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di bice_94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** caitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** caitolo 1 ***


Gli occhi cominciavano a bruciare con poca gentilezza, tanto che fu costretta a distoglierli per qualche secondo dagli schermi ancora brulicanti di ricerche e dati.
Era abituata a quella sensazione, in fondo era uno dei pochi effetti fisici che il suo lavoro le lasciava dopo intere nottate passate a lavoro.
Felicity sospirò e si massaggiò delicatamente il naso, proprio sotto il ponte dei suoi occhiali.
Si chiese per un attimo come aveva fatto la sua vita a sfuggire così violentemente dai rigidi schemi ai quali l’aveva sottoposta fino a 8 mesi prima.
La risposta arrivò immediatamente, quando le sue orecchie recepirono la maledizione appena soffocata da Diggle quando fu scaraventato con forza sul tappeto per l’allenamento.
Oliver Queen era il motivo per cui Felicity Smoak, goffa specialista di computer, si trovava nello scantinato di un night club nel cuore della notte.
Guardando indietro, si rese conto che quell’esperienza l’aveva cambiata e temprata forse più di quanto non fosse disposta ad ammettere. In fin dei conti lei era complice di un assassino.
Rabbrividì quando la sua mente aveva così definito Oliver.
L’incappucciato aveva di certo cambiato i suoi metodi negli ultimi tempi, grazie anche al suo aiuto, ma le vittime rimanevano ancora.
 Felicity sapeva di essere cambiata nel momento in cui la morte non la toccava più in modo così sconvolgente. Anzi, la affascinava in qualche modo. L’innocente Felicity era scomparsa nel buio di quello scantinato, solo per lasciare il posto ad una donna, fin troppo consapevole che il mondo non era quel posto spensierato che aveva immaginato. E così ogni sera, dopo una giornata di lavoro “ufficiale”, si dirigeva lì, nella loro tana.
Ogni sera digitava furiosamente sulla tastiera di fronte a lei, cercando informazioni, hackerando sistemi di sicurezza.
Ogni sera con Diggle e Oliver.
Doveva ammettere che erano ormai ciò che più si avvicinava ad una famiglia per lei. Diggle era un uomo sicuramente fisicamente spaventoso, che aveva conosciuto lo strazio della guerra, ma che era riuscito a mantenere un animo gentile, premuroso. Era un po’ come un fratello maggiore per lei, sempre disposto ad una parola incoraggiante, sempre in grado di capire i sottintesi. Raramente aveva visto la furia in lui, ma quei pochi spiragli le erano sufficienti.
 E poi c’era Oliver.
Beh, se qualcuno le avesse chiesto di definire il loro rapporto, probabilmente non avrebbe risposto.
Amici? No, non poteva essere considerato come tale. Non c’erano state conversazioni particolarmente private, ma non erano mancate parole di supporto o di scontro.
Amante? Oh, assolutamente no. Felicity però conosceva esattamente cosa il suo cuore le gridava, ma non era disposta ad abbandonarsi ad esso.
Lei non aveva mai conosciuto l’Oliver Queen prima dell’isola, ma forse era felice di questo. L’uomo che vedeva ora era responsabile, profondo, empatico, intelligente.
Era chiaramente persa di lui, ma non si era mai fatta illusioni. Lei non era il tipo di donna che Oliver avrebbe potuto amare e in fondo sapeva che il suo cuore sarebbe sempre appartenuto a Laurel. Ne avevano avuto la prova poco tempo prima, quando l’aveva scelta su Diggle. Le cose si erano appianate, ma la ferita bruciava ancora sia per Diggle che per lei.
A ciò si aggiungeva che poche settimane prima la notizia della rottura tra il rampollo Merlyn e Lauren Lance aveva invaso giornali e tabloid. Certo, non aveva avuto conferme, ma Felicity era sicura che il motivo fosse Oliver. L’aveva visto sorridere più spesso, essere più rilassato, andarsene prima o arrivare in ritardo.
I suoi pensieri furono interrotti bruscamente quando una mano si posò gentilmente sulla spalla, facendola sobbalzare.
D: tutto bene, Felicity?
La ragazza si rivolse all’amico, sorridendo debolmente. Diggle aveva visto la tensione tra Oliver e Felicity crescere in modo esponenziale nell’ultimo periodo. Le loro conversazioni non uscivano più dall’ambito “professionale” e questo lo metteva un po’ a disagio. Era così ovvio che Felicity fosse innamorata di Oliver, ma lui sembrava non voler vedere o discutere di questo. Diggle aveva sempre creduto che anche lui non fosse completamente estraneo al fascino sbarazzino dell’informatico, ma aveva ammesso a se stesso che Felicity non poteva competere con il fantasma di Laurel.
Si, perché in fondo non era nient’altro che questo. Oliver pensava di essere innamorato dell’avvocato, ma in realtà ciò che rimaneva era solo l’immagine ideale che si era creato di lei. Laurel non conosceva l’Oliver che era tornato dall’isola e quasi sicuramente non l’avrebbe accettato.
Tuttavia Diggle lasciò le sue posizioni solo alla sua mente, non potendo però non provare un senso di protettiva tenerezza per Felicity. L’aveva vista ferita da quella relazione mai ufficialmente annunciata tra il giovane Queen e Laurel, ma non aveva mai dato libero sfogo alla sua sofferenza. Si era gettata nel lavoro e ogni sera sembrava più stanca.
F: si si. Ero solo persa nei miei pensieri e tu mi hai quasi fatto prendere un infarto.
Il viso di Diggle si illuminò con un sorriso. Quella ragazza era stata una boccata d’aria fredda, il contrappeso in grado di mantenere il gruppo in equilibrio. L’uomo sentì lo sguardo di Oliver puntarsi su Felicity, con una prepotente vena di preoccupazione. Anche Felicity se ne accorse perché Diggle la sentì irrigidirsi, ma i suoi occhi non si voltarono.
D: dovresti andare a casa.
F: ho quasi finito non preoccuparti. E poi domani non si lavora giusto?
La ragazza si rivolse per la prima volta a Oliver, dandogli un sorriso impertinente. Gli occhi di Queen sembravano persi e Felicity scosse la testa divertita.
F: il party? A casa tua? Ricordi?
Oliver sembrò riprendersi.
O: oh accidenti, l’avevo completamente rimosso.
Ancora senza maglietta, Oliver si avvicinò al tavolo dove abbandonò il suo asciugamano.
O: beh, siete ovviamente invitati anche voi.
Felicity credette di essere impazzita e Diggle non doveva pensarla in modo tanto diverso, vista la sua espressione. Quando non ricevette risposta, Oliver si voltò verso di loro, trovandoli con facce a dir poco sorprese.
O: che c’è? Siete miei amici, sarei veramente contento di avervi lì.
Felicity si fece sfuggire una risata sarcastica, attirando su di si occhi che chiedevano una spiegazione. La ragazza alzò le spalle e sorridendo leggermente si rivolse ai due uomini.
F: direi che sarebbe un po’ strano per Oliver Queen invitare la sua esperta informatica e la sua guardia del
corpo.
Oliver si irrigidì, perché faceva male sapere in fondo aveva ragione. Le parole di Felicity non erano venute fuori con rabbia, ma con semplice accettazione. Eppure Oliver si disse che quelle due persone erano sicuramente migliori di gran parte di coloro che per le convenzioni sociali avrebbero dovuto partecipare a quella festa.
O: non mi interessa. Ovviamente portate qualcuno.
Felicity abbassò lo sguardo velocemente e Digle avrebbe voluto schiaffeggiare Oliver.
O: beh ragazzi per stasera abbiamo finito. Devo proprio andare. Ci vediamo domani allora.
Oliver rivolse ai suoi amici un sorriso luminoso, uno di quelli che forse il resto del mondo non avrebbe mai visto.
Non appena la sua figura scomparve, Felicity sospirò.
F: io.. io non credo sia una buona idea.. cioè voglio dire io penso che rimarrò a casa a riposare.. guardare tv, mangiare, non che non lo farei al party.. ovviamente ci sarà del cibo.. e poi un’informatica ad una festa di classe? No no.. e poi non ho nessuno da portare.. non è una buona idea.
Felicity abbassò gli occhi, mettendo fine a quel flusso di parole. Diggle la guardava con un sorriso triste sul viso e nel frattempo, Oliver, fuori dalla loro vista, si era ritrovato ad ascoltare il flusso di parole appena uscito dalla bocca di Felicity. Il tono sommesso non gli era sfuggito e in quel momento avrebbe voluto prendersi a calci.
Sentì la voce di Diggle e per qualche strano motivo non riuscì ad allontanarsi.
D: oh, andiamo Barbie.
Riuscì a strappare un sorriso a Felicity e Oliver si ritrovò ad essere invidioso, cercando di ricordare l’ultima volta che anche lui era riuscito a fare la stessa cosa.
D: Felicity non siamo ciechi. Sono settimane che lavori come una macchina. Prima alla QC, con tanto di straordinario e poi arrivi qui. Hai bisogno di svagarti, di uscire, di vedere gente nuova..
La frase di Diggle non passò inosservata né a Felicity né Oliver, ancora fuori dalla loro vista.
D: noi non siamo macchine. Siamo persone e abbiamo bisogno di vivere. Capisci quello che voglio dire?
La ragazza annuì debolmente.
D: e poi, quando mai ricapiterà a gente come noi un party di questo tipo? E si dà il caso che io non abbiamo nessuno con cui andare. Per cui miss. Smoak, sarebbe così gentile da accompagnarmi?
Ci fu qualche secondo di silenzio e poi la risata cristallina di Felicity smorzò la tensione. Lo stomaco di Oliver si strinse a quel suono e un senso di disagio lo avvolse. Quella ragazza lo rendeva nervoso perché si trovava a provare sensazioni sconosciute.
F: dici sul serio Dig?
D: mai stato così serio.
Felicity gli sorrise.
F: e va bene allora, ma pretendo un appuntamento come si deve.
Diggle scosse la testa divertito.
D: ti passo a prendere alle 7 Barbie.
La ragazza si mise a ridere e iniziò a spegnere i suoi computer, mentre Diggle si avviava all’uscita.
F: beh, credo che questo sia il vantaggio di uscire con un’autista.
L’uomo uscì e per poco non sbattè addosso ad una figura nell’ombra. Stava per prenderlo a pungi quando riconobbe Oliver.
Diggle gli sparò uno sguardo confuso.
D: che ci fai qui?
I due cominciarono ad avviarsi verso l’esterno, ma Oliver non rispose.
O: verrà allora?
D: già..
Queen annuì, mentre l’ombra di un sorriso abbelliva i suoi lineamenti.
O: bene, bene.. sono contento.
Oliver superò Diggle, ma trovò la sua mano a bloccarlo.
D: senti Oliver non sono affari miei, ma sta attento a quello che fai.
La sua voce era  bassa e quasi minacciosa.
D: Felicity non è una delle tue donne che prendi e dimentichi il giorno dopo. Vuoi stare con Laurel? Perfetto, ma non continuare questa.. questa cosa. La stai ferendo e non è giusto. Felicity merita più di questa merda Oliver. Vuoi parlare del lavoro poi? Quando siete nella stessa stanza, ho paura di essere soffocato dalla tensione. Non tirare troppo la corda Oliver, perché ho paura che stia per spezzarsi.
Gli occhi di Diggle erano quasi furenti e Oliver si sentì quasi un trappola.
O: devo andare.
La mano di Diggle cadde mollemente dal suo polso e l’unica cosa che rimase fu uno sguardo duro e amaro.


