsi aggrappandosi alle corde con aria omicida, Emerald vide finalmente il “mostro” che aveva creduto di vedere giorni prima.

«Kid Muscle…hai fatto qualcosa di davvero imperdonabile».

hai fatto una cosa graveee, una cosa che mai si rimedia!” pensò Emerald, senza avere il coraggio di canticchiarla vedendo la maschera di Kevin, già sfregiata, rovinata da un secondo taglio che formava una “X”.

Dalla pochette beige abbinata alle scarpe tirò fuori una bottiglietta di plastica verde che però invece che contenere acqua come sembrava conteneva vodka liscia, e dopo averla osservata per un po’ne bevve un quarto. Relax, baby: drink the vodka, take it easy.

Pensò che Meat forse aveva ragione nel dirle che stava iniziando davvero ad esagerare con l’alcol.

«ma glielo dicevo, io…» mormorò la ragazza «“non toccargli la maschera, Kid”».

«i-io…»

 “l’unica fortuna è che non ce l’abbia con me. Promemoria se mai dovessimo riavvicinarci: posso tirare la corda, ma se disgraziatamente si spezza è bene tenere a portata di mano un’altra pistola oltre la doppietta…con dei tranquillanti per rinoceronti!” si disse Hammy “tanto papà ce l’ha”.

«un atto che rimpiangerai per il resto dei tuoi giorni! E quando ti avrò liquidato non te ne resteranno molti, di giorni!»

«Kid Muscle ha fatto un grosso errore!» esclamò Mac.

«Kevin non perdonerà a Kid lo squarcio nella maschera!» rimarcò Doc. Anche Meat, ancora all’ospedale, pensava la stessa cosa.

«ci potete scommettere, quella maschera è stata portata da suo padre quando vinse la Corona Chojiin, e anche quando la perse contro King Muscle…»

Meat seguiva con estrema attenzione e preoccupazione il match, la stessa preoccupazione che lo aveva tormentato dalla visita di Hammy in poi. L’unica cosa che gli aveva dato un po’di sollievo era stata sapere che Turbinskii adesso era ricoverato in quello stesso reparto, a tre stanze dalla sua, tanto che Meat aveva potuto anche andare a trovarlo…

Dik Dik iniziò a sentire delle voci agitate fuori dalla stanza, tanto che alla fine distolse perfino l’attenzione dall’incontro per ascoltare meglio.

«ehi, c’è una certa agitazione là fuori».

«uh? Sarà arrivato un altro paziente, o roba simile, ma non possiamo stare a pensarci adesso!» esclamò il piccoletto afferrando il televisore vecchio modello «Kid è nei guai!!!»

Il volume delle voci però era cresciuto ulteriormente, e fu Checkmate an andare verso la porta e socchiuderla per guardare fuori.

«ma non si potrebbe…»

«settecento milioni di yen. Per il reparto. Ed ora, gentilmente, mi faccia passare».

Checkmate non aveva mai visto prima l’uomo che aveva parlato con tanta fermezza e compilato quell’assegno esorbitante, ma non gli ci volle molto per notare in lui un’incredibile somiglianza con qualcuno che già conosceva. L’uomo gli rivolse una brevissima occhiata giusto per fargli capire che l’aveva notato, per poi continuare dritto per la propria strada.

Lo Scacco Vivente richiuse la porta.

«allora, che cos’era? Chi c’è?» gli chiese Van Dik. Checkmate guardava ancora la porta, perplesso.

«non ci posso giurare, ma…è possibile che io abbia appena visto il padre di Hammy sborsare milioni di yen così che il primario lo lasciasse andare non so dove?»

La domanda distolse anche Meat dall’incontro. «Howard H.R.J. Lancaster qui?! Emerald aveva detto che sarebbe arrivato a Tokyo, ma non capisco come mai dovrebbe essere venuto proprio qui!»

«eppure somigliava ad Emerald in modo impressionante, te l’assicuro».

«questo è strano…molto strano…da chi potrebbe andare? Non so perché ma se hai ragione, Checkmate, non prevedo niente di buono».

Nel frattempo Kid Muscle stava indietreggiando, ed Hammy stava prendendo in serissima considerazione l’idea dell’absinthe.

«ora il taglio fatto da Kid Muscle si incrocia con l’altro a formare una X, simbolo di morte o di veleno!» commentò Roxanne.

«o come “ti cancello per sempre”…» aggiunse Trixie.

“certo che così non aiutano neh” pensò Emerald.

«andiamo, è stato solo un incidente…e poi la X non è sempre un segno negativo, dipende anche da cos’hai scommesso al Totocalcio, sapete come funziona no? Uno, due, icchese!» cercò di dire Emerald in tono allegro.

Cambiò idea quando Kevin la guardò.

«come non detto. Cercavo solo di ridare alle cose la giusta misura».

«tu sei solo fortunata che mi strozzerei con le mie stesse mani piuttosto che farti del male» disse lui con rabbia «ma posso comunque prendermela col vero colpevole».

«nonostante la defezione Kevin Mask continua ad essere sempre un vero cavaliere» commentò Ikimon.

Jacqueline fece uno sbuffo, pensando “dai, dai, commetti qualche fallo TI PREGO!”

“anche in modalità nero di rabbia riesce ad essere dolce” pensò invece Emerald “e io mi sento sempre più uno schifo all’idea di avergli dato del mostro”.

«sai Kid, forse dovresti scusarti…»

«ti assicuro che il danno causato alla maschera non è nulla rispetto al danno che sta per subire; giudica tu!» detto questo Kevin saltò sopra le corde lanciandosi contro Kid, che anche senza l’absinthe riuscì a parare il colpo.

«ora ami tuo padre, prima lo odiavi, deciditi, cosa vuoi, perché mi fai diventare pazzo?!!» sbottò Kid, adesso realmente irritato.

Effettivamente il rapporto di Kevin col padre si era fatto sempre più complicato. Appena era riuscito a superare un po’il suo odio per lui infatti era venuto a conoscenza di quell’orrenda faccenda del patto, e tutto il resto che…ah. Che schifo.

Però restava sempre suo padre.

E si sentiva sempre in colpa per essere scappato di casa in quel modo ed essersi unito ai D.M.P. . In fondo Kevin voleva l’approvazione di suo padre.

E poi beh…al di là che fosse una cosa barbara e bla bla bla, Robin Mask non aveva mica sbagliato nella scelta della partner considerando che lui stesso l’aveva scelta senza sapere tutto quel che c’era dietro.

…che diamine, la sua -legalmente parlando- fidanzata era contro di lui…

«…e mi fai anche arrabbiare…tante storie per una maschera! Mi viene voglia di spezzarla in due!»

«Kid!!! buono lì!»

Ma ovviamente Kid non l’ascoltò, ed attaccò Kevin a testa bassa come un ariete. Stupido. E a poco valse riuscire a scagliarlo in aria e bloccarlo nella Kinniku Driver.

«perché hai voluto metterti dalla parte dei perdenti, Emerald?» l’inglese nemmeno si degnava di parlare con Kid, preferiva parlare con lei. Gli importava di più.

«lo sai perché. KID BRUTTO TONTO, QUELLA MOSSA NON FUNZIONA LO SAI!!!» strillò poi, appena prima che Kevin -per l’appunto- ribaltasse la Kinniku Driver facendo finire Kid rovinosamente al tappeto.

«ottimo lavoro Kevin. Che dire, evidentemente la ragazzina ha un debole per le cause perse».

«non so se sia peggio avere un debole per le cause perse o avere le mutande con Obi Wan Kenobi disegnato in zona pacco».

«perlomeno le MIE mutande si vedono!»

«…vuoi proprio che dica a tutti quanti com’è che sai delle mie mutande?»

«già, com’è che sai delle sue mutande?» saltò su a chiedere anche Kevin.

«sarà mica che le lasciava in giro per casa?» ribatté il russo «ed ora torniamo alle cose serie! Non siamo qui per discutere delle mutande!»

«Obi Wan».

Seccato oltre che arrabbiato Kevin attaccò nuovamente Kid, ed il kinniku lo scagliò di nuovo in aria dimentico del fatto che Emerald gli aveva detto più volte che nemmeno la Kinniku Buster avrebbe funzionato.

«KINNIKU BUSTER!»

«eeeh, ma allora è proprio stupido» concluse Hammy.

«vi siete trovati» la punzecchiò Flash.

«zitto Ivan».

«…Ivan?»

«tutti i russi si chiamano Ivan. O Dimitri. O Piotr. O Sergei».

«ma sei sicura che in quella bottiglietta verde ci sia dell’acqua?»

«ma sei sicuro di avere un cervello ancora attivo?»

«…ma sono le finali del Torneo Chojiin o una gara di punzecchiature?!» li riprese giustamente Jacqueline.

«mi verrebbe da dirti di farti i cavoli tuoi ma hai ragione Jackie» ammise Hammy, mentre Kevin per annullare la Kinniku Buster eseguiva una delle rovesciate del padre «KIIIIID, lo so che ce la fai a dargli un calcio nei cocones!!! Liberati!»

«non vorrei dirtelo ma non ti conviene farmi picchiare sui gioielli di famiglia» le ricordò Kevin.

«…Kid, liberati e basta» borbottò.

«ah, vedi allora…»

Kid comunque non riuscì a liberarsi, e beccò un’altra bella botta.

«e comunque a me dei tuoi gioielli di famiglia non frega niente, right?! Se mai chiedi a Jackie!»

«non è solo uno scontro, è anche un interessante momento di gossip» commentò Doc «chi sapeva di una storia tra Kevin Mask e Jacqueline MacMad?»

«io no, Doc!»

«ma a me che vuoi che importi di lei?»

«ah, grazie mille!» sbottò la rossa.

«pare che ti importi dato che…lo sai».

Alludeva all’appuntamento. Kevin emise uno sbuffo irritato.

«alla fine nada de facto, visto che io non mi chiamo Emerald e quando scelgo una persona c’è quella soltanto».

“quindi…non sono usciti?...” si stupì la ragazza. Per un attimo Kevin lo vide guardarlo come lo guardava prima, cosa per la quale si sentì come riscaldare dall’interno.

«la fedeltà sciaguratamente non è una prerogativa di tutti» disse Lord Flash, rovinando il momento.

«forse, ma sbavare spiando ragazze che potrebbero essere tue figlie mentre si cambiano sicuramente è una TUA prerogativa!» ribatté Emerald.

Ops.

«non capisco a cosa tu ti stia riferendo…»

“ma sei diventata pazza?!” le disse con gli occhi il russo “sta’zitta per l’amor del cielo!”

«cos’è questa storia?!» Kevin li guardò entrambi «cosa-è-questa-storia?!!»

«Kevin…»

«absinthe» disse piano Emerald. Kid la sentì. Purtroppo la ragazza non aveva potuto fare altrimenti dato che quel perfetto idiota continuava ad eseguire mosse che sapeva benissimo essere totalmente inutili «e ora attacca. Ehm. Evita i cocones».

Kid obbedì, afferrando Kevin alle spalle e piegandosi all’indietro sbattendogli la testa contro il tappeto. Non contento, lo fece voltare di schiena ed usò su di lui la mossa che Kevin aveva usato su Turbinskii, il Nodo a Crotalo.

Tutto ciò senza dire una parola.

«anche a me piace di più il Kid normale, ma non funziona» commentò Emerald «e adesso copia quel tizio in America* e vai con la Tomb Stone!»

«…la che?» si chiese Wally confuso mentre Kid eseguiva la Tomb Stone «ah, quella».

Kevin rotolò via e si rialzò pian piano. «non è finita…» mormorò, entrando come in uno stadio di profonda concentrazione durante il quale se Kid Muscle non fosse stato sotto ipnosi si sarebbe spaventato avendo una specie di visione di Robin Mask che lo attaccava.

«hai evocato la padronanza e l’energia di Robin Mask per aumentare la tua Maelstrom Power…sei degno di tuo padre, dopotutto».

«si…lo sono. Ma comunque, quella storia…»

«era una balla no?!»

«Barriera Muscle, Kid» ordinò Emerald vedendo le brutte. Kid eseguì.

«spezza la difesa, Kevin!» gli ordinò Flash.

«non vedo come».

«per gentile concessione della nostra cara Hammy tu HAI una mossa con cui spezzare la Barriera Muscle» gli ricordò il russo.

Emerald lo guardò astiosamente. Poteva evitare di ricordarlo a lei, no?

«si perché se fosse stato per te non avrebbe combinato niente».

«tsk. Forza, al contrattacco!»

Kevin si diede la spinta sulle corde per mettere in atto nientemeno che il Polverizzatore Mac, col quale iniziò a “trivellare” Kid Muscle. Emerald non sapeva che dire, stavolta, sperando solo che Kid resistesse.

«mh…sembra andare bene…» commentò piano Flash «….?»

Errore.

Kevin perse il controllo, la traiettoria deviò, Ramenman era il nuovo bersaglio.

“se Kevin lo attacca verrà squalificato! Non posso permettere che il nostro sogno vada in frantumi per questo!”

“finirà a colpire Ramenman!” pensò atterrita Hammy.

Ma proprio mentre stava per succedere Lord Flash si mise in mezzo, finendo per essere trivellato in testa. Ironia della sorte che fosse proprio per salvare un wrestler al quale aveva infilzato il cranio, eh?

«Ramenman!» urlò Buffaloman «fermalo!»

«basta!» esclamò il cinese fermando Kevin con un solo colpo e scagliandolo lontano.

Emerald osservò la scena con gli occhi ancora sgranati dopo aver detto di nuovo “absinthe”. Il Sorcio aveva un gran buco sulla maschera, sotto il quale si intravedeva qualcosa di…nero…marrone…

…Warsman non era proprio in quel modo? Ma non poteva stare a pensare a quello.

«Lord Flash, devo ringraziarti per il tuo coraggio. Mi hai salvato la vita» disse Ramenman.

«hai ragione, ma non volevo» disse concitatamente Kevin dopo essersi rialzato, preoccupato per il suo allenatore «non so cosa mi sia successo…»

«Kevin…»

«e tu stai bene?»

«…non ti preoccupare. Io sto benissimo».

«ha ragione a preoccuparsi, e dovresti farlo anche tu».

Jacqueline.

“che vuole ora?» pensò Hammy. Tra le altre cose notò che la spugna della resa di Kevin era caduta, qualcuno avrebbe dovuto raccoglierla…

«sei intervenuto per salvare Ramenman o per impedire che Kevin Mask fosse squalificato dal Torneo? In base alle regole, nel caso che Kevin attacchi altri che il proprio avversario verrebbe eliminato, e Kid Muscle vincerebbe il Torneo. Ed ora, Flash, la tua intromissione potrebbe causare questo risultato».

Brusii di disapprovazione, Ikimon e Vance cercavano di dissuaderla, ma niente da fare. Flash intanto cercava di inventare una scusa decente per evitare al suo pupillo la squalifica…voleva vendicarsi, Jacqueline…

«come on, è evidente perché l’ha fatto, voleva raccogliere quell’accidenti di asciugamano rosa lì per terra no? Dev’essere caduta per sbaglio a Kevin».

L’inglese si voltò verso Emerald.

“Hammy…mi difende ancora”.

«esattamente. Ero venuto qui proprio per questo, signorina MacMad. Cercavo di proteggere il vostro buon nome, e quello della Corona Chojiin. Ed ora, direi di riprendere l’incontro».

«si!» esultò Kevin. Si voltò ancora verso Hammy, ma lei non lo guardò nemmeno.

“non è nemmeno in grado di tradire fino in fondo. Stavolta però è stata utile” pensò Flash guardando la ragazza “le dobbiamo un favore”.

 

 

:: ospedale dei chojiin, venti minuti prima ::

 

Howard Lancaster entrò da solo nella stanza in cui era ricoverato Tovarich Turbinskii.

«M-mister Lan …» Turbinskii aveva visto delle foto, per questo sapeva di chi si trattava. Per non parlare della somiglianza tra lui ed Hammy! Ma che ci faceva lì?

«sei ancora malridotto, non sforzarti di parlare se non per dirmi ciò che mi serve per favore».

Il russo obbedì.

«tu stavi con mia figlia, giusto?»

«sissignore».

«sono qui a Tokyo per diversi motivi, tra i quali un uomo che potrebbe interessarmi. Sai qualcosa riguardo l’allenatore di Kevin Mask?»

«…sissignore».

Aveva capito che non doveva mentirgli. Ottimo inizio.

«è vero che mente sulla propria identità?»

«sissignore, che io sappia è così».

Bene, bene. Poteva essere davvero la pista giusta. Ma a dirla tutta anche di quello al momento gli importava solo fino ad un certo punto.

Quel che gli interessava realmente era…

«che tu sappia…ha mai messo le mani su mia figlia?»

Silenzio. Il russo gli indicò il cellulare.

«c’è un video, ma…prima che veda…è stata sua figlia ad ordinarmi di non intervenire. Ed io le ho obbedito, anche se mi costava».

Howard gli diede una lunga occhiata ed annuì.

«da ciò deduco che la risposta sia “si”».

Guardò il video, quello in cui Flash quasi aveva strozzato Hammy.

Hammy…la sua principessa, la sua bambina…

Non disse una parola per tutto il tempo. Poi mise il cellulare sul comodino.

«Tovarich Turbinskii. Hai obbedito a mia figlia nonostante non fossi d’accordo» lo guardò «lo faresti ancora?»

«sissignore».

«uccideresti per proteggerla?»

«…»

«rispondi».

«…sissignore».

Howard si alzò.

«ottimo. Dopo oggi mia figlia ha manifestato il desiderio di tornare a casa per un mese o due. Facile che la porti in viaggio con me, però, ed intendo dotarla di una scorta privata della quale TU» lo indicò «prenderai il comando».

«ma…»

«la paga è a cinque zeri. A me darai del "voi", ad Emerald…deciderà lei. Sei assunto. Verrai traferito oggi stesso in una delle mie cliniche, molto più all’avanguardia di questa».

Si tolse il fazzoletto bianco. Se lo mise in tasca.

Tirò fuori quello rosso.

«adesso ho un altro lavoro da fare».



*The Undertaker, se non fosse stato chiaro! xD

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Capitolo 26
*** 24- O Fortuna... ***


24

Dopo altre due o tre ripetizioni del Polverizzatore Mac, con una delle quali Kevin rovinò la maschera di Kid Muscle, ad Hammy non ci volle molto per capire cos’era che avevano pensato lui e Flash dopo aver visto le brutte quando Kid era sotto ipnosi.

Un’assurda regola dei Kinniku recitava che se mai la maschera che Kid aveva sul volto fosse stata rimossa in qualunque modo, lui non avrebbe potuto più combattere. Evidentemente era a questo che adesso i suoi due avversari -meglio pensare a loro in quel modo e basta, per ora- puntavano: strappare a Kid la maschera del volto e finirla in fretta.

«della serie “tempi disperati richiedono soluzioni disperate”, vero Flash?»

«è perfettamente regolare, ed al momento non siamo noi i disperati» ribatté il russo «perché non lasci perdere, mh? Una ragazzina incapace come te non dovrebbe immischiarsi in cose da adulti».

«e i vecchi maiali come te dovrebbero stare in un porcile di riposo, invece che immischiarsi in cose da “g-g-g-giovani”!»

Niente da fare, quei due non avrebbero mai smesso di darsi addosso, nemmeno in un momento come quello.

«i porcili di riposo non esistono!»

«per questo c’è gente come te in giro, purtroppo…rispondi al cellulaaaare, sei un vecchio maiaaaale, no no non riattaccare -no no non riattaccareeee-…non ti sembra un po’caro il prezzo che adesso io sto per pagare?... sei un vecchio maiaaaale, sei un vecchio maiaaaaleeee…» canticchiò lei.

«sono sempre più convinto che ci sia altro che acqua in quella bottiglia…»

«decisamente Emerald e Lord Flash non si vogliono bene» fu il commento di Doc.

«è acqua» mentì lei «ma comunque resta il fatto che devi imparare a farti i cazzi tuoi una buona volta».

«di’, ma sei consapevole che la maggior parte dei miei problemi derivano dal fatto che TU non sei stata in grado di farlo?!»

Nessuno dei due sembrava essere al corrente della presenza di King Muscle e, soprattutto, di Robin Mask in una delle entrate poste in alto sullo stadio.

“pare che a Warsman non piaccia molto la mia futura nuora. Beh…in fin dei conti non piace molto nemmeno a me, è troppo sfrontata, disobbediente e non sa stare al suo posto. Come Howard da giovane, più o meno. Non che questo mi importi, un patto è un patto, e sapere che fin quando sarà valido sarà un fastidio per il mio caro ex amico mi dà una gran soddisfazione” pensò Robin “per non parlare del fatto che, per una volta che Kevin sta facendo qualcosa che IO volevo che facesse -ossia vincere la Corona Chojiin ed essere perso dietro a lei-  non posso certo rovinare tutto”.

Era lì da diverso tempo ormai, ad osservando le dinamiche dello scontro aveva avuto modo di fare qualche valutazione su…più o meno tutto quanto.

Aveva riconosciuto che la somiglianza di Emerald con suo padre non era soltanto fisica, dato che non aveva esitato a ricorrere a tattiche come quella dell’ipnosi facendo si che Kid Muscle -e in quei momenti King era quasi svenuto- diventasse una pura e semplice arma, come la doppietta che quasi sicuramente aveva nella pochette beige. Era un’altra caratteristica che aveva ereditato da Howard quella di avere sempre almeno un’arma addosso, che il suo ex amico di solito nascondeva nella tasca interna che aveva in ognuna delle sue giacche, o dei cappotti. Come se ne avesse avuto bisogno e non avesse saputo combattere! Robin riconosceva che con un paio di proiettili senz’altro si faceva prima, ma non significava che approvasse.

Comunque…

Oltre a questo, come anche tutti quelli che stavano guardando dovevano per forza avere intuìto, si era reso conto che nonostante fossero avversari tra Emerald e Kevin continuava ad esserci “qualcosa”. E lui pensava di saper dare una definizione più approfondita a quel “qualcosa”, anche vedendo come lei lo aveva difeso con Jacqueline MacMad -“ecco un’altra ragazza che non sa stare al suo posto, ah queste ragazze di oggi… ma come accidenti le tirano su?!”, aveva pensato- che sembrava non vedere l’ora di buttare suo figlio fuori dal Torneo.

“che razza di giornata oggi. E anche Howard è qui in città…tsk. Che vado a pensare, io non lo temo di certo. Inoltre non vedo nemmeno perché Warsman dovrebbe rischiare, nessuno sa chi è davvero, altrimenti Lancaster l’avrebbe già preso. Per di più siamo in mondovisione…si…cosa vuoi che accada?”

Chiaro che Robin da dopo aver smosso di nuovo le acque avesse ripreso ad aggiornarsi sulle mosse del suo quasi-vicino-di-casa. Solo che risultava piuttosto complicato. Lui aveva agganci nell’MI6, ma anche Howard ne aveva, dunque perfino i servizi segreti si facevano una specie di guerra tra loro. Inoltre Howard, questo Robin lo sapeva perché lo aveva visto di persona, disponeva di un esercito personale -che faceva passare come semplice security…come no!- molto consistente, competente e motivato essendo anche super pagato. Forse Howard non era l’uomo più ricco della galassia, ma non era poi così tanto distante dall’esserlo.

Robin non capiva come avesse fatto un uomo che dopo alcuni investimenti sbagliati senza il suo aiuto sarebbe arrivato alla bancarotta a fare miliardi su miliardi di sterline in quelli che, a dirla tutta, erano pochi anni. E lasciando la Lega per di più!

Forse era meglio non saperlo. In ogni caso decise di non stare a pensarci troppo.

“spero solo che  Kevin riesca a massacrare quel vigliacco di Kid , in fin dei conti anche se non è male Emerald è troppo giovane ed inesperta per affrontare degnamente uno scontro come questo. Per non parlare del fatto che sono e sempre sarò convinto che questi non sono ambienti da donne, a meno che queste non siano solo spettatrici…”

«io però non vado a frugare nei cassetti di intimo altrui. Guarda che LO SO che l’hai fatto…» disse Emerald puntando il dito contro Flash con tono accusatorio «la #Rose of Midnight era tutta a sinistra del cassetto, e io l’ho ritrovata a destra!»

