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Hola gente, questa storia è nata come regalo di compleanno per Roby solo che ho voluto
aspettare a postarla: primo perché non è finita, secondo perché non è nei mie
schemi.
Ho messo "Parodia", ma non lo trovo molto indicato: prendo sì spunto dai
cliché della fanfiction ma non solo.
Demenziale mi sembra più indicato.
Non so che altro dire se non che questo è un esperimento e vorrei
capire se è riuscito o meno.
Buona lettura.
Grazie a Bic per aver betato la storia.
CUPIDO FA LA CALZA
Era
una calda notte di mezza estate e il fantasma di casa Potter, come tutte le
notti, agitava le sue catene arrugginite e ululava, conciliando così il sonno
dei suoi abitanti.
Al
primo piano, nell’ultima stanza in fondo al corridoio a sinistra, stavano i
coniugi Potter teneramente sdraiati nel letto matrimoniale: lei con un
ginocchio conficcato nel fianco del marito, lui supino, in posizione stella
marina e la bocca aperta che emetteva quel consueto rumore da uomo virile che
gli vantava amorevoli attenzioni da parte della sua dolce metà. Calci, pugni e
spintoni erano all’ordine della nottata.
Nella
camera di fronte, in due letti rigorosamente separati, stavano due maghi in
fenomenali pose plastiche, che mischiate con le coperte, che coprivano giusto
quelle parti vergognose che tanto fanno scandalizzare la critica e indignare la
pubblica decenza, creavano una visuale futurista dell’insieme, aiutati dal
grandissimo ordine che regnava nella stanza.
Nel
primo letto stava l’unico figlio, il principino di casa Potter, tal James e al
suo fianco sul comodino si trovavano gli oggetti che lo distinguevano dalla
folla, e che permettevano alle sue molteplici ammiratrici di riconoscerlo
sempre e dovunque: i suoi occhiali e un boccino d’oro chiuso dentro ad un
cofanetto.
Nel
letto a fianco stava, compostamente svaccato, un giovane dai folti capelli
corvini e dai lineamenti delicati, ora ricoperti da un accenno di barba non
rasata; questi era uno dei ragazzi più sfacciatamente affascinanti di tutta Hogwarts: SiriusBlack.
Sirius era un purosangue, come James, ma al contrario di
quest’ultimo era un poco di buono, rinnegato dalla sua stessa famiglia perché
ritenuto indegno e di indole troppo buona: l’anno precedente, ad Hogwarts,
aveva quasi rischiato di uccidere un suo compagno… e tutto per uno stupido
scherzo.
Per l’appunto vi era andato solo vicino.
Ah,
il fascino del bello e maledetto!
Sirius, quindi, era perennemente ospite della famiglia
Potter che lo aveva quasi adottato.
Tutto,
quella notte, era come era sempre stato tanto che rischiava quasi di rasentare
la monotonia; fortunatamente, un urlo interruppe tutto ciò, seguito ovviamente
da un tuono che in queste situazioni crea sempre atmosfera. Il povero fantasma
di casa Potter, che puntuale come sempre passava di lì, si spaventò talmente
tanto che corse a rifugiarsi nella soffitta, tremante.
La
signora Potter sferrò uno dei suoi poderosi calci al marito, credendolo
ingiustamente colpevole di quell’atroce rumore, il buon uomo però non si
scompose e lei minacciò di soffocarlo con il suo stesso cuscino, in un futuro
non poi così lontano.
SiriusBlack nell’altra stanza
giaceva sul pavimento, inerme, a faccia in giù, avviluppato come una fetta di
prosciutto in un involtino, nelle lenzuola; imprecava silenziosamente, dal
momento che aveva un calzino di James conficcato in bocca. Quest’ultimo era
rannicchiato contro la spalliera del suo letto e teneva prepotentemente stretto
ilsuo cuscino, come se potesse
proteggerlo da ogni male del mondo: sudava e tremava.
Non
appena il suo baldanzoso amico ebbe sconfitto il demone lenzuolo, si fu tolto
l’orrido calzino dalla bocca, fu andato in bagno a lavarsi per bene i denti,
senza dimenticarsi di sistemare una ciocca di capelli che gli copriva il volto
oscurando la sua leggendaria bellezza, ed ebbe approfittato dell’occasione per
espletare alcuni bisogni fisiologici, si presentò tutto preoccupato dal suo più
caro amico.
“James,
che succede?”, chiese, “Stai male?”
Questi
lo guardò con gli occhi sbarrati ed evitò un qualsiasi contatto con la mano di Sirius che cercava di afferrarlo per farlo smettere di
tremare. Black lo aveva già visto così prima d’ora.
Passarono
diversi secondi e come James si fu ripreso leggermente, non senza sforzo,
parlò.
Le
sue parole lasciarono sgomento anche il bel reietto tenebroso che corse
immediatamente ad abbracciare un libro che teneva sul comodino e dal quale non
si separava mai: in realtà era un orsacchiotto nero con grandi occhioni azzurri
e un fiocco rosso cangiante al collo abilmente trasfigurato.
“Sir,
ho sognato la Evans!”
“Sai
che novità…”
La
folle turbatrice di sogni, tale Lily Evans, era una ragazzina della stessa età
del nostro eroe e dagli anonimi e lucenti capelli rosso scuro. Come molte sue
coetanee, Lily era, dalla nascita, dotata di due arti superiori e due inferiori
e un paio di occhi di un banalissimo verde iridescente; tutti i suoi pregi
nonché le sue curve erano al posto giusto ed aveva, udite-udite,
un’intelligenza del tutto nella media.
Tutto
ciò, ovviamente, faceva molta invidia alle brillanti menti nonché formosissime
sostenitrici/fondatrici del Potter fan club (In quale scuola non si creano fan
club per studenti qualsiasi…); in particolare, la loro collera era aumentata
nel constatare che, durante l’ultimo anno, i due avevano iniziato ad andare
d’accordo: a King’s Cross avevano addirittura osato salutarsi con un abbraccio
e rispettivo bacio sulla guancia. La disperazione delle ADP (Adoratrici di
Potter) era diventata cronica quando, durante uno scambio epistolare estivo con
le CDS (Concubine di Sirius), erano venute a
conoscenza che quest’ultimo avesse rivalutato la Evans e fosse favorevole ad
una eventuale relazione tra lei e il suo migliore amico.
“Ramoso,
Ramoso, Ramoso…” iniziò Sirius
addentando con grazia canina una fetta di pane tostato, “Tfudvevgshc…”
“Felpato,
deglutisci prima.”
L’amico
eseguì poi continuò, “Dicevo… sei un caso disperatamente inguaribile e
quest’anno, devi uscire con la Evans o non ci sarà più pace per nessuno di noi.
Passi i miei incontri ravvicinati con il pavimento di camera tua ed eventuali
schifezze… ma non pensi a quel povero fantasma che continui a terrorizzare? O a
tuo padre che ormai è pieno di lividi?”
Ebbene
sì, come altri eroi prima di lui, anche il nostro è affiancato da un saggio
consigliere e, come consuetudine vuole, il suo amore per la bella Lily era del
tutto percepibile.
L’inappetenza
fu il primo nonché classico sintomo, seguito a ruota da lunghi sospiri e
interminabili ore passate a rimirare quel ramo del lago… vicino a casa sua,
tramonti e albe albeggianti.
“Sì,
James se c’è una cura per te, quella è proprio la Evans!”
Circostanza
vuole che ora ci si sposti a casa della protagonista, magari per descrivere le
sue innumerevoli virtù e per far presente ai lettori quanto fosse tenera con i
capelli arruffati, avvolta nel suo pigiama di flanella rosa, (In estate!) con
sopra il classico orsacchiotto dolce che stringe a se, a piacere, un fiore
gigante o un cuore.
Ma
così non è, per il semplice motivo che, dopo una notte passata insonne per via
del caldo e di una sorella sonnambula, nessuno, e ribadisco NESSUNO, può avere
un aspetto adorabile.
Alla
stessa ora di qualche giorno dopo la non particolarmente adorabile Lily, dopo
un adeguato restauro che vale la perdita del –Non-, stava saltellando raggiante
per tutta la casa, immersa in una scia di fiorellini e uccellini cinguettanti
che la disturbavano mentre cercava di raccogliere le ultime cose da mettere nel
baule: di lì a poco sarebbe partita per affrontare il suo ultimo anno ad
Hogwarts, che sarà per lei, indimenticabile!
Non
siete emozionati anche voi per questa fantastica notizia?
Il
giorno tanto atteso della partenza era arrivato e il nostro eroe, seguito a
ruota dal suo fedele amico, era finalmente salito sull’espresso per Hogwarts e si era sistemato in uno scompartimento con gli
amici di sempre: Remus e Peter.
“James,
piantala di fare la scimmia inquieta!” Lo ammonì Peter che si stava
visibilmente agitando vedendolo così.
“Colpa
di Lily?” Chiese Remus rivolgendosi a Sirius che annuì.
“Non
è ancora riuscito a vederla ed è disperato.”
“Ma
se l’andasse a cercare?” Buttò lì Remus.
“Ragazzi!”
Esclamò James in un momento di follia razionale, “E se andassi a cercarla?”
Un
genio, non trovate?
Senza
aspettare la risposta Ramoso uscì dallo scompartimento per la gioia delle ADP
che, finalmente, dopo tre mesi di inattività, poterono nuovamente inseguire
ovunque andasse il loro amato beniamino.
James
percorse con finta indifferenza, scrutando in ogni dove, tutto il treno in
lungo e in largo per ben cinque volte e ad ogni giro si deprimeva sempre di
più; constatò, però, che le ADP si erano allenate in sua assenza, e riuscivano
ancora a stargli dietro. Quando ormai era su punto di ingoiare una fialetta di
cicuta per la disperazione, il tanto agognato incontro avvenne. Lei era lì
davanti a lui.
Improvvisamente
intorno a loro si creò il nulla: non vi erano più persone, nessun rumore e
persino il treno era scomparso. C’era James; c’era Lily;ad avvolgerli una calda nebbiolina. Erano
l’uno perso negli occhi dell’altro ed erano felici.
