Long live all the magic we made

di alaskha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Let's start with the nightmare ***
Capitolo 2: *** High school friends ***
Capitolo 3: *** Matter of time ***
Capitolo 4: *** Another Wings Night ***
Capitolo 5: *** Take me home tour ***
Capitolo 6: *** Try ***
Capitolo 7: *** Truce ***
Capitolo 8: *** The company of the lord of the monologues ***
Capitolo 9: *** Teenagers ***
Capitolo 10: *** Motherfuckers ***



Capitolo 1
*** Let's start with the nightmare ***





 
Long live all the magic we made
Chapter one - Let's start with the nightmare


 
Avevamo fatto di nuovo tardi, ed i ricordi della serata precedente erano leggermente sfocati. Ricordavo solo che mi ero addormentata nel loro camerino, aspettando ansiosamente che la performance di ‘Wings’ terminasse. All’inizio amavo quella canzone: adesso era perennemente nella mia testa, e non ne potevo più.
“Zafira, devi alzarti, ora” ero felicemente rannicchiata nel mio caldo piumone azzurro, quando un elefante dai capelli biondi mi piombò addosso.
Mugugnai qualcosa di incomprensibile perfino a me stessa, per poi girarmi dall’altro lato ed ignorarla al meglio.
“No, non hai capito: se non ti alzi immediatamente io ti malmeno”
Brutta bionda rompi palle.
“Sei una brutta bionda rompi palle, ecco cosa sei” diedi voce ai miei simpatici pensieri.
“Molto furbo insultarmi, sul serio. Sono io che giaccio sul tuo corpo inerme: potrei farti qualsiasi cosa” Perrie si era fatta una canna, gliel’avevo detto che non avrebbe dovuto, ma quella biondina non mi ascoltava mai.
“Perché non provi mai a svegliarmi dolcemente?”
Perrie mi fece il verso “Aw, piccola Zafira, vuoi essere svegliata dolcemente? D’accordo”.
Mi aspettavo una carezza, un bacio sulla guancia, anche una semplice pacca sulla spalla.. Ma non quello, dannazione.
Mi ritrovai distesa sul pavimento freddo, senza il mio piumone e con un solo calzino di lana.
“Perrie Louise Edwards, io ti ammazzo” la minacciai.
Perrie lanciò uno sguardo all’orologio della cucina.
“Non credo avrai anche il tempo di uccidermi”
“Ma che dici? Oggi è domenica” dissi grattandomi bellamente la testa, e cercando di ripulirmi i residui di eye liner che non avevo rimosso prima di affondare la testa nel cuscino.
Perrie rise di me, penso.
“Come al solito non sai che giorno è”
La guardai male.
“Certo che lo so”
“No tesoro, oggi è lunedì, e tu, mia cara, sei tremendamente in ritardo”
Balzai in piedi, incredula e sorpresa per non essermi ricordata una data così importante, ok è una cazzata: non distinguevo mai il lunedì dalla domenica.
Corsi in bagno per rendermi quel minimo presentabile che dovevo alle persone che mi avrebbero vista per strada, giusto per non spaventarle.
“Peffie?” le urlai dal bagno con la bocca piena di dentifricio.
“Sì?” mi rispose lei.
Sputai rumorosamente nel lavandino, prima di risponderle nuovamente.
“Me lo fai un favore?”.
 
Avere una migliore amica famosa non era niente male: programmi TV, buffet gratis, celebrità, comparire su giornali e siti internet di gossip.. Insomma, un gran bel mondo, certo.. Fino a che non ti stanchi.
“..your words don’t mean a thing”  
Avrò sentito quella frase minimo mille volte, tra concerti e vari live e, seriamente, non ne potevo più. ‘Wings’ era una gran canzone, senza ombra di dubbio, ma avrei dato un braccio, per non ascoltarla mai più.
Per il resto, Perrie Edwards la conoscevo da quando eravamo bambine. Chi l’avrebbe mai detto che io, Zafira Lopez, una sciatta valenciana come tante, sarei finita a vivere in uno splendido appartamento proprio di fronte a Tower Bridge, nel centro di Londra, con una delle quattro cantanti delle Little Mix?
Amavo Jesy, Jade e Leigh – Anne, ma soprattutto, amavo mia madre: era lei che mi aveva permesso di conoscere Perrie. Debbie Edwards, sua madre, era la migliore amica di mamma, così, dopo il divorzio con papà (triste storia, davvero) io, lei e le mie sorelle, venimmo a stare a Londra, da lei.
Io e Perrie diventammo grandi amiche, nonché sorelle. Eravamo cresciute insieme, non avevamo passato neanche un attimo della nostra vita separate ed avevamo superato tutto l’una accanto all’altra: il primo bacio, i primi brufoli, la prima mestruazione e la prima volta.
Avevamo condiviso qualsiasi cosa, anche la casa da un anno a questa parte. Era sempre stata la nostra grande promessa, fin da piccole: una volta che tutte e due avremmo compiuto i fatidici diciotto anni saremmo andate a vivere insieme, lontano da tutte le preoccupazioni.
..tranne il lussuoso appartamento nel centro di Londra, proprio di fronte a Tower Bridge: amavo l’essere famosa di Perrie.
Così unite, ma anche così diverse: Perrie famosa, io una comune mortale.
Era tutto programmato, certo.. tranne il fatto che quella ragazza, la mia presunta migliore amica, aveva deciso di uscire con il ragazzo più convinto, idiota, presuntuoso ed arrogante di tutta Londra.
Forse perché filava tutto talmente liscio che le sembrava troppo strano, così aveva deciso di complicarci la vita.
Anche lui era un cantante famoso, e la sua arroganza mi aveva portato a pensare che la notorietà gli avesse dato alla testa. Anche se resta il dubbio che fosse nato così, io prima non lo conoscevo.
E credetemi, avrei preferito non conoscere mai nessuno come lui.
Zayn Malik: noto cantante dei One Direction, o altrimenti conosciuto come noto bastardo senz’anima.
Era dannatamente bello, il che gli faceva acquistare 10 punti, ma non di più. Ok era molto più bello di 10 miseri punti, ma la sua idiotaggine mi faceva puntualmente cambiare idea.
Anche se lo ammetto, era uno dei ragazzi più scopabili che avessi mai visto, se non quello in testa alla classifica. Ok, stop.
Oltre ad odiare lui, odiavo anche me stessa. Perché mi piaceva molto la loro musica. Ma d'altronde io non facevo molto testo, amavo la musica in generale.
Per me però i One Direction continuavano ad essere formati da quattro ragazzi,più un cretino.
La loro musica mi faceva sentire viva e mi faceva sognare,ed io amavo sognare.
In più: Louis, Liam, Niall ed Harry erano anche degli ottimi amici per me. Adoravo i loro occhi,le loro voci ed i loro sorrisi. Ovvio, i loro quattro sorrisi.
“Questa è l’ultima volta che ti do un passaggio”
Torna al presente, grazie alla sua voce irritata.
Raccolsi la mia tracolla nera dalla sua macchina e la guardai “Direi di sì, non sopporto tutte queste occhiate alla tua Maserati nera fiammante”
Perrie esibì un’espressione orgogliosa “Amo la mia bimba, lo sai”.
Aprii la portiera “Perrie, curati, te ne prego”.
Le lanciai un bacio volante, chiusi la portiera e feci per incamminarmi nel vialetto della scuola. Ma sentii qualcosa picchiettare: o era un segno divino, o Perrie che richiamava la mia attenzione.
Esclusi il segno divino, di lunedì mattina credo che neanche l’onnipotente avesse voglia di svegliarsi così presto.
Perrie abbassò il finestrino, e dalla sua espressione capii che non era molto felice la cosa che stava per riferirmi “Eh, Zafi..”
“Zafi? Zafi tua mamma, Edwards – quando iniziava con ‘Zafi’ non era mai nulla di buono - cosa devo fare oggi? Andare in lavanderia? Da Kiko a prendere quello smalto che la commessa ti aveva messo da parte? A prendere Hatchi? No, questo lo faccio volentieri!”
Ti prego fa che sia questo: amo quel cagnolino. 
“No, non esattamente” rispose lei alle mie preghiere.
‘Uffa, cos’è che devo ritirare in lavanderia? La giacca di pelle? Va bene, ma poi mi offri un frullato da Starbucks” dissi sconsolata.
“Il frullato te lo offro, ma non è in lavanderia che devi andare” beh, l’alternativa non c’era certo delle migliori “Ah, ok..quindi da Kiko?”.
Perrie non rispose.
“Perrie, ti decidi a parlare? Tra cinque minuti ho lezione, devo passare da Layla a prendere il libro di filosofia e devo andare in presidenza a firmare il ritardo del 22 dicembre! Non ho tempo per bionde interdette!”
“Oggi ti passa a prendere Zayn, io ho un’intervista con le ragazze e me ne libererò solo stasera, passate un bel pomeriggio”.
Quella codarda sfrecciò via con la sua Maserati, ed io rimasi lì davanti alla mia scuola, mentre la campanella suonava.
Diamo inizio all’incubo.








 
And we danced all night to the best song ever
buondì :)
so che ho tipo un migliaio di storie in sospeso maaaa è arrivata l'ora di Long live all the magic we made
per cui, sorbitevela jfgdsfjgsdfhhgs
è da una vita che ce l'ho in archivio e adesso voglio renderla pubblica anche a voi.
quindi, fatemi sapere cosa ne pensate.
sì c'è anche Perrie e sì, sono una mixer.
chiarito questo punto, adieu mis amores <3
p.s: vi lascio una foto di Zafira :)

 



 
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Capitolo 2
*** High school friends ***





 
Long live all the magic we made
Chapter two - High school friends


 
Avrei preferito qualsiasi cosa, ma non quello. Mille volte la lavanderia, mille volte Kiko, mille volte Hatchi - no aspetta, Hatchi va bene - tutto, ma non il suo stupido fidanzato.
“E dai, Zayn non è così male” Layla si stava teatralmente limando le unghie davanti alla prof. di storia che aveva il totale controllo della situazione, come al solito.
“No West, sbagliato. Harry non è così male, Louis non è così male, Niall non è così male, Liam non è così male: Zayn è molto male”
Layla West, alias mia grande ed idiotissima amica, scosse la sua chioma biondo scuro roteando gli occhi al cielo.
Non potevo definirla una vera e propria Directioner, più che altro una Tomlinser (?) Boh, non lo so: amava Louis, ma lo amava sul serio. Ed odiava la povera Eleanor, ma la odiava sul serio.
Le avevo detto più volte che era una brava ragazza, dolcissima ed anche molto simpatica ma lei non mi aveva dato ascolto. Aveva liquidato la cosa con un: “Passami la Coca Cola e stai zitta”.
Layla era una vera e propria forza della natura: l’adoravo e mi metteva sempre allegria, era una gioia sentirla ridere. Una tale gioia che finivo sempre per farlo con lei.
Andava d’accordo con Perrie, le piacevano le Little Mix, mi diceva di non odiare Malik senza ottenere risultati e sbavava dietro a mister occhi più azzurri dell’oceano.
“Secondo me la stai facendo un po’ troppo lunga, che ti ha fatto quel povero pakistano?” soffiò sulle sue unghie perfette, e mi ritrovai a guardare le mie: mangiate, rovinate, orribili, inutili alla società ed incapaci di graffiare. Uno schifo.
Strabuzzai gli occhi a quella richiesta “Che mi ha fatto quel povero pakistano? Che mi ha fatto? Innanzitutto non è povero per niente, prima cosa”
“Cosa centra?”
“Layla, ti prego, sto esponendo i punti per i quali odio Mr. Malik, già sono tanti se poi mi distrai, non finiremo neanche per stasera”
Layla sbuffò concentrandosi nuovamente sulle sue unghie, così io tornai ad elencare quei favolosi punti.
“Tanto per cominciare, ha scritto una canzone che si chiama ‘Tell Me A Lie’ il che non ha senso, quale povero idiota vuole che gli sia detta una bugia?”
Layla mostrò poco interesse nel rispondermi, troppo concentrata sulle sue fottute unghie “Non l’ha scritta lui, Zafira”.
“Ha contribuito e la canta soprattutto lui”
“Ce l’hai nell’iPod, idiota”
“Perché è orecchiabile, ma priva di senso”
Layla si strinse nelle spalle “Poi?”
“Poi ha delle ciglia più lunghe del Nilo, senza il minimo bisogno di un mascara. Io ricorro al piega ciglia di Perrie, il mascara Lancome di Perrie e me le allungo con le dita, sì, sempre di Perrie. Ma non ho mai i suoi risultati” sorrisi soddisfatta del mio terzo punto.
Layla mi guardò male “Ma tu sei malata, e poi che cosa centra? Non si è fatto da solo, dovresti prendertela con sua madre”
Ci pensai un po’ su “Nah, sua madre è troppo dolce e carina, come abbia fatto a generare un idiota del genere mi è ancora sconosciuto”
“Sì, ok, altro?”
“Beh, altro.. – ci pensai - è maledettamente arrogante e stra convinto di essere un figo da paura”
“Ma lui è un figo da paura” ribatté sicura Layla.
Ci pensai un po’..minchia, è vero.
“Figo da paura? State parlando di me, non è vero?”
Jake Rosati: metà italiano e metà inglese, deficiente di prim’ordine, capelli biondi ed occhi azzurri, elemento che completava la nostra triade.
Era un ragazzo bellissimo, ma non era popolare. Aveva la media del nove in matematica, in biologia ed anche in spagnolo, grazie alla sottoscritta, ma non sapeva giocare a calcio.
E questo gravava molto sulla reputazione di uno studente della London High School. Ma a lui non importava niente di essere l’ennesimo capitano della squadra di calcio che si fa l’intera squadra di cheerleader. Ed io lo adoravo per questo.
“No, idiota, parlavamo di Zayn Malik” gli rispose la mia simpatica e molto cortese amica.
Jake si fece uno spazio sulla mia sedia, spostandomi brutalmente “Oh sì, Malik è un grande: è il giocatore di Pes più bravo di tutta Londra”
Mi aggrappai al banco per non cadere rovinosamente per terra “Certo, se per ‘grande’ intendi un ‘grande coglione’ allora sì, è proprio un grande”
“Non la capisco proprio questa tua avversione verso di lui: è un cantante famoso, ha una miriade di ragazzine che lo amano, è fidanzato con una figa da paura e tu lo odi?” chiese il mio amico.
Annuii, fiera “Esatto”
“Beh, devo aggiungere al suo elenco ‘una valenciana frustrata che lo odia’, allora”
“Non sono frustrata, stronzo”
Jake scrollò le spalle “Se lo dici tu”
La campanella annunciò la fine della giornata, ed al posto di essere felice di evadere da quel carcere mi ritrovai ad aggrapparmi maldestramente alla felpa di Rosati.
“Zafira, fai l’uomo” disse Layla trascinandomi per una manica del maglione colorato nel corridoio.
“Perché? Che succede? Devi andare dal dentista? Io non ci vengo più con te,dopo l’ultima volta” chiese Jake, incamminandosi verso l’uscita.
“Cretino, sono cresciuta d’allora”
Jake mi guardò scettico “Era il mese scorso, Zafira”
“Ah..”
Io ed i miei due amici ci dirigemmo verso l’uscita della scuola, e quella Lamborghini bianca non sfuggì ai miei occhi, come a quelli di tutta la popolazione studentesca del liceo.
“Ma non ce l’ha tipo una bicicletta?”  
“Wow”
Jake era andato in catalessi e Layla cercò di rianimarlo con una sberla sulla fronte, ma niente segni di vita by Rosati.
“Una Lamborghini bianca, ditemi che non è un sogno”
“Rosati, mi preoccupi” confessò Layla.
“Ci penso io. Ehi Jake, ma quella non è Perrie senza maglietta?”
Jake si rianimò immediatamente “Che? Cosa? Dove? Quando? Come? Perché?”
Jake andava matto per Perrie: dalla prima volta che i loro occhi azzurri si erano incontrati, non se l’era più tolta dalla testa. Ma non so per quale strano caso della vita non odiasse Malik: il suo fidanzato. A quanto pare il suo fascino incantava tutti, meno me.
“Funziona sempre” decretai.
Layla ridacchiò e Jake mi guardò male, così gli lanciai un bacio volante che lo fece sorridere.
“Io vado, ci sentiamo dopo amici miei?”
“A dopo cara valenciana dei miei stivali Gucci tarocchi”
Doveva proprio dirlo?
Jake mi guardò stranito “Dove vai? Non viene Perrie?”
Scossi la testa “Oggi me ne vado in sella ad una Lamborghini”
Jake perse per un secondo i sensi “Cosa? Tu conosci il guidatore di quella meraviglia a quattro ruote?”
“Lo conosci anche tu, idiota”.

 


 
I drive all night, to keep her warm in time, it's frozen
ciao a tutte ragazze :)
sono le 22 e 37 ed io devo ancora fare spagnolo, ye, gioite con me.
allora, questo secondo capitolo non è propriamente lungo, lo so..
e i nostri cari ragazzi non si sono ancora fatti vedere, so anche questo.
ma a breve li vedrete, ve lo prometto.
so che avrete sicuramente notato il personaggio di Jake Rosati..
beh, io lo amo regà, quindi ve lo dovete sorbire.
una volta ero #TeamJake, ma andando avanti a guardare la serie, ho preferito sempre di più Matty con Jenna.
poi però è arrivato Collin, e mi è crollato tutto..
ho divagato.
comunque, vi lascio una foto di Pez perchè Pez è Pez.
e poi vi lascio anche Twitter.
e Jake e Layla.
addio miei amori più grandi <3



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Capitolo 3
*** Matter of time ***


 


Long live all the magic we made
Chapter three - Matter of time

 
 
