Morte Cieca

di Atomic Chiken
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***
Capitolo 7: *** VII ***
Capitolo 8: *** VIII ***
Capitolo 9: *** IX ***
Capitolo 10: *** X ***
Capitolo 11: *** XI ***
Capitolo 12: *** XII ***
Capitolo 13: *** XIII ***
Capitolo 14: *** XIV ***



Capitolo 1
*** I ***


Anne sparkels rientrò a casa e si fiondò sul divano senza nemmeno accendere la luce. Nell'oscurità della notte ripensò alla giornata stressante che aveva passato. Lavoro, lavoro, lavoro, pausa, lavoro, lavoro, sclerata del suo capo, lavoro, pausa, lavoro, libertà.
 E per domani doveva finire una dannatissima relazione sui reperti che avevano trovato negli ultimi scavi. Lanciò uno sbuffo irritato e si diresse in cucina. Aprì il frigo e prese delle polpette vecchie di tre giorni. Con tutti gli impegni non aveva tempo di darsi a grandi abuffate. Era una fanatica di linea, il suo corpo doveva essere perfetto, nemmeno un pelino di ciccia e rughe. Ma dall'ultima settimana mangiava di rado e passava tutto il tempo in ufficio o agli scavi. Riscaldò le polpette nel microonde e se le portò nel suo studio. Prese dei fogli e si mise al lavoro. Scrisse tra una boccata e l'altra, mandando il suo capo a fanculo quando sbagliava qualcosa. Si fermò mezz'ora dopo, il piatto ancora mezzo pieno.
Sentiva caldo, troppo caldo.
Strano pensò, dal momento che fuori c'erano cinque gradi e il suo riscaldamento funzionava da schifo. Ignorando il proprio corpo chiedere pietà ricominciò a scrivere, ma non riuscendo a concentrarsi ripose la penna dopo cinque minuti. Si tolse la camicia, rimanendo con la cannottiera.
Maledizione.
Il calore era aumentato. Aprì la finestra e si lasciò investire da una fresca ventata d'aria. Tirò un sospiro di sollievo ammirando il panorama. Quello era l'unico favore che quel figlio di puttana del suo ragazzo le avesse fatto. Una casa vicino al mare, da dove poteva scorgere le onde infrangersi contro gli scogli e ritentare ancora e ancora. Passarono dieci minuti. Anne richiuse la finestra e lanciando uno sguardo all'orologio appeso vicino alla porta, tornò a scrivere.
Mezzanotte e venti. Che Dio mi aiuti.
Cominciò a buttare giù le parole, una, due, cinque, venti, trenta. Si fermò. Aveva di nuovo caldo, ancor più di prima. Si lasciò prendere dal panico e portò le mani alla gola. La penna rotolò a terra mentre Anne sbatteva contro il tavolo. Caddero altri oggetti, tra cui la sfera in ceramica che aveva trovato in uno scavo azteco.
" Aiuto.. " biascicò senza voce. Stava soffocando. Cercò di afferrare il telefono ma la cornetta le scivolò dalle mani mentre il petto veniva attraversato da un bruciore insopportabile. Istintivamente si tolse la cannottiera, rimanendo con il seno scoperto. Corse davanti allo specchio dello studio mentre il dolore aumentava d'intensità. Vedendo il proprio riflesso cominciò ad urlare, urlare e urlare come una forsennata in preda ad una crisi isterica. Uno ad uno si stavano creando dei graffi, prima su un seno, poi sull'altro. La donna cercò di bloccare qualsiasi cosa fosse con le mani, ma venne trattenuta. Con gli occhi spalancati, inorridita e allo stesso tempo affascinata, vide il proprio petto aprirsi in uno squarcio grande quanto un pugno. Il sangue uscì a spruzzi inondando letteralmente il pavimento e lo specchio. Quasi abbracciando la ferita, la donna cadde urlando. In un attimo calarono le tenebre.





In un luogo lontano, fuori dagli occhi del mondo, qualcuno sorrise.

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Capitolo 2
*** II ***


Una figura alta e sottile entrò nell'abitazione nel silenzio della notte. L'interno era buio ma non si curò di premere l'interruttore della luce. C'era uno strano odore, chiuse gli occhi e si lasciò guidare da esso. A passi leggeri si addentrò nelle stanze della casa. L'odore diventava più pungente man mano che avanzava. Mise al lavoro gli insegnamenti che gli avevano dato e lentamente nella sua mente prese forma un campo fiorito. L'odore nauseabondo si allontanò in un baleno, lasciandolo con un dolce profumo di fresie. Si mise i guanti ed aprì la porta che lo divideva dalla sua meta. Non aveva più dubbi sul fatto di essere arrivato tardi, ma doveva dare una rapida occhiata. Accese la torcia e la puntò nell'oscurità. Sul pavimento venne illuminato un corpo ormai privo di vita. La figura si avvicinò al cadavere. Aveva uno squarcio nel petto e dei graffi profondi. Dimenticando le fresie annusò le ferite. Erano fresche.
 Senza batter ciglio ispezionò il resto della stanza. Trovò una sfera in ceramica rotta e provò un certo rammarico. La sedia era caduta e vari altri oggetti giacevano intorno al tavolo. Chiuse la torcia e tirò fuori dall'abito nero una lampada uv. Girò in tondo alla ricerca di impronte esterne. Oltre alle orme della donna, che aveva fatto un bagno nel proprio sangue, non c'era altro. Spense la lampada ed in un attimo la torcia fu di nuovo tra le sue mani. Si inginocchiò ancora una volta accanto al corpo facendo attenzione a non premere troppo con i piedi scalzi e ispezionò lo squarcio. Era di una perfezione esasperante, grande quanto il pugno di un ragazzino. Doveva essere morta non più di mezz'ora fa. Mezz'ora, e avrebbe potuto salvarla. Provando un' improvvisa ondata di rabbia si rialzò, spense la torcia e sgusciò fuori dall'appartamento.



Alle sette in punto suonò l'allarme per i corridoi dell'immenso edificio. La luce illuminò gli angusti angoli di quel luogo tetro e puzzolente. Un uomo entrò da un portone scortato da altri due omoni e sospirò profondamente. Era una delle guardie del carcere e gli aspettava un'altra giornata da rompersi i coglioni. Il portone si richiuse con un tonfo e fu seguito dai gemiti dei detenuti. Harry Kowalski prese il manganello e lo sbattè contro le sbarre della prima cella. L'individuo al suo interno cadde dal materassino colpendo l'anca ed urlò di dolore.
" Sveglia pezzi di merda! " disse a squarciagola Kowalski con un sorriso pieno di divertimento.
Gli omoni rimasero in prossimità della porta d'entrata mentre la guardia si addentrava nel lungo corridoio. Una ad una colpì le sbarre col manganello. Quando raggiunse il secondo piano comincò a provare una nota di nervosismo.
" Sveglia! Non verrà di certo la mammina a darvi il bacino del buongiorno, muovete il culo! ". Colpì una sbarra, due, quattro, arrivò alla decima. E si fermò. Grattò la testa attraverso il cappello e si fece coraggio. Avanzò trovandosi a tu per tu con il peggiore degli esseri mai esistiti sulla terra. O almeno in quel carcere. Xialiu era seduto nell'angolo con le gambe incrociate e lo guardava indifferente.
" Buongiorno figlio di puttana " recitò Harry nascondendo il tremore della voce. Fece per continuare quando qualcosa attirò la sua attenzione. Richiamò ad alta voce gli omoni mentre tirava fuori le chiavi. " Cosa cazzo è quello? " gli chiese ferocemente una volta dentro.
Il cinesino rimase a fissarlo con quello sguardo morto. Jerry, uno degli uomini, prese l'oggetto e lo passò a Kowalski. Quest'ultimo rimase a guardarlo confuso. Ce n'erano di pervertiti in giro.
" Bruciate questo schifo " ordinò, poi si rivolse a Xialiu
" Ti mancano le puttane eh? Se trovo ancora una di quelle bambole sappi che per te finisce male ".



Conrow vide un uomo arrivare verso di lui a passi pesanti. Chiuse il libro con uno sbuffo e rivolse l'attenzione al tizio.
" Brucia questa merda " disse quest'ultimo. A Conrow parve di sentire una nota di disprezzo nella sua voce ma non ci pesò. Non stava simpatico a nessuno, colui che rimaneva chiuso tutto il giorno in un luogo angusto come i sotterranei. Gli portavano oggetti di tutti i tipi, coltelli fatti con la pietra, piccoli scalpelli, pacchetti di sigarette vuoti per metà ( quelli di certo non li bruciava ) e via dicendo. Prese quello che l'altro gli stava porgendo con rigurgito e aspettò che se ne andasse. Solo allora studiò per bene ciò aveva tra le mani. Era una bambola. La schiena del piccolo uomo venne percorsa da un brivido. Era così reale, quella maledetta bambola. Ogni piccolo particolare, dagli occhi alle curve del corpo. Ma ciò che più lo disturbava non erano le sue sembianze quasi umane. Toccò il buco in mezzo al petto, lo guardò da tutte le angolature possibili. Era come stato trafitto da qualcosa. Rimandando indietro un conato mise la bambola nel sacco insieme a tutte le altre cianfrusaglie e, guardando quasi con nostalgia la finestrella che dava all'esterno, si avviò verso l'inceneritore.