p.s. questa è la mia prima ff su arrow, quindi prendetela come un esperimento. ovviamente Olicity.. :D ah, la storia non si inserisce in un punto preciso della serie, ma ci sono riferimenti vari.. spero vi piaccia, fatemi sapere.. :)

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Il giorno dopo passò fin troppo velocemente e l’ora di andare alla festa Queen era quasi arrivata.
Felicity aveva deciso di seguire il consiglio di Digg. Vivere. Per se stessa e per nessun altro.
Aveva indossato un vestito senza spalline verde petrolio, i capelli raccolti dolcemente, lasciando solo qualche ciocca vacante. Il suo trucco era leggero e raffinato allo stesso tempo.
Il suono del campanello le fece fare un sospiro.
Diede un ultimo sguardo allo specchio e sorrise soddisfatta. Afferrò frettolosamente la giacca ed aprì la porta.
Diggle la osservava sorridendo.
D: miss. Smoak è incantevole.
Felicity rispose alla sua allegria.
F: anche lei non è niente male.
D: allora, pronta ad andare?
Felicity chiuse la porta dietro di sè e afferrò il braccio di Diggle.
F: certo.
Si avviarono per le scale lentamente.
D: sai Barbie, per me sei come una sorella, ma questa sera devo ammettere che ho molti pensieri in testa e molto pochi possono essere definiti come fraterni.
Diggle scoppiò a ridere all’espressione falsamente indignata di Felicity, ma si interruppe non appena la ragazza lo colpì con un pugno alla spalla.
D: ehy..
L’uomo finse un’espressione addolorata.
F: così ti ricorderai di non prendermi in giro.
Diggle sorrise e si sentì felice nel vedere la ragazza finalmente rilassata.
 
Il viaggio in macchina fu confortevole, ma non appena la casa Queen fu in vista, Felicity iniziò a sentire uno strano senso di disagio. Scesero e si avvicinarono alla porta.
F: ricordami perché siamo qui.
Diggle sorrise rassicurante.
D: per cibo, affascinanti ricconi e fiumi di alcool.
Felicity scoppiò a ridere.
F: hai appena detto la parola giusta.
Erano giunti al portone e videro un addetto alla sicurezza.
T: ehy Dig, che eleganza.
D: ciao Tim. Sai, ammetto che fare da guardia del corpo per Oliver Queen non è poi così male, quando si hanno regali di compleanno del genere.
I due uomini scoppiarono a ridere e Felicity scosse la testa divertita alla scusa di Diggle. Per lo meno era credibile.
T: oh mi scusi, non ci siamo presentati. Lei è..
F: Felicity Smoak.
Il ragazzo le rivolse un saluto gentile.
T: è un piacere conoscerla miss Smoak, io sono Tim Hafler. Un collega di Diggle.
Si strinsero la mano e Tim fece l’occhietto a Diggle.
T: beh, niente male.
L’uomo sorrise.
D: grazie, Tim, beh ora andiamo.
T: certo. Buona serata ragazzi.
La coppia entrò e improvvisamente credettero di essere entrati in un mondo a parte. La casa era di per sè imponente, ma decorata e con un leggero sottofondo musica era a dir poco surreale. Felicity sentì la propria gola seccarsi, mentre osservava la ricchezza spumeggiare in ogni angolo di quella sala. Chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi.
F: il tuo compleanno è?
Diggle la guardò divertito.
D: beh almeno le mie di scuse sono abbastanza credibili.
La ragazza scosse la testa e si guardò un po’ intorno. Non poteva fare a meno di sentirsi a disagio. Quello non era il suo mondo e forse in cuor suo sapeva che non voleva pienamente farne parte. Quelle feste non erano altro che pura apparenza, falsi convenevoli e insulse conversazioni.
Era ancora persa nei suoi pensieri quando vide che Oliver era praticamente davanti a loro.
O: ehy, alla fine siete venuti. Sono contento.
Il sorriso con cui li accolse era molto diverso da quello che solo la sera prima gli aveva rivolto. Questo non era l’Oliver Queen che conoscevano, ma solo l’Oliver pubblico.
Diggle gli porse la mano formalmente e poi Oliver si rivolse a Felicity.
Era semplicemente splendida. Il vestito sembrava essere stato creato proprio per lei. I suoi occhi, oggi non coperti dagli occhiali, erano particolarmente scintillanti, il trucco le donava un tocco di eleganza e il suo profumo invase i suoi sensi.
Si avvicinò a lei e le diede un leggero bacio sulla guancia.
O: sei bellissima Felicity.
La ragazza si irrigidì e le sue guance arrossirono violentemente, odiandole per averla tradita.
Tuttavia, il sorriso che Oliver le rivolse la travolse. Non era finzione quella e sentì un senso di privilegio. Felicity si riscosse da quel torpore quando i suoi occhi individuarono Laurel Lance, quasi di fronte a loro.
F: la ringrazio sig. Queen.
Sul viso di Oliver ci fu un lampo di confusione, ma non appena sentì la mano di Lauren sul suo braccio capì. Felicity era stata razionale e lucida, non come lui.
L: Ollie, tua madre ti stava cercando.
Gli occhi dell’uomo corsero immediatamente al volto di Felicity e scorse immediatamente il lampo di dolore che lo attraversò. Improvvisamente le parole di Diggle rimbombavano in modo assordante nella sua testa.
Impostò il suo viso, cercando di apparire il più naturale possibile. Passò un braccio attorno alla vita di Laurel e le diede un leggero bacio sulla guancia.
Oliver sapeva di amarla, lo aveva sempre fatto. Lei era stata la sua ancora di salvezza sull’isola. Laurel Lance era l’emblema della perfezione: bella, intelligente, coraggiosa, animata da principi indiscutibile. Eppure tenerla tra le sue braccia davanti a Felicity lo metteva a disagio.
O: arrivo subito.
Notò che la donna accanto a lui iniziò ad osservare con curiosità la coppia davanti a loro.
O: oh Laurel, questo è..
L: il sig. Diggle, giusto? L’autista di Oliver.
La donna gli porse la mano, con un sorriso gentile a cui l’uomo rispose immediatamente.
D: salve, molto piacere di conoscerla signorina Lance.
Oliver si sporse all’orecchio della donna.
O: oggi è il compleanno di Diggle e questo è diciamo il mio regalo di compleanno.
Laurel sorrise con tenerezza.
L: oh sig. Diggle non so se può essere considerato come un regalo. Queste feste sono dannatamente noiose.
Tutto il gruppo scoppiò a ridere, ma il sorrso di Felicity non arrivò mai ai suoi occhi. Questo non passò inosservato né ad Oliver, né a Diggle che si fece immediatamente più vicino all’amica.
A questo punto l’attenzione di Lauren passò alla ragazza bionda.
L: mi sbaglio o ci siamo già viste?
Felicity arrossì e si mosse a disagio.
F: si, ha ragione. Io sono Felicity.. Smoak, non che lei si debba ricordare il mio nome, non sono nessuno cioè come le ho già detto l’altra volta sono qualcuno.. l’esperto di informatica.. ma sono qui per accompagnare Diggle..
Laurel la guardò con uno sguardo divertito e Diggle strinse leggermente il braccio della bionda, che interruppe immediatamente il suo discorso.
Felicity arrossì imbarazzata.
F: accidenti, sto parlando troppo.
L: non preoccuparti. Felicity Smoak, è difficile dimenticarsi di te.
La ragazza avrebbe voluto scappare il più lontano possibile e ancorò i suoi occhi al pavimento.
D: beh, sig. Queen, signorina Lance vi lasciamo alla festa. Io e Felicity penso che approfitteremo del bar.
La ragazza sorrise con gratitudine.
L: è stato un piacere conoscervi.
D: anche per noi.
Con Felicity ancora sotto braccio, si allontanarono velocemente.
F: accidenti alla mia lingua. Perché non riesco a stare zitta?
Diggle scoppiò a ridere.
D: perchè altrimenti non saresti la nostra Felicity.
 
Passò quasi un’ora e finalmente la coppia sembrava essersi adattata. Erano da poco entrati nella sala da ballo, quando entrambi presero un bicchiere di champagne. Felicity si guardò intorno e notò divertente una donna che stava fissando Diggle da quando erano entrati nella sala.
La ragazza diede una gomitata all’uomo accanto a lui.
F: quella rossa vuole sicuramente ballare con te amico.
Diggle la guardò divertito.
D: stai scherzando?
Felicity bevve un sorso del suo champagne e scosse la testa.
F: assolutamente no, vai e conquista super driver.
Diggle spalancò gli occhi.
F: oh, muoviti.
L’uomo sorrise e stava per allontanarsi, quando sembrò ripensarci.
D: sei sicura? Voglio dire, posso ballare con te.
Felicity scosse la testa.
F: assoutamente no. Guarda starò bene. Ho trovato il tavolo dell’alcool. Starò a meraviglia.
D: in fondo sei venuta alla festa con un autista a tua disposizione.
Diggle sembrò convincersi e si allontanò, facendole l’occhietto. Felicity nel frattempo vagò con gli occhi e vide Oliver e Laurel ballare lentamente. Erano sicuramente una bella coppa, forse la coppia perfetta, se solo lui non fosse stato il suo Oliver. Il suo? Oh, accidenti, doveva smettere di bere si disse.
Non riusciva a distogliere lo sguardo da loro, finchè Oliver non alzò lo sguardo su di lei. Dovette notare che era da sola, perché i suoi occhi volarono a cercare Digg, quasi con rimprovero. Felicity alzò il suo bicchiere in segno di saluto e si voltò bruscamente per uscire da lì, ma nel farlo prese in pieno qualcuno.


ps. eh eccoci qui.. che ne dite? chi sarà questo qualcuno? :) vediamo se qualcuno indovina.. ciao a tutti.. :D
 

