resta con me.

di hugmeJoshua
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Lista capitoli:
Capitolo 2: *** il sì. ***
Capitolo 3: *** un incontro inaspettato. ***
Capitolo 3: *** La lettera ***



Capitolo 2
*** il sì. ***


IL Sì

Sono passati 2 anni dal ritorno nel 12, abbiamo finito il nostro libro con l’aiuto di ‘zio’ Haymich. Ogni tanto io e Peeta lo apriamo per guardarlo ma lo richiudiamo subito dopo.

E’ sera. Sono in camera mia, è bella grande, si. Ho tanti pensieri per la testa, tante paure. È già da un po’ di tempo che Peeta mi continua a dire che vuole figli, ma ogni volta che ci mento il pensiero la paura mi avvolge in un bozzolo e non riesco più a uscirne se non dopo qualche ora. Ma ci ho pensato, che sarà mai? sono abbastanza grande e matura. Scendo le scale, prendo una sedia e guardo dalla finestra Peeta che aiuta Haymich con le oche, e nel frattempo leggo un libro.
Sento uno scricchiolio di porta e rumore di chiavi.
—sono io tesoro. Urla Peeta
esco dalla cucina e corro per il corridoio. I nostri corpi si scontrano e cadiamo sul tappeto bordeaux, come abbiamo fatto sulla neve prima del tour della vittoria.
—si. Dico.
—si cosa?. Chiede Peeta perplesso.
—si
Peeta sorride con l’angolo della bocca, mi prende per i glutei e poggia le labbra sulle mie e poi mi da un bacio soffice sulla guancia.
—mangiamo prima qualcosa. —vabbene. Rispondo con un sorriso tremolante. Si alza e mi aiuta.
—hai mangiato? Gli chiedo. Lui annuisce e mi guida in camera, come fecero quei sorveglianti quando Snow mi venne a trovare. Entriamo e chiudo la porta. Ci infiliamo dolcemente sotto le coperte, fa freddo, cavolo, e comincio a tremare, non so se per la paura o per il freddo, forse per entrambe le cose. Peeta mi abbraccia e la sua mano corre lungo la mia schiena, sento un brivido, ma mi piace. Mi sfila velocemente la maglietta con tutto il reggiseno, mentre io gli scaccio da dosso quei jeans orrendi che puzzano di oche. Ci sbarazziamo entrambi degli slip e così ci troviamo in un attimo completamente nudi. Tra baci e brividi Peeta mi sussurra: — fermami ora se vuoi
 io non rispondo. Lo ripete —fallo ora, altrimenti sarai mia per sempre, per sempre dico.
—per sempre. Rispondo.
—resti con me! Promettilo. Insiste Peeta
—Lo prometto.
lo sento dentro di me, mi sento stringere i polsi, forse e normale, si aggrappa a me, ma la luce della neve gli scopre il viso, vedo i suoi stupendi occhi blu coperti dal nero dilatato, ecco. Me lo sento. Lo sapevo. Un altro flashback, le lacrime incominciano a scorrergli sul viso mentre mi sussurra, piangendo. —fermami, ti prego.

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Capitolo 3
*** un incontro inaspettato. ***


UN INCONTRO INASPETTATO UN INCONTRO INASPETTATO

Mi tiene ancora stretta, le mani spigolose e forti mi tengono i polsi, sempre più forti, le vene che fuoriescono dalle braccia, le braccia che scacciavano via i miei incubi, le pupille ancora dilatate. Non l’avrei mai minimamente pensato, nemmeno quando le sue mani si sono fermate alla mia gola nel distretto 13, ho paura, ho paura di Peeta. Le lacrime gli scorrono sul viso, sempre più velocemente. Non parla, stringe i denti, come se sentisse dolore. Lo fisso, fisso gli angoli della bocca, perfetti, come ogni altra parte del viso e del corpo. La presa diminuisce di potenza, mi prende per le braccia e mi sbatte contro il muro, si alza dal letto e si scaraventa per terra, piangendo e gemendo. Prendo le mutande sia le mie che le sue, le mie me le infilo velocemente, senza scostare lo sguardo da lui, e gli porgo le sue.  Gli prendo il viso fra le mani e gi do un lieve e soffice bacio sulle labbra e poi sulla fronte sudata. Incrocio le gambe e mi siedo sul pavimento gelido. Ha ancora i denti stretti, ma credo che il flashback sia finito. Si rivedono i suoi incantevoli occhi blu.
— Scusa, ti prego, scusa, scusa, scusa, non voglio farti del male, non lo voglio, non lo voglio. Mi urla Peeta.
— Lo so, lo so.