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Capitolo 3
*** III ***


Peter Holroyd guardò la massa informe accanto ai suoi piedi quasi con odio. Si era svegliato di buon uomore, quella mattina. Si era concesso una colazione abbondante fatta esclusivamente di grasso, grasso che ora lo pregava di mostrargli il mondo esterno. L'uomo si allontanò barcollando da quello schifo e si appoggiò al muro.Trovò impossibile dare sembianze umane alla roba che giaceva sul pavimento della stanza. C'erano degli ossicini bruciacchiati qua e là, ma la maggior parte dello scheletro era diventato cenere. Un tizio cicciottello si avvicinò ad Holroyd con un blocco tra le mani. Il poliziotto si ricompose in fretta
" I risultati del Dna sono arrivati " lo informò. Holroyd si sorprese per l'efficenza di quelle persone. Erano arrivati lì solo due ore prima e in pochissimo tempo avevano allestito un vero e proprio laboratorio portatile.
" Anne sparkels, venticinque anni, lavorava presso l'istituto archeologico di Charleston "
" Avete appurato l'ora esatta della morte? " domandò il poliziotto
" L'una di questa mattina, all'incirca. Le bruciature sono avvenute in seguito ".
Holroyd rimase in silenzio a guardare l'uomo di fronte, l'altro intuì la domanda
" Onestamente sceriffo, non sappiamo ancora come sia morta. Il corpo è bruciato, nella stanza non ci sono oggetti infiammabili, nessuna fonte di fuoco. Faremo ulteriori analisi e appena otterremo risultati glieli invierò personalmente ".
Holroyd lo ringraziò tornando a guardare i resti del corpo.
" Credi che sia stata assassinata? " gli chiese qualcuno. Peter si voltò verso l'assistente
" Vuoi un parere personale? Non lo so. Neanche uno degli assassini più esperti del mondo riuscirebbe a fare tutto questo macello senza lasciare nemmeno una maledetta impronta, ma d'altro canto non si può trattare di suicidio. L'unica cosa che rimane è che sia morta di morte naturale ". L'altro annuì
" Già, non farebbe una piega se non ci fosse tutto questo sangue, e se il corpo non fosse carbonizzato ". Holroyd arrossì. Jack gli faceva sempre il culo.
" Aspettiamo i risultati " disse infine il poliziotto " Nel frattempo mi concentrerò sul suo ragazzo. Avevano fin troppi conti in sospeso, questi due ".
" Auguri allora ".
Holroyd squadrò l'altro " Che vuoi dire? ". Un sorriso beffardo si stampò sul volto di Jack
" Non te l'ho detto? Ah, mi sa proprio di no. Ho chiesto il trasferimento, capo. Questa merda ora è tua, Pete, goditela ".
" Cosa diavolo vuoi dire? Siamo nel bel mezzo di un caso, non puoi andartene adesso! ".
Jack tirò fuori dalla cartelletta dei fogli e glieli sventolò davanti al naso " Ecco le schede del mio trasferimento. Posso andarmene quando voglio ".
Holroyd li afferrò incredulo " Figlio di puttana ".
" O no, Peter, semmai figlio di puttana furbo. Ne ho pieni i coglioni dei tuoi ordini, sono stufo di sentirmi sfottere da un pezzo di merda come te, io merito molto più di una mezza cartuccia che non sa mettere insieme due cosette, e come puoi vedere non sono l'unico a pensarla così ". Il silenzio era calato nella stanza. Tutte le teste erano fisse sui due. Holroyd si trattenne dal prendere i loro culi flaccidi a calci
" Bene " disse trovando il coraggio " Trasferisciti pure, diventa il Presidente degli Stati Uniti, se vuoi. Ma sappi che risolverò questo caso, con o senza di te ". Lanciò i fogli in aria e uscì dall'appartamento sbattendo la porta.




Sue diede una lieve botta alla porta socchiusa. Entrò in punta di piedi, quasi spaventata all'idea di disturbarlo. La figura era seduta sul divano dando le spalle all'entrata. La ragazza poggiò il thè sul tavolino. La figura si mosse impercettibilmente tornando immobile come una statua.
" Ilyas? " lo richiamò. Come si aspettava, non ottenne risposta.
" Non è colpa tua " disse incamminandosi verso il divano.
" E non è nemmeno la prima persona che hai visto morire. Cosa ti ha turbato così tanto, Ilyas? ".
Scostò le tende facendo filtrare un filino di luce dalle tapparelle abbassate. Una voce soffocata parlò.
Sue si voltò verso la figura esile " Come? "
" E' lui.. " ripetè senza guardarla.
" Lui chi? " chiese la ragazza curiosa.
" Aveva detto che sarebbe tornato. L'ha fatto ".
Sue lo raggiunse e inginocchiandosi gli prese la mano " Di chi parli, Ilyas? ".
L'uomo rimase a guardare un punto fisso davanti a se, poi, senza preavviso, incrociò lo sguardo della ragazza supplicante
" Colui che ti ha uccisa " le rispose.
Sue si sentì quasi mancare. Abbandonò le fredde mani dell'uomo e cadde a terra senza fiato.
" Non è possibile " sussurrò senza voce.
Si alzò tremante e con la mente piena di immagini terrificanti, corse a chiudere la porta. Il salone le sembrava stranamente silenzioso.
" Sue? ".
Questa girò la chiave e corse a stendere le tende, ignorando i richiami dell'uomo.
Quando si voltò lo trovò in piedi.
" Ilyas.. " bofonchiò con gli occhi pieni di lacrime.
L'uomo si avvicinò e le prese le mani.
" Ha ucciso tua sorella " la informò dolcemente " Non sono riuscito ad intervenire in tempo, ma non lascierò che accada lo stesso con te ".
Sue lo guardò con gli occhi velati " Come ha fatto a saperlo? ".
Ilyas le lasciò le mani e cominciò a girare in tondo con lo sguardo pensieroso " Non lo so " fu la risposta secca
" Dov'è? " gli domandò ansiosa
L'uomo si fermò al centro del salone " Rinchiuso in un carcere di massima sicurezza ", poi tornò a camminare.
" Non possiamo fare quello che avete fatto con me? ".
L'altro scosse la testa " Non tutti sono portati. Tu eri tenace, per questo abbiamo avuto successo ". D'un tratto si fermò vicino al tavolino e sorseggiò il thè.
" Sono sicuro che ha usato una delle sue bambole ".
" Come? " chiese Sue confusa.
" Ha sempre avuto un debole per l'occulto. Quando sono stato sul luogo del delitto, ho sentito le sue impronte. Proverà sicuramente a ricreare la tua immagine e di conseguenza fallirà. Abbiamo poco tempo ".
 Ripose la tazzina sulla superfice ruvida " Devo studiare il carcere in prima persona per poter agire. Mi serve una copertura ". Sue non ne fu sicura. Quando uscì dalla stanza racattò definitivamente quell'espressione che le era parsa di vedere sul volto di Ilyas.
Un sorriso. Pff. Il giorno in cui quell'uomo avrebbe sorriso sarebbe stato di sicuro anche l'ultimo.




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Angolo della ritardata
In questi giorni non ho la minima voglia di scrivere. Infatti trovo ciò che ho pubblicato sopra una schifezza abnorme. Spero di non averti indotto al suicidio ò__ò
 

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Capitolo 4
*** IV ***


Il giorno seguente al presunto omicidio, Peter Holroyd percorreva i corridoi della centrale di polizia diretto verso l'ufficio del capo. Aveva passato tutta la notte a preparare un discorso, provando e riprovando fino a che non aveva preso il foglio e buttato nel cestino. Le parole gli sarebbero arrivate al momento opportuno, o almeno era ciò che sperava lui. Immerso com'era nei propri pensieri non si accorse dell'individuo accanto alla porta che lo guardava. Holroyd per poco non urlò
" Oh..Buongiorno " disse distrattamente prima di intrufolarsi nell'ufficio. Henry era seduto dietro alla scrivania con una sfera di natale in mano. Deglutendo a fatica raggiunse la sedia libera e appoggiò il sedere contratto.
" Allora Pete, come la va! " sbottò l'altro. Holroyd provò una nota d'irritazione per il fare disinvolto del capo. Certo, era molto meno serio di quegli altri bastardi e non gli sbraitava dietro. Ma era sempre il capo, e da ciò che aveva imparato, il capo  rimaneva un figlio di donna notturna.
" Sono qui per Lucky " disse andando subito al sodo. E il tuo maledetto discorso, idiota?
Il discorso.
" Dimmi tutto " assecondò Henry sorridente. Allontanando l'irritazione, Peter schiacciò l'interruttore
" Ieri ci hai mandato sulla scena di un presunto delitto. Quel figlio di puttana ha tirato fuori dal nulla le sue schede e me le ha buttate sotto al naso dicendo che se ne andava, nel bel mezzo di un caso! ". Henry continuò a fissarlo senza perdere il sorriso
" Quello che più mi preme è che gliel'hai lasciato fare. Non hai mosso un dito per impedirgli di mollarci. Sei anni Henry, lavorava con noi da sei benedetti anni ".
" Hai ragione, era un figlio di puttana, per questo l'ho mandato via ".
Peter lo guardò di sbieco " Tu.. "
" Credi che se l'avesse voluto lui l'avrei lasciato fare? Lo ammetto, era un gran lavoratore, aveva talento, ma io non voglio solo persone capaci, ho bisogno anche di gente di cui possa fidarmi ciecamente, e lui non era tra questi ". Peter non sapeva se sentirsi onorato o schifato di se stesso.
" Ci tradiva? " domandò.
Henry assentì " Con i peggiori, per giunta ". Lasciò cadere la sfera e intrecciò le mani " Comunque, ora che Lucky se n'è andato, avrai bisogno di un nuovo compagno ". Come per magia la porta si aprì e fece la sua comparsa l'uomo che Holroyd aveva incrociato un attimo prima.
" Il signor.. "
" Ilyas Pendergast " concluse l'individuo. Peter si chiese la provenienza di un nome così strambo. Mentre l'uomo li raggiungeva Holroyd si alzò istintivamente cedendo il posto. Solo dopo si chiese il motivo di tale..Paura?
L'altro rimase invece in piedi, lo sguardo distante. " E' il tuo nuovo assistente Pete " disse Henry alzandosi " Assistente speciale, per così dire ". Peter lo guardò confuso
" Assistente speciale? "
" Oh sì " ribadì il capo porgendogli dei fogli. Holroyd li lesse velocemente con un leggero senso d'ansia. Alzò lo sguardo guardando prima l'uno poi l'altro.
" FBI? " balbettò
" Fbi " ripetè d'un tratto lo straniero. Aveva una voce penetrante " Non Dio ". Holroyd rimase a fissarlo. " C-certo ".
" Bene! " s'intromise Henry con rinnovato sollievo di Peter " Pete, vorrei che non divulgassi troppo questa notizia. Ti chiederai cosa ci faccia qui uno dell'Fbi? Ebbene, ti dico solo che c'è qualcosa che non quadra in tutto questo, e lui ci darà quella mano in più di cui abbiamo bisogno ". Henry annuì e con l'individuo magrolino alle spalle, si diresse verso la porta.