«sono tutte accuse infondate! Kevin, non credere a una parola e attacca di nuovo!» esclamò il russo «e comunque…evidentemente eri troppo ubriaca per ricordarti dove le avevi messe!»

«le avevo messe A SINISTRA, ed ero sobria!»

«io non ci giurerei!»

“…ecco solo questo non capisco: l’atteggiamento di Warsman. Potrà anche non piacergli ma questo non è certo il momento di bisticciare…lui invece sembra quasi provarci gusto. Va’ a vedere che negli anni ha preso qualche botta in testa di troppo”.

«io te l’ho detto quel che devo fare, vai a giocare da solo alla roulette russa! Kid, evita Kevin e afferralo!!!»

“…e invece lei non ha preso le botte che avrebbe dovuto prendere, e questo è il risultato. Se avessi seguito la prima idea che ho avuto riguardo al patto l’avrei sistemata già da un anno, insegnandole che una moglie deve stare al proprio posto e non ficcare il naso dove non deve”.

Nessuno lo sapeva, ma Emerald tutto sommato se l’era cavata con un patto quasi ragionevole rispetto alla prima idea che durante uno strano dormiveglia era venuta in mente ad un Robin Mask vedovo ormai da un pezzo: una nuova moglie molto giovane, fertile e non brutta.

…non che Howard avrebbe mai accettato un patto del genere, piuttosto avrebbe preferito finire a vivere come un accattone…

Quel matrimonio combinato restava sempre una cosa barbara ma se non altro Kevin era un ragazzo dell’età di Hammy!

«stai lontano dalla mia maschera!» esclamò Kid Muscle obbedendo, afferrando Kevin e sbattendogli ancora la testa contro il tendicorde dopo aver fatto un bel salto. Non c’era stato nemmeno bisogno dell’asbinthe stavolta, notò Hammy decisamente soddisfatta.

«adesso direi che puoi iniziare a disperarti Sorcetto» disse Emerald facendo pure la linguaccia al suo arcinemico.

«e tu credi che sia finita? Tsk».

Kevin infatti si stava già rialzando, più lentamente e faticosamente di prima. Tutta quella tensione e quella violenza evidentemente erano troppe anche per Jacqueline, che se ne uscì con un “oh”! quasi spaventato.

E Lord Flash, forse anche per prendersi una piccola rivincita per quel che era successo prima, prese subito la palla al balzo.

«che ti prende, Jacqueline? Non è questo che desideravi? Un incontro brutale, sanguinoso, un vero massacro! Non dirmi che tra tutti i presenti tu non hai cuore di guardare. Non sapevo che avessi un cuore!»

Emerald non commentò, impegnata a guardare Kevin fare il verme sul tappeto.

«Kid…» disse piano «non c’è qualcosa che dovresti fare?»

Ma il kinniku capendo a cosa alludeva -ossia prenderlo a calci in quel momento di debolezza- scosse vigorosamente la testa.

«no».

«Kid».

«no, e non voglio che usi quella parola, ok?»

«…no, hai ragione, questo è esattamente quel che volevo vedere» rispose Jacqueline a Flash dopo essere riuscita a produrre una specie di sorriso abbastanza sadico «quello che tutti in questo stadio volevano segretamente vedere, eccitazione pura!»

Quelle chiacchiere iniziavano decisamente a stufare Kevin. Jacqueline stessa lo aveva stufato già da un pezzo. Accidenti a lui che quella sera non se n’era stato buono e le aveva chiesto di uscire anche se non la sopportava.

E poi c’era Emerald che…prima lo difendeva, sembrava voler tornare da lui, e poi -da quel che aveva capito- avrebbe preteso che Kid Muscle lo gonfiasse di botte mentre stava strisciando nel tentativo di rialzarsi. Ok, erano avversari, lei voleva vincere, ma LUI voleva vincere anche per LEI! E lei invece non si stava facendo troppi scrupoli nel farlo gonfiare come un pallone.

«ora basta» disse dunque seccamente, sorprendendo sia Hammy, che Jacqueline che Kid.

«perché sembri tanto in ansia allora? È questo che accade nel Torneo Chojiin: imigliori vengono malmenati, picchiati, feriti!» disse Flash  «senza dolore e sofferenza non si raggiunge la gloria. Credevo che avresti gioito, non che ti saresti fatta piccola come una scolaretta impaurita; ti rispettavo quando eri dura come una pietra, ma ora sei diventata debole e rammollita!» sentenziò.

«tu se non rompi le palle a qualcuno proprio non sei contento» rispose Emerald al posto di Jacqueline, prendendo per la seconda volta le sue difese «per una volta che mostra un barlume di umanità lasciala stare no? Solo perché tu sei una bestiaccia delle steppe non vuol dire che dobbiamo essere tutti così».

Kevin intanto si era aggrappato alle corde. «cacciate via quell’esasperante MacMad! E tu piantala con battute e frecciatine, questa è una guerra, lo vuoi capire si o no?! Le cose sono due, o inizi a fare la persona seria o te ne stai zitta».

Comprensibile la reazione dell’inglese al quale quello scontro sembrava più una commedia. Ma evidentemente Hammy quel giorno non era per la comprensione.

«tu a me “stai zitta” non lo dici. Chiaro?»

«altrimenti?» la sfidò Kevin, appoggiandosi sulle corde e dando la schiena ai MacMad.

«…vuoi che dica a tutta la galassia CHI c’è disegnato sulle tue mutande?» lo ricattò, riducendolo al silenzio «su col morale JJ, dopo ti offrirò un frappè e parleremo di quanto è vera e calzante la definizione di “grande, grosso e coglione” riferita a quasi tutti gli uomini che ci stanno attorno» le disse Hammy guardandola seria seria e facendo un gran sospiro «mi dispiace per le volte che ho minacciato di farti saltare la testa. Nel trattare con gente come Capitan Pantaloni Aderenti lì» indicò Flash «c’è solo da stare unite!»

«ti ho già detto che non ho bisogno del tuo aiuto, e non lo voglio il frappè!» ribatté Jacqueline credendo che fosse solo una presa in giro.

«vada per il gelato allora, quello che fanno nell’aereo privato di papà è fantastico, magari mi faccio venire a prendere con quello stavolta…».

«non lo voglio il gelato! Non voglio niente! Perché non usi quell’accidenti di aereo privato per tornartene in Inghilterra, eh?!»

Sia Kid che Kevin se ne stavano fermi, forse presi dal dialogo tra le due ragazze, forse solo sorpresi per l’invito.

«infatti tornerò a casa per un mese o due, ma solo dopo l’incontro…»

«tu vai DOVE per QUANTO?!»

La ragazza si voltò verso Flash e Kevin, stupita. Ok, che potesse dirlo Kevin più o meno ci stava. Ma che lui e Flash lo dicessero in coro non se lo sarebbe aspettato.

E nemmeno Lord Flash stesso se lo aspettava, sinceramente, trovarsi ad esclamare senza volerlo la stessa frase di Kevin e per giunta col suo stesso tono. Come se lui non avesse avuto in mente la stessa cosa, andarsene via, e non per un mese o due ma per sempre. O almeno, finché Howard gli avesse dato la caccia.

Ossia, beh...per sempre, appunto.

La verità? Evidentemente non era dispiaciuto solo di dover perdere Kevin, al quale come più volte ribadito si era affezionato molto, nemmeno fosse stato figlio suo invece che di Robin.

Con chi avrebbe discusso, dopo? Con chi avrebbe litigato ferocemente, chi avrebbe punzecchiato, chi avrebbe tentato di uccidere, con chi si sarebbe trovato ad inventare e fare cose strane per non farsi scoprire a fare invece…qualunque cosa fosse meglio tenere nascosta? Dove l’avrebbe trovata un’altra con cui sfasciare casa, e che gli avrebbe messo un mano un assegno da trentamila sterline o più per risistemarla?

Con chi avrebbe ballato il tango la prossima volta, volendo vincere di nuovo il trofeo dei primi classificati? Chi avrebbe provocato in futuro, e da chi si sarebbe fatto provocare? Chi altri avrebbe avuto il coraggio di andare al cinema con lui a vedere una proiezione vintage di Lolita? Chi l’avrebbe ospitato in casa organizzando una serata a sfascio col finale a sorpresa?!

La risposta era semplice: a parte Emerald, nessuno.

«francamente mi stupite. Soprattutto tu» disse la ragazza guardando Flash «mi tolgo dalle scatole, sta’contento no?...è che sono troppo sotto stress, sto bevendo come una spugna, ha ragione Meat nel dire che rischio di diventare un’alcolizzata…»

«certo che almeno a noi potevi dirlo!» esclamò Terry «volevi andartene così, senza salutare nessuno?»

«ve l’ho detto, giusto un paio di mesi, mica per sempre…»

«e tu credi che ti lascerò sparire due mesi? No. Scordatelo» disse Kevin in tono duro «abbiamo troppo di cui parlare perché tu possa scappare via. Quella dell’alcol è una scusa. Vera, ma sempre una scusa».

«io dopo oggi avrò bisogno di staccare, e vada come vada ce l’avrai anche tu».

«sicuro, nessuno può prendere decisioni sulla tua vita ma tu puoi fare delle scelte che invece coinvolgono tutti quanti, molto giusto. Non pensi che possano esserci persone che non vogliono che tu te ne vada, nemmeno per un mese, o una settimana o…o anche solo un giorno…» il volume della sua voce si abbassò man mano «al diavolo, allora…»

Improvvisamente Kevin tornò di nuovo a scagliarsi contro Kid Muscle, saltandogli sulle spalle.

«questa mossa scioglierà quel poco che restava del tuo micro cervello, ma non sarà una gran perdita dato che non sei in grado di combinare niente se non hai qualcuno che pensa al posto tuo o che ti ipnotizza».

Detto questo iniziò a colpire la testa del povero Kid con una serie infinita di gomitate. Sentiva un gran bisogno di sfogarsi in qualche modo. Emerald…andare via per due mesi…e glielo diceva solo adesso?! assurdo! Non poteva fargli una cosa del genere, loro dovevano fare così tante cose, dovevano chiarirsi, dovevano parlare finalmente di quel patto e decidere il da farsi, dovevano…dovevano iniziare finalmente la loro relazione…insieme sarebbe stato più facile affrontare qualunque ostacolo.

E lei invece se ne usciva con “dopo l’incontro me ne torno a casa un mese o due”. Che nella lingua di Emerald, tra una cosa ed un’altra, avrebbe potuto davvero significare un mese o due… ma anche quattro o cinque.

Poteva reggere all’idea di non vederla per tutto quel tempo?

No. No, affatto.

E…e se poi tante volte suo padre l’avesse convinta a rimanere lì in Inghilterra? Certo, nessuno avrebbe vietato a Kevin di fare ritorno in patria a sua volta, ma aveva percepito di non piacere molto a Mr. Lancaster e c’era il rischio che cercasse di tenerli lontani, forse portandola con sé nei viaggi d’affari che a detta di Hammy faceva spesso.

Viaggi, viaggi, viaggi…nuove responsabilità, magari, nuovi incontri…ed Emerald via via avrebbe potuto dimenticarlo. Incontrare qualcun altro. O lasciare che relazioni d’amicizia di qualche tipo di sviluppassero in qualcosa di più, tipo con…che so…quel tizio dall’aria arrogante, castano e con una spruzzata di lentiggini che compariva in qualche foto del suo cellulare.

Kevin parlava, si sentiva parlare e rispondere a Flash che teneva aperti i libri di suo padre, vedeva le proprie mani cercare di togliere la maschera ad un Kid Muscle collassato sulle proprie ginocchia, ma la sua mente era da tutt’altra parte.

«dai Kid, reagisci, non può finire così!» gli strillò Roxanne «ricorda la Massima Sfida dei Muscle, ricorda il livello che ha raggiunto il tuo potere, usalo adesso!»

Ecco, anche la due codini lì, perché non coglieva mai le buone occasioni per rimanere in silenzio? Nooo, lei blaterava e blaterava, e blaterava, “non mollare Kiiiiiiiid!”, “siamo con te KIIIIIIID!”, “KIIIIIIID!!!”…solo queste cose sapeva dire! E lui non poteva certo scattare come un cobra ed uscirsene con un “chiudi quella ca… di bocca!!!”. Primo, perché non l’avrebbe mai fatto, né in pubblico né se fossero stati soli -anche con Jacqueline si era limitato ad un “esasperante”- non era tipo da maltrattare le donne per davvero. E secondo, se ad Hammy non era stato bene che non fosse stato cortese con Jacqueline, che era Jacqueline, figurarsi come avrebbe reagito se l’avesse fatto con Roxanne, della quale era amica.

«Kid Muscle le sta prendendo di brutto! Perché Em non fa qualcosa?!» disse Terry preoccupato.

«qualcosa come l’absinthe per esempio? Tra quello e il niente non so cos’è peggio» osservò Trixie «forse non fa nulla perché non sa cosa fare, no? Eccetto che quando era sotto ipnosi e quando sono riusciti ad annullare le prime mosse di Kevin non hanno combinato molto».

«un po’ è anche colpa di Kid che non l’ha ascoltata. Emerald gli aveva detto che la Kinniku Driver ed ogni variante della Kinniku Buster non avrebbero funzionato, ma Kid le ha usate lo stesso» le fece notare Wally «chiaro che combinino poco, se lui fa tutto di testa sua».

«a me viene da dire che forse è meglio che segua il proprio istinto invece che ascoltare lei. ¡Caray! Non l’avete vista prima? Avrebbe preteso che Kid si accanisse su Kevin mentre era a terra. È già tanto che abbia rispettato la volontà di Kid e non abbia utilizzato il controllo ipnotico per farglielo fare anche se lui non era d’accordo» disse El Niño .

«se Kevin non si fosse guadagnato il diritto di vendicarsi sui Kinniku una volta per tutte ti direi di gettare la spugna già ora, Lancaster» la punzecchiò ancora Flash.

«non mi interessa niente se siamo in mondovisione, se continui a seccarmi una pallottola da qualche parte te la becchi lo stesso. Absin-»

«n-no!» esclamò Kid, come riprendendo le forze «n-non quella parola non c’è…bisogno!!!» trovò perfino la forza per rimettersi in piedi, cosa che sorprese Kevin ma non lo fece comunque desistere.

«ci può essere una sola maschera su questo ring: Kevin Mask!» dichiarò, continuando a tentare di togliere la maschera al Kinniku.

«battutone» Emerald scosse la testa.

«la tua di prima su Artù era peggio» commentò il russo «sai che tu Ginevra me la ricordi molto?»

«ho capito che a te piacerebbe fare la parte di Lancillotto, ma non c’è trippa per gatti KID SE VUOI FARE QUALCOSA FALLO SU-BI-TO!»

Il ragazzo riuscì non si sa come a tirare un gran calcio sulla maschera di Kevin, facendolo cadere.

«buono! E adesso, per gentile concessione di El Niño, vai con il…»

«Ribaltamento in Presa Doppia!» esclamò Kid, eseguendo quella mossa a puntino.

«precisamente quello».

«hai visto? Kid Muscle ha eseguito la mossa di El Niño, il ribaltamento in presa doppia. Kevin Mask ha preso un brutto colpo».

«KIIIID, SE VINCI TI DARò IL P GROSSO BACIO DELLA TUA VITA!»

Kid esultò. Jacqueline invece no.

«sporco traditore. A questo punto puoi dimenticarti della mia simpatia» borbottò.

«eddai JJ, se mai ti faccio conoscere io uno. Che rapporti hai con gli americani con delle deliziose lentiggini sulle guance?» le chiese Emerald, stavolta per prenderla un po’in giro, si. Per quanto a dir la verità, conoscendo Michael, la rossa non gli sarebbe dispiaciuta.

«e tu pensi che io abbia bisogno di te per trovare un ragazzo?!»

« non mi pare che da sola combini molto neh».

Kevin intanto aveva strisciato verso Lord Flash, che gli stava mostrando per l’ennesima volta la tecnica Olap sul libro verde.

«la chiave per vincere sta qui, Kevin: il suo nome è Olap. Una mossa così difficile da padroneggiare che neppure tuo padre riuscì ad effettuarla bene…»

“nonché quella che MIO padre chiama ‘la mossa stupida’, non so perchè. Non l’ho mai capito. e a Kevin questo ho sempre fatto a meno di dirlo” pensò Hammy.

«l’altra tecnica segreta, quella che Robin Mask mi insegnò trentotto anni fa…»

Emerald sentì come un campanellino farle “din” in testa.

“l’altra tecnica segreta, quella che Robin Mask mi insegnò trentotto anni fa

“mi insegnò”.

“trentotto anni fa”.

Emerald fece un sospiro, lo sguardo da pantera era tornato. Pensò che, santo cielo, se voleva nascondersi non era proprio quello il modo. A quel punto avrebbe fatto molto prima a prendere la balalaica, saltare sul ring, iniziare a ballare la danza dei cosacchi e cantare “so-no Warsman, so-no Warsman”!

“se papà è in ascolto è fatta, lo prendiamo, convinciamo anche Robin Mask, andiamo dal notaio e via siamo tutti a posto” pensò la ragazza, senza riflettere oltre sul destino che sarebbe toccato al russo in quel caso. Che sotto sotto credesse che magari suo padre una volta ottenuto quel che voleva avrebbe lasciato andare Warsman-Flash-quello che era?

«…è rivelata sulle pagine di questo antichissimo libro».

Anche Kevin aveva fatto delle veloci riflessioni sulle parole del suo allenatore, l’uomo del mistero, forse l’unico amico che avesse mai avuto e del quale non sapeva nemmeno il vero nome.

«bugiardo! Come osi affermare che mio padre ti abbia insegnato alcune delle sue tecniche segrete?! È impossibile! Lui non ha mai insegnato a chi non fosse della famiglia!»

“beh a mio padre non è che abbia proprio insegnato. È stato più uno scambio” pensò Hammy.

«no, Kevin, ti sbagli: tuo padre ha insegnato a qualcuno che non faceva parte della famiglia».

Lord Flash stesso era talmente preso dai ricordi, come Kevin lo era da tutta quella situazione, da non rendersi conto di stare facendo qualcosa di simile al disegnarsi un bersaglio in fronte.

«aspetta…hai ragione, ora mi ricordo! Mio padre ha insegnato ad un altro, era un famoso chojiin, una delle persone più simili ad un amico che mio padre abbia avuto mai!»

“pa’ dove sei. Pa’ perché non rispondi. Pa’, accendi il fottuto telefono. Pa’!!! Porco mondo! Ho qui a due metri il tizio che cercavamo e tu non rispondi?!” pensò Emerald cercando di chiamarlo almeno sei volte.

«…ma se affermi che mio padre ti ha insegnato, Lord Flash, allora devi essere tu quel famoso chojiin misterioso…»

«può darsi Kevin. Ma ascolta questo: le tecniche di tuo padre mi hanno reso molto più forte di quanto sarei stato senza conoscerle. Gli devo molto. Ecco perché voglio che tu impari la tecnica che io non sono mai riuscito a padroneggiare…»

“la mossa stupida” pensò Emerald.

«…Olap. Tuo padre ed io abbiamo una grande fiducia in te. Puoi farcela!»

Quindi quello che gli stava dicendo era che aveva davvero fiducia in lui? Che non era una cosa solo…così? e che anche suo padre Robin aveva veramente riposto in lui delle speranze nonostante tutto?

L’idea del patto era lontanissima dalla mente del ragazzo in quel momento, che era semplicemente felice avendo capito una volta di più di non essere solo. Flash gli voleva bene, suo padre gli voleva bene e…anche Emerald forse gliene voleva ancora…

Tra una cosa ed un’altra insomma Kevin non ce la fece a restare freddo e controllato come soleva fare in pubblico, trovandosi a piangere un’altra volta davanti al suo allenatore -più tutto il resto del mondo in questo caso- commosso.

«puoi riuscirci, Kevin! Tu puoi riuscire in quello che tuo padre ed io abbiamo fallito, attraverso questa tecnica. È il segreto dei segreti!»

Emerald vedendo Kevin piangere in quel modo oltre alla sorpresa avrebbe avuto una gran voglia di unirsi a lui, anche solo per solidarietà, come fanno a volte i bambini piccoli. Immaginò quanto dovesse essere tutto così intenso, per lui. Riusciva quasi a sentire i suoi pensieri riguardo a suo padre, a Flash stesso…Kevin si era davvero attaccato a quell’uomo. Che lo considerasse un po’ la figura paterna che non aveva avuto, o meglio, che non aveva avuto in modo adeguato visto che Robin Mask era stato uno schifo di padre?

«Lord Flash…» Kevin pose perfino la propria mano sopra quella del russo «grazie per la tua fiducia in me…»

Hammy continuò a guardarli.

«devi credere in te stesso! Fai avverare il nostro sogno!» lo incitò Flash. Kevin si rialzò, asciugandosi le lacrime con un gesto veloce.

“se Kevin dovesse perdere Lord Flash…Warsman…mh, ormai continuerò a chiamarlo Flash…ne soffrirebbe, ne soffrirebbe tantissimo” pensò Hammy guardando il suo amore, e il suo arcinemico/alleato/partner di ballo/guardone preferito “peccato che serva a papà e me, ma forse…insomma, a questo punto non so se sarebbe davvero buona cosa se finisse nelle grinfie dell’MI6. Vada come vada tra me e Kevin, non posso permettere che rimanga solo. Insomma, almeno Flash deve restare. È strapieno di difetti e ha indotto Kevin ad andare oltre la linea, però a quanto sembra gli vuole bene per davvero”.

“guardatelo, sta piangendo come un bambino!” pensò Kid esultando “Il mio attacco deve avergli fatto più male di quanto pensassi, quindi penso sia giunta l’ora della mossa conclusiva, la Muscle Millennium!”

«sseh Hammy ho capito, è ora della mossa finale…»

«ma manco per niente!!! t’ho detto niente io a riguardo? No! E allora non-attento alle spalle!!!»

L’avvertimento era giunto troppo tardi però, perché Kevin aveva già brutalmente Kid Muscle ad uno stinco.

«ahiahiahiaahaihaihaihaiahi che maleeeeee!» si lagnò il kinniku, proprio come avrebbe fatto un bambino, tanto che invece di accanirsi Kevin rimase a guardarlo stando lì fermo come un cretino.

E beccandosi di conseguenza un calcio alla caviglia poco dopo, che lo fece crollare a terra.

«i tuoi sogni di gloria stanno per essere infranti, così come ho infranto la tua maschera!» esclamò Kid Muscle, iniziando a prendere l’avversario a calci e combattendo -senza rendersene nemmeno conto, come Emerald gli aveva detto di fare fin dall’inizio.

“se Kevin non fosse Kevin mi verrebbe da dire che era ora, oltre a “dagliele sode! Non fermarti a quei quattro calci!”…ma che diamine…?”

«Kid…cioè…io di tutti i modi stupidi che ho visto di farsi male questo è…» la ragazza fece un grosso sospiro portandosi la mani davanti al volto vedendo il piede di Kid incastrato nella maschera di Kevin «uff. Non ho parole adatte a commentare, temo».

«non infrangerai mai i miei sogni Kid Muscle! Sarai tu ad essere distrutto, ed attraverso ciò io ridarò lustro al nome della mia famiglia!» disse con forza l’inglese alzandosi e facendo cadere Kid a terra, per poi bloccarlo in una presa di sottomissione.

«spezzerò la linea di campioni della tua famiglia così come si spezza una collana di perle finte!» dichiarò poi, sbattendo il kinniku contro il tappeto.

«Kevin Mask è l’unico wrestler che riesce a distruggere qualcuno fisicamente e psicologicamente allo stesso tempo!» commentò Doc.

“però è un dilettante in confronto a QUELLA” pensò Lord Flash guardando Hammy “che gli ha fatto venire un attacco di panico dandogli del mostro”.

