Cremisi

di Ellenw
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Light. ***
Capitolo 2: *** Misa ***
Capitolo 3: *** Lacrime ***
Capitolo 4: *** Nuova vita ***
Capitolo 5: *** L ***
Capitolo 6: *** Fantasmi ***



Capitolo 1
*** Light. ***


~~28 Gennaio 2010

Il sole sta tramontando, e i suoi raggi sembrano tingere l'aria di un tenue arancione.
Arancione come i capelli di un ragazzo che corre a perdifiato, esausto.
Sembra che stia scappando da qualcosa. O da qualcuno.
Ogni respiro è un affanno, ogni passo è uno sgambetto alla morte.
La sua camicia è rossa di sangue, e il suo petto ansimante è dilaniato dal metallo dei proiettili.
Tuttavia non si ferma, non vuole cedere nemmeno questa volta. È forte.

È la paura che ti spinge, Light?

Gli occhi cremisi vagano alla ricerca di un nascondiglio, e finalmente trova rifugio in un magazzino abbandonato.
Trascina il suo corpo nell'ombra delle scale, e si lascia cadere inerme sui gradini.
Ormai, per quel ragazzo è finita. E quasi mi rattristo mentre scrivo il suo nome.

Yagami Light.

Intanto, un raggio di sole attraversa il vetro della finestra e illumina ancora per poco il volto marmoreo dell'assassino.
Impossibile non notare lo sconforto e il rammarico in quello sguardo, quando sente il suo cuore fermarsi.
Lentamente le palpebre del ragazzo si chiudono, imprigionando un'anima e abbandonando un corpo.

Ma c'è ancora qualcuno che percorre quella strada, verso il magazzino.
È un'altro ragazzo, molto diverso dal primo; cammina lento e ricurvo, con le mani in tasca, e una massa di capelli neri ne nasconde lo sguardo mentre segue la scia di sangue lasciata dall'amico. O dal nemico.
Quando lo raggiunge, però, ha un sussulto.
Ma non un sentimento trapela dagli occhi di pece nell'istante in cui si ferma a guardare il diciassettenne, disteso sui gradini insanguinati.
Nemmeno ora è in grado di capire che effetto gli faccia quel ragazzo.
Di una cosa sono certo, però: non riuscirà mai a dimenticare l'espressione intrisa di solitudine e tradimento, né il segno dell'ultima lacrima che scorre silenziosa sul viso di Kira.

Non canti vittoria, L?

Quando viene raggiunto dai poliziotti, il detective è ancora immobile a fissare quella lacrima.
Il corpo del ragazzo viene portato via, mentre la luce rossa del tramonto lascia spazio alle tenebre.
Io osservo ciò che rimane dell'uomo che voleva cambiare il mondo, e lentamente dispiego le ali.
Non ho più nulla da fare, qui.
Sto per volare via, ma la voce atona del detective mi ferma.
- Irrompete nell'appartamento di Amane Misa, poi arrestatela. Ormai è colpevole quanto Kira.-

Sorrido. Lo spettacolo non è ancora finito.

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Capitolo 2
*** Misa ***


~~28 Gennaio 2010

La figura sottile della modella riflette un'ombra scura sulla parete alle sue spalle.
Ha uno sguardo quasi malinconico, mentre osserva il mondo sottostante da una finestra.
Sembra che stia aspettando qualcuno, in questa giornata ormai volta al termine.

Stai aspettando un fantasma, Misa.

Lo scorrere delle lancette dell'orologio non fa che aumentare la tensione sul suo volto di porcellana.
L'aria è gelida, e la ragazza rabbrividisce, decidendo di chiudere la finestra.
Il suo sguardo è altrettanto freddo, e vuoto. Oggi ha davvero un brutto presentimento.
Si stende sul tappeto, e i capelli biondi si spargono sul pavimento come dei raggi di sole. Chiude gli occhi.
Ma viene risvegliata poco dopo da qualcuno che bussa alla porta; di colpo, la preoccupazione del suo sguardo si tramuta in gioia, e si precipita veloce verso l'entrata dell'appartamento. Quando si accorge dell'identità dei poliziotti al di là della parete, però, il suo sguardo torna cupo.
- Cosa volete da me? - chiede, spaventata. - Dov'è Light? -
Loro si scambiano un'occhiata indecifrabile; poi è Matsuda a risponderle.
- Light è morto, Misa. Tu sei in arresto.-
Lei si ferma interdetta per un istante; poi la consapevolezza la colpisce.