 
Attraversai la strada attenta a non farmi investire, anche se forse la morte sarebbe stata più lieta di un pomeriggio in compagnia di Malik.
Cercai di scacciare il pensiero che 3287436 ragazze avrebbero voluto essere al mio posto, e cercai anche di mettere a tacere la mia coscienza che mi dava dell’ingrata, aprendo la portiera di quel ‘mostro bianco’, denominato così da Rosati.
Appena misi piede in quella macchina, due profondi occhi color nocciola mi scrutarono da capo a piedi.
“Vuoi farmi la radiografia?”
Zayn sorrise divertito, calandosi sugli occhi i suoi scuri Rayban “Buongiorno anche a te, Zafira”
Rimasi a guardarlo per qualche minuto: la giaccia di pelle nera gli stava perfettamente, la maglietta bianca gli dava un tocco sexy misto a trasandato ed i jeans scuri e stretti sembravano essere fatti solo per lui. A completare l’opera: i suoi capelli perfettamente in ordine, ed il viso completamente liscio e sprovvisto di barba, come piaceva a me.
“Vuoi farmi la radiografia?” m’imito, malamente aggiungerei.
Mi riscossi da quei pensieri del tutto inappropriati e mi rilassai sul sedile, guardandolo male “Non copiarmi le battute, Malik”
“Tanto non fanno ridere, Lopez”
La simpatia di quel ragazzo mi abbagliava ogni giorno di più, sul serio.
Mise in moto la sua preziosa Lamborghini, e prima di partire mi guardò.
“Che vuoi? Hai perso la memoria e non sai come si guida?”
“Vuoi dello zucchero, Zafira? Dovrei avere delle caramelle nel cruscotto, prova a cercarle”
“Ma lo sai che questo trattamento è solo ed unicamente per te, Zaynuccio mio”
Zayn mi guardò stranito “Sì, ok, adesso metti la cintura, Zafiruccia mia. Non voglio la tua morte sulla coscienza”
Ah sì? Avrei detto il contrario.
“O forse sì?”
Ecco, appunto.
Evitai di dare peso al suo commento, rifilandogli un’occhiataccia agghiacciante e sfilando dalla tasca dei jeans il mio iPhone (regalo di Liam per il mio compleanno).
“Allora, com’è andata a scuola?”
Disse mentre guidava la sua meraviglia bianca e guardava dritto davanti a sé. Aveva un non so che di estremamente affascinante mentre guidava..
“Bene, credo” risposi vaga.
Zayn ridacchiò “Cosa significa ‘bene, credo’? O è andata bene o male”
Sbuffai, aprendo il ‘nuovo messaggio’ che mi era arrivato.
“Suppongo bene, almeno credo, insomma.. non lo so Zayn, perché mi fai domande così difficili?”
“Difficili? La fisica quantistica è difficile, trovare la cura per il cancro è difficile, tu sei difficile, non certo la domanda ‘Com’è andata a scuola’”
“Non alterarti bello, mi fai perdere il filo del messaggio”
Zayn sbuffò, svoltando a sinistra verso una meta a me sconosciuta “Chi ti ha scritto?”
Smisi si digitare sul mio iPhone e lo guardai di sottecchi “Che t’importa?”
Zayn scrollò le spalle, attento alla strada “È un’altra domanda difficile?”
“No, è la tua baby Perrie”
Si chiamavano così, e baby Perrie era decisamente meno umiliante di ‘baby Zayn’.
“Che dice?”
“Oh niente, voleva solo assicurarsi che fossimo entrambi vivi, e che nessuno dei due avesse ucciso l’altro”
“Immagino già la tua creativa risposta”
“Mi conosci bene, eh?”
“Meglio di quanto pensi”
‘È solo questione di tempo’ ecco la mia risposta creativa.
“Allora? Dove mi hai portata di bello?”
Quando Zayn parcheggiò capii che eravamo arrivati: riconoscevo la via, ma non capivo proprio che intenzioni avesse.
Zayn si tolse i Rayban, riponendoli accuratamente nel cruscotto “A mangiare, ho pensato avessi fame”
Carino da parte sua, anche troppo, in effetti.
Lo guardai con fare inquisitorio “Zayn ti serve qualcosa? Guarda che se hai tradito Perrie ti spacco la faccia, non credere di scamparla solo offrendomi qualcosa da mangiare”
“Non ho tradito Perrie e.. chi ti ha detto che ti offrirò da mangiare?”
Risi di gusto e gli scompigliai i capelli, accaparrandomi un’occhiata omicida. Ma i suoi occhi erano talmente belli che alleviavano la cattiveria con cui mi aveva guardata.
“Se devi fare il gentleman fallo per bene, no?”
Scesi dalla macchina ed iniziai a passeggiare sul marciapiede, non sapendo dove andare. Fino a che Malik non si affiancò a me, tirandomi per la manica della mia giacca verde militare.
“Vieni qui e non allontanarti, Londra è piena di maniaci”
Lo guardai stranita mentre mi teneva stretta al suo fianco con un braccio. In effetti i miei occhi riuscivano a vedere solo il suo mento: era troppo alto quel ragazzo.. o ero io ad essere bassa?
“Non ho cinque anni, Malik”
Dissi scappando alla sua presa e continuando a passeggiare tranquillamente.
“Li dimostri però a volte, quindi vieni qui”
Ma lui mi riacchiappò stringendomi a sé. Non era così male,però. No, infatti era malissimo. Ma cosa diavolo vado a pensare? Il mio cervello era più bacato di quanto io stessa pensassi.
“Dove andiamo a mangiare? In qualche ristornate esclusivo tipo il River Cafè?” domandai colta da insolita eccitazione.
Adoravo il River Cafè: cambiava menù due volte al giorno, ed erano uno più buono dell’altro. Io e Perrie ci andavamo spesso, amavamo la vista che il ristorante aveva sulle rive del Tamigi.
Zayn mi guardò scettico “Italiano?”
“Perché lo dici come se fosse un insulto? Mica mangiano insetti, sai? Come ti sentiresti se qualcuno dicesse lo stesso di un ristorante indiano?”
Zayn alzò le mani in segno di resa “Non ho detto niente di male, hai fatto tutto da sola, e poi perché difendi tanto i tuoi amici italiani?”
Scrollai le spalle, spostando istintivamente un braccio attorno alla vita di Zayn “Siamo vicini di casa, no?”
Zayn scosse convinto la testa, stringendomi sempre di più “No, quella è la Francia, ignorante”
Ci pensai un po’ su, abbracciandolo sempre di più “Ah già, beh è lo stesso no?”
“Certo, se pensi che la Tour Eiffel sia uguale al Colosseo, è lo stesso”
“Quanto la fai lunga per un paio di nazioni, non si offende nessuno no?”
“No, sei tu che avevi tanto a cuore i tuoi italiani”
Avevo perso il filo del discorso, com’eravamo arrivati a parlare di italiani? Bah, io volevo solo sapere dove avrei mangiato, dato che continuavamo a camminare.
“Allora? Questo ristorante esclusivo? Qual è?”
Zayn sorrise divertito, fermandosi davanti ad un locale “Questo qui”
Solo dopo riconobbi la grande emme gialla davanti alle porte del cosiddetto locale. 
Stupide celebrità tirchie.
 
“Oh guarda, un posto libero!”
Afferrai Zayn per la giacca di pelle e lo buttai praticamente sul tavolo libero per occuparlo.
“Sì, grazie, ti manderò il conto della lavanderia”
Scrollai le spalle, accomodandomi sulla panca di legno del McDonald: sì gente, Zayn Jawaad Malik dei One Direction mi aveva portata in un McDonald.
“Tanto vado sempre a ritirare i vestiti di Perrie, che vuoi che siano un paio di jeans ed una giacca in più?”
Lui si tolse la giacca, rimanendo solo con quella sexy maglietta bianca a mezze maniche “Davvero ti manda in lavanderia?”
Annuii vigorosamente e sorridendo, malgrado tutto “Certo,sono la massaia preferita della Edwards”
Zayn sorrise a sua volta “Hai un bel sorriso, peccato che sia raro da vedere sul tuo volto quando sei in mia compagnia”
Rimanemmo a fissarci per un po’ di tempo ,mentre io cercavo una valida motivazione per ciò che aveva detto. Scartando quella più ovvia: era totalmente impazzito. E poi, avevo sul serio un bel sorriso? Non ci avevo mai fatto caso. Dieci punti a Malik per la scoperta!
Forse ora dovevo fargli un complimento anche io? Bah, non sarebbe stato facile da parte mia.
“Beh. .anche tu.. hai un bel.. ecco, sì, insomma..”
Zayn sorrise nuovamente, avvicinandosi al mio viso “Tranquilla, so già di avere un bel sorriso, non c’è bisogno che tu me lo dica”
Brutto deficiente coglione idiota figlio di..
‘Oh mio Dio! Zayn Malik! Non ci posso credere!’ oddio onnipotente ti prego fa che non sia una fan ma solo una sua cugina lontana che non lo vede dall’anno 0.
“Sì piccola, sono proprio io”
No, era una fan.. uffa.
Non mi davano fastidio, le Directioners erano dolcissime, ed anche le Mixers. Ok, avevo un debole per le Mixers: ma solo perché erano di meno, e perché non facevano pensieri impuri sulle mie amiche.
Mentre le Directioners pensavano solo a quanto volessero sbattersi quei poveri ragazzi nei loro camerini.. un po’ di contegno, cavolo.
Li vidi scattarsi qualche foto, firmare qualche autografo e scambiarsi qualche sorriso: Zayn era adorabile con le Directioners. Sembrava fosse innamorato di ognuna di loro.
‘E lei chi è?’ cosa vogliono da me, adesso? Da quando esisto?
“Oh, lei è..”
“La massaia di Perrie Edwards” intervenni, al posto suo.
La ragazza mi guardò stranita, per poi volgere il suo sguardo a Zayn per capirne di più “Sei amico della cameriera di Perrie?”
Zayn scosse la testa, guardandomi male “È la sua migliore amica, non la sua cameriera, è solo molto stupida, scusala”
Sorrisi sarcasticamente “Che ci vuoi fare? Sono fatta così”
La ragazza mi lanciò l’ultimo sguardo perplesso per poi salutare Zayn con un abbraccio d’addio.
“Che c’è?”
Fu la sua domanda non appena la fan se ne andò.
“Niente, perché me lo chiedi?”
Trafficai nella mia borsa alla ricerca di qualcosa che non esisteva, giusto per non dover reggere il suo sguardo e confessargli che era stato davvero carino con quella ragazza.
“Va beh, lasciamo stare, cosa vuoi che ti prenda?”
Tolsi la testa dalla mia borsa per rivolgermi a lui “Giornata all’insegna della gentilezza, potrei commuovermi sai?”
Zayn sbuffò, roteando gli occhi verso l’alto “Muoviti o cambio idea”
“Come non detto. Allora, prendimi un Mc Chicken, le patatine grandi, la coca cola grande e..”
“..e basta, il Mc Donald ha anche altri clienti oltre te. Vuoi finirgli le scorte?”
Lo vidi voltarmi le spalle per raggiungere il bancone del Mc ed io sussurrai un ‘rompi coglioni’ a mezz’aria, per poi concentrarmi sul suo iPhone. La mia batteria stava morendo e, beh sì, anche la sua: ma non avevo intenzione di scaricare del tutto il mio quando potevo farlo col suo.
 
Venti ere glaciali dopo..
“Ma quanto ci hai messo? Ho battuto Lou venti volte a Ruzzle, poi ho messaggiato con un tipo di nome Stephen e ho risposto alla chiamata di tua madre”
Zayn stava armeggiando con i vassoi quando tornò gloriosamente al nostro tavolo “Credo ci siano più Directioners in questo posto che nel resto del mondo”
Addentai una patatina fritta “Ah sì? E cosa te lo fa pensare?”
Lo vidi trafficare con l’orlo della sua maglietta, per poi portarmela davanti agli occhi: ma l’unica cosa che vidi fu il suo petto scoperto.
“Zayn è un posto rispettabile questo, mi faresti il favore di coprirti?”
In verità il vero favore me lo faresti togliendotela del tutto, però va beh.
Zayn mi guardò male “Ti stavo mostrando lo strappo che le ragazze mi hanno fatto alla maglietta, idiota”
Sputacchiai un po’ di maionese “Come osi chiamarmi idiota, decerebrato?”
Zayn sorrise beffardamente, chinandosi sul tavolo “Chiedo perdono, Lolita”
Stava davvero oltrepassando il limite quel pakistano con le manie nudiste. Ed io che credevo fosse Harry ad avere questo tipo di problemi.
Odiavo quel soprannome più di tutto, non sapevo neanche da dove l’avesse tirato fuori. Quando gli chiedevo spiegazioni si giustificava con un ‘sei spagnola’, a me veniva voglia di picchiarlo, Perrie s’incazzava ed eravamo tutti quanti di cattivo umore. Così evitavo di chiederglielo e fine della storia.
“Sentiti autorizzato a chiamarmi idiota, Malik”
Zayn si rilassò sullo schienale della sua sedia “Perché non ti piace Lolita?”
“Perché è stupido”
Dissi addentando il panino, e notando che ero l’unica dei due a mangiare “Tu non vuoi niente?”
“Nah, mi accontenterò delle tue patatine fritte”
Disse rubandomi una patatina e portandosela alla bocca.
Esibii il mio miglior tono ironico “Fai pure”
Zayn sembrò ricordarsi di qualcosa “Hai detto che hai messaggiato con un tipo di nome Stephen?”
Annuii, finendo il mio buonissimo ed adorato Mc Chicken “Come quello della canzone di Taylor Swift: Hey Stephen I’ve been holding back this feelin’..
Canticchiai quella bellissima canzone, ignorando Zayn che roteava gli occhi verso l’alto rubandomi l’ennesima patatina.
“La pianti con sta Swift? Piuttosto, che voleva Stephen?”
Il fatto era che ‘sta Swift’ come si era permesso di dire lui, era essenzialmente il mio idolo: l’amavo, adoravo ed amavo. Era il mio modello di donna: adorabile,bellissima,una cantante talentuosa con una voce da brividi ed una splendida persona. Avrei dato tutto, probabilmente anche Perrie, per un suo abbraccio.
“Chiederti se domani sera ti andava di uscire con lui”
“E tu che hai detto?”
“Ovviamente no”
Zayn mi guardò in un modo sorprendentemente malizioso “Perché? Vuoi uscirci tu con me domani sera?”
Sono io o la temperatura di questo cavolo di Mc Donald si è alzata improvvisamente? Ritrovai la lucidità non appena il mio iPhone vibrò nella mia tasca dei jeans.
“Come cavolo ti salta in mente, Zayn?”
Zayn si strinse nelle spalle “Credi che non l’abbia notato il modo in cui mi abbracciavi prima in strada?”
Lessi il messaggio che mi era arrivato,noncurante delle sue parole “Sì, ok, hai ragione, come vuoi”
“Non mi stai ascoltando, Lolita?”
“Lolita la tua cara mamma, Malik”
“A proposito cosa voleva mia madre?”
Digitai una risposta veloce,per poi riporre il telefono nella tasca dei jeans ed addentare una patatina “Farti presente che quella sera di vent’anni fa avrebbe preferito guardare la televisione, al posto di divertirsi sotto le coperte con tuo padre”
Zayn mi guardò male, prendendo un’altra patatina “Simpatica”
“La pianti di rubarmi le patatine?”
In tutta risposta se ne infilò nove in bocca “Le ho pagate io, cosa vuoi?”
“Oh sì, scusa, mi sono dimenticata di offriti la salsa barbecue, potrai perdonarmi?”
“Certo, solo tu mangi quella schifezza”
“Infedele, è  buonissima e tu non capisci niente di salse”
Zayn scrollò le spalle “Dato che è un requisito così importante mi sento anche un po’ ritardato, a questo punto”
Annuii convinta “E fai bene, ormai è fondamentale un’ottima conoscenza delle salse”
“Finito di parare a caso? Chi è che ti ha mandato un messaggio prima?”
“Per la seconda volta nella giornata: che t’importa?”
Zayn incrociò le braccia al petto “Sei con me, ho il diritto di sapere chi fosse”
“Jake, Jake Rosati, il mio amico mezzo italiano, rammenti?”
“Certo che rammento! È il miglior giocatore di Pes di tutta Londra!”
“Che palle, siete monotematici voi uomini”
Zayn sorrise “Rimarresti stupita nel sapere che io ho un’infinità di qualità nascoste”
“Ah sì? Ad esempio?”
“Ad esempio quella di farti impazzire, giusto Valencia?”
Mi strinsi nelle spalle,inumidendomi le labbra “Dipende dai punti di vista, Bradford”
E quelli erano inevitabilmente i nostri nomignoli,sì li avevamo anche noi: Bradford era la sua città natale, e Valencia la mia.
Zayn stava per rispondere,quando il suo iPhone s’illuminò mostrando la foto della mia raggiante migliore amica.
Baby Zayn a rapporto.
 
Dopo mezz’ora in più del dovuto eravamo a casa, dove Perrie ci stava aspettando seduta sul divano.
“Qual è il vostro problema? È da vent’anni che sto qui ad aspettarvi!” sbottò Perrie, gesticolando come un’italiana matta.
Sbattei la porta di casa e Zayn seguì il mio esempio sbattendo le chiavi della Lamborghini sul tavolo della cucina.
“Prenditela con Schumacher, guida peggio di Harry quando aveva appena preso la patente”
“C’era coda, d’accordo? Londra è trafficata a quest’ora si sa e con una pazza spagnola di fianco che mi urla nelle orecchie è ancora più difficile guidare”
“Come mi hai chiamata, scusa?”
Stavamo per picchiarci, quando Perrie s’intromise e tutto ciò che vidi fu una nuova di capelli biondi.
“Piantatela, ok? Com’è andato il pomeriggio prima di questa tragica parentesi finale?”
‘Alla grande’ fu la nostra apparente risposta all’unisono.
Come no. 
Fu la nostra effettiva risposta silenziosa.





 
You speak a different language, but I still hear your call
ok, mi devo muovere perchè stanno per arrivare Martina e Giulia.
facciamo tanti auguri a lei perchè ha fatto diciotto anni *auguri martiiii* ottimo.
e poi sono stanchissima, perchè sono stata in giro tutto il giorno per Milano.
comunque..
è comparso Zayn yee, avete visto che razza di rapporto che hanno 'sti due?
adesso tolgo le tende che le mie sorelle stanno disagiando anche troppo.
vi amo tanto <3
addio.



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Capitolo 4
*** Another Wings Night ***





 
 
Long live all the magic we made
Chapter four - Another Wings Night


 
Forse filosofia era la materia che più odiavo. Era inutile, priva di senso e molto rompi coglioni. Pippe mentali per che cosa? La verità. Non me ne può fregare di meno della verità: l’importante è che la Nutella sia al suo posto, la veranda piena di Coca Cola e Zayn Malik fuori dai coglioni. Tutto il resto si può allegramente fottere: la verità è solo una grande perdita di tempo, sforzo e ricerche. Fine.
“Per cui questa stronzata dei dialoghi platonici la tolgo” sta di fatto che Jake e Layla erano a studiare a casa mia: nel mio grande, lussuoso e caldo appartamento.
Era solo l’11 gennaio, noi povere anime studentesche eravamo rientrate da pochi giorni dalle vacanze natalizie tanto amate, ma quella stronza della mia professoressa di filosofia aveva fissato una bella verifica per il giorno dopo. Venerdì fottutissimo 12 gennaio. 
12 gennaio: mh, mi ricordava vagamente qualcosa. Ma smisi di pensarci, perché era sicuramente qualcosa di stupido che poi mi avrebbe ricordato Perrie.
“No, Jake sono nato male Rosati, come fai a togliere una cosa così importante? È come se racconto la storia della tua vita e mi dimentico di dire che sei completamente coglione! È il concetto chiave che ti manca” Layla era più schizzata del solito: era agitatissima al pensiero della verifica imminente.
Io non andavo bene in filosofia, la odiavo: ma ero di buon umore quel giorno, e non avevo intenzione di rovinarmelo per una zitella senza vita a cui piace torturare i suoi poveri studenti.
Nonostante ciò ero felice: la Nutella era al suo posto, la veranda piena di Coca Cola e Zayn Malik fuori dai coglioni.
“Zafira? Sei a casa?”  ma vaffanculo.
Quella voce segnò la fine del mio buon umore: Zayn Malik non era più fuori dai coglioni, ma nel bel mezzo di essi.
“Sì”  non mi sprecai troppo e non mi alzai neanche per andare ad aprire la porta, sperando fosse chiusa.
Infatti quando la maniglia si abbassò, nessun rompi coglioni fece il suo ingresso nella mia bella casa.
Esultai “Zafira sono una figa pazzesca Lopez chiude Zayn in mezzo ai coglioni Malik fuori dalla porta. Grande man!”
I miei amici mi guardarono male “Che volete? Tornate alla vostra filosofia voi, me li gestisco io i cantanti inopportuni”
“Posso entrare o ne hai ancora per molto?” la voce di Malik era decisamente scazzata.
“Se proprio devi” mi avvicinai alla porta  e l’aprii lentamente, lasciando che il pakistano di cui si era inspiegabilmente innamorata la mia migliore amica entrasse in casa mia.
Insomma, si può stare con uno solo per il suo altro grado di scopabilità? Evidentemente sì: Perrie ne era la prova vivente.
“Perché hai dei problemi mentali così gravi, Lopez?”
Ridacchiai, tornando a sedermi al tavolo con i miei amici “Non so di che parli, Malik”
“Ciao ragazzi - Malik salutò i miei amici che ricambiarono sorridenti - che state facendo?”
“Conquistiamo il mondo” dissi noncurante maneggiando una matita di Jake.
Il suo sorrisino strafottente era decisamente fuori luogo  “Ma che simpatica”
Te lo cancello quel bel sorrisino, Malik! “Che vuoi, piuttosto? Perché sei venuto qui? Non compriamo niente”
Zayn roteò gli occhi al cielo “Giusto per informarti, vivi con la mia fidanzata”
Gli sorrisi falsamente “Giusto per informarti, non è in casa”
Vidi Zayn togliersi la felpa e mi allarmai subito, alzandomi di scatto dalla sedia su cui ero seduta. E mi sembrò quasi di sentire Taylor Swift intonare: ‘Trouble, trouble, trouble..’
“Non metterti in testa strane idee, Malik. Non soddisferò i tuoi desideri sessuali al posto di Perrie, dovrai resistere per un’altra mezz’ora” 
Il pakistano invadente scoppiò a ridere, lanciando la felpa in un angolo remoto della casa, stile Enzo e Carla quando s’incazzano sul serio con una povera anima che non ha gusto nel vestire. Stolti, che vengano da me al posto di andare da quei due incapaci!
“C’è della nutella?” Zayn stava lentamente oltrepassando il limite.
“Metti le mani sulla mia scorta di nutella e giuro che ti faccio passare le pene dell’inferno” sibilai a denti stretti più seria che mai, mentre Jake e Layla non facevano che scrivere, scrivere e scrivere..
“Tanto – disse noncurante Zayn, frugando nei mobili della mia lussuosissima cucina all’ultima moda di Parigi – peggio di così”
Stavo giusto per prendere la mira sulla sua testa con la matita, quando la porta di casa si spalancò, facendo entrare una folata di vento freddo.
“Non avete idea di quanto freddo faccia là fuori – disse Pez, con la sua voce allegra senza neanche alzare lo sguardo sulla gente che occupava casa nostra – sembra quasi di essere.. – ma si bloccò, nel vedere il suo fidanzato con in mano il mio barattolo di nutella – oh, ciao Zayn!”
“Ciao piccola” la salutò lui con un bacio a fior di labbra.
“Non sapevo fossi qui – si tolse gli anfibi, barcollando – ciao ragazzi”
Layla la salutò di sbieco, mentre Jake la fissò per almeno dieci minuti buoni.
“Tutto bene, Jake? – le domandò premurosa Perrie, senza minimamente sospettare quanto quell’italiano pervertito avesse voglia di toglierle il vestito che portava – vuoi qualcosa da bere, per caso?”
Mentre Rosati scuoteva freneticamente la testa, io ne approfittai per rubare la nutella dalle mani di Zayn.
“Ti ringrazio molto, Rockstar”
“Tu – m’indicò, mentre mi stravaccavo sul divano – come ti permetti? Adesso ti prendo e ti faccio vedere io le pene dell’inferno”
Il suo sguardo rabbioso mi mise non poca paura addosso, così mi alzai dal divano, stringendo forte la nutella al petto, tentando di salvare la cosa più importante e presi a correre come una pazza per casa, mentre lui mi seguiva velocemente.
“Non mi scappi, Lolita!”
“Lo sai che mi mettono ansia gli inseguimenti, Malik!”
Così entrai in camera mia a mi buttai sul letto a pancia in giù, nascondendo la nutella sotto di me.
“Casa!” urlai come una forsennata.
Tutto ciò che sentii furono solo i suoi respiri affannati per la corsa, così mi girai lentamente e rimasi spiazzata quando trovai il suo viso a due centimetri dal mio.
“Ma che diavolo..?” tentai io.
“Shh..” m’intimò poi lui, improvvisando un mezzo sorriso.
Rimasi incantata dalle sue ciglia lunghe, che accarezzavano delicatamente la superficie delle sue guancie.
“Presa! È troppo facile con te!”
Quando si alzò di scatto dal letto e da me, scossi la testa e lo guardai confusa “Ma di che cavolo stai parlando?”
“Della nutella, è tutta mia ora baby – disse leccandosi finemente un dito, per poi farmi un occhiolino –  lo so che ti faccio impazzire, è quella la mia arma segreta” .
 