Nonostante il colpo piuttosto duro Kid si rialzò, e lui e Kevin ripresero a massacrarsi.

«è ora di chiudere questa storia!» sentenziò infine il kinniku «ultimate muscle!»

Il simbolo del suo potere gli comparve sulla fronte, e le cose parvero andare meglio, tanto che per tutto quel tempo Emerald non mise bocca su quel che stava facendo.

Poi Kid con un ultimo colpo scagliò Kevin contro le corde del ring.

«è l’ora!»

«no che non lo è! Non ti ho detto di utilizzare la Muscle Millennium mi pare!»

«ma è quello che voglio fare!»

«non costringermi ad usare l’absinthe!»

«non ci sto più ad essere uno strumento Hammy, mi dispiace, voglio chiudere quest’incontro e lo farò!» concluse Kid Muscle scagliando in aria Kevin con un calcio e lanciandosi contro le corde del ring.

«KID, TI HO DETTO DI NO!!!»

«MUSCLE MILLENNIUM!»

                                                      

 

 



«corri Checkmate!!! Se Lord Flash è chi credo io, Kid è in guai ancora più seri di quanto pensassimo!»

“per non parlare dell’arrivo in ospedale di Mr.Lancaster, ma quello poco conta adesso”.

Meat avrebbe tanto voluto avere un aereo privato o simili per poter raggiungere il suo pupillo allo stadio, ma purtroppo lui e Dik Dik dovevano accontentarsi di una specie di pony express. Meglio di niente, e comunque avrebbe viaggiato anche in risciò pur di arrivare a destinazione.

Da quando Meat aveva visto Kevin utilizzare il Polverizzatore Mac aveva collegato i vari indizi, ed era arrivato alla conclusione che l’allenatore di Kevin Mask non fosse altri che Warsman, lo spietatissimo chojiin russo.

Nonché la persona che Hammy e suo padre stavano cercando da un pezzo.

Dalle immagini che aveva visto sul proprio portatile Meat aveva capito anche un’altra cosa: Emerald, a sua volta, aveva tratto la stessa conclusione. Ed aveva tentato di raggiungere telefonicamente il padre, senza risultato a giudicare dall’espressione insoddisfatta sul suo volto.

Ed ora Kid aveva smesso di ascoltarla, decidendo di fare di testa propria, e Meat non sapeva quanto questo fosse conveniente. Meglio un Kid sotto ipnosi o un Kid che faceva cavolate come quella? Il piccolo allenatore non riusciva a decidersi.

«ma tu pensi davvero che…»

Le parole di Dik Dik furono coperte dai forti rumori prima di un elicottero che passò sopra di loro, poi di una lunghissima fila di grosse auto nere rinforzate che  -andando a oltre duecentotrenta all’ora- li superarono rapidamente. Sia quelle che l’elicottero di prima sembravano diretti esattamente dov’erano diretti anche lui, Van Dik e Checkmate, ossia allo stadio. E sarebbero arrivati sicuramente prima di loro.

«whoa, e che cos’era, l’esercito?» allibì Dik Dik, decidendo di alleggerire Checkmate ed iniziare a correre per conto suo.

«non lo so, ma qualunque cosa fosse non possiamo stare a pensarci ora! Non possiamo fermarci!»

“però ho la vaga impressione che tu non ti sia sbagliato del tutto, Dik Dik”.


«c’è un silenzio siderale mentre Kid, nonostante gli avvertimenti di Emerald, si prepara a scagliare il suo attacco!» commentò Mac.

«distruggilo, usa la Muscle Millennium!» esclamò Trixie.

«finalmente, era ora che attaccassi a modo tuo Kid! Meglio tardi che mai…» aggiunse Roxanne.

«forse non dovrò più disdire l’appuntamento dal parrucchiere!» esultò Chichi. Tale considerazione non c’entrava assolutamente niente con quel che stava succedendo, ma di quell’appuntamento la ragazza aveva senza dubbio un gran bisogno.

«manca soltanto un minuto a quanto ci mise King Muscle a sconfiggere Robin Mask nelle finali del ventunesimo Torneo Chojiin! Forza Kid! Batti e Kevin e tuo padre allo stesso tempo! vendicati, di quell’incontro/esibizione!» lo incitò Wally. Terry rimase in silenzio, pensieroso.

«Kid, non hai imparato niente!!! Non pensi che se Emerald ti ha detto di aspettare possa esserci un motivo valido?!» gli urlò El Niño.

«non ne vedo il motivo. Insomma, la mia mossa funziona sempre, perché non usarla ora? così prendo il mio trofeo e ce ne andiamo a mangiare…e stavolta la gara a chi mangia di più la vinco io Hammy!»

Lei non disse una parola. Non lo guardava nemmeno, fissava il vuoto e scuoteva la testa. Ma perché, perché non aveva voluto darle retta quel grandissimo idiota?

“usa l’absinthe, Emerald”.

Le rare volte in cui si era trovata in mezzo ad un incontro col ruolo che aveva ora -durante gli addestramenti-  la “voce della coscienza” di solito era identica a quella di suo padre.

“ma lui ha detto che non vuole”.

“avete fatto un patto, Kid Muscle ha promesso che ti avrebbe dato ascolto qualunque cosa tu gli avessi detto di fare. Lo sta rispettando, Hammy? Non mi sembra. E se fa così questo sciocco si farà battere dal figlio di Robin Mask e da quella bestiaccia delle steppe. È questo che vuoi?”

“ma se Kevin vincesse non mi dispiacerebbe lo stesso…insomma, si è impegnato così tanto, e io lo so bene, perché c’ero…”

“lo so che sei innamorata di quel ragazzo, ma che figura faresti se Kid perdesse?”

“sono una DJ che si è improvvisata allenatrice, nessuno si aspetta chissà cosa da me anche se ho anni di addestramento alle spalle”.

“non è così che funziona in questo mondo. Qui o dai il massimo o sei fuori. E se poi Kevin Mask, la bestia e i tuoi amici iniziassero a pensare che vali meno di quanto invece è in realtà? Non dico che lo faranno per forza -e della bestia comunque non ci interessa, a dire il vero, quando mai le bestie hanno un’opinione degna di nota?- ma potrebbe accadere. E tu sosterresti l’idea che Kevin ti consideri così poco? Non credo proprio”.

“Kevin non mi considererà mai ‘poco’, credo che lui mi ami ancora”.

“Hammy…sii ragionevole, prendi tu il controllo adesso e fai vincere a Kid quella cintura”.

“mi dispiace, ma non intendo mancare di rispetto a Kid più di quanto abbia già fatto -nonostante avessi il suo consenso- se vuol lanciare la Muscle Millennium, che lo faccia, magari troveremo un modo per uscirne. E potrò dargli del tonto da qui fino alla fine dei suoi giorni per non avermi dato retta”.

E fu così che Emerald rimase in silenzio.

«Kevin! adesso!» esclamò Flash battendo le mani sul tappeto «frantuma la sua Muscle Millennium! Puoi farcela, ragazzo mio!»

«hai ragione, Lord Flash! Tattica speciale numero zero…Maelstrom Power!»

«ma quale Maelstrom! Se Kevin si illude che gli basti accendersi come una lampadina per battere Kid allora gli serve una lampadina nuova, oltre che una bella ripassata della storia del wrestilng. Anche suo padre non è mai riuscito a rovesciare le sorti della dinastia Kinniku, e mi dispiace dirlo ma Robin Mask era un wrestler due volte più in gamba del figlio…»

«“due volte più in gamba”…se mai due volte più stronzo» commentò Emerald.

«non ti permettere mai più di dire una cosa del genere!» sbottò il russo aspramente.

«so quello che dico, e so anche che tu sai che so quello che dico, e sai perché!»

Mh. Si. Tutto molto chiaro. Beh, per Lord Flash lo era davvero.

«credimi, non è lui il vero stronzo» ribatté comunque, tenendo come Emerald e tutti gli altri gli occhi puntati verso il cielo, a vedere come sarebbe andata a finire.

«non riattaccare con quella storia di mio padre, altrimenti ti sparo sul posto, me ne frego se siamo in mondovisione».

«lo sai cos’ha fatto».

Nessuno faceva caso alla loro conversazione. L’attenzione di tutti era puntata su Kevin, che incredibilmente sembrava essere davvero riuscito a bloccare la mossa finale di Kid!

«non può essere! Quell’attacco non era mai stato bloccato da nessuno!» allibì Jacqueline.

«so solo quel che mi hai detto tu. Ma se fosse vero, anche se io non ci credo nemmeno un po’…» ormai le parole di Hammy erano una sorta di mormorio, essendo sorpresa dal fatto che a quanto pare Kevin ce l’aveva fatta sul serio «esistono predatori e prede. L’uomo è il predatore, la bestia è la sua preda; è la natura. Così mi ha sempre detto mio padre».

Flash evitò accuratamente di rispondere, decidendo di concentrarsi sulla gioia che provava. C’erano. Lui e Kevin c’erano davvero, alla vittoria mancava tanto così, a saldare il suo debito verso Robin mancava tanto così! Ce l’avevano fatta, e poco era importato che Emerald si fosse schierata dalla parte di Kid; loro ce l’avevano fatta ugualmente!

La guardò.

Come aveva potuto arrivare a temere che quella ragazzina, una puttanella beona, potesse diventare davvero un problema? Che gli era passato per la testa?

“predatori”! “prede”! Che blaterasse pure, intanto lui e Kevin le avevano suonate a lei e Kid, giusto? Che la smettesse di darsi arie, dunque, perché non ne aveva motivo. Era una piccola perdente alleata con un altro perdente di passa cento chili, tutto qui.

Era da tempo che non provava una tale gioia. Se non fosse stato così abituato all’autocontrollo -lasciando perdere le volte in cui a causa di Emerald questo veniva facilmente meno- probabilmente si sarebbe messo a saltellare come uno juventino che vede la propria squadra battere l’ Inter per 3 a 1.

«ho cercato di avvertirti Kid! Cosa credi che abbia fatto ogni giorno, prima che iniziasse questo incontro? Ho studiato come bloccare la tua Muscle Millennium!»

Kid povero era sconvolto. Rimpiangeva di non aver dato retta ad Hammy, adesso.

«mi sono coperto di lividi, massacrato, mi è venuto anche un gran mal di pancia…»

«En-te-ro-ger-mi-naaaa…pa pa da pa pa…» canticchiò Emerald da sotto dopo aver finito la bottiglietta verde.

No, nonostante la situazione tragica non aveva potuto farne a meno. Kevin comunque finse di non sentire, pur iniziando a condividere l’opinione di Flash sul fatto che Emerald in quella bottiglia non avesse messo dell’acqua.

«…ma ci sono riuscito».

«qualcuno mi dica che sto sognando, che tutto questo non sta succedendo…» si lagnò Kid. Kevin a quel punto sciolse la presa, e fece sbattere Kid contro il tappeto.

Lord Flash non era il solo ad essere euforico. Anche Kevin sentiva praticamente di avere già la vittoria in tasca, era fatta, era fatta!...

E ormai tutti quanti conosciamo l’effetto dell’euforia su Kevin Mask: un grosso aumento di arroganza e stronzaggine. Precisamente il tipo di cosa che di solito faceva andare ad Emerald il sangue alla testa portandola a rispondergli per le rime anche quando il loro legame praticamente non aveva alcun problema.

«ti senti meglio, Kid? Dovevi sapere che era solo questione di tempo e che prima o poi qualcuno avrebbe bloccato la tua mossa. L’attesa di questo momento deve averti distrutto».

Kid, disteso a terra, mugugnava dal dolore e lo shock. Uno shock condiviso da tutti.

«oh no…Kid Muscle!» esclamò El Niño.

«è finita. Kid è arrivato alla fine ormai, Kevin lo ha ridotto come una frittata» disse Terry.

«devo concordare con Terry: Kevin Mask è stato fantastico» ammise Wally, anche se gli costava.

«dovevamo aspettarcelo. Kevin si è impegnato tanto, soffrendo come mai gli è successo nella vita; è questo che gli ha fatto superare Kid Muscle».

«anche Kid ed Emerald si sono impegnati a fondo per vincere! Sono ricorsi perfino a…a quella cosa…» mormorò Roxanne «ha ancora ottime possibilità di vincere, è andato al tappeto altre volte e si è sempre rialzato…»

«sii realista, Roxanne».

«è arrivato il momento di gettare la spugna, non credete?» domandò Kevin ad Emerald e Kid in tono supponente. Kid si rialzò a fatica.

«i-illuso!» lo apostrofò con una smorfia di dolore sul volto «io non perderò contro un perdente come te!»

«sono solo chiacchiere, Kid. Le tue parole non mi fanno nulla, e nemmeno i tuoi attacchi. Hai già dimenticato che io li ho bloccati tutti? Perfino la tua “insuperabile” Muscle Millennium?»

Kid arretrò con un urletto spaventato nel ricordarlo.

«Em…cosa viene dopo la Muscle Millennium?»

Nessuna risposta.

«v-vuoi dire che io non ho altri attacchi?»

No, non se non era sotto absinthe. Ma a che pro dirglielo?

«la smetti con il trattamento del silenzio e mi dici cosa devo fare?!»

«adesso le chiedi consiglio? Quando ti ha detto di aspettare prima di sferrare la Muscle Millennium l’hai ignorata» gli ricordò Flash «non puoi pretendere che ora risolva i tuoi problemi. Anche perché francamente dubito che una sciocca ragazzina incapace che si è immischiata in cose più grandi di lei possa farlo» aggiunse.

A quel punto Kevin si rivolse ad Emerald, che stava ancora in silenzio.

«arrenditi, Emerald. Lascia stare. Tutto questo era una causa persa, e tu lo sapevi fin dal principio. Guardati. Ti sei rifiutata di utilizzare il controllo ipnotico quando lui ha voluto fare di testa sua, non riuscendo a sostenere l’idea di farmi veramente del male, come non sei riuscita a tradirmi per davvero. Tu ed io lo sappiamo perché, giusto?» l’inglese si avvicinò alle corde «ed è anche perché è a TE che voglio dedicare la mia vittoria, che voglio essere magnanimo…» disse, sempre con quell’aria arrogante e supponente. Ma non ricordava cosa succedeva ad usarla con lei? Non si rendeva conto che in quel modo avrebbe ottenuto tutto il contrario di ciò che voleva? Evidentemente no.

«…ed offrirti l’opportunità di saltare sul carrozzone dei vincitori. Arrendetevi adesso, arrenditi adesso, e mi dimenticherò della stupidaggine che hai fatto nell’essere così sleale verso di me. Ti sto tendendo la mano, Emerald…ti conviene prenderla».

Traducendo dal “kevinese” all’italiano tutta quella fanfaronata significava “sto vincendo per te, pensando a te, è per te che l’ho fatto, torna da me, non mi interessa cos’è successo se mai ne parleremo in seguito, ma adesso torna da me”…

«perché non vai tu a “prenderla” in quel posto, mh?»

…solo che evidentemente Hammy non aveva attivato il traduttore automatico kevinese-italiano.

«e tu, bestiaccia che non sei altro» la ragazza guardò Flash «ficcati nella tana di una puzzola, se mai dovesse accettarti, ed evita di uscirne. Con le tue frecciatine e con la tua» tornò a guardare Kevin «“magnanimità”, mi ci pulisco amorevolmente il c…»

«non fare la sciocca, getta la spugna, approfitta della mia generosità e finiamola qui».

Traduzione: “non essere testarda, ti rivoglio, mi manchi maledizione!”

«e lasciala perdere, è solo una sciocca!» sbuffò il russo.

«parla quello che con le troppe chiacchiere s’è disegnato un bersaglio sulla testa!!!» sbottò lei. Facendo il collegamento con quel che intendeva, Flash iniziò a pensare che forse non aveva tutti i torti. Poi però lasciò perdere. Era una giornata troppo perfetta perché qualcosa potesse andare storto.

«dai, è finita. Emerald…Hammy…» Kevin si avvicinò ancora «non essere testarda, sai che non direi niente di tutto questo se non ti rivolessi davvero, e completamente, dalla mia parte» le mostrò i bracciali «lo vedi cos’ho al polso? Lo sai cos’hai tu al collo? Te la ricordi la promessa che ci siamo fatti?»

«ho una memoria eidetica. È ovvio che me lo ricordo».

«molto bene. Allora se per te significava qualcosa agisci di conseguenza…»

Mormorii tra il pubblico.

Perché la cupola sopra lo stadio aveva iniziato a chiudersi?

«Ikimon, ma che accidenti fai?!» sbottò Vance.

«non sono io! Il telecomando non funziona!»

La cupola si chiudeva sempre di più, e rapidamente.

«ma che …?!» Kid si ritrasse ancora, molto allarmato «perché la cupola si chiude?!!»

Anche Kevin non se lo spiegava. Se non c’entravano i MacMad…chissà, forse era un guasto tecnico…

Si guardò attorno, mentre faceva sempre più buio.

Perché in giro non c’erano più addetti? Non uno che fosse uno, nemmeno i tizi che distribuivano il cibo?

«ma che diavolo sta succedendo?!» sbottò. Detestava non capire cosa gli accadeva attorno. La cupola si chiuse del tutto, tutte le luci si erano spente escluse alcune che ancora illuminavano il ring in maniera piuttosto fioca e quelle minuscole di posizione lungo le entrate ed i gradini degli spalti «Lord Flash, qualche idea?...Lord Flash? Mi stai ascoltando?»

No, non lo stava ascoltando. Non ascoltava lui, non ascoltava i mormorii del pubblico, non ascoltava Ikimon che sbraitava in uno walkie-talkie ad addetti che non rispondevano.

Perché in tutto lo stadio, a parte Robin Mask - finito chissà dove in quel momento; non era più all’entrata lassù in cima, Dio solo sapeva perché -  era l’unico che aveva capito.

L’unico che ricordava.

Il rumore di uno sparo contro il soffitto fece zittire il pubblico.

Dall’impianto audio dello stadio partì una musica che, sentita una volta, Lord Flash non aveva mai dimenticato.

“O Fortuna…”

No, non l’aveva dimenticato. Come avrebbe potuto farlo? Quella era la colonna sonora che aveva accompagnato l’entrata, nell’unico incontro che avesse mai combattuto…

“velut luna…”

…dell’uomo che gli dava la caccia da anni. L’unico uomo del quale avesse veramente un cieco terrore. Si, lui, Lord Flash, Warsman, uno dei chojiin più spietati di tutti i tempi, era terrorizzato da ...

“statu variabilis…!”

Un potente riflettore illuminò una delle entrate in cima allo stadio.

Eccolo lì, Howard Lancaster.

La schiena era dritta, il viso rivolto verso il basso rendeva impossibile vedere i suoi occhi. Aveva il completo, il fazzoletto rosso sangue, e teneva in mano un bastone da passeggio nero lucido con la punta in ferro.

«…papà…?» bisbigliò Hammy.

“semper crescis…”

Con una falcata l’uomo scese quattro gradini, battendovi contro la punta in ferro del bastone, forte, quando la musica fece una pausa. Nel silenzio di tomba che regnava nello stadio, quel rumore risuonò forte quasi come il colpo di pistola di prima.

“aut decrescis…”

Altri quattro gradini, un’altra pausa alla fine del verso, un altro colpo del bastone.

Flash se lo sentiva, lo sentiva ovunque sotto la propria pelle, Howard Lancaster era venuto per lui! Non era lì per assistere la figlioletta, pensava guardandolo pietrificato dalla paura, era venuto lì per finire il lavoro iniziato undici anni prima, era lì per lui, LUI, per prendersi la sua testa e metterla accanto a quella degli animali che aveva ucciso durante le sue battute di caccia.

“vita detestabilis…”

Quattro gradini, pausa, colpo. Nessuno aveva il coraggio di parlare, gli occhi erano tutti puntati su Howard e sulla sua lenta discesa.

nunc obdurat…”

Kid Muscle perso ogni ritegno si era nascosto dietro Kevin, aggrappandosi alla sua gamba. E l’inglese era tanto inquieto che non si curò nemmeno di cacciarlo via.

Ikimon tremava come una foglia, Vance e Jacqueline erano pallidi. Anche Emerald non parlava, ma più che inquieta lei al 90% era…incuriosita. Quindi quello era l’esempio della pressione psicologica di cui suo padre le aveva parlato? Wow.

Non si rendeva conto di come stavano davvero le cose, non ancora. E forse non l’avrebbe mai fatto. Era perfino lieta che lui fosse arrivato, finalmente.

“et tunc  curat…”

Il russo aveva iniziato a tremare quanto e forse anche più di Ikimon, gli occhi sbarrati, i muscoli delle gambe in tensione. L’animale pronto alla fuga nel vedere il cacciatore.

“ludo mentis aciem…”

Gli amici di Kid, Doc, e anche Mac erano nelle stesse condizioni di tutti gli altri. Non riuscivano a dire una parola.

“egestatem…”

Kevin si voltò ad osservare Lord Flash.

E in quel momento anche lui capì…

“mi considera una bestia rara di cui vuole la testa”.

La sua paura ogni volta che parlava di quell’uomo, quell’uomo…

Quell’uomo che gli aveva dato la caccia era proprio lui, Howard Lancaster.

“potestatem…”

Quattro gradini, pausa della musica, colpo di bastone.

“dissolvit ut glaciem…”

Hammy spostò lo sguardo da suo padre a Flash, che aveva iniziato ad indietreggiare pian pianino, sperando solo che le gambe lo reggessero e non lo facessero cadere per il troppo tremare. La giovane Lancaster non poteva credere di star vedendolo davvero in quel modo. Era spaventato a morte. Ma perché?

“Sors immanis

et inanis,

rota tu volubilis…”

Doveva andare. Doveva andare via di lì immediatamente.

Quello era l’unico pensiero di Lord Flash al momento.

“status malus,

vana salus

semper  dissolubilis…”

Nonostante ormai fosse in età piuttosto avanzata il russo sapeva ancora combattere. Ovvio. Certe cose non si disimparavano mai.

Ma…combattere? E chi ci riusciva?

No.

No, no.

Indietreggiò ancora di qualche passo, incespicò, non cadde solo perché si aggrappò al ring.

“obumbrata…”

Quattro gradini, la pausa, il colpo.

“et velata…”

I ricordi…i ricordi iniziavano ad ammassarglisi in testa, spietati, senza lasciargli sollievo o respiro.

“mihi quoque niteris…”

Come aveva potuto essere così cieco, come aveva potuto desiderare di far nascere un’amicizia con quell’uomo? Uomo…uomo, lo chiamava, ma era esatto?

No, per lui non era esatto, per lui era il diavolo in persona, il Signore degli Inferi che gli aveva scagliato contro i suoi demoni. Riviveva ognuna delle orribili sensazioni che aveva provato mentre lo vedeva scendere, gli era vicino, sempre più vicino, troppo vicino.

“nunc per ludum

dorsum nudum

fero tui sceleris…”

Per quanto sarebbe riuscito a reggere la tensione, per quanto ancora avrebbe potuto trattenersi, controllare i muscoli delle gambe, che ormai sentiva pulsare disperatamente?

“Sors salutis…!”

Howard aveva completato la discesa, sollevò finalmente lo sguardo e Flash rivide gli occhi di smeraldo del predatore guardare lui, proprio lui. Non si controllò più, ora il controllo lo avevano la paura ed i ricordi, non sentì più nulla se non il proprio urlo, fuggì correndo lungo la via per la quale era entrato con Kevin nello stadio, gli occhi temporaneamente chiusi nella speranza di non vedere gli ALTRI occhi, quelli della pantera…vana speranza…non bastava chiudere gli occhi per scacciare un’immagine che si aveva impressa a fuoco nella mente.

“et virtutis

mihi nunc contraria,

est affectus

et defectus

semper in angaria…”

Kevin lo chiamava, ma era inutile, il suo allenatore era pazzo di paura e non sentiva niente. Howard Lancaster stava ormai camminando verso il ring, continuando a guardare Flash.

Solo a quel punto ad Emerald venne il dubbio…”ma gli avrà dato la caccia davvero allora?”.

Howard sollevò la mano sinistra in un breve cenno.

