Inevitable

di jessystorm
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La soluzione di Gibbs ***
Capitolo 2: *** Matrimonio a 6 ***
Capitolo 3: *** Ospite a Cena ***
Capitolo 4: *** Il teatro ***
Capitolo 5: *** Due padri in uno ***
Capitolo 6: *** Niente è inevitabile ***
Capitolo 7: *** Caraibi ***



Capitolo 1
*** La soluzione di Gibbs ***


CAPITOLO 1-La soluzione di Gibbs

"Agente DiNozzo? C'è una visita per lei sul ponte."

Tony si voltò guardando interrogativamente il sergente che lo aveva avvertito. Poi si diresse con passo felpato sul ponte dell'USS Regan. Passando attraverso i corridoi stretti di quella nave non potè far a meno di pensare a quanto odiasse quell'incarico. Ma per fortuna mancava poco prima che tutto ciò finisse.

"Laggiù" gli riferì il sergente che lo aveva accompagnato una volta che furono all'aperto.

Un elicottero se ne stava fermo in mezzo alla pista d'atterraggio e una donna che Tony riconobbe subito ne era appena scesa.

Ziva.

Il suo cuore cominciò a battere. Erano tre mesi che non la vedeva. Si erano sentiti per telefono certo, ma non era la stessa cosa. Aveva quasi dimenticato quanto fosse bella e con i capelli scompigliati dal vento lo era ancora di più. Le sorrise, forse il vero primo sorriso che faceva da settimane. Lei gli sorrise di rimando e si avvicinò a lui.

"Spero che non ti dispiaccia questa improvvisazione"

Tony rise di gusto. Dio quanto le era mancata! "Si dice improvvisata Ziva... cmq no non mi dispiace..." avrebbe voluto aggiungere qualcos altro, ma la realtà era che non sapeva cosa dire.

Lei gli sorrise dolcemente. "Bene...anche perchè sono qui per portarti un messaggio di Gibbs."

"Quando sei tornata da Israele?"

"Non sono tornata. Ho fatto credere a mio padre che ci fosse una cosa di enorme importanza che dovevo fare in America, della massima segretezza e lui non ha obiettato." Dicendo questo i suoi occhi divennero tristi. Tony capì forse per la prima volta quanto le costasse stare a stretto contatto con suo padre.

"Vieni..andiamo nella mia cabina"

"E' un invito Dinozzo?" scherzò lei.

"Se tu vuoi che lo sia" le rispose facendole l'occhiolino.

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"E così ce l'abbiamo fatta ad incastrare Vance.." disse Tony pensieroso una volta che Ziva ebbe finito di illustrargli la situazione.

"Si...Gibbs vuole che tu ritorni immediatamente a Washington..ha detto che ci sono un sacco di cose da risolvere ancora" gli rispose non nascondendo la sua felicità per lui.

Tony sospirò talmente sollevato che Ziva scoppiò a ridere. "Immagino che non vedessi l'ora...dimmi quante donne ci sono su questa nave?"

"Nessuna" disse lui fingendo di piagnucolare. "O meglio un paio, ma sarebbe meglio non definirle donne..." Poi tornarndo serio aggiunse: "Meglio non pensarci più ora...questo calvario ha le ore contate e torneremmo ad essere il solito vecchio team"

Ziva annuì triste, guardando un punto indefinito della stanza. Tony se ne accorse ed improvvisamente una morsa gli strinse lo stomaco. "Tu non..."

Lei si voltò e gli sorrise: "Non ti preoccupare per me...sono felice di essere riuscita anche attraverso i miei contatti a scoprire lo scheletro nell'armadio di Vance...il fatto di non poter tornare con voi non è un problema."

'Ma lo è per me!' disse una vocina dentro di lui. Come avrebbe fatto senza Ziva? Senza la sua inevitabile collega, amica e forse qualcosa di più? "Non c'è proprio verso di convincere tuo padre?"

Ziva scosse la testa. "Dice che sono indispensabile in Israele...ma vi verrò sicuramente a trovare ogni tanto."

E questo doveva farlo sentire meglio? Lei che rischiava la vita ogni giorno? Sapeva che era cambiata in quegli anni e avrebbe rischiato ancora di più di morire. "Ne dobbiamo parlare con Gibbs...lui troverà una soluzione."

"Lo sa già Tony. E non possiamo farci niente...è inevitabile."

Lui la fissò dritta negli occhi intensamente, ricordando la loro precedente conversazione. "Niente lo è."

Ziva non resse la profondità del suo sguardo, prese le sue cose e si diresse verso la porta della cabina. "Sbrigati, dobbiamo andare."

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Il team era finalmente di nuovo riunito. Tony sorrise nel vedere Abby esultare come una pazza in giro per il suo laboratorio. Li aveva abbracciati tutti almeno per mezz'ora, rischiando di soffocarli. Ma la sensazione era stata fantastica. Sembrava di respirare finalmente un pò d'aria fresca dopo due mesi in gattabuia.

McGee riempì di nuovo i bicchieri di champagne a tutti. Innalzarono i calici in aria, ma poi si voltarono nel vedere che Ziva non vi partecipava.

Abby si precipitò ad abbracciarla. "Oh Ziva cara...come faremo senza le tue mosse ninja?"

"Non capisco di cosa tu stia parlando Abby" disse Gibbs con noncuranza.

"Capo..." iniziò McGee lanciandosi sguardi perplessi con Tony. "Del fatto che lei non potrà tornare con noi.."

"Che sciocchezze..ovvio che tornerà."

Tutti lo guardarono alquanto sorpresi. Ziva tentò di azzardare una frase: "Ma mio padre..."

"Tuo padre dovrà rassegnarsi all'idea che tu ti sia sposata..." Tony sputò lo champagne che stava bevendo mentre gli altri lo guardarono alquanto esterefatti chiedendosi se per caso la separazione forzata gli avesse dato alla testa.

"E con chi...con chi dovrei sposarmi?"

"Con Dinozzo mi pare chiaro." Tutti si misero a ridere tranne Tony e Ziva che si scambiavano occhiate imbarazzate e perplesse.

"Questa è buona Gibbs..." tentò di dire Palmer, ma venne subito fulminato da un paio di occhi azzurri.

"Smettetela di ridere o richiamo Vance!" tutti smisero di colpo. "Sono serissimo... ci ho pensato attentamente e l'unica soluzione è che Ziva si sposi per rimanere in America."

Ducky guardò prima Ziva poi Tony. Aveva già capito da tempo che c'era qualcosa tra i due ragazzi e decise di venire loro in aiuto. "Ma Jehtro...non sarebbe meglio se Ziva sposasse te?"

"Non ho intenzione di sposarmi di nuovo! Senza contare che sono troppo vecchio per lei..potrei essere suo padre. No Dinozzo è la scelta migliore."

Ziva ripresasi dallo shock prese parola. "Gibbs ti ringrazio davvero...ma non credo che..."

"Andrà benissimo capo. E' un'ottima idea" concluse Tony, mentre lei lo fulminava con lo sguardo chiedendosi che cosa gli fosse preso.

"Perfetto, allora è deciso. Muovetevi. Si va a Las Vegas oggi stesso." Prima di uscire dal laboratorio diede uno scapellotto a Tony, Ziva e McGee. "Bentornati nel team."



P.S: Ritengo questa soluzione altamente improbabile nel telefilm, ma le fic sono fatte anche per sognare no? :P Spero che vi sia piaciuto e che vi piaceranno anche i prossimi capitoli che posterò ;)

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Capitolo 2
*** Matrimonio a 6 ***


Grazie a tutti per i vostri commenti! E' un piacere anche per me ritrovare alcune persone del forum anche qui. Per voi sono una rilettura questi capitoli :P
Per tutto gli altri: grazie mi fa piacere che vi sia piaciuta l'idea...ho cercato di mantenere i personaggi più in carattere possibile anche se una soluzione del genere non avverrà mai nel telefilm ;)
Dato che questa fic l'ho già conclusa ve la posterò a ritmi incalzanti perciò eccovi altri due capitoli pronti per voi ;)



CAPITOLO 2-Matrimonio a 6

"McLate? Sto aspettando PAZIENTEMENTE che tu ti trova un abito adatto alla tua non forma fisica perfetta." Tony sbuffò mentre guardava l'orologio per l'ennesima volta.