Ma
come tutte le magie, anche quella era destinata a svanire e ben presto
ricomparvero il treno, i ragazzini chiassosi e le ADP.
Lui
amava lei da prima del primo giorno di scuola, da quando aveva sognato una
ragazzina di nome Lily Evans che lo aveva minacciato: “Tu ti innamorerai di
me!”
Lei
lo amava da quel giorno, dell’anno precedente, in cui lui l’aveva salvata da un
orrido topo che scorrazzava nella sala comune.
L’incontro
dei loro Cupidi sbocciò in uno sciame di cuoricini rosa scoppiettanti rendendo
felici tutti intorno a loro.
Dopo
essersi salutati tornarono nei loro rispettivi scompartimenti svolazzando.
Anche le ADP svolazzavano.
Vedendola
rientrare a dieci centimetri da terra le amiche di Lily le piombarono addosso
abbracciandola.
“Oh
Lily, hai visto James, ma è meraviglioso!” Esclamò una Perpetua correndole
incontro e abbracciandola al settimo cielo. (A tre metri Lily si era
giustamente rifiutata.)
“Dai,
raccontaci tutto!” Disse un’altra Perpetua.
“Sì,
l’ho visto, ma non sono innamorata di lui!” Esclamò acidamente Lily, ponendo
fine a tutti i pettegolezzi e le supposizioni che già le sue amiche pettegole
stavano facendo. Si sedette e si mise a leggere un libro. I fiorellini attorno
a lei appassirono e i cuoricini andarono in frantumi.
Ovviamente,
se non ci fosse la negazione da parte di uno dei due protagonisti, non ci
sarebbe storia, quindi è una reazione del tutto normale…
tanto poi, i buoni vincono sempre, le coppie si accoppiano e via dicendo.
Giusto?
Grazie alle persone
che hanno lasciato un commento e anche a quelle che hanno solo letto.
CAPITOLO 2
It was a
dark and stormy night…
Il vento ululava senza sosta in risposta a Lupin che vagava
nella foresta proibita in preda al delirio, emettendo suoni terrificanti per
via delle pulci che non gli davano tregua. Un gufo assisteva alla straziante scena,
appollaiato sul ramo di un albero; i suoi occhi di un giallo intenso erano
degni di un libro horror o di quello che usavano a lezione di Cura delle
creature magiche.
Felpato si grattava insistentemente, era stato lui ad
attaccare le pulci al licantropo; Ramoso, felice di essere un mammifero
ungulato sghignazzava saltellando a destra e a manca, a poppa e a prua, a
dritta e a sinistra, finendo poi per incastrare il suo maestoso palco di corna,
di cui andava estremamente fiero, in alcuni rami bassi di un albero. Codaliscia, dal canto suo, non riusciva a capire cosa
stesse succedendo in quanto troppo in basso.
La luna piena era ben visibile in un cielo limpido e scuro
come la notte… in mezzo a quella danza tribale, che involontariamente i tre
avevano improvvisato, un bubolio stridulo squarciò
l’aria e il piccolo e innocente gufo assassino si lanciò in picchiata sul
povero topo che si nascose tra le radici di un albero, appena in tempo.
L’albero, in realtà, era un arbusto di rose selvatiche dalle lunghe spine.
No, decisamente quella non era la serata dei Malandrini.
All’alba, quando si risvegliarono nei loro caldi lettini,
dopo aver dormito ben quaranta minuti, erano tutti alquanto malconci; Lupin era
l’unico ad essere ricoverato in infermeria, pieno di graffi su tutta la
schiena: quelle pulci erano veramente fameliche.
Peter si risvegliò anche lui pieno di escoriazioni, Felpato
era pieno di morsicate mentre Ramoso aveva un gran mal di testa.
Quando i tre scesero a fare colazione sembravano dei veri
dei dell’Olimpo: il sorriso di Sirius era smagliante
come il suo sguardo, un gesto banale, una mano tra i capelli leggermente lunghi
e uno sguardo vago, simil perso in chissà quali
riflessioni filosofiche e quell’aura attorno a lui scintillante e cinguettante,
attirò immediatamente l’attenzione delle sue CDS che gli si radunarono intorno.
Al suo fianco, in posa greco-romana e anche un po’ etrusca da macho, stava
James con quell’aria da ragazzo innocente: la pelle liscia e quei suoi occhi
luccicanti che contrastavano nettamente con i suoi capelli spettinati in cui vi
passò una mano, rendendoli ulteriormente ribelli, e le ADP crollarono
letteralmente a terra. Adeguatamente scortati, i tre, sì perché c’era anche
Peter, non dimentichiamocelo, si andarono a sedere al tavolo dei Grifondoro per
far una lauta colazione.
“No, ma dico, come fanno?” Una Perpetua, attratta dai due
stupendi boys, stava ammirandone la loro imperfetta
perfezione, “Tutte le mattine sono in forma smagliante, sempre sorridenti e mai
con un capello fuori posto!”
“Vorrei tanto conoscere il loro segreto”, esclamò una
seconda Perpetua, guardando Lily che, con uno sforzo che andava oltre le sue
capacità, non aveva alzato lo sguardo in direzione dell’amore della sua vita.
“Chiedeteglielo, no?”
“Cosa?”, esclamarono le due in coro, “Noi rivolgere la
parola a loro? Ma sei fuori?”
Lily alzò lo sguardo al cielo e nel riabbassarlo,
involontariamente, incontrò quello di James: il suo cuore iniziò a
batterle forte o smise di battere, non seppe dirlo, i suoi occhioni divennero
cuoriformi e rimase incantata; tutto questo, però, solo per una breve frazione
di secondo, gli uccellini cinguettanti e i cuoricini non fecero nemmeno in
tempo a fare la loro comparsa.
L’Adone J si alzò dal suo posto e si incamminò verso la
Evans ammirato da tutti, o quasi… ma qui ci torneremo dopo. “Allora Evans”,
sussurrò al suo orecchio, “Ci vieni con me ad Hogsmeade,
Sabato?”
“Io, con te, ad Hogsmeade? Sì, sì,
sì, sì!” Questa fu la prima risposta che Lily riuscì a pensare; quella che uscì
dalla sua bocca, però, fu molto diversa.
“No!” Continuò a sorseggiare la sua tazza di tè come se
nulla fosse.
Al suono di quella risposta le ADP emisero un verso, misto
tra quello di un’Arpia e quello di una mucca, scandalizzatissime.
“Ramoso, ti ha scaricato di nuovo!” Urlò Peter in preda alle
convulsioni.
“Però noi facciamo il tifo per te!” Sirius
era quasi caduto dalla panca.
A lezione, i due, come sempre erano attentamente distratti e
prendevano appunti giocando a battaglia navale, a tris, forza quattro e durante
le lezioni di Ruf, anche a Quidditch.
Il pomeriggio prevedeva il consueto incontro con il loro
mezzo di sfogo preferito.
“Allora Mocciosus, sempre a
sbavare per la Evans?” Urlò Peter.
“Come il tuo caro amico Potter.” Rispose un ragazzino
piuttosto alto, dal naso adunco e i capelli neri, unticci, che facevano
contrasto con la carnagione cadaverica.
“Touché!” Esclamò James, “La
differenza è che io la sposerò. Tu resterai a guardare.”
Proprio in quel momento passò l’oggetto della loro contesa.
Piton ghignò e si avvicinò alla ragazza, salutandola in modo
gioviale che fece quasi venire il voltastomaco ai tre; si espresse nella
migliore delle sue espressioni da cucciolo bastonato e con gli occhi più grandi
di tre volte, ovviamente luccicosi, e le disse
qualcosa nell’orecchio e lei annuì.
Una volta che Lily si fu allontanata, Mocciosus,
buttandosi all’indietro con la mano gli spaghetti unti che aveva al posto dei
capelli, sorrise in un bieco e vano tentativo di imitare i due Belli.
“La Evans verrà con me ad Hogsmeade,
Potter.”
Inutile dire che questa frase gli fece passare i successivi
venti minuti in modo doloroso, ma in fondo non era colpa di James, di Sirius o di Peter, lui le batoste se le andava a cercare.
Finito lo spettacolino pomeridiano, le ADP e le CDS
smontarono gli striscioni, misero via i PonPon e il pubblico che avevano noleggiato ritornò a casa.
In serata Lupin poté fare ritorno al dormitorio e aiutare
così il suo amico contro Mocciosus.
“Sicuramente prenderà una qualche pozione o la farà prendere
a Lily…” sentenziò.
“Jamie!” Urlò Sirius
improvvisamente verso il suo amico che preso dalla disperazione aveva iniziato
a camminare in tondo creando una bruciatura sul tappeto, gli occhi pesti e i
capelli arruffati in modo non figo e gli occhiali che
non gli stavano più così bene: sembrava uno sfigato. “E se tentassimo
nuovamente con il piano Topo?”
James non diede segni di vita, tranne quando alcune ragazze
passarono vicino a loro, allora in quel momento riprese momentaneamente il suo
charme e le salutò.
“Kawaiiiii!” Fu la reazione del
gruppo che si allontanò in preda ad una felicità indescrivibile.
“Dici che potrebbe funzionare?” Chiese James rivolgendosi a Sirius, Lupin e Peter.
Lupin annuì e mise in moto gli ingranaggi. “Mappa del
Malandrino!” Ordinò e Peter obbedì.
“Allora, noi siamo qui”, fece segno con la bacchetta, “Ora
siamo soli. Peter!” Il ragazzo si mise sull’attenti, “Se, quando arriva la
Evans, tu spunterai fuori esattamente quando lei è in questo punto, né prima,
né dopo” fece una croce rossa sulla mappa che comparve anche sul pavimento
della Sala Comune, sotto lo stupore generale degli altri Malandrini. “James, tu
dovrai, casualmente, farti trovare qui” e segnò l’ennesimo punto sulla mappa.
“È tutto chiaro?”
I tre annuirono.
“Hem… Remus?
Io che faccio?” Chiese improvvisamente Sirius.
“Tu… tu intratterrai le ragazze che vogliono entrare in sala
comune!”
“EVVAI!”
“Bene. Io starò seduto su quella poltrona e quando dirò, Ciao Evans!, il tutto avrà inizio. Ora,
tutti ai vostri posti, la ragazza sta arrivando.”