Peter entrò nell'abitazione facendo strada al tipo dell'Fbi. Non gli era ancora andata giù l'idea di farsi affiancare da uno così " alto ", ma sperava vivamente di farci l'abitudine. Lo studio era stato privato del corpo, portato via per ultreriori analisi approfondite. L'uomo..Com'è che si chiamava?
" Ilyas! ". Quest'ultimo continuò a gironzolare per lo studio indifferente ai richiami di Holroyd. " Ehi! Stia fermo per favore ". Come scosso da un lungo periodo di letargo, l'altro si voltò verso di lui " Oh, mi scusi ". Peter lo raggiunse al centro della stanza " Il corpo si trovava qui, completamente carbonizzato..Roba brutta da vedere ". L'uomo sprofondò di nuovo nei propri pensieri " Sono state trovate impronte? " chiese d'un tratto riprendendo l'ispezione. Holroyd gli camminò dietro come un cane " Beh..Non proprio, non è stato rilevato nulla, nessuna traccia di capelli, sudore, nemmeno liquido seminale ".
" Lei si è fatto un'idea di come si possano essere svolti i fatti? ". Holroyd fu preso alla sprovvista. Nessuno gli aveva mai chiesto di esporre le proprie teorie
" Sinceramente non saprei. Lei ce l'ha? "
" Non le farebbe piacere sentirla " rispose seccamente il poliziotto
" Ci provi " lo spronò Peter curioso. Ilyas si voltò verso di lui con un'espressione impenetrabile
" Questa donna, Anne Sparkels, è stata vittima di uno scambio d'identità ".
Holroyd rimase a fissarlo a bocca aperta " Scambio d'identità? Lei scherza, Pendergast ".
" Aveva una sorella, Sue Sparkels. Erano quasi gemelle ".
" Come fa ad esserne così sicuro? " domandò Holroyd sospettoso
" Non ne sono sicuro, Peter, lo so ".
Ilyas aprì la finestra " In passato Sue fu vittima di un'agressione da parte di un uomo, Xialiu-Su Chen. Per sua sfortuna la ragazza si era ritrovata nel luogo sbagliato al momento sbagliato. Xialiu non ebbe pietà. Il giorno stesso venne trovato e portato in prigione, Sue finì all'obitorio. Non per molto, però ".
Si voltò di nuovo verso il sorpreso Holroyd e lo guardò con improvviso interesse " Ciò che sta per sentire va al di fuori del suo ordinario, ma la prego di tenere la mente aperta a tutto ". Holroyd annuì deglutendo.
L'uomo tornò ad affacciarsi alla finestra. Illuminata dalla luce del giorno, la figura esile sembrava quasi un essere sovrannaturale
" Conoscevo Xialiu di persona, e quando venni a sapere dell'accaduto stentai a crederci. Sin da piccoli eravamo stati compagni di meditazione, rispettavamo entrambi la vita, sia quella che ci circonda che quella altrui, per questo trovai impossibile accettarlo. Che motivo poteva averlo spinto a commettere tale orrore? Non sono, purtroppo, mai riuscito a saperlo. Comunque sia, Anne venne da me a chiedere aiuto. In un primo momento rifiutai, era troppo rischioso, ma il modo in cui Sue era morta..Non potevo non provarci. Procedemmo così con la riesumazione "
" Prelevammo il corpo di Sue e lo portammo in un luogo che non citerò in questo resoconto. Usufruii della meditazione esteriore per mettermi in contatto con la ragazza. La convinsi con non pochi salti. Non era a favore dello scambio, ma se voleva tornare in vita doveva. Guidai quindi Anne fuori dal suo corpo e, in poche parole, l'una entrò nel corpo dell'altra ".
Il silenziò calò nello studio, interrotto solo dalle instancabili raffiche di vento. Holroyd si schiarì la gola e portò le mani in tasca " Senta..Mi fa piacere che abbia raccontato questa..storia, ma come ha detto va fuori dal mio ordinario e...Senza offesa, lo trovo ridicolo ". Senza mutare espressione il poliziotto guardò Holroyd negli occhi. Quest'ultimo provò uno strano brivido lungo la schiena " Cioè " continuò Peter " Lei mi vorrebbe far credere che chiunque sia stato, abbia ucciso Anne, la quale si trovava nel corpo di Sue, pensando appunto che questa fosse Sue, e Sue adesso è viva e si trova nel corpo di Anne? ". Ilyas assentì " L'ha riassunto perfettamente ". Inconsciamente Holroyd scoppiò in una risata " E'...Ridicolo ".
Ilyas tornò ad affacciarsi alla finestra " Non le chiedo di credermi Peter, voglio solo che lei si fidi di me. La vita di Sue è in pericolo, e dobbiamo fermarlo ".
" Chi sarebbe, se mi è permesso saperlo? "
" Usi l'intuito " rispose l'altro.
Holroyd trattenne un'altra risata " Xialiu? Ha detto lei stesso che si trova in prigione! ".
Il poliziotto chiuse le ante e si avviò facendo cenno a Peter di seguirlo " Spero che abbia uno stomaco di ferro ".

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Capitolo 5
*** V ***


Sue ripose il libro sullo scaffale e trasse un respiro profondo. Ormai aveva esaurito tutti i suoi passatempi, e con quello non le rimaneva che starsene sdraiata a fare niente. Il solo pensiero la irritò. Fare niente. Era da anni che non faceva niente. Era dopo quello, che non faceva più niente, a parte stare chiusa in casa tutto il maledetto giorno. Per un attimo provò invidia verso sua sorella. Senza nemmeno accorgersene si ritrovò davanti allo specchio in fondo al salone. Vide il riflesso della finestra e i pochi raggi che filtravano, il divano con accanto gli scaffali, il lampadario che non veniva mai usato. Ed un'ombra appena visibile. La prima volta che si era specchiata dopo lo scambio era svenuta dallo spavento, ora ci era abituata. Quasi. Avrebbe tanto voluto vedere il proprio riflesso, o almeno quello del corpo in cui si trovava. Tutto ciò che invece scorgeva era una dannatissima ombra appena visibile. Toccò il vetro provando un brivido lungo la schiena. La superfice era fredda e ruvida al tatto. Rimase ferma in quella posizione per un'eternità con il sangue gelato. La stanza sembrava immersa in un silenzio irreale. Tremava. Tremava come una foglia.
 No. La superfice fredda non centrava. Non centrava nemmeno il suo rilfesso. Era quell'altra ombra alle sue spalle, ad incuterle timore.
" Ilyas? " furono le uniche sillabe che riuscì a pronunciare. Le labbra erano divenute improvvisamente secche. Cercò di inquadrare il volto senza risultati. Era un'immagine troppo sfuocata. " Ilyas Pendergast? " ripetè la ragazza.
" Sue ".
" Ilyas? " disse ancora lei voltandosi. La figura era ad un paio di metri di distanza, e seppur il salone fosse immerso nella semi oscurità, la ragazza riconobbe il volto. Oh, eccome se lo riconobbe. Xialiu fece un passo verso di lei, l'altra indiettreggiò come un topolino in trappola.
" Ciao. Sue " sillabò l'uomo senza nemmeno aprir bocca. Solo allora la ragazza si rese conto che le stava parlando da dentro. Guardò l'assassino negli occhi. Cercò, cercò come una forsennata. E non trovò niente. Distolse lo sguardo da quegli occhi vuoti rimandando indietro un urlo.
" Sono venuto a trovarti. Non ti fa piacere vedermi? Guardami! ".
Non guardarlo per Dio non guardarlo non guardarlo
 Fece un altro passo.
" Come hai fatto ad uscire? " domandò Sue intimorita ma allo stesso tempo curiosa. Il volto dell'intruso s'illuminò in un sorriso " Oh ". Si avvicinò ancor di più e Sue notò di potergli vedere attraverso.
" Sei morto? " chiese senza riuscire a trattenersi.
Stai zitta maledizione
L'altro rise "  Tu devi morire ".
. Mezzo metro. Mancava un mezzo minuscolo metro
 La ragazza deglutì cercando istintivamente una via d'uscita. La porta. Sembrava così maledettamente lontana, la porta
" Lasciami stare! " urlò lei scattando. Corse, corse e corse come mai aveva fatto prima.
" Tornerò presto  " disse Xialiu.
 Sue corse, fino a che non andò a sbattere contro qualcosa.
" Lasciami stare, lasciami brutto.. "
" Sue "
" Pezzo.. "
" ..Sue.. "
" Di merda! ".
Aprì gli occhi ritrovandosi tra le braccia esili di Ilyas, il volto impassibile come sempre.
" Sue " disse dolcemente l'uomo " E' andato via ".
" Non..Non è chi credi " sentenziò lei prima di perdere conoscenza.




" Non è chi credi ".
Ilyas portò il corpo della ragazza sul divano immerso nei propri pensieri.
Com'era potuto accadere?
Camminò avanti e indietro con lo sguardo assente. Non aveva più molto tempo. La copertura era saltata.
Doveva agire, subito.
Ma prima doveva sapere la verità.
Non è chi credi.
Prese posto sul divano e attese.