 
 
 
 
 
Sistemai per la centesima volta un orecchino, per poi guardarmi intorno e sbuffare, di conseguenza. Perrie accanto a me era splendida, sorrideva a tutti e si beava della fortuna che, secondo lei, il suo cappello nero stile Hollywood le stava portando.
Fece oscillare i suoi capelli biondi, per poi girarsi verso di me.
“Non ti perdonerò mai”
“E per cosa dovresti perdonarmi?” le chiesi.
“Per aver messo le converse, sotto quel bel vestito”
“È tuo, questo bel vestito” puntualizzai.
“Appunto”
“E dai voi due, siete bellissime, non appartatevi!” ci ammonì Leigh Anne, con il suo cappellino stile gangster.
“Già, la Belieber ha ragione – intervenne Jade, con il suo fiocco giallo tra i capelli – non vi lamentate se poi i media scrivono di un ipotetico tradimento di Perrie, con la sua migliore amica!”
Roteai gli occhi al cielo, mentre Jesy, la mia preferita non lo nego, mi prese a braccetto “Ah, ha ragione Leigh, sei bellissima stasera! Non l’avrei mai detto..”
Girai il viso verso il suo, mentre camminavamo verso l’entrata del locale esclusivo dove si sarebbe tenuto l’evento per non so che cosa, e la guardai male.
“Sei carina, grazie Jesy”
“Intendevo per una serata di questo tipo, insomma, ti sei persino degnata di legarti i capelli! E questo bel vestito? Wow, Perrie è capace di fare miracoli!”
“Sei sempre più carina Jesy, davvero..”
Lei scoppiò a ridere, mentre io mi guardavo a destra e sinistra: c’erano un sacco di celebrità, ma davvero davvero tante. Per esempio, riconobbi l’enorme lato B di Nicky Minaj, il vestito appariscente di Katy Perry, le supra oro di Justin Bieber ed i capelli ricci di Harry Styles.
“Guarda, guarda chi c’è qui” esordì quell’eccentrico diciannovenne, in tutto il suo splendore.
Capelli ricci più morbidi dei miei, onda insolita stile Elvis, camicia bianca leggermente accorciata ai gomiti, jeans neri stretti e gambe da paura, il tutto accompagnato a due bellissimi occhi verdi ed assolutamente accattivanti.
Ad Harry Styles non sarebbe rimasto indifferente neanche un morto.
“Ciao Styles, come ti va?” gli chiesi, mentre venivo sopraffatta da un suo abbraccio.
“Vedo che la tua amica ti ha tirata a lucido – disse osservandomi e facendomi fare una piroetta su me stessa – detto tra noi – avvicinò le sue labbra al mio orecchio – non ne avevi affatto bisogno”
“Sei proprio un idiota di prima classe, lo sai?” gli chiesi divertita.
“Ah – ah – lui annuì, mentre un fotografo si posizionava davanti a noi – certo che lo so, piccola”
Harry mi circondò i fianchi con un braccio, attirandomi a sé.
“Ma che stai facendo, Styles?” gli domandai, senza capire.
“Tu sorridi” mi consigliò lui, indicandomi la macchina fotografica puntata dritta davanti a noi.
Così lo assecondai, per poi guardarlo sorridere cordialmente al fotografo e salutarlo con un cenno del capo “Visto? Ti faccio entrare anche nel giro delle celebrità”
“Cerca di non montarti troppo, superstar” lo presi in giro io.
“E dai piccola, lo sai che mi piace scherzare”
Annuii, e mentre ridevamo insieme, mi sentii accarezzare un braccio. Mi girai per scoprire di chi si trattasse, ed accanto a me ed Harry si materializzò Niall Horan.
“Un segreto, Zafira? – disse avvicinandosi di più a me – Justin Bieber non ti toglie gli occhi di dosso”
Mi ero abituata a sentire quel tipo di frasi, con il tempo. All’inizio sentirmi dire una cosa di quel genere mi sembrava davvero surreale e così strano, da non sembrarmi possibile. Ma girandomi per colpire Niall sul petto, mi accorsi che in effetti era vero, Justin Bieber mi stava guardando mentre parlava con qualcuno di non identificato.
Niall Horan, occhi azzurri da far invidia a tutti i sette mari, allegria tipica da folletto irlandese, capelli tinti biondi e sorriso impeccabile. Aveva portato l’apparecchio, ma io in cuor mio lo sapevo, che il suo sorriso era l’ottava meraviglia del mondo anche prima.
“Beh, come biasimarlo d'altronde?” disse Harry.
“Stasera siete più gentili del solito – dissi inquisitoria ad entrambi – vi serve qualcosa?”
“Ciao a tutti, splendide bellezze!” s’intromise Louis Tomlinson, occhi più azzurri dell’oceano ed un bicchiere di champagne in mano.
“Tomlinson, sai che non reggi l’alcool” lo avvertii io.
“Ho ventidue anni, so badare a me stesso” replicò lui.
“Ne hai ventuno, amore” lo corresse Eleanor Calder, la sua bella fidanzata arpionata al suo corpo da un braccio di Louis.
“Che importa?”
Io roteai gli occhi al cielo, dopodiché si scontrarono con quelli nocciola di un certo pakistano, a braccetto con Liam Payne, inguaribile romantico ed adorabile amico.
“Ciao Zafira” mi salutò quest’ultimo, con un bacio sulla guancia.
“Oh, non potete farmi questo, sapete che sono una Ziam Shipper!” 
Liam rise divertito, mentre Zayn mi fulminava con lo sguardo.
“Fatti una risata, Malik”
Lui sorrise, falsamente “Ringrazia che io sia di buonumore, ti ho portato lo champagne”
“Per me? Wow, che gentleman mancato”
Mi porse il bicchiere ed io lo sorseggiai come una diva del cinema, macché, lo buttai giù tutto in un sorso, mentre sentivo l’odore delle sigarette di Malik farsi sempre più intenso nelle mie narici.
“Vacci piano con quella roba, o sarò costretto a portarti in braccio fino al tuo appartamento di Oxford Street”
“Non mi farei prendere in braccio da te neanche sotto tortura” gli confessai.
“Questo lo vedremo” disse lui, ammiccando e svuotando il suo bicchiere di champagne.
“Scelta azzardata il rosso”
“Di che parli? Lo vedi che stai già delirando?”
“Parlavo del tuo look, cretino – indicai la sua giaccia rossa di pelle con il bicchiere ancora nella mia mano – molto audace”
“Per non parlare del tuo..”
Mi sentii osservata dai suoi occhi, da capo a piedi, e mi sentii leggermente in imbarazzo. Io non arrossivo mai, non mi sentivo mai a disagio, ma quando lo guardai bene, mi mancò il respiro.
Si era fatto la barba e la sua pelle era liscia per l’occasione, aveva indossato le sue scarpe buone, quelle nere ed eleganti, quelle che aveva comprato con Harry, ed i jeans stretti gli stavano divinamente. A completare l’opera, il suo sorriso, o meglio, il suo mezzo sorriso malizioso ed ammaliante.
Mi stavo davvero sbizzarrendo con tutti quegli aggettivi, così scossi la testa.
“Tutto merito di Perrie, comunque”
“Nah, hai sex appeal, questo non è merito della mia ragazza”
“Mi fai da Love Coach o che cosa?”
Lui scosse la testa, leggermente scocciato ma anche divertito.
“A proposito della tua ragazza – ripresi le sue parole – perché non sei con lei?”
Lui si strinse nelle spalle, rigirandosi il bicchiere tra le mani “Silver crede che sia meglio così”
Silver Kensington era il loro leggendario manager, coordinava ogni loro mossa e costruiva alla perfezione la loro immagine. Era infallibile e sapeva il fatto suo, i ragazzi erano fortunati ad avere lui e Stella (la sua collaboratrice) come agenti. 
“Che non stiate insieme durante gli eventi di.. – ancora faticavo a capire perché fossimo lì – insomma, di qualsiasi cosa si tratti?”
Lui si limitò ad annuire, mentre le luci soffuse si oscurarono del tutto e Zayn alzò lo sguardo davanti a sé, assumendo un’ espressione concentrata.  Era davvero bello, questo era innegabile.. ma anche molto rompi coglioni e tanto presuntuoso.
“Buona serata a tutti e grazie per essere nostri ospiti – iniziò un uomo di cui non m’importava nulla – sono lieto di annunciarvi la performance delle Little Mix, con la splendida ‘Wings’!”
Signore mio, ti prego risparmiami: avrei preferito passare un’intera serata con Zayn, al posto di ascoltare ancora quella canzone.
E mentre le prime note si diffondevano nel locale, io afferrai un altro bicchiere di champagne e facendomi spazio tra la moltitudine di gente che c’era lì dentro, riuscii a raggiungere l’uscita.
 
 
Mi appoggiai al muro del locale, respirando un po’ di aria fresca e prendendo un sospiro di sollievo. Millesima volta in cui avrei ascoltato ‘Wings’: scampata.
Mi piegai sulle ginocchia, prendendo di tanto in tanto qualche sorso di champagne e brindando alla gente che passando, mi guardava interdetta.
Perrie e Silver me lo dicevano spesso, ‘Non cacciarti mai in queste situazioni, i media sono ovunque’. Ma a me non importava dei media, non m’importava di ciò che avrebbero poi scritto di me sul giornale: io tenevo alla loro immagine, non alla mia. Erano loro le superstar, non io.
“Credevi di poter scappare senza di me?”
Dio, che angoscia. Ma perché tutte a me? Perché? Non bastava il secondo nome improbabile, non bastava la migliore amica famosa ed in fissa con qualsiasi cosa fosse rosa, non bastava la famiglia ambigua.. adesso anche lui.
“In realtà speravo di scappare senza di te” replicai, sempre cordialmente.
“Oh, ma dai – iniziò lui, avvicinandosi a me, nel buio della notte – non posso lasciarti qui tutta sola, ti rapirebbero, ed io cosa dovrei dire poi a Perrie?”
“Che un alieno mi ha trovata estremamente carina”
“Già, solo un alieno potrebbe fare questi pensieri” mi prese in giro lui.
“Lo sai che sei stronzo?” gli domandai retoricamente, mentre appoggiava la schiena al mio stesso muro.
Lui si strinse nelle spalle, annuendo vagamente “Sì, me l’hanno già detto”
“Forse qualcosa non ti è andata bene nella vita – improvvisai, staccando le spalle dal locale e posizionandomi davanti a lui, che non mi guardava negli occhi – eppure sei una superstar di fama mondiale, si può sapere perché ti diverti così tanto a fare il bastardo con me?”
Lui alzò finalmente i suoi occhi dorati nei miei, con il solito ghigno, che di sorriso non aveva un bel niente.
“Perché non mi lasci altra scelta”
Come prima reazione rimasi interdetta, ma poi il lampo di arroganza nei suoi occhi mi fece innervosire ancora di più, così roteai gli occhi al cielo.
“Ti lascio con il tuo ego – dissi camminando all’indietro – non c’è spazio per tutti e tre, qui”
Ma lui ghignò ulteriormente, afferrando un braccio ed attirandomi a sé “Il mio ego? Forse non te ne sarai mai accorta  ma – stava sussurrando a pochi centimetri dal mio viso – noi, siamo più simili di quanto pensi”
Lo spintonai, con l’intento di allontanarlo da me.
“Lasciami e giuro che dopo non ti ucciderò a suon di pugni sul naso – gl’intimai, così lui lasciò lentamente la presa sul mio braccio – io e te non abbiamo niente in comune, chiaro?”
“Questo è quello che ti piace pensare” disse staccando la schiena dal muro e gesticolando con le mani.
Rimasi ipnotizzata da quelle mani: erano così delicate e dalla presa ferrea nel tempo stesso. E poi erano belle, estremamente belle per appartenere ad un uomo..
“Zafira, mi senti?” e così passò una di quelle mani estremamente belle davanti al mio viso.
Infastidita gliene presi una con la mia e la spostai da davanti al mio campo visivo.
“Io torno dentro” dissi solamente.
Ma probabilmente perse qualche passaggio e lui mi seguì “Ho detto che io torno dentro, tu puoi stare qui quanto ti pare, se siamo fortunati passerà sul serio un alieno per portarti via”
Lo vidi roteare gli occhi al cielo, infastidito ed irritato “Se mi tieni la mano come faccio a restarmene qui?”
Oh già, arguta osservazione..
“Ragazzi! – intervenne la voce di Louis, affacciato dalle porte del locale – che ci fate lì fuori? Adesso tocca a noi!”.

 
 
 




 
people talk shit but we don't listen
ciao bellezze mediterranee, come vi va?
ieri ho aggiornato Half a heart ed oggi Long live ye
Now I'm in the age that I know what I need ouooo
viva Lou in Midnight Memories !!!!!
ok basta.
avete visto che sono comparsi tutti?
se non li avete ancora inquadrati per bene don't worry, ci saranno forever and always
viva l'itanglese
ma, soprattutto, avrete notato Harold sfjsdgf
e poi vabbeh, Zayn e Zafira che, dannazione, non so come unire i loro nomi..
maledetti, potrebbe essere Zayfira? ma fa schifo, uffa.
ma non abbattiamoci, sono belli lo stesso.
now vi lascio con lui (guardate sotto)
adios.


 


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Capitolo 5
*** Take me home tour ***





 