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


F: oh, mi scusi mi scusi tanto.
Felicity alzò lo sguardo con aria colpevole, ma di certo quella era l’ultima persona che pensava di trovarsi davanti.
Tommy Merlyn.
Che diavolo ci faceva alla festa del nuovo fidanzato della sua ex? Ma poi, cosa ci faceva lei alla festa di Oliver Queen? Non erano affari suoi, si disse.
F: sig. Merlyn sono davvero mortificata.
Tommy le rivolse un sorriso gentile .
T: non si preoccupi, non è successo niente. Beh, se non canta il suo champagne.
Felicity abbassò lo sguardo e si accorse di aver rovesciato metà del suo bicchiere sulla giacca.
Arrossì violentemente e afferrò distrattamente un paio di tovaglioli che aveva visto su un tavolo e iniziò a tamponare.
F: oh mio dio. Mi scusi.. ho combinato un casino, mi lasci aiutare. Certo, non che lei non si possa permettere una giacca nuova, ma chissà quanto le sarà costata questa.. probabilmente quanto tutto il mio stipendio.. ma le ripagherò il lavaggio..
Tommy scoppiò a ridere e le afferrò gentilmente i polsi fermando le sue azioni confuse.
T: signorina, non c’è problema. Si calmi la prego.
Felicity alzò il suo sguardo e, notando il divertimento sul viso dell’uomo, capì che aveva appena parlato in modo insensato.
F: oh perfetto. Questo è veramente imbarazzante.
Tommy sorrise e la osservò con attenzione. Rimase colpito dalla bellezza di quella ragazza.
Sembrava molto diversa dalle altre donna in quella stanza. Non che non avesse stile, ma sembrava totalmente fuori contesto.
Era elegante, ma semplice, senza eccessi.
I suoi occhi erano di una sfumatura particolare, tra il verde e l’azzurro, erano innocenti, ma allo stesso tempo consapevoli.
T: io non lo definirei imbarazzante.. adorabile direi.
Felicity agganciò i suoi occhi a quelli dell’uomo e non vide presa in giro, ma solo gentilezza.
F: grazie per cercare di non farmi sembrare una pazza.
Tommy scoppiò a ridere.
T: bene, quindi, posso sapere il suo nome? Ha un volto familiare, ma proprio non riesco a collocarla in nessuna festa.
Felicity si aggiustò il vestito leggermente a disagio.
F: beh, perché non ci siamo incontrati a nessuna festa. Sono Felicity Smoak. Ci siamo incontrati al club di Ol-del sig. Queen.
Tommy la guardò con sorpresa. Improvvisamente la sua mente riuscì a individuarla. Beh, di sicuro questa sera sembrava molto diversa.
Felicity pensava di vederlo allontanare di corsa, dopo averle fatto una bella lavata di testa, ma di certo non si aspettò il suo sorriso caloroso.
T: beh, è un piacerla vederla di nuovo signorina Smoak.
La ragazza arrossì. Tommy Merlyn sembrava un uomo molto gentile o almeno i suoi occhi raccontavano questo.
F: anche per me.
In quel momento si avvicinò un cameriere con un vassoio pieno di flut colmi di champagne. Tommy ne afferrò due e uno lo porse a Felicity.
T: tieni, non credo ti sia gustata il tuo. Oh, scusa, posso darti del tu?
Felicity si trovò ogni secondo più sorpresa, afferrando il bicchiere.
F: certo.
T: e ovviamente mi auguro che tu faccia lo stesso.
F: come vuol- come vuoi.
Per una strana coincidenza sia Tommy che Felicity diressero i loro occhi alla pista da ballo e purtroppo entrambi furono attratti da una coppia che continuava a muoversi. Entrambi notarono lo sguardo colmo di tristezza quando si guardarono di nuovo. Tommy allora sorrise delicatamente, comprendendo i sottintesi dietro a quello sguardo.
T: che ne dici di fare un brindisi?
Felicity lo osservò, sorpresa e annuì.
T: agli scontri imbarazzanti e alle nuove occasioni.
La ragazza sorrise. Tommy Merlyn era un uomo interessante. Alzò il bicchiere e brindò, dandosi un momento di tregua.
 
Non si rese conto di quanto tempo fosse passato, finchè non diede uno sguardo all’orologio. Erano passate 2 ore dal suo “incidente” con Tommy e le aveva trascorse proprio parlando con lui.
Era riuscita a smettere di balbettare e, forse grazie anche all’aiuto di un po’ di alcool, si sentì rilassata. La loro conversazione era giocosa e era sicura che se avesse incontrato Tommy Merlyn in un semplice caffè, mai e poi mai lo avrebbe catalogato come un uomo dell’alta società.
F: io non so come facciano.
Tommy la guardò incuriosito. Felicity si era dimostrata una splendida sorpresa. Certo, ci aveva rimesso una giacca, ma l’uomo iniziò a pensare che ne valesse la pena. Era straordinariamente acuta, capace e con un pizzico di ottimistica ingenuità.
T: chi?
Felcitiy indicò le coppie che stavano ballando.
F: tutti. Insomma stanno ballando da.. tutta la sera. I miei piedi stanno gridando di dolore così, non vorrei immaginare dopo tutto quel movimento.
T: beh, in fondo è questo che si fa ad una festa. Si parla, si beve e si balla.
La donna annuì ancora poco convinta.
F: beh, di sicuro noi siamo ferrati sui primi due.
Tommy sorrise e, dando un altro sguardo alla pista, posò il suo bicchere su un tavolo e prese quello di Felicity per fare esattamente la stessa cosa.
La ragazza le rivolse uno sguardo confuso.
F: che-che stai facendo?
Tommy le afferrò la mano e iniziò a farla avvicinare al centro della sala. Un’improvvisa illuminazione raggiunse il cervello di Felicity e un’espressione di panico invaso il suo viso.
F: no no no no no no e no. Tommy per favore. Toglitelo dalla testa immediatamente
L’uomo si voltò con un sorriso incoraggiante.
T: ti assicuro che è divertente.
F: si come no. Tommy io non so ballare, per favore.
Sembrava quasi una supplica e Tommy sorrise.
T: fidati, non è poi così difficile come sembra.
Finalmente si fermarono e l’uomo avvolse un braccio attorno alla vita di Felicity, facendola avvicinare. Avvicinò la bocca al suo orecchio e sussurrò.
T: rilassati e segui me.
Felicity si ritrovò a tremare sotto il suo tocco. Non sapeva se fosse solo l’effetto dell’alcool, ma era piacevole.
F: l’unica cosa di cui sono felice è che alla fine di questo ballo non avrai mai il coraggio di chiedermelo di nuovo perché i tuoi piedi saranno ridotti in poltiglia.
Tommy scoppiò in una risata rilassata e Felicity sorrise con leggerezza.
 
Oliver e Diggle stavano parlando davanti al bar, quando la risata di Tommy attirò la loro attenzione.
Oliver stava per strozzarsi con la sua saliva e Diggle sgranò gli occhi per la sorpresa. Oh si, la situazione iniziava a diventare divertente.
O: che sta facendo?
L’altro si trovò a sorridere.
D: secondo te che stanno facendo? Li ho visti parlare prima e credo l’abbia convinta a ballare. Anche se non so quanto gli sia convenuto.
Oliver non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. La sua espressione sembrava rilassata, sembrava la Felicity che aveva conosciuto molto tempo fa. La mascella si strinse dolorosamente.
Il ballo finì e la coppia si diressero verso il bar, dove intravidero Oliver e Diggle.
La mano di Tommy era gentilmente appoggiata sulla schiena di Felicity e Oliver, nonostante quello fosse il suo ex migliore amico, non avrebbe voluto altro che strappargliela di dosso.
T: Oliver
O: Tommy, sono contento che tu sia venuto.
Il sorriso sul volto di Tommy si tirò all’istante.
T: ringrazia mio padre per questo.
Felicity e Diggle capirono che quello era il momento di interrompere quella tensione insopportabile.
F: allora super driver come è andata?
L’uomo sorrise.
D: non male. Senti io stavo pensando di andare via. Vieni con me o..
Lasciò la frase in sospeso e Felicity sentì improvvisamente troppi occhi su di se. Lei evitò volontariamente quelli di Oliver e si voltò verso Tommy.
F: beh, grazie per la serata.
Il volto dell’uomo si aprì in un sorriso radioso.
T: se vuoi posso riaccompagnarti io. Se vuoi rimanere insomma.
Felicity abbassò lo sguardo per un secondo.
F: ti ringrazio, ma sai domani lavoro.
Tommy annuì.
T: beh, allora è stato veramente un piacere conoscerti Felicity.
La ragazza sorrise apertamente.
F: anche per me
T: spero di rivederti presto.
Non ci fu risposta, ma il viso allegro di Felicity fu una reazione più che sufficiente per tutti.
F: sig. Queen arrivederci. Diggle io vado a prendere le giacche.
Dig annuì mentre la risposta di Oliver arrivò come un sussurro sbiadito.
O: ciao Felicity.


p.s. questa settimana ho aggiornato velocemente, ma domani è il mio compleanno, così ho pensato di fare anche a voi un regalo. :D si, so che questa ff è mooolto fantasiosa, ma alla fine è a questo che servono le ff, giusto? fantasticare. bene, sto blaterando un pò come Felicity.. ahahah.. :D spero vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate.. ciao ciao.. :D