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Angolo della ritardata:
Prima di tutto mi scuso se il capitolo è cortissimo ( almeno è quello che sembra a me D: ), secondo..Mi scuso se il capitolo non è interessante. Non sono riuscita a scolpire molto, dal momento che non riesco a rendere l'idea che ho in testa, e quindi mi deprimo ._.
. Spero di rendere le cose meno suicidiose la prossima volta u____u

 

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Capitolo 6
*** VI ***


" Buona giornata! ". Chiude il portone con un colpo secco della mano e scende le scale, circondata dal silenzio più totale. Percorre la strada  con i fiocchi di neve che la ricoprono lentamente. Lentamente. Lentamente comincia a fermarsi, alza la testa. C'è qualcosa che non va. Gira in tondo alla ricerca del qualcosa ma trova solo un mondo bianco. Riprende la camminata quando lo sente indistamente.  Quel qualcosa. E'..un urlo? Cercando di ignorarlo continua a camminare, frenando la voglia di voltarsi. E' allora che vede quella luce stranamente luminosa. Ancor più luminosa di quel bianco in cui si muove. Dimentica ogni cosa. Chi è. Dov'è. Cosa sta facendo. Lascia cadere i libri e la segue, attirata come una calamita. Entra nel vicolo dove solo gli ubriaconi si avventurano e corre come una pazza, impaurita e curiosa allo stesso tempo.
" Dio.. ". Tutta la curiosità si disperde come gocce d'acqua, lasciando spazio al terrore puro.
" Oh Dio.. " ripete guardando inorridita la scena.





Sue mosse leggermente le palpebre. La luce accecante si affievolì, lasciando posto alle ombre sovrannaturali che riempivano il salone. Si mosse come un neonato sul divano e alzò il sedere.
" Ilyas? ". L'ombra dell'uomo si mosse nell'oscurità ed in un attimo le fu accanto
" Come ti senti? "
" Bene..Credo " rispose la ragazza incerta.
" Non vorrei sembrare troppo brusco " disse lui rimescolandosi alle ombre " ma mi serve che tu mi dica tutto, adesso ".
" Ilyas.. "
" Xialiu sa che ha ucciso tua sorella, sa dello scambio. E non attenderà molto prima di farsi vivo. Per l'ultima volta ".
Il silenzio fu interrotto solo dal tichettio dell'orologio. Sue sospirò e si drizzò " E'..Complicato. Non ricordo molto di quello che è accaduto "
" E' successo qualcosa d'importante, quel giorno? " domandò Ilyas.
Non ottenne risposta.
" Non è chi credi. Cosa significa? " ritentò. Mentre rispondeva, Sue percepì un movimento brusco da parte dell'uomo
" Credo di aver assistito ad uno scambio, quel giorno. Xialiu parlava di un portone aperto o qualcosa del.. ". Ci fu un attimo di silenzio.
" Non è possibile " le parve di sentire.
" Come? "
" A nessuno è permesso di aprirlo "
" Aprire cosa? "
" Il portone..E' stato aperto..Non è possibile "
" Ilyas! Di cosa stai parlando, per Dio?! ". All'improvviso l'uomo si avventò bruscamente su di lei afferrandola per le braccia
" Ehi! " si divincolò la ragazza sorpresa
" Ascoltami. Ascoltami! ". Dopo altri tentativi inutili, Sue ascoltò
" Siamo tutti a rischio. Tre anni fa Xialiu ha aperto la strada che collega il mondo dei morti con il nostro. Tre anni. Il tempo esatto di cui il portone ha bisogno per stabilizzarsi. Chiunque abbia preso possesso del corpo di Xialiu sta cercando di nasconderlo al mondo e ti vuole morta perché sei una testimone "
" Perché proprio adesso? "
" Perché è riuscito finalmente a trovarti..Dio, se non interveniamo in tempo.. "
" Cosa succederà, Ilyas? "
" Temo che la risposta sia ovvia. Verremo rimpiazzati ". Sue tremò leggermente mentre l'ombra dell'altro rimaneva immobile. Rimpiazzati? Che diavolo significava?
" Ma perché l'ha aperto? " chiese titubante. L'ombra si mosse impercettibilmente
" Glielo chiederò personalmente ".

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Capitolo 7
*** VII ***


Silenzio. Silenzio totale. Immerso in esso, Ilyas chiuse gli occhi. Aspirò tutta l'aria possibile e la buttò fuori come un ospite indesiderato. Ripetè l'operazione più volte fino a diventare parte del silenzio stesso. Rilassò i muscoli, le ossa, gli organi, le parti più minuscole del corpo. Liberò la mente da tutti i pensieri, anche quello che più lo assillava. Eliminò tutte le immagini, una ad una, proseguendo con le parole ed infine i suoni. Eliminò anche l'insopportabile impulso di grattarsi. Rimase immobile per un paio di minuti ed una volta stabilizzato il controllo, concentrò tutta l'attenzione in un'unica direzione.
Xialiu
Niente doveva mancare. Portò alla luce tutti i piccoli dettagli del volto dell'uomo, conseguì con il corpo. Ricreò anche il neo che aveva sul braccio, la cicatrice sulla testa rasata, quegli occhi di ghiaccio.
Xialiu
Ripensò ai momenti che aveva passato con lui, tutti i ricordi possibili. Ci fu un fastidioso suono nella piccola stanza in cui si trovava Ilyas. Per un attimo perse il controllo delle immagini. Aspirò, espirò, stabilizzando lentamente ciò che aveva creato.
Xialiu
Udì qualcosa.
..Yas..
Quasi come delle interferenze radio, le parole cominciarono a prendere vita
Ilyas
Mantenendo la calma e tentando di non perdere l'immagine di Xialiu, Ilyas parlò
Mi dispiace aver dovuto richiamarti, ma ciò che devo dirti è di vitale importanza
La testa dell'uomo immerso nella meditazione fu percorsa da altri strani suoni
Lo so. Il tempo è volato, Ilyas. Ed io non ne ho molto a disposizione. So di cosa devi parlarmi
Il portone è ormai aperto.
Ad Ilyas parve di sentire un sospiro dentro di se
E tu vuoi il mio aiuto per richiuderlo
Non voglio rubare il tuo tempo prezioso. Ma devo sapere un'altra cosa, prima. Perché?
Nessuno proferì parola e per dei minuti interminabili Pendergast pensò d'aver perso il contatto.
Ero un uomo disperato. Disperato oltre i limiti dell'immaginabile. Nessun metodo sembrava servire per riportare Helen al mio fianco. Fino a che, durante una delle mie mille meditazioni, incontrai lui. Mi promise Helen, e ciò mi bastò per perdere ogni pensiero razionale. Sono stato un incoscente ad aprire il portone, non sapevo cosa era capace di liberare. Helen non è mai arrivata, il mio corpo è stato rubato ed ora mi trovo qui.
Sai dare un nome, a lui?
Elias.




L'immagine di Xialiu oscillò ripetutamente mentre la mente di Ilyas veniva invasa da pensieri d'ogni genere.
Aspirò, espirò. Inutilmente.
Elias.
I muscoli del volto si contrassero in una smorfia.
Aspirò ed espirò ancora una volta.
Xialiu pronunciò senza sosta. Al rallentatore, i pezzi tornarono a ricomporsi.
Xialiu
Non perdere il controllo, Ilyas. Sei indispensabile, ora più che mai
Hai qualche idea?
Sei tu il genio, qui. Lo sei sempre stato Pendergast. Illuminami
Ti cederò il mio corpo
Le parole all'altro capo traballarono
Sei forse uscito fuori di senno?
No
Entrare nel tuo corpo Ilyas, e perché mai?
Sei un esperto nel richiudere le cose. Lascio l'onore a te, mentre io lavorerò da lassù
Non penserai mica di..

Oh no
Certamente
Mai
Dobbiamo correre il rischio
Lo sai che non mi è mai piaciuto correre
Nemmeno a me, se è per questo.




Andy uscì dall'auto tutto raffreddato. Erano giornate maledettamente fredde, quelle. E non aveva nemmeno la giacca! Provando un brivido corse verso l'edificio dove lavorava. Era un minuscolo ufficio pieno di gente di merda che puzzava altrettanto di merda. Appena oltre la soglia fu attraversato dal calore che sognava da un'eternità. Provò anche una voglia incredibile di vomitare, lì, sul tappeto che c'era all'entrata. Sorpreso per quell'improvviso malessere, rimandò indietro il rigurgito e attraversò il salone a passi svelti. Qualcuno lo salutò e Andy rispose noncurante. Aveva ancora la nausea, e saliva man mano che avanzava. Quel maledetto tempo gli stava facendo venire la febbre. Dannazione, proprio a pochi giorni dal discorso che doveva tenere. Aprì la porta e quasi si buttò sulla sedia, sollevato di avere le chiappe appoggiate su qualcosa. Guardò lo studio con qualcosa di diverso. Tutto gli sembrava diverso. La febbre. Gli stava dando alla testa, quella febbre. Aprì il cassetto e si scolò una bustina d'aspirina. Sospirò e tornò a guardare la porta. Cosa c'era che non andava? Tutte le cose erano al loro posto. Non c'era nulla di diverso, nella postazione degli oggetti. Diverso. Non si sentiva mica lui, diverso?
Sciocchezze
Si alzò.
Non..
Avanzò verso la porta ferocemente.
Cosa..
Uscì in corridoio e corse verso l'uscita come un forsennato. Si fermò al centro del salone dell'entrata, guardando tutte le facce che lo fissavano.
Sentì uno strappo. Dove? Dentro? Dentro dove?
Ne sentì un altro, più forte. Cercò di urlare, chiedere aiuto a quegli esseri inutili che lo squadravano come se fosse pazzo.
Cominciò a provare una strana sensazione, quasi stesse volando. Con occhi che non sembravano più suoi vide le espressioni terrorizzate dei colleghi. Cos'avevano da guardare? Cosa c'era che non andava?
La febbre. Giusto. La fottutissima febbre.
Sentì un groppo alla gola, gli girò la testa come non mai. Tentò di muoversi invano. Era bloccato e guardava inorridito la scena. Vide se stesso stendere la Howard con un pugno, quella vecchia racchia Howard che gli stava sul culo. Vide se stesso strangolare Luth. Cosa gli aveva fatto Luth?
Vide se stesso stendere tutti come un indemoniato. Anche quella povera Jessica che gli piaceva tanto. Vide se stesso correre per strada, correre così veloce che gli parve tutto sbiadito. Vide se stesso volare fuori dal proprio corpo. E, prima di finire tra le braccia dell'oscurità, vide il mondo morire.