“Hac in hora…!”

Da ogni entrata, dalla cima degli spalti lungo tutta la circonferenza dello stadio partirono dei puntatori laser che dipinsero Flash, e la strada davanti a lui, di un rosso acceso. Era sotto tiro. Era spacciato. Quanti erano gli uomini di Lancaster, quanti?!

 “sine mora…!”

Uno dei venti uomini posizionati davanti a quell’entrata -Connors- con un sorriso arrogante gli fece cenno di voltarsi.

Col respiro affannato, irregolare, tremando come mai, si trovò costretto ad obbedire.

“corde pulsum tangite…”

Howard Lancaster gli stava facendo cenno di tornare indietro, dov’era prima, all’angolo di Kevin.

Ma lui non voleva…non voleva…

Connors sparò ad un centimetro dai suoi piedi. Messaggio chiaro. Doveva tornare al suo posto, o sarebbe morto immediatamente invece che dopo.

Capendo come dovevano sentirsi i condannati a morte, il russo obbedì, tornando indietro a passi lenti, sempre tremando come mai aveva fatto in vita propria.

Howard era accanto ad Emerald ora, e le aveva posto una mano sulla spalla come a dirle “va tutto bene principessa, c’è papà adesso”.

“quod per sortem

sternit fortem,

mecum omnes plangite!”

Mr. Lancaster sollevò il bastone, e durante l’ultima parte musicale la cupola dello stadio iniziò a riaprirsi. Tutti tornarono a vedere il cielo, carico di nubi nere, esattamente dopo aver sentito l’ultima nota.

«fino ad ora ti è andata bene. Ma come puoi vedere, la sorte di un uomo - o anche di una bestia come te - può mutare nel tempo di una canzone».

 Lord Flash, che lo guardò terrorizzato, e allo stesso tempo dava delle brevissime occhiate anche ad Emerald…come in cerca di un aiuto che difficilmente sarebbe arrivato.

 

 

***

 

Se conoscete “O Fortuna” potete rendervi conto dell’atmosfera che c’era. Se non la conoscete cercate “O Fortuna, Orff”…e a quel punto magari capirete perché tutti se la sono quasi fatta sotto. Questa si che è un’entrata!

 

Grazie a tutti quelli che:

- leggono

- seguono

- recensiscono.

 

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Capitolo 27
*** 25- veni, vidi...vici? ***


«m-ma che diamine…» iniziò a balbettare Vance.

«Lancaster! Che sta succedendo?! Che accidenti vuoi fare?!»

Il primo a riprendersi sul serio era stato Buffaloman, come tutti stupito di vedere il suo ex collega dopo tutti quegli anni. Non perché fosse lì in sé per sé, ma…il buio, la musica, i soldati armati fino ai denti, l’evidente minaccia verso l’allenatore di Kevin Mask, il completo! Che accidenti stava capitando?!

«Buffaloman, mio vecchio amico, è questo il modo di salutare un ex collega dopo tanti anni?» replicò Howard tranquillo continuando ad osservare Lord Flash che, a sua volta, adesso stava proprio fissando costantemente Emerald chiedendogli silenziosamente e disperatamente aiuto «e tu…se continui a pretendere di imitare un uomo fallo come si deve e guarda la morte in faccia, invece di guardare una persona sulla quale uno come te non avrebbe il diritto di posare gli occhi neanche per un attimo».

“Emerald…aiutami! Lui mi ucciderà! Non è una recita, non è uno scherzo, lui vuole farmi fuori, aiutami! Apri gli occhi, cerca di capire chi è davvero tuo padre, fermalo! Aiutami…” pensò il russo, appena prima di trovarsi a dover per forza distogliere lo sguardo. Ma il messaggio, ad Emerald, era arrivato forte e chiaro. L’atavica paura del suo arcinemico, l’espressione sul volto di suo padre…una gran parte di lei continuava a ripetersi che era tutta una tattica, che lo stava facendo solo per vincere e anche per chiudere la brutta storia in cui erano coinvolti, ma l’altra parte invece le stava dicendo che le cose sarebbero andate in modo ben diverso. Non aveva mai visto Lord Flash in quel modo, sembrava pronto a farsela sotto…

«si può sapere cos’hai in mente? Piombare qui con tutti quegli uomini armati…Howard, accidenti…ma che ti prende?» gli chiese Ramenman.

«lo capirai tra poco, non ti preoccupare. Per ora inizierò col subentrare a mia figlia nel ruolo di secondo di Kid Muscle…»

«che cosa?! Ma non…non si può! Diteglielo che non si può!» esclamò Ikimon, che si fece piccolo piccolo nel momento in cui lo sguardo di Lancaster si posò su di lui.

«immagino che si possa fare un’eccezione dato che questo Torneo non è nuovo ad esse…e non vorrei trovarmi a dovervi ricordare che attualmente ho il completo controllo di questo stadio e di tutto quel che c’è all’interno. Specificando che non ho intenzione di fare del male a nessuno…beh, quasi…» aggiunse, dando una breve occhiata a Flash «ho un piccolo scambio da proporvi. Connors, mostra a Mr. MacMad e famiglia cosa sono disposto a dare loro in cambio di questo piccolo favore».

Faccia da schiaffi come non mai, l’americano camminò lungo il passaggio con una valigetta piuttosto grande in mano, che lanciò a Vance una volta arrivato a due metri da lui. «non ci stia a pensare troppo Mr., è un consiglio. Miz MacMad» fece una specie di minuscolo inchino, seguito da uno sfacciatissimo occhiolino «vista dal vivo è proprio la gran sventola rossa che sembrava, congratulazioni».

«hmpf» sbuffò Jacqueline, nonostante in realtà il complimento spudorato dell’americano le avesse fatto piacere, specialmente perché il tipo in questione, con quell’aria da pestifero ragazzo invecchiato, era tra i più carini che le fossero mai capitati sotto gli occhi. Dopo il complimento, comunque, Connors affiancò immediatamente il proprio capo mentre Vance apriva la valigetta e gli cadeva la mascella.

«m-m-ma m… ma quanti sono?!» balbettò. Anche ad Ikimon la mascella era caduta fino a terra, ed osservava con due occhi così quella meravigliosa montagna di soldi nella valigetta.

«dieci milioni di sterline in contanti. Allora, questo piccolo favore…» tornò a dire Howard con un sorriso «riuscite a farmelo o mi volete proprio costringere a trattare in altro modo?»

«DIECI MILIONI?!!!» esclamarono tutti quanti esclusi Emerald, Howard, i soldati e Flash. Emerald ormai era abituata all’idea che nelle tasche di suo padre una banconota da meno di cento sterline non finiva nemmeno per sbaglio; sapeva che aveva accumulato talmente tanti soldi che non sarebbero bastate dieci vite di sprechi -e con sprechi intendeva, ad esempio, cento milioni invece di quei dieci che aveva dato ai MacMad- per finirli tutti.

«eh…io penso che a questo punto, insomma, si, si potrebbe fare no papà?» farfugliò Ikimon.

«oh si, si, assolutamente, in fondo si tratta di un vecchio amico…» disse Vance, ancora incredulo, gli occhi luccicanti di avidità «e comunque, se vuol proprio fare da secondo a Kid Muscle sempre di un Lancaster si tratta, resta tutto in famiglia, alla fine fa lo stesso, no?…d’accordo Howard, nessun problema, fa’come credi!»

«sapevo che saresti stato ragionevole…»

“gentaglia facilissima da corrompere. Tanto meglio per me” pensò Howard.

Terry, Wally, El Niño e le ragazze -come tutti- oltre che disgustati dall’avidità dei MacMad e profondamente inquieti per quell’esercito carico di armi non potevano fare a meno di chiedersi cosa ci fosse sotto. Perché Lord Flash era scappato in quel modo, urlando per di più, nemmeno avesse visto il demonio in persona? Tutti se l’erano quasi fatta sotto, vero, ma non in quel modo. E poi, perché il padre di Hammy sembrava avercela proprio con lui? Va’ a saperlo!

E a proposito di Lord Flash, il terrore continuava a fare da padrone in lui, e si chiedeva…”se vuole uccidermi perché non lo fa adesso? Subito?”. Arrivò poco dopo alla conclusione che se Howard non l’aveva ancora fatto era stato solo per prolungare ulteriormente la sua agonia. Doveva godere come un matto a vederlo così spaventato.

«quindi direi che ora possiamo riprendere, giusto?»

«sicuro, sicuro, riprendiamo pure!» disse Ikimon con un cenno della mano, intento a cacciare l’altra nella valigetta piena di soldi.

«very well» commentò Lancaster «si ricomincia. Uomo contro bestia, chi vincerà?»

Connors da vicino ad Howard si spostò accanto ad Emerald.

«in quasi tre anni che non ci vediamo ti sei fatta ancora più bella di quanto eri prima, miz Lancaster» le disse, infilandole di straforo tra i capelli un fiore fresco che aveva colto apposta per l’occasione prima di entrare nello stadio.

Da notare il curiosissimo fatto che Emerald a quel gesto arrivò perfino ad arrossire leggermente. E che Michael Connors le dava del “tu”, non del “lei”, o del “voi” come invece dava a suo padre. Evidentemente doveva essere stata Hammy a volere così e ad Howard stava bene che, nel caso lei lo avesse voluto, i comandanti delle varie squadre di cui era composta la “security” le dessero del tu.

«grazie Mikey. Ma quel “miz”  proprio non sei riuscito a togliertelo, mh?»

Lì nello stadio solo lei, suo padre ed il soldato erano a conoscenza del fatto che quest’ultimo rappresentasse per Hammy la primissima cotta infantile che si era trascinata per anni, anni ed anni. Ovviamente era sfociato tutto in un nulla di fatto -quando lei aveva trovato il coraggio di dirglielo Connors aveva dovuto tirarsi indietro non volendo guai col capo- ma ciò non toglieva che continuasse ad avere nei suoi confronti delle attenzioni particolari, come quel fiore.

E Kevin a quel punto, già nervoso per fatti suoi, non solo iniziò ad odiare profondamente quel cafone d’un americano -a giudicare dall’accento poteva essere solo quello- ma perse definitivamente la pazienza in generale.

«ma la vuole smettere?!» sbottò dunque all’indirizzo di Mr. Lancaster. Kid emise uno squittio spaventato, a molti si mozzò il fiato.

«di fare cosa, ragazzo?»

Non che quel piccolo exploit preoccupasse minimamente Howard. In fin dei conti si potrebbe dire che quasi se lo aspettasse, aveva avuto modo di conoscere Kevin qualche mese prima, e già da allora aveva capito che non era uno che le mandava a dire. In un certo senso arrivava a rispettarlo per il suo coraggio. E l’insolenza…era giovane, irruento, e anche in ansia. Si poteva comprendere e perdonare.

Ma, si chiese, Kevin sapeva cosa quella bestia aveva fatto ad Hammy? La sua principessa?

Dopo quel video…oh, dopo quello lui non ci aveva visto più.

Ed era per la sua principessa che avrebbe fatto quel che avrebbe fatto a Warsman, o Lord Flash come si faceva chiamare ora…”Lord”, che ironia, una bestia come lui col titolo di “Lord”! se mai per lui andava meglio “lordo”. Sudicio, schifoso animale.

«arriva qui con un esercito, pretende di dettare le regole, definisce il mio allenatore una bestia e mi chiede anche “di fare cosa”?! Lui è un uomo come me e come lei, non un animale!» disse Kevin con convinzione.

“Kevin, sta’zitto per l’amor del cielo!” pensò Lord Flash, quasi commosso da come lo stava difendendo ma anche spaventato che Howard potesse arrivare a fare del male anche a lui.

Però, imprevedibilmente, l’uomo fece una risata che non aveva la minima traccia di allegria.

«Kevin Mask, non fai che dire “io non voglio essere come mio padre”, eppure siete così simili…mi auguro solo che tu sia un po’più ragionevole di lui e che non tenterai di causarmi problemi in futuro».

Se lo augurava davvero, Howard. Sapeva che sua figlia teneva molto a quel ragazzo, e non voleva darle un dispiacere trovandosi costretto a mettersi contro di lui. Era chiaro che Kevin non l’avrebbe spuntata, non avendo gli stessi mezzi.

«altrimenti?»

Howard scosse la testa, con un’altra risata identica a quella di prima. «“altrimenti”, mi chiedi! Beh, a questo punto credo di poterti dare la notizia che tuo padre al momento è in custodia, assieme ad alcuni degli uomini della mia security ed un notaio. E ovviamente sta guardando il tuo incontro, Kevin» aggiunse «anche prima, in verità. Quando lo abbiamo prelevato era proprio lì» indicò una delle entrate in alto.

«c-cosa?!» allibì Kevin, sentendo una morsa gelida stringergli lo stomaco. Suo padre…nelle mani di Lancaster…

E anche Lord Flash stava pensando la stessa cosa. Continuava comprensibilmente a preoccuparsi più per sé stesso, ma a quell’angoscia si era aggiunta anche quella per la sorte del suo vecchio amico.

«niente di che, non preoccuparti. Il tempo di una firmetta e tutto si risolverà…pensare avrebbe potuto concludersi anni or sono, evitando tanti problemi a tutti quanti…incluso il mostro che difendi tanto».

«i-io…» avviò a dire il russo, cercando di farsi forza e provare a difendersi un minimo.

«che cavolo, un animale che parla!» rise Connors. Lo prendeva in giro, si comportava anche come se fosse stata la prima volta che lo vedeva, ma lui era tra quelli che undici anni prima l’avevano braccato. Lancaster l’aveva preso con sé solo da due anni, allora…ma quella caccia era stata assolutamente memorabile. Era specialmente da dopo quell’episodio che aveva capito che aver smesso di fare il mercenario ed accettare l’offerta di Mr. Lancaster era stata la scelta migliore.

Emerald in tutto ciò non stava mettendo bocca, restando passiva, proprio al contrario di come agiva di solito. Aveva ceduto le redini a suo padre e quell’americano, pensò Flash. E dire che, ne era certo, l’avrebbero ascoltata se avesse deciso di intervenire…ma evidentemente non le era comodo farlo…quando il gioco si faceva veramente duro preferiva che fossero gli altri a giocare e sporcarsi davvero le mani.

“di’ qualcosa!…una parola…una parola sola basterebbe, Emerald, tu lo sai!…” 

Niente. Emerald rimase in silenzio.

Flash rivolse lo sguardo verso il basso.

«io non sono un animale» mormorò «e non sono nemmeno un mostro».

«appunto! Diglielo!» tornò ad esclamare Kevin «lui non è un mostro!»

Come poteva esserlo? L’uomo che gli era stato vicino e l’aveva consolato, che gli aveva parlato del proprio amore infelice rivelandogli la verità suprema: che per quanto male possa fare si sopravvive, si sopravvive sempre, che bisognava farsi forza. Che lui poteva farcela. Mostro? Lord Flash? No. Kevin era sempre più convinto che il vero mostro fosse quello che in teoria avrebbe dovuto -e qui ebbe un brivido- diventare suo suocero!

«devo dissentire» stavolta la voce di Howard era fredda come il ghiaccio «il video che quel bravo ragazzo russo, Turbinskii, mi ha mostrato in ospedale…quello in cui, bestia, ti si vede cercare di strangolare mia figlia…» scandì lentamente ed alzando il tono in modo che tutti potessero sentire bene «mettere le tue luride mani su una ragazza nel fiore degli anni con oltretutto l’intento di strapparla alla vita, ti classifica inequivocabilmente come il mostro che asserisci di non essere. È per questo che sono venuto qui. Che sono stato obbligato a fare così, per porre fine a questa faccenda una volta per sempre. Avrei potuto agire diversamente, avrei voluto…agire diversamente…ma dopo quel che ho visto, non capisco perché mai non dovrei volere la tua testa» si rivolse al pubblico «chi tra di voi è un padre, o una madre, pensi a come si sentirebbe vedendo una cosa del genere».

“Turbinskii colpisce ancora” pensò Flash, certo una volta di più che tra…quando? Mezz’ora? Tre quarti d’ora? Il tempo di finire l’incontro, e avrebbe cessato di vivere.

Il pubblico aveva iniziato a mormorare, in particolare coloro che avevano dei figli. Se era vero quel che diceva Howard H.R.J. Lancaster, beh…allora definire l’allenatore di Kevin Mask una bestia, iniziavano a pensare, non era poi così sbagliato. Immaginarono di trovarsi nei panni di Howard, e nei panni di Emerald. Iniziarono a credere che avesse ragione. Tentare di uccidere una ragazza non ancora ventenne strangolandola era degno di un mostro?

Si, si, eccome se lo era.

I mormorii perplessi divennero man mano sempre più rabbiosi, come gli sguardi degli spettatori.

«quindi Lord Flash aveva per davvero messo le mani addosso ad Emerald…e quelle erano davvero ecchimosi, come avevo detto io!» allibì Roxanne.

«cosa, ecchimosi? Quindi è vero!» esclamò uno degli spettatori vicino a lei «avete sentito che ha detto la ragazza qui? la giovane Lancaster aveva i segni del tentato omicidio sul collo!»

La notizia si sparse in fretta tra il pubblico, e la tensione divenne sempre più alta. Era facile manovrare le masse, terribilmente facile. Quando era in gruppo l’uomo sembrava dimezzare la propria capacità di ragionamento…

«anche Emerald ha fatto una cosa analoga, anche lei lo ha attaccato, questo non conta niente?!» intervenne Kevin che ok, era innamorato di lei, ma quel che era giusto dire era giusto dire.

“…quello ha quasi ucciso mia figlia e lui se ne esce con ‘ma anche lei ha fatto questo, ma anche lei ha fatto quello’? santo cielo, Hammy, con che gente ti vai a confondere? E lei dovrebbe sposarlo?...per carità, se mai volesse fare una cosa del genere non le causerò di certo problemi, ma è quasi vergognoso che una gemma come la mia Emerald si vada a mettere con uno del genere! È una sottospecie di teppista che viveva per strada, un mezzo hippy…guada tu che capelli! E la piuma!...e per di più è completamente cretino!” pensò Howard, che comunque per amor di pace non avrebbe mai detto tutto ciò ad Emerald, a meno che lei non gli avesse espressamente chiesto di dirle la sua sincera opinione “l’amore è cieco, c’è poco da fare”.

«che avrebbe dovuto fare quella povera ragazza contro un mostro simile?!» urlò una donna corpulenta dalle prime file «ha fatto bene, si è difesa!»

Howard sorrise leggermente, gli occhi smeraldini luccicanti. «ben detto, signora» guardò Emerald «perché non mi hai detto la verità quando ti ho chiesto se ti aveva messo le mani addosso?» le chiese, non in tono accusatore o freddo, solo sinceramente preoccupato «avrebbe potuto farti chissà cos’altro! Ti avevo detto di stare attenta, Hammy…»

«se te l’avessi detto tu cosa gli avresti fatto?»

«quel che gli farò tra un po’. Non volevi che Kevin perdesse il suo trainer, vero? Lo hai fatto per lui. È per lui che hai taciuto» Howard guardò il ragazzo «mi auguro che meriti davvero così tanto. Per adesso, sarò sincero, non mi pare che sia così. Viene a sapere che sei stata quasi uccisa e invece di difendere te difende il tuo aggressore; questo fa riflettere».

«l’ho detto perché è la verità! Emerald non è una ragazzina indifesa e lei lo sa benissimo. Non capisco con quale metro lei stia giudicando la faccenda» ribatté Kevin.

Nonostante si parlasse molto e si combattesse poco la faccenda era talmente strana che nessuno degli spettatori si lagnava.

«non uso un “metro”, Kevin Mask. Io so solo due cose: la prima, mia figlia non si tocca. La seconda: lui l’ha toccata. Non mi interessa altro. Se mai avrai dei figli e sarai un padre migliore di quanto Robin lo sia stato per te, forse riuscirai a capirmi».

«quindi non va bene che Lord Flash abbia fatto…quel che ha fatto…ma le sta bene che lo faccia Emerald?»

«i cani rabbiosi vengono abbattuti, giusto?»

«lui non è un animale, maledizione, vuole capirlo si o no?!!» quasi urlò Kevin. Howard guardò Emerald.

«ricordami di avviare una conversazione con lui, se mai in futuro avessi bisogno di perdere del tempo in maniera quasi divertente» le disse.

«di’ Hammy, ma c’è o ci fa?» le chiese l’americano «perché se ci fa, fa meglio a smettere… e se c’è…c’è quasi da compatirlo. Che razza d’idiota, ma che ci perdi tempo a fare?»

«com’è che mi hai chiamato, bifolco d’un americano?!» sbottò Kevin.

«oltre che idiota anche sordo? Amplifon aiuta, stupid brat».

«mi hai dato dello stupido moccioso?!»

«yeah , brat, e sono stato gentile».

«io ti…!!!»

«fermo Kevin! Verresti squalificato se lo toccassi, lo sai!» lo bloccò Flash «per non parlare del fatto che è armato fino ai denti!»

«non servirà, se gli spacco tutte le ossa prima» ringhiò Kevin. Col suo sorriso sfrontato Connors circondò con un braccio le spalle di Emerald, per poi tirare fuori da sotto la giacca della divisa un thermos e due bicchierini.

«caffè, miz Lancaster?»

«giù le mani da lei!» gli intimò Kevin, con un’aria feroce da paura.

«ma se lo faccio proprio perché so che ti dà noia… stupid brat!» rise l’americano.

«Kevin! Non cedere alle provocazioni, lascia perdere tutto quanto ed attacca Kid Muscle! L’incontro è ancora in corso!» gli ordinò Flash.

Se doveva proprio morire, voleva farlo dopo aver ripagato il proprio debito. E dopo aver visto Kevin trionfare.

«…»

Senza dire una parola e con fatica l’inglese si lanciò contro Kid Muscle assestandogli un paio di colpi piuttosto duri. Emerald fece per dire qualcosa, ma Howard la tranquillizzò scuotendo leggermente la testa.

«faccio io Hammy. Oggi ti insegnerò come vincere un incontro con una sola mossa. Tu bevi il caffè, mh?» la guardò, osservò il suo vestito, giudicò che secondo lui si era fatto troppo freddo per farla rimanere con la schiena così scoperta «ti do la mia giacca, altrimenti finirai per sentire freddo».

«non preoccupatevi Mr. Lancaster, faccio io» disse subito Connors togliendosi la giacca e posandola sulle spalle della ragazza «ecco qua».

Troppo servizievole? Probabile. Ma pur di rompere le scatole a Kevin, che lo guardò come a dire “dopo ti ammazzo di botte” ricevendo in cambio un’occhiata quasi di sufficienza, qualunque cosa.

«ma non c’era bisogno che-»

«tranquilla, io sono un rude e resistente soldato americano, non sento freddo. Tsk…» fece di nuovo un sorrisetto «mi sa che abbiamo fatto bene a lasciare miz McGreene in albergo, credo che a quest’ora se la sarebbe fatta addosso sette volte ».

«…chi?»

«la traduttrice».

«ma papà parla benissimo il giapponese» commentò Hammy, perplessa sia per quel che le stava raccontando Connors che perché Kid le stava prendendo e suo padre non diceva una parola. Che stava aspettando?...«che tipo è la ragazza?»

«sarebbe carina, se si curasse un minimo».

«parlavo del carattere».

«aaaah…è una di quelle a cui mi piace dare sui nervi».

«quindi dovrebbe essere simpatica».

«…l’incontro finalmente riprende, e Kevin Mask ricomincia a pestare Kid Muscle senza che Mr. Lancaster proferisca una sola parola! Ma cosa sta aspettando? Che cos’ha in mente?» riprese a commentare Mac Metafor.

«niente di buono temo! Quegli uomini armati in tutto lo stadio la dicono lunga! E c’è da chiedersi di che storia parlasse, prima, e cosa c’entrasse Robin Mask! Immagina quanta pressione ci sia su Kevin in questo momento: questo terrificante arrivo a sorpresa, l’idea del padre preso in custodia, la volontà di riscattare il nome della sua famiglia!» enumerò Doc «non dev’essere semplice. Per non parlare dell’idea di essere allenato da…beh…tu avresti mai pensato che Lord Flash potesse mettere le mani addosso a quella ragazza?»