"Non ci vediamo da tre mesi e puoi anche evitare di chiamarmi così la prima volta che stiamo da soli..." replicò McGee da dietro il camerino.

Tony fece un sorrisino. "Stai insinuando che non hai sentito la mia mancanza, McLie?"

"Di certo non quella dei tuoi soprannomi...bè che ne dici di questo?" L'agente più giovane uscì indossando un completo color ceruleo.

Tony fece una smorfia. "Non vorrai vestirti così al mio matrimonio vero?!"

"Che c'è che non va?" gli rispose l'altro deluso.

"Sembri un puffo, ecco cosa c'è...di certo non sei nato con la classe nel sangue. Guarda me vestito in Armani.."

"Si, si...peccato che la tua faccia tesa non si addica al tuo umorismo...sei nervoso vero?" lo prese in giro Mcgee.

Tony rise a disagio. "Nervoso io?? Ma quando mai...dopotutto questo è solo un matrimonio fasullo perchè dovrei esserlo?"

L'altro lo fissò attentamente con un sorrisetto dipinto sul viso. "Non so..dimmelo tu."

"Vatti a cambiare, va, McPuffo. E cerca di fare in fretta...altrimenti poi chi lo sente Gibbs!"

McGee se ne ritornò nel suo camerino per l'ennesima volta, lasciando Tony da solo con i suoi pensieri. Anche se non lo avrebbe mai ammesso con nessuno...era nervoso..marcio.
Quando Gibbs se ne era uscito con quell'idea assurda, aveva pensato come tutti che si fosse fumato qualcosa. Ma poi aveva visto la determinazione del suo volto e aveva capito che se lui si fosse rifiutato di sposare Ziva, il capo l'avrebbe concessa a qualcun altro.
E non poteva permetterlo. Per quanto non gli piacesse l'idea di contrarre un matrimonio conveniente non poteva lasciarla nelle mani di un altro uomo.
Voleva Ziva, forse l'aveva sempre voluta, ma come spiegarglierlo ora? Sicuramente lei pensava che avesse accettato per salvarla da una vita in Israele. In parte era vero, ma non del tutto. L'idea di questo matrimonio lo elettrizzava. Doveva assolutamente trovare il tempo per parlarle prima della cerimonia, in modo che fosse consapevole di cosa provava e potessero sposarsi non solo perchè obbligati, ma anche perchè in parte lo volevano.

Deciso, si incamminò verso l'uscita del negozio prima che una voce baritonale proveniente dalla cassiera alla sua sinistra urlasse: "Quell'abito non è gratis!"

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Ziva si piazzò di fronte allo specchio odiando l'immagine che vi era riflessa. Sembrava una meringa. In quell'abito c'era pizzo dappertutto. Non riusciva ancora a capire come Abby fosse riuscita a farglielo provare. E questo era il minimo. Con la cassiera ora stavano discutendo di quanto lei stesse bene con quel colore. Perchè in America l'omicidio non era legale? Senza dire una parola, fece dietro front e si diresse di nuovo nel camerino.
In quel momento avrebbe strozzato qualsiasi essere umano le fosse capitato a tiro..ma specialmente avrebbe ucciso volentieri Tony. Ma cosa gli era saltato in mente?
Chiariamo. Era un anno ormai che pensava che lui fosse la sua anima gemella. Ma a sposarlo non aveva mai pensato. E per di più farlo perchè erano obbligati da Gibbs! Era una pazzia. Doveva parlargli e subito.

Uscì dal camerino e fece per dirigersi all'uscita con Abby che la rincorreva, quando venne folgorata da un abito da sposa.

"Tutto bene?" le chiese Abby.

"Benissimo" rispose Ziva mentre un pensiero birichino le balenava nel cervello.

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Tony e McGee dopo innumerevoli disavventure raggiunsero Gibbs davanti al giudice di pace.

"Ce ne avete messo di tempo..."

"La colpa è di McGoogle qui...non si decideva con il vestito, peggio di una donna."

"La colpa è di DiNozzo...è così agitato che per poco non ci faceva arrestare per non aver pagato gli abiti."

Gibbs sospirò. "Quasi quasi rimpiango il mio nuovo team..." disse mentre i suoi due agenti si guardavano in cagnesco.

I tre uomini aspettarono impazientemente che le donne arrivassero. Aspettarono, aspettarono ...ma niente. E più l'attesa si faceva prolungata, più Tony non stava fermo.

"Devi andare in bagno Dinozzo?" gli chiese ironico Gibbs.

"Si...cioè no."

"Prenderò il tuo ultimo monosillabo come quello giusto."

Tony gli fece cenno di si con il capo e si voltò leggermente verso una porta laterale. Vide Ziva affacciata solo con il volto che gli faceva segno di seguirla.

"Ehm, capo? Credo che avresti dovuto prendere il primo monosillabo come giusto...vado in bagno."

"Credi davvero che sia nato ieri? Te la stai facendo sotto dalla paura, perciò onde evitare che tu possa scappare, te ne starai fermo e buono qui."

"Ma è urgente!" tentò di protestare.

"Fattela addosso" queste furono le sue ultime parole.

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"Mia cara?" le disse Ducky appoggiandole una mano sulla spalla. "E' ora."

"No Ducky. Devo assolutamente parlare con Tony" replicò Ziva.

"Non c'è tempo. So che avreste voluto chiarire le cose tra voi prima, ma...ogni tanto bisogna cogliere l'attimo."

Ziva sbuffò. "Non sono sicura che ci sia davvero qualcosa da chiarire...almeno non da parte sua."

Ducky le fece un sorriso enigmatico e le tese il braccio. "Andiamo mia cara...fallo per il tuo bene."

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La musica nuziale partì e Ziva entrò di malavoglia in sala a braccetto con Ducky e seguita da Abby che lasciava petali di rose nere al suo passaggio. Ma più che a quella stranezza, Tony rimase folgorato da Ziva, o meglio da ciò che indossava: un abito rosso, scollato e molto sexy.
All'improvviso fece fatica a deglutire e dallo sguardo malizioso di leì capì che era stata proprio la sua intenzione.

Abby e Ducky presero posto al fianco di Ziva come testimoni, mentre il giudice di pace iniziava la cerimonia. Tony sudava. Stava continuando a riflettere che avrebbero dovuto chiarire prima. Al diavolo Gibbs! Ma poi la fissava con il suo abito rosso e non poteva fare a meno di pensare che forse era il giorno più bello della sua vita.

Ziva dal canto suo, fumava. Ma perchè Tony non diceva niente?! Forse l'idea di farglierla pagare con il vestito rosso non era poi stata così tanto geniale. Era silenzioso e incapace di intendere e di volere! Ed ora il giudice di pace le stava chiedendo se voleva questo uomo come suo legittimo sposo...la risposta più ovvia ovviamente era: "No!"

Gibbs la fulminò con lo sguardo e Tony finalmente ripresosi dal suo torpore, cercò di rimediare. "Si mi vuole. E' solo confusa."

"No, non è vero" replicò testarda.

"Ma insomma vuole o non vuole?" chiese il giudice di pace che cominciava ad innervosirsi.

Tutti in coro:"Si!" e lei:"No!"

Tony fece una risatina nervosa. "Ci può scusare per un momento?" prese Ziva per un braccio e la trascinò in un angolo della stanza. "Si può sapere che ti prende?"

"Come che mi prende?! Tony è una pazzia!"

"No, non lo è. Vuoi per caso passare il resto della tua vita in Israele con un padre che detesti? Non ci sarebbe soluzione a quello...al matrimonio si. C'è sempre il divorzio." Oh, oh e questo da dove era uscito?! Ma non doveva dirle che provava qualcosa per lei? Si diede uno scapellotto mentale da solo.

Ziva parve riflettere un attimo e alla fine acconsentì.

Il giudice di pace vedendoli tornare commentò:"La sposa si è decisa? Cerchiamo di fare in fretta. Ho altri tre matrimoni da celebrare oggi."

"Acconsento a sposare questo uomo" disse Ziva, mentre tutti tiravano un sospiro di sollievo.

"Bene...ora può baciare la sposa" disse il giudice rivolto a Tony.