Appena Lily e le sue amiche Perpetue entrarono in Sala
Comune, Sirius le bloccò con il suo fascino e si mise
amabilmente a conversare con loro, tutte tranne Lily che proseguì, come previsto.
La ragazza passò davanti a Lupin, seduto sulla poltrona,
salutandolo.
“Ciao Evans!”
Come sentì pronunciare queste parole, Peter, sottoforma di
topo sbucò da dietro un angolo.
“Tre… due… uno…”
“AAAA!”
Lupin sorrise.
James sbucò all’improvviso e si trovò Lily avvinghiata al
suo collo, terrorizzata; Potter sconfisse con un paio di incantesimi il
malefico animale e subito dopo ne approfittò.
Lily smise di urlare e quando riaprì gli occhi si trovò
faccia a faccia con James che la baciò. Nel giro di un secondo erano già sulle
nuvole, abbracciati dall’arcobaleno, circondati da putti danzanti e fiorellini
profumati.
Il tutto durò abbastanza, poi, lentamente, la nuvoletta
iniziò a scendere, l’arcobaleno piano-piano scomparve e i fiorellini rimasero
in cielo; Hogwarts si fece sempre più vicina e infine si ritrovarono
avvinghiati dietro alla parete che portava ai dormitori.
“Hem… grazie per aver mandato via
quel topo, Potter”, Lily cercò di darsi un contegno.
“Quando vuoi, a tua disposizione, Evans.”
Entrambi andarono
nei rispettivi dormitori. Entrambi andarono nei rispettivi dormitori.Entrambi andarono nei rispettivi dormitori.
Capitolo 3 *** Quel pomeriggio di un giorno da cani ***
QUEL POMERIGGIO DI
UN GIORNO DA CANI
Un magico giorno dell’anno precedente…
“Peter, brutto b***, vieni qui!” Urlò James Potter uscendo dalla
sua camera con solo indosso un asciugamano legato intorno alla vita.
Un piccolo e innocente topo stava tranquillamente portando in giro un pesante pezzo
di stoffa a righe azzurre: i boxer dell’interessato. Peter, questo il nome del
tenero animaletto, era rimasto a corto di Galeoni quindi aveva pensato di
vendere le mutande dell’amico: sapeva che c’erano persone che avrebbero fatto
carte false per averle.
Sfortunatamente per lui nella sala comune non c’era nessuno che
potesse aiutarlo, salvo una palla di erba secca che rotolava instancabilmente
da una parte all’altra della stanza,magicamente trascinata con alcune foglie da
una lieve brezza.
Un urlo si insinuò nelle dolci parole che Potter stava sussurrando
al suo amico, tra le quali, “Topo di fogna” e “Ratto puzzone” erano le più
ripetibili.
Su una poltrona stava la nostra comunissima eroina il qual rossore
per l’agitazione che le imporporava le guance avrebbe fatto innamorare di lei,
al primo sguardo, anche la palla di erba secca e le foglie che infatti le si
avvinghiarono addosso.
James si immobilizz:, vedere la sua
amata Lily, su una sedia, con rami e foglie tra i capelli, incazzata nera, gli
faceva battere forte il cuore; era una visione così bucolica! Riuscì a
recuperare i suoi boxer e a nasconderli alla vista della casta fanciulla, ma il
topastro imperversava comunque nella stanza e sembrava non ci fosse nessuno,
odiato Potter a parte, che potesse salvarla.
“Lily, la bacchetta!” Urlò.
La ragazza esitò. “Ma devi essere proprio tu a salvarmi?”, chiese.
Sapeva che, come nei migliori libri, la fanciulla si innamora sempre del suo
prode salvatore... il pericolo dalla quale veniva tratta in salvo era ininfluente,
drago, topo o strega cattiva che fossero.
“Vedi altre persone nei paraggi?”
Lily sbuffò e gli lanciò la bacchetta con la quale James si
divertì un mondo ad infliggere pesanti torture all’infida bestia che gli aveva
rubato la biancheria, poi, dopo essersi divertito, con un incantesimo lo lanciò
verso la ragazza, che però pensò fosse un attacco del topaccio.
Peter stava volando verso Lily con le zampe e le fauci spalancate,
terrorizzato, ma questo lei non poteva saperlo. Appena prima che la raggiungesse,
James lo fece Evanescere con un altro incantesimo e raggiunse la sua
principessa, aiutandola a scendere dalla seggiola sopra la quale si era
rifugiata.
Lei lo abbracciò, posando le sua mano sulla nuda schiena del
cavaliere, lui le passò una mano tra i capelli dorati(?), mai gesto sembrò così
naturale; i rovi che aveva in testa germogliarono a nuova vita e la palla di
erba secca se ne andò, sconfitta.
Infine si staccarono e lei ammirò il suo corpo perfetto, quei
pettorali così… così… quella tartaruga scolpita così bene.
“James… perché hai una tartaruga in pietra attaccata allo stomaco?”
“Oh, questa…” la prese e la scagliò lontano, “Nulla…”
“Grazie, per avermi salvato da quell’orrendo topo verde.”
“Verde?” Chiese il ragazzo, sorpreso e Lily annuì. James si
spettinò i capelli, imbarazzato, si era dimenticato che Peter soffriva il mal
d’aria.”
A proposito… Peter! Doveva farlo ricomparire prima di cena.
“Felice di averti salvata, dolcezza.”
Lily, ritornata in sé, lo salutò con freddezza, ma in realtà il
suo cuore si stava sciogliendo. Lei amava James Potter ed era pronta a gridarlo
al mondo… beh, non proprio pronta… diciamo consapevole.
L’unica a cui riuscì a confidarlo fu la povera tartaruga di pietra che James
aveva sugli addominali e che adeguatamente rimpicciolita divenne un perfetto
ciondolo per la sua catenina nuova, regalatale dai genitori.
Ma facciamo sparire la nuvoletta di vapore e torniamo lentamente
alla realtà...
James Potter e Severus Piton stavano
scendendo contemporaneamente le scale, uno attaccato al corrimano destro,
l’altro al sinistro; i loro sguardi che si incrociavano a metà esatta della
distanza che c’era tra di loro emettendo scintille rosso-verdi.
Piton raggiunse Lily al portone di ingresso
la quale, a sua volta, si era persa in lontananza nei cristallini e freschi
occhi di James, il quale con quegli stessi occhi, dalla rabbia, stava lavando i
capelli di Mocciosus.
La ragazza, ritornata in sé, seguì il suo
cavaliere nero alla volta di Hogsmeade, mentre Sirius, Peter e Remus avevano raggiunto
James.
“Qui, fratello, urge un piano!” Disse Sirius.
“Idee?” Chiese l’interessato. Tutti fecero i
vaghi: chi perché non aveva capito nulla (Peter), chi perché aveva già ideato
il piano del topo (Remus) e chi perché si era
sprecato con l’idea (Sirius).
Sconsolato, James si avviò verso Hosmeade seguito dagli altri tre.
Arrivati nel piccolo immenso paesino si
misero a vagare senza meta, passando da un negozio all’altro ed evitando i
Maghi Oscuri che imperversavano nella cittadina.
“Hey voi” una voce roca, proveniente da un vicolo
poco distante, li chiamò. Non appena i quattro ebbero girato l’angolo una
figura incappucciata si parò loro davanti spalancando il mantello: per poco non
svennero data l’orrenda visione.
“Ancora? Ma basta!” urlò Sirius
tra l’indignato e lo scocciato.
“Sempre la solita storia.” Bofonchiò Peter.
“Io non sarei ben accetto.” Rispose Lupin.
“E io… beh… sarei sprecato.” Concluse James.
Lo spettacolo che gli si era presentato consisteva in un uomo con una tutina
nera tutta attillata alla quale erano appesi decine e decine di volantini.
Il ragazzi ripresero il loro cammino. “Certo che il ministero le inventa tutte
per cercare nuovi impiegati.”
“Ci credo, quelli che avevano sono tutti sotto Imperius,
controllati da zio Vo.”
La loro conversazione fu interrotta da James
che si era paralizzato in mezzo alla strada, con due fiamme al posto degli
occhi, verde in volto e con una coda da drago che spuntava da sotto il
mantello.
Anche in questi panni era comunque figo! Cosa che non
sfuggì alle ADP che lo fotografarono immediatamente per il loro album dei
ricordi.
Quello che aveva cambiato qualcosa nel
ragazzo era stata la visione di Lily scortata da Piton: non il solito Piton.
Era sorridente, allegro, solare… come Ruf ad una festa hawaiana. E Lily si stava divertendo!
Questa era la cosa peggiore.
“Oggi mi sento in forma!” Esordì Sirius, “Ho un piano!”
Ma il suo amico non lo ascoltava era di ghiaccio. Sirius
si nascose in un vicolo e ne riuscì sottoforma di cane; zompa che ti zompa
arrivò da Lily che lo prese subito in simpatia e iniziò a fargli le coccole.
James si riscosse improvvisamente, quella era
la sua occasione!
Lupin e Peter si sedettero su una panchina a godersi lo spettacolo.
“Paddy! Vieni qui!”
Lo chiamò e il cane ubbidì.
“Oh James, è tuo questo cucciolotto
adorabile?” Chiese Lily, mentre Piton inceneriva con uno sguardo cane e ragazzo
rivale.
“Non proprio, è un randagio al quale porto
qualcosa da mangiare quando veniamo ad Hogsmeade.”
Nel dire questa parole sfoderò tutta la sua più sublime normalità: gli occhi
brillavano, ma non come diamanti; i suoi capelli erano mediamente spettinati e
il suo modo di fare, così… così… maturo! Una visione estatica. Lily aveva la
stessa espressione di Mercoledì Addams dopo aver
visto tutti i cartoni della Disney.
“Proseguiamo?” Tentò Piton.
“Dai Sev, aspetta!” Non poteva resisterle quando lo
chiamava Sev
quindi acconsentì e per fare bella figura cerco di accarezzare l’infida
bestiola che però gli ringhiò contro.
“Non ti piacciono gli animali?” Chiese Lily.