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Capitolo 8
*** VIII ***


Holroyd stava bevendo della cioccolata calda quando tutti i telefoni dell'edificio cominciarono a squillare. Parte del liquido si riversò a terra mentre l'uomo correva con il bicchiere stretto in una morsa. " Cosa diavolo succede? " chiese urlando in quel putiferio. Un uomo di grado inferiore a quello di Holroyd ripose la cornetta e lo guardò sbiancato.
" Allora? " lo spronò Peter. Jeremy, un quasi amico di Holroyd, venne in soccorso della matricola " Porca puttana Holly, mezzo mondo sembra caduto nella terza guerra mondiale "
" Che vuoi dire? "
" Sembra che le persone stiano morendo "
" Morendo? "
" Lasciami finire. Muoiono per poi tornare in vita ". Holroyd quasi non scoppiò a ridere
" Cosa cazzo dici, Jeremy? "
" Magari è un invasione di zombie " disse qualcuno. Peter lo zittì con un cenno della mano
" Cosa centra la polizia con questo? Dovrebbero chiamare in ospedale, non qui "
" Un motivo c'è " s'intromise Daniel, un altro poliziotto, dopo aver finito di parlare al telefono " Dopo essere rinvenuti assalgono gli altri, quelli che vengono uccisi si rialzano e continuano la processione "
" L'ho detto che sono zombie " ripetè il tizio di prima
" Stai zitto Conny, o ti concio per le feste " disse Holroyd prima di tornare a rivolgersi agli altri
" Altro? " chiese
" Qualcuno ha detto che sembrano come..Posseduti "
" A parte queste cazzate, c'è qualche informazione decente? " ritentò Peter appena irritato. Uno squillo li interruppe
" Vado io " si offrì Jeremy visibilmente seccato.
Holroyd corse invece verso l'ufficio di Henry. Doveva sapere cosa diavolo stesse succedendo. Aprì la porta violentemente facendola dondolare come un'altalena
" Henry!? ".
L'altro si alzò perplesso " Peter? "
" Hai sentito? "
" Che tu ci creda o no, hanno chiamato anche me ". Il fare spensierato di Henry aumentò l'irritazione di Holroyd
" Dobbiamo subito mandare gente sul campo, capire cosa cazzo sia preso a tutti ". Il capo assentì
" Lo so, dovremmo. Ma preferirei aspettare l'aiuto degli altri "
" Altri? " disse furibondo Peter
" Sì. Quelli che chiami uomini in nero "
" Ohh, c'è già Ilyas con noi, facciamoci aiutare da lui! ". All'improvviso, lo sguardo dell'altro perse tutta l'allegria
" Ilyas. Quel figlio di puttana ". Holroyd lo guardò confuso
" Ho fatto ulteriori ricerche sul suo conto, ho telefonato personalmente a quelli dell'Fbi per avere conferma della sua affidabilità. E indovina un pò? Non hanno la più pallida idea di chi sia! ". Peter continuò a guardarlo con quell'aria persa
" E' un infiltrato Pete, è un nessuno. Dal momento che io non riesco a trovarlo, vorrei che fossi tu a dargli la brutta notizia. Ci siamo capiti? "
Senza perdere l'espressione da ebete, Holroyd annuì. Gli era sembrato uno a posto, Ilyas, la prima persona che lo avesse trattato a dovere. Ed ora cosa? Un infiltrato? Con una nota d'amarezza uscì dall'ufficio, rimescolandosi al via vai degli uomini. Prese il telefono e cercò il numero nella rubrica.
Attese continuando a sperare che Henry avesse preso un granchio, uno bello grande, e il cuore gli arrivò in gola quando gli squilli lasciarono posto ad una voce femminile
" Pronto? ".




Sue era seduta sul divano con un libro in grembo. Lo sfogliò per la terza volta senza leggere una parola. L'unica cosa che aveva in testa era Ilyas in quella stanza. Quanto tempo era passato? Un'ora? Due? Rimosse l'impulso di entrarvi, le era stato detto chiaro e tondo di non interromperlo per nessun motivo. Richiuse il libro con uno sbuffo e lo rimise tra gli altri. Fu allora che il telefono squillò. Girò in tondo alla ricerca della fonte e trovò il cellulare di Ilyas sul tavolino. Rimase immobile a guardarlo, intimorita. Era da anni che non toccava quell'aggeggio. Prima di morire ne era ossessionata, passava le giornate su quel minuscolo schermo a mandare messaggi a mezzo mondo. Mosse il primo passo. Accelerò per paura di perdere la chiamata. Lo prese tra le mani e continuò a fissarlo. C'era un numero, niente nome.
Trovò coraggio e schiacciò il tasto rispondi.
" Pronto? " disse tremante. Si aspettò di sentire la voce di Xialiu, o magari un uomo che le diceva che l'avrebbe uccisa. Parlò invece un tipo che sembrava spaventato più di lei
" Sì..Pronto..C'è Ilyas? ". Sue portò lo sguardo sulla porta alla sua sinistra. Cosa doveva dire?
" Al momento è..In bagno " rispose.
" Oh " sospirò chiunque fosse dall'altra parte " Può dirle di richiamarmi? Sono Peter "
" Peter " ripetè Sue scolpendo il nome in testa " Lo avvertirò appena esce "
" Grazie ". Sembrò sul punto di chiudere, poi parve ripensarci
" Se non sono d'impiccio, lei chi è? ". Sue ingurgitò la saliva nella gola secca.
" Sono.. "
" Porca puttana! " gridò l'uomo. La ragazza allontanò il telefono dall'orecchio con il timpano pulsante. Lasciò cadere lo strumento a terra e a malapena riuscì a reggersi in piedi. Prima che il telefono si spegnesse, Sue sentì indistintamente un urlo acuto. Un urlo davvero simile a quel giorno. Guardò la porta speranzosa di vederla aprirsi. Passò un minuto intero, nel quale la ragazza non mosse un dito. Le era stato chiesto di non interromperlo per nessun motivo. Nessun motivo, dannazione. Era abbastanza, il suo motivo?
Nessun motivo, pensò di nuovo con un nodo alla gola.
Spostando lentamente una ciocca di capelli neri dagli occhi, avanzò verso la stanza.

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Capitolo 9
*** IX ***


Sue indiettreggiò quando la maniglia girò tra le sue mani. Tirò un sospiro di sollievo e aspettò che Ilyas uscisse. Per un istante fu accecata da uno strano bagliore proveniente dalla stanza. Si coprì gli occhi fino a che la luce non affievolì fino a sparire completamente
" Cosa diavolo era quello? " chiese la ragazza con il cuore a mille. Senza degnarla di uno sguardo, Ilyas le passò accanto.
" Ehi! " gli urlò lei dietro
" Ha telefonato un certo Peter, chiedeva di te ". Come se non l'avesse sentita, l'altro aprì la porta che dava sul corridoio.
" Ilyas! ". Sue gli corse dietro, confusa per il suo comportamento. Lo seguì immersa nella semi oscurità e in certi tratti andò a sbattere contro i mobili
" Per l'amor del cielo, fermati! ". Spaventata, lo vide entrare nella propria stanza in fondo al corridoio. Appoggiò l'orecchio sulla superfice e cercò di sentire qualcosa. Qualsiasi cosa. Passarono cinque minuti nei quali la ragazza rimase seduta ad aspettare. E sperare che fosse tutto a posto. Ilyas uscì dieci minuri più tardi. Sue lo seguì per la seconda volta fino al salone, dove l'uomo si fermò al centro dello stanzone
" Mi dispiace averti fatto attendere così tanto " disse. Sue colse un tono differente dal solito
" Vorrai sicuramente sapere cosa Ilyas ha fatto lì dentro.. "
" Come scusa? "
" Oh, certo, non sei a conoscenza dei cambiamenti drastici che abbiamo attuato. Io sono Xialiu, la causa della tua, mi duole molto dirlo, morte ".
" Xia.. " la ragazza andò a scontrarsi contro la porta chiusa. Cercò in preda al panico la maniglia mentre fissava con orrore l'uomo di fronte. Si voltò disperata e tirò la maniglia come una pazza.
Apriti maledizione APRITI!
Una presa solida strinse la spalla della ragazza
" Lo Xialiu caduto nella trappola. Quello buono, per così dire ". Con il respiro rotto dai singhiozzi Sue tornò a guardare in faccia...Chi?
" Dov'è Ilyas?! " domandò tremante
" Mi ha dato in prestito il proprio corpo affinché io chiuda il portone.."
" Portone? "
" Vedilo come una porta che permette alle anime più audaci di farsi strada nel mondo dei vivi e prendere possesso dei loro corpi ".
" Vuoi dire che.."
" Non voglio dire niente, signorina. Voglio solo che mi ascolti attentamente. Non abbiamo più tempo. I morti stanno tornando in vita ed i vivi stanno morendo. Per fermare tutto questo devo andare personalmente dall'uomo che ha il controllo del mio corpo. Ilyas ci aiuterà a tenere a bada i testardi che cercheranno di varcare il portone, nel frattempo io lo chiuderò. O almeno tenterò di farlo. E tu, in tutto questo, hai un ruolo fondamentale ".
Sue ingurgitò più saliva del dovuto e quasi non finì di vomitare sull'uomo
" Io..Cosa " biascicò. Lo sguardo ferreo dell'altro la incitò a stare in silenzio
" Sei già stata vittima dello scambio, per questo sei al sicuro, dentro. Lo siamo anche Ilyas ed io, in un certo senso. Dovrai venire con me, che tu voglia o no, e darmi una mano a fare l'impossibile. Corriamo molti rischi, ma siamo anche gli unici che possano fermare questo inferno ".
Per un attimo la testa della ragazza venne invasa dalle ultime parole di Xialiu  
Corriamo molti rischi, ma siamo anche gli unici che possano fermare questo inferno
 Fu sul punto di tirarsi indietro quando qualcosa le fece cambiare idea.
Aveva passato una vita intera a fare niente. Aveva passato una vita intera a sentirsi inutile e, soprattutto, un peso per Ilyas. Aveva passato una vita intera chiusa in quel maledetto salone che odiava più di ogni altra cosa. L'aveva passato, e non aveva la minima intenzione di continuare a farlo. Portò lentamente la mano in quella di Xialiu e mosse il capo.
Corriamo molti rischi, ma siamo anche gli unici che possano fermare questo inferno.
Un brivido d'eccitazione le percorse la schiena.
Finalmente l'avrebbe fatta pagare a quel figlio di puttana che le aveva rovinato la vita. Finalmente.