Baciare la sposa? Oddio! Si voltò verso di lei e la vide in tutto il suo splendore. I sentimenti per lei vennero allo scoperto mentre la guadava negli occhi. Sentì quasi una scarica elettrica attraversagli il corpo quando spostò lo sguardo sulle sue labbra e...
Gibbs si schiarì la voce e lo guardò con il suo solito sguardo assassino. Tony decise in quel momento che baciarla sulla guancia sarebbe stata la scelta più appropriata.

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Capitolo 3
*** Ospite a Cena ***


CAPITOLO 3-Ospite a cena

Bashan fissò scosso Ziva per un momento. Gli aveva davvero riferito che si era sposata? In realtà non avrebbe dovuto essere una grande sorpresa per lui dato che due anni prima aveva scattato delle foto di lei e Dinozzo...Ma da qui a sposarsi!

"Lo stai facendo perchè non vuoi più tornare in Israele, vero?"

"Lo sto facendo perchè lo amo" mentì lei.

"Davvero? E allora perchè vi siete sposati a Las Vegas in tutta fretta?"

Ziva sospirò e si alzò dalla sedia nervosamente. "E' vero. L'ho fatto anche per non tornare più in Israele, ma sono davvero innamorata di lui..." lo disse sinceramente, dopotutto era la verità.
Anche se questa situazione la irritava all'inverosimile, non poteva non ammettere di avere dei sentimenti per lui. E dirlo ad alta voce era finalmente stata una sorta di liberazione.

"Capisco...tuo padre non ne sarà felice comunque."

Ziva fece una risatina ironica. "Credi che m'importi?" si diresse verso la porta. "Tanto non glielo dirò io."

"Ti aspetti che lo faccia io?!" L'espressione di lei fu abbastanza eloquente. "Sarebbe meglio che lo facessi tu..."

"Meno gli parlo, meglio sto."

Bashan sospirò. "Il tuo odio verso tuo padre è ingiustificato, Ziva."

"Ingiustificato?!" una risata carica di risentimento riempì la stanza. "Ah, già..dimenticavo..tu non hai dovuto perdere un fratello, una sorella e una madre per causa sua!"

"Credi davvero che non gli importi? Ha fatto tutto ciò che poteva..."

"No, non è vero. Se n'è sempre fregato di noi."

"Ziva tuo padre ti vuole bene..."

"Ha davvero uno strano modo per dimostrarmelo...comunque conto su di te perchè tu gli riferisca la faccenda." Aprì la porta e e se ne andò dalla stanza.

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Quando uscì dall'ambasciata, Ziva trovò Tony ad attenderla con un sorriso luminoso dipinto sul viso.

"Che ci fai qui?"

"Intuivo che avessi fatto il tragitto in autobus perciò sono passato a prenderti. Come è andato il colloquio?" le chiese facendola salire in macchina.

"Bene" gli rispose a denti stretti.

"Dal tono che hai usato credo che tu abbia bisogno di riposo...è successo tutto così in fretta... ti accompagno all'hotel a prendere le tue cose e..."

"perchè a prendere le mie cose?" gli chiese senza capire.

"Non vorrai stare lì in eterno e poi..." Tony guardò fisso la strada cercando le parole più adatte per dirglierlo."Gibbs ha detto che per rendere la cosa più credibile dovremmo vivere insieme."

"Cosa?!" Ziva si voltò di scatto a guardarlo e la voce le si alzò di un tono.

"Ehi, non prendertela con me. Il pazzo è lui!"

Ziva non ne era tanto sicura. C'era stato qualcosa nella voce di Tony che le aveva suggerito che l'idea non era stata completamente di Gibbs. Ma era assurdo no? Dopotutto anche a lui dava sui nervi questa situazione. Decise di credere di esserselo immaginato e si calmò.

"Allora andiamo al tuo hotel?" le chiese lui impaziente.

Il cellulare di Ziva all'improvviso squillò. Tony la sentì parlare nervosamente in israeliano al telefono senza capire una parola. Quando chiuse la chiamata, la guardò interrogativamente.

"No, andiamo al supermercato più vicino. Dubito che tu abbia qualcosa di commestibile nel tuo frigorifero per la cena di stasera con Bashan."

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"Tony niente patatine fritte!" lui bloccò la mano a mezz'aria.

"Perchè?"

"Perchè: uno non è il genere di cibo che piace ad un israeliano e due non è salutare."

"Bè potremmo fare provare una nuova emozione al caro Michel...magari gli piacciono..."

"Tony un giorno finirai grasso e pieno di acciacchi se continui a mangiare porcherie..."

Lui fece una smorfia e si avvicinò col carrello al banco dei dolci. 'Mmh profiterol...' ma prima che potesse afferrarlo, Ziva lo schiaffeggiò sulla mano.

"ahia! Neanche questo posso prendere?"

"No. Lo faccio io il dolce..."

"Uao! E con cosa lo fai?"

Ziva si voltò verso di lui con un espressione di sfida sul viso. "Carote.."

"Cosa?! Ma esiste un dolce di carote?"

"E' una torta. E si per tua sfortuna esiste..." gli sorrise in modo accattivante. Ma Tony non ci stette e si riavvicinò alle patatine fritte. Ziva lo rincorse. "Non fare il bambino..." afferrò il sacchetto che lui stava tenendo.

"Arriviamo ad un compromesso. Tu fai il dolce alla carota e io mi prendo le patatine fritte."
Si guardarono un attimo, lanciandosi sguardi di sfida e alla fine arrivarono ad un tacito consenso.

Arrivati al reparto detersivi, Ziva cominciò a riempire il carrello con innumerevoli prodotti di cui Tony non conosceva nemmeno l'esistenza.

"Che fai?"

"Immagino che il tuo appartamento sia da pulire..."

Tony fece l'offeso. "E chi ti dice che non sia pulito?"

Ziva lo guardò di sottecchi. "Donna delle pulizie?"

"Magari l'ho pulito io quando sono tornato dalla nave" replicò lui con sguardo di sfida. Lei continuò a fissarlo non dando segni di essersela bevuta. "Ok...si è vero, ci pensa una donna delle pulizie."

Ziva annuì soddisfatta. "Quando è passata l'ultima volta?"

"Credo una settimana fa."

"Perfetto...è da pulire" dicendo questo tornò alla ricerca dei prodotti che le servivano.

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Alla fine dopo una lunga lotta su cosa prendere e cosa no e dopo aver preso un altro carrello perchè non ci stava tutto, si ritrovarono alla cassa. Tony notò che la commessa era davvero una bella ragazza. Guardò Ziva, poi lei, e alla fine decise che ne valeva la pena.

"Però...bel bocconcino."

Ziva alzò gli occhi al cielo e disse ringhiando: "siamo sposati Tony, potresti anche non bocheggiare per una volta!"

"Sbavare...e poi non siamo davvero sposati..."

"Sul serio? Allora ti suggerisco di continuare a fare la fila, pagare la spesa e portarti le sporte a casa da solo. Ci vediamo al tuo appartamento."

Ziva se ne andò lasciando Tony a bocca aperta. Forse stuzzicarla non era stata un'idea brillante.

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"Vuoi un pò di torta di carote Michel?" gli domandò Ziva con un sorriso finto.

"No grazie"

Si avvicinò a Tony e senza chiedergli niente gliene posò una porzione nel piatto, allontanandosi soddisfatta mentre lui la guardava in cagnesco.

"Hai proprio una bella casa Tony..." Bashan tentò di fare conversazione per l'ennesima volta quella sera. Dopo il matrimonio, il lavoro e il tempo aveva ormai finito gli argomenti di conversazione. La famiglia e la politica erano decisamente tasti che era meglio non toccare...

"Si è vero...molto pulita" gli rispose l'altro lanciando una chiara frecciatina nei confronti di Ziva che si limitò a far stridere il coltello sul piatto. Per tutto il pomeriggio aveva vagato senza sosta per il suo appartamento con uno straccio in mano e lui si era divertito a prenderla in giro e a mandarla su tutte le furie. Sapeva di aver rischiato seriamente la vita in un paio di occasioni, ma era più forte di lui. Farla arrabbiare era una delle cose che preferiva come farla sorridere.

"Vedo anche che hai uno schermo gigante...ci guardi i film, immagino.." disse Bashan indicando la collezione di DVD.

"Anche le partite di basket..."

Il viso dell'altro si illuminò. "Davvero? Sono un'appassionato anche io! Quale squadra tifi?"