Persino io, un Dio della Morte, rabbrividisco nell'udire l'urlo agghiacciante che segue quelle parole.
La ragazza indietreggia, e cade in ginocchio, mentre dal profondo della sua anima echeggia un pianto vuoto.
È un grido disperato e terrificante, assente di vita e di lacrime.
È il grido di chi ha perso tutto.
Misa viene sollevata di peso, e portata via dal gruppo di agenti.
Vedo le espressioni di quegli uomini e capisco che nessuno di loro si aspettava tutto questo.
Lei non domanda nemmeno il motivo del suo imprigionamento, si lascia semplicemente trascinare lontano da quella stanza: e so che Misa Amane è morta in questo istante.
Quello che viene rinchiuso in cella è solo un corpo inanimato.


6 Febbraio 2010

Dopo una settimana di prigionia, Misa sta morendo.
Rifiuta cibo e acqua, e durante gli interrogatori di L non proferisce parola. Spesso le forze la abbandonano, e viene colta da svenimenti improvvisi.
Il tutto è ripreso dalle telecamere della cella, da cui i poliziotti assistono inermi al lento suicidio della ragazza.
- Di questo passo non confesserà mai, Ryuuzaki. Dobbiamo chiamare un medico! -
- Aizawa ha ragione, in queste condizioni è improcessabile. -
Il detective non dà segno di udire le parole dei due agenti; sembra molto lontano da quel posto, in realtà.
Anche lui, come Misa, è solo un corpo vuoto che si trascina per il mondo.
Si volta lentamente, verso la sedia vuota accanto a lui.
Come se ci fosse ancora qualcuno, seduto su quella sedia. Ed è come se stesse ascoltanto la sua voce.
“ Accetta di curarla, Ryuuzaki. Dopotutto, da quella cella non può andarsene.”
Dopo qualche istante, infatti, risponde. “ E va bene, avvertite un medico. Ma resterà in prigione.”

La mattina dopo, squilla il telefono al Quartier Generale, interrompendo i pensieri di L.
- Sono il medico. Vorrei parlare con il capo delle indagini. Immediatamente.-
La sua voce sembra irrequieta, chiaramente preoccupata. - Sono io. Mi dica.-
Dall'altra parte del filo, il medico sembra avere un momento di esitazione.
- Ecco, io non so come intendete affrontare la cosa, ma... dalle analisi la ragazza risulta incinta. -

Silenzio. L'espressione del detective è incredula: chiaramente questo non faceva parte dei suoi piani.
Gli agenti, vedendo il suo volto sconcertato, domandano quale sia il problema.
Io sorrido, contemplando la situazione.

Gli umani sono proprio uno spasso.