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


La mattina successiva, la festa non era che un ricordo lontano.
Nonostante il suo lavoro notturno, Felicity aveva ancora un impiego ufficiale da mantenere e quel giorno sembrava più impegnativo del solito.
La ragazza sospirò e stirò le braccia stanche. I suoi movimenti furono però interrotti da un lieve bussare alla sua porta. Felicity portò il suo sguardo sul nuovo ospite e le sue sopracciglia rischiarono di toccare l’attaccatura dei capelli.
Qualcosa di molto grave si stava per abbattere su di loro se Oliver Queen stava entrando bussando.
F: l’ho immaginato vero? Non ci credo.
Oliver sorrise alla sua espressione leggera.
O: cosa? Me? No, sono qui in carne ed ossa.
Felicity roteò gli occhi divertita.
F: oh, ma come siamo divertenti stamattina. Parlavo del tuo bussare.
L’uomo entrò, senza rispondere. Il suo sguardo non si alzò sul volto della ragazza e Felicity iniziò a pensare che ci fosse veramente qualcosa di grave di cui doveva parlarle.
F: Oliver va tutto bene? È successo qualcosa? Digg? Dimmi qualcosa.
Gli occhi profondi e tristi di Oliver finalmente la guardarono.
O: calmati, Felicity, non è successo niente, ma ho bisogno di parlarti.
La donna continuava a navigare nella confusione e forse nella paura. Aveva intenzione di allontanarla dal covo? Non aveva più bisogno di lei?
Per fortuna, la voce di Oliver la salvò dalla sua mente.
O: volevo scusarmi con te.
Beh, ora si che era confusa.
F: scusarti? Per cosa?
L’uomo la osservò con un’espressione seria e profonda. Era evidentemente qualcosa a cui teneva.
O: per la situazione che ho creato in questi ultimi mesi.
Felicity rimase leggermente a bocca aperta, ma non proferì parola.
O: mi sono allontanato da te, cioè da te e Digg. Il fatto è che sono successe molte cose.. Laurel e io abbiamo ricominciato a costruire qualcosa e non lo so.. è stato come se sentissi che il mondo esterno minasse quel precario equilibrio che avevo costruito.
Se dovesse essere sincero con se stesso, Oliver non sapeva perché quella mattina era entrato in quell’ufficio e perché in quel momento stesse dicendo quelle parole. L’unica cosa di cui era certo, era che doveva sistemare le cose con Felicity. Le parole di Digg martellavano la sua testa incessantemente e vederla con Tommy non aveva migliorato le cosse. Un uomo adulto e maturo avrebbe forse dovuto chiedersi il motivo per cui quella visione era stata così dura, ma Oliver Queen decise che forse era meglio per tutti non porsi quel quesito.
Felicity capì immediatamente che, nonostante Oliver stesse offrendo quelle parole in modo molto generale, erano riferite a lei. L’elemento che avrebbe potuto destabilizzarlo era lei. Rimase senza fiato alla realizzazione. Non sapeva se dovesse essere furiosa o terrorizzata. Le implicazioni dietro quel pensiero erano troppo grandi. Significava che forse non era più una semplice ragazza IT, ma allo stesso tempo non era abbastanza. Non era abbastanza per prendere il rischio di rinunciare alla splendida Laurel.
Felicity inghiottì a vuoto.
Oliver Queen le stava dicendo quanto contasse per lui e allo stesso tempo che non avrebbe mai potuto attraversare quella linea invisibile che avrebbe reso i loro sentimenti qualcosa di reale.
Gli occhi dell’uomo scrutavano con attenzione il viso di Felicity, che sembrava riflettere il corso furioso dei suoi pensieri.
O: dovevo proteggere quello che stavo creando, anche se mi rendo conto che forse non è da voi che dovevo proteggerlo. L’unica minaccia ero io.
La donna aprì leggermente la bocca, travolta da quelle parole.
O: sono stato ingiusto con te Felicity e mi dispiace. Sei una persona speciale e non voglio perderti. Mi manca scherzare con te, mi manca il vedere il tuo sorriso e il tuo parlare senza senso.
Un leggero sorriso illuminò il viso della donna.
Oliver si avvicinò e le porse una mano.
O: così, posso tornare al pacchetto completo di Felicity Smoak?
La ragazza sospirò e si alzò, non staccando gli occhi dal viso di Oliver.
Avrebbe voluto dirgli che, a questo punto, lui non avrebbe mai conosciuto il vero pacchetto completo, ma lo tenne per sé. Voleva tornare alla normalità? Bene, quello avrebbe avuto.
Felicity sapeva che ormai ogni briciola di speranza avrebbe dovuto cadere, ma non fu così. Se avesse ascoltato il suo spirito di autoconservazione avrebbe dovuto rifiutare l’offerta e andare il più lontano possibile da quell’uomo, ma non lo fece.
La donna invece avvicinò la mano e la strinse con sicurezza.
F: a tuo rischio e pericolo.
Oliver la ricompensò con un sorriso genuino. L’uomo tornò a respirare, come se fino a quel momento avesse trattenuto il fiato.
Aveva detto la verità. Non era pronto a rinunciare a Felicity Smoak, ma allo stesso non era pronto ad averla pienamente con sé.
Il suo pollice accarezzò lentamente la mano di Felicity, mentre una scarica elettrica attraversò i loro corpi.
Per una volta, la donna decise di ascoltare la mente che le stava gridando di allontanarsi.
Si tirò indietro e tornò a sedersi sulla sua sedia, mentre anche Oliver si mise comodo.
F: quindi.. tu e Laurel.. è ormai una cosa ufficiale?
Felicity si finse occupata, ma poteva sentire perfettamente che gli occhi di Oliver non abbandonavano il suo viso. Stava facendo ciò che era richiesto ad un’amica, no?
O: si, credo di si.
La donna annuì debolmente.
Il silenzio tornò a regnare mentre i loro occhi sembravano non essere in grado di abbandonare quelli dell’altro. Il suono del suo telefono mise fine a quel momento, ma Oliver non se ne andò, seppur non sapesse cosa lo tenesse lì.
F: scusami.
La donna afferrò la cornetta.
F: Ginny dimmi.
G: c’è una telefonata per lei, ma non mi ha detto chi è.
Felicity fece un’espressione confusa, sempre sotto l’attenta analisi di Oliver.
F: ok, grazie. Passami la telefonata.
Passò giusto qualche secondo, finchè una voce maschile la salutò.
F: salve, sono Felicity Smoak, con chi parlo?
T: salve, sono Tommy Merlyn.
Felicity pensò che il karma le stesse giocando brutti scherzi. Rimase in silenzio, spalancando leggermente la bocca.
F: sig. Merlyn penso abbiamo sbagliato a gestire la chiamata. Se vuole posso pass-..
La risata di Tommy la raggiunse immediatamente.
T: ma come? Ieri sera ero Tommy e oggi sono tornato sig. Merlyn? Credo di essere un po’ confuso.
Felicity sentì le sue guance arrossarsi e vide il viso di Oliver diventare più curioso.
F: oh no, mi dispiace. Solo ecco.. non mi aspettavo di ricevere una chiamata.. da lei.. da te.
La donna sospirò, frustrata.
T:ho una proposta per te.
F: uh, beh, sentiamo.
Oliver poteva dire che Felicity era incuriosita. La vide mordersi il labbro inferiore e provò un istintivo senso di fastidio allo stomaco
T: tra quanto hai una pausa?
La donna alzò lo sguardo alla sveglia sulla sua scrivania.
F: tra un’ora direi. Perché?
T: volevo offrirti un caffè. Pensi si possa fare?
Felicity rimase per un secondo senza parole.
F: oh, si credo di si. Se tra un’ora non è troppo tardi. Ma se è un problema non ti preoccupare a dir-..
Tommy la salvò dal suo parlare, con tono divertito.
T: Felicity, tranquilla non è un problema. Passo a prenderti tra un’ora.
La donna lo sentì esitare leggermente.
F: Tommy, c’è qualche problema?
T: ho una favore da chiederti.
F: uh, ok, se posso.
T: ti dispiace aspettarmi fuori. Sai non ho un ottimo rapporto con..
Felicity non ebbe bisogno di altro. Gli restituì il favore, salvandolo dall’imbarazzo.
F: non c’è problema. Ci vediamo tra un’ora alla reception.
Tommy dall’altra parte sorrise con riconoscenza.
T: la ringrazio, sig.ina Smoak.
Felicity dimenticò per un istante la sensazione degli occhi di Oliver su di sé.
F: a dopo, sig. Merlyn.
Chiuse la conversazione, rimanendo per un secondo a fissare la cornetta.
O: così tu e Tommy..
La voce di Oliver la riportò alla realtà e notò la sua espressione.
Era un misto di curiosità e qualcos’altro, che però decise di ignorare.
F: oh no no. Cioè, mi ha invitato a prendere un caffè, ma non è niente.
Oliver sorrise e si alzò, avvicinandosi alla porta.
O: non è mai niente con Tommy Merlyn.
Era quasi fuori, quando la voce di Felictiy lo costrinse a fermarsi.
F: Oliver..
L’uomo si voltò verso di lei.
F: sei felice? Con Laurel intendo..
Uno sguardo confuso attraversò i lineamenti di Oliver. Capì che la sua risposta avrebbe avuto un peso non indifferente, così decise di essere sincero
O: io.. credo di si.
Felicity gli diede un sorriso leggero, di certo non luminoso come quelli a cui era stato abituato.
F: beh, d’altronde è sempre stato questo che hai voluto. Quindi perché non dovresti essere felice?
Oliver annuì debolmente e si preparò ad andarsene.
F: beh, per quello che vale, sono contenta per te. Ti meriti un po’ di felicità Oliver.
L’uomo si voltò di scatto verso di lei e vide solo pure sincerità. Una morsa gli strinse il cuore e credette di sentirlo sanguinare.
O: ti ringrazio Felicity. E.. vale molto più di quello che credi.
E con questo se ne andò.


P.s. eccoci qua.. :D allora vi piace? ditemi ditemi ditemiiii.. :) ciao ciao.. :D