Long live all the magic we made
Chapter five - Take me home tour


 
Quello non era semplicemente un appartamento, era il paradiso terrestre, ed io ci stavo tremendamente bene. Non avrei voluto essere in nessun altro posto, per niente al mondo, neanche per un miliardo di sterline spese in barattoli di Nutella. No, ok, forse in quella circostanza sì, ma solo ed esclusivamente per la Nutella.
Hachi sulle mie gambe sembrava pensarla allo stesso modo: quella piccola palla di pelo mi stava riscaldando molto più di quanto non lo stesse facendo la coperta azzurra di Perrie sulle mie spalle. Maledetta bionda dagli acquisti inutili.
Mi portai una manciata di pop – corn con extra burro alla bocca, masticando rumorosamente ed accarezzando dolcemente il piccolo Hachi. Sky Cinema stava trasmettendo ‘Hunger Games’, ed io mi stavo perdendo nella più completa bellezza di Josh Hutcherson, quando sentii la porta del corridoio aprirsi.
Come prima opzione considerai fosse un fantasma, con tanto di sega elettrica pronto ad uccidermi. Ma quando riconobbi i suoi calzini grigi, non me ne curai più di tanto, il dramma venne dopo, quando vidi la sua mise. O meglio, la sua inesistente mise.
Zayn era senza maglietta, portava solamente un paio di pantaloncini blu dei Lakers, ed era più a suo agio di quanto non lo fosse un papavero in un enorme campo di papaveri. Dovrei migliorare con le similitudini..
“Buongiorno” disse lui, stiracchiandosi comodamente.
Probabilmente il mio cervello aveva rallentato la connessione con la bocca, perché le mie labbra rimasero serrate e la voce restò incastrata in gola. Ma lui non sembrò accorgersene, perché continuò a stropicciarsi gli occhi, come faceva ogni volta appena sveglio.
Così mi concessi un’ultima occhiata a quel ben di Dio che erano i suoi pettorali tatuati e volsi nuovamente il mio sguardo su quello schianto di tributo del distretto 12.
Ma sbuffai sonoramente, quando mi accorsi che quel figo atomico di Hutcherson, non poteva assolutamente competere con i pettorali di quello strano tipo che si aggirava per casa mia.
“Hai perso qualcosa? – gli domandai, lasciando che Hachi si arrampicasse su di me – tipo l’indirizzo di casa tua o la consapevolezza che non vivi qui?”
Sentii i suoi passi farsi più vicini, fino a che non lo vidi davanti a me con un pacco di biscotti fra le mani.
“Perché sei così stronza anche il giorno del mio compleanno?”
Io strabuzzai gli occhi, per poi scuotere la testa decisa.
“Oggi non è il tuo compleanno, Bradford – dissi convinta – me ne sarei ricordata”
“Certo, come no” disse lui divertito, accomodandosi affianco a me.
“Vuoi dirmi che oggi è sul serio il tuo compleanno?”
Lui annuì, prendendo Hachi tra le braccia e mettendoselo in grembo, prendendo ad accarezzargli dolcemente la testolina.
“Beh, auguri allora” dissi con gli occhi puntati sulla televisione.
Solo auguri? – mi chiese lui indignato – oggi compio vent’anni e tu ti limiti a dirmi ‘auguri’?”
“Cosa vuoi che faccia? – gli chiesi spostando il mio sguardo su di lui – una danza indiana in tuo onore?”
“Oh no ti prego, è il mio compleanno, dovresti farmi un regalo e non infliggermi una tortura”
Io roteai gli occhi al cielo.
“Guarda che non sei simpatico”
“Io credo di sì – replicò lui con arroganza – e comunque, dato che so che non mi hai fatto alcun regalo, un bacio potrebbe bastare”
Mi girai a guardarlo, scioccata da quella richiesta
“Lo sai che io sono Zafira e non Perrie, vero?”
Lui sbuffò.
 “Valencia, sei davvero intrattabile – mi disse – voglio solo un bacio sulla guancia, niente di quello che credi.. O speri” concluse con malizia.
Io roteai ancora gli occhi al cielo, azione più che abituale in sua presenza, e lo afferrai per il braccio, avvicinandolo a me.
“Vieni qui e facciamola finita”
Gli scoccai un bacio sulla guancia, evitando di fargli presente che avrebbe dovuto farsi al più presto la barba e tornando poi al mio posto, facendo finta di essere concentrata sul film.
“So cosa stai pensando” affermò, tenendo però gli occhi fissi su Hachi.
“A cosa? Sentiamo, oh grande erede di Sigmund Freud”
“Ma come fa ad essere così tremendamente bello anche di mattina?’ – tentò d’imitarmi – e come se non bastasse, che il buongiorno si vede dal mattino – continuò imperterrito – e che in realtà il regalo te l’ho fatto io, chiedendoti un bacio”
“Zayn! Vuoi chiudere quella bocca? – gli urlai scocciata – la tua voce diventa irritante dopo un po’”
Bugia: la sua voce era decisamente uno dei pochi punti a suo favore. Era calda e quando rideva, estremamente divertente. Per quanto non lo sopportassi, mi piaceva sentirlo ridere.
“Vaffanculo, Valencia”
Come non detto.
“Va bene, ok, oggi ti concedo una tregua solo perché è il tuo compleanno” mi aveva fatto tenerezza il suo tono di voce, mentre giocava attento con Hachi.
“Io non te l’ho chiesta” replicò duro.
Era così difficile avere a che fare con superstar arroganti e dalle lune eccentriche di quel genere: Zayn Malik era noto per i suoi frequenti sbalzi d’umore, era estremamente lunatico ed anche eccessivamente bipolare. Quando qualcosa non girava a suo favore se la prendeva con il mondo intero, e se mi aveva a tiro, mi riservava sempre il meglio del meglio del suo carattere problematico.
“Come ti pare, allora”
Restammo in silenzio, il che era raro per quella casa, e soprattutto per noi. Ce ne stavamo seduti accanto sul divano, le mie ginocchia piegate sfioravano leggermente la sua coscia destra e la coda di Hachi, comodamente seduto su Zayn, oscillava facendomi il solletico sul braccio.
In sottofondo c’erano i nostri respiri, le parole di Katniss e Peeta ed, improvvisamente, anche il rumore delle chiavi che girano veloci nella serratura. Nessuno dei due si girò a guardare chi fosse, completamente certi che si trattasse di Perrie.
“No Maxi, il DNA tour è la più grande opportunità della mia vita ed io non vedo l’ora di partire con le ragazze – e infatti Perrie entrò come una furia bionda in casa, lanciando la borsa sul tavolo, scalciando maldestramente gli anfibi bianchi e tenendo il telefono tra la spalla e l’orecchio, mentre parlava con il manager delle Little Mix: Maxi Martinez – ti chiedo solo di togliere quel posto in più, sì lo so che sono stata io a volerlo, ma ora le cose sono cambiate..”
Non sapevo di cosa stesse parlando, ma non le diedi troppe attenzioni, Perrie era fatta così: al posto che una cantante ricordava tanto una di quelle donne d’affari.
“Ti ringrazio molto, ora mi occupo di questi due, ciao Maxi e grazie ancora” spense brusca la chiamata e sbattè una mano sul tavolo, pesantemente.
“Non fate finta di non avermi sentita, sono già abbastanza arrabbiata con voi due, cercate di non aggravare la situazione”
La sentii muoversi dietro di noi, mentre probabilmente si occupava del cibo per Hachi, dato che il cagnolino corse di tutta fretta verso di lei, lasciando soli me e Zayn.
Puntai lo sguardo su di lui, che cercava di capirne qualcosa quanto me, ma non mi guardava: brutto idiota permaloso e testa di cazzo..
“Che ti abbiamo fatto?” chiesi, spegnendo la televisione.
Perrie non era mai arrabbiata, a lei piaceva risolvere tutto semplicemente, non portava mai rancore ed odiava le situazioni complicate. Ma quel 12 gennaio, camminò verso di noi, con il suo vestito azzurro, i calzini bianchi ed uno sguardo omicida da mettere i brividi.
“Hai anche il coraggio di chiedermelo? Io vi demolisco, ragazzi” sibilò lei.
“Amore – cominciò Zayn, appoggiando le mani sulle ginocchia – sono sicuro che di qualsiasi cosa si tratti, la risolveremo, adesso non credi di dimenticare qualcosa anche tu?”
Stava tentando con le sue doti da mediatore bastardo ed ammaliante, con Perrie funzionava, beh certo era la sua ragazza. Probabilmente ne saremmo usciti indenni e vivi entrambi..
“Lo so che oggi è il tuo compleanno, ma non cercare di cambiare argomento – o forse no – il tuo regalo ti aspetta stasera, per cui adesso pensiamo al casino che avete combinato”
Non avevo alcuna intenzione di pensare al regalo che stasera avrebbe aspettato Zayn..
Ci scambiammo uno sguardo confuso, per poi vedere Perrie camminare fino al tavolo, così decidemmo di seguirla. Volevamo capire entrambi che cosa diavolo stesse succedendo.
“Perrie..?”
“Non chiamarmi così!”
“Ma quello è il tuo nome!” replicai, senza sapere che fare.
Mi restituì uno sguardo killer, così tentai di chiudermi la bocca.
“Amore, io non credo che..” provò Zayn.
Ma Perrie sembrava irremovibile, i suoi occhi di ghiaccio lo fulminarono.
 “Zayn, non mi sembra il caso”
Ma di fare cosa? Perrie lo diceva sempre, sempre: ‘non mi sembra il caso’. Nessuno di noi aveva mai capito cosa volesse intendere, forse nemmeno lei per prima. Harry aveva provato a chiederglielo, ma la faccenda si stava concludendo in rissa e così, da quel giorno, evitammo tutti quanti di fare domande.
Vidi la mia migliore amica rovistare nella sua borsa, fino a che non estrasse una copia di Glamour, la sfogliò impaziente per qualche istante e poi la sbattè sul tavolo, alla pagina che finalmente aveva trovato.
“Sapete dirmi cos’è questo?” Perrie era sull’orlo di una crisi di nervi, lo suggeriva la sua voce da pazza.
“Io ed Harry ieri sera?” domandai, spaventata dalla reazione che potesse avere.
E infatti, temetti che con quegli occhi mi avrebbe uccisa. Faceva paura, sul serio, così tanto da farmi indietreggiare.
“Sì, lo vedo, non sono stupida”
“E allora?”
“E allora.. – riprese lei, tentando di controllarsi e non urlare per tutta la casa – guarda che c’è scritto, saresti così gentile da leggere ad alta voce, così che anche il mio ragazzo che si è momentaneamente trasformato in un automa, possa sentire?”
“So leggere” disse Zayn, infastidito da quel commento.
Gli lanciai uno sguardo, e lo vidi concentrato sulla foto che ritraeva me ed Harry: lo ricordavo quel momento, lui mi aveva stretta a sé, ed i nostri sorrisi erano sinceri, non ci vedevo niente di male.
Zafira Lopez, l’inseparabile compagna di Perrie Edwards (voce delle Little Mix), sembra fare coppia fissa con Harry Styles (voce dei One Direction ed idolo delle ragazzine) – lessi ad alta voce il titolo dell’articolo – beh? Che c’è di male?” le chiesi senza capire.
Lei rise, ironicamente.
“Che c’è di male te lo faccio vedere subito, gira pagina”
Feci come consigliato da lei, ed il mondo mi crollò addosso. Rimasi a fissare quelle foto, incredula.
“Non sapevo ci stessero fotografando” ammisi.
“Ma dai?” disse Perrie, retorica.
“Zayn, dato che hai affermato di saper leggere, ci fai la cortesia?” era davvero incazzata, ma davvero davvero tanto. Troppo per i suoi standard.
Lui sospirò, con lo sguardo fisso sulle foto, che riempivano ben due pagine di quella dannata rivista: io e Zayn fuori dal locale, ancora la stessa sera, mentre litighiamo e soprattutto, mentre lo spingo via da me.
Non ne sapevo nulla perché io non leggevo quella roba, il gossip era per i perdenti senza vita, ed io non ero di certo una di loro.
Ma che succede se l’amica non va d’accordo con il bel fidanzato? – lesse Zayn ad alta voce, ed io mi portai una mano alla fronte - maledetti media, io li distruggo” disse poi, arrabbiato a sua volta.
“Continua a leggere” gli consigliò dura Perrie.
“Cosa dirà Perrie di questo spiacevole incontro – scontro tra i due? Una cosa è certa: i panni sporchi si lavano in famiglia, non certo in locali glamour
Concluse, buttando poi sprezzante la rivista sul tavolo e rivolgendo il suo sguardo a Perrie “Cosa vuoi che ti dica? È vero, non sapevamo che ci fossero anche loro
Stava difendendo anche me? Wow, che incredibile progresso..
“A meno che lei non mi abbia teso un inganno..” come non detto, per la seconda volta.
“Zayn, mi spiace deluderti, ma qui non siamo a Gossip Girl”
“A quanto pare sì”
“Chiudi quella bocca, non sai che dici” replicai acida.
Io non so che dico?” calcò molto sulla parola ‘Io’, era talmente presuntuoso che comunque si ritrovava sempre  a pronunciare con enfasi quella parola.
“Sì, tu – alzai un tantino la voce, mentre Perrie si massaggiava irritata le tempie – se non ricordo male sei stato tu a seguirmi fuori! Mi hai praticamente costretta a spingerti!”
“Adesso basta! – urlò Perrie esasperata – ok? Non ce la faccio più!”
Si passò una mano fra i capelli, con stizza e poi guardò entrambi.
“Credete davvero che sia questo il problema? Credete davvero che io mi stia preoccupando della nostra immagine?”
“Come al solito, no?” disse Zayn, con un sorrisetto ironico sulle labbra.
“No Zayn, non si tratta di questo” disse lei, sedendosi e chiedendoci con un cenno del capo di fare lo stesso.
Io la seguii, mentre Zayn rimase in piedi.
 “Non so se voglio ascoltarti ancora”
“È importante”
Rimase a guardarla per un po’, prima di sospirare e spostare malamente la sedia, per poi accomodarsi su di essa.
“Non m’importa di ciò che scrivono sulle riviste di gossip, ragazzi – adesso la sua voce si era leggermente addolcita – voi due per me siete importanti, nello stesso modo, siete le persone a cui tengo di più in assoluto”
“E perché sei arrabbiata, allora?”  le domandai, confusa.
“Perché vedervi litigare sempre mi fa male – confessò sincera – io vorrei che voi andaste d’accordo, che faceste conversazione come due amici e non che litigaste sempre, in continuazione, prendendovi in giro con commenti cattivi”
Zayn scosse la testa, ridendo leggermente, ironicamente. Così Perrie gli prese la mano, e avrei voluto essere stata io a farlo, perché quella era anche colpa mia e toccava a me. Ma quando vidi le dita di Zayn intrecciarsi alle sue, abbassai lo sguardo, un tantino delusa.
“Così ho pensato ad una soluzione” concluse lei, soddisfatta.
“E l’hai trovata?”
“Sì Zafi – odiavo quel soprannome – l’ho trovata”
Zayn se ne stava in silenzio, come faceva nei momenti meno opportuni, così sbuffai e presi in mano la situazione.
 “E quale sarebbe?”
“Partirai con loro per il Take Me Home tour”
Io scossi la testa, sorrisi come se non fosse successo nulla, ignorai il lampo di stupore negli occhi di Zayn e mi rivolsi nuovamente a lei.
“E quale sarebbe?” ripetei, nella speranza che l’avessi solo immaginato, come in uno dei miei peggiori incubi.
Zayn aprì la bocca per dire qualcosa, o meglio per urlare qualcosa, ma poi come preso da un colpo di genio, scosse la testa.
“Silver non lo permetterà”
“L’ha già fatto, in realtà” disse Perrie.
“Cosa?” domandò incredulo Zayn, alzandosi dalla sedia e togliendo subito la sua mano da quella della sua ragazza.
“L’ho chiamato – annuì Perrie – ancora prima di sentire Maxi e ha detto: ‘Perché no, ci farà bene una donna in più in viaggio con noi’” citò testualmente Perrie.
“Cos’ha detto?” Zayn era sempre più stupito, come se si rendesse conto di non conoscere a fondo il suo manager.
Lo vidi appoggiarsi alla parete della cucina, con un sorriso ironico stampato sul volto. Mi fece rabbia tutto quel disprezzo nei miei confronti, anche io non volevo passare tutto quel tempo a stretto contatto con lui, ma non c’era bisogno di fare tutta quella scena. Faceva male anche a me, che ostentavo sicurezza in ogni caso.
“Smettila di dannarti l’anima – gli dissi acida – io non ci andrò Perrie, te lo puoi scordare”
“Vi farà solo bene passare un po’ di tempo insieme” disse lei, tranquilla.
Così io appoggiai le mani sul tavolo, avvicinando il mio viso al suo.
 “Tu sei la mia migliore amica, come puoi farmi questo?”
“Giusto! Cazzo Perrie, pensavo mi amassi – cominciò il pakistano irritato – invece torni a casa incazzata, il giorno del mio compleanno, con questa fantastica notizia?” concluse tutto scuotendo la testa, incredulo.
“Questa non è casa tua – sibilai a Zayn, sempre più arrabbiata – e vai a farti fottere il più presto possibile”
“Solo se tu verrai con me, razza di stronza” mi rispose tra i denti.
“Ho colto una nota dolce?”
“Non succederà mai” replicò con un sorriso sarcastico.
“Lo vedete? Lo state facendo ancora! Lo fate di continuo! Io non ce la faccio più!” sbottò Perrie.
“E credi che mandarmi nove mesi in tour con lui possa migliorare le cose? – sbottai a mia volta contro la mia presunta migliore amica – probabilmente finirò per buttarlo giù dall’aereo!”
“Sarà come commettere un omicidio, Perrie” disse poi Zayn, convinto.
“Non fate i tragici, adesso - disse lei – proprio perché vi amo, voglio che stiate insieme il maggior tempo possibile, e tra un mese partiamo tutti, me compresa, quale occasione migliore?”
“Ma mi avevi promesso il DNA tour” le dissi, a bassa voce, tentando di farle tenerezza.
“Lo so, piccola” mi disse lei, dolcemente, ormai l’incazzatura era passata, ora io e Zayn rischiavamo la morte per altro: appena Perrie si fosse distratta, uno dei due, probabilmente io, avrebbe cercato di uccidere l’altro.
“Ma vedrai che ti divertirai da morire con i ragazzi” concluse lei.
Zayn alzò un sopracciglio scettico.
“E non pensi a me?”
“Zafira è il tuo regalo di compleanno, amore”
La simpaticissima Perrie gli diede un bacio sulle labbra, mentre Zayn scoppiava a ridere “Regalo? No, è una condanna, solo una condanna”
Gli mostrai un medio “Vaffanculo, Bradford”.
 
 
 
 
 
 
 
“È una tragedia, capite?” 
Casa Rosati mi aveva gentilmente ospitata: subito dopo la notizia avuta da Perrie, ero corsa da Jake insieme a Layla. Cioè, non proprio subito dopo..
Prima aveva spinto Zayn sul divano, l’avevo minacciato con l’anfibio di Perrie e lui, per difendersi, aveva pensato bene di tirarmi i capelli. Così l’avevo presa sul personale, l’avevo trascinato per terra e.. e niente, Perrie era intervenuta, tirandomi via da lui. Ma si meritava tutto il male che gli avrei fatto, se non fosse stato per quell’odiosa salvatrice di pakistani in pericolo.
Per cui adesso me ne andavo in giro per la camera di Jake, saltellando da una converse all’altra, nel tentativo di calmarmi.
“E dai, non sarà così male” disse Layla, sdraiata sul letto del nostro amico.
“Non sarà così male? – le domandai, indignata – hai ragione, sarà una vera e propria catastrofe”
“Nah, secondo me starai bene – disse Jake,chiudendo il suo portatile – insomma, i ragazzi sono simpatici”
“Avevo dimenticato della tua cotta per i One Direction” dissi lasciandomi andare sul suo letto, affianco a Layla, che stava ridacchiando.
“Se vuoi vengo con te – disse proprio lei – mi nascondo nel camerino di Louis e ci rimango fino alla fine del tour, semplice”
“Tu sei malata” dissi alla mia amica.
“Io sono malata? Guarda che le ho viste le foto su Glamour!”
“Ah sì? Anche tu? Perrie mi ha fatto una scenata a casa – la informai – insomma, mi stava praticamente addosso, che avrei dovuto fare?”
“Baciarlo?” consigliò Jake.
“Ma sei cretino? – scoppiai a ridere – solo il pensiero mi fa morire dal ridere, sai?”
“E perché mai?” chiese lui curioso.
“Perché noi ci odiamo Jake, se non te ne fossi mai accorto”
Rosati si strinse nelle spalle, continuando quegli assurdi discorsi nella sua testa. Io e Zayn che ci baciamo era la cosa più assurda che la sua bocca avesse mai detto, e ne aveva dette di cose assurdamente stupide, nella sua vita, ma quella le superava di gran lunga tutte.
“E comunque io parlavo della foto con Harry” riprese Layla.
“Ah.. – dissi solamente – siamo venuti bene, no?” improvvisai.
“Certo, benissimo – quel sorriso mi preoccupò – lo sai cosa dicono di voi due?”
“Tante stronzate, come al solito” dissi sdraiandomi sul comodo cuscino di Jake.
“Forse, ma io non vi vedo male insieme”
“Io ed Harry siamo solo amici – misi in chiaro – come con tutti gli altri, ok? Dovete finirla con queste stupide supposizioni”
“Se lo dici tu” si arrese poi Layla.
Jake sembrò rianimarsi “Ma quindi, questo significa che le Little Mix possono portare qualcuno con loro per il DNA tour?”
Maledetto mixer innamorato della mia migliore amica.