“Io adoroooo gli
animali” si affrettò a rispondere Piton. “È a lui che non piaccio!”
“Sciocchino, è che tu hai paura, guarda!” Lily riprese ad accarezzarlo e il
cane Sirius si buttò a terra a pancia all’aria e come
la ragazza gli fece un grattino vicino alla spalla iniziò a scuotere la zampa
posteriore, felice.
“Dai bello, è ora di continuare la
passeggiata.” James interruppe l’idillio di Sirius.
“Beh, buon proseguimento.” Prese la mano di Lily e la baciò.
La ragazza si perse a guardare James che si
allontanava giocando con il cane che gli faceva un sacco di feste,
allontanandosi verso il tramonto.
“Sai Lily...” iniziò Piton, “Credo sia
arrivato il momento di rivelarti i miei veri sentimenti. È da quando ci siamo
conosciuti, che eravamo teneri infati, da quando ti
proteggevo dalle vessazioni e dalle umiliazioni di tua sorella che provo dei
forti sentimenti nei tuoi confronti. Ricordo ancora quando seppi che eri una
strega e che saresti venuta ad Hogwarts mi riempì il cuore di gioia. Non
smetterei mai di guardare i tuoi occhi, i tuoi meraviglio si occhi. Insomma
Lily, tutto questo per diti che… che io… LILY!” Urlò, vedendo che la ragazza
era persa a guardare l’orizzonte.
“Oh, scusa Sev, mi
stavi dicendo qualcosa?”
Il sangue nelle vene di Piton divenne
gelatina e lui rimase immobile.
“Io devo dirti una cosa, Severus!”
“Dimmi” Lui le prese le mani e la
circolazione ritornò più fluida che mai.
“Sai, è difficile da ammettere… da dire, ma…”
“Sì…”
“Mi sono innamorata di James Potter!”
E una voragine si aprì sotto i piedi di Piton, inghiottendolo completamente e
richiudendosi sopra di lui.
Ritornati al castello i quattro trovarono una
folla abbaiante di ADP e CDS (Non si sa mai, anche a Sirius
potevano piacere i cani); con mosse da veri esperti le schivarono, riuscendo a
raggiungere il dormitorio.
“Ottima mossa amico mio! Ottima mossa!” Disse
James assestando una pacca sulla spalla di Sirius.
“Ve la siete cavata proprio bene!” Si
complimentò Remus.
“Credo che Sirius
si sia meritato una ricompensa,” propose Peter.
“Tutto quello che vuoi!” Asserì James.
Sirius si trasformò in cane e si mise a pancia all’aria.
Quel ramo del lago di Hogwarts, che volge a mezzogiorno, tra
due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello
sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a
prender corso e figura di fiume: ed è qui, in questo sfondo idilliaco che come
tutte la mattine sorge il sole. Prima il cielo si schiarisce all’orizzonte, poi
iniziano lentamente a spuntare i primi raggi, timidi, e infine la stella si fa
vedere in tutta la sua magnificenza; a coronare il tutto non poteva mancare
l’annuncio da parte della natura dell’inizio di un nuovo giorno tramite un
canto soave.
“Maledetto pollo, sono sette anni che va avanti, io non lo
sopporto più!”
Peter, come faceva tutte le mattine dal primo giorno di scuola, si lanciò verso
la finestra e tirò una delle sue scarpe in direzione dell’uccellaccio. E come
tutte le mattine, Remus si metteva a sedere sul letto e gli chiedeva:
“Peter, ma sei sicuro sia un gallo? Non mi risulta facciano
questi versi.”
Se fosse stata una giornata comune, Peter avrebbe, come da
copione, mancato l’animale per poi richiamare a sé la scarpa con un incantesimo
d’appello; si sarebbe seduto sul letto sconsolato e avrebbe sbuffato.
Ma quella non era affatto una giornata comune.
Infatti… SBAM!
“L’ho preso!” Esultò Peter, girandosi e andando verso il
centro della stanza. James e Sirius corsero alla finestra.
“Finalmente sapremo se è una gallo…”
“Bel lancio, Peter!” Esclamò James, sghignazzando.
“Un lancio perfetto!” Continuò Sirius. “E abbiamo scoperto che non è un gallo!”
“No?” Chiese stupito Peter. “E allora che cos’è?”
Sirius collassò sul letto mentre Remus alla vista
dell’animale per poco non cadde dalla finestra; curioso, anche Codaliscia si affacciò per ammirare con più attenzione il
suo operato.
Un secondo dopo si trovò la mano di James sulla spalla:
“Complimenti amico, hai centrato in pieno Fanny!”
Nonostante lo strano inizio di giornata, i Malandrini non
avevano tempo da perdere: quella domenica infatti si sarebbe svolta la partita
di Quidditch Grifondoro vs Serpeverde, match che avrebbe definitivamente
assegnato la vittoriadella coppa
all’una o all’altra squadra.
Lo stadio era pieno di gente, da un lato tutti vestiti
rosso-oro e dall’altro verde-argento; in un angolino nascosto piccolo e remoto
stavano i componenti delle due squadre rimanenti, Tassorosso e Corvonero, con
degli striscioni di protesta per il poco spazio e la scarsa considerazione che si
ha di loro, come se non facessero parte del campionato, o peggio, della scuola.
Comunque, anche in questo caso, non li considera nessuno…
I giocatori sono schierati, l’arbitro è al centro del campo e
lo speaker, Konrad Jordan di Grifondoroè alla sua postazione pronto a dare il via.
“Ed eccoci
ad una nuova partita tra gli sfiga… i Serpentelliverdolini e la squadra di Grifondoro
meravigliosamente composta da: James Potter, CatrinaSullivan, John Smith, Antonio Rossi, Fausto Bianchi, Guido Lavespa con scopa a motore e Ciolanca
Sbilenca! Fategli tutti un bell’applauso!”
In prima fila, inaspettatamente, sedeva Lily Potter con una
scollatura vertiginosa e al collo la sua catenina con un piccolo ciondolo a
forma di tartaruga: quella di James.
In una tribuna speciale stavano le ADP e anche le CDS, che speravano di
ingraziarsi i loro idoli anche se solo uno dei due giocava. Il secondo, Sirius,
sedeva al fianco dello speaker e faceva da suggeritore.
“E la
partita ha inizio! Catrina ha la palla, un affare
verde la va incontro ma lei lo schiva abilmente e SEGNAAAAAA! Il portiere dei
Vermicoli… Serpeverde rilancia la pluffa
che viene intercettata da Potter che se ne sbatte del Boccino d’oro e
SEGNAAAAA! Poi si lancia giù dalla scopa per un bagno di folla!”
Lily, scompostamente seduta, saltellava come…
come una palla rimbalzina sulla sedia della tribuna,
osservata da Lupin e Peter.
“Potter
rimonta sulla scopa e si lancia all’inseguimento di qualcosa, zigzaga per tutto
il campo e ovviamente Argentoverdino non riesce a
tenere il passo…suspance!
Afferra qualcosa. SÌ! È IL BOCCINO!
No, un momento… è solo un piccolissimo colibrì; sugli spalti sono tutti basiti,
anch’io, effettivamente. Cosa ci fa un colibrì da questa parti?”
“La partita riprende. Guido si porta in avanti
con la Pluffa, poi passa la palla a Olly, che dribbla un paio di avversari e possa la palla a
Tom che a sua volta appoggia per Lenders. Sono un
trio insuperabile. Benji li incita dalla loro porta,
dalla parte opposta del campo.
La palla passa a Ciolancache…
PALOOOOOO, ma poi la recupera e SEGNAAAAA! Siamo un tot a zero per Grifondoro.”
Lupin guarda sempre più sconvolto Lily, non l’ha mai vista
così… così… assatanata? Agitata? Non sa nemmeno lui…
“Lily…” la chiama.
“Sì, che c’è Lupin?”
“Ti piace James?”
“No.”
“Ah, ok.”
I due tornano a riconcentrarsi sulla partita.
“Una Serpe… beh, a giudicare dalla stazza più un Basilisco,
intercetta la Pluffa ma James, che come al solito non
centra nulla, gliela frega da sotto al naso e la ripassa ai componenti della sua
squadra.
Un momento! Forse questa è la volta buona! James è all’inseguimento di qualcosa
ma questa volta alle costole ha il Chicercatrovamanonsecontrohaijames
verde. James sale ad alta quota per poi scendere in picchiata e a due
millimetri dal suolo, vira! E che virata, una fantasmagorica finta Wronsky.
Purtroppo abbiamo perso,sparpagliato
per tutto il campo, il cercatore di Serpeverde, non è stato altrettanto veloce,
ma confido che Madama Chips lo rimetta presto in
sesto: spero le piacciano i puzzle.
Adesso James sfreccia per tutto il campo, passa al fianco prima della tribuna
delle sue ADP facendo l’occhiolino… al solito, tutte svenute.
Sfreccia ad alta velocità, oggi il Boccino ha deciso di non farsi prendere, ma
lui non molla.
Tende la mano.
Si ferma.
Falso allarme.”
Lily nel frattempo era sempre più in apprensione per il suo
eroe, nonché unico amore della sua vita, che proprio in quel momento stava
passando davanti a lei a velocità di crociera. Ovviamente l’occhio di James non
poté non posarsi sulla scollatura della ragazza, talmente… talmente! Da fargli
spalancare la bocca come Sirius in versione canina davanti ad un gelato.
“Ma cosa
succede? James è caduto dalla sua scopa e sembra stia soffocando… ma no! Invece
no! Sta benissimo è solo che aveva ingoiato il Boccino. Questo significa che
GRIFONDORO VINCEEEEEE! Alla faccia vostra, Vermicoliverdeargento!”
Ma, scollatura a parte, a James non era sfuggita un’altra
cosa: la sua tartaruga al collo di Lily.
Cercò di capire il perché, ma fu investito prima dalle ADP, rinvenute appena
saputo della vittoria, e poi dai suoi compagni di casa.
Tutti tranne Lily…
Durante la grande festa nella Sala Comune di Grifondoro le
ADP, ovviamente solo quelle appartenenti alla Casa rosso oro, non perdevano di
vista James un solo istante e le CDS festeggiavano Sirius per il grande
supporto morale che aveva dato a James; le restanti di ogni gruppo erano
radunate in un’aula, arrabbiate per non poter partecipare con le altre ai festeggiamenti.