Tony e Michel si lanciarono in una discussione allegra sullo sport, mentre Ziva li guardava senza nascondere un sorriso soddisfatto.

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"Bè è andata bene" Ziva fece un sospiro di sollievo mentre chiudeva la porta alle spalle di Bashan.

Tony si era accomodato sul divano cercando di vedere se c'era qualcosa di interessante in tv. "Ovvio che sia andata bene Ziva...tra la tua cucina e me non poteva andare altrimenti."

"Bè è chiaro che Michel sia venuto qui con l'intento di riferire a mio padre di noi. Di te sopratutto. Non te l'ho detto perchè non volevo che ti agitassi...rendi di più quando sei tranquillo."

"Credi davvero che non lo avessi capito Ziva?" la guardò intensamente, poi le sorrise.
"Comunque prendo il tuo rendi di più come un complimento...in realtà ero abbastanza agitato, ma la paura che poi tuo padre venisse a cercarmi con l'intento di uccidermi è stata più forte."

Ziva rise di gusto e Tony rimase affascinato da quel suono. Avevano davvero passato una giornata fantastica. Se tutte fossero state così non si sarebbe di certo annoiato a passare il resto della vita con lei. Strano quel pensiero non gli faceva più paura. Durante i tre mesi passati lontani aveva capito quanto contasse per lui e qualsiasi timore avesse avuto di una relazione seria era stato spazzato via dall'idea di perderla per sempre.
Ricordò d'improvviso la sua piccola bugia. Era stato lui a riferire a Gibbs che sarebbe stato meglio che convivessero. Dubitava che il capo avesse davvero capito il vero motivo,ma forse lo immaginava. La verità era che voleva corteggiarla. Anche se non sapeva bene come fare.
L'unica relazione semi-seria che aveva avuto era stata con Jeanne, e lei e Ziva erano completamente diverse l'una dall'altra.

Si riscosse dai suoi pensieri notando che la donna era tornata in salotto con un cuscino e una coperta per la notte.

"Che fai?"

"Ho sonno. Sto preparando il divano per dormire." Tony le prese dolcemente il braccio, fermando i suoi movimenti. Una scarica elettrica l'attraversò.

"Io dormo sul divano. Tu prendi il letto. Sei mia ospite no?"

Ziva lo guardò brevemente e mormorando un buonanotte a fior di labbra si diresse in camera.

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Capitolo 4
*** Il teatro ***


CAPITOLO 4-Il teatro

McGee entrò nel laboratorio di Abby ed una musica assordante gli invase le orecchie.

"Abby!" urlò.

"Dimmi Tim.." gli rispose mentre era intenta a scrivere qualcosa su di un blocchetto.

"Ti dispiacerebbe abbassare la musica?"

La ragazza alzò la testa rendendosi conto in quel momento che stavano entrambi urlando. Si avvicinò allo stereo e lo spense. "Va meglio?" gli sorrise.

"Molto meglio. Che stai facendo?" disse indicando il blocchetto per gli appunti.

"Sto mettendo in ordine i nominativi di chi partecipa alla scommessa su quanto ci metteranno Tony e Ziva a mettersi insieme sul serio. A proposito...novità su quel fronte?"

"Macchè" sbuffò Mcgee. "La tensione sessuale è ancora lì, anzi forse è triplicata perciò non credo che sia successo niente..."

"Oh, oh, peccato Tim. Hai perso" disse Abby guardando il foglietto. "Avevi detto che ci avrebbero messo due settimane e mi dispiace per te ma sono passate." Detto questo gli porse la mano. Il ragazzo di mala voglia le dette 50 dollari. Lei li guardò soddisfatta. "Bene, questa situazione mi sta facendo diventare ricca."

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Tony sbirciò Ziva alla sua scrivania. Le ultime due settimane erano volate. Aveva cercato in tutti i modi di farle capire cosa provava, ma dubitava di esserci riuscito. Perchè con lei era sempre tutto così difficile? Aveva cucinato per lei, flertato all'inverosimile, si era pure messo a leggere il suo libro preferito, e lui non leggeva MAI! Per non parlare delle notti insonni passate sul divano e le occhiaie che a malapena riusciva a nascondere ne erano la prova. Ma nonostante tutto ciò Ziva non capiva. Bè era giunto il momento di passare al piano B. Le avrebbe chiesto d'uscire, un vero appuntamento.

Con un sorriso accattivante sulle labbra si diresse verso la sua scrivania. "Ziva?"

"Mmh?" gli rispose lei, alzando lo sguardo dal suo lavoro.

Ok. Era illegale che un monosillabo fosse così sexy!, riflettè Tony. Immaginò all'improvviso lui e lei a letto, mentre le faceva uscire quel suono...'Dinozzo!' Si autoscappellò mentalmente, 'Concentrati!'

"Mi stavo chiedendo Ziva..." cominciò sedendosi alla sua scrivania, "se..."

"Allora pronti per stasera?" domandò Ducky appena entrato in ufficio.

Tony e Ziva si guardarono per un attimo confusi, poi una lampadina gli si accese improvvisamente nella mente. Il teatro! Ducky aveva chiesto loro di accompagnarlo a teatro insieme ad Abby! 'Maledizione, proprio stasera?!' pensò Tony.

"Ehm, Ducky non so se..." iniziò Ziva, mentre il suo collega/marito la guardava grato.

"Non ditemi di no ragazzi! Me l'avevate promesso e una promessa va sempre mantenuta. Mi ricordo quella volta quando Mr Clark si mangiò la parola data e si ritrovò con la testa immersa in un contenitore per il ghiaccio. Anche se in quel caso..."

Tony e Ziva si guardarono rassegnati mentre Ducky parlava. L'agente sospirò. Gli toccava.

"Ok Ducky, verremo."

Il medico li guardò soddisfatti e dopo avergli comunicato orario e luogo d'incontro, se ne tornò in sala autopsie.

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Ziva prese la sua borsa per il trucco e si posizionò davanti allo specchio. Mentre si guardava non potè fare a meno di notare i due piccoli cerchi sotto ai suoi occhi. Quelle due settimane non erano state facili per i suoi nervi. Non che le dispiacesse la compagnia di Tony. Era un bravo uomo, simpatico e affascinante. E sopratutto lo amava, perciò ogni singolo momento passato insieme era per lei fonte di gioia. Le piaceva anche quando litigavano. Poche persone riuscivano a tenerle testa. No Tony non era un problema, ma la sua eccessiva vicinanza si. Stava facendo di tutto per evitarlo perchè non voleva assolutamente che i suoi sentimenti predessero il sopravvento, specialmente in una situazione del genere. Erano stati forzati a sposarsi, a vivere insieme e Ziva invece voleva essere sicura che Tony la volesse tanto quanto lo voleva lei.

Si sentì osservata e si voltò di scatto. Tony era appoggiato allo stipite della porta e la guardava intensamente e con una strana luce negli occhi.

"Sei bellissima"

Per un pò rimase in silenzio non sapendo bene come replicare. Non le aveva mai fatto così apertamente un complimento. Poi sorrise e replicò: "Grazie" dirigendosi in camera da letto.

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"Sia ringraziato Dio!" esclamò Tony alla fine del primo atto. Per tutta la durata dello spettacolo non aveva fatto altro che lamentarsi con Ziva che lo zittiva o gli metteva una mano sul ginocchio per farlo smettere di muoversi.

"Dai Tony...non è stato male. Per il momento a me è piaciuto."

"Anche a me!" saltò su Abby. "Ma mi devo rifornire di Caff Pow altrimenti non reggo gli altri atti..."

"Anche io vi lascio momentaneamente miei cari..." disse Ducky. "La toilette mi reclama."

Li guardarono allontanarsi. Appena furono spariti dalla loro vista, Tony disse: "Scappiamo!"

"Cosa?!" replicò Ziva stupita. "Non possiamo...a me lo spettacolo piace e poi non farei mai una cosa simile a Ducky."

"Ma dai! C'è Abby con lui, non si sentirà solo" poi le afferrò la mano e la trascinò fuori. Ziva troppo scioccata per protestare si ritrovò insieme a lui all'uscita del teatro.

"Odio quando fai così" gli disse, ma un sorriso danzava nei suoi occhi. Sembrava un ragazzino con i capelli mossi dalla brezza serale.