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Capitolo 3
*** Lacrime ***


~~12 Giugno 2010

L'aria della cella è tersa di silenzio e muffa, e non un filo di luce attraversa le sbarre.
Ma colei che è imprigionata sembra non notare affatto l'evidente desolazione intorno a lei; in realtà, sembra non accorgersi nemmeno che qualcuno la sta guardando, da dietro una telecamera. La coperta striminzita che avvolge il corpo della ragazza non nasconde la prominenza del suo ventre, ed è difficile credere che in questa desolazione stia crescendo una vita dentro di lei. Ai suoi polsi sono attaccati dei tubi e delle flebo, mentre un monitor riprende il costante suono dei battiti del feto. Nonostante Misa sia ridotta pelle e ossa, un flebile sorriso non accenna a scomparirle dalle labbra.
L non riesce del tutto a comprendere il significato di quel sorriso, e osserva la modella mordicchiandosi l'unghia del pollice. Dietro di lui, gli agenti stanno animatamente dibattendo sulla situazione.
- Continuo a chiedermi per quale motivo non l'abbiamo convinta ad interrompere la gravidanza.-
- È illegale costringere qualcuno contro la sua volontà, Aizawa.-
- E non è forse illegale uccidere migliaia di persone per arresto cardiaco?!-
- Sicuramente verrà processata per quello che ha fatto, ma quel bambino non ha nessuna colpa!-
- Che importa? Non crederà mica che la libereremo per compassione!-
- A Misa non importa di essere liberata, ha intenzione di morire dopo aver partorito il figlio!-
- E che ne sarà del bambino?! Sarebbe stato meglio non proseguire la gravidanza, a questo punto -
- Ma ti stai ascoltando, Aizawa?! Abbiamo ucciso Kira perchè giustiziava i criminali e ora vorresti uccidere un bambino? - sbotta Matsuda, irritato.
- Non ho detto questo, Matsuda. Ho detto che non potrà avere un futuro lieto, da orfano.-
- Ci sono migliaia di orfani felici, in questo mondo. Ci rivolgeremo a qualche ente di adozioni.-
- Non credo ce ne sarà bisogno. Dopotutto la madre e la sorella di Light potrebbero occuparsene..-
Nel pronunciare quel nome il poliziotto esita, e tutti i presenti si zittiscono.
Matsuda sembra il più impressionato da quella vicenda: penso che considerasse Light come un amico, o in ogni caso come una bella persona. Ma da un giorno all'altro le sue certezze hanno perso l'equilibrio.
Con l'angoscia dipinta sul volto, si rivolge al detective. - Tu che ne pensi, Ryuuzaki?-
Dall'estremità della sua sedia, L scuote impassibilmente la testa; poi si alza in piedi e si allontana passando di fianco agli agenti. - Penso che parlerò con Amane-
Con un passo lento e trascinato, scompare dietro la porta.

Nell'udire l'avvicinarsi dei passi inquieti del detective, Misa inclina il capo verso di lui.
Appena lo riconosce, però, torna immobile a guardare il soffitto. Nessuna emozione se non l'indifferenza.
Ormai la ragazza appare indefferente ad ogni cosa, ad eccezione del bambino che porta in grembo: a volte vorrebbe riscaldarlo cingendolo con le sue braccia, ma i polsi e le caviglie sono serramente incatenati al letto.
Il cigolio delle sbarre della cella sembra riscuoterla dall'oblio.
- Ciao, Misa.-
L è in piedi di fianco al letto, ricurvo come suo solito ad osservarla, ma la sua voce atona non la sorprende.
- Che vuoi, Ryuuzaki?- risponde neutra.
 Lui si porta il dito alle labbra, riflessivo. E per qualche minuto entrambi restano in silenzio.
- Se sei qui per interrogarmi di persona, falla breve.-
- Non sono qui per questo. Ma deduco che tu ce l'abbia con me per aver ucciso il tuo amato.-
Nel sentire quelle parole, gli occhi di Misa si riempiono di lacrime.
Serra le labbra, ma non riesce a trattenere una goccia solitaria, che le scende lungo la guancia.
- Vattene.- sussurra a denti stretti.
Lui allora compie un gesto assolutamente inaspettato: esitante solleva la mano pallida, mentre con un dito asciuga delicatamente la lacrima trasparente sul volto della modella.
Lei chiude gli occhi, voltando la testa dalla parte opposta a quella del detective.
- Sai, credo che dopotutto tu sia solo una vittima. Le tue azioni erano finalizzate ad ottenere il suo amore - dice, abbassando lo sguardo. - Ma sei comunque colpevole, e sconterai la tua condanna.-
Misa lo guarda dritto negli occhi, e questa volta non tenta più di frenare le lacrime.
- Si, stare accanto a lui era l'unica cosa che volevo! E si, non mi è mai importato nulla del significato delle mie azioni! Io non sono mai stata come Light, non amavo la giustizia. Ma amavo lui; e, dopo i miei genitori, il mondo ha voluto portarmi via anche questo... quindi condannatemi pure, uccidetemi! Se sono ancora qui è solo perchè una parte di Light è qui dentro di me.- urla, senza fiato.
Ma ormai tutto il dolore soffocato sente il bisogno di fuoriuscire, e lei continua:
- Non mi importa se dovessi passare tutta la vita in questa cella, non mi pento di una sola cosa di quello che ho fatto, perchè non avrei mai potuto incontrare Light se non l'avessi fatta!-
Di fronte al delirio della ragazza, l'espressione di L si incupisce, e fa per allontanarsi.
- Aspetta -
Misa è ormai isterica, ma ritrova la lucidità nel pronunciare le seguenti parole al moro.
- Che ne sarà del mio bambino? - chiede, ed è evidente la disperazione nella sua voce.
Intuendo l'implicita richiesta appena rivoltagli, lui si arresta, ormai all'uscita della cella.
Senza voltarsi, risponde: - Io non ti devo niente, Misa.-
E, a quel punto, il singhiozzo di lei riprende a dominare il silenzio.
Tuttavia, mentre si allontana, giurerei di vedere una lucida lacrima scivolare lungo il viso del detective.