«no, mai. Ma quest’incontro è pieno di sorprese, alcune pessime. Pressione o no comunque pare che sia Kid Muscle a prenderle!»

«Howard Lancaster ha parlato di vincere con una sola mossa, ma a me sembra strano» osservò Roxanne «a parte l’entrata da paura e…» si guardò attorno «…tutti quei tizi…beh…dai, mi sembra assurdo. che sta aspettando?»

«non ne ho idea» disse El Niño «ma tutto questo non mi piace affatto. Soprattutto per quanto riguarda Lord Flash…»

«è qui per dargli una lezione facendoli perdere, no?» disse Wally, ingenuo.

«guardati intorno, guarda i fucili di quei soldati; tu pensi ancora che Lancaster sia qui solo per “punirlo” facendo perdere loro l’incontro?! Ma non hai sentito cosa gli ha detto prima sul guardare la morte in faccia, non l’hai sentito il discorso che ha fatto riguardo al vendicare sua figlia, sul “volere la sua testa”? Tu credi ancora che parlasse metaforicamente?! Ebbene no! Io sono convinto che lui dicesse sul serio, e che assisteremo ad un’esecuzione pubblica!»

«ma non può!» esclamò Terry.

«in teoria no, in pratica tra una mazzetta di qua e una di là, l’attenuante del padre che vuol vendicare la figlia quasi strangolata, perfino il pubblico a favore e tutto il resto probabilmente se la caverebbe con nemmeno tre mesi di domiciliari».

«mi sa anche a me» commentò Wally «ma dov’è la giustizia in tutto questo?»

«infatti non c’è, ma è così che vanno le cose».

«pa’ ma…tipo…che aspetti?» gli chiese Emerald sempre più perplessa. Kevin era diventato ancora più brutale nel colpire il povero Kid, che vedeva le possibilità di vincere sgretolarsi pugno dopo pugno. Insomma, dopotutto che Mr. Lancaster gliel’aveva quasi fatta fare addosso avrebbe potuto anche dargli concretamente una mano!

«po-potrebbe mica darmi una m-mano? Le sto prendendo sa…ARGH!» strillò Kid, quando l’ultimo colpo di Kevin lo fece crollare quasi a terra.

«Kevin! Non devi avere pietà! È il momento di usare la tecnica più segreta della famiglia Mask…usa l’assalto Olap! Finiscilo!» lo incitò Flash. Teneva ancor più di prima alla vittoria di Kevin, adesso. Negli ultimi minuti della propria vita, l’unica cosa che voleva era vedere il suo pupillo indossare la cintura del campione. Tanta era la smania da riuscire perfino a far si che il suo terrore diminuisse un po’.

Ma perché Howard H.R.J. Lancaster non sembrava minimamente preoccupato?

E anzi, pareva quasi che gli venisse da ridere?

«Maelstrom Power!!!» urlò Kevin, iniziando a risplendere del suo caratteristico bagliore dorato.

«della serie che se va via la luce per il moccioso non ci sono problemi…» commentò Connors.

Battuta apprezzata dal suo capo.

«sto già tentando disperatamente di evitare di mettermi a ridere, non ti ci mettere anche tu per favore, altrimenti avrò un attacco di ilarità incontrollabile che mi porterà a rotolarmi sul pavimento».

«ad essere sincero, Vi ci vorrei vedere».

Kevin , sempre continuando a risplendere, saltò addosso a Kid Muscle, schiena a schiena, gli afferrò le braccia…

«ASSALTO OLAP!!!»

Pochi istanti dopo tutti quanti poterono assistere ad un’esecuzione perfetta di quella che molti definivano la tecnica più letale della famiglia Mask. Tanto perfetta che Flash era assolutamente euforico. Che Lancaster lo ammazzasse pure, adesso, sarebbe morto contento, pensò. Non era un pensiero molto lucido, ma era così terribilmente, completamente felice che non gli importava niente di niente. E pensò anche alla gioia che doveva stare provando Robin, in quel momento, nonostante fosse in custodia. L’onore della famiglia Mask stava per essere vendicato, Kevin era riuscito in quell’incredibile impresa…era esattamente quello che lui e Robin volevano. Ed era meraviglioso. Che gioia incontenibile!...

Aveva perfino iniziato a piovere.

“che piova pure. Non sarà un po’d’acqua a lenire la gioia che sto provando. Il mio debito con tuo padre sta per essere finalmente saldato…lo ripagherò di tutto quel che ha fatto per me. Lui mi ha salvato da una vita da criminale, mi ha addestrato facendo di me uno dei chojiin più forti di sempre, ma io l’ho deluso. King Muscle mi ha battuto perché non sono mai riuscito a padroneggiare la tecnica Olap. Ma tu oggi l’hai dominata perfettamente…e il cielo stesso piange lacrime di gioia per il tuo trionfo!”

«per rispondere alla tua domanda, Hammy…io proprio questo aspettavo».

Ok, forse un po’di pioggia non poteva lenire la sua gioia, ma Howard Lancaster si.

«che…che significa?»

«non mi è parso di averti interpellato, filthy beast. Che stavo dicendo? Ah, si. Io, Hammy, aspettavo esattamente questo momento» disse l’uomo con estrema tranquillità «tu naturalmente ricordi il modo in cui ho sempre chiamato questa mossa quando te ne ho parlato».

«e beh. Ho la memoria eidetica».

«potresti gentilmente dire a quell’animale, al tuo amico mascherato e a tutti i presenti tale definizione?»

«non mi interessa come la chiama lei!» ringhiò Kevin tirando le braccia di Kid «è la mossa finale! Quella che mi regalerà la vittoria! Non c’è modo di spezzarla, vero Lord Flash?»

«confermo».

« siete sicuri? Come on, Hammy. Di’ loro come io chiamo l’Assalto Olap».

La ragazza si strinse nella giacca di Connors, senza sapere nemmeno lei cosa aspettarsi. «tu…me ne hai sempre parlato come “la mossa stupida”. Ma io non ho mai capito il motivo, per quanto ne so Kevin ha ragione quando dice che non c’è modo di spezzarla» disse la ragazza.

«perché infatti non c’è!» esclamò Flash «è una mossa perfetta!»

«mh. Se lo dice la bestia ci crediamo tutti no? Kid Muscle, tu pur avendo Kevin sopra ad avndo le braccia bloccate riesci a fare così, vero?» Lancaster sollevò prima un piede poi un altro, cominciando ad oscillare a destra e sinistra «i muscoli di voi Kinniku sono così potenti da permettervi di fare praticamente…di tutto. Ho sempre trovato tutto ciò quantomeno affascinante».

Kid Muscle sollevò prima un piede, l’altro. «ma io non capisco perché devo…»

«considerando a cos’è che ti ha portato il farti troppe domande direi che sia bene che tu obbedisca e basta…ecco, bravo. Oscilla, Kid Muscle. Aumenta il ritmo».

Sinistra…destra…sinistra…destra…sempre più veloce.

«muoverti come uno stupido metronomo non ti aiuterà, Kid Muscle!» sibilò Kevin.

«non riesco a comprendere la mossa di Lancaster…» mormorò Roxanne.

«più forte, Kid Muscle. Più veloce!»

Il kinniku obbedì, pur non riuscendo ancora a comprendere. Adesso oscillava tanto forte da rendere confusa alla vista la propria figura e quella dell’avversario, ed era arrivato quasi a toccare terra!

«sinistra…destra…sinistra…sbattiti a terra a destra, adesso!» gli ordinò Howard.

Kid eseguì, facendo dare a sé stesso e a Kevin un colpo contro il tappeto tanto forte da indebolire la presa dell’inglese su di lui.

«afferragli i polsi!»

Kid Muscle eseguì nuovamente.

«usa il tuo braccio destro, e di conseguenza il suo sinistro come puntello…»

Per la seconda volta in quel match Lord Flash aveva l’aria sconvolta. Osservava tutto quanto pietrificato dalla sorpresa, e dall’orrore…non poteva essere, no, non era possibile…la mossa perfetta, la mossa suprema, il segreto dei segreti, la tecnica più letale della famiglia Mask…

«e ora datti una bella spinta verso destra, Kid…per ribaltare le vostre posizioni».

Kid obbedì ancora. Tutti quanti osservavano la scena, senza parole e con gli occhi sgranati.

«perfetto. E adesso fa’ quel che ti stava facendo lui, ossia…tira le sue braccia verso di te per tutto il tempo che ti pare. O meglio, finché non gliele spezzi. O lussi, credo che mia figlia desideri che a Kevin Mask sia fatto solo il male necessario per permetterti di vincere, giusto?».

…ribaltata.

Ribaltata in un modo così cretino.

«L-Lord Flash a-avevi detto…tu avevi detto…!» anche Kevin era assolutamente sconvolto, e guardava il suo trainer per dirgli “ma come? Tutta la fatica che ho fatto per padroneggiarla, tutti gli allenamenti, tutte le tue rassicurazioni sul fatto che avrebbe funzionato, tutti i tuoi discorsi sull’importanza vitale e la potenza di questa tecnica…hanno portato a questo?!”.

«in futuro, ragazzo, tieni a mente che l’unico animale parlante che valga la pena ascoltare è il grillo di Pinocchio».

Anche Emerald era allibita, come tutti quanti a parte suo padre e Connors che…come si faceva a far allibire Connors? Mi sa che non era possibile.

“tutto il lavoro che Kevin ha fatto è stato inutile!” pensò “è assurdo, io non credevo che…non pensavo…adesso ho capito perché papà l’ha sempre chiamata ‘la mossa stupida’, ma non sarei mai arrivata a pensare che lui fosse riuscito ad escogitare qualcosa del genere. Cavolo…Kevin…”

Immaginò quanta delusione e quanto shock dovessero stare provando il suo amore ed il suo arcinemico.

Probabilmente era qualcosa di terrificante.

«no-non è…non è possibile…non è vero…non posso crederci…la Tecnica Olap è perfetta!!! Perfetta! Imbattibile!» Flash batté i pugni contro il tappeto, visibilmente disperato adesso «è IMPOSSIBILE!»

«…a…des…so hai capito cos’era che voleva fare Howard H.R.J. Lancaster, Doc?» farfugliò Mac «i giudici stessi, come tutti gli spettatori, sono ancora increduli».

«lo credo bene. Mr. Lancaster ha infranto in pochi momenti secoli e secoli di tempo durante i quali l’Olap è stata messa a punto».

«non ho ancora dato un nome a questa contromossa, ma credo che la battezzerò “Princess’ Revenge”. In tuo onore, bambina mia. E tira quelle braccia, tu!»

«s-sissignore» balbettò Kid Muscle trovandosi ad obbedirgli ancora, eseguendo un attacco mai provato prima e di una violenza che senza absinthe non gli era congeniale. Ma se ad Emerald riusciva ad opporsi, lo stesso discorso non valeva con Howard. E poi dopo aver visto fallire tutte le sue mosse, che altro avrebbe dovuto fare se non affidarsi completamente all’unico che sembrava sapere davvero come farlo vincere?

Il cellulare di Howard iniziò a squillare. «che succede?»

abbiamo beccato questi tre che cercavano di entrare nello stadio, signore.

Era una videochiamata, e ad Howard venne mostrata l’immagine di Meat, Dik Dik e Checkmate. L’uomo sollevò un sopracciglio per poi mostrate l’immagine ad Emerald.

«il piccoletto bendato è tuo amico, se non erro».

«si…»

«potrebbe dare problemi?»

«in questa situazione non credo».

«gli altri due?»

«idem».

«lasciate che entrino» ordinò Lancaster prima di chiudere la chiamata. E fu in quel momento che si sentì lo schiocco delle braccia di Kevin che venivano lussate «…mh. Perfetto. Lascialo cadere giù Kid Muscle, e…ottima esecuzione. Non mi hai deluso» guardò i MacMad «suonate il gong, lo scontro è finito».

L’arbitro iniziò il conteggio, per puro e semplice scrupolo.

Kid lasciò andare Kevin, che cadde a terra, le braccia ormai del tutto inservibili.

«uno!»

Ma non erano quelle a fare più male.

«due!»

A fare male era l’idea di essere stato sconfitto con la sua stessa mossa. Una mossa che doveva essere invincibile.

«tre!»

A fare male era l’espressione del suo allenatore, sconvolto, spaventato, mortalmente deluso più da sé stesso che da lui-Kevin-, quella di qualcuno a cui è crollato tutto addosso.

«quattro!»

A fare male era anche l’espressione di Emerald. Nemmeno lei si aspettava che potesse succedere qualcosa del genere. Non sapeva niente di quella contromossa o, Kevin ne era certo, gliene avrebbe parlato.

«cinque!»

Un altro pensiero doloroso andò a suo padre, Robin Mask. Lo aveva deluso ancora, Kevin ne era certo. Lui lo stava guardando, lui era venuto a vederlo, e Kevin lo aveva deluso.

«sei!»

Solo quello sapeva fare, a quanto pare. Deludere gli altri, e cadere in basso, sempre più in basso, proprio come la voce di suo padre gli aveva detto nella sauna.

«sette!»

«uno scontro di mocciosi, mh?» Connors mise di nuovo il braccio attorno alle spalle di Emerald, anche se lei non lo guardava nemmeno e fissava Kevin «in cui il moccioso più debole ha perso».

Anche Emerald lo considerava troppo debole, ora?

Lo avrebbe più visto come lo vedeva prima, oppure no? Avrebbe iniziato a sua volta a vederlo come un debole moccioso?

Avrebbe voluto rispondere a tono a quello stramaledetto tizio ed urlargli che lui era un uomo, non un moccioso. Ma non ne aveva la forza, come non ne aveva per rialzarsi.

«otto!»

Era finita, aveva perso, aveva perso tutto.

«nove…»

Aveva perso l’incontro, la possibilità di riallacciare i rapporti con suo padre, la possibilità di vendicare il nome dei Mask…e quella di dedicare la propria vittoria ad Emerald…aveva perso anche lei?

Si sforzò quantomeno di arrivare vicino alle corde per tentare di chiederglielo, strisciando faticosamente considerando che le sue braccia non andavano.

«E-Em-erald ho per…so…»

La ragazza corse verso il ring, la giacca dell’americano le cadde dalle spalle, ma non le importava assolutamente niente, e con la propria mano afferrò quella di Kevin.

«…dieci».

Il gong suonò. L’incontro era finito, e con una sola mossa di Howard, proprio come aveva detto.

«mi dispiace…l’Olap…non…non potevo immaginare…» strinse la sua mano, ne poggiò il dorso sulla propria fronte, poi contro le proprie labbra «mi dispiace».

Vederlo perdere era stato ancora peggio di quanto avesse immaginato. Emerald capì che lei, in realtà, non aveva mai pensato che insieme a Kid avrebbe vinto davvero. Kevin si era impegnato così tanto, aveva faticato così tanto che vederlo vincere sarebbe stato…naturale. Giusto. E invece non era andata così.

«non è colpa di Kevin, Emerald. E nemmeno nostra, tutto sommato» disse Howard «la colpa è di chi si è scioccamente affidato ad una mossa che riteneva perfetta solo perché gli avevano detto che era tale. Invece di sincerarsi che lo fosse davvero ha preso per buono quel che aveva sentito dal suo caro amico Robin Mask…a proposito…» tirò di nuovo fuori il cellulare, e chiamò i soldati che avevano preso in custodia il suo ex amico «ha firmato per l’annullamento del patto?»

un minuto fa, signore.

«ottimo. Vedere annullata la sua mossa più letale deve averlo sconvolto. Direi che ci siamo, principessa» quello che rivolse alla figlia era un sorriso caldo, e pure sincero «la mia firma c’è, quella di Robin c’è…mancherebbe quella di Warsman, il testimone» col bastone indicò Flash «ovvero l-»

«KIIIIIIIIIIIIIIIIID!!!» urlò Meat entrando nello stadio in braccio a Checkmate.

«rumoroso il piccoletto» commentò Connors raccogliendo la giacca.

«sei arrivato un po’tardi ah…Meat, vero?» Lancaster fece mente locale. Si, l’allenatore di Kid, e precedentemente di King Muscle, si chiamava proprio in quel modo «il tuo pupillo ha già vinto. Puoi ancora congratularti con lui, comunque».

«c-che cosa…?» allibì Meat «lui ha…»

«si, ha vinto. Ad ogni modo, stavo dicendo, manca la firma di Warsman, ovvero LUI» indicò Flash.

«che cosa…?!!» allibirono gli amici di Kid.

«cosa…Warsman?!» si stupì il kinniku «Lord Flash in realtà…è un super cattivo?!»

“Warsman…allora era lui, avevo ragione” pensarono sia Kevin che Emerald. Kevin tentò disperatamente di voltarsi, mettersi almeno a sedere per poter vedere cosa sarebbe successo…

«ti aiuto. Se…vuoi» aggiunse Emerald, che era passata sotto le corde ed era salita sul ring.

«non penso che tu possa aiutarlo a tirarsi su, Emerald» anche Howard salì sul ring con una mossa elegante «faccio i-»

«n-non voglio aiuti da lei» sibilò Kevin «preferisco strisciare come un verme».

Howard fece spallucce. «fai come credi, ragazzo».

«e comunque ce la faccio, papà…da me ti fai aiutare?» la ragazza gli passò un braccio attorno alla vita. Si, si sarebbe fatto aiutare, da lei.

«ho perso tutto…Hammy…»

La ragazza riuscì a farlo quantomeno sedere, trascinandolo contro il tendicorde così che avesse qualcosa a sostenergli in maniera decente la schiena.

«hai visto…lui è Warsman…tu lo avevi capito?»

«si» confermò lei, gli occhi fissi su suo padre, che stava continuando il discorso.

«ad ogni modo…lui è solo un testimone. Non una delle parti in causa. Necessario, ma fino ad un certo punto» riprese Howard «inizialmente avrei preferito fare le cose in maniera più…tranquilla. Sali sul ring, Warsman. E non provare a fare scherzi, ricorda che hai molti fucili ad altissima precisione puntati addosso. Potresti morire prima del previsto».

Senza avere il coraggio di guardare in faccia nessuno Flash salì sul ring.

«che…che vuole fargli?» Kevin era sempre più inquieto «Emerald, che ha in mente tuo padre? Non vorrà davvero…!»

«n-non credo, non…so…» farfugliò lei, mentre iniziava a temere che invece sarebbe successo esattamente quel che aveva pensato Kevin.

«…dicevo, avevo pensato di agire diversamente. Ma come già spiegato precedentemente, tu hai messo le mani addosso alla mia bambina. Posso tollerare che tu sia un mezzo robot, posso tollerare che tu sia una bestia…»

Meat era travolto dall’orrore, avendo capito come parecchi altri cosa stava per succedere. «NO! Qualcuno lo-»

«e dai, non costringere il capo a cacciarti dallo stadio, zitto e goditi l’atto finale: l’uccisione del mostro» gli disse Connors «si può dire che era ora, no?»

«…ma non che tu abbia toccato Emerald. A lei non va fatto del male, da nessuno. Tantomeno da una bestia come te» da sotto la giacca tirò fuori una pistola «quindi ne pagherai il prezzo, com’è giusto che sia».

«NO!!! NON FARLO!!!» stavolta fu Kevin ad urlare. Non poteva sostenere l’idea del suo allenatore ed amico ucciso davanti ai suoi occhi «NO!!!»

«…quindi ti invito ad inginocchiarti, e a lasciare che le cose vadano come devono andare».

Nessuno che intervenisse. Nessuno che fermasse Howard.

Era finita.

Stava per morire.

Stava per ucciderlo, per completare il lavoro iniziato tanti, troppi anni prima.

Lui aveva fallito, fallito in tutto, e ne stava pagando il prezzo.

Ma…

Sollevò gli occhi, guardò in faccia il nemico.

«se devo morire lo farò da uomo quale sono, anche se in molti ritengono il contrario. Posso dire di aver raggiunto comunque i miei obiettivi facendo di Kevin un wrestler anche più grande di quanto fosse suo padre, e di lui sono fiero; uccidimi pure, se ci tieni tanto» si slacciò perfino la giacca blu «così che tutti vedano chi è davvero il mostro, qui. Emerald…a questo punto la concludiamo dall’altra parte. E vedi di piantarla con quelle dannate sigarette» aggiunse guardandola «più tardi ti troverò davanti meno tempo dovrò sopportarti».

Mentre lo guardava con gli occhi sgranati dalla sorpresa, il russo rivide in lei la bambina che aveva inseguito il grillo. Quella la cui innocenza non era ancora stata corrotta dal mondo.

Kevin continuava ad urlare…ma la sua voce gli arrivava confusa ed ovattata.

Voleva morire da uomo, e voleva morire con l’ultima immagine di innocenza davanti agli occhi. Era chiedere troppo? No, tutto sommato pensava di no.

Chiuse gli occhi.

«non ucciderlo!!!non ucciderlo, no, non lui ti prego, non lui!!!» stava urlando Kevin, del tutto inascoltato dall’uomo.

Emerald lo guardò. E guardò anche Flash.

«facciamo finire questa storia…» disse Howard.

E sparò.

Lord Flash aveva continuato a tenere gli occhi chiusi, sentì il rumore della pistola…era tutto così…rallentato, in un certo senso…

Quella strana piega rallentata del tempo venne bruscamente interrotta quando il russo fu colpito da qualcosa tanto violentemente che cadde a terra, riaprendo bruscamente gli occhi.

Non…non era morto…il proiettile non lo aveva raggiunto…

La pistola cadde dalle mani di Howard, che aveva il viso stravolto dalla sorpresa e dall’orrore, come quelli di tutti. «n-no...»

Emerald cadde a terra, all’indietro. Il proiettile aveva attraversato il suo corpo, cadendo comunque poco lontano.

Fu Howard il primo ad urlare, precipitandosi su di lei, incurante del sangue che gli stava sporcando il completo, incurante di…tutto.

«Emerald…mio Dio…Emerald…!»

Lei sibilò di dolore. «è-è o-ok pa’ n-non è il c-cuore è s-s…solo la s-spalla…»

Vero. Non l’aveva colpita al cuore, ma sarebbero bastati pochi, pochissimi centimetri per…

«ma perché l’hai fatto, perché?!! Connors!»

«elicottero, elicottero, presto!» gridò il soldato all’interno di uno walkie-talkie facendo cenno ai soldati che erano alle entrate in basso dello stadio di prendere in custodia anche Flash. Non che quest’ultimo sarebbe andato da nessuna parte, resosi conto di quel che era capitato.

“…Emerald…”

I soldati lo ammanettarono e lo portarono rapidamente via.

«K-Kevin tiene a lui, avrebbe…sofferto…troppo» si sforzò di dire Emerald «e…n-non volevo che tu diventassi u-un assassino…solo per colpa mia, p-perdonatemi…tutti, vi prego, e…lascia che Flash…viva libero…dopo» disse un attimo prima di svenire per il dolore e la perdita di sangue, in concomitanza con l’arrivo dell’elicottero nel quale Howard salì con lei in braccio.

Così com’era venuto, anche il resto della “security” sparì.

Howard sparito, Emerald sparita, Flash sparito, e tutto prima che chiunque riuscisse a trovare la presenza di spirito di fare qualsiasi cosa.

“ma perché l’hai fatto, perché?!!”.

“K-Kevin tiene a lui, avrebbe…sofferto…troppo”.

Il più sconvolto di tutti era proprio Kevin Mask, che solo in quel momento capì cosa significava davvero “perdere tutto in un attimo”.

Non riusciva ancora a credere a tutto quel che era successo, come tutti.

E se anche Kid aveva vinto…nessuno aveva alcuna voglia di festeggiare.

Proprio nessuno.

 

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Capitolo 28
*** 26- back, part I ***


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«da quanto hai detto che ci fa?»

Il barista tornò a pulire il tavolo dopo aver dato una breve occhiata a quel che intendeva il suo cliente.