Sirius, comunque, aveva una notevole scelta intorno, la qual cosa sembrava non
dargli affatto fastidio: entro breve avrebbe scelto la sua vittima, o per
meglio dire, la fortunata vincitrice di un premio sulla cui natura è
meglio sorvolare.
Tra Leoni ruggenti svolazzanti, stemmini
di Grifondoro che aleggiavano ovunque e fantasmi
sbronzi, Remus si godeva la scena; facendo finta di nulla passò davanti alla
Evans che se ne stava tutta sola in un angolo con una Burrobirra
in mano: intorno a lei aleggiava un’aura malvagia, nera come il carbone, se
Lord Voldemort fosse stato presente l’avrebbe presa tra le sue fila senza
pensarci due volte… Altro che Bellatrix!
“Lily…”
“Sì, che c’è Lupin?”
“Ti piace James?”
“No.”
“Ah, ok.” E Lupin ritornò a godersi la festa.
L’indomani mattina, anche se con un dopo sbornia tremendo, si
alzarono tutti splendenti come Edward Cullen alla
luce del sole (Un immenso Swarovsky), ma per la prima
volta dopo sette anni Fanny non cantò.
Entrò direttamente dalla finestra del dormitorio, rompendo il vetro e
prendendosi la sua rivincita su Peter per anni di vessazioni e non per ultimo,
per la scarpata ricevuta la mattina precedente.
Morale: mai disturbare una Fenice che canta, può incazzarsi.
Grazie a:
-Germana:Sirius fa il duro, ma con due carezze dietro le orecchie si
scioglie. XD
-Lizzie166: povero Piton, che ci vuoi fare, si vede che non era destino che
Lily lo venisse a sapere. Comunque povero Peter, ne ha subite parecchie anche lui.
-Chiara88: che dire…O_O grazie mille!
-pRiNcEssLiLlUzzA: James è un
clown per natura (In senso buono, ovviamente) sbruffone e sicuro di sé… poi se lo metti in coppia con Sirius,
danni assicurati. XD
Le citazioni di questo capitolo provengono da: Ariosto, Ligabue, Backstreetboys e Calimero.
La Pazzia di James
Di qua, di là, di su, di giù discorre
per tutta Hogwarts; e un giorno a un ponte arriva,
sotto cui largo e pieno d'acqua corre
un fiume d'alta e di scoscesa riva.
Il campione di Grifondoro, James
Potter, stanco, ferito e abbattuto, galoppava per la foresta proibita
sottoforma di cervo. Pazzo, era pazzo. La sera prima, durante la festa per la
vittoria, Lily non lo aveva degnato di un solo sguardo: lui, che per tutta la
sera non aveva avuto occhi che per lei… e Lily non aveva avuto occhi che per il
libro di Pozioni.
Riprese sembianze umane e si sedette in posa romantica e malinconica proprio al
limitare della foresta, sulle sponde del lago: una lieve brezza gli
scompigliava i capelli, le acque limpide integravano il panorama e, ogni tanto,
un suo sospiro si univa al delicato canto mattutino degli uccelli.
Peter si era svegliato per becco di Fanny e Remus e Sirius ci avevano messo
un po’ ad accorgersi che James non era nel suo letto.
James li raggiunse a colazione: spettinato, in modo non fashion, la camicia mezza
fuori dai pantaloni e la giacca sgualcita. Praticamente l’ombra di sé stesso.
La Sala Grande ammutolì e il capo delle ADP svenne: no, non poteva essere lui
il loro idolo. Ma cosa gli era successo?
L’imbarazzo regnava sovrano e i Malandrini, perlomeno i tre rimasti sani,
splendenti e smaglianti, non sapevano come reagire: si scambiavano occhiate
strane, stupite e interrogative. Quando videro che il loro amico non toccò
praticamente cibo, a parte due cosciotti d’agnello, del purè, una buona tazza
di caffè, due fette biscottate con marmellata e un bicchiere di spremuta,
capirono che la cosa era grave. Sirius continuava a passargli una mano davanti agli
occhi e a scompigliargli i capelli nella speranza che reagisse; Peter lo
fissava inebetito e, viste le reazioni degli altri due, Remus
prese il controllo della situazione: James andava affidato a mani più esperte,
quindi decise di portarlo in infermeria.
“Madama Chips,” disse Remus in tono preoccupato una volta che il malato fu
sistemato in una branda, “La prego, lo guarisca!”
Durante la giornata fu completamente inutile rivolgere la
parola a Sirius, troppo preoccupato per l’amico per
riuscire a fare anche una cosa semplice come pensare: appena aveva un secondo
libero correva in infermeria dove veniva puntualmente cacciato fuori dalla Chips. Il resto del tempo lo passava seduto su una sedia
ora in una ora nell’altra aula, dondolandosi avanti e indietro e mormorando
“No-no, deve guarire. Deve guarire.” Per colpa sua la McGranitt
aveva tolto cinquanta punti a Grifondoro ma dopo aver
visto che nulla funzionava aveva optato per un incantesimo Tacitante.
Il caos regnava nella scuola, i ragazzi esultavano perché per
una volta i Malandrini sembravano ragazzi comuni; le ragazze erano in panico e
non facevano altro che sospirare, piangere e disperarsi. I fantasmi e Pix erano al capezzale di James, il poltergeist disperato
per la momentanea perdita di due compagni di scorribande così preziosi. Gazza
era rinchiuso nel suo studio, ubriaco fradicio a festeggiare la momentanea
dipartita di quei mostri che puntualmente gli rovinavano le giornate.
Peter seguiva Sirius come un segugio per evitare che
facesse pazzie e Remus svolgeva i compiti di sempre
con perfetta puntualità: lui non era preoccupato per James, sapeva perfettamente
cosa lo turbava e se solo gli altri lo avessero ascoltato ora non sarebbero
impazziti. Quando arrivò in biblioteca si sedette al fianco di Lily l’unica
persona a parte lui che sembrava non essere preda di alcun tipo di follia.
“Ciao Lily.”
“Ciao Remus.”
Dopo aver aperto i libri, il Malandrino continuò.
“Lily, ti piace James?” Lei lo guardò.
“No.”
“Ah, ok.” Entrambi si misero a studiare in silenzio.
Durante il pranzo le ADP e CDS esibirono al braccio una
fascia nera: erano in lutto. L’aura di splendore che di solito aleggiava
intorno al gruppo dei quattro vagava sconsolata e spenta per i sotterranei di
Hogwarts: lei e Piton si erano dati agli scacchi
magici e al succo di zucca per dimenticare.
“Anche a te ha rovinato la vita James? Vero?”
L’aura si mosse ed emise un lieve singhiozzo poi mangiò il
cavallo di Piton. Ad osservare la scena vari
uccellini e fiorellini appollaiate sulle nuvolette che solitamente fungevano da
scenografia.
Sirius non toccò cibo; non lo
invogliarono a mangiare nemmeno le crocchette di cui solitamente era ghiotto.
“Ma come fai a mangiare?” Chiese il piccolo Peter, “Io ho lo
stomaco chiuso,” pigolò
“Semplice: io non ho lo stomaco chiuso, quindi mangio.”
“Sei un insensibile!” Urlò Sirius,
calde lacrime rigavano il suo volto.
“Al contrario, sono sensibilissimo. Io so cos’ha James e sono
tranquillo, non come voi due pazzi visionari.” Peter e Sirius
lo guardarono come se si trovassero davanti a Silente sbarbato. I loro occhi
erano avidi di sapere. “E no, non ve lo dirò. Così almeno per il resto delle
giornata avrete qualcosa a cui pensare e non andrete in giro a fare gli zombie
disperati.”
Prima di andare alle lezioni pomeridiane i tre passarono da James e lo
trovarono che dormiva profondamente. Ad ogni piccolo spasmo Peter emetteva un
gridolino e Sirius si copriva gli occhi con la mano.
Mentre si recavano a Divinazione incontrarono Lily e Remus
si avvicinò a lei, lasciando che gli altri due li precedessero.
“Ciao Lily.”
“Ciao Remus.”
“Ti piace
James?”
“No.”
“A, ok.” Arrivati davanti alla porta dell’aula Remu, da bravo cavaliere, lasciò che entrasse prima la
ragazza che lo ringraziò.
Il resto della giornata lo trascorsero tutti in Biblioteca dove Remus ripeté a Lily la domanda, ma la risposta non cambiò. Sirius e Peter erano invece impegnati a consultare i più
avanzati tomi di medicina magica per cercare una qualunque malattia, anche
esotica, che avesse gli stessi sintomi di quella di James: inappetenza,
malinconia, follia, tristezza. Ogni tanto Remus li
osservava e scuoteva la testa.
La sera quando tornarono da James, Madama Chips gli
disse che era ora che glielo levassero dai piedi: le ADP avevano tentato in
tutti i modi di entrare in infermeria facendole perdere un sacco di tempo e
disturbando la sacra quiete che doveva aleggiare in quel luogo.
“Ma non può!” Urlò Sirius. “È
malato, sta male!”
“Signor Black, si fidi, ne ho visti
tanti di malati nella mia vita e il signor Potter non rientra in questa
categoria. È strano, questo sì, ma non malato.”
“Ma…” Sirius tentò di ribattere ma
Madama Chips non gliene diede il tempo. Pochi minuti
dopo James comparve da dietro una paratia, era pallido, con profonde occhiaie e
i capelli pettinati. Molto peggio di quando lo avevano lasciato lì alla
mattina.
“E la Chips sostiene che sta bene!”
Ululò Sirius entrando nel dormitorio di Grifondoro; fortunatamente nessuno lo aveva sentito, tutti
gli studenti al momento erano a cena.
“Si riprenderà Felpato.” Disse Remus.
James, che fino a quel momento era stato zitto, si bloccò
appena prima giungere davanti alla scala che portava al dormitorio maschile. I
tre amici si bloccarono di colpo e fissarono il ragazzo perplessi; lui, a sua
volta, fissava una sedia posta in un angolo un po’ appartato della Sala Comune.