 





never together
ew, è domenica, provo dei sentimenti constrastanti per questo giorno della settimana.
da un lato mi piace perchè posso cazzeggiare, dall'altro lo odio perchè domani è quel giorno che non ho neanche voglia di nominare.
comunque, questo è il quinto capitolo (ma dai?)
Zafira andrà in tour con i ragazzi tan tan tan *musichetta da film horror*
cosa vi aspettate da questa convivenza? scintille? sicuramente, ma con chi?
lascio suspence e me ne vado.
addio.
ammirate la bellezza della mia Zafira:

 


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Capitolo 6
*** Try ***





 
Long live all the magic we made
Chapter six - Try


 
“Non mi lasciare”
Forse il mio tono era esageratamente melodrammatico, ma non poteva lasciarmi così, non poteva e basta.
“Zafira, non fare la melodrammatica – appunto – ci vedremo tra meno di un mese e in più, ti lascio in buone mani”
“Non fare la mammina, Perrie” la rimproverai, mentre si sistemava il cappotto sulle spalle.
Ravvivò i capelli biondi, guardandomi.
“Ti troverai bene con i ragazzi, ne sono convinta”
“Certo, saranno un amore quei quattro”
Perrie roteò gli occhi al cielo, sbuffando.
“Sono stanca dei vostri continui litigi, questa convivenza non potrà farvi che bene, vedrai”
Come no Perrie, come no. Preferivo comunque lasciarla nella sua convinzione: era così carina mentre riponeva in noi completa fiducia.
“Siamo pronte Perrie, manchi solo tu”
Leigh – Anne si sporgeva dal finestrino del loro autobus, che le avrebbe scarrozzate in giro per l’Inghilterra, per il loro fantastico DNA Tour che, grazie alla mia migliore amica, mi sarei persa.
Perrie mi guardò, sorridendo.
“Non sai che darei per seguirti nel Take me home tour”
“Sul serio?”
Lei annuì “Starei con te, starei con Zayn e ci divertiremmo da morire ma..”
“Ma hai le Little Mix, lo so – sospirai – promettimi solo una cosa”
“No Zafira, non lascerò Zayn in pubblico – disse – e nemmeno in privato” concluse poi, pensandoci.
“No, idiota, non intendevo nulla del genere”
“E allora cosa?” chiese Perrie curiosa.
“Un concerto, un solo concerto del DNA tour dal backstage” le chiesi, quasi supplicante.
Le labbra di Perrie si aprirono in un bel sorriso, mentre le sue braccia si apprestavano a stringermi forte.
“Tutti quelli che vuoi, piccola”
“Davvero? Beh, faccio ancora in tempo a venire con voi..”
Feci per salire sul loro autobus firmato Little Mix, quando la sua mano mi strattonò per il braccio, riportandomi affianco a lei.
“Il Take me home Tour ti reclama, Lopez” scherzò lei, ridendo e salendo il primo gradino dell’autobus.
Io sbuffai, mentre la testa rossa di Jade sbucava da uno dei finestrini.
“Ehi Valencia, non vediamo l’ora di ospitarti al DNA Tour”
“Sarei potuta partire con voi, Thirlwall – dissi, risentita – ma Perrie vuole a tutti i costi che vada con i ragazzi”
“Ti divertirai” disse Jesy.
In quel preciso istante sentii un bracco avvolgermi le spalle: il profumo era inconfondibile, ed il tono di voce suadente al naturale, lo era ancora di più.
“Oh, ma certo che si divertirà”
“Malik, che diavolo vuoi?” ringhiai, sottovoce.
“Fingi entusiasmo – sussurrò lui tra i denti, mentre sorrideva falsamente – adesso sorridi e saluta con la mano”
Seguii il suo consiglio, stretta dalla morsa del diavolo.
“Ciao amore, ci vediamo presto” disse Perrie al suo dannatissimo baby Zayn.
“Ciao piccola” lui le mandò un bacio volante, ed io faticai a reprimere quei fastidiosi conati di vomito che mi colpivano ogni qual volta manifestassero il loro amore.
“Restate vivi!” urlò Perrie, mentre l’autobus si allontanava.
Io e Zayn continuammo a salutare con la mano, sorridendo come due idioti, abbracciati.
“Ok, adesso togliti”
Lottai contro di lui, cercando di divincolarmi dalla sua presa, ma lui premette ancora di più con il braccio sulla mia spalla.
“Tu non vai da nessuna parte” sussurrò lui, sulle mie labbra.
“Malik, levati, invadi il mio spazio vitale”
“Adesso ascoltami attentamente – non aveva intenzione di allontanarsi – ho giurato a Perrie che ci avrei provato, ad andare d’accordo con te”
“D’accordo, provaci” dissi stringendomi nelle spalle.
“Certo, ma tu dovrai collaborare”
“Costringimi”
“Non provocarmi, Valencia”
“E tu togli immediatamente quel braccio, Bradford, o giuro che te lo spezzo”
Ci saremmo probabilmente presi a pugni, se colui che chiamo “Il mio eroe” non si fosse materializzato davanti a noi: con una camminata da superstar, jeans super stretti neri, scarpe eleganti in totale disaccordo con la sua canottiera grigia e dei Rayban scuri calati sugli occhi verdi, troppo belli per essere oscurati.
“Voi due, fossi in voi ascolterei Perrie, rimanete vivi”
“Styles, che ci fai qui?” chiese Zayn, camminando verso di lui, ancora del tutto arpionato alle mie spalle.
“Vi sono venuto a prendere, muovetevi, Louis aspetta in macchina”
Harry era così, sbrigativo e totalmente persuasivo, del tutto sicuro di sé: amavo il suo carattere e, beh sì, amavo lui.
Lui si girò, per raggiungere la sua Range Rover, mentre io e Malik lo seguivamo.
“Ah – si voltò verso di noi, Harry – e se non volete che i giornali parlino ancora di voi, io mi comporterei in maniera meno compromettente, amici”
Harry ammiccò al braccio di Zayn intorno alle mie spalle, che quest’ultimo tolse subito, anche leggermente a disagio: miracolo! Zayn Malik non era mai a disagio, MAI.
“Oh, ben trovati, sei pronta Zafira?”
La voce di Louis mi accolse appena entrai nella Range Rover, accanto ad Harry sui sedili posteriori, mentre Zayn  sbatteva la portiera del passeggero.
“Per cosa? Credevo mi portaste a casa” dissi, tranquilla.
“Io parlavo del Tour, sei pronta ad un anno di noi?”.
 
“Grazie Lou, ci vediamo domani?”
Louis sorrise, imitando un saluto al generale.
“Vuoi compagnia, per caso?” disse Harry, mentre aprivo la portiera.
Io mi strinsi nelle spalle, in effetti a casa ci saremmo stati solo io ed Hatchi, un po’ di compagnia non ci avrebbe sicuramente fatto male.
“Certo, perché no – mi strinsi nelle spalle – ho vaschette di gelato alla menta e cioccolato per due”
Harry sorrise, scendendo dalla Range Rover insieme a me.
Mentre io ed il sexy riccio camminavamo verso il cancello del mio meraviglioso appartamento nel centro di Londra, sentimmo un’altra portiera sbattere, così ci girammo istintivamente entrambi.
“Che fai?” domandai, vedendo Zayn in piedi, davanti a noi.
“Niente” rispose ovvio.
Harry ridacchiò, sommessamente.
“E perché sei sceso dalla macchina? Volevi sgranchirti le gambe, per caso?” lo presi in giro io.
“Volevo solo ricordarvi di non fare tardi, domani avremo il nostro primo concerto del Take me home Tour e nessuno vorrebbe che sia un fiasco totale, non è vero?”
Feci per dire qualcosa, ma Harry mi precedette.
“Tranquillo Zayn, andremo a letto presto”
Il ragazzo dagli occhi verdi, che era capace di farti venire i brividi anche con una semplice frase del genere, fece l’occhiolino ad uno dei suoi quattro migliori amici.
Zayn aggrottò le sopracciglia, confuso: mi stava davvero dando sui nervi, cos’è che voleva? Io ed Harry potevamo fare quello che volevamo.
Così Harry si sentì in dovere di tranquillizzarlo.
“Io dormirò sul divano”.
 
“Qual è il problema di Malik?”
Io ed Harry eravamo seduti sul mio divano, senza scarpe, con la TV accesa ed una vaschetta di gelato tutta per noi, da cui mangiavamo direttamente con il cucchiaio.
La situazione era così comica che mi sentii in dovere di twittare qualcosa del tipo: “ZafiraBLopez: @Harry_Styles non finire tutto il gelato, superstar”.
“Beh, Zayn è una delle persone più enigmatiche che conosca – confessò Harry, leccando un po’ di gelato alla menta dal suo cucchiaio – ma rimane un fratello, per me”
“Lo so, siete molto amici, dovrò trovarmi qualcun altro con cui sparlarne”
Harry rise, ed era davvero bellissimo.
“Che mi dici di Niall?”
“Zafira, non troverai nessuno con cui sparlare di Zayn, durante il Tour”
Continuai ad accarezzare nervosamente Hatchi, quando Harry disse quelle parole.
“Starai bene, te lo prometto”
“Harry, io vi voglio bene e lo sai, ma..”
“Ma tu e Zayn non andate d’accordo, lo so”
Annuii.
“Questo è quello che volete far credere, certo..”
Aggrottai le sopracciglia, totalmente confusa da quella sua affermazione.
“Che vuoi dire, superstar?”
Harry esibì uno dei suoi mezzi sorrisetti da paura.
“No senti, mettiamo le cose in chiaro – gli dissi io – se dobbiamo davvero vivere insieme per un intero anno, ti conviene non farlo mai più”
“Che cosa?” domandò confuso.
“Quella cosa che fai con le labbra”
“Sorridere? E perché?”
“Perché devo restare viva, ricordi?”
Io ed Harry ridemmo insieme, ed era bello passare il tempo con lui, a casa mia.
“Rimarresti sorpresa se ti dicessi una cosa”
“Che cosa?”
Mi stava incuriosendo, quel riccio seduto sul mio divano.
“Sono legato al vincolo delle boy band, ovvero ciò che succede in studio rimane in studio ma – fece una pausa d’effetto – ascolta bene ‘Take me home’, piccola”.

 






short days where the nights are long
bonsoir :)
oggi non ho fatto assolutamente N U L L A, ma credo che adesso farò un pò di grammatica.
chi, oltre me ovviamente, è ancora costretto a fare grammatica in quarta superiore?
dannazione, che noia.
ma veniamo a noi, in questo sesto capitolo ci sono momenti Zayfira e momenti Hafira (?)
voi chi preferite? quale coppia? fatemelo sapere sdjfdfh
io non mi esprimo per ora.
e niente, addio.



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Capitolo 7
*** Truce ***





 
Long live all the magic we made
Chapter eight - Truce

 
“Si parte per la Scozia!”
Erano le sette di mattina, ma Niall era comunque sveglio ed attivo, come facesse, resta ancora un mistero per tutti noi. Liam era seduto affianco a lui, su quelle che erano le sedie del tavolo del Tour Bus, e stava tentando in tutti i modi di non tirargli una sonora sberla sul viso, così da farlo tacere. Louis, come il suo amico Mr. Payne, era impegnato in un’ardua impresa, ovvero: non far cadere la sua faccia nella tazza di cereali davanti a sé. Tutti amavano l’irlandese, certo, ma non la sua vocina stridula di prima mattina.
“Non siete eccitati? – domandò sempre Niall, mentre prendevo posto accanto a Lou – io lo sono, eccome se lo sono.. Insomma, la Scozia! Quintali di birra ed il mostro di Lockness! Cosa potremmo chiedere di più?”
“Che tu sia zitto, ecco cosa” gli consigliò brutalmente Louis.
“Chiudi quella bocca Horan, o ti farò conoscere il mostro di Lockness da molto molto vicino” disse poi Liam, in uno scatto d’ira.
“E poi sei irlandese, Nialler, pensavo fossi abituato ai quintali di birra”
E così fece il suo ingresso trionfale in quella che chiamavamo ‘Area giorno’ del Tour Bus, Harry Styles. Mi voltai per guardarlo, anche se non avevo ancora proferito parola con nessuno. In realtà non sapevo neanche perché fossi già sveglia, dannazione, non potevo rimanere a dormire come quel disgraziato di un pakistano?
Harry comunque indossava una canottiera bianca, che lasciava intravedere molta della sua pelle nuda, rigorosamente tatuata. Perché Harry fosse così bello e dannatamente desiderabile anche di mattina presto, rimane un altro mistero di quel 26 Febbraio 2013. Lo guardai stiracchiarsi, con le gambe magre fasciate da un paio di pantaloncini da calcio neri, probabilmente di Liam. Mi scoccò un occhiolino e si sedette affianco a me.
“’Giorno splendore”
“Se fai così sarà di sicuro un buongiorno, superstar”
Furono quelle le mie prime parole di quel martedì di Febbraio, mentre incastravo i miei occhi negli smeraldi di Harry.
“La piantate di flirtare?” ci chiese cortesemente Louis.
“E tu la pianti di essere insofferente a qualsiasi cosa succeda, oggi?” gli domandò di rimando Niall.
“No, cazzo, eravamo riusciti a farlo tacere per dieci minuti buoni” sbottò Liam.
“Percepisco tensione, ragazzi” dissi così io.
Harry si strinse nelle spalle, rubando la tazza di cereali da sotto gli occhi di Louis, che gli restituì uno sguardo assassino.
“Tra irlandesi fastidiosi e ladri di colazioni, non so chi sia meglio, stamattina”
E così il ragazzo occhi cielo di Doncaster si alzò, andando a sgranchirsi le gambe fuori dal Tour Bus prima della grande partenza per la Scozia, suppongo. Dopodiché vedemmo arrivare all’ingresso del grande mezzo, Silver.
“Ehi Silver, dov’è Stella?” chiese Niall.
Così Liam roteò gli occhi al cielo.
“Diavolo Horan, dacci un taglio con questa ossessione per Stella”
“Ma cos’è oggi? La giornata nazionale contro di me?” sbottò Niall, facendomi ridacchiare, mentre Harry ingoiava rumorosamente una cucchiaiata di cereali.
“Stella è fuori con Louis – disse Silver, guardandoci comunque stranito – tutto bene, ragazzi?”
“Alla grande” dissi io, allungando le gambe sulla sedia prima occupata da Tommo.
“Certo, ok – continuò il manager, ancora un po’ scosso – tra poco si parte, vorrei che foste tutti svegli”
“Ma noi siamo tutti svegli, Silver” replicai io.
“Non ti sembra che manchi qualcuno, Zafira?” mi chiese Liam.
Così mi guardai intorno, alla disperata ricerca del soggetto mancante, ma a me continuava a sembrare che fosse tutto estremamente tranquillo ed al suo posto.
“Zayn, manca Zayn!” sbottò Niall, un po’ irritato.
“Ok ragazzi, percepisco della tensione – mi citò Silver – forse è meglio che vi lasci un po’ per conto vostro, d’accordo?”
Rimanemmo in silenzio, fino a che il manager non uscì dal Tour Bus. Così mi ritrovai gli occhi di Liam e Niall puntati addosso.
“Devi andare a svegliarlo” mi disse Payne.
“Ma non ci penso minimamente – mi rifiutai – è inutile che continuate a guardarmi così, lo sapete che io e Zayn non ci sopportiamo già normalmente, figurarsi di prima mattina”
Ma loro continuarono con gli sguardi eloquenti.
“Ho detto no, ragazzi – insistetti – smettetela”
Ma loro la smisero? Assolutamente no.
“Allora, ve lo dirò molto chiaramente – dissi mettendomi composta, iniziando a gesticolare – volete che il vostro amico rimanga vivo? Non mandate me a svegliarlo, non adesso, non in questa vita.. Anzi, neanche nella prossima, non mandatemi da lui mai”
“Devi andare tu – ma Liam rimase sulla sua idea – io ho rischiato un occhio, l’ultima volta”
“Ed io sono troppo impegnato con l’ultimo livello di Candy Crush – disse Niall, improvvisamente concentrato sull’iPhone di Harry, che era un po’ la puttana di tutti – insomma Zafira, l’ultimo livello!” enfatizzò.
“Ma non può andarci Harry?” chiesi alla fine, esasperata, quasi sul punto di cedere.
Liam alzò le mani in segno di resa, come a dire che in quella storia non ci voleva entrare. Così mi voltai verso Styles e lo trovai ad ingozzarsi di cereali e latte al cioccolato.
“Piccola, andrei anche – cominciò – ma sto facendo colazione e lo sai come divento quando non faccio colazione”
Sbuffai, tentando l’ultima carta “Occhi dolci”, quella imparata direttamente da Mr. Zayn Jawaad Malik.
“Non fare così piccola, lo sai che è il mio punto debole” sussurrò Harry, suadente.
Così io sbuffai, ed arresa, mi alzai. Ma prima di sparire in quella che, al contrario, chiamavamo ‘Area notte’ del Tour Bus, mi concessi di regalare un medio fatto con classe a quei tre.
“Vaffanculo, stronzi”.
 
 
 
 
 
 
 
Camminai svogliatamente, fino a spalancare la porta che conduceva a quelli che potevamo chiamare ‘Letti’: erano delle brandine e per lo più scomode. I quattro lettini erano vuoti, uno dei ragazzi dormiva a turno su quello che era il grande divano del Tour Bus, anche più comodo, quando non alloggiavamo in hotel.
Trovai Zayn ancora totalmente nel mondo dei sogni: dormiva con i capelli spettinati, le labbra serrate e le braccia strette al cuscino. Mi lasciai sfuggire un sorriso, tanto non c’era nessuno lì, potevo fare quello che volevo. E lui era così bello, con quell’espressione pacifica sul viso: sarei rimasta ore, a guardarlo dormire, per quanto infondesse calma.
Ma ricordai le parole di Liam rompo le palle Payne, così sbuffai e portai una mano sul fianco, sempre più scocciata.
“Zayn, svegliati” cominciai, sottovoce.
Ma lui non diede nessun segno di vita, non si mosse neanche, anzi, non ero totalmente sicura che respirasse.
“Zayn, dai piantala e svegliati” acquistai un tono di voce normale.
Lui arricciò le labbra in una smorfia di disapprovazione, girandosi dall’altro lato del letto.
“Malik, non farmi arrabbiare, ti ho detto di svegliarti – dissi, decisa – Silver vi vuole tutti di là, subito, per cui, datti una mossa”
Ma lui continuò a dormire, così io mi spazientii ed iniziai a battere rumorosamente con la mano sull’asta di legno del letto.
“Malik, non farmi venire lì o giuro che saranno cazzi tuoi”
“Vattene” mugugnò lui.
Così roteai gli occhi al cielo, sbuffando.
“D’accordo, l’hai voluto tu”
Iniziai a salire lentamente le scale, dato che Zayn dormiva sempre sul letto in alto. Arrivata in cima, gattonai fino a trovarmi davanti al suo viso. Ragionai sul da farsi: prenderlo a sberle o tentare di svegliarlo con qualche carezza?
Le sberle.
“Malik, sveglia!”
Inizia a tirargli qualche innocente colpo sulle spalle, dopodiché lo liberai dal pesante piumone rosso che lo copriva, trovandolo con una canottiera nera e dei pantaloni della tua.
“Ma che cazzo fai? – sbottò lui, aprendo di scatto gli occhi – sei impazzita, per caso?”
Adoravo la sua voce appena sveglio, ma non potevo certo dirglielo.
“Almeno ti sei svegliato” dissi, stringendomi tranquillamente nelle mie spalle, praticamente seduta su di lui.
“Togliti dalla mia anca, fai male” mugugnò nuovamente lui, appoggiando le mani sul materasso del suo letto.
“E tu alzati da qui”
Zayn scosse la testa, stropicciandosi gli occhi con le lunghe dita e scostandosi il mio peso dal suo corpo.
“Sei una psicopatica, Zafira” sentenziò, prima di tornare a dormire.
“E tu uno stronzo!” gli urlai contro, prima di tirargli un altro schiaffo, decisamente più forte, sempre sulla spalla.
Ma lui non lasciò correre, afferrandomi il polso con la sua mano sinistra, stringendolo forse un po’ troppo forte.
“Non mi devi toccare” ringhiò lui, tornando a sedersi sul letto, troppo stretto per entrambi.
“Sei tu che non devi toccarmi – urlai, tentando di divincolarmi dalla sua presa – mi fai male, Malik, lasciami!”
Ma lui continuò a stringere, ghignando.
“Vaffanculo, Valencia” sussurrò.
Quando finalmente mi lasciò, non persi tempo neanche a massaggiarmi il polso, mi precipitai giù dalle scale, immediatamente. Ma lui mi seguì, afferrandomi nuovamente, attirandomi a sé.
“Lasciami o giuro che mi metto ad urlare” dissi tra i denti.
“Tanto non sai fare altro che urlarmi contro, non è vero?”
“E tu non sai fare altro che lo stronzo, lasciami!”
Forse urlai davvero un po’ troppo, dato che vidi la porta aprirsi velocemente, trovando Harry dietro di essa.
“Ma che diavolo..? – chiese, stranito – lasciala, Zayn”
Malik guardò il suo amico, per poi fare come gli aveva detto.
“Sono stanco” disse infine.
“Non avvicinarti mai più a me”
“Cos’è successo?” chiese Harry, venendomi incontro.
Mi massaggiai il polso destro, quello che Zayn mi aveva stretto così tanto forte, da provocare dei segni violacei su di esso.
“Cos’hai lì? Fa’ vedere” disse Harry, preoccupato, afferrandomi il polso tra le sue mani.
“Chiedi a Zayn, che cos’ho” urlai io.
“Zitta, ti prego, sta’ zitta!” urlo lui di rimando.
Dopodiché arrivò anche Niall, preoccupato.
“Ragazzi, ho sentito urlare, tutto bene?”
Harry lo guardò eloquentemente, mentre Zayn scuoteva la testa.
“Non fai altro che rovinare ogni cosa” mi disse, guardandomi negli occhi, Zayn.
Non dissi nulla, sentii solo le lacrime pungermi gli occhi e desiderai gettarmi tra le braccia di Harry. Ma le parole di Zayn erano velenose, e non erano ancora finite.
“E tu non dovresti neanche essere qui” continuò.
“Adesso basta” sentenziò Harry, deciso.
“Mi sono stancato dei vostri continui litigi – disse Niall – adesso partiremo per la Scozia e voi non uscirete di qui fino a quando non andrete d’accordo”
“Che cosa?” chiesi, sorpresa.
“Harry, vieni”
Vidi Harry seguirlo, mentre Niall faceva per chiudere la porta.
“Niall, ma che diavolo..?” tentò Zayn.
“Parlate”
Fu l’ultima cosa che disse l’irlandese, prima di sparire dietro la porta, che chiuse a chiave, lasciando soli me e Zayn.
“Non ci credo – dissi io – non può averlo fatto sul serio”
Tentai di aprire la porta, ma nulla, ogni mio tentativo era vano.
“È inutile, è chiusa” disse Zayn, appoggiandosi ad una parete.
“Ma dai? Sto solo cercando un modo per non stare con te”
“E perché mai, Lolita?” chiese, ironico.
“Perché ti odio e non voglio parlarti mai più”.
 