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


La conversazione con Oliver l’aveva destabilizzata, ma con un po’ di impegno, precisamente un’ora più tardi era scesa alla reception dove ad aspettarla c’era un Tommy Merlyn a dir poco abbagliante.
Era un po’ intimorita.
Si rendeva conto che, molto probabilmente, la sera prima il suo aspetto era molto diverso dalla ragazza geek di quella mattina.
Indossava una semplice gonna e una camicia bianca, i suoi occhi erano stati nuovamente rivestiti con i suoi occhiali e i suoi capelli erano raccolti in una coda di cavallo.
Eppure lo sguardo di Tommy le disse che non era rimasto deluso da ciò che aveva visto.
Il caffè in cui l’aveva portato era piuttosto piccolo, ma l’atmosfera era così.. normale. Felicity non potè esserne più felice. Non sapeva cosa aspettarsi, non era mai “uscita” con un milionario. Beh, forse non era del tutto vero, ma di certo non poteva dire di essere uscita ufficialmente con Oliver Queen. Spendevano le loro serate in un seminterrato e al massimo erano arrivati al Billy Burger.
La conversazione con Tommy era stata piacevole, leggera, ma ad un certo punto vide la sua espressione diventare terribilmente seria.
T: allora, lavori con Oliver da parecchio?
Felicity notò la vena di astio costantemente presente nel tono dell’uomo alla menzione del giovane Queen.
F: beh, lavoro per la Queen Consolited da un paio d’anni.
T: non intendevo quello.
Felicity credette di aver capito male e quasi si strozzò con il caffè, ma lo sguardo di Tommy lasciò ben pochi dubbi. Sapeva che era al corrente della doppia vita di Oliver, ma non credeva sapesse di lei.
F: co-come scusami?
Tommy sorrise con un’espressione tirata.
T: so quello che fa il nostro amico e non è difficile capire che anche tu fai parte.. beh di non so come chiamarla.. missione?
Felicity lo fissò, senza essere in grado di parlare. Cosa avrebbe dovuto dire?
T: oh andiamo. Ti ricordo che ho lavorato al Verdant fino a poche settimane fa e ti ho visto lì alle ore più strane. Quindi le cose sono due: o sei una delle tante “conquiste” di Oliver o fai parte del suo club sotterraneo
Felicity si disse che ormai la situazione non poteva andare peggio di così e che quello sarebbe stato un buon momento per dire qualcosa.
F: ti sembro una possibile conquista di Oliver?
Abbassò gli occhi e, nel momento in cui li rialzò, sapeva che Tommy e lei condividevano un sentimento di dolore molto simile.
F: si diciamo che potrei essere solita dare una mano.
Dal cambiamento nella postura dell’uomo, capì che quella non era stata la risposta giusta.
Seguì qualche momento di silenzio, finchè non fu Tommy ad interromperlo.
T: perché? Voglio dire, sono io il pazzo?
L’uomo si guardò intorno e abbassò leggermente la voce. Non era più amico di Oliver Queen, ma non per questo l’avrebbe tradito.
T: è.. un assassino, un fuorilegge.
Felicity lo guardò attentamente e per un secondo la sua mente la riportò alla sguardo torturato di Oliver, quando Tommy aveva usato le stesse parole parlando proprio con lui.
T: come fai ad accettarlo? Come fai.. a volerlo aiutare?
Il suo sguardo era duro, ma la donna si disse che era il momento di dare una mano ai due uomini.
Felicity giocherellò per un momento con la sua tazza e sospirò pesantemente.
F: sai, ho vissuto in una piccola città del Connecticut, era una classica secchiona, laureata in anticipo e con il massimo dei voti al MIT. Poi mi è stato offerto un lavoro e così un paio di anni fa sono arrivata qui. La mia vita era una sorta di.. noiosa. Avevo un appartamento, ma ogni sera tornava a casa da sola e la massima scossa di adrenalina era guardare un film d’azione.
Alzò per un secondo gli occhi e vide lo sguardo perso di Tommy.
F: sai, le mie capacità in relazioni interpersonali non sono mai stata un gran che. Tendo a parlare troppo, balbettare ed essere ipercritica. Non è decisamente una combinazione ottimale.
Un leggero sorriso rilassò i lineamenti di Merlyn.
F: beh, sto divagando. Questo solo per farti capire, quanto fossi frustrata. Non che mi fossi pentita di qualcosa, ma era come se non riuscissi a vedere una finalità per la mia vita. Era solo una comparsa. E poi.. si, è comparso Oliver. E direi che comparso è un termine più che appropriato, visto che me lo sono ritrovato in macchina e sanguinante. L’ho aiutato, anche se in quel momento non avevo la più pallida idea di ciò che stavo facendo. Quella sera ho deciso che lo avrei aiutato a cercare Walter, ma più il tempo passava e più ho visto la missione in modo diverso. Oliver sta facendo del bene a questa città. Non credevo fosse possibile, ma Starling City è.. un po’ come dr Jeckyll e Mr. Hide. Da una parte l’alta società con i suoi splendidi ricevimenti e dall’altra la corruzione e la follia. Non tutto è come appare Tommy e, purtroppo, se non avessi conosciuto Oliver avrei continuato a vivere pensando che in fondo il mondo non era così marcio come volevano farci credere.
Il viso di Tommy sembrava interessato e un po’ della furia sembrava essersi dissipata, lasciando posto alla confusione.
F: so che pensi che Oliver sia solo un assassino, ma non è così. Uccidi o sarai ucciso. Ha vissuto 5 anni facendo di questa frase il suo dogma.
T: ma non è più su un’isola, Felicity.
Il suo tono era stato dimesso e la donna sorrise con delicatezza.
F: lo so io e lo sa anche lui, ma non è facile. Non ci crederai, ma quando hai scoperto la verità e gli hai detto che era solo un assassino, era distrutto. Quante persone ha salvato? Quante ne ha fatto arrestare? Ha dato importanza a persone che forse sarebbero morte nel silenzio, ma il tuo sguardo si è soffermato solo su quante persone ha ucciso. Tommy, Oliver sta facendo qualcosa di importante e ora sta cercando di farlo nel modo giusto. Anche per te.
L’uomo la guardò con curiosità.
F: non ha più ucciso nessuno, anche se per farlo, spesso è tornato al seminterrato come se fosse appena tornato dalla guerra.
Tommy si appoggiò pesantemente allo schienale della sedia.
T: ha detto a Laurel chi è veramente?
Felicity bevve lentamente un sorso di caffè, sapendo che , in fondo, il nodo della questione non era tanto il vigilante, ma proprio Laurel.
Per un secondo si chiese perchè aveva accettato quell’invito.
F: non lo so, ma non credo siano affari nostri Tommy.
Vide la rabbia ribollire nei suoi occhi. Bene, siamo in ballo, balliamo.
F: io non credo, ma alla fine che importa? Insomma.. l’Oliver che Laurel conosce, è il vero Oliver. Si, l’incappucciato fa parte di lui, ma molto probabilmente lei lo accetterebbe, perché lo ama.
T: tu non la conosci.
Felicity sorrise amaramente.
F: hai ragione, non la conosco, ma credo che amare qualcuno significhi accettarlo per quello che è.
La donna si sporse e afferrò gentilmente la mano dell’uomo.
F: Tommy, il fatto che tu e Laurel abbiate rotto non è colpa di Oliver. Lei è stata libera di scegliere.
T: si, ma lei non conosce tutti i fatti.
Felicity sorrise e si rilassò sulla sua sedia.
F: sai, io non ti conosco abbastanza, ma posso dirti cosa penso. Non vorrei stare con qualcuno che mi ha scelto solo perché l’altra opzione non si è dimostrata abbastanza buona. Vorrei stare con qualcuno per cui io sono la scelta giusta, nonostante l’altra opzione sia perfetta.
Tommy rimase in silenzio, mentre il suo cervello sembrava essere stato sconvolto da una biondina appena conosciuta.
Felicity guardò la sveglia e diede un ultimo sorso al suo caffè.
F: beh, sembra che la mia pausa caffè sia finita. Puoi riaccompagnarmi a lavoro?
Tommy si riscosse dai suoi pensieri e le sorrise.
T: certo
 
Erano arrivati alla porta di ingresso della QC e Felicity si preparò a salutare Tommy.
F: bene, sembra che sia arrivata.
Tommy le sorrise.
T: ti accompagno di sopra.
Felicity le rivolse uno sguardo dubbioso, ma lo seguì. E, facendosi mentalmente molti complimenti, sorrise.
La corse in ascensore passò in un silenzio piuttosto confortevole.
Quando le porte si aprirono, Oliver Queen si voltò verso di loro incuriosito.
Felicity sapeva che quello era il momento della verità. Diede uno sguardo a Tommy e lo vide sorridere rassicurante, nonostante la sua postura fosse abbastanza tesa.
Oliver si avvicinò, sorpreso per la presenza di Tommy lì. Era successo qualcosa, ma non sapeva se fosse un bene o meno.
F: ehy capo.
La donna lo salutò con un sorriso.
O: Felicity. Tommy, sono contento di vederti qui.
Gli occhi dell’uomo si allacciarono a quelli della ragazza che sembrò arrossire sotto quell’attenzione improvvisa.
T: sai, comincio a pensare ad un’offerta per il tuo tecnico informatico. Che dici, ho qualche possibilità?
Oliver sgranò gli occhi e sentì uno strano senso di panico impossessarsi del suo stomaco. I suoi occhi viaggiarono furiosamente su Felicity che sorrideva quasi in imbarazzo. Eppure la ragazza non si ritirò ai suoi occhi, ma si limitò ad addolcire leggermente la sua espressione, per poi tornare a rivolgersi a Tommy.
F: mmmh.. non credo, sono particolarmente affezionata alla mia scrivania. Però non sono di certo una che rifiuta a priori.
Gli fece l’occhiolino, provocando la risata di Tommy e un’occhiata persa di Oliver.
Queen sentì come un leggero fruscio nelle sue orecchie. Felicity aveva risposto al suo amico, ma più di ogni altra cosa aveva parlato con lui. Era affezionata a lui, ma non era disposta a rinunciare alla sua vita.
In quel momento Oliver fu consapevole di provare un’inquietante senso di paura di perdere quella ragazza.
Tommy stava per rispondere, quando una piccola mano sul suo braccio lo interruppe.
F: beh, mi dispiace, ma qui qualcuno ha ancora bisogno di lavorare. Grazie per il caffe Tommy.
Il ragazzo le sorrise con gratitudine.
T: beh, è sempre un piacere.
Felicity stava per allontanarsi, quando Tommy la richiamò.
T: grazie. Di tutto.
Il suo sguardo era scintillante e Felicity annuì sorridendo e scomparendo nel suo ufficio.
Oliver continuava a spostare il suo sguardo dall’amica a Tommy. Era sicuro di aver perso dei tasselli, ma avere il suo miglior amico nelle vicinanze dopo tanto tempo era una sensazione piacevole, seppur quel senso di disagio continuava a riempirgli il petto.
T: è straordinaria, sei fortunato ad averla come amica.
Oliver lo osservò, mentre gli occhi Tommy continuavano a rimanere fissi sulla porta dell’ufficio di Felicity.
O: Tommy..
T: no, Oliver ascolta. Credo che devo farti le mie scuse. Ho esagerato quando ho detto che eri un.. assassino, ma non era pronto a capire cosa stavi facendo. Mi ci è voluto un po’ di aiuto.
Il giovane Queen sgranò gli occhi e capì che Felicity aveva ancora una volta sistemato le cose per lui.
O: e a me dispiace per Laurel.
Tommy lo guardò e vide il dolore dietro le sue parole.
T: non è colpa tua Oliver. Oggi una persona mi ha detto che lei vorrebbe stare solo con qualcuno per cui lei è la scelta giusta, nonostante l’altra opzione sia perfetta. E ha ragione. Il fatto è che io non potrei mai essere la scelta giusta per Laurel, quando tu sei nella partita.
Oliver si sentì soffocare. Sapeva che quelle parole erano di Felicity e sentì la sofferenza che c’era dentro. I suoi occhi bruciavano e il suo stomaco era teso. Per fortuna la mano di Tommy sulla sua spalla lo risvegliò dai suoi pensieri.
T: io devo andare ora.
Oliver si voltò, forse troppo velocemente.
O: ci vediamo?
Tommy sorrise.
T: si, ci vediamo presto.
Per lo meno una cosa positiva in tutta quella giornata c’era stata. Aveva forse riottenuto il suo migliore amico. E l’aveva fatto grazie a Felicity Smoak.


p.s eccomi qui.. allora che ve ne pare? scusate se non ho risposto alle vostre recensioni, ma prometto che recupererò. vi ringrazio tantissimo e spero che vi piaccia come procede. sto scrivendo un capitolo che non vedo l'ora di farvi leggere. beh, buona lettura di questo per il momento e aspetto vostre notizie.. ;) 