"Però sei qui."

Ziva annuì. "Bene...che si fa?"

"Shopping in centro?" le chiese lui facendole l'occhiolino.

"Andata"

Camminarono per le vie di Washington e si fermarono in parecchi negozi, sopratutto maschili. Tony si innamorava a prima vista di qualunque camicia vedesse. Ziva non aveva mai conosciuto un uomo più narcisista di lui. 'Dopotutto se lo poteva permettere', pensò guardandolo maliziosa.
Purtroppo questo era anche il pensiero di parecchie commesse che lo guardavano con occhi sognanti e a cui lei lanciava i suoi famosi sguardi omicidi. Ma perchè si era innamorata di un bell'uomo?

Dopo l'ennesimo negozio e l'ennesima commessa, Ziva decise di piantare in asso momentaneamente Tony in un camerino e di dirigersi in un negozietto accanto dove vendevano ogni genere di articoli da regalo.
Si soffermò su un piccolo carillon che l'affascinava. Il suono le ricordava una ninna nanna israeliana che sua nonna le cantava sempre quando era piccola. Persa nei suoi pensieri, non si accorse che Tony la stava osservando.

"Hai finalmente trovato la camicia adatta a te?" chiese mettendo via in fretta il carillon.

"Si" disse lui esultante. Poi le prese la mano e si incamminò sul marciapiede. Quando arrivarono al parco per fare una sosta, le sue dita erano ancora intrecciate a quelle di lei. Tony non sembrava averci fatto caso, mentre il cuore di Ziva non aveva smesso di battere un secondo. 'Maledizione a lui!' pensò.
'Perchè deve farmi questo effetto, mentre per questo disgraziato sembra la cosa più naturale del mondo?!'

"Ti dispiace se guardiamo le compere fatte?" chiese Tony mentre si sedevano su una panchina.

"Figurati" ironizzò lei. "Tanto la maggior parte sono tue."

Lui sembrò non darle molto ascolto e cominciò a tirare fuori le varie camicie. "Bene...queste sono mie, ah questo è tuo," disse con noncuranza mentre le passava un pacchetto che lei non aveva mai visto. Stupita lo guardò mentre lui continuava a sbirciare nelle sporte.
Decise di aprirlo e quello che vide le strinse il cuore.

Era il carillon.

Come diavolo aveva fatto a prenderlo? Poi ripensò che doveva esserci riuscito quando era andata in bagno.
Ma non aveva importanza. Era il regalo più bello che qualcuno le avesse maifatto. Alzò lo sguardo e vide che Tony la stava osservando con un'espressione dolce. Si guardarono un attimo intensamente, poi lui si schiarì la voce e ruppe il silenzio.

"Non ti ci abituare però, eh..." disse leggermente imbarazzato. Si alzò e cominciò a camminare. Ziva sorrise dolcemente, poi lo raggiunse.

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Una volta varcata la porta di casa, entrambi cominciarono a sentire la stanchezza di quella lunga serata.
Ziva si diresse in camera a cambiarsi. Pronta per andare a dormire, mise il carillon sul comodino con la massima cura. Lo osservò per un istante, poi annuì. Tony era stato così carino che meritava una ricompensa. Forse non sarebbe riuscita ad addormentarsi quella notte, ma pazienza.

Si diresse in salotto e lo vide mentre sistemava il divano. "Ho pensato che potresti dormire con me" Tony fece un balzo. Poi la guardò con un'espressione tra l'esterefatto e il compiaciuto. Ziva sbuffò.
"Ho detto dormire...non fare sesso."

Lo sguardo di Tony si fece un pò deluso. "L'avevo capito."

"Ho notato ultimamente che ti fa male la schiena e dato che siamo due adulti responsabili" poi lo guardò con un guizzo negli occhi, "o almeno io lo sono, non ci vedo niente di male a condividere un letto."

"Perfettamente d'accordo" le rispose Tony con un sorriso a trentadue denti. Solo dormire con lei era meglio di niente.

Si coricarono e Ziva stette ben attenta a stare il più lontano possibile da lui. Ma non servì a molto.
Poco dopo dormivano abbracciati l'uno all'altra.

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Capitolo 5
*** Due padri in uno ***


CAPITOLO 5-Due padri in uno

"Tony?" disse Mcgee che era appena uscito dall'ascensore chiacchierando amabilmente con un uomo. "C'è una visita per te."

L'agente più anziano scrutò il signore con il quale era arrivato il suo collega. Non ricordava di averlo mai visto prima. Era alto, con un'espressione cupa sul viso. "Le dispiace lasciarci soli?" disse rivolto a McGee. Il ragazzo se ne andò senza fiatare. Non lo avrebbe mai ammesso ma quell'uomo gli incuteva un pò paura.

Una volta rimasti solo loro due annunciò: "Sono Yoel David, il padre di Ziva."

Tony all'improvviso fece fatica a deglutire. 'Oh merda! Dove diavolo era Ziva?' Si ricordò improvvisamente che era fuori con Gibbs ad indagare su un caso. 'Doppia merda! Su Dinozzo calmati...che sarà mai? Al massimo ti farà in mille pezzi per aver osato sposare la sua bambina' si disse.

"Ziva è fuori in questo momento..." iniziò una volta che ebbe riguadagnato un pò di lucidità. "Ma non credo che sia venuto per lei..." concluse con un mezzo sorriso spaventato.

"No infatti. Mi farebbe piacere fare quattro chiacchiere. Che ne dice del bar qua sotto?"

'Bè almeno lo invitava su un territorio neutrale.'pensò.
Malgrado avesse tanta voglia di rifiutare, replicò: "Benissimo, andiamo."

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La conversazione era iniziata piena di tensione, ma poi Tony si era rilassato e aveva scoperto che l'uomo che gli stava di fronte non era poi così cattivo come se lo era immaginato. O almeno così sembrava. Ad un certo punto si rese conto che doveva stare attento perchè se era bravo tanto quanto la figlia, la sua poteva essere una tattica per poi colpirlo al momento giusto. Decise allora di attaccarlo per primo.

"Qual'è il vero motivo di questa visita, direttore David?"

L'altro non potè fare a meno di fare un mezzo sorrisetto. "Non lo immagini?"

"Oh si...molto bene. Ora arriverà una conversazione del tipo: 'giù le mani da mia figlia, altrimenti dovrai vedertela con me'!" replicò Tony facendo la voce grossa.

"Niente di tutto ciò" Yoel bevve un sorso di thè. "Ziva è sempre stata perfettamente capace di vivere la sua vita. No, più che altro sono preoccupato per te."

"Per me?" replicò Tony alquanto sorpreso.

"Mia figlia è sempre stata brava a fingere...immagino che ti abbia fatto credere di amarti per poi fare in modo che tu la sposassi."

Il ragazzo lo guardò prima confuso, poi scoppiò in un grassa risata che non riuscì a trattenere. "No.." disse tra le risate. "Assolutamente no!"

"Allora che ha fatto?" cominciò a domandare l'altro spazientito. "Ti ha fatto credere di essere incinta?"

La risata di Tony si intensificò, poi notando lo sguardo omicida dell'altro, si fermò capendo che stava giocando con il fuoco. "Senta...qualunque cosa lei possa credere Ziva non ha usato nessun giochetto per indurmi a sposarla."

"Ne sei sicuro?" gli domandò l'altro con un guizzo negli occhi. "Tu non la conosci come la conosco io."

"Può darsi...ma forse la conosco meglio."

"Che cosa te lo fa credere?"

Tony gli sorrise e semplicemente gli disse: "Il mio istinto."

"Prima o poi se ne andrà" aggiunse l'altro. "Non la tratterrai in eterno. Lei appartiene ad Israele."

Il ragazzo girò la testa di scatto e disse con fermezza: "Lei appartiene solo a se stessa." 'E forse un pò a me' aggiunse dentro di sè. Magari era egoista pensarlo, ma dopotutto non era illegale sognare, no?
Distolse lo sguardo dall'altro uomo e guardò la tazza di caffè vuota sul tavolo. "Non mi convincerà a divorziare" disse seriamente.

"Nemmeno se ti minacciassi?"

Tony alzò lo sguardo sicuro. "No" poi pagò il conto e si alzò dalla sedia. Aveva decisamente bisogno di un pò d'aria. "E' stato un piacere parlare con lei" disse ironico. Poi uscì dal bar.