«pft. Tre mesi, ormai. Arriva puntuale alle dieci di sera, si mette su quel tavolo appartato, paga in anticipo tutto quello che sa che berrà e ingolla liquori vari fino a crollare lì, dove lo vedi. È capitato che chiudessi il locale con lui ancora dentro, a volte si sveglia da solo e se ne va, ma non sempre. E io in quei casi di certo a svegliarlo non ci vado, tu che dici?»

L’altro annuì. «manco i matti. Certo che fa pietà un uomo ridotto così».

«beh, ha perso il Torneo, ha perso la possibilità di ridare onore al nome della propria famiglia…penso che anche io berrei fino a sfasciarmi».

Il barista non si sbagliava del tutto, ma non era solo per quei motivi che Kevin Mask, anche quella sera, era collassato faccia contro il tavolo.

Quello era un uomo che aveva perso tutto in pochi minuti. Oltre a quel che aveva detto il proprietario del bar infatti c’era:

- il fatto di aver deluso ancora Robin;

- l’angoscia per Emerald, sparita chissà dove e ferita per errore dal suo stesso padre;

- l’angoscia per Lord Flash, o Warsman, portato via dai soldati di Howard Lancaster;

- la conseguente totale solitudine in cui si era ritrovato all’improvviso, e alla quale si era disabituato.

Oltre ad Hammy e Warsman, Kevin Mask non aveva altri amici. Non aveva nessuno con cui parlare, e se anche qualcuno avesse provato ad avvicinarlo probabilmente non avrebbe fatto una bella fine. Era come un animale selvaggio che era stato ferito gravemente ad un passo dall’ottenere l’agognato cibo, la stessa identica cosa.

Tutto il suo impegno non era servito a niente, tutta la sua fatica non era servita a niente, aveva padroneggiato l’Olap e non era bastato, sembrava che Emerald stesse per tornare da lui e invece gliel’avevano portata via…sentiva ancora l’odore del suo sangue -o meglio, gli pareva di sentirlo- vedeva chiazze rosse spiccare contro il candore del tappeto ogni volta che chiudeva gli occhi…e lo stesso valeva per Flash.

Warsman.

Quello che era.

Come stava? Era vivo, era morto? Lancaster aveva terminato l’opera in seguito? O cosa?

Oltre ad Emerald, che nei suoi incubi peggiori veniva colpita al cuore invece che poco più in là, anche Warsman compariva spesso. Ridotto nei modi peggiori. In uno, addirittura, Howard Lancaster gli aveva legato un braccio ad un cavallo, l’altro ad un altro cavallo, e lo stesso aveva fatto con le gambe…poi aveva dato ordine ai fantini -tutti col volto dell’americano!- di partire ognuno in quattro direzioni diverse e…

Con un mugugno lamentoso l’inglese trovò la forza di sollevare il volto dal tavolo e bersi un’altra mezza bottiglia di whisky. Magari alla fine l’alcol avrebbe scacciato quelle orribili immagini, ed avrebbe smesso di chiedersi dov’erano Warsman ed Hammy…

…Hammy…

Aveva il chiodo fisso, ora più che mai, e già prima diciamocelo, non scherzava.

Finì la bottiglia di whisky.

Che cos’avrebbe detto Warsman…Flash…quello che era…vedendolo bere in quel modo, e ridursi in quelle condizioni? Al pensiero…che vergogna.

Stappò un’altra bottiglia di whisky. Beveva per dimenticarsi tutto, Kevin Mask, anche della vergogna di bere!

Finita anche quest’altra bottiglia, la terzultima di tutte quelle che si era fatto portare, afferrò le uniche due rimaste ed uscì barcollando dal bar. Meglio non rimanere lì, o avrebbe finito per pretenderne un’altra dozzina.

Non seppe dire per quanto tempo camminò, o quanti accidenti di chilometri fece. E francamente non gli importava nemmeno, pensava mentre camminando beveva anche una delle altre due bottiglie. No, non gli importava per niente.

Per niente…di niente… perché non c’era più nulla a cui valesse la pena dare importanza, da tre mesi a quella parte.

Aveva persino pensato di farla finita, e non una volta sola, ma non aveva mai trovato il coraggio di fare neanche quello, ed aveva continuato a pensare “non posso uccidermi, e se un giorno dovessero ricomparire? Se un giorno Hammy dovesse ricomparire? Non posso farmi trovare sotto terra”.

Erano solo quelli i motivi per cui prolungava la sua permanenza in quella valle di lacrime, nessun altro. Il Torneo Chojiin non aveva nemmeno cambiato i rapporti con suo padre…anzi, no. Errore. Li aveva peggiorati ulteriormente, tanto che a Kevin era arrivata la notifica di diseredo! …e lui era il suo unico figlio! A chi sarebbero andati i soldi, una volta morto Robin Mask? forse alla Muscle League, o forse nelle casse dello Stato.

Comunque, non a lui.

Kevin Mask camminò e camminò, fino a quando le gambe non lo ressero più e crollò vicino alla (nemmeno sulla!) panchina di un parco. Non aveva nemmeno voglia di rialzarsi, dunque si limitò ad appoggiare la schiena sulla panchina in questione e stappare l’ultima bottiglia che gli rimaneva.

“l’unico vero amico dell’uomo non è il cane, è il whisky, che diamine!” pensò ben poco lucidamente mentre iniziava a bere a grandi sorsi. E poco gli importava se la testa stava diventando sempre più pesante, e se quel cane stava facendo i suoi bisogni sull’impermeabile…no, un momento…

«pure tu mi detesti, cane di merda!» farfugliò l’inglese alzando un braccio per spingerlo via. Ma il cane dopo aver fatto quel che doveva fare -oltre alla pipì- era già partito «un cacca-ne. Un cane di cacca…in un mondo di cacca…con gente di cacca» bofonchiò buttando in là l’impermeabile. Finì di scolare la bottiglia di whisky, e pensò seriamente di addormentarsi lì…

«santo cielo…»

Sentì qualcuno che lo toccava, ed avrebbe reagito malamente se il suo naso non avesse captato un profumo buono…di fiori…ma la vista annebbiata gli faceva vedere solo una confusa figura presumibilmente femminile dai capelli e occhi scuri.

Occhi scuri. Non era Hammy. Forse era anche meglio così, avrebbe provato vergogna anche se fosse stata lei a vederlo in quel modo.

«la-lasciami stare…» borbottò lui.

«non ti voglio fare niente di male. Adesso fai il bravo e lasciati aiutare, mh?»

«no, voglio morire qui…»

«ma che assurdità…dai, aiutami a tirarti su» il braccio che si avvolse attorno alla sua vita era sottile, e morbido. Si, si, era una donna...una donna che lo stava aiutando.

Avrebbe tanto voluto che fosse sua madre, peccato che invece Alisa fosse morta ormai da un pezzo. Forse se lei avesse vissuto la sua vita sarebbe stata del tutto diversa, migliore. E invece era andata a finire nel cesso.

«purtroppo dovrai accontentarti del divano, e…ah. Credo che l’impermeabile vada portato in lavanderia. Ok, lo farò dopo» disse la donna tra sé e sé aiutandolo a camminare «fortuna che la lavanderia è vicino a casa…»

 

 

 

:: il mattino dopo ::

 

 

Sembrava essere cominciata come una qualunque giornata estiva, per Roxanne. Aveva già pianificato tutto nel dettaglio: svegliarsi alle otto, fare colazione, preparare il cestino del picnic, partire con Trixie e Chichi per il mare e rimanere lì fino a sera. Presumibilmente avrebbero trovato lì anche i ragazzi, Terry, Kid…tutti quanti.

Si, sarebbe stata una giornata rilassante, quasi perfetta.

Quasi.

Perché ad un certo punto, come succedeva da tre mesi a quella parte, qualcuno avrebbe parlato di Hammy ed avrebbero provato a contattarla senza successo alcuno.

“no, Emerald non è qui a casa…no, non ne sappiamo nulla neanche noi. Ci dispiace”.

“il numero da lei chiamato è inesistente”.

“l’indirizzo e-mail non è valido”.

A quel punto avrebbero provato di nuovo a chiamare tutti quelli che conoscevano per sapere se avevano qualche notizia di lei, e non avrebbero ottenuto alcun risultato neanche così.

Allora si sarebbero messi a fare congetture, una peggiore dell’altra…

Sospirò. Anche lei avrebbe voluto che Emerald perlomeno si facesse viva, anche solo con una telefonata per dire a tutti “sto bene”. Non era chiedere troppo, no?

Uscì dalla propria stanza, percorse il corridoio, attraversò il salotto nel quale Kevin Mask stava dormendo steso sul divano, andò in cucina, prese il latte e…

Voltò pian piano la testa.

Wait a minute.

Kevin Mask. Nel suo salotto. A dormire sul suo divano.

«maaaaaaaamma…» chiamò Roxanne con gli occhi sgranati. Miss Mary rientrò in casa dal giardino.

«si?»

«mamma…c’è…qualcuno sul divano…» farfugliò la ragazza.

«lo so, Kevin. Lo trovato ieri mentre tornavo a casa dal lavoro, ubriaco fradicio, crollato accanto ad una delle panchine del parco e…pare che un cane avesse fatto i bisogni sul suo impermeabile…l’ho lavato in lavanderia e messo ad asciugare, dopo aver svuotato le tasche ovviamente. Spero che non se la prenda. In fin dei conti non potevo certo lasciare tutto lì in quelle condizioni, no?» lavò le mani «povero ragazzo. Credo che abbia proprio bisogno di parlare con qualcuno, soprattutto a giudicare da quel che diceva ieri sera…“voglio morire qui”…poi si è messo a parlare di Emerald, del suo allenatore, e ha farfugliato qualcosa sull’essere stato diseredato ma non ci posso giurare».

Roxanne volse lo sguardo verso il divano. In tutti quei mesi effettivamente né lei né i suoi amici avevano mai pensato a come dovesse sentirsi Kevin, che tra tutti era quello che aveva perso di più in tutti i sensi. Il fatto era che lui, beh…non aveva mai voluto legare con loro. Li aveva sempre trattati del tipo “Kevin: superiore, Kid & Cricca: inferiori”, per dirla come quel robot del quale non ricordava il nome*. Quindi per brutto che fosse era abbastanza naturale che nessuno di loro si fosse detto “andiamo a vedere come sta Kevin”. Per non parlare del fatto che lui si era sempre mostrato come l’uomo forte di qua, il lupo solitario di là…le risultava difficile pensare ad un Kevin diverso, nonostante dai racconti di Emerald sapesse per certo che c’era, e tutti quanti -dai racconti che Kid aveva fatto loro dopo l’incontro- fossero via via venuti a conoscenza di tutto quel che c’era sotto: il patto, le bugie, i ricatti, tutto quanto.

«mi fa un certo effetto vederlo in quel modo…mi sento anche un po’in colpa. Io e tutti gli altri non abbiamo mai pensato a come stesse. Per quanto sia convinta che se anche l’avessimo fatto probabilmente ci avrebbe trattati in malo modo, una delle poche cose che so davvero di lui è che è molto orgoglioso…» lo sentì mugugnare qualcosa «oh cavolo, si sta svegliando…»

L’inglese socchiuse leggermente gli occhi. Dannato mal di testa.

Guardò il soffitto. Voltò la testa. Vide le due donne che lo osservavano.

…non si era mai vergognato tanto in tutta la sua vita.

L’unica consolazione era potersi rifugiare a Sottocopertalandia, visto che la madre della due codini lì lo aveva coperto con un plaid nonostante fossero in estate.

Il nascondiglio però non doveva essere molto efficace, visto che qualcuno lo picchettò delicatamente sulla spalla attraverso la coperta. Riuscì a sentire il profumo di fiori della sera prima. Odiò ricordare ogni dettaglio anche di quell’ennesima sbronza, e tutte le parole impastate che aveva detto a -ora aveva capito chi era stata ad aiutarlo- Miss Mary.

«aspirina. Credo che tu ne abbia bisogno…»

Non riuscì nemmeno a risponderle dal troppo imbarazzo. Riuscì giusto a tirare fuori la mano, prendere il bicchiere e tornare completamente nascosto.

Non riusciva nemmeno ad immaginare di uscire di lì e guardarla in faccia. E nemmeno di guardare in faccia l’amichetta di Kid Muscle…amichetta, fidanzata, vattelapesca.

Perfino uno come quello aveva la ragazza, e alla sua avevano sparato prima che riuscissero a mettersi insieme come si deve.

Cristo.

Prese l’aspirina e rese il bicchiere a Miss Mary, iniziando ad escogitare un modo qualunque per fuggire via di lì senza essere costretto a vederle in faccia...

Roxanne intanto guardava la scena allibita, gesticolando nervosamente alla madre ed indicandole il wrestler sotto la coperta. La donna le fece cenno di stare tranquilla ed avere pazienza. Era come cercare di avvicinare un gatto selvatico, bisognava fare tutto pian piano.

«come ti senti? Mal di testa a parte, naturalmente».

Ma perché quella donna rendeva tutto tanto difficile?!, pensò Kevin cercando di farsi coraggio.

«…bene» bofonchiò da sotto la coperta.

Si rendeva conto benissimo di starsi comportando peggio di un bambino, e che la buona creanza avrebbe voluto che uscisse da Sottocopertalandia e ringraziasse Miss Mary come si deve, ma non era mica facile. E poi c’era la due codini! Chissà quanto avrebbe goduto a spettegolare con la sua amica bionda e quell’altra sciatta “sapete che è successo? Kevin Mask si è ubriacato e mia madre l’ha portato in casa!”…e da lì l’avrebbero saputo anche Kid Muscle e gli altri, e da lì tutti quelli che loro conoscevano e…

Meglio non pensarci!

La logica di Kevin Mask: andava bene sfasciarsi davanti a tutti in un bar senza farsi problemi ad essere visto, ma non andava bene essere soccorso da gente che lo “conosceva”. That’s coherence!

«ho lavato il tuo impermeabile. Era sporco dei bisogni di quel cane, non potevo lasciarlo in quel modo…»

La notizia per qualche motivo lo fece riemergere da sotto il plaid. «le…le nocciole, c’erano delle nocciole nelle tasche, non-»

«non ho gettato via niente, non mi sarei mai permessa, e ho rimesso tutto dov’era. Tra poco l’impermeabile sarà asciutto».

Lui alzò brevemente lo sguardo, per poi puntarlo in uno spazio indefinito della stanza. Vedendo quella reazione, vedendolo preoccuparsi in primis delle nocciole, Roxanne capì una volta di più quanto dovesse star soffrendo la mancanza di Emerald.

E sia lei che sua madre si sorpresero quando l’inglese si alzò di scatto ed andò dritto in giardino, prese l’impermeabile che era a stendere e cominciò a correre via.

«aspetta, non correre così!...» lo inseguì Miss Mary «resta almeno a mangiare qualcosa!»

«no grazie, sto benissimo» ribatté lui continuando a correre.

E quella sempre dietro.

«non è vero che stai bene, altrimenti non ti saresti ubriacato a quel modo. Guarda che io ho una figlia all’incirca della tue età, li capisco gli adolescenti…»

Nada. Continuava a tallonarlo.

«ho detto che sto bene!!!»

«da quel che mi hai detto ieri sera non sembrava, io lo so che ti manca Emerald, così come ti manca il tuo allenatore, o qualcuno vicino in generale!»

L’inglese frenò bruscamente, e si voltò verso di lei. «senta…la ringrazio per l’aiuto, ma non voglio la sua pietà né quella di nessuno, io sto bene, e se anche bevessi tutti gli alcolici di questo mondo non la riguarderebbe».

«non credo che a lei piacerebbe vederti ridotto come ieri sera» continuò testardamente Mary.

«e lei che ne sa di cosa Emerald vorrebbe o non vorrebbe?! Che ne sa?! Non lo sa! Lei non lo sa, io non lo so, e per gentile concessione di quel dannato bastardo che le ha sparato addosso forse neanche lo saprà mai più nessuno!!!» stava quasi gridando, effetto di tutto quel tempo trascorso a pensare quelle cose senza poterle dire a nessuno.

«capisco come ti sen-»

«no che non lo capisce. Non lo capisce per niente, come tutti quanti. Ho perso la Corona Chojiin, mio padre prima mi detestava ed ora mi ha diseredato, il mio allenatore probabilmente è morto e non ho la più pallida idea di come stia Emerald, se sia viva, se non lo sia, non la sento da tre mesi, ho provato a contattarla in tutti i modi senza riuscirci, e mi chiedo perché se sta bene non mi ha fatto sapere niente! Io non faccio che pensare a tutto questo e lei…lei viene a dirmi che mi capisce?! No che non capisce!!!»

Detto questo fuggì via, correndo talmente veloce che stavolta Miss Mary non riuscì a stargli dietro. Roxanne arrivò da lei poco dopo, col fiatone.

«mamma…»

«è andato. Non sono riuscita a convincerlo a restare, ma mi dispiace sempre di più per quel povero ragazzo» guardò la via dove Kevin era sparito «e se Emerald è ancora viva come spero che sia, sarebbe proprio il caso che si facesse sentire con lui» spazzolò via la povere dai pantaloni «io comunque non mi do per vinta. Per caso sai dove abita Kevin?»

«saperlo lo so ma a che ti serve?»

«voglio portargli da mangiare. Non oso pensare alla sua alimentazione in questi tre mesi, e mi è parso molto dimagrito…»

Roxanne non poté dargli torto, da quel poco che aveva visto in effetti Kevin doveva aver perso diversi chili. Facile che avesse mangiato poco e bevuto troppo per tutto il tempo.

«dubito che lui voglia».

«il fatto che sia troppo testardo per accettare aiuto non significa che non ne abbia bisogno. Cederà, prima o poi!»

 

 

 

::Londra::

 

 

La primissima cosa che aveva fatto Janice Lancaster nel rivedere il marito era stata tirargli contro il libro che stava leggendo, per poi alzarsi dalla poltrona con aria assassina ed andare verso lui e la figlia, che avevano la stessa identica aria colpevole.

«ahi…»

«voi due!!!» strillò Janice «e soprattutto TU, Howard Hogan Robert John Lancaster!!! TU!!! hai sparato a nostra figlia!!!»

«mamma… è stato solo un incidente, mica voleva colpire me, sono stata io a mettermi in mezzo…» lo difese Emerald, beccandosi anche lei la sua occhiataccia.

«Janice…»

«Janice un corno!!!»

«mamma…»

«e anche “mamma” un corno!!!»

«quel che è successo è stato un imprevisto, è stato un errore! Lo sai che io volevo soltanto uccidere quella bestia per averle messo le mani addosso…»

«ED HAI QUASI UCCISO LEI!!!»

Come se non lo sapesse benissimo. Howard in tutti quei tre mesi aveva dormito poco e niente nonostante le rassicurazioni della figlia sul fatto che non ce l’aveva minimamente con lui. Il senso di colpa probabilmente l’avrebbe perseguitato vita natural durante. Era stato quasi sul punto di perdere la sua principessa, pochi centimetri più in là e l’avrebbe uccisa lui stesso!

Poteva vedere ancora le immagini di quei momenti nitidissime…il colpo, la bestia a terra, la chiazza di sangue che si allargava sul vestito verde smeraldo di sua figlia, la sua caduta, le sue parole. E quei ricordi lo portavano anche a rivivere tutte le sensazioni che aveva provato in quel momento.

Orribile, orribile.

Talmente orribile che dopo l’accaduto era volato negli Stati Uniti con Hammy, nella sua clinica più avanzata, e si era dimenticato di tutto il resto per due intere settimane.

Anche di non aver dato a Connors -che era rimasto in Giappone con gli altri soldati- ordini precisi su cosa fare di quel russo.

Era stata Emerald stessa a ricordargli di Warsman, ed era stato un sollievo per Howard sapere che l’unica iniziativa che aveva preso Connors era stata far rimpatriare Miss McGreene. Per fortuna non era un ragazzo sciocco, e inoltre Howard sapeva che se lui diceva “salta” la risposta di Connors sarebbe stata “sissignore, quanto in alto”?.

Così, una volta firmato l’atto -a detta dell’americano lo aveva fatto appena gli era stato chiesto nonostante la “difficoltà nel reggere la penna”…frase che lasciava intendere parecchio sul trattamento che gli avevano riservato!- Warsman era stato lasciato andare, ed i soldati erano arrivati in blocco lì negli Stati Uniti.

Da quel momento, il destino del russo sarebbe stato nelle mani del russo stesso…

«lo so, e non finirò mai di sentirmi in colpa per questo».

«papà, ma te l’ho detto che io non ce l’ho affatto con te. La colpa è stata mia, non tua!»

Probabilmente ad Hammy il mito di suo padre non sarebbe mai crollato, succedesse quel che succedesse.

«…e come se non bastasse siete spariti chissà dove tre mesi!!! TRE! MESI! Maledizione!!!» urlò Janice «vi costava tanto dirmi dov’eravate?!! Non vi rendete conto di quanto mi avete fatta stare in ansia?! Tre mesi senza sapere dove foste, se tu, Emerald, fossi viva o morta!»

«ma che mi ha presa alla spalla si è visto benissim…ma’? Mamma? Dove vai?!» esclamò Hammy vedendola lasciare il salotto.

«vado dove mi pare!!! Tanto con voi due non si può parlare!!!» urlò la donna «e se voi sparite tre mesi io posso sparire per il resto della giornata!!! CHIARO?!»

E se ne andò via sbattendo la porta.

Padre e figlia si guardarono.

«fa bene ad avercela con me, ma spero che le passi in fretta» disse Howard, sinceramente dispiaciuto ed allarmato. Non era che a lui star via tre mesi non avesse pesato, tutt’altro; amava la moglie, accidenti. Solo che per garantire la totale sicurezza di Emerald, specialmente considerando che il periodo di degenza era stato così lungo non solo a causa della ferita, era stato praticamente necessario.

«ma si…il tempo di svuotare un paio di negozi Chanel e tre di Jimmy Choo e sarà tutto a posto. Magari ti terrà il muso due o tre giorni» Emerald fece spallucce «insomma, se non ce l’ho con te IO…perché dovrebbe avercela lei?»

No, Emerald non riusciva proprio a capire perché sua madre l’avesse presa così male. In fin dei conti era stata via insieme a suo padre, mica insieme a chissà chi, si diceva.

La verità è che, come detto, Hammy voleva bene a tutta quanta la sua famiglia.

Ma a suo padre, di più.

«mi sa che non riesci a capire il punto di vista di tua madre…ma volevo che il luogo della tua degenza restasse il più segreto e protetto possibile. E se l’avessimo detto a tua madre lo avrebbe detto alle tue nonne, e le tue nonne l’avrebbero detto a tutto il club di bridge…»

«e addio segretezza, già. Solo che io riesco a capirlo, mamma invece n-»

«PAZZI INCOSCIENTI!!!»

Quella era una giornata da urla e da botte per il “povero” Howard, che dopo la librata della moglie si prese anche le ombrellate di madre e suocera.

«non solo le fai beccare un proiettile nella spalla, ma sparite pure tre mesi!!!» urlò Phoebe «ma sei scemo?!»

«e dai mamma, ragioniamo un att-» avviò a dire Howard, ma un’altra ombrellata lo zittì.

«la mia Janice era terribilmente preoccupata!!! Come tutti noi! E voi due nemmeno una telefonata?!» abbaiò Verbena «…e tu sei dimagrita ancora!!!»

«nonna sono giusto un paio di chili, non è nient-» tentò di difendersi la ragazza, ma nonna Verbena riuscì a cacciarle in bocca quattro biscotti ed interromperla.

«da stasera a dieta ferrea, signorina! Dopo quel che hai passato hai bisogno di nutrirti! Di mangiare come si deve!!! Tantissimo pesce, tantissima carne, pasta, legumi, dolci!» sentenziò «e non sento scuse, tu mangerai tutto e basta…»

«ma chi le ha mai cercate le fcufe…?» farfugliò Emerald con ancora i biscotti in bocca «io quel che mi dai mangio…»

«allora ti è rimasto un minimo di buonsenso! Cosa che invece non si può dire di tuo padre!» sbottò Phoebe dando l’ultima ombrellata alla testa del figlio «…se il mio povero Hogan fosse stato ancora vivo gli avrei ordinato di spellarti il sedere a cinghiate!»