“Oh, mia Dea…” Disse avvicinandosi
alla sedia, “Il mio turbamento è grande, come il mio amore per te.” Ora James
si era inginocchiato. “Tu, splendente come il sole il primo giorno d’estate;
tu, perfetta come l’imperfezione; tu che quella che non sei, non sarai; I wantitthat way, love me, non scartarmi perché sono piccolo e
nero.”
Sirius era coricato per terra e
stava piangendo, mugugnando, di tanto in tanto, che bisognava portare James al
San Mungo; Peter era di sasso e Remus si stava
facendo un bella risata, come non gli capitava da anni.
La scena aveva del melodrammatico.
“Mia Dea, perché non mi vuoi? Sono forse troppo bello per te? Troppo
intelligente? Romantico? Sensibile?”
“James, io
ti amo e ti voglio tutto per me! Solo per me!”Ovviamente
l’apparizzione e la risposta di Lily erano solo
un’allucinazione. James abbracciò l’aria e cadde al suolo battendo la testa.
Dopo qualche secondo di smarrimento si mise a sedere e poi in piedi, non capendo…
“Andiamo in camera, Ramoso,” Remus lo scortò al
loro dormitorio seguito dagli altri due. James andò alla finestra e vide una
coppia in lontananza camminare mano nella mano.
“Perché tradirmi così?” James si tolse la maglietta e la lanciò per la
stanza, poi, dopo qualche passo toccò alla maglietta della salute. “Chi ti è
devoto più di me? E tu? Cosa fai? Cammini e te ne vai con il vile marrano!” I
suoi occhiali caddero per terra mentre lui continuava a camminare e a
farneticare. Poi toccò ai pantaloni e infine, sedendosi sul letto, si tolse le
calze. Fu in quel momento che Remus lo immobilizzò
con un incantesimo e gli fece ingoiare a forza una pozione per dormire. Sirius rimase a vegliarlo con Peter; Lunastorta
prese i suoi libri e si diresse nella Sala Comune, che nel mentre aveva
iniziato a riempirsi. Andò a sedersi allo stesso tavolino di Lily.
“Ciao Lily.” Salutò.
“Ciao Remus. Come sta James?”
“Non troppo bene, ma si riprenderà.”
“Ok.”
Passarono alcuni minuti, poi Remus guardò
nuovamente Lily.
“Lily?” Chiamò.
“Sì?” Rispose l’interessata alzando lo sguardo dal suo tema.
“Ti piace James?”
“Sì.”
“Ah, ok.” Entrambi si rimisero a studiare.
Grazie a pRiNcEssLiLlUzzA
per il suo commento: temo lo scoprirai nella prossima puntata. (Sì, lo so, mi
odi. XD)
"La vita è una
favola narrata da un idiota con grande enfasi di parole e di gesti, che non
significano niente." W.Shakespeare.
Potter era maestosamente stravaccato su un divanetto della
Sala Comune: a torso nudo, dietro di lui un enorme tendaggio rosso, fatto
comparire da Remus in modo da creare uno sfondo adatto al teatrino tragico che
aveva imbastito il suo amico.
Le ADP di Grifondoro erano tutte svenute: una simile visione era troppo, non
avevano retto. In loro soccorso erano arrivate le CSD.
Sirius continuava a sragionare, il suo migliore amico sembrava stare peggio del
giorno prima e lui non sapeva cosa fare per aiutarlo. Remus se la rideva sotto
i baffi e Peter li osservava tutti e tre a turno non riuscendo a capirci nulla.
Stufo della tragedia greca che due dei suoi amici stavano
rappresentando davanti ai suoi occhi, Remus puntò prima la bacchetta su James e
poi su Sirius.
“Aguamenti!”
Si fermò solamente quando i ragazzi rischiarono di affogare: grazie a questo,
però il loro cervello riprese alcune funzioni di base, tra cui la capacità di
ragionare.
Ignorando gli insulti e le imprecazioni, attese che James e
Sirius si calmassero; nel frattempo frattempo scacciò
in malo modo le CDS che si dovettero trascinare via le ADP svenute.
“Remus, sei impazzito?” Chiese Sirius.
“No.” Rispose l’interpellato in tono pacato. Nel mentre James
si era nuovamente coricato sul divanetto e, con i capelli bagnati che gli
ricadevano scomposti sulla fronte, era ancora, se possibile, più bello. Proprio
in quel momento dalla scala del dormitorio femminile scese Lily che però non lo
degnò di uno sguardo. Non appena la ragazza fu uscita lui mugugnò.
“Che ha? Perché non guarisce?” Sirius gli fu subito intorno.
“Ma non ci arrivi?” Gli chiese Peter, “Non lo vedi che è
cotto della Evans?”
“Lo so! Però prima d’ora non aveva mai raggiunto certi
livelli!”
“James…” Lo chiamò
delicatamente Remus. “Ho una soluzione al tuo problema.” Queste poche parole lo
risvegliarono dalla sua trance; si mise a sedere guardando intensamente Remus.
“Guarda, è molto semplice. Basta che ti dichiari.”
Una dichiarazione? Potter, James Potter che si dichiarava ad
una ragazza? Non si era mai né vista né udita cosa più assurda di quella. Erano
le ragazze che si dichiaravano a lui, non il contrario. Il suo compito era
semplicemente quello di dire “Sì!” o “No!” Anche Sirius e Peter erano
esterrefatti.
“E-E come si fa?” Chiese. Era lievemente stordito dalla
situazione, ma aveva buone probabilità di sopravvivere, almeno secondo Remus.
“Semplice, vai da lei e le dici quello che provi.”
James si alzò agilmente dal divanetto e iniziò a camminare
per la stanza, pensoso.
“Devo trovare il modo…” Mugugnò più a sé stesso cha agli altri.
“James, basta che la attiri in un luogo appartato e glielo
dici…” E questo consiglio arrivava da Peter… Peter!
“No-no, troppo scontato e banale. Ho una reputazione da
difendere!” Disse. “Ci sono!” Aggiunse poi, urlando. Infine corse di sopra a
vestirsi.
“Se ci sbrighiamo siamo ancora in tempo per la colazione!” Disse James due
minuti dopo, sorridendo e correndo baldanzoso verso l’ingresso del dormitorio.
Una volta arrivato in Sala Grande la vide… lei era lì, bella
come non mai con un pezzo di pancetta in bocca e una tazza, presumibilmente di
tè, nella mano destra. La sua amata beveva quasi sempre il tè. James sospirò e
si andò a sedere al suo solito posto; i suoi amici lo raggiunsero poco dopo.
“Allora, che intendi fare?” Gli chiese Peter, curioso.
“La più bella dichiarazione di sempre!”
Remus, Sirius e Peter si guardarono perplessi. Non aveva mai
fatto una dichiarazione in vita sua a già la prima doveva entrare nella storia?
Mah, da James ci si poteva aspettare di tutto.
James si concentrò per alcuni istanti, prese fiato e poi si
schiarì la gola. “Prova-prova.” Non contento
sorseggiò un goccio di succo di zucca. Infine si alzò in piedi, sulla panca e
si puntò la bacchetta alla gola. “Sonorus!”
Gesticolò per cercare di attirare l’attenzione, ben sapendo
che non ce ne era bisogno.
Si inginocchiò sul tavolo, si volse verso il posto dove stava
seduta Lily ed esclamò: “Ti amo Lily Evans!” Tutto ciò con gli occhi chiusi.
Nella sua mente, una volta riaperti gli occhi, Lily doveva già abbondantemente
essere caduta ai suoi piedi.
Ma la realtà è molto diversa da come a volte ce la immaginiamo.
Davanti a lui non c’era nessuno, solo dei piatti e dei bicchieri vuoti o con
qualche avanzo. Non si sentivano rumori né voci, solamente le ADP stavano
sospirando e piangendo per la conferma della perdita definitiva del loro amato.
A parte loro e gli altri Malandrini, nella Sala Grande non c’era nessun’altro.
La preparazione del discorso era andata fuori tempo massimo: le lezioni erano
iniziate e tutti gli studenti e gli insegnanti erano andati nelle rispettive
aule.
La dolce melodia che
risuonava nella mente di James stonò improvvisamente; la sua depressione
ritornò più forte di prima. La camicia e la giacca scomparvero miracolosamente
mentre il nostro eroe si trascinava a Storia della Magia con i compagni. Entrò
nella classe con un ritardo clamoroso di quaranta minuti e si mise in posa
plastico-depressa su una sedia. Ruf proseguì la sua
lezione: come sempre, nulla poteva scalfirlo.
James guardò con la coda dell’occhio la sua bella.
Tutte le ragazze della classe, tranne una, avevano lo sguardo fisso sui
pettorali e sugli addominali del ragazzo, perfettamente modellati dal
Quidditch.
James ebbe, oltre a Storia della Magia, due ore di Pozioni, la pausa pranzo,
altre due ore di Erbologia e due di Divinazione per pensare al da farsi. Mentre
camminava nel parco della scuola la rivide, ma questa volta non era sola: con
lei c’era Piton. Al momento, per quanto potesse odiarlo, lui riusciva a
conferire con la Evans e a quanto poteva vedere, riusciva anche a farsi
ascoltare.
“Ci sono!” Urlò. “Chiederò a Piton di dichiararsi per me!”
Sirius, Peter e Remus rotolarono) a terra e ridendo come
matti. Reazione perfettamente normale.
“Severus, sono così preoccupata per i M.A.G.O.”
Disse Lily a Piton, passandosi una mano tra i capelli. A Piton sembrava di
essere in paradiso, ma sapeva ancora meglio che non era lui l’uomo che Lily
sognava… non ancora almeno.
“Non ti preoccupare, le prove saranno…” Per un attimo Piton
si sentì strano. “Ti amo Lily!”
La Evans urlò e lui le afferrò un polso. “Io ti amo, da
sempre, da una vita da… oh, cosa importa, fino a quando il cielo sarà azzurro,
fino a quando il mare non si prosciugherà e Ruf la
smetterà di insegnare, io ti amerò. Orsachiottina
mia!” Un brivido corse lungo la schiena di Piton e lui ritornò in sé. Davanti a
lui Lily era di ghiaccio. Infine urlò.