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"Dimmi esattamente per filo e per segno che cosa ti ha detto" Ziva stava armeggiando con i fornelli nervosamente in un vano tentativo di preparare la cena.

Tony la guardò divertito appoggiato al tavolo da cucina, con le braccia conserte. "Te l'ho già detto.. ha cercato di farti passare per una poco di buono in modo che io ti lasciassi. Ma come vedi non ha funzionato" concluse facendole un grosso sorriso.

"Ah" disse lei cominciando a tagliare duramente le carote. "Dovevo aspettarmelo! Figurarsi se si accontentava di quello che gli aveva detto Michel! Eh no...doveva venire a controllarmi come al solito!"

"Sei sicura di star bene? Non vorrei che ti tagliassi un dito..."

Ziva alzò in alto il coltello e gli lanciò uno sguardo omicida. "Stai insinuando che non sono più capace di usarlo?"

"No, più che altro che non mi alletta l'idea di uno stufato al sangue" poi le si avvicinò e cercò di toglierle il coltello di mano, ma lei gli fece resistenza.
Dopo una breve lotta glielo tolse e l'abbracciò.

"Non sono una bambina" replicò lei cercando di divincolarsi dalla sua stretta. "Sto bene Tony davvero!"

"No, non è vero. Rilassati..." le disse accarezzandole i capelli. Il profumo di lui le invase le narici e lentamente lo abbracciò di rimando. Lo odiava perchè la faceva sempre sentire debole. Non voleva mostrarsi così davanti a lui, ma dovette ammettere che era piacevole.

Il telefono squillò e Ziva prese la palla al balzo per cercare di scappare, ma Tony la trattenne.
"Potrebbe essere importante!" protestò lei.

"Nah..c'è la segreteria telefonica. Lasceranno un messaggio."

Ziva si riaccoccolò contro la sua spalla mentre una voce maschile invase la stanza: "Ciao scansafatiche, sono tuo padre in caso tu te lo sia dimenticato. Volevo dirti che mi risposo questa domenica. Vedi tu se venire o no. Oh a proposito ho saputo che anche tu hai deciso di fare il grande passo. Mettile bene in chiaro però che non avrà un centesimo dei miei soldi."

Tony si irrigidì all'improvviso e il suo sguardo si fece immediatamente carico di odio e distante. Ziva si allontanò da lui e lo guardò negli occhi. "Che c'è? E' per tuo padre? Mi dispiace che..."

Lui non le lasciò il tempo di terminare la frase. Si diresse nell'ingresso, prese la giacca e aprì la porta. "Non mi aspettare per cena"

Se ne andò mentre Ziva rimaneva pietrificata e incapace di dire niente se non: "Tony"

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Lo aveva cercato dappertutto. Aveva telefonato a McGee e a Abby sapendo che sarebbe potuto andare da loro, ma niente. Aveva setacciato tutti i night club della città, e ora stava facendo lo stesso con i bar.
Era davvero preoccupata. Si era chiesta più volte che cosa lo avesse spinto ad avere quella reazione.
Sapeva che suo padre era uno stronzo, no? Dubitava che una semplice telefonata potesse averlo scosso così tanto...no c'era decisamente dell'altro ed era decisa a scoprirlo appena lo avesse trovato.

Si addentrò a Georgetown e vide il bar dove aveva conosciuto Michael. Il suo istinto le disse che era lì. Infatti appena entrata lo vide non troppo lucido al bancone, a bere whisky.

Gli si avvicinò. Senza nemmeno alzare lo sguardo Tony disse: "Ce ne hai messo per trovarmi!"

Ziva sorrise. "Pensavo che non volessi parlarmi dato che sei andato via di casa in quel modo."

"Sul momento ero troppo arrabbiato" replicò bevendo un sorso del liquido nel suo bicchiere. "Ma ora ho decisamente bisogno di compagnia. Vuoi qualcosa anche tu?"

"No" scosse la testa. "Uno di noi due è meglio che rimanga in sè, altrimenti dubito che arriveremo a casa sani e salvi."

Tony ridacchiò. "Con la tua guida dubito che ci arriveremo comunque."

"Che ti succede?" gli chiese seria.

"Mmh..vuoi dire che non è normale per me reagire in quel modo ad una delle solite telefonate piene di affetto di mio padre?"

"Esatto."

"Bè..credo che tu abbia ragione" ironizzò, poi si fece serio. "E' l'anniversario della morte di mia madre domenica" Ziva gelò. "Quel farabutto si sposa il giorno in cui è morta mia madre, anche se dubito che se ne ricordi."

"Mi dispiace Tony"

Lui le sorrise e le scostò i capelli dalla fronte. "Lo so"

Ziva distolse lo sguardo prima che le venisse voglia di baciarlo e prendendogli la mano, pagò il conto e si diresse insieme a lui verso l'uscita. "Andiamo a casa"

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Una volta varcata la soglia, Ziva si accorse che Tony stava sanguinando ad una mano. Seguendo la direzione del suo sguardo lui replicò: "Dalla rabbia ho colpito con un pugno il muro di un edificio."

Lei non disse niente. Gli fece cenno di mettersi sul divano e andò a prendere una benda e del disinfettante.
Lo curò con la massima cautela mentre lui la osservava affascinato. Finita la medicazione, Ziva alzò lo sguardo soddisfatta incontrando quello pieno di desiderio di Tony.

"Come farei senza di te" le disse, poi fece per baciarla, ma lei spostò la testa di lato. Non poteva accadere. Non così. Non con lui mezzo ubriaco. Non in quella situazione.

Ma Tony era di un altro avviso. Le prese il viso tra le mani e la baciò appassionatamente. Ziva rimase immobile per un momento, ma lentamente le sue difese cedettero e ricambiò. Lo amava e questo era tutto ciò che contava.

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La luce flebile dell'alba inondò la camera da letto. Tony si svegliò con un leggero mal di testa dovuto alla sbornia della sera prima. Si girò nel letto cercando Ziva, ma non la trovò. Le lenzuola sapevano ancora del suo profumo, mischiato a quello di lui. Era stata una notte fantastica. La sua semi sbornia non gli aveva impedito di apprezzarne ogni singolo passaggio, ogni singolo bacio, carezza. Avevano fatto l'amore diverse volte, sempre in modo più appassionato per recuperare il tempo perduto.
Ma ora lei non c'era.

Si alzò, cercò i boxers e se l'infilò. Poi si diresse in cucina dove trovò Ziva seduta al tavolo. Sorrise. Era veramente bellissima. Le si avvicinò e si sedette nella sedia accanto. Chissà se sarebbe riuscito a convincerla a tornare a letto con lui? Oppure fare la doccia insieme.
Si questa forse era l'idea più eccitante.

D'un tratto la sua euforia si attenuò vedendo che Ziva non si era voltata a guardarlo. Continuava ad osservare il muro di fronte a lei con un'espressione seria e pensierosa.

"Qualcosa non va?" le chiese con una punta di apprensione.

"Voglio il divorzio"

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Capitolo 6
*** Niente è inevitabile ***


CAPITOLO 6-Niente è inevitabile

Tony prese una pausa dalle sue scartoffie e senza volerlo guardò la scrivania di Ziva. Non voleva pensarla. Voleva togliersela dalla mente. Purtroppo però non era possibile.
Aveva pensato e ripensato a quella frase che gli aveva trafitto il cuore, ed era giunto all'unica spiegazione possibile: evidentemente Ziva non provava ciò che provava lui.
Eppure era stato così sicuro di essere riuscito a scalfire quella barriera che le stringeva il cuore, di essere riuscito a penetrarle nell'anima. Ma si sbagliava. Com'era stato sciocco! Avrebbe dovuto dare ascolto alle parole di suo padre! All'improvviso si vergognò di quel pensiero. Ziva poteva essere tutto, ma non era una persona falsa. Era lui che si era illuso e ora ne avrebbe pagato le conseguenze.

"Dinozzo!" la voce perentoria di Gibbs lo distolse dai suoi pensieri. "Sala conferenze, adesso!"

Tony lo seguì senza fiatare, sapendo già dove avrebbe verto la conversazione. Appena le porte dell'ascensore si chiusero, il capo pigiò il bottone di arresto e si volto versò di lui con uno sguardo omicida.