 
 
“È finito lo sciopero della parola?” 
Era passata ormai un’ora, da quando Niall aveva avuto la brillante idea di chiuderci lì dentro. Zayn se ne stava seduto per terra, con la schiena e la testa appoggiate al muro, ancora in tuta. Mentre io ero esattamente di fronte a lui, seduta per terra, solo dal lato opposto della stanza. Non lo guardavo, avevo gli occhi puntati sul mio iPhone, e non gli avevo rivolto parola per tutto il tempo.
“E dai Valencia, così impazzisco”
Mi aveva fatto male, in tutti i sensi, psicologicamente e fisicamente parlando e, detto sinceramente, non sapevo cosa fosse peggio.
“Ti giuro che ti odio”
Stava praticamente parlando da solo, mentre io facevo finta di saper giocare a Candy Crush, rovinando i livelli di Niall. Ma, beh, se lo meritava.
“No, non è vero – si corresse poi – e sono certo che neanche tu lo fai”
Stavo per urlargli di tacere, ma non volevo parlargli.
“Ok, d’accordo, so cosa vuoi – disse, giocando con le sue stesse dita – che io ti chieda scusa ma, lo sai che non sono tanto bravo in questo”
Mi strinsi nelle spalle, se lui mi avesse chiesto scusa, sarebbe stato un gran passo avanti.
“Come ti pare – si arrese poi – almeno puoi ascoltarmi?”
Alzai lentamente lo sguardo nei suoi occhi, decidendo se dargli o meno quell’occasione. Ma poi lui sorrise, ed il mio buon senso mi abbandonò. Bloccai l’iPhone e lo posai a terra, incrociando le braccia.
“Scusa – cominciò, alzando le mani in segno di resa – sono uno stronzo, e lo so, non avrei dovuto dirti quelle cose”
Lo guardai, per incitarlo ad andare avanti. Così lui sbuffò, ed io combattei contro l’istinto di lasciarmi andare ad un mezzo sorriso. Perché Zayn Malik che si scusava, in tuta, seduto sul pavimento del Tour Bus, con i sensi di colpa tatuati sul viso, era una vera visione.
“Tu non rovini nulla, Zafira”
Alzai di scatto gli occhi nei suoi, trovando, forse per la prima volta, tanta sincerità.
“Adesso puoi venire qui? Mi indispone tutta questa distanza”
“A me indispone la tua stupidità, invece” ribattei.
“Wow, lo sciopero della parola è finalmente finito, mi hai parlato – esultò – questo significa che sono perdonato?”
Mi alzai per raggiungerlo e mi sedetti affianco a lui, con una canottiera bianca extra large e gli Ugg grigi.
“Questo significa che sei un cretino, Malik” dissi, voltando il viso verso il suo.
“E tu mi odi, Lolita?” chiese, facendo lo stesso.
“Non chiamarmi così”
“Rispondi”
Abbassai lo sguardo, per poi scuotere la testa.
“Lo sapevo”
“Ma una cosa molto vicina all’odio” puntualizzai, puntandogli un dito al petto.
Così lui abbassò lo sguardo sul mio polso viola, ammirando la sua opera.
“Sono stato io?” chiese, indicandolo.
Io annuii, senza spostare lo sguardo dai suoi occhi scuri. Dopodiché lui afferrò la mia mano, stringendola nella sua.
“Sono davvero uno stronzo”
Era seriamente dispiaciuto, mi fece quasi tenerezza: attenzione, quasi.
“Sì, lo sei”
Si portò la mia mano alle labbra e con esse, baciò delicatamente i segni sul mio polso, sorprendendomi.
“Scusa” disse poi.
“Non importa, d’accordo, ti scuso”
Ritirai la mia mano, improvvisamente a disagio.
“Credevo che le cose stessero andando meglio tra di noi” confessò.
“Ah sì?”
“Abbiamo avuto una conversazione pacifica, l’altro giorno, prima del concerto, in Arena”
“Quando mi urlavi contro dicendomi che con voi non centravo nulla? Oh sì, siamo praticamente migliori amici, ormai”
“Non fare la scema – mi ammonì – mi hai augurato buona fortuna, ed io penso ancora che tu abbia un bel sorriso”
“Ti ringrazio”
“Di nulla”
Calò il silenzio per qualche istante, durante il quale non ascoltai nient’altro se non i respiri lenti di Zayn. Le voci dei ragazzi, i rumori della strada e la radio di sottofondo, dietro la porta, passarono in secondo piano.
“A cosa stai pensando?” gli domandai, poi.
“A Perrie”
Ah.
“Ti manca?”
“Forse ha ragione” m’ignorò completamente.
“Stai delirando, Bradford?”
“Perché ci odiamo, io e te?”
“Ma che stai dicendo?”
“Sto dicendo, che non abbiamo mai provato seriamente ad andare d’accordo, insomma, magari finiamo anche per piacerci”
Faticammo a non riderci in faccia.
“Ma dai Zayn, ci viene così bene odiarci”
“Lo so ma, magari ci viene bene anche andare d’accordo, che ne puoi sapere? – disse – e poi mi hai chiamato Zayn, quante volte all’anno capita?”
Mi strinsi nelle spalle, aveva ragione: Bradford, Malik, Rockstar, cretino, idiota, coglione.. Era così che lo chiamavo sempre, e non Zayn.
“Come ti pare, allora” conclusi.
“Tregua?”
Guardai la sua mano, quella che mi stava tendendo, in segno di pace. Zayn e Pez stavano insieme da un anno, ed in quell’anno, io e lui non avevamo fatto altro che odiarci. Ora però ci trovavamo costretti a vivere l’uno accanto all’altro per nove lunghi mesi, potevamo continuare così?
No di certo.
“Tregua”.




 
cause we're on fire now
sono in ritardissimo devo sbrigarmi aaahhh
mia sorella oggi fa trent'anni e devo correre a casa suaaa aiuto
perdonatemi la fretta, davvero, io vi amo.
alla prossima giuro che faccio uno spazio autrice più lungo del capitolo.
vi lascio però Stella e Silver.
addio.

 


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Capitolo 8
*** The company of the lord of the monologues ***


 


Long live all the magic we made
Chapter seven - The company of the lord of the monologues 


 
 
Odiavo Harold Edward Styles con tutta me stessa: quella dannata frase mi aveva perseguitata per tutta la notte.  Avevo ascoltato ‘Take me home’ come consigliato, almeno tre volte, ma niente mi aveva lasciata sorpresa come aveva detto lui.
“Zafira, siamo arrivati, vieni?”
La vocina di Niall Horan riuscì a sovrastare anche i 5 Seconds Of Summer che mi cantavano nelle orecchie “Heartbreak girl” , decisamente la mia preferita.
“Arrivo”
Sorrisi a Niall, perché amavo l’irlandese, e riponendo il mio iPod nella borsa, mi aggrappai ai sedili, sfilando lungo tutto l’autobus firmato One Direction.
“Ciao ragazzi”
Silver Kensington ci stava davanti, con la sua divisa da manager in carriera: rigorosamente giacca e cravatta. Sapeva essere l’uomo più elegante del mondo: lui ed Harry si facevano spesso guerra riguardo l’abbigliamento, tranne quando la superstar decideva di esibirsi in infradito, ovvio.
“Ehi Silver, non vuoi salutare il nostro ospite d’onore?”
Liam mi circondò le spalle con il suo braccio, ed io sorrisi a forza, davanti al manager dei ragazzi. Lo conoscevo da tanto tempo, ormai era come un padre per tutti loro e, di conseguenza, anche per me.
“Ciao bellissima, sarà un onore averti con noi” Silver sorrise, salutandomi.
“Una special guest con i fiocchi” convenne Stella, la mamma della troupe.
“Una special guest stronza con i fiocchi, ti correggo, Stella” puntualizzò il simpatico pakistano.
Mi limitai a fargli il verso, indossando i Rayban scuri furbamente rubati ad Harry. Eravamo ancora a Londra, ma non vicini a casa: la O2 Arena era enorme, comunque. Rimasi a fissarla per qualche istante, incantata.
“Mette i brividi, non è vero?”
Mi si affiancò Niall, guardando il luogo dove lui ed i suoi quattro compari si sarebbero dovuti esibire, quella stessa sera del 23 Febbraio 2013.
“Non sono io quella che farà strillare migliaia di ragazzine lì dentro, Horan, non dovrebbe affatto metterti i brividi”
Niall voltò il viso verso il mio, sorridendomi.
“È la verità, Irlanda Man”
“Non chiamarmi così, Valencia Man” ribattè lui, muovendosi verso l’Arena.
“Sono una donna – puntualizzai, seguendolo – cretino”
“Già, che bisogno c’era di un’altra donna qui?” domandò Zayn, scettico.
“Chiedilo alla tua fidanzatina”
Quello era Louis, senza ombra di dubbio: non solo lo avevo riconosciuto dalla voce, ma lui non sopportava Perrie, odiava anche solo il pensiero che uno dei suoi quattro fratelli fosse il ragazzo di ‘Una come lei’, era così che la definiva lui. Non ci aveva mai detto il perché, non la sopportava e basta.
“Lou..” lo riprese Zayn.
“Ok, scusa, ma lo sai come la penso” disse Louis, difendendosi.
“Andateci piano, voi due – li rimproverò Stella – io e Zafira potremmo anche offenderci, sapete?”
“Probabilmente sono il più contento, che Zafira sia qui con noi” disse Louis, facendomi sorridere,  prima di entrare nell’Arena.
C’era già tutta la troupe ed era una cosa fuori dal normale: c’era gente ovunque, telecamere in ogni dove ed io non potei fare a meno di notare quanto diavolo fosse grande quel posto.
“Ma è immenso, non può essere così grande, ragazzi, le vostre voci qui dentro non si sentiranno! Sono così basse e da checche!” li presi in giro, senza smettere di guardare quanti posti ci fossero.
“Simpatica” mi disse ironico Harry, affiancandomi.
“E pensare che solo due giorni fa ero lì – disse Liam, indicando un posto a caso – per il concerto di Kanye West”
“Che ci vuoi fare, Liam? – intervenne Zayn – è il business”
“Che diavolo centra il business?” chiesi io stranita, voltandomi verso di lui.
“Anche tu non centri nulla con noi, eppure sei qui”
Ma che antipatico.
“Ragazzi, non cominciate – ci riprese Silver – il tour non è ancora iniziato”
Sbuffai, rubando l’iPhone di Harry dalla tasca dei suoi skinny jeans neri, mentre continuava a guardarsi intorno con l’aria smarrita di un bimbo nel più grande Luna Park del mondo. Era talmente bello, che mi rubò un sorriso.
“Ehi, Valencia?”
Scostai lo sguardo dalla schermata della home di Twitter, quando Zayn si rivolse a me con toni pressoché gentili. O meglio, almeno quella volta non mi aveva brutalmente aggredita.. cioè, non ancora.
“Sì?”
Mi voltai verso di lui, stava cercando di non incontrare il mio sguardo e lo conoscevo abbastanza bene: stava per fare qualcosa che non avrebbe voluto fare. Ma poi scosse la testa, allontanandosi di qualche centimetro.
“Non ti aspettare che io ti ceda il mio posto sull’autobus per tutta la durata del Tour”
Sbuffai, ancora, mentre lo guardavo andarsene verso Liam. Quel ragazzo era enigmatico, ero certa che avesse voluto dirmi altro, e quello era solo un brutto tentativo di mascherare la verità. Comunque mi strinsi nelle spalle, non avevo tempo per pakistani confusi sul senso della vita.
“Che fai?” mi chiese Harry, sbirciando sul suo iPhone, ancora nelle mie mani.
“Twitto qualcosa di stupido, così nessuno avrà il sospetto che qualcuno ti abbia rubato il telefono” risposi, concentrata.
“Dammi qua – disse, riprendendosi il telefono – non sei simpatica quando mi dai dello stupido”
Camminai velocemente verso Stella, sbuffando per la terza volta.
“I signorini One Direction sono irritabili ed agitati come solo delle signorine in piena crisi ormonale sono in grado di essere”
Stella ridacchiò, mentre Zayn non perdeva l’occasione per rifilarmi un’occhiataccia.
“Ti conviene abituartici, piccola” disse Louis, scoccandomi un sorrisetto.
“Ok ragazzi – intervenne Silver, con la sua voce pesante – abbiamo cazzeggiato anche abbastanza, di corsa a prepararvi ed a provare”
Lo odiavo quando fingeva di essere un manager serio.
 
 
 
 
“Venti minuti all’inizio” urlò Stella, indaffarata più che mai.
Non so perché, ma sbuffai per la ventottesima volta, forse quello era lo sbuffo day ed io non ne sapevo nulla.
“Harry, mi passi l’iPhone?”
“Che ci devi fare? Twittare qualcos’altro di stupido che riguardi i miei capelli?”
“No, quanto sei noioso, non pensavo avessi tutti questi pregiudizi su di me” sbottai, indignata.
Harry scosse la testa, sorridendo in quel modo che risultava sexy anche nelle condizioni patetiche in cui si trovava, dato che i suoi capelli erano nelle mani di Lou Tisdale, bagnati, lisci e ridicoli.
“Diciotto minuti all’inizio!” urlò un’altra volta, Stella.
“Ma farà così ogni due minuti?” chiesi.
“Irritante, non è vero?” mi sostenne Niall, mentre si guardava allo specchio, facendo delle stupide smorfie da prima donna.
“Se ti dà fastidio puoi anche tornartene a casa”
E indovina indovinello, a chi poteva appartenere quel commento così carino, dolce e simpatico se non a Zayn Jawaad Malik?
“In realtà non posso, ed è tutta colpa tua”
“Colpa mia? Adesso è colpa mia se mi metti le mani addosso davanti ai locali?” sbottò Zayn, con la voce un po’ troppo alta.
Tutt si girarono verso di noi, che eravamo praticamente a due centimetri di distanza minacciosa.
“Sei stato tu a provocarmi, Malik, come al solito” ero così vicina a lui che mi bastò un sussurro.
“Cercavo solo di essere carino” si difese.
“Tu? – chiesi, ridendo ironicamente – tu, carino con me? Neanche nei nostri sogni più selvaggi, Malik”
“Hai mai pensato che potresti essere tu, quella che non me lo permette?”
“E tu hai mai provato a pensare che potresti essere tu, quello che non mi fa venire voglia di permetterti di essere carino con me?”
Zayn scosse la testa, rassegnato.
“Dove vai adesso, scappi? – gli domandai, retorica – eh certo, perché tu sai fare solo questo, scappare!”
“Volevo chiederti scusa prima, d’accordo? – sbottò nuovamente, tornando a sussurrare, ad un centimetro da me – non intendevo dire quello che ho detto, tu centri con noi e mi dispiace essere sempre così stronzo, ma tu mi fai perdere la testa e sai perché? Perché sei anche più stronza di me, Zafira”
Strabuzzai gli occhi, davanti a quelle parole. Stavo pensando a cosa rispondere, stavo pensando ad un sacco di cose, stavo pensando anche a tutti quegli occhi puntati su di noi, stavo pensando a..
“Ehi amici, calmiamo gli spiriti, d’accordo?”
Non pensavo di certo ad Ashton Irwin, però.
“Ash, siete arrivati finalmente”
Disse Liam, prendendo in mano la situazione. Così Ashton annuì e gli occhi dei presenti si concentrarono sui nuovi arrivati, per fortuna. Tranne un paio di occhi verdi, fissi ancora su di me. Intercettai lo sguardo di Harry, tranquillizzandolo con un sorriso.
“Nessuno però ci aveva detto della presenza di questa meravigliosa donzella” esordì la voce squillante di Luke Hemmings.
“Ehi Hemmo, sono la tua sorpresa personale –dissi io, mentre gli andavo incontro per abbracciarlo – e sono contenta di vederti”
“Per me è lo stesso” disse, ricambiando l’abbraccio.
Avevo già conosciuto i 5 Seconds Of Summer, Niall ne parlava così tanto spesso che sembrava quasi fosse quella, la sua band. Con Luke avevo un rapporto singolare: andavo d’accordo anche con Ash, Michael e Cal ma con Hemmings era diverso.
“Dieci minuti all’inizio!”
Era davvero durato otto minuti quel nostro piccolo litigio? Lanciai un’occhiata a Zayn, mentre si guardava allo specchio, lontano da tutto e tutti. Non avevo voglia di chiarire con lui, che mettesse fine a quel continuo altalenarsi di tutte le sue lune da ragazzina con il ciclo. Diventava davvero insopportabile dopo un po’, anzi, lo era sempre.
“Forza ragazzi, si va in scena”
Silver esibì un sorrisetto, mentre i ragazzi si scambiarono un paio di occhiate eloquenti.
“Ci siamo” disse Liam.
“È il momento” confermò Niall.
“Ma muovetevi” ma io interruppi quella scena da film.
Harry roteò gli occhi al cielo, Louis mi scompigliò i capelli passandomi affianco e Zayn mi prese sottobraccio, conducendomi verso il palco.
“E così le nostre strade si dividono”
“Malik, sei sicuro di non essere una ragazza, tu?”
“Ma che diavolo dici?” sbottò, indignato.
“Dico che ti comporti come se avessi il ciclo” ammisi.
Zayn scoppiò a ridere, sotto lo sguardo sconcertato di Liam e Stella. Io mi lasciai sfuggire un sorriso, invece.
“Perché ridi?”
“E tu perché sorridi?”
“Perché la tua risata la sento raramente, ed è bella, ok?” confessai, sotto il suo sguardo stralunato.
“Stessa cosa per il tuo sorriso” disse poi.
“Stessa cosa, cosa? – domandai – t’impegni come ho fatto io, Bradford”
Lui sbuffò, facendomi ridacchiare.
“Hai un sorriso carino”
“Carino? Ma fottiti, Malik”
Feci per andarmene, ma lui mi bloccò, tirandomi per il braccio.
“Ok, è bello”
Così io annuii convinta e soddisfatta.
“Molto bravo Malik, molto bravo”
“Cosa sono? Un cane?”
Sbuffai per la ventinovesima volta, mentre Stella andava in escandescenza.
“Tutto bene, Stellina?” le domandò Niall.
“Horan, piantala di farle la corte, ne abbiamo già parlato” lo riprese Louis.
“Ragazzi! – sbottò la manager – meno di due minuti all’inizio, ricomponetevi”
Li vidi scomparire verso il palco e mentre mi stavo dirigendo sotto di esso, nei posti privati delle special guest dei signorini One Direction, sentii la sua voce chiamarmi.
“Valencia?”
“Sì, Bradford?”
“Niente”
“Sei cretino – dissi, ridacchiando – spaccali, Malik”.
 