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Capitolo 10
*** X ***


Ilyas lasciò la presa. Provò una sensazione gradevole di liberazione. Ogni pensiero perse forma e il corpo divenne leggero come una piuma, così come i suoi movimenti. Sentì un suono simile a quello di un osso che si spezza. La vista divenne acuta, gli odori più impercettibili gli invasero le narici, i suoni presero vita come non mai. Mentre si orientava, vide un'ombra appena visibile passargli accanto. Una luce accecante invase la stanza, ed in un attimo Ilyas si sentì trascinato a forza verso l'alto. Provò a rallentare senza successo e lasciò che la gravità facesse il suo lavoro.
Raggiunse la meta dopo quella che gli parve un'eternità. Si guardò intorno, affascinato dalla bellezza e dal timore che gli incuteva quel luogo immenso. Rimase fermo per degli istanti ad ammirare ciò che gli occhi gli mostravano, poi, destato bruscamente dal motivo della sua visita, avanzò in quel mondo così simile all'universo. Le interferenze ritornarono
Il miglior viaggio della mia vita
Come stai? chiese mentalmente Ilyas
A meraviglia, Pendergast. E tu?
In questo momento mi farebbe molto comodo un Gps portatile. O una guida, mio caro amico
Nella testa gli rimbombò una risata
Capirai di essere arrivato a destinazione quando ci arriverai
Spero non ci voglia troppo tempo
Lo spero anch'io. Comunque sia la signorina ha appena ricevuto una telefonata
Ah sì?
Un certo Peter, ha detto
L'espressione di Ilyas s'indurì. Per quale motivo gli aveva telefonato, quando aveva esplicitamente ordinato il contrario?
Peter.
Peter. Pendergast aguzzò la vista.
Avvertimi quando raggiungi il carcere
Buona fortuna
Le interferenze svanirono come erano arrivate. Ilyas allungò lo sguardo confuso. C'era qualcosa che si muoveva, non poco distante dalla sua posizione. Accelerò incuriosito da quella forma umanoide. Sembrava quasi un animale imbizzarrito. L'essere girò in tondo, infine si alzò in piedi. Ilyas si fermò di colpo e squadrò attentamente il volto dell'uomo
" Holroyd! ".




Qualcuno lo chiamò. Peter si guardò intorno terrorizzato e scorse una figura a pochi metri da lui. Fu sul punto di urlare quando riconobbe l'individuo. Fu percorso da una nota di sollievo e come un bambino che muove i primi passi, gli andò incontro pieno di gratitudine. L'altro rimase a guardarlo per un pò e lentamente l'espressione si rilassò
" Cosa è successo? " domandò Ilyas. Peter fissò con gli occhi sgranati la bocca dell'uomo. Provò a formulare delle parole ma tutto ciò che uscì fu un gemito morente.
" Non ha bisogno della bocca, Peter. Usi la testa ". Impaurito, Holroyd obbedì.
" Dove cazzo sono!? " gli sembrò di urlare. Pendergast si mise in movimento e il nuovo arrivato lo seguì intimorito
" Potrei risponderle dicendo che è morto. Ma la storia è molto più complicata, ed io non ho tempo per raccontargliela ".
" Morto? " ripetè lui
" Gli spiegherò ogni cosa quando tutto questo sarà finito. Se finirà. Per ora voglio che lei mi segua, mi aiuterà a tenere fermi gli altri "
" Altri chi? "
" Loro ".
Holroyd voltò la testa. Qualcosa lo costrinse a fermarsi. La bocca si aprì e gli occhi seguirono l'esempio. Il respiro gli mancò mentre guardava la scena che gli ricordò tanto quella di un film catastrofico. Milioni, miliardi di persone erano ammassate in quello spazio immenso, ed in fondo a tutto c'era un buco enorme quanto un cratere. Quasi tutti si muovevano verso quest'ultimo, come farfalle attirate dalla luce di una lampadina. Dove diavolo era finito?
" Ha paura, Peter? " sentì bisbigliare in un orecchio. Holroyd mosse lentamente il capo, tremando come una foglia.
" Le voglio dare una brutta notizia, allora. Deve darmi una mano ad impedire a tutta quella gente di varcare la soglia di quel buco ".
" E come? " balbettò Holroyd.
" Questo, purtroppo, non lo so nemmeno io ".

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Capitolo 11
*** XI ***


Chiuse gli occhi e prese un lungo, unico respiro. Prima che potesse espirare la terra sotto ai suoi piedi cedette. Urlò in preda al panico con la mano ancora sprofondata in quella dell'uomo. Gridò fino a finire l'aria nei polmoni e gemette nel tentativo di continuare a farlo. Percepì la presa allentare mentre lei cadeva. Ma dove? Provò ad aprire gli occhi seppur la luce accecante glielo impedisse. Neanche una frazione di nanosecondi e riabassò le palpebre.
" Xialiu! ".
" Siamo arrivati ".
Con il corpo in preda ai fremiti, Sue aprì gli occhi per la seconda volta. Portò lo sguardo in basso e vide un normalissimo pavimento tenerla in equilibrio. Grigio, sporco e pieno di crepe. Non era di certo quello del suo salone.
" Seguimi " le disse la voce rassicurante di Xialiu. Annuendo, Sue s'incammino con l'uomo in quella che sembrava una prigione. Più si addentravano al suo interno e più il silenzio perdeva colpi. Urla, botti e imprecazioni rimbombavano tra le mura. L'odore nauseabondo portò più volte in lei la tentazione di vomitare. Mentre scacciava il pensiero vide Xialiu fermarsi lentamente. La ragazza seguì l'esempio dopo aver percorso pochi passi
L'uomo colse l'interrogativo stampato sul volto di Sue
" Qui cominciano i problemi, signorina "
" Che genere di problemi? "
" Ad un paio di metri da qui c'è l'inferno. Centinaia di persone sono possedute e sotto il suo comando. Lui ti vuole morta, ed una volta che avrà percepito la tua presenza, ordinerà senza pietà di ucciderti. Dovrai tenerlo occupato mentre io tenterò di rientrare nel mio corpo. E soprattutto, stare attenta a quelli che proveranno ad avvicinarsi più del dovuto. Sei pronta? ".
Sue lo guardò in silenzio con il respiro corto. Ripensò al suo incontro con lui nel salone. A come era sbiancata nel vederlo. E a come era scappata a gambe levate dalla paura. Il solo pensiero di dover affrontarlo faccia a faccia la terrificava.
" Non..Posso...". L'altro si avvicinò e le afferrò le mani dolcemente. La ragazza guardò l'uomo negli occhi e per un attimo, Sue intravide il suo Ilyas. Quell'Ilyas per cui aveva sempre provato qualcosa. Quell'Ilyas che avrebbe voluto fosse lì, accanto a lei, a proteggerla come aveva sempre fatto. A tenerla stretta fra le braccia e rassicurarle che sarebbe andato tutto per il meglio..
Le parole di Xialiu la riscossero
" Puoi, signorina. Devi. Non lasciare mai che la paura della morte superi la speranza per la vita. Tu sei quella speranza. Non lasciare che muoia anch'essa ".
Corriamo molti rischi, ma siamo anche gli unici che possano fermare questo inferno.
Non era stata lei a volere tutto quello. Non aveva voluto morire, non voleva morire.
Forse era una dannazione
Ma non capita tutti i giorni di poter salvare il mondo.
Doveva andare fino in fondo, rivendicare sua sorella, uccidere quel maledetto bastardo. Fanculo la morte
" Sono onorata di cominciare "
" Ne sono molto felice " rispose Xialiu sorridendo. La invitò a continuare quando notò che Sue non si muoveva
" Chi è lui? " domandò la ragazza all'improvviso. L'uomo si voltò dall'altra parte e sospirò
" Lui. E' semplicemente il fratello di Ilyas ".





L'uomo aprì gli occhi lentamente. Eliminò i suoni catastrofici che udiva nell'immenso spazio e, dalla sua piccola cella, si concentrò su un unico suono. I passi si avvicinavano a passo di lumaca, sempre di più. Non stava più nella pelle. Ordinò agli altri di stare in silenzio ferocemente e attese.
Un fremito d'eccitazione lo percorse, e quando sentì la porta aprirsi, sorrise. Era ora di dare il benvenuto agli ospiti.