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Erano passate un paio di settimane da quell’incontro e da quel giorno Felicity era convinta di sentire lo sguardo di Oliver su di sé con una frequenza inquietante, eppure ogni volta che alzava gli occhi per accertarsene, l’attenzione dell’uomo era sempre rivolta a qualcos’altro.
Felicity iniziò a pensare di essere paranoica.
E poi notò i tentativi di Oliver di sapere di più della sua conversazione con Tommy, ma lei decise di rimandare il più a lungo possibile.
Erano passate un paio di settimane in cui aveva continuato ad uscire con Tommy. Era un uomo molto intrigante, era ovviamente attraente, gentile e attento e per una volta non aveva bisogno di scavare nella mente di qualcuno per sapere cosa stava pensando.
Erano stati al cinema, al parco giochi, a cena, ma il loro rapporto cresceva lentamente. Anzi, ora che ci pensava non si erano nemmeno baciati come si deve. Eppure questo non la preoccupava o infastidiva. Erano entrambi sofferenti e nonostante il tempo passato, nessuno dei due era ancora in grado di andare avanti. Erano una compagnia piacevole per entrambi.
Erano passate un paio di settimane in cui Felicity seppe di almeno cinque incontri tra Tommy e Oliver e non potè esserne più felice, potendo appurare le espressioni felici dei due uomini.
Erano passate un paio di settimane in cui al covo era iniziata la ricerca di Grant Lonce, un uomo d’affari con una fama a dir poco raccapricciante. Frodi, furti, ricatti. Eppure non esistevano prove o almeno apparentemente e così Felicity fu caricata del gravoso onere di trovare qualcosa da dare alla polizia. Nel frattempo, l’azione del vigilante si limitava allo smantellamento di piccoli furti e altre attività di controllo nei Glades. In quest’ultimo periodo fu però evidente la tensione emanata da Oliver. Era più chiuso, più scontroso, più violento nei suoi allenamenti, come se dovesse sfogarsi. Non furono fatte domande né da lei né da Diggle, nella speranza che fosse solo un periodo passeggero.
Quella sera avrebbe dovuto passare la serata con Tommy a casa sua, semplicemente guardando un film, visto che il giorno seguente l’uomo sarebbe partito per Londra per due settimane, ma proprio appena finito di preparare i pop corn, una chiamata di Diggle li aveva interrotti. Lo sguardo di frustrazione di Felicity fu sufficiente per far sorridere Tommy. L’uomo si avvicinò e l’abbracciò.
T: dai, ti accompagno.
La ragazza lo osservò con curiosità. L’argomento vigilante era ancora un tabù, nonostante i passi avanti. L’aveva accettato, ma non aveva mai chiesto informazioni, quasi come se volesse rimanerne rigorosamente fuori.
F: sei sicuro?
Tommy gli diede un leggero bacio sulla guancia e si avvicinò a prendere il cappotto.
T: Fel, so quanto è importante per te e so anche che non ho voglia di passare il resto della serata da solo. Quindi ti accompagno al club seminterrato e passerò il resto della serata con Speedy.
La ragazza sorrise e, mandando un veloce messaggio a Digg, lo informò del suo arrivo.
 
Quella sera il locale era particolarmente pieno. Felicity ringraziò mentalmente la presenza di Tommy che, con una mano tranquillamente posta sulla sua schiena, la scortava verso il bancone dove Oliver, Diggle, Thea e Roy stavano parlando tranquillamente. Non appena la coppia fu in vista, il quartetto alzò gli occhi verso di loro. Le espressioni erano piuttosto variegate. Oliver sembrava.. nervoso, quasi come un animale in gabbia. La sua mascella si strinse duramente ma salutò con un sorriso. Diggle aveva la classica espressione divertita e Thea. Beh, lei non fece in tempo ad esaminarla, perché le sue braccia si strinsero al suo collo.
T: Fel, sono così contenta che Tommy ti abbia convinto a venire.
Tommy scoppiò a ridere.
T: Speedy, non farti illusioni è venuta qui per lavorare.
Oliver era a dir poco sorpreso, preso in contropiede. Sua sorella conosceva Felicity? Erano amiche?
Fu riscosso dai suoi pensieri, quando Thea gli puntò un dito al petto.
T: tu la sfrutti e non sei abbastanza riconoscente. Vergognati Ollie.
L’uomo non era in grado di rispondere, ma l’intero gruppo scoppiò a ridere.
F: tranquilla Speedy, sa come ringraziare..
Felicity sentì molti occhi su di sé, in particolare quelli di Oliver e Tommy. Sentì le sue guance infuocarsi.
F: questo non l’ho detto.. vero? Non volevo dire niente di.. intendevo con lo stipendio.
La mano di Tommy sul suo braccio e le espressioni divertite sui volti dei presenti le dissero che avevano capito.
F: bene, io vado a fare quello per cui sono venuta credo.
Prima di andarsene però si voltò verso Tommy e Oliver non abbandonò lo scambio nemmeno per un secondo. Sembravano molto familiari. L’uomo le parlava nell’orecchio data la musica alta e la mano di Felicity gli accarezzò leggermente il volto, prima di dargli un bacio tenero sulla guancia. Non c’era stato niente di particolare, ma la tenerezza e l’attenzione in quei gesti fece sentire Oliver come un uomo solo. Non aveva mai avuto con Laurel quel tipo di scambio. Loro erano molto più carnali.. parlavano, ma non c’era mai quel tocco di tenerezza che faceva sentire a casa. Guardò con attenzione Felcitity e per la prima volta ebbe la reale sensazione di averla persa. Il suo petto si strinse in un senso di mancanza soffocante. La donna si allontanò da Tommy sussurrando un buon viaggio e si allontanò, quando la voce di Roy la fece rallentare.
R: ehy Blondie è sempre uno spasso parlare con te.
Felicity lo fulminò con lo sguardo.
F: ti odio Roy.
Tutti scoppiarono e Diggle mise una mano sulla sua spalla.
D: amico, se uno sguardo potesse uccidere a quest’ora saresti a fare compagnia ai vermi.
 
Il gruppo si dissolse, fatta eccezione per Tommy, Thea e Roy che erano rimasti tranquillamente al bancone.
Felicity, Diggle e Oliver si trovarono invece nello scantinato.
Si avvicinarono velocemente ai computer che sembravano aver terminato un paio di ricerche. La donna si sedette e scrutò gli schermi con attenzione. Oliver si concesse un secondo per osservarla e, come sempre, provò quasi un senso di riverenza nel vederla lavorare nel suo ambiente. La ragazza insicura e balbettante davanti ai computer scompariva del tutto e lasciava il posto alla sicurezza e quasi strafottenza.
O: trovato qualcosa?
La ragazza annuì.
F: si, ho rintracciato parecchi conti offshore ma non è facile risalire all’origine. Potrebbe volerci un bel po’.
Oliver le strinse la spalla delicatamente e si allontanò.
Felicity si accorse di aver trattenuto il fiato sotto il suo sguardo e sentì la pelle della spalla bruciare ancora al suo tocco. Sospirò, sperando che la sua mente abbandonasse quei fastidiosi pensieri.
Di certo, Oliver non aveva deciso di aiutarla in quel senso, perché giusto pochi minuti dopo lo sentì trascinare una sedia accanto alla sua e appoggiò una tazza di caffè fumante vicino alla scrivania.
Felicity lo guardò incerta, ma il sorriso genuino sul volto dell’uomo la fece desistere da qualsiasi tipo lamentela.
F: grazie. Qui dentro si gela, stasera, Diggle deve essersi dimenticato di accendere il riscaldamento.
Non ricevette risposta, ma l’uomo si sedette e appoggiò i pedi sul bordo della scrivania, continuando a fissarla.
Felicity lo fulminò con lo sguardo.
F: non hai niente da fare? Che ne so? Allenarti, pulire le frecce, qualsiasi cosa?
Oliver sorrise, malignamente.
O: con questo freddo i muscoli non hanno assolutamente intenzione di muoversi. Quindi ti faccio compagnia.
Felicity sbuffò e tornò al suo lavoro, sperando che per lo meno Oliver non si smentisse, rimanendo nel suo adorato silenzio.
O: così tu e mia sorella vi conoscete?
Perché doveva essere così sfortunata? Aveva voglia di fare conversazione proprio stasera? Oliver la osservava dopo aver preso un sorso del suo caffè, con un’espressione curiosa. La mente di Felicity corse alla sera che aveva incontrato Thea Queen.
 
La casa di Tommy era molto accogliente e per quella sera, Felicity aveva deciso di sfoggiare le sue doti culinarie. Beh, non proprio doti, era un vero disastro in realtà, fatta eccezione per la pasta. Sua nonna le aveva insegnato una ricetta che stranamente ricordava ancora. Per l’occasione avevano reso una bottiglia di vino rosso. Tommy la osservava pesantemente appoggiato alla penisola della sua cucina.
F: qualcuno ti ha mai detto che sei inquietante?
Tommy sorrise, prendendo un altro sorso di vino, ma senza mai staccare gli occhi dalla donna.
T: no, ma d’altronde i tuoi complimenti sono sempre i migliori.
Felicity non perse l’espressione divertita dell’uomo e mise su un’espressione indispettita.
F: mangerò tutto questo da sola. Io e il mio vino.
Tommy sorrise divertito, ma il suo del suono telefono lo fermò.
Felicity alzò le mani.
F: stavolta non è colpa mia.
L’uomo guardò il chiamante e fece una faccia confusa, subito seguita da Felicity, incuriosita dalla sua espressione.
T: ehy Speedy, che succede?
Una raffica di parole della ragazza lo sopraffece e l’ultima cosa che sapeva è che Felicity scosse la testa divertita, mentre Tommy continuava a fissare sbalordito il telefono ormai muto.
F: devo preparare un altro po’ di pasta, vero?
 
Gli eventi successivi erano stati un po’ confusi. Thea Queen era piombata in casa di Tommy dopo l’ennesima lite con Roy. Quel ragazzo si sarebbe ucciso nella ricerca del vigilante e la consapevolezza di questo aveva reso la coppia un po’ a disagio. Felicity cercò di calmarla, nonostante il suo balbettio non avesse aiutato gran che. Beh per lo meno stava aiutando a migliorare l’umore della ragazza. Le stava dando consigli seppur non avesse la più pallida idea di come funzionasse un vero rapporto. Non che non ne avesse mai avuti, ma non era mai stato niente di serio. Poco dopo, anche Roy si era unito e, dopo una buona mezz’ora in cui Thea e Roy si erano chiusi in camera di Tommy ad urlare, lasciando gli altri due nella più totale confusione, riemersero, raggiungendoli in cucina. I due ragazzi si misero comodamente sul divano a guardare una partita, mentre Felicity e Thea erano rimaste in cucina.
TH: beh, credo che devo ringraziarti. Non ci conosciamo, ma mi hai aiutato molto e per questo ti sono grata. Ah e mi dispiace di aver interrotto.
Felicity sorrise, guardando la ragazza comodamente seduta su una sedia.
F: sta tranquilla, non è un problema.
Seguirono alcuni momenti di silenzio, in cui Felicity sentì lo sguardo della giovane Queen su di sé. Era una sensazione che conosceva bene. Era disagio. La stessa sensazione che provava con Oliver. Beh, non proprio la stessa, ma doveva ammettere che la famiglia Queen doveva avere un qualche tipo di potere negli occhi.
TH: ehy, aspetta un secondo!
Gridò e Felicity sobbalzò, attirando anche l’attenzione dei due uomini, persa però subito dopo.
F: cosa?
TH: io ti ho già visto. Con Oliver, giusto?
La ragazza spalancò leggermente la bocca. Cosa avrebbe dovuto dire? Lanciò uno sguardo implorante a Tommy, ma l’uomo non la notò minimamente. Lei odiava il baseball.
F: eh, si è probabile. Siamo amici e lavoro alla Queen Consolitated.
Thea la guardò con sospetto.
TH: tu e Tommy state insieme?
F: noi..
TH: no, perché siete carini. Insomma sta sorridendo e non è facile farlo sorridere da quando Laurel l’ha scaricato.
C’era preoccupazione nella voce della ragazza e anche un po’ di astio per l’avvocato. Questo la sorprese. In fondo, era la ragazza di suo fratello.
TH: sarei contenta per voi, anche se..
Felicity si ritrovò a trattenere il fiato. Non le piaceva quell’espressione.
TH: mi ricordo. Ti ho visto con Oliver più di una volta e ho pensato che voi.. beh, ci fosse qualcosa lì. Non sarebbe stato male.
La ragzza IT si pentì del sorso di vino che aveva appena bevuto, perché lo sputò non appena sentì quelle parole. Tommy e Roy si voltarono verso di lei, con un’espressione preoccupata.
R: hey, tutto bene?
Felicity era consapevole di essere rossa come un peperone.
F: si perfettamente. Solo devo ricordarmi di bere più piano e non bere quando Thea mi sta parlando.. non perché io non voglio ascoltarla  o perché dice qualcosa di male.. può dire ciò che vuole… non c’è nessun problema..
Questo era imbarazzante, ma Tommy ebbe pietà di lei. Con un sorriso si avvicinò alla cucina. Afferrò un paio di birre e andò ad assaggiare il sugo.
T: è buono.
Cambiare argomento. Ottima scelta.
Felicity sorrise, tornando a respirare.
F: togliti da qui non è pronto.
Tommy tornò al divano, dove Roy lo aspettava con una grande espressione divertita.
R: quella ragazza.. la adoro.
T: non sei il solo.
 