“Severus! Dopo tutto quello che ti ho detto, tu mi dici queste parole? Non
potremo essere amici, mai più. Scusa, ma non voglio ferirti ulteriormente.” Poi
corse via.
Piton era stranito, non capiva. “Ma non stavamo Parlando dei M.A.G.O.?” Si chiese.
“No, Lily, aspetta!” Le corse dietro, disperatamente, ma non riuscì a raggiungerla.
Cadde in ginocchio, una nuvoletta nera, sopra di lui, creava la giusta
atmosfera: pioggia e lampi. Fu in quel momento che giurò eterno odio a Potter
(non si sa perché) e a tutta la sua stirpe.
“Sì! Farò l’insegnante solo per vendetta!”
“James, sei un cretino!” Urlò Sirius dando uno scappellotto
all’amico. “Passi usare l’Imperius su Piton… ma almeno
dovevi dire che eri tu a dichiararti e NON fargliela fare in prima persona!”
James stava per struggersi quando Lily gli volò tra le braccia, sconvolta.
“Piton… ama… aiuto!” Furono le uniche parole che riuscì a dire.
Magicamente Sirius, Peter e Remus scomparvero. James deglutì e tentò di
abbracciarla. Nemmeno agli allenamenti di Quidditch aveva mai sudato così
tanto.
“Aba… mi riricoco… dadada…” James aveva perso qualsiasi facoltà di linguaggio
e/o movimento.
“Grazie per avermi capita James.” Disse Lily dopo poco. Poi se ne andò.
James era nella stessa identica posizione di prima e rimase così fino a quando
Peter non lo fece arrivare in dormitorio con un incantesimo di Appello.
Remus dovette rimontare il sipario da teatro per la
drammaticità della situazione. Sullo sfondo si stagliavano putti depressi
posati sopra ad un albero secco abbracciati ad un condor. Una musica straziante
proveniva da chissà dove.
Sirius, in compenso rideva, rideva senza ritegno.
Quando riuscirono a far smettere Sirius e a recuperare un
briciolo di senno di James, Lupin li richiamò tutti all’ordine con un colpettino di tosse.
“James, c’è
solo una cosa da fare, ora!” Remus guardò l’amico in modo serio e Sirius, alle
sue spalle annuì.
“Ma è una
cosa spaventosa!” Piagnucolò Peter, tremando.
“Sì Peter,
ma per il bene di James e nostro, soprattutto nostro, si deve fare. E
l’occasione giusta è anche alle porte: tra una settimana sarà Natale. Ti
accompagnerò io, non posso lasciarti solo proprio adesso.” Il tono che aveva
usato Sirius era serio tanto quando lo era stato quello di Remus, che con uno
sguardo si complimentò con Felpato per le parole e il coraggio dimostrato.
E
siamo arrivati al penultimo capitolo…
Un grazie particolare a Princess Liluzza per la sua costane presenza nel
commentare questa storia e grazie anche a Tittivalechan91 per aver lasciato un
commento.
IN AZIONE!
Oggi
non è che un giorno qualunque
di tutti i giorni che verranno,
ma ciò che farai in tutti i giorni che verranno
dipende da quello che farai oggi.
Ernest Hemingway
Il giorno tanto atteso da molti studenti era finalmente
arrivato. I bauli erano pronti, vari calzini erano rimasti sparpagliati per le
stanze degli ignari proprietari, i gufi erano stati tutti rinchiusi nelle
gabbie e le giovani coppie si scambiavano strazianti addii e baci appassionati:
per i successivi quindici giorni ci sarebbero state solo lunghe lettere con una
serie infinita di cuoricini e di “Ti
amo!” a tenerli in contatto. Sopravvivere sarebbe stata dura!
Ma le difficoltà maggiori le avrebbero avute le CDS, tutto quel tempo senza
Sirius… il Natale era la cosa peggiore dopo l’estate!
Le ADP, dopo le sconcertanti dichiarazioni di James, si erano un po’ disperse.
Neve.
Ad attenderli alla stazione c’era la neve, tanta neve e vento gelido, ma questo
non impedì ai Malandrini di salutarsi da veri uomini virili e affascinanti
quali erano: pacche sulle spalle, tentativi di toccaggio parti intime e
l’immancabile “Guarda qui! Ah, ci sei cascato, paghi la mossa!” il tutto
intervallato da qualche sorriso o risata che agli occhi delle persone comuni
apparivano come epifanie.
Ma, alla fine, i loro sguardi divennero improvvisamente seri e Remus salutò
James e Sirius con un forte stretta di mano e gli occhi lucidi per la
commozione; Peter li abbracciò tutti e tre, nel suo sguardo si leggeva solo
preoccupazione.
I coniugi Potter li accolsero come solo dei genitori amorevoli possono fare,
con abbracci zuccherosi, baci inopportuni e complimenti inappropriati e un po’
troppo equivoci.
“Ma come
sono carini i nostri due ragazzi, formano proprio una bella coppia!”
Sì, quella
strana sensazione che James e Sirius stavano provando, per la prima volta, era
proprio imbarazzo: fortunatamente per loro nessuno sembrava aver sentito.
Deglutirono in simultanea e spinsero mamma e papà Potter fuori dalla stazione.
Quello che gli serviva, adesso, era una cena sostanziosa e una buona notte di
sonno per prepararsi alla giornata successiva.
La mattina
seguente la sveglia suonò invano, infatti i due baldi giovani erano svegli
all’incirca dalla sera precedente, due vistose borse sotto gli occhi (che
comunque contribuivano a metterli in risalto), i capelli perfettamente in
ordine e un’innaturale posa composta tradivano un certo nervosismo; era la
mattina della Vigilia, l’unico giorno disponibile per cercare di recuperare il
senno di James.
Con un incantesimo si cambiarono il colore dei capelli, James optò per un verde
oliva e Sirius per un arancione aranciata con relativi baffi in tinta; si
vestirono con abiti neri e sopra indossarono un mantello tirandosi il cappuccio
sopra alla testa, abbastanza lungo da poter nascondere i loro volti. Un paio di
guanti, sempre neri, completavano l’abbigliamento.
Una volta usciti dalla casa si Smaterializzarono in una stradina laterale di
Diagon Alley per poi camminare fino alla stessa strada principale e confondersi
tra la folla. Erano molto nervosi, continuavano a guardarsi intorno sperando di
non essere riconosciuti anche se, loro lo sapevano bene, non bastava un
mantello o due capigliature variopinte a nascondere il loro fascino. Nonostante
la temperatura molto bassa sotto ai mantelli stavano sudando, possibile che
molte persone che potevano riconoscerli avessero deciso di andare a camminare
per Diagon Alley proprio quel giorno?
Arrivati all’incrocio con Nocturn Alley si scambiarono un occhiata veloce e poi
presero quella strada fermandosi davanti ad una porta di un negozio con
un’insegna nera posta sopra lo stipite: Magie Sinister.
Una volta che si furono accertati di non essere visti, entrarono. Era un
negozio buio e polveroso; gli oggetti in esposizione erano, ovviamente, quelli
legali, ma tutti sapevano che il proprietario aveva un luogo segreto dove
teneva oggetti pericolosi e pieni di magia oscura.
A riceverli trovarono la Mano della Famiglia Addams che sparì pochi attimi dopo
averli visti.
Attaccata ad una colonna vi era una fune strangolatrice; in un sacco semi del
tranello del diavolo. Alla destra di Sirius vi era uno scaffale che teneva
l’intera parete pieno di libri sulle arti oscure, sui veleni e le maledizioni.
Un tappeto arrotolato e legato con una catena che lo fissava alla parete, ogni
tanto tentava di slegarsi. Infine, in una piccola teca vi erano esposti dei
gioielli, senza dubbio pericolosi. Una seconda stanza si apriva alla sinistra
del bancone e fu proprio da lì che Sinister fece il suo ingresso.
I due giovani, nonostante non lo dessero a vedere, avevano paura. Sirius,
vedendo l’apatia dell’amico si fece avanti.
“Abbiamo
bisogno del tuo reparto segreto, Sinister.”
Il mago
sgranò gli occhi. “Siete proprio sicuri? Sono in pochi quelli che non restano
traumatizzati da quello che vedono una volta dentro.”
Poche parole
d’avvertimento per il cliente, in caso di futuri reclami e basta. Sinister era
un tipo riservato e chiunque entrasse dicendo di conoscere il suo reparto più
pauroso era di sicuro un cliente degno di rispetto e soprattutto di privacy.
Con un cenno
della mano fece loro segno di seguirlo: James e Sirius si presero per mano
incamminandosi dietro l’uomo che si fermò davanti ad una parete in pietra.
Pronunciò qualche parola sottovoce e si aprì una piccola serratura dove inserì
la sua bacchetta. Poco dopo scese un meccanismo per il riconoscimento delle
retina e, infine, l’ultimo baluardo di difesa era un poster di una giovane
Umbridge in bikini.
Quando la porta si aprì i due ragazzi chiusero gli occhi ed entrarono. Quando
li riaprirono si trovarono immersi in una scintillante luce rosa. La stanza era
circolare e piccola, sulla parete vi era una mensola che saliva a spirale fino
al soffitto piena di… piena di…
Sirius e James si abbracciarono emettendo un grido di terrore.
“Scegliete
pure quello che vi aggrada di più.” Li invitò Sinister.
Tutt’intorno
a loro era pieno di peluche pucciosi di tutti i tipi: vi era il cagnolone dai
grandi occhi dolci, un micino giocherellone, l’orsetto abbracciato ad un grande
cuore rosso… e così via. Glitter, pizzo e tulle su ognuno e, cosa ancor più
inquietante, erano TUTTI tremendamente morbidi e soffici.
Uno solo di quelli e persino Voldemort in persona sarebbe capitolato sconfitto:
fortuna che lui era un mago oscuro serio, capace di difendersi da certe cose.
“Jamie…
scegli.”
James si
guardò intorno e poi indicò un orsetto giallo che stringeva nelle zampine un
cuore e una margherita. Se si schiacciava il primo emetteva una deliziosa
frase: “I love you!”