Mi prende la testa e me la appoggia al suo petto. Sento il suo calore fondersi con il mio. A terra, senza
coperte. Ma non ho freddo, ho il suo calore che mi riscalda.

— Presto dimenticherò il colore dei tuoi occhi e tu quello dei miei. Dice Peeta.
— ma cosa dici?
— Dico solo che. 
Sospira
— Dico solo che, ti farò del male, e non voglio.
— Si ma cosa c’entrano gli occhi?
— Non voglio dimenticare i tuoi occhi, questi flashback stanno peggiorando, ma mi continuo a dirmi, nella
mia mente, che ti amo.
— Ti amo anche io Peeta.
— Questi flashback peggiorano, ti chiedo solo un favore, enorme, se mi ami.
— Dimmi Peeta.
— Raccontami di te. Dopo ogni flashback, dopo ogni scatto, ogni volta che tu hai paura che possa farti del male, mi aiuta sai? Sapere per cosa ti amo, sapere perché sono qui.
— Con tutto l’amore del mondo.
— Anche ora Katniss, ti prego.
— Okay.
Sospiro, non so proprio che parole dire, ho tante cose per la testa che desidererei dirgli, ma non riesco a metterle insieme. Ci provo.
— sulle patatine non metto sempre il ketchup, quando piove dimentico spesso l'ombrello, mi giro sempre le dita tra le mani quando sono nervosa e che se rido troppo arriva persino a mancare il fiato. Se mi abbracci e la mia sciarpa sa di te, potrei non levarmela mai più . Adoro quando mi accarezzi i capelli e mi tocchi le mani, se dipendesse da me, vivrei sepolta sotto tutti i libri e le parole belle del mondo, soprattutto le tue Peeta. se mi dici "ti amo" ci credo. Se faccio tardi, quasi sempre , è perché aspettare mi mette addosso la paura. E poi l'amore non so se ho idea di cosa sia ,ma vorrei dirti tutto di me, se mi prometti di non scappare. E il desiderio che esprimo è sempre lo stesso a tutti i compleanni, a ogni stella cadente e a ogni 11:11 :Che tu resti con me. Che questi flashback del cazzo non ti distruggano, che non CI distruggano, voglio che tu stia con me, per sempre, lo desidero con tutta me stessa, il mio desiderio più grande.
Peeta mi prende le mani e incrocia le dita con le mie, mi bacia, prima sul collo e poi sulle labbra fino introdurre la lingua umida. Mi ribacia sul collo e mi sussura —ti amo, non potrei mai andarmene dalla cosa più bella di questo schifoso mondo.
Ci rivestiamo e andiamo nel salotto, sul divano, scegliamo un film e lo vediamo, abbracciati, baciandoci, e calore contro calore, le sue braccia intorno a me, che mi riscaldano.  Non potrei chiedere di meglio.
Bussa il campanello, Peeta si offre di andare ad aprire lui. Sento il rumore di maniglia.
— Katniss vieni! Mi urla
Mi alzo sbuffando, mettendo i piedi nelle pantofole, attraverso il corridoio e vedo una grande chioma di capelli, mi avvicino, e solo allora ne vedo il colore, un rosso acceso, non è sola, è affiancata da una piccola creatura che si aggrappa alla gamba di…
…. alla gamba di Annie.

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Capitolo 3
*** La lettera ***