TH: deduco che io non sia molto lontano dalla verità.
Felicity tornò immediatamente alla conversazione. Sperava che per una volta il balbettio avesse distratto qualcuno, ma non aveva fatto altro che insospettirla ancora di più.
F: no no. Noi non stiamo insieme e non lo siamo mai stati. Non che io non avessi voluto..
Si rese conto di ciò che aveva detto, non appena vide lo sguardo della ragazza.
F: perché tutto viene fuori così male? Dimenticalo ok?
La faccia di Thea le disse che non sarebbe mai potuto succedere.
F: lui sta con Laurel..
La ragazza si mosse a disagio. Non le piaceva, era evidente. Felicity provò un piccolo senso di soddisfazione.
F: e io.. beh, non so esattamente cosa sto facendo con Tommy, ma qualcosa sto facendo. È gentile, simpatico, mi piace.. anche se credo che siamo ancora un po’ in fase di guarigione.
Arrossì leggermente all’ammissione che con quella frase erano venute fuori. Non sapeva perché stava parlando con Thea, ma le era sembrato quasi naturale.
La ragazza rimase qualche secondo in silenzio, quasi a meditare e poi sorrise.
TH: mi sei simpatica e sono ancora più convinta che fratello sia  un idiota. Sai credo che un giorno di questi dovremmo andare a pranzo insieme.
Felicity la guardò stupita.
F: ehm, si perché no..
Finchè una leggera puzza di bruciato non la riportò alla sua cucina.
 
O: Felicity ci sei?
La ragazza tornò con al mente al seminterrato. E si, dopo quella sera si erano susseguiti pranzi su pranzi, uscite shopping e qualche caffè, instaurando con la piccola Queen un’amicizia un po’ stravagante.
F: oh, scusa. Come conosco tua sorella?
Sembrava cercare le parole adatte.
F: diciamo che abbiamo qualche simpatia e antipatia in comune.
Oliver non sembrò soddisfatto, ma sapeva che Felicity non era disposta a dire nient’altro.
Sospirò frustrato, tornando a guardarla all’opera e a riempirsi di quella sensazione di pace che provava accanto a lei.


p.s. eccoci qui.. capitolo di passaggio, ma moooooolto importante. bene, detto questo, vi dico di tenervi pronti, perchè il prossimo capitolo sarà tutto per il tanto atteso Olicity. un bacione a tutti e spero mi direte come vi sembra.. ciao ciaooo.. :)

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


La pelle bruciava, ma il suo corpo non riusciva a riscaldarsi. Il freddo avvolgeva le sue ossa doloranti. Gli occhi erano incredibili pesanti e bruciavano terribilmente. La testa pulsava con prepotenza, mentre sentiva il battito del suo cuore accelerato battere violentemente nelle sue orecchie. Il suo stomaco sembrava non voler aver pietà di lei, nonostante avesse già vomitato tre volte. Si guardò leggermente intorno.
Era ormai sera e il divano cominciava ad essere un po’ stretto.
Quella febbre la stava distruggendo. Si sente veramente uno straccio.
Tommy era partito da un paio di giorni ormai. Probabilmente quelle due settimane sarebbero serviti ad entrambi. Lui era ormai diventato una persona importante per lei, forse più come un amico che come un amante, ma rimaneva ancora qualcuno che si era fatto spazio prepotentemente nel suo cuore. Avrebbe potuto chiamarlo in una situazione del genere, ma essendo a Londra non avrebbe potuto aiutarla.
Poi c’era Diggle. Beh, lui era il suo fratello maggiore, ma anche lui era fuori città per alcune questioni personali. Probabilmente la sua ex moglie, era felice per lui.
Thea sarebbe stata al club.
Quindi facendo un rapido calcolo rimaneva solo Oliver. Lui che probabilmente in quel momento si trovava in qualche bel ristorante a cena con la splendida Laurel. No, lei non l’avrebbe chiamato.
Non sapeva perché il suo cervello stesse cercando qualcuno a cui chiedere aiuto. Non era una bambina e aveva solamente una febbre che la faceva sentire come all’inferno, ma era ancora solo una febbre.
Chiuse di nuovo gli occhi, sperando che il buio la aiutasse a fermare il dolore della testa.
Ben presto perse la cognizione del tempo, ma un suono particolarmente fastidioso la riportò alla realtà.
Il campanello.
Chiuse gli occhi nella speranza che fosse solo frutto della sua mente. Non aveva intenzione di alzarsi, ma la persona al di là di quella porta sembrava insistente. Era già la secondo volta che suonava quel maledetto affare. Respirò profondamente mentre si sedette a fatica sul divano.
F: un secondo sig.ra Lardem, arrivo.
La sua voce era gutturale e leggermente infastidita. Doveva essere la vicina, che probabilmente aveva perso di nuovo uno dei suoi gatti. Solitamente l’avrebbe aiutata, ma di certo non oggi.
Quando i suoi piedi toccarono il pavimento freddo, rabbrividì violentemente. Si alzò, ma la sua testa girava a sufficienza. Si attaccò agli appigli che aveva intorno e raggiunse lentamente la porta. Si rese conto di indossare un pigiama non proprio meraviglioso, ma non le importava gran che.
Aprì, senza prestare molta attenzione, attaccandosi con sicurezza al pomello, sperando le facesse da sostegno.
F: sig.ra Lardem, stavolta non poss-..
Le parole le morirono in bocca, quando vide chi era in realtà. Oliver Queen, con un’espressione confusa.
F: tu non sei la Sig.ra Lardem.
Un piccolo sorriso gli abbellì il viso.
O: no, l’ultima volta che ho controllato non ero questa sig.ra Lardem.
Felicity sentì un altro brivido attraversagli la schiena e il suo equilibrio farsi più precario. Approfondì la sua presa  sulla porta, appoggiandosi contro di essa.
Questo non passò inosservato all’uomo che sembrò accorgersi solo in quell’istante dell’aspetto della ragazza. Era pallida, fatta eccezione per le guance arrossate. I capelli erano leggermente in disordine, il trucco assente, gli occhi lucidi e terribilmente profondi. Le sembrò di vederla vacillare sulle gambe.
F: Oliver? Che ci fai qui?
L’uomo non le rispose, ma continuava a fissarla. Sembrava più fragile di quanto non se la ricordasse. C’era qualcosa che ovviamente non andava. La sua voce era stato un sussurro, senza divagazioni, senza troppa enfasi. Quella non era Felicity.
O: stai bene?
Felicity ammise a se stessa che, in condizioni normali avrebbe gioito per una visita a sorpresa di Oliver Queen, ma non quel giorno. Era un disastro e di certo non voleva che la vedesse così.
F: si, solo un po’ di influenza.
Cercò di staccarsi dalla porta, ma se ne pentì immediatamente quando le vertigini tornarono all’improvviso. Vide il volto dell’uomo diventare una maschera di preoccupazione e sentì il suo braccio avvolgersi saldamente alla sua vita.
O: solo un po’?
Sentì il corpo della donna appoggiarsi pesantemente al suo fianco e Oliver ebbe la sensazione di essere a casa. Era una cosa irragionevole, lo sapeva, ma non riusciva a scrollarsi di dosso quella sensazione. Abbassò lo sguardo, cercando il viso della ragazza. Si era fatto all’improvviso più pallido e sentì un leggero senso di panico raggiungerlo.
O: Felicity?
Non ricevette risposta, così provò di nuovo.
O: ehy?
Nel frattempo la ragazza stava combattendo furiosamente con il suo corpo. Solo la vicinanza di Oliver sembrava averla scaldata un po’, ma finì con il dimenticarsi quella leggera sensazione di sollievo, quando un’ondata di nausea la colpì di nuovo. No no no, non ora.
F: oh dio!
Si portò una mano alla bocca, mentre Oliver cercava di capire cosa fare.
F: Oliver sto per vomitare. Bagno, ora.
L’uomo la fissava in stato di shock, ma cercò di muoversi il più veloce possibile, senza abbandonare la presa, per paura che cadesse a terra.
O: dov’è?
F: in fondo al corridoio.
I passi furono fatti velocemente. Beh per quanto possibile. La stava praticamente trainando.
Non fece in tempo a raggiungere il water che Felicity era già piegata rimettendo quel poco che aveva ancora in corpo. Oliver le rimase vicino e le tirò indietro i capelli, accarezzandole lentamente la fronte. La sua mente era razionale, sapeva che non era altro che una banale influenza, ma vederla stare male lo disturbava. Quando ebbe finito, Felicity scivolò sul pavimento, evitando gli occhi dell’uomo.
O: aspettami qui, torno subito.
Lo sentì uscire dal bagno, ma non tirò su gli occhi. Questa era stata la cosa più imbarazzante della sua vita e ne aveva avute di occasioni imbarazzanti. Pensò che in questo momento Oliver fosse fuggito il più lontano possibile da lì. Invece, proprio in quel momento lo sentì tornare. Doveva aver tolto la giacca di pelle, perché al suo posto ora c’era solo un maglione blu, con le maniche leggermente tirate su. Si accucciò alla sua altezza e le porse un bicchiere d’acqua. Felicity alzò gli occhi, con la paura di vedere la faccia di Oliver, ma quando incontrò il suo sguardo vide solo tenerezza e preoccupazione.
O: tieni, bevi un po’.
La ragazza prese giusto un sorso, prima di appoggiare lentamente il bicchiere accanto a sé.
F: Oliver.. sono così.. mi dispiace
Oliver le accarezzò dolcemente la guancia, sorridendo leggermente e cercando di memorizzare ogni centimetro del suo viso, seppur pallido e stanco.
O: Felicity non devi scusarti per questo. Dovresti farlo piuttosto perché non mi hai chiamato prima. Vieni andiamo. Ti porto a letto.
La stava aiutando ad alzarsi, quando si rese conto di come poteva suonare ciò che aveva appena detto, ma prima che potesse spiegare, sentì Felicity ridacchiare contro il suo fianco.
F: nemmeno nei miei sogni più selvaggi questa frase suonava così bene.
Lo stava prendo in giro, ma non gli sfuggì il lampo che attraversò i suoi occhi. Tuttavia, anche Oliver fu trasportato in una risata.
O: credevo di aver appena detto qualcosa di imbarazzante. Insomma pensavo di essere stato il Felicity della situazione, ma come sempre mi hai battuto.
La ragazza gli sparò uno sguardo divertito.
F: non riesco a picchiarti, ma sappi che in questo momento vorrei farlo.
Oliver ridacchiò al suo tono, reso assolutamente inverosimile dalla sua voce flebile. Iniziarono ad uscire dal bagno, ma l’uomo la sentì vacillare sotto la sua presa. Sospirò e senza pensarci due volte la tirò a sé, mettendogli un braccio sotto le ginocchia e uno alla schiena, sollevandola da terra.
F: oh dio! Oliver mettimi giù.
Doveva stare veramente male, perché quella non sembrò sicuramente una vera protesta.
O: Felicity non riesci a stare in piedi e di questo passo non arriveremo alla tua camera nemmeno domani. Dimmi qual è.
Felicity sospirò.
F: prima porta a destra.
Nella mente della ragazza c’erano ancora molte lamentele, ma il calore del corpo di Oliver la rese del tutto innocua. La sua testa continuava a pulsare e il freddo sembrava essere peggiorato. Si appoggiò pesantemente all’uomo e poteva sentire sotto il suo orecchio il battito cardiaco costante e forte di Oliver. Sapeva di essersi innamorata di lui molto tempo prima e sapeva perfettamente che non avrebbe potuto dimenticarlo facilmente, che avrebbe dovuto combattere contro di lui e contro se stessa per farlo. Eppure in quel momento tra le sue braccia, non aveva alcuna voglia di combattere. Domani, si, si disse che avrebbe cominciato a combattere domani o dopo domani forse, ma di certo non oggi. 