Che farai, L?

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Capitolo 4
*** Nuova vita ***


~~8 Luglio 2018

Sono seduto sulla cima di un luogo abitato unicamente dalla desolazione e dalla morte, ad osservare un mondo diverso attraverso una voragine.
Il mondo degli umani è terso di bene e di male, ma è un mondo di vivi, di esseri che sono ancora in grado di provare qualcosa.
A volte mi domando per quale motivo non sia rimasto laggiù.
Ma nessuno avrebbe potuto vedermi o udirmi, e la mia presenza non avrebbe avuto nessun significato.

Sono passati quasi otto anni dalla scomparsa dei due Kira, ma l'eco delle loro esistenze si espande ancora nelle vite dei sopravvissuti.
Quell'eco è nel pianto di Sachiko, che passa le giornate vagando malinconica nella stanza del figlio; è anche nella solitudine di Sayu, la quale non riesce ancora a capacitarsi della morte del fratello.
Lo stesso eco è nelle giornate dei poliziotti che collaborarono alle indagini, e mai nelle loro azioni viene dimenticato il prezzo della giustizia.
Ma soprattutto, quell'eco è nella mente di L, il quale crede ancora che le allucinazioni passeranno con il tempo: prima della morte di Watari era sempre riuscito a tenere sotto controllo la paura e il senso di vuoto che provava, al fine di celarle al suo tutore.
Ora che anche l'unica persona che tenesse veramente a lui è venuta a mancare, per il detective la vita è scandita da un folle distacco da essa.

Dopo la morte di Misa, avvenuta per suicidio in ospedale, non era rimasto nulla.
Restava solo da tornare alla quotidinità, alla vita precedente il caso Kira, fingendo che tutta quella storia fosse soltanto un incubo.

Come se fosse possibile

Tuttavia, c'era qualcosa di reale in quell'incubo da dimenticare, ed era lì a ricordarlo a tutti loro.
Era il pianto disperato di un bambino dagli occhi cremisi, che si diffondeva in tutto il Quartier Generale pochi giorni dopo la morte della madre.
Sul viso dei presenti si leggeva la necessità di andarsene per sempre da quel luogo di lugubri ricordi.
Poiché nessuno dei parenti ancora in vita del bambino voleva assumersi la responsabilità di occuparsene, Watari propose a L qualcosa che sorprese e allo stesso tempo consolò i poliziotti: promise infatti che egli stesso avrebbe portato il bambino in un orfanotrofio speciale, fondato da lui in Inghilterra, dove il neonato sarebbe stato educato e cresciuto fino alla maggiore età.