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Capitolo 12
*** XII ***


Ilyas guardò sconfortato la massa oltrepassare il portone. Per la prima volta non sapeva cosa fare.
" Allora? " gli domandò Holroyd da dietro le spalle. Pendergast cercò di combattere la morsa che lo stava inghiottendo. Ci doveva pur essere un modo per fermarli. Chiuse gli occhi e allontanò il fracasso circostante, comprese le domande assillanti di Peter. Nel suo silenzio interiore, la mente gli venne riaffiorata da una frase del suo maestro
" Il saggio esige il massimo da sé, l’uomo da poco si attende tutto dagli altri ". A cosa gli serviva in quella situazione?
Il saggio esige il massimo da sé, l’uomo da poco si attende tutto dagli altri
Dagli altri.
Qualcuno gli toccò la spalla
" Holroyd " disse Ilyas aprendo leggermente gli occhi
" Crede che noi da soli potremmo raggiungere nel nostro intento? ". L'altro lo fissò spiazzato
" Lei sa fare cose che io non immaginerei neanche, Pendergast "
" Mi spiace contraddirla, Peter, ma io non sono Dio, bensì un comune mortale. E come tale, ho bisogno di non una, ma mille mani ". Un interrogativo percorse il volto confuso di Holroyd " Dove le vuole trovare mille mani? "
" Si guardi un attimo intorno. Cosa vede? "
" Un mucchio di gente, in effetti. Ma nessuno di loro ci ascolterà "
" Ne è davvero sicuro, mio caro amico? E' un mucchio di gente che è stata privata del proprio corpo, ed è quel mucchio di gente che ci darà mille mani ". Sbuffando, l'altro passò la sua tra i capelli " Quindi sono stato privato del mio corpo? Questo sì che va fuori dal mio ordinario. Come dovrei riconoscere i buoni dai cattivi? "
" Cerchi quelli con un espressione disperata sul volto, in fretta. Li riunisca in un punto comune e gli spieghi la situazione. Riavranno il proprio corpo solo se ci aiuteranno a fermare quelli che vanno verso il buco. Sono sicuro che accetteranno con le carte scoperte a questo modo "
" E lei? " domandò Holroyd
" Mi spiace se le sembrerò brusco, ma eviti di fare domande e si metta al lavoro prima che sia troppo tardi ".
Detto questo, Ilyas si avviò verso la causa del trambusto. Peter rimase immobile a guardare la figura magra sparire nella confusione generale.
Cerchi quelli con un' espressione disperata sul volto.
Rimpiangendo di trovarsi in quel posto e non nella sua casa con un bel boccale di birra in mano, Peter si mise al lavoro.




Con le gambe tremanti e la mano rintanata in quella di Xialiu, Sue varcò la soglia della porta a due ante. Si era preparata ad un assalto da parte di uomini imbizzarriti, ma tutto ciò che vide furono un sacco di teste girate verso loro due.
" Benvenuti! " disse qualcuno rompendo il silenzio. Sue portò lo sguardo in alto e vide un uomo pelato scendere le scale. Aveva un sorriso irritante stampato sulle labbra. Xialiu la sorpassò fermandosi di fronte
" Elias " pronunciò con disgusto.
" Già, proprio io. Il tuo caro vecchio Elias, fratellone ". Con un balzo, saltò l'ultima scalinata e si voltò verso il gruppo di uomini immobili
" Fate un passo falso e siete morti "
" Provo pena per te, fratellino " recitò Xialiu. L'altro cominciò a ridere " E proverai invidia, una volta che sarò divenuto il re del mondo! Sarò io allora a provare pena per te, Ilyas ". Senza perdere il sorriso, Elias sembrò notare solo ora la presenza di Sue
" Quale dolce donzella abbiamo qui ". Avanzò contemplandola " Mi dispiace molto aver ucciso tua sorella, è stato solo un piccolo disguido. Ma non preoccuparti, la rivedrai presto ". Mostrò un altro sorriso beffardo.
Sue indietreggiò quasi nascondendosi dietro il braccio di Xialiu.
" Perché? " volle sapere quest'ultimo.
" Non c'è un perché " rispose Elias muovendo un altro passo " All'inizio, forse, c'era. Volevo tenerti all'oscuro dai miei piani, ma l'ho scovata quand'era troppo tardi. Adesso è diventata una questione più grande, fratellone. Senza di voi potrò portare il mio scopo a termine, ovvero diventare il padrone dei due mondi ".
" Non è una cosa possibile " disse Xialiu esterrefatto. La figura al centro della stanza mosse il capo
" Invece sì. Ce l'aveva anche spiegato il maestro, non ricordi? Se muori e in seguito rinasci, divieni un mezzo uomo. Io sono il mezzo uomo, ma un uomo solo non può farcela.."
"..Per questo stai liberando gli altri. Sarà il tuo esercito "
" Esattamente. Eseguiranno i miei ordini, perché sono stato io a liberarli. Sono davvero furbo, non credi? "
" Sei solo pazzo, Elias. Un pazzo ancora in tempo per tornare indietro. Ferma tutto questo e lascia che le cose tornino al loro ordine naturale ".
L'uomo scoppiò in una risata isterica " Non ti va giù l'idea che io sia diventato più forte di te, vero? Io, che sono sempre stato giudicato un rammollito in confronto a te, Ilyas il grande, Ilyas che sa fare tutto, Ilyas, Ilyas, Ilyas! Basta. Non tornerò indietro fratellone, scordatelo ". Elias si schiarì la voce
" Comunque sia, è arrivato il momento di dirci addio. E' stato bello rivederti Pendergast, ma lo sarà ancor di più quando vedrò la luce nei tuoi occhi spegnersi ". Si voltò verso gli uomini che fino ad allora non avevano mosso un muscolo. Al cenno affermativo di Elias, Sue vide la rabbia invadere i loro occhi.
Xialiu la afferrò per il braccio e le urlò di correre su per le scale. La ragazza esitò per un attimo, poi partì come un razzo.
Adesso, Ilyas.




Elias provò un piacere indescrivibile nel vedere i loro volti terrorizzati. Quant'era sciocco Ilyas. Credeva ancora di poterlo combattere! Guardò sorridendo la ragazza che scappava con il volto rigato di lacrime. Era così divertente! La seguì a passo lento, godendosi il piacere dell'attesa. Mentre saliva le scale vide con la coda dell'occhio Ilyas venire sommerso dalla valanga di uomini. Provò una nota di amarezza. Era durato così poco, il suo fratellone.
Pazienza.
Riportò l'attenzione sulla ragazza. Aveva raggiunto l'ultimo piano di celle, dove era rimasto chiuso per anni. Anni che gli erano serviti a maturare. Ora era pronto per fare il grande passo. Si fermò ad un paio di metri dal suo obbiettivo e sorrise mostrando denti bianchissimi
" Perché fai attendere così tanto tua sorella! "
" Vattene via bastardo! " urlò l'altra.
" Che linguaggiò volgare, signorina. Non ti hanno insegnato le buone maniere? ". La ragazza cercò disperatamente di sorpassarlo ma Elias la afferrò per il polso. La abbracciò per la vita e strinse la morsa sempre di più, assaporando le urla di dolore
" Ti prego.. ". In risposta, Elias strinse ancora. Sentì un osso spezzarsi e rise di gusto. Era tutto così bello!
Qualcosa però, lo costrinse a lasciare la presa. Il corpo cadde a terra ansimante, e quando l'uomo alzò lo sguardo gli si ghiacciò il sangue.
" Tu... " sussurrò.
" Io " disse Ilyas sorridendo.

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Capitolo 13
*** XIII ***


" Dio.. ". Tutta la curiosità si disperde come goccie d'acqua, lasciando spazio al terrore puro.
" Oh Dio.. " ripete guardando inorridita la scena.
Indietreggia spaventata. Apre la bocca per urlare ma esce solo aria. La luce comincia ad affievolirsi lasciando trasparire più del dovuto. Sgrana gli occhi con il corpo tremante e sudato. Vede tre uomini, uno dei quali è a terra. Gli altri due non sembrano notarla. Si chiede se quello sia vivo. Con il cuore a mille si accorge di poter guardare attraverso i due. Vede il muro pieno di crepe, la strada in fondo, quella maledetta strada che vorrebbe raggiungere. Ma qualcosa la tiene ferma. Lui la tiene ferma. Nota l'uomo fissarla intensamente. L'altro è sparito. Alza lo sguardo e per un attimo sente il battito fermarsi. E' lì, a librare nell'aria come un uccello. E ancor più in alto, c'è un enorme buco nel cielo. Controvoglia riporta lo sguardo a terra e con orrore vede l'uomo farsi spazio nel corpo a terra. Solo allora si accorge della somiglianza tra quest'ultimo  e quello in aria. Cosa diavolo sta succedendo?
Si alza. La guarda. Lei cerca ancora una volta di dire qualcosa senza risultati.
" Buongiorno " le dice avvicinandosi.
" ... ".
Sembra sul punto di continuare ma si ferma. Un'espressione inorridita gli percorre il volto
" Uccidilo " dice. La smorfia s'intensifica
" Uccidilo Sue ".
Cosa?
Le porge qualcosa. Esitando, la ragazza allunga la mano e stringe l'oggetto.
" Uccidi Elias ".




Sue mosse le palpebre impercettibilmente. La luce accecante svanì come il barlume di speranza che la stava abbandonando. Cosa diavolo aveva appena visto? La scena era uguale a quella del giorno in cui era morta. Ma perché non era morta?
Mentre pensava perpecepì qualcosa di pungente all'altezza della vita. Tastò l'oggetto muovendo la mano a fatica. Era appuntito e lungo. Un coltello.
" Non puoi essere vivo! " sentì urlare qualcuno. Qualcuno che doveva uccidere una volta per tutte.