 
 
 
 
I 5 Seconds Of Summer si erano appena esibiti, ed a me era venuta voglia di saltare sul palco ed abbracciarli tutti e quattro, dopo aver sentito la loro performance di Heartbreak Girl. Ma mi ero contenuta, incrociando le braccia e facendo dei lunghi respiri.
“Zafira!”
Ma poi qualcuno urlò il mio nome, era una voce femminile e non riuscii a capire a chi appartenesse perché quelle dannate directioners urlavano veramente molto forte. Ma che ne era delle loro povere corde vocali, a fine concerto?
“El, ehi, ciao”
La salutai anche io, abbracciandola di slancio: mi stava simpatica la ragazza di Louis, anche se Layla la odiava e cercava di portarmi al lato oscuro. Si accomodò affianco a me, su quella che doveva essere una cassa. No, escludo che fosse una cassa, ma comunque sia..
“Che ci fai qui? Credevo che fossi partita con Perrie e le ragazze”
“Cambio di programma – la informai – seguirò i ragazzi per tutto il tour”
“Stai scherzando? – mi domandò lei, sorpresa – Lou non mi ha detto nulla”
Mi strinsi nelle spalle, spostando lo sguardo dagli occhi di Eleanor al palco, dove i ragazzi stavano facendo la loro entrata trionfale. E dalle urla, si capiva molto bene.
“Se ne sarà dimenticato”
“Scherzi? Lui ti adora!” esclamò, convinta.
Così ridacchiai insieme a lei, mentre i ragazzi intonavano Na Na Na, dopo un monologo di Liam lungo due ore. Mr. Payne era il signore dei monologhi, Harry era Gandalf, Niall era Frodo, tutto lagnoso e problematico e Louis era Sire Aragorn, figo al punto giusto.
E poi c’era Zayn che era.. Gollum. Ok, no, che stronza atomica, va bene che era la persona più antipatica sulla faccia della terra, ma Malik era un tantino più bello di quell’orribile creatura. Quindi Bradford era Legolas, perché l’unico rimasto.  Ed anche perché Legolas era il mio personaggio preferito, nel Signore degli Anelli. Ed io, chi ero io? Probabilmente ero Gimli, il nano.
Tutto questo monologo infinito perché, ovviamente, io facevo parte della compagnia del signore dei monologhi.
“Com’è andato il primo giorno?” mi chiese El, riportandomi alla realtà.
“Abbastanza bene”
Mentre rispondevo, ripensai a tutti i battibecchi avuti con Zayn in meno di venti minuti e scossi la testa, fissando un po’ Harry. E dio, quanto era sexy. Non so perché ma continuai a fare pensieri impuri su di lui fino al secondo ritornello della canzone. Anzi, lo so benissimo perché: perché Harry Edward Styles era una forza della natura ed era così bello da far sciogliere persino un morto.
“Zafi, è il tuo telefono che squilla impazzito?” mi chiese ancora Eleanor.
Controllai immediatamente nella borsa, posata accanto a me e trovai il mio iPhone che, appunto, squillava impazzito, con il faccione di Perrie sul display.
“Ehi Pez” la salutai, allontanandomi dal frastuono.
Zafi, che bello, sei ancora viva!” gioì lei, teatralmente.
“Perrie, che ansia”
La sentii ridacchiare dall’altro capo del telefono, così scossi la testa, pensando che avrei potuto esserci anche io lì con lei e con le ragazze.
“Allora, come va con il Take me home tour?”
“Tutto bene, i ragazzi stanno cantando Na Na Na e c’è El a farmi compagnia”
“El, Eleanor Calder?”
“Sì Pez – dissi, scocciata, perché sapevo il loro rapporto quale fosse – ti prego, non dire nulla, non sono in vena”
Lei sbuffò.
“Lo sai che lei ed il suo fidanzato mi odiano”
“Beh, che dovrei fare? Evitarli? Mi risulta impossibile, soprattutto Louis, dato che mi hai mandata a vivere con lui – spiegai – e poi non lo voglio ignorare, noi siamo amici”
“Comunque, parliamo di cose serie – tagliò corto lei – che ne è di te e Zayn? Ho chiesto ad Harry di monitorarmi tutti i vostri movimenti strani, ma stranamente non mi è arrivato nessun messaggio oggi, significa che non avete litigato?”
Sia benedetto Harry Styles.
“No, esatto” finsi.
“Stai mentendo, Zafira?” mi chiese lei, inquisitoria.
Perché riusciva a captare esattamente tutto ciò che traspariva dal mio tono di voce? Dannata migliore amica.
“Pss, frrrrsssh, crrrrr…non ti..frrrsssssh..sent… - finsi interferenze  - addio Pez”.




 





 
sorry love but i don't really care
in realtà non dovrei pubblcare maaa ne avevo voglia.
che maleducata, non vi ho neanche salutate, per cui, ciao bimbe :)
avete visto midnight memories? sto malissimo, decedo, muoio, aiuto, addio.
io però sto davvero malissimo ragazze, fisicamente parlando, quindi scusate se la faccio breve.
commentate voi dai.
vi amo <3

 


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Capitolo 9
*** Teenagers ***



quando trovate l'asterisco ascoltate Teenagers dei My chemical romance 

Long live all the magic we made
Chapter nine - Teenagers

 
Non so quando, non so perché e non so neanche come, ma ero finita tra le braccia di Zayn e devo dire che stringevano parecchio forte. Ci stavamo abbracciando forse per la prima volta nella nostra vita e, detesto ammettere cose del genere ma, non era del tutto male. Quel ragazzo aveva sempre e perennemente quel suo odore di fumo ed altro ancora non ben identificato addosso. Era dolce, non so bene come spiegarlo, era come se tenesse tra le sue mani un mazzo di fiori, uno di quelli profumati, come se non avesse bisogno di nessun’altra fragranza, perché tanto c’era già la sua pelle.
“Ah bene, allora i miei trattamenti funzionano, potrei anche smetterla di fare il cantante e diventare uno psicanalista”
Niall irruppe nella stanza, beccandoci abbracciati: probabilmente eravamo arrivati in Scozia ed il genio aveva deciso che quella “tortura” da lui stesso ideata poteva anche finire.
“Si dice psicologo, Niall” lo avvertì Zayn, lasciandomi.
“Che importa? – domandò retorico Niall – vi stavate abbracciando comunque, no?”
“Come ti pare, Horan” lo assecondai io, alzandomi dal pavimento e raggiungendo gli altri.
“Beh, avete fatto pace per merito mio – continuò l’irlandese ad alta voce, mentre Liam metteva piede sul suolo scozzese per primo – vi siete dati il vostro primo abbraccio grazie a me!”
“Certo, Niall”
Zayn gli diede una pacca amichevole sulla spalla e Niall continuò a sentirsi compatito, mentre Louis ridacchiava ed Harry mi lanciava delle occhiate.
“Ragazzi, avete poco tempo per salutare i vostri fans, dobbiamo raggiungere l’hotel”
“Fans?” chiesi a Paul, sconcertata.
“Eh già piccola, siamo famosi, ricordi?” mi disse proprio Harry, lasciandomi scendere gli scalini del Tour Bus prima di lui da bravo gentiluomo.
Avrei avuto il primo riscontro con le directioners, tra poco meno di qualche secondo e mi sentivo vagamente nervosa.
“Piantala di tremare” mi sussurrò Zayn all’orecchio.
“Eh?” gli domandai spaesata, voltandomi verso di lui.
Ci ritrovammo occhi negli occhi, a pochi centimetri di distanza e quel suo profumo dolce mi entrò nuovamente nelle narici, facendomi socchiudere gli occhi dal piacere.
“Non agitarti, sono solo le nostre fans, non Satana” disse poi lui, divertito.
“Lo so, ma potrebbero anche odiarmi, ci hai pensato?”
“Odiarti? E perché?  - mi chiese lui, mentre gli altri ci sorpassavano, lasciandoci soli – mica ti conoscono, loro non lo sanno quanto odiosa, antipatica, arrogante ed egoista tu sia”
“Carino” finsi.
“No, dai, seriamente – disse poi, toccandomi il braccio con le dita – sta’ tranquilla, d’accordo? Tu stai vicino a me”
Annuii, mentre lui mi camminava davanti e mi trascinava per il braccio verso Satana.. eh, volevo dire le fans. E le directioners di Glasgow erano davvero rumorose, cavolo, ma quanto urlavano? Finalmente riuscimmo a vederle, ed erano veramente tantissime.
“Ma quante diavolo sono?”
“Un esercito - ridacchiò Zayn, senza lasciarmi – il nostro esercito”
Lo vidi salutare qualche fan con la mano, mentre loro piangevano, urlavano e, praticamente, morivano. E poi c’ero io, che abbozzavo qualche stupido sorriso qua e là, domandandomi quando sarebbe finita, fino a quando non sentii due braccia forti tirarmi su un macchinone nero.
“Volete uccidermi?” domandai, allarmata, prima di accorgermi che quelle braccia non erano che quelle di Liam e che insieme a me c’erano solo i ragazzi, più Paul.
Zayn rideva, ma perché rideva?
“Allora, è andata tanto male?” mi domandò Louis.
“Come faccio a saperlo?”
“È semplice – disse Harry – dobbiamo solo aspettare che qualcuno scriva qualcosa su Twitter”
Annuii, per niente rassicurata dalle loro parole, e Zayn sembrò accorgersene.
“Ti ho detto di piantarla di tremare, sei andata benissimo”
“Ma  se non ho fatto nulla” replicai.
“Beh, eri bellissima comunque”
Ma che diavolo..?
“Arrivati!” annunciò Niall, super eccitato come al solito.
Mi strinsi nelle spalle, lasciandomi aiutare da Liam a scendere da quel macchinone e indovinate cosa trovammo davanti all’hotel di Glasgow? Altre directioners!
“Ma come fate?” chiesi, stranita.
“A fare che?” mi domandò di rimando Lou.
“Ogni volta che scendete da una macchina trovate un gruppo di persone urlanti che vi aspettano”
Harry ridacchiò, camminando verso di loro per primo, iniziando a salutare esattamente come pochi minuti prima.
“Ci siamo abituati – rispose Louis, stringendosi nelle spalle – vedrai, sarà normale anche per te, tra poco”
Questo lo dici tu, Tomlinson.
 
 
 
 
 
“Uffa, ma siamo appena arrivati in hotel!” mi lamentai io, mentre Liam cercava di tirarmi su dal letto.
“Zafira, non fare la bambina ed alzati da questo fottuto letto” e lui stava perdendo la pazienza.
“No” dissi io convinta, incrociando le braccia.
“Ok, l’hai voluto tu, chiamerò l’artiglieria pesante”
Vidi Payne sparire, finalmente, così mi rilassai un po’ su quello che era il letto di Niall, nella sua camera.
“Lolita, siamo già in ritardo, datti una mossa”
E così comparve Malik, ed io scoppiai in una sonora risata, mentre l’altro componente della Ziam entrava nuovamente nella stanza.
“E sarebbe Bradford l’artiglieria pesante?”
Ma io continuai comunque a ridere, contorcendomi sul letto dell’irlandese. Vidi il pakistano voltarsi verso Liam, ed entrambi avevano un ghigno sul volto. Non riuscii a chiedere nulla a nessuno dei due, dato che vidi Malik avvicinarsi a me e prendermi in spalla, contro la mia volontà.
“Malik, mettimi giù!” urlai, picchiandolo sulla schiena.
“Ragazzi, forza, andiamo” disse lui, affiancato poi da Liam.
“Payne 1, Lopez 0”.
 
 
“Ora puoi mollarmi?” dissi io, ancora sulle spalle di Zayn, una volta arrivati allo Scottish Exhibition and Conference Centre.
“Ora sì”
Entrammo in quello che era un grande edificio, dove i ragazzi si sarebbero dovuti esibire quella sera stessa. Ma se ero già stanca io, loro, come si riducevano alla fine di ogni tour?
“Zafira, ehi, ciao”
Paul Roberts, il loro coreografo, mi salutò dolcemente.
“Cia’” risposi io, diretta al buffet di dolci che vedevo in lontananza.
“Chi l’ha fatta arrabbiare stavolta?” chiese Paul ai ragazzi, mentre Louis ridacchiava e Liam indicava Zayn.
Perché succedeva sempre così?
“Non prenderla sul personale Paul, lo sai che ti adoro – in effetti era proprio così, provavo anche un po’ di tenerezza nei suoi confronti, dato che i ragazzi non lo ascoltavano mai – ma essere trasportata sulle spalle di un pakistano a caso per un quarto d’ora, non mi sembra proprio il pomeriggio tipo di nessuno, o sbaglio?” dissi rivolta al coreografo, ma con lo sguardo fisso su Zayn.
“Io non voglio entrarci” disse Paul, con le mani alte in segno di resa.
Mi strinsi nelle spalle, mentre Zayn scuoteva la testa. Ma come diavolo si era vestito? Va bene che dovevano provare, ma quei pantaloncini colorati non li avrebbe mai messi neanche Louis.
“Niall, ti va di mangiare qualcosa?”
“Ovvio!”
Con lui era troppo facile.
“Ragazzi, vi voglio qui entro dieci minuti”
Niall liquidò Paul con un gesto della mano, mentre ci dirigevamo comunque verso il buffet di dolci.
“Quelle non sono crepes con la nutella, vero Horan?”
“Oddio, penso proprio di sì, Zafi”
Santo Dio, eppure lo sapevano che cosa provavo per la nutella, io! Adesso non mi sarei staccata da quel buffet neanche se Zayn fosse venuto a prendermi sulle spalle, un’altra volta.
“Quanto tempo abbiamo?” chiesi a Niall.
“Non lo so, Lou ed Harry si sono messi a giocare a calcio – disse, guardando circospetto l’ambiente – di tempo ne abbiamo”
Ci guardammo eloquentemente per qualche secondo, prima di fiondarsi su quelle povere ed indifese crepes.
“Forza ragazzi, iniziamo - provò Paul Roberts, il coreografo, non Higgins, il tour manager insieme a Silver e Stella – Louis mettiti sulla X e Niall.. un attimo, dov’è Niall?”
Io e l’irlandese avevamo preso posto su degli scalini e stavamo chiacchierando allegramente, con le labbra sporche di Nutella.
“Niall!” urlò Liam.
“Ehi, Ireland, aspettiamo solo te!” questo era Lou, che di andare sulla X, ne aveva veramente poca voglia.
“Arrivo”
Ed insieme ci dirigemmo al centro del palco, dove i ragazzi erano in mise parecchio ambigue e si stavano preparando ad eseguire la loro “coreografia”.
“E con chi poteva essere se non con lei?” disse Malik, simpatico come al solito.
“Perché indossi una camicia su dei pantaloncini? Sei anti estetico”
Zayn scosse la testa, lasciando perdere e liquidando il tutto con un sorriso divertito. Ma divertito da cosa? Da chi? Ma perché? Avrebbe potuto fare un programma su Real Time: “Gli enigmi della vita, con Zayn Malik”.
“Avanti ragazzi” riprovò Paul.
Loro odiavano ballare e riuscivano sempre a fare di testa loro, a divertirsi, ed ogni volta che assistevo ad una loro prova, non potevo far altro che morire dalle risate. Insomma, Harry senza maglietta che balla Gangnam Style, Niall che incita la folla inesistente e Malik che, beh, è Malik: lui non sapeva ballare, neanche un po’.
“Ehi, piccola, che hai da ridere tanto?” mi chiese Harry.
“Ma ti sei visto? – dissi, tra le risate, appunto – sei senza maglietta, con un cappello di lana imbarazzante e stai imitando un grasso cantante coreano”
“Psy non è grasso” lo difese Niall.
“Non insultare l’idolo di Niall, Zafira” scherzò Liam.
“Chiedo scusa”
“Vieni qui, dai” mi disse poi Harry, con tono suadente.
“Che vuoi fare?” gli chiesi, avvicinandomi.
“Ti faccio provare qualche passo”
Harry mi prese le mani, delicatamente tra le sue. Poggiò le labbra sul mio orecchio e sorrise, sentii i suoi denti sulla pelle.
“Chiudi gli occhi” mi sussurrò.
“Styles..” provai io, ma lui mi sussurrò uno “shh” intimidatorio che mi zittì.
“Adesso seguimi”
Harry iniziò a muovere il bacino avanti ed indietro, sensualmente, e non so neanche io che cosa provai. Era una sensazione strana, era la stessa identica sensazione che provavo ogni volta che le sue dita sfioravano le mie. Ed era bello, ed eccitante, soprattutto eccitante.
“Fa’ come me” continuò a sussurrarmi, mentre mi muovevo con lui.
“Ma se non c’è la musica non riesco a seguire nessun ritmo” gli spiegai, con gli occhi chiusi, come mi aveva consigliato lui.
“Affidati completamente a me”
Il mio corpo era del tutto premuto sul suo, ma a lui non sembrava creare alcun problema. Ed a me nemmeno, figurarsi, sarei rimasta così anche per tutta la vita.
Ma poi, improvvisamente, mi lasciò andare.
“Che fai?” gli domandai stranita.
Ma quando aprii gli occhi capii da sola: Louis era tornato a giocare a calcio, con Liam questa volta, e Niall era ancora al buffet dei dolci. Mancava qualcuno, però.
“Dov’è andato Zayn?”.
 
 
 
 
 
Il concerto era andato alla grande: le directioners scozzesi si erano divertite ed i ragazzi anche di più. Andava tutto benissimo, tutto normalmente: Louis era su di giri, Pez mi aveva chiamata nove volte, Liam e Niall stavano scappando da Paul ed Harry ballava in giro per la hall dell’hotel. C’era solo una cosa che non era al suo posto: Zayn.
“Bradford?”
Era da quel pomeriggio alle prove che non mi parlava, avevo anche provato ad augurargli buona fortuna come a Londra, come all’Arena, ma nulla. Mi lanciava solamente delle occhiate, che non sapevo decifrare.
“Malik, a cosa devo questo sciopero della parola?”
Niente, il nulla più assoluto, solo tanto silenzio.
“Zayn, ehi, va tutto..?”
Ma lui m’interruppe, quando si scostò da me, mentre avevo provato a toccargli il braccio. Si voltò verso di me, guardandomi dritto negli occhi: non l’avevo mai visto così. L’avevo visto arrabbiato con me tante volte, ma mai in quello stato.
“Cosa vuoi?”
“Perché fai così?”
“Io non faccio proprio niente”
Incrociò le braccia, assumendo l’espressione di un bimbo scontento, che non aveva ottenuto quello che voleva. Un bellissimo bimbo.
“Non lo so, non capisco, andava tutto bene fino ad oggi”
“Appunto”
“Ma appunto cosa?”
“Non ci arrivi, Lopez?”
Era tornato a chiamarmi Lopez ed urlarmi contro, avevamo fatto decisamente dei passi indietro. Speravo soltanto che Niall non ci avesse chiuso ancora nel Tour Bus, durante il viaggio per il Galles, la prossima tappa.
“Illuminami”
Si massaggiò gli occhi, come faceva quando stava per sbottare, quando era davvero stanco di qualcosa, di una situazione.. di una persona.
“Siamo stati bene, oggi, non è vero?”
Annuii.
“Perché hai complicato tutto, allora?”
“Ma tutto cosa? Che cos’ho fatto?”
Stavamo urlando, ed i ragazzi se ne erano accorti.
“Dovevi proprio fare la puttana con Harry, durante le prove?”
Rimasi spiazzata da quella sua domanda, ma non feci in tempo a dire nulla, dato che scomparve prima che potessi replicare, dire qualcosa, o semplicemente aprire bocca.
Mi aveva dato della puttana così facilmente, che riuscii solamente ad urlargli qualcosa di cattivo dietro.
“Stronzo!”
“Va’ al diavolo!”
Sbattei un piede per terra, stizzita, arrabbiata, vogliosa di rincorrerlo nella sua camera e prenderlo a pugni. Ma non lo feci, corsi, ma verso la mia, di camera. Mi buttai sul letto e decisi che non avrei pianto, decisi che non ne valeva la pena.
“Si può?”
Fino a quando non sentii quella voce, non feci neanche in tempo ad alzarmi dal letto, che Harry era già entrato nella mia camera.
“Sto bene, davvero, non c’’è bisogno che tu stia qui a consolarmi - lo rassicurai – torna pure di là”
“Non ho voglia di tornare di là – disse però lui, chiudendo lentamente la porta da cui era entrato – voglio stare qui, con te”
“Ok, allora – acconsentii – ma ti avviso, non sono molto di compagnia”
Harry esibì un mezzo sorriso, sedendosi di fronte a me, con il cappellino blu calato leggermente sulla fronte.
“Avete litigato ancora, eh?”
“Già”
“Per colpa mia?”
“No – scossi la testa, decisa, giocando con un filo del mio maglione bianco – è solamente colpa sua e dei suoi sbalzi di umore da rockstar lunatica quale è”
“Eppure il trattamento di Niall sembrava avesse funzionato”
“Non funzionerà mai nulla tra me e lui, Zayn Jawaad Malik è solo uno stronzo” sostenni.
“Ma voi..”
“Harry – lo interruppi – è uno stronzo, punto e basta”
“Ok, d’accordo – si arrese lui, dolcemente -  consolidato, Zayn è uno stronzo”
“Ottimo”
“Ma io no – disse poi – Harry Edward Styles è al tuo completo servizio”
“Ti chiami Harold”
“Vero”
“Ma io preferisco Harry” ammisi.
Così Harry sorrise, ed io lo guardai stranita.
*“Posso confessarti un segreto?”
“Che genere di segreto?” mi feci curiosa, mentre lui mi accarezzava le gambe con le sue lunghe dita.
“Sono contento che non abbia funzionato – mi confidò – l’idea di Horan, intendo”
Sorrisi, insieme a lui.
“Harry, ti ricordi cosa ti avevo detto prima di partire? A casa mia?”
“Che cosa?” mi chiese lui, confuso.
“Di non fare più quella cosa con le labbra”
Harry scoppiò in una risata, con la sua voce roca, bella da far paura.
“Scusa, mi viene naturale con te”
Ci avvicinammo di qualche centimetro, strisciando con i jeans sulle lenzuola bianche del mio letto.
“Perché Zayn non è come te?”
“In che senso?”
Le sue parole erano sussurrate sulle mie labbra, ed i suoi occhi verdi erano incastrati alla perfezione nei miei. Non li avevo mai visti così da vicino, ed erano mille volte più belli, mille volte più da brividi.
“Lui mi odia” dissi, togliendogli il cappellino dalla testa.
“Non ti basto io?”
Annuii, con una mano ad accarezzargli il viso.
“Decisamente”
Harry annullò la distanza tra le nostre labbra, spiazzandomi con un bacio mozzafiato. Ma com’era che quel contatto così enfatico tra le nostre bocche e le nostre lingue sembrava non bastarci?
Mi misi in ginocchio sul mio letto, mentre lui si alzava in piedi, barcollando leggermente sui suoi stivaletti neri eleganti. Mi circondò i fianchi con le sue mani grandi e con la sua presa decisa. I suoi baci e quel suo tocco così deciso, mi stavano facendo eccitare e non poco. Mi domandai se per lui fosse lo stesso.
“Wow, piccola”
Harry si staccò da me, con un mezzo sorriso pressoché malizioso sulle labbra.
“Oddio scusa, non avrei dovuto..”
Cercai di ritrarmi, sentendomi l’ultima delle cretine, ma lui mi afferrò un braccio, portandoselo dietro la schiena.
“Volevo solo dirti che sarà meglio chiudere la porta – sussurrò languido sulle mia labbra – lo sai com’è Niall, non bussa mai prima di entrare”
“Fai in fretta” dissi, mordendomi il labbro dall’eccitazione.
L’unico pensiero trascrivibile e non troppo volgare che riusciva a passarmi per la testa in quel momento era: “Stai per fare sesso con Harry Styles, mantieni la calma, dannazione”.
Ma quando, una volta chiusa a chiave la porta, si tolse la camicia di dosso, lasciando scoperti i suoi addominali pressoché perfetti, persi tutta quella dannata calma che avevo cercato d’impormi.
E mentre tentava di sfilarsi anche i jeans, lo tirai per un braccio nel letto, sopra di me. M’incastrai tra le sue gambe, mentre mordevo le sue labbra impegnate in un sorriso.
“Siamo i più piccoli qui, se non ci alleiamo tra di noi, a che serve?”
Risi insieme a lui, mentre gli abbassavo la zip dei jeans. Lui si era già liberato della mia maglietta e stava litigando con il mio reggiseno. Ringraziai Dio che quella mattina mi fossi messa un completino anche abbastanza sexy anche se, non avrei immaginato che poi, la stessa notte, mi sarei ritrovata a letto con uno come Harry Styles.
Le mie labbra lasciavano baci languidi sul suo collo, su quelle tela perfetta che era la sua pelle bollente. E quanto era bello giocare con i suoi capelli, mentre mi faceva lentamente provare i piaceri del paradiso.
E sperai che nessuno fosse nei paraggi della mia camera, in quel meraviglioso momento, perché non ci stavamo di certo risparmiando. La sua voce, mente gridava, era ancora più sexy e, chissà, forse anche la mia. Harry poi appoggiò la sua fronte sulla mia, lasciandomi un bacio a fior di labbra.
“Stai bene?”
“Adesso sì”
Si sdraiò accanto a me, facendomi spazio sul suo petto ed accogliendomi tra le sue braccia, mentre il suo respiro caldo s’infrangeva sul mio viso.
“Adoro cantare e fare concerti ma, questo mi piace decisamente di più”.