Durante questa notte insonne e stellata, i ricordi di quel giorno traspaiono ancora dallo sguardo di L.
Da tempo egli non riesce a dormire, pur essendo infinitamente stanco, tanto che persino risolvere casi in solitudine ha smesso di appassionarlo.
Per continuare a scacciare la noia osservo il detective da molti anni, e ormai sono in grado di intuire la maggior parte dei suoi pensieri.
Per questo, non mi stupisco affatto quando si solleva di scatto nel buio dell'ennesima camera d'albergo, raccoglie il computer e il resto dei suoi pochi averi e, uscendo per sempre dall'appartamento, si dirige in incognito all'aeroporto.
Anche se agire d'istinto non è il suo solito modo di rapportarsi alla situazione, questa volta ha bisogno di farlo.
E so esattamente dove è diretto: in Inghilterra.

Sei sicuro di essere pronto ad affrontare il passato, L?

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Capitolo 5
*** L ***


~~11 Luglio 2018

È una giornata calda e luminosa, e le voci innocenti di tre centinaia di bambini si espandono con forza nei dintorni della campagna inglese.
L'edificio da cui provengono quelle voci non è altro che un orfanotrofio.
Quando la limousine di L raggiunge la gotica cancellata, egli si stupisce di quanto poco sia cambiata la Wammy's House nel corso del tempo; i ricordi di quegli anni sono sepolti nella sua mente, ma si scoprono ben nitidi nel riafforare in superficie. La struttura è medievale, dalla pittura scura alla tettoia spiovente.
Dal buio dei finestrini oscurati il detective riconosce anche la cattedrale di fianco alla scuola, di cui non ha dimenticato il suono delle campane. Nonostante il giardino sia circondato da una muraglia di mattoni rossastri, si possono intravedere gli alberi ormai fioriti all'interno, illuminati dalla luce solare.
L'automobile è ferma di fronte all'entrata, e l'autista scende per aprire la porta al moro; egli rimane ancora un attimo ad osservare quel luogo dal finestrino, con le mani posate sulle ginocchia, poi scende.
L'attuale direttore, aspettando la sua visita, non tarda ad arrivare, aprendo dall'interno la cancellata.
- Salve, direttore.-
Il detective cammina lento, con la schiena ricurva e le mani in tasca, ma mostra un lieto sorriso.
Dopo la morte di Watari, la proprietà dell'orfanotrofio fu ceduta a lui, ma finora gli unici contatti che aveva mantenuto con i direttori si limitavano a qualche e-mail diradata nel tempo.
- Salve, L.- lo accoglie l'anziano signore con una stretta di mano.
Il giardino all'interno dà l'impressione di un piccolo paradiso terrestre, la cui l'armonia è la somma degli alberi in fiore e delle voci vivaci dei bambini, che paiono non accorgersi dell'arrivo di L.