«mamma! Piantala!...mi sento già abbastanza in colpa per conto mio…»

«non sarà mai “abbastanza”!» concluse Phoebe.

«nonna, guarda che la colpa è mia, non di papà. Quel tipo mi aveva messo le mani addosso, e lui voleva…beh…mettersi in pari» disse Hammy in modo stentato mettendosi tra sua nonna e suo padre «io lo capisco».

«perché tu sei troppo buona con questo zuccone!» borbottò Verbena «e io infatti non mi spiego ancora perché se è vero che quel tipo ti ha messo le mani addosso non hai lasciato che tuo padre lo uccidesse, sarebbe stato corretto».

«non valeva la pena che papà diventasse un assassino per uccidere un uomo come quello» ribattè la ragazza.

«non uomo, ragazza mia: bestia» lo corresse Phoebe «considerando che voleva strangolarti, su questa definizione concordiamo tutti con tuo padre. L’unica cosa in cui ci ha azzeccato però! Disgraziato!!!»

Howard stavolta evitò le ombrellate, evidentemente si era rotto le scatole di quella sceneggiata nonostante riconoscesse di meritarsela tutta.

«si, sono un disgraziato, va bene!» alzò le braccia «sono tutto quello che volete, va bene, non posso darvi torto dopo quel che è successo…»

«e soprattutto per questi tre mesi!!! Si può sapere dove siete stati?!» tornò a domandare Verbena con la classica irruenza.

«in America, nella migliore delle mie cliniche» ribatté Howard.

«e vi costava tanto informarci?»

«la parola d’ordine era massima segretezza…»

«tu e la segretezza!» sbottò Phoebe «…come tuo padre. Sei come lui, sei. Identico! E tu sei come loro due, signorina» indicò Emerald «vergogna, farci stare tutti così in ansia! Lo sai quanta gente ha chiamato cercandoti?!»

«soprattutto quel ragazzo con cui sei venuta qui tempo fa. Quello carino, non il tizio che hai sbaciucchiato in televisione…» puntualizzò Verbena.

«il “tizio” adesso lavora per me, peraltro» disse Howard, anche se c’entrava poco, e comunque venne del tutto ignorato.

«…il biondino con quella cosa di ferro blu sulla testa, com’è che si chiama? Ah, Kevin. E poi ha telefonato l’attore…»

«eh?» Emerald la guardò perplessa.

«Dick Van Dyke!»

Emerald fece un sospiro. «Dik Dik Van Dik, nonna…»

«eeeh, è uguale, che differenza fa?! E poi un tizio che si chiama Teresa, abbreviato Terry…»

«è Terry e basta» sospirò Howard, stavolta.

«un altro ragazzo con l’accento tedesco, un certo Wally e delle ragazze, ha telefonato perfino la sorella di quell’uomo bruttissimo che sembra il jack di cuori».

«che?! Jackie MacMatta ha telefonato per sapere come stavo?» si stupì Emerald. Non se lo sarebbe mai aspettato. Probabilmente lo aveva fatto sperando che lei fosse morta, si disse.

«altri?»

«si, uno…conosci un certo Humbert Humbert?»

Emerald lì per lì non rispose. «è uno dei miei fan, niente di che».

«Humbert Humbert, come quello di “Lolita”? curioso» commentò Howard.

«al mondo ce n’è di gente strana, si sa».

Hammy aveva minimizzato, ma in realtà quel che c’era da capire l’aveva capito più che bene. Solo che crederci le risultava complicato, soprattutto dopo aver saputo che colui che si celava dietro quell’ “Humbert Humbert” era stato per due settimane nelle mani di un Michael Connors che non avendo ricevuto l’ordine né di ucciderlo né di liberarlo si era di certo sbizzarrito con le torture. Purtroppo.

Lei aveva detto di farlo liberare fin da quando era stata colpita, dopo avergli fatto firmare il foglio naturalmente, ma suo padre se n’era dimenticato preso com’era dalle sue condizioni, e Connors

- primo, era da suo padre che prendeva ordini;

- secondo, se anche avesse sentito quel che lei aveva detto avrebbe fatto orecchie da mercante aspettando gli ordini del “boss” approfittandosi dei tempi morti per divertirsi.

Emerald lo conosceva, era fatto così.

«comunque…quanto tempo fa ha chiamato?»

«un mese, su per giù».

Invece che involarsi l’aveva cercata.

Invece che lasciarla perdere aveva perfino chiamato a casa sua, ma era stupido?!

“psicotico d’un russo, adesso sei libero, perché non la smetti? Perché non torni da Kevin, almeno tu?”

«capito. Adesso vedrò un po’che fare…»

«rilassarti, in primis» le disse Howard «ce ne staremo qui per un po’».

Ma Emerald non era esattamente della stessa idea.

«papà, tu tra dieci giorni devi incontrare quei signori in Venezuela…» gli ricordò. Lui sbuffò, seccato all’idea.

«che vadano al diavolo, non-»

«papà, tu devi lavorare, e io adesso sto…oh, probabilmente sto meglio di quanto sia mai stata. Mi sei stato vicino per tutti questi tre mesi trascurando il lavoro…»

«era il minimo!» esclamarono in coro Howard e le due nonne.

«…adesso devi riprendere il ritmo. Sto bene, sul serio. Tant’è che credo che ripartirò anche io  tra un paio di settimane…»

Howard la guardò a lungo. «Tokyo?»

Tradotto: “torni da Kevin Mask”? domandona.

Sulla cui risposta Emerald aveva molti dubbi.

Se Kevin le mancava? Certo, era innamorata persa di lui.

Ma lei gli aveva creato talmente tanti problemi…problemi che lui non si meritava…che aveva iniziato a pensare che forse Kevin sarebbe stato meglio senza lei intorno. Che meritasse una vita più serena, e non sapeva dire se lei avrebbe potuto dargliela.

Non aveva capito proprio niente.

Non aveva capito che Kevin avrebbe preferito avere tutti i problemi del mondo, portati da lei, piuttosto che NON averla accanto.

Emerald esitò parecchio a rispondere. «si. No. Forse. Non lo so. Non credo. Voglio staccare un po’, andare tipo…non so…»

«sai che puoi andare ovunque tu voglia. Per non parlare del fatto che abbiamo almeno una casa in ogni Stato in cui valga la pena averne una, non ci sono problemi» la rassicurò suo padre «solo…non vorrei che tra due settimane sia presto…»

Lei scosse la testa. «secondo me no».

Altra lunga occhiata da parte di Howard Lancaster. «va bene. L’aereo privato se proprio vuoi che vada in Venezuela serve a me, ma con la compagnia aeronautica che ti ho comprato non avrai problemi per spostarti…se sei proprio convinta di voler partire».

Continuava a sperare di no, naturalmente. Fino a quel momento Howard H.R.J. Lancaster non aveva mai avuto problemi col fatto che la figlia avesse lasciato il nido, e non le avrebbe impedito di rifarlo, ma ciò non toglieva che avrebbe vissuto la cosa con più apprensione.

«ma perché non resti un mese, due, tre…» disse Phoebe «eh, Hammy?»

«due settimane nonna. Poi riparto. Ho deciso così» le sorrise.

«potevi anche venire con me in Venezuela, no?» tornò alla carica Howard «avrei potuto introdurti un altro po’nel giro. Avevo perfino trovato il primo della tua scorta speciale».

«oh, ma già in clinica appena ha potuto mi ha fatto un’ottima guardia…lui è qui in casa vero?»

«lui chi? Quell’antipatico di un americano?» storse il naso Verbena, alla quale Connors piaceva ben poco. Ad essere sinceri probabilmente gli unici in famiglia a cui piaceva Connors erano Lancaster padre e Lancaster figlia.

«non è Connors. Comunque certo, è qui in casa. Puoi chiamarlo col cercapersone…no faccio io» concluse Mr.Lancaster.

Tovarich Turbinskii, con un corpo non solo sano ma anche più potente di prima grazie alla tecnologia estremamente avanzata della clinica di Lancaster, arrivò in un lampo.

«sempre disponibile signore».

«eccolo qui. Tovarich Turbinskii» Howard lo presentò a Phoebe e Verbena «uomo di fiducia, di cui ho la certezza assoluta che farebbe tutto ciò che è necessario per proteggere la nostra Hammy».

«ma è quello con cui si è sbaciucchiata in tv!» esclamò Verbena «ecco che intendevi…»

«più che proteggermi però mi tiene compagnia» puntualizzò Emerald.

«quello se vuoi sempre, zajchik moj».

“coniglietto mio”. Avrebbe mai smesso di chiamarla in quel modo? Probabilmente no.

«za-CHE? Che ha detto?...ma questo non parla, impasta» borbottò Verbena.

«…perché tu e Turbinskii non fate una passeggiata nel giardino?» propose Howard.

“…‘giardino’! È una tenuta immensa” pensò il russo “con tanto di lago, fiume e sorgente sotterranea che Mr.Lancaster ha fatto in modo che passasse attraverso -e fuoriuscisse da- un blocco di roccia di venti metri importato dal Monte Rosa. Alla faccia del giardino!”

«buona idea…»

«guarda che il discorsetto non l’abbiamo ancora finito noi tr-»

Troppo tardi, sia Hammy, che Turbinskii che Howard si diedero ingloriosamente e precipitosamente alla fuga, chi all’interno della casa -Howard- e chi, invece, verso le stalle -Hammy e Turbinskii-.

«almeno finalmente vedrò i tuoi cavalli» disse il russo.

La stalla era grande, luminosa, arieggiata quanto serviva e pulitissima. I Lancaster tenevano moltissimo al benessere dei loro cavalli, nonché a quello dei cani da caccia che si trovavano altrove.

«ti avevo fatto una testa così con loro, in effetti» ammise Hammy «eccoli qua».

Turbinskii li osservò. Il palomino, i purosangue inglesi, gli arabi bianchi di Emerald, i frisoni morelli di Mr.Lancaster, due puledrini di shire horse…

«ma non avrebbero dovuto essere dieci?»

Emerald sorrise.

«Abraxas non ci viene nella stalla. Vive libero nella tenuta. A tal proposito, sarà bene cercarlo così che possa annusarti; se verrai qui spesso è bene che conosca il tuo odore, così ti eviterà invece che tentare di ucciderti».

Il russo rise. Smise vedendo che Hammy non lo faceva.

«…ma sei seria? Andiamo, è un cavallo, non un dobermann».

«è molto peggio di un dobermann, da’ retta. Perfino gli altri cavalli si tengono alla larga da lui» disse la ragazza facendo uscire dal box il suo stallone arabo, Sirio, salendoci sopra e facendolo trottare fuori dalla stalla.

«addirittura…mh» la guardò «allora è vero che sai cavalcare senza usare briglie e sella».

«pensavi di no? Stammi dietro!» esclamò, per poi partire al galoppo.

«ma Emerald…!...o beh…» iniziò a fluttuare in aria e volò velocemente dietro a lei, senza nemmeno trasformarsi in aeroplano. Non ne aveva più bisogno.

Lancaster Technology© strikes again!

Galopparono -e volarono- a lungo. Guardandosi attorno Turbinskii pensò di non aver mai visto posto più bello. Sembrava di essere in uno di quei luoghi incantati delle favole tra i boschi, le valli fiorite…il lago in particolare, con quella piccola casetta in legno vicino, era uguale identico a quello che si vedeva ad un certo punto ne “Il castello errante di Howl”. Che fosse voluto? Probabile. In quel paradiso “naturale” non c’era quasi nulla in cui Howard H.R.J. Lancaster non avesse messo le mani; tutto per la sua bambina, ovviamente. Suo padre Hogan non aveva mai badato troppo al terreno attorno, mentre invece lui aveva preteso che fosse il luogo da sogno che una principessa come la sua Emerald meritava.

E c’era riuscito.

Da quando aveva lasciato la League ed aveva iniziato a fare veramente i soldi, poi, non ne parliamo.

Fu poco lontano dal lago che trovarono Abraxas, intento a mangiare i fiori sul prato. Sirio si accorse della presenza dell’altro cavallo prima di loro, tanto da fermarsi e rifiutarsi di andare avanti.

«ok, abbiamo trovato Abraxas» commentò Emerald scendendo «torna alle stalle, Sirio».

Il bell’arabo bianco non se lo fece dire due volte, e galoppò via.

«è veramente immenso!» allibì Turbinskii «ma di che razza è?»

«frutto di incroci specifici nel tentativo di papà di ricreare un tipo migliorato di equus magnus» disse Hammy «tu rimani qui».

«e tu dove vai?...Emerald!»

Troppo tardi, si era già messa a correre verso quel cavallo mastodontico.

«Abraxas!» gli arrivò a tre metri «perdi colpi, neh? Non ci avevi sentiti arrivare o te ne sei fregato?»

Era la seconda.

Il cavallo smise di brucare, camminò verso la ragazza e dopo aver nitrito si impennò agitando le zampe. Turbinskii temendo il peggio stava per intervenire, ma Emerald rimase ferma lì dov’era, ed il cavallo invece che schiacciarla ricadde a destra rispetto a lei.

“era…un saluto?”

Pareva di si, perché fatto questo Abraxas si piegò sulle quattro zampe permettendo ad Emerald di salirgli in groppa.

«bravo. Adesso andiamo laggiù, c’è qualcuno che devo farti conoscere» bisbigliò la ragazza al possente equino che, come se avesse capito quel che gli era stato detto, si diresse al passo verso Turbinskii.

«mi pare quasi assurdo» commentò il russo, un po’inquieto. Se Abraxas avesse voluto attaccarlo come avrebbe fatto Hammy a fermarlo? Era così minuscola in confronto a lui!

«ah, macché. Adesso fermo, così può annusarti».

Turbinskii obbedì. Dopo avergli dato un’annusata il cavallo emise uno sbuffo e…gli diede una testata tale da farlo crollare a terra!

«ma che accidenti…?!»

«ok, da adesso ti conosce ufficialmente» rise la ragazza «adesso ci facciamo una bella corsa, eh Abraxas?»

Non fece in tempo a finire la frase che il cavallo si voltò ed iniziò a galoppare ad una velocità inaudita.

Anche lui evidentemente aveva voglia di correre, come Emerald sulla quale andare a cavallo aveva un effetto ben più terapeutico della vodka nel dimenticarsi le faccende scomode, come scegliere quale fosse per Kevin il male minore, per esempio.

 

 

 

:: undici giorni dopo ::

 

 

Pazzo?

Si. Si, senza dubbio.

O almeno, Warsman -ancora nei panni di Flash- si sentiva tale.

Il buonsenso gli avrebbe suggerito di lasciar perdere, di andare via definitivamente o di tornare da Kevin. Ma lui non aveva dato retta al buonsenso, e dopo oltre tre mesi passati a cercare notizie della sua arcinemica eccolo lì, nell’immenso terreno attorno alla villa dei Lancaster in Inghilterra. Riuscire ad entrare gli era costata parecchia fatica fisica e soprattutto mentale, considerando tutto quello che aveva dovuto aggirare per riuscirci.

Per non parlare di quel che significava dal punto di vista psicologico infilarsi nella tana del lupo di sua spontanea volontà.

Ad ogni passo che muoveva era perseguitato dai ricordi di quel che era successo nell’incontro di tre mesi prima, dal ricordo di lei con quel fiore rosso sangue a sbocciargli poco lontano dal cuore, da…

…da tutto quello che aveva subìto nelle due settimane seguenti…

Alla fine era stato liberato, vero, ma …alla fine, appunto.

E dire che gli era parso di sentire Emerald dire al padre di farlo liberare, prima che i soldati lo portassero via.

E anche l’americano doveva averla sentita. Ma non gli era importato.

“dato che non ho ordini precisi del capo di liberati o di ucciderti vorrà dire che ci divertiremo un po’fino a che questi non arriveranno, che ne dici?...tu sei uno resistente, vero?...”

Si. Era resistente, e quel figlio di puttana era stato bene attento a non ammazzarlo nonostante tutto quel che gli aveva fatto.

Ma in una classifica di tutto quel che di peggio il russo aveva subìto in vita sua, Michael Connors con quel che gli aveva fatto aveva raggiunto addirittura il secondo posto.

Aveva passato due settimane d’inferno.

Aveva maledetto più volte Connors, Howard Lancaster, e Dio stesso…per poi riscoprire la fede in quest’ultimo quando finalmente era arrivato l’ordine di liberarlo.

“se un animale come te crede in Dio, ringrazialo. Non so per quale assurdo motivo miz Lancaster ti voglia vivo, ma è così. Quella ragazza è troppo buona. Ti salva la vita, ti fa liberare…ne vale la pena? Secondo me no, ma gli ordini sono ordini. Firma quest’accidenti di foglio se ti riesce di tenere la penna in mano e poi sparisci”.

No, Connors non era stato contento di doverlo lasciare andare. Ma non avrebbe mai disobbedito ad un ordine diretto del suo capo.

E così era stato lasciato libero.

Bisognoso di cure mediche, ridotto uno straccio, ma libero.

Appena si era ripreso un po’aveva iniziato a cercare notizie sulle attività dei Lancaster, ma non aveva ottenuto niente. Dai discorsi di Connors che era riuscito ad origliare sapeva che Howard ed Emerald avevano lasciato il Giappone, e che una volta che lei si fosse ripresa sarebbero presumibilmente tornati in Inghilterra.

Dunque aveva potuto escludere a priori le due nazioni in questione.

Aveva continuato a tenersi aggiornato.

Era passato del tempo. Parecchio, tempo.

Ad un certo punto aveva deciso di andare a Londra, ed aveva fatto la follia di chiamare a casa Lancaster da una cabina telefonica venendo a sapere che no, Emerald non era ancora tornata. Questo lo aveva portato a pensare che forse…forse…era morta…

Non sarebbe stato giusto. Non solo per lui stesso -erano arcinemici, se mai doveva essere lui a finirla, no?- ma soprattutto per Kevin.

Aveva pensato parecchio anche a lui. Aveva pensato spesso di lasciar perdere e tornare da quel ragazzo. Ma poi si era detto che l’avrebbe fatto solo e soltanto insieme ad Emerald, sapendo che tanto senza di lei Kevin non sarebbe mai stato davvero “bene”.

Era perfino andato a trovare Robin. E lì era successo un fatto che gli aveva lasciato l’amaro in bocca…

Si, il suo vecchio amico era stato lieto di rivederlo vivo. E si era stupito che indossasse ancora i panni di Lord Flash, accogliendo con perplessità la risposta del russo che “dopo undici anni un nome vale l’altro e un abito vale l’altro, Warsman, Lord Flash, è la stessa cosa”.

Lo aveva accolto bene, gli aveva offerto perfino di rimanere lì da lui.

Peccato che poi…

“l’ho diseredato”.

“mh?”

“Kevin”.

Era stata una doccia fredda. Ma come, perché l’aveva fatto, possibile che non avesse riconosciuto il grande lavoro che aveva svolto Kevin, l’impresa nella quale era riuscito di padroneggiare l’Olap? Esposto ciò a Robin aveva ricevuto una risposta che lo aveva gelato del tutto, altro che doccia.

“pensa un po’, l’ha padroneggiata ed è riuscito comunque a perdere”.

“avrebbe vinto se Lancaster…”

non parlarmi di lui!

Avevano finito per discutere, e lui a trovarsi un motel, indignato per quell’ingiustizia.

Un bel giorno, poi, aveva sentito del ritorno dei Lancaster nella tenuta.

E aveva atteso ancora.

Howard era ripartito.

L’occasione perfetta.

Doveva rivederla, doveva parlarle. Aveva una sorta di debito con lei, che gli aveva salvato la vita. Doveva sentire cosa aveva intenzione di fare, anche con Kevin, e…

Insomma, eccolo lì.

«io sono un pazzo» sentenziò il russo parlando tra sé e sé mentre camminava. Il posto era bello come lo ricordava, se non altro. C’era una pace quasi innaturale in tutto quel…

Come non detto.

Dopo un potente nitrito uno zoccolo di dimensioni spaventose finì quasi ad abbattersi su di lui, che riuscì ad evitarlo per pura fortuna.

«m-ma che diavolo…?!! Un cavallo?!» esclamò guardandolo con gli occhi sbarrati.

No, quello non era un cavallo. Quello era IL cavallo, il padre di tutti i cavalli! Ma quanto accidenti era grosso?! E pure aggressivo!

…e lui di quelle bestie aveva paura da quando uno di loro lo aveva colpito con uno zoccolo quando aveva solo cinque anni…

Il bestione nero nitrì e tentò di colpirlo ancora, ancora, ed ancora.

Alla fine Flash iniziò a correre come mai in vita sua.

«ma tutti quelli che c’entrano con i Lancaster ce l’hanno con me?!» sbottò mentre correva «adesso anche un cavallo assassino!»

Correndo e correndo arrivò fino ai margini del bosco attorno a quella che sembrava una mini-montagna dalla quale si vedeva chiaramente uscire una specie di cascata, ma di quello al momento non gli importava visto che il cavallo continuava ad inseguirlo.

«e adesso ti frego» sibilò infine arrampicandosi sulla cime di un albero decisamente alto «ah! Voglio vedere che fai!»

Allibì quando gli parve -ma non era possibile!- di vedere il cavallo con un sorrisetto maligno sul muso. Questo si impennò, ed iniziò a dare potenti colpi di zoccolo contro l’albero con tutto l’intento di abbatterlo!

«ma…ma maledizione, io li odio questi animali!» sbottò Flash, saltando sui rami dell’albero vicino e poi di quell’altro albero, ripetendo il gesto per un numero infinito di volte.

Ed il cavallo nemmeno a dirlo, lo tallonava.

«proprio un cavallo da guardia dovevo beccarmi?!» si lagnò facendo un salto più lungo degli altri tra un albero e l’altro.

Errore.

Perché anche il suo inseguitore equino saltò, acchiappandolo per la giacchetta blu. Lo tenne tra i denti e lo sbatté come fanno i cani con i pupazzi, per poi inchiodarlo a terra con una zampa e preparandosi a schiacciargli la testa con l’altra.

“che fine indegna. Sopravvissuto a tutto, ma non ad un cavallo pazzo!” pensò il russo.

Fortuna sua il cavallo in questione cambiò idea dopo aver annusato qualcosa nell’aria, riprendendolo tra i denti e dirigendosi al passo verso la montagna in miniatura, precisamente lì dove sgorgava la cascata.

Per un attimo quel che vide gli fece dimenticare del cavallo.

Stesa su una roccia piatta e liscia c’era Emerald in costume, intenta a prendere quel poco di sole che filtrava tra i rami degli alberi. L’acqua le scorreva addosso, i capelli su muovevano come se fossero stati vivi, ed aveva gli occhi chiusi. E da quel che Warsman poteva vedere, non aveva addosso una cicatrice che fosse una. Era perfetta, una perfetta ninfa dei boschi.

“Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia!” pensò, va’ a capire perché “…ma che diavolo…ah, non importa”.

Magari aveva fatto il collegamento tra “ninfa dei boschi” e “ninfette”? magari c’entrava qualcosa il film visto insieme? Mah.

Il cavallo emise uno sbuffo, la ragazza riaprì gli occhi. «Abraxas, sei venuto a farmi visit…»

Sgranò gli occhi.

Non ci poteva credere.

Si alzò in piedi sulla roccia, uscì dall’acqua, gli andò vicino.

«ma sei completamente coglione?!»

Prevedibile accoglienza.

«di’ a questa cosa di mettermi giù!»

La ragazza accarezzò il cavallo, che evidentemente sentendo il suo odore lì vicino aveva portato l’intruso da una delle uniche due persone delle quali riconoscesse l’autorità. «lascia, Abraxas…»

Il cavallo obbedì.

«era ora…»

«che diavolo ci fai qui?! Sei pazzo a ficcarti nella tana del lupo, ti ho salvato la pelle una volta ma non credo che ci riuscirei una seconda sai?!...e non è detto che voglia farlo, comunque» aggiunse «che vuoi?»