La paura mutò presto in pura rabbia. Elias strinse i pugni vedendo il fratello davanti agli occhi, vivo e vegeto. C'era, però,  qualcosa che non andava nella sua immagine. Era trasparente e scossa da leggeri tremori. Troppo trasparente.
" Bastardi.. "  li accusò dopo aver capito. Il sorriso di Ilyas si allargò ancor di più, facendo provare un brivido al fratello. In tutta la sua vita non lo aveva visto sorridere nemmeno una volta. Da piccolo pensava che fosse un robot incapace di provare emozioni. Ed ora, invece, sorrideva, dimostrando di averla vinta di nuovo.
No. Non glielo avrebbe permesso.
Si voltò verso gli uomini in fondo alla stanza immensa " Non puoi farmi niente "
" Io non voglio farti niente " commentò in un sussurro.
Aveva sentito..Dolore, in quella frase?
Elias si voltò appena in tempo per vedere una figura avventarsi contro di lui. Tirò pugni all'aria gridando come un forsennato. Solo uno ne andò a segno e la figura parve esitare. In quella frazione di secondi l'uomo vide qualcosa di scintillante passargli vicino al volto.
" Aiutatemi dannazione! " gridò agli uomini.
Sperando che facessero in tempo, Elias tirò a terra la figura cadendo con essa. Rotolarono finendo contro le sbarre della cella, e finalmente l'uomo potè vedere in faccia l'aggressore. Sue gli teneva le braccia bloccate con entrambe le mani, il volto sudato. Elias provò a divincolarsi ma non fece che peggiorare la sua posizione.
" Ilyas! "
" Nessuno ti aiuterà stronzo ".
Il suo orecchio fu attraversato da un sospiro. La presa alle mani si allentò ed Elias, approfittando della situazione, mollò un pugno alla cieca. Con orrore capì di aver colpito ancora una volta l'aria.
" No! " urlò tra le braccia della disperazione.
" Questo è per mia sorella " gli sussurrò la voce femminile. Percepì una morsa insostenibile attraversargli lo stomaco. Portò le mani in quel punto e tastò il manico di un coltello. Non era possibile. Non doveva finire così. Non poteva finire in quel modo!
Si alzò a stenti ignorando il dolore insopportabile e si aggrappò alla ringhiera che percorreva il piccolo corridoio. Solo in quel momento provò un ondata di paura. Paura d'aver fallito, paura di morire. Ma soprattutto, paura di quello che sarebbe successo dopo. Ricordò terrificato le parole del maestro
" Se il mezzo uomo morirà, con lui morirà anche la sua anima. Non avrà posto nel mondo terreno e le porte dell'aldilà gli verranno chiuse in faccia. Rimarrà sospeso nel vuoto fino a che la sua anima non si dissolverà, divenendo il nulla assoluto ".
Scosso dai tremiti si avviò verso le scale. Perse l'equilibrio e rischiò di crollare, ma qualcuno lo afferrò appena in tempo. Ilyas poggiò delicatamente il suo corpo a terra e gli strinse la mano " Perché l'hai fatto? Qual è il vero motivo, Elias? ".
Quest'ultimò sputò un rivolò di sangue " Volevo dimostrati di valere qualcosa, Ilyas. Volevo che tu fossi fiero del tuo fratellino ". Imperscrutabile, Pendergast si alzò
" Sono sempre stato fiero di te, per il solo fatto che tu fossi mio fratello. Lo sarò sempre, Elias. Ma devi pagare per le tue azioni ".
Con un nodo alla gola, Elias vide le due figure allontanarsi da lui.
 Ancora una volta era rimasto solo. E questa volta lo sarebbe stato per sempre. Una morsa lo strinse. Come ultima risorsa, mentre si sentiva mancare, pregò in quel Dio che non aveva mai voluto credere.
Abbi pietà della mia misera anima



Ilyas si alzò e prese per le braccia Sue. La aiutò a scendere le scale mentre intorno a loro c'era il silenzio assoluto. Suo fratello, il mezzo uomo, era morto. E con lui il suo esercito. Stavano tutti cadendo a terra come un albero che viene abbattuto.
Ilyas lasciò la ragazza sull'ultimo scalino e si avviò a passo deciso verso il proprio corpo. Prima ancora che Sue potesse formulare la domanda Ilyas si voltò verso di lei
" Eri l'unica che potesse farlo. ' Solo colei che perderà la vita per le stesse mani del mezzo uomo sarà in grado di bramare vendetta ' ".
Detto questo si preparò a rientrare nel proprio corpo.

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Capitolo 14
*** XIV ***


Fu solo un paio di secondi prima di rientrare che gli passò un pensiero agghiacciante per la testa
Si voltò indietro e ignorando tutto ciò che lo circondava, salì a passi pesanti le scale.
Aveva fatto un grosso errore. Come poteva aver tralasciato una cosa di tale importanza?
Con un balzo oltrepassò gli ultimi tre scalini e si fermò ad appena mezzo metro dal corpo di Xialiu. Una figura femminile apparve accanto ad Ilyas e gli prese saldamente la mano
" Sono stato uno stupido " sussurrò a sè stesso più che a Sue. La ragazza non disse niente.
Lasciandole la mano Pendergast si avvicinò al corpo privo di vita. Afferrò il manico e cercando di non premere troppo tirò fuori il coltello. Il sangue sgorgò come un fiume in piena e intrise ancor di più di rosso il pavimento. Ilyas rimase a fissare la lama per un'eternità e si rialzò senza distogliere lo sguardo.
" Dovevo tirarlo fuori " disse. Sue si trattenne dal corrergli incontro e stringerlo tra le braccia. Raggiunse l'uomo e gli tolse il coltello dalle mani
" Non ti ho mai capito sai? Da quando ti ho conosciuto, non sono ancora riuscita ad apprenderti a pieno. Come puoi sentirti in colpa quando hai salvato non un uomo, non tre, ma Dio, il mondo intero? E' stato Xialiu a darmi il coltello, capisci? Significa che voleva morire Ilyas, lui voleva questo ".
Pendergast portò lo sguardo ferreo in quello della ragazza. Per una frazione di secondi Sue vide negli occhi qualcosa che le sciolse il sangue
" Andiamo ".
Annuendo Sue lo seguì giù per le scale. Davanti ai suoi occhi Ilyas si rannicchiò sul proprio corpo e, come se fosse disteso sulle sabbie mobili, venne lentamente risucchiato. Si rialzò dopo un paio di secondi in cui la ragazza aveva trattenuto il respiro.
Pendergast la raggiunse mentre quest'ultima si ricomponeva
" Come farete a chiudere il portone? " domandò lei
" Non ce n'è alcun bisogno " rispose Ilyas guardando il resto degli uomini alzarsi con l'aria disorientata
" Cosa significa? " chiese Sue visibilmente confusa
" Ha fatto tutto Xialiu lasciandosi prendere dall'altro mondo. Era il principale vettore di tutto questo, colui che aveva aperto il portone, e bastava che la sua anima lo varcasse definitivamente perché si richiudesse.  Ero a conoscenza di questo metodo, ma non volevo che morisse nessuno ". All'improvviso portò lo sguardo in cima alle scale
" E' sempre stato un uomo testardo ".
" Come faranno le anime a tornare indietro? " " Una volta che Elias è morto il loro legame con questo mondo si è rotto. Ogni uomo è stato risucchiato nel proprio corpo. Come puoi dedurre guardandoti intorno " . Seppur avesse ancora le idee confuse, Sue rimase in silenzio. Alla fine quello che le bastava sapere era che fosse tutto finito.
" Cosa facciamo adesso? ". Ilyas si voltò verso la porta alle sue spalle
" Il nostro lavoro qui è finito. Manca solo un'ultima cosa da fare ".



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Due giorni dopo

 

Immerse in un silenzio irreale, tre figure sostavano davanti a due piccoli muri di pietra.
" Riposa in pace amico " disse Holroyd guardando la lapide. Aveva da sempre odiato i cimiteri, e quella giornata fredda aumentava ulteriormente quell'odio. Dopo alcuni minuti di silenzio Peter si fece coraggio
" Perché non c'è nessuna iscrizione? " chiese tutto d'un fiato.
" Xialiu diceva sempre ' Perché le persone hanno così paura della morte? Quando muori vuol dire solo che hai molto sonno e tanto tempo libero '. Vuol dire che non hai bisogno di iscrizioni sulla lapide se stai semplicemente dormendo. Non ha senso, non trova? ". Holroyd annuì distrattamente cercando di collegare le frasi appena pronunciate da Ilyas.
" Ti aspetto in macchina " disse Sue intromettendosi " Sto diventando un ghiacciolo ". Peter la guardò allontanarsi a passo svelto, zigzagando tra le tombe. Arrossì nel trovarsi a contemplare le curve del suo corpo perfetto.
" Cosa ha intenzione di fare adesso? " lo riscosse Pendergast. Peter riportò l'attenzione sulle lapidi
" Continuo la carriera da poliziotto ovviamente. Henry mi ha dato la promozione, credo che quando l'ha fatto avesse qualche rotella fuori posto. Ma non potrei essere più felice, adesso che sono di grado superiore! ". Peter guardò incuriosito l'uomo accanto " E lei? Ha intenzione di arruolarsi per davvero con l'Fbi? ".
Ilyas sorrise " Lei crede che dopo quello che ho fatto mi accetterebbero? ". Peter rise di gusto
" Certo che no, ho dovuto dire a Henry che lei è morto, ma per sicurezza ha movimentato una squadra di ricerca sulle sue traccie, compresi gli uomini dell'Fbi "
" Allora dovrò guardarmi le spalle " disse Pendergast lanciando uno sguardo verso l'auto parcheggiata
" Già. Quindi cosa ha intenzione di fare? Con la ragazza, intendo "
" La lascierò nelle cure di una mia cara amica, sono sicuro che si troverà molto bene con lei ".
Peter lo guadrò di sottecchi
" E lei Pendergast? Perché non mi dice cosa farà? ". Lo sguardo dell'uomo si perse tra il vento
" Non si devono mai fare progetti, soprattutto per il futuro. E' stato un piacere conoscerla Peter, e, chi lo sa, forse un giorno le nostre strade si incrocieranno ancora  ". Con il suo solito sguardo distaccato, la figura esile si allontanò immersa in un silenzio di tomba. Peter aspettò che la macchina partisse. Si voltò per l'ennesima volta a guardare le due lapidi. Marito e moglie insieme per sempre. Ora che ci pensava anche lui aveva una dichiarazione da fare a Kat. Non era uno dei momenti più opportuni, con il clamore che si era sparso per il mondo dopo l'accaduto. Cercò nella tasca l'anello e lo strinse forte, come se potesse saltar fuori e disperdersi nell'aria.
Con un ultimo saluto ai due e tirando un sospiro di sollievo, s'incamminò verso l'uscita.

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