Tra quelle voci c'è sicuramente quella che stai cercando

Dato il suo temperamento solitario e riflessivo, il detective si ritrova presto a passeggiare pensieroso, con lo sguardo chino e il volto corrucciato. Intorno a lui dei bambini si rincorrono, urlando e ridendo, mentre altri se ne stanno in disparte: nel notare la figura di L, molti restano incuriositi, ma nessuno gli si avvicina.
Dopotutto, nessuno di loro poteva sapere che quel ragazzo dai capelli d'ebano e l'aspetto trasandato fosse in realtà il migliore investigatore del mondo.
Dopo un'ora in cui vaga senza meta né scopo, si imbatte in una bambina appoggiata al tronco di un ciliegio, concentrata sulla lettura di un libro; senza togliere le mani di tasca, L si avvicina all'ombra dei rami, e la osserva esitante per un momento.
-“Di tutto conosciamo il prezzo, di niente il valore”- sussurra, rivolto più a se stesso che alla bambina.
Lei solleva lo sguardo stupito e lo incrocia con quello del detective, interrogativa.
Con un cenno del capo il moro indica il libro: - È una citazione – spiega.
Poi, nello stesso silenzio in cui si è avvicinato, fa per allontanarsi; ma dopo qualche passo si volta.
La bambina lo sta ancora fissando incuriosita.
- Conosci un ragazzino di nome Yagami?- domanda all'improvviso.
Lei scrolla le spalle. - Lo conoscono tutti, qui.-
- Per quale motivo?- ora è la voce di L a lasciar trapelare curiosità; ma in fondo conosce già la risposta.
- Si classifica sempre primo in tutte le graduatorie – risponde lei, come se fosse scontato.
Un sorriso compare involontario sulle labbra di L. - Dove posso trovarlo? - chiede poi.
- Probabilmente nel prato sul retro-. Detto questo, torna a leggere il libro, distaccata.
Nell'avvicinarsi al retro dell'edificio, alle orecchie del detective giungono delle grida di ragazzini.
Infatti, non appena svolta l'angolo, gli si presenta una scena del tutto caotica: una quarantina di piccole figure si sta rincorrendo spensierata lungo tutto il prato, ignara della sua presenza all'ombra del muro. Alcuni di loro scappano, mentre altri li inseguono.
L sta distrattamente cercando di ricordarsi il nome di quel gioco, quando lo vede.
Ed ha un sussulto: un brivido lo attraversa lungo la schiena, mentre si sente gelare l'anima.
Gli occhi sono sbarrati, incapaci di staccarsi da quel bambino, un dito posato sulle labbra immobili.

Lo stesso ramato negli occhi, lo stesso sorriso di sfida

La somiglianza è tanto marcata da sconvolgere e far crollare la fredda corazza del detective.
Il ragazzino sta correndo alla massima velocità per raggiungere un compagno, che davanti a lui scappa a perdifiato: passando di fianco ad un albero, quest'ultimo tenta di arrampicarvisi per sfuggire all'amico.
Tuttavia, il piccolo intuisce le intenzioni dell'altro e con un ultimo salto gli è addosso, cingendolo alla vita e trascinandolo con forza verso il basso; entrambi precipitano a terra con un tonfo. Altri bambini, sentendo il rumore della caduta, li raggiungono. - Che è successo? - chiede una voce.
Ma i due sono già in piedi, ridendo animatamente dell'accaduto.
Qualche metro più in là, L osserva concentrato il piccolo: il viso è minuto, dalla pelle chiara, mentre le labbra sono più definite; ma quello che più lo colpisce è lo sguardo acceso e infuocato, lo stesso che vide dieci anni prima in Light Yagami. I capelli che gli ricadono sul volto sono però di un biondo cenere, e questo è probabilmente l'unico aspetto che conserva della madre; mentre il bimbo scambia un “cinque” con l'amico, il detective non può fare a meno di notare l'aspetto ben curato e la figura decisamente smilza, sebbene alta.
Qualche minuto più tardi, le campane della cattedrale segnano l'ora della ripresa delle lezioni, e i ragazzi si preparano per tornare in classe; non si accorgono nemmeno della presenza del detective, nascosto all'ombra, dietro i rami bassi di un melo.
Nemmeno il piccolo Yagami, uno degli ultimi in fondo al gruppo, si accorge inizialmente della sua presenza; tuttavia, sentendosi inconsciamente osservato, si volta proprio nella direzione del melo, vedendo un'ombra ricurva che lo fissa. Si arresta di colpo, la sua espressione è terrorizzata.
Nonostante lo shock, si rivolge lucidamente al compagno di fianco a lui: - Vi raggiungo in classe, tra poco -
L guarda affascinato l'andatura decisa seppur pacata del ragazzino mentre questi gli si avvicina senza toglierli gli occhi di dosso.
Decide di non spaventare ulteriormente il piccolo, quindi esce dalla sua zona d'ombra.
Uno di fronte all'altro, i due si scrutano reciprocamente per un istante.
- Sei stato coraggioso ad avvicinarti da solo, Yagami.-
L'espressione del bambino è diffidente. - Per quale motivo mi stavi osservando?-
- Voglio farti una proposta, se prometterai di non fare parola a nessuno di quello che ti dirò -
Il figlio di Light sembra pensarci su, ma poi risponde. - Lo prometto, parla pure.-
L sorride, enigmatico. - Ti andrebbe di lavorare con me? Le tue doti mi aiuterebbero a risolvere molti casi.-
Per un attimo ho l'impressione di avere già sentito queste stesse parole, in passato.
Il bimbo guarda il detective come se fosse pazzo; evidentemente, continua a non capire chi sia quel tizio strambo e disordinato spuntato dal nulla.
Poi realizza, incredulo.
- Tu sei L – sussurra.