"Si può sapere perchè Ziva ha chiesto le dimissioni dall'ambasciata oggi?!"

Il ragazzo spalancò la bocca. Non se lo aspettava. Credeva che avrebbero divorziato ma che lei sarebbe rimasta in America!

"Allora?!"

"Ecco, vedi capo...io e Ziva stiamo per avviare le pratiche del divorzio e..."

"Voi due cosa?!" urlò Gibbs. Il silenzio che seguì fu abbastanza eloquente per lui e diede immediatamente uno scappellotto a Tony.

"Ahia! Per che cos'è?"

"Per aver disobbedito alla regola 12!"

Il ragazzo si ribellò. "Sei stato tu a costringerci a sposarci, che ti aspettavi?"

"In realtà me lo aspettavo..." iniziò Gibbs con un sorrisetto. "Ma credevo che come al solito sareste stati troppo montoni per fare qualcosa...e visto il risultato credo che non mi sbagliassi poi tanto sul vostro conto..."

"Grazie" grugnì Tony.

Gibbs si voltò verso di lui, con uno sguardo addolcito. "Raccontami per filo e per segno che cosa è successo... non voglio che tralasci nessun particolare."

"Proprio nessuno?" chiese malizioso l'altro. Il capo gli diede uno scappellotto. "Ok recepito il messaggio... dunque mio padre mi ha telefonato dicendomi che si sposava il giorno della morte di mia madre. Mi sono infuriato e sono andato ad un bar ad ubriacarmi. Ziva mi ha seguito e mi ha riportato a casa, e lì è successo. Il mattino dopo ha detto che voleva il divorzio, ma per tutti i diavoli non so perchè!"

Gibbs parve riflettere un attimo e poi aggiunse: "Le hai detto cosa provi per lei?"

"Ovvio...cioè no, ma era evidente."

L'altro alzò gli occhi al cielo e gli diede uno scappellotto. "Montone!"

Tony massaggiandosi la testa per l'ennesimo colpo subito sbottò: "Ok..ma tu sei l'ultima persona che mi può dare consigli in merito!"

"Forse Dinozzo, te li posso proprio dare per evitare che tu commetta i miei stessi errori..." si bloccò e il suo sguardo si fece distante.

Il ragazzo si accorse subito a chi stava pensando. "Mi dispiace capo...non volevo fartela ricordare" gli disse tristemente.

"Smettila di dispiacerti e torniamo alla situazione attuale. Ora voglio che tu vada immediatamente all'ambasciata e che riporti qui Ziva, sono inteso? Non mi interessa come risolvi questa situazione, ma non tornare senza di lei se non vuoi che ti uccida a furia di scapellotti!" Sbloccò l'ascensore e uscì. Prima che le porte si chiusero aggiunse: "Ah..tenete la vostra storia fuori dall'ufficio altrimenti vi faccio trasferire. Buona fortuna!"

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Ziva era seduta sul divano dell'ufficio di Bashan, immobile, fissando il muro dinanzi a lei. Come aveva potuto essere così debole? Avrebbe dovuto evitare che tutto questo succedesse. Innanzitutto non avrebbe dovuto accettare di sposare Tony e in secondo luogo non sarebbe dovuta andare a letto con lui. Aveva rovinato tutto! Ora non sarebbe più riuscita a trattenere i suoi sentimenti e Tony non era pronto per una relazione stabile. Si prese il viso tra le mani e udì la porta aprirsi.

"Grazie Michel"

Ziva alzò la testa di scatto sentendo la voce dell'uomo che ormai inavdeva i suoi pensieri notte e giorno.
"Tony! Che ci fai qui? Non voglio più vederti! Ti invierò le pratiche del divorzio il prima possibile.." cercò di essere fredda, ma il suo cuore batteva all'inverosimile.

Tony rimase immobile a fissarla, poi disse quasi in un sussurro: "Perchè vuoi andartene? Pensavo che odiassi la vita in Israele."

"Non c'è più niente che mi trattenga qui" disse lei alzandosi e guardando fuori dalla finestra.

"Perchè prima c'era?"

Ziva rendendosi conto della gaffe, rispose glaciale: "No! E' solo che mi sono resa conto che la mia vita non è qui."

"E sarebbe in Israele con un padre che detesti?" Tony non la bevve. "Sai, ho pensato e ripensato al motivo per cui mi hai chiesto il divorzio. All'inizio ho creduto che lo facessi perchè non provavi i miei stessi sentimenti, ma poi quando ho sentito che volevi lasciare l'America ho capito che non reggeva come spiegazione..."

"I tuoi stessi sentimenti?" chiese lei confusa.

"Si.." abbassò lo sguardo e disse flebile. "Provo 'qualcosa' per te Ziva"

Lei ridacchiò scettica. "Mmh..qualcosa."

"Smettila!" replicò lui e la prese per un braccio. "Lo sai che c'è qualcosa di speciale tra noi!"

"E come potrei?" urlò lei di rimando. "Tu pensi che tutto quello che è successo è stato perchè era inevitabile, perchè eravamo colleghi e perchè ogni giorno ci coprivamo le spalle a vicenda!"

"Che stai dicendo?

"Niente è inevitabile, Tony! Tu pensi che tutto quello successo tra noi sia frutto del destino come è successo per Gibbs e jen, ma io non volevo che fosse così. Io ti ho SCELTO, ti voglio perchè sei tu, non perchè le nostre azioni sono dettate dal fato. E volevo semplicemente che tu facessi altrettanto...invece no, abbiamo continuato a non reagire, a lasciare che Gibbs e altri decidessero per noi e alla fine siamo andati a letto insieme rovinando tutto" concluse lei, lasciando finalmente uscire un sospiro che aveva trattenuto fino a quel momento.

Tony scioccato, continuò a guardarla con gli occhi sbarrati. Non lo aveva capito. Non aveva capito tutto questo.

"Volevo solo che tu fossi sicuro di cosa provavi per me prima di fare un passo in quella direzione, mentre ora provi 'qualcosa', ma non sai cosa" fece un sorriso spento.

Lui reagì, alzandole il mento e costringendola a guardarlo negli occhi. "Oh credimi Ziva, sono perfettamente sicuro di quel 'qualcosa'" e lei capì che era vero. La stava guardando con una profondità e una dolcezza con la quale non l'aveva mai guardata prima. "E' vero, in parte credo che fosse destino che noi due ci mettessimo insieme, ma i miei sentimenti per te non sono frutto di una logica pre stabilita. Se mi fosse capitata come partner qualcun altra non credo che avrei sentito le stesse cose. Ma senza il destino non ci saremmo mai incontrati."

Fu la volta di Ziva di essere incredula. Non si aspettava un risvolto del genere. Credeva che Tony sarebbe scappato dalla stanza a gambe levate e invece ora la guardava profondamente cercando di farle capire con lo sguardo quanto lei fosse importante per lui. Non sapeva cosa dire. Tutto quello che potè fare fu sorridergli e baciarlo dolcemente sulle labbra.

Tony si sentì al settimo cielo e tirò finalmente un sospiro di sollievo che non si era accorto di stare trattenendo. Rispose al bacio con passione come se il mondo stesse per finire domani.

"Ehm..." si voltarono entrambi alla voce di Bashan che li guardava divertito. "Immagino che non debba dire al direttore David che torni in Israele, non è vero Ziva?"

"Direi proprio di no" rispose lei con un sorriso e poi si incamminò fuori dalla stanza con Tony.

Una volta saliti in macchina, all'agente venne una brillante idea: "Perchè non facciamo un viaggio? Dopotutto non abbiamo ancora fatto nessuna luna di miele."

"Bella trovata Tony...ma chi lo dice a Gibbs? Si insospettirebbe di sicuro se prendissimo le vacanze insieme."

"Oh..non ti preoccupare per lui. Sa già tutto" le rispose enigmatico, lasciandola confusa più che mai.