Sinister
fece apparire una scatola glitterata rosa e rossa e, prese un paio di pinze,
afferrò l’oggetto posandovelo dentro. Sempre con la magia la richiuse,
facendovi comparire un enorme fiocco rosso con allegato bigliettino.
“Questo,
poi, lo scrivete voi.” Disse asciutto facendo levitare la scatola. Una volta
fuori dalla stanza mise il pacchetto dentro ad una borsa nera che sigillò.
James pagò l’oggetto, mentre Sirius prese la busta con il regalo e uscì dal
negozio.
Una volta
lontani dal negozio tirarono un sospiro di sollievo, ma entrambi sapevano bene
che ancora il calvario non era finito. Dovevano sbarazzarsi di quell’oggetto
prima che li facesse diventare carini e coccolosi. Si diressero immediatamente
verso le poste e dopo che James ebbe coraggiosamente firmato il biglietto
spedirono l’oggetto. Solo dopo che il gufo che avevano scelto fu sparito
all’orizzonte si tolsero il mantello e i guanti per ritornare poi al loro
aspetto originario.
L’ultimo
passo fu quello di scrivere un messaggio di poche righe che inviarono poi sia a
Remus che a Peter, informandoli che era andato tutto per i meglio. Ora non
rimaneva che tornare a casa e godersi una meritata, deliziosa cenetta della
signora Potter e attendere, non senza ansia,le conseguenze di quel gesto.
Per questo ultimo capitolo si ringraziano, per gli spunti che ho rubato:
- Alessandro Manzoni (per la citazione finale)
- La Rowling (per la dritta sui pavoni, oltre che per i suoi personaggi, il suo
mondo etc. XD)
- La Sirenetta
- La bella addormentata nel bosco
Lely per la pazienza e i preziosi consigli.
RobyLupin, a cui la è dedicata la fanfiction,
per la prima lettura di questo capitolo e per tante altre cose. ^^
Bic per il lavoro che ha fatto.
FINE!?
Una volta eliminato l'impossibile, quel che resta, per quanto improbabile, dev'essere la verità. Sherlock
Holmes.
Ore 8 del giorno antecedente
al ritorno ad Hogwarts.
Ramoso, che qui chiamerò
“Soggetto BA001KA, presenta vari sintomi di irrequietezza.
Questa mattina si è svegliato alle ore… proprio ora
mi rende partecipe del fatto che non si è mai addormentato: quelle due
antiestetiche borse sotto gli occhi ne sono la prova tangibile.
Vaga per la sua stanza cercando oggetti da mettere nel baule per la scuola
quando questi sono già lì dentro.
Mi guarda sovente in cagnesco (a me!) e ogni tanto ringhia. Riesce a distrarsi
solamente a colazione, dal momento che vuole dare una certa impressione di
normalità ai suoi genitori, ma non ci riesce perché anziché abbuffarsi beve
solo del succo di arancia.
Ore 16
Io e il soggetto BA001KA siamo
finalmente riusciti ad uscire di casa, le strade sono pessime per via
dell’abbondante nevicata degli ultimi giorni così decidiamo di fare una
passeggiata anziché prendere la moto. Ho deciso di farlo camminare per ore, a
scopo terapeutico, così forse si rilasserà un poco.
Probabilmente è a causa del maltempo se non abbiamo notizie del soggetto YXZ
(tre incognite, per una donna mi sembrano perfette).
Ore 20
Sono distrutto, ho i muscoli
completamente indolenziti e le gambe come gelatina: il soggetto BA001KA è
fresco come una rosa. Maledetto!
Non ha quasi toccato cibo e credo che questa notte avrà bisogno di un piccolo
aiuto per dormire. In compenso io, da quella notte, appena chiudo gli occhi
vedo un enorme orsetto di peluche rosa, pieno di pizzi e fronzoli, che mi
insegue nel tentativo di stritolarmi nel suo tenero ed immenso abbraccio.
Questo era
il rapporto scritto da Sirius per Remus
e Peter, tenuti in costante aggiornamento della situazione.
Mentre Lunastorta e Codaliscia
si aggiornavano su quanto successo il giorno prima, Ramoso fissava un punto non
ben definito a non si sa quale distanza davanti a sé, con lo sguardo da ebete e
un rivolo di bavetta ad un angolo della bocca.
Il gruppo delle fu ADP gli passò accanto; le ragazze fecero un sospiro
collettivo, quello sguardo non era per nessuna di loro, ormai lo avevano
capito.
“Sirius?”
“Che c’è Remus?”
“Come hai fatto a far addormentare James?”
A quella domanda il ragazzo iniziò lievemente ad agitarsi. “Beh, sai…” non sapendo come spiegarsi, mimò l’incantesimo.
“Dimmi che non hai veramente schiantato James per farlo dormire!” Sirius non rispose.
“Ecco perché cammina barcollando e io che pensavo fosse qualcosa di grave.” Remus fece spallucce e si mise il rapporto di Sirius in tasca. Una volta recuperato l’amico intontito
salirono sul treno.
Durante tutto il tragitto del soggetto YXZ non si ebbero notizie; l’atmosfera
del viaggio era altamente banale, nessuna nuvoletta, niente cinguettii
romantici ma, soprattutto, niente inni sacri di ADP e CDS. Il mondo pareva
essersi fermato, come se, all’improvviso, i muscoli scolpiti dagli allenamenti
di Quidditch di James e il fascino ribelle da sciupa
femmine di Sirius non fossero poi così importanti.
Nel treno vigeva una calma innaturale, ovunque tranne che in uno
scompartimento.
“James, per
favore, calmati!”
“E se la incontro, vedo, incrocio, trovo che faccio? Magari non le è arrivato
il regalo? E se invece le è arrivato? E senonmivuolechefaccioio?” Sirius sospirò poi si girò a guardare Remus e Peter e agì.
“Felpato!” Urlò Peter. “Lo sai che due schiantesimi
vicini possono provocare dei danni!”
“Ma ormai James è irrecuperabile di suo, uno schiantesimo
in più o in meno non farà alcuna differenza.” Replicò Sirius
e gli altri dovettero convenire che, in effetti, non aveva tutti i torti.
Il ”Bello schiantato sul treno” fu fatto rinvenire poco prima di arrivare ad Hogwarts.
Il come non è importante, usate la vostra immaginazione, sappiate solamente che
James e Lily si incontrarono quella sera, per caso, davanti al ritratto della
signora Grassa. Al nostro baldanzoso eroe girava leggermente la testa, anche se
non ne capiva il motivo.
I loro sguardi si incrociarono, i loro occhi si persero gli uni in quelli degli
altri e per un breve attimo nessuno vide più nulla, quindi fecero un passo
indietro. Una luce sopra di loro li illuminava, a sottolineare quel magico
momento in cui: due cuori e un’anima sola; due cuori e una capanna;
micio-micio, bau-bau. Cupido scese da non si sa dove, arco alla mano; un
uccellino posò con garbo un fiore tra i capelli di Lily; tutti gli occupanti
dei ritratti li stavano osservando con ansia; gli animali del lago cantavano
una canzoncina soave e sussurravano a James “Baciala!”.
Lui le andò incontro, lei pure.
Lei si avvicinò, lui anche.
Lui le prese le mani.
Lei disse “James, sì, io ti…”
Quando aprì
gli occhi, la prima persona che James vide, anche se in maniera sfocata, fu Remus. Realizzò che doveva trovarsi in infermeria.
“Cosa è successo?” Chiese.
“Sei svenuto.” Buttò lì Peter. Nessuno voleva entrare più a fondo nei dettagli,
ora tutti e tre sapevano cosa esattamente potessero provocare due schiantesimi a distanza di poco tempo.
Lily era seduta di fianco a lui con sguardo scuro, non aveva preso bene lo
svenimento di Potter durante la sua dichiarazione. I tre malandrini, nonostante
numerose suppliche da parte di James, uscirono dall’infermeria. Lui si sedette.
“Potter!” Iniziò lei. “Riguardo al tuo regalo di Natale…”
James iniziò a sudare, prese gli occhiali e se li infilò, poi cercò con lo
sguardo la sua bacchetta, ringraziando di essere già in infermeria, in caso la
sua bella meditasse vendetta, non si sa riguardo a cosa, ma James aveva una
coda di paglia infinita e i modi di Lily non erano certo quelli di una giovane
innamorata.
“Ho apprezzato il pensiero, ma sappi che mai e poi mai potrà piacermi uno sbruffone…” Una lieve brezza fece aprire leggermente la
casacca del pigiama di James, lasciando intravedere parte del suo petto da Quidditch. “… uno sbruffone, arrogante che crede di poter avere…” Ramoso si passò una mano sul collo, poi in mezzo ai
capelli. “Che crede di poter avere ogni donna ai suoi piedi, calpe-calpe…” La sicurezza della ragazza iniziava a
vacillare, James aveva preso la sua mano.
“Calpestando i sentimenti altru… oh!, Al diavolo!
Tanto si sapeva che saremmo finiti insieme fin dall’inizio!” Urlò, prima di
saltargli al collo.
Un bacio infinito, pastrugnamentivari…
se volete anche una sveltina nella stanza delle necessità, o sotto agli occhi
di Madama Chips, fate voi. Il concetto è che alla
fine, come doveva andare, i nostri eroi hanno scoperto il loro amore, i
Malandrini hanno ritrovato la pace, le CDS consolano le ADP e Hogwarts si è trasformato da scuola a tunnel degli
innamorati, con al posto dei cigni la tenera piovra del lago. Purtroppo mancano
i pavoni bianchi, avrebbero fatto scena, ma sono stati rapiti dalla famiglia Malfoy anni addietro… questa,
però, è un’altra storia.
Questa
conclusione,
benché trovata da povera gente,
c'è parsa così giusta,
che abbiam pensato di metterla qui,
come il sugo di tutta la storia.
La quale,
se non v'è dispiaciuta affatto,
vogliatene bene a chi l'ha scritta,
e anche un pochino a chi l'ha
raccomodata.
Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi,
credete che non s'è fatto apposta.
Firmato “L’Autrice” che inserisce citazioni a caso perché non
trova un finale decente. *Sparge altro amore e se ne
va.*