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Capitolo 6
*** Fantasmi ***


~~16 Luglio 2018

È ormai notte inoltrata, e l'unico rumore che accompagna il silenzio è il ticchettio sulla tastiera delle dita sottili del giovane Yagami, il quale sta digitando concentrato tutte le statistiche degli ultimi casi di L.
Accanto a lui, il detective lo osserva con la coda dell'occhio: l'unica luce presente nella stanza è quella bianca e artificiale dei computer, che riesce appena ad illuminare i loro volti pallidi.
La presenza del ragazzino si sta rivelando molto utile per lui; infatti, fino a quel momento non aveva mai potuto contare su qualcuno che lo aiutasse nella grande quantità di lavoro che gli veniva commissionata.
Sono passati solo pochi giorni da quando i due hanno iniziato a collaborare, e finora non si sono scambiati molte parole: in effetti, non credo che abbiano molto da dirsi, ma vista la similarità dei loro caratteri non farebbero fatica ad instaurare un legame.
Con la punta del cucchiaio L taglia un pezzo di torta al cioccolato e, raccogliendolo, se lo porta delicatamente alla bocca. Ma anche il bambino lo sta osservando, incuriosito.
Non appena se ne accorge, il detective taglia un'altra fetta di torta, offrendola al piccolo.
- Tieni, prendine un po'- dice - Avrai fame.-
Lui allunga la manina e prende la torta. - Grazie -
I due riprendono a lavorare ma, dopo l'ennesima occhiata nella direzione del bimbo, il detective si accorge che il piccolo sembra tremendamente stanco; inoltre, non ha nemmeno mangiato la fetta di torta.
- Vai pure a dormire, Yagami-kun. Finisco io - dice, continuando a fissare lo schermo di fronte a lui.
- Non mi manca molto -
Detto questo, riprende a scrivere velocemente, senza nemmeno guardare i tasti.
Ma lo sguardo indagatore di L torna a posarsi sul bambino, focalizzandosi sulla fetta di torta intatta di fronte a lui.
- Non ti piace la torta? - chiede, indicando il piatto con il dito affusolato.
L'altro abbassa lo sguardo sulla fetta, osservando il dolce con un'espressione rattristita.
Poi si volge verso il detective, e, con i due occhi ramati più adorabili del mondo, domanda:
- Non ce le hai le patatine? -