 





 
right now everything is new to me
ciao bimbe
sei giorni dopo ecco il nono capitolo, non vedevo l'ora di postarlo.
cioè, Harry e Zafira, Zafira e Harry, quante di voi se l'aspettavano?
e la canzone, dio, la canzone.
va beh, non dico più nulla, lascio i commenti a voi.
mi rintano a studiare.
vi amo un sacco, addio.



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Capitolo 10
*** Motherfuckers ***






 
quando trovate l'asterisco ascoltate Grade 8 di Ed Sheeran
 
Long live all the magic we made
Chapter ten - Motherfuckers 

 

“Buongiorno”
E certo che era un buongiorno, quello. Altro che svegliarsi al fianco di Pez, senza un calzino e totalmente priva di coperte: quella matta riusciva sempre a farmi morire di freddo, durante la notte. Aprire gli occhi nello stesso letto di Harry Styles era decisamente meglio, e poi mi aveva stretta tra le sue braccia per tutta la notte, tenendomi al caldo contro il suo petto e facendomi respirare il suo profumo tanto irresistibile.
“Ciao Harry Edward Styles”
“Bastava Harry”
“No, devo capacitarmi che sei proprio tu quello che ha dormito insieme a me stanotte – specificai, tracciando i contorni della grande farfalla insensata che aveva tatuata sul petto – e non un Harry qualsiasi, tipo Harry Potter, chissà com’è fare sesso con Harry Potter poi”
“Parli sempre così tanto la mattina, piccola?” mi chiese lui, ridendo.
La sua voce era ancora più sexy e roca, appena sveglio.
“No, il fatto è che parlo sempre così tanto con te”
“Ha una sua logica” disse, mentre si alzava dal letto della mia camera d’albergo.
Mi si seccò la gola, alla vista di Harold Edward Styles senza vestiti e mi riservo di dire il suo nome per intero perché, dannazione, dubito che Harry Potter fosse così bello, completamente nudo. E quando deglutii, forse lo feci troppo rumorosamente, dato che Styles si girò verso di me, con un sorriso beffardo ad increspargli le labbra.
“Che succede, piccola?”
“Sparisci e smettila di chiamarmi piccola”
Scoppiò in una fragorosa risata, passandosi una mano tra i capelli ricci scompigliati.
“Sparisco nella doccia, ti sta bene?”
“Benissimo, stellina”
Mi scoccò un occhiolino, per poi sparire sul serio in bagno. Rimasi ad ascoltare il getto della doccia ed immaginai l’acqua scivolare su quel corpo perfetto. E mentre mi davo mentalmente della maniaca, qualcuno bussò alla porta.
“La cameriera”
Abbiamo parlato troppo di Harry Potter, forse.
Harry e la donna delle pulizie aprirono la porta in contemporanea: lui del bagno e lei della camera, con la sola differenza che la cameriera era vestita, mentre Styles aveva solo un’asciugamani legata in vita, a coprirlo.
“Passo più tardi” sentenziò la donna, dopo averlo squadrato da capo a piedi e dopo essere rimasta interdetta qualche secondo, notando i nostri vestiti ancora sparsi a terra.
“Sei la persona più veloce che io conosca”
“Veloce? Ah sì? – mi domandò, stupito, chiudendo la porta – credevo che ti fosse piaciuto, stanotte”
Arrossii forse di dieci tonalità, mentre lui se la rideva allegramente.
“Cretino, parlavo della doccia”
“Sei dolce quando arrossisci, è per questo che mi piaci, no?”
“Io ti piaccio?” domandai, incuriosita dalle sue parole.
Harry si strinse nelle spalle, sorridendo.
“Certo, che senso avrebbe tutto questo, se no?” disse, indicando con un gesto circolare delle mani i vestiti della scorsa notte.
“Giusto” annuii.
“D’accordo piccola, vado a mettermi qualcosa addosso, ci vediamo giù per colazione?”
“Non me lo dai il bacio d’addio?”
“Ma quale addio? – domandò, stranito – tu e Zayn continuerete a litigare per tutto il tour, no? Ed io che ci sono a fare qui, se non per risanare il tuo umore?”
Zayn, dannazione, Zayn.. che ne avrei fatto del pakistano? Mi strinsi nelle spalle, rimandando i pensieri complicati a più tardi. Così mi alzai dal letto, trascinandomi il piumone bianco, intento a coprire il mio corpo.
“A dopo, allora” dissi sulle labbra di Harry, sulla soglia della porta, aperta.
“Ciao, piccola”
Mi lasciò un bacio leggero sulle labbra, liquidandomi poi con un sorriso lieve, dolce, bellissimo, stupendo, da togliere il fiato e tutto il resto.
 
 
 
 
 

Zayn


I capelli erano ancora bagnati, la sigaretta quasi finita e a Glasgow pioveva, ancora. Per quello che contava comunque, ce ne saremmo andati di lì quel giorno stesso. Non che la Scozia non mi piacesse, ma non era stato certo un bel soggiorno, quello a Glasgow.
Io e la valenciana avevamo litigato ancora e quanto mi faceva incazzare, quella ragazzina. Avrebbe compiuto diciotto anni a giugno ma, ne dimostrava ancora cinque ed io non riuscivo a controllarmi con lei. Scossi la testa, ripensando al fatto che lei fosse arrabbiata con me e che quindi, la colazione, non sarebbe stata una cosa semplice.
Giocai con il mozzicone della mia Marlboro rossa, schiacciato per bene nel porta cenere, rendendomi conto che darle della puttana forse era stato davvero troppo. Va bene litigare, punzecchiarsi e chiuderla con un sorriso di troppo, ma forse avevo esagerato.
Sospirai, chiudendo la finestra e guardandomi i pantaloni della tuta. Infilai un paio di Nike scure e valutai l’ipotesi di lasciar perdere e far finta che non fosse successo niente ma, esattamente nello stesso momento in cui elaborai quel pensiero, realizzai che lei non me l’avrebbe sicuramente lasciata passare. Così, mi chiusi la porta della mia camera d’hotel dietro e camminai verso la sua.
Riuscii a sentire delle voci, riconobbi quella alta di Louis, dal piano di sotto, e forse quella di Luke e Michael, ma più vicino, sentii chiaramente quella di Zafira e quella di qualcun altro: una voce molto bassa, una voce roca.. la voce di Styles.
Mossi solo un altro passo, giusto per riuscire a vederli. Harry era.. senza vestiti, insomma, non portava la maglietta e neanche le scarpe, ma questo era un classico di Styles: girava scalzo un giorno sì e l’altro pure. Aveva un’asciugamani legata in vita e, se anche avessi voluto non pensare male, la mise di Zafira mi tolse ogni dubbio: il piumone del letto di quella che doveva essere la sua camera d’albergo. E poi un bacio, due sorrisi ed i miei occhi inopportuni.
Non mi piaceva pensare ai miei sentimenti, mi piaceva pensare alle canzoni e relazionarle a ciò che provavo in un determinato momento. Ora sapevo che canzone avremmo cantato alla chiusura del concerto a Cardiff. Comunque vidi Harry camminare verso la sua stanza, vicina alla mia, con i capelli scompigliati ed il viso riposato di uno che la notte l’aveva passata non bene, di più.
“Ehi!” mi salutò allegramente, passandomi affianco.
Io mi limitai ad alzare una mano, ferma, immobile, senza dire nulla. Ed il cretino pensò bene di battermi un cinque, facendomi incazzare solo di più.
Non ci volle molto perché Zafira mi vide, fermo come un coglione davanti alla sua porta, mentre lei se ne stava lì senza trucco, spettinata e con un piumone enorme e caldo a coprirle il corpo nudo.
“Ciao” sussurrò lievemente.
Ma io non dissi nulla, camminai spedito verso l’ascensore e scossi la testa, pensando ad un sacco di canzoni, ma senza trovarne una adatta a quel momento.
 
 
 
 
 
 
Zafira
 
“Buongiorno a tutti!” 
I ragazzi erano seduti al tavolo che ci aveva riservato nell’hotel scozzese, intenti a fare colazione. Luke e Liam stavano ridendo per qualcosa sull’iPhone di quest’ultimo, Niall rifletteva sul senso della vita con una brioche al cioccolato ficcata in bocca, Louis sorseggiava un succo di frutta, i ¾ rimanenti dei 5 seconds of summer non avevo la minima idea di dove fossero ed Harry era bello, mentre mi sorrideva dolcemente.
“Ancora buongiorno, piccola”
Niall alzò scettico un sopracciglio, con fare indagatorio, ma per fortuna non fece nessuna domanda, dato che un metro e ottanta di pura incazzatura mattutina fece il suo ingresso nella sala dove ci trovavamo tutti noi. 
“’Giorno Zayn” lo salutò Luke.
Lui gli rivolse un’occhiata, mugugnando un “Cià”, nulla di più. Quel suo comportamento astioso attirò l’attenzione di tutti i presenti, ma Zayn non ci diede troppo peso. Afferrò una ciotola bianca, la riempì di cereali e con un cucchiaio girò il contenuto insieme a del latte. Dopodiché si sedette affianco a Liam, l’unico degno di un suo sorriso.
Niall guardò prima me, poi Harry intento a versare dello zucchero nel suo caffè e poi Zayn. Ripercorse quella stessa sequenza per qualche volta, dopodiché tirò le sue conclusione.
“Zafira, hai fatto roba con Harry?”
Strabuzzai gli occhi, probabilmente diventando più rossa della tovaglia di quel tavolo a cui eravamo seduti tutti quanti, Harry alzò lo sguardo dal suo caffè e Zayn lasciò sbattere il cucchiaio con cui stava mangiando i suoi cereali, sulla ciotola. 
“Niall” lo riprese Louis, a bassa voce.
“Che ho detto? – chiese ingenuamente l’irlandese – era solo una domanda”
“Già – feci io – perché te la prendi tanto? Me lo vuoi spiegare?” dissi rivolta a Zayn, sfidando la sorte.
Malik rise amaramente, spostando finalmente i suoi occhi nei miei.
“Allora è vero? Non hai neanche il buon gusto di negare?” mi chiese.
“Perché dovrei? Non ho commesso nessun reato, mi pare” 
“Non so lolita – quando era incazzato e mi chiamava “lolita” riusciva a farmi andare fuori di testa – non ti senti un po’, come dire, a disagio nell’ammettere che stanotte sei stata a letto con uno dei ragazzi con cui sei in tour?”
“Forse non avrei voluto che venisse fuori così platealmente, ma non sono affari tuoi quello che faccio o non faccio con uno dei ragazzi con cui sono in tour” conclusi citandolo testualmente. 
“Certo – disse lui, ironico – allora stanotte a chi toccherà? A Liam? A Lou? O a Niall? Eh? In che letto finirai stanotte?”
Rimasi interdetta, davanti a quelle parole. Non sapevo che dire e neanche come difendermi, perché doveva andarci giù così tanto pesantemente con me? Che gli avevo fatto?
“Zayn, adesso basta” intervenne Harry, fermo e deciso, facendo rabbrividire tutti quanti.
“Sì, hai ragione, sto perdendo anche troppo tempo a parlare con lei – e si alzò, ancora più incazzato di quando era arrivato – vi auguro una buona colazione a tutti”
E sparì, lasciandoci nella confusione più totale.  Liam fece per alzarsi e raggiungerlo, ma io lo fermai con una mano sul suo braccio, alzandomi al suo posto.
“No, lascia, vado io”.


*Bussai più di venti volte, alla sua porta: probabilmente stava fumando sul balcone, anche se fuori pioveva e faceva freddo, Zayn avrebbe fumato anche in mezzo al deserto del Sahara o al ghiaccio polare della Siberia. Erano le Marlboro rosse, il suo vero amore.
“Aprimi, dannazione!” sbottai io.
Riprovai per almeno altre venti volte, e quando stavo per mollare, sentii la maniglia abbassarsi e vidi la figura di Zayn, sulla soglia della porta.
“Che vuoi?”
Lo spinsi dentro la sua camera, premendo con forza sul suo petto nudo e chiudendo la porta con un calcio. Ero furiosa con lui, così furiosa da puntargli un dito sotto al mento, iniziando ad urlare contro di lui.
“Sei un bastardo, un bastardo figlio di puttana, ecco cosa sei” 
“Prego, continua pure” m’invitò lui, senza spostarsi.
Riuscivo a sentire chiaramente il suo fiato caldo sulle mie labbra ed il suo inconfondibile odore di Marlboro, lì, a neanche due centimetri di distanza da lui.
“E ti odio, ti odio così tanto che ti ucciderei”
“Vorresti uccidermi?” mi chiese, sussurrando sulle mie labbra con le sue.
Annuii, fissando la sua bocca rossa, rovinata dai suoi stessi denti, che erano soliti morderla nei momenti di nervosismo.
“Vorrei, sì”
“Fallo allora, cosa stai aspettando?”
Non urlavamo più, sussurravamo l’uno sulle labbra dell’altro, oscillando con lo sguardo tra i nostri occhi e le nostre bocche.
“Non provocarmi”
“Colpiscimi, Zafira”
C’era sfida nei suoi occhi, e quel figlio di puttana sapeva alla perfezione come farmi incazzare.
“Cos’è, non sono abbastanza? Dovrei essere come Styles? Non mi merito neanche un pugno? Neanche uno schiaffo?”
E così sferrai il primo pugno sul suo braccio, poi il secondo, il terzo, il quarto e non riuscivo più a fermarmi. Volevo scoppiare in lacrime e forse lo feci, ma Zayn mi afferrò le mani tra le sue ed appoggiò la sua fronte contro la mia, tentando di calmarmi.
“Shh” mi sussurrò.
“Perché mi odi?”
“Sei tu che hai detto di farlo, non io” mi chiarì.
“Dimmelo Zayn, perché?”
Rimanemmo in silenzio per qualche secondo, udendo soltanto il suono del mio pianto sommesso, così Zayn mi strinse forte, comprimendo i miei singhiozzi contro il suo petto e avvolgendomi completamente con le sue braccia.
“Io non ti odio affatto, lolita”
E per la prima volta sentii una nota di dolcezza nella voce di Zayn, rivolta a me.
“E allora perché mi parli così? Perché mi dai della puttana così facilmente e te ne freghi dei miei sentimenti?”
“Perché tu te ne freghi dei miei” 
Mi guardò negli occhi e mi accarezzò delicatamente la guancia con le sue dita.
“Non è vero”
“Lascia giudicare a me”
“Non credevo ne avessi di sentimenti”
“È lo stesso per me”
Poi lui sospirò, sorridendo sinceramente per la prima volta, ai miei occhi. Non l’avevo mai visto sorridere così, né con uno dei ragazzi, né con Liam e neanche con Perrie, con nessuno, prima d’ora.
“Non ti chiedo una tregua, tanto non durerà”
“Ma perché dev’essere così tra noi?” 
“Così come?” mi chiese, confuso.
“Mi hai appena dato della troia ed io ti ho detto che sei un figlio di puttana che odio e che vorrei uccidere, perché allora adesso mi stai stringendo così forte?”
La suoneria del suo telefono ed il nome di Perrie sul display di esso, lasciarono in sospeso quella mia domanda.



Il Galles non mi aveva entusiasmato molto e le urla delle directioners di Cardiff stavano attentando alle mie orecchie. Ma d'altronde io non avevo dormito nulla, su quel dannato tour bus. Certo, sfido chiunque a chiudere occhio con Niall Horan e Louis Tomlinson presi bene a cantare 22 di Taylor Swift a squarciagola, anzi, squarcia orecchie. 
Zayn portava un cappello nero e sfilava solitario verso il solito macchinone nero, mentre Louis, Liam e Niall salutavano le ultime fans. Ed io? Io ero dietro di loro. 
“Ehi piccola – spuntò Harry – tutto bene con Zayn?”
“Certo” annuii, comunque un po’ interdetta dal nostro ultimo incontro.
Dopo le scuse plateali di Malik a tutti quanti, la cosa si era conclusa con il lancio di un cuscino sulla faccia del pakistano da parte di Louis ed una risata di Niall: tutto come prima, quindi. 
“Dannazione” imprecò Harry.
“Che succede?”
Non mi rispose, mi prese semplicemente per mano, intrecciando le sue dita alle mie.
“Paparazzi a ore due, non ti girare e continua a camminare”
Un flash mi colpì dritto in faccia, e diavolo che male agli occhi.
“Tutto ok?” mi chiese Harry. 
Lanciai uno sguardo alle nostre mani, ancora le une nelle altre, così gli sorrisi.
“Benissimo”.





i wanna see the way you move on me baby
ciao a tutte bimbe.
lo sapete? non ho proprio voglia di scrivere, scusate, sono una brutta persona.
ora mi rintanerò sotto le coperte a leggere quelle fotocopie del cazzo e guardare sanremo.
sì, la mia vita è emozionante.
vi amo comunque anche se faccio così schifo da non scrivere mai nulla qui.
solo una cosa.. Hafira o Zayfira?
adios.



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