Capitolo tre
Annie è ancora sulla soglia della porta. Io e Peeta rimaniamo per pochi secondi a guardarla prima che lei abbia un’ espressione interrogativa. Sono passati circa due anni, e quindi rifletto sull’ eta del minuto Finnick. Li facciamo entrare e chiediamo ad Annie di seguirci fino alla fine del corridoio, in cucina, mentre chiedo al piccolo come si chiama.
timido risponde:
— Sammy.
Gli sorrido e poi mi rivolgo a Peeta:
—offri qualcosa, io vado a togliere il dvd dalla tv.
Peeta annuisce e apre l’anta della dispensa, mentre io rifaccio la strada e vado in salotto. Tolto il DVD e ritorno in cucina. Sulla grande tavola c’è una teiera ricamata da Peeta con dei fiori in blu e rosso, e tre piccole tazzine ricamate nello stesso modo.
— Ah, quasi dimenticavo. Dice Peeta.
 Cammina verso la dispensa, ancora aperta, e il piccolo Finnick gli corre dietro, aggrappandosi alla gamba sinistra. E con una acuta vocetta dice :
— Voglio portarlo io zio.
A quell’ultima singola parola, sento dentro uno strano mal di pancia, che sale fino alla gola, per poi uscire sotto forma di lacrime. Non ho pianto, sono rimasta forte e ho trattenuto il respiro per qualche minuto. Il piccolo viene verso il tavolo con un barattolo di zucchero, più grande di lui. Con le braccia riportate in alto cerca di appoggiarlo sulla tavola. Mi sento in dovere di prenderlo tra le mani e farlo sedere sulla sedia che si trova a capotavola, e così faccio. Con la mia mano destra cerco di aprire il barattolo.
— Voglio provarci io.    Mi dice con un sorriso.
Ricambio il sorriso, e rimaniamo tutti e 3 a fissarlo mentre fa smorfie per cercare, con quelle minute manine, di aprire il barattolo. Dopo vari sforzi, il coperchio incomincia a girare.  Non è zucchero fine. Sono zollette. Doppi quadratini gustosi di zucchero. Sammy ne prende uno e lo fa cadere bruscamente nella tazzina della mamma, poi, rivolgendosi a me, con la solita vocetta e i dentini sporgenti in avanti dice:
— Zia, vuoi una zolletta di zucchero?
Oh cristo. Credo proprio di sentirmi male. Probabilmente l’ espressione di Annie è impassibile perché non ha avuto l’occasione di sapere di quello che successe prima della parata dei tributi. Lo risento, ma più forte, e più fastidioso, il movimento di membra che riuscirebbero anche a farmi vomitare. I nostri sguardi si incrociano, quel sorriso così piccolo che non avresti mai creduto che contenesse tanta felicità… e dolcezza. Ecco. Era l’ultima cosa che avrei voluto. Sento il mio viso travolto da una lacrima, be’ ben presto da due, o tre. Me la scosto immediatamente con un rapido gesto della mano destra. Gli do un piccolo bacio sulla fronte e sussurro:
— Certo.
Peeta per chiudere questo scenario chiede ad Annie:
Sospira.
— Be’, allora, come mai questa visita?
— Ehm, diciamo che mi siete mancati. No, vabbene, dico la verità.
Gli occhi stanno incominciando ad essere lucidi.
— Sono venuta per ringraziarvi.
— Per cosa? Le dico.
— Sapete per cosa, e comunque… per tutto insomma.
—  Le perdite sono delle grandi conquiste. Sembra una cosa triste, o in altri casi anche positiva, ma è la verità. Dice Peeta.
— Rimanete qui? Le chiedo.
— No, grazie, ma… torniamo al 4. Partiamo proprio adesso. Scusateci.
Io e Peeta le rivolgiamo un ampio sorriso però con le lacrime sul viso.
— Ah, quasi dimenticavo. La cosa più importante.
Apre la borsa che ha con se, e ne sfila una busta da lettere. La porge a Peeta.
— E’ una lettera di…ehm, non posso dirvelo. E’ per voi.
Sorride, abbassa la testa e cammina verso la porta senza nemmeno voler essere accompagnata, tenendo per mano il piccolo, che gira la piccola testa.
— Ciao Zia, ciao zio.
E con la manina non intrecciata a quella della madre ci saluta. Annie apre la porta e esce.
Peeta mi prende la mano. Vedo le nostre dita incrociate, e andiamo sul divano.
Apre la busta e ne trae un foglio con una grafia migliore della mia.
‘’ Caro Peeta… e cara katniss.
Non voglio dire chi sono, lo scoprirete leggendo.
Non so se lo sapete, ora sono qui, con Annie e il piccolo Sammy. Si…è proprio la copia del padre. Se non sono venuta io è perché non ne avevo il coraggio, di rivedere i vostri sorrisi, e non domandatevi il perché, non ci sarà risposta nella vostra mente. Nemmeno io ce l’ho.
Sono nel  4 solo perché voglio bene ad Annie, mi è davvero dura vivere con tutto questo mare, e quest’ acqua. Vorrei davvero scappare da questo dannato posto. Oh dio santo, questa lettera a pensarci è davvero stupida, ma mi aiuta. Peeta ti voglio dire grazie, a te.. a te che sei l’unico a sapere come sto, l’unico a sapere ormai le mie paure più profonde, a te che hai saputo conoscermi senza averne avuto motivo. Ti chiedo solo una cosa. Una sola e unica cosa. Cerca di combattere, non farti uccidere da una cosa più debole di te. Io credo in te. Il mio più grande desiderio è vedervi felici, insieme. Fallo per me, fallo per Finnik, farlo per te stesso.
Con affetto:Johanna.’’

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