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Capitolo 7
*** Caraibi ***


CAPITOLO 7- Caraibi

Tony sistemò per l'ennesima volta una conchiglia attorno a Ziva, le sorrise e ritornò in acqua a cercarne un'altra.
La ragazza tornò a leggere il suo libro. In realtà le parole sotto il suo sguardo le scivolavano via al pensiero di quanta pace e tranquillità la pervadevano in quel posto.
Non si era mai sentita così in tutta la sua vita. Tony era riuscito a convincere Gibbs a mandarli in vacanza insieme anche se non voleva dirle come aveva fatto. Sospettava però che gli avesse fatto credere che gli serviva un pò di tempo assieme per sistemare le cose tra loro.
In ogni modo aveva acconsentito e Tony si era messo alla ricerca del posto perfetto. I Caraibi. Avevano noleggiato un piccolo bungalow con una spiaggia privata e le loro giornate trascorrevano tra sole, mare e...sesso. Ormai aveva perso il conto di quante volte avevano fatto l'amore.
Non che le dispiacesse, pensò con un sorrisetto.

"A cosa stai pensando?" le chiese Tony tornando con un'altra conchiglia.

"A niente" gli sorrise.

"Mmh..no a qualcosa pensi. Stavi facendo un sorriso beato.."

"Può darsi" lo guardò maliziosa. Tony rispose allo sguardo e posò la conchiglia sulla sabbia. Poi si allontanò sorridendole. Ziva si rese conto che ormai le conchiglie formavano un cerchio attorno a lei. Si chiese che cosa avrebbe voluto lui in cambio quando lo avesse terminato.
Non era molto difficile da immaginare.

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Ziva entrò dentro la loro stanza e decise che era tempo di mettere in ordine. Tony aveva completamente disfatto le sue valigie lasciando i suoi indumenti ovunque. Sospirò. Alla sua morte l'avrebbero trovata con una camicia di Tony in mano mentre cercava di metterla a posto.
Ridacchiò a quell'immagine e si mise al lavoro. 10 minuti più tardi la stanza non sembrava più la stessa. Soddisfatta decise di togliersi il costume e di mettersi sullo sdraio nuda con un cappello che le riparava la testa dal sole.

Un piccolo click disturbò la sua beatitudine. Alzò lo sguardo e vide Tony con in mano la macchina fotografica e un sorriso da schiaffi dipinto sul viso.

"Tony! Dammi subito quell'aggeggio!"

"No" rise lui e cominciò a correre. Ziva lo rincorse per la spiaggia infilandosi alla bell'è meglio una camicia di lui che era rimasta fuori ad asciugare.

Dopo qualche metro Tony si fermò e cominciò una piccola lotta tra i due per prendersi la macchina fotografica. Alla fine ansanti si fermarono con lui sopra di lei.

"Prova a farla vedere a qualcuno e sei un uomo morto!"

"Non ti preoccupare...la userò solo per piacere personale" detto questo si chinò a baciarla.

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Ziva si svegliò nel bel mezzo della notte perchè sentì qualcosa che la scuoteva. Ci mise poco a capire che si trattava di Tony. Lo guardò e vide che era chiaramente spaventato. I suoi sensi si allertarono subito solo per poi scoprire che ciò che lo terrorizzava tanto era solo un piccolo granchio ai piedi del letto.

"Che facciamo?" le chiese concitato.

"Non so tu, ma io me ne torno a dormire" replicò lei alquanto annoiata.

"C'è un pericoloso granchio vicino al nostro letto e tu dormi?!"

"Mi dispiace, ma ho lasciato la pistola a casa. Dovrai affrontarlo tu in una lotta corpo a corpo. Se ti serve un coltello è sotto il cuscino" disse ironica mentre chiudeva gli occhi.

Tony in una mossa fulminea si alzò, si mise i boxers e stando ben attento ad evitare il granchio uscì dalla stanza, non prima di averle detto: "Oh no, io non l'affronto! Me ne vado e non dirmi che non ti avevo avvertita!"

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Tony aveva trovato una nuova attività: la pesca. Se fosse stato solo questo non ci sarebbe stato nulla di strano. Il problema era il come pescava, pensò divertita Ziva. Cappello di paglia in testa, camicia aperta sulla sua pelle abbronzata e per il resto..completamente nudo.
La ragazza fissò sorridendo il suo culetto al vento e un'idea diabolica le venne in mente. Prese la macchina fotografica e gli scattò una foto.
Bene, così erano pari.

Vide Tony tornare verso il bungalow con la rete e si affrettò a mettere via la macchina incriminata. Quando fu a pochi centimetri da lei, vide che aveva pescato un solo misero pesce.

"Sei stato fuori tutto questo tempo per pescare solo quel coso?"

Tony si morse la lingua trattenendo una risposta acida. "Prima regola del pescatore: mai far notare gli insuccessi."

"Sarà...cmq che ne facciamo di sto coso puzzolente?"

"Pensavo che potremmo portarlo a casa come ricordo."

"Non ci penso proprio a metterlo in valigia!"

"Allora potremmo mangiarlo..." disse facendo una smorfia lui stesso. Ziva lo guardò scettica e Tony acconsentì. "Lo butto da qualche parte."

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Tony e Ziva uscirono da un mini locale nella spiaggia principale, un pò brilli. Lei sopratutto non riusciva a reggersi in piedi e anche se non lo avrebbe mai ammesso si era appoggiata a lui per sostenersi.

"Hai un buon profumo Tony" gli disse annusandogli il collo.

"E io credo che tu sia molto ubriaca, Ziva."

"No" disse biascicando lei "Non è vero!" barcollando un pò tentò di staccarsi da lui per protestare, ma ci mancò poco che finisse lungo distesa sulla sabbia. Ridacchiò. "Si è vero sono un pò ubriaca, ma è colpa tua."

"Come colpa mia?"

Ziva si sedette per spiegarsi. "Mi passavi continuamente bicchieri..'senti questo Ziva, senti quest'altro tesoro, non hai mai assaggiato nulla del genere' "disse imitandolo. "ovvio che alla fine io sia ubriaca."

Tony si sedette accanto a lei, sistemandole una ciocca di capelli dietro all'orecchio. "Avresti anche potuto fermarmi se avessi voluto."

"Sai essere molto convincente a volte" gli rispose appoggiandogli la testa sulla spalla. Lui le accarezzò i capelli per un momento, mentre Ziva si godeva il battito del suo cuore che poteva avvertire sotto le dita. D'un tratto Tony le alzò il viso e la costrinse a guardarlo negli occhi.

"Ti amo" le disse a fior di labbra.

Un'emozione fortissima che non aveva mai provato eruttò dentro di lei. Poi si voltò dalla parte opposta e vomitò.

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Era la loro ultima notte ai Caraibi e stava piovendo. Dopo essersi assicurati di aver chiuso per bene tutto, Ziva si sistemò davanti ad una finestra a guardare la pioggia. I temporali l'avevano sempre affascinata. Quanta forza si sprigionava da loro. La pioggia era come un lungo pianto che attenuava la rabbia del cielo. Avvertì Tony posizionarsi dietro di lei e abbracciarla, cullandola con le sue braccia. Le diede un bacio sulla spalla e stettero a guardare il cielo finchè non si calmò.

Ziva si girò tra le sue braccia e lo baciò sensualmente. Lui le tolse la camicia e la posizionò sul letto cominciando a baciarla in ogni parte del suo corpo. Lei ansimò.

"Guarda il cielo Ziva...finchè non albeggerà non ti lascerò andare."

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Ziva guardava ininterrottamente Tony dormire da molti minuti ormai. Sembrava così indifeso, così giovane. Gli accarezzò una guancia e gli diede un dolce bacio sulla labbra. Sarebbe stata una vacanza che non avrebbe mai dimenticato. Non sapeva cosa gli avrebbe riservato il futuro, ma sapeva che in quel momento tutto ciò che voleva era disteso accanto a lei.

Le parole, quelle parole che non aveva mai detto in vita sua, le uscirono dalla bocca come se fossero la cosa più naturale del mondo.
"Ti amo anche io" gli disse semplicemente e chiuse gli occhi cullata dal suo respiro.

Tony invece li spalancò. Non si era sbagliato. Glielo aveva detto sul serio. Sorrise. Forse un giorno il suo orgoglio le avrebbe permesso di dirglierlo apertamente. Ma per ora si accontentò di quelle parole sussurrate che lo avevano riempito di gioia.


FINE



P.S: Questa fic è finita, ma ho già scritto alcuni capitoli del seguito ;) Presto ve li posterò. Spero che vi sia piaciuta! :D E non dimenticatevi di commentare ;)

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