p.s. eeeeeh eccoci quiiiii.. :D abbiamo fatto un bel pò di passi, ma dobbiamo arrivare ancora più in là.. il prossimo capitolo ripartirà proprio da qui.. chissà che succederà? spero siati curiosi di saperlo e spero vi sia piaciuto.. aspetto vostre notizie, come sempre d'altronde.. ciao ciao e un bacio a tutti. :D ah, buon weekend.. :D

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


Non appena aprì la porta della camera, Oliver si sentì inondato dall’essenza di Felicity. Il letto a due piazze era al centro della stanza, le pareti erano di un azzurro sbiadito e attaccate qua e là c’erano foto e un paio di puzzle. La appoggiò delicatamente sul letto e la aiutò ad infilarsi sotto le coperte. La sentì gemere quando entrò in contatto con il tessuto freddo sotto di lei. Si sedette al suo fianco e si assicurò che ogni parte del suo corpo fosse coperto. La osservò mentre rimaneva con gli occhi chiusi. Sembrava così fragile. Una mano sfuggì al rigido controllo di Oliver e si posò sulla testa di Felicity, accarezzandole dolcemente i capelli. Non aprì gli occhi, ma mugolò leggermente al contatto, come se anche la pelle fosse dolorante. Il suo corpo ardeva, lo sentiva sotto la sua mano, ma continuava a tremare. Si accucciò delicatamente su di lei e posò le sue labbra sulla fronte di Felicity. La baciò con tenerezza, quasi con la paura di romperla.
O: Felicity sei bollente. Vado a prendere un panno bagnato.
Nella sua voce c’erano una sorta di frenesia preoccupata. Stava per alzarsi, quando la mano bollente di Felicity si allacciò al suo polso.
Aprì leggermente gli occhi, ma non parlò, eppure quel piccolo movimento fu abbastanza.
Oliver si risedette e sussurrò nel suo orecchio.
O: Felicity sono qui. Vado solo un secondo in cucina e torno. Chiudi gli occhi, ok?
La ragazza si sentì patetica, ma non le importava gran che. Evidentemente con la febbre il suo cervello aveva interrotto qualsiasi tipo di attività inibitoria.
Seguì il suo consiglio cercando di rilassare i muscoli tesi per il freddo. Lo sentì tornare poco dopo, ma non aprì gli occhi per accertarsene. Era come se avesse perso un po’ il contatto con la realtà. Sentì ancora la sua presenza quando si sedette nuovamente al suo fianco e appoggiò qualcosa sul suo comodino. Sentì un rumore d’acqua. E poi una sensazione di freddo sulla sua fronte. Rabbrividì con violenza, gemendo in disaccordo e cercò di togliersi, ma Oliver glielo impedì.
O: Felicity, dobbiamo abbassarti la febbre. Hai più di 40 e inizi un po’ a spaventarmi, quindi ferma.
La ragazza sembrò ascoltare docilmente e le sembrò addirittura di provare una sensazione di sollievo alla testa. Oliver la guardava nel letto troppo grande per lei ad occhi chiusi, con un’espressione sofferente. Le accarezzò delicatamente la guancia.
O: Felicity, ora devi prendere queste.
Aprì gli occhi di scatto, pentendosene immediatamente quando la luce la colpì.
Sentì che l’uomo l’aiutò a mettersi seduta e le offrì un bicchiere d’acqua e una pasticca.
F: no, per favore. Non la voglio.
Oliver la guardò sconcertato.
F: se bevo vomiterò di nuovo. E non credo di farcela al momento.
O: non stiamo discutendo su questo. Bevi.
La ragazza finì con il sospirare e cedere alla richiesta dell’uomo. Scivolò nuovamente nella sua postazione e quel poco di calore che aveva trovato fino a poco fa non c’era più.
F: ho freddo Oliver.
Era un sussurro quasi cantilenante e l’uomo si sentì lacerare. Le aveva già messo addosso un altro paio di coperte, ma non sapeva come aiutarla.
O: Felicity hai un sotto di una tuta per me?
La ragazza aprì solo leggermente gli occhi.
F: come?
O: Felicity, una tuta per me?
Focalizzare. Questo doveva fare.
Felicity si disse che il suo cervello iniziava a perdere colpi, ma decise di assecondarlo.
F: nell’armadio.
Oliver si irrigidì leggermente, pensando solo ora a cosa significasse che la ragazza avesse un capo d’abbigliamento maschile nel suo armadio. Si diede dell’idiota, ma al momento provò a non focalizzarsi su di esso. Felicity notò il cambiamento nella sua postura e, seppur non avesse alcun motivo per farlo, cercò di spiegare.
F: mio fratello lascia sempre qualcosa..
Era venuto fuori come un sussurro strozzato, ma Oliver non sentì mai parole più piacevoli.
La ragazza non lo sentì per qualche minuto, fino a quando non lo sentì scivolare nel letto accanto a lei.
Rimase senza fiato e si irrigidì.
F: che fai Oliver?
L’uomo sospirò, sapendo che non era una grande idea, ma al momento non sapeva come altro aiutare.
Si sdraiò e face aderire il suo corpo a quello della donna rannicchiato su un fianco. I loro corpi si incastrarono alla perfezione e Oliver sentì un brivido percorrere tutta la sua schiena. Notò anche la tensione nel corpo della donna, ma cercando di ignorarlo, iniziò a passare le mani sulle sue braccia, cercando di riscaldarla.
O: Felicity sto cercando di aiutare. Prova a dormire ora, ok?
Sussurrò leggermente nell’orecchio della donna e poco dopo la sentì rilassarsi lentamente sotto il suo tocco. Il suo respiro era accelerato e la sua pelle era ancora bollente. Fermò il movimento delle mani e si limitò ad avvolgere le sue braccia attorno alla sua vita.
F: non andare via, ti prego.
Era stato un lamento sussurrato, ma Oliver lo sentì alla perfezione. Strinse la presa e chiuse gli occhi cercando di non pensare a quanto quel sussurro le doveva essere costato.
O: non vado da nessuna parte. Sono qui per te.
Rimasero in silenzio e quella fu forse la condanna dell’uomo. Ormai il suo cervello iniziava a far pace con quello che il suo cuore gli stava gridando da parecchio tempo. Lui era innamorato di Felicity Smoak. L’aveva ferita, allontanata, le aveva mostrato il suo lato peggiore, ma continuava a stare al suo fianco. Si stava illudendo di poter recuperare qualcosa con Laurel, qualcosa che però era morto 5 anni prima, sull’isola. Era rimasto aggrappato ad una memoria e per farlo stava rischiando di perdere di vista ciò che la vita reale gli stava offrendo. Le baciò sofficemente il collo e la sentì mugolare dolcemente. Non era perfettamente sveglia, ma era in uno stato tormentato.
Il telefono di Oliver, appoggiato sul comodino, iniziò a squillare. Sapeva perfettamente chi era senza il bisogno di guardare lo schermo. Laurel. Sospirò, ma non lasciò la presa e non rispose. Avrebbe avuto tempo di sistemare le cose, ma sapeva che doveva farlo. Per lei, per la donna che teneva tra le braccia, per lui e per Tommy.
Chiuse gli occhi pensando al suo migliore amico. Sapeva che non era successo niente con Felicity, ma non poteva permettersi di perdere il controllo con lei. Non fino a quando esisteva la minima ipotesi che ci fosse qualcosa con Tommy. Non avrebbe fatto due volte lo stesso errore. Questa volte fu la voce di Felicity a tirarlo fuori dai suoi pensieri.
F: no, ti prego. Ti scongiuro..
La sua voce era sofferente, ma non pensava stesse parlando con lui. Stava sognando o la febbre la stava facendo delirare.
O: Felicity..
Non sembrava ascoltarlo.
F: lasciala andare.
Di cosa stava parlando?
F: prendi me. Lasciala stare, ti prego. Oliver non sopravviverà se lei muore. Così prendi me..Laurel
Il corpo dell’uomo scattò immediatamente. La mente di Felicity l’aveva portata in un territorio sconosciuto e assolutamente doloroso. Continuava a mormorare preghiere. Stava offrendo se stessa al posto di qualcun altro, Laurel, per proteggerlo. Si sentì soffocare e pensò che stavolta era lui quello che stava per vomitare. Doveva portarla indietro assolutamente.
O: Felicity, sono qui. Stai bene. Stiamo bene. Felicity, svegliati, per favore.
Le si voltò tra le sue braccia, ma non accennò ad aprire gli occhi. Posò la sua testa sul suo petto , mentre Oliver continuò a ripeterle di essere al sicuro.
Il respiro della donna si calmò lentamente sul suo corpo e sembrò rilassarsi nel sonno. Sonno che di certo non avrebbe raggiunto Oliver.


p.s. oook, eccoci.. come vi ho già detto, non sono molto convinta nè di questo capitolo, ma soprattutto del prossimo.. detto questo, a maggior ragione, sono curiosa di sapere cosa ne pensate. quindi aspetto vostre notizie, ciao ciao e un bacione a tutti.. :D

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