Dopo quella che sembra un'ora, il bambino è docilmente addormentato sulla scrivania; la testa poggiata sui gomiti, con i capelli biondi che gli ricadono sul viso. Il petto del piccolo si solleva delicato a intervalli regolari, ed ogni respiro esalato dalle labbra socchiuse solleva una ciocca di capelli.
L si avvicina ricurvo al monitor di fronte a lui: sullo schermo, dozzine di casi sono state ordinate cronologicamente in ordine alfabetico, e per nessuno di essi è stato dimenticato di riportare statistiche e percentuali riguardandi lo sviluppo e l'esito.
È incredibile che quel ragazzo abbia fatto tutto questo in poche ore.
Il detective passa allora il braccio dietro le spalle del piccolo e, cingendolo delicatamente alle ginocchia, lo solleva senza apparente sforzo; arrivato in camera, posa il corpicino sull'unico letto, coprendolo poi con il lenzuolo. Per un po' rimane ad osservarlo assorto nei propri pensieri, poi va a sedersi su una sedia rivolta alla finestra, dando le spalle al letto. Poi, nel buio della notte, la sente.
Si volta, terrorizzato. Ma sa già cosa lo aspetta.
Misa Amane è china sul letto del figlio: gli occhi celesti lacrimano sangue, e i lunghi capelli biondi ne coprono il volto, mentre allunga la mano delicata e trasparente ad accarezzare il viso del bambino.
Il corpo pallido di lei è protetto solo da una tunica bianca, squarciata da un taglio all'altezza del ventre.
Il suo sguardo è vuoto, dilaniato dalla morte e dalla malinconia; quando si sporge inerme per posare le labbra sulla fronte del piccolo addormentato, L non può fare a meno di notare la profonda ferita che si protrae lungo tutto il ventre della donna. Sta sanguinando copiosamente, e la tunica bianca diventa presto carminio.
Il taglio sembra aprirsi ed espandersi, incurabile, fino al cuore.

È un cesareo.

Il moro è paralizzato dalla paura: il suo respiro è mozzato in gola.
Improvvisamente, però, la ragazza scompare, ed è come se non fosse mai stata lì.
Il detective chiude gli occhi, e il suo volto è imperscrutabile: le braccia strette intorno alle ginocchia, i pugni serrati attorno alla stoffa dei jeans. Trema.
Tutto ritorna immobile per un'istante.
Ma non è ancora finita; anzi, si direbbe che il suo incubo peggiore debba ancora apparire.
Infatti, poco dopo L ha un sussulto; i suoi nervi si tendono al massimo.
E capisco che, anche senza voltarsi, sa che è dietro di lui.
Il petto superstite è cosparso di buchi neri, da cui diverse crepe d'acciaio si intrecciano diramandosi lungo tutto il corpo: i proiettili sono incastrati per sempre nella carne, mentre al centro del torace è visibile la sagoma di un cuore di marmo che non batte da tempo.
Ma quegli occhi insanguinati e brillanti non smettono di ardere, illuminando il volto di un'aurea terrificante.
Alle sue spalle, ride diabolico.

Kira.

La camicia bianca è aperta e intrisa di sangue, e i capelli leggeri gli coprono il volto; ma, quando si china all'orecchio del detective, il suo respiro emana nient'altro che morte.
“ Non puoi uccidermi nella tua mente, L.”


Quel sussurro di sfida è accompagnato da un ghigno sinistro, che si trasforma ben presto in una risata malefica. Il moro rabbrividisce, serrando gli occhi e tremando freneticamente.
Poi, giunto al limite della paura, si porta le mani alla testa, coprendosi le orecchie.
- Vattene – esclama, furioso.

Stai impazzendo, L.

Tuttavia, qualche istante dopo la voce innocente del bambino lo richiama alla realtà.
- Stai bene? - chiede spaventato.
E di colpo l'ombra dietro di lui sparisce, rifugiandosi di nuovo nell'ignoto della sua mente.
Il detective respira profondamente, cercando di controllarsi, ma il suo corpo non smette di fremere.
- Sto bene – sussurra a denti stretti – non volevo svegliarti.-
Ma il piccolo non si lascia ingannare da una misera bugia, e si avvicina; dopotutto, L è palesemente scosso, e i tendini dei suoi pugni sono del tutto tirati mentre li stringe attorno ai pantaloni.
Ormai a poche spanne da lui, il bambino fa qualcosa di assolutamente inaspettato.
Senza dire nulla si avvicina al detective, e con le braccia minute ne circonda il collo scarno, posando la testolina nell'incavo del suo petto; non essendo per nulla abituato al contatto fisico, quell'abbraccio sorprende L.
Dopo qualche istante, però, egli ricambia il gesto del ragazzino, circondandolo con le braccia.
Rimangono così, stretti a vicenda, finchè il corpo del detective non smette di tremare.

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