Lui si rimise in piedi. «ti trovo bene. Come mai non sei da Kevin, allora?»

«e come mai non ci sei tu? Almeno uno di noi due dovrebbe rimanere».

Lui la guardò a lungo. «…che vuol dire? che non intendi tornare?»

Lei sbuffò, recuperò i pantaloncini corti sull’argine e se li rimise. «fatti miei».

«fammi capire bene, dopo tutto quel che è successo tu vorresti piantarlo in asso? Ho capito bene?»

Lei incrociò le braccia davanti al petto. «è proprio per tutto quel che è successo che forse lasciarlo andare è la cosa migliore, l’ho fatto soffrire troppo. Sta’contento: avevi ragione. La mia presenza, per lui, è solo dannosa» disse lei con amarezza immensa e grande tristezza negli occhi smeraldini «anche la tua, neh, ma non ai livelli miei».

«Kevin non starà mai bene se lo abbandonerai, lo capisci o no?! Nemmeno a me questa faccenda piace. E si, sono ancora di quell’opinione. Però lui ha bisogno di te, è un dato di fatto, se lo ami agisci di conseguenza!»

Lei scosse la testa. «è quel che faccio, non capisci proprio eh?»

«sei tu quella che non capisce, qui, non io. Kevin adesso è solo, e Robin l’ha perfino diseredato…»

«COME COME?!»

«già. Ha perso, ed è solo quello che conta, per lui. Emerald…non puoi abbandonarlo. Non anche tu. Se non sono ancora da lui è solo perché volevo tornare insieme a te. E perché…» la guardò «volevo anche vedere se stavi bene».

«quello l’avevo intuìto, “Humbert Humbert”. Ma perché? Era la tua occasione per lasciarmi perdere».

«e quella di tre mesi fa era la tua occasione per uccidermi» ribatté lui «perché non gliel’hai lasciato fare?»

La ragazza lì per lì non rispose.

Poi, col braccio destro, lo spinse a terra con una forza che prima decisamente non aveva, bloccandolo contro il terreno dopo essergli andata sopra.

«perché tu sei il mio nemico numero uno. Mio. E quando finirti lo decido io» disse seria seria per poi fargli un sorrisetto «per non parlare del fatto che poi, con chi avrei ballato il tango?»

«…tu sai che questa è una posizione pericolosa, vero…»

«ah-ha».

«e che il cavallo ci guarda».

«tanto non te la do, che credevi?»

«sempre fine-agh!» esclamò quando tentò di rialzarsi e lei glielo impedì, sempre inchiodandolo a terra con quel braccio.

«non noti niente?»

Il russo la guardò attentamente. No, niente cicatrici addosso. Però…quel braccio…non aveva tanta forza, prima.

E se…

«il colpo che ho preso ha fatto diversi danni alla mia spalla. Anche una volta guarita non sarebbe stato più come prima. Ma ho potuto scegliere. Spalla e braccio più forti o meno forti. Ovviamente ho scelto la prima opzione».

Lampo di comprensione.

«non dirmi che…non ci credo».

«ci somigliamo un po’di più. Micro innesti in nano tecnologia semi organica su ossa e tessuti di braccio e spalle. Praticamente invisibile e dannatamente efficaci, benedetta la clinica di papà, e non ho nemmeno la cicatrice del colpo di pistola».

Ironia della sorte aveva voluto che Howard, che tanto aveva denigrato Flash per essere un mezzo robot, si fosse trovato con una figlia che aveva comprensibilmente deciso di farsi innestare quella roba. Ecco perché ci avevano messo tre mesi, ed anche un altro motivo per tutta quella segretezza; le nano tecnologie organiche usate non erano esattamente legali. Perfettamente sicure. Ma legali no.

«certo che potevano anche farmeli adesso quegli esperimenti, se la tecnologia di adesso permette cose come questa» borbottò lui «lasciami adesso, dobbiamo parlare ancora».

«io il mio punto di vista te l’ho detto».

«ma sbagli. Davvero, è bene che torni da lui, e per dirlo io dev’essere così per forza.».

Hammy si rialzò, lasciando che lo facesse anche lui.

«non sono convinta».

«lo ami o no?»

«ovvio, si».

«e allora non fare l’idiota».

«io tra quattro giorni parto per l’Argentina. Ho bisogno di staccare».

«tu non-»

«anche tu hai bisogno di staccare, vero?»

Silenzio. Dove voleva andare a parare?

«adesso che possiedo una compagnia aeronautica potremmo viaggiare gratis e far vedere agli argentini come si balla il tango, poi in Cina ad insegnarlo ai cinesi, a Città del Capo ad insegnarlo ai sudafricani…mentre via via tenterai di convincermi che tornare da Kevin col rischio di farlo soffrire ancora è la cosa giusta».

Ecco che l’aveva preso in contropiede un’altra volta.

Loro due insieme a Buenos Aires, e in Cina, e a Città del Capo, e poi chissà dove!

«immagino che papino abbia casa in tutti questi posti».

«yes dear».

«e tu hai una compagnia aeronautica».

«di tempo per convincermi ne avresti».

…era poi tanto sbagliato conciliare il dovere col piacere?

«il diavolo su come tentare la gente, da te, ha solo da imparare».

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Capitolo 29
*** Epilogo- back, parte II ***


Nonostante fosse passato del tempo per Roxanne era ancora difficile adattarsi alla situazione nella quale da due mesi e mezzo a quella parte si veniva a trovare in quel di pranzi e cene.

Sarà che pensava ancora a quando lo aveva trovato sul divano tempo prima, sarà che per lei era un po’seccante che un ragazzo su per giù della sua età preferisse rivolgere la parola a sua madre piuttosto che a lei, sarà che Kevin Mask era uno che poteva quasi fare paura alle persone che non lo conoscevano bene…

Ma sta di fatto che tra una scusa e l’altra per saltare i pasti Roxanne aveva perso diversi chili. E tanto era riuscita a farsi venire degli orrendi brufoli in ogni dove, derivati dal “rifarsi” nei fast food dei pasti perduti durante le uscite!

“pensare che Emerald mangiava di tutto e di più e non solo non ingrassava, ma l’unico segno sul suo corpo era quel tatuaggio” pensò con una punta d’invidia.

A proposito della sua amica, in quei due mesi e mezzo il numero delle notizie riguardo a lei non era aumentato granché. Tutto quel che erano riusciti a sapere era che lei e suo padre erano tornati a casa loro in Inghilterra, ed era già qualcosa perché se non altro significava che stava bene; eppure nonostante questo non solo la moretta dagli occhi smeraldini aveva già lasciato di nuovo il nido diretta chissà dove e a fare chissà che, ma non si era fatta più sentire con nessuno di loro.

Nemmeno con Kevin Mask, che inizialmente quando aveva saputo del ritorno a casa di Emerald era stato sempre più restio ad accettare gli inviti a pranzo e cena di Miss Mary. E se lei venisse a cercarmi a casa e non mi trovasse, si diceva, se non trovandomi pensasse che io non sia più qui e ripartisse?

Ma erano passati giorni…

Settimane…

Mesi…

E non c’era stato nessun tentativo di contatto da parte di Hammy. Nessuno. Altra cosa per la quale si era sentito spezzare anche quei pochi frammenti di cuore che gli erano rimasti.

Che lei avesse deciso di lasciarlo perdere?

Di finirla prima di iniziare, di non tornare mai più?

Che tutta quella storia l’avesse portata a non amarlo e non volerlo ancora, a stufarsi di lui, dopo tutto quello che avevano passato?

Una notifica dei Lancaster gli era arrivata, a dire il vero, ma dal Lancaster sbagliato; infatti appena tornato a Londra Mr. StronzoFiglioDiBuonadonna -Howard- gli aveva fatto comunicare tramite lettera con tanto di timbro di ceralacca che il patto era stato invalidato.

Kevin quella lettera l’aveva stracciata, e tra le tante cose che aveva pensato c’era stato anche “mio padre non si è sprecato a fare nemmeno questo, dirmi che sono libero, l’ha fatto quel bastardo! che schifo”.

E che ennesima fitta di dolore gli aveva causato, pensarlo.

Oltre ad essergli venuto in mente che avrebbe potuto invalidarlo in due modi diversi, uccidendo Warsman o facendolo firmare…ma lui temeva che fosse la prima opzione…

Quella notifica aveva significato la rottura totale di ogni legame che poteva ancora avere con Emerald, la conferma che il suo allenatore era morto (?), ed anche la conferma del fatto che adesso a suo padre non importava davvero più nulla di lui, al di là del diseredo.

«Roxanne, non ti fermi con noi?» la interpellò Miss Mary.

Kevin notò che la ragazza sembrava avere una gran voglia di sparire in tutta fretta, al solito. Aveva come la vaga impressione che non fosse troppo felice della sua presenza in casa. Ma francamente a lui della due codini non era mai importato assolutamente niente, se andava lì era solo per Miss Mary -dalla quale inizialmente si era sentito infastidito: che ficcanaso, perché non si faceva gli affari suoi?- per i piatti abbondanti che gli cucinava e perché pian piano aveva capito di poterle parlare, se voleva. Se era stato semplice? No. Se si era rivelato necessario perché si rimettesse un po’in sesto? Assolutamente si.

E poi quella donna aveva un buon profumo di fiori che a Kevin ricordava quello di una persona che non riusciva ad identificare, il cui volto, figura e voce si erano persi negli abissi delle sue memorie più remote. Comunque l’inglese preferiva non arrovellarsi troppo su questa faccenda, sapendo che non ne sarebbe venuto a capo; per sua sfortuna non aveva una memoria eidetica.

«no mamma, esco con gli altri andiamo a mangiare in un locale e…beh, ciao» guardò Kevin «…e ciao».

«ciao».

Ed uscì.

«Roxanne è a cena qui sempre meno spesso» commentò la donna.

«credo sia per colpa mia. Facile che non veda di buon occhio la mia presenza in casa».

«non penso sia per quello, non ti preoccupare. La cena sarà pronta tra poco» continuò a mescolare il sugo come stava facendo prima «un po’di pazienza…»

Oh, di quella Kevin ne aveva molta di più di quanto avrebbe mai pensato di poterne avere. Era sempre stato impetuoso fin da piccolo, se voleva qualcosa doveva averla il prima possibile e faceva di tutto per ottenerla ed era stato sempre così fino a ..ormai un anno fa.

E poi era cambiato tutto.

«ha delle…notizie?» si decise a chiederle «tante volte…insomma, Emerald e Roxanne erano amiche».

Miss Mary continuò a mescolare il sugo. «nessuna. Che io sappia, DJ Smeraldya è scomparsa nel nulla dopo quella brevissima riapparizione a casa propria della quale mia figlia e i suoi amici sono venuti a sapere solo quando era già ripartita».

“ripartita…per dove?” si chiedeva Kevin. Non certo per tornare da lui, quello era sicuro.

Kevin certe cose le odiava. Odiava chi spariva all’improvviso senza spiegazioni. Forse col tempo avrebbe potuto abituarsi alla sua assenza -ne dubitava- ma solo se Hammy avesse trovato perlomeno il coraggio di dirgli addio invece di lasciarlo lì così, che “non si sapeva mai”.

“me ne vado ma ehi, magari un giorno ci ripenso, quindi tu stai qui buono ad aspettarmi d’accordo?”.

Si sentiva come quei poveri cani randagi legati ad un palo ed abbandonati lì dal padrone, che si illudevano per mesi, anni, tutta la vita restando ad aspettare qualcuno che probabilmente non sarebbe più tornato.

«più tempo passa più mi sento stupido» confessò il ragazzo. Giudicando che il sugo fosse pronto e la pasta fosse cotta Miss Mary preparò il piatto grande in cui versare il tutto.

«non sei stupido, te l’assicuro; sei solo molto innamorato» cercò di rincuorarlo la donna mentre mescolava la pasta così che il condimento si spargesse bene per poi servirla a Kevin «è comprensibile».

«sono passati cinque mesi e mezzo…»

«un grande amore non si dimentica così come se niente fosse. A volte ci vogliono anni, a volte non ci si riesce mai del tutto».

E forse lei ne era la prova vivente considerando che la sua piccola famiglia era costituita esclusivamente da lei e Roxanne, che peraltro aveva adottato. Dopo che King Muscle le aveva preferito Belinda, lei con gli uomini aveva praticamente chiuso.

«ma non preoccuparti Kevin, se anche non dovessi rivederla -e ti auguro di si, comunque- ci sono tanti pesci nell’oceano…» continuò, servendosi il cibo.

«…me lo diceva anche Warsman».

Silenzio.

Miss Mary capì che per quella sera era meglio mangiare e basta.

 

 

«mi sento uno schifo».

«chiaro, ad avere una faccia come la tua mi sarei sentita uno schifo pure io».

Warsman emise uno sbuffo nervoso. «simpatica come un colpo improvviso ai testicoli».

Emerald gli occhieggiò l’inguine. «quali testicoli?»

«ti salvi soltanto perché ci troviamo in un luogo pubblico, Lancaster, altrimenti…»

«…avrei avuto la prova della presenza dei testicoli in questione una volta “sentito” il salamino Beretta?» ribatté lei mimando le virgolette.

«tutto quanto è un salamino, se gettato in una caverna» fu la pronta replica del russo.

«e tutto quanto è caverna se il salamino è particolarmente piccolo» rispose a sua volta la ragazza sorseggiando l’aperitivo «…ecco, dopo questa conversazione di salamini Beretta non ne mangerò più».

«chissà perché ci credo poco» si ostinò a punzecchiarla lui, bevendo a sua volta l’aperitivo.

«io te l’ho detto più volte cosa sei: un vecchio porcello».

Aperitivo in un bar ad uno degli ultimi piani di un grattacielo di Tokyo, mentre essendo estate il sole tramontava solo adesso nonostante fosse abbastanza tardi. Spettacolo che i due osservavano con aria quasi assente.

«e tu una puttanella».

«come a dire che ci completiamo» lei alzò gli occhi al cielo «quanto ti detesto…»

«io molto di più, te lo posso assicurare».

Certe parole suonavano veramente comiche in bocca a due mezzi pazzi che avevano viaggiato per il mondo due mesi e mezzo soli soletti. Una settimana a Buenos Aires, una a Città del Capo, una a Shanghai,  una a Bangkok -ed ecco che era passato un mese- una a Il Cairo, una a Roma, una a Bombay, una a L’Avana -e così ne erano passati due- una a Rio de Janeiro, una a Sidney, ed infine eccoli lì, di ritorno a Tokyo.

Era stata una fortuna poter viaggiare praticamente senza alcuna spesa, seguendo unicamente i propri desideri riguardo all’itinerario.

Ed è inutile dire che a Buenos Aires i due avevano tenuto fede ai loro propositi di insegnare agli argentini come si balla il tango considerati i trofei che Flash aveva in valigia, bene imballati così che non si rovinassero.

«comunque…perché ti senti uno schifo?»

Il russo finì di bere con un gesto nervoso. «forse perché se non fosse stato per quel negozio di gadget dei chojiin a Sidney saremmo ancora in viaggio dimentichi del fatto che c’è un povero ragazzo che probabilmente si starà ancora chiedendo se siamo vivi o morti?!»

«è normale finire a staccare la spina quando si viaggia» minimizzò lei, anche se in verità quella faccenda le dava parecchio da pensare.

«non in modo così…totale».

«è un po’ tardi per i sensi di colpa. E io allora che dovrei dire? non penso che mio padre avrebbe gradito se-»

«non nominarmelo per piacere» borbottò lui.

Silenzio.

«mi sento uno schifo» disse ancora Warsman «…ma…dobbiamo proprio?»

«prima dici “quel povero ragazzo qui quel povero ragazzo là” e poi te ne esci col chiedermi se dobbiamo proprio tornare…chi ti capisce è bravo».

Peccato che lei nelle settimane precedenti in realtà si fosse posta la stessa domanda piuttosto spesso: “dobbiamo proprio tornare”?

Come poteva essere certa che Kevin li volesse ancora al suo fianco? LA volesse ancora?

E poi, c’erano ancora così tanti posti da vedere.

E tanti trofei di tango da vincere.

…e non solo, ma una volta tornati da Kevin lo strano rapporto di arcinemici tra lei e quella brutta bestiaccia russa -come ogni tanto lo aveva definito nei momenti di particolare incazzatura- non avrebbe più potuto essere vissuto appieno.

Avrebbero dovuto…finirla. O quantomeno moderarsi molto, perché entrambi dubitavano che Kevin avrebbe mai tollerato un altro “Dies Irae”,o anche “altro” in generale che non fossero i rapporti tesi-ma-non-distruttivi che nei mesi che gli erano stati accanto avevano cercato di mantenere davanti a lui.

E gli stessi pensieri viaggiavano nella mente di Warsman.

Avrebbero potuto controllarsi, in futuro, nonostante avessero già stabilito che se Kevin avesse deciso di rivolerli entrambi ed avesse voluto che Emerald vivesse in casa sua Flash sarebbe andato a stare nella casa dove aveva abitato la ragazza? Sarebbe bastato per evitare danni? O no?

E se invece Kevin non avesse voluto più sapere niente di lei…Emerald poteva sempre ripartire, ma lui come avrebbe fatto? Si sarebbe sentito in dovere di rimanere, per non lasciare Kevin di nuovo solo, non avrebbe potuto partire di nuovo con lei.

Ci si chiede perché due arcinemici si ostinino spesso e volentieri a voler vivere per forza nella stessa città. La risposta è semplice: se non lo avessero fatto con chi si sarebbero divertiti a scannarsi?

“io e questa qui poi abbiamo un rapporto di inimicizia ed odio ben più profondo di quello che intercorre tra qualsiasi altra coppia di arcinemici” pensò il russo.

«tu, se non andasse come deve, potresti ripartire. Io no».

«due mesi e mezzo in mia detestabile compagnia non ti sono bastati?»

Certe compagnie non bastavano mai. Certi giorni, certe notti, non bastavano mai.

«non mi ci vedo a ballare il tango con Kevin».

«mpf…ha tanti pregi ma quando balla ha il senso del ritmo di un metronomo sfasato, la leggerezza di un ippopotamo femmina incinto e l’agilità di un bradipo su una sedia a rotelle. E cieco».

Insomma un novello Fred Astaire.

«quindi…l’ultima cena e poi andiamo» disse piano il russo.

«già. Solo che ad essere sincera io di fame non ne ho tanta».

«e io per niente. E dunque non intendi dirgli nemmeno del tuo super braccio alla Misty Knight?»

Hammy scosse la testa. «no, no, non si vede niente quindi non c’è niente».

«ricapitolando, dobbiamo tacere su a) il tuo braccio, b) che siamo qui a Tokyo da tre giorni e ci degniamo di andare da lui solo oggi, c) che io avrei potuto tornare già due settimane dopo l’incontro e, soprattutto, d) la nostra gita attorno al globo lunga due mesi e mezzo, con tutti gli annessi e connessi».

«nel caso scoprissimo che aveva saputo del mio breve ritorno in Inghilterra gli dirò che è sopraggiunta una complicazione alla spalla e sono dovuta ripartire per quello».

«…ed è una pura e semplice coincidenza che ci veda tornare da lui insieme. Anche io ho avuto un periodo molto difficile, e io e te solo per un caso sfortunato ci siamo trovati a tornare da lui lo stesso giorno, non per altro».

Si guardarono.

«ma quante cazzate gli raccontiamo, eh?» sospirò lei.

«la verità non gli piacerebbe, a parte quella riguardante il tuo braccio. Non capisco perché nascondergli anche questo. Ma…scelta tua» la guardò «pensi che non gli piaceresti più se sapesse che hai quei naniti in ossa e tessuti?»

«tsk».

«tu hai fatto questa scelta, ma non avresti dovuto farla tanto alla leggera, decidere di farsi mettere delle componenti semi robotiche nel corpo non è come farsi un tatuaggio!» disse il russo, un po’aspramente «se non eri pronta ad affrontare le conseguenze di tale scelta avresti dov-»

«di padri ne ho già uno, e non mi ha mai fatto nemmeno una predica, quindi non farmela tu».

Ciò non toglieva che Warsman non solo non aveva tutti i torti, ma sapeva anche benissimo di cosa parlava.

«…fa’ come credi, tanto preoccuparmi della tua salute non è compito mio, se mai il contrario. Ed ora…» si guardarono di nuovo «andiamo?»

«…e andiamo».

 

 

Kevin Mask stava rientrando in casa propria quando, voltandosi e dando un’occhiata lungo la via, li vide.

Non seppe dire per quanto tempo rimase a guardarli inebetito mentre come due fantasmi avanzavano verso di lui, prima lungo la strada, poi lungo il vialetto nel giardino.

Per un attimo credette che lo fossero davvero, fantasmi. Insomma…non era possibile. non era possibile che quei due ricomparissero lì all’improvviso, proprio come li ricordava, senza che lei avesse segni addosso e soprattutto insieme.

«compagno, non dici niente?» disse il russo.

«hai raggiunto il limite di parole giornaliero?» gli chiese lei, con un sorriso.

E Kevin a quel punto non capì più niente.

Registrò a stento di essersi tolto la maschera, averla lanciata via ed essere corso da Emerald per salutarla col bacio più mozzafiato che lei avesse mai ricevuto, che lei accolse con gioia e stupore, per poi ricambiare con altrettanto ardore.

Mentre correva verso di lei con quei lunghi capelli biondi al vento, gli occhi azzurri brillanti e le guance delicatamente arrossate le era parso di trovarsi davanti una specie di angelo caduto dal cielo, ed il suo, di rossore, non era stato altrettanto leggero.

Durante quel saluto appassionato però non poté fare a meno di occhieggiare il russo accanto a lei, che sollevò leggermente il capo come a dire “eh si…ti vuole ancora. Temevi di no, ma ti vuole ancora. Già. Pare proprio che dovrai rimanere”.

Lei sollevò impercettibilmente le spalle, per poi chiudere gli occhi e concludere quel bacio in cui Kevin l’aveva avvinta.

«stai…bene» la baciò ancora, le poggiò le mani sul viso «stai bene, e sei qui, sei…» si interruppe, le sorrise un’ultima volta per poi staccarsi con grande rammarico per salutare anche Warsman, il suo amico creduto morto che tanto morto invece poi non era.

«Warsman…non posso credere che tu sia vivo» disse il ragazzo con felicità autentica nella voce ponendogli le mani sugli avambracci, dato che era troppo orgoglioso per abbracciarlo e basta «sono…contento di rivederti…»

«ma quanto sei sciocco» borbottò il russo finendo per abbracciarlo lui, forte per quanto brevemente «questo è un abbraccio da uomo!...mh, non sento odore di alcol, ottimo segno…»

«…non fai in tempo a tornare che ricominci con queste storie?» brontolò Kevin guardandoli entrambi «e comunque, si può sapere che avete fatto tutto questo tempo? soprattutto tu!» disse ad Emerald «mai una telefonata, mai un messaggio, ero preoccupato a morte! Nemmeno quanto sei tornata in Inghilterra non mi hai fatto sapere niente…»

«è stato un periodaccio…» intervenne Flash «sia per me che per lei».

«e poi dici a lui “non fai in tempo a tornare che ricominci con queste storie”, eh Kevin?» Hammy sollevò un sopracciglio. Aveva recuperato la sua maschera mentre lui e Flash si salutavano, ed ora la teneva in mano.

«se permetti ho tutto il diritto di voler sapere cos…mmmh…» lei lo zittì temporaneamente con un altro bacio «…questo si chiama approfittarsene, Scimmiattolo degenere, e comunque non servirà a depistarmi» si rimise la maschera e li invitò ad entrare «pretendo di sapere nel dettaglio tutto quel che avete fatto in questi mesi» li avvisò, oltrepassando per primo la soglia di casa e dando loro le spalle «e non tralasciate niente!»

Emerald e Lord Flash si scambiarono un’occhiata. Altro che “non tralasciare niente”, avrebbero tralasciato tipo…tutto!

Certe cose parevano proprio non cambiare mai.


***

Arrivederci, ragazze :D alla prossima!!!

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